Tana libera tutti

di Amantide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il piano ***
Capitolo 2: *** Dal profumo di resina alla puzza di whisky ***
Capitolo 3: *** Il risveglio ***
Capitolo 4: *** Tra scuse e acquazzoni ***
Capitolo 5: *** Questione di attimi ***
Capitolo 6: *** L'agguato ***
Capitolo 7: *** La promessa ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il piano ***


Angolo dell'autrice: Volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto le mie one-shot e in particolar modo ringrazio chi mi ha dedicato qualche minuto del suo tempo per farmi sapere la sua opinione lasciando un commento. Questa è la prima storia a capitoli che pubblico e spero che il risultato sia gradito tanto quanto le one-shot. Buona lettura.


1- IL PIANO


L’estate era finalmente arrivata, la scuola era finita e questo significava che le vacanze erano appena cominciate. Harry aveva deciso di trascorrere i primi giorni di quell’estate alla Tana; almeno avrebbe potuto passare un po’ di tempo con Ginny prima di partire alla ricerca degli Horcrux, non sapeva dove quella ricerca l’avrebbe portato, non sapeva nemmeno se sarebbe tornato, ma adesso l’unica cosa che gli importava era godersi quelle giornate con Ginny libero da ogni tipo di pensiero.
La Tana era proprio come la ricordava, alta, storta e straordinariamente tranquilla, la sensazione di pace che quel luogo emanava era qualcosa d’indescrivibile e Harry ripensò alle parole del suo migliore amico: “Non è un granché… ma è casa!” Ron aveva proprio ragione.
Appena varcato l’ingresso, una miriade di persone dai capelli rossi gli corsero incontro accogliendolo con il calore che solo una famiglia è in grado di trasmettere e Harry non poté fare a meno di sentirsi a casa.
“Ben arrivato Harry!” Disse l’unica persona dai capelli non rossi.
“Hermione!” Esclamò Harry alla vista dell’amica che corse ad abbracciarlo.
“Sono appena arrivata anch’io!”
Harry vide Ron e Ginny scendere di corsa le scale per andare a salutarlo e Harry abbracciò entrambi pur sapendo che Ron non aveva ancora del tutto digerito la sua relazione con Ginny.
 
Nel pomeriggio Molly spiegò che visto il matrimonio imminente del suo primogenito si sarebbe recata a Villa Conchiglia per aiutare Fleur e Bill con i preparativi e, vista la mole di lavoro, si sarebbe fermata da loro per la notte.
“Mi raccomando ragazzi!” Disse Molly mentre guardava tutti i suoi figli maschi e si malediva per non aver avuto più figlie femmine. “Cercate di non dare fuoco alla casa! Vostro padre sarà di ritorno tra poco!” Continuò dedicando un’occhiataccia ai gemelli. “Conto su di voi ragazze!” Aggiunse poi rivolta a Ginny e Hermione mentre si avviava in salotto dove puntualmente si smaterializzò. Proprio in quel momento un gufo spennacchiato fece il suo ingresso dalla finestra della cucina e atterrò malamente sul tavolo perdendo piume a destra e a manca.
George corse in cucina e srotolò la piccola pergamena che il gufo portava con sé.
 
Ciao ragazzi,
ho appena ricevuto un gufo da Lupin, riunione urgente dell’ordine. Ci vediamo domani.
 
Arthur
 
PS: Cercate di non dare fuoco alla casa!
 
 
“Evvai!” Esclamò George dopo aver letto il breve messaggio del padre.
“Che succede?” Domandò Fred.
“Casa libera!” Gridò George.
“Dici sul serio?” Chiesero Ginny e Ron all’unisono.
“Non sono mai stato più serio in vita mia!” Rispose George con un ghigno guardando il gemello.
Non capitava quasi mai che i coniugi Weasley si assentassero per la notte contemporaneamente, anzi a dire la verità non era mai successo e questo provocò un’euforia generale tra i giovani Weasley che ben presto contagiò anche Harry e Hermione.
“Non possiamo lasciarci sfuggire un’occasione così! Dobbiamo festeggiare!” Annunciò Fred esaltato.
“Stai pensando a quello che penso io fratello?” Chiese George.
“Ovvio George! Siamo gemelli!” Rispose Fred mentre faceva l’occhiolino.
“Harry, vieni un attimo fuori con noi.” Disse George aprendo la porta d’ingresso per farli uscire.
Harry guardò i gemelli sospettoso, conosceva fin troppo bene quelle facce, stavano sicuramente tramando qualcosa. Con quel pensiero e la voglia di saperne di più seguì i due ragazzi fuori in giardino.
“Quale scherzo avete in mente questa volta?” Chiese Harry sempre più curioso mentre camminava tra i due.
“Scherzo? No Harry sei fuori strada!” Spiegò Fred mettendogli un braccio intorno alle spalle.
“Questa volta si tratta di una buona azione!” Disse George in modo teatrale.
“Una buona azione?” Ripeté Harry incredulo spostando lo sguardo da un gemello all’altro. “Voi due?”
Fred e George si guardarono scuotendo la testa. “Nessuno ci prende mai sul serio fratello!” Disse Fred rivolto al gemello.
“Ok, volete fare una buona azione, e per chi?” Domandò Harry mentre continuava a seguire i gemelli che si avviavano verso il capanno.
“Ron!” Disse Fred mentre George pronunciava contemporaneamente: “Hermione!”
Harry spostava lo sguardo da uno all’altro cercando di capire. “Non vi seguo!”
“Ok Harry, dicci un po’…” Cominciò Fred che non sapeva bene come concludere quella frase.
“A che punto stanno Ron e Hermione?!” Lo aiutò George.
“Cosa?!” Chiese Harry che veramente non capiva cosa centrasse la situazione sentimentale dei suoi migliori amici in quella conversazione.
“Senti Harry, quei due si piacciono! Lo sappiamo tutti! Io, Fred, tu, Ginny, la mamma, il gatto, gli gnomi che invadono il giardino…” Spiegò George assestando un bel calcione nel didietro di uno gnomo che trotterellava vicino a lui.
“Il corpo insegnanti di Hogwarts, il ministro della magia…”
“Ok, ok, si lo sappiamo tutti e allora?” Disse Harry interrompendo George e il suo infinito elenco.
“Già! Lo sappiamo tutti. E sappiamo anche che Ron è troppo impacciato per fare il primo passo mentre lei è troppo orgogliosa.” Fred parlava a voce bassa mentre apriva la porta del capanno permettendo a George di entrare e lanciarsi alla disperata ricerca di qualcosa che, a giudicare dalla quantità di scatoloni che George inziò a spostare, doveva essere ben nascosto.
“Ma dai? Non me ne ero mai accorto!” Fece Harry con tono sarcastico mentre si toglieva una ragnatela dalla faccia.
“Beh, noi pensiamo che sia giunto il momento che tra quei due scocchi la scintilla!”
“Si beh lo penso anch’io e vi prometto che non appena succederà sarete i primi a saperlo, ma adesso mi spiegate cosa ci facciamo qui?!”
“George! Non ha ancora capito!” Esclamò Fred esasperato rivolto al fratello che continuava a rovistare tra gli scatoloni.
“Cosa ti aspettavi? Ci sarà un motivo se è il migliore amico di Ron, no?!” Entrambi i gemelli scoppiarono a ridere mentre Harry cominciava ad irritarsi.
Dopo un paio di minuti, George trovò lo scatolone che stava cercando e si avvicinò agli altri due posandolo sul vecchio tavolo. “Vediamo se così capisce.” Disse iniziando a estrarre il contenuto dello scatolone. Tirò fuori una bottiglia d’idromele e la sistemò sul tavolo proprio davanti ad Harry. Harry guardò la bottiglia, poi i gemelli, poi guardò di nuovo la bottiglia e poi ancora i gemelli. Fred e George si guardarono sconsolati così George tirò fuori un’altra bottiglia, questa volta di Whisky incendiario e la mise a fianco a quella d’idromele sperando che Harry capisse. “Cominci a capire?” Chiese Fred che fissava Harry con un sopracciglio alzato. A Harry scappò un sorriso e proprio in quel momento la porta del capanno si spalancò ed entrò Ginny.
“Allora gliel’avete detto?” Chiese la rossa.
“Ginny? Tu sei d’accordo?!” Domandò Harry sorpreso.
“Se è d’accordo?” Disse Fred.
“Ragazzo, tu sarai anche il prescelto ma forse non hai ancora capito con chi hai a che fare… Noi saremo anche le braccia, ma è lei la mente!” Spiegò George dando un buffetto alla sorella.
“È stata una mia idea!” Disse lei raggiante.
“Ragazzi, io non sono molto convinto…”
“Dai Harry! È l’unico modo!” Insisté Ginny.
“Già, è così!” Dissero in coro i fratelli.
“Allora… fatemi capire bene… voi volete far ubriacare Ron e Hermione nella speranza che tra loro succeda qualcosa?” Domandò Harry che non riusciva a non ridere nel pronunciare quelle parole.
“Esattamente!” Dissero i tre all’unisono.
“Ragazzi, io non lo so… non ho mai visto Ron ubriaco, non so cosa potrebbe dire o fare… già quei due litigano da sobri, non so cosa potrebbe succedere con tutto quell’alcol in corpo.”
“È proprio questo il punto Harry! Loro litigano perché nessuno dei due riesce ad ammettere di essere innamorato dell’altro, con un po’ di alcol in corpo invece riusciranno a dirsi quello che provano veramente.” Spiegò Ginny.
“E come pensate di riuscirci? Ron probabilmente butterà giù qualche bicchiere di sua spontanea volontà ma Hermione e l’alcol sono due cose completamente diverse… non si ubriacherà mai!”
“Basterà provocarla!” Disse Ginny entusiasta. “Sai quanto è orgogliosa. Si sentirà toccata sul vivo e vorrà a tutti i costi dimostrare che anche Hermione Granger beve un paio di bicchieri ogni tanto! E a quel punto è fatta!”
“Avete pensato proprio a tutto eh?”
“Esatto! È un piano perfetto!” Disse Ginny fiera.
“Allora, ci stai?” Gli domandò Fred.
Harry si trovò gli occhi dei tre Weasley puntati contro e si sentì improvvisamente in difficoltà.
“Dai Harry! Pensa che con Ron offuscato dall’alcol o comunque impegnato con Hermione sarai libero di stare con Ginny tutta la sera.” Tentò di convincerlo Fred mentre Ginny arrossiva e Harry si sentiva improvvisamente a disagio. A questo non aveva proprio pensato. Hermione era stata chiara quando gli aveva detto che Ron approvava la loro relazione ma non era ancora pronto a vederli baciarsi o coccolarsi in pubblico. Lui rispettava la posizione di Ron ma desiderava a tutti costi ritagliarsi un po’ di tempo per stare con Ginny e questo bisogno fece la differenza.
“Ci sto!” Esclamò Harry deciso.
Dai Weasley si levò un grido di gioia e mentre loro esultavano Harry vide dalla finestra Ron e Hermione che si avvicinavano.
“Ragazzi, arrivano! Nascondete le bottiglie!” Disse Harry mentre Fred richiudeva di fretta lo scatolone.
“Si può sapere cosa state tramando voi quattro?” Chiese Hermione aprendo la porta del capanno e fissando gli amici sospettosa.
“Noi quattro?” Chiese George con aria indifferente. “No, ti sbagli, eravamo solo in tre. E stavamo parlando di cose da uomini ma sai... Ginny non riesce a stare senza Harry per più di dieci minuti e così ci ha raggiunto!” Spiegò George in un modo che suonava molto convincente.
“Se stavate parlando di cose da uomini come mai nessuno mi ha detto nulla?” Domandò Ron irritato.
“Fidati fratellino… un giorno ci ringrazierai per non averti coinvolto in questa conversazione!” Spiegò Fred con un ghigno.
“Beh adesso torniamo in casa, bisognerà pensare a preparare la cena!” Disse Ginny guidando tutti fuori dal capanno.
I sei ragazzi attraversarono il giardino diretti verso casa, appena arrivati alla porta d’ingresso Fred si girò verso George, Ginny ed Harry e disse: “Dopo cena io andrò a prendere le bottiglie e voi non dovrete far altro che incitarli a bere… qualsiasi motivo vi venga in mente va bene e ricordate…” Fred fece una pausa per controllare che gli altri due non stessero ascoltando. “Hermione deve essere ubriaca ma Ron no, basterà che sia un po’ alticcio o non riuscirà a combinare un bel niente!”
I tre annuirono in silenzio e Harry non poté fare a meno di pensare che quella sera sarebbe stata una delle più divertenti della sua vita.

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Capitolo 2
*** Dal profumo di resina alla puzza di whisky ***


Angolo dell'autrice: Ecco il secondo capitolo, spero che vi divertirete a leggerlo tanto quanto io mi sono divertita a scriverlo. Grazie in anticipo a chiunque leggerà la storia. A presto!

 
2-Dal profumo di resina alla puzza di whisky



 
Il sole era ancora alto nel cielo ma in casa Weasley erano già in corso i preparativi per la cena. Ron aveva proposto una grigliata in giardino e tutti si erano dimostrati entusiasti della sua idea. Harry si era offerto di fare la spesa, aveva deciso che avrebbe pagato tutto lui per ringraziare i Weasley dell’ospitalità, dopo tutte le estati in cui era stato a casa loro gli sembrava il minimo. Ginny non aveva perso l’occasione di stare sola con Harry e aveva quindi deciso di accompagnarlo a Diagon Alley per comprare tutto il necessario.
“Vado a cercare della legna, vieni con me?” Domandò Ron a Hermione mentre Fred e George correvano esaltati verso il capanno alla ricerca del barbecue.
“Va bene.” Disse Hermione timidamente. La ragazza andava sempre volentieri alla Tana, adorava la famiglia di Ron, ma dovette ammettere a se stessa che ultimamente ci andava sperando di poter passare un po’ di tempo da sola con lui.
A scuola Harry passava la maggior parte della giornata con loro e i momenti in cui lei e Ron restavano veramente soli scarseggiavano. Alla Tana le cose non andavano meglio, la casa era sempre affollata e Molly era famosa per essere curiosa e decisamente troppo impicciona, pertanto anche andare a raccogliere della legna de sola con Ron era già un piccolo successo. Hermione sorrise e si lasciò guidare dal ragazzo lungo un piccolo sentiero sterrato che conduceva alla foresta che circondava la Tana. I due s’incamminarono tra le conifere chiacchierando e Hermione rimase piacevolmente colpita dal fortissimo odore di resina che dominava il bosco.
“Hermione, tutto bene?” Domandò Ron che aveva notato l’aria assente dell’amica.
“Si, si.” Rispose lei sorridendo. “È solo che questo posto mi ricorda tantissimo l’infanzia. Quando ero piccola avevamo una casa in montagna, una baita, poco distante c’era una foresta bellissima e questo odore di resina mi ha fatto venire in mente quegli anni felici.” Ron vide gli occhi di Hermione inumidirsi. “Quando ancora non sapevo di essere una strega e mai avrei immaginato di mandare i miei genitori in Australia facendogli dimenticare di avere una figlia.” Hermione concluse la frase singhiozzando e Ron l’abbracciò pur sapendo che il suo conforto non sarebbe mai bastato a colmare il vuoto lasciato dai genitori.
“Sai… anche a me questo posto ricorda tanto l’infanzia.” Disse Ron con voce ferma ma dolce. “Quando ero piccolo Fred e George avevano il vizio di buttare i miei giocattoli fuori dalla finestra e io passavo i pomeriggi in questo bosco a cercarli.” Raccontò Ron che sperava di riuscire a sdrammatizzare strappando un sorriso all’amica. A Hermione sfuggì una risata e Ron fu felice di essere riuscito nel suo intento.
“Grazie Ron.” Sussurrò Hermione mentre lui le asciugava un’ultima lacrima.
“Ti prometto che quando tutto questo sarà finito torneremo qui insieme e potrai goderti la bellezza di questo posto senza rimorsi.” Le promise il ragazzo allontanandosi leggermente per poterla guardare negli occhi.
Hermione guidata da una forza sconosciuta si avvicinò nuovamente al viso di Ron che arrossì rapidamente, ma proprio in quel momento il rumore di un’esplosione li fece trasalire. I due ragazzi si voltarono spaventati, ma subito tirarono un sospiro di sollievo vedendo una grossa “W” rossa che dominava il cielo sopra la Tana.
“Fred e George devono aver tirato fuori i fuochi d’artificio!” Spiegò Ron a Hermione che fissava ancora incredula la lettera scarlatta sopra le loro teste.
“Direi che ci conviene prendere la legna e tornare allora, sai... non vorrei che quei due riuscissero veramente a dar fuoco alla casa!” Disse Hermione divertita.
I due amici tornarono rapidamente alla Tana, dove Ginny aveva già allestito una graziosa tavolata e Fred aspettava impaziente il loro ritorno per accendere il fuoco.
“Finalmente! Come mai ci avete messo tanto?” Chiese Fred in modo malizioso ammiccando ad Hermione che arrossì incapace di ribattere.
“Non ci abbiamo messo tanto!” Protestò Ron che era più rosso dei suoi capelli. “E poi potevate aspettarmi per iniziare a fare i fuochi d’artificio!”
“Dai Ron, non iniziare a brontolare!” Intervenne Ginny. “Abbiamo tutta la sera per divertirci!”
 
