amore da killers

di aryanns_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 

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Il rumore delle catene invade le orecchie di Harry.
Le manette gli stringono i polsi che gli fanno male e respira a fatica, troppo agitato. 
Cammina lentamente ma sa che manca poco alla sua cella e che ormai non c'è più niente da fare. Si stringe nella divisa arancione, sbuffa e cerca anche di sistemarsi i capelli ma ricorda che è non può e che si deve rassegnare: avrà i capelli in disordine, per oggi. 
Si guarda intorno e osserva gli uomini nelle celle: qualcuno fischia e qualcuno lo guarda come se lo volesse uccidere, ma tanto lui è abituato a questi sguardi. 
Fa cenno a qualcuno che conosce e le due guardie carcerarie lo strattonano, facendogli spostare lo sguardo verso la cella che lo aspetta. 
«Entra» lui entra senza dire niente e si siede sulla brandina che lo cullerà durante la notte. 
La parete grigia un po' rovinata ad Harry piace. Gli piace anche il gabinetto sporco e la polvere sul copriletto, la finestra rotta e le sbarre che lo separano dal corridoio. 
Quella cella gli ricorda casa.
Quella cella è la sua casa.
«Harry Styles, di nuovo qui» 
Si alza, riconoscendo la voce e imita una risata «Buck, mi sei mancato»
Un uomo in divisa da poliziotto sulla ciquantina, senza capelli e un po' grassottello lo squadra dalla testa ai piedi; i suoi occhi color ghiaccio non lo intimidiscono nemmeno un po' e lui continua a sorridere, felice di essere ritornato.
«Cosa hai fatto adesso? Furto d'auto? Rapina?» chiede, curioso. 
Buck sa già tutto ed Harry ne è a conoscenza, ma resta al gioco cercando di intimidirlo, almeno per una volta. 
Si gratta una guancia «Nessuno dei due» l'uomo annuisce e si gira. 
«Com'era la sua faccia quando la uccidevi?» chiede, stuzzicandolo. 
Harry ride, per niente scalfito e «A dir poco spettacolare»
 
 
 
 
 
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Okay, abbiate pietà di me lol
Ho scritto questa storia perchè ho sognato una cosa del genere la scorsa 
notte e mi è venuta una voglia pazzesca di scrivere qualcosa del genere.
Questo è un prologo, non un capitolo: sia ben chiaro. 
Spero che vi piaccia!
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopro di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di persone, né offenderle in alcun modo.

Harry sente il freddo congelargli la pelle e il senso di solitudine si fa spazio tra le sue ossa scheggiate. 
Respira profondamente e guarda oltre le sbarre: un uomo nella cella di fronte alla sua lo sta scrutando con un'aria assassina, come se fosse disgustato dalla sua presenza, e Harry lo riconosce. 
«Stephen, ancora qui?» l'uomo si fa spazio nell'ombra e il moro ora riesce a notare la sua barba folta e il corpo gracile, le mani piccole e i capelli corti e scuri, la solita bandana tra di essi e gli occhi nocciola.
Stephen ride, tossendo e «Potrei dire la stessa ed identica cosa di te, Harry» si alza in piedi a fatica e si appoggia ad una delle sbarre che li separano.
Nei suoi occhi c'è qualcosa che fa pensare a Harry che in realtà è arrabbiato, molto arrabbiato con lui. 
Tossisce ancora e si porta una mano alla bocca; quando si ricompone sospira e «La conoscevo» fa ancora più freddo di prima, adesso.
Il moro non si scompone, ma si avvicina alle sbarre come se volesse andare da lui e «Che mi importa?» sbuffa e «Anche io la conoscevo, se è per questo» ammette, nascondendo le mani nelle maniche della divisa. 
Stephen scuote la testa e «Non ti capisco proprio» ritorna a sedersi sul pavimento, nell'ombra, e continua a borbottare sottovoce. 
Harry sa cosa sta dicendo e le sue parole lo colpiscono come lame che puntano dritte al suo petto pallido e muscoloso e che lo uccidono lentamente proprio come ha fatto con «Kate!» grida Stephen che da un pugno al muro e «Diamine, Styles! Kate Morrison!» 
I muscoli delle gambe si contraggono e il moro vuole solo sparire e non ascoltare più le lamentele dell'uomo che lo feriscono senza ritegno.
Non vuole sentire cos'altro ha da dire e sopportare ancora le grida di Stephen, così posa lo sguardo sulla finestra rotta e rassicurata da delle piccole sbarre che ne impediscono il passaggio e «Non mi interessa»
 
