Comoedia Acerba - Parte I: Inferno

di The Odd Storyteller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Canto I - La Selva Oscura ***
Capitolo 2: *** Canto II - La Porta dell'Inferno ***
Capitolo 3: *** Canto III - Caronte ***
Capitolo 4: *** Canto IV - Peccatori Capitali I ***
Capitolo 5: *** Canto V - Peccatori Capitali II ***
Capitolo 6: *** Canto VI - Truzzi ***
Capitolo 7: *** Canto VII - Consiglieri Fraudolenti ***
Capitolo 8: *** Canto VIII - Leghisti ***
Capitolo 9: *** Canto IX - Traditori della Patria ***
Capitolo 10: *** Canto X - Satana ***



Capitolo 1
*** Canto I - La Selva Oscura ***


Prologum

Cosa nuova e mai sentita,
Opera assurda e inaudita;
Mai nessuno prima d’adesso
Osò parodiare Dante stesso.
Ecco a voi quest’opera finita;
Dateci un’occhiata divertita.
Io ascolterò ogni commento, promesso;
A patto però che sia con giudizio espresso.
Acerba, “pungente”, è essa definita,
Ché si adatta al mio nome omesso.
Essendo satira, inoltre, è appropriato.
Ricordo poi che un tale l’ha utilizzato,
Beninteso, in un’opera di antico successo.
Auguro a voi una risata infinita!




Canto I

La selva oscura


Nel mezzo del cammin di nostra vita,
siccome la giusta via avevo smarrita,
mi ritrovai per una selva oscura,
e mi dissi: ohibò, mi vien paura!
Vuoi vedere che son cascato
dove già il divin Dante è stato?
Quella cazzo di brutta foresta
così intricata, oscura, e mesta?
Una lonza, una lupa, un leone;
mo’ arriva pure Virgilio il coglione.
Dovrò quindi andarmene all’inferno,
e fare una Commedia al moderno?
E invece no: appare Belushi John
che urla “Ehi! You! C’mon!”
Io lo guardo e gli dico “Senti,
io non ci capisco un accidenti;
vedi di parlare in italiano,
l’inglese infilatelo su per l’ano.”
Lui risponde “Noob, parlami bene,
se non vuoi patir delle eterne pene!”
Io, un poco preoccupato per la svolta,
pentito fui della parola a lui rivolta.
E dissi “Perdono, grande Joe Cocker
Wild Bill, Bluto, Blues Brother!”
Lui riprese “bene, ora ragioniamo,
ma ora è meglio se da qui scappiamo!”
“Ma come? Siamo messi proprio male...
Per caso ricordi com'è l'originale?”
Egli mi fissò, visibilmente sconcertato
“Credi che io abbia mai studiato?
Tutti i tuoi Dante, Petrarca, Boccaccio,
Sai in quale posto te li caccio?”.
Ovviamente non ero granché stupito;
però diventai un tantino atterrito.
Ebbene, adesso come diavolo facciamo
a superar le bestie che davanti c’abbiamo?
Senza speranza, condannati a morte,
molte poche idee mi sono sorte.
Tra di esse una sola mi allettava,
ovvia e scontata mi sembrava:
essendo io sia autore che protagonista,
non posso di botto segar l’antagonista?
Esposi questa nuova teoria mia
al divo John compagno di via.
Un’ottima idea ad egli pareva,
(è chiaro, lui manco una ne aveva):
ebbene, le tre fiere sparirono all'istante,
e mi misi quindi a saltare festante.
Sentite, vi pare che potevo lasciar morire
me medesimo? Dovevo farli uscire
da una simile spinosa situazione,
salvar l'eroe e proseguir la narrazione.
Non ho trovato, è vero, lo ammetto,
nessun’altra via per salvar il poveretto.
Ma adesso basta con le scuse:
non voglio rendervi le idee confuse
(sebbene la mia loquela antiquata
a voi miseri paia assai complicata)
se qualcosa quindi non comprendete
orbene, non indugiate: chiedete!

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Capitolo 2
*** Canto II - La Porta dell'Inferno ***


Canto II

La porta dell’Inferno


Ma ora riprendiamoci gli eroi nostri;
basta con crucci e problemi vostri.
I due stavano ritti, stupiti e curiosi,
per aver sconfitto predatori pericolosi
senza manco un dito aver mosso:
guarda te fin dove arriva il paradosso
di questa ridicola, insensata commedia.
Ma vi farà sobbalzar tutti sulla sedia
il proseguo dell’avventura dei fattoni:
tale che vi esploderanno tutti i neuroni.
Infatti, passate tre ore a girovagare
(orientamento zero; beh, può capitare)
giunsero a un enorme e nero ingresso,
sul quale questo avviso era impresso:
 “This is the end
Beautiful friend
This is the end
My only friend, the end
Of our elaborate plans, the end
Of everything that stands, the end
No safety or surprise, the end
I'll never look into your eyes...again”
 “Ma cos’è? Per la porta infernale
c’è una canzone dei Doors? Letale!”
protestai “ma chi me lo fa fare?
Io me ne vado, non voglio più restare.”
“Fermo, amico e compagno mio,
ché il tuo viaggio è voluto da Dio!”
“Ma questo è umorismo scadente!
Chiunque sia Dio dev’essere un perdente!”
E allora ecco un gran rombo tonante;
sussultai e poi ascoltai tremante.
“Come osi tu insultare il Creatore,
o lurido e insignificante peccatore?
Inchinati e prostrati alla sua volontà,
onnipotente e beata; la sua bontà
è grande e smisurata e senza pari,
però se gli girano sono cazzi amari!”
Dopodiché ci fu un silenzio assoluto.
Ero ormai definitivamente fottuto.
Ci guardammo, e facendoci coraggio
superammo la porta finché fu miraggio.