La cena cominciò al tramonto e proseguì tra una battuta e l’altra. Arrivarono all’ultima portata decisamente provati, era tutto squisito, persino il gatto sembrò apprezzare la cucina dei giovani Weasley che dovevano aver ereditato quel talento dalla madre.
“È la prima volta che ti vedo in difficoltà davanti al cibo Ron!” Disse Hermione divertita guardando l’amico che boccheggiava tentando di finire il dolce.
“Io non sono mai in difficoltà quando si tratta di cibo!” Rispose lui inizialmente serio ma terminando la frase ridendo.
“No, no Hermione ha ragione!” Convenne Fred che colse al volo quell’occasione per mettere in atto il fatidico piano. “Sei decisamente in difficoltà! So io quello che ci vuole!” E così dicendo si alzò di scatto e corse verso il capanno.
George, Harry e Ginny si scambiarono un’occhiata d’intesa mentre Ron e Hermione, ignari di tutto, continuavano a scherzare su quanto capiente fosse lo stomaco di Ron.
Poco dopo Fred fu di ritorno con le bottiglie e a quella vista Hermione sgranò gli occhi incredula.
“Fred! Non vorrai certo dar fondo a tutte le scorte alcoliche di casa Weasley!?” Disse lei con tono di rimprovero.
“Certo che no, ma dopo una cena come questa un digestivo è proprio quello che ci vuole!” Rispose Fred cercando l’approvazione degli altri tre che subito furono d’accordo. Con sua sorpresa anche Ron approvò l’idea e prese a stappare la prima bottiglia. Andava tutto secondo il piano. Ron versò il liquore in cinque bicchierini ed esitò davanti al sesto. “E tu?” Chiese con un mezzo ghigno ad Hermione che sedeva al suo fianco. “Bevi o non bevi!?”
Hermione tentennò e solo quando da parte di tutti si levò un grido di protesta acconsentì a bere un bicchiere.
“Direi che qui ci vuole un brindisi!” Cominciò George alzandosi in piedi seguito da tutti gli altri meno Hermione che rimase seduta indecisa sul da farsi. “Un brindisi a Hermione che ci ha concesso l’onore di bere un bicchiere con lei!” Disse con aria solenne alzando il bicchiere e invitando gli altri ad imitarlo.
“Siete proprio incorreggibili!” Commentò la ragazza imbarazzata mentre si alzava per unirsi al brindisi. Tutti svuotarono i bicchieri in un solo sorso e non fecero in tempo a risedersi che George li stava nuovamente riempiendo. Hermione lo guardò allibita, ma prima che potesse dire qualunque cosa George levò il suo bicchiere verso Hermione e disse: “Io ti ho dedicato un brindisi, come minimo tu ne devi dedicare uno a me!”
“O a me! Scegli tu!” Intervenne Fred facendo l’occhiolino al fratello.
“Non lo farò!” Disse lei incrociando le braccia al petto con aria di sfida.
“Ve lo dedico io!” Disse Harry prendendo in mano la situazione. “A Fred e George!”
“Dai Hermione non fare la guastafeste!” La spronò Ron avvicinando il bicchiere all’amica ed esortandola a bere. Hermione sbuffò e chiudendo gli occhi butto giù il secondo giro tra fischi e applausi.
“E a me un brindisi non lo fate fare?” Domandò Ginny ai fratelli. “Io propongo di brindare a Harry che ci ha offerto questa fantastica cena!” E così dicendo si alzò in piedi e baciò Harry noncurante dei tre fratelli che li fissavano. A quella vista Ron riempì rapidamente il suo bicchiere con del Whisky incendiario e lo trangugiò senza pensarci.
“Ron ma cosa fai?!” Chiese Hermione stizzita.
“Bevo per dimenticare!” Esclamò lui.
“Dimenticare cosa?”
“Harry e mia sorella che si baciano! Che altro?!” Hermione scoppiò a ridere e Ron si fece improvvisamente serio.
“Guarda che non sto scherzando!” Ribadì lui.
“Perché non accetti la cosa invece di bere per dimenticare?!”
“Si, si è molto saggio da parte tua Hermione ma non pensare di non prendere parte al brindisi in onore di Harry!” Si intromise Ginny che voleva assicurarsi che il suo piano funzionasse.
“Giusto!” Esclamarono Fred e George in coro.
Hermione buttò giù a fatica il whisky dandosi della stupida per essersi lasciata trascinare dalla situazione. Il sapore del whisky non le piaceva per niente e in più le faceva bruciare lo stomaco tremendamente.
“Ma come fate a bere questa roba?!” Domandò agli amici senza ottenere risposta. Ginny ed Harry si baciavano con passione, Ron cercava di scacciare il gatto dal tavolo mentre Fred e George armeggiavano con qualcosa di grosso e pesante che fino a quel momento avevano tenuto nascosto. Qualunque cosa fosse era un oggetto cilindrico ma Hermione non riuscì a capire di più perché i gemelli l’avevano avvolto in un telo.
“Miseriaccia! E quello cos’è?” Chiese Ron incuriosito.
“Questa è l’attrazione della serata!” Annunciò Fred accarezzando l’oggetto come se fosse un bambino.
“Non sarà altro alcol voglio sperare!” Esclamò Hermione guardando preoccupata le tre bottiglie vuote che troneggiavano sulla tavola accanto ad altrettante ancora piene e pronte per essere stappate.
“Molto meglio!” Commentò George rimuovendo il telo che nascondeva il misterioso oggetto. “Vi presento l’ultima delle nostre invenzioni!”
“Ma è un semplice barile con un rubinetto!” Disse Ginny delusa.
“Sarà anche un semplice barile ma è il contenuto quello che conta, sorellina!” Spiegò Fred con orgoglio.
Hermione guardava il barile perplessa, non era ancora del tutto convinta che quell’affare non contenesse alcol, dopotutto Fred e George non erano il massimo della sincerità.
“Ora, ecco come funziona… basta girare il rubinetto per far uscire una piccola gelatina!” Spiegò George mentre Fred dava una dimostrazione in tempo reale del funzionamento del marchingegno.
“Wow, un distributore di caramelle portatile!” Commentò Ron con ammirazione.
“Non sono caramelle Ron! Questa è una macchina in grado di condensare un gas e trasformarlo in gelatina!”
“E allora?!” Commentarono Harry e Ginny in coro.
“Perché dovrei voler mangiare un gas?” Disse Ron che iniziava a scocciarsi.
“Perché non è un gas qualunque!” Spiegò Fred. “Questo è …”
“Elio!” Disse Hermione alzandosi e afferrando la gelatina che Fred aveva in mano. La masticò pensando che fosse veramente un’idea geniale, i gemelli avevano un talento innato per queste cose.
“L’elio altera la voce!” Spiegò Hermione con una voce acutissima e innaturale che di certo non era la sua. Ci fu un attimo di silenzio in cui gli altri cinque la fissarono incapaci di reagire, poi scoppiarono tutti a ridere di botto compresa Hermione che realizzò solo in quel momento di non essersi mai divertita così tanto in vita sua.
Il successo delle gelatine all’elio andò oltre ogni previsione e ben presto fu indetto un brindisi in loro onore a cui tutti presero parte senza farsi pregare.
Da quel momento la serata decollò del tutto e ben presto i ragazzi si ritrovarono a fare brindisi senza senso ai personaggi più improbabili. Tutto cominciò con George che volle a tutti i costi bere in nome di Piton e dei suoi capelli unti, fu poi il momento di brindare a Pix e a tutti gli elfi domestici che cucinavano per loro al castello, per finire con il brindisi più assurdo di tutti, quello dedicato ai nargilli.
Hermione non aveva mai bevuto così tanto in vita sua e notò con piacere che dopo il quarto bicchiere tutto si fece più divertente, si sentiva leggera e cadde letteralmente dalla sedia dal ridere quando Ron, dopo aver mangiato una gelatina all’elio, si cimentò in un’imitazione di Malfoy che diceva il suo classico “Mio padre lo verrà a sapere!” con quella voce ridicola.
Dopo circa un’ora di puro delirio Fred e George erano completamente fuori controllo, Hermione continuava a ridere senza motivo mentre Ron si era accasciato sul tavolo.
Ginny approfittò di quella situazione per trascinare Harry nella sua stanza. Salirono le scale di corsa e appena entrarono in camera Harry rimase sorpreso nel vedere quanto la ragazza fosse ordinata rispetto al resto della famiglia. Ginny chiuse la porta alle sue spalle e si gettò tra le braccia del suo ragazzo che barcollò.
“Scusa, mi gira un po’ la testa!” Disse Harry tentando di ritrovare l’equilibrio.
“Anche a me!” E con quelle parole baciò Harry che ricambiò immediatamente con passione. Finalmente potevano passare un po’ di tempo da soli lontani dai problemi e dal resto della famiglia Weasley.
Nel frattempo in giardino nessuno sembrava essersi accorto della loro assenza. Ron si tirò su a fatica dal tavolo dove si era quasi addormentato e decise che nel letto sarebbe stato più comodo, con questa idea si avviò verso camera sua quando improvvisamente Hermione gridò: “Ron! Dove vai?”
“A letto, sono esausto! E faresti meglio ad andarci anche tu!”
Appena raggiunse camera sua Ron si lasciò cadere sul letto, non aveva nemmeno la forza di cambiarsi, gli esplodeva la testa e anche lo stomaco sembrava aver qualcosa da ridire. Stava quasi per addormentarsi quando improvvisamente Hermione entrò bruscamente nella stanza facendolo sobbalzare.
“Miseriaccia Hermione! Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Mi sa che sono rimasta senza un posto per dormire!” Disse Hermione ridendo.
“In che senso?” Domandò Ron senza alzarsi dal letto. Era tutta la sera che la ragazza diceva cose senza senso e lui non sapeva più riconoscere quando parlava seriamente.
“Nel senso che Harry e Ginny si stanno dando da fare e si sono anche dimenticati di chiudere la porta!” A quelle parole Ron diventò paonazzo, non voleva neanche lontanamente immaginare la scena a cui aveva assistito Hermione.
“Ok basta così!” Disse scacciando dalla mente ogni possibile immagine di sua sorella e del suo migliore amico che facevano cose poco caste. “Puoi dormire nel letto di Harry, ma adesso ti prego fammi riposare.”
“Va bene, adesso però devo andare in bagno!” Biascicò Hermione uscendo barcollando dalla stanza e rientrando dopo meno di un minuto.
“Non dovevi andare in bagno?” Domandò Ron sentendo l’amica rientrare troppo presto.
“E’ occupato!”
“Occupato? E da chi? Fred e George sono ancora in giardino a fare casino.” Disse Ron guardando fuori dalla finestra. “E Harry e Ginny stanno… stanno… va beh sono impegnati.” Tagliò corto Ron.
“Senti Ronald, so riconoscere una porta chiusa quando ne vedo una! E la porta in fondo al corridoio a sinistra è chiusa!”
“Hermione, quello è lo sgabuzzino! Il bagno è in fondo al corridoio a sinistra ma al piano di sotto!” Spiegò Ron sdraiato a pancia in giù con gli occhi chiusi.
“Giusto!” Convenne Hermione uscendo nuovamente dalla stanza.
Dopo cinque minuti Hermione rientrò e cadde a terra inciampando nelle scarpe di Ron che si svegliò di nuovo di soprassalto.
“Miseriaccia Hermione! Sto cercando di dormire! Cos’hai combinato adesso?” Gridò Ron mettendosi a sedere sul letto e vedendo Hermione per terra che rideva come una matta.
“Sono inciampata nelle tue scarpe! Se solo tu fossi più ordinato…”
“Perché sei insopportabile anche da ubriaca?!” Protestò Ron osservando l’amica che tentava di rialzarsi con scarso successo e notando solo in quel momento che aveva buona parte della maglietta bagnata.
“Hai anche allagato il bagno per caso?” Le chiese indicando la parte di maglietta completamente fradicia. Lei in risposta gli lanciò un’occhiataccia e quando finalmente riuscì ad alzarsi aprì l’armadio di Ron e si lanciò alla disperata ricerca di qualcosa.
“Che cosa stai facendo?” Ron scattò in piedi e si affrettò a bloccare l’amica che sembrava intenzionata a svuotare l’armadio.
“Mi serve una maglietta, non posso dormire con questa… è bagnata!”
“Ok, ok, prendi questa.” Disse il rosso richiudendo l’armadio e sospirando disperato.
Finalmente i due si misero a letto e Ron fu contento di poter spegnere la luce, Hermione sembrava essere crollata di botto, ma si sbagliava. Poco dopo, infatti, nel buio della stanza Hermione parlò di nuovo: “Ron.” Disse in un sussurro. Il rosso imprecò mentalmente e cercò di risponderle con il suo tono più calmo: “Cosa c’è?”
“Ho freddo!” Rispose lei dolcemente.
“Ma è luglio!”
“E allora? Se ho freddo adesso devo aspettare dicembre per dirtelo?”
“No, no, va bene hai freddo e io cosa posso fare? Vuoi che vada a prenderti una coperta?”
“Posso dormire con te?” Chiese lei timidamente.
Ron rimase di stucco, doveva essere stato sicuramente l’alcol a parlare, di certo non poteva essere stata Hermione a dire una cosa del genere.
“Hermione… sei ubriaca, ti prego dormi.” Ron trovò quella frase terribilmente difficile da pronunciare, ma era la verità. Hermione era alle prese con la sua prima sbronza e lui era suo amico, solo un amico, nulla di più. Ron tentò di concentrarsi su quella parola ma improvvisamente sentì Hermione alzarsi dal letto e infilarsi nel suo dove si rannicchiò al suo fianco. Il profumo di lei gli invase corpo e mente e il suo contatto gli scatenò una serie di emozioni contrastanti. Se lei non fosse stata ubriaca sarebbe stato il momento perfetto per baciarla, ma in giardino c’erano sei bottiglie di superalcolici vuote anche grazie a loro e Ron realizzò solo in quel momento che, se non fosse stato per quelle bottiglie, mai e poi mai Hermione si sarebbe infilata nel suo letto. Questo pensiero lo rese triste ma sapeva di non poter approfittare della condizione di Hermione, non se lo sarebbe mai perdonato. Questi pensieri lo avrebbero fatto impazzire ma per fortuna Hermione parlò di nuovo. “Beh? Una ragazza ti s’infila nel letto e non dici niente?” Domandò lei stizzita.
“Io… ehm… Hermione sei ubriaca e a me gira la testa, cosa devo dirti?”
“Come mi sta la tua maglietta?” Chiese lei cambiando improvvisamente discorso e scostando il lenzuolo. La luce della luna illuminava appena la stanza ma a Ron bastò per vedere quanto fosse bella Hermione con indosso solo la sua t-shirt. Ovviamente le andava grande e questo faceva si che le sue forme fossero appena accennate e in più le arrivava appena sotto il sedere lasciando a Ron la possibilità di fantasticare.
“Ti sta benissimo, ma adesso dormi!” Disse Ron coprendola con il lenzuolo e cercando a tutti i costi di resistere alla tentazione di saltarle addosso.
Ma Hermione sembrava decisa a torturarlo quella notte. Non erano passati dieci minuti che la ragazza dichiarò di non avere più sonno e Ron iniziò a maledire mentalmente Harry e Ginny per averlo messo in quella situazione.
“Ok! Hermione, ti prego dimmi cosa devo fare per farti addormentare una volta per tutte.” Disse lui mettendosi a sedere.
“Non lo so, non sono stanca!” Spiegò lei seria appoggiandosi alla sua spalla. “Fammi stancare!” Aggiunse poi senza rendersi conto di come Ron avrebbe potuto intendere quella frase. Il buio impedì ai ragazzi di veder arrossire le loro facce ma era proprio quello che successe nel momento in cui entrambi colsero il doppio senso. Hermione si rese conto che nonostante la figuraccia non si sentiva per niente in imbarazzo e improvvisamente ricordò quanto stava per succedere poche ore prima nel bosco. Se non fosse stato per i fuochi d’artificio di Fred e George probabilmente lei e Ron si sarebbero baciati, così decise di provarci di nuovo. Si avvicinò al viso del ragazzo e si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra, nonostante il buio decise di chiudere gli occhi e si apprestò a baciarlo, ma poco prima che le loro labbra si toccassero Ron l’afferrò per i polsi e l’allontanò.
“Hermione, per favore, non sai cosa stai facendo!” Disse lui con voce tremante.
“Mi stai rifiutando Ronald Weasley?” Disse lei con un tono che fece capire a Ron che l’alcol regnava ancora sovrano nel suo corpo.
“Non ti sto rifiutando, sto solo dicendo che non è il mom…” Ma Ron non riuscì a finire quella frase perché Hermione gli saltò letteralmente addosso baciandolo sulle labbra. Ron rimase inizialmente interdetto da tutta quell’iniziativa ma continuava a ripetersi che lei era ubriaca e lui brillo e che non doveva permettere che succedesse nulla di cui si sarebbero pentiti. Questo pensiero gli diede la forza di staccarsela ancora una volta di dosso mentre lei protestava dandogli piccoli pugni sul petto.
“Cosa c’è? Puzzo di troll forse?” Chiese indispettita mentre continuava a dimenarsi cercando di liberarsi dalla presa salda del ragazzo.
“No! Puzzi di whisky che è peggio!”
Hermione non sembrava voler mollare, così Ron alzò improvvisamente la voce cercando di mantenere i nervi saldi e gli ormoni a bada.
“Ok, cerchiamo di stare calmi!” Disse mentre si domandava per quanto tempo sarebbe durato l’effetto dell’alcol su Hermione, non sapeva quanto ancora le avrebbe resistito.
“Vediamo se riesci a stare calmo adesso!?” Lo provocò lei iniziando a sfilargli la maglietta.
“Hermione no!” L’ammonì lui mentre sentiva un brivido salirgli lungo la schiena e le bloccava le mani controvoglia.
“Va bene, allora mi spoglio io!” E così dicendo afferrò il fondo della maglietta e cominciò e sfilarsela.
“Miseriaccia Hermione, hai deciso di farmi impazzire?” Esclamò Ron cercando di impedirle di togliersi i vestiti. “Basta!” Aggiunse guardando la ragazza negli occhi sperando che tornasse in sé. A quelle parole Hermione sembrò rassegnarsi e sbuffando si lasciò cadere sul letto a peso morto dove finalmente si addormentò profondamente.
Ron guardò l’amica che dormiva al suo fianco e si complimentò con se stesso per l’autocontrollo. Era certo che l’indomani Hermione l’avrebbe ringraziato per averle impedito di fare quell’errore.

