Another Story - Three Nobody, One Destiny

di Archaix_Lemixia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ho perso Tutto - Una nuova vita ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Fra luce e oscurità - Archaix ***
Capitolo 3: *** Un doloroso addio - Lemixia ***
Capitolo 4: *** le Energie Gemelle ***
Capitolo 5: *** Ambientarsi - una balia distratta ***
Capitolo 6: *** A morte il piromane - unione forzata - attacco a sorpresa ***
Capitolo 7: *** La scelta - Keyblade ***
Capitolo 8: *** Origliando - Heartless emblema ***
Capitolo 9: *** La pazienza di Vexen - assalto delle palle da bowling ***
Capitolo 10: *** La città di Halloween - ricordi nascosti ***
Capitolo 11: *** Our first Cristhmas - sfida suicida ***
Capitolo 12: *** Call of duty, missione di incursione - Bexyk ***
Capitolo 13: *** Lui è quì ***
Capitolo 14: *** Giorno di vacanza? - la cruda realtà ***
Capitolo 15: *** Il castello maledetto - ospiti indesiderati ***
Capitolo 16: *** Hunger Games - sotto sorveglianza ***
Capitolo 17: *** Perchè i Nobody odiano il nascondino - una piccola alleanza ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: il secondo orologio – inquietanti regine e tributi incazzati ***
Capitolo 19: *** situazioni traumatiche – le persone che ci tramano alle spalle stanno spuntando come funghi ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Un cuore, due chiavi, tre anime – i raggi della morte ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: la trappola della strega – salvataggio a metà ***



Capitolo 1
*** Ho perso Tutto - Una nuova vita ***


ATTENZIONE!!! leggere attentamente prima della lettura della fic:

Questa non è una storia qualsiasi. È una crossover. Ma lo diventerà solo dopo lo speciale capitolo natalizio... (Gomen ^^") inoltre:
1: il capitolo inerente ad halloween è il realtà UN' ALTRA one shot pubblicata tempo fa, "Trick and treat - l'incubo di halloween", in pratica fa parte della storia....
2: fino a Natale, i capitoli saranno pubblicati ogni 1 o 2 giorni! (Yheee!! ^^)
Scusate i disguidi tecnici! ^^" E....... BUONA LETTURA A TUTTI!!!!                                   

(P.S: il primo capitolo è un po serio ma il resto della storia sarà, in alcuni tratti, anche comico ^^
 
 
 
…Dove sono?  Cos’è questo posto? È tutto buio…
Non vedo niente, alzo le mani per guardarle e vedo il buio. Niente davanti a me.
Chi sono io?

..Vago da non so quanto tempo nell’oscurità. Ormai non sono più neanche sicura di avere un corpo. Non vedo niente. Non sento niente. Soprattutto sul sentire mi soffermo a pensare. Bene. Almeno pensare lo so fare.
Non provo paure nel vagare nel buio. Non provo tristezza nel pensare che sono sola e che probabilmente lo resterò per sempre, qui, in mezzo al nulla. Non provo neanche rabbia nel cercare di capire cosa succede, non sta succedendo niente. Il pensiero logico, mio complice, è il mio unico compagno.
 
Vedo qualcosa. Finalmente in questo oceano d’ombra, scorgo una luce. Mi fanno male gli occhi, ma credo sia un bene perché ora so di avere gli occhi. Chiudo le palpebre ma la luce è troppo intensa, mi inonda la mente, mi avvolge..
 

Una voce.
-Vuoi scoprire chi sei e perché sei qui?
Un improvviso bagliore di speranza si insinua in me. Si! Lo voglio!
-Si, lo desidero con tutto il..
 
Cuore.
Non.. riesco a pronunciare quella parola. Cos’è un cuore? A cosa serve?
-…Si, lo desidero- rispondo.
Mi accorgo solo ora di sentire la mancanza di qualcosa. Qualcosa di importante, forse è quella la causa di tutto ciò. Attendo la voce, aspetto che risponda, non sento niente. La luce si affievolisce, no ti prego non andartene, sento che in me si accende un sentimento, o forse solo il suo ricordo.
Paura.
-Non andartene! Chi sei tu? Chi sono io?
Ho paura.
Ahahahah, paura. Comincio a ricordare qualcosa sai?
Voce mia, sei stata tu? Ricordo, è una sensazione strana, ricordare.
Ricordo di essere stata una ragazza, avevo dei lunghi capelli castano scuri. Sono in compagnia di qualcuno. Siamo in macchina.
 
-Vuoi davvero ricordare?
La voce. Sei tornata finalmente. Si voglio ricordare. Cosa ho da perdere?
La mia logica torna a funzionare, mi ricordo che con la luce posso vedere. Mi guardo le mani.
E rimango atterrita.
Le mie mani sono coperte di sangue.
-Vuoi davvero ricordare?
Non ne sono più tanto sicura.
 

 
Non mi importa più, voglio capire.
Capire perché sono qui.
Non sento niente, tranne il vuoto che mi riempie il petto.
Se non sbaglio dovrebbe esserci il cuore lì, perché non lo sento battere?
Rispondo di si, non ho nulla da perdere se non me stessa. La voce non mi risponde, la luce si affievolisce ancora di più, comincio a capire. Se quella luce si fosse spenta probabilmente avrei cessato di esistere. Ma non avrebbe fatto differenza, sento di aver cessato di vivere già da molto tempo.
-Mi hai sentito? Voglio ricordare! Sbrigati!- grido.
Mi fisso le mani chiedendomi perché.
E ricordo.
Siamo in macchina, io e una ragazza dai capelli castano chiari, non riesco a vederla negli occhi, è tutto sfocato. Stiamo andando ad uno di quei raduni dove la gente si traveste da personaggi di anime e manga, stiamo ridendo.
Siamo felici.
Felici?
Mi sa che quella non sono io.
-Ehi, io voglio i miei ricordi, non quelli di qualcun altro!- urlo a pieni polmoni. Il vuoto è l’unica risposta.
Non sono arrabbiata. Non sento niente.
Non riesco a provare emozioni, come se mi avessero portato via il cuore. Come se qualcosa lo avesse rotto, trafitto, spezzato.
Mi sento come un niente, SONO un niente… Anzi.
Un Nessuno.

 

Le immagini continuano. Stiamo ridendo e scherzando. Siamo amiche probabilmente. La macchina sta affrontando una curva piuttosto difficile.
Comincio a capire.
No aspetta, non voglio più ricordare. Fermo!
Non ci riesco, le immagini si susseguono.
Troppo tardi, rimbomba una voce nella mia testa. Hai scelto tu.
 
L’auto è stabile, procede sicura. Poi incontra un’auto che va contro mano.
Si scontrano.
L’auto che ci travolge sale sopra la nostra, schiacciandola. Il vetro del parabrezza si frantuma, si stacca un grosso pezzo di vetro che va dritto verso la mia amica.
D’istinto mi paro davanti a lei.
 
-No basta! Non voglio ricordare!
 
Il pezzo di vetro si pianta nel il mio petto.
Poi tutto buio.
 
Rimango lì, sconvolta e spaventata. Ho salvato la mia amica a costo della vita.
Quindi è per questo che sono qui.
Mi tocco il  petto, credendo di trovarci un pezzo di vetro conficcato, e invece non trovo niente. Neanche il mio cuore. Quello se l’è preso il buio.
 
La luce si spegne del tutto.
 
Ahahahahah, che sciocca che sono stata. Credevo di poterci solo guadagnare, a ricordare.
E invece ho perso tutto.





XX Novembre 20XX
Quel giorno lo scontro fra le macchine venne registrato come un incidente, e si fece di tutto per rianimare la povera ragazza rimasta vittima di esso. Dopo tre ore di coma quella piccola vita si spense.
Ma fu davvero un incidente?

Una figura nascosta nell’ombra osservava attentamente la scena, vicino alla galleria da cui era sbucata la macchina che si era scontrata con l’altra. La persona strinse i denti, ringhiando dalla frustrazione.
“Merda…” disse con un filo di voce mentre osservava la ragazza rimasta quasi vittima dell’incidente issata su una barella e portata all’interno di un’automobile bianca con sopra il simbolo di una croce rossa. Si avvicinò ancora di più alla scena per vedere meglio, una seconda ragazza era rimasta dentro l’auto ormai ribaltata e accartocciata su se stessa, che gridava e si stringeva il petto con il braccio ancora sano. Un leggero sorrisetto apparve su quel volto nascosto nell’oscurità, che si sporse ancora di più per vedere…
Un piccolo cuore di cristallo si era levato nel cielo dorato del tramonto, volando sempre più in alto, più in alto… Fino a quando qualcosa lo aveva bloccato, trascinandolo nuovamente verso il basso, come una catena invisibile, che lo aveva e inglobato nel petto di lei. Cavolo, era esattamente come gli avevano detto, pensò subito prima di appallottolarsi su se stesso e aspettare l’esplosione: un tremendo boato che solo lui poté sentire si levò nell’aria, mentre dalla ragazza in fin di vita stesa sul lettino scaturì un fulmine che si congiunse con un altro creato dal petto dell’altra, e poi tutto tornò normale.

Si ritirò di colpo perché gli parve di essere stato visto dalla ragazzina, smettendo di respirare e rimanendo immobile, finché non se ne furono andati tutti. A quel punto uscì allo scoperto, mettendosi sulle tracce dall’auto dell’ospedale.
“devo fare in fretta…”



Soul: “Maka che succede?”
Maka: “Non lo so, sento come una forza gigantesca risvegliatasi all’improvviso..”
Kid: “Anche io la sento, è la vibrazione dell’onda di un’anima, ma è estremamente distorta..”
BlackStar: “Kid attento!!”
Kid: “Ma cos.. AAARGHH!!!!!”

BOOOOOOOOOOMMM!!!!!
Patty: “AAARGHH sorellona che sta succedendo???”
Liz:“Non lo so Patty aiutooo!!”

“Ahahahah, sono tornato…”
Kid: “Ma questo è..”


Sakura: “Siamo quasi arrivati dai manca poco.. Naruto ma che fai??”
Naruto: “Non lo s-so mi sento male..”
Sasuke: “Naruto!? Oddio Sasuke aiuto Naruto non si sente bene!!”

“Libero…”
Sasuke: “questa voce..”
“Liberami!!!!!!”
BOOOOOOOOOOOOMMM!!!!
Kakashi: “Tutti al riparo!!!”


Yura:“ aaah finalmente la tragedia di Sabriè potrà rivivere!!”
Oz: “No noi non te lo permetteremo!!”
Yura: “Ooh ben arrivati, avevamo giusto bisogno dell’eroe che veniva a fermare il suo amico, come l’altra volta…”
Gil: “Cosa era tutto calcolato!?”
Yura: “esatto, e ora quella che voi definite tragedia ritornerà sulla terra in un meraviglioso flashbaaack!^^”

BOOOOOOOOOOOM!!!!
Gil: “Ma che…”
Oz: “La pietra del suggello!! NOOOO!!!!!””









Angolino delle autrici: sì, questo capitolo è stato mooooooooolto triste lo sappiamo, ma d'altronde con quale altro stato d’animo potevamo descrivere una cosa del genere? Comunque non preoccupatevi, i prossimi capitoli saranno molto meno malinconici e vi chiariranno un po’ di più le idee..^^
Seguiteci mi raccomando!! BYE!! ^^

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Fra luce e oscurità - Archaix ***


Tutto cominciò in una notte senza luna. Le strette vie della città erano illuminate dalla fioca luce delle lampade ad olio appese sopra le porte delle taverne. Non c’era neanche una stella a rischiarare il cielo.
In un vicolo secondario, dove la luce delle lampade non poteva arrivare, un tremolante luccichio illuminava il volto addormentato di una ragazzina. Dei lunghi capelli color castano scuro le ricadevano delicatamente sulle spalle, afflosciate lungo i fianchi. Sembrava priva di vita, ed invece quello che sarebbe successo di lì a poco avrebbe sorprendentemente dimostrato il contrario.
Un ragazzo correva silenzioso per le vie del borgo, attento a non farsi notare. Dietro di lui un gruppo di uomini con intenzioni tutt’altro che amichevoli lo stavano inseguendo, gridando cose non molto carine e provocando un fracasso terribile. Il ragazzo avvistò un vicolo appartato, quasi invisibile per chi sta correndo fisso davanti a sé, e ci si tuffò dentro. Gli uomini continuarono a correre in avanti e non si accorsero di quel paio di occhi beffardi che li osservava mentre goffamente si allontanavano per correre dietro ad una preda che non c’era più. Rimase in ascolto per qualche minuto per accertarsi che se ne fossero andati, poi si guardò le mani trionfante: una grossa pagnotta di pane e un pezzo di formaggio, un bottino più che sufficiente! La vita del ladro non era tutta rose e fiori… Il suo sguardo si incupì per un istante pensando ai vecchi tempi, quando sentì un coro di grida. Delle urla provenivano da dove gli inseguitori erano andati, grida disperate, invocazioni di aiuto. Poi più nulla.
Sapeva cosa era successo. Era comparso un altro di quei mostri, quegli esseri terrificanti che ti assalivano nella tua stessa ombra e ti privavano spietatamente della cosa per te più preziosa, il cuore.
Un Heartless.
Silenzio totale. Strinse a sé il cibo per cui aveva tanto lottato e si preparò a fuggire, quando sentì una voce sottile alle sue spalle. Un fruscio quasi impercettibile, che gli dava però un’innaturale sensazione di disagio. Magari era solo il vento si disse, ma quando tentò di girarsi sentì un ringhio terrificante sopra di lui. Si maledì all’istante per la sua disattenzione e si preparò a fronteggiare lo sguardo di quella feroce creatura. Si girò lentamente… e rimase pietrificato. Due occhi dorati iniettati di furia omicida lo fissavano, incorniciati da un luminescente simbolo rosso a forma di cuore sulla fronte della creatura: una specie di lupo gigantesco dall’aspetto a dir poco grottesco incombeva su di lui. Lanciò un grido disperato e si gettò in una folle corsa all’interno del vicolo sapendo però di non avere scampo, quelle creature ti seguivano ovunque tu potessi andare, neanche la luce poteva scacciare perché più una stanza era luminosa… più la tua ombra diventa oscura. Giunse alla fine del vicolo senza fiato, quando inciampò  in qualcosa sistemato malamente dietro ad alcune casse. Si rimise a fatica in piedi e si girò per controllare… E con sorpresa vide una ragazza, circa sulla quindicina di anni, apparentemente svenuta. Si avvicinò per guardarla meglio in faccia: i lineamenti morbidi del viso parevano essere fatti di porcellana…
Le prese la mano per controllarle il battito cardiaco: lo aveva imparato da suo nonno, un grande esperto su qualsiasi cosa. Quanto voleva che fosse lì con lui…. Ma nel formulare questi pensieri si bloccò.
Il polso non dava segni di vita. Avvicinò l’orecchio al petto della ragazza per sentire meglio… Niente. Neanche un battito. Probabilmente era morta. Saranno state ancora quelle creature…
Le creature! Se ne era quasi dimenticato! All’improvviso l’Heartless di prima sbucò dal nulla davanti a lui, che cacciò un urlo disperato e si coprì il volto con le maniche del giubbotto malconcio. Si aspettava di ritrovarselo addosso in pochi secondi ma non fu così. Aprì gli occhi titubante e quello che vide lo sbalordì: dal petto della ragazza partirono delle scariche di luce e oscurità a forma di stelle che andarono a  conficcarsi nel corpo della bestia ferendola e lacerandole l’addome e il volto. Questa guaì dal dolore e si tirò indietro, digrignando i denti. Poi partì ancora all’attacco, ma quando fu sopra di loro il ghigno si trasformò in una maschera di dolore: un chakram infuocato si era conficcato nello stomaco, facendolo rimbalzare all’indietro contro la parete e facendolo scomparire in una nuvola di oscurità.
“Finalmente ti ho trovata. Spostati ragazzino.” Disse la figura in nero che aveva lanciato quell’arma infuocata, e brandendo un altro Chakram costrinse il povero ragazzino ad allontanarsi. Poi si avvicinò alla ragazza priva di vita e la caricò dolcemente sulle spalle, e segnò con uno strano colore fosforescente una grande X dove l’aveva trovata.
“Perfetto. La prossima volta non sarà poi tanto difficile ritrovare questo posto. E tu piccolo…” disse con non chalance avvicinandosi a lui.
“…Tu non hai visto niente… VERO?” disse gesticolando con le braccia.
“Si signore.. cioè volevo dire, No signore!” rispose lui meccanicamente, un po’ per la paura e un po’ perchè era terribilmente confuso. *
Il tizio con il mantello nero si allontanò rapidamente da lì e sparì nelle tenebre, lasciandolo solo.


“Ma quanto ci hai messo? Lo sai che non può resistere a lungo in quello stato io ti avevo avvertito!” gracchiò infuriato il numero IV entrando insieme ad Axel nel suo laboratorio: definire laboratorio quella stanza era come un insulto, perché quella era una vera e propria fusione tra la sala clinica di un pazzo chirurgo del calibro di Einstein e lo studio del dottor House! Corse subito (oddio, corse non è il verbo giusto.. XD) verso un macchinario dall’aspetto inquietante, collegato a due capsule a forma di bara con all’interno degli strani vapori violacei.
“Mettila qui dentro. L’esperimento n.1 è completato, ma come sospettato dopo l’incidente ha una struttura estremamente instabile. Hai notato dei segni di cedimento?” chiese freddo lui.
“Uhmm… dipende da cosa intendi per cedimenti: io ho visto che è riuscita ad evocare degli zampilli di luce e tenebre dal petto, significa qualcosa?”
Il Freddo Accademico si bloccò un istante per pensare, sul suo viso si formò un leggero sorrisetto.
“No, quello è del tutto normale date le sue condizioni, fa parte della natura dei loro poteri” concluse sbrigativamente cercando di cacciare via Axel dal suo laboratorio e correndo a prendere alcuni libri dagli scaffali in un angolo della sala. Si sistemò su una sedia girevole e posò tutti i libri sull’unico tavolo non ingombro dagli esperimenti (tre quarti dei quali moooolto pericolosi) e si immerse nella lettura.
“Energia…”                                                                                                                              



 * = ragazzi lo so che è infantile… ma chi di voi si era accorto subito della citazione dei pinguini di Madagascar? XD


                                                                                                                                                         
Angolo delle autrici: Bene bene bene…  così finalmente si comincia ad inquadrare la situazione. E così la nostra Archaix è diventata un Nessuno, chissà che cosa ci riserverà il futuro…
Lemixia: oddio allora adesso tocca a me!
Archaix: eggià, ci vediamo dall’altra parte…
Lemixia: …Glom
Il capitolo è un po’ corto ma vi promettiamo che allungheremo la durata degli eventi…
 

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Capitolo 3
*** Un doloroso addio - Lemixia ***


Capitolo 3: Un doloroso addio - Lemixia



Non è possibile, continuava ripetersi. Non può essere morta, non può…
Da quando quell’incidente aveva sconvolto le loro vite, Emma* non poté più essere se stessa. Le immagini le sfrecciavano ancora vivide nella mente, la macchina davanti a loro, lo schianto, poi il nulla. Era svenuta a causa dell’impatto. Quando si risvegliò non si trovava più in macchina ma in una stanza dai muri bianchi, intorno a lei dei medici giravano frenetici.
“Si è svegliata” disse uno di loro. Una figura si alzò di scatto e corse ad abbracciarla, era sua madre. Lei ricambiò l’abbraccio confusa, le vollero alcuni secondi per mettere a fuoco la situazione. Si guardò intorno in quella stanza spoglia, dai muri talmente lucidi da riflettere la fioca luce al neon delle lampadine sul soffitto.
“Ma che… dove sono? …L- la macchina! Cos’è successo?? Dov’è Clara*?”
La donna non rispose. Abbassò il capo per non mostrare il suo viso afflitto, ma il messaggio le arrivò fin troppo chiaro e forte: lei non c’era più.
Poi il buio. Era svenuta di nuovo.
 


Il senso di colpa le attanagliava il cuore, trafitto da centinaia di aghi di tristezza.
Era passato un mese dalla tragedia, la sua famiglia e quella della sua amica si stavano dirigendo al cimitero dove il corpo della sua amica era stato sepolto, in perfetta sintonia con il cielo lacerato dalla pioggia. Il discorso che quei rappresentanti pronunciarono in onore della ragazza non era un discorso di addio, era un verbale freddo e distaccato esposto al pubblico su inutili fogli di carta firmata che Emma avrebbe tanto voluto strappare. Che ne sapevano loro di chi era  Clara, eh? Che potevano capire loro che si limitavano a confezionare frasi fatte incastonate in un discorso senza senso!?
La frustrazione le riempiva l’animo lacerato dai ricordi, incessanti, che continuavano a scorrerle nella mente. Avrebbe voluto tornare indietro per impedire che ciò accadesse, ma sapeva che non era possibile. Non si può più tornare indietro.

Tutto ciò che voleva era un po’ di pace da quell’inferno.

Così un giorno si ritrovò a camminare su quella strada. Era passata dalla fermata del pullman due isolati prima, solo per raggiungere quella striscia di asfalto che tanto ha odiato. Il camice bianco che aveva indossato anche il giorno dell’incidente sventolava silenzioso nel vento. Si fermò ad osservarla, avvicinandosi il più possibile, quasi curiosa di trovare anche la più piccola traccia della sua amica, magari un pezzo del suo vestito. Stavano andando ad un Cosplay Contest, erano entrambe vestite da personaggi di Soul Eater. Era un giorno felice, un giorno in cui avrebbero gareggiato per il titolo che aspiravano da mesi…
All’improvviso si sentì come attratta da quella strada, come se qualcosa la spingesse ad avvicinarsi ancora, un sibilo morbido e leggero le si insinuò nella mente. Inizialmente la cosa la stordì, ma qualche istante dopo, senza neanche accorgersene, si trovava in mezzo alla strada.
“Questo mondo non ti appartiene più, giusto? Vorresti andare dalla tua amica?”
“…Si, è questo che voglio.”
Successe tutto così in fretta. Non sentì il rombo in lontananza che si avvicinava, non sentì l’urto potentissimo che la catapultò ai margini della strada, non sentì l’asfalto freddo che si mescolava al suo sangue e ai suoi ricordi e il soffio tetro della morte che calò su di lei.
Ma lei se ne era andata prima che succedesse tutto questo. Aveva donato il suo cuore all’oscurità. Quello investito era solo il suo Heartless.
 
 


… “Ugh, dove sono?” nulla. Il Nulla più completo e assoluto avvolgeva la ragazza.
“Ehilàà, c’è nessuno??” chiese con voce strozzata, quasi aspettandosi di ricevere una risposta. Nulla. Nient’altro che Vuoto. Il colore nero era l’unica cosa che riuscisse a vedere, o forse il suoi occhi erano chiusi, non si capiva. Dov’era?
“Vuoi sapere perché sei qui?” al’improvviso una voce proveniente da ogni luogo, o da nessuna parte, arrivò alle orecchie di lei.
“…Si.” Rispose soltanto. Cercò di mettere a fuoco gli ultimi istanti che aveva trascorso: la strada, la voce, poi il vuoto. I sforzava di capire quando ebbe un’illuminazione: ma certo!
“Anzi no, credo di sapere dove siamo. Sono morta non è vero?”
La voce non rispose, ma lei sentì una leggera risata attraversarle la testa e rabbrividì.
“Sbagliato. Vuoi ricordare perché sei qui?”
La ragazza ci pensò su un attimo. Se fosse finita qui per caso, magari ricordare sarebbe stato meglio. Ma se avesse intenzionalmente voluto tutto ciò?
“..Massi. Ridammi i ricordi.”
Una violenta ondata di dolore le attraversò il cranio: ricordò di essere sulla strada, e di aver sentito una voce proporle di perdersi nelle tenebre. Chissà perché aveva accettato. Poi ricordò che un dolore le attanagliava il cuore.
“Vuoi continuare a ricordare?” chiese la voce.
La ragazza ci pensò su un attimo e fece due più due: “…No. Se ho scelto di dimenticare ci sarà stata una ragione.” In effetti non ricordava nulla, oltre a chi fosse e gli ultimi flashback di prima. La voce non rispose, ma una luce in lontananza cominciò ad affiorare e farsi sempre più intensa. Ma lei non aveva paura. Non provava alcuna emozione.
“Fa come vuoi tu”  fu l’ultima cosa che sentì, prima di essere inghiottita dalla  luce.
 
 


Nella stanza circolare dodici figure vestite di nero discutevano degli ultimi eventi.
“Perfetto. La procedura di adesione al Nulla è completata. Ora dovremmo essere in grado di risvegliare l’altra.” Disse uno dei dodici, un uomo anziano dalla voce roca e profonda. Il tizio con la sedia più alta di tutti volse lo sguardo nella sua direzione con un sorriso talmente smagliante che si riuscì a vedere anche da sotto il cappuccio.
“Eccellente. Axel, ti affido ancora l’incarico di portarla nella sala dei Risvegli. Assicurati che sia ancora sotto stato di incoscienza” rispose questo. La sua voce era profonda e seria. Il diretto interessato, chiamato in causa, alzò lo sguardo in direzione del primo e si tolse lentamente il cappuccio, rivelando una chioma rosso fuoco di capelli da riccio: “Non vi preoccupate, ci penso io!” fece Ok con il pollice e sparì in un varco oscuro.
 
Nella sala dei Risvegli, che altro non era che una speciale sezione del laboratorio di Vexen, una capsula a forma di bara conteneva una ragazza in stato semi-cosciente, il cui corpo emanava una potente e pericolosa energia oscuro - luminosa. La rievocazione dello spirito era iniziata.








Angolo delle autrici:
Lemixia: yee finalmente sono morta anche ioo!!
Archaix: 0_0
Lemixia: e finalmente Axel verrà a prendermiii!!
Archaix:aaaahh.. Axel sta venendo a prenderti.. Ma tanto tu stai dormendo.
Lemixia: ... ... . FU********* NNNUUUUUUUOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!
Archaix: E comunque state tranquilli gente, la parte triste è finita. Adesso, appena finisce il momento pazzia-time di Lemixia...
Lemixia: nuoooo ma  perchèèèè.... T-T Akuseru....
Archaix: inizia la vera storia. appuntamento fra 2 giorni!!!

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Capitolo 4
*** le Energie Gemelle ***



Tutto appariva sfuocato. I ricordi si facevano lentamente strada attraverso la nube dell’incoscienza prendendo forma… Gli occhi tentavano di aprirsi per vedere qualcosa oltre quella nube violetta che aleggiava intorno a lei. Provò a muoversi, senza successo. Dov’era? Che ci faceva lì? Tentava di ricordare, e a fatica qualche frammento di immagine arrivò alla sua mente ancora confusa dai narcotizzanti…
Un urto. Il vuoto. Il nulla che la avvolgeva mentre il dolore che provava al petto scompariva pian piano…

Un volto. Un’amica. Emma. *

Aprì di scatto gli occhi, richiudendoli subito dopo a causa del bruciore che il fumo violaceo le provocava alle cornee. Ora basta si disse, usciamo da qui. Alzò faticosamente un braccio verso la parete di ferro e lo caricò all’indietro per sfondarla. Il colpo partì ma fu troppo debole, riuscì solo a provocare un’ammaccatura visibile forse anche da fuori. Tentò di caricare un altro colpo ma fu colta improvvisamente da un torpore che le impedì di alzare nuovamente il braccio, mentre il mondo ruotava vorticosamente intorno a lei.
Da fuori Vexen si accorse di quello che stava succedendo e si allarmò, non avrebbe dovuto svegliarsi così in fretta e se danneggiava la capsula erano guai: corse (si fa per dire) verso il macchinario e collegò alcuni ingranaggi spingendo bottoni e leve apparentemente a caso, poi aprì un varco oscuro verso l’Altare del Nulla per andare a riferire l’accaduto a Xemnas.
Intanto al Castello che Non Esiste Axel aveva fatto ritorno con in spalla un’altra ragazza svenuta: anche lei grande sulla quindicina d’anni, i capelli color castano chiaro lunghi poco più delle spalle ricadevano all’indietro sul mantello del Nessuno, la carnagione abbronzata in contrasto con il camice bianco pieno di finte cicatrici ed uno strano cerchietto in testa a forma di vite. In effetti quest’ultimo dettaglio incuriosì molto Axel: ma come cavolo si era vestita per uscire a fare un giro? ** O beh, si disse, non la scelgo io la moda…

Quando arrivò al laboratorio di Vexen non trovò nessuno, così si avvicinò al congegno per la rianimazione (quell’inquietante apparecchio con le aperture a forma di bare) aprì la seconda cassa, da cui uscì un denso fumo violaceo, e ci sistemò la ragazza. La guardò meglio. I lineamenti morbidi del viso gli facevano supporre che avesse quattordici anni. Incuriosito aprì anche la seconda bara, e si allontanò di qualche passo per osservare, rimanendo di stucco: nonostante il colore dei capelli i loro visi erano pressoché molto simili! Non si sarebbe stupito di sapere se fossero sorelle… Si affrettò a chiudere le casse quando da dietro di sé sbucò da un varco oscuro il Freddo Accademico:
“Ke coza stavi facendo Axel?” chiese lui con quell’accento tedesco che usava quando beccava qualcuno a fare qualcosa che non doveva. Il numero VIII si girò di scatto fingendosi sorpreso e balbettò: “N-niente Vexen io non ti ho visto e ho sistemato l’altra nella cassa…”
“Perfetto. Era nello stesso luogo dove si trovava l’altra vero?” chiese noncurante Vexen avvicinandosi all’apparecchio di grandi dimensioni per controllare delle statistiche non comprensibili a noi poveri mortali.
“Uhm, si,  non ho capito perché ma si. E adesso che si fa?” chiese lui.
Vexen azionò un pulsante e rispose al Nessuno come se fosse la cosa più normale del mondo: “adesso vai dal Superiore e informalo che le Energie Gemelle sono pronte.”
“Energie Gemelle?” chiese perplesso il piromane, alzando un sopracciglio. “Ma te lo sei inventato adesso sul momento? Non sarà banale come soprannome?”
“Beh si, io credo si leghi perfettamente alla loro condizione. E NO, non è banale.” lo fulminò con lo sguardo. Axel non obiettò nulla e aprì sbrigativamente un varco oscuro, scomparendo dalla stanza. Vexen si sedette su una sedia per riprendere fiato (vecchiaia.. XD) e osservò il macchinario, ripensando a tutte le informazioni che aveva raccolto: grazie al radar/tartufo Zexion erano riusciti ad individuare una fonte di energia in tre Somebody molto speciali, di cui due avevano avuto un brutto incidente stradale. Una di esse aveva perso il cuore per proteggere l’altra ed era diventata un Nessuno, ma questo cuore non si era congiunto a Kingdom Hearts. Si chiese dove potesse essere adesso… Non trovando risposta, tornò ai suoi pensieri: l’altro Somebody, un mese dopo, aveva perso il cuore ed era diventato un Nessuno. Sembra poi che queste due unità non possano reagire agli stimoli esterni se non in presenza dell’altro componente (spiegazione per noi poveri mortali: se non sono insieme cadono in una sorta di trance), me perché… Questi interrogativi gli punzecchiavano la testa non trovando risposte valide, tanto che si arrese e si mise in piedi, decidendo che era venuto il momento di aprire le bare: un denso fumo violaceo coprì il pavimento della stanza, mentre davanti a lui si trovavano due ragazze dai volti simili e (e qui vogliamo la vostra attenzione) uno strano vestiario: la prima aveva un vestito completamente nero senza maniche con il cappuccio, con sopra disegnati due occhi bianchi, e due lunghi serpenti disegnati lungo le braccia; la seconda maglia e pantaloni con finte cicatrici e un camice bianco con gli stessi motivi, e una finta vite in testa. Ma dove dovevano andare queste qua, al circo?***

Nella sala circolare dodici Nessuno attendevano pazienti (alcuni meno di altri) che il pretesto dell’ennesima riunione si presentasse. Finalmente al centro della stanza si formò un varco oscuro, e quando ciò successe Xemnas richiamò l’attenzione di tutta l’Organizzazione:
“Ragazzi, oggi la nostra riunione ha un significato particolare. Grazie al nostro numero VI abbiamo localizzato due nuovi membri, che adesso mi accingo a presentarvi****”
Dal varco oscuro uscì fuori Vexen, che teneva per le spalle due figure minute dall’aria assente vestite in modo alquanto strano. Le due ragazze alzarono le loro teste per vedere e aprirono contemporaneamente gli occhi: due paia di occhi castani magnetici osservarono confuse la stanza totalmente bianca  i cui unici elementi presenti erano quelle tredici colonne su cui sedevano undici figure completamente nere. Non fu esattamente un risveglio molto dolce, quando il numero IV le strattonò leggermente per farle andare avanti di fronte allo sguardo attento del Superiore.
“Queste due ragazze” Stava per parlare quando sentì del vociare in corrispondenza delle postazioni di Xigbar, Xaldin e Luxord, un qualcosa tipo –ma sono due ragazze!- e un –e sono minorenni!-. Xemnas li fulminò con lo sguardo e proseguì. “Queste due ragazze ora fanno parte della nostra organizzazione. Il loro potere è quello dell’Energia, l’ente che scorre in tutti gli esseri viventi e non viventi e che riempie il vuoto dell’intero universo. Si chiamano Archaix e Lemixia, e il loro titolo è –le Energie Gemelle-“
 



* = lo abbiamo detto in tutte le salse lo sappiamo, ma x chi ancora non avesse capito noi non useremo mai i nostri veri nomi per restare nell’anonimato, ma tanto dai nostri Nobody name si può dedurre come ci chiamiamo…  Vabbe. XD
** = ricordiamo che chi diventa Nessuno indossa gli stessi vestiti di quando era un Somebody nel momento in cui è…. Beh ci siamo capiti.
*** = per chi avesse capito di chi sono i Cosplay (si, Archaix ha i vestiti di quando ha fatto l’incidente e Lemixia se li era rimessi quel giorno che è andata a rivedere la strada per rimembrare meglio) entrambi i vestiti erano per il Cosplay contest a cui nn eravamo andate causa incidente. E adesso sondaggio: indovinate di chi sono, dai vediamo!!
**** = LOOOL ma quanto è serioso il nostro Zemnas? Forse un po’ troppo, ma date le circostanze anche noi saremmo serie...
 
 
Angolino delle autrici:
lo sappiamo, la stiamo tirando per le lunghe, ma se vogliamo fare le cose per bene queste parti vanno un poco approfondite. Nel prossimo il mitico Axel ci farà d-.
Lemixia: AAXEEEL!!!
*stund*
*padellata in testa*
Dicevo... Ci farà da guida. Ne vedrete delle belle!! Quindi...
*Lemixia si risveglia*
A+L: ALLA PROSSIMA!!!



Xaldin: beh, dov è finita la mia padella? devo preparare i Pumcake!
Archaix: oh scusami, ecco quì *porge padella*
XD



 

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Capitolo 5
*** Ambientarsi - una balia distratta ***


Ambientarsi - una balia distratta

Axel spinse delicatamente le ragazze verso un corridoio ricordandosi di malavoglia l’incarico datogli qualche minuto fa. Non che gli dispiacesse, ma gli dava fastidio che un’incarico così… semplice, fosse assegnato proprio a lui.

Flashback, flashback, flashbaaaack…
“Che coosa? Perché IO dovrei fare da balia alle nuove arrivate? Mi fate sfacchinare per andare a cercarle e adesso questo??” Axel stava esponendo il suo non-stupore al Superiore, sembrava quasi indignato che gli fosse dato un incarico così futile. Xemnas lo guardò negli occhi chiedendosi ancora come aveva fatto ad accettarlo fra loro e disse: “Senti Axel, io penso che tu sia l’elemento migliore in quanto a socializzazione, quindi prendi il tuo incarico e vattelappesca”. E Axel non poté obbiettare nulla.
Fine flashback, flashback, flashbaaack…

“Ok ragazze” disse mettendosi davanti alle due nuove arrivate “Credo che dal vostro sguardo assente voi abbiate perso le vostre memorie giusto? Beh ci penserò io a riempire le vostre testoline vuote” disse scherzando e scompigliando i capelli alle due. Queste non ebbero quasi alcuna reazione, al massimo un leggero segno del capo. I loro occhi erano completamente vuoti e privi di volontà.
“Okkei… sentite, io non sono il migliore in quanto a riabilitazione, ma il mio compito per ora è mostrarvi il Castello che Non Esiste. Che  N-o-n  E-s-i-s-t-e  got it memorized?” affermò picchiettandosi la tempia con un dito. Le ragazze lo guardarono in silenzio, ma sui loro volti già comparivano due piccoli sorrisi. Era un buon inizio. Ecco due perfetti esemplari di Nobody si disse il petardo umano. I tre Nessuno si incamminarono verso il giardino del Castello: Archaix si guardava intorno spaesata e di tanto in tanto si voltava in direzione di Lemixia, era come se quel volto le ricordasse qualcosa… Lemixia dal canto suo provava la stessa sensazione. Cercò di incrociare quegli occhi sfuggenti un paio di volte, senza successo.
“Uhm, chissà come vi chiamavate prima… Vediamo tu Lemixia: Mel… Lem… Emal… Ema…”
Archaix si arrestò all’improvviso: un ricordo aveva fatto capolino nella sua mente vuota, una leggera risata condivisa fra due amiche e un nome: Emma*. Si girò in direzione di Lemixia, i loro sguardi si incrociarono, ma sembrò che la Nobody non avesse avvertito nulla. Lemixia fece un piccolo sorriso forzato  in direzione della compagna che ricambiò altrettanto forzatamente. Cavolo, come era difficile sorridere, pensò Lemixia. Era come se si fosse dimenticata come si fa. Quando arrivarono al giardino Axel spalancò le braccia e annunciò:
“Ragazze, benvenute nel regno del numero XI: il giardino dei Desideri, in cui si dice che esprimendo un desiderio fooooooorse questo verrà realizzato.” disse agitando le braccia come un presentatore. Lemixia e Archaix si affacciarono per vedere meglio e sui loro visi si formarono due maschere di stupore misto a gioia: una grande distesa di fiori di ogni colore e forma andavano a formare un enorme emblema a forma di cuore con un grosso cesto di rose blu al centro. Tutto attorno le piante ed i rampicanti si erano attorcigliati lungo le pareti dando l’immagine di una bellissima serra all’aperto. E finalmente le due Nessuno pronunciarono qualche parola.
“è… è bellissimo” disse Archaix, guardando stupita il giardino e poi Lemixia, che ricambiò lo stupore.
“P-possiamo…” tentò di chiedere Lemixia, ma Axel aveva già intuito. Aprì un varco oscuro che inghiottì tutti e tre, ed in un batter d’occhio si trovavano al centro di quell’incanto. Il numero VIII guardò soddisfatto i volti meravigliati delle ragazze che titubanti si avvicinavano per sentire il profumo di fiori:
“Ok ragazze, credo sia venuto il momento di una lezione di lessico: venite qui perfetto, ora ripetete con me, il mio nome è Axel. A-x-e-l got it memorized?”
“… Axel…” dissero all’unisono.
“Beene. Voi invece vi chiamate Lemixia e Archaix.”
“Lemixia…” disse la prima. “Archaix…” disse l’altra.
“Oh cavolo così andremo avanti tutto il pomeriggio. Vi faccio un breve riassunto di chi siamo noi: sapete, quando una persona perde il cuore diventa un Heartless, ma se la sua anima è abbastanza forte il corpo diventa un guscio vuoto chiamato Nessuno. Questo è sprovvisto di un cuore, l’elemento che lo farebbe davvero –esistere- quindi il nostro scopo è completare Kingdom Hearts..” disse indicando un gigantesco cuore di proporzioni meteoritiche sopra di loro “… per ottenere i nostri personali cuori. Avete memorizzato?”
Le due Nobody alzarono le teste per osservare Kingdom Hearts, e si lasciarono scappare addirittura un commento.
“Miiitico…”
“Fiiigo…”
 Poi da non si sa dove sbucò fuori Marluxia, il signore dei fiori, con un innaffiatoio in mano.
“Uhuhuh Axel cosa ci fai qui?” chiese alzando un sopracciglio, poi vide le altre due. “Oh quindi hanno affidato a te l’incarico? Meno male, io non avrei sopportato di badare ai nuovi arrivati chiunque essi fossero” disse a bassa voce, per poi posare a terra l’innaffiatoio e avvicinarsi silenziosamente alle due Nobody.
“Buongioorno ragazze, allora come va? Vi piace questo posto? Potete venire tuuutte le volte che vorrete piccoline.” disse con la gentilezza di un adescatore che tentava i bambini con le caramelline. E quest’immagine si materializzò anche nella mente delle due, che balzarono all’indietro un po’ per il non-spavento e un po’ per… Per…
“C-certo. È bellissimo…” disse Lemixia per poi prendere per la manica Archaix e scomparire dietro una siepe. Marluxia pensò che fosse una reazione del tutto naturale e tornò alle sue rose. Da dietro la siepe intanto Lemixia e Archaix tentavano di trattenersi da una strana sensazione.
“Pfff…. Ma quello  è… è   … è GAY!! AHAHAHAHAH!!!!
“Ahhahahah direi proprio di si  XD”
Scoppiarono a ridere, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e ad un tratto cominciarono a ricordare qualcosa: un grande mare, gli scogli, loro due che giocavano insieme…
“Ugh, ma ci conosciamo?” chiese Lemixia. L’altra per tutta risposta fece le spallucce e rispose: “Credo di si, io ricordo soltanto che ti ho già vista…” rispose trattenendosi il vestito nero sulla pancia per frenare la risata di poco prima. Fu allora che si guardarono davvero chiedendosi da cosa fossero vestite.
“Ugh, ma che ho addosso? Sembro uno scienziato pazzo…”
“E io sembro una strega…” **
“Eccovi, dove eravate finite? Dobbiamo continuare il giro!” esclamò Axel sbucato fuori dall’angolo. “Fate confidenza eh? Perfetto, continuate pure ma fatelo camminando” continuò lui in tono scherzoso. Si incamminarono nuovamente per il corridoio, stavolta accennando a qualche conversazione parlando del più e del meno. Quando arrivarono alla cucina avevano già memorizzato tutti i nomi di membri dell’Organizzazione. Così entrarono nella cucina, che scoprirono essere il regno incontrastato del Feroce Lanciere. Poi videro l’Altare del Nulla in tutto il suo splendore e il grande Kingdom Hearts, e tutte le altre sale. Arrivarono a sera e finalmente fu loro mostrata la loro stanza.
“Questa è la vostra camera ragazze, ambientatevi quanto volete e fra un quarto d’ora vi vengo a prendere per la cena” disse il numero VIII prima di sparire in un varco oscuro. La stanza che si presentava davanti a loro era piuttosto semplice: due letti BIANCHI dal design semplice erano posti ai lati della stanza, con vicino due comodini BIANCHI. Due armadi BIANCHI posti uno di fronte all’altro e di fronte alla porta una grande finestra. Lemixia si mise al centro della stanza ed esclamò: “è perfettamente simmetrica! Ed è una pizza…”
Archaix confermò con un cenno del capo e si avvicinò alla finestra per aprirla: da lassù c’era una vista fantastica, che lasciò le Nobody senza fiato.
“Ehi Archaix guarda! Da qui si vede.. King…”
“Kingdom Hearts?” chiese l’altra sporgendosi a destra per vedere.
“Si esatto! Com’è bello…”
Improvvisamente dietro di loro apparve Axel, e per lo spavento rischiarono di cadere di sotto.
“Axel! Ci hai fatto paura…” esclamò Lemixia voltandosi infuriata.
“Uh, scusatemi… Ma vedo che avete imparato il mio nome! Peeerfetto, avevo dimenticato di dirvi di cambiarvi con gli indumenti che troverete nei vostri armadi. Ci vediamo dopoooo” e scomparve in una nuvola di oscurità. Le Energie Gemelle si fecero un appunto mentale: farla pagare ad Axel.
O beh, si dissero, tanto vale abituarci. Ma perché siamo qui? Che ci facciamo? Da dove veniamo? Quando si mangiaaa??
Vedendo che sapevano rispondere solo all’ultima domanda si rassegnarono e decisero di cambiarsi: dentro agli armadi c’erano due pile di maglie NERE, con pantaloni NERI e stivali NERI, e due impermeabili NERI.
Qua sono tutti fissati con il monocromatico.
 
Mezz’ora dopo:
Nella sala da pranzo dodici figure vestite di nero stavano cenando tranquillamente. Xaldin servì l’ultima portata e si avvicinò al numero VIII.
“Axel, ma dove sono finite le nuove arrivate? Dovrebbero essere già quì da un pezzo! Hai detto loro come arrivare in sala da pranzo?”chiese Xaldin con una punta di preoccupazione. Dal canto suo, Axel lo guardò con nonchalance e rispose:” Ma ceeerto che si, avevo detto loro che all’ora di cena sarei passat…”
Si alzò di scatto dalla tavola precipitandosi in corridoio: “Oh CAVOLOOOOOOooo…”
Xadin: “Facepalm…”
Arrivò in camera di Lemixia e Archaix e le trovò sedute sul letto, con le braccia incrociate, che lo fissavano con uno sguardo truce.
 



 
* = per precauzione continuiamo a dire che noi NON USIAMO i nostri veri nomi. Ma tanto lo avete già capito.
** = AHAHAHAH si esatto, Stein e Medusa!! AHAHAHAH eravamo andate ad un Cosplay contest e abbiamo ancora i vestiti addosso AHAHAHAHAHAH XD
 
Angolo delle autrici: finalmente siamo entrate nell'Organizzazione XIII (XIII? ma siamo in 14! vabbe...) e cominciamo a fare confidenza, capendo SUBITO da chi dobbiamo stare alla larga...
Nel prossimo capitolo troveremo un valido motivo per voler ammazzare il piromane e scopriremo interessanti e pericolose verità... Non mancate!!

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Capitolo 6
*** A morte il piromane - unione forzata - attacco a sorpresa ***


Capitolo 6: a morte il Piromane – unione forzata - attacco a sorpresa


Erano passati ormai due giorni da quando Archaix e Lemixia erano entrate a far parte dell’Organizzazione XIII, e si erano abbastanza ambientate. Ma durante queste quarantotto ore dei grandi punti interrogativi si erano formati nelle loro menti: così dopo cena decisero di restare sveglie più del dovuto, fregandosene altamente del coprifuoco, e cominciarono a parlare…
“Beh direi che tutto sommato siamo state abbastanza fortunate a diventare Nessuno: guarda che grande famiglia ci siamo create in così poco tempo” disse Lemixia raggiante. Archaix annuì felice ma dovette ribattere.
“Certo, ma non ti sei chiesta anche tu COME MAI lo siamo diventate? Io non ricordo niente del mio passato a parte quei brevi flash che ho avuto nel corso di questi due giorni..”
“Beh anche questo è vero. Axel ci ha…” non finì la frase che i suoi occhi si misero a fissare un punto imprecisato della parete a mormorare “Aaaaxel….” . Archaix si mise una mano sulla fronte e si alzò dal letto: ogni volta che quel piromane veniva menzionato Lemixia cadeva in una sorta di catalessi che poteva durare parecchi minuti. Si avvicinò a Lemixia e le diede un piccolo pizzicotto alla guancia, ridestandola dalla trance: “Lemixia finisci la fraseee”  disse a bassa voce, per non farsi notare da Saix che in quel momento stava percorrendo il corridoio come vedetta per il coprifuoco “E parla piano, Saix è qui dietro che ci ascolta…” concluse abbozzando un sorriso. Che strana combriccola erano questi Nessuno.
“Ugh… oh si dicevo: Axel ci ha detto che quando una persona perde il cuore diventa un Heartless… Chissà cosa sono. Quindi per diventare un Nessuno bisogna perdere il cuore. Ciò vuol dire che…” si toccò il petto. Archaix fece lo stesso. Fu un’azione istintiva fatta giusto per trovare il conforto nel calore del proprio cuore ma… Quello che incontrarono fu il freddo vuoto dei loro petti.
“Che noi non dovremmo esistere. Non abbiamo un cuore, siamo fredde macchine prive di sentimenti…” disse tristemente Archaix tornando a sedersi di fianco all’amica. Questa alzò lo sguardo verso la finestra, nella vana speranza di vedere qualche stella. Non ricordava molto bene cosa fossero, ma sapeva che erano dei puntini che brillavano nel cielo notturno, e non vedendoli fu presa da una sensazione di sconforto.
“Ehi Archaix… come mai non ci sono le stelle?” chiese infine. La Nobody la guardò confusa, neanche lei ricordava bene cosa fossero le stelle. Quella strana amnesia aveva cancellato non solo i ricordi ma alcune nozioni basi come potrebbe esserlo sapere perché un tramonto è rosso.
“Uhm, non lo so… credo che non si possano vedere perché il cielo è rischiarato da Kingdom Hearts e le stelle sono troppo poco lucenti per essere notate da qui…” cercò di rispondere lei.  Si alzò e si diresse verso la finestra, Lemixia fece lo stesso: aprirono le ante e si misero a fissare il cielo buio, in silenzio. Poi, come per miracolo, per un millesimo di secondo una piccola stella cadente sfrecciò in mezzo al cielo. Le Nessuno spalancarono gli occhi meravigliate, ricordandosi solo all’ultimo momento di esprimere un desidero.
“Ehi Lemixia…” chiese titubante Archaix.  “Noi siamo…. Amiche?”
“…Amiche?... Beh… penso di si!”
“…Perché dici così anche se sai che non proviamo davvero dei sentimenti?”
“Perché… Non lo so perché. Ma sento che siamo davvero amiche, lo giuro.”
Le due ragazze si guardarono negli occhi. C’era una sola spiegazione a ciò: si erano già incontrate da qualche parte. Quasi senza accorgersene si voltarono l’una verso l’altra e le loro mani si sfiorarono…
Improvvisamente la stanza intorno a loro cominciò a roteare sempre più velocemente, perdendo consistenza, diventando quasi irreale… Poi quando il mondo smise di girare riaprirono gli occhi e si ritrovarono in una specie di sogno: un flashback forse, un film mentale… Fatto sta che non erano più al Castello che non esiste, ma su una piaggia. Un bagno, di quelli con gli ombrelloni ed il bar e tutto il resto. Una sensazione di allegria si diffondeva nell’aria come una brezza estiva, che circondava un ombrellone sotto il quale due figure sfuocate ridevano felici. Due ragazze, i cui visi erano oscurati dall’ombra dell’ombrellone, che condividevano avventure e sogni. Che condividevano lo stesso cielo, e lo stesso destino. Il flashback terminò all’improvviso, e tutti finì. Lemixia e Archaix si guardarono con due paia di occhi nuovi.
“EMMA*!!”
“CLARA*!!”
Si abbracciarono felici, come mai nella vita erano state. Anche se quel sentimento era solo un ricordo non gilene importava, si misero a saltare felici sui letti:
“Oddio Emma ma sei tu! Credevo che non ti avrei più rivista!!” esclamò Archaix in preda alla gioia. Si abbracciarono di nuovo e si misero a parlare a raffica mentre quel ricordo tanto lontano  tornava a galla sempre più nitido e cominciarono a saltare sui letti come delle pazze finché  Saix spalancò la porta con un espressione a metà fra il sonnambulo e il “WTF”, ritrovandole stese a testa in giù con le braccia alzate.
“Ragazze,  smettetela di gridare o vi lincio”
“Ugh”
 
 
Il giorno dopo le Energie gemelle si alzarono presto e di buona lena: quello sarebbe stato il loro primo giorno  di missione e volevano fare bella figura. Dopo la colazione gentilmente offerta dal Feroce Lanciere (che ormai avevano imparato a conoscere, è un orso bruno ma sotto sotto è buono) si avviarono verso la sala delle missioni:
“Yee siamo arrivate! È un record, ci siamo perse solo due volte!” esclamò Lemixia esultante.
“Già, siamo state proprio fortunat-“ Archaix non riuscì a finire la frase, perché davanti a loro si presentò una scena orribile. Saix, colui che avrebbe dovuto affidare loro una missione, stava parlando con MARLUXIA.
“Oh mio Xemnas. NONONOOO vi prego ditemi che non dobbiamo andare in missione con quell’adescatore!!” disse preoccupata Lemixia a bassa voce. Le due  Nessuno si avvicinarono più lentamente possibile, poi con uno scatto felino si acquattarono sotto il divanetto bianco lì vicino e cercarono di ascoltare la conversazione.
“Ma come, avevate detto che avrei potuto ricevere io l’incarico!”
“Mi dispiace (non è vero) Marluxia, ma il Superiore ha ritenuto opportuno mandare qualcuno più adatto di te nell’educazione” quelle ultime parole furono leggermente marcate, come se fossero un avvertimento di stare alla larga da cose che non gli riguardano, poi un varco oscuro apparve dietro di loro, facendo uscire un raggiante piromane che fece la sua entrata in scena con un: “Bum bum baby! Ehi Saix dove sono le novelline?”
“Umpf, sono dietro al divanetto lì in fondo” rispose lui con un tono leggermente divertito. Axel si avvicinò al divanetto, dove trovò due Nobody tremanti che con il fiato sospeso puntavano insistentemente gli occhi su Marluxia.
“Ehi ragazze come va? Sapete che oggi andrete in missione con il mitico me?”. E quelle parole aprirono un mondo negli occhi di Lemixia che spiccò un enorme balzo sul posto esultante, mentre Archaix tornò finalmente a respirare: “Oh fiuuuu, credevamo che dovessimo andare con…”  Axel guardò per un attimo Marluxia e si mise a ridere: “Oh no, non vi avrei mai permesso di finire in coppia con quello lì! Su forza andiamo ^^” e detto ciò aprì un varco oscuro dietro di loro e le spinse delicatamente in quella direzione. All’interno il portale portava ad un corridoio etereo, quasi immateriale. Axel camminò tranquillamente su quel pavimento a prima vista immateriale incitando le ragazze: “Tranquille, è tutto normale. Questo è un corridoio delle tenebre.”
Arrivati alla fine del corridoio oscuro i tre si ritrovarono davanti ad un portale a forma di sfera luminosa, e dato che per Archaix e Lemixia questa era la prima esperienza...
“Oh no, e questo che ci fa qui?? Ragazze tornate subito indietro!!” gridò Axel spaventato in direzione delle Nobody: queste si fermarono di botto e fecero immediatamente dietrofront, ma non riuscirono a fare neanche un passo che dei tentacoli luminosi le afferrarono e le trascinarono all’interno del varco. In preda al terrore Archaix si aggrappò al pavimento e così fece anche Lemixia, ma fu tutto inutile. Vennero trascinate con forza all’interno della luce. Che stava succedendo!? Cos’è questo coso!? Dov’è Axel!??
…Si ritrovarono distese per terra, in mezzo ad una strada dell’innaturale color arancia. Ancora stordite si guardarono intorno, notando una figura in nero piegata in due dalle risate. Tentando di rialzarsi in piedi barcollando verso il Nessuno che nel frattempo si stava riprendendo dalla grossa risata di poco fa.
“Axel!! Ci spieghi che è successo!?” esclamò Lemixia arrabbiata. Possibile che le avesse prese in giro??
“Aahahhah!! Oh Xemnas, dovevate vedere le vostre facce XD !!” Axel era ancora lì che rideva, ma vedendo lo sguardo truce delle due si diede una calmata e si scusò. “Mi dispiace, è che non avrei mai più avuto altra occasione di… Pff.. Ok ok la smetto. Vi siete accorte dove siamo?” disse tentando di cambiare discorso, per tornare alla sessione di addestramento. In effetti le ragazze non si erano ancora guardate intorno: davanti a loro cominciarono a prendere forma case, strade e centri abitati immersi in una tenue tinta color tramonto. Una grande città immersa nella pace, sorta su una collina dove il sole non scompare mai sotto l’orizzonte. Le energie Gemelle rimasero di stucco a quella vista, così  Axel camminò al centro della loro visuale e annunciò felice:
“Ragazze, questo fra tutti è il mio mondo preferito. Benvenuti a Crepuscopoli!!”
“UAAAU!! Ed è qui che compiremo la nostra prima eroica impresa!??” esclamò Lemixia.
Prima missione. Primo mondo. Eccitazione alle stelle. Archaix e Lemixia erano frementi di impazienza quasi fossero sul punto di scoppiare. “Allora?? Cosa dobbiamo fare? Combattere? Scoprire tesori nascosti? Dare la caccia a qualcuno?” Axel indietreggiò di qualche centimetro alzando le mani al petto in segno di attesa: “ehi apette, quasi quasi vi preferivo quando eravate degli zombie… Comunque no, questa è la vostra prima missione e serve per valutare le vostre capacità. Lo scopo di oggi sarà trovare un forziere nascosto qua intorno.” Concluse agitando le mani come un direttore d’orchestra. Le due Nobody sembravano un po’ abbattute dalla semplicità dell’incarico, quando venne loro un dubbio.
“Aspetta Axel. Quanto è grande il territorio che dobbiamo setacciare?” chiese sospettosa Archaix. Il Soffio di Fiamme danzanti le guardò con aria di sfida e allargò le braccia.
“Tutto quanto” disse solo. Il mondo crollò loro addosso.
 
 
…Dopo circa un oretta di perlustrazione la frustrazione era tale da potersi addirittura definire un’emozione pura nelle menti delle due Nobody, che per fare prima si erano divise il raggio d’azione in due parti uguali. Lemixia stava perlustrando un luogo che sembrava venir chiamato il “chiosco dei gelati” e, incuriosita, si era fermata a prenderne uno. Peccato che in quel momento il proprietario fosse assente, così se ne tornò sui suoi passi. Ma appena si fu allontanata di pochi metri cominciò a sentire qualcosa di strano. Un sensazione di oppressione, di vuoto, come se qualcosa la stesse soffocando. Pensò subito che aveva a che fare con un’anomalia del luogo e, felice di poter imitare i grandi eroi investigativi della televisione (di cui non avrebbe però saputo fare un esempio) si mise in posizione di allerta e tornò al chiosco dei gelati. Poco più in là Archaix si trovava davanti ad una specie di campanile, una strana torre dell’orologio ai cui piedi si trovava una stazione. Non sapendo che fare si avvicinò ad essa ma compiuti pochi passi cominciò a sentirsi strana, un vuoto opprimente si stava formando dentro di lei nella posizione del petto e un’improvvisa vertigine la colse. Si girò di scatto per vedere se fosse la conseguenza di un attacco nemico ma non trovò nessuno, così decise di tornare da Lemixia per riferirglielo; poi però  colse un piccolo bagliore dietro un muretto vicino a quella stazione e si avvicinò per controllare. Non appena fece qualche passo si piegò a terra dal dolore: qualcosa la stava corrodendo da dentro, come un fuoco freddo come il  ghiaccio. Sbiancò letteralmente in viso e cadde a terra, senza fiato.
Lemixia era nelle stesse condizioni: cosa stava succedendo!? Perché si sentiva così male? Doveva andare subito da Archaix per controllare se anche lei fosse in questo stato. Cercò di rialzarsi a fatica, tremante e grondante di sudore, aggrappandosi al muretto del chiosco. Fece qualche passo nella direzione in cui era andata l’amica e d’improvviso se sentì lievemente meglio: che strano, che fosse la lontananza dal punto in cui era apparso il varco oscuro la ragione di ciò? Si avviò lentamente verso il punto di raccolta, riprendendo lentamente il colorito naturale, e cercò di prendere una scorciatoia per fare prima, ma quando trovò un vicolo che credeva portasse alla piazza centrale si dovette bloccare a causa della presenza di un’enorme X oscura fatta di pura energia, che sbarrava la strada. Le venne in mente l’avvertimento che aveva dato loro Axel prima di sparire in una nuvola di tenebre:
“Se per caso trovaste sul vostro cammino una grande X nera a sbarrarvi la strada state tranquille: serve a concentrarvi meglio sulla vostra missione. Infatti i territori contrassegnati da quelle X non sono di alcuna utilità al completamento di essa. Quindi ignorateli pure.” Disse soddisfatto continuando a gesticolare mettendo le mani a forma di X.
Quindi questo vicolo porta fuori strada, pensò. O beh, meglio per me, si disse facendo un gran sorriso alla X e incamminandosi verso il punto di ritrovo.
Archaix intanto si era ripresa da quella strana sensazione e stava tornando indietro: avrebbe voluto vedere cosa fosse quell’oggetto luminoso dietro al muretto della stazione ma era preoccupata da ciò che era successo e voleva riferire tutto a Lemixia. Mentre correva verso il punto dove era apparso il loro varco oscuro cominciò a sentirsi meglio, quindi pensò che più ci si allontana da quel punto più ci si sente male. E si appuntò di vendicarsi della dimenticanza di Axel di avvertirle. Arrivata nella piazza ci trovò una scena alquanto divertente: un Axel molto probabilmente in via di estinzione si faceva scudo con un chakram per difendersi da un’infuriata Lemixia che tentava di strappargli i capelli.
“Ehi ragazzi ma che succede?? Devo dirvi urgentemente una cosa..”
“Archaix!! Per fortuna stai bene!!” esclamò felice Lemixia corredo ad abbracciare l’amica. Archaix ricambiò l’abbraccio un po’ confusa cercando di rispondere: “Beh, si… perché non dovrei stare bene?”
“Beh sai, quel ciuco di Axel *Aaaaxel… ^^* si è dimenticato di dirci che non possiamo allontanarci l’una dall’altra per distanze troppo lunghe o finiamo per sentirci male!” rispose lei ad alta voce, cercando di far gravare la cosa al piromane; questo tentò di ribattere: “Ok avete ragione, ma non mi sembra il caso di arrabbiarsi così tanto…”
“Non ti sembra il caso?? Ma se avremmo potuto morire!!” controbatté risoluta Lemixia.
A quel punto Archaix insorse nella conversazione preoccupata: “Cosa? Avremmo potuto addirittura morire?? AXEL!!!”
“Ok, ok, ora vi spiego… vedete, voi due siete come –legate- da un legame che non è del tutto naturale e si instaura quando due persone sono molto ma molto ma molto unite. E non potete allontanarvi troppo l’una dall’altra perché i vostri sistemi immunitari reagirebbero come se una parte di voi fosse stata asportata, immettendo nel circolo degli organi una sostanza che serve ad eliminare gli agenti patogeni nocivi ma visto che non ce ne sono questa sostanza corrode i vostri tessuti interni…”
Le Energie Gemelle si guardarono inorridite le mani, come se si aspettassero di vederle bruciare da un momento all’altro. Dunque è questo che sarebbe successo se si fossero allontanate ancora? I brividi del ricordo di un nuovo sentimento percorsero le loro schiene raggelandole: la paura si stava dilagando in loro.
“Bene adesso io vado…”
“NO aspetta hai per caso dimenticato qualcos’altro??”
“Non credo… o beh ciao ciaoo” e scomparì. Le menti delle giovani novelline ribollivano di vendetta.
Archaix riferì a Lemixia di aver visto qualcosa alla torre della città e così insieme (letteralmente attaccate per paura di allontanarsi) si avviarono verso la stazione. Arrivate, Archaix notò subito il punto in cui si trovava quel piccolo e tremolante bagliore e insieme si avvicinarono al muretto: dietro di esso trovarono un piccolo scrigno color violaceo e dai bordi dorati, che riflettevano debolmente la luce del tramonto eterno davanti a lui. Ora era il momento di aprirlo.
“Uuuh… Axel si  è scordato di dirci come si fa” bofonchiò Lemixia.
“Facepalm” dissero in coro.
“O beh proviamo a scassinarlo, tanto non ci vede nessuno” tentò Lemixia avvicinandosi allo scrigno e tentando di aprirlo con la forza. Tutto inutile. Archaix si mise anch’essa a forzare il coperchio che però sembrava irremovibile.. Come se lo avessero chiuso con la colla.  Decisero unanimemente di portarlo direttamente ad Axel e di buttarglielo in testa, quando alle loro spalle sentirono un grido. Si precipitarono nel luogo dove avevano sentito l’urlo e trovarono un gruppetto di ragazzini che lottavano disperatamente contro degli.. Degli strani esseri completamente neri muniti di artigli affilati che con tutta probabilità miravano al sacchetto che il più grande del gruppo teneva gelosamente stretto fra le braccia.
“Non li avrete maaiii!!” gridava beffardo anche se era lui ad essere in difficoltà. Le Energie Gemelle guardavano da lontano ma decisero di dare loro una mano: si avvicinarono minacciose alle spalle di uno di quegli esseri per prenderlo di sorpresa ma questo si girò fulmineo come se avesse fiutato la nostra presenza, e saltò sul viso di Archaix cominciando a graffiarle il cappotto. La Nobody barcollò all’indietro spaventata e Lemixia tentò di aiutarla ma un secondo essere la aggredì alle spalle: si ritrovò faccia a faccia con un paio di occhi dorati vuoti e inespressivi che le tirarono un graffio sulla faccia. Lemixia si scansò per schivarlo ma un artiglio la colpì lasciandole un lungo segno rosso sulla guancia; una piccola goccia di sangue cadde sul mantello lucido. Altri esserini si avvicinavano pericolosamente, mentre Archaix si dibatteva nel tentativo di liberarsi la faccia dalla morsa di quel coso. Poi sentirono un rimbombare di passi  in lontananza mentre le voci spaventate dei tre ragazzini si allontanavano: evidentemente con loro come diversivo hanno avuto la possibilità di fuggire. Tutti gli esserini neri si fermarono di botto e sembrò quasi che sorridessero alla vista di quel loro simile che, apparso davanti alle due Nessuno, si preparava a schiacciarle con un colpo della sua mano ferrata. Le ragazze gridarono di terrore e si coprirono i visi con le braccia, ma non successe nulla. Aprirono gli occhi e si ritrovarono con sorpresa in uno spazio vuoto, una grande piattaforma luminosa immersa nel nulla più oscuro. Si alzarono doloranti guardandosi negli occhi, chiedendosi se stessero bene e dove fossero. Poi abbassarono gli occhi verso il motivo decorativo del mosaico sul pavimento circolare: oh cavolo, ma c’erano loro due lì sopra!  
Il disegno ritraeva le due Nobody ai lati della circonferenza, con gli occhi chiusi e le mai raccolte al petto, con gli abiti dell’organizzazione. Sopra di loro una circonferenza più piccola ritraeva  sei cerchi con sopra raffigurati vari simboli.
Osservando meglio al centro della composizione c’era una specie di sagoma grigia, come se il mosaico fosse incompleto. Non ebbero il tempo di chiedersi perché che da tutto tremò: dai tre lati opposti della piccola sala emersero tre piedistalli, su cui erano poggiati un cuore, un libro e due chiavi.
 
 


 
Angolo delle autrici:
Lemixia: Maledetto Axel!! *oh Axeeeel…* Ugh comunque, non lo perdoneremo mai per questo.
Archaix: Già, e comunque, ma dove siamo finite?? Che cosa sono quei piedistalli? Chi li ha portati qui? E dov’è questo QUI?? Quando si mangiaa!?!?
Xaldin: oh tranquille fra poco è quasi pronto.
Archaix: e tu come sei entrato qui??
Xaldin: è la magia della cucina di Suor Germana…
Xemnas: e io?? Vi siete completamente dimenticati di mee?? Non mi avete nominate per tutto il capitolo!!
A+L: ooh ci dispiace tantissimo… SICUREZZAAA! Portate via questo invasato!!
*arriva Saix* : eccomi
Xemnas: ma cosa fate, voi non sapete chi sono io!?!?
Xaldin: ma chi è questo qua?
Lemixia: booh. Scopritelo insieme a noi nel prossimo capitolo, alla prossimaaa!!!

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Capitolo 7
*** La scelta - Keyblade ***


La scelta - Keyblade


Una misteriosa sala circolare immersa nell’oscurità. Tre piedistalli. E come se non bastasse poco prima degli strani esseri avevano tentato di ucciderle. Tutto questo era troppo per le Energie Gemelle che, esplorato quel piccolo angolo remoto dell’universo si avvicinarono titubanti ad uno dei tre piedistalli, quello con sopra il cuore. Il fatto era che le incuriosiva quell’oggetto, loro non ricordavano minimamente che aspetto avesse un cuore e quindi quel piccolo oggetto che sembrava fatto ci una porcellana finissima assomigliava per loro solo ad un piccolo Kingdom Hearts.
“Che carino, questo sembra la nostra luna portatile ^^” scherzò Lemixia per sdrammatizzare. Archaix fece un piccolo sorriso e tornò a guardarlo meglio, avvicinandosi con il viso: questo cominciò ad irraggiarsi di luce e quasi la accecò. Scattò all’indietro insieme a Lemixia, e da qualche parte nel buio risuonò una voce.
“Il cuore, simbolo del sentimento e della vita. Volete prendere questo come scopo?”
Le due compagne rabbrividirono: quella voce profonda sembrava averle scavate nel profondo di loro come se le conoscesse meglio di loro stesse. E poi che significava quel “volete prendere questo come scopo?” E se non sbaglio ha detto “cuore”?
“Cuore. Ha detto proprio così?”
“Credo di si. Quindi questo è quello che noi non abbiamo, ciò che ci farebbe diventare qualcuno..”
“Già. Però questo non è il nostro cuore, lo so. Io voglio il mio vero cuore non un sostituto.” Disse Archaix a bassa voce, appoggiata da Lemixia. Si diressero verso il secondo piedistallo, quello con sopra un libro. Questa volta nn successe nulla quando si avvicinarono, ma appena Archaix tentò di aprirlo quello si divise subito a metà aprendosi nella pagina centrale, dove c’era scritto: “i ricordi, il filo conduttore delle trame della vita. Volete prendere questo come scopo?” I loro volti si illuminarono: la loro memoria, tutto era davvero contenuto in quel libro? Morivano dalla voglia di sfogliarlo pagina per pagina ma si bloccarono. E se la verità avesse fatto più male dell’oblio?
“…Io credo che non dovremmo leggere questo libro. Non voglio che ci vengano regalate le opportunità, dobbiamo guadagnarcele da sole” disse Lemixia. Così si avvicinarono all’unico piedistallo rimasto, quello con due piccole chiavi argentate dai manici dorati. Sembravano dei portachiavi tanto erano piccole. Quando si avvicinarono non successe niente, così provarono a prenderle in mano.
“Uhg, e queste cosa sono, delle chiavi?” Lemixia ne prese una e cominciò a rotearla in aria mimando mosse a caso di uno spadaccino: “Hangar, sono lo spadaccino mascheratoo!” Archaix la seguì divertita ed insieme si misero a combattere con quelle chiavi giocattolo. Lemixia tentò un rapido affondo che venne schivato con agilità, per poi parare un attacco circolare e tornare all’attacco. Archaix si difese subito e roteò la chiave in modo da sovrapporla all’altra per parare… e quando le chiavi si sovrapposero una luce intensa le avvolse e cominciarono a fluttuare.
“il destino, la via della verità. Volete prendere questo come scopo?” disse la voce misteriosa per l’ultima volta. Le due Nobody si guardarono negli occhi pensierose e decisero all’unanimità che quella sarebbe la scelta migliore. Così risposero un sì convinto. Il piedistallo su cui erano poggiate le chiavi affondò nell’oscurità e le due piccole spadine scomparvero in un rivolo di luce. Poi la voce tornò a domandare loro:
“A cosa volete rinunciare?”
Whaat!? Erano spiazzate. Una scelta così importante andava ponderata, e per di più dovevano decidere se rinunciare al cuore o ai ricordi. E subito. Questa prospettiva non piacque molto alle ragazze che si guardarono intorno arrabbiate, alla ricerca di un volto su cui sfogare la propria frustrazione. Lemixia non rispose alla domanda e chiese lei stessa spazientita: “Cosa? Perché dovremmo decidere di rinunciare ad una cosa del genere?? Io non scelgo mica!” Archaix appoggiò in pieno e disse anch’essa: “Non puoi imporci di rinunciare a delle cose così importanti. Sei senza cuore, chiunque tu sia!”
La voce rispose divertita, come se per essa fosse tutto un gioco le cui pedine tentavano invano di ribellarsi: “Hai ragione. Sono Senza Cuore.” E con questo si congedò. Le Energie Gemelle si guardarono frustrate e dovettero alla fine decidere: scelsero di rinunciare al cuore, confidando di poter ritrovare quelli originali in futuro. Per qualche istante non successe niente. Poi dal pavimento uscirono improvvisamente dei fiotti di oscurità che si avvinghiarono alle caviglie delle due e le trascinarono nel terreno. Archaix tentò di divincolarsi prendendo con le mani le spire di oscurità ma un getto d’ombra le si arrampicò sulla schiena buttandola a terra e facendola sprofondare in una pozza oscura; Lemixia lanciò un urlo e tentò di prendere la mano della sua amica che fece lo stesso, ma fra loro un muro di tenebre si sovrappose impedendo loro di avvicinarsi. Gridarono un’ultima volta, sapendo che nessuno sarebbe accorso in loro soccorso, mentre venivano risucchiate nell’oscurità.
 
