Witches and Fairies of east Wizard.

di OfeliaMontgomery
(/viewuser.php?uid=96715)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo - Parte Uno. ***
Capitolo 2: *** Primo Capitolo - Parte Seconda. ***
Capitolo 3: *** Primo Capitolo - Parte Terza. ***
Capitolo 4: *** Primo Capitolo - Parte Quarta. ***
Capitolo 5: *** Primo Capitolo - Parte Quinta. ***
Capitolo 6: *** Primo Capitolo - Parte Sesta. ***
Capitolo 7: *** Secondo Capitolo - Parte Prima. ***
Capitolo 8: *** Secondo Capitolo - Parte Seconda. ***
Capitolo 9: *** Secondo Capitolo - Parte Terza. ***
Capitolo 10: *** Secondo Capitolo - Parte Quarta. ***
Capitolo 11: *** Secondo Capitolo - Parte Quinta. ***
Capitolo 12: *** Terzo Capitolo - Parte Prima. ***
Capitolo 13: *** Terzo Capitolo - Parte Seconda. ***
Capitolo 14: *** Terzo Capitolo - Parte Terza. ***
Capitolo 15: *** Terzo Capitolo - Parte Quarta. ***
Capitolo 16: *** Quarto Capitolo - Parte Prima. ***
Capitolo 17: *** Quarto Capitolo - Parte Seconda. ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo - Parte Uno. ***


Image and video hosting by TinyPic


Dicembre, 15, 1879
 
 
Il demone si contorceva tra le fiamme mentre Fire Iceleaf emanava fuoco e fiamme delle mani.
Nettle Elfshimmer intanto medicava le ferite di Feriar Rainbowtwist rimasto ferito durante la battaglia contro i due demoni che li avevano attaccati.
Il secondo demone era svanito, andato chissà dove.
Nettle ormai aveva finito di medicare le ferite, come Fire aveva finito di sistemare il demone.
– Signor Rainbowtwist state bene? – chiese Nettle pulendo con uno straccio il viso del povero Feriar che era pieno di sangue.
– Sì, la ringrazio dell’aiuto signorina Elfshimmer – le sorrise.
Nettle si girò e vide Fire avvicinarsi mentre puliva la sua spada usata in precedenza nella battaglia, che era piena di sangue putrido. – State bene? – chiese Fire mentre dava una mano a Feriar ad alzarsi. Dopo essersi alzato diede una pacca sulla spalla al ragazzo e poi si allontanò da loro.
Fire allungò una mano per poi afferrare quella di Nettle già tesa verso di lui, l’aiutò a tirarsi su, mentre Nettle sbatteva le mani sulla grande gonna per togliere la sporcizia.
– Signori è meglio andare – urlò Feriar facendo cenno con la mano per intimarli ad avvicinarsi a lui.
Le due fate annuirono. Nettle alzò un po’ la gonna e iniziò a camminare seguita da Fire.
– Nettle, sai di avere un bellissimo fondoschiena – disse con tono divertito.
– Fire!! – urlò Nettle girandosi verso di lui con il viso in fiamme – Sei uno stupido!! – gli urlò ancora mentre lui rise – Stai ridendo di me? – urlò questa volta esasperata. – Sei cosi buffa – rispose Fire ridendo ancora. Nettle lo guardò male, poi si girò e tornò a camminare. In quella via di Verona c'era pochissima luce, si sentiva invece moltissimo l’odore di sudiciume e sporcizia. Quando sbucarono fuori dalla via, la luna era bella in vista, Nettle rimase a guardarla sbalordita. La fata si sentì appoggiare una mano sulla spalla, era Fire che l’aveva raggiunta.
– è bellissima, proprio come… – Nettle lo interruppe prima che finisse la frase – Non provare nemmeno a dirle quelle parole, tu sei un arrogante! –
– In verità volevo dire è bellissima, proprio come me ovviamente – rispose dandole un piccolo colpetto sul braccio, la ragazza lo fulminò con lo sguardo – Oltre a essere arrogante, sei pure vanitoso! –
– Signori la carrozza ci aspetta – disse Feriar che era arrivato ora.
Nessuno dei due ragazzi si erano accorti dell’arrivo di Feriar. Le due fate annuirono.
Appena saliti sulla carrozza, Nettle non poté non studiare il volto di Feriar. Aveva due grandi occhi dorati, delle labbra sottili blu e i suoi capelli erano rosso fuoco, ora appiccicati a metà del volto ancora coperto dal sangue. Il suo primo pensiero fu che era completamente diverso da Fire. Il signor Rainbowtwist era arrivato da poco a Wizard, prima viveva nei campi di trifoglio.
Fire aveva il viso squadrato, le labbra era carnose e verdi, gli occhi erano blu ghiaccio, di un blu così spettacolare e così intenso da catturare lo sguardo di chiunque tentasse solo fissarlo e i capelli leggermente mossi erano blu con sfumature azzurre.
Nettle invece aveva gli occhi marroni, contornati di rosso ed erano molto grandi e rotondi e le labbra sottili erano contornate di viola. Aveva anche una piccola voglia a forma di cuore sotto all’occhio destro.
I suoi capelli mossi e rosa le incorniciavano armoniosamente il viso di porcellana e le cadevano morbidamente sulle spalle, dandole l'aspetto di una bambola.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primo Capitolo - Parte Seconda. ***


Image and video hosting by TinyPic


Mentre Fire guardava il cielo dal finestrino della carrozza, Nettle poté notare un piccolo sorriso innocente da parte del ragazzo.
– Siete stanca signorina? – chiese gentilmente Feriar guardando nella direzione della ragazza, che stava di fronte a lui.
– Sì un po’, non vedo l’ora di poter fare un bagno e voi? – rispose appoggiando entrambe le mani sulle sue cosce coperte dal grande vestito.
– Sì, anch’io – le sorrise, Fire sbuffò – Che succede Fire? – chiese guardando dalla parte di lui, seduto al suo fianco.
– Niente, niente – fece spallucce lui, Nettle sospirò.
– Siamo arrivati – sentirono il cocchiere urlare da fuori e fermare i cavalli.
Per primo scese Feriar che aiutò Nettle a sua volta – La ringrazio – disse dopo essere scesa, per ultimo scese Fire.
Si avviarono verso il bosco, quando arrivarono in un punto Nettle estrasse una bacchetta con il manico in legno di quercia e l’asta in oro, diede piccoli colpetti su l’albero davanti a lei, pian piano arrivò una luce intensa che quando scomparve nell’albero era apparsa una porta di legno dorato, ci entrarono dentro, quando aprirono gli occhi non erano più a Verona, ma a Wizard, la città delle streghe e delle fate.
Il bosco in cui erano apparsi adesso era pieno di fiori di ogni colore e tipo. I rami degli alberi intrecciati tra loro formavano dei cerchi e altre forme. Lo chiamavano il bosco incantato perché proprio al centro del bosco cresceva una quercia che custodiva tutto il potere di Wizard.
Molti folletti giravano felici tra i fiori.
– Su andiamo, Feather e Bee Cornwizard ci aspettano, vogliono sapere cosa è successo – disse Feriar uscendo dal bosco incantato.
Nettle e Fire lo seguirono in silenzio. Usciti dal bosco, sulla sinistra si potevano trovare molte botteghe, tra cui fruttivendoli, agricoltori, falegnami, allevamento di bovini, muli e cavalli e sarte. C’erano artigiani di tutti i tipi che lavoravano nelle loro botteghe ed odori di carne e succulente zuppe di ortaggi pervadevano l'aria. Sulla destra c’erano una schiera di case di proprietà di streghe e fate. Dietro alle tante case c’era una grande collina dove scorreva un fiume d’acqua dorata Hindin, fonte di giovinezza delle fate e delle streghe. Su gran parte del monte c’erano altre case.
Dietro a quel paesaggio si intravedeva un ponte in pietra con delle lanterne all’inizio e alla fine del ponte, che portava a un castello, l’istituto dei Cornwizard.
L’istituto era un castello enorme fatto in pietra, il suo ingresso era delineato da un portone in legno massiccio, era il più sicuro di Wizard grazie all'incantesimo che proteggeva il castello dai demoni. Ai lati della parte posteriore del castello c’erano una fata e una strega.
La fata rappresentata era una Cornwizard, invece la strega era una Cerridwen. Le più antiche famiglie di Wizard.
L’entrata del castello era ampia, le pareti erano ricoperte da carta da parati gialla, con dei cerchi in oro nel battiscopa. Il soffitto era in pietra con appesi lampadari in cristallo ogni due metri. Sulle pareti c’erano anche delle torce che al momento erano spente. Il corridoio aveva un lungo tappeto marrone, lì non c’erano stanze, ma alla fine del corridoio c’era una grande porta a due battenti ricavata da alberi di quercia che portava al vero interno del castello, dove c’erano la cucina; la sala da pranzo e il grande salone per il ballo erano a pian terreno; le camere sul piano superiore; invece le stanze per gli addestramenti, quelle per gli incantesimi, la libreria e l’armeria erano al secondo piano. Appena i ragazzi furono entrati c’era Feather ad aspettarli – Salve ragazzi – disse la donna, indossava un bellissimo vestito azzurro con ricami intorno alle maniche in oro, i capelli biondi legati in un grande chignon, indossava dei guanti in oro per intonarsi ai ricami dell’abito. Aveva delle bellissime labbra carnose blu e gli occhi erano dorati, il suo aspetto è rimasto a quando aveva ventisei anni, ma lei in verità ne aveva moltissimi di più. Le fate grazie all’elisir della giovinezza rimanevano per sempre giovani.
Sorrideva ai ragazzi con fare materno mentre aspettava una risposta da questi ultimi. – Salve signora Cornwizard – Feriar si era avvicinato a lei e le aveva baciato la mano da gentiluomo che lui era. La donna le sorrise e poi rivolse lo sguardo ai ragazzi – Mi volete spiegare cos’è successo? – chiese alle due fate, Nettle fece un respiro profondo, poi iniziò a raccontare – Eravamo nel centro di Verona quando abbiamo sentito un urlo e siamo corsi a vedere cosa stava succedendo, c’erano due demoni Otphen che stavano attaccando una ragazza, penso umana, anche se non capisco come abbiamo fatto a vederli, siamo arrivati in tempo, prima che la ferissero, il signor Rainbowtwist è andato subito all’attacco contro il primo demone, ma è rimasto ferito gravemente, la ragazza era già sparita, penso sia scappata via, era davvero spaventata. Io ho attaccato il demone che aveva ferito il signor Rainbowtwist, ma è riuscito lo stesso a scappare, poi mi sono messa a medicare le ferite del signor Rainbowtwist mentre Fire ha attaccato il secondo demone dandogli fuoco, ecco tutto – disse Nettle senza fiato.
– È riuscito a scappare? Quindi immagino un suo ritorno, state molto attenti e cercate di capire chi è questa ragazza – disse Bee che era apparso dietro alla moglie.
Il signor Cornwizard era alto e molto robusto, con un viso scolpito, in quel momento indossava una tunica cucita con cristalli, i suoi capelli erano corti ma folti, biondo cenere e aveva gli occhi dorati. Come la moglie anche lui non dimostrava più di ventisei anni.
– Sì, faremo delle ricerche su quella ragazza – disse Fire, avvicinandosi ai coniugi Cornwizard, Nettle salutò tutti, disse di essere stanca e di volersi fare un bel bagno.
I ragazzi annuirono invece Feather le diede un bacio sulla fonte e poi le disse di andare pure se era stanca.