 
 
 
 
 
 
Sente dei passi frettolosi farsi sempre più vicini e rumorosi e si avvicina alle sbarre per vedere chi sia: non è sorpreso di vedere una delle tante guardie carcerarie fargli cenno, segno che lo dovranno portare da qualche parte. 
La chiave gira nella serratura, sente il rumore dell'apertura e «Lavori forzati»
Harry annuisce e si lascia mettere le manette che a contatto con la sua pelle sembrano bruciare ed esce dalla cella, seguito dalla guardia che gli tiene stretto il braccio destro con una presa così forte che probabilmente lascierà segni sulla sua pelle. 
Camminando nel corridoio il moro sente tutti gli occhi dei prigionieri su di se, ma continua il suo cammino verso il campo dei lavori. 
La guardia apre la porta verde di fronte loro, e l'aria fresca del mattino scompiglia i capelli di Harry facendolo rabbrividire per un attimo, un singolo ma lungo attimo che gli riporta alla mente ciò che ha fatto e il freddo che faceva quel giorno.
Qualcuno gli passa un piccone arrugginito alla punta e con il manico di legno un po' rotto e traballante, ma Harry è troppo immerso nei suoi pensieri per vedere chi fosse, e si incammina verso il centro del campo, dove altri prigionieri stanno lavorando su delle rocce. 
Incomincia anche lui a puntare verso di esse e a dare le prime picconate e dopo un po', stremato, si da una tregua e guarda in giro. 
Una folta chioma bruna cattura la sua attenzione e «Non credevo che anche le ragazze lavorassero qui» si passa la manica destra della divisa sulla fronte, pulendosi dal sudore e dalla polevere. 
L'uomo al suo fianco si massaggia la schiena e e si raddrizza con una smorfia di dolore sul volto, respira lentamente e si volta verso il ragazzo. 
«Solo quelle che hanno fatto qualcosa di molto grave» 
Il moro si incuriosisce, ma riprende il suo lavoro e «Cosa ha fatto?» chiede, inconsapevole della risposta che riceverà. 
«Cose che non vorresti mai sapere» 
Harry annuisce e decide di non fare più domande: aspetterà.
 
 
 
 
 
 
 
Appena ritornato in cella viene accolto da Stephen che, con uno slancio, si alza in piedi e raggiunge le sbarre per parlargli e «Come hai potuto!» urla, catturando l'attenzione del moro che, appena sentendo quelle parole, rimane interdetto e incomincia a torturarsi le mani quasi congelate. 
Sbuffa e «Ancora con questa storia?» gli ringhia contro, creando nuvolette con il suo respiro a causa del freddo. 
L'uomo non si da per vinto e «Era mia nipote, prentendo di sapere» urla, e solo adesso Harry capisce quale fosse il legame tra i due e il perchè fosse così interessato alla sua uccisione. 
Lo ignora ed incomincia a contare le crepe sul soffitto che improvvisamente, ai suoi occhi, sono diventate molto più interessanti dell'essere partecipe ad una discussione con il suo vicino di cella. 
«Non ignorarmi» cattura la sua attenzione con un minimo sussurro, come se lo stesse pregando di dargli più informazioni su ciò che ha fatto. 
Il moro si siede sul letto impolverato e si passa una mano tra i capelli, tenendosi la testa tra le mani. 
«Era la migliore amica di mia sorella e avevo una cotta per lei da quasi cinque anni e lo sapeva benissimo, pensa che una volta mi ha anche baciato!» ride amaramente, ricordando quell'episodio, poi si schiarisce la gola e continua.
«Un giorno l'ho vista con un ragazzo e mi sono sentito così rifiutato che non ne hai idea. Allora ho colto l'occasione: doveva pagarmela e io volevo ritornare qui, strano ma vero. 
Quattordici accoltellate al petto. Non me ne pento per niente, sappilo» 
Stephen, che fin'ora ha ascoltato il breve racconto in silenzio, indurisce la mascella «Sei un bastardo.» gli ringhia. 
Harry annuisce, poi sorride e «Lo so»
 
