Runnin

di Wolfass_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 7x01 Meet the new Boss ***
Capitolo 3: *** 7x02 Hello, cruel world ***
Capitolo 4: *** 7x03 Shut up, Dr. Phil ***
Capitolo 5: *** 7x04 Asylum ***
Capitolo 6: *** 7x05 The Benders ***
Capitolo 7: *** 7x06 Slash Fiction ***
Capitolo 8: *** 7x07 The Jersey Devil ***
Capitolo 9: *** 7x08 Death's door ***
Capitolo 10: *** 7x09 A Super-normal day ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Personaggi: Dean, Sam, nuovo personaggio
Tipo di coppia: Het
Note: Vorrei iniziare le mie note ringraziando particolarmente Wikipedia, che mi ha aiutato molto con la descrizione angelica :')
Naturalmente con questa storia non voglio influenzare nessuno, ognuno è libero di credere in ciò che vuole.
Mi ci sto mettendo particolarmente di impegno con questa FF perché non conosco Supernatural da molto, ho visto le puntate in streaming, quindi mi scuso in anticipo se nella lettura incontrerete errori riguardanti la serie televisiva.
Detto questo, smetto di rompervi e ci vediamo giù con altre noiosissime note!




Runnin;





Oh, I’m holding my breath
Won’t see you again
Something keeps me holding on to nothing

-
Trattengo il respiro
Non ti rivedrò di nuovo
Qualcosa mi tiene aggrappata al nulla


Prologo

Lo sapevate che secondo la tradizione cristiana, di origine ebraica, gli angeli sono organizzati in ordini differenti, detti cori angelici?
Per essere più espliciti si suddividono in tre gerarchie:
La prima comprende i Serafini, Cherubini e Troni.
La seconda i Dominazioni, Virtù e Potestà.
E infine la terza gerarchia, composta da i Principianti, Arcangeli e Angeli.
Se avessi più tempo a disposizione inizierei a parlarvi di tutti i componenti angelici, ma mi limiterò a spiegarvi chi sono, o meglio “cosa” sono io.
Mi chiamo Alanis e faccio parte della prima sfera, sono un Serafino, appartengo al più alto ordine di Angeli, quelli più prossimi a Dio, a nostro Padre.
Circondo il suo trono, insieme ad altri tre fratelli, siamo i suoi Guardiani.
Cosa ci rende diversi dai comuni angeli?
Siamo gli unici ad avere un rapporto così vivo con Dio, ardiamo di amore per lui, ci infonde e ci riempie di una luce così potente e brillante che nessuno, se non occhi divini, possa guardare.
Perché sono qui a raccontarvi di me?
Facile, ho un compito ben preciso: Salvare il mondo dall’Apocalisse e chiudere una volta per tutti i cancelli dell’Inferno.
Naturalmente al mio fianco devo avere qualcuno di cui possa fidarmi ciecamente e mio Padre su questo mi ha lasciato libera scelta.
Ricordo quel giorno come fosse ieri, mio Padre mi assegnò questa missione e mi chiese di scegliere un accompagnatrice, qualcuno che avrei dovuto proteggere e che avrei allenato io stessa.
Nostro Padre diede la possibilità di scegliere a me e i miei tre Fratelli guardiani, angeli di sfere inferiori.
Iniziammo a camminare per i corridoi bianchi del Paradiso, finché non arrivammo alla seconda Gerarchia, dove suddivisi in gruppi c'èrano Dominazioni, Virtù e Potestà che si allenavano a combattere.
Mi guardai intorno, a catturare la mia attenzione fu una ragazza dalla corporatura esile, bassina.
Era seduta a gambe incrociate su un divanetto bianco e si rigirava tra le mani un piccolo pugnale in argento, come se non sapesse bene come si usasse.
Il suo nome era Vex, faceva parte della seconda gerarchia, un Virtù, coloro che si trovano oltre il trono di Dio.
Il giorno in cui la scelsi, ci unì un patto di sangue.
Eravamo forti, sicure di noi stesse e pronte ad avverare la volontà di nostro Padre.
Ci restava solo una piccola cosa da fare prima di cominciare il nostro lavoro: Trovare i Winchester, cioè coloro che avevano dato inizio a tutto.




Primo capitolo

Norfolk, Virginia.

Io e Vex camminavamo per le strade semi vuote della città, aspettando che un guidatore disponibile ci desse indicazioni e se ci fosse stata l’occasione magari anche un passaggio.
Ma quello sembrava proprio non essere il nostro giorno fortunato, gli automobilisti ci guardavano e tornavano alla loro guida come se non avessero notato nulla di strano.
Dopo circa mezz’ora decidemmo di lasciar perdere ed iniziare a camminare finche non avremmo visto un po’ di vita urbana aggirarsi per le strade ormai deserte della Virginia.
-Come fai a essere certa che i Winchester siano qui?- Chiese ingenuamente la mia compagna di viaggio.
-Se nostro Padre ci ha mandate qui un motivo ci sarà.- Dissi, accennando ad un sorriso.
-Non vedo l’ora di conoscerli, in Paradiso non si parla altro se non che di loro, ci credi che sono entrambi usciti dall’Inferno e che hanno incontrato Lucifero di persona?-
Mentre lei continuava a parlare ed io facevo finta di ascoltarla, annuendo di tanto in tanto per sembrare convincente, mi accorsi che eravamo arrivati al centro della Città e che la gente aveva già iniziato a guardarci dalla testa a i piedi.
Forse perché nella fretta di trovare i Tramite avevamo messo il vestiario in seconda piano.
Infatti indossavamo solo una leggera vestito di seta addosso, perlopiù sporco di terra e leggermente rovinata per tutte le volte che ci si era impigliato nelle erbacce secche.
perché ci fissano tutti come se avessimo fatto qualcosa di male?- Disse Vex, affiancadomi.
-Sono solo curiosi di vedere due facce nuove con addosso solo un vestito di seta, comunque, tornando a noi, facciamo così: io cerco l’Hotel più vicino e meno costoso nei dintorni, così alloggeremo qui il tempo necessario per trovare i due fratellini combina guai, mentre tu vai a comprare qualcosa che possiamo indossare entrambe senza dare troppo nell'occhio.-Dissi.
La vidi saltellare fino alla boutique, tutta eccitata e con un sorriso a trentadue denti sulle labbra.
Girai l’angolo e mi ritrovai davanti ad un Hotel consumato dal tempo e apparentemente di poco costo.
Quello era il posto perfetto per i Winchester di alloggiare, erano lì, l'istinto me lo urlava a pieni polmoni.
Entrai e mi avvicinai alla reception, in cerca di qualcuno che mi potesse essere di aiuto.
Suonai un piccolo campanellino e poco dopo un signore su i quaranta, o forse più, mi raggiunse.
Sembrava come sorpreso della mia visita, chissà da quanto tempo non ricevevano clienti.
-Ehm, vorrei prenotare una stanza, io ed una mia amica vorremo restare qui per questa notte, se non è un problema.- Dissi, cercando di essere il più convincente possibile.
Poi mi ricordai che con me non avevo soldi, ero scesa sulla Terra da nemmeno due giorni, io e Vex avevamo camminato al lungo per arrivare in Virginia, senza fermarci nemmeno una volta.
-Nessun problema- Disse quello che io credevo fosse il proprietario, si girò e prese una chiave.
-Però non abbiamo soldi..-
-Fa niente, per una ragazza carina come te potrei anche chiudere un occhio.- Disse, porgendomi la chiave della stanza 102.
-Grazie, è davvero una brava persona, buona giornata- Presi l'ascensore e mi recai al secondo piano, alla ricerca della mia camera.
Iniziai a camminare per i corridoi dell'albergo, tra la tappezzeria antica e rovinata dal tempo.
All'improvviso mi girai, sentendo un rumore provenire dalle mie spalle, non ero in vena di giocare a nascondino.
-C'è qualcuno? - Dissi, stringendo nella mano destra la mia sfera di luce, pronta a difendermi senza però causare danni a nessuno.
-Hey, hey, sono io.- Disse Vex, sbucando da un angolo a pochi metri da me.
-Mi hai fatto prendere un colpo, se fossi uscita senza preavviso ti avrei potuto colpire con la mia sfera di luce.-
-Scusami, non volevo spaventarti- Disse, guardandosi la punta dei piedi ancora nudi. -Volevo solo farti vedere ciò che ho comprato.- La guardai frugare nelle buste di plastica.
Mi fece vedere un semplice maglioncino color blu scuro della mia misura, una xs e un paio di pantaloni neri a sigaretta.
Lei invece aveva optato per un semplice paio di jeans chiari e maglioncino rosa.
-Andranno più che bene, ora andiamo in camera, abbiamo molto lavoro da svolgere- Dissi, aprendo la porta della nostra stanza.
Era davvero mal ridotta, le tende erano sporche e annerite, per via della polvere che ricopriva anche i mobili.
I letti non sembravano affatto comodi, il tavolino in legno al centro della stanza traballava pericolosamente e non avevo il coraggio di andare a vedere in che condizioni era il bagno.
-Anche questo andrà più che bene?- Chiese Vex, toccando la superficie del mobiletto accanto al letto e ritrovandosi la mano tutta impolverata.
-Sempre meglio che dormire sul ciglio della strada, no?-
-Non ne sarei così sicura, non funziona neanche la Tv!- Disse, sbattendosi istericamente il telecomando su una mano.
-Dubito fortemente che se continuerai con questa tattica la Tv si accenderà magicamente- Dissi, togliendogli il telecomando dalle mani, se avesse continuato così me lo avrebbe lanciato in testa per il nervosismo.
Presi la borsa che avevamo portato con noi e la posai sul tavolinetto, pregando che non crollasse sotto il suo peso.
-Inizia a cercare i pugnali, io devo assicurarmi che i Winchester siano davvero qui, se mi fossi sbagliata sarebbe solo un buco nell'acqua- Dissi, afferrando la maniglia della porta.
-Mi raccomando, stai attenta, mi servi viva!- Disse Vex, sorridendomi preoccupata.
-Tranquilla, so badare a me stessa- E mi richiusi la porta alle spalle.
Mi guardai intorno, attaccate alle pareti c'èrano diversi quadri che rappresentavano uomini in giacca e cravatta, donne e bambini in vestiti d'epoca.
Continuai a camminare, ma fui costretta a fermarmi quando iniziai a sentire dei passi alle mie spalle.
-E' il fantasma di Ada Harvey, una donna delle pulizie che lavorava qui circa venti anni fa, questa è l'unica foto che sono riuscito a trovare su di lei- Disse una voce maschile a me sconosciuta.
-Come è morta?-
-Non ci crederai mai, ma si è suicidata, aveva paura di invecchiare e perdere la propria bellezza, è per questo che le sue vittime sono tutte giovani e piuttosto carine-
-Questa si che mi è nuova!-
Troppo impegnata a seguire i loro discorsi, mi dimenticai di trovare un posto dove nascondermi.
Fui costretta a fare marcia indietro e tornare dalla mia amica, che con ogni probabilità stava ancora combattendo con la Tv.

-Qualche ora dopo..

Avevo spiegato tutti a Vex, che a stento riusciva a credere alle mie parole.
Il nostro piano era semplice, aspettare che finissero il loro lavoro e poi andargli a parlare, cercando di non creare troppo scompiglio.
L'unico problema è che non sapevamo che quella sera nel loro lavoro c'èravamo di mezzo anche noi.
-Non possiamo piombare all'improvviso nelle loro vite e dirgli semplicemente: Ci manda nostro Padre, colui che voi chiamate comunemente Dio, lavoreremo al vostro fianco per impedire alla terra di fare "Bum"!- Disse Vex, in preda ad una delle sue solite crisi isteriche.
-Tu hai idee migliori?- Stavo per continuare, quando ad un certo punto le luci della nostra camera iniziarono a vacillare, mentre intorno a noi calava il gelo più totale.
-Ma che sta succedendo?- Chiese Vex, stringendosi nelle spalle per l'improvviso abbassamento della temperatura.
Quando mi girai verso la porta notai una donna delle pulizie, lo sguardo fisso su di me e la pelle incredibilmente pallida.
-Credo sia il fantasma di cui parlavano i Winchester- Disse Vex, con un filo di voce.
-Grazie, Capitan Ovvio, da sola non ci ero arrivata!- Non distolsi lo sguardo dalla donna, che iniziava a muoversi lentamente verso di me.
Notai che aveva un segno violaceo intorno al collo, probabilmente anni prima si era impiccata e ora portava con sé quella cicatrice come fosse un marchio indelebile.
Stavo per colpirla con la mia sfera di luce, quando quello che doveva essere uno dei Winchester irruppe nella stanza come una furia.
-Scappate, tutte e due!- Disse il maggiore, che venne scagliato dalla donna contro la parete dopo aver cercato di colpirla con un proiettile di sale.
Vex lo raggiunse e cercò di rianimarlo con dei leggeri schiaffi sulle guancie, aveva sbattuto la testa contro il mobiletto in legno e aveva perso immediatamente i sensi.
Io invece indietreggiavo sempre di più, a quanto pare il fantasma non aveva la minima intenzione di lasciarmi in pace.
Quando la mia sfera di luce la colpì lei non batté ciglio, realizzai subito dopo che con i fantasmi non poteva funzionare.
E a quanto pare il mio gesto non le piacque granché, anzi, la agitò ancora di più.
Mi scagliò contrò il tavolino, che già stabile di suo non resse sotto il mio peso e mi fece cadere a terra, la donna mi si avvicinò ed io non riuscì più a respirare.
Era come se avessi una corda legata al collo, iniziai a tossire alla ricerca di aria, la vista mi si annebbiò e proprio quando stavo per perdere i sensi, vidi la donna bruciare davanti ai miei occhi.
Subito dopo, davanti alla porta si parò un altro uomo, più alto del primo, che mi raggiunse e si inginocchiò al mio fianco.
-Stai bene?- Chiese, aiutandomi a rialzarmi.
-Mi gira la testa- Sussurrai, prima di chiudere gli occhi e perdere i sensi come aveva fatto il maggiore dei due fratelli.

-

Quando mi ripresi, ero stesa sul letto dell'albergo, ma non nella stanza 102.
Ci misi un pò a ricordare cosa era successo, ad aprire gli occhi e a realizzare che accanto a me c'èra Vex.
-Hey, ce l'hai fatta a riprenderti!- Disse, lasciandomi la mano e regalandomi uno dei suoi sorrisi più belli e rassicuranti.
Cercai di sollevarmi, facendo leva su i gomiti, ma la testa riprese a girare vorticosamente.
Davanti a me c'èrano anche i due Winchester che mi guardavano preoccupati, seduti su due sedie.
-Ho cercato di spiegagli qualcosa- Disse Vex, aiutandomi a rimettermi in piedi senza perdere l'equilibrio.
-Ti senti meglio adesso?- Chiese quello più alto, alzandosi e venendomi incontro.
-Penso di si-
-Io sono Sam e lui è mio fratello, Dean- Quest'ultimo mi fece cenno con la mano, aveva un graffio vicino alla tempia, per via della botta.
Eravamo riuscite a trovare i Winchester, io avevo fatto pena, ma sapevo che quello era solo l'inizio e che avrei avuto altre occasioni per dimostrare che ero una guerriera.
Le cose sarebbero migliorate sicuramente, o almeno così potevo sperare.
-Mi dispiace davvero molto interrompere le vostre presentazioni, ma prima di fare amicizia dovete rispondere a qualche domanda- Disse Dean, affiancando il fratello.
perché Dio ha scelto proprio voi?- Continuò.
-Non siamo solo noi due, ci sono altri tre Guardiani, con i rispettivi accompagnatori.- Dissi.
-Cosa avete di diverso dagli altri Angeli?- Chiese Sam.
-Gli Angeli fanno parte dell'ultima Sfera, non hanno contatti con Dio, a differenza dei Guardiani, che ne circondano il trono.- Spiegai- Io sono un Guardiano, lei un Virtù, angeli dediti all'arte e alla scienza.-
-Allora perché se siete più forti dei comuni Angeli, le vostre ferite non guariscono come loro?- Chiese nuovamente Sam.
-Perché oltre ad essere Guardiani siamo anche Guerrieri e come tali le nostre ferite rappresentano una battaglia, è compito nostro guarirle.-
-E cos'altro sapete fare?- Continuò il più alto.
-Ogni Angelo ha caratteristiche diverse, ad esempio Vex è uno degli angeli più sensibili che io abbia mai conosciuto, uno dei pochi che è riuscita a mantenere la propria umanità, si va guidare dalle emozioni.
-E tu "Rossa"?Quali sono le tue abilità?- Chiese il maggiore, credo che il "Rossa" fosse riferito al mio colore di capelli.
-E' testarda, impulsiva, astuta e incredibilmente forte, dopotutto se è stata scelta da nostro Padre come Guardiano ci sarà un motivo!- Disse Vex, stingendomi la mano.
-Un ultima domanda, se noi rifiutassimo il vostro aiuto voi non tornerete in Paradiso, vero?- Chiese Dean.
-Torneremo a casa solo quando avremmo terminato il nostro lavoro, nostro Padre ci ha dato un compito, di restare al vostro fianco e noi lo rispetteremo.-Affermò Vex con decisione.
-Domani fatevi trovare pronte per le sette del mattino, siamo cacciatori e non possiamo permetterci il lusso di svegliarci tardi e fare le cose con comodità- Continuò il maggiore.
-Avete intenzione di farci diventare delle cacciatrici?- Chiese Vex, piuttosto confusa.
-No, ma un po’ di luce angelica potrebbe essere utile di tanto in tanto- Disse Sam, accennando ad un sorriso.
-Ora inventatevi qualsiasi tipo di scusa e chiedete al proprietario di farvi cambiare camera- Disse Dean, mentre io e Vex raggiungevamo la porta.
-Ah e mettetevi qualcosa addosso, non che mi dispiaccia quello che vedo in questo momento, ma se proprio dovete aiutarci non potete combattere mostri con indosso solo un leggero vestito di seta- Concluse il maggiore.
Ci chiudemmo la porta alle spalle e ci scambiammo un veloce sguardo di intesa, quello era solo l'inizio.

