Hurts Like Heaven

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Christmas Lights ***
Capitolo 2: *** For you ***
Capitolo 3: *** Strawberry swing ***
Capitolo 4: *** Hurts Like Heaven ***
Capitolo 5: *** A whisper ***
Capitolo 6: *** Warning Sign ***
Capitolo 7: *** 42 ***
Capitolo 8: *** Yellow ***
Capitolo 9: *** Proof ***
Capitolo 10: *** Paradise ***
Capitolo 11: *** God put a smile upon your face ***
Capitolo 12: *** Lost ***



Capitolo 1
*** Christmas Lights ***


Christmas Lights

 

Christmas night, another fight
Tears, we cried a flood
Got all kinds of poison in
Of poison in my blood

 

Voltò le spalle al Palazzo in festa e si portò d’istinto una mano sotto l’occhio destro: non sentiva niente, ma lui sapeva che c’erano, erano invisibili ma quelle lacrime c’erano. Era rimasto impassibile per tutta la durata del colloquio con Sua Maestà ad argomentare assurdi pretesti per ottenere un assurdo permesso e alla fine si ritrovava comunque a dover compiere quel viaggio segretamente. Poco importava, lui non era esattamente noto per la sua stretta osservanza delle regole e quella visita era qualcosa di più di un semplice esercizio per tentare di eluderle.

 

I took my feet to Oxford Street
Trying to right a wrong
Just walk away, those windows say
But I can't believe she's gone

 

“State lasciando la Corte, Mastro Cromwell?”

Thomas si voltò nuovamente sentendo la voce e l’impassibilità riprese possesso del suo viso nello scorgere l’ambasciatore imperiale.

“Si, Vostra Eccellenza, per ordine del Re naturalmente” rispose prontamente . Che sfacciato! Si rimproverò mentalmente e gli uscì fuori quasi una risata “Anche voi del resto so che partirete domani mattina…”

“Io devo porgere gli auguri a qualcuno” disse Chapuys con un sorriso di sfida, lasciando intendere perfettamente il riferimento alla principessa del Galles, che per la prima volta avrebbe trascorso le festività natalizie lontano.

“Oh, anch’io devo salutare qualcuno” rispose semplicemente Cromwell, ricambiando il sorriso e montando sul suo cavallo.

Doveva sbrigarsi se non voleva incontrare l’ambasciatore di nuovo.

 

When you're still waiting for the snow to fall
Doesn't really feel like Christmas at all

 

Perché aveva sentito l’improvviso bisogno di andare da lei? Razionalmente non lo sapeva, eppure un motivo doveva esserci. Aveva cavalcato per tutta la notte e non era una notte qualsiasi, ma la notte di Natale… Possibile che non avesse avuto niente di meglio da fare? Di nuovo la stessa domanda, di nuovo la ricerca di un motivo. Forse per lui era in fondo una notte come le altre, forse per lui quella notte non era Natale.

Faceva freddo, era buio e c’erano le luci ad illuminare la strada. Ma mancava qualcosa. Forse qualcosa di semplice, come la neve.

 

Up above, candles on air flicker
Oh, they flicker and they float
And I'm up here holdin' on
To all those chandeliers of hope

 

Le luci erano più brillanti adesso, mentre una fila di candele amplificava la luce del giorno appena sorto in quella casa dimenticata, dove il Natale nonostante tutto si sentiva perfino di meno.

“Mastro Cromwell, non vi aspettavamo”mormorò Lady Elizabeth Darrell aprendo con aria ancora assonnata la porta.

“Mi scuso per l’orario in effetti…” disse lui in risposta, sentendosi stranamente a disagio.

Si rendeva conto forse solamente in quel momento del potere della sua impulsività: era come se in tutte quelle ore di viaggio avesse vissuto un sogno e adesso che si era svegliato, non capiva nemmeno lui l’assurdità del suo gesto. Spiegarlo sarebbe stato ancor più difficile, perché se per lui era un momento qualsiasi, per gli altri era ancora notte e ancora Natale.

“Vado a chiamare la mia signora” aggiunse poco dopo la dama, rompendo il breve silenzio che si era creato.

“No, aspettate!” la bloccò lui rapidamente “Lasciatela dormire, aspetterò”

“Oh no, la mia signora non ha dormito tutta la notte… Sarà colpa del Natale” rispose lei in tono pieno d’amarezza riprendendo la via delle scale, lasciandolo solo a contemplare la luce delle candele e la strana speranza che insieme al tenue calore sembravano emanare.

 

Like some drunken Elvis singin'
I go singin' out of tune
Sayin' how I always loved you, darlin'
And I always will

 

Lady Darrell non l’aveva fatto attendere troppo, era scesa rapidamente e non più da sola. Caterina aveva mosso la testa in cenno di saluto e, stretta in uno scialle, si era avvicinata alla finestra leggermente aperta e aveva chiuso gli occhi per qualche momento; con i capelli stranamente sciolti e priva dei gioielli reali, sembrava più stanca e trascurata di sei mesi prima quando aveva abbandonato miseramente la Corte. Ma il fulcro della sua forza e regalità era da ricercare nel suo sguardo e quando lui lo sentì fisso su di sé dopo così tanto tempo, “la regina triste” com’era conosciuta in tutte le Corti d’Europa, gli apparve come un angelo, come la luce più brillante di tutte, quella che emanava più calore e speranza.

“Cos’è successo?” aveva chiesto quell’angelo improvvisamente, mentre una certa preoccupazione traspariva dal suo tono solitamente controllato.

“Nulla. Volevo solo augurarvi un Buon Natale” rispose lui mentre un sorriso appariva inconsapevolmente sulle sue labbra.

Lei lo fissò stupita e confusa, ma il sorriso era apparso anche sulle sue labbra ed era questo ciò che più di tutto contava.

“Solo questo, adesso vado” mormorò poi facendole un inchino, mentre lei ancora stupita annuiva semplicemente.

 

Oh, when you're still waiting for the snow to fall
Doesn't really feel like Christmas at all

 

“Aspettate! Forse è meglio che aspettiate per ripartire” esclamò Caterina in un tono appena udibile, richiamandolo indietro.

Lo sguardo non era più su di lui, ma perso fuori la finestra e il sorriso si era trasformato lentamente in una dolce risata, quella di una bambina, la bambina che lei non era ormai più da tempo, la bambina che stava tornando ad essere per un momento  solo in quel giorno.

“Sta nevicando!” spiegò poi lanciandogli una veloce occhiata e facendogli cenno di avvicinarsi.

Adesso si, era Natale anche per loro.

 

 

 

 

NDA:

Ebbene si, ho iniziato una nuova storia (sono un caso perso lo so!) e ho deciso di unire la mia band preferita, i Coldplay con la mia coppia preferita, i Cromkat. In pratica, è una raccolta di one-shot singole o collegate usando ogni volta una canzone diversa. La prima è “Christmas Lights” e l’ho scelta come augurio a tutti di un felice Natale!:D

Fatemi spaere cosa ne pensate^^ Baci e tanti augurii!

 

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Capitolo 2
*** For you ***


For you

 

 

If you're lost and feel alone
Circumnavigate the globe
All you ever have to hope for too

 

“Sono pronta!”

L’aveva detto con una naturalezza e una fermezza lodevoli, come se si stesse preprando per un viaggio. Ma seppure lo fosse stato, non sarebbe stato comunque un viaggio qualsiasi: una donna del genere era destinata a grandi cose, avrebbe potuto ripetere l’esperienza di Magellano di circa dieci anni prima e compiere un giro completo del globo e magari anche battere in qualche modo il suo primato. Non era un viaggio d’avventura però, ma una battaglia sanguinosa quella che l’attendeva, eppure in ogni suo gesto e parola non traspariva il minimo sentimento di paura.

“Sono pronta!”

L’aveva ripetuto ancora con maggiore sicurezza e determinazione, come se in un’armatura ci avesse vissuto un’intera vita. E invece l’aveva indossata una sola volta prima, ma l’inaspettato successo ottenuto costituiva un valido precedente su cui fondare la speranza, quella di un intero popolo che lei si trovava improvvisamente a dover guidare.

 

And the way you seem to float
Circumnavigate in hope
And they seem to lose control
With you

 

Un esercito guidato da una donna, un regno governato da una donna in reggenza di un’altra donna per di più: non si era mai vista una cosa simile in Inghilterra prima d’ora, ma d’altronde non si era neppure vista una donna come Caterina. O forse sì, ed era stata sua madre Isabella, la castigliana fregiata del titolo di “Regina Cattolica”. La fama di tale eredità si fondeva con le memorie della più recente Flooden e a quelli per cui la nota battaglia risultava troppo lontana, bastava adesso guardare la loro comandante per capire come la vittoria contro gli scozzesi ottenuta nel 1513 non era solo leggenda e poteva ripetersi di nuovo, stavolta ottimisticamente per sempre.

