Orange

di Jopsy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Cap. 1

Hokkai Gauken, uno dei licei più prestigiosi di Sapporo.
Qui gli studenti inseguono il loro sogno di diventare musicisti di fama mondiale, esercitandosi ogni giorno nelle attività del dopo scuola tra cui anche recitazione e letteratura per coloro che vorranno diventare scrittori o attori di cinema.
Insomma, si direbbe una scuola dove…


- "…tutti i tuoi sogni si avverano." Bah, che stupidaggine! -.
Una ragazza dai lunghi capelli neri raccolti una coda e dagli occhi color ambra si dirigeva verso l'ingresso della scuola tenendo in mano il depliant dell'istituto.
- Questa è quella pazza di mia madre che mi ha iscritto a questa accademia…Perché sono in un posto simile? -.
Appena mise piede nel corridoio, tutti quanto si girarono a fissarla.
E lei odiava essere fissata.
Saranno forse i suoi occhiali da secchiona? O i suoi pantaloni sgualciti e la felpa rosso scuro di due taglie più grande?
No, il fatto è che lei era la nuova studentessa e tutti non vedevano l'ora di fare amicizia con lei!
La ragazza a quell'idea prese a correre per i corridoi verso l'ufficio del preside per confermare l'iscrizione e prendere l'uniforme.

- Homura Kitai, nata il 14 febbraio del 1996, risiedente a Sapporo fin dalla nascita. Voti massimi in ogni materia eccetto educazione fisica. Sì, sei stata accettata mia cara! Firma qui in basso a destra…-.
Il preside della scuola, il signor Honda era un uomo basso e abbastanza in carne.
Portava un toupet ed aveva degli enormi baffi alla messicana.
Kitai firmò il documento e ritirò la sua uniforme.
Consisteva in una camicia a maniche corte bianca, un gilet giallo, una cravatta rossa, una giacca marrone e una gonna del medesimo colore.
Calzini e scarpe a scelta libera.
- Oddio è…una gonna…- disse disgustata.
- Bhe puoi sempre indossare dei pantaloni! Basta che tu metta sempre il gilet e la cravatta con lo stemma della scuola! Ohohoh! - esclamò il direttore ridendo.
- D'accrodo, grazie mille! - fece un finto sorriso lei e si allontanò.
"Oh oh oh? Quel tipo pensa di essere Babbo Natale…?" e rabbrividì al pensiero.
Dopo essersi cambiata, si diresse verso la sua aula.
La 2 - 4, la sezione migliore dell'intera scuola.
Aprì la porta stringendosi ai libri che teneva in mano e tutti la fissarono ed iniziarono a bisbigliare qualcosa.
- Ragazzi, silenzio! Voglio presentavi la nuova studentessa! - trillò l'insegnate.
Kitai richiuse la porta e si avvicinò al docente per poi restare in piedi davanti a tutti.
Prese un bel respiro e fece un inchino: - Mi chiamo Homura Kitai, piacere di conoscervi - disse con voce monotona.
- Scusa se lo chiedo…- riprese l'insegnante ma venne subito interrotta dalla ragazza: - Kitai è il nome…Homura è il cognome…E' un errore che fanno tutti quanti…- disse prevedendo la domanda.
- Oh bene! Era solo per chiarire! Io sono la signorina Ryuga, insegnate di storia e geografia. Siamo lieti di averti qui! Non credo tu abbia ancora i libri di testo, perciò siediti vicino ad Hatsune Miku, li dividerà con te finché non ti saranno arrivati! Hatsune, tesoro, alzati in piedi, per favore…- esclamò la signorina Ryuga.
A quel punto, una ragazza molto carina dai capelli verde acqua raccolti in lunghi codini e occhi del medesimo colore si alzò in piedi e sorrise a Kitai.
Quest'ultima sospirò di nuovo e andò a sedersi.
- Ciao! - esclamò Miku con una vocetta acuta - Io sono Miku! - si presentò.
- Ehm…sì, me lo hanno appena detto…- rispose la mora.
L'altra arrossì: - Oh…Bhe, benvenuta alla Hokkai Gauken! - rispose cercando di mascherare l'errore appena commesso.
Kitai non rispose e si limitò ad annuire con la testa.
L'espressione allegra di Miku si trasformò in un broncio e la ragazza riprese a leggere il capitolo sull'antica Roma.
- Scusa, Hatsune…Potrei seguire anche io? - chiese timidamente Kitai.
La verde la guardò e sorrise di nuovo: - Certo! E chiamami per nome, per piacere! Se a te va bene, ti chiamerò per nome anche io: Homura! - esclamò allegra.
- Homura è il mio cognome…-.
- Ah già…Scusa…ihihih -.

Le lezioni erano finalmente finite.
Dopo cinque e stressanti ore di storia, matematica, giapponese e inglese, era finalmente suonata la campanella del pranzo.
Miku scattò in piedi eccitata: - Tu non vieni a mensa Kitai? - chiese sorridendole.
- No, grazie…Mi sono portata il bento da casa - rispose la mora tirando fuori il cestino.
L'altra ci rimase male. Voleva solo fare amicizia, ma sembrava che la nuova studentessa fosse ostinata a non degnarla di anche di uno sguardo.
La verde provò di nuovo a parlarle, ma fu interrotta da un'altra voce stridula: - MIKU-CHAN~! - gridò.
Subito dopo, una ragazzina bionda con gli occhi azzurri e il taglio a caschetto saltò addosso a Miku.
- Rin! Stavo per raggiungervi! - esclamò la verde.
A seguito di questa Rin, arrivarono altri tre ragazzi.
Il primo, identico a lei, era un ragazzo che Rin chiamò col nome Len.
Il secondo era un altro ragazzo dai capelli e gli occhi blu notte.
L'ultima era una ragazza dai chiari e lunghi capelli rosa e due scintillanti occhi azzurri.
- Ciao! Il tuo nome è Homura, vero? Io sono Rin Kagamine! - sorrise la bionda prendendo Kitai per mano.
- In realtà il mio nome è Kitai…- disse la mora.
- Homura-chan, voglio presentarti mio fratello gemello Len Kagamine, Luka Megurine e Kaito-sama! - esclamò Rin ignorando ciò che Kitai aveva appena detto.
- Mi chiamo Kitai…-.
- Ciao, piacere di conoscerti, Homura! -.
- Sono Kitai…-.
- Lieto di fare la tua conoscenza, Homura! -.
- Kitai…-.
- Benvenuta all'accademia, Homura -.
- HO DETTO CHE MI CHIAMO KITAI! NON HOMURA! -.
E dopo quella sfuriata, la ragazza prese il suo bento e uscì dall'aula dirigendosi verso i giardini.

