{The Liars ≺≻ Mistery of ℳ

di Viola e Kuro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Secret n.1 ***
Capitolo 3: *** Secret n.2 ***
Capitolo 4: *** Secret n.3 ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


{The Liars ≺≻ Mistery of


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Prologue.

"Ho un segreto 
riesci a mantenerlo? 
giura che questa volta lo terrai per te 
faresti meglio a sigillarlo nella tua tasca 
portandotelo dietro fino alla tomba 
se te lo mostro, allora so che 
non dirai quello che ti ho detto 
perchè due persone possono mantenere 
un segreto solo se uno di loro è morto"




«Megumi Hoshikubo è scomparsa.»

Fu questa l’unica frase che si sentì per le vie di Denbe per parecchi mesi.
Ma d’altronde era una cosa risaputa.
Denbe era un paesino così piccolo e isolato, che un pettegolezzo come questo era diventato il centro di ogni discussione dei suoi abitanti.
Certa gente aveva anche pensato che Megumi aveva fatto bene a scomparire.
La popolarità di Denbe era schizzata davvero alle stelle.
Nessuno sapeva cosa fosse successo a Megumi.
Il giorno prima era in giro per le strade con le sue inseparabili amiche, il giorno dopo si era volatilizzata.
A loro sembrava ancora di vederla.
Quei capelli biondi, così mossi e lucenti, che sembravano brillare alla luce del sole.
Gli occhi verdi, incorniciati da quelle lunghe ciglia dorate, così espressivi.
D’altronde, la loro adolescenza era finita quando Megumi era scomparsa.
Loro sapevano.
In paese tutti ne vociferavano.
Ma loro erano diverse.
Per loro la morte aveva una lettera precisa.
-ℳ
.












E finalmente, siamo qua (?)
Bien, finalmente abbiamo pubblicato questo prologo.

Io sono Viola, alias Violaine per chi non mi conoscesse.
E poi c'è Kuro, la mia magnifica collega!

Allora, accettiamo 9, massimo 10 OC.
Le Liars saranno sei, compresa Megumi, quindi sbizzarritevi! :D
Un messaggio da parte di Kuro:

"Buonsalve popolo!
Non ho molto da dire tranne speriamo partecipiate e... Niente Mary Sue o chicchessia!
Saranno scartate, ovviamente.
uwu Bien, é tutto, spero la storia vi piaccia c: Baci
"

Eccovi la scheda per gli OC!


Nome {giapponese; il suo significato, se ce l’ha ovviamente}::
Cognome {giapponese}::
Età {solo 17 anni}::
Aspetto fisico {ben dettagliato per favore, possibilmente con immagini.}::
Carattere {Non tutta gente carina e coccolosa. Vogliamo gli psicopatici!}::
Famiglia {diteci i nomi dei componenti e le loro età e in che rapporto è con loro}::
Storia {un po’ della sua vita, successi e non successi scolastici, varie relazioni che ha avuto.}::
Relazioni {ragazzo/a, amici e anche se ha qualche nemico} {accettiamo sia quelli di ie, sia quelli di go} {accettiamo sia het, sia shoujo-ai, sia shonen-ai}::
Abitudini , interessi , hobby::
Tic e fobie::
Altro::


Viola e Kuro  

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Capitolo 2
*** Secret n.1 ***


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Secret n.1.