   

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Primo Capitolo - Parte Terza. ***


Image and video hosting by TinyPic


Nettle ora non si trovava più all’istituto ma nella sua casa, dove viveva con i suoi genitori.
La loro casa era piccola ma confortante, era fatta in un legno molto pregiato, vivevano a Hexed dove la magia nera aveva contaminato la maggior parte della città. Molto fate erano scappate, ma non erano riuscite a sopravvivere alla foresta maledetta. Ricordava quella giornata perfettamente, il giorno della scomparsa dei suoi genitori. Le fate avevano una memoria sin da piccole.
– Hazel prendi Nettle e portala di sotto, la magia nera sta arrivando anche qui, la devi proteggere – urlò Ash Elfshimmer alla moglie, mentre guardava fuori dalle finestre della loro piccola casa con lo sguardo allucinato, il suo cuore batteva all’impazzita, sapeva che da li a poco sarebbe morto.
– No, io non ti lascio qui da solo!! – urlò a sua volta Hazel che aveva preso in braccio la bambina mentre la teneva stretta tra le braccia cullandola per farla calmare.
La portò nella loro cantina ­e la mise in una culla, fatta di petali di rosa rossi, – Piccola mia – Le diede un leggero bacio sulla fronte e una piccola carezza sulla guancia Ti voglio bene piccola Nettle – La madre le mise intorno al collo una collana con una piccola fatina che teneva tra le mani una rosa, la prima fata della loro famiglia, ti proteggerà, disse tra le lacrime, poi corse al piano di sopra dove c’era il marito e chiuse la botola.
Si sentirono degli urli, poi il nulla, solo il pianto della piccola Nettle, rimasta sola.
 
Nettle si svegliò di colpo completamente bagnata, persino i capelli alla base della nuca erano zuppi di sudore come anche la camicia da notte che era fradicia ed appiccicata alla schiena, il cuore che le batteva velocemente e con le lacrime agli occhi. Questo incubo la tormentava da ormai troppi anni, i suoi genitori non furono più ritrovati, ma lei sapeva per certo che erano ancora vivi, perché lei lo sentiva. Lo sentiva nel cuore.
La fata sentì bussare alla porta, – Chi è? – chiese la ragazza uscendo dalla coperta, – Sono Fire, posso entrare? – aprì un po’ la porta e mise un braccio dentro e poi anche la testa – Vengo in pace, giuro – disse facendo ridere Nettle, – Entra sciocco – le disse la ragazza facendogli spazio sul suo letto.
Il ragazzo entrò sorridendo, Nettle si asciugò velocemente le lacrime dagli occhi, ma ormai era tardi, Fire si era accorto che aveva pianto.
– Che cosa hai Nettlie? – solo lui la chiama Nettlie... amava sentire come pronunciava il suo nome Fire, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura.
– Il solito incubo – disse guardando da tutt’altra parte perché sapeva che non sarebbe riuscita a sopportare lo sguardo di Fire. Si sentì cingere un fianco dal grande braccio del ragazzo che la tirò verso di sé cosi che Nettle potesse appoggiare la testa sulla sua spalla. – Mi mancano, mi mancano da morire – disse trattenendo le lacrime. Lui la strinse ancora di più – Lo so Nettlie, so che ti mancano molto, anche a me manca mia madre, ma purtroppo è cosi che va la vita, una vita di sacrifici per cosa? Per poi venire assassinata da quelli che dovevano essere dalla tua parte – Fire sospirò, anche a lui mancava molto la madre, uccisa dalle fate del Monclave, - le fate più potenti di Wizard -, perché si era innamorata di uno stregone. Il padre di Fire era morto molti anni prima in una guerra tra orchi e fate. Tutti gli amici della madre l’avevano abbandonata nel momento in cui il Monclave era arrivato in città.
Prima tra fate e streghe non poteva esserci niente, se non amicizia, la pena era la morte, ma da un secolo erano cambiate le leggi, ora invece si potevano anche sposare.
Fire dimostrava diciassette anni ma in realtà aveva due secoli. Invece Nettle dimostrava sedici anni, ma aveva un secolo e mezzo.
Feather Cornwizard aveva trovato Nettle dentro la culla nei paraggi di Hexed, la casa della famiglia Elfshimmer era andata distrutta e lei era stata trasportata nel bosco. La culla fatta di rose l’aveva protetta dalla magia nera, che aveva completamente distrutto Hexed, ora le uniche cose che c’erano li erano rami rinsecchiti, gli alberi erano tutti bruciati e di flora non ne era rimasta nemmeno una traccia. Per non parlare della popolazione, gli unici ancora vivi erano i seguaci di Serafina Salem. Una delle streghe più potenti da ormai moltissimi secoli.
A quei tempi Nettle aveva solo un anno, era una bambina bellissima, con pochi capelli rosa e quegli occhioni marroni tendenti al rosso che guardavano il mondo con sguardo innocente.
Su una piccola pergamena dentro la culla c’era scritto il nome e il cognome della povera bambina. Feather la prese e la portò all’istituto e da quel giorno si prese cura di lei, come una figlia.
Fire era già lì da un anno, lui aveva già diciassette anni quindi si prese cura di Nettle e man mano che la bambina cresceva loro diventavano sempre più uniti, fin a diventare migliori amici, anche se a volte lei non lo sopportava per il suo modo di fare un po’ arrogante.
– Ora mettiti a dormire, vuoi che rimanga qui? – chiese Fire accarezzando la testa della ragazza. Lei annuì. Si misero sotto le coperte insieme e si addormentarono, quella notte la ragazza non fece più incubi, perché si sentiva sicura e protetta con Fire lì accanto.

   

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Primo Capitolo - Parte Quarta. ***


Image and video hosting by TinyPic


La mattina seguente Nettle si trovò nel letto da sola. Buttercup Goblinfrost entrò in camera, – Signorina vi ho portato il vestito che dovrete indossare – disse appoggiandolo delicatamente sul letto.
Buttercup Goblinfrost era la cameriera, ma tutti nell’istituto le volevano molto bene, compresa Nettle.
Prima di venire a lavorare per i Cornwizard viveva nei campi di trifoglio, come Feriar, dove crescevano gli anelli fatati: gli anelli per i matrimoni tra le fate.
Buttercup in quel momento indossava un luminoso vestito verde con ricami intorno al collo in argento, così come gli orli del vestito. I capelli verde pastello erano raccolti dietro alla nuca con un grande spillone. I suoi grandi occhi erano verde smeraldo. Nettle adorava il loro colore, li trovava bellissimi.
– Su signorina si alzi cosi vi aiuto a mettervi il vestito – disse Buttercup sospirando, Nettle si alzò dal letto sbuffando.
Il vestito che le aveva portato Buttercup era lilla con molti ricami in oro intorno al giro vita, ricamate c’erano anche delle rose in fondo al vestito e sul busto, i guanti erano di una tonalità più scura del lilla. Il vestito aveva un leggero strascico viola.
– Come mai devo indossare questo vestito? Arriva qualcuno di importante? – chiese Nettle guardandosi allo specchio, mentre Buttercup le metteva degli spilloni nei capelli per tenere ferme le trecce.
– Sì, il conte Thorn Rainbowsprite – rispose Buttercup sorridendo alla ragazza dallo specchio.
Il conte Thorn Rainbowsprite è un uomo sulla cinquantina di anni, lui aveva deciso di invecchiare, ma poi quando aveva visto che diventava debole, aveva deciso di fermarsi e quindi bere l’elisir di giovinezza. E da allora era rimasto fermo a quell’età.
– Oh...capisco, è successo qualcosa a Brambles? – chiese Nettle guardando il bel lavoro che aveva fatto Buttercup allo specchio.
Con quel vestito addosso il colore dei suoi capelli risaltava di più, proprio come le sue labbra.
– Non saprei, stanno aspettando voi per parlare – disse avvicinandosi alla porta della camera della ragazza, – Manco solo io? – chiese mentre le sue guance si tingevano di un leggero rossore, odiava essere l’ultima. La cameriera annuì.
Uscirono insieme dalla stanza, Buttercup affianco di Nettle. Stavano salendo le scale a chiocciola fatte di pietra, anche se per Nettle era molto difficile per via della grandezza del vestito. Arrivate al piano superiore ringraziò Dio di non essere caduta. Si perché anche la fate credevano nel loro Dio, come anche le streghe nel loro.
– Venga signorina, sono in biblioteca – disse Buttercup bussando alla porta, si sentì un avanti da parte del signor Cornwizard.
Nettle fece un respiro profondo poi entrò nella biblioteca. La biblioteca era enorme, c’erano moltissimi scaffali pieni di libri, altri erano appoggiati sui tavoli messi uno di fronte all’altro in mezzo alla stanza. Dove in quel momento si trovavano i Cornwizard, Fire, Feriar e il conte Rainbowsprite. – Oh eccoti Nettle – disse Feather sorridendole, indossava un abito azzurro con le maniche lunghe, il corpetto era giallo canarino, aveva molte balze tra cui l’ultima gialla mentre le altre erano azzurre proprio come le maniche. Portava dei guanti blu con ricamato su un piccolo fiore. I capelli erano molto voluminosi ed elaborati, aveva un incrocio di ciocche sul capo, ornate da perle e fiori e aveva lasciato liberi due riccioli che ricadevano sulle guance. Quando arrivava il conte era consuetudine vestirsi molto eleganti.
– Salve, scusate il ritardo – disse facendo un piccolo inchino. Bee intanto stava parlando con Fire, la ragazza distolse lo sguardo per portare l’attenzione sulle due fate cercando di capire di cosa si stessero parlando, ma senza riuscire nel suo intento.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Primo Capitolo - Parte Quinta. ***


