The Icelander

di WarblersFairy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** I ***


The Icelander
The Icelander


"Martin!"
"Oh Richard! Come va?" e allungò la mano, che l'altro strinse con forza.
"Bene bene...anche tu qui per parlare con Peter?"
"Si, ma sarà una cosa breve. Tu?"
"Hai...hai letto il copione?" chiese Richard un pochino imbarazzato.
"Oh si, è interessante!"
"Che cosa, il fatto che Thorin abbia un interesse amoroso, oppure che questo sia un maschio?"
"Uhm...direi entrambe!" esclamò ridacchiando Martin all'espressione di stupito disgusto dipinta sul viso del collega e amico.

Richard si lasciò cadere pesantemente sulla poltroncina fuori dall'ufficio di Peter, sbuffando e borbottando il proprio disappunto.
Martin provò a farlo sorridere per tutta la mezz'ora successiva, ma niente. Pensieri grigi lo torturavano, tanto che l'amico ci rinunciò, mettendosi a messaggiare sul telefono.

"Signor Magnusson, il signor Jackson può riceverla, prego mi segua" esclamò la segretaria appena uscita dalla porta, indicando un ragazzino sottile, sui vent'anni, biondo ossigenato, seduto composto dall'altro lato della stanza.
Il ragazzo si alzò con grazia e in due passi fu alla porta.
Richard lo fissò per qualche istante più del dovuto. Era altissimo. Per uno alto quasi un metro e novanta trovare qualcuno più alto era un'impresa, ma il ragazzino decisamente arrivava ai due metri.

"Certo che Peter si fai i problemi più assurdi..."
"Perchè dici così?"
"Hai visto il ragazzino?"
"Uh uhm, e allora?"
"Lui è Brain..."
"Capisco perchè hai detto quel che hai detto...in effetti è troppo alto, persino per te...come farete?"
"Ah non chiedermelo, non ne ho la più pallida idea..."

"Martin, Richard, Peter vorrebbe parlare con voi"
"Grazie Sarah, conosciamo la strada!" esclamò Richard alzandosi subito e precedendo il collega nell'ufficio del regista.

"Ah eccoli! Richard, Martin permettetemi di fare le presentazioni. Lui è Olaf Magnusson, il nostro Brain!" esclamò Peter con un gran sorriso, presentando il ragazzo ai due veterani.

Il giovane battè i tacchi e chinò la testa, in segno di saluto.

"Dovete scusarlo, il suo inglese è pessimo, sta seguendo un corso rapido ma la sua pronuncia è ancora insentibile"
"E come farà a recitare?"
"Richard, hai letto il copione?"
"Tutto da cima a fondo"
"Allora sai già la risposta..."
"Ah già..."
"Che cosa?" chiese Martin irrompendo nella conversazione.
"Brain non parla mai. Ha una sola serie di battute, alla fine del film praticamente. Ha tutto il tempo di imparare la lingua..."
"Mio...inglese...brutto..." riuscì a balbettare il ragazzo, arrossendo vivamente.
"Non preoccuparti Olaf, andrà bene. Abbiamo il traduttore sempre a portata di mano. Ora passiamo alla parte pratica. Richard, tu e..." ma Richard perse subito interesse per quello che Peter stava dicendo, più interessato ad osservare il ragazzo.

Poco dopo, uscirono tutti e tre insieme, ma subito Martin li lasciò adducendo come scusa il dover chiamare a casa.

"Hai fame?"

Il giovane lo fissò senza capire.

"Tu" -indicò il petto del ragazzo- "hai fame?" -facendo il gesto di portarsi qualcosa alla bocca.

Olaf annuì con decisione, massaggiandosi la pancia che borbottava.
Si diressero verso la mensa, senza dire una parola. D'altronde la barriera linguistica è uno degli ostacoli più fastidiosi in un qualunque tipo di relazione.
Mangiarono in silenzio, seduti uno di fronte all'altro. Ogni tanto Richard guardava il giovane biondo, mentre quello si guardava intorno.
Le ciocche dei suoi capelli brillavano al sole in una maniera così naturale che sembrano fatte d'oro bianco.
I suoi occhi di ghiaccio erano azzurri, di un colore così puro da potercisi specchiare.
Le ragazze della crew lo avevano già adocchiato e non facevano che commentare sottovoce ogni suo movimento.

