Semplicemente RumBelle

di Rosaspina7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il peccato sulle mie labbra ***
Capitolo 2: *** Perfetto ***
Capitolo 3: *** Dark path ***
Capitolo 4: *** Mrs. Gold ***
Capitolo 5: *** Sprazzi di luce ***
Capitolo 6: *** Di tazzine e dignità ***
Capitolo 7: *** Colours ***
Capitolo 8: *** Cattive abitudini ***
Capitolo 9: *** Far longer than forever ***
Capitolo 10: *** Capitolo bonus - Honeymoon ***
Capitolo 11: *** Illusione ***
Capitolo 12: *** Conseguenze ***
Capitolo 13: *** Te l'avevo detto ***
Capitolo 14: *** Hallelujah ***
Capitolo 15: *** Christmas ***
Capitolo 16: *** Wicked west ***
Capitolo 17: *** Addio, Belle ***



Capitolo 1
*** Il peccato sulle mie labbra ***


Salve a tutti! Questa è la mia prima storia in questo fandom e non poteva che essere una Rumbelle. Come ho già scritto nell'introduzione, questa sarà una raccolta senza capo né coda,  in cui mi limiterò a pubblicare tutti i miei deliri su questa magnifica coppia. Il primo capitolo è stato ispirato da una frase di Romeo e Giulietta che mi è sembrata perfetta per loro due. Buona lettura!

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà dell'ABC; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

—————————————-

 

"Che cosa stai leggendo?" 

Ci volle qualche secondo perché Belle riemergesse dalla lettura. Ormai Rumplestiltskin era abituato a vederla, tutte le sere, mettersi a letto con in mano un libro. In genere cercava di non disturbarla, semplicemente sedendosi o sdraiandosi accanto a lei, beandosi nel guardarla, finché le candele si consumavano e lei chiudeva il volume. Quella sera, però, qualcosa nella copertina aveva attirato la sua attenzione e aveva deciso di cedere alla curiosità.

"È una raccolta di opere di Shakespeare. La stavo finendo mentre eravamo a Storybrooke e quando la maledizione è stata annullata è arrivata qui con noi." Molti degli oggetti a cui erano più legati erano ricomparsi con loro nel mondo delle favole.

"E cosa leggevi in particolare?"

"Romeo e Giulietta. In realtà l'ho già finito ma non riesco a staccarmene."

Si era avvicinato e le aveva passato un braccio intorno alla vita, poggiando il mento sulla sua spalla.

"Anche a me è sempre piaciuto molto."

"Davvero? Non mi sembravi il tipo.”

Qualcosa s’incupì nello sguardo di Rumplestiltskin. 

“Be’, dopotutto è una storia che descrive come l'ottusità di alcuni genitori li porti a perdere i loro figli."

Belle posò il libro sul letto e gli prese il viso fra le mani.

"Ehi, non pensarci più, non pensarci più nemmeno per un secondo. È vero, con Bae hai fatto degli errori, ma sei cambiato da allora, ti sei pentito e adesso state ricostruendo il vostro rapporto. Non è il momento di pensare al passato."

Lo baciò, dolcemente, e lui la strinse più forte a sé. 

"Sai, c'è una frase di Romeo e Giulietta che mi ha sempre fatto pensare a te." Mormorò sulle sue labbra.

"Davvero? E quale?"

"Aspetta, ti faccio vedere."

Cominciò a sfogliare le pagine, fino a trovare la scena che cercava: il ballo, il primo incontro dei protagonisti.

Si girò verso quella che, da qualche mese, era diventata sua moglie e la baciò di nuovo.

"Ecco, le tue labbra hanno purgato le mie del loro peccato." Forse era stupido, forse era troppo romantico, ma era vero: lei lo aveva salvato. Belle sorrise, cogliendo al volo l'occasione.

"Allora è rimasto sulle mie labbra il peccato che esse hanno tolto alle vostre." 

"Il peccato dalle mie labbra? O colpa dolcemente rimproverata! Rendimi dunque il mio peccato."

