Minacce dal passato

di danyazzurra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 5 capitolo ***
Capitolo 7: *** 6 CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** 7 CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Leon Christian Malfoy si appoggiò annoiato al muro dietro di sé, facendo scorrere uno zellino da un dito all’ altro come fosse un gioco di prestigio.
Era stato praticamente obbligato a seguire questo corso estivo, ma nonostante avesse appena compiuto undici anni, capiva benissimo che era stato solo un modo per tenerlo impegnato durante l’ estate e che in realtà questo corso non gli serviva.
Adesso poi, avevano raggiunto l’ apoteosi dell’ inutilità.
Una mattina passata a camminare dietro all’ insegnante che stava mostrando a tutti i ragazzi, dove si allenavano gli Auror, dove facevano pratica e dove svolgevano le noiose pratiche d’ ufficio.
Come se lui non lo sapesse.
Era cresciuto in mezzo agli Auror.
“ Sai credo che la zia abbia ragione quando dice che passi troppo tempo con tuo nonno” disse il ragazzino accanto a lui.
Leon lo perforò con lo sguardo e il ragazzino per tutta risposta sorrise “ sai che il tuo sguardo di ghiaccio non funziona con me” gli disse guardandolo con i suoi limpidi occhi verdi.
Si appoggiò al muro accanto a lui mentre tutti i loro compagni di corso entravano dentro alla palestra.
“ Avevo detto alla mamma che sarebbe stato noioso” si lamentò sbuffando.
Lui non voleva vedere i luoghi degli Auror, lui li conosceva anche troppo bene.
Lui sognava Hogwarts.
Finalmente a settembre avrebbe preso il fantastico treno tanto decantato da tutti e lui già fremeva.
“ Queste cose servono a quelli come te, Oliver ” gli disse acido.
“ Bravo, fai le prove, perché se a settembre non entri a Serpeverde  non ti parlerò più” gli disse in risposta il ragazzino.
Leon assottigliò gli occhi pericolosamente, odiava che il cugino che fosse già stato smistato e che fosse finito in Serpeverde, mentre lui non sapeva ancora a quale casa sarebbe stato assegnato.
Tra di loro correva meno di un anno, ma era quel tanto che bastava, perché i due cugini fossero stati separati e Oliver aveva già fatto il suo primo anno ad Hogwarts, mentre Leon doveva ancora metterci piede.
“ E’ ingiusto” si lamentò “ siamo qua a perdere tempo, la scuola dovrebbe durare tutto l’ anno” aggiunse scocciato.
Oliver rise “ non la penserai così dopo aver seguito le prime lezioni. Trasfigurazione, Pozioni, Incantesimi, sono tutte materie difficilissime”
Leon roteò gli occhi. Oliver quando parlava di Hogwarts era insopportabile, sembrava voler essere saccente, solo per dimostrare che lui c’ era già stato.
“ Dai andiamo” gli disse, facendogli cenno con la mano, dovevano entrare o l’ insegnante li avrebbe puniti.
“ Entra tu” disse Leon annoiato e ricominciando a giocare con il suo zellino.
Oliver sbuffò “ sai non è molto Serpeverde da parte tua restare fuori. Ci sono solo svantaggi a farlo e una mente intelligente e furba dovrebbe capirlo” gli disse.
“ Ci sono i nostri genitori in giro e se ti beccano lontano da tutti gli altri potrebbero punirti, l’ insegnante potrebbe accorgersi che non ci sei e potrebbe punirti, inoltre ci sono tanti scherzi che potremmo mettere a punto entrando insieme e restando sul fondo della palestra”
Leon guardò quasi ammirato il cugino. Era un Serpeverde fatto e finito. Un ragazzo che cercava sempre il vantaggio in ogni situazione.
Lui invece non era così. Si sentiva incerto, non sapeva se somigliava più a sua madre o a suo padre di carattere.
Anche parlare con i suoi nonni non lo aveva aiutato.
Suo nonno Harry si diceva certo che sarebbe finito a Grifondoro, mentre suo nonno Draco continuava a ripetere che il suo era un vero carattere Malfoy e di non temere che il cappello parlante non avrebbe avuto dubbi.
Sospirò e si apprestò ad entrare con Oliver, ma improvvisamente vide una luce e un movimento che attrassero la sua attenzione.
“ Dai, smetti di fare la prima donna, Malfoy, altrimenti vado da solo” disse Oliver spazientito.
Guardò il cugino e lo vide fissare il corridoio, si voltò anche lui, ma non c’ era niente.
“ Leon?” lo chiamò all’ improvviso impaurito dall’ immobilità del cugino.
Il ragazzino non diede adito di averlo sentito e Oliver si preoccupò “ chiamo la Bell” disse preoccupato e dopo aver lanciato un’ ultima occhiata piena di panico al cugino che sembrava ancora immobile come una statua di sale, entrò correndo dentro la palestra.
***
La giornata di Lily non avrebbe potuto cominciare nel modo peggiore.
Aveva dovuto combattere con la piccola Astrid che era voluta andare in tutte le maniere a giocare da Amélie, la figlia di Rose e Frank.
Leon era andato al suo corso estivo con l’ aria di uno che si sta avviando al patibolo e Scorpius era dovuto correre via per un’ emergenza da Auror.
Per concludere il tutto, aveva avuto la splendida idea di andare a fare la spesa in un quartiere Babbano e  le si era appena rotto un tacco, quindi,  stava camminando sul marciapiede, con il peso delle buste e l’ andatura di una persona di ottant’ anni che non riesce a trascinarsi dietro le gambe.
“ E menomale che sei una strega” disse tra sé, imprecando ancora per la sua folle idea.
Certo, aveva la bacchetta dietro.
Non se ne separava mai, non con il suo passato.
Dormiva, mangiava e si portava la bacchetta persino dentro al bagno quando doveva fare la doccia, lasciandola appoggiata sul mobilino, ma non se ne separava mai.
Quello che le era successo quando era solo una ragazzina, le aveva marchiato la pelle e il cuore e nonostante la sua vita fosse andata avanti, non lo avrebbe dimenticato mai e non avrebbe mai più fatto lo stesso errore di essere disarmata in una potenziale situazione di pericolo.
A volte i suoi figli le avevano chiesto perché portasse la bacchetta dappertutto.
Leon che era il più grande l’ aveva anche presa in giro, regalandole per la festa della mamma un porta bacchetta da legare al collo, come quei portachiavi Babbani, ma lei ci scherzava sopra e diceva loro di essere diventata paranoica, dopo aver sentito tutti i racconti della guerra di nonno Harry e loro le avevano sempre creduto.
Sicuramente anche grazie all’ aiuto di Scorpius che l’ aveva sempre appoggiata e capita in quella scelta e soprattutto che aveva sempre fatto finta di non notarlo neanche.
Si guardò intorno desiderando poter tirar fuori la bacchetta e smaterializzarsi, ma la strada era piena di gente.
Sbuffò innervosita e si fermò ad un palo dove erano appesi gli orari degli autobus.
Avrebbe potuto prendere un mezzo Babbano, certo non era immediato come il Nottetempo, ma sicuramente sarebbe arrivata a casa prima che non zoppicando con due buste della spesa e un tacco rotto.
Guardò l’ orologio, il primo autobus che poteva condurla piuttosto vicina a casa sua, passava di lì alle undici e mezza e adesso erano solo le undici.
Aspettare mezz’ ora? Con lo stato d’ animo che aveva in quel momento le pareva impossibile.
Il nervoso che la invadeva le faceva sembrare difficile anche le cose più semplici. Come lo stare ferma.
Si sarebbe avviata alla fermata successiva e avrebbe preso l’ autobus da lì.
Fece un paio di passi e poi un uomo le si parò davanti.
Alzò il viso bruscamente, si era sentita spaventata ancora prima di averlo visto in viso.
C’ era qualcosa che le aveva dato fastidio e che le aveva stimolato la mente facendole venire la pelle d’ oca.
Era l’ odore.
Quando alzò il viso e lo vide i sacchetti le caddero di mano rumorosamente.
Diverse teste si voltarono a guardarla mentre la frutta dentro i sacchetti rotolava scompostamente avviandosi verso la strada.
Lily rimase ferma immobile. Congelata nel suo terrore.
Sapeva che era stato rilasciato. Sapeva che avrebbe potuto incontrarlo in qualsiasi momento, ma aveva sempre relegato questa sua paura in fondo al cuore e in fondo alla mente.
Semplicemente aveva voluto non pensarci.
“ Ciao, Lily” l’ uomo la guardò con un sorriso derisorio e lei chiuse gli occhi un secondo, sperando che fosse un’ allucinazione, ma li riaprì immediatamente.
Non voleva dargli nessun vantaggio. Non voleva fargli vedere come ancora fosse perseguitata dal suo viso.
Prese la bacchetta dalla tasca e la tirò fuori puntandogliela contro.
Lui rise “ no, no, Lily, non vorrai essere notata?” chiese, guardandosi intorno e distribuendo sorrisi a favore dei passanti che li guardavano incuriositi.
“ Vattene” gli ordinò e sperò che la sua voce fosse uscita lucida e ferma e non tremante e spezzata.
Lui sorrise ancora poi si chinò a raccoglierle le buste della spesa.
Prese la frutta che non era finita in strada e la rimise nelle buste, si stava comportando come una qualsiasi persona che cerca di aiutarne un’ altra in difficoltà.
“ Sono un uomo libero da tre anni ormai” le disse e Lily dovette socchiudere gli occhi per guardarlo nonostante il sole lo colpisse in pieno.
“ Posso andare dove voglio e vedere chi voglio” aggiunse passandole le buste.
Lily le prese stando ben attenta a non sfiorare neanche per sbaglio le sue dita e non rimise la bacchetta, lasciandola lungo il suo busto.
“ Non è vero” disse e si accorse che la sua voce era diventata un sussurro spaventato, ma ormai i suoi polmoni avevano deciso di ribellarsi e di non far più entrare l’ aria dentro di loro.
“ No, hai ragione” le disse continuando a studiarla in volto “ ho avuto molte conversazioni interessanti prima di uscire di prigione, tuo padre, tuo fratello e anche…” si prese una pausa “ alla fine te lo sei sposato Malfoy” affermò.
Lily non riuscì a rispondere. Non era più una ragazzina di quindici anni, ormai aveva ventotto anni, eppure la paura adesso che lo aveva davanti era vivida come il primo giorno.
Era riuscita a farla tornare la ragazzina terrorizzata che era tredici anni prima.
“ Però sono libero e la libertà è una cosa stupenda”
“ Sei venuto per dirmi che sei libero?” gli chiese sentendo la rabbia ribollirle nelle vene.
Lui rise “ mi è sempre piaciuto il tuo modo di essere diretta, sembri non temere niente”  disse.
Si avvicinò di un passo e Lily si sforzò di non arretrare e di non puntargli la bacchetta dritta al cuore in una strada piena di Babbani.
“ Ma io so che non è così” aggiunse “ so di cosa hai paura” concluse con un sorriso.
Lily lo guardò con tutto l’ odio di cui era capace “ è una minaccia?” gli chiese e lui scosse il capo in risposta.
“ Scherzi? Alla figlia del capo degli Auror? A colei che mi ha fatto finire in prigione per dieci fottutissimi anni?” il tono con cui disse le ultime parole era stato un concentrato di rabbia repressa.
“ Sai come si sta in prigione? Sai quanto tempo hai per pensare e per riflettere?”
Fece un altro passo in avanti e Lily fu investita dal suo odore e subito dopo da immagini che aveva creduto di aver dimenticato.
Immagini che non avrebbe mai voluto vedere di nuovo.
“ Stammi lontano” urlò Lily, cercando di controllare il tremito nella sua voce.
“ Ti sto solo aiutando” si lamentò lui e i suoi occhi sembravano schifosamente sinceri.
Sorrise rivolto ai passanti che li guardavano incuriositi e si spostò una ciocca dei suoi lunghi capelli fin dietro l’ orecchio.
Lily vide come fossero già ingrigiti, probabilmente un effetto della prigione, visto che aveva trent’ anni come Scorpius.
“ Ti sei fatta una famiglia” e non era una domanda.
Lily cercò di far uscire la sua mente dall’ effetto del panico. Sapeva della sua famiglia.
Lui era fuori da tre anni.
Da quanto tempo la teneva d’ occhio?
Si guardò intorno e finalmente vedere così tante persone vicino a loro che le passavano accanto incuriosite la tranquillizzò.
Se avesse urlato l’ avrebbero sentita.
Non poteva ripetersi la stessa cosa di tredici anni prima, non era sola, non era indifesa e non era una ragazzina.
“ Cosa vuoi?” gli chiese stando ben attenta a non nominare più la sua famiglia.
Lo vide guardarsi intorno a sua volta prima di riportare lo sguardo su di lei “ Come ti ho detto in prigione si pensa molto e si capiscono le priorità della vita, come la libertà o la famiglia e tu non dovevi buttare via nostro figlio”
Lily sentì l’ aria nei polmoni uscirle velocemente facendole girare la testa.
Si sentì riportare indietro di anni. Si rivide in quel letto di ospedale, il viso di suo padre e di sua madre “ l’ hai perso, Lily” le parole di suo padre.
“ Bene” la sua lapidaria risposta.
Si sentiva ansimare come in una crisi di panico, le buste le ricaddero di mano “ stai… lontano… da me”  lo ammonì, anche se ogni parola era uscita con una difficoltà incredibile.
Kevin rise.
Nonostante gli anni in prigione, era ancora bellissimo.
Delle piccole rughe si erano formate ai lati dei suoi occhi neri, ma lo rendevano soltanto più interessante da guardare, o almeno così credeva visto le occhiate che gli avevano lanciato fino ad adesso le donne che passavano loro vicino, ma lei riusciva soltanto a provare nausea e senso di vomito davanti a lui.
“ Sei davvero maldestra” le disse ironico, raccogliendo per la seconda volta le buste che fortunatamente questa volta era cadute dritte.
Gliele porse, ma Lily non allungò la mano e Kevin le appoggiò sulla panchina davanti a loro.
“ Sei bella quando fai la coraggiosa” le disse “ mi è sempre piaciuto questo lato di te”.
Lily sentì la rabbia esploderle nel corpo e si guardò intorno cercando voracemente una scappatoia, un modo per poterlo attaccare e…
Poteva volerlo ancora uccidere? Dopo tutti questi anni?
Lui si avvicinò di un passo “ devi riuscire a controllarti meglio, il panico ti si legge negli occhi” le disse strafottente e poi si voltò per andarsene via.
Lily si portò una mano al petto credendo che le stesse per scoppiare.
Poteva sentire il battito del suo cuore fin dentro le sue orecchie.
Inspira e espira. Doveva cercare di non crollare.
Ma il respiro le si bloccò di nuovo quando lo vide voltarsi di nuovo verso di lei “ spero che tu sia felice con i tuoi figli e Malfoy” le disse facendole l’ occhiolino e girando definitivamente sui tacchi per andarsene.
“ Se ti avvicinerai a uno soltanto di loro, io ti ucciderò con le mie mani” gli urlò con una voce che non riconosceva da quanto era uscita dura e cattiva.
Kevin rise “ bella cosa i ricordi, vero?” le chiese e le sorrise prima di andarsene definitivamente.
Lily rimase ferma e tremante per un attimo, riflettendo sulle sue parole e poi  si accasciò su se stessa.
Chinandosi sui talloni e prendendosi la testa tra le mani.
Non era un caso. C’ era sicuramente un motivo per cui era tornato.
Aveva aspettato tre anni, ne era sicura, questo non era un caso.
“ Signora?” un uomo si avvicinò accompagnando la sua voce ad una lieve pressione sulla spalla e Lily fece uno schizzo.
L’ uomo la studiò incuriosito “ sta bene?” le chiese “ ha bisogno d’ aiuto?” chiese ancora.
Lily non rispose, non era sicura di riuscire a parlare e fece un cenno distratto per fargli capire che stava bene.
Ma non stava bene.
“ Spero tu sia felice con i tuoi figli e Malfoy”
Lily sgranò gli occhi. Forse una minaccia?
I suoi bambini. Scorpius.
E se si fosse vendicato su di loro e fosse andato da lei per gongolare?
Sarebbe stato un atteggiamento da Kevin.
Cominciò a correre, ma alla terza volta che rischiò di cadere per il tacco rotto, si tolse le scarpe e proseguì a piedi scalzi.
Finalmente vide un vicolo stretto e anche piuttosto appartato.
Aveva il cervello completamente in panne e soprattutto all’ idea di entrare in quel vicolo, il panico e l’ ansia le attanagliavano lo stomaco impedendole di respirare, ma doveva andare dai suoi figli.
Doveva vedere come stavano Leon e Astrid.

COMMENTO: CU CU…CHI L’ HA RICONOSCIUTA ALZI UNA MANO…MI PRENDETE IN GIRO SE VI DICO CHE L’ HO SCRITTA DOMENICA SERA DOPO AVER DATO UN OCCHIO ALLE MIE STORIE E AVER RILETTO LE VOSTRE BELLISSIME RECENSIONI? MI SONO DETTA “ HANNO RAGIONE QUA SONO STATA DECISAMENTE TROPPO BUONA CON KEVIN PER QUANTO ERA CATTIVO” E LA STORIA HA COMINCIATO A FORMARSI NELLA MIA MENTE…EBBENE SI’ NON SO SE SIA STATO IL CALDO ( DA ME SI SUPERANO I 40 GRADI : ))) MA HO PENSATO AL SEQUEL DI “NON DIMENTICARE”  LA MIA PRIMA LILY/ SCORPIUS!! SO CHE NON TUTTE HANNO POTUTO LEGGERE IL PREQUEL ESSENDO A RAITIN ROSSO MA VI POSSO DIRE CHE NARRAVA DI UNO STUPRO AI DANNI DI LILY PROPRIO EFFETTUATO DA QUESTO KEVIN CHE PER NON ESSERE ACCUSATO LE AVEVA OBLIVIATO LA MENTE…FORTUNATAMENTE COME QUASI TUTTE LE MIE STORIE FINISCE BENE…ANCHE SE AVEVO FATTO FINIRE KEVIN IN PRIGIONE SOLO PER 10 ANNI E ADESSO...LEON E OLIVER VI PIACCIONO? QUALSIASI DOMANDA IO SONO QUA  : )) SPERO MI FARETE SAPERE  SE VALE LA PENA DI CONTINUARLA PERCHE’ HO TANTA PAURA DI AVER FATTO UNA FOLLIA…QUESTA E’ STATA UNA STORIA A CUI HO TENUTO MOLTO : ))  UN BACIONE A TUTTE !!

