L'odio è amore contro l'amore.

di Li_fe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***








L'odio è amore contro l'amore.


 
 
-"Alcune persone le incontri per caso. Altre per sfiga."





“Cretina
“Idiota”
Ed eccoci al punzecchiamento mattutino; ma non con una persona qualsiasi, ma con Christian Crociato. Lo stronzo per eccellenza che, per altro, da quasi cinque anni non fa che darmi fastidio.
Non sono una sfigata e so difendermi da sola; per questo tengo testa a quell’imbecille di Christian. Sono l’unica che ha il coraggio di odiare e ammettere il suo comportamento e agire di conseguenza: lui mi prende in giro; io rispondo.
Crociato è bello, anzi bellissimo, per questo è il più desiderato dell’istituto, ma è anche un grandissimo stronzo, ha un carattere di merda, e crede di essere superiore a tutti. E’ alto, abbastanza muscoloso, capelli perennemente spettinati, occhi verdi, e labbra carnose. Lo odio con tutta me stessa ma so essere oggettiva. Non sono una persona che si basa sulle apparenze, ma Christian è l’eccezione. Dal primo momento che l’ho visto ho pensato ‘questo si crede un Dio’ ed avevo ragione, eccome! Lo reputano perfetto. Ma questo qui è tutto, tranne che  perfetto. Le galline che gli vanno dietro – Sì, sono galline e non oche. Le galline le trovo più odiose delle oche. Strano pensiero, lo so. -  sono delle puttane, che sfoggiano il loro abbigliamento da tale; ma dico io: non sono più comodi un paio di jeans, di una gonna inguinale? Mah, chi le capisce è bravo.
Come ogni stronzo, Christian si è scopato quasi tutta la scuola, fatta eccezione per i ragazzi – anche se ho dei dubbi al riguardo, visto che  lui scopa con tutti, l’importante è sia dotato di un buco -  e me. Tutti sono caduti nella sua trappola, anche la mia migliore amica Ludovica. Quando ho saputo che quest’ultima era stata a letto con lo stronzo non potevo crederci, proprio perché Ludovica non è stupida. Lei è  una ragazza intelligente, e sa come si comporta Christian, sa che usa le donne. Nonostante questo non le ho fatto una colpa, insomma ha quasi  diciotto anni – proprio come me – e si sa, gli ormoni fanno brutti scherzi.
‘Scopare con lui è .. gratificante. Sì, gratificante, proprio così. Ci sa fare il ragazzo. Sa come far eccitare una donna e sa darle piacere. Probabilmente è il migliore sulla piazza’: questa è la frase che mi ha detto Ludovica,  e non ho dubbi su quello che mi ha esposto, visto che in questa cazzo di scuola non si fa altro che parlare – spettegolare – sulla vita sessuale degli altri e soprattutto su quella di Christian. Tutte farebbero carte false per infilarsi sotto le lenzuola con lui e davvero non capisco quest’atteggiamento. Cristo santo, siamo donne e abbiamo una dignità! A chi può far piacere essere usate e poi buttate via?! A nessuno!
“Crociato, ma tu la mattina alle 08:10 non hai un cazzo da fare?!”
“Esposito, la scuola è ancora semi-deserta e tu sei la cosa più interessante in giro, per ora”
“Ma vattene a fanculo!”
“Nervosetta stamattina, eh?”
“Mi stai sulle ovaie, idiota.”
Ok. Ho il ciclo. Si nota, no?
“Questo già lo so...ma non è che hai le cose tue?”
Appunto.
“Fatti i cazzi tuoi.”
“Quindi sei indisposta! Mannaggia e adesso come fa Matteino senza le tue prestazioni?!” Mi prende pure in giro, lo stronzo!
Mio Dio quanto lo odio! Matteo – a detta sua “Matteino” che, per altro di ‘ino’ non ha niente. Non prendetemi per ninfomane, ma le esperienze l’ho fatte anch’io – è il mio ex. Ci siamo lasciati da una settimana. Non era niente di serio. Ovviamente l’istituto sa già di questa piccola novità nella mia vita privata, ma insinua anche che, nonostante non stiamo più insieme, qualche volta ci incontriamo e diamo sfogo agli ormoni. Non è assolutamente vero. Io e Matteo ci siamo lasciati e basta. In realtà non eravamo una vera e propria coppia; o almeno: dall’esterno, per le persone che non ci conoscevano bene, potevamo sembrare dei piccioncini, ma non lo eravamo. Non era un rapporto che si basava sull’amore, assolutamente no. Il nostro rapporto, quello che ci permetteva di restare ancora insieme, era l’attrazione fisica. Niente di più, niente di meno. Matteo è molto bello, però non come Christian, mi duole ammetterlo, ma è la verità. Il mio ex è l’opposto di Crociato: capelli biondi, occhi color nocciola, labbra finissime, capelli sempre in ordine e un fisico perfetto. Due mondi diversi! Siamo stati insieme per sei mesi. Dopo che la nostra pseudo-storia è finita – la decisione è stata presa da entrambi. La ragione? Il fuoco si era spento. Non c’era più passione. – siamo rimasti in contatto – anche perché era impossibile non vedersi o non sentirsi del tutto, dato che frequentiamo la stessa scuola, anche se in classi differenti. – logicamente i rapporti si sono raffreddati. Il tutto si limita a: ‘Buongiorno; ciao; buonasera; come stai’. Non ci sono rimasta male, per niente. Non mi manca. Gli volevo bene e gliene voglio tuttora, ma niente di più. Era ed è un bene quasi ‘forzato’. Sì, forzato. Credo sia il termine giusto. Credo sia normale affezionarsi ad una persona in sei mesi, prendere delle abitudine e volergli bene. Ma non quel bene vero, sincero, quello che ti viene dal cuore. Era\è più un bene di abitudine, di cose in comune.
“Le mie ‘prestazioni’ come le chiami tu, non sono fatti tuoi. E mi meraviglio di te, Crociato: che fai dai retta alle voci di corridoio? Che delusione! Non ti è rimasto nemmeno un neurone in testa. Mi sa che sono scoppiati tutti mentre penetravi le tue donzelle, anzi…puttane. Sì, le tue puttane. Suona meglio!”
Sarcastica.
Lo vedo avvicinarsi e resto impassibile, immobile.
“Vorresti essere anche tu una mia donzella, anzi proprio come hai detto tu: una mia puttana.”
E’ vicinissimo al mio viso e, involontariamente, sento un brivido sulla schiena.
“Mi spiace deluderti, ma preferisco altri puttanieri a te.”
“Mi stai dando del puttaniere?”
“Esatto. Vorresti dire che non è vero?”
“Semplicemente mi diverto, tutto qui!”
“Bel modo di divertirsi, complimenti.”
Meglio lasciarlo perdere. Non ho tempo da sprecare con uno come lui.
Detto questo giro i tacchi e torno in classe. Non prima di sentire..
“Ti auguro una pessima giornata, Esposito”
“Anche a te, Crociato. Anche a te.”
 
 
Dopo sei lunghissime ore esco da quella classe.  Sono esausta!
5B: la mia classe. E’ soprannominata da tutti ‘la classe dei fighi’. Il perché non lo so. Sentendo quel ‘nomignolo’ sarebbe facile pensare che quella gabbia di matti sia piena di fighi, ma non è così! I bei ragazzi, lì dentro, si contano su una mano. Leonardo, Claudio e Luca. Sono loro i più desiderati e popolari della mia classe. Hanno un’ unica pecca: sono arroganti. Dio buono ma perché sono tutti così?! Mai uno che non si vanti della sua bellezza!
 
“Usciamo stasera?” mi domanda Ludovica.
Ludovica è nella mia stessa classe ed è anche la mia compagna di banco. Ci siamo conosciute in prima superiore. Io ero molto timida, facevo fatica a socializzare con gli altri. Lei ha fatto uscire un po’ del mio carattere, ha cercato di far uscire la vera me, perché io ero timida a scuola, ma fuori ero un’altra persona. E ci è riuscita, ed anche alla grande! A scuola adesso sono me stessa: scherzo con tutti, mi sento libera di dire tutto quello che mi passa per la testa, senza preoccupazioni, senza la paura di essere giudicata.  Con il tempo Ludovica è diventata un punto fermo, è irremovibile nella mia vita. Non riuscirei a resistere senza di lei, senza la sua forza, senza il suo sostegno, senza la sua pazzia e senza i suoi consigli. E’ quella che si suol dire ‘migliore amica’. E lo è davvero! Parliamo di tutto, ci sfoghiamo, ci diamo consigli, scherziamo.. Ludovica è una bella ragazza: occhi castano scuro, tendenti al nero, capelli castani corti e un sorriso bellissimo. Siamo come sorelle. Ed è una cosa bellissima.
Io sono figlia unica. I miei genitori – Marta e Giovanni – mi vogliono un grande bene, non mi fanno mancare niente. Vivo in una situazione economica molto agiata. Mamma è un’infermiera, papà un imprenditore. Nonostante l’agiatezza, loro sono delle persone umili, proprio come me. Sono delle belle persone, e sono molto presenti nella mia vita.
“Dove andiamo?”
“Gli altri hanno detto che vanno al Boom*. Andiamo anche noi?”
Il ‘Boom’ è un locale\discoteca molto famoso qui in Sardegna, soprattutto tra i ragazzi.
‘Gli altri’ sarebbero i nostri amici, la nostra comitiva. E’ composta da 5 ragazzi, e 3 ragazze, comprese noi. I loro nomi sono: Simone: un ragazzo molto simpatico; Francesco: anche lui molto simpatico, ma delle volte sa essere estremamente timido; Andrea: lui è strano. Proprio strano. Nel senso positivo, si intende. E’ il saggio del gruppo, dice tutto quello che gli passa nella testa, e non sbaglia mai. Sa interpretare le persone. Le capisce;
Christian: avete capito bene di chi parlo. Purtroppo è proprio lui. L’insopportabile Crociato. Non ho ancora capito come facciamo ad avere gli stessi amici, e inevitabilmente ad uscire molto spesso – per non dire sempre – ‘insieme’. Ovviamente quando capita ci punzecchiamo sempre.;
Lorenzo: il migliore amico dell’insopportabile. Molto bello anche lui: Capelli castano scuro sempre spettinati, occhi di un celeste intenso,  e un fisico asciutto. E’ molto desiderato dall’universo femminile. Essendo amico di Christian è anche lui arrogante, ma è quasi sopportabile, a differenza del suo amico; Federica: una ragazza simpaticissima, e senza peli sulla lingua. Io, lei e Ludovica, andiamo molto d’accordo. Forse perché siamo simili.
Vi starete chiedendo come sono io. Niente di che: capelli castano chiaro, occhi che oscillano dal celeste al verde, credo abbiano un colore indefinito. Sono abbastanza alta e ho un fisico normale.  In passato ho avuto dei problemi di autostima, cosa che capita alla maggior parte degli adolescenti. Alla fine mi sono detta che la bellezza non è tutto nella vita. Va bene, sembra una frase fatta, ma a me, in quel periodo, ha aiutato un sacco. Non dovevo piacere agli altri, ma a me stessa.
“Per me va bene.”
Alle 21:00 sono pronta. Indosso un semplice jeans chiaro attillato con una canotta di sopra accompagnata da una  camicia sempre di jeans, ai piedi le mie immancabili blazer grigie.
“Sha!” E’ Ludovica. Ci siamo date appuntamento davanti casa mia, per poi andare a piedi al locale, visto che dista pochissimo dalla mia abitazione.
“Finalmente! Porca puttana sei in ritardo di mezz’ora! Sto morendo dal freddo!”
“Ma quale freddo! Ci ho messo più del previsto per prepararmi”
“E tu mi stai dicendo che ‘ci hai messo più del previsto’ per metterti un semplice jeans con una maglia?! Ma che problemi c’hai?”
“Mamma mia, che palle, oh! Non fare la scorbutica, Sha. Cerchiamo di divertirci stasera.”
“Andiamo. Vediamo di muoverci. Gli altri ci staranno già aspettando da un po’”
“Andiamo, andiamo. Senza di noi non ce divertimento, si sa.”
“Ma come sei modesta, oh”
“E’ anche per questo che mi vuoi bene, vero?” E fa gli occhi da cerbiatta.
“Sei una leccaculo di merda. Te l’ha mai detto qualcuno?” le dico sorridendo.
“Uhm… no non me l’ha detto mai nessuno. Tu sei la prima, amore mio”
“Muoviamoci, và” le dico sempre sorridendo.
 
Dopo soli cinque minuti, siamo dentro al locale. E’ grandissimo. Ha due piani: sopra ci sono dei tavolini, e un piccolo angolo dedicato agli alcolici. Questo piano è quasi sempre semi-deserto perché c’è un’ atmosfera più tranquilla. Al piano di sotto, invece c’è sempre il delirio. La cosa che colpisce ad occhio è il palco che è situato alla sinistra, spesso su quel palco si fanno dei spettacoli divertenti, altre volte invece sono proprio squallidi e anche volgari; delle volte hanno fatto anche delle sfide, tra maschi che si contendevano una ragazza. Proprio al limite del ridicolo! C’è uno spazio enorme per ballare, ma nonostante la grandezza i corpi delle persone sono sempre addossati gli uni con gli altri.
Mi piace la sensazione di liberazione che si ha quando si balla in questo locale, ma non solo in questo. Ti confondi tra le persone ed è proprio questa la cosa bella: il non essere focalizzati, non essere al centro dell’attenzione, ma essere semplicemente libera.
“Gli altri sono lì” Ed  è sempre Ludo che mi fa ridestare dai miei pensieri.
Ci dirigiamo dove sono gli altri e salutiamo tutti.
“Minchia Esposito, ma come cazzo fai a vestirti in modo sportivo anche di sabato sera, per di più quando sai di dover andare in un locale conosciuto!” E secondo voi chi può essere stato a parlare?!.. Crociato! Sempre lui! La cosa che mi dà più fastidio non è quello che ha detto, ma il modo: scocciato e divertito. Lo fa principalmente per darmi fastidio, e anche perché lo rende superiore.
“Crociato, fatti i cazzi tuoi” dico con viso e voce angelico.
E lui che fa? Scoppia a ridere. Normale, no?!
“Andiamo a ballare, dai” Mi dice Ludovica, seguita da Federica che è d’accordo con lei.
Mentre stiamo per andare in pista, vengo bloccata dalla voce di Ludo…
“Ohoh, guada un po’ chi ce. Alessia la puttana!” e mi indica un punto preciso del locale, precisamente dov’è appostato il DJ. Quella puttana ci sta provando anche con lui.
“Gli anni passano, ma lei rimane sempre la stessa. Non la sopporto.” dico io.
“Sìsì, lo sappiamo che la odi.” dice Federica con tono ovvio.
Non la odio solo perché si comporta da puttana, il motivo è molto più importante e valido. Io e Alessia ci conosciamo da piccole, abbiamo fatto asilo-scuole elementari-scuole medie insieme. I nostri genitori si conoscevano bene ed erano grandi amici e noi, inevitabilmente, giocavamo sempre insieme. Non l’ho mai considerata una vera amica, ma più una conoscente con più confidenza del dovuto. Ho cominciato a staccarmi del tutto da lei in seconda media, per una volta che le avevo fatto una confidenza, lei mi aveva ‘tradita’ ed ingannata. Le avevo confessato che mi piaceva un ragazzo di terza, il solito bello e impossibile –  almeno per me – mi ero fidata, da stupida quale ero. Il giorno dopo tutta la scuola sapeva di questa mia cotta, e dà lì avevo capito che era stata lei a diffondere la notizia. Ma non si era limitata solo a questo, no! Si era fidanzata con lui, ed ogni volta che li vedevo insieme lei mi rivolgeva un sorriso maligno, di soddisfazione. Da allora è finita la nostra pseudo-amicizia. Adesso a distanza di anni, non me ne pento, perché quella era un tipo di amicizia – se così si può chiamare – superficiale. L’amicizia vera  è quella che c’è tra me e Ludo ed anche Federica.
“Ohoh, guarda qui chi c’è: Sharonina” A quanto pare Alessia ci ha viste ed è venuta subito a rompere i coglioni.
“Ciao puttana” dico distrattamente, guardandola negli occhi. Lei per risposta mi guarda con occhi di sfida.
“Non sei nessuno, Sharon” mi dice con un sorriso maligno sulle labbra.
“Lo so.” Dico passiva e non staccando mai i miei occhi dai suoi.
Una cosa che ho imparato negli anni precedenti di Alessia è che non bisogna mai cadere nelle sue provocazioni, meglio assecondarla e finire subito il discorso.
“Io invece sono la migliore”dice con tono ovvio, e con quella faccia  da‘c’è-l’ho-solo-io-e-tu-no’
“So anche questo.” Dico con lo stesso tono di prima.
Alessia non sopporta questo tono, lo so bene. Non lo digerisce.
“Ti propongo una cosa: una sfida”
I miei occhi si accendono di una luce strana. Un mio grande difetto è quello di essere quasi ossessionata dalle sfide, non riesco a rifiutarle. E questo Alessia lo sa.  Lo ha fatto apposta.
“E di cosa si tratterebbe?” Il mio tono è sinceramente interessato.
“Adesso ci sfidiamo io e te su quel palco. Potrai scegliere una delle tue amiche che salirà con te lissù. Prima vado io con la mia ‘accompagnatrice’ e poi ci andrai tu con la tua. La sfida consiste nel ballare davanti a tutte queste persone. Saranno loro a decidere chi sarà la vincitrice. Il premio non sarà niente di materiale, solo la consapevolezza di aver battuta l’altra. Se accetti, il Dj salirà sul palco e aprirà la sfida."
Allettante. Davvero molto allettante.
Non accettare.
Non accettare.
Non accettare.
“Accetto”
“Bene. Vado a riferirlo al Dj.” Mi dice maligna.
E così se ne va, senza darmi modo di rispondere. Alessia è fatta così: vuole avere sempre l’ultima parola.
Cosa avevi detto prima?
Il mio cervello non si fa mai i cazzi suoi.
Non bisogna mai cedere alle sue provocazioni’. E menomale che lo sai! Se non lo sapevi che facevi?
Madonna mia, pure i sensi di colpa vuoi farmi venire?
Bene. Sto parlando con il mio cervello. Bella cosa, no?
“Lo so già a cosa stai pensando. Non farti venire i sensi di colpa – chiamiamoli così, và – per essere caduta nella sua provocazione. Sei ossessionata dalle sfide. Lo sai tu e lo sa anche lei, per questo l’ha fatto. Adesso andremo noi due su quel palco e le faremo vedere di che stoffa sei fatta. Lei non è nessuno, non tu. Tu sei Sharon Esposito e non sei una qualunque, oh.  E se te lo stai chiedendo, sì ci salgo io su quel palco con te. Lo sai, no? Anche a me piacciono le sfide e poi battere una come lei darebbe proprio una grande soddisfazione!”
Ludovica è partita come un treno. Io non le ho detto proprio niente, ma lei mi conosce come nessuno.
Ho già detto che lei è la mia forza?
“Facciamole vedere chi siamo!” le dico abbracciandola forte.
Lei ricambia subito il mio abbraccio. Mi sussurra..
“Però dobbiamo far di tutto per vincere, dobbiamo smontarla e io ho già un piano e tu devi accettare se vuoi vincere”
“Accetto tutto! Deve togliersi quell’aria da maestrina che ha!” dico sicura.
Sulle labbra di Ludo appare un ghigno.. ed io adesso ho paura. So che il piano che vuole attuare non è niente che mi piacerà.
Qualcuno mi aiuti. 