I grilli cantavano placidamente in quell’afosa serata di piena estate, il sole era già tramontato cedendo il posto alla luna argentina che rischiarava il cielo terso.
In una delle villette di Denbe, approfittando dell’assenza dei genitori, una ragazza con le amiche aveva organizzato un pigiama party. La casa era bella e curata, con un delizioso giardino sul davanti e una piscina sul retro, lontana da occhi indiscreti.
«Quindi tua madre è andata in ospedale a trovare un’amica?» domandò una ragazza lasciandosi cadere su una poltrona; aveva lunghi capelli rossicci e mossi, in perfetta armonia con i profondi occhi verdi, di una tonalità scura risaltata dal leggero sprazzo di lentiggine sulle guance.
Un’altra ragazza, la più alta del gruppo, si voltò facendo ondeggiare i morbidi capelli color paglia «Eh già Rin, a quanto mi ha detto la mamma, la sua amica cadendo si è fratturato un braccio e quindi ha deciso che almeno per stanotte le farà compagnia, finché il marito non torna da un viaggio di lavoro. O una cosa del genere.» tornò a fissare la sua immagine nello specchio, pettinandosi con cura i capelli.
Un sospiro si levò nella stanza dalle pareti confetto «Certo Panji che tua madre è proprio una persona gentile.» scosse i capelli di tenue castano, quasi biondo sorridendo.
«Allora Panji con chi sei uscita sabato?»
Il vociare si azzittì mentre Megumi sbatteva gli enormi occhi verdini fissando interessata la bionda, dal bordo del letto dov’era seduta; quella posò la spazzola sul legno della specchiera sedendosi sul divanetto rosa accanto ad Ai.
«Mah, non c’è molto da dire comunque sono uscita con Afuro Terumi.» spiegò rassettandosi la canottiera rosa pallida dai bordini bianchi, abbinata a un paio di pantaloncini candidi.
«Quel narcisista?» chiese con scetticismo un’altra ragazza, dai lunghi capelli biondi e i grandi occhi azzurri.
Il letto cigolò quando l’ultima delle sei ragazze si lasciò cadere di peso «In effetti, Rie ha ragione, mai conosciuto un tipo più narcisista di lui.» con un colpo di reni si voltò a pancia in sotto, i voluminosi –e bizzarri- capelli rosa e blu a coprirle il viso. Se li tirò indietro con un gesto deciso, fermandoli con un fiore giallo limone.
«Lo so Yuki, però non è male… Almeno lì sotto.» sghignazzò Panji con molto più che un pizzico di malizia nella voce.
La castana scosse il caschetto «Non cambi proprio mai!» esclamò Ai con un dolce sorriso a incurvarle le labbra.
Panji rigirò tra le mani un cuscino, rubato al divanetto «Ah, si?» chiese con una strana luce negli occhi «Se lo dici tu!» scagliò con forza il cuscino centrando Ai in pieno viso.
Quest’ultima, recuperato il cuscino, tentò di restituire il colpo che però prese Rin perché la bionda si era spostata poco prima. In pochi attimi scoppiò una guerra all’ultimo sangue a suon di cuscinate, senza esclusione di colpi.
Mezz’ora dopo, il pavimento era ricoperto da piume bianche e soffici mentre le sei ragazze ansanti si accasciavano dove capitava. Il silenzio rimase a galleggiare nell’aria scandito solo dai respiri, via via più regolari, delle ragazze per interi minuti.
Alla fine, Panji si tirò a sedere sulla poltroncina posta tra letto e divano scrollandosi qualche piuma dai capelli biondi.
«Neh Megumi sai cos’ho saputo?» disse all’improvviso e a quelle parole tutte presero a fissarla incuriosite, soprattutto l’Hoshikubo che era un’amante dei pettegolezzi di ogni sorta.
Riprese la spazzola sistemandosi nuovamente i capelli «Avete presente Minamino Miyu?» tutte annuirono, senza ben capire «Mi hanno detto che è innamorata di Aoi Sorano.» affermò rimettendo la spazzola al suo posto.
Con un piccolo salto Megumi scese dal letto cominciando a vagare per la stanza «I segreti sono un qualcosa di affascinante e pericoloso, non trovate?» guardò negli occhi ognuna delle Liars «Basta conoscerli per avere quella persona nelle tue mani, puoi ricattarla facendole fare ciò che vuoi. Non trovate?»
Dei mormorii d’assenso si levarono dalle altre presto mutati in un’accesa discussione.
Megumi era la leader delle Liars, quel gruppo stava assieme solo grazie a lei e ne era ben conscia.
Quasi un’ora e mezza più tardi, le sei andarono a dormire e quando tutte furono nel mondo dei sogni, una figura bionda si alzò senza far rumore lasciando la sicurezza della casa per il buio della notte.

La mattina seguente Megumi Hoshikubo era svanita nel nulla.



Un anno dopo.

Ai Ukita uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle e guardò il vialetto ghiacciato sospirando. Odiava la neve e il freddo perché, quando arrivava l’inverno, tutti diventavano grigi e tristi.
Camminò cautamente sul ghiaccio, attenta a non scivolare perché non voleva altri infortuni, aveva tolto l’ingessatura al braccio solo una settimana prima. Si strinse un libro contro il petto, come per cercare calore e sostegno.
Sollevò gli occhi azzurri al cielo e sbuffò sonoramente: era bianco, quindi sicuramente avrebbe nevicato di nuovo durante la mattinata.
Tutto era buio e triste a Denbe, secondo Ai.
In effetti, lei amava osservare le persone, quindi si era accorta da subito il cambiamento che la scomparsa di Megumi aveva operato nelle persone.
Superato lo stupore iniziale, tutto era cambiato.
Le persone erano sempre di fretta, tristi e giravano sempre a coppie.
Però Megumi non era morta! Lo sapeva Ai, lei era ancora lì da qualche parte.
D’altronde, il corpo di Megumi non era mai stato ritrovato quindi non era morta, lei ne era sicura.
Si passò una mano sulla corta gonna blu della divisa scolastica, camminando lentamente. La Himitsu School s’intravedeva in lontananza e il rumore dei suoi studenti era sempre più forte.
La castana chinò il capo sentendo arrivare qualcuno dietro di lei; non amava avere contatti con le persone, preferiva starsene per conto suo.
Quando Megumi c’era ancora… Era tutto diverso.
Lei era così bella, così intrigante e coinvolgente che nessun essere umano dotato di sanità mentale sarebbe voluto starle lontano; ad Ai sembrava ancora di vederla a volte. Sentiva i suoi enormi occhi verdi che la scrutavano quando a pranzo mangiava da sola, oppure le sembrava di vederla fare la spesa, per le strade, in biblioteca… Cosa piuttosto improbabile, perché Megumi non vi aveva mai messo piede in vita sua.
«Ukita!»
La ragazza si girò lentamente, riconoscendo la voce della sua vecchia amica Rin Mizukawa.
Aveva i capelli rossi raccolti in una treccia di lato e i suoi occhi verdi erano leggermente truccati di nero.
«Mizukawa, buongiorno.»
Rin sbuffò, facendo schioccare le labbra rosse «Come stai? E’ da un po’ che non ci si vede.»
«Sto benissimo, grazie per l’interessamento.» mormorò freddamente Ai, aumentando il passo.
La rossa le camminò affianco incrociando le braccia dietro la nuca «Un giorno dovremmo vederci tutte insieme, come ai vecchi tempi. Mi sembra passata un’eternità!»
«E’ passata un’eternità. Megumi è scomparsa da più di un anno.»
Lo sguardo allegro di Rin si spense un po’.
«Tutto era diverso, quando c’era lei, non trovi anche tu?»
Ai annuì, sentendosi osservata per l’ennesima volta.

