I never Know You

di Cioccolataconpanna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un anno in più... ***
Capitolo 2: *** I won't soothe your pain.I won't ease your strain ***
Capitolo 3: *** Can you tell me the true? ***
Capitolo 4: *** Hoping one day you’ll make a dream last But dreams come slow and they go so fast. ***
Capitolo 5: *** Enough to make my systems blow ***
Capitolo 6: *** It’s going down, I’m yelling timber ***
Capitolo 7: *** And suddenly it's hard to breathe ***
Capitolo 8: *** Divergent ***
Capitolo 9: *** I don’t want to feel that ***
Capitolo 10: *** Part 1.-Maybe I had said, something that was wrong ***
Capitolo 11: *** Part 2.-I’m coming on like a hurricane ***
Capitolo 12: *** I'll fall but I'll grow ***
Capitolo 13: *** Questo non è un capitolo... ***



Capitolo 1
*** Un anno in più... ***


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Pov Ryan


Aprii l'occhio destro,lo richiusi.
Aprii anche l'occhio sinistro,richiusi immediatamente.
Al diavolo il sole delle sette di mattina del lunedì.
Alla fine mi alzai e svogliata andai vicino all'armadio e mi misurai...tradizione imbarazzante quella di misurarsi una volta all'anno.
WOW,ero cresciuta di sei centimetri rispetto all'anno scorso. Ora ero 176 cm!Di sicuro mia madre,mi dava delle pastiglie con gli ormoni della crescita*,non potevo crescere così tanto!
 Guardai l'orologio:7.20!Ero in super ritardo!
Corsi in bagno per lavarmi.
Sgusciai fuori dal pigiama e mi infilai nel getto dell'acqua bollente.
Non dovevo stare molto,l'acqua calda costava molto,quindi mi sbrigai.
Sì,la mia famiglia non si poteva permettere molto,quindi era meglio risparmiare. Famiglia che parola grande.
Siamo solo io e la mia teen-mamma single...e ovviamente i miei zii.
Io adoro quella donna:ha uno spirito da adolescente e uno forza di volontà di ferro. E' grazie a lei che ora sono quello che sono.
Mi ha cresciuto da sola,senza chiedere un centesimo a nessuno e senza l'ombra di un uomo al suo fianco. Non mi ha fatto mai mancare niente,anche quando spesso non potevamo permettercelo.
Si spacca la schiena,per più di nove ore al giorno,per viziarmi. Lei è la mia migliore amica e le somiglio molto:se non fosse per il colore dei capelli e degli occhi.
Uscii dalla doccia e mi misi l'accappatoio giallo,con le papere...era un regalo della nonna,alquanto imbarazzante però.
Andai allo specchio,lo pulii dall'appanno e vidi la mia immagine specchiata...ero un mostro.
La pelle era troppo bianca,i canini più lunghi rispetto alle altre persone e la fronte imperlata di piccoli e fastidiosi brufoli. Non mi definivo una bella ragazza...la mia autostima faceva schifo. Ero comune:zigomi alti,folte sopracciglia scure,due irritanti fossette sulle guance,occhi blu e dei capelli impossibili da pettinare e di un colore che non riuscivo a capire. Troppo alta per la sua età e magra,questa era l'unica cosa che mi piaceva.
Presi un pettinine e cercai di disfarmi i nodi,che quei dannati capelli mi provocano sempre.
Presi l'asciugacapelli ed iniziai ad asciugarli. Dieci minuti dopo avevano la forma boccolosa di mia madre e il coloro castano-biondo che tanto mi caratterizzava. Non avevo mai capito la giusta tonalità:o erano troppo scuri per essere biondi oppure troppo chiari per essere castani. Modestamente mi piaceva definirli color ambra,donava un tocco in più di originalità.
Mi specchiai un altra volta:ero alla ricerca di una ruga nuova o di qualche capello bianco.
Guardai i miei occhi blu intenso luccicare dalla rabbia:cavoli!Dovevo rifarmi i baffetti e le sopracciglia!Stupido mono-ciglio e baffetto alla Hitler.
Penso che il colore degli occhi l'abbia eredito da mio padre,anche se non so chi sia. Sono andata a intuito,perchè nella mia famiglia hanno tutti gli occhi celesti. Figurati se io non prendevo un colore diverso!
Non conoscevo mio padre e sinceramente non mi importava. Avevo passato troppi compleanni a sperare che lui comparisse magicamente davanti a me e che,mi vedesse spegnere tutte le candeline in un soffio sole e che dicesse:"Brava Ryan,ce l'hai fatta!Ti meriti una fetta di torta tripla!". O che mi chiamasse “principessa”,oppure che spaccasse la faccia al mio ragazzo.
Per me lui è morto in guerra,mentre cercava di recuperare alcune provviste.
Aprii l'armadietto alla ricerca della scatoletta della Vet,contenente le striscioline di ceretta.
Seriously?Erano finite?
Scesi di corsa le scale.
"Caroline Forbes!?Hai finito tu tutte le striscioline di ceretta?" domandai.
Lei si voltò verso di me."Tesoro,mi stava crescendo il baffo alla Hitler!".
Risi."Mamma,questa battuta la posso usare solo io" risposi fingendomi offesa.
Lei mi abbracciò e io sorrisi."Tanti auguri piccola mia. Buon sedicesimo compleanno Koala!".
Il mio sorriso si spense."Mamma l'anno prossimo sarò più vecchia di te!".

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Pov Caroline

 

Non ci potevo credere. La mia bambina,la mia piccola Koala,stava diventando grande. Mentre io stavo invecchiando...ma col cavolo!

Avevo smesso di invecchiare ormai da diciotto anni ed al contrario di Elena,Stefan o Damon,io ero contenta.

Io ero contenta perchè non dovevo preoccuparmi di comprare creme anti-age,fare vari lifting o la tinta per coprire gli eventuali capelli bianchi....ero contenta di essere giovane per sempre. Anche se come conseguenza dovevo nutrirmi di sangue.

Certo,quando Ryan scoprì della mia natura fu un trauma per lei. Aveva solo dieci anni.


 

Quattro anni fa


 

Avevo chiuso la porta della mia minuscola stanzetta,come facevo sempre quando dovevo nutrirmi dalle sacche di sangue;anche se con l'odore di muffa e carta da parati umida,era difficile farlo.

Non sapevo perchè vivevamo in un posto squallido:mi sarebbe bastato soggiogare qualcuno per avere una villa,ma il mio maledetto orgoglio me lo impediva. Volevo che mia figlia avesse una vita,il più normale possibile.

Ero così presa dal sapore di sangue,da non vedere entrare mia figlia con una verifica in mano. Avevo dimenticato di chiudere la porta a chiave.

Era circa una settimana che non mi nutrivo,per vari motivi,e la sete era diventata insopportabile.

"Merda" farfugliai,con la voce impastata dal sangue.

Fissai mia figlia,lei fissò me. Avevo ancora la faccia sfigurata dai canini e gli occhi iniettati di sangue. Cercai con tutto la mia forza di non saltarle alla gola. Lei era ancora sull'uscio della porta,sentivo il sangue pulsare nell'arteria,invitandomi a berne il contenuto. Distolsi lo sguardo.

"Esci da qui!"ordinai,sicura di non controllarmi se fosse stata ancori lì.

"Mam..."

"FUORI!" urlai sbattendola brutalmente fuori dalla mia camera.

Mi accasciai dietro alla porta,prendendomi la testa tra le mani. Inspirai ed espirai. Continuai così,per un minuto. Poi mi calmai.

Aspettai che i sensi di colpa che mi attanagliassero,infatti non tardarono ad arrivare.

"Sei un mostro,Caroline!E' tua figlia!Come solo hai potuto pensarlo?Idiota!Devi nutrirti meglio!" mi rimproverai ad alta voce.

Poi mi misi a piangere e,facendomi coraggio,andai nella stanza di Ryan.

Non sapevo come avrebbe reagito,cosa avrebbe pensato o fatto. E la cosa mi spaventava terribilmente.

Bussai.

Non aprì.

Bussai più forte.

Non aprì.

Allora buttai giù la porta.

La trovai intenta a sistemare un telo nero sulla finestra."Non entrare mamma!O ti brucerai!" disse tra le lacrime e mi si precipitò tra le braccia.

Iniziai a piangere,stringendola più forte al mio petto."Tesoro leggi troppi libri!Ho un anello per quello!Ora ti spiegherò tutto...però quella dobbiamo sistemarla!" dissi,lanciando uno sguardo alla porta che era sul pavimento,rotta in due pezzi.

Poi le raccontai tutta la storia.

Ryan sapeva tutto,ormai,del mondo del sovrannaturale.

Però,prendevamo tutte le precauzioni possibili per non procurarle guai. Indossava una braccialetto pieno di charme alla verbena,che non toglieva mai. In più beveva quella erba nauseabonda ogni giorno,per evitare il soggiogamento.

La prudenza non è mai troppa!

Però quello che mia figlia non sapeva,era come avevo fatto ad rimanere incinta di lei quando ero vampira e chi fosse il padre.

Le avevo detto una storiella:Sono rimasta incinta di te a una festa,ero molto brilla. Dopo la tua nascita ho avuto un incidente e lo zio Damon mi ha salvato.”.

Zio Damon,Zia Elena,Zio Jeremy e Zia Bonnie. Loro erano gli zii adottivi,di mia figlia,anche se per alcuni aspetti potevano passare per suoi compagni di classe.

E se la spassavano come dei matti.

Damon ed Elena stavano insieme e,invece,Bonnie e Jeremy si erano sposati,con Bonnie che era al quarto mese di gravidanza.

Riguardo alla mia vita sentimentale,come dire...faceva schifo.

Non avevo un uomo da sei anni e non vedevp il mio storico fidanzato e primo amore dal giorno in cui gli comunicai di aspettare Ryan.

La porta si aprì,facendomi svegliare dal mio mondo immaginario.

“Tanti auguri Mini-Barbie-Vampiro!” disse Damon,entrando dalla porta seguito a ruota dai miei amici.

Teneva in mano una torta rosa,conoscendo l'odio di mia figlia verso il rosa, con scritto:Alla mia Mini-Barbie-Vampiro,per I suoi 16 anni!Con affetto il tuo adorato zio Damon...e gli altri!”.

Ryan andò in contro e li abbracciò.“Damon,chi hai soggiogato per questa torta?Sai quanto detesti il rosa,è troppo da femminucce!” protestò la ragazzina.”Ehi,dov'è il mio migliore amico” aggiunse Ryan, guardandosi intorno.

“Ehi,Barbie in miniatura,potresti solo dire grazie al tuo vecchio zio?E poi Stefan,avrebbe solo rovinato la festa,con il suo musone lungo” scherzò Damon,infilando il dito nella glassa e gustandone il contenuto.

“Basta sparlare di Stefan.E dammi la torta,è per questa sera!” dissi sequestrando la torta a Damon dispiaciuto.

Elena comparve dietro al suo ragazzo e lo abbracciò.“So quanto ti piacciano le torte,amore,ma non è il tuo compleanno. E' il compleanno della mia cucciolotta!” fece notare lei e diede un buffetto sulla guancia alla festeggiata.

Sospirai.

Da quando stava con Elena (da diciotto anni ormai),Stefan era andato a vivere per conto suo.Non voleva vedere la donna che amava e suo fratello,stare insieme. Anche se i due Salvatore erano molto uniti e passavano molto tempo insieme,non condividevano la casa...e la cosa mi rattristava molto. Non mi piaceva vederli separati da una donna,anche se era la mia migliore amica.

Pensavo che dopo tutti questi anni e tutte quelle donne,un po' se la fosse dimenticata. Ma no, Elena era pur sempre Elena l'unica donna che lui avrebbe mai amato.

Solo l'innaturale amicizia con mia figlia migliorò le cose. Dovevo ammetterlo però,forse ero un po' gelosa di quei due amici.
Stef passava molto tempo con Ryan e la cosa non mi piaceva. Sapevo che la situazione sarebbe degenerata e Ryan,avrebbe potuto provare qualcosa per Stefan.

“Ehi,qualcuno ha detto festa?” disse Stefan comparendo sull'uscio della porta.”Uh,il Muffin-Compleanno!” disse addentando il Muffin gigante di mia figlia,che appunto per l'occasione lo preparavo e veniva chiamato così.

“Grazie,anche a te Wasabi” rispose mia figlia,separandolo dal suo dolce preferito.

“Tanti auguri Kentucky!” disse poi il mio amico abbracciandola.

Si,si erano dati quei soprannomi quando Ryan aveva solo dieci anni. Quando aveva scoperto delle esistenza di Stefan.

Ryan staccò un pezzo di muffin e lo tirò addosso a Stefan,che lui,per tutta risposta,fece lo stesso.

“Stop,stop,stop. Non voglio che sporchiate il tappeto!Kentucky,vai a prendere le cose per la scuola. E tu, Wasabi,hai quasi centottanta anni!Sii maturo!”.

Stefan fece una smorfia,poi uscì di casa,seguito a ruota dalla mia Koala.

Rimasi a chiacchierare ancora un po' con i miei amici,poi anche gli uomini se ne andarono lasciandomi sola con Elena e Bonnie.

“Bonnie,come sta il piccolo Max?” dissi accarezzandole la pancia un po' pronunciata dalla gravidanza.

“Bene,i primi tre mesi critici sono passati. Ora siamo molto più tranquilli” annunciò la strega. “Invece,tu, Elena?”

La mia amica si passò una mano tra i capelli. “Che vi devo dire,Damon è Damon. Un grande stronzo con un ego gigantesco,ma lo amo da morire”. Le mie amiche si voltarono verso di me e,sapendo cosa mi avrebbero chiesto,abbassai il capo.

“Novità sulla natura di Ryan?” chiesero la strega e la vampira all'unisono.

Un altra cosa che mia figlia non sapeva su di lei.

Lei era una ragazza un po' più speciale rispetto agli altri e non solo perchè era a conoscenza del sovrannaturale. Ma perchè lei era stata concepita da una vampira.

Le mie amiche mi fissavano,aspettando una mia risposta. “Pensate che debba dire a Ryan di suo padre?”.

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Capitolo 2
*** I won't soothe your pain.I won't ease your strain ***


Note prima del capitolo:ragazzi scusatemiiiiii!Lo so è quasi un mese che non pubblico,mi dispiace. Ma ero in vacanza e grazie ad altri grandi inconvenienti non ho potuto pubblicare.Mi dispiace per quelle persone che leggevano la mia storia. Ora io ci sono,cercherò per quanto mi è possibile di pubblicare ogni domenica. Okay ora ho finito l'omelia,vi lascio al capitolo.

 

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POV Ryan

 

“Stef,chiudi gli occhi e non guardare!” dissi omicida al mio amico,mentre sgusciavo nel sedile posteriore della sua macchina.

“I miei occhi sono sigillati con la colla” rispose e,per tranquillizzarmi,si mise una mano sugli occhi.

Sorrisi per il gesto e tirai fuori dal mio zaino i miei vestiti.

Ora la festa poteva incominciare.

Tolsi la maglietta rossa e misi sopra una canotta nera,ignorando il freddo di metà febbraio.

Anche se fuori c'era il sole,a Chicago si moriva dal freddo,specialmente se era il 9 di febbraio.

In tutti i miei compleanni,non avevo mai incontrato una giornata in cui si potesse stare bene (lo so che in fondo non posso chiedere di più). Vorrei una giornata in cui non ti dovevi mettere sette maglioni e cinque paia di leggins per non fare congelare il proprio didietro. Quanto mi sarebbe piaciuto nascere a luglio,con il sole,il caldo e l'estate.

Accantonai quei pensieri e ricominciai a la mia operazione,che in quel momento sembrava veramente impossibile:non era di certo facile cambiarsi nella macchina del mio migliore amico,era una scatola! Mi cambiai i jeans,con dei pantaloncini corti di jeans,strappati e delle parigine a righe.

“Fatto” dissi al mio amico,ritornando al sedile del passeggero.

Lui tolse la mano e aprì gli occhi,poi tolse dal cruscotto i miei trucchi:il mio inaffidabile eyeliner,la matita nera e il mascara.

Mi specchiai e iniziai l'opera.

Stesi una buona dose di matita nera sopra la palpebra,dentro e sotto gli occhi,facendo finire la riga nera quasi allo stacco delle sopracciglia. Fissai tutto con l'eyeliner e infine completai l'opera con un tocco di mascara.

Ma non avevo ancora finito di sistemarmi. Si sa che per le donne i capelli sono tutto ed io non facevo eccezione. Dal mio zaino,estrassi la lacca e la spazzola ed iniziai a cotonarmi i capelli.

Stefan abbassò il finestrino,arricciando il naso.”Finalmente che l'umanità sta risolvendo il problema del buco nell'ozono e tu,naturalmente la ribelle della situazione,rovini questo piccolo passo per l'uomo?”.

Non lo calcolai e presi la piccola piastra per capelli a batterie (quel minuscolo affare che risaliva al paleolitico,cioè a quando mia madre era al liceo,era comodissimo!) e mi sistemai il ciuffo.

Come dulcis in fundo presi una bandana rossa e sollevai i capelli,la legai e lasciai poi cadere i miei capelli morbidi e dritti sulle spalle.

Estrassi dalla tasca posteriore degli shorts il mio piercing a spirale. Con un movimento rapido e deciso lo infilai all'angolo del labbro,non curante del dolore.

Feci l'ultimo check up...Okay ero pronta.

Uscii dalla macchina,cercando di allacciare le stringhe verdi fosforescenti,dei i miei amati stivali All Star neri,alti fino al ginocchio.

Tolsi ancora dal mio zai...okay il mio non era uno zaino. Era un beauty case-armadio per le emergenze.

Perchè appunto io non ero così.

A casa ero il prototipo della figlia perfetta:quella per cui mia madre impazziva. Ero quella brava,che non infrangeva le regole.

A scuola o non nel contesto famigliare ero la ragazza-emo-con gravi problemi sociali.

Ma a me piaceva così.

A casa mi vestivo da brava bambina e poi mi cambiavo nella macchina di Stefan. Lui sapeva tutto su di me e sul mio carattere e da bravo migliore amico,non aveva fatto la spia con mia madre;anche se sapevo del rapporto tra cui quei due erano legati. E per questo lo adoravo. Io ero la ragazza piena di piercing nascosti (quello al labbro,al naso,all'ombelico e poi tutto l'orecchio),di tatuaggi (avevo il simbolo dell'infinto sul polso sinistro,una farfalla azzurra sul fianco e le prime tre strofe della canzone Eyes on fire,dietro la clavicola. Anche se quella canzone era vecchia come il cucco,io l'adoravo) e il mio amato Bobby il dilatatore 14mm.

Tutto questo era coperto da un ammasso di lunghi capelli spessi e boccolosi,chili e chili di fondotinta,cipria,terra e correttore e la mia abilità nel nascondere gli orecchini.

“Stef,andiamo”.

Lui sbuffò. “Un giorno spero che la farai con questa fase. Anche io ne ho passate tante,ma quella emo è quella più brutta”,bisbigliò il mio amico sbattendo la portiera e lanciandomi quei guanti lunghi fino al gomito e leggeri. Li presi al volo e li indossai.

“Questa sono la vera io e sopratutto mi piaccio. Mi trovo bene con me stessa e questa Ryan è decisamente più attraente di quella a cui siete abituati. Spero che un giorno potrai capirla ed apprezzarla. Chi lo sa,magari ti converti anche tu o no?”. “Tu pensa solo a finire viva questa giornata. Fila a scuola. Se tua madre ti vedesse così non solo si incazzerebbe con te,ma mi conficcherebbe un bel paletto di legno nello stomaco”.

“Siamo a Chicago,quante possibilità ho di incontrarla qui?” domandai,prima di allacciare il mio braccio al suo e di entrare a scuola.

 

Inalai un altro tiro di sigaretta,evitando gli occhi verdi contrariati di Stefan. “Dovresti smettere di fumare. Sai a volte neanche il sangue di vampiro,guarisce il cancro hai polmoni”.

Feci la finta offesa.”E tu mi lasceresti morire?” chiesi avvicinandomi a lui.

“Sì”.

Provai ad inarcare un sopracciglio senza successo,così gli tirai un pugno amichevole sul braccio.”Bel migliore amico!”.

Tirai un altro tiro e mi appoggiai al muro viscido dietro di me.

Guardai l'orologio,la pausa del cambio dell'ora stava finendo e dovevamo ritornare in classe.

Grazie alla super velocità,Stefan mi aveva portato in un vicolo per fumare in santa pace. Era stata una giornata di merda,la peggiore del mondo. Avevo avuto il peggiore compleanno della mia vita e tutta la colpa era di quella petulante oca di Chantal Mikaelson:la mia acerrima nemica. Quella ragazza era arrivata all'inizio della scuola e,senza che io potessi farle qualcosa,aveva iniziato ad umiliarmi pubblicamente. Forse la causa di tutto ciò era la sua cotta per Stefan. Lui non sapeva neanche che esistesse e lei era gelosa di me,dato il mio inseparabile legame con Stefan. Mi aveva fatto le cose più orribili,che un'adolescente potesse mai immaginare:mi appiccicava gli assorbenti sporchi sull'armadietto,postò una foto con me sul giornalino della scuola con il mio grosso brufolo sul mento. Oppure c'era stata quella volta in cui mi aveva messo la carne degli hamburger nello zaino,nelle scarpe e nel reggiseno. Quella era stata la peggiore. Avevo avuto addosso l'odore di carne per tre giorni e,inutile dire, tutti i cagnolini impazzivano quando mi avvicinavo a loro.

Lui rise.”Perchè fai così?”

“Così come?” domandai stupita.

“Fingi”.

Lo guardai senza capire. Lo odiavo quando parlava tramite indovinelli.”Sai Stef:io ti voglio bene,siamo migliori amici,pace amore e unicorni....Ma quando parli su indovinelli io ti detesto. Siamo nel 2030,cavolo!Non nel 1800!Quindi apprezzerei se esprimessi liberamente il tuo pensiero!”. Lui sbuffò.”Perchè fumi?Perchè fai tutto possibile per avere meno strati di pelle coperta?Perchè metti il dilatatore e ora ti vuoi tatuare,di nuovo?Lo fai per lui?”. Mi irrigidii all'istante:quello era un argomento off limits.”Lo fai perchè non hai mai conosciuto tuo padre,vero?”.

Era una domanda banale con un risposta ovvia.”No,io non ho bisogno di un padre” risposi con voce decisa,non facendo notare la leggerissima nota di insicurezza.

“Ryan,se permetti,sono abbastanza vecchio e,inoltre,ho preso tante lauree...tra cui una in psicologia. Quindi non fare la furba con me,perchè ti conosco più di quanto tu conosca te stessa. Ogni volta che usciamo dal nucleo familiare o siamo a scuola,tu metti questa maschera da dura. Ma credimi,tutta la scuola sa quanto tu stia soffrendo dentro. Quindi dammi una risposta sincera,almeno a me. Non sei mai stata gelosa quando vedevi le tue coetanee abbracciare i loro padri?Non ti è mai mancato nessuno che ti sgridasse quando facevi qualcosa di sbagliato?”.

Sbuffai,irritata. Okay era il mio migliore amico e poteva dirmi quello che voleva,ma stava esagerando.

Dovevo per forza attaccarlo e costringere a cambiare discorso,oppure sarei esplosa.

“Senti bello,lo faccio perchè io sono così. E se pensi che mi manchi qualcuno per sgridarmi,dovresti ricrederti:c'è già Caroline per quello. Quindi non mi serve un padre che mi insegni a difendermi o fare tante cose da padre e figlia. E se non ti piace quello che sono,be' cambia compagnia. Perchè da oggi,farò vedere la vera me a TUTTI!E ora se vuoi fare il gentile,potremmo anche tornare a scuola”.

Lui si rabbuiò,cercando di controllarsi dall'urlarmi contro,e annuì triste.“Sto iniziando a non capirti più Ry,sappilo. D'ora in poi prova a pararti il culo da sola,perchè sto considerando veramente l'idea di cambiare compagnia!”.

Rimasi a bocca aperta. Quella era la prima volta che mi parlava così. “Portami a scuola. Sai è ancora il mio desiderio di compleanno”.

Dovevo ammettere che ero davvero brava nel cambiare i discorsi,riuscivo sempre a cavarmela in situazioni del genere. Lui si abbassò quel poco che bastava per farmi aggrappare a lui,cingendogli le braccia al suo collo e allacciando le gambe alla sua vita,poi sparì a velocità vampiresca.

 

“Ciao Stefan” disse avvicinandosi sculettando Chantal Mikaelson.

Stefan alzò gli occhi al cielo e io risi sotto i baffi. Adoravo in che modo quella stronzetta cercava di attirare l'attenzione del mio migliore amico.

Chantal Mikaelson aveva lunghi capelli mori e lisci,che le arrivavano all'altezza del suo seno piatto,ma imbottito dal push up. Spesso le apparenze ingannano. Gli occhi verdi,dalla forma allungata erano truccati da un pesante ombretto oro. Le labbra piene e carnose,era coperte da uno strato di rossetto rosso. La sua pelle ambrata era coperta da chili e chili di fondotinta,per nascondere l'evidente acne e varie imperfezioni. Era vestita con una mini gonna nera a balze e una maglietta con lo scollo a barchetta,bianca. Le corte gambe erano fasciate da calze-mutande color carne ed hai piedi portava delle vertiginose Jimmy choo nere, dandole una figura alta e slanciata (per quanto potesse essere alta una ragazza di un metro e sessanta cinque,con tacchi sedici compresi).

Ma le sembrava il caso di venire a scuola conciata così? Be io non potevo di certo avere voce in capitolo.

“Ciao,ehm...Chantal,dico bene?”. Il mio sorriso si allargò e diedi una leggera gomitata a Stefan.

Chantal si fece rossa in volto,ma non fece una piega e continuò a sbattere le ciglia. Seriously?Aveva per caso,qualcosa in un occhio?

“Sì,sono la tua compagna di banco a biologia. Ti volevo chiedere se mi potevi dare qualche aiuto, sai non vado molto bene in quella materia” domandò lei,con occhi da cucciolo.

Okay,se questo doveva essere flirtare,faceva veramente vomitare. “Senti Chantal,il tuo modo di flirtare fa schifo. Cambialo. Punto primo:tu hai i voti più alti in biologia,quindi parti già in svantaggio. Punto secondo: Stefan non ti calcolerà mai,l'hai capito o no?Vuoi un disegno?Sai non sei bionda e penso che tu ci possa arrivare anche senza lo schemino”.

Si poteva vedere il fumo dalle orecchie. Mi aveva umiliato troppe volte,questo era il mio turno. Dopo la pseudo discussione con il mio migliore amico,avevo veramente deciso di fare vedere il mio vero carattere. Quello da dura,diceva il moro. E questo era il primo passo:ripagare la Mikaelstronza con la stessa moneta.

“Sai una cosa Chantal,mi piacerebbe darti un aiuto. Anzi,perchè non vieni a pranzo con me. Guarda ti prendo anche un vassoio per te. Non ascoltare quello che dice Ryan,sta combattendo la fase premestruale. Anzi non è che hai del cioccolato da darle?” concluse Stefan.

What the fuck?!Veramente?! Sapevo che era arrabbiato con me,ma non pensavo che fosse così stronzo da invitarla a pranzo con lui,escludendomi.

Una morsa di gelosia mi investì,come la puzza di pesce della mensa del venerdì. E per cosa poi?Lui era il mio migliore amico,sapevamo tutto dell'altro,non ci eravamo mai abbandonati... avevamo sempre mangiato insieme,almeno fino ad ora.

Chantal sorrise. 1 a 1.

Stefan si allontanò per prenderle da mangiare,lasciandoci da sole. Quella era la prima volta che non mangiava con me. Non poteva averlo fatto nel giorno del mio compleanno:aveva preferito Chantal a me...la sua migliore amica,almeno credevo.
Quel compleanno non poteva andare peggio.

“Ehi stronzetta,non ti permettere mai più di fare quello che hai appena fatto,chiaro?” mi soffiò Chantal, avvicinandosi a me.”Posso essere abbastanza vendicativa sai,oppure non l'avrai mai notato? Sai sei sempre troppo impegnata,a tagliarti le vene emo sfigata. Quindi stammi a sentire bene e apri quelle tue orecchie ricoperte da piercing. Io e Stefan ci metteremo insieme,non mi importa come ne quando. Ma so solo che se quando succederà,tu continuerai a girargli attorno...posso non rispondere delle mie azioni”. E per sigillare quella promessa,rubò un piatto di pasta al ragù,da un ragazzo accanto,e me lo rovesciò sul petto, sporcando la mia canottiera di carne dura,pasta fredda e sugo scaduto. Quella era la goccia che fece traboccare il vaso. Presi il mio milkshake,aprii il contenitore e ci sputai dentro più volte,poi glielo rovesciai sui capelli. “Forse non lo sai,ma io sono più stronza e vendicativa di te”. Chantal si pulì gli occhi e vedendo che il trucco era andato a farsi benedire,se se andò seguita da quelle oche delle sue amiche. Io invece incontrai lo sguardo contrariato di Stefan. Non riuscivo a reggere tutta quella delusione,così me ne andai anche io. Sì,decisamente quel compleanno faceva schifo.

 

Fortunatamente avevo il cambio. Le numerose paranoie di mia madre,alla fine erano servite a qualcosa. Dovevo solo togliermi quella macchia di sugo sul petto. Presi un asciugamano di carta,lo bagnai e tamponai e sfregai,sperando che la macchia andasse via. Ma quella cosa non spariva. Volevo un altro tatuaggio,ma non fatto di avanzi di cibo della mensa.

I miei occhi si iniettarono di lacrime,perchè succedeva tutto quel giorno?

Il mio tentativo di pulirmi fu interrotto dall'entrata di qualcuno nel bagno. “Bene bene,la stronza ora si fa il bagnetto” ringhiò Chantal,chiudendo a chiave la porta del bagno. Un momento,da dove l'aveva presa?E da quando in questa scuola esisteva una serratura nei bagni?

“Sparisci” soffiai. “Stai facendo la vittima?Piangere non ti aiuterà,perchè qui la vittima sono io. Sbaglio o sei tu quella che mi ha rovesciato un litro di milkshake al cioccolato in testa?”.

Mi voltai verso di lei. “Che vuoi?”. Lei non rispose,ma mi ritrovai scaraventata dall'altra parte del bagno picchiando la testa.

“Devi sapere,che ci sono cose,in questo mondo,che tu non sai. Forse,in futuro,sarà meglio se non ti metti contro di me. Ma ora pensiamo al presente.” mi bisbigliò all'orecchio. Mi conficcò il suo tacco nel piede. Urlai dal dolore. Riuscivo perfino a sentire la carne lacerarsi.

Era un vampiro?! Questo spiegava molte cose,come il mio odio verso di lei e il suo verso di me. Lei era nel “mio territorio”,più specificamente nel territorio della mia famiglia.

Sguainò i canini...ma non erano come quelli di mia madre o Stefan o degli altri amici vampiri. Non c'erano le vene bluastre intorno agli occhi,non c'era niente,solo i canini più lunghi rispetto a quelli umani. Mi prese per i capelli e avvicinò la sua bocca al mio collo. In quel momento era tutto a rallentatore e vidi passare tutta la mia vita davanti...cavolo era sempre stata così sedentaria e noiosa? Mia madre,Damon,Stefan o Elena...non mi avevano mai insegnato come combattere un vampiro, quello che sapevo lo sapevo solo dai tanti libri,che leggevo sul paranormale. Non avevo dell'aglio con me,ne una croce...anche se vedendo mia madre,non mi sarebbero serviti un gran che. Lei portava al collo una piccola croce e mangiava aglio a sbafo. Improvvisamente fu il mio corpo a reagire,senza il mio comando. In un attimo invertimmo le posizioni,la lanciai contro il lavandino,l'afferrai per la nuca e violentemente la sbattei contro lo spigolo del lavandino. La riafferrai e con un ringhiò le spezzai il collo.

Sentii la rabbia impadronirsi del mio corpo e preferii scappare da lì,avrei dato troppi sospetti. Non riuscivo a provare rimorso per quello che le avevo fatto,anzi avrei voluto volentieri finire quella puttanella. Non mi curai neanche di nascondere il suo corpo svenuto per terra.

L'ultima cosa che vidi prima di uscire da quel bagno a velocità supersonica,furono i miei occhi e la mia faccia. Delle vene rosse e bluastre,circondavano i miei occhi iniettati di sangue. L'occhio destro era nero,invece quello sinistro era giallo lunare. Che cosa diavolo ero?

******

POV Caroline

Tornai a casa per l'una. Mi ero appena licenziata da tutti i miei lavori squallidi,ora avrei fatto quello che mi sarebbe piaciuto a me.

Punto primo sulla lista:preparare la festa di Ryan.

Punto secondo:cercare un nuovo lavoro.

Punto terzo:nutrirmi. L'odore di sangue nell'aria,stuzzicava il mio appetito.

Un momento,sangue?Da dove?!

Andai in salotto e ci trovai mia figlia,sdraiata sul divano. Aspetta un secondo,lei ora doveva essere a scuola e specialmente non doveva perdere sangue dalla testa e dal piede.

Aveva un lungo profondo taglio sulla fronte e uno dietro alla nuca e sul suo piede c'era un buco, sicuramente provocato da un tacco.

“Tesoro...Come cavolo sei vestita!” sbraitai guardandola bene. Quella ragazza piena di piercing, tatuaggi e vestita da emo...non era mia figlia.

Lei non mi guardò fissava il vuoto,con occhi vuoti,abbracciava le sue gambe e continuava a dondolarsi sul posto. ”Ho appena ucciso una ragazza” bisbigliò talmente piano da non poterla quasi sentire.

“Tu vai conciata così,a scuola?!” continuai,come se la cosa più importante fosse il suo abbigliamento. Lo stile emo andava di moda a fine anni ottanta!

“Sei incredibile!Ti ho appena detto che ho ucciso una ragazza e tu mi parli dell'abbigliamento?” rispose furiosa.

“Che diavolo hai fatto?!” gridai a mia volta.

“Ho ucciso un vampiro,le ho spezzato il collo. Ha tentato di uccidermi!” si alzò velocemente dal divano. Ma un giramento di testa la fece cadere a terra,costringendomi a prenderla in braccio. Aveva perso un po' di sangue e la sua pelle era più cadaverica del normale.

A velocità vampiresca la portai in camera sua e la stesi sul letto.”Riposati,ora chiamo Bonnie e sistemeremo tutto”.

Lei annuì e si coricò sul fianco.

Presi il cellulare e chiamai la mia amica.”Bonnie vieni da me,urgente.Il tuo incantesimo si sta consumando”.


 

****


 

POV (finalmente per tutte le Klaroline shippers) Klaus

 

Ero steso sul divano di pelle nera,con il mio solito album da disegno in mano. Lo sfogliai per la milionesima volta. Erano tutti i suoi ritratti,tutti quelli che le avevo fatto.

Lei vicino al cavallo,lei che sorrideva,lei arrabbiata,lei quella notte...

Erano passati più di sedici anni da quella notte e da allora non l'avevo più rivista. Si era volatilizzata nel nulla.

Forse se non mi fossi alzato e avessi aspettato il suo risveglio,in questo momento l'avrei,qui,fra le mie braccia. Non avevo mai capito perchè non l'avevo trovata al mio ritorno. So solo che non mi sentii mai così male,come quando avevo trovato il letto vuoto e i suoi vestiti spariti.

Avevo cercato di rintracciarla,ma niente. Aveva cambiato numero di cellulare,casa,chissà forse anche il nome. Ed ora tutto quello che volevo era la vendetta. Io volevo vendicarmi di Caroline Forbes.

Volevo fargliela pagare per avermi abbandonato e fatto soffrire. Ma allo stesso tempo una parte di me,avrebbe implorato solo per rivederla una altra volta,solo per condividere la sua stessa aria,solo per avere la sensazione delle sue labbra soffici sulle mie.

Ma dovevo smetterla di tormentarmi con il pensiero di Caroline Forbes. Ora avevo una figlia a cui pensare.

Una figlia adolescente,che aveva crisi isteriche per come vestirsi per andare a scuola. Grazie a Dio esistevano Rebekah e Elijah che mi aiutavano a gestirla,anche se a distanza. Rebekah aveva finalmente deciso di scendere dal fico e di maturare. Aveva ancora le sue manie per lo shopping e per le grandi feste,ma la carica importante che ricopriva a New Orleans,spesso,la teneva occupata.

Mentre,invece,Elijah faceva coppia fissa per Hayley,la madre di mia figlia. Non che la cosa non mi turbasse,ma era un po' strana da mandare giù. Non avevo mai nutrito “quei” sentimenti per Hayley, ma il mio dovere era proteggerla:in fin dei conti era la madre di mia figlia,no?

Io invece avevo scelto di tornare a vivere a Chicago con mia figlia. Mi sbagliavo se pensavo che New Orleans,fosse un posto sicuro. Così avevo preferito che governassero per me i miei fratelli,fino a che,mia figlia,fosse stata in grado di difendesi da sola.

Chantal Herika Mikaelson era una sedicenne viziata ed insopportabile,colpa della zia Bekah. Assomigliava molto ad Hayley,aveva i suoi occhi,la sua carnagione e il colore dei capelli. Da me aveva preso solo la forma delle labbra. Non dimostrava mai dimostrazioni di affetto come baci ed abbracci e,da quando era in fasce,era abituata,con uno scrocchio di dita,ad ottenere quello che voleva.

L'avevo vista poche volte triste o sconvolta e quando era successo,avevo ucciso e torturato il malcapitato che l'aveva fatta soffrire. Era la cosa più importante della mia vita,però non ero cambiato come Elijah voleva.

E' vero aveva visto un miglioramento in sedici anni nel nucleo famigliare (non avevo più minacciato i miei fratelli di ficcargli un pugnale di quercia bianca nel cuore e lasciarli marcire in una bara),ma al di fuori ero sempre il buon vecchio Klaus. Non potevo mostrarmi debole e con un cuore,ne andava il bene di mia figlia e di me stesso.

“PAPA'!!!”gridò mia figlia tra le lacrime. Mi alzai di scatto e nascosi il quaderno con il ritratti di lei. “Che che succede?”. “Che che succede?Che che succede?Veramente me lo stai chiedendo?!” continuò in preda ad una crisi isterica. “Sì,non vedi?”. Lei alzò gli occhi al cielo. “Quella piccola lurida stronza puttanella...” incominciò lei.

“Chantal...non voglio che usi questo linguaggio” la ammonì. “Giusto. In questa casa non si posso usare brutte parole. O mio Dio,forse finirò su una pagina di gossip!L'unica figlia del potente ibrido Niklaus Mikaelson viene brutalmente umiliata in pubblico, brutalmente ferita,uccisa e...che il cielo si apra in due...ha detto una parolaccia!”. La mia espressione dal divertita cambiò in quella omicida.”Cosa,chi è quell'uomo morto che ha osato mettere mano su di te!” ruggii. Presi il tavolino e lo scagliai contro il muro. Nessuno poteva fare del male a mia figlia senza pagarne le conseguenze. Lei sorrise. “E' stata Ryan Forbes”.

Un tuffo al cuore.

Quel cognome,Forbes,mi ricordava tanto lei e questo mi fece incazzare di più. Mi consegnò un foglietto. “Tieni,questo è l'indirizzo di casa sua. Uccidila”. Scossi la testa. “Tesoro,farò di peggio. La torturerò e ucciderò la sua famiglia,componente per componente poi toccherà a lei”.

****

POV Ryan

 

Mi risvegliai nel tardo pomeriggio. Guardai la sveglia,erano le cinque meno un quarto.

Mi ricordavo solo dello scontro con Chantal e che l'avevo uccisa. Ma come e con che forza,ancora non lo sapevo. Chantal era un vampiro,o qualcosa del genere ed era mia nemica. Due combinazioni perfette.

Mi ricordo che Bonnie mi aveva curato e insieme a mia madre mi aveva consigliato il massimo riposo. Mi guardai allo specchio ero un mostro. Le ferite era scomparse. Anche il mio trucco aveva fatto la loro fine. Che pizza,ci avevo impiegato venti minuti buoni.

I miei capelli erano un unico groviglio e avevo addosso il mio pigiama con gli orsetti. Sentii il mio stomaco brontolare. Ora che ci pensavo,non avevo mangiato niente per pranzo.

Scesi nella cucina ed aprii il vecchio frigorifero,estraendo la scatola del latte. Prima controllai che il contenuto non fosse scaduto (spesso e malvolentieri accadeva),poi (che culo era tutto in regola) ne bevvi avidamente una boccata. Presi una ciotola dal lavandino,la sciacquai,presi i cereali dalla dispensa,li misi nella ciotola,ci aggiunsi il latte e una buona dose di sciroppo al cioccolato. Bene quello sarebbe stato il mio pranzo.

Andai in salotto e vidi mia madre armeggiare con il tronchesino,la boccetta di smalto e parlare al telefono. Appena mi vide riattaccò.”Ci vediamo alle 20.00 Elena,non un minuto più tardi. Sì,ti spiegherò tutto dopo. Cosa?Robert Pattinson divorzia?Tesoro parliamo dopo.Ciao”. “Cosa?!Robert Pattinson divorzia?”dissi facendole il verso. “Mi stai facendo il verso?”. Negai con la testa.”Ti sembra?” . “Sì” e mi lanciò un cuscino,che mi colpì in pieno viso. Maledetta mira da campionessa di freccette. “Non lavori?” domandai. “No,mi sono licenziata. Domani andrò a trovare un lavoro degno di me”.

“Equivale a:Ryan domani andrò a soggiogare della povera gente,per darmi un lavoro. O già che ci sono potrei anche andare a fare shopping senza pagare. Vuoi venire con me?” risposi sarcastica. Lei annuì. “Sai,lo potrei prendere in considerazione” aggiunse.”Cucciola,vieni qui” e mi fece posto sul divano.

Mi sedetti vicino a lei,mi abbracciò.”Allora,non mi vuoi dire niente dei tuoi tatuaggi e dei tuoi piercing?O di come tu ti vesta a scuola?Tesoro,se hai dei problemi sappi che possiamo parlarne...” chiese severa.

Avevo le spalle al muro,non c'era nessuna scala che mi potesse aiutare. Fui salvata dal suono del campanello. Sicuramente era Stefan. Che bravo era venuto a scusarsi,di stare calmo...non l'avrei perdonato così velocemente.

“Salvata dal suono del campanello. Tesoro vai tu ad aprire,non mi si è ancora asciugato lo smalto”. Feci come aveva detto. “Se pensi che ti perdoni per aver chiesto a quell'oca di mangiare con noi,ti sbagli di grosso...” non finii la frase.

Non era Stefan l'uomo che ci cercava. Ci fissammo. Quell'uomo era come se l'avessi conosciuto da tutto la vita. Era una di quelle persone che sai di conoscere ma non l'hai mai vista. Come si chiama quella sensazione?Ah si!Deja vù! Era un uomo che aveva si e no 23* anni,ma ne dimostrava di meno. I suoi occhi erano blu intenso,il colore ricordava molto il mio. Aveva due zigomi alti e spigolosi. Sorrideva a 32 denti,facendo comparire due fossette sulle guance. La sua faccia era incorniciata da corti e ricci capelli biondi e della leggera barbetta spuntava dal mento. Aveva i tipici tratti da uomo inglese,chissà che accento... Era alto ed il suo fisico atletico.

Il suo petto era coperto da una semplice camicia nera,da cui comparivano tante collanine,ed una giacca. Mentre i jeans gli conferivano quell'aria da sono-sveglio-dalle-tre-del-pomeriggio-posso-ancora-uccidere. “Le serve aiuto?” domandai,spezzando il ghiaccio. Lui mi fissò ancora. “Ehm sì. Mi chiamo...John Cooper e vendo aspirapolveri. Vorrei potere entrare in casa per farle vedere meglio,quello che la mia ditta offre.” rispose dopo un po'. Non potevo fare entrare quell'uomo in casa,senza il consenso di mia madre. “Aspetti,chiamo qui mia madre. Sa,non posso fare entrare chi voglio in casa...”. Lui sorrise.”Naturalmente”.

“Mamma,c'è un tizio....un certo...ehmm John Cooper,che vende scope e ti cerca!Ops,vende aspirapolveri,mea culpa!” gridai a mia mamma.“Mi scusi per avere urlato”, mi scusai,rivolgendomi allo sconosciuto. “Si figuri”. “Arrivoooo” rispose mia madre.

La faccia di quell'uomo tramutò. Dal sorriso falso,sul suo volto calò una maschera di tristezza-odio e amore,un mix micidiale di emozioni. “Mi scusi ma noi no....” mia madre si bloccò alla vista di John. Si fissarono per interminabili secondi. “Allora?John,mamma?Yuuhuuu!” dissi facendomi notare. “Ryan entra in casa. Non esiste nessun venditore di aspirapolveri e nessun signor Cooper. Questo è Niklaus Mikaelson,l'Ibrido killer Originale. E' venuto per ucciderci”.

 

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Capitolo 3
*** Can you tell me the true? ***


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POV Caroline

Le mie amiche mi fissavano,sapevo cosa volevano dire. “Pensate che debba dire a Ryan di suo padre?”.
Non era di certo una buona idea. Ryan non sapeva niente di suo padre,ne delle cose orribili di cui aveva fatto.

Per lei un padre non era mai esistito,non aveva significato la parola padre nel suo dizionario.

Per Ryan,suo padre era morto in guerra.

Se le avrei detto la verità,non solo avrei cambiato il suo modo di concepire il bene e il male,ma le avrei distrutto le sue aspettative di padre modello...non me lo avrebbe mai perdonato.

Lei era la reincarnazione-in versione femminile-di suo padre,non aveva ereditato quasi niente da me,anche se lei si ostinava tanto a negarlo. Aveva i suoi occhi,le sue fossette e le labbra carnose come le sue.

Non parliamo del carattere, era come suo padre:impulsiva,irascibile,vendicativa e anche stronza quando ci si metteva d'impegno. Ma grazie a Dio,aveva ereditato anche qualcosa da me,anche se era per lo più difetti:testarda,capricciosa,non poteva mai fare a meno di dire la sua,ma aveva una grande forza d'animo e una grande umanità.

Quindi forse avrebbe capito che,le avevo nascoste quelle cose,solo per il suo bene.

Forse l'avrebbe accettato...forse.

“Be',Care...” parlò la vampira mora,spostandosi una ciocca di capelli dal viso.“E' anche vero che Ryan si merita tutta la verità. E' grande ormai,ha sedici anni. Ma è anche vero che,se tu vuoi dirgli la verità,devi dirle tutto. E ci tengo a sottolineare tutto. Devi dirle tutto dalle cose che ha fatto suo padre fino alla sua vera natura”.

Cercai Bonnie con lo sguardo. Anche la mia amica strega era d'accordo con la vampira.“Caroline, devi dirle tutto su Klaus. Il mio incantesimo,quello che le ho fatto per mascherare la sua vera natura agli occhi di tutti, non può durare ancora molto. La sua vera natura riaffiorerà prima lentamente, successivamente come un uragano. Impazzirà,non saprà come gestire la cosa.”.

Ecco cosa sarebbe successo,sarebbe impazzita.

“Sai se solo sapessi cosa fosse lei veramente!Non ne sappiamo molto,sappiamo solo che è frutto di un incrocio tra me e...Klaus”,mormorai l'ultima parola con disgusto.”La natura le si ritorcerà contro e non voglio questo per lei”.

Klaus.

Al solo pronunciarlo,rabbrividii.

Non per la paura. Ma per il disgusto.

Perchè sì,mi facevo schifo.
“Care,tutto okay?” chiesero le mie amiche,preoccupate,all'unisono

Scossi la testa.”Sono uno schifo,mi faccio schifo. Odio Klaus. Lo odio per quello che mi ha fatto. Non ha distrutto solo la mia vita,ma anche la vostra e sopratutto quella di Ryan!” sbraitai,stringendo le nocche fino a farle sbiancare.

Una marea di ricordi,riaffiorarono rapidamente.

Scossi la testa,cercando di impedirmi di ricordare. Quel ricordo doveva andarsene,ma non aveva proprio voglia di lasciarmi la mente.

Dovevo dimenticare New Orleans e quello che era successo.

***

New Orleans,17 anni fa (o giù di li!Non ho contato le ore o il giorno!Non chiedete troppo alla mia testa. Sarò pure intelligente,brillante e tutto ma sono anche bionda!)

La “grande guerra” tra Marcel e Klaus,era giunta al termine con la morte del primo e la vittoria del secondo.
Come facevo a saperlo?Semplice.
Il mio migliore amico,dopo aver ucciso Silas ed aver superato i suoi attacchi di panico,era stato chiamato in guerra da Klaus,(era ancora in debito con lui,per non so cosa) e,di conseguenza,ci teneva aggiornati sugli andamenti della loro guerra per il trono di New Orleans. Non che ci interessasse,però.

Io avevo deciso di raggiungere Stefan in quella città,per riportarlo a Mystic Falls a qualunque costo. Senza di lui,le mie giornate erano spente e i miei amici non avevano tempo per me.

Mi mancava,non avevo più con chi parlare ora che Elena era tutto fuoco e fiamme con Damon,mentre Bonnie e Jeremy dovevano gestire ancora la questione dell'Ancora.

Di certo non ero venuta li per Klaus.

Okay,forse un decimo di millesimo di una minuscola particella del mio cervello,era passato casualmente l'idea di incontrarlo per caso.

E ci tengo a sottolineare il forse.

New Orleans mi piaceva,aveva il fascino francese con un tocco di americano. Era una combinazione perfetta e adesso capivo il motivo,per cui a Klaus piacesse tanto. Era una città unica ed irripetibile.

Stavo girando a casaccio tra quelle vie,da me poco conosciute. Conclusione molto plausibile:mi ero persa.

Avevo mandato un messaggio a Stef,per avvertirlo dove ero.

Non rispose subito,così lo chiamai.

Il telefono squillò cinque volte,poi alla fine rispose.

Care?Che ci fai a New Orleans?” rispose Stefan. Sembrava stanco,come se avesse appena sorbito delle torture.

Stefan!Stefan,Dio solo sa quanto tu mi sia mancato!Cosa ci faccio a New Orleans?Be',come obbligo di tua migliore amica,sono venuta a riportarti a casa. Dimmi dove sei!”.

Silenzio,tanto che incomincia preoccuparmi.

Bourbon Street” rispose dopo un attimo di titubanza.

'Sta tranquillo Stef!In un battito di ciglia sono li da te e ti sottrarrò dalla compagnia a quell'Ibrido-psicopatico-originale” conclusi.

Care,aspetta io sto bene. Non venirmi a cercare,ma...” non finì la frase perchè riattaccò.

Mmm....qualcosa puzzava e...non ero ne io e neppure il bidone della spazzatura che si trovava in parte a me.

Stefan mi stava nascondendo qualcosa,ma decisi di scoprirlo dopo avere bevuto un pochino.

Entrai nel primo bar che incontrai sulla via. Okay non era il massimo ubriacarsi alle....,controllai il mio orologio,cinque meno un quarto del lunedì pomeriggio. Ma ognuno si accontenta con quello che può.

Una vodka lemon,per favore” chiesi,sedendomi,con fare civettuolo al barista.

Lui annuì e dopo un po' mi servì.

Era ufficiale,da quando io e Tyler ci eravamo lasciati e Stefan era partito,ero diventata l'Ubriacona del gruppo.

Battevo persino,anche Damon.

