Black Heart di Charlie Cleaver (/viewuser.php?uid=163711)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I- After Party ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Messaggio due ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - The Hollow Crown ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV - Signor Sorriso ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - Addio ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI - Peter Argent ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII - Affare fatto ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII - New York ti ha cambiata, Alexandra? ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX - Una bugia a fin di bene ***
Capitolo 10: *** Capitolo X - Controllo? ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI - Non è come Peter ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII - Un lato nuovo e meraviglioso ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII - Happy New Year ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV - Ci siamo noi ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV - Immaginare ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI - Black Heart ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII - Pioggia ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII - Je t'aime ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX - L'anima tua sono venuto a rubare ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX - Sophie ***
Capitolo 1 *** Capitolo I- After Party ***
I
-
After party -
Gli
after party erano sempre stati noiosi, almeno secondo la modesta
opinione di Alexandra.
Il
fatto che fosse australiana e per di più attrice di film
sconosciuti
e indipendenti stava rendendo quella serata ancora più
irritante del
previsto.
Nessuno
la sapeva con precisione chi fosse e lei conosceva qualcuno di vista
o per sentito dire.
Avrebbe
fatto volentieri a meno di parteciparvi, se non avesse dovuto
accompagnare il fratello James, che tanto aveva insistito
perché
venisse.
Era
stanca, aveva male ai piedi e voglia di sistemarsi sotto le coperte,
dove non ci sarebbe stato quel fastidioso vociare a
perseguitarla.
Suo
fratello era così diverso da lei, così spontaneo,
così
amato...
Non
che lei desiderasse avere i riflettori puntati contro, questo
è
certo. Preferiva di gran lunga la misera celebrità che si
era
costruita pian piano.
«
Non ti diverti? »
James
era il classico ragazzone. Alto, capigliatura scura e disordinata, ma
sempre ben vestito.
«
Sto sprizzando felicità da tutti i pori, non lo vedi?
»
Suo
fratello alzò gli occhi al cielo, abbracciandola alla vita
con un
braccio.
«
Perché non ti butti un po' nella mischia? C'è
della musica... »
«
Odio ballare. »
«
… ci sono persone nuove da conoscere... »
«
Detesto fare amicizia. »
James
lasciò la presa su di lei.
«Sei
una piaga umana, Alexandra. »
«
Lo so caro, è un difetto di famiglia. »
E
detto ciò, si girò per dare un'occhiata in giro.
Detestava
quando suo fratello cercava di intromettersi nelle sue scelte,
piccole o grandi che fossero.
Lei
rimaneva comunque la sorella maggiore e per questo non aveva bisogno
di consigli su come gestire la propria vita.
Alexandra
vagò un po' per quella festa, con la sua pochette sempre
stretta al
fianco e un bicchiere di champagne in mano.
Osservò
persone ridere di gusto, altre lanciarsi e ballare.
Quale
disgusto!
Eppure
non ebbe modo di continuare il suo percorso di insulti e sguardi poco
amichevoli che suo fratello la raggiunse nuovamente.
«
Vorrei presentarti un mio caro amico. »
«
E se non volessi? Alla fin fine posso anche andarmene a casa e far
finta di non essere mai esistita. »
Su
questo aveva effettivamente ragione. Si era da poco trasferita a
Londra da Sidney, dove aveva vissuto per gran parte della sua vita
insieme alla sua famiglia, mentre il fratello aveva deciso di fare il
temerario nella terra della Regina Elisabetta e tentare con il lavoro
di produttore.
C'era
pienamente riuscito e a quanto pare aveva così tanti amici
da poter
far persino invidia a tutti quelli che aveva Mark Zuckerberg su
Facebook.
«
E' simpatico e fuori dal comune. »
E
nuovamente ricadde trascinata in quel vortice di persone, luci, flash
e musica, mentre teneva ancora saldo il suo calice semi pieno nella
mano.
James
picchiettò sulla spalla di un uomo voltato di schiena.
La
prima impressione che Alexandra ebbe di lui fu che era
spaventosamente alto. Capelli ricci, di un rosso appena
pronunciato.
Quando
si voltò scoprì di conoscere per caso quel volto.
«
Lei è Alexandra. »
Esordì
quello sciocco di suo fratello indicandola. Lo sguardo del giovane
uomo si spostò da James a lei.
Ostentò
un sorriso ampio in sua direzione, mentre portò entrambe le
mani a
nascondersi dentro le tasche dei pantaloni.
Era
rimasto paralizzato, per caso? Non riusciva a scostarsi da quel
sorriso sin troppo esagerato per lei.
Con
un veloce movimento della mano, Alexandra spostò una ciocca
dei
capelli dietro l'orecchio, inclinando la testa di lato.
Arcuò
appena un angolo della bocca.
«
Tom. »
A
quel punto si presentò, lasciando che una mano uscisse da
una tasca,
per andare a stringere quella di lei.
Non
era difficile capire che si trattava di Tom Hiddleston.
Alexandra
non poteva dirsi entusiasta di fare la sua conoscenza. Era lui
l'amico di cui tanto parlava suo fratello?
«
Come vedi la sua loquacità è strabiliante!
»
Scherzò
James, sorridendo. Lo stesso fece Tom, che puntò subito lo
sguardo
su di lei, ancora una volta.
«
Quando avrai smesso di fare il simpatico, fammelo sapere. Nel
frattempo me ne torno a casa. »
Ma
non fece nemmeno in tempo a muovere anche solo una gamba che un
fotografo si posizionò davanti a loro, già pronto
per scattare una
foto.
Non
poteva esserci disgrazia peggiore...
Si
maledì la giovane Gascoyne, alzando gli occhi al cielo.
Osservò
suo fratello per prima cosa, comprendendo i suoi movimenti e
trovandosi, in pochi attimi, tra i due uomini.
Tom
Hiddleston non ci pensò un attimo a poggiare una mano sul
fianco di
Alexandra, mentre fissava con un sorriso la macchina
fotografica.
Non
poteva di certo ribellarsi a quel gesto, così
scostò i capelli
rossi da una parte, preparandosi per fare una foto, ostentando un
sorrisetto appena accennato.
James
ringraziò il fotografo, e sua sorella approfittò
del momento per
voltarsi verso il suo amico.
«
Sei solito mettere le mani dove ti pare? »
Chiese
Alexandra con insolenza, mentre portò le braccia ad
incrociarsi sul
petto.
Tom
venne preso di sprovvista, non sapendo cosa rispondere.
«
Mi verrà tagliata la mano, per caso? »
Domandò
a quel punto, incuriosito da quella reazione.
«Può
anche darsi, Mr Hiddleston, può anche darsi. »
E
pronunciate quelle ultime parole gli diede le spalle, sparendo tra la
folla.
Tornare
a casa, questo era ciò che desiderava dal principio, ma
sembrava
un'ambizione sin troppo illusoria.
Vagò.
Vagò come una pecora smarrita evitando il fratello e il suo
amico.
Più
restava sola, più era in pace con se stessa.
Ciononostante
il suo sguardo cadde casualmente su Tom Hiddleston. Stava ridendo con
James, mentre teneva un calice di vino in mano.
Era
davvero impeccabile nel suo abito elegante. Giacca grigia in tinta
coi pantaloni e la cravatta, camicia bianca e sorriso
perfetto.
Scosse
il capo, alzando appena lo sguardo verso l'alto.
E'
un uomo come tutti, pensò Alexandra, decidendo di uscire nel
terrazzo che aveva adocchiato al suo arrivo, così avrebbe
potuto
finalmente fumarsi una sigaretta.
Non
c'era nessuno, il vuoto più assoluto. Meglio così.
Estrasse
accendino e sigaretta dalla sua pochette e si appoggiò alla
ringhiera in ferro, dando un'occhiata a quel che stava accadendo
sotto quell'enorme palazzo a un infinito numero di piani.
Il
solito traffico serale, niente di che.
Inspirò
ed espirò con fare annoiato, voltandosi verso la festa,
quando,
davanti a sé, si ritrovò l'impensabile.
«
James mi schiavizza e mi dice di divertirti. »
Tom
esibì un sorriso, passandole un bicchiere di champagne.
«
E tu fai tutto quello che mio fratello ti dice? »
Domandò
con sarcasmo, afferrando il bicchiere.
«
No, mai, ma mi faceva una certa pena che stasera non ho potuto
resistere e l'ho accontentato. »
Terminato
il discorso, all'interno attaccarono una musica piuttosto ritmata che
Alexandra trovò fastidiosa.
Eppure
Hiddleston sembrava contento.
«
Non balli, quindi? » chiese con uno sguardo che la donna non
poté
che interpretare come di speranza.
Alexandra
rise alle sue parole, scuotendo il capo, prima di portare nuovamente
alle labbra la sigaretta.
«
Se stai cercando di invitarmi a ballare, mi spiace deluderti ma ballo
solo con persone del mio stesso sesso. »
Aspirò,
prima di lanciargli un sorrisetto falsissimo.
«
Sono lesbica. »
Mantenne
la sua più totale serietà, mentre penetrava con
soddisfazione gli
occhi di Tom Hiddleston.
A
quel punto sopraggiunse un'altra risata: era James.
«
La tua simpatia, Alexandra, non ha eguali! »
Esclamò
il fratello con ironia, dando una lieve pacca sulla spalla all'attore
inglese.
«
Suvvia, una donna non può cambiare il proprio orientamento
sessuale
solo in una sera per salvarsi da un possibile ballo con uno
sconosciuto? »
Non
trattenne la sua lingua, indicando con una mano il nuovo giovane uomo
appena conosciuto.
Poi
aggiunse, acidamente.
«
Io vado a casa James, sono stanca. »
Spense
il mozzicone a terra, calpestandolo con la suola della
scarpa.
Sorpassò
entrambi senza aggiungere altro, e solo quando fu vicino alla porta
che l'avrebbe ricondotta all'interno della festa si voltò
con un
mezzo sorriso.
«
Piacere di averti conosciuto, Tom Hiddleston. »
E
detto ciò sparì tra la folla
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Capitolo 2 *** Capitolo II - Messaggio due ***
II
-
Messaggio
due
-
L'idea
che Tom Hiddleston fosse amico di suo fratello la disgustava e
terrorizzava al tempo stesso.
Sapeva
perfettamente come fossero le amicizie di James: prima si
trasformavano in semplici amici, poi diventavano dei fratelli non di
sangue.
E
sinceramente sperava non fosse così. Almeno non con lui.
Non
c'era un vero motivo per tutta quella mal sopportazione nei confronti
dell'attore inglese: forse era la sua celebrità, o forse
quel
sorrisetto fastidioso che rimaneva perennemente incollato al suo
viso...
Non
lo sapeva. Era solo certa che fosse così.
«
Da quanto sei sveglia? »
Dal
soggiorno in cucina comparve suo fratello mentre sbadigliava a bocca
aperta e con una mano si stropicciava l'occhio destro.
«
Quale grazia regale... »
Commentò
sarcastica Alexandra fissandolo. Si sedette su una delle tante sedie
che circondavano il tavolo, bevendo dalla tazzina di caffè
che si
era preparata prima.
«
Come sei inglese... »
Osservò
James, sedendosi a sua volta e appoggiando pigramente i gomiti sulla
superficie lignea del tavolo.
«
Tu lo sei solo perché il tuo» il suo viso assunse
una smorfia per
le parole che stava per pronunciare « caro amico lo
è? »
«
L'hai conosciuto solo una settimana fa e lo detesti così?
»
Domandò
ironico, aspettandosi una risposta che negasse palesemente le sue
parole...
«
Sì. »
… e
invece non fu così.
Alexandra
si alzò dal tavolo, mettendo la tazzina dentro il lavandino,
per poi
voltarsi e lasciare suo fratello da solo.
Com'era
patetico. Lui ed il suo amico.
***
Durante
la mattinata, Alexandra prese la decisione di vedere a che punto
fosse il suo vestito per l'imminente premiere che l'attendeva, prima
di ricongiungersi col fratello per pranzo, in un piccolo ristorantino
francese, che in realtà di piatti tipici non aveva nulla.
Era
un posto piuttosto imbucato che non passava per una strada
principale. Anzi, per raggiungerlo, era necessario svoltare diverse
viuzze e finalmente si raggiungeva il posto.
Appena
entrata nel locale si tolse gli occhiali da sole, cercando il viso
familiare del fratello che pochi attimi dopo la chiamò con
un cenno
della mano.
«
Santo cielo, che caldo! »
Esclamò
sedendosi davanti a lui, facendosi aria con una mano.
«
Non poteva andarci la tua agente a vedere il vestito? »
Alexandra
scosse il capo, riprendendosi.
«
Cat c'era, ma volevo essere comunque presente. E' a buon punto in
ogni caso. »
Non
si accorse tuttavia che sulla sedia posta accanto a lei c'era
appoggiata una giacca. Probabilmente era del fratello, quindi anche
se l'avesse notata non ci avrebbe dato peso.
Ordinò
da mangiare per sé, giacché James l'aveva
già fatto in precedenza
e tornarono a chiacchierare per qualche minuto ancora.
Tuttavia
all'improvviso, Alexandra non poté credere ai suoi occhi
quando vide
uscire dalla toilette un dannatissimo sorriso che conosceva bene.
Si
voltò velocemente verso il fratello, con sguardo serio e
gravoso.
«
L'hai invitato tu? »
Domandò
sibilando a denti stretti. Eppure la risposta non giunse mai,
perché
Tom Hiddleston si era già seduto, accanto a lei.
«
Ehi! »
James
per caso lo faceva appositamente?
«
Se mi hai fatta venire qui » si rivolse al fratello
« per
annunciarmi il vostro fidanzamento, James, bastava che me lo
comunicassi per telefono. » sbottò acidamente,
spostandosi una
ciocca rossa dietro l'orecchio.
Poi
fissò Tom, ostentando un sorrisetto alquanto falso.
«
Ciao Hiddleston. »
La
sua acida simpatia, tuttavia, fece ridere entrambi gli uomini.
Alexandra
lo guardò nuovamente, ma solo per un fugace istante. Come
faceva ad
essere così perfettamente sorridente? Era felice
ventiquattro ore su
ventiquattro o aveva avuto una paralisi facciale che lo costringeva
ad avere i lati della bocca perennemente alzati?
E
poi quando sorrideva mostrava un po' la lingua... che ribrezzo!
Le
ordinazioni di James e Tom giunsero qualche minuto prima di Alexandra
e quando suo fratello ebbe il piatto davanti non esitò a
mangiare.
«
Come sei poco cavaliere, James. Una donna si aspetta. »
Lo
rimproverò l'attore inglese che, effettivamente, non aveva
toccato
forchetta e coltello per attendere che arrivasse la pietanza anche ad
Alexandra.
Lei
non disse nulla, si limitò a pensare a quanto,
effettivamente, fosse
stato cortese...
Poi
scosse il capo, calcolando che in realtà era suo fratello ad
essere
un completo orso e che Tom Hiddleston era solo un comune educato
essere umano.
Poco
dopo, finalmente, tutti e tre poterono pregustarsi quel finto cibo
francese e parlare un po'.
«
Quindi la premiere di Sorrow
è tra tre settimane? »
Domandò
Tom, prima di bere dell'acqua dal bicchiere, rivolgendo una rapida
occhiata ad Alexandra.
«
Come sei ben informato... »
Fu
la risposta di lei, sorridendo appena, ma era propensa a dirgli di
più se suo fratello non si fosse intromesso per l'ennesima
volta nel
loro discorso.
«
Ci andrà anche da sola, pensa »
ridacchiò, quasi fosse divertito
da quella constatazione. In realtà la sua risata aveva ben
altri
scopi.
Sua
sorella lo fissò duramente.
«
Sei infantile, James, cresci. » e con quelle parole, prese il
tovagliolo che teneva appoggiato sulle gambe per potersi ripulire le
labbra. « Vado in bagno. » Si alzò,
rifugiandosi momentaneamente
nella toilette.
Quanto
detestava quando faceva il bambino in quel modo!
Si
fissò in uno dei tanti specchi, guardando quanto la sua
acidità, il
suo cinismo, il suo sarcasmo non l'avessero mai condotta da nessuna
parte.
Era
sola. Chi c'era oltre a James e i suoi genitori che davvero potesse
dire di amarla? Nessuno. E più ci pensava più
trovava la cosa
triste.
Con
una mano si toccò i capelli ramati, cercando di risistemarli
anche
se erano perfetti così com'erano, mentre si
ritrovò a sospirare
pesantemente. Improvvisamente decise di voltare le spalle alla sua
immagine riflessa sul vetro, richiudendosi dentro un bagno.
Rimase
lì, senza far niente, come se fosse tornata adolescente con
i suoi
ormoni in circolo. Il problema vero era che James, certe volte,
toccava punti della sua anima che non dovevano nemmeno essere
sfiorati.
E
siccome le era parso che volesse farsi beffe di lei, si era
imbestialita ancora di più. Scosse il capo, cercando di
riprendere
la dignità che aveva perso per circa dieci minuti e decise
di
uscire, come se nulla fosse mai successo.
Tornò
a sedersi al suo posto, spostando la sedia verso il tavolo e
afferrando il bicchiere per portarselo alle labbra e bere.
Calò
il silenzio da quando Alexandra tornò dal fratello e Tom per
diversi
minuti, fino a quando tutti non finirono di mangiare.
Al
momento di pagare, ben sapendo che James le avrebbe offerto il
pranzo, la giovane donna uscì per accendersi una sigaretta
estratta
dalla borsa, mentre si mise gli occhiali da sole scrutando i pochi
passanti in quella stradina sconosciuta.
Ci
vollero pochi minuti prima che i due uomini uscissero dal ristorante
e, insieme alla donna, si incamminarono lentamente.
«
Io ho parcheggiato la macchina al prossimo incrocio. Voi? »
Alexandra,
nel porre quella domanda, non li guardò nemmeno, continuando
a
fumare e fissare il marciapiede verso il basso. Non aveva voglia di
vedere lo sciocco sorriso di Hiddleston o la faccia da perenne ebete
di suo fratello.
«
Stesso parcheggio. »
Rispose
Tom, aggiungendo di essere nella stessa macchina con James.
Calò
il silenzio ancora una volta, fino a quando non giunsero al
parcheggio indicato.
Gettata
la sigaretta a terra, Alexandra salì in macchina senza dire
nulla.
Quando fu il momento di accendere il motore, salutò entrambi
con una
mano e se ne andò.
Forse
era stata sin troppo scortese, forse no, ma il comportamento di suo
fratello l'aveva irritata eccessivamente.
Prima
di arrivare a casa fece diversi giri a vuoto rimanendo fuori casa per
qualche ora, probabilmente per sbollentare quell'animo che era stato
oltremodo stuzzicato.
Quando
rientrò nell'appartamento di suo fratello, non
trovò nessuno.
Probabilmente James se ne sarà andato dalla sua fidanzata,
una certa
Helena. Ancora non capiva come potesse sopportare un bambino
infantile come lui.
Poggiando
la borsa su una poltroncina in salotto, notò con la coda
dell'occhio
la presenza di diversi messaggi sulla segreteria telefonica.
Chissà
quali importanti chiamate riceverà il suo caro e amato
fratellino!
Schiacciò
il pulsante di avvio, mentre si spostò verso la sua stanza
per
prepararsi a fare una doccia.
La
voce metallica della macchina annunciò i 2 messaggi presenti.
«
Messaggio uno: E' una
vergogna che entrambi i miei figli non mi chiamino mai, ora che sono
oltreoceano! Sì, sono la mamma se non l'aveste capito.
Fatevi
sentire, grazie. »
Alexandra
sospirò nel sentirla, ma in modo completamente sereno.
Quella donna
era del tutto fuori di testa e probabilmente suo fratello aveva preso
da lei.
Ora
che aveva ascoltato sua madre, poteva benissimo lasciar perdere
l'altro messaggio – sicuramente di minore importanza
– ed entrare
finalmente in bagno.
«
Messaggio due: Ciao
James, sono Tom. Mi sono scordato precedentemente di dirti che mi
spiace che tua sorella abbia reagito così. Pecchi di
galanteria! »
si sentì una lieve risata « Dille comunque che se
mai avessi detto
qualcosa di sbagliato mi dispiace, non desideravo di certo
offenderla. In ogni caso ci sentiamo in settimana. Ciao »
Peccato
che Alexandra fosse già sotto la doccia prima ancora che Tom
Hiddleston cominciasse a parlare.
Hiddle's
corner:
Bene,
dopo un millennio torno ad aggiornare col secondo capitolo.
Vorrei
inizialmente precisare che il film citato "Sorrow" è di
mia invenzione. Non ho ricordi dell'uscita di un film con un titolo
del genere. Comunque sarà fondamentale, visto che il film in
cui
Alexandra ha girato.
Per
il resto non voglio tornare sul discorso delle recensioni, che ho ben
già affrontato privatamente con ognuno di voi.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo III - The Hollow Crown ***
Avvertenze:
Come molti fan
sapranno, in questo periodo
Tom è a Detroit per girare un nuovo film «Only
Lovers Left Alive» (a dirla tutti ieri sera si è
spostato ma non ho
ancora capito dove). In questa storia diciamo che questo film non
è
ancora stato girato, si sa solo una vaga notizia.
III
-
The Hollow Crown -
Vivere
a Londra non era poi così male, specialmente se suo fratello
non era
nei paraggi.
Aveva
imparato a conoscerla da sola, visitando quel po' che poteva vedere,
tra un'intervista e l'altra.
Purtroppo
Sorrow la stava
impegnando più di quel che aveva pensato e per quanto il suo
soggiorno nella capitale britannica fosse una sorta di vacanza,
Alexandra non era quasi mai libera.
Eppure
quella sera si era ripromessa di non uscire per un impegno televisivo
che non voleva perdersi.
L'aveva
tenuto nascosto al fratello, il quale tuttavia aveva avuto dei
sospetti gironzolando su Twitter.
C'era, da qualche giorno, un suo
caro amico, un certo Tom, che continuava a menzionare avvisi su un
film a episodi. The
Hollow Crown,
gli pareva fosse il titolo. E guarda caso quel sabato sera c'era la
prima parte di Henry IV.
«
Alex, cosa fai questa sera? »
Le
chiese James con finto interesse, mentre in realtà si stava
preparando per uscire con la sua ragazza.
«
Cercherò qualcosa da guardare in televisione. Tu non dovevi
andare
via? »
Domandò
Alexandra tornando in salotto e afferrando il telecomando, quasi, per
un attimo, temesse che James volesse prendere il suo posto.
«
Avevo intenzione di guardare una partita di tennis. »
Lasciò la
frase per un attimo in sospeso, giusto per poter assistere alla
reazione della sorella.
«
No. Tu esci, punto. »
Rispose
tenendosi stretta il telecomando al petto. Non gliel'avrebbe ceduto
per nulla al mondo. Non si sarebbe persa quell'appuntamento che ormai
aspettava da un'intera settimana.
«
D'accordo, d'accordo! »
Esclamò
il fratello portando le braccia oltre la testa, arrendendosi alle
minacce della sorella. Detto quello la guardò con un sorriso
e
afferrò le chiavi sulla mensola in entrata.
« Buona visione e...
divertiti a guardare Tom! »
E
con quelle parole uscì di casa.
Alexandra fissò la porta chiusa
sorpresa: come faceva a sapere che avrebbe visto Tom Hiddleston nei
panni del principe Hal?
Scosse
il capo, cambiando sul canale della BBC2, attendendo solo
l'orario.
Non guardava l'episodio per Hiddleston, no di certo!
Le
piaceva Shakespeare e Jeremy Irons e trovava quella combinazione
piuttosto interessante. Che poi ci fosse anche l'amico di James
questo era superfluo.
Prima
che la puntata andasse in onda, tuttavia, Alexandra dovette attendere
molto tempo, causa una stupida partita di tennis.
Nell'attesa
tuttavia, si sistemò dietro il computer, vagheggiando per un
po'.
Era,
in effetti, da un sacco di tempo che non faceva un salto nel suo
account di Twitter. Forse perché non aveva ancora pienamente
compreso come funzionasse o semplicemente perché non aveva
mai avuto
tempo per simili sciocchi gingilli.
Rimase piuttosto sorpresa dal
numero consistente di persone che la seguivano rispetto all'ultima
volta che vi aveva acceso, tuttavia non ebbe la voglia di
controllare.
La
puntualità della BBC2 è impressionante persino
per una donna
perennemente in ritardo
Non
seppe con precisione la necessità di scrivere una cosa
così sul suo
account. Le venne piuttosto spontaneo e non pensò nemmeno di
cancellarlo, troppo occupata a vedere quando il programma sarebbe
arrivato.
E
finalmente, dopo altri attimi di attesa, The
Hollow Crown
iniziò. Spense il computer e si distese sul divano.
***
Quando
Alexandra si svegliò, si ritrovò distesa sul suo
letto, sotto le
lenzuola.
Non ricordava esattamente come fosse finita lì. Aveva
solo qualche ricordo di lei che guardava la televisione da sola.
Si
alzò con il busto, dando una piccola ravvivata ai mossi
capelli
rossi, prima di sbadigliare. Finalmente si levò dal letto,
raggiungendo la cucina, dove vide suo fratello intento a leggere il
giornale.
«
Oh, finalmente ci siamo svegliati! »
Esclamò
James, posando ciò che aveva in mano sul tavolo.
Subito,
allarmata dalle sue parole, Alexandra controllò l'orologio
appeso
sopra il frigorifero.
«
Come se mi fossi svegliata alle due del pomeriggio. »
Scosse
appena il capo, accennando ad un lieve sorriso, per poi aggiunge.
«
Sono arrivata volando fino a letto? »
«
No, ti ci ho portato io. Quando sono tornato a casa eri sul divano a
russare come una vera principessa delicata. Un vero peccato,
perché
ti sei persa uno speciale del film che ti sei guardata. » poi
precisò « C'era Jeremy Irons che spiegava
Shakespeare, o quel che
era e... ops, anche Tom. »
Sorrise
nel pronunciare il suo nome, lanciando un'occhiata d'intesa alla
sorella.
Alexandra, d'altro canto, non poté che sospirare.
«
Te l'ho già detto che sei infantile? E comunque non sai
cos'ho
guardato, quindi non vedo come questo possa interessarmi. »
Rispose,
cercando di ignorarlo e prepararsi la colazione.
«
Com'è andata con Helen? »
Chiese
subito dopo, ma James su queste cose era molto più furbo di
lei.
«
Bene, ma non cambiare discorso. Sia io che i tuoi fan abbiamo intuito
che ieri sera hai visto The Hollow Crown. »
Lei
lo fissò sbalordita, richiudendo la mensola sopra il forno.
« Mi
pedini anche su Twitter?! »
«
Beh, sono tuo fratello e fino a prova contraria posso farlo. Almeno
ti è piaciuto? »
Prima
di rispondere, Alexandra pensò bene di fare scena muta,
continuando
ad armeggiare con la propria colazione, fino a quando non si sedette
di fronte a lui.
«
Bello. »
James
la fissò, prima di ridere.
«
Tutto qui? E Tom? »
«
Tom cosa? »
Chiese,
facendo finta di non aver capito, mentre con lentezza addenta una
fetta di pane imburrata.
«
Ti è piaciuto o no? »
Fissò
suo fratello con un sopracciglio inarcato e uno sguardo superficiale.
«
Non ho fatto molto caso al suo personaggio. »
La
sua risposta fu, come al solito, fredda e disarmante. Almeno questo
era quello che lei pensava. Gli aveva detto così
perché
semplicemente sapeva quanto suo fratello fosse una capra in ambito
letterario, specialmente se si trattava di Shakespeare.
Tuttavia,
quello di cui effettivamente non era a conoscenza, era che James,
avendo un amico come Tom Hiddleston, aveva passato gli ultimi mesi a
farsi un po' di cultura teatrale inglese.
«
Ah... peccato che fosse il personaggio principale nell'episodio.
»
Questa
volta fu proprio Alexandra a trovarsi con le spalle al muro. Rimase
con la bocca asciutta, senza una battuta pronta.
Continuò
a mangiare in silenzio, non accorgendosi nemmeno del sorriso di James
che, presuntuoso come sempre, aveva capito di aver vinto quella
piccola battaglia.
La
giovane donna si alzò da tavola e come se nulla fosse,
sparì a
vestirsi e prepararsi per la giornata.
"
D'accordo, Alexandra, fai mente locale di quello che hai visto ieri
sera e ignora il fatto che tuo fratello parla solo per dare aria alla
bocca... "
Pensò distrattamente, mentre cominciava a
svestirsi, cercando qualcosa di decente e, al tempo stesso, comodo da
mettere.
Jeremy
Irons magistrale come sempre. Un cast di attori eccezionali e
un'ambientazione a dir poco splendida.
Dialoghi magnifici, tutto
perfetto.
Ma c'era qualcosa che non quadrava nella sua mente: non
riusciva ad incanalare la figura del principe Hal al suo interno.
Eppure, come aveva detto James, era la figura centrale dell'episodio.
Lo sarebbe stato la volta seguente e anche per Henry V.
Come
poteva non avere nella mente Tom Hiddleston?
Appunto era lui e
questo bastava a tutto!
Come
poteva pensare James che la sera precedente aveva desiderato guardare
The
Hollow Crown
semplicemente per la sua parte?
Che
sciocco!
No, troppo cordiale: che idiota!
Rimase
con quei pensieri per il resto delle ore seguenti e, quando
finalmente uscì dalla doccia, decise di perdere ancora un
po' di
tempo davanti al computer, quindi si diresse in salotto dove la sera
prima aveva lasciato il computer spento.
Trovò avvinghiati sul
divano, suo fratello ed Helen. Lei era carina quanto la ricordava, ma
lui... diamine era proprio un orso in tutti i sensi!
«
Felice di rivederti, Helen. Sappiate che non intendo spostarmi da
qui, quindi se i vostri atteggiamenti dovessero farsi più
intimi,
c'è sempre la stanza di James da usare. » e con
un'ulteriore punta
di sarcasmo aggiunse. « E mi raccomando, chiudete la porta!
»
E
con quelle parole si sedette davanti al suo computer, trovandolo
tuttavia già acceso.
Quanto
le piaceva essere così... così crudele con suo
fratello,
specialmente se era convinto di aver avuto la meglio su di lei.
«
La simpatia di Alexandra non è adorabile? »
Domandò
suo fratello ad Helen con un sorriso di circostanza, mentre entrambi
si alzarono dal divano.
«
Senti, prima di andare a copulare, c'è qualcosa qui che non
capisco.
Perché quest'icona lampeggia? »
Alexandra
indicò lo schermo, lasciando posto al fratello. Era lui
quello tutto
pane e tecnologia: era già tanto se lei sapeva usare il suo
telefono!
Non
si accorse che James aveva cominciato a ridacchiare, da quando si era
seduto, tanto presa com'era a scambiare quattro poche parole con la
sua fidanzata. Forse avrebbe fatto meglio a notarlo, visto che quando
si tolse dalla sua postazione, afferrò il braccio di Helen e
fuggì
in camera sua, chiudendo la porta con un leggero tonfo.
Alexandra
li osservò sparire così celermente, chiedendosi
il perché di tanta
fretta. Forse un desiderio impellente di fare sesso?
Scosse
il capo, tornando a sedersi, ma un urletto le uscì dalle
labbra
quando fissò lo schermo.
« James! »
Tuonò
a gran voce, sperando che facesse la sua comparsa in soggiorno. Ma
non fu così.
Lo
odiava, lo odiava con tutta se stessa adesso. Perché doveva
essere
così dannatamente infantile e stupido?
E soprattutto perché ora
sullo sfondo del suo computer aveva messo un wallpaper di Tom
Hiddleston?
|
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Capitolo 4 *** Capitolo IV - Signor Sorriso ***
IV
-
Signor Sorriso -
Secondo
Alexandra, la cosa fastidiosa delle premiere era esattamente
l'orario.
Avrebbe
preferito di gran lunga che si tenesse di sera e non che cominciasse
il tardo pomeriggio, sotto un sole cocente com'era toccato in quello
sventurato giorno.
Era
scesa dalla macchina con il suo meraviglioso vestito bianco firmato
Elie Saab. Persino il profumo che indossava portava lo stesso nome e
suo fratello, nel vederla, era rimasto abbastanza basito.
Le
piaceva moltissimo, era molto elegante ma, perché per James
c'era
sempre un ma, non rispecchiava la personalità chiusa e quasi
antipatica di Alexandra.
Tuttavia
lei aveva palesemente compreso come a nessun giornalista o fan
interessasse il carattere di una donna famosa come lei, quando in
ballo c'erano altre priorità che sicuramente riguardavano il
suo
fisico.
Cominciò
a muovere i primi passi, portando il piede sinistro a calpestare il
tappeto rosso sotto di lei.
Indossò
quella perfetta maschera, fatta di sorrisi appena accennati e occhi
soddisfatti da tutta l'attenzione che stava ricevendo.
Riuscì
a compiere qualche movimento prima di fermarsi e lasciare che dei
fotografi scattassero delle foto, mentre Cat, la sua assistente,
finalmente la raggiunse.
«
Prego che questa serata si concluda velocemente che sono stanca.
»
Ammise
Alexandra, avvicinandosi alle transenne per firmare qualche
autografo.
«
Sei appena scesa dalla macchina e già ti lamenti?
»
Cat
era, oltre la sua agente, una sua cara amica che l'aveva seguita nel
suo percorso cinematografico.
Con
lei poteva sentirsi in piena libertà di parlare, quasi fosse
una
sorella e non vi erano molti segreti tra loro.
«
Sono stata informata sull'arrivo di Emma Hiddleston, se ti interessa
saperlo. » le disse, rimanendole accanto, mentre l'attrice si
fermò
a fare una foto con qualche ragazza. « Ed è
accompagnata dal
fratello. »
Alexandra
non poté che sgranare gli occhi, avvicinandosi a passo
svelto.
«
Stai scherzando? »
Sul
suo viso apparve una certa smorfia. La stava forse pedinando? E
perché sua sorella era lì? Certo, era risaputo
che alle premiere
non partecipavano solo gli attori del film, tuttavia quella notizia
sembrava averla smontata completamente.
«
Ecco, ora hai un motivo in più per rimanere. »
La
sua agente sapeva degli ultimi casuali incontri che aveva avuto con
l'attore inglese in compagnia di suo fratello e sapeva anche come lei
non lo sopportasse, per qualche ragione insolita.
«
Hai voglia di fare battute di spirito? » chiese sarcastica
Alexandra, abbandonandola per altre richieste da parte dei fotografi,
ma poi aggiunse. « E quando arriva? »
«
Sono già qui, sei tu ad essere in lieve ritardo. »
E
in effetti era così. L'evento era cominciato circa quaranta
minuti
prima e lei non aveva intenzione di presentarsi puntualmente.
«
E' già tanto che non abbia ritardato di due ore, cosa che
avrei
potuto fare benissimo. Devi ringraziare James per questo. »
Rispose
in modo arcigno, scuotendo il capo.
Per
i seguenti metri di tappeto rosso, venne sottoposta a diverse
interviste riguardo al film e al suo personaggio, tuttavia non
prestò
davvero attenzione alle domande che le porsero, poiché il
suo
sguardo vagava tra i presenti, in cerca di SorrisoPerenne Hiddleston
e di sua sorella.