 
Angolo "Scrittrice":

E' la prima storia che scrivo. Mi è venuta quasi di getto. Che dire.. lascio a voi i commenti, sperando che vi piaccia. 
E' una nuova avventura, e spero che qualcuno di voi mi accompagni. 

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


 






L'odio è amore contro l'amore. 




“Fanculo ad ansie, paure e angosce. Mi sento forte. Adesso mi sento così forte da fottere l’universo!”

— Tony Stonem – Skins



 


Dove eravamo rimasti?
Ah, sì. A quella pazza di Ludovica.
“Andiamo, andiamo. Muoviti! Dobbiamo andare subito in bagno! Muovi quelle chiappe!” Ludovica e la sua finezza.
“Già ci sono andata in bagno, a casa. Che cazzo ci vado a fare di nuovo. E non urlare!”
La mia amica si blocca improvvisamente e gira la testa verso di me.
“Stammi a sentire: dobbiamo distruggere Alessia, anzi devi farlo tu e solo tu! Dobbiamo usare ogni arma. E ti ho detto che ho già qualche idea.” Dice scrutandomi attentamente.
“Perché mi guardi così?” Sono del tutto perplessa.
“Sai che hai un bel fisico, Sharon?” Mi dice con un ghigno stampato in faccia.
“Che cazzo hai in mente!” Dico leggermente alterata.
 
 
Dopo dieci minuti mi ritrovo a correre per tutto il locale in cerca di aiuto.
E’ pazza. Ho un’amica del tutto pazza.
“Sharon, vieni qua, subito!”
“Non ci vengo, non ci penso nemmeno.”
Mi sento afferrare da dietro, mi giro e vedo quella pazza.
“No, no e ancora no. Non mi concio in quel modo.” Parto subito in quarta vedendola.
“Ma se non ho detto ancora niente!”
“Hai una mente perversa e questo mi basta!”
“Senti chi parla! La suora per eccellenza!”
“Che state facendo? E tu Ludovica che ci fai con quelle forbici in mano?” Veniamo interrotte da Andrea.
Appena lo vedo, mi fiondo dietro di lui, come per ripararmi.
“E’ pazza! Vuole tagliami i pantaloni! E chissà cos’altro!” Dico con un pizzico di esasperazione.
“Perché vuole tagliarteli?” Andrea e le sue domande ovvie.
E così gli racconto tutto a grandi linee.
“E quindi tu vuoi tagliarle i pantaloni per…” Andrea lascia la frase in sospeso.
“Per renderla più donna, più sexy, può permetterselo con quel fisico!” Completa la frase Ludovica.
“Chi è che può permettersi cosa?” Christian. Lui, la sua voce orrenda, e le sue domande! I fattacci suoi non sa farseli, Cristo santo!
“Niente.” Dico automaticamente, senza neanche pensarci.
Ma poi dico che parlo a fare! Andrea gli sta già spiegando tutto, e intanto si sono aggiunti anche gli altri.
“Ah, quindi lei dovrebbe essere più sexy e potrebbe permetterselo con il fisico che si ritrova? Ludovì ma che te fumi?” Lo odio. Lo odio. Lo odio.
“Fatti i fatti tuoi, Christian!”
“Ma cosa? Che vuoi fare con quel fisico che sembri un maschiaccio nato!”
Vaffanculo Christian. Vaffanculo!
“1. Non sono da buttare; 2. Non dire maschiaccio come se fosse un insulto, idiota; 3. Sei un IDIOTA!”
Le sue offese mi scivolano addosso.
“Non chiamarmi idiota, bambina”
“Oh, ma che problemi hai? Mi chiami bambina, quando poi ho la tua stessa età, cretino!”
“Io ho un cervello più maturo del tuo, bambina.”
“Ucciditi Christian, mi faresti un gran favore, anzi faresti un favore a tutto il mondo!”
“Mai. Ti renderò la vita impossibile.”
“Per me non esisti!”
“Oh, finitela voi due! Sembrate due che sono sul punto di togliersi i vestiti di dosso!” Andrea ci interrompe urlando.
Io e Christian ci blocchiamo, letteralmente. Rimaniamo a fissarci, ci scrutiamo in un modo abbastanza strano, diverso dal solito… ed è strano, molto strano. Poi come se niente fosse, voltiamo lo sguardo verso Andrea, stile esorcista, e scoppiamo a ridere.
“Anche tu Andrè ti sei fatto qualcosa di pesante, eh? Dì la verità.” Stavolta, mi duole ammetterlo, sono d’accordo con l’animale Christian.
“Siete voi che non state bene con la capoccia! Sharon, fai quello che ha detto Ludovica, distruggi quella, una volta per tutte. Io so che tu sei una tipa abbastanza vendicativa, ecco, allora vendicati di lei vincendo questa sfida.”
In fondo non ha del tutto torto Andrea, pensandoci bene. E’ vero che sono un tipetto abbastanza vendicativo, quindi… quale migliore occasione può esserci per dimostrarlo?
Ti metterai nei guai.
Cervello caro, ma da quando ballare per vincere può mettere nei guai qualcuno? E’ per una buona causa!
Ti metterai nei guai.
Le ultime famose parole.
 
 
 
Tra un quarto d’ora inizia la sfida. Tutti noi siamo in un angolino e io, inevitabilmente, mi sono dovuta affidare a Ludovica.
Ha ancora quelle dannate forbici in mano, e deve tagliarmi i jeans, davanti a tutti, davanti al nostro gruppo di amici. Che figura di merda!
“Fino a dove tagli, oh?”  E questa chi la ferma più, mi sta facendo tipo una seconda mutanda addosso. Poveri jeans miei!
“Non avrai mica la mutanda della nonna, eh?” Ludovica santissima.
“No cara, ho imparato la lezione” Dico con un sorrisino stampato in viso, abbassando leggermente il jeans in vita e mostrando alla mia migliore amica -ancora per poco- ,e inevitabilmente anche al resto del gruppo, le  mie mutandine in pizzo nero.
“Pizzo. Nero.” Eh? Chi è che ha parlato?
Christian. Ancora lui. Ma che ha, si è incantato per caso?
“Ah, stai subendo il fascino di Sharon.” Devo capire perchè Ludovica deve farmi fare figure di merda, in continuazione.
“Fascino del pizzo, ragazza.” E’ questa la risposta di Christian.
Sta messo più male di quanto immaginavo questo. Morto del genere femminile, per non dire altro.
Quando dico ‘ho imparato la lezione’, mi riferisco a un fatto in particolare accaduto a me un paio di mesi fa con Matteo, mio ex, come ho già detto in precedenza.
In pratica stavamo per fare sesso e, spogliandomi, Matteo ha notato le mie mutande, che diciamo… non attizzavano. Erano mutandoni. La figura di merda più colossale che ho fatto, in assoluto. Stavo per morire dall’imbarazzo, poi, per fortuna, Matteo ha fatto finta di niente. Il giorno dopo ho raccontato tutto a Ludovica che si è rotolata dalle risate. Il pomeriggio, per disperazione, siamo andate a fare shopping di intimo per me. Adesso non vado mai, e sottolineo mai, in giro senza un completo di intimo addosso.
Queste cose insegnano.
“Ecco fatto, adesso togliti la camicia.”
Faccio come mi ha ordinato Ludovica. E sento gli occhi di tutti addosso. Questa serata me la ricorderò per sempre, già lo so.
“ Alza la canotta, fin sotto il reggiseno.”
Eseguo il comando, di nuovo. Appena alzo la canotta sento dei sospiri.
“Piercing all’ombelico.” Christian.
“Quando l’hai fatto?” Andrea.
“Cristo santo!” Lorenzo.
“Ce l’ho da due mesi circa, una scommessa persa.” Rispondo tranquillamente.
Scommessa persa con Matteo.
“Ecco, questa sarà la nostra arma, questo piccolino qua ti farà vincere, magari toccatelo anche ogni tanto”
Ludovica e suoi perversi consigli.
“Mi devo toccare il piercing?”
“Sì, Sharon!”
“Così?” Dico sfiorando e toccando leggermente il punto luce.
Altri sospiri. Ma che hanno questi stasera?
“Si, Sharon proprio così. Detto  molto semplicemente: devi ballare sensualmente, in modo sexy, muovi in continuazione i capelli, toccati il piercing e falli venire tutti nelle mutande!”
Bei consigli. Ottimo, direi.
Male.
Male.
Male.
Sto messa male.
“Ci manca ancora qualcosa, però. Ecco ci sono! Sharon muovi un po’ i capelli, fai in modo che siano più gonfi, più spettinati, e fatti mettere un po’ di matita e di mascara!”
Agli ordini Capitano!
“Signorsì!”
“Non sei simpatica.” Mi risponde Ludovica, credo infastidita.
“Nemmeno tu lo sei.” Le dico facendo la linguaccia.
“Ragazzi e ragazze, adesso saliranno sul palco due ragazze che si sfideranno. La sfida consiste nel ballare due canzoni e, alla fine, sarete voi a giudicarle, e noi ci baseremo sugli applausi. Nessuna regola, nessun esclusione di colpi. Che vinca il migliore, anzi la migliore!” E’ il DJ. E’ ora. Si parte.
Forza Sharon.
“Ce la faremo Sharon. Vinceremo noi.” Ludovica mi conforta sempre, mi da sempre la forza di cui ho bisogno.
“Lo spero, davvero. Non voglio dargliela vinta.”
Detto questo ci abbracciamo forte, uno dei nostri abbracci più veri e più belli. Sono quegli abbracci che ti trasmettono tutto, che ti danno il coraggio.
“Forza, forza!” Mi urla Ludovica nell’orecchio.
Intanto sul palco è salita Alessia, insomma balla bene, lei e anche la sua amichetta che l’ha accompagnata. E’ anche sensuale, la stronza!
Balla due canzoni sconosciute a me e credo anche da Ludovica, visto la faccia interdetta che ha.
“Mhm non balla male, anzi.. però le manca qualcosa, non è abbastanza sensuale, nonostante sia quasi nuda. Per me puoi farcela Sharon. Devi farcela.” Andrea e le sue perle.
“Anche per me puoi farcela. Insomma sembra un ippopotamo zoppo, quella lì.” dice Christian. E mi stupisce. Davvero tanto. Lui è il solito ragazzo stronzo in tutto e per tutto. Non fa mai niente senza un tornaconto personale. Non fa mai niente per nessuno. E non mi riferisco solo a cose materiali, ma anche a consigli o in cose del genere. Esiste solo lui.
“Grazie.” Rispondo semplicemente.
L’esibizione di Alessia è finita e il pubblico ha apprezzato tanto, davvero tanto.
“Questa era Alessia, adesso salirà Sharon accompagnata dalla sua amica. Forza ragazze!” Il DJ ci chiama, è il nostro turno.
Mentre ci stiamo dirigendo verso il palco, Ludovica mi dice qualcosa..
“Sharon ricorda che sono uomini. E ho detto tutto.”
Messaggio ricevuto, ragazza.
Forza Sharon, puoi farcela.
Ce la devo fare.
 
 
 
Io e Ludovica avevamo deciso le canzoni da ballare: ‘The other side’ di Jason Derulo e ‘Play Hard’ di David Guetta. Già le canzoni erano un programma.
 
 
Appena salite sul palco un forte urlo, insieme a delle frasi, ci accoglie.
“A belle dopo venite a casa con me!”
“Spogliatevi!”
“Che porche che siete!”
Maiali . Porci.
Si salvi chi può.
 
 
Non avevamo pensato a nessuna coreografia in particolare, come invece aveva fatto Alessia. Avevamo deciso, di comune accordo, di improvvisare, letteralmente. So, per certo, conoscendo Ludovica, che non si metterà in mostra, ma lascerà il palco a me. E’ una cosa mia con quella stronza. La devo risolvere io.
 
 
Inizia la prima canzone, quella di Jason Derulo, e cerco in tutti i modi di essere sensuale. Anche se credo più di somigliare ad una scimmia.
Così non va bene.
Faccio vagare il mio sguardo tra la folla, quando, inaspettatamente, incontro quello di Christian. Anche se da lontano, riesco a notare che ha uno sguardo strano. Non so spiegarlo del tutto. Sembra quasi…meravigliato.
E poi, improvvisamente, mi sorride e alza i pollici. Un sorriso vero. E proprio in quel gesto che prendo ulteriore coraggio.
Ricomincio a ballare, stavolta in modo sexy, e di questo ne sono sicura, visto che il ‘pubblico’ sta urlando come impazzito.
Voglio sentirmi libera per davvero, per una volta, una sola volta. Libera di essere quella che non sono; libera di dimostrare agli altri che si può essere sensuale, in un determinato momento, anche se non lo si è quotidianamente.
Muovo i capelli.
Ancheggio in modo provante.
Sfioro il piercing all’ombelico .
La musica finisce e fischi assordanti sono rivolti a noi.
Sono felice. Lo sono davvero. Non so se vincerò – anche se lo spero – so solo che è stato bello. Emozionante.
Mi sono dimenticata anche di Ludovica e questo è già un tutto dire. Ero concentrata, sentivo solo il mio corpo e gli sguardi che mi lanciavano. Mi sono sentita desiderata. Ed è sempre bello per una donna, non negatelo.
“Ed eccoci arrivati alla fine. Complimenti ad entrambe le ragazze. Ma è ora di decidere. Partiamo da Alessia. Chi vuole che vinca lei? Dimostratecelo con gli applausi!” Il DJ è arrivato sul palco.
Le rivolgono tanti applausi. Alessia mi guarda e sembra soddisfatta, è sicura di vincere.
Non ho ‘paura’. Non ne ho mai avuta.
“Bene. Alessia hai ricevuto tanti apprezzamenti, complimenti. Adesso tocca a Sharon. Buona fortuna.” E’ il nostro turno.
Che la Madonna ci accompagni.
 