Il terzo bacio divenne ben presto più passionale e il libro fu dimenticato. In quel momento c'erano solo loro due: le bocche unite, i corpi intrecciati, i destini legati da due piccole fedi dorate. Perché ogni volta che stringeva la mano sinistra della donna che amava, Rumplestiltskin sentiva quel piccolo cerchio di metallo che sembrava volergli dire: non sei più solo. Perché, ancora una volta, la cosa più importante della sua vita era rappresentata da un oggetto, un oggetto con su scritto un nome: Rumplestiltskin.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Perfetto ***


Ecco il secondo capitolo della raccolta. Innanzitutto, devo ringraziare tantissimo Giu99, Stria93 e Euridice100 che hanno recensito il primo capitolo, Beabizz e valeego che l'hanno messo fra le preferite, Hey J che l'ha messa fra le ricordate, LondonEye, martaxx, NevilleLuna, pepper snixx heat e, di nuovo, Stria93 e Euridice100 che l'hanno messa fra le seguite.

Pensavo che avrei pubblicato qualcosa di angst e invece la mia tendenza al lieto fine si è fatta risentire e questo è il risultato. Ci ho inserito anche dei riferimenti alla OutlawQueen, che sta diventando la mia coppia preferita dopo la RumBelle. IMPORTANTE: non solo il capitolo è ambientato dopo la 3x11 (quindi se non l'avete vista non leggetelo), ma si basa anche su alcuni spoiler che ho trovato in giro su internet (la Strega e Lawrence sono personaggi che compariranno nella seconda metà della stagione). In particolare, questo è quello che ho immaginato potrebbe accadere nella 3x15, che sarà Belle-centrica e in cui, spero, avremo la tanto sospirata riunione Rumbelle.

Piccola riflessione post 3x11 che non ho inserito l'altra volta: il padre di Rumple ha gli occhi azzurri, quindi se mai Rumple e Belle avranno un figlio, ci sarà il 50% di possibilità che abbia gli occhioni azzurri di Belle (ma quanto sono pazza a notare questa cose XD?).

Buona lettura,

Rosaspina7

 

P.S. Ho scoperto che a casa mia abbiamo delle tazzine da the mostruosamente simili alla chipped cup *__*

P.P.S. Non mi dispiace il nome Tremotino, anzi, però preferisco usare il nome inglese perché così Belle può chiamarlo “Rumple”. Per quanto riguarda la traduzione The Dark One/L'Oscuro Signore, preferisco chiamarlo L'Oscuro perché altrimenti mi viene in mente Voldemort.

 

———————————————

 

Belle seguiva Lawrence lungo i sotterranei del castello, con il cuore in gola: se quello che il ragazzo aveva detto era vero e Rumpelstiltskin era vivo ma prigioniero della Strega, allora lei lo avrebbe salvato, a qualunque costo. Non riusciva a stare calma, ma non poteva permettere che li scoprissero: avrebbe condannato se stessa, Lawrence, Rumple e tutti gli altri che si erano offerti di accompagnarla in quella pericolosa e folle missione. Bae, ovviamente, e poi Mulan, che era pronta a tutto per aiutare i suoi amici. Con grande sorpresa di tutti, sopratutto di Belle, Regina si era unita al gruppo, facendo notare che senza di lei non avrebbero avuto la benché minima speranza. Infine, anche Robin Hood si era unito a loro, tuttavia Belle sospettava che non l’avesse fatto solo perché era la cosa giusta, come aveva affermato l'uomo, ma perché voleva assicurarsi che non capitasse nulla a Regina. Forse si sbagliava di grosso, ma sospettava che fra i due ci fosse del tenero.

Lawrence li fece fermare prima di una svolta e sbirciò oltre l'angolo.

"Ci siamo,” sussurrò.

Bastò un incantesimo di Regina per mettere al tappeto le guardie.

"Rumple!" Belle chiamò, mentre prendeva un mazzo di chiavi dalla cintura di uno dei soldati svenuti e si precipitava verso la porta che Lawrence le aveva indicato.

“Rumple!" ripeté. 

"Belle, no!” gridò lui, ma troppo tardi. Nell'istante in cui lei toccò la porta per aprirla, una specie di scossa elettrica la costrinse a indietreggiare.

"Mi sembrava strano che fosse così facile,” commentò Regina.

"Belle, allontanati, è una trappola!” la voce di Rumplestiltskin era concitata, piena di paura. 

“Cosa vuoi dire?"