 
 
 
 
 
 
«Harry?» il moro, che stava sonnecchiando nel suo letto, mugugnò qualcosa sentendo chiamarsi da una voce dolce e chiara. 
«Harry svegliati» borbotta un "che vuoi?" e alza la testa dal cuscino, si stropiccia gli occhi e pian piano mette a fuoco la figura di fronte a lui.
Non crede ai suoi occhi: forse sta sognando o forse no ma fatto sta che la ragazza in piedi nella sua cella è reale. 
«Kate?» 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Partiamo dal fatto che fa schifo: l'ho scritto tre volte eppure 
non riesco a scrivere nulla di eclatante...
Passiamo al fatto che questa storia è tratta da un mio 
sogno quindi, ovviamente, solo il prologo è tratto da esso e
la storia la devo continuare io e non è per niente facile. 
Spero che vi piaccia ugualmente :)
baci, aryanns_

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopro di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di persone, né offenderle in alcun modo.
 
Ed è proprio quando pensi che tutto sia finito che ricomincia daccapo. 
 
 
La cascata di capelli castano chiaro le incornicia perfettamente il volto, dandole un'aria angelica, gli occhi azzurri lo scrutano silenziosamente provocando crepe sulle mura che in tutto questo tempo ha costruito e le sue labbra carnose, ora socchiuse, ad Harry sono mancate.
Si sente soffocare, come se ci fosse una mancanza d'aria, ed è come se fosse andato tutto a puttane. 
Tutti i progressi che ha fatto sono stati distrutti in un secondo, lasciandone nemmeno una briciola e Harry, ora, non fa nient'altro che guardare con stupore colei che ha provocato tutto questo.
Kate sospira e «Non spaventarti, ti prego» 
Il moro scuote la testa, come se volesse mandarla via e «Non sei reale» dice, si passa una mano tra i capelli e chiude gli occhi per un attimo. 
Kate, dal canto suo, si avvicina a lui e gli mette una mano sulla spalla «Non avere paura di me, Harry» 
Lui in risposta si sottrae dalla sua presa «Vattene»
Le mani gli tremano e il cuore batte all'impazzata, respira a fatica e ha le labbra e la gola secca. 
Kate rimane spiazzata e «Non dire così» sussurra. 
La sua voce è chiara e cristallina nel silenzio che li circonda e il moro cerca di non farsi prendere dal panico e dalla paura, si passa una mano tra i ricci scuri e sospira. 
«Cosa vuoi da me?» non urla, bensì quasi bisbiglia come se stesse pregando. 
Kate si siede di fianco a lui sul letto e «Voglio che tu mi dica il vero: perché mi ha uccisa?» 
Harry di irrigidisce e non è pronto a dire la verità ma prende coraggio e «Io non volevo» sussurra, una lacrima che gli solca una guancia che, prontamente, Kate asciuga con una manica della sua giacca in denim.
«Lo so» gli sorride, incoraggiandolo a continuare. 
Il moro fa un respiro profondo e «Gemma aveva bisogno di soldi e...» 
Kate lo blocca, sorpresa e «Gemma?» chiede, per avere una conferma. 
Harry annuisce «Mia sorella non sapeva come pagare l'affitto e l'avrebbero cacciata di casa se io non lo avessi fatto e quando sono ritornato da qui lei non mi voleva a casa sua e...» si blocca, sentendo che si sarebbe messo a piangere come un bambino se non si fosse fermato. 
«Harry, hai rubato a casa mia?» chiede Kate, le All Star consumate che continua a strofinare tra loro. 
Il riccio la guarda negli occhi, le lacrime che cercano di uscire e i jeans strappati «Io...» 
Kate lo abbraccia, sapendo già la risposta, e Harry sulla sua spalla incomincia a piangere come un bambino, i singhiozzi che non lo lasciano respirare e il volto bagnato. 
I tre tatuaggi sul petto che sembrano bruciare e il freddo che lo avvolge «Lei mi ha costretto -incastra le sue gambe con quelle della bionda- Io ti amavo» 
Kate sorride e «Anche io ti amavo, Harry» una mano che gli asciuga le lacrime e l'altra stretta tra le dita del moro. 
Ed improvvisamente i loro volti sono così vicini che i loro nasi riescono a scontrarsi, Harry unisce le loro labbra in un dolce bacio e... il buio. 
 
