La maledizione dei Lestrange di Bab1974 (/viewuser.php?uid=181083)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il bracciale maledetto ***
Capitolo 2: *** Le volontà di Bellatrix ***
Capitolo 3: *** Draco sotto scorta ***
Capitolo 4: *** Seamus, ti presento... Draco ***
Capitolo 5: *** Una convivenza difficile ***
Capitolo 6: *** Un bacio, please! ***
Capitolo 7: *** Un angolo di felicità ***
Capitolo 1 *** Il bracciale maledetto ***
La maledizione del braccialetto
Questa fic partecipa al contest indetto da sango_79 sul forum di EFP e dalle immagini del forum http://disegnieparole.forumfree.it/, ispirato a un pacchetto e a un'immagine, di cui lascio il link. http://s1182.photobucket.com/user/DisegniParole/media/haiironotenshi1.png.html
Il bracciale maledetto
"Signor
Malfoy, lei è l'unico erede delle fortune di sua zia Bellatrix Black in
Lestrange." lo avvisò l'avvocato Dorian Fettburg, appena entrato al Manor. "A quanto
pare la signora ha lasciato un testamento che la nomina erede
universale, surclassando le sorelle." Draco
prese la pergamena che
l'uomo gli porse e la osservò bene in ogni sua parte. Sembrava un vero
testamento in piena regola! In realtà il ragazzo non si fidava molto,
non capiva perché la zia, che ultimamente non lo sopportava e lo
riteneva un traditore, avesse desiderato lasciargli tutto. La data
significava che il documento era stato redatto prima che la zia fosse rinchiusa ad Azkaban:
forse il suo timore era che una parte dei suoi beni, anche troppi
contando che era stata incarcerata per anni, finissero nelle mani della sorella
Andromeda e dei Tonks, quindi lui alla fine poteva ritenersi il minore
dei mali. "Su,
accetta Draco, tu eri il suo nipote preferito!" lo istigò la madre.
Aveva fatto preparare un the del quale l'uomo si stava servendo
"Sono certa che non ti avrebbe mai fatto nessuno scherzo. Ti sembra che
non sia
molto, ma poiché Andromeda è stata ritenuta non idonea, a lei sono toccati tutti i gioielli e i beni di famiglia. C'erano
delle cose davvero stupende." L'avvocato si schiarì la voce, per
attirare l'attenzione dei due, come se avesse evitato d'informarli su
un argomento importante. Madre e figlio lo squadrarono in attesa: Draco
era certo che ci fosse altro, se lo sentiva. "In realtà, essendo il
patrimonio di sua zia entrato in quello dei Lestrange, e non avendo
nessun altro erede, dovrete avere a che fare con una maledizione, molto
lieve a dire la verità, che passa assieme ai beni." spiegò l'uomo. "Maledizione?!" esclamarono i due all'unisono. "Lo sapevo che c'era qualche rogna. Di che si tratta?" chiese Draco, comunque incuriosito. "Per
accettare l'eredità deve indossare questo braccialetto." disse l'uomo,
aprendo un cofanetto che aveva portato con sé e mettendo in bella
mostra un bracciale d'argento con pietre turchesi "Una volta indossato,
cambiano colore e diventano viola e da quel momento ha un
anno per trovare la sua anima gemella, o quella che il bracciale
ritiene tale." "Uhm, e se non la trovo?" s'informò Draco "In questo caso morirebbe." rispose Fettburg. Draco, colto alla sprovvista, si toccò, mentre la madre allungò le mani verso
le posate d'argento, sperando che portasse ugualmente fortuna. "E
non solo, una volta che voi l'avrete indossato, diverrà parte integrante
della vostra eredità e, chiunque voglia tentare di diventare suo
successore, dovrà indossarlo a sua volta." rimarcò l'uomo. I due lo fissarono esterrefatti: non riuscivano a credere a quello che sentivano. "E
questo sarebbe lieve?" gridò la signora Malfoy "Si rende conto di
quello che dice? Perché mio figlio dovrebbe rischiare la vita... per
degli spiccioli?" Il signor Fettburg, si tappò le orecchie, tanto erano diventate acute le grida della donna. "Lo
so che sembra brutto, ma le assicuro che non è poi così difficile
trovare l'anima gemella." li assicurò Fettburg "E poi potrebbe essere
fortunato come il signor Lestrange e trovare proprio la donna che ha
sposato." "Ehm, quindi Rodolphus scelse Bellatrix per via del
bracciale?" Narcissa era davvero stupita, la sorella non ne aveva mai
fatta parola con nessuno. "E Draco sarebbe costretto a sposare chiunque
facesse illuminare quel braccialetto?" "No, ora mi spiego meglio."
L'avvocato, forse abituato a scenate del genere, non aveva perso la
calma e stava proseguendo nelle sue spiegazioni "Appena accorto che il
braccialetto cambia colore, signorino Malfoy, lei deve baciare con
passione la persona che provoca il cambiamento. Il bacio deve durare
finché il bracciale non si apre da solo e allora i beni saranno i suoi e non avrete problemi. Non è obbligato a sposare la
fanciulla baciata, se questo la preoccupa, sempre che non abbia la
fortuna dei suoi zii, a volte succede." L'avvocato sembrava aver concluso per il momento. I
congiunti parlarono tra di loro, borbottando. Alla fine Draco
decise di prendere la parola, poiché era il diretto interessato. "Ancora non pensiamo che mi convenga, il patrimonio dei miei zii era stato decimato alla Prima Guerra Magica." disse. L'avvocato sogghignò
in una maniera che preoccupò Draco. Aveva la sensazione che non avesse
ancora finito. L'uomo prese una pergamena vuota e cominciò a vergare
con la piuma d'oca. Appena finito, porse il foglio, girato dalla parte
opposta. "Questo è quello che indicativamente è chiuso nelle varie
camere blindate dei coniugi Lestrange." rivelò "Purtroppo non possiamo
essere più precisi, ma all'incirca ci siamo e, se sbagliamo, è per
difetto." Draco, preso il biglietto, lo guardò, rimanendo senza
fiato. Lo porse poi alla madre, che impallidì e per un attimo ebbe la
sensazione di svenire. "Come facevano ad avere ancora tutto questo denaro?" chiese la donna, con un filo di voce. "Non
è facile, neppure per il Primo Ministro o per gli Auror, entrare nella
Gringott e nelle camere. Il signor Potter, l'unico che ci sia riuscito,
ha fatto però gravi danni e i folletti lo tengono d'occhio ancora, ogni
volta che va a prelevare del denaro." Fettburg ridacchiava "Mi è
capitato una volta di essere in banca nel suo stesso momento e la scena
è stata piuttosto divertente. Sembra che non capiscano che l'ha fatto
solo per emergenza." Né Draco, né Narcissa trovarono la cosa molto divertente e risposero con una smorfia disgustata. Vedendo che la barzelletta non aveva spettatori piacevolmente colpiti, l'avvocato si ricompose. "Ok, comunque, nel caso in cui accettaste, il capitale sarebbe vostro." spiegò "Solo un'ultima cosa prima di dirmi sì o no." "Altri effetti di cui dobbiamo venire a conoscenza?" chiese Draco, che a quel punto non si stupiva più di nulla. "In
effetti è proprio così." l'avvocato si schiarì di nuovo la voce "Chi
indosserà il bracciale, finché non riuscirà a liberarsene, sarà privato
dei poteri magici, se ne possiede, come nel suo caso." Draco
rimase senza parole e ed era sul punto d'alzarsi per andarsene. Lo
aveva sconvolto di più il non poter usare la bacchetta che il rischio
di morte. La madre lo trattenne, con un gesto dolce ma al tempo stesso
autoritario. Aveva imparato a essere severa poiché suo marito mancava
spesso da casa per aiutare gli Auror a catturare il maggior numero dei
Mangiamorte possibile. In tre anni, anche se in giro ce n'erano ancora,
avevano quasi sgominato la banda di Voldemort, poiché Lucius conosceva
chi ci fosse dentro e quanto. La vita della moglie e del figlio era costantemente sotto protezione Auror, ma avevano mantenuto privilegi e beni. "Draco, non essere maleducato." l'apostrofò la madre "Lasciamo spiegare bene il signore." Draco si sedette immusonito e cercando di mantenere i nervi saldi. "In
realtà, a questo punto, credo di averle detto tutto." L'avvocato,
finalmente rilassato per aver lasciato l'informazione più spinosa (levare a un
mago senza magia equivale a farlo girare per Diagon Alley nudo) finì di
bere il suo the, ormai ghiacciato. Poi riprese il discorso "Ripetiamo
dall'inizio: per avere l'eredità lei deve indossare il braccialetto
della famiglia Lestrange. Appena indossato, sarà immediatamente privato
dei suoi poteri magici e avrà un anno di tempo per trovare la persona
che il bracciale ritiene adatta a lei, baciarla con passione finché non
si aprirà da solo o aspettare la morte. Credo che non ci sia altro." L'avvocato
guardò la famiglia che lo fissava come se aspettasse altro. Doveva
ammettere che era una faccenda davvero singolare, e non facilmente
gestibile, ma questo era quanto e non poteva fare altro. "Quanto
tempo abbiamo per decidere?" chiese Narcissa, prendendo la parola al
posto del figlio, che dal canto suo rimuginava offese alla volta
dell'uomo. "Sarebbero cinque anni, ma visto che il testamento è
stato trovato dopo tre anni la morte dei coniugi, ne mancano solo due,
che non sono pochi." spiegò Fettburg "Purtroppo al
Ministero della Magia hanno solo un mago che sistema i beni che hanno
lasciato i Mangiamorte e solo l'altro ieri è stato trovato tutto.