"Noiose..." bofonchiò a mezza voce, continuando a piluccare dal piatto.
"Uhm?"
"Ehm...lascia perdere..."
"Io...capire...un poco..." replicò il giovane, cercando di esprimersi nel suo inglese sconclusionato.
"Okay...Le ragazze...parlano...di te..." ripetè Richard, indicando le ragazze, la bocca e poi il ragazzo, che annuì. Richard sorrise, aveva capito.

Poco dopo si avvicinò al ragazzo un giovane sui trent'anni, lo salutò nella sua lingua e gli disse qualcosa all'orecchio, andando via subito dopo.

"Importante?" chiese Richard, finendo la pasta.
"Uhm... allenamento...spade..."
"Sei bravo?"
"Vedere..." e lo indicò.
"Vuoi che venga a vedere?"

Annuì deciso, finendo di mangiare in fretta e alzandosi, prendendo anche il piatto del neo collega e buttandoli entrambi.
Poi lo prese per mano e, stringendola, si incamminò a lunghe falcate verso il campo d'allenamento, tirandosi dietro un Richard molto sconvolto.

"O...Olaf rallenta!!" sbottò Richard una decina di minuti dopo, quando arrivarono correndo al campo dove si allenavano con la spada.

Il giovane si bloccò e l'altro ci andò a sbattere contro, mandando un'imprecazione al nulla.

"Scusa...tu fatto male?" gli chiese, voltandosi e incrociando il suo sguardo. Il colore degli occhi di Olaf era così chiaro da sembrare cristallo. Richard abbassò lo sguardo per un istante, poi diniegò e si ricompose.

Olaf si spostò, sorridendogli e andando incontro all'istruttore, che gli lanciò la spada di legno, spada che il ragazzo prese al volo con la sinistra, fece roterare sulla propria testa e portò in avanti, in posizione di guardia.
Richard spalancò gli occhi, completamente sbalordito.

Restò a guardarlo allenarsi fino alla fine. La bravura di Olaf lo lasciava senza parole. Sembrava che in tutta la sua vita non avesse fatto altro che portare la spada. Era agile e veloce nonostante la mole, e spesso sorprendeva il maestro con movimento fluidi e fulminei.
Alla fine riuscì a disarmarlo, puntando la spada al petto dell'avversario, dichiarando così concluso il combattimento.

"Takk fyrir bardaga" disse con sicurezza, parlando nella sua lingua natale.

L'istruttore lo osservò per un istante, per poi abbassare la testa e rispondere sempre in islandese.

"Þakka þér, yðar hátign"

Olaf sorrise e, lasciata la spada ad un altro ragazzo, tornò verso Richard.

"Allora...?"
"Eh...se combattessi contro di te credo che mi uccideresti in due secondi netti..." ammise.
"Tu...non bravo?"
"Io sono mediocre...in confronto a te...dove hai imparato?"

Ci mise un po' a rispondere, sembrava indeciso su cosa fare.

"Ehm...padre insegnato me...lui più bravo..."
"Tuo padre è ancora più bravo? Spero di non incontrarlo mai!!"

Il biondo ridacchiò una volta capito cosa aveva detto, e si scostò il ciuffo biondo dal viso.

I loro sguardi si incrociarono nuovamente, e restarono così, sospesi nel tempo, indecisi se addentarsi in quella landa ghiacciata o lasciarsi annegare in quello specchio d'acqua turchese.

"Andiamo?" gli chiese poi il biondo, e Richard allungò la mano a prendere quella che il ragazzo gli tendeva. Sorridevano entrambi, a quella che iniziava come una grande amicizia.