"La Strega. Quando io e mio padre siamo ricomparsi in questo mondo, lui era morto e io ero gravemente ferito. Lei mi ha rubato il pugnale, mi ha curato e mi ha rinchiuso qui, ordinandomi di non scappare. Sapeva che sareste venuti a cercarmi e così… così mi ha ordinato di uccidere chiunque fosse venuto a salvarmi. Perciò ho fatto un incantesimo alla porta in modo che nessuno che fosse qui per aiutarmi potesse aprirla. Adesso ti prego, ti prego, vattene, prima che lei decida di ucciderti con le sue mani.”

"No."

"Belle, ti prego…"

"È inutile, non me ne vado! Questa volta non me ne vado."

"Ti prego! Non sopravviverei all'idea di averti uccisa."

"E io non sopravviverei all'idea di lasciarti qui! Dammi un attimo per pensare, troverò una soluzione.”

Belle appoggiò la fronte al freddo muro di pietra per riflettere, ma anche per sentirsi più vicina a Rumplestiltskin.

"Ti amo,” sussurrò lui dopo qualche secondo di silenzio. 

"Ti amo anch'io e ti prometto che ti tirerò fuori di qui." Lo disse con convinzione, perché il Vero Amore non poteva essere sconfitto, era la magia più potente del mondo e… ma certo! Perché non ci aveva pensato prima? Si girò verso i suoi compagni.

"Regina, usa la magia per riportare gli altri al sicuro."

Si levò un coro di proteste.

"Statemi bene a sentire, tutti quanti. Ho un piano, ma voglio essere sicura di non mettere in pericolo nessuno di voi. Se tutto va per il meglio, avremo bisogno solo di Regina per uscire da qui. Se qualcosa va storto e io muoio, lei potrà scappare più velocemente se non dovrà trasportare anche voi."

"Ma è mio padre! Non puoi chiedermi di andarmene e lasciarti qui a rischiare da sola."

"Stammi bene a sentire, Bae, tuo padre non si perdonerebbe mai se ti facesse del male; per il bene di entrambi, devi andartene.”

Robin intervenne. "Siete sicure di poter gestire la situazione da sole?"

"Sta tranquillo, torneremo prima che possiate rendervene conto." Fu Regina a rispondere, sorridendo incoraggiante, e Belle fu stranamente felice per lei e grata per l'aiuto che le stava dando. La donna continuò, prendendo in mano la situazione.

"Bene, direi che abbiamo perso anche troppo tempo. Siete pronti?" Un lieve mormorio d'assenso, un ultimo scambio di sguardi, e poi i quattro scomparvero in una nube viola.

"Regina, allontanati. Se qualcosa va storto e Rumple mi uccide, non perdere tempo e scappa."

"Sta attenta."

"Rumple…"

"Belle…"

"Rimuovi l'incantesimo, così potrò aprire la porta."

"Ti prego, ascoltami…"

"No, tu devi ascoltarmi, mi avevi promesso che l'avresti fatto! Ho un'idea, devi solo fidarti di me. So cosa significa vivere senza di te e non voglio più provare nulla del genere."

"Nemmeno io. Mi fido di te e annullo il sortilegio ma, per favore, stai attenta.”

Con un rapido gesto della mano, Rumplestiltskin rimosse la protezione magica sulla porta. Belle inserì la chiave nella toppa e girò. Non doveva avere paura. Prese un gran respiro e aprì. Ebbe una breve visione di Rumplestiltskin, di nuovo con l'aspetto dell'Oscuro, poi gli gettò le braccia al collo e premette le labbra sulle sue. Non fu facile, perché nell'istante stesso in cui lui l'aveva vista il suo braccio era scattato in avanti, contro la volontà del padrone, per strapparle il cuore dal petto. Ora erano lì, stretti in quella specie di macabro abbraccio che lei cercava disperatamente di prolungare, continuando a baciarlo nonostante il dolore. Quando lui ritirò la mano, però, non riuscì più a reggersi in piedi e cadde per terra, ansimando. Lui la guardava negli occhi, mentre cercava disperatamente di combattere il potere del pugnale che gli ordinava di ucciderla.

"Perché, perché non mi hai dato retta, perché non te ne sei andata quando potevi?" le chiese piangendo.