E' vero anche lui si ubriacava,quasi sempre,ma non lo avevo mai visto ubriaco nel tardo pomeriggio.

E poi da quando stava insieme ad Elena,cercava di rigare dritto. La mia amica,lo teneva stretto al guinzaglio.

Non usciva più dai binari e da sotto un certo punto di vista era diventato anche gentile,per quanto fosse gentile Damon. Ormai era troppo noioso,non era più lui.

Love,non è un po' strano trovare una,bella e fine,ragazza bere in un postaccio come questo?” domandò una voce,sorpresa,ormai a me troppo conosciuta.

Qualcosa si mosse dentro di me. Non lo vedevo da troppo tempo e non potevo mascherare,quanto mi fossero mancati i suoi regali e le sue attenzioni. Non avevo più ricevuto costosi gioielli e romantici disegni, solo lui me li aveva regalati e mi aveva fatto sentire una regina.

Punto primo. Non farmi la paternale. Punto secondo,non sono la tua love. Quante cavolo di volte te lo devo ripetere?” borbottai,voltandomi.

Ed eccolo lì,Niklaus Mikaelson in tutta la sua Originale bellezza. Indossava una giacca di pelle nere,con sotto una maglietta con lo scolla a V,nera,che fasciava i suoi muscoli,più tonici dell'ultima volta che lo avevo visto. Un sorriso smagliante sulle labbra e le sue sexy fossette,erano accompagnate su un tavolo d'oro insieme ai profondi occhi blu intenso,profondi e irresistibili. I capelli biondi e ricci,erano più corti dell'ultima volta.

Lui sorrise,divertito dalla mia reazione.”Sai,love,mi piace tanto darti fastidio. Quindi,posso unirmi a te?”.

Alzai le spallucce,ancora irritata.”Siamo in un paese libero. Niente vieta ad un Ibrido-psicopatico di ubriacarsi”. Il suo sorriso si allargò ancora.”Ma non è detto che io sia obbligata a parlarti. Anzi! Farò come se tu non esistessi!Sarà la mia buona azione della settimana.”.
Una scintilla di malizia,si accese nei suoi occhi.”Ah si?Che peccato,la tua buona azione si è già annullata,mi hai già parlato.” ribatté lui,sfidandomi.

Sbuffai.”Fai come vuoi.”

E così fece.

Lui continuava a parlarmi,ma io non rispondevo...per i primi cinque minuti....poi iniziai anche io a parlare. Mi correggo era l'alcool che parlava per me.

Alla fine gli spifferai tutto:dal mio flirt con Jesse e della mia rottura con Tyler.

Klaus si irrigidì.”Quell'idiota:ti ha lasciato solo per venirsi a vendicare?Dopo che gli ho concesso la grazia della libertà?Cosa pensa di ottenere?”.

Vendetta” dissi,come se fosse la cosa più naturale al mondo.

Lui rise.”Ho mille anni,lui è un neo-ibrido. Chi pensi che possa vincere,love?”.

Mi incupii. Sapevo già chi avesse vinto,ma non volevo dirlo ad alta voce. Anche se mi aveva distrutto il cuore,tenevo ancora a Tyler.”Ti prego,lascialo ancora andare. Fallo per me.”.

Quante richieste,love. Ho già l'agenda piena,lo cercherò di prendere in considerazione. Ma non posso tollerare il suo gesto. Lui non sa cosa si perde. Lui non sa cosa sarebbe disposta la gente,perchè tu li degni della tua compagnia” concluse,sbattendo il suo drink sul bancone.

Arrossii,non sapendo neanche il perchè,e nascosi la faccia tra i capelli.”In poche parole da quando ti ho lasciato andare via,la tua vita ha cominciato a fare schifo”.

Annuii,era la verità.

Da quando era partito per New Orleans,avevo capito quanto tenevo a lui e quanto mi sentissi unica.

Quando ero con lui ero allo stesso tempo al sicuro ed in pericolo. E (l'avrei negato fino alla morte,se fosse stato necessario),quella sensazione mi piaceva da morire.

Beh,vedo che tu invece fai una bella vita. Sei re,vivi in un grande palazzo da fare invidia a Buckingham palace...ah!Per caso sai dove posso trovare Stefan?” chiesi.

Lui,spalancò gli occhi.”Stefan non è tornato a Mystic Falls?” domandò,tranquillamente.

Ecco la sensazione che puzzava! Stefan quando aveva risposto al cellulare sembra stanco,come se fosse stato appena sottoposto ad una continua,dolorosa e lenta tortura.

Mi alzai di scatto dalla sedia e mi avvicinai a Klaus,puntandogli il dito contro. Mossa idiota. “Che cosa gli hai fatto!”.

Lui alzò le braccia.”Love,sei libera di non credermi....ma io non gli ho fatto niente. Appena è finito questo schifo,ha detto che ritornava a casa. Da allora non l'ho più sentito” concluse sinceramente.

Ma le miei domande non sarebbero cessate,non finché non avrei scoperto dove fosse il mio amico. “Da quando non lo vedi?”.

Lui ci pensò un po'.”Si e no un mese”.

Calò il panico.

Stefan era scomparso.

Di nuovo.

Ma perchè tutte le cose possibili e immaginabili,succedevano al mio migliore amico?

Sono i seguaci di Marcel. Non hanno preso bene la sua morte e cercano vendetta,così hanno preso Stefan” concluse.

Andiamo a cercarlo” asserii.

Tossì.”Scusa?Ho sentito per caso un noi?” domandò ironico,poi scosse la testa.”Mi dispiace dolcezza,ma ci sarà solo un io in questa faccenda”

Stop,stop,stop. Perchè?Lui è il mio migliore amico!Penso che sia più contento di vedere me che te.” proposi.

Vero. Ma penso che se dovrò affrontare dei vampiri più vecchi,non mi sarà di aiuto una neo-vampira capricciosa. Sei solo un intralcio,un buco nella mia armatura”,poi con disprezzo aggiunse.”Sei inutile e a pensarci bene,non sei neanche così tanto speciale come credi”.

Colpita e affondata.

Rimasi in silenzio,mentre i miei occhi si iniettavano di lacrime. Dove erano finiti lo stupore e il sorriso,alla mia vista,me lo ero solo immaginata? Non mi aveva mai parlato così,ero stata una stupida a pensare che per lui fossi speciale. Uscii da quel locale a velocità vampiresca.

Stupida!Stupida!Stupida” continuai a ripetermi nella zucca,mentre le sue parole continuavano a ferirmi come mille aghi conficcati nel cuore.

Volevo correre a migliaia di chilometri da li,volevo sentire i polmoni che bruciavano e il mio cuore morto battere all'impazzata.

Ma non potevo,perchè il mio migliore amico era stato catturato da un gruppo di pazzi vampiri...anche lui era un danno collaterale, proprio come me.

Rallentai la corsa,trovandomi in un vicolo.

Mi accasciai al terreno e iniziai a piangere,dando sfogo a tutta la delusione che provavo in quel momento.
Poi sentii dei passi,avrei tanto voluto che fossero quelli di Klaus e che avrebbe detto:”Scusami love,ma l'ho fatto per proteggerti. Vedi questo locale è pieno di vampiri che mi odiano”. Io l'avrei interrotto dicendo che era normale che tutti l'odiavano,poi lui avrebbe continuato il discorso,non curante delle mie parole. ”Ho dovuto dire quelle parole per proteggerti. Sai che non le penso veramente. Non potrei sopportare che ti catturassero e che tu soffriresti per causa mia,perchè tu sei...”.

Io non l'avrei lasciato mai finire,perchè gli sarei saltata addosso e l'avrei baciato con passione.

Poi...

Caroline Forbes!Dimmi che non ti sei presa una sbandata per l'ibrido-psicopatico!” disse una vocina nella mia testa,che miracolosamente mi distolse da quel pensiero.

Ma va!” disse l'altra.”Lei non si è presa una sbandata,si è innamorata!” notò un altra.

Cosa?!Noooo!Ha rovinato la tua vita e quella dei tuoi amici!Ti sei dimenticata?Ha promesso che avrebbe dato la caccia a Tyler fino in capo al mando!”.

Però ha lasciato tornare da te”.

Si e guarda come è finita. Hai per caso dimenticato quello che ti ha detto prima?”

Sono sicura che l'ha fatto per proteggermi!” si giustificò.

Probabile...ha messo la tua vita in pericolo. Due volte!”.

Si ma me la salvata. Due volte!”

Bastaaa!Mi state facendo venire il mal di testa!” sbraitai ad alta voce.

Ma loro non cessarono,anzi continuarono a battibeccare.

Ero troppo impegnata ad ascoltare quella strana lite del mio cervello,che quasi non mi ero accorta che una figura femminile si era accasciata in parte a me.
Era esile,con dei capelli marroni...ma non era questa la cosa che mi impressionò di più. Era la forte aura che emanava,capace di schiacciarmi con un dito,era la cosa che mi preoccupava.

Fazzoletto?” mi domandò,porgendomi un fazzoletto di stoffa.

Annuii. Mi asciugai il trucco colato e poi mi ci soffiai il naso,poi lo riconsegnai.”Forse è meglio se lo tieni tu. Non per essere schizzinosa,ma non mi piace tenere un fazzoletto pieno di muco -non mio- in tasca” rispose,strappandomi un sorriso.

Non sapevo che a New Orleans fossero tutti così cordiali ed amichevoli...in tutto quel tempo,Klaus non aveva aggiunto quelle due parole al suo dizionario?

Chi sei?” domandai.

Caroline Forbes,io sono la tua salvezza. Sono Davina,la strega più potente...almeno questo si dice in giro” aggiunse malignamente,vedendomi confusa.

Subito indietreggiai,impaurita da quel che mi potesse fare. ”Klaus ha tentato di uccidermi,per uno stupido rituale ed ha ucciso l'amore della mia vita. Quindi cerco vendetta,cosa che penso cerchi anche tu e i tuoi amici”.

Annuii.”Però non puoi uccidere Klaus,solo il paletto di quercia bianca può. E sinceramente,non voglio morire ”.

Davina schioccò le dite.”Giusto,il paletto,la discendenza....eccetera. Ma anche io ho un asso nella manica. Se mi aiuterai tu e i tuoi amici,sarete salvi”.

Pensai a tutte le cose brutte che Klaus aveva fatto,sopprimendo la parte di me,che diceva di provare qualcosa per lui.”Cara Davina,hai trovato un aiuto”.

 

Ero distesa sulla spiaggia,i piedi immersi nell'acqua,e un leggera brezza marina mi scompigliava i capelli.

Alla fine Davina non mi aveva chiesto molto:una goccia del mio sangue,una ciocca dei miei capelli e di fidarmi di lei.

Cosa un po' impossibile dato che la conoscevo -controllai l'orologio- neanche due ore.

Però mi disse anche che avrei capito le cose con il tempo e poi scomparve,avvolta da un nuvola di nebbia,lasciandomi più confusa.

Bevvi un altro sorso di bourbon,finendo la bottiglia.

La buttai vicino a me,come la precedente.

Avevo bevuto due bottiglie di bourbon.

Ero un caso perso,bevevo come una spugna ed ero ubriaca fradicia.

Love,l'alcool fa male” disse Klaus,materializzandosi davanti a me.

Sbuffai. Se vedevo Klaus,voleva dire che non avevo bevuto abbastanza.”Oh no,perché il mio subconscio mi odia?Devo avere qualcosa di terribile,ecco perchè si materializza un ibrido odioso davanti a me” mugugnai.

Stefan è salvo,è in viaggio per Mystic Falls accompagnato dai miei scagnozzi”.

Battei le mani.”Il mio subconscio vuole farmi credere che Klaus sia buono!Non ci credo!In più la parola scagnozzi,fa tanto Il Padrino!”.

Dolcezza,sei andata completamente. Ti devo portare via da qui” disse e con questo mi sollevò e mi caricò sulla sua spalla.

Nooo!Nooo!Lasciami stare brutto ibrido-bipolare!Prima mi dici che sono inutile e ora mi aiuti! Sai che ti dico?Hanno inventato delle pillole per controllare il bipolarismo*!” biascicai.

Ma lui non mi stava ascoltando.“O mio dio fa che non gli vomiti addosso!” pensai.”Anche se...”

Lasciami andare se non vuoi che ti vomiti addosso!” protestai,alzando la testa verso di lui.”Io ti odio!Ti odio!”

Lui sorrise amaro e un lampo di delusione gli attraversò gli occhi. Con la stessa velocità con cui l'avevo visto arrivare,scomparve dai suoi occhi e accelerò la corsa. In battito di ciglia ci trovammo davanti ad in un grande palazzo.

Dedussi fosse l'abitazione di Klaus.

Entrò velocemente ed mi portò in una stanza,lasciandomi pigramente cadere sul sedere.”Ahi!” farfugliai,massaggiandomi il fondo schiena.”Non è galante fare cadere un donna!” farfugliai alzandomi e barcollando verso la porta.

Klaus mi si parò davanti.”Dove vuoi andare?”.

Tornare a Mystic Falls. Sai non voglio essere un intralcio a nessuno...”.

Tu non vai da nessuna parte,conciata così”.

Perchè?Tanto la sbronza mi passa velocemente!” dissi spostandolo,bruscamente.”In più se facessi un incidente e ci lasciassi le penne,non ti dovrebbe interessare”.

Ma lui mi afferrò il polso e mi tirò a se.”Sei arrabbiata” notò.

Il mio cuore iniziò a battere come un cavallo in corsa,la mia spina dorsale era percorsa da brividi. Le miei guance arrossirono senza controllo.”Mi hai dato dell'inutile,dell'intralcio!Mi hai corteggiata per mesi e ora che forse mi ero arresa,tu che fai?Mi offendi?Ma sai che ti dico?Me ne sbatto le palle di te e di tutto....quindi lasciami andare!Sei una persona senza cuore,non hai un briciolo di umanità. E quando avevo detto che potevi essere salvato,mentivo!Non l'ho mai pensato, perchè una persona che fa cose terribili non può redimersi!” ringhiai,liberandomi dalla sua morsa e andando dall'altra parte della stanza.

Lui non parlò,rimase paralizzato dalla rabbia.

Si avvicinò a me,rabbioso parandosi davanti a me e mi spinse violento contro il muro.

Okay,me la ero cercata. Avevo dato a sfogo a tutto quello che pensavo e adesso sarei morta.

Bel lavoro.

Mi preparai mentalmente alla mia morte,ma le sue labbra catturarono le mie,in un bacio pieno di ira.

E cosa feci io?Lo respinsi?Sbagliato!Schiusi le labbra e lo attirai a me. Mandando mentalmente a quel paese la vocina che mi diceva di allontanarlo da me e stronzate varie,mentre l'altra voce si esibiva in una danza della vittoria battendo le mani.

Le nostre lingue lottavano tra di loro,come due leoni per l'ultimo pezzo di carne.

La sua mano mi accarezzava la schiena,indugiando sulla curvatura dei fianchi. Allacciai le braccia alla sua nuca,tirandolo di più verso di me,assaporando il suo sapore tanto agognato. Mi sollevò per i fianchi e allacciai le mie gambe alla sua vita.

Iniziò a baciarmi il collo,arrivando fino alla spalla. Misi un gemito e tirai indietro il collo.
Ma io non volevo le sue labbra sul mio collo. Le volevo sulle mie,ancora e ancora.

Gli sollevai la maglietta,lanciandola il più lontano possibile da me. Lui fece lo stesso, continuandomi a baciare,finendo sul letto morbido.

 

 

Mi svegliò un raggio di sole.

La testa mi girava come se fossi in una centrifuga.

Non ero nella mia stanza.

Tastai un attimo il letto,accorgendomi che era vuoto e che io ero completamente nuda.

Soffocai un gemito,non volevo pensare a cosa e con chi avevo fatto quella notte.

A velocità vampiresca raccattai tutti i miei vestiti da terra e mi vestii.

Quella era la stanza di Klaus. O mio dio.

Esplorai un attimo la stanza,era grande quasi quanto casa mia.

Le pareti erano dipinte color terra di Siena**,le finestre erano di vetro murano.

Al centro della stanza c'era un grande letto a baldacchino,ricoperto con costosissime lenzuola di seta marrone.

Ai lati un imponente libreria d'ebano,racchiudeva migliaia di libri di tutti i generi.

La scrivania -anche essa di ebano-,era piena di schizzi.

Uno schizzo mi incuriosì fra tutti.

Lo presi tra le mani e lo girai.

Raffigurava una donna bionda,con dei lunghi capelli biondi che ricadevano in boccoli sulle spalle.

Gli occhi celesti brillavano,illuminati dalla luce della luna.

Era sdraiata sulla spiaggia con i piedi nell'acqua.

Poi capii chi era...ero io.

Quel quadro risaltava la mia bellezza,rendendomi bella come un angelo.

Ho sempre saputo di essere una ragazza carina. Carina,ma non bella.

Ecco quello che ero per Klaus,la reincarnazione umana della bellezza.

Mi sentii lusingata da quel gesto e se un attimo prima ero spaventata,ora sapevo essere al sicuro.

Non mi ero pentita di quello che avevo fatto,per niente. Ero felice come non mai e soprattutto non mi importava delle conseguenze di quel gesto.

Scesi le scale,per andare da Klaus.

Mi bloccai sull'uscio della porta,sentendolo parlare con qualcuno.

Mi concentrai di più,per capire meglio la conversazione. ”La mia bella bimba,sei così simile a tua madre Hayley!Ma vedrai che tu sarai come papà,ovviamente senza una serie di omicidi sulle tue spalle!”.

Aspetta,Hayley madre e Klaus padre?

Non ci potevo credere,però continuai ad ascoltare.”Anche se prima ti consideravo un errore,tu non lo sei!Non ti mancherà mai niente. La zia Bekah ti vizierà come un principessa,lo zia Elijah ti insegnerà tutti i trucchi per dei capelli da invidia e io...ti amo più di chiunque altra. Perchè tu sei la mia figlia,la piccola erede di Niklaus Michaelson”.

Mi misi una mano al cuore,quindi lui mi aveva mentito.

Mi sentivo nuda e sporca e mi pentii subito di tutto quello che avevo pensato poco prima.

Tutte le promesse che mi aveva fatto,erano solo stronzate. E io ci avevo creduto.

Lui è il tuo primo amore,io voglio essere l'ultimo. Non mi importa quanto tempo dovrò aspettare”. Quelle parole erano solo bugie. Inutili,false e dolorose bugie.

Chissà a quante donne le aveva raccontate. Io ero solo un altra conquista,un ennesimo premio da mettere sulla mensola.

Alla fine aveva vinto la sfida.

Le lacrime iniziarono a scorrermi sulle guance.
Ritornai nella stanza di Klaus e scrissi un biglietto.

TI ODIO. Caroline.

Poi uscii silenziosamente dalla finestra,andando in cerca della mia macchina e ritornai a Mystic Falls.

*********

Come?Bonnie non è possibile!Sono un vampiro!” spiegai alle mie amiche.

Erano passati tre mesi da quando ero tornata da New Orleans. Avevo dimenticato tutto su...non volevo neanche ricordare il suo nome.

Le vacanze estive erano quasi finite ed io non avevo detto niente riguardo a quella notte. Quel ricordo era archiviato in un angolo nascosto del mio cervello.

Ma la mia vita non era proseguita normalmente:continuavo a vomitare tutto quello che ingerivo e la notte facevo strani sogni su un bambino.

Ero visibilmente pallida -più del solito- e non riuscivo a venirne a capo.

Così avevo deciso di andare da Bonnie per capirne qualcosa. E con un incantesimo scoprì la causa del mio malessere.

Bonnie,non posso essere incinta!”.

Caroline,ti è stato fatto un incantesimo” spiegò Bonnie.”Da un strega molto potente e io non posso fare niente per raggirarlo o annullarlo”.

Davina,ecco quale era il suo modo di vendetta.”Riesci almeno a capire l'incantesimo?” domandai.

Lei annuì e si concentrò,chiudendo gli occhi. Quando li aprì,un espressione di terrore si dipinse sul suo volto.”La vita del neonato sarà legata a quella di...Klaus” mormorò.

No,non potevo essere incinta di...Klaus.

Care,spiegaci quello che è successo!” mi pregò Elena.

Spiegai alle mie amiche tutta la storia,non curante delle lacrime sulle mie guance e le loro espressioni di disgusto.

Care,noi ti aiuteremo” mi consolarono le mie amiche.

****

E così,sei mesi dopo venne al mondo una bambina,che chiamai Ryan era uguale a Klaus.

Avevo raccontato tutto anche a Stefan,Damon,Matt,Jeremy e mia madre e come le mie amiche,mi stettero vicini.

Nel periodo della gravidanza riuscivo solo a mangiare conserve e cibo precotto. Uno schifo per la dieta.

Avevo dato quel nome a mia figlia perchè adoravo l'attrice Meg Ryan. Ma dato che mia figlia era speciale,decisi che non si sarebbe chiamata Meg ma Ryan. Di sicuro quando sarebbe cresciuta,mi avrebbe odiato per il suo nome.

Chiesi a Bonnie di farle un incantesimo per nascondere la natura di Ryan,finché fosse stata abbastanza grande da capire di più. Volevo tenerla il più lontano possibile dal mondo sovrannaturale,così comprai una casa modesta e cercai un lavoro.
Mi nutrivo la sera e cercavo di reprimere sempre l'istinto da vampira.

Ryan era una bambina molto più intelligente delle altre e mille volte più bella.

Ad un anno già parlava,saltava e leggeva. Aveva un cervello molto sviluppato.

Da me aveva solo ereditato la forma dei capelli ed il nasino. Poi era tutta Klaus.

****

 

Un bicchiere d'acqua,mi svegliò da quel ricordo.

“Ma che cavolo!”” mi lamentai.

“Care!” dissero Elena e Bonnie.“Sei rimasta in trance per quasi un quarto d'ora!Non rispondevi,ne reagivi. Quindi abbiamo pensato a questo”.

Mi alzai e presi un straccio,con il quale mi pulii il viso.”Stavo riflettendo”.

“Quindi le dirai la verità?” mi chiese Elena.

Scossi la testa.”Fossi matta!E' ancora troppo piccola!Non voglio distruggerla!Non voglio dirle che suo padre è un serial killer e che non sa della sua esistenza!Mi odierebbe,più di quanto io odi lui!”.

Loro sbuffarono.

“Care,più aspetti e peggio sarà!” noto Bonnie.

“Preferisco aspettare e godermi il mio tempo con lei,prima che...cioè avete capito?”.

“Care,contenta tu...” disse delusa Elena.

Sapevo che questa cosa faceva male a lei,ma più lo faceva a me.

Non volevo che mia figlia mi odiasse.

Io ero suo madre e come tale la dovevo proteggere,anche a costo da proteggerla da se stessa.

 

 

Angolo di quella incapace di un autrice =):

Vorrei iniziare ringraziando tutti quelli che leggono la mia storia. Grazie mille.In particolare modo vorrei ringraziare Michelle_Dayana,per avere messo la mia storia tra la sue preferite.Un immenso grazie.Non sai la gioia che ho provato,quando ho visto che qualcuno piace la mia storia e l'ha messa nelle preferite

E mi scuso con voi per il ritardo....la scuola ed altri impegni mi tengono molto occupata.

Così per farmi perdonare -o per farvi un dispiacere!aahaha- ho scritto un capitolo abbastanza lungo. Scusatemi tantoooo!

Brutta notizia -o forse bella?ahahaha?- domenica prossima parto per due settimane quindi niente storia per un po'.

Cercherò di postare un altro capitolo questa settimana,così per non rimanere troppo indietro.

Se non ce la farò vi faccio i migliori auguri di Buon Natale e di un Bellissimo 2014!

Bando alle ciance,spieghiamo un po' questo capitolo in modo breve.

Allooora,questo capitolo è raccontato tutto dalla prospettiva della nostra Barbie vampiro.

Nel corso della storia racconterò anche dal punto di vista di altri personaggi.

Caroline ci rivela che Klaus è il padre di Ryan e le sue amiche le consigliano di dire alla figlia la verità su tutto,perchè Ryan è.... vedremo più avanti.

Si ricorda del suo arrivo a New Orleans e della sua preoccupazione per Stefan,poi passa al suo incontro con Klaus e alla lite con lui.

Caroline incontra anche Davina,che le propone di vendicarsi su di lui non spiegandole come.

La nostra protagonista affoga i propri dolori nell'alcool e il nostro sexy ibrido la trova,portandola a casa sua.

La mattina dopo Caroline,lo sente parlare con una bambina.

Rullo di tamburi:scopre che Klaus ha una figlia e si sente usata dall'ibrido.

Sente tutte le cose che le aveva detto erano solo bugie e lei scappa.

Poi decide che è meglio per Ryan,per il momento,non sapere tutta la verità.

Tranquille ragazze,questa storia è una Klaroline e presto verrà anche il nostro sexy ibrido a trovarci.

Presto specificherò anche dove vive Caroline -o l'avevo già detto?-.

Comunque ditemi se la storia vi è piaciuta o no,così per sapere.

Recensite,recensite recensite!

Spero che la leggerete in tanti e che questa storia vi tenga compagnia.

 

La vostra

Franci.

 

p.s=scusate gli errori ortografici.Lo so,ve lo dirò sempre.

 

p.s.s=buon Natale e Buon Anno!


 

 

 

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Capitolo 4
*** Hoping one day you’ll make a dream last But dreams come slow and they go so fast. ***


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POV Klaus

 

Ero andato li,convinto della mia azione.

Volevo vedere quella Ryan soffrire,per avere fatto del male a mia figlia.                                                              Nessuno lo poteva fare,non l'avevo fatto neanche io.

Quella ragazza abitava nei quartieri poveri di Chicago,una altra città importante nella mia storia.

Era una zona malfamata,dove alcuni condomini cadevano a pezzi,altri al posto delle finestre c'era solo cellofan nero.

Controllai un altra volta l'indirizzo.                                                                                                                   Fortunatamente quella ragazza abitava in uno dei condomini messi meglio.

Forzai il portone,dopo aver scricchiolato,ed entrai.

Una puzza di muffa e chiuso investì il mio affinatissimo naso. Cercai di tapparlo con la manica,ma l'odore era ancora forte.

Ricontrollai una altra volta il biglietto,con l'indirizzo che aveva scritto mia figlia.

Quella ragazza abitava al secondo piano,appartamento 16.

Salii velocemente le scale,sperando che sotto il mio peso non crollasse la scala.

Quel condominio aveva un aria troppo fragile,anche con il peso di un piccione sarebbe caduto a pezzi.

Suonai a lungo il campanello.

Finalmente vennero ad aprirmi.

“Se pensi che ti perdoni per aver chiesto a quell'oca di mangiare con noi,ti sbagli di grosso...” non finì la frase.                                                                                                                                                                              Una ragazza,che doveva avere si e no l'età di mia figlia,venne ad aprirmi.                                                Dava l'impressione di essersi appena svegliata.                                                                                                      La sua pelle bianchissima e candida sembrava un miraggio,tanto era chiara.                                                    Era come sfiorare il proprio riflesso nell'acqua.                                                                                                 Aveva lunghi capelli castano-biondo,scompigliati,da cui una bandana rossa pendeva verso le orecchie. Sembravano freschi di piastra ma,per colpa della sua pennichella,ora cadevano in piccole e morbide onde. I suoi occhi blu intenso erano vispi e attenti,circondati da un alone nero del suo presunto trucco sbavato. 
Cavolo potevo scommetterci la vita di uno dei miei sudditi,ma quei occhi era identici ai miei.
Stesso taglio,stesso colore.
Era in un pigiama rosa con degli orsetti.
Le stava un po' corto sulle caviglie dato la sua notevole altezza ed era decisamente troppo largo,poteva tranquillamente ballarci dentro,dato il suo corpo magro ed esile.
Le maniche erano arrotolate e si poteva vedere un piccolo tatuaggio nero sul polso.

Quella ragazza aveva dei tratti a me molto noti,quei tratti dolci e leggeri...come scritti a matita.

Era come se avessi già visto quella ragazza,era come se la conoscessi da sempre e non sapevo spiegarmi il perchè.
“Le serve aiuto?” domandò lei,portandomi alla realtà.
La fissai ancora per poco, per ricordarmi dove l'avevo già vista.“Ehm sì. Mi chiamo...John Cooper e vendo aspirapolveri. Vorrei potere entrare in casa per farle vedere meglio,quello che la mia ditta offre.” mentii. Era la prima cosa che mi era venuta in mente.
La ragazza sembrò titubante.
Come darle torto? Un uomo che non conosceva le chiedeva di entrare in casa sua.
“Aspetti,chiamo qui mia madre. Sa,non posso fare entrare chi voglio in casa...”
Sorrisi.”Naturalmente”.
“Mamma,c'è un tizio....un certo...ehmm John Cooper,che vende scope e ti cerca!Ops,vende aspirapolveri,mea culpa!” gridò “Mi scusi per avere urlato”.
Quella ragazza mi sembrava già simpatica,aveva quel non so che...che la faceva così solare e naturale. “Si figuri”.

Mi sorrise,facendo comparire due simpatiche fossette sulle guance.
Un sorriso che mi abbagliò tanto era genuino e splendente.

“Arrivoooo” rispose un altra donna.
Conoscevo quella voce.
Quella era la voce per potevo uccidere solo per poterla sentire ogni giorno.
Quella voce.
Melodiosa e armoniosa,come una chitarra accordata al punto giusto.
Era la voce per cui avrei implorato di sentire in eterno.
Ecco perchè mi sembrava conoscerla,lei mi ricordava tanto la donna da cui ero ossessionato.
Lei era una mini Caroline Forbes.
“Mi scusi ma noi no....” si bloccò anche lei.
I miei occhi erano incatenati ai suoi.
Occhi blu contro occhi celesti,gli occhi più belli e puri che avevo mai visto.
Il suo sorriso radioso come quello della ragazza,si spense non appena mi vide,lasciando le sue morbide e soffici labbra incresparsi in una smorfia triste.
I suoi lunghi capelli biondi erano raccolti in una morbida treccia,che lasciava liberi due ciuffi boccolosi ribelli.
Non era cambiata per niente,era la stessa Caroline di sempre e di quella notte.
Pensavo che avesse cambiato colore di capelli o il taglio,ma no.
Lei era la stessa.
Sembrava una di quelle bambole da collezione,quelle di cui non si vuole mai aprire la scatola.
Indossava un pesante maglione verde,stretto,che faceva notare le sue forme gentili. 
E questo mi fece più male.
Un paio di pantaloni della tuta neri le fasciavano le lunghe e magre gambe ed hai piedi portava solo delle pantofole,con degli orsetti.
Possibile che era dannatamente bella anche se vestita alla carlona?
“Allora?John,mamma?Yuuhuuu!” disse la ragazza,portandoci alla realtà.
Caroline si parò davanti alla cugina e si fece subito protettiva,i suoi occhi si iniettarono di sangue e delle vene bluastre si crearono intorno ai suoi occhi.
La magia tra i nostri occhi cessò.
“Ryan entra in casa. Non esiste nessun venditore di aspirapolveri e nessun signor Cooper. Questo è Niklaus Mikaelson,l'Ibrido killer Originale. E' venuto per ucciderci” disse lei tombale.

***********

POV Caroline

Pronunciai quelle parole con un sussurro,Klaus era qui. A Chicago. E soprattutto pochi metri lo separavano da mia figlia e da me.
Vederlo li:con i suoi capelli corti ricci e biondi,gli occhi blu intensi e profondi,la barbetta incolta che lo rendevano talmente sexy....Ugh...aveva suscitato in me emozioni che pensavo -per lui- represse sotto quintali e quintali di amianto.
Un mix di emozioni e ricordi,mi stavano impedendo di saltargli addosso in quel momento ed ucciderlo con le mie mani.
Avevo sofferto per lui come per nessun'altro,neanche quando Tyler mi lasciò soffrii così.
Avevo anche provato a spegnere le emozioni,ma non potevo perchè avevo scoperto di essere in dolce attesa della mia magnifica ed unica figlia.
Ma dovevo pensare come una madre e dove portare Ryan al sicuro da lì.
Sapevo cosa significava una sua visita e di certo non era lì per fare il venditore porta a porta con le aspirapolveri. “Ti ricordi cosa ti avevo detto quando avrei dato il segnale di allarme,Ry?Be',questo è l'allarme!”.
Lei sapeva cosa volevo dire.
Doveva andare in camera sua e chiamare Bonnie e tutta la nostra equipe. Poi si sarebbe nascosta a casa di Bonnie e Jeremy e sarebbe rimasta lì finche qualcuno sarebbe sopravvissuto per dirle di ritornare a casa.
Un lampo di paura le attraversò gli occhi,però Ryan fece come le dissi.
Grazie a Dio,per avere un figlia intelligente.
Si dileguò in camera,fece partire la musica e un gran baccano e poi non sentii più niente.
Ne approfittai per distrarre Klaus,dovevo tenerlo buono finchè non fossero arrivati i soccorsi.
Non avremmo avuto molte chance lo stesso però...se dovevo morire,era una cosa di famiglia.
“Allora,qual buon vento ti porta qui Niklaus?”.
“Sai,ho vissuto qui negli anni venti...Mi piaceva,quindi perchè non trasferirsi qui momentaneamente?”. “Non eri forse il re di New Orleans?” continuai.”O forse qualcuno ha progettato un colpo di stato?”.
Lui sorrise,facendo comparire quelle invitanti fossette sulle sue guance. “No in realtà cercavo tua cugina Ryan Forbes. Ha fatto del male...” lo vidi indugiare sulle parole giuste.”ad una persona a me cara.
Subito scattai.
Sapevo cosa intendeva con quella frase,lui era qui per rapire Ryan.
Aveva scoperto tutto ed ora voleva portarmela via. Ed io non l'avrei mai permesso.
I miei occhi si iniettarono di sangue,le iridi divennero nere e sul mio viso,sentii comparire quelle vene che odiavo tanto.
Gli strinsi una mano al suo collo ed lo inchiodai al muro. “Non provare a toccarla” ringhiai.
“Mossa stupida love” disse per niente preoccupato dalla situazione.”Non ti hanno mai detto che non si attacca un Originale?” e dicendo questo invertì le posizioni.
Una furia cieca lo catturò,mi strinse una mano intorno al collo e con l'altra tentò di strapparmi il cuore. Sentii le forze abbandonarmi,come l'aria che mi veniva a mancare.
Non mi importava se ero più debole,più giovane e sicuramente meno in forma...mi importava solo salvare mia figlia.
E' quella cosa che noi madri ci piace chiamare istinto materno.
Non è un termine da cui si può trovare informazioni da Wikipedia,è una cosa che si guadagna nel tempo. E' quell'istinto dove pensi solo a salvare tuo figlio e nient'altro,e questo ti rende più forte.
Pensavo a mia figlia.
Se io sarei morta,chi le avrebbe più fatto la predica del modo in cui si era vestita oggi a scuola?
E specialmente non aveva ancora visto il mio regalo di compleanno...doveva per forza vederlo,avevo impiegato molto tempo per trovarlo.
Avrei perso la sua faccia felice mentre lo scartava,mentre indugiava sulla carta e Damon che le diceva di muoversi.“Vuoi che passi un altro secolo?Ti decidi ad aprire questo regalo o ti dico io cosa c'è dentro?E muoviti mini Barbie Vampiro!”.
Fu tutto quel pensiero che mi diede la forza di reagire.
Alzai il ginocchio e tirai una bella ginocchiata nella zona di “dove lì non batte il sole” a Klaus.
Lui allentò la presa,tanto da permettermi di sgusciare fuori dalla sua morsa mortale.
“Vedo che sei sempre la solita,dolcezza. Quando non hai come difenderti,usi i metodi più tradizionali per scappare dai guai”.
“Non provare mai più a minacciare mia figlia biologica!” sbraitai e,fortunatamente,da lontano, iniziai a captare la voce dei miei amici.
Lui mi guardò spaesato.
Non so se era per colpa del calcio nelle palle o per la confessione appena fatta. “Tua figlia biologica?”. Sì,di certo era per la seconda. “Si,concepita e partorita mentre ero una vampira” confessai.
Sapevo che dopo quello che gli stavo rivelando,la mia vita sarebbe diventataun inferno.
Klaus sarebbe stato ossessionato da Ryan e avrebbe trovato il modo di sottrarmela.
Però era l'unico modo per guadagnare tempo.
Poi Bonnie e la sua magia avrebbero fatto il resto, ovviamente con l'aiuto di Stefan,Elena e Damon.
“E' impossibile” mormorò.
“Invece guarda è possibile. In fin dei conti tutto è possibile se una strega molto potente ti lancia un incantesimo”.
“Davina...” sussurrò,provocando in me brividi dovuti al suo nome.
Annuii e dato che lui era li,perchè non ferirlo ancora.
Come lui aveva fatto con me riguardo sua figlia e che tuttora stava continuando a fare.
”Ed indovina indovinello,sai di chi è figlia?”.
“Smettila”.
Non lo ascoltai.
Doveva soffrire,doveva imparare che non si giocava con i miei sentimenti.
Già in troppi lo avevano fatto:Damon,Matt,Tyler ed ora anche lui.
Avevo i capelli biondi,non le gambe aperte a tutti. “Del tuo primo ed unico ibrido Tyler Lockwood. Unico. Mio. Vero. Amore.”.
Gli occhi gli si erano riempiti di dolore e la sua faccia divenne di pietra.
Anche se lui continuava a fare il duro,potevo sentire il suo cuore morto spezzarsi e dovevo ammetterlo...mi sentii male.
Perchè io non ero così,perchè io non facevo cose del genere.
Non mi piaceva ferire le persone,dato che in tanti avevano già ferito me.
Klaus si ricompose subito.”Be non mi sembra che Tyler sia qui in zona. Avrei già sentito il suo odore altrimenti”.
“Sai com'è,lui non sa di Ryan. Non l'ha mai voluto sapere” mentii ancora.
“Mi dispiace” disse veramente dispiaciuto.
Ma quante cavolo di facce aveva Klaus?Prima voleva strapparmi il cuore e ora gli dispiaceva perchè Ryan non aveva conosciuto Tyler?
Tesoro,qui ti serve un medico bravo per il disturbo bipolare.
Provai a rispondere ma dalla mia bocca uscì solo un suono muto.
”Comunque love,sono venuto qui per dire che la cosa non si deve ripetere. La prossima volta non sarò così gentile. Consideralo un regalo di compleanno per tua figlia” e detto questo sparì.
Aspetta un attimo,come faceva a sapere del compleanno di Ryan? Una lampadina si accese nel mio cervello.
Ora forse iniziavo a capire tante cose.
La ragazza con cui Ryan aveva fatto a botte era la figlia di Klaus!
Diavolo,mia figlia aveva “ucciso” la figlia di Klaus!
Ecco perchè era qui ed ecco perchè aveva detto:”persona a me cara”.
Pensavo che non mi avrebbe mai più cercato,non dopo avere ottenuto ciò che aveva voluto.
E, insomma,poi ero sgattaiolata fuori dal suo letto,come la più sporca e farabutta delle ladre di questo pianeta.
Invece pochi minuti prima era lì -anche se aveva tentato una altra volta di uccidermi- e aveva lasciato me e mia figlia andare.
Non potei non dimenticare la sua faccia quando mentii su Tyler.
Era come se un specchio si fosse rotto,facendo emergere il Klaus che era quando era umano.
Quello piccolo ed indifeso,che cercava di farsi accettare dal padre.
Però la velocità in cui ritornò il solito stronzo fu impressionante.
Lui era Niklaus Mikaelson,l'ibrido psicopatico bipolare.
Che un momento prima cerca di ucciderti,il momento dopo ti lascia salva la vita.
“Caroline!” dissero Bonnie,Damon ed Elena all'unisono.
Stefan doveva essere a casa sua a proteggere Ryan.
Le mie amiche mi vennero in contro e mi abbracciarono.
“Ehy Barbie!Mia nipote è venuta tutta preoccupata da me dicendo che tu fossi nei guai. La mia prima idea è stata che la svendita di scarpe da Versace fosse finita e tu non avevi più soldi sulla carta di credito. Poi però mi ha riferito che un certo Niklaus Mikaelson era qui. E siccome non ne conosciamo tanti in giro,ho pensato che fosse l' Ibrido stalker. Giusto?” chiese ironico,cercando di non fare cadere la sua maschera per via della preoccupazione.
Elena gli diede una gomitata nello stomaco.
“Damon mi sarebbe veramente dispiaciuto non rivederti più. Ha chi avrei speso tutti i soldi sulla sua carta di credito?Sai Elena sa il codice e non ha aspettato un secondo di più per dirmelo” risposi a suo tono. “Touchè”.
“Allora,cosa ti ha fatto?” chiese Elena.
Raccontai a loro tutto l'accaduto.
“Caspita,il re di New Orleans deve essersi tanto rincoglionito allora. Barbie chiamo mio fratello per dire di portarti *Shelly?”.
Scossi la testa.”No,digli di portarla qui a casa per le otto. Oggi è il suo compleanno,le faremo questa dannata festa e non mi importa se Klaus la distruggerà. Niente mi può impedire di festeggiarla! Anzi anticiperemo la festa alle sette in punto!”.


 

Quella sera,alle 19.00

Avevo preparato tutto. Gli snack formati da piccole focaccine riempite di formaggio e prosciutto, popcorn,pizzette...
Degli striscioni rosa erano appesi qua e la sui muri e sul lampadario,addobbando il nostro piccolo appartamento.
Dei centrini bianchi erano posizionati al centro della tavola e su ciascuno era servito un vassoio con tutti i mini antipastini preparati da me.
Nuovo spunto,l'indomani sarei andata per fare domanda per essere assunta come organizzatrice di eventi. Modestamente, ero davvero brava.
Ryan avrebbe avuto la migliore festa dei sedici anni di sempre....anche se eravamo in sette persone totale,compresa la festeggiata.
Ryan non aveva mai avuto amici,tranne Stefan.
Preferiva di gran lunga stare sulle sue.
Una parte di me era così contenta di festeggiare mia figlia,mentre un altra parte era tesa.
E se Klaus si fosse presentato qui ed avrebbe ucciso tutti?
Alle sette in punto arrivarono gli invitati:la coppia Gilbert e la coppia Salvatore.
Di Ryan e Stefan nessuna traccia.
Feci accomodare gli ospiti stando sempre zitta e in allerta.
Sentivo che c'era qualcosa di storto nell'aria.
Klaus non aveva mai lasciato così facilmente qualcuno...se non ero io a chiederlo.
Aveva lasciato libero Tyler per me.
O MIO DIO!Tyler!Come avevo potuto cacciarlo in questa situazione?Klaus questa volta l'avrebbe fatto a pezzetti.
“Dove metto il regalo?” mi domandò Jeremy,sapeva perfettamente il posto ma era un spunto per fare conversazione.
Indicai il tavolo.
“Questa festa fa schifo!Barbie,dove hai messo l'alcool?Mi sa di aver sbagliato indirizzo. L'invito diceva festa,non funerale” disse Damon.
Lo incenerii con lo sguardo,ma non risposi.
“Pronto,cosa fratello?Ryan non vuole venire?Sì. Sì. SI!Ti passo Barbie” e dicendo questo Damon mi passò il suo cellulare.
“Care,abbiamo un problema” disse Stefan.
“Cosa?” domandai preoccupata.
“Tua figlia non vuole venire. Ha detto che non vuole mettersi quel vestito ridicolo”.
“Che cosa?No!Lei verrà a costo di prenderla a calci nel sedere.Passamela!”.

Stefan sbuffò e mi passò Ryan al telefono.
”Senti Ry,mi sono sbattuta le palle in poche ore per farti questa cavolo di festa. E' uscita uno schifo,poco ma sicuro. Però ora tu verrai qui,non mi importa come, immediatamente. Non ho speso tutto un pomeriggio per fare due chili di focacce e pizzette per niente. Muoviti!”.
“Mamma...” si lamentò.”Io non vengo con uno stupido vestito rosa!”.
“Col cavolo!Tu ti metterai quell'orribile vestito che ti piaccia o no!E' un regalo di tua nonna!”.
Era vero quella era l'abito più brutto di quel pianeta,ma era un regalo di mia madre.
Era lungo fino alle caviglie,stretto,ricoperto di penne rosa.
“*E' un crimine della moda” bisbigliò lei. “Sai quanto poco mi interessi la moda e le nuove tendenze,ma ti prego...non ce la faccio ad andare in giro così. Ti prego,fammi andare in jeans e in maglione. Tanto per quelle persone che dovrebbero venire...”.
“D'accordo. Ma vedi di esseri qui in meno di dieci minuti” dissi riattaccando il telefono.
Subito il campanello suonò il campanello,per un attimo pensai che fosse Klaus...ma fortunatamente era mia figlia.
Indossava solo dei jeans neri,un maglione semplicissimo blu e degli anfibi.
I suoi capelli erano lasciati al naturale:morbidi e boccolosi,come piacevano a me.
Il suo viso non era truccato e grazie a Dio non trovavo traccia di quegli orribili piercing che aveva questo pomeriggio.
Sorrideva,aveva un sorriso così genuino e felice.
Non mi ricordava per niente la ragazza che avevo visto poche ore fa.
“Non mi dire. Ry eri fuori dal palazzo e aspettavi una risposta positiva?Da quando in qua sei diventata così...furba. Sei sicura di avere ereditato questa abilità da me?”.
Il suo sorriso mi abbagliò. “Tu l'hai detto” concluse entrando in casa,seguita a ruota da Stefan.
”Ehi ragazzi,questa festa è un funerale!Dov'è il divertimento?C'era più espressività al funerale di Mr. Goldfish. Mi ricorderò per sempre le dolci parole che Damon aveva detto per commemorarlo. Molto profonde,zio,davvero!”.
 “Ehi,perchè se lei dice che qui c'è aria di morto non la uccidete con lo sguardo?Ve la prendete sempre con il più vecchio!” si finse offeso Damon.
Elena gli tirò un altra gomitata.
”Smettila,veramente” poi posò dolcemente lo sguardo su mia figlia. “Vieni qui dalla Zia Elena. Si compie sedici anni,solo una volta nella vita ed io voglio per te tutto il bene possibile ed immaginabile!” le augurò Elena consegnandole il suo regalo.
Ryan sorrise ancora e l'abbracciò. “Zia Elena,non ti offenderai vero se lo scarto dopo la torta?Sai,per ora vorrei godermi tranquillamente questo momento senza che Damon mi metta ansia per scartare il regalo”. Damon sbuffò ed Elena le sorrise con fare materno.
”Ehi,pensavo che ci fosse una grande festa per ricordare quante ore di travaglio ha subito mia madre. Quante erano mamma?”.
“Mia cara,sarei dovuta partecipare a “Ventiquattro ore in sala parto”. Ventiquattro ore e tu non uscivi ancora!” sorrisi automaticamente,ricordando tutti gli avvenimenti di quel giorno.
Dovevo prepararmi per andare a lezione.
Ero molto più stanca ultimamente e secondo Bonnie,Ryan,sarebbe dovuta nascere a breve.
Ma quella peste non si decideva ad uscire,così mentre mi incamminavo verso il campus avvertii delle profonde fitte alla pancia.
Ecco,ero entrata in travaglio.
Mi ricordo ancora la frase che dissi:”Oh ma davvero?Non potevi nascere ieri,che avevo il test di matematica?”.
“Ho trovato un gioco per fare passare la serata!” propose Stefan.”Allora,pensiamo a tutti i momenti imbarazzanti di Ryan. Facciamo girare la bottiglia!” concluse prendendo una bottiglia, guadagnandosi l'occhiata omicida di Kentucky.  
“Questa me la paghi Wasabi” bisbigliò lei,mentre tutti noi ridevamo in coro.
Tutti ci sedemmo sul pavimento,formando un cerchio,e Stef mise la bottiglia al centro e la fece girare.
“Vai fratello tocca a te” incitò Stefan.
Damon sorrise.”Allora,vediamo di fare di morire di vergogna Shelly. C'è quella volta quando girava nuda per casa,ma è troppo scontato.
Poi c'è quella volta...mmhh,no l'ho fatto anche io.
Vendiamo un po'. Trovato!”.
Intanto mia figlia era rossa come un peperone, sarebbe stata inghiottita dal pavimento se Stefan non le si fosse incozzato a lei.
“Allora,quando Shelly era piccolina,aveva si e no sei anni, voleva che solo io le facessi il bagnetto. Ti ricordi Barbie?
Ed una volta,insistette perchè facessi il bagno con lei,quella volta però ne aveva tredici di anni e mi confessò di essersi perdutamente innamorata di me.
Scriveva dappertutto “Ryan+Damon=Amore eterno,era davvero insopportabile!
Ogni volta che mi muovevo o facevo qualcosa,lei mi seguiva.
Insomma mi stalkerava!Ed un altra volta si presentò a casa mia con una minigonna e con una canottiera fino all'ombelico,pretendendo che diventassi il suo ragazzo.
Le dissi di no e lei prese il primo vaso che trovò e me lo spaccò in testa. Questa è la mia. Tocca a me a girare la bottiglia!” concluse Damon,mentre tutti ridevamo.
Ryan divenne ancora più rossa.
Sapevo quanto le era stato difficile mandare giù la relazione di Damon con Elena.
Era veramente cotta di Damon,scriveva cuori dappertutto e si divertiva a progettare il suo matrimonio con lui.
Finchè un giorno le dissi la verità,ma lei non la mandò giù ed andò da Damon ed lui disse che era la verità. Quella sera pianse talmente tanto da prosciugarsi e non mangiò per tre giorni.
Per consolarla andammo in vacanza da mia madre,che lei adorava e si dimenticò la faccenda di Damon. “Grazie,dovevi proprio ricordarmela?”.
Lui annuì.”Non c'è di che. Uh,Streghetta è il tuo turno!”.
Bonnie iniziò a ridere.”La vita di Ryan è piena di momenti imbarazzanti ma,quello che sto per raccontarvi,secondo me le batte tutte.
Vi ricordate che lei adorava cantare,solo che non era molto brava a farlo?E che lei odiava essere vestita e che eravamo in tre per infilarle una paio di mutandine?
Be' un giorno era venuta a fare merenda da me -aveva quattro anni- ed io avevo delle persone importanti a casa mia.
Lei tutta tranquilla non tocca niente e sparisce per dieci minuti buoni.
Intanto io prendevo il tè con queste persone e lei non è che compare completamente nuda e si mette a cantare e a ballare,in mezzo al salotto?”.
Tutti risero,tranne Ryan.
Per lei era molto imbarazzante ricordare quelle cose.
Lei aveva sempre avuto una memoria di ferro,riusciva perfino a ricordare le cose che aveva fatto,quando aveva solo un anno!
Poi fu il turno di Jeremy:ci raccontò che Ryan,una volta era caduta nel gabinetto a otto anni ed non riusciva più a tirarla fuori.
Elena ci raccontò che una volta Ryan provò a tagliarle i capelli,proprio perchè era gelosa di lei ed una volta le squarciò tutti i vestiti,ma si sentì così in colpa che tentò di ricucirli.
“Stefan tocca a te” disse Jeremy.
Stefan le sorrise ed iniziò.“Quando Ryan scoprì dei vampiri,le dissi che io mi nutrivo di animali. E per prenderla in giro,le dissi che mi nutrivo di Bambi e che sua madre era morta per colpa mia.
redeteci o no,ha pianto per quattro ore e non mi ha parlato per una settimana!
Però questa non mi sembra molto imbarazzante... come quella volta che a scuola girava la voce che lei piacesse Mike Smith,e per non farsi vedere, si cacciò la testa nel cibo”.
“Non era di certo colpa mia,se io ho un animo sensibile” ribattè mia figlia. “E poi non è verò che ho cacciato la testa nel cibo...ho solo perso una lente a contatto nella pasta al sugo”.
“Come vuoi tu Kentucky”.
“Tutti voi avete detto qualcosa,tutti tranne me!” puntualizzai.
Ryan mi fissò,sapeva cosa volevo dire.
L'avevo sempre tormentata con quella storia e l'avrei tormentata in eterno...almeno speravo,sull'ultima parte.
“Mamma ti prego no. Tutto ma non quella, ti scongiuro...” mi supplicò.
Scossi la testa.”Mi dispiace tesoro,considerala come tue punizione futura!”.
Ryan mise la testa tra le ginocchia e si tappò le orecchie con le mani.
”Io non sento niente.Lalalalala. Io non sento niente!Lalalala!” cantilenò lei.
Non ci badai molto ed iniziai il mio racconto. “Questo fatto è successo quest'estate. Fortunatamente voi eravate tutti partiti,quindi nessuno di voi lo può sapere.” spiegai,catturando l'attenzione di tutti.
“Ryan aveva sempre voluto i capelli corti,ma io le dicevo sempre di no perchè le facevano le spalle grosse. Ma lei da cocciuta e testarda che era,fece di testa sua. Così,un giorno,mentre io ero fuori a lavorare;lei prese una scodella ed una forbice per alimenti e si taglio i capelli. Quando vide il risultato pianse come una disperata. Non mi dico come fu il mio shock,quando la vidi in casa. Per prima cosa urlai dallo spavento. Aveva una parte di capelli più lunga rispetto all'altra ed piccoli ciuffi ribelli le spuntavano di qua e di la. Per seconda cosa risi fino a farmi scoppiare le budella. E per terza,le scattai una bella foto...che tengo ancora da qualche parte. Un giorno ve la farò vedere, promesso. Ma dato che non avevo un cuore di pietra,la portai dal parrucchiere che le tagliò i cappelli a spazzola. Sembrava uno spazzolino! Miracolosamente i suoi capelli crescevano alla velocità della luce e dopo un mese e mezzo,le arrivavano già alle spalle. Fine” conclusi ridendo,facendo scoppiare tutti in una genuina risata e fare scoppiare dalle risate anche Ryan.
Mia figlia batte le mani sulle gambe. “Io penso che dopo questi flashback,non vi è venuta un po' fame?Ha me sì!” propose Ry,sperando di non fare un altro giro a “RACCONTA I FATTI PIU' IMBARAZZANTI DELLA MIA INFANZIA”.
Tutti annuirono e Ry,sospiro sollevata.”Shelly,di prima che vuoi aprire i tuoi regali e facciamola finita qui!”. Ci sedemmo a tavola ed estrassi la torta -sì quella di questa mattina- dal frigorifero.
Ci posizionai sedici candeline e le accesi tutte,poi misi la torta sul tavola,davanti a Ryan.
“Tanti auguri a te...tanti auguri a te...” cantammo in coro e Ry,quasi si commosse.
Anche se lo nascondeva,adorava quando qualcuno le cantava qualcosa;le era sempre piaciuto. “Tesoro,ora esprimi un desiderio” bisbigliai al suo orecchio.
Lei chiuse gli occhi un attimo e poi soffiò le candeline in un colpo solo.
“Ancora tanti auguri!” dicemmo in coro.
Però lei non ascoltava,aveva lo sguardo fisso sulla porta.
Sapevo a cosa pensava,anche se lei diceva che aveva messo il cuore in pace.
Lei sperava che suo padre comparisse dalla porta e si complimentasse con lei,per avere spento tutte le candeline in un solo soffio.
Ma se avesse solo saputo che suo padre voleva ucciderla...sapevo quanto lei avrebbe voluto conoscerlo,perchè lei era anche curiosa,come me.
Lei diceva che non le importava nulla,ma fingeva perchè era testarda e orgogliosa come suo padre. Diamine perchè aveva un mix perfetto tra il mio carattere e quello di Klaus?
“E' il momento di scartare i regali!” disse Ryan,finalmente voltandosi.
Prese per prima il regalo di Elena.
Era un piccolo pacchettino rosso,con un enorme fiocco bianco al centro. Lo scosse un pochino ed infine lesse il bigliettino ad altra voce.
“Tanti auguri per il tuo compleanno. So quanto ci tenevi. Baci,zia Elena”.
Aprì in fretta e furia il suo regalo e cacciò un piccolo grido.”Dimmi che non sono due biglietti più i pass per i backstage per il concerto dei Depeche Mode*!”.
Elena annuì ed abbracciò mia figlia.”Sì e spero che tu e Stefan ci andiate!”.
Stefan e Ryan si guardarono complici e sorrisero.
Ryan adorava i Depeche Mode,mia figlia adorava tutta la musica degli anni 70 e giù di lì.
Mai ascoltare musica del ventunesimo secolo,sacrilegio.
La sua cameretta era piena di poster dei Depeche Mode ed aveva tutti i loro album.
Quando era bambina il suo sogno era imparare a suonare la chitarra elettrica e Stef le promise che le avrebbe insegnato.
Poi fu il turno dello zio Damon. “Spero che tu non mi abbia regalato dei preservativi come l'anno scorso. Il mio ragazzo immaginario ha apprezzato molto il gesto,così non si sarebbe preoccupato di andare alla farmacia immaginaria e comprarli!” sbottò Ryan.
Damon rise. “Shelly,questa volta mi ringrazierai per sempre!”.
“Davvero,mi hai regalato una macchina?”.
“Io volevo ma tua madre non mi ha lasciato. E dai muoviti ad aprire il regalo,mi verranno le rughe se no!”. Sbuffò e scartò il regalo.”Sai,sono ritornate ora di moda e pensavo che ti sarebbero piaciute un casino...sono nel tuo stile” disse impacciato Damon.
Le aveva regalato delle Dottor Martens nere,lucide alte,col la punta e il dietro bianchi e ricoperte di borchie oro.
Lei lo abbracciò di slancio e lo ringraziò con il cuore.
Poi fu il turno degli altri regali:Bonnie le aveva regalato cinque felpe della Wesc,verde,bianca,nera, azzurra e gialla.
Jer le comprò una altro paio di stivali All Stars,alte bianche con le borchie.
Invece Stefan le regalò un ipod. Un aggeggio che poteva contenere più di mille canzoni.
“Tesero,so quanto significa il mio regalo per te. Ma voglio dartelo dopo,perchè dovremo fare un lunga chiacchierata. Solo io e te”.
Lei annuì.”Ehi,chi a voglia di fare un altro giro a ““RACCONTA I FATTI PIU' IMBARAZZANTI DELLA MIA INFANZIA”.
“Noi!” esclamammo all'unisono.


