Un angelo a Regent's Park

di LadyMarauders
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un paio di Converse blu ***
Capitolo 2: *** Il dondolo di Regent's Park ***
Capitolo 3: *** Un temporale e una tazza di tè ***
Capitolo 4: *** Proprio come Narciso ***
Capitolo 5: *** E se non fosse un Angelo? ***
Capitolo 6: *** Vuoi essere la mia regina? ***
Capitolo 7: *** Vediamoci a mezzanotte ***
Capitolo 8: *** Il cibo degli Inferi. ***



Capitolo 1
*** Un paio di Converse blu ***



Era seduta su un dondolo, di quelli di legno che si trovano nelle case in campagna.

Non sapeva bene dove fosse, ma non gli importava, neanche si era accorta di essere seduta all'aperto. Non era poi così importante.
C'era un silenzio disarmante, non credeva di aver mai sentito, tanto silenzio. Non c'erano i versi di insetti, o traffico in lontananza, c'era solo il silenzio.
Si spinse un po con i piedi per dondolarsi e si accorse di avere ai piedi le sue converse blu, era strano vedersele ai piedi, non le indossava da molto, ma non era importante in quel momento, ma l'idea di indossarle la faceva sentire, stranamente, bene.
Non sapeva da quanto tempo fosse li, un ora, dieci ore, un giorno, non se lo ricordava, ma non aveva ne fame ne sete, non era stanca e non si stava annoiando, anche se era seduta li da sola.
Il silenzio fu spezzato da un rumore, “ finalmente” pensò, era un rumore di passi, qualcuno stava camminando verso di lei. Era da sola ma non aveva paura, chi potrebbe mai andare li per farle del male?
Dopo poco, come aveva predetto, spuntò un uomo, o forse era un ragazzo, non riusciva a capirlo, sembrava giovanissimo e vecchissimo allo stesso tempo, ma chi era lei per giudicarlo? L'uomo-ragazzo si avvicinò al suo dondolo.
- Posso sedermi?- chiese. Aveva una voce che la confuse ancora di più, era come per il suo aspetto, sembrava la voce di un ragazzino, ma nello stesso tempo era pesante come quella di un anziano. Davvero strano.
- Certo, prego-

Si sedette accanto a lei e rimase in silenzio. Guardava dritto a se, seguì il suo sguardo ma non vide nulla. Osservò l'uomo-ragazzo accanto a lei e si accorse che forse era stata troppo dura con lui, pensando che fosse vecchio,ma si sbagliava, no era proprio un ragazzo, non avrà avuto più di trent'anni, ma continuava a trovare, sul viso del ragazzo, qualcosa di antico.
Era bello, era stranamente bello, non perché non sarebbe dovuto esserlo, ma era bello in modo particolare. Le piacevano molto i ragazzi particolari.
Prima di tutto era vestito completamente di nero, jeans neri, camicia nera e delle scarpe laccate nere,aveva i capelli molto lunghi, quasi più lunghi dei suoi, ed erano di un colore strano, erano grigi, quasi bianchi. Forse erano i capelli che le avevano fatto credere che fosse un vecchio, ecco, ora capì il suo errore.
- Belle scarpe- disse lei, era una cosa stupida da dire, per iniziare una conversazione, ma non poteva parlare di niente, neanche del tempo, li non c'era tempo.
- Grazie mille, anche le tue non sono male, bel punto di blu-
- Già, non ricordavo neanche di indossarle, ti capita mai di non ricordare cosa porti addosso e devi controllare? -

Il ragazzo scosse la testa – no, non mi è mai capitato-
Che maleducato” pensò “ così mi fa sembrare una stupida”, ma infondo non era importante quello che lo strano ragazzo pensasse di lei, lei era li per rilassarsi, almeno quella era l'idea che si era fatta, doveva far finta che lui non ci fosse, ma non era facile, anche se era seduto abbastanza lontano da lei, sentiva la sua presenza, come se fosse alto tre metri. Ma non era alto tre metri, quindi non doveva farci caso.
Tossì leggermente,era quasi ora ti andare via, chiuse gli occhi e fece un lungo respiro, non c'erano odori li, neanche uno, ne buono ne cattivo, tossì di nuovo.
- Devo proprio andare – disse e il ragazzo le sorrise
- Ci vediamo dopo allora-

Lei scrollò le spalle – ok-

Aprì piano gli occhi, le faceva male la testa, come sempre d'altronde, si girò per mettersi a pancia in su e sentì i fili delle flebo tirarle il braccio.
- ehi tesoro, sei sveglia, buongiorno-

Era sua madre, seduta accanto al suo letto, da quando si era ammalata, sua madre era invecchiata sempre di più, intorno agli occhi aveva sempre delle occhiaie scure, era stanca, dormiva sempre in ospedale con lei, anche se le aveva spesso detto di tornare a casa, che farla dormire male su quelle poltrone, non l'avrebbero di certo fatta guarire.
Ma lei lo sapeva perché sua madre non andava via, aveva paura che la sua bambina sarebbe morta da sola, che non avrebbe potuto dirle addio, infondo non aveva tutti i torti.
- Come ti senti?-
- Meglio direi- non era una bugia, si sentiva meglio davvero, aveva dormito bene quella notte, non succedeva mai, tentò di ricordare il sogno che aveva fatto, ma ricordava solo che aveva fatto un errore, che aveva sbagliato qualcosa.
- Ti va di mangiare qualcosa? Tuo padre è riuscito a convincere le infermiere a farti mangiare qualcosa di buono sta mattina, è andato da Sturbucks e ti ha portato un cappuccino e un muffin al cioccolato, sono entrambi ancora caldi-

Ultimamente non amava molto mangiare, tutto aveva un sapore strano, ma visto che suo padre aveva sfidato le arpie del piano, non poteva sminuire la sua impresa, così, cercando di non pensare al sapore fastidioso, bevve il suo cappuccino e mangiò il suo muffin, c'erano qualcosa di noto in quei cibi, li aveva mangiati milioni di volte ma in quel momento non avevano il sapore di sempre, aveva un lieve ricordo del sapore della schiuma del cappuccino, ma non ricordava quasi più il sapore del cioccolato.
- Hanno deciso i dottoroni, che cosa fare di me? Quella nuova tecnica, hanno capito se possono tentare?-

Vide sua madre sbiancare di colpo e tentare di sorriderle, non era un buon segno.
- Non pensare a questo, tesoro, la dottoressa Franklin, dopo ti verrà a trovare e vedremo se ha saputo qualcosa, non ci pensare adesso, vuoi ancora dormire un po o vuoi fare qualcosa?-

Ci pensò un po su, anche se aveva dormito tanto, si sentiva ancora stanca, ovviamente erano le chemio che la buttavano così giù, non sapeva neanche più perché continuavano ad obbligarla a farle.
- credo che proverò a dormire ancora un po, puoi chiudere la finestra? Sento un po freddo-

Vide sua madre alzarsi e chiudere la finestra, sentiva gli occhi pesanti, li chiuse e non ci mise molto prima di addormentarsi.

 

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Capitolo 2
*** Il dondolo di Regent's Park ***


Si ritrovò di nuovo seduta sul dondolo, ma adesso sembrava il tramonto, perché la luce di prima era bianca, ora andava sul rosso-arancio.
Il ragazzo era ancora seduto dove l'aveva lasciato, con gli stessi vestiti che continuava a guardare davanti a se.
- Sono stata via molto?- chiese lei
- Un pochino, dove sei andata di bello?-
- Mi sono svegliata, questo è il mio sogno lo sai?-
- Certo che lo so, ti dispiace se sono arrivato io nel tuo sogno?-
- No, non mi dispiace, qualche volta mi sento sola, non faccio più i sogni di una volta-
- Come mai?-
 
La ragazza ci pensò un po su, lo sapeva, sapeva perché non riusciva più a sognare come una volta, ma in quel momento le sfuggiva il motivo. Scrollò le spalle
- Non lo so, sono solo convinta che una volta sognano di più-
- Capisco- disse lui tirandosi indietro delle ciocche di capelli grigi che gli erano caduti sul viso, lo osservò ancora meglio dell'ultima volta, aveva il viso lungo e magro, sia il mento che i zigomi erano molto pronunciati, il naso era lungo e appuntito. Ma restava comunque un gran bel ragazzo, aveva la carnagione così chiara da sembrare quasi trasparente. Forse si sentiva osservato perché si girò e la fissò negli occhi. Non aveva mai visto degli occhi così, erano neri, e tendevano all'infinito, non sapeva dire perché, in che modo lo facessero, ma aveva la sensazione che si sarebbe persa in quegli occhi, e non in senso metaforico.
- Dove credi che siamo?- chiese lui tornando a guardarsi intorno
- Non ne ho idea, non ci ho mai pensato-
 
Per la prima volta, notò che in realtà c'era qualcosa, intorno a lei, a parte il dondolo, non l'aveva mai visto, c'erano degli alberi, un laghetto, e una serie di lampioni accesi, infondo era davvero il tramonto.
- Ora che me lo fai notare- disse lei – credo che siamo a Regent's Park-
- Hai ragione- disse lui – siamo davvero a Regent's Park-
- Ma li non ci sono questi cosi- disse lei toccando il dondolo
- Questo è il tuo sogno, può esserci quello che vuoi-
- Hai ragione, questo è il mio sogno, bello però vero? Il parco al tramonto-
 
Restarono un po in silenzio, di solito le piaceva rimanere li in silenzio, ma ora che c'era lui, sentiva il bisogno di parlare, una volta parlava tanto, se lo ricordava, poi chissà per quale motivo, era diventata più silenziosa, ecco perché le piaceva stare li da sola, ma ora non era da sola, e le dava l'idea di sembrare scorbutica standosene li con lui, senza dire nulla.
- Come ti chiami?- fu la prima cosa che le venne in mente di chiedergli, infondo è la prima cosa che si dice quando ci si conosce
- Ho tanti nomi, ma non me ne piace nessuno, dammi un nuovo nome tu, secondo te come potrei chiamarmi?-
 
Adorava dare i nomi alle persone a seconda del loro viso, lo faceva sempre, come faceva a saperlo? Ah già, era nel suo sogno.
- James, secondo me ti chiami James-
- Bel nome, mi piace- allungò la mano verso di lei – piacere, io sono James, e tu?-
- Penny, piacere-
- Penny è il diminutivo di cosa?-
- Penelope ovviamente- disse lei quasi sconcertata, come faceva a non saperlo?
- Un nome importante,molto importante-
- Si mia madre è fissata con la mitologia, e mi ha sempre letto grandi storie, anche se Penelope non è un personaggio poi così positivo-
- Come no? Una donna che ama così tanto suo marito da resistere per anni, facendo e disfacendo la tela, aspettando il suo ritorno, è una donna d'onore-
- è una povera fessa, mentre lei era li a disperarsi e a combattere contro i Proci, Ulisse se ne stava bello a tradirla di qua e di la, bel marito che si è trovata-
- Però alla fine è tornato a casa-
- Tutti i bastardi traditori, tornano dalle povere mogli, succede sempre così, purtroppo-
 
Succedeva sempre così, ogni volta che diceva il suo nome, avveniva questa conversazione,anche nei suoi sogni succedeva, era una cosa assurda. Forse doveva imparare a fare si con la testa e cambiare discorso, senza mettersi troppo a discutere su chi era o non era Penelope.
- Quanti anni hai?- chiese Penny a James
- Tu quanti me ne dai?-
- Continuerai a rispondere alla mie domande, con altre domande, tutto il tempo?-
- è il tuo sogno, devo capire quali sono le regole e cosa vedi tu, magari io mi vedo in un altra maniera-
- Non ha senso quello che dici lo sai? Comunque, all'inizio avrei detto che eri vecchio, ma no, i tuoi capelli mi hanno fatto confondere, secondo me, non hai più di trent'anni-
- Ok- disse James – ho 29 anni, hai ragione- sorrise. Aveva la dentatura bianca e perfetta, con i canini leggermente più lunghi, infondo era nel suo sogno, niente toglieva che fosse un vampiro – e tu quanti ne hai Penny?-
- Diciotto-
- Sei giovane, molto giovane-
- Già, ma sono cresciuta in fretta, fidati-
- Cosa ti ha fatto crescere così in fretta?-
 
Penny ci pensò un po su, non lo sapeva, come prima, non ricordava il perché, ma sapeva che era così. - non ne ho idea sai, ma so di essere più matura della mia età-
- A diciotto anni lo pensano tutti-
- Che fai? Cerchi di sminuire la mia personalità?-
- Assolutamente no, scusami se ti ho offeso-
- No, non mi sono offesa, tranquillo, allora, dimmi, James, cosa fai nella vita? A parte entrare nei sogni delle ragazze?-
 
Rise di nuovo, la sua risata era, inquietante, però in modo buono, si, come quando in un film o in un libro, c'è un cattivo affascinante, che ha quelle risatine un po diaboliche, ma è così bello e affascinante, nel suo essere così cattivo, che non puoi non innamorarti.
- Mettiamola così, sono a capo di un'azienda che organizza un servizio per il pubblico-
- Tipo, a capo dei mezzi di trasporto?-
- Una cosa così, si esatto-
 