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Capitolo 2
*** II ***


The Icelander pt 2 Le giornate iniziavano presto e finivano tardi e non c'erano pause, almeno non per Olaf.
La mattina trucco per tre ore, per barba capelli e quant'altro.
Poi via verso il set, almeno due scene al giorno.
Poi allenamento intensivo con i due lunghi pugnali che usava Brain, oltre che con arco e ascia.
Poi altro set, altre scene.
In mezzo, ogni momento libero era buono per mangiare e studiare.

Dopo due mesi così intensi, un giorno, mentre erano sul set per una scena di combattimento lui, Richard, Aidan e Dean, cadde male e battè la testa, restando a terra per qualche momento, semi incosciente.

"FERMI FERMI!! CHIAMATE IL MEDICO SUBITO!!" sbraitò Peter, mentre i tre compagni di scena e metà della crew accorrevano.

"Laf!! Laf svegliati!!" lo chiamò ripetutamente Aidan, ma nulla.
"NON SI SVEGLIA!!" gridò Dean, facendo accorrere più velocemente il medico.
"Ragazzi, spostatevi! Lasciatelo respirare!" sbottò Richard, spingendo via gli altri due in malo modo, accosciandosi e togliendo i capelli del viso del giovane.

"Ehm...Ekki...gera brandara...Ólafi vekna!" borbottò a mezza voce, in un islandese terribile ma passabile.
"Vakna...Ric...Vakna..." rispose in un sussurro il giovane, che si stava riprendendo.
"Come?" replicò Richard sorridendo.
"Si dice vakna...Ekki gera brandara Ólafi vakna...e me non scherza..." spiegò Olaf, cercando di tirarsi su, alzando i pollici per far capire che stava bene.
"Ho ancora molto da imparare...ma tu sei un ottimo insegnante...ehm...
þú frábær kennari..."

Olaf abbassò la testa sorridendo.

"Takk Richard..." e sorrise di nuovo, mentre il dottore e il paramedico lo aiutavano a tirarsi su.

"Okay per oggi basta. Olaf, puoi tornare agli studi. Gli altri restano, andiamo avanti con le scene dove non c'è lui, così intanto si riprende. OKAY GENTE..." parlò al megafono, dando ordini a destra e a manca.

"Ric...tu viene?"
"No...io giro..."
"No...dopo...tu viene dopo?"

Richard annuì e sorrise al ragazzo, lasciando alle cure dei paramedici e del suo assistente, che gli si era avvicinato tutto trafelato e preoccupato, blaterando chissà cosa in islandese.
Parole di cui Richard riuscì a cogliere solo una parte, parte che però lo lasciò stupido.

"
Yðar hátign, ætti að vera meira varkár! Faðir þinn, mun ég refsa þér ef þú ert rangt! Ég vissi að það var slæm hugmynd að gera hæfnispróf! Þú þurfti að vera heima eins og ég hafði pantað Prinsinn afa þinn. Þú ert eini erfingi getur ekki leyfa neitt sem kemur á þinn hátt!!"[*] e Olaf a quelle parole sbuffò e ignorò del tutto il suo assistente.

*Vostra Altezza? Il Principe vostro nonno? Ma che diavolo...* ma smise subito di pensare queste cose, perchè Olaf lo stava fissando.

"Ric...Richard..."
"Ci vediamo più tardi...ora devo andare..." e si voltò senza una parola, ancora troppo sconvolto da quello che aveva sentito.

Olaf ci rimase male e se ne andò via, lo sguardo velato e triste di chi sa di aver combinato un guaio.

***

"
Yðar hátign, ekki hafa áhyggjur. Hann kemur aftur..." [**]

Le parole dell'assistente non riuscirono a rischiarare l'umore nero di Olaf.
Dopo le lezioni consuete, era ora disteso, senza maglietta, sul letto della sua stanza, nell'hotel dove alloggiavano anche gli altri.
Usavano le roulotte solo quando doveva registrare di notte oppure la mattina molto presto.
Si stava annoiando moltissimo, e il fatto che probabilmente la sua copertura era saltata lo frustrava non poco.