Image and video hosting by TinyPic


– Signorina Elfshimmer siete un incanto – disse il conte Rainbowsprite baciando la mano alla ragazza, – La ringrazio conte Rainbowsprite – lentamente ritrasse la mano e l’appoggiò su un fianco – Qual buon vento vi porta qui? – chiese educatamente Nettle, lui le sorrise – Abbiamo trovato un uomo a Hexed che dice di essere riuscito a scappare dal castello di Serafina, quell'uomo è qui – rispose il conte, girandosi verso Bee, adesso al suo fianco c’era un uomo magrissimo con i capelli grigi e ricoperto di cicatrici – Oh cielo! – esclamò Nettle coprendosi la bocca con le mani per lo shock.
– Pover’uomo chissà cosa deve aver subito da quella strega!! – disse disgustata Feather avvicinandosi a Nettle.
Bee e Fire spostarono l’uomo nel salone e lo fecero sedere su una poltrona, intanto Buttercup aveva portato dei tramezzini e un po’ di tè.
– Signore come vi chiamate? – chiese gentilmente Feather che si era seduta al suo fianco, l’uomo si guardava intorno spaesato – Mi chiamo Berry Willowembers – disse tossendo, Buttercup corse subito da lui per darli un sorso di tè.
Nettle intanto stava in un angolo a parlare con Fire, – Se lui è riuscito a scappare, noi possiamo provare a entrare – stava dicendo Nettle mentre stringeva tra la mano la collana che portava al collo. – Sì, ma sarà molto rischioso, sei sicura di volerlo fare? – chiese Fire guardando dalla parte dei Cornwizard e del conte – Non possiamo dirlo a loro, non ce lo permetterebbero mai – Nettle aggrottò la fronte – Certo che non devono saperlo –.
– Fire, Nettle potete venire un attimo di qui? – chiese Feather, che adesso stava in piede davanti alla porta della cucina. I ragazzi dopo averla raggiunta entrarono in cucina, le pareti erano coperte dalla carta da parati dorata, i mobili erano pitturati di un lucente azzurro, c’era una credenza, un piccolo tavolo al centro e i fornelli erano fatti in ghisa ed erano alimentati a legna. – Che cosa succede Feather? – chiese Fire sedendosi in una sedia lì vicina, – Quest’uomo ha detto di avere una figlia. Ha detto che la figlia è stata mandata sulla terra per non venire trovata da Serafina, forse può essere la ragazza che avete visto voi ieri – disse la donna gesticolando con le mani. – E la madre di questa ragazza dov’è? – chiese Nettle inarcando le sopracciglia e assumendo uno sguardo pensieroso. – Il signor Willowembers ha detto che è morta, ma non ha detto come – rispose Feather avvicinandosi alla credenza per poi appoggiarsi con la schiena – Ha detto che la ragazza ora avrebbe sedici anni – disse ancora la signora Cornwizard. I due ragazzi annuirono, – Vuoi che andiamo a controllare se troviamo la ragazza? – chiese Fire alzandosi dalla sedia, la donna annuì – Se la trovate portatela qui, vi prego state attenti – disse guardando entrambi i ragazzi con grande preoccupazione, – Stare attenti a quella ragazzina? Che potrebbe mai farci? – disse Fire con tono da sfida. – Fire! Sta zitto! – disse arrabbiata Nettle poi lo afferrò per il braccio – Su ora andiamo a prepararci! Feather – disse ancora prima di uscire dalla cucina mentre tirava Fire per un braccio, il conte Rainbowsprite e il signor Cornwizard li guardarono sorpresi, – Fire che sta succedendo? – chiese Bee guardando il ragazzo venir strattonato da Nettle per uscire dalla stanza – Abbiamo una missione e penso anche che Nettlie mi voglia uccidere – disse ridendo, Nettle era diventata rossa dopo aver sentito che l’aveva chiamata con quel nomignolo. La ragazza lo strattonò ancora per incitarlo a uscire dalla stanza, Bee sospirò – Andate pure ragazzi – disse facendo un sorriso, lì vicino ai tre uomini c’era Buttercup che con un panno bagnato lo passava sul viso del signor Willowembers.

   

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Primo Capitolo - Parte Sesta. ***


Image and video hosting by TinyPic


Quando furono pronti, uscirono dall’istituto e si diressero verso il bosco per tornare a Verona.
I due ragazzi si erano cambiati, ora Nettle indossava un vestito con corpino e gonna che scendeva dritto davanti, andava ad allargarsi dietro e aveva una specie di coda arricchita da panneggi e arricciature color porpora con ricamate delle rose, aveva anche un ombrellino dello stesso colore dell’abito, invece Fire indossava una giacca blu e un gilet azzurro e un paio di pantaloni grigi. Abiti per fare una passeggiata.
– Speriamo che quella ragazza sia quella che cerchiamo – disse Fire appoggiandosi all’albero a fianco rispetto a quello da cui erano arrivati loro. – Lo spero anch’io – Nettle aveva estratto la bacchetta e adesso stava aprendo il portale per tornare a Verona. Ci entrarono.
Ora si trovavano a Verona, quel giorno era la giornata del mercato e c’erano uomini con muli che trasportavano frutta, verdura e altro.
– Bene ci mancava solo questo – disse Fire sbuffando e incrociando le braccia intorno al petto.
Nettle rise poi scosse la testa e si avviò verso Piazza Bra, si entrava nella piazza attraversando due archi merlati con orologio parte della cerchia di mura a fianco della torre merlata pentagonale. Nella parte centrale della Bra c’erano i giardini centrali con tre cerchi formanti un triangolo con al centro una fontana. Sul lato settentrionale c’era l'Arena, l'edificio più antico, sul lato occidentale c’erano vari palazzi datati tra Quattrocento e Settecento, con la passeggiata del Liston, sul lato meridionale la Gran Guardia e sul lato orientale Palazzo Barbieri.
La piazza era piene di gente, si sentivano gli uomini parlare del loro lavoro, mentre le donne stavano tutte insieme davanti alle botteghe delle sarte per parlare dei loro nuovi abiti.
I bambini invece correvano intorno alla fontana ridendo.
Nettle e Fire stavano uno affianco all’altro. La gente non vedeva il loro aspetto reale ma uno di una persona comune.
I due ragazzi si guardavano in giro sperando di trovare subito la ragazza. Nettle si avvicinò a una bottega di una sarta, quando ci entrò trovò una donna sulla quarantina di anni che parlava con la donna su come volesse l’abito per la figlia che doveva sposarsi.
– Sì, Baronessa Veronesi, sarà pronto al più presto – rispose la sarta facendo un inchino.
Nettle si guardò in giro e vide la ragazza che era stata attaccata dai demoni. Era vestita decisamente male, il vestito era tutto sciupato e i guanti erano pieni di buchi. Si stava avvicinando alla ragazza quando la Baronessa la afferrò per un braccio – Muoviti stupida ragazzina – e la strattonò facendola uscire dalla bottega.
La fata si avvicinò alla sarta – Mi scusi ma perché quella donna ha trattato quella povera ragazza in quel modo? – chiese sorridendole. La sarta si guardava in giro cercando una via di fuga, Nettle lo capì subito, cosi usò un po’ di polvere magica, buttandogliela addosso mentre la sarta era girata verso una porta dietro di lei.
La donna si girò di nuovo verso la fata e le rispose – È la figliastra della Baronessa Veronesi, l’ha sempre trattata cosi, so solo che quella ragazza ha molti soldi, le sono stati lasciati dal padre scomparso, ma fin quando non compierà diciotto anni nessuno potrà toccarli, le voci dicono che la Baronessa stia andando in bancarotta, quindi le servono i soldi della ragazza, vivono in una grande villa fuori Verona, la villa Boschi, ecco quello che so – disse la sarta.
– Come si chiama la ragazza? – chiese Nettle andando verso un vestito appeso su un manichino fatto in legno e stoffa – Si chiama Chiara Roncato – rispose la sarta sorridendo a Nettle, – Ne voglio uno come questo – disse la fata mentre guardava un vestito da giorno in due pezzi - corpino e gonna - in faille verde. Il corpino era chiuso frontalmente da bottoni.
La sarta annuì – Certo signorina, mi volete dare il vostro indirizzo cosi vi farò portare il vestito appena sarà pronto con le vostre misure? – Nettle si girò verso la sarta – Certo –.
Quando Nettle uscì dalla bottega, Fire era seduto su un barile – Mi spieghi dov’eri finita? – chiese esasperato, – So dove si trova la ragazza e come si chiama – disse tutto d’un fiato la ragazza.

   

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Secondo Capitolo - Parte Prima. ***


Image and video hosting by TinyPic


Chiara seguiva la Baronessa su per le grandi scale di pietra della sua Villa. La raffinata facciata della villa, con il suo importante portale era abbracciata da portici ad arco che conferivano alla struttura l’aria raffinata ed elegante. Un grande balcone proprio sopra al grande portone con finestre ad arco che riprendevano l’entrata della villa.
Ad aspettarle c’erano almeno cinque donne - cameriere - e un uomo grassottello e basso -maggiordomo -.
– Buona sera signora – chinò la testa rivolta la Baronessa e poi verso Chiara – signorina – disse il maggiordomo seguendo la donna e la ragazza mentre entravano nella villa. Le cameriere entrarono poco dopo: una portava una borsa con dentro un abito da sera, per la figlia della Baronessa.
L’entrata della villa era ampia, le pareti erano tappezzate con carta da parati a fiori con il battiscopa in legno. Sul lato destro dell’atrio c’erano due statue in marmo, la Psiche abbandonata e la Psiche svenuta di Pietro Tenerani. Sul lato sinistro invece appeso alla parete c’era un quadro in olio, Le Nutrici (Balie) di Rosi Pirro. Il soffitto era in pietra. Sulle pareti c’erano anche delle torce che al momento erano accese. Alla fine del corridoio c’era una porta a due battenti che portava al vero interno della villa. Al primo piano c’era la grande sala da ballo, le sale da pranzo, la biblioteca e un corridoio che portava ad un’altra sala con vista sul giardino; al secondo piano invece c’erano le stanze per la notte e un bagno, mentre nel piano interrato, c’erano le cucine e gli ambienti dove i domestici passavano gran parte della giornata lavorativa.
La Baronessa Veronesi e Chiara stavano entrando nella grande sala, completamente illuminata da un grande lampadario in cristallo.
La parte superiore delle pareti è decorata con stucchi dorati, la centrale era affrescata con scene di paesaggio.
La Baronessa diede dei precisi ordini a due cameriere che corsero velocemente verso la cucina.
– Stasera ci sarà una grande festa in onore del matrimonio di Elisabetta – disse urlando di felicità la Baronessa,  – Voglio che questa serata sia perfetta, in ogni minimo dettaglio, quindi - si girò verso le cameriere – non fate errori, sennò farò in modo che dopo avervi licenziato, nessun’altra persona vorrà avere a che fare con voi – disse la donna fulminando con lo sguardo quelle povere cameriere che annuirono tenendo la testa bassa.
Chiara borbottò qualcosa a bassa voce, poi senza farsi vedere da Maria Luigia - la baronessa - che stava dicendo alle altre cameriere rimaste come dovevano disporre i tavoli e le sedie nella grande sala da ballo, scappò via.