E
finalmente li vide entrambi. Lui, in un vestito impeccabile nero, con
le mani in tasca e una risata fresca stampata sulle labbra e davanti
evidentemente sua sorella, che riuscì a riconoscere
dall'aspetto.
Non
sembrava così propensa alle risate come suo fratello anzi,
di primo
acchito, pareva persino simpatica. Ma non voleva giudicare un libro
dalla copertina, cosa che invece faceva con Tom Hiddleston, senza
rendersene conto.
Per
una qualche fortuna, Alexandra riuscì a ricongiungersi con
altri
membri del cast e venne così distratta dall'amico di sua
fratello,
sottoponendosi a una serie di foto di gruppo.
Cat
le aveva detto che prima o poi avrebbe dovuto salutarlo, che sarebbe
stata una cosa inevitabile. E invece lei non ne aveva voglia e si
sarebbe impegnata per lottare e vincere contro il destino.
***
La
proiezione del film era stata fantastica e per Alexandra, che vedeva
il montaggio completo per la prima volta, fu una meravigliosa
sorpresa, quasi fosse una bambina che andava al cinema con i suoi
genitori.
Erano
le undici e mezza di sera e ormai la premiere era agli sgoccioli.
C'erano
ancora le ultime foto da scattare con altri attori e, secondo Cat,
era arrivato il momento di salutare Emma Hiddleston.
Non
fece nemmeno a tempo a pensare a quel che la sua agente le aveva
detto che si ritrovò davanti entrambi i fratelli.
Si
presentò a dovere, con un lieve sorriso sulle labbra, mentre
Alexandra lanciò una rapida occhiata a Tom.
«
Io e mio fratello volevamo farti i complimenti per il tuo ruolo.
»
Disse
Emma, rimanendo accanto al fratello il quale, fino a quel momento,
non aveva fatto altro che ostentare una di quelle sue solite
espressioni che Alexandra non riusciva a sopportare.
«
Grazie, davvero. Spero che il film in sé vi sia piaciuto.
»
Parlò
stranamente con sincerità, ma forse perché sua
sorella era lì e
non voleva farlo sfigurare davanti a lei.
Purtroppo
non riuscì ad ottenere una risposta, giacché
venne chiamata per
scattare altre foto.
Pregò
fossero le ultime, poiché era sinceramente stanca e l'unica
cosa che
voleva fare era sdraiarsi sul suo letto e farsi una bella rigenerante
dormita. Probabilmente avrebbe dovuto sottostare alle domande di
James, ma avrebbe potuto sistemarlo con una cuscinata, cosa che in
realtà non poteva fare contro i fotografi, benché
avrebbe voluto.
Anzi, pensare di poter lanciare loro solo un cuscino era anche un
pensiero piuttosto clemente...
Quando
finalmente si liberò da quei piccoli obblighi formali,
credette di
tornare a parlare con Emma Hiddleston, ma il fato, almeno
così Cat
avrebbe pensato, la portò al cospetto del Signor Sorriso.
«
Devo cominciare a pensare che mi stai pedinando? »
Ora
che l'aveva davanti, poteva constatare con i suoi stessi occhi quanto
fosse alto e quanto lei si sentisse un esserino inferiore.
«
Ho solo accompagnato mia sorella. Ma chissà, potrebbe anche
essere!
»
Esclamò
portandosi le mani in tasca e ridendo.
Ma
perché doveva farlo sempre?
Alexandra
scrollò le spalle, alzando gli occhi al cielo.
«
E comunque stavi meglio in Henry V con la barba »
simulò il gesto
di toccarsi il mento « che senza. »
Perché
quella confessione improvvisa? Che le era passato per la mente?
Ecco,
era palese che fosse stanca e per questo non sapeva cosa diceva. La
spiegazione logica a tutto quanto!
«
Oh immagino. Quindi adesso che sono senza sto male? »
Chiese
lecitamente Tom, imitandola nel movimento precedente. Si stava
divertendo, evidentemente, poiché gli si leggeva negli occhi
una
luce compiaciuta.
«
Esatto! »
Rispose
Alexandra con tono quasi lunatico, imbronciando appena la sua
espressione. Se desiderava essere lodato, lei era l'ultima persona
che avrebbe potuto soddisfare il suo desiderio.
In
realtà non lo pensava davvero. Oggettivamente Tom Hiddleston
era un
bell'uomo e anche senza barba stava bene. Era elegante, fine e, a
quanto pareva, divertente: peccato che ad Alexandra questa sua ultima
caratteristica non andasse a genio.
James,
come se fosse una piccola adolescente in preda ad un attacco
ormonale, fantasticava su di loro e su quanto in realtà
insieme
avrebbero formato una bella coppia.
Alexandra
non poteva che essere in disaccordo e poi detestava quando suo
fratello desiderava mettersi in mezzo. Qualche volta dimenticava
persino come si era conclusa l'ultima relazione sentimentale della
sorella, scordandosi della sua terribile ricaduta. Ma in cuor suo
sapeva che James non aveva trascurato quell'avvenimento,
poiché lui
era stato il primo a consolarla.
Non
avrebbe ignorato così facilmente l'esperienza che aveva
avuto con
Peter Argent, uno scrittore di origini francesi, che aveva provato
una certa soddisfazione nel vederla soffrire quando si erano
lasciati.
E
il fatto di ripensare a lui in quel momento le ricordò di
quanto
continuasse a sorridere, come faceva Tom.
Era
forse quella la chiave della mal sopportazione che aveva nei suoi
confronti?
Probabile,
dato il carattere abbastanza scontroso e permaloso di Alexandra.
Stava
incolpando l'attore inglese di qualcosa che non aveva fatto e di cui
era all'oscuro. Infantile, da parte sua, in effetti.
«
James mi ha detto che presto partirai per New York. »
Fortunatamente
Tom la risvegliò da quei ricordi che in realtà
non avrebbe più
voluto affrontare ma che, prima o poi, sarebbero stati nuovamente
risvegliati.
«
Sì, le riprese per il nuovo film cominceranno ad Agosto e le
mie
apparenti vacanze stanno per finire. »
«
Spero, allora, che potremmo rivederci. »
Tom
ostentò un altro sorriso e per l'ennesima volta Alexandra
storse le
labbra.
«
Tanto sappiamo entrambi che prima o poi ti presenterai a casa mia,
complottando con mio fratello... »
Ed
effettivamente era vero. Con James nulla era certo!
Qualche
minuto più tardi lo salutò, insieme a sua sorella
e poi si
ricongiunse con Cat, verso la strada di casa.
Alexandra
era stanca, si massaggiò gli occhi, facendo sbavare di poco
il
trucco.
«
Alla fine vi siete parlati... »
La
sua agente buttò lì la frase, attendendo una
risposta.
«
Possiamo evitare di parlare di Tom Hiddleston per un attimo?!
»
Sbottò
Alexandra, abbassando il finestrino per respirare un po' d'aria
fresca.
Almeno
per un solo secondo non voleva sentire parlare di lui, non chiedeva
poi così tanto.
«
Almeno ammetti che avevo ragione! »
Lei
non rispose, ma effettivamente era così.
Hiddle's
corner:
Oh
miei cari lettori... spero che questo capitolo sia stato di vostro
gradimento!
Dalla
grande ondata di recensione dei primi due capitoli, mi sono ritrovata
a tre con lo scorso: ma come, mi avete abbandonata così?
Immagino
che le vacanze vi stiano prendendo. Le mie sono alquanto noiose,
perché la connessione al pc non funziona e mi devo limitare
al
telefono (sì, sono riuscita a inserire esattamente dal
cellulare il
capitolo, trasportandolo dal computer... mi sento un dio *autostima
che dura qualche attimo*)
Mi piacerebbe
conoscere l'opinione di molti lettori silenziosi, tanto per capire se
questa storia è una schifezza o posso continuarla
tranquillamente.
Spero di poter aggiornare in fretta, almeno qui
in montagna non ho nessuno che mi assilla ogni due secondi e posso
scrivere in pace!
A presto miei lettori,
Charlie
|
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Capitolo 5 *** Capitolo V - Addio ***
V
-
Addio -
Alexandra
si stava preparando per partire per New York, cominciando a
riordinare tutti i vestiti di cui necessitava. Sarebbe stata via
diversi mesi e per sua fortuna avrebbero girato solamente in quella
città. Dal giorno della Première, ed erano
passate due settimane,
aveva iniziato a studiarsi il copione per bene, poiché
desiderava
essere pronta al meglio. Quella volta avrebbe dovuto interpretare una
donna dalla doppia personalità, con una qualche mania
omicida e, da
quel che aveva letto, persino cannibale.
Insomma, un personaggio
degno di nota!
Sarebbe
partita l'indomani e James l'avrebbe accompagnata all'aeroporto,
mentre per quella sera si era lasciata convincere a partecipare ad
una piccola festicciola organizzata da alcuni amici di suo fratello,
in un attico appena fuori Londra. Non era proprio aperta campagna, ma
almeno non c'erano i rumori assordanti della città e, in un
certo
senso, si poteva stare tranquilli che nessuno avrebbe importunato gli
invitati.
In tutto quel tempo, comunque Alexandra non aveva più
visto Tom Hiddleston.
Fortunatamente non l'aveva nemmeno sentito
nominare, eccezion fatta per quando era tornata a casa dalla
Première, quando suo fratello le aveva fatto le canoniche
domande.
Una
vera e propria fortuna!
Decise
di farsi una fresca doccia, benché le temperature londinesi
si
fossero abbassate abbastanza drasticamente. Voleva togliersi dal
corpo la vita di Londra che aveva vissuto per quelle settimane
insieme al fratello, per prepararsi ad una nuova esperienza.
Lati
positivi?
Non avrebbe più rivisto o sentito solo parlare di Tom
Hiddleston e questo la rinfrancava, sinceramente. Da quando aveva
ripescato i ricordi di Peter Argent, aveva pensato a Tom in modo
ancora negativo.
Ma
adesso basta, non voleva più tornare su quel discorso,
nemmeno con i
pensieri.
Entrò
in doccia e si abbandonò alla tranquillità
dell'acqua che scorreva
sulle mattonelle verde acqua.
Una
vera pace.
Fu
piuttosto rapida e prima di uscire dal bagno si legò un
asciugamano
attorno al seno, senza asciugarsi i capelli.
Si
diresse verso la cucina, ignorando il fatto che suo fratello fosse in
soggiorno, andando a curiosare dentro il frigo.
«
James, hai preso tu l'ultima birra che era rimasta? »
Dalla
stanza si levò una voce, che nascondeva un certo
divertimento.
«
Sì, ma non l'ho finita tutta. »
Era come se stesse ridendo, ma
Alexandra non volle sapere. Era strano, di tanto in tanto, ma oramai
ci aveva fatto l'abitudine da più di vent'anni.
Chiuse la portina
del frigo, raggiungendo il fratello quando, improvvisamente
lanciò
un urletto: seduto nel divanetto di fronte a James c'era esattamente
Tom.
Si
portò le mani alle labbra, data la sorpresa, ma non fu
abbastanza
rapida da tenersi l'asciugamano che quello, in attimo,
scivolò a
terra.
Sia il fratello che il suo amico la fissarono con occhi
sgranati, ma poco dopo James scoppiò a ridere: Alexandra era
rimasta
sconvolta nel vederlo lì, ma quello che ancora
più la scioccava era
il fatto che fosse completamente nuda davanti a loro, incapace di
raccogliere celermente quell'asciugamano che ancora giaceva a terra.
Tom
le diede subito le spalle, scuotendo il capo, intimando James di
smetterla di ridere. Eppure un lieve sorriso si formò sulle
sue
labbra. Durò qualche attimo, ma nessuno lo vide.
«
Io... io... vi odio tutti e due! »
Esclamò
istericamente la giovane donna, riprendendo quel che aveva lasciato
sul pavimento e scappando in camera sua. Si chiuse a chiave, quasi
temesse che qualcuno sarebbe potuto entrare.
Poggiò
la schiena alla porta, sospirando pesantemente. Erano forse impazziti
entrambi?!
Perché James non le aveva detto che era lì?
Perché
lui non si era presentato?
Alzò lo sguardo che, fino a quel
momento, aveva tenuto abbassato, notando il suo stesso riflesso sullo
specchio che aveva posizionato vicino all'entrata della sua stanza.
Non
poté fare a meno di notare come un lieve rossore si fosse
stanziato
sulle sue guance e il suo respiro fosse accelerato. A che stupido
gioco stava giocando suo fratello?
Diamine, ora Hiddleston
l'aveva vista... così, come sua madre l'aveva fabbricata!
Cos'avrebbe
pensato? Era grassa, vero? Con i capelli bagnati e un po' di matita
colante ai lati degli occhi... che disastro!
Santo Cielo...
No,
Santissimo Cielo, perché preoccuparsi di cose futili come
queste?
Scrollò le spalle dandosi della sciocca, cominciando a
vestirsi e prepararsi per la festicciola organizzata da un amico di
suo fratello.
Probabilmente,
cominciò a riflettere mentre si sistemava il vestito a
fiorellini,
anche Tom sarebbe venuto, se era lì. Perché era
lì per qualche
motivo... non di certo per vederla nuda, o almeno così
sperava.
Quando, qualche ora dopo, uscì finalmente dal suo nido,
tutta agghindata perfettamente, ritornò in cucina con aria
superiore, facendo finta che non fosse accaduto nulla.
Purtroppo
non fu in grado di controllare ancora il lieve rossore sulle guance
che, ancora una volta, la tradì a sua insaputa.
Evitò di
guardare Hiddleston, quasi non esistesse, e si concentrò su
James.
«
Allora, andiamo? »
Tossicchiò
appena, prima di parlare, raggiungendo la porta ed evitando sempre lo
sguardo dell'attore inglese. Non attese nemmeno una risposta ed
uscì,
dirigendosi verso la macchina del fratello. Fece per salire nel posto
davanti, quando James la bloccò.
« Alex, c'è Helen con noi e
sai quanto soffra di mal d'auto. »
«
Lei non soffr- »
Ma
venne bloccata nuovamente dalle sue parole e dallo sguardo tirato che
aveva suo fratello.
«
E stai dietro, facendo compagnia al povero Tom. »
Aggiunse,
trasformando la sua impacciata espressione in una più
soddisfatta,
dando un lieve bacio sulla guancia alla sorella, quasi per
addolcirla.
Dalle labbra di Alexandra uscì un « Ti odio
» ma
fortunatamente fu solo James a sentirlo e così, sbuffando
come una
vecchia teiera, salì dietro, incrociando le braccia e le
gambe.
Lasciò che il vetro del finestrino accanto a sé
attirasse
la sua attenzione, mentre sentì la portiera opposta aprirsi
e
richiudersi velocemente.
Attesero Helen ancora qualche minuto e
quando entrò in macchina, finalmente partirono.
Avrebbe dovuto
sopportare una mezz'ora di macchina con suo fratello alla guida e la
sua compilation di Michael Jackson, l'ingenua Helen, che in
realtà
non soffriva di mal d'auto e Tom Hiddleston, che l'aveva vista senza
veli qualche ora prima.
Attese
l'esatto momento in cui il Re del pop lanciasse uno dei suoi
più
potenti acuti in Smooth
Criminal, per
voltarsi e rivolgersi all'uomo alla sua sinistra.
«
Facciamo finta che quello che hai visto non è mai successo,
ok? »
Era
seria in quel che diceva e, al tempo stesso, imbarazzata.
Ad
un tratto fu anche sorpresa, perché sul volto di Tom non
sostava
nessun sorriso, anzi, pareva coscienzioso delle parole che stava
pronunciando.
«
Davvero, ti giuro, mi dispiace tantissimo. »
Si
portò una mano al petto, come per enfatizzare maggiormente
le sue
scuse.
«
Se avessi saputo » continuò « non avrei
esitato a voltarmi.
Perdonami. »
Alexandra,
e non riuscì a capire come quello potesse essere possibile,
si perse
in quel discorso poiché la sua concentrazione si
versò su qualcosa
di più materiale.
Tom aveva delle bellissime mani. Lunghe,
longilinee.
Da
pianista.
Lei
poté notare le vene fuoriuscire leggermente, delineando la
figura
della mano sinistra che ancora giaceva sul suo petto.
Si
riprese, scrollando le spalle, annuendo alle sue parole. Rivolse lo
sguardo verso il finestrino e, per tutto il viaggio, lo
ignorò.
Il
tempo fu piuttosto lento ma quando arrivarono, Alexandra scese dalla
macchina, rifugiandosi nel piccolo attico degli amici di suo
fratello.
Si
immerse subito in quella festicciola, dove notò subito da
bere
disposto in un lungo bancone. E una fastidiosa musica quasi da
discoteca in sottofondo.
No, forse doveva rimanere a casa a
riposarsi per il viaggio del giorno successivo.
Tuttavia
una voce a lei conosciuta, che la salutò, la costrinse a
voltarsi:
era Julia, una vecchia amica inglese di James, che aveva conosciuto
al suo arrivo in Inghilterra, quando aveva cominciato la sua carriera
da piccolo produttore cinematografico.
Si
salutarono, come se non si vedessero da secoli e secoli e rimasero a
parlare in tranquillità.
Alexandra si trovò isolata dal
gruppetto con cui era arrivata, fino a quando non si sentì
stringere
il braccio proprio da James.
«
Potresti anche comportarti meglio, lo sai vero? »
Quello di suo
fratello sembrava davvero un rimprovero, anche perché sul
suo viso
non c'era alcuna traccia di ilarità.
«
Ad esempio? Mettermi in un angolo e... pomiciare con Helen? »
Palesò
il suo pensiero, allontanandosi di un passo da lui e liberandosi
dalla sua presa.
«
Almeno potresti fargli compagnia, non credi? »
«
Smettila di fare il fratello maggiore che non sei! »
Alexandra lo
ammonì, apparentemente, prima di continuare « E mi
pare che si stia
comunque divertendo anche senza la mia inutile presenza. »
Lo
indicò proprio dietro di lui, mentre sorrideva con altre
persone.
James
fissò l'amico, prima di tornare a guardare sua sorella.
«
Si può sapere perché ti comporti così
con Tom? »
E
la risposta fu immediata.
«
Perché lo odio! »
Lo
disse con tono deciso e a denti stretti, ma abbastanza udibile anche
per l'interessato che, nel frattempo, si era avvicinato alle spalle
di James.
«
Sentimento audace. »
Riuscì
a dire Tom, ostentando un sorriso. Non sembrava per nulla offeso da
quelle parole, ma Alexandra non lo conosceva così bene da
poter
capire se quel che aveva detto lo avesse realmente ferito.
James
si portò una mano sulla fronte, quasi fosse imbarazzato da
quella
scena. Eppure non desiderava affatto che finisse così quel
che
ancora non era iniziato.
«
Oh sì, sono capace di odiare, signor Hiddleston. Credevi che
non ne
fossi in grado? »
Alexandra
fu diretta, rivolgendosi di fronte a lui e non rendendosi
assolutamente conto dell'esagerazione delle sue parole.
« Detesto
il tuo sorriso, lasciatelo dire con franchezza. »
E
a quelle parole, Tom sorrise ancora di più, in modo
decisamente più
espansivo del precedente.
«
Ti ho appena detto che odio il tuo sorriso e tu continui a...
sorridere? »
Lei, in aggiunta, pensò che fosse idiota e che non
usasse il cervello in modo corretto.
«
Di certo non posso cambiare me stesso solo perché non ti
piace quel
che faccio. »
La
risposta di Tom infastidì Alexandra così tanto
che non poté
rimanere davanti a lui un minuto di più. Diede le spalle sia
lui che
a suo fratello e li lasciò da soli, mentre la musica
annullava
completamente il rumore dei suoi passi.
Non
aveva, in realtà, qualche parola adatta per poter ribattere
con
forza alle sue ultime. Anzi, era rimasta spiazzata dalla sua
capacità
di mantenere il controllo e restare tranquillo di fronte ad una
simile accusa.
Quel
che riuscì a fare fu bere qualcosa e rimanere in silenzio.
Come
rovinare una semplice festa in poco tempo!
Per
le restante ore cercò di dimenticare quel che gli aveva
detto, ma la
risposta di Tom tornava e ritornava ad importunarla come il peggiore
degli incubi.
Fortunatamente
la stanchezza le diede il colpo di grazia e poté rivolgersi
a suo
fratello per chiedergli di tornare a casa.
James
fu comprensivo, ma non le rivolse parola alcuna e chiamò sia
Helen
che il suo amico.
Il
viaggio sembrò, secondo Alexandra, più lungo di
prima. Non c'era
Michael Jackson al lettore cd e nessuno parlava, nemmeno suo fratello
con la sua fidanzata.
Lei, d'altro canto, rimase a fissare fuori
dal finestrino per tutto il tempo, osservando senza attenzione il
paesaggio baciato dall'oscurità.
Socchiuse
gli occhi, sperando che James premesse maggiormente
sull'acceleratore. Sognò già il suo letto, New
York, il suo nuovo
film e la tranquillità.
Ma quando li riaprì, si rese conto che
erano ancora a metà strada.
Voltò
appena il capo di lato, per vedere cosa il suo vicino stesse facendo
e notò come fosse, a sua volta, concentrato a fissare fuori
dal
finestrino, sorreggendosi il mento con una mano chiuso a pugno.
Era
serio, poteva vederlo chiaramente.
Si
mordicchiò il labbro inferiore, pentendosi di quel che aveva
detto.
Era stata sempre sfrontata in vita sua, ma forse quella sera aveva
esagerato. Tuttavia non voleva chiedergli scusa. Non era donna che
ritrattava quel che diceva.
Ancora
qualche minuto e finalmente il motore della macchina venne spento
davanti a casa loro.
Alexandra
salutò Helen e con un cenno di capo James, che l'avrebbe
riportata a
casa, mentre Tom scese dall'auto, poiché la sua era
parcheggiata nel
marciapiede accanto.
La
macchina di suo fratello ripartì poco dopo e i due rimasero
da soli.
Non
sapeva cosa fare.
Tenne il capo abbassato e notò con la coda
dell'occhio che lui non si era spostato.
«
Buonanotte e buon viaggio per domani. »
Disse
lui, chinando la testa, come se fosse un buon gentiluomo
dell'ottocento, pronto sempre a mostrare la propria galanteria.
Ma
a fermare i suoi passi, che già lo stavano portando alla sua
macchina, fu la voce di Alexandra stessa.
«
Aspetta... »
Sospirò
nel dirlo, alzando finalmente la testa e appurando che era riuscita a
bloccarlo.
«
Vuoi aggiungere altro alla nostra precedente conversazione? »
Stranamente,
e non se lo aspettava, fu lui a parlare, rimanendo serio. Forse ora
si stava rendendo conto di averlo ferito o, almeno, toccato nel
profondo.
«
No. »
Niente
scuse, niente scuse...
«
Volevo chiederti scusa. »
Ecco.
A
quelle parole, inaspettate, Tom arcuò le sopracciglia, ma
poi le
riabbassò mordicchiandosi il labbro inferiore.
Troppo
presa dalla situazione del momento, Alexandra allungò una
mano in
sua direzione, mantenendo un'espressione piuttosto rigida. Non
aggiunse altro alle sue scuse e quello sarebbe bastato.
Eppure
Tom, invece di una semplice stretta di pace, avvicinò la
mano
afferrando la sua.
Si piegò leggermente col busto e andò a
posare galantemente le labbra sul suo dorso.
Alexandra,
nel vederlo chinato, approfittò per sgranare gli occhi,
incredula
del suo gesto.
Allora
James aveva ragione a dire che era un gentiluomo. Non stava
semplicemente scherzando...
Sentì le guance avvampare
improvvisamente e sperò che non si fossero imporporate
com'era
successo quello stesso pomeriggio in camera sua.
Ma la fortuna non
sembrava girare dalla sua parte, poiché fu certo che
l'attore
inglese se ne accorse, dato il sorriso che si formò sul suo
volto.
Sembrava che non ricordasse più quel che gli aveva urlato
alla festa, ma Alexandra non capì che quella era una piccola
maschera che Tom riuscì ad indossare magistralmente.
Le
sue parole erano state dure e lei non poteva capire quanto fosse
difficile dover digerire in poco tempo un'accusa del genere, senza un
perché o una spiegazione valida.
Lentamente
indietreggiò, lasciando che la sua mano ricadesse
delicatamente sul
suo fianco.
«
Arrivederci, Alexandra. »
Si
voltò verso la sua macchina, quando la giovane Gascoyne
decise di
avere l'ultima parola su di lui.
«
No, Hiddleston, è un addio. »
E
dette quelle parole, gli diede le spalle e rientrò
velocemente in
casa.
A
New York l'avrebbe dimenticato.
A New York Tom Hiddleston non
sarebbe più esistito.
Hiddle's
corner:
Miei
amatissimi fan,
mi
avete reso orgogliosa con lo scorso capitolo, leggendo i vostri
commenti. Sono davvero contenta che la storia vi stia piacendo e
spero che questo – turbolente – capitolo.
Sono dolente, non ho
risposto a nessuno di voi, ma cercate di comprendermi: sono solo al
cellulare e faccio seriamente fatica, oltre che prima o poi
diventerò
cieca dato lo schermo mignon del mio cellulare.
Tuttavia, per chi
aveva accennato al fatto che volesse leggere di più, ho
allungato il
capitolo del doppio: non so, le parole uscivano e i personaggi non
volevano più stare zitti!
Dal
prossimo capitolo Alex sarà, come avrete capito, a New York,
quindi
Tom non ci sarà o almeno non direttamente.
Se
non ho sbagliato a fare i calcoli, dovrebbero essere due i capitoli
ambientati a NYC, a meno che non avrò altre ispirazioni.
Ribadisco,
spero vivamente che questo capitolo sia stato di vostro gradimento
e... se odiate Alexandra, sappiate che non siete le sole XD Io ormai
ho un rapporto odi et amo con lei!
A presto,
Charlie
ps.
giusto perché magari qualcuno non si ricorda o sbadatamente
non ha
letto la trama breve della storia, Gascoyne è il cognome di
Alexandra e James.
Ah
e un sincero grazie a chi ha cancellato così coraggiosamente
il suo
critico commento. Me ne sono accorta solamente adesso. Forse si
sentiva in colpa...
|
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Capitolo 6 *** Capitolo VI - Peter Argent ***
VI
-
Peter Argent -
Prima
di abituarsi all'orario di New York, Alexandra impiegò
esattamente
tre giorni a riprendersi. Il viaggio andò a meraviglia, la
sua
stanza d'albergo era perfetta e lei si sentiva finalmente tranquilla
e in pace con se stessa.
Aveva
sentito suo fratello qualche ora dopo il suo arrivo, ma la loro
conversazione fu piuttosto breve anche perché, ma non ne fu
pienamente sicura, Alexandra ebbe la vaga percezione che James fosse
arrabbiato con lei.
Di certo non aveva trattato Tom nei modi
migliori, ma lui non sapeva di come i suoi saluti finali si erano
conclusi e non avrebbe nemmeno dovuto.
Se
gliel'avesse detto di certo sarebbero tornati sulla questione, ma lei
si era ripromessa che per tre mesi non avrebbe dovuto più
parlare di
lui, né sentirlo nominare.
Eppure
Alexandra non poteva sapere quanto questo suo desiderio fosse
irrealizzabile perché, prima o poi, qualcosa avrebbe
riportato
Hiddleston alla sua memoria.
Per
quel giorno aveva preso l'impegno di chiamare in camera una
parrucchiera: per esigenza di copione, avrebbe dovuto tingersi i
capelli di nero il che, senza che se ne rendesse conto, l'avvicinava
ancora di più a Tom, quando aveva dovuto cambiare colore, da
biondo
a nero, per la parte di Loki.
Fortuna
che non le venne in mente, o probabilmente avrebbe persino insistito
per convincere il regista a cambiare opinione!
Era
dell'idea che dare una ventata d'aria fresca alle proprie abitudini
le avrebbe fatto bene, per quanto fosse innamorata dei propri capelli
ramati.
Nell'attesa
si era posizionata al computer, aspettando che sua madre si
collegasse a Skype per quella famosa videochiamata che le aveva
promesso al suo arrivo nella Grande Mela.
Attese
relativamente poco, poiché qualche attimo dopo
riuscì ad
intravedere sullo schermo del suo portatile la figura di Eileen
Gascoyne: portava degli enormi occhiali da vista, che giacevano
pigramente su un simpatico nasino che Alexandra aveva ereditato da
lei.
«
Ci sei riuscita, finalmente! »
Scherzò
sua figlia, poggiando pigramente la testa sul palmo della mano.
Era
da molto tempo che non tornava a casa in Australia e ogni tanto aveva
un po' di nostalgia, ma non poteva permettersi di andare avanti e
indietro da un capo all'altro del mondo. E al momento si accontentava
del prodigioso potere della tecnologia.
«
Gli Stati Uniti ti inacidiscono figlia mia! »
«
Non dovrebbe essere una sorpresa allora. Come state? »
«
Benissimo, tuo padre ha ripreso a sistemare la barca a vela! »
«
Digli che non faccia troppi sforzi, come al suo solito però.
»
Detestava
quasi non essere vicino a loro, ma non poteva fare magie e nemmeno
James, anche se sembrava non fare niente dalla mattina alla sera...
«
Oh, non fare la bacchettona come al tuo solito! »
La
rimproverò sua madre, ridendo scherzosamente. Il sorriso di
suo
fratello era stampato sul suo viso e Alexandra non poté che
scuotere
la testa nel vederla così allegra e spensierata.
«
Comunque » proseguì, senza lasciar tempo alla
figlia di rispondere.
« Indovina chi si sposa? »
Alexandra
arcuò le sopracciglia, facendosi seria.
«
Non sono un'indovina, mamma. Chi? »
Poté
chiaramente notare la donna emozionarsi dall'altra parte dello
schermo, quasi fosse uno dei suoi stessi figli a sposarsi.
«
Tua cugina Lauren! Non è incredibile? Il suo fidanzato le ha
chiesto
di sposarla la settimana scorsa e tra un mese andranno a vivere
insieme! »
«
Spero tu non ti sia fatta la stana idea di vedermi in Chiesa,
perché
sai quanto sono impegnata! »
Sua
madre farfugliò qualcosa di incomprensibile, imbronciandosi
appena.
«
Ma è tua cugina, potresti fare uno sforzo, no? »
«
Mamma, lo sai quanto io sia occupata ultimamente. Non posso spostarmi
da New York per i prossimi tre mesi. Falle le congratulazioni da
parte mia e tanti cari saluti. »
Rispose
in modo sbrigativo, agitando una mano come a voler spezzare quella
conversazione che non le andava molto a genio.
Tutti
parlavano di sposarsi tra i suoi parenti e gli unici che ancora non
si erano dati una mossa erano proprio James e Alexandra.
L'unica
consolazione di sua madre era che almeno il figlio minore era
impegnato da molto tempo con Helen, mentre la maggiore non voleva
saperne in alcun modo. Poté persino giurare che la parola
"matrimonio" le facesse ribrezzo.
Rassegnata,
Eileen guardò sua figlia attraverso quello schermo con
sguardo
sconsolato.
«
E tu? »
«
Io cosa, ma'? So già dove vuoi andare a parare con questo
discorso.
La mia risposta è no, non c'è nessuno. Sono
felice da sola, grazie
tante! »
L'importante
è che sua madre non nominasse chi lei aveva in mente...
«
Ma tuo fratello mi ha detto che hai una qualche simpatia con
quell'attore che era in quel film con un tizio col martello. »
…
ecco,
lo sapeva!
«
Il titolo del film è Thor,
il tizio con il martello è Chris Hemsworth e l'attore di cui
parli
tu si chiama Tom Hiddleston. E per la cronaca, non credere a quel che
dice James. » disse tutto d'un fiato, dando una leggera
ravvivata ai
capelli. « Ora scusami, ma sta per arrivare la parrucchiera.
»
In
tutto quel tempo, tuttavia, sua madre non ebbe il tempo di
pronunciare una singola parola, ma fu in grado di elaborare qualche
giusto pensiero. E poi avrebbe potuto sempre contattare il figlio in
Inghilterra per poter sanare la propria curiosità.
«
Certo certo. Non rovinare troppo la tua chioma selvaggia! »
Scherzò,
preparandosi a chiudere la videochiamata anche se, probabilmente,
avrebbe impiegato una decina di minuti prima di trovare il tasto di
chiusura.
«
Tranquilla, farò una cresta viola e verde al centro e mi
farò
rasare ai lati. Ciao! »
E
malamente chiuse lo schermo del computer, senza preoccuparsi di
uscire da Skype o sentire la risposta di sua madre.
Quando
diventava pedante lo era per davvero!
Fortuna che si era
ripromessa di non parlare più di lui per tre mesi e neanche
dopo tre
giorni che era lì, aveva dovuto pronunciare lei stesso quel
nome che
tanto avrebbe voluto dimenticare.
***
Le
riprese sul set del suo nuovo film erano cominciate e, secondo la
modesta opinione di Alexandra, si stavano svolgendo al meglio.
Il
tempo le sembrava volare, forse più del dovuto, ma era
essenzialmente contenta della propria recitazione e di tutto
l'impegno che stava mettendo nel suo lavoro.
Sembrava che passare
ore davanti ad una macchina da cinepresa le impedisse di pensare a
ciò che si era proibita anche solo di nominare.
E funzionò alla
grande.
Arrivava
a casa alla sera che era stanca e si coricava subito, alla mattina,
invece, si svegliava con la buona voglia di fare.
E c'era persino
una novità: Cat le aveva confermato per la settimana
seguente un
nuovo servizio fotografico insieme ai membri del cast e lei aveva
trovato la cosa decisamente divertente, contando il fatto che non ne
faceva da molto tempo.
Quel
giorno, tuttavia, prese la decisione di fare una pausa e andare a
pranzare in solitudine in un piccolo ristorantino poco distante da
Central Park.
Si fece accompagnare da un altro suo agente fino a
destinazione, con la promessa che poi lei l'avrebbe richiamato per
farsi riportare in albergo.
Si
sedette ad un tavolo all'interno, ringraziando la presenza dell'aria
condizionata e dall'assenza di molti clienti.
Dopo
essersi tolta gli occhiali da sole e averli riposti dentro la borsa,
Alexandra fece scorrere lo sguardo dentro il piccolo locale, fino a
quando una figura a lei molto nota attirò la sua attenzione.
No,
non poteva essere lui. Sarebbe stata una coincidenza sin troppo
casuale...
«
Peter? »
Provò,
arcuando un sopracciglio e attendendo una risposta. Per una qualche
strana ragione, il cuore cominciò a batterle forte nel
petto, quando
invece avrebbe dovuto sentire una morsa di tensione e ribrezzo
attanagliarle lo stomaco.
L'uomo
in questione si girò: era Peter Argent, il suo ex.
Sul
volto di lui si dipinse un immenso sorriso e subito si alzò
per
raggiungerla.
« Alexandra! »
Si
chinò per baciarle una guancia, senza aspettare che lei
muovesse un
solo muscolo e a quel punto l'attrice si risvegliò da un
momento di
confusione generale.
«
Cosa ci fai qui? »
Peter
prese la parola per primo, rimanendo in piedi, fino a quando lei non
gli fece cenno di sedersi e prendere il posto parallelo al suo.