Essere un nobile non era certo qualcosa che aveva chiesto o desiderato. Era capitato.
Essere nipote del Principe era l'ultima cosa che mai avrebbe voluto.

Che Richard lo avesse scoperto così per caso era peggio di tutto messo insieme.

Un trillo lo distrasse dai suoi grigi pensieri.
La porta.
Si alzò di malavoglia, senza nemmeno mettersi qualcosa addosso.

"
Hver er það?"[***]
"Ehm..."

Bastò.

Olaf aprì la porta di scatto, abbracciando Richard di slancio.

"Pensavo tu non venire...pensavo...tu arrabbiato..."

A Richard sembrò che il giovane gigante islandese si fosse tutt'ad un tratto rimpicciolito. Lo strinse forte tra le braccia, accarezzandogli la schiena nuda, staccandosi quasi subito e arrossendo per l'imbarazzo.

"Non sono arrabbiato...sono confuso..."
"Vieni...io spiega..." e si scostò lasciandolo entrare, chiudendo la porta dietro di loro a chiave.

Lo fece accomodare nel salottino, offrendogli qualcosa da bere, rivestendosi e sedendosi davanti a lui sul pavimento.

"Ho colto qualcosa delle parole che ti ha rivolto il tuo assistente..."
"Lui no mio assistente, lui mia guardia...ehm...lui lavora per corona..."
"Aspetta, ho capito bene, il tuo assistente in realtà è una guardia del corpo ingaggiata dalla tua famiglia?"

Olaf annuì mesto.

"Quindi è vero...sei un reale..."
"Mio...afi..."
"Tuo nonno..."
"Sì...mio nonno è Principe...mio padre sarà prossimo principe...io non voglio...anche se io erede io non voglio..."
"Sei l'erede al trono non puoi rifiutare..."
"Io ha tre fratelli e una sorella, uno di loro farà. Io no!"
"Perchè ha detto che sei l'unico erede?"

Olaf sospirò.

"Io unico figlio giusto...ehm...come dire..."
"Sei l'unico figlio legittimo?"

Annuì sconsolato.

"
Hvers vegna ég ætti að vera sú eina? Ugh ég vil ekki að verða Prince! Þ er leiðinlegt!"[****] imprecò in islandese Olaf, lasciandosi andare all'indietro sul pavimento.

"Laf..."
"Scusa..." e si tirò su di nuovo.
"É così brutto?"
"Noioso...troppi...impigni..."
"Impegni..."
"Si...troppi impegni...niente più attore..."
"Olaf, so che ora mi odierai...ma se tuo nonno e tuo padre contano su di te, forse dovresti starli a sentire..."

Restò in silenzio.

"Olaf..."
"Ric...io non voglio fare il Principe...io sono un attore..."

Richard restò di stucco. Era la prima volta che Olaf parlava in inglese senza sbavature o errori di pronuncia.

"Che c'è?"
"Hai parlato inglese senza errori..."
"Richard, secondo te un principe ereditario di uno stato europeo non conosce la lingua più parlata al mondo?"
"Ci hai presi in giro?" sbottò con una lieve punta di irritazione nella voce.
"No...l'ho fatto perchè non volevo farmi scoprire...se davo l'idea di non capire la lingua forse nessuno sarebbe venuto a parlarmi...sarei passato inosservato..."
"Peter lo sa?"
"Sì...e ora tu. Ti prego...non dirlo a nessuno..."

Richard lo scrutò per un po', indeciso. Poi annuì.

"Continuerai a insegnarmi islandese?"
"Se vuoi sì..."
"Voglio!"
"Va bene allora...ripartiamo da dove ci eravamo fermati?"
"Ci ho pensato...e se io ti chiedessi come si dice una cosa e tu rispondessi e basta?"
"Se pensi che impareresti più in fretta, va bene..." e gli sorrise, scostando il ciuffo pallido dal viso.

"Studiarono" per una mezz'oretta, poi fecero pausa con due enormi cupcakes e due Cocacola.