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Capitolo 2
*** 1 Capitolo ***


Lily entrò dentro al reparto del San Mungo correndo.
Era cosciente di aver un pessimo aspetto e che probabilmente tutte le persone che in quel momento stava urtando la stavano credendo una pazza fuggita dal reparto di lunga degenza, ma non le importava.
Davanti a sé aveva solo l’ immagine di quel maledetto e le parole del Patronus di Scorpius.
“ Leon è al San Mungo” .
Pochi secondi.
Solo pochi secondi prima di guardare Rose e smaterializzarsi con il muto accordo che lei si sarebbe occupata di Astrid.
Solo pochi secondi prima di entrare dentro il San Mungo e chiedere ad un’ indaffarata, quanto stupita receptionist, dove avrebbe potuto trovare Leon Malfoy.
Solo pochi secondi prima di salire le scale con il cuore in gola e le ginocchia traballanti per la paura e la tensione.
Finalmente vide Scorpius e un suo collega appoggiati ad una parete. La porta davanti a loro era chiusa.
“ Come sta?” chiese Lily in un ansimo, guardando immediatamente Scorpius negli occhi.
Lui la guardò sbattendo le ciglia più volte.
Come mai sua moglie sembrava sull’ orlo di una crisi di nervi?
“ Sta bene, te l’ ho detto con il Patronus”  le disse rassicurante.
Lily scosse la testa, dopo le parole, Leon e San Mungo, non era riuscita a sentire altro.
Non era riuscita a pensare ad altro che alle parole di Kevin, alla minaccia alla sua famiglia, al fatto che avesse scelto di andare a vedere per prima Astrid.
Forse se fosse andata prima da Leon…ma come poteva scegliere tra i suoi figli?
“ Non sta bene se è qua” si oppose Lily, il suo cuore non accennava a placarsi e Lily dubitava che l’ avrebbe fatto fino a quando non fosse riuscita a vedere il suo bambino.
“ Ti dico che sta bene” ripeté Scorpius, guardandola nei suoi occhi agitati e cercando di tranquillizzarla “ All’ inizio mi sono preoccupato anch’ io, perché l’ insegnante mi ha detto che lo hanno ritrovato in un bagno del ministero in stato confusionale e che non riusciva a formulare discorsi coerenti, ma quando sono arrivato qua, Albus è entrato ad occuparsi subito di lui ed è uscito dopo pochi minuti per dirmi che era in formissima” la informò.
Stato confusionale. Oblivion.
Il cuore le si fermò nel petto. Neanche un essere come Kevin avrebbe fatto del male ad un bambino, vero?
“ L’ hai visto?” chiese con voce tremante e Scorpius fece cenno di diniego “ No, Albus lo sta ancora controllando, ma ti ho detto che mi ha già comunicato che sta bene” le spiegò.
Stava cercando di calmarla. Le parole dell’ insegnante lo avevano fatto morire di paura, ma poi quelle di Albus gli erano sembrate tranquillizzanti, adesso però vedere Lily in quelle condizioni lo stava facendo agitare di nuovo.
“ Perché?” le chiese “ è successo qualcosa che non so?” i suoi occhi che come sempre sembravano scandagliarle il fondo dell’ anima.
Lily avrebbe voluto spiegargli tutto, dirgli del ritorno di Kevin, delle sue minacce velate, forse anche piangere e sfogarsi tra le sue braccia, ma adesso l’ unica cosa che voleva era vedere Leon.
“ Devo entrare” disse scavalcando Scorpius, ma lui la fermò per un polso e Lily trasalì.
Quello che le era successo neanche un paio d’ ore prima le avevano confuso la mente e offuscato il cuore.
“ Stai bene?” le chiese Scorpius, sentendo la mano di Lily tremare sotto la sua e guardandola attentamente: aveva alcune ciocche dei suoi capelli rossi attaccate alla fronte e al lato del viso, i suoi occhi sembravano quasi spiritati, assenti e terrorizzati e il tremore che sembrava scuoterla dall’ interno non era solo nelle sue mani, ma poteva sentirlo, diffuso in tutto il corpo.
“ Non starò bene fino a quando non avrò visto Leon” sentenziò Lily  e mise la mano sulla maniglia per aprire la porta, ma proprio in quel momento qualcuno l’ aprì dall’ interno.
“ Albus” Lily pronunciò il nome di suo fratello come se fosse la sua scialuppa di salvataggio.
Albus la guardò attentamente prima di spostare lo sguardo su Scorpius e lanciargli un’ occhiata interrogativa, ma lui scosse le spalle, facendogli capire che ne sapeva quanto lui.
“ Lily, stai bene?” le chiese Albus stupito dal suo volto sconvolto.
“ Perché tutti mi chiedete se sto bene? Non sono io quella in ospedale” si arrabbiò Lily, poi senza aspettare una sua risposta, prese Albus per i bordi del camice e lo mise da parte, spostandolo quasi di peso.
Appena vide suo figlio, Lily credette di poter svenire da un momento all’ altro.
Era disteso sul letto, ma sembrava star bene.
Aveva un’ espressione di meraviglia dipinta sul volto, ma a parte quello che probabilmente era dovuto a lei, sembrava nelle stesse condizioni in cui l’ aveva visto la mattina.
“ Leon” disse raggiungendolo sul letto e prendendolo tra le braccia e cominciando a stringerlo e baciarlo.
“ Mamma” protestò lui “ sto bene, non uccidermi” si lamentò.
Lily gli passò le mani sul viso, accarezzandogli le guance e spostandogli i capelli ai lati del viso per poterlo studiare meglio “ sei sicuro?” gli chiese spaventata “ cosa ti sei sentito?” gli chiese ancora, nonostante suo figlio le avesse appena fatto un cenno con la testa.
“ Non lo so, Oliver dice che era come se non ci fossi più e che poi mi hanno ritrovato da un’ altra parte” guardò suo padre “ fico, no?” gli chiese con un sorriso.
Lily si alzò dal letto di suo figlio cercando di tornare a respirare più fluentemente, mentre Scorpius si avvicinò e cominciò a scherzare con lui.
“ Cosa gli è successo?” chiese Lily ad Albus.
“ Forse dovrei chiederlo a te” si oppose Albus “ sei senza scarpe e il tuo viso è il ritratto del…”
“ Albus, per favore, io sto bene, mi dici perché mio figlio è stato in quelle condizioni? È stato obliviato?” gli chiese spaventata.
“ Obliviato?” chiese Albus e la mente andò subito a ricordi che avrebbe voluto non avere.
Scosse la testa, non riusciva a capire tutta la preoccupazione di sua sorella.
Non era mai stata una mamma troppo apprensiva e lui le aveva detto che Leon stava bene. In fondo ogni anno con l’ avvento dell’ estate, calda e torrida, capitava qualche caso di colpo di sole o di stato di confusione mentale.
“ Lily, non è grave come sembra, può darsi che sia stato il caldo a confonderlo…”
“ Non è il caldo, Leon non soffre il caldo” si arrabbiò Lily e anche Leon e Scorpius smisero di parlare, incuriositi dal fatto che Lily fosse in quello stato di totale agitazione.
“ Senti, Lily, non so darti una spiegazione medica, gli ho fatto tutti gli esami e sta benissimo, ma mio figlio ha detto di aver dovuto chiamare l’ insegnante perché lui non reagiva a niente e quando è tornato Leon non c’ era più…” prese un respiro “ gli ho chiesto se fosse un loro scherzo, ma Oliver sembrava seriamente spaventato”
Lily si morse nervosamente il labbro “ posso parlare con Oliver? Forse ha visto qualcuno?”
Scorpius sorrise a suo figlio “ andiamo a far le pratiche per farti uscire, ok?” gli chiese e Leon annuì.
“ Vieni, Lily” le disse e la sua voce era un po’ spazientita.
Non sapeva perché sua moglie fosse in quelle condizioni, sicuramente si era presa uno spavento per Leon, ma adesso avrebbe dovuto calmarsi, invece sembrava ancora terrorizzata.
Come se temesse che ci fosse qualcosa dietro.
“ Io non lo lascio solo” si oppose Lily.
“ Edward, puoi stare un attimo con lui?” chiese Scorpius al suo collega, L’ auror annuì e Scorpius condusse Lily fuori. Era il momento di saperne di più.
“ Mi dici che succede?” le chiese, appena la porta si fu richiusa alle sue spalle, ma Lily lo ignorò.
“ Albus, devo davvero parlare con Oliver” la voce di Lily era una supplica disperata e Albus e Scorpius si scambiarono un’ occhiata preoccupata.
“ Dov’ è Astrid?” le chiese Scorpius “ è con Amélie, da Rose” rispose Lily, sentendo le sue gambe cederle.
Si mise una mano sopra il petto e si appoggiò al muro piegandosi leggermente su se stessa.
I due ragazzi erano sempre più preoccupati.
“ Albus” chiamò Lily “ Sì, Lily, se ti fa stare più tranquilla ti farò parlare con Oliver, appena ti sarai calmata un po’ però, altrimenti me lo terrorizzi” disse scherzoso, ma Lily non sorrise e continuò a guardare il fratello negli occhi.
“ Che c’ è?” le chiese lui “ che succede?” adesso stava cominciando a preoccuparsi davvero.
“ Tu…credi…tu non pensi che Leon…che lui…che a lui possa essere successo la stessa cosa che è capitata a me, vero?” gli chiese.
Non poteva credere di averlo chiesto. Solo il pensiero di Kevin che faceva del male a suo figlio, le faceva ribollire il sangue nelle vene, ma doveva esserne sicura.
Sentì le lacrime salirle agli occhi e sentì di non riuscire a fermarle.
“ Oh, Lily” disse Albus compassionevole, mentre Scorpius sbarrava gli occhi.
Come le era venuta un’ idea simile?
“ Non provare a guardarmi con compassione, Albus Potter, non sono pazza. Voglio solo sapere che mio figlio sta bene” gli disse Lily, ritrovando la forza nel suo essere mamma.
Albus la guardò sospirando. Avrebbe dovuto capirlo subito.
Probabilmente l’ idea che lo avessero ritrovato in stato confusionale, le aveva ricordato cose che pensava di aver rimosso dalla sua mente e l’ avevano ridotta in quelle condizioni.
Si scambiò uno sguardo di comprensione con Scorpius. Avrebbero dovuto immaginare che lo stato confusionale di Leon avrebbe suscitato panico in Lily, ma semplicemente non ci avevano pensato.
Non avevano collegato che quello che per loro era un orrendo ricordo, per Lily era un incubo continuo, sempre pronto a riaffiorare.
“ No, Lily, Leon stesso mi ha raccontato cos’ è successo, passato l’ attimo di confusione ha riacquisito tutti i suoi ricordi…con l’ Oblivion non ricorderebbe niente” concluse la frase a denti stretti, il ricordo della prima volta che vide Lily dopo che era stata Obliviata era ancora stampato nella sua mente.
Il suo viso agitato, i suoi discorsi sconnessi “ capirebbe che c’ è qualcosa che non va e invece hai visto anche tu com’ è tranquillo? Sta bene” le spiegò “ comunque se ti può far stare più tranquilla gli preleverò i ricordi e li analizzerò” concluse.
Lily annuì continuando a mordersi il labbro nervosamente “ sì, sta bene” disse in un sussurro e si appoggiò al muro lasciandosi scivolare a terra.
Non pensava che le gambe avrebbero potuto reggerla un secondo di più.
“ Tu non stai bene” sentenziò Scorpius “ ti porto a casa e poi torno a prendere Leon” le disse.
Lily scosse la testa non riuscendo più a fermare le lacrime e si mise una mano sugli occhi “ sta bene” ripeté.
Scorpius si chinò su di lei e la prese tra le braccia “ com’ è potuta venirti un’ idea simile, Grifondoro” le disse cercando di tranquillizzarla e stringendola a sé.
Lily affondò la testa nel suo collo e pianse.
Pianse per se stessa quindicenne. Pianse per tutta la paura e la tensione.
Pianse perché il suo incubo peggiore era tornato.
***
Scorpius si girò nel letto, il nervosismo di quel giorno lo aveva reso agitato e non riusciva a dormire bene.
Ogni volta che chiudeva gli occhi l’ immagine di Lily esamine lo perseguitava svegliandolo.
L’ immagine dei suoi capelli rossi cosparsi in quel pavimento grigio e logoro, dei suoi occhi chiusi e del suo battito del cuore.
Quel battito del cuore che non c’era più.
Allungò una mano per cercare Lily, anche un piccolo contatto lo avrebbe aiutato a rilassarsi. Era straordinario come gli bastasse sfiorare le sue dita o avere un piccolo contatto con la sua pelle per sentirsi subito meglio.
Trasalì quando sentì il vuoto accanto a sé. Lily non era a letto.
Doveva essersi svegliata, ma perché non aveva svegliato anche lui? Che cos’ era che la turbava a quel modo?
Quando erano tornati a casa non avevano avuto modo di parlare. I bambini li avevano travolti con i loro giochi ed i loro scherzi e nonostante Scorpius avesse notato che Lily non si era minimamente rilassata da quando l’ aveva vista al San Mungo, aveva provato a far finta di niente per la tranquillità di Leon e Astrid.
Poi lei era andata a mettere a letto i ragazzi e Astrid aveva richiesto molto tempo, raccontando alla sua mamma tutto quello che aveva fatto con Amélie e Scorpius che aveva sperato di poter parlare con lei, era crollato nell’ attesa.
Adesso però si era svegliato e lei non c’ era.
Forse non c’era neanche mai venuta, concluse guardando il lenzuolo immacolato dalla parte di Lily.
Uscì dalla camera e vide una luce filtrare da sotto la porta della camera di Leon. Era debole e fioca, probabilmente stava tenendo accesa la luce da comodino di loro figlio.
“ Non pensi che dovresti venire a letto?”  chiese, appena fu entrato nella stanza.
Lily si era appoggiata sopra al letto di suo figlio e lo stava guardando dormire. Stava bene, proprio come aveva detto Albus.
Aveva scherzato tutta la sera, ridendo con suo padre e sua sorella di quello che era successo, ma Lily aveva continuato a studiarlo come se fosse stato un caso clinico.
Cercando qualcosa di sbagliato nel suo bambino, cercando un comportamento diverso o un atteggiamento che non sarebbe stato da lui, invece non aveva visto niente di tutto questo.
“ Ho visto Kevin oggi” disse Lily, senza spostare lo sguardo da Leon.
“ Che cosa?”  la domanda di Scorpius arrivò prima ancora che Lily avesse pronunciato l’ ultima sillaba e come era prevedibile, la sua voce era piena di rabbia e di preoccupazione.
Non ci fu neanche bisogno di specificare a quale Kevin si riferisse.
C’ era un solo Kevin che avrebbe potuto ridurre Lily in quel modo. Una sola persona che aveva fatto pensare a Lily di non riuscire più ad andare avanti.
“ Com’ è possibile?” chiese Scorpius, ma mentre lo chiedeva si rendeva conto che invece era possibile.
Adesso si spiegava tutto.
“ Lui è controllato, Lily” le disse non capiva se stava cercando di rassicurare lei o se stesso.
“ Da quando è uscito tuo padre ha messo misure restrittive su di lui, non sarebbe dovuto riuscire ad avvicinarsi a te” il tono di voce di Scorpius adesso era pieno di agitazione e Leon si mosse nel sonno.
Lily gli mosse un ciuffo biondo da sopra la testa “ i suoi capelli…ne è così orgoglioso” disse pensierosa.
Leon aveva i capelli che tendevano al ricciolo, avendo ereditato il colore dei Malfoy, ma la forma dei Potter. Sorrise pensando che nonostante i suoi undici anni, era già decisissimo e quindi era impossibile farglieli tagliare, per la dannazione di Lily che non riusciva mai a sistemarglieli in modo decente.
“ Ti ha minacciata?” le chiese, adesso cominciava a comprendere tutto quello che Lily aveva detto all’ ospedale.
“ Ha minacciato Leon o Astrid?” chiese stringendo i pugni così forte che le sue nocche sbiancarono.
“ Lily” la chiamò Scorpius, non ricevendo risposta.
Si avvicinò a lei nel momento esatto in cui Lily si alzò dal letto di Leon.
“ Se ti ha sfiorato anche solo con un dito…” lasciò la frase in sospeso e Lily lo guardò, sembrava che non riuscisse ad esprimere a parole tutta la rabbia che aveva dentro.
I suoi occhi erano così scuri da non promettere niente di buono, sembrava davvero sconvolto.
Sicuramente era davvero sconvolto. Kevin era rientrato come un fantasma nelle loro vite.
“ Non mi ha fatto niente” disse Lily senza smettere di guardarlo.
Avrebbe voluto mostrarsi coraggiosa, far vedere che quello che era successo tredici anni prima, ormai era solo  un brutto ricordo della sua vita.
In realtà sentiva le sue mani continuare a tremare e da quando aveva visto quell’ essere, non era ancora riuscita a pensare senza che il panico le attanagliasse la mente.
Scorpius le mise le mani attorno al viso e Lily si sforzò di non tremare continuando ad appigliarsi agli occhi di Scorpius come se fossero un’ ancora. Non poteva darla vinta in quel modo a Kevin, non poteva fargli distruggere nuovamente la sua vita.
Quella vita che si era costruita in tanti anni di sofferenza.
“ Domani parleremo con tuo padre, non permetterò che ti si avvicini di nuovo” le disse, asciugandole dolcemente una lacrima.
Lily scosse la testa. Parlare di nuovo con suo padre di Kevin?
Rimettere nuovamente in mezzo quella storia con tutta la sua famiglia?
Non li aveva già fatti soffrire a sufficienza?
“ Non parliamo con lui, ti prego” Scorpius sentì il cuore stringersi per il tono di supplica che aveva Lily, ma non si lasciò convincere.
“ Nascondere tutto fu l’ errore più grande tredici anni fa” le disse e Lily si scansò “ se avessimo parlato prima forse non saresti arrivata al punto in cui sei arrivata”
Lily fece un passo indietro lasciandosi cadere sulla sedia e prendendosi il volto tra le mani.
Sapeva cosa intendeva dire Scorpius. Gliel’ aveva detto più volte, non era mai riuscito a dimenticare quello che aveva provato vedendola morta.
“ Non è stato un caso” disse Lily con voce soffocata dalle mani “ lui non mi ha incontrato per caso, le parole che mi ha detto e poi quello che è successo a Leon…” non ce la faceva neanche più a parlare.
Scorpius provò una rabbia incredibile. Era stato cieco. Non aveva visto quello che invece Lily aveva subito intuito con paura.
Leon era stato trovato in stato confusionale in un bagno del Ministero. Lui diceva di esserci arrivato con le sue gambe, ma cosa poteva essere successo da quando era scomparso a quando era stato ritrovato?
Poteva entrarci davvero Kevin? Entrare nel Ministero era semplice per qualsiasi mago e se pensava che lui era stato fuori tutta la mattina…
Strinse i pugni con rabbia. Sentiva questa crescere ogni momento di più.
Guardò suo figlio “ vado subito da tuo padre” la informò cercando di tenere la rabbia sotto controllo e non riuscendo a restare fermo un attimo di più, se quell’ infimo verme aveva anche solo avvicinato suo figlio…
Lily non rispose continuando a tenere le mani compresse sul suo viso.
Scorpius si chinò su di lei “ Lily, ti prometto che non potrà mai più avvicinarsi ai nostri figli” le disse  aprendole le mani e guardandola negli occhi.
“ Se gli fosse successo qualcosa” riprese Lily impaurita “ poteva rapirlo, poteva…” non riusciva a pensare dove poteva arrivare l’ odio di quell’ uomo.
“ Domani andrai da Albus e gli racconterai tutto, lui farà dei nuovi esami a Leon ancora più specifici” si fermò guardando il suo bambino dormire tranquillo, ma strinse i pugni e tenne a bada la rabbia che lo stava facendo impazzire.
Lily era fuori di sé ed uno dei due doveva restare lucido “ e sono sicuro che io e tuo padre riusciremo a trovare Gellar e a fare una bella chiacchierata con lui ” continuò, ma la sua voce non poté non apparire minacciosa.
Lily annuì e Scorpius la sollevò e se la portò al petto “ se ha osato sfiorare anche solo un capello di Leon, ti assicuro che non resterà che polvere di lui” le disse con rabbia.
Lily annuì e cercò d’ ispirare il suo profumo. Voleva sentire l’ odore di Scorpius per poter annullare quello di Kevin.

COMMENTO: FORTUNATAMENTE ADESSO LILY E SCORPIUS SONO ADULTI E QUINDI RIESCONO A PRENDERE DELLE DECISIONI DIVERSE RISPETTO A QUELLE PRECEDENTI, ANCHE SE CHIARAMENTE, LILY DESIDEREREBBE TENERE NASCOSTO CHE KEVIN E’ ENTRATO DI NUOVO NELLA SUA VITA, IN FONDO PER LEI E’ STATO UN TRAUMA CHE NON POTRA’ MAI DIMENTICARE !! RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS/ LUISA21/ ARYELLE / ARIB / HUNTER / BLACKFURY / LILY 33 E ALYX !!  INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 3
*** 2 Capitolo ***