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Capitolo 3
*** Il risveglio ***


Angolo dell'autrice: Eccomi con il terzo capitolo. Volevo dire un sincero grazie a tutti coloro che stanno seguendo la storia e che mi comunicano le loro impressioni tramite commento. Spero che questo capitolo non vi deluda. A presto!

3- IL RISVEGLIO


Alle prime luci dell’alba Fred aprì leggermente le palpebre infastidito dai raggi di sole che filtravano dalle assi di legno. Sentiva la testa tremendamente pesante e la bocca impastata. Appena riuscì ad aprire del tutto gli occhi si portò una mano alla fronte guardandosi intorno spaesato. Si trovava all’interno del capanno, sdraiato sotto il vecchio tavolo in mezzo a cartoni e cianfrusaglie, questo era chiaro. Quello che non gli era per niente chiaro era come fosse finito lì. D’un tratto un miagolio insistente attirò la sua attenzione e Fred si accorse solo in quel momento che il gatto era seduto proprio sopra il suo stomaco. Sempre più sorpreso, rimase steso per terra a fissarlo per qualche minuto domandandosi per quale assurda ragione il suo candido pelo fosse diventato rosa.
Poco più in là George russava sonoramente. Fred osservò il fratello che dormiva sopra i rottami babbani che il padre collezionava da una vita domandandosi come avesse fatto a prender sonno in una posizione tanto scomoda. Poggiava la testa su una radio d’epoca come fosse un cuscino, aveva quella che sembrava essere una canna da pesca conficcata nel fianco e la sua gamba destra era completamente ingarbugliata nel filo di un vecchio telefono a rotella.
Fred si mise a sedere scacciando il gatto e si stropicciò gli occhi con aria assonnata. Era giunto il momento di ricostruire gli avvenimenti della sera precedente. A giudicare dalla sensazione di malessere che provava, doveva aver bevuto parecchio e quando vide una bottiglia di whisky incendiario rigorosamente vuota appoggiata sul tavolo, ricordò il fatidico piano che lui, George, Ginny e Harry avevano escogitato proprio lì qualche ora prima.
Domandandosi come fosse andata a finire tra Ron e Hermione iniziò a scuotere il fratello con l’intento di svegliarlo, forse con l’aiuto di George sarebbe riuscito a ricostruire a grandi linee gli avvenimenti della serata.
 
Il risveglio di Harry fu decisamente più piacevole di quello dei gemelli. Tanto per cominciare era sdraiato in un letto e stando all’odore di lavanda che dominava l’aria quella non doveva essere la camera di Ron. Harry inforcò gli occhiali appoggiati sul comodino e mise a fuoco la figura di Ginny che entrava in camera con il vassoio della colazione.
“Buongiorno!” Disse lei con un sorriso a trentadue denti e le gote più rosee del solito. “Dormito bene?” Chiese mentre gli dava un bacio a fior di labbra e appoggiava il vassoio sul letto.
“Più che bene direi!” Rispose il ragazzo mentre nella sua mente riviveva i momenti più belli della notte appena trascorsa. Ginny si accoccolò tra le braccia di Harry e i due iniziarono a fare colazione scambiandosi qualche bacio.
“Dici che Ron e Hermione hanno dormito insieme?” Chiese Harry curioso appena ricordò lo scopo del loro piano perfetto.
“Beh… io direi che lei nel suo letto non c’è!” Osservò Ginny con un velo di malizia indicando il letto di Hermione che non aveva l’aria di essere stato usato. “E quando sono scesa a preparare la colazione non era nemmeno sul divano. Io penso che ci siano buone probabilità che il nostro piano abbia avuto successo.” Aggiunse facendo l’occhiolino a Harry.
 