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Capitolo 3
*** Canto III - Caronte ***


Canto III

Caronte
 

Una volta passata la gran porta
giungemmo in natura desolata, morta;
e il divo John disse: “Ma che cesso!
A star qui io divento depresso!”
Subito scorgemmo in lontananza
un gruppetto di gente senza baldanza,
con i volti scuri e le teste chine,
condannati alla punizione senza fine,
raccolti sulle puzzolenti sponde
di un fiume dalle nere acque profonde.
Per oltrepassare quel brutto rivo
c’era una gran barca, e John il divo
aperse bocca per forte declamar:
“Figura bianchissima, che ti fa gelar,
io scorgo: vecchio per antico pelo,
matusa babbion la cui presenza non anelo.”
Costui, dimonio con occhi di bragia,
è Caronte: a vederlo, sai che scagia.
Brutto come la morte, orripilante,
visione oscura e assai terrificante!
Il vecchio matusa ci scorse lesto
“Che cazzo ci fate qua? Via, presto!
Di vivi non mi occupo, solo i morti
posso far camminar sugli oscuri porti.”
Ancora io scioccato per una tale visione,
il divo John rispose: ”Vecchio babbione,
facci passar, sennò in faccia ti rutto
e per terra, morto, io stesso ti butto!”
Caronte lo guardò, con cipiglio irato,
per ciò che il divo John aveva osato.
“Ascoltatemi, voi due brutti ricchioni,
Vedete di levarvi subito dai coglioni!”
Al che il divo John, moltissimo arrabbiato,
minacciò Caronte: “Furbo non sei stato!
Il compagno mio d’uccider ha facoltà
chiunque si opponga alla sua volontà.
Rispettaci, se non desideri passare
la restante tua vita a merda mangiare!”
A questo punto, i bragiosi occhi
fuoco divennero, e gridò: “Sciocchi!
Adesso ve le suono, vi meno per bene
Soffrirete in eterno delle infernali pene!”
E i due litiganti gran lotta cominciarono;
con iraconda violenza i due si pestarono.
Caronte, usando con maestria il suo remo;
il divo John ruttava da diventar scemo.
Dopo dieci minuti, non meno, di botte
entrambi i contendenti avevan le ossa rotte.
Ma alla fine smisero, fecero pace
con garbo (sentimento poco verace).
Può darsi che voi abbiate pensato:
“Perché dieci minuti lo scontro è durato?
Non poteva egli, con smisurati poteri
evitare che i due si facessero neri?”
Certo, miseri mortali, io potevo:
tuttavia di certo io non ridevo
se non avessi fatto pestare il divo
con Caron traghettator d’oscuro rivo.
Una volta che ebbe subita la lezione,
fummo trasportati dal vecchio babbione
oltre il fiume, verso l’oscuro Inferno,
cupo Ade, Orco, mortale Averno,
chiamatelo come accidenti vi pare:
era lì che infine io dovevo andare.

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Capitolo 4
*** Canto IV - Peccatori Capitali I ***