     

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Secondo Capitolo - Parte Seconda. ***


Image and video hosting by TinyPic


Chiara si stava rilassando in biblioteca immersa nei libri. La ragazza amava leggere tanto quanto amava la musica.
“Gli ho dato il cuore e lui lo ha preso soltanto per stritolarlo a morte e scagliarmelo sulla faccia.. Gli esseri umani sentono con il cuore, Ellen, e poiché lui il mio lo ha distrutto, non posso più provare alcun sentimento nei suoi riguardi; né vorrei provarlo, nemmeno se lo vedessi gemente a patire da questo momento fino al giorno in cui morirà, e anche se versasse lacrime di sangue per Catherine!” citò Chiara, ormai quel libro lo aveva letto talmente tante volte che lo aveva imparato a memoria.
In quel momento entrò Sofia, - la più giovane delle cameriere - indossava un vestito nero con le maniche lunghe, con il grembiule bianco con scarpine in pelle nera e i capelli legati da uno spuntone – Signorina eccovi qui! – disse Sofia sorridendo alla ragazza, – La Baronessa la stava cercando, tra poco inizia la festa per Elisabetta, mi ha detto di aiutarla con il vestito – disse ancora la cameriera tenendo le mani lungo i fianchi.
Chiara si tirò su, appoggiò il libro nel suo apposito posto e poi affiancando Sofia uscirono da lì per dirigersi verso le camere da letto al piano superiore.
Le grandi scale che portano al piano superiore erano di pietra rivestiti da un lungo tappeto marrone, il corrimano era in legno di quercia con venature in oro che sembrava splendesse.
Le due ragazze stavano salendo per dirigersi nella stanza di Chiara. Nella stanza c’erano un’infinità di libri sparsi per terra, appoggiati sul baule infondo al letto e anche sul comodino. Era illuminata da un lampadario appeso in mezzo alla stanza, le pareti erano rivestite da una carta da parati a rosa e il letto era a baldacchino in ferro battuto con un copriletto a fiori. Appena entrate sul letto si trovarono un vestito da ballo intero in taffetas, color confetto con due piccoli fiocchi verdi sulle spalle e uno grande dietro, sotto al corsetto.
La cameriera le diede una mano ad indossarlo, per poi cominciare ad acconciarli i capelli, usando il ferro arricciacapelli, Prese una ciocca di capelli vicino al viso di Chiara ed iniziò ad attorcigliarli sul ferro, per poi formare un piccolo boccolo, lo fece anche dall’altra parte cosi da incorniciarli il viso, poi le fece due trecce avvolgendole sulla nuca e puntandole con uno spillone in oro.
Quando ebbero finito, scesero al piano inferiore dove la gente stava iniziando ad arrivare per poi dirigersi verso la sala da ballo. Stavano arrivando moltissimi Duchi, Duchesse, Baroni, Baronesse, Marchesi, Conti e Contesse, di cui Chiara non sapeva nemmeno l’esistenza.
Le cameriere offrivano bicchieri di Bordeaux e qualche stuzzichino.
Chiara si stava guardando in giro quando notò una ragazza dai capelli lunghi e rosa che si guardava intorno, nessuno sembrava accorgersi di lei. Era come se altri non vedevano la sua diversità, invece lei sì. Chiara fermò una delle cameriere – Teresa la vedi anche tu quella ragazza con i capelli rosa? – chiese indicando la ragazza che adesso sorseggiava un bicchiere di vino, – Vedo la ragazza, ma quali capelli rosa? Sono dei semplici capelli castani, avete una fervida immaginazione, leggete troppi libri signorina – Chiara sospirò – Forse hai ragione – la cameriera le sorrise e poi se ne andò.
Quando la ragazza si girò verso di lei, le sorrise per poi disperdersi nella folla. Chiara si guardò in giro per vedere dov’era andata, ma di lei non ce ne era traccia, iniziò a muoversi a destra e a sinistra fino a quando andò a scontrarsi contro un Duca che gli fa rovesciare addosso un bicchiere di vino. – Mi perdoni, non l’avevo vista – si scusò Chiara guardandosi in giro per trovare un pezzo di stoffa per pulire il disastro che aveva combinato, ma fu preceduta da una cameriera che aiutò il Duca.
Chiara notò di nuovo la ragazza dai capelli rosa e la seguì fin quando non furono fuori dalla villa, la seguì fin quando non si trovarono in giardino. Il giardino era immenso, c’erano una settantina di statue di marmo, due pescherie, sedici fontane e un labirinto da un chilometro che in quel momento era il punto in cui si stava dirigendo per seguire la ragazza dai capelli rosa.
Di punto e in bianco la ragazza si fermò e Chiara per poco non cadde nella fontana che stava in mezzo al labirinto.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Secondo Capitolo - Parte Terza. ***


Image and video hosting by TinyPic


Riprese l’equilibrio e poi parlò – Chi siete? Perché gli altri vi vedono diversa da come vi vedo io? – la ragazza le sorrise, – Fate molte domande vedo, io mi chiamo Nettle e voi potete vedermi perché siete una fata come me – Nettle le rispose appoggiando la schiena alla siepe dietro di lei. Chiara fece una risata nervosa – Una fata? Mi prendete in giro? Io sono solo una povera orfana che deve vivere con un mostro per matrigna –.
Nettle alzò gli occhi al cielo e poi tornò fissa su Chiara, – Sì, siete una fata altrimenti non potreste vedermi per come sono realmente – rispose la fata piegando la testa di lato, – Quindi se io sono una fata, voi mi vedete per quella che sono? – chiese Chiara grattandosi la nuca nervosa. Da lontano si sentirono due persone ridere, così le due ragazze si inoltrarono ancora di più nel labirinto.
– No, ma se veniste a Wizard con me il vostro aspetto cambierebbe, nel senso che vi vedreste per come siete realmente – rispose Nettle spostandosi i capelli di lato, Chiara annuì – Sì, ma io non vi credo comunque e poi cos’è questo Wizard? – Nettle sospirò scuotendo la testa – Se volete una dimostrazione, basta che mi seguite, andremo a Wizard proprio adesso – disse la fata inoltrandosi ancora di più nel labirinto fino ad arrivare davanti ad una fontana con una vasca piena di disegni di pesci, arricchite da rare conchiglie e al centro una statua raffigurante una donna che tiene in braccio un bambino.
Nettle estrasse la bacchetta ed aprì un portale per Wizard appoggiando la bacchetta sulla testa della donna e poi si girò verso Chiara – Siete pronte? – chiese tendendole la mano, la ragazza scosse la testa, ma allungò lo stesso la mano, la fata gliela prese ed entrarono nel portale.
Una luce intensa accecò Chiara che si portò le mani davanti agli occhi, solo la risata cristallina di Nettle si sentì echeggiare. A Chiara sembrava di fluttuare nell’aria. Quando finalmente la luce sparì loro erano arrivate a destinazione.
Chiara aprì gli occhi e si trovò davanti uno spettacolo bellissimo. Tutto Wizard era innevato, aveva nevicato tutta la sera. Le dolci colline che facevano corona alle case delle fate e delle streghe erano imbiancate, il fiume era coperto da una spessa lastra di ghiaccio. Faceva molto freddo. Il terreno era coperto di bianco e gli alberi spogli, i cui rami scheletrici si tendevano al cielo freddo, ricoperti da fiocchi di neve.
Solo qualche pietra spuntava dal sentiero coperto da un manto bianco, che portava al centro di Wizard.
La ragazza stava sorridendo beandosi del panorama, dietro di lei Nettle si stava mettendo a posto il vestito che si era spiegazzato.
– Ora mi credete? – chiese Nettle che si era avvicinata alla ragazza, lei si girò per guardarla in viso – Si vi credo – rispose Chiara guardandosi un’altra volta intorno.
– Bene, allora muoviamoci, vi stanno aspettando – Nettle si incamminò verso il sentiero innevato cercando di non cadere, – Chi mi sta aspettando? – chiese seguendola, – Vostro padre – Nettle aspettò che Chiara si affiancasse a lei per poi ripartire. – Mio padre? – Chiara aveva gli occhi e la bocca spalancati, la fata annuì soltanto. La ragazza dopo questa rivelazione si chiuse in se stessa. Per tutto il tragitto nessuno delle due ragazze proferì parola, arrivate a destinazione, cioè l’istituto dei Cornwizard, Nettle ruppe il silenzio – State bene? – appoggiò una mano sulla spalla di Chiara, la ragazza alzò lo sguardo e poi annuì. La fata le sorrise gentilmente.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Secondo Capitolo - Parte Quarta. ***