- Sei giovane per essere a capo di una cosa del genere-
- Anche io sono cresciuto molto in fretta, proprio come te-
Penny si girò sul dondolo, incrociando le gambe sul sedile, per guardare meglio James, girare il collo ogni volta le stava iniziando a dare fastidio, anche lui si girò mettendo un braccio sullo schienale del dondolo, erano perfettamente uno difronte all'altro.
- Perché sei vestito completamente di nero?-
- Non ti piace il nero?-
- Oh no, è uno dei miei colori preferiti, solo mi chiedevo perché non hai neanche un dettaglio colorato, senza offesa, non è che stai male vestito così-
- Il nero mi dona, fa contrasto con i miei capelli. E poi il nero snellisce-
- Non credo che tu ne abbia bisogno, di sembrare più magro intendo, peserai si e no 60 kili, dovresti mangiare di più sai?-
 
Penny iniziò a sentire delle voci in sottofondo, si guardarono intorno e poi capì che era ora di svegliarsi, era quasi dispiaciuta di lasciare James.
- Credo che mi vogliano sveglia, quando tornerò sarai qui?-
- Se vuoi che io rimanga, lo farò, appena ti addormenterai, mi ritroverai, ovunque tu vada, ok?-
 
Penny sorrise – allora a più tardi-

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Capitolo 3
*** Un temporale e una tazza di tè ***


Ancora non aveva aperto per bene gli occhi, ma aveva riconosciuto le voci nella sua stanza che bisbigliavano. C'era sua sorella Eleanor e suo marito, Leo.
Eleanor era molto più grande di Penny, avevano dieci anni di differenza, ma erano sempre state grandi amiche. Due anni prima si era sposata con Leo, nome completo Leopold Knight III, un discendente di una famiglia reale inglese, andata ormai in rovina. Leo aveva aperto una fumetteria in centro, che in realtà, al contrario delle aspettative di tutti, andava alla grande.
Penny lo adorava, la faceva sempre ridere, e visto che era fidanzato con sua sorella, da quando avevano, più o meno, quindici anni, Penny ci era cresciuta insieme, e vedeva Leo davvero, come suo fratello. Era la persona che apprezzava di più in famiglia, sopratutto perché, quando si era ammalata, fu l'unico a non guardarla mai come una ragazzina moribonda, ma continuava a trattarla come aveva sempre fatto.
- Che cosa state bisbigliando voi tre li sotto?-
- Penny- Eleanor si avvicinò alla sorella e le baciò la fronte. Penny vide che il pancione era cresciuto ancora. Stava per diventare zia di una bambina, che, grazie alla sua insistenza, avrebbero chiamato Lily.
- Ehi pidocchio- così la chiamava sempre Leo
- Siamo corsi appena la mamma chi ha detto quello che è successo, come ti senti?-
- Come mi sento? Bene, alla fine cosa è mai successo, sono solo stata morta per 5 minuti, che sarà mai-
 
Sentì sua madre sobbalzare accanto a lei sentendo quelle parole.
- Hai avuto qualche esperienza extracorporea? Hai visto la luce bianca?-
- Leo- urlarono insieme Eleanor e la madre. Penny invece scoppiò a ridere, Leo sapeva come comportarsi con lei, sarebbe stato davvero un buon padre per sua figlia.
- No niente di tutto ciò, non ho visto il mio corpo dall'alto, e neanche una luce bianca, però ho come l'impressione che ho dato parecchio fastidio ad un usciere-
 
I tre si guardarono perplessi.
Il pomeriggio passò lento e noioso, come ogni giorno in quell'ospedale. Verso le sei arrivò la dottoressa Franklin insieme ad un altro dottore.
- Penny, questo è il dottor James Collins, uno dei più grandi neurochirurghi del paese-
 
La dottoressa continuò a parlare con lei e con sua madre, ma Penny, smise di ascoltare nel momento in cui aveva detto quel nome. James.
Nella sua testa accadde qualcosa. Ricordava. Adesso ricordava i sogni che aveva fatto. Il ragazzo sul dondolo di Regent's Park. Si chiamava James, iniziò a ricordare le cose che si erano detti. Era possibile sognare la stessa identica cosa due volte consecutivamente?
- Penny, Penelope, stai sentendo quello che ha detto la dottoressa?-
 
La voce di sua madre la risvegliò da quei pensieri.
- Cosa? No, scusate, mi sono distratta-
 
La dottoressa Franklin insieme all'altro dottore le illustrarono un nuovo piano di attacco.
Volevano tentare un'operazione che era stata provata pochissime volte, nella storia della medicina, e che aveva una percentuale di riuscita del 5%. Aveva una possibilità di morire o rimanere un vegetale per il resto della sua vita, del 95%. Era davvero tanto.
- Posso pensarci un pochino?- disse Penny che continuava a pensare a quei numeri
- Ovviamente Penny, tutto il tempo che vorrai, ne parlerai con i tuoi genitori e deciderai, ora che sei maggiorenne sarai tu a decidere.-
 
Quella sera, Penny sentì sua madre piangere fuori dalla sua porta, insieme a suo padre. Era strano vederli insieme senza che litigassero o si tirassero dietro oggetti contundenti, forse la sua malattia era stata utile a qualcosa.
- Allora tesoro, hai pensato un po a quello che ti ha detto la dottoressa?-
 
Dopo aver mangiato a forza, lo schifo di cibo che dava l'ospedale, sua madre e suo padre si sedettero accanto a lei per parlare dell'operazione.
- Non lo so, ho paura sinceramente-
- Lo so che la percentuale di morte è molto alta, ma se non proviamo...-
- No papà, io non ho paura di morire, sarebbe quasi un sollievo- sua madre piagnucolò sentendo quell'affermazione – io ho paura di rimanere un vegetale per sempre, magari anche cosciente, non è forse peggiore della morte, questa eventualità? Se fosse solo una scelta tra la vita e la morte, tenterei senza pensarci su, ma così, no, non so se voglio rischiare-
 
Quando si addormentò era quasi mezzanotte. Non ci era riuscita prima perché non vedeva l'ora di farlo, voleva scoprire se James era stato solo un caso, o se anche quella notte lo avrebbe trovato li, nei suoi sogni.
 
Pioveva, pioveva davvero tanto, era uno di quei temporali che ti tengono sveglio la notte, con un forte vento, tuoni e fulmini. Era seduta in un bar, completamente vuoto, era anche al buio, seduta vicino la vetrata. Ogni tanto un fulmine illuminava la stanza. Davanti a se aveva una tazza fumante di tè, finalmente aveva un buon sapore. Ma era delusa, James non c'era, forse era stato davvero solo un bel sogno. Probabilmente non sarebbe più tornato, o forse, pensò lei, James era ad aspettarla sotto la pioggia, sul dondolo a Regents park, ma fuori era davvero un inferno, non poteva permettersi di uscire, avrebbe aspettato che spiovesse un po, poi sarebbe andata a cercarlo. Ma non fu necessario.
Qualcuno aprì la porta del bar facendo suonare il campanellino appeso alla porta. Penny alzò lo sguardo ed era lui. Con i suoi capelli grigi, perfettamente asciutti, chiuse l'ombrello nero e lo poggiò nel porta ombrelli. Penny sorrise, non portava più la camicia nera, ora aveva un golf blu elettrico, lo stesso colore delle sue Converse.
- Pensavo non saresti venuto- disse lei guardandolo
- Perché sei al buio?-
- Credo sia fulminata la lampadina-
 
James toccò l'interruttore e la stanza si illuminò di una forte luce bianca, come quella che di solito la attorniava al parco.
- Ti avevo promesso che sarei stato qui quando saresti tornata, e io non mento mai, la mia parola è un impegno-
- La smetti di citare i miei film preferiti?-
- è il tuo...-
- si il mio sogno, lo so, ho capito-
 
James si sedette alla sedia di fronte a Penny, e sul tavolo apparve un'altra tazza di tè.
- Oggi hai un maglione colorato, ti sta molto bene-
- Avevi ragione, mi vesto sempre di nero. A volte fa bene indossare qualcosa di colorato, anche se non è proprio il tempo adatto. Cosa è successo di sopra, per far si che qui ci sia la pioggia?-
- Mi sono ricordata un po di cose. Perché sono cresciuta in fretta, perché non faccio più i sogni di una volta-
- Devono essere cose brutte, visti i fulmini-
 
Entrambi sorseggiarono il tè che fumava ancora, era una bella sensazione, il caldo lungo la gola fino allo stomaco, anche se non era realmente freddo.
- Ho un tumore, un tumore al cervello, praticamente inoperabile- lo disse con molta leggerezza, come se con James non dovesse fare la scenetta della ragazza depressa che sa di dover morire.
- Mi dispiace, non si può fare proprio niente?-
- Abbiamo provato di tutto, cicli continui di chemio, altri metodi moderni, e ora vogliono tentare un operazione nuova, e mi hanno detto che ho il 5% di possibilità di sopravvivere, confortante, non è vero?-
- Hai paura di morire?-
- No. - fu secca nella sua risposta, ma era vero, non c'era molto da dire, sapeva che sarebbe successo, era inutile avere paura. - e poi la morte può essere una grande avventura no?-
- Sei molto saggia, per la tua età, avevi ragione, non pensi come una diciottenne.-
- Sono malata da 3 anni, non puoi vivere con il terrore della morte, quando hai un tumore grosso come una pallina da ping pong nella testa, ti vivi male solo gli ultimi istanti che hai, preferisco arrivare alla fine dei miei giorni, il più rilassata possibile,e poi sono stata una brava ragazza, dovrei meritarmi il paradiso no?-
 
Un fulmine squarciò il cielo e fece tremare le luci della stanza.
- Quindi sei una che crede in Dio?-
- No, in verità no, i miei genitori sono atei, e ci hanno cresciuto così, a me e mia sorella, però se mai dovesse esistere, non possono negare ad una ragazza così giovane il paradiso, i campi di golf infiniti, grandi banchetti dove puoi mangiare tutto senza ingrassare, non è forse così il paradiso?-
- In effetti è così, più o meno-
 
Penny non si stupì che James avesse fatto intuire,con tanta leggerezza, che lui sapeva davvero come fosse fatto il paradiso, in quel momento non c'era niente di realmente normale.
- Allora, James, parlami un po di te, io ti ho appena detto che sto per morire, come minimo dovrai dirmi qualcosa ti entusiasmante anche tu, sul tuo conto-
- Cosa vuoi sapere?-
- Non lo so, qualcosa su di te, la tua famiglia, se hai una ragazza, e se lei sa che te ne vai in giro per i sogni delle giovani ragazze-
 
James sorrise e guardò fuori malinconico, forse era stata troppo avventata a chiedergli una cosa del genere, ma ormai non poteva tornare indietro.
- C'era una ragazza al mio fianco, tanto tempo fa, ma ora non c'è più-
- Vi siete lasciati?-
- Possiamo anche dire così, si, diciamo che mi ha lasciato. Non era molto felice con me, l'ho costretta a scegliere tra me e la sua famiglia, e non ha avuto molta scelta in realtà. Quando costringi qualcuno a provare dei sentimenti per te non finisce mai bene, ma quando si è innamorati, a volte, si è troppo egoisti per capire che l'altra persona non prova per te i tuoi stessi sentimenti. Ma questa volta l'ho capito, e se mai, troverò un giorno una donna che mi faccia perdere la testa, ascolterò realmente i suoi desideri-
- Non posso credere che hai problemi con le donne, infondo, sei di bell'aspetto, ti vesti bene, lavori anche in una posizione di potere. Cascheranno tutte ai tuoi piedi.-
- Se volessi delle donne solo per il puro piacere carnale, si forse non avrei problemi, ma io parlavo d'amore Penny-
- “puro piacere carnale”, puoi anche dire la parola sveltina. Sono grande eh, ho superato il periodo delle api e dei fiori, so cos'è il sesso, sai?-
- Come vuoi-
 
Fuori iniziava a smettere di piovere.
- E la tua famiglia?- chiese Penny curiosa di sapere altro sul conto di James
- Non ho un buon rapporto con loro, non siamo mai andati d'accordo. Diciamo che quando mio padre è andato in pensione e noi fratelli dovevamo suddividerci, diciamo “l'eredità”, i miei fratelli non furono molto buoni ed onesti con me. Mi hanno tirato qualche tiro mancino. Ma anche questo è successo tanto tempo fa. Invecchiando si impara che alcuni battibecchi familiari non devono essere presi molto sul serio-
- Mi dispiace tanto, è un peccato litigare con i propri fratelli, io non riuscirei mai a pensare alla mia vita senza mia sorella-
 
Penny capì all'improvviso una cosa, lei non poteva pensare ad una vita senza Eleanor, e probabilmente anche sua sorella pensava la stessa cosa. E se lei fosse morte, Eleanor, sarebbe rimasta sola.
- Stai pensando a tua sorella vero? A come starà quando non ci sarai più?-
- Si, pensavo proprio a lei, non voglio morire adesso, perché lei è incinta, sta per nascere la sua bambina, non voglio che sia triste per la mia morte mentre dovrebbe essere felice per la nascita di sua figlia. Sarei una zia terribile se lo permettessi-
- Pensi tanto a chi ti sta intorno, pensi a tua sorella, ai tuoi genitori, ma non pensi a te stessa, tu non vuoi morire per gli altri, non per te, perché?-
 
Non era scontato? Penso Penny, perché James non capiva? Lei amava i suoi genitori e sua sorella e non voleva che soffrissero.
- Che domande, io penso a loro che resteranno qui senza di me, non penso a me che me ne andrò e probabilmente scomparirò, reincarnandomi in un fiore o in un topo, il peggio lo passeranno loro, non io-
 
James la guardò a lungo, senza mai distogliere lo sguardo. Penny era completamente ipnotizzata dai suoi occhi e sentiva dentro di se due sentimenti contrastanti. Da una parte avrebbe voluto alzarsi e buttarsi tra le braccia di quello sconosciuto, come se lui potesse eliminare ogni paura e ogni problema, ma dall'altro sentiva che il suo corpo aveva l'impellenza di andare via, il più lontano possibile da lui. “ ma è solo un sogno, un bellissimo sogno” pensò Penny, mentre un raggio di sole entrava timido dentro il locale.
- Guarda, ha smesso di piovere, usciamo un po?-
 
James la prese per mano, aveva le mani lunghe e affusolate, le unghie ben curate, tagliate molto corte, erano pallide come il suo viso, Penny avrebbe scommesso che sarebbero state ghiacciate, come le mani di un morto, in realtà erano calde e lisce, ed erano perfette incastrate alle sue.