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Ed eccoci di nuovo qui, con le note dell'autore.
Non so quante volte ho iniziato a scrivere questa storia e la cancellavo per paura che non potesse piacere.
Ho ancora molti dubbi, ma questa volta mi sono fatta coraggio e mi sono detta "perché non pubblicarla, il peggio che potrebbe succedere sarebbe ricevere una miriade di recensione negative!"
Beh, se fosse così la cancellerei all'istante.
So che questo capitolo è pieno di informazioni, quindi se non avete ben chiaro qualcosa è colpa mia.
Anche se quasi sicuramente nessuno recensirà questo capitolo, quindi cercherò di non illudermi troppo T.T
Spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile!
Un bacio :)
-Wolfass

Alanis:


 

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Capitolo 2
*** 7x01 Meet the new Boss ***


Questo capitolo si ispira al primo capitolo della settima stagione, ho dovuto apportare delle modifiche per far si che le due protagoniste fossero presenti.
Buona lettura :)

Meet the new Boss





Erano esattamente le 6.45 del mattino, io ero già in piedi, o meglio, seduta sul bordo del "letto", se così si poteva chiamare.
Quella notte dormire si dimostrò un'impresa più che ardua, per la prima volta nella mia vita ebbi paura, o forse era timore.
Restava il fatto che non volevo rischiare un'altra volta di morire ed essere rispedita in Paradiso con un biglietto di sola andata.
A differenza mia, Vex dormiva beatamente rannicchiata sotto le coperte, in una posizione che a parer mio sembrava più che scomoda.
Sorrisi istintivamente.
Guardare Vex mi rilassava, era come una bambina piccola da guidare e difendere dal male, che ancora non distingue dal bene.
Era così ingenua, maldestra ed estremamente fragile.
Sembrava che tutto quello che era successo la sera prima le fosse scivolato addosso, come se essere quasi morta per mano di un fantasma fosse una cosa da tutti i giorni.
Beh, una cosa era più che certa, io non sarei riuscita a dimenticare quella sera per molto tempo, forse anche perché mi era rimasto il segno della corda invisibile avvolta al collo.
Lo sfiorai delicatamente, ricordando quanto fu brutto non riuscire più respirare e soffocare alla ricerca di aria.
Guardai un'ultima volta Vex, dormiva a pancia in giù e aveva entrambe le mani sotto al cuscino, la coperta sgualcita ormai le copriva solo le gambe e non sembrava avere la minima intenzioni di svegliarsi.
Mi alzai, presi il borsone ai piedi del letto ed estrassi un pugnale, poi afferrai la maniglia della porta e mi decisi ad uscire.
Faceva freddo, il vento non faceva altro che scompigliarmi i capelli, più crespi che mai.
Portai le braccia al petto, cercando riparo e mi avvicinai all'Impala di Dean.
Mi sedetti sul cofano, sperando che se il proprietario mi avesse visto non mi avrebbe ucciso all'istante.
Mi ritrovai subito sommersa dai pensieri, era come se nella mia testa ci fosse una sottile nebbia che non mi permetteva di ragionare lucidamente.
Avevo trovato i Winchester grazie al mio istinto, che difficilmente si sbagliava, ma ero quasi morta senza combattere.
Avevo provato ad allontanare il fantasma con la mia luce, ma non aveva funzionato, era come se gli avessi fatto il solletico.
Non avevo intenzione di ferirla, ma solo di allontanarla.
Io non ero in grado di uccidere, ero un Guardiano di Dio, non era compito mio uccidere nessuno.
Stavo per iniziare un altro monologo interiore, quando il -Comoda?- di Dean mi fece tornare alla realtà.
Inizialmente sussultai, non mi ero accorta della sua presenza.
Scesi dal cofano con davvero poca eleganza, visto che stavo per cadere a faccia avanti, ma non accadde perché mi ricomposi appena in tempo.
-Ehm, si, scusa, non volevo..- Cercai di comporre una frase di senso compiuto, ma il mio intento fallì prima ancora di cominciare.
-Tranquilla, non fa niente- Disse, poggiandosi allo sportello anteriore della macchina -Come sta la tua amica?-
-Dorme come un ghiro, credo stia bene- Dissi, cercando di riscaldarmi le mani unendole e sfregandole tra loro lentamente.
-E tu? Come ti senti?- Chiese.
-Sto bene, apparte il collo che mi da un po’ di fastidio, ma sto bene- Mi avvicinai a lui, affiancandolo -Quindi, che si fa oggi?-
-E' un po’ difficile da spiegare, ma tu cerca di seguirmi- Feci cenno di "" con la testa -Anche io conosco un angelo, si chiama Castiel e dice di essere il nuovo Dio. Ha ucciso 200 predicatori, i membri del Ku Klux Clan e di una setta New Age.-
-Non fraintendermi, ma è difficile per me credere che un Angelo si spacci per mio Padre e poi seminare morte e distruzione non sembra il comportamento che un Dio dovrebbe tenere- Cercai di elaborare quello che mi era stato appena detto.
-Lo so, è per questo che dobbiamo fermarlo- Disse più rivolto a se stesso che a me.
-Hai intenzione di ucciderlo?- Chiesi, sperando vivamente in un "No" come risposta.
-No, ora come ora è troppo forte, ucciderlo sarebbe un'impresa impossibile-
-E allora che intendi con "dobbiamo fermarlo"?-
-Abbiamo evocato un Demone, Crowley, che ci ha suggerito un incantesimo per assoggettare Morte..- Lo interruppi all'istante.
-Aspetta, cosa? Hai intenzione di sottomettere Morte? Non puoi dire sul serio-
-Vuoi che Castiel o Dio o qualsiasi altra cosa sia commetta altri omicidi?- Lo vidi alterarsi leggermente.
Non risposi, mi limitai a sospirare e pregare mio Padre ad aiutarmi e darmi la forza.
Quella situazione era insostenibile, ero scesa sulla Terra per fermare l'Apocalisse, non un pazzoide che si spacciava per Dio.
Interrompemmo la nostra conversazione quando Sam e Vex ci raggiunsero.
-Che succede?- Chiese Vex quando capì che qualcosa non andava, il suo sorriso si spense all'istante e mi guardò intensamente, facendomi capire che aveva bisogno di risposte.
-Ti spiegherò tutto in macchina, okay?- Dissi, aprendo lo sportello posteriore e accomodandomi dietro al sedile di Dean, che prese posto subito dopo insieme a suo fratello.
Vidi Vex indugiare per qualche secondo, poi si decise ad entrare e chiudere lo sportello lentamente.
Ci avrebbe messo sicuramente il dopo, se non anche il triplo, di quanto ci avevo messo io per elaborare la situazione.
Come dicono solitamente gli umani in situazioni del genere? Ah si..che Dio mi aiuti!

-

-Santo Cielo! Un Angelo che si finge Dio e uccide chiunque gli si presenti davanti, invocare un Demone, poi Morte e addirittura assoggettarlo! Voi siete totalmente fuori di testa!- Iniziò a sbraitare Vex, gesticolando freneticamente.
-Hey, Barbie, calmati o ti spunteranno le prime rughe- Disse Dean, guadagnandosi un'occhiata di fuoco da parte di Vex.
-Dean ha ragione, bisogna mantenere la calma o altrimenti non faremo altro che peggiorare la situazione- Dissi, poggiando la testa al finestrino e cercando di chiudere gli occhi per almeno un paio di minuti.
-Peggio di così? Seriamente?- Continuò Vex.
-Smettila, dare di matto non cambierà nulla- Dissi, facendo del mio meglio per non perdere le staffe.
Si strinse nel suo maglioncino rosa e si accovacciò su sedile.
-Si può sapere almeno dove stiamo andando?- Chiese.
-A casa di Bobby, è un amico e un abilissimo cacciatore- Rispose Sam, anche lui visibilmente provato dalla situazione.
Da lì in poi il viaggio durò non più di un'ora, nessuno di noi parlò, ognuno troppo impegnato a combattere i propri demoni interiori.
Poi, finalmente, arrivammo a Sioux Falls in Sud Dakota.
Certo, la casa di questo "Bobby" non era certamente il meglio che si potesse desiderare, ma la preferivo all'hotel in cui avevamo alloggiato poco prima.
-Ce ne avete messo d tempo! E' da ieri sera che vi aspetto, che diamine avete combinato questa volta?- Chiese una voce profonda e leggermente roca.
Da quella che doveva essere la cucina spuntò fuori un uomo piuttosto robusto e imbronciato, in testa aveva un capellino verde e tra le mani si rigirava uno strofinaccio sporco.
Quando vide me e Vex il viso assunse un espressione piuttosto insolita, sembrava sorpreso e parecchio scocciato.
-E loro chi cavolo sono?- Disse, confermando la mia descrizione.
-Lei è un Serafino, cioè un Guardiano di Dio- Disse Sam, indicandomi -E lei è un Virtù, un Angelo un po’ meno esperto-
-E perché invece di stare in Paradiso si trovano nel salotto di casa mia? E' per caso diventato uno spizio per creature soprannaturali?- Continuò Bobby, gettando bruscamente lo straccio sul tavolino in legno e sedendosi alla scrivania.
-E' Dio che le ha fatte scendere sulla Terra, il mondo sta per finire e loro sono la nostra ultima possibilità per evitare l'inevitabile- Disse Sam, sedendosi su una poltrona.
-Da quanto ho capito queste due restano, non abbiamo scelta- Disse Bobby.
-Già, ma cambiando discorso, hai trovato gli ingredienti per l'incantesimo?- Chiese Dean.
-Abbiamo quasi tutto, ma rimangono alcune cosette da recuperare-
-Del tipo?- Chiese nuovamente Dean.
-Del tipo "Un atto di Dio, cristallizzato per l'eternità"-
-E cosa dovrebbe significare?- Chiese Sam.
-E' un cristallo vero e proprio- Intervenni io- Vedete, se un fulmine colpisce la sabbia con una certa angolazione, si cristallizza in una perfetta copia di se stesso-
-Il fulmine è un atto di Dio- Disse Sam.
-Esatto, ora andate a procurarvi una fulgorite, ce ne servirà una bella grossa- Continuò Bobby.
-E lasciami indovinare..è rara- Disse Dean, incrociando le braccia al petto.
-Ho trovato i registri di un'asta, quello che se l'è aggiudicata vive a circa nove ora da cui- Disse Bobby, spegnendo il pc.


-Nove ore dopo, la sera..

Dean fermò l'Impala davanti al cancello della villa e scendemmo tutti.
Le luci erano ancora accese, quindi Bobby iniziò a smanettare i fili elettrici per far saltare la corrente.
-Hey!- Disse un poliziotto quando ci vide.
-Mi scusi, ha della "Grey Puopon"?- Chiese Dean, sorprendendo l'uomo alle spalle e sbattendogli la torcia in faccia talmente forte da farlo cadere a terra privo di sensi.
Io e Vex lo guardammo in cagnesco, per il gesto fin troppo impulsivo e violento.
Poi entrammo in casa, naturalmente Bobby era riuscito nel suo intento, la corrente era saltata.
Dean, facendo luce con la torcia riuscì a trovare la fulgurite, si trovava in una delicata teca di vetro quindi iniziò a muoversi lentamente cercando di non fare rumore o combinare casini.
Sentimmo il rumore di un fucile che veniva caricato e quando ci girammo ci ritrovammo i proprietari della casa in pigiama pronti a spararci un colpo in testa.
-Salve- Disse Dean alzando le mani in segno di resa -Non voglio farvi del male, davvero-
-Sono io quello con fucile, figliolo- Disse l'uomo.
-Questo lo vedo- Disse Dean, prima di riuscire a stordire i due e legarli su due sedie con dello scotch in bocca per non farli urlare.
-Dovevi traumatizzarli a tutti i costi vero?- Dissi io, aiutandolo contro voglia a stringere la corda.
Poi Sam, Bobby e Vex ci raggiunsero.
-Hey ragazzi, loro sono il dottore e la signora Weiss- Disse Dean, lasciandoli tutti e tre a bocca aperta -Ho trovato la cosetta di Dio- Disse Dean
-Bene, accendiamo questa candela- Disse Bobby, aprendo il borsone con dentro tutto il necessario.
Sam e Dean intanto liberavano il salone togliendo di mezzo sedie e quant'altro.
Io e Vex invece recuperavamo la fulgurite, cercando di non farla cadere a terra.
L'incantesimo era quasi pronto, Bobby fece un piccolo taglio sul braccio di Dean e fece ricadere il sangue nella ciotola di ferro.
Poi, Bobby si sistemò al centro del salone e, con un cenno della testa di Sam, iniziò a recitare l'incantesimo in Enochiano per invocare Morte.
Le pareti iniziarono a tremare, i vetri delle finestre si ruppero, mentre noi cercavamo di proteggerci dalle schegge come meglio potevamo.
Poi tutto quel trambusto iniziale cessò, ci guardammo intorno per vedere cosa fosse successo.
-State scherzando?- Chiese Morte, spuntando alle spalle di Vex e facendole prendere quasi un infarto.
-Scusa Morte, non è come sembra- Disse Dean, cercando di giustificarsi.
-A me sembra che mi abbiate incatenato Mostrò entrambe le mani legate.
-E' per un buon motivo, ok? Tu stacci a sentire- Continuò Dean - Ehm, ti vanno dei cetrioli fritti? Sono i migliori di tutto lo stato-
-Credi che basti così poco per tenermi buono?- Chiese morte- Si tratta delle allucinazioni di Sam, non è vero? Spiacente, Sam, c'è solo un muro per cliente, ora liberatemi-
-Non possiamo- dissi Vex - Non ancora.
-Abbiamo bisogno che tu uccida Dio- Disse Dean.
-Chiedo scusa?Cosa vi fa pensare che io possa farlo?-
-Me lo hai detto tu- Continuò Dean.
-E perché dovrei?- Chiese Morte.
-Sorprendente..-Disse un uomo comparso all'improvviso al centro del salone.
-Cass- Disse Sam, che però venne interrotto prontamente da quello che doveva essere l'angelo di cui parlavano.
-Hai cancellato tutta la nostalgia che avevo per te, Dean- Disse Castiel.
-Morte è al nostro servizio, non moriremo neanche se è Dio a premere il grilletto- Continuò Dean.
-Protozoi estremamente seccanti, vero?- Si intromise Morte- "Dio"? A me sembri decisamente un Angelo mutato, il tuo tramite si sta liquefacendo, sei sul punto di esplodere-
-Invece no, quando avrò finito la mia opera mi auto riparerò- Disse l'Angelo.
-Credi di poterlo fare perché pensi di portate solo il peso di tutte quelle anime, vero?Non è quello il tuo problema principale, ci sono entità molto più antiche delle anime, nel Purgatorio e hai inghiottito anche quelle-
-Un momento, quali entità più antiche?- Chiese Dean.
-Molto prima che Dio creasse l'Angelo e l'Uomo, egli fece la bestia primordiale, il Leviatano- Dissi io, che sapevo già di cosa stesse parlando Morte.
-Personalmente li trovavo divertenti, ma Lui temeva che si sarebbero trangugiati l'intera capsula di Petri per cui li mise sotto chiave- Disse Morte.
perché credete che abbia creato il Purgatorio?-Continuò- Per tenere lontano quelle micidiali, ingegnose creature-
-Ed ora Castiel le ha ingerite, vero?- Chiesi.
-Esatto, Guardiano- Disse Morte, facendomi capire che su di me sapeva più di quanto io potessi immaginare- E' stato solo uno stupido soldatino- perché ho osato riaprire la porta che Lui aveva chiuso? Dov'è ora Lui?- Chiese Castiel avvicinandosi a Morte- Prendendo il Suo posto ho prestato un servizio.
-Un servizio? Con quelle tue meschine vendette?- Disse Vex, parecchio alterata, verso l'Angelo.
-No, sistemo le cose che non vanno una dopo l'altra, altruisticamente- Disse Castiel contro Vex.
-Un vero benefattore!- Disse lei, non facendosi alcun problema a sfidarlo.
-Credi di poter giudicare?- Continuò Castiel- Cosa sei tu, in fondo? Un pezzetto insignificante in un enorme puzzle-
-Almeno io non sono un pazzo omicida-
-Questo mi fa pensare che potrei uccidere anche te- Disse lui.
-Te la canti e te la suoni proprio è!- Intervenni io, sistemandomi davanti e Vex- Conosco Dio, e tu tesoro, non sei Dio-
-E va bene, ora vedete di piantarla, tutti e tre- Disse Dean- Chiamatelo come vi pare, basta che Morte lo faccia fuori, e subito!-
-E va bene- Disse Morte, facendo per schioccare le dita, quando Castiel lo liberò dalle catene.
-Ora facciamo a pugni?- Chiese Vex, guadagnandosi una gomitata nelle costole da parte mia.
-Fremevo all'idea di mietere qualcuno molto, molto presto- Disse Morte, accomodandosi sulla poltrona e iniziando a mangiare i cetriolini fritti- Tranquilli, non intendevo voi- Rivolto ai proprietari della villa.
Poi Castiel sparì e quando Dean stava per dire qualcosa, Morte lo precedette- Taci, Dean, non sono qui per allacciarti le scarpe ogni volta che inciampi. Ti avevo avvertito circa quelle anime, ricordi quanto tempo fa? Abbastanza da fermare quello stolto, eppure rieccoci qua, con il vostro minuscolo pianeta sul punto di essere immolato-
-Beh, mi dispiace- Disse Dean- Va bene? Sto cercando di salvarlo, questo pianeta, quindi dovresti trovarti qualcuno migliore di me a cui dar consigli-
-O forse dovrei dedicarmi ad un pianeta migliore di questo- Continuò Morte- E' stato divertente- Concluse, alzandosi dalla poltrona e facendo per andarsene.
-Aspetta un attimo, magari un aiutino? Dovrà pur importartene un po’ di ciò che ci accadrà- Disse Sam.
-A dire il vero no, sai?- Rispose Morte- Però trovo quel piccolo angelo assai arrogante-
-Anche noi!- Dicemmo io e Vex all'unisono.
-La vostra unica possibilità è convincerlo a restituire tutto quanto al Purgatorio- Disse Morte.
-Ci serve una porta- Disse Sam.
-In quel laboratorio avete tutto ciò che vi serve- Continuò Morte- Lo attirate di nuovo là e lo costringete a rinunciare al potere-
-Lo "costringiamo"?- Chiese Vex.
-Trovate il modo- Rispose lui.
-Ma la porta si are soltanto durante un'eclissi, e quella c'è già stata- Disse Bobby.
-Ne farò un'altra, Domenica mattina alle 3 e 59, un attimo prima dell'alba- Rispose Morte- Siate puntuali- Concluse andandosene.
-Comunque i cetriolini fritti sono squisiti- Disse Vex, addentandone uno.

-A casa di Bobby..

Io e Vex eravamo sedute sul divano, cercavamo qualcosa di interessante da guardare in tv, mentre Dean sorseggiava un liquore e stava al pc.
-Ci vuoi de caffè, con quello?- Chiese Sam, entrando nel soggiorno.
-Da qualche parte sono le sei del pomeriggio- Disse Dean.
-Dobbiamo muoverci, sennò come portiamo l'Angelo al laboratorio prima delle 3 e 59 di mattina'?- Chiesi io, alzandomi dal divano e affiancando Sam.
-Non ce lo portiamo- Continuò Dean.
-Come sarebbe a dire "non ce lo portiamo"?-Chiese Vex, sull'orlo di un'altra crisi isterica.
-Non possiamo portare il cavallo allo stagno, né convincerlo ad abbeverarsi, perché illudersi?-
-Dean, senti, so che credi che Cass sia ormai perduto, ma non è così!- Disse Sam, avvicinandosi al fratello.
-Sam, tu non sei più lo stesso libro aperto di sempre, allucinazioni?Sul serio?- Chiese Dean, versandosi un altro goccio di liquore- E lo devo venire a sapere da Morte?-
-Cos'avrei dovuto fare?-Chiese Sam, mentre io e Vex ci godevamo la scena.
-Non mentirmi, magari?- Continuò Dean- Dirmi che tutte quelle stronzate assurde hanno passato il muro-
- Perché? Non mi puoi aiutare, te ne sono successe parecchie ultimamente, e ho pensato "perchè rovinarti l'unica cosa che andava bene?" E' sotto controllo.
-Cosa?Cos'è di preciso sotto controllo?- Chiese Dean.
-Dean, senti, ne possiamo riparlare dopo che ci saremo occupati di Cass-
-Sai come ho intenzione di occuparmene? Mi rimpinzerò, berrò e mi guarderò un po’ di cartoni animati porno e mi comporterò come se il mondo stesse per esplodere-
Vidi Dean accendere il pc e leggere una notizia dell'ultima ora.
-"Massacro nella sede della campagna di una prossima senatrice a opera di un uomo in impermeabile"- Lessi io ad alta voce.
Guardammo anche i video delle telecamere della sicurezza.
-Beh, direi che convincere Cass sia fuori discussione- Disse Dean.

-Il mattino seguente..

Dean e Sam erano seduti al tavolo del soggiorno, mentre Vex poltriva sul divano circondata da pacchetti di patatine e carte di caramelle, evidentemente la sera precedente non aveva esitato a comprare schifezze per il suo "spuntino di mezzanotte".
Naturalmente era toccato a me dormire sulla moquette.
-Sam, ho sentito il tuo appello- Disse Castiel apparendo all'ingresso, ricoperto di sangue e privo di forze- Ho bisogno d'aiuto-

-La stessa sera, al laboratorio di Crowley..