Panji Akemi Kaname spinse il ragazzo contro il muro e lo baciò appassionatamente, iniziando a slacciargli i primi bottoni della camicia mentre questo le passò una mano sulle cosce, alzandole la minigonna blu della divisa scolastica.
La bionda, si staccò, fermandogli la mano e, passandosi maliziosamente la lingua sulle labbra, ridacchiò.
«Tesoro, non credo proprio che arriverai lì. Prima dovresti fare alcune cose per me…»
«Tipo?»
Panji si buttò i capelli biondi cenere sulle spalle «Tipo passarmi i compiti, comp…»
Una ragazza con dei voluminosi capelli colorati aprì la porta del bagno; nei suoi occhi verdi passò un lampo di rabbia e i suoi lineamenti graziosi s’irrigidirono.
«Vai fuori. Questo non è il bagno dei maschi.»
Il ragazzo sbuffò, si allontanò da Panji e uscì dal bagno, non prima di aver lanciato un’occhiataccia alla ragazza sulla porta.
La bionda sistemò la gonna e sbatté le ciglia all’indirizzo della ragazza «Presidente!» esclamò sorridendo «Come stai?»
Yuki Suzuhara, la presidente del consiglio studentesco, aggrottò le sopracciglia.
«Sei incredibile. Puoi metterti a fare sesso nel bagno della scuola?»
«Megumi l’ha sempre fatto e a lei non dicevi niente.»
Yuki sospirò «Non ero ancora la presidente, altrimenti l’avrei ripresa.»
«No che non lo avresti fatto.» Panji si avvicinò a Yuki lentamente; la sua gonna era ancora più corta di quella delle altre.
«Megumi ti avrebbe escluso dal gruppo, Suzhuara.»
Yuki si strinse tra le dita la gonna.
Panji scosse il capo e uscì dal bagno.
La presidente si lasciò scivolare a terra e si portò le ginocchia al petto. Faceva male, ma quello che aveva detto Panji era tutto vero.
«Megumi…» mormorò mentre una lacrima, le scese lentamente da un occhio, andandosi a perdere sotto il mento.

Ai Ukita si avviò verso l’uscita, guardando la moltitudine di persone che si accalcava intorno al portone per lasciare la scuola.
Perché erano tutti così di fretta? Ai s’innervosiva per tutta quell’agitazione.
Aspettò che la folla diminuisse un po’ e poi uscì per ultima, costatando che stava nevicando per l’ennesima volta, aprì l’ombrello e sbuffò sonoramente.
Camminò con calma verso la fermata dell’autobus, anche se era sicura che alla fine non lo avrebbe preso.
D’altronde quell’autobus passava una volta ogni due ore e da quello che aveva sentito, era passato appena dieci minuti prima.
Si appoggiò contro il muro, sospirando.
Cosa c’era accanto a lei?
Ai guardò attentamente il foglietto attaccato sul muro; sentì la rabbia attanagliarle lo stomaco, lo prese e lo strappò in mille pezzi.
Strinse l’ombrello con forza, cercando di calmarsi.
«Dovrebbero toglierli non credi anche tu?»
Rie Hana si appoggiò contro il muro accanto a lei, spolverandosi l’impermeabile dalla neve.
«Ne ho strappati almeno dieci, sai?» continuò Rie sbadigliando «Il suo viso che ci guarda… Mi fa sentire male.»
Ai annuì, chiudendo l’ombrello. La neve iniziò a bagnarle il viso e la ragazza chiuse gli occhi.
«Ti ho visto con un amico di mio fratello, ieri. Hana…»
Rie ridacchiò e una ciocca di biondissimi capelli le scivolò fuori dal cappuccio.
«Chi Jeff? Non farmi ridere, è solo un amico.»
«Ha ventidue anni.»
«E con ciò?» Rie sbadigliò sonoramente «Megumi, se la faceva anche con quelli di quasi trent’anni.»
Ai strinse i denti, infastidita.
Megumi, Megumi e Megumi. Perché doveva esserci sempre lei nei loro discorsi? «Piuttosto, dimmi quanto hai preso al test di chimica?»
«A» borbottò Ai riaprendo l’ombrello.
«Io A+» esclamò orgogliosa Rie, tirando fuori il compito dalla borsa.
«Sono contenta per te.»
Rie batté i piedi, riponendo il test accuratamente.
«Che entusiasmo! E poi io…»
Qualcuno l’urtò, senza neanche fermarsi.
-Che maniere!- esclamò Rie, infastidita.
«Lascia stare.» le spiegò Ai, accennando un sorrisetto «Sprechi il tuo tempo se credi di poter riprendere Arissa Densetsu.»
«Io non… Oh, Suzuno-kun!»
Un ragazzo dai capelli nivei si fermò, sorridendo a Rie, aprì le braccia e lei si tuffò dentro senza nessuna esitazione.
«Non ti ho vista oggi a letteratura? Dov’eri?»
Rie borbottò qualcosa d’incomprensibile.
«Su, dammi un bacio e… Ah, ciao Ukita, non ti avevo vista!»
Ai alzò gli occhi al cielo «Grazie di esserti accorto di me, Suzuno.»
«Scusa. Gouenji ti cercava prima, comunque.»
La castana annuì, sospirando.
«Sì, voleva che gli passassi i compiti di Algebra.»
«E tu l’hai fatto?» Rie la guardò incuriosita, appoggiando la testa sulla spalla di Suzuno.
«Non sono te, Hana ma Gouenji è mio amico, quindi potrei anche farlo.»
Rie arrossì vistosamente.
«Evitiamo di ricordare cose che non dovrebbero essere ricordate, Ukita?»
Il cellulare di Rie squillò e la ragazza lo prese dalla tasca della giacca.
«Messaggio da numero sconosciuto.»

