I want to learn to live

di oOPoisonGatebOo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei così strano.. ***
Capitolo 2: *** Sei solo un moccioso. ***
Capitolo 3: *** Sei strano anche nel mondo dei sogni. ***
Capitolo 4: *** Nuovi incontri. ***
Capitolo 5: *** Vorrei poter stare con te, per sempre. Non come amico. ***
Capitolo 6: *** Eh? Innamorato? ***
Capitolo 7: *** Senza ricordi. ***
Capitolo 8: *** Tocco di un'anima. ***
Capitolo 9: *** Un piccolo inizio? ***
Capitolo 10: *** Una crepa nella felicità. ***
Capitolo 11: *** Pioggia. ***
Capitolo 12: *** Mi piaci [Pt.1] ***



Capitolo 1
*** Sei così strano.. ***


Axel sbuffò, ficcandosi le mani in tasca. 
Erano mesi che cercava un lavoro decente, e cosa si ritrovava a fare? Un fottuto bidello in un ancor più fottuto orfanotrofio. Fantastico.
Bhe, sempre meglio dello spazzino, anche se alla fine erano entrambi lavori di merda.
Poi lui odiava i bambini. Oh si se li odiava.
Purtroppo per lui, avrebbe dovuto farci il callo.
-Dio, ma mandarmene giu una buona ogni tanto no eh?- disse a voce bassa. Dopotutto la strada non era il posto adatto per parlare da soli.
Il cielo era scuro, proprio come piaceva a lui. Scuro come ciò che conteneva il suo cuore. Solo una persona sapeva come farlo sciogliere, e questo non era altri che..
-Axellooo!- urlò Riku saltandogli al collo, facendogli quasi uscire il cuore dalla gola per lo spavento.
..il suo migliore amico.
-Che cazzo ci fai qua?!- rispose molto finemente il rosso.
-Oooh Axi-chan..- disse Riku, godendo nel vedere la faccia irritata di Axel dopo aver pronunciato quel nomignolo -non essere scorbutico, guarda che poi ti vengono tutte le rughe e mi diventi un Shar Pei..o un Carlino incazzato. In ogni caso, giravo da queste parti e ho visto un pappagallino così carino che la tentazione di saltargli addosso è stata impossibile da reprimere- continuò con un sorrisone che fece salire ulteriormente i nervi al povero rosso.
-Hai finito?-
Riku soppesò per un attimo la risposta da dargli, poi fece semplicemente spallucce.
Per un attimo Axel abbassò la guardia, ma quando vide la tipica faccia che faceva l'argenteo prima di parlare, ebbe paura della cazzata che avrebbe sparato.
-Per il lavoro?- chiese invece, lasciandolo brevemente spiazzato.
-Non è una trappola vero?-
Riku lo guardò confuso e il rosso capì che no, non era una trappola e per una volta era serio.
-Bhe..ho appena finito un colloquio e mi hanno assunto come commesso in un orfanotrofio. Uno schifo, non ti pare?- rispose, stringendosi nel suo cappotto. Per essere autunno faceva già parecchio freddo.
-Scherzi? Io pagherei per prendere il tuo posto!-
-Perchè non lo fai allora?-
Riku ghignò malefico -giusto per vederti sgobbare e soffrire, in mezzo a tutti i bambini di quel posto-
Axel gli tirò un coppino così forte che lo schiocco dello schiaffo si sarebbe sentito anche su Marte.
-Ahia Axi-chan! Ho solo diciott'anni, non voglio morire giovane! Tu magari che sei più vecchio di un anno potresti pure schioppare, io no!- si lamentò l'argenteo.
-Mi dai del vecchio? Guarda che presto arriverai anche tu ai diciannove anni- disse Axel con un sopracciglio inarcato.
-Si, ma io sono splendido, e lo sarò a qualunque età, sono troppo prezioso e perfetto per morire!-
-Quando avrai novant'anni ne riparleremo- rispose Axel, trattenendo una risata: Riku era totalmente fuori di testa, ma era uno dei motivi per cui gli voleva un gran bene.
-Sempre se ci arriveremo- aggiunse il minore.
-Dio mio che pessimista-
-Nah, sono solo realista. Ormai è già tanto se certa gente arriva ai settanta, poi caput, finiscono tre metri sotto terra- rispose l'argenteo sorridendo ironico.
Axel lo osservò, poi sospirò spostando lo sguardo sulla strada: Riku non sembrava aver superato la morte della nonna.
-Cambiando argomento..quando inizierai a lavorare?- chiese il ragazzo dagli occhi color verde acqua, calciando un sassolino.
-Domani pomeriggio alle sedici. Farò una settimana dalle sedici alle ventidue, un'altra dalle ventidue alle sette del mattino e così via-
-In pratica ti alterni tra giorno e notte?-
-Si. Quando faccio il giorno c'è una ragazza che fa la notte e viceversa- rispose Axel, sperando che Riku avesse compreso realmente. Non era molto bravo con le parole, a suo parere.
-Capito! Comunque siamo arrivati a casa tua e oggi non ho proprio il tempo di restare un po' da te. Però don't worry boy! Mi auto-inviterò la prossima volta. Ci si vede!- disse Riku, dandogli una patteggiata sulla spalla prima di cambiare direzione.
Il rosso scosse la testa, sorridendo.
Successivamente estrasse le chiavi dalla tasca dei pantaloni e aprì la porta di casa, chiudendosela alle spalle dopo essere entrato. 
Il resto della giornata sembrò volare insieme alla notte, e il giovane Axel si ritrovò ben presto sulla moto, diretto all'orfanotrofio.
Parcheggiò, entrando nella struttura con disinvoltura.
-Tu sei Hayashi Axel?- chiese una voce alle sue spalle.
Lui si girò, incontrando gli occhi castani del direttore, gentili e limpidi. Per quanto Axel fosse asociale, doveva ammettere che quell'uomo ispirava simpatia.
-Si, sono io- rispose.
-Ieri non mi sono presentato per bene, perdonami. Io sono Katsumi Yamamoto, ma chiamami semplicemente Sumi- disse con un sorriso.
Axel non ricambiò, decise piuttosto di guardarsi intorno.
-Vieni con me, ti faccio vedere dove dovrai lavorare-
Il rosso annuì, seguendolo.
Salirono al secondo piano e al ragazzo giunsero alle orecchie le voci dei bimbi che giocavano.
Che seccatura, pensò guardando il corridoio con in mezzo una scrivania e due porte.
-Allora Axel, la porta dietro alla scrivania contiene lo sgabuzzino, quella dal lato opposto è l'accesso ai dormitori. I bambini sono solo una ventina, quindi non ti preoccupare, sono anche piuttosto tranquilli- gli disse il direttore, dirigendosi verso i dormitori.
Axel vide tutti i bambini e vari ragazzini intenti a giocare tra loro, senza fare eccessivo casino, grazie al cielo.
Erano così odiosi da dargli sui nervi soltanto respirando.
Fece scorrere lo sguardo per tutta la stanza, finché un ragazzino non attirò la sua attenzione. 
Era biondo, rannicchiato sul letto con lo sguardo basso e..parlava da solo, con in volto nient'altro che tristezza. Era piuttosto escluso, e così minuto da risultare invisibile.
Il rosso ricevette una pacca e un sonoro "buona fortuna" da parte del direttore, che si volatizzò ad una velocità impressionante.
Axel decise di sedersi alla scrivania per non dare troppo nell'occhio, prendendo il cellulare dalla tasca per messaggiare con Riku.
Non erano passati neanche dieci minuti che si era gia rotto gli zebedei di star li.
Sentiva le continue voci dei bambini prendergli i timpani e ridurglieli in poltiglia, per poi farci delle polpette e venderle in qualche ristorante di sushi, facendole passare per polpettine di pesce.
Rimase un po' basito dei suoi stessi malati paragoni, ma rendevano bene l'idea.
-Come ti chiami?-
Il rosso alzò di scatto la testa, incontrando due iridi color dell'oceano. Era lo stesso ragazzino che aveva visto raggomitolato sul letto. Vederlo da vicino lo faceva sembrare ancora più indifeso. Era scalzo, con indosso un lungo maglione bianco a coprirlo fino a metà coscia. La sua pelle pallida e le ossa in rilievo, unite alle profonde occhiaie, gli davano un'aria cadaverica. Aveva lo sguardo smarrito, ma profondo.
-Axel- rispose, studiandolo da testa a piedi.
-Io sono Roxas, e lui è Sora- disse indicando il vuoto.
-Ma..- il rosso aggrottò le sopracciglia: era sia piccolo e indifeso, che completamente suonato.
-Sora dice che sembri buffo e antipatico- ridacchiò Roxas.
-Sarà. Non è il primo a dirmelo- rispose Axel incrociando le braccia, abbandonandosi contro lo schienale della sedia.
-Lo immagino- disse il quindicenne, dandogli le spalle e tornando nel dormitorio, conversando con l'aria.
Axel fece spallucce, tornando alle prese con quell'imbecille di Riku, che gli aveva mandato circa sei messaggi dandolo per morto.

Riku: ohmmioddio è schioppato! Io non parlavo sul serio ieri!

Axel: calmo, stavo solo conversando con un ragazzino.

Riku: è simpatico?

Axel: non so.

Riku: antipatico?

Axel: bho.

Riku: allora come ti è sembrato?

Axel: strano. Quel ragazzino è strano.



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Note dell'autrice: prima fanfiction che faccio su Kingdom Hearts, yeh yeh yeh. Spero sia stata una lettura piacevole, alla prossima settimana per il secondo capitolo. Se volete, lasciate una recensione ^w^ Grazie per aver letto!

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Capitolo 2
*** Sei solo un moccioso. ***


Il rosso si rigirò nel letto, leggermente turbato. Non riusciva più a dimenticare gli occhi di Roxas, insieme allo stampo leggero della sua voce. Erano un punto fisso nella sua mente.
-Qualcosa non va?- chiese sottovoce Riku, sdraiato nel letto vicino al suo. 
Era da un po' che vedeva il rosso cambiare posizione ogni due millesimi di secondo.
-Se devi andare al bagno non farti paranoie, casa mia è anche casa tua- continuò poi, beccandosi una cuscinata.
-No demente, non ho il cagotto. Semplicemente non riesco a prendere sonno. Poi con te sveglio non mi conviene, l'ultima volta mi hai messo del ghiaccio nelle mutande- disse Axel, ricordando il modo pietoso in cui si era messo a saltellare, insultando Riku che era intento ad asciugarsi le lacrime a forza di ridere.
L'argenteo scoppiò in una fragorosa risata, cosa che gli fece arrivare un'altra cuscinata.
-Ti metto un cubetto su per il culo e vediamo chi ride...- 
-Axi-chan, eri esilarante, te lo giuro!- continuò il minore piangendo, letteralmente.
Axel salì sul suo letto, mettendosi a cavalcioni su di lui. Avvicinò il viso al suo orecchio e sussurrò minaccioso: -smettila di ridere o..-
Riku sbarrò gli occhi con le guance in fiamme. Sentiva il respiro del rosso sull'orecchio, mentre i loro petti si sfioravano. Le mani del maggiore erano ai lati del suo viso e, prima di continuare a parlare, si leccò le labbra, mandando in tilt il povero argenteo.
-..distruggo tutta la tua preziosa collezione di manga. Prendo ogni singolo fumetto e lo brucio davanti ai tuoi occhi- disse poi, contro ogni previsione di Riku.
-Cooooosa?! Provaci e ti rapo a zero!- rispose il minore, regalandogli un'occhiataccia.
Axel rise, tornando sul suo letto: -io ho avvisato!-
Riku sbuffò, girandosi di fianco e dando le spalle al rosso.
Sentiva le guance ancora calde, quasi bollenti. Sospirò e chiuse gli occhi, nel tentativo di dormire.
 
 
Axel, mentre scorrazzava per il cortile della scuola elementare, notò un bambino seduto per terra con la schiena contro il muro. Aveva le ginocchia strette al petto e le sue esili spalle sussultavano.
Decise di avvicinarsi e si sedette accanto a lui.
L'argenteo alzò la testa, guardandolo in faccia.
-Sei venuto anche tu a prendermi in giro?-
-Perché dovrei?- chiese il rosso.
-Perché sono antipatico- rispose corrucciato, spostando lo sguardo per terra.
-A me non sembra- disse Axel, continuando a fissarlo.
-Allora ti sembra male. Mi odiano tutti-
Il maggiore si alzò.
-Te ne stai andando?- chiese l'argenteo, sentendo di nuovo delle lacrime percorrergli le guance. Contro ogni sua previsione, invece, il rosso si inginocchiò esattamente davanti a lui, allungando un braccio e asciugandogli le gote con le dita.
-Mi chiamo Axel-
-I-io Riku..- disse, confuso.
-Bene. Riku, vuoi essere mio amico?- chiese il rosso, con un sorriso.
L'argenteo rimase a bocca aperta, ma finì con l'annuire, incredibilmente felice. Le uniche parole che gli circolavano per la mente erano "Axel" e "amico". Non riusciva a crederci.
Il maggiore sorrise, porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
-Che classe fai?- domandò Riku.
-Io sono della terza, sezione A. Tu?- rispose Axel.
-Oh..anch'io sono della tua stessa sezione,ma di un anno in meno-
Fu così, che quel freddo autunno, l'anima rossa e l'anima bianca si unirono in un'amicizia che durò negli anni. L'argenteo iniziò ben presto a provare dei sentimenti diversi da quelli di Axel..ma riuscirà a conquistarlo? Forse no. 
 
 
Riku si svegliò di soprassalto. Di nuovo..aveva fatto di nuovo lo stesso sogno. E quella voce alla fine lo spaventava. Non era molto virile, ma si sentiva che apparteneva ad un ragazzo. Non riusciva a non chiedersi per quale motivo quella voce irrompesse nel suo sogno, o per meglio dire ricordo, ogni notte.
Si girò, osservando Axel. Quest'ultimo era sdraiato a pancia in su, con gli occhi chiusi e il respiro calmo e delicato. 
Rimase incantato, mentre guardava il suo profilo debolmente illuminato dalla luce della luna. Si allungò, posando dolcemente le labbra sulle sue. Erano estremamente calde e morbide, proprio come si aspettava. Dopo tutto ciò, tornò al suo posto, continuando a premersi un dito sulle labbra, bollenti dopo quel piccolo bacio non ricambiato.
 
 
Axel sbadigliò, stiracchiandosi così tanto da far invidia pure ai gatti. Cercò di aprire gli occhi, ma la luce che penetrava dalla finestra lo costringeva a socchiuderli. Guardò l'orologio appeso alla parete, leggendo chiaramente che erano le undici del mattino. 
Prese il proprio cuscino e lo tirò in faccia a Riku.
-Nhh...ahio! Buongiorno neh!- disse l'argenteo, massaggiandosi la guancia contro la quale era arrivata la cerniera del cuscino. 
-Sai cos'è una sveglia vero? O non ne hai mai vista una in vita tua?- domandò invece Axel, alzandosi e iniziando a infilarsi i pantaloni.
Riku di tutta risposta sbuffò, seguendolo a ruota.
Fecero a turno per andare in bagno, per poi iniziare a scegliere chi dei due avrebbe cucinato.
-No bello, io ti voglio bene e non sai quanto, ma vuoi mandare a fuoco la casa?- chiese il rosso, facendo una finta faccia spaventata.
-Allora dimmi, cos'ho mangiato fino ad ora dato che vivo da solo?- ribatté l'argenteo, leggermente seccato.
-Pizze da asporto e spinaci surgelati- rispose il maggiore, annuendo solennemente.
-Io non li ho neanche gli spinaci surgelati!- disse aprendo il freezer, rimanendo di sasso vedendone invece la confezione.
-Sei perso..non sai neanche cosa metti nel carrello!- esclamò Axel, ridendo.
Riku rimase in silenzio per evitare altre figuracce, chiudendo il freezer e facendo una faccia come per dire "hai vinto tu".
-Vedo che hai capito- gli disse il rosso, scompigliandogli i capelli.
-Zitto e cucina, puttano-
Il diretto interessato soffocò l'ennesima risata, mettendosi al lavoro.
 
 
-Due pizze margherita e due coca-cole- disse Axel in pizzeria.
-Arrivano subito- rispose un uomo sulla quarantina, sorridendo.
Il rosso si sedette al tavolo, senza alzare lo sguardo.
Era così, che dopo aver fatto bruciare le lasagne nel forno, si erano ritrovati a vestirsi per andare in pizzeria.
-"No bello, io ti voglio bene e non sai quanto, ma vuoi mandare a fuoco la casa?"- disse Riku sarcasticamente, imitandolo.
-Ehi, io intanto ho fatto bruciare solo le lasagne, tu avresti mandato a fuoco anche l'intero palazzo, quindi taci- ribatté il rosso, incrociando le braccia e accavallando le gambe.
-Si certo..- 
 
 
Dopo aver mangiato in pizzeria Riku e Axel fecero un po' di giri li nei dintorni, ma arrivò ben presto il momento per Axel di prendere la moto e andare all'orfanotrofio.
Parcheggiò nel posto riservato al personale e, dopo aver salutato il direttore, salì al secondo piano.
Corrugò la fronte quando trovò Roxas seduto sulla scrivania intento a fissare il pavimento. Cercò di non farci troppo caso, aprendo lo sgabuzzino per prendere il secchio e il mocio. Sospirò: era proprio un lavoro dimmerda il suo. Scritto tutto attaccato, per rendere l'idea.
Per andare al bagno era costretto a passare per i dormitori, con suo enorme disappunto. Si fece coraggio e passò in mezzo ai bambini. Molti smisero di giocare per guardarlo, altri invece continuarono a farsi i fatti propri, senza cagarlo di striscio. 
Riempì velocemente il secchio d'acqua e tornò a passo svelto nel "suo" corridoio. Ci inzuppò felicemente, per modo di dire, il mocio e iniziò a pulire il pavimento.
-Comunque io ho sporcato là- disse Roxas, indicando una macchia di sangue, proprio nel punto in cui guardava da cinque minuti buoni.
-Hai le mestruazioni per caso?- domandò ironicamente Axel, passando per pulirla.
-No, un ragazzo più o meno della mia età, forse più piccolo, mi ha tirato un pugno e mi ha fatto sanguinare il labbro. Dice che devo smetterla di aspettarti-
Il rosso cambiò il suo sorrisetto strafottente in una smorfia indecifrabile. 
-Aspettarmi?- domandò poi.
-Si. Ho passato la mattina appoggiato allo stipite. Sei il mio unico amico..vivo- rispose Roxas, dondolando le gambe.
Ad Axel le ultime parole ricordarono tanto il piccolo Riku, che intento ad affrontare la sua difficile infanzia, diceva che l'unico sostegno che aveva era lui..la sua unica speranza di felicità. Si chiese se per Roxas fosse la stessa cosa.
Lo guardò un attimo, poi scosse la testa. Sicuramente non era così importante nella sua vita, o almeno, non come lo era stato per Riku. E poi..cosa gli importava? Tanto Roxas era solo l'ennesimo ragazzino insopportabile, no? 
-Senti biondino, io non ti conosco nemmeno. Quindi ora vai a giocare con qualcuno o vai a fare il riposino del pomeriggio, su-
-Sora dice che sei un coglione- disse Roxas senza smettere di dondolare le gambe.
-Mi dici chi diavolo è sto Sora?! Il tuo amico immaginario?- domandò Axel iniziando a spazientirsi.
-No- rispose soltanto il biondo, scendendo dalla scrivania e tornando lentamente nei dormitori.
Il rosso si spiaccicò una mano sul viso. Odiava i marmocchi dai quindici anni in giù.
 
 
Roxas vide Axel prendere la sua roba e scendere al primo piano, molto probabilmente per tornare a casa, così decise di uscire sul piccolo terrazzo dei dormitori. Da li poteva vedere i parcheggi, così lo guardò prendere la moto e andarsene.
L'aria gli schiaffò un po' di capelli in faccia, ma non ci fece troppo caso.
-Perché insisti così tanto a fare amicizia con quello?- chiese una voce alle sue spalle.
-Non lo so..è diverso- rispose il biondo, stringendosi nel proprio maglione.
-Non vedi come ti tratta? Alcune sue frasi sembrano sottintendere chiaramente "sei solo un moccioso che sarebbe dovuto finire in un manicomio invece che in un orfanotrofio". Mi fa rabbia- ribatté il moro che gli si affiancò.
-Non importa Sora..nonostante mi possa additare come un pazzo, non ha ancora fatto niente per allontanarmi seriamente. Se per lui sono così stupido..perché mi ascolta?- chiese questa volta il biondo.
Il moro rimase un attimo in silenzio.
-Non lo so- fu l'unica risposta che riuscì ad uscirgli dalle labbra.