"Stupida scuola…Perché non mi lasciano in pace!?".
Kitai era seduta sui gradini dell'ingresso a consumare finalmente il suo pasto.
Era sempre stata una tipa solitaria, senza amici, e ancora non si sentiva pronta ad averne.
Appena finito di mangiare, Kitai rimise a posto le sue cose e si alzò, pronta ad andarsene, ma venne bloccata da una voce familiare: - Aspetta, Homura! - gridò Miku.
Kitai sospirò, senza più fregarsene del modo in cui la chiamavano.
- Homura, ti è caduto questo…- disse Miku porgendole un foglio.
La mora riconobbe quel pezzo di carta e lo strappò dalle mani della ragazza arrossendo come un pomodoro: - N-non l'hai letto…V-vero? - chiese spaventata.
- "Love Is Dead", giusto? Sì, l'abbiamo letta tutti quanti, perché? - rispose sorridendo la verde.
- Ah…- fece terrorizzata Kitai.
- Era molto bella, sai? Triste e deprimente, ma bella…L'hai scritta tu? - chiese Kaito.
La ragazza annuì.
- Vieni con noi! Vogliamo farti vedere una cosa! - esclamò Miku prendendola per i polsi.
- Aspetta! D-dove stiamo andando!? - gridò Kitai.
- Oh, lo vedrai presto! - e Miku le fece l'occhiolino correndo per i corridoi della scuola seguita dagli altri.
Scesero le scale ed aprirono una porta enorme.
- Che razza di posto è questo!? -.




__________
NdA: Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction sui Vocaloid.
Non conosco molto bene il loro carattere, per questo ho messo l'avvertimento OOC...Diciamo che sto improvvisando x)
Detto questo, l'avvertimento Song-fic è stato messo per i capitoli a seguire, nei quali spesso i ragazzi, essendo appunto i Vocaloid, canteranno.
La canzone citata "Love Is Dead" è della celebre cantatnte estone Kerli!
Detto questo, un bacio e alla prossima! :D

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Cap. 2


- Che razza di posto è questo!? -.
Miku saltellò lungo la stanza fino ad un enorme palcoscenico.
- Benvenuta nell'auditorio! - esclamò.
- E perché siamo qui? - domandò Kitai un po' sconvolta.
L'auditorio era composto da un'immensa platea con morbidi sedili rosso fiammante, separati al centro da un lungo cammino con un tappeto rosso.
Ma la cosa che più allibì la ragazza fu il palco.
Un enorme palco pieno di tutti gli attrezzi tecnologici possibili, con proiettori olografici, luci stroboscopiche e led luminosi.
- Kitai…- chiamò Miku.
- S-sì? - trasalì l'altra.
- Vorresti sentirmi cantare? - propose la verde.
- Tu canti? - chiese Kitai sorpresa.
- Sì! Io e i miei amici facciamo parte di un gruppo! Ci chiamiamo i Vocaloid! Carino, no? Cantiamo tutti assieme! O separati, dipende da come ci va! Oggi vorrei farti vedere in anteprima un mio spettacolo, ok? - spiegò Miku.
Kitai stava per ribattere, ma fu trascinata a sedere verso le prime file da Rin e Len.
Attesero qualche minuto e poi il palco s'illuminò di una luce gialla accecante.
Le macchine del fumo si attivarono ed un assordante motivetto partì dallo stereo.
Miku uscì dal palco su di una pedana con in mano un microfono e…
-…UN SEDANO!? - sbottò la mora allucinata per essere subito zittita da Kaito.
3 2 1…
Po-ppi-po-ppi-po-ppo-ppi-pou
po-ppi-po-ppi-po-ppo-ppi-pou
po-ppi-po-ppi-po-ppo-ppi-pou
po-ppi-po-ppi-po-ppo-ppi-popii!

Miku iniziò a cantare e, sovrastata dagli applausi degli altri, Kitai sprofondava sempre di più nella sua poltrona.
Forza bevi! Ti piace, vero? Il succo vegetale.
Ho deciso che devi, proprio adesso!
Quindi bevilo! Il succo vegetale
Costa solo 200 yen!

Kitai spalanco occhi e bocca: quel testo non aveva senso.
E perché stava ballando con un sedano? Cos'era quell'irritante voce robotica?
Le luci cambiarono e si attivarono i led formando il nome di Miku sullo sfondo, per poi andare a raffigurare un sedano gigante.
- Cosa sta succedendo? - si chiese Kitai in pieno panico.
Poppi poppi po poppi po
Poppi poppi po poppi po
I vegetali
sprizzano di vita!
Poppi poppi po poppi po
Poppi poppi po poppi po
Ora anche tu
Poppi poppi po poppi po
Poppi poppi po poppi po
ami bere il succo vegetale!