”Piccola Rie, invece le cose dovrebbero essere sempre ricordate.”
-ℳ


Rie spalancò gli occhi.
«Ma cosa…?»












Buonasera a tutti!
Eccoci qui con il primo capitolo di questa storia, sono stanca morta perché sono tornata a scuola (che allegria .-.) quindi non mi dilungo troppo; spero comunque vi piaccia. c:

Lista OC:
_ Megumi Hoshikubo è l’OC di Viola e a lei appartiene.
_Yuki Suzuhara è l’OC di Little Sisters e a lei appartiene.
_ Ai Ukita è l’OC di _Felpata_ e a lei appartiene.
_ Rin Mizukawa è l’OC di nanabananah e a lei appartiene.
_ Rie Hana è l’OC di magic mellah e a lei appartiene.
_ Panji Akemi Kaname è l’OC di vanigliah_ e a lei appartiene.
_ Arissa Densutsu è l’OC di Blumer_ e a lei appartiene.
_ Miyu Minamino è l'OC di Cigno Bianco e a lei appartiene.

Gli altri li aggiungeremo man mano che compariranno.
Aspettiamo recensioni per sapere che ne pensate, eh. ;)
Alla prossima.

Kuro

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Capitolo 3
*** Secret n.2 ***


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Secret n.2.


La mattina a scuola era stata a dir poco stressante: Rie, grazie al messaggio del giorno prima, aveva i nervi a fior di pelle.
Inizialmente l’aveva preso come uno scherzo di cattivo gusto, una stupida presa per i fondelli di qualche spiritoso, senza nulla da fare di più interessante nella vita però, Ai le aveva confidato di aver trovato lo stesso identico messaggio attaccato alla porta di casa, il pomeriggio precedente.
Preoccupante e notevolmente bizzarro.
La bionda mordicchiava con fare assente il fondo della matita, gli occhi fissi alla lavagna senza davvero vederla, troppo persa nei suoi pensieri per ascoltare davvero l’insegnante; tant’è che non si accorse della campanella.
«Hana-san c’è l’intervallo, vuoi stare imbambolata ancora a lungo?»
Qualcuno agitò una mano davanti al viso di Rie che si trovò a fissare un paio di grandi occhi grigi come il cielo di quei giorni nevosi.
«Nagase!» la bionda, si alzò di scatto «Ero solo un po’ sovrappensiero.» uscì dalla porta: in corridoio c’erano le Liars ad attenderla.
Kiku Nagase sospirò scostandosi i capelli viola e scuri dal viso, lasciò anche lei l’aula in cerca del suo fidanzato.
Le cinque ragazze zizzagarono tra la folla di studenti spostandosi sulle scale antincendio, in un angolo riparato e lontano da orecchie indiscrete; si accomodarono sulle fredde scale con il venticello invernale, che passava dalla fessura sotto la porta, come tanti fastidiosi spifferi.
«Allora?» domandò Rin sfregandosi le mani, nel tentativo di scaldarle un poco. Rie strizzò l’occhio destro –sintomo che era nervosa- e cominciò a spiegare «Ieri ho ricevuto uno strano SMS.» fece passare il cellulare, così che ognuna potesse leggere. «Ripeto: allora?»
Ai si schiarì la voce per attirare l’attenzione «Ehm, quando sono ritornata a casa, c’era lo stesso messaggio indirizzato a me, appuntato sulla porta d’ingresso.» estrasse un foglietto stropicciato e l’aprì con cura, mostrandole alle ragazze.
«Strano.» bofonchiò Panji mordicchiandosi le unghie già corte delle mani, saettando con gli occhi sui visi delle presenti all’incontro.
«M? Come…» Yuki ingioiò, la gola improvvisamente secca, ma nessuno aveva il coraggio di pronunciare quel nome, in quel momento sembrava potesse attirare sfortuna il solo suono di quelle sillabe.
«Megumi.» soffiò Rie, e il silenzio spettrale s’infranse come vetro.
«Non può essere lei.» decretò Rin alzandosi con i rossi ricci che le ondeggiavano attorno.
Una chioma colorata fu scossa con decisione «Dev’essere uno scherzo stupido.» Yuki fece per scendere le scale, ma, un messaggio, la bloccò prima che potesse farlo una delle Liars. Estrasse il cellulare con lentezza esasperante «Numero sconosciuto.» mormorò.


