Final Scene

di Unusualize
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Final Scene- l'inizio ***
Capitolo 2: *** Cap2 ***
Capitolo 3: *** Cap3 ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** Cap6 ***
Capitolo 7: *** Cap.7 ***
Capitolo 8: *** Cap8 ***
Capitolo 9: *** Cap9 ***
Capitolo 10: *** Cap.10 ***
Capitolo 11: *** Cap.11 (siamo quasi alla fine^^) ***
Capitolo 12: *** Cap12 ***
Capitolo 13: *** cap13- epilogo ***



Capitolo 1
*** Final Scene- l'inizio ***


Final Scene
-Perché? Perché dannazione?-
Sweeney Todd scosse la donna nominata come Nellie Lovett più forte e brutalmente che poteva. Le aveva mentito, su tutti i fronti: gli aveva detto che Lucy, sua moglie, era morta, che si era suicidata dopo che il Judge Turpin l’aveva violentata.
Ma dopo essere diventato il famigerato barbiere demonio una donna lo cercò, una barbona, che pensava di non aver mai incontrato prima: lo conosceva, lei, ma il suo sbiascicare frasi dementi e per la maggior parte incomprensibili indussero Todd a farla fuori senza pensarci due volte.
E solo ora se ne pentiva.
Aveva passato gli ultimi anni a cercare vendetta per l’adorata moglie e alla fine….
Ma il fatto che la sua assistente, quella che diceva di amarlo, gli avesse mentito non poteva accettarlo, perché forse non sarebbe successo niente se lei avesse detto il vero. Voleva spiegazioni, e le voleva adesso; ma Nellie non disse una parola.
-Io ti amo, ti ho sempre amato- singhiozzò lei, talmente impaurita che tremava.
Sweeney scosse il capo:- Se tu mi amavi davvero, mi avresti lasciato andare, avresti lasciato che tutto ritornasse com’era per il MIO bene!- le parole sembravano risuonare per tutta la stanza, specialmente dietro di loro c’era uno strano eco: la fornace, aperta ma spenta, faceva in modo che ogni rumore echeggiasse. Persino il rumore dei tacchi di Nellie, che indietreggiava, si faceva più forte.
- Io ho fatto quello che credevo fosse più adatto per te! Sono diventata un’assassina solo per te!-
-Bugiarda!-
-Io ti amo!- gridò di nuovo lei.
Todd la prese per le spalle, avvicinandola e pietrificandola. I loro visi erano ad una distanza incalcolabile:- Io ti odio!- sussurrò prima di spingerla all’indietro.
Nellie battè violentemente la testa sui ripiani di ferro della fornace, dove solitamente tavano appoggiati i vassoi coi pasticci di carne, finendo svenuta ai piedi di essa. Il barbiere prese uno dei suoi fidati rasoi e fece per sgozzarla, ma… no, perché darle questa soddisfazione? Perché onorarla con una morte veloce e indolore? Non se la merita!
Rimurginò per pochi minuti per poi prendere la decisione definitiva: svuotò la fornace dai pasticci, vassoi e ripiani vari, per poi adagiarci dentro la martoriata Nellie, ancora svenuta.
Chiuse lo sportello stando lì, davanti a quella prigione di metallo, finchè non la sentì, finalmente, urlare.
Un urlo disperato, penoso, sofferente, spaventato… era tutto questo, ed era una goduria per l’uomo che non aveva intenzione di liberarla tanto presto.


Zaaaalve! Ecco la ff dark di cui vi parlavo. Ed ora ho bisogno di voi: se siete interessati a sapere come va a finire o vi appassiona, vi terrorizza… ditemelo! Perché se nn ricevo recensioni o ne ricevo solo di negative, non la continuo. Perciò fatevi avanti e fatemi sapere.
!ciao! ^_^ ^_^

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Capitolo 2
*** Cap2 ***


Una settimana era passata. Pensava di morire, Mrs. Lovett, sentiva le ultime forze scivolarle via dal corpo e dall'anima; riusciva a disinguere le forme delle anime dei corpi senza vita, che avevano trovato la morte per colpa di un barbiere sanguinario, nel buio della sua cosiddetta cella. Le vedeva innalzarsi davanti agli occhi, quasi ciechi, per poi dissolversi, e la cella ritornava buia; proprio una “cella” non era: la sua stessa fornace era diventata il suo inferno. Era da una settimana chiusa lì dentro, in quel misero metro cubo scarso, accucciata per terra con il continuo terrore delle fiamme, che potevano invaderla da un momento all'altro.
Ogni tanto sentiva dei passi: Sweeney si avvicinava sbirciava dallo spioncino per vedere se era ancora viva, e solo quando la vedeva muovere le gambe quel poco che poteva, o la vedeva stropicciare gli occhi per via della luce, accendeva la fornace, col solo pensiero di torturarla. Alzava la temperatura, niente fiamme, come quando si scalda un forno, finchè lei, non sopportando più il calore, tentava di urlare, con le poche energie che aveva in corpo, e non riuscendoci sgranava gli occhi, staccando la schiena dalla parete incandescente, volendo solo uscire di lì, volendo resistere.
Non dormiva più, Mrs. Lovett, non poteva: la paura di non svegliarsi o di farlo sentendo il bruciore delle fiamme pizzicarle la delicata pelle, teneva l'adrenalina in corpo, permettendole di non chiudere occhio. Ma negli ultimi giorni si sentiva mancare, molto spesso, sentiva pian piano le forze abbandonarla.
Chiuse per un secondo gli occhi, riaprendoli subito, sentendo dei passi avvicinarsi.
E di nuovo Sweeney arrivò: fece i suoi soliti giochetti malignamente perversi, e se ne andò, ancora una volta senza parlare.
Nellie abbandonò la schiena sulla parete della fornace, incurante di quanto potesse essere ancora incandescente o di quanto la sua pelle stesse, letteralmente, bruciando a quel contatto: voleva solo morire, in un qualsiasi modo, anche bruciando viva, non le sarebbe più importato, oramai.
Battè la mano su una delle pareti, facendo rimbombare il rumore nel minuscolo spazio che la intrappolava, tanto per aver qualc'un altro che le facesse compagnia, oltre alle visite inaspettate di Sweeney e al rosicchiare di qualche topolino, che si nutriva dei cadaveri nella sala lì fuori.
Di nuovo lo spioncino si aprì: due occhi, ovviamente irritati, la scrutarono, fulminandola.
- Uccidimi...- sussurrò lei con una voce troppo fievole per farsi sentire, ma le spesse pareti di metallo la aiutarono, aumentandone il volume.
Gli occhi spalancarono al sentire di quella parola; con un rumore metallico lo sportello si aprì, investendo la donna di luce. Si riparò i deboli occhi con entrambe le mani; sentì che il carceriere si era chinato su di lei, sentiva il suo respiro sulla testa. Poi lui si rialzò:
- Esci!- disse semplicemente, ma con un tono glaciale.


__________________________________________________________ Oook la continuo, soprattutto perché mi venuto in mente uno di quei finali… da oscar! Bhè, sarete voi a dirmelo, comunque. Spero che non annoi, come credo avesse fatto l’altra, e che continuate a seguire questa “alternative final scene”. Ringrazio i molti che sono arrivati a recensire, così curiosi^_^ Al prossimo capitolo!! ^_^ §_§ :-D

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Capitolo 3
*** Cap3 ***


Mrs. Lovett, tremante, si alzò e, molto lentamente, uscì da quella misera cella che l'aveva tenuta prigioniera per una settimana, se non di più, sempre ad occhi coperti.
Era dolorante, ma resistette fino a che non si trovò nella sala, poi cadde ai piedi dell'uomo, che la guardava impassibile. Non si dissero niente: Nellie cercava in tutti i modi di alzarsi, recuperare un po' dignità, ancora con gli occhi semi chiusi (abituati alla penombra della fornace, non riuscivano a distinguere perfettamente l'ambiente). Ansimava, non riuscendo a vedere quello che faceva, tastando per terra, ancora a carponi sul pavimento.
Due forti mani la presero per le spalle, aiutandola; Nellie si appoggiò all'uomo, riconoscendo all'istante quel profumo di acqua di colonia e schiuma da barba, caratteristico di un barbiere.
La aiutò a camminare, sempre sorreggendola, come un padre che aiuta la figlioletta a compiere i suoi primi passi. Ma solo a metà stanza, lei perse l'equilibrio, stringendo le unghie al suo braccio. Pianse in silenzio, senza neanche sapere il perchè. Si sentì circondare la vita e sollevare da terra; passò le braccia attorno al collo dello sconosciuto.
La portò in un'altra stanza, e l'appoggiò delicatamente ad un divano.
Sentì che l’uomo stava tirando le tende, doveva essere pieno giorno, per permetterle di vedere meglio. Infatti aprì gli occhi capendo che si trovava, come sospettato, nell’appartamento accanto al suo pies shop.
Riconobbe anche l'uomo alto, che armeggiava poco distante da lei, e con quel ciuffo bianco che, colpito dai raggi dei lumi, accesi qua e la, brillava di una strana luce lattea. Sweeney Todd si avvicinò al divanetto, sedendosi al fianco della donna, solo guardandola, niente più. Lei ricambiò il suo sguardo: altre lacrime le solcarono il volto, segnato dal dolore degli ultimi tempi. Sembrava incapace di fermarle: raccontavano l'orrore e la paura vissute cadendo dalla sue ciglia, correndo sulle sue gote, leggermente scavate, e infine strisciando sul collo, ricoperto di fuliggine.
Le asciugò le lacrime con due dita, sempre in silenzio, prese un panno bagnato da un tavolino lì vicino e iniziò ad inumidirle il viso. Strane sensazioni lo attanagliavano: lo sguardo di Nellie puntato esclusivamente nei suoi occhi, la sua pelle luccicante, bagnata d'acqua fresca, il suo petto dolcemente sussultante, il fatto che fosse sdraiata al suo fianco, completamente incapace di potersi ribellare ad ogni suo volere, gli procuravano strane sensazioni nel bassoventre.
Leggermente disorientato e perso nei suoi pensieri si alzò a prenderle un bicchiere d'acqua, e lo appoggiò al tavolino; le circondò la schiena con entrambe le braccia e la sollevò leggermente dai cuscini. Improvvisamente la donna gemette di dolore. Sweeney le appoggiò la testa sulla sua spalla e notò solo allora le bolle e le scottature rosso fuoco che contrastavano col resto della pelle candida della schiena scoperta. Riprese il panno e tamponò le ferite; Nellie sembrò gradire il gesto: il respiro si faceva più calmo e smise di piangere.
Appena queste furono pulite e meno rossastre, l'uomo la fece sedere, con le gambe ancora tese. Le porse il bicchiere d'acqua, che prese con mano tremante, e la aiutò a bere. La sua gola che si pronunciava leggermente quando deglutiva si aggiunse alle caretteristiche che procuravano a Sweeney strani pensieri e emozioni.
- Riposati.- le disse quasi dolcemente, mentre Nellie si risdraiava e chiudeva gli occhi, pronta finalmente ad addormentarsi.

Ha uno strano controsenso il fatto che prima l’abbia inprigionata, e poi l’abbia quasi subito liberata: i sensi di colpa si erano presentati prima del previsto.
Quello che gli aveva fatto era inaccettabile, non poteva quasi crederci, e una punizione se la meritava senza ombra di dubbio. Doveva essere un castigo che non avrebbe più dimenticato, che le avrebbe insegnato la lezione, come quando si punisce uno scolaro disobbiedente: ma rinchiuderla, era decisamente troppo! E i sensi di colpa lo mangiavano vivo.
La notte si rigirava nel letto sentendo questo dannato groppo alla gola che non gli faceva chiudere occhio; ogni quando gli era possibile pregava che fose ancora viva, e quando acendeva il forno era per averne una sorta di conferma; sentirla piangere, i primi giorni, gli dava una specie di conforto.
Ma questo non bastava alla sua mente malata: una parte di sé la voleva lì dentro per l’eternità, e l’altra la voleva fuori di lì, la voleva viva. Quella parte prese il sopravvento, come quando l’amore predominò sulla ragione di Nellie, facendola mentire riguardo sua moglie. Solo ora l’aveva davvero capito.
Todd non riusciva a staccarle lo sguardo di dosso, ma decise di andarsene e lasciarla riposare in pace.

Sono brava e metto due cappy, soprattutto perché, con gli esami, mi tartassano di verifiche! che noia! Specialmente storia: la detesto!! Quello che voglio sapere l’ho già detto, e cioè la vostra.
Alla prossima (se i miei prof non mi ammazzano prima!) ^_^

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Capitolo 4
*** Cap.4 ***


Fiamme. Fuoco e fiamme.
Fumo. Ovunque fumo, fuoco e fiamme.
Delle ombre:
Lucy,
Turpin,
Johanna,
Anthony e altri…
Tutti si mescolavano in un vortice. Tutti, in cerchio, tendevano una mano verso il centro, dove stava lei.
Era successo quello che pregava non avvenisse.
“Vieni con noi!” ripetevano in coro le ombre, le anime… i demoni.
La pelle, le ossa, lei che stava sparendo al tocco di quel rogo, che la stava trasformando in cenere.
Da strega che era, stava ricevendo la sua punizione.
L’unica via di scampo? Andarsene con gli altri che, prima di lei, avevano subito la stessa sorte.
“Vieni con noi!”
Poco tempo. Un’enorme decisione da prendere.
“Aiutami Sweeney!” tentava di urlare lei, ma riusciva a malapena a sussurrare quelle penose parole.
“Vieni con noi!”
“Ti prego! Aiutami!”
E Sweeney che stava lì, fuori dal fumo e dal fuoco, e la guardava, con i suoi inesprimibili occhi di vetro.
Lacrime. Sangue. Fuoco. Demoni. Fumo.
“Non farmi questo! Ho sbagliato, perdonami!”
“Vieni con noi!”
Lacrime. Sangue. Fuoco. Demoni. Fumo.
“Vieni con noi!”
“VIENI CON NOI!!”