E alla fine della canzone, tutti si alzarono ed applaudirono, riempendo di complimenti e lodi la giovane cantante dai codini verde acqua.
- Grazie mille, amici miei! - ringraziò solamente Miku.
Scese dal placo con ancora il sedano in mano e saltò addosso a Kitai: - Ehi, Homura-chan, ti sei divertita? Eh? - chiese con occhi brillanti.
La mora la scrollò via con violenza e riprese le sue cose: - Ti ho detto che mi chiamo Kitai! KITAI! E voi siete tutti matti! - gridò e corse verso l'uscita.
- Aspetta, Homura! - gridò Miku cercando di inseguirla, ma venne presa per il braccio da Kaito: - Lasciala stare, Miku, vedrai che si calmerà…- disse.
- Secondo me l'hai sconvolta…- disse a bassa voce Rin.
- Ma no? - esclamò con sarcasmo Luka.
D'un tratto, Len iniziò a correre verso la porta.
- Ehi, dove vai Len? LEN? - lo chiamarono gli altri, ma il biondo continuò senza voltarsi.

Len uscì dall'edificio e si guardò intorno.
Ormai nel cortile non c'era più quasi nessuno, ma di Kitai nessuna traccia.
Scese le scale e si mise a cercare nel retro.
La trovò seduta all'ombra di un albero ricurva su sé stessa, con le gambe premute contro il petto e la testa china tra le ginocchia.
Len si avvicinò con cautela, cercando di non spaventarla.
Poteva sentirla sospirare.
Fortunatamente non stava piangendo.
- Kitai…? - la chiamò piano poggiando una mano sulla sua schiena.
La ragazza alzò la testa e si sistemò gli occhiali: - Che c'è? - chiese con un tono basso.
- Com'è che continui a fuggire così? - domando Len cercando i suoi occhi.
Lei sfuggì al suo sguardo: - Perché voi continuate a cercarmi e non mi lasciate da sola? - ribatté lei.
- Tu vuoi stare da sola, Kitai? - rispose lui spostandole un ciuffo ribelle dalla fronte.
Kitai scosse il capo timidamente.
Il ragazzo si alzò da terra e le porse la mano: - Almeno torna dentro a sentir cantare me, ok? - disse sorridendole.
- E' un'altra canzone sui sedani? - domandò scocciata Kitai.
Len rise e fece di no con la testa.
- Ok…- si arrese la mora e si alzò da sola, rifiutando la mano.
- Un attimo…Come mi hai chiamata? - domandò poi lei.
Len si voltò e le sorrise di nuovo: - Kitai! E' il tuo nome o sbaglio? - e le fece l'occhiolino per poi riprendere a camminare.
La ragazza arrossì e lo seguì subito dopo.
"Nessuno mi aveva mai chiamata col mio nome…".

Rientrati nell'auditorio, Miku corse subito ad abbracciare la nuova ragazza.
- Ti chiedo scusa, Homura! Non volevo spaventarti così! - esclamò con rancore.
- T-tranquilla…N-non è successo niente…- rispose a fatica Kitai soffocata dalla ragazza.
- E, comunque…Ti prego di chiamarmi Kitai…Quello è il nome, non Homura…Kitai! - disse poi.
Miku sorrise: - Kitai! Certo! Cercherò di non sbagliarmi! Tu sei Kitai! - esclamò felice la verde prendendole le mani - La mia amica Kitai! - sorrise dolcemente.
- Amica…? - sussurrò tra sé e sé l'altra.
- Io sono pronto! - esclamò Len dal palco.
- Vai Onii-chan!! - gridò Rin ridendo come una matta.
Miku prese di nuovo per mano Kitai e la porto a sedersi vicino a lei.
Sul palco c'era lui, da solo, senza vestiti di scena o luci esagerate.
Vestito con la sua semplice uniforme scolastica, davanti ad un microfono, sorrise a Kitai ed iniziò a cantare…
Tu sei la mia dama
Io sono il tuo servo
Il destino ha diviso due poveri gemelli
Se è per proteggerti, diventerò malvagio per te...

Kitai chinò la testa di lato: si aspettava un qualche brano nonsense tipo quello di Miku, e invece ecco che stava lì seduta ad ascoltare una melodia dolce e malinconica.
Le aspettative su di noi erano scontate fin da quando nascemmo
La campana della chiesa ci benedisse
Per le ragioni egoistiche degli adulti, il nostro destino fu squarciato in due

Se mai tutto il mondo dovesse esserti nemico, io ti proteggerò
Quindi resta qui sorridendo e ridendo
Tu sei la mia dama
Io sono il tuo servo
Il destino ha diviso due poveri gemelli
Se è per proteggerti, diventerò malvagio per te…

Tutti quanti applaudirono.
Rin si alzò con le lacrime agli occhi: - Quello è il mio Onii-chan! - esclamò portandosi le mani al cuore.
Len guardò di nuovo Kitai.
Quest'ultima, per la prima volta, gli sorrise.
Un sorriso leggero, appena visibile, ma sempre un sorriso.
E Len ne era entusiasta.

Quel tardo pomeriggio, i ragazzi tornarono a casa.
Kitai era stanca morta: quella giornata l'aveva stressata.
- Kitai-chan…Com'è andato il primo giorno? - domandò la madre mentre preparava la cena.
- Noioso…- rispose la ragazza salendo in camera sua.
Lanciò la cartella sul letto e si spogliò, pronta a farsi una doccia rilassante.
Quella sera, Kitai ripensò a quei ragazzi che aveva conosciuto alla Hokkai Gauken.
Non erano male, anzi.
Solo che a Kitai sarebbe servito molto più tempo prima di poterli definire amici.
E per lei quello era il passo più difficile di tutti.
Conosceva fin troppo bene il significato di quella parola.
- A-mi-ci…- sussurrò.
Nessuno sarebbe mai riuscito ad occupare quel ruolo così facilmente.
Nessuno.