“Piccola Yuki, invece le cose dovrebbero essere sempre ricordate.”
-ℳ


«Hm, davvero una faccenda interessante.» la figura se né andò, tornando alla sua classe prima di essere notata.
La campanella suonò.
Il rientro nelle aule fu lento e pesante, l’ansia iniziava a invadere le viscere di ognuna delle cinque ragazze.
Rin, fu accolta da una zazzera di allegri capelli blu «Ehi, Rin-chan, c’è una busta sul tuo banco; cos’è, hai un ammiratore segreto?» ammiccò ridendo di gusto mentre sullo stomaco della rossa si depositava un macigno.
Hikaru Amano osservava preoccupata i movimenti rigidi d Rin, la tensione evidente che le irrigidiva i muscoli.
Scruto la normalissima busta, bianca e immacolata con i suoi occhi verdi; si sedette sentendo un brivido di freddo sulle cosce e afferrò con mani tremanti il pezzo di carta. La rigirò per un tempo che parve interminabile –non si accorse nemmeno che l’insegnante era già entrato- infine l’aprì e per un istante si sentì svenire.
La lametta cadde con un tonfo sordo sul banco nel momento in cui il professore, la chiamò.
«Presente.» disse debolmente ficcando la lama nello zaino e ricacciando l’urlo di terrore indietro. Non badò al foglietto, lo fece solo sparire insieme alla lametta argentata.
Le ci vollero minuti interi per calmarsi.


«Uffi Chiharu! Davvero non hai capito? Eppure è semplicissimo.» sbottò una ragazza dai lunghi capelli mori e la pelle bronzea, rivolta a un’altra, dalla carnagione chiara e con una treccia rosso ramato posata sulla spalla.
«Se lo dice Arissa-chan allora è grave.» ridacchiò una terza studentessa dai grandi occhi azzurri e capelli neri tra cui spiccava un cerchietto dorato.
«Meiko, è fisica. Io odio fisica.» borbottò Chiharu Owari fissando il foglio pieno di formule con astio, come se volesse incenerirlo con uno sguardo.
La porta dell’aula si spalancò permettendo l’ingresso a una ragazza dal fisico magro e medi capelli ramati, con occhi celesti che fissavano interdetti le tre sedute attorno a un banco.
«Ancora qui siete?» domandò sedendosi con loro.
«Buon pomeriggio Kairi-chan.» salutò Meiko Todoira con un enorme sorriso. Kairi Nakamura abbozzò un sorriso «La campanella è suonata da un pezzo, dovreste andare a casa.»
«È quello che dico anch’io tanto, fisica non mi entra in testa comunque.» sbuffò scocciata Chiharu richiudendo il quaderno.
Pochi minuti dopo erano fuori dalla scuola, strette nei loro cappotti per difendersi dal gelo invernale; fortuna che almeno non nevicava più.
«Oh, giusto. Ho visto Minamino-chan durante il turno di pulizia della classe; ha detto se la puoi chiamare più tardi.» fece Kairi rivolta alla mora.
«D’accordo.» Chiharu svoltò l’angolo, diretta a casa sua salutando le altre con un semplice gesto della mano.
Anche le altre poco dopo si divisero: ognuna diretta a casa propria.

Panji corse fuori dalla scuola, stringendo i denti per il freddo. Stette attenta a non scivolare per le scale ghiacciate, facendo gli scalini lentamente e con cautela.
Rabbrividì, infreddolita; la neve continuava a cadere dal cielo, formando grossi strati a terra; gli stivali della ragazza erano tutti inzuppati e sporchi: Panji non vedeva l’ora di arrivare a casa.
Svoltò l’angolo e diminuì il passo, come suo solito.
L’enorme casa degli Hoshikubo s’intravedeva in lontananza, con il tetto già pieno di neve.
La ragazza sentì il solito groppo al cuore, mentre si avvicinava.
La strada era piena di macchine della polizia con le sirene lampeggianti. Panji le guardò curiosa, aumentando il passo.
Le porte della casa di Megumi erano spalancate e la polizia era ovunque, nel giardino e dietro la casa.
La bionda spalancò gli occhi e corse davanti all’abitazione, con il cuore che le esplodeva nel petto.
«Megumi è tornata vero? E’ dentro? Sono la sua migliore amica, voglio vederla!» gridò ai poliziotti nel giardino.
Un uomo la guardò con aria seria, poggiandole una mano sulla spalla. «Perché è dentro, vero?» ripeté piano Panji.
«Ragazza, è stato appena ritrovato il corpo di Megumi Hoshikubo in questo giardino. Mi dispiace.»
Panji non disse niente. Rimase immobile, con le sirene rosse delle macchine che illuminavano tutto il vicinato.
Le passò davanti una barella, sopra cui era adagiato il corpo di una persona, coperto da un pesante telo nero.
Alla ragazza sembrò di vedere dei folti capelli biondi. Una lacrima le scese giù dagli occhi color cielo e Panji iniziò a singhiozzare, inginocchiandosi a terra.
Per lei, fu come veder morire se stessa.