 

Everyone of us is hurt
And everyone of us is scarred
Everyone of us is scared
…Not you

 

La Regina era sparita nel silenzio del consiglio, ma quando quell’angelo era sparito si era scatenato l’Inferno. Le obiezioni c’erano e le perplessità pure, come avviene inevitabilmente nell’inserire un’innovazione in una rigida e consolidata tradizione. E la tradizione dell’inferiorità della donna era consolidata fin dalla notte dei tempi.

“Ci faremo sopraffare dagli scozzesi!” esclamò Suffolk scuotendo la testa, mentre un brusio confuso di voci faceva eco al suo scetticismo.

“Abbiamo più possibilità di vincere adesso di quante ne abbiamo mai avute in passato” disse prontamente Cromwell.

Era suo dovere difendere i suoi interessi e suo piacere difendere le sue convinzioni. E adesso che Caterina era Regina e lui inaspettatamente uno dei suoi consiglieri, le due cose sembravano coincidere.

“E’ una donna” disse semplicemente Norfolk in tono sprezzante, facendo un gesto della mano come per scacciare ogni pensiero che potesse provare l’inconsistenza della sua affermazione. Per esempio, lui quell’anno a Flooden c’era stato.

“Si, ma è una gran donna” ribattè di nuovo Cromwell.

“Che bravo, il nuovo cagnolino di Sua Maestà” ridacchiò il vecchio duca sarcastico.

Una delle dame di Caterina entrò improvvisamente nella stanza richiedendo la presenza di Mastro Cromwell al cospetto della Regina. La risata di Norfolk riprese con più vigore.

“Vai a cuccia Crommy!”

 

…Your eyes closed
Your head hurts
Your eyes feel so low…

 

Occhi chiusi e i polpastrelli stretti sulle tempie, ecco come aveva trovato la Regina, in un misto tra dolorosa riflessione e il cronico mal di testa che da sempre l’accompagnava. Era umana anche lei, ecco cosa aveva imparato Thomas lavorando al suo fianco, ma era una scoperta che si poteva solo intuire a tratti nell’essenza di sovrannaturale trascendenza che emanava.

“Tutto bene?”

 

Everyone of us is hurt
And everyone of us is scarred
Everyone of us is scared
…For you

 

Gli occhi di lei scattarono improvvisamente a quella domanda appena sussurrata.

“Siete preoccupato anche voi?” chiese alzando un sopracciglio, spostando lo sguardo su di lui.

“Non per la guerra… Per voi” rispose Thomas sinceramente ricambiando l’intensità dello sguardo.

Fu Caterina a distoglierlo e ad alzarsi in piedi in tutta la sua solennità. Non l’aveva chiamato per chiacchierare e questo lo sapevano entrambi. Non era tempo di domande né di risposte, di consulti, consigli o convenevoli. Era tempo di prendere l’arma in pugno, rapidamente, senza riflettere ulteriormente. Per quello ci sarebbe stato tempo dopo, magari.

“Se non c’è nessuna urgenza e non avete nulla da dirmi, intendo partire…” comunicò la Regina, muovendo qualche passo in direzione della porta e lanciando un’altra occhiata al consigliere.

Lui si mosse. Ma non era stato il prevedibile inchino l’effetto del suo movimento; con un semplice gesto aveva invece trattenuto d’istinto il suo braccio, costringendola a fermarsi un attimo in più.

“Mastro Cromwell?”

Nonostante il vostro sesso, potreste sconfiggere tutti gli uomini della Storia”[*]

 

 

[*] modifica personale della frase di Cromwell “Se non fosse stato per il suo sesso, avrebbe potuto sconfiggere tutti gli uomini della Storia”

 

 

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Capitolo 3
*** Strawberry swing ***


Strawberry Swing

 

 

They were sitting, they were sitting in the strawberry swing

And every moment was so precious



“Vi piace la campagna allora?”

Caterina, ferma all’ombra del cipresso, ci pensò su prima di rispondere, ma il sorriso che le si formò sulle labbra anticipò le sue parole. Se avesse detto che le persone, la natura e perfino l’aria che aveva trovato nel Devonshire  nel suo nuovo titolo di Duchessa non le piacevano, sarebbe stato allora un vero torto alla sua coscienza. Nel profondo sapeva che era una Regina di Inghilterra, ma aveva capito che arriva il momento anche per una Regina di arrendersi e sì, la campagna era un bel modo per ricominciare una nuova vita.

“Molto, ma anche a voi o sbaglio?” disse infine, rivolgendosi al Lord Cancelliere che si guardava intorno con aria chiaramente interessata.

 

They were sitting, they were talking in the strawberry swing

And everybody was for fighting,

wouldn't wanna waste a thing



Intorno a loro c’era il pieno dell’attività di quell’estate più produttiva del solito: il sole brillava in alto nel cielo e si rifletteva sul verde e sul volto dei contadini mentre raccoglievano i frutti del loro lavoro. E litigavano anche, e poi ridevano, mentre i più piccoli si rincorrevano e giocavano.

“Cosa stanno raccogliendo?” chiese Cromwell indicando con un cenno i lavoratori.

“Fragole” rispose lei semplicemente riprendendo a camminare nella piccola stradina tra i campi.

Tutti i contadini fecero un inchino al suo passaggio e uno più audace si allungò verso di lei, prendendo una fragola dal cesto e porgendogliela come omaggio.

“La più bella fragola alla nostra amata duchessa!” esclamò mentre lei lo ringraziava regalandogli in cambio un sorriso.

“Sono molto amata qui…” disse lei rivolto al Cancelliere che aveva osservato in silenzio la scena.

“Lo siete sempre ovunque” rispose lui sinceramente, invitandola a proseguire la passeggiata.

“Ah, Mastro Cromwell! Se è una scusa per ripropormi il trasferimento nel Norfolk vi sbagliate…” lo ammonì lei immediatamente scuotendo la testa contrariata.

La cosa che amava più di tutte che aveva trovato nel Devonshire era la libertà. E adesso sembravano tutti voler a tutti i costi togliergliela di nuovo.

 

Cold, cold water bring me 'round

Now my feet won't touch the ground

Cold, cold water what you say?

It's such, it's such a perfect day, it's such a perfect day


 

“Se vi piace più il Kent non c’è problema,troveremo una diversa unione vantaggiosa” disse Cromwell alzando le spalle, cercando di trattenere una risata.

E una risata si formò inevitabilmente anche sulle labbra di lei.

Era andato a trovarla, dopo due giorni di viaggio, per riferirle la proposta di matrimonio del Duca di Norfolk, con caldo benestare, anzi quasi raccomandazione del Re, e adesso stava invece già presentandole altri piani e progetti mai discussi neppure con i diretti interessati.

“Non capisco cosa vi piacerebbe che dicessi” mormorò quasi divertita.

Lui sorrise e si bloccò davanti a lei fissandola per qualche secondo senza dire una parola.

“Perché non mi dite cosa piacerebbe a voi invece” disse infine, rigirando la domanda.

“Mi piacciono le fragole, sono le più buone” mormorò lei argutamente “E mi piacerebbe restare qui per sempre capite?”

Thomas annuì, ritrovandosi la fragola tra le mani e l’invito di assaggiarla.

 

People moving all the time inside a perfect straight line

Don't you wanna curve away?

It's such it's such a perfect day, it's such a perfect day

 

“Com’è?”

Non era stata la voce della duchessa a domandarlo e non era la fragola di quel giorno ormai lontano, quella che il Lord cancelliere stava assaggiando. Era stato invece suo nipote Richard a parlare e il riferimento era ad un frutto più maturo – forse troppo – ultimo raccolto di un’estate che stava volgendo all’epilogo.

“Amara” fu la laconica riposta, mentre alzava per un fugace attimo lo sguardo dai documenti su cui stava lavorando.

Amara come i suoi pensieri, che come un filo conduttore lo riportavano al giorno perfetto che aveva vissuto solo tre mesi prima e che adesso assumeva le sfumature di un sogno.

 

Ah, now the sky could be blue,

 I don't mind… Without you it's a waste of time


E un sogno è sempre amaro, perché poi ti svegli e ti fa male vedere la realtà, una realtà in cui lei stava per sposare il duca di Norfolk e lui rimaneva il figlio di un birraio.

 

Una realtà dove nemmeno le fragole erano poi così buone.