-Ci serve il sangue giusto, c'è un barattolo in fondo al corridoio, nel ripostiglio- Disse Castiel seduto a terra con la schiena poggiata ad uno scaffale.
-Ok- Disse Sam, prima di andare a cercare il barattolo.
-Dean, sento rimorso, per te e quello che ho fatto a Sam. Se ci fosse più tempo, se fossi più forte lo rimetterei a posto adesso- Disse Castiel- voglio solo fare ammenda prima di morire, sta funzionando?-
-Ti senti meglio?- Chiese Dean.
-No, tu?-
-Neanche un pò-
Dean, non vedendo Sam tornare con il barattolo lo andò a cercare, ma di lui nessuna traccia, quindi prese il sangue che serviva per l'incantesimo e tornò da noi.
Quando finirono di marchiare il muro con i segni in Enochiano, Bobby e Vex aiutarono Castiel a rimettersi in piedi, sistemandolo al centro della stanza.
Bobby iniziò a recitare l'incantesimo, prima che il muro potesse rompersi del tutto, Castiel si girò verso Dean, sussurrandogli un lieve- Mi dispiace-
Le anime iniziarono a fuoriuscire dal corpo dell'Angelo, che alla fine cadde a terra stremato.
Bobby e Dean lo raggiunsero, seguiti da me e Vex.
-E' morto- Disse Bobby.
-Dannazione, Cass, bambino che non sei altro, perchè non mi hai dato ascolto?-Disse Dean, rialzandosi da terra.
Poi, Castiel riaprì miracolosamente gli occhi e lo aiutammo a rialzarsi.
-E' stato spiacevole, sono vivo, grazie-
-Cerchiamo Sam ed usciamo di qua, ok?- Disse Dean, prima che Castiel li spinse via- Dovete fuggire ora! Non posso trattenerli ancora, sono dentro di me-
-Ma di che diavolo stai parlando?- Disse Vex, più confusa che mai.
-I Leviatani- Dissi quasi in un sussurro.
-Andate a cercare Sam, veloci!- Disse Dean rivolto a Vex e Bobby.
-Troppo tardi, Castiel è morto, le redini sono in mano a noi, ora- Disse Castiel scagliando me e Dean verso i tavoli in ferro e successivamente Bobby e Vex contro il muro.
-Ci divertiremo tantissimo..-Concluse Castiel.

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Capitolo 3
*** 7x02 Hello, cruel world ***


Note dell'autore: Ciao a tutte/i!
Vi avverto, in questo capitolo ho dovuto cambiare davvero molte cose dall'episodio originale.
Quindi se in certi punti vi perdete, non preoccupatevi, siete liberi di chiedermi qualsiasi tipo di spiegazione.
Chiedo scusa se noterete eventuali errori, a volte sfuggono.
Buona lettura e ci vediamo sotto con altre note più importanti di queste :)


Hello, cruel world





Vex's pov.

Erano passate tre settimane circa dall'ultima eclissi solare, nel laboratorio di Crowley, quando tutto ebbe inizio.
Quella sera avevamo scoperto che i Leviatani non avevano abbandonato il corpo di Castiel, che si stava deteriorando velocemente e, proprio per quel motivo, quelle mostruose creature decisero di cambiar tramite, conducendo Castiel alla morte.
Lo fecero affogare in una riserva d'acqua lì vicino, in modo che loro potessero muoversi più facilmente nei condotti idrici e contaminare le persone impossessandosi dei loro corpi.
Come se non bastasse, la stessa sera Sam disse di non avere più i flashback ma di essere convinto di vedere Lucifero, naturalmente Dean cercò di convincere il fratello minore spiegandogli che lui non era più all'Inferno e che poteva stare tranquillo.
Il mattino seguente Sam e Bobby mandarono Dean e Alanis a Stockville in Kansas, per investigare su un nuovo caso: il massacro di un'intera squadra di nuoto.
Il maggiore dei fratelli ci avvisò che, nella piscina, aveva trovato tracce di melma che facevano pensare ai Leviatani e che i due sopravvissuti allo sterminio, forse, si stavano recando proprio a Sioux Falls.
Mentre stavamo cercando di rintracciare i due ragazzi, Bobby ricevette una chiamata da una sua amica di nome Jody, che chiedeva il suo aiuto in merito al suo chirurgo "psicopatico".
Bobby la raggiunse nel tentativo di salvarla.
Poco dopo Dean e Alanis fecero ritorno da Stockville, e Bobby ci chiamò per avvisarci che era riuscito a portare in salvo Jody e che stava andando all'obitorio per controllare il corpo di Madeline Hackett, compagna di stanza dello sceriffo Mills e vittima dell'attacco di un Leviatano.
Chiusa la chiamata, decidemmo tutti di uscire per raggiungere Bobby, ma non ci fu il tempo.
Un Levitano spuntato dal nulla ci attaccò, spezzando una gamba a Dean e facendo perdere i sensi a Sam.
Vidi Alanis raggiungere il Leviatano e tirargli un calcio indirizzato al fianco destro, ma lui fu più veloce di lei e gli bloccò la gamba facendola cadere a terra.
Stava per riattaccarla quando mi feci coraggio e, afferrando il mio pugnale, cercai di colpirlo alle spalle ma non ci riuscì perché lui mi afferrò per il polso e mi rigirò abile il braccio dietro la schiena.
Intanto Alanis si rialzò giusto in tempo e mi spinse lontano quanto bastava per non essere schiacciata da una macchina che Dean aveva fatto cadere sul Leviatano.
La serata si concluse con i due Winchester trasportati via da un ambulanza ed io e Alanis al loro seguito.

~

Naturalmente nel vocabolario dei Winchester la parola "riposo" non esisteva, perché?
Perché non appena Bobby lesse sul giornale:

Sturgis, South Dakota

Ritrovati tre cadaveri sulla Dodicesima.
Quando i corpi sono stati analizzati i dottori non hanno trovato nessuna traccia di sangue, completamente prosciugati, niente segni particolari che potessero ricondurre ad un arma dell'aggressore.
Le vittime erano adolescenti, tutti sotto i vent'anni.
Elizabeth Evans, Holly Turner, Andrew Clarke.


-Beh, sembra perfetto per noi!- Disse Dean, seduto sul divano con una bottiglia di birra nella mano e la gamba ancora leggermente dolorante distesa sul tavolinetto in legno.
-Ma scherzi? Neanche il vecchietto che ho incontrato questa mattina al supermercato zoppicava così!- Dissi io, sedendomi sul tavolo della cucina e facendo dondolare le gambe avanti e indietro.
-Seriamente, vi sembra il momento giusto per iniziare un nuovo caso?- Chiese Alanis.
Tra di noi era quella più ragionevole, realista e riflessiva.
A differenza mia che scattavo come una molla per la minima cosa, lei invece era più pacata e tranquilla.
E' difficile discutere con lei perché è sempre dieci gradini avanti, riesce sempre a difendersi abilmente con una battutina ironica e pungente, zittendo chiunque si ritrovasse davanti.
E' una di quelle persone che riesce a farsi portare rispetto per principio, è sempre composta e dallo sguardo serio che difficilmente si riesce a sostenere.
Ma la cosa che più le fa onore è che raramente mostra le sue emozioni pubblicamente, è paragonabile ad un blocco di ghiaccio, sembra quasi come se niente potesse ferirla veramente, come se le scivolasse tutto addosso.
Io invece non ci riesco, non riesco a controllare le mie emozioni, sono loro che controllano me.
Se sono felice inizio a ridere come un ebete e non la smetto finché non iniziano a farmi male le guance, se sono triste inizio a piangere come una bambina a cui vengono rubate le caramelle e se mi offendo sono capace di tenere il muso per una giornata intera.
Siamo così diverse, per una volta vorrei sentirmi forte come lei, indistruttibile, insensibile al dolore.
-Hey, Bella Addormentata, vuoi che Sam ti risvegli con un bacio?- Ironizzò Dean riportandomi alla realtà e facendomi arrossire violentemente.
-Dean! Ma ti pare? Beh, non è che mi dispiaccia il pensiero di bacia..cioè, no, intendevo, ehm..-
-Quindi è deciso?Andremo a Sturgis oggi stesso?- Chiese Alanis, tirandomi fuori da quella situazione più che imbarazzante.
-Esatto- Rispose Dean.
-Mi dispiace ragazzi, ma non posso raggiungervi- Disse Bobby- credo sia meglio se io rimanga qui a fare delle ricerche su come uccidere i Leviatani-
-Ok, allora voi due preparatevi, partiamo tra mezz'ora- Concluse il maggiore dei Winchester, alzandosi a fatica dal divano.
Io e Alanis indossavamo ancora il pigiama, anche se a me faceva sembrare una specie di orango in via d'estinzione e lei una modella di Victoria Secrets.
Si prevedeva una giornata davvero lunga.

~

Tre ore dopo..


Finalmente arrivammo a Sturgis, capoluogo della Contea di Meade nello stato del South Dakota, o almeno così aveva detto Alanis.
Era sempre ben informata, se qualcuno aveva bisogno di risposte, chiarimenti o informazioni bastava chiedere a lei.
-Ok, io e Sam andiamo all'obitorio per controllare i cadaveri, dobbiamo accertarci che si tratti veramente di vampiri- Disse Dean, uscendo dall'Impala e sfoggiando il suo completo elegante come fosse un trofeo.
-Va bene, io e Vex invece facciamo un giro sulla scena del crimine, magari riusciamo a trovare qualcosa di interessante- Propose Alanis, chiudendo dietro di sé lo sportello della macchina e raggiungendo i tre poliziotti a pochi metri da noi.
Anche solo la camminata di Alanis era in grado di attirare l'attenzione dei presenti, era decisa, sicura e seducente.
I capelli rossi le sfioravano le clavicole, all'inizio erano lisci, mentre verso la fine erano leggermente mossi, come dei piccoli boccoli.
Lo sguardo magnetico, distaccato e impassibile non lasciava trapelare nessun tipo di emozione, l'iride di un azzurro talmente chiaro da sembrare quasi di un colore indefinito, bianco.
-Scusate il disturbo, siamo dell'FBI, volevamo farvi qualche domanda se è possibile- Disse Alanis.
-Certamente, mi segua- Rispose uno dei tre uomini in divisa -a quanto pare le tre vittime frequentavano tutte lo stesso college, School of Mines & Technology-
-Capisco, e ci sono testimoni?- Chiese Alanis di nuovo.
-Si, due ragazze, anche loro fanno parte della stessa scuola, inizialmente erano sospettate ma è chiaro che in realtà sono solo sotto shock per la morte degli amici-
-Vorremo fare delle domande anche a loro, se non le dispiace- Concluse lei prima di recarsi dalle due ragazze sedute su una panchina lì vicino.
-Scusate se vi interrompo, ma siamo dell'FBI e abbiamo bisogno di parlarvi, potete dirci i vostri nomi?- Chiesi, cercando di sembrare più autorevole possibile.
-Io sono Caitlyn Wood e lei è mia sorella Bethany- Rispose quella che sembrava essere la minore.
-Mi è stato riferito che eravate presenti durante l'omicidio, cortesemente, potete raccontarci tutto nei minimi dettagli?-Chiese la mia compagna.
-Ehm, ok, eravamo ad una festa per le classi di prima nel campo da football, c'rano anche Elizabeth, Holly e Andrew- Iniziò sempre la più piccola- quei tre erano molto amici, erano anche i pù popolari della scuola-
-Vi stiamo chiedendo se avete visto chi li ha uccisi-
-No, sappiamo solo che si sono allontanati per un pò e poi non sono più tornati-
-E voi dov'eravate in quel preciso istante?- Alanis continuava con le domande, non sembrava credere a ciò che dicevano le due ragazze.
-In bagno, eravamo andate un attimo in bagno..-
-E allora come avete fatto a ritrovare i corpi?-
-Stavamo tornando al campo, abbiamo girato l'angolo ed erano lì, una scena terribile mi creda!- La ragazza si coprì il viso con le mani per nascondere le lacrime, mentre la sorella cercava di calmarla.
-Vabbene, può bastare così, buona giornata ragazze- Disse Alanis girando i tacchi e raggiungendo nuovamente l'Impala -pessime bugiarde, si vedeva da lontano un miglio che mentivano-
-Perché dici così?- Chiesi.
-In realtà loro non hanno mai confessato alla polizia di aver ritrovato i corpi, hanno solo detto di essere state presenti a quella festa, la mia era una domanda a trabocchetto-
-Ok, il tuo discorso non fa una piega, ma come fanno due ragazzine del primo anno ad uccidere altri tre compagni?-
-Ti ricordo che non sono semplici ragazzine, sono vampire e questo significa che sono più forti degli umani-
-Ma i vampiri non bruciano al sole?-
-No, ti sbagli, la luce solare reca loro solo fastidio- spiegò lei- e comunque non hai notato i due anelli che portavano entrambe, sono quelli che permettono loro di poter uscire anche il giorno-
-E cos'hanno di così speciale quei due anelli?-
-Sono in Lapislazzuli, è una pietra che da sempre ha accezione positiva, ad esempio per gli antichi Egizi era capace di difendere dagli spiriti notturni, era come se potesse incanalare energie positive e scacciare quelle negative, capisci?-
-Più o meno..-

~

La stessa sera..

-Bene, non ci rimane che trovare quelle due stronzette e staccargli la testa!- Disse Dean, stappandosi l'ennesima bottiglia di birra.
-Hey hey, rallenta un attimo! La decapitazione, sul serio?- Chiesi io totalmente fuori di me, con gli occhi spalancati e il cuore a mille.
-Se vuoi puoi anche non venire, non sei costretta a guardare mentre..-
-Dì qualcosa anche tu, ti prego!- Mi rivolsi ad Alanis, sicuramente neanche lei voleva la morte di nessuno.
-Vorrei che ci fosse un'altra soluzione anche io, credimi, ma sono sicura che nelle mani di nostro Padre riusciranno a ritrovare la giusta via-
-Davvero? Ma loro hanno peccato, hanno commesso omicidio-
-Nostro Padre è sempre pronto a porgere l'altra guancia, le perdonerà e le prenderà sotto la sua ala protettiva-
-Se avete finito il vostro dibattito religioso, noi dovremmo andare..- Disse Dean impugnando un machete nella mano destra.
-Vabbene, andiamo..-

~

Arrivammo davanti alla scuola e, come avevamo intuito, le due ragazze erano ancora sedute sulla panchina.
I loro compagni erano già tutti nelle loro camere, le luci infatti erano spente, c'èrano solo loro lì fuori.
-Voi restate qui, ci pensiamo io e Sam alle due succhia sangue- Disse il maggiore dei Winchester, prima di uscire allo scoperto e attaccare insieme al fratello entrambe le ragazze.
Dean si muoveva veloce, ma non abbastanza, Caitlyn lo stese con un pugno dritto in faccia e quando lui provò a rialzarsi lei lo bloccò contro un albero facendogli sbattere violentemente la testa contro la corteccia.
Bethany invece era riuscita a togliere il machete dalle mani di Sam e lanciarlo involontariamente nella nostra direzione.
-E ora che si fa?- Chiesi io, stavo tremando come una foglia e avevo voglia di piangere per l'agitazione.
-Aiutiamo i Winchester, combattiamo al loro fianco come ci ha ordinato nostro Padre-
Si alzò e iniziò a camminare sicura verso le due vampire, intanto nella sua mano si stava formando la sfera di luce.
-Ragazze, i vostri genitori vi hanno mai detto che non bisogna dire le bugie?-
Le due ragazze la guardarono incerte per alcuni istanti, poi si scagliarono contro di lei con l'unico obbiettivo di farla fuori.
Caitlyn attaccò per prima, cercò di colpirla con un pugno ma Alanis le bloccò la mano a pochi centimetri dal suo viso e gliela strinse talmente forte che a giudicare dal rumore secco gli ruppe qualche osso.
Bethany prese coraggio e staccò un pezzo di legno dall'albero accanto, prese Alanis alla sprovvista e la fece cadere a terra, poi si sistemò sopra di lei.
Proprio quando la vampira stava per pugnalarla al cuore, Dean la raggiunse e la decapitò con il machete, io urlai per la paura e Alanis per il disgusto, visto che a momenti la testa non le cadde addosso.
Sam invece, approfittando della debolezza di Caitlyn nel vedere uccidere la sorella, decapitò anche lei.
-Hey, va tutto bene?- Chiese Dean aiutando Alanis a rialzarsi e a tenerla stretta per evitare che le cedessero le gambe.
-Si, ma non vedo l'ora di togliermi questi vestiti di dosso, sono zuppi di sangue-
-Beh, io non sto bene per niente, ho appena assistito alla quasi uccisione della mia compagnia e alla decapitazioni di due vampire in piena crisi adolescenziale!- Dissi io fuori di me, avevo iniziato anche a piangere dal nervoso e con ogni probabilità in quel momento sembravo una pazza appena scappata da una clinica psichiatrica -Possiamo tornare a casa ora?-
Le mie richieste vennero esaudite.

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Ok, allora, devo spiegarvi molte cose:

-In questa fan fiction i miei Angeli sono un po’ diversi, dal momento che fanno parte di sfere superiori ho pensato che sarebbe stato giusto se non perdessero la loro umanità.
Come sapete il concetto di umanità è molto complicato da spiegare, ma cercherò di essere il più chiara possibile.
Solitamente le creature sovrannaturali, Angeli, Demoni e così via, tendono a reprimere la loro umanità, come nel caso di Crowley.
E quindi mi son detta: "Non voglio che le mie protagoniste siano solo dei contenitori vuoti, non voglio privarle di sensazioni, emozioni e tutto ciò che potrebbe renderle davvero felici"

-Seconda cosa, l'anello con il Lapislazzuli l'ho preso da The Vampire Diaries, perché credevo potesse interessare e pensavo fosse una buona idea da aggiungere alla storia, visto che in futuro potrebbe comunque servire.

-Ho scelto di fare questo capitolo dal punto di vista di Vex per farvi capire meglio anche il carattere ed il personaggio di Alanis, che in precedenza non era venuto molto fuori.

-Ultima cosa, spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se ho dovuto apportare parecchie modifiche, siete liberi di dirmi la vostra opinione, accetto anche critiche non proprio positive, a patto che non si cada nella maleducazione.

Detto questo vi aspetto con il prossimo capitolo :)

-Wolfass.


Ed ecco qui, su richiesta, la foto della nostra amata Vex, o almeno come io me la immagino:

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Capitolo 4
*** 7x03 Shut up, Dr. Phil ***


Hey ragazzi/e!
Come potete vedere, ho aggiornato molto velocemente, il capitolo era già pronto e non riuscivo ad aspettare, dovevo postarlo oggi stesso.
Allora, questo capitolo si ispira alla 7x05 ma l'ho riadattata in modo che fosse la 7x03 nella mia storia.
Anche qui parecchi cambiamenti e come l'ultima volta, anche questo sarà un Vex's pov, visto che è il personaggio che per adesso ha riscosso maggior "successo".
Vi lascio al capitolo, scusate se durante la lettura ci saranno degli errori, ma come ho già detto in precedenza, a volte sfuggono.
LEGGETE LE NOTE ALLA FINE DEL CAPITOLO PERCHE', VISTO CHE CI SARA' UN BEL COLPO DI SCENA, AVRETE BISOGNO DI SPEIGAZIONI!


Shut up, Dr . Phil



Vex's pov.

"Avevo incontrato Castiel, un Angelo convinto di essere il nuovo Dio e intenzionato a staccarmi la testa dal collo.
Ho avuto il grande piacere di conoscere un Leviatano che a momenti mi spezzava un braccio, avevo finto di essere dell'FBI per interrogare due adolescenti vampire che quasi non conficcavano un paletto nel cuore ad Alanis e, come se non bastasse, ero stata presente al momento della loro decapitazione, con tanto di schizzi di sangue come in uno dei remake di Non aprite quella porta."
Si poteva dire che avevo passato queste settimane nella tranquillità più assoluta.
Pensai, seduta su una sedia di uno squallido Motel nella stanza 24.
Mi guardai intorno: Dean stava cercando di dormire, ma aveva il sonno agitato, probabilmente era vittima di qualche incubo riguardante la morte di Castiel.
Alanis, invece, era seduta sul letto di Sam a gambe incrociate, impegnata a risolvere la pagina del giornaletto con le parole crociate.
-Fai sul serio? Un Serafino che si diverte con i giochi di parole di uno stupido giornaletto? Dai, sembra una barzelletta- Dissi, cercando di tenere basso il tono della voce per non svegliare Dean.
Mi maledì subito dopo per aver fatto quella domanda, Alanis avrebbe iniziato con il suo monologo da ragazza intelligente e dal quoziente intellettivo più sviluppato della norma.
-"Le parole crociate servono a usare il proprio cervello e a non perderlo" disse Alberto Oliverio, docente di psicobiologia al'Università La Sapienza di Roma : "La salute dei neuroni dipende dalla loro stimolaz.."-
Dean si svegliò di soprassalto giusto in tempo per impedire ad Alanis di continuare il suo noiosissimo monologo sui neuroni e roba varia.
La giornata stava iniziando decisamente con il piede sbagliato.