 
Mi aspettavo di essere andata abbastanza bene… ma non così bene. Sembra uno stadio, con tanto di cori e Ultras. Tanti applausi, tantissimi. Io e Ludovica ci abbracciamo, perché ormai lo sappiamo: abbiamo vinto noi. Noi.
“Si è capito, mi sembra chiaro: la vincitrice è Sharon insieme alla sua amica Ludovica. Complimenti ragazze, siete state bravissime!” Il DJ annuncia ufficialmente la nostra vittoria e si complimenta con noi.
“Grazie!” Rispondiamo io e Ludovica in coro.
Sto per scendere dal palco insieme a Ludo, ma poi mi blocco. Devo prendermi la mia rivincita.
Mi avvicino ad Alessia – che ha un broncio grande quanto una casa e gli occhi che lanciano fiamme – e al suo orecchio dico queste parole..
“Hai visto un po’ chi è la migliore? Ma sai, devo dirti la verità, a me non interessa essere la migliore, a differenza tua. Io sono semplicemente io. Tu invece chi sei, Alessia? Chi sei?
Te lo dico io: sei marcia dentro. Io vado dai miei amici, perché io a differenza tua ce li ho. Ciao puttana, alla prossima.” Non la guardo nemmeno in faccia, mi basta la sua non-risposta.
Sono fiera di quello che ho detto, di come mi sono comportata, ma soprattutto sono fiera della persona che sono.
Torno da Ludovica che mi stava aspettato.
“Che le hai detto?” Mi domanda subito.
“Mi sono presa un’altra rivincita.” Le rispondo radiosa.
“E brava alla mia migliore amica!”
Io e Ludovica scendiamo dal palco entusiaste e appagate, ma soprattutto con una gran voglia di festeggiare e di spaccare  il mondo. Ed è molto coinvolgente.
Ci dirigiamo verso gli altri, e noi non li lasciamo nemmeno parlare, perché ci fondiamo subito su di loro e li abbracciavo uno ad uno. Tutti.
“Brave. Brave! Siete state fantastiche!” Si complimenta con noi Andrea.
Intanto io continuo ad abbracciare tutti…e quindi anche Christian. In realtà non so come mi ci sono trovata tra le sue braccia, non so se ci sono andata di mia spontanea volontà oppure se qualcuno mi ci ha buttato. So solo che sto bene.
So solo che le sue mani si trovano sulla mia vita, e mi stringono, forte.
So solo che io sto ispirando il suo profumo a fondo e che anche lui sta facendo lo stesso: sta annusando i miei capelli.
So solo che il contatto del mio ventre nudo con la sua camicia è bello e mi accende.
So solo che le sue mani si sono spostate. Adesso stanno accarezzando la mia pancia e stanno sfiorando il mio piercing.
So solo che è giunto il momento di staccarmi perché non mi piace quello che sto provando. Per niente. E’ tutto troppo. Troppo strano, troppo diverso dal solito.
E così mi stacco e, con un po’ di coraggio che mi è rimasto, lo guardo in faccia, e quello che vedo mi sconvolge.
Ha gli occhi lucidi e sorride.
“Sei stata brava.” Ma la sua voce è un controsenso. E’ fredda. Come il ghiaccio. Senza emozione, senza niente. E’ spenta. Vuota.
“Dai ragazzi, festeggiamo. La festa inizia ora!” Andrea mi riscuote dai miei pensieri.
E io non mi ero accorta di essere ancora di fronte a Christian.
Non mi ero accorta che lui non aveva smesso neanche un secondo di fissarmi. Per togliermi da questa situazione è meglio se sloggio, faccio finta di niente, e festeggio insieme agli altri.
Ma voltandomi verso destra, incontro lo sguardo di Lorenzo – migliore amico di Christian – che mi osserva in modo attento, senza staccare gli occhi da me. Mette soggezione. Davvero tanta.
 
 
 
L’avevo detto che questa serata l’avrei ricordata per sempre. E così sarà. 










 
Angolo "scrittrice":

Ecco a voi il secondo capitolo. 
Grazie tante a tutte quelle persone che hanno recensito, che hanno messo la storia tra le preferite e chi l'ha messa tra le seguite. 
Grazie a tutte. 
Spero che il capitolo vi piaccia. 
Avevo deciso di pubblicare ogni venerdì. Una volta a settimana. Escudendo le vacanze, dove credo di poter pubblicare più spesso. 

Fatemi sapere cosa ne pensate, di tutto: dei personaggi, dei loro caratteri, dei loro atteggiamenti, dei loro comportamenti, se vi piacciono oppure no; della storia. Accetto tutto. Soprattutto le critiche.

A presto! 

 
 

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


 


L'odio è amore contro l'amore.



 

Vengo svegliata, brutalmente, dalla sveglia che mi avverte che è ora di alzarsi: 07:00.
Mi metto seduta sul letto e ripenso alla serata di ieri. A quello che è successo. Al contatto che ho avuto con Christian, e al suo tono di voce subito dopo. Allo sguardo di Lorenzo.
Troppe cose. Troppe cose in una sola sera. In pochissime ore.
Io e Christian non abbiamo mai avuto un contatto fisico. Mai. E mai avrei pensato di averlo. Insomma, mi ha destabilizzato. Da una parte credo sia normale: è una persona che odio, che non ho mai conosciuto davvero, non ho mai avuto dei rapporti stretti, e poi, improvvisamente, anche se per un motivo futile,  mi ritrovo tra le sue braccia. E’.. strano e illogico. Dall’altra parte, invece, ci sono le mie sensazioni. Positive e negative.
Decido di non pensarci troppo, e inizio a vestirmi: jeans a cavallo basso, una canotta bianca, e una camicia a quadri.
Dopo cinque minuti mi trovo al piano di sotto, da sola. I miei, purtroppo, iniziano presto la giornata.
Prendo borsa, giubbinetto e chiavi.
 
Inizia una nuova giornata.
 
Quando sono davanti al cancello della scuola sono le 08:00. Arrivo sempre in anticipo a scuola, non so perché, è diventata un’abitudine. Non pensate che sia una secchiona. Non lo sono. A scuola faccio il minimo indispensabile per andare avanti.  Ludovica, invece, è la solita ritardataria ed è lei una secchiona!
 
 
Inizio a salire le poche scale che mi dividono dall’edificio. Quando alzo lo sguardo, noto che, appoggiati al muro, ci sono Christian e Lorenzo che fumano. Non si sono accorti di me, non ancora, fortunatamente.
Ma visto che io con la fortuna non vado d’accordo, appena metto piede sull’ultimo scalino, si voltano verso di me.
Mi sento stranamente agitata, irrequieta.
Mantieni la calma. Sono solo Christian e Lorenzo. Nessuno di importante.
Certo.
Cerco di camminare nel modo più naturale possibile, e credo di risultare abbastanza normale, se solo non fosse che ho gli occhi puntati al pavimento.
Da quando abbassi lo sguardo?
E vaffanculo!
Quando decido di alzare gli occhi, me ne trovo altri due davanti.
Matteo.
Tutte oggi devono succedere!
“Buongiorno, Sharon.”
“Ciao, Matteo” Rispondo tranquillamente. Non c’è imbarazzo, almeno da parte mia. Certo è strano non avere più il rapporto di prima, ma mi sembra anche normale, visto che non siamo più una ‘coppia’.
Sento due paia di occhi che mi osservano. Stranamente, so già a chi appartengono.
“Devo andare.” Dico tranquilla. Trovo inutile tutta questa situazione.
“Certo. Ciao.”
Prendo un respiro profondo ed entro in quella gabbia di matti.
Essendo presto decido di posare la borsa in classe, e andarmi a fumare una sigaretta fuori, fregandomene di quei due.
A testa alta. Sempre.
Giusto.
Sfilo una sigaretta dal pacchetto, e la incastro tra le labbra, contemporaneamente apro la porta per uscire fuori. Faccio un passo, e non di più. Qualcuno, urlando, mi viene a finire addosso, e io, inevitabilmente, cado con il sedere per terra.
“Cristo santo!” Impreco urlando come una pazza.
Una giornata di merda.
“Sharon, ma che ci fai per terra? Ti devo dare una notizia bellissima! Ma che dico? Stupenda. Una notizia stupenda!” Stamattina Ludovica non sta bene. Per niente.
“Ma che cazzo hai?! Mi hai fatto cadere tu! E aiutami!”
Ludovica sembra confusa, anzi sembra avere la testa da un’altra parte, poi come se si fosse risvegliata, mi aita ad alzarmi.
Mi tocco il sedere, fa un male cane!
 
“Che hai da urlare come una pazza?!”
“AH, non puoi immaginare. Non puoi proprio! E’ una cosa incredibile! Irripetibile, eccezionale!”
Ma perché?! Perché ho un’amica così cretina?
“Se me lo dici magari lo so anch’io!” Rispondo nervosa.
“Te lo dico subito, ma mantieniti forte, mi raccomando!”
“Parla.”
“Siamo state invitate ad una festa. Alla festa. La festa di Giulio. Quest’anno ha deciso di affittare una casa. Una grande casa. Precisamente ‘Casa Fun’*. Ma ti rendi conto?! Noi. Noi siamo state invitate! Non ci credo!”
“Ah.” Bella risposta, no?
Spieghiamo un po’ di cose:
1. “Casa Fun” è una casa grandissima. La prima regola, in quella casa, è divertirsi, per questo è chiamata in quel modo. Di solito viene sempre affittata per delle grandi feste, come in questo caso.
2. Giulio, l’organizzatore della festa, è il ragazzo che piace a Ludovica, nonché rappresentante d’Istituto. Ogni anno , prima di natale, organizza sempre qualcosa, precisamente feste che, a detta di tutti, sono stratosferiche.
3. Io e Ludovica non siamo state mai invitate, il motivo è sconosciuto ad entrambe. A me non è mai importato, a Ludovica, invece, molto. E mi sembra anche normale: è il ragazzo che le piace.
 
“E questa è la tua risposta?” mi domanda Ludovica delusa.
“Sinceramente Ludo: non mi interessa. Non mi è mai interessato. Non capisco perché gli altri anni non ci abbia mai invitate mentre adesso si. Per quale motivo?
Non ci vado. La vedo una presa per il culo. Cosa è cambiato dagli altri anni?”
Mi dispiace smontarle tutto. E’ il mio carattere. Non posso farci nulla. Capisco che per lei è una cosa importante, una cosa bella….ma mi sembra strano.
“Il motivo preciso per cui ci ha invitate non lo so, mi hanno detto solo che, persone vicine a Giulio, hanno saputo di quello che è successo ieri e hanno riferito tutto a lui.”
“Sanno quello che è successo ieri?! Ma com’ è possibile?”
“Non lo so.”
“Non riesco a capire il nesso tra le due cose.”
“Io una mezza idea ce l’avrei.”
“Cioè?”
“…insomma, siamo sempre state delle ragazze  non in mostra, mai al centro dell’attenzione, mai qualcosa di eclatante su cui parlare, poi, ieri sera, per come la vedono gli altri, è cambiato un po’ tutto. Siamo state al centro dell’attenzione. Sei stata al centro dell’attenzione. Eri diversa agli occhi degli altri. Quindi, secondo la mia ipotesi, è questo il motivo per cui ci hanno invitate.”
“Ero diversa agli occhi degli altri?”
“Sì, Sharon, lo eri.”
“In che senso? Ho solo sculettato in una maniera esagerata, niente di diverso da quello che fanno altre ragazze di questa scuola. Perché tutta questa attenzione? Non capisco.”
“Semplice Sharon: da te nessuno se lo aspettava. Nessuno si aspettava che fossi diversa. Avevano sempre pensato e creduto che tu fossi una ragazza acida e basta. Niente di più, niente di meno. Complimenti ieri sera li hai fatti venire tutti nelle mutande.” Conclude, sorridendo.
“Non tutti.”
La spiegazione che mi ha dato Ludovica potrebbe essere lo stesso motivo per cui, ieri sera, Christian si è comportato in quel modo ed anche allo sguardo finale di Lorenzo.
Potrebbe essere. Oppure no.
Non ci sto capendo niente.
Neanche io.
Stiamo messi bene.
Benissimo.
“Allora, detto questo, che fai? Che hai deciso? Vieni? Andiamo?” Ludovica sembra impaziente di conoscere la mia risposta.
“Quante domande! Non lo so, Ludo. Non andandoci non vorrei dargliela vinta. Insomma, non sono la persona che loro credono. Allo stesso tempo non voglio dargli tutta questa importanza. Non so se capisci quello che sto dicendo. E’ un po’ contorta come cosa.”
“Comprendo quello che stai dicendo, perché ti conosco, so come ragioni. Non so che dirti, che consigli darti. Fai ciò che senti giusto  per te.”
“Grazie” dico abbracciandola.
La campanella ci avverte che è ora di entrare.
“Dai andiamo, ci aspetta un’altra dura giornata. Quella di spagnolo deve interrogare. Hai fatto qualcosa?”
Mi domanda Ludovica.
“Secondo te? Sai quanto odio lo spagnolo, e quanto quella odia me. Non ho toccato neanche una pagina.”
“Chissà perché lo sapevo già!”
“Mi conosci bene”
Entrando dentro con Ludovica, mi rendo conto che Christian e Lorenzo, essendo appostati lì vicino a noi, hanno sentito tutto.
Che mal di testa.
 
 
 
“Ma quella è una grandissima stronza. Una polmonite non la può colpire? Perché?!”
Logicamente mi sto riferendo a quella di spagnolo. Quella grandissima stronza mi ha interrogata e messo 3.
Devo capire che vuole quella. Ce l’abbiamo all’ultima ora, siamo stanchi, e lei pretende un’interrogazione perfetta.
Devo bucarle le ruote della macchina.
Sono d’accordo.
Bene.
“Non bucarle le ruote, teppista!” Mi riprende Ludovica che, come sempre, mi ha letto nel pensiero.
“Ma che hai? Per caso sei una sensitiva?” rispondo scandalizzata.
“Nha”
“Menomale!”
E’ appena suonata la campanella che decreta la fine di questa giornata scolastica. Siamo fuori, appoggiate al muretto, e aspettiamo che la mandria di studenti diminuisca, così da non ammazzarci.
“Oh, guarda un po’ là!” Ludovica mi indica un punto preciso.
Mi volto subito a guardare, e quello che vedo mi fa morire dalle risate. E’ ridicolo, del tutto! Vi starete chiedendo di cosa si tratti, o meglio di chi si tratti. Ve lo dico subito: Alessia – avete capito chi. La puttana. – che ci prova spudoratamente con Matteo. Scoppio a ridere come una pazza, e mi accascio a terra, attirando così l’attenzione di quei pochi studenti che sono rimasti. Ludovica mi guarda e credo che, tempo altri due minuti e scoppierà anche a lei, a ridere ovviamente.
“Che avete da ridere tutte e due? Sharon stai bene?” E’ arrivato Andrea. Insieme a lui anche gli altri ragazzi, anche Lorenzo e Christian.
“Guarda là!” riesco a risponderlo tra le risate.
“Oddio!” risponde lui.
“Non si rende conto che lui non la considera di striscio.” Continua.
“E’ intelligente. Sa com’è fatta.” Lo informo io.
“Io dico che è per un’altra cosa.”
“Cioè?”
“Ho sempre pensato che lui ti voglia ancora.”
BOOM! E’ scoppiata la bomba.
“Eh?”  Scandalizzata. Al massimo. Non c’ho mai pensato. Mai. Ho sempre dato per scontato che per lui fosse finito tutto. Come per me. L’abbiamo deciso entrambi.
 “Hai capito. Guardalo! Alessia gli sta buttando le tette in faccia. E ok, come dici tu, lui è intelligente  e sa come si comporta, ma non dimenticare una cosa: è un uomo. E quando ad un uomo gli servi su un piatto d’argento la tua merce, non rifiuta. Nessuno rifiuta. Nessuno. Nemmeno il più intelligente sulla faccia della Terra. Pensa, Sharon. Pensaci.”
Io non so che pensare. Trovo sia impossibile.
“Chiariamo una cosa: lui non è un uomo, quindi… di cosa stiamo parlando.” Christian.
“Christian finiscila. Stiamo parlando di cose serie. Non uscirtene con queste battute del cazzo.” Andrea e le sue risposte.
“Non è una battuta. Lui non è un uomo. E con questo ho finito.”
Che cazzo centra Christian in tutta questa storia?
“Christian fatti i fatti tuoi.” Cerco di zittirlo io.
Stranamente ci riesco, però lo sguardo che mi rivolge mi congela il sangue nelle vene.
Quanto è strano questo ragazzo.
Tanto strano.
“Comunque Andrea, non penso che tu abbia ragione. Abbiamo deciso entrambi di lasciarci. Quindi non vedo il perché di questo cambio di rotta. E’ impossibile.”
“Io dico di no, invece.” Andrea è sicuro di quello che dice.
Ludovica non ha detto una parola. Quando non parla vuol dire che sta pensando. E quando pensa Ludovica c’è da preoccuparsi. Bisogna preoccuparsi perché, per prima cosa, si prepara un monologo interiore che poi dovrà esporti. Per seconda cosa, ti fa sdraiare su un lettino, come fanno i psicologhi.
E’ strana, lo so.
 
 
 
Il resto della giornata passa tranquillamente, senza nessun intoppo.
Una volta ogni tanto ci vuole!
Giusto.
La mattina dopo stessa routine, niente di diverso.
Orario: Matematica;
              Matematica;
              Economia Aziendale;
              Informatica;
              Educazione fisica.
Prime tre ore di merda.
Ultime ore eccezionali. 
 