«
Lavoro, tu? »
Di
tutte le persone che si aspettava di trovare in un piccolo
ristorantino come quello, a quell'ora e soprattutto in quel periodo,
Peter era l'ultimo della lista.
Aveva, anzi, calcolato che non
l'avrebbe più visto, dato il modo in cui si erano lasciati
l'ultima
volta che si erano incontrati. Ed erano passati anni.
Ma
il suo inconfondibile accento restava lo stesso.
«
Stesso motivo, chérie.
Sono appena arrivato, ti va se pranziamo insieme? »
Come
poter rifiutare? In fondo era sempre cordiale e non sarebbe stato
molto educato da parte sua dirgli di no. Pertanto, Alexandra
accettò
di buon grado e lasciò che la loro conversazione prendesse
pian
piano vita.
Le
apparve diverso, ma non solo dal punto di vista fisico. Certo, non
aveva più l'inconfondibile barbetta che lo caratterizzava
quando si
frequentavano e, anzi, sembrava davvero un bravo ragazzone. Tuttavia
a sorprenderla fu il modo di porsi con lei: posato, garbato. Amabile
in tutti i sensi.
Eppure
non poteva lasciarsi ingannare così facilmente da un sorriso
smagliante e un look completamente nuovo.
Doveva pur sempre
ricordare quanto avesse sofferto per quella relazione. L'unica e vera
che aveva mai avuto.
Peter Argent fu il primo ragazzo di
Alexandra. I loro rapporti durarono per cinque anni, ma lui aveva
iniziato a trattarla con arroganza dopo tre di convivenza insieme. E
fu esattamente grazie a James, il quale la supportò nel
momento del
bisogno benché fosse molto più giovane e, da un
certo punto di
vista, inesperto, che riuscì a farsi forza e cercare di
cambiare un
po' la situazione.
Ma a manovrare il timone era Peter e lui decise
di dare la colpa della loro rottura a lei.
Eppure
quella non era esattamente l'occasione per rimembrare un passato
così
buio ed oscuro.
Quando entrambi conclusero il loro pasto con una
tazzina di caffé, Peter la osservò con un misto
di curiosità in
volto.
«
Allora, frequenti qualcuno? »
Quella
domanda colse di sorpresa Alexandra, tant'è che si
trovò a sgranare
gli occhi senza nemmeno rendersene conto.
Le sue parole furono
totalmente disarmanti e la giovane donna riuscì solo a
boccheggiare
per qualche secondo, senza sapere che risposta dargli.
Eppure
era così semplice!
In quel momento Alexandra pensò a Tom.
Un'immagine le comparve improvvisamente nella mente agli occhi e in
un battito di ciglia scomparve.
«
N-no... no, nessuno. Tu? »
Chiese
piuttosto velocemente, ritrovando la sicurezza che aveva perduto
qualche minuto prima.
Perché aveva temporeggiato nel parlare? Non
era impegnata con nessuno, quindi bastava un semplice e secco
no.
Tuttavia
la cosa più strana era stata quella piccola visione. Non
doveva
pensare a lui, se l'era promesso. Era stata forse la domanda di Peter
a metterla a disagio? Sì, probabilmente era così.
Non
ascoltò la risposta dell'uomo che aveva davanti, anche
perché
cominciò un piccolo monologo, come al suo solito.
E di
nuovo tornò alla sua mente l'attore inglese.
Ricordò per un attimo
il suo sorriso, che tanto detestava e la sua attenzione cadde
nuovamente sulle sue mani, com'era successo in macchina, prima di
raggiungere l'ultima festa a cui aveva partecipato.
Erano
perfette. Lunghe come piacevano a lei e le davano la sensazione di
possedere un tocco delicato.
Chissà
cosa sarebbe successo se avessero sfiorato il proprio viso..
Alexandra
si trovò a trattenere un sospiro, prima di risvegliarsi e
abbandonare quei pensieri che di certo non si confacevano per nulla
con le sue idee e le sue convinzioni.
«
Stai per caso arrossendo per quel che ho detto? »
Peter la prese
nuovamente contropiede, sbilanciandosi con un nuovo sorriso.
Santo
Cielo, ci mancava solo che le sue guance fossero arrossite al
pensiero di Tom!
« Probabilmente sarà il caldo! »
Esclamò
con una risatina piuttosto nervosa, mentre decise che quello era il
momento adatto per andarsene e chiamare il proprio agente.
Così,
dopo aver tirato fuori dalla borsa il suo cellulare, aggiunse.
«
Scusami, devo tornare in albergo, ma è stato bello
rivederti.
»
Ammise con una certa sincerità, mentre frugò
nuovamente per
cercare il portafoglio.
All'improvviso, però, Peter pose una mano
sul suo braccio, bloccando ogni sua intenzione.
«
Lascia stare, offro io. »
Da
quando era diventato così gentile?
Tralasciò quella domanda e
accettò di buon grado la sua offerta, prima di cominciare a
comporre
il numero sulla tastiera del telefono.
« E'
possibile vederci ancora? »
Chiese, senza lasciarle tempo di
ringraziarlo per il gesto appena compiuto. Era una buona idea?
Perché
se doveva uscire con lui per dimenticare Tom, allora aveva
già perso
in partenza.
Ma avrebbe potuto provarci.
« Perché, no?
»
Alexandra sorrise spontaneamente, come forse non faceva da
molto tempo, prima di dare indicazioni al proprio agente di
raggiungerla.
Una volta conclusa quella breve telefonata, cercò
una penna nella sua borsa a tracolla e trascrisse su un tavolino
qualcosa per Peter.
« E'
il mio numero. Chiama quando vuoi e se sono libera usciamo. »
Non
si era ancora resa conto di tutta quella spontaneità e forse
era un
bene, poiché altrimenti si sarebbe accorta di cosa stava
facendo.
Si
salutarono dandosi dei baci sulle guance e poi ognuno prese la
propria strada.
Se solo James avesse saputo ciò che stava
accadendo...
Hiddle's
corner:
Miei
lettori, perdonate l'immenso ritardo ma mi ero bloccata a
metà
capitolo!
Volevo ringraziare chi ha recensito, chi ha inserito
tra i preferiti, seguiti e chi ne ha più ne metta. Davvero,
un bel
grazie a tutti voi!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto,
benché Tom non sia presente. Purtroppo non lo
sarà nemmeno nel
prossimo ma trovo che sarebbe un po' irrealistico se si incontrassero
sempre!
In ogni caso, mi farebbe davvero piacere sapere la vostra
opinione. E poi... che ne pensate di Peter Argent?
A
presto,
Charlie
|
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Capitolo 7 *** Capitolo VII - Affare fatto ***
VII
-
Affare fatto -
Il
cellulare cominciò a squillare nell'esatto momento in cui
Alexandra
tentava di mettersi gli orecchini di perla che sua madre le aveva
regalato per una di quelle occasioni madre-figlia che solo i Gascoyne
sembravano conoscere.
Non appena riuscì a scovare il telefono
dentro la borsetta, rispose senza controllore il numero.
«
Sì? »
«
Tutto bene? »
Riuscì a riconoscere la voce di Peter e,
istintivamente, si mordicchiò l'interno guancia.
« Scusami,
scusami, sono in ritardo ma sono già in macchina.»
Parlò
piuttosto velocemente, stirando appena le labbra e sperando solo che
il suo interlocutore non la prendesse troppo male.
«
Non so se posso attendere ancora... »
Le
rispose, ma Alexandra riuscì subito a catturare il sarcasmo
delle
sue parole e lasciò che un sorriso si disegnasse sul suo
volto.
«
Mi farò perdonare, promesso! »
Esclamò, prima di chiudere la
chiamata. Sarebbe arrivata da Peter entro breve e spendere altre
parole al cellulare sarebbero state inutili. Per sua fortuna...
perché non riuscì a sentire il «Lo
spero proprio.» dell'uomo,
dall'altra parte del telefono.
Non
era ancora riuscita a confessare a se stessa quanto fosse stata bene
quei mesi in compagnia di Peter. Erano usciti e si erano comportati
da ottimi amici.
Ma evidentemente Alexandra aveva gli occhi velati
e la mente troppo presa dal proprio lavoro, perché non
riuscì a
captare come il suo ex stesse facendo di tutto per farla capitolare
ai suoi piedi ancora una volta.
Aveva
comprato una collana, costosa di prima vista, che lei, da quando
l'aveva ricevuta, aveva accettato di portare ogni giorno.
Alexandra
trovò tutti quei gesti estremamente gentili ma
evitò comunque di
accennare il tutto a James che, probabilmente, avrebbe dato di matto
nel saperlo.
Finalmente la macchina si fermò e Cat, che fino a
quel momento aveva guidato senza pronunciare una sola parola, si
voltò verso i posti posteriori.
«
Sei sicura? »
«
Perché non dovrei esserlo?»
La
sua agente alzò un sopracciglio, storcendo appena la bocca.
Era
davvero così cieca?
«
Puoi sempre chiamarlo e dirgli che hai trovato traffico o che non ti
senti più così bene. »
Alexandra
sospirò, sistemandosi il ciondolo che portava al collo,
prima di
sorriderle fintamente. Era strano come Cat, da quando aveva
cominciato a uscire con Peter, continuasse a evitare ogni loro
incontro e se all'inizio aveva accettato questa cosa di buon grado,
adesso stava esagerando.
«
Smettila e vai un po' a divertirti. Ne hai bisogno. »
E
con quella frase acida, in grado di ferire anche la roccia
più dura,
Alexandra uscì dalla macchina, richiudendo la portiera con
forza.
Purtroppo
Cat non era così forte, ma questo non sembrò
fermare l'attrice
australiana.
Svoltò qualche angolo e alla fine lo trovò.
Era
impeccabile in quell'abito semplice. Peter aveva cominciato a
vestirsi più elegantemente da quando si erano lasciati e
questo ad
Alexandra non sembrò dispiacere per niente anzi, lo trovava
ancora
più affascinante di quanto ricordasse.
«
Deliziosa ed incantevole! »
La
sua voce giunse alle sue orecchie dolcemente e Alexandra non
poté
che sorridergli, avvicinandosi velocemente e schioccandogli un bacio
sulla guancia, come vecchi amici.
«
Non esageriamo, o dovrò darti ragione! »
Per quella sera lo
scrittore francese l'aveva invitata in un piccolo ristorantino che
sembrava conoscere abbastanza bene, giacché le aveva detto
che
avrebbe avuto dei tavoli riservati solo per loro due, lontano dalla
calca newyorchese. Lei era effettivamente soddisfatta di quella
scelta e, anzi, preferiva la tranquillità al caos
più totale. E
sembrava persino che Peter comprendesse i suoi pensieri. Dopotutto
erano stati insieme per anni e lui la conosceva meglio di chiunque
altro estraneo.
Finalmente
raggiunsero il loro tavolino e si sedettero uno di fronte
all'altro.
« Vedo che porti la collana... »
Appurò
Peter con un sorriso soddisfatto, mentre le indicava con l'indice il
collo.
Alexandra,
di riflesso, chinò il capo, prima di rivolgergli
un'innocente
risata, mentre con la mano sinistra prese a giocherellare con
l'oggetto prezioso che indossava.
«
E' bellissimo, non potevo non metterlo. »
Per
quanto quella situazione fosse tranquilla, ovvero il fatto che lei
uscisse con Peter come amica, non la tranquillizzava, anzi. Si
sentiva a disagio, ma un disagio quasi positivo, poiché
più di una
volta si rese conto che, mentre lui la fissava, il cuore aveva
iniziato a battere irregolarmente, quasi fosse emozionata da tutte
quelle novità.
Parlarono
per un po', del più e del meno, di cose futili che,
apparentemente
non avevano senso.
Ma
prima o poi tutto sarebbe valso a qualcosa.
Ordinarono pietanze
diverse e, come se fossero una coppia, assaggiarono a vicenda i
propri piatti, mentre continuarono a tergiversare placidamente,
lasciando che la sera calasse completamente sui loro discorsi.
La
situazione che si era creata era oltremodo pacifica e, detto con
sincerità, Alexandra si sentiva bene.
Aveva passato, per dirlo in
modo abbastanza grossolano, tre mesi in compagnia di Peter e ormai
stare con lui stava diventando una deliziosa abitudine. Contando che
era sinceramente simpatico, molto di più di quando stavano
insieme.
Usciti
dal ristorante, si
dedicarono a una piccola passeggiata dirigendosi a passo piuttosto
tranquillo verso Bryant
Park. Alexandra rideva e scherzava con estrema ingenuità,
non
rendendosi conto di quanto le sue azioni fossero palesemente
sciocche.
«
Allora, tra un mesetto torni a casa... »
Peter
attese che lei si sedesse su una delle tante panchine del parco,
prima di farlo a sua volta.
« Se
per casa intendi Londra, allora sì. Ma finalmente mi
stabilisco in
un posto mio e non dovrò fare il parassita da mio
fratello.»
« E
finalmente » riprese le sue parole, voltandosi verso di lei.
«
Qualcuno avrà un compleanno da festeggiare. »
Alexandra storse
le labbra, ma non riuscì a trattenersi dal non ridere.
Era vero,
avrebbe presto compiuto ventinove anni e già immaginava cosa
suo
fratello non avrebbe organizzato. Sperando solo che non combinasse
disastri come al suo solito.
«
Potresti venire. »
Propose
l'attrice, semplicemente, come se nulla fosse.
«
Credo di dover tornare a Parigi, ma un salto potrei anche farlo.
»
Peter le sembrò così disponibile che la sua
risposta non poté
che farle piacere.
La
loro serata si concluse qualche minuto dopo e quando lo scrittore
francese si offrì di riaccompagnarla a casa, Alexandra ebbe
il buon
senso di non accettare, informandolo che Cat sarebbe passata a
prenderla come promesso.
Lui
rimase ad attendere che la sua agente arrivasse, approfittando di
quegli ultimi attimi insieme per ammirare quanto la bellezza
particolare non fosse appassita dopo cinque anni.
« Oh,
eccola! »
Esclamò vedendo la macchina di Cat arrivare e
facendole segno con una mano. Si voltò quindi verso Peter,
con un
luminoso sorriso ma leggermente stanco.
«
Grazie per la serata, davvero. »
Si protese in avanti, donandogli
un bacio sulla guancia destra. Gesto innocente.
Non fu altro che
la goccia che fece traboccare il vaso, ma Alexandra ancora non lo
sapeva.
«
Bonne
nuit, ma
chérie.
»
E
con quelle parole, Alexandra salì in macchina.
Calò
il silenzio, non appena la portiera posteriore venne chiusa con un
leggero tonfo, ma Cat non poteva non chiederle come era andata quella
serata che non approvava. E poi era il minimo, contando che le stava
facendo da tassista.
«
Allora?»
«
Sono stanca, Cat, ti racconto domani. »
E
la conversazione morì all'istante.
***
Il
regista e il produttore non erano stati di parole e Alexandra
riuscì
a tornare a Londra con un mese di ritardo.
Ad accoglierla nella
sua nuova casa c'era un pungente Dicembre e un James che aveva
visibilmente qualcosa da dirle, mentre l'aiutava a sistemare gli
ultimi scatoloni.
Non
era un appartamento, era una dimora a due piani, vera e propria e
tutta per lei: grande e spaziosa.
«
Allora, sei venuto per dirmi cosa di preciso? »
Suo
fratello aveva una strana luce negli occhi, come se fosse emozionato.
«
Pronta? »
Chiese, poggiando un piccolo pacco a terra. Si avvicinò
a lei e le prese una mano, mentre un sorriso dall'aria ben poco
intelligente sostò sulle sue labbra.
Alexandra si preoccupò
all'inizio ma l'espressione di James le fece comprendere quanto fosse
inutile agitarsi per nulla.
« Sarò papà. »
Quelle
parole le arrivarono addosso come un secchio di acqua
ghiacciata.
Padre? Lui? L'uomo più infantile della terra?
«
Mi stai prendendo per il culo? »
Domandò sgranando gli occhi,
incredula oltre ogni dire.
Come
poteva essere possibile?
James scoppiò a ridere e cominciò a
scuotere la testa, quasi fosse divertito dallo scetticismo di sua
sorella.
«
Certo che no. Helen è incinta! E' di cinque mesi.
»
Prima
ancora che potesse dire qualcosa sullo stato della sua fidanzata,
Alexandra si trovò ad aggrottare le sopracciglia.
Ed era anche
basita, perché evidentemente appena lei se n'era andata si
erano
dati parecchio da fare!
« Cinque mesi e me lo dici solo ora?
»
La sua voce non celava più sorpresa, ma quasi un senso di
fastidio.
Suo
fratello si umettò le labbra e sciolse la propria mano con
quella di
sua sorella, facendo scemare il sorriso che si stava portando
appresso da quando era arrivato da lei.
«
Tu non mi hai detto di Peter Argent e io non ti ho detto di tuo
nipote. »
Ed
ecco il comportamento infantile!
«
James, sono due cose completamente diverse! E poi chi ti ha detto di
Peter? »
Quello era un punto fondamentale, anche perché l'unica
persona che poteva saperlo era...
«
Cat me l'ha detto. »
…
appunto.
In
un attimo sentì il sangue ribollirle lentamente e fu
costretta a
chiudere gli occhi per non dover dar di matto.
Come aveva potuto
raccontarglielo? Chi era lei per impicciarsi degli affari suoi?
«
E' tua amica, ha fatto bene ad avvisarmi. Ma sei abbastanza grande e
vaccinata per arrangiarti e incasinarti la vita da sola. »
Era
sua amica, questo era vero, ma non avrebbe dovuto.
«
Non mi sto incasinando niente. » disse, ripetendo le sue
parole. «
Peter è un amico, tutto qui. »
Non si stava rendendo conto di
come continuasse a ribadire lo stesso concetto più a se
stessa che
agli altri, quasi non riuscisse a capacitarsi di quanto fosse
accaduto a New York e di quanto lo scrittore francese fosse cambiato.
«
D'accordo, d'accordo... la vita è tua e decidi tu.
»
Ripresero,
come se nulla fosse, a sistemare le ultime cose di casa, lasciando
cadere entrambi gli argomenti.
Solo qualche oretta dopo, quando
James decise che era giunto il momento di tornare a casa, Alexandra
lo accompagnò alla porta, sospirando per quanto si erano
detti
precedentemente.
«
Bambino o bambina? »
Chiese, appoggiandosi allo stipite della
porta, prima di chiudersi nel suo maglioncino scuro per ripararsi
dall'aria fredda.
Suo fratello sorrise appena, massaggiandosi il
collo quasi fosse a disagio per l'argomento trattato
«
Non si sa ancora, continua a girarsi e quindi non si riesce ad
individuarne il sesso. Ma conto già che sia una femmina!
»
Alla
fine Alexandra doveva essere contenta: presto sarebbe stata zia e
avrebbe potuto coccolarsi sua nipote - o suo - quanto avrebbe voluto.
Ma c'erano ancora troppi pensieri che non le permettevano di
apprezzare una notizia così gioiosa.
«
Comunque sappi che sto organizzando la tua festa, che ovviamente
faremo qui. »
«
Lo so, lo so. E gli invitati? »
Era curiosa di sentire cosa le
avrebbe risposto, perché sapeva che prima o poi avrebbe
nominato
Peter.
«
Soliti amici, anche se Cat mi ha detto che vuoi invitare Argent.
»
Eccolo
lì!
«
E lo farò, stanne certo. »
James
allungò una mano in sua direzione, quasi a voler suggerire
un
qualche patto.
«
Allora rimaniamo d'accordo così. Se tu inviti Argent, io
invito Tom.
»
Per un attimo ebbe un tuffo al cuore.
Tom.
Si era
dimenticato davvero di lui?
Alexandra
voleva Peter alla festa e per uno strano caso in quel momento volle
anche Tom Hiddleston. Così tese la propria mano verso il
fratello e
la strinse con decisione.
«
Affare fatto. »
Hiddle's
corner:
Ok,
insultatemi come desiderate.
Ho
pubblicato in mega ritardo e sono assolutamente dispiaciuta. Fortuna
che qualcuno mi aveva chiesto di essere più frequente... e
invece.
Sono un disastro, lasciatemelo dire!
Spero, invece, che questo
capitolo non sia proprio da buttar via.
Devo
dire che da quando sto leggendo "50 sfumature di - sto ca**o
–
grigio" ho sempre il terrore di finire per scrivere in quel modo
che trovo assolutamente obbrobrioso. Se mai fosse così...
avvisatemi
e cancellerò la storia, distruggerò il computer e
mi lancerò da
una finestra.
Per il resto, che dire... ho aumentato il rating in
arancione, giusto perché dovevo farlo all'inizio, ma mi sono
sempre
dimenticata. Bhe, ci sarà un motivo per cui il rating
è arancione,
no? *sghignazza*
Poi... stavo nuovamente pensando che il titolo è
veramente osceno. Volevo cambiarlo, ma poi ho pensato che tutti
conoscono la storia così e quindi amen, pazienza.
Altra
cosa che ci tenevo a dirvi, anche se magari a voi non
interesserà
per niente: per la prima volta, da quando sto scrivendo storie, non
so come finirà Black
Heart.
Davvero. E' angosciante non sapere cosa scriverò nell'ultimo
capitolo, se ci sarà un seguito o niente, se
finirà bene o male e
COME finirà.
Spero di aver presto le idee chiare, davvero .___.
Comunque
non credo che in questi giorni riuscirò a pubblicare
qualcosa... e
devo dirvi che il 25 agosto parto e sto via fino al primo di
settembre, quindi se mai non riuscissi ad aggiornare prima del 25, mi
spiace ma dovrete aspettare un po'. Nel frattempo, dato che
sarò al
mare con delle amiche, tengo le dita incrociate con la speranza di
incontrare qualche Oakley xD E poi mi farò un bel po' di
idee per la
storia, non vi preoccupate.
Che
altro aggiungere se non il canonico 'fatemi sapere che ne pensate'?
A presto,
Charlie
|
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Capitolo 8 *** Capitolo VIII - New York ti ha cambiata, Alexandra? ***
VIII
-
New York
ti ha cambiata, Alexandra? -
La
notizia dell'arrivo di un bambino – o bambina, ancora non si
sapeva
– aveva quasi sconvolto Alexandra.
Aveva
cercato di assimilare al meglio quella notizia, ma l'idea che James
potesse diventare padre era così ridicola che non le
sembrava ancora
vero.
«
… ma nemmeno io avevo intenzione di rimanere incinta qualche
anno
fa, però è successo. E, ogni giorno che passa, mi
convinco sempre
più che sia una cosa meravigliosa. Tu non credi? »
«
Come? »
«
Alex, mi stai ascoltando? »
L'espressione di Helen, lasciava
chiaramente ad intendere come Alexandra non le stesse prestando
attenzione, benché fossero sedute una di fronte all'altra,
nel
salottino della casa di suo fratello.
«
Mh, scusa... »
Mormorò,
prima di sospirare qualche attimo dopo. Era probabilmente l'unica
scettica della famiglia. Persino sua madre, quando l'aveva scoperto,
aveva urlato di gioia, promettendo di arrivare a Londra prima di
Natale per vedere, sue testuali parole, "i nuovi genitori e dare
una sonora strigliata ad Alexandra".
E tutto questo perché
non era impegnata con nessuno. Quando avrebbe avuto quarantanni sua
madre cos'avrebbe fatto?
Lasciò
perdere quei suoi discorsi mentali, cercando di recuperare la
concentrazione per rivolgersi poi ad Helen.
« Di un po'... sei
più presa dalla tua festa che da altro, vero? »
Ovviamente
Alexandra non avrebbe mai potuto dirle che in realtà stava
pensando
alle capacità inesistenti di James di fare il padre,
così si
ritrovò ad annuire con un leggero sorriso stampato sulle
labbra.
Eppure,
ora che ci rifletteva, si accorse del vero problema.
Tom
Hiddleston e Peter Argent nello stesso luogo?
«
Devo ammettere di sì. I soliti problemi... »
Tuttavia
non sembrava aver convinto Helen, poiché lo sguardo della
donna
appariva tutt'altro che soddisfatto, data la sua risposta.
«...
ci sarà abbastanza spazio? Ci sarà abbastanza
cibo? Queste cose,
insomma. »
Cercò di trovare delle scusanti per coprire il vero
motivo delle sue preoccupazioni, anche se sembrava non esserne in
grado.
Non
aveva immediatamente calcolato che James, probabilmente, aveva
raccontato tutta la vicenda Peter-Tom
ad Helen e che quindi i suoi vaghi tentativi di sviare il discorso
non avrebbero mai portato a nulla.
«
Non dovevo invitarli entrambi, vero? »
Chiese,
come se potesse ricevere una risposta ad una domanda tanto semplice
quanto complessa.
«
Allora perché hai dato la possibilità che James
invitasse Tom? E'
la tua festa, potevi dire di no. »
Suggerì
Helen, alzandosi e spostando nel divanetto opposto, accanto ad
Alexandra.
«
Mi sono comportata male con lui, senza dargli una spiegazione
sensata. Ed ero innervosita dalla sua presenza senza un vero e
proprio motivo. »
Parlò
tutto d'un fiato, senza mai scostare lo sguardo dalle mani che teneva
congiunte sul grembo. Era una confessione a se stessa. L'ammissione
di una colpa.
Il
motivo esisteva ed era Peter, ma da quando l'aveva incontrato a New
York le considerazioni negative che aveva sempre avute su di lui
erano svanite nel nulla.
E allora che senso avrebbe dovuto odiare
Tom?
«
E' il minimo che possa fare. »
«
Dio mio, Alex, stai parlando come se avessi commesso chissà
quale
reato! »
Esclamò con una risatina, prima di averle dato una
leggera spintarella sulla spalla.
Stava esagerando nel parlare
così?
«
Sappi che è colpa del tuo adorato fidanzato. Mi istiga a
fare azioni
buone. E comunque questo pomeriggio gli dirò della festa,
anche se
James sicuramente gliene avrà già
parlato.»
«
Per telefono? »
Alexandra scosse la testa.
«
No, ci incontriamo a un bar. »
Calò improvvisamente il
silenzio.
Tom Hiddleston si vedeva con Alexandra Gascoyne ed era
stata quest'ultima a scegliere di trovarsi?
Il
mondo cominciava a ruotare nel verso opposto?
«
Puoi anche esprimerti! Mio fratello me l'ha suggerito e a me non
piace comunicare questo genere di cose per telefono e di conseguenza
questo è il risultato»
Helen
sorrise.
Forse il piano di James di far avvicinare i due non era
poi così impossibile.
***
A
metà strada si era già pentita di essere
lì e la tentazione di
fare marcia indietro, salire in macchina e tornare a casa era
così
forte che per trattenersi dovette pensare solo a cosa James le
avrebbe detto se non si fosse incontrata con Tom.
Così,
con un minimo di determinazione in corpo, entrò in un bar
che
avevano scelto come ritrovo e che entrambi avevano convenuto fosse il
luogo ideale per parlare senza essere interrotti.
Inizialmente
non lo vide, e istintivamente guardò lo schermo del
cellulare per
capire se fosse troppo in anticipo o, addirittura, troppo in
ritardo.
Eppure, quando alzò lo sguardo dal telefono, notò
un
sorriso che avrebbe riconosciuto tra mille.
Tom Hiddleston era
seduto in fondo al locale e con una mano alzata in segno di saluto.
Non ci volle molto prima che si alzasse dalla sedia, per
raggiungerla, ancora con quell'espressione stampata sul viso.
Una
volta arrivati l'uno di fronte all'altro, nessuno dei due seppe cosa
dire e Alexandra trovò la cosa piuttosto imbarazzante.
Fu
in quel momento che le venne in mente come a New York si
ritrovò a
pensare a lui.
A lui e alle sue mani.
E tutto ciò in compagnia
di Peter, perché?
Cercò
di assumere un'espressione tranquilla, nascondendo l'idea che si era
ripresentata, ovvero l'attore inglese e lo scrittore francese alla
festa.
«
Sei più biondo di quanto ricordassi. »
Esordì,
ostentando un leggerlo sorriso.
Pessimo
come inizio.
«
E tu più mora. Devo ammettere che non mi aspettavo di
vederti per un
bel po'. »
Non
era l'unico a pensarlo. Se fosse stato per lei, probabilmente non
avrebbe più rivisto Tom Hiddleston, o almeno avrebbe evitato
di
farlo.
Specialmente visti gli ultimi avvenimenti con Peter e le
mani dell'inglese.
Probabilmente l'aria americana non le aveva
giovato e insieme allo stress accumulato per il suo film, il
risultato era stato una forte confusione.
Si
sedettero ad un tavolino, quasi come fossero buoni amici.
Ma
avrebbero potuto esserlo?
Alexandra non si era mai posta
quest'interrogativo, infatti l'idea di vedere Tom come suo confidente
non rientrava nei suoi piani di vita e, se mai ci avesse pensato,
probabilmente ci avrebbe riso sopra.
A
rompere il ghiaccio, tuttavia, fu lei.
«
Immagino che James ti abbia già accennato il... discorso
della
festa. »
Hiddleston
annuì, con un sorriso appena delineato sulle labbra, ma la
lasciò
proseguire con il discorso, senza interromperla.
«
Quindi, come ben saprai » enfatizzò molto quelle
ultime parole «
sei stato invitato a partecipare. »
«
E sembra che la cosa ti faccia molto piacere! »
Commentò
Tom con una sottile vena di ironia che Alexandra catturò
all'istante.
Probabilmente
a farla esitare così tanto era stato il dialogo avuto quella
mattina
con Helen, riguardo a Peter e, in modo molto più specifico,
Tom.
L'idea
che si incontrassero, che si conoscessero la mandava in confusione e
avrebbe persino preferito cancellare la festa, piuttosto che vederli
parlare.
Considerato
anche che probabilmente alle loro conversazioni si sarebbe aggiunto
James, riversando tutto l'odio che provava verso Argent, riuscendo,
magari, influenzando l'attore inglese.
Bel
casino.
«
Se non mi facesse piacere, non avrei fatto tutta questa strada per
venire a dirtelo di persona. Ma se non vuoi venire, sei libero di non
farlo. »
Concluse
con un sorrisetto piuttosto falso, annesso ad un ridicolo battito di
ciglia.
«
Ci sarò. »
Tom
alzò una mano in segno di resa con gli occhi socchiusi e un
sorriso
appena accennato sulle labbra.
Accadde
in un attimo: Alexandra si perse.
L'espressione
dell'uomo che aveva di fronte era durata solo un attimo, ma per lei
fu molto di più che un semplice istante.
Le
stava succedendo la stessa cosa delle mani e non poteva permettersi
di focalizzarsi ancora su di lui in quel modo.
Tuttavia,
per quanto tentò di ammonirsi mentalmente, non vi
riuscì.
Il suo
sorriso era semplice e spontaneo. Come aveva fatto ad odiarlo per
mesi e mesi?
Era
migliore di quello di Peter, decisamente.
«
Sei ancora sulla terra con noi mortali? »
Tom
la riportò inconsapevolmente alla realtà.
Probabilmente aveva
notato il suo sguardo perso nel vuoto. E per un attimo
ringraziò il
fatto che non potesse leggere il pensiero, altrimenti avrebbe dovuto
dare spiegazioni di cui non conosceva nemmeno la risposta.
«
… scusa, dicevamo? »
Sospirò,
prima di riprendere il discorso con serietà.
«
E' questo venerdì, quindi hai esattamente tre giorni per
riflettere
se venire o no. Non obbligo nessuno, chiaro, ma sappi che
avrò l'ira
di James sulla coscienza, quindi regolati di conseguenza. »
Doveva
fermarsi a "nessuno" e lasciare perdere il resto. E invece
aveva insistito.
Ma perché era caduta in questo terribile casino
dal quale, probabilmente, non sarebbe mai più uscita?
Qualcuno
l'aveva avvisata che invitare Peter Argent non sarebbe stata una
buona idea. Cat e suo fratello gliel'avevano detto.
Eppure
avrebbero dovuto conoscere la testardaggine di Alexandra e insistere
maggiormente.
… o forse l'avevano fatto ma lei non aveva
prestato il minimo ascolto.
«
Se sei più propenso a venire, sappi che è alle
nove e probabilmente
finiremo abbastanza tardi. Però sta pur certo che non ci
saranno
spettacoli, come persone che strisciano sul pavimento, orge di gruppo
e quant'altro. Questo succede solo in quelle feste organizzate dagli
adolescenti e credo di aver passato quell'età da un pezzo.
»
Non
si rese conto che Tom aveva cominciato a ridacchiare da quando si era
messa ad elencare quella serie di avvenimenti degradanti e divertenti
allo stesso tempo – almeno per lui, a quanto pareva
– proprio
per il modo in cui aveva parlato.
Probabilmente la trovava molto
idiota. Fattore che l'accomunava a James.
«
Cosa c'è? »
Chiese stizzita, pretendendo che adesso parlasse,
visto che non l'aveva fatto ancora.
Lui,
prima di aprire bocca, scosse il capo con il solito sorriso.
«
New York ti ha cambiata, Alexandra? »
Lo
disse con tono allegro, di certo con nessuna intenzione di offendere
e lei lo capì all'istante.
Anche perché Tom Hiddleston sembrava
l'ultima persona sulla terra capace di essere scortese con qualcuno.
«
Può darsi, può darsi... »
Non gli diede una vera e propria
risposta non perché volesse tenerlo sulle spine, ma
semplicemente
perché non desiderava fargli credere che in
realtà qualcosa era
mutato in lei.
Ricordava perfettamente come si era ripromessa di
non pensare a lui, prima di partire.
Eppure,
proprio a New York il pensiero di dimenticare l'attore inglese la
abbandonò con estrema difficoltà
tant'è che, alla fin fine, non
riuscì a nascondere nemmeno a se stessa quanto quella
bizzarra
situazione fosse piacevole.
Quel
che accadde dopo fu piuttosto incredibile e, a tratti, inverosimile,
almeno per la mente
alquanto
chiusa
dell'attrice australiana: rimasero
a parlare di tante cose.
Futili,
interessanti, serie e sciocche.
Per Hiddleston fu un piacere, per
Alexandra una novità.
Ma
quanto sarebbe durato? E soprattutto, quel modo piacevole di
dialogare avrebbe persistito anche alla festa, in presenza di Peter?
Oggettivamente
erano troppe domande a cui Alexandra doveva dare una risposta e il
tempo per rifletterci sembrava davvero minimo, con tutto quello che
aveva da fare in tre giorni.
Improvvisamente,
con quei pensieri in testa, si alzò di scatto, con un
sorriso appena
accennato.
«
Mi sono ricordata che devo andare e cominciare ad aiutare James.
»
In
realtà quel gesto era solo l'ovvia conseguenza del suo
stesso
comportamento. Come poteva atteggiarsi in modo carino, educato e per
nulla sarcastico quando fino a qualche mese fa gli aveva
letteralmente urlato di odiarlo?
A
sua volta, Tom imitò i suoi gesti, trovandosi a un solo
passo da
lei.
In
quel momento Alexandra si sentì così piccola
davanti a lui, ma in
un istante cacciò quel pensiero, meditando, in
verità, su quando
lui fosse impressionatamene alto.
«
A venerdì, allora.»