Al piano di sopra Hermione stava aprendo gli occhi con fatica. Sentiva le palpebre pesanti e la testa le pulsava fastidiosamente. Sperando di migliorare la sua condizione, la ragazza si mise a sedere sul letto combattendo con la nausea e si accorse con stupore che la stanza in cui si trovava non assomigliava per niente a quella di Ginny. Il disordine regnava sovrano e questo poteva voler dire soltanto una cosa… si trovava in camera di Ron.
Disorientata, si guardò intorno e fu solo in quel momento che notò il suo abbigliamento. Indossava solo una maglietta grigia e, a giudicare dalla taglia abbondante, anche quella doveva essere di Ron. Imbarazzata, strinse le ginocchia al petto coprendosi il più possibile con la t-shirt mentre una serie di domande iniziavano a farsi strada nella sua mente intensificando il mal di testa. Cosa ci faceva in camera di Ron con indosso solo una sua maglietta? E perché diavolo non ricordava come ci fosse finita? Mentre cercava di non agitarsi il suo sguardo vagò rapido per la stanza alla ricerca di qualche indizio che la aiutasse a capire e si soffermò con orrore sul pavimento; i suoi vestiti erano gettati alla rinfusa sul parquet come se fossero stati tolti di fretta. A quella vista Hermione iniziò a preoccuparsi. Non poteva essere come sembrava. La ragazza si passò una mano tra i folti capelli ricci cercando di ricordare, ma niente, black-out totale. Le sembrava di vivere la scena di un film del quale non avrebbe mai voluto essere la protagonista.
Terrorizzata all’idea di quello che doveva essere successo, si decise a guardare al suo fianco e lo vide. Ron dormiva beato a pancia in giù, abbracciato al cuscino, era senza maglietta con il lenzuolo che lo copriva dalla vita in giù, e i suoi capelli spettinati erano resi ancora più rossi dai primi raggi di luce che entravano dalla finestra. Hermione scattò in piedi portandosi le mani alla bocca da cui però non uscì alcun suono. Rimase in piedi impietrita da quella visione per qualche minuto, era confusa, non sapeva cosa fare e non riusciva a spiegarsi quella situazione. Sconsolata, guardò fuori dalla finestra e la sua attenzione venne catturata dal caos che regnava in giardino, dove bottiglie e bicchieri di ogni forma e colore erano sparsi sulla tavola ancora apparecchiata. A quella vista i ricordi iniziarono a riaffiorare nella sua mente e la ragazza ricordò come gli amici l’avessero spronata a bere. Era sicura di aver preso parte a qualche brindisi e, anche se non sapeva dire con esattezza quanti, si convinse che visti i postumi dovevano essere stati certamente troppi. Appellando tutto il suo intelletto decise che non doveva farsi trascinare a conclusioni affrettate e cercò di ricapitolare gli eventi con ordine.  Aveva bevuto troppo, e fin qui non c’erano dubbi, per qualche assurda ragione era finita in camera di Ron, dove si era tolta i vestiti per indossare una sua maglietta e aveva finito per dormire con lui nel suo letto. Doveva ammettere che tutti i pezzi del puzzle messi insieme non lasciavano spazio a molte interpretazioni, ma la ragazza si convinse che non poteva essere andata a letto con Ron senza averne un minimo ricordo. Improvvisamente notò sul comodino quella che sembrava una pagina strappata da un libro. Hermione guardò la pergamena con ribrezzo, non tollerava che si strappassero le pagine dei libri, ma furono le parole stampate con inchiostro nero a ferirla profondamente. “Incantesimo contraccettivo: come eseguirlo” recitava il titolo, e sotto era spiegato per filo e per segno il procedimento. A quella vista Hermione si arrese alla realtà mentre una lacrima le rigava il viso.
Mentre piangeva in silenzio osservando Ron che dormiva profondamente ricordò il momento del primo brindisi, quando il ragazzo aveva riempito i bicchieri di tutti e aveva esitato davanti al suo domandandole quel “Bevi o non bevi?” che l’aveva provocata, ricordò anche che Ron le aveva dato della guastafeste in occasione del brindisi dedicato a Harry e ancora una volta l’aveva spronata a bere. Le lacrime sgorgavano senza sosta dagli occhi di Hermione mentre realizzava che faceva tutto parte di un piano: Ron aveva deciso di farla ubriacare per portarla a letto e la prova di tutto era quella dannata pergamena con le istruzioni per praticare l’incantesimo contraccettivo. Inorridita da quella realtà Hermione uscì di corsa dalla stanza, scese le scale rapidamente e raggiunse il bagno dove si abbandonò a un pianto di sfogo. Avrebbe voluto poter dire che si trattava solo di un brutto sogno ma non era così, solo qualche ora prima lei e Ron stavano per baciarsi e adesso aveva una gran voglia di prenderlo a schiaffi. Si sciacquò la faccia con acqua gelata e fissò la sua immagine riflessa nello specchio, era a pezzi, sia fisicamente che moralmente, non poteva credere che fosse successo sul serio. Voleva tornare a casa, non sarebbe rimasta alla Tana un momento di più, almeno a casa sua avrebbe potuto piangere e darsi della stupida senza dover dare spiegazioni a nessuno. Con quest’idea in testa tornò al piano di sopra, avrebbe recuperato i suoi vestiti e si sarebbe smaterializzata il prima possibile.
Entrò nella stanza sbattendo la porta e cominciò a recuperare i suoi indumenti continuando a darsi della stupida per essersi cacciata in quella situazione. Il rumore della porta destò Ron che si mise a sedere sul letto guardandosi intorno spaventato. Hermione sembrava non essersi accorta di nulla e il ragazzo l’osservò divertito mentre raccoglieva i vestiti come una pazza. Era felice di vederla così attiva, se aveva tutte quelle energie, voleva dire che i postumi della sbronza non dovevano essere troppo intensi.
“Buongiorno Hermione.” Disse il rosso stiracchiandosi.
A quelle parole la ragazza si voltò di scatto, presa dalla rabbia afferrò la prima cosa che trovò nella stanza e la lanciò con tutta la sua forza verso il ragazzo. Per sfortuna di Ron l’oggetto in questione era il libro di Storia della magia, e il ragazzo si pentì di averlo lasciato in giro nel momento in cui gli arrivò dritto in faccia.
“Ehi! Miseriaccia, ma cosa cavolo ti prende?” Protesto Ron massaggiandosi il volto mentre Hermione lo squadrava con odio.
“Osi anche chiedermelo!? Che faccia tosta!” Commentò la ragazza sforzandosi di trattenere le lacrime. Ron la guardava sconcertato, si era addormentato pensando che il risveglio sarebbe stato decisamente diverso. Osservò Hermione attentamente, non era certo la prima volta che la faceva arrabbiare e la portava sull’orlo delle lacrime ma questa volta non ne capiva veramente il motivo.
“Hermione… io non capisco, cosa ti ho fatto!?”
“Stai zitto Ronald Weasley! Non voglio più avere nulla a che fare con te!” Disse lei minacciosa puntandogli un dito contro. A quelle parole Ron perse la pazienza.
“Benissimo! Chi vorrebbe avere a che fare con una pazza sclerotica che al posto di dirti buongiorno ti lancia un libro in faccia!?” Ribatté Ron con tono sarcastico.
“Forse avresti dovuto considerarlo quando hai avuto la brillante idea di farmi ubriacare!”
“La brillante idea di farti ubriacare?” Domandò Ron marcando ogni parola. “E così pensi che sia stato io? Ma non ti ricordi proprio nulla?”
“Mi ricordo quanto basta!” Ringhiò lei alzando la voce.
“Beh, allora ti ricordi male! Altrimenti non mi tratteresti così, anzi a dire il vero dovresti ringraziarmi!” Commentò lui alzandosi dal letto per tenerle testa.
“Ringraziarti di cosa?” Urlò la ragazza scoppiando in lacrime. “Di aver preso precauzioni?” Disse afferrando la pagina che stava sul comodino e lanciandogliela in faccia.
Ron guardò la pergamena confuso, non aveva mai visto quel foglio prima di allora e quando i suoi occhi si soffermarono sulle parole stampate capì improvvisamente il motivo della furia di Hermione.
“Hermione, ti giuro che non è come pensi!” Si affrettò a dire il rosso, ma la ragazza fu più veloce e gli assestò uno schiaffo in pieno volto.
“Hai ragione! Non è come penso.” Convenne la ragazza singhiozzando. “Pensavo che tra noi potesse esserci qualcosa di speciale, invece alla prima occasione te ne sei approfittato.”
“No! Hermione ti prego lasciami spiegare come sono andate le cose!” Disse Ron tentando di avvicinarsi con l’intento di calmarla e la guancia che pulsava nel punto esatto in cui Hermione l’aveva colpito.
“Stammi lontano o giuro che ti schianto!” Lo minacciò lei estraendo la bacchetta.
“Hermione, ti giuro che non ho ma visto quella pergamena in vita mia!”
“Sei uno stronzo Ronald Weasley!” E con quelle parole gli lanciò uno schiantesimo che fece capitombolare il ragazzo contro l’armadio in fondo alla stanza. Ron non trovò subito la forza di rialzarsi, dopotutto anche lui accusava i postumi della sbornia della sera prima, e Hermione uscì indisturbata dalla stanza.
Ron imprecò, nel giro di un quarto d’ora aveva rimediato un libro in fronte, uno schiaffo e adesso anche uno schiantesimo. Il risveglio non avrebbe potuto essere peggiore di così. La chiave dell’armadio gli si era conficcata nella schiena e il mal di testa non sembrava intenzionato a dargli tregua, ma avrebbe avuto il tempo di preoccuparsi di tutte queste cose più tardi, adesso doveva assolutamente chiarire con Hermione. Si rialzò e uscì dalla stanza alla ricerca della ragazza. Mentre scendeva le scale udì lo schiamazzare degli altri quattro provenire dalla cucina, dovevano essere già tutti svegli. Arrivò davanti alla porta della camera di Ginny e l’aprì cautamente sperando che Hermione non decidesse di lanciargli addosso qualcos’altro. La ragazza stava recuperando tutte le sue cose e Ron capì che era intenzionata a lasciare la casa, entrò nella stanza con l’idea di fermarla ma lei tirò fuori di nuovo la bacchetta e gliela puntò contro. Ron alzò le mani in segno di resa e si decise a parlare prima che fosse troppo tardi.
“Hermione, è tutto un malinteso… non è successo…” Ma mentre pronunciava quelle parole Hermione si smaterializzò davanti ai suoi occhi. “Niente” Concluse Ron fissando il punto in cui fino ad un istante prima c’era la ragazza.
Non poteva credere che l’avesse fatto sul serio, non poteva essersene andata per davvero, eppure era proprio così. Hermione Granger aveva lasciato la Tana convinta di una cosa che in realtà, non solo non era mai successa, ma contro cui Ron si era sforzato di combattere per evitare che lei pensasse male di lui. Ma ormai il danno era fatto, non aveva più la possibilità di rimediare spiegando a Hermione la verità. In quel momento l’unica cosa che avrebbe voluto fare era finire un’altra bottiglia di whisky e smettere di pensare, ma sapeva che rimandare i problemi non l’avrebbe aiutato a risolverli.
Scese al piano terra affamato e appena mise piede in cucina si levò un coro da stadio da parte degli altri quattro che lo accolsero come se fosse il capitano della loro squadra di Quidditch preferita.
Ron guardò Harry e i fratelli con aria interrogativa. “Che vi prende a tutti?” Domandò confuso e infastidito da quel vociare.
“Grande Ron!” Esclamò Fred dandogli una pacca fraterna sulla spalla.
“Siamo fieri di te!” Aggiunse George facendo l’occhiolino mentre Harry e Ginny ridevano sotto i baffi.
“Ma cosa cavolo…” Ron non capiva e a dire la verità non voleva nemmeno sapere di cosa stavano parlando i fratelli, l’unica cosa che voleva in quel momento era liberarsi del mal di testa.
“È ancora di sopra?” Domandò Harry sorridendo.
“Chi?” Chiese Ron confuso.
“Hermione, naturalmente! Chi altro?” Disse Fred entusiasta.
“Lo sappiamo che ha dormito con te!” Aggiunse George malizioso.
“Già… dormito!” Scherzò Fred mimando le virgolette.
“Beh ecco… a dire la verità…” Tentò di spiegare Ron.
“Lasciatelo in pace!” Intervenne Ginny facendosi largo tra i fratelli e posizionando il vassoio con una ricca colazione davanti al fratello. “Portale la colazione a letto, lo apprezzerà vedrai!” Aggiunse con un sorriso a trentadue denti che lasciò Ron visibilmente perplesso.
Il ragazzo fissò il vassoio e poi spostò lo sguardo da un fratello all’altro.
“Mi spiegate cosa cavolo vi prende a tutti quanti?”
“Nulla!” Esclamarono i quattro all’unisono con aria innocente.
“Avrai modo di ringraziarci più tardi! Ora va da lei!” L’esortò Fred.
“Ringraziarvi?” Ripeté Ron frastornato mentre si domandava come spiegare ai fratelli che Hermione se ne era andata. Ginny gli aveva messo in mano il vassoio e lo stava letteralmente spingendo fuori dalla cucina quando George improvvisamente domandò qualcosa che lo fece imbestialire.
“Tutto a posto con l’incantesimo, Ron?”
“Quale incantesimo, George?” Disse Ron voltandosi furente. Adesso gli era tutto chiaro.
“L’incantesimo contraccettivo.” Spiegò lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Te l’ho lasciato sul comodino… non dirmi che non l’hai visto!” Aggiunse poi visibilmente preoccupato.
“Siete stati voi?” Esclamò furioso. “È stata tutta una vostra idea?”
Fred e George fissarono il fratello spaventati.
“Beh… tecnicamente l’idea di farvi ubriacare è stata di Ginny!” Disse Fred per scagionarsi mentre la sorella arrossiva imbarazzata.
“E comunque anche Harry era d’accordo!” Aggiunse George.
Ron si voltò di scatto verso Harry e Ginny che lo guardavano terrorizzati.
“È vero?” Chiese Ron con un filo di voce. “È vero quello che dicono?”
“Si… ma l’importante è che sia andato tutto bene no?” Disse Ginny con aria innocente mentre Harry annuiva in silenzio.
“Niente è andato bene Ginny!” Gridò Ron sbattendo il vassoio con violenza sul tavolo e facendo sussultare tutti i presenti. “Hermione si è svegliata e non appena ha visto quel maledetto incantesimo che mi avete lasciato sul comodino si è convinta che io l’abbia fatta ubriacare per poterci andare a letto. Non ho avuto il tempo di spiegarle come stavano le cose perché mi ha schiantato, mi ha preso a schiaffi e si è smaterializzata! E tutto questo solo per colpa vostra!”
“Non ho capito… ci sei andato a letto o no?” Domandò Fred confuso mentre Ginny gli dava un pestone sul piede per farlo tacere e Ron lo squadrava con odio.
“No! Ma per voi è solo questo che conta, non è così?” Nella cucina piombò il silenzio. “Avete fatto proprio un bel casino, non avevate il diritto di intromettervi!” Disse Ron affranto uscendo dalla stanza.
“Ron! Mi dispiace!” Urlò Ginny sull’orlo delle lacrime mentre gli altri tre mantenevano lo sguardo basso come fanno i cani appena sgridati dal padrone.
“Credimi Ginny, dispiace di più a me!” Rispose Ron senza voltarsi. “Ah! Comunque per tua informazione George, non ho bisogno dei tuoi bigini! So come eseguire un incantesimo contraccettivo!” Si affrettò ad aggiungere rivolto al fratello che rimase in silenzio incapace di ribattere, e con quelle parole abbandonò la stanza.

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Capitolo 4
*** Tra scuse e acquazzoni ***


Angolo dell'autrice: Eccomi di nuovo! Scusate il ritardo, ma in questi giorni sono stata molto presa. Allora, questo è un capitolo di transizione... nulla di eccezionale. Nonostante questo spero che continuerete a seguire la storia. Prometto che il prossimo capitolo sarà più significativo. Un'enorme grazie a tutti voi lettori e in particolar modo ai lettori "attivi", ovvero quelli che lasciano commenti e che mi dicono cosa sperano che succeda nella storia. Siete adorabili! Buona lettura!

 
4- TRA SCUSE E ACQUAZZONI



Dopo la sfuriata di Ron, nella cucina piombò un silenzio imbarazzante che nessuno dei ragazzi sembrava in grado di rompere.
Ginny aveva ancora gli occhi lucidi, si sentiva terribilmente responsabile, dopotutto l’idea era stata sua. Al suo fianco Harry non faceva altro che ripetersi che si era comportato da egoista, per poter stare da solo con Ginny aveva pugnalato i suoi migliori amici alle spalle contribuendo al casino che si era venuto a creare. Perfino i gemelli non riuscivano a dire nulla, entrambi sembravano essere alle prese con la loro coscienza.
“Certo che sei proprio un idiota George!” Sbottò Ginny improvvisamente. “Il mio piano avrebbe funzionato se non fosse stato per te! Come ti è venuto in mente di mettergli quella pergamena sul comodino?”
A quelle parole George si preparò a ribattere, i due erano pronti a darsi battaglia per decidere chi avesse più colpe ma per fortuna Harry parlò: “Ragazzi, è inutile mettersi a litigare! Abbiamo sbagliato tutti quanti! Siamo tutti responsabili.” Sentenziò Harry abbacchiato. “Ron ha ragione… non avevamo il diritto di intrometterci.” Tutti annuirono in silenzio. “Io direi che mentre pensiamo a come scusarci con Ron, ci conviene iniziare a riordinare il giardino.” Aggiunse guardando sconsolato il caos che regnava appena fuori dalla Tana.
Uno dietro l’altro i ragazzi uscirono in giardino armati di bacchette. Ginny inseguì il gatto per quasi un quarto d’ora e dopo tre tentativi riuscì a ripulirlo con un “Gratta e netta” mentre Harry e i gemelli facevano sparire tutte le bottiglie vuote con un “Evanesco”, riportando il giardino allo splendore originario.
Dall’ultimo piano della Tana, Ron li osservava seduto sul davanzale della sua finestra. Se c’era qualcosa di positivo in tutta quella faccenda era che almeno si era risparmiato le pulizie. Quell’ottimismo durò ben poco, perché presto riaffiorò nella sua mente il viso di Hermione segnato dalle lacrime mentre le parole “non voglio più avere nulla a che fare con te” gli risuonavano nella testa come un disco rotto.
Poco dopo qualcuno bussò alla porta e Ron, che era ancora assorto nei suoi pensieri,  trasalì mormorando “avanti” controvoglia.
Harry e Ginny aprirono la porta lentamente, dopo quello che era successo in cucina entrambi avevano paura di come avrebbe potuto reagire il ragazzo. Ginny osservò il fratello seduto sul davanzale, aveva le ginocchia strette al petto e il suo sguardo era estremamente triste, a quella vista la ragazza si decise a parlare: “Ron… io… cioè noi…” Cominciò la rossa cercando l’appoggio di Harry che se ne stava lì impalato incapace di proferire parola. “Ci dispiace, Ron! Siamo stati due, anzi quattro, idioti. E… beh, noi stiamo cercando di chiederti scusa.”
“Sì, è vero. E comunque, ci tengo che tu sappia che avevamo tutti buone intenzioni…” Spiegò Harry cercando di essere il più sincero possibile. “Nessuno di noi voleva complicare la situazione… anzi, a dire il vero volevamo aiutarvi.”
A quelle parole Ron scese dal davanzale con un balzo e si avvicinò a Harry minaccioso.
“Aiutarci? Nessuno ha chiesto il vostro aiuto!” Urlò Ron a pochi centimetri dal viso di Harry. Ron lo sovrastava in altezza e in stazza, e vederlo così arrabbiato non era certo una cosa rassicurante, soprattutto perché dentro di se Harry sapeva che Ron aveva più che ragione. “Il fatto che tu sia il mio migliore amico non ti autorizza a metterti in mezzo!” Harry fece per parlare ma Ron continuò: “Non mi sembra di essermi intromesso quando hai deciso di sc… di farti mia sorella!” Ringhiò Ron che sembrava essersi dimenticato della presenza di Ginny. La ragazza arrossì domandandosi come facesse Ron a sapere quello che era avvenuto quella notte tra lei e Harry. Non aveva mai visto il fratello così arrabbiato e in più avrebbe voluto sotterrarsi per la vergogna.
“Ron… io…”
“Tu stai zitta!” Rispose brusco Ron alla sorella che era tremendamente in imbarazzo. A quelle parole Ginny uscì sconsolata dalla stanza sbattendo la porta, lasciando i ragazzi da soli.
“Dovevi proprio dirlo davanti a lei, non è così!?” Chiese Harry infastidito.
“Non sono io che vi ho chiesto di venire qui a giustificarvi. E comunque se proprio lo vuoi sapere ieri, prima di cena, io e Hermione ci stavamo per baciare… e sono sicuro che se non fosse stato per voi, e per i vostri cavolo di brindisi, sarebbe successo poco più tardi. Era solo questione di tempo.”
“Ascolta… mi dispiace veramente, io e Ginny volevamo dirti che siamo disposti a raccontare a Hermione la verità e spiegarle che è colpa nostra e…”
“Miseriaccia, neanche per sogno! Avete già fatto abbastanza casino, non azzardatevi a mettere ancora becco in questa faccenda.”
“Beh allora cosa pensi di fare? Pensi che standotene appollaiato sulla finestra lei tornerà da te?” Domandò Harry con tono sarcastico sperando di suscitare qualche reazione nell’amico.
“Non lo so Harry… l’unica cosa che so è che la rivedrò al matrimonio e… e non so come uscire da questa situazione.” Spiegò Ron con il morale a terra.
“Senti… io non sono un filosofo, ma se c’è una cosa che ho capito della vita, è che se vuoi una cosa devi andare a prendertela.” Disse Harry domandandosi da dove gli fosse uscita una frase di quel tipo. “Anche se quello che vuoi è apparentemente irraggiungibile… perché magari lei è la sorella del tuo migliore amico e sai che lui è pronto a difenderla con le unghie e con i denti.” A quelle parole l’espressione sul volto di Ron mutò improvvisamente e Harry capì di aver fatto centro. “Ron… Hermione ti ama da anni e sono certo che ovunque sia sta aspettando che tu ti faccia vivo. Pensaci…” E con quelle parole Harry lasciò la stanza. Ron rimase in piedi sopraffatto da mille pensieri. Da un lato rivedeva il viso di Hermione che gli urlava contro che non voleva più a vere nulla a che fare con lui e dall’altra c’era Harry con le sue frasi filosofiche che lo esortava ad andare da lei. Confuso, si lasciò cadere sul letto ancora sfatto e sentì qualcosa di appuntito conficcarsi nella schiena.
Si girò di lato imprecando e in quel momento vide un piccolo fermaglio d’argento tra le lenzuola. L’avrebbe riconosciuto tra mille. Era il fermaglio preferito da Hermione, lo indossava quasi sempre, dopotutto era uno dei pochi metodi efficaci per sistemare quell’indomabile chioma riccia. Ron prese il fermaglio e se lo rigirò tra le mani, un sorriso gli si disegnò in volto, forse quello era un segno, forse Harry aveva ragione, forse Hermione lo stava veramente aspettando.
 