______
NdA: Buonasera! ^_^
Intanto preciso che la prima canzone è PoPiPo, di Miku, l'altra è Servant Of Evil di Len.
Detto ciò, Alla prossima! :)

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Cap. 3


"Yume miteru? Nani mo mitenai? Kataru mo muda na jibun no kotoba
Kanashimu nante tsukareru dake yo nani mo kanjizu sugoseba ii no…"


Quella mattina, Kitai si svegliò con un gran mal di testa ed un umore peggiore del solito.
Neanche ascoltare la sua canzone preferita come sveglia l'avrebbe aiutata quella mattina.
O mangiare pancakes con sciroppo di mirtilli.
Oh no, niente di tutto ciò.
Quel giorno, c'era la verifica di matematica e a causa dei cari Vocaloid, la povera ragazza non aveva ripassato un bel niente.
E questa era la prima volta che si ritrovava impreparata in qualcosa.
Si lavò e vestì in fretta, scese in cucina dove salutò la madre con un bacio sulla guancia e fece colazione in fretta.
- Ehi, Kitai! Vacci piano o rischi di fare indigestione! - esclamò la madre ridendo.
La signora Makoto Homura (Makoto Suzuki quando non era ancora sposata) era una donna molto alta, con i capelli neri e gli occhi verde smeraldo.
Lavorava in un centro commerciale come commessa in un negozio di vestiti firmati ed era sempre vestita in modo elegante ed ordinato…Anche per andare a dormire.
Pensate che addirittura la mattina appena sveglia non ha neanche un capello fuori posto!
E poi era una persona dolce e apprensiva.
Kitai adorava sua madre e avrebbe fatto di tutto per non perderla.
- Lo so, mamma, scusami…Solo che vorrei ripassare prima del test di algebra…Quei ragazzi mi hanno tenuta occupata tutto il giorno ieri! - spiegò la ragazza bevendo in fretta il suo tè alla vaniglia.
- Ragazzi? Oh mio Dio, Kitai! Hai trovato dei nuovi amici? - chiese Makoto entusiasta.
- No, non sono amici…Solo dei perdi tempo che non mi lasciano in pace…Considerali bulli - rispose la figlia mettendosi in spalla lo zaino.
- Sì, certo…Oh, Kitai, non metti la gonna neanche oggi? - fece la madre alzando un sopracciglio.
- E a che mi serve, scusa? Devo andare, ti voglio bene! - salutò Kitai e corse via verso scuola.
Makoto sospirò: - Non cambierà mai…-.

Ringraziando gli Dei, la Hokkai Gauken era a solo due isolati da casa di Kitai, quindi la ragazza riuscì ad arrivare in tempo record.
Trovò un posto a sedere e prese a leggere di nuovo il libro di matematica.
- Ciao Homura~! - trillò una voce dietro di lei.
- Oh no…- borbottò la mora.
Rin si sedette accanto a lei: - Come stai? Cosa fai? Dormito bene? - chiese.
- Ti prego, lasciami in pace! - esclamò Kitai alzandosi.
- Perché? -.
- Perché sto ripassando matematica -.
- Perché? -.
- Perché ieri non ho potuto -.
- Perché? -.
- Perché tu e i tuoi amici Vocaloid mi avete distratto -.
- Perché? -.
- LO DOVRESTI SAPERE IL PERCHE'! E ADESSO LEVATI DI TORNO, CAZZO! - gridò Kitai e corse via.
Poco dopo, Rin fu raggiunta da Len e Miku.
La bionda scoppiò a piangere ed abbracciò il fratello: - UAAAH! Homura-chan mi odia! - gridò.
Gli altri due si scambiarono un'occhiata perplessa.
Miku, con pazienza, si fece raccontare da Rin cosa era successo mentre Len consolava la sorellina.
Finito il breve riepilogo, Len sospirò e, lasciando la sorella a Miku, andò a cercare di nuovo Kitai.
Nessuno poteva permettersi di trattare male la sua amata sorella gemella!
Il ragazzo ne aveva avuto abbastanza di questa Kitai.
Gli altri cercavano solo di fare amicizia, per quale motivo lei dovrebbe trattarli in questo modo?
E soprattutto chi si credeva di essere?
"Adesso gli faccio vedere io! Stabiliremo delle regole ben precise! Non mi faccio mettere i piedi in testa da una matricola!" penso Len mentre entrava nella sua classe.
E lì la trovò seduta all'ultimo banco con la testa sui libri e le mani tra i capelli dritti dallo stress.
- Kitai…- la chiamò.
La ragazza sobbalzò: - Cosa c'è? Possibile che non riusciate a lasciarmi stare per almeno cinque minuti? - fece lei ritornando a leggere.
- Hai fatto piangere mia sorella, sai? Vorrei sapere perché ti comporti in questo modo! Non ti abbiamo fatto niente di male! - ribatté il biondo chiudendo la porta.
La mora rispose con un verso irritato.
Len sbuffò e andò a sedersi vicino a lei, osservandola con occhi minacciosi da molto vicino.
- Ok, senti mi dispiace di aver fatto piangere tua sorella, ma io sto cercando di studiare! Lei non faceva altro che saltellarmi intorno strillandomi in un orecchio, io che dovevo fare? Non voglio fallire il mio primo test in questo liceo, lo studio è l'unica cosa che mi rimane! - esclamò con rabbia la ragazza.
- Tu non puoi capire…- sospirò poi cercando di calmarsi.
Il suo tono di voce si era fatto più triste.
A quelle ultime parole, Len capì che c'era qualcosa che non andava con questa ragazza e, sbollita la rabbia, le mise una mano sul braccio: - Non vuoi parlarne? - chiese.
Kitai scosse il capo: - Voglio solo finire di studiare…- rispose con lo sguardo basso.
- D'accordo…- e detto questo, il ragazzo si alzò e per andare a sedersi al suo solito posto in seconda fila.
Qualcosa gli afferrò il polso: - Puoi restare…S-se vuoi…Basta che fai silenzio…- disse timidamente Kitai.
La campanella suonò pochi secondi dopo.
Con un grande sorriso di soddisfazione, Len si rimise a sedere aspettando con pazienza l'arrivo degli altri.