Perciò siamo stati velocissimi a consegnarglielo. Se Draco in questi
due anni non accettasse il vincolo, tutti beni passerebbero
automaticamente al Ministero che, vista la cospicuità e la
provenienza, potrebbe metterli a disposizione di chi è stato
gravemente danneggiato dalla guerra." L'avvocato era certo di aver
detto tutto, Narcissa accompagnò l'uomo alla porta promettendogli che
appena presa una decisione l'avrebbero avvertito. Poi si preparò a una guerra interna: voleva convincere Draco ad accettare. Non aveva mai
sentito parlare di antenati di Rodolphus Lestrange morti in maniera
strana e lo dimostrava anche il fatto che, nonostante tutto, il
patrimonio fosse ancora intatto, altrimenti da tempo sarebbe finito
nelle mani del Ministero. Oltretutto un anno senza magia non
avrebbe che giovato al figlio e forgiato il suocarattere. Comunque aveva
due anni per convincerlo ed era certa che, dove non fosse arrivata la
sua autorità, ci sarebbe giunta la rottura di boccini che aveva
intenzione di propinargli. Gioielli di famiglia, arrivo!
Note:
per chi è curioso di sapere com'è nata questa fic, oltre all'immagine
già linkata, lascio anche il pacchetto che mi era stato dato da
sango_79. 2 Personaggio: Bellatrix Lestrange Oggetto: Bracciale Tema: Uno dei protagonisti perde i poteri Luogo: Sgabuzzino delle scope Avvertimento: Post War Genere: Romantico Beh, bene o male, ho usato tutto.
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Capitolo 2 *** Le volontà di Bellatrix ***
Draco sotto scorta
Le volontà di Bellatrix
Erano
passati solo sei mesi, che Draco decise che avrebbe dovuto accettare o
rinunciare pure all'eredità dei Malfoy e andarsene in mezzo ai Babbani
in cerca di fortuna. La madre e poi anche il padre (non se l'aspettava,
sperava che almeno lui ragionasse) furono talmente insistenti, che alla
fine chiamò lui stesso l'avvocato, mandandogli un gufo, per dirgli che
accettava l'eredità e le beghe che c'erano dietro. "Sono
certo che non se ne pentirà, signor Malfoy." l'assicurò Fettburg
"Nessuno è mai morto, a parte uno che non credeva nella maledizione e
perciò non ha voluto baciare la sua bella, che aveva trovato, per
dimostrarlo. Fu il primo e l'ultimo che prese la maledizione sotto
gamba. In realtà, per sicurezza, aggiunsero nel testamento che i beni sarebbero finiti
al Ministero, giusto per invogliare i Lestrange a mantenere il
patrimonio." "La cosa non m'interessa minimamente." sbottò
Draco "Sono stato costretto dai miei genitori, sotto tacita minaccia di
diseredarmi, e ora eccomi qui a rischiare la vita per qualcosa di cui
non avremmo bisogno. Comunque rimane sempre il problema di non poter
usare la magia nel frattempo. Spero di fare presto a trovare la donna." L'avvocato sorrise, frugò nella sua borsa e porse a Draco una pergamena. "Mi scusi, prima di attuare tutto le devo consegnare questa." disse "Una lettera che ha scritto sua zia." Draco la rigirò un attimo fra le mani, non avendo il coraggio di aprirla. "Sa che cosa c'è scritto?" chiese rivolto a Fettburg, che però scosse la testa. "No,
ci è stato detto di consegnargliela se avesse accettato e poi basta.
Vuole cha la lasci da solo mentre la legge? Intanto non c'è fretta,
possiamo aggiornarci alla prossima settimana." gli ricordò. Draco
annuì e fissò un appuntamento all'uomo. Ormai si era convinto a farlo
ma non sarebbe cambiato molto tardare qualche giorno.
La
sera, dopo cena, avvertito i genitori che la settimana seguente avrebbe
legalizzato tutto, salì in camera presto per leggere in tranquillità la
lettera: non sapeva fosse fatata. Appena
aperta, l'immagine della zia
apparve nel centro della sua stanza. Era davvero giovane, probabilmente
all'epoca era appena nato, e non aveva quello sguardo folle della donna
che aveva conosciuto, appena fuggita da Azkaban. Non aveva certo quello
dolce di Andromeda Tonks, alla quale assomigliava moltissimo, ma
neppure quello spiritato di chi è stato a contatto per quattordici anni
con i Dissennatori. "Ciao Draco, se tu mi stai fissando stupito in questo momento, significa che sono morta, e lo stesso per mio marito, senza lasciare eredi. Mi
sono innamorata del tuo visino appena visto e, assieme a Rodolphus, ho
deciso di lasciarti in eredità tutti i beni dei Lestrange, più la mia
quota di quella dei Black. Ancora, dopo anni di matrimonio, non sono
riuscita ad avere un figlio mio e, il terrore che i miei beni finiscano
nelle mani di Andromeda, essendo lei la prima dopo di me, perciò in mano dei
Mezzosangue, mi ha portato a voler dare tutto a te. Se sei qui, significa che sai già del piccolo sacrificio che bisogna fare per ottenere tutto questo. Non
ti preoccupare e non ti spaventare, ti assicuro che non è nulla di così
traumatico ma soprattutto ti può portare verso l'amore vero. Quando
Rodolphus mi disse che doveva baciarmi per evitare di morire quasi gli
risi in faccia. Poi, visto il suo sguardo disperato, e fatta la promessa
di non importunarmi più, accettai. Fu il bacio migliore di tutta la mia
vita, a fatica mi accorsi che il bracciale si era staccato dal braccio
di Rodolphus e mi dispiacque molto l'interruzione. Lui mi mostro il
bracciale finalmente staccato e mi promise un regalo, quello che volevo. Io gli chiesi un altro bacio e da allora non ci siamo più separati. Perciò,
qualunque cosa accada, ti avverto che la magia del bracciale è molto
potente e, almeno nel mio caso, mi ha portato un uomo che amo e che mi
ricambia con tutto l'ardore. Potresti rimanere deluso dalla scelta
fatta. Parecchi antenati di Rodolphus sono stati costretti a baciare
del Babbani, che sono poi stati eliminati fisicamente, per cancellare
l'infamia e rischiando molto. In un futuro non molto lontano, quando il
Signore Oscuro impererà su tutto il Mondo Magico, non avremo problemi
per questo. Addio Draco, ci rivedremo oltre."
Draco fissò un attimo il vuoto davanti a sé, dopo la scomparsa dell'immagine della zia. -Resteresti
molto delusa, zia Bellatrix.- pensò, poi si riscosse e riprese in mano
la pergamena. Era tornata nella sua forma originale, senza ceralacca,
perciò poteva riascoltarla in un futuro, anche se non era certo di
volerlo. Il succo del discorso della zia era che il bracciale poteva
portare al vero amore, a meno che non ti portasse verso un Babbano: non
era certo il periodo giusto per eliminarli! Ora
si annoiava, per leggere la pergamena in pace era andato a letto troppo
presto e non sapeva come passare il tempo. Decise di uscire e andare al
Paiolo Magico. Lì incontrò l'ultima persona che avrebbe voluto vedere
in un periodo di depressione come quello: Harry Potter. Per
fortuna lui non lo aveva neppure visto. L'ex Grifondoro era in dolce
compagnia, se si poteva usare quest'aggettivo per descrivere Seamus
Finnigan. La notizia che il Golden Boy fosse gay, aveva fatto il giro
del Mondo Magico. Sembrava che Potter fosse alquanto su di giri in quel
momento: teneva il braccio appoggiato sulle spalle del suo
ragazzo, e rideva assieme alla sua compagnia variegata di amici. Cercò
di non farsi notare, tenendo la testa bassa sul proprio Firewiskies.
Purtroppo per lui fu visto dall'unico della compagnia che
poteva dargli fastidio. No, non Potter, ma il suo amico, Ron Faccia di
Lentiggine Weasley. Da quel momento in poi sapeva che quella serata, in
cui era già depresso, sarebbe stata una da quelle da archiviare nel suo
diario segreto (se ne avesse avuto uno) come da Troll. Il
Rosso lo aveva visto e Draco lo osservò sorridere in maniera malvagia,
troppo per uno come lui: sicuramente era sotto l'effetto dell'alcol. Si
alzò barcollando, e si diresse verso di lui, mantenendo la stessa,
altalenante andatura. I suoi amici, stupiti per quella reazione
improvvisa, e non giustificata, seguivano le sue manovre preoccupati,
ma
anche divertiti. "Ron, dovevi bere di meno." lo apostrofò la moglie del Rosso, che al suo contrario beveva solo acqua. "Sono
qui per festeggiare la futura nascita di mio figlio, e non voglio
intrusi." disse con voce strascicata, poi si rivolse a Draco "Tu,
Malfoy, vattene via di qui, non sei stato invitato!" sbottò, indicando
in maniera incerta Draco. Il biondino, interpellato in quella
maniera poco educata, alzò lo sguardo verso Ron e si accorse che tutta
la compagnia lo stava fissando, forse curiosa del perché fosse lì da
solo. Potter, l'Eroe, si staccò dal suo ragazzo e venne a riprendersi
l'amico. "Scusalo, Malfoy, quando beve, non riesce più a tenere il controllo." s'intromise, chiedendo perdono in nome dell'altro. "Potter,
non ho bisogno del cavalier servente." Draco fece una smorfia di
disgusto "Certo che a uno come lui, che di controllo ce ne ha poco
da sobrio, dovrebbe essere impedito bere." Ron, nonostante i fumi
dell'alcol gli annebbiassero il cervello, capì che Draco lo aveva
offeso e voleva picchiarlo. Per fortuna era troppo debole e fu
trattenuto e trascinato via da Harry e da altri della sua compagnia,
che erano accorsi per aiutarlo. Mentre gli altri accompagnavano Ron al
tavolo, Harry rimase. "Scusa ancora, non sarai più disturbato." lo assicurò, mettendogli una mano sopra una spalla. "Me
lo auguro, per la sua salute." poi guardò con sufficienza la mano
appoggiata "Tu piuttosto, mezza checca, non toccarmi più, altrimenti ti
Crucio." Harry
ritirò la mano come se avesse preso la scossa e dopo averlo salutato
(Draco rispose a malapena) tornò alla sua compagnia. Giurò a se stesso
che non avrebbe più sfiorato Malfoy, nemmeno per sbaglio! |
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Capitolo 3 *** Draco sotto scorta ***
Draco sotto scorta2
Draco sotto scorta
Non passò neanche una settimana che Harry rincontrò Draco dove
meno se lo aspettava, al Ministero della Magia. Lo vide, con lo sguardo
abbattuto, seduto in una poltrona davanti al Primo Ministro: al polso destro indossava un braccialetto davvero particolare. Percy Weasley che, dopo
essere stato pregato a lungo, aveva accettato di ricoprire il ruolo che
era stato di Scrimgeour, osservò l'amico con un sorriso divertito,
attraverso gli occhiali con la montatura di corno. A Harry non piaceva il fatto di essere stato chiamato assieme a lui in quell'ufficio, gli dava una pessima sensazione. "Suppongo
non ci sia bisogno di presentazioni, Harry, vero?" gli disse Percy
continuando ad avere stampata sul viso un'espressione ilare. Harry vide Draco allungare di malavoglia la mano e non lo ricambiò, memore delle sue parole, anzi, si ritrasse. "Uhm, Malfoy non gradisce che io lo tocchi." disse, approfittando del fatto che Percy fosse un suo amico. Percy, non era presente alla serata di festa, per causa d'impegni
improvvisi, ma era stato informato da un incavolatissimo Ron di ciò che era successo, quindi
era al corrente della frase non proprio carina di Draco. Il biondo, nel
frattempo, aveva ritirato la mano e si rifiutava di aprire bocca. "Su,
cercate di fare i bravi, dovrete passare un bel po' di tempo assieme."