Il signor Weasley rincasò nel pomeriggio e constatò con gran sollievo che la casa era integra. Molly si sarebbe trattenuta ancora qualche giorno a Villa Conchiglia e pertanto Ginny si vide costretta ad occuparsi della cena. Mai come in quel momento sentì la mancanza della madre e di Hermione, gestire un “esercito” di uomini da sola non era per niente facile, se poi il novanta percento di loro faceva Weasley di cognome, la cosa era ancora più ardua.
In tutto il pomeriggio Ron era apparso solo un momento per salutare il padre, per il resto era rimasto chiuso in camera sua, George aveva approfittato di quell’occasione per tentare di spiegare a Ron che il suo gesto non voleva essere un dispetto ma solo una precauzione ma in risposta si beccò un’occhiataccia e da allora nessuno aveva più osato andare a disturbarlo.
La cena era ormai pronta e Ginny decise di andare a chiamare il fratello, nonostante fosse ancora a disagio per l’ultima frase che gli aveva sentito dire. Salì le scale rapidamente e una volta giunta davanti alla porta del fratello esitò un istante, indecisa sul da farsi. Bussò con cautela e solo quando Ron disse “avanti” aprì la porta. Il ragazzo era sdraiato sul letto con un oggetto argenteo tra le mani e l’aria pensierosa.
“Ron, è pronto.” Disse Ginny a bassa voce, se c’era qualcosa in grado di risollevare il morale di Ron era il cibo, e questo Ginny lo sapeva bene.
“Non ho fame.” Disse lui con tono piatto senza staccare gli occhi dal fermaglio.
Ginny fece una smorfia, Ron che non aveva fame non era una cosa normale.
“Ti manca?” Domandò dolcemente la ragazza osservando il fermaglio dell’amica tra le mani del fratello.
“Ginny, per favore, lasciami stare.”
“Come vuoi Ron, ma permettermi di lasciarti questo.” Così dicendo la ragazza tirò fuori dalla tasca una piccola pergamena e gliela offrì. “In qualche modo dovrò anche farmi perdonare.” Ron osservò curioso il foglio ingiallito e poi rivolse alla sorella uno sguardo interrogativo.
“Cos’è?” Chiese scocciato.
“È l’indirizzo di Hermione.” Rispose la rossa. “Ti conosco abbastanza bene da sapere che stai meditando di andare da lei con la scusa di riportarle il suo fermaglio preferito, e ti conosco abbastanza bene da sapere che in tutti questi anni non le hai mai scritto una lettera… quindi so che ignori il suo indirizzo.” Ginny fece una pausa in cui capì di aver interpretato correttamente i pensieri di Ron. “Non puoi smaterializzarti a casa sua senza avere l’indirizzo corretto… e adesso ce l’hai.” Ginny sorrise anche se il viso di Ron non lasciava trapelare nessun tipo di emozione. “Buona fortuna Ron!”
Il ragazzo rimase in silenzio, osservò la sorella lasciare la stanza e poi aprì la piccola pergamena. Adesso che aveva l’indirizzo non aveva veramente più motivo di aspettare.
In un attimo il ragazzo si smaterializzò con un sonoro crack e si ritrovò nella Londra babbana, il cielo iniziava ad ingrigirsi, probabilmente era in arrivo un temporale estivo. Hermione abitava in un piccolo e grazioso sobborgo in periferia e Ron rimase sorpreso nel costatare che le case babbane sembravano tutte uguali. Erano tutte delle graziose villette con la facciata in mattoni rossi e un piccolo giardino curato sul davanti. Ron passeggiò tranquillo tra le case domandandosi come avrebbe fatto a riconoscere la villetta dei Granger, per precauzione, infatti, si era smaterializzato a un paio d’isolati di distanza sperando di non dare nell’occhio. Hermione era sempre stata chiara a riguardo, mai smaterializzarsi davanti ad una casa babbana. Improvvisamente, un grosso gatto rosso dall’aria familiare gli tagliò la strada e s’infilò dritto nella gattaiola di una villetta alla sua destra. Riconoscendo Grattastinchi, Ron andò a colpo sicuro, si avvicinò alla porta smaltata di bianco, e dopo aver letto il nome “Granger” sul citofono, suonò il campanello.
Il cuore di Ron batteva all’impazzata, era terribilmente nervoso e la cosa peggiore era che non aveva la minima idea di come avrebbe reagito Hermione alla sua visita.
La ragazza aprì la porta, e Ron vide chiaramente rabbia e stupore fare a gara per avere la meglio sul suo volto.
“Ciao” Esordì lui timidamente.
“Ronald, ti ho detto mille volte che non è prudente smaterializzarsi davanti ad una casa babbana, è sempre consigliabile smaterializzarsi…”
“A due isolati di distanza.” Concluse Ron con un mezzo sorriso, dopotutto era già contento di non essere stato ancora colpito con libri o schiantesimi. “Lo so, me l’hai detto fino alla nausea, e devo dire che è servito… perché è esattamente quello che ho fatto.”
“Oh” Fece la ragazza visibilmente sorpresa. “Allora ogni tanto mi ascolti.”
“Già… ogni tanto capita.” Commentò Ron stringendosi nelle spalle mentre i primi tuoni iniziavano a farsi sentire.
“Beh? A cosa devo il piacere?” Domandò Hermione che sostava sulla porta d’ingresso appoggiata allo stipite.
“Sono venuto a riportarti questo.” Spiegò il rosso estraendo il fermaglio dalla tasca. “E volevo parlarti… posso entrare?”
“Ronald Weasley, il permesso di entrare in casa mia devi guadagnartelo!” Disse lei incrociando le braccia al petto in un modo che a Ron ricordò tanto quello di sua madre.
“Hermione, voglio solo chiarire quello che è successo!”
“Ti ringrazio per avermi riportato il fermaglio.” Disse lei riprendendosi il prezioso oggetto. “Ma come ti ho già detto stamattina… non c’è niente da chiarire!” I tuoni si stavano intensificando e i primi lampi iniziavano a fare capolino tra i nuvoloni. “Buona serata!” E con queste parole la ragazza richiuse la porta con violenza lasciando Ron alle prese con le prime gocce di pioggia.
“Hermione, lo so che sei lì dietro, ti prego fammi spiegare.” La implorò il rosso mentre la pioggia aumentava a vista d’occhio. Silenzio. “E va bene, allora ti dirò come sono andate le cose fissando la porta, tanto lo so che mi senti.” Ron prese un profondo respiro e cominciò: “Dopo cena sei entrata in camera mia cercando un posto per dormire perché Harry ha passato la notte con Ginny, ti ho convinto a dormire nel letto di Harry, ma poi sei andata in bagno e quando sei rientrata avevi la maglietta bagnata, allora ti sei voluta cambiare e hai indossato una mia t-shirt.” Ron fece una pausa, l’acquazzone era veramente violento, ormai aveva i capelli completamente bagnati, e non solo quelli. “Pensavo ti fossi addormentata, ma a un certo punto ti sei infilata nel mio letto dicendo che avevi freddo. E…” In quel momento Ron si accorse che i vicini di Hermione si stavano godendo la scena dalla finestra e si sentì un perfetto idiota, dopotutto stava parlando con una porta chiusa da dieci minuti. “Hermione per favore fammi entrare.” Tentò di nuovo, ma la ragazza non sembrava intenzionata a tornare sui suoi passi, così Ron proseguì il discorso con la porta lanciando un’occhiataccia ai vicini impiccioni. “Hermione è vero abbiamo dormito insieme, ma ti giuro che non è successo nulla, tu eri completamente ubriaca, hai tentato baciarmi è vero, ma te l’ho impedito… non mi sarei mai approfittato di te, e mi dispiace che tu mi abbia creduto capace di una cosa del genere.” Il rosso sentì il chiavistello della porta scattare e il suo cuore mancò un battito, i casi erano due, o stava per prendersi un altro schiaffo o forse Hermione gli aveva creduto e l’avrebbe accolto in casa sua. Mentre Ron era alle prese con tutti quei pensieri la porta si aprì rivelando una Hermione piuttosto accigliata. Il ragazzo la guardò dolcemente sperando che lo schiaffo non arrivasse da un momento all’altro e disse: “Credimi, non è stato facile resisterti, ma ho impedito in tutti i modi che succedesse quello per cui mi stai odiando.”
Hermione osservò Ron attentamente, nonostante il temporale non si era mosso di un millimetro, era esattamente dove l’aveva lasciato, l’unica differenza era che non era più asciutto. I suoi capelli rossi da bagnati erano più scuri, e i lunghi ciuffi impregnati d’acqua gli si erano appiccicati alla fronte dandogli un’aria più buffa del solito. A quella vista Hermione non poté fare a meno di pensare a quanto fosse tenero e si lasciò scappare un sorriso che Ron ricambiò immediatamente.
“Vieni qui!” Esclamò lei afferrandolo per la maglietta fradicia e tirandolo dentro all’appartamento. Ron rimase inizialmente spiazzato da quella reazione ma poi apprezzò il gesto della ragazza e capì che forse il suo discorso con la porta non era stato completamente inutile.
“Per quanto riguarda quella maledetta pergamena ti giuro che io non c’entro… è George quello che devi prendere a schiaffi!” Disse Ron mentre Hermione richiudeva la porta.
“Ron… io ti credo. Non voglio neanche sapere cosa pensava di fare George… i tuoi occhi sono sinceri, e a me basta questo.” Spiegò Hermione con voce tremante. “Dopo sei anni so riconoscere quando menti, scusa se stamattina ti ho aggredito… non ero in me.”
“Scuse accettate.” Disse Ron con un sorriso. Adesso si sentiva finalmente sollevato e capì che Harry aveva ragione, Hermione lo stava aspettando.

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Capitolo 5
*** Questione di attimi ***


Angolo dell'autrice: Come promesso, ecco il nuovo capitolo, spero di non avervi tenuto troppo sulle spine... o se l'ho fatto spero che ne sia valsa la pena! Sono curiosissima di leggere i vostri commenti su questo capitolo. Vi aspetto numerosi!!! Grazie a tutti!