Canto IV


Peccatori capitali I


Sorgeva, oltre quel nero e oscuro rivo,
un paesaggio d’allegria totalmente privo.
Allora il divo mi chiese “O che tu hai?”
Poi che mi vide un po’ giù. Io sospirai:
“Vorrei finire presto il viaggio,
e rimirar del sole il dolce raggio.”
D'un tratto ci scese freddo sudore
sulla schiena: sentimmo un rumore
sordo e lontano di ululati e guaiti
come mai prima ne avevamo uditi.
Ci dirigemmo non senza discrezione
verso la fonte di una tale disperazione.
Era quella la sede dei peccatori capitali:
che forse sono i meno peggio dei mali;
cioè gli avari, che bramano il possesso,
e i lussuriosi, che si dilettano col sesso;
e subito scorgemmo Paolo e Francesca
già descritti nella Commedia dantesca.
“Ehilà! E voi due chi diavolo siete?
Raccontateci la vostra storia! Volete?”
La donna rispose in modo poco elegante
“Ma guarda che razza di ignorante!
Costui è Paolo, e io son Francesca;
io una Da Polenta, lui dei Malatesta.”
“Ooh! Ci dite della vostra relazione?
Di come nacque tra voi la passione?”
 “Ma tu sei ancora un ragazzino”
lei obiettò “sei ancora troppo piccino!”
E il divo John a lei: “Parli seriamente?
È maggiorenne, mica un adolescente!”
“Meno male, il racconto è vietato ai minori”.
Furbamente il divo placò i miei tremori.
V’avevo detto che avevo diciassette anni?
Già, ora son canuto e pien d’affanni:
il tempo vola. Ma torniamo al punto:
Francesca era pronta a farci il riassunto.
“Una volta, per rappacificare due famiglie
sposavano i figli dell’una e dell’altra le figlie;
io fui promessa a un brutto Maltestone
dalle capacità mentali d’un termosifone.
Io però ne volevo almeno uno bello:
tradii mio marito con il suo stesso fratello,
ch’è assai meglio, come potete ben vedere,
dato che possiamo ancora insieme rimanere.
Ma accadde che mio marito ci beccò a letto
insieme, e gridò di rabbia: ‘Ora vi affetto!’
E così fece. Fine.” “Quindi?” domandai
“Dove sarebbe la lussuria, se dir me lo sai?
Da siffatta storia si evince che hai tradito
il tuo mal sopportato ed ignobil marito.
Quisquilie; perché sei qui, non l’ho afferrato.”
“Si, beh, ci sono dettagli che ho tralasciato”
disse Francesca con tono pensieroso
le labbra inclinate in un sorriso malizioso.
“Paolo mio non lo batte neanche Siffredi,
e nemmeno io scherzo, che ti credi?”
Non mi interessa quel che fecero:
sotto le coperte di zozzo e lercio e becero;
io non sono un puritano conservatore,
ciascuno può farlo a tutte l’ore;
è vero anche che sconsiderate azioni
accompagnano il sentire e le emozioni
dell’amore; ma il tradimento non l’accetto,
nulla può rompere un patto stretto.
Vero che vengono da un’epoca differente,
che le cose sono cambiate drasticamente;
però poteva, chennesò, uccidere il marito?
Organizzandosi con un piano ben ordito
potevano mascherarlo da incidente!
E vivere così tutti insieme felicemente!
Oops! Forse ho un tantino esagerato…
Ma che importa? Dopo aver salutato
“Arrivederci! E buona continuazione!”,
proseguimmo con gli altri del girone.

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Capitolo 5
*** Canto V - Peccatori Capitali II ***


Canto V - Peccatori Capitali II Canto V

Peccatori capitali II


Che erano gli avari, ora nullatenenti,
strisciando carponi, con forti lamenti
mendicavano chiedendo la carità,
ottenendo calci e sputi in quantità;
gli iracondi, sprovvisti di pazienza,
troppo facili e veloci alla violenza,
e i golosi, attratti dal cibo come da gravità
(con massa maggiore aumenta l’intensità):
i primi costretti a lavori di precisione,
puzzle e punto croce senza interruzione;
i secondi potevano placare la fame
con escrementi soltanto e con nero letame.
E poi gli accidiosi, senza sbatta, pigroni,
gli invidiosi che non necessitano spiegazioni:
i primi erano impegnati a fare i mestieri
e a lavorare sodo, senza troppi pensieri;
i secondi, che volevano l’altrui cosa,
subivano tutte le altre pene senza posa.
E poi i superbi, che se la tiravano arroganti,
avevano gli arti legati a quattro elefanti.
E chi c’era in questo posto dell’Inferno
ivi mandato dal saggio Padreterno?
Nientepopodimeno che il sommo Dante,
le cui colpe e superbie sono proprio tante.
Difatti egli scrisse la Divina Commedia
che per molti studenti fu invece tragedia,
tanto per libretto quanto per autostima,
ché con impegno dovettero studiar la rima;
essi, leggendo questa umile operetta,
potranno infine dire: è fatta vendetta!
Il Sommo fu però soprattutto vanitoso,
erroneamente reputandosi così virtuoso
da poter narrare l’oltretomba divino
al quale si avvicinò solamente un pochino.
Si ritenne un divino profeta, da Dio inviato,
ma in realtà era solo un delirante invasato.
“Sommo poeta, riesci a immaginare
quanto noi abbiamo dovuto faticare?
Quanti quattro, quanti tre e quanti due;
e le responsabilità sono solamente tue!”
“Dici davvero?” chiese il divo curioso
“L’esito degli orali era così disastroso?”
“Mavvà!” risposi “Però ho l’opportunità
di sfogar la rabbia per la disumanità
con cui ignare vittime senza peccato
sono condotte al macello, in un apparato
scolastico vecchio, antico e ammuffito,
immutato da che il nostro Paese s’è unito;
per un modello che è ormai inadatto,
lontano dalla realtà, troppo astratto,
in cui troppo spesso il voto finale
non corrisponde affatto al merito reale.
Si lamentano della poca collaborazione,
che gli studenti mancano di attenzione:
ma dico io, provate voi a restar sei ore
ad ascoltar parlare un professore;
a tornare a casa, esausti e affamati,
e dover studiare perché verrete interrogati!
È chiaro che i più rifuggiranno la noia,
scegliendo l’ignoranza, fonte di gioia.
Fessi!” e così conclusi la mia tirata.
Augurammo a tutti buona giornata,
e poi partimmo da quei posti luridi,
in direzione dei dannati più stupidi.