Lo salutò prima con un cenno della mano –
sfiorando davvero la soglia del ridicolo – per poi
avvicinarsi
ulteriormente a lui. Si alzò in punta dei piedi e gli diede
un bacio
veloce sulla guancia.
…
come
complicarsi maggiormente la vita.
«
A venerdì! »
Concluse Hiddleston con un sorriso che la diceva
assai lunga mentre Alexandra sparì, nascondendo due guance
fin
troppo arrossate.
Hiddle's
corner:
Finalmente
questo capitolo è arrivato.
Non riesco a nascondere di essere
triste.
Da quando sono tornata dal mare, e si parla meno di un
mesetto fa, non sono più entrata su efp.
Quando ho postato il
capitolo, scopro che alcune persone si sono tolte dai preferiti,
ricordati e seguiti.
Mi dispiace, perché è colpa mia. Mi piace
scrivere, penso che questo qualcuno l'abbia capito, ma come impegni,
come capacità di darmi un tempo... questo non so farlo
proprio e
ormai tutti l'hanno intuito.
Mi brucia aver perso dei lettori.
Molto. E mi brucia ancora di più sapere che è
stata colpa della mia
pigrizia.
In più mi sono messa a rivedere The
Deep Blue Sea, e ne
è un'uscita un'autrice
depressa fino al midollo.
Spero
che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Come avrete notato,
Alexandra si sta arrovellando per questa festa. E finalmente, dopo
mesi e mesi che lo conosce, è arrivata a capire che
Hiddleston non è
poi così male.
In
ogni caso, per chi non avesse visto dalla mia pagina facebook
Hiddles, il volto che ho scelto per Alexander è Katie
McGrath.
Fateci un salto, quando potete, perché di tanto in tanto
magari ci
trovate un fotomontaggio di mia produzione.
Charlie
|
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Capitolo 9 *** Capitolo IX - Una bugia a fin di bene ***
Capitolo
IX
-
Una bugia a fin di bene -
Quando,
quella mattina, Alexandra si alzò dal proprio letto, non
poté che
appurare come avere ventinove anni non cambiava affatto dall'averne
ventotto.
Si
era svegliata nella propria stanza constatando, come ogni giorno, che
c'era un fastidioso spiraglio di luce che filtrava attraverso le
tende della finestra e che, puntualmente, le ricadeva sul viso.
Era
andata a farsi una doccia, per cancellare la classica presenza del
sonno che, solitamente, non la lasciava andare fino alle dieci del
mattino.
Solo
quando ricevette la prima di una serie di interminabili chiamate al
cellulare si rese conto di come quella fosse la prima volta, dopo
anni e anni, che Alexandra dava una festa il giorno stesso del suo
compleanno.
14
dicembre.
Per
una serie di fortunate circostanze i suoi genitori, quella sera, non
sarebbero stati presenti poiché, come al solito, sia lei che
James
li raggiungevano nella loro casa natale, in Australia. Pertanto un
viaggio anticipato non sarebbe stato l'ideale, specialmente per
Alexandra che si era così impegnata col fratello per quella
festa.
Così
come si era svegliata quella mattina, Alexandra si ritrovò
in poco
tempo ad indossare un abito elegante, ma non troppo eccessivo,
attorniata da tanti amici.
Non
ricordava di aver mai sorriso così tanto nel giro di qualche
ora e
la sua festa era appena cominciata.
Era
apparentemente tranquilla, nel suo abito verde scuro, perfettamente
abbinato con un paio di orecchini a spirale e un bracciale in
argento.
A
prepararle l'acconciatura, una semplice treccia a spina di pesce, fu
Helen, la quale passo gran parte del pomeriggio con lei, sia per
aiutarla che per confortarla – indirettamente,
giacché Alexandra
non voleva dar a vedere la sua agitazione – mentalmente.
Alle
nove e mezza di sera si sentiva agitata.
Né
Tom, né Peter si erano ancora presentati alla festa e
cominciò a
sospettare che sarebbero arrivati contemporaneamente.
Per
sua fortuna non fu così. Il primo a varcare la soglia di
casa sua fu
l'attore inglese, vestito in modo elegante ma, al contempo, molto
semplice.
A
differenza dell'ultima volta che l'aveva visto, non aveva
più una
curata barba e quell'aspetto, con i capelli biondi e riccioli, gli
conferiva un aspetto molto più giovane.
«
Alla fine sei venuto... »
«
Potevo non farlo? Buon compleanno! »
Tom
si chinò su di lei, dandole un bacio sulla guancia.
Alexandra
riuscì a nascondere il lieve rossore che si formò
sulle sue guance
solo dopo aver ricevuto qualcosa tra le mani: era un piccolo
pacchetto quadrato, di color rosa antico, avvolto da un nastro di
raso bianco.
Alzò
immediatamente la testa verso di lui, con un sorrisetto appena
accennato.
«
Avrei forse dovuto specificare che non volevo regali. »
«
Forse, però ormai i giochi sono iniziati e non puoi tirarti
indietro. »
Cosa
poteva averle regalato Tom Hiddleston?
Si
conoscevano, questo era certo, ma erano state poche le volte in cui
avevano intrapreso una lunga ed intensa conversazione. Eppure,
quand'era successo, Alexandra aveva scoperto cose di lui che non
avrebbe mai immaginato.
Tenne
stretto il pacchetto nelle sue mani e lo invitò ad
accomodarsi ed
unirsi agli altri invitati.
Notò
subito come James fosse andato a salutarlo con un caloroso abbraccio
e li vide confabulare tra di loro, ridendo e scherzando.
Non
si rese conto che, dopo dieci minuti, aveva ancora tra le mani il
regalo di Tom. Dentro di sé desiderava aprirlo subito,
volendo
scoprire cosa si celasse al suo interno, ma il suo buon senso le
diceva di attendere ancora un po'.
Peter
non era ancora arrivato e per un po' temette che non avrebbe mai
goduto della sua presenza.
Fu
proprio James a farglielo notare, con la sua solita punta di
sarcasmo.
«
Il tuo simpatico amico francese ha preferito rimanere a casa?
»
«
Spero di non dover venire a sapere che per qualche strano motivo
l'hai chiamato, dicendogli che la festa era annullata. Sarebbe un
comportamento tipico di James Gascoyne. »
Alexandra
non poté che pronunciare quelle parole. Non si sarebbe
stupita se il
fratello avesse annuito ma per fortuna non fu così.
«
Ho le mani pulite, questa volta. » Alzò le braccia
ai lati della
testa, assumendo un'espressione piuttosto innocente e che, detto con
franchezza, non gli si confaceva per niente. « Ma visto che
tieni
quel regalo così tanto avidamente, che ne diresti di
aprirlo? »
Certo,
aveva ancora il suo pacchetto stretto tra le mani, come se non
volesse mollarlo.
«
Ammetti che in realtà vuoi solo vedere la mia espressione
sorpresa.
»
Alexandra
sbuffò alle parole insistenti del fratello, tuttavia aveva
ragione e
ormai non desiderava altro che aprirlo e scoprire cosa contenesse.
Slacciò
delicatamente il nastro, per poi aprire la scatolina.
Una
collanina d'argento. Semplice e al tempo stesso molto bella.
Sorrise
nel vederla, pensando a quanto gentile fosse stato l'attore inglese
nel farle un regalo simile e in attimo alzò lo sguardo per
vedere
dove fosse.
Stava
parlando con Helen con un bicchiere, di non sapeva quale bibita, in
mano. E sorrideva.
«
Aiutami a metterla. »
Diede
una lieve spintarella a James, ma il fratello scosse il capo.
«
Fatti aiutare da chi te l'ha regalata! »
In
un attimo sentì la sua mano posarsi sulla sua schiena e
spingerla
verso il diretto interessato.
Alexandra
girò appena la testa all'indietro, guardando James in malo
modo, ma
non parlò, ritrovandosi subito davanti a Tom.
«
La mia adorata sorellina chiede se puoi darle una mano con la
meravigliosa collana che le hai regalato. »
Per
quale motivo doveva sempre impicciarsi?
In
un attimo James sparì, lasciandoli soli e Alexandra si
ritrovò ad
alzare gli occhi al cielo.
Che
terribile ficcanaso!
«
E' davvero meravigliosa come ha detto. »
Si
rivolse a Tom, allungando il pacchetto aperto verso di lui.
«
Sono davvero contento che ti piaccia. Devo ammettere che scegliere un
regalo per te non è stato affatto semplice. »
«
Mi ritieni una persona difficile, Hiddleston? » non
poté che
domandare, arcuando un sopracciglio e guardandolo afferrare la
collana d'argento.
Si
voltò, dandogli le spalle e alzando appena il capo.
«
No, sei una persona speciale. »
Sentì
le dita di Tom sfiorarle appena il collo, passandole la catenella
attorno ad esso.
Alexandra
avvertì un leggero brivido lungo la spina dorsale che le
provocò un
sorriso appena accennato sulle labbra. Si voltò poco dopo,
piegando
la testa di lato.
«
Grazie, Tom. »
***
Alexandra
si stava divertendo più di quanto avesse immaginato.
C'erano
molte persone che non vedeva da tanto tempo e parlare con loro,
ridere e scherzare le stava facendo bene.
Ad
una certa ora, tuttavia, giunse il momento più atteso e, al
tempo
stesso, temuto: Peter arrivò.
Le
spiegò dei problemi che aveva avuto con l'aereo e che si
scusava
terribilmente del ritardo.
«
Ma alla fin fine sono qui, è questo che conta, vero?
»
Domandò
retoricamente, stringendola in un abbraccio. Tuttavia Alexandra non
riuscì ad aggiungere altro alle sue parole,
poiché Peter continuò
il suo discorso, afferrandola per un braccio.
«
Ho bisogno di parlarti in privato, però. Credi sia
possibile? »
La
donna corrugò la fronte ma, alla fin fine, si
ritrovò ad annuire.
Gli
disse semplicemente che avrebbe preso la giacca e che avrebbero
parlato fuori, in giardino, dove nessuno li avrebbe disturbati.
James
aveva osservato la scena da lontano e quando la sorella raggiunse il
guardaroba all'entrata, la seguì.
«
Cosa voleva? »
Alexandra
si infilò il proprio cappotto nero, guardando da lontano
Peter
uscire all'esterno della casa.
Non
era preoccupata, ma il tono e la rapidità con cui glie
l'aveva detto
non le piacquero molto. Tuttavia, non volendo far preoccupare il
fratello, lo guardò e gli sorrise.
«
Non mi mangerà, fidati. »
E
donatogli un occhiolino quasi divertito, lo lasciò da solo
per
raggiungere lo scrittore francese.
In
quel momento James decise che non avrebbe staccato gli occhi da loro.
Sapeva
bene cosa passava nella mente di quel deviato e l'idea di saperlo
accanto a sua sorella, sotto il suo sguardo, non gli piaceva.
«
Sembra che tu stia pedinando Alexandra. »
La
voce di Tom alle sue spalle, quasi lo rassicurò, ma non del
tutto.
«
Non la sto pedinando. Mi sto solo accertando che quell'omuncolo
francese non allunghi le labbra.»
Sentì
il suo amico ridere, più per il tono utilizzato dall'amico
che per
la questione in sé e fu allora che si girò verso
di lui,
puntandogli l'indice contro.
«
Oh, tu sghignazzi allegramente, Tom, ma quello che dovrebbe invece
decidersi a fare la prima mossa con lei sei tu! »
Tom
si limitò a sorride, scuotendo leggermente il capo.
«
Al cuore non si comanda, James. »
Nel
frattempo Alexandra si stava stringendo nel suo cappotto, cercando di
placare il freddo che quel giorno di Dicembre le stava riservando.
Peter
era... strano, quella sera. E soprattutto diverso dall'ultima volta
che l'aveva visto.
Sembrava
desideroso di andarsene alla svelta, ma non prima di averle parlato
con lei.
«
Sei sicuro di star bene? »
Chiese
per sicurezza, storcendo appena le labbra e cercando una qualche
risposta nel suo sguardo.
Notò
solo in quel momento la piccola busta che stringeva tra le mani,
eppure non ebbe il tempo materiale per chiedergli cosa fosse che lo
scrittore prese immediatamente la parola.
«
Voglio che tu sia sincera con me, Alexandra. Al cento per cento.
»
sospirò, prima di ricominciare. « So perfettamente
che le cose tra
di noi non sono andata come speravamo che andassero... »
In
quel momento allungò verso di lei ciò che teneva
in mano.
Alexandra
scartò piuttosto velocemente quella busta e quando dentro vi
trovò
un biglietto aereo di prima classe, di sola andata, per Parigi,
alzò
lo sguardo verso di lui.
«
… però ricominciare non è
così impensabile. Possiamo
perfettamente riprendere da dove eravamo rimasti. E, giusto
perché
tu lo sappia, il tuo vero regalo non è qui ma ti aspetta in
Francia.
»
Rimase
completamente spiazzata.
Le
stava richiedendo di tornare a vivere insieme? Di amarsi come non
avevano mai fatto durante la loro relazione?
No,
la stava semplicemente costringendo – con marcata gentilezza
– a
seguirlo.
Abbassò
nuovamente il capo, osservando meglio quel biglietto.
Lo
rigirò tra le dita, mentre cercava di formulare una risposta
sensata
e che, sicuramente, non avrebbe fatto alterare il suo temperamento
momentaneo.
«
Mi prendi alla sprovvista... »
Alzò
la testa, facendo correre lo sguardo dagli occhi di Peter agli
invitati al loro interno.
Si
accorse dell'occhiata che James le stava rivolgendo, riuscendo
perfettamente a scorgerlo dalla porta finestra. Suo fratello
cominciò
a camminare verso di loro e, in un attimo, li raggiunse.
James
si era rivelato, per una buona volta, molto utile.
«
C'è forse qualche problema? »
Non
poté che chiedere, indugiando con lo sguardo verso lo
scrittore.
Alexandra
capì perfettamente quali fossero le intenzioni del fratello,
così
precedette ogni possibile risposta del francese.
«
Niente di grave, James. Peter mi ha regalato un biglietto di sola
andata per Parigi. »
Alzò
appena la mano, per mostrargli quanto aveva appena detto.
Come
avrebbe risolto quella faccenda?
Ma
soprattutto... come aveva fatto a non capire, in tutto quel tempo,
che Peter voleva semplicemente tornare insieme con lei, dopo tutte le
cose tremende che le aveva detto in passato?
«
Andare a Parigi? E come lo dirai a Tom? »
Tom?
Perché suo fratello doveva metterlo in discorsi che non lo
riguardavano?
Eppure
lo sguardo che James le stava rivolgendo sembrava piuttosto serio.
«
Chi? »
Chiese
Peter, rivolgendo la stessa occhiata alla donna.
«
Il fidanzato di Alexandra, ovviamente. »
Quella,
per la donna, fu una vera e propria sorpresa, ma non era esattamente
il momento per mettersi a discutere circa le scelte di James. Anzi,
era stato abbastanza celere nel trovare una scusa così
credibile.
«
Io credevo... »
In
effetti Alexandra ricordò perfettamente che a New York aveva
detto a
Peter di non essere impegnata con nessuno. Tuttavia avrebbe potuto
benissimo reggere il gioco di suo fratello.
«
E' passato un po' di tempo da quando ci siamo visti, Peter. »
Il
che lasciò intendere chiaramente le sue parole.
Se
avesse avuto bisogno di ulteriori dimostrazioni per avvalorare quanto
aveva appena detto, Alexandra non si sarebbe di certo tirata indietro
e gli avrebbe spiegato tutta la faccenda che, in parte, sarebbe
risultata assolutamente vera.
«
Beh, avresti potuto dirmelo! »
Chiunque
avrebbe notato il tono alterato di Argent e fu per questo che James
si mise in mezzo.
Lo
guardò a sua volta con uno sguardo ben poco amichevole e in
quel
momento Alexandra desiderò essere da tutt'altra parte,
piuttosto che
assistere ad un possibile litigio tra i due.
Anni
prima, quando stavano ancora insieme – solo per interesse
– suo
fratello e Peter avevano litigato così tante volte che, in
ogni
occasione, aveva sempre temuto che finissero alle mani.
«
Se avessi saputo le tue intenzioni l'avrei fatto. »
Si
ritrovò a rispondere la donna, volendo evitare qualsiasi
tipo di
scontro tra i due.
Purtroppo
non poté impedire un ulteriore intervento da parte del
fratello,
poiché James aprì la bocca troppo presto.
«
Forse sarà meglio chiamarlo, non credi, Alex? »
E
in un attimo rientrò in casa, portando un piede dentro il
salotto e
lasciando l'altro in giardino. Fece esattamente quel che aveva detto:
chiamò Tom.
Fu
in quel momento che pensò che suo fratello fosse un vero
idiota.
Come avrebbe potuto spiegare all'attore inglese cosa stava
succedendo?
Perfetto...
perfetto. Ogni cosa sarebbe peggiorata e la situazione con Peter non
sarebbe stata da meno.
Tom
Hiddleston, in pochi passi, raggiunse il piccolo gruppetto in
giardino, notando come stesse spostando lo sguardo da James, a lei e,
infine, a Peter.
C'era
una notevole differenza di altezza tra i due e, ovviamente, a vincere
era chiaramente l'inglese.
Ma
quello non era il momento per mettersi a fare dei paragoni mentali.
Specialmente considerando che doveva essere pronta a dare delle
risposta, nel caso in cui Peter avesse chiesto qualcosa.
Rapidamente
si spostò verso di lui e, quando gli fu accanto,
portò una mano a
cingere la vita di Tom. Gesto inaspettato sia da parte sua e che
causò non poca sorpresa all'attore che, tuttavia, si
ritrovò a
ricambiare il gesto. Sperò solo che Argent non si accorgesse
troppo
di quella sua espressione.
Ma
nessuno parlò, eccezion fatta per James che, al momento,
stava
cercando di riparare la situazione.
«
Come vedi, caro Peter, non credo che il fidanzato di mia sorella
sarà
contento del tuo regalo. Ti posso accompagnare con gentilezza alla
porta, se non hai altro da dirle. »
Fu
un po' troppo esplicito, secondo Alexandra, ma si augurò che
Peter
non protestasse troppo.
Allungò
la mano che stringeva ancora il biglietto aereo e lo
consegnò allo
scrittore che non esitò un solo secondo a riprenderlo.
Argent
fissò Tom con sguardo serio, chiedendosi probabilmente come
Alexandra potrebbe mai intrattenere una relazione con un uomo simile.
Era
la stessa domanda che l'attrice australiana si stava facendo, mentre
ancora rimaneva stretta a lui, senza pronunciare una sillaba.
«
Ne riparleremo con calma... »
Disse
semplicemente Peter, spostandosi di pochi passi da loro, fino a
quando non raggiunse James che, calorosamente, gli stava facendo
segno di uscire da quella casa.
Rimasero
abbracciati per diversi minuti, fino a quando Alexandra non fu certa
che lo scrittore francese e suo fratello fossero completamente
spariti dalla sua visuale.
Si
allontanò abbastanza lentamente, cercando di nascondere quel
sorriso
sulle labbra che era nato da quando gli era rimasta accanto.
Era
finalmente libera dal pensiero di Peter e dalla storia che l'aveva
ossessionata per molto tempo, compromettendo anche l'amicizia con
Tom. E forse qualcos'altro, a detta di James.
«
E quindi siamo addirittura fidanzati... quand'è che questo
è
avvenuto? » le domandò l'attore inglese,
incrociando le braccia al
petto « Non credo di essere stato presente quel giorno.
»
Alexandra
non riuscì a trattenere una leggera risata.
«
Non ti ricordi, Tom? Eravamo in giardino e stavamo prendendo il
té
insieme. »
Cambiò
tono di voce, socchiudendo gli occhi e portando una mano sul petto,
simulando una scenatina ironica.
Eppure
in un attimo tornò la solita Alexandra. Scosse il capo, con
un altro
leggero sorrisetto.
«
Perdonami, mi serviva una scusante per mandarlo via e James non ha
saputo creare di meglio. »
Era
una sensazione strana. Peter non l'avrebbe più importunata.
E
poi c'era quella storiella che aveva inventato con suo fratello e che
l'uomo che aveva davanti aveva magistralmente retto, senza porre
troppe domande.
«
Grazie... »
Aggiunse,
avanzando improvvisamente verso di lui, tant'è che Tom si
sciolse
dalla posizione in cui si era sistemato precedentemente. Alexandra
tentennò appena, non sapendo bene come muoversi.
Istintivamente
gli andò vicino, più di quanto avesse fatto prima
e si alzò sulle
punte per dargli un bacio sulla guancia.
Era
successo ancora. Ma stavolta c'era qualcosa di più.
Avvertì
la mano di Tom posarsi sul suo fianco e in un attimo il suo busto
poggiò sul petto di lui.
Il
cuore cominciò a galopparle velocemente, mentre fissava
quegli occhi
splendidamente azzurri che la stavano guardando con una luce dolce.
Tom
sorrise com'era solito fare. Un bel sorriso aperto.
La
tenne stretta a sé, come se avesse il timore che potesse
sfuggirgli
in qualche modo.
E
fu in quel momento che Alexandra si sporse maggiormente su di lui
prendendosi un bacio, uno vero. Sfiorò anzitutto le sue
labbra con
delicatezza, prima di dischiudere le proprie.
In
tutto quel tempo, Tom la lasciò fare, rimanendo con lo
sguardo
vigile sui suoi movimenti. Ma appena le loro bocche si conobbero
profondamente, socchiuse gli occhi, stringendola più di
quanto
avesse fatto precedentemente.
Dentro
di lei si stava creando una magica quanto strana sensazione.
Hiddle's
corner:
Miei
carissimi, spero che il vostro fine settembre stia procedendo
placidamente.
Io
ormai sto aspettando ansiosa l'arrivo del primo ottobre, primo giorno
di università: sì, mi sento emozionata come una
bambina che deve
cominciare ad andare all'asilo.
Dopo
questo aneddoto che, probabilmente, non vi interesserà,
passiamo
subito al capitolo.
Spero
vi sia piaciuto e che non abbiate trovato affrettato il gesto di
Alexandra.
State
ben tranquilli che rifletterà molto su quel che ha fatto.
Diciamo
che il prossimo capitolo è incentrato soprattutto sui
pensieri di
Alexandra.
Mi
sono anche resa conto che ci sono più dialoghi che resto ._.
Rimedierò con i prossimi capitoli, promesso!
In
ogni caso, ho voluto finire così il capitolo,
perché mi piace la
frase finale e aggiungere altro, secondo me, sarebbe stato sin troppo
eccessivo.
Alla
prossima e grazie a tutti coloro che hanno il tempo di recensire e di
leggere.
Charlie
|
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Capitolo 10 *** Capitolo X - Controllo? ***
Capitolo
X
-
Controllo? -
Quella
notte Alexandra non riuscì a chiudere occhio.
Continuò
a girarsi e rigirarsi nel letto, sospirando una, due, tre, cinque,
mille volte, ripensando a quanto era accaduto quella stessa sera.
Verso
le due di notte aveva chiuso la porta agli ultimi amici di vecchia
data, mentre Tom aveva lasciato casa sua un'ora prima.
Tom, Tom...
quel nome risuonava continuamente nella sua mente anche quando
l'ultimo invitato se n'era andato, lasciandola da sola con i suoi
pensieri.
Da
quando si erano baciati non era successo molto altro e tutto per via
del comportamento inaspettatamente riservato di Alexandra. Si erano
fissati, avevano sorriso un po' e poi lei si era rifugiata tra le
mura di casa sua, disperdendo la propria presenza tra gli invitati.
E
quando era arrivato il momento di salutarlo, non si era sbilanciata
ad altri gesti avventati come il precedente, ma aveva semplicemente
alzato una mano e chiuso la porta. Sapeva di aver sbagliato e
più ci
pensava, più avvertiva la sensazione delle sue labbra sulle
proprie.
Così
morbide. Delicate. Perfette.
Per
quanto dentro di sé ci fosse un forte contrasto tra
ciò che era
giusto e ciò che era sbagliato, ad Alexandra era piaciuto
baciarlo.
E avrebbe voluto rifarlo ancora.
Il
flusso dei suoi pensieri venne apparentemente interrotto da una
chiamata al telefono.
Per un attimo, prima di rispondere, temette
che si trattasse di Tom. Se fosse stato così, cosa avrebbe
potuto
dirgli? Che quel bacio era stato un vero sbaglio? Che sarebbe stato
meglio non tornare sulla questione e tanti cari saluti?
L'ansia
l'assillò per qualche secondo, fino a quando non
appurò, guardando
la schermata del cellulare, che a chiamarla era solamente James.
«
Ti ho vista. »
«
Come? »
Detestava
quando suo fratello pretendeva che capisse al volo quando, in
realtà,
sembrava parlare solo con se stesso.
«
Vi ho visti, tu e Tom ieri sera. »
Bene,
perfetto. Alexandra sperava che quel fatto rimanesse solo tra i due
interessati e invece qualcuno li aveva notati.
«
Finalmente, era ora! » non tardò ad esclamare
James, con un tono di
voce palesemente euforico. Sembrava l'unico ad essere contento di
quella situazione delicata. Chissà Tom cosa pensava di quel
che era
successo. Anche lui si stava arrovellando per comprendere cosa era
meglio fare?
«
Piantala con il tuo entusiasmo. »
Rispose
in modo piuttosto freddo e distaccato.
Prima che uno dei due
potesse aggiungere altro, Alexandra si ritrovò a sospirare
per
l'ennesima volta, portandosi una mano sulla fronte.
Se
aveva chiamato anche lei, significava forse che James aveva sentito
Hiddleston? Erano tutte ipotesi, ma questo non poteva di certo
escluderle solo perché non erano certezze confermate.
«
E' stato uno sbaglio. Un grossissimo sbaglio, che non si
ripeterà
mai più. »
«
Uno sbaglio? Alexandra, se c'è un uomo che fa per te quello
è Tom.
»
«
Da quando decidi chi devo frequentare? »
Non
riuscì a trattenere quella risposta piuttosto inacidita,
ritrovandosi persino ad alzare la voce con suo fratello. Era il
classico atteggiamento che assumeva quando si sentiva con le spalle
al muro. Aveva bisogno di difendersi in qualche modo e l'unica cosa
che poteva fare era mantenere un certo distacco anche con James.
«
Tom non è come Peter e non puoi nemmeno pensare che siano
tutti
così. »
«
Ma non devo nemmeno buttarmi tra le braccia della prima persona che
capita per strada, James! » disse Alexandra mantenendo un
tono di
voce notevolmente alterato. « Hai mai pensato a questo,
quando nella
tua stupida testa avevi progettato tutto? »
In
quel preciso istante cadde il silenzio.
«
James... »
Solo
quando suo fratello fece cadere la telefonata, Alexandra si accorse
di aver esagerato.
***
Quando
Alexandra si era svegliata quella mattina, con le idee ancora in
confusione, non avrebbe mai immaginato che il pomeriggio stesso
avrebbe preso la macchina per percorrere venti minuti seduta al
volante e raggiungere Tom Hiddleston.
A seguito della chiamata di
suo fratello, ricevette un'altra telefonata, da un altro mittente,
Tom.
Fu
una sorpresa inaspettata.
Primo,
non era abituata ad un uomo che potesse fare il primo passo. Secondo,
non sapeva esattamente cosa dirgli, perché sicuramente
l'argomento
principale era il bacio che si erano scambiati il giorno precedente.
Stranamente
non fu così perché l'attore inglese fu piuttosto
diretto. Voleva
che si vedessero.
A proporre il luogo fu proprio Alexandra che,
per una volta, non scelse qualcosa di neutrale come poteva essere un
pub o un piccolo ristorante - specialmente perché se si
fossero
lasciati andare a qualche piccola e appena accennata effusione, era
certa che qualcuno li avrebbe visti e la notizia che tra i due ci
poteva essere qualcosa avrebbe fatto il giro del mondo in pochi
secondi.
Una
cosa che voleva assolutamente evitare.
Si ripromise, in ogni caso,
di non agire in modo avventato e di non lasciarsi trasportare da
strane emozioni, cui non era più abituata da tempo.
La
casa di Tom era un po' isolata dalle strade centrali, ma grazie al
suo mancato senso dell'orientamento, Alexandra aveva affidato tutto
al proprio navigatore satellitare.
Come al solito si era ritrovata
a riflettere: scendere o restare in macchina, fare retromarcia e
tornare a casa?
No,
almeno quella volta sarebbe dovuta arrivare fino in fondo, entrare in
quella casa, dirgli che era stato tutto uno sbaglio e andarsene.
Il
piano appariva alquanto semplice.
Ad
aprirle la porta, una volta che si ritrovò a suonare il
campanello,
fu proprio Tom. Alexandra non tardò ad osservarlo dalla
testa ai
piedi.
Con
quella maglietta bianca e quel maglione nero indossato sopra. I jeans
scuri.
E i capelli. E il sorriso.
E tutto quanto.
«
Non so perché, ma pensavo non venissi. »
La
accolse in casa con un sorriso acceso, chiudendo frettolosamente la
porta d'entrata.
«
Mancanza di fiducia nei miei confronti? »
«
No, ho sempre il timore che sia tu a non fidarti di te stessa.
»
Aveva
ragione e per questo tacque.
La
casa di Tom, all'interno, era fatta di muri bianchissimi che davano
un'intensa luminosità alle stanze. Almeno questo era quello
che
percepiva, mentre se ne stava ferma immobile in mezzo al salotto,
accanto ad un tavolino su cui era poggiato un servizio da tè.
Con
tono piuttosto galante la invitò a sedersi e subito dopo le
prese il
cappotto, non appena la donna se la sfilò di dosso.
Tom sparì
per un attimo, probabilmente per portare in un appendiabiti
l'indumento che gli aveva appena dato.
Fu
in quel momento che Alexandra si guardò attorno, mentre si
sfregava
le mani fredde, a causa del vento gelido esterno.
Poteva
un uomo come lui vivere in un posto così spazioso e, al
tempo
stesso, da solo?
Evidentemente
sì. O almeno così lei credeva.
Non era una di quelle persone che
si impicciavano della vita personale degli altri quindi, al momento,
il passato amoroso di Tom non le interessava più di tanto.
Quando
tornò, sfoggiò un leggero sorriso, guardandolo
sedersi accanto a
sé.
Non
poteva nascondere più a se stessa la sua immensa bellezza. E
non
parlava solo di un carattere di tipo fisico, ma faceva persino
riferimento alla sua gentilezza, la sua spontaneità e una
serie di
caratteristiche che Alexandra stava cominciando ad apprezzare.
Era
incredibile come la figura di Peter avesse ostruito quella di Tom.
Solo il giorno del suo compleanno aveva chiaramente capito cosa ci
fosse di sbagliato nel suo nuovo rapporto con lo scrittore francese
e, al tempo stesso, cosa si era apparentemente persa con l'attore
inglese.
C'erano
dei momenti, tuttavia, in cui preferiva rimanere la solita e glaciale
Alexandra, senza un briciolo di amore in corpo per il prossimo.
Eppure, quando si ricordava di Tom, quell'idea andava sfaldandosi
lentamente, fino a scomparire del tutto.
«
Lo so perché mi hai invitata qui. »
In
ogni caso desiderava mettere le cose in chiaro fin da subito. Almeno
adesso che si sentiva pronta e carica a dirgli come la situazione
doveva svolgersi.
«
Davvero sapevi che ti avrei invitato per prendere il tè del
pomeriggio? »
Erano
le cinque. C'era un servizio da tè. Fantastico. Touchè.
Alexandra
si ritrovò a sorridere imbarazzata, chinando la testa verso
il
basso. Era riuscito a precederla, raggirandola con eleganza.
Prima
o poi sarebbero caduti su quell'argomento, ma fino ad allora avrebbe
dovuto trattenersi da qualsiasi gesto sconsiderato ed impulsivo e
concentrarsi semplicemente su un semplice tè pomeridiano.
Fu
incredibile come, per davvero, entrambi si ritrovarono a sorseggiare
del Earl Tea Grey con il latte a quell'ora, parlando di James, Helen
e del futuro pargolo in arrivo.
Ed
era ancora più strano che stessero trattando quell'argomento
insieme. Alexandra fece presente a Tom le sue perplessità
sulle
abilità paterne di suo fratello, come al solito, ma l'uomo
al suo
fianco riuscì ad esporre la propria opinione, mettendo James
in una
buona luce.
«
Se ritieni che si comporti come un bambino, sicuramente quando
verrà
il momento in cui si ritroverà suo figlio tra le braccio,
cambierà
atteggiamento. »
Sembrava
sicuro di quel che stava dicendo, però alla fin fine lui
aveva
un'idea diversa in testa di James, forse un po' meno soggettiva di
quella di Alexandra.
Quest'ultima,
non sapendo bene come prendere quella situazione, decise di cambiare
argomento.
«
Quindi sei come tutti gli inglesi che abitualmente alle cinque bevono
il tè con i biscotti? »
Sorrise
nel dirlo, mentre nascose poco dopo lo sguardo nella sua tazzina,
perdendosi così l'espressione allegra che Tom le stava
riservando.
Non poté nascondere di averlo fatto appositamente, proprio
per
evitare di guardarlo e cadere in strane tentazioni.
Sì, perché
da quando aveva completamente cancellato dalla sua esistenza
l'immagine di Peter, Tom aveva preso un nuovo ed insolito significato
nella sua mente.
«
Tradizioni di famiglia. Anche se preferisco più di tutti il
budino.
»
«
Ti piace il budino? »
Ripeté
Alexandra con sguardo sorpreso, non appena poggiò la tazzina
sul
piattino.
«
Sì e i dolcetti in generale. Sono la condanna per mia madre,
specialmente quando ci sono i pranzi o le cene di famiglia. Se non
c'è qualche dolce, sa che mi offendo! »
La
risatina che seguì dalle labbra di Tom fece sorridere
Alexandra.
Lentamente cominciava a captare cose personali ma
semplici su di lui. E involontariamente stava accumulando tutte
quelle informazioni dentro di sé. Qualcosa le diceva che
forse,
prima o poi, le sarebbero tornate utili.
Alexandra
decise di mangiare l'ultimo biscotto, insieme all'ultimo sorso di
tè,
prima di appoggiare definitivamente la chicchera sul vassoio, posato
sul basso tavolino davanti a lei.
«
Grazie. »
«
E' un modo carino per dirmi che vuoi già fuggire? No,
perché se il
problema sta nel budino posso rimediare in qualche modo! »
«
Oh no, tranquillo » rispose Alexandra « ringraziavo
solamente. In
effetti era da molto che non bevevo del tè al pomeriggio. Al
massimo
me ne preparo una tazza alla sera, prima di andare a dormire.
»
E
per un buon quarto d'ora quello fu l'argomento del loro discorso.
Ancora
una volta la giovane Gascoyne si stupì di come fossero in
grado a
parlare di cose banali anche in situazioni simili. Riuscì a
notare
cose di cui prima, probabilmente, non si sarebbe mai accorta. Per
esempio il modo in cui la guardava. Sentiva l'attenzione di Tom
completamente su di sé e questa era una caratteristica che
non aveva
quasi mai provato con Peter.
Ricordava che, quando gli parlava lo
scrittore francese voltava spesso il capo, facendo dell'altro e non
ascoltando per niente quel che stava dicendo.