-

-Trovato qualcosa di interessante?- Chiese Alanis a Dean che cercava su Internet qualche nuovo caso, già, perché io avevo proprio bisogno di veder saltare fuori pezzi di cuore e budella da qualche strana creatura sovrannaturale!
Intanto Sam era rientrato zuppo di sudore da una corsa mattutina.
-Dimmi che qualcuno ti stava inseguendo- Ironizzò Dean, mandando giù un altro sorso di Whisky -Guardati sei a pezzi e sei puzzolente, comunque, hai mai sentito nominare Prosperity in Indiana?-
-Perchè, qualcuno si?- Chiese Sam ancora con il fiatone, bevendo quello che sembrava essere un integratore.
-Due cittadini sono morti nelle ultime due settimane, c'è questa tizia che è morta arrostita sotto un asciugacapelli a forma di alveare dal parrucchiere e quest'altro tizio bollito nell'idromassaggio-
-Non è roba che vedi tutti i giorni- Disse Alanis, cercando di rimanere seria a quelle notizie inverosimili.
-E naturalmente noi dovremmo andare a controllare, giusto?- Chiesi sapendo già che la risposta sarebbe stata un "sì" al cento per cento.

Qualche ora dopo..

Finalmente eravamo arrivati a Prosperity, Indiana, non ce la facevo più a restare seduta come una statua sul sedile posteriore nel silenzio più totale.
Dean non perse tempo e andò subito ad interrogare la parrucchiera di Wendy Goodson, l'agente immobiliare fritta da un asciugacapelli.
La ragazze gli disse che in nessun modo quel macchinario avrebbe potuto raggiungere una temperatura così calda da ucciderla.
Intanto io e Alanis stavamo controllando la scena del crimine, trovammo una monetina in un angolo della stanza e Dean chiamò subito Sam per chiedergli se poteva essere in qualche modo una specie di talismano maledetto.
Sempre lo stesso giorno Dewey Stevens, proprietario dell'impresa che porta il suo nome, venne ucciso da una pistola sparachiodi senza corrente elettrica mentre era in un bagno chimico.
La scena che mi si presentò davanti gli occhi fu orribile, neanche i film di Saw l'Enigmista facevano tanto ribrezzo.
C'era sangue ovunque e gli occhi dell'uomo erano stati perforati da due chiodi durante l'incidente.
Cercai di mantenere un certo contegno, ma fui costretta ad attaccarmi come una cozza al braccio di Alanis per evitare di svenire a terra e cadere come un sacco di patate.
Anche in quel caso Dean trovò la stessa monetina nascosta in un angolo del bagno chimico.
Intanto Sam era riuscito a trovare un legame tra tutte le vittime.
-Wendy, la tizia dell'agenzia immobiliare, l'architetto Carl e questo Dewey lavoravano ad un progetto per uno shopping center-
-Perchè non ne sapevamo niente?- Chiese Dean.
-Per qualche motivo non se n'è fatto più nulla, c'è un intenso scambio di e-mail e poi..improvvisamente il silenzio-
-Quindi chiunque lavorasse a questo progetto è morto?- Chiesi, sperando vivamente in un "no" come risposta.
-Beh, non ancora, collaboravano con un impresario, un tizio di nome Don Stark-
Qualche ora dopo Bobby ci avvisò che quella monetina ritrovata o Rumeno-Cirillica e spazia in un arco temporale che va dalla metà del XV al XIX secolo e che si trattasse si un antico ducato della Valacchia.
Non ci rimaneva che andare ad interrogare questo Don Stark e fingerci nuovamente agenti federali.

-Se c'è di mezzo l'FBI immagino li riteniate tre omicidi- Disse Don, un uomo non troppo anziano in giacca e cravatta, ben curato e all'apparenza piuttosto ricco.
Viveva in una villa lussuosa e arredata in maniera impeccabile.
-Oh Jenny, questi signori sono dell'FBI, Jenny Klein la mia assistente- Disse l'uomo presentandoci una giovani ragazza dai capelli biondi e la voce squillante e fastidiosamente acuta.
-Ok, Don, vado in lavanderia e poi mi fermo da Beaman, Beaman e Beaman per i contratti modificati- Disse la ragazza tutto d'un fiato.
-Torna presto, lo sai che le cose vanno a rotoli quando non ci sei-
-Oh, giusto, ti ho preparato dei cupcakes al cocco- Disse infine prima di girare i tacchi e andare via sorridente.
-Senta, può indicarmi la toilette? Mi sa che ho esagerato col caffè- Disse Sam, inventadosi una scusa per curiosare in giro.
Dean, parlando con il Signor Stark, intuì che lui e la moglie, Maggie, fossero divorziati.
Don aveva avuto una relazione con Wendy, la ragazza arrostita dall'asciugacapelli, Maggie lo aveva scoperto e lo aveva lasciato.
Sam, invece, frugando nell'armadio aveva trovato evidenti tracce di stregoneria.
Secondo i nostri ragionamenti la strega doveva essere Maggie, quindi l'unico modo per scoprire se quello che pensavamo era esatto era andare anche a casa sua ed indagare.
Mi chiesi se quella giornata sarebbe mai finita, anche perché l'abbigliamento da perfetta donna dell'FBI mi dava parecchio fastidio e non riuscivo a camminare con quelle decolleté nere che facevano urlare "pietà" ai miei piedi.

Mentre Sam e Alanis cerarono di rallentare Maggie facendo in modo che non entrasse in casa, Dean aveva scoperto un altare con alcune vecchie monete e le foto delle tre vittime ricoperte di sangue, inoltre, c'èra anche la foto della sua prossima vittima: Jennifer Klein.
Dovevamo salvare la biondina prima che anche lei morisse per mano di Maggie e dei suoi incantesimi.
Fortunatamente arrivammo giusto in tempo, Jenny aveva iniziato a vomitare sangue dopo aver addentato un cupcakes con all'interno un cuore che pulsava.
Sam riuscì a trovare la monetina e distruggerla con un colpo di pistola.
Intanto Jenny era stesa sul divano e cercava di riprendersi, ci disse inoltre che lei non aveva nessun tipo di relazione con Don.
Lasciammo l'appartamento di Jennifer e ci dirigemmo di nuovo verso l'Impala.
Subito dopo il cellulare di Dean iniziò a squillare, era Bobby.
Per eliminare Don e Maggie esisteva un incantesimo, ma serviva una zampa di gallina.
Mentre io e Sam eravamo fuori alla ricerca di qualche macellaio, Dean e Alanis erano ritornati al Motel.
-Quelle sono zampe di galline?- Chiese il maggiore dei Winchester quando, intento a mangiare la sua torta, Sam gli aveva posizionato davanti agli occhi l'ingrediente principale per l'incantesimo.
-Il frigo del macellaio è rotto- Disse Sam sedendosi pesantemente su una sedia- problemi alla rete elettrica, ha perso così tanta merce che forse non ce la farà a pagare l'affitto-
-Stessa cosa in ogni negozio dell'isolato, ovunque tubature rotte e black out- Dissi io, godendomi la scena dei due fratelli alle prese con le zampe di gallina e un incantesimo piuttosto disgustoso.

-

Arrivammo a casa degli Stark proprio quando i due coniugi erano in pieno litigio, scoprimmo che anche Don era uno stregone e che noi ci ritrovavamo nel bel mezzo di una faida tra streghe.
Come se non bastasse il nostro incantesimo era sbagliato e i due stregoni erano pronti a farci tutti fuori.
-Per ovvi motivi, questa sera voi non lascerete questa stanza- Disse Don -Beh, la lascerete, ma non vivi-
Era il momento giusto per iniziare una terapia di coppia.
-Ok, evidentemente voi due siete in grado di distruggervi a vicenda, giusto?- Disse Dean -Ma non l'avete fatto, eh? Il che vuol dire che voi due apprezzate ancora quel che c'è tra voi e non volete lasciar perdere-
-Sentite, quel che sta cercando di dire è che voi due siete legati e non stiamo dicendo che quel che ha fatto Don fosse giusto, quando una relazione si rompe, di solito è colpa di entrambe le parti- Intervenne Sam un po’ incerto.
-Lo difendi?- Chiese Maggie sconcertata e facendo cadere a terra Sam dal dolore.
Dean invece venne scagliato contro la porta vetrata che si ruppe a primo impatto.
Mentre io cercavo di aiutare Sam a rialzarsi, Alanis era andata da Dean per assicurarsi che stesse bene.
I due alla fine fecero pace e conclusero la lite con un bel bacio da film romantico.
Non ci rimaneva che tornare nel nostro squallidissimo motel e riposarci almeno quanto bastava per riuscire ad alzarsi il mattino seguente.
-E' stata una lunga giornata- Disse Dean bevendo un sorso di Whisky dalla sua fiaschetta.
-E non è ancora finita- A parlare fu un uomo piuttosto giovane a cui non sembravamo andare molto a genio.
Dean gli puntò immediatamente la pistola contro - Ci conosciamo?-
-Io di certo conosco voi- Continuò il ragazzo- siete i quattro tizi morti, beh, lo sarete tra un attimo-
Dean gli sparò un colpo al cuore ma non successe niente, quello era un Leviatano.
Colpi Dean con un pugno facendolo cadere a terra e quando Sam cercò di attaccarlo, lui lo bloccò per un braccio e gli strinse la mano al collo con l'altro.
Fortunatamente Don arrivò giusto in tempo colpendo il Leviatano con una scarica elettrica e facendogli perdere i sensi.
-Trovate una fossa senza fondo e cacciatecelo dentro, l'incantesimo dura solo un paio di giorni-
comunque, che ci fai qui?- Gli chiese Sam.
-Direi che vi salvo la vita, di nuovo- Estrasse due monetine da sotto al letto dei Winchester.
-Maggie, sul serio? Abbiamo appena salvato il vostro matrimonio!-
-Si, ma ad essere sinceri, voi avete cercato di ucciderla- Concluse Don uscendo dalla camera e ricordandoci di gettare il Leviatano dentro una fossa piuttosto profonda.

Finalmente anche quella giornata era finita, niente più sorprese.
O almeno così pensavo.
Alanis era uscita dal motel dicendo che aveva percepito come un richiamo, come se qualcuno stesse cercando di attirarla a sé.
Non avevamo avuto il tempo di farci dare spiegazioni, era uscita dalla porta come una furia.
E, proprio quando avevamo deciso di andarla a cercare perché non la vedevamo tornare, qualcuno bussò alla porta.
Dean andò ad aprire, tenendo ben stretta a pistola in caso di pericolo.
-Tranquilli, sono io- Disse Alanis con il viso quasi sconvolto -C'è posto per un nuovo coinquilino?-
Accanto a lei c'èra un'altra ragazza, piuttosto bassa, esile ed evidentemente spaventata.
I capelli castani erano leggermente arruffati, gli occhi persi nel vuoto, le braccia incrociate per ripararsi dal freddo.
Indossava un semplice vestitino di seta ma era sporco di terra e chiazze di sangue.
-E lei chi è?- Chiesi quasi in un sussurro.
-Si chiama Shirley- Rispose Alanis- ed è un Nephilim-

Continua..
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Note dell'autore: Spero vivamente di avervi lasciato almeno un pò a bocca aperta.
Si aggiunge un nuovo personaggio, piuttosto insolito penserete, ma di importanza fondamentale credetemi.
Avevo un'idea tutta mia, forse un po’ stramba, ma originale comunque:
Conoscete la storia dei tre moschettieri?
Alanis è quella forte, incredibilmente saggia e intelligente, autoritaria e riflessiva.
Vex è eccentrica, ironica, simpatica e goffa, a tratti isterica ma molto sensibile e dall'animo umano.
E Shirley? Beh, lo scoprirete con il tempo, ma se vi può dare un indizio mi sono ispirata ad uno dei personaggi femminili televisivi che preferisco: Cassie di Skins.
Invece, per il nome "Shirley" posso solo dire che è un omaggio alla fantastica Shirley Temple, considerata una delle principali figure della Hollywood classica.
So che solitamente i Nephilim sono descritti come creature malvagie, ma se sono metà angeli e metà uomini significa che anche nel loro caso c'è una costante battaglia tra umanità e tenebra, scopriremo poi quale strada prenderà il nostro nuovo personaggio.
Alla prossima, un bacio!

-Wolfass.

Se avete bisogno di chiarimenti scrivetemi un messaggio personale, inoltre vi lascio qui sotto la foto di Shirley:

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Capitolo 5
*** 7x04 Asylum ***


Ciao a tutti/e!
Sono fiera di me, un capitolo dopo l'altro! No, scherzo, l'ultima volta ho aspettato quasi un mese prima di pubblicare qualcosa..
Comunque, nuovo capitolo ispirato ad uno ad uno dei miei episodi preferiti: Asylum, nella decima puntata della prima stagione.
Volevo vedere Vex alle prese con un Manicomio, paurosa com'è ne combinerà ben pochi di casini!
E poi devo dire che questo capitolo riserverà molte sorprese e novità, anche perché sarà un Dean's pov.
Sarà concentrato molto su Shirley e sulla sua storia, è anche l'ultima arrivata quindi spero che venga presa in simpatia, anche perché a dire il vero è il personaggio a cui mi sono affezionata maggiormente.
Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo volevo ringraziare e che mi seguono sempre e recensiscono la mia storia :)
Ci vediamo sotto con chiarimenti e spiegazioni varie!


Asylum

Dean's pov.


Quella non era solo paura, nei suoi occhi si leggeva il terrore.
Decisi di farla entrare, Alanis doveva spiegarci un bel po’ di cose.
-Un Nephilim? Cos'è?- Chiese Vex, alzandosi dal letto e facendo sedere la ragazza che non aveva lasciato la mano del Serafino neanche per un minuto.
-Si dice che gli Angeli caduti, quando misero piede per la rima volta sulla Terra, si accoppiarono con donne umane e di conseguenza nacquero i Nephilim, metà Angeli e metà umani- Spiegò Alanis- credevo che io e i miei Fratelli li avessimo sterminati tutti come ci aveva ordinato di fare nostro Padre, ma a quanto pare ne abbiamo mancato uno-
-Quindi ora mi ucciderai?- Chiese Shirley, che fino a un secondo prima era rimasta in silenzio ad ascoltare ciò che aveva di dire Alanis.
La sua voce tremava, potevo capire quanto fosse confusa, spaventata e con l'adrenalina a mille, ma avrà avuto più o meno diciotto anni e questo significava che non potevamo ucciderla.
-Tranquilla, sono sicura che nessuno ti farà del male- La rassicurò Vex inginocchiandosi davanti a lei e cercando di calmarla, di metterla a suo agio per quanto fosse possibile.
-E' un abominio, non possiamo lasciarla libera, causerà solo morte e distruzione- La voce di Alanis era ferma, decisa e impassibile.
-Guardala, pensi davvero che possa creare tutto quello scompiglio?-
-Neanche Caitlyn e Bethany sembravano poter recare danno a qualcuno, eppure erano vampire assetate di sangue che a momenti non ci uccidevano tutti quanti, o sbaglio Vex?-
-Ma lei è diversa, lo hai detto anche tu che è per metà Angelo, ciò significa che la sua umanità non è andata perduta- Replicò Vex alzandosi e sistemandosi a davanti ad Alanis, sempre mantenendo una certa distanza.
-Se nostro Padre ci ha dato l'ordine di sterminarli un motivo ci sarà, o vuoi mettere in dubbio la sua parola?-
-Sto mettendo in dubbio la tua di parola, nostro padre non vorrebbe ma il male per nessuno!-
-Sono più potente ed ho più esperienza di te, mostrami un po’ di rispetto o non ci metto nulla a rispedirti in Paradiso-
Sapevamo tutti che non lo avrebbe fatto ma il suo tono di voce non ammetteva repliche, dopotutto aveva anche ragione, Vex doveva limare un po’ il carattere, sopratutto se si ritrovava davanti un Angelo potente come Alanis, che era in grado di zittire persino me e Sam solo con la forza dello sguardo.
-Sarò indulgente per questa volta, sarà nostro Padre a decidere il suo destino, se potrà continuare a vivere o no-
-Questo significa che non sarai tu ad ucciderla?- Chiese Sam che naturalmente non voleva veder morire davanti ai suoi occhi anche una ragazza innocente, quella giornata era stata pesante per tutti.
Alanis fece cenno con la testa, quella sera non ci sarebbero stati altri morti.
-Come hai fatto a trovarla e sopratutto, perché è sporca di sangue?- Chiesi io, non aspettandomi che a rispondere alla mia domanda fosse proprio la ragazza.
-Un Serafino mi ha trovata prima di voi, mia madre mi ha svegliato e mi ha ordinato di non scendere in soggiorno per nessun motivo al mondo, mi sono chiusa in camera e sono uscita solo quando un raggio di luce ha colpito la mia porta- Quando alzò la testa mi accorsi che stava piangendo, le lacrime le bagnavano il viso e i suoi occhi color nocciola erano velati di tristezza, forse solo in quel momento aveva realizzato cosa fosse realmente successo- Quando sono scesa ho trovato i miei genitori stesi sul pavimento, circondati da una pozza di sangue e con un pugnale conficcato nel cuore- Le sue mani aveva iniziato a tremare, stava perdendo il controllo ma cercava comunque di mantenere il controllo.
La voce a volte si spezzava, sembrava non avere la minima voglia di mettersi a singhiozzare davanti a noi, quindi riuscivamo a percepire solo dei gemiti sommessi.
-Forse è meglio se io e Vex andassimo a procurarle dei vestiti puliti, non può restare così- Disse Alanis, prendendo l'amica per un braccio e trascinandola fuori dalla stanza del Motel.
Io e Sam ne approfittammo per raccontarle un po’ il quadro generale della storia, se doveva restare con noi doveva anche sapere in cosa si stava cacciando.
La ragazza, naturalmente, non sembrava molto interessata a ciò che le stavamo dicendo, dopotutto aveva appena perso i genitori e aveva corso per chissà quanto tempo cercando di seminare l'Angelo che voleva la sua morte.
Quando Vex e Alanis tornarono diedero il tempo a Shirley di farsi una bella doccia e di cambiarsi.
Aveva bisogna di riposare, di rallentare un attimo e di riorganizzare la mente o altrimenti non sarebbe mai riuscita ad andare avanti.

La stessa notte..