“ Perché non me l’ hai detto subito?” la voce di Albus era piena di rabbia e anche lui come Scorpius sembrava cercare qualche traccia di cedimento nel volto di Lily.
“ Albus...”
“No, Lily, mi hai fatto una promessa tanti anni fa” disse e dalla sua voce traspariva tutta la sua preoccupazione.
Lily si guardò intorno per non dover guardare il fratello negli occhi.
Era nel suo studio e attorno a lei c’ erano solo provette e armadi pieni di libri, oltre ad un divano e una scrivania.
Lily gettò un’ occhiata distratta alla scrivania e vide che Albus aveva tre foto: una di lui con Alice e Oliver, una di lui e Scorpius nel giorno della laurea di Albus in Medimagia e una dov’ era con lei e James.
Si sentì in colpa. Lui era stato accusato da quasi tutta la famiglia di non essere stato un fratello attento, di non averla aiutata quando poteva e Lily sapeva che se ne era fatto una colpa per anni.
Ma non era colpa sua. All’ epoca Lily non voleva essere aiutata.
“ Senti, Scorpius avrà già parlato con papà, tra poco dovrò affrontare lui, mamma e James e sarà già abbastanza difficile, potresti per favore smettere di darmi addosso?” gli chiese sincera.
Albus sospirò e si tolse gli occhiali. Non poteva credere di essere di nuovo a questo punto.
“ Cosa ti ha detto?” le chiese “ e devi dirmi la verità, devo potermi fidare di te” le disse guardandola con occhi ammonitori.
“ Non ho più quindici anni, Al” lo informò Lily irritata “ e non voglio che quell’ essere possa avvicinarsi ai miei figli, quindi fai gli esami a Leon, così posso riportarlo a casa” concluse decisa.
Era quella la cosa più importante, sapere che quell’ essere non aveva fatto niente a Leon.
Albus annuì “ fallo entrare” gli disse.
Lily si affacciò alla porta e comunicò all’ Auror che era con loro che poteva aspettarli lì e che ci avrebbe messo pochissimo.
Leon entrò nello stanza adibita a studio dello zio e si guardò intorno “ wow” disse meravigliato “ Oliver non scherzava dicendo che avrai più di cento pozioni” continuò sfiorandone un paio con la mano.
Albus sorrise al nipote “ come sei stato, Leon?” gli chiese.
Leon lo guardò un po’ sorpreso “ bene” rispose “ Oliver c’ è oggi pomeriggio?” gli chiese subito.
Albus prese la bacchetta “ credo di sì” rispose pensieroso “ ma adesso dammi un attimo per controllare di nuovo la tua mente”
Leon non si oppose limitandosi a dare un’ occhiata alla madre, probabilmente non riusciva a capire il motivo di tutta la sua premura.
Albus puntò la bacchetta alla testa del nipote e mormorò un incantesimo, un filo argenteo uscì dalla testa di Leon e Albus lo depositò in una fiala “ Forte” disse Leon ammirato “ Posso farlo anch’ io quando andrò ad Hogwarts?”
“ No, Leon, non si scherza con la mente delle persone” gli spiegò Albus e Leon parve un po’ deluso, ma poi un sorriso furbo gli increspò le labbra “ potrei farlo ad Astrid, tanto per provare, tanto lei il cervello non ce l’…”
“ LEON” lo rimproverò Lily, perdendo la pazienza.
Il ragazzino sobbalzò all’ urlo della madre e tornò serio di colpo “ ti abbiamo già detto che non si gioca con la memoria delle persone”.
Non sapeva neanche perché si era arrabbiata in quel modo, forse dipendeva dal fatto che lei sapeva quanto i ricordi fossero importanti.
“ Io scherzavo” si giustificò Leon un po’ imbronciato e guardandola assottigliando i suoi occhi grigi.
Incrociò le braccia al petto e guardò Albus “ posso andare via?” gli chiese.
Albus scosse la testa “ dovrai aspettare che visioni i ricordi” gli spiegò “ ricordi qualcosa di ieri, tipo come ti sei sentito o cosa ti ha provocato quello stato?” gli chiese.
“ Niente di più di quello che ho già detto” rispose Leon in tono ancora un po’ offeso.
Lily si spazientì “ Non è uno scherzo, Leon” lo ammonì e il ragazzino si alzò in piedi “ Ah no?” chiese arrabbiato “ e cos’ è una punizione? Sono due giorni che lo zio mi fa un esame dietro l’ altro. Perché? Che cos’ ho fatto?” chiese guardando sua madre con rabbia.
Poi si voltò ed uscì dalla stanza “ non preoccuparti non andrà da nessuna parte” la rassicurò Albus.
Era sicuro che dopo aver saputo di Kevin, Scorpius avesse dato degli ordini ben precisi ai suoi Auror.
Albus appellò un pensatoio e Lily strinse i pugni cercando di non pensare. Di svuotare la mente.
“ Vuoi vedere i ricordi con me?” le chiese, sperando di tranquillizzarla, ma Lily sbiancò.
Non aveva più utilizzato un pensatoio. Mai da quel maledetto giorno in cui scoprì che cosa le era successo.
Aprì e chiuse le mani più volte, solo vederlo la gettava nel panico.
“ Io…io non credo di farcela” disse e Albus la guardò  con comprensione “ ti dirò qualsiasi cosa vedrò” la informò e Lily sorrise in risposta o almeno ci provò.
Lui infilò la testa dentro al pensatoio e i minuti che vi trascorse dentro sembrarono non terminare mai.
Infine uscì.
Aveva lo sguardo duro e sembrava aver difficoltà a guardarla negli occhi “ che cos’ hai visto?” chiese Lily impaurita, lo sguardo del fratello non le piaceva per niente.
“ Lily…”
“ Albus, hai detto che mi avresti detto tutto, non costringermi ad entrare nel pensatoio” lo minacciò alzandosi in piedi.
Albus sentì la sua gamba ballare incontrollata. Il suo vecchio tic stava tornando fuori.
“ Albus cosa hai visto” sillabò le parole una per una, ma non ce la faceva più, il suo cuore stava esplodendo e la testa le girava vorticosamente.
“ I suoi ricordi sono stati modificati” le comunicò Albus e Lily si sentì morire.
I ricordi modificati.  Il battito del suo cuore accelerò  fino a rimbombarle nelle orecchie.
“ Lily”
I ricordi del suo bambino modificati. Le sue gambe si mossero di volontà propria facendola indietreggiare fino a sbattere contro il muro accanto alla porta “ Avevi detto che non era stato Obliviato” si oppose, ma non era sicura che la voce fosse uscita davvero dalla sua gola.
“ Lily”
Quel mostro avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa. Forse gli aveva fatto qualsiasi cosa. I suoi occhi roteavano senza riuscire a fermarsi in un punto particolare, osservando ora Albus, ora la scrivania, poi la libreria.
“ LILY”
Lei doveva proteggerlo, doveva immaginare che quando lui fosse uscito avrebbe cercato la sua vendetta e quale vendetta migliore che non prendersela con la persona che amava di più. Il suo respiro era sempre più affannoso e lei non riusciva a prendere aria.
“ Lily” il suo nome e poi le luci oscure che vedeva davanti agli occhi divennero ancora più grandi fino a quando non perse i sensi.
***
“ Forse è di nuovo incinta” la voce di suo figlio la riportò alla realtà.
“ E tu come lo sai?” quella voce sarcastica invece apparteneva ad Oliver.
“ Hai visto quando Lucy aspettava il suo secondo bambino? Sveniva di continuo” rispose saputo Leon “ e poi io me la ricordo quando aspettava Astrid”
Oliver rise “ sì, come no, avevi tre anni” lo prese in giro.
“ E allora? Io me lo ricordo lo stesso” ribattè Leon strafottente.
Lily aprì gli occhi proprio mentre si apriva la porta “ ragazzi, vi avevo detto di lasciarla stare” li rimproverò Albus.
Lily si portò una mano alla testa sentendosi confusa e stordita, poi si alzò a sedere e guardò suo fratello.  Aveva in mano tre pozioni e tutte di colore differente.
“ Dai, prendi questa” le disse porgendole una pozione viola.
“ Aspetta, papà, forse zia Lily è incinta” disse tirando una gomitata a Leon che lo guardò in tralice.
Albus sorrise “ credo sia solo un po’ stanca” rispose, poi parve ripensarci e guardò sua sorella “ sei solo stanca, vero?” chiese facendo scoppiare a ridere Leon e Oliver.
Lily storse la bocca “ ma che ti viene in mente” si lamentò bevendo la pozione “ Che cosa mi hai dato comunque?” gli chiese ancora un po’ stordita.
“ Una semplice pozione rinvigorente” le rispose “ queste due invece sono per Leon” il ragazzino storse la bocca in un’ espressione che assomigliava molto a quella di Lily quando era contrariata.
Leon era la fotocopia del padre, ma le espressioni e i modi di fare erano forse più simili a quelli di Lily.
“ Io sto bene, perché devo prendere queste pozioni?” domandò irritato e cercando aiuto nel cugino.
Albus sorrise “ voglio solo vedere se con queste pozioni riuscirai a riacquistare la memoria perduta”
Leon sbuffò e guardò Lily come se fosse tutta colpa sua “ ma io ricordo tutto” si oppose “ è lei che è esagerata, non dovevi dirle niente” disse rimproverando il cugino.
Lily sentì di nuovo il cuore mancarle un battito mentre Oliver si arrabbiava dicendo che non poteva fare altrimenti.
Non doveva dirle niente. Doveva nasconderglielo proprio come aveva fatto lei a suo tempo.
Albus vide il suo viso sconvolto “ ti avrei fatto comunque questi esami” la difese e Leon incrociò le braccia sempre più irritato.
“ Anzi…dove ho messo la bacchetta” si guardò intorno e Oliver cominciò a ridere e tirò una gomitata a Leon per fargli vedere il motivo della sua ilarità.
Albus si girò su se stesso e Lily suo malgrado sorrise “ Forse nella tasca del camice?” chiese ironica.
Il Medimago si toccò il camice e fulminò il figlio con un’ occhiata “ attento a prendere il giro il tuo vecchio, potresti solo averne svantaggi” gli disse quasi distrattamente, ma Oliver sbarrò gli occhi.
“ Vieni, Leon, voglio farti un ultimo esame” il ragazzino sbuffò, ma seguì ugualmente lo zio.
Oliver si sedette accanto a Lily e per qualche minuto restarono in silenzio, solo il rumore dei denti di Lily sulle sue povere unghie che aveva già ricominciato a martoriare.
“ Oliver” disse Lily ad un tratto e il nipote si voltò verso di lei.
“ Che cos’ è successo precisamente ieri?” gli chiese, facendo sembrare la domanda il più naturale possibile.
Lily credeva che Oliver si sarebbe messo a ridere o a scherzare, o che l’ avrebbe presa in giro come aveva fatto Leon, dicendole che era esagerata, invece il suo sguardo s’ incupì.
“ Stavamo entrando dentro la palestra degli Auror e Leon si è voltato verso il corridoio, era buio e non c’ era nessuno quindi non riuscivo a capire cosa stava guardando, mi sono voltato anch’ io, ma l’ unica cosa che ho notato è stata una luce che si stava affievolendo, ma non era una lampada perché era sospesa in aria” si fermò un attimo come per raccogliere meglio le idee “ mi sono detto che era una cosa alquanto strana, ma se Leon che è cresciuto in mezzo agli Auror non si stupiva probabilmente era una cosa normale”
Lily si voltò verso il muro davanti a lei distogliendo lo sguardo dal nipote.
Una luce sospesa in aria? Forse una bacchetta?
“ Mi sono voltato per chiedere a Leon cosa fosse, ma lui non mi ha risposto…” scrollò le spalle “ zia, non ho mai visto Leon in quel modo, aveva gli occhi sbarrati e le mani contratte, mi ha spaventato” commentò.
Ogni parola di Oliver era un colpo al cuore per Lily, una conferma che qualcosa fosse successo “ l’ hai raccontato a tuo padre?” gli chiese, facendosi coraggio.
Oliver scosse la testa “ lui mi ha chiesto i sintomi, mi ha chiesto come stesse e ha cominciato subito a fargli gli esami”
Lily sentì di nuovo il respiro arrancare nei suoi polmoni. Ecco perché nessuno aveva collegato la cosa.
Se Oliver avesse raccontato della luce, forse Albus avrebbe collegato le due cose.
“ Sono rientrato a chiamare la Signora Bell, ma quando sono uscito lui non c’ era più” sembrava quasi sul punto di piangere, doveva essersi spaventato molto.
“ Forse non dovevo lasciarlo solo, ma non sapevo come fare” ammise chinando la testa.
Era senso di colpa. A Lily sembrò quasi di rivedere Albus tredici anni prima.
Lily prese un respiro “ non è colpa tua”  gli disse automaticamente e Oliver annuì anche se non era del tutto convinto.
Proprio come suo padre. Se fosse successo qualcosa a Leon, Oliver lo avrebbe rimpianto per tutta la vita, proprio come aveva fatto Albus con lei.
“ Sta bene” esordì Albus, rientrando nella stanza con Leon al seguito.
“ Vuoi dire che…” Lily cercò di spiegare ad Albus con gli occhi il suo timore più grande, ma non ce ne fu bisogno “ sta bene” ripeté Albus e fu lui a guardarla con occhi esplicativi.
Non era stato violentato. Non era stato violentato.
Il suo bambino stava bene. Lily si ripiegò su se stessa e finalmente, nonostante non fosse riuscita ad impedire alla lacrime di sollievo di uscire dai suoi occhi, un sorriso le increspò le labbra.
Si alzò in piedi e prese il suo bambino tra le braccia stringendolo al suo petto “ mamma” si oppose Leon, guardando Oliver con imbarazzo.
Proprio in quel momento la porta si aprì e Scorpius entrò con Harry e James al seguito, ma Lily non se ne accorse neanche, aveva occhi solo per il suo bambino.
“ Stai bene” gli disse, staccandolo da sé e spostandogli i ciuffi dagli occhi per guardarlo attentamente “ stai bene, stai bene” ripeté come un mantra.
Leon guardò un attimo suo padre che gli sorrise, prima di riportare lo sguardo sulla madre “ ora puoi smettere di fare la pazza, per favore?” le chiese.
“ Ehy” intervenne Scorpius in tono d’ ammonizione e Lily si accorse finalmente di lui e della sua famiglia.
Leon finalmente libero si unì a Oliver per andare ad abbracciare il nonno che li accolse entrambi dentro le sue braccia.
Scompigliò i capelli a Oliver e poi guardò Leon “ che spaventi ci fai prendere” esclamò con finto rimprovero.
Leon scosse la testa “ E’ la mamma che ha esagerato più del solito” si giustificò.
“ E’ tua madre, è normale che si preoccupi per te” gli spiegò e Leon fece spallucce “ però ho fatto una cosa fortissima, la mamma e lo zio Al mi hanno tolto un filo dalla testa” disse vantandosi “ io non ho sentito male, anche se quando ho proposto di farlo ad Astrid la mamma si è arrabbiata”  concluse.
Lo sguardo di Scorpius si posò su quello di Lily “ gli hai tolto i ricordi?” chiese.
Lily annuì “ sono stati modificati” disse in un sussurro, ma a quanto pare la udirono tutti perché il silenzio calò nella stanza.
James che stava scherzando con Oliver alzò la testa di scatto e Harry e Scorpius guardarono Lily inorriditi.
Albus fu il primo a riaversi “ Avete un Auror che li riaccompagni a casa?” chiese a suo padre e Harry annuì distogliendo a fatica lo sguardo dalla figlia.
Le sue mani ancora attorno ai nipoti si strinsero di più sulla loro schiena, quasi volesse essere sicuro che non gli fosse stato fatto niente.
“ Allora, Oliver, andrete a casa nostra e poi vi raggiungeremo lì per cena, ok?” gli spiegò Albus.
Il ragazzino annuì e suo padre riprese “ non uscite al di là del giardino e restate sempre in vista, ok?” chiese ancora.
Oliver lo guardò aggrottando le sopracciglia, ma non si oppose “ andiamo va’” disse al cugino “ mi sa che sei in qualche guaio” commentò uscendo dalla stanza.
“ Che significa che a mio figlio sono stati modificati i ricordi?” tuonò Scorpius non appena la porta si fu chiusa.
“ Scorpius, per favore” lo calmò Albus, ma lui scosse la testa “ no, per favore un bel niente” si arrabbiò tirando un pugno contro il muro e Lily trasalì per l’ eco.
“ Albus, puoi spiegarci?” chiese Harry, cercando di tenere sotto controllo l’ ansia che lo aveva assalito.
“ Lily mi ha spiegato del suo incontro con…lui” disse senza riuscire a pronunciare il suo nome e Lily vide suo padre annuire solo il suo pomo d’ adamo che sembrò deglutire a vuoto, tradiva tutto il suo nervosismo.
“ Mi ha chiesto di controllargli i ricordi e bè sapete che c’ è differenza tra i ricordi veri e quelli modificati, no?”
Harry annuì di nuovo, ricordava come se fosse stato il giorno prima il suo viaggio tra i ricordi modificati di Lumacorno.
“ Cosa gli hanno modificato?” chiese James “ non può essere che…”
“ Non dirlo” urlò Scorpius, alzando una mano davanti al viso come se volesse proteggersi da una notizia simile e voltandosi contemporaneamente verso di lui.
Lily vide che stava tremando.
Tutto il suo corpo stava fremendo di rabbia dall’ interno “ non dirlo neanche” sibillò con una calma fredda.
James respirò a fondo, ma non protestò per come gli aveva risposto il cognato, anche lui stava ribollendo di rabbia, per cui poteva solo immaginare come stesse Scorpius.
“ Ok, prima che sveniate in preda ad un attacco di panico come Lily…”
“ Sei svenuta?” chiese Harry “ Grazie, Al” disse Lily in un sospiro “ sto bene, papà” lo informò poi, ma lo sguardo di Harry non si spostò da lei.
Lily si sentì come se stesse controllando che non si rompesse, o almeno non di nuovo.
“ Quindi stavo dicendo ho fatto gli esami a Leon, ho controllato se potesse aver subito…” guardò prima Lily e poi Scorpius che si stava muovendo come un leone in gabbia “ se potesse essere stato stuprato o picchiato anche solo lievemente”
Scorpius si fermò puntando uno sguardo omicida sul cognato mentre Lily si lasciava di nuovo cadere sul divano.
“ Sta bene”  disse subito per tranquillizzarli, ma Scorpius non accennava a calmarsi “ ma la sua memoria è stata cancellata” si oppose.
“ No, modificata” gli spiegò Albus “ è la stessa cosa” si arrabbiò Scorpius.
Albus scosse la testa “ come puoi dire che è la stessa cosa, proprio tu” gli chiese “ non ricordi Lily, lei non ricordava proprio niente di quel momento, Leon ricorda tutto, solo che sono ricordi falsi”
“ Solo?” chiese Scorpius “ Solo?” ripeté sempre più arrabbiato.
“ Al, mi stai dicendo che a mio figlio sono stati modificati i ricordi ed io dovrei essere felice solo perché non è stato stuprato?”
La forza di quella parola colpì Lily come uno schiaffo in pieno viso.
Sentì le lacrime salirle agli occhi. Scorpius aveva ragione.
La felicità di sapere che Leon stava bene aveva offuscato la sua capacità di giudizio, ma Kevin doveva aver avuto un motivo per fare quello che aveva fatto.
“ Vorrei che quel maledetto non fosse mai entrato nelle nostre vite” sentenziò duro.
Lily alzò il viso di scatto e guardò Scorpius.
Era orrendo, ma era vero. Tutto quello che stava succedendo alla sua famiglia, stava succedendo a causa sua.
Si alzò in piedi di nuovo tremante “ Lily” la chiamò Scorpius, capendo che aveva fatto un casino, ma Lily scosse una mano “ ci vediamo a casa” disse cercando d’ ingoiare le lacrime.

COMMENTO: BE’ SCORPIUS NON SAREBBE SCORPIUS SE NON FACESSE OGNI TANTO DEI CASINI, NO? NON E’ STATO BELLO PER LILY, SOPRATTUTTO NON DOPO CHE STAVA COMINCIANDO A CALMARSI SULLE CONDIZIONI DI LEON : )) SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO !! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS/ ALWAYS89 / HUNTER /ARYELLE / BLACKFURY /LILY NON LILIAN E LILY33 !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 4
*** 3 Capitolo ***