Invece con lui
sembrava tutto diverso. Sembrava davvero che gli importassero le sue
parole e il loro significato.
Una bellissima sensazione.
«
Credo di dover andare, Tom. »
Esordì
dopo poco, massaggiandosi nervosamente le mani. In realtà
non doveva
andare da nessuna parte, ma da un lato voleva sfuggire alle proprie
emozioni, mentre dall'altra voleva provare a sentire James e capire
se fosse ancora arrabbiato con lei, dopo la piccola discussione avuta
quella stessa mattina.
Eppure, per quanto nel suo tono di voce ci
fosse una certa fretta, Alexandra non si alzò dal divano.
Tom,
invece, si issò di scatto.
«
Ti prendo la giacca. »
E
in un attimo sparì.
A
chi dare ragione? A James o a se stessa?
Al lasciarsi andare o a
mantenere il controllo?
Nel
frattempo infilò una mano dentro la propria borsa poggiata a
terra,
accanto al divano, volendo controllare il display del cellulare: suo
fratello non l'aveva cercata e questo significava solo che era ancora
stizzito dalle parole che si erano scambiati. Tuttavia non ebbe
nemmeno modo di riporre il telefono nella sua custodia che Tom era
già lì.
Lui,
una volta che Alexandra fu in piedi, la aiutò ad infilare il
cappotto che non poté che sentirsi leggermente in imbarazzo
davanti
a tutta quella gentilezza.
Tom annullava tutto quello che era
sempre stata. Tutti quegli aspetti fastidiosi e spinosi che, a
stento, lei stessa riusciva a sopportare ma che comunque facevano
parte del suo carattere. Forse questo accadeva perché nella
sua
mente c'era ancora quel bacio. Magari entro qualche giorno, sicura
che sarebbe riuscita a dimenticare quel particolare, sarebbe tornata
a tediarlo con le sue rispostacce.
Si
scambiarono uno sguardo di reciproco e sincero ringraziamento. Da una
parte per aver passato un pomeriggio insieme, dall'altro per essere
stati vicini.
Eppure
quando l'attrice fu pronta per raccogliere la borsa da terra, Tom le
poggiò una mano sulla guancia sinistra, chinandosi sulla
figura
della donna.
Alexandra si ritrovò a baciarlo qualche attimo dopo,
premendo dolcemente le labbra contro le sue.
Ogni
promessa venne meno.
Ogni promessa divenne fumo al vento.
Si
separarono così presto che Alexandra rimase interdetta, con
la bocca
schiusa e le sopracciglia aggrottate. Ma un secondo bacio giunse poco
dopo, quando l'attore inglese si piegò su di lei, lasciando
che la
mano libera scendesse sul suo fianco. Ancora una volta il suo cuore
prese a battere così forte che quasi ebbe l'impressione di
avvertirlo esplodere da un momento all'altro. E di cosa sarebbe
scoppiato?
Di immensa felicità.
Perché era passata
un'eternità da quando qualcuno non la baciava in quel modo.
Alexandra
non tardò così a prendergli il viso tra le mani,
socchiudendo gli
occhi e lasciandosi andare a quel bacio, un composto di dolcezza e al
tempo stesso passione.
Quando
venne il momento di allontanarsi, entrambi si trovarono a sorridere,
mentre Tom ancora persisteva ad accarezzarle con lentezza una
guancia.
Lei
non riuscì a reggere lo sguardo, per tanto gli
fissò la spalla e
qualche ricciolo biondo scuro. Allungò una mano verso i suoi
capelli, toccandoli delicatamente. Per quanto, tuttavia, cercasse di
evitare i suoi occhi azzurri, sapeva di averli puntati su di
sé.
«
Devo andare. »
«
Giusto. »
Si
scambiarono poche parole, ma a continuare furono i loro sorrisi.
Alexandra si allontanò dalla sua figura, chinandosi
finalmente a
recuperare la borsa.
Tom
l'accompagnò alla porta, lasciando che uscisse. Non si
dissero
altro, se non un banale « Ciao » e fu allora che
Alexandra non si
voltò più indietro, uscendo da quella casa.
Controllo? Cos'era
per lei il controllo?
Qualcosa incapace di essere rispettato, a
quanto sembrava.
Hiddle's
corner:
Dio
mio. Sono sempre più in ritardo.
Comincio seriamente a
preoccuparmi .___.
Comunque, spero che questo capitolo vi sia
piaciuto. Come avrete notato, Alexandra è ancora incerta in
quello
che fa, e si porterà dietro la sua incertezza per un po'.
Inoltre,
Tom quieta la sua acidità, ma questo lo vedrete meglio nel
prossimo
capitolo!
Ringrazio
tutti per le recensioni lasciate e mi scuso per non avervi risposto
ma sono così occupata a fare avanti e indietro con
l'università,
che tra un po' non so nemmeno stare al mondo .__. Vorrei pure
portarmi il computer, per scrivere in treno, ma sento che a
metà
strada mi pentirei di tale scelta.
Un
bacio a tutti e a presto (se spera ._.)
Charlie
|
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Capitolo 11 *** Capitolo XI - Non è come Peter ***
Capitolo
XI
-
Non è come Peter -
Alla
mattina, quando Alexandra si svegliava o alla sera si coricava a
letto, faceva difficoltà a credere che, indirettamente,
fosse
impegnata con Tom.
Nessuno
dei due l'aveva specificato direttamente, ma era palese per entrambi
che fosse così.
Lui
la trattava con riguardo e lei cercava di farci l'abitudine. Non
erano assillanti l'un con l'altro ma era ancora troppo presto per
poterla definire una vera e propria relazione.
In
determinati momenti, Alexandra si poneva delle domande che la
portavano a riflettere su come la sua vita probabilmente sarebbe
stata se James non le avesse mai presentato Tom.
Probabilmente
in quel momento starebbe affrontando qualche problema con Peter e per
questo si costrinse a scuotere la testa mentre ci pensava.
In
qualche modo suo fratello aveva ragione ma era troppo orgogliosa per
poterlo ammettere veramente. Per poter dire che Tom era diverso e la
sua diversità era qualcosa che apprezzava con tutta se
stessa.
Non
si sentivano spesso durante il giorno, ma quando non aveva la mente
troppo impegnata, Alexandra si chiedeva cosa facesse. A cosa
pensasse.
I
suoi erano degli interrogativi banali ma inevitabili. Sembrava che
porsi delle domande simili la convincesse a credere che c'era un
forte interesse per lui. O non l'avrebbe pensato così
soventemente.
Natale
era ormai alle porte e come tutti gli anni Alexandra doveva
abbandonare l'Inghilterra per trasferirsi nella calorosa Australia e
passare qualche giorno con la sua famiglia. E anche se quella volta
c'era qualcosa di diverso a interagire con la sua vita, non poteva
cambiare le carte da gioco e rifiutarsi di andare a trovare i suoi
genitori.
L'unico
che forse poteva avere una qualche scusante era James che aveva
deciso di rimanere a Londra con Helen e passare il 25 dicembre con i
parenti di lei, per poi raggiungere i Gascoyne a Gladstone due giorni
dopo.
Per
un paio di giorni Alexandra si arrovellò su come far sapere
le sue
decisioni a Tom e dirgli che non ci sarebbe stata per il periodo
natalizio. L'attore inglese non le aveva detto nulla di importante,
perciò giunse alla conclusione che a nessuno dei due sarebbe
pesato
non passare del tempo insieme sotto quel tipo di festività.
Almeno
così credeva.
Riuscì
a trovare finalmente la situazione che cercava in una fredda
mattinata d'inizio settimana. Suo fratello ed Helen l'avevano
invitata a casa per comunicarle il sesso del nascituro e Alexandra
colse la palla al balzo, pensando di portare con sé Tom. Con
James
non aveva più chiarito, da quella volta, quindi pensava
scioccamente
che presentargli l'attore inglese potesse cambiare la situazione.
Certe
volte si dimostrava meno esperta del fratello, benché
anagraficamente lei fosse più grande di lui.
«
Sei agitata? »
La
voce di Tom la riportò alla realtà, mentre
entrambi percorrevano il
vialetto che portava all'appartamento di James.
Non si tenevano
per mano, come magari ci si poteva aspettare da due persone
consapevoli di frequentarsi, per il semplice fatto che Alexandra
faceva di tutto per tenere le mani lontane da quelle di lui. Non che
detestasse il suo tocco, anzi, ma si sentiva ancora troppo distaccata
dai sentimenti per riprendere un contatto così banale ma
che, al
tempo stesso, aveva un significato quasi importante.
«
No. Dovrei forse esserlo? »
Rimase
con lo sguardo puntato verso la porta d'entrata, senza voltare la
testa in sua direzione. Quando si trattava di mentire, Alexandra
faceva di tutto per apparire fredda e sicura di sé.
E Tom la
conosceva ancora troppo poco per capire cosa davvero passasse per la
sua testa, quindi non aggiunse altro alle sue parole.
Quando
James li vide rimase piuttosto interdetto, ma non tardò a
capire la
situazione che gli si era presentata davanti.
«
La stufa in sala è accesa? »
Chiese
improvvisamente Alexandra, interrompendo il glaciale silenzio che si
era formato davanti alla porta.
James
annuì con un semplice cenno del capo e così sua
sorella approfittò
del momento ed entrò in casa, evitando imbarazzanti domande.
Intenta
a sistemare di cuscini sul divano c'era Helen e, quando si
voltò
verso di lei, Alexandra notò come il suo ventre fosse
più gonfio di
quanto ricordasse.
Si
salutarono con i soliti calorosi sorrisi. A differenza di tante altre
persona, non riusciva ad essere acida ed antipatica con la compagna
di suo fratello. Era buona, dolce. Non c'era nessun motivo per essere
duri e scortesi con lei.
«
C'è Tom con me. »
Confessò,
prima che potesse notarlo con i suoi occhi, iniziando a spogliarsi.
Helen socchiuse le labbra, storcendole poi in un sorriso. Tuttavia
non riuscì ad aggiungere altro che l'attore inglese fece il
suo
ingresso insieme a James.
Quando
Alexandra si sedette accanto alla stufetta Tom la seguì. Si
voltò
verso di lui, sorridendogli leggermente.
Era bello.
Incredibilmente bello. Non si era ancora rasato la barba, ma era
sempre curata e mai fuori posto. Tuttavia non rimase a lungo a
fissarlo, da un lato leggermente imbarazzata, dall'altra desiderosa
di non dare troppo nell'occhio davanti a suo fratello.
«
Quindi, finalmente sappiamo il se- »
«
E' una femmina! »
Esclamò
James, più euforico che mai, interrompendo Helen la quale,
interdetta, gli diede una pacca sulla spalla, imbronciandosi.
«
Volevo fare una presentazione fatta per bene! »
Ma
quello era il suo sogno che si realizzava. Ormai lo sapevano anche i
muri che James Gascoyne aveva sempre desiderato una bambina e ora
poteva davvero averla.
Alexandra
e Tom sorrisero contemporaneamente, dopo aver appreso una notizia del
genere. Sembrava che un bambino fosse la gioia più bella del
mondo
in quel momento, ma l'attrice australiana, dentro di sé, non
poteva
concordare.
Non aveva mai desiderato mettere al mondo un altro
essere umano, proprio perché la vedeva come qualcosa di,
appunto,
scientifico.
Con Peter non c'era mai stata una vaga allusione al
voler stringere tra le braccia un bambino.
Con Peter non era mai
stata veramente una persona in grado di manifestare i propri
sentimenti.
***
«
E questa è la cameretta. Dobbiamo ancora comprare i mobili e
dipingere le pareti, ovviamente. »
«
Non la dipingerete rosa, spero... »
Alexandra
oltrepassò Helen, la quale ancora sostava sulla porta e
tratteneva
un sorrisetto.
Non
era grandissima, ma per un neonato andava molto bene, considerato che
quello era solo un appartamento. Immaginava già il desiderio
di
James di trasferirsi, in un futuro molto prossimo, in una casa
più
grande e far sì che la su famiglia fosse a proprio agio in
un luogo
confortevole.
«
No, niente rosa. O la zia non potrebbe mai entrare qui senza fare una
smorfia. »
A
quel punto Alexandra si voltò verso di lei sorridendole,
consapevole
più che mai di quelle parole. Ma forse, proprio come suo
fratello,
all'arrivo della bambina sarebbe cambiata.
Ricordò con un
sorriso quanto da piccola fosse gelosa dell'affetto che i suoi
genitori manifestavano verso James, mentre lei si sentiva
erroneamente lasciata da parte.
«
… e la nipotina avrà anche uno zio? »
Domandò
Helen, avvicinandosi lentamente a lei, portandosi una mano dietro la
schiena.
Sapeva benissimo a cosa si riferiva ed istintivamente
l'attrice chinò il capo, fissandosi le scarpe come faceva
quando
aveva dieci anni e non sapeva esattamente cosa dire.
«
Non nascondo che mi piacerebbe, ma... » alzò
finalmente la testa,
ostentando un sorriso che sapeva solo da maschera. « non so
come
andrà a finire. »
«
Tom non è come Peter, Alex. Probabilmente James te
l'avrà già
detto, ma devi tener conto di questo particolare. »
E
aveva ragione. Avevano ragione entrambi.
Ma
per quanto quelle parole e il concetto che si celava al loro interno
potessero apparire semplici, per Alexandra risultava tutto
tremendamente difficile.
«
Certo, io sono io. Hiddleston, Tom Hiddleston. »
Una
voce, quasi fuori campo, interruppe il dialogo tra le due
donne.
Quando Alexandra si voltò, trovò un Tom addossato
allo
stipite della porta, con uno sguardo che ricordava vagamente Sean
Connery nei colossali film di 007. E non riuscì a
trattenersi dal
sorridere, nel vederlo così buffo e divertente.
Perché sembrava
che non volesse apparire perfetto o dannatamente affascinante. A
quanto pareva, Tom desiderava semplicemente esternare la propria
anima e far vedere agli altri quello che c'era dentro di lui.
Ed
era qualcosa di cui andarne fieri.
Quando
l'attore inglese riassunse nuovamente la propria espressione, non
tardò ad aggiungere qualche altra parola.
«
Le quattro tazze di cioccolata calda sono pronte, signore e prima che
il novello Willy Wonka si arrabbi, ci conviene andare. »
Evidentemente
quello non era il momento per parlare, almeno non con Helen, la
quale, con un ampio sorriso, uscì dalla stanza della
bambina,
invitando Alexandra a fare altrettanto.
Mosse
un passo ma Tom non tardò a bloccarle la strada, allungando
una mano
e sfiorandole il braccio con delicatezza.
«
Sicura di stare bene? »
Nella
sua domanda si udiva chiaramente il tono di chi aveva accidentalmente
ascoltato la sua conversazione ma, apparentemente, non sembrava
dispiaciuto.
Per un attimo, Alexandra si ricordò di un episodio
passato, quando gli aveva urlato senza ritegno di odiarlo. E Tom
aveva sorriso.
Stava
costruendo anche lui una facciata di protezione?
E
a tutti quei pensieri si aggiunse anche il fatto che doveva dirgli
che non sarebbe stata a Londra per il periodo natalizio. Un sacco di
idee mischiate e confusionarie vagarono nella sua mente.
La donna
si ritrovò ad annuire e quando, preso per buono, Tom si
voltò per
tornare dai suoi amici, Alexandra lo afferrò per la manica,
trattenendolo ancora.
Lo guardò girarsi verso di lei, con gli
occhi leggermente sgranati e le labbra dischiuse.
«
Torno in Australia per Natale. »
«
Era questo che ti preoccupava? »
«
Sì. »
Piccola
bugia per nascondere una grande verità.
Eppure l'attore inglese
sembrò non accorgersene e per questo le sorrise ancora. Le
si
avvicinò più di prima e la strinse in un
abbraccio.
Alexandra si
ritrovò ad appoggiare la testa sul suo ampio petto e quel
gesto la
rassicurò più di ogni altra cosa. Si
sentì improvvisamente
protetta, come se si trovasse attorniata da forti e solide mura
impenetrabili.
Era una sensazione piacevole e rilassante al tempo
stesso. Si strinse a lui, socchiudendo gli occhi. Avvertì le
sue
grandi e sottili mani poggiarsi sulla sua schiena e di riflesso
Alexandra fece lo stesso con lui.
Forse quella era la prima volta
che un loro abbraccio aveva un così particolare significato,
senza
il bisogno di pronunciare nessuna parola.
Tuttavia
le cose belle non possono durare all'infinito e così, dopo
qualche
altro istante, sciolsero la loro stretta, rimanendo comunque
ravvicinati. Quel tanto che bastava a Tom per potersi chinare su di
lei e darle un veloce quanto dolce bacio a fior di labbra.
«
Le due colombe hanno intenzione di fare il nido o vengono per questa
cioccolata?! »
Suo
fratello interruppe quell'attimo così bello e strano con la
propria
voce, proveniente dalla cucina, lasciando un sorriso sulle
espressioni dei due attori.
Solo
quando raggiunsero James ed Helen, Alexandra e Tom si resero conto di
avere le dita delle mani intrecciate.
Hiddle's
corner:
Questa volta ho aggiornato con più velocità del
mio
livello di pubblicazione standard.
Sono contenta che il modo in
cui sto elaborando questa coppia vi piaccia perché, devo
ammetterlo,
ogni volta che scrivo di Tom ed Alexandra ho sempre il timore di
sfociare in qualcosa di banale ed impensabile.
Quindi
vi ringrazio per tutto l'appoggio che mi state dando: siete davvero
dei grandi!
Ora
anche il Natale è arrivato per i nostri protagonisti e, come
avrete
ben letto, non potranno vedersi per ovvie ragioni. Ma questo non vuol
dire che possano comunque comunicare.
Mi soffermerò su due
festività in particolare. Da un lato il Natale, che
affronterò nel
prossimo capitolo, e dall'altro il Capodanno, che vedrò di
portare,
finalmente, per il capitolo successivo.
Piccola
informazione. Vi ricordate quel piccolo problema che EFP aveva avuto
un po' di tempo fa, riguardo alla pubblicazione di capitoli?
Ecco,
adesso, guardando dalla mia pagina profilo o dalla pagina del Cast di
The Avengers, risulta che ho pubblicato 12 capitoli quando, in
veritas, sono 11. Tutto qui, volevo solo farvi sapere che si
è
sfaldato tutto, ma non saprei nemmeno come rimediare. Pazienza
ù.ù
Al prossimo aggiornamento,
Charlie
|
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Capitolo 12 *** Capitolo XII - Un lato nuovo e meraviglioso ***
NB.
Vi avviso già da ora che il capitolo, essendo molto di
passaggio,
sarà brevissimo rispetto agli altri. Dal prossimo
ritornerò ai
soliti standard.
Capitolo
XII
-
Un lato nuovo e meraviglioso -
La
stanza era illuminata e le tende erano state tirate per poter
impedire alla luce esterna di entrare in camera.
Alexandra
era troppo stanca per potersi lamentare e continuò a girarsi
nel
letto, riprendendo nuovamente sonno.
Per quanto avesse raggiunto
Gladstone da un giorno e mezzo, non aveva fatto altro che passare il
suo tempo a dormire o, in casi meno estremi, a sonnecchiare.
Ma
ormai i preparativi per il Natale erano ufficialmente conclusi e non
poteva ritirarsi da quelle classiche cene con i parenti che non
vedeva da un'eternità.
Da
un lato era contenta di essere lì, perché non
rivedeva casa sua da
molto tempo e ormai il freddo inglese l'aveva stancata. Quando mai a
Londra avrebbe potuto fare il bagno la mattina del 25
Dicembre?
Dall'altro canto, invece, avrebbe preferito non partire
e rimanere con Tom. Una richiesta un po' egoista, in effetti,
considerato che anche lui aveva la sua famiglia.
Ma saperlo
accanto a lei, a pochi chilometri di distanza, l'avrebbe rasserenata
di più.
Si
erano lasciati frettolosamente per telefono, con la promessa che si
sarebbero sentiti in qualche modo, durante il periodo natalizio. Ed
Alexandra intendeva mantenere quella promessa ad ogni costo.
La
cosa positiva di quella lontananza era che la giovane attrice avrebbe
potuto pensare con tranquillità al regalo da fargli.
Nessuno
dei due aveva avanzato una qualche particolare richiesta a proposito,
ma Alexandra voleva fargli qualcosa.
L'unico
problema che riscontrava era esattamente cosa.
Non
aveva la minima idea di quale tipo di regalo Tom avesse potuto
gradire o meno, quindi avrebbe sfruttato tutto quel tempo a sua
disposizione per pensarci.
Tuttavia
dei rumori provenienti dal corridoio la costrinsero ad alzarsi e
abbandonare quel momento di tranquillità.
Quasi
aveva dimenticato quanto fosse impossibile rimanere tranquilli in
casa Gascoyne, anche quando James non c'era. Sua madre, Eileen, era
uno spirito attivo, perennemente in movimento e che non perdeva
occasione di rimanere in silenzio.
Il
suo esatto opposto era il marito, John, dal quale Alexandra aveva
preso gran parte del carattere, eccezion fatta per l'acidità
e il
sarcasmo che aveva coltivato per anni ed anni, da quando aveva
lasciato la casa Natale.
«Era
ora che ti svegliassi! »
Esclamò
sua madre, quando la ragazza aprì la porta della propria
camera,
ritrovandosela davanti con uno scatolone in mano.
Aveva
un'espressione raggiante sul viso che le ricordò
immediatamente
quella di suo fratello James. E per questo sbuffò
leggermente.
«
Arrivo di là tra poco. »
Detto
quello fece dietro front e prese dalla propria scrivania il proprio
computer portatile, che aveva deciso di aggiungere alle mille cose da
portare a Gladstone, per quella piccola vacanza.
Una
volta che Alexandra accese il portatile si sedette sul letto a gambe
incrociate rimase ad aspettare.
Improvvisamente
si sentì agitata. Dopo quasi due giorni, trascorsi a
sistemare le
sue cose e a riprendersi dal fuso orario, finalmente poteva sentire
Tom. Essendo le due del pomeriggio, a Londra era già
mezzanotte
inoltrata, ma sapeva bene che lui l'avrebbe aspettata, rimanendo
sveglio solo per poter approfittare di quel momento per salutarsi.
Quando
finalmente il computer si accese e la connessione a Skype era
già
stata avviata, ebbe un tuffo al cuore nel vederlo già
online.
Non
appena inoltrò la chiamata. Alexandra girò
lateralmente la testa,
aspettando solo che Tom comparisse sulla schermata del suo computer.
«
Cosa ci fai con delle corna da renna in testa? »
Chiese
subito la ragazza non appena l'attore fece la comparsa sullo schermo
del suo portatile, arcuando le sopracciglia e tenendo le labbra
leggermente dischiuse.
Tom
stava ridendo, con un'espressione di bambino sul viso, mentre il
natalizio cerchietto che stava indossando aveva delle lucine rosse
che si accendevano e spegnavano in alternanza. Si divertiva con poco,
a quando pareva, e questo era un lato di lui che piaceva molto ad
Alexandra, perché sottolineava la semplicità di
quell'uomo.
«
... e si illuminano pure?! »
«
Belle, vero? »
Come
qualsiasi normale persona, Alexandra aveva pensato e ripensato a come
si sarebbe presentato per quella primissima video chiamata insieme. Un
semplice ciao
era il massimo che la sua mente era riuscita a produrre in quel lasso
di tempo che aveva passato lontano da lui.
Ma
non se lo sarebbe mai immaginato con le corna da renna in testa!
In
quel momento non riuscì a mantenere un minimo di
serietà, lasciando
che dalle sue labbra uscisse una leggera risatina.
«
Le corna di Loki non ti bastavano? »
«
Ho dovuto adattarmi per il periodo natalizio! »
Era così...
adorabile! Aggettivo che Alexandra non si sarebbe mai sognata di
usare nei confronti di Peter. Ma era bene continuarsi a ripetere che
lui non era come Tom. L'attore inglese era perfetto sotto molti punti
di vista.
E
in quel momento Alexandra non poteva negare a se stessa di voler
essere con lui. Abbracciarlo. Baciarlo.
«
Come sta andando in Australia? Vedo che fa freddo come qui! »
Domanda
lui, sorridendole.
In
effetti era divertente come fossero agli estremi: Tom con un maglione
grigio addosso e Alexandra con una semplice canottiera e le finestre
spalancate.
«
Bene bene, a parte la presenza assillante di mia madre a cui non ero
più abituata. »
Parlarono
e parlarono.
E
quello che doveva essere un semplice saluto si era rivelata una lunga
ed intensa chiacchierata, fatta di sorrisi, parole semplice e
promesse future.
Mentre
lo ascoltava, Alexandra si stava già immaginando il suo
ritorno a
Londra e il loro incontro dopo qualche giorno di lontananza.
E
c'era inoltre da contare Capodanno. Una festa insieme a Tom. La prima
da coppia.
Perché si poteva definire così, no? Una coppia.
Due
persone che stanno insieme. Ma dire che si amassero... pareva un po'
troppo prematuro ed Alexandra, probabilmente, avrebbe affrontato una
certa difficoltà nell'ammetterlo.
«
Sarai stanco, immagino... »
Ipotizzò
la donna, osservando Tom con un leggero sorrisetto.
«
Immagini bene , ma se ci sei tu a farmi compagnia la questione
cambia. »
Se
fosse stato per lei sarebbe rimasta a chiacchierare tranquillamente
con lui, ma l'orario era tardo e sicuramente l'attore inglese
desiderava riposare almeno un po'.
E
fu così che si salutarono, decidendo di chiudere la video
chiamata.
«
Buonanotte, Alexandra. »
«
Buonanotte, Tom. »
Era estremamente dolce. Come aveva potuto
odiarlo per tanto tempo e rischiare per sino di tentare un approccio
amichevole con Peter?
Un
profumo.
Ecco cosa stava segretamente impacchettando, dopo
un'estenuante giornata passata a Sidney.
Le
era costato anche abbastanza, ma l'idea che potesse indossarlo le
strappava un sorriso.
Sperava che lo facesse... e se non fosse
stato così avrebbe potuto incolpare suo fratello, visto che
era
stato James a consigliarle il tipo di profumo che Tom avrebbe potuto
apprezzare.
Il
Natale era trascorso in tranquillità ma lontano da lui.
Più i
giorni passavano, più sentiva la sua mancanza e sempre
più
desiderava la sua compagnia.
La
lontananza le stava facendo bene, secondo l'opinione di suo fratello
ed Helen, e ritardando il suo arrivò nella capitale inglese
quella
sua piccola sofferenza stava alimentando maggiormente il sentimento
che provava per lui.
Stava
riscoprendo un nuovo lato dell'amore.
Un lato nuovo e
meraviglioso.
Hiddle's
corner:
Sono
la vergogna umana. Ditelo.
Più
di un mese senza aggiornare, come si fa? Un MESE!
Eh, a quanto
pare si fa perché io ci sono riuscita brillantemente. Mi
scuso
assolutamente ma sono stata così impegnata con
l'università da non
accorgermi assolutamente del passare del tempo. Infatti mi pare
ancora impossibile che siamo già a dicembre.
Vabbé, fatte queste
considerazioni inutili come al solito, spero che il capitolo vi sia
piaciuto. Come al solito di passaggio e più corto del
previsto, ma
ho fatto in modo che Tom ci fosse lo stesso.
Vi ricordo, e
presento per chi non lo sapesse, l'account facebook dedicato proprio
a questa pagina (se volete farmi domande o volete una semplice
chiacchierata) -->
https://www.facebook.com/hiddle.efp
A
presto (se spera),
Charlie
|
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Capitolo 13 *** Capitolo XIII - Happy New Year ***
Capitolo
XIII
-
Happy New Year -
Una
festa tra amici, per Capodanno, era essenzialmente quello che ci
voleva per tornare all'apparente normalità londinese.
L'idea di
fare il salto dall'anno vecchio a quello nuovo insieme a Tom
elettrizzava Alexandra e, al tempo stesso, la spaventava. Avrebbero
resistito come coppia?
Era forse
troppo presto per dirlo, ma l'idea che qualcosa potesse andare storto
rimaneva viva e accesa nella sua mente.
Per quella
sera, tuttavia, avrebbe dovuto occuparsi di ben altro.
L'obbiettivo
principale?
Lasciare la
mente leggera ed impedire a qualsiasi pensiero gravoso di
impossessarsi di lei. E, soprattutto, divertirsi.
A prendere
il taxi a Londra si sentiva un po' catapultata indietro nel tempo,
quando lavorava a New York per il suo nuovo film e quando ancora
pensava che intraprendere una relazione con Tom Hiddleston fosse solo
un amaro scherzo della natura.
La festa era
stata organizzata da un gruppo di amici di suo fratello che, per
qualche fortuita coincidenza, rientravano nelle conoscenze anche di
Tom. Si trattava di Anthony Brown e Michael Rowland, entrambi
produttori nascenti, di buona famiglia e, specialmente, di spirito
allegro e amichevole.
Era questo
che serviva ad Alexandra. Qualcosa di felice, qualcosa di leggero che
non la complicasse troppo e pareva che tutta quella situazione che
stava vivendo fosse l'ideale.
Quando scese
dal taxi, la giovane attrice australiana si ritrovò
esattamente
davanti alla casa – o, per meglio dire, villa immensa
– dei suoi
amici. Venne accolta in essa, ben sapendo che ad attenderla ci
sarebbe stato Tom.
« Devo
limitarmi a spalancare le labbra dalla meraviglia o ho il permesso di
fare qualche commento? »
« Magari i
commenti tienili per dopo... »
Si alzò
sulle punte per poterlo baciare e sorridergli come ultimamente sapeva
fare.
Giacca,
cravatta e il profumo che gli aveva regalato per Natale.
Impeccabile
e straordinariamente perfetto.
Si erano
incontrati a seguito del ritorno di Alexandra dall'Australia.
L'attore inglese aveva apprezzato il suo regalo, mentre lui le aveva
donato un bellissimo bracciale che, per quella stessa sera di
Capodanno, Alexandra non aveva potuto che indossare, abbinato ad un
semplice quanto perfetto abito bianco.
Dopo qualche
saluto e ringraziamento per la festa, entrambi si dedicarono ad una
semplice chiacchierata, intervallandola con qualche piccola dolce
effusione non troppo marcata.
Tutti e due
avevano uno spiccato senso del pudore e mai in pubblico avevano osato
scandali che invece altre celebrità, anche più
giovani di loro,
avevano azzardato senza vergogna.
Tom sapeva
coglierla come un piccolo fiorellino delicato, trattandola come una
vera principessa. Un'idea che, probabilmente, qualche mese prima
avrebbe disgustato Alexandra. Eppure ora non disdegnava
quell'atteggiamento da parte dell'inglese. Anzi, stava imparando ad
adorarlo senza troppa difficoltà.
« Propositi
per il 2013? »
Chiese
Alexandra, mentre sviava lo sguardo dagli occhi di Tom, intenti a
scrutarla attentamente.
« Riuscire
a staccarmi dal cinema per un po' e tornare a teatro. »
Sorrise,
inumidendosi le labbra con un goccio di vino bianco dal proprio
bicchiere, che teneva saldamente stretto nella mano.
« E poi...
» continuò chinandosi verso di lei, parlando
sottovoce « … direi
che stare con te sia il miglior proposito che si possa desiderare.
»
In quel
momento Alexandra ebbe un lungo brivido lungo la schiena, che le
impedì di dare una risposta immediata ed adeguata alla
situazione.
Questo era il magico potere che l'attore inglese esercitava su di
lei. E sembrava riuscire molto bene in quell'intento che –
anche se
non ne era assolutamente certa – pareva piuttosto
involontario.
« Come sei
pretenzioso, Hiddleston... »
Ciononostante,
l'attrice australiana riuscì a ritrovare la propria tenacia
e a
replicare in modo piuttosto soddisfacente.
O almeno
così sperava.
« Però per
qualche strana coincidenza, che non so spiegarmi, il tuo ultimo
proposito coincide esattamente col mio. »
Una cosa
che, mesi prima, non avrebbe mai detto e, soprattutto, non avrebbe
mai pensato.
Tom
Hiddleston l'aveva cambiata senza nemmeno volerlo.
Rimasero
soli per poco tempo, fino a quando il loro duo non diventò
un
quartetto con l'aggiunta di James ed Helen.
In
particolar modo, il fratello sembrava compiacersi nel vederli
così
uniti e provava altrettanto diletto ad interromperli nei momenti meno
opportuni. E se Tom poteva accettare la cosa con un sorriso e una
risata, Alexandra sembrava pronta, da un momento all'altro, a
linciarlo.
Con il
dovuto affetto, chiaramente.
« E così
la mia adorata sorellina ha finalmente aperto le porte del suo cuore,
mh? »
Domandò
ironicamente James, in un momento di solitudine.
« Vuoi
farti gli affari tuoi?! »
Sbuffò
Alexandra, arcuando impercettibilmente il sopracciglio sinistro. Il
suo lato impiccione non gli era ancora passato, nemmeno in quel
periodo in cui, probabilmente, avrebbe dovuto realizzare di essere
quasi padre.
Con lui,
tuttavia, nulla era certo.
E poi dargli
ragione sarebbe stata l'ultima cosa che Alexandra potesse fare. Non
solo perché si trattava di suo fratello ma anche
perché trovava
estremamente difficile credere che quella fosse la realtà.
Questo non
voleva dire assolutamente che avrebbe passato il restante della
serata ad interrogarsi se davvero stesse frequentando Tom.
Quella era
una certezza. Una meravigliosa certezza che non poteva essere
infranta in alcun modo.
***
Alexandra
era stata a casa di Tom esattamente due volte e non aveva avuto
ancora modo di esplorarla per bene.
Aveva
semplicemente notato, grazie a qualche fugace occhiata, come le
pareti fossero interamente bianche, creando uno strano effetto anche
a stare in salotto.
O
semplicemente quella stranezza era dovuta al fatto che a quell'ora
tarda , dopo aver abbandonato la festa, e ormai nel pieno del 2013
Alexandra fosse a casa sua per un drink.
Tom era
sparito, andando sicuramente in cucina a prendere i bicchieri e
qualcosa da bere e la sua breve assenza le stava causando non poca
agitazione. Aveva l'impressione di essere tornata indietro nel tempo,
a quando aveva diciannove anni e un suo amico
dell'università
l'aveva invitata a casa
sua per bere una cosa insieme. Inutile dire che, dopo essersi
scambiati un bacio, Alexandra aveva preferito tagliare la corda e
scappare a casa.
Seduta su
uno dei due divanetti, cercò di non pensare al passato,
altrimenti
qualunque pensiero l'avrebbe immediatamente riportata a Peter. E
quello sarebbe stato un modo molto triste di concludere la serata.
« Ecco qua!
»
Per fortuna
Tom la raggiunse in poco tempo, sorreggendo due calici in una mano,
mentre nell'altra teneva ben stretta una bottiglia di vino. Sulle sue
labbra un ampio sorriso e un dolce luccichio negli occhi: aveva
appena allentato il nodo della cravatta e si era tolto la giacca nera
che aveva indossato per tutta la sera.
Si sedette
accanto a lei e lasciò nelle mani di Alexandra un bicchiere,
riempiendolo subito senza perdere tempo e facendo la stessa cosa con
il proprio, prima di appoggiare la bottiglia sul tavolino del
salotto.