 
5- Questione di attimi



L’interno di casa Granger era grazioso e accogliente tanto quanto l’esterno. L’ingresso era ampio e luminoso e il lucido parquet si estendeva fino al salotto dove un elegante scala in mogano conduceva al piano superiore. Ron era in piedi nell’atrio che si guardava intorno spaesato, le case babbane lo lasciavano sempre senza parole, erano decisamente tutte troppo ordinate per i suoi gusti.
“Ehi!” Intervenne Hermione dolcemente. “Ci sono anch’io, ricordi?” Domandò mentre osservava l’amico divertita, Ron a disagio era uno spasso.
“Sì si, certo che mi ricordo!” Esclamò lui trasalendo e sorridendo imbarazzato.
“Forse è il caso di asciugare quei capelli, cosa dici?”
“Sì, forse hai ragione.” Convenne il ragazzo. In realtà Ron non si asciugava mai i capelli, ma preferì non contraddire l’amica, dopotutto non era ancora completamente certo che Hermione non fosse più in collera con lui.
Hermione guidò Ron lungo il corridoio e una volta in bagno accese il phon e cominciò ad asciugare i capelli al ragazzo, che si ritrovò a fissare la sua immagine riflessa nello specchio senza sapere cosa dire. La sua faccia era tutta un programma, quella situazione era veramente assurda. Tanto per cominciare non aveva ancora capito se Hermione gli aveva creduto sul serio o se stava escogitando un modo per fargliela pagare, avrebbe voluto parlare con lei del loro rapporto e invece si ritrovava seduto sul bordo della vasca con Hermione in versione parrucchiera, già… una parrucchiera impazzita a quanto sembrava, perché oltre ad asciugargli i capelli, sembrava anche decisa a dargli una forma.
“Cosa ne dici?” Domandò lei entusiasta spegnendo il phon.
Ron si guardò meglio allo specchio e rimase un attimo sotto shock, era abituato a vedersi sempre con gli stessi capelli disordinati che gli ricadevano sulla fronte, non li pettinava mai, e si vedeva costretto a tagliarli solo quando iniziavano a coprirgli gli occhi. Ma Hermione, che da anni lottava con la sua indomabile chioma riccia, sembrava aver imparato qualche trucco del mestiere, aveva pettinato i ciuffi di Ron in una piccola cresta lasciandogli scoperta la fronte e dandogli un’aria decisamente più attraente.
“Allora? Ti piacciono?” Chiese lei insistente.
“Sì, niente male!” Rispose Ron sperando che i suoi fratelli non venissero mai a sapere di questa faccenda, sapeva che lo avrebbero deriso fino alla fine dei suoi giorni. “Grazie!” Aggiunse alla fine mentre Hermione riordinava.
I ragazzi uscirono dal bagno chiacchierando e raggiunsero il salotto dove Grattastinchi si stava facendo le unghie su una poltrona. A quella vista Hermione inorridì e si fiondò sul gatto prendendolo in braccio sperando di limitare il danno. Ron si avvicinò all’animale per salutarlo e quello in risposta gli soffiò ferocemente contro sfuggendo alla presa di Hermione e scappando verso la cucina.
“E’ sempre un piacere vederti Grattastinchi!” Disse Ron al gatto che si allontanava furtivo.
“Non essere permaloso, Ron!” L’ammonì Hermione.
“Non sono permaloso, è il tuo gatto che mi odia!”
“Grattastinchi non ti odia, è solo che non gli vai a genio… tutto qui!”
“Sarà… ma mi soffia sempre!”
“Ron ti prego, abbiamo fatto pace da un quarto d’ora, non vorrai litigare di nuovo?” Domandò Hermione esasperata.
“No, certo che no!” Disse Ron sincero. L’aveva raggiunta per fare pace, di certo non per trovare un nuovo pretesto per litigare. In quel momento la sua mente tornò nel bosco che circondava la Tana e si domandò come avrebbe potuto parlare con Hermione di quello che stava per succedere poco prima dei fuochi d’artificio.
“A dire la verità io volevo parlarti.” Disse col suo tono più serio sperando che Hermione capisse e pertanto cominciasse lei il discorso. Ma Hermione, nonostante fosse la strega più brillante della sua età, sembrava non capire o più probabilmente aveva capito e voleva che fosse Ron ad affrontare per primo il discorso. Arrendendosi al silenzio di Hermione, il rosso ruppe il ghiaccio con un sospiro e si preparò a parlare mentre le parole di Harry gli rimbombavano nella testa prepotentemente: “Se vuoi una cosa devi andare a prendertela.”  
La ragazza era ancora in piedi, ferma immobile davanti a lui, e continuava a fissarlo in attesa che parlasse. Ron si fece forza, Harry aveva ragione sul fatto che Hermione lo stava aspettando, forse aveva ragione anche sui sentimenti della ragazza, dopotutto cosa poteva succedere di peggio rispetto a quello che era successo la mattina? Questo pensiero gli diede coraggio e dopo aver preso un bel respiro parlò: “Hermione… io… sto per fare quello che avrei dovuto fare molto tempo fa…” La ragazza si accigliò e fece per parlare ma Ron proseguì. “Ti prego non m’interrompere. Ti chiedo solo di reagire nel modo più spontaneo possibile.” Detto questo, Ron fece una pausa in cui Hermione rimase zitta domandandosi se l’amico avesse preso una botta in testa. Poco dopo, però, Ron si avvicinò posandole le mani sui fianchi con delicatezza, sollevò lo sguardo senza dire nulla e la guardò negli occhi come non l’aveva mai guardata prima, e Hermione capì. Era il momento che sognava da anni, era l’attimo prima del bacio, l’attimo in cui hai tutto il tempo di capire quello che sta succedendo ma sei completamente incapace di reagire. Quell’istante sembrò durare un’eternità e Hermione rimase completamente rapita dall’azzurro degli occhi di Ron, gli stessi occhi che le avevano fatto capire che il ragazzo che le stava parlando sotto la pioggia non le stava mentendo, e l’avevano convinta a perdonarlo. Anche Ron sembrava alle prese con gli stessi pensieri ma poi decise che il tempo di pensare era finito, era finito anni fa, lo sapeva da un pezzo, anche se in realtà non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo. Ron Chiuse gli occhi e la baciò dolcemente sperando che lei ricambiasse. Sentiva il cuore pulsare a mille, Hermione non lo stava respingendo ma non si poteva nemmeno dire che stesse ricambiando, era rimasta in piedi rigida e fredda, se non altro schiaffi per ora non ne erano arrivati. E questo forse era un buon segno.
Hermione era sopraffatta dalle emozioni, aveva aspettato talmente tanto quel bacio, che adesso sembrava incapace di credere che stesse succedendo veramente. Mentre questi pensieri le affollavano la mente, le parole di Ron si fecero strada piano piano: “Ti chiedo solo di reagire nel modo più spontaneo possibile” e si rese conto solo in quel momento che era lì in piedi che si stava lasciando baciare senza un minimo di trasporto. Così lanciò le braccia al collo di Ron facendo aderire i loro corpi e finalmente rispose al bacio con entusiasmo. Dopo un tempo che nessuno di loro fu in grado di quantificare, i due si staccarono per un momento in cui riaprirono gli occhi e si sorrisero complici. Un attimo dopo si stavano baciando di nuovo, entrambi sembravano decisi a recuperare il tempo perduto. Ripensando a tutte le volte che avevano litigato fra le mura di Hogwarts, e che per orgoglio non si erano parlati per settimane, Hermione non poté far altro che darsi della stupida, era stato tutto tempo perso, tempo che avrebbero potuto passare insieme, tempo che adesso che stavano per partire alla ricerca degli Horcrux non avrebbero più avuto.
La foga del bacio fece inciampare Hermione nel divano e i due, che non sembravano avere la minima intenzione di staccarsi, si ritrovarono sdraiati uno sopra l’altra.
“Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento!” Disse Hermione con gli occhi sognanti a Ron che si sentiva imbarazzato e compiaciuto allo stesso tempo.
“Invece penso di saperlo…” Commentò Ron arrossendo. “Come ti ho detto, so che avrei dovuto baciarti tempo fa.”
“Dimmi la verità… se non fosse stato per i fuochi d’artificio mi avresti baciata nel bosco?” Chiese Hermione ridendo mentre giocava con i capelli del ragazzo.
“Era così evidente?” Scherzò lui.
“Si lo era.” Convenne Hermione. “Ma sono felice che in un modo o nell’altro tu abbia trovato il coraggio di farlo.” Disse lei dandogli un altro bacio sulle labbra.
“Beh, in realtà sei stata tu a trovare il coraggio per prima.”
“Cosa vorresti dire?” Domandò Hermione sconcertata.
“Beh… ieri sera quando ti sei infilata nel mio letto, mi hai baciato.” Spiegò Ron sperando che Hermione non si alterasse.
“Ronald Weasley, poco fa, dietro a quella porta, hai detto che mi avevi impedito di baciarti.” Ringhiò Hermione che era ancora sdraiata sul divano sotto al ragazzo.
“Ho detto la verità infatti! Te l’ho impedito…” Disse lui mettendosi una mano sul cuore in segno di giuramento “…la prima volta…” Specificò. “La seconda mi hai colto alla sprovvista e un bacio sei riuscita a darmelo.”
“E per la cronaca, questo quando pensavi di dirmelo?” Domandò Hermione che cercava di fare la sostenuta ma in realtà rideva sotto i baffi.
“Adesso!” Rispose prontamente Ron guadagnandosi una cuscinata in faccia. “E sempre per la cronaca, hai anche cercato di spogliarmi… e di spogliarti…” Aggiunse ridendo mentre sequestrava il cuscino a Hermione che sembra averci preso gusto. “E questo te l’ho impedito sul serio!”
“Dormi con me stanotte.” Disse Hermione cambiando bruscamente discorso mentre si avvicinava al ragazzo e gli stringeva le mani. Ron rimase inizialmente interdetto, ma poi tirò fuori dal cilindro una risposta delle sue: “Dormi con me una notte e non puoi più farne a meno, eh?”
“Ron, sono seria, ti prego resta con me!” Adesso il rosso era veramente spiazzato, era abituato a ironizzare e sdrammatizzare sempre… i discorsi seri non facevano per lui.
Hermione lo guardava con uno sguardo irresistibile e Ron capì per la prima volta cosa intendeva Dean quando parlava di tutte le sue ragazze e diceva che gli facevano gli occhi dolci. Sì, Hermione gli stava facendo gli occhi dolci, ne era certo, e dovette ammettere che, come diceva Dean, quando una ragazza fa gli occhi dolci non puoi dirle di no.
“Va bene resto.” Disse alzando le mani in segno di resa. A quelle parole Hermione gli saltò al collo e i due si ritrovarono di nuovo sdraiati sul divano a baciarsi.
Dopo una buona mezz’ora di baci e coccole Ron si rese conto che l’idea di avvisare casa dicendo che passava la notte fuori non gli era passata neanche per l’anticamera del cervello. “Miseriaccia!” Esordì il rosso. “Forse è il caso che io avvisi che non torno.”
“Sì, penso sia una buona idea.”
“Ok, dove tenete i gufi?”
“I gufi?” Ripeté Hermione ridendo.
“Cosa c’è?” Chiese il rosso infastidito da quelle risate.
“Ron, i babbani non hanno gufi!” Hermione si stava sbellicando dalle risate e Ron iniziò ad irritarsi.
“E adesso come faccio?”
“Ronald Weasley… ogni tanto mi domando se a undici anni hai veramente ricevuto la tua lettera di Hogwarts o se ti hanno ammesso sulla fiducia!” Disse Hermione divertita.
A quelle parole Ron incrociò le braccia al petto e si accigliò, era permaloso e Hermione lo sapeva bene.
“E con questo?” Domandò lui imbronciato.
“Mi chiedo se tu sia davvero un mago!”
“Lo sono e tu lo sai!”
“Hai ragione lo so, e so anche che sei un mago di un certo livello…”
“Non capisco dove vuoi arrivare…”
“Ron, è più di un anno che sei in grado di evocare un Patronus completo e non hai mai pensato di utilizzarlo come messaggero?”
Hermione aveva ragione, tanto per cambiare. Ron aveva acquisito una certa padronanza di quell’incantesimo nel corso delle esercitazioni delle ES e nonostante questo non aveva mai sfruttato del tutto le potenzialità del suo Patronus.
“Vuoi che evochi quel pazzo indemoniato del mio Patronus in casa tua?” Chiese Ron dubbioso. Effettivamente il suo Patronus era un po’ sopra le righe… nel corso delle esercitazioni gli aveva creato non pochi problemi. Hermione sorrise.
“Il tuo Patronus non sarebbe un pazzo indemoniato se solo tu l’avessi evocato un po’ più spesso! E comunque è l’unico modo che hai di avvisare i tuoi.”
Ancora una volta Hermione aveva ragione, così Ron pronunciò l’incantesimo sperando che il Patronus non facesse troppi danni.
“Expecto Patronum”
Pronunciare quelle parole fu più facile del solito, dopotutto adesso aveva un nuovo ricordo felice, il bacio con Hermione era senza dubbio il ricordo più felice che avesse, forse perché era decisamente recente, o più probabilmente perché aveva sognato quel momento così tanto che non aveva nemmeno bisogno di concentrarsi per permettere a quell’immagine di pervaderlo.
Una luce accecante invase la stanza e in un attimo il piccolo Terrier argenteo uscì dalla bacchetta e prese forma davanti al suo padrone, il cagnolino si mise seduto davanti al ragazzo in attesa di ordini e Ron rimase sorpreso da quell’atteggiamento. Compiaciuto, Ron si apprestò a dare indicazioni alla creatura, ma in quel momento il piccolo Terrier cominciò a correre per la stanza come un matto. Hermione osservava la scena divertita, la faccia di Ron era qualcosa d’indescrivibile e il cane era un vero e proprio spasso.
Dopo dieci minuti il Terrier saettava ancora come un matto per la stanza e quando Grattastinchi ebbe la malaugurata idea di fare il suo ingresso in salotto successe il finimondo. Il cane prese di mira il gatto e iniziò a danzargli intorno desideroso di giocare, ma il gatto non sembrava gradire. Grattastinchi aveva rizzato il pelo della schiena soffiando sonoramente in direzione del cane e talvolta cercava di colpirlo con delle zampate che andavano rigorosamente a vuoto. A quella vista Ron guardò Hermione sconsolato e allargò le braccia dicendo: “Io te l’avevo detto!”
Ci volle un altro quarto d’ora perché in casa Granger si ristabilisse l’ordine. Hermione portò fuori dal salotto Grattastinchi e Ron riuscì ad affidare il suo messaggio al Terrier che finalmente sembrava aver esaurito un po’ di energie. Ron osservò la creatura balzare fuori dalla finestra e allontanarsi nella notte, e solo quando anche l’ultimo riflesso argenteo fu inghiottito dal buio il ragazzo si voltò verso Hermione e l’abbracciò.
“Finalmente di nuovo soli.” Sussurrò Ron all’orecchio di Hermione mentre il suo profumo lo inebriava.
Hermione sorrise e si fece piccola tra le braccia del ragazzo. Li aspettava una notte insieme, una notte che era certa non avrebbe mai dimenticato.

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Capitolo 6
*** L'agguato ***


Angolo dell'autrice: Ciao a tutti! Scusate il ritardo ma ero malaticcia e non riuscivo a scrivere!!! Eccovi il tanto agognato sesto capitolo... Vi dò una bella notizia: avete vinto un capitolo in più, perchè quello che scriverò nel prossimo capitolo avevo intenzione di farlo succedere già in questo, ma visto che mi sono dilungata un po' ho deciso di separarli. Spero che la storia continui ad appassionarvi! Grazie della pazienza, spero di aver ripagato la vostra attesa!