Angoscia. Devastazione. Disperazione.
Neanche Lily stessa avrebbe saputo dire come si sentiva, sapeva solo che le sembrava di essere lacerata da dentro.
Le sembrava che l’ avessero sollevata di peso e gettata di nuovo nei suoi ricordi più orrendi, nei suoi incubi più tremendi.
Si picchiò più volte il pugno sulla fronte, avrebbe solo voluto che tutto potesse uscire dalla sua testa e non ritornarvici mai più.
Quei ricordi che sapeva che non sarebbe mai riuscita a rimuovere, ma che era, almeno, riuscita a mettere da parte per poter tornare a vivere felice.
Quel maledetto. Scorpius aveva ragione, era colpa sua se era entrato nelle loro vite e adesso era, solo, colpa sua se aveva fatto del male a suo figlio.
Leon. Il suo bambino, il pensiero che quell’ essere potesse avergli messo le sue sudicie mani addosso, come aveva fatto con lei, la stava devastando.
Si piegò sulle gambe tremante e priva di forza. Non poteva essersi servito di un bambino innocente per far del male a lei.
Solo per vendetta.
Non poteva. Non poteva. Non poteva.
Sentiva di non riuscire neanche più a piangere, riusciva soltanto a sentire il suo cuore battere uniformemente con la sua testa e darle scariche dolorose ad ogni battito.
Un battito ritmico, doloroso.
“ Lily”
Alice la trovò così. Nella sua stanza da letto, rannicchiata vicino al muro con le lacrime agli occhi e il respiro affannoso per tutta la rabbia che provava in quel momento.
Si chinò su di lei e le mise le mani sulle ginocchia “ guardami, Lily” le impose, ma Lily scosse la testa, ancora persa nei suoi ricordi.
Era assurdo come, nonostante, non avesse dei veri e propri ricordi dell’ atto, come nonostante tutto ciò che ricordava derivasse dall’ averlo visto nel pensatoio, continuasse a sentire le sue mani su di sé.
Sentiva il suo corpo bruciare di rabbia, sentiva la sue pelle incandescente e fredda nello stesso momento, come se il ricordo di tutto quello che le era successo avesse il potere di bruciarle la pelle per lo schifo e di farla sentire fredda e congelata per il terrore.
Le sembrava di vivere ad immagini, ormai le parole erano finite, invece le immagini erano chiare e nitide, come se invece che tredici anni, fossero passati solo pochi giorni.
“ Lily, devi alzarti, lavarti il viso, dobbiamo andare dai tuoi figli” cercò di scuoterla Alice.
Quando era stata avvertita da Scorpius  il suo corpo era stato scosso da un brivido, quando si era trovata il cognato davanti che le chiedeva di andare da Lily, che la sua amica aveva bisogno di lei mentre lui andava a cercare Kevin, il cuore di Alice aveva fatto un tuffo nel passato e si era appesantito come un macigno.
Non voleva credergli. Non poteva credergli. Proprio come quando Lily le aveva raccontato quello che era successo quella maledetta sera.
Era tutto così doloroso che appigliarsi al fatto che non fosse vero le sembrava l’ unica soluzione.
Alice le prese i polsi e le scostò le mani dalla testa aprendole davanti a sé.
Vide che aveva i segni rossi sui palmi, esattamente la forma delle sue unghie, come se le avesse conficcate nella carne fino a lacerarla.
Sospirò. A quanto le aveva detto Albus, Leon non aveva subito alcuna violenza, ma poteva capire Lily: quel verme era comunque rientrato nelle loro vite.
“ Lily, ascoltami, Scorpius e tuo padre in questo momento sono da lui, per quello sono qua” le spiegò e Lily alzò finalmente la testa.
“ Forse troveranno il modo di arrestarlo” aggiunse e Lily si morse un labbro “ gli ha modificato i ricordi, Ali” disse e Alice quasi non riconobbe la voce dell’ amica, sembrava provenire dall’ interno di una caverna.
Era roca e rotta, proprio come sembrava Lily in quel momento.
Alice le accarezzò una guancia “ Non gli è successo niente” la tranquillizzò, ma Lily scosse la testa.
“ Non è così” affermò dilatando gli occhi “ lui si è avvicinato a Leon, al mio bambino, lui gli ha modificato i ricordi, lui potrebbe avergli fatto di tutto…”
“ Calmati” la interruppe Alice, anche se non sapeva con quale coraggio glielo stava dicendo, visto che da quando aveva saputo quello che era successo, da quando aveva saputo che Kevin Gellar era riapparso nelle loro vite, anche il suo cuore non era riuscito più a tornare a battere normalmente.
Lily si alzò in piedi “ tu non capisci, lui mi ha parlato, lui mi ha fatto capire fino a che punto mi odia” cominciò a muoversi in cerchio, come se quella stanza fosse troppo piccola per lei.
Come se sentisse le pareti stringersi attorno a lei, fino a comprimerla, fino a soffocarla.
“ Lui non mi lascerà in pace fino a quando non avrà la sua vendetta, non lascerà in pace i miei figli” concluse, ma l’ ultima parola fu quasi un sussurro.
Alice la prese per le braccia e le strinse forse più forte di quello che avrebbe voluto, ma in quel momento riusciva solo a pensare che doveva dimostrarle che le voleva bene, che lei ci sarebbe stata.
“ Scorpius non lo permetterà” le disse guardandola negli occhi.
“ Adesso è da lui e sono sicura che lo staranno già portando dentro, stavolta finirà ad Azkaban per sempre, non si molestano i bambini, non gli si toglie la memoria” prese un respiro, le veniva la nausea anche solo a pensarci.
“ Non posso pensare che abbia fatto qualcosa a Leon” intervenne Lily disperata “ è colpa mia, solo mia” aggiunse, coprendosi gli occhi con i palmi e scuotendo la testa da un lato all’ altro.
“ Ascoltami, Lily, devi riacquistare la ragione, devi pensare che a Leon non è successo niente e che lui e Astrid hanno bisogno di te”
Fece un respiro profondo per cercare di calmarsi, si sentiva quasi in colpa a dirle quelle cose, in fondo come poteva ordinarle di accantonare tutto quello che stava di nuovo vivendo, ma non poteva fare altrimenti, puntare sul lato materno di Lily era l’ unica maniera per farla tornare in sé.
Infatti al nome di Leon e Astrid, Lily si fermò e si tolse piano le mani dal viso.
“ Devi andare da loro” le disse Alice con voce calma e Lily annuì “ sì, devo pensare ai miei bambini” confermò con voce monocorde.
Alice come sempre aveva ragione. Stavolta non si trattava solo di lei, non poteva ragionare alla stessa maniera, doveva tenere a bada la sua rabbia e la sua disperazione.
Non poteva semplicemente piegarsi su se stessa e aspettare che l’ angoscia e la disperazione andassero via e tantomeno poteva agire impulsivamente e andare da Kevin come avrebbe voluto da quando questa situazione era cominciata.
Doveva farlo per Leon e per Astrid, che non dovevano sapere niente e soprattutto che avevano bisogno di una mamma a tempo pieno e non di una mamma che si occupa di loro tra un ricordo e l’ altro.
“ E’ tutto così difficile” disse ad Alice, guardandola con la disperazione negli occhi “ ti aiuterò, Lily, lo sai” le disse e Lily annuì lentamente, prima di infilarsi in bagno.
Alice rimase per un attimo ferma sul posto, cercando di riportare cuore e respirazione a livelli normali.
Non era facile neanche per lei, ma Lily era la sua migliore amica, era un patto di sorellanza che avevano fatto da ragazzine e non si sarebbe tirata indietro, mai.
La seguì e la vide aprire la cannella e mettere le mani a coppa sotto il flusso dell’ acqua fino a sollevarne una bella quantità e quasi lanciarsela sul viso, schizzandosi anche le braccia.
Le sue mani si fermarono sul suo viso e ne percorsero lentamente tutto il contorno, partendo dagli occhi fino ad arrivare alle labbra dove si fermarono.
“ Lo uccido, Aly” disse, guardandola dallo specchio “ se ha fatto del male al mio bambino, io lo uccido” continuò decisa, ma improvvisamente calma.
Alice ricambiò lo sguardo dell’ amica. Come poteva dirle che l’ ultima volta che aveva pensato di ucciderlo, si era uccisa per sé?
Racchiuse il proprio corpo tra le sue braccia, incrociandole e mettendo una mano sulla sua spalla, improvvisamente scossa da brividi.
Sapeva che diceva sul serio, sapeva che Lily aveva superato il limite del suo dolore anni prima e che adesso stava riaffiorando.
Lo leggeva nei suoi occhi. Ormai Lily non aveva più segreti per lei.
“ Non ce ne sarà bisogno” disse soltanto “ vedrai che sarà già ad Azkaban” la consolò.
Lily si asciugò il viso con la salvietta accanto al lavandino e si voltò verso l’ amica “ perché ci sei sempre?” le chiese e Alice chiuse gli occhi cercando di ricacciare le lacrime “ perché non dovrei esserci?” le chiese di rimando.
***
Kevin li stava fregando, lo sapevano, ma non potevano far niente.
Appena erano arrivati gli era apparso subito sospetto. Si era profuso in enormi sorrisi, gli aveva, persino, offerto un succo di zucca e aveva subito detto loro, prima ancora che lo chiedessero, che se volevano potevano visionare i suoi ricordi.
Scorpius era rimasto in un angolo, le braccia incrociate sul petto e gli occhi concentrati sul pavimento. Non aveva neanche alzato lo sguardo su di lui, consapevole che se avesse incrociato il suo sguardo, gli sarebbero tornati nuovamente in mente i maledetti momenti di cui era stato testimone.
Le sue mani strette a pugno che tremavano incontrollabilmente per la voglia di saltargli alla gola.
Lui era Kevin Gellar, lui era il motivo per il quale Lily si era svegliata, per anni, nella notte urlando fino a quando la sua voce era divenuta roca, inudibile.
Lui era il suo incubo continuo.
Harry gli aveva chiesto se voleva evitare di andare, ma anche se non riusciva a guardarlo, voleva sentire che cosa aveva da dire. Voleva udire con le sue stesse orecchie la sua versione e capire se stava mentendo.
Invece i suoi ricordi erano davvero puliti. Li avevano visionati tutti e non c’erano state modifiche nei ricordi di Kevin.
Avevano visto il suo incontro con Lily e Scorpius aveva dovuto fare appello a tutta la sua forza di volontà, per non saltargli al collo, nel notare in lei lo stesso sguardo terrorizzato di tredici anni prima.
Per il resto niente, un uomo pulito o come aveva detto lui, una persona rispettosa della legge magica, ribadendo che ormai aveva pagato per i suoi errori.
Raccontando che si era trovato una ragazza che lo amava per quello che era.
“ Quello che abbiamo visto nei ricordi sembra tanto una minaccia, Gellar” affermò Harry serio, sapeva che alla fine non era niente che non sarebbe mai bastato per arrestarlo, ma voleva provare a smuoverlo, a provocarlo.
“ Forse ho sbagliato a parlare a Lily” disse con tono innocente. Harry e James lo guardarono attentamente e anche Scorpius alzò gli occhi su di lui.
Uno sguardo rabbioso, pieno di odio.
“ Quando me la sono trovata davanti…io…io volevo solo dirle quello che ho detto a voi, che ero libero e che volevo solo pensare a farmi una famiglia” affermò “ ma poi la sua reazione…ecco, credo di essermi arrabbiato, sono rimasto talmente delu…”
Non finì neanche la frase che Scorpius scattò e con un movimento velocissimo lo afferrò per la maglia, racchiudendone i lembi tra le sue mani.
Deluso? Lui deluso?
“ Tu non avevi neanche il diritto di avvicinarti a lei” lo minacciò e i suoi occhi sembravano lampeggiare dall’ ira.
“ Sono un cittadino onesto, ora” protestò Kevin, portando le mani su quelle di Scorpius per cercare di allentarne la presa, ma non vi riuscì.
Le mani di Scorpius tremarono per la rabbia, ma le tenne ancora ben salde sulla maglia e sulla pelle di Kevin  “ non so come hai fatto” disse Scorpius e la sua voce era un sibilo minaccioso “ ma lo scoprirò e se hai smosso anche solo un capello del mio bambino, tu sei un uomo finito” lo avvertì, stringendo ancora di più la presa fino ad arrivare a premere le nocche delle sue mani sulla sua gola.
Fino a sentire la pelle morbida e fragile del collo. Strinse i denti e serrò la mascella, gli sarebbe bastato solo colpirlo in quel punto e…
“ Signor Potter” si lamentò Kevin impaurito, guardando Harry in cerca di aiuto.
Harry fece segno a James ed insieme riuscirono a spostare Scorpius “ basta, Scorp” disse James, costringendolo contro il muro e mettendosi davanti a lui per impedirgli di muoversi nuovamente.
“ Grazie” mormorò Kevin, risistemandosi la maglia “ non so come possiate permettere ad uno così instabile di fare l’ Auror” commentò tornando a sorridere “ attaccare così un innocente” aggiunse.
“ Scorpius” James gli cinse le braccia, vedendo che lo aveva già aggirato per saltare nuovamente addosso a Kevin.
Harry si parò davanti a loro, impedendo a Scorpius di vedere Kevin e guardò quest’ ultimo.
Attentamente. Freddamente. Con tutto l’ odio che aveva dentro.
“ Io non dimentico” gli disse e Kevin tornò serio “ e tu non sarai mai un innocente per me” continuò, poi prese Scorpius per l’ altro braccio e se ne andarono.
Appena uscirono però, Scorpius sembrava letteralmente impazzito di rabbia.
“ Gli hai creduto?” urlò rivolto ad Harry “ e tu? Tu che all’ epoca rinfacciasti a me e ad Albus di non essere riusciti a proteggere tua sorella, adesso mi blocchi? Ce l’ hai un po’ di coerenza in quella testa?” sbottò fuori di sé.
James abbassò gli occhi, ma non rispose, aveva davvero faticato dentro la casa di quel verme per tenere il suo temperamento sotto controllo, ma non poteva prendersela con Scorpius.
Forse avrebbe dovuto, ma più ci pensava e più capiva che non poteva davvero.
Lui, James Potter, per la prima volta in assoluto capiva benissimo Scorpius Malfoy.
Harry fece ancora pochi passi poi si fermò “ non è il caso che tu continui ad indagare con noi” gli disse serio.
Gli occhi di Scorpius erano talmente sgranati che sembravano voler uscire dalle orbite “ Che cosa?” gli chiese “ mi stai buttando fuori dall’ indagine? Mi vuoi impedire di indagare su quel pezzo di merda? Di capire cos’ ha fatto a mio figlio?” Scorpius credette di stare impazzendo.
Ormai le sue mani tremavano di rabbia anche se le teneva chiuse a pugno e sentiva la rabbia farlo fremere da dentro, come se potesse esplodere da un momento all’ altro.
Prese un respiro cercando di calmarsi e guardò quegli occhi verdi così simili a quelli del suo migliore amico.
“ Tu non sai che vuol dire…mio figlio…non è un caso, lo sai vero?” gli chiese.
Harry sospirò, si sentiva pieno di rabbia per aver dovuto incontrare nuovamente quel verme e anche per lui non era stato facile.
Come poteva, Scorpius, anche solo crederlo?
“ Credi che non capisca quello che stai passando in questo momento? Lily non è mia figlia?” gli chiese Harry di rimando.
“ Ho visto anch’ io i ricordi” gli disse alterandosi.
“ Sono scene che non dimenticherò mai “ continuò e la voce gli tremò un attimo “ ricordo ogni gesto di quell’ uomo, ogni singola parola…”
“ Harry” lo interruppe Scorpius, non era pronto a sentire e non riusciva neanche a guardare gli occhi rabbiosi del suocero, ricordava di averli visti soltanto un’ altra volta nella sua vita.
Harry alzò una mano per fermarlo e riprese “ so per filo e per segno quello che quell’ essere ha fatto alla mia bambina e che Godric mi fulmini se non voglio vederlo in galera per il resto della sua vita, ma tu non ci aiuti, anzi…” si calmò vedendo gli occhi di Scorpius, vi si poteva leggere ogni sfaccettatura del suo colore.
“ Quando sarai più razionale ti inserirò di nuovo nell’ indagine, per ora sei fuori” sentenziò Harry.
“ Non posso rischiare di metterti di pattuglia a seguirlo e che tu lo aggredisca, faresti solo il suo gioco e lui vincerebbe” gli spiegò, mettendogli una mano sul braccio.
Scorpius dentro di sé lo capiva. Lily era sua figlia, quanto Leon era suo e anche Harry aveva sofferto moltissimo, ma al di là della ragione, in quella parte irrazionale della sua mente continuava ad urlare di rabbia.
Si scosse il braccio di Harry e dopo un’ ultima occhiata ai due uomini si smaterializzò.
***
“ Allora? Cos’ hai combinato?”
Oliver e Leon erano seduti in fondo al giardino, cercando di ripararsi dai mille sguardi che sembravano seguirli ad ogni passo, ma per quanto ci avessero provato non ci erano riusciti.
Ogni volta che avevano cercato il nascondiglio di un albero, Ginny, la loro nonna, era uscita a cercarli, ogni volta che avevano provato a non farsi vedere per progettare qualcuno dei loro scherzi, provando a nascondersi dietro la siepe, si erano visti arrivare Rose ed ogni volta erano stati rimproverati, dicendo loro che dovevano restare in vista.
“ E’ diventata un’ ossessione” si lamentò Oliver, raccogliendo un ciuffo d’ erba e guardando la nonna che scostava la tenda e guardava verso di loro, prima di lasciarla andare e tornare in salotto.
Leon sbuffò e si lasciò cadere all’ indietro, distendendosi sull’ erba e portandosi le mani dietro la testa “ non ne ho idea” disse sincero.
A dir la verità se lo era anche chiesto. Fino a quando la cosa aveva coinvolto solo sua madre, aveva pensato che fosse stato una sua esagerazione, ma adesso, vedendo come si comportava suo padre, i suoi nonni e persino i suoi zii, aveva capito che c’ era qualcosa sotto e sembrava che fosse qualcosa che lo riguardava.
Oliver si voltò verso di lui scostandosi i capelli neri dagli occhi “ non mi freghi” gli disse offeso, distendendosi nella stessa posizione del cugino “ sono un Serpeverde e non è facile fregare un Serpeverde”
Leon alzò gli occhi al cielo “ sì, certo e quindi io non sarò mai un Serpeverde, giusto?” gli chiese prevenendo la sua ulteriore battuta.
Oliver si voltò per rispondere al cugino, ma il sole venne oscurato ed entrambi si voltarono per vedere quale fosse la causa.
“ Ciao Lio” Astrid, la sorella di Leon era arrivata davanti a loro e li stava guardando.
I suoi capelli rossi sembravano risplendere al sole come dei tulipani e gli occhi grigi, tipici di tutti i Malfoy, sembravano oscurati controluce.
Teneva la mano ad Amélie e sorridevano entrambe.
“ Sai che non mi devi chiamare Lio” la rimproverò Leon, alzandosi a sedere e sorridendo ad Amélie.
“ Ciao, Amy” la salutò.
La bambina sorrise mostrando una dentatura tutt’ altro che perfetta. Sua nonna Hermione scherzava sempre dicendo che sua nipote aveva ereditato tutto dai Weasley, tutto, tranne i denti.
Aveva otto anni ed ancora non aveva finito di cambiare tutti i denti, anzi, proprio in quel momento il suo sorriso mostrava la mancanza dei due laterali.
“ Allora sono arrivati anche mamma e papà?” chiese Leon, spostando lo sguardo sulla sorella, ma lei fece cenno di diniego “ io ero con Amélie” rispose e poi si guardò intorno come se avesse appena notato che non c’ erano adulti in giro.
“ Dove sono tutti?” chiese, sedendosi accanto al fratello.
“ La nonna e la zia Hermione sono dentro, gli altri…bò, saranno stati risucchiati da un buco nero” rispose Oliver, stringendosi nelle spalle.
Astrid rise “ e voi che combinate?” chiese, interessata.
“ Che ti frega?” chiese Leon, ma Oliver gli diede una gomitata scherzosa “ Ti vergogni di dire a tutti che potresti essere smistato in Tassorosso?” gli chiese prendendolo in giro “ in fondo tua sorella dovrebbe saperlo, anche i tuoi genitori dovrebbero saperlo” continuò ridendo.
Leon piegò la testa di scatto e Oliver rise ancora, stava quasi per infierire quando Astrid lo interruppe.
“ E che ci sarebbe di male? A me piace Tassorosso” affermò Astrid “ Nonno Harry dice che è la casa che ha avuto meno maghi oscuri”
“ Sì, anche a me piacerebbe essere una Tassorosso” affermò Amélie.
Oliver rise ancora più forte “ tu non hai speranze, sei una Corvonero sicura” disse indicando sua cugina Amélie e lei s’ imbronciò leggermente, mettendo il labbro inferiore a coprire quello superiore.
“ Tu invece” disse indicando Astrid “ perché non chiedi a tuo nonno Draco?” le chiese e tirò una gomitata a Leon “ che ne dici? Pensi che le direbbe che è la casa migliore?” chiese rivolto al cugino.
Leon alzò la testa, ma il grigio dei suoi occhi era scomparso, al suo posto c’ era solo una pupilla nera e uniforme.
“ Leon” lo chiamò Oliver preoccupato.
Lui non rispose e si voltò verso il cugino, il labbro superiore leggermente inclinato, quasi in un sorriso macabro.
Astrid si sporse verso di lui “ Lio?” lo chiamò afferrandogli un braccio per girarlo verso di sé.
Leon si voltò verso sua sorella, ma parve quasi non vederla.
Astrid sussultò incrociando lo sguardo vacuo e assente del fratello. I suoi occhi neri la stavano spaventando, le sue labbra si aprirono per la sorpresa, ma non riuscì a dire niente.
Fu solo un attimo prima che lui si avventasse su di lei.
“ LEON” urlò Oliver, ma lui aveva già cominciato a stringere le mani attorno al collo della sorella.
Guardò Amélie che sembrava scioccata e osservava la scena a bocca aperta, non poteva darle torto, anche lui stentava a credere a quello che stava vedendo.
Leon era pazzo di sua sorella e se solo qualcuno, che non fosse lui, provava a prenderla in giro, lui poteva diventare molto cattivo.
“ CORRI A CHIAMARE QUALCUNO” urlò ad Amélie, la quale parve risvegliarsi dallo shock e corse verso casa.
Oliver si tuffò letteralmente su Leon e cercò di fargli aprire le braccia.
I suoi occhi concentrati su quelli della cugina che stava guardando il fratello terrorizzata e agonizzante.
Il suo viso stava divenendo rosso quanto i suoi capelli che le ricadevano in lunghe ciocche disordinate lungo il viso e le sue mani serrate sui polsi di Leon erano bianche cadaveriche.
“ LASCIALA, LEON, LASCIALA” urlò Oliver, cercando di far presa sulle sue braccia e di aprirle con forza, ma la presa di Leon era così forte che non riuscì a smuoverlo.
Oliver vide con orrore Astrid muovere le mani per cercare di graffiare il fratello e fargli mollare la presa e poi la vide chiudere gli occhi e le sue braccia abbandonarsi molli lungo i fianchi.
“ LEON! LEON! LEON! ” urlò disperato, lasciandosi cadere dal corpo del cugino, le lacrime che scendevano dai suoi occhi verdi.
Astrid stava morendo, per mano di suo fratello, e lui non riusciva a far niente.