Una sensazione leggera le invadeva il corpo, come se stesse fluttuando in mezzo al nulla, ed in fatti era così. Lemixia aprì gli occhi e si ritrovò come in un sogno, avvolta da mille strati di nebbia. Lentamente dietro di lei iniziò a brillare una tenue luce che si faceva via via più intensa, fino a che non smise di fluttuare e sentì il pavimento freddo sotto di lei. Si alzò lentamente, osservando il mosaico composto sul terreno: questa volta raffigurava una strana chiave, anzi, l’unione delle due chiavi che lei e Archaix avevano trovato prima incastonate in della filigrana con una lama lucente alla fine… Archaix! Dov’era finita? Si guadò intorno freneticamente finchè non vide una sagoma nera dall’altra parte della sala circolare e corse verso di essa: la Nobody era ancora priva di sensi, così tentò di schiaffeggiarla per rianimarla. “Archaaaa svegliati dobbiamo tornare a Crepuscopoliiii!!”
“Ugh…Ok- ahio- sono svegl- ahio- smettila di picchia-ahio!!”
“Uuuh ho temuto il peggio Archa, ok… dove siamo ora?” chiese lei speranzosa. L’altra fece le spallucce in segno di saperne quanto lei e si alzò dolorante. I segni che gli stretti tentacoli oscuri le avevano lasciato si intravedevano ancora sulla pelle. Poi all’improvviso sentirono una voce, ma non quella di prima, una voce diversa e strana. Più rassicurante e allo tesso tempo più minacciosa.
“Volete perseguire il vostro destino?”
Davanti a loro l’oscurità prese forma e si raggruppò in tanti piccoli esserini color nero pece che si accerchiarono intorno alle Energie Gemelle; le ragazze non sapevano cosa fare, sembravano gli stessi esseri che avevano incontrato prima di finire lì ma erano molto più grandi! Archaix si mise in posizione da battaglia anche se non sapeva di preciso se fosse così, perché le lezioni di combattimento non erano ancora iniziate. Lemixia fece le stesso e si prepararono allo scontro: un essere oscuro saltò davanti a Lemixia e girò su se stesso sferrando un pugno roteante ma lei lo schivò e scartò di lato, tirandogli un calcio che lo fece volare per pochi metri. Archaix si ritrovò a fronteggiare due nemici che attaccavano da lati opposti così rimase ferma finché non furono abbastanza vicini, poi saltò in alto evitandoli e facendo in modo che si scontrassero di testa. La numero XIII  prese la rincorsa contro un altro nemico che caricò anch’esso, ma all’ultimo istante Archaix saltò in alto evitando lo scontro e Lemixia ne approfittò per sferrargli un pugno in pieno volto. L’ultimo rimasto sembrava essere scomparso quando Archaix gridò: “Attenta Lemi!!”.
Era sopra di lei, scese in picchiata e la graffiò con un’artigliata. La numero XIII si infuriò e scattò in avanti tirando un calcio rotante addosso al nemico, che stramazzò a terra e scomparve in una nuvola di tenebre. Tutto tornò calmo, e Lemixia si rimise in piedi massaggiandosi la guancia: “Ahi ahi mi sono beccata un’artigliata in faccia, che imprudenza da parte mia”. Si guardarono intorno confuse, da dove venivano quegli esseri? E perché erano finite lì? E DOV’ERA questo -lì- ?”
Si sentì uno scossone. Un tremendo scossone che mandò in frantumi il pavimento come se fosse fatto solo di vetro, facendole precipitare di nuovo nel buio. Lemixia tentò di prendere la mano della compagna ma non ci riuscì, come se venisse attirata dalla parte opposta da una forza invisibile, che la trascinava nel fondo del baratro più profondo.
Per la terza volta, come in un sogno, Archaix si ritrovò a fluttuare nel nulla più assoluto come un’anima perduta nel cuore delle tenebre, aspettando che un piccolo spiraglio di luce potesse illuminare il suo cammino. Si sentiva leggera come una piuma di fenice, e volò come essa fino a poggiarsi su un liscio pavimento color oro. Alzatasi lentamente, si guardò attorno e vide Lemixia stesa a terra che si stava riprendendo. Che stava succedendo? Per quanto avrebbero continuato a perdersi e ritrovarsi nelle tenebre?
“Archaix stai bene? Non so tu ma io mi sono stufata di cadere nel vuoto. Usciamo di qui!” esclamò convinta alzandosi, e quasi come una reazione alle sue parole decine di ombre apparvero sul pavimento a mosaico. Decine di paia di occhi d’oro puntati su di loro, che attendevano sadicamente solo il momento in cui avrebbero potuto affondare i loro artigli in quei corpi tanto gracili.
“Archa sai cosa fare. Non ci fate paura brutti mo-“ stava per dire Lemixia quando davanti a loro, scura e minacciosa come la morte stessa, si eresse una gigantesca figura proiettata dalle loro stesse ombre. Un mostro di proporzioni enormi con due una folta capigliatura, due occhi demoniaci e un buco a forma di cuore sul petto.
“Senza cuore… Heart… heart less… OmmioXemnas Lemixia questi sono Heartless!!” gridò Archaix in direzione dell’amica che quasi sbiancò in volto, ricordando la descrizione che Axel aveva fatto su di essi.
Flashback, flashback, flashbaaaack…
“Beh, come dire… gli Heartless sono… Beh si può dire che  sono dei mostri di varie dimensioni che si formano quando una persona perde il proprio cuore e quello si fonde con l’oscurità. La specie più comune è quella degli Shadow, piccoli mostriciattoli neri di cui non dovrete preoccuparvi. Ma state attente, alcuni di questi sono molto pericolosi.” Disse il Soffio di Fiamme Danzanti facendosi improvvisamente scuro in volto. La domanda sorse spontanea nelle due apprendiste che chiesero perché, ma Axel si limitò a rispondere:
“Beh, noi ci chiamiamo Organizzazione XIII dapprima che voi due arrivaste. Uno dei nostri compagni, un nuovo arrivato,  è partito per una missione da solo e non è più tornato…”
Cosa!? Archaix indietreggiò di un passo sbigottita e Lemixia tentennò nel ribattere: “C-cosa? Ma cosa diavolo sono questi mostri??”
“…quelli sono esseri che strappano i cuori dalle persone per potersene nutrire come seguaci dell’oscurità. Non conoscono il perdono o la pietà e sarebbero disposti a qualunque cosa pur di divorare cuori. E sembra che provino un particolare odio nei confronti di noi Nessuno, le loro ombre. Per questo vi dico di stare in guardia: anche il più piccolo di essi può rivelarsi pericoloso e  spietato” concluse oscurandosi il volto divenuto improvvisamente serio con il cappuccio.
Fine flashback, flashback, flashbaaaack…
 
La situazione era critica: sole, senza speranza di poter fronteggiare un nemico di quella stazza e pure affamate, si ritrovarono davanti ad un colosso di tre metri con tutta l’aria di volerle fare a pezzi. Archaix indietreggiò di un passo ma si ricordò all’istante di essere su una colonna sospesa nel nulla e si fermò, guardando in direzione dell’amica anch’essa spaesata.
“Che cos’è!?!?” gridò lei, non ottenendo alcuna risposta dalla compagna. Gli occhi di lei erano puntati verso quel nemico così possente, e in particolare ai suoi occhi: quegli occhi sembravano così carichi d’odio nei loro confronti che Lemixia rabbrividì. Eppure si sentiva estremamente calma, come se nulla stesse succedendo. Come se esteriormente stesse dimostrando di avere paura ma in realtà non provava alcuna emozione. Allora perché stava tremando?
L’Heartless di proporzioni a dir poco enormi era ora sospeso davanti a loro nel vuoto, davanti alla piattaforma su cui si trovavano le ragazze, ed una moltitudine di piccoli alleati gli si stava formando attorno. Questo alzò lentamente una delle pesanti braccia e si preparò ad attaccare le compagne che, pietrificate, non sapevano cosa fare. Come sconfiggere un mostro del genere? E ci faceva qui?? E che ci facevano LORO qui??? Perse lei loro pensieri  non si accorsero del letale fendente che calò su di loro sotto forma di ceffone, che le investì in pieno scaraventandole dall’altra parte del terreno che improvvisamente si era ampliato ad una specie di spiaggia: sotto i loro piedi della vera sabbia riempiva uno spazio di una decina di metri, decorato con alcune palme. Ma non ci fu il tempo di ammirare il piccolo paesaggio che si era creato perché un’altra manata si abbatté su di loro. Lemixia venne lanciata dalla parte opposta ad Archaix e già sentì le sensazioni di poco prima: nausea, vuoto al centro del petto, vertigini.  A quel punto una moltitudine di piccoli Heartless si avventò sulle ragazze, che scalciarono e si dibatterono come potevano le tentativo di resistere all’oscurità ma fu tutto inutile. Archaix gridò verso la compagna che, sopraffatta dalla massa nera, sprofondava nelle tenebre.
…Nero. Ogni cosa era nera. Il vuoto riempiva i ricordi di amarezza e sconfitta. Archa si sentì trascinare verso il basso trattenuta da catene invisibili che la stritolavano sempre più. No, non poteva finire così… Lemixia….
Perdonami.
 
“Risorgi dalle tenebre, cuore coraggioso”
 
All’improvviso una luce accecante riempì l’intera visuale, e la ragazza fu pervasa da una sensazione di potenza, di adrenalina pura. Davanti a lei la luce si stava raccogliendo in piccoli frammenti a forma di cuore che, unitisi, diedero vita ad una danza di scintille di energia.
“Il cuore che oserà sfidare le tenebre sarà elevato”
Una voce nella sua testa ripeteva queste parole, incessanti, ma rassicuranti. Le scintille che volavano attorno alla ragazza si riunirono in un unico punto formando una specie di grande chiave: dapprima dorata e dagli estremi opachi, prese forma come la scia di una cometa che girava attorno ad un manico i cui colori seguivano l’alba fino alla notte fonda, con al termine una lama a forma di luna e una stella a sei punte. Un piccolo fulmine color dell’arcobaleno era appeso come ciondolo al manico.
“L’energia che i vostri due cuori sprigionano sarà la porta del terzo cuore, la via che esso aprirà con voi”
 
 
…Il nulla circondava la ragazza che, spaesata, si guardò attorno. Archaix?? Dove sei finita?? La paura di perdere l’unico frammento dei suoi ricordi la torturava, eppure non si sentiva male, quindi doveva essere lì da qualche parte.
“Risorgi dalle tenebre, cuore coraggioso”
Una voce. Lemixia si girò di scatto ma non vide nessuno, tranne una luce in lontananza che si stava avvicinando sempre di più… all’improvviso l’intero circondato divenne di un bianco accecante, e dei frammenti luminosi danzarono attorno a lei emanando sprazzi di energia. -Ma che..Che stava succedendo?-  si chiese.
“Il cuore che oserà sfidare le tenebre sarà elevato”
-elevato? Ma di che stai parlando? Dove sono?-
“… La scintilla che risiede nei vostri cuori si fonderà al buio e aprirà la porta”
-porta? Quale porta? E perché parli al plurale?-
“Zitta e guardati la scena!!” ora la voce era piuttosto seccata.
-  o-ok ok..- rispose intimorita lei.
Davanti a lei le scintille di energia presero forma, plasmandosi in una grande chiave: un arcobaleno girava attorno ad una colonna olimpica gettandosi all’interno di una nuvola e risorgendo in corrispondenza della lama sotto forma di fulmini. Un ciondolino a forma di stella a sei punte era appeso al manico.
“L’energia sprigionata dai vostri cuori aprirà la porta con l’arrivo del terzo cuore”
 
La luce si spense e la ragazza si ritrovò di nuovo sulla piattaforma circolare, e guardandosi intorno vide che anche Archaix era lì. Si precipitò immediatamente da lei abbracciandola, raccontandole che le era successo:
“Oh mamma Archa sono felice che tu sia salva, avevo “quasi” paura che non ci fossi più… mi è capitata una cosa stranissima ho fluttuato nella luce e una voce mi ha parlato d cuori e porte e ho ottenuto questa” disse tutto d’un fiato mostrando alla Nobody la chiave gigante che si era ritrovata in mano; Archaix guardò nelle sue mani e ci trovò la chiave che aveva trovato lei, rispondendo di aver avuto la stessa esperienza. Le due si misero a ridere abbracciandosi di nuovo senza neanche preoccuparsi di dive fossero, prese dalla loro “felicità”. E forse fecero male.
Un improvviso terremoto creò una crepa nel mosaico sul terreno e questo non presagiva nulla di buono: le ragazze sfoderarono subito le loro chiavi come armi senza neanche chiedersi perché, ma sentivano d’istinto che era così. Dalla crepa che si ingrandì sempre di più sbucò fuori il megabullo di prima, che non appena vide ciò che avevano in mano loro due si arrabbiò ancora di più.
-perchè… Perché siete nate!?- La voce dell’Heartless era profonda e minacciosa, ma soprattutto  amareggiata, come se gli avessero fatto un torto.
-è tuta colpa tua!!!- gridò quella voce tonante e imperiale che ruppe un altro pezzo del mosaico. Stava parlando di Archaix.
“IO?? E io che centro, cosa ti ho fatto!?” gridò lei, senza ottenere risposta che non fosse un raggio di energia negativa che fuoriuscì dal petto del mostro.
-non esistiamo, non esistiamo!!!- continuò il nemico lanciandogli sfere di energia.
“Lemixia aiuto!!!” gridò disperata in direzione dell’amica, che si precipitò verso di lei e parò uno di quei colpi semplicemente mettendo davanti a sé la sua arma. Ne rimase sbigottita, ma non ci fu tempo per pensare che il colosso abbatté una manata su di loro: Lemixia prese Archaix e insieme scansarono il colpo.
“Che facciamo? Perché ce l’ha con noi??” chiese Archaix. Lemixia non seppe rispondere, malgrado la comparsa di quelle strne armi erano ancora in svantaggio e non sapevano com uscirne, così tentarono il tutto per tutto: Lemixia si scagliò contro la mano dell’Heartless che si era schiantata a terra ferendola, il nostro la ritirò di scatto coprendosi la ferita con l’altra mano ed evocò una schiera di piccoli servi oscuri che la accerchiarono, e lei sorrise: esattamente quello che volevano, perché in quell’attimo Archaix balzò sulla spalla sinistra del boss (chiedendosi come cavolo aveva fatto a fare un salto di tre metri) e roteò la chiave lacerandogli un grosso lembo di pelle da cui uscì del sangue nerastro. L’Heartless grugnì dal dolore e si scrollò di dosso la Nobody che perso l’equilibrio cadde all’indietro atterrando pesantemente di schiena. “Archa!!” gridò Lemixia che, prese dalla “rabbia”, scagliò la sua arma contro la testa del nemico ferendogli l’occhio: il mostro si portò le mani alla faccia mezza accecata, e l’arma tornò immediatamente nelle mani della ragazza.
“Ma cos..”
-mira al petto. Chiudi la serratura del suo cuore-
“O ma sei tu voce scorbutica! Grazie per il consiglio^^!”
-... =_= …  -
Archaix si rialzò  in tempo per evitare un attacco da parte della schiera di piccoli alleati delle tenebre e si portò accanto alla compagna: “Ok qualche altra idea?”
“Si, la voce scorbutica dice di puntare al petto”
“La voce chi??”
“Lascia perdere”
Così si portarono sotto di lui che, ripresosi con un occhio in meno, scatenò tutta la sua furia su di loro lanciando raggi elettrici e colpendo ripetutamente il terreno con diversi pugni. Le due Nessuno lavorarono come una persona sola, saettando da una parte all’altra della sala per confonderlo e stordirlo, e sembrava che ci stessero uscendo alla grande. Poi quando la sala era ridotta a pochi frammenti di mosaico le due amiche si affiancarono davanti al nemico e puntarono entrambe le chiavi verso il suo petto: non sapevano esattamente che cosa dovrebbe succedere ma si accorsero di una cosa… le loro armi avevano una forma strana, che permetteva di incastrarle insieme! E così fu, improvvisamente si unirono di scatto e un grande fascio di luce partì da esse andando a colpire il centro del buco a forma di cuore dell’Heartless che gridò dal dolore e si sciolse lentamente nell’oscurità. Una scena a dir poco raccapricciante, che però non videro perché la luce avvolse anche loro, trasportandole ad una velocità impressionante attraverso mille miglia…
 
Crepuscopoli. Erano ritornate. Come se non fosse successo niente. E infatti il nemico corazzato era ancora sopra di loro, pronto a schiacciarle!!! E dov’erano finite quelle strane chiavi?? La mano ferrata stava per calare su di loro ma venne fermata. Da un Chakram.
“Ehi voi ma ch estate facendo? La lezione di battaglia inizia domani non oggi! E tu” aggiunse scattando ad una velocità pazzesca davanti all’Heartless e piantandogli un secondo Chakram nel cranio “Tu lascia in pace le mie allieve” e detto questo estrasse la punta della lama con un rapido gesto, squarciando la scatola cranica dell’essere. Questo emanò un sottile grido di dolore e si accasciò a terra, sprofondando trascinato da delle spire oscure in una pozza di tenebre. **
“Che è successo ragazze? Dove eravate finite? E cosa sono quelle?” disse lui indicando un punto non poco lontano dove, abbandonate a terra, giacevano due Keyblade perfettamente incastrate l’una all’altra.
 
 
 
 
“COOSA!? Le hai perse di vista?? Sai bene quello che ti avevo detto e chi sta dando loro la caccia Axel! Questa la considero come una grave mancanza nei confronti della missione, dei tuoi compagni e del tuo capo!”
Xemnas stava dando una strigliata pesante al numero VIII che, dopo la missione completata quasi per miracolo, aveva ricondotto le due novelline nella loro stanza e si era recato titubante a fare rapporto al Superiore. In effetti se la meritava, dopo aver rischiato di perdere due nuovi componenti dell’Organizzazione.
“Adesso sarò costretto a darti una punizione esemplare Axel..” rimugnò fra sé e sé Xemnas portandosi una mano alla tempia e massaggiandola per farsi venire delle idee.
 “Ah si ci sono, innanzitutto farai i doppi turni per una settimana…”
“Cosa? No la prego..”
“Zitto. E aiuterai Xaldin in cucina.”
Mazzata. Mazzata pesante. Lo sapevano ormai tutti quello che succedeva nella cucina di Xaldin, quando un membro dell’Organizzazione era costretto a fargli da aiutante. E lo sapevano tutti che anche se Xaldin è un burlone quando ci si mette diventa veramente sadico. Soprattutto con Axel, il membro con cui va meno d’accordo, infatti Xemnas non poteva scegliere punizione peggiore: Axel si accasciò in ginocchio mormorando frasi a caso sul suo futuro testamento e robe del genere, poi si rialzò e si congedò con un unico gesto della mano e uscì dalla sala quasi trascinando i piedi.
“No aspetta” disse Xemnas stavolta con un tono preoccupato. Il Soffio di Fiamme Danzanti si girò confuso e incontrò lo sguardo del superiore, visibilmente turbato. “Che c’è?” chiese solo.
“.. non perderle mai di vista. La prossima missione con loro la affiderò di nuovo a te perché l’unico sostituto disponibile è Marluxia e .. (e dato che non sono scemo) ..capisci che intendo?”
“si capisco. Ma quello che non capisco invece è perché siano così tanto importanti quelle due bambine. Insomma che hanno di speciale oltre ad essere collegate ed ad avere due Keyblade?”
Il Superiore diventò scuro in volto e, girando leggermente il capo a destra e a sinistra come per controllare che nessuno li stesse ascoltando, rispose: “..Fanno parte del progetto Blade.”
“OOOOOH adesso capisco. Beh allora d’ora in poi conti su di me, non scollerò più da loro gli occhi nelle missioni” concluse facendo un elegante inchino e affrettandosi ad arrivare all’uscita.
“Comunque sei ancora in punizione.”
“Ugh.”
 
Aspettò qualche secondo dopo che Axel se ne era andato, poi scomparì in un varco oscuro e riapparve nel luogo che gli dava più conforto: l’Altare del Nulla. Da lì la vista di quella meravigliosa luna a forma di cuore era stupenda, così come l’intero cielo notturno che si rifletteva nelle fioche luci della metropoli sottostante. Sospirò pensieroso, pensando a tutti i problemi che si erano creati da quando una persona di sua conoscenza aveva messo gli occhi sul progetto Blade.
“Uff, i nostri scopi sono uguali, eppure continuiamo ad intralciarci a vicenda. Pensi di poter ottenere il tuo scopo grazie alle ricerche su cui io ho faticosamente lavorato e non pagarne le conseguenze? Ti avverto.” Disse quasi ad alta voce, certo che nessuno lo ascoltasse.
“Kingdom  Hearts sarà mio.”
 
 

 

** = so cosa state pensando. Pandora Hearts. Vi giuriamo che quell’Heartless non centra assolutamente niente con l’Abisso, ma ci piaceva l’idea di fare collegamenti del genere dato che più tardi andremo anche in quel mondo ^^
 
Angolo delle autrici: Finalmente le nostre due protagoniste cominciano ad avere un po’ più padronanza di loro stesse, scoprendo addirittura di possedere entrambe una Keyblade! Ma c’era da aspettarselo, dato che Xemnas non ha mai inserito nuovi membri senza un motivo. E cosa sarà questo progetto Blade di cui parla? E poi perché Blade? A che ora si mangiaaa??
Ma soprattutto…
Di chi sta parlando Xemnas?

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Capitolo 8
*** Origliando - Heartless emblema ***


Origliando - Heartless Emblema
 

Silenzio generale. Nella sala delle riunioni l’unica voce presente era quella del Superiore e tutti gli altri Nessuno, che di solito facevano più baccano di una mandria di tori dopo aver visto un intero muro dipinto di rosso, restavano in un insolito e reverente silenzio. Persino Xigbar non osava fare battute. Tutto questo perché? Perché finalmente avevano scoperto chi erano veramente le Energie Gemelle e in cosa consisteva il progetto Blade. Larxene fece un impercettibile cenno con il capo a Marluxia che, di nascosto, aveva risposto con un segno della mano. Era chiaro che non si poteva aspettare altro tempo e che la spedizione doveva essere anticipata. Xemnas concluse il suo discorso con una solenne raccomandazione di tenere gli occhi ben aperti e congedò gli altri membri con un freddo gesto della mano, per poi avvolgersi fra le spire di un portale delle tenebre e scomparire, in silenzio, dalla sala bianca. Tutti i presenti rimasero per qualche istante in silenzio, poi Demyx spezzò quell’ atmosfera così tesa con un “Ehi ragazzi cosa sono quelle facce? Lo sapevamo tutti più o meno che il nostro destino dipende dal progetto Blade.” disse tentando di risollevare il morale generale. Xaldin rispose alquanto arrabbiato, anche se si vedeva chiaramente che non provava davvero quel sentimento:
“Piccolo Demyx noi non siamo preoccupati dell’esito del progetto, ci fidiamo di Xemnas. Non ci fidiamo del fatto che abbia affidato la missione a quello scapestrato di Axel una seconda volta dopo che ha rischiato di mandare tutto in fumo!!” esclamò ad alta voce facendo pesare la cosa al Soffio di Fiamme danzanti che, seduto sulla sua sedia alta tre chilometri, si fece piccolo piccolo sotto gli sguardi truci di tutti.
 
Dall’ altra parte del castello, in una stanza color della neve, due ragazze stavano appendendo un grande poster dalla tonalità giallo/arancio su una parete. Il quadro ritraeva una veduta dall’ alto di Crepuscopoli.
“Ooh adesso ci che va meglio. Troppo bianco ti annoia dopo un po’” disse Lemixia sistemando lo scotch su uno dei lati del poster. L’altra ragazza annuì mentre teneva ferma l’immagine e rispose: “Hai ragione. Uh, chissà che cosa ci avrà assegnato Saix oggi.. Ti ricordi quello che è successo ieri? Non molto promettente come primo giorno da reclute…”
Aveva ragione. Ieri era stato davvero un giorno movimentato. E non solo perché erano state catapultate in un mondo alternativo, avevano scoperto di saper usare delle armi a forma di chiavi, avevano rischiato di morire sotto i colpi di un Heartless che aveva tutta l’aria di avercela a morte con loro… Ok principalmente era per quello. Ma la loro “preoccupazione” era più che altro un’altra: la sera prima erano sgattaiolate fuori dalla loro stanza e avevano ascoltato una conversazione non molto rassicurante intrattenuta fra Larxene e Marluxia.
 

Flashback, flashback, flashbaaaack…
“Capisco. Quindi mi stai dicendo che dovremmo anticipare la missione al Castello dell’Oblio solo perché hai “paura” che il piano non vada come prescritto perché adesso salta fuori la storia del progetto Blade? Tutto qua?” diceva a bassa voce lei, con un tono abbastanza seccato. Marluxia fece segno di sedersi sul divanetto, e cominciò a spiegare: “via via Larxene, sai bene anche tu che potrebbe esserci qualche intoppo di troppo. Certamente dobbiamo aspettare la venuta l’eroe della Keyblade, ma possiamo anticipare i tempi. Ricordi chi altro cerca di intralciare questo progetto?” e gesticolando con le mani fece il verso a una specie di corvo. Larxene si fece scura in volto e annuì: “argh, ma non poteva starsene lì nella sua combriccola di alleati scapestrati fra i mondi e continuare a fare il suo lavoro??” si alzò di scatto e fece un segno sbrigativo con la mano.
“D’accordo. Anticiperemo.” sussurrò seccata, incamminandosi con fare altezzoso verso il dormitorio. Archaix e Lemixia si presero un colpo e riuscirono a sparire in un varco oscuro senza essere viste.
Fine flashback, flashback, flashbaaaack…
 

Chissà di cosa stavano parlando… e cos’è questo progetto Blade? E L’eroe della Keyblade? Troppi punti interrogativi vorticavano nelle loro piccole menti, tanto che quasi non si accorsero dell’arrivo del numero VIII che, aprendo rumorosamente la porta, si sorprese di vederle imbambolate sedute su un letto a fissare il muro, su cui era appeso il poster che lui aveva regalato a loro il giorno prima.
“Ehi ehi ragazze, come va? Vi piace proprio qual poster eh? Se vi piace così tanto ho una bella notizia per voi: stiamo per ritornare a Crepuscopoli!”
Lemixia si girò di scatto raggiante in direzione del porcospino rosso con un sorriso a trentadue denti, mentre Archaix apparve alquanto perplessa.
“Ehm… Axel… l’ultima volta non è andata divinamente… Questa volta ci aiuterai vero?”
“Certamente. Xemnas mi ha ordinato di non scollarvi gli occhi di dosso” rispose facendo OK con il pollice. Il sorriso della numero XIV se avesse potuto sarebbe divenuto a 360 gradi.
 
Poco dopo tutti e tre si ritrovarono nuovamente nella città dell’eterno tramonto (l’unica frase che le due ragazze riuscirono a trovare per descrivere quel luogo così meravigliosamente tranquillo) e Axel spiegò loro la missione. Questa volta avrebbero conosciuto le varie specie di nemici e avrebbero capito come affrontarle.
“Pardon” lo interruppe Lemixia, non capendo come avesse fatto a ricordare come si parla in francese “ma noi queste cose le abbiamo già viste ieri, mentre rischiavamo la pelle in quel mondo alternativo” disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Certo che si, me l’avete già raccontato, ma avete visto solo una piccola parte del mondo dell’oscurità. Innanzitutto avete visto solo degli Shadow, che come vi ho già detto sono lo stadio primordiale e più semplice di un Heartless. Questi dovreste bellamente ignorarli perché il vostro scopo ragazze mie… è raccogliere cuori.”
“eh?” fecero le due all’ unisono. Axel fece loro segno di evocare le loro armi, e nelle loro mani la luce prese le forme di due grandi chiavi.
“Queste vengono dette Keyblade e sono in grado di raccogliere i cuori che gli Heartless possiedono. Avete presente la luna portatile sulla terrazza di Xemnas? Quello si chiama Kingdom Hearts ed è il luogo in cui tutti i cuori raccolti si riuniscono. Quando sarà completo noi tutti potremo ricevere quello che desideriamo di più, cioè un cuore.”
Esterrefatte, le due Neobody guardarono con stupore i due oggetti nelle loro mani: forse la cosa più preziosa che esistesse al mondo, ed era lì davanti ai loro occhi.
“Nessun altro è in grado di raccogliere cuori se non voi. Per questo Xemnas ha deciso di accogliervi fra di noi. Quindi ricapitolando, gli Shadow dovete ignorarli perché non rilasciano cuori. I vostri obbiettivi sono quelli” disse indicando una grande nube che si era formata al centro della piazza, da cui erano appena usciti degli strani esseri di varie dimensioni: due campane volanti arancioni e nere, una sorta di pupazzetto corazzato e una nube nera con due occhi giallognoli. Quest’ultima si voltò verso di loro e partì all’ attacco del bersaglio più vicino. Cioè Archaix.*
“AAARGH!!” gridò lei vedendosi arrivare questo coso volante a tutta velocità, così di istinto impugnò saldamente la Keyblade e fendette l’aria attorno a sé, squarciando il nemico a metà. Una fioca luce si accese in mezzo alla nuvoletta di fumo che si era formata, andando a comporre un piccolo cuore dall’ aspetto delicato. Questo volteggiò libero nel cielo e salì verso l’alto, ricongiungendosi con Kingdom Hearts. Ancora scossa, Archaix si girò verso Lemixia che si era aggrappata alla veste di Axel quasi per istinto.
“Ahahahah, perfetto Archaix così si fa. Devo dire che hai i riflessi pronti. Su forza buttatevi nella mischia ce ne sono altri tre” disse spingendo Dolcemente Lemixia verso la compagna e esortandole a cominciare la loro seconda battaglia della settimana. Lemixia impugnò stretto il manico della sua Keyblade e annuì convinta, ed insieme corsero verso i restanti Heartless. Il pupazzo corazzato partì subito alla carica sferrando un fendente con le mani a forma di lama verso Archaix che parò con la sua arma, immobilizzandolo. Lemixia si avvicinò da dietro e con un “En garde!!”  trafisse il nemico che, impossibilitato di muoversi, venne centrato in pieno e si volatilizzò in un unico scintillante cuore. Da dietro una delle campane fluttuanti si fermò improvvisamente e puntò sulla numero XIV.
“Oh cavolo. Lemi spostati!!” gridò Archaix prendendo la manica dell’amica e trascinandola prima che una grossa palla di fuoco le investisse. Fuoco? Che razza di Heartless sono!? Non ebbero il tempo di chiederselo che l’altra campana nera si materializzò alle loro spalle e lanciò un’altra palla infuocata. Lemixia se ne accorse e si alzò prontamente la Keyblade a mo di scudo per difendere Archaix: il getto di fiamme si estinse al contatto con l’arma sbalzandola però di qualche metro. Archaix ringraziò Lemixia  e si rimise in piedi fendendo l’aria ripetutamente nel tentativo di eliminare uno degli Heartless fluttuanti. Niente da fare, questi si alzarono a due metri da terra e non ne vollero sapere di scendere.
“Lezione numero 2: arti magiche. Le armi possono convogliare il vostro flusso di energia in un unico punto lanciando delle magie di vario genere e portata. Iniziate ora pensando intensamente a qualcosa di freddo!” gridò Axel da lontano che, buono buono, si godeva la scena. Lemixia si girò verso di lui per gridargli un “WTF?” ma non ne ebbe il tempo che dovette schivare un’altra palla di fuoco.
“Archa cos’ è che dobbiamo fare?” chiese infine alla compagna mentre ballavano il tip-tap nel tentativo di schivare le sfere.
“Non lo so! Ha detto di pensare a qualcosa di freddo! Che ne dici del frigo?”
“NO troppo poco! Dovete volerlo!” gridò ancora lui.
Si guardarono ancora più confuse di prima poi Archaix intuì qualcosa, e evidentemente erano telepatiche che perché Lemixia pensò alla stessa cosa e si fermarono insieme, puntando le Keyblade ai due nemici.
“IBERNATI BRUTTO *°#&+##çà*!!!” gridò Lemixia, lanciando una specie di blocco di ghiaccio verso il nemico che, non aspettandoselo, lo beccò in pieno e cadde a terra congelato. Archaix fece lo stesso e lanciò un’altra sfera di ghiaccio al secondo nemico. Avvicinandosi ai due Heartless con aria di superiorità, alzarono infine le Keyblade e le sbatterono violentemente contro i blocchi di ghiaccio, liberando gli ultimi due cuori. Axel si avvicinò a loro battendo le mani:
“Davvero ben fatto ragazze, come vostra prima missione di raccolta avete superato le mie aspettative. Bella mossa.” La numero  XIII si girò verso di lui confusa, avvicinandosi e tenendo con entrambe le mani la propria arma: “ma… che cosa abbiamo fatto? Cos’ erano quelli e perché lanciavano fuoco?” chiese lei. Il Soffio di Fiamme Danzanti alzò una mano e schioccò le dita, facendo apparire un piccolo fuocherello su di esse: “vedete, quelli che avete visto poco fa erano Heartless “emblema”, distinguibili perché portano sempre questo simbolo” e in quel momento le fiamme sulle sue dita presero la forma di uno strano simbolo a forma di cuore. “Questi sanno raccogliere cuori e il nostro compito è trovarli e estirparglieli tutti. Alcuni di questi però possiedono abilità particolari come noi Nessuno ma con una gamma minore di potenza e varietà. Alcuni lanciano palle di fuoco, altri palle di ghiaccio, altri ancora getti d’aria… Noi però possiamo controllare tutti questi poteri grazie alle nostre armi che convogliano la nostra energia nella punta di esse e lanciano raggi di diversi elementi **. Fra poco vi spiego come lanciare gli altri attacchi, ma prima…” e indicò un secondo gruppo di Heartless apparsi alle loro spalle.
“OMX NOOO!!”***                             
 
 
 
* = si le nuvolette Heartless sarebbero delle pippe ma qui siamo nella vita reale ragazzi. Renderemo tutto un po’ più pericoloso.
** = somiglianze con il Chakra del manga  Naruto? Beh ovvio, in questo crossover apparirà anche lui e noi cercheremo di spiegare che ogni cosa è strettamente collegata ^^
*** = OMG: Oh my God. OMX: Oh my Xemnas. XD






Angolo delle autrici:
L: buona sera a tutti!! finalmente abbiamo iniziato la nostra sezione di addestramento e sta andando tutto.... *glom* bene?
A: Ma dai si sta andando bene, abbiamo superato la prima lezione e siamo ancora vive!! Povero Axel ce l'hanno ancora con lui.. Credo sia ancora in punizione...
E poi.... che cosa starà architettando Marluxia? cos'è questo piano da anticipare?
L: riusciranno le nostre Nobody a NON finire in missione con lui? lo scoprirete seguendoci!!!




 

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Capitolo 9
*** La pazienza di Vexen - assalto delle palle da bowling ***


La pazienza di Vexen – assalto delle palle da bowling
 
“Yaaawn, ma che succede…”
“Sveglia dormiglione! Sono le otto del mattino, gli altri hanno fatto colazione da un pezzo!!” esclamò una calda e amichevole voce familiare. Era il numero VIII che, preoccupatosi del ritardo delle due nuove reclute, era venuto a svegliarle dolcemente. E per dolcemente si intende che aveva letteralmente buttato giù dal letto Archaix e si accingeva a fare la stessa cosa con Lemixia. La numero XIII si rialzò ancora assonnata, borbottando qualcosa a proposito della gentilezza e dei lavori forzati di ieri. In effetti il giorno precedente ERA stato un giorno di lavori forzati: alzate dalle sette di mattina, avevano lavorato per raccogliere cuori e imparare tutte le nozioni base in un unico giorno fino alle nove di sera, quando erano tornate direttamente nella loro camera a buttarsi pesantemente sui letti come due corpi morti a cui avevano risucchiato ogni goccia di energia. E di conseguenza non avevano mangiato.
“Grazie di averci svegliate Axel, è che ieri eravamo yawn.. Davvero stanche…
“Non c’è problema Archa, in fondo sono la vostra “balia” ^^ e ora su forza Lemixia, che se tardi ancora Xaldin non ti da la colazione..” stava per dire Axel ma non ce ne fu bisogno: la piccola Nessuno scattò in piedi e abbracciò l’amico con un grande :”GRAAAZIE di essermi venuta a svegliarYawn…” riaddormentandosi poco dopo fra le sue braccia. Axel la rimise in piedi e squadrò le due compagne: “Certo che siete proprio gli opposti, eh?”
“Yaawn.. No non sempre, ma Lemixia è sempre stata così solare. Questo non vuol dire che però non lo sia anche io…”
“…Come fai a fare un paragone fra voi se non ricordi nulla del tuo passato?” chiese lui alzando un sopracciglio. Effettivamente non se lo era chiesta, così ci pensò su: “Beh… non so bene ma io e Lemixia ci conoscevamo già e quindi alcuni ricordi di noi mi sono tornati in mente in questa settimana…”
“MUOVETEVI CHE SI RAFFREDDANO I WAFFLE!!!!!” si sentì arrivare dal piano inferiore, così le Energie Gemelle si svegliarono definitivamente e scesero di fretta a furia a fare colazione.
 
Nella sala da pranzo quest’oggi non c’era più nessuno, com’era da prevedersi visto il ritardo mostruoso delle due Nobody: solamente uno Xaldin un poco impaziente aspettava con una teglia di waffle appena sfornati, che posò sulla tavola bianca decorata con delicati pizzi  a forma di cuore (rassegnatevi, TUTTO qui è a forma di cuore).
“Allora ragazze che è successo? Axel vi ha sfinite ieri? No avete neanche mangiato..”
“Eh già confermò Lemixia allungando una mano verso il vassoio dei waffle e addentando felicemente una di quelle deliziose cialde “ma stai tranquillo adesso siamo in forma smagliante e pronte per una nuova missione!!” concluse fiera. Il Feroce Lanciere si mise la mani sui fianchi mostrando un’espressione alquanto divertita e si girò per tornare alla cucina rispondendo: “Ne avrete proprio bisogno perché oggi andrete in missione di ricognizione con VEXEN”.
Lemixia deglutì un biscotto tutto d’un colpo e quasi rischiò di soffocare, Archaix fece cadere il waffle che aveva in mano e si girò verso il numero III: Vexen? Fra tutti i membri dell’Organizzazione non era certo quello che ispirava più simpatia, ma erano quel suo fare da scienziato pazzo e le sue continue lamentele sulle malattie e la coerenza a renderlo un personaggio alquanto bizzarro e poco raccomandabile. Si guardarono negli occhi, prima titubanti e poi convinte.
“Vexen eh? Beh siamo pronte: finalmente conosceremo qualcosa di più del nostro medico scorbutico” disse convinta la numero XIV.
 
“Umpf, siete pronte? Non ho tempo da perdere io” e con questa frase, pronunciata sbrigativamente da un impaziente numero IV, la giornata era cominciata veramente bene: aperto il varco oscuro che le avrebbe condotte nel nuovo mondo Vexen si fermò e, giratosi verso le due matricole, assunto un fare a metà fra l’altezzoso e il seccato, mise subito in chiaro le cose:
“Ascoltatemi attentamente, piccole forme di vita a base di carbonio, perché ripeterò una volta sola quello che sto per dirvi” annunciò alzando il dito indice e puntandolo contro di loro “questo mondo in cui stiamo per recarci è situato in mezzo ad un deserto, quindi fate attenzione perché c sarà un sacco di sabbia. In secondo luogo, non dovete MAI interagire con i personaggi che incontrerete in quel mondo, altrimenti rischiate di far saltare l’operazione. Noi Nessuno siamo esseri che si nascondono nell’oscurità e come tali dovete sapervi muovere silenziosamente. Detto questo possiamo and-“ si girò verso il varco oscuro ma inciampò nel tappeto e cadde lungo disteso per terra, provocando un tonfo che si sentì fino alle fondamenta del castello. La numero XIII tentò di trattenere una risatina mentre la numero XIV neanche ci provò: scoppiarono a ridere come pazze mentre il povero Freddo Accademico si rimetteva in piedi imprecando contro la coerenza e il costruttore du quello stramaledetto castello.
 
Lemixia si avvicinò lentamente ad Archaix e le sussurrò all’orecchio: “logorroico come personaggio”.
 
Si ritrovarono nuovamente in quel corridoio etereo fatto di energia: un’aria strana circolava in quel tunnel, come se le Energie Gemelle fossero in simbiosi con l’ambiente circostante… Lemixia fece una battuta allusiva sul loro titolo in comune mentre si avvicinavano al portale che le avrebbe condotte nel loro secondo mondo….
La prima cosa che videro fu la sabbia. Tanta sabbia. Un mare di sabbia che circondava ogni cosa, che si estendeva fino all’orizzonte confondendosi con il cielo percorso da leggere tempeste di sabbia e che, soprattutto, lasciava intravedere solo la vista dell’imponente città che si stagliava davanti a loro: un grande muro color giallo chiaro circondava tutto il perimetro e si apriva solo in corrispondenza del grande portone decorato che dava sull’esterno, sull’oceano sabbioso. Archaix alzò gli occhi al cielo notò subito che qualcosa non quadrava: innanzitutto questo era oscurato da grosse nubi che prevedevano solitamente tempesta ma questo era tecnicamente impossibile perché (mi sa che lo avete capito) siamo nel deserto. Vexen camminò al centro della piccola piazza disabitata, certo che nessuno sarebbe passato di lì:
“Benvenute ragazze, questo luogo è il vostro campo di addestramento di ricerca informazioni, non vi dico altro. Avete un minuto di tempo per dare una prima occhiata e dirmi cosa vedete” annunciò solenne, aggiungendoci un colpetto di tosse “Coff coff…. Scusate, la sabbia… Sono troppo vecchio per andare in certi ambienti…”
Così cominciò la missione: Lemixia osservò attentamente le case e le botteghe, mentre Archaix guardò la strana disposizione di esse e si chiese perché tanta sabbia anche in città…
“stop al tempo. Ditemi cosa pensate di questo luogo”
Lemixia provò per prima: “Beh, è una città in mezzo al deserto, e questa è una piazzetta che sembra disabitata anche se ci sono delle case, e ho contato tre botteghe. Non è un posto molto popolato”
“…Tutto qua? C’è ancora molto da vedere ragazze! Prova tu” disse indicando Archaix che, leggermente intimorita dal tono della sua voce, indietreggiò di un passo: “Beh, anche io ho direi le stesse cose.. ma una cosa.. La sabbia.”
“ E con ciò? Siamo in mezzo al deserto! Usa un po’ di più quella testa che ti ritrovi attaccata al collo”
“No intendevo dire che… in mezzo agli angoli fra le case, vicino alle botteghe, fra i vasi che sono sparpagliati per terra… c’è molta sabbia.”
Il Freddo Accademico intuì “Uhm, e sapresti dirmi perché?”
Archaix guardò la compagna, che fece le spallucce, ed insieme provarono a rispondere: “Uhm… magari… ci sono parecchie… tempeste di sabbia?”
“Esatto: questa è una città predisposta per reggere forti tempeste di sabbia, non avete notato la disposizione delle case?? Procediamo, avete ancora molto da imparare” disse e si incamminò verso un grande portico che conduceva ad un'altra parte della città. Lemixia sbuffò, pensando a che noiosa giornata sarebbe stata, e diede una gomitata alla numero XIII: “Archa ti prego dimmi che questa missione dura solo la mattina” l’altra non seppe rispondere, limitandosi a sperare che fosse così.
Dopo aver esplorato la città per quella che a loro sembrò un’infinità di tempo si fermarono finalmente, davanti al portone d’ingresso di un grande edificio dalle punte dorate. Vexen interrogò le novelline su ogni stranezza che avessero incontrato, e ne dedusse che il loro punto di forza NON ERA la vista. Rimpiangeva i tempi in cui era ancora un Somebody ed il suo allievo era il piccolo Zexion, quello si che era stato un grande studente… Alla fine, quando i raggi di un caldo sole di mezzogiorno filtravano tra quello spesso strato di nuvole, i tre Nessuno tirarono le somme e decisero che quella sessione di addestramento era finita. Archaix era rimasta veramente colpita da quante cosa si potessero dedurre da una semplice occhiata, le abitudini, i costumi della gente, tutto semplicemente aguzzando l’occhio. Quindi questo era un altro dei loro obblighi si disse: i Nessuno devono acquisire capacità di riflettere e trarre informazioni rapidamente. L’unica cosa lasciata in sospeso era quello strano rannuvolamento ma per ora nessuno ci fece più caso. Stavano per tornare al castello quando Lemixia notò una cosa interessante: al centro del viale si era appena formata una strana macchia grigio/nerastra dai bordi bluastri.
“Vexen quello che cos è? Un altro segno che vi lasciate dietro voi come le X di energia?” chiese lei.  L’anziano si avvicinò alla macchia con uno sguardo che lasciava intendere la sua risposta: ragazze, non ho mai visto ‘sta roba in vita mia. La numero XIV curiosa si avvicinò ancora di più, fino a sporgere la faccia sopra quel buco nero. Provò a toccarlo…
Questo iniziò a lampeggiare, si deformò e si espanse immediatamente sotto i loro piedi, invadendo la strada di spire oscure e avvolgendo il portale verso casa stritolandolo e disintegrandolo. La terra tremò, e dalla grande pozza uscì una grossa mano che si aggrappò al terreno nel tentativo di tirarsi fuori da quel baratro oscuro: la materia nera si plasmò attorno all’essere che ne stava uscendo dandogli l’aspetto di una grande sfera dotata di arti ed una testa rinchiusa in un’armatura d’acciaio. Lemixia scattò subito all’indietro impressionata, non aveva mai visto qualcosa di simile, era talmente diverso da tutte le specie incontrate finora! Vexen dal suo canto evocò una specie di scudo che sembrava fatto di puro ghiaccio e si mise subito davanti alle due novizie, parando l’attacco che l’Heartless sferrò non appena fu in piedi. Questo arretrò di qualche passo e caricò a tutta velocità verso i tre Nobody prendendo di mira il più anziano, che impugnò il suo scudo e lo brandì contro di esso piantandogli la sua punta nel petto, venendo però sbattuto al muro con violenza.
“Fate attenzione ragazze, non so perché quell’Heartless sia uscito fuori da quella macchia nera e non so a quale scopo sia qui, ma questa è la vostra seconda missione e non siete ancora in grado di affrontare nemici del genere!” disse a loro mentre si rialzava a fatica e cercava di evitare una seconda carica nemica, e richiamando il proprio scudo glaciale a sé ferendolo di striscio. La numero XIV non sapeva cosa stesse succedendo ma evocò la sua Keyblade e si mise in posizione di attacco, pronta ad ogni evenienza. L’Heartless si voltò verso di lei e con un’espressione dell’elmo che (incredibile) appariva addirittura divertita si avventò contro di lei. Il Freddo Accademico si contrappose fra i due combattenti  sbraitando:
“Ma avete sentito quello che ho detto? Voi non potete affrontarlo quindi filate via subito!” replicò mentre parava altri due attacchi del nemico e lanciava il suo scudo contro di esso, così Archaix prese Lemixia per una manica e scattò all’indietro saltando su un cumulo di sabbia, dove si poteva vedere la visuale della battaglia.
“Non va bene Archa, vuoi abbandonare la missione prima di aver svolto tutte le nostre mansioni? Ricordati che dobbiamo anche raccogliere cuori!”
“lo so lo so, neanche io vorrei ritirarmi ma guarda” e indicò lì in basso dove si stava svolgendo la lotta fra un anziano infuriato e un Heartless sbucato da chissà dove che sembrava tener quasi testa al Nessuno “se Vexen non riesce a sconfiggerlo come possiamo noi?”
Lemixia dovette annuire seppur riluttante, e si diressero furtive verso una stradina alternativa. Correvano silenziose come ninja nell’ombra, facendo attenzione se sul terreno ci fossero altre di quelle strane pozze, percorrendo tratti di quella città che ormai avevano imparato a memoria. Arrivate davanti all’ennesima piazzetta disabitata si fermarono, sentendo ancora in lontananza i suoni della battaglia. Ma come mai non avevano incontrato nessun abitante lì? E perché neanche a Crepuscopoli? Cioè, sparivano tutti quando arrivavano loro?
Quasi in risposta alla sua domanda davanti a loro sfrecciò un ragazzo, un tale dai capelli corvini e i vestiti trasandati, accompagnato da una scimmietta. Sembrava che stessero scappando da qualcuno… O da qualcosa! Davanti al ragazzo si materializzò un secondo Heartless identico a quello che stava combattendo Vexen!
“Oh no Abu ci ha trovati! Presto dobbiamo mettere in salvo la lampada!” esclamò lui porgendo alla scimmia una strana lampada dorata: questa la prese come se avesse capito il comando del padrone e (wow l’aveva capito davvero) scappò verso il vicolo in cui erano nascoste le due compagne, che prese alla sprovvista si appiattirono al muro come sogliole per non essere viste.
L’Heartless si raccolse informa di sfera e si gettò all’inseguimento del povero ragazzo, indifeso e privo di possibilità di vittoria.
“Archa… Ti prego…” Lemixia fremeva di –rabbia- dal suo nascondiglio, anche se internamente quella situazione le appariva alquanto divertente. Cacciò subito quel pensiero dalla mente e prese Archaix per una manica:
“Ti prego, aiutiamolo!!”
“non so, ci hanno detto di non interagire con altre persone ma…”esitò un attimo a continuare “…ma noi ce ne fregheremo altamente vero?”
“Così mi paci!!” esclamò la castana saltando fuori dal vicolo e scattando al centro della piazza, seguita da Archaix, per sovrapporsi fra quel ragazzo e l’Heartless. Immediatamente le armi lucenti della giustizia apparvero nelle mani delle proprietarie e si posero in posizione di difesa: l’impatto fu talmente forte da sbalzarle all’indietro facendole scontrare contro il ragazzo come tre birilli, ma almeno erano riuscite a fermarlo. Archaix si rialzò subito e scattò all’indietro scomparendo alla loro vista, lasciando come unico segno una freccia sul terreno. Lemixia la notò e capì subito (velocità Warp, imparata giusto il giorno prima grazie al mitico Axel) e si rimise in piedi prendendo la rincorsa contro l’avversario impugnando saldamente la Keyblade pronta ad attaccare. L’Heartless sembrava quasi seccato nei confronti di quello che considerava un moscerino fastidioso e caricò un pugno contro di lei, ma all’ultimo istante questo fu schivato rivelando la finta della ragazza. Archaix riapparve alla destra del nemico fendendo un colpo diretto al cranio corazzato del nemico che però si girò in tempo per vederlo e pararlo con la seconda mano. Ma anche questa era una finta: distratto dal secondo attacco non si accorse del terzo colpo che ricevette sotto forma di cubo di ghiaccio, che gli congelò la testa lasciandolo completamente cieco. Lemixia pronunciò un soddisfattissimo “Evvaiii!!” e colpì l’Heartless senza che lui potesse ribattere, lasciando il tempo alla numero XIII di avvicinarsi a quel ragazzo spaesato che era rimasto per tutto il tempo spiaccicato alla parete dal terrore.
“Corri, corri e fuggi via! Questo posto è troppo pericoloso!”
“Ma voi..”
“CORRI!!!!” quell’unica parola pronunciata con tanta violenza lo convinse in un batter d’occhio a staccarsi dalla parete e a dirigersi nel vicolo dove prima si era imbucata la scimmietta con in mano la lampada. “Aspetta Abu, ci sono anche io!!” sentirono in lontananza. Per ora era salvo. Archa si girò verso la palla do bowling che stava ancora lottando contro la sua piccola prigione di ghiaccio mentre Lemixia si era fermata concedendosi un momento di riposo e facendo sparire la Keyblade: “Mamma mia! Non credevo fosse così forte, ma in fondo è stato facile da sconfiggere… chissà perché Vexen ci sta mettendo tanto…”
“LEMIXIA ATTENTA!!” non fece in tempo a voltarsi che la sua ombra venne oscurata da una molto più grande e l’Heartless si schiantò a terra sopra di lei.
“LEMIXIAAA!!!!”  gridò disperatamente la ragazza lanciando un secondo blocco ci ghiaccio contro il nemico. Quando questo si girò e i loro occhi si incrociarono, questi ultimi si accesero di odio.
“TU!!!” una voce tonante e minacciosa  rimbombò nelle orecchie della Nobody, e un ceffone atomico la colpì scaraventoandola contro un muro con una potenza tale da distruggerlo. Arcuai gemette di dolore e si accasciò al suolo, mentre un grosso cumulo di macerie si depositava su di lei, seppellendola. Con la testa rivoltata all’indietro riuscì però  a vedere che l’impatto aveva come creato una galleria.
“ma questo…”
 
 
 
 
 
Un silenzio tombale circondava la sala in stato di abbandono. Il grande portone di legno decorato con antiche incisioni che un tempo accoglieva i visitatori era sul punto di cadere, staccato per metà da quelli che si possono definire cardini arrugginiti. Nessuno metteva ormai più piede in quel tempio nascosto fra le dune del deserto da ormai tanti anni… eppure ora dei pesanti passi rimbombavano all’interno della sala, accompagnati da una grossa risata: “Hair hair hair, vai a portarmi la lampada dice, ci vive un genio dice, beh ora vedrà di cosa sono capace!” esclamò il tizio che, varcato rumorosamente l’antico passaggio, si incamminò a grandi passi all’interno del tempio maledetto, non curandosi delle presenze maligne che lo seguivano nella sua ombra.
 
 
 
“Ugh ma questo è  un sentiero…” lo schianto provocato dal colpo del nemico aveva colpito Archaix in pieno, facendola sbattere pesantemente contro il muro precario. L’impatto aveva provocato un enorme buco grande il doppio di lei, sommergendola di grossi detriti: il dolore le invadeva il corpo e le percorreva la spina dorsale fino al cervelletto, dove una piccola ferita stava perdendo sangue. Il polso sinistro, ancora incastrato fra le macerie, stava perdendo la capacità di muoversi e le vertigini la colsero. Usando tutte le forze che le erano rimaste cercò di aprire gli occhi e alzarsi per ritrovare con lo sguardo l’amica, ancora stesa a terra priva di sensi. Ma non era finita, il colosso che le aveva ridotte in quello stato era ancora in piedi e con la furia negli occhi si avvicinò a passi pesanti creando delle piccole ma potenti onde d’urto che investirono in pieno la piccola Nobody, sottoposta ad una grande prova di resistenza: quella mano che poco prima l’aveva colpita con tanta violenza si ergeva ora sopra di lei solenne come la falce del cupo mietitore, pronta a mietere un’altra vittima. Sennonché questa congelò.
“Ti sei scordato di me? Non è prudente dimenticare il numero di avversari con cui ha a che fare!” una pioggia di grosse lastre di ghiaccio si riversò sull’Heartless che si ritrovò intrappolato all’interno di una prigione cristallina, questo tentò inutilmente di dibattersi ma fu tutto inutile: uno scudo affilato come una sega elettrica composto dell’essenza stessa della brina gli tranciò di netto la testa, facendolo sprofondare in un turbine di oscurità. Prima che scomparisse però Vexen scattò in direzione del punto in cui giaceva Lemixia e le prese la sua Keyblade, lanciandola verso l’Heartless prima che potesse tornare al suo proprietario. Questa si piantò nel petto di quel che restava del nemico e si sentì il suono di una serratura che si sbloccava, e dalla massa di oscurità scaturì un cuore di medie dimensioni che volteggiò sopra di loro e scomparì all’orizzonte.
“Ci vuole un po’di coerenza nella vita” disse seccato il numero IV. Lemixia finalmente aprì gli occhi, ancora debole per il colpo subito poco fa. Tentò di rialzarsi in piedi appoggiandosi alla sua arma, nel frattempo ritornata in suo possesso, e guardandosi intorno si chiese dove fosse finita quella palla da bowling con le gambe.
“Stai tranquilla, l’ho eliminato io. Quel mostro la cui vita era priva di senso non aveva alcuna coerenza… e non meritava di vivere” gli rispose lui con una naturalezza quasi glaciale. Lemixia mise su un piccolo broncio, lamentandosi interiormente di quanto fosse sempre così scorbutico: non lo aveva mai visto in quella settimana rilassarsi un attimo o prendere una pausa. Probabilmente era un tipo molto occupato o molto introverso, si disse. “O beh non mi interessa, dov’è Arch- ARCHAIX!!!” e la vide, in mezzo alle macerie di quel muro distrutto, priva di sensi. Si precipitò subito verso di lei ma fatti due passi cadde a terra con un gemito di dolore: probabilmente si era rotta la caviglia.
“Fermati, in questo modo potresti peggiorare il tuo già precario stato di salute”
La Nessuno ringhiò di dolore e si rimise in piedi disubbidendo bellamente agli ordini del suo superiore, arrancando fino alle macerie e cercando di tirare fuori la compagna.
“Ferma!!” tuonò il Freddo Accademico apparendo alle sue spalle e prendendola per un braccio: Lemixia tentò di divincolarsi ma Vexen le strinse il polso talmente forte che dovette fermarsi per il dolore. Così il numero IV le lasciò andare delicatamente la mano e spostò un paio di sassi con cautela: “potresti farle franare tutti i detriti addosso” disse solo. Poi tirò fuori la Nobody e borbottò qualcosa a proposito della vecchiaia e della gerarchia, fasciandole il polso sinistro chiaramente gonfio. Lemixia lo guardò mentre con cura sistemava la garza attorno al polso, e si chiese se davvero gli altri si preoccupassero per loro. In quell’istante Vexen apparve come uno di quegli zii apprensivi e scorbutici di film che non avrebbe saputo nominare…
“A-archa stai bene?” chiese dopo  un po’ la ragazza, quando l’altra Nessuno si riprese.
“Dai Lemi, non sono mica di porcellana! Sto bene…” rispose lei apprensiva sostenendosi in piedi con la sua Keyblade.
“A proposito, mentre ero lì stesa ho sentito un lieve fruscio, credo che quel buco conduca ad un passaggio segreto.” Lemixia si sorprese e si girò verso la grande spaccatura nel muro: in effetti sembrava condurre da qualche parte.
“Umpf, suppongo che non vorrete tornare a casa prima di aver completato la ricognizione…” sbuffò Vexen incamminandosi verso la crepa. E aveva ragione, perché Lemixia prese la compagna per mano e la trascinò con lei; Archaix si lasciò trasportare, anche perché non voleva rinunciare a completare la sua seconda missione. Che figura ci avrebbero fatto con Xemnas?? Vexen invece si girò verso le due e si sorprese: come, si erano già ristabilite? Poi guardò bene le loro mani unite… e sul suo viso gli angoli della bocca presero una leggera piega verso l’alto.
“Oh capisco…”
 
Un’enorme caverna si ergeva davanti ai tre viaggiatori che, scoperto un passaggio segreto dietro al crollo del muro, si erano ritrovati nel pieno deserto sconfinato e desolato con un’unica scia di grosse impronte dirette verso un punto imprecisato. Il cielo sembrava schiarirsi man mano che ci si allontanava dalla città e lasciava intravedere i raggi dorati di un sole cocente. Ed ora si ergevano in tutto il loro splendore le fauci possenti di una tigre di sabbia che custodiva nella sua bocca l’entrata di un tempio, probabilmente. Esitanti, le Energie Gemelle si –nascosero- dietro la veste del freddo Accademico che anche in quel luogo tanto caldo emanava un’aura gelida. Vexen stava osservando affascinato ogni minimo particolare di quel luogo con una vista che tendeva ai raggi X mormorando fra sé e sé.
“z-zio Vexen che facciamo?”
“Smettetela di chiamarmi Zio Vexen e comunque è ovvio quello che faremo: entreremo dentro”
“Non siete mai stati qui vero?”
“No, ammetto che questo posto mi è nuovo, ma mi dispiaccio un po’ perché le forma di questo tempio sono grandiose…”
E così, una volta entrati, si erano ritrovati davanti ad un’enorme sala decorata da bassorilievi articolati e colonne dall’ordine simil-corinzio scanalate. L’intera struttura sorreggeva un piano che sembrava quasi cavo ma all’inizio nessuno ci fece caso. Si avventurarono all’interno del tempio: mano a mano che procedevano le strutture murarie diventavano sempre più decadenti e rovinate, mentre una sensazione di oppressione si diffondeva fra gli inaspettati visitatori.
“hair hair hair**” si sentì una risata goffa nell’aria. Vexen si mise immediatamente in posizione di autodifesa alzando la guardia ma non ci fu nessun movimento. Lemixia si guardò intorno e da una delle decine di porte che si ritrovavano davanti vide un leggero bagliore:
“Ehi lì c’è qualcosa!” esclamò correndo verso la porta seguita a ruota dalla compagna che –ovviamente- non poteva allontanarsi. Superarono un lungo corridoio completamente immerso nell’oscurità, gli unici suoni presenti erano i loro passi e i lamenti di Vexen: “Tornate qui, stupide! Lo sapete che ventunmilanovecento giorni sulle spalle??” e via dicendo. Alla fine del corridoio si ritrovarono in una grande sala proiettata sul vuoto, piena di colonne che sembravano fluttuare su quel baratro profondo mille miglia. Ai lati della stanza numerosi fori nelle pareti facevano dedurre la presenza di alcuni trabocchetti, ma Lemixia non se ne curò più di tanto e saltò immediatamente sulla prima colonna.
“Lemixia!!” stai attenta potrebbero esservi delle trappole!”
“ma no stai tranquilla, starò attent-“una freccia infuocata sibilò a tre centimetri dalla sua faccia. “u-ugh..”
Sotto la guida del paziente numero IV attraversarono molte altre sale grandiose e immense, ad un certo punto anche piene di oro e oggetti preziosi ma non si fermarono a raccoglierli: “Non toccate nulla, credo di averlo studiato già questo posto in uno dei miei libri, quelle sono trappole per allodole e potrebbe crollare tutto se anche solo le sfioraste” così ne restarono a debita distanza. Stavano per raggiungere la sala più interna quando Vexen si bloccò sul posto e fermò le Nobody dietro di lui.
“Ehi ma qui non c’è nessuna lampada! Ho cercato dappertutto ma niente…”
“Idiota sono qui!!!!”
“Ugh, Jafar? Sei lì dentro?? Credevo che il moccioso ti avesse eliminato”
“ultime notizie, gli asino volano. Certo che sono io!! Tirami fuori da qui!!!”
“Ma che modi, e comunque sono venuto apposta..”
“GAMBADILEGNO!! Lo sapevo che c’eri tu dietro a questo!!!” quest’ultima voce era quella di un ragazzo che quando giunse alle orecchie del Freddo Accademico lo fece accigliare visibilmente. Si girò immediatamente verso le piccole Nessuno e aprì un varco oscuro dietro di loro: “Andate, non potete rimanere qui è una faccenda troppo rischiosa!”
“Ma tu..”
“Andate, stupide!” e le spinse all’interno del portale. Le spire color nero pece si avvolsero intorno alle Nobody e le trascinarono nel fondo dell’oscurità…
Corridoio oscuro.
Archaix aprì gli occhi, mettendo a fuoco le pareti eteree che la circondavano: era ritornata in un corridoio delle tenebre. Si alzò massaggiandosi il braccio su cui era pesantemente caduta, guardandosi intorno, e ricordandosi dove fosse si affrettò a mettersi il cappuccio: aveva già imparato che quel luogo era amico e ostile ai Nessuno. Lemixia era già in piedi e anzi, i suoi grandi occhi castani roteavano frenetici  in giro per il corridoio alla ricerca del portale in cui Vexen le aveva gettate:
“Vexen! Vexeeeen!! Dove diavolo sei, non ci hai detto come tornare a casaaa!!” ed era vero: il Freddo Accademico le aveva spinte nel varco senza dare a loro alcuna direttiva. Ergo, sono bloccate. Incrociando lo sguardo della compagna, confuso quanto il suo, decise di andare alla ricerca di un altro portale nel corridoio. Chissà, magari in quel momento passava di lì Axel che annunciava che era tutta ordinaria amministrazione e le riportava a casa. Si, certo.
“Mi sa che così non concludiamo niente. Se solo fossimo in grado di riprodurre quei portali che fanno tutti…”
“Ma certo!! Archa dobbiamo provare: ti ricordi come si fa?”
“Beh, non so proviamo a concentrarci su dove dobbiamo andare” e si misero in posizione: alzarono le braccia contemporaneamente concentrandosi fino all’inverosimile, mettendo a fuoco la loro cameretta con il poster di Crepuscopoli. E dopo una decina di minuti a mimare gesti yoga e Kung fu finalmente uscì qualcosa:
un portale grande quanto una pallina da tennis.
“-_-“ riprovarono, questa volta ottenendo un varco grande quanto una cuccia per cani, ma si dovettero accontentare. Si misero a gattoni strisciando dentro al portale. Ritrovandosi a Crepuscopoli.
“Sarà una lunga giornata..” sospirò desolata Archaix.
Intanto, nella silenziosa biblioteca del castello che Non Esiste, il Burattinaio Mascherato stava cercando un capitolo riguardante dei certi appunti* nel suo Lexicon (il Lexicon è un libro incantato, le cui pagine sono pressoché infinite. Immaginatevi un dizionario Treccani unito all’intera collezione dei manuali delle Giovani Marmotte), interrotto dall’arrivo del Notturno Melodico  che con impeto aveva aperto le porte della sala e si era precipitato da lui:
“Zexion è importante, ho un dilemma che non riesco a risolvere” continuava a ripetere tirandolo per la manica. Zexion alzò lo sguardo con aria rassegnata a ei degnò di rispondere: “E sia, cosa ti cruccia?”
“Ho bisogno di sapere perché abbiamo chiamato questo castello e questo mondo “che non esiste” ? Insomma, io lo vedo! Perché voi dite di noo??”
“… Ti risponderò ma prima una cosa: tu sei in questa Organizzazione da anni, e questa domanda ti viene in mente ADESSO?”
“Si”
“-_- Vedi, questo nome con cui rappresentiamo questo mondo è un rimando alla nostra triste condizione di esseri inesistenti. Noi non dovremmo esistere ma esistiamo, così come questo castello fatto dell’essenza stessa diAAAAAAAARGHH!!!!!” due Nobody in stato di confusione apparvero al centro della stanza e atterrarono sopra il povero VI, provocando un fracasso terribile.
“Lemixia! Archaix! Cosa ci fate qui, non eravate in missione??” esclamò Demyx fingendo stupore e confusione.
“Beh vedi Vexen ci ha gettate in un varco oscuro obbligandoci a tornare qua ma non sapevamo come fare e… ma non dovresti esserci anche tu in missione?” Demyx le guardò per qualche secondo. E l’attimo dopo di lui era rimasta solo la nuvoletta con le sue sembianze, segno che se l’era data a gambe alla velocità della luce. Le Nessuno si rianzarono scusandosi con il numero VI per l’accaduto ricevendo scuse di rimando, e l’attenzione cadde sul capitolo aperto del libro del Burattinaio Mascherato.
“Che cos’è? Cosa stai cercando?” chiese curiosa Lemixia avvicinandosi al libro tentando di sbirciare il titolo, allungando una mano: questo si chiuse di scatto sbuffando indignato e si chiuse a chiave, rischiando di tranciarle un dito. “Ehi! Zexion, ma il tuo libro è animato!!” si lamentò prendendosi le mani per assicurarsi che fossero tutte intere. “Oh scusatelo” rispose con un tono leggermente divertito “il mio Lexicon è legato alla mia anima e per questo non vuole che nessun’altro lo legga. Non è vivo ma è una reazione naturale.”. Archaix guardò -incuriosita- i delicati finimenti d’argento che decoravano la superficie del libro raffiguravano il simbolo della loro organizzazione, mentre a lato a caratteri cubitali e scritto con lettere romane andava riportato: VI.
“Che forza… Che cosa stavi leggendo?”
Zexion rimase terribilmente turbato (si fa per dire) dal quella domanda ma non lo diede a vedere e rispose in tono ambiguo:
“è un segreto”
 
“Capisco. Per questa volta ti perdono, hai fatto bene a tenerle alla larga da tipi del genere” Nella sala delle riunioni quattro figure incappucciate discutevano sulla situazione: quando l’ultimo elemento del progetto Blade sarebbe giunto, e la Triade delle Tenebre sarebbe stata completata, si sarebbe compiuto l’esperimento.
“Xemnas, come sai che anche il terzo perderà il proprio cuore? Sai che non possiamo interferire con gli eventi del mondo Destino, a discapito dell’ordine spazio-temporale. Non abbiamo fatto nulla neanche per le Energie Gemelle, è stato tutto un caso!” uno dei presenti stava sollevando un argomento piuttosto cruciale. Xemnas non rispose.
“è stato tutto un caso…. Vero?”
“…Certo. È stato tutto un caso. Un caso fortuito, di cui però mi fido e che so che non si fermerà  a metà strada. Bexyk arriverà.”
“Come dici tu. speriamo.” Concluse uno di loro, per poi scomparire in un vortice di spire oscure seguito dagli altri due. Un piccolo sorriso si fece strada sul viso del Superiore, coperto dal cappuccio nero.
“Già, che incidente fortunato…”
 
 
*appunti che centrano con il progetto Blade… Muhahaha
**= dite la verità: chi di voi non ODIA questa risata!?
 
Angolo delle autrici:
Archaix: eheheh Vexen è scorbutico ma sotto sotto è buono. Vero zio Vexen?
Vexen: smettetela, stupide! Non prendetemi per gli snitzel! E smettetela di chiamarmi Zio Vexen!!
Lemixia: ok d’accordo… NONNO VEXEN   XDXD
Xigbar: Nonno Vexen!? AHAHAHAH ti fai mettere i piedi in testa da due ragazzine?
Lemixia:Zio Xiggy!!^^
Xigbar: Zio cosa?
Xaldin: Zio Xiggy, che nome carino eh Xigbar?
Xigbar: sta zitto Linda
Xaldin: come c*** mi hai chiamato??
Xigbar: LINDAAAA
Xaldin: AAAAAAARGHH!!!!

 

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Capitolo 10
*** La città di Halloween - ricordi nascosti ***


La città di Halloween – ricordi nascosti

Un nuovo giorno sorgeva silenzioso nel mondo che Non Esiste. Axel stava dormendo tranquillamente, avvolto nelle pesanti coperte del suo letto, e immerso in un sonno senza sogni. Per un Nessuno fare dei sogni è praticamente impossibile perché essi sono dettati per la maggior parte dalle emozioni e dagli istinti, cosa che in loro è totalmente assente. Eppure qualcosa nella mente del petardo umano stava lentamente prendendo forma come una sorta di ricordo perduto o una realtà intangibile… In cima al campanile di Crepuscopoli due figure parlavano felici avvolte da un’atmosfera gioiosa… quasi nostalgica. Due gelati salmastri nelle mani, mille parole dette da due amici sinceri che sembravano conoscersi da sempre anche se non era così: Axel era lì, davanti a quel ragazzo dai capelli color del grano e gli occhi di un profondo azzurro cielo. Non lo conosceva veramente ma era come se gli mancasse, come se…
“Ti rendi conto di quanto poco ci hai messo a manovrare la Keyblade? Sei un vero portento!” le parole gli uscirono di bocca come in un film programmato e non capiva perché le aveva dette, forse per confortarlo, dato che il viso del biondo era irrimediabilmente triste. “Lo pensi davvero?” il ragazzo si girò verso di lui con una scintilla speranzosa negli occhi, come se non avesse aspettato altro che quel complimento.
“Ma certo R… Ro…”
“Ugh, che c’è non ti ricordi più il mio nome? Mi offendi in questo modo sai?” disse in tono scherzoso lui, ma non c’era niente da ridere. Perché stava parlando con lui? Era uno sconosciuto! Doveva andarsene da lì ma non poteva, era come immobilizzato.
“Ehi Axel…” improvvisamente il cielo divenne da dorato a rosso scuro, fino a sporcarsi di nero. Il campanile e qualsiasi altra cosa attorno a lui divenne di un grigio quasi irreale, mentre il viso del ragazzo davanti a lui si tinse di un nero pece che avvolse la sua testa trasformandola in quella di un Heartless. Axel rimase inorridito alla vista di quegli occhi che poco prima erano color del cielo, e ora erano diventati di un bianco diafano.
“…non ti senti bene? …“ la sua voce era ora un suono gracchiante e disturbato. La figura divenne sempre più grande fino a superare il campanile.
“Non ti…”  Axel non riusciva a muoversi incatenato dal ricordo di un sentimento che tanto aveva odiato quando era un Somebody, davanti a quel mostro.
“…ricordi più…” l’Heartless alzò un braccio sfoderando una fila di lunghi artigli affilati.
“…di me?” la falce della morte calò su di lui mentre gli occhi bianchi dell’Heartless si tingevano di un rosso sangue.
“AAAAAAAAAAAAAAAARGHH!!!!!!” si svegliò di soprassalto aggrappandosi alle coperte e rischiando di cadere dal letto, ma ormai era tutto finito. Un incubo, da quanto non ne aveva uno? Da quando era diventato un Nessuno. E allora perché ora lo spettro delle sue paure era tornato a tormentarlo anche là dove non sarebbe potuto arrivare? Si scrollò di dosso quei pensieri insensati e si concentrò sulle questioni serie della giornata: oggi non aveva missioni in programma quindi avrebbe continuato le indagini sul mistero che lo crucciava fa giorni: nell’Organizzazione c’era un traditore. Se lo sentiva nel profondo, nel suo stesso sangue da sicario.
Più in là altri due Nobody dormivano profondamente avvolte completamente nelle coperte fino alla punta del naso, perché in quei giorni il clima era diventato particolarmente freddo. Immerse così nei loro sonni senza sogni, non si accorsero della figura che lentamente entrava nella loro camera e si avvicinava ai loro letti….
“SVEGLIAAAAAA!!! Tutti in piedi il mattino ha l’oro in bocca!!” Lemixia fece un salto talmente alto da spiaccicarsi sul soffitto e Archaix rovinò a terra trascinandosi la coperta.
“XIGBAR!! Quando avevamo detto di svegliarci presto non intendevamo questo!!”esclamò la numero XIV adirata.
“Pardon” rispose il Tiratore Libero mentre scendeva dal soffitto “è che ho fretta di partire per la missione perché ho un impegno e non vorrei tardare, quindi sveglia il sole è alto giù dalla branda!!”
E così un nuovo santissimo giorno cominciava, con la gentilezza tipo -ippopotamo in una gioielleria- di Xigbar. Dopo la colazione scesero nella sala delle missioni dove puntualmente trovarono il Mago che Danza sulla Luna (tre ore della nostra vita sono state dedicate per cercare di capire PERCHé si chiamasse così) che assegnò loro l’incarico: il giorno prima i gruppi di missione erano stati già formati per evitare disguidi, così si misero subito in marcia attraverso il corridoio delle tenebre verso il  nuovo mondo. Quando Saix disse il nome di questo, Xigbar era sembrato troppo soddisfatto, per questo Archaix si sentiva stranamente tesa nel vedere quel sorriso beffardo che sicuramente aveva qualcosa in mente. Finalmente si ritrovarono davanti al portale che li avrebbe condotti alla loro destinazione quando il Tiratore Libero si fermò un attimo: “Ragazzine, questo mondo non è come gli altri e non so come dirvelo ma…. Aspettatevi il peggio”
Entrarono nel portale. Stranamente l’aura che emanava quell’anticamera, che solitamente era di un bianco panna, era completamente nera. Tutto attorno si respirava un’insolita aria di morte, come se stessero andando negli stessi inferi.
Davanti a loro i caratteri cubitali di una città fantasma roteavano intorno a loro mentre il tetro paesaggio prendeva forma, lasciando intravedere ora il cimitero pieno di tombe inquietanti, ora gli alberi cavi spogli e secchi, ora la città in lontananza che sembrava emanare anch’essa quell’aura di morte. La scritta prese forma fondendosi nel nome –Halloween Town-  e scomparì. Halloween? Che strano, quel nome rimbombò nelle menti delle giovani ragazze con forza come se non fosse la prima volta che avevano sentito quella parola, ma non ci fecero molto caso all’inizio. Ad Archaix evidentemente non piacque quel posto perché arretrò fino a stringere un lembo del cappotto di Xigbar che la fissava divertito, e neanche a Lemixia andò a genio perché arretrò anch’essa.
“La sentite?” chiese ad un certo punto il cecchino alle due, che si girarono alzando un sopracciglio. Sentire cosa scusa?
“La sentite l’aura di questo posto? È un’aura diversa da quella di qualunque altro mondo perché qui si riuniscono tutti gli esseri che sono morti nel proprio mondo. Qui gli Heartless non attaccheranno le persone che vi abitano anzi a volte non li noteranno neppure perché neanche loro hanno dei cuori. Tutto chiaro?” precisò lui guardandole con quella sua espressione divertita, il suo fare saccente e il suo unico occhio.
Per quella volta non fu necessario avvicinarsi alla città perché la missione prevedeva di eliminare un gruppo numeroso di Heartless nel cimitero, dove si stavano dirigendo. Solenni lapidi bianche costellavano il viale che portava al cancello d’ingresso, sormontato da un cielo scuro dove neanche la luna riusciva a rischiarare il cammino, mentre il freddo pungente di un gelido Dicembre faceva rabbrividire persino gli alberi.
“Ma perché ci hai accompagnato tu in questa missione? Ormai siamo autonome…” chiese ad un tratto Lemixia per spezzare il silenzio che si era creato nel gruppetto. Xigbar si voltò verso la numero XIV e rispose con nonchalance: “Vedete, mi è stata commissionata una missione analoga in questo stesso mondo, e poi non voglio perdermi la vista dei vostri sguardi terrorizzati davanti a quello che vi aspetta” la sua risposta ebbe effetti anche peggiori del silenzio, in che senso sguardi terrorizzati? Che cosa le aspettava davvero in quella missione?
Arrivati al cimitero, non c’era anima viva. Ma questo era normale. Xigbar si mise in un angolo del camposanto e disse alle Energie Gemelle di andare a sistemarsi al centro: la missione era liberare i cuori di un gruppo di nemici decisamente superiori di numero e in vantaggio rispetto al terreno. La fioca luce della luna si rifletteva sulle lapidi dipinte di un solenne bianco, scrostato per via del tempo. La numero XIII si guardò intorno, quel posto non la faceva sentire bene, ma non nel senso che aveva paura ma proprio che si sentiva male! Quella sensazione soffocante sembrava avvolgere ogni centimetro del suo corpo stritolandolo in invisibili spire maligne. “Lemixia, tu ti senti a tuo agio? Nel senso, ti senti bene?”
“Beh perché non dovrei senti-ATTENTA!!!!” gridò sobbalzando all’indietro alla vista di un’inquietante spettro con un ghigno terrificante che si era formato alle spalle della compagna e l’aveva avvicinata: Archaix si girò verso il nemico e sentì una scossa di gelido che le trapassò il petto. L’Heartless l’aveva LETTERALMENTE trapassata con uno dei suoi artigli immateriali, immobilizzandola. Due occhi a forma di faro le si puntarono contro accecandola mentre con l’altro braccio l’Heartless si preparava a colpirla. Lemixia evocò la Keyblade pronta ad attaccare ma venne fermata dal numero II: “Ferma, vediamo come si comporta di fronte a questo inconveniente. Vi capiterà spesso d’ora in poi” disse con un leggero ghigno in volto. Lemixia si fermò frustrata di poter solo rimanere a guardare.
L’Heartless piantò anche la seconda mano nel petto della ragazza che si dibatteva invano: era come se tutta la sua energia stesse venendo risucchiata dal suo corpo, si sentiva svuotata di ogni forza e volontà…
-L’energia risiede in ogni parte del creato. Libera il tuo potere e falla tua-
Una voce, la stessa che aveva sentito quando lei e Lemixia volteggiavano nel buio…
Un’aura nera avvolse Archaix e i suoi occhi si tinsero dello stesso colore, l’Heartless se ne accorse e il suo ghigno beffardo si tramutò in un’espressione di terrore puro e tentò di liberarsi ma era troppo tardi: delle spire color delle tenebre partirono dal petto della Nessuno e lo bloccarono trascinandolo lentamente verso di lei. Lo spettro lanciò un sibilo di dolore mentre veniva risucchiato in quello stesso corpo che poco prima aveva tentato di ferire. L’aura nera si dissolse e Archaix rimase lì, in piedi, con lo sguardo vuoto e nero. “Archaix!!” gridò la compagna che si precipitò verso di lei strattonandola per farla tornare in sé.
“M-ma che è successo?”
“Uhuhuh dovevi vedere la tua faccia, sul serio! XD E comunque abbiamo appena assistito ad una dimostrazione del potere dell’Energia. Ora tocca a te Lemixia “ ghignò divertito il Tiratore Libero, come se non sapesse che aveva rischiato di perdere una compagna.
“fermi tutti, che intendi dire? Che cos’era quello? E in che senso che il nostro potere è quello dell’Energia?” Lemixia mise le mani lungo i fianchi e si pose davanti a lui con sguardo di sfida. Lui si limitò a guardarla come se fosse tutto scontato e rispose: ”Tsk, ragazzine… Ancora non avete capito che possedete un potere a dir poco spaventoso? Chi è in grado di manipolare l’Energia può rigenerarsi prendendola da un qualsiasi altro essere vivente e molto altro! Orsù ora tocca a Lemixia e poi siete autonome, ho una missione anche io”  concluse sbrigativamente guardando la numero XIV e invitandola a fare altrettanto. Solo che non sembravano esserci nemici intorno. Si avviò nuovamente verso il centro del cimitero guardandosi intorno con circospezione, finché non scorse qualcosa alle sue spalle: si voltò di scatto e vide un altro di quegli spettri che si stava preparando ad attaccare ed evocò la Keyblade roteandola e ferendolo di striscio. “Non usare la Keyblade! Usa il tuo potere!” Archaix le ricordò la prerogativa, ma come poteva usarlo?? Si concentrò al massimo sull’Heartless, ma non successe niente e dovette schivare una serie di rapidi affondi. Scartò di lato e si concentrò al massimo, usò tutte le sue risorse energetiche…
-L’energia risiede in ogni parte del creato. Libera il tuo potere e falla tua-
WTF?? La stessa aura demoniaca che circondava Archaix si risvegliò e risorse come dall’entroterra formando una serie di spire oscure, queste uscirono dal petto delle Nobody e andarono a conficcarsi nel corpo ectoplasmatico del fantasma che emise un sottile grido di dolore e venne trascinato all’interno di lei. Poi tutto finì. L’energia che quel potere emanava le sembrava immenso, si sentiva come se potesse risucchiare il mondo intero e poterlo soggiogare con un solo schiocco di dita.
“L-lemixia… Stai bene?” chiese titubante la compagna che, avvicinatasi, le aveva appoggiato una mano sulla spalla.
“Come mi sento? Mi sento alla grande!! Sento che potrei dominare il mondo!!! Non ti senti così anche tu?”
Archaix si guardò le mani, cercando di capire cosa fosse successo: “Beh si… è come se dentro di me si fosse risvegliato un potere di dimensioni enormi che è fuoriuscito dal mio petto con una violenza inaudita..”
“Si si tutto molto commovente ma adesso devo andare: ora usate le Keyblade per sconfiggere i nemici perché se li risucchiate non raccoglierete i loro cuori. Ci vediamo fra un’oretta davanti al cancello della città fantasma ok? Ciaoooo” e detto questo lui e la sua gentilezza tipo -Elefante in una cristalleria- si incamminarono con tutta tranquillità verso una località ignota, oltrepassando il grosso cancello che delimitava il cimitero e addentrandosi nel bosco.
 