 
 
 
 
 
 
«Harry, tutto bene?» 
Chiamato in causa, si guarda intorno fino a notare due figure difronte alla sua cella. 
Passa una mano tra i suoi capelli, scompigliandoli e «Sì, va tutto bene»
Ed ora capisce che era tutto un maledettissimo sogno, che Kate non sarebbe ritornata e che quel bacio non c'è mai stato. Ma era tutto così reale. «Che ore sono?» chiede, frastornato. 
Buck lo guarda sapendo che c'è qualcosa che non va ma silimita a rispondere con un «Le cinque del mattino, hai visite» 
Il moro lo guarda confuso «Visite?» 
Lui annuisce e apre la cella, gli mette le manette e lo trascina lungo il corridoio che porta alla sala delle visite. 
Appena apre la porta il bianco delle pareti fa serrare al moro gli occhi poi, abituato alla luce, li riapre lentamente. 
Quattro tavoli occupano la stanza, ognuno con due sedie bianche accostate agli estremi. 
«Niall?» chiede, vedendo una testa bionda seduta ad una delle due sedie del terzo tavolo e sa che non può essere nessun altro se non il fratello di Kate «Che diamine ci fai qui?» ha lo sguardo adirato e la fronte aggrottata. 
I suoi occhi azzurri sembrano volerlo carbonizzare sul posto e tra le mani ha un libricino rilegato in cuoio un po' rovinato ai bordi e con una cordicella che lo avvolge per chiuderlo.
«No, tu che ci fai qui. Me lo avevi promesso, Harry: mi avevi detto che non ti saresti più cacciato nei guai!» urla, furibondo. 
Una delle guardie carcerarie gli dicono di abbassare il tono e Harry si avvicina al tavolo, si siede alla sedia libera «Ho i miei motivi» 
Il biondo sbuffa e «Beh, in ogni caso mia sorella voleva che tu avessi questo» gli porge il libricino che Harry afferra con prontezza «Faresti meglio a non leggerlo adesso» 
Il moro alza lo sguardo dall'oggetto che ha nella mano destra e «Niall, mi hai perdonato?» chiede, con ingenuità.
Niall si alza in piedi spostando la sedia e provocando un rumore assordante nel silenzio e «Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto, Styles» 
Harry annuisce con il groppo in gola e Niall che è appena uscito dalla stanza. 
 