ricordò Percy a Draco che sbuffò tornando in posizione eretta. Harry,
che si aspettava qualcosa di brutto, capì che la parola non era
adeguata. Che significava stare a contatto con lui? Che cosa aveva
fatto Draco, che già era sotto scorta, per avere un altro Auror che si occupasse solo della sua persona? "Ora
ti spieghiamo Harry." Percy si ricompose, prendeva il suo lavoro sul
serio "Il signorino Malfoy qui presente, ha accettato l'eredità dei
Lestrange che, non avendo figli, l'hanno ritenuto
l'unico degno." Vedendo la faccia di Harry, che non capiva il nesso di
quello che stava accadendo, si spiegò meglio. "Vedi, i Lestrange, per non
so quale strano motivo, hanno sempre legato l'acquisizione dell'eredità
attraverso un braccialetto maledetto. Puoi mostrarlo, Malfoy?" Draco
alzò il braccio, senza guardare in faccia Harry "Avendo fatto
questa scelta, deve trovare, entro un anno da ora, la sua anima gemella,
o, almeno, quella che il braccialetto ritiene tale, e la deve baciare.
Poi, vita natural durante, i beni dei Lestrange saranno suoi." Harry lo guardava ancora incapace di comprendere la sua posizione. "E... allora?" chiese infine. "Durante
quest'anno Draco sarà privo di poteri magici e, se non bacerà la
persona giusta in quest'arco di tempo, morirà." Harry allargò gli
occhi dallo stupore, all'ultima affermazione di Percy: perché rischiare
così tanto? I Malfoy, nonostante fossero stati coinvolti dalla guerra
negativamente, avevano mantenuto intatto il loro patrimonio, alla fine,
e non si potevano dire dei poveracci. "Draco, perché lo hai fatto?" chiese direttamente al ragazzo "Non ti sembra di rischiare troppo?" Quest'ultimo, interpellato da Harry, lo fissò un attimo. "I
miei hanno insistito molto, soprattutto mia madre. Non sopporta che i
gioielli della famiglia Black, che erano in possesso di zia Bellatrix,
essendo la maggiore, finiscano nelle mani del Ministero, poiché a loro
andrebbero se nessuno degli aventi diritto o io, in questo caso,
accettassero l'eredità." spiegò Draco "Comunque, a quanto mi è stato
detto, non è poi così difficile trovare la persona da baciare. Prima o
poi il braccialetto mi spingerebbe verso la donna giusta. Il problema,
in questo postguerra, è la mancanza di poteri. Ho bisogno di qualcuno
che mi protegga dagli attacchi dei Mangiamorte rimasti in libertà. E, a
quanto pare, il Ministro pensa che sia tu l'unico adatto a questo
compito." "Tu non ne sembri molto convinto." lo stuzzicò Harry, che
almeno voleva divertirsi, se doveva passare tanto tempo in sua
compagnia. "L'importante
è che tu continui a tenere le mani lontane dalla mia persona, Potter."
ribatté Draco, che non voleva essere meno spiritoso di Harry. Percy invece era soddisfatto: bene o male, un accordo era stato raggiunto. "Dovremo
trovare un luogo sicuro, uno di quelli in cui Draco dovrebbe stare per
almeno un anno senza problemi." disse Percy "Lanceremo un Incanto
Fidelius. Il padre di Draco sarà il Custode Segreto, ha già accettato.
Forse è un po' banale ma non abbiamo tempo per sceglierne altri. Ti
spiace ospitare a casa tua Draco?" "Quindi il luogo sicuro dovrebbe essere Grimmauld Place?" chiese Harry. "Abbiamo
pensato fosse una buona idea. Sarete costantemente pattugliati dagli
Auror. Sono certo che alla fine sarà una passeggiata." -Come no.- pensò Harry, che già sapeva che non poteva rifiutarsi.
Harry si sentiva strano. Per
prima cosa vedere Draco così indifeso, lui che aveva sempre quell'aria
strafottente, gli faceva impressione. Doveva essere una cosa terribile,
sapere di avere dentro di sé i poteri magici, non avere mai fatto nulla
senza, e non essere in grado di usarli. In
secondo luogo, nonostante
non l'avrebbe mai ammesso, non poteva nascondere a se stesso che Draco
gli piaceva molto. La prima volta che l'aveva visto dopo aver fatto
outing con gli amici, gli era saltato immediatamente il cuore in gola,
e aveva cominciato a sudare freddo. Probabilmente, se il biondo non
avesse fatto un paio di battute poco divertenti, per non dire scadenti,
su come si vestiva e su come gli stavano i capelli, sarebbe rimasto a
osservarlo come un ebete. Ora riusciva a respirare
regolarmente quando era in sua compagnia, anche se il desiderio di
baciare le sue labbra rimaneva. Sperò che i mesi a stretto contatto con
lui non acuissero quella voglia. Contava molto sul sarcasmo del
Serpeverde, di solito immancabile, perché lo smontasse. In quel momento
era particolarmente depresso, e faceva venire voglia di coccolarlo.
Cercò di resistere alla tentazione in ogni maniera, e si ripromise che
avrebbe allungato le mani verso di lui solo se ne fosse andato della
sua vita. "Che stai pensando, Potter?" chiese Draco, che aveva
notato Harry accigliato e concentrato "Dai l'impressione di avere un
cervello, in questa maniera." La battuta di Draco, cattiva e
volutamente pronunciata per ferirlo, sortì l'effetto desiderato. Harry si
rilassò e cominciò a pensare a quanto era stronzo, piuttosto che bello. "Stavo
pensando a Seamus, il mio ragazzo." mentì, cercando una scusa, non
aveva pensato a lui neppure un secondo durante l'ultima ora. "Dovevamo
vederci questa sera e ho bisogno di avvertirlo che non andrò all'appuntamento
per colpa del lavoro. Gli spiegherò poi di che si tratta. Preferisco
farlo con calma, è gelosissimo, non credo che gli piacerà sapere che
devo passare giorno e notte assieme a un altro ragazzo." "Ahahah, ma
ti prego!" rise Draco "Non può essere geloso anche di me. Non potrebbe
pensare davvero che tra noi due possa nascere qualcosa." "La
gelosia è irrazionale, Draco." rispose Harry, alzando le spalle "Lui da
questo punto di vista non ha eguali, è marcio fin dentro l'anima.
Comunque penso sarebbe peggio se non gli fregasse nulla di me. Credo
che sarò costretto a mandargli Kreacher, per consegnargli il messaggio." "Pensavo
che fossi il tipo che odia impartire ordini agli Elfi Domestici." lo canzonò
Draco, mentre attendevano che gli Auror controllassero i camini per il
trasferimento della strana coppia a Grimmauld Place. Volevano essere
sicuri che nulla fosse trapelato, nonostante avessero fatto di tutto
per tenere la faccenda segreta, almeno per il momento. "Non lo è
più." gli disse Harry "L'ho liberato quasi subito e riassunto con una
paga regolare. Ora è un mio dipendente. Purtroppo, anche se avrei
voluto farne a meno, Grimmauld Place è troppo grande perché me ne occupi da
solo, più che mai per mancanza di tempo." Draco storse il naso:
Potter era proprio un eroe delle cause disperate. Pagare un Elfo era
come buttare soldi in un pozzo senza fondo, non aveva senso, poiché si
potevano avere i loro servigi gratis. I Babbani e i Mezzosangue
sarebbero stati la rovina del Mondo Magico. Harry vide l'espressione
disgustata del biondo e se la rise. "Mi
spiace per te se la cosa ti
disturba, ma credo sia meglio avvisarti che non accetterò nessun
comportamento disumano nei confronti del mio dipendente." Harry aveva
deciso di essere irremovibile, non aveva altra scelta che usare il
pugno di ferro se voleva ottenere qualcosa da lui "Ti do il divieto
assoluto di insultare, picchiare, o altro, il mio ragazzo, i miei
amici, il mio Elfo Domestico e chiunque altro che giri nel mio raggio
d'azione. In cambio, con tutte le cautele del caso, potresti ricevere
a Palazzo i tuoi amici e la tua ragazza. A proposito, so che ti devi
sposare con Astoria Greengrass. Suppongo che non sia lei la tua anima
gemella." Draco
scosse la testa, sconsolato: sarebbe stato troppo bello se la donna che
doveva essere sua moglie, fosse anche quella che lo avrebbe liberato da
quella maledizione. Aveva già tentato stringendo la mano a tutti coloro
che frequentavano la sua casa, uomini compresi, giacché c'era la
disgustosa possibilità che fosse costretto a baciarne uno. In realtà
non era mai accaduto nella storia dei Lestrange e sperava di non essere
lui il primo. Finalmente gli Auror concessero il permesso a Harry e
Draco di andare verso Grimmauld Place. Passarono per il camino e
raggiunsero la sala principale del palazzo, dove il quadro di Walburga
Black li accolse con i suoi strilli. |
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Capitolo 4 *** Seamus, ti presento... Draco ***
Una convivenza difficile
Seamus, ti presento... Draco
Appena
messo piede a Grimmauld Place, Harry chiamò Kreacher, che accorse
all'istante. Draco notò subito che l'Elfo Domestico era vestito e aveva
un'espressione serena sul volto. Quasi nel medesimo istante, si
cominciarono sentire le offese di Walburga Black alla volta dei suoi
abitanti, per la maggior parte Mezzosangue e pederasti: ne aveva di
che divertirsi! "Come fai a vivere in una casa con quella che ti
offende in continuazione?" chiese Draco, che era certo che sarebbe
stato sempre in ansia al suo posto. "In effetti, all'inizio ho
rischiato di mandare a puttane l'eredità di Sirius." rivelò Harry
"Oltretutto Kreacher, anche se era obbligato a obbedirmi, riusciva
sempre a trovare una maniera per aggirare l'ostacolo. Ti assicuro che
mi fido di lui molto di più ora. Alla fine ho capito che, se anche non
riuscivo a liberarmi del quadro, potevo sempre trovare una maniera per
zittirlo. Alla fine ho trovato una soluzione. Getto un incantesimo
silenziante sulla Sala dove sta la Signora Black e, se proprio non ci
passo davanti, mi dimentico quasi della sua esistenza." Detto fatto,
lanciò l'incantesimo e all'improvviso si sentì il silenzio assoluto. "Oh,
ma guarda tu. Scommetto che Walburga non avrebbe mai pensato di essere
azzittita così facilmente." commentò Draco, mettendosi comodo in una
poltrona. "Facile
non è la parola giusta, anche perché quella Sala che ha scelto è il
fulcro della casa e non posso evitare di passarci, ma ora si sta molto
meglio." "Perdona padrone, Kreacher aspetta ordini." gli ricordò l'Elfo. "Oh,
sì, scusami." Draco pensò che il mondo di Harry fosse fatto a rovescio.