 

*********


 

POV Klaus


 

Caroline aveva una figlia biologica con quel fesso di Tyler Lockwood.
E lui l'aveva abbandonata e non voleva saperne niente.
Poco importava di quello che mi aveva fatto Caroline e del male che sua figlia aveva procurato alla mia,veramente mi dispiaceva per lei.
Ed era quella la cosa che mi fece arrabbiare.
Perchè anche se volevo con tutto me stesso dimenticarla,non ci riuscivo. Avevo avuto molte donne dopo di lei ed in loro cercavo la mia Caroline.
Ma nessuna era mai alla sua altezza:erano troppo civettuole,non avevano i capelli così biondi,non erano testarde come lei o non riuscivano a tenermi testa.
Nessuna avrebbe mai sostituito Caroline. Lei era una creatura unica ed irripetibile.
Era costretta a vivere in una zona malfamata della città,sapendo quanto adorava il lusso e sentirsi una principessa.
Viveva in un condominio orribile e dimenticato da Dio e solo lui poteva sapere quanto lavorava per mantenere una figlia da sola e crescerla.
“Papà!” irruppe Chantal nel mio studio.
“Che vuoi?” domandai brusco,ora ci mancava solo lei per completare l'opera.
“L'hai uccisa?” chiese con una scintilla di cattiveria negli occhi.
Presi il mio bicchiere di bourbon e lo mandai giù.”No”.
Chantal rimase a bocca aperta. “Che cosa?Puoi ripertere?” .
“Certamente ragazzina. Non l'ho voluta uccidere. Semplice. Oggi mi sentivo in vena di fare carità, quindi l'ho lasciata vivere”.
“Io ti chiedo solo un favore e tu non lo fai?In che mondo siamo!”.
“Senti Chantal. Se non fossi mia figlia adesso ti avrei già staccato la testa. Lasciami solo” le proposi versandomi un altro po' di bourbon nel bicchiere.
Chantal,per quanto irritante poteva essere,non era stupida. “E' la figlia di quella Caroline,non è vero?
E tu non l'hai voluta ucciderla,perchè se no avresti bruciato tutte le chance inesistenti che avevi con lei”. Questo era troppo,presi il bicchiere e lo scagliai contro il muro.
”Non devi mai parlare di lei!Tu non puoi sapere chi era e cosa ha fatto per me!” sbraitai furioso.
Due lacrime le rigarono le guance.“Sai qual'è il problema?E' proprio lei!Lei è la causa di tutto questo!E' per colpa sua che i miei genitori non stanno insieme!”.
“Non è colpa sua se io non ho mai amato tua madre e se tu sei solo il frutto di una notte di alcool e tristezza!Io tengo a tua madre come amica,non l'ho mai amata anzi la odiavo!E poi lei è sempre stata innamorata di tuo zio!Ed ora sparisci!”.
Lei provò ad aprire bocca,ma se ne andò.
Sapevo che dopo ci sarei rimasto male,ma non le avrei mai chiesto scusa.
Quando mi incazzavo sputavo tutto quello che avevo da dire,ferendo tutte le persone che conoscevo...ma avevo sempre ragione.
Doveva arrendersi all'idea che io e sua madre potessimo stare insieme. Non lo volevo io e neanche Hayley.
Presi il telefono e composi il numero. 
Dovevo dimenticare quello che era successo oggi.
“Ciao Klaus” disse la voce bionda al telefono.
“Buona sera anche a te Cami. Volevo sapere se sei libera”.
“Sai che sono sempre libera per te. Mi hai aiutato molto facendomi trasformare da Bekah e ti sono debitrice”.
“Ci vediamo tra dieci minuti”.
“Ti aspetto tra dieci minuti. A casa mia” concluse terminando la chiamata.
Ecco a cosa mi serviva Cami.
Lei mi serviva a dimenticare,lei era la mia aspirina.
L'avevo fatta trasformare da Bekah -non ci tenevo a condividere il mio sangue con lei- e,sapendo dell'attrazione che provava nei miei confronti.
Così avevamo iniziato una relazione,unicamente e solo basata sul sesso.
Io la chiamavo quando la giornata mi andava male e lei accorreva in mio soccorso.
Sapevo che questa cosa la poteva ferire ma,non mi importava più di tanto.
L'unica persona di cui mi importava era lei.
Sarebbe sempre stata solo lei.


 

*******


 

Pov Caroline


 

Verso le undici e mezzo,tutti se ne andarono.
Così finalmente avrei potuto parlare con Ryan e darle il suo regalo.
Se fosse stato per me le avrei per sempre tenuta nascosta la verità,ma dopo quello che era successo oggi non dovevo posticipare.
E poi le parole di Bonnie che mi aveva detto nel pomeriggio,non aiutavano di certo.
“Ho aumentato la potenza dell'incantesimo per bloccare la sua vera natura. Ma non durerà molto. Avrai tempo fino alla prossima luna piena e poi tu sai cosa succederà”.
Mi paralizzai.”Ma è tra meno di una settimana!E' troppo poco!No,non ce la posso fare. Non posso insegnarle come difendersi. Non lo so neanche io!”.
“Caroline,devi dirle la verità. Te l'ho già detto questa mattina. Fra due settimane lei sarà collegata a Klaus. Quindi tutte le creature del sovrannaturale che tenteranno di ucciderlo,uccideranno lei. E la fila è talmente lunga. Poi con la morte di tua figlia,morirà anche lui e infine tutti voi” e detto questo si dileguò.
Rabbrividii,non avevo nessuna altra scelta
Sistemai gli ultimi piatti in lavastoviglie e trovai Ryan in pigiama che sbadigliava.
Era seduta a tavola,sorseggiando la camomilla che si era preparata da sola.
Aspettava la storia,anche se era troppo grande per sentirla ancora.
Raccontarle la storia era un'altra nostra tradizione.
Ad ogni suo compleanno-prima che andasse a dormire-le raccontavo sempre la storia:di una giovane principessa bionda,fiera e testarda...che un giorno si rese conto di essersi presa una sbandata per il principe più cattivo del regno vicino.
Quando andò da lui,le promise tutte le ricchezze del mondo,ma era un bugiardo traditore.
La principessa aprì gli occhi e capì le intenzioni del principe e se ne andò,con il cuore infranto.
Okay forse quella era la mia e la storia di Klaus,solo raccontata in modo fiabesco.
Ryan l'aveva sempre adorata,non le erano mai piaciute le storie d'amore che finivano con un lieto fine.
Lei non era una romantica,come me.
“Cucciola,aspettami cinque minuti. Metto il pigiama e vengo”.
Lei annuì ed io andai in camera mia,mi cambiai e presi il suo regalo di compleanno.
“Prima di raccontarti la storia,voglio che prima tu apra il tuo regalo”.
“Mamma,ti avevo detto niente regali...” protestò lei.
“Infatti,non è proprio un regalo. E' un regalo riciclato”.
Lei mi guardò senza capire,così le spiegai
.”Quando era piccolina,mi chiedevi sempre di mostrarti qualcosa che apparteneva a tuo padre. Io ti rispondevo sempre,che te lo avrei mostrato quando fossi stata abbastanza grande da capire. Be' ora tutt'ora penso che tu sia ancora piccola,ma i tempi stringono. Forse non avrai mai occasione di metterlo perchè è troppo formale...ma spero con tutto il cuore che ti piaccia”.
“Mamma,sai che non mi serve un ricordo di qualcuno che non ho mai conosciuto e non si è mai rotto le palle,per conoscermi” notò scoraggiata.
“Tu apri e basta”.
Le consegnai un piccolo pacchetto arancione e lesse il biglietto ed io lo ripetei a memoria.
Sono sicura che saprai apprezzarlo. Questo era quello che valevo per tuo padre,be' almeno spero. Tanti auguri di buon compleanno,tesoro mio.”
Lei lo scartò con le lacrime agli occhi.
Estrasse un astuccio in velluto nero,con titubanza lo aprì e ne estrasse il contenuto.
Era il bracciale che Klaus mi regalò per il mio compleanno,quando era venuto per salvarmi dal morso che Tyler mi provocò.
“Mamma ma è stupendo” chiese curiosa,rigirandosi il braccialetto tra le mani.
“Dammi,qua che ti aiuto” dissi,notando la sua goffaggine nel mettere il braccialetto al suo esile polso. “Sono diamanti,come l'hai avuto?” domandò ancora,toccando il suo regalo.
“Me lo regalò tuo padre,il giorno del mio...diciottesimo compleanno. Era venuto a casa mia per controllare come stavo,era successo un casino quel giorno” presi fiato,ricordare che quel giorno rischiavo la morte non era bello.”e il giorno dopo trovai quell'astuccio con dentro quel braccialetto, sul mio letto...con un biglietto da parte sua”. Sorrise,facendo comparire le fossette di suo padre sulle sue guance.
“Sai,tu mi ricordi molto lui. E non dico solo di aspetto fisico,da me hai ereditato solo il naso e i capelli e pochissimi tratti. Ma dico di carattere...sei talmente orgogliosa,irascibile,testarda e lunatica!E non ho ancora detto tutto!”.
“Davvero,mi stai facendo la paternale il giorno del mio compleanno?”.
“Io non la definirei paternale ma...libero sfogo di pensieri. Perchè non ho molto tempo per dirti chi era tuo padre e che f...”.
“Stop,stop. Ferma il carro,mamma”.Ryan non mi fece finire la frase.
“Mamma,non voglio sapere chi è,non mi interessa. La mia vita è abbastanza incasinata,non voglio sapere chi mio padre sia un serial killer o qualcosa del genere. Fammi vivere la mia adolescenza senza altri traumi”.
Questo non era un buon segno.
Ora che finalmente stavo per dirle tutta la verità,lei non voleva.
“Tesoro,fammi almeno dire...”.
“Poi dici che io sono testarda. Non hai ascoltato quello che ti ho detto?Non mi interessa,ho vissuto per sedici anni senza di lui,ora posso anche arrivare ai diciassette!Se veramente fosse importante, me l'avresti già detto schietta,senza altri giri di parole”.
“E' quello che sto cercando di fare ora,ma è molto complicato!”.
“Senti,non ho voglia di discutere con te. Evidentemente non hai voglia di raccontarmi quella fottuta storia,così preferirei andare a dormire. Sai,io almeno sono diretta a dire le cose”.
“Signorina non ti permetto di parlarmi così!”.
“Così come,solo perchè dico le cose come stanno?Sono sedici anni che mi sento dire cosa o non devo fare,come devo parlare o no. E sai cosa ti dico,che ne ho le palle piene!”.
“Ryan...” l'ammonì.
“Non cominciare a dire:Ryan...,con quella faccia da ammonitrice. Non ne sei capace!Riguardo a oggi pomeriggio. Cara la mia Care Forbes,ex Miss Mistyc Falls...io sono così. Accetta che tua figlia sia una fottuta emo piena di piercing e tatuaggi!Cavoli,svegliati dal mondo delle bionde” concluse, alzandosi dal tavole e picchiando il pugno su quest'ultimo.
Provai a dire qualcosa,ma non ci riuscì.
Ryan aveva azzeccato il concetto.
Cosa stava succedendo alla mia piccola e dolce Koala?
Questa ragazza non era lei!
Mi ricordavo anche io avevo passato queste fasi nell'adolescenza,ma non così!
“AHH!” gridò Ryan,cadendo sulle ginocchia e portandosi le mani alle tempie.
“Ryan,tesoro,cosa hai!” domandai preoccupata,avvicinandomi velocemente a lei.
Lei si girò verso di me e aprì gli occhi.
L'occhio destro era completamente nero,quello sinistro era giallo come quelli degli ibridi.
Delle profonde vene rosse e bluastre,le si manifestarono sul suo viso.
Il processo stava iniziando.


 


 


 

Note fine capitolo:

*Depeche Mod= cavoli,questi li dovete per forza conoscere! *E' un crimine della moda= se non sbaglio è la frase che dice Carla o Enzo (^.^) *Shelly=la sorellina minore di Barbie.


 

Angolo di quella povera ma felicissima autrice: Cavoli,per un a volta ho pubblicato puntuale!Viva me! Per prima cosa:grazie!Grazie!GRAZIEEE!!!Non vi ringrazierei mai abbastanza per avere letto la mia storia!Cavoli quante visite! Ringraziò a tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le preferite:6,tra le seguite 9 e tra le ricordate 3.In oltre vorrei ringraziare anche per avermi inserito tra gli autori preferiti,grazie mille!

E un grandissimo grazie e tutte quelle persone che hanno recensito!Davvero,mi è servito molto il vostro parere. Quindi grazie a:Wlospezzatino ,annasalva, RebbyLove1D , Klaus_Elijah_Mickealson ,Realqueen e Giulia99FlorFedeCullen, per avere recensito. Risolviamo alcuni dubbi:allora Hayley è viva e vegeta,sta bene,cresce sua figlia e le vuole molto bene.Colpa mia perchè non ho letto il capitolo precedente. Sinceramente in questo capitolo non succede molto a parte l'incontro di Klaus con Ryan,potrei definirlo capitolo di passaggio. Riguardo al 100 episodio.Plec mi hai fatto gioire e deluso. Hai fatto arrivare il momento che attendevo da due stagioni,ma poi è finita lì. Avrai messo fine al Klaroline,ma noi shippers non finiremo mai nel credere in quella coppia. Noi speriamo che Caroline vada a New Orleans. Allora grazie ancora per tutto e ci vediamo alla prossima. Il titolo del capitolo è stato preso dalla canzone dei passenger:let her go. Questo capitolo è dedicato al 100 episodio. Fatemi capire se vi è piaciuto o no il capitolo,recensite recensite e recensite!Davvero grazie ancora.

p.s=io non seguo TO e quindi non so cosa succede la. Ho sentito che davina è morta,ma nella mia storia lei è viva.So solo che Camille non l'ha sopporto.

p.s.s=come si mette un avatar di profilo?=)

 

p.s.s.s=il computer è impazzito.Scusate gli errori di battitura!

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Capitolo 5
*** Enough to make my systems blow ***


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Passarono i secondi,che a me parevano ore.
Ryan continuava a urlare ed il suo corpo era in preda a spasmi...mentre io rimanevo lì, immobile, come se avessi mille corde mi tenessero legata al pavimento;con la testa di mia figlia in grembo, mentre cercavo di calmarla accarezzandole i capelli.
Ero davvero una scema,se pensavo che con il semplice tocco il dolore potesse cessare e Ryan finalmente riprendersi.
La cosa che mi faceva più incazzare era quella che non potevo fare niente per annullare il suo dolore,o per lo meno alleviarlo.
Eppure Bonnie mi aveva avvertito sui rischi dell'incantesimo.

La prima volta che la natura di mia figlia si intravide per la prima volta,aveva si e no due anni.
Stavamo cucinando tranquillamente quando,pochi secondi dopo,vedendo del sangue,i suoi occhi mutarono e le vene intorno agli occhi,iniziarono a ingrossarsi.

Immediatamente chiamai Bonnie e la informai di quello che era appena successo;mi disse che c'era un incantesimo che poteva bloccare la sua natura.

Il dolore che avrebbe provato mia figlia non lo avevo calcolato,dato che all'epoca ero sono paralizzata dalla paura che qualcuno la prendesse o che,meglio,Klaus la prendesse.

“Care,non so come riuscirà questo incantesimo...se riuscirà. Nascondere la natura di un essere sovrannaturale è contro natura!Le si ritorcerà contro” mi disse all'epoca.

Scossi la testa.”Bonnie guardami e guardala. Siamo già contro natura!Ti prego,ti imploro...fa questo incantesimo per mia figlia,non voglio che la trovi”.

Bonnie sospirò.”D'accordo. Ma Caroline...ti devo avvertire che non è un incantesimo duraturo. Quando la sua natura riaffiorerà,sarà un processo lungo e doloroso. Molto paragonabile alla trasformazione in un lupo mannaro”.

Non ci pensai due volte,dovevo proteggere la mia creautura.”Fallo e basta”.
Un altro spasmo.

Un altro urlo atroce.

E altre lacrime mi rigarono le guance.

“Mamma...” mi disse Ryan.

Si alzò velocemente e si stiracchiò. Come se non fosse successo niente,come se fino a cinque secondi fa il suo corpo non stava tremando e non era dalla sua bocca,che uscivano quelle urla agghiaccianti.

“O mio Dio,Ryan!Siediti subito!” risposi preoccupata.

“Perchè?” domandò ingenuamente lei.

Inarcai un sopracciglio.”Come perchè!Fino a poco fa,eri in preda alle più atroci convulsioni!”.

Provò ad inarcare il sopracciglio a sua volta,senza risultato,così si grattò la fronte,pensierosa.”Non pensi che se fossi stata in preda -come hai detto tu- a queste “convulsioni” spiegò facendo con le dita le virgolette.”me lo sarei ricordata?”.
Se lo era dimenticata?Oppure non voleva ricordare.”Ryan,non ti sto mentendo. Te lo giuro. Tu eri lì e...”.

Lei mi guardò con un espressione accigliata e confusa,stampata sul suo viso.“Mamma,vado a dormire,okay?”.

Sospirai.”Vai,tesoro”.

Fece per andarsene,ma la bloccai.”Ah e domani niente scuola!”.

Visto quello che era successo poco fa,non volevo mettere la sua e la vita di altri in pericolo. E se poi avesse avuto un attacco a scuola,cosa avrebbe fatto?

Lei sorrise e provò ad andarsene,ma di nuovo fermai la sua intenzione.”Mamma che c'è!Sono stanca e vorrei andare a dormire!”.

La presi in braccio -anche se ora era un po' troppo grande,per queste cose- e la trasportai a velocità vampiresca sul lettone matrimoniale.

La cacciai sotto le coperte e le iniziai a fare il solletico.

Lei cominciò a dimenarsi e a ridere.”Basta mamma,ti prego.Basta!Mi arrendo!”.

Non cessai.”Non volevo usare le maniere forti” protestò Ryan ed incominciò anche lei a farmi anche a me il solletico.

Ridevamo come due pazze.

Pazze ma felici.

Era moltissimo tempo che non buttavo Ryan sul mio lettone e le facevo il solletico,finchè lei non reagiva.

”Cavolo era da tantissimo tempo che non lo facevo!Saranno tre anni?”.

Lei annuì e si accoccolò a me.”Si o giù di lì. Da quando avevo perso alla gara di spelling bloccandomi su una parola,che tutt'ora non riesco a pronunciare!” poi rise.

Mi ricordavo molto bene quell'episodio.

Ryan ci era rimasta molto male quella volta,non riusciva a dire la parola “pneumatico” tutt'ora, quella cosa le aveva distrutto l'autostima.

“Ryan,di pneumatico” la incoraggiai.

Lei mi guardò omicida.”Stai scherzando spero,lo sai che non riesco ancora a dire quella cavolo di parola!Pp..ne..ppne...mi arrendo!”.

L'abbracciai forte.”Ti voglio bene,cucciola. Sempre e per sempre,qualunque cosa accada a qualunque cosa tu scelga di fare. Non mi importa se sarà la cazzata del secolo,ma io ci sarò sempre. Sarai per sempre la mia piccola Koala”.

Lei si strinse ancora più forte.”Ti voglio bene anche io mamma,sempre”.

Sbadigliò.”Buon compleanno tesoro. Tantissimi auguri!”.

“Grazie mamma. E te ne sarei grata,anche se non me lo ricordassi ogni tre per due. Sai l'anno prossimo avrò la tua stessa età!”.

Ridemmo ancora.

Poi piano piano le Braccia di Morfeo ci abbracciarono teneramente,cullandoci in un dolce sonno pieno di bei sogni.

 

Erano le dieci e mezzo.

Volevo andare con Ryan a fare colazione ma,dato che dormiva,avevo preferito lasciarla ancora nel mondo dei sogni...visto l'attacco della scorsa notte.

Non volevo che riaccadesse,ma sapevo che era inevitabile.
“Stupida,stupida Caroline!Se le avessi insegnato a controllarsi sin da bambina,forse tutto questo non sarebbe successo!” mi sgridai lentamente.

Camminai ancora un po' per il centro,finchè arrivai in uno Starbucks.

Andai a ordinare,aspettai e poi ritirai il mio ordine.

Mi sedetti in un tavolina per una persona ed estrassi dalla mia borsa,il nuovissimo numero di Cosmopolitan.

Dovevo aggiornarmi sul divorzio di Robert Pattinson,era da un po' che non sentivo dei gossip interessanti.

Tolsi il coperchio dal contenitore del cappuccino che avevo appena ordinato e lo annusai,mentre un invitante aroma di chicchi tostati mi sorrise.

Presi una bustina di zucchero e lo versai nel mio cappuccino,mescolandolo lentamente;poi mandai giù un abbondante sorsata,riscaldandomi la gola.

Scartai un pacchettino contenente una ciambella -al cioccolato con confettini e pezzetti di nocciole- e gli assestai un piccolo morsetto. Io adoravo Starbucks.

Iniziai a sfogliare la mia revista,interrompendo quest'azione solo per dare un morso alla ciambella e bere un sorso di cappuccino.

“Buon giorno,love. Posso un morso?” domandò una voce roca.

Sollevai lo sguardo dalla revista e sputai il pezzo di ciambella per terra.

Iniziai a tossire un pezzettino di nocciala,che mi era andato di traverso,e tutto il locale si voltò per guardarmi...guardarci.

Lui si parò dietro alla mia schiena ed iniziò a picchiettare con dolcezza,su quest'ultima,facendomi finalmente tornare a respirare normalmente.

Si sedette.

“Che ci fai qui,Klaus?”.

I suoi occhi blu mi catturarono,impedendomi di andarmene. No,non poteva farmi questo.

Lui alzò le spallucce,prese un sedia e si sedette imparte a me.”Non vedi?Vedo come gli umani si distruggerano l'esistenza,grazie all'aiuto delle ciambelle e dei pancakes” poi,con le sue invitanti labbra carnose,diedo un morso alla sua ciambella con la glassa bianca...dalla sua faccia dedussi che era la sua preferita,come quella di Ryan.

“Seriously?Non hai di meglio da fare?”.

Lui mi sorrise,facendo comparire le sue deliziose fossette.”Al dire il vero sì,ma volevo solo darti fastidio”.

“Fantastico,sei di buon umore” ribattei.”Hai ricominciato a farmi da stalker?”.

“Dolcezza,come sei simpatica. In teoria non ti stavo seguendo...”.

Lo interrupi.“Ma in pratica sì”.

“Vuoi farmi finire la frase,o devi sempre intrometterti?Vedo che in più di sedici anni non sei cambiata per niente”.

Alzai gli occhi al cielo.”Mi piacerebbe molto intrattenermi ancora qui con te,non sai quanto agogno a passare altro tempo in tua compagnia...ma sai devo andare a portare la colazione a...”.

“Ryan” disse tra i denti,facendo comparire un alone di rabbia sugli occhi.

“Giusto,quindi...” mi alzai e mi diressi verso l'uscita,ma lui mi afferrò per il polso.

Una scarica di brividi percorse la mia schiena,facendomi rabbrividire per solo quel gesto.

Perchè ogni volta che mi sfiorava,il mio corpo reagiva così?

“Non è l'ultima volta che ci incontreremo,love...almeno non in questo giorno”.

“Ti piacerebbe”.

“Non sai quanto”.

 

Tornai a casa con un cappuccino anche per Ryan e la sua ciambella preferita:quella con la glassa bianca e i pezzettini di cioccolato,che casualmente era la preferita anche di suo padre.

Entrai in casa e chiamai mia figlia per darle la colazione,ma non rispose nessuno.

Andai in camera mia,ma di lei nessuna traccia.

Iniziai a preoccuparmi e se Klaus l'avesse presa?

Meno di un quarto d'ora fa,mi aveva detto che ci saremmo rivisti nel corso di questa giornata... dimmi che non intendeva così.

“Ryan!” la chiamai ancora.

“Sono qui mamma...” disse lei debolmente.

La sua voce,proveniva dallo sgabuzzino.

Lo forzai ed entrai.

La trovai rannicchiata,nell'angolo più buio dello stanzino,con le braccia allacciate alle sue gambe e con la testa nascosta dal cappuccio della felpa.

”E' stato qui ancora?Klaus che ti ha fatto!” chiesi allarmata.

“Klaus,chi?” rispose lei spaesata.

“Il tizio di ieri. Ti ha fatto qualcosa?”. Lei scosse la testa.”Allora perchè sei qui,nascosta come se giocassi a nascondino”.

Lei alzò il viso e solo allora vidi.

La pelle del viso era ricoperte da bolle da bruciatura.”Stavo ancora dormendo quando tu eri partita, ma conoscendoti hai alzato un pochino la tapparella e...mi sono svegliata perchè la mia pelle bruciava. Così mi sono nascosta qui,ma alcuni raggi filtrano ancora”.

“Chiamo Bonnie,poi tu fili subito a casa Salvatore”.

Lei annuì.”Sbrigati a farlo,non ho voglia di stare tutto il giorno in questo sgabuzzino puzzolente e piccolo”.

La situazione stava degenerando.

In meno di ventiquattro ore,Ryan,si stava trasformando...ma la sua traformazione avrebbe raggiunto l'apice con la luna piena...alla quale mancavano quattro giorni.

Se quello per Bonnie era un passaggio lento,volevo tanto sapere come sarebbe stato se fosse stato veloce.

 

POV Ryan

 

Bonnie aveva fatto una sua magia al mio braccialetto e poi io ero sparita a casa di Stefan.

Mi aveva vietato di toglierlo,qualsiasi cosa accadesse,o se no quello che successe questa mattina, sarebbe riaccaduto.

Non potevo descrivere la sensazione di dolore provato sulla mia pelle,quando il sole mi svegliò.

Era stata la cosa più dolorosa,mai provata.

Era come se mi fossi versata addosso una moca intera di caffè oppure come se avessi fatto il bagno nell'acido,quello che i mafiosi usavano -nei film- per sciogliere i corpi.

Ieri sera,mia madre aveva finalmente deciso di svuotare il sacco su mio padre,ma io l'avevo fermata.

Non potevo negare che una parte di me era profondamente in preda alla curiosità,per sapere chi era quell'uomo e come l'aveva conosciuta.

Ma una parte di me aveva paura. Aveva paura di conoscere cosa avesse fatto suo padre e chi fosse la persona con cui condivideva,i due quarti dei sui geni.

E se fosse stato uno psicopatico o un terrorista?

No non ero pronta e poi ora era troppo tardi.

Non me la sentivo più,non ce la facevo a conoscerlo ora.

Avevo vissuto sedici anni senza di lui,gli altri a seguire sarebbero stati felici come quelli a precedere...senza lui.

I regali che avevo ricevuto,come dire,erano fantastici. Bonnie,Stefan,mamma,Jeremy,Elena e perchè no...anche Damon. Loro erano la mia famiglia,sapevano cosa regalarmi e come farmi diventare la ragazza più felice di questo pianeta.

Cosa me ne facevo di un padre,se avevo una famiglia piena di vampiri?

Non avevo molta voglia di andare da lui,non dopo che aveva dato corda alla piccola stronzetta Mikaelson.

Però non avevo molta scelta e mia madre odiava essere contraddetta.

Bussai alla porta,ma nessuno venne ad aprirmi.

Suonai ripetutamente il campanello e finalmente si degnò di venirmi ad aprire.

“Forbes,che piacevole sorpresa. Non trovi che sia un bellissima giornara?” mi salutò una irritante voce femminile.

Era la Mikaelson. A casa di Stefan. La mattina.Con i capelli scompigliati. Prima avrei ucciso lei e poi avrei staccato le palle a lui.

“Peccato che con la tua presenza,hai distrutto questa piacevole giornata” ribattei.

Stef si materializzò dietro di lei e appoggiò la sua mano,sul fianco della stronzetta.

Quando lo vidi,mi sentii così felice. Come se fossi ritornata bambina e fosse stata la mattina di Natale.

Un sorriso involontario mi si allargò sul viso.

Stefan Salvatore era sempre stata un bel vampiro,alto, dal corpo tonico e muscoloso,gli occhi verdi ed intensi,i capelli stupendi...e con quel tatuaggio sexy sul braccio...Ugh!Tutto completava il puzzle con la sua aria dolce e da bel tenebroso.

Ora lo guardavo con occhi diversi. Come se la più piccola parte di me,che era attratta da lui,avesse finalmente vinto la battaglia per riaffiorare in superficie.

Posai lo sguardo sulla sua mano,ancora allacciata al fianco di lei.

Una sensazione opprimente,mi si stava espandendo in tutto il petto.

Avevo una voglia matta di strapparle tutte le ecstension dai suoi capelli pieni di pidocchi e bruciarle.

Ero forse gelosa?

Volevo picchiarla a sangue,volevo strapparle le soppracciglia,una ad una,con le mie mani,io la volevo uccidere!

Era come se la gelosia fosse amplificata,come se tutto quello che provavo fosse amplificato...e questo mi faceva incazzare di più.

Non potevo essere gelosa...non dovevo essere gelosa di quella...Era appena andata a letto con il Stefan,il mio Wasabi.

La guardai in cagnesco e lei fece lo stesso.

“Stefan,io dovrei andare. Grazie mille per ieri e per oggi” concluse lei,poi si voltò verso di lui e gli diede un bacio sulle labbra.

Ragazza,cinque secondi,sarai morta,se non te ne vai.

Lui si staccò e le sorrise,poi se ne andò...non prima di avermi dato un pizziccotto quando Stefan entrò in casa.

“Vedi,è così che va la vita. Io vinco e tu sei patetica. Per Stefan sarai per sempre la sua sorellina minore,mentre io...penso che verrò qui più spesso,dopo questa notte.” poi se ne andò,prima che potessi risponderle.

Insipirai,cercando di calmarmi,mentre la rabbia si impossessava del mio corpo.

Entrai nella casa del mio amico e lo trovai nel salone,intento a versarsi un bicchiere di bourbon.

“Allora,come hai passato la notte con Chantal?” chiesi buttandomi sul divano.

Lui ringhiò.”Non sono affari tuo,piccola”.

“Oh,c'è qualcuno che si è svegliato dalla parte opposta del letto. Che c'è,Chantal per caso russa?” sibilai tra i denti.”Oppure,Chantal,non è “La Dea del Sesso”,come le voci girano a scuola”.

Lui sogghignò ancora.”Sei forse gelosa?Come ti ho appena detto,non sono affari tuo ragazzina”.

A quel punto scoppiai,lasciando che un uragano di emozioni mi investisse.

“Sai qual'è il problema, Stefan?E' che sono stanca di essere trattata come una ragazzina!Tutti mi nascondono tutto. Non sapevo del sovrannaturale,fino a quando non lo scoprii io. Non sapevo di mio padre,fino a ieri sera:sai mia madre non crede più che io sia tanto ragazzina per dirmelo,ma io non ho voluto sapere niente. E non so neanche perchè lo sto dicendo!L'unica cosa che so,è che tutto è amplificato!Tutto!” sentenziai,poi presi un vaso e lo lanciai contro la parete.”E sì,sono gelosa di quella sgualdrina!Perchè tu prima stavi sempre e solo con me e da ieri le vai dietro come un cagnolino!Ma perchè mi comporto così?Perchè l'unica cosa che voglio è ucciderla e spaccare tutto?” aggiunsi prendendo un altro vaso,che fece la fine dell' altro.

Iniziai camminare nervosamente,svuotare tutto non aveva avuto lo stesso effetto benefico che si vedeva nei telefilm.

Senza preavviso,le lacrime iniziarono a scorrermi sulle guance,come due rubinetti che perdono.

Mi passai una mano tra i capelli.”Che mi succede,Stef,ti prego aiutami!Sembra che mi stia per arrivare il ciclo. Non sono mai stata così nervosa in vita mia. Tutte queste emozioni,sono troppo per me. Non ce la faccio a controllarle.”.

Lui mi venne incontro,scrutandomi con i suoi occhi verdi,profondi ed espressivi.”Shh,va tutto bene Ry. Lo so cosa si prova. Lo so come ci si sente essere in balia delle proprie emozioni” mi calmò abbracciandomi.”Ora ci beviamo un buon caffè e parliamo con calma,senza che tu mi distrugga tutta la casa”.

Sorrisi e mi lasciai guidare verso la cucina.

Stefan mise sul fuoco una moca da caffè e mi sedettti sul piano da lavoro.

“Allora voglio sapere come è andata. Siamo migliori amici,ci raccontiamo tutto”.

Lui si voltò e mi sorrise.”E' stato solo sesso,non intendo metterle un anello al dito e sposarmela. Stai tranquilla”.

Dentro di me sorrisi,quindi non gli importava molto. Era stata solo un'esperienza di una notte e basta.

“Dove è la coppietta felice?” dissi cambiando discorso.

“Sono andati a trovare degli amici a New York”.

“Quindi sei tutto solo,soletto?”.

“Damon?Elena?” chiamò lui,strappandomi una risata. Alzò le spallucce.”Sì,sono solo soletto”.

“Perchè non hai mai pensato di andare a vivere da solo...insomma dopo che...lo sai tu” dissi arrossendo. Cavoli,non ero mai stata così curiosa in vita mia.

“Perchè arrossisci?”.
Scrollai le spalle.”E' più forte di me!Non riesco ad esprimermi,come mi sento io adesso!” conclusi, abbassando lo sguardo.”Non sono mai stata così curiosa,non sono mai stata così gelosa,non ho mai provato così tanta rabbia...non come ora!”.

Stefan mise il pollice e l'indice sotto il mio mento e lo sollevò,acendo incontrare i nostri occhi.

Mi sentii mancare,potevo perdermi nei suoi occhi verdi intensi. Potevo scappare lontano con Stefan, lontano da tutto questo schifo.

Voltai lo sguardo.

”Non vergorti delle tue emozioni. Dobbiamo solo capire cosa ti sta succedendo e come poterti aiutare. Ed il primo passo è bere una tazza bollente di caffè. Sai,il caffè è molto amico dei vampiri,aiuta a calmarci” spiegò,poggiando la sua mano sulla mia guancia.

Posai la mia mano sulla sua,arrossendo di colpo.

Non sapevo cosa stava succedendo,i miei ormoni erano impazziti. Emozioni che pensavo di non poter provare per lui,mi stavano attacando.

Con una sola carezza,riusciva a farmi crogiolare. Non mi era mai successo eppure,ci abbracciavamo e mi accarezzava,sempre.

Perchè oggi era diverso?

L'unica cosa che volevo,era baciarlo.

Baciarlo,trasmettergli tutte le mie emozioni sulle sue labbra.

Affondare le mie mani tra i suoi capelli morbidi e castani,allacciare le mie gambe alla sua vita e sentire che lui ricambiasse quello che ora stavo provando.

Ma dovevo ricordarmi che lui era appena andato a letto con la Mikaelson e per lui ero solo l'odiosa sorellina,la ragazza che lui doveva fare da babysitter.

“Ryan,sembra che tu sia in transizione. Tutte le emozioni e sensazioni,sono come collegate ad un amplificatore. Anche la più piccola,diventa gigante. Passione,dolore,rabbia...concentrati”.

Non potevo essere in transizione,non potevo essere morta.

Iniziai ad agitarmi,lasciando che l'angoscia mi assalisse.“Non ci riesco,anzi tu hai peggiorato la situazione. Io non posso essere morta!” dissi agitandomi.

“Tu non sei morta,tu sei...” si morse il labbro.

“Cosa,io sono cosa?”.

Lui cambiò discorso.”Respira,è semplice”.

Mi convinse.“Tu hai quasi centottant'anni,ci credo che è facile”.

Passarono i secondo e un pochino,riuscii a calmarmi.

“Come ti senti ora?” disse,mettendo le sue mani sul piano da lavoro,intrappolandomi.

Lui si avvicinò a me,le nostre labbra erano separate da pochi centimetri.

L'aria si era fatta tesa,pesante come un blocco di cemento armato.

Perchè stava facendo questo ora?

Andai ancora nel panico,agitandomi.

“Vuoi sapere come mi sento?Sento che quella piccola scintilla di attrazzione che provavo per te,ora mia stia divorando. Non posso sopportare che tu sia andato a letto con lei. Ed ora l'unica cosa che l'istinto mi dice di fare,è quello baciarti!” confessai.

Ecco,questo si che mi aveva fatto stare meglio.

Stefan mi guardò stupito.

Solo ora mi accorsi delle parole che avevo detto ed arrossii.

In qualche modo sgusciai da lì e mi diressi verso l'uscita.

Aprii la porta ma Stefan,si parò davanti a me,chiudendola.

Mi voltai,non volevo guardarlo più in faccia dopo quello che avevo detto.”Ti prego,vorrei andare a casa. Quello che ho detto prima è una stronzata,scusami non volevo”.

Per tutta risposta lui mi afferrò il polso,attirandomi a se.“Ti avevo detto prima di non vergognarti di quello che provi”.

Senza preavviso le sue labbra si posarono sulle mie,accarezzandole dolcemente.

Dopo il mio attimo di sorpresa,ricambiai il bacio,schiudendo le labbra e lasciando che la sua lingua esplorasse la mia bocca.

Mi aggrappai alle sue spalle,mentre lui mi afferrò anche l'altro polso.

La natura del bacio cambiò.

Da dolce e tenero che era,diventò passionale e rabbioso.

Tutte le mie emozioni erano concentrate solo in tre parole:passione,voglia e desiderio. Le stesse cose,che leggevo negli occhi di Stefan.

Stefan mi sbattè contro il muro,mentre un sorriso malizioso mi comparve sulle labbra.

Tenermi per i polsi non gli bastava più,così fece scorrere le sue mani su tutta la mia schiena finchè non arrivarono sui fianchi,facendo combaciare i nostri bacini.

Le mie mani salirono involontariamente nulla nuca,attirandolo di più verso di me.

Mi sentii sollevare da terra,così allacciai le gambe alla sua vita,per non cadere.

Lo aiutai a sbottorsi la camicia,buttandola poi per terra. I miei occhi si posarono sul corpo tonico del ragazzo,ringraziando l'uomo per avere inventato una cosa chiamata “palestra”.

Mi sfilai la felpa che,per colpa della mia goffaggine,si incastrò.
Stefan rise,aiutandomi.”Ehi non è divertente” lo sgridai,ribaciandolo.

Le sue labbra si spostarono sul mio mento,per poi scendere sul collo,torturandolo.

Rabbrividii dal piacere,non mi ero mai sentita così...viva.

Sotto il suo tocco,ero fuoco vivo. Ovunque lasciasse un bacio,la mia pelle rabbrividiva e prendeva fuoco dal piacere.

Affondai le mani nei suoi capelli,costringendolo a tornare a baciare le mie labbra.

Iniziai ad armeggiare con la cintura dei suoi jeans,ma lui si staccò da me e mi bloccò.”Non posso farlo. Tu sei la figlia di Caroline,sei come una sorella per me. Non potrei mai andare a letto con te, senza non pensare a lei e a te. Non ci potrà mai essere una storia per noi,mi dispiace. Ti ho vista crescere e poi sono il tuo migliore amico. Non...”.

Sul mio viso,calò un velo di tristezza.

Per lui ero una sorella e non ci sarebbe mai stata una chance per noi. Ed io lo sapevo,Stefan non avrebbe visto in me,qualcosa in più.

Solo non potevo pensare che lui mi avrebbe baciato,non lo avevo neanche preso in considerazione.

Lo interruppi.”Okay ho capito. Questo è stato solo un errore. Sono stata sotto tiro dagli ormoni. Tranquillo,non succederà mai più. Amici come prima?” dissi porgendogli la mano,non sapendo quanto mi costasse dire quelle frasi.

Lui l'accettò.”Certo”.

Decisi di tornare a casa mia,non potevo incontrare ancora il suo sguardo,senza pensare a quello che era successo poco prima.

Eppure avevo letto il desiderio nei suoi occhi,mi ero solo illusa.

Ora dovevo fare morire di asfissia quella parte che era attratta da Stefan,l'avevo tenuta nascosta così bene che non sapevo neanche di possederla. Dovevo solo continuare a fare la brava migliore amica, mentre lui si faceva con le altre.

Avrei voluto tanto piangere,ma ero troppo orgogliosa per farlo.

Stavo camminando per arrivare a casa mia,ma un dolore forte alla testa mi costrinse a fermarmi.

Portai le mani alle tempie.

Allora era questo l'attacco,che mia madre mi disse di avere avuto ieri.

Strinsi le mani attorno alla testa,tirandomi i capelli,mentre urlavo per il troppo dolore.

Caddi sulle ginocchia ed il mio corpo iniziò a muoversi senza il mio comado.

Urlai ancora,mentre piccoli spille da balia si conficcavano nella mia testa.

L'ultima cosa che vidi,furono due forti braccia prendermi in braccio e due occhi blu salutarmi.

Poi svenni

 

POV Klaus

 

Avevo girato senza una meta precisa,tutta la mattina.

La notte rascorsa con Cami,non mi aveva aiutato come voluto.

Il mio pensiero era fisso su Caroline e su sua figlia.

Non poteva essere vero ed ancora non ci credevo.

Ma ora mi ero imposto di ingnorarla,dovevo lasciare perdere. Ognuno di noi,ormai,aveva la propria vita ed io non ero più intenzionato a farle intrecciare.

E quando la mattina,andai a fare colazione in uno Starbucks e per caso la incontrai,non avevo resistito a parlarle.

Al diavolo i buoni propositi.

Lei era lì davanti a me,bellissima come sempre.

Mentre leggeva concetrata,si portava all'orecchio un boccolo dorato ribelle. Era adorabile.

Ed era irresistibile il modo in cui mi teneva testa...anche se volevo staccare la testa a sua figlia, per essere nata.

Perchè lei non era più mia,lo era stata solo per una volta...ormai era irrecuperabilmente di Tyler.

Loro avevano una figlia insieme e tutto questo era successo per colpa di Davina.

Quella streghetta era scomparsa da dopo la morte di Marcel e di sicuro stava tramando qualcosa, ma non avevo voglia di scoprire cosa. Avevo cose più importanti da fare.

Stavo passeggiando tranquillamente,quando il rumore di un urlo mi distolse dai miei pensieri.

Mi precipitai nel luogo da dove proveniva l'urlo e vidi una ragazza,sul punto di svenire.

Era Ryan.

Il primo pensiero fu quello di andare avanti,come se non fosse successo niente. Sarebbe stato quello più giusto.

Ma poi il pensiero balenò su Caroline,cosa avrebbe fatto se avrebbe perso la figlia?Cosa avrei fatto io se sarebbe successo a Chantal?
A velocità vampiresca mi fiondai dove era e la presi in braccio,prima che svenisse.

Sempre con velocità,attraversai mezza Chicago,portandola a casa sua.

Suonai il campanello a lungo,fino a quando qualcuno non venne ad aprirmi.

Caroline per la sopresa urlò.”Ti avevo detto che ci saremmo rincontrati”

D'altronde cosa poteva pensare,avevo sua figlia svenuta tra le braccia.

Stava per parlare,ma fui più svelto di lei.”Prima che tu possa pensare a qualcosa di male,sappi che l'ho aiutata. Non c'entro niente”.

Inarcò un sopracciglio.”Spiegati”.

“Stavo passeggiando ed ad un tratto ho sentito un urlò,mi sono precipitato lì ed l'ho trovata. Il primo pensiero era quello di lasciarla lì” confessai.

Lei sbuffò.”In fin dei conti,cosa si può chiedere ad un uomo egoista come te?Tu sarai per sempre,il tuo primo pensiero”.

Le sorrisi.”Se sono così egoista,perchè l'ho aiutata?Non è poi così leggera come sembra”.

Lei ricambiò il sorriso e i suoi occhi si illuminarono.”Va bene,ora per favore dammela”.

“Tu fammi entrare”.

La sua faccia divenne rossa per la rabbia. Sbuffò,contò fino a venti ed annuì.”Klaus,entra”.

Cedeva così facilmente?

Ora niente avrebbe potuto impedermi di uccidere sua figlia.

Sorrisi tra me e me.

Entrai in casa sua. “Ehi,ti ho detto di darmi mia figlia”.

La ignorai e portai Ryan nella stanza di Caroline,adagiandola delicatamente sul letto.”Sono abbastanza gentleman,da non farti portare un peso di cinquanta cinque chili,da sola”.

Lei ringhiò.”Grazie,ma ora vattene!”.

Per tutta risposta,mi lasciai cadere su una poltroncina.”Ma sei sordo?Ti ho appena detto di andartene!”.

Scossi la testa.“Non mi offri niente da bere,love?Dove sono finite le buone maniere?”.

Lei sbuffò e si diresse verso il frigoriferò e mi buttò una sacca di sangue.”Grazie anche se la prossima volta,puoi evitare di sporcarmi i pantaloni”.

Lei si sedette davanti a me.”Quando è che finisci di bere?Ti voglio fuori dai piedi!”.

“Vuoi favorire?Ma guardando la tua faccia suppongo di no”.