«Mi dispiace, Rie.» disse Suzuno alla sua fidanzata, stringendole la mano. La chiesa brulicava di persone vestite a lutto, e i telegiornali della zona erano tutti lì per il funerale.
«Dispiace anche a me.» mormorò Rie, osservando tutti gli abitanti di Denbe accomodarsi sulle panche.
«Hana-chan, il signor Hoshikubo ci vuole davanti. Dice che anche Megumi avrebbe voluto così.»
Ai Ukita comparve alle loro spalle, stretta nel suo abito nero.
«Arrivo Ukita. Non ti dispiace, vero Suzuno-kun?»
Il ragazzo alzò le spalle, con indifferenza «E perché dovrebbe? Vai pure con le tue amiche, Rie.»
La ragazza gli sorrise riconoscente e seguì Ai per la navata della chiesa.
Sull’altare, la bara nera di Megumi Hoshikubo catturò subito il suo sguardo. Rie deglutì sonoramente e chiuse per un attimo gli occhi azzurri.
«Ciao, Honda.»
Rin, Panji e Yuki erano sedute sulla panca, tutte vestite a lutto.
«Salve ragazze.» disse Rie sedendosi accanto a Yuki, imitata subito dopo da Ai.
Yuki guardò il viso sarcastico di Megumi stampato sulla foto vicino alla bara.
Sembrava che i suoi occhi verdi le fissassero, irritati.
«Figlioli, alzatevi in piedi, s’inizia la celebrazione.»

Le cinque ragazze si ritrovarono fuori la chiesa, nel mezzo di tutte le persone che cercavano di uscire.
«Mia madre mi ha appena detto che un detective ci vuole interrogare.» disse Panji guardando il marciapiede.
«Cosa gli potremmo dire?» Rin scosse i lunghi capelli rossi, guardando le Liars una a una «Abbiamo già informato la polizia di tutto quello che sapevamo il giorno dopo che Megumi è scomparsa.»
Un silenzio innaturale calò sulle ragazze, smorzato solo dal vociare delle persone intorno a loro.
All’improvviso tutti e cinque i loro cellulari iniziarono a suonare contemporaneamente e le ragazze rabbrividirono.
Presero una dopo l’altra i telefoni e un’espressione di puro orrore si dipinse sulle loro facce.


«Sono ancora qui stronzette e so tutto.»
-ℳ


Yuki lasciò cadere il cellulare a terra e lo schermo s’infranse, rompendosi in mille pezzi.











Buondì nuvoloso a tutti!
Finalmente, ecco che arriva il secondo capitolo. c:
Speriamo tanto vi piaccia, davvero. uwu
Ah, il messaggio finale di ℳ è quello originale della serie Pretty Little Liars.

Lista OC:
_ Kiku Nagase è la mia OC e a me appartiene.
_ Hikaru Amano è l'OC di LaylaThePirate e a lei appartiene.
_ Chiharu Owari è l'OC di gjinger e a lei appartiene.
_ Meiko Todoira è l'OC di SecretKeys e a lei appartiene.
_ Kairi Nakamura è l'OC di Summer38 e a lei appartiene.

Perfetto, non mi dilungo oltre. c:
Alla prossima!

Kuro

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Capitolo 4
*** Secret n.3 ***


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Secret n.3.


Un uomo avvolto in un elegante e discreto abito scuro varcò la soglia dell’edificio, gli occhi mascherati da piccoli occhiali tondeggianti. L’andirivieni di studenti nel corridoio si arrestò per secondi che parvero eterni, mentre quell’uomo passava e svaniva dietro la porta della presidenza.
«Chissà chi era…» mormorò una ragazza dall’aspetto gracilino, sistemandosi un fermaglio a fragola tra i capelli violacei.
Una chioma folta e ramata, fendette l’aria mentre la proprietaria si voltava bruscamente «Boh, non ne ho idea Miyu-chan.» Chiharu alzò le spalle, dirigendosi in classe. L’altra, si affrettò a seguila, zizzagando tra la gente fino ad affiancare nuovamente l’amica e compagna di classe.
La vista di Kiku Nagase dalla parte opposta del corridoio, che chiacchierava allegramente con i gemelli Fubuki e camminava mano nella mano con Shirou, fece venire in mente a Miyu Minamino un pettegolezzo udito giusto il giorno prima.
Rifletté con attenzione se informare anche Chiharu, ma dopo un po’ parlò «Gira voce» cominciò cautamente, tenendo la voce bassa ridotta a un sussurro «che Kiku-san tradisca Shirou-san con Atsuya-san.» ghignò, anche se la mora era sua amica, l’inclinazione di Miyu a ferire la gente non faceva sconti a nessuno.
Owari fissò i suoi occhi grigio-blu in quelli color notte di Miyu, per istanti che parvero infiniti, finché la viola non distolse lo sguardo.
«Problemi loro.» disse infine Chiharu, dopo aver ripreso a camminare «È più puttana di quel che pensassi, la cara Kiku.» scostandosi un ciuffo corvino entrò in classe, un senso di fastidio le stuzzicava le viscere ma non l’avrebbe certo dato a vedere.
Non era una debole, lei.


Erano state convocate dal preside, tutte e cinque.
Dovevano parlare con l’uomo arrivato durante la mattinata, che si era presentato come Kageyama Reiji, un investigatore pronto a tutto per dare finalmente un perché alla morte di Megumi.
L’ufficio era semplice, insomma, il classico di un preside: una scrivania di legno, invasa da fogli e un piccolo bonsai all’angolo sinistro, alcune librerie colme di tomi e una teca dov’erano accuratamente riposti i premi vinti dalla scuola. I colori tenui della stanza diventavano cupi alla pallida luce di quella giornata plumbea e tetra.
Invece che rilassare donavano all’ambiente un’aria di pesantezza, che assopiva gli animi già spenti delle ragazze.
Come se non fosse stato abbastanza doloroso assistere al funerale di Megumi, vedersi crudelmente strappata anche l’ultima flebile speranza che la ragazza potesse essere ancora viva, da qualche parte… Dovevano subire tutto ciò.