"Perché ti amo.” Belle strinse i denti per contrastare il dolore che aumentava sempre più. "E perché sta funzionando.” Lo disse con un filo di voce, ma Rumplestiltskin la sentì lo stesso e improvvisamente capì. Si rese conto che qualcosa stava cambiando in lui, che la magia stava allentando la presa sul suo animo. Ecco qual era il piano di Belle: il bacio del Vero Amore lo stava salvando.

Ma ancora non bastava: doveva riprendere il controllo sulla propria mano o sarebbe stato troppo tardi. Lentamente, molto lentamente, riuscì ad allentare la stretta, sospirando di sollievo mentre il respiro della sua piccola, coraggiosa donna tornava regolare. Quando la maledizione fu spezzata del tutto, cadde a terra vicino a lei e un attimo dopo erano l'uno nelle braccia dell'altra.

"Non farlo mai più. Non rischiare mai più la tua vita per me." 

"Lo rifarei altre mille volte perché è questo che fanno gli innamorati: si proteggono a vicenda."

"Avremo tempo per discuterne. Ora è meglio rimettere a posto questo,” accennò al cuore che teneva ancora in mano, “E andare."

"Non così in fretta.” La Strega dell'Ovest era comparsa nel corridoio, a pochi passi da loro. "Speravo di poter sfruttare i poteri dell'Oscuro ancora per un po’, ma a quanto pare dovrò fare tutto il lavoro sporco da sola."

"Neanche tu dovresti andare in fretta,” intervenne Regina. Colpì la donna con una palla di fuoco e, approfittando della distrazione, trasportò tutti al palazzo di Aurora e Filippo.

"Papà! Belle!" Bae gettò loro le braccia al collo, mentre un evidentemente nervoso Robin si assicurava che Regina stesse bene.

"Papà, perché hai un cuore in mano? Di chi è?"

"È il mio. Me l'ha rubato anni fa,” disse Belle sorridendo.

Rumpelstiltskin rimise il cuore al suo posto e poi annullò la poca distanza rimasta fra lui e Belle per baciarla. Fu come rinascere, come se la separazione di quelle settimane non fosse mai esistita, come se la paura e il dolore fossero stati solo un brutto sogno.

Nelle ore seguenti, mentre raccontavano più e più volte quello che era successo, lui non le lasciò mai la mano, stringendola più forte ogni volta che lei arrossiva spiegando come aveva spezzato la maledizione. Dopo un po', però, Belle si accorse che c'era qualcosa che non andava, che lui voleva dirle qualcosa; infatti, alla prima occasione, la trascinò lontano da tutti.

"Belle, io devo parlarti." Il suo tono la fece preoccupare.

"Non avere paura, a me puoi dire tutto. Se c'è un problema, lo affronteremo insieme.”

Rumplestiltskin le accarezzò una guancia.

"No, sta tranquilla, va tutto bene, è solo che… amore mio, tu sei una donna meravigliosa, che mi ha amato quando tutti mi consideravano un mostro, quando ero un mostro, quindi so quanto tu sia forte, però vorrei che sapessi a cosa vai incontro."

"Che intendi dire?"

"Che in questa terra tu sei una nobile mentre io, adesso che sono senza poteri, sono solo un povero filatore, molto più vecchio di te e con un pessimo passato alle spalle."

"Stai dicendo sul serio?" Belle sembrava offesa dalle sue parole.

"È… è solo che…"

"Rumple, ho amato l'Oscuro che terrorizzava questo mondo e l'usuraio che teneva in pugno Storybrooke, credi davvero che potrei lasciarti per un motivo del genere? O pensi che io ti cercassi per i soldi o il potere?"

"È solo che io ti amo e non voglio che tu perda la vita insieme a uno come me."

"Un giorno o l'altro capirai che tu sei tutto ciò che voglio dalla vita."

Lo abbracciò e per lungo tempo rimasero così, in silenzio, beandosi di quel contatto di cui avevano tanto sentito la mancanza.

"Ti fa ancora paura l'idea di vivere senza magia?” gli chiese Belle dopo un po’.  

“Sì,” ammise. “Ma mi faceva molta più paura l'idea di vivere senza di te."

C'erano ancora tanti problemi da risolvere: la Strega da sconfiggere, gli orchi da combattere, un intero mondo da ricostruire, eppure quella notte, addormentandosi con Rumplestiltskin che la stringeva a sé e le accarezzava i capelli, Belle non poté fare a meno di pensare che fosse tutto prefetto.