“Supponi bene,voglio solo che te ne vada da casa mia. Quindi alza il tuo culo Originale e smamma dalla mia poltrona!”.

Posai la sacca di sangue sul tavolino e mi alzai lentamente.”Ti ha mai detto nessuno,che quando perdi il controllo sei bellissima?”.

Lei arrossì.”Ti ha mai detto nessuno che sei odioso?”.

Scrollai le spalle.”Sempre” feci per andarmene ma mi bloccai.”Aproposito,sei indebito con me”.

“Io non ti devo niente”.

“Ti ho appena riportato tua figlia”.

Lei sbuffò.”Cosa vuoi?”.

Ci pensai un po'.”Sta sera alle otto,ti porto a cena. E se non vieni tu di tua spontanea volontà,ti ci trascino con la forza!” sentenziai,uscendo dalla porta.

Sorrisi,non facendo caso agli insulti che Caroline mi riversava addosso.

 

Angolo mio:

Ciaooo a tutti lettori e lettrici.

Grazie a tutti quelli che hanno recensito la mia storia,accetto ogni critica sia buona che cattiva.

Fatemi sapere se sto uscendo troppo dai personaggi,vi prego.

Quindi recensioni a palla!
Vi ringrazio ancora per le recensioni che mi lasciate e per tutte le visite che fate e per la vostra opinione sulla mia storia. Davvero aiuta.

Questo capitolo mi piace particolarmente,oltre perchè Ryan inizia piano piano a rivelarsi.

E come non farlo senza,avere baciato il bellissimo piccolo Salvatore?

Sul futuro di loro due...prossimi capitoli.

Ma vi posso dire solo che sarà molto forte l'affetto che li lega.

Come reagirà Caroline alla cena con Klaus?

Leggete il prossimo capitolo,per scoprirlo!
Ciao e alla prossima...

franci

 

p.s=scusate i mille errori di ortografia!Ah,il titolo del capitolo è stato preso dalla canzone Radioactive dei Imagine Dragons

 

 

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Capitolo 6
*** It’s going down, I’m yelling timber ***


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POV Caroline

 

Se quello psicopatico pensava che sarei uscita con lui,be' poteva aspettare in eterno...il che era un eufemismo,dato che era immortale ed indistruttibile.

Al diavolo.

Una parte di me,al sentire quella proposta,si sentiva offesa.

Dopo quella notte,non mi aveva né chiamato né cercato. Aveva ottenuto quello che da sempre ambiva. Lui era così,non gli importava come e quando. Klaus Mikaelson si prendeva tutto.

Ora,con che diritto,si presentava alla mia porta,portando mia figlia svenuta tra le sue braccia,in cambio di una cena con me?Si poteva essere più viscidi di così?

Ed io stupidamente gli avevo concesso di entrare in casa mia. Idiota. Così se ora avrebbe voluto uccidere me,Ryan o comunque i miei amici,sarebbe stato libero di farlo.

Ma davanti a quella scena,Ryan con la testa a penzoloni,la sua pelle bianchissima e le labbra nere, non avevo ragionato. Per la prima volta in vita mia,avevo ceduto ad un capriccio di Klaus.

Ma un piccola parte di me,(quella stronzetta era la più testarda di tutte) quella che ancora credeva che lui potesse cambiare,era affascinata dal suo charme e dal suo accento tremendamente inglese.

In fondo mi aveva riportato indietro mia figlia,anche se non potrei dire sana e salva visto che era svenuta.

Forse non era più così egoista.

Si era fermato ed aveva aiutato una ragazza che per lui non contava niente,ma che contava per me.

Comunque non sarei andata a cena con lui lo stesso. Non mi interessava.

Se mi avrebbe trascinato con la forza,mi sarei messa ad urlare e mi sarei legata con delle catene ad un palo.

Mi precipitai in camera mia e dovetti resistere contro l'impulso di buttare un bicchiere d'acqua addosso a Ryan.

Bonnie mi aveva spiegato che Ryan non era svenuta come tutti gli altri...ma faceva parte della trasformazione e che sa la svegliavo,le cose sarebbero peggiorate.

L'unica cosa che potei fare,fu quella di sedermi in parte a lei e prendere le sue mani tra le mie.

Le sue mani era gelide ed erano pallidissime.

Tutto questo era successo per causa mia.

Era colpa mia se mia figlia soffriva. Era colpa mia se mia figlia era,come potevamo definirlo, uno scherzo della natura?Forse il termine era un po' troppo offensivo,vista la situazione.

Mi passai una mano tra i capelli,scompigliandoli.

Ora era giunto il momento di sapere. Stava accadendo troppo velocemente. Lei doveva elaborare la cosa ed imparare a conviverci,non mi importava come la prendeva.

Ryan doveva sapere.

Pochi istanti dopo Ryan si svegliò,alzandosi velocemente dal letto e spalancando gli occhi,come se fosse appena riemersa dall'apnea.

Lei mi guardò. Nei suoi occhi c'era solo un tornado di paura e confusione. Sapeva che qualcosa stava cambiando,ma era troppo testarda per ammetterlo.

“Mamma è stato...non capivo niente...troppe emozioni...Stef mi ha...un momento,come ci sono arrivata qua?Ero svenuta per strada è...” parlava a pezzi,non riuscendo a formulare un frase.

L'abbracciai,cercandola di calmare.

“Tesoro ti devo dire una cosa. Ma tu devi promettermi una cosa. Devi promettermi che non sceglierai la via,che ti sembra più facile. Almeno non in questo caso.”.

Lei sembrò ancora più confusa,ma annuì.

Non sapevo con che cosa cominciare. Così riassumetti tutto.“Io sono rimasta incinta di te quando ero un vampiro”.

Lei iniziò a ridere,scuotendo la testa.“Bellissimo scherzo,mamma. Per quanto ne so io,i vampiri non possono procreare. E poi,comunque,che cavolo centra con quello che mi sta succedendo?”.

Okay,pessima mossa. Non ero stata molto credibile.

Sospirai,adesso veniva il bello.”Se mi lasciassi finire,te lo potrei spiegare”.

Lei mi incitò,perfetto avevo la sua attenzione.”Prego,continua. Sentiamo questo grande miracolo!”.

“Come dicevo,sono rimasta incinta quando ero una vampira e questo è avvenuto grazie ad un incantesimo potentissimo,da parte di una strega con un potere immenso.”.

Ryan mi fissava ancora, stranita.

“Quando tu sei nata,non potevo crederci!Ero la...una vampira che aveva appena procreato!” dissi con una punta di dolore.

Non ero la prima. Klaus aveva una figlia.

“Nel tuo primo anno di vita eri normale,non avevi strane mutazioni genetiche. Eri umana. Ma madre natura è una bastarda e questo tutti lo sapevamo. Non accettava che al mondo ci fossero squilibri contro natura. Ti avrebbe uccisa,prima o poi. Verso i due anni,la tua vera natura ha iniziato a manifestarsi. Tu sei un ibrido...un ibrido molto speciale,tu sei mezza vampira e mezzo ibrido vampiro-lupo”.

Non volevo ancora parlare di che ibrido era figlia,volevo parlare la sera del suo compleanno...ma avevo visto come aveva reagito.

Troppe novità in una giornata non andavano bene,no?

“Così abbiamo deciso di batterla sul tempo,prima che ti uccidesse e che tu completassi la tua trasformazione,iniziando a bere sangue umano. Così pregai Bonnie,di farti un incantesimo inibitore. Lei,però,mi aveva avvertito,che questo incantesimo non era eterno e che prima o poi la tua natura sarebbe riemersa. Ed in effetti è quello che sta succedendo ora. Ma a me non importava,io ti volevo al sicuro. Io l'ho fatto per te Ryan,non volevo che tu soffrissi...Ryan tu sei in transizione...una lenta transizione”.

Ci guardammo per infiniti secondi,senza parlare. Solo i suoni dei nostri respiri,si percepivano nell'aria.

Per il nervoso,iniziai a picchiettare le dita sulla coscia.

Non sapevo come la stava prendendo Ryan.

Subito pensai il peggio. E se avesse spento le emozioni?Era impossibile,me lo aveva promesso...

però...sapevo tutto quello che le stava succedendo.

Le emozioni amplificate ed indistinguibili,che non riusciva a dominare...era successo anche a me.

“Ryan,ti prego,parla. Di qualcosa,canta una canzone,di una filastrocca...non mi interessa!Basta che mi parli,voglio sapere cosa stai provando”.

Lei abbassò lo sguardo e strinse i pugni,fino a quando le nocche non furono completamente bianche.”Veramente vuoi sapere cosa provo?Bene. Allora apri bene le orecchie biondina” ringhiò con rabbia.

Tirai un sospiro di sollievo. Rabbia,almeno provava qualcosa,non aveva spento le emozioni. Più tardi avremmo parlato del suo modo di rispondermi. Anche se era frustrata,odiavo quando mi mancava di rispetto.

“Rabbia,dolore,paura,frustrazione e sentirsi tradita. Ecco cosa provo!Perchè tutto quello che mi sta succedendo è colpa tua,è tutta colpa tua!E' colpa tua se ho questi terribili mal di testa!E' colpa tua se svengo per la strada!E' solo colpa tua!Magari avrei potuto conviverci con questa...mia natura. Ma tu,no. Troppo testarda,maniaca del controllo e orgogliosa per pensare a qualcun' altro oltre che a te stessa. Sei solo un egoista superficiale. Io ti odio!” urlò andando in camera sua.

“Ryan non...” sentii il rumore di una porta che sbatteva con forza ed un quadro cadere sul pavimento.”...la porta”.

Poi Ryan,fece partire lo stereo,impedendomi di ascoltare quello che succedeva lì dentro. Non sapevo se distruggeva la sua camera,se piangeva oppure se non faceva niente.

Me lo meritavo.

Aveva ragione. Tutto quello che aveva detto,aveva azzeccato.

Era solo colpa mia se lei soffriva e adesso non riusciva a controllarsi. Solo colpa mia.

Mia figlia mi odiava ed ero io la colpa del suo problema. Cosa poteva andare peggio?

Asciugai con la manica della felpa,una lacrima solitaria che rigò la guancia.

Avevo deluso anche lei.

Io deludevo tutti.

Quando avevo detto hai miei amici di quello che avevo fatto,anche se non lo davano a vedere, sapevo di averli delusi.

Klaus era il loro peggiore nemico. Lui aveva distrutto la loro vita.

Per colpa sua erano morti Jenna,Carol Lockwood ed Alaric,per colpa sua Elena era una vampira e Tyler un ibrido.

Tutto era colpa sua.

Ma non potevo dare tutte le colpe a lui,anche se avrei tanto voluto.

Lui mi aveva donato tanto:mi aveva salvato la vita,aveva fatto tornare a Mystic Falls Tyler e poi mi aveva fatto il regalo più bello,Ryan.

Ora le mie lacrime scorrevano come fiume in piena.

Decisi di andare da mia figlia,dovevo farla ragionare.

Bussai piano la porta.

Non rispose nessuno,così la buttai giù.

Ryan era rannicchiata alla tastiera del letto,le sue braccia abbracciavano le gambe ed i capelli le coprivano il viso.

“Devi sempre buttare giù la porta?” domandò con ironia,ma in realtà capivo che aveva appena finito di piangere.

Lei odiava piangere davanti agli altri,non le piaceva sentirsi una debole.

Sollevò il capo e confermò la mia teoria. I suoi occhi erano rossi e gonfi,da cui gocciolava del mascara.

Sì,aveva appena finito di piangere.

“Se non avessi buttato giù la porta,mi avresti aperto?”.

Lei scosse la testa.”No,non l'avrei mai fatto”.

Calò ancora un velo di ghiaccio.

Dovevo farla ragionare,ma come?Non sapevo neanche da dove iniziare,non sapevo quello che le sarebbe successo dopo.

Per una volta,questa volta veramente,Caroline Forbes non aveva tutto sotto controllo.

Fu Ryan a sciogliere il ghiaccio.“Quanto tempo ho?”.

Non capii subito la domanda.”Come prego?”.

Lei sospirò.”Quanto tempo ho ancora da umana?”.

Sospirai.“Fino alla prossima luna piena,poi non so cosa succederà”.

I suoi occhi si riempirono di lacrime.”Sono meno di quattro giorni!Mamma è troppo presto!” disse, iniziando a piangere.”E' tutto così strano!Sto lottando contro queste schifo di emozioni,che mi stanno dominando,ma non ci riesco!E' tutto più amplificato!Io ci provo ma non ci riesco!”.

Mi precipitai accanto a lei e l'abbracciai,forte,proprio come facevo quando era piccolina. Perchè lei si sentiva così,piccolina.

“Tesoro,devi credermi quando di dico che anche io mi sentivo così. Sono stata trasformata da una sosia di Elena,Kathrine Pierce:alias Katerina Petrova, la stronza doppiogiochista d'eccellenza,negli ultimi cinquecento anni. Io non sapevo neanche dell'esistenza dei vampiri. Sai chi mi ha aiutato,in tutto questo,intendo ad accettare la cosa?I miei amici,loro erano la mia famiglia. Stefan,non mi ha mai abbandonato,mi ha aiutato molto” le spiegai.

Certo avevo omesso la parte di essere stata pappa per lupi mannari,dei ricatti di Kathrine e delle torture,subite, di mio padre.

“Mamma io ho paura. Non so cosa mi sta succedendo. E Cristo Santo!Mi sto comportando come una bambina!Tu mi hai sempre insegnato ad essere forte,a non lasciarmi abbattere da niente ed,ora, me ne sto qui a piangere?!Guarda e ora ricomincio!” singhiozzò Ry,tra una lacrima e l'altra.

La strinsi più forte a me.”Tesoro,ogni tanto dobbiamo avere debolezze. Se non provassimo debolezze,non vivremmo...ops”.

Le strappai un sorriso e le fossette di suo padre,le si materializzarono ai lati della bocca.”Ma resta il fatto che mi nutrirò di sangue e a me il sangue da il voltastomaco”.

Incominciai a ridere.”Anche io prima della trasformazione,avevo schifo del sangue...in fin dei conti non è male”.

Lei fece un gesto vago con la mano.”Lo dici solo perché devi bere quella cosa!”.

“E comunque sei un ibrido,puoi vivere anche solo con il cibo umano”.

Lei fece un pugno,a mo' di vittoria.

“Ryan,è vero quello che hai detto prima?E' quello che pensi veramente di me?Mi odi sul serio?”.

La ragazzina non rispose,chinò il capo.

Non era la prima che mi diceva quelle parole. La prima fu Elena,la mia migliore amica,quando le sue emozioni erano spente.

“Quello che ho detto prima...io...sono stata trasportata da questo schifo di situazione. Non ti odio, come puoi pensarlo!Tu sei la persona migliore di questo pianeta!Mamma,ti prego di cancellare quello che ti ho detto prima. Ho la lingua lunga e prima di parlare non penso. So che le parole, sono più taglienti di un coltello...mi dispiace” spiegò,alzando il capo e guardandomi dritta negli occhi.

“Ti voglio bene Ryan. Hai avuto ragione,prima. Avrei voluto dirtelo...ma avevo paura di perderti”.

Mi mise una mano sul viso,finalmente la sua manina aveva ripreso calore.”Non mi perderai mai. Sarò sempre qui a romperti le palle”.

Ridemmo tutte e due,ebbi un lampo di genio.”Da quanto tempo è che non facciamo un “Mamma e figlia Day”?”.

Gli occhi della ragazzina brillarono. “Da troppo tempo!”.

 

*****

 

POV Caroline

 

Avevamo passato tutto il pomeriggio a farci la manicure,pedicure e frullare frutta e verdura,per creare tante maschere di bellezza.

Alla fine casa mia puzzava di acetone ed era sporca di macchie di frullato.

Parlammo di ragazzi,delle trasformazione in vampiro dei miei amici ed ahi me...anche di Klaus.

La sua visita aveva scaturito in mia figlia troppe curiosità,voleva sapere cosa era un Originale.

Le spiegai tutto il papiro ed lei ascoltava incantata.

Non accennai mai il loro legame di parentela,ma le dissi dell'odio che Klaus provava nei nostri conforti.

Era figo il giorno de “Mamma and Day”.

Avevo indetto questo “Mamma e figlia Day” quando la mia “piccolina” aveva bisogno di coccole... che praticamente era la scusa che usavo io,quando uno dei miei uscenti mi mollava.

Era un giorno solo tra me e lei.

Facevamo le solite cose tra ragazze e la serata finiva con un bel film (di solito qualcosa strappalacrime) e una porzione di pancakes...che solitamente Ryan cucinava oppure chiedevo alla vicina di casa,di preparare.

Ryan era in camera sua. Stava cercando di scaricare un film per la serata.

Io,stanca ed esausta,ero pronta per farmi una bollente e rilassante doccia.

Non sapevo il perchè,ma sentivo la sensazione che dovevo fare qualcosa questa sera. Non riuscivo a scacciarmi via quel pensiero dalla testa.

Quando uscii dalla doccia erano le otto meno cinque.

“Cacchio!Alle otto devo andare a cena con Klaus” mormorai,dandomi un sberla in faccia.
Me lo ero completamente scordata.

Non che ci volessi andare...ma non mi sembrava carino lasciarlo lì ad aspettarmi.

Comunque,ormai,era tardi:non sapevo come vestirmi e poi non volevo lasciare sola Ryan.

Ti ha riportato Ryan a casa,so che vuoi uscirci. Da quando è che non esci con un uomo?,disse una voce fastidiosa.

Sta zitta,tu,se vuoi uscire tu,be',vacci!,ribattei nella mia mente.

Peccato che sia solo nella tua testa. Se avessi avuto un corpo mio ed una volontà mia,credi che mi sarei lasciata fuggire un ragazzo con un accento del genere?

Scossi la testa,quella stupida voce doveva finirla.

Presi il pigiama e me lo infilai,poi iniziai a sistemarmi i bigodini.

Se Klaus si fosse presentato alla porta,avrei finto di dormire. Basta avevo deciso. Non ci sarei andata.

 

****

 

POV Klaus

 

Controllai un ultima volta l'orologio. Ormai erano otto e un quarto

Lei non si era ancora presentata.

Potevo capire. Era una donna,le serviva tempo per prepararsi,ma la stavo aspettando da una quindicina di minuti.

Ricontrollai l'orologio.Le avrei dato altri dieci secondi. Se non si sarebbe presentata,l'avrei trascinata giù di peso.

Dieci.

Nove.

Otto....Uno.

Salii a velocità vampiresca le scale malridotte del condominio.

Bussai violentemente la porta e non fui sorpreso di ritrovarmi una Ryan,alquanto stranita nel vedermi.

“Non mi fai entrare?” le imposi,dilatando le pupille per farmi entrare. Avrei potuto entrarci benissimo da solo,ma avevo sempre tenuto alla buona educazione.

“Te lo puoi anche scordare” ribatté lei,guadagnandosi solo una mia occhiataccia. Evidentemente Caroline l'obbligava a bere verbena.

Non badai a quello che aveva detto ed entrai. “Ehm...prego. Fai come se fossi a casa tua!”.

Mi sedetti sul divano,allungando le gambe sul tavolino.”Guarda che ero ironica”.

Le sorrisi.”Dov'è tua madre?”.

Scrollò le esili spalle.”Perchè ti dovrebbe interessare?Fino a ieri,non eri venuto qua per ucciderci?”.

Schioccai le dita.”Giusto,ma sai com'è. Ieri era ieri ed oggi è un nuovo giorno. E poi ti ho riportato a casa da svenuta e come premio tua madre esce con me”.

Lei digrignò i denti.”Penso che lei non voglia uscire con te. Infatti non la vedo qui”.

Colpo basso,ma aveva ragione. Quella ragazza era troppo simile a sua madre,ma non era molto discreta.

”Touchè. Ora dimmi dove la posso trovare”.

Lei sbuffò.”Immagino che finchè non te lo dico,tu non te ne andrai,vero?”. Annuii. “E' in camera sua. O si sta nascondendo nell'armadio e sta ascoltando la nostra conversazione,oppure sta pensando come uscire da questa situazione”.

Quella ragazza iniziava a starmi simpatica,peccato che era la figlia di Lockwood.

Andai verso il piccolo corridoio ma la ragazzina mi trattenne per il polso. “Ehi dove credi di andare?”.

“Vado a prendere tua madre,che c'è di male?”.

Lei si passò una mano tra i capelli ambrati.”Allora non hai capito una mazza,di quello che ho detto prima o no?Non vuole uscire con te!Quindi sparisci da questa casa,ora”.

Sogghignai. Presi il polso di Ryan ed a velocità vampiresca,la scaraventai fuori da casa sua e la chiusi fuori.

Incurante degli insulti da lei ricevuti,che facevano invidia ad un camionista (poi mi sarei occupato di quello,nessuno insultava Niklaus Mikaelson senza pagarne le conseguenze) e mi precipitai nella

camera di Caroline.

Come aveva detto sua figlia,era chiusa nell'armadio.

Ancora sbalordita nel vedermi,la caricai in spalla.“Ti avevo detto che saresti uscita con me!” le dissi, ridendo.

“Ma sei matto?Oh mio Dio lasciami giù!Ryan,aiutami!” gridò lei.

Sghignazzai.”Love,mi sa che tua figlia non potrà aiutarti”.

Lei smise di dimenarsi.”Cosa le hai fatto!” mi minacciò.
A quel punto scoppiai a ridere.”L'ho semplicemente chiusa fuori casa”.

Si passò una mano tra i capelli,le labbra tremolanti per trattenere le risate.”Non è divertente,hai appena chiuso mia figlia fuori dalla sua casa!”.

Annuii,cercando di tornare serio.”Appunto,non è divertente. E' esilarante”.
Caroline sorrise genuinamente. Ecco,era quello il sorriso migliore del mondo.

Quando lei sorrideva,mi sentivo rinascere. Se mai sarei morto,avrei voluto vedere per l'ultima volto il suo sorriso. Sarei morto in pace.

Quel sorriso faceva rivivere i morti ed ogni volta che lo guardavo,sentivo il mio cuore morto battere.

“Dolcezza,che vuoi per cena?” le proposi,facendola scendere dalla mia spalla.

Lei distolse lo sguardo.”Non sapevo che godessi di senso dell'umorismo. Sono in pigiama,non mi cambio”.

Scrollai le spalle.”E chi ha detto di uscire,ordiniamo qui a casa”.

“No” ribattè lei.

Mi avvicinai a lei e le accarezzai la guancia.”Io voto per la pizza”

I nostri occhi si incontrarono,lasciandoci paralizzati. Mai come ora la volevo,mai come ora volevo poggiare le mie labbra sulle sue di nuovo.

Lei si morse le labbra,tremendamente perfette.

“Mamma...ops” entrò Ryan,arrossendo.”Ho interrotto qualcosa?”.

Stavo per annuire ma Caroline mi precedette.”No,cosa ti è successo”.

L'avrei fatta pagare a quella ragazzina di nuovo. Era la terza volta che mi faceva incazzare.

“Quel vecchio tappeto,mi ha chiusa fuori casa!” sbraitò la piccola Forbes,lanciandomi un occhiata omicida.

“Vecchio tappeto?Non hai trovato altro,tra il tuo vocabolario di insulti?” la minacciai,

avvicinandomi pericolosamente a lei.

La ragazzina si avvicinò a me,ringhiando.”Dovrei acquistare la nuova versione,non trovi?”.

Era la seconda ragazza che riusciva a tenermi testa,come lo faceva Carolin,che si ritrovava la testa ancora attaccata al collo.

Buon sangue,non mente.

Caroline si intromise tra noi due.”Smettetela. Klaus,finiscila è una ragazzina. E tu,Ryan,cosa credi di fare?Datti una calmata,lo so che è difficile ma provaci”.

Tutti e due annuimmo.”Non ho fatto niente a tua figlia”.

“E chiudermi fuori da casa mia,non rientra in questa categoria?Aggiornati!Chiamalo come lo vuoi, ma io non mi fido di te”.

“Ryan...” l'ammonì sua madre.”Perchè non vai a preparare i pancakes ed ordinare la pizza?”.

Lei sbuffò.”Spero che tu non ti ferma per cena”.

“Oh,piccolina,certo che mi fermo. Prendimi una pizza hai peperoni”.

Mi guadagnai come risposta lo sguardo truce di Caroline e di sua figlia.

 

*****

 

POV Caroline

 

Era la cena più strana della mia vita. Klaus si era auto invitato da noi,ed io non sapevo come gestire la cosa.

Lui e Ryan continuavano a fissarsi in cagnesco e sapevo che lui aveva intuito qualcosa,riguardo a mia figlia. Non era stupido,gli occhi di Ryan erano i suoi.

I miei sensi di vampira erano in massima allerta,attenti a prevedere il pericolo di rissa tra quei due.

Eravamo seduti a tavola,Klaus a capotavola con me ed Ryan alla sua sinistra,circondati da un silenzio imbarazzante.

“Non ci credo,non è neanche a casa sua e si siede a capotavola. Ma chi si crede di essere?” bisbigliò mia figlia,all'orecchio.
“Lo sai che io ti posso sentire,vero?”.

Ed eccoli,ricominciare. Avevano smesso cinque minuti fa,di litigare.

“Forse l'ho detto apposta” gli rispose mia figlia,alzandosi da tavola.

Quella ragazza aveva fegato,non lo negavo,però rischiava di farlo incazzare e di brutto direi.

“Allora...quando arriva la pizza?” mi intromisi io,posando una mano su quella di mia figlia.

Ma la tensione non era calata,anzi era aumentata. Quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei cenato con quei due assieme.

Fortunatamente arrivò il fattorino con la pizza,pagai e ritornai velocemente in cucina. Non volevo lasciarli troppo tempo da soli.

Avrei potuto scommettere che entrata in cucina li avrei trovati a litigare, magari usando qualche coltello.

Invece mi dovetti ricredere.

Erano seduti composti,ancora non si parlavano e ne si guardavano negli occhi,ma almeno non si stavano uccidendo.

“Era ora,mamma!” mi accolse la mia ragazzina,strappandomi le pizze dalle mani e iniziando a distribuirle.

Quando arrivò a Klaus,storse il naso.”Un Original serial killer,non dovrebbe mangiare pizza,che so al sangue?”.

“Ryan,chiudi un po' la bocca” le dissi tra i denti.

Klaus,rimase impassibile.”Mia cara Ryan,mi hai letto nel pensiero. Vai a prendermi una sacca di sangue,per piacere. AB negativo,leggermente fresco”.

Ryan si paralizzò,con Klaus non si aveva mai l'ultima parola. Addentò la sua pizza,senza degnarlo di uno sguardo.

Volevo cercare di fare conversazione,ma era abbastanza imbarazzante.

“Posso iniziare a mangiare i pancakes?” domandò la più piccola del gruppo.

Annuii.”Porta anche degli altri piatti”.

Ryan fece come le avevo detto.

Servì a tutti tre pancakes e versò abbondantemente dello sciroppo d'acero.

Klaus la guardò sconcertato,come disgustato.”Che hai da guardare?Non troverai di certo un capello dentro”.

“No,ma di sicuro ci hai sputato dentro”.
Ryan si portò una mano al cuore,facendo la finta offesa.”Se ci avessi sputato dentro,pensi veramente che li mangerei. Avanti,mangia. Oppure vuoi che mia madre,ti imbocchi facendo l' aereoplanino?”.

Lui le sorrise e con titubanza,prese un boccone di pancakes e lo mise in bocca.

Lo guardavo trattenendomi dal ridere. Mentre masticava,faceva smorfie di ogni genere,che faceva imbufalire Ryan.

Avevo già capito,che gli piaceva stuzzicarla e lei aveva quel modo di fare,che sembrava me.

“La smetti di fare palestra con le mascelle e ammetti che i miei pancakes sono i migliori,che tu abbia mai mangiato” disse lei,gonfiando il petto.

Lui si passò la lingua fra le labbra ed iniziò a scuotere la testa.”Per quanto mi duole ammetterlo. I tuoi pancakes sono i migliori,piccola Ryan”.

Ryan diventò rossa sia per la rabbia,sia per il complimento.”In verità ho già compiuto sedici anni e non mi ritengo tanto piccola...sai sono quasi alta come te”.

Ora Ryan si comportava come me,anzi meglio. Cavoli,quanto gli teneva testa.
“Perchè non facciamo un gioco di società?” proposi. L'aria finalmente stava diventando respirabile.

A Ryan brillarono gli occhi.”Scelgo io!Giochiamo a Monopoly!” asserì lei,prendendo la scatola e posandola velocemente sul tavolo.

A velocità vampiresca tolsi i piatti ed l'aiutai a sistemare meglio.

Consegnò a tutti le pedine ed iniziammo a tirare i dadi.

Con la coda dell'occhio fissai Klaus. Era visibilmente a disagio,anche se non lo voleva fare notare.

 

Non avrei mai detto di trovare Niklaus Mikaelson giocare a Monopoly,nel minuscolo salotto di casa mia.

Eppure,era così e stava anche vincendo.

Eravamo al sesto giro ed io ero già in banca rotta,mentre gli altri due si affrontavano a suon di banconote di carta.
Avevo sempre odiato il Monopoly. Uno perchè perdevo sempre. Due perchè era un gioco stupido.

“Ehi,Klaus stai imbrogliando!” si lamentò Ry.

Sembrava che tra quei due si fosse instaurata una specie di tregua,per Monopoly.

“Non è vero!Ho tirato giustamente i dadi ed ora compro” ribattè il biondo.

“Sei sicuro?Perchè a me non sembra!”.

Si lanciavano occhiate di fuoco. E tanti cari saluti alla loro tregua.

“Ragazzi...” li ammonii.

“Sai una cosa,fai schifo in matematica. Eppure dovresti avere conosciuto Talete” sbuffò mia figlia. “Sei così vecchio,che risali hai tempi prima di Gesù Cristo”.

“Ryan,non so se ti dice niente...ma forse sono io che ho inventato il monopoly” sentenziò Klaus.

“Questo te lo concedo,ma da quando due più tre fa sette?”.

Klaus fu colto in flagranza,aveva imbrogliato.

“Messo a tacere da una adolescente di sedici anni,ehm caro Klaus stai perdendo la stoffa”.

Scoppiammo tutti e tre a ridere,poi ripresero a giocare.

Alla fine Ryan perse e visibilmente arrabbiata,prese il telecomando ed iniziò a fare zapping tra i canali della televisione.

Odiavo quando faceva così,era troppo orgogliosa per accettare una sconfitta.

Klaus la bloccò.”Ferma un attimo” le ordinò.

Stava per ribattere,ma anche io fui catturata da quello che diceva il giornalista.

Un ondata di omicidi invade le vie di New Orleans. 16 ragazza sono state trovate morte in un cantiere abbandonato. Dell'artefice di questi massacri non si sa niente,la polizia sta ancora indagando. Le vittime presentano tutte le stesse caratteristiche fisiche:capelli lunghi,biondo oppure ambrato,occhi azzurri,l'età parte dai sedici hai diciannove anni;sono state mutilate e torturate. I loro corpi sgozzati e dissanguati...”

Ci guardammo tutti e tre negli occhi. Conoscendo una sola persona che avrebbe potuto fare una cosa del genere.
Un vampiro.

 

 

 

 

 

Angolo di quella autrice in super ritardo:

Ragazze,vado di fretta quindi sarò mille volte veloce.

Non uccidetemi vi prego,so che è da un casino che non aggiorno. Mi dispiace,ma la scuola ultimamente mi sta tenendo molto occupata.

Ringrazio tutte quelle che hanno recensito (Ragazze,vi amo!),quelle che hanno messo la mia storia tra le ricordate,preferite e seguite,quelle che solo la leggono oppure le lettrici in silenzio.

Grazie mille!Sono troppo gasata!
Giuro che aggiorno più spesso,promesso! Vi ricordo di recensire a raffica,qui RECENSIONI a GO GO!

Ciao alla prossima!

 

La vostra ritardataria Franci.

 

p.s=la canzone che ho scelto come titolo è Timber,ve la consiglio un casino!

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Capitolo 7
*** And suddenly it's hard to breathe ***


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POV Klaus

 

Ultimamente Elijah mi riferiva che a New Orleans,la situazione stava precipitando. Scie di corpi sgozzati sulle strade,timidi segnali di fuochi di rivolta...erano cose che lui non poteva gestire da solo o solo con l'aiuto di Hayley e Rebekah.

Mia sorella non era addetta al comando,la cosa più importante erano le feste e la manicure. Il resto era secondario.

Riguardo alla lupa,aveva la stoffa di un alfa,ma non quella di una regina...il che se lo poteva tranquillamente sognare,anche se sbavava dietro a mio fratello.

Avrei dovuto lasciare Chicago al più presto ed Hayley sarebbe dovuta arrivare qui e restare con Chantal.

Il problema era che non volevo.

Ed il motivo non lo volevo dire ad alta voce,perchè mi spaventava.

Ero nel suo salottino,a giocare con la sua famiglia a Monopoly...una cosa banale,ma che ahi me, donava un po' di luce,al mio cuore fatto d'ombra.

In fondo non era stata una cena per niente male:mi ero divertito a provocare la piccola Ryan,mentre lei rispondeva e sua madre tentava di calmare le acque.

Sua figlia aveva un bel caratterino,era una Caroline in miniatura.

Sapeva tenermi testa,come solo sua madre sapeva fare e mi odiava con tutta se stessa...il che non capivo ancora il motivo,non che mi interessasse più di tanto.

Un unico nome,sembrava incastrarsi alla perfezione con il puzzle di New Orleans.

Lei,a cui avevo portato via tutto.

Lei che mi odiava con tutta se stessa e desiderava la mia morte,meglio di chiunque altro.

Lei.

Davina.

Al primo posto in lizza,per essere la mia nemica numero uno.

L'unica strega,che poteva fare invidia a Bonnie Bennet riguardo alla grandezza dei suoi poteri.

E cercava vendetta.

La televisione trasmetteva fotografie raffiguranti le ragazze uccise e alcune ragazze scomparse.

Molte avevano l'aspetto di Caroline e molte quello di Ryan...la quale non sapevo come collegarla a questa situazione.

Quella strega aveva capito la mia debolezza per Caroline e mi stava mostrando quello che poteva tranquillamente farle,senza che io potessi fare qualcosa per impedirglielo.

La cosa che ancora non mi era chiara,era perchè quelle ragazze assomigliavano anche a Ryan.
La conoscevo appena,non avevamo alcun legame e ci odiavamo a morte.

Perchè collegarla a me?

Guardai Caroline e le feci cenno di parlare in privato. “Caroline,love,posso parlarti in privato?”.

La bionda annuì.”Ryan,vai un attimo in camera tua,per vedere a che punto è il film” le ordinò.

Ryan intuì che qualcosa non andava infatti,senza ribattere,si avviò verso camera sua.

Aspettammo alcuni secondi,finché non sentimmo la porta della cameretta della piccola Forbes, sbattere.

Caroline si avvicinò al frullatore e lo azionò,donandoci abbastanza privacy...ma allo stesso tempo, mandandomi di più in confusione.

Quindi Ryan poteva ascoltare?

Mi guardò negli occhi.

I suoi occhi puri,erano velati dalla paura:sapeva che qualcosa non andava bene a New Orleans e, conoscendo lei e i suoi amici,i guai li seguivano come quando i negozi erano assaliti da Rebekah, durante la stagione dei saldi.

Molte volte,non si usciva vivi e loro lo sapevano: avevano perso molti amici.

“Tu e la marmocchia siete in pericolo” ammisi.

Caroline inarcò il sopracciglio.”Ma no?A New Orleans,ci sono solo cadaveri sgozzati che hanno una somiglianza alla mia e a quella di mia figlia. Sai non è niente di che,è solo un nuovo hobby che si pratica nella tua città”.

“Per quanto apprezzi il tuo modo di ironizzare,non mi sembra la situazione adatta”.

Silenzio.

“Cosa intendi fare?”.

Mi grattai il mento.

In realtà non io e mio fratello non avevamo parlato di strategie militari,non sapevamo come procedere.

L'idea era quella di raggiungere New Orleans e cercare di calmare la situazione.

“Devo lasciare al più presto Chicago. Qualcuno invece verrà qui a darmi il cambio con...” ma mi bloccai appena in tempo,di aggiungere qualcos'altro.

“Con chi,Klaus?” disse lei,strabuzzando gli occhi.

Scossi la testa,mi ero appena tradito da solo.”Questo,love,non è un tuo problema. Ti posso solo dire, che qui ho diciamo...delle cose in sospeso”.

La sua faccia divenne rossa per la rabbia,andò in camera sua e ritornò a velocità vampiresca da me. “Allora,non voglio posticipare il tuo ritorno a New Orleans” disse tagliente,porgendomi la mia giacca.

Le sue iridi celesti mi penetrarono,facendomi capire quanto si sentisse...tradita.

Caroline si sentiva tradita da me e ancora non sapevo il motivo...odiavo quella sensazione -quella quando si era all'oscuro di tutto- mi sentivo come se fossi un reietto.

Con riluttanza l'accettai,poi scomparii da quella casa.

Solo quando mi fui allontanato abbastanza,captai lievemente il rumore di lacrime che sgorgavano impetuose.

Scossi la testa. Non erano di sicuro di Caroline.

Lei non avrebbe mai pianto per me.

 

****

 

POV Ryan

 

Non avevo ancora capito il motivo del perchè mia madre,fosse scoppiata a piangere,come una fontana,in salotto.

Cinque minuti prima l'avevo lasciata parlare con Klaus e ora stava piangendo,piegata sulle ginocchia.

“E' tutto okay?” chiesi.

Brava Ry,mi complimentai mentalmente,dai condotti lacrimali di tua madre,sta uscendo una quantità d'acqua pari a quella delle Cascate del Niagara...e tu le chiedi se è tutto okay?

Lei annuì,facendomi cenno di tornare in camera mia.

Come me,neanche a lei piaceva dimostrarsi debole davanti agli altri.

“Mamma ne vuoi parlare?”.

Lei scosse la testa,ma mi avvicinai a lei lo stesso e le misi il braccio intorno alle spalle.”E' per quell'idiota Originale?Mamma ti giuro che appena lo trovo gli stacco le palle e gliele attacco sulla fronte!” sentenziai rabbiosa.

Anche se era un Originale ed io un futuro ibrido,ero seria. Nessuno feriva mia madre,senza pagarne le conseguenze.

Quando avevo otto anni,la mamma aveva litigato con il suo ragazzo. Per vendetta,io,vedendolo uscire dal condominio,mi affacciai al balcone e gli versai addosso un secchio d'acqua gelida e gli buttai addosso il cibo in scatola per gatti,rubato alla mia vicina di casa.

Ah,che bei tempi.

“Non mi piace quando parli così,anche se l'idea non è male...” rispose,con gli occhi pieni di lacrime.

Ecco perchè odiavo quell'Ibrido.

Non mi importava conoscerlo,ma da quello che mia madre mi aveva detto,quello scemo aveva causato solo guai,dolore,morte e dolore.

In più aveva fatto soffrire mia madre,anche se non me lo aveva detto,lo avevo capito.

“In passato lui mi aveva corteggiato. Mi faceva costosissimi regali, disegni romantici e mi aveva salvato la vita due volte. Il giorno del mio diploma mi promise che sarebbe stato il mio ultimo amore,ma si vede che ha cambiato idea...perchè lui ha una figlia...” confessò scoppiando in un mare di lacrime.

Capivo cosa provava,quello che avevo provato io quando mi aveva mentito sulla mia natura.

Si sentiva tradita e una profonda ferita,lavina il suo orgoglio.

Feci due più due e capiii chi era la ragazza in questione.

Nessuno poteva avere un cognome così strano e un ego gigantesco,come lei.

Ecco perchè era venuto da noi,ecco perchè voleva uccidermi...avevo “ucciso sua figlia”.

“Chantal Mikaelson è sua figlia” mormorai.

“La ragazza che hai pseudo-ucciso?”.

Annuii.

”Il problema è che lui non me lo vuole dire,mi sta mentendo anche adesso!E' solo un bugiardo codardo...” continuò la bionda.

Ecco ora iniziava con il monologo,ma prima che potesse anche solo aggiungere un'altra parola snervante,la interruppi.

”Cosa intendi fare mamma?Insomma...lui ti piace?”.

Lei mi guardò come se le avessi appena rotto il tacco delle sue scarpe preferite.”Secondo,te?Non sono abbastanza rimbambita,per cedere al suo fascino...”.

E per tutta la serata,continuò a raccontarmi del perchè non voleva cedere al fascino di Klaus, che lei non provava niente...

Anche sei i miei nervi erano a terra,sfiniti,ed ero sull'orlo di una crisi,la cosa importante era che non piangeva più.

 

****

 

Quando mi svegliai,sentivo come se il sole ridesse di me...e ne capii il motivo.

Da oggi saremmo diventati nemici.

Anche se mia mamma mi aveva detto che grazie ad un anello e bla bla bla...io sentivo che non sarebbe più stata la stessa cosa.

E poi,se un giorno mi sarei stancata di quell'anello?Già mi davano fastidio,quei cappi alle dita, non si poteva che ne so...stregare un dilatatore?Era un idea...gli anelli erano vintage.

La cosa strana era che adesso non avevo indosso l'anello e non stavo bruciando. L'avevo tolto la sera prima,quando mi ero fatta la doccia e mi ero dimenticato di rimetterlo al dito. E stavo sbagliando.

Quindi la mia vera natura,andava e veniva quando voleva?

Da questa sera sarei diventata,un essere immortale,un ibrido. Non sarei mai invecchiata,cosa che avrebbe fatto invidia alle vip di Hollywood.

Mentre cercavo di trovare la parte fica in “questo”

La verità era che mi sarebbe mancata la vita che io reputavo normale. D'ora in avanti avrei passato la vita a nascondermi e a traslocare,senza mai potermi affezionare a qualcuno...non che io ne avessi voglia.

Feci per alzarmi dal letto,quando due braccia muscolose mi attanagliarono la vita,facendomi sdraiare vicino a lui e costringendo a cacciarmi di nuovo,sotto le coperte.

Un tuffo al cuore.

Dopo quello che era successo un po' di giorni fa,non mi aspettavo di vederlo subito. Se al suo posto fossi stata io,non mi sarei fatta viva per circa un secolo.

Erano stati giorni stressanti,terribilmente noiosi e silenziosi
“Ehi” mi salutò.

“Ehi”.

Stefan era lì,con i suoi occhi verdi limpidi e profondi,che mi salutava mattiniero. Era bello come un dio,anche alla mattina con i capelli scompigliati e gli occhi assonnati.

Stretta a lui,mi sentivo al sicuro e la cosa era maledettamente inquietante. Mi ero ripromessa a me stessa di reprimere la parte di me che provava qualcosa per lui ma,che cavoli,lui era lì vicino a me...e la cosa che metteva a dura prova i miei estrogeni.

Dormivo abbracciata a lui da quando avevo dieci anni,quando passavo interi pomeriggi a casa sua a conciargli i capelli...perchè ora doveva essere diverso?Avevamo detto che saremmo rimasti amici.

Ah,davvero non lo sai?Se vuoi posso illuminarti,tu l'hai baciato.

Sta zitta tu!

Notando la mia confusione,si spiegò.”Tua madre è andata da Bonnie:devono sistemare tutto per il rituale di questa sera. Così mi ha chiesto di badare a te”.

Non me lo ricordare...

Ecco,mi stava ritrattando come una bambina. E lo detestavo.

“Ho sedici anni,sono abbastanza matura per prepararmi il latte da sola” sbottai acida.

“Ohh,qualcuno si è svegliata dalla parte opposta del letto. Ryan rilassati,oppure ti devo comprare una crema per le rughe?” ribatté,sarcastico.

”Ah ah ah. Il tuo sarcasmo fa schifo,capisci l'antifona?E poi,come la metti con la scuola?”.

Lui sorrise.”Ryan,oggi è il grande giorno,come la metti se a scuola avrai voglia di sangue?”.

Mi alzai velocemente dal letto,come scottata.

Non avrei mai bevuto sangue:mi faceva schifo e non ne sopportavo l'odore.

L'odioso odore di metallo,mi ricorda quando portavo l'apparecchio ai denti e non riuscivo a tenere quella ferraglia sui denti...figurarsi berlo!

“Negli ultimi quattro giorni non ho mai avuto,questo tipo di voglia. Quindi non penso che succederà proprio oggi”.

“Non si sa mai,metti il caso che hai voglia?Cosa farai,non ci saranno sacche di sangue a tua disposizione...a meno che tu voglia dissanguare il pappagallo della Thompson” mi ammonì,grave. ”Non hai mai bevuto sangue,se adesso ne avresti voglia perderai il controllo. Ti avventerai sul collo di un tuo compagno e lo dissanguerai,senza pietà...poi arriveranno i sensi di colpa...”.

Parlava come se fosse stato in prima persona,a provare quelle cose. Ripensandoci,io non sapevo nulla della sua vita da vampiro...sapevo solo che era un vampiro “vegetariano”.

“Non berrò mai sangue,non diventerò un assassina!”.

Stefan si incupì.”Non sarai un assassina,perchè ti nutrirai di sacche di sangue oppure di sangue animale”.

“Non ucciderò dei poveri conigli per questo!E scordati che io possa bere sangue...brrr”.

Lui sorrise.”Ti racconterò una storia,vuoi?”.

“Non ho cinque anni” risposi.

Lui scrollò le spalle.”Non fa niente,l'ascolterai lo stesso” mi impose,scrutandomi con i suoi occhi.

Annuii,incapace di resistere a quei due smeraldi brillanti.

“Tanto tempo fa,viveva un vampiro che aveva perso la sua testa per il sangue. Il suo unico desiderio era affondare i denti nel collo della vittima. Lui provava piacere solo quando uccideva, solo quando succhiava la vita di qualcuno” mi raccontò,con gli occhi pieni di dolore.”E sai cosa faceva per ricordarsi il nome delle sue vittime?Li scriveva su un muro”.

Di istinto,indietreggiai. Ma lui si avvicinò a me,inchiodandomi al muro. Mi prese la mano e a velocità vampiresca,mi portò fuori da casa mia.

Lasciò la mia mano solo quando arrivammo davanti ad un grosso palazzo disabitato. Stava cadendo a pezzi.

Pezzi di mattoni cadevano qua e di la,le finestre erano tutte rotte,la porta principale sfondata e il tetto non esisteva più.

Controllai le mie dita,fortunatamente mi aveva rimesso l'anello anti-scottatura.

“Dove siamo” domandai,spaventata.

Stefan si avviò verso il portone,mentre io rimasi sul posto.

Lui si voltò verso di me,guardandomi con rabbia.”Sali” mi impose.

Io,in quella cosa che cadeva a pezzi?Neanche morta.

“Ti rendi conto...”.

Non mi lasciò finire.”Per una volta stai zitta e fai come ti ho detto.”.

Controllai a stento le lacrime,che minacciavo di uscire da condotti lacrimali.

Cosa gli stava succedendo,non mi aveva mai parlato così.

Chi era in verità,quello che consideravo il mio migliore amico?

Annuii e a testa basta lo raggiunsi,non mi degnò nemmeno di uno sguardo.

Iniziammo a salire due piani,poi si fermò davanti ad una porta chiusa a chiave,che dava l'idea di essere tenuta meglio,delle altre.

Entrammo in religioso silenzio,in quel vecchio appartamento.

Mi accompagnò davanti ad uno sgabuzzino.”Apri la porta” mi incitò.

Sapevo cosa avrei trovato,ma rifiutavo dal crederci. Aprii la porta titubante.

Erano moltissimi nomi,scritti in corsivo,separati da pochissimo spazio dato che non ne rimaneva molto.

Erano i nomi delle sue vittime,erano troppe vittime. Troppe vite strappate ed andate perdute.

“Io sono lo squartatore”.

Ora piangevo.

Piangevo per le vite rubate,per i genitori che non avevano mai saputo da chi fossero stati uccisi i loro figli,piangevo per il mio migliore amico.

Mi voltai verso di lui e gli accarezzai la guancia.”Perchè me lo stai dicendo”.

Lui posò gli occhi sulla mia mano e la strinse delicatamente,provocandomi brividi che non potevo reprimere.

“Te lo dico,perchè ti impedirò con tutto me stesso di diventare come ero. Non sarai mai un assassina,non sarai mai una squartatrice”.

Lo abbracciai,potevo fidarmi di Stefan. Lui mi avrebbe aiutato,come aveva aiutato mia madre.
Lui mi strinse a se.”Da quando Elena mi ha lasciato per mio fratello,tu sei una delle cose più belle che mi siano mai capitate” disse con maliconia.”Mi sono reso conto che tu sei una persona speciale, ma non potrò mai essere per te,qualcosa di più di un amico. Mi dispiace”.

Mi aggrappai alle sue spalle.

Entrambi ne conoscevamo il motivo.

Ormai tutti e due sapevamo che non potevamo più essere amici,perchè io provavo qualcosa per lui. E non era colpa delle emozioni amplificate.

In fin dei conti lo avevo sempre trovato carino e quando le mie compagne di classe,le rare volte in cui mi rivolgevano parola,mi chiedevano se io e Stef stessimo insieme...eravamo molto uniti, facevamo tutto insieme. “E' come un fratello,non ci potrebbe mai essere del tenero tra me e lui” rispondevo.

Quanto mi sbagliavo e me ne accorsi troppo tardi. Sapevamo che tutti e due non avremmo vissuto senza l'altro,sapevamo che era troppo sbagliato, ma io dovevo lasciarlo vivere la sua vita,innamorarsi di chi voleva,senza fare scenate di gelosia.

Mi staccai dal suo abbraccio,lasciandolo lì,in mezzo allo sgabuzzino,avviandomi verso l'uscita. Non mi voltai,neanche quando una lacrima cadde sulla mia guancia.

 

****

 

POV Caroline

 

Bonnie mi aveva chiamato la mattina,per sistemare alcune cose per il rituale.

Avevo chiesto a Stefan di badare a Ryan,nel caso le fossero capitati degli attacchi...che negli ultimi tre giorni,succedevano quasi ogni mezz'ora.

Ultimamente quei due mi stavano nascondendo qualcosa. Negli ultimi giorni Ryan era sempre più nervosa -pensavo fosse solo per l'imminente trasformazione- se si nominava il nome di Stefan,il quale non si era fatto vedere per ben tre giorni.

Quando sarei tornata a casa,urgeva un colloquio con mia figlia.

Klaus non era più passato a farmi da stalker,così dedussi che era ritornato a New Orleans...speravo che ci restasse per sempre.

Avevo pianto quella sera,pianto e mi ero mostrata debole. Io lo odiavo,allora come mai mi sentivo... usata?

Ripeto,che gli crescessero le radici nella sua cavolo di città.

Anche li la situazione era brutta:quelle ragazze uccise somigliavano troppo a me e a Ryan.

Il panico mi abbracciò.

Qualcuno sapeva che Ryan era la figlia di Klaus? L'avevo detto solo alla mia famiglia,chi altro lo poteva sapere?

Davina...ma lei cercava vendetta su Klaus,non su me o mia figlia.

Questo era quello che mi frullava nella testa,gli ultimi giorni.

Bussai alla porta del appartamento dei Gilbert e la strega mi venne ad aprire.”Ora non dire che mi hai vista arrivare!” buttai sul ridere.

Bonnie scoppiò in una fragorosa risata.”Mi piacerebbe dirlo,solo che non sono una buona veggente”

Ci accomodammo in salotto,dove la mia amica portò due tazze di te ed un piattino di biscotti.