Accomoda su una banale sedia da ufficio foderata di rosso scuro, una biondina si lisciava la gonna posata leggera sulle gambe accavallate.
«Allora, lei è la signorina Kaname Panji Akemi?» domandò il detective, aveva la voce bassa e profonda, leggermente inquietante.
Lei annuì, mormorando un «Sono io.» di cortesia, non le piaceva quell’uomo.
«Se posso chiedere, come mai ha due nomi?»
Panji sbatté stupita i grandi occhi cielo «Beh, mia madre da giovane viaggiava molto per lavoro, e anche se in Giappone non è usanza, ha voluto che io avessi due nomi.» spiegò, riprendendosi dalla sorpresa.
L’ispettore annuì soddisfatto «Bene, dov’era la notte in cui Hoshikubo Megumi è scomparsa?»
La bionda sospirò, quante volte aveva già raccontato cos’era accaduto?
Davvero non lo sapeva, aveva perduto il conto.

«Con tutto il rispetto, ma questa vicenda l’ho già raccontata più e più volte alla polizia!» rispose stancamente la ragazza, scrutando l’uomo con i suoi profondi occhi verdi e scuri.
L’uomo storse la bocca dal disappunto «La prego di limitarsi a rispondere alle mie domande, signorina Mizukawa Rin.»
Scosse la testa Rin, facendo ondeggiare mollemente i ricci «D’accordo. Eravamo tutte a dormire a casa di Kaname-san: io, Megumi, Hana-san, Suzuhara-san, Ukita-san e, ovviamente, la stessa Kaname.»
Kageyama scarabocchiò qualcosa su un quadernetto, la grafia poco leggibile sembrava studiata ad arte per essere indecifrabile a tutti, meno che al suo autore.
«Quando vi siete accorte che la signorina Hoshikubo non c’era più?»

Si mangiucchiava le unghie, togliendo piccoli pezzi di smalto arancione, il suo tic nervoso era presente quasi in modo convulso, in quel frangente «La mattina. Ci siamo svegliate e, puff, Megumi era svanita.» fece un lieve gesto, come la nuvoletta che si dissolve nel nulla.
«Signorina Suzuhara Yuki, si calmi per favore.» il detective porse alla ragazza un bicchier d’acqua, che bevve con avidità.
In quel momento non voleva parlare, soprattutto con quel tipo strano.

Kageyama Reiji si aggiustò gli occhiali scuri che, dall’inizio degli interrogatori, non si era degnato di togliere «Immagino abbiate cercato la signorina Hoshikubo, dopo che vi siete accorte della sua mancanza.»
La ragazza stretta sulla sedia osservata rapita i movimenti della penna, picchiettata sul quadernetto a ritmo regolare; si riscosse solo a un colpo di tosse dell’uomo «Scusi, diceva?» chiese, leggermente imbarazzata.
«Signorina Ukita Ai, le ho chiesto se avete cercato Megumi la mattina della scomparsa.»
Ai sbatté le palpebre, quasi offesa «Certo che l’abbiamo cercata! Provammo sul cellulare, prima, a casa sua poi, nei dintorni… Nel pomeriggio contattammo la polizia. Tempo di sera tutta la città fu setacciata, ma niente. Di Megumi nessuna traccia.» sospirò intristita dal ricordo di quelle ore terribili.
Era ancora tutto così vivido nella sua mente.

«Aveva dei nemici la signorina Hoshikubo?»
Mancò poco che la bionda si mettesse a ridere, in faccia a Kegayama «Se aveva nemici?» soffocò alcune risate «Tanti, troppi.»
«Si spieghi meglio, signorina Hana Rie.»
Rie rassettò il fiocco nero che spiccava nella sua bionda chioma «Beh, erano in molti a essere invidiosi di Megumi, insomma, era, in pratica, perfetta. Era amata, ammirata, bella… Il simbolo della scuola e forse la ragazza più popolare di tutta la città.» s’incupì «Però aveva una passione per i segreti e i pettegolezzi, credo sia stata a letto con tutti i ragazzi della scuola, o quasi; quindi sì: ne aveva di nemici.»
Però nessuno avrebbe mai osato farle del male. br> Soggiunse tra se Rie.

Rileggendo gli appunti presi durante gli interrogatori, Kageyama si accorse di un fatto: le ragazze avevano dato quasi le stesse risposte per ogni domanda.
Sostenevano la verità, almeno in parte.
L’uomo sorrise al pensiero della fitta rete di misteri che si celava dietro la scomparsa di una sola ragazza; perché sì, quelle cinque studentesse dichiaravano la verità, ma non tutta. Nascondevano qualcosa, ognuna di loro possedeva almeno uno scheletro nell’armadio.