Nellie si svegliò di soprassalto urlando. Non era nella fornace, era a casa, niente più fumo, fuoco né fiamme… tutto sparito.
“Era solo un incubo! Era solo un incubo!” tentò di calmarsi sistemandosi i capelli dietro le orecchie. Si posò una mano sul cuore, sentendolo martellare all’impazzata: “Solo un incubo! Solo un incubo!”
Sentì un qualcosa di strano, sotto le dita: decisamente non era la stoffa del suo vestito, e nemmeno la sua nuda pelle. Sembrava… una benda. Guardò meglio scoprendo che il corpetto del vestito era sparito ed era stata medicata, probabilmente da Sweeney, con delle garze che ora le facevano da seconda pelle sul ventre e sulla schiena.
Si alzò sospirando: camminava a stento e respirava a fatica, ma non era morta.
Che non era morta, questo era certo, ma aveva pur sempre passato l’inferno; quell’incubo, per quanto potesse sembrare disumano, era la fine che lei aveva sempre temuto. Vendersi l’anima al diavolo pur di non soffrire.
Eppure aveva a pelo scampato quella pena capitale, al contrario della sua seviziata schiena. Sweeney l’aveva tirata fuori e si era preso cura di lei, dopo averla quasi uccisa.
Perché? Possibile che un verme come lui potesse ancora avere una coscienza nel suo profondo?
-Vi ho sentito urlare.-
Questa voce, che una volta trovava calda e affascianate nella sua malignità, ora le aveva fatto gelare il sangue nelle vene, e le parole nella gola. Sweeney Todd era appena entrato.
-I-io…io….- balbettò indietreggiando, proprio come fece la settimana prima, prima che tutto iniziasse. Non staccò lo sguardo da Sweeney, come per paura che le saltasse alla gola da un momento all’altro, sempre camminando all’indietro, finchè non incontrò il muro. Sbattè troppo violentemente le spalle, che ricominciarono a bruciare in maniera tremenda, insopportabile.
Chinò in avanti il capo gemendo il meno rumorosamente possibile, come se non volesse amettere il suo dolore, forse più a sé stessa che a Sweeney. Le unghie graffiavano il muro, come per scaricare quella fitta, senza successo.
Le tese la mano in attesa che lei la prendesse, cosa che fece subito: la mano del diavolo leva ogni dolore.
La fece riaccomodare sul divano che occupava prima, per poi abbandonare di nuovo la stanza. Tornò pochi minuti dopo con in mano delle bende, una specie di unguento dal dolciastro odore, e uno dei suoi rasoi, che fu la prima cosa che prese in mano. Nellie, alla vista di quello, rabbrividì.
-Non temete- la rassicurò, neanche avesse sentito i pensieri che le ronzavano in testa.
Non molto convinta tentò di rilassarsi, mentre lui faceva quel che faceva alle sue spalle.
Infilò delicatamente il rasoio tra la pelle scottata della schiena della donna e le bende:
-Cosa state…- tentò di chiedere lei.
-Lasciatemi fare- la bloccò il barbiere.
Decise di non interromperlo più; le bende si strappavano con un rumore secco sotto la fredda lama del rasoio, un balsamo a contatto con le scottature, finchè non potè, letteralmente, sfilargliele di dosso, lasciandola semi nuda. Nellie raccolse le bende, cadute a terra mentre lui prendeva l’unguento, e si coprì arrossendo, tenendo le braccia ben strette ai fianchi, ma Sweeney non sembrò badarci.
Le cosparse l’unguento sulla schiena massaggiandola delicatamente. Il dolore iniziò ad affievolirsi finchè non sparì del tutto, con sommo ringraziamento della Lovett, che si rilassò completamente, chiudendo gli occhi, tentando di sottolineare con un respiro ogni tocco di Todd.
Sweeney, quindi, non potè che marcare ogni passo che le sue dita percorrevano sulle sue spalle, tra le varie scottature, mentre teneva a bada le sensazioni che gli stavano soffocando la mente.
Finito prese le bende pulite, pronto a fasciarla un’altra volta.
-Alzate le braccia-
Nellie capì che, se avesse lasciato la presa, si sarebbe praticamente ritrovata scoperta davanti a Sweeney.
-Nessun timore. Dopotutto vi ho già vista- tentò di nascondere un sorrisetto compiaciuto davanti al vergognarsi della donna, che, con uno sbuffo, abbandonò di nuovo a terra le bende.
Lasciò che la bendasse senza opporsi, nonostante le sue mani si avvicinassero troppo al suo petto; avrebbe di gran lunga preferito farlo da sola, anche se ci sarebbe voluto il doppio del tempo.
Finì di fasciarla senza alcuna fretta, arrotolando il resto inutilizzato.
-Brutto sogno?- le chiese improvvisamente, mentre metteva tutto in ordine riappoggiando unguento e bende in una scatola, sicuro che presto gli avrebbe riutilizzati. Lei annuì senza altro dire.
Stavano seduti, una accanto all’altro, a fissarsi, niente di più, come quando l’aveva tirata fuori dall’inferno.
-Perdonatemi- le sussurrò dopo alcuni minuti di puro, dolce silenzio.
Nellie strinse la mano dell’uomo nella sua:- L’ho già fatto- ammise sorridendo lievemente.
Un peso gli si levò dal cuore: Sweeney ricambiò il sorriso.
-E voi, potrete mai perdonare me?- chiese la donna.
Todd ritornò improvvisamente serio e cambiò discorso:- Tornerete come nuova, tra una settimana o due- disse alzandosi.
-Riposate - aggiunse prima di chiudersi la porta alle spalle.

Per giorni non si dissero niente, non con le parole almeno.
Gli sguardi di lui, le occhiate de lei, volevano sempre invitare una conversazione. Ma le parole sembravano troppo difficili, dure e insensibili. Non potevano esprimere a pieno quello che provavano o volevano dire. Sapevano anche che se avessero provato a parlare, il dialogo sarebbe degenerato a un semplice scambio di sguardi, perché era il modo migliore per farsi comprendere.
E il silenzio si stava caricando di forti emozioni: paura, solitudine, timore… amore.

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Kiomi mi chiedevi cosa sono le “strane sensazioni che lo attanagliano”, giusto? Bhè… non dico molto, ma chi è sveglio, quindi anche tu, credo abbia già capito che c’entra di brutto il SADICO sorrisetto! ^_^ ^_^ che schifo!_! ^_^ ^_^
hihihihihihihihihihihihihihihihi….. wahahahahahahahah…..

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Capitolo 5
*** Cap.5 ***


Cap5
Una freschissima, rinfrescante, brezza entrava dalla finestra aperta con un debole sbuffo. Portava con sé i profumi primaverili, quelli tanto adorati da Nellie, che stava ore e ore appoggiata al davanzale, con gli occhi chiusi, cercando di identificare ogni singolo odore.
Uno sbuffo arrivò da nord: si poteva chiaramente sentire l’odore del mare salmastro, che enorme si stendeva davanti a lei, solcato dalle solite navi mercantili che arrivavano al porto, in questo momento della giornata, portando con loro le spezie dei paesi orientali.
Uno sbuffo da ovest: l’odore di gelsomino e betulla, proveniente dal parco in piena fioritura, che sembrava un quadro, visto da lì, in questo adorato periodo, e dove ogni giorno vi si potevano trovare particolari sempre diversi.
Uno sbuffo da est: l’odore della città, un miscuglio di frutta, pesce, e qualsiasi altra cosa potevi trovare al mercato; abbastanza rivoltante, ma malinconico. Erano quasi tre settimane che Nellie non usciva di casa, un po’ per l’insistere di Sweeney di stare al sicuro, un po’ anche per un timore che nemmeno ricordava più. Aveva solo voglia di uscire, camminare per le vie affollate, incontrare nuova gente, ma non voleva discutere con Sweeney contrastando le sue decisioni.
Mancava un solo punto: il sud.
Arrivò uno sbuffo: schiuma da barba e acqua di colonia francese.
-Nellie?- chiamò Sweeney entrando- Sarebbe meglio se vi cambiassi le bende.-
Chiuse la finestra: -V-va bene- rispose piatta sedendosi sul divano, come al solito, tra le sue gambe.
E come al solito levò le vecchie bende e le massaggiò la schiena, ormai quasi completamente guarita.
Forse non c’era più bisogno dei suoi trattamenti, ma fingere di curarla era una buona scusa per stare con lei e non solo; comunque, Nellie, che sapeva meglio di lui come stava la sua schiena, si sarebbe adirittura ributtata nella fornace, pur di non interrompere quelle cure, inutili, ma in un certo senso amorevoli.
Con una grande folata la finestra si spalancò di botto, spaventando entrambi. Sweeney scosse il capo tornando al suo lavoro; Nellie voleva la libertà e la libertà voleva Nellie. Doveva assolutamente dirgli che stava soffocando, lì dentro, ma prima avrebbe dovuto farsi perdonare: si sentiva in colpa e a pezzi, così appoggiava ogni sua proposta come se servisse a far tornare tutto come prima.
Ma nulla sarebbe mai più tornato esattamente come prima.
-Perdonatemi- sussurrò la donna con una voce talmente fievole che nemmeno lei riuscì a sentirsi, se non nei suoi pensieri.
Completamente immerso nella sua mente non aveva sentito una parola, ma anche se avesse avuto l’udito di un pipistrello non sarebbe riuscito a parcepire quella supplica, era totalmente assente: continuava a pensare a come renderla felice, sebbene sapesse cosa in realtà voleva. Si sentiva come un padre oppressivo, che non vuole far uscire la figlia con i suoi amici, ma lui la voleva solo proteggere. E forse l’unico modo per farlo era darle un po’ di corda in più.
Ma gli aveva detto qualcosa: vide le sue labbra muoversi, ma nessun suono uscì da esse.
-Come?- chiese.
Nellie voltò il capo incontrando gli occhi di Sweeney: -Potrete mai perdonarmi?- ripetè lei, a voce più alta.
Si parla del diavolo…. entrambi stavano pensando la stessa cosa.
Darle il suo perdono in quel preciso momento sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma un qualcosa lo fece trasalire: che fossero i suoi occhi, la sua candida pelle, le sue labbra piene e invitanti… insomma, qualsiasi cosa fosse, Sweeney trovò l’impulso spontaneo di averla.
Le scostò i capelli dal viso, che ricaddero morbidi sulle sue spalle, lasciandosi dietro un dolce profumo di vaniglia:-Io vi ho già perdonata- affermò sfiorandole le rosse labbra con l’unghia dell’indice.
Spontaneamente, andò a lambirle il collo, mentre le sue mani esploravano esperte il corpo andando a toccarle le gambe, risalendo piano fino ai prosperosi seni, al petto fremente.
Qualsiasi cosa stesse facendo, Nellie non aveva di certo voglia di fermarlo; più volte si era immaginata come sarebe finita questa assurda storia: nella sua lista di “finali”, quello più probabile era una fuga di lui, ma mai, mai avrebbe immaginato una cosa simile! Era quello che aveva sempre voluto, ma ora che tutto era diventato realtà, le veniva voglia di alzarsi, raccogliere il suo abito e andarsene. Tuttavia le carezze di Sweeney stavano incalzando, e non vedeva motivo per farlo smettere. Così delicato e dolce nel sfiorarla la stava mandando in estasi.
Nellie abbandonò indietro la testa sulla sua spalla, lasciando che le labbra insaziabili di Sweeney accarezzassero la sua gola, mentre gli guidava le mani in punti del suo corpo che non avrebbe mai immaginato nemmeno di sentir nominare dalla stessa donna. Questo pochi secondi prima che un’intensa sensazione nel bassoventre sopraggiunse in entrambi, unendo le loro labbra in un intenso, superbo, bacio.
Riaprirono gli occhi sorridenti, un po’ ansanti, sapendo che quel gioco sarebbe continuato tutta la notte.