 
 
 
 
 
 
Appena rientra nella cella nota un cambiamento: c'è un letto in più.
E non si sente più solo, sente di poter sopravvivere in tutto quel macello di vita. 
«Hai un nuovo compagno di cella» annuncia una delle guardie che tiene per il braccio un ragazzo.
Harry ride e «Credevo che vi foste spaventati dopo quello che è successo a Louis Tomlinson» il sorriso malandrino sul volto e una mano sulla pancia. 
Lasciano entrare il ragazzo e Harry si da qualche secondo per osservarlo attentamente. 
I capelli scuri, la barba e la pelle ambrata fanno incuriosire Harry, magro, alto e i pantaloni arancioni che gli fasciano le gambe, un anello alla mano sinistra e gli occhi grandi e marroni. 
«Harry, quel poverino è finito in manicomio, non ridere» lo ammonisce la guardia dagli occhi azzurri. 
Dopo aver chiuso la cella li lascia socializzare, andando a controllare gli altri carcerati. 
«Sono Zayn Malik» si presenta porgendogli una mano che Harry accetta con titubanza. 
Gli sorride e «Harry Styles» 
Zayn si avvicina al letto, sedendosi su di esso e quando nota che è duro come il marmo fa una smorfia e «Amico, come fai a dormire su questo coso?» chiede.
Harry ride e «Oh, ci prenderai l'abitudine» si sdraia sul suo letto e guarda il soffitto.
C'è un attimo di silenzio che Harry spezza con una domanda banale, tanto per conversare «Da dove vieni?»
Zayn si passa una mano tra i capelli e «Bradford, tu?»
Il riccio sospira al ricordo della sua amata città «Holmes Chapel
«Come ci sei finito qui?» domanda, incrociando le mani sul ventre.
Zayn sorride «Ho ucciso mio padre, diciamo che me la doveva...pagare» risponde, rigirandosi l'anello tra le dita «tu?» continua. 
Harry si guarda intorno e «Ho ucciso la migliore amica di mia sorella» nasconde il libricino di cuoio che Niall gli ha dato quando gli ha fatto visita sotto il cuscino. 
«Oh.» si limita a dire, nascondendo le mani nelle maniche della divisa arancione «Era carina?» 
Harry si mordicchia il labbro e «Non era carina, era bellissima» risponde. 
«Lo immaginavo -annuisce il moro- Quelle belle provocano sempre guai»
Ed il riccio ride e non fa altro che pensare "non sono più solo, ora
 
 
 
 
 
 
 
 
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hello peopleeeeeee. 
Sono felicissima jvhbfgkf (zayn è entrato in scena, ecco il perchè) 
Okay, ora si capisce il vero motivo per cui Harry ha ucciso Kate. 
E NIALL AWWWWWWWW MIO AMATO NIALL omg. 
Poi si capirà a cosa serve quella specie di 'diario' e cosa c'è
scritto dentro. 
Quando a Harry... raga, io tifo Karry a morire omg 
Poi quella ragazza dei lavori forzati che ho fatto entrare in scena
nello scorso capitolo ri-apparirà e capirete il suo ruolo jfkgfj
Se non lo avete capito Kate è la ragazza nel banner: EMILY DIDONATO 
(non è bellissima? pft) 
Anyway, spero che vi piaccia! 
Un bacio, 
aryanns_

 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo tre. ***


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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di persone, né offenderle in alcun modo.

"Per sempre? Per sempre"

I piedi nudi si muovono freneticamente sulla sabbia calda e la divisa arancione che indossa ogni giorno è stata sostituita da dei pantaloni -fin troppo- stretti neri e da una camicia bianca con le prime asole vuote e i bottoni neri. 