« Un
brindisi inter nos ci sta, non credi? »
Disse
l'attore inglese, tenendo il calice sollevato, incitando Alexandra a
fare lo stesso.
« Ci sta
perfettamente bene. »
Fecero
sfiorare entrambi i bicchieri, producendo un leggero tintinnio e
bevvero alla loro stessa salute.
Non c'era
momento in cui Tom non la stesse fissando, con quel sorriso dolce
stampato sul viso e questo creava ancora più confusione ed
agitazione in lei.
Un sorriso.
Thomas Hiddleston era in grado di mandarla fuori strada semplicemente
con quello.
E tutto
questo per un semplice motivo: Alexandra non aveva mai amato davvero.
Non aveva
mai provato sensazioni delicate come quelle che Tom sapeva farle
vivere anche con un semplice sguardo.
Ma
ammetterlo sarebbe stato il passo finale, il traguardo della propria
coscienza.
« Non
mentivo prima, quando ho detto che il miglior proposito per l'anno
nuovo è restare con te. »
« Lo so...
»
Ed era vero.
Sentiva che quella non era una bugia e questo riusciva a determinarlo
chiaramente dal suo sguardo.
Alexandra si
sporse verso di lui, socchiudendo gli occhi, e ritrovandosi a baciare
le labbra sottili di Tom.
Un tonfo al
cuore.
Avvertì le
sue mani posarsi sui suoi fianchi e, in un attimo, era stretta a lui
nel più intimo degli abbracci. Entrambi i calici vennero
dimenticati
insieme alla bottiglia di vino sul tavolino accanto a loro, per
lasciare spazio a qualcosa di più profondo.
Fu per
Alexandra totalmente inebriante rimanere saldamente abbracciata a
lui, mentre il respiro di Tom si faceva sempre più presente
sul
collo della ragazza, lasciando spazio a qualche bacio ancora
– per
poco – casto.
Aveva
perfettamente idea di quello che stava per accadere o che, comunque,
sarebbe successo di lì a poco. La sua mente non stava
progettando
alcun tipo di interruzioni. Anzi, non erano per nulla ammesse.
« Tom... »
Ma anche i
piani progettati alla perfezione a volte avevano delle piccole ed
inaspettate crepe al loro interno.
Tom si fermò
nell'istante in cui Alexandra fece uscire dalle labbra il suo nome.
« Ho...
fatto qualcosa di sbagliato? »
Chiese,
lecitamente, osservandola con le sopracciglia leggermente inarcate e
il timore crescente di aver forse osato troppo.
Alexandra
rimase in silenzio e per un attimo le mancò il respiro: era
bello.
Molto bello e lei era anche fin troppo fortunata.
Si ridestò
scuotendo la testa, avanzando le labbra verso di lui e riprendendo
con quelle effusioni che la facevano tremare piacevolmente.
Continuarono
così per qualche minuto, lasciando che a riempire la stanza
fossero
gli schiocchi di baci e i respiri mozzati. Non si accorse nemmeno di
quanto fosse avvinghiata a lui, di quanto i loro corpi fossero uniti
in un unico abbraccio.
Ormai
l'attore inglese aveva compreso come i suoi gesti fossero ben
accetti, così si separò da lei di qualche
millimetro.
« Forse
dovremo spostarci da qui, non credi? »
Lo disse in
un sussurro, prima di alzare una mano sul suo viso, accarezzandole la
guancia sinistra. Seguì con lo sguardo il movimento delle
proprie
dita, lasciando cadere gli occhi su una ciocca di capelli che
sfuggiva dalla bassa coda che la giovane attrice aveva mantenuto da
quella stessa sera, per poi tornare a fissarla tranquillamente.
« Brillante
osservazione, Watson.»
Rispose a
bassa voce Alexandra, con un piccolo sorrisetto sulle labbra.
In quel
preciso istante si alzarono entrambi dal divano con lentezza e, con
la medesima calma, lasciarono il soggiorno. Oltrepassarono, mano
nella mano, il grande albero di Natale che parzialmente nascondeva
una libreria di notevole grandezza, per poi salire sull'attico.
La prima
porta a destra ospitava la camera da letto: muri bianchi, un enorme
letto al centro, uno specchio in un angolo e un grande armadio.
Era questo
di cui un uomo aveva bisogno? Era solo questo che necessitava Tom
Hiddleston?
Quelle
domande futili e stupide non ebbero lunga vita nella mente di
Alexandra, perché l'attore inglese riuscì ad
occuparla e possederla
con un nuovo e passionale bacio.
Faceva uno
strano effetto vederlo così, così... ardente. Un
aggettivo che non
sapeva se fosse più o meno adeguato a lui, ma era l'unico a
cui
potesse effettivamente pensare in quel momento, travolta da quel
susseguirsi incessante di emozioni.
La prima a
dare inizio a quella seconda serata fu proprio Alexandra, che
slacciò
in poco tempo la sua cravatta, lasciandola scivolare come di consueto
sul pavimento. Quel gesto fece scattare la molla anche nella mente di
Tom il quale, senza alcun indugio, ricambiò nei confronti
della
donna, iniziando a spogliarla del suo meraviglioso vestito bianco.
Era come la
classica scena da film che ne precedeva una d'amore: entrambi
velocemente si liberavano dei loro indumenti, contemplavano a vicenda
i loro corpi e in un attimo, completamente svestiti, erano
già
all'opera sotto le lenzuola.
Non sarebbe
stato male... sicuramente entrambi l'avevano pensato in un secondo.
Eppure loro non erano la classica coppia da cinema, per quanto
entrambi fossero piuttosto esperti in materia.
Una volta
che Tom, ormai privo di camicia e pantaloni eleganti, riuscì
a
sfilarle l'abito, fece voltare Alexandra di spalle, per compiere il
più semplice dei gesti: slacciarle il reggiseno. Una
banalità che
poteva essere risolta nel giro di qualche secondo, ma l'attore
inglese sembrava avere in serbo per la sua compagnia qualche piccola,
dolce tortura.
Chinò il
capo su di lei, lasciando dei piccoli e caldi baci sulla pelle del
collo, mentre le sue mani lentamente scendevano lungo la sua schiena,
fino ad arrivare alla fascia elastica in basso, già pronto
con le
dita a slacciare i gancetti.
« Hai
bisogno di chiamare i rinforzi? »
Alexandra
voltò leggermente la testa, notando che, effettivamente, ci
stava
impiegando più del tempo dovuto.
« Non si...
non si sgancia... »
Tom fu
costretto ad interrompere ogni coccola possibile, concentrandosi
esclusivamente sul reggiseno della donna che aveva cominciato a farlo
sospirare.
Lei sorrise
e si voltò finalmente in direzione dell'attore.
«
Evidentemente sei poco esperto in materia, Hiddleston. »
Gli fece la
linguaccia, non perdendo tempo per prenderlo in giro.
Si voltò e
lo fece per un valido motivo. Sotto quella leggera derisione, si
nascondeva un certo pudore. Dopo Peter non aveva intrapreso
più
alcuna storia, non aveva più amato nessuno. Non aveva
più fatto
sesso con alcun uomo. E l'idea che ci fosse qualcosa di sbagliato in
lei, il solito sciocco pensiero che terrorizzava qualsiasi donna al
primo rapporto con un uomo, la faceva reagire in quel determinato
modo.
Perché alla
fine Alexandra Gascoyne, nel profondo della sua scorza acida e
fredda, era una donna con le sue fragilità e le sue immense
insicurezze.
Lentamente
sfilò il reggiseno, mantenendo il capo chino. Tom, appurata
la sua
riuscita, fece un passo verso di lei, poggiandole entrambe le mani
sulla schiena.
« In verità
è colpa tua, lo so, ma sono troppo galante per poterlo
ammettere
apertamente. »
Alexandra,
ancora le spalle, approfittò di quell'occasione per
lasciarsi
sfuggire un sorriso dettato dalle sue parole. Dal tono con cui
vennero pronunciate. E dai baci dolci che ne seguirono.
«
Immensamente galante... »
Ripeté,
prima che il respiro potesse mancarle nuovamente, quando Tom
l'afferrò per la vita, attirandola a sé.
« Hai paura
che scappi? »
« E tu hai
paura che ti lasci andare? »
Domande che
si completavano a vicenda e che non necessitavano di alcun tipo di
risposta.
Si baciarono
ancora, stringendosi l'un l'altro, mentre quelle parole rimbombavano
nella mente di entrambi.
Tom, nel
profondo, temeva di perderla.
Alexandra di
essere perduta.
Timori
apparentemente irrazionali ma che, con la giusta leva, avrebbero
potuto realizzarsi.
Da quel
momento in poi non vi furono più parole vane a colmare
quella camera
da letto, dalle bianche pareti. Tutti e due si sedettero un attimo
dopo sul letto e le uniche vere testimoni della passione che li aveva
catturati furono le profumate lenzuola, con le quali avvolsero il
loro stesso desiderio.
Fare l'amore
con Tom non era come fare del semplice e banale sesso. Quello lo
faceva con Peter, senza provare un briciolo di eccitazione prima e
dopo.
In quei
momenti intimi, in cui i loro corpi divenivano un'unica cosa,
Alexandra fu certa di essere amata con passione e dolcezza. Con vero
sentimento.
L'attore
inglese le scivolò accanto, con il petto che si alzava e si
abbassava ritmicamente e un sorriso stanco, ma felice, sulle labbra.
L'abbracciò, cingendole il fianco destro e donandole un
veloce bacio
fior di labbra.
Alexandra
riuscì ad appoggiare la fronte su quella dell'uomo e
socchiuse gli
occhi. Non si addormentò, non sarebbe mai riuscita a farlo
in un
tempo così irrealistico, tuttavia volle assaporare quella
serata
nella sua mente fino alla fine.
Forse il
respiro di Tom che, pian piano, si stava regolarizzando l'avrebbe
cullata sino a prendere sonno. Nemmeno lei lo sapeva.
L'unica cosa
di cui poteva davvero essere sicura era una sola: il giorno dopo si
sarebbe svegliata sorridendo.
Hiddle's
corner:
Ed eccomi
finalmente qui con voi e con questo capitolo.
Devo
ammettere, come avevo già espresso sul mio account di Hiddle
Efp
(che per chi non lo conoscesse, può trovarlo qui →
https://www.facebook.com/hiddle.efp?ref=ts&fref=ts&__req=15)
e sulla mia pagina Hiddles, che pubblicare questo capitolo è
stato
anche più difficile della stesura. Sapete le solite
domande... "Ma
sto facendo la cosa giusta?", "Ho scritto qualche
cazzata?", "Perché non mi sono data all'ippica?", e
così via.
Vi ricordo
comunque che questa storia è sotto il rating arancione e
più in la
non posso, né voglio, spingermi. Spero che per questo non me
ne
vogliate.
La lunghezza
di questo capitolo di certo ripaga quella del precedente, ma vale
così davvero la pena il suo contenuto? Lascio giudicare a
voi come
al solito e io filo via che ho un sacco di cose da studiare per
l'università.
Al prossimo
aggiornamento,
Charlie
|
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Capitolo 14 *** Capitolo XIV - Ci siamo noi ***
Capitolo
XIV
-
Ci siamo noi -
Una
volta aperti gli occhi, Alexandra ricordava perfettamente quello che
era successo la sera precedente.
Sorrise,
come aveva previsto prima di addormentarsi tra le braccia di Tom.
Quando
si svegliò, la prima cosa piacevole che poté
avvertire fu il
respiro lento dell'uomo al suo fianco.
Nell'immaginario
collettivo, la donna era sempre l'ultima ad alzarsi dal letto, con un
aspetto fresco e radioso. I capelli in ordine e il trucco ancora
intatto: se Alexandra avesse avuto uno specchio in quel momento
avrebbe potuto constatare come la matita fosse sbavata attorno agli
occhi e l'acconciatura che l'aveva accompagnata per tutta la serata
di Capodanno si fosse trasformata in qualcosa di assolutamente
scomposto.
E, sempre nell'idea
di perfetto risveglio, l'uomo le
portava la colazione a letto, bello, vestito di tutto punto e con un
sorriso smagliante sulle labbra.
Invece
il loro fu totalmente diverso.
Voltando
il capo a sinistra, Alexandra notò subito come Tom stesse
ancora
dormendo, dandole la schiena dall'altro lato del letto.
Socchiuse
gli occhi ed ebbe la percezione di sentire il suo respiro farsi
sempre più pesante.
Da un lato avrebbe
voluto svegliarlo,
dall'altro sarebbe rimasta volentieri lì, ferma tra le
lenzuola ad
ascoltarlo.
A
distoglierla da quel sottile rumore, fu il pensiero stesso di quella
notte passata insieme. Aveva fatto sesso con Tom Hiddleston.
No,
no. Aveva fatto l'amore con lui.
Un
amore intenso e profondo ma perfetto.
Sorrise, girandosi di
lato e
ammirando la schiena ancora nuda del suo compagno. Lentamente
spostò
una mano verso di lui ma senza toccarlo.
L'avrebbe sicuramente
svegliato e questo non rientrava nelle sue opzioni. Ritirò
quindi il
braccio, riportandoselo al petto e sospirando.
Improvvisamente, Tom
si rigirò dalla sua parte, con la testa non interamente
poggiata sul cuscino.
Le labbra erano
leggermente dischiuse e
un'espressione serena sul viso. I capelli, scomposti, lo rendevano
ancora più bello di quanto non fosse.
O
almeno questo era quello che Alexandra stava pensando. La sua
opinione, al momento, era influenzata da quello che era successo la
sera precedente e probabilmente per le prossime ore non sarebbe
cambiata di molto.
Sarebbe
stata in grado di rimanere lì a fissarlo, nonostante tutto,
senza
muovere un muscolo?
No. Lei era pur
sempre Alexandra Gascoyne e
avrebbe dovuto far qualcosa, come per esempio tornare a casa. O,
tanto per cominciare, rivestirsi: era pur sempre il primo gennaio e
per quanto quella notte fosse stata la più calorosa
dell'ultimo
periodo, faceva freddo sotto quelle coperte.
Scivolò
fuori dalle lenzuola, alzandosi senza fare troppo rumore e cercando,
con lo sguardo, i propri indumenti.
Bene, il vestito era
ancora a
terra tutto spiegazzato, mentre l'intimo era adagiato su un angolo
del materasso, sciupato anch'esso. Scosse il capo, afferrando gli
slip e il reggiseno, indossandoli piuttosto celermente.
Quando
si voltò per osservare Tom – per l'ennesima volta
– lo scorse
ancora intento a dormire. Ed era qualcosa di perfetto. Ingenuo.
Immacolato.
Era
palese come quella visione dovesse dissuaderla dall'andarsene, ma
ormai aveva preso la decisione di tornare a casa. Per questo si
voltò, recuperando il proprio abito, con la speranza di non
rimanere
sufficientemente intenerita da poter cambiare così idea.
«
Alex... ? »
Diamine!
Doveva aver sbattuto i talloni troppo forte a terra, mentre infilava
dai piedi la propria mise.
«
Sì? »
«
Cosa fai? »
Aveva
captato subito la sua voce impastata dal sonno e non fece a tempo a
voltare il capo verso il letto che Tom Hiddleston si era appena
issato su un gomito. Gli occhi semi socchiusi, lo sguardo
sonnacchioso.
E i capelli. Quei
dannati capelli arruffati.
«
Mi vesto. Fa freddo. » fu la risposta piatta e secca di
Alexandra,
come se al momento non le importasse di quel che era successo.
In
realtà l'unica ad essere diventata gelida, al momento, era
lei. Si
stava esattamente comportando come Peter, senza rendersene conto. E
senza accorgersi che, per quanto insonnolito fosse, Tom stava
captando il suo tono.
Più
o meno.
« Bastava
chiedere, ti avrei dato una tuta. »
No.
Forse poi così sveglio non era.
«
Tranquillo, » chiuse la zip, tornando perfettamente al look
di
Capodanno « adesso vado a casa. »
Quattro
parole che riuscirono a svegliare l'attore inglese che,
impressionatamente, si rizzò col busto.
«
Perché? »
Bella
domanda, vero Alexandra? Domanda a cui, sicuramente, non sapeva
rispondere.
Perché
doveva tornare a casa? Perché doveva scappare da un
risveglio
idilliaco come quello?
Erano forse le nuove
sensazioni che, con
velocità, si stavano espandendo nell'animo dell'attrice?
Ancora
una volta la sua mente si stava affollando di domande a cui non
avrebbe saputo trovare una risposta in così poco tempo.
«
Ho delle cose da sbrigare. »
Una pessima bugia,
inventata al
momento che non avrebbe portato a conseguenze positive.
«
Il primo giorno dell'anno? »
Chiese lui, con un
tono che indicava
perfettamente quanto avesse inteso la situazione.
Sì,
svegliarsi
abbracciata a Tom era l'ideale che aveva sviluppato la sera
precedente, giusto qualche attimo prima di chiudere gli occhi e
cadere tra le braccia di Morfeo, insieme al suo shakespeariano.
Ma
allora perché scappare senza un motivo apparente? Era
pienamente
soddisfatta di come fossero andate le cose quella notte,
però...
c'era un però che nemmeno lei sapeva come e dove collocare.
Alle
parole dell'attore inglese, Alexandra non poté che alzare le
spalle
e sperare di non essere trattenuta oltre. Perché sapeva bene
che, se
avesse osato concedergli uno sguardo in più, sarebbe ceduta
senza
problemi.
C'era qualcosa nei
suoi occhi che la invogliava a cadere
in tentazione o ad arrendersi tra le sue braccia. Era successo alla
sua festa di compleanno, quando si erano baciati per la prima volta e
da allora non era più riuscita a resistervi.
Notò
con la coda dell'occhio che Tom si infilò i boxer, lasciati
anch'essi precedentemente sul bordo del letto.
« Ho fatto
qualcosa che non va? »
Nelle
sue parole si celava un certo desiderio di scoprire la
verità:
insomma... cosa poteva essere andato storto in quel che avevano
fatto?
Alexandra
finalmente decise di girarsi: davanti a lei l'uomo con cui aveva
fatto l'amore, con solo un paio di boxer a coprirlo. Lo sguardo
perso, i capelli in disordine. Una mano era poggiata sul suo fianco,
mentre teneva la schiena leggermente incurvata in avanti.
«
No... è stato tutto perfetto. »
Lo disse con un
sorriso, ma non
aggiunse altro perché, essenzialmente, non sarebbe stata in
grado di
spiegare il motivo di quel desiderio tanto strano.
«
Allora resta ancora con me, ti prego. »
Doveva
dirgli che si stava comportando così perché era
sempre stata
abituata a farlo con Peter per parecchio tempo. Ma una parte di lei
le stava suggerendo che se avesse osato raccontargli una riflessione
simile, Tom avrebbe avuto la risposta pronta, dicendole che quella
relazione non sarebbe mai stata come la precedente.
Allora
resta ancora con me, ti prego.
Quelle
parole risuonarono come la richiesta di un bambino nelle orecchie di
Alexandra, specialmente quando Tom allungò un braccio verso
di lei,
sperando in qualche modo che afferrasse la sua mano.
E
così fece.
Le loro dita si
intrecciarono lentamente e un sorriso
comparve sul viso dell'attore inglese.
Lei
si avvicinò a lui: era ridicola tutta vestita, si sentiva
tale,
specialmente quando poggiò la mano libera sul suo petto,
ancora
caldo.
Rimasero
abbracciati per qualche secondo e Alexandra, tra le sue braccia, si
sentì piccola piccola. E sciocca. E stupida.
Socchiuse
gli occhi e sospirò, ma in lei era ancora pulsante il
desiderio di
porre una pausa a quel che era successo.
Alla fine erano scesi
in
intimità profonda. Erano diventati una cosa sola e quella
notte, la
loro prima notte, non sarebbe stata dimenticata dall'australiana che
viveva perennemente dei ricordi.
Eppure...
«
Devo davvero andare, Tom. »
A
malincuore pronunciò quelle parole, staccando la fronte
dalla spalla
dell'uomo, che ancora la teneva stretta a sé, con le mani
ben saldi
sui suoi fianchi.
« Ma ti
chiamo quando arrivo a casa.
»
Sorrise.
« Lo
prometto. »
***
La
promessa di Alexandra non venne mantenuta.
Quando finalmente
mise
piede in casa sua, la prima cosa che fece fu farsi una lenta doccia
calda, lasciando che i pensieri scivolassero insieme al flusso
d'acqua.
Si distese sul letto,
una volta uscita, e non tentò
nemmeno di reprimere il desiderio di chiamarlo perché esso
non si
presentò nella sua testa.
Era
come se si fosse scordata della parola data, ma che comunque
continuasse a pensare a loro.
Aveva bisogno del suo
momento di
solitudine per poter riflettere su tutto quello che era successo.
Per
poter rivivere ogni singolo secondo, ogni gesto compiuto e, in
qualche modo, fantasticare su quanto potrebbe succedere.
Nel farlo
non si rese conto di quanto i suoi gesti di quella stessa mattina
fossero sbagliati.
Tom ne era uscito
triste e in parte deluso e
questo Alexandra non l'aveva probabilmente ancora capito.
E
non telefonargli stava solo peggiorando le cose.
Passò
la mattinata e il restante pomeriggio nella più totale
solitudine,
senza ricevere nessuna chiamata. Né da James e né
da Helen, quando
solitamente almeno uno dei due in giornata si faceva sentire, anche
per scambiare qualche piccola parola inutile.
Niente
di niente.
La
logica vorrebbe che almeno lei si facesse avanti, ma Alexandra non
pensò nemmeno per un secondo di prendere il telefono in mano
e fare
qualche chiamata.
Per
quanto Tom la stesse, involontariamente, modificando, sembrava che
l'attrice non avesse abbandonato ancora quelle caratteristiche
più
spinose insediate in lei.
La
sera stessa la situazione non variò: guardò un
film in tranquillità
e poi andò a letto, con certi pensieri che ancora le
ronzavano in
testa.
Quando
quella mattina si alzò, non troppo presto, trovò
subito un
messaggio nel suo telefono.
Tom.
Posso
passare da te verso le dieci?
Nessuna
faccina, che era solito usare. Nessun 'ciao' o 'buongiorno'
mattutino.
La sua risposta fu un
po' meno gelida, rispetto a
quella di lui, ma non si allargò di troppo e attese solo il
suo
arrivo.
Essendosi svegliata
quasi in piena mattinata, non dovette
aspettare molto prima che Tom suonasse alla sua porta.
Capelli
corti come al solito, ben sistemati. Nessun filo di barba.
E uno
sguardo diverso dal solito.
«
Un attimo solo che ho lasciato il bollitore sul fuoco. »
Lo
accolse così, poggiando velocemente la mano sul braccio di
Tom,
ancora avvolto dal giaccone scuro che indossava, sparendo poi in
cucina.
Nemmeno un bacio.
«
Vuoi del tè? »
Chiese
comunque per gentilezza, ma l’attore inglese
rifiutò cordialmente,
rimanendo ancora in piedi in soggiorno.
Si
preparò una tisana rilassante a differenza del tè
gusto di arancio
e cannella che si era prefissata all’inizio, senza pensare
che la
presenza di Tom la stava innervosendo, in quanto ora ricordava
perfettamente di non aver mantenuto quella promessa.
Quando
tornò da lui, lo trovò con la giacca ancora
addosso e lo sguardo
perso verso il basso.
«
Vuoi darmi il giaccone? ” chiese, ma venne subito interrotta
dalle
parole dell’inglese. Immediate e dirette.
«
Ho aspettato tutto il giorno una tua chiamata. »
Cazzo.
Ovvio
che non se lo sarebbe mai dimenticato.
«
Scusami è che ho avuto tante cose da fare. »
«
Alex… »
«
Cose da sistemare che avevo lasciato in sospeso. »
«
Alex… »
«
Giustamente non potevo più rimandarle e--- »
«
Alexandra! »
Quando
Tom alzò di poco la voce, l’attrice australiana si
zittì tutto su
un colpo, tenendo ancora ben salda la tazza tra le mani. Non sembrava
arrabbiato, ma il suo tono non era lo stesso di sempre, tranquillo e
pacato.
«
Avevi promesso che mi avresti chiamato. Prima che te ne andassi senza
darmi un valido motivo per farlo. »
No
no no, non stavano per litigare, vero?
Tutto
dipendeva dalla risposta di Alexandra e da quanto questa fosse acida
e pungente.
Doveva
trattenersi. Se non l’aveva fatto con Peter, doveva farlo con
Tom
e, soprattutto, farlo per loro due. Per la coppia che erano
diventati.
«
Scusami. »
Ottimo
lavoro!
Nella sua voce
c’era davvero del dispiacere e per questo
si vide costretta ad abbassare il capo, quasi temesse un incrocio di
sguardi.
Eppure
Tom la costrinse a guardarlo, alzandole il mento con due dita. Voleva
conoscere la verità nei suoi occhi e così fece.
« Me ne
sono
andata perché ho sempre fatto così. »
«
Con Peter? »
Non ci volle molto
per capire che si stava riferendo
a lui e Tom ebbe la certezza che fosse così quando la donna
davanti
a lui annuì con pochi cenni del capo.
«
Alexandra, ascoltami. » le si avvicinò di
più, prendendole il viso
tra le mani e stringendolo con delicatezza. « E' il tuo
passato,
nessuno ti chiede di dimenticarlo immediatamente, ma ora ci sei tu,
ci sono io. Ci siamo noi e insieme stiamo creando qualcosa di nuovo.
»
Ogni
parola era vera fino alla fine e questo fece riflettere l'attrice,
mentre il suo viso era ancora imprigionato tra le mani di Tom,
tant'è
che sorrise leggermente a quel che disse.
Si
allungò verso di lui riuscendo a baciarlo senza
difficoltà.
Fu
un bacio dolce, ma dal significato passionale che durò solo
qualche
secondo, fino a quando Alexandra non sussurrò qualcosa.
«
Se resti ho del budino in frigo... »
La
risata di Tom riecheggiò in tutto il soggiorno.
Hiddle's
corner:
Sono
sempre più in ritardo e me ne vergogno.
Almeno
ho finito questa terribile sessione invernale e ora sono
(apparentemente) libera!
Spero quindi di poter
aggiornare
velocemente per la prossima volta.
Capitolo un po'
particolare
e, come avevo detto nel mio account di fb (Hiddle Efp), ho dovuto
riscrivere la mia parte che comprendeva il classico risveglio dopo
una nottata passionale: abbracciati insieme, colazione a letto, baci,
abbracci e altre cose smielosissime.
Ma io NO, per
Alexandra
volevo qualcosa di complesso. Voglio mostrarvi quanto sia complessa
come persona e quante fratture dentro di sé ha ancora.
Inoltre,
ho fatto uso delle continue 'ripetizioni' da parte di Tom (per
esempio quando dice ad Alex 'E' il tuo passato, nessuno ti
chiede
di dimenticarlo immediatamente, ma ora ci sei tu, ci sono io. Ci
siamo noi e insieme stiamo creando qualcosa di nuovo.' )
perché ho notato che lui lo fa spesso. Sembra che ami le
parole e
quindi spero di averlo un po' reso credibile.
Fatemi
sapere se vi è piaciuto e per qualsiasi domanda non esitate
a
contattarmi : sarò lieta di rispondervi!
Charlie
|
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Capitolo 15 *** Capitolo XV - Immaginare ***
Capitolo
XV
-
Immaginare -
Era
strano come Alexandra si stesse pian piano adattando a quella
situazione.
Strano,
ma infinitamente bello.
L'essere
amata così profondamente la faceva stare bene. Si sentiva in
pace
con se stessa e per la prima volta poteva affermare che fare coppia
con qualcuno era qualcosa di davvero bello.
Ovviamente
James la punzecchiava in continuazione.
«
Cosa avevo detto fin dall'inizio? »
Ripeteva
sempre.
«
Che sareste stati perfetti l'uno per l'altra! »
Dargli
ragione per Alexandra sarebbe stato pressoché impossibile,
ma nel
profondo sapeva che aveva ragione.
Non
passava molto tempo con Tom, anzi. Spesso e volentieri risultava
difficile vedersi anche solo alla sera per qualche ora.
Lui
era oberato di lavoro, di impegni di spettacolo e quant'altro. Lei
raramente era a Londra, ma si spostava in continuazione da
città a
città in Inghilterra.
Tuttavia
il modo per sentirsi e stare insieme lo trovavano. Cosa poteva
esserci di meglio?
Quel
giorno di inizio gennaio era uno dei tanti in cui avevano avuto modo
di passare del tempo.
Domenica.
Una
solita domenica piovigginosa di gennaio.
«
Tutta questa pioggia mi sta innervosendo... »
Distesa
sul divano, Alexandra alzò lo sguardo per fissare Tom,
intento a sua
volta a guardare fuori dalla finestra, con una tazza di cioccolata
fumante in mano.
«
Rilassa la mente. »
«
Lo dici solo perché sei inglese. »
Sbuffò
l'attrice, ritornando a nascondersi sotto una grossa coperta di pile.
Come
accadeva ogni volta che si incontravano, Alexandra passava il suo
tempo a casa di Tom.
Non
si vergognava ad uscire con lui. Semplicemente non si sentiva ancora
pronta a mostrarsi al pubblico, ad esporre così la sua vita
privata.
Perché, prima o poi, sarebbe successo.
Entrambi erano delle
celebrità note e il rischio di essere scoperti era
altissimo.
Eppure, l'idea di leggere notizie riguardo il loro
conto sui giornali di gossip o su internet la infastidiva per il
momento.
Voleva che quella relazione fosse solo sua e di Tom.
Nessun altro intruso estraneo.
«
E tu ti lamenti solo perché sei australiana. »
Riuscì
a ribattere l'attore inglese, girandosi verso di lei con un sorriso
leggermente sarcastico.
Si
ritrovò a guardare Alexandra intenta a fargli la linguaccia
da sotto
la coperta, quasi fosse una bambina capricciosa.
Tom,
nel frattempo, aveva deciso di tornare da lei, prendendo oltretutto
quell'espressione infantile come una sfida.
Si
sedette sul bordo del divano, appoggiando la tazza – ancora
per
metà piena – sul solito piccolo tavolino del
salotto.
«
Hai i baffetti di cioccolata. »
Precisò
Alexandra, con aria piuttosto saccente, arcuando leggermente il
sopracciglio.
«
Davvero? »
L'attore
inglese tirò le labbra, incrociando gli occhi per poter
vedere
almeno un po' di cioccolata. Poi voltò subito lo sguardo
verso la
donna accanto a lei.
«
Potrei anche decidere di darti un bacio e ripulirmi sulla tua bocca.
»
Nel
dirlo cominciò ad avvicinarsi a lei con un'espressione
piuttosto
furbetta stampata in volto.
«
Non oseresti. »
«Certo
che oserei, tesoro. »
Le
poggiò una mano sulla guancia, mentre con l'altra si
puntellava sul
divano.
«
Tom. Fermo. »
Precisò
la donna con tono deciso, poggiando le proprie dita sul petto di lui,
cercando di allontanarlo in qualche modo, senza ottenere un minimo di
successo.
L'attore
assottigliò lo sguardo, arrotondando le labbra, assumendo
un'espressione piuttosto familiare. (1)
«
Uh, che paura! »
«
Sì, che paura e adesso vai a prenderti un fazzolet--
» non riuscì
a concludere la frase che Tom la baciò a tradimento,
lasciandole le
labbra sporche di cioccolata, ancora tiepida.
«
TOM! »
Esclamò
a gran voce, strizzando gli occhi. Tuttavia comincio a ridere di
conseguenza poiché la situazione era diventata
effettivamente
divertente.
«
Allora, sono ancora sporco di cioccolata? »
Domandò
l'inglese, riuscendo finalmente a distendersi su di lei, rimanendo
comunque in bilico per non gravare col proprio peso su di lei.
«
No, ma hai sporcato me! »
«
Davvero? Non l'avevo proprio notato... »
***
Tom
era stato chiaro: non voleva che nessuno fumasse in casa sua, nemmeno
Alexandra.
Peter le lasciava fare quello che voleva e
probabilmente se le avesse negato il permesso di fumare in casa
probabilmente l'attrice si sarebbe infuriata. Invece con Tom era
tutto diverso. Rispettava la sua decisione e non aveva mai osato
contraddirlo.
Così,
mentre lui era intento a preparare il tè – come se
la cioccolata
calda non gli fosse bastata – Alexandra se ne andò
sul balcone di
casa Hiddleston, con addosso il proprio giaccone e il berretto del
suo ragazzo. Di certo non gli sarebbe dispiaciuto...
Inspirò
del fumo dalla propria sigaretta, portando meccanicamente un braccio
sotto il seno.
Alexandra,
inconsciamente, lo stava guardando aldilà del vetro, intento
a
passare dalla cucina al salotto e viceversa.
Thomas
William Hiddleston era quel tipo di persona che non aveva bisogno di
fingere in pubblico, evitando di mostrare se stesso agli altri.
Era
buono, dolce, caritatevole.
Tutto
ciò che Alexandra poteva detestare in una persona. Con lui,
invece,
aveva funzionato pienamente.
Era
così generoso che si era offerto di partire con l'UNICEF e
andare in
Guinea nelle prossime settimane per testare personalmente la vita in
Africa.
Molti
uomini avrebbero dovuto prendere esempio da tale umiltà...
E
l'avrebbe lasciata da sola. Per diversi giorni.
Ce
l'avrebbe fatta?
« Ce la farò. »
Sussurrò
a se stessa, girandosi di scatto, dando le spalle al vetro.
Aveva
passato molto tempo da sola e anche quando Peter se ne andava per
convegni lei non si lamentava o comunque non ne soffriva.
Ma
Tom... Tom era Tom e la questione era assolutamente diversa.
Inspirò
ancora una volta, per poi espirare un attimo più tardi.
Come
poteva immaginare quella settimana senza la sua presenza?
Senza la
sua risata sciocca e il suo sorriso da bambino?
Nel
spegnere nel posacenere il mozzicone che si trovava tra le dita,
Alexandra si morsicchio le labbra: non doveva dar a vedere questa sua
preoccupazione, specialmente a suo fratello che non avrebbe perso un
attimo a scherzare.
Si
appoggiò con la schiena alla porta vetrata, richiudendosi
nel
proprio cappotto.
Improvvisamente
sentì bussare alle sue spalle: un Tom.
«
Hai intenzione di stare lì fuori a farti congelare il naso o
vuoi
entrare a prendere il tè? »
«
Tè dopo cioccolata calda... non sei sazio? »
A
qual punto entrò in salotto, trovando subito il calore di
quella
casa. In un attimo si sfilò il cappotto di dosso, superando
l'attore
e andando a riporlo nel guardaroba.
«
Si sta parlando del tè, Alex. Qualcosa di sacro! »
Esclamò
l'uomo, raggiungendola e afferrandola per la vita.
«
Mi stai inglesizzando troppo, Tom. »
«
Oh, inglesizzando? La fai sembrare una cosa veramente brutta!
»
Tom
le baciò una guancia, stringendola in un abbraccio.
Alexandra
ebbe un brivido in quel momento e si chiese se anche l'uomo che la
stava abbracciando stesse provando la medesima sensazione.