___________________________________________________________________________ Oh, mio Dio! Non posso credere a quello che ho appena scritto!! Bleah Bleah Bleah! Però devo ammettere che io Johnny e la Carter non ce li vedo…. Voi che dite? Apparte il fatto che lei è sposata col suo migliore amico, li vedreste come “coppia”? Noooo……… troppo strano^_^ Ritornando alla ff, spero vada come pensavate (e se non è così pace!)… e alla proxima^_^ ^_^ P.S:Devo dire che mi sto lasciando andare, in questo periodo, non scrivo bene come prima… voi che dite? Tutta colpa degli esami! P.P.S: kio (posso chiamarti kio?) 1sei l’unica che mi segue e direi che ti amo se non che… sono una ragazza! 2Io sono della vecchia scuola e ascolto molte, anzi moltissime, soundtrack… sweeney in particolare. Sai che è la mia tesi d’esame?? Troppo cool… ^_^

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Capitolo 6
*** Cap6 ***


Cap.6

Una carrozza nera, trainata da stalloni, anch'essi neri, si fermò davanti alla casa del deceduto Judge Turpin. Un uomo alto, ammantato di nero, scese dal mezzo e salì le scale dirette all'abitazione, incurante degli sguardi incuriositi dei londinesi, che parlottavano. Tra di loro, una donna, spargeva pettegolezzi da orecchio a orecchio.
- Milord, benvenuto.- annunciò il maggiordomo prendendo il mantello e il cappello del nuovo padrone. Spogliatosi di questi, l'uomo, sembrava più magro e meno goffo. Due basettoni neri gli circondavano accuratamente il volto, fino all'attaccatura della mandibola; gli abiti mettevano in risalto le forme atletiche del petto. Si guardò attorno con i suoi grandi occhi verdi, annuendo di tanto in tanto, e ringraziando il maggiordomo del bicchiere di vino che gli porse.
Era incredibilmente lussuosa, arredata con gusto e classe, un po' esagerata, forse, ma che altro si poteva aspettare da suo fratello.
- Mio fratello ha sempre avuto gusto!- disse deciso.
Il maggiordomo, che lo seguì in tutto il suo tour della casa, sospirò:- Credo, vostro fratello, avesse voluto solo il meglio per sé stesso, e per le generazioni a venire, Mr. Turpin.-
- Mi chiami Philip.-
Philip Turpin, fratello del deceduto Jason Turpin, giudice di Londra, avrebbe preso il posto del fratello tra pochi giorni. Prima abitava in una cittadina americana nel Connecticut, sempre come giudice, ma alla notizia della sparizione del fratello, decise di tornare a Londra: disse a tutti che voleva trovarlo, anche morto, ma in realtà gli interessava solo la fama e il rispetto dei più grandi intellettuali londinesi.
Scostò la tenda di una vetrata guardando divertito le espressioni sorprese dei cittadini, ma venne colpito da una donna, soprattutto. I capelli castano rossastro lasciati sciolti, leggermente scomposti, sulle spalle coperte da uno scialle bordò, in tinta con il vestito, che contrastava con la pelle nivea. Anch'ella guardava la casa di Turpin chiaccherando con altre donne.
Dopo tanto insistere, Nellie Lovett, era riuscita ad uscire di casa: la notta prima aveva fatto l’amore con il suo adorato Sweeney.
All’alba si vestì velocemente e raggiunse l’emporio, sicurissima di trovarlo a fumare dietro il bancone. Infatti Todd era lì, intento a fare gli anelli di fumo, piccoli cerchietti che galleggiavano in aria per alcuni secondi per poi sparire, lasciando nell’atmosfera un intenso odore di sigaretta. Gli si avvicinò, ma non se ne accorse; allora lo abbracciò, da dietro, congiungendo le mani sul suo petto. Sweeney sorrise prendendo le delicate mani della Lovett tra una sola sua. Poggiando la cicca sul tavolo, si girò, sollevandole il mento con un dito e regalandole un intenso bacio al sapore di tabacco, che Nellie trovò decisamente interessante.
-Insegnamelo- gli disse una volta separati.
-Insegnarti cosa?- domandò facendo un’altra tirata.
Nellie indicò la sigaretta, desiderosa di imparare anche lei a produrre quei cerchi. Decisamente impressionato da questo suo interessamento per una cosa così ammorbante, le fece cenno di salire sul bancone, cosa che fece subito.
Tirò un’ultima boccata, prima di passarle la stessa bionda, ormai fumata a metà, che prese direttamente con le labbra.
Imparò in fretta, diventando più brava di lui, e inventando un nuovo gioco: “leone nel fuoco” era come un normale anello di fumo, ma, prima che questo sparisse, si doveva emettere altro fumo in modo da centrare il cerchio, come un leone salta nel cerchio di fuoco al circo.
Anche adesso aveva una cicca tra le carnose, rosse labbra.
Scosse il capo un paio di volte per poi andarsene, prima camminando, poi, vedendo che nessuno la guardava, iniziò a correre per un stretto vicolo, diretto a Fleet Street.
" Chi sei, angelo? " pensava continuamente Philip, durante i giorni successivi.

Kio certo che mi puoi chiamare giuly, o giu, o pazza maniaca di cultura… vedi tu^_^ ho tanti di quei soprannomi che nn li ricordo tutti: quello di moda in questo momento è ”Ibra” (dicono che assomiglio al giocatore dell’inter; sarà vero?) dovevi vedere quando l’inter ha vinto lo scudetto :S tutti che mi abbracciavano a urlavano “Grande ibra! Hai fatto doppietta!” manco avessi giocato io!! Troppo cool !! Evabbè… la scuola è finita ma vorrei che non lo fosse, quest’anno… mi separerò dai miei amici e inizierò una nuova avventura alle superiori… ne abbiamo passate così tante insieme che vorrei stare alle medie per il resto della mia vita!! Spero di incontrare altre persone altrettanto simpatiche (ma meno rompiballe!!) Comunque sia, lasciando da parte i miei discorsi malinconici, non ho scritto molto in questo cappy perché non è importante… ma di vitale importanza! Fa capire come philip vede per la prima volta nellie e servirà in seguito. Ma non rivelo niente di niente e dico solo: al proximo cappy ^_^
P.S: uffa… ha nessuno è piaciuta la mia ones su johnny e tim… peccato (questo era un disperato tentativo di pubblicità)

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Capitolo 7
*** Cap.7 ***


-Com’è possibile? Chi è?-
-Non lo so. Non l’ho visto in faccia. Le pettegole mi hanno detto che il fratello di Turpin, ma non si sa nient’ altro, nemmeno il nome.-
Nellie e Sweeney stavano discutendo sul nuovo arrivato.
-Cosa ci fa qui? Cosa vuole?- domandò lui, piuttosto amareggiato e teso.
-Cosa credi voglia: era un giudice americano, vuole solo la fama internazionale.-
-Hai ragione… - pensò Sweeney, tentando di nascondere la sua preoccupazione con un sorriso, che non convinse per niente la Lovett. Continuava a ripetere le parole “Solo la fama… solo la fama…”, come se temesse che fosse venuto qui per portarle via un’altra gioia, come aveva fatto il fratello.
-Solo la fama…- ripetè di nuovo.
Nellie gli posò una mano sul ginocchio:- E nient’altro. Solo la fama.-
Sweeney sembrò tranquillizzarsi davvero.
-Grazie- le sussurrò sulle labbra prima di baciarla.
Comunque, un po’ di ansia inconfessata rimase, ma forse era vero che voleva la stima e nient’altro. Tuttavia una cosa era certa: Todd avrebbe lottato con le unghie per farlo andare via.

Philip, da dopo che la incontrò, perse la testa! Iniziò a perdere interesse riguardo la sua reputazione, i suoi progetti, la legge… pensava solo a lei, alla bellissima rossa che lo guardava, tanto curiosa quanto affascinata, con quella sigaretta tra le labbra che la rendeva ancora più singolare.
E quando i suoi ignari occhi scuri si fermarono per un decimo di secondo nei suoi verdi, Philip aveva sentito la disperata voglia di essere quella sigaretta.
La voleva, non desiderava altro che essere padrone delle sue labbra: sue e di nessun altro.
Passava le giornate davanti alla finestra, sperando di vederla, anche solo di sfuggita.
“Quante labbra avranno già infettato le tue, mia adorata? Quanti possono aver detto di averti posseduta, anche solo per pochi minuti?” pensava e ripensava mentre, nella sua mente faceva continuamente capolino il suo volto angelico.

-Vado a fare una passeggiata-
Nellie aveva fatto sapere a Sweeney della sua imminente uscita urlandoglielo dal piano sottostante.
-Aspetta!- aveva risposto lui, trotterellando giù per le scale.
-Non passare davanti a quella casa!- disse ansimando per la gran corsa; sembrava una supplicazione, più che un ordine.
Leggeva nei suoi occhi un’ ansietà che non aveva mai visto: “Chi altro ti devono portare via, amore mio?” provò a riflettere la donna.
Gli diede un piccolo bacio a fior di labbra:-Tranquillo, non avevo intenzione di andare lì-
Un improvviso dolore allo stomaco: sensi di colpa. In realtà, Nellie voleva scoprire qualcosa di più sul nuovo arrivato, e la sua passeggiata era una buona scusa per poter fare quello che voleva, senza che Sweeney dicesse o sapesse nulla.
Gli aveva mentito, di nuovo: temeva di farlo, dopo quello che era successo si era ripromessa di non mentirgli più, ma la curiosità la spingeva a fare cose oltre il confine che Sweeney aveva tracciato per proteggerla.
Uscì di fretta dal locale, senza voltarsi, tenendo lo sguardo basso, camminando sempre più velocemente verso il mercato. Comunque sentiva che il timore si sarebbe fatto vivo da un momento all’altro, costringendola a tornare a casa.
Mille pensieri le stavano attraversando la mente, dai più sereni, come per esempio scoprire chi fosse quell’uomo, cui nome risuonava per tutta la città, oramai; ai più cupi, come la reazione di Todd alla sua “fuga”. L’avrebbe rinchiusa di nuovo? O l’avrebbe addirittura… Deglutì a vuoto sfiorandosi la gola. No, non le avrebbe fatto un qualcosa del genere, non più. Almeno lo sperava; insomma, i segni che ancora portava dei suoi caldi baci dovevano valere qualcosa, vero?
Troppo occupata e distratta, si diresse verso l’abitazione di Turpin, come di abitudine.
Troppo tardi per tornare indietro.

Philip, ancora una volta, era alla finestra, ancora una volta la cercava.
Squadrava ogni singola donna, cercando quel viso, il suo viso; chi lo notava, dalla strada, poteva addirittura prenderlo per un malintenzionato per via del suo sguardo fulmineo che sembrava studiare ogni singolo brandello di pelle delle signore, che si facevano i fatti loro.
La speranza lo stava abbandonando, come ogni singola volta negli ultimi giorni: non l’avrebbe più rivista, ci avrebbe scommesso; magari era solo una di passaggio, una nomade o una straniera, in visita a Londra.
E quella scommessa l’avrebbe di sicuro persa … era lei! Come la prima volta che la vide, con i capelli sciolti che chiaccherava, ma questa volta un abito blu la fasciava, lasciando in risalto il décolleté.
Il suo cuore fece un balzo. Lì, davanti a lui, che parlava di lui, ne era certo!
La doveva vedere meglio. Philip scese le scale di tutta fretta, sperando di raggiungerla, per poterle anche solo dirle qualche misera parola.

Le donne le parlavano, ma non capiva niente. Quelle dannate immaginazioni, che la sua mente stava partorendo rigurdanti il suo ritorno a casa, la stavano torturando. Non riusciva a dire una parola che la visione di Sweeney che la aspettava, che sapeva tutto, le bloccava le parole.
Eccolo: il timore, la paura stava prendendo il sopravvento nell’ animo di Nellie, inviando milioni di domande, assurde ma inquietanti, alla sua testa che vedeva un’unica via di fuga: andarsene.
Corse, letteralmente, via, tra i dialoghi preoccupati delle amiche, e lo sguardo confuso di un uomo, appena corso fuori dalla sua abitazione, speranzoso di parlarle.

Rientrò deluso in casa, Turpin, chiudendosi pesantemente la porta alle spalle e sedendosi sul primo gradino delle scale, con sguardo perso nel vuoto. Chissà quando l’avrebbe più rivista…
-Se mi è permesso, milord- indugiò il maggiordomo, che, timido, si era avvicinato- Posso sapere chi speravate di vedere, là fuori?-
Philip sospirò :- Una donna, una splendida donna- iniziò a descrivergliela, ogni singolo dettaglio che gli era rimasto impresso in mente sembrava aver azionato una reazione a catena: più ne parlava, più gli tornavano in mente caratteristiche del suo corpo, del suo modo di fare…
-Non starete parlando di Mrs. Lovett, vero?- esclamò il domestico sconcertato.
-Lovett avete detto? E il nome?- si incuriosì il padrone.
-Nellie… Nellie Lovett, ma non c’è da fidarsi di quella arpia!- affermò.
-Perché mai?-
-Lavora con Todd, Sweeney Todd, a Fleet Street. Ha un commercio con lui, sono complici, e girano strane voci su quel posto.-
-Quali voci?- chiese ancora Philip, curioso come non mai.
Il maggiordomo iniziò a sudare freddo, ma continuò:- Si dice che la gente sparisca da quel posto, m-molti ne stanno alla larga, tutti lo temono… vostro fratello è stato visto lì, l’ultima volta – si asciugò le goccioline dalla fronte con un fazzoletto.
Non sembrò importargliene molto:-Che esercizio hanno?- lo interruppe.
-Lei un emporio, lui è un barbiere- spiegò pazientemente.
Philip si mise a pensare, sfiorandosi la punta del mento con le dita:-Un barbiere… eccellente!-

Kiomi mi ha fatto una marea di domande (più che gradite, è ovvio) a cui rispondo con una mini-biografia (a chi non interessa è pregato di recensire e basta^_^), ma prima di tutto che NESSUNO provi a fare il gioco del leone, non voglio nessun morto sulla coscienza finchè non avrò 24 anni chiaro?!(coscienza è una prola TROPPO grossa… diciamo quel briciolo di umanità che è ancora rimasto in me)!!!!!
Dunque… sono uscita dale medie con voto 9 e classificata come la pazza della classe che ad ogni cambio dell’ora apre la sua famosa “agenda rosso sangue” (con ataccate ovunque foto di Johnny Depp, Tim Burton ed Helena Bonham Carter) e che si mette a scrivere come una fossannata quasi bruciando la carta per quanto la penna va veloce!_!
I miei mi dicono che sono una pazza sfreneta (in senso buono!) e se il mio pesciolino(l’ho scritto giusto?) (pesciolino è una parola piccola: diciamo trota! Avrà si e no 7 anni quel coso!) potesse parlare anche lui lo direbbe, ma è troppo occupato a mangiarsi le mosche, da cui il nome Hannibal!
Andrò al liceo scientifico a studiare per cinque anni come una pallina di metallo e una piuma cadono alla stessa velocità nel vuoto e come si riproducono le farfalle…
Da semi-artista quale sono cambio continuamente (magari è solo l’adolescenza, anzi sicuramente), ma ho una passione sfrenata per il rosso in questo periodo… e per il nero, è ovvio! Forse perché non ho potuto vedere Sweeney Todd al cinema, e l’ho visto completamente per la prima volta tre settimane fa, e cerco di aggrapparmi a qualsiasi cosa mi ricordi questo magnifico film burtoniano. Ecco per chi ho un’altra passione: Burton… il solo nome mi fa sognare… gli ho dedicato una poesia, che però tengo per me, me stessa ed io… non è sdolcinata, non lo voglio come amante, è solo… penosamente disperata perché so che non riuscirò mai a raggiungerlo… non è per mancanza di fiducia nei miei confronti, ma è che ho le idee molto confuse e non so cosa voglio: ma non appena capirò se lui è il mio cielo blu dopo la tempesta, mi farò in quattro per raggiungerlo!!