L'acqua lo bagna fino alle caviglie e sospira, stanco di camminare. 
Si siede sulla sabbia asciutta, stremato e porta le sue ginocchia al petto che si abbassa e si alza ad intervalli regolari; poi la vede: il vestito lungo azzurro la fa sembrare una dea, i capelli legati in una crocchia ordinata e lo sguardo su di se fanno sentire a disagio il riccio, che si passa una mano tra i capelli, agitato. 
«Kate» sussurra, giocando con un bottone della camicia quasi del tutto -ormai- staccato. 
La ragazza pare non sentirlo e continua a camminare sulla riva con il vestito bagnato sullo strascico e le labbra socchiuse. 
Gli va incontro e si siede di fianco a lui sulla sabbia. 
Apre la bocca pronta a parlare ma la richiude capendo che -forse- è meglio far parlare Harry per primo, il quale annuisce e «Dove sono?»
«Io... -esita qualche istante per cercare le parole giuste- io, davvero, non ne ho idea» bisbiglia. 
Lui annuisce e si passa una mano tra i capelli scuri «Sto sognando, vero?»
«Sì» 
Si stropiccia un occhio e «Tu non hai idea di quanto sia difficile -la mora cerca di sopprimere le lacrime, inutilmente, per niente pronta ad affrontare il discorso che Harry sta iniziando- svegliarsi ogni giorno in una cella sporca e puzzolente, la sete che ti travolge, la stanchezza per i lavori forzati, il senso di solitudine e sapere di non avere quasi mai visite, forse perchè a nessuno importa»
La ragazza ha lo sguardo confuso e il volto bagnato, si asciuga le lacrime salate e «A me importa»
Lui, in risposta, ride e scuote la testa «Già, ma tu non puoi venire a farmi visita, Kate: sei morta, ricordi?» dice ironicamente. 
Lei punta il suo sguardo sulle increspature del mare e «So che è difficile ma...»
«Ma niente, Kate! -ha gli occhi lucidi e cerca di non darlo a vedere- Io non riesco ad andare avanti, diamine! È tutta colpa mia, non avrei dovuto ascoltare Gemma, lo so! E mi sento in colpa ogni giorno per quello che ho fatto, ok? Quindi non mi venire a dire che è difficile ma che ce la posso fare!» urla il moro con le mani che tremano e il naso freddo. 
«Ma io ci sarò, Harry! Se magari mi lasciassi parlare invece di dire cose che non ho assolutamente pensato mi faresti un grande favore» sospira, alzandosi dalla sabbia ed incominciando a camminare lontano da lui. 
«Non te ne andare anche tu, Kate -tira un sospiro di sollievo quando la ragazza si ferma- rimani, per favore» dice quasi bisbigliando con tono supplicatorio. 
Lei si asciuga le lacrime lasciate sfuggire e «Io non ti lascio, Harry» gli si avvicina fino ad arrivargli ad un palmo dal viso «Mettitelo in testa, diamine» 
Il riccio pone fine alla distanza che c'è tra loro e la bacia: le labbra morbide che si scontrano tra loro e le guance arrossate, una mano sul viso di Kate e l'altra sul suo fianco. 
Si alza lentamente dalla sabbia per raggiungere la ragazza in altezza che stringe le sue mani intorno al collo del riccio con una mano tra i suoi capelli e con i piedi che le fanno male perché è in punta di piedi ed il riccio è troppo alto per lei. 
Incrociano le loro lingue in un bacio che di casto e puro non ha un bel niente e si staccano solo quando non hanno più fiato. 
Rimangono abbracciati per qualche minuto che per Harry "È troppo poco" ma la mora pone fine a quel contatto e lo guarda intesamente negli occhi per poi stringergli la mano destra e intrecciare le loro dita. 
Harry sorride, euforico, e «Scusa» 
Kate accenna un sorriso e annuisce «Scuse accettate, per ora»

 
 
 
 
Il libricino di cuoio sembra bruciare a contatto con la sua pelle chiara e quasi non riesce a respirare, sentendosi soffocato dalla piccola e affollata stanza.
«Che cos'è?» chiede Zayn. 
Ormai Harry ha scoperto molte cose sul suo compagno di cella: odia i Coldplay che poi "come cazzo fai, Zayn?", ha letto solo un libro (se il "libro della giungla" lo si possa considerare tale), ha tre sorelle e una madre perennamente assente, ha solo diciannove anni e a quattordici ha rubato la macchina del suo patrigno per andare ad una festa in Camden Town ma dopo venti minuti era già a casa con due polizziotti al suo fianco e sua madre che gli faceva una ramanzina, non ha una camera tutta sua e gli piace disegnare, odia le fotografie perchè dice che odia vedere i cambiamenti, ha una ragazza che "È una bomba" ed Harry non sa se crederci o meno ma fa niente, è andato ad un concerto di Chris Brown, è già stato arrestato due volte e l'hanno appena trasferito da Bradford a Londra, ma soprattutto Harry ha scoperto che Zayn è molto curioso.
«Niente di che» risponde e lo apre comunque, con lo sguardo del moro che non accenna a spostarsi dalla sua figura.
La calligrafia ordinata di Kate la riconosce subito e si affretta a leggere la prima pagina. 
 