 

 

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Capitolo 4
*** Hurts Like Heaven ***


Hurts Like Heaven

 

 

 

Written in graffiti on a bridge in a park

 'Do you ever get the feeling that you're missing the mark?'

It's so cold, it's so cold

It's so cold, it's so cold



Con i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani giunte sotto il mento, Thomas Cromwell rifletteva attentamente sulla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Perché alle volte il confine tra avvocato e scrittore di spettacoli teatrali è davvero troppo sottile e quello sembrava solo un lungo monologo di una tragedia ancora in corso, che magari chissà si sarebbe potuta rivelare alla fine una commedia.

“Non dovreste nominare Bessie Blount…” disse improvvisamente contrariato, sciogliendo le mani e annotando qualcosa sul foglio  che aveva davanti.

Ce n’erano già tante, troppe, di annotazioni e nessuna era la chiave del successo. Era come se continuasse a mancare qualcosa.

 

Written up in marker on a factory sign

 'I struggle with the feeling that my life isn't mine'

It's so cold, it's so cold

It's so cold, it's so cold

 

La Regina alzò lo sguardo su di lui e poi socchiuse per un attimo gli occhi, erano più di due ore che ripeteva quella specie di recita, ma quelle d’altronde erano le prove generali. Era stato Cromwell stesso a mandare via tutte le sue dame, imponendole la sua presenza e proponendole i suoi precisi consigli, presentandosi in sua difesa. Non che lei sapesse spiegarsi il motivo di quel cambiamento repentino o si fidasse di quell’uomo così ambiguo e misterioso, ma aveva deciso semplicemente di prendere il meglio da quel colloquio, il colloquio con un vero avvocato che di processi doveva sicuramente intendersene più di lei e del suo fedele vescovo Fisher.

“Cosa dovrei fare allora?” chiese infine, emettendo un flebile sospiro.

Doveva essere esausta e forse spaventata, ma era impossibile scorgerlo dal suo atteggiamento sempre così composto. Solo uno sguardo attento poteva notare che le mani le tremavano e, strette com’erano in due guanti di seta, la colpa non era scuramente da attribuire al freddo.

 

On every street, every car, every surface are names

Tonight the streets are ours and we're writing and saying

Don't let them take control

No we won't let them take control


 

Thomas scosse la testa, facendo scorrere lo sguardo ancora una volta sul foglio; non avrebbe trovato lì la risposta a quella domanda, a nessuna delle tante che fluttuavano nella sua testa. Il doppiogioco di Wolsey che tentava improvvisamente di contrastare il divorzio per evitare l’ascesa dei Bolena, il suo stesso doppiogioco che passava da “messo di Satana” a “avvocato dell’angelo” nel giro di qualche ora, l’assurdità del processo che si sarebbe risolto comunque a favore della Regina Triste con un verdetto che comunque sarebbe stato privo di importanza. Perché tutto questo?

Perché è così che va il mondo e i più forti prendono il controllo.

“Siate spontanea” le consigliò stranamente a corto di idee, tracciando una lunga e confusa linea su tutti gli appunti che sembravano essere solo d’intralcio.

E alzando lentamente lo sguardo fu lì che lo vide. La maschera era crollata e un lampo di pura irritazione aveva attraversato i limpidi occhi della donna che uno scatto quasi felino era balzata in piedi.

“Smettetela! Vi rendete conto che ciò che avete appena detto è un paradosso!” sbottò cominciando a camminare avanti e dietro per la stanza “Prima mi dite cosa dire, cosa fare, come muovermi e quasi perfino come respirare e poi mi dite di essere spontanea!”

 

Yes, I feel a little bit nervous,

Yes, I feel nervous and I cannot relax,

How come they're out to get us?

How come they're out when they don't know the facts?


 

Il Segretario la fissò stupito in completo silenzio, la penna ancora ferma a mezz’aria nella sua mano e il solo rumore dei rapidi passi di Caterina di sottofondo.

“Non vi ho mai visto così alterata” mormorò infine mentre uno strano sorriso prendeva a formarsi sulle sue labbra.

“Perché nessuno mi ci ha mai visto!” rispose lei in tono sempre più innervosito “Siete voi! Voi mi fate...”

Si morse un labbro non trovando le parole e chiuse gli occhi per tentare di calmarsi, lasciandosi cadere nuovamente sulla sedia alle sue spalle.

“Non sapevo di mettere così tanto a dura prova la vostra pazienza!” esclamò lui alzandosi lentamente in piedi e avvicinandosi.

“Mi fate innervosire, sì” confermò lei, terminando la farse lasciata in sospeso.

“Allora farò in modo di essere in prima fila in tribunale… Perché questo è quello che voglio vedere” disse Thomas prendendole una mano guantata e avvicinandola leggermente alle labbra.

 

See the arrow that they shot, trying to tear us apart

Took the fire from my belly and the beat from my heart

Still I won't let go

Still I won't let go of you...

 

 

“Davvero?” sussurrò Caterina con la mano ancora stretta in quella di lui.

Le tremava ancora e stavolta forse non era né per il freddo né per la paura.

“Voglio che per una volta la pazienza consumata non sia la vostra… Voglio che Norfolk e Bolena si alzino in piedi e gridino ‘Quo usque tandem abutere, Catalina, patientia nostra?’” [*]

Un sorriso insperato si aprì anche sul volto della Regina a quelle parole e si trasformò in una vera e propria risata all’arguto gioco di parole tra l’orazione di Cicerone e il suo nome in spagnolo.

E poi di colpo ogni traccia di quel momento di gioia era svanito per lasciare il posto a una sensazione amara, perché tutto ciò che è bello e puro finisce per fare questo: fare male.

 

'Cause you do...

Oh you, use your heart as a weapon

And it hurts like heaven


 

Ecco cos’era che mancava. Cromwell lo capì finalmente e non era ancora troppo tardi.

Una dama era appena entrata per annunciare l’imminente inizio del processo e Caterina si era alzata in piedi pronta a entrare in scena come una leonessa, ma era ancora lì e sembrava anche più disponibile ad ascoltare i suoi consigli adesso.

“Dovete guardarli negli occhi, uno ad uno” le disse riscontrando nel suo sguardo l’intuizione che aveva avuto “I vostri occhi feriscono”

Ferivano come le lacrime che lasciava inespresse, come la risata precedente, come una freccia che colpisce e arriva dritto al cuore.

“Feriscono?” ripetè lei vagamente confusa.

Lui annuì semplicemente e non aggiunse altro, ma avvertì un dolore stranamente familiare.

Era lo stesso dolore che avvertiva quando pensava al Paradiso.

 

 

NDA:

Chiedo venia per questa one-shot che contiene ben due scleri post studio, psicologia e latino!

[*] “Per quanto ancora abuserai della nostra pazienza, O Catilina?

E’ l’inizio della prima Catilinaria di Cicerone, in cui il console si scaglia contro Catilina appunto (di qui il gioco tra il nome Catilina e Catalina, lo spagnolo di Caterina)

 

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Capitolo 5
*** A whisper ***


A whisper

 

 

 

 

A whisper, a whisper, a whisper, a whisper

 

A whisper, a whisper, a whisper, a whisper


Sussurri incomprensibili, sospiri inconsapevoli, labbra che si cercano, bocche affamate di qualcosa di proibito . Il battito è irregolare, da quanto non batteva così? O forse è il suo e tu sei già così vicino da poterlo avvertire. Cosa diavolo state facendo? Te lo chiedi ma non razionalmente, te lo chiedi mentre le slacci il corpetto e la pesante tunica da Lord Cancelliere scivola dal tuo corpo, te lo chiedi mentre sono le tue mani a scivolare sul suo. La afferri per la vita, la fai indietreggiare e la adagi sul letto dolcemente, è come una fragile bambola che vuoi proteggere, ma che non ti accontenti di guardare. Insinui le mani sotto la sua sottoveste, senti la pelle calda dei fianchi, del seno, ma non ti basta; le baci il collo, le spalle nude, le sciogli i capelli e ti perdi nel loro profumo. Lei sussulta, trema, si morde un labbro; tu la guardi e trattieni un sorriso, un sorriso che fa quasi male.

Fa male perché la vuoi, fa male perché sai di non poterla avere, fa male perché sta per essere tua e sembra solo un’illusione.

 

I hear the sound of the ticking of clocks

 I remember your face

That remembers you when you are gone

 

Thomas scosse la testa e si passò una mano sulla fronte, continuando a camminare avanti e dietro nervosamente. Il rumore di passi, le voci lontane lo facevano viaggiare nei ricordi in quell’interminabile attesa. Era passata mezz’ora almeno, o forse solo dieci minuti, chi poteva dirlo? Lui non di certo che, notoriamente dissimulatore di sentimenti e tendenzialmente calmo, sembrava essersi trasformato improvvisamente, ma già ringraziava il fatto di non essere stato cacciato dal castello di The More fuori nella neve di Gennaio.