COMMENTO:  QUANTO MI SENTO CATTIVA IN QUESTO MOMENTO…VOI NON POTETE NEANCHE IMMAGINARE : )) SCHERZI A PARTE, SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO…E’ VERO VI HO LASCIATO IN UN PUNTACCIO, MA VI ASSICURO CHE ADESSO GLI AGGIORNAMENTI TORNERANNO AD ESSERE REGOLARI…FINALMENTE AVRO’ UN PO’ DI FERIE ANCHE IO…VISTO CHE HO AVUTO DAVVERO UN PERIODO INCASINATO AL LAVORO ; )) VA BE’ COMUNQUE TORNIAMO A NOI !! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 /ARYELLE / ALWAYS 89 / LILY NON LILIAN / HUNTER E BLACKFURY !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE : )) UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 5
*** 4 Capitolo ***


Rose corse fuori casa con la bacchetta in mano.
Appena aveva visto entrare sua figlia, appena aveva visto il suo volto, aveva capito subito che era successo qualcosa.
Non aveva neanche dovuto chiederle che cosa fosse successo, la sua espressione terrorizzata parlava per lei.
Senza neanche riflettere, senza aspettare di avvertire nessuno, si precipitò fuori casa afferrando la bacchetta sopra il tavolo, ma niente l’ avrebbe mai preparata a vedere una cosa simile.
Si era aspettata di tutto, forse anche di trovarsi Kevin Gellar nel giardino, ma non che Leon stesse sottomettendo sua sorella.
Urlò l’ incantesimo per separarlo, prima ancora che riuscisse ad avvicinarsi abbastanza per vedere cosa stesse succedendo.
Il bambino volò indietro battendo violentemente la schiena e la testa contro il duro terreno e restando fermo immobile.
Rose si bloccò. Non osava neanche avvicinarsi.
I due figli di Lily erano entrambi a terra e immobili. Oliver piangeva tenendo la testa incassata tra le sue braccia e sua figlia le singhiozzava accanto.
Il silenzio irreale ed effimero fu però rotto immediatamente da sua zia Ginny che stava correndo fuori casa assieme a sua madre.
Ginny guardò i suoi nipoti, come se non sapesse da quale cominciare, per la prima volta, da quando Rose aveva ricordo, le sembrava indecisa sul da farsi.
“ Penso io a Leon” disse Hermione e Ginny corse verso Astrid.
Rose si avvicinò piano ad Oliver  “ tesoro” gli disse toccandogli il braccio, ma lui si scostò come impaurito e alzò il viso rigato di lacrime su di lei.
Rose restò con la mano sollevata e le labbra le si aprirono per la sorpresa.
Suo nipote sembrava terrorizzato e scioccato allo stesso tempo.
“ Ci ho provato, zia” disse piangendo “ ho provato a fermarlo…ma i suoi occhi…lui non ascoltava…non mi riconosceva”
Rose si portò le mani alla bocca, che cosa stava provando a dirle Oliver?
Tremava come una foglia e non riusciva a smettere di piangere, sembrava che avesse assistito a qualcosa di tremendo.
“ Cosa è successo?” gli chiese lentamente e il bambino fece scorrere lo sguardo da Leon ad Astrid, prima di riportarlo sulla zia.
“ Lui…io…zia, ci ho provato” di nuovo il bambino scoppiò a piangere e Rose si voltò per vedere se riusciva a ricostruire le cose.
Sua madre era china su Leon e gli stava puntando la bacchetta contro, probabilmente per risvegliarlo e Ginny era arrivata da Astrid e si stava chinando su di lei.
Amélie le tirò una manica, i suoi occhi castani ereditati dal padre, sembravano due pozze di paura e di dolore.
“ Astrid starà bene?” le chiese con la voce rotta dalle lacrime.
Rose le prese la mano stringendogliela dolcemente per confortarla “ mi dici che le ha fatto Leon?” le chiese.
Si sentiva stupida a non rispondere ad una domanda diretta della figlia, ma la realtà era che non sapeva cosa era successo e se non sapeva, non poteva giudicare.
Sua figlia guardò verso la cugina e il suo labbro tremò leggermente, probabilmente stava rivedendo la scena.
“ Lui le ha messo le mani al collo e ha stretto” guardò la madre con la vista appannata da due lacrimoni “ ha stretto tanto forte, Oliver gli è montato addosso e ha provato…”
Rose si perse nelle parole della figlia, smettendo suo malgrado di ascoltarla.
“ Lui ha stretto le mani…lui…le mani…” continuava a seguire il suo ragionamento interno, isolandosi da ciò che accadeva intorno.
“ Oddio!” esclamò, alzandosi in piedi, i suoi occhi sbarrati. “ Ferma, zia, fermati subito” urlò precipitandosi da lei e inginocchiandosi accanto ad Astrid.
Si chinò sopra il petto della bambina e sentì un lieve, flebile respiro.
“ Respira” affermò, poggiandosi una mano sul petto, il suo cuore batteva così velocemente che le sembrava potesse esplodere da un momento all’ altra.
Ginny la stava guardando stupita “ Rose?” le chiese interrogativa e la nipote si voltò verso di lei “ non svegliarla e non toccarla, manda un Patronus ad Albus o a Frank, ci vuole un Medimago” la informò.
Ginny avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma capì dall’ espressione agitata di Rose che la cosa migliore era agire.
Creò il suo Patronus “ vieni immediatamente” disse con voce agitata, prima di spedirlo al figlio.
Nello stesso istante il silenzio fu spezzato da delle urla.
Entrambe si voltarono e videro Leon, sembrava impazzito, sembrava una furia e soprattutto sembrava voler attaccare Hermione.
Rose si alzò per andare ad aiutare la madre, sapeva che stava cercando di renderlo innocuo, senza dover schiantare un bambino.
Vide che anche Oliver e Amélie si erano voltati verso di lui, ma sembravano delle statue di cera, tanto erano immobili e terrorizzati.
Ginny vide lo sguardo di suo nipote e s’ immobilizzò “ i suoi occhi” sussurrò.
I suoi occhi erano completamente neri e si stava comportando come se non riconoscesse nessuno, strinse i pugni. Era suo nipote e lo amava davvero molto, ma in quel momento era solo un pericolo per gli altri e per se stesso.
“ Non stai incantando tuo nipote, non stai incantando tuo nipote” si ripeté in un sussurro, poi puntò la bacchetta verso di lui, chiuse gli occhi e gridò “ PETRIFICUS TOTALUS” .
Il bambino s’ immobilizzò e cadde sulla schiena, i pugni ancora contratti lungo il corpo.
Il suo grido non aveva ancora smesso di echeggiare che Albus si materializzò davanti a loro “ che succede, mamm…”
S’ interruppe vedendo il viso di suo figlio “ Oliver” disse precipitandosi da lui e prendendolo tra le sue braccia.
Lo sentì tremare e gli alzò il viso, leggendogli la colpa negli occhi.
Rose lo affiancò “ sta bene” gli disse tranquillizzandolo “ è Astrid, potrebbe avere qualche frattura cranica” lo informò e Albus si voltò di scatto verso Rose “ che cosa?” chiese stupito, cercando la nipote con lo sguardo.
Vide prima Astrid e poi Leon, entrambi stesi a terra “ ma cosa è successo?” chiese impaurito, avvicinandosi a entrambi, continuando a tenere Oliver tra le braccia.
“ Leon sta bene, lo abbiamo pietrificato noi” si giustificò Ginny “ pensa ad Astrid” lo pregò con le lacrime agli occhi.
Albus baciò la testa di suo figlio e lo mise a terra, maledicendo che Alice non fosse lì.
Oliver lo stava spaventando, non lo aveva mai visto così.
Si chinò sulla nipote ancora incredulo, non era sicuro di aver capito che cos’ era successo, ma era qualcosa di grosso.
Passò la bacchetta sopra il suo corpo per vedere che cos’ aveva “ Devo portarla subito al San Mungo” le informò concitato.
“ Frank è qua?” chiese guardando Rose e lei scosse la testa “ chiamalo subito” le ordinò, prima di cominciare a fare i primi incantesimi di soccorso.
Come Albus mosse la bacchetta alcune stecche comparvero ai lati del collo di Astrid e delle bende le legarono insieme di modo da tenere immobilizzata la testa e il collo.
Aveva appena finito quando Frank apparve direttamente nel giardino di casa Potter “ papà” urlò Amelie, piangendo e stringendogli le gambe in un abbraccio.
“ Amore, che succede, perché piangi?” le chiese, prendendola in braccio, la bambina strinse le braccia intorno al collo del padre e lui poté guardarsi intorno.
Aprì le labbra esterrefatto, sembrava di essere in un campo di battaglia invece che in un tranquillo giardino.
Rose, sua moglie, sembrava pietrificata, era inginocchiata accanto ad Albus e lo guardava eseguire degli incantesimi su Astrid.
Hermione e Ginny erano accanto a Leon, anche lui sembrava privo di sensi e la sua testa era appoggiata sulle ginocchia della nonna che gli stava accarezzando piano i capelli.
Oliver era in mezzo ai due gruppetti. Seduto sul terreno, lo sguardo duro e, nonostante potesse vedere dai suoi occhi che aveva pianto, nessuna lacrima scendeva dal suo volto.
Si avvicinò ad Albus continuando ad accarezzare la schiena della sua bambina “ che è successo, Al?” gli chiese con l’ ansia che trapelava dalla sua voce.
“ Ho bisogno del tuo aiuto per portare mia nipote al San Mungo, non mi posso smaterializzare, ha una frattura di un osso del collo e potrei ucciderla” lo informò.
Frank aprì le braccia per la sorpresa e Amélie rischiò quasi di cadere “ devi scendere, Amélie” le disse, poggiandola a terra “ perché non aiuti Oliver?” gli chiese, quando vide che stava per aprire la bocca per protestare.
La bambina guardò il cugino per un attimo e poi annuì precipitandosi da lui. Gli si sedette accanto e poggiò la sua testa sopra le braccia di Oliver.
Lui non diede segno di averla neanche percepita, ma Amélie non si scoraggiò, restando accanto al cugino.
Frank si chinò ed evocò immediatamente una barella “ com’ è successo?” chiese rivolto alla moglie.
Il labbro di Rose tremò leggermente “ ho solo il racconto di Amélie…Oliver è troppo scioccato per parlare” disse e la mano di Albus tremò nel suo incantesimo.
“ Sembra…” s’ interruppe lanciando un’ occhiata verso Leon, lo vide dormire tra le braccia della nonna, ma era davvero possibile?
Eppure Astrid era stata davvero strangolata, poteva vedere già le ecchimosi violacee formarsi sul suo collo.
“ Sembra?” la incalzò Frank, sollevando con un colpo di bacchetta la barella di Astrid.
“ Sembra che Leon l’ abbia strangolata” confessò Rose, con un filo di voce.
Non solo i due uomini, ma anche le due donne si fermarono nell’ atto di ciò che stavano facendo.
Guardarono tutti Astrid e poi Leon, si poteva leggere in ogni volto l’ incredulità.
Nessuno voleva crederci, ma in fondo tutti avevano già capito che era vero.
“ Mamma, manda un Patronus a Lily e a Scorpius, dite loro di venire al San Mungo e poi materializzatevi là con i ragazzi”  disse, guardando sua madre e sua zia.
Poi insieme a Frank procedette a portare via Astrid.
***
Leon aprì gli occhi sbattendoli più volte.
La sua mente era confusa, offuscata e il suo corpo era indolenzito come se fosse stato sbattuto a terra con violenza.
Si portò una mano alla testa dolente e l’ altra alla schiena e si guardò intorno: le pareti bianche, un armadio azzurro, era sicuramente una stanza del San Mungo, ma cosa ci faceva lì ?
Aprì la bocca per chiederlo, ma la richiuse sentendola secca e asciutta.
“ Leon, sei sveglio, come stai?” voltò lentamente la testa verso quella voce per lui familiare.
“ Nonno” era più un gracidio che una parola, ma nonostante quello, Leon,  vide il volto di Draco Malfoy aprirsi in un sorriso.
“ Pulce” lo chiamò lui, prendendolo tra le braccia.
Leon si lasciò abbracciare, troppo confuso e troppo scosso per opporsi, ma lo sguardo di sollievo di suo nonno non gli era sfuggito.
Sembrava quasi che non si aspettasse di sentirsi chiamare nonno da lui, ma perché non avrebbe dovuto?
“ Posso bere?” chiese, lasciandosi nuovamente cadere sui cuscini.
Draco sorrise di nuovo e appellò il bicchier d’ acqua che era poggiato sul comodino e lo passò al nipote.
“ Come ti senti?” gli chiese poi studiandolo attentamente.
Leon bevve avidamente tutto il bicchiere e spostò automaticamente lo sguardo verso la bottiglia, suo nonno comprese ed appellò anche quella, versandogli un altro bicchiere che lui bevve in pochi secondi.
“ Confuso” rispose Leon, guardando gli occhi grigi di suo nonno “ che mi è successo?” chiese e Draco gli prese dalle mani il bicchiere.
“ Cosa ricordi come ultima cosa?” gli chiese, cercando di nascondere il suo disagio.
Leon si portò una mano alla testa, che voleva dire? Che gli era successo?
“ Ero con Oliver in giardino e sono arrivate Amèlie e Astrid” rispose, cercando di concentrarsi.
“ E poi?” lo incalzò suo nonno.
Già, e poi? Poi il vuoto. Di cosa stavano parlando? Perché era finito al San Mungo?
Si agitò sul letto “ che mi è successo? Dove sono mamma e papà?” chiese spaventato “ perché sono qua? Perché non ci sono loro con me?” domandò ancora.
Draco gli poggiò una mano sulla spalla “ Sono con Astrid, Leon” gli rispose, anche un po’ per vedere se gli risvegliava la memoria, ma vide suo nipote spalancare gli occhi.
“ Con Astrid? Che le è successo? Che ci è successo?” si guardò addosso, ma vide solo qualche graffio rosso sopra le proprie braccia, per il resto, a parte il sentirsi piuttosto rotto, sembrava star bene.
“ Adesso non devi preoccuparti di questo” rispose Draco, distogliendo lo sguardo “ sono felice che la pozione abbia funzionato” gli spiegò, alzandosi.
“ Pozione? Quale pozione?” chiese Leon, cominciava a sentirsi davvero spaventato, sembrava che suo nonno gli stesse nascondendo qualcosa.
Draco scosse la testa sorridendo, ma Leon lo conosceva troppo bene, sapeva vedere oltre la sua maschera e vedeva che il suo non era un sorriso felice.
Che pozione gli aveva somministrato? Che cosa gli era successo? E soprattutto perché non voleva dirgli niente ed ignorava le sue domande?
“ Aspetta qua, vado a chiamare tua madre o tuo padre, ok?”  gli chiese.
Leon assentì distrattamente, guardandolo uscire e chiedendosi se il suo motivo di disagio, se la sua improvvisa voglia di lasciare la stanza fosse dovuta a lui.
Riportò lo sguardo sulle sue braccia e sui quei graffi, erano lunghi, partivano dal suo polso ed arrivavano fino all’ avambraccio, ma erano irregolari, interrotti in più punti ed anche il loro colore, alcuni erano più arrossati, come se qualcuno gli avesse inciso la pelle.
“ LEON, SMETTILA” quell’ urlo. La voce disperata di Oliver rimbombò nella sua testa e fu questione di un attimo, dopodiché tutti i ricordi si riversarono nella sua mente.
S’ irrigidì mentre vedeva, come se fosse un film davanti a lui, lo sguardo terrorizzato di sua sorella.
Le sue mani si strinsero forte al lenzuolo, mentre la sensazione delle sue dita che avvolgevano il collo di Astrid si facevano sentire.
Spalancò gli occhi quando vide le pupille di Astrid restringersi fino a divenire piccole come due piccole capocchie di spillo.
Urlò, quando sentì la sua pelle venir graffiata da sua sorella, in un ultimo impeto di vita.
Si alzò dal letto ansimando, il cuore che gli esplodeva nel petto ed il viso sorridente di sua sorella davanti agli occhi, “ l’ ho uccisa, l’ ho uccisa” sussurrò senza fiato, sentiva come se tutta la vita fosse stata trasportata via da lui.
Come aveva potuto? Come aveva fatto?
Era sua sorella, la sua sorellina.
Sentì le gambe cedergli e cadde in avanti, si aggrappò alle coperte, ma ottenne solo di rovinare a terra trascinandole con sé.
Non poteva essere così, erano dei falsi ricordi.
Se fosse davvero successo quello che ricordava suo nonno gliel’ avrebbe detto e poi la voce era di Oliver e le immagini di Astrid.
Erano sicuramente dei falsi ricordi, ma perché allora gli sembrava tutto così vivido e reale?
Si mise carponi, cercando di districarsi dalle coperte, inspirando ed espirando, cercando di portare aria nei suoi polmoni.
Sentiva il sudore percorrergli la schiena e il suo viso, sollevò entrambe le mani racchiudendovi il volto all’ interno.
Voleva piangere, voleva urlare, voleva sua madre, si sentiva così male, aveva così paura.
Invece si alzò e si diresse alla porta, doveva parlare con qualcuno.
I suoi genitori gli dovevano una spiegazione, doveva capire quello che era successo e perché aveva quei falsi ricordi in testa.
Camminò lentamente, strusciando i piedi e poggiandosi al muro, non sapeva neanche lui dove stava andando, ma sentiva che era il posto giusto, era come se si facesse guidare dal cuore, oltre che dal profumo di sua nonna Astoria che aleggiava nell’ aria.
Si fermò stremato, non capiva neanche lui come mai si sentisse come se gli fosse passata sopra un’ intera squadra di Quidditch. Neanche scandagliando i suoi falsi ricordi gli sembrava di trovarne una causa.
Stava riprendendo fiato quando sentì due voci e le riconobbe immediatamente. Erano i suoi nonni: Harry e Draco.
“ Potter, devi fare qualcosa, sbattere ad Azkaban quel mostro o farò qualcosa io” stava dicendo Draco alterato.
Sentì suo nonno sospirare “ tu e tuo figlio siete proprio uguali, ma per Merlino, non crederai davvero che io voglia tenerlo fuori, vero?” si arrabbiò lui.
Leon si pose una mano sul petto, cercando di riprendere a respirare regolarmente dopo lo sforzo e intanto cercava di capire di chi stavano parlando.
“ No, certo che no” rispose Draco grevemente e Leon sbatté le palpebre stordito.
Da quando in qua suo nonno Malfoy dava ragione a suo nonno Potter? Da quando aveva memoria si erano sempre becchettati e non si erano mai trovati d’ accordo su una cosa.
“ E’ che non ho prove” confessò Harry e Draco sbuffò “ prove? Da quando ti servono le prove? Potrei farti un lungo elenco di volte in cui hai agito senza prove” si arrabbiò Draco.
“ Non ho più sedici anni e sono un capo Auror, come dovrei fare secondo te?” gli chiese Harry, altrettanto arrabbiato.
Prove? Leon non ci stava capendo più niente e si affacciò lievemente dall’ angolo per vederli in faccia.
“ Dobbiamo fare qualcosa” sentenziò Draco e nel suo volto Leon vide tutta la tristezza che aveva scorto pochi minuti prima.
Leon si guardò le mani e le sembrò quasi di sentire qualcosa scricchiolare.
“ Metterò una squadra Auror a controllare Kevin Gellar, giorno e notte, ti assicuro che non riuscirà più ad avvicinarsi ai nostri nipoti”  disse Harry “ e ha finito di perseguitare mia figlia” disse con uno sguardo così deciso che Leon ne fu quasi spaventato.
Draco annuì come se comprendesse e si passò stancamente una mano sul volto “ devo tornare da Leon, si è svegliato” lo informò.
Harry spalancò gli occhi “ sta bene?”  gli chiese con una strana apprensione che Leon non gli aveva mai visto.
“ La pozione ha funzionato e per fortuna non ricorda niente” gli spiegò Draco “ spero non lo ricordi mai” continuò con amarezza.
“ Ma perché non l’ hai detto a Lily e Scorpius, sono sicuro che vorranno vederlo e almeno riusciranno a staccarsi per qualche minuto da quel letto?” chiese Harry, guardando Draco come se non capisse.
“ E se lo accusassero?” gli chiese lui di rimando “ Leon non ha nessuna colpa, preferisco aspettare domani quando Astrid starà meglio e anche loro” rispose.
Leon indietreggiò di un passo. Accusarlo? Ma stavano parlando di lui? Eppure suo nonno aveva fatto il suo nome, ma lui non aveva fatto niente.
Avrebbe voluto urlarlo e dire a tutti che non aveva fatto niente, che voleva bene alla sua sorellina e che l’ avrebbe protetta sempre.
Lui non aveva fatto niente.
“ Non è la ferita fisica di Astrid a preoccuparmi, quanto quella psicologica, non credo che lei riuscirà più a guardare suo fratello alla stessa maniera” si oppose Harry “ come potrà quella bambina capire che suo fratello non ha provato ad ucciderla perché era un mostro, ma perché…”
La parola mostro colpì Leon come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in piena faccia.
Abbassò lo sguardo sulle sue braccia e sui segni rossi che le segnavano, gli sembrava che bruciassero come se gli stessero applicando dello spirito sulla pelle viva.
Parlavano davvero di lui. Era davvero stato lui.
Indietreggiò di un altro passo, impaurito. Il suo cuore aveva cominciato a battere così forte che non riusciva a sentire più niente che non fosse il suo battito.
Aveva attaccato sua sorella e non ricordava neanche il perché.
BUM.BUM.
La sua sorellina che aveva sempre riposto la sua fiducia in lui, che correva da lui ogni volta che combinava qualcosa.
BUM.BUM.
Gli sembrava di avere il rumore di un tamburo dritto nelle sue orecchie.
Cominciò a correre, non sapeva neanche con quale forza, sentì le gambe cedergli e le sue ginocchia sbattere sul pavimento, ma si rialzò e riprese la sua corsa.
Come avrebbe potuto guardarla di nuovo? Come avrebbe potuto chiederle di volergli ancora bene?
Neanche i suoi genitori lo avrebbero amato più. Sarebbe rimasto solo.
Fece pochi passi, incespicando nelle sue stesse gambe e cadde di nuovo, ma questa volta si sentì sollevare da un paio di mani.
Guardò accanto a sé con gli occhi pieni di lacrime e vide entrambi i suoi nonni chini su di lui.
Non avrebbe saputo dire come lo stavano guardando, sembrava un’ espressione indecifrabile, sembrava che fosse una cosa più grande di lui, ma era sicuro che nessuno dei due lo stesse guardando come se fosse un mostro.
“ Non è morta, vero?” chiese Leon, racimolando tutte le forze che aveva.
Harry sobbalzò e guardò Draco, prima di riportare lo sguardo sul viso rigato di lacrime del nipote.
Scosse lentamente la testa, sperando che gli bastasse e che non gli chiedesse più approfonditamente cos’ era successo.
Leon annuì e si piegò su se stesso come se stesse riprendendo fiato.
Fece un paio di respiri profondi, interrotti da singhiozzi impauriti, infine vomitò.
 