“Non ce la faccio più!”
Dopo quattro ore, di cui tre difficili da sopportare, sono esausta. Per di più oggi non c’è Ludovica. Quindi, si può dire, che sono sola.
Non ho nessun rapporto importante con le mie compagne di classe. Sì, ci salutiamo, delle volte scherziamo, ma niente di intimo. Niente che si avvicini, anche lontanamente, al rapporto che ho con Ludovica.
Se devo dire tutta la verità, trovo più simpatici i maschi della mia classe, escludendo i fighetti che, come detto un po’ di tempo fa, non sopporto.
Diciamo che con loro – con i ragazzi della mia classe, intendo – ho un rapporto un po’ più confidenziale, più sincero, più intimo. Sono sempre stata una ragazza definita, il più delle volte, ‘maschiaccio’: per i miei comportamenti, i miei atteggiamenti, il mio modo di parlare, e soprattutto perché, anche da piccola, giocavo sempre con i maschietti.
Siamo arrivati all’ultima ora: Educazione fisica.
Sia benedetta questa ‘materia’!
I ragazzi hanno deciso di giocare a calcio; le ragazze sono in un angolo che parlano di trucchi, di ragazzi e robe varie.
Io decido, invece, di fumarmi una sigaretta.
Proprio mentre sto incastrando la sigaretta tra le labbra, escono fuori i due inseparabili: Christian e Lorenzo.
Sono veramente inseparabili quei due! Sempre insieme, sempre appiccicati. Dove va uno, va anche l’altro. Se trovi uno, stai sicuro, trovi anche l’altro.
“Guarda un po’ chi c’è: Sharon, la più desiderata dell’Istituto!”
“Christian non fai ridere. Renditi conto che sei ridicolo.” Rispondo a tono alle sue sciocchezze.
“IO ridicolo non me lo faccio dire da TE! Chiaro?!”
E in un secondo me lo trovo addosso. Mi ha spinto contro il muro. Si avvicina ulteriormente, posa le mani sui miei fianchi e li stringe forte.
“Hai capito?” sussurra al mio orecchio. Il suo tono di voce è diverso da quello che ha usato all’inizio, sembra… trattenuto e… stanco.
Non riesco a spiccicare parola, non perché ho paura, ma per un altro motivo che mi è ancora sconosciuto.
 Rimaniamo per non so quanto tempo in quella posizione, nessuno dei due ha intenzione di muoversi: io perché non ci riesco e lui…non so.
Ci sono persone che ci stanno guardando, ma nessuno osa avvicinarsi, neanche il suo migliore amico.
“Lasciami.”
Una sola parola. Solo una riesco a pronunciare. La voce mi trema e non è forma come il solito.
Improvvisamente stacca le sue mani dai miei fianchi e si allontana, senza dire una parola, senza niente.
E se ne va. Rientra dentro sbattendo la porta.
Mi stacco dal muro e prendo un respiro profondo. Gli altri mi guardano, ma non ci faccio caso. Non m’importa. Ho altro a cui pensare.  
Christian non mi ha guardato negli occhi. Lui fissa tutti negli occhi, lì guarda in faccia. Sempre. Questa volta invece non l’ha fatto, ed è strano.
Ma ancora più strano è lo sguardo che mi rivolge Lorenzo. Di nuovo, come l’altra sera.
Sembra sconsolato e.. confuso, credo.
E per la prima volta in vita mia abbasso la testa, abbasso lo sguardo. Abbasso le mie difese.
E’ strano, cazzo. E’ tutto strano.
 
 
Che giornata di merda! 




 
*Nome inventato da me. 


Angolo Autrice.


Ed ecco a voi il terzo capitolo. Come sempre spero vi piaccia. 
Mi scuso. Avevo intenzione di pubblicare prima, purtroppo non è stato possibile. 
Ringrazio le persone che al capitolo precedente hanno recensito, messo la storia tra le ricordate, tra le seguite e tra le preferite.
Grazie. 
E niente. Vi lascio il capitolo. 
Spero di aggiornare presto, anche se non prometto niente.


Ah, come ho scritto in una risposta ad una recensione: Lorenzo avrà un ruolo moolto importante nella storia.
Se vi fa piacere sotto ci sono le foto di alcuni personaggi. 






Ludovica:




Lorenzo:




Andrea:

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***







 






L'odio è amore contro l'amore.





Sono passati tre giorni. Tre giorni normali. Tre giorni in cui non ho mai incontrato, nemmeno per sbaglio, Christian o Lorenzo.
Meglio così.
Non ho raccontato niente a Ludovica di quello che è successo. Sinceramente non ne ho avuto la volontà, il coraggio e la forza. L’ultimo episodio che è successo con Christian mi ha fatto capire, forse - ma forse -  che qualcosa sta cambiando. Qualcosa non è più come prima. E non so come comportarmi, e se è il caso di reagire.
Stasera ci sarà la grande festa. Sì, alla fine mi sono convinta: ci andrò. Ci andrò per un solo motivo: non sono quella che loro credono e lo dimostrerò.
Ho deciso di chiedere a Ludovica qualche consiglio sull’abbigliamento. Le ho imposto solo due cose: deve essere una cosa comoda, e non corta. Mi ha detto che rispetterà queste mie condizioni, anche se ho dei dubbi al riguardo.
Sono le 17:30 e fra mezz’ora Ludovica sarà qui. Mi ha ordinato di aspettarla a casa e di non muovermi per nessuna ragione al mondo.
Ho già paura.
Ludovica è fissata con la moda, ha un armadio zeppo di vestiti, scarpe e cianfrusaglie varie. Io non ci tengo a queste cose, invece. Sono un tipo semplice, jeans e felpa mi vanno più che bene.
Stasera però voglio cambiare. Voglio cambiare il mio look. La mia me esteriore.
Hanno sempre pensato che fossi un maschiaccio, ed è vero lo sono, ma anch’io ho un lato femminile, in fondo, molto in fondo. Solo non l’ho mai mostrato. Il motivo è semplice: non mi sento a mio agio. Lo dico molto semplicemente: non so camminare con un vestito addosso, oppure con un paio di tacchi; le poche volte che ho indossato una delle due cose, la maggior parte delle volte, camminavo con le gambe aperte, stile maschio. Una cosa positiva però c’è: non sono mai caduta sui tacchi. Esaltante, vero?
Magari stasera prendi una bella caduta.
Sempre gentile, caro cervello. Grazie.
 
Sento suonare il campanello, e mi catapulto ad aprire.
E’ Ludovica.
“Ciao amica. I tuoi sono a casa?”
“No. Sono a lavoro.” Rispondo atona.
Sono sempre a lavoro. Nella mia vita sono presenti, ma non del tutto. So che lavorano tutto il giorno per crearmi un futuro e per farmi vivere agiatamente, però questo, delle volte, non basta. Voglio solo la loro presenza fisica. Non chiedo molto. Non ho mai parlato con loro di questo argomento, non voglio angosciarli. Delle volte penso che questi siano pensieri di una bambina piccola.
“Allora mettiamoci a lavoro. Hai la ceretta fatta?” Ludovica interrompe i miei ragionamenti interiori.
“No” rispondo ridendo.
“Donna scimmia! Forza, saliamo sopra a farti questa benedetta ceretta!”
“Agli ordini Capitano.”
E così scoppiamo a ridere.
 
 
Un’ora e mezza, imprecazioni varie, urli isterici dopo, ci troviamo nella mia stanza a scegliere quello da mettere.
“Non ti preoccupare Sharon, ho portato io un vestito per te. E’ perfetto! Assolutamente perfetto!”
“Perché sei così eccitata Ludo?” le chiedo sconvolta.
“Perché?! E me lo chiedi pure? In tutti questi anni che ci conosciamo, non ti ha mai vista con un vestito addosso. Mai. Stasera invece sarai perfetta.”
“Ho i miei dubbi.”
 
 
 
“No, io ‘sto coso non lo metto. Avrò di sicuro freddo. E poi le gambe saranno troppo scoperte!”
Perché mi sono affidata a lei?! Sapevo che non potevo fidarmi.
E invece l’hai fatto, cretina.
“Ma dove lo vedi corto? E poi le cose belle vado fatte vedere, eh.”
“Ma come parli?” chiedo sconvolta.
“Con la bocca, perché?” mi risponde ridendo.
“Tu. Stai. Male. Io quel coso addosso non me l’ho metto!”
“E invece sì.”
“No. No. No.”
“Non fare la bambina!”
E adesso ha ragione.
“Vaffanculo!” le ringhio addosso.
“Eddai, fallo almeno per me! Mi voglio gustare la faccia di quelli appena ti vedranno con questo addosso! Non mi togliere questa soddisfazione, per favore!”
“..va bene. Mi arrendo. Mi devi un favore però, eh.”
“Grazie! Grazie! Grazie!” Perché sta saltando come una bambina sul mio letto?
“Sei un caso perso.” Le dico ridendo.
 
 
Due ore dopo mi ritrovo a fissarmi allo specchio, e credo quasi di svenire.
Quella non sono io. Per niente.
Il vestito mi sta bene, non mi fa sembrare una poco di buono, come sospettavo. E’ bianco, stretto dal seno fino alla vita, poi mi cade più largo lungo i fianchi. L’unica cosa che mi fa storcere il naso è la lunghezza. Per me è troppo corto, mi arriva leggermente più sopra della mezza coscia.
I capelli sono stati accuratamente aggiustati da Ludovica. Sono mossi e leggermente vaporosi e, cosa più straordinaria, sono morbidi.
Il trucco è molto bello, ma niente di laborioso e vistoso. Ludovica ha fatto in modo, con vari prodotti, che i miei occhi siano più esposti e intensi. Sulle labbra ho un rossetto di un colore indefinito, tra il rosso e il rosa acceso.
E mantenetevi forte: per la prima volta, in vita mia, ho dei tacchi ai piedi. Per di più sono molto alti, credo quindici centimetri.
Miracolo.
Mi sento bella, ma per davvero, per la prima volta in vita mia.
E’ una sensazione strana ma, allo stesso tempo, bella.
“Sei uno schianto, Sharon!”
“Ludo, ma…hai gli occhi lucidi?! Stai per piangere?!”
“Sì, cazzo. Sì. Mi sono commossa.”
“Oddio. Ma stai bene?”
“Mai stata meglio! Voglio proprio vedere la faccia di quei fessi! Si preannuncia una bella rivincita!”
Ludovica è molto più euforica di me. Sono felice di vederla così.
Stasera, come sempre, è bellissima. Ha indossato una gonna ad al vita nera, infilandoci dentro una camicia bianca e, infine, ai piedi dei sandali molto alti. Ha deciso di rimanere i capelli al naturale, e di truccarsi pochissimo.
“Stasera farai un figurone! Ne sono sicura!” mi dice Ludovica.
“In parte lo spero. Dall’altra, invece, vorrei passare inosservata. Sono sicura che non riuscirò a sopportare i loro sguardi.” Le rispondo sincera.
“Sharon, per favore, continua come hai sempre fatto, non curarti di loro più di tanto. Ok, hai deciso di andare a quella festa solo per dimostrare a loro che non sei come pensano. Ed è giusto. Ma il tutto si chiude qua. Devi stupirli, non dare loro tutta questa attenzione. Non se la meritano. I loro sguardi saranno la tua forza, questa sera. Per prima cosa devi divertirti. Dobbiamo divertirci!”
“Hai ragione. Perfettamente ragione.” Le dico, finendo il tutto, con un grosso abbraccio.
“Bene. Ora andiamo!”
 
 
Abbiamo deciso di andare in taxi. Il tragitto è durato all’incirca un quarto d’ora, ed è stato tutto molto tranquillo.
Non sono agitata. Ok, forse solo un po’, ma credo sia abbastanza normale.
 
Ci troviamo al di fuori di quest’enorme casa. Se riusciamo a rimanere vive è un miracolo.
C’è un casino di gente, la maggior parte ci è sconosciuta.
La musica è assordante e, da quello che riusciamo a sentire da fuori, dovrebbe esserci anche un Dj barra intrattenitore.
“Dai, entriamo.” Mi incoraggia Ludovica.
“Andiamo.” Le rispondo pronta.
Si entra in scena.
 
Siamo dentro.
Siamo dentro.
Siamo dentro.
Non ci credo mica. E’ stato un casino per entrare: gente che ci spingeva, strattonava, e sì, ci hanno anche palpate.
Schifo, eh?
Lo so. Lo so.
Il peggio è passato.
Non ne sono tanto sicura.
 
“Dove andiamo adesso?” Domando a Ludovica.
“Semplice. Andiamo in un angolo dove tutti possono ammirarti. E no, Sharon, non sto scherzando. Lo sai, lo devi fare. Prendi un respiro profondo e mostrati a loro per quella che sei: una persona bellissima, sia dentro che fuori. Forza amica mia!”
“Credo di farcela. Devo farcela.” Sono pronta. Sono sicura.
E così andiamo dove tutti possono osservarmi. Un lato della stanza, dove prima si trovava il Dj.
Ludovica si mette in un angolo, come per dirmi che devo risolvermela da sola.
E’ giusto così.
Tutti si accorgono di qualcuno che ha preso il posto del Dj. Si accorgono di me. Sembrano tutti meravigliati, stupiti. Li guardo in faccia, uno ad uno. A testa alta. Loro non sono nessuno per giudicare persone che non conoscono. Sono gli ultimi a dover criticare qualcuno.
Credo di avere uno sguardo di fuoco.
Sono tutti in silenzio, il  volume della musica è stato abbassato di parecchio.
Sono al centro dell’attenzione, sotto lo sguardo di tutti, e questo, stranamente, non mi crea nessun disturbo, nessun disagio. Anzi.. mi sento quasi… potente.
All’improvviso mi accorgo che, poco lontano da me, c’è un microfono. Lo prendo senza pensarci. E’ l’istinto che mi guida.
“Siete tutti senza palle. Vi auguro una serata di merda. Per chi non mi avesse riconosciuta, sono Sharon Esposito. Come potete ben vedere possiedo anch’io delle gambe. Vaffanculo a tutti, stronzi. Ah, dimenticavo, ho visto che ci sono parecchie ragazzine con la loro merce ben in vista, mi raccomando, non fatevi mettere incinte. Godetevi la brutta serata.”
Silenzio.
Assoluto silenzio.
Nessun rumore.
Ho detto tutto con un tono di voce così calmo e freddo che quasi non mi riconoscevo da sola. E’ incredibile.
Poso il microfono e tranquillamente mi avvio, insieme a Ludovica, all’angolo degli alcolici.
“Santa Madonna, ma sei stata fantastica! Si sono ammutoliti tutti. Bel discorsetto poi. Sono fiera di te! Vieni qui, fatti stritolare!” E così mi ritrovo tra le sue braccia che mi stringe forte.
E rido. Rido perché sono felice. Rido perché anch’io sono fiera di me stessa.
 
In un momento mi trovo al piano di sopra.
“Dove stiamo andando?” Chiedo a Ludovica.
“Ho mandato un messaggio a Federica poco fa. Le ho domandato dove fosse lei e anche gli altri, ha detto che sono tutti qui, al piano di sopra, in una stanza, insieme ad altri.”
“Perché sono in questa stanza?” domando.
“Perché sotto c’è troppo casino e troppa gente.”
“Ah.”
Siamo arrivati alla famosa stanza. Ludovica sta per aprire la porta, mentre rifletto sulle sue parole…
…dove fosse lei e gli altri… sono tutti qui..
Tutti? Quindi anche… quei due. No!
No.
“No!”
“Eh?!” Ludovica sta per spalancare la porta.
Scappare.
Devo scappare.
Teletrasportati.
“Devo andare in bagno!” Le dico con voce stridula.
E scappo via.  Letteralmente.
 
 
Sono dieci minuti che  sto chiusa in questo bagno.
Dio mio che mi viene? Perché sono scappata? Non è da me.
Mi guardo allo specchio. Ho le guance rosse e gli occhi impauriti.
Mi devo dare una calmata. Devo ritornare la Sharon di prima.
Mi dò una rinfrescata. Mi calmo mentalmente.
Riguardo il mio riflesso e posso andare. Sono tranquilla, almeno fuori.
 