Il cigolio della porta lo fece fermare e muovere in direzione dell’entrata il vigile sguardo. Pochi secondi ed apparve Caterina in tutta la sua regalità; mosse un passo verso di lei d’istinto, poi si arrestò nuovamente incerto. Due mesi erano passati dall’ultima volta che si erano visti, due mesi di silenzio, due mesi di lettere respinte, due mesi di tormento e sensi di colpa, per lui nei confronti di lei e per lei, forse, nei confronti di Dio e del Re, un marito a cui in fondo non era più dovuta alcuna fedeltà.

 

Just a whisper, a whisper, a whisper, a whisper

 

Just a whisper, a whisper, a whisper, a whisper

 

“No” non sai chi lo dice, ma qualcuno mormora quel sussurro, anche se le labbra e le mani non si fermano.

Le sue mani seguono le tue: sembra volerti fermare, ma non ci riesce, non ci prova nemmeno per davvero; poi sei tu a fermarti, a guardarla e forse a realizzare.

“Hermosa” sussurri al suo orecchio e poi copri il suo sorriso spontaneo con un altro bacio.

E’ bellissima davvero, glielo dici nella sua lingua madre, la continui a baciare e potresti continuare all’infinito… Ti sembra di capire finalmente cos’è l’amore, anche se non è proprio amore il modo in cui descriveresti quell’improvvisa passione.

“Guardatemi”

Un sussurro, un altro, ti perdi nei suoi occhi e sei dentro di lei. Percepisci ogni sua emozione in quello sguardo: sorpresa, desiderio, piacere e come un lampo senso di colpa. Ma per adesso, decidi di non pensarci.

 

I hear the sound of the ticking of clocks

Come back and look for me,

look for me when I am lost

 

Quel sentimento lo rivedeva adesso nello sfuggevole sguardo di lei, puntato ovunque tranne che su di lui. Riprese a camminare e stavolta le afferrò le braccia prima che quella sorta di timore reverenziale lo fermasse di nuovo. Una frase tagliente, un’occhiata sprezzante, uno schiaffo perfino, non voleva questo, ma gli sarebbe anche potuto bastare; gli sarebbe bastata qualsiasi cosa, ma voleva i suoi occhi.

“Guardatemi”

Thomas lo sussurrò di nuovo come allora e in un sussulto seppe che la scarica di ricordi aveva raggiunto anche lei. Occhi contro occhi, non si chiese cosa ci si potesse leggere nei suoi scuri, ma nel cielo azzurro che aveva davanti la burrasca era evidente.

“Perché mi fate questo?” chiese Caterina esasperata sfuggendo nuovamente quel contatto visivo, intima reticenza di un’intimità che avevano superato di molto ma che adesso diveniva impossibile da sopportare.

“Fare cosa?” chiese di rimando lui, allentando la presa.

Lei si divincolò del tutto e rise amaramente, forse la divertiva vederlo fingere di non capire. Ma lui non stava fingendo, non capiva per davvero.

 

Night turns to day

And I still have these questions

Bridges will break

Should I go forward or backwards?

Night turns to day

And I still get no answers

 

Una mano sotto il mento, la costrinse ad alzare lo sguardo di nuovo. La notte che avevano vissuto insieme perdeva valore alla luce di un giorno in cui tornavano in solitudine, ma adesso in quella stanza remota erano di nuovo insieme e stava per farsi notte di nuovo. E Thomas non voleva brancolare nel buio, aveva bisogno di risposte e voleva le sue domande.

“Ditemi che non è stato un errore” le disse afferrandole una mano, quasi un’ancora di salvataggio in quella burrasca che stava ricadendo su di lui.

Lei lo fissò per qualche momento, poi scosse la testa debolmente e una lacrima le scivolò su una guancia.

“No”

Un mezzo sorriso gli increspò le labbra. Solo un sussurro, la risposta che voleva.

 

Just a whisper, a whisper, a whisper, a whisper

 

Just a whisper, a whisper, a whisper, a whisper

 

 

 

NDA:

Cos’ ho fatto? Ahah Avevo voglia di scrivere qualcosa di diverso ed è uscita una cosa “leggermente” OOC direi LoL E’ la prima arancione che scrivo per il fandom tra l’altro… Ci si vede alla prossima, sperando sia meno folle di questa!! ;)

 

 

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Capitolo 6
*** Warning Sign ***


Warning Sign

 

 

A warning sign
I missed the good part, then I realized
I started looking and the bubble burst
I started looking for excuses

 

L’occhiata torva di Seymour a sinistra, quella sadicamente divertita di Brandon a destra, l’eco delle urla del Re nelle orecchie e le sofferenze malcelate della nuova ennesima Regina ancora davanti agli occhi: ecco cosa Thomas Cromwell poteva raccontare alle dieci di mattina. Bel modo di iniziare una giornata.

Le giornate erano sempre più lunghe e lui sempre più stanco; sentiva il suo potere, che già poggiava su fragili basi, vacillare ad ogni minuto e la sua ultima mossa, spingere il Re al matrimonio con Anna di Cleves, si stava rivelando un completo disastro. Dio lo stava punendo forse, e intanto lo puniva la sua stessa coscienza per aver arrischiato troppo. Chiuse la porta alle sue spalle e chiuse gli occhi per un istante.

Anche quel 13 Aprile sarebbe stata una giornata come le altre.

 

You came back to haunt me, and I realized
That you were an island and I passed you by
And you were an island to discover

 

Due calici di vino caldo, caldo come lo era adesso la mano che teneva stretta tra le sue e lo sguardo rassicurante di Caterina d’Aragona di fronte a sé: ecco cosa Thomas Cromwell poteva raccontare alle otto di sera. Bel modo di concludere una giornata, e c’era poco di ironico stavolta.

Nemici o amici? Era difficile dirlo nel cambiamento che si era verificato nel loro rapporto in quei quattro mesi dall’incoronazione di Anna, la nuova Anna. Poi si era giunti al compromesso, erano avversari, un termine che significava tutto e niente. Avevano le loro idee, mantenevano le loro divergenze, ma avevano trovato un punto di contatto: potevano non odiarsi per un po’, potevano passare insieme qualche sera, potevano passare insieme quella sera.

E forse quel 13 Aprile qualcosa di speciale lo avrebbe avuto.

 

Come on in,
I've got to tell you what a state I'm in
I've got to tell you in my loudest tones
That I started looking for a warning sign…

 

La mano di Caterina scivolò via e si mosse in direzione del calice. Quello del suo ospite era ancora completamente pieno.

“Potete berlo, non è avvelenato” lo invitò vagamente ironica, interrompendo il silenzio in cui il Lord Cancelliere sembrava stranamente immerso.

Thomas  fece un sorriso tirato a quell’amara battuta, afferrò il calice e lo avvicinò alle labbra, poi ci ripensò e lo poggiò nuovamente sul tavolo.

“Temo che il Re voglia farmi fuori” disse infine schiettamente con un sospiro, troppo stanco di nascondere la sua stanchezza.

Caterina abbassò lo sguardo per un attimo a quella constatazione, così sorprendentemente  sincera, così tremendamente plausibile.

“Vi ha nominato Conte” fece notare poi semplicemente, come se quel fatto costituisse una garanzia per il futuro.

Ma le cose non stavano così e lo sapevano entrambi. Poteva essere benissimo l’ultimo scherzo giocato da Enrico, l’ultima sconfitta di chi voleva vederlo morto, l’ultima vittoria di un uomo che aveva ottenuto più di quanto avesse osato sperare. Era un dono inaspettato, un mistero incomprensibile, forse un segnale di avvertimento.

 

When the truth is, I miss you
Yeah the truth is, that I miss you so

 

Il pericolo della prigione e della morte gravavano su di lui, eppure adesso all’improvviso si erano dissolti. Non gli capitava spesso, ma a volte si sentiva meglio, quasi bene, ed era particolare notare come la maggior parte delle volte lei fosse presente quando succedeva. La verità è che gli era mancato vedere la sua figura in giro per il Palazzo e gli erano mancate le poche parole scambiate. La verità è che gli forse gli era mancata lei.

“Ma voi volevate dirmi qualcosa?” chiese Thomas, ricordando d‘un tratto che non era stato lui a richiedere quell’incontro.

“Nulla…”  mormorò lei alzando le spalle “Volevo solo augurarvi un buon compleanno” aggiunse poi regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi.