Quando anche l’ultimo dei venti/trenta spettri si fu volatilizzato le Energie Gemelle si fermarono ansimanti, appoggiandosi ad una lapide circolare benedicendo Kingdom Hearts per essere ancora vive. Fra tutti i nemici che avevano affrontato sinceramente gli Indaspettri erano i più antipatici, ti saltavano alle spalle e ti facevano prendere un infarto ogni due per tre.. Visto che il loro lavoro era finito, tanto valeva dirigersi subito verso il punto d’incontro pensarono, così le Energie Gemelle si avviarono verso quella spettrale cittadina che la luce fioca di un’inquietante luna color bianco diafano faceva apparire quasi irreale. Oltrepassarono il solenne cancello arrugginito del cimitero e si diressero per quella stradina sinistra e buia, costellata di pochi alberi spogli e rinsecchiti. Mentre camminavano Archaix ne osservò uno in particolare per un po’ di tempo, come se fosse diverso dagli altri. E quando gli passarono di fianco lei sentì una leggera risatina provenire da esso. Si voltò di scatto e vide che l’albero le stava mostrando un inquietante sorriso sadico. Cacciò un piccolo urlo che attirò l’attenzione della compagna: “Che c’è hai visto un altro Heartless?”
“N-no niente” rispose lei, vedendo che in realtà quello era un normale albero secco. Era stata solo la sua immaginazione. O no?
 
 
-Umpf, ci mancava solo di doverlo cercare in un bosco di proporzioni pazzesche, ma non potevano chiamare Tartufo/Zexion e darmi le coordinate?- Xigbar si stava lamentando per l’ennesima volta che si ritrovava a girare in tondo nello stesso tratto di bosco, che sembrava fatto apposta per perdersi oltre che per spaventare. Ma ormai lui era abituato a cose del genere, chissà come se la caveranno le novelline invece, continuava a chiedersi…
 
 
Finalmente arrivate al grande cancello d’entrata alla città di Halloween, Lemixia e Archaix si guardarono intorno, non vedendo nessuno. Silenzio totale, di Xigbar neanche l’ombra. Una folata di vento passò attraverso le inferrate color nero corvino aprendole con un inquietante cigolio, come per accogliere le due ragazze, come se volesse dire: “benvenute piccine, volete entrare nella città dove tutto è terrore? Fate pure…”  Lemixia scrutò oltre l’entrata: da fuori si vedeva solo l’ingresso ad una piazza deserta, al centro una strana fontana che sembrava brillare di luce propria…
“Ehi Archa perché non entriamo? Tanto abbiamo ancor un po’ di tempo prima che Xiggy arrivi” propose lei mostrando un piccolo sorrisetto alla compagna che dall’espressione sembrava più che contrariata.
“Ma certo, è solo che non… non mi ispira molto questo posto”
“Che c’è hai paura?” la canzonò divertita mettendo la parola –paura- fra virgolette.
“Non potrei neanche volendo Lemixia, ma il fatto è che sento un’aura estremamente negativa provenire da questo posto. Tu no?”
Lemixia la guardò facendo le spallucce, e incamminandosi verso il cancello sapendo che non potevano allontanarsi e che quindi Archa l’avrebbe seguita volente o nolente.
 
“Toh, dovevo aspettarmelo che saresti apparso qui” Xigbar si trovava in un grande campo di zucche demoniache, che circondavano interamente una collina dal buffo aspetto a forma di ricciolo sullo sfondo di una grande luna. Un posto niente male, molto scenografico si disse lui, ma non altrettanto bello per quell’aggeggio che gli si mostrava davanti: proprio sopra la collina era piantato un macchinario dalla forma di un cuore nero, con una specie di timer sopra. I numeri rossi scorrevano lenti all’indietro, provocando un leggero ticchettio ad ogni secondo. E ad ogni secondo che passava il cielo intorno ad esso sembrava distorcersi in una spirale spazio-temporale che molto probabilmente conduceva all’altra dimensione della spaccatura*, pensò fra sé e sé.  Proprio davanti a questo in posizione di difesa si trovava un enorme Heartless nero con gli arti a forma di lama, lucenti, che brillavano infuocati nel buio. Il Tiratore Libero mise su il suo solito ghigno ed evocò le sue pistole magiche caricate al massimo: “Ma buona sera! Ti ha mandato la tua signora giusto? Beh temo che dovrai tornare a mani vuote nella tua dimensione brutto sgorbio!!”
La scintilla della ferocia si accese negli occhi del nemico che scattò in avanti attaccando il Nobody roteando su se stesso: questo si scansò di lato e alzò una mano davanti a lui provocando una sorta di apertura nello spazio che si collegò dietro la testa dell’Heartless, e sparò cinque colpi. Due andarono a segno e la Spada Infuocata grugnì di dolore girandosi e puntando contro di lui le sue lame incendiarie fendendo un colpo fulmineo che lo ferì di striscio. Xigbar atterrò sul terreno freddo per controllare la ferita che aveva ricevuto alla schiena: stava perdendo sangue. Ma si sa, lui non era un tipo da spaventarsi per un nonnulla, da ritirarsi alle prime difficoltà. Si alzò in piedi, osservando le centinaia di zucche arancioni disperse nel campo, e rise: “Ehi tu! credi davvero di poter mandare in fumo i nostri piani? Ti avverto” scomparve, per poi riapparire alle sue spalle sorprendendolo e puntandogli le sue armi nell’incavo del collo “ Se quel fottutissimo cuore meteoritico non funziona sarà colpa tua”
 
“Lemixia questa me la paghi” disse con un fil di voce Archaix mentre camminavano per le strette vie della cittadina deserta, ma una sensazione strana le attanagliava come se fossero costantemente spiate. Quando giunsero davanti ad un grande edificio a forma di torre, sottile e altissima, si fermarono per guardarsi intorno: il paesaggio era in genere tutto uguale, tanto che temettero di essersi perse. All’improvviso un rumore alle loro spalle le fece sobbalzare: si voltarono di scatto ma videro che era solo un ramo secco caduto a terra, nulla di strano. Lemixia si avvicinò ad esso e lo guardò con circospezione, quasi come fosse un nemico: “Che volevi fare, volevi spaventarci eh? Beh noi siamo più forti della paura anzi non sappiamo nemmeno cosa s-“
-Ne sei sicura?-
Una voce spettrale che sembrava provenire dalle profondità più recondite degli inferi arrivò al suo orecchio facendola rabbrividire. Un suono leggero come un soffio di vento cominciò a formarsi e ad aumentare.
“Ok Xigbar esci fuori, se è uno scherzo non è divertente…” disse Lemixia guardandosi in torno e cominciando a preoccuparsi sul serio (anche se ipoteticamente i Nobody possono preoccuparsi). Il suono sconclusionato e distorto cominciò a delinearsi in una canzone di festa, proveniente da un vicolo buio nel quale Archaix poté giurare di aver visto qualcosa muoversi. Entrambe conclusero che sarebbe stata una pessima idea seguire quel suono così inquietante ma la curiosità (sempre ipotetica) era troppa, così si addentrarono lo stesso in quel vicoletto con uno strano groppo alla gola. Quando videro quello che stava succedendo nella piazzetta gremita delle più svariate specie di mostri e dalle più strane decorazioni mai viste in tutta la loro vita da Nessuno (che non era poi così tanto lunga) la curiosità si azzerò lasciando il posto alla più completa e assoluta confusione. Strani giocattoli dall’aspetto tutt’altro che dolce venivano fabbricati con metodi decisamente poco ortodossi e in un angolo un tizio pelato stava agganciando otto scheletri VIVI di renne ad una grande bara.
“M-ma che cavolo stanno facendo??”
“Non. Lo. So. Ma credo che si stiano preparando ad una qualche astrusa festa…”
Videro al centro della piazza un sacco gigantesco trascinato malamente da tre ragazzini con le cosiddette facce da schiaffi** e sembrava decisamente che in quel sacco ci fosse un qualcuno. Poi tutti i presenti si zittirono e fece la sua comparsa un essere scheletrico e altissimo che fece gelare il sangue nelle vene alle ragazze. Non tanto per l’aspetto, ma per la sua aura: era così grande che riusciva a contenere l’intera città di Halloween, ed emanava un’energia potente ed oscura.***. Anche se sembrava come se fosse assopita… Videro che i tre aprivano il sacco e da esso ne uscì la testa di un uomo grassoccio con una lunghissima barba bianca ed un cappello rosso in testa, che aveva tutta l’aria di essere arrabbiato nero…
“Babbo Nachele! In persona! Sono contento di conoscerti! Ma…Tu hai le mani, non hai per niente le chele!”
“WTF!?”
“Quest’anno non devi più preoccuparti del Natale non ce n’è bisogno. Questo è il momento di rilassarti. Fate in modo che stia comodo”
“M-ma deve esserci stato uno sbaglio!!”
“Aspettate! Ecco cosa mancava! *prende il cappello a Babbo Natale* grazie”
“EHI!” ma non fece in tempo che fu rinchiuso nuovamente nel sacco e trascinato via dai bambini pestiferi. Lemixia e Archaix si guardarono con dei punti interrogativi al posto delle facce. Ma che diavolo è successo??
“miaoooo” sentirono arrivare dietro di loro. Un gatto spelacchiato si avvicinò a Lemixia e cominciò a graffiarle il vestito “via sciò sciò!!” lei lo scalciava via per farlo smettere, avrebbero potuto essere scoperte! Ed è quello che successe, perché uno di quei mostri si affacciò al vicoletto e sembrò averle viste: “micio dispettoso, lascia stare questi due! E voi chi siete?” ma quella domanda si perse fra le canzoni sconclusionate nel vento perché le due se l’erano filata alla velocità dalla luce. Stavano per arrivare al cancello d’entrata quando sentirono una frase pronunciata all’altoparlante: “attenzione gente, mancano solo poche ore al Natale, quindi vi consiglio di….”
 
Natale. Quella parola volteggiò leggera nell’aria come una piuma e arrivò alle loro orecchie con un insolito suono di scampanellio, risvegliando un ricordo assopito nella mente delle giovani ragazze. Un ricordo lontano che lottava contro il tempo e contro quell’oscura amnesia che le avvolgeva per venire a galla in tutto il suo splendore, ma quando sembrò che ci stesse riuscendo un secondo suono sconclusionato le distolse dai loro pensieri.
“Ragazze! Ecco dov’eravate finite! Vi avevo detto di non entrare qua dentro altrimenti gli abitanti vi avrebbero scoperte…”
Era la voce di Xigbar, che da due minuti buoni stava aspettando al cancello. Archaix lo osservò meglio: aveva un piccolo squarcio nel cappotto in posizione della schiena. “Ehi Xigbar ma dove sei stato? Che missione ti avevano affidato?”
Il Tiratore Libero le squadrò per un attimo, notando che erano arrivate di corsa col fiatone e immaginando che fossero state beccate, e rispose con nonchalance: “anche io avevo un Heartless. Ma non quelle mezze seghe degli Indaspettri, anche se in gruppo diventano molto pericolosi, no io ho avuto un Heartless enorme!! E l’ho sconfitto senza battere ciglio, sono stato davvero bravo..” mentre il qui presente Xigbar si pavoneggiava Lemixia e Archaix avevano aperto un varco oscuro e gli avevano fatto ciao con la manina, lasciandolo solo. “Ehi aspettate..” sbuffò, che c’era di male ad elogiare le sue eroiche gesta? Ripensò a quello che era successo poco prima pensieroso…
 
Flashback, flashback, flashbaaaack…
La spaccatura nel cielo si stava ingrandendo sempre di più diventando un vortice che attrasse a sé  ogni cosa: le zucche del campo si sradicarono e finirono in quel pozzo senza fondo, ora nero come la pece. Xigbar si allarmò ma non lo diede a vedere.
“porta i miei omaggi alla tua signora”  ghignò beffardo, disintegrando la scatola cranica dell’Heartless con un colpo secco. Tutta l’area piombò nel silenzio più totale, interrotto solamente dai passi del Tiratore Libero che si avvicinava a quel congegno a forma di cuore proveniente dalla dimensione parallela. “Dopo tutti i rischi che abbiamo corso non voglio che il nostro piano vada in fumo per colpa tua” puntò contro di esso le sue pistole, caricate di una potente energia violacea.
“Quindi riavvolgiti nel tuo mantello e resta dove sei” e sparò un colpo diretto al congegno, che esplose liberando scariche elettriche bluastre e scomparì.
Fine flashback, flashback, flashbaaaack…
 
 
*= spaccatura? L’altra dimensione? Ma dai, ve l’avevamo detto che comincia tutto con una spaccatura spazio-temporale che divide la realtà in due dimensioni distinte, di cui questa storia segue il corso della seconda! O beh, rinfrescarvi la memoria non fa mai male, ma intanto riflettete bene: chi è la signora di cui parla Xiggy? Un occhio attento potrebbe averlo già capito… ^^
 
**= eddai ammettetelo: Vado, Vedo e Prendo sono dei dolci bambini con quei sorrisetti sadici che appena li vedi ti verrebbe voglia di gonfiarli di botte.
 
***= collegamenti con Death City puramente casuali? Nooooo, ma ci piace pensare che tutti i leader abbiano un potere sovraumano come Shinigami-sama (anche se lui è un dio e quindi possiede un potere superiore agli altri leader ma ritorniamo al punto)
 
Angolo delle autrici:
Lemixia: Archa, vedo che ti piacciono tanto le parole “nonchalance” e “diafano” dato che le ripeti sempre. Non sarà un po’ troppo?
Archa: si ma tu non obietti mai nulla e vai avanti senza battere ciglio, che ci posso fare se stanno bene ovunque?
Lemixia: anche questo è vero. Comunque il mistero si infittisce, chi sarà questa “signora” che si cela dietro il mantello?
Archaix: mi sa che alcuni di voi lo hanno già capito… Vero? Ma per ulteriori conferme non mancate ai prossimi appuntamenti perché ci saranno un sacco di novità. E non perdetevi lo speciale capitolo natalizio di domani mi raccomando!!
 
Messaggio pubblicitario no Profit: A Natale regala anche tu una LUCINA NUMURICA! il ricavato sarà devoluto a due povere ragazze bisognose! SALVA LE LORO ASPETTATIVE!!

 

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Capitolo 11
*** Our first Cristhmas - sfida suicida ***


Ah… Natale! Il giorno preferito da tutti i bambini, il giorno che tutti noi aspettiamo per mesi e poi… Puff! se ne già andato portando con sé le cene con i parenti e le carte dei regali ormai aperti…
E’ un giorno magico, in grado di spazzare via le tristezze di un anno, in grado di farci sembrare per un giorno tutti buoni.
Ma questo Archaix e Lemixia lo avevano dimenticato, come tutta la loro vita precedente del resto…
Eppure c’era qualcosa in quel giorno, 24 Dicembre, che le rendeva “euforiche” (si fa per dire… U_U)
infatti, nonostante fosse da molto scattato il coprifuoco le due ragazze, stese sui loro letti bianchi come neve, ancora non riuscivano a dormire. Nelle loro menti rividero per l’ennesima volta quel flashback di memoria che si era improvvisamente svegliato da quando erano andate in missione alla città di Halloween.
“Psss, Lemixia, sei sveglia?”
“Sì, non riesco a dormire….” Rispose girandosi verso la compagna. “Non riesco a capire perché, ma è come se il punto dove dovrebbe esserci il mio cuore si fosse scaldato, mi sento bene, leggera… e questo non mi fa dormire…”
“Già, questo è quello che gli umani chiamano “sentirsi felici”, è tutto uno strano  miscuglio di sensazioni che porta a stare bene…”
“… che strani gli umani…”
“Ehehe hai proprio ragione! …Ma ora sarà meglio mettersi a dormire, se ci sente Saix sono dolori…”
E dopo essersi augurate reciprocamente la buona notte le due Nessuno diligenti si accoccolarono nei loro letti e si addormentarono…
 
********************************************************************************
 Mattina, una fredda freddissima mattina d’inverno (per quanto le stagioni possano esserci nel Castello che non esiste…) , la grande Luna che sovrastava perennemente quel mondo brillava ancora meno del solito, creando un cielo cupo e spento. Una folata di vento più forte delle altre spalancò bruscamente la finestra della camera delle Energie Gemelle, svegliandole di soprassalto. Ma nonostante il pessimo risveglio la due ragazze non solo non erano “arrabbiate”,  ma erano addirittura “contente”!
“Archaix, Archaix!! Finalmente è mattina!!”
“Evviva! Ma… perché siamo così felici che sia mattina…?”
“Non lo so, ma non vedo l’ora di andare a salutare tutti!! ANDIAMO!!!!”
Si preparano, aprirono un varco oscuro diretto alla Sala Grigia e furono pronte per andare. Come da copione, l’intero Castello dormiva, fatta eccezione per la cucina dove un laborioso Xaldin era già al lavoro (avete idea di quanto ci voglia a preparare la colazione per 13 persone?? Il povero Feroce Lanciere si deve svegliare prestissimo per cucinare tutto…)
così i numeri XIII e XIV decisero di cominciare proprio da lì… Appena varcarono la soglia dovettero abbassarsi per non venire centrate dalla grossa padella per pancake che veniva lanciata, accompagnata da pesanti insulti.
 
Xaldin: “MA PORCA P*******!!!! E LA SETTIMA VOLTA CHE LI BRUCIO!! ********* ***********************      ***************         ***************   ***************   *******!!!! (una seria di gentili parole di cui non possiamo riportare il contenuto e nemmeno le iniziali)”
 
Scampato il pericolo le due ragazze si rialzarono ancora visibilmente scosse, e si guardarono intorno trovando pancake spiaccicati sul soffitto e sulle pareti.
“Accidenti Xaldin, siamo di buon umore oggi, Eh??” 
“Per poco non ci colpivi con quella cosa!!”
“Scusate piccole, è che oggi è davvero una giornata no. Non pensavo foste là fuori, di solito nessuno si alza così presto a parte me…” 
A+L: “Ma questo non ti autorizza a lanciare padelle sbraitando come un pazzo!!”
L: “E fosse arrivato qualcuno con i riflessi poco pronti, come Demyx per esempio? Avresti potuto fargli male seriamente!!”
“Per quello lì prendere una padellata in testa è tutta salute, magari gli si sarebbe sbloccato il cervello…”
Lemixia fece comparire la sua Keyblade pronta a colpire il n. III, quando Archaix si mise fra i due ponendo fine della scontro: “Ragazzi! Non fate così! Oggi è un giorno speciale -anche se non ne ricordo il motivo- appianate le vostre divergenze!”
Il Feroce Lanciere si girò ritornando alle sue faccende borbottando “Speciale? Boh, solo quegli stupidi umani pensano che sia speciale…….. Come la chiamavano i servitori della Bestia... Ah sì: Natale!” 
 
A quella parola i visi delle Energia Gemelle si illuminarono: Ecco il motivo di tanta euforia! Oggi è Natale!!
 
 
25 Dicembre XXXX
Un salotto illuminato dalla tenue luce di qualche candela rossa, una grande tavola tutta imbandita di prelibatezze circondata da persone sorridenti che parlano tra loro felicemente…
La visuale si sposta su due ragazze, i loro visi non sono illuminati e quindi impossibili da vedere, ma basta il calore che i loro cuori sprigionano per capire che stanno bene assieme, sono emozionate -probabilmente è il primo Natale che passano assieme- ridono, scherzano, è quello il loro modo per volersi bene…
 
 
Un chiacchiericcio proveniente dalla Sala Grigio riportò alla realtà le due Nessuno, perse  nel  loro mare di ricordi. Bastò guardarsi negli occhi per capirsi
-   A-Anche tu l’hai visto…?
-   Sì….I-io… Ora mi sento bene!
 
Si precipitarono verso la Sala “euforiche”, impazienti di condividere con tutti la nuova scoperta. L’organizzazione era riunita intorno al lungo tavolo aspettando la colazione:  a capo tavola, ovviamente, c’era il Superiore che parlava pacatamente con il suo vice, il numero VII, a fianco i numeri IV e VI (e V, ma non si può certo dire che parlasse) discutevano di nozioni scientifiche (già di prima mattina…. Wow…..), vicino a Zeku sedeva Demyx con il suo fido Sitar. Larxene dormiva con la testa appoggiata al tavolo, Marluxia parlava senza che nessuno lo ascoltasse, Axel sbadigliava rumorosamente,  Xigbar e Luxord giocavano a carte (Il numero X stava vincendo come al solito…). Le Energie Gemelle irruppero nella Sala facendo voltare tutti i membri:
A+L: “Capo, capo abbiamo una notizia spettacolare!!!!”
Xemnas si alzo in piedi sgranando gli occhi: “Kingdom Hearts si è espanso?  Sarà finalmente  MI…. emh… volevo dire NOSTRO!!??”
L: “Ma chissenefrega di Kingdom Hearts!!?”
A: “Oggi è il 25 Dicembre!!!!”
 
Un silenzio compreso di frinire di cicale invase la Sala Grigia.
Archaix e Lemixia si guardarono “frustrate”:
 
A+L: “OGGI E’ NATALE!!!”
 
Tutti (Tranne Larxene che stava ancora dormendo: “Ahhhhhhh…. Certo… sicuro…”
Il piccolo Notturno Melodico si alzò in piedi con aria “curiosa”: “Che cosa è il Natale??”
 
Xemnas: “Beh numero IX… Il è…è……….è……………… dillo tu Saïx!”
Saïx: “Peeeesceeee…”
 
Xemnas: “Emh…… dillo tu Luxord…!”
Luxord: “Con molto piacere, ma prima………. Potrei avere una tazza di thè?”
 
Xigbar: “Lo dico io cos’è!!!”
 
Tutti (meno la Ninfa Selvaggia) si voltarono “sorpresi” verso lo sfregiato numero II.
 
Xigbar: “E’ la festa dove i bambini nascondono le uova e mangiano tanto cioccolato.... mmmh cioccolato… ”
Tutti (anche Larxene che si è finalmente svegliata): “QUELLA E’ LA PASQUA!!!!!”
 
A: “Abbiamo capito che non lo sapete…”
L: “… Quindi risponderemo noi alla domanda di Demyx!”
 
Le due Nessuno scomparvero in un varco oscuro e ne uscirono con un grande cartellone e dei pennarelli colorati, attingendo dal loro unico ricordo per rispondere al quesito.
A+L: “Innanzitutto, Natale è una festa celebrata in questa giornate poiché risale all’antica tradizione che sia nato un grande personaggio nella storia di una religione dei Somebody detta –Cristianesimo- e questa persona si chiama Gesù. Così ci si riunisce in famiglia e si addobba la casa con festoni e molte decorazioni, e si prepara un grande abete decorato sotto il quale si mettono i regali che la gente si scambierà nel giorno di Natale. ..”
Le ragazze si girarono verso la tavola speranzose, ma non vedendo segni di interessamento continuarono:
 “…È un’occasione per rafforzare lo spirito di squadra di quest’Organizzazione e vivere insieme (per una volta) una serata che non sia una noiosa riunione sempre incentrata su Kingdom Hearts: lo spirito di unità è tutto per una squadra e questo può essere un pretesto per restare uniti!”
Conclusero il discorso disegnando sul cartellone tutti gli elementi caratteristici del periodo natalizio, tra i quali l’albero di natale, il vischio, Santa Claus… Poi si girarono verso il gruppo di Nobody che imperterrito aveva continuato la colazione. L’unico che sembrava davvero interessato era Demyx, che guardava incuriosito la figura rossa disegnata sul cartellone.
“Ragazze, apprezzo il vostro sforzo di portare un po’ di unità a questa Organizzazione ormai sgangherata, ma da quello che ci avete descritto è appunto una festività basata su sentimenti come unità e amicizia. Sentimenti che come sapete bene non possiamo provare. Pertanto, questa festa è inutile per noi” rispose senza lasciare neanche spazio al dubbio dell’incertezza. Lemixia e Archaix erano tremendamente (se così si può dire) deluse da quella risposta, era da tanto che non avevano un flashback e quel frammento di memoria sembrava aver dato loro un pizzico di vera gioia… Così il discorso poteva anche definirsi chiuso. Se non fosse che Demyx di alzò in piedi tenendo il braccio alzato come un alunno diligente che fa una domanda al maestro:
“Ferme, non ci avete detto cos'è quello!” esclamò indicando il tizio grassoccio vestito di rosso sul tabellone. La speranza si riaccese nelle Energie Gemelle.
“Quello Demyx” cominciò Lemixia con voce maliziosa “quello è considerato ormai uno dei simboli più importanti del Natale dai Somebody: si chiama Babbo Natale!”
“Wooo allora questa festa ha un papà, che cosa buffa!” rispose lui allegro.
“Beh, diciamo che è così”  continuò Archaix “La notte di Dicembre vola su una slitta trainata da otto renne volanti, e distribuisce regali a tutti i bambini buoni. Infatti prima di natale quei bambini –se sono stati bravi- possono scrivere una letterina a lui chiedendogli la cosa che più desiderano, e lui gliela porterà. Questi regali si raduneranno sotto l’albero, ed è sempre una sorpresa aprirli!”
Le pupille di due paia di occhi si dilatarono all’ infinito: le prime furono quelle di Demyx ovviamente, che scattò in piedi e gridò così forte che si sentì l’eco dal corridoio: QUEST’ANNO FESTEGGEREMO IL NATALEEE!!!!!!”
Lemixia diede una leggera gomitata ad Archaix facendole l’occhiolino: sapevano che avrebbe funzionato.
Le altre pupille invece erano quelle del (Oh mio Dio!!) Superiore che, pietrificandosi, lasciò cadere la forchetta che aveva in mano provocando un leggero tintinnio, e scandì a chiare lettere la seguente frase:
“P-possono chiedere D-I  T-U-T-T-O?”
A+L: “Ma certo”
Xemnas (euforico): “Posso chiedere Kingdom Hearts!?!?”*
A+L: …No. Per quanto sia magico Babbo Natale è un essere umano”
Quegli occhi che un attimo prima brillavano estasiati, un istante dopo si spensero in un sospiro che li fece tornare al loro normale colore dorato.
Xemnas: “Oh. Allora non mi interessa”.
La stanza piombò in un silenzio di delusione. Certamente ai Nessuno presenti non importava molto di quella festa, eccetto Demyx che aveva poggiato i gomiti sul tavolo e sospirato rumorosamente, ma un po’ ci speravano di perdere un giorno di lavoro. Larxene appoggiò nuovamente la testa sulla tavola e borbottò un incomprensibile “Che seccatura…” addormentandosi di nuovo, e Luxord spezzò il silenzio esclamando “Scala reale! Ho vinto ancora!” sbattendo in faccia a Xigbar la ventesima vittoria. Archaix chiuse il tappino del pennarello che aveva usato per disegnare Santa Claus e guardò Lemixia arrabbiata, poi si girò nuovamente verso Xemnas e annunciò:
“No, non ci sto. Ci lasci almeno fare un tentativo, e se falliremo… Faremo… Faremo il doppio dei turni per una settimana!”
“WTF!?” Lemixia si girò di scatto verso la compagna, incredula di quello che aveva appena detto: “Sei sicura Archa!?” e l’altra rispose prontamente:
“Tanto non falliremo”
Xemnas alzò finalmente il capo e le guardò con aria di sfida, tirando le somme della proposta appena fatta da cui poteva solo guadagnarci. Prese in mano la forchetta come fosse uno scettro e lo puntò con i gomiti sul tavolo verso le Energie Gemelle: “E va bene. Vi concedo per oggi di mostrarci la magia di questa festa tanto speciale per voi. Se non riuscirete nell’ intento fino alla mezzanotte farete i turni doppi per un mese.”
Le due si guardarono leggermente preoccupate, e Archaix quasi si pentì di aver lanciato quella sfida. Stavano rischiando grosso. **
La colazione generale finì poco dopo e tutti i Nobody andarono nelle loro camere, tranne Demyx. Era troppo incuriosito da questa storia del Natale e voleva sapere cosa avrebbero architettato quelle due ragazzine per riuscire nell’ impresa titanica (avete presente? Devono far ridere anche ZEXION!!”) e le trovò nella biblioteca, immerse un pile e pile di grossi libri dalle più svariate copertine. Subito si acquattò in un angolo dietro uno scaffale e si mise ad osservarle da lontano:
“Oh mamma, Archaix! Ma che diavolo ti è saltato in mente di lanciare questa sfida?” la voce di Lemixia giunse alle sue orecchie con un tono a metà fra l’arrabbiato e il sorpreso. Vide Archaix riemergere tristemente da una montagna di fogli volanti, mentre cercava di riunire tutte le informazioni su di essi al frammento dei ricordi riottenuto poco fa.
“Si hai ragione, sono stata una sconsiderata, scusami..”
Lemixia si fermò un attimo, e rise: “Ma che dici? Sei stata fantastica!! Dobbiamo tenere testa a quello sbruffone e fargli capire cosa valiamo, e quale modo migliore se non una sfida?” e sfoggiò un grande sorriso compiaciuto. Archaix la guardò confusa, poi si diede una manata in fonte e sorrise: aveva ragione, come sempre. Se non altro il Superiore si sarà fatto un’idea più matura di noi.
Demyx non ci capì molto dalla situazione ma nonostante fremeva di curiosità, chissà cosa contenevano tutti quei fogli di importante e chissà cosa gli avrebbe riservato quella giornata. Per non farsi scoprire sgattaiolò via, ma siccome le tecniche di mimetismo non sono mai state il suo forte urtò una pila di libri che si sparpagnò*** a terra e sulle teste delle povere Nessuno.
Lemixia: “AAArgh che succede!?”
Archaix: “Non lo so!! Mettiamoci al ripar-!!!” ma non riuscirono a finire la frase che un’onda anomala di libri le sommerse. Riemersero doloranti cercando un appiglio in quel mare di scartoffie quando Archaix esclamò:
“Eccolo!! Lemixia l’abbiamo trovato!!” e prese in mano un grosso libro con la copertina rossa, decorata con elaborate rifiniture d’oro e un disegno di una pianta di vischio sul lato posteriore. Davanti i caratteri dorati riportavano -Christmas- . si guardarono per un attimo, pensando a come erano state stupide a non cercarlo sotto alla lettera “C”
 
 
 
* = MWHAHAHAHAHAHA!!!! Scusate, è vero dovremmo essere più professionali ma… Pff.. PffahahHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!
** = dite che stiamo esagerando? A provate a pensare cosa significhi “lavorare il doppio” nell’ Organizzazione, e i tempi delle normali missioni. Significa lavorare dall’ alba a dopo il tramonto!
***= sparpagnò: termine inventato da noi che significa “rovinare a terra in modo disordinato e confuso creando un effetto del tipo –rovesciare la vernice a terra-
 
Ore 8:30
“Ragazzi, abbiamo il piacere di annunciarvi che da adesso inizia la nostra missione. Chiediamo la collaborazione di tutti i presenti perché inizia l’OPERAZIONE NATALEEEE!!” annunciò Lemixia fiera, davanti al gruppo di Nessuno formatosi da poco nell’ atrio centrale. Da non si sa quale luogo partì un coro da stadio.
A tutti i Nessuno fu affidato un incarico che avrebbero dovuto svolgere in un determinato tempo a partire da ora, così tutti (tranne Larxene, Saix e Xemnas che non avevano nessuna voglia di lavorare) si avviarono subito alle poro postazioni.
Archaix vide ciò e si avvicinò a loro: “Vi prego, almeno oggi vorrei che collaboraste con noi. Su, Lemixia accompagnerà Xemnas e Saix alla ricerca dell’abete perfetto, mentre tu Larxene andrai nel salotto insieme a Luxord.”
“No ok niente, non voglio stare in squadra con un perdente del genere”
“HO DETTO..” la Nobody sfoderò uno sguardo decisamente inquietante che fece cambiare immediatamente idea alla numero XII “..di collaborare almeno per oggi. Potresti farlo, si?”
“O-okay.. Ma non aspettarti che succeda di nuovo OK!?” sbuffò dirigendosi con il suo accompagnatore (che tra parentesi era lì che aspettava solo quello) verso il salottino. Così Lemixia uscì insieme ai numero I e VII, e Archaix si diresse in cucina.
 
Poco dopo, nel regno del Feroce Lanciere, dove piume di tacchino volavano libere per la stanza, uno Xaldin perplesso preparava un tacchino aiutato (se così si può dire) da Xigbar.
“Quindi… fra gli alimenti del cenone di Natale un elemento essenziale è il tacchino?” chiese di nuovo lui per essere sicuro. Archaix annuì e si avvicinò alla mensola dove venivano gelosamente custoditi i libri di cucina di Suor Germana, prendendone uno dalla copertina rossa. Si mise a sfogliarlo meticolosamente alla ricerca del capitolo giusto e quando ci riuscì alzò gli occhi dal libro e lo porse al numero III che la stava guardando con aria sempre più perplessa.
“Questa è la lista dei cibi che si possono preparare in un cenone di Natale. Confido nel tuo buon gusto e ti chiedo di scegliere gli alimenti adatti per i membri dell’Organizzazione. È un incarico che posso affidarti, oltre a quello di non far esplodere la caldaia a Xigbar?”
Xaldin si girò verso il compagno Nobody, che mise su un piccolo broncio offeso e incrociò le braccia in segno di disapprovazione. Poi tornò a guardare Archaix e annuì, prendendo il libro con cura e avvicinandolo al viso per leggere le ricette sopra elencate: anatra all’arancia, arrosto di vitello, lasagne, filetto in crosta, tacchino…
“Intanto potete ascoltare qualche canzone natalizia, vi lascio qui uno stereo..” continuò la Nessuno prendendo da non si a dove una piccola radio bianca con sopra disegnato un Kingdom Hearts (radiosveglia Nomurica, marchio registrato*) da cui partì un motivetto orecchiabile che invase l’aria con un’atmosfera natalizia. La appoggiò sul tavolo bianco su cui erano sistemati i vari utensili per cucinare, e si diresse verso la porta guardando con la coda dell’occhio la situazione. Tutto doveva essere perfetto se davvero volevano far sentire loro un po’ di spirito di natalizio… E se non volevano perdere la scommessa.
“Mh-h-mhh… si carina, è orecchiabile… Ok qui siamo autonomi procedi pure. Buona fortuna con il resto dei gruppi, non sarà facile portare allegria in gente come Saix”  disse Xaldin preparando le patate arrosto. Archaix deglutì: aveva proprio ragione.
 
La sala comune che dava sulla cucina era una stanza di medie dimensioni, dalle pareti dipinte ovviamente di bianco, che ospitava un piccolo su cui erano già appese alcune calze: Archaix aveva spiegato che si appendevano per aspettare i doni, ma le cose più pesanti andavano sotto l’albero di Natale.
“Che cos’è l’Albero di Natale?” chiese il numero X guardando leggermente perplesso gli scatoloni che erano stati trasportati al centro della stanza. La numero XIII si avvicinò ad essi e ne aprì uno, rivelando al suo interno una grande quantità di piccoli addobbi natalizi. “Vedete, il giorno di Natale si pone un albero al centro della stanza sempre per tradizioni Cristiane, e sotto di esso si nascondono i doni che ci si scambierà la sera. Voi due avete già pensato a cosa regalerete?”
“Che seccatura, ora ci tocca anche spendere per questa festa da strapazzo…”
“Suvvia Larxene, mostra almeno un po’ di spirito e mettiti al lavoro con le decorazioni! E a proposito di decorazioni” disse prendendo dallo scatolone un rametto di vischio “questo a che servirebbe?” continuò con il suo solito accento londinese.
Archaix lo prese in mano e lo rigirò fra le dita, pensando a quanto fosse ironica la vita: “Pff… beh quello è un rametto di vischio e..” mentre parlava notò che Larxene era sbiancata in volto e si era diretta a piccoli passi verso l corridoio “… e la tradizione vuole che sotto di esso ci si debba scambiare un bacio..”
Luxord fissò il rametto per qualche secondo. Poi glielo strappò di mano e si precipitò nel corridoio nel quale la Ninfa Selvaggia si era rifugiata gridando “LARXEENEEEEEEE!!!!!”
Archaix restò lì a guardare per un po’ pensando: così impari ad essere sempre così acida muahahahaha!! Ma fu distratta dai suoi pensieri da una mano che si era appoggiata alla sua spalla: era Lemixia che era riuscita ad arrivare in sala comune.
“Lemi!! Sei riuscita a convincere Saix a partecipare allora?”
“Non proprio: è venuto con me e Xemnas alla ricerca dell’abete giusto e quando lo abbiamo trovato, con un’artigliata lo ha fatto cadere in un solo colpo ma… Diciamo che alla nostra lista dei reati si può aggiungere –disboscamento di tre ettari e mezzo di foreste protette- “. Archaix la guardò con un’espressione incredula ma non volle obbiettare per paura di sapere oltre. Semplicemente si guardò dietro la compagna, dove l’Eroe del Silenzio aveva appoggiato un pesante abete dalla folta chioma, la cui altezza sfiorava quasi il soffitto.
“Perfetto Lexaeus, l’albero è pronto, ora puoi andare a chiamare la squadra addobba-albero e poi vai in cucina da Xaldin ok?”
“…” Lexaeus non rispose, ma fece ok con la mano e aprì in portale delle tenebre da cui si precipitarono fuori due Nobody: uno gioioso e con una grande voglia di fare, che teneva stretto per il braccio il secondo che si faceva scudo con il suo libro. “Siamo prontissimi, diteci cosa dovete fare!!” esclamò esultante il Notturno Melodico trascinando il numero VI che di mala voglia strascicava i piedi verso il grande abete al centro della stanza. Quando Demyx ci così su gli occhi spalancò la bocca meravigliato, come se non avesse mai visto un albero in vita sua.
 
* = Lucine “Nomuriche”! Disponibili in tre diverse colorazioni! Sparate in aria si trasformano in fantastiche principesse Disney: Aurora, Cenerentola, Biancaneve! Si è una citazione de IlMioCaneTruzzo. Siete fantastici!!!!!!
 
Lemixia si avvicinò a lui posandogli una mano sulla spalla: “Bello eh? E pensare che non lo abbiamo ancora addobbato… E visto che siete qui proprio per questo vi mostro come si fanno gli addobbi!!” La numero XIV  andò alla ricerca di qualcosa in mezzo a quegli scatoloni pieni di ogni sorta di oggetti e riemerse con in mano dei fogli di vari colori e una matita: iniziò a disegnare un albero con gli addobbi, le palle colorate, le stelle cartone e i fiocchi di neve, passando poi il foglio al compagno. Demyx iniziò a studiarlo con attenzione, poi lo ripassò alla ragazza e si mise a lavorare velocemente: Un taglio qui, un taglio lì, incolla, dipingi, asciuga, decora….
Lemixia lo guardava ammirata: possibile che bastasse così poco per fare lavorare seriamente il suo amico?
Dopo neanche un quarto d’ora il Notturno Melodico aveva finito: con poche semplici mosse aveva creato i più begli addobbi che la castana avesse mai visto*!!!
“D-Dem!! Sono….. semplicemente…… STUPENDI!!” si dovette complimentare lei mettendo le mani davanti alla faccia come per frenare un sorriso spontaneo. Demyx si illuminò facendo un super sorriso: “Lo pensi sul serio?!”
 “Certo Dem!! Sei un vero artista!!!” confermò lei facendo OK con il pollice.
“I-Io….. non so che dire…”
“…La numero XIV ha ragione….. Sono davvero bellissimi…. Sei stato bravo Demyx….” Una voce sottile interruppe il discorso del numero IX. Il Nobody dai ciuffosi capelli indaco  che prima era rimasto in disparte si avvicinò titubante per osservare meglio quegli splendidi addobbi. I due ragazzi si voltarono verso il numero VI increduli, possibile che la magia del Natale stesse davvero facendo effetto? Zexion stava… Stava… Stava sorridendo!!! Chiamarlo sorriso era un po’ forzato ma gli angoli della sua bocca erano leggermente piegati verso l’alto.
“ZEEXYYYY!!!!!!!!!” Il Nessuno biondo si lanciò letteralmente verso il più piccolo circondandogli le spalle con un braccio “Sono davvero contento che ti piacciano!!” disse sorridendo più di prima. Zexion ricambiò incurvando leggermente di più i lati della bocca, sbilanciato e forse sorpreso da quell’abbraccio tanto spontaneo.
“Eheh, non per vantarmi, ma avete ragione sono usciti proprio bene! Oh, beh, dato che il mio lavoro qui è finito, propongo di andare a prendere una cioccolata calda in cucina!!!! SEGUITEMI!!!” disse puntando il dito verso il cielo come un vero condottiero, venendo però fermato da Lemixia: “Ehm… Dem-dem… non vorrei spegnere il tuo entusiasmo, ma… tutti gli addobbi devo essere messi sull’albe-”
Non fece in tempo a finire che al grido di “Al lavoro Zexy!!”, il biondo era già sparito tirandosi dietro l’amico ciuffoso e tutti i festoni. Lemixia alzò gli occhi al cielo sospirando: sarebbe mai cambiato? In quel momento vide Archaix che le stava facendo segno di seguirla e, insieme, si diressero nel corridoio alla ricerca dei numeri X e XII. Lasciamo Demyx e Zexion a divertirsi, pensarono. Probabilmente invece che lo spirito Natalizio basta un po’ della pura innocenza di Demyx.
 
Demyx trascinò letteralmente Zexion fino ai piedi del grande abete, ancora spoglio e freddo.
“Forza Zeku! Dobbiamo finire prima di stasera!” disse porgendogli la scatola con gli addobbi e incominciando a srotolare i lunghi festoni sui rami più bassi. Il numero VI sbuffò, sollevando per un breve istante il grasso ciuffo,  “annoiato”.
-Che seccatura… Ora mi tocca anche sgobbare per decorare uno stupido albero… ma quelle 2 non potevano starsi zitte! -
Mentre mandava mille accidenti alle due Nobody, osservava rapito la scena davanti a sé: l’amico saltava contento intorno all’abete appendendo i vari oggettini secondo il suo personale gusto estetico. Era felice, ma non come al solito, sembrava veramente che in quel momento possedesse un cuore!
- Chissà come ci si deve sentire… - Ma il suo flusso di pensieri venne interrotto dalla squillante voce del numero IX:
“E dai Zeku!! Non posso fare tutto da solo!! ”
“Ok, ok sto arrivando…” –chi lo sa, magari comportandomi come lui anche io saprò come ci si sente…-
Si avvicinò lentamente all’albero squadrandolo per bene, prese un po’ di quelle decorazioni e raggiunse l’amico, intento a scegliere la posizione migliore per una pallina rossa e oro.
Demyx si voltò verso il numero IV e gli mise in mano un paio di stelle dorate di cartone
“Vedi? Si fa così! Ora prova tu!” Disse disponendole ordinatamente, in modo che sembrasse un cielo stellato.
Zexion seguì titubante l’esempio del biondo, disponendo le sue stelle vicino a quelle dell’amico.
“Bravo! Vedi che hai capito tutto, ora continua da solo!” Lo esortò, facendogli un grosso sorriso.
Non ancora del tutto convinto, prese un paio di palline e le dispose in modo piuttosto casuale sui rami verdi, poi ne prese altre cinque o sei e riservò loro lo stesso trattamento. Quando ebbe finito fece un paio di passi indietro osservando scrupoloso il suo operato: Ehy, doveva ammettere che non era  male, così preso dall’entusiasmo cominciò ad appendere oggettini vari su ogni angolo libero del maestoso abete.
Demyx si fermò a guardarlo “felice”:  Finalmente il Burattinaio Mascherato aveva perso la sua maschera.
Quando i due Nessuno ebbero finito si presero un minuto per ammirare il loro lavoro: L’albero era bellissimo!! Tutto riempito e colorato, metteva davvero “allegria”, anche Zexion dovette ammettere che l’abete era molto più bello ora che era stato decorato.
“BENE!! Abbiamo finito! Ora possiamo andare a prenderci quella famosa cioccolata! ANDIAMO!” ma prima che potesse correre in cucina, Demyx venne fermato per il cappuccio dal più piccolo.
“Emh…. Mi dispiace contraddirti, ma abbiamo QUASI finito… Guarda là…” disse indicando un punto vicino all’albero:
Dalla scatola degli addobbi, ormai svuotata, spuntava un pezzo di stella d’oro, almeno cinque volte più grande delle precedenti. Demyx si avvicinò “curioso”: possibile che se ne fossero dimenticata una? La prese in mano, sentendone la pesantezza, e la osservò: era veramente strana, mancava il gancio per appenderla e in fondo, in mezzo alle due punte c’era una sorta di cono bucato… Che nella fretta avesse sbagliato a crearla…?
“Zexy, ma questa stella non si può appendere, manca il gancio…”
“Certo che non si può appendere, hai visto quanto è grande? Il suo peso farebbe crollare l’albero…”
“Allora che ce ne facciamo?”
Zexion, sbuffò, fece comparire fra le mani il suo prezioso Lexicon (detto manuale delle Giovani Marmotte… XD) e lo sfogliò accuratamente:
“Ecco… il mio libro dice che… quella si chiama “Stella Cometa” e va messa sulla sommità dell’albero…”
“Eh, come facciamo a metterla là in alto…?”
“Beh, un modo ci sarebbe… Potresti salire sulle mie spalle… ”
“OK!”
Zexion si avvicinò titubante alla base dell’albero, abbassandosi quanto bastava per permettere all’amico di salire. Demyx prese la grossa stella, si avvicinò e aiutato dalle sue mani si issò sulle spalle del più piccolo.
“Ouff, ci sei? Ora devi fare molta attenzione, se perdi l’equilibrio finiremo tutti gambe all’ar-” SBAM!
Dopo una frazione di secondo i due Nessuno erano sdraiati sul pavimento doloranti. Si rialzarono faticosamente spolverandosi i vestiti, quando Zexion alzò la testa, il biondo credette di “morire”. L’intero figura del Burattinaio Mascherato era avvolta da una spaventosa aura omicida.
“I-Io… Zexy, scusa I-Io non volevo…” si scusò allontanandosi lentamente.
Il numero VI riabbassò la testa, chiuse i pugni, tremò………………………......... E scoppiò in una fragorosa risata: Demyx, non poteva credere alle sue orecchie: l’amico stava finalmente ridendo!!
“Tranquillo Demyx! L’importante è che non ci siamo fatti male… Ora riproviamoci, ma stavolta sarò IO a salire sulle tue spalle!”
Il secondo tentativo andò a buon fine: dopo che Zexion fu salito sulle spalle del più grande, sistemò, con un elegante gesto, la stella sulla cima del abete e scese incolume.
Ora sì che era un vero Albero di Natale!!
 “Wow ora è ancora più bello!”
“Già! Ora abbiamo proprio finito…”
“Grazie Zexy! Senza di te non ce l’avrei mai fatta!!”
“Grazie a te, ora andiamo a bere la tua tanto agognata cioccolata, te la sei proprio meritata!”
“YHEEEEE!!! CORRIAMO!!” disse “entusiasta” dirigendosi verso la cucina situata poco più in avanti dove, con un profumo di tacchino arrosto e al ritmo di una canzone natalizia, tre Nobody stavano lavorando al Menu natalizio. La cosa più strana però era uno Xaldin canticchiante che infornava un grosso tacchino:
“¯Il tacchino va nel forno shalalalala lalala¯ ¯il tacchino è quasi pronto¯ (non potevamo non metterla XD)
“Ehy Xaldin! Due cioccolate belle fumanti, abbiamo lavorato sodo oggi!”
Xaldin si girò in direzione dei due Nessuno: “Demyx, Zexion! Che cosa avete fatto fino ad ora?” rispose, sapendo che il biondo non vedeva l’ora di raccontargli tutto.
“Abbiamo decorato l’Albero di Natale come ci avevano detto Archaix e Lemixia e ci siamo divertiti tanto!” iniziò “allegro”.
Raccontò tutto, ma proprio tutto, ogni singolo particolare, facendo venire al Feroce Lanciere un bel  mal di testa.
“….E alla fine Zexion è salito sulle mie spalle e siamo riusciti a finalmente a mettere quella maledetta Stella Cometa sulla cima… Eheh è stato divertente vero Zexy??”
Il Burattinaio Mascherato non rispose, si limitò ad annuire convinto, troppo occupato a bere dalla tazza bollente.
“Mi fa piacere che vi siate divertiti, ma…….. per mettere la Stella sulla cima non era meglio usare la scala?” chiese il numero III mentre preparava l’impasto per le lasagne, aiutato da Lexaeus. I due Nobody si guardarono in faccia con gli occhi fuori dalle orbite, prima di pronunciare all’unisono un sonoro: “DHO!! XD”
-  E-era la soluzione più ovvia come ho fatto a non pensarci!! Forse sono stato davvero troppo tempo con Demyx… -
“Xaldeen, ho finito di spennare il pollo, e adesso?” Xaldin lasciò andare l’impasto per le lasagne e si girò verso la cucina, piena di quelle stramaledette piume: neanche se avesse spiumato un pollaio intero avrebbe potuto produrne una quantità simile e allora come ha fatto?? Decise di non pensarci e gli rispose di poggiarlo sul tavolo e di venire da lui per girare l’impasto, così da tenerlo impegnato. Xigbar sistemò il povero pennuto sulla tavola e si fece strada fra i cumuli di penne per arrivare alla scodella dell’impasto quando inciampò e cadde in avanti, atterrando sul soffice velo di piume. Tentò di rialzarsi ma dopo aver alzato la testa in direzione della finestra rimase come bloccato. Xaldin, Zexion e Demyx si sporsero in avanti per vedere cosa fosse successo, non capendo perché il cecchino fosse rimasto imbambolato a guardare la finestra. Così si girarono.  E videro una cosa che non era mai successa nel mondo che Non Esiste fin da quando ne avevano memoria: stava nevicando!!!
Giratisi di nuovo non videro più Xigbar ma sentirono una voce dall’esterno del castello: si precipitarono tutti e sei al giardino dei Desideri e videro un raggiante Tiratore Libero che faceva angeli di neve.
“C’è LA NEVEEEEEE!!!!”
Neve? Che cos’era?? Nei loro ricordi non c’era nulla di simile, eppure quella parola ricordava loro qualcosa: Archaix si avvicinò a quel meraviglioso velo bianco che ricopriva l’intero giardino e ne prese un po’ con le mani, osservandolo da vicino meravigliata. Qualche istante dopo però dovette farla cadere a causa del fatto che era GELIDA! Gelida come nessun’altra cosa mia sentita da quando erano diventate Nessuno! Lemixia ne prese anch’essa un po’ e d’istinto ci formò una palla: “Ehi Archa questa è neve? Perché a me ricorda qualcosa…”
“Davvero? A te cosa ricor-“ SPLAT!! Una palla di neve le era arrivata in faccia, facendola rabbrividire dal freddo.
“Lemixia! Non si fa così!!” esclamò mettendo su un piccolo broncio.
“Ahahahah scusami Archa è che f-“ SPLAT!! una palla di neve grossa quanto lei la investì in pieno.
“Si fa così!!” si corresse la numero XIII trattenendosi la pancia. Lemixia sbucò fuori dal cumulo di neve e la fissò con uno sguardo di sfida. Si alzò in piedi e si teletrasportò al centro del giardino innevato invitandola a seguirla: che abbia inizio la battaglia di neve!!!
“Siii la battaglia di neveee dai Zexion uniamoci a loro magari sarà divertente!” disse il Notturno Melodico trascinando l’amico ciuffoso in mezzo alla neve: la battaglia iniziò con una palla che sfrecciò dritta sul muso di quest’ultimo da parte di Demyx che si era schierato dal lato sinistro del campo; Zexion corrugò la fronte e sparò una carica di proiettili gelati in direzione di quest’ultimo che li schivò per un soffio e lanciò alla cieca palle di neve che finirono in faccia a Lemixia e Archaix. La numero XIV prese una ventina di palline e le sparò a velocità supersonica in direzione del Notturno Melodico che gridò e si scansò per un pelo facendo finire i proiettili in faccia a …. Larxene. Lei e Marluxia si erano precipitati a vedere cosa stesse provocando tutto quel baccano e quando arrivarono al Leggiadro Sicario cadde letteralmente la mascella: cosa era successo al suo meraviglioso giardino!?!? Erano stati loro!!?? L’avrebbero pagata. Ma intanto era Larxene quella a ribollire di rabbia, che prese in mano un poco di quella roba bianca e la osservò con disprezzo fino a che… Un lampo nella sua mente le fece ricordare cosa fosse. Alzò gli occhi verso il campo innevato, mostrando un leggero sorriso, e scese in campo.
“Ehi Demyx guarda un po’ qua!!”
“Larxene? Che cosa c-“ davanti a lui una Larxene armata di palle di neve lo stava mirando con cura. Una ventina di globi di neve grandi come la sua testa lo centrarono in pieno facendolo sprofondare nella neve.
“AHAHAHAH era da una vita che non mi divertivo così**” esclamò mettendo le mani lungo i fianchi. Dall’altro lato del cortile Xaldin stava osservando la scena completamente sbalordito, non aveva mai visto gli altri divertirsi sul serio, quando una voce lo chiamò con insistenza: “Xaldeeen girati un attimooo!!!!” era Xigbar sicuramente. Così si girò verso di lui e si ritrovò una palla di neve spiaccicata in faccia: “Ti ho fregato Xaldeeeen AHAHAHA guarda che cos’ho fatto?”
Il Feroce Lanciere trattenne il suo istinto omicida e guardò la scultura che aveva fatto “quel cecchino mezzo orbo” come lo definiva lui: la statua di un orso fatta con la neve, ma senza la testa. Xigbar fece OK con la mano e tirò fuori dietro di sé la copia della testa di Xaldin fatta di neve e ce la mise sopra.
“Vi somigliate sai?” disse lui tranquillamente. Xaldin rilasciò la furia omicida e scese in campo: “COME HAI OSATO BRUTTO BA*** FIGLIO DI ***** #ò@ç++[#§***#ù§@ç****!!!!!!!!!!! (e altre belle paroline che non possiamo riportare)
 
Dall’alto, precisamente dall’altare del Nulla, il Superiore stava guardando la scena sbigottito. Esisteva davvero questa “magia del natale” di cui avevano parlato le Energie Gemelle? O era solo soggezione? E perché la notte scorsa, il 24 Dicembre, la neve era giunta in quel mondo quando non era mai successo gli altri anni?... Probabilmente, si disse massaggiandosi una tempia, è dato dal fatto che lo squarcio spazio-temporale ha creato diversi squilibri nei mondi.*** O probabilmente quelle due ragazzine avevano portato la gioia là dove non poteva arrivare neanche la luce.
 
La battaglia si protraeva ormai da mezz’ora che ad Archaix venne in mente una cosa: “Larxenee!!!” gridò in direzione della Ninfa Selvaggia che stava bombardando il povero Zexion. Questa si girò pronta a tirare una scarica di proiettili ma la Nobody la fermò: “Aspetta Larxene! Ma dove è finito Luxord? Non era con te poco fa?”
“Oh lui? Gli ho detto che se metteva le decorazioni da solo foooorse uscivo con lui a San Valentino”
“E lo farai?”
“No” E detto questo Archaix le tirò un globo di neve in faccia.
Questo è il giorno di Natale, dove tutto può accadere. In un angolo del grande giardino innevato, ad osservare d nascosto la scena gioiosa, stava il nostro numero IV: guardava allibito, sconcertato, l’accadere di una cosa simile. Dopo tutti quegli anni, mai si sarebbe aspettato di vedere quel soffice candore bianco chiamato neve arrivare fin laggiù, nel mondo che Non Esiste, e coprire ogni cosa con quella lentezza inesorabile con cui era solita cadere. Perciò non si poteva spiegare quell’avvenimento tanto meraviglioso e inaspettato se non con la comparsa delle Energie Gemelle e quello squarcio temporale che distorceva i mondi. Sbigottito di ciò, si mise a borbottare a proposito del rischio di prendersi una broncopolmonite o altro e sulla scelleratezza dei giovani come neanche Master Xehanorth, ma venne fermato da una palla di neve che la Ninfa Selvaggia gli spiaccicò dritto in faccia.
“E dai Vexen almeno oggi smettila di rompere le palle e vieni anche tu!!” aveva un tono scherzoso, un tono che non usava quasi mai. Vexen non sembrò prenderla però con sportività e la guardò dall’alto in basso con aria di superiorità: come si permetteva quella sbruffona di trattarlo in questo modo? Bisogna trattare gli anziani con più rispetto!! C’è bisogno di più COERENZA nella vita!!!! Sulla sua mano si formò un globo congelato che puntò dritto contro la Nessuno e venne sparato a tutta velocità ma lei schivò agilmente facendogli una pernacchia: “gne gne gne non mi prendi brutto vecchiaccio ahahahahah!!!!”
Ok ora basta si disse il numero IV, che spiccò un salto verso di lei sprofondando per tutta la lunghezza degli stivali nel soffice velo di neve e gli lanciò un secondo globo di ghiaccio, questa volta prendendola.
-se avessi un cuore potrei ritenermi soddisfatto. Non ridi più eh adesso Larxene?… Ma… questa sensazione non è male…-
E così Marluxia, che si era appena ripreso dal fatale colpo di vedere il suo bellissimo giardino dei Desideri ridotto ad uno strato biancastro di acqua congelata, vide il numero IV che tirava palle di neve insieme agli altri e svenne di nuovo.
“Se ti prendo..” ripeté Vexen diretto alla Ninfa Selvaggia che continuava a fuggire e prenderlo in giro, quando si bloccò: ecco lo sapeva, si era preso la broncopolmonite. Cadde a terra agonizzante (l’età…) chiedendo aiuto, che arrivò dal piccolo Zexion: “Vexen ti senti male? Ti porto subito dentro” disse preoccupato trascinandolo all’interno del castello.  Lo portò davanti al caminetto del salotto addobbato, e le fece sedere su una poltrona: “ora ti senti meglio?” chiese ancora preoccupato.
“Si ora sto meglio.. Ti ringrazio sei sempre stato un bravo ragazzo, anche da Somebody…”
Zexion si sedette su una seconda poltrona ed entrambi si misero a fissare la danza di fuoco delle fiammelle nel camino. “Grazie” disse solo. Il Freddo Accademico congiunse le mani.
“Sai, ricordo ancora quando eri il mio assistente. Quelli erano bei tempi, la scienza stava facendo grandi passi…”
Da un angolo della stanza due figure mimetizzate stavano osservando la scena, erano Archaix e Lemixia. la calma atmosfera immersa nei ricordi del passato faceva supporre che anche questa fase del piano fosse conclusa, così si diedero silenziosamente il cinque e ritornarono fuori.
“Ugh ma non ci stiamo dimenticando di qualcosa?” chiese Archaix ad un certo punto.
“No non pen… OH XEMNAS IL TACCHINO!!!” e si fiondarono alla velocità della luce in cucina per impedire che il povero pollo non venisse carbonizzato.
 
 
 
 
“Uhuhuhuuu questa giornata è stata faaaaantastica,, dobbiamo festeggiare più spesso il  Natale!!” Demyx era appena tornato da un lungo giro di compere insieme a Zexion alla ricerca dei regali di natale…
Flashback, flashback, flashbaaaack…
Due Nessuno ben avvolti nei loro mantelli neri giravano per le strade della tranquilla cittadina di Crepuscopoli, che in quei giorni non era poi tanto tranquilla: per le strade c’era un viavai di gente che andava per compere, chi per il cenone di natale, chi per i regali. Anche loro erano lì per quel motivo, stavano cercando i preziosi doni da regalare ai loro compagni. Le persone intorno a loro erano coperte da strati di cappotti dalle calde tonalità di arancio e rosso, ma sembravano non notare quelle due uniche macchioline nere nella folla. Così poterono girare indisturbati. (che poi ci chiediamo: ma vi siete ridotti a cercare regali il 25!?!?) Il grande viale dei negozi non era un posto molto frequentato dai Nessuno, che guardavano ogni cosa per la prima volta: i marciapiedi traboccanti di bancarelle piene di ogni sorta di bigiotteria, luminarie appese sopra le loro testa che formavano un tunnel di luci bianche e dorate, e decina di Babbi Natale in ogni dove.
“Zexyyy ma perché ci sono tutti questi impostori qui? Lo sanno tutti che il vero Babbo Natale è al Polo nord no?” continuava a sbuffare il Notturno Melodico.
“… Oooh ma a me sono rimasti pochissimi munny, Zexion ,me ne presti un po’??”
“Mi dispiace ma se non li spendessi sempre tutti in caramelle ne avresti di più”
“Uff hai ragione me lo merito, e adesso non troverò mai un regalo decen..” si fermò di scatto come se avesse avuto un’illuminazione.
“…Ok, adesso tu aspetta qui, non guardare dove vado, io faccio in un attimo ok? Aspettami torno subitooo!!!!” e si dissolse. Il piccolo Nessuno accennò ad un sorriso e si mise le mani in tasca, tirandone fuori alcune decine di munny: “per fortuna, ora posso comprarlo…” e si diresse silenziosamente verso una bancarella.
Fine flashback, flashback, flashbaaaack…
 
E così ormai una decina di regali erano già sistemati sotto l’albero, avvolti nelle loro scintillanti carte rosse e oro, aspettando pazientemente l’arrivo della loro apertura. Tutta l’Organizzazione era a tavola, elegantemente decorata da Lexaeus, e chiacchierava allegramente. Forse per la prima volta nella storia Luxord non stava giocando a carte a tavola e Xigbar non stava facendo casino: si respirava un’aria di festa e di armonia.   Xaldin entrò nel salone con un grosso tacchino: “Arriva il tacchinoooo!” esclamò poggiandolo al centro della tavola, dove un paio di mani erano già pronte a scattare per afferrare il primo pezzo.
“è mio l’ho preso prima iooo!!” si lamentò Demyx nel vedere il SUO pezzo di tacchino finire in bocca ala numero XII in meno di due secondi.
“Non è vero sono stata più veloce io!!!”
“Ragazzi sbrigatevi che fra poco è il momento di scambiarsi i regali!!”esclamò felice Lemixia alzandosi di scatto dalla tavola e puntando un braccio dritto verso l’alto con la mano a pugno. Demyx si dimenticò del tacchino e guardò il compagno ciuffoso di fianco a lui sorridendo: aveva scelto proprio il regalo giusto e non vedeva l’ora di mostrarglielo!! Quando poi fu il momento di aprire i regali si fiondò nel salotto riccamente addobbato (da Luxord tutto da solo poverino) seguito da tutti gli altri che sembravano impazienti di vedere il frutto del lavoro a cui avevano dedicato tutta la giornata: se quella mattina la stanza del caminetto era solo una sala aggiuntiva e inutile ora era diventata un’accogliente salotto dai muri color del legno e con al centro un grande albero riccamente decorato; lucine (esclusivamente Numuriche) erano attaccate ovunque donando quell’aspetto gioioso che caratterizzava il Natale e sulla porta, appeso con lo scotch, c’era un rametto di vischio.
“Prima io prima ioooooo!!!” esclamò impaziente il Notturno Melodico fiondandosi nella ricerca del suo paco regalo e porgendolo di fronte al numero VI quasi spiaccicandoglielo in faccia: “vedrai ti piacerà di sicuro!! Ho scelto una cosa apposta per te!!!” continuava lui “raggiante”, così Zexion sospirò e lo prese in mano. Era un pacchetto di piccole dimensioni, a forma di parallelepipedo, avvolto in una semplice carta da regalo blu scuro con un fiocco azzurro sopra. Lentamente scartò la carta e quello che si ritrovò in mano lo bloccò.
“Che c’è.. Non ti piace?” Demyx guardò il suo volto abbassarsi e  scurirsi terribilmente, chiedendosi se avesse fatto la scelta sbagliata. Ma quando rialzò la testa Zexion era più che felice, anzi aveva quasi gli occhi lucidi.
“è bellissimo. Non potevi farmi un regalo migliore.” Disse solo. Il Notturno Melodico tirò un sospiro di “sollievo” e vide che anche lui aveva un pacco in mano. Un pacco che sopra aveva scritto il proprio nome.
“OOOH ma quello è per mee?? Che cos’è che cos’è??” lo prese e iniziò a scuoterlo ripetutamente come neanche un bambino di sei anni (povero Demly ^^) e al segnale del Burattinaio Mascherato scartò la carta ad una velocità supersonica.
Davanti a lui c’era il miglior regalo che il piccolo Nessuno avrebbe mai potuto fargli. Lo abbracciò di slancio: “è LA COSA Più BELLA CHE MI ABBIANO MAI REGALATO GRAZIEEEEEEE!!!!!”
Archaix e Lemixia si avvicinarono incuriosite per vedere cosa fossero questi fantomatici regali perfetti, e sorrisero: Zexion aveva ricevuto un CD, Demyx un libro.
 
Anche gli altri regali furono altrettanto belli: in mezzo a questi in particolare c’era un pacco di dimensioni enormi che riportava il nome del numero II. Xaldin si avvicinò al Nobody chiedendogli cosa avesse voluto ricevere a Natale e dato che lui aveva detto che gli andava bene anche un calzino sporco, stava per rimetterlo via quando Xigbar lo notò: “Ehi frena un attimo che cos’è quello? È forse il mio regalo??”
“Mi hai scoperto, o beh tanto vale dartelo.. mi sembrava perfetto per te” rispose porgendogli il grosso regalo incartato in un involucro dal colore viola scuro con un grosso fiocco bianco sopra. Xigbar lo scartò subito…
“Non ci credo. Non ci credo!! Xaldin ma questo è un BAZOOKA MODELLO 3000!!! È esattamente quello che desideravo ma come hai fatto ad averlo!?!”
“Segreti del mestiere”
“Avrai speso una barcata di soldi però, mi dispiace di averti prosciugato il conto bancario…. Anche se ora che ci penso tu non ne hai uno”
Xemnas adocchiò la conversazione e elencò uno sguardo fortemente indagatore verso il feroce lanciere che fece finta di niente…
“E comunque anche io ho qualcosa per te” continuò gaio il Tiratore Libero andando a prendere un pacco regalo grande quanto un libro, avvolto in una grossolana carta verde e legata da un fiocco rosso. Xaldin capì subito cosa fosse.
“Non dirmi che è…” il Nessuno non riuscì neanche a finire la frase che si ritrovò nelle mani l’ultimo capitolo della serie dei libri di Suor Germana!!!! Era un sogno, adesso finalmente la sua collezione era competa!!
“Ma aspetta come hai fatto a comprarlo? È introvabile, ed è ad un prezzo enorme…” e Xigbar non rispose, segno evidente che o non aveva finto di pagarlo o non l’aveva pagato con i suoi soldi. Il Superiore stava per andargliene a dire quattro quando fu interrotto da Saix, che gli si avvicinò con un piccolo pacchetto fra le mani: “Ser, questo è il mio regalo. Per il duro lavoro che svolgete ogni giorno” Xemnas lo guardò con uno sguardo che dava ad intendere tutto il non-stupore che provava: non si aspettava mica di ricevere davvero qualcosa! Lo prese in mano, era un piccolo pacco dalla carta color beige avvolto in un fiocco fatto a mano di colore rosso. Prima di aprirlo però si avvicinò al grande albero e si accovacciò per prendere una cosa che porse al Mago che Danza sulla Luna. Scartarono i pacchi insieme. Saix si ritrovò in mano un cuscino azzurro a forma di tonno pinne gialle, Xemnas trovò una cornice che ricalcava il motivo di Kingdom Hearts.
 
“Oh… Ma.. tu come facevi a sapere che a me piace il pesce?”
“E tu come sapevi che mi piacciono le cose a forma di cuore?”
Fortunatamente erano concentrati sui propri regali perché tutta  (dico TUTTA) l’Organizzazione si era voltata verso di loro e li stava guardando MALISSIMO.
 
“capo… anche io avrei un regalo per voi” si sentì chiamare alle spalle e si ritrovò davanti il Leggiadro Sicario con un pacchetto in mano: aveva quasi paura ad aprirlo, ma fece uno sforzo e lo prese in mano scartando lentamente la carta. “Ti ringrazio Marluxia, davvero non dovevi disturbarti…” stava per dire quando si ritrovò tra le mani una di quelle mollette 3D, a forma di Marluxia, e un cartellino attaccato sopra: Marluxia’s a good boy. Ovviamente non seppe cosa rispondere dato il fatto che non solo quella scritta non era esatta ma che sul viso del Nessuno dai capelli color delle rose aveva un’espressione strana, di quelle che si mettono su quando si sta aspettando qualcosa in cambio.
“Io..Io non so che dire, davvero. Anche io ho un regalo per te ed è.. *pensa velocemente Xemnas pensa velocemente!!* …è che ti affido l’incarico della missione al Castello dell’Oblio!! Si esatto..”
“Yatta! Xemnas sono certo che non vi deluderò sarò un comandante perfetto!” rispose con un tono da ho-ottenuto-esattamente-ciò-che-volevo e sfregandosi le mani. Archaix  e Lemixia, che stavano osservando attentamente la scena con un blocchetto in mano (per segnare il tasso di felicità di tutti) distolsero lo sguardo e lo posarono su un angolo della stanza in cui Lexaeus si era rintanato. Archaix si mise una mano sulla testa e si alzò di scatto correndo verso di lui: “Lexaeus!! Non restare lì fermo, vieni ad aprire i regali con noi! E anche tu ne hai uno…”
“…?” fece lui ricevendo subito un pacchetto rosso, che aprì con calma. Vide quello che aveva fra le mani, e prese subito un gessetto.
“Lexaeus ama Natale” riportava scritto sulla lavagnetta nuova di zecca. Accanto alla scritta c’era una faccina felice. Archaix sorrise, ma venne trascinata dall’altra parte della stanza da Lemixia: “Archa non dimenticarti di quella cosa…”
“Oh è vero!!! L’action figure!!” si disse sbattendosi di nuovo la mano sulla faccia e tornando insieme alla compagna sotto l’albero alla ricerca del regalo a cui avevano lavorato tutta la serata prima di andare a cena. In quel momento Axel si stava complimentando con Demyx per la scelta del libro che gli avevano regalato (che ovviamente era un libro per bambini) quando si ritrovò davanti le due Nessuno e un grande pacco regalo da loro gentilmente offerto.
“oh non dovevate disturbarvi..”
“Scherzi? Ci abbiamo lavorato sodo e ne siamo fiere!!” rispose Lemixia porgendoglielo. Axel lo aprì davanti ai loro occhi e i suoi occhi si dilatarono all’infinito: era la sua action figure!! E c’era un pulsante… Provò a premerlo e due getti di fiamme partirono dalle basi dei chakram dando vita ad una danza di fiammelle come se scaturissero direttamente dai chakram stessi. Era magnifico.
“Ma come avete fatto??”
“Segreti del mestiere…”
Intanto Vexen aveva ricevuto un manichino crash-test da Zexion, che si era stancato di dover sempre fare da cavia, e tutto sembrava filare liscio, ma una cosa non quadrava: sulla porta che dava sul corridoio, il povero numero X era appoggiato con uno sguardo leggermente rassegnato sul viso. Sapeva perfettamente che Larxene non avrebbe rispettato la promessa e probabilmente ci era rimasto male anche perché aveva fatto un ottimo lavoro… Archaix guardò Larxene che nel frattempo stava per aprire felicemente un pacco regalo (e ci avrebbero scommesso entrambe che se lo era regalato da sola) e si diresse immediatamente verso di lei.
“Archa che vuoi fare?” chiese la compagna, ma capì subito quello che sarebbe successo e fece un piccolo sorriso, seguendola.
“Larxene. Mi dispiace davvero ma hai ancora un compito da svolgere.” Disse sottovoce ma decisa la numero XIII mettendosi davanti a lei.
“Ah si? E cosa?”
Lemixia rispose per lei: “Cosa? Guarda il povero Luxord come l’hai ridotto! Non dovresti essere così dura con lui”
“Che intendi dire?” chiese lei ma non fece in tempo che venne spinta direttamente dalla porta d’entrata, davanti a Luxord. Lui si girò sorpreso e chiese se ci fosse qualcosa che non andasse, quando vide in un angolo le Energie Gemelle che gli facevano OK con la mano e capì.
“No non è niente… è solo che devo scusarmi per averti trattato male questo pomeriggio… E anche tutti gli altri giorni… Quindi volevo chiederti scu-“
Luxord alzò la mano per fermarla: “E dimmi perché dovrei accettare le tue scuse?” disse con un tono altezzoso.
“Ma come osi brutt-” stava per dire Larxene, ma si fermò e cercò di riprendere la calma.
Lui incrociò le braccia e la invitò ad alzare gli occhi verso il soffitto: sopra la porta stava lì buono buono un rametto di vischio. “Se vuoi che ti perdoni devi rispettare la tradizione”
“MA NEANCHE MORTA”
“Sulla guancia?”
“E va bene…”
 
 
 
*= Demyx non solo è un genio della musica, ma è anche un grande artista, in grado di creare opere d’arte migliori persino di quelle di Naminè (XD) ,con qualsiasi materiale, per cui tutte le decorazioni da lui create sono fatte in puro cartone: semplici ed ecologiche! ^_^
(salvate le balene!! <3 XD)
**= 0_0 perché scusa Larxene sapeva DIVERTIRSI un tempo???
***= squarcio spazio-temporale? Non preoccupatevi, vi sarà tutto svelato in seguito….
 