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Capitolo 4
*** Proprio come Narciso ***


Quando uscirono dalla porta si ritrovarono in un grande giardino in campagna. Penny dovette pensarci un po su per riconoscere il luogo in cui erano finiti. Ma poi si sentì stupida a non averlo capito subito. Erano a casa dei suoi nonni, dentro il loro giardino. L'aveva capito dall'altalena legata al tronco della grossa pianta che si trovava al centro di tutto quel verde.
- Siamo a casa dei miei nonni- disse piano – quella è la mia altalena-
- Andiamo-
 
Penny si su quella piccola asse di legno. Erano anni che non andava in quel posto, in realtà era sicura che ne l'altalena ne l'albero fossero più li, ma quello era il suo sogno, quindi era tutto come l'ultima volta.
James era in piedi davanti all'altalena e ogni tanto la spingeva, in quel momento le sembrò ti tornare bambina, quando suo padre la spingeva nei pomeriggi d'estate. Quando suo padre viveva ancora con loro.
- Mi ricordi mio padre in questo momento, per favore smettila, altrimenti i sentimenti che inizio a provare per te diventerebbero davvero inquietanti-
 
Rise, quella risata non le fece più paura. Le cose stava precipitando, lo sapeva.
- Che tipo è tuo padre?- chiese poi James
- Cos'è, fai anche da psicanalista?-
- Oh no, non sono affatto bravo a capire le persone, è solo pura curiosità-
- Mio padre, è un padre come tanti, con me e mia sorella si è comportato sempre bene, anche dopo tutto quello che è successo-
- Perché, cosa è successo?-
- Ha tradito mia madre, svariate volte, e quando mia madre l'ha scoperto, l'ha cacciato di casa. Lui l'ha implorata di farlo tornare,con le solite scuse “ giuro che non era niente per me” e lei c'è cascata, e mio padre ha cominciato di nuovo a tradirla-
- Ora capisco perché ti è tanto antipatico Ulisse-
- Già, io gli voglio bene, per carità, c'è sempre stato per noi, ma diciamo che non è strano che io non mi sia mai fidata dei ragazzi-
- Quindi immagino che non c'è nessun ragazzo al tuo capezzale,in questo momento.-
- No, niente ragazzi, mi sono ammalata a quindici anni, e sono tre anni che grazie alle chemio non ho i capelli, non sono così attraente.-
- Adesso hai dei bellissimi capelli, e in verità ti trovo parecchio attraente-
 
Penny si toccò la testa, era vero, aveva ancora i suoi capelli. Una cascata di onde dorate- rossicce le ricadevano sulle spalle. A scuola la chiamavano “pel di carota”, lo aveva sempre trovato un insulto davvero poco originale, ma a lei piacevano i suoi capelli rossi, le più grandi eroine avevano i capelli come i suoi. In quel momento li aveva lunghi fino sotto il seno, come prima di ammalarsi, chissà com'era di aspetto?
- Vorrei tanto vedermi, non so che aspetto ho in questo momento-
 
James sorrise, e gli porse la mano, voleva che lo seguisse. Camminarono per un po in quel giardino che stava cambiando sempre di più, Penny era sicura di trovarsi anni luce lontana da casa. Arrivarono accanto ad un lago, circondato da alberi verdissimi e prati pieni di fiori colorati, James salì su un ponticciolo di legno, e lei lo seguì.
- Guardati nello specchio dell'acqua-
- E se poi mi innamoro del mio rifletto e affogo come Narciso?-
- Giuro che se ci provi, ti salverò io-
 
Si sdraiò sulle tavole di legno e si sporse per vedersi. Era davvero tornata a tre anni prima. La pelle chiara con le piccole imperfezioni normali dell'adolescenza, le sopracciglia bionde, quasi bianche, e i suoi occhi verde chiaro,erano gli occhi di una ragazza sana, senza nessun segno della malattia. Penny sorrise e il suo riflesso ricambiò il sorriso.
- Devo dire che con i capelli e senza le labbra secche e la pelle screpolata sono più carina, e le mie braccia senza flebo o fili vari sono molto graziose -
 
James si sedette accanto a Penny, ma non si avvicinò all'acqua
- Tu non vieni a specchiarti?-
- Oh no, sto bene qui, io e l'acqua profonda non abbiamo un bel rapporto, non sai mai cosa può uscire da un lago del genere-
- Ehi, sei nel mio di sogno, non ricordi? Non ti farei mai fare del male dalle rane che vivono in questa pozza-
 
James sembrava dubbioso, ma si sdraiò accanto a lei, il suo riflesso era bello tanto quanto l'originale, i capelli grigi, gli occhi neri come la notte, il sorriso bianco.
- Visto,niente ha tentato di buttarti giù nel lago-
- Grazie mille per non aver fatto apparire dei mostri marini-
- è stato un piacere- Penny sentì che tra poco si sarebbe svegliata, e aveva bisogno di sapere alcune cose. - Tu non potrai mai venirmi a trovare all'ospedale vero?-
 
James ci pensò un po su e poi scosse la testa – Non senza creare del panico, no, purtroppo non posso-
- E io, sta volta mi ricorderò del sogno?-
 
Sorrise – credo che questa volta non avrai problemi a ricordarti di me, sempre se vuoi ricordarti di me durante la veglia-
- Voglio tentare – disse lei – Se mi mancherai troppo, la prossima volta non ti ricorderò va bene? Ci sarai la prossima volta?-
 
- Finche non mi caccerai con la forza mi ritroverai sempre, ovunque i tuoi sogni ti porteranno, te l'ho già detto-
Il sogno si stava pian piano sgretolando, era ora di svegliarsi
- devo andare James, spero che mi verrà sonno il prima possibile-
- non ti sforzare, tanto sarò qui-
James si spostò leggermente e poggiò le sue labbra su quelle di Penny.
 
Quando aprì gli occhi il sole entrava dalle finestra. Non sapeva quanto avesse dormito, ma dall'intorpidimento generale del corpo, sapeva che lo aveva fatto profondamente.
Il suo primo pensiero fu James. Sta volta se lo ricordò perfettamente, i lineamenti appuntiti, gli occhi neri come la notte, e quel bacio. Come ogni sogno che si rispetti, era finito appena le cose si erano fatte più interessanti. Ma lei sarebbe tornata in quel luogo con lui, forse il sogno non si sarebbe interrotto subito, o forse si? Forse era una regola ben precisa, mai baciarsi a lungo nei sogni. Lo avrebbe scoperto quella notte.
Prese a tentoni il cellulare che si trovava sul comodino accanto al suo letto, era quasi l'una.
La porta si aprì ed entrò l'infermiera Sarah, una donna sui sessant'anni, con i capelli tagliati corti completamente grigi. Era una donna imponente, alta e con qualche chilo di troppo sui fianchi, ma era l'unica infermiera che Penny riusciva a sopportare.
- Ben svegliata principessa, credevamo che dormissi per sempre-
- Stavo facendo un bellissimo sogno-
- buon per te mia cara, dopo il sogno ti toccherà l'incubo dei pasti dell'ospedale, questa mattina per te c'è passato di verdure, felice?-
- Non vedevo l'ora, mia madre è andata via?-
- L'abbiamo cacciata a calci nel sedere sta mattina. quella donna è qui da troppo tempo.-
- Avete fatto bene, gliene darei un paio anche io, se solo potessi-
Mangiò quella brodaglia verde che passava l'ospedale, ma tanto il cibo aveva sempre lo stesso sapore, quindi che fosse buono o no, per Penny non faceva differenza. Il cibo era la cosa che più le mancava, da quando il tumore si era ingrandito non riusciva più a distinguere bene i sapori, ed era stata la parte più brutta della malattia, seconda solo alla perdita dei capelli. Sorrise ripensando al suo riflesso nel lago, si era sempre trovata bruttina, ma in quel riflesso si era vista bellissima.
Quando l'infermiera Sarah tornò per riprendersi i piatti con quello che sembrava cibo, Penny la implorò di accompagnarla a fare due passi.
- ti prego, sono ferma da questo letto da troppo tempo, mi sento bene, riesco ancora a camminare, solo un giretto per il corridoio, mi porto le flebo dietro-
- va bene signorina, fammi finire qui e poi ci facciamo due passi-
Scendere dal letto non fu poi così facile come pensava. Ma dopo qualche giramento di testa era in piedi, con il tubo delle flebo proprio accanto a lei.
Camminarono avanti e indietro per il lungo corridoio del piano, mentre Sarah la informava di tutti i pettegolezzi dell'ospedale. Anche se non aveva idea di chi fossero le persone di cui ascoltava le storie, del sano e vecchio gossip la faceva sentire meglio.
- Posso farti una domanda?-
- Certo tesoro, dimmi-
- Tu credi in Dio?-
Sarah si fermò e studiò la ragazza. - Certo che credo in Dio, tutti dovrebbero farlo, perché tu no?-
- Lo sai che sono atea, quindi voglio chiederti una cosa, io non ne so molto, secondo te, gli angeli, possono apparire in sogno?-
- Ovvio che possono. E lo fanno spessissimo. Quando Maria scoprì, tramite l'Angelo Gabriele di aspettare nostro signore Gesù, Giuseppe ricevette in sogno l'Angelo che gli disse di dover sposare Maria e crescere con lei il messia. Lo fanno molto spesso, perché hai sognato un angelo?-
Penny non voleva raccontare del tutto i suoi sogni. E poi non credeva che Sarah avrebbe apprezzato la parti in cui un angelo l'aveva baciata.
- Faccio dei sogni strani, ultimamente, e li ricordo sempre, e c'è sempre questo ragazzo-
- Quale ragazzo?-
- James. Si chiama James, o almeno mi ha detto di chiamarlo così-. Penny raccontò a Sarah del suo aspetto fisico, del fatto che è sempre stato li ad aspettarlo. Sarah guardò la ragazza e sorrise.
- Potrebbe davvero essere il tuo angelo custode, lo fanno spesso quando...- e si fermò. Penny la vide diventare rossa in viso e distogliere subito lo sguardo.
- Quando le persone stanno per morire. - finì la frase Penny.
Nel pomeriggio vennero un po di persone a trovarla, tra cui Charlie, l'unica amica che le era rimasta accanto quando si era ammalata. Avere un tumore, sopratutto al cervello, fa allontanare le persone. Questo Penny l'aveva scoperto a sue spese. La gente pensa che avere un tumore dentro la testa ti fa diventare, automaticamente, una pazza omicida che uccide le persone. Purtroppo non era così divertente.
Era felice di avere un po di persone intorno, ma in quel momento avrebbe voluto semplicemente dormire e incontrare James. Forse era davvero un angelo ed era per quel motivo che si sentiva così attratta da lui, forse emanava un aurea sexy da angelo. O forse il tumore la stava davvero facendo diventare pazza, creando questa allucinazione durante il sonno, anche quella era una possibilità.
Quando arrivò la sera, Penny era distrutta. Il suo piano era riuscito perfettamente, alzarsi per stancarsi un po, rimanere tutto il giorno sveglia per poter dormire a lungo durante la notte. E così fece.
Prima di sognare James, fece un sogno comunissimo, di quelli confusi e senza un senso logico. Ma quel sogno le servì per capire qualcosa di molto importante.