E lui si prese tutto il tempo per studiare quel sorriso. Perché era una risposta fin troppo chiara, anche se non alla domanda che cercava. Era il segnale di avvertimento che lei gli era mancata per davvero.

 

 

NDA:

A termine di quest’altra song-fic, devo dire che è stata usata a pretesto per un altro obiettivo: fare tantissimi auguri di compleanno (in ritardo!) a Nicole, alias salierix!!:) A tal proposito chiedo venia per il giorno del compleanno di Crommy, doveva essere il 13 di Gennaio, ma causa copione, ho dovuto mettere Aprile LoL … Spero ti sia piaciuta:)

 

 

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Capitolo 7
*** 42 ***


42

 

Those who are dead are not dead

they’re just living in my head

and since I fell for that spell

 

Dal sontuoso schienale della sedia nel suo nuovo ufficio a Corte, sbucava un lembo di veste di un acceso rosso vermiglio, poi la visuale della stoffa era aumentata e contemporaneamente anche la figura che l'indossava si era cominciata a mostrare. Thomas avanzó lentamente con sospetto, poi accelerò il passo e non riuscì a reprimere l'istinto di allungare una mano. Fu un istante: l'immagine del cardinale si dissolse davanti ai suoi occhi e il Lord Cancelliere rimase fermo per qualche istante col pugno chiuso,  come a catturare quella traccia di magia che aveva dato vita a quell'ennesima apparizione.

Lo sguardo ammonitore di Moro lo seguiva dallo stipite della porta e quello severo di Fisher lo scrutava dalla finestra, ma a quei due fantasmi ci aveva fatto ormai l'abitudine; meno alle due dame la cui presenza sentiva costantemente lottare dietro le sue spalle.

 

Time is so short and I’m sure

there must be something more

 

Lottavano, non potevano far altro, lottavano anche adesso dopo la morte, specialmente adesso, entrambe emblemi di quello che le azioni della vita hanno come ripercussione in un non troppo lontano futuro. Un futuro che Thomas Cromwell sentiva fin troppo imminente. E quelle due dame sembravano lottare per lui, sembravano guidare ogni sua azione: Anna e la fiamma della sua ambizione che continuava a bruciarla e Caterina la cui sofferenza l'aveva ripagata con una pace eterna.

Erano l'emblema dell'Inferno e del Paradiso: un Inferno che lui non voleva più sentire, un Paradiso che non poteva più ascoltare.

 

You thought you might be a ghost

you thought you might be a ghost

you didn’t get to heaven but you made it close

you didn’t get to heaven but you made it close...

 

Thomas chiuse gli occhi e un amaro sorriso si formò sulle sue labbra. Era solo, nessuno di loro era li, vivevano come parassiti nella sua mente, sembravano avere vita propria ovunque, ma non erano li, non in quella stanza, erano morti tempo prima ed era come se ad ogni morte fosse morto anche un pezzo di lui.

Wolsey s'era preso la fedeltà, Moro e Fisher la coscienza, Anna il suo passato e Caterina.. Caterina s'era presa il suo cuore e lui se n'era accorto solo il 6 gennaio di 4 anni prima.

"Conte, non angosciatevi" lo chiamò una voce alla sua destra e poco di ironico c'era nella dolce voce nel pronunciare quel nuovo titolo.

"Salvatemi..." sussurrò lui semplicemente scuotendo debolmente la testa.

Si voltò lentamente e lanciò uno sguardo ad Anna, che con la solita aria altera, chinò  la testa e chiuse sdegnosa le braccia al petto, opponendo a quella richiesta un ostinato silenzio. Ma non era lei la destinataria di quel lamento.

"Salvatemi" ripetè con palesa disperazione, rivolgendosi esplicitamente adesso all'altra donna.

"Conte non angosciatevi" disse Caterina con un sorriso rassicurante.

Di nuovo le stesse parole, di nuovo nessuna ironia nella voce.

"E’ giunta la mia ora vero?" chiese Thomas lentamente, lasciando i suoi occhi liberi di incontrare quelli brillanti dell'angelo che aveva davanti.

"Non abbiate timore di morire..."

"Ho paura dell'Inferno" ammise lui precipitosamente "Ci finirò, non è vero?" domandò poi con la rassegnazione tipica di chi è consapevole del suo ineluttabile destino.

Caterina non rispose, rimase solo a fissarlo con uno sguardo pieno di tristezza.

"Impeditelo!" la imploro allora in un impeto di disperazione.

"Non posso..." rispose la donna scuotendo la testa e facendo un passo indietro, pronta ad allontanarsi da lui.

"No, aspettate!" esclamo Cromwell accortosi della valenza di quel gesto, tentando di afferrare per le braccia quell'angelo e trattenerla con sé.

Solo aria si rivelo la consistenza di quell'abbraccio, solo solitudine l'effetto di quell'estrema ricerca di compagnia.

Si sedette sulla sedia tornata vuota e affondò il viso tra le mani. Erano spariti di nuovo tutti, era sparita anche lei... A riempirlo restava solo il rimpianto di non aver fatto abbastanza o forse il rimorso di aver fatto troppo.

Se solo avesse salvato lei, forse si sarebbe salvato anche lui.

 

Those who are dead are not dead

they’re just living in my head…

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Capitolo 8
*** Yellow ***


Yellow

 

Look at the stars

 Look how they shine for you

And everything you do

Yeah, they were all yellow

 

“Guardate le stelle”

Una semplice innocente frase che aveva rotto un silenzio quasi asfissiante e si era inserita incoerentemente in quel discorso già di per sé sconclusionato. Aveva risposto così la Regina Caterina alle richieste del Cardinale Wolsey, che anche alle orecchie di Thomas Cromwell, appena entrato al suo servizio, suonavano più come provocazioni. Ma la vera provocazione alla fine era stato quell’invito che poco c’entrava con il grande problema del Re. Il cardinale aveva storto il naso e lui era stato l’unico ad alzare lo sguardo al cielo.

Erano bellissime le stelle quella sera, ed erano splendidamente gialle.

 

I swam across

I jumped across for you

Oh what a thing to do

'Cause you were all yellow

 

Il giallo era tornato nuovamente a risplendere qualche mese dopo negli sgargianti vestiti che la Regina indossava sempre più spesso. Era giallo il vestito di quel giorno, giallo come i nuovi tendaggi del palco della giostra che non recavano più la sua iniziale, giallo come il fiocco che portava legato al polso come favore che quel giorno non avrebbe concesso. Già, era un’altra la lettera ricamata sul tessuto, la prima del nome della donna che aveva rubato il cuore del Re e a cui adesso da cavaliere stava chiedendo i favori per la sfida non così amichevole contro Suffolk.

“Vi sta bene il giallo” aveva detto Cromwell a bassa voce.

Una frase come un’altra che si perdeva nel furore dei giochi, che giungeva tuttavia attutito a quella distanza, dove in mezzo alla folla si erano ritrovati soli la Regina Triste e il Segretario. Una frase come un’altra, che aveva l’unico preciso scopo di distrarla da quello ennesimo scambio platealmente intimo tra Enrico e Anna. E come espediente aveva funzionato.

“Dovete dirmi qualcosa, Mastro Cromwell?” aveva chiesto lei voltando leggermente la testa e piantandogli addosso i brillanti occhi azzurri velati di lacrime.

“Il Cardinale vuole vedervi appena dopo la giostra” annunciò seguendo con lo sguardo il movimento delle sue mani e sfiorandogliene improvvisamente una in un gesto apparentemente casuale.

Poi era sparito nuovamente e lei aveva riportato gli occhi sulla scena principale giusto in tempo per vedere suo marito togliersi l’elmo trionfante.

Probabilmente si accorse solo dopo nei suoi appartamenti che il nastro giallo al suo polso era sparito; quello che non intuì mai è che era stato il Segretario a sottrarglielo.

 

So then I took my time

Oh all the things I’ve done

 And it was all yellow

 

Thomas sospirò pesantemente appoggiato al muro della Sala Grande, mentre la Corte in festa si copriva interamente di giallo, in una sorta di ironica osservanza di lutto. Già perché in Spagna non è il nero il colore della morte e lui stava capendo il senso di quell’apparente felicità che la Regina ostentava durante gli ultimi giorni solo adesso.

Adesso che era tutto irrimediabilmente troppo giallo.

 

Your skin, oh your skin and bones

Turned into something beautiful

Do you know, you know I love you so?

You know I love you so?