Era ormai Mezzanotte e molti Nobody erano andati a dormire dopo la stressante giornata: Natale era una bella festa, ma così faticosa da organizzare in un giorno solo!
Anche le numero XII e XIV non avevano retto alla stanchezza e si erano addormentate non appena avevano posato la testa sul cuscino bianco. Al contrario Demyx era ancora sveglio: in piedi davanti alla finestra osservava la grande Luna a forma di cuore intrappolata in quel cielo scuro. Scrutava l’orizzonte nella speranza di veder arrivare “una persona speciale”.
Dalla porta semichiusa dalla camera, Zexion lo spiava “preoccupato”: aveva sentito l’amico sospirare già tre volte nell’arco di un minuto. C’era sicuramente qualcosa che non andava…
Aprì la porta e batte le nocche sul legno per attirare l’attenzione dell’amico.
Demyx si voltò di scatto, rimanendo un po’ “deluso” nel vedere sulla soglia la figura minuta del numero VI.
“Oh… Ciao Zexy, hai bisogno di qualcosa?”
“No…Io… Sono venuto per parlare un po’ con te…”
“Allora non stare lì sulla porta, dai entra!”
Demyx, si allontanò dalla finestra, sedendosi con un tonfo sul morbido letto.
“Io…Volevo sapere che cosa hai… Durante lo scambio dei doni eri così contento e ora non fai altro che sospirare… Per caso non ti è piaciuto il mio regalo?” chiese con una nota di “preoccupazione” nella voce.
“No, no, il tuo regalo mi è piaciuto davvero tantissimo, te l’ho già detto!!”
“Allora è per qualcosa che ha detto qualcuno…?”
Demyx abbassò il capo sconfitto: “Sì, è per una cosa che ha detto Larxene…”
Zexion si sedette vicino a lui aspettando che continuasse.
“Lemixia e Archaix hanno detto che i regali ai bambini buoni li porta Babbo Natale, allora mi sono messo seduto in giardino ad aspettarlo… Ad un certo punto è arrivata Larxene e mi ha visto lì, così mi ha chiesto <>  e io le ho risposto  <>  allora lei si è messa a ridere. Le ho chiesto perché stesse ridendo, così lei mi ha risposto  <>”  Così mi sono arrabbiato e le ho urlato in faccia che non capiva niente e che certamente esiste. Lei mi ha riso in faccia e mi ha sfidato a provarlo scommettendo che se avevo ragione io avrebbe lavato i piatti per tre settimane. Ovviamente io ho accettato, ma ora... non ne sono più così sicuro…” finì sospirando.
 
Il Burattinaio Mascherato ascoltò attentamente tutto il discorso dell’amico, fermandosi poi a pensare:
- Larxene è stata davvero perfida! Bisogna trovare un modo per fargliela pagare……………………………………………………………… ...Idea!! -
“Mi dispiace tanto Demyx, ma tu ci credi esista, vero?”
“Io non credo, io SO che esiste, ma se non riesco a vederlo come faccio a provare la su esistenza…?”
“Se ci credi fino in fondo vedrai, che Babbo Natale arriverà per portarti i più bei doni che tu abbia mai visto… L’importante è che tu non smetta di crederci capito? Ora, ti devo lasciare…… ho….. una commissione per conto di Vexen da sbrigare…”
“Ohh… OK Zexy! Ci vediamo e… mi ha fatto piacere parlare con te!!”
“Anche a me Demyx…” disse prima di sparire in un varco oscuro.
“Mhh…… Zexion deve lavorare anche a quest’ora……. com’è scrupoloso!!!”
Il numero VI si precipitò immediatamente davanti alla camera dell’Eroe del Silenzio: “Lexaeus, Lexaeus!!! Apri svelto!!” gridò bussando furiosamente. Quando la porta si aprì il piccolo Nessuno si trovò davanti la possente figura del numero V
“…”
“Non c’è tempo per spiegarti, devi venire con me subito.”
“…”
Zexion aprì un varco che li portò in giardino. “Perfetto, ora resta fermo per un attimo.”
“… …”
Il Burattinaio Mascherato evocò nuovamente il Lexicon e si mise a sfogliarlo frettolosamente: “Dunque…… Qui dice… che Babbo Natale, detto anche Santa Claus o San Nicola, vive in Lapponia a Rovaniemi, con i suoi piccoli aiutanti, gli elfi e…………… Ecco! Babbo Natale è sempre vestito di rosso e bianco e vola su una slitta trainata da 8 renne magiche…. Mmhhh… non sarà facile…”
Lexaeus lo guardava “confuso”, come al solito non aprì bocca, ma il suo sguardo diceva tutto: “Mi vuoi dire che cavolo sta succedendo per tirarmi giù dal letto a quest’ora????!!!!”
Il numero VI  intercettò il messaggio e, sospirando rassegnato, spiegò brevemente il suo piano: “Allora… Larxene e Demyx hanno scommesso sull’esistenza o meno di Babbo Natale, dato che è ormai mezzanotte e non lo ha ancora visto, Demyx è “infelice”, così per tirarlo su, creerò un illusione su di te: ti farò sembrare Santa Claus. Tu non dovrai fare nulla, solo……. Cerca di sembrare convincente, capito?”
“…”
Alla “risposta affermativa” del compagno, Zexion fece scomparire il Libro, mise le due mani alle tempie concentrandosi al massimo e provò a creare un’illusione abbastanza veritiera:
“Gnn….. ci.. ci sono quasi… gnnnn….ECCO!”
Lexaeus si guardò, per poi scuotere il capo negativamente verso il Burattinaio Mascherato: era vestito di Verde e più che il vecchietto, sembrava un grosso elfo.
“P-Perché no? Cosa c’è che non… Ah capito, il vestito non deve essere verde……… Però devo dire che non stai male neanche così!”
“… … (accompagnato da sguardo <>)”
“Ecco fatto, ora devo pensare al mezzo di trasporto.”
Zexion si concentrò ancora più di prima e elaborò intorno al numero V una perfetta riproduzione di una slitta a cui erano attaccate otto renne, con tanto di campanelli e sacco gonfio di regali.
“P-Perfetto…… E ora sei pronto per un viaggetto?” chiese guardando verso il compagno. Nonostante fosse molto stanco, il numero VI concentrò le sue ultime forze permettendo alla slitta di volare “magicamente”. Ancora appoggiato alla sua finestra Demyx osservava pigramente il paesaggio: malgrado le parole di Zeku, aveva ormai perso ogni speranza.
“Ahh, è inutile stare qui ad aspettare ancora… Tanto non verrà…” pensò fra sé e sé, dando le spalle alla vetrata per dirigersi verso il letto morbido.
 OH OH OH!! MERRY CHRISTMAS!!
 
Un vocione profondo ruppe il silenzio della notte.
Il Notturno Melodico non ci poteva credere! Si precipitò come un fulmine alla finestra osservando la figura che volava libera nel cielo.
“E’- è- è proprio lui!!!!” disse facendo un sorriso enorme. Si riprese dall’iniziale sorpresa, aprendo velocemente un varco oscuro: doveva portare a termina la sua missione! (Wow sarebbe la prima… -_-“) 
Il portale lo trasportò direttamente davanti alla porta della Ninfa Selvaggia. (Il ragazzo vuole morire giovane :/) Si preparò a bussare con tutta la sua forza alla porta della ragazza, ma con sua enorme sorpresa la trovò semiaperta. Si accucciò da un lato per poter spiare senza essere visto: all’interno Larxene, in vestaglia, guardava fuori dalla enorme vetrata.
“Babbo Natale… esisti veramente… Io-io lo sapevo, ci ho sempre creduto…” sussurrò. 
Nessuno l’ aveva mai vista così emozionata!
Demyx uscì dal suo “nascondiglio”, aprendo del tutto la porta.
“Allora ci credevi anche tu!!”
Larxene sobbalzò “spaventata”, girandosi per poter fulminare l’intruso: “Che ci fai qui moccioso, chi ti ha dato il permesso di entrare nella mia camera??!”
“E’ inutile che tenti di cambiare discorso, ti ho sentito benissimo!!”
La numero VII sospirò sconfitta, ma pur sempre irritata: “Eh va bene! Quando ero una piccola Somebody, i miei genitori mi dissero che Babbo Natale era solo una fantasia, che non esisteva realmente, me lo dissero perché, essendo la figlia di due grandi imprenditori, dovevo crescere in fretta, imparare la dura realtà, ma io non diedi loro ascolto e continuai a crederci, fino a oggi… Io-io non volevo prenderti in giro, ma vederti così felice per l’arrivo di quel misterioso vecchiaccio mi ha fatto così male che non ho resistito alla tentazione di infrangere le tue certezze come i miei genitori avevano fatto con me… ”
“Oh Larxy… Mi dispiace, ma ora lo hai visto, lo ABBIAMO visto, non sei contenta?”
“Punto primo: non compatirmi, non sono un cucciolo bisognoso di coccole. Punto secondo: chiamami ancora Larxy e ti incenerisco sul posto. Io per te sono sua magnificenza, la gloriosa imperatrice Larxene. Chiaro? E punto terzo…… certo che sono contenta… dai vieni qui, marmocchio.” finì addolcendosi.
Demyx, ancora leggermente intimorito, si avvicinò lentamente e con cautela alla compagna. In fondo la temibile Ninfa Selvaggia, non era tanto male…. In fondo (moooooooolto in fondo XD). Si misero entrambi in piedi davanti alla finestra ad osservare quell’ombra volare davanti a Kingdom Hearts facendo trillare i campanelli.
Proprio in quel momento Zexion esaurì totalmente ogni energia cadendo a terra. La slitta percorse un altro breve tratto nel cielo scuro, barcollò, zizzagò, sobbalzò, precipitò rovinosamente al suolo prima di svanire in una nuvola fumo violaceo.
Precipitando Lexaeus fece appena in tempo ad urlare:
“Merry Christmas at all, and at all a Good Night!!!!!”
Demyx e Larxene, che avevano assistito a tutta la scena, si guardarono negli occhi “preoccupati”
“Dici che è il caso di aiutarlo??”
“… Nha.”
“Beh… tazza di latte caldo?”
“Ci sto!”
Entrarono in un varco oscuro e ne uscirono in cucina, dove Xaldin stava infornando l’ultima teglia di biscotti (ma a mezzanotte è ancora lì a cucinare??? O_o?)
Dopo aver bevuto una bella tazza di latte, Larxene si alzò aprendo un nuovo portale che l’avrebbe riportata in camera.
“Beh cazzoni io torno a letto… Buona Not-”
“Eh no, sua magnificenzagloriosa imperatrice Larxene… Io e la sua elegante persona abbiamo fatto una scommessa, perciò lei dovrà stare qui a pulire i piatti.
“Mi spiace, ma… i patti sono patti… perciò, BUONA NOTTE!!!” finì fuggendo all’ira della numero XII, che già si stava manifestando sotto forma di lampi e fulmini inceneritori. (Scappa Dem scappa!!! XD)
*Per inciso: Lexaeus e Zexion ora stanno bene. Zeku si è ripreso dallo svenimento e il forte numero V non ha subito danni nonostante la caduta.*
 
Il Campanile era avvolto dall’oscurità e l’intera città dormiva serena.
Un vero peccato per Axel, che sedeva “annoiato” sul bordo della grande struttura, guardando dall’alto le vie della piccola cittadina. Era come se osservando quelle stradine ciottolose potesse veder tornare una “persona a lui cara”… Mmh… Strano dato che le uniche persone con il quale abbia mai stretto amicizia erano Demyx e Isa/Saїx…. E di certo non poteva pretendere di vederli arrivare a quell’ora!
“Uff… la città è così noiosa senza via vai e cittadini urlanti…” 
Ma c’era qualcosa che gli mancava di più delle urla dei passanti, qualcosa che lo opprimeva, qualcosa che gli dava un valido motivo per stare lì a prendere freddo aspettando di veder arrivare qualcuno…
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Al castello intanto Archaix e Lemixia, nella loro stanza, tiravano le somme:
L: “Ahh… finalmente questa stressante giornata è finita!!! Sono D-I-S-T-R-U-T-T-A…”
A: “A chi lo dici… Ma ce l’abbiamo fatta e il tutto prima della mezzanotte! Abbiamo vinto la scommessa!!”
L: “Niente straordinari!”
A: “Ma soprattutto siamo riuscite a far divertire tutti! Perfino Zexion!”
L: “Si è divertito tanto con Demyx… E Xigbar e Xaldin?”
A: “Eheheh… la battaglia delle palle di neve è stata forte, anche Vexen ha partecipato!”
L: “Sì, ma poi si è sentito male… Non dovrebbe scatenarsi così alla sua età! ”
A: “Già…… E hai visto come era felice il Superiore?”
L: “Il regalo di Saїx gli è proprio piaciuto! ^3^  (if you know what I mean… XD)”
A: “Dimentichi Luxord, che finalmente è riuscito a dare un bacio a Larxene, senza essere catapultato fuori dalla finestra!! Un record!”
L: “Ahahahah, hai ragione! Oh e manca Lexaeus che ha parlato, per la prima volta dal nostro arrivo, ha finalmente PARLATO!!”
A: “Ahh… sicuro… siamo riuscite a rendere questa giornata speciale per tutti, ma proprio tutti… Awwn… beh direi che è venuto il momento di dormire…”
L: “Mi hai tolto le parole di, awwn, bocca… Notte Archa!”
A: “Notte Lemi...”
Le due Nessuno si raggomitolarono nei loro letti tirandosi le coperta quasi fino al naso, chiusero gli occhi e… All’unisono le Energie Gemelle saltarono giù dal letto preoccupate:
A + L: AXEL!
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Il Soffio di Fiamme Danzanti ancora ciondolava i piedi dalla cima della stazione. Quella strana sensazione non lo lasciava, anzi si stava facendo sempre più forte: un dolore al petto e una morsa allo stomaco lo perseguitavano oramai da diverse ore.
“Beh, ormai è mezzanotte, non vedo motivo di stare qui ancora… A far cosa poi? Ad aspettare qualcuno che neanche so chi è… Sono patetico…” 
Una piccola lacrima solcò il viso del numero , andando a formare un tondino sul suolo proprio difronte agli stivali neri.
“Ahh… ora piango pure, ma che mi prende?!” si rimproverò asciugandosi con il pollice la guancia nel punto dove sorgeva il piccolo tatuaggio violaceo. Si girò dando le spalle al panorama, ormai deciso a tornare a casa. Nel punto dove era caduta la piccola stilla salata, iniziò a intravedersi un bagliore di luce dorata, che si fece man mano sempre più grande.
Axel si voltò di scatto evocando i chakram.
“M-Ma che accidenti sta…”
Il bagliore si ingigantì diventando accecante, tanto che il rosso dovette farsi scudo con il braccio.
Poi ad un tratto la luce scomparve.
Quando il Nessuno riaprì gli occhi rimase “sorpreso”: intorno a lui non vedeva più le case e le strade di Twilight Town e non si trovava neanche più su campanile!
“Ma dove sono finito?”
?: “Ben arrivato Axel, Soffio di Fiamme Danzanti.”
Una voce profonda lo costrinse a voltarsi. Davanti a lui un grasso vecchietto dalla lunga barba bianca sorrideva allegro.
Ax: “E tu chi sei?? Ma soprattutto come fai a sapere che sono?!”
?: “Oh Oh Oh, ragazzo mio, io so i nomi di tuuuutti gli abitanti dei mondi, altrimenti come farei a portare i regali alle persone giuste?”
Ax: “Vuoi dire che tu sei….?”
BN: “Esatto, figliolo… Io sono Babbo Natale.”

 
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Lemixia e Archaix si guardarono preoccupate.
A: “Ma certo come abbiamo fatto a dimenticarcelo!!!”
L: “Ohh, non lo so, ma bisogna rimediare e in fretta!!!!”
A: “Andiamo a cercarlo, forza!”
Le due Nessuno aprirono un varco oscuro che le trasportò direttamente nella camera del numero .
A + L: “AXEL SVEGLIA, E’ IMPORTAN…. MA E’ VUOTA!!” Le Energie Gemelle misero a soqquadro la camera, ma del rosso nessuna traccia.
L: “E… E ora che facciamo?!”
A: “Calma! Se Axel non è né in camera sua né in missione, dove potrebbe essere?”
Le numero XIII e XIV si guardarono reciprocamente prima di esclamare vittoriose: “A CREPUSCOPOLI!!!”.
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Axel scuoteva la testa pensieroso: “Io non capisco… Perché mi hai portato qui? Insomma, le novelline ci hanno spiegato che tu porti i regali alla gente quando è IN casa e non che le rapisci portandole in dimensioni sconosciute!!”
Babbo Natale non rispose subito. Lo guardò con un'aria apprensiva e sincera, aprendo i palmi delle mani davanti a lui: “Sai… ho visto che tu e la tua famiglia avete fatto lo scambio dei doni, ma tu non eri contento… Non del tutto almeno, per caso i regali non erano di tuo gradimento?” domandò il vecchietto.
“No, no i regali erano veramente belli, ho apprezzato tutto, anche l’estintore che mi ha regalato quella vipe- emh Larxene. ” rispose ripensando a quelle ore prima e a tutti i sorrisi che aveva sfoggiato mentre apriva i pacchetti colorati.
BN: “Eppure non mi sembri così “felice”… Guarda come dormono sereni i tuoi compagni…” disse mostrandogli una palla di vetro con dentro la neve (quelle che quando le scuoti si vedono i fiocchi scendere, per intenderci…), in cui si potevano vedere i membri dell’Organizzazione nei loro letti: tutti ma proprio tutti avevano le labbra incurvate in un piccolo sorriso. Solo le due reclute mancavano, ma a questo il Soffio di Fiamme Danzanti, non fece molto caso… Guardava le immagini susseguirsi con commozione: i suoi compagni, anzi la sua famiglia, come l’aveva definita il vecchio, così serena, senza la preoccupazione di avere o meno un cuore. Poi alle immagini di serenità, si sostituirono quelle di un campanile, una notte buia e fredda. La sfera mostrava un ragazzo dagli sparati capelli rossi, seduto con le gambe a penzoloni e la testa poggiata sul palmo della mano, che scrutava con gli occhi vuoti le stradine sottostanti, sospirando.
Axel capì di essere protagonista della visione: guardarsi così in terza persona faceva uno strano effetto…
“Ecco, ammetterai di non essere propriamente l’immagine della gioia e della pace dei sensi. Forza ragazzo dì al vecchio Santa cosa ti affligge.” Lo incitò mettendogli una mano sulla spalla.
Ax: “Perché……. Perché ti preoccupi tanto per me?? Perché ti interessa tanto la mia “felicità”!?” gridò frustrato abbassando la testa, per non far vedere gli occhi ormai colmi di lacrime.
BN: “Perché oggi è Natale e nessuno dovrebbe essere infelice, nemmeno tu, -grande- numero VIII …”
Ax: “Tsk… a Nessuno importa…”
BN: “Non è vero! Dimentichi i tuoi amici, loro non vorrebbero vederti ridotto così…”
Amici… Cosa rappresentava per lui quella parola… Insomma cosa era un “amico”??
Una persona con cui parlare durante le pause tra una missione e l’altra, come Demyx, o un piccolo frammento della sua memoria di Somebody, come Saïx?
No… amico è molto di più… è colui con cui condividi tutto, le tue paure, le tue speranze, la tua gioia… Qualcuno che, passando con te pochi secondi, renda quel attimo speciale…
Amico… lui l’aveva mai avuto un Vero Amico…?
 
Il Nessuno si mise una mano sul petto stringendolo con violenza.
Un pesante silenzio avvolse le due figure.
Ax: “I-Io…” iniziò titubante il rosso.
Ax: “C’è.. c’è uno strano sogno che ho fatto ieri notte…. Ero solo, sul campanile di Crepuscopoli. Come al solito stavo mangiando un ghiacciolo salmastro, ma… non so… “mi sentivo preoccupato”… Poi dietro a me è apparso un altro Nessuno con il cappotto nero e il cappuccio alzato: dalla statura pensavo fosse Zexion, ma quando si è seduto accanto a me e ha rivelato la sua identità, ho visto il volto di un ragazzino. Era tutto piuttosto confuso, ma nonostante ciò potevo vedere chiaramente che mi stava rivolgendo un sorriso calmo e rilassato. Poi, quando stavo per chiedergli chi fosse, i capelli hanno cambiato di forma e colore diventando da biondi a castani. Ad un tratto ho sentito una voce che diceva:
E dai Axel, ancora non hai capito chi sono? 
La voce si è sdoppiata continuando:
“Ahahah… Sei proprio senza speranze…”
Infine è tutto scomparso lasciandomi da solo in cima alla stazione…….. E mi sono svegliato.”
Babbo Natale non rispose, si limitò a guardarlo pensieroso.
Ax: “Io-Io non so perché ho fatto quel sogno, neanche so chi sia o siano quei ragazzini!!” concluse “irritato”.
BN: “Umh… capisco… quindi non è qualcosa che ti manca, ma qualcuno…
Ax: “Suppongo sia cos-”
Babbo Natale alzò le mani al cielo sorridendo: “Ma allora è una cosa semplicissima!!!!!”
Il rosso rimase “sorpreso” dal suo repentino cambiò di umore. Il grosso vecchietto iniziò a frugare frettolosamente all’interno delle sue tasche, mormorando. Quando finalmente ebbe trovato quel che cercava esclamò un “Oh!” contento ed estrasse l’oggetto misterioso. “Eccolo qua!” disse porgendo al numero un bastoncino del gelato vecchio e consumato.
Ax: “E questo cos… Ohh, un bastoncino “WINNER” credevo fossero solo una leggenda!”
Prese in mano il legnetto sentendo una scossa potente partire dalla mano e percorrere tutto il braccio. “Ahi! Ehy!!” si lamentò lasciandolo cadere.
BN: “Mi dispiace non avevo preso in considerazione il problema della differenza temporale…”
Ax: “Differenza tempo- …ma di cosa stai parlando?”
BN: “Oh oh oh… a tempo debito capirai…” rispose misterioso Santa, raccogliendo il bastoncino e porgendolo nuovamente al rosso.
Axel lo afferrò deciso, ignorando la nuova scossa. “E ora cosa dovrei farci?”
BN: “Concentrati intensamente su quel bastoncino e sulla figura del tuo sogno.”
Il Soffio di Fiamme Danzanti fece come gli era stato detto: Strinse forte l’oggetto tra le sue mani, concentrandosi il più possibile.
Ax: “Beh… non succede nie-”
Ad un tratto il legnetto cominciò a brillare.
“Sorpreso” il rosso lo mollò, ma quello non andò a toccare il suolo, ma anzi, rimase a levitare nell’aria proprio difronte ad Axel. “Ma che sta-” il bastoncino si illuminò di una luce potentissima e accecante.
Quando riaprì gli occhi trovò davanti a sé un sorta di piccolo portale, uno strappo nel sistema spazio-temporale come lo avrebbe definito Vexen. Si avvicinò “curioso”, dal portale uscì un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Ax: “Ma- ma tu sei il tizio del mio sogno!”
Lo sconosciuto sorrise tranquillo verso il Nessuno.
?: “Ciao Axel, io sono Roxas.”
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Le due Nessuno uscirono dal varco oscuro correndo a perdifiato.
L: “Auff…. uff… A-Axel??” Lemixia si guardò intorno, ansimando per la lunga corsa.
A: “LASSU’!!!” esclamò l’altra indicando l’alta struttura alle loro spalle.
Evocarono le Keyblade per rompere la catena che chiudeva la porta a vetri della stazione.
A + L: “Ok, ANDIAMO!!” 
Le Energie Gemelle, si guardarono negli occhi e all’unisono sbloccarono la velocità WARP, dirigendosi verso le scale. Giunte in cima si trovarono davanti al Numero VIII, che, come immaginavano, osservava il panorama.
A + L: “AXEL!!!
“ARGH, Ragazze, mi avete fatto prendere un colpo!!” si voltò “sorpreso” il rosso.
L: “Axel, ti abbiamo cercato dappertutto, volevamo….. emh…”
A: “ -volevamo scusarci per averti ignorato, quasi tutto il giorno.” Finì la numero XIII .
L: “Già! Ci dispiace che tu sia rimasto qui tutto il tempo…”
Ax: “Oh, ragazze, non preoccupatevi!”
“Ma, ma non ti senti triste, tutto solo??” domandò curiosa Archaix.
Il Soffio Di Fiamme Danzanti scosse la testa sorridendo, per poi tornare a guardare la grande volta celeste. “Umph…. Io non sono mai stato solo…” rispose soltanto. 
Le due Nobody si scambiarono uno sguardo confuso.
Ad un tratto le campane ai lati della grosse torre, iniziarono a muoversi, scandendo i rintocchi della mezzanotte.
Axel si alzò in piedi guardando un punto invisibile davanti a sé, stringendo tra le dita ormai gelide una piccola sfera di colore azzurro.

Sussurrò sorridendo sereno: “Buon Natale, amico…”
 


 
Buon Natale, Axel. -
 









Epilogo natalizio:
Axel era finalmente rientrato al castello che Non Esiste, ma aveva ancora una cosa da fare. Quando imboccò il corridoio diretto alla sua stanza fece una piccola deviazione e si ritrovò davanti alla porta della camera delle Energie Gemelle. Non le aveva ancora ringraziate del bellissimo regalo che avevano confezionato per lui quel pomeriggio, la sua action figure di fuoco, così si era ripromesso di farlo subito per non dimenticarselo. Bussò alla porta.
“Chi è?”
“Sono io, Axel. Volevo ringraziarvi di tutto”
“Oh sei tu ^^ entra pure”
Ed entrò. E vide una cosa che non avrebbe mai voluto vedere. Decine di tentativi andati male della sua action figure erano sparsi per tutta la stanza, esplosi o carbonizzati. Sul soffitto erano spiaccicati pezzi a caso delle statuette. Cacciò un urlo.
“CHE COS è QUESTO!?!?!?”
“Oh niente, sono solo i primi trenta tentativi di creare il tuo regalino Axel…”
Axel fuggì dalla stanza sconvolto piangendo come una femminuccia “SIETE DEI MOSTRII!!!!!”
“Ma no non fare così’… Ci dispiace… “     Le due Nobody lo guardarono allontanarsi di corsa, e si diedero il cinque: la vendetta era compiuta. MUHAHAHAHAHAHAHAAA!!!!!
 
E ora ragazzi, che avete avuto la pazienza immensa di leggere fino a qui, vi diremo in inedito il processo per creare il vostro action figure sputa fuoco personaleee!! (L’action figure sputa fioco è sotto copyright, chiunque si azzardi a copiare quest’idea morirà sotto atroci sofferenze)
 
Consigliabile l’ascolto della sigla di art attack

Per questo art attack occorrono: colla vinilica (3 quintali) carta igienica e colla vinilica, un action figure di Axel, un accendino, colla vinilica, uno stuzzicadenti (arrotondato per non bucarvi le ditine), 2 tubi di rame, forbici dalla punta arrotondata (per nn taliarsi le ditine) un coltello dalla punta appuntita, e l’avete messa la colla vinilica!?
 
Procedimento: mettete sul tavolo la colla vinilica, l’action figure, l’accendino, il coltello e le forbici dalla punta arrotondata (x nn taliarsi le ditine). Prendete la vostra action figure, sventratela con un coltello, inserite con mooolta forza l’accendino all’interno dell’action figure sventrata. FATTO?
Prendete lo stuzzicadenti e bucate le mani di Axel (preferibilmente emettendo una sonora risata satanica) dall’interno fino ai chakram. FATTO? Beeene!
Ora collegate i tubi di rame al buco da dove deve uscire la fiamma dell’accendino fino alle mani bucate di Axel. FATTO!? Beeeene!
Utilizzate la colla vinilica (distillata, mi raccomando, con un terzo di acqua pura) e prendete la parte sventrata di Axel e riventratela. FATTOO!?!? BEEEEEENE!
Ora prendete la carta igienica per asciugare le vostre lacrime di gioia nel vedere la vostra action figure finita.

 
AVVERTENZE:
 NonSomministrareAiBambiniConMenoDiDodiciAnni,C’èL’OttantaPerCentoDiPossibilitàCheEsploda, IlVentiCheNonFunzioni, IlMenoDuePerCentoCheFunzioniPoco.





 
Angolo delle autrici:
Questo è un tributo a tutti quelli che a Natale si sentono migliori e a tutti quelli che credono che non serva il Natale per capire che si può fare di più…
E anche al video di Giulgattina da cui è nata l’idea, ovviamente. Alcune delle frasi epiche di questo infatti sono state riportate perché davvero non potevamo non metterle. Naturalmente in questa fanfic NON ci sono coppie quindi qualunque riferimento a coppie di qualunque genere in realtà è riferimento al sentimento della pura amicizia. Per essere chiari.
Lemixia: uffi…
Archa: allora vi è piaciuto questo capitolo chilometrico? Oggi tutti i Nessuno hanno avuto una fetta di magia del Natale, e (cosa più importante) noi non dovremo scontare la pena capitale di Xemnas!!
Lemixia: yeeee!! Se ci sono delle cose che non vi sono chiare scriveteci subito e noi provvederemo a chiarirvi tutto^^ e un’ultima cosa…

A + L: BUON NATALEEEEEE!!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 12
*** Call of duty, missione di incursione - Bexyk ***


Cap. 12

28 Dicembre anno XXXX
Guerra. Una continua guerra fatta di odio e di sangue la circondava, e sembrava non finire più. Era da ormai più di un mese che era entrata a far parte dell’esercito americano, che l’aveva ritrovata distesa a terra priva di sensi in mezzo al campo abbandonato. Risvegliatasi, aveva quasi trattenuto un grido nel vedere quei volti pieni di cicatrici e di dolore attorniarsi alla branda su cui era stata pesantemente buttata. Si era subito allontanata spaventata spiaccicandosi al muro, ansimando pesantemente e cercando di mettere a fuoco i suoi occhi che sicuramente non potevano vederci bene. Ma dove diavolo era finita!? Non poteva essere, non poteva essere lì! Era sicuramente un’allucinazione, si portò subito le mani sulla faccia strofinandosele ma quando riaprì gli occhi era sempre lì. Si guardò le mani. Avevano uno strano tratto che le faceva sembrare innaturali, quasi come in un gioco in 3D.
“Ti senti bene?” chiese un tizio sbucato fuori dalla porta che si trovava poco distante da lei: aveva una divisa da militare, una corta barba e un paio di occhiali neri, ed era quasi completamente pelato. Si voltò verso di lui impaurita e annuì.
“D-dove sono?” chiese debolmente, prima di accorgersi che c’era un punto interrogativo più importante e preoccupante: “CHI sono??”
“Sei in un campo militare americano. Ti ho trovata svenuta qui vicino. Ora potresti dirci chi sei tu?”
Magari lo sapesse. Cercò disperatamente qualche traccia dei suoi ricordi ma non trovò nulla, come se le avessero resettato la memoria. Guardò i visi delle persone nelle loro divise sporche e sciupate, vide nei loro occhi gli anni della guerra e della morte che avevano dovuto affrontare, e all’improvviso ricordò una cosa.
Call of Duty.
Si, questo posto era identico a quello strano videogioco di guerra. Ma allora perché era qui?
Come se non avesse atteso altro, la risposta le balenò davanti agli occhi sottoforma di flashback: era nella sua stanza e stava giocando a quel videogioco alla playstation. Ma il gioco si era interrotto e lei si era avvicinata allo schermo della televisione con rabbia per cercare di capire cosa non andasse, smanettando con i cavi blu e rossi. Ancora niente da fare, si sedette davanti alla TV frustrata. Poi il gioco sembrò sbloccarsi perché sullo schermo era apparsa una scritta: -il terzo cuore, l’ultima porta. Round finale-
Che figata, aveva sbloccato un livello Bonus!! Prese il joystick in mano e premette invio eccitata, ma non successe nulla. Che si era bloccato di nuovo? Si avvicinò ancora all’apparecchio leggermente incavolata, quando sentì come un’onda d’urto: un rumore di macchine che si scontravano, un grido, la sensazione inquietante che qualcuno avesse appena perso la vita, e tutto attorno a lei divenne nero tranne lo schermo della TV che lentamente l’attirò a sé...

Era svenuta ovviamente.

I militari non avevano altra scelta se non tenerla con loro: fu così che il suo animo venne piegato dall’odio verso il nemico e il dolore della perdita dei suoi compagni in battaglia, e il suo cuore si fece duro come il ghiaccio. Umpf, ripensando a quello che le era successo un mese fa, Keby si diede una leggera pacca sulla testa pensando a quante ne aveva passate, tutte quelle dure giornate aggrappata al suo nome, l’unica cosa che ricordava di sé. Ma ora non c’era tempo per rimembrare, doveva agire. Questa era una missione di incursione e la prontezza di riflessi era necessaria in ogni momento. Vide il segnale. E scattò fuori dal rifugio verso il prossimo punto di raccolta. Questa zona del campo nemico era sorvegliata maledettamente bene ragazzi, ma non poteva essere altrimenti dato che era la tana stessa del nemico. Sembrava andare tutto a meraviglia quando voltandosi Keby non vide più il suo compagno dietro di sé e si fermò. Ma dove diavolo era finito?? La missione però doveva continuare, non potevano fallire, non era ammissibile. Così si voltò in avanti per continuare giusto in tempo per vedere una mano gigantesca fatta d’ombra che piombava su di lei.

Buio.
Vuoto.
Non sentiva niente.
No, non è vero, sentiva una voce. Una voce parecchio sgradevole e quasi familiare.
“Come previsto, hai imparato in fretta a destreggiarti in questo mondo. Ma non ti è servito a molto.” Una luce si accese di scatto accecandola e facendole chiudere immediatamente gli occhi dal dolore.
Legata, era legata ad una sedia come nei film di spionaggio, e intrappolata in una stanza buia con una luce sparata in faccia. Che scena comica, pensò.
“Bene bene, vedo che ti sei svegliata. Ti starai chiedendo come mai sei qui, ma credo che potrai intuirlo. Vogliamo qualcosa da te.”
Non c’era niente come un ricatto per accendere lo spirito combattivo della ragazza, le cui paure svanirono all’istante lasciando spazio solo alla sfacciataggine di rispondergli per le rime: “Questo lo avevo capito, non sono una bambina di tre anni. Ma qualunque cosa volgliate non mi farete mai parlare viva! Non riuscirete a strappare le informazioni neanche dal mio corpo esanime!!” le gridò in faccia, con quella testardaggine che era solita di ogni soldato e il sorriso raggiante di chi sa che sta facendo la cosa giusta.
“Capo procediamo con le torture?” chiese un altro tizio nascosto nell’ombra, ma Keby riuscì a sentire un sottile suono di catene che strisciavano a terra e rabbrividì.
“No non ce n’è bisogno, so io cosa ci vuole per una testa calda come questa…” rispose pacata la voce, avvicinandosi sotto il fascio della luce e scoprendosi il volto solcato da un terribile ghigno. Keby sgranò gli occhi alla vista di quel ragazzo che riconosceva fin troppo bene: “Ommioddio ma tu sei un personaggio di KH! Tu sei..” non poté finire la frase a causa del dolore immenso che la trapassò da parte a parte. Una gigantesca chiave nera  le era stata conficcata nel petto all’altezza del cuore. Si aspettò di vedere rivoli di sangue colare sulla sua divisa da guerra ormai sporca della polvere e del sangue dei suoi compagni ma non fu così, anzi quello che vide forse era molto peggio: dalla ferita stavano sgorgando tentacoli color delle tenebre che si avvinghiarono al resto del suo corpo cominciando a seppellirla nelle tenebre. Ad ogni secondo che passava sentiva di indebolirsi sempre di più, come se quello strano arnese le stesse prosciugando ogni goccia delle sue forze e del suo tanto sudato talento…
“C-che stai facendo!?” gridarono sia lei sia i compagni rimasti nell’ombra.
“Zitti! So cosa faccio, la missione è terminata, tornate dai vostri compagni!” rispose il ragazzo vestito con una tunica aderentissima con disegnato sopra il simbolo degli Heartless e un casco nero sulla testa. Gli altri se ne andarono borbottando mentre la povera recluta veniva sommersa in un mare di fiotti oscuri.
“Nng, non mi fai paura! Cos’è  ‘sta roba!?”
“Quelle sono le tenebre. Il mio compito è fartici sprofondare dentro.”
“No! Io non mi arrenderò mai!!!”
“Ragazzina, cosa credi di fare, pensi di poter resistere al potere dell’oscurità? Se il mio signore vuole qualcosa…”
L’ultima cosa che vide fu la scintilla di follia riflessa in quegli occhi azzurri.
“…la avrà.”

Nella cittadina di Crepuscopoli i nostri tre compari si stavano allenando per migliorare le tecniche di combattimento. In realtà solo due dei tre Nessuno erano all’opera, poiché Axel se ne stava buono buono seduto in un angolo mentre le Energie Gemelle si battevano contro quello che sembrava un esercito di Heartless sbucato dal nulla.
“uff… Questa è la tua punizione vero Axel? Non ci hai ancora perdonato per lo scherzetto di due giorni fa??” chiese ad un certo punto Lemixia fermandosi un attimo a riprendere fiato. Il Soffio di Fiamme Danzanti alzò lo sguardo divertito verso di lei e rispose con nonchalance: “Esatto. E-s-a-t-t-o got it memorized?” disse picchiettandosi la tempia con un dito. La ragazza fece un lungo sospiro e si ributtò nel combattimento. Una ventina di Disertori erano sparpagliati per tutta la piazza e correvano come dei pazzi indemoniati, ridendo di gusto ogni volta che cercavamo di raggiungerli e loro schizzavano via a velocità supersonica. Archaix ne sconfisse due in un colpo e osservò i loro cuori scintillanti salire verso l’alto, per poi gridare: “Lemixia ne ho presi due!!” avevano imparato che se uno veniva sconfitto, tutti gli altri si ammassavano in quel punto e così fu: una schiera di Heartless si gettò su di lei ma fu presto sterminata dalla furia delle due Keyblade. Quando tutti i Disertori furono sconfitti e i loro cuori furono liberati nel cielo dal perpetuo color arancio finalmente Axel scese dal muretto su cui era appoggiato e parlò: “Perfetto ragazze, perfetto! Sapete, ormai sono passati una decina di giorni e siete diventate autonome e quindi la mia presenza non avrebbe senso, ma oggi dovevo osservare le vostre capacità di combattimento e sono fiero di annunciarvi che avete superato il test a pieni voti”
“oooh e chi di noi è più forte?” chiese incuriosita Lemixia avvicinandosi al muretto e appoggiandosi per riprendere il fiato.
Axel aspettò qualche secondo per rispondere, come se stesse meditando: “uhm.. Siete in parità”
A+L: “parità!?!?!?”
Ax: “Già, in parità, ed è esattamente così che dovrete essere d’ora in poi capito?” disse puntando entrambi gli indici contro le loro fronti.
“E perché dovremmo? C’è una qualche spiegazione logica?”
“Beh vedete… *pensa velocemente Axel pensa velocemente!* … Voi possedete entrambe due Keyblade ragazze. Ma per ora ne potete maneggiare solo una. La seconda Keyblade però non è materiale, ma siete voi due”
Le ragazze lo guardarono con la faccia a forma di punto interrogativo, e ciò era comprensibile, così il Nobody fece qualche passo indietro, evocò uno dei suoi chakram infuocati e lo tenne con la mano sinistra: “Bene, fate finta che questa sia la vostra Keyblade. Ora...” disse schioccando le dita e facendo divampare vicino a lui un improvviso getto di fuoco che si modellò a forma di una persona “…fate finta che questo sia uno di voi due. Ora l’altro non dovrà far altro che trasformarsi nella propria Keyblade” e detto questo il fuoco si radunò nella sua mano destra prendendo la forma del suo secondo chakram “e far si che l’altro lo impugni. Entrambe potete farlo ma costa un grande dispendio di energie”
I due chakram scomparvero in una scia di fiamme che volteggiarono nel cielo e si dissolsero, mentre nelle menti delle Energie Gemelle cominciarono a formarsi mille punti interrogativi, a cominciare dal primo quesito che aveva portato alla spiegazione.
“Quindi… Dobbiamo avere la stessa potenza per sopportare l’aura della compagna che ci tiene in pugno?” chiese fievolmente Archaix.
“Esatto! E questo dovrà essere così anche per la terza arrivata, che verrà presentata probabilmente domani” concluse cominciando ad avviarsi verso la torre dell’orologio. Cosa? Una terza arrivata? Con le loro stesse limitazioni forse? Chissà se anche lei maneggia una Keyblade.. Mille domande e pensieri affollarono le teste delle giovani Nobody, mentre anche loro si avvicinavano alla stazione, dove ogni sera erano solite prendere un gelato salmastro: la prima volta che Axel le aveva accompagnate lì si erano innamorate di quel posto e così ogni volta che completavano una missione si recavano in cima.

Flashback, flashback, flashbaaaack…
Stavano per rientrare dalla missione: che giornata, finalmente avevano scoperto di saper maneggiare delle Keyblade, armi della luce (anche se il loro potere era l’energia e questo non se lo spiegavano) , erano state catapultate in una dimensione alternativa e avevano rischiato di morire ben due volte… Le strade della cittadina si stavano riempiendo di gente che ritornava a casa dopo una giornata di duro lavoro, così i tre dovettero percorrere una strada più lunga. Ma a metà del cammino Archaix si girò per rivedere la strada percorsa e chiese alla compagna: “Lemixia… Ma dove cacchio stiamo andando?”
L’altra si girò anch’essa constatando che stavano andando da tutt’altra parte invece che al punto prestabilito, e chiese ovviamente spiegazioni al numero VIII.
“Oh per quello c’è tempo, adesso visto che avete corso un pericolo così grande vi voglio ricompensare con un regalo” rispose lui senza aggiungere altro. Camminarono attraverso gli stretti passaggi che collegavano le case, bui e nascosti, salendo fino alla parte più alta della città. Quando si ritrovarono davanti alla grande torre dell’orologio della stazione dei treni Axel constatò che non ci fosse nessuno e si avvicinò alle grandi porte di vetro che fungevano da entrata.
“Non vorrai forzarla vero??” chiese subito Lemixia vedendo uno dei suoi chakram apparirgli in mano. L’altro fece un piccolo sorriso e toccò semplicemente con una delle punte dell’arma la porta, e questa si aprì di scatto senza fare rumore. “Noi Nessuno abbiamo molte risorse” disse ed entrò nella stazione, dirigendosi verso le scale. Arrivati in cima, si sedette sul muretto delimitativo e invitò le due a fare lo stesso. Lemixia tentennò un attimo ma si decidette e corse a sedersi alla sua destra, mentre Archaix si avvicinò al parapetto e guardò giù.
“No, non è lì che devi guardare, alza un po’ di più gli occhi” disse Axel prendendole in mano il viso e alzandolo in posizione dell’orizzonte. Fu come se avesse aperto gli occhi per la prima volta.
Centinaia di case e strade e piazze dal color arancio si stagliavano fino ai confini della visuale, avvolti nella dolce quiete dei caldi raggi del sole al tramonto. Il tramonto, non ne aveva mai visto uno così bello. O forse si, ma in quel momento non le importava. Distogliendosi da quella visione si accorse di essersi seduta anche lei sul parapetto e Lemixia la stava guardando con un’espressione del tipo: visto? Non c’è nulla di cui preoccuparsi, se Axel dice che è a posto è a posto.
“Uhm, ditemi. Chi di vi due sa perché il tramonto è rosso?”
Quella domanda rimase sospesa nel vento senza una risposta.
“Capisco… Vedete, la luce è composta da molti colori, e il rosso è quello in grado di arrivare più lontano”
Quasi all’unisono, le due ragazze risposero: “e chi te l’ha chiesto sapientone!!!” scherzando, ridendo, come tre veri amici.
D’un tratto Axel ebbe un capogiro.
Nella sua testa apparve un’immagine fulminea di una scena quasi identica, ed il volto di un ragazzo. Un ragazzo dai capelli dorati e gli occhi azzurri, vestito con una tunica dell’ Organizzazione. Una sensazione di nostalgia lo prese all’improvviso come se fosse un ricordo molto lontano, sepolto sotto la nube dell’incoscienza..
“Axel? Axeel? Che succede!?” Lemixia lo stava strattonando per risvegliarlo da quella paralisi: si riprese leggermente scosso e ritornò in sé.
“Oh scusatemi, ho avuto come una specie di flashback… Quasi un Dejavù” cercò di spiegare più a se stesso che alle altre. Che gli era successo? Sentiva come una sorta di calore nel punto in cui un tempo c’era stato il suo cuore, una sensazione che non provava più da quando era un Somebody e che condivideva con i suoi amici. Quindi il sentimento che aveva ricordato poco fa era… L’amicizia?
“Axel, ti sei incantato di nuovo” lo rimproverò nuovamente Lemixia. Si diede uno scossone e si mise una mano sulla fronte: “hai ragione, oggi sono un po’ distratto..”
E si misero a parlare del più e del meno.
Fine flashback, flashback, flashbaaaack…

“Axel, com’è questa nuova arrivata?” chiese Lemixia “incuriosita”. Il Nessuno la guardò sorridendo e rispose: “non ne ho idea. Mi hanno solo detto che è una persona importante per la riuscita del nostro scopo, e che possiede un potere singolare quanto il vostro. Più di questo non so altro”.
La curiosità che non dovrebbe esistere si accese ancora di più nelle due ragazzine.
“Ma scusa se presto diventeremo in 15, come mai ci chiamiamo ancora Organizzazione XIII?”
La risata spontanea e sincera di tre amici si levò leggera nell’aria, confondendosi con i caldi raggi del tramonto, silenziosi spettatori.

Il giorno dopo, puntuale come l’orologio svizzero da taschino di Luxord, le Energie Gemelle si alzarono e scesero a fare colazione eccitate come non mai. Non appena entrarono nella cucina evitarono il solito paio di pentole che volavano da una parte all’altra della stanza (a volte Xigbar si svegliava presto solo per fargli degli scherzi e in quei giorni la cucina diventava un campo di battaglia) e apparvero davanti al Feroce Lanciere: “Ciaaao Xaldin, oggi è un giorno speciale non è vero?” canticchiò Lemixia mettendo le mani sulla padella che stava per lanciare al Tiratore Libero e gliela staccò dalle mani. “Umpf, se lo dici tu, a me non sembra poi così speciale l’arrivo di un nuovo membro, per me significa solo più cibo da preparare. Ma voi due mi sembrate al settimo cielo, come mai fingete tanto interesse?”
Lemixia smise di cantare e guardò Archaix: fingere? Non avevano mai finto di essere felici o tristi, per loro era una reazione naturale anche se non provavano appieno quei sentimenti. Era una cosa tanto strana? 
“Comunque, ho sentito da Xemnas che l’arrivato è una lei (un’altra…) e che dovrà fare trio fisso con voi due” continuò lui con noncuranza pulendosi i guanti sporchi di farina nel grembiule nero. Il superiore macchinava sempre qualcosa alle spalle di tutti, era un vizio che  Archaix e Lemixia proprio non sopportavano. Così venne il momento di riunirsi nella sala circolare, dove undici figure erano già appollaiate sui loro troni chilometrici ad attendere la notizia già nota. Entrando nella sala Archaix notò quasi subito una disposizione diversa delle sedie: tre nuove colonne bianche si ergevano insieme alle altre a formare il maestoso circolo a forma di cuore. Che strano, prima d’ora non avevano mai permesso a lei e a Lemixia di partecipare alle riunioni. Aperti due varchi oscuri le Energie Gemelle si sedettero sui loro rispettivi troni e si voltarono subito l’una in direzione dell’altra preoccupate di essere troppo distanti, ma per fortuna non successe nulla.
“Oggi è un giorno speciale, perché fra di noi si aggiungerà un altro Nessuno desideroso di riavere un cuore.” Disse solennemente il Superiore, alzando il braccio destro e facendo un leggero movimento con la mano per attirare l’attenzione di tutti sul centro della sala, nel fondo, in cui da un varco oscuro era uscito il numero VII. Spingeva una ragazza per le spalle, esitante. Tutti la guardarono: era una ragazza magra e alta, con i capelli corti ma non troppo di un biondo castano, e due occhi color nocciola. Portava un vestiario abbastanza insolito, una divisa da soldato, ma non c’era da stupirsi data l’ultima volta. La ragazza alzò gli occhi verso di loro, due occhi vuoti e privi di vita ma al tempo stesso penetranti e decisi.
“Lei” continuò Xemnas “si chiama Bexyk, e il suo potere è la Gravità. Da questo momento, inoltre, dovrà seguire le Energie Gemelle in ogni luogo e insieme formeranno la “Triade Nelle Tenebre” “ e il suo discorso finì.
Lemixia cercò di mettere a fuoco chi fosse veramente quella creatura, perché era certa di averla vista da qualche parte. Nella sua mente l’immagine confusa di una ragazza dall’aspetto simile volteggiava nel nulla coperta da un alone di oblio.

“Ragazze questa è Bexyk. Fate amicizia, come dite voi, e mostratele la sua stanza” disse meccanicamente il Mago che danza sulla Luna spingendo la ragazza ancora in tuta da soldato verso di loro, che indietreggiarono leggermente intimorite.
“E quale sarebbe?” chiese Lemixia guardandolo con aria di sfida.
“La vostra” rispose lui, mettendo su un leggero sorrisetto e allontanandosi lungo il corridoio. Lemixia lo fulminò con lo sguardo e si chiese come mai quella ragazza dovesse restare loro incollata senza un motivo. Perfino nella loro stanza! Ma pazienza. Si voltò verso Bexyk, cercando di incrociare i suoi occhi ma trovando il vuoto assoluto, una sensazione che probabilmente veniva agli altri quando loro due erano arrivate più di una settimana fa. Eravamo davvero così inquietanti, si chiese lei.
“Bum bum baby, come va ragazze? Avete fatto già conoscenza con la nuova arrivata? Piacere io sono Axel A-X-E-L got it memorized?” Axel era sbucato da dietro di loro seguito da Demyx, per salutare la nuova arrivata. Non appena Bexyk lo vide i suoi occhi da vuoti divennero di una forma strana simile a Kingdom Hearts e spalancò la bocca: “c-c-ciao…” cercò di rispondere, bloccata da non so cosa.
Axel. Axel. Io ti ho già visto ragazzo mio, ne sono sicura, come è vero che non mi chiamo Chiquita, stava pensando lei in quel momento. Anche se ricordare era un po’ faticoso, perché si sentiva come se le fossero stati strappati tutti i collegamenti con la realtà e con i suoi vecchi ricordi… Ma di una cosa era certa.
“Io ti ho già visto” riuscì a dire alla fine. “E ho già visto anche voi due” continuò puntando l’indice contro Archaix e Lemixia, che si accigliarono: e così anche tu ti ricordi di noi, pensò Lemixia.
“Su su ora è il momento del tour in giro per il castello, e dato che voi lo avete fatto da poco che ne dite di mostrarle voi ogni ambiente di questo posto?” chiese Axel sorridendo e spingendole verso la ragazza.
“Ok Axel, ma come mai dobbiamo rimanere sempre insieme noi tre?” chiese Archaix.
“…Non ne ho la più pallida idea XD” rispose lui alzando le spalle in segno di ignoranza. Così venne mostrato a Bexyk ogni angolo più recondito del castello (anche quelli in cui non si deve andare tanto non ci sorveglia nessuno ^^) e alla fine le tre ragazze finirono nella camera da letto. Appena entrate notarono subito il terzo letto mosto al centro della stanza, e i cartellini su ognuno di essi: Archaix a destra, Lemixia al centro, Bexyk a sinistra.
“Beh allora, come ti è sembrato il tour di questo posto? È di tuo gradimento?” chiese gentilmente Archaix andando a sedersi sul suo letto. Bexyk rimase sulla soglia un po’ titubante, ma si convinse e andò a sedersi sul suo: “..S-si mi piace. Ma non so… Non sento niente.”
“oh quello è normale, noi siamo Nessuno cioè creature che non hanno un cuore e non possono provare sentimenti e che neanche dovrebbero esistere” precisò Lemixia emettendo una leggera risata come se la cosa fosse irrilevante.
“N-nessuno!?” Bexyk si accigliò terribilmente e scattò in piedi facendo spaventare le altre due: Nessuno! Ma io mi ricordo di questo posto! Si certo era una specie di videogioco… Era…  Era… Tentava di ricordare ma era già più che sufficiente. Che cos’ era un altro mondo virtuale e finto? Eppure sembrava tutto così reale…
“Ti senti bene?” chiese Archaix con un’espressione preoccupata.
“N-no non è niente. Ma mi sembra di conoscere già questo posto…”

“Tsk, ma non ti vergogni a mentire a due povere ragazzine che non sanno neanche cosa sia l’inganno?” lo canzonava Larxene.
“Io non sono un bugiardo! Sono.. un diversamente veritiero. E comunque non è vero ho detto loro solo la verità”
“Si ma non tutta, e ciò la declassa a bugia” ribatté lei. E probabilmente era vero. Ma non poteva dire loro che la Triade Nelle Tenebre era il trio di cuori che avrebbe aperto l’ultima porta, che la chiave di tutto erano loro… Gli era stato severamente proibito.
“Axel! Larxene! Ci sono problemi!!” Demyx entrò nella sala urlando con alle calcagna Zexion.
“Che succede?”
“L’Heartless di Bexyk non è morto come gli altri due e sta devastando il suo mondo!!”
“CHE COSA!?!?”
Si precipitarono tutti fuori dalla sala, scomparendo in un corridoio delle tenebre.
Nessuno si accorse del piccolo corvo nero che, appollaiato in un angolo della finestra, spiccò il volo e scomparve nel buio.



Angolino delle autrici:

Tan tan TAAAAAAN!!!
Ed ecco finalmente l'ultimo membro della TNT!! (Triade Nelle Tenebre) Salutate tutti Bexyk!!!
Bexyk: ehm non vorrei sembrarvi guastafeste ma c'è un Heartless gigante da qualche parte...
Lemixia: ooh giusto, ragazzi la prossima volta avremo a che fare con un vero mastodonte e rischieremo grosso, mi raccomando non mancate!!
Xehanorth: PINGUINI!!!
Bexyk: e tu che ci fai qui!?
Archaix: lascialo perdere... Appuntamento fra 3 giorni!! YEEEEEEHH!!!

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Capitolo 13
*** Lui è quì ***


“Presto dobbiamo subito intervenire!!” gridava  come un pazzo il numero IX correndo per il castello e cercando di radunare tutti gli altri membri. La situazione era precipitata in stato di emergenza, ma che cosa stava succedendo in quel momento??
In quel momento Marluxia arrivò nella camera della TNT (se mettete le lettere di Triade Nelle Tenebre viene fuori TNT) e spalancò la porta senza bussare.
“Ehi Marluxia ti sembra questo il modo di entra…” Lemixia stava per lamentarsi ma si bloccò vedendo lo stato di grande preoccupazione dipinto sul suo volto. La stanza piombò nel silenzio, interrotto poi dal leggiadro Sicario che le invitò ad uscire da lì frettolosamente e senza domande. Appena uscite si ritrovarono in un varco oscuro che le avvolse completamente quasi soffocoandole. Per Bexyk questa era la prima volta e le spire scure che la circondavano le fecero tornare alla mente l’accaduto di poco tempo prima, quando era stata catturata dal nemico, e si mise a scalciare e gridare freneticamente. Le tenebre non l’avrebbero mai vinta su di lei.
“Bexyk fermati che stai facendo!?” esclamò Lemixia tentando di prenderla per i polsi e  fermarla, ma lei si liberò in fretta: “il buio non l’avrà mai vinta su di me!!”
“Ha già vinto”
La voce era quella di Archaix, che se ne stava immobile fra i fiotti neri “siamo Nessuno, esseri dell’oscurità, e ad essa apparteniamo. Ora Marluxia ci sta teletrasportando da qualche parte e a giudicare dalla sua espressione siamo in stato di pericolo. Quindi rilassati finché non saremo arrivate.” Continuò con una calma del tutto naturale e fredda come il ghiaccio. Bexyk la guardò male ma si placò temporaneamente, e si lasciò pervadere da quella sensazione di vuoto che la circondava…
Il freddo pavimento di un bianco lucidissimo la fece riportare alla realtà: sbatté le palpebre, ritrovandosi in una piccola sala interamente illuminata da piccoli globi di luce posti ai lati e sul pavimento. Le pareti bianche riflettevano la luce dando l’effetto di un luogo completamente invaso da essa, senza la più piccola traccia di buio. In mezzo a quello sbrilluccichio due macchie nere stonavano con il resto della stanza; si alzò di scatto alzando la guardia come se dovesse essere attaccata da un momento all’altro ma lì non vi era nessuno, a parte le due figure nere che erano Lemixia e Archaix, che la guardavano con un’aria calmissima.
“Dove ci troviamo? E perché avete tutti ‘sto mantello nero e io no?” chiese subito guardinga. Archaix fece un piccolo sorriso e si avvicinò a lei: “Non ti preoccupare, siamo in una stanzetta isolata dal resto del mondo e illuminata da ogni lato per far si che non esistano ombre. Di solito viene usata per rinchiuderci soggetti pericolosi… Ma non so perché siamo finite qui.” Concluse facendo sparire il sorriso e mettendo al suo posto una leggera smorfia di frustrazione. Che ci facevano lì?
 
“Ci siete tutti? Andiamo presto!” esclamò rigido il Superiore guidando metà dei membri dell’organizzazione attraverso un corridoio delle tenebre, diretto al mondo di Call of Duty. Si respirava un’aria decisamente pesante, che introduceva al pericolo incombente a cui stavano andando incontro. Demyx stava ansimando per la corsa e stava pensando a quello che Zexion gli aveva detto poco fa, quando erano stati convocati da Xemnas…
“Zexion ma perché sarebbe così pericoloso questo Heartless?” aveva chiesto lui ingenuamente. Il Burattinaio Mascherato lo aveva guardato con la sua espressione più seria possibile: “…Devi sapere che Nel mondo degli esseri umani (quello vero, tipo il tuo di te che stai leggendo) gli Heartless non possono esistere e vengono resettati non appena ci entrano. Per questo gli Heartless di Lemixia e Archaix, seppure avessero un potere gigantesco, sono rimasti tali e quali agli originali e sono morti subito. Anche Bexyk  ha un Heartless con quella  spaventosa potenza ed è stata risucchiata dall’oscurità nel mondo di un videogioco, quindi quella cosa è là fuori e probabilmente le sta cercando tutte e tre per la ragione che sai già! ”
Aveva sentito distintamente che sue pupille si erano ridotte ad uno spillo e aveva cominciato a balbettare: “m-ma allora d-dobbiamo c-chiamare tutti e al p-più presto!!”
“Ci ho già pensato io” aveva risposto lui gelido e si era fiondato fuori dalla sala.
Ma perché non ci avevano pensato prima!? Perché, perché avevano dovuto aspettare che centinaia di persone fossero uccise da quel mostro prima di accorgersi della sua esistenza!? Non capiva perché ma nella sua mente quelle parole di fuoco stavano prendendo forma tagliando la sua anima come mille sciabole lanciate dallo spirito del lontano ricordo di un’emozione. Se avesse avuto un cuore, si sarebbe sentito terribilmente in colpa in quel momento.
Superato il varco di luce si ritrovarono in un bassopiano delimitato da filo spinato, i cui confini si perdevano a vista d’occhio pieni di uomini distesi sul terreno, senza vita. Le interiora di quei corpi morti schizzate da ogni parte per via delle bombe rendevano quel paesaggio raccapricciante, il terreno di una guerra appena combattuta. Dense nuvole scure coprivano il cielo formando uno spesso strato impenetrabile all’occhio.
“Xemnas ma che posto è questo? Non ci avete mai mandato qui…” Demyx si guardava intorno con un’espressione piuttosto intimorita, se avesse avuto un cuore di certo avrebbe potuto dire che era un posto terrificante. Il Superiore teneva gli occhi fissi davanti a sé, pronto ad entrare in azione: “Vedi, ci sono due motivi per cui non conosci questo posto. Il primo è che qui non sono mai apparsi Heartless, il secondo perché questo mondo è legato al mondo reale perciò un Nessuno verrebbe lentamente corroso fino a scomparire. Come adesso.”
Demyx si guardò immediatamente le mani: gli bruciavano da morire, come il resto del suo corpo. Ciò significava che dovevano fare in fretta. I numeri IV, VIII e XI erano rimasti al castello a sorvegliare la TNT, perciò avrebbe dovuto impegnarsi il doppio.
 
“Io me ne vado, non mi piace questo posto” Bexyk stava perdendo la pazienza, perché doveva essere reclusa in un posto come quello, dopo essere stata strappata dal su mondo? La sensazione che provava in quel momento era quella di essere stata rapita. Ce l’aveva contro tutto e tutti, contro ogni membro dell’Organizzazione e anche contro le due Nessuno che le stavano vicino. Si aggirava in cerca di una via d’uscita, o anche solo una crepa da poter prendere a calci per fuggire.
“Calmati Bexyk non so che stia succedendo ma gli altri ci staranno sicuramente proteggendo. Ricorda che siamo importanti per la riuscita del loro scopo.” Archaix era poggiata ad una parete con gli occhi chiusi, per non mostrare la frustrazione che (non) stava provando: all’improvviso si sentiva inutile. C’era stata un’emergenza sicuramente, che centrava con loro tre altrimenti non le avrebbero confinate lì. Ma cos’era…
“OOH BASTA io me ne vado. Tu” ripeté Bexyk indicando Lemixia “Tu ti chiami Lemixia, vero? Bene, quella cosa nera che ci ha portati qua… Sai riprodurla?” chiese lei rigida.
“S-si ce lo hanno insegnato…”
“Allora apri un altro varco oscuro e tiraci fuori da qui” disse, per poi tapparsi la bocca con le mani. Come sapeva che si chiamava –varco oscuro-?
“ok, in effetti anche io voglio uscire… Tu vieni Archa?” disse mettendo su il leggero sorriso di una che ti sta prendendo in giro.
“Come se avessi scelta…” E così  entrambe alzarono  le mani concentrandosi, ormai era diventato un giochetto, e aprirono un portale oscuro che le condusse fuori, e se ne andarono. Ma non avrebbero dovuto farlo.
 
“Preda individuata. Cavolo se è enorme! Ci avviciniamo di soppiatto dividendoci in tre gruppi, mentre la belva è distratta, corriamo furtivi..”
“E lo saremmo ancora di più se smettessi di fare la cronaca in diretta Demyx!!” si lamentò Zexion dalla fila posteriore. L’Heartless era apparso dentro al covo del nemico, squarciandolo a metà e distruggendo tutto quello che aveva attorno. I nemici del campo base avevano creduto che fosse una nuova arma nemica e si erano diretti all’attacco in quel bagno di sangue. Dovettero aspettare che il mostro avesse sterminato tutto l’esercito con la sua sete di sangue e si calmasse, sedendosi su una delle case basi per riposarsi *.  La squadra di Xaldin si era appostata dietro di lui e in quel momento Larxene diede il segnale con un kunai elettrico, dando alla squadra di Zexion il via libera. Non era facile lavorare in gruppo, né tantomeno muoversi silenziosamente. Ma i rumori più deboli venivano coperti dalle urla dei soldati ancora in vita, quelli che catturati dall’Heartless erano stati ammucchiati in un baraccone scoperchiato mentre il mostro si divertiva a schiacciare con le dita i crani di quei corpi esanimi. Sembrava davvero che ci provasse gusto…
Quando la squadra di Xemnas arrivò in posizione cominciò la battaglia: Luxord inviò tutte le sue carte per coprirgli la visuale mentre Lexaeus mirava ai suoi piedi, con l’intento fare da diversivo e portarlo fuori dal campo. Subito le possenti mani nere sfoderarono una lunga fila di artigli che affettò le carte e si alzò in piedi, sennonché venne colpito ad essi con un poderoso colpo dello Spaccacielo e cadde in avanti. Infuriato, tentò di alzarsi in piedi ma la sua gigantesca mole gli impediva di fare gesti agili così Larxene ne approfittò per lanciare i suoi Kunai alle sue braccia, incatenandole in una ragnatela di fulmini. Sorrise soddisfatta ma questo non sarebbe bastato per fermarlo, infatti gli artigli spezzarono quelle catene con facilità e si portarono sopra di lei pronti a colpirla. “Ma chi ti credi di essere, noi siamo in otto e tu sei da solo, arrenditi!” esclamò ghignando  e rimanendo sfacciatamente immobile. L’Heartless si infuriò e fece calare  le sue mani artigliate su di lei ma venne bloccato da qualcosa: Larxene era protetta da un sottile strato di distorsione dello spazio che rimandò il colpo al mittente. Un grido lancinante che somigliava di più ad un grottesco latrato si levò nell’aria provocando dolorosissime onde sonore che le fecero sanguinare le orecchie. Alzatosi completamente si poteva vedere tutta la sua stazza: un essere nero avvolto in un mantello grigio scuro dal corpo possente solcato da una grande X, due grosse braccia che terminavano con delle zampe artigliate enormi ed un volto coperto da un cappuccio che lasciava intravedere solo il suo ghigno terrificante e gli occhi giallastri.
 
L’intero castello era vuoto. Solo la figura del numero XI si presentava davanti a loro, nella sala delle missioni, in cui si erano appena teletrasportate e fatti neanche due passi se lo erano ritrovato davanti.
“Ma allora è vero che sei un pedofilo!!!!
“Ma che cacchio dici, sono qui per sorvegliarvi perché non usciate da qui! E ora filate subito da dove siete venute!” Marluxia non aveva più l’espressione gaia che sfoggiava di solito, quindi era chiaro che stava succedendo qualcosa di molto preoccupante. Alzò un braccio  creando un altro varco e spingendole dentro ma venne interrotto da Archaix, che gli prese il braccio: continuando a rimugnarci su si era fatta un sacco di dubbi sulla situazione, ma adesso voleva delle riposte. “Marluxia, che sta succedendo? Perché eravamo recluse in quella stanza priva di ombre?”
Il Leggiadro Sicario sospirò rassegnato: “..vedete ragazze, Bexyk è una Nessuno e in quanto tale ha un Heartless. Quelli di Lemixia e Archaix sono morti nelle circostanze in cui si trovavano ma il suo è rimasto libero di vagare nel mondo da cui proveniva. E ora sta cercando voi tre”
Che cosa!? Perché loro tre? Che cosa avevano a che fare con gli ultimi eventi? Lemixia guardò Archaix, ed entrambe ricordarono il momento in cui si erano ritrovate in quello strano luogo completamente avvolto dall’oscurità, e quel gigantesco Heartless che sembrava additarci un peccato a loro sconosciuto. Chi erano veramente loro?
“Vi sarete accorte che gli Heartless vi odiano particolarmente. E non solo perché possedete due Keyblade, ma anche perché sanno che voi tre siete molto pericolose per loro. Quindi abbiamo il timore che questo Heartless vi trovi, e state certe non potete affrontarlo a viso aperto.”
Ora si chiarivano molte cose. Ma quella volta l’Heartless le aveva detto chiaramente “è tutta colpa tua!” come se avesse fatto qualcosa di imperdonabile. Archaix continuava a pensarci, ma non riusciva a srotolare il bandolo della matassa…
“Beh fa lo stesso io non prendo ordini da te” disse Bexyk arrabbiata, alzando entrambe le braccia e chiudendo gli occhi “vattene via io voglio uscire da qui!!” gridò, e all’improvviso Marluxia venne trascinato verso l’alto. O almeno, così sembrava. La sua gravità si invertì e si impostò sul soffitto, sul quale andò pesantemente a sbattere per poi rialzarsi a testa ingiù: “Ehi non devi trattarmi così piccola impertinente io ti..” stava per fare un balzo verso il pavimento ma si accorse di essere come incollato al soffitto. E le tre intanto se ne erano già andate.
“Umpf, il potere della gravità è vantaggioso contro uno che controlla la natura terrena come i fiori. E ora come faccio a scendere!?”
 
Ormai la battaglia si stava protraendo fin troppo in quel mondo, e tutti i Nessuno erano logorati dal dolore interno. Stavano quasi per battere in ritirata quando Xemnas diede l’ordine di continuare ad attaccare.
“Ma Xemnas, non possiamo resistere a lungo… Demyx è già accasciato a terra!” gridava Xaldin dalla sua postazione. Il Superiore guardava il campo martoriato dai colpi possenti del suo nemico e più li guardava più si convinceva che qualcosa non quadrava…
 
Stavano correndo verso l’uscita del castello alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere loro di indizio, ma per la precisione era Bexyk a fuggire. Le altre due tentavano in tutti i modi di riportarla indietro con le buone o con le cattive.
“Ti prego torna indietro ora che sei un Nessuno il mondo là fuori è pericoloso per te! Da noi sarai più al sicuro!” ripeteva Lemixia. Bexyk non ascoltava nemmeno i loro tentativi di dissuaderla e cercava di riordinare le idee: era stata rapita, non si ricordava da dove veniva, dei tizi si comportavano da capetti con lei e pretendevano anche che rimanesse con loro!? Scherziamo, disse tra sé e sé, io adesso me ne vado e tento di tornare a casa. Sempre che mi ricordi che posto sia Casa.
“Ok ora basta” Archaix rabbuiò in viso e prese la Nobody per la manica “Senti io non so chi sei e perché sei qui ma so che il capo vuole che resti e se il tuo aiuto ci serve per ritrovare i nostri cuori io ti farò rimanere qui volente o nolente!!!”
Si bloccarono. “Oh è così? Vi servo per i vostri cuori? Avete intenzione di sfruttarmi!? No grazie!!” e la scaraventò di lato, facendola sbattere contro una parete bianca. Lemixia si guardò il petto: il punto in cui sarebbe dovuto esserci il suo cuore si stava riempiendo del ricordo di un sentimento, la rabbia, così forte e dolorosa che sembrava esploderle dal petto. Fece un passo in avanti e alzò il braccio destro: “Come hai osato!!” una scintilla di oscurità si accese nella sua mano da cui partì una sottile scarica di energia, che raggiunse Bexyk e la prese in pieno volto. I sintomi del colpo furono direttamente visibili: parte della sua energia le fu asportata lasciandole un’evidente cicatrice sul volto. “Ehi!!” lei le diede uno spintone che la fece arretrare e tirò un calcio rotante, schivato e seguito da un pugno che scansò per un soffio.
“No ferme aspetta!” Archaix si alzò e si mise fra le due per fermarle, beccandosi un calcio rotante e un ceffone atomico. “rimaniamo unite, là fuori c’è una cosa che ci sta cercando e non voglio che ci trovi!”
“Ragazze che ci fate qui!?” una voce dietro di loro le fece girare di scatto: era Axel che stava correndo in contro a loro con il fiatone, impugnando i suoi chakram in mano “ragazze perché non siete rimaste dove dovevate, siamo in una situazione di pericolo adesso!” continuò cercando di riprendere il fiato. Dietro di lui ancora correva stremato il numero IV, che si stava lamentando ad alta voce dei suoi malanni.
Un grido disumano risuonò nell’aria. Una specie di latrato convulso proveniente da non si sa dove si propagò con una violenza tale da far tappare le orecchie a tutti i presenti.
“Che cos’era questo!?!?”
Axel le guardò con aria rassegnata.
“Questo è il motivo per cui non volevamo che usciste. Vi sta cercando.”
 
*= anche gli Heartless hanno un metabolismo che richiede energie cavolo! ^^
 
Il cielo, come se fosse possibile, divenne ancora più scuro e perfino la luce del grande cuore che troneggiava sulla città divenne più fioca, come se si stesse indebolendo… Poi una tetra ombra distorta si stagliò nel cielo oscurando la propria figura in contrasto con Kingdom Hearts, ed atterrando non molto distante dai Nessuno pronti alla battaglia. L’essere era ripiegato su se stesso nascosto in gran parte da un mantello che sembrava fatto della sua stessa ombra, ma da sotto il cappuccio che gli nascondeva il volto si vedevano chiaramente le scintille di ferocia dipinte nei suoi occhi dorati.
“Andate presto!” Marluxia si parò davanti alle tre  ragazze impugnando la sua falce con aria minacciosa, tanto che non poterono obiettare nulla e fecero immediatamente dietrofront scattando in direzione del castello che Non Esiste.. Dietro di loro sentirono ancora quel latrato terrificante e poi il suono del metallo che cozzava con altro metallo ma continuarono a correre, terrorizzate, dimenticando tutte le divergenze e pensando solamente a fuggire il più lontano possibile da lì.
 