Salve a tutti! È la prima volta che mi prendo uno “spazio autore” e lo faccio per:
1. invitarvi a recensire questa mia...boh, non so come chiamarla di preciso...vabbè questa mia personalissima versione della Commedia. Mi interessa sapere quello che pensate! Quali punti trovate interessanti, quali invece pensate andrebbero cambiati. Personalmente ho già voglia di modificarla, in alcuni punti anche pesantemente, perché non mi reputo particolarmente soddisfatto della prima parte.
2. informarvi su alcune questioni, come il fatto che io aggiorno e aggiornerò ogni sabato, preciso e puntuale. Semplicemente perché l'Inferno l'ho già scritto e finito. Quindi se avete delle curiosità potete chiederle, sarei ben felice di dare qualche (piccola) anticipazione. Comincio sin da ora dicendovi che il canto-capitolo della prossima settimana è quello di cui vado più orgoglioso, quindi...
rimanete in ascolto, gente! E fatemi sapere!
Odd

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Capitolo 6
*** Canto VI - Truzzi ***


Canto VI - Truzzi Canto VI

Truzzi


Seguendo la segnaletica infernale
arrivammo in posto che parve irreale:
sembrava una enorme e gigantesca
scuola materna, la cui scolaresca
era composta da chi mai era entrato
in un luogo di cultura o un suo surrogato.
Sto parlando, ormai è chiaro, degli zarri,
i truzzi, anche noti come tamarri;
esseri deformi, anello di congiunzione
tra la scimmiesca e l’umana condizione.
Vederne anche solo uno, superbo e babbeo,
suscita il riso, poi un riflusso esofageo;
ma per approfondir storia e fenomenologia
consiglio di consultar la Nonciclopedia.
Essi sono tanti, troppi, soprattutto italiani:
ieri santi e navigatori, ora così, chissà domani.
Di questi Dante scriver non ebbe
sicché questa piaga dopo di lui crebbe.
Perciò, ascoltate il mio onesto parere:
considerateli come brufoli sul sedere.
Importuni, fastidiosi, ma irrilevanti;
sono come l’errore dei principianti,
come erbaccia nel prato della vita,
una mina spezzata dentro una matita,
un tiro fallito all’ultimo secondo,
una pennellata sbavata sullo sfondo,
un inciampo nei pressi del traguardo,
un passante che ti urta senza riguardo,
le brutte copie che poi sono scartate,
le peggio steccate e le note stonate
in un assolo che è altrimenti perfetto:
in sostanza nient’altro che un difetto.
A tutti loro era riservata una punizione
che parve lieve, alla prima impressione.
Infatti si dovevano solamente mettere
a leggere libri, poi commentare e riflettere.
“O divo, forse vedo male o costoro
sono davvero chini sui libri, al lavoro?”
“Questa era anche l’impressione mia”
rispose il mio saggio compagno di via.
In quella si sentì piangere a dirotto,
entrambi noi due ci voltammo di botto.
“Mi sembra proprio che quel tizio
null’altri sia che Corona Fabrizio!”
“Mamma! Butto libo fa tanta bua!”
sentimmo gridare; la voce era proprio sua.
Entrambi rimanemmo con occhi sgranati,
ascoltando i suoi pianti disperati:
era talmente ridicola quella scena
che non sapevamo se ridere o provar pena.
E d’un tratto avemmo la spiegazione:
se per noi leggere è una bella occupazione,
per loro è impresa ardua e faticosa
quanto scalare una parete montuosa
per ogni persona che sia normodotata.
Una parete a strapiombo, liscia e bagnata.
“Ma è chiaro! Essendo i loro neuroni
atrofici, senza sinaptiche connessioni,
ragionare è un’impresa troppo dura!
La saggezza divina mi fa quasi paura…”
Non poteva esserci una pena peggiore:
sono troppo stupidi per provare dolore,
troppo tonti per aver una coscienza,
ignoranza che ignora la propria esistenza.




A.A.: Salve a tutti! Eccoci giunti al sesto capitolo, in cui esprimo tutto il mio amore per i nostri cari amici subumani. Amore così puro e sincero che ho deciso di dedicare loro un'altra storia, "l'Oddissea" - vi invito a leggere il primo capitolo!
Un ringraziamento ai miei lettori "silenti", a quelli che hanno aggiunto questa storia tra le preferite e le seguite e ai recensori - grazie per il sostegno e per i complimenti!
A sabato prossimo
Odd

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Capitolo 7
*** Canto VII - Consiglieri Fraudolenti ***