Image and video hosting by TinyPic


Nettle suonò il citofono e il portone si aprì poco dopo, ad aspettarle c’era Buttercup che sorrideva, – Salve signorina Nettle, salve signorina…? – la cameriera guardò perplessa Chiara che le disse il suo nome – Salve signorina Chiara –  disse Buttercup facendo un inchino.
Dopo le presentazioni seguirono Buttercup nel salone, dove ad aspettarli c’erano Fire che era molto arrabbiato, Feather con a fianco il signor Willowembers - padre di Chiara - e Bee sorridente.
Il signor Willowembers si mosse velocemente per poi avvicinarsi a Chiara che indietreggiò spaventata. – Bambina mia sono io, tuo padre – disse con uno sguardo di compassione, – Sei proprio uguale a tua madre – sì, perché in quel momento Chiara aveva il suo vero aspetto, aveva lunghi capelli azzurri, gli occhi era color’oro e le labbra erano contornate di giallo. Chiara alzò un sopracciglio non capendo, – Adesso il tuo aspetto è come voi siete realmente – disse Nettle toccandole un braccio. Chiara la guardò e le sorrise, sembrava averla rassicurata un po’.
– Se siete davvero mio padre perché mi avete abbandonato con quella pazza della Baronessa Veronesi? – chiese la ragazza molto arrabbiata, si vedeva da lontano che era molto tesa e nervosa. Respirava irregolarmente, sembrava stesse avendo una crisi, Nettle le si avvicinò e le mise un braccio intorno alla vita come per sorreggerla. – L'ho fatto per proteggerti, tu hai un potere molto speciale e Serafina appena l’ha saputo ha rapito tua madre e l’ha torturata fino ad ucciderla, pensava che tua madre avesse il tuo stesso potere ma solo tu c’e l’hai. – disse l’uomo, – Quale potere? – Nettle le stava accarezzando con fare dolce il braccio per tranquillizzarla, il padre sospirò – Puoi copiare e assorbire i poteri delle streghe e delle fate, è un potere che solo una fata ha avuto, ma più di duemila anni fa – dopo quella rivelazione ci fu un silenzio di tomba, nessuno parlava, guardavano tutti Chiara con occhi spalancati.
– Ti ho portato sulla terra per proteggerti, non sapevo che Maria Luigia fosse cattiva, l’ho incontrata una sera ad una festa, sembrava gentile. Abbiamo parlato per un po’, poi portandola in un posto più appartato le ho fatto un incantesimo, le ho fatto credere che ci eravamo sposati, ovviamente sapeva di te, glie ne avevo parlato, poi un giorno un’amica – fata - di famiglia mi aveva raccontato che Serafina mi stava cercando sulla terra, allora sono scappato facendo credere a Maria Luigia che era morto. Le avevo scritto una lettera dove le chiedevo di prendersi cura di te e che ti avevo lasciato dei soldi per il tuo diciottesimo compleanno. Io ho vissuto con te solo il tuo primo anno. Dopo che me ne sono andato via, Juniper Globinfilter ti teneva d’occhio, tu la conosci come Isella - la cameriera -, all’inizio ci sentivamo spesso, mi diceva di come crescevi, di come diventavi ogni giorno sempre più bella, poi sono stato rapito da uno degli orchi di Serafina e quindi non ho più avuto tue notizie, Juniper sapeva che se non le scrivevo più era perché Serafina mi aveva trovato.
Chiara sono cosi dispiaciuto, non puoi nemmeno immaginare quanto tu mi sia mancata, ma l’ho fatto per proteggerti. Mi devi credere –.
Quando Berry ebbe finito aveva la gola secca ed era a corto di fiato. Chiara dopo questa notizia rimase frastornata. Non poteva crederci. Si sentiva la testa pesante, era stanca; aveva vissuto nella menzogna fino ad ora. Si sentiva strana, diversa, dopo tutta questa verità detta in una sola volta, poi parlò – Chiara è davvero il mio nome oppure anche questa è una bugia? – chiese a suo padre che sospirò – No, il tuo vero nome è Crystal, tua madre aveva detto che appena sei nata la prima cosa che le è venuta in mente guardandoti è stato un cristallo, luminoso, splendete ed è per questo che ti ha chiamato così – sì, ma in quel momento era tutto tranne che splendente, il suo sguardo era vuoto, triste. Aveva appena scoperto che sua madre era morta, suo padre era ancora vivo e l’aveva abbandonata per proteggerla, aveva il potere più potente di tutte le fate e il suo nome non era Chiara ma Crystal. Sentiva i battiti accelerati e il respiro affannato rimbombare nelle sue orecchie, in quel momento voleva solo stare sola.
Nettle in quel momento stava usando il suo potere dell’empatia, stava sentendo tutte l’emozioni di Chiara, si sentiva come lei, sentiva il suo dolore, la sua voglia di scappare da lì. – Signor Willowembers forse è meglio che ora Chiara vada a riposarsi, si vede che è molto stanca – disse Nettle appoggiando una mano sulla spalla di Chiara che si girò verso di lei e con lo sguardo la ringraziò.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Secondo Capitolo - Parte Quinta. ***


Image and video hosting by TinyPic


Nettle aveva accompagnato Chiara nella sua camera da letto, essendo che la stanza per la ragazza ancora non era pronta. Chiara si guardava in giro spaesata, – Se vuoi sederti fai pure – disse indicando una poltrona messa nell’angolo vicino alla finestra, la ragazza annuì e andò a sedersi, per poi fare un lungo respiro. – Come ti senti? – chiese gentilmente Nettle, Chiara alzò lo sguardo e una lacrima percorse dolcemente la guancia. Stava piangendo e lei non poté fare a meno di guardare quegli occhi cosi tristi, voleva abbracciarla e cosi fece. L’abbracciò per fargli capire che le era vicina e che cercava di darle un po’ della sua forza, voleva rassicurarla. La ragazza tirò su con il naso e poi ricambiò l’abbraccio mettendo le braccia dietro la schiena di Nettle e la strinse a sé. Restarono così fin quando Chiara non si calmò. – Stai meglio ora? – chiese la fata accarezzando la schiena alla sua amica che annuì.
Le due ragazze si misero sul letto fin quando non caddero in un sonno profondo.
 
La prima ad alzarsi fu Nettle, che cercando di non fare rumore scese dal letto per poi uscire dalla stanza della ragazza. Si stiracchiò un po’, Fire era lì che l’aspettava, sembrava molto arrabbiato - anzi era sicuramente arrabbiato -. Nettle gli fece un piccolo sorriso in cambio il ragazzo sbuffò e incrociò le braccia portandole al petto – Sei arrabbiato con me? – chiese la fata sussurrando, il ragazzo annuì – Sì, sai quanto mi sono preoccupato per te? Perché hai fatto tutta da sola? Potevo aiutarti – disse Fire con tono calmo. La ragazza sospirò – Lo so, sono davvero dispiaciuta, ma appena ho avuto quell’idea, ho preso un cavallo e sono andata alla festa, non ho pensato a niente, l’ho fatto e basta – il ragazzo scosse la testa – Lo so, tu sei fatta cosi, quando ti viene un’idea la devi per forza provare anche a costo della tua vita –.
La ragazza abbassò la testa, non sapeva come ribattere, aveva ragione lui, lei provava a fare le cose anche se pericolose e molte volte rischiava di morire. La fata stava cercando di ricacciare in dietro le lacrime, ma ormai erano già uscite e le stavano bagnando le guancie. Tirò su con il naso e poi scappò, in lontananza si sentiva Fire che le urlava di fermarsi.
Uscì correndo dal castello e si diresse verso il bosco, senza un preciso motivo, sentiva il cuore che pompava velocemente, il respiro farsi sempre più affannoso e i muscoli che le bruciavano. Mentre correva rimase impigliata spesso nei rami bassi degli alberi e rischiò di scivolare un paio di volte per via della neve mischiata alla terra fangosa.
Corse talmente tanto che non si accorse di essersi allontana troppo, adesso il bosco era tetro, oscuro, sinistro così come i suoi rumori e le sue ombre. La luce della luna filtrava attraverso le foglie degli alberi, i rami bassi sembravano delle mani scheletriche, si guardava intorno cercando di capire dove si trovasse. Il rumore di un grillo la fece sussultare. Si fermò all'improvviso, deglutì rumorosamente mentre ascoltava il suo cuore battere quasi pronto ad uscire dal petto, sentiva la paura scorrerle nelle vene, mentre le orecchie si facevano sensibili ad ogni tipo di rumore. Si incamminò di nuovo con passo lento, scrutando davanti e ai lati di se stessa. Il terreno era umido, c'erano sassi e neve mischiata al fango.
Il vento muoveva le foglie e creava rumori spettrali. Poteva guardare davanti, a destra e a sinistra, ma non poteva contemporaneamente guardare alle sue spalle e questa cosa la terrorizzava. Continuava a girarsi per controllare che non ci fosse qualcuno o qualcosa. Chissà cosa si nascondeva in quel bosco, magari c'erano degli orchi oppure dei demoni dietro ai cespugli, magari insetti velenosi o chissà cos’altro….scosse la testa per scacciare quei pensieri, ma ormai la paura si era impossessata di lei.
Iniziò a guardarsi in giro, girava su se stessa per controllare che non ci fosse nessuno alle sue spalle, il suo cuore batteva fortissimo sembra stesse per scoppiarli da un momento all’altro.
Si incamminò verso un piccolo sentiero che si trovava alla sua sinistra, si era alzata la nebbia che non le permetteva di procedere in fretta come avrebbe voluto. Nonostante la foschia, a passi lenti, riuscì ad andare avanti seguendo il sentiero. Camminava con il cuore in gola, speranzosa che avrebbe trovato subito una via d’uscita. A terra, le radici e il fango ostacolavano il suo passaggio sul terreno leggermente in discesa, sarebbe potuta cadere da un momento all'altro. Per sbaglio urtò un ramo e prese una bella botta in testa. Il ramo produsse un leggero rumore. Nel giro di un secondo, mentre si guardava intorno, un’ombra velocissima le tagliò la strada attraversando il sentiero e scomparendo dalla parte opposta da cui era venuta. Era talmente spaventata che riuscì solo a udire un ringhio brutale che uscì dalla cosa che le era passata davanti. Accelerò il passo, il battito del cuore aumentò, le gambe cominciarono a muoversi più velocemente. Arrivò in un punto in cui la nebbia non le permetteva di vedere di niente. Più procedevo in avanti più il suo battito aumentava, Rallentò il passo, solo per riprendere il fiato, fino a che non riuscì a scorgere un tronco rovesciato. Stava morendo dalla paura ma comunque seguì l’istinto e non fece altro che sedersi sul tronco per riposare un po’. Di colpo la nebbia sparì e al suo posto subentrò Freya Cerridwen, la strega dell’est, - conoscitrice di tutte le erbe, con cui preparava pozioni magiche -. Era anche in grado di cambiare forma a piacere, infatti, era per quel motivo che aveva sentito ringhiare, la strega si era mutata in un lupo. Freya Cerridwen era una delle streghe più belle mai vissute, nella sua vita aveva avuto tanti mariti e moltissimi spasimanti da fare concorrenza con chiunque. Aveva un viso ovale, la pelle bianca come il latte, i capelli leggermente arruffati color grano che splendevano alla luce della luna, gli occhi blu come lo zaffiro, le labbra sottili e ben disegnate, delle guance rosse come il sangue e un piccolo naso alla francese.
– Nettle mia cara non volevo spaventarvi – disse la strega avvicinandosi alla fata.
Se Freya era qui significava soltanto che si trovava ai confini a est di Wizard, nella città di Blueville detta anche la città blu perché era vicina a una miniera di gemme preziose, la gemma blu per eccellenza era lo zaffiro. Di un blu meno intenso c’erano il topazio, lo zircone e l’acquamarina. Venivano usate per creare i gioielli e anche per i castelli delle fate e delle streghe più potenti. Wizard veniva anche chiamata la città gialla per via delle miniere di gemme gialle-dorate tra cui il quarzo citrino che era la più diffusa, lo zaffiro giallo che era più pregiato e il più ricercato e poi c’erano il berillo giallo e il crisoberillo.
Nettle scosse la testa – Sono a Blueville? – chiese la fata, la strega ridacchiò e si sedette vicino a lei sul tronco annuendo. – Come mai da queste parti? – chiese Freya inspirando una boccata d’aria mentre la fata guardava la luna con sguardo assente, – Nettle state bene? – chiese ancora la strega toccando la spalla della ragazza riportando l’attenzione della fata su di sé, la fata annuì – Diciamo di sì, sono scappata e a forza di correre mi sono ritrovata qui – disse Nettle riportando il suo sguardo verso la luna che splendeva nel cielo. La strega sospirò – Come mai scappavate? – chiese creando dei cerchi colorati nell’aria usando la magia, – Ho litigato con Fire, tutto qui – rispose voltandosi verso la strega e spostando una ciocca di capelli ribelle dal viso.
– Forse è meglio che tornate a casa, saranno tutti preoccupati per voi, spero di incontrarvi ancora – disse Freya alzandosi dal tronco, quando fu in piedi si mise apposto la gonna e voltandosi verso Nettle le sorrise per poi sparire nel nulla lasciando dietro di sé una leggera nebbiolina.
La ragazza stava entrando nel castello quando le arrivò incontro Fire che l’abbracciò alzandola da terra. – Ero così preoccupato per te, dove diavolo sei andata? – le chiese tenendola stretta fra le braccia, – Mi ero persa nel bosco, ma poi ho incontrato Freya Cerridwen e abbiamo parlato e alla fine mi ha detto di tornare a casa perché voi sareste stati in pensiero per me – disse Nettle appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo. Fire tenendola stretta fra le braccia le accarezzava la schiena – Sì, eravamo tutti in pensiero per te, menomale che stai bene, mi hai fatto morire di paura – la ragazza sospirò – Scusami davvero – le due fate alzarono la testa contemporaneamente e si fissarono negli occhi, marrone come la terra che andava a scontrarsi con blu come il ghiaccio. Fire le toccò una guancia prima con le punte delle dita e poi visto che non si era spostata le accarezzò la guancia dolcemente. Il cuore della ragazza batteva fortissimo come anche quello di ragazzo. La pelle di lei era caldissima contro quella di lui. Le scostò leggermente i capelli dagli occhi e si guardarono ancora, prima che lui si chinò in avanti e premere la sua bocca contro quella morbida della ragazza, Nettle mise le braccia attorno al collo di lui per avvicinarlo di più a lei. Approfondirono il bacio dischiudendo le bocche e lasciando che le loro lingue si incontrassero. Quando si staccarono erano senza fiato ed entrambi con le gote rosse.
La ragazza abbassò lo sguardo staccandosi da Fire – Non avremmo dovuto farlo – disse Nettle prima di correre e chiudersi in camera sua. Lasciando lì il ragazzo scioccato e sconvolto per quello che era appena accaduto.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Terzo Capitolo - Parte Prima. ***