Petto in  fuori, pancia in dentro, spalle alte.
Ed entro in quella stanza. Improvvisamente si fermano tutti.
Mi prendo il lusso di perlustrare per bene la stanza e le persone al suo interno.
Ci sono proprio tutti. Tutti. Anche quei due.
Forza. Coraggio.
Sento il loro sguardo addosso.
Non abbasso lo  sguardo. Improvvisamente quest’ultimo si scontra con quello di Christian, vedo i suoi occhi che mi osservano dalla testa ai piedi. Ha gli occhi sgranati e, quando mi guarda negli occhi, credo di poter morire all’istante. Perché mi guarda così?
I suoi occhi sono strani: più lucidi, più accesi, brillano quasi, e sono concentrati su di me.
Sono io a rompere il contatto visivo.
Non ho retto a lungo.
Vedo venire verso di me Federica, e le sorrido sinceramente.
“Sharon, ma sei bellissima!” mi dice abbracciandomi.
Basta con i complimenti!
“Grazie.” Rispondo quasi.. stanca.
Ritorna in te.
Ci sono.
Vedo Andrea che mi sorride e mi mostra i pollici, ricambio il sorriso e mi avvicino a lui.
“Dopo dobbiamo parlare, io e te.” Mi dice fra i capelli, in modo che possa sentirlo solo io.
“Lo so. Ti sei accorto di qualcosa, vero?” E’ inutile girarci intorno: con Andrea è inutile spiegarsi, lui capisce tutto prima.
“Sì.” Mi risponde sicuro.
“Dopo.”
Intanto mi accorgo che Ludovica non mi ha tolto gli occhi di dosso. Si è accorta anche lei che qualcosa è diverso da prima, le faccio un cenno con le mani, in modo che capisca che le parlerò dopo, insieme ad Andrea.
E’ ora di affrontare, anche con Ludovica, questo discorso. Insomma.. ho  bisogno anch’io di sfogarmi.
Per di più adesso Christian non mi degna più di uno sguardo, per compensare però c’è il suo amico che non mi stacca gli occhi di dosso.
Ma che cazz…
Ma poi perché mi interessa se Christian mi lanci o no delle occhiate?
Cribbio, vorrei urlare dalla frustrazione.
Mi rendo conto, solo ora, che ci sono anche altre persone che non conosco affatto in questa stanza.
Ma chi se ne frega di questi.
Mi fanno male pure i piedi. Di bene in meglio!
“Facciamo il gioco della bottiglia?” propone un ragazzo a me sconosciuto.
Tutti accettano, io sono titubante, poi alla fine vengo convita dai presenti.
In realtà ho sempre odiato questo stupido gioco. Non so precisamente il perché.
“Naturalmente non giocheremo a quello, come dire.. tradizionale, ci saranno altre regole. All’inizio è un normale gioco della bottiglia, poi dopo quando si dovrà decidere cosa fare all’avversario  ci saranno solo: bacio a stampo, bacio con la lingua, succhiotto, palpatina e infine… bacio appassionato con toccatine varie. Se qualcuno vuole tirarsi indietro, non vuole fare una cosa che gli è stata chiesta, dovrà togliersi un indumento e non indossarlo fino alla fine del gioco. Mi dispiace tanto per le ragazze che hanno indossato un vestito, perché dovrete rimanere in intimo.” E mi lancia un’occhiata.
Questo è un ninfomane. E’ malato!
Purtroppo non possiamo più tirarci indietro. Non posso più tirarmi indietro.
In che guaio mi sono cacciata.
Aiuto.
 



 
Spazio Autrice.

Scusate, avevo intenzione di pubblicare prima. Purtroppo, sono sorti dei problemi che mi hanno impedito di scrivere.
Questo è il quarto capitolo. Spero vi piaccia. 
In relatà il capitolo doveva finire diversamente, poi però mi sono allungata, e mi sono ritrovata a dividerlo in due.
Posso dirvi che nel prossimo ci sarà il botto. Interpretatelo come volete.. lascio alla vostra immaginazione.
Ringrazio ancora tutte quelle persone che stanno seguendo la storia, che l'hanno messa tra le preferite e chi, invece, nelle ricordate. 
Grazie anche alle persone che leggono 'silenziosamente'.
Per me è molto importante.
Volevo chiedervi di passare a leggere il prologo dell'altra mia storia. Se vi fa piacere e se ne avete voglia. 
Sotto vi lascio la foto dei protagonisti, e dei vestiti delle due amiche.
Al prossimo capitolo!



Sharon: 



Il suo abbigliamento alla festa:



Vestiti di Ludovica:




Christian:


 

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***



L'odio è amore contro l'amore.


Io mi sento male. Sta per finire il mondo, me lo sento.
Perché sono così drammatica?
Semplice. La bottiglia ha indicato tutti loro: si sono baciati tutti con qualcuno. Andrea ha baciato –con la lingua - Ludovica, lei è totalmente sconvolta. Io, forse, più di lei. Il bello è che Andrea ci ha preso gusto, sono durati un paio di minuti quei due, senza mai staccarsi.  A me, fortunatamente, non è toccato ancora nessuno.
E questo non è neanche un bene, pensandoci.
Siamo 20 di noi in cerchio e, fra poco, è il mio turno. Devo solo essere fortunata, almeno una volta.
Devo solo sperare che non mi capiti uno di quei due.
Mi ci vedete? Io che bacio Christian o Lorenzo?
Non scherziamo.
“Ehi, Zuccherino, adesso tocca a te. Sembri sulle nuvole, a cosa o a chi stai pensando?” mi domanda quel maledetto che ha proposto questo gioco di merda.
Quanto mi sta sulle palle.
“A tuo fratello nudo.” Rispondo gelida, guardandolo negli occhi.
Una cosa che dovete sapere di me è che, quando sono agitata, divento volgare, più del solito.
Quel grandissimo cretino rimane a bocca aperta, mentre sento gli altri ridacchiare. Non volto il viso nella direzione di quei due, ma sento lo stesso il loro sguardo addosso, e la risatina di Lorenzo. Christian, invece, a quanto sento, è impassibile.
Meglio così.
“Beh, lui ce l’ha un fratello. Si chiama Matteo. Matteo Archi. Il tuo ex.” Risponde un ragazzo della cerchia.
Ma allora questa è proprio sfortuna!
Cerco di mostrarmi impassibile, come se questa informazione non mi abbia sconvolta.
“Allora non è niente che non ho già visto.” Rispondo fredda.
Istintivamente il mio sguardo si posa sulla figura di Christian, e noto che i suoi occhi vogliono ammazzarmi. Mandano frecce ardenti.
Quanto vorrei prenderlo a schiaffi, ora, in questo preciso momento. Che gli ho fatto adesso?
Niente.
Appunto.
Adesso che ci penso, io non sapevo che Matteo, il mio ex, avesse un fratello. E, proprio ora, mi rendo conto che io di lui, della sua vita privata, della sua famiglia, non sapevo, e non so, niente. Assolutamente niente.
Questo dimostra, ancora una volta, che il nostro, era un rapporto prettamente fisico, niente di sentimentale, niente di coinvolgente.
Credo che dovrei chiarire con Matteo, questa volta per davvero.
Appunto mentale: parlare con Matteo.
“Allora vogliamo muoverci! Vogliamo fare notte?” mi riscuote uno di loro.
“Che decidi di fare?” mi domanda quello che mi ha rivelato l’esistenza del fratello del mio ex.
“Bacio con la lingua.” Rispondo di getto, senza pensarci.
Voglio proprio vedere se ti capita uno di quei due.
Fanculo.
Afferro con foga la bottiglia e la faccio girare. L’attenzione di tutti è su di me.
In questi pochi secondi che passano, dentro di me c’è adrenalina. Adrenalina pura. Niente più ansia, come pochi minuti fa.
La bottiglia si ferma, e indica un punto ben preciso. Guardo attentamente in quella direzione, e mi rendo conto che dovrò baciare Leonardo. Un fighetto insopportabile della mia classe.
Mi è andata bene.
“Allora Leonà, che vuoi fare? Accetti?” domanda il fratello di Matteo. Ormai è lui che conduce il gioco.
A me non frega più di tanto la sua decisione. E’ una cosa che mi fa rimanere tranquilla.
Vedo Leonardo venire nella mia direzione, mi porge la sua mano per aiutarmi ad alzarmi, e la afferro.
Mi guarda negli occhi e risponde..
“Accetto.”
Non ho neanche il tempo di metabolizzare quello che ha detto, che mi ritrovo le sue labbra incollate alle mie.
Sono morbide, le sue labbra. E’ un bacio normale, semplice. Niente di passionale o di dolce. Ricambio istintivamente, ma non chiudo gli occhi, a differenza sua.
Ha un sapore amichevole, sicuro.
Non me lo aspettavo.
Dopo pochissimi secondi ci stacchiamo, ci guardiamo e, spontaneamente gli rivolgo un sorriso, quasi dolce.
Stranamente mi risponde con un sorriso radioso. Si avvicina al mio orecchio e mi ringrazia.
Per cosa poi? Boh.
Ritorno al mio posto con lo sguardo di tutti puntato addosso.
 
 
E’ il turno di Andrea, ha ri-scelto il bacio con la lingua.
La bottiglia gira e, alla fine, indica Christian.
Istintivamente scoppio a ridere, mantenendomi anche la pancia. Vedo Christian incenerirmi con gli occhi, e mi fermo.
“Rifiuto.” Risponde il maledetto.
“Bene. Già sai cosa fare: liberati di un indumento.” Gli ricorda il fratello di Matteo, che ho scoperto chiamarsi Simone.
Christian mi rivolge uno sguardo intenso.
Ma che vuole?
Lo vedo alzarsi e, guardandomi fissa, come se volesse sfidarmi, si sbottona la camicia.
Manca poco e apro la bocca per sbavare.
Da dove cazzo sono usciti quegli addominali, pettorali…tutto quel bel di Dio?!
Ce l’ha sempre avuti.
Ma dove?!
Dio santo, vorrei sbattere la testa contro un muro! Quanta frustrazione!
Stronzo. Stronzo. E ancora stronzo.
Sa di avere un bellissimo – mi duole ammetterlo – corpo, e lo sfrutta, lo stronzo!
Che pena! Quanta pena mi fa!
“Bene, avanti con il prossimo. Lorenzo tocca a te.”
Che serata di merda!
Riesco solo a sentire una piccola frase: “Bacio con la lingua.”
Poi mi perdo nei miei ragionamenti cretini: cioè, parliamoci chiaro: qui si sta sfiorando il limite del ridicolo. Questi sono tutti pazzi e pervertiti – mi metto pure io - , per di più stanno scegliendo tutti ‘il bacio con la lingua’. Mettiamo pure il fatto che Christian è a petto nudo. Petto nudo. Tartaruga. Pettorali. Non so se mi spiego. A me si stanno risvegliando gli ormoni.
Sarà perché non faccio sesso da un po’. Sicuro.
Certo. E’ proprio per questo motivo che, tutto ad un tratto, i tuoi ormoni si sono svegliati.
Cert…
“Oi, ci sei? Guarda che la bottiglia ha indicato te!” mi ridesta uno del cerchio.
Ma chi ti conosce?
“Eh?” rispondo, sulle nuvole. Non è mica colpa mia se hanno interrotto il mio ragionamento interiore.
“Devi baciare – con la lingua – Lorenzo. La bottiglia ha indicato te.”
Mi sono fermata alla prima frase.
Ditemi, questa è fortuna pura, vero?
“Allora che vuoi fare?” continua quello.
Col cazzo che lo bacio.
Non ci penso nemmeno morta.
Però con Leonardo hai accettato, anche se non lo sopporti, perché con Lorenzo no?
Mi sembra logica la risposta: è amico di quel cretino di Christian.
“Rifiuto.” Rispondo sicura.
Tutti mi fissano meravigliati.
Non ve lo aspettavate, eh?
“Spogliati.” Continua, ancora, quello.
Ma che è un film porno?!
Menomale che non mi vergogno a stare in intimo davanti ad altre persone.
Semplicemente non vedo che differenza ci sia tra intimo e bikini. Per me è la stessa cosa.
Sbuffo e mi alzo di malavoglia.
Chiedo a Ludovica di aprirmi la cerniera dietro al vestito. Lei lo fa e, prendendo un piccolo respiro, prendo i bordi del vestito e lo alzo, fino a togliermelo del tutto.
Do un’occhiata a quello che indosso.
Non male: un completino, in pizzo, verde smerarlo. Reggiseno a balconcino, e slip semplice.
Niente di imbarazzante.
Ma appena rialzo gli occhi e incontro, per puro caso, quelli di Christian, mi rimangio tutto.
E’ imbarazzante, molto imbarazzante.
Mi sento andare a fuoco. Mi perlustra in lungo e in largo. Forma per forma. Centimetro per centimetro.
Così non va bene.
Per niente.
Non mi ha mai guardata in questo modo. Come se volesse mangiarmi.
Il bello è che non riesco a staccare i miei occhi dai suoi. E’ affascinante. Inebriante. Sconvolgente.
Io: mezza nuda, con solo l’intimo addosso; Lui: a petto nudo, senza maglia.
Sembra di essere in un universo parallelo.
Come vorrei accarezzare quei addominali!
Ops.
Un attimo. Cosa ho appena pensato?!
Cribbio, ma che mi sta succedendo?!
Appena mi rendo conto di quello che ho pensato, stacco il mio campo visivo con Christian.
Stiamo scherzando, vero?
Ok. Qui tutti sono in grado di arrivare ad una conclusione, la più plausibile: sono attratta da lui.
Ma è impossibile. Non l’ho mai sopportato. Mai.
Magari c’è altro dietro.
Sì, decisamente.
Devo andare a letto con qualcuno. Ora!
Non sono una che va con il primo che capita, capitemi. Infatti, l’unico uomo che è entrato fra le mie gambe è stato Matteo. Con Matteo è stato solo sesso. Sano sesso, sì.
Sono un tipo che, il più delle volte, quando non è razionale, asseconda i suoi stimoli, il suo istinto. E’ questo che mi ha portato a perdere la mia verginità con Matteo, ed è anche questo, che mi ha fatto proseguire.
Non mi pento. Assolutamente no. Doveva andare così, semplicemente.
Certo, ammetto che ‘fare l’amore’ è altro. Sono altre sensazioni, altre emozioni. Quelle che io non ho provato fino ad ora. Ma non ho mai cercato, per adesso, quelle sensazione, quella beatitudine.
Sono stata attratta altre volte da altri ragazzi. La mia ‘cotta’ si è conclusa dopo una settimana. Quindi non mi preoccupo: se, nei confronti di Christian, ho una piccola, ma piccolissima, attrazione fisica, entro massimo una settimana, mi passa. Sicuro.
Deposito il vestito sulla sedia accanto a me, e rialzo, di nuovo, lo sguardo.
Molto probabilmente sono tutta rossa. E quello stronzo di sicuro non aiuta.
Christian=Stronzo.
Come suona bene!
Come mi diverto ad insultarlo!
Punto gli occhi sul mio divertimento personale e lo guardo apertamente.
Cosa ha fatto lui prima?
Mi ha sfidato.
Adesso l’ho fatto io.
Beccati questa.
So di avere un corpicino niente male, ne sono consapevole.
Come ha sfruttato lui la situazione prima, adesso lo faccio io.
Credo che tra me e Christian sia sempre stata una questione di sfida, sul prevalere sull’altro. E’ stato così fin dal primo giorno di scuola, la prima volta che l’ho visto.
Non ci siamo mai sopportati. Il motivo è semplice: abbiamo caratteri diversi.
Lo vedo strabuzzare gli occhi, e  gongolo di soddisfazione.
Così impari a provocarmi.
 
Il giro continua tranquillamente.
Io sono ancora agitata. Mi sento troppo esposta.
E non è perché sono mezza nuda.
Mi sento al centro dell’attenzione. E io lo odio.
 