Canto VII - Consiglieri fraudolenti Canto VII

Consiglieri Fraudolenti


Una volta usciti dalla scuola infantile,
eccoci in quel che pareva il suo cortile:
un cimitero lugubre e infuocato
dimora di chi frodatore era stato;
insomma, chi si divertiva a fregare
le altre persone con astuzia esemplare.
Giacevano in enormi bare infuocate.
Sì, le stesse che Dante ha loro riservate.
No, non mi importa proprio niente
se manco d’originalità, assolutamente.
Delle fiammelle ve n’era una doppia:
questo perché ospitava una coppia.
Uno era il multiforme e ingegnoso boia
della, non capite male, grande Troia
(intendo ovvio la grande città omerica
teatro di quella guerra stratosferica);
l’altro era il suo compagno di fregature
e di raggiri, nonché di ubriacature,
tale Diomede. Ma che cacchio dico, no
non può esser così, di lui niente io so.
Ulisse era solo nella sua tomba infuocata,
non c’è spazio per chi fece qualche cazzata.
Ehi, voi del pubblico, alzi subito la mano
chi sa cosa ha fatto Diomede di strano.
Discorremmo dunque con il divo Ulisse,
che i figli di Troia tempo fa sconfisse.
Cominciò: “Il sommo Dio di questa terra
mi spedì qua con la gente che erra.
Ma che feci di male? Penetrai d’inganno
nella Troia che ci diede tanto affanno.
Sono stato poco ortodosso, approvato;
ma non ha forse un tantino esagerato?”
“Ma no, il sommo Dante non ti ha punito
per il ligneo destriero e il resto del mito,
ma perché tu hai osato oltrepassare
le colonne d’Ercole che chiudono il mare:
in senso traslato, ti spinsi oltre i confini
imposti dai comandi dei libri divini.”
“E quindi? Solamente perché ero curioso
ora all’inferno senza pace riposo?
È sbagliato cercare la conoscenza,
desiderare il sapere, seguire la scienza?
Sarei forse dovuto arrendermi, prono,
e considerare come giusto, vero e buono
tutto ciò che è scritto nei libri divini?
È verità rivelata, morirai se non ti inchini?
La Bibbia è un testo che va interpretato
in senso allegorico, morale, traslato;
non bisogna credere al livello letterale,
non è un trattato di scienza naturale!”
“Oh, cielo santo, tu certo non hai torto,
di questo errore son dispiaciuto morto;
o Divino John, che cosa hai da dire?”
“Burp!” I suoi rutti sanno sempre stordire.
“Dopo questo illuminato intervento,
è necessario subito un cambiamento.
Giacché tu non devi essere più dannato,
il tuo nobile istinto dev’essere premiato!”
Non riuscii neppure a finire la sentenza
che fummo privati della sua presenza.
Beh, non vi pare assai giusto e corretto
ciò che sia io sia lui abbiamo detto?
I dogmi di fede, le rivelate verità
sono tutte quante delle passate velleità;
è oramai giunta un’epoca nella quale
ognuno vive nella realtà che gli è più reale;
nessun religioso, martire o terrorista
può imporre il proprio punto di vista
a chi lo circonda, alle altre persone.
E anche questa è solo un’interpretazione.




A.A.: Attenzione, attenzione: mi vedo costretto a fare una dichiarazione importante.
Ci sono alcuni lettori che credono che io mi voglia paragonare a Dante, o addirittura che mi reputi più bravo di lui.
Ho un consiglio per queste persone: take a deep breath, attivate i vostri circuiti cerebrali e giungete all'unica conclusione realistica possibile, e cioè che è una solenne min...pardon, una balzana idea. Non esistono persone al mondo realmente convinte di essere all'altezza di Dante. E, se esistono, devono avere un grave disturbo della personalità.
Chiariamo alcune cose. Perché ho scritto e sto scrivendo questa commedia? Perché sono un invasato che si crede il nuovo Dante? No. L'ho fatto per sfogarmi. Quello che scrivo è quello che pensavo da adolescente: infatti quando ho iniziato a scriverla ero adolescente. L'ambientazione è solo un pretesto, serve da cornice.
La commedia quindi non è altro che un mezzo per liberarmi. Ha una funzione catartica. È anche per questo che così violento e aggressivo: è la mia rabbia adolescenziale. Altri si sfogano in altri modi, io mi sfogavo così.
Lo ripeto ancora: questo è quello che penso io. Questa è la mia personale visione del mondo. La commedia è il mio microcosmo, è l'unico posto in cui sono io a comandare, in cui sono io a scegliere chi mi piace (e si guadagna il mio paradiso) e chi non mi piace (e viene condannato al mio inferno). Non c'è nessuna mania di grandezza, nessuna volontà di imporre la mia visione, c'è solo la necessità di esprimermi. Se avete letto questo canto ve ne sarete resi conto, spero.
Ringrazio come di consueto tutti i lettori e i recensori e vi do appuntamento a sabato prossimo
Odd

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Capitolo 8
*** Canto VIII - Leghisti ***