Note dell'autrice: per iniziare, mi scuso del ritardo! Ho passato il giovedì sul letto a dormire come un facocero e il giorno dopo non ritrovavo neanche più il quaderno, rinvenuto poi sotto i libri scolastici. Io l'ho sempre detto che quei cosi sono malefici, cercano pure di mangiarsi i miei preziosi quaderni, oltre al mio cervello..tsk. Ringrazio chi mi segue e la santa che ha trovato del tempo per recensirmi..al prossimo capitolo! (Che posterò tra giovedì e venerdì) Dato che sono le 5.19, direi pure di augurarvi la buonanotte \(°u°)

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Capitolo 3
*** Sei strano anche nel mondo dei sogni. ***


Axel guardò il calendario appeso alla parete del corridoio, incrociando le braccia sulla scrivania e appoggiandoci sopra il mento.
Il turno notturno era veramente noioso, avrebbe preferito cento volte di più uscire con Riku, piuttosto che starsene ore e ore a fissare un posto semi-illuminato.
Sentiva il russare di alcuni bambini, cosa che gli fece salire i nervi.
Si chiese cosa potesse fare un povero diciannovenne alle tre di notte, senza niente con cui passare il tempo.
Prese il cellulare e sperò che l'argenteo fosse ancora sveglio, in modo da poter messaggiare con lui nella speranza di sentir le ore lavorative scorrergli addosso come olio.


Axel: sei in piedi?

Riku: no, seduto.



Il rosso si spiaccicò una mano in faccia.


Axel: ...ah ah ah, non sai come sto ridendo, ih ih ih.

Riku: non era una battuta..lo sono veramente D:

Axel: vabbè, bando alle ciance, come mai ancora sveglio? Mammina si arrabbia se fai tardi,sai?

Riku: mammina è morta Axi-chan, quindi non ho questi problemi u.u



Solo in quell'istante il rosso si ricordò di quel piccolo particolare: Riku aveva perso la propria madre subito dopo il parto.
Sentiva i sensi di colpa fermi in gola, mentre la vergogna per aver scritto quella frase si faceva largo in lui.


Axel: scusa Riku..non volevo ferirti.

Riku: ma scherzi? Sto benissimo! Mi hai insegnato tu stesso a non frignare per certe cose, e ora fai il debole?


Axel sorrise al ricordo di un piccolo Riku che piangeva nel bagno delle elementari a causa di alcuni bambini che l'avevano preso il giro per il fatto che non avesse una madre.



"Con le mani in tasca camminò lungo il corridoio. Odiava l'intervallo in classe, così era riuscito a sfuggire alla sorveglianza della maestra ed era scappato, per così dire. 
Iniziò a salire le scale, sbuffando. Se l'avessero beccato molto probabilmente l'avrebbero messo in punizione, ma non gliene importava granchè.
Al secondo piano, nel quale stava muovendo i suoi passi, il riscaldamento era guasto e si sentiva un notevole calo di temperatura, essendo inverno. Inoltre, rispetto al primo piano, c'era molto meno rumore, cosa positiva per uno che ama i luoghi silenziosi e calmi.
Fu quando sentì un singhiozzo proveniente dal bagno maschile che smise di pensare agli affaracci suoi.
Incuriosito si sporse per guardare dentro il bagno, vedendo Riku che fissava uno dei tanti specchi posti sopra ai lavandini, piangendo senza sosta.
Entrò avvicinandosi subito all'amico, appoggiandogli una mano sulla spalla e sentendolo sobbalzare per il piccolo spavento provocato dal suo arrivo improvviso.
-Che hai?- chiese il rosso, fissando il viso dell'argenteo riflesso nel vetro.
-N-niente..-
-Se non avessi niente non saresti qui a piangere. Che hai?- insistette.
-D-dicono che sono u-uno sfigato, che mia m-mamma è morta p-perché dopo a-avermi visto, ha p-preferito morire piuttosto c-che crescere u-uno come me..- rispose tra le lacrime, passandosi per l'ennesima volta il dorso sulle guance per asciugarsele, ottenendo come risultato di farle solo arrossare maggiormente.
Axel strinse i pugni, improvvisamente irritato. Non da Riku, figuriamoci..ma dalle parole così crudeli dei suoi compagni di classe. Non smetteva mai di chiedersi come mai lo trattassero così.
Poi "compagni" per lui era come dire "compagni di viaggio", o altri termini simili, persone che ti stanno accanto per lassi di tempo o per l'intera vita. Quelli in classe con Riku non potevano essere definiti compagni, ma ostacoli.
-Ti fai sottomettere così?!- domandò, quasi con rabbia.
-N-non so c-cosa fare..- cercò di difendersi Riku.
-Prendi un soldato, dagli un fucile e mandalo in guerra. Se vede un nemico, cosa fa? Butta a terra il fucile perché non sa cosa fare?- disse Axel, vedendo l'argenteo fare "no" con la testa. 
-Ecco. Impugna l'arma e si difende. Combatte. Non aspetta di essere ucciso..magari alla fine non vince, ma sarà sempre ricordato per aver lottato. Ognuno di noi affronta una guerra, bisogna solo imparare a sapersi rialzare- continuò poi il rosso, serio in viso.
Riku rimase a bocca aperta, con delle lacrime intrappolate ancora tra le ciglia. Si passò velocemente il braccio sugli occhi, iniziando a sentire un po' di quella determinazione che in dieci anni non aveva mai sentito e nemmeno cercato.
-Tua madre non è morta a causa tua, è successo e basta. Devi passarci sopra, ma senza dimenticartene. Ripensaci ogni tanto, ma senza piangere. Impara dalle tue sofferenze, diventa più forte- concluse Axel, sorridendogli.
L'argenteo annuì, stringendolo in un abbraccio dal quale non si separò più fino al suono della campanella."




Axel: Riku, c'è una cosa che anni fa non ti ho detto essendo ancora piccoli.

Riku: cioè?

Axel: diventa un uomo, ma non dimenticarti mai di quel bambino meraviglioso che eri e che sei tutt'ora.



L'argenteo, sdraiato sul letto con il cellulare in mano, iniziò a sentire gli angoli degli occhi pizzicare. Il cuore batteva furioso nella sua cassa toracica, mentre rileggeva circa dieci volte quel messaggio così speciale e maledettamente dolce.
Non sapeva come rispondere. Erano infinite le cose che aveva da dirgli, ma troppe le cose che doveva nascondergli.


Riku: pirla come sono secondo te diventerò mai un vero uomo? AHAHAH...grazie♥

Axel: ..in effetti bambino eri e bambino sei. Penso che ci rimarrai.

Riku: taci asociale rompiballe che non sa nemmeno cucinare una lasagna.

Axel: sei tu che facevi il pirla obbligandomi a vedere "Ma come ti vesti?" su Real Time!

Riku: potevi semplicemente dire che non potevi!

Axel: ..te l'ho detto infatti.

Riku: non ti avrò sentito :'D



Il rosso rise, alzandosi in piedi dato che iniziava ad accusare male al culo. 
Camminò nel dormitorio, in mezzo a tutti i vari bimbi e ragazzini che dormivano profondamente. La luce del cellulare illuminava l'oscurità e di conseguenza lo aiutava a non inciampare da qualche parte come un mongoflettico.
Si girò d'istinto verso uno dei tanti letti, scorgendo la testolina bionda di Roxas uscire dalle coperte, tenute fin sopra le spalle.
Si avvicinò lentamente, osservandolo con la testa leggermente inclinata verso sinistra. 
Lo puntò con la luce del cellulare, messa al minimo, guardando le sue labbra leggermente socchiuse. Sembravano morbide.
Le guance erano leggermente rosse, mentre gli occhi eternamente marchiati dalla dolcezza erano chiusi. 
Axel si inginocchiò davanti al letto: non sapeva per quale motivo lo stesse facendo, lui odiava i mocciosi. Eppure..quel moccioso in particolare lo attirava. 
Gli venne un brivido quando sentì dell'aria congelata muoversi vicino a lui. Si guardò intorno.
"Eppure non c'è nessuna finestra aperta" pensò, aggrottando le sopracciglia.
Fece spallucce e restò un'altra decina di minuti a fissarlo. Era rapito da tutta quella bellezza.
"Forse è così bello solamente perché dorme, e di conseguenza non rompe" si disse mentalmente, ma molto probabilmente senza pensarlo realmente. Era più auto-convinzione.
Si rialzò in piedi, tornando silenziosamente nel corridoio. Si sedette alla scrivania, lasciandosi andare all'indietro contro lo schienale della sedia e mandò un altro messaggio a Riku.


Axel: quel marmocchio strano, è strano pure mentre dorme.

Riku: che intendi?

Axel: non lo so nemmeno io, riesce sempre a distinguersi.



Riku dal suo lettuccio aggrottò la fronte. Non riusciva mai a decifrare quei messaggi, e questo era un male. Voleva capire una volta per tutte cosa gironzolasse per la testa di quello stupido ragazzo.





Note dell'autrice: perfavore, non ammazzatemi e ricordate: viva i ritardatari! ^^" A parte stupidaggini, scusate per il secondo ritardo nel postare..ma il capitolo non era ancora stato scritto a causa di tutte le lezioni di recupero che sto facendo in questa settimana -3- Di conseguenza ho dovuto scrivere tutto di fretta al computer, e mi si è spento pure due volte, perdendo, di conseguenza, per DUE maledette volte l'intero capitolo,aw. Faccio tutto questo per voi Q_Q Come avrete notato i capitoli da un po' sono sempre particolarmente centrati su Riku e Axel, ma tranquilli che prima o poi anche Roxas avrà il "suo momento". Come sempre spero sia stata una lettura piacevole, alla prossima!

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Capitolo 4
*** Nuovi incontri. ***


Si guardò intorno, seduto sul proprio letto.
I suoi compagni di stanza erano tutti intenti a giocare e parlare tra loro, avvolti dal grigio più totale.
Per quanto poteva essere ospitale quella stanza, uscivano di rado all'aria aperta e tutti i giorni era la stessa storia.
Colazione, in camera a giocare, pranzo, in camera a giocare, merenda, in camera a giocare, cena, in camera a giocare, dormire.
Era un ciclo senza fine e Roxas se n'era reso conto, per questo gli andava bene così. Certe volte era triste pensare di essere l'unico senza amici, ma preferiva rimanere solo piuttosto che finire in quel girone continuo.
Sembravano chiusi in una di quelle palle natalizie, con tutto un mondo al loro interno, ma con il cielo diviso da uno strato di vetro. 
-Anche oggi da solo?- chiese Sora, seduto accanto a lui.
-A quanto pare..-
-Dovresti smetterla di essere così introverso, perché continui a stare alla larga da tutti?-
-Ho paura- ammise Roxas, stringendosi le gambe al petto.
-Di cosa?- chiese il moro aggrottando le sopracciglia.
-Che se mi faccio degli amici, tu sparisca-
Sora abbassò lo sguardo. In effetti, non appena Roxas avrebbe raggiunto la felicità, lui sarebbe andato via, ma non poteva dirglielo. Voleva che si facesse una propria vita senza dipendere troppo dal passato. Se glielo avesse detto, con molta probabilità avrebbe allontanato tutto e tutti, compreso Axel. 
Fece una smorfia: anche se Axel gli stava sulle palle, era l'unico che avesse rivolto parola al biondo, così aveva deciso di stare a vedere. Magari quel tipo con il pomodoro in testa sarebbe riuscito a cambiare Roxas, in qualche modo.
-Non ti preoccupare, ti starò sempre accanto- cercò di rassicurarlo. Per metà era vero.
-In che senso? Io non potrò vederti, ma tu potrai vedere me?- chiese il biondo, con le braccia incrociate sulle ginocchia e il mento appoggiato su di loro.
-No. Potrai sempre vedermi, in qualsiasi momento- mentì questa volta Sora.
Roxas lo guardò speranzoso, per poi abozzare un sorriso: -se lo dici tu, mi fido-
Il moro ricambiò, sentendo una stretta al petto. Era la prima volta che mentiva a suo fratello.
-Ragazzi, un po' di silenzio, vi devo presentare una nuova ragazza- annunciò Yamamoto.
Si girarono tutti verso il direttore, Roxas compreso, nel silenzio più totale.
-Lei è Kaori, ha tredici anni e da oggi starà qui con voi. Accoglietela con affetto, intesi?-
-Benvenuta Kaori!- dissero tutti i vari bambini e ragazzini, sorridendo.
Roxas la osservò in silenzio: aveva gli occhi color lavanda, persi come lo erano i suoi il primo giorno in cui aveva messo piede in quel posto, anche se forse erano ancora così.
La bionda avanzò lentamente lungo la stanza, appoggiando il suo zaino sul letto accanto a quello di Roxas.
Lui distolse lo sguardo, sdraiandosi e contemplando il soffitto.
-E' carina, vero?- disse Sora, guardandola.
-Si può dire di si-
-Non fare il freddo..è la tua occasione per farti un'amica-
-Secondo me sarò rifiutato per l'ennesima volta, inutile che ci provo- ribattè il biondo affranto.
Kaori si girò e lo fissò: -come mai parli da solo?-
Roxas sospirò: sapeva benissimo che dopo ciò che stava per risponderle, avrebbe preso lo zaino e avrebbe cambiato letto.
-Non parlo da solo. Parlo con mio fratello-
-Eeeh? Incredibile!- esclamò la ragazzina sedendosi accanto a lui.
Il biondo rimase sorpreso dopo quella reazione, ma ne fu anche estremamente felice.
-Come? Non ti spavento nemmeno un po'? Non ti sembro strano?-
-Scherzi? Anch'io vedo i fantasmi. Nella mia vecchia casa mi capitava spesso di vedere un bambino seduto sulle scale, si chiamava Kaito. Era il mio migliore amico, anche se poi è sparito e non so perché. Aveva davvero un bel carattere, era sempre pronto a scherzare!- disse Kaori, sorridendo.
Roxas la osservò stupito. Non poteva credere che aveva qualcuno che non fosse Sora con cui condividere le sue intere giornate.
-Peeerò..mica male, è una ragazza interessante- commentò Sora.
Il biondo abbassò lo sguardo: -sai che sei stai con me rischi di essere esclusa? Non voglio che per colpa mia tu debba rinunciare a farti degli amici-
-Ma io ho già degli amici: tu e tuo fratello!-
Il moro sgranò gli occhi: da quando era morto non esisteva più per nessuno, escludendo Roxas. Dopo anni aveva una nuova amica. Sorrise contento: probabilmente anche Roxas doveva essere felice.
Il biondo guardò Sora, poi Kaori: -è felice di essere tuo amico-
-Dici sul serio? Che bello! ..oh, ho una domanda da farti, piuttosto delicata- disse la bionda, muovendo le gambe.
-Ovvero?-
-Come mai sei qui? S-se vuoi non sei costretto a dirmelo! Però..io vorrei raccontarti la mia storia. Kaito in passato era l'unico disposto ad ascoltarmi, ma ora che ho te e Sora vorrei tanto parlarne con voi, giusto per sfogarmi..-
-Mh, va bene. Racconta prima tu, io intanto..rifletto sul dirtelo o meno- disse Roxas.
Kaori prese un profondo respiro: -praticamente, mio padre è morto quando avevo tre anni, a causa di un terremoto che ha fatto crollare la scuola in cui lavorava. Ha difeso un bambino con il suo corpo, morendo al posto suo. Mia madre era distrutta, ma circa quattro anni dopo si è innamorata di un altro uomo, che diventò il mio patrigno. Mi picchiava spesso, non mi faceva mangiare. Se mia madre provava a mettersi in mezzo, picchiava anche lei. Due settimane fa..-
Il biondo guardò le lacrime che le rigavano le guance, e si accorse che un groppo in gola molto probabilmente le impediva di andare avanti. Sapeva quanto fosse doloroso, così si alzò a sedere e la abbracciò. Nessuno era stato li per abbracciarlo e consolarlo quando erano morti i suoi. Non voleva veder soffrire un'altra persona, voleva dare a Kaori tutto ciò che a lui era stato negato.
La ragazza restò ad occhi spalancati, mentre le sue gote andavano in fiamme. Si strinse al petto di Roxas e cercò di farsi coraggio.
-Due s-settimane fa..il mio patrigno è i-impazzito. Ha preso un c-coltello e v-voleva uccidermi. M-mamma è intervenuta ed è m-morta al p-posto mio..-
Il ragazzo sgranò gli occhi. Non poteva credere a ciò che stava sentendo. Il mondo..era davvero così crudele? Esisteva gente così cattiva? Perché?
-E' orribile..- disse solo, ancora scandalizzato.
Anche Sora era rimasto di pietra dopo aver sentito quella storia. I genitori di Kaori sembravano essere davvero delle brave persone, sperava tanto che se un giorno avesse trovato la propria pace, avrebbe potuto incontrarli. 
-Lo s-so..- ribattè lei, singhiozzando in continuazione con il viso nascosto tra le sue braccia, mentre parecchi bambini li osservavano incuriositi.
-Non ti abbattere. Ci siamo io e Sora con te, non ti lasceremo sola. Vedrai che con il tempo le ferite che hai qui- fece staccandosi dall'abbraccio e indicandole il cuore- si chiuderanno. Non completamente, dopotutto ricordare certe cose fa sempre male, ma vedrai che imparerai a conviverci. Non ci pensare troppo, okay?- le disse il biondo. Si accorse di far veramente schifo a dare consigli, ma più di così non riusciva a dirle.
Kaori lo osservò tra le lacrime, quasi con ammirazione: -come ti chiami?-
-Roxas-
La bionda si mise una mano davanti alla bocca, trattenendo una piccola risata.
-Perché ridi?!-
-Mi era venuto in mente il Texas, scusa- disse, sorridendogli.
Lui scosse la testa con un sorriso, asciugandole le lacrime.
-Invece tu? Qual'é la tua storia?- domandò Kaori.
-Niente di speciale..sono morti i miei genitori e mio fratello e sono finito qui-
-Ma come sono morti?-
Roxas guardò un punto qualsiasi della parete, sospirando e raccontandole la storia, senza piangere. Di solito quando ci pensava le lacrime uscivano da sole, ma quella volta non accadde. Si disse che forse il calore di una persona vicina, pronta ad ascoltarlo e a consolarlo, lo faceva sentire al sicuro e protetto. 
La cosa più strana era che mentre raccontava, al posto di Kaori, si era ritrovato a vedere la figura di un ragazzo alto, dagli eccentrici capelli rossi.





Note dell'autrice: come avevo scritto nel precedente capitolo, anche Roxas avrebbe ritagliato i suoi momenti nella fanfiction, ed eccone qua uno u.u Spero che ora non appaia più come un personaggio secondario AHAHAH, povero piccolo♥ 
L'ho pubblicato alle 1.04 perché (ma che ve ne frega? °O°) domani dovrei uscire con delle amiche e non ci siamo per niente sistemate con gli orari, quindi non so a che ora usciremo ne a che ora torneremo..quindi l'ho pubblicato adesso per precauzione u.u
Rigrazio per le recensioni e per tutte le visualizzazioni..più vedo quanta gente ha letto, più attacchi di cuore mi vengono. Mi farete morire d'infarto, grazie♥ 
Alla prossima \(^O^)

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Capitolo 5
*** Vorrei poter stare con te, per sempre. Non come amico. ***


Non aveva mai dedicato particolare attenzione al mondo, ma quel mattino l'argenteo si era ritrovato seduto sul davanzale della grande finestra collocata in soffitta.
Guardò un attimo l'orologio appeso al muro che segnava le sette e venti, poi tornò a fissare il sole che si faceva largo all'orizzonte.
Con molta probabilità Axel aveva finito il turno notturno.
"Axel"..quel nome, al solo pensarlo, mandava dei brividi a sconquassargli lo stomaco.
Sospirò osservando le varie sfumature bianche date dalle nuvole: sembrava che un bambino avesse preso un pastello color della neve per pasticciare quell'enorme distesa di azzurro.
Dicembre si avvicinava con una velocità impressionante, ricordandogli che il rosso gli aveva promesso di guardare l'alba con lui a capodanno, come tutti gli anni.
Si morse il labbro: aveva deciso di dichiararsi a lui all'alba del primo Gennaio. Aveva paura di essere rifiutato, ma non gli importava. O almeno, non doveva importargliene.
Ormai aveva preso la sua decisione, non sarebbe tornato indietro.
"Se ti dicesse che gli fai schifo?"
Le sue labbra si incrinarono. Se glielo avesse detto davvero? Come l'avrebbe presa? Sarebbe riuscito a sorridere di nuovo?
Il suo sguardo assente si fece ulteriormente cupo.
Quand'è che il cuore aveva iniziato a battere così forte per Axel?