“Zexion utilizza lo scanner illusionistico!” il comando del Superiore si sentì forte e chiaro, e anche se non capiva perché dovesse farlo il Burattinaio Mascherato allungò le mani davanti a sé e pronunciò ad alta voce: "Incanto Spectrorum!!!" e dalle sue mani partì un fumo denso e violaceo, che avvolse completamente ogni cosa. Quando la nebbia si diradò tutto sembrò tornare come prima, ma volgendo gli occhi al cielo questo era diventato quasi irreale: era percorso da sottili fili cibernetici ed era diventato di un innaturale verde circuito. Zexion osservò il suo operato con un misto di orgoglio e tristezza. Ecco la realtà si disse. Tutto questo non…
GROARRRR!!!  L’Heartless digrignò i denti e scattò in avanti sferrando una serie di artigliate contro Xemnas e Demyx: quest’ultimo schivò gli affondi a malapena perché incantato dalla vista di quello che gli si trovava davanti. L’Heartless era diventato completamente di quel verde elettronico ed era coperto di raggi cibernetici, segno inequivocabile che l’illusione era stata smascherata.
“C-capo ma quello è..”
“Si Demyx è un’illusione, siamo stati tutti gabbati. Non pensavo che riuscisse anche a fare una cosa del genere… Ritirata!!”
L suo grido risuonò nell’aria come un segno di sconfitta, ma i suoi compagni capirono. Fu aperto seduta stante un varco oscuro nel quale si fiondarono Demyx e Zexion, trascinato a forza dall’amico. Un ruggito gigantesco però squarciò il varco in due distrugge dolo.
“Non credete che vi lasci andare, mi sono divertito con voi ma adesso è ora di farla finita.” La voce proveniva dal cappuccio dello stesso essere delle tenebre, dove una fila di denti acuminati era ripiegata in un ghigno sadico.
 
Correvano verso il castello con un indescrivibile groppo alla gola che impediva loro quasi di respirare, il terrore che non avrebbe potuto coglierle stava invadendo le loro menti, costante, finché non raggiunsero il grande portone bianco del maniero e si fiondarono nell’atrio centrale chiudendosi la porta dietro di loro e cadendo a terra ansimanti.
“o-ok mi avete convinta, resterò con voi, ma ditemi ch cos’era quello!!” Bexyk si strinse il petto cercando di rallentare la circolazione del sangue, mentre riprendeva il fiato.
“Oh finalmente, lo vedi che ti vogliamo solo proteggere? Comunque non ho idea di cosa sia quello…”
“è un Heartless. Lo ha detto Marluxia poco fa. E in specifico è il tuo Heartless.” Disse Archaix indicando la neo numero XV che la guardò confusa.
“Mio!? Ma che dici come fa quel molosso ad essere il..” i suoi occhi si chiusero, come se fosse sprofondata in un sonno profondo. Lemixia si avvicinò e la prese per una manica: “Bexyk, non è il momento di dormire dobbiamo scappare! Bexyk!?” ma lei non poté sentirla perché  i suoi occhi e le sue orecchie erano proiettati verso un ricordo riaffiorato nella mente…
…”Ora non ci darà più fastidi. Ci resta solo da eliminare il suo Heartless. Preparate i cannoni”
Una voce. Una voce familiare. La stanza buia illuminata solo dalla luce della lampada sprofondò nell’oscurità portandosi via quella figura maligna in piedi davanti a lei, lasciandola sola.
Freddo.  Il freddo vuoto intorno a lei la faceva rabbrividire, cercò di muoversi ma i muscoli sembravano non rispondere e rimasero immobili.
“Game over. Credevo che avresti resistito di più davvero mi hai deluso, ma ve bene così. Ora che sono libero la mia vendetta sarà ancora più dolce”
Un’ombra più scura dello stesso vuoto che la circondava si staccò da lei e cominciò a prendere forma. Poi due fari gialli si accesero in mezzo al nulla, minacciosi, piantati su di lei,
“Ascolta, quando troverai i cuori del Caos,  distruggili. Uccidili. Non lasciare traccia o il nostro mondo scomparirà per sempre…”
“Bexyk!! Bexyk!!” Lemixia e Archaix  la stavano strattonando nel tentativo di svegliarla.
“S-sono sveglia, calmatevi…” parlò più per se stessa che per loro, perché in quel momento stava provando un forte mal di testa e si sentiva come risvegliata dal coma.
“Eri caduta in trance, ti abbiamo trascinata di peso fin qui. Ma non sai che è successo nel frattempo..”
Bexyk si guardò intorno: era di nuovo nella sala dove non esistevano ombre, e le sue due compagne erano coperte di lividi e graffi. “ma che avete fatto!?”
“Appunto. Mentre dormivi l’Heartless ha distrutto mezzo castello..”
 
Da fuori si sentivano ancora i suoni della battaglia, incessanti, e sicuramente non sarebbero durati a lungo. Bexyk non accennava a svegliarsi, sembrava avvolta da un velo di incoscienza, ma non potevano rimanere lì dovevano fuggire. Dovevano tornare nella camera illuminata e in fretta.
Un tonfo. Un altro. Uno ad uno tutti i Nessuno là fuori stavano cadendo, grida di dolore, e pesanti colpi contro il portone d’ingresso che certamente non avrebbe tenuto a lungo.
“Via di qui!!” gridò Lemixia poco prima che il soffitto crollasse sotto di loro in pesanti blocchi di marmo e cemento armato. Non avendo altra scelta si misero Bexyk in spalla e si allontanarono in fretta da lì dirigendosi verso il corridoio. Dietro di loro sentirono un latrato terrificante ma non si voltarono, bastò sentire  il soffitto che cedeva definitivamente e il rumore del pesante sportone che veniva sprangato e distrutto per capire di essere spacciate. Pezzi di marmo volavano per la stanza, mentre l’Heartless si faceva strada fra le macerie allungando un braccio in direzione del corridoio per afferrarle, senza successo. Lanciò un altro ruggito e sfondò completamente l’entrata infilandosi nel corridoio e distruggendo ogni cosa. Lemixia si fermò  un istante per voltarsi e scagliare un’onda di energia contro di lui, procurandogli dei tagli superficiali, per poi rimettersi a correre insieme alla compagna. Il soffitto del corridoio cominciò a cadere in più punti ostruendo quasi completamente la strada e questo favorì l’Heartless che sbatté una mano sulle pareti per farle crollare: un blocco di marmo si staccò dal muro e ostacolò il cammino impedendo completamente la fuga. Le due Nobody si voltarono esasperate, non sapendo cosa fare, dov’erano finiti tutti!? Archaix adagiò Bexyk a terra e caricò di energia le sue mani scagliando poi un raggio nero sul viso del possente nemico, che parò immediatamente il colpo con un arto ma subì lo stesso gli effetti: parte della sua mano subì il contraccolpo e venne ferita, e  parte della sua energia fu risucchiata nel petto della Nessuno. L’Heartless digrignò i denti e i suoi occhi si fecero come incandescenti, e spararono due raggi dorati nella sua direzione. Archaix li schivò ma era quello che lui voleva perché fu subito pronto a scattare in avanti per colpirla con l’altro braccio, sennonché questo si ritirò quasi subito a causa dell’attacco di Lemixia, che aveva concentrato la sua energia nella mano destra e aveva scagliato un bolide nero contro di lui. Lanciò un ruggito. Un ruggito così potente da scagliarle entrambe contro il pezzo di parete crollato, accanto a Bexyk. La botta fu tanto grande da mozzare loro il fiato, e renderle incapaci di muoversi. Archaix alzò un braccio dolorante sulla sua nuca per massaggiarsi, e la ritirò subito quando la vide sporcarsi del suo sangue scarlatto che le scendeva lungo la schiena. Lemixia non si mosse, sentiva un vuoto freddo che le impediva ogni movimento…
Finalmente, si disse il nemico fra sé e sé, finalmente tutta questa agonia finirà. Alzò entrambi gli arti feriti su di loro, e si preparò a colpirle con tutta la forza che aveva. Ma fu bloccato da qualcosa. Qualcosa che lo stava trattenendo come una forza invisibile. Si aggrappò immediatamente al pavimento piantando gli artigli nel terreno, mentre il suo corpo veniva attirato verso l’alto. Si ritrovò penzoloni a testa in giù, con il centro della sua gravità invertito all’insù.
“Traditrice, sai che saranno la rovina di tutti e ti schieri con loro!?” la sua voce era un sussurro profondo e minaccioso, cupo, infuriato. La presa cedette e l’Heartless volò verso il cielo scuro, i suoi occhi dorati puntati su di loro.
 
Pochi secondi dopo il nemico cadde nuovamente a terra, svanito l’effetto temporaneo del potere di Bexyk. Quando gli altri arrivarono si radunarono attorno a lui e lo sconfissero. Questo è quello che successe mentre Bexyk dormiva e quello che le due Nobody le raccontarono. Ma ora era venuto il tempo delle domande: la riempirono di quesiti come neanche in un interrogatorio “come mai ti sei addormentata? Hai fatto un sogno? Era un sogno premonitore? Sei una veggente? Cosa voleva dire quell’Heartless con –traditrice-?”
La nessuno non rispose: “non lo so ragazze non lo so… Comunque mi sa che avete ragione, quello era il mio Heartless. Perché era così mostruoso non lo so…” questo fu quello che disse, ma nella sua mente c’erano ben altri pensieri. Quell’Heartless le aveva ordinato di eliminare.. Chi? Loro due? Ma perché??
“Bexyk ti sei incantata di nuovo” venne riscossa dai suoi pensieri da Lemixia che, insieme ad Archaix, le stava tendendo la mano.
L:”Non importa cosa sia successo poco fa, ok?”
A:”diventiamo amiche, e compagne”
Bexyk guardò i palmi di quelle mani aperte in segno di onestà, alzò gli occhi e vide i loro volti sinceri, due sorrisi innocenti. Non importava quello che fosse successo prima.
Afferrò quelle mani simbolo di speranza e si alzò in piedi.
La sua casa ora era quella.
 
 
 
Angolo delle autrici:

E così l'Heartless di Bexyk sapeva qualcosa... Cosa saranno questi Cuori del Caos? E perchè voleva uccidere le nostre protagoniste?
Bexyk: appunto, perdonatemi se il mio Heartless abbia cercato di ucciderci... E che abbia distrutto mezzo castello..
Lemixia: vuoi schezare? è stato MITICO!!! Rifacciamolo di tanto in tanto!!
Xemnas: MA ANCHE NO altrimenti le spese per la riparazione le pagete voi intesi??
A+L+B: ooo-okkei..
Bene, nella prossima puntata finalmente potremo prendere un po' di respiro e concederci un meritato giorno di vacanza.
Archaix: vacanza? intendi che non dovremo fare missioni.. per tutto il giorno??
Lemixia: e cosa faremo allora??
Tranquilli, accadranno molte più cose di quante possiate immaginare... Appuntamento alla prossimaaa!!!
 

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Capitolo 14
*** Giorno di vacanza? - la cruda realtà ***


Salve a tuttiii!!! *evitano sciabole rotanti e motoseghe*
Ok, ci dobbiamo scusare. E' passato molto tempo dall'ultima pubblicazione, ma il problema principale era la mancanza di tempo e non abbiamo potuto farci niente...
Ma ora siamo quì e speriamo che questo nuovo capitolo vi appassioni e vi faccia entrare ancora di più nella fitta tela che stiamo lentamente tessendo con i fili del destino delle nostre protagoniste...

Quella mattina sembrava che nessun membro dell’Organizzazione si fosse svegliato. Tutti, compreso l’inflessibile Saix, sembravano immersi in un sonno profondo avvolti nelle coperte dei loro letti  vagando nel vuoto delle loro menti incapaci di sognare. Ogni cosa sembrava avvolta da uno spesso strato di oblio, che dava all’intero castello un che di inquietante e maestoso. Solo in una delle miriadi di stanze bianche c’erano segni di vita. Oddio, la stanza non era più tanto bianca: al muro era appeso un bellissimo poster di Crepuscopoli, sul soffitto erano ancora sparpagliati i tentativi di creazione del regalo di Axel, gli armadi erano stati colorati con le tempere di Demyx* e i comodini comuni che erano stati posti fra i letti erano pieni di souvenir presi da ogni mondo: un po’ di polvere presa dall’Isola che Non c’è, una zucca della città di Halloween, un mazzo di carte preso dal paese delle Meraviglie e molto altro. Diciamo che ora aveva un po’ più l’aspetto di  una stanza vissuta.
Uno di questi oggetti era in mano alla numero XIII, un globo di neve. Se lo passava fra le mani, lentamente, osservando i piccoli e delicati fiocchi di cristallo cadere sul piccolo paesaggio composto da un gruppo di omini riuniti intorno ad un albero di Natale. Ripensò al frammento di ricordo che aveva ottenuto giorni fa, una scena simile a quella, e sorrise. Quante ne avevano passate insieme… Chissà, forse la sua scomparsa non era stata poi così male, anche se non se la ricordava; forse non tutto il male viene per nuocere. In quel mentre una sensazione di pazza curiosità si avvicinò alla sua mente, protetta però dalla mancanza di un cuore e quindi inattaccabile. E se fosse andata a cercarli, i suoi genitori, la sua casa? E se invece non li avesse avuti, che avrebbe fatto?
Si diede una leggera scrollata alle spalle, ma che stava dicendo, non pteva andare a cercarli: "il passato è passato e io devo guardare al futuro" si disse. Anche se non ne era molto convinta.
Provò a cambiare argomento, puntando gli occhi verso la compagna Nobody che dormiva beata nel letto a destra: chissà da dove veniva lei, così diversa ma così simile a loro, e chissà come era stata la sua vita prima di diventare un Nessuno… Bexyk dormiva con un piccolo sorriso dipinto sul suo volto. Stava sognando, si disse Archaix, che non sapeva che i Nessuno non possono sognare.
Tornò a guardare il globo di neve che teneva delicatamente fra le mani, osservando gli omini festanti celebrare un eterno Natale sotto la nevicata perenne dei fiocchi di polistirolo. Ma continuava a pensare a Bexyk, al suo volto, era sicura di averla già vista da qualche parte ma dove??
Dal letto vicino al suo sentì levarsi uno sbadiglio, si voltò e vide che Lemixia si stava svogliatamente alzando dal letto, stropicciandosi gli occhi.
“..Buongiorno Archa, mattiniera come al solito eh?”
“Non riesco a dormire, sento una strana sensazione come se stesse per succedere qualcosa che cambierà tutto”
Lemixia la guardò negli occhi, prima seria, poi scherzosa: “uff tu e i tuoi presentimenti, rilassati! Siamo delle Nessuno, non puoi essere tesa!” disse in tono scherzoso, forse più alto di quello che avrebbe voluto, perché dal terzo letto si sentì un lamento: “ugh… ma che ore sono?”
Era Bexyk, che finalmente si era svegliata. Finalmente però non era la parola giusta, dato che quando aprì gli occhi ancora appannati dal sonno e guardò in direzione del comodino dove stava appoggiata una sveglia a forma di campanile, questa riportava a caratteri cubitali l’ora esatta delle 6:23.
“ragazze, perché siete sveglie? Non è ancora ora di alzarsi…” biascicò tra uno sbadiglio e l’altro. Archaix la guardò e appoggiò il globo di neve sull’altro comodino, portando una mano al mento: “lo so, ma non sento rumori dall’esterno, è strano, di solito alcuni si sarebbero già dovuti svegliare ma sembra dormino tutti…” Lemixia alzò un sopracciglio “incuriosita”, e si mise a sedere sul letto: che fossero andati tutti via? Magari erano stati rapiti dagli alieni, o erano sprofondati in un sonno di cent’anni, oppure…
“Beh io direi di andare a vedere, altrimenti restiamo tutta la mattina qui a non fare niente” disse Bexyk e si mise in piedi, barcollando ancora leggermente dato che si era appena svegliata. E così fu deciso, si vestirono con i loro soliti abiti da Organizzazione XIII (che non si sa perché siamo in 15 e qua c’è scritto 13…) e scesero le scale che le separavano dal grande salone dove di solito Saix dava loro le missioni.
Vuota. La stanza era completamente vuota. Ci mancava poco che passasse una palla di rametti secchi rotolante come sottofondo, per accentuare l’innaturale silenzio che aleggiava in quella stanza vuota. Però un piccolo particolare attirò la loro attenzione, un foglietto attaccato alla vetrata di fronte all’entrata. Si avvicinarono, e lessero a chiare lettere l’annuncio che le lasciò spiazzate:
La giornata di oggi è stata proclamata “giorno di vacanza”. Siete liberi.
Liberi? Liberi di fare cosa? E andare dove scusa?? Non ci credevano, un intero giorno sprecato a non fare niente, niente raccolta cuori, niente completamento Kingdom Hearts, niente ricognizioni, niente catastrofi in arrivo…
“Uh… E adesso che si fa?” chiese perplessa Lemixia guardando le altre due Nobody.
“Non ne ho idea.” Rispose Bexyk.
… dopo dieci minuti che giravano per il castello, in cui avevano constatato che metà Organizzazione dormiva e l’altra metà era andata a zonzo per i mondi, decisero che avrebbero fatto lo stesso, chissà, magari incontravano un Heartless o altro… Così decisero di aprire un varco oscuro a caso, e lasciare che fosse il destino a guidarle. Decine di spire nere affiorarono dal terreno fondendosi fra loro e creando un portale verso l’ignoto, nel quale si lasciarono trasportare immergendosi nel vuoto delle tenebre…
 
Intorno a loro tutto divenne bianco, come al solito. Probabilmente questo era un mondo che non avevano mai visitato, così attesero pazienti che i caratteri del suo nome apparissero davanti a loro per svelare la sua identità. Ma non successe nulla.
“Oh, probabilmente abbiamo già visitato questo post…” stava per dire Lemixia, quando si accorse di essere in una cittadina completamente sconosciuta. Le case e le strade costellate di lampioncini scalcinati e poco funzionanti cominciarono a prendere forma creando lo scenario di un borgo dall’aspetto decadente e disabitato su uno sfondo notturno. Ma che luogo era quello?
 “Traverse Town..” disse Bexyk ad alta voce.
A+L: “Eh?”
Bexyk: “Ho detto Traverse Town, Città di Mezzo, il nome che ci è apparso davanti non appena siamo arrivate.”
Lemixia: “t-tu lo hai visto? E come hai fatto?”
Bexyk: “beh è evidente che siete già state qui se la logica non mi inganna. Per me era nuovo così io l’ho visto.”
Giusta osservazione. Ed in effetti era vero, una strana sensazione avvolgeva quel luogo, come se non fosse davvero la prima volta che passavano di lì. Eppure nessuna delle tre ricordava nulla di quel luogo…
“Uuh sentite, che ne dite di cominciare l’esplorazione con una colazione? Io ho un po’ fame..” Lemixia intervenne per spezzare il silenzio con una domanda che si stavano ponendo tutte. “ma certo^^ proviamo quel ristorante laggiù?” rispose felice Bexyk, e si avvicinarono.
Una simpatica locanda dai tavoli rustici posti anche al di fuori del bar, che riportava il nome di “pentola Pancia Piena” un nome azzeccato per l’intenzione dei viandanti. Le tre si sedettero ad uno dei tavoli e ci trovarono sopra un menù alquanto ristretto ma efficace. Dopo aver scelto cosa ordinare** si decisero ad entrare nel locale bar. Dentro le luci erano stranamente spente, come se il proprietario non si aspettasse di ricevere clienti. Strano.
Sul bancone del proprietario c’era un campanellino, e dopo un attimo di esitazione lo suonarono per vedere se il padrone arrivava. Niente.
“AAAAAAAAAHHH AIUTOOOO!!!!”
Dall’esterno sentirono il grido disperato di una donna, seguito da un urlo raccapricciante. Che stava succedendo!? Si precipitarono subito fuori dalla locanda e seguirono l’eco del grido fino ad una piazzetta affollata di gente che correva come impazzita, ed al centro un carretto di frutta rovinato pesantemente a terra con tutto il suo contenuto sparpagnato da tutte le parti, ed invaso da piccoli esserini neri e rivoltanti dagli occhi dorati. La conducente era accasciata sul terreno e arrancava per allontanarsi dal mucchio di Heartless che le si stava avvicinando inesorabile, ma venne agguantata per le gambe e trascinata all’indietro. La sua mano era tesa al gruppo di persone che era ancora lì, implorando pietà ed aiuto, non ottenendo niente. Tutti si allontanavano in fretta da lì e non la guardavano minimamente, pensando solo a salvare se stessi e i loro figli. Un Heartless, per la precisione un Disertore, atterrò sulla sua schiena e le trapassò il corpo con uno dei suoi artigli. La donna gridò per un’ultima volta, poi si accasciò a terra senza vita.
Il Disertore si alzò in piedi trionfante, con in mano il cuore di lei, osservandolo avidamente fra le mani. Poi lo strinse con tanta forza da spezzarlo in mille frammenti di luce e scomparì in una piccola chiazza di buio insieme agli altri.
Quella scena aveva chiuso lo stomaco a tutte e tre le Nobody, che avevano osservato impotenti la scena. Avrebbero potuto fare qualcosa per lei, avrebbero potuto salvarla. Ma c’era ancora della gente e non sarebbero potute intervenire in loro presenza…
Oh al diavolo le regole, quella persona meritava di vivere!!
…E chissà, forse anche loro avevano fatto la sua stessa fine, forse anche a loro era successo questo.
Ormai la piazzetta era vuota, sbucarono fuori dal nascondiglio e si avvicinarono titubanti al corpo senza vita della ragazza: com’era giovane… Giovane e costretta a lavorare, e ad esporsi a quei rischi, come doveva essere povera questa gente......
Bexyk si accovacciò davanti a lei e spostò qualche ciocca dei suoi corti capelli corvini finita sul suo volto per guardarla. Una nota di tristezza che non stava davvero provando si dipinse sul suo volto, immaginando di essere al suo posto. Poi si ritirò di scatto restringendo le pupille ad uno spillo dalla “sorpresa”, quando il viso della ragazza cominciò a tingersi di un pesante nero corvino, che a poco a poco si dilagò s tutto il suo corpo. Lemixia indietreggiò di qualche passo insieme ad Archaix, ma sapeva cosa stava succedendo e non sembrava stupefatta. Quando l’intero corpo di lei fu nero cominciò a restringersi e deformarsi, prendendo l’aspetto di uno di quegli esseri che poco prima l’avevano attaccata. Ed infine anche i sui occhi si tinsero di oro, lasciando solo il ricordo di un Somebody. L’Heartless si alzò in piedi e le guardò, un’ultima scintilla di coscienza si condensò in una minuscola lacrima sotto i suoi occhi gialli, poi si abbandonò all’istinto e fuggì.
Bexyk ancora guardava fisso il punto in cui poco prima vi era l’esserino, impietrita, incapace di commentare.
“…quindi è così che succede?” disse infine, voltandosi lentamente verso le due compagne.
“Si è così.” Rispose solo Lemixia, chiudendo gli occhi in segno di rispetto per quella povera anima che avrebbe vagato in eterno nelle tenebre senza pace.
Si allontanarono da lì in silenzio.
 
“EHI VOI!!!” un grido nella loro direzione precedette l’attacco fulmineo di un Keyblade da parte di un ragazzo poco più piccolo di loro. “Chi sei!?” Bexyk si fece subito scudo con i suoi chakram arretrando di mezzo metro a causa dell’impatto con la Keyblade del ragazzo, che sembrava manovrare con grande agilità. Era un ragazzo strano, con un viso da bambino e dei capelli castani che sembravano usciti da una seduta di elettroshock.
Per tutta risposta lui cominciò una serie di affondi contro la Nessuno che, attonita se così si poteva definire, schivava un po’ a fatica parandoli con le sue armi. Ma ormai era abituata a maneggiare delle armi così grandi, grazie alle estenuanti ore di allenamento insieme a Lemixia, Archaix e Axel, e soprattutto nell’arena dell’Olimpo. “Chi cavolo sei tu!?” esclamò nuovamente facendo pressione sui chakram respingendo il castano all’indietro di un metro o più brandendo ancora la sua arma con aria minacciosa.
“Non lascerò che compiate altre malefatte!!” gridò lui e partì nuovamente alla carica, ma nella rincorsa venne bloccato da un braccio di energia scura che sbucato dalle profondità della terra si avvinghiò ad una delle sue gambe e lo fece cadere lungo disteso.
“Smettila di attaccarci che non ti abbiamo fatto niente e dicci chi sei!” tuonò Bexyk avvicinandosi e piantando un piede sulla Keyblade del castano in modo che non potesse attaccare nuovamente. Il ragazzino continuava a guardarle con un odio dipinto nei suoi occhi assolutamente inspiegabile. Provò a liberarsi ma Archaix strinse ancora di più la presa d energia attorno a lui.
“Umpf, se proprio non vuoi parlare allora comincio io. Piacere sono Bexyk” disse la Nessuno tendendogli la mano destra e cercando di addolcire il suo tono di voce.  Il castano rimase praticamente spiazzato, come se quella fosse l’ultima cosa che si sarebbe aspettato. Vide la mano tesa di lei, non la prese.
“I-io non vi credo v-voi siete il male!”
“il male? Amico tu sei tutto fumato” disse Lemixia avvicinandosi e aggiungendo una nota di simpatia nella voce per sdrammatizzare la situazione, portandosi la mano alla tempia e picchiettando alcune volte come faceva Axel ogni tanto. Solo allora si accorse della presenza alle sue spalle e si scansò di lato giusto in tempo per evitare uno scudo roteante  diretto verso di lei.
“Yuk tutto a posto Sora? Ora arriviamo noi!!” una voce goffa e spastica proveniva da un vicolo da cui erano sbucati fuori un altrettanto goffo e spastico bracco che camminava su due zampe e un papero dall’aspetto alquanto incazzoso. Certamente dopo le carte parlanti di Wonderland le tre non si stupivano quasi più ma quel cane
Approfittando dell’attimo di distrazione Sora  diede uno strattone alla Keyblade per liberarla dal piede di Bexyk facendola cadere e sguainandolo contro i bracci di energia li tagliò a metà, liberandosi: “ragazzi meno male che siete arrivati!! Pensavate di farmela con i vostri inganni vero? Ma io non vi credo e vi distruggerò perché voi siete il Male!!!”
..Cosa? il Male?
Perché quel ragazzo era convinto che fossero il male?
Il papero disse qualcosa nella sua lingua indecifrabile e puntò un bastone contro di loro facendo partire un potente Thundara, ma non riuscì a colpirle perché avevano aperto un varco oscuro e ci si erano ficcate dentro all’istantanea vista di quel cane. Avvolte nei loro mantelli di oscurità le tre vagarono per un po’ di tempo fra i ricordi di quello che era successo pochi istanti prima. Quella ragazza…
Ripensarono alle parole che quel ragazzo aveva detto a loro.
“…ma io non vi credo e vi distruggerò perché voi siete il Male!!!”
Credeva davvero che lo fossero? Forse aveva creduto che avessero combinato loro quel casino nella piazzetta e magari che erano state loro a…
Bexyk si girò verso Archaix incontrando i suoi occhi castani, immersi nei loro pensieri.
“Archaix.. Noi… uccidiamo degli innocenti?”
La Nobody la guardò con un misto di tristezza e rassegnazione, stringendosi le mani.
“Se la metti in questo modo, si.”
 
“Uuh deve essere davvero una brutta esperienza eh? E quante ancora ne dovrete passare… Quasi quasi sono infelice per voi che siete rimaste vittime di questo complicato e geniale piano. Quasi…”
 
…Quando riaffiorarono dai fiotti oscuri, si ritrovarono in un’altra zona della città chiamata Traverse Town. Che strano, avevano ordinato che il varco andasse in un luogo qualunque ed erano tornate lì… Bexyk si guardò intorno e fece qualche passo in avanti, decisa a dimenticare l’accaduto e a concludere qualcosa. Sennonché qualcuno andò a sbatterle contro.
“Ehi tu torna qui!!!! Vieni a prendere le legnate che ti meriti!!!” delle grida infuriate provenivano da una strada laterale, sempre più vicine. Il tizio che era andato a sbattere contro Bexyk, un ragazzino sulla decina di anni, si rialzò in fretta e tentò di raccogliere quello che nella caduta aveva fatto rovesciare: delle pagnotte di pane. Bexyk vide e lo prese per la collottola: “ehi tu dove te ne vai? Prima devi scusarti di avermi travolta, e ho l’impressione che quelle pagnotte non siano tue, vero?” sollevò il ragazzino in modo da poter vedere il suo volto, ma gli occhi di lui erano puntati sulla via dalla quale provenivano minacciose quelle voci.
“Ti prego lasciami andare o mi prenderanno!!” la implorò lui cercando di liberarsi dalla presa senza guardarla in volto, come se avesse paura di farlo. Troppo tardi. Gli inseguitori irruppero nella piazzetta inforcando dei rudimentali forconi e delle torce consumate, correndo nella loro direzione con aria tutt’altro che amichevole. “Ehi voi, consegnateci il marmocchio altrimenti vi..” stava per gridare uno di loro quando si bloccò impietrito, lasciando cadere il forcone che teneva saldamente in mano. Stava fissando i loro cappotti neri.
“Altrimenti… Cosa?” pronunciò Archaix con un tono decisamente poco rassicurante, facendo un passo in avanti. Odiava le ingiustizie e prendersela in gruppo contro un ragazzino era inaccettabile. Sembrava che avessero paura di loro, cosa strana assai, ma poteva essere usato a loro vantaggio. Erano in totale cinque gli uomini che si erano bloccati terrorizzati alla vista delle tre Nobody, cinque tizi dall’aspetto un poco trascurato e malnutrito. Forse era una reazione naturale, dato che era stato categoricamente vietato loro di interagire con altri esseri umani o non. Forse era per quel motivo. O forse no.
“G-guardate, sono delle…”
“S-si filiamocela presto!!”
Si voltarono di scatto e corsero a gambe levate da dove erano venuti, perdendosi nel buio della via mal illuminata dai lampioni rotti e piegati dal tempo. Archaix si voltò verso il ragazzino che, ancora sotto la ferma presa di Bexyk,  aveva finalmente alzato gli occhi verso di loro ed era rimasto fermo imbambolato a fissare le loro vesti.
“Wow non pensavo che potessi essere così minacciosa Archa^^” disse Lemixia esternando uno stupore che non provava. La Nessuno scosse la testa: “Non credo di essere stata io, sembravano piuttosto spaventati dai nostri vestiti” disse prendendo un lembo della sua tunica nero corvina e alzandolo leggermente verso di se, come per osservarlo “chissà che cosa avremmo dovuto essere per loro…” disse fra sé e sé ad alta voce, ma non trovando risposta tornò dal ragazzino. Anche lui sembrava impaurito da loro.
“V-vi prego lasciatemi andare n-non ho fatto nulla di male…” piagnucolava disperato, non tentando neppure più di liberarsi dalla presa. Bexyk guardò le pagnotte di pane sparse per terra e alzò un braccio verso una di esse concentrandosi, cercando di invertire la sua gravità verso la sua mano. Ci riuscì e fra le mani si ritrovò del pane grezzo ma morbido al tatto: “Uhm, a me sembra invece che tu sia un gran ladruncolo ‘nevvero?” disse portandola sotto al suo muso.
“..S-si è vero ma non l’ho fatto per scelta ne ho bisogno…” continuò il piccolo in sua difesa, stringendo i pugni e trattenendo delle lacrime che pian piano gli stavano rendendo gli occhi lucidi. Bexyk volle crederci e lo lasciò libero, porgendogli poi il pane. Il ragazzo dai corti capelli mori allungò una mano titubante e afferrò in fretta la pagnotta ancora fresca, guardando le sue “salvatrici” una per una, ma si fermò quando vide Archaix.
“Tu!”
“Io?”
“Certo!”
“Cosa?”
“Grazie!!”
“Perché parliamo a monosillabi?”
Il bambino si fiondò verso di lei e la strinse in un abbraccio fin troppo spontaneo e inaspettato perché potesse capire. Come, questo ragazzino la conosceva?
“Non ti avevo ancora ringraziato quella volta, mi avevi salvato da quel lupo cattivo..” disse lui sorridendo, e mostrando dei canini scheggiati che lo facevano assomigliare ad un vampiretto. Il voto di Archaix venne sostituito da un gigantesco punto interrogativo segno del suo non-stupore, così il castano si allontanò di qualche passo e allargò le braccia: “Certo! Non ricordi? Ah no è vero, eri svenuta… Comunque mentre eri svenuta io sono stato attaccato da un Heartless lupo cattivo e tu lo hai ferito difendendomi! Non so perché abbiate quei mantelli ma mi sembrate buone, lo siete vero?” concluse incrociando le mani dietro la schiena e inclinando di lato la testa, sorridendo. Bexyk era rimasta esattamente nella posizione in cui era quando lo aveva mollato, tanto era rimasta interdetta dalla sorpresa e soprattutto dalla sfacciataggine di quel bambino a parlare con tre sconosciute che conosce da neanche dieci secondi.
“S-si siamo buone, in teoria… E tu chi saresti?” disse Lemixia riprendendosi dalla posizione in cui era rimasta per tutto il tempo. Il ragazzino si voltò verso di lei e, guardato prima che non vi fosse nessuno nelle vicinanze, invitò le tre ad avvicinarsi.
“Io mi chiamo Evan, e ho quasi dieci anni” disse sotto voce ma con un tono fiero di chi sta per raggiungere un traguardo importante "e sto prendendo queste per la mia mamma che lavora tutto il giorno senza sosta per aiutare le persone che non hanno più niente” continuò bisbigliando come se stesse rivelando un segreto di stato importantissimo. Ma si sa, i bambini tendono ad amplificare qualsiasi cosa.
“E sia, dimostraci che non menti e non ti puniremo” sentenziò Bexyk con un tono molto più rassicurante di quello di prima. Il ragazzino dai corti capelli mori la guardò con gli occhi pieni di una gratitudine infinita che sembrava impossibile da contenere in uno sguardo così semplice e sincero.
Lo aiutarono a raccogliere il pane, e si lasciarono guidare da quel ragazzino spensierato attraverso le vie di una città in abbandono. Mentre proseguivano di isolato in isolato apparentemente a caso si ritrovarono a passeggiare sopra un vecchio ma solido ponte, che dava su un vasto paesaggio del luogo: dall’alto i segni del tempo trovavano ancora poco spicco e si intravedeva ancora quello che una volta doveva essere lo splendore della città. Lemixia si staccò leggermente dal gruppo per avvicinarsi ad uno dei parapetti ed osservare l’orizzonte, non capendo perché tutto questo stesse succedendo qui. Insomma, le altre città in cui erano state erano disabitate o stregate, allora come mai tanta carestia qui?
“Ehi che succede? Sei stanca?” disse il piccolo Evan avvicinandosi a lei, dato che non sembrava voler proseguire: il suo viso magro ma rotondo da bambino lasciava intravedere gli zigomi e risaltava leggermente le palpebre infossate, mentre i suoi vestiti erano rattoppati alla bell’e meglio ma si vedeva che erano sempre stati trattati con cura. Però lasciavano intravedere fin troppo l’aspetto ossuto della sua muscolatura.
“Uhm, stai guardando il castello? Sai che è da lì che sono nati tutti i problemi?” continuò il piccolo in cerca di una risposta. Castello? Lemixia alzò lo sguardo sulla linea dell’orizzonte, trovando distintamente la forma spigolosa e piena di antiche guglie di un castello completamente nero. Non se ne era accorta, tanto era pensierosa… Ma aguzzò la vista. Attorno ad esso c’era un fossato nero? No, non era un fossato.. era… era…
Socchiuse gli occhi, si sporse leggermente in avanti, e capì: era si un fossato, ma pieno fino alla cima di HEARTLESS. Rabbrividì quasi di disgusto nel vedere una tale concentrazione di quegli esserini, così spostò lo sguardo nuovamente sul castello.
Sulla guglia centrale era riportato il simbolo degli Heartless, quello che vedevano sempre quando trovavano un nemico che possedeva cuori. Che strano…
“nng…AAAARGHH!!”
“Bexyk!!!!”
Lemixia si girò di scatto sorpresa dall’urlo, vide la Nessuno accasciata a terra che si stringeva il petto con violenza, sentì un pulpito provenirle da dentro di sé, sempre più forte, poi fu tutto buio.
 
“Lemixia! Bexyk!!” Archaix non era spaventata, non poteva esserlo, eppure sentiva quasi come se provasse davvero la paura di perdere le sue due amiche: che cos’era successo!? Bexyk le era letteralmente svenuta in braccio, dopo aver provato un dolore al petto, e adesso anche Lemixia… Il piccolo Evan dal canto suo era preoccupatissimo.
“Cavolo cavolo, che succede? Non ti muovere io vado a chiamare qualcuno ok!?” gridò mentre si allontanava di corsa dall’altra parte del ponte probabilmente verso il nascondiglio segreto di cui aveva parlato prima. Archaix tentò di svegliarle, senza esito, le poggiò vicine al parapetto e nel farlo la vide, la grande torre centrale contrassegnata dal simbolo a forma di Cuore. Poi si sentì male.
“Nnngh…” sentì come se qualcosa le stesse perforando il petto e stesse cercando di entrare, come un’oscurità che lasciava spazio alla luce più intensa ma che faceva male, come se un raggio di sole l’avesse trapassata da parte a parte senza regalarle quel tepore familiare ma solo inondandola di un fuoco intenso e indomabile. Si portò immediatamente le mani al petto e si strinse più forte che potette. Ma il buio le accecò la mente.
 
“…svegliatevi… Svegliatevi!!!!”
Era probabilmente da una mezzora o più che una decina di bambini si divertiva a schiaffeggiare tre sconosciute avvolte in tre mantelli neri nel tentativo di farle rinvenire. Un ragazzino particolarmente energico ad un certo punto diede un ceffone un po’ troppo forte sul viso di Bexyk, che mosse le palpebre. Stava per darle un altro schiaffo quando la Nobody gli afferrò il braccio: “dammi un altro ceffone e sei morto” gli sussurrò abbastanza forte da farlo sobbalzare dalla paura e farlo allontanare di tre metri. Si guardò intorno: erano in una stanza rettangolare, dai muri abbastanza puliti, un soffitto che sembrava reggere appena le pesanti travi di legno e una ventina di persone fra cui ragazzi e bambini sparsi per la stanza che saltava sull’unico grande divano bianco al centro della stanza o giocava con delle consumate carte da gioco ad un grande tavolo di legno. Alla sua sinistra e alla sua destra trovò le sue amiche,  ancora prive di sensi, così si alzò: tutti (ma dico TUTTI) smisero d fare quello che stavano facendo e si voltarono a fissarla con un misto di paura e folle curiosità. Lei non ci fece caso e si avvicinò a Lemixia, allontanando tutti i bambini attorniati vicino a loro semplicemente guardandoli.
-Ma che… che problemi hanno qui?- si chiese, ma non ci diede molto peso e si accovacciò alla sinistra della compagna avvicinandosi al suo orecchio: sapeva cosa ci voleva per farla svegliare.
“Ehi Lemi… C’è Axel..”
Neanche a dirlo, Lemixia spalancò gli occhi al piano delle forze e saltò in piedi ripetendo il nome AXEL ad una velocità impressionante quasi su di giri, finché non incrociò lo sguardo di Bexyk, e i suoi indice e medio puntati prima sui propri occhi poi sui suoi: “Stai lontana da Axel. È mio.” scandì a chiare lettere, per evitare incomprensioni. Lemixia deglutì e accennò meccanicamente un “sì signore” alzando la mano alla testa come i soldati. Solo allora si accorse dei quaranta paia di occhi che da prima erano puntati su di loro.
“M-ma dove siamo?” chiese guardandosi intorno, un po’ confusa se così si poteva dire dalla quantità di persone nella stanza.
“Oh siete sveglie” trillò allegro un ragazzino che si avvicinava canticchiando: era Evan, il bambino che poco prima le stava conducendo nel suo “nascondiglio segreto”, che evidentemente era questo.
“Nnng..” Anche Archaix accennava a risvegliarsi dal sonno profondo in cui era caduta, subito dopo aver…
“Oh cavolo è vero! Ma che ci è successo!?” Lemixia si ricordò subito quello che era successo: stava osservando quello strano castello, che era circondato da un fossato pieno di Heartless… Solo a pensarci era rabbrividita di nuovo senza un motivo. Ma c’era dell’altro, aveva visto un cuore rosso sopra al castello. Il simbolo degli Heartless. E poi si era sentita come se il suo petto fosse stato trapassato da qualcosa ed era svenuta. Ma perché? Si portò meccanicamente le mani al petto, senza un motivo preciso, e si accorse finalmente di non avere il suo cappotto. Maglia nera, pantaloni neri, stivali neri… No, niente cappotto.
“Ehi chi mi ha preso il cappotto!?” esclamò guardando con sospetto la moltitudine di bambini e ragazzi che le fissavano senza fiatare. Bexyk si guardò e constatò che neanche lei aveva il cappotto (mi sa che erano ancora addormentate…) e così neanche Archaix, che intanto si era mezza risvegliata.
“R-ragazze ma che è succ… Dove siamo??” aprì del tutti gli occhi e si raccolse a guscio nel vedere tutte quelle persone davanti a lei.
“Bene, anche tu sei sveglia! Vi chiedete dove siete vero? Questo” continuò il piccolo Evan portandosi al centro della stanza “questo è il nostro covo segretooo!!!”  alzò le braccia esultante come se stesse mostrando loro la più grande scoperta mai vista.
“Questo? Questo è il covo di cui ci hai parlato? Ma è una catapecchia!” ribatté Bexyk quasi sottovoce per non farsi sentire dagli altri “e chi sono tutti gli altri?”
Evan piegò la testa di lato, per far segno di seguirlo in un altro luogo, così le tre Nobodies ancora un po’ intontite si avviarono al di fuori della stanza: un lungo corridoio semioscuro, illuminato da delle piccole lampade a muro, conduceva a diverse stanze tra le quali una aveva la porta già aperta. Evan ci si infilò di corsa e fece segno alle tre di seguirlo. La stanza era grande più o meno come l’altra anche se più pulita, tappezzata dallo stesso intonaco giallastro, e conteneva una lunga tavola alla quale erano sedute delle persone: giovani, anziani, adulti, che discutevano animatamente. E come era successo prima, il loro ingresso nella stanza li aveva gettati nel più completo e assoluto silenzio.
“Nonna Rachel, guarda si sono svegliate” sussurrò Evan avvicinandosi ad una signora anziana seduta a bordo tavolo: aveva dei lunghi capelli grigi raccolti in un concio dietro la testa e un vestito lungo dal colore verde sbiadito. Quando ella si girò rivelò anche i suoi occhi chiari e vivaci nonostante l’età, verdi come l’erba del prato e come la freschezza delle foglie di primavera.
“Evan, piccolo mio, lasciati abbracciare” disse la signora allargando le braccia e stringendo il ragazzino a sé in un affettuoso abbraccio “sai ero molto preoccupata per te non dovevi scappare, ti meriteresti una bella punizione… Ma io sono troppo buona e non ce la faccio, quindi promettimi che non lo farai mai più”
"“Te lo prometto nonna Rachel” rispose lui con un misto di vergogna e gratitudine “Nonna Rachel, queste ragazze prima mi hanno salvato da un gruppo di persone cattive possono restare con noi?” chiese con occhi supplicanti. Rachel spostò la testa di lato per vedere di chi stesse parlando e si zittì. Abbassò quasi del tutto la voce e cominciò a sussurrare al bambino cose che le Nessuno non potettero sentire, e mentre i due discutevano anche gli altri presenti nella stanza avevano ricominciato a parlare, senza però perderle di vista. Ma che avevano tutti qui!?
Non sentivano niente, ma sapevano che se avessero avuto un cuore sarebbero sprofondate nell’imbarazzo. Contando che non ricordavano cosa fosse l’imbarazzo. Ma forse era meglio così.
“scusate, possiamo sentire anche noi?” chiese infine Bexyk con una nota velata di impazienza, che ovviamente non aveva. Silenzio di nuovo. Snervante, avrebbero potuto dire.
“Certo che possono vero Nonna Rachel?” chiese ingenuamente Evan. Rachel guardò un uomo alla sua sinistra, un tizio con dei corti capelli biondi, una maglia bianca senza maniche e dei pantaloni blu, in cerca di consenso.
“massi, si può fare” rispose con noncuranza quasi come se non gliene importasse, anche se dava a vedere un certo nervosismo.
“Dicevo, in questi tempi non si può accogliere sconosciuti in casa perché non si può sapere se hanno intenzioni buone.”
“Perché che sta succedendo?” interruppe subito Bexyk. Rachel sembrò leggermente infastidita e sorpresa nel sapere che loro non sapevano, ma si limitò a rispondere alla domanda: “vedete, è da molto ormai che è successo. Tutto è iniziato quando il mondo chiamato Radiant Garden, l’attuale Fortezza Oscura, si è scontrato con la nostra Traverse Town. Da allora tutti gli Heartless che popolavano quel mondo si sono sparsi anche da noi e hanno praticamente tagliato tutti i sistemi di comunicazione e circolazione merci, lasciando una scia di desolazione e distruzione dietro di loro. Non ne sappiamo la causa ma ci è giunta voce che degli uomini con dei cappotti neri possano essere la causa di tutto questo…”
“Frena frena frena, hai detto cappotti neri?” interruppe di nuovo Bexyk. Cosa, tutto quello che avevano visto poteva essere davvero opera loro? Ma come è possibile, loro lavoravano solo con il nobile intento di riottenere i propri cuori… Doveva essere un’informazione sbagliata, se lo sentiva.
“Si però adesso mamma è andata a prendere il cibo e tornerà presto, così saremo tutti più felici”  Evan si intromise nella conversazione mostrando un sorriso sincero per spezzare tutta quella serietà. “Hai detto mamma?” chiese Archaix corrugando la fronte.
“Adesso basta Evi, lascia che i grandi parlino della situazione, vai a giocare con i tuoi compagni e presenta loro le tre forestiere. E non ti cacciare nei guai intesi?” disse scuotendo l'indice alzato.
“Si signora” rispose Evan tirando in fuori il petto come un soldato e uscì subito dalla stanza trascinando le tre Nessuno con lui.
 
“Credete che si renda conto di chi sono?” una voce si levò nell’aria, dal tono basso ma abbastanza profondo da rivelare la preoccupazione di un uomo seduto in un angolo del tavolo, con le braccia incrociate e ripiegate sul petto. Portava una giacca nera sopra una maglia bianca e indossava una collana con uno strano simbolo. Questi alzò il viso verso gli altri personaggi mostrando i suoi occhi azzurri finora coperti dai capelli castani. Non c’era rabbia nella sua voce, solo il dubbio ed una calma glaciale.
“No non penso, ma se non hanno ancora fatto niente forse avranno un piano. Dobbiamo tenerle d’occhio.” rispose il tizio di prima alzandosi dalla tavola e avviandosi verso la porta.
“Dove vai, dobbiamo ancora finire di discutere..”
“C’è bisogno che qualcuno le tenga d’occhio e se permetti vado io. Ti lascio il comando, Leon” disse lui tranquillo, e alzando la mano dietro di sé in un breve segno di saluto sbrigativo, si chiuse la porta alle spalle.
Intanto la conversazione stava di nuovo coinvolgendo tutti i personaggi riuniti alla tavola dalla cui parte opposta, con il suo lungo vestito azzurro cielo e una folta barba bianca, sedeva un vecchio mago dai modi molto amichevoli che dirigeva il discorso: “Dunque i trasporti di quest’oggi sono stati interrotti, che cosa facciamo?” una donna giovane, dai lunghi capelli castani raccolti in una treccia e un vestito rosa, stringeva le mani al petto come per difendersi dalle conseguenze che quella notizia aveva portato; la vicenda che poco prima le tre Nobody avevano visto, ma per fortuna nessuno era ancora a conoscenza di ciò. Il vecchio barbuto mise su una leggera smorfia di tristezza da sotto la sua folta barba bianca e si portò le mani ad essa, cominciando a lisciarsela come faceva sempre quando si metteva a pensare: “già, è proprio un bel guaio. Mi dispiace tantissimo per la ragazza che era stata incaricata del trasporto, ma se non sbaglio era…” ma le parole gli morirono in bocca, e guardò nella direzione di Rachel.
“Si” rispose lei, come se gli avesse appena fatto una domanda “era lei”.
Merlino smise di lisciarsi la barba e congiunse le mani, rammaricato della notizia. “Povero ragazzo.”
 
Intanto, nell’altra stanza, il piccolo Evan aveva presentato ai suoi compagni le Nobody che, ancora leggermente disorientate (per quanto il disorientamento possa essere considerato un’emozione), avevano più o meno ricevuto delle risposte:
“Allora, questo è un posto in cui le persone si riuniscono per darsi una mano a vicenda, ma prima era un Hotel quindi ci sono tante stanze vuote, perché preferiamo stare insieme. Da quando il castello cattivo ha invaso il nostro mondo con gli Heartless abbiamo formato delle piccole comunità che si occupano del cibo da dare alla gente, e questi sono tutti i ragazzi che sono rimasti orfani di papà e mamma per colpa degli Heartless. Siamo..” disse mettendosi in una strana  posizione che avrebbe dovuto essere una mossa ninja, e all’improvviso tutti gli altri si accerchiarono attorno a lui formando una ola di mosse ninja “…un’organizzazione segretaaa!!” finirono la frase tutti in coro, contenti di poter mostrare lo spettacolino a cui probabilmente avevano lavorato apposta ^^. Lemixia incrociò le braccia, divertita, e sbuffò leggermente: “ok siete una banda clandestina, allora come mai ti fidi di noi? Potremmo essere delle spie nemiche inviate per distruggere la resistenza degli inutili esseri inferiori che popolano questo pianeta muhahahaha” disse mimando una risata malvagia, apposta per far divertire i bambini, che stettero al gioco e cominciarono a confabulare tra loro e a fingere di armarsi contro il nemico “no noi siamo più forti e ti sconfiggeremooooo” un ragazzo prese una spada di legno e la sventolò in aria incitando la piccola rivolta e ridendo.
“no davvero, come mai ti fidi di noi?” Archaix si avvicinò a Evan, che con un sorriso stampato sul volto prendeva parte al piccolo sketch.
“Come mai?... Non lo so. Ma ti ho riconosciuta, e poi vi ho guardate. Sento che siete buone” rispose lui, con l’intelligenza semplice che solo l’innocenza di un bambino può avere. E nessuno di loro avrebbe potuto sapere quanto quella frase fosse vera e falsa allo stesso tempo.
“Evan…” Archaix lo richiamò ancora, stavolta scurendosi leggermente in volto ma cercando di non farlo notare “Si?” chiese lui.
“…Quindi anche tu non hai padre e madre?”
“Oh no, io ho la mia mamma con me. È la mamma più buona del mondo, anche se è un po’ giovane per essere mamma, anche se non so perché tutti dicano così. E poi siamo uguali, abbiamo gli stessi capelli corti neri.” Evan abbassò gli occhi verso destra, segno che stava ricordando un’immagine passata nella sua mente, e parlava con aria sognante.
“Questa volta poi è stata affidata ad un incarico importantissimo, portare il cibo a destinazione. Ma io so che ce la farà perché lei è la mamma” concluse mostrando un sorriso così sincero che ad Archaix  se avesse avuto un cuore in quel momento si sarebbe spezzato.
No, non era possibile, non lei…
“Che c’è, sei preoccupata? Non devi avere paura. Lei è la mamma.” disse lui prendendola per mano, sorridente.
 
 
*= si Demyx dipinge e ci faremo una storia a parte su sta storia, in seguito, in una galassia lontana lontana…
 
**= se ve lo state chiedendo, ogni Nessuno riceve una paga mensile di 1000 munny. Che vi sembri tanto o poco non ha importanza, tanto oltre a Luxord, Marluxia e Axel gli altri ci attingono solo ogni tanto XD

 
 
 
Angolo delle autrici:
…Odiateci.
SIAMO DEI MOSTRI!!!!!
Povero Evan!! Ci dispiace davvero tanto che sia dovuto succedere, ma è accaduto. Non si può tornare indietro. Ma passiamo al resto della storia…
Quindi ci siamo ritrovati Cid e compagnia bella ad organizzare una resistenza contro le forze oscure (che vi starete chiedendo come fa quell’edificio ad essere a prova di Heartless? È protetto da un mini campo di forza anti Heartless fatto da Cid^^) E poi…
Uhm, vi starete chiedendo che centra Traverse Town con la Fortezza oscura vero?
Beh è semplice! (no nn è vero) è uno degli effetti collaterali di questo misterioso “squarcio spazio/temporale” di cui un occhio attento potrebbe aver già capito la causa… Comunque ci dispiace davvero di essere mancate tutto questo tempo (lo ammettiamo è passata UN’ERA GEOLOGICA dall’ultimo capitolo) e avremmo voluto regalarvi qualcosa di più movimentato e che spiegasse di più la situazione ma siamo riuscite solo ad intricarla di più (lanciando poi una suddetta ombra macabra su tutto KH con 'sta storia degli Heartless innocenti) e quindi…
Quindi esprimete le vostre opinioni, cosa per voi non quadra e non vi piace e cosa vi piace, perché “Another story- Three Nobody, One Destiny” diventi ancora più bello!!
 
Messaggio promozionale:
Ogni anno migliaia di scrittori smettono di scrivere le loro storie perché non ottengono recensioni. Non renderti complice di questo crimine. Lascia una recensione, e farai felice chi ha scritto questa storia!!
LOL

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Capitolo 15
*** Il castello maledetto - ospiti indesiderati ***


Sarebbe dovuto essere ormai mezzogiorno nel mondo che Non Esiste, ma stranamente in quella città chiamata Traverse Town il tempo non era allineato con gli altri mondi. La causa probabilmente era la stessa che aveva provocato il crash fra quel mondo e la Fortezza Oscura. Questo particolare era quello su cui le nostre protagoniste si erano soffermate: sembrava essere una cosa accaduta da tempo ma loro non se ne erano accorte minimamente quando avevano cominciato le  incursioni nei più svariati mondi esistenti. Solo in alcuni la situazione era sembrata strana ma avevano creduto che fosse una caratteristica di quel mondo. Ma era venuto il momento di far luce sulla cosa.
Così, mentre i ragazzi si erano costruiti un alibi come protettori della luce contro un mondo popolato dalle tenebre, Bexyk si era avvicinata all’uomo che era rimasto appoggiato alla porta per tutto il tempo, guardandole con un aria di sufficienza.
“Ehi, senti… Potresti rispondere alle nostre domande? Sai com’è, siamo un po’ confuse…” disse lei, mordendosi la lingua sapendo d star mentendo perché non poteva davvero essere confusa. Il tizio sembrò acconsentire, perché si portò una mano alla bocca per togliere lo spillo che tratteneva con le labbra: “d’accordo, signorina. Ma alla fine sarete voi a rispondere alle nostre” disse puntandoglielo in faccia come per far segno di non scherzare con lui. Bexyk deglutì, senza sapere perché lo aveva fatto, e l’uomo si presentò:
“Ragazzi, prestate un attimo l’attenzione. Devo parlare con le ospiti quindi non fate casino. Dicevo, il mio nome è Cid, ma non vi dirò altro su di me. Cosa volete sapere?”
Lemixia alzò la mano: “Io vorrei sapere cos’è questa storia dell’incidente con i due mondi e perché è successo”
Cid si mise una mano dietro la nuca, massaggiandosi la testa: “Beh è una storia lunga: dovrebbe essere successo appena un mese fa, eppure qui ne sono passati tre. E questo è a causa del grande vuoto che si sta creando fra i mondi, che sta distorcendo tutto l’universo e che è apparso senza una ragione apparente. Quindi il tempo qui è sfasato da quando la Fortezza Oscura ci ha colpiti.  L’unica cosa che sappiamo è che potrebbe essere opera di..”
 “Cosa un grande vuoto che sta distorcendo i mondi!?” esclamò Lemixia, interrompendo il discorso. Cid sembrò infastidito da ciò, ma fece finta di niente: “Umpf- esatto. Non sappiamo nulla di esso a parte che si sta ingrandendo sempre di più. E la sola cosa che possiamo fare è lottare contro il tempo e gli Heartless per ora, ma Merlino ne sta studiando l’origine e dice che potrebbe aver scoperto già qualche cosa… Comunque, sappiamo che dietro a questo forse ci sono degli uomini che vanno in giro con delle cappe nere, e se non sbaglio VOI ne indossavate alcune prima. Ora potete dirci chi siete voi?” finì la frase con una nota decisamente cupa, come per sottolineare il fatto che le estranee erano loro e non lui. Che erano loro le persone di cui non fidarsi.
Lemixia:“Oh è vero dove sono i nostri cappotti!?”
Cid: “ve li abbiamo tolti perché non deste nell’occhio mentre entravamo nel quartiere protetto. Ma non cambiate discorso fra poco ve li ridaremo, chi siete veramente voi?”
Le tre Nessuno si scambiarono delle occhiate furtive, l’una in cerca della risposta nell’altra. Fu Bexyk a parlare: “beh siamo entrate a far parte di un gruppo di tizi con ‘sti cappotti che cercano di ottenere uno scopo, e compiamo solo azioni nobili come lo sterminio di massa di Heartless o le ricognizioni in mondi nuovi per avere maggiore conoscenza. Come voi, questo -grande vuoto- ci è sconosciuto”.
Era stata brava, era riuscita a parlare di loro senza rivelare nulla allo stesso tempo. Probabilmente non era la risposta che si aspettava e che nemmeno si voleva aspettare Cid, che si schiacciò il naso scl pollice e chiuse gli occhi: sapeva bene quando qualcuno mentiva e non c’era traccia di menzogna in quelle risposta schietta: “Tsk, capisco, quindi non potete aiutarci. Bene, dato che siamo a corto di aiuti non aspettatevi supporto morale o altro..” disse più fra sé e sé  che a loro, e andò ad appoggiarsi nuovamente al muro vicino alla porta.
“Oh non ne abbiamo bisogno... Sappiamo esattamente cosa fare vero ragazze?” rispose Bexyk allontanandosi da loro e avvicinandosi ad una piccola finestra che dava sull’esterno: da lì si poteva vedere che erano al secondo piano di una specie di hotel, e il paesaggio sembrava già più abitabile che da vicino al castello. Già, il castello…
La torre con il simbolo a forma di cuore era così alta che si vedeva addirittura da lì, nonostante fossero parecchio lontani da quel luogo. Il castello maledetto, così come lo chiamavano i locali, conteneva di sicuro tutte le risposte che cercavano: come mai si era formato questo “Grande vuoto”, come mai loro tre erano diventate Nessuno, e forse anche le risposte del’arcano mistero dei cuori… L’unica cosa che bisognava fare era trovare il coraggio di entrarci. Peccato che nessuno,a parte pochi stolti o folli, si era mai addentrato all’interno del castello o anche solo era riuscito a superare quel terrificante fossato fatto di Heartless… Nessuno con un minimo di buonsenso avrebbe deciso di andarci. Ma vi sembra che le nostre tre Nessuno ne avessero?
Bexyk la indicò in modo che tutti potessero capire, e poi esclamò: “O beh allora noi andiamo, siete con me?”, mettendosi le mani sui fianchi come se la scelta fosse naturalissima e sensatissima. Evan, Cid e tutti i presenti nella stanza si accigliarono terribilmente e cominciarono a sudare freddo: “No non potete vi prego è pericoloso! Un mio amico ci era andato e non è più tornato!!” Evan si era aggrappato alla manica di lei e la tirava con forza per non farla andare, sembrava davvero spaventato, che forza pensò Bexyk: quindi è quella la faccia dello spavento?
“Ma che siete matte? Non si torna vivi da quel posto, e poi ci stiamo già lavorando noi alla situazione…”
“A noi non importa nulla della situazione andiamo lì per scoprire i fatti nostri, e se troviamo le risposte ai vostri problemi tanto meglio no? Non saremmo una gran perdita per voi” ribatté Bexyk, che nella sua indifferenza sapeva essere molto convincente. Cid si portò una mano al viso* e annuì: “vero, non siamo noi a obbligarvi. Ma state attente, vi terremo d’occhio” disse diffidente, ma sentiva che c’era qualcosa in loro per cui valeva la pena di fidarsi.
 
Il castello era ancora più grande visto da vicino. E anche più inquietante. In effetti le grandi guglie che sovrastavano il cielo con aria cupa e il grande fossato che in qualche modo avrebbero dovuto attraversare non avevano un aspetto tanto accogliente… Ma le nostre eroine non se ne preoccuparono, ed essere riuscite ad arrivare fin là non avendo neanche un capogiro era già un traguardo. Ma ora come si passava di là? Fu Lemixia a dare la risposta, con una naturalezza che fece sbattere un coppino* in faccia a Bexyk e ad Archaix con un “perché non ci avevo pensato?”
Lemixia disse: “Ma scusate apriamo un varco oscuro ed è fatta, no?”
Vabbe. Archaix alzò un braccio davanti a sé e si concentrò, facendo scaturire dalla sua mano l’ombra del portale che si espanse fino a formare l’ellisse nera e blu di tenebre. Lemixia, prima di entrare nel corridoio, si avvicinò al fossato e guardò giù: centinaia, migliaia, milioni di piccoli Shadow la stavano fissando con uno sguardo altamente omicida che avrebbe fatto accapponare la pelle anche ai più duri di cuore, ma lei non sentì niente a parte un lieve ribrezzo. Ma nell’attimo di distrazione, una figura sgusciò veloce dal suo nascondiglio e si infilò nel varco oscuro prima che questo fosse chiuso, senza farsi scoprire.
Arrivate dall’altra parte del fossato, le tre Nobody si ritrovarono davanti ad un enorme portone nero come la pece, impenetrabile. Stavano giusto pensando a come aprirlo quando dietro di loro, dal varco oscuro, uscì ansimante la figura di un ragazzino.
“EVAN!!!!” esclamò Archaix quando vide il ragazzino cadere a terra tra scatti di nervi: “ma che ci fai qui!? Non puoi venire con noi è troppo pericoloso, e sei stato fortunato a non essere risucchiato nelle tenebre non devi neanche avvicinarti ai varchi oscuri!!” lo rimproverò con voce ferma e un tono arrabbiato, anche se in realtà non lo era. Il piccolo Evan si alzò a fatica: “anf, anf, c-che cos’era quello..?” stava balbettando, prima di riprendere conoscenza.
“Oh s-scusatemi è che il m-mio amico… Voglio ritrovarlo” disse solo, appoggiandosi a lei. Lemixia e Bexyk la guardarono con uno sguardo tipo: “non si arrenderà mai tanto vale portarlo con noi” e Archaix sospirò, anche se non di sollievo. Si rimisero alla ricerca di una via per entrare nel castello, quando Lemixia guardò le altre due e con una Reg Face al posto del viso disse: “ma non possiamo teletrasportarci dentro?”
 
Così, dopo aver brillantemente risolto il problema **, i segreti del castello maledetto li attendevano, aspettando solo il momento di essere scoperti. Quello in cui si erano ritrovati era un grande atrio centrale, sul cui pavimento sfoggiava un lungo tappeto color rosso sangue che partiva dal’entrata e terminava davanti alla grande rampa di scale che portava ad un piano superiore, con tre porte identiche e nere. I muri erano tappezzati di strani arazzi dello stesso colore rosso acceso, che risaltava sullo sfondo completamente nero, su cui erano disegnati dei simboli bianchi a forma di cuore. Ai lati del gran salone altre due porte, all’apparenza ermeticamente sigillate e di colore nero, sembravano quasi dipinte. Ogni cosa sembrava irreale, lì dentro.*** Eppure in mezzo a tutta quell’oscurità, Lemixia sentiva stranamente una piccola presenza familiare, come se una parte di sé fosse rinchiusa da qualche parte lì dentro. La stessa sensazione la sentiva Archaix anche se con intensità minore, ma c’era qualcos’altro, una presenza oscura circondare l’intero castello, una specie di aura. C’era qualcosa lì con loro. O qualcuno.
Bexyk, sprezzante del pericolo e insensibile alla paura (come da aspettarsi da un Nessuno ovvio) mosse i primi passi al centro della sala, guardandosi intorno con circospezione: sentiva vagamente la presenza di qualcosa di familiare, qualcosa che le apparteneva da dentro e che la chiamava. Evan invece aveva solo la paura come compagna di viaggio: “R-ragazze aiuto ho p-paura…” disse con un filo di voce , muovendo qualche passo indietro e facendosi piccolo piccolo.
“Non aver paura, ci siamo noi qui” Archaix cercò di calmarlo, evocando la sua Keyblade: la sensazione di potenza che provava quando impugnava quell’arma era incommensurabile, sentiva di poter sconfiggere giganti e orchi e draghi e qualsiasi forza oscura le si parasse davanti. Evan si spaventò un attimo nel vedere quella chiave dalle forme della volta celeste, i cui colori seguivano il trionfo della luce fino all’ascesa delle tenebre, ma si fidò di lei e smise di tremare. A questo punto anche a Lemixia e Bexyk venne voglie di evocare le loro armi, e così una seconda Keyblade dal fulmine iridato e due chakram color fuoco violetto illuminarono la stanza.
“Sentite anche voi?” disse ad un tratto Lemixia che, acutendo i sensi, captò il suono di una flebile voce provenire dalla porta al centro alla fine della grande scalinata. “è vero sento anche io. Che cos’è?” disse con un filo di voce Bexyk. Non potevano saperlo. L’unica cosa da fare era andare a vedere di persona.
 
Salirono silenziosamente la rampa di scale voltandosi ad ogni passo, una densa sensazione di ansia avvolgeva ogni angolo della sala come se fossero sorvegliati. Come di topi in una trappola, che hanno scelto di caderci dentro. Sembrava tutto tranquillo però, nulla presagiva qualcosa di strano o malefico a parte quella sensazione di oppressione, e arrivati in cima alla scalinata non successe nulla. Boh, forse magari non avrebbero trovato niente e si sarebbero fatti quattro risate tornando indietro. La mano di Bexyk era in bilico fra l’aprire la maniglia e il ritirarsi in caso di pericolo…
“Oh al diavolo” disse e aprì la porta di scatto. Questa si spalancò facendo uscire una folata d’aria gelida verso l’esterno e facendo rabbrividire i presenti, per poi acquietarsi un istante dopo. “è stato il vento. Ne abbiamo la prova” Bexyk continuò indifferente e proseguì in avanti, seguita dalla piccola compagnia. Evan più di tutti stava sudando freddo come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, l’unica cosa che voleva era poter tornare a casa ma ormai era troppo tardi, doveva proseguire. Nella nuova stanza, che sembrava più essere un lungo e largo corridoio scuro, proseguiva lo stesso tappeto rosso ma man mano si andava avanti cominciava a tingersi di un delicato violetto, mentre gli arazzi presenti ai lati procedevano con lo stesso tono sfumato. Questa volta su di essi era disegnato il simbolo di un viso sorridente: tre mezzelune rovesciate a formare degli occhi e una bocca, decisamente inquietante.
Proseguirono in silenzio, avviandosi verso la porta. Si ritrovarono nella stessa identica sala. Aprirono la porta nuovamente e trovarono un’altra sala identica. C’era qualcosa che non andava. Tornarono indietro di tre stanze, quattro, cinque… Tutte uguali. Eppure non avevano percorso così tanta strada, che stava succedendo!? Archaix si fermò d’un tratto e si avvicinò ad uno degli arazzi, osservando il disegno che si ripeteva sopra di essi. La luna di sinistra era nera, quella della bocca era rossa e quella a destra era gialla. Qualcosa le diceva che quell’effige l’aveva già vista…
“C’e c’è Archa?” scoperto niente?” chiese Lemixia avvicinandosi all’arazzo che la compagna stava inconsciamente accarezzando con i polpastrelli. “N-no niente…” stava per rispondere lei quando sentì qualcosa dietro la stoffa. Spostò l’arazzo delicatamente e ci trovò uno specchio. “O forse si.”
Dietro ogni effigie c’era uno specchio, ognuno così lucido da riflettere i fiochi bagliori di luce emanati dalle armi delle Nobody. Dietro a tutti tranne uno.
“Guardate, qui c’è un passaggio!” esclamò Lemixia, che aveva trovato un uscio senza porta che sbucava dietro un arazzo.
Di una stanza identica a quella di prima.
“O forse no.” Si disse sconsolata.

Ripeterono questa operazione più volte, muovendosi all’interno di questo labirinto in cui erano chissà come entrate, e finalmente sbucarono in una nuova sala. Questa era molto più grande delle altre, le pareti erano di un nero corvino alternato da linee bianche irregolari che convergevano tutte in un unico punto dall’altra parte della stanza, su una porta contrassegnata da un cerchio bianco. Gli stessi arazzi alle pareti, stavolta dipinti alternativamente di viola scuro e giallo sporco, lo stesso tappeto ora completamente viola.
Al centro di esso vi era disteso un ragazzo privo di sensi.
“ABEL!!!” gridò Evan in un misto di gioia e di preoccupazione, e gli corse incontro: non appena fu a pochi passi da lui questo scomparve in una nuvola di polvere, lasciando integro solamente il suo cappello color verde scuro.
“A-Abel…” il ragazzo crollò in ginocchio, afferrando il cappello e stringendoselo al petto, cercando inutilmente di trattenere le lacrime. Non poteva essere, non poteva...
Bexyk si portò la mano al petto in segno di rispetto, Lemixia si coprì la bocca con le mani senza un motivo, come se dovesse soffocare un urlo che non sentiva di dover fare o un pianto che non le veniva da dentro, Archaix rimase immobile. Immobile a fissare l’immagine riprodotta dagli arazzi. No, non andava bene, c’era qualcosa che non andava, quella che avevano appena visto era solo l’illusione di un ragazzo che era stato portato via da qualcuno di sicuro, quindi quel qualcuno ora era lì. Era lì per loro.

“Non potete passare di qui…”
Una voce. Una voce a dir poco agghiacciante venne come sussurrata da ogni angolo della sala inondandola di un denso strato di penetrante follia. Le Nessuno potevano sentirla a malapena data la loro impossibilità a provare qualsiasi cosa, ma avvertivano distintamente che intorno a loro si era formato qualcosa di nuovo e pericoloso.
“Non potete passare…
Non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare…”
“AAAAAAARGHHHH!!!!”
Evan, d’altro canto, lo sentiva benissimo. Sentiva che ogni singola cellula del suo corpo veniva schiacciata dal peso soffocante di una forza maligna e le sue vene pulsare di dolore; si accasciò a terra portandosi immediatamente le mani alle orecchie per non sentire quella voce ma inutilmente, era entrata nel suo cervello e lo stava torturando con il piacere di un folle che guarda agonizzare le sue vittime prima di finirle. Archaix non ci pensò neanche un attimo che lo prese in braccio e tornò indietro, verso l’uscita.
Bexyk:“Ma dove vai!?!?”
“Non potrà resistere a lungo non so che succeda ma dobbiamo portarlo fuori di qui!” rispose lei senza pensare a nulla, agendo solamente per mezzo di una cosa chiamata istinto. Senza paura, senza timore. Solo istinto.
Lemixia annuì, anche lei sentiva vagamente qualcosa di pericoloso e corse verso l’uscita, seguita da Bexyk. Stavano per raggiungere il portone quando questo si animò e di scatto si richiuse provocando un tonfo talmente grande da sbalzarli tutti all’indietro, sul pavimento freddo.

“Non sarà così facile… ora siete entrati, anche se vi era proibito…. E ora non potrete più uscirne… mai più…”

Evan si contorceva dal dolore stringendosi le mani alle orecchie più che poteva, il suo battito cardiaco stava aumentando pericolosamente e tossì sangue. “Evan!!” Archaix si rialzò in piedi ma non riuscì a fare neanche un passo che tutto intorno a lei divenne opaco e distorto, le pareti si contorcevano con il pavimento e i simboli rossi a forma di sorriso giocavano fra di loro trasformandosi in volti mascherati dal sorriso sadico, facendosi sempre più grandi, più intensi.
E non resse.
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Intanto, al Castello che Non Esiste:
“Eccomi capo, che cosa volevate?”
“Perché non le stai controllando?”
“ma oggi è vacanza…”
“Si ma nessuno ha detto loro che non potevano avventurarsi in mondi nuovi giusto?”
“…Perché che è successo?”
“Perché in questo momento stanno rischiando la vita niente meno che alla Fortezza Oscura!!!”
“Opporc- *sparisce in un varco oscuro*”
 
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*= facepalm XD
**= ok, non proprio brillantemente. Diciamo che ci siamo fatti quattro risate. La soluzione è sempre quella più semplice… XD
***= la descrizione non vi torna? Niente panico, è solo la risistemazione del nuovo inquilino. Già, chi sarebbe tanto folle da abitare lì dentro vi starete chiedendo? Beh abbiamo trovato la persona giusta… (ammesso che sia un essere umano, nn lo sappiamo esattamente)
 
 
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“…U-ugh.. ma che è successo…”
Lemixia aprì gli occhi, ma dovette richiuderli subito, a causa dell’accecante luce che si ritrovava puntata su di essi. Dov’era?
Si alzò dolorante, guardandosi le mani guantate e sporche di sangue. Il suo? Se le portò entrambe alla bocca tastandosela leggermente e constatò che effettivamente era suo. Aveva perso i sensi… Chiuse gli occhi, se li coprì con le maniche, per riuscire a ricordare quello che era successo: erano entrate in una sala del castello, molto grande, poi una voce li aveva come catturati e imprigionati dentro e Evan stava male, ma tutto ha cominciato a girarle attorno ad una velocità assurda e poi il buio. E adesso si ritrovava da sola, in un bosco che sembrava appena uscito da un attacco di palle di fuoco spuntate da chissà dove, devastato, e sembrava che fosse mezzogiorno. Ma dato che il fuso orario sembrava sbalzato fra le dimensioni, poteva essere passato un minuto come potevano essere passati due giorni. Si guardò attorno, socchiudendo gli occhi e acutendo i sensi come aveva spiegato loro un giorno il Freddo Accademico. Gli alberi erano di vario genere, soprattutto pini, ma alcuni non sembravano neanche naturali. Poi una cosa sembrò luccicare in mezzo al fogliame, di un bagliore argentato, per scomparire l’attimo dopo bel buio. Nemici? No, non potevano essere, gli Heartless non possono avere quel tipo di colorazione. E se fosse una specie ancora sconosciuta a loro? Non ci pensò neanche un istante e allungò le mani davanti a sé per evocare la sua Keyblade scintillante… Ma non successe nulla. “What!?” riprovò ancora e ancora, ma sembrava che avesse perso la capacità di evocare la sua preziosa arma. Fantastico, proprio ora che ne aveva bisogno; senza alternative, si mise in piedi e si avvicinò al tronco di quel pino tanto sospetto e osservò con sguardo acuto il fitto fogliame che lo ricopriva, scorgendo infine la provenienza di quel bagliore che l’aveva attirata.
“Una telecamera!?” scattò all’indietro e balzò sul primo albero che si ritrovò vicina, per nascondersi a quell’aggeggio infernale che neanche sapeva come aveva fatto a riconoscere dato che non aveva mai visto qualcosa di simile mentre era Nobody. Com’era possibile, la stavano spiando, e da quanto? Non trovò la risposta perché la sua attenzione fu catturata da un mugugno dietro di lei: si girò di scatto e si ritrovò davanti a una Bexyk svenuta, e ancora avvolta nel mondo dei sogni. “Bexyk, sei tu? stai bene? Che cos’è questo posto?”
“Broccoli…”
“Bexyk svegliati!!!!” le gridò nelle orecchie per fare prima, non voleva perdere un attimo di più. La Nobody spalancò gli occhi e si rizzò in piedi dal non-spavento, e si portò le mani alle orecchie: “Un po’ più rumorosa no eh?” disse, prima di accorgersi di essere sopra un albero e quindi di dover moderare i movimenti; si aggrappò al tronco, osservando intorno a lei quel poco che riusciva a vedere da sotto le fronde di quello strano albero: un fitto bosco pieno di alberi di varie specie e dimensioni, del tutto innaturale, perforato da varie chiazze di una luce accecante e martoriato da quelle che avrebbero potuto essere palle di cannone o uno sclero di Axel.
“Ma dove siamo?” chiese senza scomporsi. Lemixia alzò le spalle, segno di saperne quanto lei, e la invitò ad abbassae la voce perché probabilmente erano sorvegliate da una telecamera. “Una telecamera!?” esclamò lei, subito prima di tapparsi la bocca per aver parlato troppo forte. “Si una telecamera. Non so come mai ricordo cosa sia ma so che non possiamo farci filmare da quella, siamo sempre in incognito. Oh, e io non posso più evocare la mia Keyblade” concluse lei  mostrando i palmi vuoti in segno di impotenza. Subito Bexyk si accigliò e stese le braccia davanti a sé per vedere se i suoi Chakram fossero ancor utilizzabili, per poi ricordarsi di essere aggrappata al tronco e si riagganciò. “proviamo dopo. Dov’è Archa?”
Cavolo, è vero. Lemixia si tastò subito il petto ma non sentì nulla, segno che per fortuna era vicina…
 
Archaix non era infatti molto distante da loro, anzi per la precisione era svenuta sotto un albero accanto a quello su cui erano appollaiate le due ragazze. Un leggero movimento catturò l’attenzione delle sue orecchie, che riattivarono il cervello e la sua mente: aprì lentamente gi occhi, stringendo i denti a causa del dolore che ancora le pulsava alla testa, che tentò di allevare massaggiandosi con le mani.. Ma quando le vide sporche di sangue, ricordò tutto: EVAN!!
Si alzò di scatto, sentendo quel vuoto alla testa che viene ogni volta che ci si è appena svegliati ed appoggiandosi al tronco dell’albero per non cadere; si guardò intorno freneticamente per scorgere almeno qualche traccia di quello che fino a poco fa era il castello maledetto, ma tutto attorno a lei c’era solo una distesa di alberi fitti e densi, distrutti in parte in più punti da qualcosa o (molto più preoccupante) da qualcuno. Le ragazza gridò il nome del bambino a pieni polmoni, non aspettandosi una risposta. Sentì però qualcosa muoversi da sopra un albero dietro di lei, un fruscio impercettibile, e scattò subito in avanti per scoprire cosa fosse: si ritrovò faccia a faccia con Lemixia, che per lo spavento (se così potessimo definirlo) perse la stabilità e gridò cadendo all’indietro atterrando su un altro ramo. Archaix gridò anch’essa e cadde pure lei.
“AAARGHH!!!”
“AAAARGH!!!”
“A-Archa? Sei tu?”
“Lemixia? cosa ci fai qui sopra?”
“è una lunga storia, sali presto!”
E così, dopo che tutte e tre si furono riunite spiegarono la loro breve versione dei fatti, cercarono di capire dove erano finite: in un campo di battaglia abbandonato forse? Nulla sembrava più quadrare, e rimpiangevano il momento in cui avevano aperto un varco a caso per poi ritrovarsi forse nella città più disastrata dell’intero universo, e adesso erano state catapultate in un ennesimo mondo sconosciuto e la scritta del suo nome non era ancora apparsa davanti a loro. E per di più nessuna delle tre riusciva più ad evocare le proprie armi o ad aprire un varco oscuro, per cui erano bloccate lì e pure indifese.
“Beh, peggio di così non potrebbe andare. Propongo di scendere da qui e andare a capire in che razza di posto siamo finite” disse Bexyk facendo le spallucce, prima di venir attirata da un bagliore argenteo alle spalle della compagna Lemixia: “Lemi… che cos’è quel…” chiese lei, indicando con un indice la provenienza del bagliore. Lemixia si voltò e…
“Oh M**** un’altra telecamera filiamocela!!!!” esclamò “allarmata” e saltò giù dall’albero senza neanche pensarci, seguita dalla altre due, correndo il più lontano possibile da lì. Il paesaggio sembrava non cambiare mai, a parte i segni di buchi e bruciature che andavano diminuendo mano a mano, ma sembrava davvero che quel bosco fosse infinito. E in ogni angolo una stramaledetta telecamera che, costantemente, si muoveva nella loro direzione per filmare ogni singolo momento della loro permanenza in quel luogo. Possibile che avessero registrato la loro intera conversazione, che tutti i segreti da loro detti fossero stati rivelati a chissà quale nemico che le stava spiando e da chissà quanto?? Correvano in tutte le direzioni alla ricerca di un punto di protezione, ma in ogni dove sbucava fuori quell’aggeggio fastidioso. Finché non raggiunsero una piccola radura in mezzo agli alberi, con un buco al centro, in cui giaceva una ragazza priva di sensi. Che ci faceva lì, e chi era? E perché il suo corpo, inerte, era inciso da tagli, escoriazioni, da strane punture dall’aspetto non poco preoccupante e una gamba rovinata come se fosse stata colpita da una palla di fuoco!?
All’improvviso, senza una motivazione apparente, le lettere del nome di quel mondo si degnarono finalmente di fare la loro comparsa e formare attorno a loro la scritta di un nome che però non sembrava il nome di un mondo.
“Hunger Games?” disse ad alta voce Lemixia, massaggiandosi il mento. Sembrava il nome di un videogioco.
E invece si sarebbe rivelato una cruda realtà.