"Caro diario, 
non ti ho di certo comprato perché ho voglia di chiederti dei consigli (sarebbe da stupidi), bensì per scrivere i miei segreti e riflessioni più oscure -alcune anche divertenti- e profonde. 
Ma (sì, c'è un ma) ci sono cinque regole da rispettare. 
Numero uno: non ti scriverò mai dei miei rapporti sessuali o non, mettitelo in testa. 
Numero due: non ti scriverò ogni giorno, mi dispiace. 
Numero tre: non ti scriverò della mia mia madre. 
Numero quattro: non ti scriverò mai di ciò che faccio a tutte le ore della giornata, sappi solo che non sono una bella visione da incazzata. 
Numero cinque: tu che leggi, non metterti a ridere. 
Ah, dimenticavo: potrei infrangere una di queste regole qualche volta" 
 
Harry prende aria e gira la pagina, pronto a leggere. 
 
"23 marzo.
È parecchio imbarazzante ma una volta sono entrata nel bagno degli uomini e ho aperto una di quelle cabine water dei bar e la visione di un uomo sulla settantina sul cesso non è stata delle migliori. Non l'ho mai detto a nessuno.
Una volta ero ubriaca ad una festa e mi sono tolta il reggiseno. 
Il punto è che avevo quello con la mucca Carolina disegnata sopra ed, ecco, era presente anche il ragazzo che mi piaceva lì dentro!
Mio fratello mi ha fatto riflettere su una cosa: potranno mai piovere polpette?
No, perchè il film ci ha fatto pensare parecchio e la mia risposta è no, non potranno mai piovere polpette quindi, Niall, dovremmo guardare meno film e uscire un po' di più."
Fa una breve pausa, ridendo, e passa alla prossima pagina che, diversamente dalle altre precedentemente lette, è più sbiadita e scritta molto di più.
"27 marzo. 
Oggi ti voglio parlare di una persona: Gemma. 
Chi è Gemma? Gemma è la mia migliore amica, la migliore amica di sempre perchè per me c'è sempre stata quando stavo male per un ragazzo, quando i miei hanno divorziato, quando mio padre mi ha picchiata, quando Niall è andato al college e soprattutto quando mi sono innamorata davvero per la prima volta. 
Ma sinceramente non l'ha presa molto bene perché il ragazzo di cui mi sono innamorata è suo fratello (che è tre anni più piccolo di me) e dice che è un bambino e che la nostra storia sarebbe impossibile. 
Spero vivamente di no. -Harry sorride, abbastanza felice- In più dice che ha già una ragazza che ama, Jessie, e ci sto male ma so già cosa fare. 
-Dimenticarlo. 
-Evitarlo.
-Dare ragione a Gemma.
Quindi, il piano inizia da domani e augurami buona fortuna perchè non voglio fare la figura della cretina."
 