“Grazie a Dio,non pranzo da ieri”.

Mi pentii subito di quello che avevo detto:entrambe sapevamo cosa intendevo con pranzo.

“Allora,il rituale...” dissi,spezzando la tensione che si era creata.

Bonnie mise le mani sul pancione.”Il rituale è una cosa semplice” spiegò.”Quando feci l'incantesimo ho dovuto legarlo ad un grimorio,in quel caso ho scelto un Occhio di Tigre: questo minerale è usato per trattenere l'energia”.

Mi mise in grembo un sacchetto di cuoio scuro,legato da due lacci dello stesso materiale.

Li slegai ed una pietra mi cadde tra le gambe.

Era grande quanto una mano,dalla forma ovale e leggermente irregolare. La pietra era rivestita da varie sfumature:partivano dal color miele,fino ad un marrone scuro...un uragano di colori,che ricordavano la pelliccia dell'animale.

“Quando la luna sarà a metà altezza nel cielo,inizierò a dire l'incantesimo. Finito di pronunciarlo, Ryan inizierà a trasformarsi in vampiro e dovrà bere direttamente da una vena”.

Annuii,lasciandola continuare.”Si dovrà nutrire immediatamente oppure...” lasciò la frase in sospeso.

“Oppure,cosa?” la incitai.

La strega si morse il labbro.”Oppure si essiccherà velocemente. Deve ingerire una goccia di sangue,in massimo un minuto”.

“E' questo il problema?”.

Lei scosse la testa.”Il problema è quello che appena berrà,le sarà impossibile controllarsi”

“Bonnie l'aiuteremo noi,non ucciderà nessuno”.

La strega scosse la testa.”Quando lei berrà,non si riuscirà a controllare. Si abbandonerà completamente agli istinti soppressi. E allora lì inizierà la trasformazione in licantropo. Se non avesse ucciso quella ragazza,ora il gene sarebbe stato inibito fino a quando non avesse ucciso la sua prima vittima”.

“Ma la parte vampiro,supera quella del licantropo!” giustificai.

“Non importa quale parte supera l'altra:lei l'ha uccisa ed ha attivato il gene”.

“Che conseguenze avrà questo?”.

Bonnie si grattò la fronte.”Ryan in quel momento sarà molto vulnerabile,ma non per questo meno pericolosa. Non capirà più niente,penserà come un animale. Lei non saprà che siamo la sua famiglia...”.

Silenzio di tomba.

“Saremmo tutti prede” conclusi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di me:

Ciao ragazze lettrici,come vi va la vita?Vi state godendo il Carnevale?Io no,sono ammalata e morirò di raffreddore.
E' un capitolo abbastanza breve,giuro che il prossimo sarà più lungo...ovviamente se volete voi.

Volevo ringraziare le magnifiche ragazze che recensiscono sempre,grazie perchè mi fate sapere la vostra.

Ringrazio anche le ragazze che hanno messo la storia tra le preferite,seguite e da ricordare. Non ci posso credere,siete tantissime!Grazie,grazie ancora.

Inoltre un altro grazie alle lettrici silenziose,anche voi grazie per leggere la mia fan fiction.

Big news: sto aggiornando i vecchi capitoli e sistemando i problemi che c'erano prima. Quindi vi invito a dire come era la differenza tra il prima e il dopo,vi piace?

Allora come vi sembrano i personaggi?Non li sto cambiando troppo,vero?

Io cerco di tenerli il più possibile coerenti alla serie,ma non lo so. Sinceramente mi imbarazzo quando leggo quello che ho scritto.

 

Piccolo spoiler per il prossimo capitolo:

“non te ne eri andato?”.

“Sì,ma credo che tu mi stia nascondendo qualcosa riguardo a tua figlia”.

 

Partite con l'immaginazione,ragazze.

Ciaoooooo e recensite in tante,voglio sapere cosa vi piacerebbe nella mia storia!

p.s ho preso il titolo dalla canzone Beautiful,è molto bella!

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Divergent ***


Image and video hosting by TinyPic POV Ryan

 

Cercavo di allontanarmi il più possibile da lì,da lui.

Aveva ragione.

Dovevo solo metterci una pietra sopra e cercare di continuare la mia vita,che guarda a caso sarebbe durata per sempre.

Ma non era quello la parte che mi aveva traumatizzata. Era stato sapere la parte dello squartatore. Conoscendomi sarei diventata,anche io,così. La frenesia,il potere,la voglia di uccidere,sangue...era quello che aveva accompagnato Stefan per un lungo periodo della sua esistenza da vampiro...e sicuramente tuttora lo stava accompagnando,mentre lui cercava di nasconderlo abilmente.

Non dovevo pensarci,dovevo evitare che capitasse anche a me.

La mia attenzione fu catturata da un vecchio parco ormai abbandonato.

Non pensavo che esistessero ancora posti così a Chicago,era più che certa che ormai la tecnologia e gli alti palazzi avessero conquistato la città ventosa.

Mi sbagliavo.

Era un minuscolo residuo di natura,quello che la modernità di oggi aveva risparmiato.

Un grande stagno e putrido stagno,era abbracciato da un recinto di alberi secolari e frondosi.

Alcuni deboli raggi di sole,riuscivano a penetrare la corazza di nuvole e illuminare un poco le acque torbide e stagnati.

Qua e la si potevano trovare alcuni giochi dell'ex-parco giochi:un coppia di altalene,a cui due mancavano i sedili,uno scivolo arrugginito e dall'aspetto instabile e tremolante ed una piccola giostra,la quale molti anni fa doveva essere rossa...mentre ora la vernice era quasi del tutto saltata e lasciava grandi spazio in metallo,ormai rivestiti da ruggine.

Se uno era molto pignolo,si poteva sentire l'odore di muffa...un po' strano no?

Chissà come doveva essere trent'anni fa,verso gli inizi del ventunesimo secolo.

I bambini,giocavano spensierati,non badando agli ammonimenti delle proprie madri che continuavo a ripetere di non correre o spingere gli altri bambini.

Dovevano essere dei bei tempi,ora questo era uno di quei posti dove gli spacciatori si incontravano per vendere,alla clientela, sostanze illegali.

Anche mia madre mi portava spesso al parco giochi. Passavo lì i giorni di giugno,con mia madre e Elena e Bonnie.

Mi caricava sull'altalena e mi spingeva lentamente,mentre io la supplicavo di farmi andare più in alto,intanto le mie zie,ci scattavano una montagna di foto,ridendo come pazze alle facce buffe che mostravo.

Avevamo anche inciso i nostri nomi su quell'altalena:Caroline e Ryan,sono state qui il 20.06.2018.

Era la mia altalena.

Adoravo andare a quel parco giochi... almeno fino a quando non fui bandita da lì.

Ero una bambina molto testarda ed irritabile.

Avevo fatto a pugni con una bambina per la mia altalena ed ovviamente era severamente vietato,così fui bandita da lì.

Ora non riuscivo neanche a ricordarmi dove fosse quel parco giochi.

Era mezzogiorno,ma mi pareva che fosse calata la notte,era abbastanza inquietante.

Quel parco mi trasmetteva la sensazione di morte e di...non lo so...qualcosa di oscuro e,soprattutto, puro male.

Ma,forse, per uno scherzo del destino,non mi incuteva paura...anzi,mi sentivo quasi in pace con me stessa,in quel posto.

Era come se avessi finalmente trovato il mio posto nell'universo.

Era come se io e questo parco,ormai dimenticato da Dio,ed io ci appartenessimo,come se fossimo uno yin ed uno yang.

Fin da piccola avevo avuto una mia teoria.

Quando mia madre entrava in una stanza,grande o piccola che sia,la illuminava...insomma,ti veniva da sorridere anche se poco prima un piccione ti avesse appena cagato in testa.

Mia madre era così,era snervante,certo,ma era solare e non si poteva fare a meno di sorridere quando la si vedeva.

Si meravigliava per le piccole cose e spesso,quando ero una bambina,mi chiedevo se dovessi farle io da madre.

Mentre io be...ero l'uccellaccio del malaugurio.

Era vero,volevo bene a tutta la mia famiglia allargata e pensavo che anche loro lo volessero a me,però...a volte,mi sentivo come se la gente mi nascondesse delle cose.

Lo so,era una cosa strana, ma c'erano giorni in cui non mi sentivo farne parte al cento per cento.

Forse il motivo era per cui ero nata bastarda e...sinceramente non trovavo una parola più adatta per descrivermi.

In fondo io cosa ero veramente?Pure un cane vagabondo aveva più pedigree di me.

Mi avvicinai al bordo dello stagno e mi appoggiai sulle ginocchia,sporgendomi un pochino nel tentativo di individuare il mio riflesso in quelle acque oscure.

Ovviamente il mio tentativo fu vano e l'idea di immergere la mano in quelle acque nocive...non era tra le mie priorità.

I miei occhi si posarono su una piccola foglia secca. La colorazione era alquanto anormale. Non era gialla o tendente al bruno,no. Era completamente nera.

Come diavolo era possibile?Le foglie non erano nere.

Questo posto era troppo nero,non doveva esistere.

La rigirai tra le mani,poi la posai in grembo.

Era strano...ma la nostra vita era come una foglia. Dipendevamo sempre da alcune persone,volenti o no.

Sbocciavamo in piccole gemme,lì,sui rami frondosi degli alberi,sentendoci protette.

E quella era la fase dell'infanzia,dei nostri primi passi,delle prime cotte e,noi,come delle ingenue iniziavamo a scrivere su quaderni e banchi,il nome del ragazzo che ti guardava sull'autobus oppure quello che ti donava la sua merenda.

Poi la foglia cresceva,diventando sempre più bella e verde. Credo che la si possa collegare all'età adulta o giù di li.

E infine la foglia si staccava dall'albero e moriva. Così doveva andare la vita,senza eccezioni.

Un cocciuto raggio di sole,illuminò lo stagno donandogli quasi un aspetto divino. Sembrava una di quelle scene della Bibbia,raccontate dal pastore le rare volte che avevo voglia di alzarmi alla mattina ed andare in chiesa.

Non ero mai stata una credente praticante,non avevo mai pensato che Dio esistesse...dato che nella mia famiglia erano tutti,diciamo...speciali.

Ma ora,sinceramente,mi sarebbe piaciuto incontrare il Creatore. Mi sarebbe piaciuto avere una vita normale.

Vivere serena,non nel timore che qualche vampiro mi uccidesse. Senza portare sempre,al polso, un orribile braccialetto contente verbena e berne ogni mattina...e confesso,quell'erba fa schifo.

Da giorni avevo accettato...be' si quello che sarei dovuta diventare. Però ancora non riuscivo a capire perchè proprio io.

Cosa ti avevo fatto di male?No,ti prego dimmelo.

Approfittando della luce riflessa,mi specchiai nello stagno...per quello che si poteva vedere.

Ero...io.

Non sarei mai più invecchiata:la mia pelle avrebbe conservato il suo colore candido,senza mai piegarsi in rughe...aspetta un attimo. Quindi avrei conservato anche i brufoli?Oh mio dio,ti prego no!

I miei capelli non avrebbero mutato lunghezza o colore,così come neanche la mia statura e il mio peso...e questo giocava a mio favore.

La prima cosa che avrei fatto dopo la mia trasformazione,sarebbe stata quella di ingozzarmi in schifezze. Avrei fatto un pellegrinaggio a tutti i fast food di Chicago.

Timorosa cercai di snudare i canini.

Quello ero la vera io.

Gli zigomi alti erano gonfi per via delle vene bluastre e rosse,che come un reticolo si diramavano fino ai miei occhi.

I miei doppi canini erano più lunghi,taglienti.

Ma non erano quelle le cose orribili del mio aspetto. Erano i miei occhi.

Mi piacevano i miei occhi blu oltremare,era un'altra cosa che mi dava l'originalità che tanto ambivo. Ora invece erano iniettati di sangue,spietati. L'occhio destro era nero,impassibile,quello sinistro era giallo lunare,vuoto.

I miei occhi non trasmettevano nessuna emozione,niente.

Avevo sempre temuto e saputo,di avere qualcosa di oscuro dentro di me e non era colpa della mia vera natura.

Non lo avevo mai confessato a nessuno ma,io avevo un anima nera,che aspettava solo di riaffiorare.

Questo era una delle cose che padroneggiava nella mia testa.
E forse il mio comportamento negli ultimi tempi,ne era una prova concreta:insomma stile emo, tatuaggi a sedici anni...non era da tutti.

E poi quando avevo pseudo ucciso la piccola stronza Mikaelson,ne avevo solo tratto piacere e goduria.

Questo giustificava i miei occhi.

Le lacrime iniziarono a scorrere liberamente sulle mie guance,bagnando anche il terreno.

Urlai con tutto il fiato che trattenevo nei polmoni,facendo rimbombare l'eco.

I miei occhi super sviluppati non potevano tradirmi,perchè quando mi girai mi sembrava di avere intravisto Niklaus Mikaelson,nascosto tra la boscaglia.

Ma secondo me era solo un miraggio.

 

*****

 

POV Caroline

 

Pronunciai quelle parole,come un annuncio funebre.

Ryan sarebbe diventata pericolo,durante la trasformazione,di sicuro ci avrebbe ucciso tutti e sicuramente avrebbe ucciso la persona scelta per il rituale.

Non volevo che questo accadesse,non volevo che le sue giovani mani si sporcassero già di sangue non suo.

Non volevo questo,non per lei.

Da vampira,anche io,avevo ucciso una persona solo per sete di sangue (le dodici streghe erano sacrificabili,meglio loro che la mia migliore amica) e il senso di colpa,mi tormentava ancora oggi e di sicuro non mi avrebbe mai abbandonato.

Lo stesso era accaduto anche a tutti i miei amici vampiri, nessuno escluso.

“Bonnie cosa dobbiamo fare?” supplicai.

La strega inspirò.

Si alzò e andò alla libreria,tirò fuori un grosso e centenario libro e,nervosamente,iniziò a sfogliarlo.

Per minuti interi non ci rivolgemmo la parola,lei scrutava con gli occhi ogni possibile incantesimo, io,sull'orlo di una crisi nervosa,ero troppo impegnata nel tentativo di grattare via le pellicine dalle mie unghie.

Stavo per mettermi ad urlare,quando Bonnie sollevò lo sguardo soddisfatta.”Penso che questo incantesimo possa andare bene” disse la strega,posizionandomi il librone in grembo.

Le pagine erano di un ocra sbiadito ed era pieno di incantesimi scritti fitti,in nero corsivo e in piccolo, mettendo a dura prova la mia super vista da vampira.

Peccato che non capivo niente di quello che fosse scritto.

Non sapevo se fosse stato scritto in latino, in greco,un altra lingua morta,oppure una strana lingua usata dalle streghe.

Se fosse stato scritto in codice morse,avrei certamente capito qualcosa in più.

“Bonnie,tu sai che non parlo lo streghese” dissi ironizzando.

La mia amica sbuffò,alzando gli occhi al cielo.”Con questo incantesimo bloccherò Ryan in una prigione incanta,come quella in cui avevo rilegato be'...hai capito,no?”.

Annuii.

”In teoria,al sorgere della luna piena,lancerò un incantesimo dove bloccherò Ryan fino alla prossima luna piena o meglio,fino a quando la sua trasformazione sarà completata” concluse la mia amica.

Finalmente,una risposta sensata!,esultò la solita vocetta fastidiosa nella mia testa.

Annuii,ma non ero del tutto convinta. Quanto sarebbe stato necessario chiuderla li dentro?Venti minuti,un giorno...oppure un anno?

In più quando Bonnie aveva evitato di nominare il nome di Klaus,aveva solo peggiorato le cose. Cosa pensava,che non nominando il problema,l'avrebbe eliminato?

“Caroline,un altra cosa,quando ho bloccato la natura di Ryan,ho tagliato anche i ponti del legame che ha con Klaus. Quando la sua natura ritornerà,anche il legame con suo padre si riallaccerà. Se Klaus verrà ferito,se soffrirà o comunque qualsiasi sensazione che prova lui...la proverà anche tua figlia”.

Bella merda,commentò a solita vocina.

 

****

Pov Ryan

 

Passai mia mano sulle vene rigonfie,provando piccoli brividi al loro contatto. Era strano ma,ero sempre stata attratta da quelle vene...non ne trovavo il motivo ma,mi sembravano che ne so...un po' sexy.

Non resistetti alla curiosità e passai il polpastrello sui canini allungati. Erano tre giorni che provavo a trasformare il volto in quello da ibrido,ma non ci ero riuscita prima di oggi. Forse,era perchè ormai la luna piena era alle porte?
Feci pressione,ma rimasi delusa del risultato. Ero solo riuscita a perforarmi il dito. Mi aspettavo a che ne so,veleno che schizzasse a litri come i vampiri di Twilight...

Avevo da sempre avuto un passione nascosta per Jacob Black e Edward Cullen,anche se venivo spesso presa in giro da Damon.“Pensi che sia un glitter ambulante?” continuava a ripetermi lui,quando facevo domande sui vampiri.

Solo con lui mi permettevo e non sapevo neanche il perchè. Non era che non mi fidassi di Stefan o di mia madre ma...okay,niente ma.

Con Damon era più semplice parlare di alcune cose,che non gli altri non potevo.

Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla e l'istinto da predatore prevalse.

Afferrai la mano e la torsi violentemente,avvolgendola intorno al collo del mio assalitore,poi,a velocità vampiresca,mi buttai su di lui, immobilizzandolo.

Mostrai i canini,ringhiando.

“Ehi Shelly,vengo in pace!” biascicò una voce,conosciuta.

Due occhi di ghiaccio,in contrasto con i corti capelli corvini,mi stavano scrutando con curiosità.

Sicuramente stava pensando:”Che diavolo sta facendo questa pazza?”.

“Oh mio Dio!Scusami tanto Damon” mi scusai mortificata,togliendo rapidamente la mano dal suo collo.

In tre giorni Damon mi aveva insegnato a difendermi sufficientemente,quanto fosse possibile impararlo in tre giorni. Non avevo osato a chiederlo a suo fratello (per ovvie ragioni) e per non parlare di mia madre...lei non era tipo da combattimento,a meno che non si intendeva corpo a corpo armati di asciugacapelli,spazzola e smalto,allora si che diventava pericolosa.

Ogni volta che qualcuno mi assaliva,perdevo completamente il controllo e una furia cieca si impossessava di me,rendendomi incapace di ragionare.

Avevo più forza di qualsiasi membro della mia famiglia,più forza di qualsiasi pseudo neo vampiro e...forse anche di quelli più vecchi. Fico.

Non sapevo da quale fonte provenisse questa forza ma,di certo,sapevo che era una forza oscura.

Il che confermava la mia precedente tesi blablabla,sulla mia anima malvagia.

Mi alzai di scatto,ritirando i canini,e gli porsi una mano.

“Allora,futura creatura della notte,come mai sei qui?”.

Scrollai le spalle.”Pensavo”.

“Ah,ho capito!Stefan il musone ti ha spiegato la storia dello squartatore!” intuì lo zio Damon, schioccando fastidiosamente le dita.

Come diavolo lo sapeva?Ero così prevedibile...ero così scossa?

“Eppure l'avevo avvertire di non raccontarti subito quella storia. Ora potrebbe tranquillamente andare in asilo e raccontare a tutti che Babbo Natale non esiste. Grazie tanto Stef, tu si che sai rovinare le sorprese” continuò lui,cercando di ironizzare.

Gli pareva forse il caso?

Vedendo che non stavo ridendo alla sua battuta,si allontanò da me facendo il finto offeso. “Damon, non sono in vena di scherzi o comunque sorbirmi il tuo pessimo sarcasmo. Vattene”.

“Senti,lo che hai paura che possa succedere anche a te,ma fidati di me:non ti accadrà niente di quello che ti ha raccontato quell'imbecille di mio fratello. Io,Stefan,Elena e il suo patetico fratello,Bon Bon e la Barbie,lo impediremo. Parola di scout”.

Okay mondo,avevo capito che non si poteva avere un Damon serio per più di cinque secondi...però apprezzai il gesto.

Inspirai e mi guardai i piedi.”Tu non sei mai stato uno scout” ribattei.

Per tutta risposta mi sorrise.”Per questa volta lascerò perdere il tuo malumore,diciamo che hai bisogno di festeggiare”.

Il mio viso si contrasse in una smorfia di pura curiosità.”Cosa dovrei festeggiare?”.

Il sorriso si allargò,illuminando i suoi occhi e contagiando anche me.”Be',tra poche ore morirai. Hai bisogno di un funeral party post modern. Qual'è l'ultima cosa che vorresti fare da umana?Puoi chiedermi tutto quello che vuoi.” spiegò,scoppiando in una contagiosa e salutare risata.

Strane idee iniziarono a fluttuare nella mia testa.

Sarebbe stato fico farsi una canna con il proprio zio matto...ma non ne avevo voglia. E poi chi l'avrebbe sentita mia madre?

“Tutto quello che voglio?”.

“Tutto quello che vuoi” confermò,porgendomi la mano.

 

****

 

 

Pov Caroline

 

Ero davanti al mio appartamento,un po' di solitudine mi avrebbe fatto solo bene. Dovevo pensare a molte cose e non riuscivo a farlo con gli occhi accusatori di Bonnie in parte a me.

In fin dei conti,l'ultimo sguardo che Bonnie mi lanciò,prima di dileguarmi da casa sua,non tralasciava dubbi. Diceva:”Caroline scova Klaus e digli che ha una bellissima figlia e che le loro vite sono collegate”.

Potevi sicuramente contarci Bonnie.

Punto primo:lui era a New Orleans. Punto secondo:non avevo più il suo numero,l'avevo cancellato dopo che avevo scoperto che aveva una figlia...faceva male ricordare.

Quando entrai nel mio appartamento,cacciai un urlò stridulo.

Niklaus Mikaelson era placidamente sdraiato sul mio divano,il braccio sinistro che gli copriva gli occhi e quello destro appoggiato sullo stomaco,mentre una gamba abbracciava l'altro ginocchio.

Come gli poteva venire in mente di riposare sul mio divano?E soprattutto come poteva pensare di entrare a piacimento in casa mia?

“Levati immediatamente dal mio divano. Ora” minacciai puntandogli il dito contro.
“Sai love,prima dovresti riflettere bene a chi lasci l'accesso a casa tua. Magari si può trattare di un maniaco” commentò lui,rimanendo comunque fermo.

“Non te ne eri andato?” chiesi,buttando malamente la borsa su una poltrona.

“Sì,ma credo che tu mia stia nascondendo qualcosa riguardo a tua figlia”.

Ops.

Ed ora,non potevo dirgli su due piedi che aveva un altra figlia adolescente,per di giunta con seri problemi di personalità e comportamentali. Il sogno di ogni genitore,no?

Obtai per la prima cosa che mi venne in mente. Mentire spudoratamente.

“Ccosa io nnon so a cosa ti stai riferendo” balbettai.

Lui si alzò di scatto dal divano e si umettò le labbra. “Allora mi vorrai spiegare come mai ho visto tua figlia piuttosto scossa,in un parco abbandonato,mentre mostrava i canini al suo riflesso?”.

Perfetto...ora avevo le spalle al muro.

“Oh,ma non è questo il punto. Mi vuoi illustrare il perchè abbia gli occhi di due colore diverso?”.

“Non ti dirò niente” ribattei ferma.”Torturami quanto vuoi,ma non otterrai niente. Difenderò sempre mia figlia”.

Lui sorrise sadico dalla risposta.”Che peccato. Forse dovrei chiederlo a lei?Non mi piace quando la gente mi nasconde qualcosa e tu,Caroline Forbes,con i tuoi patetici amichetti,state tramando qualcosa. Ryan è una ragazza speciale,l'ho capito dal primo momento in cui l'ho vista. Forse mi potrebbe aiutare a creare nuovi ibridi. Se,in tal caso,fosse così,potrei anche uccidere per averla tra le mie schiere. E tu sai bene,che ottengo sempre ciò che voglio” ammiccò malizioso.

“Se tu provi a toccarla ti giuro,su tutto quello che mi è più caro al mondo,che ti scoverò in capo al mondo e te la farò pagare” ringhiai.

Pessima mossa,sapevo come reagiva alle minacce.

Mi ritrovai intrappolata tra il bancone della cucina. I polsi inchiodati sopra alla mia testa e stretti nella morsa della mano del mio assalitore,mentre con l'altra mi teneva per la gola.

La paura pura si impadronì di me,mentre il gelo iniziò a percorrere la mia colonna vertebrale.

“Non mi piace quando vengo minacciato”.

“Ma no,non si era capito” mugugnai.

“Anche vicino alla morte,tu mi tieni testa” sussurrò al mio orecchio.

Il suo alito caldo mi provocò brividi,che non riuscii a reprimere. Sentii la tenaglia intorno alla gola cedere e la mano che intrappolava i miei polsi,posarsi sul mio viso.

Alzai gli occhi e mi persi in quei due oceani.

Involontariamente i miei occhi si posarono sulle sue labbra carnose e perfette e li non riuscii più a ragionare.

Klaus capì che ormai ero debole e ne approfittò. Sentii la pressione di due labbra soffici posarsi sulle mie.

Provai a dimenarmi,ma il non potei nulla contro il suo corpo marmoreo e nel tentativo di farlo, accidentalmente,dischiusi le labbra lasciando che le nostre lingue si incontrassero.

Le nostre lingue si scontrarono rabbiosi,furenti,ma allo stesso tempo nostalgiche.

Le mie dita si intrufolarono tra i suoi capelli,giocandoci e le ancorai dietro alla sua nuca,attirandolo più verso di me.

Le mani di Klaus scivolarono sotto il mio maglione e si saldarono ferree sui miei fianchi,mentre le mie gambe,mosse senza il mio comando,si allacciarono alla sua vita.

Boccheggiai quando l'ibrido iniziò a baciarmi il collo,marchiando la mia pelle con una scia di fuoco. Ma io non volevo le sue perfette labbra sul mio collo,così tirandogli i capelli le riportai sulle mie.

Strappai la sua camicia e la buttai per terra,subito il mio maglione fece la stessa fine.

Stavo andando a fuoco letteralmente,sentire le mani di Klaus sul mio corpo lo mandava in ebollizione.

Baciava come un assetato in cerca della sua acqua.

Come mai stavo cedendo così facilmente?Un attimo prima aveva minacciato me e mia figlia e ora lo stavo baciando?

Gli morsi violentemente il labbro inferiore e lo scansai con rabbia.

“Ma che diavol...”.

Non lo lasciai finire.”Fuori da casa mia!” tuonai.

Lui scoppiò in un sonora risata.”Se non sei capace di reprimere i tuoi istinti,perchè dai la colpa a me?”.

Era ufficiale,lo odiavo.

“Reprimere i miei...tu ti sei approfittato del mio momento di debolezza. Questo è sleale!”.

“Certo sweetheart,è come dici tu” ironizzò lui.

Oh,non me lo sarei perdonato tanto facilmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di una ritardataria:

Linciatemi,picchiatemi,frustatemi,insultatemi,fate quello che volete avete ragione. Lo so sono un ritardataria e il problema qui non è la scuola, ma è un altro.

Si chiama ispirazione e dopo la rivelazione della Plec,sta mancando. Mi dispiace,ma tranquille ritornerà.

Pleccona,piccolo consiglio:esistono le pillole per il bipolarismo,te le consiglio.

Comunque:vorrei ringraziare tutte quelle persone che recensiscono,leggo e aggiungono la storia tra preferiti seguiti e ricordate.

Siete in tantissimi e niente mi fa più felice.

AVVISO URGENTE:cercasi BETA,sono disperata mi serve qualcuno che mi corregga gli errori con i verbi. Chiunque sia interessato mi scriva.

Torniamo al capitolo:la povera e piccola Ryan si è rivelata una persona profonda e dalla forza indescrivibile (non lo sa,ma è grazie a Klaus). Ha chiesto a Damon di allenarla,per essere un po' più forte.

Mentre la nostra Caroline si distrugge moralmente e bacia il nostro ibrido.

Lo so,volete la trasformazione e state tranquilli arriverà.

Mi chiedevo se nei prossimi capitoli vi piacerebbe leggere qualche scena comica su Ryan e Klaus e ovviamente Klaroline.

Bene ora vi lascio,buona notte e buona domenica.

Recensite in tanti!
p.s=mi sto deprimendo con il banner,qualcuno potrebbe aiutarmi a trovare la misura giusta?

Un abbracciooooo

 

 


Cioccolataconpanna

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Capitolo 9
*** I don’t want to feel that ***


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Pov Caroline
  
Come cavolo avevo potuto baciarmi?E soprattutto,io, come cavolo avevo potuto ricambiare quel bacio?
Doveva per forza avermi fatto qualcosa,io,di mia spontanea volontà,non avrei mai ceduto a lui.                    
Un incantesimo oppure mi aveva soggiogata,poco importava,dovevo solo trovare una giustificazione sensata di quel dannato gesto.
Eppure le sue labbra carnose...ma cosa andavo a pensare?
Intanto Klaus era ancora davanti a me,a petto nudo,con un ghigno di trionfo stampato sulla faccia.
“Be',cosa fai li impalato?Sparisci da casa mia” borbottai rossa in volto,mentre recuperavo il mio maglione da terra.
“Caroline,tesoro,lo so che mi vuoi ma sei troppo testarda ed orgogliosa per ammetterlo. Questo bacio spiega tutto. Spiega quanto tu mi sia mancata e,sopratutto,quanto io ti sia mancato” disse tranquillo e sorridente, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
Avrei tanto voluto prenderlo a schiaffi:o la smetteva di sorridere o l'avrei fatto davvero.
“L'unica cosa che il mio corpo agogna da anni è quello di prenderti a calci nel sedere. Vedi di finirla con questa storia. Io non ti voglio ora e neanche in  futuro” risposi marcando l'ultima parola.
“Peccato che è successo in passato” mi ricordò con tono strafottente l'ibrido.
Avvampai e incominciai a sudare.
Quell'idiota di Klaus riusciva a riportare a galla quello che,dopo anni,ero riuscita più o meno a seppellire. Sembrava che fosse successo tutto ieri,quel ricordo era troppo bollente per essere accaduto sedici anni fa.
“Veramente?Ora inizi a pensare a quello che era successo?No complimenti,Caroline!” mi sgridai mentalmente.
“L'ora più noiosa della mia vita” ribattei.
Klaus scoppiò in una fragorosa risata.”Sbaglio o eri tu,che mi imploravi di continuare?” commentò soddisfatto.
Stupido,orgoglioso,antipatico e montato di un ibrido!
Come osava dire questo?Io non avevo mai implorato!
Dopo più sedici anni,ora si lodava di avermi portata a letto?
Stavo perdendo la calma,rischiando di dire tutto quello che avevo provato fino ad ora. Non volevo mostrami debole,specialmente con lui di fronte.
Arrossii fino alla punta dei capelli e abbassai gli occhi:era ufficiale,l'avrei picchiato.
“Esci subito da casa mia” ringhiai,indicando la porta.
Lui,con un gesto vago della mano,ignorò la mia richiesta ed iniziò a gironzolare per casa mia, curiosando qua e la tra le foto di mie e di Ryan.
Ne prese una in mano e si soffermò ad osservarla,per interminabili secondi.
I suoi occhi paonazzi guizzavano dalla foto,al mio viso e poi di nuovo sulla foto.
Un ringhio rabbioso uscì fuori dalle sue labbra e le sue mani strinsero la cornice,come per sgretolarla
In quel momento capii che ero fottuta,non avevo altre alternative se non quella di dirgli la verità.
Avevo sottovalutato il suo istinto di osservazione già due volte,ora non avevo più scampo.
“Lei non è la figlia di Lockwood,vero?” sibilò lui,non distogliendo lo sguardo dalla cornice.
Le mie mani incominciarono a sudare e la testa prese a girare.
Dovevo dirlo. Rapido,indolore...più o meno come la ceretta.
Provai a parlare,ma dalla mia bocca non uscì nessun suono. Neanche il mio tipico monologo,non accennava a farsi sentire.
Lui si voltò verso di me,gli occhi luccicanti dalla rabbia,buttando a terra la cornice che andò in frantumi.
Vidi che foto era:me e mia figlia sulla “sua” altalena,con Elena e Bonnie.
In quella foto era palesemente identica a Klaus. Da bambina era sempre stata la fotocopia,in versione femminile e più dolce,di Klaus.
In quella foto,Ryan,faceva la faccia da cucciolo.
Mi ricordo che voleva un cucciolo di pastore tedesco ma non potevamo comprarlo,non avendo abbastanza spazio in casa,e supplicavo l'aiuto delle mie amiche per convincerla a desistere dal suo desiderio.
Le labbra increspate,gli zigomi che svettavano,i tratti del viso identici a quelli dell'ibrido e gli occhi brillanti e rivolti verso l'alto in un aria supplichevole...mi ricordava tanto Klaus quando era venuto per chiedermi di uscire,mentre ero in preda ad una crisi isterica per l'organizzazione del concorso di “Miss Mystic Falls”. Quel giorno avevo visto una versione di Klaus,che non sapevo che potesse esistere:era allegro, sorridente e mi aveva fatto ridere,quando aveva rubato la mia candidatura per Miss Mystic Falls e l'aveva letta e commentata...sembrava quasi umano.
“Dimmi la verità!” tuonò lui,prendendomi per le spalle e dandomi un forte scossa.
Tremai,avevo già provato uno scossone così forte da parte sua.
Quella volta quando mi aveva sfidato a conoscerlo meglio,quando gli avevo esplicitamente chiesto di lasciarmi stare con le sue ossessioni da stalker.
”Lei è tua figlia!” confessai,con le lacrime agli occhi.
Ecco,la verità.
Ora poteva anche strapparmi il cuore cosa che,ci avrei scommesso,avrebbe fatto volentieri.
In compenso il peso che avevo sul cuore era parzialmente scomparso e non faceva più così male.
Il suo volto era una maschera di ghiaccio.
Mi fissava con occhi vuoti e la bocca aperta,in una smorfia di stupore misto rabbia.
Okay,potevo accettarlo.  
Non potevo di certo pretendere che avrebbe fatto i salti di gioia, ringraziando il cielo per questa benedizione. Non era semplice accettare il fatto di avere un altra figlia,specialmente se tenuta nascosta per sedici anni e soprattutto se era Ryan...quei due si odiavano troppo.
Per secondi interi fissò un punto non identificato della casa,senza sbattere le palpebre,cercando di controllarsi dall'uccidermi e distruggere qualsiasi oggetto presente in casa mia.
“Non è possibile...” se ne uscì lui,con voce persa e senza sbattere le palpebre.
Neanche io riuscivo a parlare,temevo la sua reazione,temevo che le avrebbe fatto del male.
Ma ormai poco contava,dovevo dirgli tutta la verità,senza omettere niente...perfino la parte dove lui poteva morire se mia figlia moriva.
“Magari se lo fosse!Credi veramente che avrei voluto una figlia con te?Avrei preferito se al tuo posto ci fossero stati Tyler,Jesse,Matt o il mio migliore amico,perfino Damon poteva andare bene. L'importante era che non fossi tu,ma guarda un po' è così!Sono stata incastrata in un cavolo di incantesimo,fatto da Davina,per ucciderti...” sbraitai,gesticolando.
Ma lui mi fermò.”Per uccidermi?E sentiamo,come?Dimmi subito la verità,oppure tu e tua figlia non vivrete un altro secondo su questa Terra.”.
Persi il controllo:potevo tollerare che fosse incazzato,lo accettavo,ma se minacciava mia figlia gli avrei cavato gli occhi.”Non osare toccarla!Lei non centra niente!Se lei muore,razza di idiota,muori  anche tu!Vuoi sapere cos'altro ha fatto Davina?Con un altro incantesimo ha protetto la tua discendenza,visto che mi sono offerta volontariamente per distruggerti!Ryan è tua figlia e il suo sangue,è collegato al tuo. Solo che,grazie ad un incantesimo,ho fatto inibire la sua vera natura e per questo bloccare il suo legame con te. Ma,purtroppo,questo incantesimo sta cedendo” confessai, lasciando che le lacrime sgorgassero liberamente.
Gli occhi di Klaus divennero gialli e delle vene nere si gonfiarono sul suo viso.
Si avventò verso di me,mettendomi con le spalle al muro. Il suo naso sfiorava il mio,gli occhi erano ridotti a due fessure,mentre mi fissava minaccioso.
”Io farò di tutto per impedire a tua figlia di sbloccare l'incantesimo,sappilo” sibilò minaccioso,fissandomi dritto negli occhi.
Poi sparì,sbattendo violentemente la porta.
Dovevo stare calma,tutto questo non era successo.
Ma sentivo che una crisi di nervi si stava avvicinando,così feci la cosa che mi riusciva meglio:urlare.
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola,tanto da fare preoccupare i vicini.
Andai in cucina e presi un piatto dalla credenza,poi con forza lo lanciai contro il muro, frantumandolo.  La sua stessa fine,fecero i piatti e i bicchieri a venire.
Rompere le cose,mi donava calma assoluta,era come un toccasana per i miei nervi.
Avrei tranquillamente continuato la mia attività di distruzione,ma fui interrotta dal mio cellulare che vibrava in tasca.
Era un messaggio contente una foto ed il mittente era Stefan.
Un urlo strozzato uscì dalla mia gola.
Sullo sfondo c'era Ryan,con una bottiglia di alcolico in mano (sicuramente bourbon,conoscendo i gusti del maggiore dei Salvatore) che ballava con il suddetto Damon,in un locale dimenticato da Dio,e Stefan in primo piano,con la faccia da un quindicenne durante la prima sbronza,che faceva un linguaccia.
Caroline siamo tutti ubriachi :P. Ryan è sul limite del coma etilico,Damon quasi non si regge in piedi ed io sono mooolto brillo. Vieni a prenderci.S.
Sicuramente oggi avrei aggiunto altri nomi alla mia lista nera.
  
****
  
Pov Ryan
  
*Un ora e mezza prima*
  
Avevo perso il conto di quanti bicchieri di alcool avevo trangugiato.
Ma stranamente non ero ancora del tutto ubriaca...cioè non tanto da cadere rovinosamente a terra.
Più vicino ero alla trasformazione,più sentivo i bisogni da umana venire meno. Così come il mio tasso alcolemico era aumentato.
Quando Damon mi aveva proposto “L'ultima cosa che faresti da umana”,di certo non avrei mai pensato di ritrovarmi ubriaca con mio zio Damon e con il mio migliore amico,in un bar dimenticato da Dio.
Se mia madre l'avrebbe scoperto,mi avrebbe di sicuro spennato viva.
Mi avrebbe fatto la paternale su cose tipo:”Ubriacarsi a sedici anni è sbagliato!Se inizi adesso, chissà come finirai tra cinque anni!” oppure “Tu andrai alla prossima riunione degli Alcolisti Anonimi!”.
Ubriacarmi era l'unica cosa che non avevo mai fatto da umana (quella e il sesso):non ero molto invitata alle feste (visto la mia scarsa vita sociale) e non avevo amici...a parte Stefan.
Avevo giusto bevuto qualche birra durante le serate-cinema da Stef e,raramente,un bicchiere di vino la domenica o durante i compleanni dei componenti della mia famiglia. Stop e quelle poche volte, per colpa del vino,ero sempre euforica e un po' brilla.
Non avevo mai bevuto un superalcolico e i gusti dello zio Damon...be' non erano discutibili.
A parte quelli dei locali. Se ci fosse stata una prossima volta,avrei scelto io.
Più che locale era una topaia.
Avete presente quei posti per motociclisti con numerosi strati di ciccia e le braccia piene di tatuaggi, dove le cameriere grasse vanno in giro in reggiseno e in shorts?Be' questo era un di quei posti.
Già l'insegna non prometteva niente di buono:c'era scritto Druky,che in passato doveva essere stato Drunky,ma la lampadina della “n” era bruciata e sicuramente costava troppo sostituirla.
Appena entrati un forte odore di chiuso e di sigaretta,investì in pieno il mio povero naso.
Le finestre chiuse,facevano filtrare poca luce dalle tende polverosa,dandogli un aria tetra e viscida.
Sui tavoli c'erano almeno cinque dita di polvere,che neanche lo Swiffer sarebbe riuscito a fare andare via.
I portacenere adagiati alla carlona qua e la,erano colmi di mozziconi di sigaretta compressi,visto quanto
erano ammassati.
Arricciai il naso in una smorfia di disgusto.
Io e lo zio Damon ci accomodammo al banco,mentre quest'ultimo ordinava da bere.
“Ehi,zio D,qui non possono servire alcool hai minorenni” feci notare.
In verità me la facevo sotto dalla paura.
E se avrei vomitato dopo il primo drink?E se mi fosse andato di traverso?
“Stai tranquilla,per questo esiste il soggiogamento. Non avrai mica paura,vero?” intuì lui, scrutandomi con i  suoi occhi di ghiaccio.
“Tsk,paura,io?Ma scherziamo?Barista per me fammelo doppio” ordinai.
Damon sogghignò e poi soggiogò il vecchio barista,che subito ci servì da bere.
Presi il bicchiere e incominciai a giocherellare con il denso liquido ambrato,guardandolo sempre con una smorfia di disgusto e poca convinzione.
Lo annusai e il mio naso si arricciò:aveva un odore forte e pungente,quasi di alcool usato negli ospedali.
“Sei sempre ancora in tempo per tirarti in dietro,Shelly” suggerì.
Stavo per dare ascolto al suo consiglio quando uno Stefan Salvatore, anche abbastanza incazzato, entrò nel locale.
Il mio cuore aumentò di battito cardiaco.
Ad un tratto sentii il mio corpo afflosciarsi e un sorriso spontaneo si propagò sul mio viso.
Le braccia e le gambe diventarono gelatine e con tutta la forza del corpo,cercavo di lottare contro l'istinto di annullare le distanze,tra di noi,e gettargli le braccia al collo e baciarlo.
Quella fastidiosa sensazione,la odiavo.
Odiavo sentirmi dipendente da quegli occhi verde smeraldo,magnetici e profondi,odiavo sentirmi...debole.
Tenevo così tanto a Stefan,che quasi lo odiavo.
Ero drogata di lui,di tutto quello che aveva a che fare con lui.
Ero diventata una Stefan-dipendente.
Lui era il mio personale dio greco,poco importava di quello che era successo questa mattina.
Le sue parole,le mie supposizioni,erano sparite magicamente...come tutte le persone di quella sala,del resto.
C'eravamo solo io e lui...e ovviamente i violinisti immaginari,che suonavano tristi e malinconiche canzoni d'amore.
A volte,anche io,avevo pensieri romantici.
Dovevo smetterla di leggere quei stupidi romanzi rosa di mia madre e guardare quei noiosi e patetici film romantici.
Non si era cambiato ma,questo ci potevo scommettere,dalla macchia di sangue sulla sua T-shirt, si era appena nutrito...e dall'odore non sembrava sangue di coniglio.
Quando posò lo sguardo su suo fratello e su una me abbastanza titubante,grugnì ma si avvicinò a noi con passo felpato.
Spostò una sedia dal bancone e la sistemò tra suo fratello e me,poi mi scompigliò i capelli con fare amichevole.”Damon, Damon,Damon” commentò scuotendo la testa,con ironia.”Stai portando la nostra piccola Ryan, nella spirale della negatività?”.
Damon sorrise.”Be',Stef,a quello ci hai pensato già tu,però nel tuo caso era la depressione. Ero stanco di vederla deprimersi con i vecchi CD di Adele,ereditati da sua madre ”.
“Il solito vecchio Damon,che odia ubriacarsi da solo” ironizzò Stefan.
I due Salvatore scoppiarono in una fragorosa risata,seguiti dal minore dei Salvatore che ordinava da bere.
Seriamente?!
Come facevano ad essere così calmi,mentre io ero un fascio di nervi?Anche il mio migliore amico era minorenne....se non si contano gli anni post trasformazione in vampiro
Mi schiarii la voce.”A cosa brindiamo?” dissi,cercando di fare la disinvolta.
In verità,ero solo patetica.
“Tu non dovresti neanche sapere cosa è un alcolico” mi ammonì Stefan,con aria saccente.
Lo fissai truce,omicida.
I nostri sguardi si incatenarono in una morsa magnetica.
Tentai,invano,di ignorare i brividi sulla mia schiena,provocati dall'intensità di quello sguardo.
Occhi blu e occhi verdi,fulmini e saette. Questo era.
Okay trovavo irritante quando faceva così e odiavo quando lui cercava da farmi fa padre:non ne avevo uno,ma avevo visto abbastanza film e sentito troppe volte i commenti delle mie compagne di classe,per sapere che erano stancanti e asfissianti.
“Okay,allora brindiamo alla tua non età per bere!” sdrammatizzò Damon,costringendomi a voltare il viso dall'altra parte della sala o non sarei più potuta resistere.
Lo ringraziai mentalmente.
Presi il mio primo drink -cavolo suonava così bene dirlo,faceva tanto diciottenne- e lo alzai quanto bastava,per farlo tintinnare lievemente contro quelli degli altri due Salvatore,mentre alcune gocce di troppo mi bagnarono il viso.
Titubante avvicinai il bicchiere contenente il liquido ambrato,alle labbra.
Guardando la faccia dello zio Damon visibilmente divertito e le occhiatacce di Stefan,capii che dovevo berlo subito.
Così,svelta,buttai giù tutto quel liquido.
Il mio viso si contorse in una smorfia di disgusto,mentre iniziavo a tossicchiare e a strabuzzare gli occhi.
Sentii la gola pizzicare e uno strano calore percorrere le membra del mio corpo,per poi svanire subito dopo.
Dopo tutto,quella sensazione,non era male,ovviamente bisognava farci l'abitudine.
“Allora Stef,racconta un po',poco fa ho visto una ragazza uscire dal tuo appartamento. Chi è,la tua nuova fiamma?”.
Mi irrigidii all'istante. L'aveva fatto di nuovo.
Mollai un calcio allo stinco dello zio D,ma lui non sembrava intenzionato a smettere di importunare il fratello.”Mora,occhi verdi,carnagione olivastra. Di dice niente?
Stefan scrollò le spalle,mentre io mi morsi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.”Chantal Mikaelson” sputai tra i denti.
Anche Damon,forse,aveva capito chi era,ma ovviamente non si lasciò scappare una delle sue irritanti battutine.”Pensavo che dopo Barbie Klaus,tu ti fossi stancato delle Mikealson”.
Aspetta,cosa voleva dire?
La conversazione iniziava a diventare sempre più strana ed anche la mia curiosità stava aumentando.
Stefan aveva avuto una relazione con un'altra Mikaelson?
Scoprendo più segreti riguardo a Stefan,capivo che lui non era stato sempre bianco come avevo sempre pensato. Era pieno di sfumature e di segreti,che evidentemente non mi avrebbe mai rivelato. Mi sembrava di conoscere un estraneo. Il ragazzo che ritenevo il mio migliore amico,in realtà non voleva che io sapessi più di lui.
La domanda era perchè,pensavo che con la storia dello squartatore si fosse risolta la faccenda.
L'aria si poteva tagliare con una lama,fissavo omicida i due Salvatore.
Sentii le vene gonfiarsi e invano cercai di controllarmi. Vedevo tutto nero.
“Ryan,respira” bisbigliò il corvino,improvvisamente preoccupato per me.
Posai lo sguardo sul bicchiere vuoto,trovando finalmente la calma. Ritornai come prima.
Sentii il mio corpo esigerne altro e,per quanto sbagliato potesse sembrare,lo trovavo maledettamente giusto.
“Ne voglio un altro!” mugugnai,iniziando a percepire già l'alcool arrivare al cervello.
Damon mi lanciò uno sguardo allibito,mentre Stefan scuoteva la testa contrariato.”Ehi,mini Barbie, non pensi di esagerare?Insomma hai appena bevuto un bicchiere doppio di bourbon,anche di buona annata. Ti consiglio di andarci piano” suggerì Damon.
Scossi la testa.”Da quando Damon Salvatore consiglia di non bere?Se non mi volessi ubriacare, avrei chiesto a Stefan il Musone di bere con me”.
Stefan si passò una mano tra i capelli,spaventato dal mio repentino cambio d'umore.
”Fai come vuoi,piccola Shelly,poi non lamentarti perchè ti viene da vomitare,chiaro?” mi minaccio con ilarità,lo zio.
Gli sorrisi,scolando un altro bicchiere.

*Lo stesso giorno,solo un ora e un quarto dopo*
  
Vedevo tutto sfocato,incapace di distinguere forme e colori.
La testa mi girava vorticosamente e avevo bisogno di cacciarmi due dita in gola per indurre l'urto del vomito.
Mi sentivo uno schifo,peggio di quella volta in cui avevo contratto la mononucleosi perchè,per sbaglio,avevo bevuto dallo stesso bicchiere di Mary Wood che,allo scuro di tutti,l'aveva contratta.
Ma almeno l'alcool mi aveva tenuta lontana del pensiero di Stefan e la Mikaelstronza.
La gelosia e la rabbia bruciavano dentro di me,mentre la morsa al petto si ingigantiva sempre di più.
Dovevo dimenticarlo,basta.
Dovevo buttare tutta me stessa nel tentativo di farlo,non mi faceva bene pensare troppo a Stefan. Lui era il mio migliore amico e tale doveva rimanere. Questa era una promessa.
Un altro capogiro mi colpì.
Maledetto il mio fottuto orgoglio!Avrei dovuto dare ragione a Damon...a proposito,dove cavolo era finito?
Feci scappare lo sguardo da una parte all'altra del locale,ma non lo trovai.
Così,barcollando,mi alzai ed andai a cercarlo.
Ogni cinque passi,dovevo aggrapparmi ad un tavolino e ad una sedia e sentivo la testa fare i giri della morte.
“Ryan!” mi chiamò una voce cristallina.
No ti prego,tutto ma non lui.
Mi concentrai sulle mie gambe che,come macchine autonome,si muovevano,cercando di seminare quella voce uscendo dal locale.
Uno,due,tre,quattro...
“Ryan!” mi soccorse la voce,cercando di soccorrermi prima di cadere rovinosamente sul marciapiede.
Troppo tardi.
Al quinto passo mi ritrovai con il didietro incollato per terra,in un viscido e buio vicolo.
Stefan si materializzo in parte a me. Le sue braccia mi circondarono la vita,nel tentativo di aiutarmi ad alzarmi.
Lo allontanai bruscamente...per quanto l'alcool me lo permettesse.
Lui rimase stupito dalla mia reazione,ma mi abbracciò.
Iniziai a dimenarmi,come una bambina di cinque anni,incominciando a scalciare,urlare e a piangere. ”Vattene,lasciami in pace!Sparisci!” piagnucolai,dimenandomi come una furia.
Non ascoltò le mie parole e,se possibile,mi abbracciò più forte.”Smettila o ti vomito addosso!” lo minacciai.
Stefan scoppiò a ridere.”Mi ricordi molto tua madre. Si lamenta sempre anche nei momenti peggiori”.
Non valeva la tattica del cambiare discorso. Per caso aveva infranto il copyright?
“Non per caso sono sua figlia” affermai.
Mi abbracciò ancora più forte e,questa volta,ricambiai. Ero esausta,mi veniva da vomitare e non contando il fatto che da lì a poche ore sarei diventata un mostro,ricambiare il suo abbraccio, sembrava essere la cosa più giusta.
Non era uno dei soliti abbraccia a cui ero abituata a ricevere da lui. No,non si avvicinava minimamente.
Era uno di quei abbracci caldi,possessivi,che sapevano di casa.
Uno di quei abbracci che ti fanno perdere la testa e tremare le ginocchia,come quelli delle sitcom della domenica pomeriggio.
Per un po' di minuti nessuno dei due parlò,troppo persi nel calore di quell'abbraccio e nei ricordi che scorrevano nella nostra mente.