"Senti...posso farti una domanda?"
"Dimmi Laf..."

Olaf prese un respiro profondo.

"Perchè mi guardi in quel modo anche quando non giriamo?"



NdA
Ecco le traduzioni delle parti in islandese, grazie a Google translate :)
[*] "Vostra Altezza dovrebbe stare più attento! Vostro Padre mi farà punire se vi fate male! Lo sapevo che era una pessima idea quella di fare il provino! Dovevate restare a casa come vi aveva ordinato il Principe vostro nonno. Siete l'unico erede non possiamo permettere che vi capiti qualcosa!"
[**] "Vostra Altezza, non preoccupatevi. Tornerà"
[***] "Che c'è?"
[****] "Perchè dovevo essere l'unico?! Uffa non voglio diventare Principe! É noioso!!"

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Capitolo 3
*** III ***


The Icelander pt 3 "Quale modo?"
"Andiamo Richard, non sono nato ieri...mi fissi nello stesso modo in cui Thorin fissa Brain...solo che lo fai anche quando non stiamo recitando..."

Richard arrossì fino alla punta dei capelli.

"Richard..."
"Ehm...non so che dire...tu piuttosto ti sei ripreso? Fa vedere il taglio..."

Olaf ridacchiò per il modo in cui l'altro aveva cambiato argomento, e si lasciò scrutare il taglio sulla fronte.
Allungò le mani a toccare le braccia dell'altro, e quello sussultò.

"Che c'è?"
"Fredde...hai le mani ghiacciate!" e le prese tra le proprie, cercando di scaldarle.

Olaf sorrise, guardandolo.

"Sono islandese, sono abituato al freddo. Questo è niente in confronto alla temperatura delle mie mani a casa mia..."
"Mi piacerebbe vederla..."
"Casa mia?"
"Sì...senti, girarci intorno è inutile e stupido...ti guardo...perchè mi interessi, non c'è niente di male e non posso farne a meno..."

Sorrise di più, rivoltando l'abbraccio delle mani, prendendo quelle dell'altro tra le proprie.

"Ti interesso? Davvero?"
"Davvero...Laf, dico seriamente...e sai che sono un tipo molto timido, quindi spesso preferisco non dire niente..."
"Il bel tenebroso..."
"Eh?"
"Le ragazze della crew ti chiamano così...Il Bel Tenebroso...alcune ti sbavano dietro senza pudore"
"Geloso?"

Lo fissò, tirandolo verso di sé così che le fronti coincisero.

"Molto..." e chiuse gli occhi, godendosi quel momento di silenzio e il calore della vicinanza del compagno di set.

Si staccarono dopo un bel po', sorridendo.

"Devo andare..."
"Okay..."
"Come ci comportiamo con gli altri?"
"In che senso?"
"Tu parli perfettamente inglese..."
"Uhm...continuiamo a far finta di non capirci...cerchiamo di comportarci normalmente, non sono ancora pronto a dire a tutti chi sono..."
"Va bene...ora devo proprio andare..." e si alzò, restando fermo un istante davanti all'altro, ancora seduto.

"Che posizione sconveniente signor Armitage!" esclamò Olaf ridendo.
"Oh forse di più la sua signor Magnusson!" ridacchiò di rimando Richard, guardandolo mentre si inginocchiava davanti a lui, arrivando più o meno all'altezza dell'ombelico.

Lo fissava, quegli occhi glaciali piantati su di sé gli davano dei brividi di piacere come mai ne aveva provati prima.
Lo vide leccarsi le labbra e si scostò appena con un mugolio.

"Non farmi pensare a cosa che non dovrei pensare! Ci vediamo domani sul set!"

Olaf ridacchiò malizioso e lo accompagnò alla porta, guardandolo andare via con un sorriso ampio.

Tornato in camera, fece per rimettersi a letto a guardare un po' di televisione, quando notò un qualcosa appoggiato sulla poltrona.
Lo prese in mano e sorrise.

"La sua sciarpa..." e se la portò al viso, inspirando il suo profumo intenso e mascolino.

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