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Capitolo 5
*** E se non fosse un Angelo? ***


 
Stava uscendo dalla metropolitana, era tutto completamente deserto,appena girò l'angolo della strada vide James appoggiato al muro che la aspettava.
Quel giorno era tornato al look total black, portava un completo elegante, giacca e cravatta, tutto completamente nero.
- Quanta eleganza- disse Penny andando vicino a lui – dove sei stato, ad un funerale?-
- Più o meno si, avevo un impegno di lavoro e non ho fatto in tempo a cambiarmi.-
- Mi spieghi come funziona questa cosa? Cioè tu lavori tutto il tempo, hai una vita, una casa e poi all'improvviso spunti nei miei sogni?-
James ci pensò un po su – si, più o meno funziona così-
- è tutto così assurdo, credo proprio che sei realmente un'allucinazione onirica data dal mio amico tumore-
- no, non sono un allucinazione – sorrise, nel penombra della strada brillarono i denti bianchissimi – ti sono mancato?-
- Un po, devo ammetterlo, stavo per rubare una bella dose di morfina per addormentarmi-
- Sarebbe stato pericoloso e inutile, i medicinali portano, molto spesso, ad un sonno senza sogni, non ci saremmo incontrati comunque- fece una pausa – vieni ti voglio far vedere una cosa.-
La prese per mano e come sempre le due si incastravano in modo perfetto. Mentre camminavano passarono davanti ad una vetrina e Penny vide la sua immagine riflessa.
- Aspetta un attimo- James si fermò. Penny tolse la sua mano da quella del ragazzo e tornò indietro fermandosi davanti allo specchio.
Non fu se stessa a colpirla, era sempre lei, solo con i capelli e meno gonfia per colpa delle chemio. Riconosceva ogni parte di se, il seno abbondante, i fianchi un po larghi,il neo sul labbro che aveva sempre odiato. Fu il vestito a colpirla. Come faceva ad indossare quel vestito? Non era neanche suo, era di Eleanor e lei l'aveva sempre voluto, ma non gli era mai entrato. Sua sorella era più alta e mi magra di lei. E adesso quel vestito lilla, lungo fino alle ginocchia, era addosso a lei e le stava perfettamente.
Vide arrivare il riflesso di James che si fermò dietro di lei. Non si era accorta di quanto fosse alto. Gli arrivava più o meno alla spalla, per un attimo gli ricordò Jack Skeletror, così allampanato con il completo elegante, ma lui aveva il viso più carino di quello del personaggio di Tim Burton.
Continuarono a camminare lungo una via ripida, ma non le pesava camminare, non era assolutamente stanca. Arrivarono in cimo ad una montagnola, che prima non aveva notato. Era completamente buio, c'era solo la luna ad illuminare ogni cosa.
Si sdraiarono sull'erba. Avevano le teste una accanto all'altra, ma i loro corpi erano all'esatto opposto. Penny non aveva mai visto in vita sua un cielo del genere. Era capitato di andare a vedere le stelle, quando era più piccola, ma quello era un cielo diverso.
- Ora dovrei dire qualcosa tipo “ come siamo piccoli in confronto all'universo” vero?-
- Questo non è un film Penelope, non devi legarti per forza ai soliti clichè-
- I clichè possono rendere un film bellissimo o terribile, non insultare i clichè-
- Hai ragione, allora io dovrei dire una cosa come, “ perché sei scesa qui sulla terra? Non stavi bene a brillare li con le tue sorelle?”-
Penny si alzò a sedere e guardò il ragazzo dall'alto. - Tu non sei di questa epoca. Non puoi esserlo, prima la storia del piacere della carne, ora questa, i ragazzi d'oggi non sono così, poetici,tu parli come se fossi il protagonista di una poesia del seicento-
- Il seicento è stata un epoca molto complicata ma piena di grandi artisti-
- Chi diavolo sei James? Non hai nemmeno un cognome-
- Potresti darmelo tu- anche lui si sedette difronte a lei
- Non voglio essere io a crearti, voglio sapere chi sei, se non sei un allucinazione data dal tumore, chi o cosa sei?-
- Secondo te chi o cosa sono?- si stava divertendo, si vedeva. Aveva quella luce negli occhi che solo i bambini hanno quando si divertono. Perché non continuare quel gioco? Sarebbe stato crudele da parte di Penny non accontentarlo.
- Ho due ipotesi su di te-
- Sentiamole-
- Ok, però non ridere troppo se sbaglio ok?-
- Probabilmente sbaglierai. Ma giuro che non riderò troppo delle tue teorie-
Penny si mise comoda sull'erba – Allora, la prima ipotesi è che tu sei un angelo-
- Un angelo- ripetè James
- Si, sai quelli con le ali bianche, i guerrieri del signore. Tu sei il mio angelo custode che mi viene in sogno come L'angelo Gabriele perché sto morendo e tipo mi vuoi far passare qualche bella nottata felice prima di portarmi in paradiso, o spedirmi all'inferno non so, dipende.-
- Non eri atea tu? Come fai a sapere queste cose?-
- Ho chiesto alla mia infermiera super religiosa. Ma non è importante, ho indovinato oppure no?-
- No, non sono un angelo, non sono assolutamente un angelo. Gli angeli sono noiosi, io non sono noioso, ti sembro noioso?-
- Gli Angeli non sono noiosi. Castiel non era noioso-
- Chi è Castiel?- chiese James curioso
- Lascia stare. Ok allora ora ti dico la mia seconda ipotesi, che è un po più assurda della prima-
James la guardò intensamente aspettando che parlasse.
- Ho fatto un sogno strano-
- Che uno sconosciuto, affascinante e simpatico veniva ad infastidirti a Regent's Park?-
- No, non parlavo di quel sogno, di questo sogno. Prima di venire qui ho fatto un altro sogno, di quelli classici, dove non si capisce niente. Ma mi ha fatto riflettere su quello che mi hai raccontato al cafè. Della tua relazione finita, della tua famiglia.-
Penny vide James irrigidirsi leggermente e perdere quella luce che aveva fino a qualche secondo prima in quegli occhi scuri.- La tua storia, non ricorda tantino quella di Ade?-
 Ade?- disse lui serio
- Si, il dio dei morti, sai, fratello di Zeus e Poseidone, escluso dall'olimpo e messo a capo dell'oltretomba, con Cerbero e Caronte. Che ha rapito Persefone da sua madre Cerere, ingannandola a mangiare il melograno per intrappolarla negli inferi e tutto il resto.-
- Ne sai molto di mitologia greca eh-
- Tel' ho detto, mia madre è fissata con questa roba. La ascolto da così tanto tempo che mi sono appassionata anche io. Comunque è un idea stupida, e alquanto assurda. Gli dei greci non sono mai esistiti. Sarebbe figo se fosse così però, infondo Ade è sempre stato il mio dio greco preferito. Deve essere divertente comandare gli inferi non credi?-
- Non è poi così divertente in realtà. C'è tanto lavoro da quando siete diventati così tanti. E poi Caronte non è un gran chiacchierone-
Penny rimase un attimo in silenzio. Cosa diavolo stava dicendo? Dopo il discorso sul paradiso, conosceva anche l'inferno.
- Cosa stai dicendo James?-
- La verità, volevi sapere chi fossi, be lo hai scoperto da sola-
- Certo come no, tu saresti, Ade, il dio dei morti, ah-ah.- quella situazione stava per andare fuori controllo.
- É complicato da spiegare. Si in un certo senso lo sono. L'uomo mi ha chiamato in molti modi diversi, Ade, Anubi, Lucifero. Ci sono molte versioni di me in tutto il mondo. Ma quella che più si avvicina alla realtà è in effetti proprio quella di Ade. I greci erano un popolo estremamente intelligente, molto più di molti popoli moderni-
Penny rimase in silenzio, seduta in mezzo al nulla a fissare quell'uomo che affermava di essere il dio dei morti. Per la prima volta aveva paura.
- Tu saresti Ade?-
- Si, io sono il Signore dei morti-
 
Luna si svegliò come succedeva nei film, di soprassalto e si trovò seduta sul letto, con le flebo che le tiravano.
- Tesoro, cosa è successo? -
Era di nuovo nel suo letto d'ospedale “ oh no, perché mi sono svegliata?”. Sua madre le accarezzava la testa avvolta nel foular.
- stavo, stavo facendo un incubo- si sdraiò di nuovo respirando piano
- Era solo un sogno, Penelope, tranquilla, ci sono io qui, chiudi gli occhi e prova a dormire-
- Si mamma, hai ragione era solo un sogno-.
 

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Capitolo 6
*** Vuoi essere la mia regina? ***