-Canzone consigliata per la lettura:Every time we touch/Cascada

Sentii un nodo alla gola e scoppiai a piangere,aggrappandomi alla sua maglietta.
Non era solo lo stress,l'alcool o semplicemente l'adolescenza o quella situazione.
Era lui che mi faceva piangere,che mi faceva sanguinare ma,poi,che mi fasciava i tagli.
Mi accoccolai al suo petto e,con una mano,iniziò ad accarezzarmi dolcemente i capelli,mentre con l'altra mano mi accarezzava il fianco.
“Sembro un personaggio di un libro,che legge la mamma” confessai,guadagnandomi un suo ghigno. “Mi sono innamorata del mio migliore amico,anzi. Una parte di me lo è sempre stata,solo che era repressa e,quando le emozioni si sono amplificate,ha dominato su tutte le altre” continuai tranquilla.
Stefan avvicinò il suo viso al mio,le nostre labbra si sfioravano.”In tre giorni mi sono crogiolata nel pensarti. Non sapevo quello che mi stava succedendo e ne quello che provavo per te,ero persa. Ma oggi ho capito una cosa”.
“Cosa” si intromise lui,conoscendo la sua risposta.
“Che io e te non potremmo stare insieme,almeno non ora. Sei troppo importante per me e non voglio perderti,sarebbe un duro colpo. Se io e te ci mettessimo insieme in questo periodo,quando so che sei ancora un pochino innamorato di Elena. Cosa mi assicura che,se lasciassimo,ci vedremo ancora?Andiamo la situazione sarebbe imbarazzante!”,feci una pausa per respirare.”Mi conosci meglio di chiunque altro e mi capisci al volo. E so per certo che anche tu provi qualcosa per me, forse,in minima parte,ma qualcosa provi. Non sto parlando di amicizia,io sto parlando di amore. Solo che non è il nostro momento. Forse un giorno,tra un anno o forse tra un secolo,il nostro momento arriverà senza che noi ce ne accorgeremmo. Allora,la nostra storia potrà finalmente sbocciare” conclusi,con voce rotta.
Nessuno dei due osò parlare.
Cavoli,mi stupivo secondo dopo secondo!Da quando ero così profonda?
“Allora cosa vorresti fare?Hai appena confessato di essere innamorata di me” mi ricordò lui,soffiando sulle mie labbra.
Erano invitanti e stavo combattendo una guerra,per riuscire a declinare il loro invito a congiungerle con le mie.
Mi morsi il labbro,sorridendo.”Niente,continuerò come se niente fosse successo. Non ci siamo mai baciati,non ti ho mai confessato quello che provo. Ti aiuterò nella tua “presunta relazione con la stronza Mikaelson”,senza morire dall'invidia. Però non ti posso assicurare che resisterò all'impulso di prenderla a calci,quella snob la odio,ma ti prometto che ci proverò. Io intanto uscirò con qualcun...” ma non finii la frase perchè le labbra di Stefan si posarono sulle mie,di nuovo.
Non era come il nostro primo bacio,non era dettato dalla passione. Era uno di quei baci alla Cenerentola,teneri e morbidi. Potevo definirlo il mio bacio della mezzanotte.
Le sue labbra si muovevano con dolcezza sulle mie,accarezzandole. Schiusi le mie labbra e le nostre lingue si incontrarono,iniziando a danzare un lento.
Mi staccai da lui,accarezzandogli la guancia,gli occhi pizzicavano. Dovevo controllarmi dal non piangere.
Era il nostro secondo ed ultimo bacio...almeno per un po'.
“Capisco che siamo un po' ubriachi,ma mi piace questo bacio d'addio” commentai con ironia.
Il minore dei Salvatore rise.”Io non lo chiamerei “bacio d'addio”,preferisco “bacio dell'arrivederci”. Suona meglio,non trovi?”.
Sorrisi genuina e lui ricambiò.
****

“Ryan Billie  Forbes!” tuonò la voce di mia madre.
“Oh no” biascicai,sentendo il mio nome al completo.
Dovevo ammettere che mia madre nutriva una profonda ossessione per i nomi maschili.
Ero veramente nei casini allora.
Ero rientrata da circa un quarto d'ora con Stefan e,insieme all'instancabile fratello,avevamo fatto altri giri di bevute. Tutti e tre eravamo ufficialmente ubriachi.
Alla fine stavo ballando con Damon ed altre persone,sul bancone del bar e Stefan armeggiava con il suo cellulare,scattando foto qua e la...di certo stava aggiornando il suo profilo di Instagram,lui adorava quel social network e non viveva,se ogni giorno non lo aggiornava.
Come diavolo faceva a sapere,mia madre,dove eravamo?
Guardai Stefan,che sorrise colpevole.
Brutto idiota del cavolo!Non sapeva mai stare zitto!
Ecco perché quando avevo voglia di fare l' adolescente ribelle,chiedevo sempre la compagnia di Damon.
Almeno lui sapeva il concetto di pararsi il culo a vicenda,cosa che a suo fratello non entrava ancora in testa.
Scesi dal bancone e mi avvicinai a mia madre,sorridendole ebete.
Ragazza,sei fottuta. Non vedrai mai più una goccia di alcool per i prossimi cent'anni!,bisbigliò una vocina della mia testa.
Mia madre si voltò verso Stefan e gli sorrise truce.”Lasciatelo dire:sei un pezzo d'idiota. Però grazie per avermi detto dov'era”.
Stefan ammutolì e,barcollando,sparì dal locale.
Caroline si voltò verso di me,gli occhi lampeggianti dalla rabbia. “Non ci posso credere!Tu ti sei ubriacata il giorno del rituale!” urlò furiosa.
Dovevo ammetterlo,avevo paura che mi schiaffeggiasse. Non le avevo mai prese da lei,in sedici anni di vita,non mi sarebbe piaciuto iniziare adesso.
Provai a parlare,ma scoppiai a riderle in faccia. Tutta colpa dell'alcool.
“Con te faccio i conti domani,non pensare che mi dimentichi. Non sei lucida e non capiresti. Voglio solo uccidere Damon. Lo stronzo,dove diavolo è!?” ringhiò,con gli occhi fuori dalle orbite. Evidentemente non sembrava nella posizione di parlare civilmente.
Feci cenno con la testa al bancone del bar:Damon di certo si era nascosto dietro di esso.
“Damon Salvatore,alza il culo ed esci dal nascondiglio!Oppure ti smembro vivo!” minacciò mia madre.
Doveva fare come diceva lei,oppure non si sarebbe fatta scrupoli ad agire come aveva detto.
Una chioma corvina sbucò da sotto il bancone.”Mi cercavi,Barbie?” disse con la sua solita ironia.
Mia madre lo scaraventò dall'altra parte del locale,facendolo sbattere contro il muro,creando una profonda crepa.
“Come ti viene in mente di farla ubriacare?Un po' di sale in zucca,non chiedo altro!...”.
Non feci in tempo a sorbire tutto il suo monologo e sentire le ossa dello zio Damon rompersi,che le forze mi abbandonarono.
Iniziai a vedere tutto nero e mi afflosciai al pavimento. Perfetto,allora non avevo ancora finito di svenire.
Mi ricordo che prima di svenire,avevo bisbigliato:“Povero zio Damon”.

*****
  
Quando mi svegliai il sole era già calato,ma non ero nel letto di camera mia. Ero sdraiata scomodamente in  un prato.
Il sole era già calato,il buio dominava quasi su tutto. La luna piena era alta nel cielo e il pallore lunare donava un pochino di luce a quel posto.
La testa mi faceva malissimo e lo stomaco era in subbuglio,di certo i sintomi del post sbronza,non erano del tutto passati.
Per quanto cavolo di ore ero svenuta?
Non avevo bisogno di altri indizi,sapevo esattamente dove mi trovavo:ero nel parco in cui di questa mattina.
Non ero sola.
C'erano tutti i miei famigliari,seduti con le gambe incrociate e le mani sulle spalle del compagno vicino,formando un cerchio intorno a me,illuminati da delle fiaccole. I loro visi decisamente provati,stanchi e,sotto alcuni aspetti,anche più pallidi del soliti.
Bonnie aveva gli occhi rivoltati all'indietro,stava recitando un incantesimo,come al solito, incomprensibile.
Conoscevo il limite di Bonnie e sapevo quante fosse potente,ma di certo stava traendo energia dai vampiri presenti.
C'era anche una ragazza,non l'avevo mai vista prima e di sicuro non me la sarei mai ricordata. Era, come dire,troppo invisibile per ricordarsi di lei...un po' come me.
Aveva dei lunghi capelli neri e la pelle diafana,era cosparsa da lentiggini.
Le iridi scuri,erano arrossate,le lacrime le solcavano le guance e le sue labbra erano piegate in una smorfia di dolore.
Non sembrava avere subito violenze da nessuno,ma sembrava che fosse condannata a morte.
Provai ad avvicinarmi a lei,ma fui bloccata. Non c'erano braccia a circondarmi,ma una barriera invisibile a bloccarmi.
Subito iniziai a battere,come una forsennata,i pugni sulle pareti invisibili. Il gelo e la paura si erano impossessati delle mie ossa,facendomi sentire vuota.
Non sapevo cosa mi stava succedendo,ma una cosa avevo capito.
Il rituale stava incominciando.
Per la prima volta in vita mia avevo paura,ma non quelle paure tipiche delle ragazzine (ragni,fuochi d'artificio,galline...da quelle ne ero ancora terrorizzata).
Magari fosse stata quella.
Io provavo la vera paura.
Quella che ti attanagliava i polmoni impedendoti di respirare,quella che ti faceva tremare come un diapason,quella paura che ti impediva di muoverti e ti ancorava al terreno.
“Mamma” chiamai.
Ma non rispose,non alzò nemmeno lo sguardo.
“Sei rinchiusa in una fottuta gabbia anti suono,perfetto!Vedi di chiedere a Bonnie un incantesimo del genere,per Capodanno!”commentai.
Stavo per chiamare ancora aiuto,ma improvvisamente percepii una ventata di calore dentro di me.
L'intensità del fuoco delle fiaccole,aumentò.
Iniziai a sudare come una fontana,sprofondando nel terreno nel tentativo di sentire meno caldo.
Mi feci aria con le mani,ma il caldo era persistente.
La fronte grondava di sudore e delle odiose goccioline iniziarono a scendermi sul naso. Le asciugai con i polsi e li notai come stava reagendo il mio corpo.
Urlai per la paura e richiamai aiuto,che ovviamente non arrivò.
Le vene dei miei polsi iniziarono a gonfiarsi incominciando a marchiare la pelle. La mia pelle bianca e candida era percorsa da un fitto reticolo di vene gonfie viola e nere,mentre gli arti assumevano una colorazione tendente al grigio.
Non era quella la cosa strana:era che si poteva notare che dentro ad esse,il sangue incominciava a fluire più lentamente,come se il cuore non lo esigesse.
Portai due dita della mano destra sul giugulare e l'altra mano sul cuore.
“No,no,no,no!Impossibile!” gridai.
Di solito,quando uno è spaventato i battiti cardiaci accelerano,i miei invece stavano rallentando secondo per secondo.
Ero nel panico.
Stavo morendo...Non immaginavo,che sarebbe stato così doloroso.
Sentii i muscoli del mio viso tendersi per trasformarsi e questa volta,con più forza e di certo più stupidità,mi schiantai contro il muro invisibile,facendo arretrare Bonnie,la quale,però,non smetteva di recitare l'incantesimo.
Vidi mia mamma alzare gli occhi pieni di lacrime ed cercare di avvicinarsi a me,ma fu prontamente bloccata da Elena.
“Non farlo Caroline!Bonnie ci sta quasi riuscendo!” spiegò la vampira mora,stringendo di più la presa sulla sua spalla.
Elena,appena esco da qui,ti strappo la gola a morsi,minacciai mentalmente la vampira Petrova.
Ma la mia testarda mamma non accettò quella situazione e,con uno scossone,scansò la mano dell'amica dalla sua presa.
“Non posso vedere mia figlia soffrire,guardatela!Il suo dolore è il mio dolore,solo quando avrete un figlio capirete”.
“Ti capiamo,Caroline,credimi.  Ryan è una figlia anche per noi!La stiamo solo aiutando!Vuoi o no che sopravviva?” ribatté Elena.
Mia madre si arrese,si risedette ed ricominciò a piangere silenziosamente.
Elena Gilbert era una stronza!Non poteva usarmi come arma contro mia madre,io ero il suo tallone d'Achille.
Il caldo non stava cessando ed io li dentro stavo cuocendo,il fuoco aumentava sempre di più, e per completare il quadro della situazione, non sopportavo la vista di Elena.
Un dolore al petto mi costrinse a sedermi e fasciarmi lo sterno con le braccia,mentre altre fitte, paragonabili a fendenti di spada,mi attraversavano il costato.
Un fastidioso liquido nero scorreva sulle mie mani...e non era sudore.
Era il mio sangue.
Mi guardai il petto e il costato:era pieno di tagli profondi e sanguinanti.
Urlai dal dolore che i tagli provocavano. Dio se bruciavano.
Altri tagli iniziarono a formarsi sulle mie braccia,sulle mie gambe e sul mio collo.
Dalla mia gola uscì un altro urlo atroce e la vista iniziò ad abbandonarmi.
Non dovevano solo fare uscire la mia natura ibrida?Che cavolo di bisogno c'era di torturarmi a morte?Insomma dov'era la coerenza?
L'intensità delle fitte aumentò e così anche il caldo. Decisamente nel deserto del Sahara,il clima,era più fresco di questa fornace.
Ad un tratto tutto finì.
La gabbia invisibile crollò,le fiaccole si spensero e Bonnie cadde al suo suolo,reggendosi la testa con le mani.
Guardai i componenti della mia famiglia negli occhi,pronta ad insultarli,uno ad uno,nei peggiori dei modi.
Stavo proprio per aprire bocca,quando il mio sguardo si posò sulla ragazza. Lei cosa centrava con tutta questa situazione?
Ma la risposta arrivò automaticamente.
Sentii la gola seccarsi e un bisogno urgente di dissetarmi,invase la mia testa.
Ma era  quel  bisogno.
Avevo urgentemente bisogno di sangue.
Non ci furono bisogno di segnali o richieste,la ragazza si avvicinò a passo lento verso di me. Si mise davanti a me,mantenendo una certa distanza.
Sentivo la vena del suo collo battere all'impazzata,per la paura,e pompare sangue a volontà.
Guardavo quel collo,lungo e sottile,come un cieco che vedeva per la prima volta il sole,la mia bocca era aperta come se alla mia gelateria preferita,mi offrivano gelato gratis.
Tutti i miei sensi erano in allerta ed erano a mille.
Ero diventa una predatrice e lei la mia preda,come in quei noiosi documentari sui leoni che trasmettevano su Animal Planet.
Azzerai le distanze tra me e la ragazza.
La mia faccia si trasformò di nuovo e sorrisi.
Non sapevo come procedere,come fare,ma furono i miei istinti a guidarmi.
Mi precipitai con violenza e voracità sul collo della giovane,affondando i doppi canini nel suo collo.
Quando il sangue scese nella mia gola,boccheggiai in cerca d'aria.
Tutto era dettato dall'adrenalina.
Era la sensazione più bella al mondo.
Era libertà,pericolo,forza.
Era la migliore dose di eroina al mondo. Non si poteva non farne a meno.
Annaspai in cerca d'aria. Volevo di più sangue,ne volevo fino a finirlo.
Non mi importava di quello che mi aveva spiegato Damon,sul limite eccetera,lo volevo tutto.
Fino all'ultima goccia.
Affondai di nuovo i canini con più foga,mentre dei rivoli di sangue scivolarono sul mio collo.
Tutte le mie emozioni erano più amplificate,la mia forza era più amplificata.
Mi sentivo invincibile.
La ragazza incominciò a muoversi sotto di me e,tra le lacrime,mi implorava di fermarmi. Come potevo farlo?Ero assetata e stanca.
Ignorai le sue richieste. Stavo succhiando tutta la sua vita e non me ne importava. Era un burattino nelle mie mani.
Ma quattro paia di braccia mi placcarono e liberarono la povera giovane.
Mia madre le andò in soccorso,le diede un po' del suo sangue e la soggiogò per dimenticare.
“Perchè lo avete fatto?” sbraitai contro i vampiri,con voce impastata dal sangue.
“La stavi uccidendo,non te lo saresti mai perdonata,e il rituale non è ancora finito” spiegò Damon.
Ero sempre più confusa,pensavo che l'inferno fosse finito.
“Che cos..?” non riuscii a finire la frase,perchè uno spasmo mi colpì la schiena obbligandomi ad inginocchiarmi.
I tre vampiri si allontanarono e cercai di raggiungerli,ma la gabbia era ritornata.
“No di nuovo no!” dissi con voce rotta per colpa di un altro spasmo.
Incominciava la trasformarsi in licantropo e,quella,si che faceva male.
“Bonnie ha fatto un incantesimo per accelerare il processo di trasformazione in licantropo. Tesoro,presto
avremmo finito e potremmo tornare a casa” tentò di rassicurarmi mia madre.
Ma la sua voce mi sembrava troppo lontana,sommersa dalle mie urla di dolore e dal rumore delle mie ossa rompersi e contorcersi.
Se aveva fatto un incantesimo per velocizzare quel processo,non poteva,che ne so,farlo diventare indolore?
Le ossa continuavano a rompersi e a contorcersi,impedendomi di stare in posizione eretta.
E fu così per una buona ora.
Si alternavano momenti di dolore incontrollabile e momenti di pace...per quanta pace ci possa essere quando le tue ossa si stanno rompendo.
Sentivo le voci della mia famiglia rassicurarmi,dicendomi che sarebbe finito presto,ma era una bugia.
Ero stanca,assetata e bisognosa di un bagno.
Un momento. Perchè cavolo riuscivo a pensare a queste cose in un momento come questo?Seriamente?!
Un altro violento spasmo mi distolse da questi pensieri,facendomi ululare. Un ululato da lupo agonizzante.
I vestiti si stavano stracciando e la mia pelle,lentamente,si stava ricoprendo di pelliccia bianca.
E che cavolo!Quella era la mia maglietta preferita!
Ululai un ultima volta,chiudendo gli occhi.
Quando gli riaprì non ero più io.
Ero un lupo.
  
Il lupo che era in lei,stava cercando di abbattere il muro invisibile.
La piccola Ryan,non poteva farci niente,era inerme.
Non poteva fermarlo,non poteva farlo smettere.
Era relegata in un piccolo angolino del suo corpo, dietro le quinte,per così dire.
Non c'era più Ryan Billie Forbes,la ragazzina ribelle. Un lupo selvaggio e rabbioso,le aveva sottratto la scena.
Con tutta la forza che aveva nel corpo provava a farlo smettere,ma non ci riusciva. Era un fantasma.
Il lupo con testate,graffi e morsi continuava a sfondare il muro.
Lo sguardo del lupo guizzava da un vampiro all'altro,in estasi.
Finalmente era in paradiso.
Voleva una sola cosa:uccidere tutti i presenti.
Sentire i denti affondare nelle loro membra e lacerarle,per poi strapparle violentemente
Sentiva odore di vampiri e aveva voglia di cacciarne qualcuno. Ma non poteva per colpa di quella stupida gabbia.
Ululò per la stizza.
La strega Bennet non ce la faceva più,Ryan era troppo forte e i suoi amici erano troppo provati.
La barriera non avrebbe retto ancora per molto e tutti sarebbero stati nei guai.
Ora Ryan era una giovane e spietata cacciatrice che per sedici anni non aveva cacciato,era dominata dalla rabbia accumulata nel tempo.
Il lupo dalla pelliccia candida si buttò contro la barriera,facendo indietreggiare la strega dalla carnagione scura.
Ryan vedendo la sua famiglia in difficoltà,iniziò a piangere,ma il lupo sembrava sempre più rabbioso.
“Non posso fare del male alla mia famiglia” si impose Ryan.
Doveva farlo capire al lupo e,con la sua testardaggine,avrebbe avuto qualche chance.
Doveva bloccare quel lupo,dipendeva solo da lei.
Calma,ecco quale era la chiave di tutto.  Peccato che lei non era mai stata brava a mantenerla.
Ma quando vide in lontananza Klaus Mikaelson,si calmò.
I capelli biondo scuro erano scompigliati,i vestiti sporchi di sangue e gli angoli della bocca erano incrostati da sangue.
Gli occhi gialli brillavano furenti nel buio,facendola paralizzare dalla paura.”Vedi di calmarti” la minacciò l'Ibrido Originale.
Non sapeva il perchè,ma il lupo si accucciò all'istante ed attese di ritornare in forma umana, sempre con lo sguardo fisso nel punto doveva vedeva il biondo.
Anche gli occhi delle persone presenti si voltarono per capire cosa era riuscita a calmare la lupa.
Solo la bionda vampira Caroline gemette.

******
Mi svegliai stiracchiandomi,avvolta da coperte famigliari.
Ero nel mio letto scomodo della mia orribile camera,circondata da voci e rumori famigliari.
Era tutto così nuovo,così grande.
Riuscivo a sentire tutti i rumori:ogni respiro,ogni scricchiolio.
I ricordi della sera prima ancora mi dolevano.
Come avevo potuto fare del male a quella ragazza? E come avevo potuto pensare di uccidere la mia  
famiglia?
Le emozioni erano,sì,ancora più amplificate,ma,non so come,le riuscivo a gestire.
La gola iniziò a pizzicare di nuovo,la nuova sete si stava impossessando delle mie facoltà mentali.
Sorrisi amaro.
Questa era la mia nuova vita.
  
******

 

 

 
*Angolo mio*
Okay,la puntualità non è il mio forte,credo che l'abbiate intuito. Ma quanti siete!Non ci posso credere siete in tantissimi!Grazieeee.                      
Grazie,grazie,grazie!                                                
Siete in tantissimi,no 11 recensioni?!La mia euforia è alle stelle!                                                                 Non so come ringraziarvi,spero solo che questo capitolo vi sia piaciuto e che non vi deluda.        
Ringrazio come al solito le ragazze pazienti che recensiscono e mi fanno sapere la loro opinione e ovviamente chi segue la storia!Grazie.            
Finalmente è arrivata questa trasformazione,spero solo di averla resa bene!
In molti mi hanno chiesto tramite messaggio privato come sembrano Ryan e Chantal,be io le immagino come Ashley Benson e Lucy Hale,di Pretty little liars.
La seconda assomiglia,secondo me,moltissimo a Hayley.            
Vi lascio qui sotto delle immagini.                              
In oltre ho pensato di aggiungere delle gif,quando ci saranno le parti tra Klaus e Ryan...come lei reagisce,parla,ride...                                                
  Be tra un po' Klaus affronterà la faccenda Ryan e diciamoci la verità,non è ora per lei di sapere la verità?
Un bacio e alla prossima,vi aspetto ancora in tanti!Ah il titolo del capitolo è preso dalla canzone di James Arthur Recovery,ve la consiglio!
Vostra
Cioccolataconpanna
 
 Ryan
 
 Chantal

 

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Capitolo 10
*** Part 1.-Maybe I had said, something that was wrong ***


NOTE PRE CAPITOLO:Ciao mie lettrici,mi scuso immensamente per il ritardo!In oltre sto postando questo capitolo per la centesima (?) volta. Ho riscontrato numerosi problemi nel postarlo,in quanto toglieva certe parti del discorso,ma ora spero che vadi bene!Ringrazio ancora tutti per la presenza e per le recensioni!Un abbraccio


 

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Siamo creature stupide e incostanti,con la memoria corta e un grandissimo talento per l'autodistruzione.

Il canto della rivolta- Suzanne Collins

 

‡‡‡

 

POV Klaus

Fino da quando ero bambino, avevo sempre avuto la capacità di scoprire quando la gente mentiva. Grazie a questa capacità, ero sopravvissuto per più di mille anni. 
Quando la gente mentiva, era come se un alone scendesse su di loro,rendendoli appannati. Non importava quando fossero bravi a mentire,io ero meglio della macchina della verità. Questo aveva comportato secoli di distruzione, rabbia e vendetta.
Era per questo motivo che non sapevo come reagire alle parole di Caroline: Ryan, l'adolescente svitata e dalla rabbia facile, era mia figlia...nostra figlia.
Il sogno di ogni vampiro della Terra era diventato il mio incubo personale. Tutti i vampiri volevano avere un figlio biologico, perché io no?
Mi bastava Chantal, anche se nemmeno lei avrei voluto avere.
Ma da quando quella ragazzina era comparsa nella mia vita, a modo suo, l'aveva migliorata. L'aveva colorata con mille sfumature, facendomi sentire un po' meno l'uomo freddo e calcolatore che ero.
Ma comunque rimanevo dell'idea di non avere figli. Non ero la persona adatta per crescerne uno, visto il padre che avevo avuto.
Mikael non aveva mai vinto il premio “Padre dell'anno”, anzi, forse non conosceva il significato della parola padre. Era sempre stato un uomo duro, freddo con i mie fratelli e in particolare con me. Aveva incominciato ad odiarmi quando scoprì che non ero in realtà suo figlio, ma frutto di una scappatella di mia madre con un licantropo del villaggio. Da allora mi umiliò in tutti i modi possibili,come se la mia vita per lui non avesse nessuna importanza. Non feci mai in tempo a conoscere il mio vero padre che Mikael, per vendetta, lo uccise.
Non avevo mai visto Mikael,abbracciare Rebekah o congratularsi con Elijah per il bottino di caccia, e l'unico scopo della sua vita era distruggermi,fisicamente e psicologicamente. Nei secoli avevo sempre avuto paura di lui: da umano mi aveva terrorizzato, lasciando che le sue minacce si insediassero dentro di me, non facendomi chiudere occhio la notte. Avevo dormito sonni tranquilli solo quando lo avevo visto bruciare sotto i miei occhi, solo quando il suo corpo era diventato carbone. Avevo gioito alla morte della persona che mi aveva cresciuto.
Non solo non volevo un figlio, ma ora mi ritrovavo con due figlie. Due figlie in preda alle crisi ormonali e alle fasi ribelli dell'adolescenza... il sogno di ogni uomo.
Detestavo Ryan, quella ragazzina riusciva a farmi perdere le staffe come solo sua madre sapeva fare. Lei mi aveva tenuto lontano dalla mia Caroline per sedici anni, obbligandola a nascondersi da me. 

Se proprio dovevo avere un altro erede,non avrei voluto fosse lei.
Purtroppo quella foto diceva l'esatto contrario: non si poteva non notare quanto la nostra somiglianza fosse palese.
Ancora non riuscivo a comprendere come non avevo fatto ad non accorgermi della nostra somiglianza la prima volta che mi aveva aperto la porta di casa sua.
Ero stato subito colpito dai suoi occhi: erano troppo simili hai miei, stesso taglio e stesso colore, ma non ci avevo mai dato troppo peso. Non avevo mai fatto particolarmente caso al suo aspetto fisico, ero sempre troppo preso ad ammirare la bellezza sfolgorante di Caroline. La sua luce riusciva a mettere in ombra qualunque donna fosse nei paraggi.

In più di mille anni avevo visto le più belle donne al mondo, ma nessuna di loro era paragonabile a lei. Erano tutte frivole e altezzose, mentre Caroline... non esistevano parola per descriverla. Lei era unica. Forse se al primo impatto sembrasse una normale bionda superficiale, lei era un vulcano attivo: forte, testarda, cocciuta ed indipendente.
Caroline era un bellissima stella che riusciva a portare luce nei meandri più bui del mio cuore. Caroline era la mia Stella Polare.

Rabbia. Provavo solo quella.
Perché, sorvolando il fatto che avessi una figlia con Caroline, Ryan Forbes era l'unica arma che poteva uccidermi. Genevieve,una delle streghe più potenti al mio servizio,era riuscita a togliere l'incantesimo dell'indistruttibilità del paletto,così da poterlo bruciare. Dovevo essere invincibile, ma evidentemente non era destino.
Tutto quello che le succedeva, capitava anche a me. Se un comune paletto di legno l'avrebbe uccisa, io l'avrei seguita a ruota nell'altro mondo.
Per questo motivo dovevo ucciderla prima che completasse la sua trasformazione. Non mi importava se era mia figlia e se avrei perso Caroline per sempre, ero un egoista: la sua vita per la mia.
Ed io avrei sempre scelto la mia, qualunque si sarebbero rivelati essere i danni collaterali.

 

‡‡‡


 

Avevo cercato per tutta Chicago il posto dove lei e la sua famiglia si erano nascosti, ma i miei tentativi erano stati vani. Erano svaniti nel nulla, come se un vortice li avesse risucchiati e spediti in un altra dimensione.
Ma non dovevo demordere, avevo un solo scopo: uccidere quella ragazzina prima che fosse stato troppo tardi... ed io ottenevo sempre ciò che volevo.
Solo quando dei tagli profondi si manifestarono sulle mie braccia capii che non avevo più speranza per adempire al mio piano. La trasformazione doveva essere già in uno stadio troppo avanzato per potere interferire. Ryan ed io eravamo ormai legati per sempre.
Era la mia condanna a morte,ora avevo anche io un Tallone d'Achille...di nuovo.

Delle fitte toraciche mi attaccarono,obbligandomi ad accasciarmi al suolo trattenendo gemiti di dolore, mentre il mio sangue, provocato dai tagli brucianti, colava placidamente.
Delle immagini pervasero la mia mente, rendendola affollata come il mercato del venerdì mattina.
Non riuscivo a distinguerne il contenuto, ma sapevo che erano ricordi... ed erano quelli di Ryan. 

"Ryan,piccolina,non correre sul bordo piscina,è bagnato!Bambina mia,guarda che poi ti farai male!" la riprese seccata la vampira bionda.

La piccolina non ascoltò le parole della madre e continuò a correre,divertita da quel nuovo gioco. I capelli ambrati erano raccolti in una crocchia disordinata,mentre le frange del suo costumino rosa sventolavano per la corsa,cosa che divertiva molto la piccola Ryan. "Guardami mammina,sono più veloce del vento!" gongolò la bambina.

Caroline non poté trattenere un sorriso,nel vedere quanta innocenza ed ingenuità fosse presente in sua figlia. 

Sbattei le palpebre convulsamente,ritornando alla realtà.

Ero sorpreso:fino a dove si estendeva il mio legame con lei?

Un sorriso da calcolatore,si dipinse sul mio viso:la ragazzina mi sarebbe stata molto utile contro i suoi preziosi amichetti, ma al tempo stesso sarebbe stata anche un grandissimo punto debole. Chiunque voleva il trono di New Orleans l’avrebbe usata contro di me,ma essere sempre al corrente di cosa complottava la Banda Salvatore,era utile.
Poi un urlo si divampò nella notte: era l'urlo di Ryan.

Sentivo tutto quello che le stava capitando, sentivo tutto quello che provava. E lo stavo provando anche io.Paura, dolore, rabbia.
Usando il mio super udito,inseguii l'urlo proveniente da quel parco abbandonato.
Mi nascosi tra gli arbusti, invisibile agli occhi degli altri presenti, lottando con tutto me stesso per impedire la mia trasformazione in licantropo. Sentivo ogni mio arto spezzarsi e contorcersi, ma sanarsi un attimo dopo; gli occhi divennero gialli e i canini uscirono senza il mio comando.
La ragazzina era accerchiata dai babbei Salvatore, i fratelli Gilbert, la streghetta e lei. La mia Caroline aveva il viso visibilmente provato, i crini dorati erano incollati sulla fronte imperlata di sudore, gli occhi vitrei fissavano con dolore la figlia che si contorceva per le convulsioni.
Ryan...stava soffrendo davvero. Il suo corpo si contorceva sempre con più forza, mentre la povera ragazza supplicava che la sua agonia finisse.
Un po' di tempo passò prima che Ryan si trasformasse in lupo e perdesse completamente il controllo, iniziando ad attaccare la sua famiglia.
Non sapevo cosa mi avesse spinto ad intervenire, ma non so come riuscii a fermarla ed a farla calmare. 
Dovevo tenere quella ragazzina in vita, fosse l'ultima cosa che facevo.

 

‡‡‡
 

POV Ryan

Non sapevo trovare le parole adatte, per descrivere come mi sentissi in questo momento. Diversa era la prima che avevo trovato.
Sentivo che tutto intorno fosse diverso, era come se fossi stata catapulta in una dimensione parallela alla mia. Eppure tutto era rimasto invariato: erano le stesse pareti sbiadite dal tempo, la stessa trapunta rosa che possedevo da quando avevo memoria, l'identico letto cigolante... Ero solo io che guardavo con occhi diversi. Era come se avessi un paio di occhiali a Raggi X, che mi permettevano di vedere perfettamente ogni più piccolo dettaglio.
Se mi concentravo attentamente potevo vedere delle macchie sulle coperte... Rabbrividii per il disgusto: non era nel mio interesse personale scoprire a chi appartenevano.
Avevo un udito finissimo: captavo spezzettoni di conversazione telefoniche ad un raggio di dieci chilometri da me; sentivo i mormorii dei vicini; le caffetterie affollate e le loro macchine da caffè tostare i chicchi di caffè, spargendo nell'aria un' aroma gradevole; e la quiete totale di casa mia...strano, a quell'ora mia madre doveva essere già sveglia e intenta a preparare due tazze di cappuccino.
Mi sentivo nuova, rinata, una versione migliorata e aggiornata della Ryan Billie Forbes di sempre. Ero rinata dalle mie stesse ceneri, come una fenice.
Ero immortale, senza tempo, senza preoccuparmi delle convenzioni che prima erano di vitale importanza,come andare ogni venti minuti in bagno perchè madre natura ti aveva donato una vescica grande quanto una nocciolina,oppure che scherzi fare a Chantal la mattina seguente.

Ero tutto quello che nei miei sogni più oscuri avevo voluto essere: invincibile.

Sentivo di avere il controllo su tutto: le emozioni che negli ultimi giorni mi avevano sottomesso sembravano essere del tutto accantonate in un angolo del mio corpo.
Ma quello che era successo la sera precedente era imperdonabile: stavo per uccidere una povera innocente, che con me non centrava nulla, e avevo voluto uccidere la mia famiglia. Okay, lì era stato il lupo-Ryan a provarci, non avevo nessuna colpa, ma...okay non c'era nessuna scusa. Tanto valeva arrendermi e smettere di cercarne una valida. 
Non sapevo di essere così forte mentre ero licantropo, anzi, oserei dire un bellissimo licantropo dalla pelliccia bianca e candida come la neve di fine dicembre. Ero quasi riuscita a infrangere la barriera magica di Bonnie.
I miei istinti erano solo guidati dalla voglia di uccidere: uccidere, dettava la bestia che era in me e quando finalmente era uscita fuori, aveva proprio tentato di farlo. Ma ad un tratto si era calmata, perché aveva visto lui. Niklaus Mikaelson era lì, nel parco abbandonato, con un espressione iraconda e rabbiosa in viso,che mi imponeva di fermarmi. E ci era riuscito, non so con quale incantesimo, avevo tranquillamente aspettato l'alba ed mi ero ritrovata a casa mia nel mio letto. La me-licantropo, forse aveva compreso che Klaus era un alfa e non si doveva disobbedire ai suoi ordini.
C'era solo una domanda che pulsava vivida nella mia testa: che cavolo ci faceva lui lì? Insomma, fino a pochi giorni fa voleva la mia testa ed ora...? Non riuscivo ancora a capire e sicuramente la risposta che cercavo non sarebbe arrivata in un futuro immediato, o comunque avrei sudato per riuscire a estorcerla da qualcuno.
Per il momento avrei lasciato perdere, mi sarei goduta il mio primo giorno da ibrido-vampira tranquillamente. 
Quale era la prima cosa che avrei voluto fare? Ah già! Dovevo ingozzarmi di schifezze fino a vomitare. Ora come ora, la dieta non era più un mio problema.
Nel pensare al cibo, sentii la mia gola infiammarsi e bruciare come il fuoco: ah giusto, vita nuova, fame nuova. 
Volevo riprovare la sensazione del sangue scendermi giù per la gola: quella prima e unica volta in cui, impacciata ma guidata dall'istinto animale, avevo affondato i canini nel collo della ragazza, mi ero sentita completa. Forza, agilità, senso di indistruttibilità, ogni pezzo del puzzle combaciava alla perfezione...ne valeva la pena?
Mi stiracchiai ancora un pochino,massaggiando i muscoli doloranti e lievemente atrofizzati dalla sera precedente. Sentivo, forse per via della trasformazione, le articolazioni scricchiolare come quelle di una settantenne con seri problemi alle ossa. Scrocchiai rumorosamente le nocche e le ginocchia ed infine decisi di andare in cucina... sì, a mangiare o meglio bere la mia colazione.
Alzai le coperte e mi sollevai dal letto... troppo velocemente. 
In meno di un battito di ciglia, ero già sulle mie gambe e con la mano sul pomello della porta di camera mia, stringendolo fino quasi a sgretolarlo. Dovevo urgentemente imparare a controllare le mie nuove abilità di neo ibrido-vampira.

"Dimenticavo … super velocità" sbuffai sonoramente, un po' esasperata, passandomi una mano sulla fronte.
Però non mi dispiacevano per niente: vita nuova, abitudini nuove e questo metteva in conto molti benefici... e anche molti svantaggi.
Mi avviai con lentezza estrema verso la cucina, coprendomi con una mano gli occhi dai raggi di sole, decisamente fastidiosi ,che picchiavano sul mio volto.
Ryan devi solo abituarti a tutto questo, come ti devi abituare alla fame. No, no, che stai facendo? Non pensare a questo ora! mi sgridò piccata la solita vocina fastidiosa, mentre immaginavo un succulento bicchiere di sangue fresco.
"Che c'è?Ho fame!" ribattei,ad alta voce,leggermente disorientata,come se fosse la cosa più logica del mondo.
La gola continuava a pizzicare e a prudere lievemente, come se avessi appena ingoiato delle ortiche.
Le mani incominciarono a sudare e il corpo a tremare, mentre sentii il mio viso tendersi e trasformarsi in quello da ibrido: non pensavo che la fame mi riducesse così.
Setacciai ogni cassetto, ma niente, feci sbattere le ante degli armadietti della cucina senza trovare del sangue ed aprii più volte il frigorifero e il congelatore, ma neanche li trovai quello che cercavo.
Stavo già iniziando a spazientirmi e sentii un moto di rabbia riscaldare le mie membra. Questo non era un buon segno.
"Cerchi questo?" mi sorprese un voce atona mentre sentivo sventolare una sacca di sangue in aria. Anche se era sigillato in una sacca di plastica ed io ero girata di spalle e accucciata sulle mie ginocchia, riuscivo comunque a sentirne il delizioso aroma metallico spargersi nell'aria. Stupido super olfatto da sacco di pulci, questo rendeva mille volte più difficile controllarmi.
Mi voltai verso mia madre, rivolgendole uno dei più solari e, allo stesso tempo, inquietanti sorrisi... sorridere mentre avevo i doppi canini snudati e gli occhi gialli e neri,non era di certo il miglior modo di dire buon giorno, specialmente se affamata.
Mia madre era seduta pigramente con la gamba destra attorcigliata sinuosamente alla gamba della sedia, mentre l'altra era poggiata tranquillamente sul ginocchio destro. Portava soltanto dei pantaloni della tuta nera sgualciti ed un maglietta bianca stropicciata. I suoi capelli erano un unico groviglio dorato, gli occhi vitrei e gonfi e rossi per le lacrime versate. 
Non sembrava lei, Caroline Forbes, la quintessenza della perfezione, sempre ben curata e posata per ogni occasione, un sorriso benevole stampato in viso e la luce irradiata da tutti i pori della pelle... non avevo mai visto questa versione mogia e spenta di mia madre. Sul suo viso ombreggiava una smorfia di tristezza, che faceva venire voglia di tentare immediatamente il suicidio. 
"Mamma?" bisbigliai, ritirando i canini e avvicinandomi a lei lentamente."Perché sei conciata così?" domandai titubante, non trovando le giuste parole per non offenderla. Non volevo peggiorarle l' umore, vederla così triste, così spenta, così non lei... mi aveva leggermente turbata.
Lei, alzandosi dalla sedia, ignorò la mia domanda e si avvicinò ad un armadietto della cucina. Si alzò leggermente sulle punte dei piedi e aprì un anta, estraendo un bicchiere di vetro con una profonda crepa.
Prese la sacca di sangue e con un gesto secco dei denti la aprì, versando poi il contenuto nel bicchiere e porgendomelo.
Un profumo delizioso e pungente arrivò alle mie narici, riattivando così i miei istinti da predatore. 
"Bevi, sicuramente avrai sete" mi incoraggiò mia madre, mentre una ruga di tristezza calò sul suo volto d'alabastro. 
"È AB negativo: personalmente è il migliore sulla piazza!" cercò di sdrammatizzare lei: evidentemente ,dalla mia smorfia di disappunto capì che non aveva avuto un buon risultato.
Con le mani tremanti presi il bicchiere e lo portai alle labbra. Inspirai sognante quella dolce fragranza, perdendomi in essa.
Da umana (fino a ieri mattina) non avevo mai pensato che il sangue avesse un odore così...delizioso. Ero sempre stata convinta che non avesse alcun sapore, come anche nessun odore. Stupide convinzioni da umana.
Il sapore del sangue... non aveva parole. L'avevo assaggiato solo una volta, ma era bastata per farmi capire che era la cosa più buona che avessi mai gustato in vita mia. Non era la pizza di Pizza Hut o le ciambelle con glassa bianca di Starbucks,il sangue era paradisiaco.
Non aveva un gusto preciso ,non si poteva specificare. Sì, il sapore metallico dominava le papille gustative, ma non era solo quello. Era tutto quello che volevo che fosse.
Sentivo i miei canini fremere d'impazienza, volevano subito quel dolce liquido tutto per loro.
Non volevo più aspettare così tracannai tutto il bicchiere avidamente. Un calore piacevole si espanse in tutta la gola,riscaldando le membra del mio corpo freddo. Mi sentivo nuova, come se il sangue mi donasse la vita. Il sangue era vita.
Ma il mio corpo ne esigeva dell'altro, io ne desideravo altro.
"Mamma,non è che potrei..." lasciai volutamente la frase in sospeso, presa da un attacco di vergogna.
Lei scosse la testa."Per ora no,verso mezzogiorno. Voglio che ti abitui ad tre sacche giornaliere, così non rischierai di...".
"Uccidere qualcuno?" domandai stizzita. Perchè aveva paura di dire quella parola? Che male c'era, io non avrei mai ucciso nessuno,comunque.
Lei annuì,iniziando a torturarsi una ciocca di capelli ."Io ho ucciso,Elena e Stefan pure,di Damon non ne parliamone. Tutti noi abbiamo del sangue sulle nostre mani,chi più e chi meno,ma le nostre mani sono sporche. Sia chiaro,che non voglio che succeda anche a te".
Avevo sempre saputo che mia madre aveva ucciso un uomo e sapevo che il fardello del senso di colpa lo portava sempre in spalla: lei non poteva dimenticare, ma lo aveva superato. 
"Allora,come ti senti...ti fa ancora male?" chiese con voce spezzata,cercando di cambiare discorso.
Non avevo mai provato così tanto dolore come ieri sera. Mi stavo spegnendo lentamente tra atroci fitte di dolore; il mio battito cardiaco si era affievolito fino a fermarsi del tutto; se prima le mie mani erano calde,osavo dire umane,ora erano fredde. Come il freddo che soffiava dentro di me,lì dove una volta il mio cuore batteva veloce e con vita. 
Ero morta. 
Morta. Morta. Morta.
Cadi ora dal fico? Certo che sei morta, ragazza mia! commentò quella seccante vocina di sempre. Si faceva sentire sempre nei momenti peggiori.
Oh mio Dio, sono morta. Io sono morta. MORTA! Sono un cadavere ambulante, mi correggo, un fottuto freddo cadavere ambulante! Non ho un cuore e per abbracciare gli altri dovrò mettere dei guanti.....
Avevo dimenticato di essere... non riuscivo a dirlo, perché ancora non ci potevo credere. Iniziai ad andare in iperventilazione ed ad agitarmi sul posto. 
Le certezze di poco prima erano svanite e mi ritrovai nel panico più totale: ero morta per sempre e non si poteva tornare indietro. Ah, dimenticavo, io ero nata morta ed in teoria non avevo mai vissuto una vita vera. Io non ero mai esistita.
Non riuscivo più a capire niente e la testa fumava,per le troppe informazioni. 
"Ryan…" mormorò mia madre, preoccupata, nel vedere delle lacrime silenziose solcare le mie guance.
"Mamma,io sono morta. Sono morta...io sono morta" cantilenai piangente, stringendo le sue braccia. 
Ecco perché aveva pianto, in teoria sua figlia era morta ed era... una bastarda. 
Perché io ero nata bastarda, in tutti e due sensi. Mio padre era un ibrido e non mi aveva mai conosciuto e sicuramente non aveva mai voluto. Molto probabilmente io ero il frutto di una notte dominata dall'alcool e dalla vendetta.
Caroline mi stringeva forte al suo petto, accarezzandomi i capelli dolcemente e cullandomi tra le sue braccia, mentre delle lacrime sfuggirono al suo controllo.
Ma quella scena mi parve solo un patetico tentativo di rimediare ai suoi errori.
Le vene cominciarono a ribollire per la rabbia ed i canini premere per uscire. Scansai violentemente la vampira e mi alzai in piedi, mordendomi il labbro e asciugandomi gli occhi.
"Non ho bisogno che tu mi consoli, perché credimi fai abbastanza schifo in quello" sbottai, con rabbia. Sapevo del peso di quelle parole,ma non riuscii a pentirmene."Io sono morta ormai, non mi serve la tua compassione da quattro soldi. Forse potevi pensarci due volte, prima di andare a letto con quel... verme".
"Ryan, capisco che tu sia sconvolta, ma ascolta bene..." supplicò la vampira,con gli occhi lucidi.
"Cosa dovrei ascoltare? Le tue scuse? Non serve scusarti per avermi ucciso, perché in fin dei conti la colpa è tutta tua. Sei tu che mi hai partorito. E sai una cosa? Non mi pento di queste parole, perché io non ho un cuore, letteralmente".
Per tutta risposta mi arrivò uno schiaffo,di quelli forti,che facevano voltare la guancia dall'altra parte.
Misi la mano sulla guancia bollente, scioccata da quel gesto. Non mi aveva mai alzato un dito sopra di me, se non per abbracciarmi o per farmi il solletico.
"Forse ho fatto cose per cui non vado fiera,forse ho combinato più casini di quanto bene abbia mai creato. Ma tu non mi puoi dare la colpa,per averti donato la vita. Accetto che tu ce l'abbia con me per quello che è accaduto,ma se dici un altra volta che è colpa mia perchè tu sei nata,non è solo uno schiaffo quello che ti arriverà" gridò lei, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Ruggii sguainando i canini, mentre gli occhi diventavano gialli e neri. A quanto pare, alla nuova me non piacevano particolarmente le minacce. Scattai verso mia madre e le ringhiai in faccia, inchiodandola al muro, mentre lei cercava di scostarmi invano. Non avevo mai provato così tanta rabbia, non come ora. L'unica cosa che volevo fare era staccare la testa di mia madre... e sicuramente l'avrei fatto.
Mia mamma tremava di paura e solo allora mi accorsi di quello che avevo fatto,delle cose che avevo detto. Era quel fottuto gene del lupo.
"Maledetto..." dissi tra i denti, maledicendo mio padre. Era solo sua la colpa,della mia rabbia improvvisa. "Mamma, non sai come mi dispiace. Non avrei mai... è colpa del gene del lupo" mi giustificai, lasciandole le spalle.
Indietreggiai da lei e guardai fuori dalla finestra:non sarei riuscita a sopportare quel suo sguardo terrorizzato, da animale braccato. Io l'avevo spaventata,io,sua figlia,l'unica persona di questo pianeta che non avrebbe mai dovuto.
Feci dietro front per sparire in camera mia, ma lei mi bloccò "Ryan,devi solo ascoltare più attentamente".
Non capii quello che aveva detto, finché non sentii. Un tonfo debole, quasi impercettibile, dentro la gabbia toracica. Portai una mano alla carotide ed una sul cuore,il rumore si sentì ancora. Lui c'era e batteva lievemente, dovevo solo concentrarmi per sentirlo, per non dimenticare l'umana debole che ero.
Sorrisi amaro, dopo quello che le avevo fatto, non ne avrei più avuto bisogno. 
L'unica cosa che volevo fare era scappare, uscire dalla finestra della mia camera e inoltrarmi tra le vie di Chicago da sola. E così feci.

 

‡‡‡
 

 

POV Caroline

Ryan si era chiusa in camera sua e non si era più fatta vedere per tutto il giorno, la cosa mi spaventava non poco... soprattutto perché ormai era sera inoltrata.
Dalla sua camera provenivano solo i gracchi dei vecchi dischi in vinile che le aveva regalato Stefan un po' di anni fa degli ACDC, il gruppo suo preferito insieme ai Depeche Mode e ai Queen. Era la sua maniera per farmi capire che era depressa. Si sdraiava sul pavimento abbracciando il suo peluche preferito,Dottor Sherman così si chiamava,un mangiucchiato cammello spelacchiato e dal pelo scuro, ascoltando musica hard rock e sgranocchiando patatine intinse di burro d' arachidi...ebbene si faceva abbastanza schifo. Io almeno ascoltavo Lana Del Rey.
La verità era che non volevo ripetere l'esperienza di questa mattina. 
Avevo visto i suoi occhi lampeggiare di rabbia che non le apparteneva, di sicuro era colpa del gene del lupo ereditato da Klaus. Ricordo che anche Tyler aveva attacchi di rabbia e faticava a controllarla.
Questa mattina avevo avuto paura, paura che mia figlia potesse uccidermi. Era molto più forte di me, avendo ereditato la forza da vampiro e quella di ibrido, in più era anche furiosa... disturbarla e di conseguenza ripetere l'esperienza di oggi, non mi allettava. Così decisi di lasciarle i suoi spazi, doveva abituarsi a tutto: alla sua nuova vita, alle sue nuove abilità e sì, anche alla sua nuova dieta.
L'ultimo periodo era stato molto stressante, con la situazione di Ryan e tutto il resto, ma la cosa che mi preoccupava di più era Klaus.
Da quando gli avevo detto di Ryan, l'avevo visto solo durante la sua trasformazione... cosa diavolo ci faceva lì? Per un attimo avevo pensato che l'avrebbe uccisa, ma lui non si era mosso dal luogo dove era nascosto: era rimasto immobile, come se fosse stato paralizzato dal dolore...ah già, tutto quello che accadeva a Ryan, accadeva anche all'Originale. Non sapendo che fine aveva fatto il paletto di Quercia Bianca, mia figlia era l'unica arma per ucciderlo e, conoscendo l'Ibrido, avrebbe tentato di tutto per rompere l'incantesimo che li univa: avrebbe trovato una soluzione anche quando evidentemente non ce ne era una, coinvolgendo sicuramente streghe potentissime e usando Ryan.
Dovevo assolutamente nasconderla e scappare da lui. Infondo non era quello che Katherine faceva da circa mezzo millennio? Quella donna aveva un innato istinto di conservazione... non mi sarebbe dispiaciuto chiederle un consiglio.
Avevo circa solo sei ore di tempo per fare i bagagli e prendere due biglietti aerei per l' Antartide, mettendo così due continenti di distanza tra Klaus e la mia bambina, prima che decidesse, usando la sua forza da Ibrido Psyco Originale, di strapparla, letteralmente, tra le mie braccia.
Prima di andare in camera mia per preparare le valige, feci una sosta alla camera di Ryan e, evitando accuratamente di non entrare,urlando un mugugnato "Tesoro fai i bagagli" cercando si sovrastare il volume altissimo della musica.
Mi diressi in camera mia e a velocità vampiresca, iniziai a tirare fuori i miei vestiti dall'armadio e appallottolarli con noncuranza nella valigia.
Magliette, jeans, abiti... cavoli le mie Jimmy Choo!” mi appuntai mentalmente, mentre sparivo a prendere le scarpe.
Notai che Ryan non aveva ancora abbassato la musica così, raccattando tutto il mio coraggio, entrai nella sua camera.
"No,no,no!RYAN!" un urlo isterico si andò propagando dalla mia gola vedendo che la camera era vuota.
Mi misi le mani tra i capelli ed iniziai a fare avanti e indietro per tutta la stanza.
Il letto era disfatto, il giradischi ancora funzionante, nell'armadio sembrava essere appena stato derubato e la finestra era aperta.
Dove cavolo sei finita?”.