For kiomi only (almeno… se volete leggere fate pure, ma non capirete niente!):
Comunque direi che se il piccolo Johnny è tanto stupido da temperarsi le dita… direi che si merita di sentire dolore solo quando la madre lo pesterà perché è tornato a casa con le dita sanguinanti e ha sporcato il pavimento pulito; e dei Tokio ho sentito una canzone sola, ed ho immediatamente capito perché il cantante (Bill) ha duvuto sopportare un’operazione delicata alle corde vocali.
L’infinito in un numero razionale??... bhè… posso giocare il jolly?^_^ e sono felice di avre una fan n°1…
NaNa… Nana… ho visto un episodio il mese scorso, per puro caso, non mi pareva male!


Ringrazio delle splendidi recensioni anche: baaaabababab, CipollottaPunk, nellie 89 (aggiorna presto FEVER), Dogma (anche tu aggiorna prestiximo) e tre_cool, e tutti gli altri che non riesco ad elencare!! ^_^

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Capitolo 8
*** Cap8 ***


Cap8
Numero 186 di Fleet Street. Emporio di Mrs. Lovett.
Philip aveva pensato che il modo migliore di poter interagire con la cara Lovett sarebbe stato diventare un cliente fisso di Mr. Todd. Così, la mattina seguente la sua “chiaccherata” col domestico, Turpin si prese un giorno di pausa dalla legge e si diresse in Fleet Street.
Proprio ora stava davanti all’emporio della Lovett, ma non la vedeva da nessuna parte.
Era di sopra, in quel momento che parlava tranquillamente con il suo adorato.
-Aspetti qualcuno di importante, questa mattina?- domandò Sweeney bevendo l’ultimo sorso di tea dalla sua tazza. Nellie, come al solito, gli aveva portato la colazione. Spesso aspettava che finisse sedendosi sulla sua sedia da barbiere e parlando, da sola, perché lui non la degnava né di una risposta parlata alle sue domande, né di uno sguardo. Spesso non si accorgeva nemmeno che era lì!
Tuttavia le cose erano cambiate: ora stavano giovalmente parlando, ma era Sweeney quello seduto sulla sedia, e Nellie gli girava intorno, facendogli venire il torcicollo a furia di girarsi a risponderle.
-Mmm… no, nessuno in particolare…- rispose lei- Hai finito?- domandò infine avvicinandosi alla sedia per prendere il vassosio della colazione e tornare di sotto.
Prima che potesse anche solo pensare di avvicinarsi, Sweeney la prese per i fianchi obbligandola, a gambe aperte, su di lui, sulla sedia.
-Con te non ho finito- sussurrò sensuale al suo orecchio (anzi diciamo proprio osceno, che porco! scusate l’interuzione), iniziando a baciarla intensamente dapprima sulle labbra, poi trascinando piccoli, ma vigorosi, baci sul suo collo, per infine tornare ad impossessarsi delle sue labbra. Del tutto inebriata da quel passionale bacio, Nellie, si aggrappò allo schienale della poltrona, e con gesto fulmineo della mano scaraventò vassoio, e tutto ciò che vi era sopra, a terra.
Todd frugò sotto la gonna della donna toccandole apertamente le gambe e tentando di levarle la biancheria intima, facendole subito capire le sue voluttuose intenzioni, ma lei si scansò:- Non ti ho detto che posso perdere tempo!-
-Non è una perdita di tempo!- borbottò andando a baciarle una spalla.
Prese tra il pollice e l’indice il mento dell’uomo, sussurrandogli a fior di labbra:- Seriamente. Ora finisce qui…-
In quel preciso momento entrò un uomo, sicuramente un cliente del barbiere che, di fronte a quella scena, nient’altro potè fare se non che scusarsi e uscire.
-Oh, nessun problema, signore- disse Nellie, prima che chiudesse la porta, alzandosi di fretta e raccogliendo i cocchi di ceramica per terra- Sono talmente sbadata, inciampo continuamente! Per fortuna Mr. Todd, questa volta, mi ha afferrata al volo!- prese tutto e passò lo sguardo un paio di volte da Sweeney al cliente- Bhè… io vado…- disse infine, ma non riuscì a fare un passo che Todd le fu alle spalle:- Hai detto bene, Nellie: abbiamo finito… ora-
Cercando di trattenere un sorriso compiaciuto, la Lovett scappò via, lasciando soli il cliente e il barbiere. Arrivata di sotto lasciò andare quel sorrisetto, che si trasformò in un sorriso a trentadue denti al pensiero che stesse davvero tutto succedendo a lei: Sweeney era passato da completo emarginato, ad amante perfetto. Chissà, magari sarebbe anche riuscita a convincerlo a portarla una giornata al mare, o addirittura a trasferirsi lì, come nei suoi sogni.
Tutto era perfetto, e sembrava che nulla dovesse cambiare; ma la candida Nellie non sapeva che le cose belle non sono mai eterne…
Ma prima che la donna potesse iniziare a pensare a questa cupa realtà, un uomo entrò nell’emporio.

Philip aveva trovato il coraggio di entrare; uno strano colorito rossiccio gli dipingeva il volto: gelosia… rabbia e gelosia, perché sapeva, dato che l’aveva osservata, che quel sorriso così bello e, sicuramente, sincero, non era diretto a lui! No, era sicuramente per quel Todd, quell’uomo che stava maledicendo nella propria mente, ma, utilizzando tutta la sua dote artistica ( insolita per un giudice), tentò di apparire calmo e sereno:- Buongiorno, Mrs. Lovett-
-Buongiorno a lei- rispose radiosa facendolo accomodare- Cosa posso offrirvi, signore? Una birra fresca, un pasticcio di carne?
-A dir la verità, cara signora, volevo richiedere i servigi di Mr. Todd- (minchia come parla! ^_^ scusate) disse prendendo posto al bancone e guardandosi intorno.
-Oh, Mr. Todd in questo momento è occupato con un altro cliente, ma… potete aspettarlo qui, se volete-
Turpin acconsentì con un cenno del capo senza smettere di guardarsi intorno curioso: quell’emporio sembrava ai limiti della decenza (nonostante si dicesse fosse molto migliorato dopo che gli affari di Mrs. Lovett avevano ricevuto una buona spinta) eppure quelli erano definiti i migliori pasticci dell’intera capitale. Si chiedeva come potesse una simile attività avere un tale successo in soli pochi mesi. Quale segreto nascondevano Todd e Nellie Lovett? Nellie… Nellie… Nellie… quel nome gli risuonava in testa come una dolce ninna-nanna. Non si rese conto che la stava guardando: la osservava muoversi come una venere, lenta ma incantevole; i capelli ondeggiavano delicatamente ad ogni passo che compiva, sembravano quasi guidati da una musica immaginaria, che solo loro sentivano, che li guidava in una danza ipnotica per l’uomo, che si incantò.
Sentiva che la stava fissando, allora Nellie si girò, tentando di apparire il più cortese possibile:-Signore… -susurrò delicatamente, come per richiamarlo all’attenzione, alla realtà che aveva abbandonato per seguire i suoi proibiti sogni, in cui lei non voleva proprio entrarci; sembrava un uomo da bene, ricco, molto bello e giovane, ma con un qualcosa nel temperamento che le metteva i brividi: che fossero i suoi occhi, che sembravano quasi lacerarle i vestiti con lo sguardo, come se riuscisse a vedere più in profondità. Iniziò a sospettare che si trattasse del fratello di Turpin.
Gli si avvicinò, abbastanza cauta da mantenere le distanze, ma alquanto invadente nelle domande.
-Non… mi pare di avervi mai visto, da queste parti-
-Sono nuovo, in effetti…- confessò l’ancora sconosciuto Philip Turpin.
-Davvero? E chi sareste voi?-
-In America la mia… fama mi precedeva- ammise mentre Nellie gli si avvicinava, fregandosene della sicurezza in quel momento- Qui in Inghilterra dovrò ricominciare da capo. Sono Philip Turpin, nuovo giudice di Londra.-
Il cuore della donna fece un balzo: avrebbe tanto voluto scappare di sopra e dire tutto a Sweeney, eppure gli si avvicinò sempre più finchè gli strinse la mano.
-Nellie Lovett- si presentò: che male poteva fare un po’ di cortesia?
-Questo lo so già. La fama precede voi, in questa città- sorrise posando delicatamente le sue labbra sulla mano della Lovett che si sentì arrossire, mandando definivamente a farsi friggere la sicurezza e le raccomandazioni che Sweeney le aveva fatto a proposito di lui.
In un qual modo la stava affascinando, non riusciva a dire come, sta di fatto che iniziarono a chiaccherare, a parlare del più e del meno, entrando in confidenza, troppo in confidenza, ma questo Nellie non lo sapeva ancora.

Svariati minuti dopo si sentirono due persone scendere le scale e la porta si aprì.
Il cliente che prima era salito da Todd, incappando in una situazione imbarazzante con i due amanti, si stava complimentando con il barbiere dell’ottimo lavoro e, dopo avergli lasciato una cospicua mancia, salutò ed uscì.
Sweeney non notò subito l’uomo che parlava con Nellie, ma quando lo fece, sentì il cuore fermarsi: Turpin! Ne era certo, era lui! Aveva passato troppo tempo a fissare il cadavere del fratello per non rendersi conto che era lui! Nonostante non fossero del tutto idetici nell’aspetto ci furono parecchie cose nel carattere, nei movimenti che gli ricordavano il suo peggior nemico, sebbene avesse compiuto solo pochi passi, ed avesse fatto pochi movimenti per raggiungerlo e tendergli la mano.
-Salve, sono Philip Turpin-
La strinse nella sua, ancora mezzo scosso:- S-sweeney T-todd-
Nellie guardava la situazione con interesse ed intervenì solo quando stava per degenerare:- Caro, il Giudice Turpin- era strano pronunciare quelle parole- vorrebbe richiedere… bhè- gli strizzò l’occhio come per far intedere il resto, ma Sweeney non la stava ascolatando, ancora sbalordito a fissare Turpin, e solo la sua voce lo riportò alla realtà:- Oh, si, sarei onorato ad essere un vostro cliente, Mr. Todd. Ho sentito che siete il miglior barbiere di Londra...-
-Si…- rispose piatto lui.
Nellie deglutì a vuoto: in un secondo era ritornato lo Sweeney Todd che aveva incontrato per la prima volta, così freddo, quasi aveva paura di avvicinarsi, con in mente solo la vendetta, e poi il suo sguardo… l’aveva letteralmente ghiacciata, non riusciva a muovere un muscolo per quanto l’aveva terrorizzata. Perché ora aveva paura che tutto quello che era successo le settimane prima fosse solo un sogno, non fosse mai accaduto o che, peggio, lui l’avesse dimenticato.
-Prego, venite di sopra- disse infine facendogli strada su per le scale. Philip rivolse un ultimo sorriso a Nellie, che ricambiò debolmente.
La donna dovette sedersi, si stava realmente preoccupando: cosa avrebbe fatto se Sweeney fosse tornato come prima? Ossessionato dalla voglia di vendetta e concentrato solo sul nuovo giudice… no, non avrebbe potuto sopportarlo, non di nuovo.
C’era calma totale nel negozio, la vera azione stava accadendo di sopra, ma non volle pensarci e si diresse nel suo appartamento cercando un qualsiasi cosa la potesse distrarre.
Lo specchio sarebbe stato un ottimo modo per passare il tempo: la sua piccola vena di vanità aveva l’occasione di saziarsi un po’. Con l’intenzione di sistemarsi i capelli, le sue mani iniziarono la salita verso la testa, ma si fermarono appena sopra le spalle a scostare due ciocche ribelli dal collo, rivelando una macchiolina circolare rossa che contrastava col resto della pelle nivea. La sfiorò delicatamente, con la paura di farsi male, pensando, inizialmente, che fosse un eritema, o un infezione. Ma poi ripensò all’incontro avuto pochissime ore avanti con Sweeney, e capì subito cosa fosse.
“A volte, le sue labbra sono davvero aggressive!” pensò facendo svanire tutta la preoccupazione di prima, mentre un piccolo sorriso comparve sul suo volto realmente rasserenato.
Non poteva aver scordato, non poteva! Non poteva aver finto per tutte queste settimane, non poteva! Che cosa ci avrebbe guadagnato mentendo? Un paio di scopate? No, sapeva perfettamente che Nellie gli si sarebbe concessa volentieri se solo lui lo avesse voluto, che senso aveva mettere su tutto questo spettacolo? No, assolutamente no! Sweeney la amava, ne era certissima, e prima che potesse di nuovo cambiare opinione il campanello della porta vibrò, annunciando l’arrivo di un cliente.
“Adesso è la sorella di Adolfo Pirelli!” ironizzò la donna tornando al lavoro.