 
6- L'AGGUATO



“Tranquillo… con un po’ di fortuna il messaggio arriverà a destinazione.” Disse Hermione a Ron che continuava a voltarsi verso la finestra preoccupato. Il ragazzo temeva di veder riapparire il suo Patronus da un momento all’altro, ma le parole di Hermione lo rassicurarono, o per lo meno riuscirono a distogliere i suoi pensieri dalla piccola peste argentata. Hermione era stretta al suo petto con gli occhi chiusi, lui le accarezzava i capelli dolcemente mentre ripensava a tutto quello che era successo nel giro di un paio di giorni. Il bacio mancato nel bosco, la sbronza collettiva, la furia e le lacrime di Hermione, il perdono sotto la pioggia e per finire quei baci tanto attesi che si erano scambiati tra le mura di casa Granger. Ripensandoci era stato un susseguirsi di alti e bassi. Già… alti troppo alti e bassi decisamente troppo bassi. E in più Hermione aveva insistito perché dormissero insieme… non che a Ron la cosa dispiacesse, ma non aveva ben chiaro il perché di quella richiesta, e conoscendosi aveva paura di rovinare tutto. Avrebbe tanto voluto potersi confidare con Harry e chiedergli un consiglio, ma in realtà sapeva già cosa gli avrebbe detto l’amico: Non fare nulla di stupido. Sì ok, ma in quella precisa situazione cosa era etichettabile come stupido, e cosa non lo era? Questo era il vero dilemma.
“Cos’hai?” Chiese dolcemente Hermione sollevando il capo e cercando di interpretare i pensieri del ragazzo.
“Nulla.” Disse Ron vago. “Sono solo un po’ stanco…” Aggiunse pentendosi immediatamente di quelle parole. Ecco la prima cosa stupida che avrebbe potuto dire, uscire dalle sue labbra senza che lui potesse fermarla.
“Vuoi andare a letto?” Domandò lei senza malizia. Una carrellata di risposte, una più assurda dell’altra, attraversarono la mente di Ron, e prima che avesse il tempo di scegliere la meno peggio, Hermione lo stava già guidando lungo le scale che conducevano al piano di sopra.
Una volta in cima, Hermione accese la luce e fece segno a Ron di seguirla; giunti in fondo al corridoio la ragazza aprì l’ultima porta rivelando quella che poteva essere solo la sua stanza. Ron si guardò intorno stranito, non si era mai soffermato a pensare come potesse essere la stanza di Hermione, ma era più che sicuro che se l’avesse fatto, l’avrebbe immaginata esattamente così. I muri dipinti di un azzurro tenue erano seminascosti da numerose librerie cariche di volumi e libri di ogni colore e dimensione. Libri, che Ron era più che sicuro fossero rigorosamente disposti in ordine alfabetico. Anche l’ordine che regnava nella stanza era tipico di Hermione, dopotutto lei non perdeva mai l’occasione di ricordargli quanto fosse disordinato, perciò tutto tornava. In poche parole quella camera era esattamente l’opposto della sua, dove lui aveva poster di Quidditch, lei aveva libri, lui aveva calzini sparsi per il pavimento e lei un armadio perfettamente ordinato. In quel momento l’attenzione di Ron fu catturata dall’unico angolo della stanza in cui l’ordine maniacale di Hermione non regnava sovrano. Vicino all’armadio, infatti, erano gettate alla rinfusa due valige da cui uscivano parti indistinte di alcuni indumenti della ragazza. Erano le valige che Hermione aveva fatto in fretta e furia quella stessa mattina, nella camera di Ginny, poco prima che lui arrivasse trafelato pronto a dirle la verità, poco prima che lei si smaterializzasse davanti ai suoi occhi.
“Non le hai ancora disfate?” Chiese Ron felice di aver trovato qualcosa da dire.
“Non ne ho avuto il tempo.” Buttò lì Hermione visibilmente a disagio.
Ron guardò l’amica alzando un sopracciglio, stava mentendo, ne era certo.
“Non guardarmi così!” Esclamò lei infastidita. “Ho passato tutta la giornata a piangere per colpa tua… disfare le valige non era tra le mie priorità!”
“Perché non ammetti che speravi che io venissi qui e ti convincessi a tornare alla Tana?” Domandò Ron che era più che sicuro di aver fatto centro.
“Io… cosa?” Chiese lei indispettita.
“Dai ammettilo!”
“Se fosse come dici tu…” Iniziò Hermione. “Per quale ragione saremmo ancora qui e non alla Tana?” Proseguì saggiamente la ragazza, convinta di aver messo a tacere Ron una volta per tutte.
Hermione si stava irritando, questo era più che evidente, ma un’altra litigata con lei non avrebbe portato nulla di buono, pertanto Ron si affrettò a fare l’unica cosa che sicuramente avrebbe risolto la situazione. Mentre lei continuava a blaterare qualcosa che Ron non si prese la briga di ascoltare, le si avvicinò e le diede un bacio, uno di quei baci che metterebbe a tacere chiunque, anche Hermione.
“Sei incorreggibile, Ronald Weasley!” Lo rimproverò lei, tentando di essere credibile, appena riprese il controllo delle sue labbra.
Ron abbozzò un sorriso, a quella vista Hermione non riuscì a resistere e finì per baciarlo di nuovo.
“Forse volevi dire… sei irresistibile!” Scherzò lui pavoneggiandosi in un modo che ad Hermione ricordò terribilmente i gemelli.
“Si… beh… in un certo senso lo sei.” Confessò Hermione, più al pavimento che al ragazzo, mentre arrossiva eccessivamente. Ci fu un momento d’imbarazzo ma poi Hermione parlò di nuovo: “Beh… tu non avevi sonno?”
“Io… si, cioè no… vado un attimo in bagno.”
Ron uscì dalla camera e una volta in bagno chiuse la porta e si fermò un momento a riflettere. E adesso? Si domandò terribilmente confuso. Cosa intendeva Hermione con quel dormi con me? Voleva semplicemente che restassi perché ha paura di dormire a casa da sola, o ha intenzione di condividere il suo letto con me?
“Miseriaccia!” Borbottò a bassa voce guardandosi allo specchio.
Si domandò cosa avrebbe fatto Harry al suo posto, ma appena ricordò che la ragazza di Harry era Ginny, scacciò ogni immagine di quei due dalla mente. Pensò a Dean e tutte quelle sere in cui si pavoneggiava delle sue conquiste nei dormitori di Hogwarts, dai suoi innumerevoli racconti Ron concluse che Dean non si sarebbe mai lasciato scappare un occasione così. Ma lui e Dean, a parte il dormitorio di Hogwarts, non avevano proprio nulla in comune, anzi forse aveva molte più cose in comune con Neville: pasticcione, imbranato, timido e inesperto. Sì, aveva decisamente più cose in comune con Neville, e la cosa non lo rassicurò per niente.
Poi ricordò com’era stato accolto dai suoi fratelli quella stessa mattina, tutti erano completamente convinti che fosse andato a letto con Hermione. Improvvisamente rivide l’immagine di Hermione seminuda nel suo letto, il suo profumo lo pervase completamente. Resistere a Hermione una notte era stata un’impresa, farlo due notti di fila sarebbe stato impossibile.
Dopo dieci minuti di riflessione Ron non era venuto a capo di niente, così uscì sospirando dal bagno sperando che la soluzione gli si parasse davanti da sola. In realtà appena rientrò in camera l’unica cosa che gli si parò davanti agli occhi era Hermione già sdraiata nel letto e avvolta nel lenzuolo.
“Miseriaccia!” Borbottò di nuovo.
Ron si avvicinò al letto titubante e si chinò per baciare Hermione.
“Buona notte” Sussurrò. Poi afferrò rapidamente un cuscino e si sdraiò per terra a fianco al letto. Probabilmente era la cosa più stupida che potesse fare, ma era anche l’unica che gli fosse venuta in mente. Dopo un attimo Hermione si mise a sedere e lo guardò perplessa.
“Esattamente cosa stai facendo?” Domandò mentre lo fissava dall’alto.
Ron rimase zitto, incapace di proferire parola, ma in realtà nella sua mente non faceva altro che ripetersi: cerco di non saltarti addosso.
“Ron, è vero, prima mi sono un po’ arrabbiata, ma non ti farei mai dormire per terra. Dai vieni qui.” Disse scostando il lenzuolo per fargli posto. Se non altro, adesso una cosa era chiara, Hermione voleva che dormissero nello stesso letto.
Un attimo dopo erano sdraiati vicini e Ron constatò che il letto di Hermione era decisamente più grande e più comodo del suo. Sentiva gli ormoni in subbuglio ed era certo che tutta quella vicinanza con Hermione non gli avrebbe fatto prendere sonno facilmente. Hermione si accoccolò sul suo petto e spense la luce con un sonoro click dell’interruttore.
“Ron.” Sussurrò lei.
“Dimmi.”
“Sono felice che tu sia qui.”
“Anch’io sono felice di essere qui.” In realtà Ron era tremendamente combattuto, ma non poteva rivelarlo a Hermione, quella si che sarebbe stata una cosa stupida da dire. Il rosso era talmente occupato a complimentarsi con se stesso per aver detto la cosa giusta, che quasi non si accorse che Hermione si stava muovendo. Un attimo dopo la ragazza era a cavalcioni sopra di lui, e appena se ne rese conto il suo cuore mancò un battito. Hermione cominciò a baciarlo sul collo e, dai brividi che sentì salire lungo la schiena, Ron capì che non avrebbe saputo resistere oltre. Poggiò le mani sui suoi fianchi e ricambiò i baci mentre la accarezzava dolcemente. Nel giro di poco i loro baci si fecero più audaci. Hermione sfilò lentamente la maglietta a Ron che questa volta non glielo impedì, anzi a dire la verità sembrava non aspettare altro.
“Sai perché mi sono arrabbiata tanto stamattina?” Riuscì a chiedere lei tra un bacio e l’altro.
“Si, penso di saperlo… la pergamena e tutto il resto.” Rispose lui che in realtà voleva dimenticare quella mattinata e concentrarsi sul presente.
“No, mi sono infuriata perché non volevo credere di essere stata a letto con te senza averne il minimo ricordo.” Spiegò lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Ma questa notte… sono certa che non la dimenticherò.” E con quelle parole Hermione si sfilò la canottierina blu. Ron rimase immobile a guardare la scena e, grazie alla luce dei lampioni che filtrava dalla finestra, riuscì a notare con piacere che sotto non aveva il reggiseno.
Hermione riprese a baciarlo e Ron, finalmente, comprese le intenzioni della ragazza, galvanizzato da questa certezza allontanò tutti i pensieri che lo avevano tormentato in bagno e si lasciò andare. Poco dopo Ron decise di prendere il controllo della situazione, afferrò Hermione saldamente con un braccio e invertì le posizioni in una sola mossa. La ragazza gli sorrise e si lasciò baciare di nuovo.
Dopo circa una mezz’ora, i due sembravano pronti a concedersi l’uno all’altra.
“Hermione, resisterti ieri è stata un’impresa… se continuiamo così non penso che stasera riuscirò a fare lo stesso.” Bisbigliò il ragazzo.
“Ti sono estremamente grata per quello che hai fatto ieri notte…” Sussurrò lei a fior di labbra. “Ma nessuno ti sta chiedendo di fermarti.”
“Sei sicura? Non devi sentirti obbligata… voglio dire… ci siamo baciati per la prima volta solo qualche ora fa…”
“Io non mi sento obbligata.” Spiegò lei. “Ma mi sentirei una stupida se mi lasciassi scappare un’occasione così… da un momento all’altro potremmo partire alla ricerca degli Horcrux, e nessuno sa cosa ne sarà di noi. Questa potrebbe essere la nostra ultima possibilità Ron.” Il ragazzo avvertì una nota tremante nella voce di Hermione, sembrava essere sull’orlo delle lacrime, ma poi parlò ancora: “Mi pento ogni giorno del tempo che abbiamo perso a scuola… voglio fare l’amore con te, e voglio farlo questa notte.”
Ron non ebbe il tempo di dire nulla perché Hermione si era già impossessata delle sue labbra, effettivamente il suo discorso aveva un senso, non si era mai soffermato a pensare cosa significasse realmente partire con Harry alla ricerca degli Horcrux, la paura di non tornare s’impossessò per un attimo di lui e poi improvvisamente urlò: “Ahi!”
Hermione si appoggiò sui gomiti senza capire cosa stesse succedendo, poi gettò un’occhiata al fondo del letto e scoppiò a ridere. Grattastinchi era entrato in camera, silenzioso come solo i gatti sanno fare, e aveva teso un agguato al piede destro di Ron che sbucava dal lenzuolo. Il risultato era che in fondo al letto sembrava essere in corso una piccola battaglia tra Ron, che era più che deciso a portare a casa il suo piede tutto intero, e Grattastinchi che non sembrava voler mollare la presa. Il gatto aveva già lasciato tre unghiate belle profonde nella pianta del piede del ragazzo, ma lo stava ancora mordendo all’altezza del calcagno.
“Miseriaccia!” Brontolò Ron scalciando per cercare di costringere Grattastinchi a mollare la presa.
“Odio il tuo gatto Hermione!”
Hermione era talmente occupata a ridere che non aveva nemmeno la forza di soccorrere il ragazzo. Quando finalmente si riprese aiutò Ron, che continuava ad imprecare, a liberarsi del gatto e poi disse: “Beh? Te la senti di riprendere da dove avevamo lasciato?” Ron annuì e finalmente riuscirono a godersi quel momento fin quando Ron non aprì un attimo gli occhi e si fermò di colpo.
“Che succede?” Domandò Hermione, desiderosa di riprendere.
“Il tuo gatto mi sta guardando!” Disse Ron scocciato. Hermione seguì lo sguardo del ragazzo e notò Grattastinchi seduto a lato del letto, effettivamente sembrava proprio che si stesse godendo lo spettacolo.
“Ron è solo un gatto! Non ti sta guardando!”
“No, non è solo un gatto, Hermione! È il tuo gatto! E mi odia! E, ribadisco il concetto, mi sta guardando!”
“Ma dai! Cosa vuoi che gliene importi!”
“Magari è un animagus!” Ipotizzò Ron rabbrividendo al solo pensiero.
“Ron, Grattastinchi è un gatto!”
“Caccialo fuori!”
“Ron, è abituato a dormire in camera mia, se lo chiudo fuori inizia a grattare la porta, sarebbe solo peggio, fidati.” E con queste parole riprese a baciarlo sperando che lui si dimenticasse del terzo incomodo. Per un po’ sembrò funzionare ma poi Ron riaprì un istante gli occhi e lo vide di nuovo. Era esattamente dove era prima, gli occhi sempre vigili e attenti.
“Miseriaccia Hermione, mi sta guardando ancora!” Borbottò Ron di nuovo. “È un animagus di sicuro!”
“Shhhhh” Lo zittì lei premendogli un dito sulle labbra. “Dimenticati di lui!”
“Ma mi sento a disagio!”
“Finiscila!” Sbottò lei. “Possibile che riusciamo a bisticciare anche in questa situazione?” Aggiunse sconsolata e divertita allo stesso tempo.
Anche Grattastinchi sembrava essersi stufato di quei litigi, perché un attimo dopo, zampettò silenzioso fuori dalla stanza esattamente com’era arrivato, lasciando ai ragazzi la privacy di cui avevano bisogno.
 
 
 

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Capitolo 7
*** La promessa ***


Angolo dell'autrice: Eccomi di nuovo! Il settimo capitolo è pronto, scusate se è un po' corto ma come vi avevo anticipato questo testo inizialmente faceva parte del sesto capitolo, ho deciso di dividerli perchè ritengo che questo sia un momento importante della storia e pertanto meritava il giusto spazio. Ringrazio in anticipo tutti coloro che lasceranno un commento e ovviamente ringrazio tutti quelli che mi hanno già lasciato una recensione, la vostra opinione è importante! Buona lettura! A presto!
 