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“Eccomi qua, mi desiderava? Il compito da voi assegnatomi sta procedendo con grandi esiti, e fra poco sarete in grado di collaudare il dispositivo.”
“Perfetto. Quanto al buco nero, non c’è modo di fermarne il processo, giusto?”
“Oh mio signore io l’avevo avvertito sui pericoli che si potessero incontrare sulla via del successo, e il suo scopo è alquanto pericoloso come lei sa. Questa è soltanto la reazione inversa, come una stanza che si riempie di ombre e oscurità per prepararsi alla venuta della luce della verità.”
“Quindi stai dicendo di non preoccuparmi di questa faccenda non poco preoccupante?”
“Mi stupisce signore, e io che credevo che lei non si preoccupasse mai! Ma non dovrete farlo, me ne occuperò io. E poi, dopo la venuta del vostro mirabile piano ogni problema diverrà effimero e insignificante dico bene?”
“Uhm, hai ragione. Va, mio fidato servo, continua a tenere d’occhio la Triade e impedisci a chiunque di torcere loro un capello. Ci tengo alle loro vite”
“Come desiderate allora io  vado. Ciao.”
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Angolo delle autrici:
uhm si comincia a capire qualche cosa… Quindi sto Grande Vuoto è la causa di tutto? Boh, si vedrà…
Archa: come boh? Non è questa la causa di tutto?
Autrici: diciamo in parte… *ghigno malefico*
Bexyk: che avete in mente di fare…?
Autrici: oh niente, niente…
Lemixia: questo è preoccupante… Mi raccomando ragazzi non mancate al prossimo appuntamento e scusate queste due se postano con ritardi di millenni…
Autrici: EHI!! Il saluto dobbiamo farlo noi, perché dobbiamo precisare alcune cose… per esempio, che siamo nel mondo di Hunger Games, che Xemnas ci sta costantemente guardando (senno come faceva a sapere quelle cose?) e non ha ancora mosso un dito per noi, e che un nuovo e oscuro personaggio sta lentamente entrando in scena.

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Capitolo 16
*** Hunger Games - sotto sorveglianza ***


Premessa:
Emma: SAAALVE *passa cespuglio rotolante* ehi ma quella non è lo stesso dell'altra volta?
Keby: ha trovato posto fisso, sai com'è, c'è crisi...
Clara: daccordo, benvenuto nella compagnia balla rotolante, da oggi ti chiameremo -Il Solitario- !
Il Solitario: grazie! Ora posso commentare anche io, vero?
Emma: Ma certo! Basta che non ricominci a rotolare su te stesso e tutto va bene. E ora partiamo con il capitolo, che avete già aspettato abbbastanza ^^



La ragazza giaceva lì in una buca, in condizioni assai preoccupanti ed era visibilmente disidratata, tanto che le Nessuno non se la sentirono di lasciarla lì nonostante fossero circondate da telecamere in ogni dove. Si calarono il cappuccio sui loro volti, che avevano dato già fin troppo spettacolo per ora, e si avvicinarono furtivamente nascondendosi dietro agli alberi, arrivando ad accerchiarsi attorno alla buca: sembrava giovane, aveva la pelle molto chiara ed i capelli di un castano scuro spettinati e sporchi, annodati in una treccia ricadente sulla schiena mezza disfatta; una giacca nera e una casacca di un verde chiaro, un paio di pantaloni strappati in corrispondenza della gamba destra che mostravano i segni di una profonda bruciatura nel polpaccio e degli scarponi rovinati. Probabilmente la vittima di un qualche Heartless infuocato. Ma non avrebbe senso perché sarebbe dovuta sparire nelle tenebre da un pezzo, quindi probabilmente era ancora viva. Lemixia si abbassò sulla buca per poter osservare meglio il respiro lento e irregolare del suo petto. Per lo meno era viva.
“Ferme, è armata” disse Bexyk con un filo di voce indicando un’arma abbandonata vicino al corpo inerte della ragazza, un arco e una faretra. Lemixia lo prese per allontanarlo nel caso si fosse svegliata e avesse tentato di attaccarle, ma quando si avvicinò vide che erano ricoperti di una grande quantità di sangue secco. “Che schifo!” disse prendendoli con le punte come per non sporcarsi, pur sapendo che non era possibile. Li appoggiò vicino ad un albero poco più in là, da cui staccò un rametto secco e si avvicinò nuovamente alla giovane. Lo avvicinò al suo viso e cominciò a punzecchiarla col rametto: “sveglia… Svegliati…” sussurrava piano quasi per paura di svegliarla. Passò così qualche minuto prima che la sconosciuta reagisse: socchiuse forzatamente le palpebre, contrasse il viso in una smorfia di disgusto, e tentò di muovere gli avambracci ancora intorpiditi non riuscendoci, emettendo un gemito di dolore. Stava ancora nel mondo dei sogni… Ma quando aprì del tutto le palpebre e si ritrovò tre tizi incappucciati di nero a neanche un metro di distanza sbarrò gli occhi e cacciò un grido che fracassò le orecchie a tutta la fauna nel raggio di due chilometri. Si alzò subito in piedi dallo spavento ma cadde all’indietro a causa del dolore che le percorreva tutto il corpo, balbettava qualcosa del tipo –sono ancora viva non potete prelevarmi- o cose del genere.
“Ma che cacchio stai dicendo? Sicura di sentirti bene?” Lemixia incrociò le braccia e, da sotto il cappuccio, mise su un’espressione divertita. La ragazza cercò di indietreggiare a tentoni, terribilmente confusa, finché non si ritrovò con le spalle dietro ad un tronco di un albero, quello dove era appoggiato l’arco. “C-chi siete voi, siete stati mandati dagli Strateghi vero?” disse con un tono duro che lasciava intravedere benissimo la confusione che la stava assediando in quel momento. Archaix comprese la situazione e, dato che i loro volti erano già stati filmati, tanto valeva togliersi il cappuccio: così fece, e cercò di assumere un’espressione dolce (guardate che è difficile per un Nessuno mimare le emozioni) in modo da tranquillizzarla: “Beh, si potrebbe dire proprio che siamo gente che passava di qui, perché non abbiamo idea di dove siamo e perché siamo qui” disse calma nel non-stupore della compagna Bexyk: dovevano rimanere in incognito, che stava facendo? Guardò Lemixia, che invece appariva molto rilassata. Lei ricambiò lo sguardo facendole l’occhiolino, sapeva che se Archa faceva qualcosa di strano aveva un’idea.
La ragazza rimase immobile, non sapeva se credere a quelle parole o no. Non le prese per buone.
“E perché dovrei credervi? Qui siamo negli Hunger Games gente” disse inclinando la testa di lato, mostrandosi indifferente e distaccata. Ma successe qualcosa, le sue pupille si restrinsero a due spilli e si portò in un attimo le mani alla faccia tastandosela: “Ma che… è stato tutto.. un’illusione… Le api… Rue… Peta.. PETA!!” esclamò infine lasciandosi ricadere le braccia sui fianchi: Peta l’aveva salvata, l’aveva salvata da Cato e dal gruppo dei Favoriti, ma perché? Stava ancora recitando la messinscena che aveva tirato fuori durante l’intervista? O stava realmente cercando di proteggerla? E allora cosa ci faceva tra i favoriti quella sera?
Le tre Nobody la guardavano leggermente preoccupate mentre lei rimaneva immobile con lo sguardo vuoto perso in chissà quali ricordi, finché non si riprese e tornò a guadarle confusa e diffidente: “non so cosa vogliate ma non mi avrete mai viva” disse e scattò in piedi, prendendo in mano l’arco e una freccia ed incoccandola nella loro direzione. Non riuscì neanche a tirare la corda che dovette lasciare la presa, le dolevano terribilmente braccia e  le gambe, e cadde in ginocchio; Archaix rimase ferma, con i piedi leggeri sul terreno pronti a scattare all’indietro, ma senza alcuna intenzione di farlo. “Non devi preoccuparti, non vogliamo farti del male. Non so come funzionino le cose qui ma da dove veniamo noi siamo più o meno pacifici” disse con quel tono di voce dolce che sembrava avere il potere di calmare chiunque. In effetti c’era qualcosa di strano in quella voce.
La ragazza la guardò negli occhi, nei suoi occhi  profondi color nocciole, e sentì che poteva fidarsi.
“Uhm, ma chi siete?” chiese ancora, non del tutto convinta. Lemixia lanciò un’occhiata ad Archaix e si tolse anch’essa il cappuccio, rivelando un sorriso all’apparenza sincero (premeditato da sotto il cappuccio): “Piacere, io mi chiamo Lemixia, e queste sono Bexyk e Archaix, ci siamo perse tra le dimensioni e non sappiamo come tornare a casa. Tu invece?”
Forse non avrebbe dovuto dirlo. Lemixia non sapeva infatti che la maggior parte dei personaggi di ogni mondo non conosce l’esistenza di più dimensioni, e Traverse Town era solo un’eccezione alla regola. Così, credendo che fosse una cosa naturale, aveva appena distrutto una delle colonne portanti dell’ordine dei mondi*.
“D-dimensioni?” la ragazza la guardò come se avesse parlato arabo. Non poteva essere, si disse, era ancora sotto l’effetto delle punture degli Aghi Inseguitori, doveva essere così…
 
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Intanto, al Castello che Non Esiste, alcuni Nessuno sembravano non aver compreso fino in fondo che cosa vuol dire vacanza. Stiamo parlando del Freddo Accademico e del Burattinaio Mascherato (Mascarato XD), un tempo suo assistente, che si erano rinchiusi nel laboratorio dello scienziato pazzo per creare una complicata e particolare miscela….
Il contenuto verdognolo di un becker venne rovesciato delicatamente in una miscela grigiastra di sostanze non identificate o tantomeno riconoscibili, mentre la centrifuga separava un altro prezioso ingrediente della ricetta dagli scarti. Una mano spense l’apparecchio e alzò con cura la provetta in cui era contenuto il liquido, portandolo all’altezza di un paio di occhi grigio/azzurri.
“E così, vi siete dimenticati di dire alle novelline di non andarsene in giro senza permesso eh?” la voce del numero VI ruppe quel silenzio fatto del ribollire di ingredienti e del rumore dei pulsanti premuti da Vexen sulla tastiera di un grande computer.
“Umpf avrebbero potuto anche arrivarci da sole, ma tanto la coerenza non esiste oggigiorno! I Nessuno di oggi non sono più quelli di una volta…” disse lui con il suo tono lamentoso e scorbutico di sempre, premendo invio e attendendo la risposta del suo digitare sullo schermo, come se da esso potessero davvero scaturire tutte le risposte di cui aveva bisogno.
“…E neanche internet è più quello di un tempo” concluse sbuffando nuovamente, quando sullo schermo apparve l’icona che recava la scritta “impossibile contattare il server”.
Zexion sentì che se avesse avuto un cuore quello sarebbe stato il momento di mettersi a ridere, ma non disse nulla e unì l’ennesimo ingrediente alla miscela, poggiando la provetta vuota fra le altre e andando a sedersi su una delle poche sedie non invase da esperimenti. Spostò il giornale che vi era appoggiato sopra e si lasciò andare pesantemente sulla sedia, esausto: “e meno male che oggi era un giorno di vacanza, ma Vexen che cosa stiamo facendo di così urgente da avermi obbligato a uscire dal letto alle cinque di mattina?” chiese sbuffando e aprendo il giornale in una pagina a caso. Il Freddo Accademico prese in mano il contenitore dello strano liquido ormai diventato trasparente e lo portò all’altezza della sua bocca, dopodiché soffiò leggermente sulla superficie del bicchiere e attese il cambiamento: la colorazione della sostanza cambiò, tingendosi di un brillante azzurro ghiacciato.
“Kodezto ezperimento serve a mizurare l’onda di un’anima, mi è ztato chiezto dal Zuperiore di verificare il livello di affinità delle anime del team TNT” disse accentuando ogni zeta della sua parlantina come ogni volta che era non-arrabbiato o non-soddisfatto. Il liquido azzurro pian piano tornò alla sua colorazione trasparente, e Vexen poté dirsi soddisfatto: “Bene, è quasi completato. Oh, guarda che quello è il giornale di un mese fa”
“Me ne sono accorto” affermò sarcastico Zexion “ma tanto non avrebbe fatto differenza, le notizie più importanti si ripetono all’infinito” e dicendo questo indicò una scritta dai caratteri cubitali, stampata sul fronte del giornale, che annunciava:
“Il grande vuoto sta avanzando: la fine del mondo?”
Già, quel –grande vuoto- che Cid aveva nominato si trattava in realtà di una sorta di buco spazio/temporale che stava distorcendo gli universi, formatosi senza una ragione precisa. Nessuno ne conosceva la causa ma tutti le conseguenze: se non avessero fatto qualcosa, ogni cosa sarebbe stata distrutta. Il numero VI lesse ad alta voce quel titolo tanto per far prendere un colpo a Vexen: quella faccenda era diventata un tabù, il Superiore aveva praticamente vietato di parlarne, anche senza spiegare il motivo di ciò. Vexen avrebbe voluto girarsi di scatto e portarsi l’indice alla bocca per fargli segno di stare zitto, ma non si mosse.
“Nessuno vuole parlarne, ma là fuori ci sarà la risposta a tutti questi problemi no?” disse infine, appoggiando il giornale chiuso sulle ginocchia.
Vexen si girò, e alzò le spalle: “Beh, direi che su questa faccenda dobbiamo indagare da soli, se vogliamo ricavarci qualcosa. Che ne dici, assistente?” disse con un tono leggermente accennato ai ricordi di un tempo, quando erano ancora dei Somebody.
“Uhm… Dico che sento odore di bruciato.”
“Odore di bruciat.. OPPORC-” Vexen si precipitò verso una provetta che, scaldata dalla fiamma su cui era stata posta, stava per esplodere.
Il Burattinaio Mascherato accennò un lievissimo sorriso, e tornò a guardare il giornale: “Beh, ma tanto io so già la causa di tutto ciò”
Vexen: “Davvero!?”
Zexion: “Nooo stupido XD
Il numero IV si girò borbottando, tornando alla sua ricerca al computer. Zexion non si mosse, guardò il giornale con aria pensierosa.
Sotto alla scritta di prima ne risaltava un'altra.
Terrore nel carcere di massima sicurezza, evaso un pericoloso individuo dalla prigione degli inferi.”
“…o forse si.”
 
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*= Lemixia: eheheheheh…. Ops.
Vexen: NOOOOOOO!!!! Hai idea delle conseguenze ke rikaveremo da kvesta scelleratezza?? *modalità tedezca ON* Ci vuole un po’di coerenza nella vita, la coerenza è importante!!
Xemnas: Xaldin, sedalo.
Vexen: La COERENZAAAAAA- glub… *cade a terra*
Lemixia: ….  
 …… MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAA!!!
 
**= Nooo guarda, un insignificante buco nero non è assolutamente nulla di cui preoccuparsi, al massimo rimaniamo risucchiati insieme a tutto il creato…
No sul serio, ma siamo le uniche quindi a non sapere quella notizia? Ma perché non ci dice mai niente nessuno??

 
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Hunger Games. Così sembrava venir chiamato quel luogo inospitale, controllato da ogni angolo e in ogni secondo da centinaia di telecamere che trasmettevano tutti gli errori di quella lotta per la sopravvivenza al pubblico della cittadina di Capitol City come un insulso telefilm a puntate. Capitol city ha attorno a sé 12 distretti che, dopo essere stati puniti a causa di una loro rivolta contro la città, sono stati costretti a partecipare ogni anno a quel torneo in cui si sacrificavano un maschio e una femmina di ogni distretto, e in totale i 28 venivano sbattuti in un’arena in cui combattevano per sopravvivere gli uni dagli altri.
Questo fu quello che Katniss, la ragazza di fuoco, come veniva chiamata, aveva detto alle tre Nobody che in cambio di informazioni le avevano offerto il loro aiuto. Stavano andando in cerca di una fonte d’acqua, tenendola su per le spalle, anche se lei cercava di essere autonoma e di camminare con le proprie gambe.
“Dunque tutto quello che ci stiamo dicendo è s-stato trasmesso in diretta TV?” chiese Lemixia che, alla prospettiva, non gradiva molto la situazione. Stava tenendo Katniss per la spalla in modo che non cadesse, ma la ragazza continuava a rifiutare il suo appoggio e cadeva, puntualmente.
“N-no non credo che vi abbiano inserite nel montaggio, data la quantità di informazioni censurate che vi ho detto. Sapete, gli Strateghi non vogliono che si diffondano informazioni così aperte” rispose lei cercando di rimettersi in piedi da sola, non riuscendoci, decidendo infine di accettare la mano tesa che Archaix le stava tendendo. In effetti questo poteva andare a suo vantaggio: le scene di debolezza saranno state tagliate e lei non sarebbe apparsa come fragile al pubblico. L’immagine contava molto se volevi farti notare dagli sponsor.
“E quindi tu devi uccidere gli altri uno ad uno, no?” Bexyk guardava il sole in alto nel cielo, troppo luminoso per essere normale. Ma se ogni cosa in quel bosco era finta, probabilmente era normale. Katniss annuì.
“Uhm, ora posso riavere il mio arco? Vi ho promesso che non vi avrei ferite” cercò di dissuadere la numero XIV che, tenendo la faretra in spalla e l’arco sotto il braccio destro, non ci pensava neanche di consegnarglielo. Grazie alla pomata contenuta nello zaino che aveva trovato alla Cornucopia Katniss era riuscita a guarire le bruciature, ma le tre punture degli Aghi inseguitori non accennavano a sparire. Era interessante per le tre Nessuno sapere come le persone di questo mondo potessero incrociare delle razze di animali per ottenere armi da guerra e spie infallibili, come la Ghiandaia Imitatrice; soprattutto questa aveva suscitato il loro interesse: “vedete” disse mostrando la spilla dorata che ritraeva l’animale “è più o meno così” picchiettò con il palmo dell’indice sul bordo dorato, per non sporcarla. Lemixia si avvicinò per guardarla meglio, nonostante tutte le sue avventure era rimasta ancora splendente come la luce del sole. Se fosse stato qui, si disse fra sé e sé lasciandosi sfuggire un sorrisetto, Vexen sarebbe impazzito gridando a tutti del coerenzicidio. Quando ormai Katniss riusciva a camminare da sola, si fece restituire l’arco e riuscì finalmente ad usarlo: era più simile a quelli del campo di addestramento a Capitol City, ma che importava? Ora poteva cacciare e, soprattutto, aveva un’arma di attacco contro gli altri concorrenti con cui aveva familiarità come nessun altro: fece pratica tirando un po’ contro gli alberi e trovò un coniglio che sarebbe presto diventato il suo pasto. Archaix, nonostante non provasse nessun’emozione, rimase leggermente con gli occhi sbarrati dalla freddezza con cui aveva ucciso quella creatura, ma provò a visualizzarlo come se fosse stato un Heartless e la cosa non cambiava di molto in effetti. In quanto alle loro armi, ancora niente. Un’ora dopo, tra chiacchiere e tiri con l’arco raggiunsero un torrente, e Katniss si fermò:
“Ragazze, so che mi avete aiutato ma ora preferirei continuare da sola”
Bexyk fece un leggero sorrisetto e incrociò le braccia: “Indipendente eh? D’accordo, grazie per le utili informazioni che ci hai dato non sappiamo ancora come tornare a casa ma ti ringraziamo. Se hai bisogno di noi chiama pure” e scomparvero tutte e tre in un soffio di vento.
“No aspettate, ma da dove venit…” stava per chiedere lei, ma se ne erano già andate. Chi erano esattamente?
Boh.
 
“avremo fatto bene a lasciarla sola? Non mi sembrava ridotta bene” Lemixia saltava da un ramo all’altro ad alta velocità per non essere ripresa dalle telecamere, tenendo il cappuccio abbassato.  Accanto a lei sfrecciava sicura Bexyk, che fece un OK con la mano e rispose tranquilla: “Massi, sento che quella non è il tipo di lasciarsi arrendere da situazioni come quelle. Anzi, sento che li vincerà ‘sti Hunger Games ne sono certa.” e da sotto il cappuccio fece un gran sorriso. Archaix non diceva nulla. Stava pensando a tutto quello che era loro successo, e a come erano finite lì…
“Povero Evan, e il suo amico…” stava sussurrando fra sé e sé quando comprese una cosa: anche loro potrebbero essere lì da qualche parte, e magari erano finiti nelle grinfie di qualche altro giocatore spietato e forse stavano rischiando la morte in quel momento!
“Ragazze venite quì!” gridò d’un tratto la numero XIII e, spiegando la situazione, convinse le compagne a tornare sui loro… ehm… salti? E a cercare gli altri giocatori di questa strana competizione, nel caso sapessero dove si trovavano. Stavano giusto per tornare indietro, quando Archaix ebbe un sussulto.
“Archa non ti senti bene?” Lemixia la prese per una spalla, e per poco non dovette trattenerla dallo svenire a terra. Gli occhi vuoti di lei si oscurarono lasciando scomparire le pupille, mentre una strana voce proveniva dalla sua bocca senza che lei stesse palando:
“—Pro—to—mi-senti—ripeto-mi-sentite-?”
Era la voce di Axel!!
Lemixia: “Si forte e quasi chiaro Axel… Aaaaxel… *vede gli occhi furiosi di Bexyk* o-ok.. Senti Axel ma dove siamo finite? E perché stai parlando attraverso Archa!?”
Axel: “oh certo, per comunicare con voi non potevo fare altro che contattarmi con una delle vostre anime, mi ci è voluto un po’. Ma che vi è saltato in mente di andarvi a ficcare in un mondo semi-reale!?”
Lemixi: “Un mondo semiche?”
Axel: “semireale, i mondi più vicini alla realtà del mondo Reale, ma vi spiegherò tutto quando tornerete. Ora ascoltatemi bene, siete finite nel mondo di una specie di survival game e dato che siete lì Xemnas mi ha ordinato di darvi un incarico”
Lemixia: “ma siamo in vacaaanza…”
Bexyk: “Uff e di che si tratterebbe?”
Axel: “da qualche parte in quell’arena vi è nascosto un dispositivo elettronico dalla forma di un grande orologio, dovete distruggerlo perché sta causando parecchi problemi nelle altre dimensioni.”
Bexyk: “Oh FANTASTICO, questo posto è enorme! Immagino abbiamo un limite di tempo, dopo di che ci verrete a prendere. Perché voi ci verrete a prendere vero?”
Axel: si avete due giorni, dopodiché si spera che lo abbiate trovato perché è a causa sua se non posso venire lì... Oh un ultima cosa, vi ho contattate attraverso Archaix per un motivo, lei non deve sapere: se per caso vedete un simbolo con tre mezze lune, una bianca una nera e una rossa… Non fatela avvicinare. Mai.”
La numero XIV guardava Archa, appoggiata al tronco di un albero, immobile e con gli occhi spiritati. Perché non poteva avvicinarsi a quel particolare segno? No aspetta… Ma era lo stesso segno disegnato sugli arazzi della fortezza oscura! Eppure quando si era avvicinata non le era sembrato che fosse successo qualcosa in particolare…
Il segnale mandato dal numero VIII perse il contatto, e la comunicazione si spense lasciando il posto al regolare respiro della Nobody dormiente. Le pupille ricomparirono in mezzo ai suoi occhi castani, e pian piano Archaix riprese conoscenza: “D-dove sono? Che è successo?” chiedeva flebilmente, tenendosi appoggiata al tronco dell’albero. Lemixia le appoggiò una mano sulla spalla e sorrise: “OOH finalmente ti sei svegliata dormigliona! Sai Axel ci ha comunicato che adesso abbiamo una missione in questo mondo, quindi non tutto il male viene per nuocere” e allargò le braccia per farle spostare lo sguardo sull’ambiente circostante, per enfatizzare la difficoltà dell’incarico “dobbiamo setacciare tuuuuutta la zona in cerca di un macchinario che crea casini e forse dopo potremo tornare a casa. Intanto se vuoi cerchiamo anche Evan, anche tu credi che sia qui da qualche parte vero?”
 
Rispettando la volontà di Katniss di non seguirla, le Nobody cominciarono così l’esplorazione di quel campo cha pareva estendersi per chilometri e chilometri. All’inizio Bexyk aveva proposto di dividersi per trovare più in fretta un’uscita da quel bosco sconfinato, ma al sentire quella proposta Lemixia e Archaix avevano esclamato quasi sconvolte “NO!!!!!”  e avevano lasciato perdere, senza però spiegare alla ragazza il perché di quella risposta. Era ormai il tardo pomeriggio quando scorsero la fine della distesa di alberi, una fine che dava su un grande tratto di terreno piatto e scoperto in terra battuta. Dall’altra parte di esso si intravedeva un grande lago. E al centro della pianura, imponente come una statua, si ergeva un elemento dorato a forma di un cono dalla coda ricurva, quasi un corno. Tutto intorno era deserto.
“Uhm, che ne dite di avvicinarci a quel… coso?” propose Lemixia avviandosi, sicura di se stessa. Se non ci sono nascondigli si disse, non ci sono posti in cui piazzare le telecamere. E dato che non c’era nessuno…
Bexyk sbuffò leggermente e la seguì, annuendo per la logica impeccabile del ragionamento. Ma prima di proseguire si fermò per un attimo e stese davanti a sé le braccia, chiudendo gli occhi e sforzandosi di concentrare l’energia nelle mani. Lemixia si girò e la guardò perplessa mugugnare: “Ma che fai?” chiese portandosi le mani sui fianchi. Bexyk restò immobile per qualche secondo ancora, poi lasciò che le braccia cadessero penzolanti lungo il corpo e sospirò: “ancora niente, non riesco ad evocare i miei amati chakram. L’unica sensazione che provo è la malsana voglia di prendervi per le braccia” disse sinceramente, facendo accigliare ancora di più la compagna che ovviamente non provava paura ma comprendeva perfettamente che era strano. “Okkei… Archa, non parli da un po’, che succede?” Lemixia tentò di cambiare argomento, vedendo la Nobody fissare un punto dello sfondo in cui non si riusciva a vedere niente. Non era colpa della foschia o altro, ma proprio non c’era niente. Probabilmente era una discesa ripida, o forse un burrone.
“Lo sentite?”

tic-tac
   tic-tac
      tic-tac


Un leggero ticchettio riempiva l’aria, la stessa musica ritmata che avevano sentito nel bosco ma più forte. Ma non sembrava davvero provenire da lì, era come se fosse stata amplificata in più punti del grande campo di quel gioco di sopravvivenza: sembrava provenire da più punti, dal lago, ora anche dalla foresta, da qualche parte imprecisata di quel vuoto in fondo alla visuale e al centro del campo. Non sapevano se era un suono amico o no, ma decisero di dover andare a controllare: scattarono velocemente verso la figura di quel grande corno dorato per essere riprese il meno possibile dalle telecamere (che in teoria non c’erano perché nn c’rea posto dove metterle) e arrivarono ai piedi di quella grande struttura osservandone la forma, la grandezza, e l’utilità.
Che cacchio ci faceva lì?
Sinceramente.
“Mi sa che è un elemento decorativo, ma tanto gli esseri umani sono sempre stati strani…” commentò la numero XIV ad alta voce, appoggiandosi una guancia sul palmo della mano, retto dal gomito con l’altro braccio. In effetti non era il primo elemento insensato che trovavano nei loro viaggi per i mondi, quindi potevano ignorarlo. Ma c’era qualcosa di strano in quel posto, a cominciare dalle 28 piattaforme che lo circondavano: 28 come i membri della sfida a cui stava partecipando quella ragazza, Katniss. Quindi questa doveva essere..
“Cornucopia! Ecco cos’era, si chiama Cornucopia! Ce ne ha parlato prima Katniss giusto?” esclamò all’improvviso Lemixia dopo averci riflettuto un po’ sopra. Quello era il punto pi partenza, da cui il gioco cominciava, e lì prima c’erano tutti gli oggetti che servivano alla sopravvivenza in quei luoghi ostili. Ora non ne era rimasto neanche l’ombra.
Archaix taceva. Le dolevano le orechie, sentiva come se fosse obbligata a sentire i suoni di sottofondo invece che quelli in primo piano, il fruscio dell’erba al posto delle voci delle sue amiche, e quel ticchettio lento e a tratti inquietante. Il ticchettio… La attirava.
“Ehi ragazze, sentite anche voi? Qui è più forte” disse Bexyk aguzzando le orecchie e cercando di trovare la fonte del rumore. Proveniva da dentro la Cornucopia.
Archaix cominciò lentamente a muovere piccoli passi verso l’interno del corno, lentamente, finché non si ritrovò nel punto più buio, e allungò la mano. Le sue dita tastarono leggermente il terreno, scorrendo accuratamente lungo la superficie, ed infine ripiegandosi attorno ad un piccolo oggetto a forma di ellisse. Lo tirò fuori dall’ombra in cui era nascosto, tornò indietro dalle compagne, e aprì le mani: in esse vi era un piccolo orologio da taschino nero, con i numeri rossi, la lancetta delle ore di un viola scuro e quella dei minuti gialla. Una piccola catenella bianca pendeva attaccata all’oggetto, come un inutile ma grazioso ornamento. L’accostamento di quei colori sembrava all’apparenza privo di senso, anche se probabilmente non era la prima volta che lo vedevano…  La cosa strana di quello però era che sembrava come amplificare il ticchettio. No, non era esso a riprodurlo, se si aguzzava bene l’udito si poteva sentire la differenza.
“Un amplificatore di suoni…” mormorò Bexyk prendendolo e rigirando sole fra le mani. Poi senza alcun preavviso lo gettò a terra e ci piantò il tacco del proprio stivale, rompendo il vetro e gli ingranaggi delicati del tempo.
“Ma che fai!?” Lemixia era rimasta –sorpresa- da quella mossa, ma Bexyk non le rispose. O almeno, non subito. Aspettò qualche secondo, guardando con aria di sufficienza l’ex orologio, con una sorta di disprezzo:
“Bene bene bene, sembra che qualcuno voglia che giochiamo a nascondino per trovare il vero macchinario che sconvolge tutto: ragazze, che ne dite di trovare quel doddo e dargliele di santa ragione?”
“Ci sto” risposero le due Nobody in coro.





Angolo delle autrici:
Il Solitario: e così, girovagando per l'oscura selva denominata Arena, le nostre Nobody scoprirono l'ardua prova che dovevano superare, e da lì ebbe inizio la grande caccia agli orologi...
Bexyk: no ok, ti preferisco quando rotoli.
Il Solitario: 0_0 T-T
Lemixia: Bex, la tua gentilezza è leggendaria.
Bexyk: che ci posso fare, un mese nell'esercito fa differenza.
Archaix: già già...  Ma veniamo a noi: sembra che TUTTI sappiano di quest grande vuoto TRANNE NOI. Non ci sembra molto giusto... E poi che è questo carcerato misterioso?
Gli Hunger Games possono diventare ancora più pericolosi quando una strega è sulle tue tracce. Ma per scoprire di chi si tratta dovrete seguirci nal prossimo capitolo!!




 

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Capitolo 17
*** Perchè i Nobody odiano il nascondino - una piccola alleanza ***


Il Solitario: eccovi.. *incrocia le braccia che non ha e le fissa con sguardo truce*
Archaix: ...
Lemixia: ...
Bexyk: ... si lo sappiamo rispettate le scadenze e bla bla, ma abbiamo avuto dei problemi
Il Solitario: questo dovresti dirlo ai lettori  non a me
Bexyk: posso strangolarlo?!
Lemixia: ma se non ha neanche il collo!
Il Solitario: LOL
Archaix: ragazzeeee!!!
Tutti: uhg, già vero... Ecco a voi il diciassettesimo capitolooo!!!


Premessa: L’ultima volta abbiamo visto le nostre protagoniste scoprire il segreto per trovare il dispositivo che avrebbe permesso loro di ritornare a casa, e dopo una giornata di ricerche avevano deciso di tornare nel bosco per nascondersi e riposare…

 
“Questo ramo è scomodooo” ripeteva Lemixia per l’ennesima volta, cercando di trovare una posizione decente. Ma non era molto facile dato che era la primissima volta che dormivano su un albero.
“Sapete” cominciò a dire Archaix, chiudendo gli occhi “non dovremmo dormire sotto agli alberi, non è salutare. Di giorno essi producono ossigeno, e per questo possiamo respirare, ma di notte il processo si inverte e loro rigettano anidride carbonica…”
“quindi dici che potremmo soffocare nel sonno?” tagliò corto Bexyk, alzandosi in piedi e decidendo di cambiare ramo.
“No, dico solo ch non è un toccasana per la salute. Comunque è per ora la scelta migliore, se vogliamo nasconderci. Se ho capito bene, ci sono molte altre persone qui in giro e se ci troveranno non credo che avranno la stessa pazienza di Katn-“
“BOOOOOOM!!!!”
Tutte e tre sobbalzarono al rumore di un grande tuono, che precedette l’arrivo di un grande bagliore nel cielo e l’inizio di una strana musica. Sembrava una specie di inno. Incuriosita per il forte bagliore che illuminava il cielo e -felice- di poter cambiare posizione che non fosse sdraiata su quello scomodo ramo, Lemixia tentò di raggiungere i rami più alti dell’albero scalandolo in fretta e arrivando in cima giusto in tempo per vedere un grande fuoco d’artificio stagliarsi nel grande cielo buio, oscurando le stelle e facendo brillare quello che sembrava una specie di sigillo. Archaix, data la sua iniziale posizione scelta pericolosamente in alto rispetto al terreno, poté vederne la forma singolare:
“Che forma è quella? Sembra un sigillo…” disse con un filo di voce, quasi come se non volesse che qualcuno sentisse la sua domanda nonostante l’assordante musica che rimbombava nell’aria. Appoggiò la testa sul tronco, facendosi piccola piccola, e guardò in basso, dove Bexyk si era sistemata qualche ramo sotto di lei. La Nobody alzò gli occhi nella sua direzione, e come ogni volta che tentava di guardarci dentro sentì il peso del paradosso che contraddistingueva loro tre dagli altri Nessuno, e loro Nessuno dagli altri esseri viventi: solitamente uno sguardo può essere indifferente, ma se si cerca nel profondo dell’anima di questi si può vedere il cuore pulsante della vita piena di ogni sorta di sogni e speranze. Per i Nessuno era il contrario. All’apparenza potevano provare emozioni, ci provavano con tutte le loro forze, ma dentro di loro non sentivano niente. Vuoto totale. Come esseri vegetativi con l’intelligenza come unica risposta ad ogni cosa.
Eppure negli sguardi di quelle tre Nessuno c’era qualcosa di diverso. Forse loro non se ne accorgevano molto, ma gli altri sentivano distintamente che la vita scorreva ancora in quelle anime connesse da un legame speciale come nessun altro. Come se i loro cuori non fossero mai stati portati via dalle tenebre.
Con questi pensieri travagliati la ragazza si addormentò, sperando nel futuro per quanto un Nobody ptesse sperare, lasciando che il destino continuasse a filare la seta di cui era formato l’intreccio delicato di quel futuro incerto.
 
Il rombo di un cannone fece scattare le tre compagne sull’attenti così tanto velocemente che se avessero avuto un cuore sarebbero morte d’infarto. Un colpo improvviso e per niente confortante, che le costrinse ad alzare la guardia al massimo anche se appena svegliate. Lemixia, che era rimasta sulla cima dell’albero, era sul punto di cadere di sotto dallo –spavento-  ma riuscì a tornare in equilibrio in tempo aggrappandosi al robusto tronco:
“WTF!?!? Ma che diavolo è!?” esclamò Bexyk rizzandosi in piedi dalla sua scomoda posizione  troppo in fretta, provocando una distensione dei muscoli delle gambe che la fece imprecare sotto i denti.
“Non lo so e non lo voglio sapere…” rispose seccata la numero XIV, stiracchiandosi le braccia verso l’alto. Archaix si irrigidì di scatto e rimase immobile, gli occhi castani guizzavano da una parte all’altra del bosco in cerca di qualsiasi cosa che potesse identificare come pericolo.
Non successe nulla.
“Ragazze, secondo me quella Katniss non ci ha detto tutto” osservò Bexyk lasciandosi cadere dall’albero ed atterrando saldamente in piedi sul terreno dopo aver compiuto una capriola all’indietro. Ma era normale, dopo un mese di addestramento nell’esercito la differenza si sentiva. Quando tutte e tre furono in piedi, dopo aver dato nuovamente un’occhiata nei dintorni per essere sicure, cominciarono a decidere il punto della situazione.
“Dato che per trovare quel dannato dispositivo dobbiamo distruggere quei dannati orologi, propongo di dividerci per trovarli più in fretta” disse Bexyk, ma fu subito fermata dal NO pronunciato in coro dalle altre due “NO non possiamo dividerci! Perché se incontrassimo altri partecipanti al serviva game saremmo sole e senza armi e poi…” tentavano di spiegare, ma con Bexyk non abboccava. Sospirarono, e si arresero a confidarle il segreto del loro legame. Le dissero quello che sarebbe successo se si fossero allontanate e lei rabbrividì.
“Corrose? Distrutte dall’interno? Ma è terribile!”disse arretrando di un passo. Che storia era quella, perché nessuno le aveva riferito una cosa simile prima? Era passato ormai in mese e ancora non sapeva nulla di loro, ciò la ferì un poco.
Ma ora si spiegava perché durante tutte le loro missioni le due alleate non si allontanavano mai più di tre metri…*
“Su ragazze non perdiamo altro tempo, non vedo l’ora di tornare a casa dai nostri super comodi letti^^” affermò Lemixia balzando in piedi sul terreno e alzando il braccio destro con il pugno chiuso. Archaix sorrise.
“Casa. Che bella parola” disse a bassa voce,  in modo che nessuno potesse sentirla. Subito aguzzarono il senso dell’udito per sentire la direzione in cui proveniva il ritmato ticchettio degli amplificatori, e si accorsero di una cosa.
“Ma che…. Adesso sento il  suono solo in una direzione!” esclamò Bexyk indicando un punto impreciso del bosco, che portava al grande lago che avevano avvistato il giorno precedente a valle. Ciò poteva significare solamente una cosa: bisognava trovarli in sequenza.
“Suona di traccia, non credete?” chiese Lemixia incrociando le braccia, seguendo Bexyk che si era già incamminata nella direzione della pista. Archaix si incamminò con loro, con lo sguardo assorto nei suoi pensieri.
“Suona di trappola, direi.”
 
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*= uhuhuuh vi chiederete che intendevamo con “tutte le loro missioni” vero? Beh, contando che il tempo trascorso dal primo incontro con Bexyk e la gita a Traverse Town è passato quasi un mese (e quindi nel mondo che Non Esiste si sta avvicinando Febbraio) in quel mesetto ne saranno successe un sacco no?
Alla fine di tutta sta storia se vi va magari scriveremo una mini raccolta di Slice of Life di episodi accaduti non raccontati qui. Vi va come idea?
 
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“Il mondo degli inferi è l’unico posto in cui non vorresti mai ritrovarti. Il mondo in cui si finisce quando la tua vita arriva al capolinea o, come si suol dire da queste parti, quando la tua partita finisce. Quando devi dire addio al cielo immenso che ti ha sovrastato per tutto questo tempo proteggendoti dal freddo vuoto dello spazio per ritrovarti sommerso da un grigio sfondo di desolazione, circondato da quella selva oscura in cui un Dante inesperto raccontò di essersi imbattuto…”
“Come siamo poetici oggi, sei nuovo di qui?”   un essere strano e senza forma si avvicinò alla figura nerovestita che si era materializzata al centro di quella desolazione.
“Oooh ma siete una lei! Beh non ha importanza, come è finito il tuo gioco? Un salto sbagliato? Un fungo velenoso?” continuò imperterrita l’ombra incorporea ridacchiando fra sé e sé, come se trovasse divertente la dipartita di qualcuno.
“Non sono morta. Tu, essere inferiore, portami dal vostro capo” la donna voltò di scatto la testa nella sua direzione e lo fulminò con uno sguardo severo che non ammetteva alcuna risposta sarcastica. L’ombra sembrò spaventarsi un pochino, tremò su se stessa, ed infine sorrise: “Calmati signora, ti preferivo quando poco fa facevi la poetessa! E comunque non serve negare di non essere arrivati alla fine del gioco, se vuoi vai pure a parlare con la regina, lei ti dirà chiaramente che SEI AL GAME OVER!” esclamò quelle ultime parole con tanta enfasi da dare l’impressione che trovasse la situazione divertente, poi si girò e si incamminò verso un punto impreciso dello spettrale e sconfinato bosco.
La donna si strinse le spalle, anche se indossava un pesante mantello nero si sentiva attraversata da centinaia di venti ghiacciati: le voci dei defunti, che vagano ancora alla ricerca di un perché e che non si rassegnano a diventare parte di quel mondo eterno e terrificante.
Senza aspettare ulteriori indugi, si incamminò lungo l’unico sentiero visibile, che portava d una specie di fontana: da essa sgorgava uno strano liquido arancione, e intorno ad essa erano raggruppate un certo numero di anime defunte che discutevano fra loro con una calma malinconica. Lo sorpassò senza indugi, senza rivolgere l’attenzione a nessuno di loro, e continuò la sua strada fino a ché non incontrò la sponda del famoso fiume Ztige..
Una barca era attraccata sulla sponda di quel fiume dalle acque dense e violacee. Una barca all’apparenza per niente sicura, che in realtà era l’unica via di passaggio per quel fiume (a meno che tu non voglia attraversarlo a nuoto) e a guidarla stava un altrettanto per niente rassicurante vecchietto dall’aria decrepita, ma quando gli occhi di lei incrociarono i suoi videro la saggezza di una persona che per anni aveva fatto il suo lavoro e che sapeva il fatto suo.
“Qyeeesto è il fiuume ZZZtige…  In eeesso scoorre il piaaanto di seeecoli di peeeccatori… Daaammi quaaattro mooonete, e ti traaaghetterò sull’aaaltra spoonda…”
La donna non si fece scrupoli e scostò il mantello, lasciando che unl’ssuta mano verdognola porgesse all’anziano le quattro monete necessarie per il pedaggio. Lo spirito caronte, traghettatore delle anime, si fece così da parte e lasciò che salisse sulla sua barca. Stava per partire quando alle sue spalle si sentì un grido acuto: “Fermo Garonte, devo passare anche ioo!!!” uno spirito correva (per quanto un essere senza gambe potesse correre)  con il fiatone e arrivò giusto in tempo.
“Seeempre i soooliti ritaaardatari. Haaai le quaaatro moneeete?” chiese il vecchio traghettatore imperturbabile. Lo spettro tirò fuori da chissà dove quattro vecchie e consumate monete, ma andavano bene. Salì sulla barca e rivolse una sorta di sorriso alla signora, che non ricambiò e si voltò dall’altra parte. Garonte, il proprietario della barca, si mise sulla poppa e impugnò il lungo bastone di un unico remo con il quale cominciò a traghettare il fiume:non si sapeva come facesse a trascinare quella barca da solo e a scacciare le Manomorte che si avvicinavano ad essa, ma d'altronde quello era il suo lavoro. La fitta nebbia che ricopriva ogni cosa non rendeva che più faticoso l’orientarsi, ma a questo provvedevano degli inquietanti lumini appesi alla prua della barca, che emanavano un tenue bagliore verde spettrale.
“Allooora, chi sei tu? Come è finito il tuo gioco? E come mai non sei diventato un Ombrex” chiese il fantasma seduto accanto alla viaggiatrice solitaria. Quella non rispose, non lo guardò nemmeno.
“sarà un lungo viaggio…” si disse l’Ombrex appoggiandosi al fianco della barca, sbuffando.
 
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Ma cosa sta succedendo nei mondi? Chi sono tutte queste persone misteriose? Per fare più luce sul mistero, vi invitiamo a tornare indietro di un giorno, quando nel castello che Non Esiste, un Nobody piuttosto preoccupato camminava a passo di marcia davanti alla porta della sala delle riunioni. Appoggiato a questa, un altro Nessuno rimaneva fermo a braccia incrociate e con il cappuccio levato sopra il capo.

“Non posso aspettare un minuto di più, devo sapere in che stato sono le numero XIII, XIV e XV!” ripeteva per l’ennesima volta torturandosi le mani guantate da dietro la schiena. Non sapeva perché si preoccupava così tanto del loro stato, non sapeva neanche cosa significava preoccuparsi, sentiva solo che quelle Nessuno erano speciali e avevano qualcosa che gli mancava. Lo aveva sentito da quel giorno che chiamavano Natale… Da quando quello strano ragazzo era apparso davanti a lui, gli aveva sorriso, e lui si era sentito come se gli avessero strappato una cosa preziosa e sostituita con una blanda copia per riempire il buco, come quando si appoggia un bel quadro alla parete per coprire la crepa che si è formata nell’intonaco.
E quella stessa sensazione l’aveva provata in quell’assurdo sogno che non avrebbe mai dovuto essere capace di fare, quando quello stesso ragazzo era lì sulla torre dell’orologio con lui…
Ma c’era un'altra cosa che lo –preoccupava- se così si poteva dire.
In quel sogno il ragazzo lo aveva attaccato.
E se quello che aveva dedotto era vero, qualcuno stava tramando nell’ombra pianificando la morte delle tre ingenue Nessuno.
“Calmati Axel, guarda che se fosse un’emergenza Xemnas ci avrebbe detto di fiondarci lì dentro da tempo ormai. Significa che stanno bene.” Il Nessuno cercava di tranquillizzare l’amico, ridendo sotto al cappuccio della reazione esagerata e innaturale.
“Lo so Xaldin ma Xemnas non può avere tutto sotto controllo, non sempre! E io sono sicuro che c’è qualcosa che non quadra sotto alla faccenda a cominciare da quel buco nero che gi galleggia sulla testa. N-O-N  Q-U-A-D-R-A got it memorized??” rispose lui seccato toccandosi ripetutamente la tempia e tornando a girare in tondo. A quel punto il pesante portone della sala si aprì, inondando il corridoio di un’accecante luce. Axel e Xaldin si voltarono di scatto ed entrarono senza dire nulla, ritrovandosi al centro della sala dei Consigli; sulla colonna che ospitava il trono più alto di tutti sedeva il Superiore con le braccia conserte:
“Eccomi” disse con la sua voce profonda e atona, e scomparì in un varco oscuro che lo portò direttamente davanti a loro. Aveva un’espressione strana, nel senso che non era mai stato visto sul suo volto un sorriso così ambiguo.
“Oggi vi mostrerò una cosa che dovrà rimanere un segreto fra noi. Come ben sapete, le nostre tre piccole chiavi sono rinchiuse per qualche motivo sconosciuto nel mondo denominato –Hunger Games- e molti cambiamenti si stanno verificando. Ma vi posso assicurare che ho tutto sotto controllo, e per dimostrarlo ho deciso che è venuto il momento” si fermò per qualche istante, lasciando il tempo alla luce che li circondava di sparire poco a poco. Xaldin e Axel si guardarono intorno “spaesati”: non avevano mai visto la sala delle Riunioni da quel punto di vista sotto quella penombra inquietante.
“…di farvi incontrare un nuovo amico.” concluse infine Xemnas, alzando il braccio destro con il palmo aperto e invitando i due Nessuno a volgere lo sguardo verso una specie di punto luminoso giallo che si avvicinava a loro. Nella penombra si riusciva a vedere poco, ma non appena il personaggio misterioso arrivò ad una distanza inferiore ai tre metri poterono vedere la sua sagoma spiritica volteggiare davanti a loro. Axel indietreggiò di un passo senza smettere di tenere fisso gli occhi su di lui, sulla sua maschera, sul suo sorriso.
“M-ma Xemnas lui è..” tentò di dire, ma non gli venivano le parole. Non tanto perché era spaventato, ovvio ma perché non ne trovava materialmente le forze: quell’essere sembrava risucchiargliele semplicemente guardandolo. Xemnas abbassò il braccio: “si, so a chi ti riferisci. Ma non devi temere (per quanto tu possa temere), ha deciso di sua spontanea volontà di unirsi a noi dato lo scopo comune, ed è grazie a lui se tutto il piano è cominciato” disse pacatamente.
Xaldin era rimasto imperturbabile in volto ma nella sua mente volavano freneticamente pensieri e ragionamenti (e si, anche qualche bestemmia). Perché lui, come mai aveva deciso di unirsi a loro, e qual’era il suo scopo? E perché li stava fissando con quel sorriso inquietante?
“Come mai ha deciso di unirsi a noi  scusa, quale sarebbe il suo obbiettivo?” chiese infine gelido. Xemnas stava per rispondere ma venne interrotto.
“Quale dici? Ma è ovvio, la conquista di Kingdom Hearts!” era lui a parlare. La sua voce era al tempo stesso lontana e vicina, come se non fosse davvero qui ma lontano chilometri. Ed era strana, al tempo stesso bella ma che faceva venire voglia di tapparsi le orecchie per non poterla sentire più.
“Ahahahahah, vedo che siete di poche parole, allora sarò io a rompere il ghiaccio che ci allontana: non posso ancora rivelarvi il mio nome ad alta voce ma credo che mi conoscerete già, sono su tutte le copertine dei giornali da settimane oramai. Sono un umile servitore al vostro servizio, che si preoccupa dell’incolumità del vostro piano” disse sorridendo e volteggiando sopra le loro teste “e se vi state chiedendo dove sono i piccoli tasselli chiave del vostro puzzle di oscurità, tranquillizzatevi: sono in un mondo lontano da qui, dove per ora non potranno essere in pericolo. Sono nel mondo dei famosi Hunger Games”
Axel sbarrò gli occhi: ma quel posto è pieno di telecamere e pericoli, come poteva dire questo!?
Vedendo quello che stava pensato quasi stampato in faccia al Nobody, l’essere misterioso continuò: “mi credete così sprovveduto cari signori? Mi offendete così sapete? Ahahahahahah, ho disattivato tutte le telecamere davanti a cui passeranno e ho fatto in modo che i giocatori e gli Strateghi non le attaccassero. Sono come un burattinaio che tiene i fili del destino di quelle Nessuno e manipola a piacimento chiunque voglia annodare quei fili su se stessi. Ahahahah, ora devo andare, spero vivamente di chiacchierare ancora con voi in futuro. Ciao!!” finì la frase con un elegante inchino, e rivolse a loro un ultimo sorriso rassicurante prima di sparire nell’ombra.
Xaldin era impietrito. Axel pure. E tutti e due guardavano con sguardo preoccupato e accusatorio il Superiore.
“Tutto sotto controllo. Potete andare. Oh Axel, contatta la TNT e dille che ho una missione per loro. Va da Vexen, sa già tutto.”
Xemnas sparì in un varco oscuro, e tutto piombò nel silenzio.
 

Tutte le finestrelle che davano sull’esterno erano ermeticamente chiuse. Tutte tranne una. E da quell’unica finestra una figura avvolta nell’oscurità aveva osservato in silenzio tutta la scena, reggendosi sopra una colonna di resistenti rampicanti. Con gli occhi sbarrati, la figura fissava ancora il vuoto della stanza avvolta nel silenzio e nel buio.
“Xemnas… Ma che diavolo hai in mente? Chi diamine sei andato a pescare per realizzare il tuo scopo?” sussurrò quasi impercettibilmente, prima di essere lentamente calata dai rampicanti fino a terra. Ad attenderla stava un altro tizio anch’esso nascosta dalle tenebre con cui si faceva scudo.
“Che cosa hai visto?” chiese lui a bassa voce. La Nessuno non riusciva a rispondere.
“Ho visto… h-ho visto….”
 
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Era ormai pomeriggio. Mentre procedevano veloci nella direzione di quel debole suono, Le tre Nessuno si guardavano intorno con circospezione. Sembrava tutto troppo facile, nessuno aveva tentato di attaccarle e ogni traccia di vita sembrava scomparsa, a parte i rari animaletti del bosco che sbucavano qua e là di tanto in tanto. Al formulare questo pensiero un brontolio comune di pance si levò nell’aria, ad indicare la protesta degli stomachi che non mangiavano da ieri mattina. Ma non c’era tempo per fermarsi a controllare quali bacche fossero commestibili o no, la fretta di concludere superava la fame. Arrivate al limitare del bosco, scorsero una cosa che il giorno non avevano notato il giorno prima: vicino al lago, seminascosto, stava una specie di accampamento. E in quell’accampamento stavano delle PERSONE.
“ecco dove si erano nascosti…” sussurrò Bexyk alle compagne. Era da un po’ che le prudevano le mani guardandole, era una sensazione strana e ingiustificata. E sinceramente cominciava ad avere paura di avere qualche problema. Non ne aveva più parlato con loro, e non aveva intenzione di farlo; scacciò quei pensieri dalla mente e si concentrò sulla missione. Si avvicinarono lentamente e, dapprima dietro gli alberi, si appostarono sempre più vicine nascoste dai fitti cespugli che segnavano il limitare del bosco.
“Il ticchettio… proviene da quel mucchio” disse Lemixia a bassa voce indicando una pila di casse e strani oggetti impilati in una sorta di piramide con tanti mucchi attorno, ad una certa distanza dal campo. Una rete fungeva come unica protezione a quel mucchio di casse e contenitori vari. Perché così distanti dall’accampamento?
Ad un certo punto uno dei quattro ragazzi gridò: indicava un punto lontano del bosco, dove si era levata una colonna di fumo. Era Katniss?
I ragazzi iniziarono subito ad armarsi, e scattò una sorta di discussione che non poterono sentire data la loro lontananza, prima che sparissero nel folto degli alberi. Attesero qualche minuto, non successe niente, così decisero di andare. Ma non appena si mossero Archaix sprofondò nuovamente nell’Oblio.
“-------Pro—to---ci-sie---------i-sentite?
“Axel sei tu??” esclamò Lemixia più forte di quanto non avrebbe voluto. Si girò subito indietro per vedere se qualcuno avesse sentito ma per fortuna non c’era nessuno. “Che cosa c’è Axel?” chiese abbassando la voce. Era Axel infatti a chiamare, e dato il tono di voce capì di doverla abbassare anch’egli.
Axel: “Si-sono io. Ragazze ma dove siete? Sono passati tre giorni da quando vi ho chiamato!!”
Lemixia: “T-tre giorni!? Ma se ci hai chiamato solo ieri pomeriggio e adesso è mattina!”
Axel: “Sarà ma qui è mezzogiorno e voi siete via da tre giorni. Ma credo sia normale, il tempo fra i mondi si sta distorcendo. Vi ho chimamato per sapere come sta procedendo la missione”
Bexyk: “Fai piano, potrebbero sentirci le telecamere..”
Axel: “Le abbiamo spente, non dovete preoccuparvi, è tutto sotto controllo. S-O-T-T-O-  C-O-N-T-R-O-L-L-O got it memorized?”
Lemixia: “ben fatto, come sei previdente… *vede sguardo truce di Bexyk* ok ok., il fatto è che non troviamo il dispositivo perché qualcuno ha piazzato degli amplificatori di suoni in giro per la zona. Sono tre adesso, dobbiamo distruggerli.”
Axel: “Capisco… Bene, teniamoci in contatto. Non appena tornerete ci saranno grosse novità. Passo e chiudo.”
Il viso della Nessuno tornò ad illuminarsi di vita, mentre si riprendeva dal capogiro appoggiandosi al terreno. “M-ma che è successo?” chiedeva flebilmente. Lemixia la tirò su con una mano e le diede una pacca sulla spalla: “succede che ti sei addormentata di nuovo dormigliona, e Axel ci ha informato di aver spento tutte le telecamere quindi siamo a posto” rispose regalandole un sorriso incoraggiante, quasi naturale.
Tornando alla situazione iniziale, aspettarono ancora qualche minuto e decisero di andare a controllare, sennonché dal fitto bosco uscì qualcuno: una ragazza, dall’aspetto agile e dal viso che assomigliava a quello di una volpe, che si avvicinava furtivamente alla catasta di oggetti. Corse fin davanti al cerchio delle casse e si fermò, controllando con attenzione il terreno e infine posando il piede in un punto. Poi cominciò ad eseguire i passi di una strana danza che si districava attorno a chissà quali regole, tra saltelli e piccoli passi azzardati. Ad un certo punto sembrò perdere l’equilibrio, cadde in avanti poggiandosi con le mani al terreno ed emettendo uno strillo acuto. Non successe nulla, la ragazza si rimise in piedi e arrivò davanti alla grande piramide: cominciò a riempirsi lo zaino con piccole quantità di cibo, forse per non far notare che ne mancasse. Furba la tipa.
Quindi ritornò indietro compiendo la sua strana danza a ritroso, e scomparve nel bosco.
Perché quegli strani movimenti? Perché aveva come paura di toccare il terreno?
Bexyk sbuffò e si portò una mano alla bocca per trattenere una lieve risatina: “Oh ANDIAMO, è il trucco più vecchio del mondo. Dopo un mese nell’esercito (di cui non ricordo un granché) è una bazzecola capire che lì attorno ci hanno messo delle mine esplosive.”
Mine esplosive!?!?

 
 
Angolo delle autrici: OOH oggi vediamo la storia da tanti punti di vista!
???= ognuno è impegnato nella propria trama che sta tessendo come un subdolo ragno che aspetta pazientemente l’arrivo della sua vittima…
Archaix: e tu che ci fai qui!?!?
???: ahahahah, sono venuto a trovarvi
Archaix: mi fai paura
Bexyk: fuori di quiii!!!
Lemixia: ma perché cavolo ride sempre?
Bexyk: marchio di fabbrica. Ma torniamo a noi, sembra che qualcuno si sia ritrovato nel mondo degli Inferi, chissà perché ci sarà andato? E Poi chi è questo personaggio misterioso che trama di nascosto? E soprattutto…
Quando si mangia!?!?!?
Xaldin: non appena tornerete a casa
TNT: NUOOOOOOO T-T

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: il secondo orologio – inquietanti regine e tributi incazzati ***


Capitolo 18: il secondo orologio – inquietanti regine e tributi incazzati

Mine esplosive. Fantastico. E adesso?
Non c’era modo di riprodurre quello strano e astruso balletto compiuto dalla ragazza di prima e sperare di trovare l’orologio in mezzo a quel casino. L’unico modo, probabilmente, era di far saltare in aria tutto. Questo era il nuovo obiettivo della TNT. Ma come? Sicuramente chi aveva piazzato quelle mine non era stato così doddo da non prevedere che l’esplosione di una mina non doveva scalfire la pila di provviste…
“Ragazze, restare qui non ci porterà a niente. Se potessimo lanciare contro il campo le nostre armi sarebbe cosa fatta. Voi non ci riuscite ancora?” chiese Bexyk riprovando ad evocare i suoi Chakram, inutilmente.
“No neanche noi…” stava per dire Lemixia, quando vide negli occhi della compagna una luce strana “Bex ti senti bene..?”
La Nobody non la sentì, le prudevano le mani in maniera assurda. Guardava Lemixia e non capiva. Cos’è, voleva prenderla a pugni? Boh…
Senza che lo avesse deciso, le sue mani scattarono in avanti per afferrare la compagna che si fece subito indietro, mentre Archaix si parava in mezzo per fermare la compagna impazzita. Bexyk le afferrò il collo, che venne avvolto da una luce intensa che ricoprì la Nessuno.
Pochi attimi dopo, Archaix si trovava impugnata nelle mani della numero XV. Era diventata un’arma.
Per la precisione, era diventata la Keyblade che ella stessa sapeva evocare.
“WTF!?!?” esclamò la Keyblade agitandosi nella presa salda della Nessuno, che incredula la stava fissando: il prurito alle mani era svanito. Lemixia arretrò ancora, -spaventata- , ma ricordò una cosa che tempo da Axel aveva detto loro…

Flashback, flashback, flashbaaack…
“…Voi possedete entrambe due Keyblade ragazze. Ma per ora ne potete maneggiare solo una. La seconda Keyblade però non è materiale, ma siete voi due”
Il Nobody fece qualche passo indietro ed evocò uno dei suoi chakram infuocati e lo tenne con la mano sinistra: “Bene, fate finta che questa sia la vostra Keyblade. Ora” disse schioccando le dita e facendo divampare vicino a lui un improvviso getto di fuoco che si modellò a forma di una persona “…fate finta che questo sia uno di voi due. Ora l’altro non dovrà far altro che trasformarsi nella propria Keyblade” e detto questo il fuoco si radunò nella sua mano destra prendendo la forma del suo secondo chakram “e far si che l’altro lo impugni. Entrambe potete farlo ma costa un grande dispendio di energie”
 “Quindi… Dobbiamo avere la stessa potenza per sopportare l’aura della compagna che ci tiene in pugno?” chiese fievolmente Archaix.
“Esatto! E questo dovrà essere così anche per la terza arrivata, che verrà presentata probabilmente domani”…


Ma certo! Ecco cosa intendeva Axel con quelle parole! Lemixia si diede una pacca sulla testa, congratulandosi per esserci arrivata per prima, e spiegò la situazione anche alle altre due Nessuno. Quando ebbe finito Bexyk comprese tutto, e volle provare una cosa.
“Uooh frena un attimo. Riesci a reggere l’onda di Archaix ma sei in sintonia anche con me? Se non lo sei ci prendiamo la scossa ricorda, e non vorrei dare nell’occhio adesso” disse Lemixia arretrando.
Ad un certo punto dietro le loro spalle sentirono un sibilo.
Una freccia aveva colpito qualcosa.
Si voltarono di scatto e Bexyk brandì Archaix con una sicurezza mai provata prima: sentiva che era lei stessa a brandirsi e a caricarsi di energia. Ma dopo una frazione di secondo la abbassò, capendo di chi si trattava.
“Katniss!” esclamò Lemixia sbucando da sopra al fitto fogliame di cespugli e alzando il braccio per farsi vedere. La ragazza era nascosta come loro in mezzo ai cespugli e brandiva un’altra freccia pronta ad essere scagliata. Non appena vide quella mano guantata sventolare in mezzo al fogliame si irrigidì come il tronco di una quercia, ma capendo chi era rilassò le spalle.
“Che ci fate qui? Andate via!” disse con il tono di voce più basso possibile, ma abbastanza alto perché lo sentissero.
“Ma niente, dobbiamo far saltare quella catasta” rispose Lemixia indicando il cumulo di provviste dei Favoriti. Il viso di Katniss sbucò del tutto dai cespugli, e su di esso vi era stampato un sorrisetto compiaciuto: “Davvero? Allora vi conviene allontanarvi il più possibile” disse di rimando, mettendo in vista la freccia che stava per incoccare. Bexyk recepì subito il messaggio, ma anziché allontanarsi impugnò saldamente la compagna/Keyblade e si avvicinò con piccoli passi verso la ragazza. “Ehi Archa” sussurrava mentre procedeva “se adesso sei una Keyblade puoi parare i colpi?”
“Spero si di, se ho capito quello che vuoi fare” rispose fievolmente l’arma/nessuno. Lemixia la seguì perplessa fino a ché non si ritrovarono dietro a Katniss. “Ma che ci fate qui ho detto di andarven..” stava per ammonire lei ma venne fermata dal Bexyk, che si portò il dito indice alla bocca: “Lo so, ma se vuoi fare quello che credo non sopravvivrai e io ho un piano” disse gattonando fra i cespugli e portandosi davanti alla ragazza “quest’arma può proteggerti dall’urto” Katniss apparve confusa, ma sentì come una specie di presentimento e si voltò a guardare il bosco: un secondo fuoco stava levando una densa colonna di fumo in alto nel cielo, segno che Rue stava procedendo col piano e che i Favoriti avrebbero cominciato a sospettate qualcosa. Non aveva molto tempo.
Bexyk impugnò Archaix per il manico e si preparò a difendere la loro nuova amica dall’imminente esplosione che avrebbe provocato: accanto ad un bidone, attaccato ad una corda, stava un sacco di iuta che dall’aspetto doveva contenere della roba pesante, e la sua intenzione era rovesciarlo sulle mine che circondavano la catasta di cianfrusaglie. Distruggendo le provviste dei Favoriti e anche l’amplificatore.
Katniss scagliò una seconda freccia, che andò ad allargare il buco che già rischiava di riversare il suo contenuto sul terreno.
Prima che la terza freccia, l’ultima, fosse scagliata, Lemixia si avvicinò a Bexyk: “Bex… Non penso che riusciremo a formare l’esplosione in questo modo” disse piano. Bexyk non capì, ma vide la sua mano tesa verso di lei. “Ce la fai a sopportare l’onda della mia anima?” continuò, sorridendo.
La numero XV sorrise di rimando e le porse la mano: Lemixia fu avvolta da una luce intensa, che la modellò nella forma di una chiave, la riempì di potenza e la trasformò nella sua Keyblade. Bexyk guardò e sue amiche, che teneva tra le mani, e provò una leggera scossa elettrica partire da entrambi i manici. Evidentemente non c’era ancora un buon collegamento assieme. Ma non c’era tempo per pensare a questo.
Katniss, che ave assistito alla scena, fece segno sconcertata di spiegarle dopo che era successo e inforcò la terza freccia.
La lanciò.
Il sacco di Iuta si squarciò, rivelando il suo contenuto di grandi mele che si riversarono pesantemente sul terreno.
E la terra tremò.

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Sulla traversata del fiume Ztige, i due passeggeri conversavano per far passare il tempo. O almeno, l’Ombrex che si trovava vicino alla misteriosa signora cercava di fare conversazione, mentre questa rispondeva con frasi brevi e atone. Ad un certo punto, forse esasperato dalla poca loquacità della compagna di viaggio lo spirito defunto si girò dall’altra parte sbuffando rumorosamente:
“OOH certo che non fai molto per farti apprezzare no? E io che volevo solo parlare un po’…” disse ad alta voce, neanche sperando che lei lo sentisse. Si affacciò al bordo della barca, osservando le increspature dell’acqua putrida e violacea che riempiva il letto, socchiudendo gli occhi per tentare di vedere una di quelle mani…
“Cha stai facendo?” chiese ad un certo punto la signora che, voltatasi distrattamente, lo aveva visto con la faccia al pelo dell’acqua e precariamente in bilico. L’Ombrex si ridestò dai suoi pensieri e tornò immediatamente dentro la barca: “ooh niente, cercavo di vedere una di quelle mani…”
“Quali mani?” chiese lei. Lo spettro, felice di aver catturato la sua attenzione, si girò con un sorrisetto e si mise a descriverle:
“Si dice che in fondo al letto del fiume Ztige giacciano delle Manomorte, che afferrano i malcapitati e li trascinano nel fondo del fiume…”
“E che succede se ti prendono?”chiese lei alzando un sopracciglio.
“Succede che finisce la partita della partita! Si finisce nell’ Oltre Oltremondo o qualcosa del genere..”
“Ma non ha senso”
“ragazza, io sono morto per mano di due idraulici, una tartaruga dopata e una principessa zuccherosa. Nulla ha senso nella vita.”
“Capolineaaaaa!!!” era Garonte. Erano arrivati dall’altra parte del fiume, a quanto sembrava. Bene, non aveva tempo da perdere. si rialzò subito e si rimise in marcia verso il tempio della regine degli Inferi, anche se non sapeva esattamente dove andare.
“Ehi,  anche  tu devi andare dalla regina Jaydes?  Ci vado anche io, se vuoi ti posso accompagnare” disse compiaciuto lo spettro, felice di aver trovato qualcosa per cui essere utile dopo secoli di noia. Così si incamminarono in quel fitto bosco che proseguiva in ogni direzione all’infinito, dirigendosi al centro di esso dove risiedeva il palazzo della regina. 


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L’urto causato dall’ onda di distruzione che ogni mina rilasciò alla sua esplosione concatenata venne attutito dalla difesa delle due Keyblade che, poste l’una perpendicolare all’altra, avevano formato una barriera protettiva. Ma le esplosioni furono tali da catapultarle indietro di parecchi metri, facendole sbattere contro il terreno con una potenza tale da togliere loro il fiato. L’esplosione delle mine doveva aver generato frammenti di schegge che ne avevano azionato delle altre, perché il terreno continuò a vibrare per un minuto intero devastando la zona circostante e lasciando solo macerie di quello che era stato il borrino della Cornucopia. Macerie fumanti, tutto quello che restava. Quando le esplosioni finirono, Bexyk riuscì a rimettersi in piedi appoggiandosi alle due Keyblade, ma le sue mani pulsavano di dolore: evidentemente il loro legame non aveva ben retto alla potenza atomica.
Katniss era stesa a pancia in su qualche metro più indietro, con la faretra incastrata nell’incavo del gomito e l’arco bloccato nella sua stretta. Aprì gli occhi, cercò di alzare la testa dolorante e sentì di aver retto bene il colpo. Bexyk mollò la presa delle Keyblade per aiutarla ad alzarsi, e quelle si ritrasformarono subito in Nessuno: che era successo? Si guardarono l’un l’altra come se fosse la prima volta, prima di ricordare la priorità e correre ad aiutare Bexyk.
“Come va? Un bel botto non c’è che dire. Hai una buona mira.” affermava lei mentre la tirava a sedere. Katniss si portò le mani alle orecchie, si sentiva la testa pesante… No. Non sentiva.
Bexyk aveva detto qualcosa e lei non l’aveva sentito.
Si tastò freneticamente le orecchie pregando che non fosse successo quello che temeva, mentre Bexyk continuava a chiederle come stava senza ottenere risposta. Per fortuna dopo qualche minuto riacquistò parzialmente l’udito.
“Oooh ragazze, pensavo di averlo perso per sempre…” sospirava, rincuorata.
“Già. Chissà che sarebbe successo se noi non ti avessimo parato quell’onda d’urto..” si chiese Lemixia alzandosi e spolverandosi il cappotto. Katniss ebbe un sussulto: era vero, se non fosse stato per quella coincidenza a quest’ora sarebbe…
“Fortuna che il caso non esiste” disse fra sé e sé.
Un fruscio di “Dobbiamo andarcene subito da qui!!” esclamò la ragazza ridestatasi dalla trance momentanea, e subito cercò di rimettersi in piedi ma crollò a causa di un capogiro. “Ferma così rischi di farti male” disse Archaix prendendola per una spalla e raddrizzandola delicatamente. Katniss non obiettò, non poteva e non voleva rimanere lì un minuto di più. A momenti sarebbero arrivati i “Tributi favoriti **”, coloro che venivano dai distretti migliori, e non avrebbe avuto scampo. Ma uno scoppio proruppe nel silenzio, seguito da altri due. Delle mine esplose in ritardo, che Bexyk riuscì a parare d’un soffio prendendo per la mano Lemixia e trasformandola in Keyblade. I rumori di passi si facevano sempre più vicini, Archaix tirò su Katniss e insieme si nascosero nel più vicino groviglio di cespugli proprio sotto agli alberi seguite dalle Nessuno, proprio in tempo per vedere l’arrivo del gruppo di ragazzi che erano stati attirati dal fuoco acceso in mezzo al bosco. Il primo che arrivò aveva una corporatura molto robusta, e più di tutti ribolliva di rabbia.
“Cato” sussurrò Katniss non appena lo vide. Dunque era quello il suo nome. Le Nessuno non riuscivano a capire che emozioni avrebbero dovuto provare in quel momento, se terrore alla vista di un avversario potente o divertimento nel vederlo battere i pugni per terra e strapparsi i capelli. Poi un altro ragazzo si avvicinò alle macerie e cominciò a gettarci sopra dei sassi, dicendo ad alta voce che le mine erano esplose. “è stato lui a piazzarle” precisò Katniss sussurrando. Cato continuò a sfogare la sua rabbia prendendo a calci tutto quello che poteva essere rimasto solido, mentre gli altri Tributi cercavano qualcosa che potesse essere rimasto di utilità. Niente.
Poi le Nessuno capirono che cosa dovevano sforzarsi di provare davanti a Cato.
Perché si voltò di scatto, schiumante di rabbia, verso il ragazzo che aveva piazzato le mine per proteggere tutto ciò che avevano nell’Arena, e quello fece solo in tempo a voltarsi per fuggire prima di essere bloccato al collo dalla sua presa. Cato gli tirò violentemente di lato la testa.
E quello cadde a terra, privo di vita.
Paura, ecco come si chiamava.
Archaix più di tutte sentì di conoscere quella sensazione come da sempre.