«Styles?»
Il riccio scuote la testa e si volta verso la direzione da dove proviene la voce rauca che ha interrotto la sua lettura. 
«Stephen, che diamine vuoi?» 
Zayn è molto confuso e si siede composto sul letto disfatto. 
L'uomo della cella di fronte alla loro ride e «Oh, ora hai anche un amichetto» 
Harry indurisce la mascella e stringe i pugni «Stai zitto» ringhia avvicinandosi alle sbarre. 
«Harry, siediti» sussurra Zayn, cercando di calmarlo. 
Il moro, vedendo che non si muove ma rimane lì impalato, si alza e lo prende per un braccio trascinandolo lontano e lo fa sedere sul letto. 
«Non è ciò che vuoi, vero? Perchè se ci litighi le guardie vengono qui e ti cambiano subito di cella. È davvero quello che desideri?»
Il riccio si calma per un attimo e sbuffa «Hai ragione» annuisce, sentendo che non vuole andarsene da lì. 
«Bene» dice il moro, dandogli una pacca sulla spalla. 
L'uomo continua ancora a gridare contro Harry che lo ignora -anche se vorrebbe rispondergli- e che guarda la finestrella rotta. 
 
 
 
 
 
Il campo dei lavori forzati è pieno e freddo e il piccone in mano ai due è pesante e faticoso da sorreggere; le guardie li stanno guardando da lontano e il loro sguardo mette in soggezione tutti i prigionieri presenti. 
«Sai, a volte vorrei non aver fatto quello che ho fatto» dice Zayn asciugandosi la fronte sudata «Non starei qui, adesso» 
Harry annuisce e «Anche io, ogni singolo giorno» guarda il cielo chiaro che gli fa chiudere gli occhi per un attimo «Se non lo do a vedere non vuol dire che io non mi penta di ciò che ho fatto. Sono solo molto stupido, tutto qui»
Si sente un urlo e una delle guardie si dirige verso la parte opposta a quella dei due ragazzi con in mano una pistola nera che luccica a causa del sole. 
«Sei un bastardo! Un lurido bastardo!» i due scorgono la figura di una ragazza che  sembra avercela con un altro prigioniero e gli sputa in faccia, anche se strattonata dalle guardie presenti. 
Il riccio la riconosce subito: è la ragazza della scorsa volta, l'unica ragazza del gruppo.
 
La portano dalla parte di Harry e Zayn e per un attimo si guardano in faccia, molto confusi ma altrettanto stanchi. 
Osservano la ragazza che se ne accorge e «Che volete voi due?» ringhia contro di loro. 
Zayn sbuffa e «Bel caratterino» continua a dare picconate sulla roccia che sta torturando ormai da mezz'ora. 
La ragazza gli riserva uno sguardo di fuoco e il riccio ride, calmo. 
Zayn sorride e si ferma per qualche istante ma poi riprende «Quindi, come ti chiami, bambolina?» 
La ragazza non si ferma per un attimo di dare colpi e «Di certo non bambolina» sussurra, abbastanza stanca anche lei. 
«Ah, non me lo vuoi dire?» la mora non gli risponde e «Beh, in tal caso io sono Zayn e lui è Harry» dice, sicuro di se. 
Lei, in risposta, sbuffa e continua a lavorare, ignorandoli. 
«Come vuoi»
«Dani» si alza, massaggiandosi la schiena, e «Sono Dani»
 
 
 
 
 
«L'hai vista? Un pensierino su di lei lo farei eccome, amico» ride Zayn mangiando l'insalata che hanno dato per pranzo ai prigionieri nella mensa del carcere. 
«Non può funzionare, Malik, mi spiace» risponde il riccio sorridendo. 
I tavoli sono affollati di uomini pieni di tatuaggi e piercing dall'aria feroce e cattiva e le ragazze sono tutte ad un tavolo per loro, circondate dalle guardie che ne stanno dividendo due coinvolte un una piccola rissa, cose da tutti i giorni. 
«Mi piace il nome Dani, sai?» dice il moro. 
Il riccio ride e «Non avevo dubbi» 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Sarò breve questa volta. 
Non mi odiate, per favore. 
Vi ho fatto aspettare due settimane e in più il capitolo 
fa davvero schifo e mi sembra che stia facendo diventare 
questa storia banalissima!
Il punto è che sono stata occupatissima, sia per la scuola
sia per la famiglia. 
Fatemi sapere ciò che pensate e spero che vi sia piaciuto
ugualmente. 
baci, 
aryanns_

 
 

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