7- LA PROMESSA



All’alba Hermione era già sveglia. Se ne stava seduta sul letto con le ginocchia strette al petto e sembrava incapace di distogliere lo sguardo dalla figura sdraiata al suo fianco. Ron dormiva, come sempre, a pancia in giù abbracciato al cuscino. Il suo sonno era talmente profondo, che probabilmente neanche i fuochi d’artificio dei gemelli sarebbero stati in grado di svegliarlo. Hermione si lasciò scappare un sorriso immaginando la scena.
L’osservò meglio e notò con dispiacere che la cresta che ieri si era tanto impegnata a pettinare, ormai era solo un lontano ricordo. Avrebbe voluto restare a guardarlo per tutta la mattina, ma allo stesso tempo sapeva che non sarebbe mai stato possibile. Presto o tardi Ron si sarebbe svegliato interrompendo quella magia, presto o tardi avrebbe dovuto affrontarlo, avrebbe dovuto dirgli la verità.
Al solo pensiero Hermione s’incupì, portò le mani alla fronte alla disperata ricerca di una qualsiasi altra soluzione, ma non le venne in mente nulla.
In quel momento l’ultima cosa che voleva era ferire Ron. Lo aveva sempre considerato un ragazzo d’oro, una persona speciale, ma negli ultimi giorni si era rivelato essere il ragazzo perfetto. Tutto d’un tratto sembrava aver accantonato il suo lato rude e infantile per dare spazio a un Ron più sensibile e maturo. Un Ron che sembrava in grado di dire, e fare, la cosa giusta al momento giusto. Un Ron che aveva improvvisamente trovato il coraggio che gli era mancato per anni, un Ron che finalmente l’aveva baciata senza pensare alle conseguenze.
La ragazza era ancora assorta nei suoi pensieri quando Ron iniziò a destarsi. Il rosso si girò dall’altra parte, probabilmente infastidito dai raggi del sole, ma poco dopo si rigirò nuovamente e sollevò le palpebre mostrando a Hermione i suoi occhi azzurri. Ron le regalò uno dei suoi sorrisi più belli e la strinse a sé baciandola, ma non appena le loro labbra si sfiorarono il ragazzo avvertì immediatamente qualcosa di strano. Hermione era fredda e distaccata e quel bacio non aveva nulla a che fare con quelli della sera prima. Sembrava quasi un bacio di circostanza. Ron si accigliò, a quella vista Hermione si girò di scatto cercando di contenere le lacrime.
“Hermione cosa succede?” Domandò Ron terribilmente preoccupato.
Hermione emise un sospiro profondo e poi si girò di nuovo.
“Ron… io…” Disse lei con voce strozzata. Ron rimase immobile a guardarla mentre sentiva che dentro di lui qualcosa si rompeva. Aveva la terribile sensazione che qualunque cosa lei stesse per dire, avrebbe fatto male, molto male.
“Ron io non voglio ferirti…” Cominciò lei.
“Ok… ho capito…” Disse mentre sentiva il cuore lacerarsi in mille pezzi e la tristezza impossessarsi completamente di lui. “Ti sei pentita.”
“No!” Non mi pentirei mai di quello che è successo questa notte!” Spiegò la ragazza che sembrava aver ritrovato finalmente la sua voce.
“E allora cos’hai?”
“Ron, noi non possiamo stare insieme… non adesso.” Tentò di spiegare lei nonostante quelle parole la distruggessero tanto quanto lo sguardo del ragazzo in cui era visibile tutto il suo dolore.
“Non adesso?” Disse Ron ironico. “E quando? Sei stata proprio tu a dire che sei terribilmente pentita di aver perso tutto quel tempo quando eravamo a scuola, e adesso che finalmente tra noi è successo qualcosa vuoi dimenticare tutto!?”
“Io non ho parlato di dimenticare, non dimenticherò mai questa notte, Ron, io voglio stare con te, ma non possiamo stare insieme adesso!”
“E perché no?” Domandò Ron che era talmente scosso che non riusciva a capire se era più arrabbiato o deluso.
Hermione lo guardò negl’occhi, si sentiva a disagio, ma poi trovò la forza di pronunciare un solo nome: “Harry”
“Harry?” Chiese Ron incredulo. “Cosa c’entra Harry adesso?”
“Ron, abbiamo promesso a Harry che saremmo partiti con lui alla ricerca degli Horcrux!”
“Lo so bene, ti ricordo che nella mia soffitta c’è un demone malato di spruzzolosi pronto a prendere il mio posto nel momento in cui partiremo.”
“Ron! Possibile che non capisci?” Chiese Hermione disperata. Sapeva che affrontare questo discorso con Ron sarebbe stato difficile, ma per un attimo aveva dimenticato la testardaggine del ragazzo. Prese un respiro profondo e pazientemente iniziò a spiegare: “Ascoltami Ron, ti prego. Quello che c’è tra di noi è sempre stato evidente agli occhi di chi ci conosce.” Hermione fece una pausa, voleva essere assolutamente sicura che Ron stesse seguendo il discorso e che lo capisse da cima a fondo. Ron annuì e Hermione continuò: “Gli amici, la tua famiglia, tutti sanno che da sempre nutriamo dei sentimenti l’uno per l’altra.”
“Miseriaccia non esageriamo, non sono mica un libro aperto!” Protestò Ron indignato.
“Ron!” Lo riprese lei con lo stesso tono che usava quando lui tentava di copiare i compiti.
“E va bene, vai avanti, ti ascolto!” Disse lui sbuffando.
“Ron, tutte le persone che ci amano sanno cosa proviamo l’uno per l’altra, ma non possiamo permettere che lo sappiano anche i nostri nemici!”
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che il nostro amore ci dà un’enorme forza, ma allo stesso tempo ci rende estremamente vulnerabili.”
Ron alzò lo sguardo e fissò Hermione, finalmente quello che lei stava cercando di spiegare iniziava ad avere un senso.
“Vuoi dire che amarci adesso potrebbe essere… pericoloso?” Chiese lui iniziando a capire.
“Assolutamente.”
“Ma io…”
“Ron, cosa pensi che succederebbe se Voldemort o i mangiamorte scoprissero il nostro punto debole?”
“Ne approfitterebbero…” Disse Ron più a se stesso che a Hermione mentre nella sua testa si formava un’immagine nitida: Hermione tra le grinfie di Bellatrix. Non poteva permettere che le succedesse nulla, non doveva permettere che nessuno le facesse del male. Solo in quel momento Ron comprese quanto pericoloso fosse il viaggio che stavano per affrontare e sentì un brivido percorrergli la schiena.
“Esatto, loro sono senza scrupoli, potrebbero torturaci o ucciderci pur di arrivare a Harry.” Sussurrò lei. “Ed io non permetterò che questo accada!”
“Tu non vieni!” Sentenziò Ron alzandosi dal letto.
“Io… cosa?”
“Tu non partirai con me e Harry! È troppo pericoloso!”
“Non durereste tre giorni senza di me!”
“Sì, probabilmente è così, ma non ti lascerò partire con lui standomene a casa a far finta di niente!”
Hermione si alzò dal letto e gli corse in contro afferrandogli le mani. “Ron, partiremo entrambi. Harry ha bisogno di noi!” Disse cercando di calmarlo. “Ma fingeremo che tutto questo non sia mai successo!”
“Miseriaccia Hermione! Ti sembra una cosa facile?”
“Non ho detto che sarà facile… ma è l’unica possibilità che abbiamo.”
A quelle parole Ron la strinse a sé e Hermione ricambiò immediatamente l’abbraccio. L’idea di far finta che tra loro non fosse accaduto nulla era orribile, ma allo stesso tempo era la loro unica possibilità.
“Ti prometto che quando tutto questo sarà finito torneremo qui insieme e potrai goderti la bellezza di questo posto senza rimorsi… l’hai detto tu, ricordi?”
Ron annuì e la sua mente viaggiò fino al bosco che circondava la tana, dove aveva consolato Hermione. In quel momento più che mai, Ron si rese conto della forza della ragazza che teneva stretta tra le braccia. Lei aveva avuto il coraggio di modificare la memoria dei suoi genitori, aveva scelto di affrontare con lui e Harry la missione che Silente gli aveva lasciato e adesso era pronta a nascondere i suoi sentimenti pur di proteggere l’uomo che amava. Hermione era straordinaria, non c’era parola più indicata per descriverla.
“Quindi… partiremo con Harry sforzandoci di far finta che tutto questo non sia mai accaduto?” Chiese Ron sconsolato.
“Sì, è l’unico modo… un giorno tutto questo finirà e saremo liberi di stare insieme.” Spiegò Hermione liberandosi dalla sua stretta e guardandolo intensamente negli occhi.
“Hermione… io posso provare a fingere che tra di noi non ci sia niente se questo servirà a proteggerti, ma se qualcuno dovesse tentare di farti del male agirò di conseguenza… non me ne starò lì a guardare.”
A quelle parole la ragazza esitò un momento, Ron aveva perfettamente ragione, potevano fingere, ma non potevano annullare i loro sentimenti, quello che li legava era troppo forte.
“Lo so.” Convenne la ragazza. “E so anche che qualsiasi cosa io possa dire non ti farebbe cambiare idea, perciò non proverò a persuaderti oltre. Promettimi che ti comporterai come se nulla fosse successo.”
“Lo prometto.” Disse Ron a fatica.
“E promettimi che non dirai a nessuno di questa notte… neanche a Harry.”
“Non gli dirò nulla, te lo prometto.”
“Tutto quello che è successo tra di noi resterà tra queste mura, nessun altro saprà niente.”
“Ti stai dimenticando di qualcuno…” Annunciò Ron con aria saccente. Hermione lo fissò con aria interrogativa e allora lui si affrettò ad aggiungere: “Grattastinchi! Non pensare che io mi sia dimenticato di quel guardone del tuo gatto!” Entrambi scoppiarono a ridere, finalmente la tensione che fino a quel momento era palpabile si stava dissipando.
Proprio in quel momento Grattastinchi fece il suo ingresso in camera miagolando come un matto. “È ora della pappa.” Spiegò Hermione a Ron che stava fissando il gatto con aria omicida.
“Se è per questo, anche per me è ora della pappa!” Brontolò Ron che era a digiuno dal giorno prima. Il ragazzo non era abituato a saltare i pasti e il suo stomaco sembrava non aver preso troppo bene l’assenza della cena.
“Si… adesso vi do da mangiare a tutti e due!” Si arrese Hermione. Quando si trattava di cibo Grattastinchi era parecchio insistente, ma Ron era veramente insopportabile. Con questo pensiero Hermione prese Ron per mano e l’accompagnò in cucina per la colazione. Sulle scale Ron fece qualcosa che la ragazza non si aspettava minimamente, si fermò di botto sull’ultimo gradino e la prese in braccio.
“Non puoi negarmi un ultimo bacio.” Disse lui con un enorme sorriso.
“Hai ragione… non posso.” E con queste parole Hermione annullò la distanza che separava le loro labbra e si lasciò andare in quello che sarebbe stato il loro ultimo bacio.
 
 

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Capitolo 8
*** Epilogo ***



Angolo dell'autrice: Ecco il finale! Scusate il ritardo ma tutti questi pranzi e cene mi hanno messa a dura prova! Grazie a tutti coloro che sono arrivati a leggere questo capitolo e grazie mille delle recensioni! Siete stati dei lettori fantastici! Buone feste a tutti voi. Ci vediamo alla fine del capitolo per una piccola spiegazione della storia.


 
8- EPILOGO



Il giorno del matrimonio era finalmente arrivato. Nel giardino della Tana era stato allestito un fantastico gazebo, che Molly si era impegnata a decorare nel migliore dei modi. L’aria che si respirava era quella di festa, nessuno avrebbe mai potuto dire che la guerra fosse alle porte.
Bill era in piedi davanti all’altare nel suo abito più bello, visibilmente agitato, ma allo stesso tempo immensamente felice. Alla sua sinistra svettava un’altra chioma rossa, Ron era al suo fianco pronto a fare da testimone al fratello maggiore. I due si scambiarono uno sguardo d’intesa e si sorrisero per stemperare la tensione. Poco più in là, due gradini più in basso, c’erano le tre damigelle di Fleur: sua sorella Gabrielle, Ginny e ovviamente Hermione. Ron si soffermò a guardarla, aveva i capelli raccolti in un’acconciatura complessa che faceva risaltare i suoi lineamenti perfetti. Il ragazzo notò con piacere che il trucco, se c’era, era così delicato da sembrare naturale, non aveva mai amato le ragazze che abusavano del make-up. Hermione indossava lo stesso abito delle altre due ma solo lei riusciva a rendergli giustizia. Fleur, dopo ore e ore di ricerca a Diagon Alley, aveva scelto per loro un abito corto, in seta, di colore azzurro, e Ron non poté fare a meno di associarlo al colore delle pareti della camera di Hermione. La stessa camera che era stata testimone del loro amore e della loro promessa.
Per un attimo la sua mente abbandonò il giardino della Tana e raggiunse la Londra babbana, rivide la villetta dei Granger e tutti i ricordi di ciò che era avvenuto tra quelle mura lo sovrastarono per qualche istante. Rivide Grattastinchi tagliargli la strada ed entrare di corsa nella gattaiola, per un attimo ebbe la sensazione che la pioggia insistente che lo aveva inzuppato davanti alla porta di Hermione si stesse riproponendo all’interno del gazebo. Si lasciò scappare un sorriso ricordando il duello tra il suo Patronus e Grattastinchi. Proprio in quel momento, quasi come se potesse leggere i suoi pensieri, Hermione ricambiò il suo sorriso. Il loro segreto sembrava destinato a rimanere tale, per ora nessuno sembrava sospettare niente. Solo in quell’istante la mente di Ron tornò alla realtà, non poteva più permettersi di vivere di ricordi, adesso doveva affrontare il presente, e il presente era il matrimonio di suo fratello e l’imminente partenza alla ricerca degli Horcrux. Ron non era mai stato più deciso a portare a termine quella missione. Solo quando l’ultimo Horcrux sarebbe stato distrutto e Voldemort sconfitto, avrebbe potuto rivelare al mondo il suo amore per Hermione, avrebbe potuto amarla senza paura di perderla.
La marcia nuziale risuonò improvvisamente nel gazebo richiamando l’attenzione degli ospiti, Fleur stava facendo il suo ingresso in abito da sposa. Bill si ricompose ed emise un profondo sospiro mentre Ron, per un attimo, al posto di Fleur vide Hermione che avanzava verso di lui con l’abito bianco. Il ragazzo scosse la testa cercando di non farsi destabilizzare da quell’immagine, quello era il matrimonio di suo fratello, non il suo.
Fleur raggiunse l’altare e Bill le scostò il velo ammirandola in tutto il suo splendore. I giovani sposi si scambiarono un sorriso e la cerimonia cominciò.
Ron non ci mise molto a perdere l’attenzione, non aveva bisogno di sentire Fleur e suo fratello scambiarsi le promesse di matrimonio, lui la sua promessa l’aveva già fatta a Hermione, e voleva onorarla ad ogni costo.
Ron osservò Harry che assisteva alla cerimonia seduto in prima fila, alternava lo sguardo dagli sposi a Ginny, e per la prima volta Ron si accorse che la cosa non lo infastidiva. Forse Harry provava per sua sorella quello che lui provava per Hermione, e se così stavano le cose, allora non poteva far altro che essere felice per loro.
“Adesso può baciare la sposa”
Quelle parole catturarono l’attenzione di Ron che riportò lo sguardo sugli sposi giusto in tempo per non perdersi il bacio. Applausi, grida, fischi e cori, la festa aveva finalmente inizio. Nel marasma generale Fleur riuscì a radunare tutte le invitate e le guidò fuori dal gazebo per il lancio del bouquet. Ron vide Fleur voltarsi per prepararsi al lancio ma proprio in quel momento Fred e George comparvero alle sue spalle facendolo sobbalzare.
“Io punto tutto su Zia Muriel!” Esclamò Fred sorseggiando del Brandy.
“No, è vecchia e decrepita! Sarà fortunata se ne esce viva.” Disse George rivolto a Ron mentre tutti e tre sghignazzavano.
Proprio in quel momento Fleur lanciò il bouquet, e dopo una piccola zuffa la vincitrice rimase immobile al centro del giardino mentre tutte le altre rientravano nel gazebo sbuffando.
“Mi devi due galeoni Fred!” Disse George al fratello.
Il volto di Ron s’illuminò, si lasciò scappare un sorriso mentre Fred pagava il prezzo della sua scommessa azzardata, ma non erano le scommesse dei gemelli a farlo sorridere. Hermione era ancora immobile al centro del giardino impegnata a studiare il candido bouquet, sentendosi osservata sollevò lo sguardo e incrociò quello di Ron.
Un giorno, alla fine di tutto, sarebbero tornati lì insieme e avrebbero potuto godersi la bellezza di quel posto senza rimorsi.


Angolo dell'autrice: Eccomi di nuovo! Ci tenevo a dire un paio di cose sulla storia. Tanto per cominciare vi rivelo che ho cominciato a scrivere senza avere bene un'idea generale della storia, ebbene si... l'ho scritta "in corsa"! Sono partita dall'idea di Hermione che si risveglia dopo essersi ubriacata e crede di essere andata a letto con Ron, tutto il resto mi è venuto in mente man mano che scrivevo, quindi mi ritengo soddisfatta del risultato (e spero che lo siate anche voi). Dal quarto capitolo mi è venuta in mente l'idea di incastrare la mia storia con gli avvenimenti che sono descritti realmente nel libro e sono felicissima che alcune di voi abbiano colto questo aspetto. Un grazie di cuore a Lupovolante e Ronald_Weasley per questo. Se non avete letto il settimo libro NON proseguite la lettura. Ho immaginato di dare un senso a tutto quello che succede nel settimo libro, mi riferisco a tutta la complicità che c'è tra Ron e Hermione, a lei che si sente in colpa quando lui si spacca, a lui che si ingelosisce perchè pensa che tra lei e Harry ci sia qualcosa e se ne va facendo una scenata, al suo ritorno in cui capisce di aver sbagliato e soprattutto a quando perde il controllo nelle segrete di casa Malfoy e corre a salvarla da Bellatrix. E ultimo, ma non ultimo, al bacio. 
Ok, ho scritto troppo, ma queste spiegazioni ve le dovevo... spero che adesso il senso della mia storia vi sia più chiara e spero che possiate apprezzarla. In caso contrario vi ringrazio comunque di aver letto la storia. Se volete lasciarmi un ultimo commento sappiate che lo considero un grosso regalo!
A presto!

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