 

Si alzò lentamente una manica sciogliendo il segreto che ci nascondeva da più o meno cinque anni: il nastro si attorcigliò dolcemente tra le sue dita e sentendo il calore della stoffa gli sembrò quasi di percepire per contrasto le mani di lei perennemente gelate, gli sembrò quasi di vedere i suoi occhi, gli sembrò quasi di avvertire un brivido, gli sembrò quasi di piangere. E forse questo era vero.

“E’ proprio una bella giornata, Mastro Cromwell” lo salutò il Re passandogli accanto.

Un amaro sorriso si formò sulle labbra del Cancelliere, possibile che quell’uomo fosse lo stesso che la sera prima era scoppiato a piangere di fronte alla lettera che la sua prima moglie aveva scritto morente?  Si, era possibile perché Caterina d’Aragona era morta e doveva essere per tutti un capitolo chiuso; era morta e di lei non rimaneva altro che il triste rimpianto di un uomo codardamente innamorato e quel nastro giallo.

 

It's true…

Look how they shine for you

 

“Guardate le stelle”

Quelle parole riecheggiavano adesso nella sua mente e d’impulso si ritrovò ad alzare lo sguardo verso il Cielo. Si dice che ogni volta che appare una stella cadente vuol dire che qualcuno è salito in Cielo. Ce ne erano troppe quella sera.

E una era particolarmente gialla.

 

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Capitolo 9
*** Proof ***


Proof

 

 

So I waited for you
What wouldn't I do?
And I'm covered it's true
I'm covered in you

 

Chiuse distrattamente gli occhi per un momento e il punto d’inchiostro nero sul foglio si allargò fino a diventare una macchia; nient’altro che una macchia era la firma di Thomas Cromwell al termine di quel documento ufficiale, un documento che adesso doveva essere riscritto da capo. Suo nipote gli lanciò un’occhiata perplessa, ma il Lord Cancelliere la ignorò del tutto, troppo concentrato in pensieri che correvano lontani da quella stanza, rimanendo sospesi tra il passato e il futuro in quell’interminabile pomeriggio di luglio.

“Avete già saputo qualcosa della Principessa vedova?” chiese Richard con nonchalance, rompendo un silenzio che stava diventando fin troppo deleterio.

Thomas si limitò a scuotere il capo e riportò lo sguardo sulla macchia nera. Sollevò il foglio dal tavolo e con decisione lo strappò a metà.

Quella era la prova che non c’era niente che potesse fare in quella giornata. Tranne aspettare.

 

So I waited all day
What wouldn't I say?
All the things in your way
Things happen that way

 

“Tra poco dovrebbe arrivare un servitore del duca di Norfolk ormai… Il Re sarà molto contento di questa unione”  incalzò il giovane cercando di sondare di più la ragione di quell’atteggiamento così insolito, ragione che sapeva trovarsi nel nuovo matrimonio di Caterina d’Aragona.

“Ricordo che Sua Maestà aveva proposto anche altri candidati…” rispose Thomas voltandosi a guardarlo con aria pensierosa.

Richard sollevò entrambe le sopracciglia e non poté evitare il sorriso incredulo che si formò sulle sue labbra. Una volta il Re aveva fatto persino il nome di un duca francese giunto a Corte come ambasciatore, ma la risposta della donna era stata talmente chiara che Enrico aveva abbandonato quel progetto. E così come si sapeva che lei non avrebbe mai sposato un Francese, c’era da aspettarsi che non avrebbe mai accettato come marito un protestante, di origini plebee per giunta.

“E’ la figlia di due dei monarchi più potenti che l’Europa abbia mai conosciuto … E voi credete davvero che tra voi  e il Duca di Norfolk…?”

Le parole che stava pronunciando gli morirono sulle labbra, uccise dall’occhiata raggelante del Cancelliere.

“Certo che non lo credo… Ma per un momento, per un momento sì l’ho fatto!” gli disse duramente, facendo cadere la questione in un silenzio potenzialmente più pericoloso del precedente.

Perché c’era stato un momento durante una delle loro solite lunghe conversazioni, in cui lei aveva detto che amava la sua compagnia.

E ce n’era stato un altro, quando le aveva regalato un cucciolo di cane per il suo ritorno a Corte, in cui l’aveva vista sorridere di cuore.

E un altro ancora quando le aveva accarezzato una guancia e aveva visto per la prima volta un’espressione di pura paura sul suo volto, eppure non si era sottratta affatto a quel tocco.

Non era stato solo un momento allora, ne erano stati tanti e ciascuno di questi lo faceva sperare che forse per una volta avrebbe sottomesso l’orgoglio alla possibilità di essere amata. E così come una volta era stato lui a farle cambiare idea sulla questione del divorzio, forse poteva essere ancora una volta lui a farle prendere una diversa decisione. Ma più il tempo passava più lui ricordava chi era, e più ricordava dove apparteneva, più ogni prova che alimentava la sua speranza perdeva consistenza.

 

If I ever want proof,
I find it in you
Yeah I honestly do,
In you I find proof

 

La porta si aprì improvvisamente ed entrambi gli uomini nella stanza alzarono lo sguardo in attesa.

“La Principessa vedova è qui, padre” annunciò Gregory leggermente impacciato.

“Lady Caterina?” chiese sorpreso “Lasciatela entrare” disse poi, alzandosi in piedi, cercando di mascherare la sua curiosità per quella visita inaspettata. Si era aspettato un servitore, una sua dama, ma non lei stessa a dargli l’annuncio.

Gregory aveva annuito e qualche attimo dopo lei aveva fatto il suo ingresso vestita di un solito allegro verde smeraldo.. Richard le aveva rivolto un inchino e, dopo aver lanciato uno sguardo quasi preoccupato allo zio, lasciò la stanza insieme al cugino. Thomas invece era rimasto immobile e l’aveva fissata in silenzio fin quando la porta non si era richiusa lasciandoli completamente soli. L’aveva scrutata attentamente alla ricerca di un segnale, ma l’espressione indecifrabile sul volto di lei non lasciava molto spazio ad un’attendibile interpretazione.

“Avete già visto il vostro futuro marito?” chiese raggirando la scrivania e avvicinandosi lentamente verso di lei.

“L’ho appena visto” rispose lei con un sorriso forse ancora più enigmatico.

Thomas non poté trattenere un sospiro e neppure un sorriso amaro. Aveva scelto dunque e la scelta era il duca di Norfolk. Del resto, c’era forse un migliore partito di un uomo potente, ricco, nobile e cattolico?

“Spero che vi possiate abituare a essere sposata ad un semplice duca, dopo essere stata sposata con due principi…” si lasciò sfuggire con una punta di cattiveria.

“Lo spero davvero…” disse lei annuendo “Perché ho deciso di cadere ancora più in basso sposando un plebeo”

“Cosa?”  domandò Cromwell fermandosi di fronte a lei, come paralizzato da quel colpo di scena.

“Già… Il figlio di un fabbro precisamente” confermò lei, allargando palesemente il sorriso adesso.

 

Light dark
Bright spark
Light dark
And then light…

 

Thomas non rispose e nel giro di un secondo si appropriò di quel sorriso baciando quelle labbra che aveva più e più volte desiderato. Sembrava tutto sparito adesso, ogni tenebra della sua vita sembrava essersi dissolta, adesso che vi era entrato quell’angelo che che aveva deciso di affidarsi a lui e lui non l’avrebbe lasciata cadere.

Perché lei era la prova che stava cercando, la prova che ci poteva essere luce.

 

Light, light, light, light...

 

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Capitolo 10
*** Paradise ***


Paradise

 

 

“Fiaba! Fiaba!”

Gregory Cromwell sorrideva divertito guardando quella che, ancora per poco, era la piccola di casa mentre sfrecciava come una furia dalla sediolina accanto a sé e si fermava elegantemente davanti al padrone di casa appena rientrato.

“Buonasera anche a te, signorina” la salutò il nuovo arrivato in quello che solo all’apparenza intendeva essere un rimprovero.

“Buonasera, padre” replicò la piccola senza lasciarsi affatto intimorire “Allora, la fiaba?” chiese poi inclinando di poco la testa e fissandolo in attesa con i suoi grandi occhi azzurri.

“Mi sa che vi tocca” commentò la Principessa Maria alzando la testa dalla scacchiera che stava attentamente studiando per vincere la partita contro Elizabeth Seymour Cromwell, moglie di Gregory, che mostrava felicemente il suo pancione al sesto mese di gravidanza.

Thomas le lanciò una breve occhiata per poi riportare lo sguardo sulla figlia, fissandola per un po’ in silenzio; poi scosse la testa rassegnato e, mentre un sorriso gli increspava le labbra, la prese in braccio e iniziò a raccontare.