Mi svegliai di soprassalto, un'altro incubo su Castiel e la sua morte.
Cercai di riprendere a respirare normalmente, strizzai gli occhi più volte e mi guardai intorno.
Sam dormiva nel suo letto in una posizione da perfetto contorsionista, Vex era accucciata come un cane ai piedi del suo letto, sembrava essere caduta in un sonno davvero molto profondo, perché quando mio fratello si mosse dandole un calcio in testa lei neanche se ne accorse.
Nel vedere quella scena mi venne quasi da ridere, più volte mi ero domandato che razza di Angelo fosse Vex, era tremendamente scoordinata nei movimenti, goffa, impacciata e incredibilmente isterica.
A differenza di Alanis che era sempre composta ed elegante, anche se non aveva perso del tutto la sua umanità ci teneva a far capire che non era debole come noi semplici esseri umani, le piaceva far capire agli altri che era lei a comandare e che non le si potevano mettere i piedi in testa.
Per non parlare del fatto che era una di quelle bellezze da far perdere il fiato, non che Vex non lo fosse, anche lei aveva un certo fascino, ma Alanis era una di quelle donne impossibili.
Anche lei dormiva accucciata su una sedia, ma aveva decisamente il sonno più leggero di Vex, che non si sarebbe svegliata neanche se una gru l'avesse trasportata da chissà quale parte.
Quando mi girai per assicurarmi che Shirley stesse dormendo mi accorsi che il suo letto era vuoto.
Prima di farmi prendere dal panico più totale e svegliare tutti, dei singhiozzi sommessi mi arrivarono deboli all'orecchio.
Mi alzai dal letto e raggiunsi la porta che poi mi richiusi alle spalle.
Era a qualche metro da me, mi dava le spalle ed era seduta su uno dei gradini in legno del Motel.
Non sapevo bene cosa fare, non ero mai stato bravo nel consolare le persone, ma fuori si gelava e non volevo che restasse lì tutta la notte a piangersi addosso.
Mi avvicinai lentamente per evitare di spaventarla, aveva il viso nascosto nelle mani, riuscivo a sentire i suoi singhiozzi, sembrava non essersi accorta della mia presenza.
-Hey, mi dispiace- Dissi, sedendomi accanto a lei e sfiorandole delicatamente un braccio con la mano.
La vidi sussultare, forse aveva voglia di stare da sola ed era anche comprensibile, molte persone in quelle situazioni preferivano non soffrire sotto gli occhi indiscreti di qualcuno che prova inutilmente a farle stare bene.
Per la prima volta da quando aveva varcato la porta del Motel, la scrutai dalla testa ai piedi, notando anche i dettagli più piccoli.
L'insegna al neon dell'auto grill a pochi passi da noi le illuminava parte del viso, i capelli castani le scendevano morbidi sulle spalle, leggermente mossi sulle punte, solleticandole le clavicole per via del lieve vento che tirava.
Le labbra sembravano quelle di una bambola porcellana, arrossate e un po’ screpolate per il freddo, ma comunque invitanti.
Poi mi soffermai sugli occhi, erano proprio quelli che ti facevano capire ciò che stava passando la persona interessata.
Le iridi erano di un marrone molto chiaro e brillante, la pupilla era circondata da piccole pagliuzze simili al colore dell’oro, erano interessanti ma non riuscivano a nascondere tutta la confusione, la disperazione e la tristezza.
Quando mi accorsi di non aver distolto lo sguardo neanche per un secondo, mi imposi di guardare altrove.
Non sapevo davvero che dire, sembrava non aver la minima intenzione di parlare, sapevo come ci si sentiva in quelle situazioni, la voglio di urlare ma non riuscire neanche a respirare, la collera che ti divora ogni secondo di più.
Non avere il controllo delle emozioni ma imporsi di non piangere, finché poi la rabbia non prende possesso di ogni parte del nostro corpo e, passo dopo passo, cadere a pezzi.
La vedevo torturarsi le mani, lo smalto rosso scuro ormai era totalmente rovinato, le unghie spezzate e i dorsi rigati da piccoli graffi e bagnati ancora dalle sue lacrime nel vano tentativo di asciugarle.
-Dovresti tornare dentro, fa freddo qui fuori- Fu l'unica cosa che le dissi, prima di alzarmi e porgerle un mano.
Poi, senza che me ne accorgessi, lei si alzò senza il mio aiuto e, inizialmente titubante, mi abbracciò senza stringere troppo.
Fu un gesto inaspettato ma decisi comunque di ricambiare la stretta, le posai una mano sui capelli e mi accorsi che era piuttosto bassina.
Aveva posato la testa sul mio petto involontariamente, era lì che mi arrivava, proprio dove batteva il cuore.
Per un secondo riuscì anche a percepire il suo profumo, sembrava cioccolato bianco o fragole, dolce e anche leggermente fruttato.
Quando rientrammo notai che Shirley si scostò da me come a fatica, forse quel contatto le aveva fatto piacere e come biasimarla, ero irresistibile.
Poi, dopo averle intimato di dormire per davvero, anche io mi lasciai cullare tra le braccia di Morfeo, questa volta senza traccia di Castiel e della sua morte.

Il mattino seguente

Avevo ricevuto da poco un sms con delle coordinate: 42, -89 che, secondo una ricerca su internet, portavano a Rockford in Illinois.
Leggendo un articolo, sul giornale del posto, abbiamo trovato la storia del Roosevelt Asylum di Rockford, in quel manicomio c'èrano stati già sette avvistamenti non confermati di fantasmi e due morti.
Decidemmo quindi di partire per l'Illinois, anche se in macchina Alanis, Shirley e Vex nei sedili posteriori stavano piuttosto strette.
Il viaggiò andò avanti con le continue lamentele di Vex che, a forza di muoversi, diede una capocciata al tetto della macchina.
-Hey, stai attenta che mi ammacchi il tettino!- Dissi io, più preoccupato per la mia Baby che per Vex.
-No, ma tranquillo, mi sono causata un'emorragia cerebrale post traumatica, niente di chè!- Rispose la bionda massaggiandosi il punto in cui aveva sbattuto, intanto gli altri cercavano di trattenere le risate.
Arrivati a Rockford mi finsi un Giornalista del Chicago Tribune per fare qualche domanda a Daniel Gunderson, l'Agente più anziano della pattuglia di Polizia e anche sopravvissuto all'attacco degli spiriti nel Manicomio.
Per mia sfortuna l'uomo si rifiutò di parlarne ma Sam, guadagnandosi la sua fiducia, si fece raccontare tutto.
-Che ti ha detto Gunderson?- Chiesi rivolto a Sam che era uscito dal bar insieme ad Alanis.
-Solo che Kelly era un buon agente, brillante, equilibrato e destinato a fare carriera-
-E nel privato?- Chiese Vex che aveva aspettato con me e Shirley fuori dal bar.
-Ogni tanto qualche screzio con la moglie, ma il loro rapporto funzionava, avevano anche deciso di avere dei figli-
-Quindi gli deve essere successo qualcos'altro-
-Esatto-
-E che ti ha detto del Manicomio?-
-Molte cose-

Il giorno seguente..

-Era necessario venire ad ispezionare il Manicomio?- Chiese Vex cercando di nascondere la strizza.
-Smettila di lamentarti e raggiungici- Dissi io aspettando che anche Vex scavalcasse la recinzione.
-Beh, ma io potrei anche rimanere qui ad aspettarvi..- Alanis la guardò malissimo e Vex fu costretta a scavalcare, anche se, visto la sua totale mancanza di agilità, cadde a faccia avanti sbucciandosi un ginocchio ed entrambi i gomiti.
-Ti poteva andare peggio, sarebbe potuta arrivare Alanis che ti avrebbe incrinato minimo tre costole- Dissi io, guadagnandomi una leggera gomitata dalla Rossa.
Una volta entrati la prima cosa che vidi furono bottiglie di birra vuote, graffiti ce imbrattavano gran parte dei muri, ingialliti e leggermente crepati dal tempo.
Iniziai a leggere ad alta voce una parte dell'articolo di giornale:
"1972, tre ragazzi irrompono nell'ala Sud, ne sopravvive uno solo, uno dei suoi amici impazzisce ed incendia l'edificio"
-Qualunque cosa sia successa, è qui dentro che dobbiamo cercarla- Disse Sam.
-La cosa strana è che non ci sono state altre vittime-
-Le porte sono chiuse da catene- Ci fece notare Alanis -forse sono rimaste così per anni-
-Per non far entrare la gente, o per non farla uscire-
Con un leggero colpetto Alanis riuscì ad aprire entrambe le porte, non ci restava che entrare nell'ala Sud e dare un'occhiata.
Purtroppo l'unica cosa che riuscimmo a trovare fu una targa con scritto Dottor Samford Ellicott.
Facendo una ricerca scoprimmo che in città c'era uno psicologo di nome James Ellicott, così Sam fingendosi un paziente andò da lui per avere più informazione su Samford Ellicott, nonché padre di James.
Scoprì che Samford era il Primario del Manicomio, che nell'ala Sud venivano curati casi più gravi ed una sera del 1964, scoppiò una rivolta ed i pazienti aggredirono il personale, ci furono moti morti e alcuni di loro non vennero più ritrovati, come il Dottor Samford Ellicott.
La stessa sera decidiamo di riandare al Manicomio e finire il caso una volta per tutte.
Quando arrivammo il rilevatore EMF era ai massimi livelli, poi ci separammo, Sam con Alanis e io con Shirley e Vex.
Sam venne attaccato da uno spirito, ma Alanis prontamente gli sparò un proiettile di sale contro e quest'ultimo svanì di colpo.
Intanto un'altro spirito riuscì a rinchiudere Shirley, la più inesperta del gruppo, in una stanza.
Cercai di aprire la porta ma sembrava come bloccata, intanto Shirley terrorizzata continuava a tirare pugni e ad urlare di farla uscire.
-Dean fammi uscire, ti prego! C'è un fantasma!-
-Calmati, ok? Devi affrontarlo, questi spiriti non vogliono farci del male, devi ascoltarlo, devi guardarlo!-
All'improvviso la porta si aprì e Shirley corse via, la presi per un braccio e gli dissi di calmarsi.
-137, lo spirito mi ha sussurrato 137- Disse, lo sguardo sconvolto e i capelli tutti arruffati davanti agli occhi.
Iniziammo a camminare alla ricerca della stanza che lo spirito ci aveva suggerito, poi la trovammo.
Sembrava quasi un ufficio, fogli sparsi su tutto il pavimento, sedie ribaltate e pareti rovinate.
Iniziammo a frugare in giro, cercando qualcosa di interessante, aprendo lo sportello di un mobiletto trovai proprio quello che sembrava essere il diario del Dottor Samford Ellicott, c'èra scritto tutto il resoconto di quello che succedeva ai pazienti.
-Un uomo dedito allo studio questo Dottor Ellicott, guarda qua..- Dissi io, sfogliando le pagine ingiallite di quel vecchio diario.
Alla fine Sam e Alanis ci raggiunsero ed io gli spiegai che in realtà il Dottor Ellicott torturava i suoi pazienti praticando su di loro degli esperimenti.
Seguendo le indicazione del diario e facendo un bel giro per tutto il Manicomio, riuscimmo a trovare il corpo del fantasma pazzoide.
Facendo luce con la torcia riuscì a vedere che da una specie di armadietto usciva una ciocca di capelli, quando lo aprì e vidi il corpo putrefatto del Dottore a stento riuscì a trattenere i conati di vomito, era davvero disgustoso ma non mi impedì comunque di spargerci sopra un po’ di sale e della benzina.
Poi, quando finalmente stavo per dargli fuoco, venni attaccato dal fantasma di Ellicott che mi spinse dall'altra parte della stanza.
Sam e Alanis provarono a colpirlo con un proiettile di sale, ma fu inutile perché vennero allontanati, i tentativi di Vex invece furono stroncati sul nascere perché venne colpita dal tavolo in metallo, cadde a terra priva di sensi.
-Non devi aver paura, voglio soltanto aiutarti, voglio guarirvi tutti quanti!- Diceva il fantasma, che ad un certo punto iniziò a bruciare davanti ai miei occhi.
Quando capì che era stata Shirley a dare fuoco al corpo del Dotto Ellicott senza che se ne accorgesse.
-Hey, ti senti bene?- Chiese la ragazza premurosa, inginocchiandosi davanti a me e afferrandomi per le spalle.
-Si, più o meno..- Mi aveva lasciato davvero senza parole, sembrava così ingenua che non mi sarei mai aspettato che potesse salvarmi la vita, anche se non lo avrei mai ammesso.
-Mi sono persa qualcosa?- Chiese Vex piuttosto stordita, vide il corpo frantumato del Dottor Ellicott e svenì di nuovo, questa volta a riportarla a casa fu Sam che se la mise in spalla come un sacco di patate.
Quando si riprese e si accorse del modo brusco con qui veniva trasportata si lamento come suo solito fare: - E' proprio vero che il Principe Azzurro è andato a farsi friggere! Sam, ma che cavolo, un po’ di delicatezza mi hai quasi fatto sbattere la testa su quella colonna di marmo!-
Guardai Shirley che camminava accanto a me cercando di non scoppiare a ridere, preferivo vederla così che sul punto di crollare e in lacrime.
Quando anche lei alzò lo sguardo verso di me sorrisi, quella ragazza era più forte di quanto si potesse immaginare.



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Note dell'autore:
Questa volta non c'è molto da spiegare, ho cambiato molto i fatti accaduti nell'episodio originale, ma voi sapete bene perché.
Che ne pensate di questa Shirley? La devo abbattere all'istante o può rimanere viva e vegeta all'interno della storia?
Naturalmente anche in questa fan fiction sboccerà l'amore , ma con molta calma, dovete avere pazienza.
Avete però già adocchiato qualche coppia futura o che vorreste vedere nascere?
Se vi va scrivetelo in una recensione, mi fa piacere sentire il vostro parere.
Detto questa, buona giornata e un bacio forte forte!

-Wolfass.

 

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Capitolo 6
*** 7x05 The Benders ***


Eccomi qua con un nuovo capitolo, non pensavo di aggiornare così velocemente ma credo che il prossimo capitolo lo pubblicherò un po’ più in là..
Comunque, anche questa volta ho tratto ispirazione da un altro dei miei episodi preferiti della prima stagione: The Benders 1x15
Buona lettura e ci vediamo sotto con altre noiosissime note!


The Benders

Dean’s pov.

Hibbing, Minnesota.
Era li che ci trovavamo io e Sam, travestiti da Agenti della Polizia di Stato, ad interrogare un bambino di nome Evan che ci raccontò di aver visto un uomo scomparire all’improvviso e di aver sentito un rumore che sembrava un lamento, un grugnito.
La stessa sera io, Sam decidemmo di portare Vex fuori per svagarsi un po’, ci aveva assillato tutto il giorno dicendo che conduceva la vita di un Angelo asociale.
Alanis e Shirley avevano preferito restare nella stanza del Motel a guardare un film e riposare.
Noi tre invece avevamo preso da bere al Kugel’s Kec, un “pub” se così si poteva chiamare, lì vicino.
-La polizia non esclude l’ipotesi del delitto..- Disse Sam, leggendo l’articolo del giornale.
-Vi prego, possiamo non parlare di mostri e rapimenti almeno per quindici minuti?- Vex aveva cercato disperatamente di bere un sorso di birra dalla mia bottiglia, ma l’ultima cosa che mi serviva era badare ad un Angelo ubriaco.
-E’ ora di tornare al Motel, voi intanto andate, io vado un attimo in bagno- Dissi io mentre vedevo Sam e Vex raggiungere l’uscita, naturalmente lei voleva restare ma per quella sera poteva anche accontentarsi.
Quando mi ritrovai nel parcheggio, però, non c’èra traccia di nessuno dei due.
Erano stati rapiti anche loro.
Tornai al Motel come una furia e raccontai tutto ad Alanis e Shirley, quest’ultima era stata svegliata bruscamente dal gran trambusto che avevo causato sbattendo la porta e gridando ad Alanis che dovevamo cercarli.
L’Angelo riuscì a farmi ragionare, mi aveva spiegato con calma che il mattino seguente saremo andati dalla polizia a sporgere una denuncia per la scomparsa.
Quella stessa notte Alanis riuscì a rintracciare Sam e Vex, l’unico problema è che li andò a cercare senza dirci nulla e il mattino seguente era scomparsa anche lei, non ci restava che andare al dipartimento di polizia e chiedere aiuto.
A darci una mano fu lo Sceriffo Katy Hudak, ci mostrò le foto delle telecamere di sicurezza e poco dopo passò un furgone che produceva lo stesso rumore descritto dal bambino, Evan.


Nel frattempo, in Minnesota rurale..

Sam si risvegliò in una gabbia, c’èra odore di fieno, sporcizia e fango.
Si trovava quasi sicuramente in campagna, anche perché l’aria era umida, secca e aveva piovuto da poco.
Si guardò intorno, nella stessa gabbia insieme a lui c’èra Vex, il viso sporco di terra, gli abiti stracciati e gli occhi chiusi.
- Vex, svegliati, dai..- Disse lui, assicurandosi che fosse ancora viva e stringendola a sé, cercando di farle riprendere i sensi scuotendola un po’.
-Si riprenderà presto, tranquillo- La voce di Alanis arrivò a lui quasi come un sussurro.
A differenza di Vex che nel momento in cui era stata attaccata non aveva opposto resistenza, Alanis con il suo bel caratterino doveva aver combattuto con tutte le sue forze.
I capelli erano attaccati fastidiosamente al viso, oltre ad essere sporca di sangue i vestiti erano tinti di rosso cremisi, segno che era stata ferita.
-E tu, ti riprenderai? Devono avertele suonate per bene..-
-Non è vero, non mi hanno fatto nulla-
Alanis era fatta così, non avrebbe ammesso per niente al mondo di essere stata sconfitta, il suo orgoglio veniva prima di tutto.
Era tenace, superficiale e dannatamente fredda, quasi glaciale.
E anche se Sam era tutto l’opposto, si era preso una bella cotta per l’Angelo dai capelli rossi.
-Dobbiamo uscire di qui- Disse lui, alzandosi e iniziando a scuotere le sbarre arrugginite della gabbia –Dean ci starà già cercando, ci troverà!-
-No, non riuscirà a trovarci..-A parlare fu Alvin Jenkins, l’uomo scomparso qualche giorno prima –chissà dove siamo, da un momento all’altro verranno a prenderci e per noi sarà finita!-
-Quelli che ci hanno rapiti, che aspetto hanno?-
-Giudica tu..- Rispose l’uomo sentendo la porta del fienile aprirsi, due uomini incappucciati erano venuti a portar da mangiare a Jenkins, che avaro aveva iniziato a trangugiare il “pasto”: un pezzo di pane e un bicchiere d’acqua.
In mano impugnavano dei fucile e con rabbia un di loro diede un colpo secco alla gabbia di Sam e Vex, quest’ultima finalmente riprese i sensi.
-Ma dove sono?- Chiese con la voce ancora impastata, il ragazzo le tappò la bocca e aspettò che i due uomini uscissero.
Una volta soli tolse la mano dalla bocca della ragazza, che lo guardava spaventata, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo.
-Tranquilla, andrà tutto bene, Dean ci tirerà fuori di qui..- Disse lui, prendendo il viso della ragazza tra le mani e costringendolo a guardarlo dritto negli occhi.
Vex aveva degli occhi davvero molto belli, non erano dello stesso verde di Dean, erano più limpidi e riuscivano a trasmettere dolcezza e gioia di vivere.
-Quelli non erano fantasmi, erano persone- Sussurrò Vex cercando di non farsi sentire da Jenkins, intanto Sam si era allontanato da lei per cercare il modo di uscire.
-Quanti pasti fai al giorno?- Chiese Alanis all’uomo che si trovava lì da più di tempo di loro.
-Soltanto uno, usano quel congegno per aprire la gabbia-
All’improvviso, dopo che Sam riuscì a staccare un occhiello da quello che sembrava essere una parte del macchinario di cui aveva parlato Jenkins, le porte delle gabbie si aprirono e l’uomo non esitò a scappare via dal fienile.
-No, non andare, potrebbe essere una trappola!- Urlò Sam, ma ormai era troppo tardi, quell’uomo venne ucciso poco dopo dai rapitori.
Le sue urla di dolore ci raggiunsero e Vex, vista la sua grande emotività, non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere, Sam non poté fare altro che abbracciarla e cercare di calmarla.


Tornando a Dean invece..

Io e Shirley stavamo parlando con Lo Sceriffo Hudak, ci disse che anche suo fratello Riley era scomparso tre anni prima, lo avevano cercato ma inutilmente,di lui non c’èrano tracce.
-So cosa significa sentirsi responsabile di chi si ama..coraggio, diamoci da fare- Disse la donna facendoci salire sulla sua macchina e iniziando a guidare per l’autostrada nascosta ormai dalla fitta nebbia.
Dopo circa mezz’ora notai una strada secondaria e dissi allo Sceriffo di fermarsi.
-Restate qui, controllo io- Disse lei incamminandosi davanti a noi – voi siete civili non vi posso portare con me, rischierei troppo-
-Non ti lasciamo da sola- Risposi a mia volta, lei alla fine rinunciò e mi porse la mano.
-E va bene, ma promettetemi di stare buoni-
Quando stavo per afferrare la mano in segno di accordo lei mi precedette e mi ammanetta alla sua macchina, la stessa cosa fece con Shirley che non riuscì ad opporsi per via della poca forza fisica.
-Saprò cavarmela da sola..- Urlò la donna prima di sparire per la strada secondaria.
Ad un certo punto sentimmo un furgone arrivare alle nostre spalle, dovevo trovare il modo di liberare sia me che Shirley.
Cercai di staccare la piccola antenna della macchina, ma senza successo, era troppo lontana.
-Aspetta, ci provo io..-
Vidi Shirley allungare il braccio più che poteva, poi finalmente la raggiunse e dopo averla svitata, si liberò dalle manette, corse verso di me e fece la stessa cosa.
Iniziammo a correre per la strada secondaria, poi finalmente trovammo una baracca nel bel mezzo del nulla.
La porta era semichiusa, quando entrammo vidi un uomo piuttosto anziano trafficare per la cucina, senza fare rumore ci ritrovammo nel soggiorno.
Una bambina ci colse alla sprovvista, con un piccolo coltellino mi ferì al fianco e poi iniziò ad urlare il nome del padre.
Quando riuscì a liberarmi mi ritrovai due bestioni pronti a iniziare una rissa, mi difesi bene ma erano comunque in due ed erano anche piuttosto grossi.
Uno di loro spinse Shirley contro la parete, le strinse forte una mano al collo e con l’altra la ferì sempre con un coltellino sul viso.
Prima che potessi muovere un solo passo verso di lei persi i sensi, qualcuno mi aveva colpito alla testa con una padella d’acciaio.
Che meraviglia!