Il gioco continua senza niente di particolarmente rilevante per me: ho dato un semplice bacio a stampo ad un ragazzo che non ho mai visto ma, tutto sommato, va bene così, poteva andarmi molto peggio, ne sono consapevole.
Adesso è di nuovo il turno di Christian, che ha ri-acquistato la sua solita aria di strafottenza e sicurezza.
Non so perché ma non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi movimenti.
“Però, sinceramente ragazzi non potete scegliere tutti il bacio con la lingua; facendo così il gioco diventa noioso. Allora Christian, che scegli?” Gli domanda Simone.
“Bacio con toccatine varie.” Risponde lui, tranquillamente.
“Ah, finalmente qualcuno che cambia un po’.” Replica Simone.
Christian rimane impassibile. Afferra la bottiglia e la fa girare sul pavimento.
Proprio come prima, osservo ogni movimento solo che, questa volta, il soggetto è cambiato. Osservo attentamente quella piccola bottiglia che, forse, inconsapevolmente, può stravolgere un po’ tutto, può cambiare la normalità.
Quanto sei profonda!
Dubitavi, cervello caro?
Mai!
Bene.
Il mio sguardo rimane ancorato inspiegabilmente a quella bottiglia; non so, ho una brutta sensazione.
E tutto viene confermato quando quell’oggetto indica me.
Spalanco, istintivamente, gli occhi. Molto probabilmente sono sbiancata. Ma è mai possibile?
Stasera la fortuna è proprio dalla mia parte, eh.
Simone, forse, notando la mia faccia, mi ricorda che posso anche rifiutare togliendomi, però, un altro indumento.
Guardo il mio abbigliamento: slip e reggiseno. Intimo.
Alla fine gli rivolgo un’occhiata omicida.
Contaci che mi tolgo ancora qualcosa, maniaco.
Rivolgo l’attenzione a Christian: sta seduto, tranquillamente, aspettando la mia risposta.
Immagino la sua lingua nella mia bocca, le sue mani che mi toccano dappertutto, e mi salgono i brividi lungo la schiena, per il disgusto forse.
Alla fine però non vedo il motivo di tutte queste mie paranoie, quando poi lui se ne sta tranquillo.
E allora mi decido.
Simone, leggendomi nel pensiero, mi domanda se ho deciso.
“Si.” Rispondo secca.
Vedo Christian strabuzzare gli occhi ma, noto anche, il leggero sorrisino che gli spunta sulle labbra.
Rimango seduta, e lui si avvina a me gattonando.
Ci guardiamo negli occhi per un brevissimo istante, poi è lui a depositare le sue labbra sulle mie.
Strabuzzo per l’ennesima volta gli occhi perchè, a contrario di quello che pensavo, non mi disgusta avere questo leggero contatto con lui.
Adesso, però, arriva la parte forte: infila la sua lingua nella mia bocca, poi è tutto un inseguirsi, un cercarsi, un bisogno. Improvvisamente mi ritrovo stesa per terra con lui che mi sovrasta e che mi tocca dappertutto, lasciandomi la pelle d’oca. Il bacio continua, e io lo ricambio come se non stessi baciando Christian Crociato.
E’ totalmente diverso dal bacio che ci siamo dati io e Leonardo; quello era assolutamente innocente, mentre questo, invece, posso assicurarvi, che è tutto tranne che innocente.
Le nostre lingue continuano a giocare tra loro, e io mi concentro sul sapore di Christian: sa di menta e di tabacco. Voi direte: “prevedibile, no? Tutti i ragazzi, o la maggior parte, ha questo sapore.”
Ma io vi dico che, oltre a queste due fragranze, c’è altro. C’è proprio il suo sapore.
Non so da quanto tempo ci stiamo baciando, so solo che ho una voglia matta di togliere le mie mani dalle sue spalle, e metterle tra i suoi capelli. Ma non lo faccio.
Il percorso delle sue mani non si ferma, va avanti. Continua ad accarezzarmi, marchiarmi.
Non sento nessun rumore. Solo silenzio.
Sento, infine, una sua mano depositarsi dietro la testa e spingermi ancora contro di lui, contro le sue labbra.
E poi di stacca, posizionando, però una sua mano sul mio fianco. Lo guardo negli occhi e lui fa lo stesso. Non so lui cosa legga nei miei, ma so quello che io vedo: calore, adrenalina, incredulità. E forse sono lo specchio dei miei.
Fa un leggero sospiro e si stacca, definitivamente, da me, andandosi a sedere al suo posto.
Io, invece, mi sistemo meglio sul pavimento.
Vedo gli altri fissarci.
Un po’ mi da fastidio, ma, infondo, li comprendo perché mai avrebbero immaginato di vedere Christian Crociato e Sharon Esposito baciarsi, soprattutto in quel modo.
Io, posso assicurarvi, sono sconvolta.
Non tanto per il bacio, ma per il fatto che io abbia provato delle sensazioni baciando Christian. Christian Crociato. E che mi è pure piaciuto.
Vedo, soprattutto, gli sguardi che mi lanciano Ludovica e Andrea.
 
 
Dopo, più o meno, cinque minuti, tutto ritorna alla normalità. O almeno gli altri tornano alla normalità.
Io sono ancora scombussolata e confusa dalle sensazioni che ho provato.
I miei occhi scattano, automaticamente, dov’è Christian, e noto che è pensieroso.
Vedo, anche, Lorenzo con la mascella serrata, come se si stesse trattenendo, come se fosse incazzato per qualcosa.
 
 
Mezz’ora dopo decidiamo che il gioco si può concludere.
E così andiamo tutti giù, a ballare.
So che dovrei parlare con Andrea e Ludovica, ma non c’è la faccio, per ora; devo prima rendermi conto di quello che è successo e ho bisogno, soprattutto, di riordinare i pensieri.
Ludovica e Andrea, vedendo il mio sguardo e capendo la mia confusione e incredulità, non mi chiedono niente, si limitano a prendermi sotto braccio e, allegramente, scendere al piano di sotto.
Prima di scendere l’ultimo gradino noto, però, con la coda dell’occhio Christian baciare una biondina e trascinarla in una stanza.
Scuoto, istintivamente, la testa perché, per quel ragazzo, non c’è proprio niente da fare; è semplicemente un caso perso.
E io che penso ancora a quel bacio, mentre lui già se n’è dimenticato.
Sento una piccola morsa allo stomaco. Devo andare, assolutamente, a mangiare qualcosa!
 
 
Io e Ludovica stiamo ballando come se non ci fosse un domani. E a me va bene così. Ho bisogno di liberare la testa. Di divertirmi.
Continuiamo a ballale sulle note di David Guetta.
Improvvisamente, però, sento una presa sui fianchi sicura, possessiva ma, al tempo stesso, anche gentile. 
Mi giro verso lo sconosciuto e incontro gli occhi di Christian che hanno un qualcosa di strano.
Mi rigira, facendo scontrare la mia schiena con il suo petto. Ed è una sensazione strana, di nuovo.
Avvicina le labbra al mio orecchio e sussurra qualcosa che mi fa paralizzare sul posto…
“Ti odio.” Mi dice con stizza e rabbia, con un velo di esasperazione, credo.
Toglie le mani dai miei fianchi e si allontana, lasciandomi immobile con una sensazione strana addosso.
Non mi ha mai detto in faccia quelle due paroline, anche se, dai suoi comportamenti, l’avevo capito.
Però è strano sentirselo dire, soprattutto dopo quello che è successo stasera.
Ma non preoccuparti, Cristian: ti odio anch’io, non immagini quanto. 







 
Angolo Autrice.

Scusate. Scusate. Scusate. E scusatemi ancora. 
Lo so le note, ormai, cominciano sempre con delle scuse. Mi dispiace.
Dovevo pubblicare molto prima ma, per problemi scolastici, non ho potuto. 

Allora, arriviamo al capitolo! 
Succedono un po' di cose, vedete voi come interpretarle. 
C'è un primo bacio, seppur per 'gioco', tra Christian e Sharon. Cosa ne pensate? 
Ci tengo a precisare che Leonardo, il primo ragazzo che Sharon  ha dovuto baciare, non sarà un 'pretendente'. Scoprirete poi perchè lui ha ringraziato Sharon. Dico solo che avrà un ruolo mooolto importante nella storia. 
Come pensate che si evolverà la storia? Cosa succederà? 

Ringrazio come sempre tutte quelle che hanno messo la storia tra le ricordare, preferite e seguite; e chi, invece, legge silenziosamente. 
Vi ringrazio, per me è molto importante, 
Alla prossima. 
*Mi dispiace, ma non sono riuscita a mettere il banner, problemi tecnici.

 

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***


 




L'odio è amore contro l'amore. 



 
Dopo l’ultimo episodio avvenuto con Christian continuo a ballare con Ludovica. Apparentemente sembro tranquilla. Ma la mia testa è in subbuglio. E’ inutile negarlo: mi ha scosso questa serata. E non è ancora terminata!
Ludovica, conoscendomi fin troppo bene, ha capito che non sono presente per davvero.
“Andiamo fuori?” mi chiede alzando la voce per sovrastare quella della musica. Annuisco. La mia amica, infine,  fa un segno ad Andrea di seguirci  fuori.
L’aria fresca si imbatte sul mio viso e sembra darmi un po’ di pace. Sollievo.
Restiamo in piedi. Entrambi mi fissano aspettando una mia parola.  
Vorrei davvero parlare, sfogarmi con loro, ma non ci riesco. E’ come se avessi un groppo in gola che mi impedisce di liberarmi. Non un suono. Nessun rumore.
“Sharon, per favore, parla.” Cerca di scuotermi Andrea.
“Io… io non so che dirvi.” Ammetto. Perché in fondo è vero: non so che dire. E’ tutto troppo confuso anche per me.
“Allora, ragioniamo. E’ cambiato qualcosa tra te e Christian, questo è palese. Vero?” mi domanda Andrea.
A questo credo di esserci arrivata, amico.
Menomale.
“Si.” Rispondo sicura questa volta.
“Bene. Cosa provi tu?” continua lui.
Dritto al punto.
Mi irrigidisco. E scoppio.
“Sentite.. io non so che provo, ok?! Non lo so! E, detto sinceramente, non voglio nemmeno saperlo! Ho solo bisogno di metabolizzare tutto quello che è successo stasera! E voi con questo interrogatorio non mi aiutate! Ho bisogno di tempo.” Credo di aver alzato un po’ troppo la voce. Ma non mi interessa.
Vedo le loro espressioni mutare diverse volte. Forse non si aspettavano questa mia reazione. Non ho saputo controllarmi.
“Ok. Ricevuto il messaggio, Sha. Quando sarai pronta, noi siamo qui. Lo sai.” Interviene Ludovica.
“Ragazzi. Lo sapete che io mi fido di voi, non ho nessun problema a dirvi quello che mi passa per la testa; il  vero problema è che non lo so nemmeno io. Ho, semplicemente, bisogno di tempo. E sarò io ad aprirmi a voi. A raccontarvi tutto.” Rispondo con calma. Perché è vero: quando capirò quello che mi passa per la testa, andrò da loro. Parlerò con loro. Mi sfogherò con loro. Senza nessun dubbio.
“Va bene. Che dite, recuperiamo le cose dentro e andiamo a casa? Sono, leggermente, stanco.” Ci propone Andrea.
Io e Ludovica accettiamo immediatamente. Per stasera va bene così.
Ci risiamo. Che serata di merda.
 
 
Arrivo a casa. Sono quasi le due. Fortuna vuole che i miei genitori stiano dormendo da un bel po’. La prima cosa che voglio farmi: una doccia. Fredda, ovviamente. Non aspetto neanche di entrare in bagno e mi tolgo quegli aggeggi infernali dai piedi e il vestito durante il tragitto.
Finisco di spogliarmi ed entro nella doccia. L’acqua è talmente fredda che, istintivamente, vorrei cacciare uno dei miei migliori urli, ma mi trattengo, non volendo disturbare i miei genitori che, come da routine, dovranno svegliarsi tra pochissime ore.
L’acqua congelata mi distrae e non penso più a niente. Niente di quello che è successo in questa serata infernale. Ma quando, dopo aver messo il pigiama, mi ritrovo nel letto, sotto le lenzuola, tutto ritorna a galla. Una parte di me desidera solo riposarsi e accantonare questi pensieri. Rimandare tutto a domani o, ancora meglio, a mai più. Difficile a farsi.
Alla fine, decido di accontentare quella parte di me e non pensarci.
Sono talmente stanca da addormentarmi praticamente subito. L’ultima cosa che vedo, però, è il volto di Christian.
Chi avrebbe mai detto che Sharon Esposito avrebbe sognato Christian Crociato?
..Inutile rispondere.
 
 
 
 
La mattina dopo quell’aggeggio infernale mi rompe i timpani. Il mio braccio esce dall’intreccio di lenzuola e scaglia la sveglia contro il muro.
Adesso sì.
Con un sonno incredibile, mi costringo ad alzarmi dal letto. Il freddo del pavimento sembra risvegliarmi un minimo. Trascinando i piedi arrivo al bagno e svolgo la mia routine mattutina. Acqua gelata in faccia, doccia veloce, denti brillanti, capelli spazzolati e vestiti presi a casaccio.
E si ricomincia.
Che bella cosa.
Stavolta, cervello caro, la tua ironia mi sconvolge. Batti cinque.
Daje!
 
 
 
Mentre percorro il tragitto casa-scuola mi ritorna alla mente quello che è successo ieri sera.
Surreale. Solo questa parola mi viene in mente. Cioè, Io ( E ripeto: IO.) Sharon Esposito e Christian Crociato (E ripeto: Christian Crociato) ci siamo baciati! Per un gioco sì, però la sostanza non cambia…purtroppo. Non so cosa mi sia successo. Ho ammesso a me stessa che quel bacio, quel contatto, mi è piaciuto, eccome se mi è piaciuto! Ho ammesso –sempre e solo a me stessa- che provo un’attrazione che mai avrei immaginato di provare nei confronti dell’idiota.
E questo è un passo avanti.
 
 
Come d’abitudine, alle otto varco il cancello della mia amata scuola.
Ohh, che gioia! Ci siamo svegliate con il verso giusto stamattina.
Sti cazzi!
Come non detto.
Fortuna vuole che, anche in questa splendida giornata, ci siano gli inseparabili a farmi compagnia.
Di secondo nome fai fortuna, cara.
Sbuffo e riprendo a camminare. Salgo le scale e, come sempre, accendo la mia inseparabile sigaretta.
Non degno di uno sguardo quei due. Ma chi se ne frega!
Non è vero.
Dettagli.
 
 
Aspiro l’ultimo tiro della sigaretta e la butto a terra, schiacciandola con la punta del piede.
Che eleganza.
Sbuffo.
Come sempre sento qualcuno osservarmi, sicura di sapere chi sia. Decido di voltarmi verso di loro, ma incontro solo gli occhi di Lorenzo, l’amico dell’idiota, che mi scruta attentamente e non stacca lo sguardo da me. Christian, invece, non mi degna di attenzioni, nemmeno una battuta idiota. Strano.
La mia attenzione ritorna a Lorenzo che, neanche a dirlo, mi osserva ancora come prima. Affronto il suo sguardo, non abbassando il mio nemmeno per un secondo. Non riesco a decifrarlo. Dopo un po’ decido di lasciare perdere e, sbuffando per la seconda volta nell’arco di poco, volto il mio sguardo da tutt’altra parte.
Che palle.
Sono d’accordo.
 