Salì le scale con calma, sentendo l’aria farsi sempre più fredda con l’avvicinarsi alla porta che conduceva al terrazzo; quando fu davanti a quel rettangolo di grigio metallo rabbrividì, mentre il gelo s’insinuava nella sua divisa scolastica.
«Dovevo prendere il cappotto.» borbottò spingendo la porta, aiutandosi anche con la spalla e, finalmente, si aprì lasciando che il ragazzo fosse investito da una ventata di puro inverno.
Sfregò le mani sulle braccia tentando di scaldarsi un po’ e mise la testa fuori, i fiocchi di neve iniziarono da subito a posarsi placidi sul suo volto. Starnutì quando un piccolo fiocco si adagiò sul suo naso, solleticandolo.
Una risatina invase il terrazzo e una chioma viola fece capolino da oltre l’angolo del muro «Shirou, come mai sei qui?» chiese dirigendosi dal ragazzo, tentando di sprofondare il meno possibile nella neve e tenendosi al muro per non cadere.
Quando fu a portata di braccio, l’albino avverò la fidanzata per il polso e la tirò dentro slittando nell’azione, cadde di schiena sentendo una fitta resa più fastidiosa dal “dolce peso” di Kiku adagiata sul suo stomaco.
«Sei sparita durante la pausa, e l’ora successiva è iniziata almeno venti minuti fa.» spiegò mettendosi a sedere con la viola che scivolò tra le sue braccia «Ma sei fradicia!» esclamò tastandole i capelli zuppi di neve.
Lei replicò con una risatina «In effetti, sono caduta un paio di volte…» stesse con gli occhi fissi in quelle di Shirou per un po’, alla fine confessò «E va bene, sono scivolata nella neve sette volte.»
«Così ci credo.»
Facendogli la linguaccia, Kiku si rimise eretta slittando un po’ a causa delle suole fradice e aiutò l’altro a tirarsi in piedi; scambiarono un sorriso complice, ma quello di Shirou divenne triste quando intravide una benda pallida avvolta al polso della viola.
«Kiku…» mormorò carezzandola con dolcezza mentre lei la scuoteva piano in segno di diniego «Lascia stare. Posso dormire da voi?» domandò afferrando la mano del ragazzo e scendendo le scale.
«Certo.» replicò Shirou con un’alzata di spalle «Non c’è nemmeno da chiedere, ormai è anche casa tua.»
Non tornarono nemmeno a lezione ma –recuperate cartelle e giubbotti- passarono il resto della mattinata a giocare in mezzo alla neve, divertendosi come bambini.


L’ultima campanella era suonata da pochi minuti e tutti gli studenti si erano riversati nel piazzale antistante all’edificio scolastico.
Chiharu camminava con gli occhi fissi sulla neve sporca e calpestata, i capelli intrappolati nella grande sciarpa che le scaldava il collo «Kairi-san, hai finito di guardarlo? Finirai per andare a sbattere.» bofonchiò, nascondendo però il sorrisetto divertito nella sciarpa rossiccia che faceva risaltare il ramato dei capelli.
«Ah?» rispose colta di sorpresa la Nakamura «Io non stavo guardando nessuno!» si difese, ma ottenne come risposta solo un ironico «Certo, certo…» dalla sua amica.
Poco lontano, Nagumo rideva di gusto in compagnia dei suoi amici.


Il cielo stava scurendo rapidamente quando il detective Kageyama lasciò l’Himitsu: aveva trascorso la giornata tra interrogatori, ispezioni degli schedari e tante altre piccole cose, ma aveva concluso poco, anzi, nulla.
A quanto pareva le sorprese non erano ancora finite, difatti poggiata alla sua automobile nera se ne stava una ragazza alta avvolta in uno spesso piumino blu; teneva l’ombrello in equilibrio su una spalla mentre leggeva qualcosa che il detective identificò come un manga, di quelli per cui molti ragazzi andavano pazzi.
La ragazza dai capelli bluastri era talmente concentrata che non si accorse dell’uomo finché, questo, non disinserì l’allarme dell’auto, la studentessa si spaventò e poco mancò che il fumetto finisse nella neve.
«Che spavento mi ha fatto prendere!» alzò la voce portandosi una mano sul petto, dove il cuore galoppava ancora.
«Che cosa vuoi ragazzina?» disse seccato l’uomo scostandola dalla portiera, ma lei si parò di mezzo ostacolando il passaggio.
«Io sono Amano Hikaru, e da oggi sarò la sua assistente per il caso Hoshibuko!»
Kegayama Reiji pregò stesse scherzando perché lo sguardo della ragazza non faceva presagire nulla di buono, ma solo altri guai.











BuonSalve a tutti c:
Dopo una lunga attesa, ecco qui il nuovo capito~
Ci tengo a precisare che i capitoli fino a ora sono stati scritti per metà da me, e l'altra metà da Viola; doveva essere così anche questo, ma, alla fine, l'ho scritto tutto io quindi se non dovesse piacere colpa mia uwu
Ringrazio tutti per le recensioni, e spero apprezzerete anche questo capitolo ❤
Se dovessero esserci errori non fatevi problemi nel dirmelo, okay?
Ehm, vorrei dire che non sono in un buon periodo, ultimamente. Giovedì purtroppo ho perso mia nonna; è da ieri che per tanti piccoli motivi sono un po' arrabbiata e la scuola mi rende sempre più nervosa di giorno in giorno quindi per chiunque mi conoscesse in caso mi comporti male: non me ne vogliate, per favore c":
È tutto~
Alla prossima❤

Kuro

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