Appoggiò
la testa alla sua spalla, nascondendo un sorriso. Si sentiva bene e
più Tom l'attirava a sé più avvertiva
una certa sicurezza.
«
Allora? Devo prendere il tuo silenzio come un Sì,
Tom, voglio una
tazza di tè con latte? » nell'ultima
parte alterò la voce,
rendendola decisamente acuta.
«
Ehi! » la donna gli riservò uno schiaffo sulla
spalla « Io non
parlo così! »
Le
sfuggì una risata nel dirlo e da essa nacque un bacio
semplice.
Anch'esso rassicurante.
Passato
anche quel tè, si distesero entrambi sullo stesso divano.
Per
un po' non ci fu dialogo. Non era necessario.
Alexandra
e Tom sapevano ben accontentarsi del silenzio, perché
insieme
comunicavano molto di più che con qualche semplice parola.
Forse
erano le solite convinzioni che si facevano tra coppiette.
Un
solo sguardo valeva più di un semplice discorso.
Per
quanto l'attrice lo ritenesse un concetto stupido era la
verità.
Una
verità che non si sarebbe mai aspettata di assaggiare
così nel
profondo.
«
E se un giorno andassimo al mare? »
Alexandra
lo guardò con un sopracciglio inarcato.
«
Al mare? Quando? »
«
Presto. Quando ne avremo voglia. A Plymouth magari. »
La
donna scoppiò in una fragorosa risata, che in qualche modo
tentò di
soffocare portandosi le mani alle labbra.
Tom, ovviamente, non
comprese subito il motivo di quella reazione, pertanto
aggrottò la
fronte.
«
Stai davvero chiedendo ad una persona che è abituata al mare
australiano di fare una piccola gita in un posto freddo, dove non si
può fare nemmeno il bagno? »
Senza
rendersene conto, Alexandra parò con un tono piuttosto
sarcastico e
che, quasi, sfiorava l'offesa.
L'attore,
in realtà, glie l'aveva proposto in buona fede, senza tener
conto di
quei piccoli dettagli.
«
A dirla tutta, con un po' di coraggio, puoi farti il bagno. »
Rispose
prontamente Tom, senza aggiungere altro.
La sua mente in quel
momento si stava interrogando su svariate cose riguardo alla donna
alla quale era ancora abbracciato sul divano.
Qual
era il suo problema con la manifestazione d'affetto? Con le
gentilezze e le cortesie?
Peter Argent doveva averla delusa più e
più volte per renderla in quello stato apparentemente grezzo.
«
Fare una passeggiata lungomare, per esempio? »
« Col tempo che
c'è qui in Inghilterra è proprio il massimo...
» sbuffò
l'attrice, facendo roteare gli occhi.
«
Hai una concezione del romanticismo molto poco sviluppato. »
«
No! » rispose Alexandra, voltandosi completamente verso di
lui,
cercando tuttavia di non perdere l'equilibrio e cadere dal divano.
«
Non è assolutamente vero, so essere romantica come tante
altre
persone, caro Hiddleston. »
Bugia
e lei stessa sapeva bene che non era esattamente così.
Era
arida. Spesso fredda. Incline quasi alla mancanza d'affetto, per
quanto comunque ci tenesse a lui.
In
tutta risposta Tom ostentò un sorrisetto appena accennato,
quanto
bastava a fargli curvare un lato delle labbra.
Di
sorpresa si alzò dal divano, costringendo la sua compagna a
fare
altrettanto. Poggiò una mano sul suo fianco, assumendo in
poche
mosse una posizione da ballo.
«
Si può sapere cosa fai? »
Domandò
la giovane donna, sentendosi piuttosto interdetta dalla situazione.
«
Ballo con te, non è palese? »
E
detto ciò, Tom costrinse Alexandra a fare qualche passo di
danza per
il salotto.
Stano.
Questo
era uno dei tanti aggettivi che l'australiana si sentiva di
attribuirgli, specialmente in quel momento, a causa di quell'idea
tanto bizzarra.
«
Non possiamo ballare, Tom!»
«
E perché no? »
Chiese
l'attore, continuando a dirigerla nei movimenti, facendole fare una
piccola giravolta.
«
Perché non c'è la musica. »
Una
risposta ovvia, per una domanda scontata.
«
Devi solo immaginare che ci sia. »
Hiddle's
corner:
Ok.
Ancora più in ritardo del solito, ma anche per questa volta
sono
parzialmente paraculata da una cosa.
Questa volta a rallentare la
mia scrittura (oltre alla mancanza di fantasia) si è pure
piazzato
il cuore. Ogni tanto capita anche a me, ma a differenza di Alexandra
che si è beccata un Tom allegramente, io il mio Tom
l'ho
perso.
Eh, me ne farò una ragione.
Passiamo
direttamente a dire che questo capitolo è assolutamente di
transito
(infatti non succede niente di interessante) e che le cose
probabilmente si potranno fare più appassionanti, o
così almeno
spero.
C'è, personalmente, una cosa che mi sento da dire,
riguardo a una parola che Tom è solito usare spesso: darling.
Questo
fantomatico darling.
Lo
piazza ovunque, peggio del prezzemolo.
Sarà
che essendo italiana in lingua inglese fa un bell'effetto. Nella
nostra di lingua, invece, fa abbastanza ribrezzo. Almeno a me.
L'ho
inserito, perché utilizzare la versione originale mi
sembrava un
puro controsenso: o tutti i dialoghi sono in inglese, o tutti in
italiano..
Questo
è quanto.
Non
ho altro da dirvi, se non di essere speranzosi per il prossimo
capitolo.
E chissà che questa storia finisca vah!
Charlie
(1)
L'espressione è esattamente questa:
http://media.tumblr.com/tumblr_m7j7hbc9Pd1qmctsx.gif
|
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Capitolo 16 *** Capitolo XVI - Black Heart ***
br
Capitolo
XVI
- Black
Heart -
Alexandra
ascoltava
rapita i racconti africani di Tom.
Pendeva
dalle sue labbra,
distesa a pancia in giù sul letto matrimoniale dell'inglese,
mentre
l'attore restava in piedi mimando ogni singola parola.
Era
euforico nel narrare
quelle cose ed entrambi erano come bambini, attenti ad ogni cosa.
«
Un'esperienza unica...
»
Concluse
così il suo
infinito discorso, sedendosi sul bordo del letto.
Alexandra
sorrise, senza
aggiungere altro. Era orgogliosa di quell'uomo, di quel che faceva e
in determinati casi lo invidiava, dato il suo immenso cuore.
Non
aveva mai conosciuto
una persona come lui e solo ora si era accorta di quanto fortunata
fosse a stargli accanto.
James
aveva sempre avuto
ragione, a tal proposito, ed era un vero peccato averlo scoperto
così
tardi.
Dopo
aver conosciuto Tom,
Alexandra si chiese cosa ne fosse della galanteria maschile altrui.
Un uomo come lui, del suo stampo, era una rarità.
Con
Peter mai si sarebbe
sognata frasi romantiche o gesti speciali che sapessero colpirla con
facilità al cuore. L'affetto non era più
smanceria da evitare.
«
Luke ieri ti cercava.
Sei già pieno di impegni, vero? »
L'attrice
si alzò sulle
ginocchia, sedendosi accanto a lui. Cercò un abbraccio e non
tardò
a trovarlo.
«
Lo so, ci sono i BAFTA
e una serie di interviste. » sbuffò leggermente,
fissandola.
Dopo
qualche attimo di
silenzio, tornò a parlare, rivolgendosi ad Alexandra.
«
Verresti con me? »
«
Dove? »
«
Ai BAFTA. Ci andiamo
insieme? »
Alexandra
aggrottò le
sopracciglia, storcendo di conseguenza le labbra.
Con
"insieme",
Tom, ovviamente, intendeva come coppia e questo l'attrice non
riusciva a concepirlo.
«
Non vai con Luke? »
«
… è il mio agente,
Alex, lui c'è sempre. »
Lo
disse con tono un po'
scocciato, come se avesse intuito che l'attrice non desiderava
andarci con lui. O almeno così lei percepì.
Alexandra
si staccò dal
suo abbraccio, sedendosi in modo composto ed evitando un contatto
visivo: cosa sarebbe successo se li avessero visti insieme?
«
Cosa c'è? »
Domandò
Tom,
afferrandole una mano nella speranza di cercare la sua attenzione.
Evidentemente sapeva che c'era qualcosa che non andava.
«
Hai presente quante
domande ci faranno? »
«
Per cosa? »
Sapeva
esattamente dove
voleva puntare, ma preferiva sentirlo pronunciare direttamente dalle
sue labbra.
«
Per questo! »
Alexandra
alza le loro
mani intrecciate, rendendole ben visibili agli occhi dell'attore.
Tom
aggrottò le
sopracciglia, guardò quanto aveva sotto il naso e poi
rivolse il suo
sguardo alla donna che aveva davanti.
«
Non voglio essere
assaltata da una marea di giornalisti e sentirmi chiedere cosa faccio
nella mia vita privata. »
Mollò
la presa dalla
mano di Tom e si alzò.
«
Non voglio che
rovinino la nostra relazione. »
«
Alex, è la normalità.
Pensa a Chris ed Elsa! Stanno benissimo e sono persino sposati con
una figlia. »
La
donna si voltò verso
di lui con un sopracciglio inarcato.
«
Io non sono la moglie
di Chris Hemsworth. »
A
quel punto, Tom si
decise ad alzarsi dal letto, raggiungendola.
Non
disse niente,
limitandosi a stingerla in un abbraccio semplice, prima di baciarla.
Avrebbero
risolto quella
questione. Tom non poteva certo prendersela per una questione simile
ed entrambi erano abbastanza grandi da poter risolvere quel problema
facilmente, senza dover iniziare una qualche piccola disputa inutile.
«
Ci penseremo, tesoro.
Vuoi del tè? »
***
Il
dieci febbraio era
velocemente arrivato, a differenza della decisione di Alexandra che,
fino al giorno prima, non era ancora sicura di cosa fare riguardo il
suo accompagnatore.
Alla
fin fine, con il suo
vestito firmato Gucci aveva brevemente sfilato sotto la pioggia,
insieme a Cat – sua agente – prima di scoprire che
non aveva
vinto nessun premio come migliore attrice protagonista.
Era,
tuttavia,
soddisfatta di quella nomina ma quello che le importava davvero era
ben altro.
Non
aveva visto Tom per
tutto il tempo. O meglio, l'aveva intravisto più e
più volte in
modo del tutto occasionale. Semplicemente l'aveva evitato.
Quello
di cui Alexandra
non era a conoscenza erano i pensieri e, al tempo stesso, le
preoccupazioni che l'attore inglese aveva avuto per tutta la serata.
Per quanto ci tenesse, lei mancava di tatto ed era tremendamente
superficiale sotto certi aspetti.
Infatti,
una volta
tornata a casa non lo chiamò affatto, preferendo di gran
lunga
riposarsi. Di certo non poteva immaginare la reazione dell'inglese.
Tuttavia
le conseguenze
giunsero il giorno dopo e senza alcun tipo di preavviso, Tom
piombò
a casa sua, con un'espressione terribilmente livida in volto.
«
Tom... »
Era
stupita dalla sua
inaspettata presenza e dal suo atteggiamento e per questo
aggrottò
le sopracciglia, non riuscendo a comprendere immediatamente il suo
comportamento apparentemente offeso.
«
Spiegami perché ieri
sera mi hai evitato completamente. »
Alexandra
boccheggiò per
un attimo, non sapendo sinceramente cosa rispondere nell'immediato
momento. L'unica cosa in grado di fare fu lasciarlo passare e
richiudere velocemente la porta alle sue spalle.
Per
un attimo gli rimase
dietro, osservandolo dalla testa ai piedi. La prima cosa che cadde
nella sua attenzione fu la mano sinistra, racchiusa in un pugno
rigido. Lentamente gli si avvicinò, fino a quando non lo
superò ed
ebbe così la possibilità di vederlo in viso.
Capì
in quel momento che
la sua non sarebbe stata una visita di cortesia.
«
Posso capire il tuo
timore della stampa, della curiosità dei giornalisti e--
»
«
Tom, per favore. »
«
Fammi finire!»
Alexandra
si zittì senza
farselo ripetere due volte, lasciandolo parlare.
Non
l'aveva mai visto
reagire in quel modo. Era visibilmente inflessibile e riuscì
a
dedurlo anche dal tono di voce che stava usando. Tom non urlava
– e
sperò che non accadesse – ma si percepiva
chiaramente la rabbia
nelle sue parole.
«
Ma nasconderti per
tutta la durata della cerimonia, costringendomi ad inseguire la tua
agente ogni volta che avevo un momento di respiro, per poi sentirmi
dire che eri finita chissà dove... »
L'attore
non concluse la
sua frase, lasciandola in sospeso così come i suoi pensieri.
Ricordava
ancora cosa Cat
le avesse detto a fine serata. Sapeva che Tom l'aveva cercata ma
aveva fatto finta di non sentire.
Perché
non poteva
capire?
Lo
pensò ma non osò
pronunciare una sola parola a riguardo. Ebbe quasi la sensazione che
se l'avesse fatto, suo fratello sarebbe andato a dirle qualcosa,
circa Peter e il suo modo di approcciarsi con lei.
«
Avevo da fare. »
Rispose
con una certa
serietà disegnata in viso, desiderando quasi che tutta
quella
ramanzina finisse, che si chiarissero in qualche modo.
Sperò
che Tom dicesse un
Ok, va bene
e che passassero a parlare di altro, ma la sfortuna volle che
l'attore non fosse così stupido o così ingenuo.
«
Avevi... da fare?
Alexandra, stiamo parlando di un sacco di tempo! Vuoi dirmi che non
avevi un solo minuto da potermi concedere per lasciare che ti dicessi
anche solo ciao?
»
«
Probabilmente ci
saremmo baciati. »
L'australiana
gli diede
le spalle di scatto vagando per il salotto, senza trovare un punto
specifico dovo dirigersi.
Piccole
parti di verità
stavano venendo fuori.
«
Evidentemente non ti
ascolti quando parli. » furono le prime parole a uscire dalle
labbra
di Tom, ma non erano di certo le ultime. « Sembrano i
discorsi di
una bambina, cazzo! »
Quando
Alexandra voltò
la testa per guardarlo, lo vide ancora più furente di quando
era
arrivato. Sentiva di essersi arrampicata su uno specchio ma non ebbe
il coraggio di fare un passo indietro e chiedere scusa. Non era nella
sua natura e non riuscì a capire, in quel momento, che stava
commettendo un grosso sbaglio.
Sapeva
bene che Tom non
era come Peter, tuttavia non era riuscita a scindere la questione
dentro di sé e continuava a comportarsi di conseguenza.
«
Ho avuto le mie buone
ragioni! »
Finalmente
riuscì a dire
qualcosa a proposito, usando un tono che esprimeva di primo impatto
rabbia. Probabilmente reagiva in quel modo perché non
riusciva a
comprendere il motivo della stessa replica dell'attore inglese.
«
E quali sarebbero le
tue buone
ragioni?!
»
In
quel momento Tom si
arrabbiò. Per davvero.
Alexandra
poté
chiaramente vederlo irrigidito. Le narici dilatate e le vene del
collo leggermente ingrossate. L'attrice si spaventò ed
istintivamente fece un passo indietro. Non che avesse paura di una
qualche sua reazione avventata contro di lei, ma non l'aveva mai
visto così furioso.
Per
tanto la sua risposta
fu quasi un sibilo.
«
Mi sembra di avertele
già spiegate giorni fa... »
Tom
la guardò, irato in
volto e per il momento non disse altro. Sbuffò pesantemente,
portandosi entrambe le mani ai capelli, lisciandoli meccanicamente
–
con gesti molto lenti – indietro.
Si
voltò a sua volta,
dando le spalle ad Alexandra.
Odiava
litigare. Odiava
arrivare fino a questo punto.
E
lo stesso pensava
l'australiana, tuttavia nessuno dei due accennò ad una sola
parola.
Alexandra,
dal canto suo,
avrebbe desiderato che tutta quella questione arrivasse a termine. E
sperava che si abbracciassero, si baciassero e che tutto tornasse
come prima.
Ma
non mosse un dito
perché questo avvenisse.
A
quel punto, Tom si
voltò, le mani distese lungo i fianchi, volendo chiaramente
riprendere la faccenda e, magari, concluderla una volta per tutte.
«
Non possiamo andare
avanti a vivere segregati in casa, costretti ad inventarci i
più
contorti sotterfugi per vederci. Per il timore di cosa? »
avanzò in
sua direzione. « Che qualche nostra foto finisca sui giornali
o su
internet? Sia! »
Il
suo tono stava
cambiando lentamente, come se stesse abbandonando la rabbia che lo
aveva condotto lì.
«
E non mi interessa
sapere cosa gli altri pensano di noi, Alexandra, perché ti
amo e
questo vale più di ogni altra cosa. »
Le
sue parole furono così
terribilmente spontanee e sincere che l'attrice australiana si
trovò
spiazzata, senza una sola parola che potesse uscirle dalle labbra.
Fu
così che distolse lo
sguardo dagli occhi cristallini dell'uomo, poiché ebbe la
sensazione
di mentirgli se avesse continuato a fissarlo.
Per
questo motivo non
poté vedere Tom aggrottare le sopracciglia, prima di
avvicinarsi a
lei ancora di un passo.
«
Mi ami, Alexandra? »
Sapeva
perfettamente che
tipo di persona lei fosse, ma questa era una questione completamente
diversa e non c'erano scusanti.
O
sì o no.
Alexandra,
in cuor suo,
avrebbe desiderato essere stupida e non arrivare a capire il
perché
di quella richiesta.
A
suo discapito non
poteva essere così.
Non
arrivò mai nessuna
risposta – questo Tom lo capì subito – e
quando tornò a
guardarlo, lesse una profonda delusione nei suoi occhi.
Avrebbe
voluto parlare,
dire qualcosa a tal proposito, invece le sue labbra sembravano
sigillati, come se non desiderassero lasciar trasparire neanche una
singola parola.
Con
movimenti piuttosto
lenti, Tom si voltò, col passo diretto verso la porta. Non
c'era
stata nessuna risposta e questo poteva significare solo una cosa.
Due
mesi andati perduti
per una stupidaggine che, alla fine, ha rivelato la realtà
dei
fatti?
Quando
ormai era alla
porta, con la mano già pronta ad afferrare il pomello,
l'attore si
sentì afferrare per la vita. Abbassò lo sguardo e
due braccia lo
stavano circondando.
«
Non andare... »
Di
tutte le cose che si
aspettava potesse dire, questa era esattamente l'ultima. Era convinto
in un suo possibile ricambio, in un Ti
amo anche io, Tom.
Eppure
non sentì nulla
di tutto ciò.
Afferrò
le braccia di
Alexandra e le sciolse dalla sua lieve stretta.
In
un attimo era già
fuori di casa.
Hiddle's
corner:
Siate liberi di odiarmi.
Mi
odio pure io.
Come
faccio a essere così crudele anche con un uomo come Tom, che
è
praticamente il Principe Azzurro dei nostri giorni?
*Prende
in prestito lo scudo di Cap, sperando funzioni*
Comunque
– giusto per sviare la vostra rabbia da Hulk – come
già
annunciato nel mio account facebook, alla fine di Black Heart
non manca tanto.
Non
so di preciso ancora quanto capitoli ci saranno, poiché devo
dare
ancora delle sistemate (ci sono dei tagli da apportare ecc ecc) qua e
là.
Mi
piacerebbe farla durare fino all'infinito, anche perché
avevo dei
progetti per Tom e Alex davvero carini, ma ... sinceramente basta.
Forse a voi non sembrerà così, tuttavia
è estremamente estenuante
scrivere di Tom, con il pensiero continuo di scrivere qualcosa di
sbagliato sul suo conto e/o renderlo totalmente ridicolo.
Le
- passatemi il termine, per cortesia - seghe mentali mi faccio prima
di postare...
Un
parto insomma!
Comunque,
ecco svelato il perché del titolo di questa storia (non dato
totalmente a caso). Come avete potuto ben leggere, Tom non ha
cambiato completamente Alexandra, la quale rimane totalmente
imperfetta.
Quando
ho scritto questo capitolo ho cercato di ipotizzare come sarebbero
potute andare le cose se al posto di Alexandra stessa ci fosse stata
un'altra donna, dal carattere tranquillo, insomma tutto l'opposto
della nostra australiana. Sicuramente non si sarebbero creati tutti
questi immensi problemi.
Comunque
mi è scappato un cazzo per Tom. Mi piace pensare che lui non
dica
parolacce (in realtà le dice, le interviste parlano
chiaramente) ma
oggi chi vuoi che non le dica (a parte una mia compagna delle
superiori e mia nonna)?
Vedo
di chiudere qui questo angolo autore e vi saluto, sperando di poter
aggiornare in fretta.
Charlie
|
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Capitolo 17 *** Capitolo XVII - Pioggia ***
Un leggero avviso che preferisco inserire all'inizio del capitolo.
Solitamente non lo faccio mai, ma siccome questo capitolo è introspettivo ho deciso di dividerlo in due parti. La prima riguarda i pensieri di Alexandra e la seconda Tom.
Buona lettura!
Capitolo XVII
- Pioggia -
Da quando Tom era uscito di casa, Alexandra non aveva versato una sola lacrima. Non aveva sentito le guance informicolarsi, né il corpo farsi più pesante.
Niente di tutto ciò si era creato in lei e questa era la cosa che la preoccupava maggiormente.
Appena aveva l'aveva lasciata, se n'era rimasta davanti alla porta in silenzio, a fissarla per dieci minuti pieni.
Quella era la sua lenta agonia ma non batté ciglio.
Perché non piangeva disperatamente? Perché non aveva aperto la porta per raggiungerlo, chiedergli scusa e urlargli a squarciagola che lo amava?
Cosa c'era, fondamentalmente, di sbagliato in lei da non potersi comportare come una persona normale?
Ecco come aveva passato l'intera giornata: a porsi questa sciocche domande a cui non avrebbe mai trovato risposta finché, prima di tutto, non avrebbe ammesso a se stessa di essere in errore.
E quando avrebbe dovuto crucciarsi su come sistemare la questione e chiedersi, effettivamente, quali fossero i suoi sbagli, Alexandra non faceva altro che domandarsi cosa Tom stesse facendo in quegli attimi e soprattutto come stesse reagendo ad una situazione simile.
Se c'era qualcuno che poteva aiutarla in questo era di sicuro suo fratello James.
Il miglior amico del suo ragazzo doveva per forza sapere qualcosa.
Era addirittura tentata a sentire prima Luke, l'agente di Tom, tuttavia aveva la percezione che sei mai l'avesse fatto di sicuro l'avrebbe rimpianto.
La scelta più azzeccata fu esattamente suo fratello, ma prima di poter parlare con lui dovette passare un giorno intero.
Tutta la notte non ci fu che la pioggia a sostituire le lacrime che Alexandra non riusciva a versare. Una pioggia che continuò per diversi giorni.
Non dormì un solo minuto.
Gli occhi sbarrati verso il lato sinistro del letto, dove Tom era solito dormire quando si fermava lì.
Sfiorò con una mano il cuscino vuoto al suo fianco.
Nemmeno un solo sospiro.
A quel punto si ricordò di un pezzo di un libro: Jane Eyre.
Credete che sia un automa? ... una macchina senza sentimenti?
Alexandra lo era davvero ma non c'era un cambio d'idea, una frase che potesse confermare il contrario.
Nessun Signor Rochester che si rivolgeva a lei con parole confusionarie fino a quando lei non si sarebbe palesemente dichiarata.
La cosa la rattristiva molto perché per una volta voleva un lieto fine come tutte le persone normali. Desiderava non essere la cattiva della situazione ed uscire dagli schemi di un film che non le sarebbe mai piaciuto.
A quanto pare non poteva essere così...
« Perché, Alexandra? Tom mi ha detto tutto. »
Come promesso, il giorno seguente James andò da lei e, evidentemente, conosceva bene la situazione.
« Così avrai la sua versione e la mia. Peccato che entrambe combacino alla perfezione. »
Un modo molto contorto per affermare di aver sbagliato.
Tuttavia un conto era sapere di aver torto, l'altro cercare di riparare ai propri errori.
« Mi ha detto che non l'hai chiamato e che non gli hai mandato nessun messaggio. »
Alexandra ebbe la percezione che suo fratello fosse furioso con lei, mentre se ne stava seduta sul divano, come se non fosse successo qualcosa, fissandolo stare in piedi, con i nervi a fior di pelle. Alla fine era un problema suo, perché scaldarsi così tanto per una cosa che non lo toccava direttamente?
Apparentemente l'attrice non mostrava alcun segno di tensione: il suo sguardo era tranquillo, la posa assunta per nulla in trazione e il tono di voce calmo e piatto.
Era dentro di lei il vero problema. Tutta l'ansia e l'irrequietezza erano bramose di uscire allo scoperto, ma Alexandra ormai aveva la strabiliante capacità di tenere tutto dentro di sé, senza lasciare che nulla trapelasse.
Prima o poi, tuttavia, sarebbe esplosa e qualcosa le diceva che sarebbe successo presto.
« Cosa potevo dirgli? Sicuramente non avrebbe voluto ascoltarmi. »
Rispose, con lo sguardo – assente – chino verso la propria maglia. In un attimo James si avvicinò a lei, in modo tale che avesse la sua totale attenzione.
E la ottenne con la voce grossa.
« Perché cazzo parli come se non te ne fregasse niente?! » e non le diede il tempo per rispondere perché suo fratello si trovò sul punto di riversarle addosso tutto ciò che pensava. « Per anni ti ho guardata soffrire in silenzio con quel dannato francese che tanto ti sforzavi di ammirare! E per una volta, una sola volta, che hai trovato l'uomo che fa per te, che ti capisce e che ti rispetta, tu cosa fai? »
Si rivolgeva con un tono così autorevole che non si confaceva per nulla al ruolo di fratello minore. Quello, tuttavia, non era il momento più appropriato per criticarlo, pertanto lo lasciò continuare parlare.
« Non sei in grado di ricambiarlo? »
« Io ricambio quanto lui sente. »
« E allora qual è il problema, Alexandra? Perché non puoi dirglielo semplicemente? »
Tutte quelle domande la stavano opprimendo e per un attimo ebbe la sensazione di ritrovarsi con le spalle contro il muro. Si alzò di scatto dal divano, cercando di trattenere e, di conseguenza, di placare il suo attuale nervosismo e tutta la tensione accumulata.
Non parlò, non gli diede una risposta alla quale, in ogni caso, non sapeva come replicare.
Dire Ti amo era forse la cosa più difficile che Alexandra potesse concepire e chi le stava attorno non poteva realmente comprendere il suo punto di vista.
In quella situazione, però, non voleva minimamente trovare una scusante per le sue azioni, ma doveva cercare un modo per capire di aver sbagliato.
Si passò una mano sul volto, chiudendo gli occhi un secondo dopo.
Sentì i passi di James avvicinarsi a lei, fino a quando due mani non si posarono sulle sue spalle.
« Come ci soffri tu ci soffre anche Tom. Ti prego, fai pace con lui. »
Il tono di voce del fratello era completamente cambiato. Pacato, tranquillo. E quando si voltò per guardarlo aveva un sorriso lieve sulle labbra.
Certe volte si sentiva piccola rispetto a lui e per quanto fosse il minore tra i due a volte si dimostrava più maturo di quanto fosse Alexandra.
« Sa che non sei una persona normale... » James a quel punto rise, provocando lo stesso nella sorella. « … ma ti ama per questo. »
E pronunciate tali parole, il giovane Gascoyne diede un bacio sulla fronte di Alexandra.
Non c'era altro da dire. Ora tutto stava nelle mani della donna.
Doveva risolvere quella situazione prima che tutto scemasse.
Prima che Tom la lasciasse andare per sempre.
***
Se Alexandra non era in grado di versare una sola lacrima e di rimanere apparentemente impassibile all'intera situazione, Tom era veramente arrabbiato.
Furioso con se stesso, con la propria ragazza e col mondo che non girava mai nel verso giusto.
L'aveva conquistata con estrema difficoltà. Prima era stato odiato, quasi insultato. Poi c'era stato l'amore e nessuno li aveva più fermati. O almeno così credeva.
Invece i piani non erano andati come desiderava e ora tutto gli si era sgretolato tra le mani.
La prima persona che aveva sentito era stata James. Chi meglio del suo miglior amico, nonché fratello della suddetta ragazza poteva chiarirgli le idee?
Tuttavia, quella volta, Tom non volle cedere alle solite parole come Sai com'è fatta e altre varianti.
L'amava davvero e più passava il tempo con lei, più sentiva che quella sensazione si stava sviluppando e in modo piuttosto profondo.
Dopo aver sentito James si era rivolto a Luke, come se lui potesse dire qualcosa a proposito.
E non riuscì a non essere furioso con lei e al tempo stesso deluso.
Come potevano definirsi tutti quei giorni, mesi passati insieme?
C'è chi avrebbe detto che stava esagerando, che forse aveva ingigantito tutta quella situazione, ma questa volta Tom voleva far durare la relazione con Alexandra e non lasciarla svanire come con le sue precedente.
Quella notte l'attore inglese andò a dormire decisamente presto. Niente tv, niente computer. Niente di niente.
Solo coperte calde e una tazza di tè, prima di lasciare andare in un sonno pesante.
Della pioggia notturna, che a quanto pare era decisa a scendere per giorni, si accorse solo quando si alzò dal letto e andò a spalancare le tende.
Il suo sguardo non era più irato, ma c'era una certa delusione nei suoi occhi. E sembrava stanco.
Si passò una mano sul viso, prima di scendere al piano inferiore. Aveva lasciato lì il cellulare, spento, per tutta la notte e in qualche modo era curioso di vedere se c'era qualcosa per lui.
Non poté negare a se stesso di aver sperato per un solo secondo che Alexandra avesse tentato di chiamarlo o mandargli un messaggio, ma l'unico mittente era James che, ovviamente, si preoccupava per lui.
Almeno per un po' non voleva sentire nessuno, men che meno lui.
Per quanto fosse stato gentile con lui, disponibile ad ascoltarlo e tutto quanto il collegamento con Alexandra era fin troppo palese e i rischi erano due: o si innervosiva ancora di più o avrebbe guidato fino a casa sua e le avrebbe urlato addosso tutto ciò che sentiva dentro di sé.
Se avesse mantenuto la calma non avrebbe fatto nessuna delle due cose.
E così fu.
Sbrigò alcune faccende con Luke, senza citare un solo avvenimento di quella faccenda spinosa, riguardo degli incontri e quant'altro, per poi non muoversi di casa.
Solitamente quando stava davanti al computer, si interessava a guardare svariate cose che ovviamente non c'entrassero con lui.
Gli venne tuttavia spontaneo dare un'occhiata alle foto dei BAFTA, involontariamente obbligando se stesso a rivivere quanto passato.
Piacevole serata, fan eccezionali come sempre ma Alexandra non era con lui.
In ogni foto Tom era sempre sorridente, nonostante il tempo mite e la pioggia che era caduta su Londra proprio quella sera. Rimase sorpreso da se stesso e dalla sua capacità di nascondere lo sconforto che lo aveva colpito durante il passaggio sul ben noto tappeto rosso.
E poi... poi qualcosa attirò la sua attenzione.
Si avvicinò allo schermo del pc, assottigliando la vista per un solo secondo.
L'attore aveva un ombrello in mano, le labbra leggermente dischiuse, mentre si apprestava a firmare qualche autografo.
E alle sue spalle riuscì bene ad individuare Alexandra.
Quindi non solo l'aveva evitato per tutta la serata ma gli era addirittura passato accanto senza nemmeno degnarlo di un saluto.
Più di ogni altra cosa quell'immagine lo fece infuriare.
Con un click molto veloce col mouse, uscì da quella pagina internet e velocemente si alzò dalla sedia.
Per un attimo ritornò il silenzio di casa sua tuttavia venne interrotto da un sonoro colpo dato al tavolo con la sua mano.
« Fanculo! »
Hiddle's corner:
Eccoci qui. Un flusso di pensieri dei nostri protagonisti ma dal prossimo capitolo ci sarà il loro incontro.
*Fischietta come se nulla fosse*
Al prossimo capitolo,
Charlie
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Capitolo 18 *** Capitolo XVIII - Je t'aime ***
Capitolo XVIII
- Je t'aime -
A Londra faceva incredibilmente freddo e pioveva. Pioveva tantissimo e continuamente.
Non c'era un momento in cui qualcuno non avesse un ombrello chiuso.
Alexandra osservava quelle poche persone che passavano nel vialetto di casa sua, tutte intente a camminare velocemente.
Spesso si chiedeva cosa facessero nella vita. Si domandava se anche loro avessero i problemi che aveva lei.
Ma poi realizzava come, tutto sommato, la sua era una bella vita e non aveva gravi grattacapi.
E l'unico vero intoppo che l'assillava l'aveva creato lei stessa.
Triste come cosa.
Doveva darsi una mossa, poiché non poteva lasciare Tom.
Quando quel pomeriggio era andata a letto, aveva ripensato a quanto le stesse mancando.
E lì, distesa sul materasso, avvolta da una coperta pesante, ebbe modo di ricordare un piccolo gesto della loro quotidianità passata.
Tom era solito, quando si sdraiavano insieme, toccarle i capelli corvini. Glieli lisciava, lasciando poi passare le dita affusolate tra diverse ciocche e ripeteva l'atto diverse volte.
Era rilassante e Alexandra socchiudeva spesso gli occhi ma senza addormentarsi davvero, poiché voleva avere la certezza di sentire il respiro tranquillo del suo ragazzo alle proprie spalle.
Quelle piccole cose le mancavano e non poteva rimanersene con le mani in mano, senza far nulla.
Di certo era palese come l'attore inglese non stesse muovendo un solo muscolo, tuttavia il passo più grande avrebbe dovuto compierlo lei.
Per un attimo Alexandra pensò a cosa sarebbe successo se non avesse mai tentato di alzare la cornetta del telefono e chiamarlo o, semplicemente, andare da lui. Si domandava se si sarebbero più sentiti oppure semplicemente tutto sarebbe finito.
Storse la bocca a quel pensiero così triste.
Aveva capito solo dopo tre giorni, grazie all'ennesimo aiuto di suo fratello, quale fosse il punto di vista di Tom. Non era il ti amo in sé ma il significato che quelle parole portavano.
Era facile dirlo e per molto tempo, con Peter, non aveva fatto altro che ripeterlo in continuazione, dimenticandosi del senso stesso.
Ed era stata fregata senza troppi giri.
Per quanto comunque Tom non fosse come lo scrittore francese – e non si sarebbe mai stancata di ripeterlo – Alexandra non voleva sprecare nulla.
Evidentemente questo l'attore inglese non l'aveva compreso e solo perché non sapeva com'era fatta.
Quella sarebbe stata una piccola rottura che avrebbe aggiustato.
In un attimo si alzò dal letto, pensando sul da farsi. Non serviva a nulla rimanere lì a riflettere su quanto le mancasse stare con lui e tutto il resto. Se non agiva subito si sarebbe potuta scordare tutto quel che aveva passato.