 

‡‡‡
 

"...Elena andrà nella zona sud di Chicago, Damon cercherà nella zona nord. Jeremy pattuglierà la zona est, mentre Stefan quella ovest. Bonnie rimarrà a casa sua,provando a rintracciarla mentre io aspetterò che torni qui" conclusi, sedendomi dopo venti minuti di monologo continuato.
I miei amici erano in piedi, intenti a guardare una mappa turistica di Chicago e segnare i luoghi preferiti di mia figlia.
Li avevo chiamati in una piena crisi di nervi, mentre invano cercavo di calmarmi. Niente. Ryan sembrava scomparsa dalla faccia della terra. Inutile era stato il mio tentativo di provare a chiamarla, trovai il suo cellulare a meno di cinque metri da me, nascosto sotto una pila di romanzi horror che aveva letto recentemente.
"Tranquilla Barbie,troveremo la tua progenie di plastica in un battito di ciglia" commentò Damon, ricevendo un forte scappellotto da Elena.
"Damon ti consiglio di stare zitto,oppure,ti giuro che ti faccio diventare pelato. Non ti ho ancora perdonato per aver fatto ubriacare mia figlia,sto pensando ha una piccola vendetta. Ruberei tutte le tue riserve di bourbon segrete e ci farei un bagno mentre,con tutta la tranquillità del mondo, ti eliminerò tutte le applicazioni del tuo telefono. Che ne dici?".
Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile ed uscì, seguito da Elena e Jeremy. Rimasi sola con uno Stefan evidentemente teso e preoccupato. 
"La troveremo" mi consolò lui,sedendosi in parte a me e stringendomi in un caldo abbraccio.
"E se non la dovessimo trovare? Tu non sai quello che è successo questa mattina! Sarà scappata perché si sarà sentita in colpa. Sicuramente è così! Che razza di madre sono? Dovevo mostrarmi forte invece... sono un incapace..." gridai disperata, ancorandomi al petto del mio migliore amico. 
"Ehi, tu non sei un incapace, anzi.." si fermò per sollevarmi il viso ed asciugarmi con i polpastrelli le lacrime "Sei la mamma migliore di questo mondo. Nessuna madre ha mai affrontato tutto questo, nessuna potrebbe mai immaginarlo. Hai cresciuto Ryan da sola, difendendola da tutti e da tutto...".
"E guarda come siamo finite. Io l'ho distrutta, io l'ho obbligata a patire le pene dell'inferno. Ci credo che questa mattina ha voluto attaccarmi. Sono un disastro di madre" lo interruppi, scoppiando di nuovo in lacrime.
Quelle lacrime avevano il peso di un macigno e soprattutto erano da troppo che le trattenevo,forse erano anni. Sarei rimasta schiacciata da loro, se non fossi crollata. Dovevo sfogarmi, lasciarmi andare, permettere al dolore di lasciarmi completamente. Le lacrime che stavo versando erano per aver rovinato la vita a Ryan solo per un mio stupido desiderio egoista, stavo piangendo per avere coinvolto i miei amici in tutto questo e stavo piangendo per Klaus, per essere sparito dalla faccia della terra, per avermi lasciata sola e per il fatto che fosse stato un bugiardo nei miei confronti: mi aveva riempito la testa di bugie, di promesse che non si sarebbero mai avverate ed io, l'inutile stupida, avevo creduto alle parole di un seduttore. Lo odiavo ed odiavo me stessa.
Le lacrime aumentarono e il mio petto era scosso da violenti singhiozzi. Ero ritornata la Caroline umana, debole, fragile, insicura, maniacale e nevrotica. Per quanto avessi lottato con tutte le mie forze, nel tentativo di sopprimerla, lei era lì e premeva per uscire, cosa che in situazioni come questa spesso accadeva.
Per quanto odiassi sentirmi così debole, piangere mi stava facendo bene. Le lacrime trascinavano via un po' del mio dolore, facendo alleggerire lievemente il peso del mio cuore morto. 
Non mi sarei mai perdonata se a Ryan fosse successo qualcosa o peggio... se l'avesse trovata Klaus, di certo le avrebbe spifferato tutta la verità e se doveva veramente sentirla da qualcuno, quel qualcuno dovevo essere io.
"Sarai maniacale, nevrotica e un po' stronza a volte... ma di certo non sarai mai una cattiva madre. Promettimi che non penserai mai più di esserlo".
Annuii e mi accoccolai ancora di più al suo petto, circondata dalle sue braccia mi sentivo protetta. Al sicuro. Questa era la mia amicizia con Stefan: lui mi proteggeva sempre, era il mio rifugio sicuro. Non mi aveva mai criticata e non mi aveva mai rivolto una parola che non fosse gentile. Stefan era la mia ancora di salvezza, il mio consigliere e confessionale personale, sempre pronto con un sorriso a tirarmi su e a spronarmi a non mollare mai. 
Passarono diversi minuti prima che Stefan si decidesse di andare a cercare mia figlia e lasciarmi completamente sola.
Dovevo fare qualcosa per fare sbollire l'agitazione e quello che mi riusciva meglio era sfogliare l'album fotografico mio e di Ryan.
Sorseggiai una tazza di caffè, ormai freddo, sfogliando quel vecchio album dalla copertina rosa pallido e dagli angoli smussati. Piccoli angoli di vita erano rinchiusi lì dentro, ricordi che sarebbero durati per secoli, erano rimasti catturati dalla macchina fotografica usa e getta che compravo per le occasioni.
Ricordavo ogni singolo particolare di ogni giorno trascorso con lei: dal buongiorno di mattina, al bacio della buona notte la sera.
Ryan che sorrideva con in braccio un gatto randagio e che starnutiva perché era allergica, era così piccola in quella foto aveva solo cinque anni. Piccola, minuta ma con un bel caratterino. Le mollette bionde che spuntavano disordinate da due treccine ed il vestito rosso a pois, calzava a pennello con i piccoli occhiali da sole bianchi. 
C'era una foto che amavo particolarmente:il primo giorno di vita di Ryan, quando Bonnie ed Elena si erano dovute impersonare due ostetriche. 
La presi in mano e con estrema delicatezza, iniziai a sfiorare i contorni delle figure presenti in essa.
Era una foto semplice, di quella che tutte le mamme fanno. Un piccolo fagottino rosa, avvolta in un caldo asciugamano e stretta al mio petto, le mie lacrime di gioia le bagnavano il viso, mentre mia madre, sorridente e con gli occhi lucidi, scattava la foto. Il ricordo più bello che una madre possa chiedere.
Con il dorso della mano mi asciugai una lacrima sfuggita al mio controllo. 
Il campanello suonò e scattai in piedi, chiudendo rumorosamente l'album. Ryan era tornata. 
Mi precipitai fuori dalla porta e l'abbracciai, stringendola forte.
"Non mi aspettavo un'accoglienza così calorosa. Ti sono mancato così tanto,amore?" sussurrò una voce suadente e divertita al mio orecchio.
"Oh no" sputai disgustata staccandomi come scottata dall'Ibrido "Sei peggio dell raffreddore,Klaus!Sparisci da casa mia".
Klaus scoppiò in una risata fragorosa, ma un istante dopo si ricompose riassumendo un espressione fredda e seria.
L'originale,ora,era l'ultimo dei mie problemi.
Si passò la lingua tra le labbra e, superandomi, entrò in casa."Fossi in te, amore, doserei bene le parole" spiegò con calma e con una punta di altezzosità, sprofondando sul divano.
Mi morsi il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare. Dovevo mantenere la calma.
"Spiegami perché sei qui" sbuffai puntando lo sguardo sull'album fotografico.
"Ryan" sillabò. 

 

‡‡‡
 

POV Ryan

Non sapevo con esattezza dove mi trovavo, almeno sapevo che ero ancora a Chicago.
Quello che stavo facendo era abbastanza immaturo e infantile: ero scappata di casa per schiarirmi le idee e per non pensare a quando avevo attaccato mia madre. Ero scappata come un ladro, senza affrontare le mie paure. 
Codarda. Ero solo una codarda e anche egoista.
Caroline stava di certo entrando nel panico, travolta completamente da una delle sue crisi nervose, abilitando tutti per ritrovarmi.
Come potevo farle questo? Ero sparita tutto il giorno, facendo finta di essermi rintana, come una talpa da computer, in camera mia ad ascoltare vecchi dischi. Non le potevo fare questo.
Per tutto il giorno ero sempre stata al punto di fare dietrofront e ritornarmene sui miei passi, ma avevo troppa paura. Avevo paura che la rabbia sarebbe ritornata e non avrei più potuto contenerla, non potevo fare questo a mia madre.
Avevo gironzolato per tutti i vicoli di Chicago, da quelli super snob a quelli dove i venditori di droga mi assalivano, per convincermi a provarla. Uno mi aveva anche palpato il fondo schiena. Dopo un volo di tre metri e un calcio, ben assestato, nei gioielli, mi aveva lasciato in pace.
Ma ogni volta tornavo nello stesso posto e non capivo perché. L'istinto mi portava nel quartiere più lussuoso di Chicago, davanti a villa. Era grande, il piccolo appartamento in cui abitavo era grande quanto una loro stanza. Dietro ai cancelli alti, si apriva un parco inglese, dove una strada portava all'ingresso dell'abitazione. Era una villa moderna, ma aveva un so che di ottocentesco. Non ero mai stata brava in storia dell'arte, quindi non potevo definire che stile era... in poche parole era fine e faceva rosicare i comuni mortali, be' anche quelli sovrannaturali.
I miei piedi non si muovevano più, erano incollati al terreno. Sentivo qualcosa di famigliare provenire dall'abitazione. Qualcosa che sapeva di caldo, di famiglia.
Decisi di usare il mio super udito per captare qualche suono preveniente dall'interno. Lo so, era da impiccioni, ma ero troppo curiosa. Scostai una ciocca di capelli e mi avvicinai furtiva alla villa e, esattamente come una stalker, mi nascosi sotto il muretto del cancello.
Passi felini, probabilmente di una ragazza, abbastanza bassa e forse della mia età. Mi sentivo una spia, tipo Totally Spies, e l'unica cosa che riuscivo a pensare era quanto potesse essere fico intuire così tante informazioni solo dal rumore dei passi. Dovevo ringraziare di essere un ibrido-vampira. D'ora in poi, se la gente mi chiedeva cosa ero, avrei detto che ero un i.v., ibrido-vampira era troppo lungo da dire.
La voce della ragazza, catturò la mia attenzione: stava parlando al telefono e io la conoscevo bene. 
“Chantal” mormorai tra i denti.
Chantal si accostò alla finestra, spostando la tenda lussuosa per guardare fuori.
Come se mi avesse sentito, si girò verso di me: non capendo da dove proveniva il rumore, fece una smorfia e scrollò le spalle. 
Mi accucciai ancora di più, sperando che non mi avesse visto: anche lei era un ibrido e se io vedevo chiaramente cosa stava facendo, poteva farlo anche lei.
"Mamma,nell'ultimo tempo papà e strano. Sparisce per un giorno intero e poi ritorna. Sì, mi piacerebbe tornare a casa,ma sai come è fatto. Non lo so,penso che la situazione con quella Camille sia la stessa di sempre. Non mi piace qui e non mi piace neanche passare il tempo con lui. So che mi vuole bene,ma quando lo guardo bene negli occhi,vedo un velo d'odio che li ricopre." sussurrò la ragazza, con tristezza e malinconia, quasi per non farsi sentire.
La voce al telefono aumentò la velocità delle parole, impedendomi di capire. Mi sporsi un pelino dal mio nascondiglio, alzando di più gli occhi. Forse un po' troppo, perché Chantal mi vide. Mi accucciai immediatamente, stringendo le ginocchia al petto. 
"Mamma,ti devo lasciare fuori c'è una guardona" troncò la chiamata scocciata.
Per un po' non sentii più rumori: speravo che avesse lasciato perdere. Ma non era così: Chantal Mikaelson non mollava mai l'osso. 
"Forbesfigata, sei così ossessionata da me, che adesso mi fai da stalker?" sibilò velenosa la voce della mora, facendomi sobbalzare e picchiare la testa. Ahia, era anche incazzata.
Non lasciai alla sorpresa di dominarmi, così assunsi il solito sorriso sprezzante e arrogante di quando la vedevo. 
"Mikaelstronza, è un piacere vederti. No, scherzone. Spero che Dio abbia deciso di fare piovere acido solforico, così da levarti quel naso per sempre" borbottai,ironica,percependo chiaramente l' inclinazione della voce.

Stare in presenza di quella ragazza,mi aveva sempre reso nervosa. Quando era vicino a me,la solita vocina,ormai mia compagna di disavventure,mi incitava a competere con la mora,senza un motivo valido. E la cosa era reciproca. Eravamo sempre in costante competizione,senza mai aver decretato una vincente o una perdente. Non ci importava che situazione fosse,noi dovevamo sempre dimostrare che una era più brava dell'altra.
Lei con teatralità si coprì il naso "Farebbe un favore anche a te, potrebbe sciogliere quei brufoli e quegli enormi pori dilatati, che fanno da riparo ai barboni. Seriamente, sono enormi!".
Avevo un grande problema con la pelle, ma ero stufa che lo usasse sempre come scusa per offendermi.
La rabbia iniziò a salire e i canini fremere per uscire. Strinsi i pugni. "Concludiamola qui, o potrebbe finire male" proposi con voce trattenuta.
"Ryan Forbes che lascia perdere. Sì, forse hai ragione: forse Dio farà veramente piovere dell’acido" concluse, scomparendo in casa.

Usando la super velocità mi allontanai dalla villa,mettendo tutta Chicago tra me e lei.
Ed ora eccomi qui,in uno squallido vicolo cieco,tremante di rabbia mentre le stelle,il cielo scuro e le loro ombre prendono il posto al calore del giorno. Ah giusto si aggiungeva la fame.
Volevo tornare a casa,ma la paura e l'orgoglio me lo stavo impedendo.
Lo stomaco iniziò a brontolare e a ruggire per la fame,mentre la gola cominciò a seccarsi. Volevo urgentemente tornare a casa.
Un flashback inondò il mio cervello, non facendomi più capire niente.
"Ti ci porto io" le propose il ragazzo.
La ragazza sbuffò, ma lui continuò."Roma. Parigi".
La ragazza sbuffò ancora."Tokyo".
Lei rise di una risata genuina, contagiandolo. Risero insieme.
Era mia madre,vestita in blu abito principesco e Klaus in smoking, sembravano divertirsi.
Poi un altro flashback. 
"Lui è il tuo primo amore, io voglio essere il tuo ultimo. Non mi importa quanto tempo dovrò aspettare" sussurrò Klaus, posando un casto bacio sulla guancia della vampira.
Da dove diavolo sbucavano fuori questi flashback?Era la cosa più scontata al mondo, ma sapevo che non mi appartenevano. E allora di chi erano?
Urgeva una chiacchierata intensa con mia madre,se Klaus aveva intenzione di essere il suo ultimo amore,be' prima sarebbe dovuto passare sul mio cadavere.

"Ehi Joe, guarda cosa abbiamo qui!" esclamò una voce maschile entrando nel mio campo visivo.
Era un ragazzo alto e corpulento, spalle grosse e braccia massicce, dalla carnagione scura ed i vestiti logori.
Un altro ragazzo questa, volta basso e smilzo come un chiodo, lo affiancò.
"Lo sai che sei proprio un bel bocconcino?" biascicò il ragazzo, che doveva essere Joe, avvicinandosi. 
Puzzavano tutti e due di alcool e ad uno dei due stava sanguinando lo zigomo. La fame aumentò.
"Fossi in voi,me ne andrei via" dissi,trattenendo malamente una minaccia,con voce rotta e con la gola secca,capendo subito le loro intenzioni.
Due ragazzi,non venivano mai,ripeto mai,in un vicolo buio,avendo buone intenzioni...specialmente se incontravano una ragazza.
Non volevo fare loro del male e soprattutto non volevo che loro ne facessero a me.
Ero immortale, ma avevo comunque paura: forse era la cosa più imbarazzante che si potesse pensare, ma volevo che la mia prima volta fosse romantica, con delle rose bianche e il ragazzo che mi amava... non in un vicolo sporco e con un ragazzo ubriaco. 
"DJ, la ragazza vuole che andiamo via, la accontentiamo?" continuò, sorridendo verso l'amico.
I ragazzi scoppiarono in una risata sadica e si misero davanti a me, impedendomi qualsiasi via di fuga.
"Lasciatemi in pace, per favore" chiesi ancora, cercando di mantenere il controllo,mentre il profumo del sangue si avvicinava sempre di più.
I due ragazzi risero ancora,non badando alla mia richiesta. Stupidi,idioti."Joe siccome l'ho trovata io, ci faccio prima un giretto, poi te la lascio" disse DJ. 
Joe annuì e se ne andò, mentre DJ si avvicinò a me slacciandosi la cintura dei pantaloni. 
La paura si impadronì di me, impedendomi di reagire. Ma l'unica cosa che mi importava era il sangue, era il sangue che stava macchiando il volto del mio assalitore. Poco importava se mi avrebbe violentata, io volevo il suo sangue.
"Sarà una bell'esperienza...be' almeno per me" continuò lui inchiodandomi alla parete e stringendomi i fianchi. Il suo naso si infilò tra i miei capelli annusandoli ed io ero sempre più vicina alla mia droga.
"Ti prego, lasciami andare" implorai ancora,mentre lottavo contro l'impulso di snudare i canini.
Il ragazzo sembrò non curarsene."Sono sicuro che ne vorrai ancora. Lo sai, sei proprio bella" sussurrò lascivo al mio collo,facendo scivolare le mani sul seno fino ai glutei. Rabbrividii per il disgusto.
Ryan reagisci!”.
Non posso,non ce la faccio!” replicai,impaurita.

Solo quando le sue mani slacciarono la cintura dei miei pantaloni,facendoli scivolare a terra, reagii. I canini uscirono ed il viso mutò. 
"Invece per te,credo che non sarà una bella esperienza" tagliai corto avventandomi sul suo collo.

La fame prese il sopravvento,sbloccando tutti i miei inibitori.
Il ragazzo urlava, ma non mi importava: il suo sangue era delizioso e fino a dieci secondi fa aveva cercato di violentarmi...era una scusa valida.
Strinsi ancora di più le braccia intorno al suo collo e affondai con maggiore intensità i denti.
Si stava spegnendo, mentre io mi stavo riaccendendo.
Quel DJ era ancora vivo, quando Joe ritornò seguito a ruota da quattro ragazzi. Doveva aver sentito le urla di terrore,del suo amico e aveva portato la scorta. Mi leccai i baffi: c'era da divertirsi.

C'era sangue dappertutto:sui loro corpi,sui muri,sul mio viso... Mi sentivo una regina,la regina della notte.
Non sapevo se avevo ucciso qualcuno, perché Stefan mi prese in braccio di peso e mi trascinò via.
"Ho fame" protestai, con ancora il viso sporco di sangue.
"Li hai quasi uccisi, anzi uno è agonizzante" spiegò prima di sparire ed andare a curare con il suo sangue quei ragazzi, finendo l'operazione soggiogandoli.
Quando tornò da me, aveva un espressione delusa sul volto."Se non fossi arrivato in tempo, ora sarebbero morti. Tu li avresti uccisi, anzi squartati. Conosco la rabbia che provi mentre ti nutri, ti fa perdere il controllo. Avresti combinato un macello".
Quelle parole pesavano, sapevo cosa avrei combinato ma non mi importava. Se il sapore del loro sangue era così buono, io dovevo berlo tutto, non mi importava se morivano.
Ero grata a Stefan di avermi fermata: a quest'ora al posto di sei corpi malridotti ma vivi, ci sarebbero stati solo arti vagabondanti e corpi in via di decomposizione.
Iniziai a piangere, del tutto colpevole. Mi ero fatta trascinare dalla frenesia del sangue,avevo ceduto e perso il controllo. Avevo fatto tutto quello che la mia famiglia,mi aveva detto di non fare. Li avevo delusi:avevano riposto le loro speranze in me ed io li avevo delusi. "Non voglio più nutrirmi" singhiozzai."Li ho quasi uccisi e non me ne importava".
Stefan si avvicinò e mi abbracciò."E' così quando ci nutriamo ,non ci importa se la vittima vive o muore. Siamo vampiri, l'egoismo è nella nostra natura" mi giustificò lui calmo."Ed ora andiamo, tua madre è disperata".

Annuii e mi staccai da lui."Possiamo tornare a casa a piedi? Mi piace quando tu mi abbracci. Il calore del tuo corpo mi fa sentire...bene".
Forse questo avrei dovuto tenermelo per me,visto che violava l'accordo fatto il giorno prima.
Lui sorrise e fece un cenno di consenso con la testa.
Stefan si avvicinò e fece scivolare un braccio intorno alla vita,mentre con l'altro mi teneva fermo le spalle,stringendomi a lui.
E così,teneramente avvinghiati,ci avviammo per le vie buie di Chicago.

 

‡‡‡
 


POV Caroline

"Dammi una buona ragione perchè io,ti ceda mia figlia. Mi stai prendendo in giro?!" sbottai minacciosa.
Come poteva solo pensare una cosa del genere?Era venuto per sottrarmi mia figlia e prentendeva pure un mio consenso...non esisteva un ibrido più complicato e strano di lui!
Come poteva sfiorargli l'idea di agire così?Solo il giorno prima aveva minacciato entrambe!
Klaus sembrò non preoccuparsene ed iniziò a sfogliare l'album fotografico. Iniziò a ridere "Vedo che Ryan era una bambina molto... vivace" sghignazzò riferendosi alla foto che aveva in mano.
Con velocità la strappai subito dalle sue mani, mettendola al suo posto."Ryan adorava il cibo, anche se questo voleva dire versare tutta la sua pasta tra i miei capelli" spiegai altezzosa, lasciandomi sfuggire un sorriso:lui si era perso qui bellissimi momenti,rendendoli intimi,un legame in più tra me e Ryan."Non ti lascerò mai portarmela via".
"Vedi il punto è questo: non mi interessa avere un legame con lei, ma purtroppo sono obbligato. E' l'unica cosa che può uccidermi e non mi piacerebbe morire da un giorno all'altro solo perché tua figlia inciampa in un paletto di legno. Io devo portarla via, con le buone e con le cattive. Devo solo trovare una via di fuga dal nostro legame e poi potrai tornare alla tua vita di sempre, con Ryan ed i tuoi amici babbei" parlò con calma ed autorità, versandosi da bere.
Sapevo che era sbagliato ma quella proposta mi allettava, un mondo senza Klaus era il massimo. Un mondo senza il legame tra Ryan e Klaus era sublime.
"E se non la trovassi?" domandai: ovvio, c'era anche quell'opzione.
"Tu non rivedrai mai più tua figlia" concluse con ovvietà.
Lui sorrise, conoscendo già la mia risposta.
"Be in questo caso, la porta sai dov'è, prima che ti cacci a furia di calci nel sedere fuori da casa mia".
"So cosa ti frulla nel cervello, puoi andare anche dall’altra parte del mondo ma ti troverò, sappilo. Ho un talento sovrannaturale nel scovare le persone" mi ricordò, bevendo un altro sorso di alcool."E a quel punto non vedrai mai più Ryan".
Mi scagliai contro di lui, non mi importava se era più forte, ma non mi avrebbe mai portato via mia figlia, nessuno mi avrebbe mai separato da lei. Nemmeno la morte.
Lo inchiodai alla parete, le mani sulle sue spalle e le gambe ancorate alla sua vita.
"Tu provaci e vedrai" sibilai,sulle sue labbra.
Il motivo per cui mi ero avvinghiata così a lui, non mi era ancora chiaro: potevo buttarlo fuori casa ed invece ero ad un passo dal baciarlo. Ma la cosa non mi poteva interessare, perché stranamente la trovavo piacevole.
Klaus invertì le posizioni, torcendomi le braccia dietro alla schiena. Il suo respiro caldo provocava brividi di piacere sul mio collo, mentre le sue mani percorrevano tutta la mia spina dorsale, intrecciandosi alla mia vita. 
"Fai del male a me e lo farai anche alla tua mocciosa" sospirò al mio orecchio, posandovi un bacio languido e sensuale.
Rabbrividii. Perché mi faceva sempre effetto? Probabilmente non lo avrei mai capito.
La sua bocca si posò sulla mia clavicola ed iniziò a tracciare una sciai di fuoco con la lingua. 
Riprendi il controllo Caroline, vuole portarti via tua figlia”.
La ragione si impadronì di me: con uno strattone mi liberai dalla presa e lo allontanai brutalmente. 
Klaus mi guardò sorpreso e malizioso."Stiamo flirtando quando tu minacci di portarmi via mia figlia" borbottai più a me stessa che a lui.
Klaus alzò le spalle e soffocò una risatina."A me non dispiace" disse lanciando un occhiata maliziosa e avvicinandosi a me. 
Ogni volta che mi guardava, sentivo che mi stava spogliando con gli occhi. Mi ero ripromessa di reprimere quella sensazione che, a distanza di anni, mi perseguitava ancora,ma non ci ero mai riuscita. 
Perché era inutile mentire a me stessa, per Klaus avrei per sempre provato qualcosa: non era solo il padre della mia bambina, ma lui era l'unico uomo a cui era importato qualcosa di me... anche se poi ottenuto il suo scopo, si era dileguato. Mi aveva corteggiato, mi aveva capito al volo e mi aveva scelto. Ed io ero stata una stupida.
Le labbra di Klaus erano sempre più vicine alle mie. Dovevo allontanarle, subito, ma non ce la facevo. Klaus mi continuava a guardare con quell'espressione maliziosa ed io mi sentivo accaldata. 
Volevo o no quelle labbra? Non sapevo decidermi, mi sentivo un po' come Elena quando era indecisa quale Salvatore scegliere.
Furono le labbra dell'Originale decisero per me. Le sue labbra si posarono sulle mie anelanti.
Le volevano così tanto da farmi male. Lui mi faceva male. 
Ribellati Carolineimpose una vocina.
Debolmente provai a respingerlo, ma le sue mani si saldarono attorno ai miei polsi. Dovevo fare appello a tutto il mio orgoglio femminile e alla mia forza di volontà per non cedere, ricordandomi quanto avevo sofferto per lui.
Le sue labbra iniziarono a muoversi voraci ed avide, pretendendo un cenno di vita dalle mie. Il mio cuore stava per scoppiare ed era prossimo ad un attacco di tachicardia.
Caroline non cedere.
Intrappolò il mio labbro inferiore tra le sue, succhiandolo dolcemente. Liberò una mano ed iniziò ad accarezzarmi il viso con dolcezza.
Non resistetti più.
Chiusi la porta alla voce della mia coscienza e risposi al bacio con passione ardente.
Fai come se io non ti avessi detto niente disse la vocina, piccata.
Non badai alle sue parole.
Gli concessi l'accesso alla mia bocca. La lingua dell'ibrido si intrufolò nella mia bocca e la mia lingua rispondeva felice alla sua. Si incontravano,scappavano e si ritrovavano, facendomi impazzire. 
Avevo baciato un infinità di uomini, ma mai nessuno mi aveva donato le sensazioni che Klaus mi faceva provare. Con gli altri uomini era sempre il solito schema, lo stesso schema che c'era tra me e Tyler. Invece con Klaus tutto era diverso: ogni volta che lo baciavo sentivo sempre qualcosa di nuovo, senza un nome, sconosciuto e pericoloso.
Klaus incominciò a baciarmi ansiosamente,con rude passione,come se fosse da un momento all'altro potessi scapparre. Se avessi dato ragione alla ragione,lo avrei fatto. Ma io amavo il rischio.
Le sue mani iniziarono a vagare su tutta la schiena fino a saldarsi sui miei fianchi,le mie dita scivolarono sul suo collo fino ad intrufolarsi tra i suoi capelli.
Cacciai un piccolo grido di piacere, quando sentii la terra mancarmi sotto i piedi e ritrovarmi seduta sul tavolo con le gambe avvitate alla sua vita.

La passione ci stava bruciando vivi,mentre tutti e due cercavo un modo per avvinghiarci ancora di più,dovevamo sentirci fino alle ossa,solo allora saremmo stati contenti.
Iniziai a baciargli il collo fino ad arrivare al lobo dell'orecchio, mordicchiandolo. Sospirò di piacere.
Mi tolse la maglietta e, con malavoglia, mi dovetti separare da lui. Sfruttando l'occasione gli levai anche la sua camicia.
Tracciò una scia di fuoco dal mio collo fino al incavo dei miei seni, facendomi gemere di piacere.  Iniziò a risalire verso il collo alternando baci e morsi,finché trovò il lobo dell'orecchio. Iniziò a torturarlo,stuzzicandolo con la lingua e con in denti,sorridendo soddisfatto,mentre io cercavo boccheggiavo,impudica.
Lo volevo, lo volevo sentire dentro di me. Volevo affondare dentro di lui tutto il mio dolore, perché sapevo che lui mi avrebbe guarito. Klaus era sempre stata la mia tachipirina, la mia morfina. 
Dimenticai tutto.
Dimenticai la trasformazione di Ryan, l'accaduto di questa mattina e la porta che si apriva. 
"Mamma?!" ci interruppe la voce scioccata di Ryan.

Ops.
 

‡‡‡
 

POV Ryan

Fino da bambina sapevo che, prima o poi, avrei visto qualcosa di traumatizzante per la mia crescita. La cosa era accaduta oggi.
Non avevo mai saputo come ci si sente quando sorprendi tua madre che pomicia con l'uomo che ti sta di più sulle palle al mondo. O comunque con qualsiasi uomo.  Se fossi arrivata solo pochi secondi dopo,ci sarebbe stato abbastanza materiale per un film porno. Bleah,che schifo!
Certamente l'imbarazzo domina. Nessuno dei tre sapeva come comportarsi. Io non sapevo se era una buona idea correre in bagno a vomitare anima e corpo per la scena vista. 
Entrambi erano ansanti e mezzi nudi davanti ai miei occhi, mentre io avevo trovato più interessanti le mie scarpe. Decisamente vomitare era la scelta migliore al mondo.
Storsi il naso in una smorfia di vero disgusto, supplicando Dio di cancellarmi la memoria.
Quello meno a disagio era Klaus, il che mi causò un tic nervoso all'occhio sinistro. Di quell'uomo non ci si liberava più: non era bastato averlo a cena a casa mia, era comparso come uno stalker alla mia trasformazione ed ora amoreggiava con mia madre, nel mio salotto, davanti ai miei occhi. Non mi sarei tolta quella visione dalla testa tanto facilmente.
Raccolse la camicia da terra e se la mise, mentre mia mamma arrossiva sempre di più.
Speravo con tutto il cuore che non iniziasse il tipico discorso: "Ryan ti sembrerà strano, ma anche tua madre ha una vita sessuale", non sarei più stata capace di guardarla in faccia.
"Ryan..." iniziò lei. 
Oh,no.
"Mamma ti prego risparmiamelo! Sei una donna adulta ed indipendente, non devi spiegare niente. Puoi farti chi ti pare e piace...anche lui" mugugnai con una punta di acidità,guardando la punte delle mie scarpe di certo più interessanti della conversazione.
Klaus mi fissava sprezzante e ricambiai lo sguardo. "Anche se significa toccare i bassifondi" continuai arrogante. Non riuscii a frenare la mia bocca,era da un po' che lo volevo dire. Klaus era il gradino più basso che mia madre avesse mai toccato,preferivo persino Trippa Danny,il ragazzo di mia madre quando io avevo dieci anni.
Feci per sparire in camera mia, ma Klaus mi bloccò.
L'ibrido mi fissò minaccioso, il viso sfigurato e gli occhi gialli lampeggianti di rabbia. Per la seconda volta, provai la vera paura e percepii la mia morte imminente.
Una morsa attanagliò il collo e la terra sotto i piedi mancarmi. Boccheggiai in cerca d'aria.

Mia madre provò a liberarmi, ma fu scaraventa via. 
"Hai messo a dura prova la mia pazienza,già troppe volte,ragazzina. Di solito la gente non è così fortunata e tu stai passando il limite. Non mi importa niente se tu sei mia figlia ed se tu muori,muoio anche io. Sarà un piacere vederti morire per mano mia" ringhiò al mio orecchio,mentre la sua faccia assumeva un colore livido e annaspava in cerca d'aria. Mollò la presa e sparì facendomi cadere per terra.
Iniziai a tossire e a massaggiarmi il collo, mentre nella testa mi frullavano ancora le sue parole.
Caroline si avvicinò a me, sorreggendomi per le spalle.
Mia figlia.
"Non dovevi scoprirlo così. Avrei dovuto parlarti io, con calma" cantilenò la sua voce, stringendomi tra le sue braccia esili.
Se muori tu, muoio io.
"Mi dispiace, Ryan".
Mia figlia.
Le lacrime iniziarono a scorrermi lungo le guance. Potevo sopportare tutto: la fame, la trasformazione, ma non che Niklaus Mikaelson fosse mio padre... e di conseguenza la Mikaelstronza mia sorella.
Tutti i castelli di sabbia, costruiti pensando che mio padre fosse un supereroe, erano stati spazzati via. La verità er che mio padre,colui con il quale condividevo la metà del mio patrimonio genetico,era un spietato assassino,un portatore di dolore e la mamma me lo aveva nascosto per sedici anni.
"Avevi promesso niente più bugie".
"Ryan lo so ma è complicato..." provò a spiegare.
Non la lasciai finire, non volevo sapere, non mi interessava."Cosa è complicato? Io sono sua figlia e se muoio io muore anche lui. Più facile di così".
"Ryan..." cercò ancora lei,di spiegare.
"NO! Questa volta niente Ryan, mamma. Dovevi dirmelo subito, eri obbligata a dirmelo subito. Sei una bugiarda ed una codarda!" sbraitai stringendo i pugni.

Caroline perse la pazienza,strinse le nocche fino a farle sbiancare,cercando di trattenersi da una crisi di nervi.
"Io sarei una codarda? Ti ho cresciuta senza il suo aiuto, proteggendoti da lui! Tu non sai molte cose su di lui, su cosa è capace a fare. Il vostro sangue è collegato, se ti succede qualcosa capita anche a lui! Ti avrebbe portata via da me se lo avesse saputo. Sei l'unica arma in grado di ucciderlo".
Questo spiegava i flashback di oggi.

Provai ad aprire bocca,ma non trovavo niente da dirle. Non mi importava, mi aveva mentito troppe volte, non avrei più avuto fiducia in lei. Ogni volta che scoprivo qualcosa c’erano altre bugie sotto.

Se c'era una cosa che odiavo era sentirmi dire delle bugie. Mi sentivo tagliata fuori da qualcosa ed odiavo quella sensazione. Avevo sempre fatto fatica a fidarmi delle persone e quando accadeva, loro mi mentivano sempre.
La vampira mi bloccò il polso, obbligandomi a guardarla. Feci una smorfia e con uno strattone mi liberai, scomparendo poi in camera in mia.
Chiusi la porta a chiave ed iniziai a preparare lo zaino,prendendo Dottor Sherman da sotto le coperte e sistemandolo con cura dentro.

D'ora in poi avrei vissuto con Stefan, non avrei più sopportato la vista di mia madre.
La porta di camera mia sbatteva sempre più forte e Caroline implorava per entrare.
Due mani mi tapparono le vie aeree, impedendomi di chiedere aiuto. 
"Sogni d'oro,piccola Ryan" mi salutò una voce a me conosciuta, prima di vedere tutto buio

 

‡‡‡

 




* Mon Coin*

Sì lo so,forse farò bene a non parlare e a scomparire da questo sito...per sempre.

Devo ringraziare la mia beta Kyuby95,per aver corretto questo capitolo.

Scusami ancora,spero almeno che ti sia piaciuto :')

Quindi vorrei dedicarle questo capitolo.

Ringrazio inoltre tutte le lettrici che mi scrivo di non mollare,lo so la scuola adesso finisce e mi potrò liberare.

Grazie anche alle dolcissime ragazze che hanno recensito il capitolo precedente. Io ancora non credo,11 recensioni?O mio Dio!

Non so cosa mi sia preso,mi è partito l'ormone Klaroline...così ho deciso di cambiare anche il banner,vi piace?

Allora questo capitolo sarà diviso in due parti.

Allora partiamo dal capitolo:primo punto la nostra Ryan.

Vediamo una Ryan profondamente combattuta:adora essere un i.v.,ma allo stesso tempo si sente in colpa per tutto quello che ha combinato da allora. Ha attaccato sua madre e stava per uccidere quei ragazzi...se non fosse stato per Stefan.
Che ne dite di Ryan e Chantal?Chi rimarrà più traumatizzata tra le due,per il loro legame di parentela?

Come vi sentireste voi se aveste scoperto che vostro padre è un assassino ed amoreggia con vostra madre in casa vostra?Oltre all'imbarazzo ed alla rabbia...la nostra ragazzina si sente anche delusa. In cuor suo si aspettava un padre modello,non un serial killer.

Caroline in questo capitolo ha dovuto abbassare la guardia:sia con Klaus che con sua figlia. Non può rischiare di perderla...ma Klaus?Nei prossimi capitoli,Klaus cercherà con tutte le sue forze di non uccidere Ryan e Caroline. Mentre un nuovo personaggio arriverà a sconvolgere le vite dei nostri personaggi...vi dico,vedo l'ombra di un triangolo tra...top secret. Leggete i prossimi capitoli!

Spero che il momento Klaroline,vi sia piaciuto...ora inizierà il bello!

Nei prossimi capitoli vedremo un Klaus prossimo ad una crisi di nervi, una Ryan intenta a portare all'esasperazione il proprio padre ed una Caroline pronta a mettere i bastoni tra le ruote al nostro ibrido sexy.

Va be,ora vado!
Vi abbraccio e grazie per essere con me,sperando che questa storia vi piaccia.

Pace!


Cioccolataconpanna

 

 

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Capitolo 11
*** Part 2.-I’m coming on like a hurricane ***


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IMPORTANTE LEGGERE LE NOTE A FINE CAPITOLO,VI PREGO E' URGENTE.
BACI E BUONA LETTURA



Trailer by Miss Salvatore 00 (su EFP)

 

 

 

 

 

 

 

 

L'abitudine è la più infame delle malattie...
perchè ci fa accettare qualsiasi disgrazia,
qualsiasi dolore,
qualsiasi morte.
Oriana Fallaci - Un uomo

 

 

 

‡‡‡

 

 

 

 

Ryan

 

 

 

Non vi è mai capitato in vita vostra di fissare ipnotizzati la lavatrice, azionata sui lavaggi aggressivi? I capi d'abbigliamento indistinguibili in un vortice di colori, la testa che ti gira come in un tornado quando guardi l'oblò... Quindi conoscete la sensazione di essere prossimi a vomitare.
Ed era così che mi sentivo in quel momento.
Nelle ultime quarantotto ore la mia vita era cambiata, letteralmente: ero tecnicamente morta, diventata una specie di ibrido e avevo quasi ucciso un gruppo di ragazzi, per poi essere assalita dagli atroci sensi di colpa.
Oh già, adesso si aggiungeva questa terribile emicrania.
L'unica cosa che volevo fare era scendere da un auto in corsa e attendere che una macchina mi investisse... ma purtroppo non sarebbe servito a nulla, dato che ero immortale e probabilmente avrebbe solo peggiorato l'emicrania.
Ero super veloce, super forte, super sexy (la modestia non era mai stata una mia qualità) e specialmente un macchina da guerra assetata di sangue.
Insomma, i classici adolescenti di oggi.
Scoprire poi che mia madre mi aveva mentito diciamo per tutta la mia vita, non mi aveva aiutata molto. Forse aveva avuto le sue ragioni, in cuor mio l'apprezzavo per questo, ma non sopportavo le bugie: già scoprire che ero quella cosa lì, era stato un duro colpo... sapere chi era mio padre mi aveva distrutto.
Il mio livello di autostima non era di certo alle stelle.
Se me lo avesse detto lei non me la sarei presa così tanto, ma avevo dovuto sentirlo dire da qualcun' altro. E questo non mi stava bene! Quanto costava dire:«Ehi Ryan, sei figlia di un killer e sei l'unica arma che può ucciderlo?». Rapido e semplice.
Niklaus Mikaelson. Un nome da temere, un nome che poteva farti fuggire fino in capo al mondo, un nome di morte.
Il nome di mio padre.
Colui che mia madre odiava, che io detestavo profondamente, colui che aveva distrutto molti dei suoi (e miei) amici, era l'uomo che aveva contribuito al mio concepimento.
In un modo contorto mi sentivo sporca: era come se tutto il male che mio padre aveva creato fosse stato causato anche da me.
Ancora mi risuonavano nella testa le parole che un giorno mi disse Stefan:«Non esistono persone cattive, solo persone che commettono ripetuti errori e si pentono. Ma se questo non succedesse, be' allora quelle sono cattive».
Credo che Klaus rientrasse nell'ultima categoria: per quanto ne sapevo io, non chiedeva mai scusa per un gesto che aveva compiuto. La mia testa si stava crogiolando in un brodo di giuggiole a furia di pensare.
Ryan, smettila di pensare a queste cose” mi ordinò una voce stizzita “Pensa agli unicorni rosa. Non sono bellissimi?
No non lo erano.
Mi destai dal caldo torpore dovuto al mio stato di dormiveglia, sperando di ritrovarmi a casa Salvatore con Stefan e la sua magica cioccolata calda (da me soprannominata “Dei depressi”), e non in macchina con la figura sfocata di Klaus per una meta non precisa.
Un attimo, meta non precisa e in macchina con Klaus?!
Spalancai gli occhi ed urlai iniziando ad agitarmi sul sedile del passeggero.
Il cielo ancora avvolto dalle ombre notturne, illuminato solo dai fanali delle automobili che sfrecciavano sull'autostrada.
La pioggia sferzava il parabrezza creando un fastidioso scroscio, amplificato per colpa dell'udito sviluppato.
Ero avvolta dalla cintura di sicurezza, sul caldo sedile di pelle nera di un SUV. I miei capelli leggermente scompigliati per l'aria calda, vestita con i vestiti che indossavo prima di svenire la sera prima: una felpa extra large e dei leggins pesanti e delle babbucce di Homer Simpson regalatemi dallo zio Damon.
«Dove mi portando?!» sbraitai con voce stridula, paragonabile allo stridio del gesso premuto sulla lavagna.
Lui sorrise ed il panico cominciò la salita sulla mia spina dorsale: iniziai a dimenarmi come un forsennata, cercando invano di aprire la portiera.
Devi uscire di qui, usa le tue nuove abilità... tanto sei immortale!” suggerì la vocina e per questa volta decisi di ascoltarla.
Feci scorrere le mani sudate per slacciare la cintura ed uscire di corsa dalla vettura, ma fui bloccata dalle grandi mani dell'Ibrido.
«Non ci provare, principessa: tutto quello che ti frulla in quella testolina lo sento anche io. Ogni tuo pensiero, ogni tuo ricordo, ogni tua idea... ormai è anche mia» disse con nonchalance Klaus, liberandomi i polsi.«E poi non potresti fare tanta strada con i piedi legati ».
Portai lo sguardo sulle mie caviglie: erano legate strettamente l’una all'altra e la corda si attorcigliava in tre giri, impedendomi qualsiasi movimento.
Emisi un ringhio sommesso, fulminandolo con lo sguardo e guardandolo attentamente nei suoi occhi. I miei occhi.
Merda! Se guardi attentamente il vostro aspetto è simile!” osservò la voce.
Concordo con te”.
«Guarda la strada» sbuffai scrollando le spalle, in modo da scacciare i pensieri che fluttuavano nella mia mente.
Meno pensavo, più lo tenevo a distanza da me... anche se era impossibile dato che ero praticamente un ostaggio nel suo SUV.
Continuavo a sentirmi i suoi occhi addosso e la cosa era abbastanza inquietante, tanto da farmi rizzare i peli sulle braccia.
Lui fece come avevo detto e fece un mezzo sorriso. « Di cosa hai paura principessa, di morire schiacciata da un tir? » domandò ironico, facendo ricorso ad un mio pensiero.
Principessa. Ogni padre chiamava così la propria figlia.
Un nomignolo dolce, tenero, affettuoso, che, al solo pronunciarlo, emanava la sensazione di casa, di famiglia.
Ogni padre voleva donare alla propria figlia il suo regno, perché lei era la sua principessa, la bambina innocente che non avrebbe mai tradito o deluso.
Peccato però che nella mia situazione fosse tutto il contrario: io odiavo la persona che in teoria avrei dovuto chiamare papà e lui odiava me.
Quel nomignolo non era adatto a me, almeno non pronunciato da lui: in questo caso, mi provocava solamente un prurito nervoso ed irritazione.
Sbuffai ancora, pronta a rispondere a tono. «In verità avevo detto macchina e se fosse una Range Rover, sarebbe il massimo. E smettila di chiamarmi principessa, mi fai salire i nervi».
Klaus scoppiò in una fragorosa risata, facendo comparire due fossette sulle guance. «Mi ricordi molto tua madre... ».
Lo interruppi: l'argomento Caroline era off limits, specialmente se a trattarlo fosse stato Klaus. «A proposito, basta ricordi sua mia madre. Sono nauseabondi».
«E tu basta pensieri erotici su Stefan Salvatore… nudo» ribatté,sogghignando.
Sprofondai sul sedile ed arrossii fino alla punta dei capelli, sotterrando il viso tra le maniche della felpa.
Poi capii: stava tentando di distrarmi per cambiare discorso e ci stava maledettamente riuscendo.
«Sei sveglia, allora. Di certo lo hai ereditato dal lato paterno» gongolò.
Quell'ibrido era talmente arrogante e con un ego fuori dal normale da farmi irritare a morte. E mi ero svegliata da solo cinque minuti.
«Questa è una delle tattiche che adotto sempre io. Ora rispondi alla domanda che ti ho fatto: dove stiamo andando? E ti avverto che la testardaggine l'ho ereditata da mia madre».
Il sorriso di Klaus si spense e strinse nervosamente le mani al volante. «New Orleans. E per evitare il mal di testa, risponderò anche alla tua prossima domanda: abbiamo appena superato Memphis».
« Ma io non... Aspetta un attimo?! Spero che stia parlando del nuovo locale, Memphis, a Chicago, vero?» domandai allibita e sbattendo le palpebre nervosamente.
Klaus scosse la testa, nel patetico tentativo di trattenere un risolino.
Memphis. Tennessee. Oh mio Dio.
Memphis distava da Chicago esattamente 532 miglia (informazione ricavata dalle rare volte in cui ascoltavo la lezione di geografia),il che significava che avevo attraversato circa metà Stati Uniti legata come un salame ed addormentata, in macchina con Klaus.
In completa balia della pazzia, mi lanciai sul volante combattendo con tutte le mie forze le sue mani che tentavano di tenermi lontana.
Stupida e pessima mossa.
«Ryan calmati o mi farai sbandare!».
Probabilmente avrei dovuto ascoltarlo, ma odiavo quel tipo.
Così continuai in quell'impresa idiota, che a cosa poi mi servisse non lo sapevo dato che non avevo mai preso la patente di guida.
La macchina cominciò a sbandare e alcune macchine azionarono il loro clackson contro di noi.
«Forbes molla l'osso!» ringhiò e con un potente strattone recuperò la presa prima che andassimo fuori strada.
La mia guancia si impattò contro il finestrino, lasciando una striscia di saliva,tipo quella dei film.
«Fammi tornare a casa!» imposi, incrociando le braccia sotto il seno.
Increspai il labbro inferiore, facendolo tremolare un po' ed alzai gli occhi lucidi al cielo: andiamo, chi non avrebbe resistito ad una faccia d'angelo come la mia?
«Questo è il peggiore broncio che abbia mai visto in vita mia. E credimi, in più di mille anni, ne ho visti parecchi».
...Evidentemente non lui.
«Almeno potresti avere la decenza di spiegarmi perché mi stai offrendo un biglietto di sola andata per New Orleans, in macchina? Non sapevo fossi tirchio: potevi almeno offrirmi un biglietto in business class. Insomma, tu non nuoti nelle banconote di Benjamin Franklin?» lo punzecchiai.
Strano a dirlo, ma mi piaceva punzecchiarlo, mi dava una sorta di potere sopra di lui.

Inspirò, cercando di controllarsi. «Salterò direttamente al punto, così magari starai zitta per tutta la durata del viaggio. Tu sei mia figlia, il mio sangue è collegato al tuo: se ti succede qualcosa, capita anche a me. E siccome tu hai infinite chance di morire -credimi, molte saranno per mano mia- io non voglio fare la tua stessa fine. Sto ancora faticando a riprendermi per il tuo svenimento. Ecco perché andiamo a New Orleans: lì c'è una congrega di streghe al mio servizio, pronte per aiutarmi a sciogliere questo “vincolo”» concluse scrocchiandosi le nocche.
Socchiusi gli occhi, per il fastidio: odiavo quando qualcuno scrocchiava le nocche. «Tu hai detto che tutto quello che mi capita, succede anche a te: bene l'ho capito. Ma se io sono svenuta, perché tu non hai fatto la mia stessa fine?» chiesi, grattandomi la fronte.
«Evidentemente non riesci a stare zitta. Non ho una risposta precisa, più una teoria: anche quando tu ti trasformasti per la prima volta, stava capitando anche a me. Ma ho lottato con tutto me stesso per evitare che accadesse. Siccome sono più forte di te, riesco a resistere a certe cose... questo non vuol dire che non mi senta debole fino a che tu non ti riprendi. Quando ti ho iniettato la verbena nel sangue e sei svenuta... mi sono sentito debole, cosa che non accadeva in più di mille anni. E non voglio che l'esperienza si ripeta».
Ero rimasta senza parole, non riuscivo a formulare una frase con un senso sensato. Allora alla fine era vero, lui era mio padre, pensavo che avesse smentito la notizia e che si trattasse solo della mia immaginazione.
«Mia madre sa dove sto andando?» mormorai, con la voce strozzata, rimettendo la testa tra le ginocchia.
«No» fu la sua risposta secca. «E credo che non vedrai tua madre per un po'... diciamo per sempre».