Image and video hosting by TinyPic


Dicembre, 22, 1879
 
All’ora di pranzo, intorno alla tavola c’erano tutti, persino Chiara, che era stata convinta a venire da Nettle.
Nettle e Fire dalla notte del bacio si erano parlati ben poco, la ragazza cercava di tenere le distanze, ma era molto difficile dato che era il suo migliore amico, e che la loro litigata più lunga era durata poche ore e non cinque giorni come adesso.
C'era il camino acceso e fuori faceva abbastanza freddo. Dalla cucina arrivavano odori intensi e aromi gradevoli, la sala da pranzo ne era invasa. Annusando meglio scoprirono che era l’odore caratteristico del pollo alla Marengo che Briar Saturnfilter - la cuoca - preparava spesso perché piaceva sempre a tutti.
Buttercup arrivò con un vassoio con sopra il pollo. Il pollo emanava un aroma forte ma gustoso, si sentivano anche gli odori dei funghi, del pepe, delle cipolle e del vino bianco.
Mangiarono tranquillamente poi quando ebbero finito si alzarono tutti, per iniziare i preparativi per la festa di Nettle e per addobbare il castello perché si stava avvicinando il Natale.
 
Iniziarono ad addobbare la casa, con l’aiuto di Buttercup, Feriar e anche di Briar, canticchiando le solite canzoni natalizie, che faceva sempre piacere ascoltare. Si poteva notare dall’atmosfera del castello, che si riempiva di mille luci e colori.
L'angolo più colorato del castello era quello dove si trovava l'albero di natale, un grande abete vero, pieno zeppo di palline, addobbi e soffici batuffoli di cotone che sembrano fiocchi di neve e mille luci bianche che assomigliavano a tante stelle brillanti. Le loro risate felici echeggiavano nell’aria. Il Natale metteva sempre di buon umore tutto, persino Nettle e Fire sembravano aver preso un tregua e si parlavano scherzando. Quando ebbero finito, erano tutti molto stanchi, così si andarono a riposare.
 
Nettle se ne stava in camera sua a guardare fuori dalla finestra, seduta sulla poltrona, la bufera di neve che stava ricoprendo per la seconda volta Wizard. La neve cadeva candida. Piccoli fiocchi di neve andavano ad appoggiarsi delicatamente sui tetti delle case, delle botteghe; sul castello, sulle strade rendendo il passaggio difficile e sugli alberi, colorando di bianco il paesaggio.
In quel momento bussarono alla porta distraendo Nettle dai suoi pensieri – Sì, chi è? – chiese continuando a fissare il paesaggio ormai innevato. – Sono Chiara – rispose la ragazza fuori dalla stanza, – Entra pure – disse la fata questa volta spostando lo sguardo verso la porta aspettando che si aprisse. Chiara entrò andando a sedersi sul letto della fata, accarezzando con due dita il copriletto. – Stavo cercando la biblioteca, ma mi sono persa – disse Chiara grattandosi la nuca e arrossendo leggermente. – Oh, tranquilla, ti ci accompagno io, è al piano superiore – disse la fata alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi alla porta facendo un cenno con il capo a Chiara per intimarla a seguirla.
Quando furono uscite dalla stanza, si diressero verso la scala a chiocciola che portava al piano superiore. Salendo le scale, appesi al muro c’erano dei quadri raffiguranti donne dall’aria importante, Chiara si soffermò su una in particolare, Lady Rain Cornwizard regina di Wizard. Nascita 11.05.800 Morte 25.10.1579 – E’ la madre di Feather, era una donna meravigliosa, ha fatto moltissime cose per i suoi sudditi, purtroppo è venuta a mancare trecento anni fa, due demoni l’hanno uccisa a sangue freddo – disse Nettle guardando anche lei il ritratto. In primo piano si notava subito la donna che sorrideva guardando la sua gente. Guardando l’espressione della donna si poteva capire che era un giorno felice, aveva lo sguardo sereno e spensierato. Ai fianchi della Lady c’erano due cameriere con la mano alzata a mo’ di saluto. Saltavano agli occhi anche i colori sgargianti che il pittore aveva usato per dipingere il quadro. L’aspetto della Lady era meraviglioso, il blu dei suoi capelli risaltava tantissimo con l’abito che indossava; un bellissimo vestito blu profondo ricavato da petali di fiori. Il dipinto faceva capire che quel giorno era stato un giorno di festa, un giorno spensierato per la Lady ma anche per i suoi sudditi.
– E’ davvero bellissima – disse Chiara sorridendo a Nettle che ricambiò, – Su forza andiamo – disse la fata continuando a salire le scale in ferro battuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Terzo Capitolo - Parte Seconda. ***


Image and video hosting by TinyPic


Sul piano superiore c’era solo un corridoio e su entrambi i lati c’erano delle porte; su ogni porta c’era un cartello con su scritto: sala per gli addestramenti, sala per gli incantesimi, armeria ed infine biblioteca.
Si avviarono verso la biblioteca, quando entrarono Nettle accese subito una lampada. – E’ tutta a tua disposizione – disse la fata facendo una leggera risata, Chiara rimase sbalordita era enorme, ringraziò Nettle, poi si avviò verso uno scaffale e prese il primo libro che c’era appoggiato lì sopra, il libro dorato. – Che libro è questo? – chiese Chiara facendole vedere a Nettle, – E’ il libro più antico delle fate e delle streghe, racconta come siamo nate, le battaglie che abbiamo combattuto, le nostre leggi e molte altre cose – le rispose la fata andando a prendere un altro libro, incantesimi e poteri, – Qui ci sono tutti gli incantesimi che si posso usare, esiste un altro libro dove ci sono gli incantesimi proibiti, ma è nascosto in un posto in cui è quasi impossibile uscirne vivi. Su questo libro ci sono anche tutti i poteri che hanno le fate - si inumidì le labbra con la lingua e le sorrise - ogni fata ha un potere o più potere, come te, come me e come gli altri – finì la frase aprendo il libro su una pagina qualsiasi, incantesimi per controllare la flora – Per controllare la flora? – chiese Chiara guardando la fata perplessa – Si, puoi controllare la crescita delle piante, puoi usarle come arma, facendoti da scudo o semplicemente perché ti piace – le rispose Nettle accarezzando la pagina poi lesse le prime righe “Per controllare la flora bisogna fare un Infuso al Timo, il timo era un erba officinale, considerata sacra per noi fate, facilmente trovabile nei campi di Timo a Silverville.
Ingredienti:
• 3 cucchiaini di timo secco
• 1 tazza d’acqua bollente
•  un pizzico di zucchero di canna.
Preparazione: Scaldare l’acqua in un pentolone, aggiungere il timo e lo zucchero di canna. Mescolare gli ingredienti e poi lasciare per 5 minuti l’infuso sul fuoco.
Lasciare raffreddare l’infuso.
Modi d’uso: Bere un sorso e poi buttare il resto sulla flora o sulla pianta che si vorrà controllare.
Ps: Non si può riportare in vita una pianta o flora già morta.”
– Oh, pensavo fosse più difficile da fare – disse Chiara ridendo, Nettle scosse la testa – Non tutti gli incantesimi sono facili, molti sono complessi e difficilmente escono giusti al primo colpo – disse la fata mentre sfogliava le pagine fino ad arrivare ai capitoli dedicati ai poteri delle fate.
– I poteri delle fate: dalla A alla D – lessero insieme il titolo del primo capitolo, sorridendosi.
“A:
Alterazione dell'Aspetto: La possibilità di cambiare la pelle, i capelli, e la voce diventando un'altra persona.
Assorbimento o copia di poteri: L a capacità di rubare o copiare i poteri delle persone.
Assorbimento d'Aura: La capacità di vedere l'aura e prendere la vita.
Assorbimento Elettrico: La capacità di assorbire e successivamente rilasciare energia elettrica.
Attivazione e De attivazione: L'abilità di attivare e deattivare vari oggetti.
 