"Guardò il soffitto, senza nessuna nota particolare a far risultare i suoi occhi, solitamente pieni di gioia.
Sentiva continue strette dolorose allo stomaco e la gola secca.
Da quanto non mangiava? Da quanto tempo era lì fermo sul letto a fissare il soffitto? Quanti giorni erano passati? 
Aveva perso la cognizione del tempo, ma sinceramente non gli importava, voleva solo stare da solo. 
La lettera, ovvero la causa di tutto, era ancora sulla sua scrivania a far la polvere. 
Suo padre l'aveva abbandonato. Se n'era andato a vivere dalla propria fidanzata, lasciandolo da solo. Gli aveva scritto che sarebbe arrivata la nonna per occuparsi di lui, ma non era la solitudine il problema. Il problema era che un padre non può crescerti per quattordici anni per poi mollarti in asso come un cretino, come qualcosa che vale zero.
Una lacrima gli rigò la guancia mentre il cellulare iniziava a squillare.
Ci lanciò un'occhiata: era di nuovo Axel.
Si girò su un fianco, raggomitolandosi su sè stesso. Ovviamente non avrebbe risposto.
Il rosso era da quattro giorni che lo chiamava incessantemente, era venuto più volte a citofonargli, ma Riku non si era mosso di un centimetro. 
Accusò altri dolori allo stomaco, piegandosi ulteriormente. Non poteva continuare così, eppure non aveva le forze per alzarsi. Provò a mettersi a sedere con estrema difficoltà, vedendo la stanza girare.
Con una smorfia appoggiò i piedi a terra, alzandosi così velocemente che un altro capogiro lo soprese, facendolo cadere.
Era sdraiato a pancia in su, con la schiena dolorante appoggiata al pavimento. I capelli argentei sparsi intorno al suo viso, mentre teneva gli occhi socchiusi. Stava morendo? 
I flashback della sua infanzia gli passarono davanti agli occhi, rivide il bimbo triste che era, finchè non era arrivato Axel. Lui gli era rimasto sempre accanto, consolandolo nei momenti di tristezza e ridendo con lui in quelli di allegria. A scuola erano stati delle vere canaglie, saltavano le lezioni per incontrarsi nei corridoi a parlare, o scappavano insieme stufi di tutto. Sentiva che con Axel, lui poteva andare ovunque.
Sentì il cuore corrergli nel petto, riscaldandolo dall'interno. 
"Che dolce sensazione.." pensò, mentre con un sorriso accennato gli scivolò un'altra lacrima lungo il viso.
La porta della sua camera si aprì all'improvviso, ma non ebbe abbastanza tempo per realizzare chi fosse entrato, dato che pochi millesimi di secondi dopo cadde nel buio.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma all'improvviso iniziò a distinguere dei rumori.
Sentiva un continuo "bip" provenire da chissà quale parte, mentre qualcosa gli schiacciava il ventre.
Aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più volte. Quando la vista appannata scomparve, si accorse che ciò che lo schiacciava non era altro che la testa di Axel, addormentato.
Con un'espressione confusa lo fissò qualche secondo, poi alzò debolmente il braccio e gli mise una mano tra i capelli. Li accarezzò, sentendo la loro morbidezza tra le dita e contro il palmo. Anche se sembrava un porcospino, aveva dei capelli piacevoli al tocco.
Si guardò intorno, realizzando di trovarsi in una stanza d'ospedale, con dei macchinari collocati ovunque a controllare le sue condizioni fisiche. 
Il rosso si svegliò con dei leggeri suoni provenienti dalla gola, aprendo gli occhi. Dopo quel gesto, scattò in piedi, prendendo Riku per le spalle.
Quest'ultimo spalancò gli occhi quando si accorse che quelli di Axel erano lucidi. Cosa ancora più shockante fu la lacrima che rigò la sua gote, seguita subito dopo da tante altre.
-Sei un cretino..- sussurrò il rosso, mentre le spalle sussultavano leggermente.
-Scusa..- rispose con voce rauca l'argenteo, abbassando lo sguardo. Era la prima volta che lo vedeva piangere, ed era qualcosa che gli straziava il cuore.
-Ti sei ridotto così per colpa di questa?- chiese il maggiore, prendendo una lettera dalla propria tasca -era sulla tua scrivania. Ho incontrato tua nonna tornando da scuola, così ne ho approfittato e sono entrato in casa con lei. Quando ti ho visto riverso a terra mi sono sentito morire, pensavo di averti perso..ho avuto paura. Paura di perdere la persona a cui tengo di più sulla faccia della terra, anche più dei miei genitori. Sei come un fratello, non sopporterei la tua perdita- continuò poi.
Riku osservò la lettera che teneva in mano, poi guardò il viso del rosso. Davvero era così tanto legato a lui? 
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, alzandosi a sedere di scatto e abbracciando stretto Axel, piangendo insieme a lui. Non diede peso ai dolori che aveva, voleva solo stare tra le sue braccia, per sempre."




Scosse la testa, doveva smetterla di pensare in negativo. 
Si alzò e si stiracchiò in modo da far invidia anche ad un gatto, scendendo e andando in camera sua.
Prese il cellulare appoggiato sulla scrivania, trovando inaspettatamente un messaggio.


Axel: ho finito il turno, appena ti svegli fammelo sapere.

Riku: buongiorno! \(^O^) 

Axel: ...non sei Riku. Dove lo tieni nascosto? Eh? Dov'è quell'incrocio tra ghiro e umano?

Riku: non te lo dirò mai, eheheh.

Axel: vabbè, quado il vero Riku riuscirà ad alzare le chiappe dal letto riferiscigli di venire al bar vicino a casa mia, bye.

Riku: sissignore!



L'argenteo si precipitò davanti all'armadio, aprendolo e guardando al suo interno, manco avesse potuto trovare Narnia.
Optò per dei jeans chiari e semplici, abbinati a una maglia a maniche corte azzurra e bianca.
Dopo una doccia veloce si vestì, mettendosi in tasca il cellulare e prendendo le chiavi di casa. 
Si mise le scarpe, bianche anch'esse, e uscì di casa, chiudendo la porta a chiave.
Quando vide gli sguardi della gente su di sè, si accorse del fatto che stava saltellando.
Con un colpetto di tosse si diede un po' di contegno, camminando normalmente, a testa bassa. Che figura.
Controllò un attimo l'orario dallo schermo del cellulare: le otto e mezza.
Spalancando gli occhi si chiese se ci aveva messo veramente tutto quel tempo.
-Peggio delle donne!- disse per sbaglio ad alta voce, intercettando in seguito le occhiatacce da parte di qualche ragazza. Che figura, di nuovo.
Per la sua gioia arrivò al bar, entrandoci senza esitazioni. Si guardò intorno, non mettendoci molto per vedere una testolina rossa tra i tavoli.
Si avvicinò e si sedette anche lui.
-Buongio...- mozzò la parola a metà, guardando Axel intento a farsi un sonnellino con le braccia incrociate sul tavolo e la testa appoggiata su quest'ultime.
Si mise a ridere, godendo qualche secondo di quella visione, a suo parere, estremamente dolce.
Si avvicinò con il viso a quello del rosso, appoggiando le labbra contro il suo orecchio.
Prese fiato.
-Uno..due..tre! SVEGLIAAAAA!- urlò, facendo saltare Axel per aria e facendo girare verso di loro buona parte delle persone che erano nel bar.
-Ma sei un deficiente! Ora sono sordo da un'orecchio!- esclamò drammatico il maggiore.
-Non esageriamo!- disse ridendo Riku.
-Ora non ti compro più la cioccolata calda, così t'impari. E io che volevo fare il gentile, tsk-
-Si, è molto gentile addormentarsi come un pirla nonostante ti debba incontrare con qualcuno..- ribattè ironicamente l'argenteo.
-Gne gne gne. La cioccolata tanto non te la piglio più!- disse Axel alzandosi e uscendo dal bar.
Il minore gli trotterellò dietro ridendo. 
Quel mattino la gente che passò con l'auto per andare al lavoro, o semplicemente a piedi per farsi una passeggiata in solitudine, potè "ammirare" due dementi che bisticciavano tra loro, facendo svariate smorfie e ridendo, dimostrando a tutti che la loro amicizia era la più solida che si potesse vedere.



Note dell'autrice: mi scuso in primis per il ritardo, ma tra scuola e corse per dei regali sono tornata a casa esausta ;_; 
Questa volta ho cercato di approfondire un po' e di aggiungere più particolari nel descrivere le scene..spero solo di esserci riuscita °O° 
Spero anche che sia stata una lettura piacevole, eeee alla prossima! 

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Capitolo 6
*** Eh? Innamorato? ***


Quando giunse al lavoro trovò il biondo che come al solito dondolava le gambe seduto sulla scrivania. 
Sospirò, andando in rassegna: era diventata un'abitudine ormai.
-Ciao Roxas- lo salutò, sedendosi sulla sedia in legno. Certi pezzi si erano staccati, dando una sensazione di ruvido ogni volta che ci appoggiavi il fondoschiena. 
Il rosso rabbrividì: doveva provvedere a cambiarla, non sopportava le sedie così mal ridotte. Poi stonava completamente con la scrivania che, a differenza sua, era liscia e lucida.
Ci appoggiò sopra l'indice come un demente, accarezzandola. Gli piaceva toccare le superfici lisce, l'aveva sempre adorato, fin da bambino. 
-Ciao Ax- ricambiò il biondo.
-Sei a scoppio ritardato- commentò Axel, alzando un sopracciglio.
-Nah, pensavo. Mi sono accorto di te solo quando ho sentito lo stridio che provoca il tuo toccare ossessionatamente la scrivania, manco fosse oro o diamante- ribattè Roxas.
-Se non te ne sei accorto, io ti ho anche salutato-
-Oh..non ti ho sentito- si difese il ragazzo incriminato, senza mai girarsi verso il rosso neanche per un secondo. Era troppo concentrato a guardare le proprie gambe pallide e magre dondolare.
Axel roteò gli occhi, prendendo un libro dallo zaino che si era portato dietro. Appoggiò i piedi sulla superficie della scrivania e si dondolò sulla sedia, aprendolo per cercare il segnalibro che, come al solito, era finito da chissà quale parte in mezzo alle pagine.
Il biondo sentendo un lieve fruscio dovuto alle pagine che scorrevano si girò, guardando la copertina per leggere il titolo.
-"Innamorata di un Angelo"? Leggi questi tipi di cose?-
Il maggiore quasi cadde dalla sedia, così smise di dondolare e arrossì lievemente guardando da un'altra parte.
-Beh? C'è qualcosa di male?-
Roxas rise, ma poi negò con un cenno del capo.
-Non ti credevo così romantico, per questo mi sono stupito. Credevo fossi più un tipo da "Le guerre del mondo emerso" e così via-
-Mmh..non ho mai letto quel libro e non mi interessano cose che parlano di guerre e robe simili. Tu l'hai letto?- chiese Axel, improvvisamente interessato alla risposta che gli avrebbe dato il biondino.
-Neanche io, ma dal titolo mi sembrava paragonabile a te- rispose facendogli una linguaccia.
Il maggiore sbattè un attimo le palpebre: -e perché, di grazia?-
-Fuori hai l'aspetto di un teppista, di uno che comunque ti sbrana se solo osi sfiorarlo. Dentro però non sei così male-
Sbattè di nuovo le palpebre, cercando di sorvolare sul "non sei così male". Lui era perfetto, non così male. 
Eh, poco modesto.
Mise da parte la faccenda con un sospiro, pensando che il biondo quel giorno era particolarmente loquace.
-Ti piace leggere?- chiese poi.
Roxas lo guardò un attimo in silenzio, dopo di ché iniziò a torturarsi le mani.
-Ecco..mia madre lavorava in una casa editrice e spesso mi portava dei libri. Quindi la risposta è si-
Il maggiore rimase spiazzato: era la prima volta che lo sentiva parlare della propria famiglia, e non si aspettava una risposta del genere.
-Scusa per la domanda, dovevo farmi gli affari miei- ci tenne subito a scusarsi Axel.
Il biondo gli rivolse un sorriso tremendamente dolce, dicendogli che non importava. Anche se i lati della bocca erano alzati, Axel non potè non notare gli occhi, colmi di qualcosa che non sapeva come nominare. Malinconia? Tristessa? Frustrazione?
-Rox-chaaan!- 
Entrambi i ragazzi si girarono verso una ragazzina dai capelli biondo cenere.
Axel la trovò estremamente carina, ma quando la vide appoliparsi al braccio di Roxas sentì che l'impressione che aveva avuto su di lei era del tutto errata.
-Ehi Kaori- disse il biondo sorridendole.
Lei guardò il rosso, poi gonfiò le guance.
-Chi è questo?- chiese la ragazza.
-Lui è Axel, il bidello- rispose Roxas.
-Lo scemo stupratore di bambini- aggiunse sarcastico Sora.
-Sora, zitto!- esclamò il minore, vedendo il moro arrivare verso di loro.
-Ma è vero!-
Il rosso si grattò un attimo la nuca confuso, mentre Kaori saltellava vicino a Roxas continuando a ripetere come uno spara-palle impazzito "c'è Sora? Dov'é? Soooraaa!".
Ancora non riusciva a capire chi fosse questo Sora, ma tutto sommato ormai faceva anche lui parte della sua quotidianità. Roxas lo nominava spesso quando parlava da solo, ci aveva fatto l'abitudine e non gli sembrava più così insolito, anche era ancora un po' strano. 
Era giunto alla conclusione che Sora fosse un fantasma, o uno spirito. La gente non avrebbe trovato una differenza tra i due termini, definendoli uno la similitudine dell'altro, ma non era così. Secondo la sua teoria un fantasma era qualcuno rimasto intrappolato sulla terra bisognoso di aiuto. Uno spirito, invece, è qualcuno che ti da aiuto. 
Sospirò, passandosi una mano sul volto. Non aveva mai dato tanta importanza a quelle che lui prima definiva "cazzate", ma da quando Roxas aveva fatto capolino nella sua vita si era completamente immerso in simili argomenti, andando anche in biblioteca a cercare dei libri che potessero chiarirgli le idee.
Doveva ammettere che c'era un lato affascinante nelle cose che riguardavano spiriti e cose simili.


-Un uscita?- chiese Axel, sicuro di aver capito male.
Il direttore lo aveva chiamato nel suo ufficio -se così si poteva chiamare un posto pieno di modellini di moto, macchinine e vari giornalini riguardanti molte varietà di sport- riferendogli una cosa che avrebbe preferito non sentire.
-Esattamente. Domani faremo un'uscita tutti insieme per fare un giro in città, così tu e l'altra bidella dovrete aiutarmi a tenerli d'occhio. Non voglio rischiare di perderne qualcuno nel mezzo della gita. Te la senti di correre da una parte all'altra dietro a una ventina di bambini strepitanti, Axellino?- chiese ironico Katsumi, sapendo benissimo che il rosso non riusciva a stare dietro a più di due -se gli andava bene- bambini per volta.
-Ovviamente!- ribattè Axel con un sorriso.
Il direttore rimase letteralmente sconcertato, non era quella la reazione che si aspettava.
Intanto il giovane continuava a sorridergli, mentre mentalmente gli mandava addosso così tante imprecazioni che se solo avesse potuto leggergli nel pensiero, l'avrebbe licenziato. Figuriamoci se dopo essersi fatto assegnare un simile compito gli avrebbe dato pure la soddisfazione di vederlo soffrire, tsk.
-Apparte stupidaggini, dico davvero. In orfanotrofio potranno pure sembrare calmi e docili, ma quando li porto fuori per fargli visitare la città non perdono tempo per fare baccano, quindi attento- 
Il sorriso di Axel si incrinò, mentre un enorme "gocciolone" gli scivolava lungo la testa. Il direttore vedendo la sua espressione non riuscì più a trattenersi dallo scoppiargli a ridere in faccia.
-Che c'è da ridere adesso?!- 
-N-no è che..ahahahahah! Dovresti vederti! Ahahahah!- rise l'anziano, sentendo gli occhi lacrimare.
Il rosso sbuffò, poi venne colpito da un'improvvisa illuminazione.
-Le devo chiedere una cosa!-
-Dammi del tu, quante volte te lo devo ripetere? So di essere avanti con l'età, ma per carità non farmi sentire più vecchio di quanto già non sono. Comunque, spara pure- disse il direttore incuriosito.
-Si, mi scus..scusami- si corresse subito Axel -però, se posso sapere, ecco..che fine hanno fatto i genitori di Roxas? Lo sai?- chiese speranzoso di ricevere una risposta soddisfacente.
Katsumi si fece improvvisamente serio, tanto che il giovane quasi si spaventò. Quell'aria non si addiceva per niente al viso del direttore, solitamente allegro e dall'espressione gentile.
-Mi dispiace, ma non posso dirtelo. Non è che non mi fido, sia chiaro..ma non mi sembra giusto nei confronti di quel ragazzo. Chiedilo direttamente a lui, se non ti risponde non forzare la mano, ma per come vi vedo in confidenza secondo me sarà lui un giorno a venire da te per dirtelo. Ora se devi andare a casa fa pure, tanto mancano solo una decina di minuti alla fine del turno, non importa se vai via un po' prima. Li tengo d'occhio io finchè non arriva Sakura- rispose l'uomo facendogli l'occhiolino.
-Oh..okay. Ci vediamo domani allora- disse Axel un po' deluso. Salì al secondo piano per prendere lo zaino, trovando inaspettatamente Roxas intento a leggere il suo libro.
-Ehi Rox, devo andare, molla il libro-
Il biondo lo fissò facendo il broncio: -ma è interessante! Non puoi togliermelo così, è ingiusto. Me l'hai dato neanche mezz'ora fa-
"Quand'è che ti avrei dato il libro? Sei tu che me l'hai scippato dallo zaino durante la mia assenza!" pensò Axel con con tono sarcastico, perché lui poteva pensare in tono sarcastico.
-Uff, ho capito, tieni- disse il minore porgendoglielo, anche se a malincuore.
Il rosso lo guardò due secondi netti, poi scosse la testa.
-Tienilo pure se ti interessa così tanto, io stasera devo uscire e non avrei il tempo per leggere-
Roxas lo guardò un attimo leggermente sopreso, poi gli sorrise a trentadue denti: -grazie Ax!-
-Di nulla. A domani- lo salutò, prendendo lo zaino.
Il biondo ricambiò agitando la mano, mentre Sora al suo fianco diceva cose del tipo "alleluja, finalmente è andato, sia lodato".