Ed ecco di nuovo la pioggia. Era come il sogno del caffè, ma sta volta lei era al centro della tormenta, era completamente fradicia, Si guardava intorno, ma non riusciva a vedere nulla, fino a quando James, o per meglio dire Ade, le apparse davanti.
- Mi hai fatto prendere un accidente-
- Scusa -
Stavano urlando perché il rumore della pioggia era troppo forte.
- Ti prego Penelope, devi controllare il tempo, se continua a piovere così non potrò cercare un posto tranquillo-
- Ah perché tu riesci a modificare i miei sogni?-
James si guardò intorno nervoso – be si in un certo senso si-
Penny era furiosa. Non solo il dio dei morti si era intrufolato dentro la sua mente, ma si permetteva anche di incasinarle i sogni. Ma tutta quella pioggia non piaceva neanche a lei. Fece dei respiri lunghi e la pioggia iniziò a diminuire, fino a quando cessò del tutto.
Erano entrambi completamente zuppi, dalla testa ai piedi. I capelli di entrambi erano appiccicati al viso.
- Se me ne dai la possibilità, troverò un posto caldo e ti spiegherò tutto, se ti va di ascoltarmi.-
Penny ci pensò un po su. Chi è che non vorrebbe delle spiegazioni?
- Va bene-
Accanto a loro apparve una piccola casetta di legno, simile ai rifugi che ci sono in montagna. Quando entrarono il caldo del camino accesso, strinse Penny in un caldo abbraccio e notò che i suoi vestiti erano quasi completamente asciutti.
Si avvicinò al camino e si buttò su una delle grandi poltrone. James era rimasto sulla soglia, immobile. I suoi capelli erano perfettamente asciutti, al contrario dei suoi.
- Che fai li impalato? Non mi devi delle spiegazioni sul fatto che sei, il dio dei morti?- Non si sarebbe mai abituata a dirlo ad alta voce.
- Non so se mi vuoi li, accanto a te-
- Certo, non credo che potresti farmi del male nel mio sogno, oppure puoi?-
- Non è importante se posso o se non posso. Io non vorrei mai farti del male-
- E allora siediti.-
Si avvicinò e si sedette sulla sedia proprio difronte alla sua. Guardava il fuoco accesso e sembrava che le fiamme riflesse in quegli occhi neri, vivessero in realtà dentro di loro.
- Ti ho spaventato prima, ecco perché ti sei svegliata.-
- Non è che mi hai spaventata, solo che è una notizia un po, difficile da digerire, ancora non so se ci credo o no-
- Tutti i modi per confermarti che sono realmente Ade, sarebbero troppo spiacevoli, dovrai fidarti della mia parola, almeno per adesso.-
- Ok. è che non capisco. Se tu sei Ade, vuol dire che esistono anche tutti gli altri dei greci? Come Zeus, Atena, Poseidone?-
-Non è così facile. Noi non siamo nulla di tutto ciò. Devi capire Penelope che noi, e si parlo al plurale, esistiamo da sempre, da molto prima che l'uomo arrivasse sulla terra. Noi siamo essenze, non abbiamo neanche una vera forma fisica, ce la siamo costruita da noi. L'uomo nell'arco dei secoli ci ha dato diversi nomi. Ognuno di loro ci ha visto in modi diversi. Durante l'antico Egitto sono stato un dio dalle sembianze canine, mi chiamavano Anubis. Nell'antica Grecia mi chiamavano Ade, il dio dei morti, i Cristiani mi hanno fatto come un angelo che ha tradito dio e che è caduto diventano Satana. Tutti hanno ragione, in un modo o nell'altro e insieme hanno tutti torto. Quelli che più si sono avvicinati alla realtà sono stati i Greci. Non so come ci sono riusciti ad azzeccarci tanto. Forse perché in quel periodo siamo stati tutti un po più sconsiderati e scendevamo spesso sulla terra nelle nostre forme più umane. Ma le conseguenze sono state davvero tragiche. Molti dei miei fratelli sono periti a causa della malattia mentale che li ha divorati. Io me ne sono rimasto nel mio piccolo mondo e non ho voluto più avere a che fare con niente e con nessuno. Nel periodo in cui passavamo parecchio tempo sulla terra, conobbi Persefone. Non era figlia di una dea, era una mortale come te, e persi la testa per lei. Anche lei mi amava, in un modo o nell'altro, ma non se la sentiva di vivere per sempre con me negli inferi. Così la tentai con un frutto. Ma la storia tu già la conosci. La obbligai a non vedere più la sua famiglia, tranne in alcuni rari momenti.Ed in quei momenti, lei raccontò tutto quello che sapeva. Così è nato il mito di Ade e molte altre storie. E mi piacque. Mi piacque l'idea che si erano fatti di me, la stessa cosa non posso dire dei cristiani. Io non ho l'aspetto di un demone, con le corna e le ali infuocate, neanche il mio vero aspetto è così terrificante-
- Quindi tu non sei realmente così?- disse Penny interrompendo il racconto
- No. il mio vero aspetto non potrò mai mostrartelo, probabilmente ti ucciderebbe all'istante. Questo è l'aspetto che ho deciso per me. -
- Bello e dannato. Dona molto al dio dei morti davvero. Quando leggevo i miti su di te, mentre tutti ti descrivevano come un mostro, ho sempre saputo che in realtà era dannatamente sexy-
- Be grazie del complimento- sorrise
- Ma io che centro in tutta questa storia? Cos'è...eri venuto per prendermi e uccidermi e poi ti ho fatto tenerezza e non l'hai fatto?-
- No, portare le anime agli inferi, non è il mio compito. No ti ho incontrata in un altro modo. Tu non ricordi. Sono le regole. Quando i mortali varcano la soglia dei morti per poi tornare indietro non possono ricordare nulla di quello che hanno visto-
- Ma, io non ci sono mai stata, nel regno dei morti.-
- Invece si, la settimana scorsa, o almeno la settimana scorsa per voi mortali. Quando hai avuto quel collasso. Lo hai detto anche tu, sei rimasta morta per 5 minuti. E in quei 5 minuti mortali tu sei rimasta, in quella che si può definire la Hall degli inferi. È li che rimangono le anime fino a che qualcuno non dichiara la loro morte. Non sai quante anime rimangono bloccate in quel limbo perché nessuno ha trovato il loro corpo. Ma non è questo l'importante. Io non esco mai dalla mia dimora. Mai. Dopo quello che è successo ai miei fratelli non ho più osato uscire. Ma quel giorno, ho sentito il bisogno, dopo centinaia di anni, di dover uscire almeno da quella casa. E sono salito “al piano di sopra” in una veste diversa da questa ,per non farmi riconoscere ed è li che ti ho vista.-
Si fermò un attimo e si girò verso Penny per guardarla negli occhi.
- Dopo Persefone io non avevo mai più voluto, anche solo pensare ad una donna mortale. Poi però ho visto te. Eri nella hall e continuavi a parlare con uno dei miei demoni, che è li per tenere buoni gli spiriti. Continuavi a fargli domande, e lui tentava di rispondere ma tu continuavi a parlare e a parlare. Lo stavi distruggendo-
- Si mi riconosco leggermente nella tua descrizione,in effetti. Ma io sono rimasta, clinicamente morta per soli 5 minuti-
- oh Penelope, il tempo mortale e quello degli inferi sono leggermente diversi. Un minuto mortale equivale più o meno a due ore negli inferi, serve per prolungare le pene dei dannati. Quindi tu sei stata li nel limbo, quasi 10 ore-
Penny si portò una mano alla bocca, non avrebbe dovuto credere a tutto quello,sopratutto visto che le era stato detto in un sogno. Ma non riusciva a non credere ad ogni parola, forse voleva convincersi che lei era speciale. Qualcosa dentro di lei le diceva di ascoltare le parole di James o meglio di Ade.
- Mi sono avvicinato a te perché mi avevi colpito. Quando le anime arrivano in quel limbo, sono confuse, spaventate, di solito creano parecchio baccano, mentre tu eri, stranamente serena e curiosa di capire come funzionava tutto il meccanismo della morte. Abbiamo parlato io e te, a lungo, tu non sapevi chi fossi, non avevo neanche questo aspetto. Tu mi hai raccontato della tua vita, che eri quasi sollevata che tutto quel dolore fosse finalmente finito. Io avidamente, mentre parlavi tentavo di pensare ad un modo per farti rimanere con me. Sarò anche il signore dei morti, ma ci sono delle regole che non posso cambiare. Se entri nel mondo dei morti come anima, dovrai rimanere per l'eternità nel luogo a cui sei destinato. Quando ti hanno chiamata per tornare indietro, eri distrutta, non volevi andare via, mi hai implorato di lasciarti andare negli inferi. Avrei potuto farlo, ma non volevo, dovevo ritrovarti da viva e cercarti-
- A quale scopo?- chiese Penny un po ingenuamente
- Come a quale scopo? C'è solo un modo, per poter entrare negli inferi e tenerti con me, quello di farti entrare viva, e farti mangiare il cibo degli inferi, non ricordi la storia?-
- Perché mi vuoi con te? Non ha senso, tu sei Ade, potresti avere delle modelle nel tuo letto, perché vuoi, me? Sono solo una comunissima ragazzina con un tumore al cervello-
- Io ho un debole per le persone che non riescono a capire quanto sono importanti. Quando sei un dio, e vivi da milioni di anni, arrivi a capire che la bellezza esteriore non dura per sempre. Anche l'immortalità non ti concede la bellezza eterna, sopratutto negli inferi. Quello che conta li, per rimanere sano di mente, è l'anima, e tu hai un anima così pura, che potresti rimanere così per tutta l'eternità-
- Questo si che è un modo plateale per dirmi che sono bella dentro.-
- No, sto dicendo che tu sei perfetta in tutti e due i modi.-
Ade si alzò e si inginocchiò davanti la ragazza. Il fuoco nel camino continuava a bruciare e non sembrava voler smettere. Accarezzò il viso della ragazza con dolcezza. “Come faceva il dio dell'oltretomba ad essere così gentile?” pensò Penny.
- Come sei riuscito a trovarmi?- chiese quasi in un sussurro.
- Grazie alla tua anima.- rispose lui portandosi una mano della ragazza alla bocca e baciandola leggermente.- Devi sapere che quando gli umani hanno questa esperienza tra la vita e la morte, e si trovano imprigionati nel limbo, un pezzo della loro anima rimane incastrata negli inferi. È il pezzo di anima che non vi fa ricordare cosa avete visto, quando poi tornare nel vostro corpo. Io ho cercato il tuo pezzo di anima, ovunque, ho girato ogni punto del mio regno, e ti posso giurare che è davvero vasto, fino a quando l'ho trovato. Si era nascosto molto bene. Era luminoso, davvero luminoso, e già prima volevo tenerti con me, ma dopo aver visto quel pezzetto di anima me ne sono convinto sempre di più. Lo so che dalla bocca del signore dei morti, tutto questo sembra assurdo, ma il fatto che mi sia stato dato il potere su di loro, non significa che io sia malvagio o che non provi dei sentimenti anche io. Così ho chiesto aiuto ad un mio vecchio amico, voi mortali lo conoscete come Morfeo, il dio dei sogni, mi ha aiutato ad entrare nei tuoi ed ogni volta che ti addormentavi io mi trasferivo dentro di loro, e alla fine, eccoci qui-
Penny stava cercando di elaborare ogni singola parola, ma era difficile, molto difficile. Ade la voleva come sua sposa, o comunque voleva portarla con se, viva, dentro il suo palazzo, negli inferi, per tipo l'eternità. Non riusciva a capire se era una cosa positiva o negativa. Ade, o meglio James, le piaceva,e anche parecchio. Tutte quelle ore passate insieme nei suoi sogni l'avevano fatta, innamorare di lui. Poteva davvero usare quel termine per il dio dei morti? Era tutto troppo grande per lei, tutto troppo assurdo. Ade era li, che la guardava con quegli occhi neri. Ora capiva perché gli davano l'idea dell'infinito, perché lui era infinito.
- Perché Persefone ti ha lasciato?- fu una domanda stupida, e sentendola ad alta voce si pentì di averla fatta, ma doveva sapere.
- Lei, non mi ha lasciato, diciamo più che è morta-
- Ma come è possibile, lei era parte degli inferi, non poteva morire-
- Come ti ho detto, la cosa che ti rende sano negli inferi, se non sei morto, è l'anima, la sua anima era diventata sempre più debole, sempre più nera a causa della mia stupidità, del mio amore sbagliato nei suoi confronti, e piano piano l'ho distrutta dall'interno, fino a quando la sua anima non ha più retto ed è scomparsa. Così Persefone è diventata uno spirito degli inferi,e non potrò mai più rivederla-
- E cosa ti fa pensare che io resisterei?-
- Perché tu hai una cosa che lei, a causa mia, non ha avuto. La scelta. Tu potrai scegliere se venire o no con me, e se deciderai di stare con me, avrai la scelta di andartene appena vorrai, potrai morire e andare avanti nel ciclo della vita-
- Posso visitare gli inferi, prima di decidere? Da qui puoi portarmici?-
- No, non posso, dovresti morire per farlo, o almeno morire per poco tempo, come l'ultima volta, ma è pericoloso-
- Potrebbero non salvarmi e morirei, diventando uno spirito, e non potremmo più stare insieme- disse Penny ancora più confusa
- Esatto, però potrei farti vedere qualcosa tramite i miei ricordi, non sarebbe come stare li, ma ti darebbe l'idea generale, ma perché vuoi vederlo?-
- Se ti chiedessero di passare l'eternità con qualcuno, non vorresti avere almeno un idea generale su cosa ti aspetta?-
Ade sorrise – hai ragione, allora, sei pronta?-
- si, cosa devo fare?-
- Solo chiudere gli occhi-

E lo fece. Ma non si aspettava di certo, di sentire le labbra del dio sulle sue. Penny non era un esperta dei baci, ne aveva ricevuti pochi in vita sua, ma sapeva che un bacio del genere non l'avrebbe potuto mai dare a nessun'altro.
Un insieme di immagini gli vorticarono nella testa, c'era un enorme fortezza,completamente nera. Si stagliava imponente al centro di una vallata. Non c'erano ne fuoco, ne fiamme, almeno non li, era una vallata piena di nebbia, c'era un chiarore, come se fosse il crepuscolo. Poi vide lo stige, il fiume delle anime, vide Caronte che ne trasportava alcune sopra la sua zattera, vide campi immensi di anime che vagavano lente, senza dire una parola, senza guardarsi e l'ultima immagine fu invece un luogo luminoso, pieno di luce, una luce abbagliante, c'erano un po di persone che giocavano e ridevano, non sembrava tanto male. Quando le immagini sparirono, anche il bacio finì, e Penny non sapeva se sentirsi disorientata dall'uno o dall'altro.
- baciarmi era l'unico modo per farmi vedere tutto questo?-
- no, ma volevo godermi un po il momento, allora cosa ne pensi?-
- Non ci sono fuochi o fiamme, i cattivi non dovrebbero essere torturati all'infinito?-
- Infatti lo fanno, ma il giardino dei dannati non sarà mai un tuo problema, non credevo fosse importante fartelo vedere-
- Non è mica giusto fare vedere solo le cose positive ed omettere le cose brutte-
Si sorrisero, gli veniva quasi da ridere,era li, seduta in una capanna, in un suo sogno, con Ade in persona e stavano programmando l'eternità da passare insieme. Infondo aveva sempre voluto vivere una vita straordinaria e fuori dal comune.
- Una volta entrata negli inferi, non potrò mai più uscire, neanche per una passeggiata, vero?-
- non potrai farlo sempre, ma ci si può organizzare, è questo che ti spaventa?-
- Un po, ma in realtà morirei comunque e andrei insieme a tutte le altre anime, a non fare niente. Prende la tv negli inferi? E la wifi?-
Ade la guardò per un attimo serio, poi scoppiò in una risata fragorosa.
Le diede un altro bacio leggero sulle labbra – volendo possiamo mettere anche quella, perché no, basta che non ti fai un profilo Facebook, sarebbe complicato-
- Ne creerò uno finto per spiare le persone, niente dettagli sulla mia posizione-
- Allora è un si?-
Gli occhi neri del dio brillarono anche al buio. Perché era interessato ad una cosa piccola e insignificante come lei? Non aveva alcun senso.
- Posso pensarci un po?-
- Certo che puoi, tutto il tempo di cui avrai bisogno-
- In realtà non ne ho molto, ricordi, il tumore al cervello?-
- Allora, cerca di pensarci in fretta ok?-
- Se decidessi di morire, tu continueresti a venire nei miei sogni fino all'ultimo respiro?-
- Quante volte te lo devo ripetere? Io sarò sempre qui, finche tu mi vorrai-.