Chiedere scusa a un Elfo impertinente! Suo padre gli avrebbe tagliato
la testa. "Devi andare da Seamus." continuò Harry "Informalo che
l'appuntamento salta per motivi lavoro." Vide Kreacher osservare Draco
con occhio sospettoso "Ti assicuro che è solo per lavoro. Stai sul
vago, però, voglio essere io spiegargli i particolari. Ti farò avere una lettera per lui. Lo inviterò questa sera qui." Kreacher fece un inchino e sparì.
Draco
si accomodò nella stanza che Harry aveva fatto preparare per lui: era
bella e confortevole. Aveva una porta che si apriva direttamente sulla
camera del suo protettore, scelta fatta apposta nel caso che la
protezione degli Auror attorno a Grimmauld Place, fallisse. -Spero di
non sentire rumori imbarazzanti nei prossimi mesi.- si augurò, sapendo
che la sera seguente Harry aveva invitato Seamus per spiegargli la
situazione. Sentì bussare nella porta di mezzo. "Avanti." disse di malumore. Harry apparve sulla soglia, sorridente. "Spero
che non ti dispiaccia la stanza. Gli Auror hanno deciso che
fosse l'unica maniera perché tu possa avere la tua intimità, essendo
però sempre a contatto." poi lo vide esitare un attimo "Ehm, questa
sera verrà Seamus. Non posso mettere un incantesimo silenziante, per
evitare pericoli, ma cercheremo di fare meno confusione possibile." "Che gentilezza!" lo canzonò Draco "Che altro potrei desiderare?" Harry
finse di non sentire l'ironia nelle parole di Draco e si eclissò nella
sua camera per prepararsi alla serata. Voleva che tutto fosse perfetto,
nella sua imperfezione. Doveva spiegare le cose a Seamus, prima che
questo saltasse al collo di Draco ed eliminasse un problema che non
esisteva. Aveva mandato al proprio ragazzo, una missiva tramite Kreacher, in
cui gli spiegava che sarebbe stato impegnato in una missione alquanto
delicata e segreta, della quale lui sarebbe stato uno dei pochi messo
a conoscenza. Durante il periodo di durata potevano incontrarsi, ma sempre con
cautela. La sera gli avrebbe spiegato tutto con calma.
Venne
l'ora di cena. Tutto era pronto fin nei minimi dettagli. Kreacher, che
trovava alquanto disturbante per la sua povera psiche di Elfo Domestico
libero rispondere in maniera educata agli insulti di Draco, si lamentò
con il suo padrone. "Harry, Kreacher non sopporta che signorino Malfoy dice male a me, e te, a signorino Seamus e a tutti tuoi amici." borbottò. Il
ragazzo sorrise: forse aveva un po' esagerato a innalzare l'ego
dell'Elfo, ma lo preferiva così, piuttosto che intimorito dalla sua
presenza. "Purtroppo
anch'io devo subire. Ho un compito da portare
avanti e l'impegno maggiore è proprio sopportalo. Ho cercato di
avvertirlo di non farlo ma credo che possiamo accontentarci se si
trattiene un po'." disse, contento di
avere qualcuno con cui lamentarsi "Beh, quando nessuno ci sentirà,
parleremo male di lui, che ne dici?" "Kreacher sempre pronto. Ci
risentiamo alla prossima lamentela." disse con il cuore più
leggero. Era facile lavorare per il signorino Harry Potter: per lui,
abituato a essere offeso e malmenato quando gli andava bene, era come
una passeggiata. Intanto aveva apparecchiato la tavola per quattro.
Immaginava già quale sarebbe stata la domanda di Seamus e l'aspettava
con ansia.
"Aspettiamo ospiti?" chiese Seamus "Pensavo fosse una cenetta intima." aggiunse deluso. Harry lo abbracciò per consolarlo. "Mi dispiace, ti avevo detto che ho una missione in corso, molto segreta." ricordò Harry. "Lo
so, anche gli Auror qui fuori me l'hanno detto, prima di costringermi a
un Voto Infrangibile." disse Seamus "Spero che non mi scappi di
raccontare nulla a nessuno, potrei morire, sai?" "Accidenti, non sapevo che volessero farti una cosa del genere. Mi sentiranno, dovevano fidarsi e basta." Harry era furibondo. Seamus sorrise, gli piaceva quando il suo ragazzo s'infervorava per lui. "Ok, ormai è fatta. Dimmi chi è l'ospite scomodo e togliamoci il pensiero." Harry ordinò a Kreacher di chiamare Draco, che sbuffando apparve nella sala da pranzo. "Malfoy,
ma che cavolo ci fai tu qui?" sbottò Seamus "Ma se sei circondato da
Auror dalla mattina alla sera? Che bisogno avevi di altra protezione?"
chiese Seamus. Draco se ne fregò di rispondere alle sue domande e si sedette a capo tavola, senza chiedere il permesso a nessuno. Fu Harry a spiegare la posizione spinosa di Draco. Seamus alla fine rideva come un matto. "Hai
fatto bene a non parlarmene per lettera. Avrei pensato che mi stessi
prendendo in giro. Un attimo, però, voglio fare una prova." Allungò una mano verso Draco e lo prese saldamente per un polso. Questo, molto sorpreso, tentò di liberarsi ma non vi riuscì. "Uh, non si è illuminato, quindi non sono io il prescelto." Draco si massaggiò il polso appena lo riebbe indietro. "Giuro che preferirei morire piuttosto che baciare te, o qualsiasi altro ragazzo." ringhiò Draco, digrignando i denti. "Peccato, però. Se fossi stato io, avrei goduto un sacco a vederti implorare di baciarti per non crepare." ghignò Seamus. Harry,
dal canto suo, beveva l'aperitivo che Kreacher aveva servito. In fondo
poteva essere soddisfatto, Seamus aveva preso la cosa dal lato giusto.
Poco importava se Draco non ne sembrasse contento. |
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Capitolo 5 *** Una convivenza difficile ***
Mi date fastidio incredibile
Una convivenza difficile
Dire
che Draco non era contento, era un eufemismo. Se credeva che i gemiti
delle due checche, sarebbe stato il peggiore dei mali, sentire su di sé
il sarcasmo del fidanzato di Potter, fosse una punizione che non
credeva
di meritare. Oltretutto gli dava un fastidio fisico vederli tubare,
anche se senza passare alle vie di fatto (per fortuna Potter aveva un
minimo di senso del pudore) davanti a lui.
Non riusciva a credere che sua zia Bellatrix gli avesse
detto che sarebbe stato facile: forse nella sua epoca non c'erano
Mezzosangue impiccioni e strafottenti che la pigliavano in giro e
Mangiamorte che attentavano alla sua vita e lo costringevano a stare a
stretto contatto con i suddetti.
Non aveva la libertà di fare nulla di ciò che poteva a casa sua:
gli era vietato invitare persone se prima non avessero passato un
imbarazzante esame e fatto un Voto Infrangibile;
non poteva maltrattare l'unico Elfo Domestico disponibile, poiché era
libero e si sarebbe andato a lamentare da Potter (in realtà lo trattava come Harry e per Kreacher non poteva essere meglio);
di uscire da solo non se ne parlava neppure;
tutto questo, unito al fatto che era costretto ad abitare con persone
che non sopportava e che non poteva usare la magia, facevano di tutto
ciò, una prigione paragonabile solo ad Azkaban (nel quale era stato
chiuso quasi un mese, prima di tornare al Manor).
Dopo aver passato due settimane chiuso a Grimmauld Place, in compagnia
solo di Potter, Kreacher, Seamus e qualche Auror, cominciò a ricevere
visite da amici e parenti. Loro sapevano solo che Draco poteva essere
in grave pericolo, senza specificare nulla. Logicamente tutti pensarono
che fosse per colpa di qualche Mangiamorte in libertà che gliel'aveva con lui. Il
compito ingrato del ragazzo era di stringere la mano, o qualsiasi
altra parte del corpo, pelle contro pelle, e aspettare che il
braccialetto reagisse positivamente al contatto giusto. Dopo che Draco
ebbe toccato ogni essere vivente che si presentava davanti a lui,
maschio o femmina, senza combinare nulla, gli Auror decisero che
conveniva fare il giro dei luoghi pubblici del Mondo Magico. Al
Ministero della Magia avevano una lista di tutti i Maghi, Purosangue e
Mezzosangue, dell'Inghilterra e di tutti Maghinò. Nel giro di tre mesi
Draco era entrato in contatto con tutti e non aveva combinato nulla.