C:
Cambio di Età: La possibilità di cambiare la propria età.
Campi di Forza: L'abilità di creare e manipolare campi di forza.
Capo Burattinaio: La capacità di controllare le funzioni motorie di persone e oggetti.
Clonazione: La capacità di replicare se stessi e produrre cloni identici.
Combustione Spontanea: La capacità di portare le cose ad infiammarsi.
Controllo degli Animali: La capacità di controllare e comunicare con gli animali.
Controllo del Tempo Atmosferico: L'abilità di controllare gli agenti atmosferici.
Crescita delle Piante: L'abilità di accelerare la crescita delle piante.
Criocinesi: La capacità di ridurre le temperature di congelamento e di oggetti.
 
D:
Disidratazione: La capacità di rimuovere l'acqua contenuta negli oggetti o le persone.
Disintegrazione: La capacità di disintegrare gli oggetti.”
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Terzo Capitolo - Parte Terza. ***


Image and video hosting by TinyPic


– Ma l'abilità di accelerare la crescita delle piante, non è più meno come l’incantesimo che abbiamo letto prima? – chiese Chiara girandosi verso Nettle, mentre si mise una ciocca di capelli sfuggita all’acconciatura dietro all’orecchio.
– Si è come l’incantesimo di prima, ma non tutte le fate nascono con quel potere, quindi se si vuole controllare la flora basta usare quell’incantesimo – rispose Nettle chiudendo il libro.
– Nettle tu che poteri hai? – chiese l’amica andandosi a sedere su una panca in legno di fronte ad un’ enorme finestra con i vetri colorati. – Ho i poteri della guarigione cioè l'abilità di guarire le ferite degli altri. L’Empatia cioè la capacità di sentire le emozioni, i pensieri, le speranze, i desideri e i sogni degli altri, questo potere l’avevo usato con te il giorno in cui hai conosciuto tuo padre, ti ricordi? - Chiara fece di sì con la testa -. Poi posso cambiare il mio aspetto diventando un'altra persona, creo dei campi di forza e posso anche percepire la storia di un oggetto toccandolo. – disse la fata sorridendo.
– Wow, sono tantissimi! – disse Chiara esaltata, – Beh, tu hai il potere più potente, solo una fata l’avuto, te ne rendi conto? Cioè puoi copiare e assorbire i poteri delle streghe e delle fate – disse la fata andandosi a sedere vicino alla ragazza e prendendole le mani, – Sì, me ne rendo conto, ma è anche per questo che mi vogliono morta, perché è il più potente – disse Chiara girando la testa verso la finestra per poi sospirare. – Noi non permetteremo a nessuno di farti del male, capito? Nessuno ti torcerà un capello! – disse Nettle sorridendole, – Grazie Nettle, grazie davvero – disse Chiara abbracciando l’amica. Quando si staccarono a Nettle venne in mente un’idea – Ti va di provare a fare un incantesimo? – chiese la fata alzandosi dalla panca, Chiara annuì e poi si alzò anche lei. Uscirono dalla biblioteca e si diressero verso la sala degli incantesimi. Si entrava attraverso un ampio portone di legno chiuso da un catenaccio.
La Sala degli incantesimi aveva una moquette marrone, con varie macchie qua e là, segno di pozioni esplose nei vari anni. La stanza era circolare, sulla sinistra un'ampia finestra decorata con vetrate variopinte che creavano magici giochi di luce, con delle tende gialle, lasciate su in fianco. Ai lati del’aula, vicini tra loro, i banchi di legno, ricchi di graffi, e incisioni. Vicino alla porta, un enorme armadio pieno zeppo di filtri, candele, pozioni, libri di incantesimi e boccette da cui fuoriuscivano fumi colorati. Davanti ai banchi, c’era una cattedra anche essa in legno, con appoggiati in entrambi i lati dei libri. Alla sinistra della cattedra c’era una porta che portava ad un piccolo ripostiglio. Invece alla destra c’era un calderone che serviva per scaldare le pozioni.
– Bene, eccoci qua! – disse Nettle avvicinandosi ad un banco, Chiara la seguì andando a sedersi vicino a lei, – Chiara mi potresti prendere cinque candele? Sono nell’armadio vicino alla porta – chiese la fata tirando fuori da sotto al banco delle provette di vetro. La ragazza annuì e poi andò a prendere le candele. – Che tipo di incantesimo faremo? – chiese Chiara appoggiando le candele sul banco, Nettle le prese e le posizionò formando un pentagono.
– E’ un infuso guaritore per le cicatrici di tuo padre – disse la fata aprendo il libro degli incantesimi sulla pagina desiderata.  – Ora ci servono gli ingredienti – disse Nettle andando verso l’armadio per prendere tutti gli ingredienti necessari facendosi aiutare da Chiara.

Ingredienti:
• 3 scaglie di salamandra
• 30 cl di latte di capra
• 10 g di radice essiccata di valeriana rossa

• 7 foglie e 7 spine di tridente
• un bicchiere di sangue di salamandra


– Con questo incantesimo, a mio padre andranno via le cicatrici e il dolore? – chiese Chiara versando il latte in un calderone, intanto Nettle aveva acceso il fuoco. – Si guarirà del tutto – disse Nettle.
Dopo aver acceso il fuoco, Nettle iniziò a tagliare finemente le foglie di tridente, mentre Chiara schiacciava dentro un mortaio le scaglie di salamandra, le spine di tridente e la radice essiccata di valeriana rossa, andando a creare una polvere finissima.
Buttarono gli ingredienti dentro il calderone e mescolarono fin che il tutto non assunse una colorazione verde-rossa.
Imbeverono il tutto in un panno per poi strizzarlo dentro ad una provetta.
– Abbiamo finito, adesso tuo padre dovrà soltanto berlo – disse la fata porgendo la provetta all’amica.
La ragazza scosse la testa, – Ti prego vai tu, non voglio vederlo – disse ridando la provetta alla fata che la prese ed annuì – Va bene, ma prima o poi dovrai parlargli – disse ancora la fata facendo un piccolo sorriso all’amica, – Anche tu dovrai parlare con Fire prima o poi – disse Chiara abbassando gli occhi verso il pavimento che in questo momento era la cosa che le interessa più guardare, aveva paura di alzare lo sguardo, Nettle sospirò, roteando gli occhi – Lo so, lo so – disse tristemente, – Ma perché avete litigato? – chiese la ragazza avvicinandosi all’amica, – Quando sono tornata al castello dopo che ero scappata, ci siamo baciati, ma non avremmo dovuto e lui lo sapeva benissimo – rispose Nettle chiudendo la porta dietro di loro, – Perché? Se vi amate che male c’è? – Nettle guardò l’amica mordendosi le labbra – Non possiamo, c’è una profezia su Fire. La profezia dice che lui donerà il suo cuore soltanto alla ragazza che salverà, si sposeranno e saranno loro i prossimi capi dell’istituto – spiegò Nettle a Chiara che inclinò la testa da un lato, – Puoi essere tu la ragazza che salverà, non lo puoi sapere – disse Chiara sorridendo timidamente all’amica, lei scosse la testa – Non lo so – disse prima di incamminarsi verso le scale per tornare al piano inferiore.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Terzo Capitolo - Parte Quarta. ***


Image and video hosting by TinyPic


Quando furono scese al piano inferiore incontrarono Feriar, – Salve Nettle, salve signorina Willowembers – disse il ragazzo sorridendo alle due fate, – Salve Feriar, avete visto il signor Willowembers? – chiese Nettle appoggiandosi alle scale di ferro, – Sono nello studio dei coniugi Cornwizard per parlare di Serafina – rispose Feriar gesticolando con le mani, – Grazie Feriar – disse Nettle, intanto Feriar stava guardando Chiara che arrossì. – Forza andiamo – Nettle prese per una mano Chiara e la trascinò via da lì, salutando con la mano Feriar, che ricambiò con un enorme sorriso.
Si avviarono verso lo studio, quando furono arrivate, Nettle era pronta per bussare, ma sentì il discorso che stavano facendo Bee, Feather e il signor Willowembers.
– Ho sentito che le guardie stavano dicendo che Serafina vuole disintegrare le fate e le streghe che non sono passate dalla sua parte, usando Chiara e il suo potere, dovete proteggerla, vi prego, non voglio che le succeda niente – disse il padre di Chiara camminando avanti e indietro per la stanza. I coniugi Cornwizard erano seduti dalla parte opposta, di fronte a Berry, – Si calmi la prego, aiuteremo vostra figlia, qui potrà imparare ad usare per il meglio i suoi poteri, verrà protetta statene certi, nessuno le farà del male – disse la signora Cornwizard tenendo le mani incrociate sulla cattedra. – Vi ringraziò davvero – disse l’uomo, sedendosi finalmente.
Nettle bussò alla porta, – Sì, chi è? – chiese Bee da dentro la stanza, – Siamo Nettle e Chiara, possiamo entrare? – rispose Nettle appoggiando la mano sulla maniglia, – Certo, venite pure – la fata aprì la porta ed entrarono, – Salve – dissero in coro le due ragazze.
Nettle mostrò la provetta al signor Willowembers, – Io e Chiara abbiamo fatto questo infuso per le vostre cicatrici – disse la fata porgendo la provetta al padre di Chiara che lo bevve subito. In poco tempo intorno a Berry si materializzò una nube bianca, quando sparì l’uomo era senza cicatrici e il suo aspetto era migliorato. Il padre di Chiara sorrise alla figlia, poi sorrise a Nettle, – Grazie mille ragazze – disse porgendo indietro la provetta, le due fate annuirono, poi salutarono ed uscirono dalla stanza.
Insieme si diressero verso le loro rispettive camere, salutandosi con un abbraccio. Quando Nettle entrò in camera si trovò Fire ad aspettarla, – Che ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo – chiese la ragazza spaventata, tenendosi una mano sul cuore che pompava velocemente.
– Volevo parlarti – rispose il ragazzo incrociando le braccia al petto, la ragazza sospirò – Va bene, parliamo – disse sussurrando.
– Perché ti comporti così? Perché mi eviti? –
– Lo sai perché, la profezia – disse Nettle spostandosi una ciocca da davanti agli occhi.
– Della profezia non me ne importa niente e tu lo sai. –
– Come puoi dire così? Forse la ragazza con cui starai insieme l’hai già salvata, magari è Chiara, che ne sai. –
– Chiara? – chiese sconvolto Fire, – Stai scherzando vero? Io sono innamorato di te e so che tu provi lo stesso, non possiamo essere semplicemente felici insieme? – chiese ancora il ragazzo avvicinandosi a Nettle, che indietreggiò, fino a scontrarsi con la parete, – Ti prego, stammi lontano – disse la ragazza sporgendo in avanti le braccia per far stare lontano Fire, ma lui gliele prese e le alzo sopra la testa di lei. La ragazza chiuse fortemente gli occhi.
– Nettlie ti prego apri gli occhi, non voglio farti del male – il ragazzo le lascio un polso e con l’altro la tirò verso di lui e l’abbracciò stringendola intensamente contro il suo petto, appoggiando la testa sulla spalla di lei. – Tu sei tutto quello che desidero – le sussurrò all’orecchio, Nettle gli mise le braccia intorno al collo e si strinse di più a lui. – Lo so, anche per me è così –.
– Allora proviamoci – disse Fire, prima di baciarla.
Di colpo si sentì un urlo e poi il silenzio totale.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Quarto Capitolo - Parte Prima. ***