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Capitolo 3
*** Dark path ***


Sono viva! Davvero, non pensavo che avrei passato due mesi senza pubblicare nulla, ma la combinazione fatale fra scuola (quest'anno ho la maturità D:) e ispirazione che fa gli scherzi (mi fa venire millemila idee ma non me ne fa portare a termine nemmeno una) ha portato a questa lunga assenza (e non posso nemmeno assicurare che la cosa non si ripeterà). Ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/ricordate/preferite, Hey J, PoisonRain, valeego, Stria93, Euridice100 e seasonsflove che hanno recensito lo scorso capitolo (è la prima volta che ricevo 6 recensioni, grazie *__*) e tutti i lettori silenziosi. Ah, ci tengo a specificare che il capitolo precedente è stato scritto prima che uscissero tutti gli spoiler (però avevo indovinato il fatto che la Strega avrebbe controllato Rumple U.U), a differenza del nuovo, la cui causa principale è questa. Già il fatto che sia Jane Espenson a pubblicare questa foto su twitter fa pensare ai Rumbelle, ma appena ho letto "dark path" (da cui il titolo) ho pensato subito al discorso della 3x10 ed è nata questa… cosa, insieme a una serie di altre teorie, una più catastrofica dell'altra, anche se devo ammettere che l'idea di una Belle "oscura", purché molto diversa da Lacey, mi affascina.

Un ringraziamento speciale va a padme83, che ha letto per prima questa storia.

Detto questo (sono quasi più lunghe le note della storia O.o) vi lascio alla lettura. E prima di tirarmi i pomodori ricordate che stasera esce la puntata, gioite e risparmiatemi.

Rosaspina7

 

————————————————

 

Belle stava sistemando gli ultimi libri, pronta a chiudere la biblioteca, eppure la sua mente era altrove: aveva scoperto che Rumple era vivo ma sotto il controllo della Strega e, cosa peggiore, non ricordava nulla né di lei né di Bae. Era pronta a combattere per salvarlo, tuttavia era incredibilmente scoraggiata: era mai possibile che ogni volta qualcuno o qualcosa cercasse di tenerli lontani? Li rivedeva in continuazione nella sua mente, lo sguardo soddisfatto e manipolatore di lei e quello servile di lui, e ogni volta sentiva la rabbia e la disperazione salire sempre di più, come due serpenti che si avvolgessero sempre più stretti intorno al suo cuore.

Anche se era persa nei suoi pensieri, si accorse immediatamente dello strano fruscio alle sue spalle; si girò appena in tempo per vedere una nube viola che si diradava, scoprendo il viso di… Rumplestiltskin.

"Finalmente riesco a parlarti, dearie."

"Rumple, ma cosa… come…" Per un attimo Belle volle credere che fosse davvero lui, che avesse recuperato la memoria, ma poi si rese conto che il tono di voce era quello canzonatorio e beffardo dell'Oscuro, che nei suoi occhi non brillava la luce calda che riservava solo a lei e al figlio, ma la pazzia del folletto.

"Sarò diretto con te, dearie: tu mi piaci." Lo disse senza esitazioni, senza aspettare una sua risposta. Le si avvicinò e lei si ritrasse, fino a urtare uno scaffale con la schiena. Non capiva cosa stava succedendo, ma sentiva che c'era qualcosa di profondamente sbagliato.

"Finora quella strega mi ha controllato a suo piacimento e la cosa comincia a stufarmi; se tu mi dessi una mano, però, potrei riprendermi il pugnale e allora saremmo liberi di fare quello che vogliamo.”

Rumplestiltskin si fece ancora più vicino e le afferrò i polsi, poi affondò il viso nell'incavo del suo collo, parlando contro la sua pelle. "Tu sei speciale, mi hai colpito dal primo istante, e una volta ottenuto il pugnale nulla potrà più fermarci, potremo stare insieme per sempre.”

Belle non riusciva più a pensare chiaramente e quando lui iniziò a baciarle il collo capì che la situazione le stava decisamente sfuggendo di mano.