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Capitolo 7
*** Vediamoci a mezzanotte ***




Successe qualcosa, qualcosa di terribile, almeno per Penny. Da quella notte in cui il Signore dei morti, quel gran bel ragazzo del signore dei morti, le aveva proposto di passare con lui l'eternità, Penny non riuscì più a sognarlo. Passarono tre giorni e tre notti e Penny aveva l'impressione di svegliarsi un secondo aver chiuso gli occhi. James non c'era più.
Un ondata di panico iniziò ad invaderla. Cosa stava succedendo? Poteva essere stato tutto soltanto un sogno? Era stato tutto un'allucinazione data dal tumore? Non riusciva a crederci, non voleva crederci.
Ripensò ad ogni singolo momento passato con lui e si sentì stupida, stupida di essere sveglia, nel mondo reale e sentire la mancanza di qualcuno che forse non esisteva neanche. E anche se fosse esistito realmente, come poteva pensare di essere innamorata di qualcuno che era in realtà Ade? Infondo l'aveva incontrato poche volte, anche se in modi straordinari. Non ci si può innamorare con questa velocità. Succedeva solo nei libri e nei film, e lei aveva sempre trovato fastidioso come i protagonisti si dichiaravano amore eterno dopo si e no 50 pagine.
Eppure lei era li, nel suo letto d'ospedale, sapendo che la sua vita stava finendo a soli diciotto anni, che non riusciva a non pensare a James.
Molti dottori passarono da lei per convincerla a fare l'operazione, ma non c'era stato niente da fare, Penny aveva deciso, non voleva tentare. Dopo quelle notti senza James capì che non voleva rischiare, preferiva aspettare che la sua vita finisse normalmente. Sarebbe morta, ma forse così avrebbe realmente scoperto se quei sogni erano realtà oppure allucinazioni. Ma d'altro canto non avrebbe mai più rivisto lui. Le regole negli inferi erano chiare. Il signore dei morti comanda le anime, ma non poteva averle per se.O almeno così le aveva detto. Era un arduo prezzo da pagare,quello di non vederlo mai più, ma lo avrebbe pagato pur di non rimanere in vita come un vegetale.
Ci furono parecchie crisi familiari in quei giorni. La madre di Penny si fece prendere dal panico quando sua figlia aveva dichiarato che non avrebbe fatto nient altro, che avrebbe solo aspettato di morire. La famiglia si divise in due, da una parte i suoi genitori, per la prima volta dopo tanto tempo uniti sul fronte “ Salviamo Penny anche contro la sua volontà” e dall'altra parte c'erano Eleanor e Leo, che per quanto distrutti dall'idea che la loro sorellina sarebbe morta, capivano le sue motivazioni ed erano dalla sua parte. Era tutto così complicato, perché doveva esserlo? In quei momenti di litigi fatti a bassa voce, con sussurri per non agitarla, Penny pensava solo che avrebbe voluto rivedere James per dirgli che accettava. Che accettava ogni condizione e che sarebbe andata negli inferi con lui. Quale ragazza non avrebbe scelto di diventare la sposa di Ade e padroneggiare negli inferi? Forse tutte quelle sane di mente.
Erano passati quattro giorni da quando aveva sognato per l'ultima volta James. Continuava a chiamarlo con quel nome, Ade era una parola troppo potente e assurda. I suoi parametri vitali si stavano facendo sempre più pericolosi, si stava lasciando andare, non aveva più alcun motivo di continuare a lottare. Era primo pomeriggio, Penny era sveglia, ma aveva gli occhi chiusi per riposarli un po, ultimamente le facevano sempre male, ma senti qualcuno entrare in camera sua e avvicinarsi al letto, socchiuse gli occhi e vide un infermiera che le metteva qualcosa nella flebo.
- Che cos'è?- disse in un sussurro. L'infermiera, una ragazza giovane che aveva sempre trattato bene Penny, la guardò e sorrise
- é solo qualcosa per farti dormire meglio, un leggerissimo sonnifero-
Penny si girò dall'altra parte senza dire niente, ma poi realizzò. Le medicine che inducono il sonno, non ti fanno sognare. Si girò di scatto tanto da spaventare la povera infermiera.
- da quanto tempo me lo state dando?-
- Non lo so, quattro o cinque giorni, perché?-
- No, non potete farlo, toglimelo subito, non lo voglio, non voglio i sonniferi-
Penny si sedette sul letto e con la poca forza che le era rimasta, iniziò a strapparsi le flebo dal braccio. Faceva male, ma faceva ancora più male sapere che non era James che non era voluto andare da lei, ma erano le medicine che lo avevano tenuto lontano.
- Penny, stai calma, calmati, non fare così-
L'infermiera cercava di reggerla e di calmarla, ma Penny non voleva assolutamente calmarsi.
- No, toglimi subito tutta questa roba, non devo avere medicine in corpo, capisci? Non devo averle-
L'infermiera spinse un pulsate, Penny lo conosceva, era il pulsante per le emergenze. Una luce rossa iniziò a lampeggiare insieme ad un fastidiosissimo rumore d'allarme, fuori dalla sua porta, e tutti si precipitarono nella stanza, tra cui i sui genitori.
- Penny, cosa stai facendo, amore, fermati-
- No mamma, ho detto che non voglio medicine in corpo, se dormo con i sonniferi lui non verrà mamma, non capisci?-
- Ma cosa dici Penny, ora calmati, chi non verrà? -
- James- urlò con tutta la voce che aveva in corpo.
- Chi è James, Penny?-
- James è il ragazzo che viene nei miei sogni, devo vederlo, devo dirgli che ho deciso, che andrò con lui-
Vide sua madre mettersi le mani sulla bocca e scoppiare in lacrime, si buttò tra le braccia di suo padre.
- Sta peggiorando, Dio, non la senti? Sta delirando-
Suo padre la stringeva e le accarezzava i capelli.
- Mamma non sono pazza, te lo giuro, è tutto vero, ma se ho nel corpo queste cose, lui non potrà raggiungermi-
Continuava a scalciare e a tentare di allontanare le infermiere, che erano diventate magicamente 4, tra cui un omone grosso che con una sola mano riusciva a tenerla ferma a letto.
- Cosa diavolo sta succedendo?-
La dottoressa Franklin si era precipitata dentro la stanza, sentendo il baccano, fin dalla fine del corridoio.
- Dottoressa, è agitata, dice di non volere le medicine-
- Dottoressa la prego- Penny stava piangendo, prese la mano della donna che si era avvicinata a lei – non mi dia niente, altrimenti James non verrà, e io non posso stare senza di lui, la prego, la scongiuro-
Tutti rimasero in silenzio, aspettando che la dottoressa dicesse cosa fare. Penny la guardava dritto negli occhi sperando che capisse che era sincera. Ma come potevano credere ad una ragazza con un tumore al cervello che gli diceva che un ragazzo andava a trovarla nei sogni. Non c'era speranza. Era tutto finito.
- Penelope, questo è il tumore che parla-
- no..non è vero -
- Si, non c'è nessun ragazzo dei sogni, lo sapevi che sarebbe successo, che il tumore ti avrebbe fatto vedere cose che non ci sono, lo sapevi Penny, datele qualcosa di forte per farla dormire-
- NO, no la prego no, la scongiuro, giuro che mi tranquillizzo da sola, no, niente medicine, niente...-
Ma era troppo tardi. Sentiva i muscoli rilassarsi, la testa era leggera, a malapena sentiva sua madre piangere accanto al suo letto, gli occhi diventarono pesanti, e dopo pochi minuti si addormentò.
 
Stava nevicando,il silenzio che di solito c'era nei suoi sogni ora era ancora più forte. Era di nuovo a Regent's Park, del dondolo si vedeva solo la parte superiore dei ganci, tutto era illuminato dai lampioni. Era così magico.Penny si guardò intorno in cerca di James, ma lui non c'era. Poi vide una figura attraversare il ponticello di legno che si trovava sul lago, in tutto quel bianco, il nero dei suoi vestiti sembrava quasi luminoso. Era lui.
- James- urlò Penny da dove si trovava, tentò di muoversi, ma la neve era troppo alta e fitta, non riusciva a fare neanche un passo – non ti ci mettere anche tu neve maledetta- come per magia la neve in alcuni punti si sciolse, creando un piccolo passaggio. Penny iniziò a correre, scivolando in più punti, aveva i piedi nudi. Quando arrivò vicino al ragazzo, lo vide sorridere, anche lui era felice di vederla. Con un salto, Penny, si buttò tra le braccia di James,lui la strinse forte. Era una sensazione stranissima. Poteva un abbraccio farla sentire così al sicuro da tutto e tutti. Solo una cosa stonava. Nel petto di James non c'era nessun cuore che batteva.
- Mi dispiace, mi hanno dato delle medicine, non lo sapevo, se l'avessi saputo l'avrei fermate prima-
- Tranquilla, me l'hanno detto cosa è successo, ora però sei qui, questo è l'importante-
- Chi ti ha detto cosa era successo?-
- Pensi che non abbia nessuno dei miei all'interno degli ospedali?-
- Come hai fatto a venire qui? Tutta quella morfina che mi hanno dato, non doveva farmi sognare-
- Diciamo che devo un grosso favore a Morfeo, tutta questa neve. È la morfina che ti fa sognare la neve, ecco perché è così densa-
Penny si guardò intorno, la strada che si era creata dalla neve sciolta era di nuovo ricoperta di neve, e anche lei era di nuovo bloccata fin sopra le ginocchia.
- Ho preso la mia decisione- disse Penny diventando all'improvviso seria, sapeva che doveva essere veloce, altrimenti la neve l'avrebbe sommersa. - Voglio venire con te, voglio stare con te, ho come l'impressione che ora che ti conosco, la mia vita, per quanto breve, sarebbe al quanto inutile viverla senza di te.-
James la guardò serio, abbassò la testa come per guardarsi i piedi, Penny si accorse che i suoi erano liberi dalla neve. - Ci ho sperato così tanto che tu dicessi di si in questi giorni, che per me sono stati un eternità a dire la verità, che non riesco a crederti- alzò lo sguardo – sei sicura della scelta che stai facendo?-
- Si, sono sicura-
Il bacio che si diedero dopo quelle parole, fece girare la testa a Penny per quanto fu intenso. Sentì l'eternità della vita di Ade riversarsi dentro di lei. Ere intere, centinaia di popolazioni diverse. L'eternità divenne parte di lei, infondo l'avrebbe passata insieme a lui.
- Dobbiamo sbrigarci- disse lui guardandosi intorno – ho già mandato qualcuno a toglierti la morfina dal corpo, devi ascoltarmi molto bene Penelope, devi farti portare, sta notte a mezzanotte, al vero Regent's Park, il lago del parco è uno dei tanti ingressi verso gli inferi. Io sarò li, ma non potrò starci troppo tempo,sopratutto in queste sembianze, ci sono cose che sarebbero felici di trovarmi fuori dagli inferi, quindi non fare tardi. Quando arriverai li, chiamami, con tutta la tua voce e io arriverò, hai capito?-
- Ok, mezzanotte, al Regent's Park, ma a quell'ora sarà chiuso, non ci sono i guardiani?-
- Non ti preoccupare, ti farò trovare i cancelli dell'ingresso sud aperti, e ai guardiani ci penseranno i miei ragazzi, tu non ti devi preoccupare di questo, tu devi solo farti portare a mezzanotte li-
- Ok va bene- la neve era arrivata a metà busto immobilizzandola quasi completamente. – E se faccio tardi?-
- Cercherò di aspettarti il più possibile, ma tu cerca di non fare tardi ok?-
- Ok, ora che succederà?-
- Ti stanno già risvegliando,la prossima volta che ci vedremo sarà nella vita reale, sii forte, resisti-
- Resistere a cosa?-
- Gli inferi tenteranno di portarti giù nella maniera più classica, tu devi resistere finche non arriverò io, poi sarà tutto finito, ora svegliati-
La baciò delicatamente.
- Ehi Singore dei morti- disse Penny prima di andarsene – mettiti la tua uniforme più degna del tuo nome, mi raccomando.-
 