Riku, seduto sul marciapiede davanti a casa sua, si strinse nella felpa. Faceva freddo, anche troppo per i suoi gusti. Dal suo aspetto poteva pure sembrare Jack Frost, ma detestava l'inverno. Gli piaceva guardare la neve, ovviamente, ma era un tipo estremamente freddoloso. In quel momento si disse che uscire in felpa con quel gelo non era stata proprio un'ottima idea. Poi lui e Axel sarebbero andati al locale in moto.
Si alzò, deciso a rientrare in casa per cambiarsi, ma sentì il rumore di una moto in lontananza.
Si voltò e osservò Axel arrivare sulla sua bellissima Aprilia RSV4 Factory. Era un vero e proprio gioiellino quella moto, il rosso aveva lavorato sodo per potersela permettere. Ricordava perfettamente che si era ritrovato a fare più cose insieme, correndo da un lavoro all'altro, avendo a malapena il tempo per dormire. Forse era anche per quello che inizialmente era così irritato dall'essere stato assunto in un orfanotrofio: un paio d'anni prima trovava lavori anche sotto la suola delle scarpe, mentre quando ha dovuto sceglierne uno da continuare seriamente per mantenersi, aveva dovuto cercare anche in Cina. E casualmente ne aveva trovato uno in cui aveva a che fare con le persone che più lo irritavano: i bambini.
-Axi-chan!- esclamò Riku, felice di vederlo.
Il rosso si tolse il casco salutandolo con un sorriso ironico: -caro amico mio, hai dimenticato il casco in casa-
Sul viso dell'argenteo si dipinse un'espressione abbastanza idiota, poi realizzò la frase, accorgendosi che si era effettivamente dimenticato di prendere il casco.
-Cazzo!- imprecò poco finemente -torno subito!- detto questo, corse in casa.
Axel scosse la testa, appoggiandosi alla propria moto. Riku era un vero e proprio idiota.
Era convinto che sarebbe tornato in pochi minuti, ma non lo vide. Preoccupato avanzò lungo il vialetto ed entrò anche lui, dato che la porta era stata lasciata ovviamente aperta.
-Riku, che stai facendo?- chiese ad alta voce, in modo da farsi sentire anche al secondo piano e, magari, in soffitta.
-Non riesco a trovare il casco!- urlò in risposta l'argenteo, la voce proveniente da chissà quale punto della casa.
Al rosso sembrò provenire dal secondo piano, così salì, diretto alla camera del ragazzo.
Spalancò la porta bianca, trovando solo un gran disordine tipico di Riku. Non osava riferirsi ai ragazzi in generale, dato che lui a differenza dell'argenteo aveva una camera pulita e ordinata.
Stava per chiudere la porta, quando notò dei fogli sulla scrivania. 
"Sono semplici fogli" pensò. Eppure avevano qualcosa che lo attiravano.
Spinto dalla curiosità entrò nella camera e li prese in mano, sbirciando ciò che c'era scritto sopra.

"Nelle favole i protagonisti trovano sempre il loro lieto fine.
Vivono una vita difficile, ma hanno sempre la meglio.
Vorrei poter avere anch'io il mio finale felice.
E' brutto vedere due cuori tra cui solo uno batte più della norma. Il mio.
Forse mi sbaglio, lo spero. 
Mi sei accanto, ma mi consideri un amico. O così vedo io.
Mi tratti come se fossi la cosa più preziosa che hai, ma c'è una persona che lentamente ti trascina via da me. O così vedo io.
Sei costantemente presente, eppure ti stai allontanando. O così vedo io.
Ti amo, ma tu non ami me. O così vedo io.
Come la vedi tu? Cosa pensi di me? Cosa sono per te?
Vorrei tanto poterlo sapere, ma non trovo mai il coraggio per farmi avanti, qualcosa mi blocca.
Qualcosa mi sussurra "Riku, fermati, farai una cazzata". E io ci credo. Credo che confessandomi, mi allontanerai. Il nostro rapporto muterà.
Io non voglio questo, anche a costo di tenermi tutto dentro..ti starò accanto, soffrendo in silenzio. Voglio che continui a vedermi come la persona più importante che hai, senza pensare "facendo così però lo illudo, meglio che gli stia più alla larga, standogli vicino posso solo farlo soffrire".
E' solo standoti accanto che tutte le mie preoccupazioni svaniscono lentamente.
Resta per sempre con me, ti prego."


Axel restò ad occhi spalancati. Riku era innamorato e non gli aveva detto niente? Stava così male e non gliene aveva parlato?
Non riusciva quasi a crederci. Era il suo migliore amico eppure era rimasto muto.
Sospirò, cercando di nascondere la delusione. Poi era curioso di scoprire chi fosse la ragazza in questione, per sputarle in faccia. Riku era un ragazzo d'oro, solo un pazzo avrebbe potuto rifiutare il suo amore.
-Axi-chan, ho trovato il casco!-
La voce squillante dell'argenteo che giungeva dal corridoio gli fece appoggiare subito i fogli sulla scrivania, girandosi verso la porta da cui era appena spuntato il minore.
-Che combini?-
-Niente, osservavo i maiali che giocano nel porcile- gli disse ironico Axel, sorridendogli.
-Sei proprio il massimo del divertimento tu. Ah ah ah- fece sarcastico Riku.
Insieme si diressero fuori di casa tra uno spintone e l'altro, fino a raggiungere la moto. Salirono entrambi, partendo diretti verso il locale.
In quel momento l'argenteo si maledì per non essersi preso la briga di cambiarsi, tutta quell'aria fredda che gli veniva schiaffata addosso lo faceva rabbrividire ogni due secondi.
Strinse maggiormente la presa intorno al busto di Axel, appolipandosi. Il rosso, con sua grande sorpresa, era estremamente caldo. 
Appoggiò la testa alla sua spalla godendo di quel calore, desiderando che il viaggio che fino a pochi secondi prima gli sembrava un inferno, durasse all'infinito.


Il rosso osservò l'amico, vagamente preoccupato.
Inizialmente sembrava che non ci fossero problemi, anzi, si stavano anche divertendo. Ad un certo punto però una donna si era avvicinata a lui per scambiare qualche chiacchiera, facendolo allontanare qualche minutino da Riku. Quando era ritornato aveva visto circa dieci bicchieri svuotati sul bancone, affianco al ragazzo.
Non smetteva più di ordinare alcolici, così Axel cercò di prendere le redini della situazione.
-Che ne dici di andare un po' a ballare?- propose, sperando vivamente in una risposta positiva.
L'argenteo non se lo fece ripetere due volte. Si alzò traballante dallo sgabello e si diresse in pista, mettendoci poco per trovare qualcuno con cui ballare.
Il rosso osservò la donna che si strusciava sinuosa contro Riku, con un sopracciglio alzato. La situazione era completamente degenerata.


L'argenteo si guardò intorno. Non riusciva più a capire un bel niente, le luci erano confuse, il rumore della musica gli occupava assordantemente le orecchie, tartassandole e torturandole a suo piacimento.
La figura di fronte a lui era inequivocabilmente quella di una donna. Lo riconosceva dalle curve appannate che vedeva davanti a sè. 
Aveva delle tette belle grosse. Ohssì se lo erano.
Trattenne una smorfia schifata, continuando a muoversi contro di lei.
Non gli piaceva per niente quella situazione, ma aveva bisogno di svagarsi, di provarci con qualcuno che non fosse Axel, magari sarebbe anche riuscito ad innamorarsi di qualcun'altro, chissà.
La ragazza davanti a lui si aggrappò alla sua maglietta.
"Dov'è la mia felpa?" si chiese l'argenteo, accorgendosi tutto ad un tratto di non averla più addosso. Cercò di mettere a fuoco l'immagine, notando il capo di abbigliamento tra le grinfie della ragazza.
Aggrottò la fronte: perché diavolo ce l'aveva lei? Quand'è che gliel'aveva tolta?
Sentì il fiato di lei sfiorargli le labbra. 
"Che sta succedendo?"
Il viso era vicinissimo al suo, un'espressione maliziosa a far risaltare i suoi occhi da gatta famelica.
"Cosa vuoi fare?"
Non riusciva a reagire, il suo corpo sembrava non volergli più obbedire.
Le labbra di lei sfiorarono le sue, facendolo rabbrividire.
"Non voglio..fermati! Le uniche labbra che voglio sono quelle di.."
Non fece neanche in tempo a finire di pensare che una mano lo prese per il polso, trascinandolo via dalle grinfie della ragazza.
La sentì lamentarsi furiosa, mentre una voce maschile che ben conosceva le rispondeva a tono.
Venne trascinato fuori dal locale. Non riusciva a capire bene che stesse succedendo.
Venne sbattuto contro il muro, mentre due mani gli tenevano saldamente le spalle.
-Ma sei idiota?! E così tu saresti innamorato? Che cazzo, getti la spugna così senza neanche averci provato?! Sei soltanto un cretino, tutto è possibile! Ora noi andiamo a casa, ti metto a nanna e domani quando sarai più lucido ne riparleremo, e mi parlerai anche della ragazza che ti ha rubato il cuore, mio caro. Promettimi solo che non farai più una simile cazzata e che ti farai avanti con la persona che ami! Voglio vederti felice, Dio santo!- esclamò Axel, tenendolo inchiodato contro la parete fredda.
Riku, con quel poco di lucidità che aveva, riuscì a capire ciò che gli disse il maggiore, cosa che gli fece salire il sangue al cervello. Si liberò dalla sua presa con forza, lasciandolo completamente spiazzato. Lo prese per il colletto della maglia, appoggiando violentemente le labbra contro le sue. 
Axel ci mise un po' per realizzarlo, ma quando capì cosa stava succedendo, sgranò gli occhi, completamente pietrificato e in balia degli eventi.





Note dell'autrice: un capitolo. Di martedì. Un capitolo di martedì. Ebbene si, dopotutto non ho mai detto che la pubblicazione dei capitoli è susseguita in date precise, quindi potrebbero sbucare fuori come funghi quando meno ve l'aspettate, yeah. Andando più nel dettaglio, direi che pubblico i capitoli una volta che sono pronti (e questo lo è da sabato sera). Non so se giovedì uscirà il settimo capitolo, forse si o forse no *aria mishhhhhteriosa*
Per la cosa di Axel che accarezza le superfici lisce..credetemi, è ciò che faccio anch'io, non l'ho mica inventato AHAHAHAH Ora c'è qualcuno demente quanto me, che gioia *w*
Non so bene che aggiungere..solo..solo che...sono una sadica bastarda ashuashua. 
Penso che cercherete di divorarmi dopo la fine brusca che ho scritto per questo capitolo °u° 
Beh, alla prossima, come sempre spero sia stato qualcosa di piacevole per gli occhi e non una cosa così schifosina (?) da farvi venire voglia di strapparveli AHAHAH

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Capitolo 7
*** Senza ricordi. ***


Axel, completamente spiazzato, rimase fermo con le spalle al muro contro cui l'amico l'aveva sbattuto poco dopo avergli aggredito le labbra con un bacio.
Si divincolò, sentendo la stretta di Riku farsi più ferrea in modo da non farlo scappare. L'argenteo era più basso di lui, eppure sapeva come dominare, eccome se lo sapeva. 
Fu quando sentì la lingua del minore insinuarsi nella propria bocca che diede uno strattone più forte degli altri, liberandosi.
-Che cazzo fai?!- urlò, mettendosi una mano sulla bocca subito dopo. Aveva usato un tono troppo duro, decisamente. Il viso oscurato di Riku ne era la conferma.
 Ci furono dei minuti di silenzio, interrotti solo da qualche singhiozzo da parte dell'argenteo. Nonostante avesse la testa bassa, Axel riuscirva a distinguere perfettamente delle lacrime che andavano a rovinare il viso del suo migliore amico. Si sentì sprofondare: gli aveva promesso, anni prima, di non farlo mai soffrire. Non importava il contesto, non gli avrebbe mai fatto versare lacrime.
Eppure ora Riku era li, tremante per il freddo e le spalle che sussultavano per il pianto. Per colpa sua.
-Io..ti amo- sussurrò debolmente il più piccolo stringendo i pugni. Serrò gli occhi: Axel gli avrebbe tirato un pugno dicendogli che gli faceva schifo, poi se ne sarebbe andato per sempre. Ne era sicuro.
Li spalancò invece quando le braccia del rosso gli circondarono il corpo. Il cuore gli accellerò ulteriormente nel petto, dandogli l'impressione di poter avere un infarto da un momento all'altro. 
-Scusami..- Axel lo strinse a sè, affondando il viso nell'incavo del sul collo. Non era innamorato di Riku, ma non poteva fare a meno di dargli calore. Lo sentì indifeso tra le sue braccia, cosa che lo lasciò un po' sorpreso: quando l'aveva sbattuto al muro per baciarlo era determinato più che mai, forse trascinato dall'esasperazione. Ma non era colpa sua, era stato sempre piuttosto ingenuo in campo romantico...forse anche troppo.
Ripensò al foglio trovato sulla scrivania dell'amico, sentendo i sensi di colpa pesare sulle spalle. L'argenteo era stato bravo a mascherare le sue insicurezze, unite alle sofferenze. 
Il minore sospirò leggermente, gli occhi arrossati e con un accenno di speranza nascosto in chissà quale angolo remoto dello sguardo. Si sentiva protetto ed esposto allo stesso tempo.
-Da quanto provi questo nei miei confronti?-
Riku sobbalzò a quella domanda, mugugnando qualcosa in risposta.
-Eh? Che hai detto?- chiese Axel con la fronte corrugata.
-Circa..quattro anni- ripetè più chiaramente.
Questa volta fu il rosso a sobbalzare.
Il minore cercò in tutti i modi di nascondere il viso completamente arrossato, un po' per l'imbarazzo, un po' per tutti gli alcolici che si era scolato.
-Sei un coglione- se ne uscì poi, sciogliendo l'abbraccio. Barcollò un po', aggrappandosi al muro. Non riusciva a capire se fosse stato l'abbraccio stretto di Axel a procurargli quegli effetti o tutto l'alcool che gli circolava in corpo. 
Tuttavia, il maggiore restò in religioso silenzio anche dopo l'insulto che gli era arrivato. Però l'unico segno che diede per dimostrare che era ancora presente fu l'alzata di sopracciglio. Fino a pochi secondi prima faceva quello vergognoso e poi gli dava del coglione? Era per caso bipolare?
-Lo so, andiamo a casa adesso- propose Axel, vedendo in seguito l'amico annuire.


La luce del sole filtrava dalla finestra, andando a colpire dritta in volto l'argenteo.
Lui strizzò gli occhi, socchiudendoli leggermente. Che fastidio.
Si alzò a sedere sbadigliando, venendo colto da un'improvvisa fitta alla testa e..al fondoschiena.
Spalancò gli occhi quando si accorse di essere solamente in boxer, per giunta in una camera che non sembrava la sua, ma piuttosto quella di una persona che conosceva abbastanza bene.
Girò lentamente la testa scandalizzato, osservando il rosso che dormiva sereno al suo fianco, anche lui in soli boxer. Sentiva chiaramente il cricetino nella sua testa correre veloce sulla ruota. Quando il suo ragionamento fu completato, saltò subito alla conclusione più ovvia.
-OH SANTO SIGNORE HO SCOPATO CON AXEL!- urlò, facendo saltare per aria quest'ultimo.
-Che succede? Perché starnazzi così tanto? Ci stanno bombardando?- chiese con la voce impastata dal sonno il più grande.
-NO, IERI HAI MESSO IL TUO FAZZOLETTO NEL MIO PACCHETTO!- urlò di nuovo Riku, ancora in preda al panico.
-Ah, mi dispiace. Forse non c'erano cestini nelle vicinanze- disse Axel, mezzo rincoglionito. Perché si scandalizzava tanto per un fazzoletto scaccolato nel pacchetto? Se voleva poteva benissimo comprargliene un'altro, non vedeva che motivo c'era per urlare così tanto.
-NO, INTENDO CHE HAI MESSO LA TUA CHIAVE NELLA MIA SERRATURA!-
-Ma..non siamo passati davanti a casa tua. Torna a dormire vah, forse la sbornia non ti è ancora passata- 
-MI HAI PORTATO A LETTO! IDIOTA!-
-E con ciò? Dove volevi dormire? Per terra come un cane o sul divano come un barbone?- il rosso osservò l'amico farsi un facepalm così forte da sfondarsi la faccia, a momenti.
-Tu, sottospecie di..di..coso rosso spinoso, non hai capito proprio niente! Intendevo che io e te abbiamo scopato!- fece Riku esasperato.
-Aaaah! Ci voleva tanto per dirlo? Mi dici come diavolo fa uno a paragonare un fazzoletto e un pacchetto a del sesso?! Comunque no, non abbiamo fatto proprio niente ieri notte, nel senso sessuale della cosa-
-Ma..mi fa male il sedere. E siamo nudi, più o meno- 
-Ieri sei scivolato e ti sei fatto le scale tutte di culo, ti ho dovuto riportare in casa come una bella principessina. Poi io dormo sempre in boxer e tu puzzavi di alcool e fumo, quindi ho spogliato anche te. Soddisfatto della spiegazione?- disse Axel, alzandosi a sedere.
-Si..- rispose poco convinto l'argenteo, grattandosi la nuca. Non ricordava nulla della notte passata, eppure sentiva come se fosse successo qualcosa di importante, ma cosa?
-Senti Axel..-
Il rosso iniziò ad andare nel panico, sentendo l'aria mancare: sperava tanto che non volesse ricordargli il bacio che gli aveva dato -o per meglio dire rubato- il giorno prima. Se gli avesse chiesto una risposta? Un "ti amo anch'io"? 
Rabbrividì leggermente: non era pronto per una cosa simile..non con Riku!
-E' successo qualcosa ieri? Ho fatto cazzate?- chiese invece contro ogni aspettativa del maggiore. 
Quest'ultimo rimase basito senza aprir bocca. 
All'immagine di un improbabile rapporto con Riku, si sovrappose quella del minore in preda al pianto, alla sofferenza. Fece una smorfia tenendo lo sguardo basso: come ci era finito in quella situazione? 
Magari però l'aveva baciato solo perché era inibito e incapace di ragionare come Dio comanda, non poteva escludere quella possibilità. 
Sospirò, girandosi verso l'amico: per ora avrebbe smesso di pensarci, se Riku provava qualcosa per lui voleva per lo meno sentirselo dire da lucido.
-No, oltre a strusciarti con le prime donne che trovavi, niente- rispose sorridendogli ironico.
L'argenteo fece una faccia inorridita che fece scoppiare definitivamente a ridere il rosso.



Una frotta di bambini e ragazzi un po' più grandi corse fuori dall'orfanotrofio, dirigendosi verso un pullman che li stava aspettando parcheggiato proprio li di fronte.
Axel, seduto nei posti infondo, li guardò dal finestrino con la fronte appoggiata sul freddo vetro. Aveva un leggero mal di testa a causa di Riku che l'aveva riempito di cuscinate e fatto ridere fino allo sfinimento, e sicuramente quel gruppo di bimbi urlanti non aiutava.
Il direttore, fuori dal veicolo, teneva in mano un registro e chiamava in ordine alfabetico i nomi dei ragazzi, facendoli salire uno ad uno.
Il rosso sperava tanto che nessuno avesse la bellissima idea di sedersi vicino a lui, ma qualcuno, bellamente seduto sulle nuvole a bere un caffè, sembrava volergli male.
Un bimbo, dai capelli dello stesso colore di una radura incontaminata, si sedette al suo fianco. Guardò Axel con i suoi enormi occhi castani, prendendo fiato per parlare.
In quei pochi istanti il maggiore desiderò di essere da solo sul pullman.
-Come mai parli sempre con quel ragazzo strano? Quello è strano e parla in modo tanto taaanto strano-
Il rosso lo guardò con un sopracciglio inarcato: a quanto pare sapeva veramente pochi termini.
-Non è strano, potrebbe capitare anche a te di incontrare un fantasma- disse sicuro di sè, stupendosi di come, tutto d'un tratto, il fatto che Roxas venisse ritenuto strano lo infastidiva.
-Sarà..- disse il broccolo -così l'aveva soprannominato Axel nella propria mente- smettendo di guardarlo.
Roxas sbucò dai sedili davanti, guardando il rosso con un sorriso.
-Da quando mi difendi?-
Il maggiore scattò in piedi per lo spavento, sbattendo la testa contro il tettuccio del pullman e facendo ridere il biondino.
Non si era minimamente accorto della sua presenza!
-Finchè hai il mio libro ho paura che se parlo male di te me lo bruci, quindi faccio il gentile- disse facendo finta di guardare fuori dal finestrino, mentre con una mano si massaggiava la testa.
-Mhmh...fa tanto male?- chiese il minore allungando una mano e appoggiandola sopra quella del rosso.
Quest'ultimo sentì una scossa percorrergli tutta la spina dorsale, facendo in continuanzione "no" con la testa. Sapeva di essere arrossito. Aveva sentito un calore salirgli velocemente alle guance, e non era assolutamente da lui.
-Roxy-chan, posso sedermi vicino a te?- chiese Kaori con un sorriso.
-Scusa Kaori, ma c'è già Sora-
-Oh..- un po' affranta decise di allontanarsi, ma cambiò subito idea.
-Tu, levati da li- ordinò acida al bambino seduto vicino ad Axel.
-..okay. Tanto non ci volevo nemmeno stare con le persone strane- disse il broccoletto alzandosi e cercandosi un altro posto.
Il rosso aggrottò la fronte: che caratteraccio.
-Senti Roxas, quando arriviamo li perché non guardiamo insieme i negozi di vestiti e scarpe? Poi il direttore ha detto che ci prende qualcosa a tutti, potremmo prendere i popcorn, dei marshmellow, delle patatine, delle caramelle, magari una cioccolata calda..- iniziò a parlare a vanvera la biondina, che si era già preoccupata di accomodare il proprio "sedere reale" sul sedile.
-Una fetta di chiappa no?- chiese Axel con un'ironia disarmante.
-Che hai detto?-
-Oh..io? Niente..- fece appoggiando di nuovo la testa al finestrino. Il mal di testa non si era ancora deciso a lasciarlo in pace, e nonostante per arrivare al centro della città ci volesse solo mezz'ora, aveva come l'impressione che sarebbe stato un viaggio estremamente lungo.