"Che significa questo?" chiese Draco, sfinito "Devo toccare ogni mago
esistente nei vari paesi o mi butto direttamente sui Babbani? Ho
rimasto nove mesi di vita: sembrano tanti ma, da come sono corsi
velocemente questi, ho paura."
Harry avrebbe voluto consolarlo ma non sapeva che dire. Anche lui era
stanco di girare per ogni dove alla ricerca di qualcuno che poteva non
esistere, o essere talmente nascosto da volerci una vita a trovarlo.
"Uff, non c'è una maniera per velocizzare la ricerca?" sbottò invece il
moro "A questa punto, fossi tu così sfortunato da non beccare la
persona giusta subito, potrebbe volerci del tempo e tu non ne hai in eterno. Dobbiamo trovare una maniera."
"Certo che tu sei davvero consolante." gli fece notare "Un'altra parola
e mi uccido."
"Non sto scherzando. Abbiamo a disposizione i migliori Auror inglesi e
dobbiamo approfittarne, almeno per quanto riguarda i Babbani di questo
paese. Se ci diamo una mossa, nel giro di poche settimane avrai testato
tutta la popolazione britannica."
"E come?" chiese Draco, poco convinto ma non aveva molta scelta.
"Con la magia. Tu non la puoi utilizzare, ma noi sì. Se ci organizziamo,
riusciremo a portarti in poco tempo nelle case di tutti i Babbani.
Bisognerà usare Oblivion su tutta la popolazione ma credo sia
fattibile. Così faremo prima e ci leveremo il pensiero. Che ne dici?" "Dico
che solo un pazzo poteva avere un'idea del genere e, purtroppo, è la cosa
più intelligente che abbia sentito in questo periodo, quindi direi di
provare." si rassegnò Draco, sospirando. Harry,
che non ne poteva più della convivenza forzata con Draco, interpellò
uno degli Auror che pattugliavano la casa e propose la sua idea. Questo
corse dagli altri e in qualche giorno ebbero il permesso di farlo. Dopo
qualche settimana era stata testata tutta la popolazione inglese e
ancora nulla. Il morale era molto basso, o peggio.Harry era disperato e
aveva i suoi buoni motivi: sembrava che Draco,
annoiato di stare sempre e solo in compagnia sua e di Kreacher, facesse
di tutto per
indispettirlo. Lasciava la casa in disordine il più possibile (contando
che non poteva usare i suoi poteri magici, faceva miracoli) con l'Elfo che brontolava tutto il giorno perché doveva sistemare; lanciava
improperi a chiunque, nonostante Harry gli avesse detto di non farlo,
ma era talmente insito nella sua natura che era difficile eliminare
questo suo lato del carattere, al massimo si poteva limare. Aveva
addirittura cominciato a fare da coro alle offese di Walburga, felice
di aver finalmente trovato qualcuno che la pensasse come lei. In questo
caso, Harry non poteva neppure mettere l'incantesimo silenziante nella
Sala Grande, perché poteva non sentire se l'ingrato era in pericolo; per
ultimo, non per importanza, Draco aveva deciso di impegnarsi per
migliorare le sue giornate eliminando il terzo incomodo della casa,
Seamus, e non aveva trovato di meglio che puntare sul suo punto debole:
la gelosia.
Harry si chiedeva come faceva a non eliminarlo
fisicamente. La prima volta che si era messo seduto tra lui e Seamus, e
che gli aveva languidamente accarezzato i capelli con la mano guantata,
si era chiesto se non fosse impazzito. "Ehm, c'è qualcosa che non va?" aveva chiesto. "No,
tesoro." La risposta, detta con un sorriso più maligno che malizioso,
gli dette i brividi e non di piacere, almeno all'inizio.. Seamus guardò entrambi con aria
feroce. "Che significa questo?" ringhiò fuori di sé. "Che questo
stronzo non sa più come passare il tempo, e vuole tentare farci
litigare." spiegò Harry, irritato pure lui dal comportamento del
Serpeverde. "Ieri sera non mi dicevi così." Draco, per enfatizzare
le sue parole, appoggiò il capo sul petto di Harry che, pur non
desiderandolo, sentì una reazione al basso ventre. Sperò che nessuno,
soprattutto Seamus, se ne accorgesse. "Padron Harry." intervenne
Kreacher "Tu lascia morire, mondo migliore senza." Draco in quel
momento desiderò di essere al Manor, per poterlo decapitare. Quel
giorno Seamus se ne andò insoddisfatto, lasciando il suo ragazzo con
un'ingombrante erezione e con un ragazzo attraente che si strofinava
addosso a lui. Per fortuna, se così si poteva dire, appena soli non lo calcolò nemmeno. "Malfoy, vuoi la mia morte, prima della tua?" lo
aggredì verbalmente Harry "Chiederò a Percy di darti un altro Auror
come babysitter. Ti pentirai di quello che hai fatto, perché gli altri
sono tutti meno pazienti di me." "Che vuoi che sia, potevo fare di
peggio, se volevo." Draco alzò le spalle mentre gli rispondeva con
un'indifferenza che prima fingeva di non avere. "Peggio di così? Lo
vuoi capire che Seamus è geloso e che anche se sa che tra di noi non ci
potrà mai essere nulla, potresti rovinarmi la vita?" Draco non rispose alle accuse di Harry, sorrise semplicemente e andò nella sua stanza. In seguito, Seamus sembrava aver trovato un certo equilibrio, almeno in apparenza.
Draco sperava
di fare presto a trovare chi doveva baciare, anche se le cose a
Grimmauld Place erano migliorate da quando Potter e Finnigan si erano
lasciati. Eh sì, perché la situazione non piaceva per nulla
all'ex Grifondoro che, nonostante si facesse forza usando l'ironia, era
comunque geloso del fatto che Draco stesse tutto il giorno con il suo
ragazzo, mentre lui, per entrare in una casa che fino a qualche mese
prima era come la propria, fosse sempre sotto osservazione. Senza contare che Draco ci metteva del suo per irritarlo. Appena metteva piede in
casa, Malfoy diventava più appiccicoso di una sanguisuga. Non era bastato a
Harry fargli notare che in realtà non si sfioravano, che se gli puliva
la bocca con il tovagliolo, si metteva seduto tra di loro o gli
immergeva la mano, sempre guantata, nella marea disordinata di capelli,
lo faceva solo per irritarlo. Harry
faceva di tutto per allontanarlo ma sembrava proprio che, l'annoiato
Draco, non sapesse stargli lontano un secondo in quelle situazioni. Fu
durante una di queste effusioni esagerate che Seamus si alzò
annunciando che non sarebbe più tornato, finché ci fosse stato lui. "Ma... amore... non lo vedi che vuole prenderci in giro?" In
realtà anche Seamus ne era convinto ma non poteva farsi venire la
gastrite perché non poteva picchiare quella piattola. Uscì dal camino,
scortato da un Auror.
Harry
sperava ancora che potessero tornare assieme una volta che tutto fosse
finito. Purtroppo vedeva ancora lontano la fine di
quell'avventura. Nel frattempo si rodeva le mani e si chiedeva
come faceva a passare tanto tempo a stretto contatto con Draco Malfoy,
senza sbatterlo contro un muro e abusarne sessualmente. La presenza e
il corpo di Seamus gli davano la forza di resistere, sfogandosi su di lui, ma, ora che non c'era più lui, temeva che
avrebbe fatto un disastro. Aveva promesso, per ripicca, che non
l'avrebbe più sfiorato con un dito: ora si tratteneva per evitare che
un semplice tocco si tramutasse in qualcosa di completamente diverso e
sbagliato. Harry era un bravo ragazzo che amava fare le cose secondo
le regole e violentare Malfoy non era certo nella sua lista delle cose
giuste da fare. Nulla gli impediva, però, anche perché non riusciva a farne a
meno, di pensare a lui in maniera sessuale. Poteva un gay stare chiuso
in compagnia di un ragazzo così bello, e non avere neppure un pensiero
peccaminoso? Bravo, ok, ma sempre uomo era. Harry
pensava spesso a Draco, soprattutto dopo la fine del rapporto con
Seamus, e lo sognava pure. S'immaginava che le sue labbra, che
avrebbero dovuto baciare il prescelto da braccialetto, si appoggiassero
sulle sue. Anzi pensava che se fosse stato lui, il destinato da quel
bacio, avrebbe almeno avuto il godimento di quell'attimo di gloria. Per fortuna le
sue attenzioni erano scese da quando si era lasciato con il fidanzato. "Spero
che sarai soddisfatto!" lo rimproverò Harry "Pensare che non ti ho
toccato nemmeno per sbaglio! Non vedo l'ora che questa storia finisca, per
non averti più fra i piedi!" Draco
se stava andando, ridendo come un pazzo, sollevato che Seamus non fosse
più presente, poiché lo infastidiva vederlo tubare con Harry, quando il
ricordo delle parole appena sentite, all'improvviso lo colpì. -Non
mi ha mai toccato?- pensò -Ora che che lui me lo ricorda, è vero. Aveva promesso di
non farlo più e ha mantenuto la parola.- Ripensò al suo sguardo, ferito
e arrabbiato, quando lo aveva rimproverato per quel semplice sfiorare
di mani. Però non capiva com'era possibile che nessuno si fosse
accorto, nonostante abitassero assieme, che non si erano più sfiorati. Appena se ne accorse, fece una giravolta su se stesso, per rincorrerlo. "Potter, toccami!" ordinò, alle spalle del moro. Harry si voltò, fuori di sé. "Sono stanco dei tuoi capricci. Vattene nella tua stanza e non mi disturbare più." sbottò. Draco
non poteva lasciare perdere, ne andava della sua vita e anche se era
solo una possibilità, doveva tentare. Prese la mano di Harry, con la sua guantata e lo trattenne. "Ti sei reso conto di ciò che hai appena detto, almeno?" chiese Draco. "Non
capisco. In questo momento mi sfugge." rispose Harry, pensandoci su.