Il resto della mattinata andò piuttosto bene.
Len era un ragazzo silenzioso e, al contrario di Miku, non disturbava Kitai durante la lezione.
Quest'ultima, poi, riuscì anche a fare la verifica senza problemi, trovando anche il tempo di suggerire al suo compagno, cosa che non aveva mai fatto in vita sua.
Stare vicino a Len Kagamine la faceva sentire strana.
Era un ragazzo molto dolce, del quale chiunque si sarebbe potuto fidare ciecamente.
Kitai per la prima volta dopo tanto tempo riuscì ad entrare in confidenza con qualcuno.
Certo ancora non se la sentiva di farselo amico, ma non le sarebbe dispiaciuto scambiarci qualche parola ogni tanto.
Suonò la campanella che segnava l'ora di pranzo.
- Ah, che fame! - esclamò Len alzandosi - Tu non vieni, Kitai? - chiese poi.
- No, ho portato il pranzo fatto da mia madre…- rispose lei tirando fuori il suo bento.
- Pazienza, allora dirò agli altri di lasciarti in pace. Però tu devi promettermi che oggi tornerai a sentirci cantare dopo scuola, d'accordo? - fece il biondo ammiccando.
La ragazza ci pensò qualche istante e, sorprendendo anche sé stessa, accettò la proposta.
Il viso di Len s'illuminò e regalò a Kitai uno splendido sorriso: - Allora ci vediamo dopo! - salutò e corse via da Miku, Rin e Luka che intanto lo stavano aspettando sull'uscio.
"Davvero ho accettato di andare in quel posto di nuovo…?" si chiese la ragazza assaporando il primo boccone.
- E' ufficiale, sono impazzita…- fece poi continuando a mangiare come se non fosse accaduto nulla.

Più tardi, come promesso, Kitai si diresse verso l'auditorio.
Poggiò una mano sulla maniglia e prese un bel respiro, per poi contare fino a tre e aprire la porta con lentezza.
Sul palco, i ragazzi stavano già provando alcune canzoni.
Kaito cantava assieme a Miku e Luka, mentre Rin duellava allegramente con suo fratello Len che intanto suonava la chitarra.
Kitai si avvicinò al gruppo: - E-ehilà…- salutò con timidezza.
Miku saltò subito giù dal palco: - Kitai! Non ci credo, sei venuta! Che bello! - esclamò abbracciandola.
- Già…Sorpresa…- rispose la mora con insicurezza.
L'altra sorrise e la prese per mano portandola dagli altri.
Luka e Kaito si alzarono dalle loro sedie e andarono dalla mora: - Ciao, siamo felici di averti qui. Non ci siamo ancora presentate bene. Io sono Luka Megurine, ma forse già lo sai…- disse la ragazza dai capelli rosa stringendole la mano.
- Io invece sono Kaito Shion! Se non mi hai mai visto in classe è perché sono del terzo anno…- rise il ragazzo dai capelli blu.
Kitai scucì un mezzo sorriso.
Si voltò verso i fratelli Kagamine.
Len la salutò con un cenno della mano, sempre col suo solito sorriso, mentre Rin…Bhe, Rin teneva lo sguardo basso ancora un po' offesa da come l'aveva trattata stamattina.
Kitai sospirò e andò dalla bionda: - Ehi, Rin…- la chiamò piano.
L'altra alzò appena lo sguardo.
- M-mi dispiace per stamattina…Solo che…Volevo finire di studiare e se tu avessi continuato a parlarmi non ce l'avrei mai fatta…Però, a-ammetto di aver esagerato a sgridarti in q-quel modo…Scusami…- disse timidamente la mora arrossendo.
A Rin s'illuminò lo sguardo e sorrise allegramente: - PERDONATA! - esclamò a gran voce per poi saltare al collo dell'altra.
Kitai, imbarazzata, le fece solo pat pat sulla schiena.
Len si mise a ridacchiare.
- Perché ridi onii-chan? - chiese Rin incrociando le braccia.
- Niente, niente…Riprendiamo con le prove? - rispose il fratello.
La sorellina annuì e si risedette vicino a lui.
- Ehi, Kitai-san…- chiamò Luka.
La ragazza si voltò mentre la rosa si avvicinava.
- Perché non canti anche tu con noi? - chiese porgendole un microfono.
- N-no, preferirei di no…N-non sono tanto brava…- rispose la mora restituendo l'oggetto.
- E allora perché ti sei iscritta qui? - domandò Kaito da lontano.
- Perché mia madre ha letto le mie canzoni senza permesso…E siccome suono il pianoforte mi ha iscritto qui pensando che fossi una grande artista di talento…- rispose Kitai ricordando a malincuore sua madre che frugava nei suoi cassetti.
- Allora, perché non suoni mentre noi cantiamo? C'è una tastiera proprio laggiù…- indicò il blu verso il fondo del palco.
- O-ok…Questo si potrebbe fare! - esclamò la ragazza.
Suonare il piano era diverso dal cantare, per questo accettò volentieri.
Almeno non sarebbe rimasta lì impalata mentre i ragazzi si davano da fare!
Sistemò il suo strumento e aspettò che gli altri le dessero il via.
Questa era la prima volta che suonava per qualcuno.
Solitamente suonava il pianoforte a casa sua mentre la madre ascoltava dalla porta.
Kitai lo sapeva che la madre la spiava, ma non le dava fastidio.
Adesso c'erano altre persone e Kitai non doveva assolutamente sbagliare neanche una nota.
"D'accrodo, Kitai…" si disse "E' il tuo momento…".





_______
NdA: Ciao a tutti! ^^
Spero tanto la fiction vi stia piacendo.
La canzone all'inizio è "Bad Apple", dalla serie "Touhou Project" (personalmente, la adoro).
L'ho lasciata in giapponese, perchè semplicemente messa così e non fa parte di quelle cantate.
Alla prossima :)

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Cap. 4

 

 

"D'accordo, Kitai…E' il tuo momento!".

 

I ragazzi stavano per suonare quando Miku scattò in piedi: - AAAALT! - gridò.

Tutti la guardarono allibiti.

- Kitai non conosce nessuno dei nostri pezzi! - esclamò.

Kitai si sorprese, non ci aveva pensato.