Quando mi risvegliai ero legato ben stretto ad una sedia, sentivo il sangue colarmi sul viso e il fianco ancora dolorante per colpa di quella ragazzina e il suo stupido coltellino.
Alla mia destra c’èra Shirley, la ferita sulla guancia continuava a sanguinare, aveva un piccolo taglietto anche sul labbro e si stava riprendendo proprio in quell’istante.
Solo dopo mi accorsi di essere circondato dall’intera famiglia.
-Papà, diamogli la caccia..- Sussurrò uno degli uomini che mi aveva attaccato in precedenza.
Erano sporchi, vivevano come animali ed erano cresciuti come essi, selvaggi e senza un minimo di cultura.
-Ho capito bene? E’ questo che fate voi? Date la caccia alle persone..- Ansimai io, faticando a trattenere i gemiti di dolore.
-Hai mai ucciso qualcuno, ragazzo?- Chiese quello che doveva essere il capo famiglia –quando negli occhi della mia preda vedo il terrore che precede la morta, io mi sento potente come un Dio-
-Tu sei solo malato-
Avrei preferito non dirlo, uno dei suoi figli mi bloccò la testa all’indietro mentre il padre mi marchiava con un pezzo di ferro bruciato.
Il dolore era insopportabile, Shirley continuava ad urlare il mio nome dimenandosi come una furia sulla sedia.
Fecero la stessa cosa a lei spegnendole il fuoco su una gamba per zittirla, invece iniziò ad urlare sempre più forte.


Intanto nel fienile..

Quando uno dei rapitori aprì la gabbia con l’intento di uccidere Sam, il ragazzo riuscì a colpirlo più volte fino a stordirlo.
Aveva liberato anche Vex e lo Sceriffo Hudak, che era stata portata lì poco prima.
Vex si nascose insieme alla donna dietro ad un ammasso di scatole e sacchi per il grano ammucchiati in un angolo.
Sam aveva fatto saltare la corrente facendo in modo che Alanis potesse saltare di soppiatto alla schiena del rapitore, lo colpì in pieno viso ed estrasse il fucile dalle sue mani.
Sam, intanto era riuscito anche a mettere K.O. il capo famiglia, che preoccupato per i figli era sceso a controllare.
Il secondo rapitore puntò il fucile verso Sam che al momento dello sparo si abbassò permettendo all’uomo di ferire il padre ad una spalla.
Alla fine, quando tutti furono sistemati per le feste, Vex e lo Sceriffo vennero fuori.
Sam rientrò in casa per liberare il fratello e Shirley, quest’ultima stremata e sena forze venne presa in braccio da Dean, invece Alanis teneva ben stretta a sé Vex per paura che le potessero cedere le gambe.
Lo Sceriffo intimò loro di scappare prima che la pattuglia di polizia arrivasse e, dopo averla ringraziata, tornarono tutti nel loro squallido Motel.
Quando arrivarono Vex si addormentò all’istante sul divano, neanche il tempo di posare la testa sul cuscino che già stava russando.
Alanis stava per sedersi sulla poltrona, quando all’improvviso Sam le poggiò “amichevolmente” una mano sulla spalla e le disse – Il mio letto è libero, dormo io qua..-
La ragazza sorrise e lo abbracciò senza preavviso, Sam sapeva che quella sarebbe stata una delle rare occasioni in cui l’Angelo si lasciva andare, quindi ricambio stringendola forte e baciandole la fronte prima di lasciarla andare a dormire.
Quando Alanis sciolse l’abbraccio e diede le spalle al ragazzo, sorrise tra sé e sé, sicura che nessuno l’avesse vista.
Infine, Dean, posò delicatamente Shirley sul suo letto e dopo averle accarezzato con una dita la guancia ferita, sorrise e si lasciò cadere sulla sedia con le braccia incrociate e la testa nascosta tra di esse.
-Se non ci fosse stato il divano con ogni probabilità a me sarebbe toccato dormire per terra!- Disse Vex con la voce stridula prima di ricadere in un sonno profondo.


Note dell’autore: Ho notato che già qualcuno inizia a capire quali saranno le coppie, però voglio riservarvi una sorpresa!
Non c’è molto da spiegare, quindi mi limito a ringraziare chi mi segue e recensisce, anche i lettori silenziosi.
Alla prossima :)
-Wolfass.

 

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Capitolo 7
*** 7x06 Slash Fiction ***


Hey!
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo, questo è uno dei più importanti della stagione, quindi ho deciso di fare un Vex’s pov. anche per sdrammatizzare un po’.
Spero vi piaccia e se avete bisogno di chiarimenti scrivetemi un messaggio personale.
Buona lettura..


Slash Fiction






Vex’s pov.


Eravamo da poco arrivati a Whitefish, Montana, nel rifugio che apparteneva ad un vecchio amico di Bobby ormai morto, Rufus.
Ad accoglierci fu lo stesso Bobby intento a torturare Chet, il Leviatano che aveva cercato di ucciderci, per ottenere delle buone informazioni ma niente sembrava funzionare.
Il ragazzo dall’aspetto innocuo era in realtà legato ad una sedia con tanto di catene di ferro, non potevamo permetterci di farlo scappare.
-Bene Chet, vediamo come te la cavi con il frutto dell’albero velenoso..- Disse Bobby iniettandogli con una siringa bella grossa, un liquido nero nella gamba.
Da parte del ragazzo non ci fu nessuna reazione.
-Dobbiamo trovare il modo di ucciderlo, la fattura che gli ha lanciato lo stregone non durerà ancora per molto- Disse Dean – oppure ci toccherà fargli cadere addosso una macchina-
-In realtà Edgar è uscito da sotto quell’auto, sta bene anche se un po’ incazzato con voi- Rispose il Leviatano con nonchalance.
A quel punto intervenne Alanis, serviva qualcuno che lo mettesse alle strette, a cui non importava delle parole che gli venivano dette contro e in quello lei era perfetta, una vera lastra di ghiaccio.
-Come ci hai trovati?- Chiese, sedendosi di fronte a Chet su uno sgabello e imponendogli di guardarla negli occhi.
-Ho usato un software biometrico e un programma che compara i falsi nomi usati, risalendo quindi a voi quattro grazie anche ai ricordi contenuti nella mente di Castiel, quando eravamo “ospiti” nel suo corpo-
-Perché ci sveli tutto questo senza alcun problema? Sei stupido per caso?- Mi azzardai a dire, ma Alanis mi zittì con un gesto della mano.
-Perché io non vi temo, non potete fermarci, siamo più forti e non possiamo essere uccisi, stupidi giocattolini masticabili!-
Per la prima volta vidi Alanis perdere il controllo, era pur sempre un Serafino e quello la rendeva una delle creature Angeliche che potessero esistere.
I suoi occhi sprizzarono luce e nell’ombra della stanza, spuntarono sei ali color rosso cremisi.
Dovemmo allontanarci tutti per il forte lampo di luce che esplose in quel piccolo rifugio.
-Sarai anche più forte di loro, ma non sei certamente più forte di me- Sussurrò lei stringendo con una mano il collo del ragazzo, la sua voce sembrava più il sibilo di un serpente a sonagli - chiamami di nuovo giocattolino e giuro che troverò un modo per ucciderti e quando lo farò, ti assicuro che l’ultima cosa che vedrai prima di morire sarò io e il mio sorriso vittorioso-
Poi con un gesto secco lo decapitò e per la prima volta guardando Alanis mi resi conto di quanto fosse realmente potente ed estremamente pericolosa.
Nostro Padre l’aveva scelta per restare al suo fianco, era un guardiano ma prima di tutto una guerriera e, come ogni guerriero che si rispetti, chiunque gli si trovasse davanti doveva fare un passo indietro e non farsi neanche lievemente sfiorare dal pensiero di sfidarla o di sminuirla.
Quando tornò ad assumere sembianze umane, dopo esserci ripresi dallo shock iniziale, notammo che anche se la decapitazione non uccideva un Leviatano ma era in grado di rallentarlo.
Ad un certo punto la porta si aprì di colpo e Shirley, che era rimasta tutto il tempo nel soggiorno, arrivò come una furia da noi non ricordandosi di indossare ancora il pigiama.
- Ragazzi, perché il telegiornale sta parlando di voi?-
Quando salimmo per controllare, a quanto pareva due Leviatani quella mattina si erano dati da fare assumendo le loro sembianze:

A quanto pare i Winchester hanno fatto una strage nella First Bank di Jericho: i due fratelli, creduti morti per anni, sono ora al centro di una caccia all’uomo a livello nazionale!

Diceva il conduttore televisivo, mostrando le immagini delle telecamere di sicurezza.
-Troviamo quei culi di scimmia e facciamoli fuori, questione risolta!- Disse Dean parecchio alterato.
-Un momento, tutte le forze dell’ordine di questo paese conoscono i vostri brutti musi..- Bobby aveva ragione – ma se proprio dovete essere stupidi almeno fatelo con intelligenza, contattate questo tizio, si chiama Frank Deveraux-
-E chi è?-
-Un coglione che mi deve un favore, è in grado di farvi andare in giro con un basso profilo, per quanto sia possibile..- Diede a Dean un foglietto con scritto dove potevamo trovarlo - Nel frattempo io continuo a lavorarmi Chet il chiacchierone, la decapitazione è una buona idea ma non è abbastanza, è meglio se Alanis rimanga qui ad aiutarmi in caso di pericolo-
-No aspetta, lei non può lasciarmi andare da sola, non sono abbastanza forte..-Dissi io supplicando Alanis con lo sguardo.
-Ce la farai anche senza il mio aiuto, se fossi nei guai riuscirei a percepirlo e con il teletrasporto sarò lì in pochi istanti - Il tono di voce che aveva usato mi faceva capire che era meglio arrendersi immediatamente.
-Allora io vado a preparami..- Disse Shirley avviandosi verso la camera da letto, secondo me voleva trovare sempre qualcosa da fare per non permettere al pensiero della morte dei suoi genitori di riaffiorare.
E poi non sembrava intenzionata a parlarne, non che fosse fredda come Alanis, però era chiusa come un riccio, tremendamente timida e dallo sguardo smarrito.
Quando la guardavo negli occhi non vi leggevo niente dentro, erano vuoti.
Non riuscivo a vederla come una creatura malvagia, piena d’odio e rancore.
Era solo una ragazzina di diciotto anni a cui era crollato il mondo addosso in una sera, aveva perso tutto: la famiglia, una casa fissa, gli amici e soprattutto la fede, ogni sua speranza era andata perduta.
Ora che ci pensavo meglio, anche Dean si sentiva esattamente così, ma non lo avrebbe mai ammesso.
Avrebbe preferito cucirsi la bocca che sfogarsi con qualcuno dicendo quanto in realtà stava male, lo aveva fatto solo quando era tornata dall’Inferno, lo aveva detto a Sam.
Come sapevo tutte quelle cose? Semplice, il più piccolo dei Winchester era completamente diverso da Dean, aveva bisogno di parlare e confidarsi con qualcuno e chi meglio di me?
Mi piaceva vederlo raccontare, torturarsi le mani per trovare le parole giuste e scostarsi i capelli che gli ricadevano costantemente davanti al viso.
Poi decisi di risvegliarmi dai miei pensieri, ci aspettava un’altra lunga avventura, questa volta senza la mia Rossa preferita al mio fianco.

La stessa sera..

Era ormai calato il buio più totale, Shirley si era sdraiata sui sedili posteriori, facendo sì che io fossi spiaccicata contro il finestrino con le sue gambe sopra le mie.
Cercai di muovermi un po’ per svegliarla ma quando lo feci mi guadagnai una bella botta sul naso causata dalla sua Converse bianca, la vidi scusarsi immediatamente, mentre io ordinai a Sam di scendere alla prossima stazione di rifornimento per prendere un po’ di ghiaccio.
Il proprietario però lo riconobbe come il famigerato assassino e lui corse via prima che potesse fermarlo, naturalmente era tornato senza il mio ghiaccio.
Poi, finalmente, arrivammo a casa di quel Frank.
Sam iniziò a bussare ma nessuno rispose, la porta era semichiusa quindi decidemmo di entrare.
Le luci erano spente ma ad un tratto una piccola abat jour si accese, seduto ad una poltrona c’èra un uomo in pigiama che ci puntava un arma contro.
Gran bel modo di accoglierci in casa, Frank!
Quando capì che eravamo innocui e che ci mandava Bobby, si arrese e decise di darci una mano.
Finalmente avevo incontrato qualcuno più fuori di testa di me, anzi, a quello gli era proprio partito il nocciolino!
Distrusse tutti i falsi documenti di Dean e Sam, gli consigliò di usare nomi comuni e non di personaggi famosi.
-Che vi piaccia o no, da oggi sarete Tom e John Smith - Aveva detto, lanciandogli i nuovi documenti d’identità.
Inoltre, dovevano usare denaro contante, cambiare spesso e a caso numero di telefono e evitare i luoghi video sorvegliati.
Infine, l’uomo distrusse il laptop di Sam e gliene fornì uno nuovo, chiedendo poi un compenso di 5000$ per tutti i loro nuovi documenti.
Cosa importante, Dean avrebbe dovuto anche cambiare auto.
Prima di mandarci via, Frank ci fornì una mappa con su indicati tutti i luoghi dove i Leviatani hanno colpito, avvisandoci che lo schema che seguono non è casuale.
Lasciammo casa di Frank su una Ford Pinto, ancora più scomoda dell’Impala.
Dean era talmente sconvolta da staccare il cavallo di gomma che penzolava all’interno dell’auto e buttarlo via, peccato che con la sua infallibile mira riuscì a colpirmi dritto in faccia.
- Oh ma dai! Sto per caso su Punk’d?-
Sam scoprì, inoltre, che i Leviatani stavano seguendo il percorso secondo l’ordine cronologico di tutti i loro casi.
La prossima tappa era St. Louis e naturalmente Dean si fermò a mangiare alla tavola calda “Connor’s Diner” in Missouri.


Nel frattempo al rifugio di Rufus..

Alanis, dopo aver convinto Bobby a fare una pausa dopo aver torturato Chet per ore, decise che per un giorno poteva anche mostrarsi gentile e preparargli la cena.
Bobby era scorbutico, brontolone e burbero nei modi di fare, ma all’Angelo faceva piacere passare del tempo in sua compagnia.
Intanto avevano chiamato Sam e Dean per chiedergli come stavano proseguendo le ricerche, li avvisarono anche che a St. Louis i due Leviatani avevano già colpito.
Dopo aver cenato, Bobby tornò da Chet, che questa volta aveva assunto le sue sembianze.
Ad un certo punto qualcosa iniziò a colare dal soffitto in legno e a Chet sembrava proprio non piacere visto che ogni goccia gli lacerava la pelle.
Quando andò a controllare, vide Alanis intenta a pulire per terra con uno straccio.
-Scusami, ho combinato un casino..-
Bobby, in preda alla felicità corse verso l’Angelo e lo abbracciò con forza, Alanis naturalmente non capiva il perché di quel gesto tanto affettuoso.
- Che diavolo c’è in quel secchio? – Chiese l’uomo sciogliendo l’abbraccio e indicando il contenitori ai piedi della ragazza.
- Un solvente a base di borace, perché?-
-Credo proprio che tu abbia trovato il modo per uccidere quei bastardi!-

Intanto nell’Iowa ad Ankeny..


Ed io che pensavo che la situazione non potesse peggiorare, un Angelo che veniva ammanettato e portato in prigione insieme a due cacciatori e un Nephilim.
Se non mi trovavo su Scherzi a Parte allora stavo proprio impazzendo.
Avevamo trovato i due Leviatani e la Polizia aveva pensato che fosse il momento giusto per arrestarci, scambiandoci per i veri criminali.
Io e Dean finimmo nella cella uno, Sam e Shirley andarono nella sala interrogatori.
- Sceriffo, ho diritto ad una telefonata – Disse Dean impugnando le sbarre in acciaio, io ero sdraiata a pancia in giù se quel lettino alquanto scomodo con la testa immersa in un cuscino più duro della pietra.
- Certo, quante persone hai ucciso negli ultimi giorni? E vieni a parlarmi dei tuoi diritti?- Rispose lo Sceriffo.
-La prego, mi faccia fare una sola telefonata –
Lo Sceriffo alla fine acconsentì ma fu costretto ad interrompere la chiamata subito dopo.
-Borace, decapitazione? Ma che razza di malati siete tu e i tuoi amici?- Chiese l’uomo esterrefatto prima di uscire dalla porta.
Tempo neanche dieci minuti che lo vedemmo riapparire con una faccia sconvolta.
-Che succede?- Chiese Dean alzandosi e raggiungendo nuovamente le sbarre.
Lo Sceriffo ci fece uscire e poi, su richiesta di Dean, andò a recuperare tutto ciò che conteneva del borace, detersivi, saponette e quant’altro.
Quando anche lui uscì nel atrio venne attaccato dal Leviatano con le sembianze di Sam.
Aveva provato a sparargli inutilmente, ma lui lo colpì facendogli volar via dalle mani la pistola, inoltre lo aveva colpito più volte fino a farlo cadere a terra.
Mi dissi che non potevo restare lì e non fare niente mentre quel mostro uccideva Dean, quindi gli tirai un pugno in faccia.
Naturalmente a lui non fece neanche il solletico, però lo fece arrabbiare parecchio perché dalla collera mi spinse via come fossi un fuscello e mi fece sbattere contro la lastra di vetro che conteneva foto e altri oggetti preziosi appartenenti alla polizia.
Vidi poi Dean rialzarsi ed impugnare un ascia nelle mani mentre lo Sceriffo tirava un secchio di borace addosso al Leviatano che venne in seguito decapitato dal maggiore dei Winchester.
Come ciliegina sulla torta, quella roba nera che doveva essere il sangue del mostro mi sporcò sia i vestiti che una parte del viso.
Davvero splendido!


Nella sala degli interrogatori..


Sam e Shirley erano seduti su due sedie davanti ad un tavolo con le manette ancora intorno a polsi.
Quando la porta si aprì videro entrare Dean, inconsapevoli del fatto che fosse in realtà il Leviatano.
-Non sono tuo fratello, ma siamo in stretto contatto – Disse la creatura avvicinandosi ai due ragazzi ammanettati - volevo solo farti sapere quanto abbia iniziato ad odiare te e tuo fratello da quando vi indossiamo, siete sempre così determinati a fare i buoni ed è una cosa che davvero non sopporto!-
Improvvisamente il vero Dean sfondò la porta con il piede e lanciò del borace anche sull’altro Leviatano, poi decapitò anche lui.
Lo Sceriffo liberò sia Sam che Shirley, quest’ultima ancora sconvolta da quello che era appena successo.
L’ultima cosa da fare era convincere lo Sceriffo a farli risultare tutto morti, questa volta acconsentì senza problemi.
Salirono di nuovo sulla Ford Pinto diretti al rifugio di Rufus, dove ad aspettarli c’èrano Bobby ed Alanis sul divano immersi nel mondo dei sogni.
Avevano guidato quasi per tutta la notte e Vex e Shirley si erano addormentate tutte avvinghiate e stanche sui sedili posteriori.
Sam e Dean si girarono un istante a guardarle e sorrisero, almeno loro sarebbero riuscite a “riposare”.


Note dell’autore:
Un capitolo bello pieno eh!
Alanis si sta facendo trasportare dalle emozioni a quanto sembra, il prossimo “pov.” sarà il suo, così capiremo cosa gli sta succedendo.
Per la sorpresa di cui vi parlavo dovrete aspettare ancora un po’, posso dirvi che riguarda Vex però.
Tra Shirley e Dean c’è un buon feeling, ma si evolverà tutto molto lentamente.
Sembra proprio che invece a Sam piaccia Alanis, il sentimento sarà ricambiato?
Ringrazio sempre chi mi segue e recensisce, anche i lettori silenziosi però ;)
Detto questo vi saluto e alla prossima puntata!