COMMENTO: PRIMA CHE MI DICIATE CHE NON E’ POSSIBILE  VI ASSICURO CHE HO UN’ AMICA CHE PURTROPPO QUALCHE ANNO FA SI RUPPE  UN OSSO DEL COLLO, MA PER FORTUNA E’  SOPRAVVISSUTA, ANCHE SE HA DOVUTO PORTARE UN COSO MECCANICO PER MOLTI MESI, QUINDI PER FORTUNA E’ POSSIBILE SOPRAVVIVERE…PER IL RESTO SPERO VI SIA PIACIUTO QUESTO CAPITOLO ANCHE SE A ME NON CONVINCE MOLTO…FORSE PERCHE’ HO SCELTO DI FARLO VEDERE DA PUNTI DI VISTA DIVERSI CHE NON FOSSERO LILY E SCORPIUS, MA SAPETE QUANTO IN “ NON DIMENTICARE” SIANO STATI IMPORTANTI ANCHE GLI ALTRI PERSONAGGI E QUINDI…PER I NOSTRI AMATI NON TEMETE LI RITROVEREMO NEL PROSSIMO CAPITOLO !! RINGRAZIO COME SEMPRE LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI INCORAGGIANO TANTISSIMO OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / ALYX / HUNTER / ALWAYS 89 / BLACK FURY  E LILY NON LILIAN !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! RICORDATEVI CHE UN PARERE FA SEMPRE PIACERE : )) UN BACIONE !!

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Capitolo 6
*** 5 capitolo ***


Lily si guardò intorno, ma non riusciva a vedere niente.
L’ eco di una risata le rimbombava nelle orecchie, era dolorosamente familiare, ma non lo vedeva.
Non riusciva a vedere nessuno.
Mosse qualche passo incerta. Anche se era tutto buio e vuoto intorno a lei, quel rumore le faceva drizzare tutti i capelli sulla nuca.
Era quasi come se un vento gelido le sferzasse direttamente sul viso, schiaffeggiandola e invadendola con il suo gelo.
All’ improvviso il suono più bello del mondo: “ mamma” era la voce della sua bambina.
Istintivamente sorrise, ma questo le si spense subito, appena capì che era troppo buio perché potesse trovarla.
“ Mamma, aiuto” adesso la voce era più lamentosa, come se cercasse di non piangere.
Il cuore di Lily si strinse in una morsa e cominciò a girare su se stessa, per cercare di sentire da dove veniva la voce.
“ Astrid” la chiamò, voltandosi verso destra “ parlami, piccola” le urlò ancora, voltandosi verso sinistra.
Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi e di non perdere neanche un respiro.
Cominciò a correre, ma si fermò quasi subito al richiamo della seconda voce “ mamma, mamma”
Lily credette di non riuscire a respirare, quella era la voce di Leon e veniva da un punto imprecisato alle sue spalle.
Cercò di dilatare i suoi occhi. Non lo vedeva, non vedeva niente.
Le sembrava d’ impazzire, davanti a sé ci doveva essere Astrid e la sua voce piangente la chiamava senza sosta, dietro di sé, invece, doveva esserci Leon e la sua voce impaurita le metteva i brividi.
“ Devi scegliere, Lily”
Lily tese una mano in avanti cercando di afferrarlo. Era così vicino a lei, le sembrava quasi di poter sentire il suo odore fin dentro le sue narici.
“ Vieni fuori, maledetto” urlò, portandosi le mani alle tempie “ non posso scegliere tra i miei figli e non sceglierò”
“ MAMMAAA” l’ urlo di Astrid lacerò l’ aria e contemporaneamente le sue orecchie, fu quasi come qualcosa di non umano.
Si guardò un’ ultima volta alle spalle “ aspettami, Leon” sussurrò, prima di cominciare a correre verso le urla di sua figlia.
Appena la raggiunse, la sollevò tra le sue braccia ad istinto, senza neanche poterla vedere.
Sentì la sua testa rilasciarsi contro le sue braccia “ Amore” la chiamò, cercando di alzarle il viso, ma Astrid non emise un solo suono.
Improvvisamente tutto s’ illuminò intorno a lei, c’ era talmente tanta luce che ne era quasi accecata.
Era come se improvvisamente si fosse fatto giorno.
Poteva vedere la stanza con le pareti bianche e gelide, poteva vedere la sua bambina.
Sembrava quasi stesse dormendo tra le sue braccia, ma lei sapeva che non era così.
Il suo cuore sapeva che non era così.
La poggiò a terra freneticamente, le mani le tremavano così tanto “ dimmi che sei viva” sussurrò, scostandole i capelli biondi dal viso.
“ Non lo è”
Alzò il viso e vide Kevin a pochi passi da lei.
Si lanciò contro di lui. Il viso trasfigurato dal terrore e dalla rabbia.
Ma Leon si frappose tra lui e lei.
Lily si fermò e guardò il suo bambino. Il suo sguardo duro e pieno di rancore.
“ Leon, spostati” gli ordinò Lily agitata. Non doveva stare vicino a lui, non sapeva chi era, non sapeva quanto fosse pericoloso.
“ No” si oppose il bambino, restando fermo immobile.
Lily lo raggiunse e si chinò su di lui, mettendo le sue mani tremanti sulle sue spalle “ dobbiamo andarcene, portare tua sorella dove possano aiutarla, devi ascoltarmi”
Leon si scosse “ tu hai scelto” le disse soltanto, poi voltò la testa verso Kevin “ andiamo, papà?” gli chiese.
Lily si sentì svenire, era stordita. Che cosa stava dicendo suo figlio?
“ Ascoltami bene, lui non è tuo padre…lui…”
Guardò Kevin, il trionfo nei suoi occhi neri “ TI AMMAZZO” urlò, scagliandosi verso di lui, ma la forza di un incantesimo la respinse indietro.
Vide una bacchetta nella mano di suo figlio.
“ Stagli lontano” le disse con rabbia, una rabbia che Lily non aveva mai visto negli occhi del suo bambino.
Si gettò in ginocchio davanti a lui, non riusciva a credere che quello fosse davvero suo figlio.
La cattiveria con la quale la stava guardando e la rabbia che si poteva scorgere nel fondo dei suoi occhi, la impaurivano “ Leon” il suo nome uscì quasi come una preghiera dalle sue labbra.
Non sapeva neanche cosa voleva dirgli, ma voleva che capisse quanto lo amava.
Si asciugò gli occhi con le mani, non doveva piangere. Piangere le offuscava la vista e le impediva di vederlo bene.
“ E’ pericoloso, vieni qua da me, Leon, per favore” lo supplicò tendendo le braccia verso di lui, ma Leon scosse la testa.
“ Dovevi scegliere me”
Quelle parole echeggiarono nella mente vuota di Lily e lei rimase ferma un secondo mentre Leon si allontanava insieme a Kevin.
Kevin fece qualche passo prima di voltarsi verso di lei “ Hai già rinunciato ad un figlio, puoi rinunciare anche a lui” sottolineò con un sorriso.
“ No, no, per favore” lo pregò cercando di alzarsi in piedi, ma le sue gambe non volevano rispondere al suo cervello e ogni volta riscivolava a terra.
Kevin e Leon si stavano allontanando sempre di più. Suo figlio non si era voltato una sola volta verso di lei, se la stava lasciando alle spalle, fino a divenire un puntino ai suoi occhi.
 “ NOOO”
Lily alzò di scatto la testa, l’ urlo che ancora echeggiava nelle sue orecchie.
Si guardò intorno smarrita e ci mise qualche secondo per capire che era nella stanza di sua figlia al San Mungo.
Quel sogno le era sembrato così reale.
Si alzò in piedi di scatto e toccò sua figlia, il suo viso era caldo e l’ alito del suo respiro usciva dalle sue labbra dischiuse.
Si portò la mano al petto, il suo cuore rischiava di uscirle fuori dalla gabbia toracica per come batteva prepotentemente e velocemente.
Era un sogno. Solo uno stupido sogno.
“ Lily, stai bene?”
Lily quasi tirò un sospiro di sollievo quando sentì la voce rassicurante di Scorpius.
Annuì accasciandosi sulla sedia e appoggiando la fronte sul palmo della sua mano per riprendere a respirare.
Erano due giorni che non si smuoveva da quella stanza, si era rifiutata di andare a casa a dormire, si appisolava sulla sedia, risvegliandosi in preda agli incubi che erano tornati nella sua mente.
Sentì la sua mente cominciare ad andare alla deriva, si stava addormentando, ma non poteva dormire.
Si tirò su immediatamente passandosi il pollice e l’ indice sopra agli occhi e cercando di tenerli aperti.
“ Sei stanca” disse Scorpius, poggiando una mano sulla sua.
Lily la tolse di scatto, ma si rese subito conto di quello che aveva fatto e fissò la sua mano con orrore.
“ Oddio” sussurrò, impaurita lei stessa dalle sue stesse reazioni.
Non riusciva neanche più a toccare la mano a suo marito?
“ Io…io…” si alzò in piedi e cominciò a camminare per la stanza, percorrendola a grandi passi.
Anni e anni di paure e adesso stavano tornando fuori?
Era proprio come diceva sempre suo padre. L’ altra faccia del dolore:  quella che quando credi di averlo superato, torna sempre a presentarti il conto.
Torna, forte, prepotentemente, fino ad invaderti il cervello, fino a farti sentire compressa in un morsa, fino a lasciarti senza fiato.
“ Sto impazzendo”  disse portandosi le mani ai capelli e sollevandosi qualche ciocca.
Lily si sentiva proprio così.
Come se si fosse lasciata andare, come se avesse provato a dimenticare, ad accantonare e adesso i ricordi si fossero presentati nuovamente e  violentemente dentro di lei, urlandole che era stata una stupida.
Un’ idiota ad aver creduto di poter vivere tranquillamente, di potersi fare una famiglia, di poter provare ad essere felice, senza che non ci fossero conseguenze.
Abbassare le sue difese era stato un errore.
Anche sposarsi, credere di potersi far amare come una qualsiasi ragazza e fare dei figli era stato un errore.
Si era resa attaccabile. Se non avesse avuto nessuno da amare, Kevin non avrebbe avuto nessuno di cui servirsi.
Invece adesso entrambi i suoi figli stavano soffrendo, Scorpius stava soffrendo e la colpa era solo sua.
“ Lily, smettila”
Lily guardò davanti a sé, smarrita e confusa, non si era neanche accorta che Scorpius si era alzato e le si era messo di fronte.
Non l’ aveva sentito parlare e provare a calmarla, troppo presa dai suoi pensieri, troppo distratta dal battito del suo cuore che sembrava scandire ogni volta la parola: ingenua.
Si accorse di Scorpius soltanto quando lui le prese le braccia, costringendola a piegarle e posarle di nuovo lungo il corpo.
Lo guardò e vide che la stava osservando, anche lui aveva lo sguardo stanco e anche lui sembrava molto provato da quello che stavano passando e Lily distolse lo sguardo, non riusciva a guardarlo.
Non riusciva a non sentirsi in colpa per tutto questo. Perché quel maledetto di Kevin Gellar era di nuovo nelle loro vite.
“ Non è colpa tua, voglio che te lo ficchi in testa” le disse e Lily scosse più volte la testa.
Non gli credeva, non poteva permettersi di credergli.
“ Proprio tu mi dici questo? Proprio tu che mi hai detto che avresti voluto che non fosse mai entrato nelle nostre vite?” gli chiese, scuotendosi le braccia per staccarsi da lui.
Scorpius sospirò “ e lo penso ancora” le confessò sinceramente “ ma con questo non intendo che sia colpa tua” aggiunse e cercò il suo sguardo “ qual è la tua colpa? Hai chiesto tu di venire stuprata a soli quindici anni?”
Lily ebbe un brivido e le immagini di una se stessa quindicenne le tornarono violentemente davanti agli occhi.
Scorpius inspirò a fondo “ Senti” cominciò con voce più tranquilla “ mi dispiace di aver detto quello che ho detto ieri, ma non lo negherò” le disse  “ certo che penso che sarebbe stato meglio che lui non fosse mai entrato a far parte delle nostre vite, ma intendo soprattutto della tua, perché la sofferenza e i traumi che ti ha causato te li porti dietro ancora adesso dopo quasi quattordici anni”  le spiegò.
“ Non mi porto dietro niente”  protestò Lily.
Aveva impiegato così tanto tempo per ritornare ad essere considerata Lily e non la povera Lily da capire e aiutare. Non voleva perdere tutto quello che si era guadagnata in anni in pochi giorni.
Scorpius inarcò un sopracciglio “ va bene” concordò pazientemente “ allora baciami” e Lily alzò il viso di scatto.
“ Baciami. Se non è cambiato niente rispetto a tre giorni fa…baciami e zittiscimi”
Lily si portò una mano alle labbra, rosicchiandosi nervosamente le unghie “ mia figlia sta mal…”
“ Nostra figlia” si oppose Scorpius con uno scatto d’ impazienza “ è nostra figlia e non posso preoccuparmi per lei e Leon e dovermi preoccupare anche per te” continuò “ devi lasciare che ti aiuti e pensare che ormai non sei più sola, hai una famiglia che ti ama e che ha bisogno di te” concluse.
 “ Sono un pericolo per la mia famiglia” protestò “ tu non capisci, tutto questo è accaduto per colpa mia” continuò sempre più disperata.
Scorpius non disse niente, si limitò a raggiungerla e prenderle le mani tra le sue.
Le strinse forte, cercando di trasmetterle il suo amore con il contatto e ignorando il suo tremito, poi le alzò fino a portargliele davanti agli occhi.
“ Tre giorni” le disse semplicemente.
“ Sono passati solo tre giorni da quando hai incontrato Kevin e guarda” le aprì le mani per mostrarle le unghie rosicchiate a pelle e il sangue che si coagulava ai lati delle dita a causa delle pellicine strappate via.
Lily si guardò le dita con le lacrime agli occhi e poi fissò lo sguardo in quello argenteo di Scorpius.
“ Non dirmi cosa devo fare e non credere che non sappia che non sono sola, altrimenti sarei già andata a cercarlo”
“ Oh, non ne dubito” replicò Scorpius sarcastico “ tanto tu non pensi mai alle conseguenze” la rimproverò.
Lily lo guardò rabbiosa e Scorpius riprese “ Non credi che io voglia andare anche io a spaccare la faccia a quel bastardo? Perché cavolo credi che tuo padre mi abbia rimosso dal caso? Ha capito anche lui che lo voglio solo vedere morto, che ormai Azkaban non mi basta più, voglio vedere i suoi occhi piangere, la sua voce implorare pietà e le sue mani appigliarsi alle mie mentre il corpo gli si contorce nel dolore”
Lly aprì leggermente le labbra, non aveva mai sentito tutta questa rabbia nella voce del marito, non l’ aveva mai sentito dire che voleva la morte di qualcuno.
“ Ma tengo il mio impulso a bada, perché non ho più diciassette anni, perché sono un padre, perché mia figlia è viva per miracolo, perché devo ancora sapere cosa quel bastardo ha fatto a mio figlio e soprattutto perché so che ti stai sgretolando piano piano” le spiegò.
“ Sei stata da Leon?” le chiese.
Lily abbassò gli occhi. Sapeva che lui era stato più volte a trovare il loro bambino, invece lei non era ancora andata.
“ Non è colpa sua, tanto quanto non è colpa tua” chiarì Scorpius con una punta d’ ira.
Lily sapeva che non era colpa di suo figlio. Non era quello che la bloccava, quanto la colpa che aveva paura potesse leggere nei suoi occhi.
Scorpius prese un forte respiro e si passò nervosamente le mani sopra i pantaloni “ Sai, sto cercando di capirti, ci sto provando davvero, ma non ci riesco” le disse.
Lily lo guardò quasi con rabbia. Già come poteva capirla?
Come poteva immaginare la miriade di pensieri che aveva in testa in quel momento?
Tutti i suoi ricordi su Kevin, il suo rimorso per la morte del suo bambino frutto della violenza e i sensi di colpa.
I centinaia, migliaia, sensi di colpa che le stavano invadendo la mente.
“ Non ti chiedo di capirmi, non hai mai potuto” ribatté dandogli le spalle.
Scorpius emise una mezza risata, guardandola incredulo. Stava scherzando?
Doveva aver sentito male o doveva essere la stanchezza e la paura, non poteva semplicemente essere vero.
Si alzò in piedi, desiderando per la prima volta allontanarsi da lei “ non ho mai potuto?”
La rabbia stava cominciando a salirgli come un vulcano che rischia di eruttare, ma cosa credeva che avesse provato lui in tutti questi anni?
“ Stai scherzando, vero?” le chiese e gli sembrava che la voce per uscire gli stesse raschiando la gola.
“ Ma cosa credi che io sia fatto di pietra?” le chiese, l’ ira che lampeggiava nei suoi occhi grigi.
“ Io…”
“ Tu cosa, Lily?” la interruppe arrabbiato “ io ti sono stato accanto ogni momento, io ho vissuto ogni attimo di quella storia accanto a te…”
“ NON HAI VISSUTO OGNI MOMENTO CON ME” urlò Lily, piantando due occhi pieni di fuoco nei suoi.
Sapeva di essere ingiusta. Sapeva che Scorpius si era rimproverato tutta la vita di non averla potuta aiutare.
I suoi occhi erano divenuti di nuovo grigi come il cielo in una giornata piovosa, erano anni che Lily non li vedeva così cupi.
“ BENE. MA NON SI TRATTA PIU’ SOLO DI TE, LILY. IN QUEL LETTO C’ E’ NOSTRA FIGLIA, NELL’ ALTRA STANZA C’ E’ NOSTRO FIGLIO…DEVI PENSARE A LORO PRIMA CHE A TE STESSA. E’ QUESTO CHE FA UNA MADRE” urlò di rimando.
Già. Era quello che faceva una madre, pensava ai propri figli prima che a se stessa, invece lei che cosa era riuscita a fare? Solo a farsi sopraffare dai ricordi, a disperarsi per quello che le era successo anni prima.
Anche il sogno aveva cercato di farle capire ciò che la sua mente si rifiutava di ammettere: era una pessima madre.
“ Sono una pessima madre” mormorò, ammettendo ad alta voce quello che pensava fino ad un momento prima.
Scorpius parve calmarsi e scosse la testa “ non è vero” si oppose “ io so come ti senti…”
Lily sentì il sangue ribollirle nelle vene e la rabbia prendere il sopravvento.
Sapere come si sentiva? Nessuno lo sapeva.
Prima di rendersene conto, prima di riuscire a fermarsi, ricominciò ad urlare.
“ PUOI FINGERE DI SAPERE BENISSIMO COME MI SENTO, PUOI ANCHE CREDERE DI CAPIRMI…CREDERCI DAVVERO, MA QUELLO CHE E’ SUCCESSO, E’ CAPITATO A ME…ME SOLTANTO…”
La bocca di Scorpius si chiuse di scatto e la sua mascella s’ indurì.
Lily poteva vedere quel piccolo rigonfiamento sul suo viso che testimoniava che aveva colpito nel segno. Ed aveva colpito duro.
Scorpius assottigliò gli occhi ed aprì le labbra come per dirle qualcosa, ma poi si fermò.
Scosse la testa con forza, i suoi pugni si chiusero per la rabbia e le diede le spalle uscendo dalla stanza e sbattendo la porta con forza.
Si fermò dietro alla porta e cercò di respirare regolarmente.
Gli sembrava di aver cominciato a vedere tutto rosso e che l’ aria intorno a lui stesse diventando di un caldo insopportabile.
Era la rabbia, la stessa ira che in quel momento gli stava facendo contrarre i muscoli.
Come poteva dirgli quelle cose?
Era vero, era successo a lei, tutto a lei, ma dopo era stata una cosa che aveva coinvolto anche lui.
Perché lui si era innamorato di lei.
Si portò le mani alla testa accucciandosi sui talloni e poggiando la schiena lungo il muro.
Lei non capiva. Non comprendeva che da quando era ricominciato tutto, gli sembrava di poter rivivere ogni momento, ogni scena, come se fosse un film, visto e rivisto.
Un film che s’ incanta sulla solita scena.
Quella che non sarebbe mai riuscito a togliersi dalla testa.
Lily morta e il suo viso coperto dai suoi capelli rossi distesi e disordinati.
Come poteva non capirlo? Come poteva ragionare ancora come una ragazzina.
Sbatté un pugno sul pavimento del corridoio con rabbia. Pensava di averle fatto capire ormai molti anni prima che lei non era sola, che non doveva fare tutto da sola, che poteva contare su di lui e soprattutto, sperava che lo sapesse, adesso,  a quasi trent’ anni e dopo aver fatto una famiglia con lui.
Poi all’ improvviso davanti ai suoi occhi si fece spazio il volto di Lily.
La vide nel giorno del suo ritorno ad Hogwarts, i suoi occhi che sembravano aggrapparsi a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
“ E se fosse tutto troppo per me?” le voce di Lily, impaurita, ma comunque sicura.
Il suo sguardo puntato nel proprio, senza vacillare, senza la minima esitazione se non i suoi denti che martoriavano nervosamente il suo labbro e infine, il sollievo che le vide negli occhi quando sentì la sua risposta: “ sono qui”
Si poggiò i palmi delle mani sopra gli occhi.
Non aveva più diciassette anni eppure si stava comportando come un ragazzino, anzi peggio, visto che a quell’ età era riuscito a starle vicino nonostante tutto e adesso invece la lasciava sola?
Chi voleva prendere in giro, a volte, lei gli aveva detto di peggio.
La conosceva e sapeva che quando era sconvolta tendeva ad addossarsi tutta la colpa e a prendersela con lui.
Come aveva potuto infrangere la sua promessa?
Era davvero più Serpeverde che marito?
Si alzò e aprì la porta con delicatezza. La vide inginocchiata al lato del letto di sua figlia, una mano sopra gli occhi e l’ altra a stringere quella di Astrid.
Si era fatto portare dalla rabbia e invece doveva giocare d’ astuzia.
Si chinò su di lei e la circondò con le braccia attirandola al proprio petto.
La sentì irrigidirsi al suo tocco, ma non la lasciò, anzi la strinse a sé “ sono qui” le sussurrò all’ orecchio e la sentì rabbrividire “ e ci sarò per sempre”.
Non l’ avrebbe lasciata sola, non avrebbe permesso che la storia si ripetesse.
Questa volta l’ avrebbero affrontato assieme.
Lily si morse il labbro, ricordando il sogno che aveva appena fatto.
Non voleva che Leon credesse che lei lo pensasse un mostro.
Non voleva che credesse che l’ avesse abbandonato, che non avesse scelto lui.
Lei aveva appena scelto. Aveva scelto la sua famiglia, la sua vita, i suoi figli.
“ Devo vedere Leon” disse Lily, scostandosi lentamente dalle braccia del marito.
 “ Io…io non voglio che pensi che non gli voglia bene…non voglio che creda che lo abbia abbandonato” si giustificò.
Perché non era vero. Perché non era quello lo scoglio da superare e lei dentro di sé l’ aveva sempre saputo.
Non era ancora riuscita a fare i conti con quello che era successo, aveva paura che lui le leggesse negli occhi la colpa.
Suo figlio era sempre stato molto bravo a capire lo stato d’ animo dei suoi genitori, solo guardandoli riusciva a capire se erano arrabbiati, delusi o fieri di lui e lei non voleva che vedesse nei suoi occhi, il senso di colpa per non averlo potuto salvare.
Il rimorso per il fatto che se Kevin si era servito di lui era solo perché voleva lei.
“ Voglio vedere Leon” ripeté decisa,  passandosi il dorso della mano sulle guance umide e Scorpius sorrise lievemente alzandosi in piedi.
“ Ti sta aspettando” le disse, porgendole la mano e Lily guardò prima lui e poi la mano tesa, prima di afferrarla e alzarsi in piedi.