- Dobbiamo insegnargliele! - continuò la verde.

- Perché non facciamo scegliere a Kitai cosa suonare? - propose Rin con il braccio alzato.

- Ottima idea! - esclamò Luka prendendo una lista che teneva nella borsa.

La porse a Kitai: - Queste sono le canzoni…Ce n'è qualcuna che ti interessa? - chiese la rosa.

La mora esaminò con cura la lista: tutte canzoni d'amore.

Dopo qualche istante, un titolo saltò all'occhio della ragazza.

- Possiamo fare questa? - domandò a Luka.

Quest'ultima lesse il titolo da Kitai indicato.

- Witch Hunt? Ti piace quella? - chiese Kaito sbirciando il foglio.

Kitai annuì.

- Bene! Allora te la insegnerò io! - esclamò Len balzando in piedi.

In pochi attimi, Kitai se lo ritrovò seduto accanto con un sorriso eccitato.

- Pronta, Kitai? - fece lui.

Lei sorrise appena e annuì.

Il gruppo iniziò a suonare...

 

Adesso diamo un'occhiata ad una storia molto triste

Non dimentichiamoci di preparare i fazzoletti

In un posto lontano c'era una strega

Era innamorata dal principe.

Trascorrevano molti momenti felici insieme

E la strega si dimenticò di usare la magia capace di fermare il tempo.

 

Kitai stava imparando in fretta la musica e ci stava anche prendendo gusto.

Len era un ottimo insegnante per lei, nonché un ottimo cantante.

Anche se secondo il ragazzo quel testo era abbastanza tetro, a Kitai piaceva.

 

Fissata alla croce, guardo il cielo

Penitentiaite!

Mentre le voci delle preghiere spariscono

Opus transit in otium

Se hai intenzione di definire il mio amore stregoneria

Penitentiaite!

Libererò le fiamme dell'odio

La mort est super nos!

 

In ritornello, poi, era la sua parte preferita.

Adesso che aveva preso possesso del brano, lo eseguiva alla perfezione, aggiungendo qualche variante a proprio piacimento.

Len continuava a non capire cosa ci trovasse di bello in una strega che veniva bruciata al rogo, ma…

 

Legata alla croce, invoca il demone

Penitenziagite!

Prima che tu possa gridare l'incantesimo malvagio

Virtus migrat in vitium

Invoca il giudizio su questo peccato di stregoneria

Nunc cuncta rerum debita

Avvolgila nelle fiamme sacre della giustizia

Exoribitant a semita

Diffondendosi nel cielo, la stupidità umana

Penitenziagite!

Il rosso di quel tramonto continua a bruciare

La mortz est super nos!

 

…Vederla sorridere era ciò che contava in quel momento.

E sicuramente, Len avrebbe fatto di tutto per vedere ancora quello splendido e rarissimo sorriso.

 

- Ottimo lavoro ragazzi! - esclamò Miku a fine canzone.

- Kitai-san, sei molto brava! - si complimentò Luka.

- Grazie mille, anche voi cantante molto bene…- rispose la mora.

Rin si mise a saltellare improvvisamente: - Ragazzi! Ho un'idea! - esclamò.

Tutti la fissarono incuriositi.

- Perché non facciamo entrare Kitai nel nostro gruppo? Non abbiamo mai avuto una pianista che suonasse dal vivo! E poi, potremo suonare durante il festival della cultura! - esclamò.

Tutti quanti approvarono l'idea entusiasti.

Tutti tranne Kitai.

- Lo ammetto, mi sono divertita oggi con voi, ma rendere la cosa ufficiale…Non credo di sentirmi pronta a farlo davanti all'intera scuola! - disse.

Gli altri ci rimasero molto male, soprattutto Len.

- Ma scusa, hai appena suonato di fronte a noi che siamo praticamente dei perfetti sconosciuti! Cosa ti cambia? Le prove generali servono a questo! - disse il biondo.

- No, io non…cioè…Mi vergogno e…E perché sono ancora qui!? I-io vado a casa, ho da fare…- esclamò imbarazzata la ragazza e cercò di andarsene, ma Len l'afferrò per il braccio e la tirò indietro.

- Perché fai così, Kitai? Stavi sorridendo! Perché ogni volta che ti succede qualcosa di bello scappi via così? Perché cerchi di evitare le persone? Dimmelo, Kitai, ti prego! - disse lui guardandola negli occhi.

- Non posso dirtelo, Len…Fa troppo male…- e staccandosi da lui corse via.

Di nuovo.

 

La sera i ragazzi fecero rientro a casa insieme.

Erano stanchi ma soprattutto dispiaciuti per Kitai.

Avrebbero voluto aiutarla, ma nessuno di loro sapeva come.

- Io proprio non capisco perché faccia così…- disse Kaito sospirando.

- Ha detto che fa male…Ma cosa? - chiese Miku preoccupata.

- Io voglio bene a Homura-chan! - esclamò Rin con amarezza.

- Tutti le vogliamo bene, Rin…- le disse Luka.

Len invece rimase in silenzio.

Teneva la testa bassa, assorto nei suoi pensieri.

Pensieri che riguardavano Kitai.

Quella ragazza aveva sofferto, questo era poco ma sicuro, e adesso Len voleva scoprire a tutti i costa cosa l'aveva resa così insicura e diffidente.

- Va tutto bene, onii-chan? - chiese Rin, prendendolo sottobraccio.

- Cosa? Oh sì, scusa. Stavo solo pensando…- rispose il fratello sorridendo.

- Sbrighiamoci a tornare a casa, ho fame! - esclamò una voce da dietro.

- Tu hai sempre fame, Kaito! - ribatté Miku.

- Non è vero! - fece Kaito offeso.

- A chi arriva prima a casa! - gridò Luka mettendosi a correre.

- Cosa? Ma se abitiamo tutti in direzioni diverse! - sbottò il blu correndo a sua volta.