Image and video hosting by TinyPic


Le due fate si staccarono dal bacio, guardandosi sconvolti, poi correndo uscirono dalla stanza cercando di capire da dove fosse arrivato l’urlo.
Fire stava usando il potere della telepatia per sentire i pensieri di chi c’era sul quel piano.
Non voglio morire, non voglio morire.
Una voce femminile. Era la voce di Chiara.
– E’ Chiara, dobbiamo trovarla, vai a vedere se è nella sua stanza, io vado a cercare di qui – disse indicando la parte opposta rispetto a dove si trovava la stanza della fata. Nettle annuì, poi si mise a correre verso la camera di Chiara, in una mano aveva già creato un campo di forza per potersi difendere. Quando entrò, la camera era tutta sotto sopra, Nettle cercò la ragazza con lo sguardo e la trovò rannicchiata con la testa fra le gambe in un angolo che tremava e piangeva. Nettle riassorbì il campo di forze e corse dalla ragazza, – Chiara va tutto bene, ora sono qui – disse stringendola fra le braccia e accarezzandole i capelli. Le sussurrò di calmarsi, la sentì fremere fra le sue braccia, così la cullò per tranquillizzarla. Quando sentì che si era un po’ tranquillizzata, smise di accarezzarle la testa, ma sempre tenendola fra le sue braccia.
– Era una… – Chiara cercò di parlare ma svenne fra le braccia di Nettle.
 
Chiara sollevò con un battito le ciglia sforzandosi di mettere a fuoco, aveva le palpebre pesanti ma con un altro battito di ciglia riuscì ad aprire gli occhi, sbattendole più volte mise a fuoco la stanza in cui era.
– Feather, Chiara si è svegliata – disse una voce femminile, era Nettle che si stava avvicinando al letto di Chiara. Le prese le mani nelle sue e gliele sfiorò, – Ehi tesoro, come ti senti? – chiese dolcemente la fata. Chiara cercò di alzarsi, ma un forte mal di testa la fece ristendere.
– Stai tranquilla, devi aver preso un grande spavento, mi dispiace – disse dispiaciuta e rattristata Nettle.
– Non è colpa tua – disse tossicchiando Chiara.
– Vuoi un bicchiere d’acqua? –
– Si, ti ringrazio –
Nettle versò in un bicchiere un po’ d’acqua, prendendola dalla brocca che era appoggiata sul piccolo comodino vicino al letto e poi la porse all’amica. Alzandosi di poco riuscì a bere l’acqua.
– Mi ha attaccato una fata ed era insieme a due orchi, almeno credo fossero orchi – disse Chiara dopo aver bevuto l’ultimo sorso d’acqua.
– Una fata? Chi? Che cosa ti ha detto? – chiese Nettle sconvolta.
Perché mai una fata dovrebbe fare del male ad un suo simile? E chi può essere stato? Chi vuole del male a Chiara tanto da cercare di ucciderla?
– Ha detto che il suo piccolo piano ha funzionato, sono riusciti a farmi uscire allo scoperto grazie a mio padre. Non so il nome della fata, ma l’hanno chiamato conte e qualcosa – rispose frastornata Chiara.
Nettle rimase scioccata dalla rivelazione che le aveva appena fatto l’amica. La fata che aveva attaccato Chiara era il conte Rainbowsprite, colui che aveva portato all’istituto il padre della fata in condizioni assurde.
In quel momento entrò Feather con a fianco Bee – Chiara come ti senti? – chiese la donna portando entrambe le mani sui fianchi. Chiara sorrise leggermente – Sto meglio, grazie – rispose la fata mettendosi a sedere sul letto.
– Feather abbiamo un problema – disse Nettle preoccupata.
– Nettle quale problema? – chiese il signor Cornwizard.
– Il conte Rainbowsprite lavora per Serafina, era un piano quello di portare il padre di Chiara qui, così che lei uscisse allo scoperto per ucciderla –
– Dov’è ora mio padre? – Chiara si intromise nella discussione facendo ammutolire tutti.
Si girarono tutti verso la porta sperando che entrasse il padre, ma non entrò nessuno.
 – Dobbiamo trovarlo prima che sia troppo tardi! – dissero in coro i coniugi Cornwizard prima di uscire dalla stanza, poco prima di essere uscita del tutto Feather si girò verso Nettle e le disse: – Proteggila fin quando non torniamo. State attente –.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Quarto Capitolo - Parte Seconda. ***


Image and video hosting by TinyPic


Feather e Bee andarono alla ricerca di Berry insieme a Feriar e Fire. Buttercup invece si stava dirigendo verso la stanza in cui c’erano Chiara e Nettle. Bussò alla porta. – Signorine sono Buttercup, posso entrare? – chiese la cameriera, le due ragazze da dentro dissero di sì, così la fata entrò con un vassoio con sopra dei tramezzini.
– Ho fatto questi, magari avete fame – disse gentilmente la cameriera.
– Grazie Buttercup –
– Signorina Chiara vedrete che vostro padre lo troveranno –
– Lo spero tanto –
Chiara prese un tramezzino e ne mangiò un pezzo, facendo a metà con Nettle. Buttercup si era seduta su l’unica sedia che c’era nella stanza sbattendo la gonna per metterla apposto.
– Forse dovrei andare a dare una mano – disse Nettle alzandosi dalla poltrona, ma fu fermata da Chiara – No, non andare, per favore – disse la fata guardando l’amica, Nettle sospirò tornando a sedersi – E va bene –.
 
Bee e Feather stavano cercando il padre di Chiara al primo piano, invece Feriar nel secondo - il piano delle camere da letto - ed infine Fire al terzo piano.
Fire impugnando una spada entrò nella stanza degli incantesimi e trovò la stanza completamente sotto sopra.
Poi dal nulla apparve Berry, spaventando così Fire, – Signorino Iceleaf, scusatemi non volevo spaventarti – disse l’uomo desolato, – Potere dell’invisibilità? – chiese Fire ritirando la spada nel suo fodero, Berry annuì – Forte – esclamò  Fire.
– Cosa è successo qui? –
– Due streghe nere stavano cercando la spada di fuoco –
– L’hanno trovata? –
– Sì, l’hanno presa e poi se ne sono andate –
– Diamine –
– Sono le aiutanti di Serafina, dobbiamo avvisare Feather che stanno cercando gli strumenti –
Fire annuì – Andiamo a cercarli – disse uscendo dalla stanza seguito da Berry.
Quando si ritrovarono tutti, erano davanti alla stanza in cui c’erano Chiara, Nettle e Buttercup. Fire corse subito da Feather per raccontarli quello che Berry aveva visto.
– Devo avvisare immediatamente Freya – disse Feather dirigendosi verso il suo studio, Bee e Feriar andarono a mettere apposto la stanza messa sotto sopra, invece Berry e Fire entrarono nella stanza.
Chiara scattò subito mettendosi seduta sul letto, Nettle si alzò in piede appena vide Fire che le sorrise dolcemente.
– Buttercup forse è meglio che usciamo, così lasciamo Chiara e suo padre da soli – disse Nettle uscendo dalla stanza, poco dopo uscì anche Buttercup e Fire.
La cameriera fece un inchino e poi se ne andò lasciano i due ragazzi da soli.
Fire si avvicinò alla ragazza accarezzandole i capelli, poi le portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio, – Sei bellissima – disse dandole un piccolo bacio sulla guancia. La fata arrossì poi gli diede un piccolo schiaffo sul braccio – Così mi metti in imbarazzo – disse portandosi le mani sulle guancie arrossate. Lui rise, poi avvicinandosi sempre di più a lei, le diede un bacio sulle labbra, erano così morbide. Quando si staccarono dal bacio, lui gliele accarezzo con i due pollici e intanto stavano riprendendo fiato. Fire la guardò con tenerezza poi stringendola fra le sue braccia, si abbracciarono, era un abbraccio tenero carico di emozione.
– Forse è meglio se ci spostiamo dal corridoio, ci potrebbero vedere – disse Nettle completamente rossa. Fire rise e prendendola per mano andarono nella camera di lei.
Entrando in camera, Fire inciampò in un paio di libri di Nettle andando a finire per terra con tutti i libri sopra di lui. Nettle rise di gusto portandosi una mano sullo stomaco. Fire si scrollò i libri da addosso e poi guardò la sua compagna ridere – Tu ridi, intanto io mi sono fatto male per colpa dei tuoi libri – disse buttando un libro sul letto della fata.
– Oh, su Fire non ti sarai mica offeso? – chiese la fata facendogli gli occhi dolci, Fire guardando Nettle fare così sospirò scuotendo la testa, poi avvicinandosi a lei le due un altro bacio, un semplice bacio a stampo che fece zittire la fata.
Fire andò a sedersi sul letto poi prendendo il libro che aveva raccolto lesse il titolo Orgoglio e pregiudizio.
– Quante volte lo hai letto questo? – chiese mostrandole il libro, Nettle si portò una mano sul metto pensandoci su – Penso almeno trenta volta – rispose ridendo poi si andò a sedere sul letto, mettendosi al fianco di Fire.
Fire le fece un enorme sorriso poi le andò a baciare la punta del naso, facendola ridere.
– Nettle ti amo e ti amerò per sempre –
– Anche io per sempre e sempre –
Lui la baciò ancora, ma questa volta con più passione, il cuore della ragazza aveva iniziato a battere forte, così forte che per un attimo tutto ciò che stava intorno a loro era svanito, non esisteva più niente e nessuno al di fuori di loro due. Erano innamorati e neanche la profezia avrebbe fermato il loro amore.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2335674