"Rumple, fermati, non sei in te…”

A dire il vero, quella che in quel momento si sentiva più estranea da se stessa era lei. Cosa stava facendo? Doveva allontanarlo, non era veramente lui… però le labbra erano le sue, l'odore che la stava inebriando era il suo, ed essergli di nuovo così vicina dopo tanto tempo era come rinascere, era un momento che aveva aspettato troppo per pretendere che il suo cervello riuscisse a ragionare. Adesso capiva come doveva essersi sentito quando aveva visto Lacey. In quel momento Gold, o Rumplestiltskin, o chiunque fosse in quell'istante, passò dal collo alla bocca e Belle non riuscì più a resistere: si oppose ancora per qualche secondo e poi rispose al bacio, sapendo che era sbagliato ma non riuscendo ad evitarlo. No, non era vero, lei non voleva evitarlo. Sapeva che la strega se lo era portato a letto e adesso lei se lo sarebbe ripreso, perché Rumple era suo, solo suo. La presa sui polsi si allentò e lei gli affondò le mani nei capelli, mentre le dita di lui cominciavano a percorrere il suo corpo, forse più rudemente di un tempo ma riuscendo a provocarle le stesse sensazioni, finché non cominciarono ad armeggiare con i bottoni della camicetta.

"Andiamo al piano di sopra, c'è il mio appartamento.” 

Appartamento che le aveva regalato lui, ma in quel momento ricordarlo le avrebbe solo fatto male, perché dell'uomo gentile che gliene aveva fatto dono non era rimasta che un'ombra, un'ombra a cui lei, però, si stava aggrappando con tutte le sue forze. Era stufa di stare lontana da lui, di piangere e di vedere i loro sforzi per stare insieme mandati in fumo; stavolta se lo sarebbe tenuto stretto, a qualunque costo e in qualunque modo.

Quasi senza che se ne fosse accorta, la rabbia, la tristezza e la disperazione avevano iniziato a trascinarla nel baratro da cui lei aveva sempre cercato di farlo uscire.

"Hai detto che potremo stare insieme per sempre. Lo pensi davvero?" Seminuda, in piedi fra le sue braccia, smise di baciarlo solo per il tempo strettamente necessario a formulare la domanda.

"Ma certo, dearie, ma certo."

Perché anche il fondo del baratro le andava bene se poteva stare con lui.

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Capitolo 4
*** Mrs. Gold ***


"Lei dev'essere la signora Gold."

È una frase normale, quasi di circostanza, eppure quanto ti fa male sentirla?

Dio solo sa quanto vorresti esserlo eppure, tuo malgrado, sei costretta a negare, ad ammettere che non meriti quel titolo. Sai quanto questa risposta sia incompleta, ma sai anche che non puoi spiegarlo, perché il vostro rapporto è sempre stato troppo complesso per essere catalogato con le normali etichette sociali. Non siete sposati, non vi sareste definiti fidanzati; semplicemente, voi vi appartenete.

Non sei la moglie, ma è come se lo fossi. È per questo che hai deciso di gestire il negozio, perché sai che è un compito che ti spetta. Ma c'è anche un altro motivo che ti spinge ad abbandonare, per metà della giornata, la tua amata biblioteca: questo posto è il legame più forte che ti sia rimasto con lui. Quando ti sei svegliata nel tuo appartamento a Storybrooke, invece che nella Foresta Incantata come ti aspettavi, una delle prime cose che hai fatto è stata correre prima a casa sua e poi al banco dei pegni. Avevi ancora le chiavi e per alcuni lunghi, meravigliosi minuti hai sperato che se quei posti erano ricomparsi anche lui avrebbe fatto lo stesso. L'hai chiamato mentre controllavi tutte le stanze, pregando di aprire la porta del negozio e di vederlo dietro al bancone come al solito. Quanto hai pianto quando hai capito di esserti illusa? Eppure è stato proprio lì, nel retrobottega, mentre ti disperavi stringendo al petto la vostra tazzina sbeccata, che è rinata la tua speranza.

Il pugnale. Il simbolo del suo potere era scomparso con lui e finché non l'avessi trovato, finché non avessi visto la lama priva del suo nome, non avresti creduto alla sua morte. L'avresti aspettato fino ad allora, prendendoti cura del suo negozio e tornando a vivere in casa vostra fino a quando non avresti potuto ricominciare a varcare quella soglia con lui.