Un biglietto, ecco cosa ci voleva. Un biglietto e una penna e poi il resto sarebbe venuto da sé.
Circa mezz'ora dopo era già in macchina diretta verso casa di Tom.
Non aveva saputo di alcun tipo di impegno da parte sua, o almeno James non l'aveva avvisata a riguardo di qualche imminente partenza, quindi non le venne in mente che forse, l'attore, a casa poteva non esserci.
Ormai, quando quei pensieri le affollavano la mente, Alexandra era già arrivata.
Aveva parcheggiato l'auto in fondo al vialetto e con un bigliettino in mano, scese dalla macchina e fece qualche passo di corsa.
Dannazione a quella pioggia, la odiava!
Ma non aveva il tempo per tornare indietro e mettersi a cercare un ombrello che, probabilmente, non c'era nemmeno.
Pazienza per i lunghi capelli bagnati e i vestiti altrettanto zuppi. A quello ci avrebbe pensato più tardi a casa sua. E avrebbe voluto farlo sapendo che prima ci sarebbe stato un buon lieto fine.
Bussò un paio di volte e per un attimo pensò che non avrebbe mai aperto. Era inutile crearsi stupide immagini mentali, finché la verità non sarebbe spuntata fuori.
Riprovò a bussare e suonò anche il campanello – cosa che non le piaceva più di tanto– attendendo solo una risposta, sotto quella pioggia fastidiosa.
Abbassò il capo per un attimo e il suo sguardo cadde sul biglietto che stringeva nella mano destra: stropicciato e bagnato.
Fantastico, Alexandra, fantastico!
« Ciao... »
Troppo concentrata su altre cose, non si accorse che, nel frattempo, la porta era stata aperta. E Tom era davanti a lei.
Non seppe cosa dire subito e infatti a parlare fu proprio l'attore, che non tarò ad invitarla in casa per via della pioggia.
« Non avevi un ombrello? »
Domandò alla donna, richiudendo la porta alle sue spalle.
Il suo sguardo era accigliato e aveva la fronte piuttosto corrugata. Comprensibile, ma non per la pioggia in sé, più per la sua presenza.
Era ancora visibilmente arrabbiato, lo si poteva vedere chiaramente dalla posa rigida che aveva assunto da quando l'aveva vista, tuttavia non aveva aspettato un solo minuto in più, quando l'aveva vista sotto la pioggia inglese, senza alcuna protezione.
« Lo trovo un oggetto inutile. »
Il sarcasmo non mancò di uscire dalle sue labbra e di certo quello non era di aiuto.
L'attore inglese trattenne un respiro piuttosto profondo e già si stava spostando per andare al piano superiore.
« Vado a prenderti un asciugamano. »
Non mancò la sua gentilezza, la sua premura nei confronti di Alexandra.
Perché nonostante tutto, Tom ci sarebbe stato. Sempre.
« No no, aspetta! »
Per quanto avesse tanto desiderato asciugarsi – e visto che non era abituata a quelle temperature avrebbe pure rischiato di prendersi qualcosa – doveva risolvere quel problema.
« Io sono stanca, Tom. Stanca di continuare a creare problemi tra di noi. »
Era necessaria una premessa, prima di tutto. Non aveva tuttavia il coraggio di sostenere continuamente lo sguardo con lui, come Tom in realtà stava facendo.
Sentiva di avere gli occhi azzurri puntati contro la propria figura. Era una peculiarità di quell'uomo e in sua presenza mostrava una notevole sicurezza.
« Però non voglio né posso cambiare ciò che sono. »
Questa era una verità che forse all'attore non sarebbe potuta piacere, ma d'altronde la loro relazione durava da diversi mesi e avrebbe dovuto capirlo. O così sperava.
A quel punto gli passò il biglietto stropicciato che teneva in mano. L'aveva scritto usando una penna biro e con l'acqua un po' si era sbiadito.
Tom lo afferrò, prima fissando Alexandra – che poco dopo cercò un modo per spiegargli cosa fosse – e poi ciò che teneva pochi attimi dopo tre le dita.
« Il francese è più raffinato, lo so e tu lo parli bene, a differenza mia. »
Su quel piccolo pezzettino di carta bagnato c'era uno sbiadito Je t'aime, ma ancora chiaramente visibile.
Tom alzò lo sguardo, ancora serio, non comprendendo cosa significasse tutto ciò.
« Credi che un bigliettino possa sostituirti? »
Per un attimo Alexandra fu lieta che non stesse urlando. Non c'era niente di peggio che vederlo furente e sperò proprio che questo non accadesse in un successivo futuro.
Ovvio che una scritta non poteva sostituirla, sarebbe stata una pretesa sciocca ed insensata e se ogni persona avesse ragionato secondo quella logica non ci sarebbero state più coppie.
« No. » alzò lo sguardo su di lui, alla fine, ma non si mosse di un solo passo. « Perché ti amo, Tom. »
Le parole di Alexandra furono dirette e scandite, ma non si ripeté una seconda volta.
« E non ho bisogno di dirlo infinite volte per dimostrare che si tratta della verità. »
Sperò solo che capisse, che comprendesse il suo punto di vista e quello che lei provava, per quanto difficile potesse sembrare.
Tom, per tutto il tempo in cui la donna parlò, non osò pronunciarsi in alcun modo. Rimase in ascolto, nella sua perfetta posa eretta e gli occhi incollati su di lei.
Ogni parola entrò perfettamente scandita nella sua mente e per nessuna ragione si sarebbe cancellata.
Per un attimo abbassò il capo, aggrottando maggiormente la fronte, ma quando lo rialzò Alexandra non vi trovò alcun segno risoluto, come se in lui fosse cambiato qualcosa.
« Vado a prenderti un asciugamano. »
In realtà si aspettava ben altro che quella frase, tuttavia non disse nulla, lasciandolo salire al piano superiore.
Quando scomparve dalla sua visuale, Alexandra sbuffò rumorosamente perché non voleva un benedetto asciugamano. O meglio, ne aveva bisogno, ma la priorità in quel momento era un'altra.
Perché non poteva darle una risposta e basta?
Si strofinò gli occhi, scoprendo poi di aver rovinato quel po' di trucco che si era messa. Pazienza, essendo tutta fradicia, il suo aspetto non era comunque dei migliori.
Ma diamine se le aveva dato fastidio non ricevere una dannata replica!
Improvvisamente qualcosa le coprì la testa: un asciugamano.
Si voltò – evidentemente era stata troppo presa dai suoi confusionari pensieri per accorgersi dell'arrivo dell'attore – e Tom le era dietro.
In un attimo le mani di lui andarono a frizionare i suoi capelli scuri con il pezzo di stoffa che la aveva appoggiato sul capo.
Nessuno dei due parlò, ma di certo la loro distanza cominciò a consumarsi, fino a quando non furono uno attaccato all'altro.
Alexandra ebbe la tentazione di dire qualcosa, di domandargli il motivo per cui non avesse detto nulla a proposito. Eppure tacque.
Lentamente lasciò che le sue mani andassero a stringere, all'altezza del petto, il maglione scuro che indossava. Aveva la certezza, dentro di sé, che non l'avrebbe respinta in nessun modo.
Teneva la testa bassa, mentre Tom cercava di asciugarle al meglio le ciocche bagnate, ma si sentì in dovere di alzare lo sguardo su di lui.
Non la stava guardando, anzi era totalmente concentrato su quello che faceva, come se non ci fosse altro attorno a lui.
E Alexandra aspettava impaziente, muovendo le dita attorno alla stoffa del vestiario che indossava l'attore.
Quella stava diventando un'attesa agonizzante.
Tom fermò poco dopo i suoi movimenti, racchiudendo in una mano l'asciugamano umido e lasciandole cadere i capelli quasi davanti al viso.
« Sembri la bambina di "The Ring". »
Disse in un sussurro. Dalle sue labbra nacque un sorriso. E Alexandra fu contenta di vederlo. Questo poteva significare solo una cosa.
Un bel lieto fine?
« Non è la cosa più carina da dire. »
E forse era anche così. Con quelle lunghe ciocche nere e umide e quel trucco pseudo colato.
« Nemmeno se è la verità? »
Chiese Tom, lasciando che la mano libera risalisse sul suo viso. Le stava accarezzando il collo e pochi attimi dopo passò alla guancia sinistra.
Era un gesto di perdono?
Di pace?
Alexandra scosse leggermente la testa e a quel punto non ci pensò un attimo.
Lo baciò.
Lo baciò come se non l'avesse visto per anni, come se non avesse mai assaporato le sue labbra.
Era un gesto disperato e contemporaneamente energico, con una carica passionale incredibile.
Tom lasciò cadere l'asciugamano a terra per poterla stringere a sé.
Non gli importava se il cappotto di Alexandra fosse bagnato o se il pavimento fosse diventato scivoloso a causa delle scarpe zuppe dell'attrice.
In quel momento Tom Hiddleston non voleva far altro che baciarla ed abbracciarla, come se un domani non ci sarebbe mai stato.
Fu in quel momento che comprese il significato di quel biglietto, che non avrebbe mai buttato.
Alexandra non era una donna come le altre, questo l'aveva compreso il primo giorno che l'aveva vista.
E a lui andava bene così.
Hiddle's corner:
Che rapidità.
No, davvero! Non ero mai stata così veloce a scrivere un capitolo, considerando che sono arrivata a metà del seguente.
Sarà che sto cercando di velocizzare con la chiusura di questa storia e, tra parantesi, mancano tre capitoli alla fine.
Mi volatilizzo, sperando che il capitolo vi sia piaciuto :)
Charlie
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Capitolo 19 *** Capitolo XIX - L'anima tua sono venuto a rubare ***
Capitolo XIX
- L'anima tua sono venuto a rubare -
« Vuoi una coperta? »
Alexandra scosse il capo con un leggero sorriso, aggiungendo un « Sto bene così, grazie. »
Aveva caldo ma di certo tutto diventava plausibile se qualche minuto prima aveva fatto l'amore con lui.
Per quanto potesse sembrare ridicolo, Tom si ostinava ancora ad usare il pesante piumone invernale.
D'accordo, aveva quella fantasia con delle piccole foglie stilizzate che aveva acquistato all'IKEA – orrende, in effetti, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo – ma maggio era quasi alle porte e forse sarebbe stato il caso di cambiare un po'.
« Voglio una sigaretta. »
Esordì con le spalle ben appoggiate al materasso e il volto rivolto verso il soffitto.
Era un desiderio reale e se avesse avuto la possibilità di realizzarlo ora sarebbe sotto le coperte, con una sigaretta in bocca e il posacenere appoggiato al comodino.
Tuttavia le regole erano le regole e quella non era casa sua.
« Lo sai che devi uscire... »
Infatti la risposta, che conosceva già, giunse al suo orecchio pochi secondi dopo aver formulato quel pensiero banale, ma estremamente vero.
Quindi, a conti fatti, la sua voglia era irrealizzabile, a meno che non si fosse rivestita per raggiungere il terrazzo e lasciare il suo ragazzo lì, da solo.
« Vorresti che uscissi nuda? » lo provocò Alexandra, voltando lateralmente il viso verso di lui. Sulle sue labbra si disegnò un sorrisetto di chi sapeva cosa stava facendo ma non riuscì a frenare le sue stesse parole che, immancabilmente, le uscirono di bocca con lo stesso tono usato in precedenza. «Così chiunque abiti qui in torno possa vedermi? »
Non si comportava in questo modo solitamente e questo lo sapeva anche l'uomo sdraiato accanto a lei, che si sorprese così tanto da arcuare entrambe le sopracciglia.
« Oh no, la gelosia me lo impedirebbe.»
« Sei geloso? »
La domanda di Alexandra apparve più derisoria che seria. Non era stupita da tale affermazione, poiché in quegli ultimi mesi aveva scoperto la celata possessione di Tom nei suoi confronti. Un assaggio l'aveva avuto nel modo in cui l'abbracciava in pubblico. Sì, ora succedeva.
Da quel lontano febbraio in cui avevano rischiato di separarsi per la testardaggine di entrambi le cose erano migliorate notevolmente. Alexandra si era ammorbidita sotto certi aspetti e di certo non storceva più il naso per andare a trovare la famiglia dell'inglese. Uscire con non era diventato più un problema.
Era stato un cambiamento radicale e Tom l'aveva seguito passo passo, portando una notevole pazienza nei suoi confronti. E alla fine erano stati entrambi premiati.
« Oh no, vai pure se vuoi. »
Le fece cenno di uscire pure dalla porta, con un sorriso di sfida stampato sulle labbra. Avevano imparato a stuzzicarsi l'un l'altro, a giocare insieme.
I progressi, invero, erano stati tanti.
« Non è la risposta che volevo sentirmi dire. » protestò a sua volta la donna, distesa accanto a lui.
« E cosa avresti preferito che ti dicessi? »
A quel punto Alexandra si portò una mano sul petto, assumendo un'espressione drammatica, ma eccessivamente teatrale. « Cielo, mia dolce Alexandra, non potrei mai lasciarti tra le grinfie di orridi sconosciuti. » fece slittare lo sguardo verso Tom, cercando di non ridere, giusto per non mandare a monte quella scenetta che aveva del ridicolo. « Tu, soave creatura, sei mia e mia soltanto! »
A quel punto, notando l'espressione accigliata del suo uomo, scoppiò in una fragorosa risata.
« Dio mio, Alex, sembravi un menestrello dei bassi fondi. »
L'attrice australiana non tardò a fargli una boccaccia di rimando a quelle parole, anche se sapeva benissimo quanto pena avesse fatto in quella piccola sceneggiata. Quello scambio di battute cominciava ad essere divertente e tutto ciò stuzzicava la curiosità di Alexandra stessa.
« E sentiamo, caro signor attore, come avresti potuto dirlo meglio di come io non abbia già fatto? »
Un po' di vanto, per quanto sapesse alla perfezione che avesse fatto pena, non guastava mai e sapeva molto bene che Tom avrebbe trovato un modo per correggerla. Forse con qualcosa di spettacolarmente shakespeariano.
Lo sguardo di Tom era incredibilmente serio e Alexandra riuscì chiaramente a dedurlo dalla posizione delle sue sopracciglia e le labbra incredibilmente assottigliate. Eppure in tutta quell'espressione, la donna trovò qualcosa in grado di rapirla e, in un attimo, tutta la sua attenzione finì interamente su di lui.
« Perché ti amo, » esordì in quel modo e in quell'istante Alexandra ebbe la certezza che la confessione che le stava facendo sarebbe stata seguita da un intero discorso sull'amore e quello che insieme erano diventati. Tuttavia, per una volta, si stava sbagliando. « di notte son venuto da te così impetuoso e titubante »
Era una poesia e lo capì, anzitutto, dall'intensità con cui Tom stava pronunciando quelle parole. Lo aveva più e più volte sentito recitare una qualche opera classica ed era in grado di trasmettere a chiunque stesse ascoltando qualcosa di veramente unico: il reale ed intrinseco significato della sua lettura.
Probabilmente avrebbe reso interessante anche la lista della spesa.
« E tu non mi potrai più dimenticare, l'anima tua sono venuto a rubare. »
Non era Shakespeare e non tardò nemmeno a comprendere che si trattava di una poesia di Hermann Hesse. Era un testo che, sinceramente, non le era mai piaciuto, ma forse perché non l'aveva mai compreso appieno. L'aveva sempre trovato scialbo e di poco conto: d'altronde l'aveva letto nel periodo in cui frequentava Peter Argent e quindi la sua riflessione poteva anche essere plausibile.
Tuttavia con Tom stava scoprendo cosa realmente significasse amare ed essere amata e ogni cosa aveva un aspetto nuovo ai suoi occhi.
« Ora lei è mia – del tutto mi appartiene »
A quel punto afferrò la mano di Alexandra nella sua, mentre il suo sguardo era posato sugli occhi della donna.
Sì, gli apparteneva così come aveva appena recitato la poesia stessa. Tutto combaciava con la loro storia e con i propri sentimenti.
Perché Alexandra era di Tom e viceversa.
« Nel male e nel bene, dal mio impetuoso e ardito amare »
La mano della donna era ancora stretta in quella dell'inglese e, con un gesto lento, se la portò alle labbra e ne baciò castamente il dorso, prima di dare una conclusione definitiva a quella che era, a tutti gli effetti, una dolce confessione d'amore.
« Nessun angelo ti potrà salvare. »
Era una sensazione davvero strana per Alexandra, la quale rimase attonita da quello che aveva appena ascoltato. Tom era in grado di farla sentire davvero importante con poche parole e la trattava come se fosse l'unica donna sul pianeta. Già partiva avvantaggiato, poiché era estremamente gentile con chiunque e questo, così aveva infinitamente ripetuto, lo doveva a sua madre. Le basi principali per essere un buon gentiluomo inglese le aveva e il resto riusciva a coltivarlo benissimo da sé.
Alexandra si allungò lentamente verso di lui e in un attimo lo baciò con delicatezza. Gli rimase accanto, senza pronunciare una sola parola – dopo quella confessione non era necessario dire altro – lasciando che la propria fronte poggiasse su quella di Tom.
Nell'esatto momento in cui l'attore, dopo essersi scambiato un sorriso con la sua compagna, la lasciò scivolare sotto di lui, Alexandra comprese che sarebbe rimasti sotto quelle orribili lenzuola dell'IKEA ancora un po'.
Finalmente Alexandra era riuscita a conquistare la sua famosa e tanto reclamata sigaretta, tuttavia in quel momento era interamente vestita e si trovava nel terrazzo mentre, con sguardo particolarmente vigile, osservava ogni movimento di Tom. A prepararsi la valigia, doveva ammetterlo, era davvero diligente, anche se prima di cominciare doveva stilare una lista ridicolmente lunga, in cui segnava qualsiasi cosa gli venisse in mente.
« Hai intenzione di portarti via tutta la libreria, Tom? » gli domandò per ovvietà, lasciando di poco aperta la porta finestra, in modo tale che potessero conversare senza avere un vetro davanti a spezzare la loro comunicazione.
« Devo ricordarti che ci sono solo un po' di orette di viaggio aereo e sarò senza compagnia fino a martedì? »
« Non mi pare che Chris abbia rimandato il suo impegno, no? »
Era palese il riferimento che Tom stava facendo, ma d'altronde Alexandra non poteva partire insieme a lui, poiché altri impegni la bloccavano a Londra. E rimandarne altri non era l'idea migliore altrimenti la sua agente, Cat, l'avrebbe trascinata fuori di casa con la forza.
In ogni caso si rivolse all'inglese con un sorrisetto furbo, concentrandosi poi sulla propria sigaretta. Come ogni volta, Tom le sarebbe mancato, per quanto poi si sarebbero rivisti a Los Angeles per Iron Man 3, sfilando come coppia ufficiale: sì, ormai quel fattore non la infastidiva più di tanto. Se aveva superato il fatto di essere stata paparazzata mentre mangiava un gelato con lui ad Hyde Park, allora tutto era possibile.
« Alex, questa o quest'altra? »
Tom comparve all'improvviso, mostrandole due paia di camice differenti, una bianca e una color della notte.
« Quella bianca e porta via la giacca nera. » in un attimo Alexandra spense la sigaretta, lasciando il mozzicone nel posacenere. Quando rientrò, socchiuse la porta finestra e continuò quel discorso , circa la giacca di Tom.
Dialoghi di una tenerezza disarmante, poiché si comportavano come una coppia a tutti gli effetti. Conoscevano un sacco di aspetti l'uno dell'altra, ad esempio dove tenevano un particolare vestiario nell'armadio o dove aveva lasciato l'ultima volta gli occhiali da vista.
E non c'era più da meravigliarsi se Tom avesse lasciato un paio delle sue pantofole a casa di Alexandra.
« Comunque ho mandato Luke a ritirare la culla che abbiamo ordinato la settimana scorsa. Puoi pure darla a tuo fratello prima di partire. »
« Sicuro? Pensavo volessi essere presente. »
Affermò Alexandra alzando lo sguardo su di lui. A lei non piaceva fantasticare troppo, ma era stato inevitabile pensare a quella scenetta e, soprattutto, alle espressioni di James e Helen davanti al loro regalo per la bambina in arrivo.
Tom scosse il capo e chiaramente si poteva leggerne il dispiacere sul suo viso. Non lo faceva apposta, questo era ovvio, tuttavia il primo appuntamento che aveva prefissato erano gli MTV Movie Awards.
« Anche se so di essere il miglior cattivo dell'anno. »
Aggiunse con tono autoritario, ma era palese che stesse fingendo, in quanto non c'era uomo più umile di lui che Alexandra non conoscesse.
« Non ti facevo così... »
« Così come? »
L'uomo la guardò con sopracciglio alzato e un sorriso furbo sulle labbra. Forse avrebbero dato vita ad un altro gioco.
« Così modesto e presuntuoso? » nelle parole di Alexandra non si nascondeva nessuna offesa, anzi era tutto tutto uno scherzo.
Spesso si divertivano come bambini e questo era possibile grazie a Tom, il quale era riuscito ad estrarre la parte fanciullesca dell'attrice, rimasta sepolta per troppo tempo sotto un carattere serio ed eccessivamente intransigente.
A quel punto Alexandra si sporse verso di lui, con un'espressione divertita e al tempo stesso istigatrice, arrivandogli a stringergli con una mano le guance.
« E poi Loki non mi spaventa più di tanto. »
Tom non tardò un solo attimo a togliere le dita della propria ragazza dal suo viso e in poco tempo la stava guardando con occhi ricolmi di sfida.
« Ti conviene cominciare a nasconderti, sciocca umana. »
« Non avevi una valigia da fare? »
Eppure in quel momento a nessuno dei due interessava davvero molto il viaggio a Los Angeles e a riempire il bagaglio ci avrebbe pensato in un secondo momento.
« Uno... »
Sì, stava cominciando a contare e forse Alexandra avrebbe dovuto cominciare a nascondersi da qualche parte. Aveva quasi trent'anni, ma non avrebbe rinunciato a fare cose simili con la persona che, effettivamente, amava.
« Due... »
A quel punto decise che sarebbe stato meglio andare al piano di sopra.
Rise, rise come forse non aveva mai fatto in passato.
Hiddle's corner:
Ed eccoci qui, a rilento come al solito.
Spero che il prossimo capitolo – l'ultimo tra l'altro – possa arrivare abbastanza presto, visto che comunque ho l'ultimo esame di luglio il 23.
Ad ogni modo, spero vi sia piaciuto.
La poesia di Hermann Hesse, come ho detto sulla mia pagina fb, mi ha paraculato il capitolo, perché, sinceramente, non sapevo come andare avanti e dare una svolta a quello che stavano facendo.
Era una poesia che avevo letto tempo fa ma che, come accadeva in passato ad Alexandra, non mi dice niente. Sarà che non riesco a capirla come vorrei e, diciamocelo qui, a me Hesse non piace moltissimo.
Comunque, eccola qui, ben unita e non spezzettata come la recita Tom.
Perché ti amo, di notte son venuto da te
così impetuoso e titubante
e tu non mi potrai più dimenticare
l'anima tua sono venuto a rubare.
Ora lei è mia – del tutto mi appartiene
nel male e nel bene,
dal mio impetuoso e ardito amare
nessun angelo ti potrà salvare.
E con questo vi saluto e mi godo i miei pochi (pochissimissimissimi) giorni di vacanza.
Adieu,
Charlie
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Capitolo 20 *** Capitolo XX - Sophie ***
Capitolo XX
- Sophie -
Alexandra decise di lasciare suo fratello solo per pochi minuti.
Era stanco. Erano entrambi stanchi.
Così uscì, da una delle tante porte laterali dell'ospedale. Prese una sigaretta e l'accese.
Era lì con lui da ormai cinque ore, ma il travaglio di Helen era iniziato già da prima. Ormai non doveva mancare molto alla nascita della piccola di famiglia, o almeno così credeva. In realtà non se ne intendeva di bambini. Sapeva solo che prima o poi nascevano e tutti erano felici.
Le dispiaceva che Tom non fosse lì con lei, ma non poteva lasciare James da solo, in quel momento così importante per lui.
D'altronde l'attore inglese aveva preso l'impegno di partecipare alla premiere di Iron Man 3, per non parlare degli MTV Movie Awards, che precedevano l'altro evento e se non ci fosse stato il parto di Helen, probabilmente sarebbe andata con lui a Los Angeles.
La famiglia. La famiglia prima di tutto.
Aspirò dalla propria sigaretta e poco dopo lasciò che il fumo le uscisse dalle labbra.
Alzò gli occhi al cielo.
Non c'era nemmeno una stella e l'unica cosa che Alexandra riuscì a vedere furono le luci degli aerei che le passavano sopra la testa, lontani chilometri e chilometri.
E per qualche momento pensò egoisticamente che da uno di essi potesse esserci Tom, pronto a scendere all'aeroporto di Londra, solo per restare con lei.
Sciocca. Lui era impegnato oltreoceano. Anzi, probabilmente a breve sarebbe arrivato negli Stati Uniti, dove presto avrebbe fatto capolino nel suo albergo per cambiarsi per la serata che lo stava aspettando.
E lei era lì, in attesa di qualsiasi notizia che perfettamente sapeva che non sarebbe mai giunta.
Improvvisamente il cellulare vibrò nella sua tasca. Con movimenti piuttosto lenti, Alexandra lo prese, pensando fosse Cat, curiosa di sapere come stavano andando le cose.
Ma quando si accorse che il mittente del messaggio era Tom, gli occhi le si illuminarono.
Allora, sono o non sono zio? :)
A quella semplice domanda, Alexandra sorrise, pensando a quanto adorabile fosse. Ed immancabilmente si rese conto di quanto tenesse a lui, di quanto tutta quella relazione fosse importante per lei.
Non ancora, ma non credo manchi molto. Non rimanere troppo a fare Loki negli Usa, che hai una nipote in arrivo!
Si mordicchiò leggermente il labbro inferiore, prima di aspirare ancora una volta dalla propria sigaretta, quasi terminata.
Alexandra era curiosa di vederlo all'opera con un bambino, anche se era lampante a tutti come Tom Hiddleston fosse una persona socievole, bimbi compresi.
Poi quella sarebbe stata la loro nipotina, quindi l'affetto nei suoi confronti sarebbe stato maggiore, per quanto lei non fosse molto pratica di quelle piccole creaturine.
Non fece nemmeno caso, tanto era stata rapita da quel pensiero dolce, alla porta aperta dietro di sé.
« Alex! »
Quando si voltò, trovò James con uno sguardo tra il preoccupato e il gioioso.
A quel punto capì che il momento stava arrivando.
Alexandra si massaggiò le tempie, mentre attendeva una risposta dall'altra parte del suo portatile.
Era stata tutta la notte insieme a James ed Helen e, finalmente, la piccola Sophie era nata. E se lei era incredibilmente stanca, non poteva immaginare quanto potesse esserlo la mamma in questione.
Era tornata a casa con la propria macchina, lasciando la nuova piccola famiglia Gascoyne alla loro stessa privacy e si era buttata sul divano, non appena aveva varcato la soglia del salotto. Non ebbe la prontezza di arrivare fino alla sua camera e si addormentò lì.
Ed ora avrebbe raccontato tutto a qualcuno di veramente speciale.
« Che raggio di sole! »
« Siamo in vena di sarcasmo, Hiddleston? »
Capì perfettamente che qualcosa non andava nei suoi capelli, in quella situazione terribilmente arruffati. Ma di certo non si sarebbe mai arrabbiata per una osservazione simile. Incredibile come il suo comportamento, grazie all'attore inglese, fosse cambiato in così pochi mesi, costando ovviamente una notevole fatica da parte di entrambi.
« Lo sai che per me sei sempre un raggio di sole. »
Il suo sorriso le mancava. Quel meraviglioso ed estremamente spontaneo sorriso che le metteva il buon umore anche nelle giornate più grige.
Ci furono piccoli istanti di silenzio, in cui entrambi erano troppo concentrati a fissarsi l'uno dallo schermo dell'altro. Ogni tanto Alexandra aveva una visione squadrettata di Tom: maledetta connessione internet!
« E quindi? La piccola Sophie? »
« E' splendida. Davvero! Tra tutte le bambine della nursery lei era la più bella. Poi era pieno di marmocchi strillanti, con bocche enormi. Peggio di qualsiasi Alien. »
La faccia sconcertata e, al tempo stesso, esageratamente disgustata di Alexandra fu sufficiente che provocò nell'attore inglese un'immediata risata.
« Sono assolutamente curioso di vederti alle prese con tua nipote. Credo che farò un video, per immortalare il momento. »
In tutta risposta la ragazza arcuò un sopracciglio, storcendo leggermente le labbra, giusto per marcare il suo totale disappunto, circa l'idea appena espressa.
« L'America ti rende ironico, noto. »
Ma per quanto potesse dimostrarsi offesa dalle sue parole, non riuscì a trattenergli un sorriso. Parlarono per tanto tempo, ma nessuno dei due era stanco e, soprattutto, nessuno voleva concludere quella che sembrava una videochiamata infinita.
Tom non pareva aver avuto effetti post jet leg ed Alexandra non dava l'impressione di aver passato tutta la notte all'ospedale per la piccola Sophie. Chiacchierarono con un'impressionante energia, come se non si vedessero da mesi e mesi, raccontandosi tutto il possibile, dagli eventi di grande rilevanza alle storielle più minuscole.
« Vuoi vedere cosa ho imparato ieri sera in un locale? »
Le domandò Tom, retoricamente, alzandosi dal divanetto della grande stanza d'hotel, tenendo comunque saldamente il piccolo portatile tra le braccia.
« Hai avuto anche il tempo di andare in un locale? »
« Sì, con Luke e degli amici. Ci siamo un po' divertiti, tutto qua. »
Le fece un occhiolino veloce, appoggiando il computer sul letto e allontanandosi il tempo necessario per prendere il proprio cellulare. Alexandra non riuscì a capire cosa volesse fare e soprattutto non le fu chiaro cosa Tom intendesse per ci siamo un po' divertiti. Una spiegazione doveva dargliela e anche al più presto.
Senza un minimo di preavviso, una musica estremamente ritmata giunse alle orecchie di Alexandra. Una di quelle classiche cose alla tunz tunz tunz che lei detestava. Eppure Tom ogni tanto cadeva in questi gironi infernali, comportandosi da perfetto adolescente.
E amava anche questo lato di lui.
« Pronta? »
Alex alzò le mani lateralmente. « Da qui non mi muovo. »
Con un sorriso, Tom si distanziò dal portatile. Rimase fermo in mezzo alla stanza che l'australiana non riusciva a vedere interamente. Era a testa china e immobile se non fosse stato per il piede destro che batteva il ritmo a terra.
E, d'un tratto, cominciò a ballare come il più scatenato ragazzino in preda a una esplosione ormonale. Ballava come uno scatenato, come se non ci fosse un domani e con un incredibile sorriso sulle labbra.
Quella performance, che lasciò Alexandra allibita tanto da farle sgranare gli occhi, incredula, non durò moltissimo, poco meno di un minuto ma alla fine di tutto Tom aveva un leggero fiatone.
« Allora? »
Chiese con un sorriso che gli andava da orecchio a orecchio. Come un bambino che riceveva il dono più desiderato a Natale.
« Hai imparato tutto ciò in una sola sera?»
« Ti vedo sconvolta, tesoro. » lo disse con un ghigno soddisfatto sulle labbra, andando a sedersi sul letto e incrociando le gambe.
Alexandra tornò a sorridere a sua volta, accompagnando il suo gesto da una leggera risata: quell'uomo era adorabile.
E lo amava.
« Piange molto? »
Domandò Alexandra con un'espressione che viaggiava tra l'incuriosito e lo sprezzante, dopo che la piccola Sophie aveva strillato.
Per quanto comunque non riuscisse a farsi piacere i bambini, la sua nipotina era deliziosa. Aveva meravigliosi capelli dorati e due occhi scuri come la notte.
E poi portava il marchio Gascoyne e questo aveva il suo giusto perché, secondo Alexandra.
« Non molto, in realtà » rispose Helen, mentre teneva tra le braccia la piccola nata. « Ogni tanto vuol far sentire la sua voce ma per il resto è assolutamente nella norma. Ricordo che il figlio di mia sorella piangeva tantissimo. »
A quel punto si intromise James nel discorso, guardando la propria compagna. « Strillava come un indemoniato, è diverso. E adesso che ha cinque anni strilla ancora di più. L'ho sempre detto e non finirò mai di ripeterlo: a quel bambino serve un esorcista. »
Non ci volle molto prima che qualcuno scoppiasse a ridere e Alexandra si aggiunse con un leggero sorriso a quel momento così perfettamente idilliaco, mentre la sua mente ripercorreva pensieri che aveva già conosciuto in precedenza.
Se qualche anno prima qualcuno le avesse anche solo suggerito che suo fratello sarebbe diventato padre di una bella bambina, probabilmente avrebbe guardato l'altro interlocutore con un sopracciglio inarcato e lo sguardo di qualcuno che era pronto a dare risposte altamente sarcastiche.
E invece ora tutto era così diverso e prima fra tutti Alexandra lo era. Probabilmente non l'avrebbe mai fatto, fin troppo orgogliosa in cuor suo, ma avrebbe dovuto ringraziare infinitamente Tom. In modo totalmente involontario le aveva fatto scoprire cosa voleva dire essere amata davvero e per l'attrice il mondo aveva ora tutto un altro aspetto.
Si voltò a fissarlo, notando quanto bello fosse quel sorriso nato dalle ultime parole pronunciate da James.
E a quel punto Alexandra capì che era la persona giusta con cui trascorre tutta la vita.
Hiddle's corner:
Prima di tutto vi chiedo immensamente scusa per il ritardo così prolungato nel postare l'ultimo capitolo. Avevo perso persino le speranze e poi continuare a scrivere di una coppia così perfettamente felice, mentre io stavo provando l'angst della vita reale, mi sembrava quasi un'utopia.
Ma ora mi è passato. Sto meglio e sono felice (un po' incazzata – molto - ).
Per il resto eccoci qui. Tutto finito.
Spero vivamente che la storia vi sia piaciuta dall'inizio alla fine e che Alexandra sia stato un personaggio in grado di emozionarmi. Non nasconderò dicendovi che in lei ci sono molti dei miei atteggiamenti, ma qualcosa di mio in lei volevo metterlo.
Ci sono state volte che averei voluto prenderla a sberle, ma sono sempre stata convinta che se fosse stata la classica ragazza tranquilla e dolce non sarebbe stata una relazione piena. Con Tom Alex è riuscita a capire il meglio di sé e di questo sono orgogliosa, perché so di aver potato su carta un personaggio con delle debolezze e molti difetti. Insomma, volevo che fosse reale in tutto e per tutto.
Non ho voluto descrivere una scena con Tom con Sophie in braccio et cetera, perché voglio lasciare a voi l'immaginazione. E soprattutto non me la sento di descriverlo in fasi paterne o con bambini.
… non ancora ;)
Voglio ringraziare chiunque mi abbia seguito fino a questo punto, chiunque abbia letto/recensito/inserito tra le preferite e varianti vari e ovviamente i grazie vanno a tutte quelle persone che mi hanno supportata su facebook.
Con Black Heart voglio dire un arrivederci a questa sezione di fanfiction. E chissà cosa il futuro riserverà per Alex e Tom ;)
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