Canto VIII - Leghisti Canto VIII

Leghisti


Ma basta con tutta questa filosofia!
Dunque, dopo che andammo via
da quell’oscuro fiammeggiante cimitero,
ecco stagliarsi sull’orizzonte nero
un edificio fatto in grigio cemento,
freddo come un funebre monumento.
Ci avvicinammo non senza trepidazione:
poi lentamente aprimmo il portone
e un lento cigolio un po’ inquietante
scosse il mio corpo già tremante.
“C-c-chi va là?” domandai piano;
senza risposta, l’eco si perse, lontano.
Feci un unico piccolissimo passo,
che risuonò come un enorme masso
gettato in un calmo e placido lago.
“Qui finisce che addosso mi cago”
bisbigliò sconvolto il mio compare
“Suvvia, divo! Non sia così volgare…”
e in quella la mia voce scomparve
mentre innanzi nel buio apparve
una figura grande e imponente
appena visibile con la luce presente;
il suo volto era tutta una ruga:
gridando come donne tentammo la fuga,
ma nella foga il divo inciampando
cadde per terra, e poi rotolando
come una valanga mi prese in pieno,
facendomi poi rovinare sul terreno:
e lì, bocconi, appoggiandomi ai polsi,
con un'ansiosa lentezza volsi
tremante lo sguardo all'indietro,
senza vie di fuga da quel posto tetro.
Ma d'un tratto una luce ci avvolse
la mia mano da terra si tolse
e quasi da sola mi coprì gli occhi.
“Su, miei cari! Non siate sciocchi.”
sentimmo un'alta voce radiosa
come la luce, gentile e melodiosa.
La cecità non si era data per vinta:
scorsi soltanto una figura indistinta.
“Non abbiate paura o timore,
poiché questo è un luogo d'amore.”
“Ma certo! Nel bel mezzo dell’inferno!”
urlò il Divo con tono di scherno.
“È così! Questo è luogo caritatevole,
oasi in un mondo arido e spiacevole.
Seguitemi, prego.” Ero perplesso;
era strano quel che era successo.
Ma ero tornato infine a vedere:
era una donna con immenso sedere,
bassa, vestita di bianco e nero,
con un sorriso ampio e sincero.
Ci guidò dentro un ampio salone,
silenzioso anche se pieno di persone:
a giudicare dal tipo di personale,
sembrava simile a un ospedale.
Eravamo arrivati da quelle merde
che si divertono a vestirsi di verde;
che sono ignoranti, stupidi e razzisti,
in una parola sola: sono leghisti.
Erano costretti a compiere assistenza
con erculea costanza e giobbesca pazienza
a coloro che sono meno fortunati:
i poveri, i disabili e gli immigrati,
le persone di colore e gli anziani,
che fossero ebrei, cristiani o musulmani,
senza potersi nemmeno riposare,
senza che si potessero neanche lamentare.
Esplose il divo John con voce tonante:
“La punizione più giusta, più pesante,
verso coloro che istigavano alla violenza;
prova della Divina saggezza e potenza.”
E veramente anch’io così la ritenevo;
era più che giusto quel che vedevo.
“Predicammo odio e intolleranza,
diffondemmo violenza e ignoranza;
ora capiamo il passato errore nostro,
e v’ammoniamo ché non sia pur vostro.”
Quando capimmo che tale stile perfetto
era stato il Trota ad averlo detto,
entrambi noi fummo alquanto perplessi.
Ma la suora disse “Orsù, non siate fessi,
lessico impeccabile, non c’è storia:
il fatto è che l’ha imparata a memoria.”
Ecco a noi spiegato l’arcano motivo
per cui tal nobile favella io sentivo.
Come può, difatti, uno che non sa
la differenza tra l’Australia e il Canadà,
bocciato ben tre volte alla maturità,
a dir questo bel popò di roba qua?




A.A.: ok, questo canto non piacerà molto. Ma non importa, ringrazio comunque tutti i lettori e tutti i recensori e vi do appuntamento a sabato prossimo!
Odd

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Capitolo 9
*** Canto IX - Traditori della Patria ***