“Stronzona! Devi spiegarmi come fai ad essere tutte le mattine in anticipo! Io sono sempre in ritardo!” Urla e piagnucola Ludovica vedendomi sulle scale.
Rido e le vado incontro allargando le braccia, così da abbracciarla.
“Abitudine.” Dico semplicemente vicino al suo orecchio.
La sento ridere.
“Insegnami quest’abitudine, ti prego!” Piagnucola ancora.
“Muoviti Cretina! Tra cinque minuti suona e devi farmi copiare spagnolo!” replico.
“E ti pareva! Sempre la solita!” mi risponde ghignando.
“Lo sai che la odio quella materia, vero?” le dedico il mio labbruccio e i miei occhi dolci a mo’ di preghiera.
“E va bene! Entriamo!” mi accontenta subito.
Vedo Matteo che sale le scale e mi ripropongo, per la seconda volta, di parlargli. Diciamo che Andrea mi ha un messo piccolo dubbio in testa, non che mi interessi tanto eh, però..
Lo vedo avvicinarsi a me e a Ludovica.
“E adesso che vuole questo?” la sento dire in un sussurro. Ludovica non ha mai adorato Matteo. Lo considera un bravissimo ragazzo, ma ha sempre ribadito che non lo vedeva come ragazzo giusto per me. Lo sapevo anche io, ma, a quei tempi, non volevo dargliela vinta e confermare così la sua tesi. Alla fine si è scoperta esatta.
“Aspetta Sharon! Devo parlarti un attimo.” Dice ad alta voce, forse involontariamente. Noto che tutti sono entrati tranne me e Ludovica e gli inseparabili. E quindi hanno sentito anche loro. Neanche a dirlo stanno seguendo la scena attentamente.
Io dovevo parlare con Matteo, ma dovevo andare a cercarlo io. In un momento adatto, aggiungo.
Matteo, intanto, si è avvicinato completamente a noi. Guarda Ludovica come a dire “evapora”. Ludovica lo accontenta senza fare cenni.
“Sha, ti aspetto dentro.” Mi informa.
“Sì, arrivo subito.”
“Dimmi. Sono tutta orecchi.” Mi rivolgo a lui con tono acido. Non sopporto che ci siano spettatori, non paganti per altro.
“Acida oggi!” fa un sorriso malizioso.
Ma per favore!
“Non so da dove cominciare. Ti sembrerà strano quello che ho da dirti. E’ da un po’ che ci siamo lasciati, ma io..sento che c’è ancora qualcosa che ci unisce. Qualcosa di forte. Insomma..mi manchi. Mi mancano i momenti passati insieme. Mi manchi tu. Io vorrei solo che ci dessimo un’altra possibilità. So che potrebbe funzionare, me lo sento. Per favore Sharon.” Conclude con voce leggermente tremante.
Ma questo non sta bene con la testa.
Concordo.
Occhi sgranati e bocca aperta: questa è la mia reazione.
No. Io sono scioccata. Sta scherzando, vero?!
Mi sembra quasi di vedere davanti agli occhi l’immagine di Andrea con il suo ghigno soddisfatto che balla la macarena e urla “avevo ragione! Te lo avevo detto!” a ritmo di musica, per altro.
Sei fusa.
Sicuramente.
Sono ancora in silenzio e Matteo, naturalmente, attende una mia risposta.
“Non ti senti bene?” sbotto all’improvviso. Sono stata abbastanza acida e anche poco sensibile. Vi chiedere il perché. Bene. Mi fa salire il nervoso che qualcuno –leggasi Lorenzo e Christian; leggasi più attentamente: solo Christian- stia sentendo questa nostra conversazione. 
Non poteva spettare? Non poteva dirmelo in un altro momento, magari quando non c’era nessuno? Ovviamente no.
“Sto benissimo e tu hai sentito altrettanto bene quello che ti ho detto.” Mi risponde con un sorrisino appena accennato.
“No, invece! Tu non stai bene! Scusa Matteo eh..ma  tutta questa sicurezza da dove viene? Abbiamo messo subito le cose in chiaro. Sapevi e sai che non ero e non sono innamorata di te. Abbiamo deciso di lasciarsi insieme. Eravamo entrambi convinti e d’accordo. Da dove ne vieni adesso?” Mi sta dando ai nervi. Mi sta facendo incavare. Incavolarmi di prima mattina equivale a rovinarmi l’intera giornata.
Grazie mille.
Ah, ma vaffanculo!
“In realtà TU eri sicurissima di lascarci! Io no! E non te ne sei neanche accorta!” reclama alzando ancora di più la voce.
“E adesso ti ricordi?! Non potevi semplicemente dirmi “Senti Sharon, non sono d’accordo con te.” Bastava solo questo. E invece sei stato zitto. Mancanza di palle, forse. Adesso vieni da me e pretendi che io stia calma! E mi incolpi pure! Te lo ripeto: ma stai bene?!” Sto urlando ma, detto sinceramente, chissenencula! Sono troppo arrabbiata, forse non è solo per questo, me ne rendo conto. Sto sfogando quello che avevo accumulato contro di lui. Sto sbagliando? Non lo so e non mi interessa ora.
“Ma che cazzo ci parlo a fare con te?! La verità è che di me non te ne è mai importato nulla. Sono stato solo un passatempo qualunque.”
“ E no, eh! Non fare la vittima con me! Non ci provare proprio! E, tanto per informarti, mi hai dato molto velatamente della poco di buono. E tu sai come sono! Mi conosci! Lo sai come la pensavo su di noi, quindi quello che dici non sta in piedi. Trova un’altra scusa per incolparmi!” Adesso lo picchio. Giuro!
“Io non ti sto incolpando! Sono venuto a parlarti solo per chiederci di riprovarci! E tu mi tratti come se non fossi nessuno, come se non avessimo condiviso niente insieme! Ma con chi sono stato io?!” E’ furioso anche lui. E sapete che vi dico: non mi interessa!
“Senti, sto perdendo la pazienza. TU sai cosa rappresentavi con me, ok?! Ho sempre messo le cose in chiaro e dovresti ricordartelo: non sono innamorata di te. Non c’era nessuno motivo per cui dovessimo continuare la nostra relazione. Preferivi che stessi insieme a te per abitudine? Ti prego..sarebbe stato troppo squallido e sai che non ne sono il tipo.”
“E’ inutile che rimarchi il concetto che non sei innamorata! L’ho capito! Sai che ti dico! Non mi interessa più niente! Fai come se non fossi mai venuto da te! Anzi, fai come non ci fossimo mai conosciuti..come se non avessimo mai condiviso niente; Come se TU non avessi perso la tua verginità con ME!”
“Oh, adesso mi hai rotto! Ti comporti come se io adesso ti stessi dicendo queste cose, quando invece le sai dall’inizio. Te lo ripeto: non fare la vittima con me. Ti conosco troppo bene, con me non attacca.  E, adesso, se tu che stai rimarcando il fatto che io abbia perso la mia verginità con te! E’…deludente da uno come te. Cos’è ne andavi fiero?”
“Non capisci un cazzo. Continui a non capire! Per caso hai trovato un altro con cui rotolarti nelle lenzuola? Ti stai intrattenendo con un altro? Morto un papa se ne fa un altro, è vero.”
Adesso basta! Il mio schiaffo fa quasi l’eco da quanto è forte. Non doveva dire niente di quello che ha detto.
“Non ti permettere! Cosa credi che sia, una puttana?! Che vado con il primo che capiti?! Ma per chi mi hai preso?! Tanto per informarti, se non lo avessi capito, non sto frequentando proprio nessuno. Ma questi non sono fatti tuoi, e non cambia quello che ho detto! Non voglio ritornare con te, mettetelo in testa. Pura verità. Difficile da accettarlo? Dovrai.” Forse sono stata un po’cattiva ma, davvero, non ne posso più. Basta accuse. Non ho ucciso nessuno, non me le merito queste parole.
“Fai quello che vuoi, non mi interessa. Ho capito. Non ne vale la pena con te.” Replica lui alla fine.
Si avvicina tanto quanto basta per sussurrarmi qualcosa all’orecchio. Lo guardo confusa. Cosa vuole fare adesso?
“Sai, mio fratello ha cantato. So cosa è successo con Crociato ieri sera. Rimarco quello che ti ho detto: forse sei davvero una poco di buono.” Perfido. Il suo tono è, semplicemente, perfido.
Sbarro gli occhi e, involontariamente, guardo il punto dove si trovano Christian e Lorenzo. Sono entrambi concentrati su di noi. Hanno sentito proprio tutto, tranne ovviamente quest’ultima frase.
Io, sinceramente, non so cosa rispondergli. Non ho parole, davvero.
Vedo sul volto di Christian un sorrisino diabolico quasi. E’ un piacere per lui vedermi umiliata. Non si smentisce mal d'altronde.
Intanto Matteo si è allontanato da me e si sta dirigendo dentro l’istituto.
Istintivamente chiudo gli occhi per pochi secondi e prendo un grande respiro.
Distrutta. Ecco come mi sento in questo momento.
Alzo le mani al cielo in un gesto di stizza.
“Ah, e fanculo anche lo spagnolo!” Scendo rapidamente le scale e prendo il cellulare, mando un messaggio a Ludovica dove le dico che entrerò alla seconda ora e che dopo le racconterò tutto.
Mi giro un’ultima volta indietro, sapendo che i due mi stessero seguendo con lo sguardo, e alzo il medio, mostrandolo fiero. E poi mi rigiro e ricomincio a camminare, come niente fosse.
Sento, però, una risata cristallina. E’ Christian. ‘Fanculo anche a lui.
Oggi non è proprio giornata.
Che intuito, complimenti!
Una cosa positiva c’è: il capitolo “Matteo” è finalmente archiviato definitivamente, di questo ne sono sicura.
 
Mi prendo tutto il tempo che ho a disposizione per fare con assoluta tranquillità colazione. Evito di pensare a quello che è successo poco fa. Ne ho fin sopra i capelli. Pensavo che tra me e Matteo le cose potessero finire rimanendo comunque, per quanto possibile, in buoni rapporti. Invece mi sbagliavo. Non ne vale neanche la pena battere chiodo ora su questo argomento. Finish. Caput.
 
Come se non fosse abbastanza, l’ora successiva, quando ormai sono dentro quella scuola, tutti sanno di quello che è successo. L’ho detto fin dall’inizio che in questa scuola ci sono solo pettegole e impiccioni! I cavoli loro mai. Le cose degli altri sono, decisamente, più interessanti. Che vita noiosa potranno mai avere.
“Novità dell’ultima ora: Sharon e Matteo hanno litigato! Lui le ha chiesto di ritornare insieme e lei gli ha risposto categoricamente di no. E lui ha iniziato ad insultarla. Certo che però lei è stata proprio una stronza a non accettare di ritornare con lui! Ma come si può?! Avete visto che figo che è Matteo?! Cosa avrà visto mai in quella!” Questo è, più o meno, il pensiero e le parole che circolano tra gli alunni.
Ho raccontato tutto quello che è successo, per filo e per segno, a Ludovica. L’unica cosa che ha fatto è stata abbracciarmi forte, tanto da soffocarmi quasi. Perché lei sa che - anche se faccio la forte, quella fredda, quella che non si scardina facilmente- ci sono rimasta male. Una merda, per dire. Era che.. non me lo aspettavo. Tutto qui.
 
 

Dopo pochi giorni, fortunatamente, questo pettegolezzo era scomparso. Nessuno ne parlava più.
 
 

E’ un giorno come un altro, stessa noia e stessa poca voglia.  Sto  attraversando il corridoio per andare in bagno e sento qualcuno parlare al telefono. Continuo la mia strada, quando noto che questo “qualcuno” è proprio Crociato. Sento uno sprazzo di quella telefonata.
“Ci vediamo stasera. Non vedo l’ora di entrare brutalmente dentro di te, portarti all’estremo e farti urlare il mio nome forte.”
Non so perché ma, quella telefonata, ebbe un effetto strano su di me. Forse disgusto. Il modo in cui ne parlava..tranquillamente, come se stesse ordinando qualcosa al supermercato.
E ripensai, così… senza un motivo specifico, quel bacio che, costretti dal gioco, avevamo dovuto darci. E mi sentii ancora più disgustata. Da me stessa, forse. Come avevo potuto confessare a me stessa che quel contatto mi fosse piaciuto? Come?!
A me era rimasto qualcosa con quel bacio, tanto da pensarci spesso, anche non volendo. E invece lui si comportava come se niente fosse. Forse mi infastidiva, ancora di più, che lui non ne avesse proprio parlato, neanche con una frecciatina o una battuta delle sue.
Ma ,alla fine, se a lui non importa niente…perché dovrebbe importare qualcosa a me?
‘Fanculo di nuovo Crociato.

…Ed è solo l’inizio. 














 

Angolo "Scrittrice": 

PERDONO.PERDONO. PERDONO. Ultimamente è il mio mantra. 
Non so come scusarmi, davvero. Ho perso il conto di quando è stata l'ultima volta che ho aggiornato. Ho anche vergogna a guardare la data. Ho avuto dei problemini, un po' di ispirazione, un po' di voglia, un po' di famiglia e un po' scolastici. Insomma.. un po' di tutto. Non so se si vi ricordate ancora di questa storia, in fondo è passato davvero un saaaacco di tempo e il vostro interesse potrebbe non esserci più. Non so che dire. 
Non voglio dilungarmi oltre. 
Questo è il capitolo. E', più o meno, un capitolo di passaggio. 
Allora, in realtà lo avevo pensato in maniera diversa, poi però scrivendolo è uscita tutt'altra cosa. 
Fatemi sapere cosa ne pensate; se avete delle critiche costruttive, dei consigli da darmi, fatevi avanti. Accetto tutto, potrei migliorare anche grazie a voi. Fatemi sapere cosa ne pensate di Sharon, di Matteo e anche di Chistian e perchè no anche di Lorenzo, personaggio ancora "misterioso", diciamo così. Mi farebbe un sacco piacere. 
Come sempre ringrazio le persone che hanno recensito i capitoli precedenti; che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. 
Non so se avete notato, ma c'è un nuovo banner. Mi sono esaurita e divertita un sacco a farlo. Spero vi piaccia. 
A presto, spero, con il prossimo aggiornamento. Non vi prometto niente.
Ah, se può interessarvi, a breve, conto di aggiornare anche l'altra storia. 
Ciaooo! 


 

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Capitolo 7
*** Settimo capitolo ***






L'odio è amore contro l'amore




 
I giorni passavano senza particolari episodi da evidenziare. La noia, oserei dire. Tutto nella norma, insomma.
Mi ero imposta – quasi con la forza- di stare lontana il più possibile da Christian. Lui continuava a lanciarmi frecciatine; continuava a fare le sue solite battutine, come se non fosse successo assolutamente niente. Come se non ci fosse stato quello stupido bacio. E io, inconsciamente, continuavo a tormentarmi. Mi tormentavo anche quando non rispondevo a quello strano modo che avevamo di interagire. E mi sentivo male, perché quella che si tratteneva nel risponderlo, quella che faceva finta di niente, quella…non ero io. Io avevo bisogno di sfogarmi e, in qualche modo, quando c’erano i nostri battibecchi, lo facevo. Ora, invece, lo evitavo peggio della peste. Mi comportavo come se lui non esistesse.
Non so come descrivere il mio stato d’animo. Forse è…impotenza. E’ qualcosa che non so gestire. Di nuovo. Odio non saper cosa fare. E, allora, mi tormento anche con le domande, già che ci sono. 
Mi domando spesso da dove venga questa strana e forte attrazione nei suoi confronti. Mi domando soprattutto il perché adesso e non all’inizio della nostra pseudo-conoscenza.
Una cosa che adesso, pensandoci, ho notato è che la scuola non ha fatto nessun cenno a quell’episodio che è successo l’altra sera. Moolto strano. Conoscendo i soggetti presenti in questa scuola, mi aspettavo che ne parlassero per giorni e giorni. E invece niente. Nemmeno una rapida allusione.
Potrebbe esserci lo zampino di Crociato?
Oddio. Non credo. Penso che nemmeno lui possa zittire una scuola intera da questi pettegolezzi.
Che casino.
Già.
Aggiungo che mi sento sempre più strana. Come se stesse per cambiare qualcosa. Una quiete prima della tempesta.
Più strana del solito dici?
Sì, proprio così.
 
Sono stanca di pensare e pensare ancora. A lui non frega un tubo, perché io dovrei sfarinarmi il cervello per due?
Ho bisogno di distrarmi.
Sono d’accordo.
 
“Ludo, stasera facciamo qualcosa?” La mia amica è la maga della distrazione. Quando capisce che una persona vuole evadere, vuole smettere di pensare almeno per un po’, lei cerca in tutti i modi di distrarti, di farti divertire; di farti, in qualche modo, anche per pochissimi secondi, dimenticare.
Ludovica sa perfettamente cosa c’è nella mia testa in questo momento. Non le ho detto una parola, ma con noi non servono. Mi conosce troppo bene.
“Sì! Gli altri hanno deciso di andare in un pub, quello in fondo alla strada. Pare abbia cambiato gestione. Dicono sia proprio carino e che ogni sera organizzino feste a tema. Stasera il tema è la passione e per questo bisogna avere qualcosa di rosso addosso. Ci andiamo. Che dici?”
Nonostante  non mi entusiasmi l’idea della festa a tema, le rivolgo un sorriso radioso, annuendo con la testa.
“Sai che prima o poi – spero più prima che poi– io e te dobbiamo farci una bella chiacchierata?”  mi guarda riducendo gli occhi a due fessure, quasi con fare minaccioso.
“Sì, lo so.” Rispondo annoiata.
“Aspetto solo te. Lo sai.” E mi abbraccia, forte. Come solo una persona che ti conosce meglio delle tue tasche può saper fare. Ti abbraccia come una sorella. In quel modo che tu, proprio in quel preciso momento, hai bisogno. E lei lo capisce, senza bisogno di una parola.
“Ci vediamo stasera. Vengo da te. Come l’altra volta, mi occuperò io di te.” Ludovica, delle volte, sa essere anche perfida.
 
 
“Non capisco perché mi debba preparare così bene per una serata in un pub!” Ludovica, proprio come l’altra sera, si è presentata a casa mia con abbondante anticipo, dicendomi di volersi prendere cura di me.
“Ma non capisci! Ogni volta che usciamo ti vesti come se andassi a scuola, tranne in rare eccezioni! Anche Crociato è d’accordo con me!” mi risponde Ludovica, come se fosse ovvio.
Quando sento il cognome ‘Crociato’ in me scatta qualcosa. Rabbia.
“Sai quanto me ne frega di quel cretino di Crociato! La sua opinione vale meno di zero per me!”
Vedo Ludovica sghignazzare apertamente e guardarmi in modo strano.
“Sei scattata come una molla. Sarai tu a parlarmi quando sarai pronta, ma credo di esserci quasi arrivata anche da sola.”
“Non ti sto capendo.” In realtà non è vero. Credo di aver capito quello che intende, ma non sono ancora pronta.
“Non fare la finta tonta con me, Signorina!” mi riprende lei. La sua faccia e il suo tono mi fanno letteralmente scoppiarle a ridere in faccia.
“Come non detto.” Risponde sconsolata. E si unisce alle mie risa.
 
 
 
“Ho freddo!” Piagnucolo. Ludovica ha scelto un vestito semplice e davvero molto carino ma, come il solito, troppo corto per i miei standard: è rosso con una scollatura a balconcino con delle bratelline. Mi arriva a meno di metà coscia e sopra ha optato per un giacchino di jeans smanicato e corto. Il tutto completato con dei tacchi altissimi neri con un cinturino sul collo del piede. Stavolta le ho vietato categoricamente di mettere le mani su viso e capelli. Va bene una volta, ma non prendiamoci l’abitudine! Non sopporto mettermi in ghingheri, non mi piace. Ho semplicemente lasciato i capelli mossi e messo un velo di rossetto rosso.  
Ludovica, invece, indosserà un vestitino rosso tutto ricamato con in vita una sottilissima cintura nera.
Neanche a dirlo è stupenda.
“Andiamo a conquistare qualche bel pollo!” esclama tutta euforica lei.
“Pollastra, vedo che stasera hai proprio l’umore giusto!” le rispondo trattenendo una risata.
“Ludovica Preta ha sempre l’umore giusto, ragazza!” e scoppio a ridere perché ho una migliore amica proprio pazza.
 