Note dell'autrice: purtroppo, questo non mi è venuto lungo come il capitolo precedente, ma ho voluto tenere un'idea per il prossimo, quindi mi scuso se sarà una lettura corta D:
Non ho niente da dire in particolare..quindi, a voi la parola °u°  Oh giusto, e come sempre spero sia stata una lettura gradita u.u
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Tocco di un'anima. ***


-Calmi, state in gruppo!- urlò Axel disperato. Sakura, l'altra bidella, se la rideva sotto i baffi.
Il rosso la guardò malissimo, tornando a domare le bestie che comunemente vengono chiamate bambini.
-Hai bisogno di una mano?- chiese la voce gentile della donna, mentre tanti ragazzini le stavano intorno con gli occhi sbrilluccicosi.
-Mi farebbe comodo!- rispose Axel, chiedendosi come faceva a farsi adorare così tanto.
-Ragazzi, se fate casino poi il direttore non vi compra le caramelle! Quindi che ne dite di non far raddrizzare i capelli in testa ad Axel? Non vorrete mica farlo assomigliare a Simba, vero?- disse Sakura con un enorme sorriso.
-Simba! Simba! Simba!- urlarono un po' di mocciosi appiccicandosi ai pantaloni di Axel -Simba! Simba!-
Il rosso si sentì quasi soffocare, agitando una gamba per staccarseli di dosso -sciò sciò! Andate via! Sciò!-
-Axel! Devi essere più gentile, poi ovvio che ti fanno sclerare!- lo rimproverò la donna.
-Se gentile corrisponde a fare la loro giostra personale, preferisco farli fuori tutti!-
Lei si spiaccicò una mano in volto, stando attenta a non rovinare il trucco. Aveva solo un semplice mascara a far risaltare i suoi occhi castano chiaro e un po' di rossetto rosa pesca.
Camminava con un portamento leggiadro, la gonna che le arrivava poco sotto il metà coscia era così attillata da valorizzare le sue curve. Una cosa che avrebbe stonato era il maglione che invece le nascondeva totalmente, ma grazie agli stivaletti, dava solo un tocco in più di fascino.
Il rosso guardò da un'altra parte.
"Però ha un culo troppo grosso, Riku non ce l'ha così" pensò annuendo solenne.
Poi sbattè un attimo le palpebre, imbambolato.
"Aspetta, cosa?!"
Dire che era rimasto scandalizzato era poco.
Scosse velocemente la testa, concentrandosi sui bimbi che schizzavano ovunque come molle impazzite.
Roxas camminava tranquillo pochi metri davanti a lui, Kaori accanto a lui che non aveva smesso di parlare da quando erano saliti sul pullman. 
"Ma sa che l'uomo ha bisogno di una cosa molto semplice chiamata respirazione? O proprio non conosce tale parola?" pensò alzando un sopracciglio. Menomale che non era lui a doversela subire.
Un po' però gli dispiaceva per il biondino. Anche se di solito aveva un'espressione neutra, in quel momento si vedeva chiaramente quanto fosse scocciato.
Non si trattenne, iniziando a ridacchiare come un demente. 
Sembrò che Roxas riuscì ad intercettarlo, infatti si girò e gli lanciò una di quelle occhiate che non fanno altro che attizzare ulteriormente le risate.
Il rosso dopo poco si diede un po' di contegno, correndo dietro al broccoletto che era intento a scappare.



Riku, sdraiato sul proprio letto, sbuffò forte. Si annoiava così tanto che contarsi i capelli non sarebbe stata poi una così brutta idea.
Quei momenti erano i peggiori delle sue giornate. Axel non poteva tenergli compagnia e lui finiva per rimanere solo.
"Solo"
Quella parola gli fece incupire lo sguardo di colpo.
"Se non ci fosse Axel, cosa farei?" si chiese, pensandoci seriamente su.
Non era la prima volta che faceva simili ragionamenti, ma la risposta era sempre una.
"Suicidio"
Il rosso l'avrebbe ammazzato se avesse potuto leggergli nel pensiero, però non poteva proprio pensare a una vita senza di lui, faceva male al solo immaginarlo. Sentiva una parte del proprio cuore andare in frantumi. I vari frammenti andavano a disperdersi per il corpo, ficcandosi con violenza nella carne, facendo bruciare ogni singola zona danneggiata.
Era una brutta immagine, eppure rendeva bene l'idea.
"Magari se avessi avuto una vita normale a quest'ora sarei felice con una ragazza, mia madre la adorerebbe e farebbe commentini ironici ogni volta che si fermerebbe a dormire da noi. Mio padre mi tirerebbe gomitate a tavola lanciandomi sguardi complici, facendomi andare di traverso il cibo come un idiota"
Fece una smorfia. Appunto, quella era una vita normale. Ma lui ne voleva una perfetta, e sapeva di averla solo con Axel affianco.
Gli sarebbe piaciuto entrare in casa mano per mano con lui, sentendo sua madre ridacchiare dalla cucina mentre suo padre faceva qualche battuta per farla sorridere. Il tenere la loro relazione segreta, per poi confessarsi ai genitori e sentirsi rispondere con dei "tranquillo, basta che tu sia felice e a noi va bene anche se ti accoppiassi con un asino".
Sentì pizzicare gli occhi, ma allo stesso tempo sorrise. Le lacrime scivolarono da sole, ma non smise neanche per un attimo di sorridere osservando il vuoto. 
"Fa male" pensò con la stessa maturità di un bambino. Ma era proprio questo che si sentiva, e che molto probabilmente era. Un bambino. Cos'era cambiato in lui? 
Fisicamente era cresciuto molto, ma dentro? Si sentiva ancora fragile. Un solo errore di Axel sarebbe bastato a farlo a pezzi. 
Non aveva neanche molti amici, era freddo con le persone. Se il rosso non l'avesse avvicinato in un momento di debolezza molto probabilmente in quel momento non sarebbero neanche amici.
Strinse le coperte tra le dita, desiderando di poter rompere tutto. Strappare ogni cosa, far sanguinare le proprie nocche dopo aver preso a pugni un muro.
Ma non lo fece. Lo desiderava dal profondo, ma rimase inerme sul materasso.
Espulse le lacrime del cuore tramite gli occhi, sfogandosi senza trattenersi. Nella casa rimbombavano solo i suoi pietosi singhiozzi.
Tirò leggermente su col naso, alzandosi a sedere e passandosi i palmi delle mani sulle guance nel futile tentativo di mettere fine a quel pianto.
Aveva il bisogno di sentire qualcuno vicino a lui, di sentirsi dire "va tutto bene, non sei solo".
Si alzò lentamente sentendo le gote bruciare per averle sfregate eccessivamente, andando ad aprire l'armadio per scegliere qualcosa da mettersi.
Sarebbe andato a fare una piccola visita a sua madre.



Roxas si guardò intorno senza un'espressione particolare.
Fortunatamente nessuno l'aveva visto.
Corse velocemente lungo il marciapiede, cercando di ricordarsi il percorso che doveva fare per arrivare al cimitero. Ci andava di rado a causa delle poche gite, ma non perdeva mai l'occasione per andare a trovare i suoi genitori.
Attraversò le strisce pedonali, iniziando a rallentare la sua corsa. 
"Dov'è il cimitero?"
Osservò il parco in cui si era fermato, situato vicino a un vecchio palazzo in ristrutturazione. 
Vicino ad esso c'era un piccolo vialetto che gli sembrava familiare, eppure non si fidava totalmente.
-Ti sei perso per caso?- chiese una voce maschile alle sue spalle.
Roxas sobbalzò per lo spavento, girandosi lentamente verso l'interlocutore.
-S-si, penso di si- rispose con un pizzico d'insicurezza.
Il ragazzo gli sorrise: -stai andando al cimitero?-
Il biondo annuì piano, chiedendosi come faceva quello strano tipo a saperlo.
-Allora facciamo la strada insieme, anch'io sto andando li- 



Il rosso si stravaccò stancamente su una panchina, buttando la testa all'indietro con gli occhi chiusi. 
Si erano fermati per prendere un gelato tutti insieme, così ne aveva approfittato per riposarsi un po'.
Un'altra cosa che odiava era camminare per troppo tempo, ed era da circa tre ore che loro lo facevano.
Socchiuse leggermente le palpebre, fissando il cielo grigio che sembrava minacciare pioggia. Gli piacevano quelle sfumature così scure, amava tutto dell'inverno. 
Riku invece era tutto il contrario. Amante del caldo estivo e delle uscite il pomeriggio per andare in piscina o al mare.
Accennò appena un sorriso, completamente preso dai suoi pensieri. 
Dalla sera precedente non riusciva più a togliersi l'argenteo dalla mente. Il fatto di piacergli da così tanto tempo l'aveva scosso e in un certo senso svegliato.
Non era sicuro che fosse vero, ma tutto ciò lo sconvolgeva ugualmente.
-Axel!- urlò Sakura allarmata, correndo verso di lui.
-Mh?- 
-E' sparito Roxas! Il bimbo biondo che sta sempre per i fatti suoi, hai presente?-
-Oh, si si so chi è, non ti preoc..cosa?!- chiese scattando in piedi, gli occhi sgranati e la bocca semi-aperta.
-Hai capito bene! Dobbiamo cercarlo prima che il direttore lo scopra!- rispose la donna facendosi aria con una mano per il troppo stress.
-Subito! Però tu resta qua e coprimi, in caso che Sumi ti chiede dove sono finito, devi inventarti una scusa-
-Aspetta, perché io?!- non fece in tempo a chiederglielo che lui si era già messo velocemente in cammino.
Sospirò preoccupata guardando i bambini che si gustavano il loro gelato completamente ignari di ciò che stava succedendo. Era sicura che però anche se l'avessero scoperto, avrebbero continuato a farsi i fatti loro.
"Quanto egoismo".



-A proposito, come ti chiami?-
-Io sono Roxas, tu?-
Il ragazzo dai capelli argentei gli rivolse un altro sorriso: -Riku, piacere!-
Il biondo lo osservò due secondi, spostando poi lo sguardo sulle varie tombe che li circondavano alla ricerca di quella dei suoi genitori.
Improvvisamente si fermarono entrambi davanti a due tombe.
-Perché ti sei fermato qua?- chiesero all'unisono, guardandosi con stupore.
-Qui è sepolta mia madre- disse Riku, indicando una lastra in marmo con sopra il nome e la foto di una donna sorridente dai lunghi capelli argentei.
-Anche la mia..- ribattè il biondino indicando la tomba accanto. Spostò lo sguardo, vedendo subito dopo anche quella di suo padre e di suo fratello. 
-Capisco- 
Entrambi rimasero in silenzio osservandole.
L'argenteo si inginocchiò e guardò la lapide, senza più quel sorriso che aveva dato subito una bella impressione a Roxas.
Quest'ultimo lo osservò in un certo senso curioso, sgranando gli occhi quando vide una figura femminile fare capolino davanti a Riku.
Ci mise poco per realizzare chi fosse.
-Sei venuto a trovarmi di nuovo, mh?- 
L'argenteo sembrava non sentirla. Continuava a tenere la testa bassa e lo sguardo vacuo puntato a terra.
La donna sorrise tristemente, inginocchiandosi di fronte a lui e accarezzandogli i capelli.
Il ragazzo cambiò espressione. Sorrise lievemente, mentre una lacrima gli attraversava la guancia.
Roxas osservò il tutto con gli occhi sbarrati: era la prima volta che riusciva a vedere un fantasma che non fosse Sora.
-Sei cresciuto davvero tanto..io ho avuto appena il tempo di vederti mentre eri ancora rosso e piangente- una perla argentea solcò la candida guancia della donna, in contemporanea con quella del figlio -perché piangi piccolo mio? Così piango anch'io!-
-Riku..- lo chiamò il biondo, indeciso se comunicargli o meno ciò che stava sentendo.
L'argenteo gli rivolse un minimo di attenzione, guardandolo per qualche secondo. In quegli istanti, Roxas potè chiaramente scorgere la distruzione nel suo sguardo.
Prese coraggio, guardando da un'altra parte: -ha detto che se piangi tu, piange anche lei-
Riku sgranò gli occhi, totalmente confuso. La donna invece gli rivolse un dolce sorriso di gratitudine, lasciando anche lui spiazzato.
-Puoi riferirgli..che lo amo? Che nonostante adesso lui sia un diciottenne, per me rimarrà sempre quel neonato piangente che ho potuto tenere per pochi attimi tra le mie braccia. Che non deve essere triste, perché così sono triste anch'io- 
Roxas annuì, ripetendo quelle frasi parola per parola, pausa per pausa.
L'argenteo più ascoltava quelle parole, più sentiva qualcosa gravargli sul petto. Non riuscì più a contenersi, scoppiando definitivamente a piangere. Pensava che dopo lo sfogo subìto a casa non sarebbe più stato capace di un simile pianto nello stesso giorno, eppure lo stava facendo, di nuovo.
Il biondo lo guardò tristemente qualche secondo, spostando poi gli occhi sulle lapidi della sua famiglia.
-Ciao mamma, ciao papà-



Axel si piegò sulle proprie ginocchia, cercando di riprendere fiato. Aveva cercato ovunque, quello era l'unico posto che gli mancava da controllare.
Camminò lentamente in mezzo alle centinaia di tombe presenti in quel posto, rabbrividendo.
Aveva sempre odiato i cimiteri, ragion per cui ci era entrato raramente giusto per accompagnare Riku a trovare sua madre.
Si grattò la nuca sospirando, guardandosi intorno: c'erano un bel po' di persone, ma non riusciva a scorgere la testa di quel nano di Roxas.
Magari si stava sbagliando e non si trovava neanche li.
Sbuffò deciso a girarsi, ma fu quando girò il volto che vide dei capelli argentei poco lontano dalla sua postazione.
Sbattè le palpebre camminando verso quella figura familiare, accorgendosi poco dopo della presenza del biondino.
-Che ci fate qui?- chiese ai due, per poi bloccarsi a fissare Riku.
Era inginocchiato davanti alla lapide della madre, le spalle sussultavano in modo forse eccessivo, mentre i singhiozzi sembravano non voler cessare.
Il rosso si mise al suo fianco, abbassandosi in modo da poterlo vedere in faccia.
-Riku? Ehi Riku!- lo prese per le spalle scuotendolo, cercando di ricevere un qualche segnale.
L'argenteo si accorse solo pochi attimi dopo della sua presenza, guardandolo con occhi acquosi e buttandosi tra le sue braccia in cerca di conforto.
Axel non si stupì troppo di quel gesto: non era cambiato per niente quel lato infantile di lui. Bastava veramente poco per farlo piangere come una fontana.
Lo abbracciò stretto sussurrandogli parole di conforto, nel tentativo di calmarlo. Lo sentiva tremare proprio come la sera prima, cosa che lo fece rabbrividire.
Non sapeva che fosse successo, ma era sicuro che Roxas doveva aver fatto o detto qualcosa per ridurre Riku in quello stato.
-Moccioso, gli hai detto qualcosa di sbagliato?-
Il biondo lo guardò inclinando la testa come se non avesse capito, ma poi negò con un cenno.
Il maggiore stava per lanciargli un'altra accusa, ma l'argenteo alzò la testa per guardarlo dritto in faccia.
-Lui non ha fatto niente, tranquillo- disse poi con un sorriso spaccato a causa delle lacrime che gli inumidivano ancora le guance.
Axel osservò per un attimo Roxas, poi spostò la sua totale attenzione sull'amico.
-Riku, tra poco termina la gita, che ne dici se più tardi vengo da te?-
Il minore annuì, appoggiando nuovamente la testa contro al suo petto.
Si sentiva improvvisamente privo di forze.




Note dell'autrice: e qua si conclude anche l'ottavo capitolo, yeh! Non ho molto da dire, quindi mi auguro solo che sia stata una piacevole lettura :3

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Capitolo 9
*** Un piccolo inizio? ***