Canto IX - Assassini della Patria Canto IX

Traditori della Patria


Fummo accompagnati dalla suora
all'uscio della sua gigantesca dimora;
ci congedammo con auguri e saluti,
e di nuovo eccoci soli e sperduti,
non avendo idea di dove andare,
naufraghi in un vasto nebbioso mare.
“E ora che si fa?” domandai.
“Io ne so quanto tu ne sai”
rispose “ma nonostante questo
avverto un che di funesto,
come un buco nero nel cuore,
lì dove l'oscurità si fa maggiore”
e indicò un punto lontano.
Avanzammo dunque molto piano,
spingendoci sempre più in dentro
verso quello che pareva il centro;
il nucleo, fonte di nera energia,
ma che era per l'uscita l'unica via.
O almeno così era nell'originale.
Spero di non ricordarmi male...
d'un tratto si cominciò ad aprire
la nebbia: vedemmo apparire
un fosso enorme, così profondo
che lo sguardo non toccava il fondo,
così largo nella sua circonferenza
che neanche curvava, in apparenza.
E al suo interno una folla di persone
ammassate su ogni gradone
presente sul muro, sul lato interno
del baratro più profondo dell'Inferno.
Una scalinata era proprio lì vicino:
scendendola proseguimmo il cammino.
Dai politici egoisti e bugiardi
ai dirigenti incapaci e tardi,
dai fedeli giornalisti scodinzolanti
ai leccapiedi viscidi e striscianti,
dai mafiosi ignoranti e criminali
agli imprenditori assassini e sleali;
là subiva una severa punizione
chi ha disonorato la nostra nazione,
ha offeso e insultato il nostro Paese,
ha tradito la Patria e le attese.
Erano immersi fino alla vita
nel ghiaccio, senza via d'uscita,
fermi, mentre nella parte superiore
erano esposti all'intollerabile calore
di fiamme incessanti e spietate;
due i volti delle canaglie rinnegate,
duplice e opposta è la punizione
per ogni falso e ipocrita fellone.
A queste immagini da spavento
si univano dei latrati di lamento,
acuti e spaventosi e penetranti:
era difficile anche solo andare avanti,
ma scendemmo, con le mani serrate
sulle orecchie, verso le inviolate
profondità di quell'oscuro fosso:
arrivammo al suo punto più basso.
Laggiù si consumava la sorte dolente
del più pericoloso delinquente
che abbia mai minacciato
il Paese nostro che lo ha generato;
Silvio Berlusconi, capelli d'asfalto,
uomo di plastica, non molto alto;
in grado di mentire a tutte l'ore,
grande showman nonché imbonitore;
incapace di dirigere la sorte
del Paese, che quasi portò alla morte;
evasore e ladro, autentico criminale
senza scrupoli, limiti né morale;
vergogna e rimorso non li poteva provare.
Riceveva una punizione particolare,
specifica: a lui soltanto era riservata
addirittura un'intera crudele armata
di sadici demoni armati fino ai denti,
i quali gli infliggevano tormenti
che gli procuravano un tale dolore
che ne tacerò, per farvi un favore.
Rimasi ad osservare con un certo
piacere il suo volto disperato e sofferto;
salito in politica per evitar la prigione,
ora condannato all'eterna dannazione.
I soldi, i favori, i mafiosi stallieri
non possono proteggerti dai pozzi neri
in cui cadono le anime dei peccatori
responsabili di tali e tanti orrori.
“Oh divo, oh John dall’alto intelletto,
cosa pensi tu della pena del folletto?”
“Proprio giusto, doveroso, sacrosanto,
che egli conosca all’eterno il pianto.”
Che altro dire? La giustizia arriva,
infine, non importa se un po’ tardiva.





A.A.: Salve a tutti! Neanche questo piacerà, ma lo aggiungo ugualmente.
Come al solito ringrazio tutti e vi do appuntamento a sabato prossimo con...
...attenzione, un po' di pathos...
...con il canto finale dell'Inferno!
Odd

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Capitolo 10
*** Canto X - Satana ***


Canto X - Satana Canto X

Satana


Dopo il nano non c'era più nessuno,
eccetto il Diavolo, il numero uno.
Era il suo principale aguzzino,
ma si stava concedendo un riposino
nella sua umile residenza privata,
proprio in fondo a quella scarpata.
Entrammo scortati dal maggiordomo;
e poi eccolo, alto tre volte un uomo,
con le corna e una scarlatta pelle scabrosa,
zoccoli paurosi e una coda pelosa;
ululava con un ruggito aspro e roco,
mentre suonava una chitarra rosso fuoco.
“Yes you are fucked, shit out of luck,
I am your god and my cock you’ll suck!
I have my pick, and you first in line,
you'll both die! The world will be mine!”
“Ehilà?” tentai di attirare la sua attenzione,
ma era immerso nella sua canzone.
“I’m the Devil, I can do what I want!
Whatever I’ve got, I’m gonna flaunt!
I can’t wait to take you back to Hell!
I’m gonna fill you with my hot demon gel!
I'll make you squeal...” “Ehi, cornuto!”
ruggì il divo, e il demonio si fe' muto;
ma più per sorpresa che per paura.
“Ehi! Non sai che è bene aver cura
degli ospiti? O solo ci senti poco?”
“Divo, non scherzare con il fuoco...”
sussurrai tremante e spaventato.
Rispose, con un sopracciglio inarcato,
il diavolo: “Siete piombati in casa mia,
solo per questo dovrei cacciarvi via;
poi, come se nulla fosse, mi interrompete.
Ho ucciso per molto meno, sapete?”
Restammo in silenzio; guardò il divo,
poi me, con sguardo interrogativo.
“Che ci fa un vivo tra le anime dannate?”
Con il divo scambiai furtive occhiate:
“Io sono qui per narrare la sorte
di chi affronta il viaggio dopo la morte”
risposi “e descrivere l'oltretomba infernale;
ti prego, ti scongiuro, non farci del male!”
“Ah! Quindi voi siete i due seccatori,
i due teppistelli casinisti molestatori,
responsabili di più di un misfatto!
Come le tre fiere! Che fine han fatto?
E Caronte! Sapete che ora è in tribunale,
per intentarvi una causa legale,
poiché lo avete pestato selvaggiamente?
Sapete che siete entrati illegalmente?
Neanche potevate parlare con i dannati;
e invece li avete anche insultati.
Addirittura avete sottratto un sottoposto.
E io dovrei farvi uscire vivi da ‘sto posto?”
Parlando si faceva sempre più gigante:
mi sentivo piccolo e insignificante.
Cominciammo entrambi ad arretrare,
consapevoli che non potevamo scappare.
“Fermi...! Dove...andate?” ringhiò feroce,
gonfiandosi in modo sempre più veloce.
Lì capimmo chi avevamo davanti:
ci voltammo fulminei e scattanti
e ci lanciammo in una disperata corsa,
ma ci ritrovammo serrati nella morsa
invincibile della mano del colosso,
che ci avvicinò al suo viso rosso,
dipinto con una ghignante espressione.
“So che hai un'altolocata protezione;
ma dimmi: ora ti senti immortale?
Ho trovato alla tua storia un bel finale:
'fece incazzare il demonio sbagliato,
e visse per sempre infelice e dannato!'”
Infine, con una presa salda e forte,
ci scagliò per terra verso una certa morte;
chiusi gli occhi disperato e urlai,
pensando alla mia vita e a ciò che feci mai,
alle persone che avevo conosciuto
che quindi non avrei mai più riveduto,
ai miei pochi pregi, ai miei tanti difetti,
che però non sarebbero mai stati corretti.
Riconobbi la fine: e poi mi schiantai.
...o forse no?! Quella su cui atterrai
era una superficie meno dura del previsto:
aperti gli occhi ho quindi intravisto
la notturna volta, limpida e stellata,
una visione meravigliosa e inaspettata
di fronte alla quale potei solo restare muto.
'Siamo salvi!' pensai, cadendo svenuto.