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Capitolo 9
*** Cap9 ***


Cap.9
-Prego, sedete Your Onor- Todd aveva recuperato il punto della situazione, e sapeva bene come agire.
L’uomo prese posto, come consigliato e chiuse gli occhi sentendo l’asciugamano poggiarsi sul suo petto carezzando dolcemente la sua gola.
-Così…- iniziò Sweeney spalmandogli la schiuma da barba sul viso- Conoscete Mrs. Lovett…-
-Già…Mrs. Lovett- Philip guardava il vuoto; Todd se ne accorse: sapeva che la stava pensando… lei, la sua Nellie, e sapeva benissimo che intenzioni aveva su di lei. Era come se li leggesse nel pensiero, ma la verità era che tra lui e il fratello non c’erano differenze. Gli venne una voglia spontanea di sgozarlo, ma invece continuò a fargli domande:- Avete avuto una conversazione interessante?-
-Come dite?- chiese Philip confuso sui soggetti della domanda.
-Lei e Nellie, avete avuto un’interessante conversazione?-
-Bhè… si può dire di si. Una comune conversazione tra due… conoscenti…-
Todd mugugnò, ma Turpin non se ne accorse e si accinse solo a rispondere alle sue domande.
-La conoscevate già, Mrs. Lovett?- chiese infine Sweeney.
-Circa. Sapete com’è: vedi una donna e il suo primo sguardo vi fa perdutamnete innamorare di lei- improvvisamente si dimenticò che stava parlando con l’amante di questa donna- Era davanti a casa mia, ero appena arrivato qui, in Inghilterra- con la mente stava vagando a quel dolce ricordo, ignaro dell’ira che stava crecendo nel barbiere, dietro di lui- Ed era bellissima… così singolare, così rara, come un perfetto fiore che sembra non debba mai appassire. Talmente eccit…ahi!-
-Oh, scusate!-
Si doveva dare una calmata, Sweeney, o almeno era quello che Nellie gli avrebbe detto se fosse stata lì: “Ma lei è troppo presa a conoscere il nuovo Turpin” pensò amaramente il barbiere disinfettando il taglio fatto sul volto del cliente “Questa me la paga, mi aveva promesso che non si sarebbe avvicinata più a quella casa e mi ha mentito… di nuovo. Non ci si prende gioco di me così facilmente. Ma di Nellie mi occuperò più tardi, prima devo fare in modo che non si interessi più a lei.”
-Ma, nonostante è come se la conoscessi da una vita, voi Mr. Todd, sapete molte più cose di me! Come vi sembra Nellie?- domandò Philip curioso.
“Adesso la chiama anche per nome! No, calmati, sta tranquillo Sweeney! Devi dissuaderlo da lei!”
Pensato questo, Sweeney scoppiò in una breve, ma agghiacciante (ed ovviamente finta) risata:- Mrs. Lovett…. Nellie Lovett… è sicuramente la donna più furba, intelligente, scaltra e… stronza che abbia mai incontrato!- Philip si girò per guardarlo meglio, come se non credesse alla sue parole: dopotutto si diceva fosse il suo amante, non si aspettava parlasse così di lei- Riesce e far fare qualsiasi cosa le capiti in mente a qualsiasi uomo, pure a me. Usa la seduzione la maggior parte delle volte, e quando desisti passa alle minacce. Io sono riuscita a fermarla, ed ora non mi da problemi, forse perché è voi che ha preso di mira, questa volta.-
-Questa volta?- ripetè confuso l’altro, che non sembrava aver udito il resto del discorso.
-Ma certo, cambia preda circa una volta al mese, credo. Ormai ho perso il conto nelle ultime lune.-
Todd era sicuro di aver centrato il bersaglio: aveva detto tante di quelle cattiverie su Nellie che, ne era certo, Turpin sarebbe scappato a gambe levate! Non poteva che gioire, dentro di sé, ma era anche arrabbiato, furioso, perché gli aveva mentito, ancora.
-M-mi sono appena ricordato di avere un appuntamento, scusatemi, è stato un piacere- detto questo, Philip volò fuori dal salone e giù per le scale, lasciandosi alle spalle un barbiere che ora rideva sguaiatamente, quasi pazzo, ed una Lovett, che nemmeno salutò.

“Che diavolo ha da correre via così?” pensò la donna mentre poggiava un piatto nel lavandino dietro il bancone “Ma comunque è strano che possa ancora correre. Mi sarei aspettata di rivederlo a pezzi in cantina…Ma Sweeney sa quel che fa, non c’è da preoccuparsi.”
Rassicurata decise di fargli una visitina, ma mentre saliva le scale, una risata la bloccò: era Sweeney che, più che ridere, sghignazzava come se si fosse di nuovo vendicato. Eppure Turpin se n’era andato con le sue gambe, anche se sembrava fosse scappato: possibile che avesse scoperto qualcosa? Ma allora perché Todd rideva così… ? Si mise a correre fino alla cima delle scale inciampando un paio di volte nella stoffa del suo stesso abito, maledicendolo.
-Cos’è successo?- urlò non appena fu dentro.
Sweeney improvvisamente cambiò espressione: la divertita, forse folle, che aveva si trasformò in un ghigno terrificante. Nellie sussultò alla quella vista, non tanto per lo spavento ma per la paura che lui fosse realmente tornato come prima. Il suo sguardo improvvisamente di ghiaccio, il suo ringhio alla vista della donna… tutto faceva pensare che avesse fatto un tuffo nel passato, e quando si diresse verso la sua adorata, ampia finestra, senza parlare, Nellie ne ebbe una specie di conferma.
Chiuse piano la porta avvicinandosi: cercò di riesaminare i pensieri fatti prima rassicuradosi sul fatto che l’amava, che non ci avrebbe guadagnato niente se avesse mentito, come fanno i bambini quando continuano a ripetersi “i fantasmi non esistono, i fantasmi non esistono…” e chissà se anche lei si sarebbe mai addormentata in pace.
-T-turpin… - iniziò senza sapere come continuare.
-Non darà più noia- la rassicurò lui, senza guardarla e con in volto la stessa espressione di prima.
Nellie emise un vero sospiro di sollievo:- Oh, bene- lo abbracciò da dietro veramente felice e convinta a calmare anche Sweeney- Allora… dove eravamo, prima che quel cliente ci interrompesse?-
-Credo di ricordarlo… - rispose lui voltandosi, sorridendole dolcemente. Nellie era talmente felice di rivedere la felicità sul suo volto che lasciò tranquillamente che Todd la spinse contro il muro più vicino. Non oppose (e non avrebbe MAI opposto) resistenza quando la baciò, dapprima delicatamente, poi sempre più voluttuoso, spinto dalla voglia… dalla falsa voglia irrefrenabile di averla.
Quando la donna gli passò le braccia al collo, lui le sfilò premendole contro la parete pressandosi ulteriolmente su di lei, che non riusciva quasi più a respirare e a smettere di sorridere.
Una mano di Todd vagò su una gamba della Lovett, dandole un piccolo buffetto sulla coscia, per proseguire sul fianco e sul seno, fino ad arrivare al collo. Lì Sweeney si separò dal bacio, lasciandole riprendere fiato, sfiorandole il viso, per infine trasformare quel dolce sorriso in una smorfia indecifrabile e premere una mano contro la sua trachea, soffocandola.
-Mi hai mentito Nellie- disse con tono di voce fermo, impassibile, quasi calmo.
Nellie annaspò:- N-no… - riuscì solo a dire, dato che la mano premette ancora.
-L’hai fatto di nuovo. Visto, non puoi nascondermi niente, mai!-
-I-io… io… -
La lasciò andare dato che sembrava aver realmente finito l’ossigeno necessario a produrre una frase completa, e la donna finì semi-svenuta ai suoi piedi, il petto che si alzava e si abbassava velocemente.
Si rimise in piedi qualche minuto dopo, tenendosi al muro ed “aiutata”, in un certo senso, anche dal barbiere che l’aveva tirata su per la capigliatura.
-Ti prego… non uccidermi… - sussurrò lei con il capo ancora tenuto pericolosamente indietro dalla presa che Sweeney aveva inferto ai suoi poveri capelli.
-Dammi un buon motivo per non farlo- sfidò lui.
-Volevo solo aiutarti… -
-Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito- ribadì lasciando la presa dalla capigliatura facendole sbattere la testa contro il muro- Ma sentiamo: come? Come potevi aiutarmi? Sono curioso.-
-V-volevo scoprire qualcosa di più, sul giudice, volevo solo… ero… -
Sweeney era seriamente preoccupato, ma per sé stesso: e se non lo volesse veramente aiutare? Se volesse solo avvicinarsi a Turpin perché è… innamorata? Non poteva, non voleva crederci!
Si allontanò di un passo, quasi disgustato, e maccanicamente rifiutò un suo abbraccio quando gli si era avvicinata, in lacrime, sussurrando: -Oh, Sweeney, ti prego… -
Nellie rimase pietrificata mentre Todd la spingeva lontano da sé, tenendola per i polsi:- Tu… tu non mi credi?- domandò sconcertata.
-No… -
La donna chinò il capo annuendo, come per accettare questa cosa, ma poi lo scosse violentemente, come se quel pensiero non le entrasse in testa: Sweeney non aveva più fiducia in lei, non poteva accettarlo!
-C-come puoi non f-fidarti?- chiese singhiozzando.
-Non sarebbe la prima volta che non mi dici il vero- osservò con una punta di amarezza il barbiere, guardando per terra, non osando incontrare lo sguardo di lei, supplicante e tagliente allo stesso tempo.
-Così hai deciso di rinfacciarmi in eterno questa storia?- gridò amareggiata sapendo dove stava andando a parare.
-Soltanto finchè non ti deciderai, una volta per tutte, di dirmi la verità!- rispose lui con lo stesso tono e volume di voce.
-Io l’ho fatto!-
-Io non ti credo!-
Ci fu una lunga pausa:- Come l’hai scoperto?- chiese infine la Lovett, recuperata la calma.
-Cosa?-
-Che sono andata da Turpin…-
-… me l’ha detto lui… -
Nellie annui piano: -E tu? Cosa hai fatto?-
-Quello che avrebbe fatto qualsiasi uomo innamorato: ho cercato di… dissuaderlo da te… -
-Ricoprendomi di insulti e perfidie?! Ecco perché Turpin è corso via così!- la rabbia stava ritornando nella donna- Ma come hai potuto?!?!-
-Lo vedi che lo ami!!- sbraitò lui, talmente furioso che tremava- Lo vedi!-
-Amarlo? No, come puoi insinuare una cosa del genere Sweeney- la sua espressione si addolcì- Lo sai che il mio cuore è sempre appartenuto ad una sola persona… -
-Non ricominciare con le menzogne: ho visto come ti guardava.-
-Io non ti sto mentendo! Lo conosco appena!-
-Ed è per questo che andavi continuamente davanti a casa sua? Per conoscerlo meglio?-
-No, lo facevo per aiutarti!-
-Dimmi la verità!-
-L’ho fatto!-
-Non ti credo!-
Nellie gettò la spugna:- Questo è solo un problema tuo- sussurrò, le lacrime ricominciarono a rigarle il volto. Sweeney non aprì bocca.
Gli rivolse un ultimo sguardo, deluso, prima di lasciare velocemente la stanza, e senza essere fermata corse via, rifugiandosi al parco per qualche ora, mettendosi le idee a posto, decidendo di andare a parlare con Turpin, di aggiustare le cose.



Devo ammettere che questo cappy non mi è piaciuto scriverlo, quindi non mi stupisco se non piacerà. Non ho tempo quindi non aggiungo altro. ciao!!