Guardò la televisione spenta senza reale interesse, stringendosi al petto un cuscino.
Era scosso da tutto ciò che era successo quel giorno, inoltre aveva pianto così tanto che era distrutto.
"Roxas" pensò "lui ha visto mia madre..forse".
Per poco non bucò il cuscino con le unghie. Perché uno sconosciuto aveva potuto vederla e lui no?
Non era arrabbiato con il biondino, anzi, gli stava anche simpatico. Ma era invidioso, doveva ammetterlo. Anche lui desiderava vedere la propria madre, ma non aveva mai potuto neanche sentire la sua voce.
"Com'è la sua voce?" si chiese.
Avrebbe tanto voluto saperlo, ma si era rassegnato al destino.
Fissò l'orologio che segnava le dieci meno dieci di sera. A breve Axel avrebbe finito di lavorare e sarebbe venuto da lui. 
Si sdraiò completamente sul divano, facendo cadere il cuscino a terra. Aveva veramente un gran sonno, nonchè il timore di addormentarsi ancor prima dell'arrivo del rosso.
Contro ogni previsione però il campanello iniziò a suonare come impazzito, poi andò a creare una stupida canzoncina.
Riku si spiaccicò una mano in faccia: Axel non aveva perso il vizio di immedesimarsi in un piccolo Mozart per citofoni.
-Arrivo, arrivo!- urlò in modo da farlo smettere, ma non accadde. Si alzò e aprì la porta, trovando il rosso ancora ripiegato sul pulsantino e con la lingua di fuori tutto concentrato.
-Emh..- l'argenteo lo guardò con un sopracciglio alzato, non sapendo neanche cosa dirgli. Era senza speranze.
-Eh?Uh? Oh, ciao Kukù!-
Il minore rabbrividì a quel nomignolo: gli era stato affibbiato alle medie da un gruppetto di ragazze in preda agli ormoni, e lo odiava con tutto il cuore.
-N-non mi chiamare in quel modo! E' imbarazzante!-
-Come se "Axi-chan" non lo fosse!-
-Beh..ma è dato con affetto quello. Kukù invece mi è stato dato con voglia di tromb..- l'argenteo pensò un attimo a quello che stava dicendo, guardando poi Axel -tu hai voglia di scopare?- chiese ironico.
-Perché no!-
Riku arrossì all'inverosimile, sprofondando nell'imbarazzo più totale.
Il rosso se ne accorse, così portò le mani in avanti agitandole: -nono, stavo scherzando! Non fare così!-
Il minore non rispose, ma si mise di lato per lasciar passare l'amico e poi chiuse la porta, appoggiandocisi contro con le mani dietro la schiena.
Axel aggrottò la fronte osservandolo -che fai?-
-Ecco..io..- non sapeva in realtà per quale motivo stesse reagendo così, ma qualcosa nel profondo lo incitava.
-Comunque, non è vero che ieri sera non è successo niente-
Riku saltò per aria, sgranando gli occhi. 
-Nonononono! Non pensare male! Non abbiamo fatto niente di tutto ciò che sta passando per la tua mente malata!- esclamò il maggiore. Tornò un minimo serio. Aveva riflettuto sugli eventi accaduti, e voleva sapere cosa provava veramente il suo migliore amico. Poi tenerlo all'oscuro di tutto non gli sembrava giusto.
-Insomma..tu..- iniziò incerto -fuori dalla discoteca..mi hai baciato-
L'argenteo si sentì nuovamente sprofondare. Cosa aveva fatto? Aveva capito bene?
-Eheheh- rise nervoso, grattandosi una guancia: adesso che doveva fare? E poi chissà come aveva reagito Axel!
-Cosa provi?- chiese secco quest'ultimo.
-Eh?-
-Ho detto: cosa provi?-
Riku spalancò gli occhi, schiacciandosi di più contro la porta, forse nel tentativo di sparire e mimetizzarsi con il suo bianco candido.
Si sentiva andare a fuoco: le mani, le guance, il ventre, il petto. Tutto ardeva dentro di lui, mentre il cervello sembrava andare in tilt.
-Ecco..- sussurrò, sentendo una lacrima segnargli per la millesima volta il viso quel giorno. Quando se ne accorse, non fece altro che rimanere più stupito. Aveva iniziato a piangere senza accorgersene, ma perché?
-Ho capito. Mi dispiace non soddisfare le tue aspettative, ma non mi piaci. Ora che so cosa provi non riesco più a vederti come prima, forse è meglio che ci separiamo- disse Axel.
O almeno, lo disse nella mente del minore.
Aveva fottutamente paura di un rifiuto, non era ancora pronto per una discussione simile. Nonostante era da quattro anni che si teneva tutto dentro non riusciva ancora a confessarsi.
Strinse i pugni così forte che a momenti avrebbe affondato le unghie nella propria carne. 
Il rosso, che era da due minuti buoni che fissava l'amico, si accorse di tutti quei gesti insoliti.
Non sapeva per quale motivo, ma si sentiva messo sulle spine. Voleva sentire la risposta che da molte ore lo stava facendo impazzire. Era ansioso, e anche tanto.
Riku socchiuse le labbra, ma non ne uscì nessun suono. Non ci riusciva, non quel giorno. Era troppo tardi, ma anche troppo presto. 
-Senti, puoi dirmi ciò che senti. Non ti abbandonerò se è questo che ti spaventa, non lo farei mai- cercò di rassicurarlo Axel, appoggiandogli una mano sulla spalla.
L'argenteo abbassò la testa -cambierai il modo di comportarti con me? Se ti dicessi che sono innamorato di te, tornerebbe lo stesso tutto come prima? Ne sei proprio sicuro?-
Il maggiore lo squadrò con gli occhi leggermente più aperti del solito, persi come lo erano i suoi pensieri. Già, sarebbe tornato tutto come prima?
Poi scosse la testa.
-Non cambierò il modo di comportarmi..anche se comunque sarebbe una cosa strana, lo devo ammettere. Ma tu parla: cosa provi?-
Riku si massacrò letteralmente un labbro, affondando i denti nella carne, sentendo un sapore simile al ferro invadergli la bocca. Strinse gli occhi, prendendo coraggio.
-Io..- strinse maggiormente i pugni -t-ti...i-io s-sono, e-ecco..- sentiva la voce tremare: non andava bene. Doveva essere chiaro, ma il corpo non sembrava più rispondere ai suoi comandi.
-IO TI AMO CAZZO!- urlò tutto d'un fiato, le lacrime che riprendevano a scorrere veloci. Il battito troppo accellerato del proprio cuore gli faceva male.
Una parte di Axel in quel momento urlò "lo sapevo!", dall'altra sentiva i neuroni sbattere l'uno contro l'altro creando dei cortocircuiti. Con occhi spalancati guardò l'amico davanti a lui che singhiozzava come un bambino, ma solo in quel momento vide che le lacrime non scorrevano più su delle guance infantili e rosse come melette mature, ma su quelle scavate di un uomo. Gli occhi sofferenti dell'argenteo non appartenevano più a un moccioso che aveva ancora tutto il mondo da scoprire davanti a sè, ma ad una persona matura stufa dell'attesa, che aveva visto tante cose nella sua vita, ma desiderandone solo una.
Il minore si sentiva così nudo in quel momento. Ora il rosso conosceva i suoi sentimenti. Si sentiva incredibilmente fragile, così piccolo in confronto a lui.
Sgranò gli occhi quando fu chiuso in un abbraccio. Questo fece soltanto peggiorare il dolore che cresceva dentro di lui ormai da anni. Aveva piantato le radici nel profondo del suo cuore e aveva iniziato a crescere, soffocandolo dall'interno.
-A-Axel..non darmi finte speranze, ti s-scongiuro- supplicò -è la tua g-gentilezza che m-mi fa così m-male. Se n-non ricambi i m-miei sentimenti, n-non stringermi!- continuò tra un singhiozzo e l'altro, dicendo tutto il contrario di ciò che voleva. Desiderava essere abbracciato, tenuto al caldo da quella sera invernale. Sentirsi rassicurato e protetto. Essere amato.
Il rosso, contro ogni previsione, sciolse l'abbraccio. 
Riku sentì una fitta colpirlo. Le lacrime diventarono più numerose: eccolo lì, il rifiuto che più aveva temuto in tutta la sua piccola e insignificante vita.
Era tutto finito. Axel non avrebbe mantenuto la sua promessa di stargli sempre accanto, se ne sarebbe andato. Avrebbe messo delle distanze tra loro, o comunque non sarebbe stato mai più lo stesso. 
Si sentì male, inginocchiandosi a terra e stringendosi le braccia al busto: perché si era confessato? Perché aveva rivelato tutto? Voleva poter scherzare e ridere con lui, voleva essere ancora tenuto tra le sue non molto muscolose braccia, ma così forti e calde che avrebbe potuto passare tutto l'inverno nella sua stretta. Voleva far tornare tutto come prima.
Il rosso però lo colse di nuovo di sopresa.
Si inginocchiò anche lui, squadrandolo per qualche interminabile secondo. Riku fronteggiò il suo sguardo. I suoi occhi verde acceso erano così belli, ma anche così misteriosi, in quel momento. Che aveva intenzione di fare?
Il maggiore gli prese il mento, avvicinando il proprio viso al suo. 
L'argenteo sgranò gli occhi ancora colmi di lacrime, sentendo il fiato dell'amico contro le labbra. Sentì anche un fastidioso calore salirgli alle guance, mentre il suo corpo perse totalmente la capacità di muoversi. Non che prima fosse riuscito a controllarlo.
Axel gli lasciò un leggero bacio sul labbro inferiore, proprio sulla ferita che il minore si era autoinflitto prima di confessarsi. Sentì il sapore del sangue sulle labbra, leccandolo velocemente via. Poi si lanciò in un bacio tutt'altro che disperato e aggressivo come quello che gli aveva rubato la sera prima Riku. Era dolce, qualcosa il cui quest'ultimo si potè rifugiare. 
Il minore gli strinse alcuni lembi della maglietta, tenendo gli occhi chiusi. Nonostante questo, le lacrime continuarono a scorrere, come fuori controllo. Premette le labbra contro quelle del rosso, sentendolo poi leccargliele come per chiedergli un permesso.
Glielo concesse senza indugi, senza più pensare a nulla. Lì c'erano solo loro due, in quel momento. 
Le lingue giocavano tra di loro, esplorando l'uno il palato dell'altro, assaporandosi a vicenda. L'argenteo la trovava una sensazione paradisiaca.
Axel d'altro canto era insicuro di ciò che stava combinando. Non sapeva per quale motivo si fosse buttato alla cieca, era una cosa del tutto nuova per lui, eppure doveva ammettere che era piacevole. Se anni prima gli avessero detto che avrebbe baciato Riku in quel modo, avrebbe quasi sicuramente fatto una smorfia come per dire "mi prendi per il culo?". Eppure eccolo lì, a diciannove anni, con l'argenteo stretto tra le braccia e intenti a scambiarsi tenere effusioni.
Si separarono dopo alcuni istanti. Entrambi sembravano non avere più fiato, le labbra ancora inumidite dalla saliva dell'altro. 
Il minore in quel momento potè soltanto guardarlo con occhi pieni di confusione, quasi non si fosse reso realmente conto di ciò che era accaduto.
-Axel..ma cosa..perché?- chiese per spezzare quel pesante silenzio che si era alzato tra di loro. Per quale motivo l'aveva baciato? Per pena? O forse, cosa che sperava tanto da più di quattro anni, ricambiava i suoi sentimenti? Sentiva la testa pulsare a tutte quelle domande, era così confuso...
Il rosso sostenne il suo sguardo: eh già, perché? Se lo stava chiedendo anche lui.
Gli posò un dito sulle labbra come per farlo tacere, poi lo abbracciò. Non era pronto per dargli una risposta certa, ma poteva per lo meno provarci. Gli sembrava ingiusto giocare così con i suoi sentimenti, ma voleva scoprire cosa gli provocava stare così vicino a Riku.
Quest'ultimo affondò il viso nell'incavo del suo collo, facendolo rabbrividire. Sentiva il suo respiro caldo contro la pelle. Inclinò un po' la testa, appoggiandola contro quella di Riku e accarezzandogli i capelli. Voleva renderlo felice, almeno un minimo. 
L'argenteo sospirò beato: non si sarebbe mai sognato una situazione simile. Sperava con tutto sè stesso che non fosse un sogno, se così fosse stato, si sarebbe risvegliato deluso per l'ennesima volta.
Era tutto ciò a cui agognava da anni. 
Il rosso in teoria non gli aveva dato nessuna risposta, e questo lo preoccupava abbastanza. Poteva essere ingenuo, ma non stupido. Sapeva benissimo quanto Axel fosse confuso, ci era passato anche lui dopotutto. 
Sorrise, stringendolo. Gli avrebbe lasciato del tempo, voleva vedere come andava. Una cosa che però si stava chiedendo era...
-Ma adesso cosa siamo noi?- chiese il maggiore in contemporanea con il suo pensiero.
Riku arrossì a quella domanda, nonostante lui stesso se la fosse posta. 
-N-non lo so..cioè, q-qualcosa in mente ce l'ho..- 
-Ovvero?-
L'argenteo strinse le mani attorno al tessuto della sua maglietta, le guance ormai che andavano a fuoco. Che stesse diventando un'aragosta?
Sentì le spalle del maggiore sussultare, così per qualche secondo gli sembrò che stesse piangendo. Alzò il viso preoccupato, ma restando subito dopo di pietra.
Axel iniziò a ridere come un demente, facendolo arrossire ulteriormente. Che aveva fatto di così divertente?
-Che hai da ridere?!-
-No scusa è che..- un'altra risata interruppe la frase, così ricevette un pugno sul petto da parte di Riku -ahio! Comunque..non ti immaginavo così insicuro, tutto qua. Vederti in difficoltà e rosso come Heidi è esilarante-
Per un attimo l'argenteo mise su il broncio, poi incominciò a ridere, ricevendo un'occhiata confusa da parte di Axel. Era contento che nonostante tutto, fossero ancora capaci di scherzare e ridere come prima. Dopotutto, diventare una coppia non vuoldire mica trasformarsi in due bacucchi senza umorismo.
"Che? Aspetta..coppia?" pensò arrossendo, mentre le risate andavano a scemare.
-Forse ho capito cos'è che hai in mente- intervenì il maggiore.
Riku lo guardò curioso: l'aveva capito davvero?
-Ci vedi come due fidanzatini, adesso-
-Non dirlo in modo così infantile, non abbiamo più tredici anni- borbottò l'argenteo alla parola "fidanzatini".
-Per lo meno ci ho azzeccato, Kukù- disse sorridendo ironico il rosso.
Il minore lo guardò male, poi si accorse solo in quel momento che erano ancora inginocchiati davanti alla porta.
Si alzò quasi barcollando, tendendo una mano al ragazzo per aiutarlo ad alzarsi.
Axel si fece aiutare un po' riluttante: il pavimento era così comodo, perché doveva alzare il culo?
Restarono in silenzio per qualche attimo, scambiandosi degli sguardi fugaci. 
-Uhm..vediamo che c'è in televisione?- propose il rosso, grattandosi la nuca. Non sapeva come comportarsi in quel momento, ed era imbarazzante.
-Va bene- acconsentì Riku un po' deluso. Si aspettava una proposta più allettante, anche se non sapeva di preciso quale. 
Si sedettero sul divano iniziando a fare zapping tra i vari canali, finché l'argenteo non si fermò su Italia Uno con gli occhi a cuoricino.
-Uh..Nightmare Before Christmas- disse Axel osservando Jack Skeleton intento ad uscire da una fontana. Quello era da sempre stato il cartone preferito di Riku, insieme a Monster&Co. 
Lo guardò accennando un sorriso: molti lati di lui non erano cambiati per niente. 
Il minore sentì il cuore saltargli in gola quando sentì la mano dell'istrice stringersi nella sua. Si girò verso di lui, notando il sorriso che aveva stampato in viso. 
Voltò subito la testa, tornando a dare la sua completa attenzione alla televisione, o almeno, ci provò. Il cuore che continuava a prenderlo a pugni dall'interno gli impediva di pensare a qualcosa che non fosse Axel.





Note dell'autrice: lossò, è forse un po' presto per postare il capitolo..ma su questo voglio essere un po' sadica e allungare l'attesa *risata malefica*
Anche se Axel è insicuro, spero di aver fatto qualcosa per la gioia degli amanti della coppia x'D
Non so che dire, tranne che mi sono divertita un casino a scrivere questo capitolo! Stare al computer 5 ore di seguito con la musica alle orecchie per me è divertente, per altri potrebbe essere una specie di tortura OuO
Non so precisamente a quando darvi appuntamento (quando mai l'ho fatto?), però non aspettatevi di veder uscire il prossimo capitolo tra tipo 3 giorni..dovrete aspettarne almeno 5 u.u 
Alla prossima, e fatemi sapere la vostra! *prega per non essere divorata*
 

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Capitolo 10
*** Una crepa nella felicità. ***


 Axel guardò divertito la scrivania, sotto cui era rifugiato Roxas.
-Kaori non ti lascia un attimo di pace, eh?-
Il biondo rabbrividì a quel nome: -all'inizio era diversa! Ora non la sopporto!-
Il maggiore sbuffò una risata, dondolandosi sulla sedia.
-Hai finito di leggere il libro che ti ho prestato?-
Roxas negò con un cenno della testa -con quella in giro non ho tempo nemmeno per respirare-
-Ringrazio di non essere al posto tuo-
Il minore lo guardò male -escludendo libri e femmine..Riku? Come sta?-
Il rosso lo scrutò due secondi, chiedendosi per quale motivo fosse così interessato. Ma non potè ignorare il cuore, che era rimbalzato contro la cassa toracica dopo aver sentito quel nome.
Si portò una mano al petto, aggrottando le sopracciglia. 
Intanto Roxas continuava a fissarlo in attesa di una risposta.
-B-beh, ora sta bene. Perché me lo chiedi?-
-Così- disse con finta noncuranza. La verità era che i sensi di colpa lo stavano soffocando. 
"Odio far piangere la gente" pensò, rispolverando nella sua mente il viso dell'argenteo pieno di lacrime.
-Mh..comunque oggi viene- fece Axel guardando il soffitto e mettendosi le braccia dietro la nuca.
Il biondo gli lanciò un'occhiata, poi tornò a fissarsi le ginocchia, che teneva strette al petto.
"Almeno potrò scusarmi di persona".
-Roooooxaaaaas!- urlò una voce femminile, correndo verso la scrivania dopo aver visto qualcuno che se ne stava rannicchiato sotto.
"Oh no.."


L'argenteo si guardò intorno spaesato. Era la prima volta che metteva piede in un orfanotrofio, e non sapeva totalmente dove andare.
-Salve!- lo salutò una voce alle sue spalle.
Si girò, incontrando le iridi castane di un uomo sulla cinquantina. 
-Salve..- rispose chiedendosi chi fosse.
-Sono il direttore dell'orfanotrofio, Katsumi Yamamoto. Dimmi ragazzo, come mai sei qui?-
-Ecco..sono solo venuto a trovare Hayashi, magari potrei anche dargli una mano. Sa dove posso trovarlo?-
-Ah, parli di Ax? E' al secondo piano che fa la muffa seduto alla scrivania. In teoria non potresti salire a tenergli compagnia, dopotutto è in orario lavorativo..ma facciamo un'eccezione. Va pure, ma che rimanga un segreto!- disse ridacchiando Sumi.
Riku fu piacevolmente colpito dalla simpatia del direttore: -la ringrazio!- rispose sorridendo, iniziando a salire le scale.
Sentì le voci dei bambini, trattenendo a stento una risata quando provò ad immaginarsi le reazioni di Axel i primi giorni.
Tenendo lo sguardo basso non si era accorto di qualcuno che lo aspettava in cima.
-Finalmente sei arrivato!-
L'argenteo saltò per aria, scivolando in seguito sullo scalino sul quale stava mettendo il piede.
Sentì una mano calda stringergli il polso, così alzò lo sguardo per metà coperto dalla frangia, trovando due occhi verdi piantati nei propri.
-A-Axel..- 
Quest'ultimo scosse la testa con un sospiro, iniziando a ridacchiare.
-Non sapevo che avessi perso la capacità di salire le scale. Guardami- disse scendendo tre scalini, trovandosi al fianco di Riku.
-Allora, alza la gamba e portala in avanti, poi appoggia il piede sullo scal..- il rosso venne interrotto da uno schiaffo dietro la nuca -ahio! Lo step "picchia Axel perché è un coglione" viene dopo!- continuò massaggiandosi il punto colpito.
Il minore sbuffò una risata, finendo di salire la scalinata. 
-Ma che bravo! L'hai finita senza inciampare!- Axel, dietro di lui, iniziò ad applaudire. Poi lo superò, diretto alla scrivania.
Riku si appuntò mentalmente che non doveva mai più salire un solo scalino in sua compagnia.
Si soprese quando vide Roxas uscire dal dormitorio, camminando verso di lui. E no, non era solo.
-Roxy-chan, lui chi è? Un nuovo commesso-tutore?- chiese Kaori stringendo il suo braccio.
Il biondo sospirò rumorosamente -no. Ciao Riku!-
Quest'ultimo rispose con un sorriso e un cenno della mano, lanciando un piccolo sguardo al rosso che era intento a dondolarsi sulla sedia.
-Volevo chiederti scusa per ieri, è colpa mia se hai pianto-
L'argenteo per qualche secondo tenne la bocca semi-aperta, poi tornò a sorridergli -ma di che ti devi scusare? Non ti preoccupare per quello..solo che ha un certo impatto sentirsi dire certe frasi dopo diciotto anni, ma soprattutto uscite dalla bocca di un ragazzino che dice che sono da parte di mia madre-
Roxas si strinse nelle spalle -scusa lo stesso-
Riku gli patteggiò una spalla, dirigendosi verso il proprio ragazzo. 
Si morse l'interno della guancia, stranamente nervoso: non era ancora abituato a definirlo il proprio fidanzato, gli sembrava ancora tutto irreale. 
Vide Kaori che trascinava di nuovo nel dormitorio il biondino, e mentalmente le augurò la buona fortuna. Sapeva bene com'era amare senza essere ricambiati, anche se ora la fortuna sembrava scorrere dalla sua parte.
Axel lo guardò incuriosito, poi gli regalò un enorme sorriso, iniziando a parlare.
L'argenteo non ascoltò più di tanto quello che stava dicendo riguardo ad alcuni cambi di turno e vari permessi, era troppo concentrato su un'altra cosa.
Osservò quasi ipnotizzato le sue labbra rosee e -ora lo sapeva- morbide. Erano leggermente inclinate all'insù, segno che era di buon umore.
Quando vide la lingua andare ad inumidirle con un rapido gesto, rendendole lucide e ulteriormente invitanti, non riuscì più a trattenersi.
Si guardò velocemente intorno, poi appoggiò le mani sulle spalle del rosso, piegandosi e lasciandogli un semplice ma lungo bacio a stampo, premendo contro le sue labbra.
Axel in un primo momento spalancò gli occhi per la sopresa, in seguito lo ricambiò con altrettanta dolcezza. 
Riku si staccò dopo poco a malincuore. Fosse stato per lui, ci sarebbe rimasto appiccicato per il resto della sua vita. 
Fece per sedersi sulla scrivania, deciso a passare il resto del suo tempo a dare le spalle al rosso per guardare il dormitorio, ma la mano di quest'ultimo afferrò la sua, tirandolo verso di sè.
Preso di nuovo alla sprovvista, il minore gli cadde praticamente addosso. 
-Sei scemo?! Se ti sto seduto in braccio potrebbero fraintendere..- disse arrossendo leggermente, ormai era diventata un'abitudine.
Axel fece spallucce, circondandogli la vita con un braccio.
L'argenteo appoggiò la mano su di esso, rabbrividendo al contatto della propria pelle fredda con quella calda del rosso.
Era così che voleva essere tenuto la sera prima.