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** = per chi non avesse mai letto Hunger Games, ecco per voi un po’ di lessico:
Tributi: i 28 ragazzi scelti per il survival game Hunger Games, che devono lottare fino all’ultimo per rimanere in vita fino alla fine.
Favoriti: coloro che vengono dai distretti con maggior probabilità di vittoria, i più forti e spietati.
Distretti: la città che organizza gli Hunger Games, Capitol City, possiede 12 distretti che ogni anno devono sacrificare 2 dei loro ragazzi per partecipare alla sfida di sopravvivenza.
Arena: campo da gioco degli Hunger Games

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Il grande tempio degli Inferi si ergeva davanti a loro in tutto il suo splendore, circondato dal folto della selva infinita e protetto da schiere di strani diavoletti. La misteriosa donna avvolta dal mantello nero e l’Ombrex chiacchierone erano lì davanti, impazienti di ricevere udienza dalla somma autorità infernale. “Ricorda bene, non chiamarla Jaydes, chiamala Infernia. Solo chi gli sta vicino può chiamarla così, ad esempio Farfabì” precisò lo spettro prima di accedere all’interno del tempio.
“Farfabì?” chiese la donna, senza curiosità.
“Esatto Farfabì, la sua figlia prediletta. È una Nimbi parecchio altezzosa, ma è molto carina..” rispose l’Ombrex abbassando il capo per nascondere il leggero rossore che gli era comparso sul viso incorporeo. Superarono la prima fila di colonne corinzie, ritrovandosi all’interno della dimora: ad accoglierli accorsero subito una piccola schiera di diavoletti dal colore violetto, tutti con una giacca bianca a righe e una cravatta rossa.
“Salve, come stai, bene? Mi fa piacere. Sono D-mone, un intraprendente servitore reale. Vuoi vedere la regina? Allora datti una mossa, è molto impegnata.” Disse uno dei diavoletti con una voce pacata. La donna si voltò verso l’Ombrex che l’aveva accompagnata, rivolgendogli un breve saluto: “credo che da qui proseguirò da sola” disse soltanto, e proseguì il suo cammino scortata da due D-moni.
“Ooh non c’è problema! Vienimi a trovare quando ripassi un’altra volta. Oh, che sciocco, non ci sarà un’altra volta XD XD!!” ridacchiò lui tornando indietro per la sua strada.
I due D-moni procedevano velocemente per i lunghi corridoi “Ecco un consiglio” disse uno dei due ad un certo punto “lei sa tutte le brutte cose che hai fatto prima del Game Over. Evita di fare la parte dell’eroe quaggiù”
“Oh non c’è problema. Io non lo sono mai” rispose la signora con fare compiaciuto.

L’Ombrex chiacchierone girovagava senza meta per i corridoi del palazzo disturbando gli altri D-moni, finché non fu sbattuto fuori. Di certo non avrebbe mai voluto far arrabbiare la regina Infernia, ma adorava prendere in giro i D-moni. Stava tornando sui suoi “passi”, ripercorrendo la strada compiuta per tornare al fiume Ztige,  quando una piccola sfera luminosa  color giallo e viola gli apparve davanti.
“l’hai scortata da Jaydes?”
“Si, sei contento adesso? Ho saldato il mio debito e mi sono fatto anche una bella chiacchierata ^^ ma già che c’ero mi sarebbe piaciuto rivedere un attimo Farfabì, è da tantissimo che non la vedo...”
“Per questo hai tutto il tempo dell’oltremondo, ma adesso dimmi: vuole udienza per riavere Lui?”
“Credo proprio di si. Fra poco sarai libero eh? Hai promesso che avresti liberato anche me ricordalo”
“Non ti preoccupare, tutto a tempo debito. Ora ti lascio. Ciao!”
 
La regina Infernia non era un essere terrificante e crudele. Ma sapeva benissimo come diventarlo, se chi si trovava al suo cospetto era un peccatore di prim’ordine. Era Una donna alta, dalla carnagione violetta e dall’aspetto giovane, i capelli nascosti sotto un’alta  corona dalla tonalità di colore che andava dal viola scuro al nero pece, un’ampia veste dello stesso colore ornata da tre gemme dorate ed un paio di occhi penetranti dalle iridi nere.
Nell’insieme dava un aspetto solenne e intimidatorio. Ma questo non spaventò la viaggiatrice sconosciuta, che si presentò al suo cospetto con un grande inchino:
“I miei omaggi.” disse con un mezzo sorriso, piegando la schiena in avanti con disinvoltura. La regina degli Inferi la squadrò senza poca attenzione, alzando il capo come a iniziare il rituale ripetitivo di giudicare i nuovi arrivati del “Mondo -1”.
“Salve a voi, anima defunta. Io sono Infernia, la regina del Mondodigiù. Sovrana di coloro che arrivano al Game Over. Qui vengono giudicati i peccati che hai compiuto nel tempo speso fra i vivi…”
La donna alzò una mano per interromperla: “Signora Jaydes, io non sono morta, sono venuta qui in visita”
La regina Infernia arricciò il naso, infastidita non dal fatto che l’aveva interrotta ma che l’aveva chiamata Jaydes. “Chi vi credete di essere?” domandò nascondendo l’irritazione.
La signora abbassò il capo in segno di rispetto: “Io rispetto la sua autorità e il suo comando e non voglio darle fastidi... Sono venuta per portarle un’informazione importante e per fare un accordo” affermò in forzato tono umile. Jaydess inarcò un sopracciglio.
“Quindi stareste affermando di non essere arrivata al Game Over? Uh - oh…. !!! Ma voi siete…” 
“Vedo che mi conoscete. So che non scorre buon sangue per la gente come me, ma so che voi siete l’unica in grado di rimettere le catene a quel detenuto”
“Vorreste forse dire che lo avete trovato?”
“Esatto Jaydes, so dov’è e di chi è alleato. Ho solo bisogno di un piccolo aiuto….”


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Paura.
Che sentimento agghiacciante, quello che risuonava nell’aria. Anche se solo per Katniss, quella sensazione era diventata come uno spesso muro di cemento che premeva su di lei abbattendola su se stessa, la soffocante sensazione che se avesse anche solo respirato Cato l’avrebbe trovata e uccisa all’istante. Beh, poteva anche sembrare una cosa normale, un semplice gesto di ripicca, dato che lei gli aveva fatto cadere addosso un intero nido di Aghi Inseguitori *. Osservò in silenzio la banda dei Favoriti cercare di calmare quello che sembrava essere il loro capo, che aveva tutta l’intenzione di voler tornare nel bosco per lei. Per ucciderla.
Un leggero fremito percorse la sua spina dorsale, ma lei cercò di bloccarlo all’istante per paura che facesse anche il solo minimo rumore. Intanto gli altri Tributi continuavano a indicare il cielo, cosa insolita, finché non le venne in mente che magari pensavano che il Tributo che aveva fatto saltare le mine fosse morto e i suoi resti fossero stati recuperati dagli Strateghi. Ma certo, era l’unica spiegazione possibile per loro che non sapevano del trucco con le mele e l’arco. Katniss si rilassò, convinta che avrebbero abboccato e che si sarebbero allontanati per permettere agli Strateghi di recuperare il ragazzo del distretto 3…
Ma nel farlo scostò inavvertitamente un paio di foglie, che produssero un sottile fruscio. E non ci sarebbe stato nulla di male, se di colpo tutti i Tributi davanti a loro non fossero piombati nel silenzio. La ragazza del distretto 2 si girò lentamente nella direzione in cui le quattro ragazzine erano nascoste, accennando un sorriso che lasciava traspirare ogni suo pensiero: furba la tipetta, ma lo sappiamo che sei tu. Chi altri potrebbe sfidarci in questo modo? Ora ti ci faccio passare la voglia.
Avanzò un passo, un altro, con una lentezza quasi sadica nei confronti di chiunque potesse essere nascosto dietro ai cespugli, ma si fermò. Le sue mani si chiusero a pugno, la sua schiena si rizzò improvvisamente e le sue orecchie sembrarono captare un suono lontano nel bosco. “Di là!!” gridò all’istante e tutto il gruppo di favoriti si precipitò in quella direzione, in testa sempre Cato e la sua spietata e insana voglia di uccidere lei a tutti i costi.
Archaix aspettò che  si fossero allontanati ad una debita distanza prima di allungarsi in avanti verso l’orecchio della ragazza e sussurrare: “Ma dove vanno? Che sta succedendo qui? E perché dovevi far saltare in aria la catasta?” chiese con un filo di voce, ma marcando le domande con  un tono che non ammetteva il silenzio come risposta.Katniss sospirò come se avesse ripreso a respirare dopo un lungo periodo di apnea, distendendo i muscoli e abbassando la testa fattasi improvvisamente pesante come un macigno.
“Non lo so e non mi interessa, avranno sentito un altro tributo o si saranno sbagliati… Ma se ne sarebbero dovuti andare lo stesso per lasciare campo libero agli Strateghi” rispose serena, sicura di essere salva ancora per un poco. Ma era successo qualcosa, era come se fossero stati distratti da qualcosa che intenzionalmente li aveva portati sulla pista sbagliata… Ma probabilmente errano stati gli strateghi, forse la volevano viva ancora per un po’. Volevano ancora un po’ divertirsi con lei.

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“Ahahahahah, e dire che ci mettono così tanto coraggio a sopravvivere, sapendo che solo uno di loro avrà il permesso di continuare ad esistere… Ma non posso permettere che torcano un solo capello alle nostre ragazze, e se quel Tributo vuole restare con loro tanto meglio per lei. Forse fra tutti i 28 Acluofobici ** di quest’arena sarà l’unica che si ricorderà di pagare la bolletta della luce…”

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“Gli Strateghi? Parla più chiaro Katniss” incitò ancora Archaix, accovacciatasi vicino a lei per ascoltare. Neanche mezzo metro dietro di loro stavano Bexyk, ripiegata su se stessa, e Lemixia sotto forma di Arma, tenuta stretta in pugno dalla compagna che fino a che la situazione non sarebbe stata chiara non l’avrebbe mollata.
Katniss scrutò ancora aldilà del muro di foglie verdi, prima di rispondere pacatamente: “vedete, anche se siamo tutti contro tutti di solito i Tributi che vengono dai distretti più privilegiati si alleano e in un primo momento lottano per accaparrarsi tutto il contenuto della Cornucopia, un grande corno dorato che contiene tutto ciò che potrebbe farci sopravvivere nell’Arena. Poi li ammassano vicino all’accampamento e per loro gli Hunger Games diventano solo –Games-. Quindi ho deciso di far saltare in aria tutto ciò che avevano, e finalmente adesso i giochi inizieranno” Katniss si girò verso le altre mostrando un piccolo sorriso trionfante, segno che aveva compiuto un piccolo passo avanti nella scalata della sua sopravvivenza.
“Adesso non so dove siano andati, ma ora che il campo è libero gli Strateghi, quelli che comandano l’Arena, verranno a prendere il corpo morto del ragazzo del distretto 3” continuò alzando una mano e indicando il ragazzo steso a terra, privo di vita. Infatti di lì a poco si sentì un rombo in lontananza, che aumentò fino a ché non comparve in cielo un hovercraft che si posizionò sopra di lui: un braccio meccanico arrivò al suolo e lo prelevò delicatamente, trasportandolo all’interno della struttura volante, prima di allontanarsi in fretta.
Adesso cominciavano a capirci qualcosa sulle regole del gioco, le tre Nobody. Uccidi o sei morto. Il resto non conta.
“Adesso però voglio sapere io che ci fate qui, perché non credo che siate venute a farmi visita” precisò Katniss mettendo su un’espressione sarcastica e incrociando le braccia. Così le tre Nessuno si videro costrette a confessare un paio di cosette, ma tanto il saggio Axel aveva provveduto a spegnere le telecamere e non ci sarebbe stato nulla di male:
“Abbiamo trovato un modo per tornare a casa, ed è distruggere un macchinario nascosto in quest’arena che ci impedisce di andarcene. Per trovarlo dobbiamo seguire il ticchettio che produce, ma degli amplificatori sparsi in giro da QUALCUNO non ci lasciano rilevare la posizione, così ci vediamo costrette a scassarli uno per uno” affermò Bexyk scuotendo la testa in su e in giù con gli occhi chiusi, mostrando un’espressione rassegnata.
“Uhm capisco…” disse Katniss di rimando, abbassando il capo e cominciando a frugare nelle sue memorie: anche lei aveva sentito un ticchettio, la sera prima, mentre lei e Rue si erano sistemate per la notte su un albero. Da dov’era che l’aveva sentito…. D’improvviso ricordò che anche lei aveva un alleato.
“Rue!” Katniss scattò leggermente in avanti esclamando il nome del Tributo che il giorno prima si era alleato con lei, Rue, la ragazzina che sapeva spostarsi da un albero all’altro senza rumore come un’ombra. Archaix indietreggiò leggermente dalla foga con cui la ragazza si era portata in avanti e adesso si stava alzando in piedi con l’intenzione di tornare nel bosco: Rue la stava aspettando, chissà se era preoccupata per lei… E se fosse stata lei ad attirare i Favoriti lontano da loro? E se fosse in pericolo in questo momento?
Non c’era tempo da perdere, doveva subito tornare indietro. Ma le forze sembravano non averla ancora raggiunta dato che cadde nuovamente in ginocchio trattenendo un gemito soffocato. “Ehi ehi cos’è tutta ‘sta fretta devi riposare i muscoli o domani ti farà malissimo” Bexyk si alzò in piedi sicura di non correre rischi e si avvicinò all’albero più vicino “quei tizi non torneranno prima di mezz’ora a giudicare dalla foga con cui si sono messi a correre” affermò convinta scuotendo la testa.
“Se è per questo mi fa già male adesso” Katniss rispose per le rime, tentando nuovamente di alzarsi “e poi devo tornare da una mia compagna, nel bosco”
La nessuno sembrò non interessarsi della risposta, stava guardando un punto imprecisato del bosco, un punto da cui sbucava una colonna di fumo “uhm, la tua amica è così intelligente da accendere un fuoco in pieno giorno?”  chiese con un’espressione divertita.
Fuoco? Ma certo!
Il piano di Katniss e Rue era di attirare i Favoriti con dei falsi fuochi e far si che Katniss potesse distruggere tutte le loro provviste. E così ce l’ha fatta! “naah, era la nostra copertura. Ora, dato che ci tenete così tanto alla mia salute che ne dite di andare tutte nel bosco a cercare Rue, così poi vi aiutiamo a trovare quegli orologi?”
Lemixia cominciava a stufarsi di essere arma e si mosse per essere mollata dalla compagna, che si ricordò di lei e la lasciò andare: “scuusa” disse a sua difesa. La numero XIV si stiracchiò: “uffa che barba, allora andiamo?” incitò distendendo la braccia in alto per stirarsi i muscoli. Aveva ragione, non c’era tempo da perdere in chiacchiere inutili, bisognava agire e soprattutto allontanarsi da lì prima ch gli altri Tributi facessero ritorno. Katniss aveva ancora qualche difficoltà a camminare ma non voleva darlo a vedere e nemmeno accolse le richieste di aiuto da parte delle tre sconosciute che aveva incontrato da neanche due giorni e che già l’avevano salvata due volte. Le guardava e si convinceva che non potevano provenire da questo mondo, di sicuro non dalla città di Panem. Ma non aveva il coraggio di chiedere loro quale fosse la loro effettiva origine, sentiva che se lo avesse fatto se ne sarebbe pentita amaramente. Mentre camminavano silenziose nel bosco riuscì ad intravedere una cosa: le telecamere davanti a cui passavano si spegnevano una ad una e si riattivavano una volta uscite dalla loro visuale. Strano.
Tornò ad osservare la natura intorno a loro: la pace degli alberi regnava nel silenzio delle foglie mosse da un vento leggero che si era levato da poco, mentre il sole pian piano scendeva per lasciare il posto alla quieta sera. Che di quieto aveva ben poco dato che quelli erano gli Hunger Games, ma non importava. Archaix chiuse gli occhi, annusando l’aria piena degli odori del bosco: incredibile ma vero, sapevano di finzione. Ma ci si era abituata, e così continuò a seguire lo strano gruppetto in una storia che aveva sempre meno senso.
Ma vi sembra che qualcosa avesse avuto senso fino ad adesso?

All’improvviso un rombo di cannone squarciò il silenzio, segno che qualcuno era morto.
“RUE!!!”

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*= aghi inseguitori: Capitol City, la città che ha creato gli Hunger Games, ha creato anche degli speciali animali dotati di abilità speciali. 
Un esempio sono gli Aghi inseguitori, delle vespe killer dai pungiglioni letali (spesso mortali) dotate di un veleno che causa forti allucinazioni che riescono a portare la gente alla pazzia. Uccidono chiunque cerchi di eliminarle o attaccare il proprio nido.
** = Acluofobia: paura intensa e incontrollata del buio. Ahahahahahah, quanto mi diverto a fare paragoni del genere...

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Angolo delle autrici: Beene bambini... oggi abbiamo imparato nuove cose riguardo ai nostri personaggi!! Sappiamo che Lemixia e Archaix sono in grado di trasformarsi nelle proprie Keyblade e che Bexyk riesce non si sa come a sintonizzarsi sull’onda di entrambe… Poi sappiamo che una misteriosa signora conosce il segreto di un misterioso carcerato evaso dagli Inferi e sta trattando nientemeno che con la regina in persona!! Abbiamo scoperto che bisogna diffidare di Cato e della banda dei Favoriti, e che il misterioso alleato di Xemnas sta facendo il suo lavoro: protegge la TNT di nascosto senza interferire di persona. Ma chi è in realtà?
*profe mode on* Mi raccomando leggete bene pag 120-121-122 che domani vi interroghiamo... ora potete andare. XD XD XD XD *mode off* ABASO L' ASQUOLA <--- è per colpa sua che aggiorniamo così in ritardo! >_< XD XD
Beh... ALLA PROSSIMA!! ^^

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Capitolo 19
*** situazioni traumatiche – le persone che ci tramano alle spalle stanno spuntando come funghi ***



*rullo di tamburi *eeeee.. SSSALVE A TUTTI GENTEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!! *gridano a squarciagola sul palco davanti alla platea vuota* Beh che dire, siamo mancate parecchio, ormai è passato anche il primo di aprile e non vi abbiamo dedicato neanche un bel pesciolino (ma ci stiamo lavorando) ma ora siamo tornate e speriamo che questo nuovo capitolo sia all'altezza del tempo che avete dovuto aspettare..
Lemixia: eddai non facciamola lunga, e apriamo le danze di questa avventura nel suo diciannovesimo capitolo!!!


“Non posso lasciar andare un defunto di quel calibro, e non solo perché sconvolgerebbe il ciclo della vita!”
Non poteva credere che proprio lei, quella strega maledetta, potesse aver trovato il coraggio di recarsi al suo solenne cospetto e addirittura la sfacciataggine di chiederle quello che considerava –un piccolo favore-. Certo,  un favore che avrebbe completamente sballato la logica dei mondi! Voleva addirittura che resuscitasse un suo sgherro!  Infernia la fulminò con uno sguardo penetrante ed impassibile, tanto da far quasi vacillare la fermezza della donna. Quasi.
“Regina Infernia, le giuro che appena terminato il suo compito tornerà qui nel mondo degli Inferi, per sempre…”
“Ho detto di non Malefica!!!”
Il suo nome riecheggiò cupo e minaccioso nella sala vuota. Malefica, la grande nemica della luce e dei Keyblade. Sul suo viso di formò una ruga di disappunto, mentre decideva di andare dritta al punto: “Jaydes, voi ed io siamo le uniche che possono fare qualcosa, e se non lo facciamo rischiamo di finirci tutti qui nel Mondodigiù.” ribatté con tanta violenza da farsi venire le nocche bianche nei pugni chiusi. Jaydes rimase in silenzio per qualche istante, chiudendo gli occhi. Poi, nel silenzio solenne di quel luogo sacro, risuonò la lieve musica di un telefono.
“Oh scusami un attimo, mi suono il cellulare.”
Infernia arrossì leggermente, infilandosi una mano nella tasca e tirando fuori un telefonino.
“WTF!?”  Malefica la guardò sconvolta. *
“Pronto chi è? Oh, Gran lo sai che sono al lavoro… Cosa? I  Nimbi stanno scomparendo? Il Vuoto sta arrivando al Mondodisù? Ma come è possibile!? D’accordo, finisco qui e ti raggiungo”
La chiamata si interruppe. Jaydes rimise il telefono in tasca e si voltò verso la strega Malefica, che con leggero sorriso sornione dipinto sul volto stava attendendo la risposta alla sua domanda. “Qualcosa non va, regina Infernia?”
“…E va bene, hai vinto. Ma ricorda, non appena avrà compiuto o fallito la missione che gli affiderai, scomparirà e ritornerà nell’Oltremondo, e io non potrò più prestarti alcun aiuto. Confido nelle tue capacità Malefica” e,  rassegnata, alzò lentamente le braccia al cielo recitando un’invocazione a bassa voce:
“Oh oscure presenze che popolano il regno dei defunti, risvegliatevi dal vostro sogno eterno e prostratevi davanti a me come vostra regina, io vi ordino di liberare  00Settete dalla sua punizione divina e di farlo risorgere dalle tenebre…”
Malefica dovette allontanarsi velocemente dal centro della stanza perché il terreno sotto di lei aveva cominciato a tremare pericolosamente e a rompersi in blocchi giganteschi di marmo bianco che si stavano sovrapponendo mentre una forza oscura e indomita risorgeva con scompiglio dalle profondità delle prigioni degli inferi. Esatto, la porta segreta che conduceva al carcere di massima sicurezza era nascosta sotto le fondamenta del palazzo. La stanza si riempì di venti gelidi e ululati terrificanti, le anime dannate che avevano peccato in vita e ora scontavano la loro pena con supplizi eterni.
“Riportatelo in vita… GAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVER GAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVER….
RITORNAAAAA!!!!!!!”
Dal centro della voragine che si era creata uscì una specie di lenzuolo incorporeo che volteggiò per la stanza seguito da centinaia di venti colorati ululanti che gridavano invocazioni di preghiera e di pietà… Jaydes osservava in silenzio, con le braccia alzate e i palmi aperti rivolti al cielo: “Ora basta peccatori, tornate nelle vostre celle” disse, e chiuse di scatto le mani.
Tute le anime meno il lenzuolo si fermarono come attratte dalla voragine da cui erano risorte, e con lamenti sofferenti e urli strozzati vennero trascinati uno ad uno  nel fondo dell’abisso. L’unico rimasto era solo lui, quello spirito lenzuolo, che si avvicinò alla regina Infernia e si inginocchiò cominciando a prendere forma. “Eccomi” sussurrò con una voce bassa e profonda, inginocchiandosi fino a terra.
“00Settete, la tua padrona è venuta a prenderti, ha bisogno di te”.
L’Heartless senziente aprì di scatto gli occhi dorati luccicanti di speranza: la sua padrona era lì, era lì per lui, era venuta a prenderlo!! Alzò il capo rivelando un sorriso innaturalmente distorto che partiva da un orecchio all’altro: “Davvero, posso uscire??”
“Solo temporaneamente” rispose dura Jaydes, fissando negli occhi della strega un monito solenne come la terra sotto ai loro piedi.
-Se non rispetterai il patto, ti riserverò un posto speciale qui accanto a me-
Malefica non fece una piega, ma dentro di sé avvertiva la gravità del suo gesto.
“Ora andate, non voglio più vedervi.” concluse la regina unendo le mani e serrandole in una stretta presa: attorno ai due ospiti si formò un cerchio nero, pulsante di negatività infernale:
“GAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVER… ANNULLA!!!”
Il cerchio si racchiuse attorno a loro in una sfera, rinchiudendoli nel buio.
Nell’aria ancora quel monito, pendente sulla testa della strega come una scure.
 
-Se non rispetterai il patto, ti riserverò un posto speciale qui accanto a me-
 
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Quello che trovarono quando furono arrivate al campo del terzo fuoco non si poteva descrivere.
In mezzo ad una piccola radura, accanto ad una catasta di legname bruciato, giacevano esangui i resti sbrindellati di quello che un tempo era un essere umano sparsi a terra in pozze di sangue, ricoperti fino all’ultimo di profondi tagli e morsi. L’odore di carne e sangue era talmente intenso da lasciare senza fiato, così come la vista raccapricciante di un cranio sanguinante abbandonato vicino al fuoco da campo spento da poco. La testa del ragazzo del distretto 1.
Archaix chiuse gli occhi desiderando ardentemente di andarsene più lontano possibile da quel posto, non perché aveva paura certamente, ma perché quello spettacolo le dava un senso si nausea pazzesca: negli occhi di quel volto sfregiato risiedeva ancora il terrore della vista del suo carnefice, qualcosa che sicuramente non poteva essere umano.
Katniss indietreggiò schifata e stordita dall’odore pungente: che diavolo avevano liberato nell’Arena di così disumano!? Volevano ucciderli tutti!?!?
“Katniss che sta succedendo, che è successo qui?” chiese Bexyk con una freddezza glaciale, ma si sentiva che si stava sforzando di non vomitare.
“N-non lo so…” rispose con un filo di voce. La testa le girava, non poteva sostenere quella vista a lungo, e se fosse accaduto qualcosa del genere anche a Rue? O invece… a Peeta?
“B-basta io me ne vado” Katniss girò sui tacchi e si preparò a correre il più lontano possibile da lì ma venne fermata da una mano, quella di Lemixia: “ferma… Guardate” disse indicando i resti di una mano, l’unica cosa rimasta più o meno in buone condizioni, stranamente nascosta in mezzo a dei cespugli, e chiusa a pugno attorno a qualcosa. La guardarono.
“Io non la tocco” sentenziò Bexyk.
Lemixia si fece avanti, sconsolata, e prese in mano la mano per aprirla: all’interno vi era racchiuso un piccolo orologio, uguale a quello trovato nella Cornucopia. Che fosse quello la causa dell’aggressione di quel povero ragazzo?
“ragazze…” la Nessuno mostrò l’oggetto alle altre, che immediatamente si zittirono per sentirne il suono: un ticchettio distinto proveniva da esso, lo stesso sentito poche ore fa provenire dalla catasta dei Favoriti. Era uno degli amplificatori. Lemixia sorrise e lo gettò a terra, piantando il tacco dello stivale con decisione nello schermo di vetro rompendolo e fermando i meccanismi delle molle che saltarono fuori dall’intelaiatura in un secondo.
“Che soddisfazione”
Immediatamente il suono dell’orologio si spostò in un’altra direzione, stavolta proveniva dalla gola che avevano intravisto il giorno prima. L’ultimo orologio, dovevano aspettarselo che sarebbe stato piazzato nel punto più inaccessibile. Le Nessuno si diedero un’occhiata veloce di intesa e si voltarono verso Katniss, che stava scrutando il cielo alla ricerca di qualcosa.
“Che cerchi?” chiese Lemixia alzando il capo per vedere cosa stesse guardando, che non era altro che un cielo plumbeo che lasciava spazio alla sera. La ragazza alzò le spalle e rispose semplicemente: “aspetto che l’hovercraft arrivi a prendere quello che resta del ragazzo del distretto 1, ma forse dobbiamo spostarci perché arrivino” e detto questo si incamminò nel folto del bosco. Aah già vero, gli Strateghi venivano a prendere i concorrenti deceduti solo se gli altri si erano allontanati, per evitare sorprese. Si nascosero nel fitto fogliame degli alberi, e aspettarono. Non arrivò nessuno.
“Che strano, di solito sono molto puntuali..” pensò Katniss ad alta voce, sporgendosi dal ramo su sui era appollaiata per guardare il cielo, ma niente. Poi un pensiero tanto stupido quanto possibile fece capolino nella sua mente. Un brivido le percorse la schiena, trasmettendole un presentimento positivo e negativo allo stesso tempo.
E se Capitol City avesse perso il controllo sull’arena?
Sarebbe stato grandioso, ridere alle loro spalle mentre i tecnici si arrovellavano su problemi magari impossibili da risolvere, per esempio la rottura di tutte le telecamere ahahahahahah. Ma non scherziamo, se le telecamere erano tutte spente significava che non li stavano controllando, e che non avevano controllo su di loro.
Quindi la cosa che aveva ridotto in quello stato quel Tributo non era opera di Capitol City.
 
Facendo due più due, Katniss fissò intensamente il suo sguardo su quello delle Nessuno, che sembravano non accorgersene. Chiedere o non chiedere? “Ragazze, forse vi sembrerà una domanda stupida ma… da dove venite voi, ci sono per caso delle bestie in grado di fare tutto questo?” chiese con una voce un po’ tremolante, non del tutto sicura di voler sapere la risposta.
“EEEEEEHH certo che si ne abbiamo a centinaia, e di tantissime specie!” rispose Lemixia senza pensarci… Poi ci arrivò anche lei.
“…Oh Xemnas… e se fosse stato un Heartless?”
Archaix e Bexyk si accigliarono, Katniss apparve solo più confusa. “è una lunga storia. Ma se uno di quegli esseri è qui e ha fatto questo significa che non sarà il classico shadow” spiegò la numero XV sbuffando, sempre con quella punta di ironia che dava colore ai suoi discorsi. Questo riuscì solo ad aumentare l’ansia che di secondo in secondo si accumulava nella ragazza, che guardava freneticamente in giro guardinga come se si aspettasse di veder sbucare fuori dal nulla un mostro della peggior specie. E mentre lo sguardo scattava in ogni direzione, notò un piccolo oggettino incastrato fra le fronde di un albero vicino: da quella posizione si vedeva bene, incastonato fra i rami, seminascosto dalle foglie, un piccolo pacchetto attaccato ad un paracadute argentato attendeva quieto l’arrivo del suo destinatario. Cosa ci faceva lì? Se era diretto a lei, Haimitch avrà avuto una qualche buona ragione per inviarle un pacchetto quando non le serviva niente. Ma se era per quel ragazzo del distretto 10, forse era qualcosa che avrebbe potuto metterlo in guardia da quel… qualunque cosa fosse quel coso. Lo afferrò senza esitare strappandolo delicatamente dai rami e mettendosi a cavalcioni su un ramo, aprendo il pacchetto e contemplandolo in tutta la sua (in)utilità.
“Che cos’è?” chiese Lemixia calandosi dal ramo sul quale era distesa.
“è un dono. In quest’Arena ogni cosa viene registrata e mandata in onda a Capitol City come reality show, quindi è ovvio che il pubblico ha delle preferenze su di noi. Loro possono decidere di fare delle donazioni perché venga dato al proprio concorrente preferito un aiuto. Solitamente con cifre esorbitanti…” ma non finì la frase, troppo assorta nei suoi pensieri per tentare di capire che significato potesse avere quel barattolino: era un vasetto di margarina, che già da solo a questo punto del gioco sarebbe costato un patrimonio… ma cosa voleva dire?
“Ehi Kat che cosa c’è scritto?” Archaix si stava sporgendo in avanti per tentare di leggere qualcosa che era inciso nel vetro del barattolo… Katniss lo guardò meglio: è vero c’era scritto qualcosa! Avvicinò il contenitore al viso, sentendo un lieve odore di alcool. “si questo è Haimitch” pensò.
“Kat gli Strateghi hanno perso il segnale. Ci sono degli intrusi. Domani vi raduneranno alla Cornucopia ma non ti fidare. È nella fossa.”
Katniss rilesse ad alta voce più volte la scritta per essere sicura di aver capito bene. Dunque era vero, il campo da gioco degli Hunger Games era fuori uso.. Ciò significava la certezza assoluta che quella cosa che aveva ridotto quel ragazzo in quello stato non era prevista e che da adesso in poi sarebbe stata guerra aperta con qualunque minimo movimento del bosco. Chissà se gli altri Tributi erano incappati in simili situazioni… Ma per quale motivo l’indomani avrebbero dovuto tutti presentarsi davanti alla Cornucopia?
Archaix lesse il messaggio con attenzione, notando che era seminascosto da sguardi superficiali e quindi una sorta di messaggio segreto illegale, perché infatti i mentori dei Tributi non potevano comunicare con loro.
“Ci andrai?” la domanda di Lemixia sorse spontanea e levò nell’aria quello che era un quesito simile ad un trabocchetto.
“Credo di essere obbligata. Ma non so come farò a difendermi dagli altri..” rispose la ragazza aprendo il contenitore di margarina “…di una cosa sono certa: noi non mangiamo da un bel po’ “ e detto questo si sfilò lo zaino dalle spalle e prese dei cracker che (sebbene con la margarina non sono un accoppiamento perfetto) porse alle Nobody con un innato gesto di generosità.
Katniss stava per darne uno anche ad Archaix, quando vide che questa era caduta in una sorta di catalessi celebrale. Le sue iridi erano prive di pupille e se ne stava con la mascella penzoloni, senza dire niente. “Archaix…”
Axel: “SAALVE GENTE!!”
Lemixia e Bexyk si presero uno spavento tale da sobbalzare sul posto: “AXEL CI HAI FATTO PRENDERE UN INFARTO!!”
Axel: “Si come se fosse possibile.. E comunque Buon pomeriggio”
Lemixia: “Buona sera!? Ma se è… Ooh lasciamo stare. Che vuoi?”
Axel: “ci sono degli Heartless in quell’Arena”
Bexyk: “beh di questo ce ne eravamo accorte   *sarcasmo tipo dimmi-qualcosa-che-non-so*  “
Axel: “Dovete scortare Katniss dal gruppo dei ragazzi di quel reality senza che si scannino a vicenda e riunirli tutti per salvarli, poi trovate l’ultimo orologio il più in fretta possibile”
Katniss: “ma che diavolo…!?”
Bexyk: “ti spiego dopo Kat. Senti Axel, com’è che faremo a cavarcela?”
Axel: “Uuuh.. Non lo so. Statemi bene!”
La conversazione venne troncata d’improvviso, lasciando dietro di sé solo una Nobody confusa e mezza addormentata. “Uuuh.. è successo di nuovo… Ragazze non è che potreste avvertirmi prima?” borbottò fra uno sbadiglio e l’altro. Ora qualcuno avrebbe dovuto spiegare quello che stava succedendo alla povera Tributo.
Dopo la lunga spiegazione, condita di parecchi segreti che sarebbero dovuti rimanere tali (proprio non li sappiamo teneri i segreti eh?) Katniss cominciò finalmente a capire: erano bloccate nell’Arena, senza alleati e con dei nuovi nemici imprevedibili e soprattutto sulle loro tracce. Perché era ormai ovvio che erano lì per loro.
Un attimo. Ma coma faceva Axel a sapere di Katniss??
O beh.
Rimasero lì, senza sapere bene cosa fare, riposando all’ombra degli alberi, finché la notte non cominciò a calare stendendo un dolce velo opaco sui contorni del fitto bosco, portando via con sé tutte le preoccupazioni di chi si addormentava col cuore in pace, o espandendole in chi non riusciva a farsi abbracciare dal sonno. Ed è quello che stava succedendo a Katniss in quel momento, sdraiata scomodamente sul ramo di un albero, guardando il soffitto di foglie che la sovrastava con mestizia, sospirando. Dov’era finita la sua piccola compagna? Era riuscita a sopravvivere a quelle nuove minacce, gli Heartless, e a sfuggire agli altri Tributi? Nell’aria non si era sentito nessun altro rombo di cannone oltre ai tre ragazzi che erano rimasti uccisi quel giorno. Si alzò e si arrampicò silenziosamente per non svegliare le Nessuno, in modo da poter vedere il cielo scuro e privo di stelle che quella notte non sarebbe stato illuminato da nessun fuoco d’artificio. Si immaginò comparire davanti agli occhi il grande sigillo di Capitol City, accompagnato dall’inno, e i volti di tre persone vengono scolpiti nel cielo: il ragazzo del distretto 3; quello del distretto 10, probabilmente morto stamattina; infine la povera vittima del distretto 1. Katniss fissò intensamente il vuoto, sperando che i Favoriti scambiassero il colpo di cannone dell’ultimo deceduto per quello che aveva fatto, ma era passato troppo tempo dai due eventi.
Quindi adesso lo sapevano. Sapevano che il dinamitardo era sopravvissuto. Immaginò di vedere nuovamente il sigillo iniziale, i suoi colori vivaci scoppiare nel cielo irradiandolo della loro breve e vivace colorazione…….. No aspetta.
Il sigillo di Capitol City era EFFETTIAMENTE esploso in cielo! Come era possibile!?
Immediatamente l’aria si riempì dell’acuto suono di decine di altoparlanti che si attivavano in un solo colpo,  e una voce ben conosciuta pronunciò il suo discorso con evidente preoccupazione:
“Annunciamo con mestizia che gli Hunger Games sono sospesi, a causa della presenza di pericolosi intrusi. Vi vietiamo di ingaggiare scontri o di danneggiare altri giocatori fino a prossimo avviso. Domani dovrete riunirvi tutti alla Cornucopia per essere prelevati. Niente scherzi, ok?”
Era la voce di Caesar. Esattamente come aveva previsto Haymitch. Allora almeno un poco ci tenevano alle loro cavie… Katniss tornò a stendersi sul suo scomodo ramo raggomitolandosi su se stessa più che poteva, ma non ce ne era bisogno: nonostante avvertiva il forte freddo che doveva avvolgere in quel momento ogni cosa, non sentiva altro che una sorta di energia sotto forma di calore irradiata dai corpi dormienti delle Nobody. Che strano…
Il suono degli altoparlanti che si spensero di colpo fu l’ultimo a turbare la quiete che era a poco a poco calata nuovamente su ogni cosa come un soffice manto di neve.
 
Il mattino seguente, in anticipo come sempre, Archaix si stropicciò gli occhi ancora assonnata, immaginandosi per un momento di essere sotto le calde coperte avvolgenti del suo letto, al castello che Non Esiste. Un pensiero che, dopo solo due notti dormite sugli alberi, era diventato lontano e intangibile, ma non abbastanza da diventare nostalgico. Si mise a sedere, osservando la natura intorno a lei, diventata stranamente e inspiegabilmente più vera. A poco a poco anche le altre compagne si svegliarono, finché non furono tutte pronte per partire: secondo quanto Katniss aveva raccontato loro, la sera prima Caesar aveva annunciato quanto previsto dal suo mentore Haymitch, così dovevano avviarsi al più presto alla Cornucopia per essere tratte in salvo da quella trappola mortale. Mentre camminavano Bexyk, che era rimasta assorta nei suoi pensieri tutto il tempo, si decise a porre la sua domanda:
“Ragazze, Axel ci ha detto di proteggere Katniss dagli altri tributi, ma come faremo a convincerli a stare buoni?” chiese cercando di dare colore ad una domanda altrimenti atona. Archaix si girò verso la compagna e la squadrò: quando chiudeva gli occhi e si faceva pensierosa, diventava in un certo senso autoritaria e spaventosa…
“O beh un modo ci sarebbe” rispose lei infine. Bexyk si scosse dai suoi pensieri e fu tutt’orecchie.
“Che ne dici di rivivere un giorno da militare?” le propose la Nessuno abbozzando un lieve ghigno.
 
Il grande campo verde che si estendeva di fronte a loro, interrotto in lontananza dal lago e da quello spiazzo vuoto che sembrava precipitare chissà dove, questa volta non era più disabitato: in piedi davanti alla scintillante struttura dorata attendeva infatti spazientito un ragazzo corpulento e dalla pelle scura.  “Tresh” mormorò Katniss non appena lo vide, e ai volti interrogativi delle Nobody (ormai erano in grado di mimare discretamente le emozioni umane) rispose che era il ragazzo del distretto 11, quello da cui proveniva anche la sua alleata Rue. Katniss sperò ardentemente che fosse riuscita a sopravvivere ora che nessuno li controllava più…
Mentre camminavano a passo veloce verso il centro della radura Bexyk si mise il cappuccio tirato fin sopra al viso per renderlo invisibile, e così fecero anche Lemixia e Archaix: stava per iniziare lo spettacolo.
Nonostante non avessero fatto alcun rumore avvicinandosi, Tresh si voltò di scatto impugnando un grosso coltello a serramanico puntato sul quartetto. Evidentemente non si fidava della richiesta degli Strateghi, come chiunque altro, ma alla vista di tre figure nere incappucciate che seguivano la ragazza apparve confuso.
“Non muoverti” la figura di Bexyk alzò un braccio e, avvicinatasi con fare autoritario e una voce da perfetto soldato, indicò l’arma che il ragazzo teneva in pugno  “non vorrei che qualcuno si facesse male.” Ed era evidente che non si riferiva a Katniss. Tresh indietreggiò ancora più confuso, ma poco a poco iniziò a capire.
“Hanno mandato i sorveglianti eh?” disse solamente con un’espressione seccata, senza riporre l’arma da taglio. In quel momento un rumore proveniente dal fogliame attirò l’attenzione dei ragazzi che, voltatisi, videro la banda dei Favoriti che spuntava dal fondo del bosco, e si avvicinarono per dare loro i benvenuto. In testa al gruppo stava ovviamente Cato, stranamente mite rispetto a quanto avevano visto ieri. Ma un momento… all’appello mancava qualcuno. Lì c’erano solo lui e la sua compagna di distretto Clove.
“Cos’è successo agli altri?” chiese Katniss, temendo di conoscere già la risposta. Clove e Cato abbassarono lo sguardo avviliti.
Tresh si fece avanti: “E Rue?”  chiese aggrottando la fronte. Questa volta fu Katniss ad abbassare il volto, per non incontrare gli occhi dorati del ragazzo.
Cato sbuffò e incrociò le braccia:“Perfetto adesso ci toccherà anche cercare i dispersi” esclamò infuriato. Lemixia inclinò la testa incrociando le braccia: “I dispersi?”
“Certo, i tre rimasti nel bosco. L’abbiamo capito che non farete venire gli Hovercraft prima di riunirci tutti, signor guardia alta” rispose Cato con aria seccata guardando in direzione di quella figura incappucciata, priva di espressione. Già, sembrava che il trucchetto di fingersi guardiani mandati da Capitol City avesse fatto centro. Ma probabilmente Katniss non si aspettava di conoscere il lato intelligente di quel gradasso, perché storse il naso per il disappunto.
 “..Ma chi ha detto che vogliamo che ci accompagnate? Voi restate qui” continuò portandosi la mano dietro la schiena. Immediatamente Clove fece la stessa cosa e le Nessuno si ritrovarono un coltellaccio e una sciabola puntate su di loro. Inspiegabilmente anche Tresh fece la stessa cosa.
“Ma che fate?”  Bexyk assunse un’aria severa, si aspettava un’insubordinazione e sapeva come affrontare casi del genere, vedesi tutti i tentativi dei suoi vecchi compagni nel mondo di Call of Duty.
“Cato ha ragione, non vogliamo che continuiate a controllarci” rispose Tresh imperturbabile, ma dal suo tono di voce lasciava intendere che quella strategia era un accordo pattuito da tempo.
“Mi dispiace ma voi non andate da NESSUNA parte senza di noi” affermò risoluta e stese il braccio destro verso Lemixia, che afferrando al volo le prese la mano trasformandosi nella sua Keyblade. Lo stupore dei ragazzi fu tale che rimasero pietrificati davanti a quello che credevano essere l’ennesimo ibrido, quando la Nobody con uno scatto fulmineo scagliò l’arma contro un robusto albero verdeggiante, e la lama si conficcò a metà del robusto tronco. Dal punto in cui la Keyblade i era fermata cominciarono ad uscire delle nere spire di energia, che poco a poco corrosero l’albero avvolgendolo nelle tenebre, fino a che non ne rimase solo un grigio fusto rinsecchito.
Se avessero visto il viso della ragazza in quel momento, avrebbero visto un’espressione vittoriosa e convinta, una di quelle che sembrava dirti: Bello eh?
I tre Tributi erano ancora lì, nella stessa posizione di quando avevano sguainato le loro armi, con le bocche aperte, ma non si decidevano a mettere via le loro armi.
“Che ne dite di mettere da parte le divergenze?” aggiunse cortesemente Archaix con la voce, ma per far recepire il messaggio il suo braccio si illuminò di una luce scura trasformandosi nella lama di una chiave lucente. Finalmente, come ripresisi da un sogno ad occhi aperti, i tre riposero le armi.
“D’accordo, se proprio ci tenete. Cato, tu e Clove avete idea di dove possano essere?” bofonchiò Tresh. Clove si portò una mano alla tempia.
“Credo di si, durante la notte siamo stati attaccati da un… non so neanche cosa fosse, un grosso lupo nero che ha ucciso due di noi, e seppure ci fossimo nascosti stava per trovarci, quando ha sentito come un rumore ed è schizzato via in quella direzione, circa” affermò pacatamente indicando una zona imprecisa della foresta. O beh, almeno avevano una pista da seguire. “Per di qua” aggiunse Cato incamminatosi bruscamente, seguito a ruota dagli altri. Si inoltrarono nel profondo del bosco, avanzando però sempre vicini all’unico specchio d’acqua dell’Arena, seguendo le orme invisibili della terribile notte passata che solo i due sventurati del distretto 2 potevano vedere. E mentre il gruppo avanzava, Katniss non poteva fare a meno di sentirsi la più indifesa della compagnia, armata solo delle sue amate frecce, in mezzo a dei giganti. Ogni tanto buttava un’occhiata in direzione di Cato, poiché sentiva costantemente i suoi occhi su di lei, benché fosse alle sue spalle. Due occhi di fuoco che se avessero potuto l’avrebbero incenerita con lo stesso mantello di fiamme che indossava nella sfilata dei carri a Panem**.
Quando arrivarono al punto in cui si era svolta la battaglia notturna, capirono fin da subito che cosa era successo: i tronchi degli alberi erano stati tranciati di netto da affilate lame di quelli che dovevano essere degli artigli, il terreno era completamente ricoperto di grandi zolle smosse da chissà quali zampe, e soprattutto era ricoperto di schizzi di sangue secco. Tresh, l’unico a non aver ancora visto una scena del genere, ne rimase molto colpito, mentre le tre Nessuno fecero finta di niente quando in realtà sapevano benissimo che cos’era chi aveva fatto ciò. “Eravamo al lago, quando quella creatura ci è spuntata alle spalle” cominciò a raccontare Clove, arrivando al centro dello spiazzo formatosi.
 
Flashback:, flashback, flashbaaack…
Il sigillo di Capitol City era apparso nel cielo, come d’abitudine, ma l’inno non era stato mandato in onda. Il ragazzo del distretto 4 *** sollevò gli occhi al cielo, chiedendosi come mai questo cambiamento, e perché non comparisse alcuna faccia di tributi morti dati i colpi sentiti in quella stessa giornata. Ma in quell’istante la voce di Caesar riempì l’aria. Strano, solitamente non era lui che dava le comunicazioni. Dopo aver sentito l’annuncio, il gruppo comprese come mai erano successe parecchie stranezze da quella mattina.
All’improvviso un fruscio alle spalle di Cato lo fece sobbalzare. Dietro di lui sentiva un lento e pesante respiro  alitargli sul collo, qualcosa che non aveva un nome. Si girò, e vide un enorme lupo dalla massiccia corporatura e dalle fattezze grottesche, con due occhi di un intenso giallo fosforescente puntati su di lui. Cacciò un grido e istintivamente chiuse la mano destra in un pugno che gli sferrò in pieno volto, ma l’effetto del colpo fu nullo, tanto che l’essere digrignò i denti infastidito e con una zampata lo scaraventò lungo la riva del lago. Gli altri ragazzi, accortisi di quella presenza maligna, avevano impugnato le armi e le stavano sguainando contro il mostro: una lancia si piantò dritta nel fianco dell’Heartless, che sembrò non averla neanche sentita, mentre respingeva con facilità la scarica di coltelli che gli stava arrivando dall’alto. Tutto inutile, la ragazza che aveva lanciato i coltelli, Lux, si ritrovò in un attimo due grosse file di denti bianchissimi conficcati nel collo, ma quello che successe gli altri non lo seppero perché non avevano perso tempo a fuggire nel fitto della boscaglia lasciandosi dietro quella poveretta, di cui in pochi secondi non rimase altro che un grido straziato nel suo ultimo istante di vita. Correvano senza una meta facendo un baccano terribile ma senza curarsene, preoccupandosi solo di allontanarsi il più possibile da quella cosa, quando Clove inciampò in una radice di un tronco e di riflesso Cato venne a soccorrerla, mentre l’altro Tributo se la dava a gambe incurante.
“Aspettaci!” gridò il ragazzo con un’esasperazione estranea perfino a lui, in un’espressione che mostrava tutto il terrore che stava provando in quel momento..
“Mi spiace ma ci tengo alla pelle!” rispose lui, voltatosi indietro per un secondo che gli fu fatale. Andò immediatamente a sbattere contro qualcosa di grosso, qualcosa di vivo e pericoloso. Era l’Heartless che non si sa come li aveva preceduti e ora lo aveva in pugno, la sua piccola preda che si sganciò da lui e estrasse una seconda manciata di coltelli dalla tasca del giubbotto nel tentativo ultimo e disperato di difendersi, ma fu tutto inutile. Dopo una breve battaglia la creatura ebbe la meglio e quel che successe non si poté descrivere a parole. Clove e Cato erano poco più indietro, videro tutto, e non ci credettero.
Fuggirono immediatamente nel bosco, senza fare rumore.

 
“…. Poi abbiamo sentito la belva che si spostava in quella direzione, ma siamo rimasti dove eravamo per la paura.”
Quando Clove finì di raccontare, quel posto, quell’Arena, non fu più la stessa di prima. Tresh era rimasto atterrito dalla furia con cui il bosco era stato devastato attorno a loro, e il cuore di Katniss pulsava ad un ritmo irregolare con ancora il ricordo vivo dell’immagine del povero ragazzo del distretto 1. E l’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era che voleva ritrovare Peeta e Rue e fuggire da lì.
“Bene, la traccia delle unghiate sul terreno porta per di là” affermò atona Archaix, che forse più di tutti voleva risolvere quella faccenda in fretta, perché anche lei aveva qualcuno da cercare: il piccolo Evan e il suo amico Abel sarebbero potuti essere ovunque, o da nessuna parte.
Ricominciarono a camminare, seguendo le tracce sempre più lievi del terreno devastato, fino a ritrovarsi in una zona particolarmente fitta del bosco dove gli alberi si innalzavano nel cielo quasi fino a sfiorarne le nuvole. Perlustrarono a fondo la zona ma non trovarono nulla, fino a che le tre Nessuno, stanche di sorvegliare i Tributi, si sedettero sulle radici nodose sporgenti di un albero particolarmente grosso per riposarsi. Archaix si sistemò vicino al tronco, appoggiando la testa al legno duro e rugoso e accarezzandolo delicatamente…
Perché sentiva così forte il bisogno di ritrovare quel ragazzino? Perché si era messa in testa di poterlo difendere da quel mondo in cui neanche lei poteva combattere da sola? Nonostante si sforzasse di scacciare dalla sua mente l’immagine del suo piccolo volto sorridente, essa continuava a tornare e a martellarle i circuiti celebrali con un’insistenza inspiegabile. Si portò le mani davanti agli occhi e si coprì il volto, come se una luce troppo forte li stesse accecando, la luce della verità.
Finché non sentì qualcosa.
Era come una presenza astratta, innaturale, inesistente, ma c’era, e li circondava tutto intorno, riempiendo l’aria di una strana tonalità color verde clorofilla.
Alzò lo sguardo verso le alte fronde, e rimase a bocca aperta: ogni singola foglia emanava un’energia di forma sferica di un tenue colore verde, ogni ramo di quell’albero, di tutti gli alberi! La foresta intera era in armonia con quella leggera e pacata onda di energia…. Come se avesse un’anima.
Appoggiò entrambe le mani al tronco dell’albero, chiudendo gli occhi.
-che cos’è questo?-
[è la nostra onda dell’anima, l’energia che scorre in noi. Piccola umana, riesci a sentirla?]
.-si… Ma forse perché non sono umana.-
[hai una richiesta?]
 
-sai dove sono i ragazzi che stiamo cercando?-
[sono dentro di me piccola]
Archaix aprì gli occhi, accortasi solo ora che sentiva un’altra fonte di energia diversa, che emanava una tonalità, diremmo, violetta. Sorrise, capendo chi aveva trovato.
-grazie-
 
“Ehi ragazzi, guardate qua!” gridò Lemixia sbracciandosi dall’altra parte del possente albero, dove aveva trovato un buco che portava sotto al grande olmo. E dentro di esso, rannicchiate e ancora tremanti di paura, c’erano Rue e Faccia di Volpe.
“Rue!” Tresh spinse di lato la Nobody e si avvicinò alla ragazzina tremante, tirandola fuori: “Stai bene?” chiese con un tono duro che lasciava però trasparire una sorta di apprensività. Faccia di Volpe si tirò fuori da sola, spolverandosi il vestito con noncuranza, ma si vedeva benissimo che era ancora terrorizzata: “qualcuno può dirmi che succede?” aveva chiesto cercando di contenere la stizza, ma si era subito bloccata alla vista di tre figure sconosciute in nero dall’aria tutt’altro che amichevole.
“Succede che dobbiamo trovare tutti e sloggiare, e la causa credo l’abbiate vista anche voi” rispose Bexyk tenendo un perfetto tono da sergente.
La ragazza impallidì visibilmente, segno che quanto detto era vero. Ma non c’era tempo per restare lì impalati, la ricerca non era ancora terminata. Dopo che si furono tutti riuniti, si rimisero in cammino alla ricerca dell’ultimo Tributo rimasto disperso. Lungo il tragitto Faccia di Volpe si avvicinò a Katniss, chiedendole solo un: “sei stata tu?” di sfuggita. Era evidente che si riferiva alle provviste fatte saltare in aria. Così Katniss rispose di sì, sorridendo sotto ai baffi e facendo sorridere di rimando la ragazza che, in un certo senso, le era riconoscente, e la conversazione finì senza che nessuna l’avesse deciso.
“Lemixia, lo senti anche tu?” chiese ad un tratto Archaix, dopo un periodo di silenzio passato a sorvegliare in ultima fila i Tributi..
“Sento cosa?”
“L’energia della foresta…”
Lemixia chiuse gli occhi e smise di camminare, annusando l’aria, cercando di connettersi con la natura stessa. Non sentiva un fico secco.
“No non mi pare di sentire alcunché” rispose mostrando un’espressione perplessa da sotto il cappuccio alzato. Archaix tentò di ricordare cosa avesse fatto quando aveva sentito quell’energia, e le prese la mano: “vieni” le disse, avvicinandola all’albero più vicino, che toccò con una mano. Immediatamente l’intero bosco sembrò animarsi davanti agli occhi delle due Nobody,  in una danza di venti e di foglie miscelate all’armonia del canto delle ghiandaie Imitatrici e ai suoni della fauna.
“U-uao…” rispose piano, non riusciva a dire nient’altro seppure non fosse davvero sorpresa ma era come se lo fosse, lo si vedeva dai suoi occhi spalancati e pieni di meraviglia.
“Che cos’è?” chiese infine.
“Non lo so, ma credo sia l’onda dell’anima della foresta. Credo che tutte le cose ne abbiano una.” rispose lei, alzando le spalle, prima di correre a fare la stessa domanda a Bexyk. Che cos’era quella presenza che circondava il bosco?
 
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*= se ve lo state chiedendo, no. Non ce lo siamo inventate. Guardate un Let’s play di super Paper Mario e vi giuriamo che Infernia tirerà fuori un telefonino.
** = Per chi non avesse letto il libro, prima di iniziare gli Hunger Games i Tributi dovevano sfilare davanti alla gente di Capitol City per rappresentare ognuno il proprio distretto. Katniss e Peeta avevano addosso dei bellissimi mantelli ricoperti di vere fiamme, e fin dall’inizio si erano attirati tutti gli sponsor. E Katniss viene chiamata sempre “la ragazza di fuoco”. Ecco il perché del paragone. Enjoy ^^
*** = si lo sappiamo era già morto il primo giorno, ma lo abbiamo fatto rivivivere, a scopi strategici. Perdonateci.
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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Un cuore, due chiavi, tre anime – i raggi della morte ***


Riassunto delle puntate precedenti: dopo aver conosciuto Katniss Everdeen e aver scoperto come poter tornare a casa, le nostre tre Nessuno hanno ricevuto l’ordine di sgomberare l’Arena a causa della presenza di Heartless, una cosa mai verificatasi in quel mondo. Grazie alla nuova abilità di trasformarsi in armi sono riuscite a mettere in riga il gruppo, e ora stanno cercando gli ultimi Tributi rimasti…
 
Ormai il sole stava gettando le sue ultime ombre sulla piana verdeggiante che aveva segnato l’inizio di quella storia. I ventotto dischi di metallo scuro sui quali i Tributi dovevano attendere sessanta secondi prima della partenza, prima di cominciare a lottare per la propria sopravvivenza e per l’intrattenimento dei pomposi cittadini di Capitol City, erano ancora presenti e riflettevano la sua delicata luce che pian piano andava diminuendo in un leggero color rosso tramonto.
L’avevano trovato.
Li AVEVANO trovati. Tutti quanti.
E ora attendevano l’arrivo degli stessi hovercraft che li avevano portati lì, e che avrebbero posto la fine di quell’insulso gioco.
 
Flashback, flashback, flashbaaack…
L’unico posto in cui Peeta sarebbe potuto sopravvivere per così tanto tempo era vicino ad un corso d‘acqua, e la scelta non era molta: sicuramente non si trovava vicino al lago, poiché avrebbe temuto un attacco dei Favoriti che prima erano accampati nelle vicinanze. C’era qua e là qualche pozza d’acqua alimentata da una sorgente, ma come fece notare Katniss sarebbe stato troppo esposto alle minacce.
“C’è un torrente, se volete” borbottò Faccia di Volpe portandosi le mani dietro la testa fingendo un distaccato disinteresse.  Quella era l’unica possibilità rimasta, così lo strano gruppetto decise che avrebbe esplorato nelle sue vicinanze; mentre si avviavano Lemixia sentì dirsi dietro le spalle: “Per essere dei sorveglianti non ve la cavate molto bene in orientamento eh?”. Era la voce di Clove la quale scoccò un’occhiata sarcastica alle tre Nessuno che, mascheratesi da degli emissari di Capitol City venute a sorvegliare i Tributi, speravano di proteggere Katniss. Non sapevano il perché, ma Axel aveva detto così, e (come aveva ripetuto Bexyk) la sua parola è LEGGE.
Percorsero in fretta il sentiero che portava al torrente, mentre i caldi raggi di un torrido sole bruciavano l’aria in modo innaturale. Strano, gli Strateghi non avevano più il controllo sull’arena, allora perché il meteo era ancora così strambo?
Camminarono vicino alle sponde fangose, ricoperte da piante acquatiche, che ben presto portarono a massi che diventavano sempre più grossi. Sembrava poco probabile che una ragazzo nelle condizioni di Peeta potesse fare avanti e indietro da quelle pendenze e probabilmente avrebbero fatto dietrofront se Katniss non avesse notato una striscia di sangue secco colato da un masso, dalle striature irregolari, come se qualcuno avesse cercato di cancellarla. Beh, quel qualcuno poteva essere soltanto una persona.
Purtroppo la ricerca fu infruttuosa. Così Cato, sbuffando per il tempo perso, si voltò sui suoi passi e tornò al torrente, seguito dalla compagna Clove e da una scalpitante Bexyk che cercava di fermarlo: “Fermo lì dove credi di andare?? Guarda che ti teniamo d’occhio! Ricorda che quella cosa è ancora là in giro e noi non ti verremo a pre…” all’improvviso, mentre cercava di seguire il Tributo impertinente che se ne tornava indietro imperterrito, sentì un inquietante scricchiolio nel suo petto e si sentì male. Cadde in ginocchio trattenendosi la pancia per soffocare un gemito di dolore, si sentiva ribollire il sangue nelle vene e corrodere quasi le fosse stato appiccato un incendio nel suo stesso petto.
“Bex!!” Lemixia e Archaix si precipitarono in soccorso alla compagna tirandola su, ma la Nessuno sembrava essersi già ripresa “E’ tutto a posto raga…” disse, riprendendo il colorito naturale e tornando la -ragazza- fiera di sempre  “è quello lì che se non se ne sta al SUO posto, sarà punito con l’abbandono!” continuò grave, alzando la voce in modo che quel gradasso potesse sentire.
Dopo un’altra mezzora di ricerca, Katniss si sedette esausta su uno dei massi chiedendosi dove mai potesse essersi cacciato quello stupido di Peeta, e se fosse anche solo vivo… ormai non poteva essere sicura nemmeno su quello. Ma Caesar aveva detto chiaramente di trovare i tributi rimasti, ciò implicava che fossero più di uno. Faccia di Volpe. E lui. Doveva essere vivo.
“Che hai?” chiese la ragazza dal viso volpino, sedendosi accanto a lei “Sei stanca di cercare?”
Non aveva l’aria molto preoccupata ma se era venuta a chiederle come stesse, si disse Katniss, allora in quel momento doveva apparire veramente stanca. E lei non doveva apparire stanca. Mai. Si accorse solo in quel momento di star premendo le mani contro le ginocchia e le ritirò, spostando lo sguardo verso di lei. Katniss la guardò negli occhi forse per la prima volta da quando erano iniziati gli Hunger Games, chiedendosi come l’avrebbe vista se non si fossero incontrate in quelle circostanze. Probabilmente sarebbero potute anche diventare amiche. Ma anche no.
“Stiamo cercando a vuoto” rispose infine tutto d’un fiato.
“Mi sai che hai ragione. Stiamo cercando nel posto sbagliato” rispose la Tributo,  aggrottando la fronte e incrociando le braccia.
Che strategia aveva usato per tutto questo tempo? Non le sembrava una ragazza molto forzuta, la sua arma doveva essere l’intelligenza…
Katniss si scosse dai suoi pensieri e si rese conto di stare individuando le persone solo in base ai loro possibili punti deboli e di forza. Pochi giorni, erano bastati pochi giorni in quella stupida Arena per cambiarla così radicalmente? Senza degnare la domanda seguente di Faccia di Volpe si alzò e, ritornando al torrente, si sedette vicino alla riva fangosa ricoperta di piante acquatiche. Sospirò, ripensando a tutto quello che aveva dovuto passare da quando era stata nominata, alle nuove conoscenze che aveva fatto, a Cinna, a sua madre e alla sua sorellina… si rialzò per tornare indietro.
“..AHIO!!..”
Una voce proveniente da non si sa dove la riportò alla realtà e la fece sobbalzare all’indietro per lo spavento: il terreno sotto i suoi piedi si era appena mosso e aveva detto “Ahio”!!!!
“Ehi dolcezza, ti spiace togliere il piede da lì? Mi fai male.”
Il fango e le piante presero vita e, tra il marrone della fanghiglia e il verde delle foglie, Katniss vide aprirsi due occhi azzurri che potevano appartenere solo ad una persona.
“…chiudi gli occhi un’altra volta” gli ordinò, e Peeta scomparve nuovamente sotto uno strato di fango e piante, praticamente invisibile.
“Credo che tutte quelle ore passate a decorare torte ti siano tornate utili” commentò alla fine, stupefatta.
“Sì, la glassatura. L’ultima difesa del moribondo.”
“Tu non stai per morire” lo corresse lei con decisione.
“E chi lo dice?”
“Lo diciamo noi!!”  la voce irritata di Lemixia si intrufolò nella conversazione. Le tre Nobody erano in piedi, dietro di loro, che li fissavano con uno sguardo così truce che era una fortuna se erano coperto dai cappucci. “Se non ricordo male, avevamo detto tutti insieme” affermò sempre più seccata la Nobody avvicinandosi alla sponda. Osservò il ragazzo che era  mimetizzato fra foglie e fango. “Travestimento eccellente, ma hai scordato di coprire questi piccoli ripiegamenti di foglie che tradiscono subito la tua posizione…” constatò sfiorando alcune piante, affermando una cosa della quale Katniss non si sarebbe mai accorta. Ma forse neanche il resto del mondo.
“OOH beh per te faremo un’eccezione dato che hai trovato Peeta, finalmente abbiamo finito con le ricerche!!” esclamò Lemixia cambiando all’improvviso di umore e girando su sé stessa, mentre Bexyk e Archaix annuivano. Dietro di loro gli altri Tributi si stavano avvicinando, sospirando di sollievo alla notizia che le ricerche erano finite. “Alé, non vedo l’ora di vedere la faccia tumefatta del presidente Snow quando lo vedo, perché ho intenzione di riempirgliela di botte” *
“A-Arc…”
Un suono flebile ed impercettibile arrivò alle orecchie della numero XV che, voltatasi all’improvviso e facendo zittire tutti, intravide una figura tremante e nascosta alla bell’e meglio fra le piante; senza fare rumore si avvicinò a passi lenti, con molta cautela, fino a ritrovarsi davanti un fagotto di foglie e fango.
“Oh mio Xemnas e tu che ci fai qui Evan?”
Alla numero XIII si rizzò la colonna vertebrale al sentire quel nome: Evan era lì?? Ma certo che era lì! Era con loro mentre esploravano la Fortezza Oscura, e sicuramente era stato risucchiato insieme a loro in questo mondo.
Il fagotto prese vita e si alzò titubante in piedi  “B-Bexyk? Sei tu?” chiese con la bocca impastata dalle lacrime che gli stavano solcando il viso. Bexyk scostò lievemente il cappuccio per far intravedere un sorriso comprensivo e si portò un indice alla bocca:
“Ssshh, i ragazzi che sono qui con noi non devono sapere i nostri nomi…” sussurrò cercando di essere più accogliente possibile e gli posò una mano sul capo, dove la melma gli aveva incrostato i capelli corvini.
“Aaaah accidenti vi ci vorrebbe un bagno a te e quel tizio laggiù…”
Non finì la frase che il ragazzino le gettò le braccia al collo e la strinse forte senza smettere di tremare, piangendo di felicità. Aveva passato dei giorni così terribili nell’Arena? Non se lo chiese, e ricambiò il goffo abbraccio avvolgendolo con le sue braccia, sussurrando: “è tutto a posto piccolo, è tutto a posto, adesso non ti molleremo più un istante e ti riporteremo a casa…”
Dopo aver mollato la presa, la Nobody si accorse di avere accanto la numero XIII che, con gli occhi stranamente lucidi, si era portata le mani alla bocca come per soffocare un grido. Sinceramente non l’aveva mai vista così.
“Evan…?”
Il bambino alzò il viso nella sua direzione e sbarrò gli occhi, per un attimo come avvolti da una nuvola di nebbia, e lasciò andare la presa su Bexyk; la Nessuno li guardò confusi per qualche secondo incerta sul da farsi, poi optò per risvegliarli da quell’improvvisa catalessi prendendo Archaix per una manica e scuotendola violentemente.
“AAAAHH ma che fai Bex!?” Archa si risvegliò scombussolata tanto che quasi cadde all’indietro.
“Sorellona…” disse a bassa voce Evan, poco prima di riscuotersi dal sogno ad occhi aperti con violenza e guardarsi intorno spaesato  “Eeehh? Ma dove sono??”
“Ehi voi ma che succede??” sentirono il grido seccato di Clove e si voltarono.
“Nieeente, abbiamo trovato il ragazzino che cercavamo, si era perso qui…” cercò di spiegare Lemixia alzando le mani aperte ad altezza del petto per apparire sincera ma non poteva sapere quanto le avrebbero creduto, dato che è ABBASTANZA difficile per un bambino entrare in quel campo da gioco. Si avvicinò alle altre due e si guardò intorno, notando con sorpresa che vicino a loro stava un altro fagotto mal nascosto fra l’erba. Un fagotto che nascondeva in modo grossolano un altro ragazzino.
“Eeeehi voi laggiù, vi siete accorte che anche Abel è qui con noi?”
Immediatamente Evan scattò in piedi senza preoccuparsi del fango e delle piante che ancora lo imbrattavano sulla schiena e si mosse in direzione del compagno  “non fategli del male!!” esclamò rivolto in direzione del gruppo di Tributi.
Anche se in quel momento erano la causa minore, dato che erano rimasti fissi a guardare senza capirci molto.
Che strano…
Evidentemente chiunque venisse risucchiato dalla trappola alla Fortezza Oscura veniva spedito qui… Quindi questa trappola fantomatica non era stata piazzata per caso e neanche per nessuno in particolare… La spiegazione più logica poteva essere solo questa: qualcuno (o qualcosa) voleva che loro tre finissero confinate lì. E sempre quel qualcuno aveva piazzato gli orologi in giro per il mondo. E sempre quel qualcuno aveva liberato un Heartless assassino nel campo da gioco.
Alla fine le Nobody presentarono Evan e il suo compagno Abel, che stranamente era rimasto addormentato per tuuutta la sua permanenza in quel mondo, agli ex-concorrenti, che non accolsero la notizia con gran entusiasmo ma poco importava, ora erano tutti finalmente riuniti. Dopo aver parzialmente curato le ferite di Peeta provocategli da Cato (che ovviamente non si scusò), Tresh si offrì di portarlo in spalla finché non fossero arrivati, e tutti insieme si incamminarono seguendo al contrario la strada percorsa.
Dopo qualche ora, quando ancora i caldi raggi solari rischiaravano la vallata circolare,  il gruppo si poté finalmente riposare sulla fiancata ancora calda della Cornucopia; Katniss raggiunse Tresh e diede un leggero scossone a Peeta che, disteso per terra sul campo erboso, sembrava essersi assopito.
“Ti senti meglio ora?”
Peeta aprì gli occhi, solo un attimo.  “Non ci stanno più riprendendo, puoi anche non fingere più di interessarti a me” rispose flebilmente, tanto che per sentirlo la ragazza dovette avvicinarsi a lui.
“…ma se vuoi darmi un bacio spontaneo accetto volentieri” continuò lasciandosi sfuggire una risata, vista la loro vicinanza. Katniss si ritirò subito “Divertente” rispose ironicamente ridendo piano anche lei.
“Katniss Everdeen, potresti prestarmi ascolto un attimo?” questa invece era Faccia di Volpe; la Tributo si volto alla sua sinistra, dove la vecchia concorrente le stava facendo segno con la mano di avvicinarsi. Attorno a lei stavano Rue, Clove e Cato, in atteggiamento di riflessione. Che stavano facendo?
Tresh si alzò per andare a sistemarsi accanto a Rue, e Katniss esitò un attimo nel lasciare lì Peeta ma si convinse che tanto erano a neanche un metro di distanza.
“Bene, voi tutti sapete bene quanto me che la gente di Capitol City travolgerà gli studi per avere notizie di noi” faccia di Volpe cominciò il suo discorso.
“e vorranno sapere quello che è successo mentre non eravamo controllati. Quindi propongo di decidere una versione comune…”
Vero! La gente era troppo presa dal survival game per abbandonarlo proprio in quel momento. Avevano bisogno di una strategia, anche fuori dall’Arena.
Intelligente, la ragazza…
 
“Clara…” Evan si avvicinò alla Nessuno, in piedi accanto al gruppetto, che sorvegliava vigile la pace temporanea dei Tributi.
“Come mi hai chiamato…?”
Evan si avvicinò a lei e le prese un lembo del mantello, avvicinandoselo al petto  “Torna a casa… ci manchi”
Archaix si voltò –esterrefatta-  incrociando i suoi occhi che per un istante assunsero un altro colore e non furono più i suoi  “T-tu…”
Perse l’equilibrio e cadde all’indietro, venendo acciuffata da Lemixia; la Nobody disse qualcosa ma lei non lo sentì, la sua mente era proiettata al di fuori dei pensieri. Come era possibile che Evan conoscesse il suo vero Nome?? Ha detto di tornare a casa… casa dove? E perché la sua anima in quell’istante è diventata identica a quella di…
“..ai bene? Insomma Archa rispondimi!!” Lemixia la stava scuotendo delicatamente per farla rinvenire, sbuffando che questa cosa stava accadendo un po’ troppo spesso.
“U-uh si… sto bene…” rispose lei portandosi una mano al viso, scoprendo che un’unica calda lacrima le aveva percorso una guancia.
“No non stai bene, che ti succede?” la guardò truce.
“Non lo so… Per un istante mi è sembrato di vedere attraverso Evan l’anima di… di mia sorella”
Sua sorella. Per un attimo aveva scorso gli occhi di lei. Ne era certa.
“Hai una sorella?” chiese Lemixia alzando un sopracciglio   “E come fai a ricordartel…”
Tu-Tump
Si guardarono.
                     Tu-Tump
“Hai sentito?”
                                       TU-TUMP
Lemixia si irrigidì impercettibilmente e allungò la mano verso la compagna che istintivamente la prese, e sentì che attraverso di lei stava sentendo qualcosa di nuovo, qualcosa che sembrava perduto per sempre.
Sentiva la presenza di un oggetto dalla forma simile a Kingdom Hearts, vagheggiante e offuscato dalle nubi dell’oblio, che vagava disperso insieme ad altri due compagni identici, alla ricerca della luce.
Si voltò verso la Nobody che, ripresasi dall’irrigidimento, aveva intuito la stessa cosa.
 
“Archa cos’hai stai bene?” chiese il ragazzino che, vedendo i loro volti stralunati e persi nel vuoto, si era spaventato al solo pensiero di perdere di nuovo le uniche persone che conosceva in quella banda di giganti. Lemixia scosse la testa per riprendersi dal sogno ad occhi aperti, e gli rivolse un caldo sorriso rassicurante: “Ma niente, ci è solo venuta in mente una cosa. Puoi lasciarci un attimo sole Evan? Guarda, vai da quella ragazza, Katniss, e insieme cercate di rianimare il tuo amico ok?” cercò di assumere il tono più caloroso e confortante possibile, e sembrò che ci fosse riuscita. Evan annuì vigorosamente e si alzò in piedi dirigendosi spedito verso la Tributo che, vedendosi arrivare un bambino dall’età discutibile per girovagare in giro da solo, sospirò sconsolata.
 