COMMENTO: SO CHE VI HO FATTO ASPETTARE TANTO...MA TUTTORA QUESTO CAPITOLO NON MI CONVINCE, VOOLEVO FAR CAPIRE CHE SIA SCORPIUS CHE LILY HANNO I LORO DIFETTI ED IL LORO “ CARATTERACCIO” PERO’ SI AMANO E QUESTA E’ UNA COSA INSINDACABILE : )) E SPERO CHE NEL CAPITOLO SI SIA CAPITO E CHE VI SIA PIACIUTO ALMENO UN PO' : )) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI RECENSISCONO OVVERO:  ICEPRINCESS/ LUISA21 / ARYELLE / LILY NON LILIAN / ALWAYS89 /HUNTER / GIN97 /MITSUKI91 / BLACKFURY E ZONAMI84 !! SPERO MI FACCIATE SAPERE ANCHE PER QUESTO CAPITOLO !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 7
*** 6 CAPITOLO ***


Lily pose la mano sulla maniglia della stanza di suo figlio quasi con paura e con un senso di disagio che gli attanagliava lo stomaco.
“ Riuscirò più a comportarmi in maniera naturale con lui?” chiese impaurita.
Scorpius le strinse la mano libera e lei guardò la sua mano tremante “ andrà tutto bene, lui sta aspettando solo te” le rispose, comprendendo la sua paura.
Lily prese una boccata d’ ossigeno, quasi come se si stesse immergendo e aprì la porta senza darsi ulteriore tempo per pensare.
Leon era seduto sul letto a gambe incrociate. I suoi nonni erano tutti e quattro attorno a lui e la sua espressione sembrava quasi serena, ma quando il suo bambino alzò gli occhi su di lei, Lily capì che non avrebbe potuto sbagliarsi di più.
Gli occhi del suo bambino erano diversi. Il grigio che tanto amava sembrava quasi opaco e il contorno dei suoi occhi era arrossato e gonfio, come se avesse pianto fino a pochi minuti prima.
Si fermò, aspettando che lui la studiasse e lo vide percorrere tutto il suo viso e fermarsi sul suo sguardo con paura e giudizio, come riusciva solo a lui e Lily seppe che la stava valutando, che stava usando tutta la sua capacità di comprendere su di lei.
Sentiva gli occhi addosso di sua madre e suo padre, sentiva gli occhi di Draco e Astoria, ma non distolse mai lo sguardo da suo figlio.
Voleva che capisse, che comprendesse che lei non lo incolpava di niente, ma che si sentiva soltanto una stupida.
Leon si alzò dal letto lentamente, o forse fu Lily a viverlo così, le sembrava che tutto avesse rallentato, che il suo respiro e il battito del suo cuore avessero rallentato.
Leon spostò lo sguardo da Lily solo un secondo e lei capì che stava guardando Scorpius, nonostante cercasse di trasmettergli amore, lui aveva ancora paura.
Che cosa aveva fatto?
Cosa aveva fatto al suo bambino?
Lui era una vittima e per colpa sua si era sentito un carnefice.
“ Mi dispiace” gli disse con le lacrime agli occhi “ io…” ma non riuscì a finire perché fu letteralmente travolta dall’ abbraccio di Leon.
Lily si sentì spingere all’ indietro e rimase un attimo interdetta, le sue braccia sollevate e Leon stretto alla sua vita.
Guardò Scorpius e lo vide sorridere, anche se quando ricambiò il suo sguardo le sembrava che anche i suoi occhi fossero lucidi.
Lily lasciò ricadere le braccia e le portò alla testa di Leon, accarezzandogli i suoi capelli biondi e disordinati.
“ Mi dispiace…mamma…io non volevo…io non…non…” i singhiozzi erano talmente forti che Lily poteva sentire il corpo di Leon scosso violentemente.
Guardò sua madre e suo padre, erano sempre stati il suo esempio e Lily era cresciuta ascoltando le loro avventure ed i loro consigli.
Suo padre le aveva sempre detto che il senso di colpa è una strada in discesa, a volte è persino troppo facile lasciarsi andare, ma è sempre molto difficile fermarsi e risalire.
E di una cosa era sicura, non avrebbe permesso che succedesse a suo figlio.
Lo staccò delicatamente da sé, chinandosi per essere alla sua altezza e lo guardò dritto nei suoi occhi pieni di lacrime.
“ Ascoltami bene, Leon” gli disse “ tu non hai colpa di quello che è successo a tua sorella” continuò e vide Leon voltare il viso, quasi come se non riuscisse a sostenere il suo sguardo.
Lily gli prese il viso da sotto il mento e lo voltò di nuovo verso di lei.
“ Non è colpa tua” gli ripeté sicura e Leon la guardò con rimpianto, scuotendo la testa più e più volte “ io l’ ho strangolata, io l’ ho ridotta in quel modo…”
“ No!” lo interruppe Lily con veemenza e Leon si fermò limitandosi a guardarla.
Lily prese un respiro, come poteva spiegargli la complessità di tutto quello che era dietro al suo gesto?
“ Senti, so che ho sbagliato, so che avrai creduto che non ti voglia più bene, ma non è possibile, ok?” gli chiese “ lo comprendi questo?” gli chiese ancora e Leon annuì lievemente.
“ Tu sei una parte di me, io e tuo padre ti abbiamo creato dal niente…eri una cellula, una piccola semplice cellula, ma sei cresciuto dentro di me e già al primo calcio che mi hai dato, io ho capito che mi avevi conquistato, che saresti stato per sempre l’ amore della mia vita…” si fermò un attimo e guardò Scorpius, prima di riportare lo sguardo del figlio “ ma non lo diciamo a papà, va bene?” gli chiese e Leon sorrise più ampliamente, guardando il padre quasi con sfida.
Quasi come se fosse felice di avere per sé il cuore della sua mamma.
“ Ma io ho fatto del male ad Astrid e tu non vuoi” si oppose poco dopo.
“ Non voglio che vi picchiate, certo, né per scherzo né per vendetta, ma questa volta era diverso, poteva essere la tua mano, ma non era la tua mente…so che è complicato, so che forse non lo capisci, ma c’ è una persona che vuole farci del male…”
“ Kevin Gellar” la interruppe Leon e Lily traballò a sentire quel nome uscire dalle labbra di suo figlio.
Guardò subito Scorpius, ma vide che anche i suoi occhi erano dilatati dallo stupore.
“ Dove hai sentito quel nome?” gli chiese e Leon si voltò automaticamente verso i suoi nonni.
Scorpius li guardò sbalorditi “ avete parlato…avete detto di lui a mio figlio?” gli chiese pieno di rabbia.
Draco alzò subito le mani in segno di resa e Harry fece una smorfia.
Lily si alzò e passò lo sguardo da suo padre a Draco e viceversa, man mano che faceva scorrere lo sguardo su di loro, la rabbia le cresceva sempre più e la sua espressione diveniva sempre più furiosa.
“ Va bene, va bene, quello che il mio coraggioso consuocero non riesce a dirvi…” intervenne Harry.
“ Sono molto coraggioso” si oppose Draco “ non si direbbe” protestò Harry, lanciandogli un’ occhiata in tralice.
Draco fece per protestare ancora, ma Astoria lo fermò “ stai zitto, Draco” lo rimproverò e lui sbuffò.
“ Quindi…insomma, forse, Leon ci ha sentito parlare” proseguì Harry.
“ Forse?” chiese Lily, inarcando un sopracciglio e Harry si strusciò le mani nervosamente.
“ Oh insomma, ha solo sentito un nome, non sa niente” protestò Draco e Scorpius lo guardò con rimprovero.
“ Davvero, papà?”  gli chiese arrabbiato “ tu più di tutti dovresti sapere l’ importanza di un nome” lo rimproverò.
Non riusciva a crederci. Non riusciva a credere che proprio Draco ed Harry si fossero lasciati andare in quel modo.
Non capivano che adesso lui poteva incuriosirsi? Poteva voler sapere?
“ Ma Leon sa che deve lasciar fare a noi, vero Leon?” gli chiese Harry, sperando che il nipote assentisse alla sua domanda.
Leon non rispose e si voltò verso sua madre “ perché è così arrabbiato? Perché vuole uccidere Astrid?” poi si voltò verso suo padre “ e perché non lo fermi?” chiese infine.
Scorpius sospirò e assottigliò gli occhi per guardare il padre e il suocero “ è solo un nome, giusto?” chiese e Harry e Draco si guardarono colpevoli.
Lily scosse le mani davanti a sé esasperata “ va bene…va bene…lasciamo perdere, non abbiamo tempo né forze per discutere e forse non tutti i danni vengono per nuocere” affermò Lily “ è importante che tu non ti avvicini mai a nessuno che non conosci…”
“ Mamma, lo so” protestò Leon “ ho undici anni e non cinque” aggiunse incrociando le braccia offeso.
“ Te lo dico proprio perché hai undici anni e perché puoi credere di riuscire a far qualcosa per aiutarci, ma se vuoi davvero aiutarci non devi far niente, devi restare sotto la custodia degli Auror, non avvicinarti mai a nessuno che non conosci e stare attento a chi si presenta davanti a te”
Leon la guardò leggermente esasperato “ dico davvero, Leon” gli disse.
“ Sì, sì, ho capito, la mia punizione sarà essere un recluso” non poté far a meno di constatare.
Lily lo prese per le braccia “ no, non è la tua punizione, è solo perché ti vogliamo bene”
Leon annuì, non troppo convinto. Lui voleva aiutare, lui odiava l’ uomo che gli aveva quasi fatto uccidere sua sorella eppure i grandi non lo capivano.
Lo credevano stupido e inutile, invece lui poteva far qualcosa.
Lo aveva già avvicinato una volta, magari l’ avrebbe fatto di nuovo.
“ Leon, conosco il tuo sguardo” disse Lily e Leon la guardò arrabbiato, amava sua madre, ma lui non era un bambino.
“ Ok, che ne dite, di andare da Astrid” propose Scorpius, prevedendo la reazione del figlio.
“ Sì, Frank è passato a dirci che l’ avrebbero svegliata nel pomeriggio” intervenne Ginny e Scorpius sorrise, grato che la suocera avesse capito.
***
Astrid mosse lentamente la mano e Lily guardò Albus “ si sta svegliando?” gli chiese con apprensione.
Avevano fatto tutti gli incantesimi necessari, il suo collo era ormai di nuovo saldo e anche il dolore doveva essere sparito, per cui non gli era rimasto che svegliarla.
“ Sì, Lily” rispose Albus con un sorriso “ si sta svegliando” confermò.
Lily si strinse più forte la schiena di Leon contro il suo petto e continuò a guardare la sua bambina che compiva dei piccoli movimenti di risveglio.
“ Perché non apre subito gli occhi?” chiese Leon, agitato, mentre Lily si chinava in ginocchio, prendendo la mano di Astrid e racchiudendola tra le sue.
Scorpius lo prese per le spalle e lo attirò a sé fino a farlo battere contro il suo petto “ Ci vuole un po’” gli disse Scorpius.
Leon sbuffò “ è sempre stata lenta in tutto” la prese in giro e Scorpius rise scompigliandogli i capelli.
Adesso che aveva capito che sua madre era dalla sua parte, che ancora lo amava e non lo aveva abbandonato, sembrava che il suo carattere: sicuro di sé e un po’ strafottente,  fosse tornato fuori.
Astrid strinse gli occhi e Lily stava per chiedere al fratello se ancora soffrisse, ma non fece in tempo, perché nel tempo di un battito di ciglia, gli occhi della sua bambina si aprirono.
“ Mamma” sussurrò e Lily l’ avvolse in un abbraccio, cominciando a riempirle il viso di baci.
Astrid sorrise godendosi tutti i baci della madre e si guardò intorno, vide suo padre ed i suoi occhi s’ illuminarono e poi vide Leon.
Fu come se tutto attorno a lei si fosse fermato, fu invasa dall’ orribile sensazione di non riuscire a respirare, fu travolta dalla paura di tutta la malvagità che aveva visto negli occhi del fratello.
Leon lo capì subito. Prima ancora che lei iniziasse ad agitarsi nel letto, prima ancora che iniziasse ad emettere quelle urla afone che sembravano, per assurdo assordarlo, aveva visto il terrore nei suoi occhi.
Quella paura che gli aveva spento immediatamente il suo sorriso.
Non c’ era stato il solito amore nel suo sguardo, non c’ era stata quella specie di devozione con la quale lei l’ aveva sempre guardata, ma solo, tanto tanto terrore.
Fece un passo indietro, mentre tutti si alzavano per aiutare sua madre a tenere ferma e tranquillizzare sua sorella.
Era inutile continuare a mentire a se stesso.
Probabilmente sua madre aveva ragione, qualcuno l’ aveva guidato nelle sue mosse e non riusciva neanche lui a capire come, ma le mani che sua sorella aveva visto erano le sue.
Non poteva biasimarla, era stato sciocco a non capire.
Si guardò le mani, lui stesso lo sentiva, gli sembrava di sentire le sue mani formicolare, come se stessero ancora stringendo la carne di sua sorella.
Guardò di nuovo tutta la sua famiglia indaffarata dietro a sua sorella e uscì di corsa dalla stanza.
“ Leon” qualcuno lo chiamò dal corridoio, ma lui non si fermò.
Corse. Corse fino a restare senza fiato, corse fino a quando le gambe non cominciarono a fargli male, corse fino a ritrovarsi fuori dall’ ospedale.
Si guardò intorno, non era mai uscito dal San Mungo senza l’ aiuto dei suoi genitori, non sapeva neanche come aveva fatto, ma l’ aveva fatto.
“ Leon” qualcuno gli mise una mano sulla spalla e lui sobbalzò.
Si girò su se stesso, pronto a sfuggire di nuovo alla presa, quando vide gli occhi verdi  familiari e amichevoli di suo cugino.
“ Oliver” disse abbracciandolo.
Oliver lo guardò quasi studiandolo “ sei sempre tu?” gli chiese ironico e Leon sbuffò “ non proverò a strangolarti” gli disse innervosito.
Oliver sorrise rassicurato “ da cosa fuggi?” gli chiese, indicando con il pollice la vetrina spoglia e logora che nascondeva il San Mungo che aveva alle proprie spalle.
“ Da me stesso” affermò Leon, passandosi una mano tra i capelli.
Oliver rise “ Wow, profondo” lo prese in giro “ lo hai letto in qualche libro di avventure? Magari in  Harry Potter e l’ ordine della fenice” continuò a prenderlo in giro, citando uno dei vari libri che nel corso degli anni erano stati scritti sul loro nonno comune.
Leon storse la bocca “ non sei divertente, sai?” gli chiese, sedendosi arrabbiato sul marciapiede e mettendosi le mani chiuse a pugno sotto il mento.
Oliver sospirò “ ok, forse è ancora presto per scherzare” ammise e Leon lo guardò sbattendo le palpebre.
Da quando in qua suo cugino ammetteva di aver esagerato?
“ Non voglio farti pena” si offese Leon, guardando il cugino dal basso.
Oliver si sedette accanto a lui “ non mi fai pena” constatò “ sai, ho avuto tanta paura” ammise a voce bassa.
“ Fantastico!” esclamò Leon “ mia sorella urla solo guardandomi ed ora mi dici che anche tu sei impaurito da me?” gli chiese, più come constatazione che come domanda.
Oliver abbassò gli occhi “ non ho dormito per due notti” gli confessò “ sicuramente mi prenderai in giro, ma ho dormito nel letto di mamma e papà”
Leon sorrise “ molto coraggioso da parte tua” lo schernì, ma Oliver lo guardò in tralice “ tu non sai come sia stato per noi” lo rimproverò.
“ Non riuscivo a fermarti, eri diventato come un automa, le tue mani stringevano il collo di tua sorella e tu non vedevi o non udivi nient’ altro” Oliver strinse i pugni “ avevo paura l’ avessi uccisa, avevo paura di non essere riuscito a fermarti, mi sono sentito impotente” gli confessò.
Leon sospirò. Lui stesso se ripensava a quei momenti, gli sembrava di viverli dall’ esterno e lui stesso aveva i brividi.
“ Non è che per me sia stata una passeggiata di salute” si arrabbiò “ e non so se ti è stato detto, ma non ero io”
Oliver annuì e Leon si sentì un po’ più tranquillizzato.
Il suo migliore amico credeva in lui, glielo poteva leggere negli occhi.
Forse a lui poteva confessare il suo timore più grande, forse Oliver avrebbe capito.
“ Anche se ogni volta che ripenso a quei momenti, mi sembra ancora di stringere mia sorella, mi sembra di vedere i suoi occhi mentre le tolgo la vita e a volte ne sono spaventato, mentre a volte sento i miei muscoli e i miei tendini tirarsi, come se mi mancasse il non farlo davvero”
Oliver spalancò le labbra “ l’ hai detto a mio padre?” gli chiese impaurito.
Leon scosse la testa “ e non dovrai farlo neanche tu” gli ordinò.
Oliver si alzò in piedi di scatto “ scherzi, vero?” gli chiese stupito “ potrebbero controllarti ancora, potrebbero farti fare cose orribili, tu non ti rendi conto di quante magie esistano” protestò arrabbiato.
Leon si alzò in piedi a sua volta e si scosse i pantaloni in un gesto automatico “ lo so” disse in un sospiro “ ma io so chi è, ed andrò a cercarlo”
Oliver gli afferrò automaticamente un braccio “ tu non farai proprio niente, non hai neanche la bacchetta” disse irato.
Leon rise “ non voglio ucciderlo, solo farlo confessare e dopo chiamerò papà o il nonno”
Oliver scosse la testa “ tu sei pazzo e come credi di affrontarlo? Sarà sicuramente un mago adulto e non credo che se gli dirai confessa, lui confesserà” gli spiegò, alzando di un tono la voce.
“ Non importa” protestò Leon, scuotendosi il braccio “ non sarò ancora un pericolo per la mia famiglia, non resterò con loro per…”
“ Ti faccio una magia” lo interruppe Oliver arrabbiato, non gli avrebbe permesso di andarsene e mettersi in  pericolo.
“ Davanti a tutti questi Babbani? Fuori dalla scuola? Vuoi essere espulso?” gli chiese Leon strafottente e Oliver per tutta risposta tirò fuori la bacchetta.
Alcuni passanti sorrisero vedendoli  “ Ehy, non è carnevale, ragazzino” lo prese in giro un uomo e Oliver l’ abbassò lungo il fianco.
“ Se mi costringi sì” disse al cugino “ sai, ti pensavo più coraggioso, mio padre mi ha spiegato che cosa ti è successo e che non devo avere paura di te, ma come faccio se tu stesso ce l’ hai?” gli chiese con una mezza risata di scherno.
Leon si guardò le mani. Era effettivamente così?
Era lui che aveva paura di se stesso più di quanto gli altri l’ avessero di lui?
“ Tua madre e tuo padre non si sono mossi dall’ ospedale per due giorni, vuoi dar loro altro dolore?” lo provocò.
L’ abbraccio di sua madre e le sue parole riempirono la mente di Leon “ già dal primo calcio che mi hai dato, io ero pazza di te”
Si portò le mani alla testa, gli sembrava che non potesse entrarci nient’ altro.
“ Rientrerò con te” disse guardando Oliver e il cugino mise la bacchetta di nuovo in tasca “ sei un testone” protestò con un sorriso.
“ Oliver” lo fermò Leon, mentre il cugino si stava avvicinando alla vetrina “ però devi promettermi che mi aiuterai a capire di più su quello che succede” gli pose come condizione.
Oliver sorrise e bussò alla vetrina “ lo sapevo, vuoi un libro anche su di te, vero?” gli chiese scherzoso, poi si chinò come per sussurrare qualcosa ad uno di quei manichini ed entrambi fecero un passo in avanti rientrando dentro.