Ripeté mentalmente tutto quello che aveva detto pochi istanti prima e
alla fine dalla bocca gli sfuggì un "ops." che fece intendere a Draco che
aveva capito. Harry si massaggiò la nuca, ridendo nervoso. "Accidenti, sarebbe proprio bella, se per colpa del tuo comportamento spinoso, abbiamo perso tanto tempo." disse. "Possiamo
recuperarlo." disse Draco, togliendosi il guanto dalla mano destra e
porgendogliela "Anche se potremmo discutere un bel po' di chi sia la
colpa di tutto." Harry prese la mano di Draco, senza aspettarsi
alcunché, e rimase senza fiato quando vide il braccialetto cominciare a
pulsare di luce viva. "Merda!" esclamò, poco elegantemente Draco. "Lo
puoi dire forte." confermò Harry e intanto pensava -Merlino, ma vuoi
che sia proprio io l'anima gemella di questo stronzo. Questo
braccialetto è tarato male.-
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Capitolo 6 *** Un bacio, please! ***
Un bacio
Un bacio, please!
Il braccialetto, con la sua luce turchese, accecò l'animo di Draco. "Lo
sapevo che ero uno sfigato." si lamentò "Devo baciare un uomo, per di
più uno che non sopporto. Sarebbe stato meglio uno sconosciuto." Harry abbandonò la mano di Draco con uno scatto nervoso. "Allora crepa!" gridò, non potendone più e si rifugiò nella sua camera. Draco,
ancora stordito, ma intimamente felice di aver finalmente trovato il
Prescelto dal braccialetto, si rese conto che doveva convincere Harry a
baciarlo prima possibile. Non che non avesse tempo ma,
ora che ne conosceva l'identità, sperava di risolvere quella situazione
assurda. Tentò
di aprire la porta della camera del moro, che però, per la prima
volta da quando era stato costretto a rinchiudersi lì, aveva un
incantesimo che non gli permetteva di aprirlo. Bussò ma non ricevette
risposta. Tentò allora dalla porta di mezzo fra le due stanze ma,
come si aspettava, aveva chiuso anche quella. Capì che non era il caso
di insistere e se ne stette buono. Non riusciva, però, a dormire. Nel cuore della notte, capendo che non avrebbe preso più sonno, decise di chiamare Kreacher. "Ho
bisogno del tuo aiuto." esordì "So che non vedi l'ora di liberarti di
me e la cosa è reciproca. Ho appena scoperto chi è il prescelto dal
bracciale, ma al momento si è arrabbiato con me e non vuole sciogliere
la maledizione. Portamelo, ho bisogno di parlare con lui." L'Elfo ci pensò un attimo, poi decise che gli conveniva. "Dire a Kreacher chi deve portare." disse accettando. "Il tuo padrone." rivelò Draco. Lo sguardo di Kreacher fece imbarazzare il biondo. "Tu
prende in giro Kreacher. Tanti mesi insieme e non vi siete accorti di
nulla?" Essere presi in giro da Kreacher era la cosa più imbarazzante
che avesse mai provato in vita sua. "Non siamo stati così vicini. Allora, puoi andare nella sua stanza e portarmelo? O almeno tentare di convincerlo?" Kreacher non aggiunse altro e sparì. Tornò indietro un attimo dopo, da solo, per avvertirlo che il padrone non era in camera. "Merlino! Deve essere uscito dall'altra porta." sbottò Draco "Dove potrebbe essere andato." "Per sfogare nervi padron Harry usa la scopa." lo informò Kreacher, prima di defilarsi. "Giusto, il rospetto ha ragione. Può essere solo lì, nel ripostiglio delle scope volanti." Per
fortuna sapeva dove si trovava, in quei mesi di compassione Harry
volava spesso e una volta, mosso a compassione, lo aveva portato a fare
un breve giro, mettendo Draco davanti a sé. Il biondo ci aveva messo
molto a convincerlo e, per quanto gli fosse piaciuto, non lo aveva
fatto più. Era stata una scena molto imbarazzante e aveva capito perché
Harry non voleva farlo. Qualche Auror, che li aveva accompagnati, li
sfotteva, come se fossero una coppia di fidanzati, e Seamus, venutolo a
sapere, era diventato livido fra rabbia e gelosia. Quantunque gli
piacesse indispettire il ragazzo di Potter, non aveva gradito le prese
in giro e aveva evitato di farlo ancora. Ancora poco, e finalmente lo
avrebbe potuto fare da solo. Raggiunse, con passo veloce, il
ripostiglio delle scope volanti. Harry ne aveva più di una, però usava
quasi sempre la stessa, la prima che gli fosse stata regalata: era uno
stupido sentimentale. Mentre Draco entrava dalla porta, Harry faceva
lo stesso, però dalla finestra. Lo guardò un attimo e si voltò per
andarsene ancora, per evitare l'incontro. "Harry Potter!" lo richiamò "Fatti crescere le palle e affronta tutto." Harry, tornando a guardare il Serpeverde, lo fulminò freddo. "Che fretta hai? Dopo tutti questi mesi, che ti costa aspettare che io sia pronto psicologicamente?" "Sono io che dovrei avere dei problemi. Sei tu la checca fra i due." Harry scosse la testa ma scese dal davanzale della finestra per appoggiare i piedi nel pavimento della stanza. "Leviamoci sto dente. Così almeno mi libererò di te e potrò tentare di chiedere a Seamus di tornare con me." Draco continuava a non capire il problema: parlava come se fosse l'essere più
sfortunato del Mondo Magico. Che poteva capitargli di meglio, che
baciare un ragazzo bello come il sole? "Approfittatene, perché non ti capiterà un'altra volta un'occasione del genere." lo invogliò Draco. "Me lo auguro."
Harry
prese un'altra volta la mano di Draco e osservò il braccialetto, come
sperando che prima fosse stato un errore, e che in realtà non fosse lui
lo Sfigato (ehm, Prescelto) che doveva baciare Draco. Purtroppo la
sentenza era la medesima, senza ombra di dubbio. Draco chiuse gli
occhi e attese: il furbetto voleva che fosse lui a fare tutto. Posò le
labbra su quelle del biondo e le ritirò quasi subito. "Può bastare così?" chiese speranzoso. "Ehm,
non credo, da quello che ho capito, deve essere un bacio con i
controfiocchi." gli ricordo Draco, certo di averlo già informato della
faccenda "Dovrai impegnarti più di così." Intanto gli mostrò il
braccialetto, saldamente ancorato al suo polso. "Uff, spero
per lui che chi ha creato questa maledizione sia morto, altrimenti lo
uccido io." Poi, prima che Draco potesse dire qualche altra
sciocchezza, appoggiò in maniera più decisa le labbra su quelle del biondo. Il Serpeverde, che credeva di essere pronto, dopo tutti quei
mesi, a quello che sarebbe accaduto, si ritrovò con la lingua di Harry
che chiedeva il permesso di entrare nella sua bocca. Draco si stupì di
non trovare affatto disgustoso quel contatto, anzi, i brividi che gli
percorrevano la schiena, lo informavano che il suo corpo non era
dispiaciuto. Senza
rendersene conto affondò le mani nei capelli di
Harry e le unì dietro la sua nuca, per approfondire il bacio. Harry non
si chiese più quanto tempo sarebbe passato prima che il bracciale si
aprisse. Cinse le braccia attorno alle spalle di Draco e lo baciò con
una passione che aveva trattenuto per molto tempo. Era stato difficile
stare accanto a quell'angelo tentatore senza mettergli le mani addosso e ora sfogava tutta la tensione che aveva dovuto tacere. Le
mani di Harry cominciarono a frugare sotto i vestiti di Draco e nessuno
dei due si accorse che il braccialetto si era finalmente sfilato dal
polso, tant'erano occupati a limonare. Harry passò a baciare
l'orecchio, poi il collo di Draco che non si ritrasse e non pensò
neppure che potesse essere sufficiente per il gioiello, anzi,
questo era diventato l'ultimo dei suoi pensieri. Avrebbero
continuato ancora, colti da quell'attimo di passione, se non fossero
stati interrotti dalle grida degli Auror che pattugliavano la casa.
Erano sotto attacco dei Mangiamorte. Harry e Draco si separarono, spaventati. "Merlino,
sono giunti fin qui, nonostante le molteplici protezioni. Sarà stato
sufficiente questa volta?" chiese Draco, guardando il soffitto, da cui
provenivano gli schiocchi causati dagli incantesimi. Sollevò il braccio in cui sarebbe dovuto essere il braccialetto e lo trovò spoglio: il gioiello era a terra. "Direi
che è stato appassionato il giusto." commentò Draco "Ora che ne
diresti di recuperare la mia bacchetta, così vi aiuto a combattere con
questi maghetti da strapazzo?" Sentì qualcuno di loro che chiamava
il suo nome. Sapevano che era lì e forse erano anche informati del
motivo, ma non era una cosa impossibile poiché, per la ricerca, erano
stati costretti a girare per tutta l'Inghilterra, non erano mai a lungo
chiusi in casa. Harry chiamò Kreacher. "Porta subito la bacchetta
di Draco." ordinò appena l'Elfo ebbe fatto la sua apparizione "Abbiamo
una battaglia da combattere." poi, rivolgendosi al ragazzo "L'unica
cosa positiva è, che se questa battaglia volge al meglio per noi,
rimarranno davvero pochi Mangiamorte in circolazione. Scommetto che chi
ha potuto, è qui per cercare di fare la pelle a te e a me." "Sei il solito egocentrico, sempre tu sei il fulcro di tutto." Harry
rise, sentendosi tacciato di egocentrismo proprio da lui, ma non era il
caso di perdere tempo. Kreacher riapparve quasi subito con in mano un
cofanetto, che si aprì appena Draco lo toccò: vi aveva sigillato la sua
bacchetta prima di perdere i poteri e ora era il momento di
riappropriarsene. Il moro consegnò all'altro una scopa, poi risalì
sulla sua. "Vado fuori ad avvertire i nostri della situazione, tu
esci dopo aver contato fino a venti... lentamente." e volò dalla
finestra. Draco non capì il perché, ma cominciò a contare, anche se
non piano come aveva detto Harry. Quest'ultimo, nel frattempo, era
uscito e aveva spiegato tutto ciò che era successo, saltando solo un particolare: il nome del Prescelto. "Finalmente."