Il resto del gruppo seguì l'esempio dei due e in pochi istanti le strade di Sapporo furono invase da ragazzini strepitanti.

 

La mattina seguente, Kitai non si fece viva.

Len e Miku erano i più preoccupati di tutti.

- Non è che l'abbiamo fatta arrabbiare troppo ieri? - chiese Miku.

- No, non abbiamo fatto niente di male…E' lei che se la prende per tutto! - rispose Kaito accarezzandole amichevolmente la testa.

Miku alzò lo sguardo e sorrise al suo amico, che ricambiò con un occhiolino.

- Forse è arrivata prima e si è nascosta in classe…Len, vai a cercarla! - ordinò poi il ragazzo.

- Eh? Perché io? - ribatté il biondo.

- Perché sei quello con cui ha legato di più, e ora muoviti! - ordinò Kaito indicando l'edificio.

L'altro sbuffò e si mise a correre con dietro un Kaito che ridacchiava beffardamente.

Len entrò ed iniziò a girare di nuovo per i corridoi.

In classe non c'era.

Il ragazzo sospirò e fece marcia indietro quando ad un tratto una voce meravigliosa lo paralizzò.

 

Dentro di me,

Una, c'è una parola per descriverlo.

Infinito...

 

La voce proveniva dall'aula di scienze.

Len si diresse lentamente in quella direzione.

 

Infinito e instancabilmente si ripete.

Si ripete...

Si ripete urlando.

 

Il ragazzo aprì con cura la porta scorrevole cercando di non farsi sentire e una volta dentro, non poté credere a ciò che vide.

 

Capisci questi sentimenti,

Perché non vuoi capirli?

La pazzia sta traboccando,

Come posso fermarla?

Se reprimessi i miei sentimenti,

Per cosa dovrò lottare?

Il mio amore crescente non si può fermare!

 


-…Kitai…? -.






_______
NdA: Ossequi! (dafuq..?)
Finalmente il capitolo 4. Chiedo scusa per il ritardo ma la scuola mi ha praticamente bloccato in questo periodo!
Spero di riuscire ad aggiornare col 5 al più presto! :)
Le canzoni erano: La prima "Witch Hunt", dei Vocaloid, la seconda "UN Owen Was Her?", canzone Touhou nella versioni degli EastNewSound.

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Cap. 5

 

-…Kitai…? -.

 

Len non riusciva a crederci.

Quella voce così melodiosa, così bella, apparteneva a Kitai.

La ragazza trasalì e si girò di scatto.

Le mancò il respiro per qualche istante.

Arrossì e distolse lo sguardo riprendendo a pulire gli strumenti di chimica come le aveva chiesto l'insegnate.

- Kitai…- parlò di nuovo Len.

Richiuse la porta e si avvicinò alla ragazza: - Perché non ci hai mai detto di saper cantare? - chiese poggiando una mano sulla sua gracile spalla.

Lei si allontanò spaventata di qualche passo da lui.

- Kitai, te lo chiedo in ginocchio, rispondimi! Parlami, te ne prego! - esclamò il ragazzo esasperato.

Kitai scosse la testa stringendo il lembo della giacca.

- Ehi..Di me puoi fidarti…Sono tuo amico…- disse con affetto il biondo.

- TU NON SEI MIO AMICO! - gridò la mora con gli occhi lucidi - NESSUNO LO E'! - e se andò in fretta.

Len rimase solo.

Era confuso, nonché triste e arrabbiato sia con sé stesso sia con Kitai.

Detestava il fatto che lei cercasse di evitarlo in quel modo.

E detestava ancora di più il fatto di non riuscire a capirla ed aiutarla.

Sospirò ed andò in classe.

Tu non sei mio amico…

Quelle parole riecheggiavano nella sua mente con malinconia facendolo sentire una nullità.

Arrivato in classe si guardò intorno.

Tutti i suoi compagni erano già al loro posto, ma di Kitai nemmeno l'ombra.

Len andò a sedersi accanto a sua sorella Rin.

- Ehi, onii-chan! Hai trovato Homura? - domandò la biondina.

Len sbatté la testa sul banco ed emise un verso di frustrazione.

- Onii-chan? Ti senti bene? - fece Rin preoccupata accarezzandogli la testa.

Il fratello la guardò negli occhi per qualche istante.

Anche se non disse nulla, lei poteva leggere una chiara richiesta di aiuto in quelle due iridi di zaffiro.

Rin schioccò un bacio affettuoso sulla sua guancia e gli sorrise: - Andrà tutto bene, onii-chan! -.

 

Il mattino seguente, Len si sentì uno schifo.

Aveva litigato con Kitai e questo lo faceva star male.

Il problema era che lui non capiva il perché.

Kitai era solo una ragazza conosciuta pochi giorni fa, per quale motivo si sarebbe dovuto preoccupare così?

Controvoglia, il ragazzo si alzò e si preparò per andare a scuola.

- Non ti ho mai visto così, onii-chan…Sicuro vada tutto bene? - domandò Rin mentre entravano in classe.

- Sì, ti ho detto che sto bene…- sbuffò Len irritato.

La ragazza rimase sorpresa dalla sua risposta seccata.

Andò a sedersi vicino a lui e si guardò intorno.

- Ehi, Miku-chan…- chiamò poi.

Miku si girò nella sua direzione.

- Kitai non c'è neanche oggi? - chiese la bionda.

La verde scosse il capo: - Credo stia male…Non so…Già ieri non è venuta, ricordi? - rispose.

Rin annuì e sospirò.

"Kitai…" Len si sentì strano nell'udire quel nome.

Era colpa sua se adesso non si faceva più vedere.

Pensava di essere diventato suo amico, invece l'aveva solo fatta arrabbiare e i qualche modo l'aveva offesa.

E poi i suoi occhi pieni di lacrime ed emozioni.

Len non ci stava capendo più niente.

- Onii-chan? Onii-chan…?? - lo chiamò la sorella cercando di svegliarlo dal mondo dei sogni.