COMMENTO:  BE’…CHE DIRE, LEON E’ FIGLIO DI LILY, SECONDO VOI POTEVA LASCIAR PERDERE? ADESSO VEDREMO COSA COMBINANO I DUE CUGINI…SENZA CONTARE CHE LA PICCOLA ASTRID E’ DAVVERO MOLTO SCIOCCATA E CHE ANCHE PER LILY E SCORP LE COSE NON SONO FINITE !! RINGRAZIO LE MITICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, OVVERO: ICEPRINCESS/ LUISA21 / ARYELLE / LILY NON LILIAN/ DREAMER IMPERFECT / GIN97 E ZONAMI 84 !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 8
*** 7 CAPITOLO ***


“ Devo fare qualcosa”
Scorpius strinse i pugni fino a quando non sentì le nocche scricchiolare.
La rabbia che provava in quel momento non era neanche definibile.
Avevano riportato Astrid a casa, ma la piccola era ancora così scioccata che non riusciva a vedere nessuno che non fossero lui o Lily e se provavano a spiegarle cosa era successo si chiudeva a riccio, impedendo loro di parlare ulteriormente con lei.
Leon invece si sentiva talmente in colpa ed era così insofferente a quello stato di costrizione e vigilanza a cui lo sottoponevano i suoi genitori che si chiudeva nella sua stanza e non usciva almeno che non glielo imponessero e anche in quei momenti non rivolgeva la parola a nessuno.
“ Allora, quale sarebbe la tua fantastica idea?” chiese Albus, massaggiandosi nervosamente una mano con l’ altra.
“ Bè, il mio primo piano sarebbe irrompere in casa sua e fracassargli quella maledetta testa da pervertito, ma credo di non riuscire ad evitarmi Azkaban” rispose sarcastico “ però, potrei seguirlo e vedere cosa combina, come fa quello che fa” propose.
Albus sospirò, appoggiandosi alla sedia del suo studio “ ti conosco, non ti limiteresti mai a seguirlo” si oppose, poi prese un respiro “ e sinceramente non posso darti torto” concordò a sua volta.
Scorpius guardò gli occhi verdi del suo migliore amico.
Non aveva potuto fare a meno di  andare da Albus, doveva parlare con lui, era l’ unico a cui avrebbe affidato la sua vita, era l’ unico con il quale poteva parlare liberamente e non solo perché Lily era sua sorella, ma anche perché sapeva che lui non l’ avrebbe mai tradito.
L’ amicizia per i Serpeverde era una cosa importante gli ripeteva sempre Albus, forse era proprio uno dei maggiori pregi della loro casa.
“ Devo proteggere la mia famiglia, Al” disse Scorpius, alzandosi in piedi e facendo qualche passo nervoso.
“ Leon è solo un bambino e quell’ essere lo ha usato. Astrid ha rischiato di morire e Lily…” si fermò e puntò il suo sguardo contro il muro.
Sembrava che lo volesse perforare con un solo sguardo, sembrava che volesse sfondarlo, che non chiedesse niente di più per sfogare la sua rabbia.
“ Sì, immagino che sia totalmente a pezzi” commentò Albus, portandosi due dita a massaggiarsi gli occhi.
“ No”
La voce così decisa e imperativa di Scorpius lo fece fermare nel suo movimento e alzò lentamente la testa “ in che senso: no?”
Lui l’ aveva vista e sapeva che sua sorella era completamente a pezzi e non poteva neanche biasimarla.
Rigettata dentro l’ incubo, anzi, forse, sarebbe stato meglio dire: gettata dentro un incubo ancora peggiore.
Il ragazzo che l’ aveva violentata, che le aveva portato via la verginità, la dignità e tutta la sua vitalità e spensieratezza era tornato ed era diventato un uomo ancora più malvagio e privo di ogni rimorso.
Un uomo che non si faceva scrupoli nell’ usare bambini innocenti per i suoi scopi.
“ No, Lily non è a pezzi, Lily è un’ ombra di se stessa, Lily è solo un ricordo. Il ricordo dei suoi quindici anni” sentenziò Scorpius freddamente.
Albus arrancò un attimo come se gli mancasse il respiro e quasi inciampò nei propri passi cercando di avvicinarsi a Scorpius.
“ Questo…questo non puoi dirlo…falla parlare…stalle vicino” la sua voce era il panico più totale.
“ Albus”
“ No…no, Scorpius, ricordi com’ è andata l’ ultima volta?” gli chiese spaventato, aggrappandosi al suo braccio come se potesse trarne forza.
Scorpius guardò la sua mano stringere la stoffa della sua manica “ Credi che non lo sappia?” gli chiese rabbioso “ credi non sia quello a cui penso ogni istante da quando questa storia è iniziata?”
Non poteva pensarci, eppure, non poteva far a meno di trovarsi ogni volta di fronte al volto di Lily pallido e senza vita.
“ Non me lo scorderò mai, Albus” ribatté Scorpius liberandosi dalla sua presa e allontanandosi di qualche passo.
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Guardò il suo volto riflettersi sul vetro e il volto del suo migliore amico, dietro di lui, che ancora lo stava osservando.
“ Dovevamo ucciderlo quel giorno” disse con rabbia, guardandolo dal riflesso.
Albus rabbrividì un attimo, ripensando al momento in cui incontrarono Kevin, dopo aver scoperto che cosa aveva fatto a Lily.
Gli sembrò quasi che la bacchetta nel suo camice vibrasse al ricordo dell’ incantesimo con il quale lo avevano quasi soffocato.
Non avevano più diciassette anni e non potevano erigersi a giudice e giuria, ma non potevano neanche permettere che Lily soffrisse ancora.
Non potevano semplicemente restare a guardare.
Per quanto poteva ancora resistere? Quanto poteva essere messa ancora alla prova? E se questa volta non fossero riusciti a fermarla?
“ Hai ragione”  disse, passandosi le mani tra i capelli con fare agitato  “ dobbiamo fare qualcosa” sentenziò.
“ Non dovresti essere tu a calmare me?” gli chiese Scorpius ironico.
Albus lasciò cadere lentamente le mani, mentre Scorpius si voltava lentamente “ sai benissimo che tra noi due, sei sempre stato tu quello con più sangue freddo” si oppose ironico, poi guardò l’ amico negli occhi “ sistemiamo il bastardo” determinò e Scorpius sollevò impercettibilmente il labbro superiore.
***
“ Devo fare qualcosa”
Alice sospirò. Era la terza o forse, la quarta volta, che ripeteva la stessa cosa e ogni volta lei si affannava a spiegarle che non poteva e non doveva fare niente, ma risultava tutto inutile, perché ogni volta, Lily ricominciava da capo.
“ Lily, ascoltami…”
“ No, Aly” la interruppe Lily e Alice sospirò pazientemente.
Non sapeva neanche quanto poteva premere, non voleva che Lily smettesse di parlare con lei e soprattutto non sapeva quanto voleva premere, perché la realtà era che le stava davvero capitando una cosa più orribile dell’ altra e non poteva biasimarla in niente.
“ Se ci fosse Oliver che faresti?” le chiese Lily guardandola e Alice ricambiò lo sguardo della sua migliore amica.
Sapeva che aveva ragione, se tutto questo fosse toccato ad Oliver probabilmente in quel momento sarebbe stata lei quella con le occhiaie violacee sotto gli occhi, quella che non riusciva a restare ferma in un posto senza doversi muovere quasi convulsamente, quella che sembrava essere diventata quasi la metà di quello che era, nonostante fossero passati pochi giorni, quella che si portava le unghie alle labbra rosicchiandosi nervosamente, unghie e pelle.
Sapeva benissimo che anche lei avrebbe reagito così e sapeva che anche Kevin ne era a conoscenza e che sicuramente aveva sfruttato il fattore figli proprio per arrivare a Lily.
“ Lo so, Lily” protestò Alice “ hai ragione e ti capisco, ma stai facendo il suo gioco così”
Lily strinse gli occhi “ vuoi colpire una madre? Attacca i suoi figli” le spiegò Alice, alzandosi e raggiungendola.
Lily si portò le mani alla testa premendo forte il palmo sopra la sua fronte “ mi sembra di impazzire, Ali” le disse con le lacrime agli occhi.
“ Non posso stare ferma a guardare…e se lo rifacesse?” chiese terrorizzata “ una madre dovrebbe riuscire a proteggere i propri figli” affermò e Alice fece per ribattere, ma Lily riprese immediatamente “ non dirmi che lo sto facendo…non dirmelo” la pregò, premendosi la fronte con forza e riprendendo a camminare.
“ Mia figlia è scioccata, non riesce neanche a sentire il nome di suo fratello senza urlare, non vuole che le spieghiamo niente, non capisce perché cerchiamo di difenderlo…”
“ Lily, è passato solo un giorno” la interruppe Alice e Lily annuì “ lo so, ma credi davvero che non le rimarrà per sempre?” le chiese.
“ Credi che anche quando riuscirà a superare la cosa, potrà guardare suo fratello come lo guardava prima? Credi che potrà mai fidarsi di nuovo di lui?” le chiese ancora.
Alzò le mani per interrompere sul nascere le opposizioni di Alice “ o vogliamo parlare di Leon? Ancora non capisce che cosa gli sia successo e ancora non riesce a far a meno di sentirsi in colpa ed io lo potevo impedire…lo dovevo impedire” continuò nervosamente.
“ Lily, devi smettere di pensare che sia tutto colpa tua, vuoi darti la colpa anche del raffreddore che mi sta venendo?” le chiese Alice ironica.
“ Non è uno scherzo, Ali” affermò Lily e Alice scosse la testa “ non ho mai pensato che fosse uno scherzo, mai, da quando ho visto i tuoi occhi quindici anni fa, mentre mi raccontavi cosa ti era successo”
Lily chiuse gli occhi, come se ricordare quel momento fosse troppo doloroso per lei e si lasciò cadere sul letto coprendosi il viso con le mani.
 “ Ho vissuto troppi anni nella tranquillità di essermi lasciata tutto alla spalle, sono stata un’ illusa, non posso lasciarmi tutto questo alle spalle, non posso lasciarmi Kevin alle spalle…”
Alice le prese le mani e le abbassò fino a portarle parallele al suo ventre.
Guardò gli occhi di Lily e strizzò gli occhi un secondo per poi riaprirli quasi immediatamente.
Per un attimo aveva avuto la sensazione di essere tornata indietro nel tempo.
Per un secondo gli occhi di Lily avevano avuto la stessa disperazione e lo stesso terrore di quando sembrava pregarla di dirle che non era vero e che quell’ essere non l’ aveva violentata.
“ Credi che chiunque nella tua famiglia permetterà a Kevin di avvicinarsi ancora a te o ai tuoi figli?” le chiese “ se invece vai da lui, ti muoverai esattamente come lui ha programmato, farai esattamente quello che lui vuole da te”
Lily annuì con le lacrime agli occhi, ma Alice si chiese se fosse effettivamente convinta.
Poteva vedere qualcosa nei suoi occhi e non era solo disperazione.
Era una fiamma viva, la fiamma della rabbia.
***
“ Devo fare qualcosa”
Oliver mosse il cavallo nella scacchiera e mangiò la regina di Leon.
“ Ah, sei fregato” gli disse, alzando entrambe le braccia al cielo e stringendo i pugni con fare  trionfante “ sei distratto, vincere con te è un gioco da ragazzi” lo prese in giro.
Leon mosse la mano spargendo i pezzi della scacchiera “ giocare a scacchi è noioso” sentenziò “ e visto che a scacchi dei maghi non possiamo giocare perché io non ho ancora la bacchetta, dobbiamo fare qualcos’ altro” gli spiegò.
Oliver inarcò le sopracciglia “ del tipo?” gli chiese curioso.
“ Uscire di qua e indagare come avevamo progettato” rispose Leon , guardando negli occhi il cugino.
 “ Sai, non è molto facile muoversi, dato che tu sei guardato a vista e non ti puoi muovere se non ti scorta un Auror”
Leon mosse le labbra da un lato all’ altro, pensieroso.
“ Conosco quello sguardo…” iniziò Oliver “ è lo sguardo che hai quando stai facendo lavorare il tuo cervello”
Leon si toccò la fronte “ è che stavo pensando…se Kevin Gellar ha attaccato la mamma…”
“ Ma non lo sai per certo” ribatté Oliver, ma Leon continuò il suo ragionamento come se non l’ avesse sentito.
“ un attacco alla figlia di Harry Potter sarà finito sui giornali dell’ epoca” si picchiettò la fronte con le dita “ e magari in quegli articoli avrò le risposte che cerco…”
“ Leon” il tono perentorio di Oliver gli fece alzare gli occhi.
“ Anche supponendo che tu abbia ragione e che sia una cosa che riguarda tua madre…”
“ Dimentichi che ho sentito parlare i miei nonni e nonno Harry diceva che quel bastardo avrebbe smesso di perseguitare sua figlia”
Oliver annuì “ potrei provare a tastare il terreno con mio padre e mia madre, se è una cosa che riguarda la zia Lily, la mamma lo saprà sicuramente” disse.
“ Non ce lo diranno” si oppose Leon scuotendo la testa “ ed io voglio risposte, voglio sapere con chi ho a che fare e cosa posso fare per impedirgli di avvicinarsi ancora…”
“ E pretendi di avere tutte queste risposte da un giornale?” gli chiese Oliver, sarcastico.
Leon sbuffò, era stufo che suo cugino, il suo migliore amico, il suo compagno di ogni scherzo o guaio che avessero combinato, cercasse di far apparire tutto ancora più difficile di quello che era “ Sei con me o no?” gli chiese e Oliver sorrise, facendo illuminare i suoi occhi verdi “ devi chiederlo?” gli chiese di rimando.
Leon si rilassò ed incrociò le gambe davanti a sé “ allora, come ci liberiamo degli Auror?” chiese al cugino, Oliver per tutta risposta si alzò in piedi “ perché liberarci di loro?” chiese di rimando “ cosa c’ è di male nell’ andare in biblioteca?”
“ Forse il fatto che in tutta l’ estate non abbiamo mai messo piede in biblioteca?” chiese Leon di rimando e Oliver sorrise “ sì, ma dimentichi che gli unici che potrebbero muoverci queste accuse sono i nostri genitori e sembrano troppo indaffarati per badare a noi” rispose furbescamente.
Leon strinse gli occhi, osservando attentamente il cugino che balzava fuori dal letto e s’ infilava le scarpe.
Era davvero un Serpeverde perfetto, riusciva a pianificare ogni cosa e contemporaneamente a pensare anche alle conseguenze che ogni scelta poteva comportare.
Lui non era sicuro di essere così. Lui era più impulsivo e più emotivo.
Si rivedeva spesso nelle parole di suo nonno Harry, quando diceva che spesso era tutta questione di pancia.
Quel qualcosa che ti spinge e ti sprona da dentro, ma stavolta c’ era un qualcosa che lo tratteneva.
Aveva davvero voglia di sapere di più, come aveva detto ad Oliver, ma contemporaneamente aveva paura.
Non sapeva se derivava da quello che era successo, ma era una specie di sensazione che gli opprimeva lo stomaco.
“ Non vuoi farlo più ?” gli chiese Oliver, guardando la sua espressione e Leon sospirò “ certo che voglio farlo”
Aveva paura, era vero ed innegabile, ma la curiosità avrebbe vinto su tutto.
Si chiusero la porta alle spalle e si diressero verso il salotto.
Non erano neanche a metà del corridoio che una voce li bloccò sui loro passi “ e voi dove state andando?”
Oliver s’ irrigidì e Leon si voltò piano verso il loro nonno comune.
Harry li stava studiando con i suoi occhi verdi cerchiati dai tanto familiari occhiali.
“ Noi…pensavamo…Oliver voleva mostrarmi un incantesimo”
“ uhm- uhm” assentì Harry, per niente convinto e spostando lo sguardo sull’ altro nipote che si stava voltando in quel momento.
“ Perché non sei al lavoro?” chiese Oliver, in modo più diretto, forse in quel modo sarebbe riuscito a distogliere l’ attenzione da loro, ma Harry non si fece fregare.
“ Devo parlare con Lily e Scorpius” rispose “ e voi, invece, dovete dirmi dove volete andare realmente” continuò, con espressione di rimprovero.
Leon si morse nervosamente una guancia “ stiamo andando davvero in biblioteca” ribatté ed Harry rise “ ma se non c’ avete mai messo piede”
“ Bè, non sono neanche mai andato ad Hogwarts, ma a settembre lo farò” ribatté Leon, sarcastico.
Avrebbe tanto voluto riuscire a mentire meglio, ma sembrava che lui avesse ereditato anche questo da sua madre.
Non riusciva a mentire come si doveva.
Harry si avvicinò a loro, chiaramente non era per niente convinto della versione dei due nipoti “ sapete che potete dirmi tutto, vero ragazzi?” chiese, guardandoli attentamente.
Leon e Oliver si guardarono per un attimo a disagio, se c’ era una persona a cui odiavano dover mentire, era il loro nonno.
Era sempre stato sincero con loro e li aveva sempre riempiti di amore. Era davvero un nonno speciale.
“ Ci diresti tutto?” chiese Leon e Oliver gli tirò una gomitata, ma fu troppo tardi “ tutto cosa?” chiese Harry di rimando.
“ Niente, nonno, Leon si riferiva a tutti gli incantesimi che conosci” intervenne prontamente Oliver, ma Harry scosse la testa sconvolto per quello che riusciva a leggere negli occhi di Leon.
Sembrava così affamato di risposte. Sembrava voler soltanto sapere.
Sembrava avere negli occhi la stessa curiosità e la stessa impazienza che aveva avuto anche lui per anni.
“ No, Leon non si riferiva a quello” affermò  “ ma, Leon, devi capire che ci sono cose delle quali è meglio restare all’ oscuro” continuò e Leon spostò lo sguardo da suo nonno, guardando con rabbia il muro.
“ Leon, ascolta…” Harry si chinò sul nipote, mettendo le sue mani sopra alle sue spalle.
“ Nonno” lo interruppe Oliver, capendo che il cugino era ad un passo dal confessare tutto, con rabbia, al loro nonno.
“ Scusa, ma noi dovremmo proprio andare, presto farà buio dopo non ci permetteranno più di andare” disse, cercando di apparire convincente.
Harry emise un sorriso “ va bene” concordò  con un sorriso “ che biblioteca sia”.
“ Johns” chiamò Harry, senza staccare gli occhi da nessuno dei due nipoti e un Auror comparve quasi magicamente al loro fianco.
“ Accompagnali alla biblioteca a Diagon Alley e non lasciarli mai soli” ordinò “ mai, sono stato chiaro?” gli chiese Harry.
L’ auror annuì e Harry riportò l’ attenzione sui nipoti “ ci vediamo tra poco, allora” e i ragazzi annuirono, mettendo una mano su ogni braccio dell’ Auror e scomparendo dopo pochi secondi.
Harry ripensò alla frase che aveva detto ai nipoti. Quasi non riusciva a credere di averlo detto.
Proprio lui che da ragazzo aveva fatto di tutto per portare alla luce quello che gli altri gli avevano tenuto nascosto.
Era giusto farlo?
Eppure il pensiero che quel bambino, suo nipote, il sangue del suo sangue potesse soffrire ancora, sembrava fargli sanguinare il cuore.
Forse, però, avrebbe dovuto ricordarsi come Silente, successivamente, aveva definito il suo tenerlo all’ oscuro della profezia: l’ errore di un vecchio.

COMMENTO: OK. LO SO, VI HO FATTO ASPETTARE TANTISSIMO ED IN PIU’ IL CAPITOLO FA SCHIFO, MA DOVEVO PREPARARE LE BASI PER QUELLO CHE ACCADRA’ NEL PROSSIMO CAPITOLO !!  PER INTENDERSI, IL FATTO CHE TUTTI E TRE DICONO CHE DEVONO FARE QUALCOSA…AVRA’ IL SUO PERCHE’ NEI PROSSIMI CAPITOLI !! SPERO CHE VI SIA PIACIUTO ALMENO UN PO’ E CHE MI FARETE SAPERE : )) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / ALWAYS 89 / LILY NON LILIAN / DREAMER IMPERFECT / GIN97 / BLACKFURY  E ZONAMI84 !! GRAZIE DI CUORE A TUTTE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE  A TUTTE !!

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