L'uomo, occupato a nascondersi dietro a un muro sospirò profondamente
"Mi dirai il resto dopo. L'importante è che siate entrambi pronti a
combattere. Due bacchette in più non fanno male." Draco apparve
anche lui all'aperto e, con Harry, cominciò a battersi: aveva un bel
po' di adrenalina da sfogare. Anche se di poco, l'aumento dei
combattenti volse a loro vantaggio. In poco tempo la maggior parte dei
nemici era morto, stordito o, comunque, catturato. Furono pochi quelli
che riuscirono a sfuggire alle mani degli Auror. Dalla parte del
Ministero nessuna perdita, solo qualche ferito, compreso Harry. Una
Maledizione lo aveva colpito mentre volava sulla sua scopa e non si
sarebbe fatto nulla se non fosse stato a parecchi piedi da terra.
Al
San Mungo, tutti coloro che conosceva andarono a trovarlo, compresi i
coniugi Malfoy, che erano davvero lieti di riavere il figlio sano e
salvo più una riserva extra di quattrini che non facevano mai male. A Percy, uno dei primi a venirlo a trovare, Harry espose un dubbio. "Perché avete insistito così tanto che proteggessi Draco?" chiese "I soldi non sarebbero passati al Ministero?" "A
parte che io non sono un tipo che desidera la morte di nessuno, sarebbe
passata anche la Maledizione, anche se l'avvocato ha cercato di
convincerci del contrario. Per fortuna anche noi abbiamo i nostri
legali, che sono piuttosto bravini, e hanno scoperto che Fettburg
avrebbe piacere se tutto finisse nelle nostre mani. Credo avesse un
piano ben preciso." "Non capisco." "Abbiamo scoperto che è un
Mangiamorte, di quelli fedelissimi, ma che agiva nell'ombra per conto
del Signore Oscuro. Te lo immagini Voldemort che va dall'avvocato?
Eppure lo faceva. Nemmeno Lucius, che conosceva quasi tutti i membri
della sua organizzazione, sapeva della sua esistenza. Comunque è
riuscito a farsi dire dal depositario del segreto, il padre di Draco,
dove era ubicato il luogo sicuro, e lo ha comunicato ai suoi compari.
Credo che abbia utilizzato la scusa di dovergli far firmare dei
documenti. Per fortuna che siete riusciti a trovare la ragazza che ha
baciato Malfoy. A proposito, non mi hai detto chi è?" Harry però disattese la sua curiosità. "Mi
dispiace, Draco mi ha fatto promettere di mantenere il segreto." scosse
la testa, ma piano perché gli doleva "A quanto pare non è per nulla il
suo tipo e non vuole che si sappia." "Suppongo che sia inutile insistere, quindi me ne torno al lavoro." "A proposito, se accettaste l'eredità a chi toccherebbe l'incombenza?" chiese Harry. "Indovina!"
disse indicandosi. "Poi non si sa se la Maledizione continuerebbe o si
estinguerebbe, ma poiché tocca a me non vorrei proprio fare danni.
La mia ragazza non approverebbe." "Ehi, da quando sei fidanzato?" esclamò Harry "Auguri. Quando me la presenti?" "Non
lo sa ancora nessuno, i suoi genitori vorrebbero che sposasse un certo
ricco Purosangue, comunque, appena si sistemeranno le cose, te lo farò
sapere. Riprenditi, voglio che tu sia il mio testimone di nozze." "Ne sarò onorato." sorrise Harry. Alla
fine, nelle due settimane che passò ricoverato,
mancavano all'appello solo Draco e Seamus. Era contento che il primo non
si fosse fatto vivo, aveva ricordi imbarazzanti cui dare i calci,
mentre gli dispiaceva per il secondo. Qualcuno che conosceva entrambi
lo avvisò che aveva cominciato a uscire con un altro, meno bello, meno
famoso, più tranquillizzante per lui. Harry gli augurò mentalmente di
essere felice e di non pentirsi in seguito, perché neppure lui voleva
stare a guardare. Non sarebbe stato facile per lui rifarsi una vita
sentimentale, era timido e romantico e non era tipo da buttarsi su
chiunque per il proprio piacere, ma voleva anche lui il suo angolo di
felicità e sperava di trovarlo alla fine. |
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Capitolo 7 *** Un angolo di felicità ***
Il mio angolo di felicità
Un angolo di felicità
Fu
accompagnato a casa da Ron e Hermione. Avrebbe potuto farcela anche da
solo, ma i suoi amici non volevano saperne di lasciarlo da solo, non
tanto per le ferite del corpo, con la magia erano completamente
rimarginate, ma per quelle dell'anima. Conoscevano Harry, sapevano che,
nonostante le sue rassicurazioni, il dolore che aveva dentro non poteva
essere sparito in così poco tempo. Non era tipo da affogare chi aveva
vicino nei propri dispiaceri, perciò decisero che bisognava
costringerlo a esternarlo. Appena
entrati, furono travolti da un gioioso Kreacher. Si propose di fagli un
the, un massaggio, preparargli un bagno e il letto per riposare, tutto in
contemporanea. Harry sorrise, contento dell'accoglienza ricevuta. "Avete
visto? Ho tutto ciò che mi serve a casa." ridacchiò. "Kreacher, per
ora mi è sufficiente un the per me e i miei amici, grazie." L'Elfo
cominciò a ballare per la stanza: Harry ricordò lo scorbutico che aveva
conosciuto appena ereditato Grimmauld Place e quasi non lo riconosceva. "Hai fatto miracoli con lui." commentò Hermione, felice che uno dei primi sostenitori del C.R.E.P.A. fosse davvero attivo. "Miracoli? Lo tratto solo come chiunque altro." si schernì Harry. "Comunque davvero sto bene, non ho bisogno di nulla." "Invece sì." intervenne Ron "Ti serve un ragazzo, qualcuno con cui passare del tempo e che ti coccoli." Harry
scosse la testa: non voleva nessun appuntamento al buio, o che i suoi
amici s'impegnassero a cercargli un compagno. L'essere stato mollato da
Seamus e aver baciato Malfoy, erano due ricordi che avrebbero
avvelenato tutto in quel momento. "Padron Harry," intervenne Kreacher "a te serve Prescelto." Tutti
osservarono l'Elfo che si avvicinava con un vassoio con il the in mano.
Harry impallidì, temendo di aver capito quello che egli intendeva. Per
fortuna i due amici, dopo averci ragionato sopra, fraintesero. "Certo, potresti chiedere a Malfoy di prestarti il braccialetto, così magari ti ritrovi con la tua anima gemella." propose Ron. Harry rise nervoso, felice che non avesse capito. "Non credo che mi piacerebbe vivere come ha fatto Draco, e senza neppure avere qualcosa da guadagnarci." "L'amore
non lo puoi considerare nulla. A proposito di Malfoy, non sai la
novità?" lo informò Hermione "Astoria Greengrass, la sua fidanzata, lo
ha lasciato e non indovinerai mai per chi." Harry ci pensò un attimo, poi scosse la testa rinunciando. "Percy,
il mio occhialuto fratellone, ha fatto innamorare di sé la fanciulla,
mentre Draco era occupato a liberarsi di quel braccialetto." raccontò
Ron, orgoglioso, come se fosse un punto d'onore di avere impalmato una
convinta Purosangue. "Percy?" ripeté Harry "Ora che ci penso,
all'ospedale mi aveva accennato di essere innamorato di una ragazza, ma
che i genitori fossero contrari. Perché si sono convinti a venire allo
scoperto proprio ora?" chiese, anche se in realtà lo poteva immaginare. "A
quanto pare sia i Greengrass che i Malfoy, spingevano perché si
sposassero al più presto." spiegò Hermione, mantenendo la calma più del
marito "Allora i due hanno preso il coraggio per la coda e si sono
decisi a uscire allo scoperto." "Come la presa Draco?" chiese Harry, preoccupato per la salute del Serpeverde. "Si
è chiuso in casa e sono due settimane che non vede nessuno." Hermione
alzò le spalle. In realtà a lei non interessava più di tanto la sua
reazione ma Harry era un ragazzo generoso, che pensava sempre per gli
altri "Credo che il fatto lo abbia sconvolto, vista la reazione, ma
allo stesso tempo non ha più voluto saperne di lei, un po' come fosse
appestata." "Probabilmente non è mai stato innamorato e ha
approfittato di ciò per togliersela dalle scatole." intervenne Ron
"Sono certo che fra qualche mese lo vedremo con un'altra ragazza e,
magari, questa volta scelta da lui."