Dopo pochi minuti entriamo nel pub. Oltre ad aver cambiato gestione noto che hanno fatto anche dei grandi cambiamenti all’interno. Prima era un pub sgangherato, con poche sedie e tavolini in legno; era sudicio, sempre pieno di polvere e disordinato. Adesso stento a riconoscerlo. Hanno cambiato bancone, le sedie e i tavolini adesso sono di un legno nero lucido e le sedie sono di colore rosso. Il pavimento, una volta rigato e sporco, ha una sua particolarità: non è di un solo colore. Ha mattonelle bianche ed altre nere. Mi sembra che da un momento all’altro possano apparire degli scacchi. Niente da dire, chiunque sia stato, ha fatto davvero un buon lavoro.
Un pub prima famoso per il ritrovo di vecchi ubriaconi è diventato adesso un locale in per i giovani.
“Alla faccia!” sento dire al mio fianco. Ludovica la pensa esattamente come me.
“Hanno fatto le cose in grande!” alzo di diversi toni la mia voce per fare in modo che la mia amica senti la mia risposta.
 
 
Ludovica, tempo quindici minuti, è sparita. Faccio vagare il mio sguardo per il locale e la noto in un angolo a parlare con Giulio. Posso vedere da qui i suoi occhi adoranti nei confronto di quel ragazzo. Con tutta sincerità: quei due starebbero anche bene insieme; Ludovica dovrebbe lavorare solo un po’ sulla sua arroganza.
Sono al bancone, in attesa che il barman si liberi e gli dica la mia ordinazione. Non ho ancora beccato gli altri ragazzi: molto probabilmente sono in pista oppure non sono ancora arrivati, anche se mi sembra impossibile la seconda opzione, considerando la loro puntualità.
“Ehi Sharon!” Mi volto di scatto e vedo che a chiamarmi altro non è stata che Federica. Le vado quindi incontro.
“Ciao Fede! Siete arrivati ora?” le chiedo abbracciandola, notando dietro di lei Simone e Andrea.
“No, ma ti pare! Siamo andati a farci un giro dall’altra parte. C’è anche il privè!” mi risponde staccandosi da me.
“Addirittura!” Avranno speso una fortuna per allestire questo locale!
“Ehi! Ma mi dici cosa sta succedendo a te?! E’ già la seconda volta che ti metti in ghingheri! Però complimenti che cazzo di gambe hai?! Me le presti qualche volta, vero?” Federica davvero è una persona simpaticissima, soprattutto quando se ne esce con queste cose.
“Ma ti pare? Di mia spontanea volontà non indosserei mai una cosa del genere!” dico prendendo l’orlo del mio vestito alzandolo non volendo di pochi centimetri.
“E’ quella pazza di Ludovica che mi obbliga! Non so perché, ma si è messa in testa questa cosa, forse sta sperimentando il lavoro di stilista!” continuo, ridendo poi alla fine.
“Devo dire però che insieme siete una coppia di pazze! Mi fate morire!” mi risponde Federica ridendo.
Solo in questo momento mi accorgo che, mentre io e Federica chiacchieravamo, sono arrivati anche gli altri e quindi anche i due inseparabili. Christian e Lorenzo.
Puoi dire tutto su di loro, ma che siano cessi proprio no!
E infatti non l’ho mai detto.
Hai capito la ragazza!
Mica scema.
“Tzè! Esposito non è arrapante neanche con le gambe da fuori.”
Madonna e come non posso vederlo.
Sisi.
Secondo voi chi è che ha aperto la fogna?! Chi se non Crociato!
“Crociato caro, ti ho mai detto che sei la gioia della mia vita?” le prese per i fondelli sono il mio forte, lo ammetto gente!
“No amore, ma grazie per avermelo riferito ora, gioia del mio cuore!” Christian quanto ti odio. Non mi batterai mai al mio gioco.
“Sentire dalla tua bocca la parola ‘amore’ è un miraggio. Sono orgogliosa di me stessa per aver sciolto il tuo cuore di ghiaccio.” Mi complimento con me stessa!
Che stile!
Grazie, lo so.
Che modestia!
Grazie.
Crociato mi trapassa con il suo sguardo, come se volesse strangolarmi seduta stante e io non posso che gongolare di fronte a questa sua reazione.
“Grandissima stronza.” Risponde alla fine, guardandomi sempre con odio.
“Grazie.” Rispondo, chiudendo definitivamente questa piacevole conversazione.
“Voi due, invece, noto che non cambiate proprio mai! Ce la farete mai a conversare civilmente?” Andrea i fatti tuoi mai, noto invece io.
“Mai!” Rispondiamo in coro io e Crociato. Incontro il suo sguardo per pochi secondi, poi però sono la prima a volgere i miei occhi verso Andrea che ci guarda in modo strano, orientando il suo sguardo una volta verso di me e l’altra verso Christian.
 “Fede andiamo a ballare!” le urlo attirando la sua attenzione.
“Certo!”
E ci caliamo in pista perché la notte è troppo giovane per non viverla fino in fondo.

 

 
 
E’ ormai mezzanotte passata quando io e Federica continuiamo a ballare indisturbate in pista. Ludovica è ancora con Giulio ma, questa volta, si sono spostati ai divanetti. E continuano a parlare e qualche volta sorridere, proprio come prima.
Che cariiini!
Concordo.
“Scusami Fede! Vado al bancone! Sto morendo di sete, non ho toccato neanche una birra da quando siamo entrate!” così dicendo, mi allontano dalla mia amica e raggiungo il bancone.
 

Seduto al bancone c’è Lorenzo. Lo vedo, ma faccio finta di niente. Ora ci manca solo un “incontro riavvicinato” con l’amico del diavolo!
Anche no.
Lui ha appena ordinato un “sex on the beach”, lo sento.
Scontato.
E sento anche il suo sguardo addosso, precisamente sulle tette.
E’ uomo.
Uomo, che parolone adesso!
Nel frattempo arriva la birra che ho ordinato, ringrazio il barman e inizio a sorseggiarla .
Poi non ce la faccio più però, perché Lorenzo ha ancora gli occhi incollati sul mio seno.
“Hai finito di guardarmi le tette?” gli faccio quindi.
Ma tu non hai nemmeno un po’ di pazienza.
Sono le mie tette che non ne possono più.
Lo sento ridere di gusto e mi ritrovo a pensare che, se non fosse così amico di Christian, la sua compagnia potrebbe essere anche piacevole.
Alla faccia!
Taci.
“Non è colpa mia se hai delle tette fantastiche e quel vestito te le risalta meravigliosamente.” Ma da quando Lorenzo è così sfacciato con me?
Colpo di scena. Non è vero, in realtà è il solito clichè. Io, il tuo cervello, c’era già arrivato.
“Ma ti senti bene?” gli dico sconvolta.
“Benissimo. Anzi, mai stato meglio.” Mi risponde tranquillo.
Beato lui che è tranquillo.
“Credo di essermi persa qualche passaggio. Tu, nei miei confronti, non ti sei mai rivolto così.” Sto cercando di fare la razionale, ci sto davvero provando.
Ma quanti problemi che ti fa per un complimento!
“Perché non sei attenta. Non lo sei mai.” Non stiamo parlando solo delle tette, lo so. Quanto non sopporto chi fa il professorino del cazzo! Ve l’ho già detto? Bene, adesso lo sapete.
“Io sono attenta alle cose che mi interessano.” Lo so che sono acida, lo so. Però Lorenzo, prendi e porta a casa. Chi ti si fila, per la serie.
Povero ragazzo.
“Touchè.” Mi risponde con un sorriso quasi amaro, oserei dire. Però io Lorenzo non riesco a leggerlo, almeno non del tutto. Per me è sempre stato “l’amico di Christian”, “l’amico del diavolo”…praticamente l’ombra di Christian. Non mi sono mai applicata a guardare oltre. Perché non mi interessava e non mi interessa ancora, ovviamente.
Nel frattempo sia io che lui abbiamo consumato ciò che abbiamo ordinato. Mi guardo intorno cercando di capire che fine abbia fatto quella screanzata della mia amica. La intravedo e noto che è ancora appartata con Giulio. Che palle. Menomale che doveva distrarmi.
Mentre sto per girarmi di nuovo verso Lorenzo però, incrocio lo sguardo di Christian. Alterna lo sguardo tra me e il suo amico. Quasi non si capacita di vederci vicini, lo capisco dal suo sguardo. E’ meravigliato. Poi però mi lancia fulmini con quegli occhi. Io capisco che non mi vuole vicino al suo compare, perché Lorenzo è di sua proprietà e guai se si avvicina alla nemica, che sarei io ovviamente.
Lorenzo, invece, non lo calcola di striscio, anche se sono sicura che abbia notato anche lui gli sguardi del suo migliore amico. Se ne frega altamente.
“Ragazzi, vi siete scatenati abbastanza. Adesso ci vuole un po’ di dolcezza. Cavalieri, scegliete la vostra dama. Si balla un lento!” Questo dj mi sta antipatico, così a naso.
Vedo Lorenzo allungare la sua mano verso di me.
E che vuole questo adesso?
Ma la finisci di fare l’acida?
Non ci penso nemmeno.
“Balla con me.” Ma è un ordine, Lorenzo? No perché, per il modo in cui l’hai detto, mi sembra proprio di sì.
E sto per rifiutare, lo sto per fare. Se non fosse che incrocio di nuovo lo sguardo di Christian, che ha capito le intenzioni dell’amico. Mi sta dicendo, con gli occhi, “non ti permettere”. E io mi permetto eccome, invece. E allora accetto di ballare con Lorenzo.
Ma non avevi rifiutato?
Dettagli.
Io e Lorenzo ci dirigiamo in pista, lui è davanti e mi trascina dolcemente dietro di lui, con le nostre mani legate.
Che effetto ti fa?
Non lo so. Non è spiacevole. Anzi. Però non è nemmeno piacevolissimo. Capite?
No.
Fa niente.
Non so che canzone ci ritroviamo a ballare, so solo che io sono un palo perché non sono a mio agio e lui è decisamente più sciolto. Appoggia le mani sui miei fianchi e io le mie di mani non so neanche dove metterle. Poi però decido di appoggiarle  una sulla sua spalla e l’altra sulla schiena. Mi sembra un buon compromesso.
Quello che mi sconvolge è dove posiziona il suo viso: immerso nel mio collo. E ci sta respirando contro. Lo sento il suo respiro e sento anche che annusa il mio profumo. E sento che sospira. Questa non me l’aspettavo proprio.
Io sì.
E io? Eh, io. In automatico lo imito: appoggio il mio viso sulla sua spalla, di conseguenza mi appiattisco quasi addosso a lui. E lui fa lo stesso arpionandomi i fianchi verso di lui.
Non lo so che mi succede, so solo che sto bene. E per ora mi basta.
“Adesso vorrei prendermi ciò per cui ti sei spogliata quella sera. Vorrei baciarti.” Perché hai dovuto parlare, Lorenzo? Perché? Non può dirmi una frase del genere. Non può. Stavamo così bene, perché hai dovuto rovinare questo momento?
Lo spingo lontano da me, lo lascio lì in mezzo alla pista e scappo.
Arrivo in bagno con il fiatone, il cuore a mille e la testa in disordine. Mi osservo allo specchio e ho gli occhi lucidi, i capelli appiccicati addosso dal sudore e il torace che si alza e si abbassa vistosamente.
Sento la porta chiudersi, ma non mi volto, convita che nessuno mi abbia vista correre in bagno.
“Adesso vuoi accalappiarti il mio migliore amico?” Qualcuno però mi ha visto. Anche lui no. Adesso proprio no. Mi volto ed è calmo con un ghigno derisorio sul viso.
“Crociato, evapora.” Sono stanca, confusa e non so che fare e lui adesso deve lasciarmi in pace.
Lo vedo avvicinarsi ed arrivare quasi ad un soffio da me. Mi arpiona con forza i fianchi, però non mi fa male. Sono colta alla sprovvista, tanto che boccheggio. Mi guarda e capisco che sta per dire qualcosa di cattivo.
“Lorenzo non merita una puttana come te.” Mi soffia sul viso.
Questa ha fatto male.
Lo spingo lontano da me con tutta la forza che mi è rimasta in corpo. Non me le merito quelle parole e soprattutto non da lui.
“Chi sei tu per dirmi questo?! Eh Christian chi cazzo sei?! Non sono una puttana, e lo sai bene anche tu! Sono stanca! Sono stanca di te, delle tue frecciatine del cazzo e della tua cattiveria gratuita!” glielo urlo in faccia. Sono livida di rabbia. Non ce la faccio più. Non sto ragionando più.
“Devi stare lontana da Lorenzo!” Anche lui mi urla in faccia e mi sta addosso spingendomi al muro.
“Tu non sei nessuno per darmi ordini! Io e il tuo amico non stavamo facendo proprio niente!” non la smetto di urlare neanche io. Ho smarrito la bussola ormai.
“Stavate praticamente scopando in pista!” Christian, ma che cazzo dici?
“Tu stai male! Non te lo tocco il tuo amico, stai tranquillo!” fra poco qualcuno ci caccia dal bagno per quanto stiamo urlando.
“Io ti odio Esposito! Ti odio!” E’ inutile che me lo ripeti ogni santissima volta! L’ho capito che mi odi!
Non lo rispondo, non mi da tempo. Si fionda sulla mia bocca. E io non so che fare. Non ho la forza di scacciarlo via, perché questo bacio lo voglio. Ammetto a me stessa di voler riassaggiare le sue labbra. E allora lo ricambio, con tutto il trasporto, la rabbia e la foga che ci sta mettendo lui.
Ci stiamo mangiando. Ci stiamo mordendo. Le nostre lingue non si fermano per un secondo. Ci arpioniamo i capelli e quasi ce li strappiamo. Poi lei sue mani si spostano, vanno sotto il mio vestito e lì mi accarezza le cosce lentamente quasi come se volesse imprimere questo tocco nella sua testa. Si sposa poi verso le natiche e me le stringe, dolcemente però. Stronzo. Le mie mani non hanno nessun controllo e vanno ad infilarsi sotto la sua maglietta nera. Come sei caldo. E tonico. Dio mio! Crociato ma perché la natura ti ha donato questo corpo? Perché? Ma non potevi essere un cesso?
Non smettiamo di baciarci e percepisco sulle mie labbra un mugolio per le carezze, del tutto innocenti ovviamente, gli sto facendo. Che soddisfazione sentirlo in balia di me.
Tu manco scherzi.
Per niente. Potrebbe farmi di tutto in questo preciso momento.
Poi però un po’ d’aria dobbiamo pur prenderla e allora ci stacchiamo.
Ci guardiamo negli occhi e, lo so, che nessuno di noi due immaginava sarebbe successo. Lui è sconvolto, io sono il suo specchio, immagino. Non si capacita come sia potuto succedere.
Vi devo fare un disegnino?
Poi fa l’ennesima cosa che mi spiazza: appoggia la sua fronte contro la mia e il suo respiro mi travolge.
“Devo essere ubriaco per aver fatto tutto questo. E’ l’unica spiegazione.” Lo sussurra, ma io lo sento.
Poi si allontana ed esce sbattendo la porta. Conosco abbastanza bene Christian per poter dire che è arrabbiato, arrabbiato con se stesso. E, forse, ora mi odia anche di più.
E io rimango lì incredula, appoggiata al muro, con lo stomaco sotto sopra, la testa che mi scoppia e tante sensazioni a cui non so dare un nome.
 
In che guaio mi sto cacciando?
Sharon, ti farai male. Ma tanto male. 









 
Mi sembra un miraggio, giuro. Non sto qui a dire cosa non sia andato in questi mesi. 
L'ispirazione non c'era. Poi però mi sono detta che se non avessi messo le mani sulla tastiera, l'ispirazione non sarebbe mai arrivata. E così è stato. 
Mi dispiace essere così in ritardo. Spero che qualcuno interessato a questa storia ci sia ancora. 
Cercherò di essere più costante, almeno ci provo. 
Passiamo al capitolo. Qualcosa si è mosso. Il personaggio di Lorenzo è finalmente un pochino più chiaro di prima. E Christian...eh Christian è ancora tutto da scoprire. Vi avverto: per come ora immagino questa storia nella testa (poi magari qualcosa cambia) vi farà "innamorare" ma anche tanto arrabbiare. 
Fatemi sapere cosa ne pensate, della storia, di Sharon, di Christian, di Lorenzo, se volete. 
Per chi seguisse l'altra mia storia, spero di aggiornare a breve anche quella. 
Sotto vi metto le foto dei vestiti di Sharon e Ludovica. 

Ps: la voglia di scrivere probabilmente me l'ha fatta rivenire una one-shot che ho pubblicato ieri. Se vi va, andate a dargli un'occhiata. Ci tengo molto. 

A presto! 


Vestito di Sharon: 




Vestito Ludovica: 


 

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