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Capitolo 8
*** 7x07 The Jersey Devil ***


Hey, scusate per il ritardo ma la scuola mi ha tolto molto tempo!
Torno questa volta con uno Shirley's pov. mentre credo che il prossimo sarà di Sam
Ho voluto scirvere cosa provasse una delle nuove protagoniste anche perchè non vorrei passasse inosservata, i Leviatani questa volta l'hanno fatta grossa!
Vex e i suoi capricci non mancano mai naturalmente, servono per rendere più comica una storia già parecchio seriosa di suo.
Ho cambiato il titolo originale dell'episodio perchè era troppo lungo, gli avvenimenti però sono più o meno simili.
Spero che questo capitolo non vi deluda, vi lascio alla lettura e se avete bisogno di spiegazioni scrivetemi un messaggio personale :)
Alla prossima xx


The Jersey Devil

Shirley’s pov.


Io e Dean eravamo appena usciti da un Fast Food, erano circa le dieci del mattino.
Sam, Alanis e Vex ci aspettavano al Motel, sarei dovuta rimanere anche io ma in quell’ultimo periodo cercavo continuamente di trovare qualcosa da fare altrimenti sarei sprofondata nella più totale depressione.
Avevo perso entrambi i miei genitori e non riuscivo ancora a capacitarmene, ogni volta che i miei pensieri volavano a loro era come se mi spegnessi, ricordavo quella maledetta notte e mi pentivo di non essere uscita dalla mia camera e morire al posto loro.
Erano morti a causa mie e del mio essere diversa, sbagliata.
Non ero una ragazza come tutte le altre, ero un Nephilim e questo proprio non riuscivo ad accettarlo.
Anche se la mia natura malvagia faticava ad uscire, c’èra ugualmente ed era proprio quella a rendermi un mostro.
Ma nonostante tutto i miei genitori mi amavano ed erano pronti a salvarmi la vita, ero la loro bambina e lo sarei stata per sempre.
Non sarei mai stata in grado di dimenticare gli abbracci di mia madre, tutte le volte che mi aveva aiutato quando avevo bisogno di aiuto e i suoi continui “ti voglio bene” .
Quando a scuola i compagni mi erano contro, non avevo amici e tornando a casa in lacrime lei mi disse: “Sai perché fanno così? Perché sono deboli, sono fragili e incoscienti. Non devi preoccupartene, tesoro, un giorno avranno ciò che meritano e tu sarai felice perché sarai circondata da persone che ti amano a differenza loro, soli in un mondo che non li accetta.” Poi, asciugandomi le lacrime con i dorsi delle sue mani mi disse: “Io per te morirei..”
A quei tempi, però, non sapevo che quelle parole si sarebbero avverate.
Quando ero piccola chiedevo sempre a mia mamma di non morire mai, di essermi sempre accanto e lei mi rispondeva che ci sarebbe sempre stata, anche quando un giorno non l’avrei più vista.
E ora sapevo che lei c’èra, mi sarebbe sempre stata vicina, anche se non allo stesso modo di prima.
Poi ricordai i sorrisi di mio padre, quelli rari ma sinceri.
Perché lui era così, in diciotto anni non mi aveva mai detto “ti voglio bene” ma sapevo benissimo quanto amore provava per me e che ogni suo rimprovero serviva a rendermi più forte, a preparami alle ingiustizie che la vita mi avrebbe riservato.
Ma che vita sarebbe stata la mia senza di loro? Semplicemente non era una vita, perché io quella notte ero morta con loro ma nessuno se ne era ancora accorto, fingere un sorriso e mostrarsi indifferente bastava a far credere alle persone di stare seriamente bene.
-Tutto okay?- Chiese Dean, riportandomi alla realtà.
Quei pensieri mi avevano fatto cedere, la mia barriera si era sbriciolata senza che me ne rendessi conto.
-Si, tutto apposto..-
Guardai in alto per ricacciare indietro le lacrime, sistemandomi i capelli per nascondere il gesto.
Non sembrava molto convinto dalle mie parole ma decise comunque di lasciar perdere, con me era una battaglia persa.
Entrammo in macchina e per la prima volta mi sedei di fianco a Dean.
Mi faceva piacere averlo vicino, sapevo che era l’unico a capire come ci si sentisse, suo fratello mi aveva raccontato quello che aveva passato e inizialmente non gli credesti.
Mi girai per guardarlo alla guida, gli occhi verdi fissi sulla strada, la mascella serrata e la solita espressione da duro, come se quello che stesse accadendo non lo scalfisse di un centimetro.
Sapeva fingere piuttosto bene, quello era sicuro.
La luce lo colpì dritto in viso e fu costretto a chiudere gli occhi in due fessure, notai solo in quel momento che delle piccole lentiggini gli contornavano il naso e le guancie, erano quasi del tutto impercettibili ma ugualmente adorabili.
Sorrisi, era piacevole alla vista, i capelli biondo cenere e la barba rasata sempre ben curata, le labbra ben definite, leggermente a forma di cuore e sicuramente anche molto morbide.
Quando si accorse che lo stavo fissando così intensamente, alzò un sopracciglio confuso.
Abbassai immediatamente lo sguardo, sulle cosce avevo il pacchetto del Fast Food ancora caldo che mi bruciava un po’ la pelle.
Non sapevo che fare, visto che c’èra un silenzio piuttosto imbarazzante decisi di accendere la radio.
Proprio in quel momento passava una delle mie canzoni preferite, quella che amavo cantare insieme a mio padre.
“Don’t cry” dei Guns N’ Roses, ovvero il mio gruppo preferito.

I know how you feel inside I've
I've been there before
Somethin's changin' inside you
And don't you know


So come ti senti dentro
Ci sono passato prima
Qualcosa sta cambiando dentro di te
E tu non lo sai


Bene, ci mancava solo quella canzone per ricordarmi che mi ritrovavo in una situazione di merda.
Cercai di ricacciare le lacrime che minacciavano di scendere, mi imposi di guardare fuori dal finestrino.
Mi passai un mano davanti agli occhi umidi, tirai ancora più giù le maniche del golfino arancione e cercai di respirare piano per riprendere il controllo.
-Se vuoi mi fermo..- Disse Dean accorgendosi del mio disagio ma rimanendo comunque con gli occhi fissi sulla strada, freddo.
-Si, grazie-
Lo vidi fermarsi a pochi metri su una strada secondaria, prima di aprire la porta mi ripromisi di non guardarlo negli occhi, mi vergognavo troppo.
Lo vidi posarsi sul cofano della macchina con le mani nelle tasche, io feci lo stesso ma gli diedi le spalle.
Guardai il cielo davanti a me e fui sopraffatta dalle emozioni.
Non ho più niente, ho perso i miei genitori, la mia casa e la mia vita non può più definirsi una “vita”.
Pensai, maledicendomi per essere nata.
Iniziai a tremare, scrollai il capo e nascosi il viso tra le mani, non potevo più far finta di nulla.
Sentivo le lacrime annebbiarmi la vista, scendere presuntuose sulle guance e il mascara macchiarmi il viso di nero.
-Parlami-
-Non ho nulla da dire, non a te..- La mia voce uscì roca, incerta e per niente autoritaria, al contrario sembrava che stessi chiedendo aiuto.
-Sicura?- Si voltò per guardarmi, riuscivo a sentire il suo sguardo gravare sulle mie spalle – Perché so come ci si sente, sai?-
-Davvero? Perché io invece vorrei..-
-Non sentire nulla? Neanche una dannatissima cosa- Disse lui interrompendomi e aveva ragione, avrei solo voluto chiudere gli occhi e non svegliarmi con il solito macigno sul petto.
Lentamente mi girai e solo in quel momento incontrai il suo sguardo, non era più freddo come prima, sembrava più comprensivo e rilassato.
Un’altra lacrima solcò silenziosa la mia guancie e Dean, prontamente, allungò la mano per asciugarla.
Il contatto con la sua mano calda contro la mia pelle fredda e bagnata mi fece rabbrividire appena, forse perché quel gesto fu del tutto inaspettato ma comunque piacevole e rassicurante.
-Ora saliamo in macchina, dobbiamo tornare al Motel o ci prenderanno per dispersi-
Si lasciò cadere la mano lungo il fianco e con un’ultima folata di vento tra i miei capelli, mi sedetti di nuovo accanto a Dean e, questa volta più serena, ripresi il viaggio in macchina.

Durante il corso della giornata..

Quella mattina Sam aveva approfondito la ricerca di un nuovo caso: il presunto Diavolo del Jersey.
C’èrano già state parecchie vittime, tra cui un uomo che era stato ucciso nella foresta di Wharton State-The Pine Barrens in New Jersey.
Quindi, dopo esserci muniti di attrezzatura da campeggio, partimmo per il New Jersey nonostante le sempre più frequenti lamentele di Vex.
-Sono scesa sulla terra per fermare l’Apocalisse, non per fare una bella rimpatriata di famiglia al campeggio ed essere divorata dai morsi di zanzara e ragni velenosi!-
Ormai ci limitavamo ad alzare gli occhi al cielo, se Vex era in preda ad una crisi isterica di primo grado non potevamo fare altro che non fosse assecondarla.
Secondo il ranger capo Rick Evans, che avevamo deciso di intervistare io e Alanis, non era possibile che ad uccidere tutte quelle persone fosse stato un orso, come veniva scritto sui giornali.
Affermò anche che un suo amico, Phil, era scomparso da qualche giorno e che forse avrebbe dovuto fare rapporto.
Risultava estremamente calmo e non curante della situazione, si limitava a mangiare il suo panino Turducken con carne di pollo, anatra e tacchino, una vera bomba calorica che se solo avessi assaggiato mi sarei guadagnata ben tre o quattro chili in più.
Naturalmente Dean non si fece troppi problemi, quando ci raggiunse insieme agli altri la prima cosa che ordinò fu proprio quel panino.
Vex continuava a rubare patatine dal mio piatto e Alanis la rimprovera dicendogli che non era buona educazione.
Dopo aver pranzato ci inoltrammo per la foresta , il cinguettio regolare degli uccelli, il fruscio delle foglie degli alberi mossi dal vento e Vex che starnazzava correndo da una parte all’altra perché si era ritrovata un enorme insetto sulla spalla.
-Toglimi questo mostro gigante di dosso!- Aveva urlato prima di fiondarsi nella braccia di Sam, che per non farla cadere a terra fu costretto a prenderla in braccio.
Che la Biondina fosse cotta del minore dei Winchester era palesemente ovvio, ma la faccia di lui in quel momento fu in ripagabile.
-Sam, se proprio ci tenevi tanto a prendermi in braccio bastava chiedere eh!- Disse lei facendosi rimettere a terra e, facendo finta di niente, si spostò dal viso una ciocca di capelli.
Dopo aver camminato per circa un’ora trovammo il corpo di Phil appeso ad un ramo, o meglio ciò che rimaneva del corpo di Phil, solo un braccio martoriato a penzoloni.
Quando il capo ranger Rick arrivò sul posto avvertì la polizia del ritrovamento del corpo, ma non riuscì a terminare la chiamata che fu attaccato e trascinato via dal Diavolo del Jersey o qualunque cosa fosse.
Iniziammo a correre (tutti tranne Vex, lei non correva ma camminava svelta) e quando finalmente Bobby riuscì a colpire la creatura che si aggirava sugli alberi nel tentativo di mangiare il ranger, notammo che quello a cui aveva sparato non aveva l’aspetto di un mostro, ma di un essere umano.
Sam e Dean trasportarono il corpo dell’uomo nella baracca in cui alloggiavamo per esaminarlo meglio e scoprire le sue origini.
Gerald Browder, alto un metro e settantacinque, capelli castani e occhi azzurri..cento kilogrammi.
Diceva il suo documento, in realtà sembrava pesare davvero molto poco.
Nello stomaco dell’essere Bobby trovò resti umani e altre cose ma fu sorpreso nel vedere come le sue ghiandole surrenali fossero aumentate di volume e avessero un colore diverso.
Mentre il corpo veniva aperto e studiato Vex fu costretta ad allontanarsi, gridando che ne aveva già avuto abbastanza e che se fosse rimasta un secondo di più sarebbe svenuta.
Neanche il tempo di finire la frase che era inciampata nel tappeto e rischiava di spiaccicare il viso contro la porta nel bagno.
-Tranquilli, sto bene!- Sbraitò infine chiudendosi la porta alle spalle e brontolando qualcosa a bassa voce.
Dean, invece, non faceva altro che ripetere di essere affamato e che avremmo dovuto cenare, mentre Sam ispezionando il corpo si sforzava di non vomitare in simultanea a me.
Quando ci recammo di nuovo al ristorante Biggerson’s notammo che a Dean non importava nulla di ciò che stava accadendo, era troppo preso dal mangiare il suo panino come il resto dei clienti.
Il problema effettivamente era proprio nella carne che lo componeva, da lì fuoriusciva la stessa melma dei Leviatani.
Iniziammo poi a seguire il furgoncino che si trovava fuori dal Biggerson’s e che trasportava le merci, intanto Dean sui sedili posteriori si era comodamente addormentato sulle mie gambe.
Alanis aveva deciso di rimanere in quella baracca insieme a Vex, quando quest’ultima si impuntava era capace di far esaurire anche il Serafino più potente.
Fortunatamente Dean si risvegliò proprio quando arrivammo davanti alla fabbrica di quei famosi panini, le mie gambe sotto il suo peso avevano completamente perso la sensibilità.
Una macchina parcheggiò a pochi metri da noi, Sam iniziò a guardare dal binocolo e ci informò che Edgar il Leviatano aveva appena fatto uscire dal cofano della sua auto Brendon, il cameriere che ci aveva servito al ristorante.
Quella notte, per evitare di essere scoperti, restammo in macchina ben nascosti da occhi indiscreti.
Il mattino seguente Sam si appostò nel retro della fabbrica e Bobby decisi di parlare a Dean riguardo a come si sentisse davvero.
Sapevo che era sbagliato, ma feci finta di dormire ed ascoltai la loro conversazione.
Sapevo che per Dean aprirsi era piuttosto difficile e personalmente non avevo voglia di rovinare il tentativo di Bobby di farlo sentire meglio.
-Bobby sono qui, ok? Sto lavorando ad un caso, qual è il problema?-
-Ho visto morire molti cacciatori e tu stai iniziando a parlare come quelli morti, Dean-
-No, sto parlando come parlano le persone quando non ne possono più- Fece una breve pausa, poi riprese – quando non riescono a capire perché pensavano che tutto questo fosse importante –
-Andiamo, hai provato a chiudere con il passato e a fare la persona con Lisa e Ben ed eccoti qua con un vecchio scorbutico e un furgone pieno d’armi!- Diceva Bobby con il tono leggermente seccato – Trovati le tue ragioni per tornare a combattere, può essere per amore, vendetta o per una scommessa da dieci dollari, non mi interessa. Sono stato ad abbastanza funerali, se muori prima di me ti ammazzo-
Ad interrompere la conversazione fu Sam entrando bruscamente sui sedili posteriori dimenticandosi di me e facendomi sbattere la testa sullo sportello opposto.
Prima che potessi dire anche un semplice “Ahi!” attraverso il binocolo Dean e Bobby videro Dick Roman scendere dalla sua lussuosissima macchina ed entrare nella fabbrica.
Ovvero l’uomo di cui non si faceva altro che parlare, ripeteva sempre: “Se vuoi vincere devi essere lo squalo e gli squali devono mangiare”
Intanto Bobby era salito sul tetto per vedere cosa succedeva dalla finestra del piano inferiore.
-Dick sta convincendo il Dottore a mangiare se stesso..-
Un altro Leviatano lo sorprese con un pugno in pieno viso e lo portò da Roman intenzionato ad interrogarlo sulle intenzioni sue e dei Winchester.
Nessuno di noi poteva salvare Bobby senza rimanerci secco, non sapevamo uccidere i Leviatani e in quella fabbrica ce ne erano minimo quattro.
L’unica cosa da fare secondo Dean era rubare un furgone ed entrare molto gentilmente dalla porta bagnando i Leviatani con il detersivo contenente il Borace.
Sentendo le urla anche Dick ci raggiunse, venne colpito anche lui ma non si scompose più di tanto, in realtà le sue ferite si stavano già rimarginando.
Bobby aveva trovato il modo di scappare e sparare alla schiena di Roman, distraendolo così che Dean potesse versargli altro detersivo addosso.
Iniziammo a correre verso il furgone, subito dopo salì anche Bobby che era rimasto un po’ più indietro.
Io nella fretta ero quasi caduta a terra , Sam però era riuscito a sorreggermi e a farmi salire con lui sul sedile davanti sulle sue gambe.
Dean mise in marcia e partimmo, nessuno di noi inizialmente si era reso conto che Dick Roman era riuscito a colpire Bobby con una pallottola dritto in testa.
-Menomale che sei salito, ti ha quasi staccato la testa!- Disse Dean senza ricevere alcuna risposta dal suo amico.
Sam gli porse il cappello ma anche questa volta non ci fu nessuna reazione da parte di Bobby, poi quando ci girammo per controllare capimmo in che condizioni era davvero.
Stava morendo e noi non se ne eravamo resi conto, non lo avevamo potuto evitare.



 

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Capitolo 9
*** 7x08 Death's door ***


Note dell’autore:
Hey, si sono ancora viva! Scusate per il ritardo ma il mio computer era deceduto..
Comunque visto che questo sarà un capitolo piuttosto triste ne ho già pronto un altro, il prossimo, molto più comico e leggero, ditemi quando lo volete e lo posto
Come promesso questo è il primo Sam’s pov.
Spero sia di vostro gradimento, buona lettura..
 
 Runnin

Sam’s pov.

Erano passati due, forse tre giorni da quella maledettissima sera.
Bobby era stato colpito con un proiettile da Dick Roman, che sembrava aver proprio una mira infallibile.
Inizialmente nessuno si accorse di nulla, quando però realizzammo quello che era successo il panico ci accolse a braccia aperte.
Continuavamo a gridare il suo nome ma niente, nessuna risposta, nessun segno di vita.
Scostai Shirley e passai al sedile posteriore, dovevo verificare quanto realmente le condizioni di Bobby fossero gravi e sembrava proprio che lui stesse camminando su una sottile linea tra la vita e la morte.
Dean accelerava ma continua ad urlare, Shirley era sul punto di scoppiare a piangere per l’esasperazione ed io cercavo di mantenere la calma, naturalmente non ci riuscì.
Poi mi accorsi che c’èra ancora polso, anche se i battiti del cuore erano irregolari e rallentati c’èra ancora una speranza.
Quando arrivammo all’Hammonton Regional Hospital i Dottori correvano da una parte all’altra scansandoci bruscamente e gridando “Ferita da arma da fuoco sul lobo frontale destro. Nessun foro d’uscita”
Bobby venne trasportato su una barella nel reparto di rianimazione, mentre noi non potevamo fare altro che guardare la scena da lontano, immobili.
Continuavamo a guardarci intorno, non potevamo fare nulla.
Poi un infermiera si avvicinò e tirò le tendine, non riuscivamo più a vedere cosa stesse realmente succedendo.
“Lo stiamo perdendo” Disse una voce maschile con immensa serenità. 
Guardai Dean, respirava a fatica, il corpo rigido e lo sguardo fisso davanti a sé.
-E’ stabile per il momento -  Il Dottore uscì dalla sala rianimazione e ci raggiunse – Non ci resta che aspettare..-
Mi appoggiai al muro e incrociai lo sguardo di Dean, se solo non fosse stato tanto orgoglioso e testardo sarebbe scoppiato a piangere.
Un po’ come stava facendo Shirley, più lontana da noi teneva la mano davanti alla bocca per trattenere i singhiozzi e le lacrime erano riuscite a bagnare persino la maglietta.
Come se non bastasse un altro uomo piuttosto basso e paffuto chiese a Dean cosa volevamo fare sulla donazione degli organi, più infuriato che mai diede un pugno alla porta, crepando la lastra di vetro e macchiandola di sangue.
Intimò all’uomo di andarsene il più velocemente possibile e uscì dall’Ospedale.
Ad aspettarlo fuori c’èra proprio Dick Roman nella sua limousine nera.
Dean iniziò a urlargli contro mente lui al contrario manteneva la calma e sorrideva ai passanti che si fermavano per riprendere la scena con il cellulare.
Poi dopo essersi sfogato rientrò raggiungendo sia me che Shirley, poggiata al termosifone nel tentativo di riscaldarsi.
Bobby aveva ripreso a respirare senza l’aiuto del tubo e l’edema sembrava essere diminuito, la pallottola però non si poteva ancora estrarre.
L’unica opzione per rimuoverla era asportare il tessuto celebrale danneggiato.
Quando dissi a Dean che con ogni probabilità Bobby sarebbe morto lui iniziò a negare e a dire che non gli sarebbe successo nulla, che si sarebbe ripreso.
Poi chiuse la conversazione e mi diede le spalle per andarsene.
Guardai Shirley e mi chiese se poteva provare a parlarci, era una delle ragazze più educate che avessi mai conosciuto, chiedeva il permesso per fare qualsiasi cosa.
Quando anche lei sparì dalla stessa porta di Dean, mi lasciai cadere su una sedia spingendo sulla ferita ormai chiusa della mano.
Stavo male anche io, ma sembrava che nessuno riuscisse a notarlo davvero.
 