“Che cos’erano quelli?” sussurrò la Nessuno, senza fiato.
“Non lo so…” ammise Archaix,  sbattendo le palpebre per tornare alla realtà.
“…Ma qualunque cosa sia ha a che fare con i nostri cuori” concluse Bexyk che era praticamente dietro di loro, e sempre insieme a loro aveva sentito quella sensazione magica.
“Ragazze non mi estraniate dai discorsi, sono curiosa voglio sentire anche io!” Bexyk finse di arrabbiarsi chiudendo le mani a pugno e mettendo il broncio, ma allo stesso tempo rideva,  una sottile risata quasi sincera.
La ragazza si voltò per controllare che i Tributi non si stessero scannando fra di loro, ma sembravano aver deciso di fare realmente una pausa “Bene bene bene, sapete tutte cosa significa?” chiese dopo un attimo di silenzio. Le facce di Lemixia e di Archaix diventarono due punti interrogativi.
“-_- ragionate, perché l’Organizzazione ci voleva con loro?” continuò Bexyk dandole loro un indizio, che finalmente fece capire anche a loro l’intero quadro della situazione.
Dalle loro facce capì che avevano afferrato: “Ora è TUTTO chiaro, loro non ci vogliono perché sappiamo usare Energia e Gravità e cose del genere, noi tre abbiamo qualcosa che non ha nessun altro…” fece un attimo di pausa, abbassando poi la voce nel rischio che qualcun altro sentisse.
“…Archaix, qualunque cosa tu possa fare con l’anima di cosa ti sta attorno, sicuramente servirà a Xemnas per qualcosa. Lemixia, quello che abbiamo sentito probabilmente erano i nostri stessi cuori e sei stata tu a individuarli, cosa che ci fa sperare di ritrovarli un giorno…mentre io…”
 “Tu sola hai la capacità di impugnare noi due” la precedette Lemixia “solamente tu puoi usare a tuo vantaggio i nostri poteri nascosti, lo dimostra il fatto che hai sentito i nostri cuori mentre eravamo connesse ma non mi stavi dando la mano”
Bexyk la guardò stupita, forse quella era l’unica cosa di cui non si era accorta.
“Wow, certo che sei veramente intelligente Bex! Come ci sei arrivata??” Lemixia era quasi incredula nel pensare di aver scoperto un tassello del puzzle, del grande puzzle di cui loro erano probabilmente quelli centrali. La Nessuno si grattò la testa: “Veramente non lo so neanche io, poco fa una voce si è insinuata nella mia testa e mi ha sussurrato alcune di queste cose…”
Le due la guardarono male.
“OmmioXemnas Bexyk parla con i fantasmi XD”
“Ed dai!! Non scherzare ^^”
Fine flashback, flashback, flashbaaaack…
 
*= Presidente Snow: organizzatore degli annuali Hunger Games; naturalmente tutti i Tributi sono portati ad odiarlo visceralmente.
 
                                                                                        
Eccoli arrivare, con le loro scintillanti strutture argentate, come mostri di metallo nel grande blu infuocato dagli ultimi raggi di un sole morente. Sette magnifici giganti che si stagliavano nel cielo, maestosi e imponenti. La luce stava lentamente cedendo alle lusinghe del buio, che pian piano avvolgeva ogni cosa nella sua dolce e letale stretta.
Dodici figure appoggiate al grande corno dorato si radunarono al centro del prato verdeggiante, pronte ad essere prelevate.
“Finalmente la possiamo finire con questa pagliacciata” sentenziò a bassa voce Lemixia stirandosi all’indietro le braccia addormentatesi per la lunga attesa. Dopo soli tre giorni passati in quel luogo, se avesse avuto un cuore (e ora sapeva di per certo di averlo, da qualche parte disperso nel buio) poteva quasi affermare di odiarlo. Sentendo le sue parole, Bexyk si grattò la testa (o almeno il cappuccio che la copriva) ricordandole il motivo della loro permanenza in quel mondo: “Lemi guarda che noi non andiamo con loro, dobbiamo trovare l’orologio e andarcene in un varco oscuro..” la corresse pacatamente.
“…DHO!!” fu la risposta della Nessuno, che aveva realizzato quanto appena detto solo allora “Oh Xemnas è veero!!Dove sarà il terzo orologio? Speriamo sia l’ultimo…”
I sette hovercraft si stavano avvicinando disponendosi in una strana configurazione a circonferenza, posizionandosi lentamente sopra le loro teste.
C’era qualcosa che non andava.
“Ragazze, non trovate strano che ne siano venuti così tanti?” chiese Archaix guardando verso l’alto, verso una delle cabine di pilotaggio di quei mostri volanti, e per un attimo le sembrò di vedere affacciata al finestrino una maschera bianca e nera con un sorriso esagerato che la salutava…
 
No. In effetti era strano che ne fossero venuti così tanti, e lo era ancora di più il fatto che fossero disposti a cerchio nel cielo, come per circondarli. Come se avessero paura di vederli scappare…
Un fulmine  a ciel sereno colpì le menti delle tre Nessuno nello stesso momento, che si guardarono l’un l’altra con uno sguardo quasi stupito e atterrito.
“SCAPPATE! SCAPPATE TUTTI!!” gridarono in coro allontanandosi di scatto dalla letale cerchia: mentre correva Bexyk agguantò Katniss per un braccio e la trascinò violentemente con sé, Lemixia spinse Thesh  perché lo seguisse e Archaix si caricò fulminea Abel in spalla e prese per mano Evan correndo via.
Ma era troppo tardi: sette raggi di energia vennero sparati dall’alto, intensi  e luminosi raggi bianchi che a contatto con il terreno bruciarono letteralmente l’erba catturata dal fascio, muovendosi all’unisono per avvicinarsi e restringere il cerchio mortale. Tutti i tributi vennero colti dal panico più totale e cercarono di fuggire  attraverso in varchi rimasti in mezzo ai raggi correndo disordinatamente ed intralciandosi a vicenda.
Ma Mentre il trio incappucciato correva a perdifiato verso il bosco seguito da Tresh con in spalla un ancora moribondo Peeta Clove li raggiunse alla svelta dando nella foga una spallata a Faccia di volpe che barcollò all’indietro e cadde distesa sul prato mentre un raggio la raggiungeva lentamente. Senza neanche voltarsi a vedere cosa fosse successo, e forse per il terrore di vederlo, Cato si lasciò il suo grido terrorizzato alle spalle e fuggì più veloce che poteva nel bosco insieme agli altri. Gli Hovercraft continuarono la loro avanzata verso le loro piccole prede distruggendo tutto quello che incontrava il loro raggio luminescente, l’unica speranza di fuggire era nascondersi nel fitto della foresta ed è quello che fecero, fuggirono più veloce che poterono senza una meta ma più lontano possibile da lì. La scia di distruzione li seguiva incessantemente e non accennava a rallentare, uccideva ogni cosa al suo passaggio, sterminava ogni creatura e pianta o qualsiasi altra cosa senza lasciarne traccia.
Tresh e Archaix erano in difficoltà, avevano dei pesi sulle loro spalle e non potevano muoversi velocemente, ma cercavano di procedere ugualmente e allo stesso ritmo, finché non raggiunsero insieme agli altri una parte del bosco che non avevano mai visto e a quel punto Tresh si fermò di scatto:
“FERMI TUTTI, VOLTATE A DESTRA!!” gridò con foga, ma nello stesso istante si era già voltato verso sinistra e aveva ricominciato a correre come un matto. Bexyk capì subito la strategia usata e fece cenno a Lemixia di voltare con lui, era un vecchio trucco usato per disorientare il nemico. Infatti gli Hovercraft voltarono tutti a destra all’inseguimento di qualcuno…
“RUE!!!”
La piccola Rue non aveva sentito l’avvertimento o non l’aveva compreso, era in testa al gruppo e aveva girato senza pensarci, finendo nella zona più inospitale della foresta: quella dove era impossibile fuggire.
Tresh si fece una frenata in stile Ferrari e si liberò del carico sulle spalle senza perdere un secondo, e  prima che qualcuno potesse dire niente era già sparito nel fitto del fogliame.
“Ma che Fai Tresh!” gridò Lemixia correndogli dietro, seguita da Archaix (che non poteva non seguirla) e Bexyk.
“Dove andate!?”
 
Corsero fino al punto in cui gli hovercraft si stavano radunando e la videro, incastrata con uno in una radice che doveva per forza essersi animata per intrappolarla in quel modo, nel tentativo disperato di togliersi la scarpa prima che la raggiungessero, ma non ci fu niente da fare:
uno dei raggi luminosi della morte la illuminò, e per un attimo il suo corpo apparve fatto di pura luce.
Ma non era luce. Era fuoco.
La ragazza si dibatté per spegnere quelle fiamme inestinguibili che la stavano divorando come cani rabbiosi ma invano, mulinando le braccia in fiamme. Aprì la bocca per gridare, lanciando un’ultima disperata invocazione di aiuto prima che le sue corde vocali venissero completamente bruciate.
I suoi occhi divennero rossi come il fuoco che la circondava, e lanciarono un ultimo sguardo implorante al cielo, sapendo che nessuno avrebbe potuto aiutarla.
In pochi secondi di lei non rimase più nulla.
Ma quei pochi secondi, agli occhi dei quattro ragazzi nascosti fra le piante, silenziosi spettatori della sua agonia, erano sembrate delle intere ore.
Rue si era sciolta davanti ai loro occhi.
 
Tu-Tump
                 Tu-Tump
                                  Tu-Tump
 
Non poteva essere. Non poteva. Un attimo prima era lì, e quello dopo era…
Il battito cardiaco di un unico cuore si insinuò nelle menti delle tre Nobody facendole sussultare, insinuando in loro uno dei ricordi peggiori delle loro memorie. Il sentimento che in quel momento stava provando Tresh era amplificato da qualcosa di inspiegabilmente potente e vicino, una sensazione terribile, peggiore di qualunque altra mai provata.
Non era possibile, i Nessuno non potevano provare sentimenti, non potevano..
E allora perché stavano tremando di terrore?
 
Tu-Tump
                 Tu-Tump
                                     Tu-Tump
 
 
Quando un Nessuno deve provare un’emozione, non ci riesce. Non sente il bisogno di manifestare uno stato d’animo che non prova. Il massimo che può accadere è che la sensazione si trasformi in un miglioramento o peggioramento del fisico a seconda dell’influsso positivo o non.  Ed era quello che stava succedendo in quel momento.
Il terrore non era astratto, ma una presenza viva e opprimente che schiacciava le menti delle tre compagne con la stessa intensità di chili di cemento, che feriva i loro corpi come una pioggia di mille aghi, che distruggeva ogni loro pensiero logico come un perfido virus informatico mentre resetta allegramente la scheda madre. Ma in quel momento niente di tutto quello poteva trasparire dai loro volti atoni, il cui unico elemento di attenzione erano gli occhi fissi nel punto in cui qualche secondo prima, illuminata dai raggi di luce degli Hovercraft, giaceva la loro compagna.  Tresh rimaneva immobile, aggrappato al tronco di un albero nel quale stava piantando le unghie nel tentativo di controllare quell’emozione che era a metà fra la rabbia e la paura. Tutti e quattro attendevano solo il momento in cui quelle macchine volanti se ne fossero andate, contente delle loro due belle prede, per tornare dagli altri incamminandosi in un silenzio che in quel momento sarebbe bastato a riassumere milioni di parole.
Dopo pochi minuti di marcia, il gruppetto raggiunse gli altri Tributi e quello che vide non migliorò di molto la situazione.
Cato, in preda ad un attacco di rabbia, era in procinto di picchiare Evan.
Svelta come un ghepardo Archaix si fece afferrare per il braccio da Bexyk e si pararono davanti ai due per evitare la zuffa: “Questo bambino non si tocca!” sibilò la numero XV puntandogli la lama stellata davanti al viso.
“Proprio voi me lo dite!?” Cato rispose rabbioso con altrettanta sfacciataggine scansando l’arma con un braccio e respingendo la Nessuno contro un albero sul quale sbatté pesantemente. “EHI ma che ti prend-“
“Cos’è questa storia, ci volete tutti morti!? Non volete che sveliamo al resto del mondo il vostro ibrido fallito, eh?? Rispondimi!!” gridò il ragazzo con più forza di quanta avesse voluta e prese Bexyk per la collottola del vestito. Lasciando scivolare inavvertitamente il cappuccio, e svelando l’identità della ragazza.
“Una femmina?”
Bexyk alzò lentamente il capo, mostrando qualcosa che era a metà fra un sorriso e una smorfia di rabbia: “Si, una femmina, qualcosa in contrario?” rispose brusca e lo colpì ad un fianco con la Keyblade. Cato indietreggiò portandosi le mani sulla parte ferita del corpo per bloccare il dolore.
“Bene ragazze lo spettacolino è finito, togliamoci i cappucci” disse lasciando cadere a terra la Keyblade.
La bianca arma della luce ritornò ad essere Archaix, che insieme a Lemixia scoprì il suo volto suscitando non poco stupore.
“Non veniamo da quella stupida città e tantomeno siamo in combutta con quegli stupidi elicotteri, e non sappiamo un accidente del perché siamo qui e cosa stia succedendo in questo stupido gioco!” precisò Bexyk sputando quasi l’affermazione in faccia al Tributo. La confusione e l’allibimento di tutti si riassumeva dai loro volti stupefatti. Evan indietreggiò velocemente e si accovacciò vicino all’amico ancora svenuto, adagiato vicino a Peeta, e tentò nuovamente di svegliarlo senza risultati.
Lemixia alzò lo sguardo rivolto al cielo scuro che sopra di loro ricopriva le alte fronde degli alberi di uno spesso strato di oscurità, immaginandosi di vedere nuovamente gli Hovercraft stagliarsi sopra le loro teste come delle grandi ghigliottine “Ora che sapete la verità io spero che non comincerete a scorticarvi a vicenda, siamo ancora in missione per mantenere l’ordine” si voltò in direzione di Clove che la stava guardando con sguardo truce, ma subito abbassò lo sguardo “e per proteggervi” aggiunse dopo qualche secondo, con un tono di voce più basso.
Decisero infine che per quella notte si sarebbero accampati lì e che le tre Nessuno avrebbero fatto da sentinelle. Clove dissentì dicendo che ci avrebbero subito trovati se non ci spostavamo, ma la numero XV le tappò la bocca con un: “Stai pensando come una preda, e se ti sposti farai il rumore necessario affinché ti trovino”.
Katniss non aveva ascoltato una sola parola del loro discorso. Era china sul petto di Peeta, ascoltava il ritmo irregolare dei suoi battiti, era preoccupata. Non sapeva, non lo sapeva perché era preoccupata per lui e non le importava, ma riconosceva bene un malato quando lo vedeva. Sua madre era aveva il compito di guarire le persone che spesso in gravi condizioni lasciavano la miniera, quella miniera che ormai tanti anni fa aveva inghiottito suo padre senza liberarlo mai più…
Si scosse dai suoi pensieri e alzò il capo sull’albero sopra di loro, dove stava appollaiata una Lemixia non del tutto vigile e attenta a metà strada fra il sonno e la veglia.
“Lemixia… com’è il vostro mondo?” le chiese d’un tratto, senza sapere da dove era spuntata quella domanda improvvisa. La Nessuno sembrò ridestarsi e si voltò a guardarla negli occhi, in quei occhi castani profondi come un oceano,  e rispose biascicando: “yawn…. In realtà noi vaghiamo in giro per i mondi, quindi non ne abbiamo uno nostro, ma di solito la nostra casa è un grande castello dove quelli come noi si riuniscono per realizzare un loro obiettivo comune…”
“…E il vostro qual è?”
Lemixia aprì gli occhi. Qual era il loro scopo nella “vita”? Avevano espresso loro il desiderio di avere un cuore? Davvero lo rivolevano indietro?
“…Direi… trovare la luce”
Lemixia si sdraiò sul ramo sul quale era appoggiata, e per una volta nella sua esistenza da Nessuno cercò di essere sincera con sé stessa. Cosa cercava davvero?
Alla fine si disse di aver detto a Katniss la verità. Qualunque cosa avrebbe fatto, qualunque strada avrebbe intrapreso, avrebbe cercato il cammino che potrà indirizzarla verso il suo destino. La strada della luce.
 
 

“…Lemixia…”
“…si Archa?”
“Dove siamo?”
“ non lo so, probabilmente nel mondo dei sogni.”
“Fammi capire, ci siamo addormentate?”
“Mi sa di si ^^”
“-_-… Senti… quello che hai detto poco fa…”
“lo hai sentito??”
“sembra di si…   tu ci credi davvero?”
“non lo so. Ma qualunque cosa accada, insieme troveremo la soluzione”
“hai ragione ^^”
“raga vi avevo detto di non intavolare conversazioni senza di me!”
“Bex?? Ti sei addormentata anche tu?”
“Addorment- OH SHIT!”


Angolino delle Autrici:
*scappano da una folla di contadini inferociti armati di torce e forconi*
Archa: Ed dai gente…  Non fate così ^^” Calmi, calmi… ^^;
Lemi: N-Non avvicinatevi così eh eh ^^” n-non… OH INSOMMA SMETTETELA DI URLARE, POSATE I FORCONI E SPEGNETE LE TORCE! Così, bravi… ù_ù
Archa: Bene, ecco… Scusate tutti per il mostruoso ritardo, ma vedete…
FdCI (Folla di Contadini Inferociti): BASTA SCUSE!! VOGLIAMO LE VOSTRE TESTE!!!
Lemi: *prende Archaix per il braccio e la mette davanti alla folla brandendola come un arma* FERMI! HO UN’AUTRICE MALATA QUI E NON HO PAURA DI USARLA!!! >_<
FdCI: NO!! GERMI!!! RITIRATAAAA!!!!
Lemi: emh… ok, da questo pesante sclero avrete capito che… la nostra bravissima Archaix si è ammalata e questo 20° capitolo è andato moooolto a rilento… ma ora siamo qui e questo è l’importante vero Archa?
Archa: Vero! Speriamo solo che il prossimo non abbia questi problemi…
Lemi: E che tu ti rimetta presto ^^
Archa: Grazie! Beh, penso che abbiamo detto tutto quindi…
A+L: ALLA PROSSIMA!!! (più presto si spera ^^”)

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: la trappola della strega – salvataggio a metà ***


Il Solitario - salve gente, oggi sarò io a presentare questo nuovo capitolo di Another Story: questa volta saremo alle prese con un osso duro, un’ostacolo insormontabile…. e una sorpresa finale! Speriamo davvero che sia vi vostro gradimento!!
….Oh vi stata chiedendo perché sono io a presentarlo?
Beeehh…. Il fatto è che l’attesa lunghissima è stata causata da  un temutissimo Blocco dello scrittore e non ne sono ancora del tutto uscite…. Ma state tranquilli ci penserò io ad aiutarle, in qualche modo, magari scrivendo… anche se non ho le braccia…….
Oooo beh, vi saluto e vi auguro buona lettura!!





Capitolo 21: la trappola della strega – salvataggio a metà
Il sole non era ancora sorto sotto gli occhi attenti della vigile Tributo, che non aveva chiuso occhio tutta la notte un po’ per l’ansia che si era creata dagli eventi della sera prima, e un po’ a causa delle condizioni ancora preoccupanti del suo compagno di distretto. Quella notte mentre si rifugiavano Lemixia si era trasformata in arma e aveva provato a lanciare una cosa che aveva chiamato “magia curativa”, riuscendoci solo in parte: da allora però le condizioni del Tributo erano migliorate nettamente e l’unico problema rimasto era l’assenza di forze per mantenersi in piedi; la quiete della nottata si allontanava grazie ai primi segni del risveglio della natura, resa incredibilmente così vera ora che non era controllata da nessuno. Gli altri Tributi erano ancora immersi nei loro sogni, o incubi, e lei non poté fare a meno di pensare che probabilmente non dormivano da giorni. Sopra di lei Lemixia dormiva beata, la testa appoggiata al tronco, un’espressione pura e innocente sul viso.
“Dormito bene?” chiese infine alla numero XIII, seduta su un masso poco più in là, la quale si era appena svegliata e stava osservando le prime luci dell’alba; le sopracciglia corrucciate le davano un’aria perplessa.
“Tutto bene non direi se contiamo l’assalto di ieri, ma per il resto sono a posto. Senti... In che stagione siamo?”
Katniss rimase perplessa a sua volta dalla domanda    “perché me lo chiedi?”
“Perché mi sembra strano…. Nel nostro mondo è inverno…..” rispose lei, poggiando il mento sui palmi delle mani e tornando a fissare il vuoto. Katniss la guardò, non le sembrava diversa da tutte le altre persone, ma cercò di guardarla come se fosse un essere venuto da chissà dove, non riuscendoci. Boh.
“Ti manca la tua casa?” chiese ad un certo punto. Archaix smise di ondeggiare gli occhi altrove e alzò il capo, inclinandolo verso destra: “oooh certo che no, noi non possiamo provare valore affettivo per qualcosa o qualcuno… diciamo che sono in pensiero per quello che sta succedendo negli ultimi tempi.”  affermò pensierosa; mentre parlava si accorgeva di essere ancora in grado di sentire quelle sorta di “anime” attorno ad ogni  creatura vivente e non, ma  sembrava che questo le provocasse delle fitte continue ai bulbi oculari e doveva tenere gli occhi semi chiusi. Li strabuzzò scuotendo la testa e  guardò Katniss, circondata da una tenue aura color verde foglia…. Sapeva di erba Saetta.
Katniss non rispose al suo sguardo per qualche secondo.
“Ma mi spieghi una buona volta da dove venite?” quelle parole le uscirono dalla bocca come se fossero state in attesa per tutto quel tempo. 
Presa come “alla sprovvista” Archaix alzò il capo: non poteva parlare, non poteva, e si guardò intorno alla ricerca di una possibile alternativa al rispondere.
Fortunatamente proprio in quel momento Peeta si svegliò, aprendo gli occhi e augurando un buon giorno alla Tributo con la bocca ancora impastata dal sonno.
“Buongiorno a tuttiii” in quel momento anche Lemixia si era svegliata, stiracchiandosi verso l’alto le braccia e quindi mollando la presa sull’albero, mantenendo però l’equilibrio.
“Archa come va? Durante la notte mi sono chiesta una cosa…. Se Axel può contattarci perché non lo facciamo anche noi?” disse mentre saltava giù dal ramo, ricadendo perfettamente in piedi “Perché non proviamo adesso che gli altri stanno dormendo?”
Archaix si alzò in piedi e, chiedendosi perché non ci aveva pensato prima, andò a svegliare Bexyk che stava tranquillamente ronfando su un ramo qualche metro sopra di lei. L’aria mattutina le riempiva i polmoni, resi vuoti dagli affanni del giorno prima, e il canto delle ghiandaie imitatrici riempiva l’aria. Chissà quale suono stavano imitando in quel momento… grugniti, cinguettii, picchiettii, scrosci d’acqua, ululati.
Ululati?
Una ghiandaia imitatrice stava ululando.
Quello non era un buon segno.
Le tre Nobody si affrettarono a sedersi in cerchio e, accordatesi sul da farsi, appoggiarono tutte una mano sulla fronte della numero XIII. Concentrandosi su di essa, e cercando di incanalare tutto il potere che era loro rimasto. Non successe nulla per qualche minuto, finché d’improvviso la testa di Archaix si fece pesante come un macigno e lei non fu più in grado di sorreggersi. Cadde all’indietro con un tonfo, con ancora gli occhi aperti proiettati all’infinito e allo stesso tempo vuoti nell’assenza della nera pupilla.
“Axel….. Axel ci senti?” Bexyk provò a comunicare con il Nessuno dall’altra parte della cornetta improvvisata, immaginandosi di parlare davanti ad un grande telefono. No aspetta… Cos’era un telefono? Perché le era venuto in mente adesso??
Non diede retta a quei pensieri e tornò a cercare un contatto.
“Axel…”
“Pronto, sono Axel…”
“AXEL!!! <3”
“…in questo momento non sono raggiungibile, ma potete lasciare un messaggio dopo il BIP e vi richiamerò non appena disponibile.     …        BIIIIIIIP.”
“0_0  Ma perché…….”
OOOOKEI. Dovevano trovare un altro modo per andarsene. Dopo ore e ore e ore di discussioni, che tradotte in tempo reale furono 8 minuti,  la decisione unanime fu di continuare la ricerca del dispositivo a forma di orologio; non appena distrutta sicuramente i rinforzi sarebbero arrivati e Xemnas avrebbe trovato una soluzione a tutto questo. Sicuramente.
Katniss provò immensa soddisfazione nello strappare Cato dal mondo dei sogni insieme a Clove e Tresh.

Si diressero cautamente al limitare del bosco cercando di fare meno rumore possibile, ma le condizioni di Peeta non gli permettevano ancora di rispettare il silenzio.  “Vieni, ti prendo io” Thresh si offrì di portarlo in spalla un’altra volta ma egli  avrebbe voluto rifiutare, però considerate le circostanze dovette cedere, con la promessa che avrebbe potuto camminare una volta giunti al burrone. Arrivare dall’altra parte non fu facile, dovettero fermarsi varie volte a perlustrare la zona con gli occhi per accorgersi che il suono che li aveva spaventati era solo l’ennesimo canto di una Ghiandaia Imitatrice; sembrava che il cielo fosse sgombro, e tutto dava l’impressione che nulla avrebbe potuto turbare la quiete. Ma nessuno di loro si fidava più.
Finalmente, giunti davanti allo strapiombo, Bexyk tese l’orecchio in ascolto e constatò che l’ultimo ticchettio proveniva da lì. Fra di loro nessuno probabilmente si era addentrato in quel luogo, o almeno così credevano. La profondità di quel burrone dava l’impressione di ritrovarsi ai confini della terra.
Il terreno procedeva diritto e poi si interrompeva, precipitando in un burrone il cui fondo era coperto da una fitta coltre di nebbia che la circondava ed invadeva la visuale con i suoi sinistri riflessi grigio argentanti, nascondendo la reale altezza di un baratro riempito sicuramente delle peggiori insidie.  Dall’altra parte, il vuoto. Evidentemente gli Strateghi avevano voglia di strafare, pensò Katniss. E se invece fosse solo una fossa senza fondo? Era improbabile, gli Strateghi preferivano vedere far scorrere il sangue dai Tributi stessi. Probabilmente avrebbe condotto ad una qualche sorta di campo scoperto dove non ci si poteva nascondere e si era costretti a combattere fino alla fine. Forse il loro asso nella manica, quello che avrebbero usato se avessero ritenuto che gli Hunger Games stessero procedendo troppo lentamente.
“Qualcuno di voi sa cosa c’è la sotto?” chiese Lemixia sporgendosi per guardare oltre i confini della nebbia. Inaspettatamente Tresh si fece avanti.
“Io ci sono stato. Sembra profondo ma in realtà non sarà alto più di cinque metri. In fondo si trova una distesa di piante del pane, ma molte di esse sono velenose, bisogna stare attenti.”
Peeta rivolse un lieve sorriso sornione a Katniss, facendole intuire che lo aveva ben capito prima. Tresh, insieme a Rue, veniva da un distretto  di coltivatori e sicuramente sapeva come trarre a suo vantaggio quel terreno. Molto probabilmente era stato fatto apposta per loro. 
Senza attendere oltre il gruppo dei dieci superstiti si calò all’interno della gola con molta cautela; Abel continuava a non dare segni di vita e la cosa stava diventando sempre più preoccupante, ma ciò contribuì solo a rinvigorire l’animo delle tre Nobody, certe che non appena avessero trovato un modo per tornare a casa, avrebbero trovato una cura per lui magari nel laboratorio del Freddo Accademico.
La distesa era effettivamente coperta da piante del pane già mature, i cui grossi frutti pendevano invitanti. Le Nessuno li osservarono attentamente registrando ogni singolo dettaglio, poiché quella era la prima volta che ne vedevano la specie. Alcune di quelle piante legnose avevano maturato dei frutti stranamente esagerati: probabilmente erano quelli velenosi. La piantagione sembrava spingersi fino ai confini del visibile, anche se la vista sembrava limitata da una leggera coltre di nebbia che circondava la pianura come un invisibile recinto. “Strano” esordì Tresh non appena toccato il suolo “l’ultima volta questa nebbia qui in fondo… non c’era.”
“Siete pronte ragazze? Ora rimaniamo tutti in silenzio per sentire dove si trova l’orologio..” chiarì Bexyk rivolgendosi alle compagne e facendo un rapido segno agli ex Tributi di stare zitti. Fra di loro il meno convinto sembrava Cato, che continuava a mettere in dubbio la loro parola ad ogni piè sospinto. Evidentemente non era mai stato uno che si fa guidare dagli altri, e faceva un reale affidamento solo su sé stesso.
“Io non sento niente” si lamentò infatti, appoggiato dalla compagna di distretto Clove. Solo Xemnas poteva sapere in quel momento quanta voglia di strangolarli avesse Bexyk, ma non essendo vincolata alle emozioni accantonò facilmente il pensiero.
“Certo che non senti niente, continui a borbottare senza sosta, cavolo!” lo rimbeccò prima di tornare a concentrarsi: Lemixia era già immersa nel silenzio e stava ascoltando attentamente ogni rumore, Archaix tendeva le orecchie e nel frattempo cercava di individuare nella distesa di piante una qualsiasi forma di vita.
Dopo circa mezzo minuto riuscirono a sentirlo: un ticchettio costante e dal tono quasi rimbombante, ora che erano così vicine. E soprattutto, un ticchettio eccessivamente irritante, stranamente familiare.
“Per di qua, seguiteci!” annunciò Lemixia spicciandosi a partire, non vedendo l’ora di poter tornare a casa lontano da quel posto che aveva risvegliato in lei un ricordo così terribile da non lasciarle tregua. Non aveva paura, ma sentiva che se avesse avuto un cuore in quel momento sarebbe stata ancora scossa per l’accaduto della sera prima e ciò non le piaceva. Tresh le seguì senza fare storie, tenendo sulle spalle il ragazzino ancora svenuto, camminando in fretta per allontanarsi da Cato che sembrava stargli evidentemente molto sui cosiddetti, e probabilmente la cosa era reciproca.
Avanzarono lungo alcuni sentieri mezzi tracciati all’interno della piantagione, troppo ammassata per avventurarcisi in mezzo; man mano che avanzavano il manto nebbioso prendeva sempre più consistenza diventando ad un certo punto quasi palpabile, tanto che temettero di perdersi pur essendo vicini l’uno all’altro. Beh, ovviamente, tutti meno Cato. Lui se ne stava in fondo al gruppo isolato come un burbero lupo solitario. Ma ormai mancava poco, il suono dell’orologio si faceva sempre più vicino alle orecchie della TNT.
                                                                                      Cato….
Cato frenò di scatto irrigidendo i muscoli al suono di una voce spettrale che lo aveva chiamato. Aveva chiamato LUI.
                                                                           Non devi proseguire…..
Con i nervi tesi al massimo, Cato si girò lentamente per controllare se nessuno gli stesse facendo solo un brutto scherzo. Dietro di lui non c’era nessuno.
                                            Se continui a fidarti degli altri, in un luogo come questo… perderai….
La voce prese consistenza mescolandosi con la nebbia e scurendosi, mano a mano che due lumini gialli si avvicinavano a lui. Due lumini che si tramutarono presto in un paio di ardenti focolai.


Eccolo. Finalmente lo avevano raggiunto. Il rumoroso ticchettio era diventato quasi il continuo suono di un piccolo gong che irradiava l’aria circostante di onde le quali sembravano distorcere lo spazio attorno a sé. In mezzo ad un enorme spiazzo circondato dalla ormai densissima nebbia, dove la vegetazione di piante del pane si interrompeva bruscamente formando una sorta di barriera a forma di circonferenza attorno ad esso, giaceva qualcosa che a prima vista poteva sembrare un grosso orologio di metallo viola sorretto da un treppiede, sul quale una scatola parallelepipeda segnava un conto alla rovescia “-4:12: 36 … -4:12:35 …. -4:12:34…”  ; le lancette finemente decorate di esso erano troppo grandi per lo schermo e da esso uscivano le punte acuminate della lancetta dei minuti e quella dei secondi.          Che giravano.                Al contrario.
C’era qualcosa che non andava.
A tre metri dal dispositivo si nascondeva un sottile velo luminescente sul terreno.
Distesa vicino al treppiede giaceva inerte una figura sofferente. Quella figura era Rue.
“Rue!!” gridò Tresh mollando immediatamente Peeta a Katniss e dirigendosi spedito verso di lei, venendo fermato all’ultimo da Archaix: lo prese per un braccio frenandolo e ribaltandolo quasi all’indietro. “Ehi! Che fai??” chiese sbigottito per la reazione, non ottenendo però risposta dalla Nessuno la quale stava fissando il marchingegno con un’aria stranita. “è tutto a posto?” chiese Lemixia  prendendola per una spalla.
“Con tutta probabilità quella è solo un’illusione, e poi……   L’aura di questo posto è… terribilmente tesa” rispose la ragazza, aggrottando la fronte. Lemixia capì cosa stava sentendo, e sgranò gli occhi –ricordava che quando si è stupiti si sgrana gli occhi-  arretrando dallo spiazzo circolare.
“AAAAAAAAAAAARGH!!!!”
Quell’urlo squarciò il silenzio che regnava sovrano nella vallata.
“Cato!!!” Dietro di loro Clove si voltò indietro per cercarlo con gli occhi: un attimo fa era proprio dietro di lei, non poteva essersi perso! E se quel grido era suo allora…..
Un ringhio minaccioso risuonò nel folto della nebbia.
“Inconfondibile… questo è un Heartless! Dobbiamo assolutamente nasconderci… per di qua!” Bexyk  si tuffò nel folto delle piante del pane, lontano dal sentiero principale, seguita a ruota da Lemixia e Archaix. “Beh, che fate, non ci seguite??” gridò ai ragazzi concorrenti, che erano rimasti immobili. Inerti nell’impossibilità di fare qualunque movimento mentre le loro menti venivano raschiate dal rumore assordante che fu quel verso.
Un secondo ringhio rimbombò nella pianura, schiodando i ragazzi dalla loro trance e donando loro la forza di correre: Katniss prese Abel ancora svenuto in braccio e Peeta cercò di trovare le forze per restare in piedi.
“Ma Cato..” disse Clove con voce strozzata.
“Cato ormai non c’è più. Sbrigati!!” Katniss la prese per un braccio spronandola a correre in mezzo alla boscaglia. Sbucarono in un altro corridoio naturale della piantagione, ma il rimbombo del ringhio minaccioso si sentiva sempre più vicino.
“Ancora!!” gridò Bexyk tuffandosi nuovamente fra le piante, seguendo con lo sguardo la strada e i compagni che la seguivano. “Ma  perché stiamo scappando fra le piante? Così ci rallenteremo soltanto!” Lemixia la prese per un braccio mentre correvano a tentoni per fermarla ma ella non si lasciò strattonare e anzi la tirò in avanti con più foga: “Oh andiamo, gli Heartless non possono creare così tanto disordine da soli, devono essere guidati da qualcuno, e quel qualcuno vuole che non ci avviciniamo a quell’orologio: dobbiamo soltanto scappare per loro, ed è naturale che pensino che prenderemo la via più facile!” 
La Nobody dovette constatare che probabilmente era vero e per diminuire il rumore di gruppo che provocavano spostandosi chiese di trasformarsi in arma. Bexyk  acconsentì e chiese di fare ciò anche ad Archaix per essere pronta. Lo sapeva fin dall’inizio che quella era una trappola ma non aveva scelta, non ne aveva se voleva davvero salvare quei ragazzi e tornare a casa. Le Nessuno acconsentirono e le presero le mani illuminandosi di una luce abbagliante e plasmandosi nelle forme di due chiavi: la luce abbagliò i ragazzi e fu come un faro nella nebbia.
“Che stai facendo così quella cosa ci troverà!” obiettò Tresh giustamente.
“Ah ma tanto ci vede lo stesso, credo di aver capito che razza di Heartless è…” ribatté pacata lei continuando a camminare spedita e noncurante. Chi glie lo faceva fare di proteggere quegli ingrati? Chi la costringeva a portarseli dietro nonostante fossero solo un peso per la missione??
….. Axel, ovviamente.
Continuarono a correre attraverso le piante senza meta cercando di allontanarsi dagli ululati che cominciavano a diffondersi sempre più vicini, ma ogni tentativo di fuga era davvero inutile: Bexyk aveva capito come agivano quegli Heartless e stava solo cercando un nascondiglio per il resto del gruppo invalido a combattere, ci doveva essere, ci doveva essere un posto sicuro in mezzo a tutte queste piante del cavolo!
Ma certo che non c’era, questo è un campo ideato per gli Hunger Games, pensò nella mente, e questo piano non ha assolutamente senso ma deve funzionare, deve!!
“Aspettate, Peeta non ce la fa!!” fu Katniss a fermarli con il grido della sua voce: il ragazzo non riusciva ancora a tenersi in piedi, non poteva più camminare.
“Non possiamo aspettare…” ribatté Bexyk, ma subito dopo si bloccò rigida con le lame delle due Keyblade rivolte verso l’esterno. Perfetto.
Era arrivato, e niente e nessuno l’avrebbe più fermato ora.
Clove, Tresh, Katniss, Peeta e Evan indietreggiarono lentamente.
Davanti a loro di ergeva un gigantesco, spaventoso, grottesco lupo avvolto da un’aura nera come la notte. Due lunghe file di denti grossi come il palmo di una mano rilucevano nel buio, bianchi immacolati ma pronti a tingersi di rosso scarlatto. La bestia emise un ululato acuto e distorto e caricò verso le ragazze scattando con una velocità impressionante.
“Che cos’è!?!?”  gridò Clove  a pieni polmoni prima di voltarsi per fuggire, senza neanche attendere la risposta.
“Non lo so!!!!” rispose Katniss raggiungendola ed insieme scapparono nella direzione opposta seguite a ruota dal quell’ibrido che pian piano stava pericolosamente guadagnando terreno.
È un ibrido, pensò Katniss, un’altra creazione della mente distorta e malata degli strateghi. Allora avevano ancora il controllo sull’Arena, no? Controllo o non controllo non cambiava che in tutte le stagioni degli Hunger Games passati nulla di simile era mai apparso… o forse mai ripreso dalle telecamere. Un lupo umanoide completamente nero con due occhi gialli, e per un attimo le era sembrato di vedere un simbolo rosso sulla fronte di esso.
Corsero a perdifiato attraverso l’ampia via maestra, lontano dall’orologio, lontano del loro obiettivo e senza trovare via di scampo quando Bexyk si ricordò di quello che aveva in mano: “Oooh ma certo!!” si sarebbe data uno schiaffo sulla faccia se ce ne fosse il tempo e si fermò voltandosi verso il nemico incrociando le due Keyblade e sperando in un miracolo.
-Bexyk che diamine fai non sai ancora usarci!-
“Lo so, per questo ho bisogno di voi ora più che mai!!”
…ci proveremo!
La conversazione mentale finì un secondo prima che il lupo piombasse su di lei: le Keyblade si mossero come da sole e cerarono una barriera dal colore argentato contro la quale gli artigli affilati dell’essere cozzarono come metallo contro metallo: uno scintillio infuocato scaturì dall’impatto mentre il lupo balzò all’indietro digrignando i denti e fissando con odio le armi bianche nelle sue mani: “voi… traditrici…” sembrò sussurrare con un guaito.
-Assecondaci e fidati di noi!- gridò l’arma iridata nella mente e Bexyk sentì distintamente che una nuova coscienza stava prendendo possesso delle sue compagne, una sensazione di comando tutta nuova. Annuì, e partì all’attacco.
Il lupo nero levò la zampa destra sguainando una fila di artigli della grandezza di sciabole e attaccò la Nessuno, che scattò a destra evitando l’attacco e fendette l’aria con la Keyblade di Lemixia, ferendo il petto della bestia. Questa ululò di dolore e la scaraventò lontano con una potente zampata; Bexyk si schiantò contro un tronco legnoso, incassando il colpo che le svuotò i polmoni per l’impatto, ma si riprese e si rialzò su sé stessa in tempo per evitare il micidiale colpo che la bestia sferrò dall’alto, talmente potente da far vibrare la terra e polverizzare l’albero. La Nobody balzò alle sue spalle e piantò la Keyblade di Archaix nella sua schiena squarciandogliela: da essa uscirono rivoli di copioso sangue nero e fiotti oscuri che macchiarono la candida lama e il viso della ragazza. “Aaargh!!” Bexyk tentò di ripulirsi da quel liquido appiccicoso e l’attimo distrazione le fu fatale poiché l’Heartless cominciò a girare su sé stesso facendole mollare la presa su Archaix e scaraventandola indietro. Bexyk atterrò vicino a Katniss che era rimasta bloccata a guardare lo scontro e ora impugnava arco e freccia pronta a colpire, ma indecisa sul da farsi.
“Lascia stare Katniss quello non può essere sconfitto con normali armi! Tu e gli altri dovete scappare e distruggere quell’orologio solo così potremo andarcene!”
Katniss sembrò convincersi ma non mollò la presa sull’arco. L’Heartless nel frattempo si stava dibattendo  su sé stesso per liberarsi del dolore lancinante che Archaix gli stava affliggendo alla schiena: si stava muovendo da sola squarciandogli la carne e distraendolo dalle compagne.
“Andate!!” gridò un’ultima volta Bexyk al gruppo rimasto.
L’Heartless si dibatté furioso mentre la lama penetrava sempre più in profondità schiacciando i suoi organi interni e facendo fuoriuscire quell’orrendo liquido appiccicoso che le imbrattava la bianca purezza della lama e perfino l’impugnatura, quando esso riuscì ad arrivare al manico di Archa e se lo strappò dalla schiena con foga, perdendo un’esorbitante quantità di sangue e oscurità ma non di potenza, e scagliò la Keyblade nella direzione di Katniss, che si parò con la faretra. All’ultimo istante l’arma ritornò in forma umana e le rovinò addosso senza però ferirla: “tutto a posto?” le chiese dopo essersi subito rialzata; la ragazza annuì e si alzò, accennando ad un veloce grazie prima di correre insieme a Tresh, Evan e Peeta nella nebbia.
Rimasero solo loro tre,  e il lupo corvino che in quel mentre aveva recuperato in parte le forze e stava caricando contro i fuggitivi. Immediatamente Bexyk contrappose la sua carica grazie a Lemixia e tese la mano verso Archaix, che tornò arma in suo pugno ma ancora più libera nello spirito. Un’altra barriera argentata venne generata dallo scontro dei due avversari e la numero XV sperò con tutta sé stessa che i Tributi raggiungessero l’orologio in fretta.

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“Aaaah non è possibile, Xemnas ha perso completamente la ragione! Coma fa a fidarsi di un tipo del genere…” da quando era stato congedato dall’ultima riunione il numero VIII non si dava pace, nemmeno durante le missioni. E in ogni momento di pausa si ritrovava a girare per i corridoi senza sosta torturandosi i guanti per sbollire una rabbia che non provava realmente: era più un primordiale istinto animale che avvertiva chiare minacce di pericolo. Stava girando senza meta da un quart’ d’ora ormai, quando improvvisamente le luci del corridoio si spensero.
“Cosa ti cruccia collega ombroso?”
Era la SUA voce. Axel si girò di scatto per ritrovarsi faccia a faccia con una maschera acromatica sorridente:  “Che cosa vuoi da me?” indietreggiò subito guardingo.
“Come siamo diffidenti! Speravo davvero in  un’allegra convivenza pacifica…“ rispose l’essere incrociando le braccia e inclinando la testa in avanti annuendo “sono qui solo per darti un consiglio. Vedi, ti ho trovato un po’ teso quando Xemnas ha nominato i tre Nessuno dispersi nell’Universo… ti stanno molto a cuore?”
Axel si portò una mano al petto, chiedendosi perché effettivamente ci tenesse tanto alle loro vite… poi si ricordò di non avere un cuore e il suo viso assunse la stessa tonalità dei suoi capelli a spillo: “Ma che mi prendi in giro??”
“Ahahahahah, in effetti… Povero Axel, sei come una grossa stufa ricolma di vapore! Raffredda i bollenti spiriti, se non trovi le risposte alle tue domande rischi di esplodere!”
Axel dovette che era vero: si stava riempiendo di una strana sensazione come una pentola a vapore ed era certo che se non avesse pestato quel tizio sarebbe scoppiato.
“Accetta il fatto di avere un nuovo alleato ora, e ascolta il mio consiglio: da quando è iniziato il tuo tormento? Non è forse da quella magica notte del 25 Dicembre?”  
Era vero. Ogni cosa, tutte quelle sensazioni strane che non provava da anni erano iniziate da quando aveva incontrato quel ragazzo sulla torre dell’orologio a Crepuscopoli.
 “R…Ro…” Axel scosse la testa con aria mesta.
“Non c’è bisogno che tu capisca subito. Però conosco qualcuno che potrà spiegartelo meglio di me” schioccò le dita facendo apparire nelle sue mani un piccolo globo di neve, nel quale una candida nevicata di polistirolo ricopriva un verde abete decorato e circondato da bambini. Lo riconobbe, era il regalo che Lemixia aveva trovato incastrato fra i rami dell’albero di Natale mentre tentavano di disfarlo; nessuno aveva comprato quell’affare, era arrivato lì per caso….
“Non hai più molto tempo, Axel” affermò grave lo spirito mentre gliela porgeva fra le mani, pur mantenendo imperturbabile il suo sorriso. Lui la prese, socchiuse gli occhi gli occhi, cominciò a ricordare di aver visto un’altra sfera come quella.. si… era fra le mani di quel tizio vestito di rosso…..!
Il Nobody spalancò gli occhi capendo all’improvviso quello che doveva fare. Ed era tutto merito di…
Bah. Forse poteva anche considerare di avere un nuovo alleato.
“O beh, grazie Di..”
Alzò gli occhi e non trovò nessuno.
Avrebbe potuto anche ignorare la vocina nella sua testa che lo spronava a sapere di più, a conoscere. Non essendo intaccato dalle emozioni come la curiosità, avrebbe potuto. Scelse di non farlo.
“Axel?” si voltò rigido di scatto al suono della vice del pacato numero VII, il quale stava camminando tranquillo in mezzo al corridoio “Che ci fai lì imbambolato?” chiese indifferente. Axel scrollò la testa per riprendersi dai suoi pensieri, la luce in corridoio era tornata, e si decise: “nulla… ma senti Saix, tu sai come si arriva… alla città del Natale?”
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Ripercorrendo il sentiero all’indietro, i sei fuggitivi cercarono di ritrovare la strada attraverso la fitta coltre di nebbia e le piante del pane. In testa al gruppo, Tresh guidava  la spedizione come se conoscesse già ogni angolo della piantagione; dietro di lui Clove lo seguiva senza fare rumore ma girandosi continuamente in direzione della battaglia, dove si sentivano anche da lontano lo stridio del metallo e i latrati della bestia. Katniss teneva il loro passo pur avendo sulla schiena il peso di un bambino addormentato –Abel- e dovendo trascinare per la mano l’ancora invalido Peeta. “Mi fai male!” si lamentò strascicando entrambe le gambe dolenti.
“Stringi i denti o quella cosa ci raggiungerà e non voglio sapere quanto possa far male!”  lo zittì lei guardandolo di traverso.
“Aspettate!!” gridò Evan dietro di loro. 
E dopo un tempo che parve interminabile i ragazzi scorsero la fine della “giungla”, lo spiazzo circolare al centro del quale l’orologio gong dominava imperturbabile.
“Quello è il dispositivo che mantiene in vita la creatura? Bene! Presto distruggiamolo!” disse Katniss ansimante mentre si fermava a riprendere il fiato, e senza farselo ripetere due volte Clove fu pronta a fracassarlo e si diresse spedita al centro della radura. 
“Ferma!!” fu l’esclamazione che la fece frenare di botto e voltarsi verso gli altri; Peeta era diventato rigido e stava fissando il terreno con mutato stupore e inquietudine. La ragazza abbassò gli occhi lentamente, incrociando con essi la terra sfregiata e sconnessa, come se fosse stata arata da una trebbiatrice impazzita…
E all’improvviso si fece di ghiaccio e la realtà le apparve chiara e trasparente come la rugiada del mattino. Schizzò all’indietro come aspettandosi di vedersi arrivare addosso centinaia di lame mortali ma era forse ancora troppo lontana per far scattare la trappola, per sua fortuna.
“Che cos’è??” chiese incredula a Katniss, l’unica che aveva passato un po’ di tempo in più con quelle tre scervellate e che poteva capire anche solo un minimo di quel che stava succedendo. Ma non lo sapeva neanche lei.


Nel frattempo la battaglia imperversava segnando il paesaggio e sradicando arbusti e alberi al suo passaggio; con un salto Bexyk schivò un ennesimo colpo che polverizzò due alberi e provò a ferire l’Heartless ma senza riuscirci. Dopo che la Keyblade le era rimasta incastrata nella schiena la bestia aveva alzato la guardia al massimo e non lasciava penetrare alcun colpo, anzi erano le tre Nobody ad incassare colpi su colpi senza riuscire a contrattaccare.
“Concentratevi ci deve essere una soluzione! Dobbiamo usare i nostri poteri dobbiamo!!” Bexyk si rifugiò dietro un fusto legnoso per riprendere fiato dalla battaglia che stava durando neanche lei sapeva da quanto.
-No, sai bene che si sono arrestati completamente!-
“Ci deve essere un modo, cavolo!!” ringhiò lei prima di abbassare la testa per evitare una zampata che tranciò di netto il fusto; si rialzò in piedi scattante sfoderando le lame ormai macchiate di nera oscurità e ripartì alla carica ma sentiva che le forze la stavano abbandonando, lo sentiva dentro di sé e sapeva che non avrebbe retto ancora per molto. Un altro fondente andò a vuoto e la Nessuno fu scaraventata a terra senza fiato e senza più energie per rialzarsi, impotente di fronte a due fauci che si aprivano minacciose verso di lei. La fine sembrava ormai giunta sotto forma del pallido bianco di quei denti acuminati che stavano per chiudersi di scatto sulla sua testa… ma all’ultimo secondo qualcosa li fermò.
L’Heartless rimase letteralmente a bocca aperta slanciandosi all’indietro per liberarsi dall’ingombrante chiave stellata che si era volontariamente andata ad incastrare fra le sue fila di denti acuminati e tratteneva le sua fauci spalancate al massimo. Rapida come un ghepardo Bexyk scattò all’indietro con le forze che le rimanevano e lanciò un sorriso stanco alla sua mano destra dove la lama Lemixia era ancora saldamente impugnata a lei nuovamente pronta a combattere: la ragazza si portò dietro all’avversario prendendolo di sorpresa e conficcando la Keyblade nella fenditura provocata prima dai colpi di chiave e la estrasse subito dopo facendogli perdere l’equilibrio. Cadde con un pesante tonfo che liberò la Keyblade incastrata nella sua bocca e la scaraventò poco più in là.
“Archa tutto bene?” Lemixia si liberò dalla stretta della compagna e avvolta dalla luce tornò umana e si precipitò a vedere lo stato della Nobody: entrambe le mani erano terribilmente scorticate e tagli su tutto il corpo minacciavano di trasformarsi in gravi emorragie.
Archaix aprì gli occhi, ancora pieni di spirito, e rispose con un deciso segno con la testa alzandosi subito quasi non avesse combattuto neanche cinque minuti.
“Bexyk hai ragione non possiamo batterlo noi tre da sole, dobbiamo usare i nostri poteri! Anche se non sappiamo come evocarli dobbiamo imporci di essere forti, sempre!” rispose con convinzione, offrendo la mano a Bexyk con uno sguardo nuovo.
“Volontà….” Bexyk si arrestò un attimo “… dici che dobbiamo.. semplicemente volerlo?”
I cinque minuti di calma terminarono in fretta e l’Heartless si era già rimesso in piedi sulle zampe posteriori pronto a combattere ancora. Non appena vide nuovamente le Nessuno unite sembrò come arrabbiarsi di una furia sempre nuova e mai affievolita, e alzò le zampe anteriori al cielo sguainando gli artigli taglienti ed emettendo un lugubre e disturbato ululato.
“è diventato troppo veloce, dobbiamo bloccarlo con qualcosa!!” affermò Lemixia prendendo di nuovo convinta la mano di Bexyk ma in quel momento era come se lei non se l’aspettasse e successe un fatto nuovo: fu Bexyk ad avvolgersi nella luce e in meno di un secondo fra le mani Lemixia aveva due chakram viola. I chakram che Bexyk usava per combattere!
Le parole di Axel risuonarono ancora una volta nella sua mente e capì che era naturale, ma certo! Anche Bexyk era unita a loro e ovviamente anche lei possedeva questa capacità!
“Archaix pensi anche tu quello che penso io?” chiese con una breve occhiata furbetta alla compagna ed ella annuì; i due chakram vennero divisi in mano alle Nobody che si portarono seppur ancora senza più molte forze ai lati opposti della pianura che si era irrimediabilmente creata sul campo di battaglia.
Non sapendo chi delle due seguire la creatura di oscurità si girava da una parte all’altra cercando di tenerle d’occhio entrambe ma esse scappavano veloci schizzando come palline del flipper impazzite finché la piccola mente dell’essere non cominciò a vedere tutto confuso e sembrò perdere un briciolo di lucidità. Quanto bastava ad attuare il piano: le due Nessuno si riunirono e sincronizzate al massimo lanciarono i due chakram che trapassarono le zampe posteriori  dell’Heartless e lo inchiodarono al terreno.
“ADESSO!!!” urlò Archaix trasformandosi nella sua Keyblade e finendo in mano a Lemixia, che balzò sul nemico piantandogli l’arma nel petto.
I due chakram che in realtà erano una cosa sola, Bexyk, sembravano cominciare a sprigionare un’azione gravitazionale attorno alla creatura impedendole di muoversi.
-Devo farcela… devo solo volerlo… devo… devo…… VOLERLO!!!!-
L’Heartless si sentì divenire così pensante che ogni suo movimento vene arrestato dalla furia invisibile della gravità terrestre moltiplicata per cento.
“Ce l’ha fatta, Bexyk ce l’ha fatta!” sorrise Lemixia raggiante, capendo al volo come ci era riuscita. Sia lei che Archaix si guardarono per un attimo dentro, pur rimanendo fermamente salde nella lotta, e videro tre sfere luminose in un mare grigio scuro, una libera e due imprigionate da delle strane catene violette.
“Quelle sono sicuramente le catene di questo mondo che non sopporta la presenza della magia, ne sono sicura.” affermò Lemixia avvicinandosi con lo spirito ad una di esse, la sua anima, il suo potere.
“So di essere in grado di spezzare queste catene, ma devo volerlo, devo volerlo con tutte le mie forze. Devo farlo per Bexyk, per Archaix, per tutti i miei compagni Nessuno che sono sicura ci staranno cercando senza sosta, per Katniss, per Evan e per Abel…. Per me.”
Il suo spirito prese le catene fra le mani e le tirò con tutte le proprie forze, credendo con tutta se stessa di esserne capace e di potercela fare.      Spezzandole.
Alzò gli occhi luminosi di fierezza e vide che dall’altra parte Archaix aveva appena spezzato quelle stesse catene.
“Unpf, è stato un giochetto da ragazzi, dico bene?”
“Niente di più facile ^^ dai torniamo da Bexyk..”
Fuori, all’esterno, le due Nessuno ripresero conoscenza e videro che Bexyk stava ancora serrando a terra l’animale corvino. Lemixia guardò le sue compagne trasformate in armi, le guardò e chiuse gli occhi, e lo stesso fece Archaix pur nell’essenza di Keyblade. Da essa e dalle mani della Nessuno sgorgarono dei neri fiotti di energia che si avvilupparono attorno all’Heartless che d’improvviso di fece più calmo, meno pesante, meno potente.
L’energia stava lentamente scorrendo via dal suo corpo impuro come un fiume in piena e si stava trasferendo nei corpi della chiave e della Nobody, fino a che non ne fu prosciugata la foce, e l’avversario smise di dibattersi.
I due chakram smisero di emanare gravità e si riunirono nell’unica identità di Bexyk, che scosse la testa ancora un poco indolenzita  “Woah, è così strano essere un’arma…” sussurrò fra alcuni piccoli colpi di tosse.
L’Heartless gemette a terra senza forze, alzando gli occhi per guardarle meglio ora che erano vicino a lui senza quell’aria minacciosa.
-Sembrate così innocenti ora… ma sarete voi… la causa di tutto……..-
Nell’ultimo istante di vita la creatura emise un triste ululato di addio, e spirò. Il corpo immobile venne circondato di spire oscure e sprofondò nelle tenebre.
Era finita. Finalmente le tre Nobody poterono tirare un sospiro stanco, e fermarsi a riposare. Bexyk si lasciò cadere appesantita sulle ginocchia manifestando ora tutta la stanchezza accumulata: aveva tagli su tutto il corpo e in particolare un paio di profondi sulle braccia, senza alcuna protezione fra l’esterno e lo strato di pelle insanguinato che non fosse l’attrito appiccicoso con il cappotto nero. Archaix aveva appena controllato lo stato non migliore dei suoi arti, e in particolare i segni delle profonde dentate sui palmi delle mani, che se ne accorse e la chiamò a sedersi: ognuna delle loro ferite le avrebbe potute trasformare in ogni momento in invalide. Lemixia infine rimase in piedi, a guardare la carcassa decomposta di oscurità che andava svanendo. Aveva sul viso graffi dappertutto meno che vicino agli occhi fortunatamente, ma sentiva le sue gambe intorpidirsi sempre di più; abbassò lo sguardo e vide un paio di macchie rosse che si facevano lentamente strada nel tingere la nera perfezione del loro prezioso cappotto. Abbassò ancora la testa, chiedendosi se avessero fatto la cosa giusta.
“In fondo… chissà chi era stato prima di essere un Heartless… magari era una persona innocente che…” ma non finì la frase.
Un altro ululato irruppe nel silenzio e se ci fossero stati dei cuori in quei tre petti sicuramente avrebbero perso un battito.
“Un altro Heartless??” esclamò Bexyk barcollando all’indietro e guardandosi freneticamente attorno per trovare un rifugio dove riprendere fiato; non poteva sostenere un’altra battaglia, non ora, non avrebbe retto.
L’intera piantagione di piante del pane venne scossa un’altra volta da tremendi ululati che rispondevano a quello che prima era sembrato un ululato di addio ed invece era un richiamo, un fottutissimo richiamo.
“Via via via! Non possiamo farci trovare ancora, torniamo dagli altri!!” esclamò Lemixia mettendosi a correre verso il punto in cui sembravano essere scappati gli altri prima,  o forse no, non lo sapeva più neanche lei: il paesaggio era diventato tutto così uguale..
Ma prima che potessero fare nulla l’ombra del secondo lupo nero si stagliò attraverso la vegetazione con una direzione precisa: non loro, non stavolta.
Lo videro avvicinarsi a loro, ignorarle, e zompare via nel bosco alla ricerca del resto del gruppo.
“Merda, non potremo proteggerli, come facciamo!?”
“Andiamo comunque Bex! Lì c’è Evan!!”
“Ma cosa te ne importa a te di questo Evan sconosciuto che magari ti ha scambiata per qualcun altro eh Archaix!?”
“Mi importa eccome, dentro di lui c’è l’anima di mia sorella!! Devo proteggerla !!!”
“Muovetevi cacchio!!!!” gridò Lemixia che era già partita alla rincorsa dell’Heartless; le due Nobody di guardarono negli occhi e annuirono. Non c’era tempo da perdere.

Ululi e latrati irrealmente spaventosi provenivano sempre più vicini dal profondo della piantagione. Evan si avvicinò a Katniss e si mise dietro di lei tremando di paura, sapeva che cos’era, lo sapeva eccome! Quello apparteneva alla stessa specie che lo aveva attaccato quando aveva cominciato a rubare e aveva incontrato Archaix svenuta a Traverse Town, il suo incubo ogni notte, il suo incubo da quella sera in cui lo stesso Heartless aveva strappato la vita al suo caro nonno.
“A-aiuto…” gemette stringendosi alle ragazza, che si guardava attorno per trovare una via di fuga ma non ne vedeva nessuna.
“Ho un piano” affermò Tresh avvicinandosi ad un ammasso di tronchi stranamente sradicati, ai lati dello spiazzo circolare. Tutti lo guardarono impazienti.
“Abbiamo capito che avvicinarsi a quel coso laggiù in fondo ci ucciderà all’istante, dobbiamo quindi fare in modo che quella creatura vada incontro a questa trappola, ma il problema è trovare un’esca.”
“mandiamo quel ragazzetto lì” indicò Clove con il dito verso Evan.
“Ma sei matta? Se non ci uccide quel mostro con questa esca lo faranno le tre ragazze in nero! Come ci hanno salvati poco fa possono benissimo farci a fette!”
“Beh e allora come vorresti fare? Qualcuno si deve sacrificare per gli altri, vuoi avere questo onore??” rispose acida lei, con un evidente senso di impotenza e rabbia verso chiunque. Non c’era tempo, dovevano decidere chi si sarebbe sacrificato, ma nessuno fece in tempo a fare niente perché un’onda d’urto nera come il lucido manto di un corvo li sbalzò tutti a terra e in un attimo l’Heartless fu a meno di venti metri da loro, dieci, cinque…
Le due ragazze erano lì in bella vista, vicino ai due bambini, impotenti.
In un attimo Tresh si portò davanti a tutti loro e gli artigli del mostro gli trapassarono la pancia.
“Lo faccio solo perché sono in debito con te… Per Rue…. Ora siamo pari…..” sussurrò riferendosi a Katniss.
E gli occhi famelici dell’Heartless furono l’ultima cosa che vide.

Le tre Nessuno arrivarono nel campo proprio in quel momento.
“Oh no.. siamo arrivate troppo tardi…” biascicò Lemixia tossendo esausta.
Neanche due secondi dopo il corpo del ragazzo venne gettato in aria e il mostro nero fu pronto a mietere nuove vittime. Alzò entrambe le zampe piene di artigli acuminai e si preparò a calarle sugli altri ragazzi ma due chakram viola gli scorticarono pesantemente i polsi e poi la schiena, sfrecciandogli davanti e ritornando indietro come boomerang; Bexyk ritornò normale e si accasciò a terra esausta “N-non ce la faccio..” e Archaix le corse incontro imbracciando Lemixia come arma per difenderla con le energie che aveva risucchiato dal precedente Heartless ma sapeva bene che non sarebbero bastate.
Il nemico si voltò con la furia iniettata negli occhi dorati e attaccò ferocemente le tre….
Ma all’ultimo istante dovette fermarsi per coprirsi il muso, che stava andando a fuoco.    S-stava andando a fuoco???
“BUM BUM BABYY!!” un inconfondibile grido precedette la spettacolare entrata in scena del loro salvatore: un cerchio di fuoco simile ad uno stemma sconosciuto emerse luminescente del terreno, per poi invadersi di un intenso fuoco scuro che fece apparire il Nessuno diavoletto.
“La tua carriera di killer è finita, Heartless dei miei stivali!!”
Il viso dell’Heartless venne divorato dalle fiamme e la bestia si gettò a terra latrando disperatamente dal dolore strisciando il muso contro il terreno. Per spegnere un fuoco che non si sarebbe mai estinto. Perché era stato il re delle fiamme ad accenderlo.
“AXEL!!!!” esclamarono in coro le tre mostrando una quasi pura incredulità.
Il dinamitardo scattò in avanti con la velocità warp portandosi sopra il lupo e gli piantò un chakram nella schiena squarciandogli la carne ed allontanandosi velocemente per schivare una zampata improvvisa che fendette l’aria inutilmente. L’essere riuscì a spegnere le fiamme che gli laceravano il volto e si girò verso di lui puntandogli uno sguardo carico d’odio dagli occhi sanguinanti, emettendo poi dalle fauci un potente ululato acuto e straziante: tutti si dovettero tappare le orecchie per non impazzire, quel suono distorse le loro viste creando raccapriccianti illusioni di ragazzi morti. Solamente Katniss, Peeta e Clove sapevano però quello che erano veramente: erano tutti i tributi morti nell’Arena… e quello era come il loro cimitero.
Distratte da questo pensiero non riuscirono a vedere la doppia fila di denti aguzzi che stava piombando su di loro, ma fortunatamente Axel si parò in mezzo allo scontro e fece scudo con il suo secondo chakram. L’impatto sbalzò entrambi all’indietro e il terreno freddo non attutì per niente la caduta.
-KYYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!!!!-
L’ibrido gridò ancora e nuove illusioni terrificanti fecero capolino nella vista del Nessuno. Il lupo prese la rincorsa verso il Soffio di Fiamme Danzanti ululando e sguainando gli artigli, ma il suono di essi sembrava provenire da dietro…!!!
Axel riuscì a schivare in tempo la zannata che lo prese di striscio alla spalla e l’illusione del lupo davanti a lui scomparve. Scartò di lato e lanciò il suo secondo chakram verso il nemico che lo evitò ma questo gli diede il tempo di controllare la ferita: fortunatamente solo un taglio superficiale. Si toccò la ferita con la mano, sporcandosi con del sangue nero. Lo vide e aggrottò terribilmente la fronte cercando di nasconderlo con il cappotto.

Da lontano, le numero XIII XIV e XV rimanevano a guardare lo spettacolo di fiamme impotenti, affascinate, e atterrite. Non avevano davvero paura o interesse in tutto ciò ma dentro di loro si era fatto largo chiaramente il pensiero di sconfitta nei confronti delle loro capacità, un’umiliazione senza vergogna, una piatta sensazione di sconfitta senza sapore. Non potevano fare niente, davvero niente, per aiutare il loro amico che stava lottando coraggiosamente per loro, il loro Amico…. Fra di loro in quel momento forse era però Lemixia la più lucida di mente, per il fatto che un bagliore corrotto era giunto ai suoi occhi, come se quello che stesse accadendo non fosse nient’altro che un film in 3D. Che cosa fosse poi un film in 3D non lo sapeva, o per lo meno non se lo ricordava, ma diciamo che le sembrava che Axel in quel momento stesse teatralmente recitando.

Clove e Katniss nel frattempo si erano allontanate dal campo di battaglia consce ormai di essere capitate in una faccenda molto più grande di loro, ma anche molto più grande degli Hunger Games stessi.
“Peeta! State bene?” Katniss si precipitò a soccorrere il suo compagno di distretto e i due ragazzini sconosciuti vedendoli nascosti in un a cavernina formata dalle piante e dai resti di quel che c’era nella vallata circolare prima che si attivasse il congegno malefico.
“Avete trovato un nascondiglio, perfetto! Fate spazio anche per noi presto!” esclamarono infilandosi nella cavità forse troppo stretta per contenerli.
“Bel combattimento signor Heartless, hai talento da vendere! Ma prevedo che questa battaglia impari finirà presto!” Axel saltò sulla schiena dell’Heartless che aspettandoselo si sbilanciò all’indietro per farlo cadere ma proprio quella spinta lo aiutò a saltare ancora una volta verso l’alto scomparendo nella nebbia. La TNT rimase di sasso quando capì che non sarebbe tornato indietro, ma lo “stupore” fu ancora maggiore nel vedere sbucare nella radura nientemeno che Cato in persona.
Il ragazzo corse come un fulmine verso di loro con la paura più totale dipinta negli occhi e gridando aiuto e dirigendosi pericolosamente vicino al raggio d’azione della trappola, ma non poteva saperlo.  Aveva i vestiti logori e strappati e parecchi tagli profondi sulle braccia e sul viso.
Non appena riconobbe il grido Clove scattò con la testa fuori dal rifugio cercando con gli occhi quella voce e vide il ragazzo correre verso di loro.
“Ma che ca- è ancora vivo!?” esclamò trattenendo la voce per non essere scoperta dai combattenti.
“Chi, che cosa succede??” dietro di lei Peeta era rannicchiato su sé stesso con il mento fra le ginocchia, non vedeva nulla di quel che stava succedendo all’esterno.
“è Cato, è ancora vivo e sembra averci visti! Si sta avvicinando… oh no! Se va in quella direzione potrebbe far scattare la trappola!”
“E allora fermiamolo!”
“Bene, chi va?”
“…………………………………………”
“Ho capito, fifoni, vado io!” disse infuriata e sgusciò fuori dal nascondiglio cominciando a correre verso di lui; l’Heartless stava scrutando il cielo nell’attesa di vedersi piombare addosso il Nessuno petardoso e non l’aveva vista sgusciare fuori ma aveva solo pochi secondi prima che ciò accadesse.
“Cato!! Brutto idiota non ti avvicinare!!” gridò a pieni polmoni correndogli incontro, ma il ragazzo sembrava non sentire, così aumentò la velocità e lo raggiunse, troppo vicino a quel velo luminescente sul terreno.
“Che cosa hai detto?” chiese lui una volta vicini ma come risposta ricevette uno spintone sul petto.
“Ho detto vattene hai capito? Nasconditi fra le piante anzi esci da questa valle! Non c’è modo di distruggere quel coso dobbiamo ritirarci!”
Cato non si lasciò spingere e la prese per un braccio spronandola a correre di nuovo: “Beh allora vieni anche tu! Se la commissione degli Strateghi ci trova ancora vivi crederà che abbiamo vinto noi gli Hunger Games e ci porterà in salvo!”
“Ma che dici, il gioco è finito!! Non c’è più nulla di falso in questa storia nulla!!”
“Ti sbagli Clove, nulla è finito: siamo ancora nel bel mezzo del gioco…” e puntò un dito verso una delle piante, dove nascosta dalle foglie, stava la prova delle sue parole.
“Hai detto che non c’è modo di distruggere quel coso….. e invece c’è.”
“M-ma come… non può…”
“CLOVE!!!!!”
E il finimondo successe in un istante.


L’Heartless smise di fissare il cielo e la vide.
Cato la guardò con un paio di occhi che non erano assolutamente i suoi, e sparì nella nebbia. Confusa, non si accorse di essere sulla traiettoria della creatura, che le balzò davanti e la fece arretrare per lo spavento. In quel momento il numero VIII ricomparve in mezzo alla nebbia e individuò il nascondiglio dei Tributi e la TNT, e gridò loro di allontanarsi all’istante dalla radura.
Non appena anche Evan fu al sicuro fra le piante del pane tutti capirono che cosa era successo: l’Heartless aveva usato l’illusione di Cato per attirare uno di loro, ma il suo punto di forza lo ha fregato con le sue stesse zampe.
La creatura fece un altro balzo atterrando sopra la ragazza ma ella si scansò di lato in preda al panico, e una delle sue zampe entrò nel cerchio semi luminoso che attorniava il grande orologio.
Il terreno sotto ai loro piedi cominciò a tremare e si riempì di crepe profonde dalle quali sbucarono dei lunghi artigli, spade, ganci appuntiti e una serie di numerosi oggetti contundenti che si disposero in forma circolare e ararono letteralmente il terreno.
Immediatamente Archaix si avvicinò ad Evan ordinando gli di chiudere gli occhi e gli tappò le orecchie. Quel che successe lui non lo seppe mai.



Passò qualche minuto, prima che qualcuno avesse la forza di rompere il silenzio.
Lemixia aveva gli occhi spalancati, non riusciva a chiudere le palpebre. Aveva visto e sentito eppure non ci credeva. Non poteva credere… che Axel avesse permesso questo. Lentamente si girò per cercarlo e lo trovò appoggiato ad un fusto legnoso, lo sguardo indifferente e calmo di sempre. No, Axel non avrebbe mai permesso una cosa del genere! Ma che gli era successo?...
Si voltò indispettita e notò che Archaix era ancora rannicchiata vicino ad Evan, entrambi con gli occhi chiusi. Allungò una mano e la scosse.
“Ehi Archa è finita, puoi aprire gli occhi fifona” disse sottovoce cercando di sentirsi più sollevata possibile.
“Ehi non sono una fifona, non potrei neanche volendo!” rispose lei sbuffando a bassa voce. In effetti aveva chiuso gli occhi istintivamente, ma aveva ugualmente sentito il grido raccapricciante divorato dalle lame di Clove, stranamente e terribilmente simile ad un suono di pneumatici e uno scontro fra auto. Ma che cosa fosse un’auto non lo sapeva, quindi accantonò il pensiero.
Bexyk si girò anch’ella in direzione dei Tributi, gli unici due rimasti, tutto ciò che era riuscita a proteggere. La sensazione di impotenza, che non aveva niente a che fare con le emozioni, la stava dilaniando. Eppure neanche quella poteva distogliere l’attenzione da quel peso opprimente comparso la sera prima, scomparso e tornato a infliggerle piaghe su piaghe, e nascosto da una nebbia ancora più fitta di quella che circondava tutti loro, la nebulosa indistinta dei ricordi.
In effetti si, ricordava qualcosa ora, ricordava di aver visto morire tanta altra gente sotto i suoi occhi, in un mondo fondato su una guerra passata.
Ma che palle, pensò a denti stretti, a che serve non avere un cuore se in situazioni come queste non riusciva a restare indifferente come gli altri Nessuno!?
“Ragazze, vedo che state bene” Axel la distolse dai suoi pensieri toccandole una spalla e risvegliandola “ma vi vedo anche un poco esauste: che ne dite di tornare a casa?”
La Nobody si alzò meccanicamente, senza rumore, ma qualcosa dentro di lei si ruppe e ricadde in ginocchio facendosi sfuggire un lamento: era esausta.
“Oh, Bexyk che hai? Ti senti male? Forza torniamo tutti al castello…”
Axel le si avvicinò prendendola per mano e tirandola su, poi con l’altra mano aprì un portale oscuro diretto verso il Castello che Non Esiste, verso casa. “Andiamo, lì verrete curate e rimesse in sesto” disse tirando lievemente Bexyk perché la seguisse nel vortice. A quel punto Lemixia ebbe un sussulto e il suo dubbio si trasformò in amara verità, e non si mosse. 
“Scusami, non credo di aver capito: dov’è che dobbiamo andare?” chiese Bexyk incredula.
“A casa, dove altro?” ripeté lui leggermente confuso.
“M-ma ma m-m-ma ma ma ma…..”
“Ehi ti si è bloccato il registratore?” Axel le diede una pacca amichevole sulla spalla ed avvicinandosi al portale; “seguitemi” le esortò a venire con lui. Eppure nessuna delle tre si mosse. 
“Ma dobbiamo distruggere quell’orologio!! Non mi dire che te lo sei dimenticato!”
“Si certo, ma abbiamo scoperto che serve un’arma apposita per distruggerlo. Quindi nel frattempo possiamo andare a casa e aiutare Vexen nella sua ricerca, dite anche voi?”
“Uhm, se le cose stanno così…”
“Fermi tutti!!” tuonò Lemixia.

“Beh? Che succede Lemixia?” chiese il numero VIII con fare dubbioso. La Nobody lo guardò delusa, terribilmente delusa.
“Succede che la cosa non quadra, e non quadri tu: la tua interpretazione può anche finire, prego.”
“M-ma che stai dicendo Lemixia..” balbettò il Nessuno accigliandosi.
Lemixia si morse un labbro –frustrata- per non averlo capito prima: “Ti ho osservato bene, e so di per certo che Axel non avrebbe mai sacrificato nessuno solo per sconfiggere uno stupido Heartless; inoltre, quando ti sei ferito ho sbirciato e notato chiaramente che il tuo sangue non era rosso accompagnato da fiotti oscuri, ma vero e proprio vischioso sangue nero.”
Axel continuò a guardarle spaesato, davvero sembrava non capire a cosa si stessero riferendo.
 “E inoltre..” continuò la numero XIV, ora insieme alla numero XIII a cui ormai pareva evidente l’intero quadro “sei qui da mezz’ora e non hai ancora detto neanche una volta –got it memorized-: TU NON SEI AXEL!!!”
Lemixia si avvicinò di qualche passo minacciosa verso il Nessuno, e questo aveva stretto la presa intorno al polso di Bexyk: non appena se ne accorse la Nobody cercò di liberarsi ma non ne aveva più le forze. La maschera era saltata.
“Bene, sembra che mi abbiate scoperto…” sul volto di Axel, o per lo meno di chiunque lo stesse interpretando, apparve un esageratamente largo sorriso forzato che tagliava la faccia da zigomo a zigomo, e l’intero corpo avvolto nel cappotto nero perse forma dissolvendosi in un lenzuolo che prese la forma di una persona avvolta in un mantello color sabbia.
“è incredibile ch’ abbiate fregato l’asso del travestimento, ma ormai nun potete scappare….”
La mano destra di quel lenzuolo si deformò trasformandosi in una lunga ed affilata lama tagliente.
“Perché tu non sai dove mettete..”
La spada sibilò in avanti e in un secondo trapassò il petto della Nessuno.
“…quando te cerca Zero Zero Settete.”

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