- Onii-chaaan!! Dimmi la verità! Perché sei triste? - esclamò la ragazza col broncio.

- I-io…So perché Kitai non viene più…- rispose il fratello.

Miku e Luka si girarono a guardarlo.

- Cosa le è successo? - chiese Luka preoccupata.

- Ecco noi…Abbiamo litigato…- rispose ancora Len con amarezza, ma non aggiunse altro.

- Len…- fece Miku con malinconia.

- Qualcuno di voi sa dove abita Kitai? - chiese Luka.

La verde si girò verso di lei: - Credo che abiti al numero 23, poco lontano da qui…Perché? -.

- Che ne dite se dopo la scuola, andiamo a trovarla? Così Len avrà l'occasione per chiederle scusa e fare pace! - propose la rosa.

- E' una parola…Non vuole più parlarmi…- disse Len stendendosi sul banco e nascondendo il viso tra le braccia.

- Bhe, tentar non nuoce, giusto? Dopo avvertirò Kaito - esclamò Miku.

- EHI VOI QUATTRO! SILENZIO DURANTE LA LEZIONE! -.

 

Nel pomeriggio, i ragazzi decisero di finire un po' prima le prove nell'auditorio e andarono subito a trovare Kitai.

Miku ci aveva visto bene: infatti, gli Homura abitavano proprio al numero 23.

I cinque rimasero davanti alla porta della loro casa indecisi se suonare il campanello o meno.

- Fallo tu Kaito - disse Miku.

- Perché io, scusa? - ribatté il ragazzo.

- Perché sei il più grande! Forza! Su su! - ordinò la ragazza incrociando le braccia.

Il blu sbuffò e premette il tasto del campanello.

Poco dopo una signora dai capelli neri vestita di rosso aprì la porta.

- Salve, ragazzi. Come posso aiutarvi? - chiese gentilmente.

- Ehm, salve signora…Noi siamo, beh, compagni di scuola di Kitai…Lei è in casa? - rispose Kaito.

- Oh, no è andata dall'oculista…Entrate pure, tra poco dovrebbe tornare! - sorrise la signora Homura facendoli accomodare.

- Volete qualcosa da bere? Acqua, succo di frutta, tè? - fece la donna andando verso la cucina.

- No, grazie, signora Homura…Stiamo a posto così - rispose cordialmente Kaito.

- Chiamatemi pure Makoto-san, se volete! - esclamò la madre di Kitai facendo l'occhiolino al gruppo.

Si sedette assieme a loro intorno al kotatsu e, senza neanche darle tempo di sistemarsi, Len chiese subito per quale motivo Kitai si comportasse in quel modo con le persone.

Makoto sospirò: - Lei mi ammazzerà se scopre che ve l'ho raccontato…- disse.

- La prego, Makoto-san…Io voglio solo aiutarla! Tutti noi lo vogliamo! - la implorò il ragazzo.

Makoto lo guardò per qualche istante poi sospirò ancora una vota: - D'accordo…Vi racconterò la verità su mia figlia…Kitai in realtà non era mai stata così fredda. Era una bambina allegra e solare, la più dolce che potesse esistere. Poi accadde quell'evento…Kitai aveva un'amica di nome Shizuo. Le voleva un gran bene. Si conoscevano fin dall'asilo e passavano molto tempo insieme. Quando Kitai aveva solo otto anni, assistette ad un tragico incidente nel quale la sua amica Shizuo perse la vita. La mia Kitai cadde in depressione quel giorno. Usciva raramente di casa, neanche voleva andare più a scuola. E come se non bastasse a far traboccare l'acqua dal bicchiere, ci pensò il mio ex marito Daisuke Homura. Erano ormai alcuni mesi che rientrava la sera tardi dal lavoro ubriaco fradicio. Isterico com'era picchiava sia me che mia figlia, ed io lo lasciai denunciandolo per violenza domestica. Kitai era distrutta. Un giorno la sorpresi in bagno mentre…- fece un pausa e poi riprese -…mentre cercava di tagliarsi…Adesso non lo fa più, grazie al cielo, però non è più la stessa di una volta…- Makoto finì di raccontare con le lacrime agli occhi.

Si mise a piangere silenziosamente: - Vi chiedo scusa…- sussurrò.

Miku e Luka andarono ad abbracciarla per consolarla, mentre Rin si mise a piagnucolare a sua volta.

Len e Kaito rimasero in silenzio.

Makoto si calmò quasi subito, sistemandosi in capelli e il colletto della camicia.

- Se mai riusciste a far tornare la mia Kitai come un tempo, ve ne sarei onorata…Non da più confidenza a nessuno, ed è un miracolo che sia riuscita a parlare almeno con voi! - esclamò poi sorridendo ai ragazzi.

Quel momento fu interrotto dal rumore di una porta che si apriva: - Mamma sono torna…E voi cosa ci fate qui!? - esclamò Kitai vedendo i Vocaloid al completo in casa sua.

- Mamma, li hai fatti entrare tu? - domandò.

Makoto annuì.

- Bene, ora andatevene! - fece poi la mora.

- Ma Kitai…- cercò di parlare la madre.

- ANDATEVENE! - gridò la ragazza con rabbia.

I ragazzi si alzarono senza protestare.

Avevano finalmente capito che a Kitai serviva solo tempo ed era inutile pressarla così.

- Grazie dell'ospitalità, Makoto-san - s'inchinò Kaito assieme a Miku.

Il gruppo uscì, ma Len rimase per qualche istante di fronte a Kitai.

Cercò di accarezzarle la guancia, ma lei si ritirò: - Non toccarmi…- disse con voce smorzata.

Il biondo sospirò e poi se ne andò senza aggiungere altro.

Kitai guardò la madre con tristezza: - Gliel'hai raccontato, vero? - domandò cercando di trattenere le lacrime.

Makoto si alzò e andò ad abbracciare la figlia, mentre quest'ultima pianse contro il petto della madre, pregando che questo strazio finisca una volta per tutte.

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