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Capitolo 10
*** Cap.10 ***


Cap10
“Ma come ha potuto?”
Philip Turpin, dopo la chiaccereta con Sweeney, girava senza meta per la casa, tentando di mettersi le idee a posto riguardo la, a quanto pareva, sconosciuta Mrs. Lovett.
“Come ha anche solo osato provare ad usarmi? Quella dannata donna!! Sono stato uno stupido a crederle! Sono proprio stato uno scemo! –Cambia preda ogni mese, credo- così ha detto Todd, ma… possibile?” si chiuse nella sua stanza: i dubbi iniziavano a farsi strada nella sua mente, investendo le accuse, distruggendo le critiche, facendogli credere che, in realtà, era stato Todd a mentire, e non Mrs. Lovett.
“Quel sorriso, quello che aveva prima che entrassi, no, non poteva essere falso. Era vera felicità, ma non era felice perché aveva convinto Todd a fare qualcosa, come lui insinua faccia continuamente, era felice perché lo…” -Ama!- questa ultima parola, urlata, risuonò per qualche secondo in tutta la casa, preoccupando anche il maggiordomo, che corse da lui.
-Padrone? Va tutto bene?- domandò preoccupato.
-Oh, si, tutto a posto- questa affermazione, e questo tono di voce soddisfatto, fecero preoccupare ancora di più il domestico, che aveva visto rientrare il padrone corrucciato.
-Posso fare qualcosa?- chiese servile.
-No, anzi si! Non fare entrare nessuno, chiaro?-
-S-si padrone-
“Avrò più tempo per riflettere senza gente in giro. Certo, certo! Come ho potuto non sospettarlo: lui è talmente innamorato della Lovett che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tenerla stretta a sé, persino dire peste e corna sul suo conto! Certo, certo! E’ lui quello furbo, scaltro e stronzo, allora! Ho capito tutto! Ed ora vede cosa sono capace di fare: Nellie deve essere mia, a qualsiasi costo!”

Bussano alla porta di casa Turpin.
Il maggiordomo si accinse ad aprire: con i suoi passettini veloci, si avvicina alla porta, splancandola, invitando, con un gesto della mano, la visitatrice ad entrare.
-Devo vedere Mr. Turpin- disse al domestico.
-Milord non vuole ricevere visite, madame- informò lui.
La donna non rimase stupita, ed aveva una buona scusa per indurlo a chiamarlo:- E’ importante! Riguarda suo fratello!-
Sentite quelle parole, il maggiordomo, disobbedì agli ordini dati precipitandosi nella stanza del padrone.
Dopo aver insultato un paio di volte sia servitù che ospite, Turpin ordinò che venisse accompagnata nelle sue stanze, e così avvenne.
La donna bussò timidamente alla delicata porta di ciliegio, per poi girare la maniglia di bronzo ed entrare.
-E’ permesso?- domandò Nellie Lovett socchiudendo appena la porta.
Un tuffo al cuore e un sorrisetto tutt’altro che raccomandabile sulle labbra: pensava ci sarebbe voluto un po’ di tempo per rivedersi ma- rise un poco- eccola qui!
-Venite, prego-
Nellie si chiuse la porta alle spalle, guardandosi intorno, ammaliata da tutto lo splendore della stanza, all'oscuro di quanto fosse in pericolo in quel momento.
Gli rivolse un debole sorriso, Nellie, sapendo perfettamente che era fuori luogo, dato che era lì per motivi abbastanza formali.
-Mr. Turpin, sono qui per smentire ogni singola parola che Mr. Todd vi ha riferito su di me.-
Philip annuì leggermente, invitandola a continuare, nonostante sapesse già tutto:- Prego, dite pure-
Nellie prese un respiro:- Dunque, io non posso parlare per Sweeney ma, dovete sapere che vi ha detto ciò che io penso perché…- esitò qualche secondo sul dire.
-Non temete- la rassicurò lui.
Non temete…
Non temete…
Quelle parole le risuonavano in testa.
Sweeney…
Non ci pensò e si sedette sul bordo del letto:- Sweeney Todd è un uomo molto protettivo e geloso. Vi ha detto quelle su di me cose perché, come saprete, ha avuto una… ehm, disputa con vostro fratello.-
Fu subito raggiunta dall’uomo, che le sedette accanto; tentò di non guardarlo fissando un punto sul pavimento:- Bhè… quindi io volevo scusarmi a nome suo…-
Philip, del tutto incurante della imbarazzante (secondo Nellie) situazione, le alzò il mento, incatenando i suoi occhi a quelli della sconcertata Lovett, che aveva solo voglia di tornare a casa, chiarire la situazione con Sweeney ed essere di nuovo stretta tra le sue sicure braccia.
-Mrs. Lovett- sussurrò come se trovasse quel nome dolce- Voi non appartenete a Todd! Perché venire qui, a scusarsi, se nemmeno voi credete che lui si voglia veramente scusare?-
Molto, molto confusa, ma in un certo senso interessata alle sue parole, Nellie non riusciva più a parlare o a staccare le sue iridi da quelle così belle dell’uomo, e non reagì ad un suo passionale bacio. Dapprima le sfiorò le labbra, per poi insinuare piano la lingua unendola in una suadente danza con quella della Lovett che, del tutto disorientata , non potè fare altro che ricambiare.
Si separò da lei parecchio tempo dopo, ansimante ma soddisfatto, lasciandola senza fiato, Nellie, che strinse la stoffa della gonna tra le dita tremanti, pentita, pentita di essere andata lì: ma, dopotutto, era lei che se l’era andata a cercare nella tana del lupo, solo perchè non voleva lasciare l’ultima parola a Todd. “Cretina!Cretina” si rimproverò passandosi la punta della lingua sulle labbra, come per cacciare il sapore di Turpin prima di andarsene.
-Scusate- disse di tutta fretta prima di alzarsi e andarsene, ma, prima di potersi anche solo incamminare, si ritrovò sdraiata sul letto, coi polsi bloccati e Philip sopra di lei.
-Andate già?- sghignazzò.
Nellie cercò di liberarsi con tutte le sue forze:- Ho detto tutto ciò che volevo farle sapere, ho finito-
-Ma chi dice che avete finito qui, con me?- le sussurrò lascivo all’orecchio.
-Lasciatemi!- lo implorò.
-Tra qualche minuto, forse ora, prima voglio fare una cosa- ribattè intrufolando la mano sotto la gonna della donna, che teneva le gambe ben strette.
L’altra, invece, si era fatta strada sopra il corpetto fino ad arrivare all’incavo dei seni che segnò strisciando il dito medio sulla candida pelle, forse troppo violentemente.
Le contornò il collo, sempre fissandola negli occhi.
-Giuro che se non mi lasciate urlerò talmente forte che mi sentiranno in tutta la città!- minacciò, decisamente non convincente, Nellie, ottenendo solo un piccolo, sadico ghigno da parte dell’uomo:
-Non osereste…-
Disgustoso, ma vero! Sapeva cosa le voleva fare e, per quanto avrebbe ricorso a tutte le sue forze per riuscire a fuggire, se avesse urlato, l’avrebbe solo indotto ad andare più velocemente e violentemente.
Urlare, non poteva.
Scappare, non riusciva, perché, nonostante avesse i polsi liberi, era pietrificata: non riusciva a muovere un muscolo, nemmeno gli occhi che erano fissi, ma imploranti, su quelli del violentatore.
Un miracolo la poteva salvare, nient’altro.
Intanto l’aveva definivamente bloccata serrando le sue gambe attorno ai fianchi della Lovett, e spostandole le mani al di sopra della testa. Andò a cercare di nuovo le sue labbra con avidità, poi il delicato collo, lambendolo voracemente.
Le veniva un’ insana voglia di scoppiare in lacrime, forse sperando di commuoverlo, in modo che lasciasse, anche solo di poco, la presa che le aveva inflitto su tutto il corpo. Ma non voleva essere ricordata come una debole, una che, per scappare, impiertosisce a tal punto da disgustare.
Strinse le mani a pugno pronta a subire, senza emettere gemito.
Ma la porta, improvvisamente, spalancò.

Tan tann tannnn!! Scusate ^_^ un po’ di suspance. Io amo la suspance! Rende le cose più emozionanti!! Spero piaccia anche a voi, altrimenti vi do il permesso di maledirmi perché vi lascio col fiato sospeso. Chi sarà? La polizia? Il maggiordomo che, impazzito, prende un’ascia e stacca la testa al padrone di casa? Se sarà così vi auguro di non essere il suo tappeziere: ci sarà moooolto sangue in giro ^_^
Che kiomi si trovi un buon avvocato perché sono anni che non la sento!! grrr Buonasera (giorno) a tutte quante le mie lettrici! Come state?? Spero tutto benone: ringrazio di nuovo per le recensioni e trattate questo cappy moolto bene perché è uno tra i miei preferiti! Ci si scrive ciao!

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Capitolo 11
*** Cap.11 (siamo quasi alla fine^^) ***


Nellie voltò il capo, notando, con grande sollievo, che qualcuno era arrivato a salvarla.
-Ma cosa diav…?- Philip non finì la confusa domanda che gli fu rifilato un pugno sul naso talmente forte da farlo ruzzolare per terra.
Sweeney Todd si massaggiò per due secondi le nocche sentendo le iridi stupefatte della Lovett su di lui. Non fece in tempo a raggiungerla che Philip si rialzò in piedi, il naso rotto.
-Scappa!- le disse prendendo un rasoio in mano, pronto alla sicura ed imminente disputa.
La Lovett corse di gran fretta giù per le scale con lo sguardo puntato sulla camera, dalla quale, oramai, arrivavano urla e frastuoni: la battaglia era aperta.

-Non osate mai più toccarla- minacciò Sweeney, i denti stretti, come la mano attorno al rasoio, mentre non staccava gli occhi da Turpin, che si era appena rimesso in piedi- Non provate nemmeno a guardarla, mai più, o garantisco che vi caverò gli occhi con le mie mani!-
-Tenete molto a lei, vero?- chiese Turpin, massaggiandosi il naso, ancora insanguinato, stranamente indulgente, troppo indulgente.
Sweeney fece l’errore più grande della sua vita: abbassò la guardia rispondendo- Se non le tenessi, non sarei qui- non notò che l’uomo si era avvicinato, furtivo, alla vetrinetta degli spiriti, né che aveva preso una bottiglia, piccola ma bella dura (scusate non so come dirlo, spero si sia capito *_*), in mano, nascondendola dietro la schiena.
-Siete molto fortunato- continuò avvicinandosi cauto all’uomo, che indietreggiava, quasi intimorito dalla sua tranquillità, come se, quando Sweeney era entrato, li avesse trovati a giocare a carte, e non in pieno stupro, come se nulla fosse.
-Nellie è… il sogno di ogni uomo: una donna premurosa, dolce, gentile, bellissima- la rabbia, l’ira, in Todd lievitava velocemente, stava elencando le sue qualità come se la conoscesse da una vita, e questo gli dava i nervi- pronta ad essere una brava moglie, per l’uomo che ama- era ovvio che si stesse rivolgendo a Sweeney- Ma sapete, Mr. Todd, se l’uomo in questione è tanto stupido da adirarsi di gelosia se lei parla con un altro uomo… allora vale la pena che la cara, triste, Nellie… cerchi consolazione da quest’ultimo…-
Rise sguaiatamente, senza rendersi conto che aveva firmato la sua condanna.
Sweeney alzò il rasoio pronto come non mai a colpire, ma qualcosa lo aveva distratto.

Non fece in tempo a mettere un piede giù dall’ultimo gradino che Nellie scivolò su un liquido viscido
dall’acre, ma stranamente familiare, odore, cui color rubino contrastava col resto del pavimento di granito bianco. Battè la testa abbastanza violentemente da farle perdere i sensi per qualche secondo in cui la testa girava e la vista si appannava. Rimase sdraiata per terra, toccando con mano quel liquido, ancora ignara di cosa fosse, ma sospettosa, finchè non riuscì a distinguerlo emettendo un urlo tremendo.

Sweeney si girò di colpo, dopo aver sentito quel tremendo urlo provenire dal piano di sotto, sicuramente da Nellie. Seppe subito riconoscere il perché di quel grido, e fece per uscire dalla camera, ma Philip si scagliò su di lui, rompendogli la bottiglia in testa. Todd cadde a terra; il rasoio volò ad un metro scarso da dove era lui, ma comunque troppo lontano per prenderlo senza alzarsi, cosa che non riusciva a fare. Si sentiva mancare per via del duro colpo: sentiva solo delle risa e dei passi, entrambi di Turpin. Aveva preso in mano il rasoio, esaminandolo attentamente, riconoscendo, oltre al costoso materiale di cui era composto, delle piccole macchioline di sangue. Una lampadina gli si accese nel cervello*; Sweeney, intanto, aveva abbandonato la speranza di potersi rialzare e si era limitato a girarsi sulla schiena, una mano alla testa.
-Voi- sussurrò Philip, avvicinandosi- voi avete ucciso mio fratello! E’ nella vostra bottega che è stato visto l’ultima volta… è lì che ha trovato la morte. Perché?- domandò impertinente, il tono di voce più alto- Perché?
-A-aveva un debole p-per mia moglie- rispose debolmente il barbiere a terra-L’ha indotta al s-suicidio… - lasciò da parte la storia delle menzogne e della fornace- e l’ho u-ucciso-
-E volevi fare la stessa cosa a me, vero?- si inginocchiò al suo fianco- Sai che ti dico, Todd, ce l’avevi quasi fatta, se non per il fatto che ti ho praticamente steso- prese il rasoio e glielo puntò alla gola; Sweeney sentiva la morte vicina- E sai un’altra cosa? Quando ti avrò ucciso, scenderò di sotto, porterò qui la tua amata Nellie e le farò vedere che cosa ho fatto. E i tuoi occhi sbarrati, ma morti, la staranno a fissare, mentre io riprenderò ciò che hai interrotto- alzò il rasoio sopra la sua testa, pronto a sgozzarlo. La lama scendeva sempre più giù, sempre più velocemente, ma mai veloce quanto la mano del barbiere che tirò fuori dalla sua cintura l’altro fedele amico, andando a pugnalarlo allo stomaco.