"Riku si rigirò nel letto, cercando il punto più caldo della coperta. 
Aveva freddo, anche se non c'era nessuna finestra aperta.
Iniziò a piagnucolare mentalmente, continuando a rigirarsi finchè non si fermò su un fianco, lo sguardo puntato su Axel.
Il maggiore era coperto solo dai pantaloni del pigiama, per il resto era completamente nudo. E in più sembrava stare benissimo, da come sonnecchiava beato.
L'argenteo guardò contrariato la distanza che separava i due letti, poi sospirò. Beato Axel che riusciva a sopportare così bene il freddo. 
Si alzò silenzioso, camminando piano e facendo attenzione a non inciampare da qualche parte. 
Allungò esitante una mano verso il corpo addormentato del rosso, ritraendola subito dopo. Non voleva svegliarlo, ma la tentazione era troppo forte.
Appoggiò la mano sulla sua guancia, sentendo subito la pelle bollente del proprio ragazzo scontrarsi con la propria, ghiacciata come un fiocco di neve. 
La accarezzò teneramente, osservando con un sorriso accennato l'espressione serena del maggiore. Aveva delle ciglia lunghe, che da sveglio rendevano il suo sguardo ancora più sensuale.
Gli zigomi non erano ne troppo marcati ne troppo morbidi, ma mischiati in una combinazione perfetta che li rendeva piacevoli alla vista.
Le labbra invece erano leggermente socchiuse, e a Riku sembrò che ci fosse scritto sopra a caratteri cubitali "BACIAMI".
Strozzò una risata a quel pensiero, dettato dai suoi desideri più nascosti.
Fece scendere lentamente il palmo, fino ad arrivare al petto. 
Gli regalò qualche carezza, inginocchiandosi a terra e appoggiandoci in seguito la testa. Chiuse gli occhi ascoltando il dolce battito regolare di Axel, sospirando. 
Era qualcosa di estremamente rilassante udire quelle pulsazioni alternate, mentre il petto si alzava e abbassava con calma, rendendo ancora più difficile all'argenteo staccarsi.
Lo fece poco dopo a malincuore, dando un ultimo sguardo al maggiore.
Si alzò ritornando silenzioso nel suo letto, nel suo piccolo rifugio congelato, osservando da lontano le braccia da cui voleva tanto essere stretto senza essere più lasciato andare."




Sospirò leggermente, facendo aderire la propria schiena al petto del rosso.
Quest'ultimo appoggiò il mento sulla sua spalla, dandogli un morsetto sul collo e ricevendo in risposta una gomitata.
Soffocò una risata, poi cercò qualcosa di interessante per poter aprire una discussione.
-Per natale e capodanno che si fa?- chiese invece l'argenteo, precedendolo.
-Uhm..per natale penso che verranno i miei genitori, se vuoi puoi passarlo con noi-
Gli occhi del minore si fecero quasi enormi.
-Davvero posso?!-
-Come mai così eccitato? Dopotutto passi tutti i santi natali con la mia famiglia, non mi sembra una novità- disse Axel, ricevendo un'altra gomitata accompagnata da un'occhiataccia da parte di Riku.
-Ma lo sai che adoro tua madre, poi la vedo pochissimo durante tutto l'anno, è normale che sia così contento!-
Il rosso sorrise -facci una statua già che ci sei- 
-Potrei farla, ma non sono molto bravo in queste cose..-
-Ma zitto, che io disegno ancora gli uccelli a mò di culo rovesciato- commentò il maggiore guardando da un'altra parte.
L'argenteo scoppiò a ridere a quella frase, incapace di trattenersi.
-Ma che ti ridi?! E' la verità! Poi hai presente le mani? Ecco, io disegno ancora dei rotondi. Poi i busti sembrano disegnati dalla mia ex-professoressa di geometria- aggiunse sconsolato.
Il minore si piegò in due con le lacrime agli occhi, mentre Axel lo fissava sorridendo. Gli piaceva farlo ridere.
-Aria! Ho bisogno d'aria!- annaspò Riku sventolandosi con le mani. 
Anche il rosso rise, osservando quei buffi gesti.


Passarono la maggior parte del tempo a ridere e discutere apparentemente come amici di vecchia data, ma scambiandosi ogni tanto dolci baci, nascosti da occhi indiscreti. 
Quando l'orario lavorativo giunse al termine, entrambi salutarono Roxas e Kaori, scendendo al primo piano.
-Riku, aspetta un attimo, devo andare in direzione a dire delle cose a Sumi- lo avvisò Axel.
-Fa pure, ti aspetto all'ingresso- rispose sorridendo l'argenteo, incamminandosi verso il posto.
Una donna dalla camminata semplice e leggiadra gli passò affianco, diretta molto probabilmente anche lei verso la direzione. 
Lui si girò per guardarla, rimanendo impalato in mezzo al corridoio. Nonostante avesse un viso molto carino, non gli ispirava per niente simpatia. Il fatto che quello fosse il tipo ideale di donna che era sempre piaciuto ad Axel non aiutava.
Un corpo minuto nascosto dagli abiti, una statura piccina e due occhi così grandi e profondi da farti intenerire in meno di due nanosecondi. 
Gli vennero i brividi, ricordando con una fitta al cuore una frase detta da Axel il secondo anno di superiori.
"-Ehi Rì, hai presente quella ragazza piccolina della seconda C? Penso..che mi piaccia. Non potresti darmi una mano? Non so come dichiararmi!"
Menomale che alla fine lei era già fidanzata e felice per i fatti suoi.
Era molto egoistico, ma non poteva non esserne compiaciuto.
Qualcosa nell'aria non quadrava.
Strinse i pugni, correndo anche lui verso la direzione, fermandosi quando vide Axel e la donna fermi davanti alla porta.
Si nascose dietro l'angolo di un muro, cercando di ascoltare la loro discussione.
-Quindi..perché non usciamo insieme?- disse lei con un sorriso.
Riku sgranò gli occhi. Un appuntamento?
Sperò con tutto il cuore che quella maledetta istrice rifiutasse l'invito, ma sembrò che quella sua aura di speranza venne inesorabilmente spezzata.
-Mi va bene, per quando?- chiese il rosso, mozzando il fiato all'argenteo nascosto dietro al muro.
Aveva veramente accettato? L'aveva veramente fatto?
Il diciottenne si lasciò scivolare con la schiena appoggiata al muro, finendo per sedersi sul pavimento.



Axel svoltò l'angolo, trovando Riku seduto per terra con l'espressione imbronciata. 
Corrugò la fronte, inginocchiandosi davanti a lui. 
-Che hai?-
L'argenteo sembrò accorgersi solo in quel momento della sua presenza, preso com'era dai suoi pensieri. 
Osservò il maggiore per qualche secondo, finchè non gli tornò alla mente l'immagine di un piccolo Axel inginocchiato nello stesso modo, intento ad asciugargli il viso con le dita.
Sentì le lacrime montare su in automatico, ma cercò di trattenersi. 
Il rosso fissò gli occhi verde-acqua di Riku, completamente lucidi. Non sapeva che cosa fosse successo, ma la prima cosa che fece fu abbracciarlo stretto. 
Il minore si lasciò stringere, mentre sentiva qualcosa di umido percorrergli con una lentezza esasperante la gote.
Aveva paura. Paura che la donna che poco prima aveva chiesto un appuntamento al suo ragazzo potesse essere meglio di lui.
"Dopotutto però gli sono sempre piaciute le donne..poi stiamo insieme neanche da un giorno, non sarebbe così strano che ci ripensasse".
Riflessioni simili si rincorrevano tra di loro nella sua testa, sbattendo l'una con l'altra, cercando di aggiungere alla paura un pizzico di confusione.
-N-non è niente, non farci caso!- esclamò invece, forzando un sorriso mentre con le maniche della propria felpa andava a raccogliere le poche lacrime che erano sfuggite al suo controllo.
Axel dovette trattenersi dal tirargli una testata.
-Se non avevi niente, a quest'ora eri all'entrata aspettando solo di saltarmi addosso. Ora dimmi che ti prende- disse secco e preciso. Non gli piaceva girare intorno alle cose, e Riku lo sapeva.
-Ho detto che non è niente! Solo..un piccolo crollo, tutto qua- ribattè l'argenteo alzandosi, un sorriso plastificato in volto.
Il maggiore lo guardò, scuotendo la testa e camminando fianco a fianco con lui.
Si stava seriamente chiedendo a cosa fosse dovuto quel crollo.






Note dell'autrice: volevo postarlo dopo cinque giorni, ma purtroppo domani starò tutto il sacrosanto tempo a zonzo durante il pomeriggio e la sera dovrò uscire, idem la domenica. Dato che non voglio sforare con la pubblicazione del capitolo, ta dan! Eccolo qua.
Non sono molto soddisfatta di quello che ho scritto, devo essere sincera TwT Non so, dite la vostra, io intanto vi do appuntamento al prossimo capitolo, cieeo! :3

 

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Capitolo 11
*** Pioggia. ***


Axel sbadigliò annoiato, ascoltando l'infinito discorso di Sakura.
Appoggiò la testa sulla mano, guardando fuori dalla finestra. Erano in un piccolo bar piuttosto affollato, e al rosso tutta quella situazione faceva storcere il naso.
Odiava dover stare con così tanta gente intorno: l'odore del fumo proveniente da sigarette altrui, una ventina di discorsi che si annodavano tra di loro, creando una confusione tale da far venire il mal di testa anche ad una mucca, il sudore delle persone che si muovevano troppo, le risate che si mischiavano, risuonando più delle parole.
Aveva la tentazione di tapparsi le orecchie, ma rimase fermo, osservando da lontano un parco completamente desolato. 
In passato lui e Riku ci passavano intere giornate in quel posto. Facevano gare a chi arrivava più in alto con l'altalena, a chi andava più veloce sullo scivolo, a chi riusciva a far volare via il maggior numero possibile di piccioni che zampettavano lì nei paraggi.
Le giostre erano piene di colori sgargianti, i bambini correvano da una parte all'altra con una risata perennemente accesa.
Sospirò leggermente: con il passare del tempo però il parco aveva iniziato a perdere valore agli occhi sempre più esigenti dei mocciosi, finendo per essere dimenticato.
Non riusciva a credere che un bambino di cinque anni preferisse giocare con l'iPad invece di farsi una partita ad acchiapparella con qualche amico.
Tenne lo sguardo incatenato a quel posto così vecchio e importante, ricordando piccoli frammenti della sua infanzia con un sorriso.



"Il sole era alto nel cielo, facendo risplendere l'erba verde che veniva scossa dal venticello estivo.
Due bimbi corsero in mezzo alle giostre con una risata, sotto gli occhi di tanti altri loro coetanei.
-Dai, prova a prendermi!- urlò Axel correndo veloce, mentre Riku, dietro di lui, cercava di riprendere fiato durante la corsa. 
Si fermò appoggiando le piccole mani sulle proprie ginocchia, piegandosi leggermente e annaspando per ricevere aria. Era più lento rispetto al rosso, ma non si voleva dare per vinto.
Riprese ad inseguirlo con un sorriso, urlando: -ora ti prendo!-
-Tsk- fece l'istrice sottovoce, sapendo che sarebbe, come ogni volta, stato lui a vincere.
Contro ogni previsione però inciampò in una buca, finendo per cadere in avanti contro il terriccio secco che gli sporcò i vestiti.
Gemette di dolore, alzandosi a sedere. 
Riku aumentò la velocità, urlando il suo nome. Quando arrivò da lui, gli si inginocchiò davanti, lo sguardo allarmato. 
-Tutto bene? Ti sei fatto male?!- chiese, guardando i pantaloni leggermente strappati del rosso. Non perse tempo e gli prese la gamba destra, alzando il pantalone poco sopra il ginocchio.
Axel osservò il tutto con un'espressione di stupore, guardando poi la ferita sanguinante che si era procurato. 
-Se fa male, puoi piangere..se vuoi- disse sottovoce l'argenteo, leggermente imbarazzato, tirando fuori dalla propria tasca un pacco di fazzoletti.
Il labbro inferiore del maggiore iniziò a tremare leggermente, mentre gli occhi pizzicavano dolorosamente. Ci volle poco, e scoppiò in un pianto infantile, tenendo le palpebre serrate mentre con i pugnetti cercava di asciugarsi le guance.
-Ahio..- sussurrò tra i singhiozzi, mentre Riku gli asciugava con cura il sangue che colava dal ginocchio. Inoltre gli legò un fazzoletto intorno al punto colpito, in modo che non sanguinasse più.
-Va meglio?- chiese poi con un sorriso.
Axel lo guardò con i suoi occhi verdi, arrossati e gonfi di lacrime, annuendo piano mentre il dolore si faceva meno intenso. 
L'argenteo pensò un attimo a come riportarlo a casa facendolo soffrire il meno possibile, per poi venir colto da un colpo di genio.
Si alzò in piedi e gli diede le spalle: -sali sulla mia schiena- disse con decisione.
L'istrice per un attimo lo fissò come se non avesse capito, ma fece come gli era stato detto. 
Quando Riku si ritrovò il suo peso addosso per poco non cadde, essendo più minuto, ma non demorse, continuando a camminare imperterrito. 
Axel, con le braccia intorno al collo dell'amico, lo scrutò in silenzio. Si vedeva che fosse in difficoltà, eppure continuava a tenerlo saldamente, deciso a riportarlo a casa.
Sorrise leggermente: -ti voglio bene, Riku-
Quest'ultimo venne colto di sorpresa, ma con un sorrisone che era il triplo di quello del rosso sussurrò piano: -anch'io-"




-Axel, mi stai ascoltando?-
Il ragazzo saltò sulla sedia, girandosi verso Sakura. 
Lei lo fissò con un sopracciglio alzato, poi scoppiò a ridere.
-Ti annoio, eh?- 
Il rosso fu tentato di risponderle "già, proprio così!", ma fece tutto il contrario.
-Ma figurati! Solo che penso a molte cose ultimamente, quindi sono un po' assente- fece grattandosi la nuca, un falso sorriso in volto.
-Ti ho chiesto se sei innamorato, comunque- disse lei osservandolo con interesse.
L'istrice si trattenne dal saltare di nuovo dalla sedia. 
Come doveva risponderle? Non lo sapeva nemmeno lui.
-Ecco...non proprio..- rispose insicuro, guardando il tavolo per non incontrare lo sguardo di Sakura.
Non sapeva cosa provava esattamente per Riku, non sapeva cos'era l'amore. Gli era capitato di prendersi una piccola cotta alle superiori, ma era andata a scemare via in meno di un paio di settimane.
"Sarà così anche con lui?" si chiese, facendo una smorfia.



L'argenteo si rotolò per l'ennesima volta tra le coperte, mordendosi nervoso l'interno della guancia.
Sapeva benissimo che in quell'esatto momento Axel era fuori con un'altra, ma si era promesso di non fare nessun tipo di sceneggiata. Più volte aveva sentito montare le lacrime, ma le aveva trattenute e rimandate indietro, facendo appesantire il cuore.
"Sono troppo geloso..lui può uscire con chi vuole, non sono affari miei" si era anche ripetuto sommessamente, ma non ne era totalmente convinto.
Guardò la penombra della propria cameretta, stringendosi come un riccio sotto le coperte. Voleva poter cadere nel sonno in modo da far passare quella serata il più velocemente possibile, ma gli occhi non volevano saperne di chiudersi.
Con un sospirò prese il cellulare dal comodino, socchiudendo gli occhi non appena il bagliore del display, su cui erano presenti lui e Axel con un braccio l'uno sulla spalla dell'altro, illuminò il suo viso.
"Solo le 21:37?" si chiese mentalmente, sbuffando sonoramente.
Si alzò dal letto con lentezza, sentendo gli arti molli per quanto tempo era stato buttato sul letto come un cadavere.
Quando picchiò il mignolo del piede contro lo spigolo del letto, si trattenne dal bestemmiare. 
Zoppicante e con le lacrime agli occhi accese la luce, sedendosi in seguito davanti al computer.
Lo accese con movimenti quasi automatici, guardandosi in giro in cerca di qualcosa da fare mentre aspettava che finisse di caricare. 
Si soffermò sul proprio letto doppio, pensando a quante volte aveva estratto quello sotto per farci dormire Axel. Molto probabilmente era anche impregnato del suo profumo.
Prese nuovamente il cellulare, aprendo i messaggi. Era indeciso se farlo o no, ma prese coraggio e iniziò a digitare lentamente qualcosa sul tastierino.



Axel si allargò il colletto della felpa, guardando con la coda dell'occhio Sakura.
"Ehccheccazzo, mi sta ancora fissando" pensò spostando lo sguardo sulla strada.
-Mi stavo chiedendo una cosa..-
Il ragazzo gemette, girandosi verso di lei con un finto sorriso cordiale: -dimmi-
-Ti fai la tinta? O sono veri?- chiese la donna portandogli una mano tra i capelli, osservandoli attenta.
Il rosso, per istinto, si scansò subito. Non seppe per quale motivo, ma non voleva essere toccato in quel modo. 
Non da lei.
-Sono naturali, non li macchio con certe schifezze- le rispose secco, guardando da qualche altra parte. Non voleva incontrare lo sguardo di Sakura, pieno di malizia e marchiato da una dolcezza falsata, dando l'illusione di trovarsi davanti ad un piccolo angelo.
-Capito..ma come mai sei così nervoso?-
-Ho solo un po' di sonno, tutto qua- mentì, nonostante fosse convinto di poter stare alzato tutta la notte.
-Oh..- lei tenne per un attimo lo sguardo basso, arrossendo leggermente all'idea che le era venuta -senti..vuoi venire a casa mia? Ho un divano-letto, se vuoi potresti passare la notte in mia compagnia, mi farebbe solo piacere!-
Axel la scrutò qualche secondo, per poi pensarci un po' su. 
"Accativarmi la simpatia di una collega di lavoro potrebbe servirmi, poi ho delle cose poco chiare riguardo ai turni, potrebbe darmi una mano invece di sparare cazzate a raffica".
-Mh, va bene-
Sakura sgranò gli occhi, fissandolo stupita. Era convinta che avrebbe rifiutato, e invece, se aveva sentito bene, aveva accettato.
Sorrise contenta come una bambina, trattenendosi dal mettersi al saltellare. 
-Ehi mora!- urlò una voce maschile dietro di loro.
Entrambi si girarono, e la donna mutò completamente espressione, assumendo una faccia seccata.
-Ciao Demyx, ciao zanzara- li salutò senza entusiasmo, mentre i ragazzi si avvicinavano ai due.
-Zexion, non zanzara- la corresse scocciato un ragazzo dai capelli uguali al mare.
-Beh Saku? Non ci presenti il fidanzatino?- chiese il biondo, facendo un ghigno.
-Non siamo fidanzati- rispose Axel con sguardo freddo: l'ultima cosa che voleva era fidanzarsi con lei. Non che fosse brutta, per carità, ma parlava peggio di duecento donne messe insieme.
Demyx ricambiò con indifferenza -meglio per te, rosso- disse, avvicinandosi al suo orecchio -lei è mia, vedi di starle alla larga- sussurrò poi, ri-allontanandosi con un sorriso che di felice non aveva proprio niente.
-E chi te la tocca?- ribattè Axel, roteando gli occhi.
Sakura li guardò confusa, non capendo bene cosa stesse succedendo. Invece Zexion si lasciò scappare una risatina, mentre osservava l'amico che era in uno stato di "gelosia elevata all'ennesima potenza".
Il biondo gli lanciò un'occhiata sprezzante, per poi sorridere alla donna.
-Da quando esci in compagnia di simili plebei? Hai un principe e scegli di accoppiarti con la rana- 
Il rosso inarcò un sopracciglio, cercando di non ridere.
"Come gli rode il culo" pensò con un ghigno.
-Axel non è una rana, forse sei semplicemente tu che ti sei guardato allo specchio- sputò Sakura con tono sprezzante, lasciando Demyx a bocca lievemente spalancata -andiamo, Ax!- disse poi, prendendo per il braccio il ragazzo e trascinandolo con sé, lasciandosi alle spalle i due amici.
Il rosso guardò il biondo, leggermente scuro in viso, mentre Zexion gli appoggiava una mano sulla spalla cercando di consolarlo. Nonostante fosse stato acido con lui, un po' gli dispiaceva. 
Sospirò mentre sentiva la stretta dolorosa della donna intorno al proprio braccio, che veniva strattonato così tanto che a momenti gli pareva che gli venisse strappato.
Quando sentì una goccia d'acqua colpirlo in faccia, alzò la testa al cielo, sentendo tante altre gemelle in seguito a quella iniziale.
-Cavolo, sta iniziando a piovere! Tranquillo che siamo quasi arrivati, non ci vorrà molto!- lo rassicurò Sakura, accellerando il passo e costringendolo a fare altrettanto.
C'erano solo dei lampioni ad illuminare la stretta stradina in cui stavano camminando, alternando le zone di luce ad alcune d'ombra, ma senza lasciarli nel buio più totale.
I palazzi che si innalzavano ai loro lati erano vecchi e, agli occhi di Axel, anche inquietanti.
Non gli erano mai piaciuti quei vicoletti, perfetti per chi era così idiota che voleva essere derubato.
-Eccoci!- esclamò lei, fermandosi davanti a un portone di uno di quei condomini. Imprecò come un camionista, mentre cercava nervosamente le chiavi nella borsa.
Il rosso sentì una chiappa vibrare, facendolo saltare in aria. Prese dalla tasca posteriore dei jeans il cellulare, coprendolo con la mano per non farlo bagnare dalla pioggia e vedendo che gli era arrivato un messaggio da parte dell'argenteo.
Corrugò la fronte, aprendolo con curiosità.