 


 

‡‡‡


 


 

Caroline

 





«L'ha presa Klaus, Stef! Me l'ha portata via » dissi tra i singhiozzi.
Ero nel salotto della sua casa, stretta dall'abbraccio possessivo del mio migliore amico, circondata da una valanga di Kleenex pieni di muco.
Avevo perso di nuovo mia figlia, nell'arco di quattro ore. Il record come peggiore madre di sempre, vinto da Caroline Forbes.
Klaus aveva mantenuto la sua parola, aveva sequestrato Ryan portandola solo lui sapeva dove.
Aveva saputo la verità nei peggiore dei modi, dalla bocca di qualcuno che non avrebbe mai dovuto dirglielo.
Come madre il mio dovere era proteggerla, invece l'avevo cacciata solo nei guai.
Avevo ormai gettato la spugna al suo volere di essere lasciata in pace, ma quando dalla sua camera non avevo udito più alcun rumore, mi ero preoccupata all'instante.
Il mio mamma-radar diceva che qualcosa non quadrava e non sbagliava mai: infatti, dopo essere entrata nella sua camera come una furia, la avevo trovata vuota.
Vuota, senza alcuna traccia di mia figlia o dei suoi oggetti personali. Era come se una parte di me fosse stata strappata via con lei.
La finestra era stata forzata ed un bigliettino era attaccato malamente sul vetro.
«Te lo avevo detto».

Quattro parole, scritte con grafia elegante per farmi capire chi era: Klaus.
I miei singhiozzi furono interrotti dello squillo del campanello.
«Care,calmati: Bonnie è qui. Vedrai ci aiuterà, inoltre Damon ed Elena stanno seguendo le tracce dell'odore di Ryan» mi rassicurò Stefan.

Come se in queste situazioni si poteva stare tranquilli: non mi potevo calmare e non volevo calmarmi, mi sentivo terribilmente in colpa per l'accaduto, lo sapevo che avrei dovuto nascondere mia figlia la prima volta che Klaus aveva messo piede in casa nostra.
La mia amica strega mi corse in contro e mi abbracciò forte contro la sua pancia lievitata. Un fitta di nostalgia si strinse attorno al mio stomaco: quella sensazione ormai già provata, quella della consapevolezza di portare una piccola vita dentro di te, riuscì a farmi scappare una lacrima. Mi mancavano troppo quei momenti ed ero sicura che non li avrei mai potuti rivivere.
Mi staccai da lei con titubanza, facendola accomodare su una poltrona.
«Caroline sai come funziona l'incantesimo, non voglio perdermi in chiacchiere» disse perentoria Bonnie, mentre una scintilla di angoscia le illuminava gli occhi.

Estrassi dalla borsa una collanina di Ryan e gliela porsi, mentre Stefan prendeva delle candele e le accendeva.
Bonnie chiuse gli occhi, mettendo in grembo la collanina ed iniziò la sua cantilena. Aumentò la velocità dell'incantesimo ed un leggero venticello si alzò nella stanza.
Quando la mia amica aprì gli occhi, mi guardava con uno sguardo dispiaciuto e sconvolto. «Care, non so cosa stia succedendo, l'incantesimo non ha funzionato. Qualcuno mi sta bloccando».
Le mie ginocchia cedettero e mi accasciai al suolo, sperando che il pavimento si aprisse e mi ingoiasse facendomi sparire dalla faccia del pianeta togliendo ogni dolore, ogni sofferenza.
Se per un vampiro fosse stato possibile morire per il dolore, sarei stata la prima vittima. «Quel bastardo me la pagherà, ve lo giuro me la pagherà» ringhiai, precipitandomi fuori dalla casa del mio amico.
Si era messo contro la madre vampiro sbagliata, ero pronta a tutto per riavere mia figlia indietro.
Anche ad uccidere.



 


 

‡‡‡


 


 

Ryan



Non avevo più spiccato parola da quando Klaus mi aveva rivelato che non avrei mai più rivisto mia madre. Ero ancora sotto shock e non riuscivo a calmarmi, tremavo convulsamente e a fatica reprimevo le lacrime.
Non mi importava se avevo litigato con mia madre, le brutte cose che le avevo detto e quello schiaffo, non riuscivo a sopportare l'idea di perderla per sempre.

Lei era la mia migliore amica, la donna che mi aveva cresciuta da sola, la ragazza testarda ed indipendente a cui mi ero aggrappata nei miei momenti peggiori, sperando che un giorno di poter essere come lei.
Non avrei mai potuto lasciarla così, senza un addio e con delle questioni ancora in sospeso, non me lo sarei mai perdonato. Io non ero così, forse Klaus sì, ma Ryan Billie Forbes era una persona corretta in fin dei conti, anche se aveva combinato molti guai.
Una cosa la sapevo: dovevo scappare da lui, ma come fare se riusciva a sentire tutto quello che facevo?
Ebbi un idea: quando una volta lessi Eclipse, Bella per andare a trovare Jacob aveva agito senza pensare, scegliendo al momento la strada da intraprendere, così che Alice non potesse vedere il suo futuro. E se la chiave stesse proprio in quello? Se funzionava con la veggenza, potevo usarlo anche in questa situazione, ora mi serviva solo un diversivo.
Avevo tre opzioni: fingere uno svenimento, anche se avrebbe subito capito che facevo finta; sgusciare fuori dall'auto, mmmh...no, avevo ancora i piedi legati.
Scelsi la strada più classica: fingere di farsela sotto. Anche se la recitazione non era un delle mie più grandi doti, dovevo provarci.
Cominciai a stringere le caviglie e ad dondolare sul sedile, le mani arpionate alla portiera.
«Che stai facendo?» domandò, scocciato e lievemente incuriosito, l'autista della vettura.
Non risposi e continuai con quella strana danza, aumentando il ritmo.
«Ryan, mi stai facendo perdere la pazienza. Dimmi che cosa stai facendo, subito».
Sbuffai, mettendo le mani ad altezza ovaie. «Me la sto facendo sotto, Klaus. Prima di partire ho bevuto due Coca-cola,sono piena di gas serra,come un bomba ad orologeria,e non sono più riuscita ad andare in bagno perché tu mi hai rapito. Ti prego, ferma la macchina o la faccio qui!» mi lamentai, stringendo la presa.
Klaus indugiò un po', valutando tutti i pro e i contro.«Va bene, ma ti accompagnerò».
Feci una smorfia di disgusto, questo non era nei piani.«No! Cosa ti salta in mente? Tu non vieni nel bagno delle signore con me» borbottai infastidita, sperando di non avere attirato troppo la sua attenzione sul mio piano di fuga.
«O così, oppure te la tieni fino a New Orleans ».
Ringhiai. «Non puoi solo soggiogare qualcuno, preferibilmente di sesso femminile, per accompagnarmi?» proposi, facendo gli occhi da cucciolo sperando di risultare convincente.
Annuì. «Quando vuoi riesci ad assimilare cose intelligenti,brava principessa» disse con pessimo sarcasmo, ovviamente neanche lui riusciva a smentirsi.
Sbuffai esasperata, cercando di trattenere la vagonata di insulti che minacciavano di uscire dalla mia bocca.
Dopo circa due chilometri, ci comparve un insegna in cui diceva che a meno di cinquecento metri da lì ci sarebbero stati un autogrill ed un distributore. La cosa strana era che dovevo andare realmente in bagno.
Klaus mise la freccia ed imboccò la strada. Arrivati a destinazione parcheggiò.
Uscii dalla vettura, perdendomi nel paesaggio.
Dietro all'autogrill si stagliava il paesaggio della campagna, con spaventapasseri qua e la, più inquietanti che mai grazie al buio, che facevano da guardia alle balle di fieno ed ai campi di grano. Giocava tanto a mio favore.
Klaus uscì dalla vettura, sgranchendosi le gambe mi guardò accigliato. «Beh, non te la facevi sotto? Prima vai in bagno e prima mi libero di te ».
Annuii e mi avviai verso il bagno. «Aspetta un attimo» mi bloccò prima che entrassi alla toilette. «Devo prima soggiogare qualcuno ».
Dietro di noi c'erano una coppia di lesbiche, una bionda ed una mora, che aspettavano impazzenti il loro turno per entrare... sicuramente per soddisfare i loro bisogni carnali.
Si avvicinò a loro, parlava con voce ipnotica, soggiogandole entrambe... avrei dovuto impararlo anche io, sicuramente mi sarebbe servito in futuro.
«Una di voi entrerà con lei in bagno e non la lascerà per un minuto, l'altra si offrirà volontaria per una donazione istantanea di sangue ».
Le ragazze annuirono all'unisono, stregate da quei magnetici occhi blu. La ragazza dai capelli mori porse il polso a Klaus, mentre la bionda mi seguì come un cagnolino.
«Entra» mi spronò, aprendo la porta di un box della toilette.
Feci come ebbe detto, ma non aveva intenzione di chiudere la porta. «Ti dispiace?» domandai ironica. «Non potrei uscire comunque, sono braccata da te. Ma pretendo un po' di privacy».
La bionda sbuffò, voltandosi.
Usando la velocità da vampira la imbavagliai usando la carta igienica.
La ragazza si dimenava e fui costretta a mettere le mani ai lati della sua carotide, esercitando una leggera pressione finché non svenne.
Il capitolo dedicato su come provocare uno svenimento sul blog “Evita le interrogazioni a scuola” funzionava.
Bene, Ryan ora segui l'istinto.
Facendo il minor rumore possibile mi alzai sulla tavoletta, puntando il naso verso la finestra in alto, non badando al disgusto che si faceva piano piano strada in me.
Feci pressione sulla finestra ma non si muoveva di un millimetro, di sicuro i mozziconi di sigarette la bloccavano... uhm sigarette, ne avevo un disperato bisogno.

Non ti distrarre, idiota!”.
Mi sfilai la scarpa e con forza la scagliai sulla finestra, rompendola e poi con velocità vampiresca sgusciai fuori da lì.
Sentii un ruggito. Klaus stava venendo a prendermi.
Iniziai a correre come un fuggitivo, sperando di mettere abbastanza chilometri di distanza tra me e lui.
Ma una parte di me sapeva già che non avevo speranze contro di lui.
Klaus aveva più di mille anni ed era un Originale, un Ibrido Originale per essere precisi, più veloce e più forte di qualsiasi altro essere sulla terra.
Ed io ero io, la sua prole deboluccia.
Consciamente mi ero gettata nella fossa dei leoni.
Aumentai la velocità della corsa, sperando che ad un tratto si aprisse un varco sotto di me.
Intanto i passi si avvicinavano sempre più, aumentando il mio batticuore.
Era ufficiale, me la stavo facendo sotto.
«Ryan, puoi anche gettare la spugna, tanto di riacchiappo».
Mi nascosi dietro ad uno spaventapasseri, sperando con tutto il cuore che i battiti del mio cuore morto rallentassero fino a malapena sentirsi.
Ryan, stai scherzando vero?” ed ecco che ritornava quella fastidiosa vocina, mi aveva già stufato.
Auch... Sai io posso ancora sentirti”.
Sbuffai sommessamente e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per riuscire a captare qualcosa.
Niente.
Quiete più totale, solo il frinio di qualche cicala depressa, che effettivamente non aveva niente da fare.
Quel silenzio era inquietante: Klaus aveva già gettato la spugna? Lui, il grande Niklaus Mikaelson, il Signore delle Tenebre ed altri titoli di cui non avevo voglia di inventare.
Mi alzai sulle punte e iniziai a camminare, attenta a dove mettevo i piedi per evitare di fare scricchiolare qualcosa.
Decisi di togliere le babbucce e camminare scalza. Con il senno di poi, era l'idea più brillante che mi fosse venuta.
Arrancavo nel buio, i miei occhi brillavano per evitare che i miei piedi nudi si ferissero ulteriormente per colpa dei piccoli sassolini che bucavano le calze ormai andate.
Avevo ormai raggiunto un altro spaventapasseri quando due braccia mi afferrarono per le spalle.
Lo sapevo, era tutto troppo facile.
Iniziai a tirare calci e pugni, sapendo di non riuscire a scalfirlo. Klaus era una roccia, ed io... una banana floscia.
Klaus si stancò di quel penoso teatrino, mi sollevò per la vita e mi caricò in spalla e pochi battiti di ciglia dopo, mi scaricò malamente sull'asfalto del parcheggio dell'autogrill.
Scintille di rabbia lampeggiavano nei suoi occhi, la mascella ed i pugni serrati nel tentativo di trattenersi.
Lo guardai accigliata, il naso arricciato in una smorfia di sorpresa. «Che cosa c'è papino» domandai ironica, sperando che capisse l'antifona. «Sei arrabbiato perché ho cercato di scappare da te?».
Un sorriso malefico si stese sul suo volto ed il suo viso si arricciò, come se avessi appena detto la cosa più scontata al mondo... che era vera. Avrei sempre cercato di scappare da lui, avrei sempre cercato di trovare una via che mi avrebbe ricondotta a casa.Una casa che ormai sembrava milioni di anni luci di distanza da me.
Mi mancavano già le irritanti crisi di nervi di mia madre, la tenerezza di Bonnie e Jeremy, Elena con la sua aria altruista, le frecciatine di Zio D e Stefan...in questo momento avevo un disperato bisogno di un suo abbraccio.
«Ho sempre saputo che saresti scappata prima o poi, solo che ho sopravvalutato la tua intelligenza».
Sbaglio o mi stava dando apertamente della stupida? Come cavolo si permetteva!
Lo avrei preso volentieri a schiaffi, ma ovviamente non potevo o mi sarei fatta male anche io.
Karma, vedi veramente di andare a quel paese.
«Ho apprezzato il modo in cui giocavi alla fuggitiva, hai la stoffa principessa» si congratulò, porgendomi una mano per aiutarmi a sollevarmi. La rifiutai con una smorfia.
Quindi era così che agiva, come un predatore. Ti faceva credere al sicuro per poi bang, sferrare il colpo di grazia.
«Orgogliosa come... ».
«Aspetta,non dirlo » lo interruppi, zittendolo con un dito. «Orgogliosa come tua madre» scimmiottai con la mano, facendogli il verso.
Klaus ridacchiò e con sguardo truce mi ordinò di salire in macchina, preferii non contestare vedendo la sua espressione… da far accapponare la pelle.
Allacciai la cintura di sicurezza e mise in moto, senza spiccare una parola.
Ed il viaggio proseguì così per un ora abbondante, tra il silenzio più totale sia in auto che dentro di me.
Avevo perso la speranza di tornare a casa, ma questo già lo sapevo. Lo avevo sempre saputo.
Il brutto era che avevo gettato la spugna, cosa che Caroline non mi aveva mai insegnato.
Avevo deluso mia madre, ma sopratutto avevo deluso me stessa.
Non ero mai stata una ragazza con tante ambizioni, ero sempre stata nell'angolino, subendo tutte le critiche e senza mai ribellarmi.
Penso che in quelle ultime settimane avessi finalmente incominciato a vivere: mi ero ribellata ed avevo deciso di farmi vedere, di fare uscire la vera me, mi ero stancata di essere il bersaglio di scherzi e battutine e avevo reagito.
Se non mi fossi mai trasformata sarei stata ancora la ragazza timida e debole e mi ero ripromessa che non sarebbe mai più accaduto.
Ma oggi ero stata inerme, mi ero arresa alla volontà di uno che doveva essere mio padre.
Decisi di porre fine a questo silenzio imbarazzante, mi metteva più ansia addosso di quella che provavo già.
«Klaus, posso farti una domanda?» chiesi facendo appello a tutto il mio coraggio. Passarono vari secondi prima che lui si decidesse di rispondermi. «Cosa vorresti sapere?».
Forse conosceva già la domanda e forse io sapevo già la risposta, ma ci tenevo a mettere in chiaro quel dubbio che aleggiava nella mia testa.
Iniziai a balbettare e le mani cominciarono a sudare.«Insomma, come ti devo... cioè, ti devo chiamare papà?».
Quella domanda lo spiazzò, come in fondo aveva spiazzato me, ma ero una ragazza schietta e preferivo togliere il pensiero.
«No, per te andrà bene solo Klaus » rispose atono continuando a guardare la strada.
Tirai un sospiro di sollievo riportando lo sguardo fuori dal finestrino, anche se forse una parte di me avrebbe voluto sentirsi dire che sì, lo avrebbe potuto chiamare papà.
Almeno non si sarebbe creato imbarazzo”pensai per confortarmi.
Avevo vissuto tutta la vita senza mio padre ed ora mi sentivo strana ad averlo pochi centimetri di distanza da me.
Mi sentivo completa, finalmente avevo ritrovato il pezzo mancante del mio puzzle personale.
«Posso farti io una domanda, o meglio una richiesta».
Annuii sorpresa, ridestata dai miei pensieri.«C-certo» balbettai un po' confusa.
Klaus non mi sembrava il tipo di uomo che amava sedersi a prendere il tè e spettegolare sulla gente e mi sembrava che non avesse molta voglia di avere a che fare con me.
Ero stupita e curiosa.
«Vorresti toglierti quei piercing e quel dilatatore? ».
Ed io che pensavo che volesse chiamarmi figlia! Se lo poteva tranquillamente scordare, non mi sarei mai tolta i miei amori.
Dopo una lunga a ed ardua battaglia, lottata con le unghie ed i denti, finalmente ero riuscita a convincere mia madre a farmeli tenere ed ora lui voleva che li togliessi? Che si fottesse.
«Ti arrabbi se ti dico di andare a farti fottere? ».
La risposta era sì. Sicuramente aveva un grave problema a riconoscere la linea sottile tra ironia e serietà.
Ringhiò e la sua faccia si tramutò: al posto dei profondi occhi blu, c'erano due biglie giallo lunare che brillavano per la rabbia, delle vene nere iniziarono a diramarsi sui suoi zigomi fino sotto ai suoi occhi e i doppi canini minacciosi mi salutavano con odio.
«Mettiamo in chiaro una cosa Ryan Billie Forbes» pronunciò intimidatorio, facendomi rabbrividire fino all'ultima vertebra.
Se c'era una cosa che in sedici anni di vita che avevo imparato (oltre che forse mia madre voleva un figlio maschio, dato che prediligeva i nomi maschili) era che, quando qualcuno mi chiamava con il mio nome completo, non si preannunciava mai nulla di buono.
Di solito solo il preside o i professori, Stefan o in casi estremi mia madre, mi chiamavano così, solitamente dopo aver scoperto una mia marachella. «Anche se sei la mia prole, io non ti considero tale. Per me non sei nessuno. Non hai nessun diritto a comportarti come la Regina del Belgio, solo perché il mondo dice che tu sia mia figlia. Credimi, non ti sopporto e specialmente non sopporto quando una persona mi manca di rispetto. Tu ti salvi perché la mia vita, sfortunatamente, dipende da te, ma se non fosse in tale modo, la tua testa adesso sarebbe appesa sulla lancetta delle ore del Big Ben. Se ti faccio una domanda, pretendo che tu mi risponda in modo educato, ci siamo capiti?».
Con quelle parole distrusse il mio ego, facendomi tremare di paura.
In fin dei conti erano maledettamente vere, ma non mi sarei mai sognata di sentirle pronunciare dalla sua bocca.
Senza rendermene conto, dei singhiozzi scossero il mio petto e delle lacrime marchiavano le mie guance.
Mi nascosi il viso nella felpa: non volevo farmi vedere così da lui, non volevo dargli la soddisfazione di vedermi così, sarebbe stato ancora più doloroso.
Dovevo ricordarmi solo le parole che mia madre si ripeteva davanti allo specchio ogni mattina, per darsi la carica:«Sei bellissima. Sei forte. Sei piena di luce. Sei una roccia, niente ti può piegare».
Se quelle parole valevano per Caroline, potevano valere anche per me, solo io potevo saperlo.
No, io non ero niente di tutto quello, io mi atteggiavo a fare la dura, ma non ero così.
Io ero debole, con atteggiamenti tendenti alla codardia, come avevo già detto ero una banana floscia, pronta per essere calpestata da tutti.


 


 

‡‡‡


 


 

Klaus



Non riuscivo a capire come mi ero sentito quando aveva chiesto come poteva chiamarmi.
Papino. Papà. Padre... Klaus.
Avevo optato per l'ultimo: non volevo creare un rapporto con lei.
Una volta conclusa questa strana avventura, avrei tagliato tutti i ponti con lei e sua madre.
Sarebbe stato meglio per tutti.
Non volevo alimentare in lei strane speranze di un legame padre-figlia indissolubile, non sarebbe stato corretto sia nei suoi confronti che nei miei.
Avevo sentito chiaramente il sospiro di sollievo che camuffava tutta la delusione che la mia risposta le aveva creato.
In fin dei conti aveva appena trovato suo padre, quello che non aveva mai conosciuto e si sentiva trattata come... niente.
Volevo cambiare discorso, così la mia attenzione fu catturata dai numerosi piercing che aveva sul viso: uno sul lato sinistro del labbro inferiore, un anello sulla narice destra del naso,
una scia di fori che percorrevano tutto il lato sinistro dell'orecchio e poi quello. Un dilatatore grande circa un centimetro e mezzo sul lobo destro.

E sicuramente non era ancora finita lì.
Ancora non capivo il motivo per il quale i giovani amavano avere così tanti fori sulla pelle, erano rivoltanti e senza senso.
Mi rispose con tono sprezzante, mandandomi a quel paese.
Ed avevo attaccato, rispondendole nei peggiori dei modi.
Se prima l'avevo abbattuta, ora l'avevo completamente distrutta e la cosa mi faceva soffrire.
Prima non mi sarebbe importato di ferire quella piccola ragazzina insolente, anzi avrei gioito davanti alla sua distruzione emotiva.
Ora non potevo più.
Davo la colpa al legame emotivo che avevo con lei, ma la verità era che io in primis stavo soffrendo.
Rispondendole così avevo fatto come Mikael: l'avevo fatta sentire una nullità, l'avevo considerata come un oggetto, mentre lei era lì in carne ed ossa e con un cuore che mandava lievi pulsazioni. Dovevo rimediare al mio errore, io non mi ero comportato mai così con Chantal.
Solo con Rebekah mi ero permesso di usare quel tono, arrivando quasi ad un punto di non ritorno, provando solo la voglia di ucciderla.
Quando sentii il suo petto scosso dai singhiozzi, capii quanto avevo sbagliato: anche se quella ragazzina era veramente detestabile, non meritava di essere trattata così.
Ma fu lei a parlare per prima.
«Ho fatto così tanti buchi per...per reprimere la gelosia, quando vedevo tutte le mie coetanee sparlare dei loro padri, oppure quando vedevo delle bambine passeggiare per strada tenendo la mano saldata a quella del loro padre, mentre con l'altra leccavano il gelato. Ed io ero lì, divorata dalla gelosia e dalla rabbia, torturandomi al solo pensiero che io non avrei mai potuto farlo perché un padre io non ce lo avevo. A casa mi mostravo forte e menefreghista, mentre dentro di me mi sentivo nessuno. Ero solo Ryan Forbes, non Ryan e il cognome del suo papà. Voglio bene a mia madre, ma avrei sempre desiderato una figura paterna di riferimento» disse senza togliere lo sguardo dal finestrino, mentre a fatica scacciava le lacrime e tratteneva i singhiozzi.
Non risposi, le parole di quella ragazzina erano troppo profonde per potere ribattere.
Erano vere, dette con il cuore e forse mai rivelate a nessuno fino ad ora.
Sapevo esattamente come si sentiva, io l'avevo provato da umano e anche adesso mi ricapitava di rimuginarci su di tanto in tanto.
«Era abbastanza educato per te?» aggiunse sprezzante, mentre gli angoli della sua bocca si sollevavano in un sorriso amaro.
Il viaggio riprese in silenzio, interrotto a volte dagli sbuffi dell'ibrido seduta accanto a me.
Era ancora arrabbiata per come mi ero rivolto prima a lei e non le sarebbe passata facilmente, in fin dei conti adesso sentivo la sua rabbia ribollire nel petto e la voglia matta di staccare la testa a qualcuno dominava sulla ragione.
«Senti Ryan, scusami per prima» ammisi sinceramente.
Mi era costata tanti fatica ammettere quelle parole, senza esitazioni o balbuzie. Non ero il tipo di persona che si scusava facilmente.
«Non avevo intenzione di ferir...».
Alzò un dito in aria per zittirmi, le sue iridi blu si incendiarono di rabbia.
«No seriamente, non ci provare, non ho bisogno della tua pietà. Hai esposto chiaramente quello che pensavi e francamente non me ne frega un caz... una cazzuola. Scusa ho dimenticato che devo essere educata ».
Trattenni una risata: quella ragazzina sapeva il fatto suo.
Sembrava veramente che non le importasse, ma più di mille anni di vita mi avevano insegnato bene il linguaggio del corpo: si stava arrotolando una ciocca bionda sull'indice e si mordeva l'interno della guancia, segno franco del suo nervosismo.
Annuii e continuai la guida nella pace più assoluta, fino a quando sentii il mio stomaco brontolare e la gola seccarsi.
Strano, avevo mangiato circa mezz'ora fa... era lei, stava morendo di fame.
«Hai sete? » domandai, cercando di essere gentile.
Ryan si voltò verso di me e sbuffò infastidita. «Non è un tuo problema ».
Sorrisi sghembo, felice di conoscere la sua parte testarda. «Sì che lo è da quando siamo collegati. Non voglio morire di sete ».
Lei mi ignorò, trovando più interessante guardarsi le sue doppie punte.
«Ho delle sacche di plasma nei sedili posteriori, che ne dici? ».
Non fece una piega. Magari odiava le sacche di plasma, dato che neanche io ero un loro grande fan. Forse voleva il take away?
«Vuoi che ci fermiamo e prendiamo da bere alla spina?».
«Come battuta fa schifo ma grazie, non ho fame» rispose acida, fulminandomi con lo sguardo.
«Vuoi un cheeseburger? » chiesi speranzoso.
Più i secondi passavano più la fame aumentava.
«Sono vegetariana » tagliò corto, ritornando al suo amato finestrino.
Non era una ragazza con cui si poteva avere l'ultima parola, bene. Io non ero un uomo con cui si poteva trattare.
Liberai il braccio destro,dalla morsa della cintura di sicurezza e, tastando, andai alla ricerca della valigetta contente il sangue.
Se non avrebbe trangugiato una sacca di sangue con le buone, lo avrebbe fatto con le cattive.
Presi la valigetta e estrassi una sacca di sangue, per poi buttarla malamente nel grembo della bionda. «Bevi» le ordinai, trattenendo la rabbia che saliva.
Scosse la testa e rise. «Non ho fame» affermò guardando la sacca con l'acquolina in bocca.
Non la dava a bere a nessuno: era affamata e Dio solo sapeva quanto.
«Ti ho detto di bere» dissi con un tono che non ammetteva repliche.
Ryan sbuffò, soffiando su una ciocca di capelli.
Era combattuta: aveva sete ma era troppo orgogliosa per cedere.
Alla fine la fame dominò. In preda alla fame strappò con i denti il tappo e ne bevve avidamente il contenuto.
Quando finì,si pulì gli angoli della bocca con il dorso della mano e i suoi occhi ritornarono blu.
«Fortunatamente, non avevi fame» gongolai, trattenendo un sorriso.
Ryan, stizzita, non disse niente.


 


 

‡‡‡




In quel momento, la missione vitale di Ryan era farmi perdere la pazienza.
Aveva provato di tutto: iniziò con fare dei lunghi monologhi interiori, che sfortunatamente non potevo evitare di sentire, si mise pure a giocare ad alta voce a:«Io vedo».
Alla fine cedette, dato che non vedeva alcuna reazione da parte mia.
Accese la radio ed incominciò a cambiare la stazione assiduamente. Ecco, quello mi faceva perdere la pazienza.
Tecno, pop, country, jazz... non le andava bene niente.
Per cinque minuti scelse anche la stazione che mandava in onda la messa.
Sbuffai sommessamente e lei rise sotto i baffi. Si stava divertendo un mondo a farmi perdere la calma.
Ricominciò ancora a giocare con i pulsanti, finché non persi la pazienza e così spensi la radio.
«Ma sei matto? Riaccendi subito!» protestò incrociando le braccia sotto al seno come faceva sua madre.
Il mio pensiero andò a Caroline.
Ora come ora, mi avrebbe voluto morto e non la biasimavo di certo.
Avevo rapito sua figlia e certamente non l'avrebbe rivista presto.
Conoscendo la testardaggine di quella donna, in questo momento stava ribaltando il mondo alla ricerca di Ryan.
La mocciosa in tanto aveva riacceso la radio e stava canticchiando sotto voce le prime note della canzone.
Per farle un dispetto la spensi di nuovo e, come ricompensa, mi guadagnai un occhiata così velenosa da fare invidia a quelle di Rebekah.
«Capisco che tu sia vecchio quanto il tappeto che Stefan ha in casa, ma stanno dando Hells Bells degli AC/DC. Ti conviene riaccenderla subito, se non vuoi che ti strappi gli attributi » disse con tono perentorio, facendomi ridere. Le era pure venuto un tic nervoso all'occhio sinistro.
Ridacchiando, riaccesi la radio. «Questa canzone ha cinquant’anni, come fa a piacerti?» commentai sbuffando.
In verità anche io amavo quella canzone, specialmente tutta la musica degli AC/DC. Segretamente erano il mio gruppo preferito.
«Non è divertente. Stai zitto e fammi ascoltare questa maledetta canzone » tagliò corto lei.

 

Consigliata per la lettura: Hells Bells

 

Si slegò la cintura del passeggero e mise le mani nei suoi capelli biondi, arruffandoli. 
La canzone incominciò e lei provò ad intonarla senza successo,quando cantava sembrava una gatta in travaglio, ma questo non le impedì di ballarla: iniziò a scuotere la testa avanti e indietro, a destra e a sinistra, come se fosse posseduta.
Due fossette si formarono ai lati delle guance e i suoi occhi brillavano per la gioia: sembrava una bambina la mattina di Natale.«I’m gonna take you to hell. I’m gonna get ya, Satan get ya» cantò,agitando le braccia ed invitandomi ad unirmi a lei.
Sembrava che si fosse dimenticata di quella giornata e che in macchina ci fosse solo lei ed il gruppo che suonava.
Ascoltando solo quella canzone, si sentiva libera.
Mi faceva ricordare il loro concerto a Donington Park,il lontano diciassette agosto del 1991.
Non me la stavo passando bene in quel periodo, non avevo nessun parente e nessun' amico dalla mia parte.
Ero vuoto.
Non ascoltavo musica allora, ma per le strade che portavano nei pressi della Foresta di Sherwood una folla di ragazzi si affrettava verso quel parco, entusiasti ed anche leggermente fatti.
Mi incuriosii e così li seguii, ritrovandomi in quel parco. 
Soggiogai la Security per passare.
Al primo impatto la loro musica mi dava il voltastomaco: ero sempre abituato ad ascoltare le dolci note del pianoforte,non degli strimpelli di chitarra elettrica ed un gallo canterino.
Ma mi dovetti ricredere: la musica degli AC/DC ti trasmetteva carica, ti tirava su di morale, in poche parole ti faceva sentire vivo ed io in quel periodo ne avevo grande bisogno.
Senza accorgermene mi ritrovai a cantare Hells Bells con Ryan, che sorrideva celestiale.
Ryan si era riuscita ad aggiudicare un punto per i suoi buoni gusti musicale.
Chi adorava gli AC/DC, aveva la mia più profonda stima.
Mi sentivo strano: con Chantal non mi sarei mai azzardato di comportarmi come un adolescente. Lei era altezzosa e non vedeva di buon occhio questi atteggiamenti, preferiva di gran lunga una giornata a fare shopping o dall'estetista, più che fare un viaggio in macchina con il sottoscritto o provare a tessere un rapporto padre-figlia.
La musica cessò e come finale, Ryan strimpellò le corde della sua chitarra immaginaria.
«Tennessee,buona notte! » urlò divertita.
Cominciai a ridere di gusto, contento che forse la ragazzina avesse ritrovato il sorriso.
«Non ti facevo fan degli AC/DC» affermò la bionda sistemandosi i capelli.
«Se permetti neanche io» ribattei asciugandomi una lacrima.
In fin dei conti, forse quella mocciosa non era tanto male.


 


 

‡‡‡


 


 

Hey Cioccolatini,se siete arrivati fino qui avete preso veramente in considerazione le note sopra.
Vi volevo informare che questa storia verrà sospesa,perchè andrà in pausa estiva e ritornerà a settembre.
I motivi sono tanti,il primo è che le visite sono calate e non vi sento più così partecipi alla mia storia. Le visite sono calate e molti hanno deciso di togliere la storia tra le seguite ecc...questo fatto mi ha buttato ancora più giù di morale.
Secondo:non la sento più mia. Prima scrivere le disavventure di Ryan e Caroline era così semplice,spontaneo,ora mi riesce molto difficile.
Devo prendermi dei mesi di pausa da questa fanfiction per riordinare le idee e non fare un brodo di giuggiole.
La data per il prossimo capitolo sarà il 10 settembre,ve lo prometto. Devo ringraziare ancora la mia beta,perchè ha dovuto sorbirsi questa attesa per un capitolo che personalmente non mi stupisce più di tanto. Un altro grazie va alle dolcissime ragazze che mi avevano scritto per dirmi di non smettere, di non mollare.
Grazie amori.
Poi voglio ringraziare ancora tutti voi per avere letto e per avermi fatto sorridere con le vostre recensioni,vi ringrazio di cuore.

Per tutte le fan di Justin Bieber,o comunque che lo seguono sto scrivendo una fanfiction su di lui:It's always darkest before the dawn 

Passiamo al capitolo:l'ho dedicato quasi completamente a Ryan e Klaus,tranne un piccolo accenno di Caroline dove ho voluto sottolineare cosa avrebbe fatto per la figlia. Il rapporto tra Klaus e Ryan,diamogli un nome...Klayan,ecco mi piace,sarà molto diverso da quello che ha Chantal con Klaus. Lo avete potuto vedere con questo capitolo,insomma Klaus non ha cantato Hells Bells degli AC/DC con Chantal. E con questo vorrei darvi il benvenuto ha un nuovo personaggio,molto importante per Ryan:

Derek Hayes

Con questo vi lascio,ci rivediamo a settembre o forse durante agosto. Un grossissimo abbraccio


 


 

Cioccolataconpanna

 


 


 


 

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Capitolo 12
*** I'll fall but I'll grow ***


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Trailer by Miss Salvatore 00 (su EFP)

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo tutti troppo freddi, duri.
Se solo parlassimo, dicessimo quello che sentiamo,
le cose andrebbero meglio.

_Bukowski

 

 

 

‡‡‡

 

 

 

 

Ryan

 

 

 

 

Ero distesa supina, nel prato di una radura. Un forte odore di muschio e umido, mi riempiva le narici.
Le conifere secolari, impedivano l'accesso ai raggi solari, creando un clima né troppo afoso né troppo freddo.
Era perfetto.
Chiusi gli occhi, per godermi al meglio quell'aria di pace e tranquillità.
«Ryan, amore mio» bisbigliò la calda voce di Stefan, al mio orecchio.«Per favore, apri i tuoi occhi»
Aprii gli occhi e mi girai verso di lui. Era sdraiato di fianco a me, con addosso solo un paio di jeans grigi.
I capelli arruffati, il sorriso sulle labbra... era strano vederlo così.
Mi fece segno di avvicinarmi a lui. Sorrisi, perdendomi nei suoi occhi verdi.
Mi alzai sui gomiti e mi avvicinai a lui, poggiando la mia testa sul suo petto tonico.
«Sai, mi piace»disse il moro, baciandomi dolcemente la fronte e accarezzandomi, con la mano destra, il fianco.
Lo guardai, senza capire.«Cosa?» chiesi ignara.
«Questo» mi spiegò, mostrandomi il paesaggio con la mano.«Calma. Pace. Tranquillità. Le nostre vite, non sono mai così» continuò, sfiorando la mia guancia con le labbra.
Annuii, accoccolandomi più stretta a lui.
«Ma se noi, non fossimo... noi... non ci saremmo mai incontrati» concluse, con una punta di malinconia.
Questa volta, le sue labbra calde si posarono sulle mie. Fu come un battito di ali di farfalla.
Fissai maliziosa i suoi occhi smeraldo.
Usando la super velocità, mi sistemai a cavalcioni su di lui e bloccai i suoi polsi con le mie mani.
«Cosa hai intenzione di fare?Ricordati sono più vecchio di te, Miss Forbes».
Come risposta lo baciai. Le sue labbra si muovano in sincronia con le mie, esperte e con cura le assaporavano.
Incastrò tra le labbra, il mio labbro inferiore succhiandolo dolcemente e facendomi gemere.
Allacciai le sue mani intorno alla mia vita e infilai le mie mani tra i suoi capelli, tirandoli leggermente.
La sua lingua, picchiettò sulle mie labbra per richiederne il permesso di approfondire il bacio.
Sarei potuta scoppiare da un momento all'altro, concedendomi a lui in qualsiasi modo in quella radura.
C'eravamo solo io e lui, senza che nessuno ci potesse disturbare. Eravamo perfetti insieme e la mia prima volta sarebbe stata con il ragazzo che amavo e in un luogo perfetto.
La mia lingua incontrò timida la sua, ma la stretta sui miei fianchi aumentò infondendomi sicurezza.
A mio malincuore, Stefan, si staccò da me, interrompendo quel bacio magico. Era quel bacio che ogni ragazza sotto i diciannove anni, sperava di ricevere.
Le sue grandi mani, circondarono il mio volto e lo accarezzarono, come se fosse fatto di porcellana.
Nella radura solo i nostri respiri spezza e i petti ansanti, echeggiavano tra gli alberi.
Mi guardò con quei bellissimi occhi verdi, così pieni d'amore e arrossii, per colpa del suo sguardo incantato.
«Ti amo, Ryan Billie Forbes» confessò con voce roca e colma d'amore, baciandomi ancora le labbra.
Perfetto, ora sì avevo la certezza di stare sognando.

 

 

Mi svegliai da un sogno troppo smielato.
Ew, sembrava di essere stata in uno di quegli stupidi telefilm che guardavano Caroline ed Elena, il mercoledì sera... Oh mio Dio!Avevo fatto un segno che ricordava una scena di Twilight!
Cavoli, mi stavo rammollendo. Dove diavolo era finito Freddy Krueger, quando serviva?
Mi guardai attorno, cercando di fare scomparire quella scema del “Ti amo”, dalla mia testa.
Ma che fortuna!Ero ancora in macchina con Klaus, il quale non sembrava mostrare segni di cedimento dovuti alla stanchezza.
Il suono della risatina sommessa di Klaus, mi stava letteralmente graffiando i nervi.
«Perchè diavolo stai ridendo?» sbottai, arricciando il naso.
Mi portai la mano alla bocca e sbadigliai, attendendo la sua risposta.
Klaus non rispose, ma avevo intuito il perchè della sua risata. Uffa... odiavo quel legame.
«Quanto manca?Siamo arrivati?Ed dai Klaus, mi scappa la pipì!» mi lamentai, stufa di stare su quel sedile.
«Siamo quasi arrivati».
«Quando dici che siamo quasi arrivati, intendi dire:”Siamo veramente, vicino a New Orleans”, oppure:”Lo dico solo per farti stare zitta?”».
L'ibrido ignorò completamente la mia domanda e mi fece cenno di guardare dal finestrino.«Puoi giudicare, tu stessa».
Feci come mi aveva detto.
La mie labbra formarono una “o”, dove uscì solo un sibilato wow.
Un grosso cartello con scritto “Benvenuti a New Orleans”, si stagliò davanti a noi.
Per una ragazza che non era mai stata fuori da Chicago, persino un piccolo paesello di campagna era interessante.
Ma questo... superava il limite.
New Orleans era quella città dove tutti avrebbero voluto abitarci.
Intuii che era quel tipo di città con dormiva mai la notte... una specie di New York, solo con un tocco in più di francese.
Le vie che ci scorrevano in parte avevano quell'aria parigina, che era presente nei poster di Vogue di mia mamma. Se mi concentravo attentamente, riuscivo a captare il profumo di croissant appena sfornati e crepes al cioccolato calde.
Uhm, il mio stomaco brontolava.
«Hai fame?» chiese allarmato l'ibrido, toccandosi la pancia.
Scossi la testa, ridacchiando.«Ho sentito l'odore di croissant e avrei fame di quelli... solo che se li mangio, aumento di volume»
Klaus sorrise e parcheggiò la macchina, davanti a una pasticceria caratteristica.«Andiamo, sei un ibrido. Puoi mangiare quanto vuoi!» borbottò, prima di uscire dalla macchina.
Annuii poco convinta e lo seguii.

 

 

 

‡‡‡

 

 

 

Sorseggiai la cioccolato calda che papino, mi aveva gentilmente offerto. Sarebbe stato il minimo dopo non so quante ore di viaggio, legata ad un sedile scomodo.
La pasticceria era molto deliziosa, sembrava appena uscita da una fotografia degli anni cinquanta.
Le pareti color crema erano in contrasto, con le sedie in pelle rossa. Grandi vetrate appena lucidate, permettevano una bellissima visuale dei viali di New Orleans.
Klaus era davanti a me, visibilmente nervoso. Il motivo non mi era del tutto chiaro, dato che non avevo architettato alcun piano di fuga.
Sembrava che stesse aspettando qualcuno e, ci avrei scommesso, non mi avrebbe detto chi fosse.
Con le posate tagliai un pezzetto di crepes, portandola delicatamente alla bocca.
Il profumo era divino, così come il sapore.
«E' buonissima!» esclamai, cercando di fare cadere Klaus dal mondo delle nuvole.
«Che cosa?».
«La crepes, è buonissima» ripetei sbuffando e mangiando un altro boccone.
«Ci credo, con quello che è costata» si lamentò, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli leggermente.
«Woh. Woh. Woh. Sei tu che hai insisto tanto, affinché io mangiassi».
Lui annuì, schioccando le dita.«Touchè».
Scrollai le spalle, annoiata. Okay, mi ero già stancata dell'atmosfera unicorni ed arcobaleni.
Klaus continuava a guardarsi intorno e la cosa stava incominciando a spazientirmi.
Gli tirai un calcio sotto il tavolo e finsi un espressione spaventata.«Oh mio Dio!Ma chi è quella che si sta avvicinando a noi?».
Come pensai, Klaus ritornò alla realtà.«Dove l'hai vista?» domandò, guardandomi con preoccupazione.
Incominciai a ridere, nel vedere la sua faccia. Dovevate vederla, sembrava uno di quelli che aveva scoperto di essere a una Candid Camera.
Ma lo sguardo di ammonimento che mi lanciò poco dopo, bastò a fare tacere le mie risate. Non durò per molto.
La fronte si Klaus si corrugò.«Non lo fare mai più!».
«Perchè, dovevi vedere la tua faccia!Eri tipo:”Cavoli, sono fritto!”» ridacchiai, asciugandomi una lacrima dalle troppe risate.
Riuscii a strappare un sorriso anche a quel musone. Mi rendeva felice l'idea di farlo sorridere, questo voleva significare che magari gli stavo simpatica e non mi avrebbe voluto uccidere... almeno non in un prossimo futuro.
«Buongiorno, fratello» ci salutò una voce, facendoci voltare tutti e due.
Allora era lui che stava aspettando.
Era un uomo di bell'aspetto ed elegante, uno di quei uomini che potevano fare invidia al principe Carlo in quanto compostezza ed eleganza.
Aveva dei lucenti capelli scuri, corti, dall'aria così morbida e curata. O aveva portato l'hair flip per troppo tempo oppure era uno di quei uomini che spendeva settimanalmente, circa un centinaio di dollari in parrucchieri e maschere per capelli.
Gli occhi piccoli e scuri, mi scrutavano ammonitori, come se mi avesse già visto da qualche parte.
Portava un costume grigio e sembrava perfettamente a suo agio, ignorando che fosse solo in una comune pasticceria e in pieno giorno.
Se era veramente il fratello di Klaus, voleva dire che era stato adotta. Non si assomigliavano per niente.
Sembrava un uomo così calmo e pacato, mentre Klaus aveva ancora quel ghigno strafottente addosso.
«Elijah, buongiorno».
Non appena l'uomo si avvicinò a noi, gli feci posto in parte a me, schiacciandomi il più possibile vicino alla finestra.
Ero intimidita dalla presenza di quell' Elijah. Sembrava così pacato, ma avrebbe potuto uccidermi nei peggiori dei modi.
«Chi è la dolce signorina, che è presente insieme a te?» domandò, guardandomi con i suoi occhietti indagatori.
Provai a presentarmi, ma dalla mia bocca non uscì nessun suono. Per fortuna un cameriere mi salvò da quell'orribile figuraccia, portando ad Elijah una tazza di caffè espresso.
Avevo un po' capito come funzionavano le cose a New Orleans.
I Mikaelson erano una specie di boss della mafia vampirica e Klaus era una sottospecie di brutta copia di Don Vito Corleone.
Appena entrati nella pasticceria, tutte le persone che stavano allegramente conversando tra di loro, smisero di parlare e chinarono il capo alla vista di Don Klaus Mikaelson.
La cosa mi aveva suscitato un non so che di inquietudine.
Appena era arrivato Elijah, il cameriere l'aveva subito servito, mostrandosi categoricamente impaurito alla vista di Mikaelson Senior.
Quindi, se stavo ragionando nella logica del film “Il Padrino” io che personaggio avrei dovuto essere?
«Elijah, lei è Ryan Billie» mi presentò Klaus, rassicurandomi con lo sguardo.
Perchè cavoli non aveva detto il mio cognome?
Mi prese la mano e ci appoggiò le labbra, facendomi arrossire.
«Sono Elijah Mikaelson, incantato di conoscerla Miss...».
«Forbes».
Elijah mi guardò sorpreso, ma si ricompose subito dopo. Sorseggiò il suo caffè, fissandomi con la coda dell'occhio.
«Allora, fratello, per quale motivo mi hai chiamato urgentemente?» domandò Elijah, sorseggiando ancora il suo caffè.
Per favore, Ry, avvisami quando il vecchietto in parte a te si decide a terminare quello stupido caffè, brontolò quella cavolo di vocina.
Sbuffai, ignorandola.
Klaus si guardò attorno, attento che nessuno ci osservasse, e abbassò la testa.«Lei è mia figlia. E' figlia mia e di Caroline» sussurrò impercettibilmente.
Elijah si strozzò con il caffè, incredulo.«Come?Temo di non aver ben capito».
Il biondo scosse la testa.«E' la verità, ma non posso spiegarti tutto adesso. Dobbiamo parlare anche con Rebekah»
Cosa?Ce ne era un altra?Quanti cavolo di fratelli aveva?
Elijah annuì, mi afferrò il polso e, a velocità vampiresca, mi trascinò fuori dalla pasticceria, portandomi al luogo dove aveva parcheggiato Klaus.
«Quindi tu dovresti essere mia nipote?» mi domandò, grattandosi il mento.
Annuii, incapace di proferire parola.
«La figlia di Caroline?».
Feci il segno dell'okay.
«Conosci tua sorella Chantal Mikaelson?».
Sbuffai, pentendomi subito dopo vedendo l'occhiataccia di Elijah.«Sì, la conosco Elija... volevo dire zio... cioè intendevo signore...» iniziai a balbettare nervosamente, dondolandomi sul posto e domandandomi dove fosse finito Klaus.
Klaus si trovava sempre al posto sbagliato e al momento sbagliato. Quando mi serviva il suo aiuto, lui scompariva magicamente, come se fosse stato inghiottito da un buco nero.
Non l'avrei mai ammesso ad alta voce, ma quell'Elijah mi stava veramente, ripeto veramente, facendo paura.

 

 

 

 

‡‡‡

 

 

 

Caroline

 

 

 

Se io fossi Klaus, dove nasconderei mia figlia?
Ormai erano ore, che continuavo a farmi quella domanda.
Non avevo chiuso occhio tutta la notte, nella speranza che Bonnie mi avvertisse di qualche progresso.
Niente.
Nada.
Mia figlia sembrava essere scomparsa dalla faccia della terra e Klaus con lei.
Non ero riuscita ad uscire dalla camera di Ryan. Me ne stavo lì accasciata alla parete, con le lacrime che mi bagnavano le guance, stringendo una tra le sue magliette preferite.
Non ero niente senza lei. Mi mancava il suo sorriso tirato, i suoi capelli ribelli e anche quell'orribile dilatatore che portava al lobo.
Mia madre mi chiamava ogni mezz'ora, cercando, senza successo, di tirarmi su il morale. Come potevo sorridere, se Ryan era chissà dove?Magari era rinchiusa in una cella umida e fredda, senza neanche un pasto caldo.
Avrei tanto voluto vedere cosa avrebbe fatto Klaus, se io avessi rapito sua figlia maggiore.
Bingo!
Chantal era la chiave di tutto!Lei mi avrebbe spifferato tutto... dovevo giocare bene l'asso che avevo nella manica.
Presi il cellulare e composi il numero, dell'unica persona che poteva aiutarmi.
«Ehi Stef, devi aiutarmi» tagliai corto.

 

 

 

‡‡‡




 

Hey cioccolatini!Come promesso questo è il capitolo!
Lo so, fa penosamente schifo, ma non avevo un briciolo di immaginazione. Vi avevo promesso un nuovo personaggio, ma veramente non ho avuto né il tempo (schifo di esami di riparazione) né l'immaginazione... ho come dire contratto il blocco dello scrittore.
Ma poco importa!
Che ve ne pare?Spero che siate felici di rivedermi, perchè a me siete mancati!
Daiiii fatemi sapere come è il capitolo!
Alla prossima!!!!Che spero arrivi presto!
Quindi:

Recensiteeeeee

Un abbraccio


Cioccolataconpanna

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Capitolo 13
*** Questo non è un capitolo... ***


Ciao ragazze, mi scuso con tutte quelle ormai poche persone che leggevano questa storia.  
Come avrete capito, questo non è un capitolo e, credetemi, mi dispiace.
Amavo, amo e amerò sempre questa storia, ma purtroppo per un periodo devo finirla qui.
Non riesco più a scrivere di Ryan, Klaus e Caroline, non perchè io non ne abbia voglia, è l'incontriario: è un brutto bestione chiamato scuola, che mi porta via la maggiorparte del tempo a disposizione. 
Ryan era la mia valvola di sfogo e adesso non riesco più a darle importanza e questo fa male, soprattuto a un'aspirante scrittrice.
Tra stress, verifiche che non vanno affatto bene, non riesco più a concentrarmi su questa storia e vi assicuro per me è molto difficile.
Provo a scrivere parole, ma non hanno senso logico e questo è terribilmente frustrante per me.
Sono quel tipo di persona che adora scrivere e farsi capire e ora non ce la faccio.
Questa è la mia prima storia, quella che ho scritto l'anno scorso, quella che mi fa strappare i capelli per le boiate che scrivevo.
Io voglio continuarla, ma ora non ci riesco.
Vi voglio bene ragazze, perchè voi siete sempre state lì a sostenermi e a spronarmi, quindi mi scuso con voi.
Le vostre parole sono come un ombrello quando improvvisamente scoppia a piovere.... okay, era pessima.
Spero che la prossima volta che ci sentiremo, potrò aggiornare questo post idiota e finalmente pubblicare il capitolo.
Non so quando avverrà, potrà essere tra un'ora o tra sei mesi -Dio non voglia- ma vi prometto che tornerò e io le promesse le mantengo sempre.
Un grossissimo abbraccio dalla vostra Franci.
Non sapete quanto mi faccia male scrivere questo messaggio, ma non potevo lasciarvi così senza una spiegazione.

A presto e grazie ancora.

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