Il maggiordomo aveva scelto il momento sbagliato per negare all’uomo, che aveva bussato alla porta, di vedere Mr. Turpin. Forse, se lo avesse lasciato salire, ora non si sarebbe ritrovato per terra, immerso nel suo stesso sangue, con gli occhi spalancati, ancora sbalorditi dalla vista di quel famoso rasoio. Spaventata, anzi terrorizzata, Nellie strisciò all’indietro, senza staccare lo sguardo da quel cadavere, fino a riuscire a rifugiarsi nel sottoscala. Quegli occhi di vetro riflettevano l’immagine di una donna che, piangendo, si era portata le gambe tremanti al petto, nascondendo il viso insanguinato tra le mani.

Una volta ritrovato il pieno controllo della situazione, Sweeney si levò di dosso quel cadavere, mettendosi a carponi. Che dolore alla testa! Ma riuscì a sopportarlo, e per fortuna, dopo qualche minuto, passò quasi completamente.
Si mise a fissarlo, Philip: l’avrebbe con piacere deformato, trasformandogli il viso in quello di un mostro, lo stesso mostro che poco tempo prima teneva in ostaggio la povera donna di turno, come in un film. Avrebbe voluto smembrarlo, squartarlo e ridurlo in tanti piccoli pezzettini, in modo che nessuno si sarebbe mai reso conto di chi fosse in realtà: forse lo si poteva definire un gesto di “affetto” verso i londinesi, inconsapevoli di quale pervertito fosse, ma era un gesto d’odio, di vendetta personale, e forse sì di affetto… ma per l’amata.
Ecco chi non voleva gli portassero via, ecco perché era così protettivo e lo voleva cacciare via: i fratelli Turpin gli avevano rovinato la vita portandogli via prima la moglie, poi, quasi, l’amante.
Se Philip avesse saputo prima la verità sulla sua sorte, lo avrebbe pregato di ricevere lo stesso trattamento del fratello, invece di quella fine.
Accecato dalla rabbia, Sweeney, prese a pugnalarlo, sempre più forte, sempre più in profondità; uno schizzo veloce di sangue gli spruzzò in faccia: aveva pugnalato il cuore, lo aveva distrutto, come distrutta era sicuramente Nellie in quel momento. Nellie…
Solo allora si ricordò di lei, e si diresse veloce al piano di sotto.
-Nellie?Dove sei, Nellie?- chiamò a gran voce, evitando per un pelo di scivolare anche lui sulla pozza di sangue, che, stranamente, sbavava in direzione del sottoscala, da dove provenivano dei singhiozzi strozzati.
-Nellie?- chiamò di nuovo.
In risposta un altro singhiozzo. Le si avvicinò piano, ancora incerto su cosa fare o dirle. Ma quando lei lo guardò negli occhi, con quelle dilatate iridi luccicanti, capì che non voleva sentirsi dire nulla.
Si inginocchiò al suo fianco prendendola tra le braccia; Nellie gli passò le braccia al collo, come per assicurarsi che era lì, veramente, e solo per lei. Le lacrime scorrevano a fiume sulle sue gote arrossate, andando a bagnare anche il collo di Sweeney, che intanto la rassicurava dolcemente.
-Tranquilla, amore, va tutto bene, ci sono qui io adesso-
Alzò il viso dalla sua spalla, Nellie, tentando di dirgli qualcosa, probabilmente un ringraziamento, ma non riusciva ad emettere che singhiozzi.
Le posò delicatamente l’indice e il medio sulle labbra:- No, non dire niente, non ti preoccupare-
Passarono svariati minuti prima che riuscì a separarsi da Todd che, paziente, attendeva il momento giusto per spiegare un po’ di cose, per primo: come era arrivato lì in tempo?
Dopo la litigata con Nellie, dovette trascorrere un bel lasso di tempo prima di riuscire a calmarsi del tutto, e ricominciare a ragionare. Ma capì, comunque, che solo ragionando non sarebbero cambiate le cose, doveva agire, trovarla, e parlarle.
Il primo posto in cui la cercò? Ovviamente, il luogo dove abitava il motivo della loro discussione: Manor Turpin.
Quello stupido di un maggiordomo aveva scelto il momento sbagliato per dire di no ad un ex-killer arrabbiato, anzi furioso! Lo sgozzò senza pensarci due volte, e quando entrò nella stanza la sua rabbia crebbe sempre più, anche se pensava fosse già all’apice. E il resto si sa.
Ma tutto era finito per il meglio, almeno era quello che credeva: le molte urla provenienti dalla stanza avevano attirato un gran folla fuori dall’abitazione, e Sweeney, ci avrebbe scommesso, sapeva che c’era anche la polizia lì.

-Torniamo a casa adesso, vero? E’ tutto finito?- singhiozzò Nellie, sembrando quasi una bambina dall’innocenza e la paura che trapelavano quelle domande.
Sweeney avrebbe tanto voluto darle la risposta che voleva, un “sì” sincero, schietto e rassicurante, ma sapeva che non era così.
Si alzò, lasciandola confusa, e le rivolse un ultimo sguardo prima di aprire la porta, rivelando le decine di agenti, che gli puntavano addosso i fucili minacciosi.
-Il gioco è appena cominciato- e quella fu l’ultima cosa che disse, prima di consegnarsi.

*ok ,allora, cervello è una parola TROPPO grossa… diciamo neurone!hihihihi
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Questo è decisamente il mio cappy preferito, ma perché ogni volta Sweeney finisce in gattabuia??
E che diavolo ‘mo arrivano Johnny Depp e Tim Burton e mi “fanno la festa” pur di farmi smettere, ma non quella coi palloncini! E se mi va di “fortuna” arriva anche la Carter e si unisce ai due!
Già me li vedo: bussano alla porta di casa mia e io, da scema quale sono, apro tranquillamente:
Loro: -Ciao, siamo Depp e Burton. Sei giulia_riddle_black?
Io, mezza rincretinita: - S-s-s-s-s-i-i-i-i-i-i…
Loro si guardano soddisfatti, e la mia rincretinite non nota che hanno dei manganelli nascosti dietro di loro:- Dobbiamo parlarti- dicono all’unisono.
*risparmiamo le loro manganellate e le mie urla e insulti (dolore e stupore insieme)!*
Poi salta fuori dal nulla la Carter (perché lei è Bellatrix Lestrange, Nellie Lovett, Ophelia di Hamlet, la tipa di Camera con Vista, Marla La Falsona di Fight Club, la Sposa Cadavere, Ari nel Pianeta Delle Scimmie, la madre di Charlie nella Fabbrica di Cioccolato, Jenny la strega in Big Fish, Jane in Lady Jane, la voce della tipa mezza scema che si veste come gli ortaggi in Wallace e Gromit- La Maledizione del Coniglio Mannaro, ed ultimo, ma non per importanza, la moglie di Tim Burton e quindi LEI PUò FARE TUTTO, quindi anche saltare fuori dal nulla e da una torta per il compleanno del marito (ma di questo ne riparleremo *_*)) comunque dice, alla vista dei due uomini chini che mi menano:- In nome di Stephen Sondheim, che diavolo sta succedendo qui????-
Tim si alza dal mio corpo mezzo rotto:- E’ la riddle_black! La scrittrice dell’altirnative final scene di Sweeney todd! Ti ricordi dove Jo ti ha messo le mani nell’ottavo capitolo, sì? –
-A proposito- si immischia Depp- scusa! Non è stata una mia scelta… forse!- un sorrisetto compiaciuto compare sulle sue labbra. Tim lo fulmina con lo sguardo mollandogli uno scapellotto sulla nuca.
E sapete lei cosa fa? Levata la giacca prende la prima cosa che le capita a tiro e mi mena anche lei!!!!!!
Bhè, in compenso risparmierò sull’ombretto nero per almeno due settimane!!^_^
Quindi, dopo tutto questo ambaradam, io urlo un PROTEGGETEMI, VOI MIE FAN (CIRCA)!!!!!!
Grazie dell’attenzione e alla prossima pestata!

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Capitolo 12
*** Cap12 ***


Cap12
-Sweeney Todd, per l’omicidio di Philip Turpin, di suo fratello, Jason Turpin, e del suo maggiordomo, viene condannato alla pena capitale.-
Le manette sembrarono stringersi attorno ai suoi polsi, intrappolati per sempre.
Todd sapeva come sarebbe finita, ma non gli importava molto, l’unica cosa che voleva era Nellie libera.
E la dea bendata gli avrebbe sorriso:
-Nellie Lovett viene assolta da ogni accusa in mancanza di prove.-
Nellie sospirò sentendo le manette cadere dai suoi polsi doloranti, ma non poteva dimenticare la sorte capitata al suo amato.
Il giudice aveva battuto tre volte il martelletto, cui rumore secco era in perfetta armonia con quello dei tacchi della donna che, frettolosa si era avvicinata a Sweeney, sperando in un miracolo.
Ma il fato li avrebbe separati per sempre.
Gli diede un debolissimo bacio, al sapore di lacrime, al sapore di lei, un pietoso gesto d’amore per farsi ricordare in eterno.
Non voleva accettare il fatto che glielo avrebbero strappato via dalle braccia, di nuovo.
Non poteva sopportare di non vederlo più, e questa volta non sarebbe tornato.
Non poteva, non voleva, ritrovarsi di nuovo sola.
Eppure, per quanto quel bacio commosse i giurati nella sala del tribunale, Sweeney venne trascinato via, verso la morte, che, tra poche settimane, l’avrebbe guidato nella tomba.

I giorni sembravano non finire mai, in quella lurida, sudicia, prigione. Di nuovo in carcere: le settimane si sarebbero aggiunte ad una lista infinita di altri giorni passati a fissare il soffitto, con la mente altrove, sperando, in una di queste mattine infinite, di non svegliarsi.
Una sola cosa lo tirava su di morale: Nellie lo veniva a trovare ogni volta che poteva, chiaccherando, stando un po’ insieme, tenendogli compagnia, tentando di rallegrare quelle buie giornate.
Nonostante lei facesse di tutto per renderlo un po’ più felice, coi suoi incontri, Sweeney sembrava sempre più demoralizzato, ma come dargli torto: tra meno di un mese sarebbe salito al patibolo, e da lì, da quella atroce punto, quell’orribile soppalco di legno, avrebbe detto addio al mondo, addio a lei. Eppure, non era la sua imminente morte che lo faceva rattristare, ma era la stessa Nellie: lei, ogni volta che pensava alla perdita enorme che presto avrebbe subito, e quindi molto spesso, provava un tremendo affanno al cuore, e sentiva il bisogno di passare sempre più tempo con lui.
Sweeney, di certo, ne era felice, ma vederla conciata in quello stato, sempre con gli occhi lucidi, pronti a scoppiare in pianto da un momento all’altro, gli faceva capire l’enorme pena che le stava dando e lo faceva star male.
Perciò più lui si angosciava, più lei gli stava addosso e più soffriva. Era un circolo vizioso, da cui c’era un solo modo per uscirne.
-C-come sarebbe a dire s-smettere d-di venirti a-a trovare?- Nellie era decisamente stupita dalla affermazione di Todd. Aveva pensato che, se lei avesse smesso di visitarlo, sarebbe stata meglio, avrebbe sofferto meno, ma la disperata mente della donna, che cercava di trovare conforto in un miracolo per salvarlo, non riusciva ad afferrare questo concetto- N-non puoi chiedermi questo, non puoi farlo!-
-Ascoltami- disse lui, mantenendo la calma, al contrario della amata- Tu non puoi continuare così, stai male, non credere che sia cieco, ti vedo! Giorno dopo giorno… ti stai affannando per venire qui e tirarmi su di morale, come se tu non voglia accettare che accadrà quello che accadrà. Nellie, io mori…-
-Non dire quella parola.- lo supplicò chiudendo gli occhi- Non dire quella parola!-
-Quale? La verità? Che io mori…?-
-Sweeney, ti scongiuro, basta!-
-Morirò? E’ questa la parola che hai paura di sentire? La parola morte?-
-No!- singhiozzò lei, ormai in preda a un pianto isterico- No, io ho paura della parola “morte” accanto al nome “Sweeney Todd”. Q-quante persone hanno incontrato la morte per colpa mia e tua s-senza che avessi mai avuto i sensi di c-colpa?- un altro singhiozzo; si alzò, camminando avanti e indietro per la stanzetta, in cui era loro concesso di stare da soli- Non ho paura della morte, io temo la tua morte.-
Grande era l’amore che leggeva nei suoi occhi, una brillante scintilla che si stava ingrandendo come le sue pupille, e veniva dal cuore ciò che diceva.
-Amore… - iniziò Sweeney fermandola e abbracciandola, ma lei lo interruppe dicendo, tanto decisa quanto disperatamente tenera:
-Io non ti voglio perdere più!-
La strinse forte a sé, iniziando anche lui a versare qualche amara lacrima, pensando a quanto fosse stato ingiusto il fato, mentre la donna lasciava andare ogni pena piangendo:- Non devi temere. Qualunque cosa accada, un giorno, io e te, saremo di nuovo insieme, e niente più ci separerà, mai!-
-Ma cosa farò senza di te?- si disperò la donna.
-Te la caverai, sei una donna forte. M-ma se continui a venire qui il dolore che dovrai patire sarà più grande, lo capisci?-
-L-lo capisco- si convinse Nellie.
-Brava, tesoro- Sweeney sorrise lievemente pensando e ripensando a quante volte lei aveva sempre capito ogni suo gesto, ogni sua azione.
Si separarono lentamente dall’abbraccio:
-E’ meglio che vada, allora?- domandò lei, asciugandosi una lacrima col dorso della mano.
Il sorriso di Sweeney si allargò:- Bhè, abbiamo ancora un po’ di tempo- la fece sedere sul piccolo letto di paglia che si trovava nella stanza- Sarebbe un peccato sprecarlo.-