Flashback
 
Dean’s pov.
 
Non volevo credere che Bobby stesse per lasciarci, non poteva morire..non così almeno.
Mi allontanai da Sam per qualche minuto, dovevo riprendere il controllo e rimettere apposto i pezzi.
Quella volta però da solo non ci sarei riuscito, non ero abbastanza forte..
Sentì dei passi avvicinarsi e prima che mi potessi girare aspettai di sentire qualsiasi tipo di contatto.
Era Shirley, riconobbi il suo tocco delicato e a tratti incerto.
Posò una mano sulla spalla e si posiziono davanti a me, gli occhi lucidi e cerchiati lievemente di rosso per la stanchezza, i granelli del mascara che le era colato si erano posati sulle guance arrossate per via del freddo.
-So che sei forte, me lo hai dimostrato qualche giorno fa quando stavo cadendo a pezzi e mi hai aiutato a rialzarmi. Se succedesse a te, Dean, sarò io a ricordarti quanto tu valga e che qualsiasi cosa accada io ci sarò- 
Si alzò in punta dei piedi e mi baciò dolce su una guancia, mi guardò un ultima volta e sfiorandomi la spalla con la sua tornò da Sam.
Avrei voluto ringraziarla, abbracciarla ma non ero io, non lo sarei mai stato.   
 
Fine flashback
 
Finalmente Bobby si riprese, aprì gli occhi e si staccò la mascherina dell’ossigeno.
Afferrò la mia mano e vi scrisse sopra una serie di numeri con un pennarello nero.
-Idioti..- Soffiò, poi chiuse gli occhi e il suo cuore smise di battere.
Non c’èra più nulla da fare, Bobby era morto lasciandosi dietro una serie di ricordi, momenti e immagini che mai e poi mai avremmo dimenticato.
Era stato come un padre, un amico e un compagno d’avventura.
Il vecchio brontolo se ne era andato, ma non ci aveva abbandonato..lui non lo avrebbe mai fatto.
Coeur d’Alene (Idaho) 
 
Jill Motel, stanza 113
 
I giorno passarono ma nessuno in casa si abituò alla non presenza di Bobby.
Quando tornammo a casa e raccontammo dell’accaduto a Vex e Alanis, la biondina iniziò a piangere e fu colpita violentemente da uno dei suoi peggiori attacchi isterici.
-Se solo qualcuno mi insegnasse come difendermi, attaccare e usare i miei poteri, avrei potuto uccidere qualsiasi cosa ci minacciasse. Invece sono solo un burattino che non fa altro che piangere, grazie Alanis, sei davvero un tutor fantastico!-  Urlava Vex, chiudendosi nel bagno e sprofondando nella depressione più totale.
Dea e Shirley avevano optato per un religioso silenzio, entrambi senza parole e con lo sguardo perso nel vuoto.
Alanis non rispose alla provocazione della più piccola, si limitò a guardarmi e per la prima volta accennò un sorriso malinconico.
Il giorno seguente la stanza del Motel sembrava invasa da cinque zombie, giravamo senza una meta ben precisa, senza sapere cosa fare.
Come se tutto il peso che mi ritrovavo sulle spalle non gravava già abbastanza, le allucinazione erano tornate e Lucifero sembrava non darmi tregua.
Ogni volta che mi giravo lui mi affiancava con le sue solite battutine ironiche e quasi sempre senza un vero e proprio significato, mirava solo a farmi impazzire.
Per mascherare tutto il mio disagio, trovai un nuovo caso in cui io e Dean ci buttammo a capofitto, Alanis e Shirley invece stavano passando parecchio tempo da sole per rintracciare il Serafino che aveva cercato di farla fuori.
Se aveva attaccato la prima volta, non si sarebbe fatto scrupoli a ritornare con l’intento di uccidere e sinceramente nessuno in casa voleva ancora altre morti, figuriamoci quella di Shirley.
Il caso in cui io e Dean eravamo impegnati riguardava Jeffrey, un ragazzo che quattro anni prima aveva esorcizzato nel tentativo di scoprire come trovare Lilith.
Sembrava che il Demone fosse tornato trascinando con se nuovi omicidi simili a quelli precedenti ed era compito nostro fermarlo.
In realtà Jeffrey stavo solo fingendo di essere una vittima, in realtà era uno psicopatico che sapeva recitare la parte dell’innocente molto bene.
Dean lo uccise colpendolo con due pallottole nel cuore ma nonostante tutto la sua coscienza era pulita e quando tornammo al Motel il suo unico pensiero era riposare.
Quella sera però le mie allucinazione peggiorarono, stavo impazzendo e non riuscivo più a mandar via Lucifero semplicemente toccandomi il palmo della mano.
Uscì dalla stanza del Motel, mi avvicinai all’Impala di Dean e posai entrambe le mani sul cofano, buttando la testa in avanti e facendo sì che i miei capelli mi ricoprissero il viso.
Nella mia testa le immagini del Inferno ritornarono vivide e più spaventose che mai, vedevo le fiamme avvolgermi, bruciarmi e infine scomparire.
Chiusi gli occhi, sentì un familiare rumore di tacchi alti risuonare sull’asfalto bagnato per via della pioggia che aveva smesso di cadere qualche minuto prima.
- Parlami, Sam..- Disse Alanis posando entrambe le mani sulle mie spalle, si fece spazio tra me e l’Impala e mi si piazzò davanti - Potrai fingere falsi sorrisi con tuo fratello ma non con me, sono abbastanza vecchia da percepire il dolore umano come fosse niente -
Abbassai lo sguardo per nascondere la lucidità che li aveva pervasi.
-Le allucinazioni, sono tornate..- Una lacrima silenziosa mi solcò prepotentemente una guancia.
La mano fredda e morbida di Alanis sfiorò delicatamente la mia pelle, dopo un attimo di incertezza le sue dita si posarono sulla mia guancia.
- Uscire dall’Inferno non è di certo il migliore dei divertimenti e questo lo sai, vero? Ma io ci sono, se hai bisogno di parlare o di sfogarti ci sono..- Disse, il vento le scompigliava i cappelli rossi e delle piccole gocce di pioggia tornarono a bagnarle il viso.
-Grazie..- Sussurrai, felice che si fosse aperta così tanto nei miei confronti.
Lei mi piaceva, mi piaceva davvero ma mi frenava il pensiero che tutto sarebbe finito ancor prima di cominciare.
Tutte le persone a cui tenevo se ne erano andate, non volevo che anche lei scappasse da me.
In quel momento la vidi avvicinarsi ancora di più e goffamente cingermi il petto in quello che doveva essere una sorta di abbraccio.
-Andrà tutto bene Sam, davvero..-
Ricambiai la stretta, carezzandole piano i capelli.
Quel contatto avrebbe dovuto farmi stare meglio, ma il solo pensiero di averla così vicino ma non poterla avere del tutto mi faceva stare solo peggio.
Quando si staccò sembrava come pentirsi di avermi mostrato tutta quella dolcezza, si portò bruscamente una ciocca di capelli dietro un orecchio e dopo avermi guardato un’ultima volta scomparve nella camera del Motel.
Quando rientrai anche io Dean e Shirley dormivano tranquilli nei loro rispettivi letti, Alanis era accucciata come al solito sulla poltrona e Vex si rigirava furiosamente sul divano.
Quando si accorse della mia presenza mi raggiunse e, con i capelli tutti arruffati e gli occhi mezzi chiusi, disse – Essere un Angelo inesperto fa schifo, ma essere un Angelo inesperto nei panni della cacciatrice è davvero insopportabile!-
Forse quello era il suo modo per dirmi “Buonanotte”.
Si accasciò di nuovo sul divano e, dopo aver sbattuto per l’ennesima volta la testa sul tavolinetto in legno, si riaddormentò.
Io non riuscendo a dormire mi recai in cucina e, sedendomi al tavolo con un bel bicchierone di caffè, iniziai a leggere diversi libri per cercare un modo per strappare Shirley dalle grinfie dei Serafini.
Alanis ci aveva detto che ad aver attaccato la ragazza quella sera fu Isaac, uno dei suoi fratelli Guardiani.
Era forte, astuto e ingannevole, se il Padre gli assegnava un compito lui lo portava a termine sempre e comunque.
Sembrava proprio che il problema “Leviatani” non fosse abbastanza, ora dovevamo combattere anche contro nuove creature Angeliche.
Shirley comunque non doveva farsi sopraffare dalla sua vera natura, non poteva diventare un Angelo a tutti gli effetti perché i Nephilim sono ben peggiori dei Demoni, sono molto più pericolosi.
Dopo ore passate sui libri anche io riuscì ad addormentarmi, anche se fui svegliato poco dopo dai lamenti di Vex che aveva sbattuto furiosamente il mignolo del piede contro la gamba del solito tavolinetto in legno.
- Un giorno di questi giuro che gli do fuoco!- 
 

 

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Capitolo 10
*** 7x09 A Super-normal day ***


Ciao a tutti/e!
Come promesso ho aggiornato di Sabato, il capitolo era già pronto e non ho resistito a postarlo ora
Questa volta ho pensato di scrivere qualcosa fuori dalle solite righe, qualcosa di comico e non riguardante i Leviatani e Dick Roman.
Mi sembrava simpatico e perfetto per alleggerire un po’ la storia che stava diventando troppo
drammatica.
Questo sarà il punto di vista di Alanis, voi chi volete come prossimo “pov.”?
Spero vi piaccia e mi scuso per eventuali errori di battitura.
Buona lettura..
 
Runnin
 
Alanis ‘ pov.
 
Lo dovevo ammettere, nell’ultimo periodo la mia mente era stata costantemente soprafatta da mille problemi.
I Leviatani che non ci davano pace, costringendoci a vivere come profughi, nascondendo la nostra vera identità.
Shirley rischiava di morire a causa dei miei stessi fratelli ma dopotutto loro stavano solo seguendo gli ordini di nostro Padre, quello che avrei dovuto fare anche io.
Non ero più il Guardiano di una volta, avevo ucciso, disobbedito e ora stavo anche dando la caccia ai miei simili.
Sarei stata punita per quello, ma non avevo altra scelta.
Non puoi combattere il male cercando di convertirlo nel bene, bisogna eliminarlo e basta.
Ma Shirley era ancora buona, ogni volta che la guardavo non riuscivo a vedere altro che una ragazza innocente vittima di un destino troppo crudele.
Davvero mio Padre, l’uomo più umile del mondo, avrebbe voluto la sua morte?
Lui non avrebbe mai voluto la morte per nessuno, quindi era compito mio difenderla.
Ma il compito più grande spettava a lei, doveva restare forte e combattere contro se stessa, contro la parte maligna che la affiancava.
I Nephilim erano creature incredibilmente malvagie e senza scrupoli, uccidevano come fosse niente solo per il piacere di farlo e se Shirley fosse diventata così, sarei stata io stessa ad ucciderla.
Fino a quel momento però era compito mio vegliare su di lei, non bisogna mai fasciarsi il braccio prima ancora che si rompa, quindi avrei lottato anche contro i miei stessi fratelli se avessero provato a sfiorarla anche solo con un dito.
Sapevo che ad aver ucciso i suoi genitori era stato Isaac, lo conoscevo bene e sapevo che tra noi era quello più irascibile quindi ero certa che se avessi trovato lui, il Leader, avrei trovato anche il resto del gruppo.
Yael era stata sempre una buona compagna, un ottimo Guardiano, cordiale e pacifista.
Come aveva potuto unirsi a Isaac nel momento della caduta, perché era andata con lui?
La stessa cosa per Leah, sempre disponibile e affidabile aveva preferito unirsi a ciò che avrei dovuto combattere.
Non riuscivo a capacitarmi del fatto che mi avessero lasciata da sola, mi avevano abbandonata ma se avessero chiesto scusa sarei stata costretta a porgere l’altra guancia.
Eravamo scesi sulla Terra per far si che il mondo non venisse distrutto, non per uccidere chiunque ci capitasse a tiro.
Troppo volte nelle ultime settimane facevo questo ragionamento, ci pensavo in continuazione ma non riuscivo mai a trovare una conclusione.
Dovevo riordinare le idee o altrimenti sarei impazzita, strano a dirsi perché difficilmente perdevo il controllo.
Mi capitava di dare qualche scappellotto a Vex di tanto in tanto ma non lo facevo con rabbia, lo facevo per farle capire che certe cose andavano prese seriamente.
Ma dopotutto lei era ancora parecchio inesperta, avevo provato ad allenarla più volte ma lei aveva proprio la testa dura.
Ogni volta che provava a sferrare pugni o calci si ritrovava con il sedere a terra dolorante o con una sbucciatura ad un ginocchio.
Mi chiedevo se quell’Angelo riuscisse a coordinare cervello-arti senza rischiare di ferire se stessa o chiunque le si trovasse ad un metro di distanza.
L’ultimo problema di un interminabile lista era il fatto che mi stavo lasciando andare forse un po’ troppo, cercavo di negarlo ma non potevo nascondere la verità a me stessa.
C’era qualcosa, o meglio dire qualcuno, che mi stava facendo provare emozioni nuove per la prima volta.
Ogni volta che incrociavo lo sguardo di Sam inevitabilmente mi perdevo nei suoi occhi, dolci e rassicuranti, di un grigio insolito che alla luce mutava in un colore ancora più chiaro, quasi azzurro.
Anche quando, non facendolo apposta, le nostre spalle si sfioravano sentivo che il ritmo dei miei battiti cardiaci aumentava a dismisura.
Quando la sera prima lo avevo visto stare male mi venne spontaneo cercare di farlo stare meglio, cercai di convincermi che era quello che facevano gli Angeli, aiutare la gente a ritornare sulla giusta strada.
Ma quella non ero io, ero sempre stata fredda e distaccata quindi quei comportamenti sembravano  insoliti persino a me.
Quella mattina poi non mi ero svegliata nei migliori dei modi, Vex mi si era avvicinata lentamente ed aveva iniziato a scuotermi come fossi una Maracas.
-Alanis, stai dormendo?- Chiese con tono innocente.
-Cinque minuti fa si, cosa ti serve?-
-Mi aiuti a preparare la colazione?-
Ormai mi ero abituata alle sue richieste insolite quindi acconsentì prima che potesse iniziare a piagnucolare come una bambina piccola.
Mi alzai e andammo entrambe in cucina, almeno inizialmente quella mattina sembrava piuttosto normale, senza casi a cui dar troppo peso.
Sam era seduto al tavolo insieme a Dean, stava leggendo il giornale e sembrava parecchio assonnato, con ogni probabilità non aveva dormito neanche quella notte.
Dean aspettava la sua colazione con impazienza, mentre Shirley arrivò poco dopo con addosso ancora il pigiama.
La mattina lei e Vex sembravano due adolescenti come le altre, affamate di cereali e serie televisive con protagonisti maschili niente male.
Sorrisi quando entrambe le ragazze si diedero il buongiorno e, sedendosi sul divano a gambe incrociate iniziarono a commentare The Vampire Diaries.
-Santo Cielo, se i vampiri fossero davvero così non esiterei a farmi mordere neanche per un istante!- Diceva Vex indicando furiosamente un ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri.
Sapevo con certezza che si chiamava Damon da quando una mattina sbagliai il suo nome chiamandolo Stefan ed entrambe si girarono verso di me come due furie per rimproverarmi di aver invertito i personaggi.
Shirley invece non faceva altro che ripetere quanto un certo Klaus fosse estremamente sexy e che se fosse stata al posto di Caroline sarebbe immediatamente scappata con lui per Cuba.
Quando finì di preparare la colazione per tutti, ci ritrovammo seduti al tavolo come una vera e propria famiglia.
-Sono caramelle gommose quelle?- Chiese Vex indicando gli orsacchiotti colorati immersi nei cereali e nel  latte di Shirley.
-Si e non ti azzardare a fregarmeli!-
Ormai tutti in casa sapevano che Vex aveva il brutto vizio di fregare da mangiare agli altri, le patatine fritte dal piatto di Dean, le caramelle gommose da Shirley e i pop-corn dalla ciotola di Sam.
Ci eravamo anche abituati alla sua goffaggine, tant’è che quando iniziò a dondolarsi con la sedia finì rovinosamente a terra con le gambe all’aria.
-Tranquilli, sto benissimo, tutto apposto!-
Shirley iniziò a ridere così tanto che rischiò di strozzarsi con un orsacchiotto blu, era diventata tutta rossa e se Dean non le avesse dato diverse pacche sulla schiena sulla sua lapide ci sarebbe stato scritto:
Morta per soffocamento da caramella gommosa a forma di orsacchiotto Fruit-Tella
Quella mattina Vex propose a tutti di andare a fare la spesa ad un Market li vicino, le sue idee erano una peggiore dell’altra ma alla fine accettammo per farla contenta.
Dopotutto cosa sarebbe potuto succedere di così orribile?
Povera me, non sapevo a cosa andavo incontro, se c’èra di mezzo Vex tutto poteva andare storto.
Shirley e Dean avevano riempito il carrello di schifezze e quando Sam aveva provato a prendere un pacchetto di insalata a momenti Dean non gli tranciava una mano.
Nel frattempo Vex, a cui spettava il compito più facile cioè andare a prendere i rotoli di Scottex, riuscì a farseli cadere tutti addossi guadagnandosi anche l’occhiata inviperita della cassiera.
Iniziò a rimetterli apposto ma fu bloccata da una vecchietta e il suo bastone che le arrivò dritto in testa.
- Ma porca miseria la sfiga mi perseguita! Scusi, Signora, potrebbe stare più attenta con quella spada Laser? Se non lo avesse notato, mi ha quasi spaccato la testa!-  
Massaggiandosi la parte dolorante tornò da noi con un pacco di Scottex e il muso talmente lungo che avrebbe potuto toccare il pavimento se solo ci fossimo trovati in un cartone animato.
-Che è successo?- Domandò Shirley passando alla cassa tutto quello che avevamo depositato nel carrello.
-Le vecchiette sono pericolose!- Rispose Vex, gettando lo Scottex nelle braccia di Dean e uscendo furiosamente dal negozio con i pungi stretti e la camminata svelta.
Quella ragazza era impossibile, combinava sempre guai e si faceva male in continuazione.
Quando tornammo al Motel la trovammo sdraiata sul divano a pancia in su e la testa a ciondoloni, stava guardando una soap-opera drammatica con i lacrimoni agli occhi.   
-Julio, perché hai tradito Fernanda per quella poco di buono di Alejandra? Lo sapevi pure che lei se la faceva con Juanito! E poi tu, Dolores, devi dire a tutti i costi a Edmundo che aspetti un figlio da lui!- Ripeteva Vex agitando le mani in aria per enfatizzare il concetto.
-Oh Gesù dimmi che Palmira non si è sposata con Gilberto, non sa che lo zio di lui, Ignazio, ha ucciso sua sorella, Verdad! E poi Dolores sta mentendo, il figlio non è di Edmundo ma di Salvador!-  Replicava Shirley con l’appoggio di Dean..un attimo, anche Dean seguiva quella serie televisiva Spagnola?
Pochi istanti dopo scoprì che anche Sam non si perdeva neanche una puntata.
A darci la buonanotte fu Vex che, dopo essere inciampata nella solita gamba del solito tavolinetto in legno, decise di scaraventarlo fuori dalla finestra con aria vittoriosa.
 

 

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