 

When she was just a girl, 
She expected the world, 
But it flew away from her reach, 
So she ran away in her sleep. 
…And dreamed of para-para-paradise, 
every time she closed her eyes. 



C’era una volta in una terra lontana, una Principessa bellissima, dai lunghi capelli neri e brillanti occhi azzurri. La Principessa, che era la figlia più piccola dei sovrani più potenti del mondo, amava molto la sua terra ed era molto legata alla sua famiglia, ma sapeva benissimo che il suo dovere era quello di seguire le volontà dei suoi genitori e il suo futuro sarebbe stato quello di sposare un principe straniero per rinsaldare le alleanze del suo popolo con i Paesi vicini. Il giorno della partenza non tardò ad arrivare e la Principessa era molto dispiaciuta all’idea di lasciare la sua cara madre, suo padre, suo fratello e le sue adorate tre sorelle, ma era anche molto emozionata al pensiero di incontrare il suo fidanzato. Al suo arrivo in Inghilterra però, la fanciulla rimase ben presto delusa, perché Arturo, questo era il nome del principe, non era affatto come se l’era immaginato: non era bello, anzi era di salute piuttosto cagionevole ed inoltre non conosceva la lingua della Principessa e parlava pochissimo il latino, quindi persino una più semplice conversazione tra i due risultava quasi impossibile. Tuttavia la Principessa, aveva iniziato pian piano ad abituarsi al nuovo paese, alle sue usanze, ai suoi paesaggi meno allegri e al suo clima più rigido, ed era fermamente convinta che sarebbe riuscita a far funzionare anche il suo matrimonio, finchè  un’epidemia si diffuse per tutto il Paese, portandosi via il fragile Arturo e con lui tutti i sogni di diventare un giorno Regina.

 

Life goes on, 
It gets so heavy, 
The wheel breaks the butterfly. 
Every tear, a waterfall. 
In the night, the stormy night, 
She closed her eyes. 


La povera principessa, che nonostante la giovane età era già vedova, visse da sola in un castello inglese per molti anni nella completa incertezza del suo destino, finché la morte del Re riaccese nel suo cuore la speranza. Enrico, il fratello più giovane di Arturo, salì al trono e da sempre innamorato della Principessa decise di sposarla, facendo di lei la sua Regina. Ma il nuovo Re, che era un ragazzo molto incostante, pur ammirando la sua consorte, si stancò presto di lei e la trascurava spesso non amandola nel modo in cui lei avrebbe meritato. Gli anni passavano e la Principessa, adesso Regina, non era riuscita ancora a dare un erede maschio al Re, e, nonostante fosse nata una splendida e dolce bambina, questo fatto non fece altro che allontanare di più la coppia. La Corte intera si era accorta della delicata situazione e se i sudditi più fedeli provavano sincero dispiacere per la Regina Triste, altri non vedevano l’ora di sfruttare la situazione a loro vantaggio; tra questi ultimi si distinse una famiglia, i Bolena e l’ambiziosa primogenita, la perfida Anna, non perse tempo prima di attirare l’attenzione del Re. Ebbro ormai d’amore per la ragazza, Enrico cominciò a pensare al divorzio e confinò la Regina Triste nello stesso castello dove era andata a prenderla.

 

In the night, the stormy night, 
away she flied. 
And dreamed of para-para-paradise…


Uno dei consiglieri del Re, un prestante cavaliere, aveva l’incarico di controllare la Regina; non era proprio bello ma a suo modo affascinante e nonostante avesse la fama di essere un uomo malvagio, il suo cuore era d’oro. La Regina Triste naturalmente lo odiava ma a poco a poco aveva imparato a scoprire il vero uomo che si nascondeva dietro la maschera, una maschera che lui stesso aveva lasciato cadere, perché trovandosi di fronte a lei non aveva potuto far altro che perdere la testa per lei - e poco mancò che la testa la perse per davvero, ma questa è un’altra storia. Ad ogni modo, il cavaliere dichiarò il suo amore alla Regina Triste e sebbene al suo fianco non sarebbe mai potuta essere più Regina, le promise che non sarebbe stata nemmeno mai più Triste. E vissero per sempre felici e contenti.

 

And so lying underneath those stormy skies 
She'd say, "oh, ohohohoh I know the sun must set to rise" 

Una risata soffocata le ultime parole di suo padre, ma la piccola Isabella Cromwell non aveva bisogno di sentirle, le conosceva già, perché ogni fiaba che si rispetti deve terminare con il lieto fine. Questo non le impedì tuttavia di voltarsi e lanciare un’occhiata di rimprovero ai suoi fratelli più grandi che incuranti continuavano a ridacchiare tra loro.

Prestante cavaliere… Davvero?” chiese Gregory in tono ironico, alludendo alla lusinghevole descrizione che suo padre aveva fatto di sé stesso.

“Non c’è niente di male” disse Maria alzando le spalle in difesa del patrigno “La parte di la perfida Anna è stata adorabile” aggiunse annuendo compiaciuta.

“Vi consiglio di tacere cara sorella, dal momento che voi siete la splendida e dolce bambina, mentre io nella storia nemmeno sono citato” ribatté il ragazzo fingendosi offeso.

“Oh, povero amore mio!” esclamò Elizabeth Seymour divertita, posando una mano sul braccio di suo marito.

Thomas Cromwell ascoltò in silenzio quello scambio di battute e si scambiò uno sguardo con sua figlia che, scuotendo la testa sconsolata, gli buttò le braccia al collo.

“Sai, non hai detto il nome della Regina Triste…” disse  staccandosi poco dopo per guardarlo negli occhi “Ma l’ho capito che è la mamma” continuò con un occhiolino, facendolo scoppiare a ridere.

Anche Caterina rise, spiando da dietro la porta, non vista, la scena. Tutta la sua famiglia era riunita in quella stanza e stava cominciando ormai ad abituarsi a tutta quella felicità che la circondava.

Il cavaliere della fiaba aveva mantenuto la sua promessa e la Regina aveva finalmente trovato il Paradiso che cercava.

 

…This could be 
Para-para-paradise

 

 

 

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Capitolo 11
*** God put a smile upon your face ***


God put a smile upon your face

 

 

Where do we go nobody knows?
I've gotta say I'm on my way down
God give me style and give me grace,
God put a smile upon my face

 

Thomas accese la candela e si lasciò guidare dalla fioca luce in quello stretto e breve corridoio che avrebbe potuto compiere a dire il vero anche ad occhi chiusi, ormai; pochi conoscevano l’esistenza di quel passaggio segreto, nessuno si era preso la briga di scoprire dove portasse, lui stesso l’aveva scoperto per caso solo da qualche settimana e gli era sembrato un segno del destino. Aveva lasciato quella sera il suo ufficio per ultimo, scivolando attraverso la porta secondaria, e adesso procedeva lentamente, già pregustando il momento dell’incontro proibito che aveva atteso per tutta la giornata. I conti con il rimorso lui li aveva già fatti da un po’ e non c’era quella sera che posto per un sorriso fiducioso sul suo volto.

 

Where do we go to draw the line?
I've gotta say I wasted all your time,
Where do I go to fall from grace?
God put a smile upon your face….

 

Caterina si alzò in piedi, facendosi il segno della croce: era sempre stata una donna molto devota, ma ultimamente il tempo dedicato alla preghiera era cominciato a diventare troppo persino per ei. Del resto quelle ore consacrate alla riflessione e alla penitenza nella solitudine della sua stanza privata, erano l’unico modo che conosceva per alleviare il peso che sentiva sulla sua coscienza. Perché se le sue azioni non si erano macchiate di nessuna colpa, i suoi pensieri sì: aveva sciolto i capelli perché sapeva che a lui piaceva accarezzarglieli e aveva indossato la collana con il ciondolo in rubino che lui le aveva regalato.

“State sorridendo” mormorò una voce alle sue spalle, mentre due braccia coperte da un tessuto nero piuttosto familiare, la avvolgevano da dietro.

La donna sobbalzò leggermente al contatto e voltò di poco la testa ritrovandosi a pochi centimetri dal volto del suo atteso visitatore.

“Ho appena parlato con Dio” si ritrovò a dire, spiegando così il motivo dell’espressione probabilmente allegra sul suo volto “Non vi ho sentito entrare” aggiunse poi, portando le mani su quelle di lui e divincolandosi leggermente dalla presa.

 

Now, when you work it out I'm worse than you
Yeah, when you work it out I wanted to
Now, when you work out where to draw the line
Your guess is as good as mine

 

“Avevate lasciato la porta aperta” le fece notare, lasciandola andare ma continuando a tenerla vicino con lo sguardo.