Avrebbe volentieri fermato il tempo, Sweeney, per stoppare quegli attimi, quei dolci attimi passati con la sua amata, che ora si era appisolata al suo fianco. Entrambi vestiti, si erano solo scambiati delle semplici coccole, niente di più, stavano ad ascoltare il battito del cuore l’uno dell’altra, un cuore carico di amore, ma anche inquietudine e paura.
Sapevano che era l’ultima volta che si sarebbero visti, prima dell’esecuzione, e che ogni singolo secondo era imperdibile e unico, che non bisognava perderlo.
L’orologio sulla parete ticchettava, secondo dopo secondo, troppo velocemente, e il momento in cui si sarebbero detti addio si faceva vicino: solo due minuti. Poco tempo, o almeno, non abbastanza per salutarsi come si deve, quindi non dovevano permettersi di perderne altro.
Sweeney, intenzionato a svegliarla, si fermò improvvisamente a guardare il suo viso angelico, le lucenti palpebre, le lunghe ciglia, rimanendo ammaliato da quanto, in quel momento, sembrasse perfetta, Nellie.
Poteva sembrare una dura, forse una un po’ maldestra, per chi non la conosceva, ma nel vederla in quel momento aveva fatto capire a Sweeney quale casto agnellino stesse per dare in pasto al terribile mondo, senza alcuna protezione. La stava letteralmente abbandonando, da sola, ma non aveva scelta!
Chissà cosa sarebbe accaduto se, quella sera, non fosse andato a cercarla e, quindi, lei sarebbe stata violentata… rabbrividì al solo pensiero.
Certo, non si sarebbe ritrovato in questo guaio, ma Nellie, la sua Nellie, dopo quanto si sarebbe rimessa? Forse addirittura anni, prima che avesse trovato il coraggio di andare avanti e dimenticare.
No, quella era stata la decisione migliore. Nonostante lui non ci fosse stato più, nemmeno Turpin c’era, e non sarebbe passato molto tempo che avrebbe trovato qualcun altro pronto a difenderla, magari meglio di come non avesse mai fatto Todd.
Chissà se l’avrebbe dimenticato… aveva solo lei, e se, con il passare del tempo, si fosse scordata di lui, la sua tomba sarebbe stata ignorata da tutti, e si sarebbe trasformata in un rifugio per erbacce, per infine essere abbandonata anche da esse.
Non poteva farci nulla. Non si può fermare il tempo, il suo corso, la storia… tutto va avanti anche senza di te.
Anche senza di te…
Anche senza di te…
Anche lei sarebbe andata avanti…
Anche lei avrebbe dimenticato…

Non poteva farci nulla.
Le diede un piccolo bacio sullo zigomo:
-Ricordati che io ti proteggerò sempre, e ti amerò per sempre- sussurrò lievissimamente, sicuro che non l’avrebbe sentito.

Spazio dell’autrice: *snif* sappiate che io ho pianto mentre scrivevo qesta cosa *snif* ci ho messo l’anima per far capire quanto lui sia innamorato, triste…. e sfigato!

La porta si aprì cigolante ed entrò un secondino; Nellie si svegliò.
-Coraggio, piccioncini, dovete uscire- informò, con un tono quasi gentile.
I due si guardarono, nessuna parola: tutto quello che dovevano far sapere l’una all’altro se l’erano già detto; si scambiarono un piccolo bacio a fior di labbra, un misero, ultimo, segno d’amore.
-Anche io ti amerò per sempre- gli sussurrò all’orecchio la donna, prima di andarsene: aveva sentito tutto!
Una volta sparito alla sua vista, dopo aver voltato l’angolo che l’avrebbe condotta fuori, Nellie corse via, al suo emporio, dove si lasciò andare, scivolando dietro il bancone, le gambe strette al petto, e pianse, tentando invano di soffocare i rumorosi singhiozzi, proprio come quella fatidica sera. Ma stavolta non ci sarebbe stato nessuno a consolarla, ad asciugarle le lacrime, a stringerla a sé… ora era sola, di nuovo.
Esattamente come quindici anni fa: anche lì pianse, ma, nel suo profondo, sapeva che sarebbe tornato, alla fine… al contrario di ora.
Niente poteva fare…
Nessuno lo poteva aiutare…
Nulla avrebbe cambiato il corso degli eventi…
A meno che…

Tanti tanti auguri a Burton!!!!!!!!!! E anche a me, dato che compiamo gli anni lo stesso giorno che figata!!!!!!!Per questo aggiorno, e non mi stupirei se altre facessero lo stesso solo per augurare a Tim un buon 50esimo compleanno!!
Ho fatto la festa e abbiamo visto indovinate cosa: SWEENEY TODD che forza!!! Mi sono divertita come non mai, soprattutto perché c’era una mia amica che ogni 2per3 sparava una battuta scema inerente al film (soprattutto sui capelli della povera Bonham Carter) quindi risate a 1000!!^_^
Scusate per questa (inutile) spiegazione, ma sono trooppo emozionata ^^

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Capitolo 13
*** cap13- epilogo ***


Cap13
ULTIMO CAPPY DEDICATO A TUTTI VOI!!


La notte cresceva, fuori dalla finestra; anzi, oramai, calava.
Erano le quattro del mattino, quando la guardia di turno, sbadigliando, girava corridoio dopo corridoio. Era stanco morto: aveva fatto il turno di notte al posto di un suo collega che aveva finto di stare male pur di saltare il periodo di servizio, quindi dormire, per assistere all’attesissima impiccagione la mattina seguente fresco come una rosa.
Lui, pultroppo, se la sarebbe persa. Era l’impiccagione più attesa dell’anno, si diceva: Sweeney Todd, colui che ammazzò a sangue freddo i fratelli Turpin, sarebbe stato appeso per il collo tra, si e no, tre massimo quattro ore, non di più.
Intanto il giustiziato si stava godendo la sua ultima notte sulla terra con un’ultima dormita. Non era molto che sonnecchiava: aveva passato metà della nottata a girarsi tra le lenzuola carezzandosi continuamente il collo. Ma, infine, il sonno aveva preso il sopravvento trasportandolo nel mondo dei sogni… per qualche misero minuto!
Qualche topolino aveva deciso di rovinargli anche la sua ultima siesta facendo cadere dei sassolini tra le sbarre della sua minuta finestrella.
Abbastanza irritato spalancò gli occhi e si alzò pronto a strozzare quella dannata forma di vita che lo stava disturbando, ma si ricredette quando le arrivò abbastanza vicino da poterla riconoscere tra i raggi lunari.

Comunque, non potendo vedere l’esecuzione, il secondino decise di fare una visitina a Todd, tanto per fare due ultime chiacchiere con quello definito il carnefice del secolo. Girò l’ennesimo angolo arrivando alla sua cella. Alzando il lume ad olio cercò di adocchiarlo tra il buio e le lenzuola, ma, nonostante ci volle qualche minuto perché se ne rendesse realmente conto, lui non c’era. Corse dentro notando solo allora le sbarre della finestra segate via.
“Come ha fatto?” pensò tra sé e sé la sentinella avvicinandosi alla finestra semi distrutta. Solo allora scorse in lontananza due ombre, un uomo e una donna, che correvano veloci verso una barca ormeggiata al porto londinese.

EPILOGO
Una donna sta appoggiata alla balaustra della sua veranda a fissare l’alba sul mare… il suo mare. Suo marito le ripeteva continuamente:- Anima mia, se potessi, farei sussurrare al mare il tuo nome ogni mattina, così che potesse apartenerti in eterno, che ti riconosca come sua padrona. Padrona del tuo adorato mare, e del mio innamorato cuore- (che caaarinnnoooo^^)
Era fasciata in una leggerissima vestaglia color rosa antico: lì, decisamente, non c’era bisogno di pesanti abiti a coprire dai gelidi venti che imperversavano tra le perennemente scure, quasi malvagie, vie londinesi, no. Anche la sera, la spiaggia e l’acqua sembravano illuminate da una propria luce, accresciuta dai raggi lunari. C’era sempre silenzio, costantemente, interrotto solo dal passaggio di qualche gabbiano e dai più che leggeri rumori casalinghi.
Finalmente aveva realizzato il suo sogno di una casa in riva al mare, con il suo amato neo-marito, a trascorrere il resto dei suoi giorni nella più assoluta e totale tranquillità. Niente più sveglia obligatoria alle quattro del mattino a macellare la carne umana essenziale per un’ennesima giornata di duro lavoro al suo emporio, basta! Tutto finito, tutto un lontanissimo opaco ricordo, che presto si sarebbe trasformato in cenere nelle loro memorie e spazzato via, infine, da un leggero venticello che avrebbe portato con sé una lieta notizia.
Due braccia le cinsero la vita da dietro:- Ti ho già ringraziato per avermi salvato… di nuovo?- domandò sussurrando Sweeney Todd al suo orecchio.
-Di nuovo?- ripetè Mrs. Lovett… anzi… Mrs. Todd, al marito, confusa da quella domanda.
La prese per le spalle facendole fare mezzo giro su sé stessa, in modo che lo guardasse, e appoggiò la propria fronte sulla sua:- Mi hai salvato da una vita di oscurità, il tuo sogno mi ha salvato dalla città che più odio al mondo, e per questo non potrò mai ringraziarti abbastanza, stanne certa… -
-Ehi- lo interruppe abbracciandolo- Siamo qui, sei qui… ed io non ho bisogno di nient’altro per essere felice di aprire gli occhi ogni mattina, perché so che ti ho, e ti avrò per sempre al mio fianco. Cerchiamo di dimenticare tutto, ti va? Di ricominciarci una vita?-
-Certo… - sussurrò Sweeney baciandola, proprio mentre il sole si stava levando all’orizzonte- Ti amo- disse deciso una volta separati e Nellie, nonostante glielo ripetesse continuamente, sentì una gioia sempre nuova nel cuore.
Stettero abbraciati qualche minuto a fissare l’alba, ad ascoltare il battito l’uno il cuore dell’altra e a sentire i loro respiri sereni sui propri volti uniti.
-Questo è un posto meraviglioso- constatò Nellie, la sua voce sembrava non voler sovrastare l’infrangere delle possenti onde contro gli scogli.
-Non è meraviglioso, è solo perfetto- ribattè Sweeney.
Infatti, quel posto aveva un qualcosa di speciale nell’aria, come una magia: le onde, che da lontano, o anche solo da un metro dagli scogli, sembravano brute, imponenti… quando si infrangevano contro le rocce non emettevano che un debole incantevole rumore che aleggiava nell’aria per alcuni secondi rompendo il silenzio.
-Sarà una vita perfetta- sospirò Todd iniziando a sognare- per la nostra famiglia… -
Nellie rise leggermente vedendolo perdersi così facilmente nelle sue stesse parole, rivedendo sé stessa pochi mesi prima:- Già, le nostre vite, la mia… la tua… - gli prese una mano e se la posò aperta sul ventre- e la sua… -aggiunse infine sentendo un bellissimo sorriso nascere sulle labbra del marito.

Allora? E’ o non è il finale più “caria-denti” che abbiate mai sentito? Un po’ banale… però i sogni della Lovett erano quelli, e Burton mi ha già pestato una volta per avergli cambiato la storia, e, tra parentesi, fregato un’idea ^^ (che male!)
RINGRAZIO di sindero cuore Cipollotta Punk, kiomi (voglio vedere qualcosa di tuo in questa sezione prossimamente chiaro??), Dogma, baaaabababab, tre_cool, yuko_chan, nellie 89, irepa94, PotterWatch, Arancina22 e me stessa per esserci sempre stata ^^ un grande abbraccio ragazze. Ma ringrazio anche coloro che hanno semplicemente letto.
Deluderò alcune di voi (credo) dicendo che non so quando ritornerò a scrivere in questa sezione, (ho in porto qualche ff su Sweeney, ma prima devo finirne un’altra) ma chi mi cerca mi trova nella sezione attori/Johnny Depp con la ficcy Behind The Scenes. Comunque continuerò a leggere e recensire, e spero che qualcuna mi raggiunga laggiù assieme a kiomi, dogma e capra tibetana…
Bhè… credo di aver detto tutto perciò… ci si scrive ragazze, alla proxima^_^
P.S: ma siamo solo ragazze che scrivono in Sweeney Todd?

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