Congedo

Salve! Siete giunti alla conclusione
della prima parte della narrazione.
Vi ringrazio tutti, dai lettori occasionali,
ai recensori saltuari, a quelli abituali.

Ci sono tuttavia alcune persone
che hanno pensato una cosa esilarante:
essi infatti hanno avuto l'impressione
che io mi reputi più grande di Dante.
A chi ha avuto questa idea faceta
lo dico chiaro e tondo: non è vero niente.
Chiunque si paragoni al Sommo poeta
non dev'essere del tutto sano di mente.
Quindi, prima che mi condanniate al rogo
per la mia blasfema presunzione,
sappiate che è questo è soltanto uno sfogo,
una catartica e liberatoria evasione.

Ma non è finita: c'è pure della gente
che m'accusa di presuntuosa arroganza;
io farei delle critiche troppo violente
a persone che non conosco abbastanza.
Sì, insulto in modo anche pesante;
è un mio diritto. Ma la seconda
è falsa: io non sono un ignorante.
Giudico soltanto ciò che mi circonda.
Generalizzo troppo: questo è vero.
Esprimo la mia rabbia adolescenziale,
l'epoca in cui tutto è o bianco o nero.
Era così per tutti. O sono io anormale?

Detto questo, invito il mio piccolo uditorio
a legger la seconda parte, il Purgatorio.
Però solo quando sarà completo e pronto.
Quando? Non lo so! Ci sarete? Ci conto!




A.A.: Ehilà! Come avrete capito questo è l'ultimo canto dell'Inferno. Nota: la canzone cantata dal diavolo è tratta da "Beelzeboss" dei Tenacious D, presente nel film "The pick of destiny". Ve la consiglio!
Ci tenevo a rispondere alle critiche negative (che sono ben accette): cerco sempre di ascoltare le opinioni divergenti dalle mie, così posso ragionarci su e decidere se mantenere o cambiare le mie idee.
Vi invito quindi a recensire, a dirmi quello che pensate; condividete la mia esasperazione? O c'è qualcosa su cui non siete d'accordo? Ditemi tutto! Secondo me le persone non dovrebbero fermarsi a leggere una storia, ma dovrebbero anche pensare e ragionare su quello che la storia dice.
Cerco sempre, nel mio piccolo, di mettere degli spunti di riflessione, delle analisi che non si esauriscono da sole ma che possono dare inizio anche a dibattiti interessanti. Mi piace discutere. Non avete idea di quante volte discuto con le mie altre personalità! A volte ci picchiamo pure.
A parte ciò, devo un sentito ringraziamento a tutti i lettori, i recensori, i commentatori, insomma tutti quelli che finiscono con -ori. Grazie di cuore per aver letto questa cagata.
In questo periodo, come ho già detto, sono impegnato con gli esami, ma quando li avrò finiti potrò dedicarmi alla scrittura (Purgatorio, ODDissea, Chiacchierate Amene e qualche altra storiella che ho in cantiere) e alla lettura e recensione delle storie di EFP.
Il Purgatorio è già pronto a metà, ma non vi so dire entro quando riuscirò a completarlo. Vi so dire soltanto che uscirà di sabato a cadenza settimanale, esattamente come l'Inferno.
Ciao a tutti! Alla prossima!
Odd

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