“Avete fatto bene a chiuderla, allora” concluse la principessa vedova, lanciando un’occhiata all’uscio.

Thomas si accigliò leggermente e accorciò nuovamente la distanza tra loro , cogliendo una sorta di agitazione malcelata nel comportamento della donna. Le posò dolcemente due dita sotto il mento, facendole alzare il viso e lasciando incontrare i loro occhi, in un muto invito a parlare.

“Dobbiamo smettere di incontrarci” disse semplicemente, sostenendo il suo sguardo.

Cromwell  lasciò ricadere la mano e scosse la testa impercettibilmente. La verità era che quel discorso se l’era aspettato, aveva temuto spesso il momento in cui lei avrebbe realizzato concretamente l’abissale differenza sociale e morale che li divideva, una differenza che per lui svaniva ogni volta che la teneva tra le sue braccia, in un incontro di corpi che innegabilmente si desideravano e anime non poi così diverse.

“Perché? Non stiamo facendo nulla di male…” protestò debolmente allargando le braccia.

Caterina annuì lentamente, ma non appariva molto convinta. Era vero, non c’era stato niente di più che baci fugaci, carezze rubate e teneri abbracci tra loro; lei non gli aveva concesso altro che quei semplici innocenti contatti, e lui non aveva osato chiedere di più, anzi non ne aveva neppure avuta mai l’intenzione. Ma ogni limite era già stato superato e cosa avrebbe impedito loro, cosa avrebbe impedito a lei. di perdersi definitivamente?

“Caterina” la chiamò lui prendendole istintivamente le mani “Io vi rispetto e vi ammiro e per tutto l’amore che porto che voi non farei mai nulla, mai, che potrebbe danneggiarvi… Mai”

“Certo…” mormorò lei con una traccia di ironia nella voce “Ma davvero vi basta solo questo?” chiese poi in tono titubante, alludendo alla strana non-relazione con cui avevano deciso di vivere il loro non-amore.

“A me basta guardarvi negli occhi” dichiarò il Lord Cancelliere semplicemente, portandosi una delle mani di lei, che ancora teneva strette, alle labbra.

 

Where do we go nobody knows?
Don't even say you're on your way down,
when God gave you style and gave you grace
And put a smile upon your face

 

La principessa vedova lo guardò sorpresa a quella rivelazione, sentendo le guance colorarsi improvvisamente, una sensazione che non aveva provato da anni, e lentamente un sorriso si fece strada sul suo volto.

“State sorridendo di nuovo” le disse, accarezzandole adesso una guancia con il dorso della mano.

“Adesso è a causa vostra però” si lasciò sfuggire in risposta, cadendo nel suo abbraccio che mai avrebbe creduto tempo prima, così caldo e protettivo.

Una lacrima non vista scivolò solitaria, ma lei continuava a sorridere.

A volte il senso di colpa è solo il prezzo da pagare per essere felici. O almeno illudersi di esserlo.

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Lost ***


Lost

 

 

 

 

Just because I'm losing

Doesn't mean I'm lost,

Doesn’t mean I’ll stop,

Doesn't mean I’m across…

 

La penna si posò finalmente, ma non fu la preziosa firma di inchiostro il prodotto di quell’incontro con il foglio: la carta si lacerò per una lunga striscia e le parole “principessa vedova” scomparirono per sempre.

“Io non sono la principessa vedova, sono la legittima Regina di Inghilterra…” disse Caterina per l’ennesima volta, spostando bruscamente la copia del giuramento verso i suoi sgraditi visitatori “… E se c’è una principessa del Galles, quella è mia figlia Maria e non è ancora stata sposata, quindi l’appellativo vedova mi pare inappropriato” continuò con un sorriso di sfida sul volto.

Gli inviati del Re si scambiarono delle occhiate stupite: era possibile imputarle ben due accuse di tradimento, non male per una frase sola. E faceva pure del sarcasmo. Gli sguardi silenziosi non sfuggirono alla donna che si ritrovò a fare una breve risata del tutto priva di allegria; dovevano ritenerla pazza, ma Dio era dalla sua parte e il resto non le importava.

 

I just got lost

Every river that I've tried to cross

And every door I ever tried was locked

Oh, and I'm just waiting till the shine wears off...

 

Il duca di Norfolk mormorò a denti stretti qualche imprecazione, ma le minacce poco velate che aveva pronunciato mentre aveva lasciato adirato la stanza non provocarono nessuna reazione, se non negli altri uomini, che seguendo il suo esempio presero ancora attoniti congedo. Solo Thomas Cromwell rimase fermo, in piedi di fronte a lei, con un’espressione incerta sul volto e una domanda che ancora esitava a formarsi sulle sue labbra.

“Sapete, non capisco” iniziò richiamando la sua attenzione “Combattere sapendo di non avere alcuna possibilità di vittoria è onorevole e coraggioso, ma comunque assurdo… Perché continuate a farlo?” le chiese sinceramente curioso di sapere la risposta.

Caterina alzò gli occhi su di lui e si concesse un altro breve sorriso, sorpresa ma non abbastanza da quella domanda. Forse perché era la domanda che si poneva tutte le mattine aprendo gli occhi ad un nuovo doloroso giorno.

“Non ho amici potenti qui in Inghilterra, e non ho alcun tipo di armi per poter far valere i miei diritti… Sono solo una donna del resto” rispose con una traccia di ironia, subito nascosta però dalla solennità del prossimo pensiero che stava per tramutare in parole “Ma continuo a combattere perché sono una combattente, combatto perché voglio giustizia”

Thomas annuì lentamente e chinò la testa sentendosi in dovere di farle un cenno di rispetto. Gli era bastato un semplice sguardo per comprendere il sentimento che animava il suo spirito guerriero: non era di giustizia terrena che parlava, e nessuna battaglia era persa per il Regno dei cieli.

 

 

You might be a big fish in a little pond,

Doesn't mean you've won

'Cause along may come

A bigger one…

 

“So che eravate loro molto affezionata…”

Caterina si voltò di scatto e gli lanciò un’occhiata di fuoco. Cromwell non sapeva dire se fosse colpa della scelta delle parole o del patetico tentativo di giustificare le esecuzioni di Tommaso Moro e del vescovo, anzi cardinale, Fisher; ma ad ogni modo era sorpreso di vedere ancora, a distanza di anni dal loro ultimo incontro, il fuoco nei suoi occhi.

“Voglio dirvi una cosa, Lord Cancelliere” gli disse, calcando con ironia il nuovo titolo dell’uomo “Potete gioire quanto volete.. Voi, i Bolena e tutti gli altri… Ma cadrete anche voi prima o poi”

Thomas scosse debolmente la testa e fece per ribattere, ma ogni possibile risposta gli pareva improvvisamente priva di senso; poteva provare a negarlo, ma nel profondo  sapeva anche lui che quella profezia si sarebbe rivelata, non poteva non saperlo vedendo tutti i giorni la Regina Anna perdere sempre più potere a Corte, non poteva non saperlo dopo aver visto la fine di Moro e la fine di Wolsey.

 

…And you’ll be lost

Every river that you tried to cross

Every gun you ever held went off

 

 

Aprì gli occhi di scatto: la concretezza della sua cella aveva sostituito i ricordi legati al castello di The More, ma maledizione lei era ancora lì.

Inginocchiato sul gelido pavimento, perso in una devozione religiosa degna di persone ben migliori di lui, Thomas Cromwell riusciva a vedere una sola cosa dinanzi ai suoi occhi: Caterina d’Aragona, la regina triste, la martire di Enrico, la sua adorata nemica. Chissà perché gli veniva in mente proprio adesso? Forse perché in quei quattro anni da quando lei era morta, un posto nella sua mente lo aveva sempre segretamente avuto, così come il ricordo delle sue parole ammonitrici.

“Andiamo Mastro Cromwell, è ora!”

La porta si aprì di scatto e quell’ultima preghiera venne spezzata da due uomini che lo fecero bruscamente alzare, per condurlo nello stesso luogo dove aveva visto molti altri finire. E mai tornare.

 

Oh, and I’m just waiting til the firing stops

Oh, and I'm just waiting till the shine wears off

 

 

E mentre lasciava l’ironica sicurezza della Torre, saliva sul patibolo e spostava lo sguardo sulla folla giunta per disprezzarlo, lui non vedeva altro che lei, lei che come un angelo sembrava essere giunta a tendergli una mano. E forse, solo forse, lui non aveva perso, forse non era perso.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi[1]

Perché gli occhi dell’uom cercano morendo il sole.[2]

 



[1] Pavese

[2] Foscolo in “ De Sepolcri”

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