Aprì gli occhi di scatto. Doveva scoprire che ore fossero, sperava davvero fosse abbastanza presto per organizzare tutto.
Si mise a sedere sul letto e si accorse che non era sola in stanza. C'era l'infermiera Sarah.
- Ben svegliata, hai fatto così casino oggi che ti hanno imbottita di medicine,ci ho messo un eternità a toglierti tutta quella robaccia dal sangue-
- Cosa?-
- Quando mi hai raccontato del tuo sogno, non potevo credere che Ade fosse davvero uscito da quel buco del suo palazzo. Non usciva da quella casa da, almeno 600 anni, e poi non potevo credere che avesse scelto uno scricciolo come te come sue compagna. Ha sempre avuto un debole per le rosse-
Penny era sconvolta. L'infermiera di Sarah era uno dei “ragazzi” di Ade?
- Ma, tu non eri cristiana?-
- Ognuno sceglie la storia che più gli piace, lui è rimasto lusingato dalla figura di Ade, a me piace più la versione Cristiana, comunque, se fossi in te, mi darei una mossa, mezzanotte arriverà presto.-
Penny prese il cellulare sul comodino. Erano le otto e trenta. Doveva darsi una mossa.
- Grazie mille Sarah, se questo è il tuo vero nome-
- Il mio nome non è poi così importante. Buona fortuna tesoro. Tanti ci vedremo spesso, non ti preoccupare-
Prima di andarsene, chiuse tutte le tendine della stanza e poi uscì dalla porta.
Doveva arrivare a Regent's park per mezzanotte, ma come? Non era lontano dall'ospedale, con il taxi ci avrebbe messo una ventina di minuti, al massimo mezz'ora, ma in quelle condizioni non poteva andare da sola, a mala pena riusciva a reggersi sulle sue gambe. Pensò che aveva una sola speranza per arrivare in tempo. Convincere le uniche due persone che erano dalla sua parte.
Andò sulla rubrica del telefono e cercò il numero di sua sorella. Rispose dopo tre squilli.
- Penny, cosa è successo?-
- Eleanor, dovete farmi un grosso favore, potete venire immediatamente qui all'ospedale?-
- Cosa è successo, stai male?-
- No, dovete solo venire, tu e Leo, ma non dite niente alla mamma, potreste farlo? È davvero importante-
- Saremo li appena possibile, il tempo di vestirci e arriviamo, va bene?-
- Grazie mille sorella.-
Quando arrivarono all'ospedale, erano quasi le 10. Penny si era pian piano staccata tutte le flebo, aveva provato ad infilarsi qualcos'altro a parte il pigiama, ma aveva fallito miseramente.
James l'aveva sempre vista in salute, nei suoi sogni, ma in quel momento era uno straccio, anzi qualcosa di peggio di uno straccio.
Quando Eleanor e Leo entrarono in camera sua, quasi gli venne un colpo quando la trovarono con un cappotto addosso, seduta sul letto senza più le flebo.
- Dove credi di andare tu?- sua sorella aveva quasi urlato.
- Abbassa la voce, ascoltate, ora vi racconterò una cosa, ma voi dovete giurarmi che mi crederete, anche se sembrerà tutto un po assurdo, dovete credermi. Siete le uniche persone di cui mi posso fidare, me lo promettete?-
Leo ed Eleanor si guardarono dubbiosi, lui accettò senza pensarci troppo, lei non era del tutto convinta.
- é meglio se vi sediate, è una storia, un po, sconvolgente-
Gli raccontò ogni cosa, dei sogni, di James, che in realtà era Ade, ma che lei non riusciva a chiamarlo così, quindi continuava a chiamarlo James. Gli raccontò degli dei, degli inferi, della richiesta di James di vivere con lui per sempre. Delle medicine che non le permettevano di farla sognare. Della morfina e della neve. E sopratutto gli raccontò del piano.
Cercò di essere il più veloce possibile per non perdere tempo. Quando il suo racconto terminò, Leo e Eleanor erano sconvolti, si tenevano per mano e ogni tanto si guardavano tra loro.
- Allora, mi aiuterete?-
Continuarono a stare in silenzio. Eleanor si alzò e andò verso di lei.
- Tesoro, tutto quello che hai detto, forse l'hai vissuto veramente, ma è solo un allucinazione e infondo lo sai benissimo-
- Ti prego, El, mi devi credere, è davvero importante per me, ti prego, facciamo così, voi portatemi li, se dopo la mezzanotte non sarà successo nulla, mi riporterete qui e io giuro che non farò più parola di tutto questo con nessuno e se volete mi opererò. Ma non posso vivere sapendo che non avevo neanche provato a convincervi a portarmi da lui, vi prego-
Tutti rimasero in silenzio per un po, Eleanor aveva gli occhi lucidi, sembrava sua madre.
- Va bene- disse all'improvviso Leo – Come facciamo però a farti uscire di qui?-
- Leo ma cosa dici?- gli urlò contro Eleanor
- Ascolta, sta per morire, ha poco tempo da vivere, se davvero è certa che tutto questo sia reale, perché dobbiamo costringerla ad andarsene con questo peso sul cuore-
- Non dire davanti a lei quella parola-
- Quale?- chiese Penny sentendo un po di speranza crescere dentro di lei – Morte? Come se non sapessi che ormai manca poco. Sono grande El, lo so che per te e per la mamma rimarrò sempre una bambina, ma io sono un'adulta, con un tumore al cervello che mi sta uccidendo lentamente, non ho paura di sentire la parola morte-
Ci fu di nuovo un lungo silenzio, Penny iniziava ad innervosirsi.
- Va bene- urlò Eleanor – ma se le succede qualcosa- disse parlando con Leo – sappi che darò la colpa a te-. Uscì dalla stanza sbattendo la porta.
- Grazie Leo, te ne sono davvero grata-
- Spera – disse con un aria seria che Penny sapeva benissimo essere finta – che il tuo Ade appaia davvero e cerca di non morire, altrimenti tua sorella mi ucciderà, cosa devo fare?-
- Prendi la sedia a rotelle, non riesco molto a camminare-
Leo la aiutò a scendere dal letto e a sedersi sulla sedia, aprirono piano la porta, il corridoio era deserto.
- le infermiere di questo piano non hanno mai voglia di lavorare, questo va a mio favore-
Iniziarono a percorrere velocemente il corridoio.
- Eleonar, tu scendi a vai a chiamare un taxi-
- Questa storia finirà molto male, io me lo sento-
Furiosa raggiunse l'uscita e sparì. Anche Penny e Leo erano quasi arrivati all'uscita quando gli si parò davanti la dottoressa Franklin.
- E voi dove diavolo credete di andare? -
- Dottoressa, la prego, non ci intralci la fuga, abbiamo parecchia fretta-
- Lo sa- disse guardando Leo – che portare fuori un paziente senza un autorizzazione è un reato? Riporti subito la ragazza nella sua camera-
- No, io non vado da nessuna parte, si sposti la prego, e giuro che non mi farò più vedere-
- è proprio questa la mia paura, se vuoi tornare a casa puoi farlo, ma non così, nel bel mezzo della notte, i tuoi sanno che stai tornando a casa?-
- Io- tentennò Penny – non-non sto andando a casa ok? Ho un appuntamento con una persona al Regent's park, tra mezz'ora, quindi, la pregherei di spostarsi. Davvero dottoressa, mi lasci andare-
- Oh voi non andrete da nessuna parte, ora chiamo la sicurezza-
- Io non ne sarei così sicura-
Dietro di loro una voce familiare parlò. Era l'infermiera Sarah. -Dottoressa, per il bene di tutti, faccia passare la ragazza-
- Infermiera Morrison, non le permetto di parlarmi così, questa ragazza non può uscire-
- Può eccome-
- E chi lo dice?-
- Lo dico io-.
Qualcosa di assurdo accadde. L'infermiera Sarah diventò, per un attimo, un attimo che però parve a tutti un eternità, alta almeno tre metri, aveva gli occhi rossi come il fuoco e al posto delle mani apparvero dei lunghi artigli. Quando tornò nella sua forma normale, la dottoressa Franklin dava l'idea di stare per vomitare.
- Cosa diavolo è stato quello?- esclamò Leo sconvolto
- Ora, dottoressa, lascerà andare via questi ragazzi?-
- Io, non, non capisco, lei, che cosa è?-
- Un infermiera, che domande, lavoro qui da 30 anni-
- Io...però...vengo con voi, non lascio una ragazza malata da sola, con suo cognato per andare in giro per la città-
Prese il cappotto dall'attaccapanni e aprì la porta facendo passare Leo con la sedia a rotelle. Penny sapeva che era andata con loro solo per non rimanere da sola nel reparto. Quando entrarono nell'ascensore nessuno parlava.
- Lo avete visto anche voi vero?- disse poi la dottoressa Franklin.
- Si - rispose secco Leo
- Ve l'avevo detto che non era il mio tumore a farmi vedere certe cose-
Quando uscirono dall'ospedale, Eleanor aveva appena fermato un taxi, quando vide la dottoressa si irrigidì.
- E lei che ci fa qui?-
- Pensavate che vi lasciassi fare una pazzia del genere da soli?-
Aiutarono Penny a salire in auto, ma dovettero lasciare la sedia a rotelle all'ospedale perché non entrava sul taxi.
- Non vi preoccupare, arrivati li, cercherò di camminare-
Quella sera, sembrava che il traffico di Londra fosse totalmente scomparso. Penny pensò che il signore dei morti avesse delle influenze anche su quello.
Anche il tassista si meravigliò di quella penuria di macchine e autobus. Arrivarono ai cancelli di Regent's park a mezzanotte meno dieci. Come aveva promesso, i cancelli erano aperti e il parco sembrava deserto.
Camminare, pur sempre appoggiata a Leo, in quel parco fu un emozione unica. C'era stata così tante volte in sogno, che aveva paura che quella non fosse la realtà, poi guardò sotto gli alberi, che si trovavano davanti il lago, e vide che il dondolo non c'era. Fu sollevata e triste nello stesso momento.
- Ah non vi ho detto una cosa, potrei, ecco, tentare di tirare le cuoia, un po prima, perché gli inferi sentono la mia malattia e tenteranno di portarmi giù, più da morta e che da viva-
- Ce lo dici solo adesso?- disse agitato Leo
- E che sarà mai, dovete solo tenermi viva finche non arriverà lui-
- Io non ci posso credere che stiamo facendo tutto questo. Quando scopriremo che era tutta un allucinazione, mia sorella morirà con il cuore spezzato.-
- Io inizio a credere che sia tutto vero, tu non c'eri quando quell'infermiera è diventata una...una...-
- Arpia, si chiamano Arpie, vivono negli inferi- puntualizzò Penny.
- Voi siete tutti usciti di testa-
Arrivarono difronte al lago e si fermarono. Penny iniziava a sentirsi stanca, tanto stanca.
- Ora che facciamo?-
- Devo chiamarlo, mettimi più dritta per favore.-
Leo, con l'aiuto della dottoressa Franklin, tirò su Penny fino a farla stare perfettamente eretta. Prese un lungo respirò e poi urlò il suo nome. Lo chiamò due volte James, ma non accadde nulla. Poi lo chiamò con il suo vero nome. Ade. Più e più volte. Ma non successe nulla.
La testa iniziò a girarle, sempre più forte, tossì, tossì rumorosamente. Sentì quasi le costole rompersi. Si portò le mani alla bocca, sentiva qualcosa di bagnato sulla faccia. Pensò alla saliva, ma in realtà era sangue.
- Oh mio dio Penny, no, cosa sta succedendo dottoressa?-
Penny continuò a tossire sempre più forte, e ad ogni colpo dell'altro sangue si univa a quello vecchio.
- No, non posso morire ora, no, dov'è, dov'è James- un altro colpo di tosse, sentì una costola rompersi. Il dolore le pervase tutto il corpo, urlò.
- Lo sapevo, lo sapevo che era un errore, e ora morirà, qui, santo cielo, no sorellina ti prego resisti-
- Dobbiamo chiamare un ambulanza- disse la dottoressa Franklin cercando il cellulare nelle tasche della giacca.
- No, lui arriverò lo sento, lui non mi lascerà morire-
- Andiamocene immediatamente da qui, Penny è mezzanotte e un quarto, non capisci che era tutto un sogno, non fare la stupida fatti salvare. E tu stupido, prendila in braccio-
Leo prese Penny sotto la schiena e se la mise tra le braccia.
- No, vi prego, lasciatemi qui, James...ti prego James.-
La terrà tremò. Non aveva mai sentito ,prima di allora un terremoto, ma era sicura che più o meno fosse una cosa del genere. Tremò di nuovo.

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Capitolo 8
*** Il cibo degli Inferi. ***