Riku: ti amo.

Fissò il display quasi ipnotizzato, mentre l'unica parte funzionante di lui sembrava essere il cuore, che batteva così forte da ricordargli che era ancora vivo.
Aveva sempre pulsato così forte?
-Ehi, guarda che puoi entrare- disse la donna, fissandolo con la testa leggermente inclinata.
-Scusami- ribattè Axel, girandosi e iniziando a correre. Correre verso qualcosa, o meglio, qualcuno.
Sakura restò ferma davanti al portone, gli occhi sgranati, mentre scrutava la figura del ragazzo allontanarsi velocemente.



Il rosso si fermò con il fiatone, appoggiando le mani sulle ginocchia. Sentiva le gambe dolergli in modo allucinante, mentre i polmoni si dilatavano disperatamente in cerca d'aria.
Alzò lievemente il volto, guardando la porta chiusa davanti a sé. Spinse l'indice contro il citofono, sentendo un suono assordante provenire da dentro la casa, fortunatamente attutito dall'ingresso sigillato.
Poco dopo, apparve la figura di un ragazzo in lacrime. 
Spalancò gli occhi, fissando Riku che singhiozzava come un disperato.
-Che è successo?!- 
-R-River..è...è...stata cancellata dalla memoria di John...- disse tra i singhiozzi l'argenteo, scoppiando di nuovo in lacrime.
Axel ci mise un po' per capire la frase appena pronunciata dal ragazzo, poi si spiaccicò una mano in faccia.
-Hai giocato a "To the moon"?- chiese con un sopracciglio alzato.
-S-si!- piagnucolò il minore, per poi fermarsi all'improvviso, spalancando gli occhi -aspetta, che ci fai qui?!-
-Mmmh..mi annoiavo e ho deciso di venirti a trovare nonostante l'ora tarda- disse il rosso, starnutendo subito dopo.
-Entra in casa, sei fradicio!- 
Axel fece come gli era stato detto, chiudendosi la porta alle spalle e guardando Riku che camminava velocemente per andare in bagno a prendere degli asciugamani.
-Ehi Rì- 
Quest'ultimo si girò, le lacrime ancora umide per il pianto di poco prima: -mh?-
Il rosso, che l'aveva rapidamente raggiunto, gli prese il mento tra le dita, rubandogli un dolce bacio.





Note dell'autrice: questo capitolo è dedicato alla mia povera JLuna_Diviner che è affetta da febbre. Guarisci presto presto♥
Per il reeeesto, spero che sia stata una lettura soddisfacente, come sempre un parere è ben gradito! u.u
Alla prossima :3

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Capitolo 12
*** Mi piaci [Pt.1] ***


Il sospiro freddo di quella sera invernale fece rabbrividire l'argenteo, mentre mano nella mano con Axel si dirigeva verso il parcheggio dell'orfanotrofio.
Erano passate circa due settimane dall'uscita del rosso con la donna, ed era veramente sollevato nel constatare che in seguito era tornato tutto come prima.
"Tra pochi giorni arriverà il venticinque dicembre" pensò abbozzando un sorriso e facendosi scrutare con curiosità dal maggiore.
-A che pensi?-
Riku girò la testa verso di lui: -il natale è alle porte!- annunciò con entusiasmo.
Axel rise leggermente, annuendo. 
"Non è proprio cambiato rispetto agli altri anni" si disse mentalmente, continuando a guardare il minore che per poco non si metteva a saltellare.
Quest'ultimo però si bloccò improvvisamente, fissando una macchina parcheggiata a pochi metri da loro, da cui scese una figura femminile appena riconoscibile nella penombra.
Aguzzò la vista, mentre un campanello d'allarme prese a risuonargli nel cervello, dandogli l'impressione di poter avere un'emicrania da un momento all'altro.
-Ehi Axel!- Sakura si avvicinò ai ragazzi con un gran sorriso, ma fissando di nascosto le loro mani unite -non mi hai più filata di striscio da quella sera, e pensare che dovevi pure rimanere a dormire da me!-
Riku si irrigidì. Aveva sentito bene?
La guardò freddamente, stringendo maggiormente la mano del rosso.
Quest'ultimo se ne accorse, accarezzandogli il dorso con il pollice, nel tentativo di tranquillizzarlo.
La donna osservò attentamente i comportamente dei due, assottigliando gli occhi: -che ne dici di uscire di nuovo insieme? L'altra volta eri molto assente! E poi non vorrai farmi credere che sei...insomma...- fece una smorfia guardando le loro mani intrecciate.
L'interpellato provò ad aprir bocca per risponderle, così irritato da volerle buttare addosso insulti su insulti, ma si bloccò quando sentì la stretta dell'argenteo attenuarsi, fino a scomparire.
Riku si parò davanti alla rivale con i pugni stretti, uno sguardo velenoso che cercava di penetrare in quello competitivo di lei.
-E se anche fosse? Hai qualche problema? Perché io non ne ho. Non so se l'hai capito, ma Axel è fidanzato, fi-dan-za-to- scandì con un tono simile al vento che gli schiaffava qualche ciocca sul volto.
-E con chi?-
-Con me. Quindi vedi di stargli alla larga, mi hai già rotto abbastanza la minchia con questo tuo saltellargli intorno come un grillo. Sono stanco di star male in silenzio, per cui fatti da parte e cercati qualcun'altro a cui darla-
Axel rimase senza fiato davanti a quella scena. 
Quello era Riku. O per meglio dire, il suo lato freddo che era sempre stato antipatico agli altri bambini quando era più piccolo.
Era da tanto tempo che non vedeva riemergere quella parte di lui.
-Sicuro di non essere solo un passatempo? Quando gli ho chiesto se fosse innamorato di qualcuno, ha risposto con un "non proprio". Potrebbe essere che ti stia esclusivamente usando per piacere- sputò sprezzante Sakura, rispondendo alle provocazioni dell'argenteo.
Quest'ultimo per un attimo rimase in silenzio.
-Io non lo sto solo usan..- provò a dire il maggiore, ma venne interrotto dall'amante.
-Certo che lo conosci proprio poco. E tu vorresti diventare la sua fidanzata? Non farmi ridere. Lui non si lega alle persone solo per usarle come puttane, poi se non gli fossi piaciuto, non si sarebbe buttato in un'avventura con un uomo. Prima di me lui non ha neanche mai visto una tetta, pensi che sia facile accettare una relazione del genere con tanta leggerezza, semplicemente per gioco?- ribattè acido Riku, vedendo chiaramente che lo sguardo sicuro della donna stava iniziando a vacillare.
-Non sottovalutare quest'ipotesi. Magari vuole solo provare un po', è normale essere curiosi. Poi magari ti butterà in meno di un mese, quando si sarà stancato- 
-Non siamo più dei bambini che giocano con i sentimenti degli altri per semplice curiosità, ficcatelo in testa, stronza- detto questo, si avvicinò alla moto e prese il casco, facendo un cenno ad Axel.
Quest'ultimo lo ignorò, sbuffando: -la mia idea non conta vero? Parlate, tranquilli, tanto io non esisto! In ogni caso, Sakura, io non sto usando Riku per scopi così penosi. Lui a me...- si bloccò per qualche millesimo di secondo, prendendo coraggio -piace. Lui mi piace, capito? Smettila di stare in fissa con me, e come ha detto lui, trovati un altro. Io sono impegnato- detto questo, raggiunse l'argenteo, impalato davanti alla moto e con gli occhi spalancati. La freddezza che poco prima caratterizzava il suo sguardo si sciolse all'istante, riscaldato dalle pulsazioni accellerate.
Il maggiore gli regalò un sorriso, accompagnato da un bacio a stampo: -andiamo- fece mettendosi il casco.
Riku annuì velocemente, imitandolo e sedendosi dietro di lui. 
Ci misero poco a dissolversi nel buio della notte, coperti dal rombo del motore.
Sakura sorrise soddisfatta, fissando l'orizzonte, nonostante fosse scuro e privo di vita.
"Finalmente l'ha detto, quel cretino".
Camminò con una calma esasperante verso l'orfanotrofio. Le piaceva davvero tanto Axel, doveva ammetterlo. Però qualche giorno dopo il loro appuntamento lui si era fermato un po' di più al lavoro per parlarle.
Era rimasta stupita quando le aveva parlato di un ragazzo che gli piaceva, e inoltre le aveva chiesto un consiglio per riuscire ad esprimersi senza sembrare falso, dato che aveva il timore di mettersi a balbettare.
"Contento, Ax?" pensò con una risata. 



Riku strinse di più la vita del maggiore, mentre sentiva qualcosa inumidirgli le guance da dentro il casco.
Stava piangendo. Ma quella volta, non era un pianto di dolore.
"Gli piaccio. Gli piaccio. Gli piaccio".
Tirò su col naso, sorridendo a trentadue denti. Si sentiva una ragazzina smielata e troppo zuccherata, ma non poteva farci nulla.
La barriera che fino a pochi attimi prima aveva alzato contro Sakura era sparita completamente, tornando ad essere il solito di sempre. 
Appoggiò la testa contro la grande schiena del rosso, sentendolo fremere a quell'abbraccio, rilassandosi in seguito tra le sue braccia.
Sospirò felice chiudendo gli occhi, stando attento però a non addormentarsi. Voleva solo rilassarsi contro il dolce calore di Axel, sentirlo mentre si diffondeva nel proprio corpo, andando lentamente a scaldargli l'anima.
Una sensazione meravigliosa, quasi paragonabile alle coperte che ti tengono caldo al mattino, quelle stesse coperte a cui non si vuole rinunciare per andare a scuola.
La strada scorreva veloce sotto di loro, illuminata dalla luce giallastra dei lampioni, così abbaglianti da nascondere le poche stelle che non erano state coperte delle nuvole.
A dirla tutta, gli sarebbe piaciuto sentire altre due paroline provenire dalla bocca di Axel, ma il solo sapere di piacergli in quel momento gli stava facendo esplodere il cuore, a causa di tutte le intense emozioni che lo stavano travolgendo.
Perso in quei pensieri non si accorse nemmeno della moto che si era fermata.
Il rosso dopo aver tirato giù il cavalletto si girò a guardarlo, convinto che si fosse addormentato.
Tuttavia Riku si mosse lievemente, aprendo gli occhi e guardandosi intorno, incontrando poi lo sguardo del maggiore coperto dal casco, ma non nascosto.
Riusciva a vedere chiaramente le iridi verde smeraldo, luminose e allegre.
"Sta sorridendo" constatò arrossendo.
Scesero lentamente dalla moto, liberandosi senza esitazioni dei caschi.
-Rimani a dormire da me?- chiese Axel, tirando fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni le chiavi di casa.
L'argenteo annuì velocemente, le guance ancora imporporate di un delizioso rosso ciliegia.
Il rosso lo scrutò con la coda dell'occhio, mentre infilava la chiave nella serratura: non poteva ancora credere che una persona dolce come lui potesse diventare una biscia, se stuzzicato.
Aprì la porta, che richiuse dopo che fu entrato anche Riku.
Appoggiarono i caschi sul tavolo in legno, collocato nel salotto cento volte più caldo e accogliente rispetto all'esterno.
La brezza lieve e debole aveva lasciato spazio a raffiche di vento, che misero una certa malinconia al minore, intento a guardare fuori dalla finestra.
Axel gli appoggiò le mani sui fianchi e per poco non saltò in aria.
-Guarda che ci sono solo io qua, non c'è bisogno di imitare Bugs Bunny- disse ridendo.
"E' proprio la tua presenza che mi fa agitare" pensò l'argenteo, guardando il pavimento mentre le mani forti del maggiore gli stringevano la vita, possessive.
-Certo che ne hai dette di tutti i colori a Sakura-
-Quello era solo l'inizio, sarei potuto andare avanti per tutta la sera- 
-Come mai sei esploso così all'improvviso?- chiese sinceramente curioso Axel.
Riku si girò verso di lui, in modo da poterlo guardare negli occhi: -posso contenere la gelosia, ma fino a un certo punto. Se una mi facesse la corte davanti a te, cosa faresti?-
Il rosso ci pensò su qualche secondo, stringendo -senza accorgersene- maggiormente i fianchi del minore. Era irritante immaginarsi una scena simile.
-Diventerei transessuale per qualche secondo solo per poterle tirare tre calci nel culo- 
L'argenteo rise di gusto, però quando sentì qualcosa di umido percorrergli il collo spalancò gli occhi. 
-A-Axel, che..?-
Quest'ultimo sussurrò al suo orecchio un piccolo "tu sei solo mio" che gli fece venire la pelle d'oca.
Riprese a leccargli la gola, assaggiando la pelle del proprio ragazzo. Era buono, e anche tanto.
Si divertiva a mordicchiarne i lembi e succhiarli, mentre i lievi ansimi di Riku iniziavano a farsi sentire.
Dal canto suo, il minore strinse un labbro tra i denti, gli occhi verde-acqua socchiusi, come se servisse a fargli godere maggiormente quella dolce tortura.
Non sapeva cosa fosse quello slancio di coraggio da parte del rosso. Che fosse pronto a quel genere di cose...?
Quando sentì una mano insinuarsi nei propri boxer pensò che si, a quanto pareva l'intenzione di andare oltre c'era, e non solo nella sua immaginazione.
Buttò la testa all'indietro soffocando un gemito, mentre la mano di Axel lo masturbava velocemente. 
-Axel n-non qui...- sussurrò con voce spezzata dall'eccitazione.
Il rosso lo osservò qualche secondo, poi annuì e tolse la mano dai suoi pantaloni, prendendolo in braccio. 
Riku gli strinse le gambe intorno alla vita e affondò il viso nell'incavo tra il collo e la spalla, mentre veniva portato al piano di sopra.
Dopo essere entrati in camera fu buttato sul letto senza troppi complimenti, ritrovandosi il corpo di Axel addosso in meno di due nanosecondi.
Gli accarezzò una guancia con dolcezza, godendo della sua morbidezza e del sorriso che gli fu rivolto da parte del rosso.
-Sei così dolce da farmi venire il diabete- commentò ironico quest'ultimo.
L'argenteo, ancora con la mano sulla sua gote, strinse le dita intorno alla carne e iniziò a tirare.
-Ahi ahi ahi!-
-Così impari ad aver fatto un commento così idiota in un momento del genere- disse il minore con un sorriso sadico, smettendo di tirargli la guancia solo per pena.
Axel gli alzò velocemente la maglia, mordendogli per vendetta un capezzolo.
-Stronzo!- gemette il suo ragazzo, cercando di fargli scostare la testa dal petto.
-Così impari ad avermi tirato la guancia con tutta quella violenza solo per un commento insignificante!- 
Riku mise il broncio, girando la testa di lato e incrociando le braccia.
-Oooh e dai, non fare l'offeso!- il maggiore cercò di rubargli un bacio, ma venne prontamente respinto.
Aggrottò le sopracciglia quando lo vide fare una smorfia.
-Che hai?-
L'argenteo arrossì leggermente, non aprendo bocca.
-Yuhuu, parlo con te! Mi senti?- domandò sarcastico Axel, strusciando per sbaglio la gamba contro l'inguine del minore e rimanendo sorpreso.
-Ce l'hai duro o sbaglio?-
-C'era proprio bisogno di chiederlo?!- Riku andò letteralmente a fuoco.
Il rosso sorrise malizioso, tracciando con la lingua una linea umida che partiva dal petto e andava a finire poco sopra i pantaloni sbottonati del proprio ragazzo.
Quest'ultimo si morse il labbro, osservandolo silenzioso. Portò una mano tra i suoi capelli, accarezzandoli lievemente.
Axel gli abbassò i pantaloni fino alle ginocchia, fissando poi i boxer gonfi. Solo un'indumento lo separava dal sesso del suo ragazzo.
Se ci pensava bene, in passato non avrebbe mai e poi mai immaginato che un giorno si sarebbe ritrovato a fare quelle cose al suo migliore amico. E soprattutto a provare certi sentimenti.
Sentì Riku sussultare non appena lo liberò dai boxer.
Osservò il pene eretto davanti al proprio viso, iniziando a passare la lingua lungo tutta la sua lunghezza. Poi prese in bocca la cappella, succhiandola e leccandola con lentezza.
L'argenteo cercò di contenersi, ma senza successo. I suoi gemiti giunsero violenti alle orecchie del maggiore, che iniziava a sentire i pantaloni un po' troppo stretti per i suoi gusti.
Artigliò le coperte, portando la testa all'indientro e affondandola maggiormente nel cuscino. Axel era dannatamente bravo.
Quest'ultimo alzò lo sguardo per guardare il viso del proprio ragazzo, rimanendo soddisfatto del risultato. Aumentò la velocità e provò ad andare più in profondità, ottenendo però qualcosa di simile a un soffocamento. Risalì e prese fiato, mentre Riku se la rideva.
-Mr. Gola Profonda in persona- commentò ironico con il viso rosso e leggermente sudato, un ghigno stampato in faccia.
-Intanto però ti piace- ribattè Axel scrutandolo con un sorrisetto.
"Non posso negarlo" si ritrovò a pensare il minore, arrossendo. Quando sentì il rumore di una cintura, abbassò nuovamente lo sguardo per vedere il rosso che "litigava" con i pantaloni.
Si alzò a sedere, aiutandolo con imbarazzo. Sprofondò maggiormente quando avvertì due iridi verdi fisse su di sé, che bruciavano come due fiamme.
Il maggiore gli prese il mento con due dita, alzandoglielo e unendo le loro labbra per un bacio dolce e profondo. Giocò con la sua lingua con lentezza, assaporandolo con piacere crescente.
-A-Axel ti a-amo...-mugulò Riku tra un bacio e l'altro.
Il rosso sembrò fermarsi un attimo, aprendo gli occhi e trovando con stupore uno sguardo profondamente sereno e innamorato su di sé. Abbozzò un sorriso, mordendogli con dolcezza il labbro inferiore.
"E' mio e di nessun'altro".




Note dell'autrice: alleluuujaaa, il mio compuuuteeeer! Mi scuso per l'enorme ritardo, ma per una settimana mi hanno riempita di tesi e in più l'altro ieri mia madre mi ha voluta mettere in punizione per un'altra settimana, ma essendo io una tipa molto ruffiana, sono riuscita a scamparla. Eheh. Come vedete, questa è solo la prima parte del capitolo per intero, a scriverlo tutto sarebbe diventato estremamente lungo! So che ad alcuni avrebbe fatto piacere, ma io ho preferito tagliare a metà. Eeee niente, godetevelo! Avviso già da ora che sono possibili altri ritardi nel postare, avendo altre fanfiction in corso e poco tempo per scrivere in totale calma, mi viene abbastanza difficile x_x 
Per chi segue "Una dolce ventata di chantilly", dico già da ora che il prossimo capitolo arriverà tra un po' di tempo, per ora preferisco concentrarmi su questa fanfiction e su un'altra che ho da poco iniziato su Shingeki.
Mi scuso ancora per il ritardo, spero sia una lettura piacevole! ^^
 

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