"Come sta Draco?" chiese Andromeda, che era accompagnata dal nipotino Teddy. "Non
troppo bene, sono almeno tre settimane che si rifiuta di uscire dalla sua
stanza." sospirò la povera Narcissa. "Temo che il periodo in compagnia
di Potter abbia alterato la sua psiche e il comportamento di Astoria
gli abbia dato il colpo finale. Nessuno si aspettava qualcosa
del genere da quella ragazza." Narcissa e Andromeda avevano
recuperato i rapporti dopo la fine della guerra, anche se la donna
preferiva entrare in casa quando non c'era Lucius, del quale aveva
soggezione, o almeno invitare la sorella in casa propria. Ora erano
proprio lì, nel nido che aveva diviso con il suo Ted. "Non sono d'accordo con te, sorellina." la contrastò "All'amore non si
comanda, è questo il mio pensiero, e se è più felice così, tanto meglio
per lei. Oltretutto Draco non sembrava così preso dalla piccola
Greengrass, da rimanerne sconvolto. Certamente è successo qualcosa. In
pratica ha conosciuto tutta la popolazione inglese, sia maghi che
Babbani, potrebbe aver conosciuto qualche ragazza che lo ha attirato in
maniera particolare, o l'anima gemella che ha dovuto baciare per
liberarsi del bracciale, era proprio quella giusta e non riesce a
dimenticarla. Hai provato a chiedere a Potter?" Narcissa annuì. "Potter
non ci ha neppure voluto rivelare chi era. Ha solo detto che non era
una
persona gradita a Draco e che mio figlio non voleva si sapesse in
giro." ricordò Narcissa, soppesando quelle parole "Forse è solo
qualcuna che noi non vorremmo, ma, a questo punto, potremmo trovare un
accordo, a parte che non sia proprio indecente." Andromeda
scosse la testa e non proseguì nella discussione: non sarebbero mai
state sulla stessa lunghezza d'onda per quanto riguardava
quell'argomento, quindi tanto valeva chiudere lì. Però non sarebbe
stato male fare una chiacchierata con Draco. "Posso andare a vedere come sta?" chiese, poi le lasciò Teddy per il momento. Aveva bisogno di essere libera.
Bussò alla porta del ragazzo. Da dentro provennero solo borbottii indecifrabili. "Sono zia Andromeda." annunciò "Fammi entrare, ho bisogno di parlarti." Draco,
dopo un attimo d'indecisione, la fece passare. Era ancora più pallido
del solito, anche se non patito. La camera era in ordine, come fosse
passata un'orda di Elfi Domestici, perciò si sentì sollevata di vedere
che, aria triste a parte, stava bene. "Pensavo che fosse peggio. Tua madre mi ha detto che non fai entrare nessuno a sistemare." cominciò la donna. "L'ho fatto io. Con la magia non è così difficile, ed io sono un mago." puntualizzò. "Vorrei che mi raccontassi quello che è successo." proseguì. "Perché dovrei farlo con te, quando mi sono rifiutato con i miei genitori?" chiese Draco. "Perché io
ho abbandonato la mia famiglia per seguire l'amore, e potrei capirti
più di loro." Andromeda sorrideva dolcemente. Era davvero
impressionante la sua somiglianza con Bellatrix, e allo stesso tempo
l'assoluta differenza. Sentì di potersi fidare di lei, anche per quella
cosa piuttosto imbarazzante. "Zia, non sono certo che tu potresti
capire, nonostante tu lo pensi. Io non potrò mai sposarmi con la
persona che aveva scelto il braccialetto." Draco sospirò prima di
proseguire "Ho dovuto baciare un uomo." confessò alla fine imbarazzato. Andromeda allargò gli occhi con uno stupore genuino e non trattenne un'esclamazione sbalordita. "Davvero?"
poi si rese conto di avere esagerato. Aveva promesso a se stessa che
non avrebbe in alcun modo giudicato Draco e invece si era lasciata
travolgere dalla sorpresa. "Mi... Mi dispiace." cercò di recuperare
"Mi sarei aspettata tutto, tranne una cosa del genere. Non penso male
di te, ma è normale pensare che possa essere semplicemente una persona
che i tuoi non vedrebbero di buon occhio." "Lo so. Poi anche il
fatto che i miei non lo sopportano è vero, anche se hanno cominciato ad
apprezzarlo." continuò Draco, quasi convinto a rivelare tutto alla
donna. La conosceva da poco, non avendo avuto rapporti con lei fino
alla fine della guerra, ma la ammirava. Non la vedeva mai triste,
nonostante la morte di marito, figlia e genero ed era sempre pronta a
elargire a tutti consigli su ogni cosa. Forse lo faceva solo per il
bene del piccolo Teddy, ma questo non toglieva il fatto che fosse una
donna forte, che aveva fatto nella vita ciò che voleva
senza pentirsene mai. "Uh, quindi lo conoscono. Da ciò che mi
aveva detto tua madre non era rimasta una sola persona in tutta
l'Inghilterra che non avevi toccato." Andromeda cominciava a essere
curiosa. "In realtà ne era rimasta una. Nessuno di noi due aveva mai
pensato fosse necessario, almeno finché non me lo ha fatto notare. Si
tratta di Potter." Andromeda allargò la bocca e gli occhi un'altra volta. "Com'è possibile che tu e Harry siate rimasti per mesi nella stessa casa, senza sfiorarvi neppure per sbaglio?" chiese stupita. "La
settimana prima che Percy gli desse il compito di seguirmi, avevamo
litigato perché lo avevo rimproverato di avermi messo una mano sulla
spalla e così lui è stato attento a starmi ben lontano. Solo tre settimane
fa, poco prima l'attacco dei Mangiamorte, mi è venuta in mente questa
cosa e lui si è rivelato il Prescelto. Sono arrivati mentre ci stavamo,
dopo qualche ora di meditazione, baciando." "E dimmi com'è stato?" "Non
male." ricordò Draco con un sorriso. Ripensò, come aveva fatto per
tutto quel tempo, alla bocca esigente di Harry e alle sue mani che
s'infilavano dappertutto: cos'avrebbe dato per poterlo rivivere
un'altra volta! "E cosa stai aspettando a correre da lui a dirgli
tutto? Non pensare che il fatto che ti piace un uomo, cambi le cose.
Segui sempre il tuo cuore e non sbaglierai mai." Andromeda sorrise, poi
si alzò "Torno giù da Teddy, tua madre si sarà stancata di stare dietro
a quel demonietto." Uscì e tornò nel salone principale. "Sei stata su un'eternità!" esclamò Narcissa "Sei riuscita a parlargli?" La sorella annuì. "Sì." confermò "Ho anche capito perché non voleva dirvi quel nome. Suppongo anch'io che sarebbe troppo per voi." "Mi vuoi dire chi è?" Narcissa era speranzosa. "No lo deve fare lui." "E tu che gli hai consigliato?" "Di seguire il cuore." "Quindi dovremmo aspettarci qualche strano essere in questa casa?" "Dipende tutto da lui."
Draco
rimase un bel po' a rimuginare sulle parole della zia. Lei gli
consigliava di seguire il cuore e di confessare tutto a Potter, ma che
avrebbe fatto se lui l'avesse rifiutato? E i suoi genitori come l'avrebbero presa? Se
si fosse innamorato di una ragazza, avrebbe avuto qualche possibilità
che l'accettassero in famiglia, ma non era sicuro che avrebbero fatto
lo stesso con Harry. Ci pensò tutta la notte e la mattina seguente,
che era domenica, prese quel poco di coraggio che gli aveva inoculato
la zia e si diresse verso la casa di Harry, a bordo della sua scopa. L'Elfo
Domestico che doveva portargli la colazione tornò nella sala, dove
anche i signori Malfoy stavano consumando il cibo, per avvertirli
dell'assenza. "Credi che sia andato da questa fantomatica ragazza. Non so se esserne contento." "Andromeda è riuscita a scucirgli il nome e mi ha assicurato che ne saremo scontentissimi." Lucius
scosse la testa: la guerra era finita in maniera diversa da quello che
aveva sperato, ma comunque lui se l'era cavata comunque. Che fosse
quella la punizione per tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento?
Draco si presentò, sorridente, alla porta di Harry Potter. Ad aprirgli Kreacher, al quale chiese di essere annunciato. "Padron Harry!" gridò l'Elfo Domestico libero "Prescelto arrivato." Sentì Harry zittirlo, irritato, poi lo vide uscire. "Malfoy, qual buon vento?" lo apostrofò. "Non mi fai entrare?" chiese Draco. "Non
posso, ci sono Ron e Herm, ultimamente non riesco a liberarmi di loro e
Kreacher potrebbe ritirare fuori la sua balzana idea che siamo una
coppia perfetta, anzi l'ha già fatto." "Ehm, il tuo Elfo vorrebbe
che noi due ci fidanzassimo?" chiese stupito e divertito e intanto
pensava -Gli aiuti arrivano dalle parti più inaspettate.- "Già."
ammise Harry "per fortuna ancora non hanno capito cosa intende, ma se
ti facessi vedere proprio ora, non avrebbero dubbi." "Non hai
raccontato a nessuno quello che è accaduto? Beh, per quello che devo
fare, può andare bene anche qui." disse Draco, poi, s'inginocchiò e
prese una mano del moro "Harry, vuoi essere il mio ragazzo?" Il ragazzo rimase a bocca aperta e tentò di farlo ragionare. "Draco, non devi farti influenzare da quello che ha deciso quel braccialetto. Devi decidere con la tua testa." "Sono
tre settimane che non penso che a quel bacio." confessò l'altro "Se non ci
fosse stato l'attacco dei Mangiamorte, ci saremmo mai fermati? Ero
convinto che, quando fosse accaduto, avrei passato tutto il tempo a
guardarlo staccarsi. Invece non me ne sono neppure accorto e ho
maledetto con gioia quelli che ci hanno disturbato. Ti amo, Harry
Potter, e vedi di fartene una ragione." Harry, che pure aveva
pensato a quel bacio spesso, sentendo un dolore sordo in fondo
all'anima, sicuro che non l'avrebbe mai potuto ripetere, taceva, per
timore di rovinare tutto. "Potter, baciami ancora, non te ne pentirai." Harry,
che già sapeva che avrebbe avuto di che pentirsi a cedere alle lusinghe
di quel biondo tentatore, non riuscì più a resistere, lo aiutò ad
alzarsi e lo strinse fra le braccia. Appoggiò le labbra sulle sue e
cominciarono a baciarsi davanti alla porta d'entrata, senza curarsi di
essere visti. Ron e Hermione, preoccupati dalla lunga assenza di Harry, apparvero sulla soglia. "Padrone sta baciando prescelto." cantilenava intanto Kreacher, saltellando in tondo. "Oh,
ecco che intendeva il rospetto." commentò Ron "Capisco anche perché non
ne voleva parlare. Mi sa che per Harry i guai sono appena cominciati."
predisse pessimista. Hermione lo rimproverò: lei voleva la felicità del suo amico e al momento lo sembrava. |
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