- Dove credete di portare la mia futura sposa?-
Conosceva bene quella voce. Profonda e squillante allo stesso tempo. Quella voce che avrebbe fatto azzittire chiunque, una voce potente. Quella di Ade.
Leo si girò con Penny in braccio verso quella voce.
- Oh mio dio, è arrivato davvero- la voce di Eleanor sembrò un sussurro.
Da dentro il lago, come se ci fossero delle scale, si ergeva una figura. Penny lo riconobbe immediatamente, e se non fosse stato che anche una sola risata le avrebbe fatto un male cane, a causa della costola rotta, avrebbe riso di gusto. Non solo perché aveva avuto ragione, James esisteva davvero, ma perché si era presentato con un armatura da fare invidia a quelle costruite dai fan per le fiere dei fumetti. Era imponente. L'armatura era nera lucida, così da brillare anche nell'oscurità, aveva un lungo mantello che toccava il terreno, un elmo alto, lucido come l'armatura, con varie punte più alte e più basse e alla vita, Penny vide qualcosa luccicare, era argentata, sembrava una spada.
Vide quell'essere maestoso avvicinarsi, nessuno fiatava, a malapena respiravano. Sentiva i passi sempre più vicini, ma qualcosa non stava andando per il verso giusto, iniziava a non vederci più e all'improvviso soffocò. Sentiva la gola chiudersi sempre di più fino a quando nessun respiro riusciva ne a entrare ne a uscire. Era finita. Era arrivata ad un passo da lui, ma gli inferi avevano battuto il loro stesso signore.
- Oh mio dio, sta soffocando, sta morendo, fa qualcosa, cazzo.- sentiva la voce di Eleanor sempre più lontana. Poi il silenzio.
- Non vi preoccupate, ora che sono qui, non può morire-
Ade la prese in braccio togliendola da quelle di Leo, in braccio a lui non pesava niente. Aveva il viso sporco di sangue, gli occhi chiusi e da lei non arrivava più nessun respiro.
- Pensi di scappare da me, con così tanta facilità?- gli sussurrò Ade nell'orecchio.
Baciò la ragazza, senza farsi troppi problemi del sangue, era il dio dei morti, non si schifava per così poco. Tutti trattennero il respiro. Si sentì il verso di un gufo in lontananza e nessun'altro rumore.
- Perché non si risveglia? Hai detto che non poteva morire? Sei un bugiardo-
Eleanor sembrava intenzionata a buttarsi su quell'uomo ma Leo la fermò, Ade alzò lo sguardo e la fissò negli occhi e le sorrise.
- Non devi agitarti, il processo non è semplice, ha bisogno di tempo, vedi, sta iniziando a cambiare-
Tutti guardarono verso Penny. Aveva ragione, qualcosa stava succedendo. Il foular che copriva la testa glabra della ragazza cadde a terra e lunghi boccoli rossicci iniziarono a crescere, sempre più lunghi. Il sangue che le copriva buona parte del viso scomparve e la pelle divenne sempre più morbida e di un colorito sano.
- Questo è un miracolo- disse la dottoressa Franklin guardando quello spettacolo.
In meno di un minuto Penny aveva cambiato aspetto. Era tornata come quando era ancora sana, le piccole lentiggini sul naso, le guance rosa, le ciglia bionde lunghe.
Finalmente ispirò prendendo tutta l'aria di cui aveva bisogno e aprì gli occhi.
Fu una sensazione bellissima, dopo tanti anni, si sentiva bene. Non aveva mal di testa, non le faceva male nulla. La prima cosa che vide furono le stelle, ma erano molto più piccole e sfocate di quelle che aveva visto con James in sogno. Girò la testa e si accorse che si trovava tra le sue braccia.
- Alla fine sei venuto veramente. Iniziavo a perdere le speranze-
- Lo sai, la mia parola è un impegno- lo dissero all'unisono e poi risero.
Ade poggiò la ragazza a terra, fu una stana sensazione tornare con i piedi per terra. Guardò le tre persone che davanti a lei erano allibite. Eleanor aveva gli occhi pieni di lacrime, Leo continuava a passare lo sguardo da lei all'uomo al suo fianco e per la seconda volta la dottoressa Franklin aveva tutta l'aria di sentirsi poco bene.
- Penny, sei, bellissima- le lacrime scesero sulle guance della sorella e anche Penny sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime, si abbracciarono forte,ma senza stringerla troppo per paura di far male al pancione. Restarono così per qualche minuto, senza dirsi niente, solo sfogando tutte le emozioni di quella serata tramite le lacrime. Nessuno le interruppe.
- Hai visto che vestito favoloso che hai?-
Penny abbassò lo sguardo e vide che portava un lungo vestito bianco di seta, ma sotto aveva le sue converse blu, si girò verso James e gli sorrise.
- Non abbiamo molto tempo Penelope, dobbiamo andare-
- No, ti prego, non portarcela via subito, davvero vuoi andare con lui Penny, sei davvero sicura?-
- Si, ho preso la mia decisione, ma starò bene sorellona, sarò la regina dei dannati, è un ruolo importante sai? E poi il signore dei morti mi ha promesso una bella connessione wifi, con molta discrezione, ovviamente- disse ritornando con lo sguardo su Ade – potremo sentirci, almeno credo-
- Vedremo cosa possiamo fare al riguardo, le regole degli inferi lo vieterebbero, ma infondo quelle regole le faccio io, potrei anche cambiarle.-
Penny accarezzo il pancione di sua sorella – combatterò tutti i demoni dell'inferno per vedere questa piccolina quando nascerà, te lo prometto-
- Ok- disse tra un singhiozzo e l'altro Eleonor
- E tu, Leo, mi raccomando, proteggi le tue donne, sempre e comunque, e grazie di avermi creduto in tutta questa storia, sapevo di potermi fidare di te-
- Sono molto lusingato, ma, lui non è un po troppo grande per te?- disse guardando Ade alle sue spalle
- Ho circa dieci milioni di anni- disse lui sarcasticamente
- Non è un po troppa differenza di età?-
Penny passò davanti la dottoressa Franklin
- Dottoressa, credo che quell'operazione non mi servirà più-
- Pare proprio di no, ma cosa diremo ai tuoi genitori?-
- Se volete- interruppe Ade – io potrei far trovare sul suo letto un cadavere identico a lei, potreste dire che è morta durante la notte-
Penny trasalì a quelle parole
- Ma è una cosa inquietante- disse Leo schifato
- Non potrete raccontare cosa avete visto sta sera, mai a nessuno, questo lo sapete vero?-
- E chi ci crederebbe mai?- disse Eleanor – ci prenderebbero per pazzi, comunque va bene, per l'idea del corpo, mamma avrà bisogno di un corpo su cui piangere e da seppellire, anche se io saprò sempre che in realtà sei viva-
- Ok, allora siamo d'accordo, ora dobbiamo davvero andare Penelope, non è sicuro qui fuori, comunque, io non dovrei darvelo, ma per Penelope farei qualsiasi cosa. Se dovete scriverle, mandate le lettere a questo indirizzo- nella mano apparve un foglio, come un biglietto da visita, lo porse a Leo.
- Avete anche un indirizzo? Cos'è vi serve per le bollette? Comunque gran bel biglietto da visita, immagino che non posso chiederti dove li stampate-
- Leo- Eleanor gli diede una gomitata sul braccio
- Era tanto per chiedere-
- Andiamo?- Ade allungò la mano verso di lei
- Si andiamo, non voglio salutarvi oltre, odio gli addì, di a mamma che le voglio bene e cercate di farle forza, ne avrà bisogno, quindi ci sentiamo, in un modo o nell'altro-
Fu molto difficile allontanarsi, lasciare sua sorella, Leo, e anche un po la dottoressa Franklin, ma se si fosse trattenuta sapeva che avrebbe cambiato idea, e non era sicura che Ade l'avrebbe presa molto bene.
Si incamminarono mano nella mano verso il lago, da dove, poco prima era uscito.
- Cosa devo fare?-
- Solo camminare, non sentirai realmente l'acqua, ti ritroverai al “piano di sotto” in un attimo, sei pronta?-
- Si, sono pronta.-
Diede un ultimo sguardo verso quelle tre povere persone che a causa sua aveva scoperto la verità su molte cose, ed era sicura che non avrebbe mai voluto sapere, ma ormai era tardi.
Mise un piede nell'acqua e come aveva detto Ade, non si stava bagnando le scarpe e il vestito. Cominciarono a scendere nel lago e quando Penny infilò la testa sott'acqua, si trovò in una grande stanza, piena di persone che borbottavano. Era la hall dove probabilmente aveva conosciuto Ade, senza neanche ricordarselo.
Tutti si azzittirono e si girarono verso di loro. Sentivano la presenza di Ade, la sentiva anche lei, potente e minacciosa. Lui non sembrava infastidito da quegli sguardi, andò avanti senza dire una parola. Arrivarono davanti ad un uomo, o almeno all'inizio sembrava un uomo. Quando gli arrivarono davanti Penny si accorse che in realtà era una specie di scheletro. Quando vide Ade si drizzò subito e gli fece un inchino.
- Sua maestà, ben tornato- poi vide Penny e si irrigidì – Ancora tu? -
- Allora sei tu quello a cui ho dato tanto noia? Mi dispiace molto, ma sono fatta così, tendo a curiosare troppo-
- Da oggi- disse Ade con una voce profonda e un po minacciosa – lei sarà la tua signora, sarà la signora di tutti voi- guardò tutti gli altri nella stanza – quindi se vorrà porti delle domande, lo potrà fare e tu risponderai ad ognuna di esse, va bene?-
- Certo vostra altezza, ne sarei davvero lieto-
Penny cercò di trattenere una risata, non le sembrava appropriato. Ora era la signora delle tenebre, la regina dei dannati, la sposa del dio dei morti, suonava bene, infondo, molto infondo.
La porta davanti a loro si aprì su un ambiente completamente diverso da quello in cui si trovavano.
Era una caverna, una caverna molto buia, se non fosse stato per le migliaia di candele che si trovano in vari punti incastrate nella roccia. All'interno della caverna c'era un fiume.
- Lo Stige - disse Penny guardandosi intorno
- No, in realtà questo è il Cocito, il fiume che divide il mondo dei vivi da quello dei morti, lo stige è da un altra parte, li ci sono le anime.-
- Ah. Credo che dovrai darmi qualche lezione su questo posto-
- Abbiamo tutto il tempo, su questo non c'è dubbio-
- Già - disse Penny avvicinandosi ad Ade – un eternità insieme a me, secondo me ti stancherai subito e mi butterai in pasto a Cerbero. Hai davvero Cerbero?-
- Certo, te lo presenterò uno di questi giorni, e no a lui non piacciono le rosse, non credo che ti mangerebbe, ecco vieni è arrivata la nostra carrozza-
Penny si girò verso il fiume e vide una piccola imbarcazione arrivare verso di loro, senza che nessuno la guidasse. Sembrava una gondola di Venezia, ma più inquietante.
Era ovviamente, completamente nera, con delle forme che davano proprio l'idea dell'inferno.
Ade aiutò Penny a salire e poi salì anche lui. La barca iniziò a navigare tranquilla.
- Credevo che fosse Caronte a guidare le navi.-
- Caronte ha la sua zattera per le anime, non credo che sarebbe d'accordo a farmi da autista.-
- Posso dirti la verità?-
- Dimmi Penelope.-
- Prima di tutto, smettila di chiamarmi Penelope, chiamami Penny. Secondo credo di essere un attimino sotto shock. Sai ora mi sembra tutto così normale, gli inferi, Caronte, essere la fidanzata di Ade, ma credo che domani mi sveglierò un tantinello turbata-
- Quando domani ti sveglierai, un “tantinello turbata” ci sarò io accanto a te e vedremo di sistemare ogni cosa, va bene?-
- Va bene. Ecco anche questo potrebbe rendermi un po nervosa, dormire con te, già, peccato da non potermi vantare con le amiche, sai ho perso la mia verginità con Ade, mica con il vicino di banco, perché tu sai, che io..-
Ade si avvicinò e la baciò, iniziava a pensare che fosse un modo per farla stare zitta
- Ogni problema sarà affrontato a tempo debito, te l'ho detto, abbiamo tutto il tempo di questo mondo, letteralmente-
La barca si fermò all'improvviso, Penny non si era accorta nell'enorme palazzo che si stagliava difronte a loro. Quella sarebbe stata casa sua, per l'eternità.
Il fiume circondava tutto l'edificio, loro si fermarono su una delle sponde. Scendere da quella cosa, fu più difficile che salirci, almeno per lei, ma alla fine riuscì a scendere senza farsi un bagno del fiume dei morti.
Arrivarono davanti ad un portone immenso, Penny a malapena riusciva a vederne la fine. Appena Ade gli si fermò davanti, quello si aprì lentamente, mostrando una casa, che sono negli inferi poteva esistere.
Penny rimase a bocca aperta. Il lusso che c'era in quella sola prima stanza era disarmante, tutto sembrava fatto d'oro e di diamante. Pensò che le sarebbe servita davvero l'eternità per vedere tutto quello che c'era li.
- Dimmi ti prego che tutto questo non dovrò pulirlo io-
Ade scoppiò in una risata contagiosa, anche Penny iniziò a ridere – che ti ridi, dico sul serio, spero che hai parecchie donne delle pulizie, perché io a malapena so rifarmi il letto da sola-
- Vedi perché ti ho voluto tanto con me, perché sei stata la prima persona, dopo centinaia di anni che mi abbia fatto ridere, io sono un tipo molto musone di solito-
- Ti serve per la tua parte di signore degli inferi, ha senso dopotutto. Anche se ti immaginavo più un tipo da una comicità ironica, come l'ade della disney.-
- Non mi è mai piaciuto quel cartone. Io non ho i capelli di fuoco, comunque vieni di la, ti ho fatto preparare una cosa-
Attraversarono un lungo corridoio pieno di porte. La casa era molto accogliente, anche se davvero esagerata. Penny si sarebbe aspettata una casa lugubre, con pipistrelli finti appesi e ragnatele ovunque, invece se c'era una cosa che non mancava li, era la luce.
Entrarono in un salotto. Come tutto il resto della casa, anche li il lusso regnava sovrano. C'era un grande camino acceso, infondo alla stanza,e davanti c'era un divano molto antico e sicuramente molto scomodo. Al centro della stanza c'era un tavolo, su cui era poggiato un coperchio, uno di quei coperchi argentati per i cibi.
Ade si avvicinò al tavolo e Penny lo seguì.
- Allora, come dice la leggenda, per poter rimanere da viva, in questo posto, dovrai mangiare il cibo degli inferi, sei pronta a fare il tuo primo pasto come Regina dell'oltretomba?-
- Certo, ho un po fame in effetti, allora che cosa c'è la sotto? Un melograno? La testa un morto? Cosa?-
Ade sorrise e alzò il coperchio. C'era una busta del Mc Donald.
- Come diavolo fai a conoscermi così bene?-
- Ho i miei assi nella manica, allora, ceniamo?-
Penny ancora frastornata da tutto quello che le era successo si sedette accanto a lui, pensò che i problemi, le domande e i ripensamenti li avrebbe lasciati al giorno dopo. Prese le patatine e ne mangiò una manciata. Erano le patatine più buone che avesse mai mangiato.

* ANGOLO DI LADYM.*
Se siete arrivati a leggere fino qui, vuol dire che siete arrivati alla fine di questo viaggio. 
Ringrazio di cuore, tutte quelle ragazze che hanno seguito TUTTI i capitoli, uno dopo l'altro, che hanno fatto questo viaggio insieme a me. Sono molto emozionata e molto triste per aver pubblicato tutta la storia, è anche la prima volta che faccio leggere ad altri le mie storie.
Spero che resterete connessi a questi schermi, perché tra qualche giorno comincerò a pubblicare un altra storia :)
Spero che questa storia vi sia piaicuta! Come sempre voglio sapere cosa ne pensate!!!
Un bacio, LadyM.

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