E mentre cominciavi a frugare fra le migliaia di oggetti in cerca d'indizi, determinata a non arrenderti, ti sei accorta di una cosa: quel posto conservava ancora il suo profumo.

No, non esattamente, era lui che si portava sempre dietro l'odore del suo negozio, quella strana fragranza di antico e polvere. Quando una volta gliel'avevi fatto notare, lui l'aveva buttata sul ridere.

"Non mi sembra una cosa molto positiva, è un modo per dirmi che sono un vecchio rudere?"

"No, io trovo che sia una cosa bellissima. È il profumo di cose che sono preziose perché hanno una lunga storia da raccontare, è lo stesso odore che sento nelle biblioteche, è un odore che per me ha sempre significato casa."

E adesso quelle parole le senti più vere che mai.

"Il signor Gold è qui?" Di nuovo, una domanda a cui devi dare una risposta non vera. Sai che lo salverai ed è per questo che sorridi, perché pensi a quando potrai rispondere a questo e all'altro interrogativo in modo diverso, ma sai che, per adesso, devi adattarti all'evidenza accettata da chi non crede nel vostro amore.

"Lui… lui è morto."

E dire quelle parole fa male, anche se non ci credi, perché dirlo lo fa sembrare più reale, troppo reale.

E mentre cerchi di mandare avanti la discussione, di sorridere come sempre e di controllare il tremito alle mani, il tuo anulare sinistro sembra bruciare come il fuoco.

 

 

 

 

N. d. A. : Eccomi qui! Come potevo non dedicare qualcosa a quel "Mrs. Gold" che ha ucciso quel poco che restava dei miei feels?

Sulla 3x12/3x13/3x14: la OutlawQueen è ufficialmente la mia ship preferita dopo i Rumbelle e Zelena è ufficialmente la cattiva che odio di più. Vedere Rumple prigioniero e completamente succube di quella Strega (e mi sto tenendo dal dire di peggio) mi ha fatto salire un vaghissimo istinto omicida. In ogni caso, la 3x15 si prospetta incredibile *__*

Molti hanno notato che, in modo ampiamente rivisitato, stanno riproponendo la storia di Oz: Rumple ha perso la testa, Charming il coraggio (cioè, non l'ha proprio perso, ma comunque ne è stato preso un simbolo) quindi, probabilmente, nella 3x15 qualcuno perderà il cuore; ora la domanda è: sarà Belle? O Emma, visto il ritorno di Neal? Quando arriva lunedì T.T?

Ringrazio tantissimo seasonsoflove, Euridice100,  a crazycotton, PoisonRain, Stria93 e fantasy93, che hanno recensito lo scorso capitolo, padme83 che lo ha letto in anteprima e lo ha recensito, tutti coloro che hanno messo la mia raccolta fra le seguite/preferite/ricordate e tutti i lettori silenziosi.

Piccolo problema tecnico: mi sono accorta che, cercando le storie in questa sezione tramite i personaggi, cercando "Gold" e "Belle" non vengono fuori tante storie che invece li hanno come protagonisti; capita anche a voi?

A presto (spero),

Rosaspina7

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Capitolo 5
*** Sprazzi di luce ***


Quella notte, quando entrò nel salone del Castello Oscuro, Belle si accorse subito di non essere sola: Rumplestiltskin era seduto al suo arcolaio e filava nella penombra, illuminato solo da alcune candele, mentre le spesse tende impedivano ai raggi della luna di rischiarare l'ambiente.

"Non dovresti essere sveglia a quest'ora, dearie; se non ti riposi abbastanza, domani sarai troppo stanca per lavorare e la polvere prenderà di nuovo possesso del mio castello." 

"Non riuscivo a dormire. Ho avuto un incubo."

"Immagino che essere rapiti da una bestia non favorisca il riposo, non è vero? Oltretutto, alzarsi in cerca di pace e imbattersi nel mostro in persona dev'essere traumatizzante."

"Vi sbagliate. Sono felice di poter parlare con voi, svegliarsi in piena notte e sentirsi soli è orribile." Appena ebbe pronunciato quelle parole, Belle si rese conto di come dovessero suonare alle orecchie di chi probabilmente non aveva avuto nessuno accanto per secoli, perciò si affrettò a continuare per distogliere l'attenzione da ciò che aveva detto.

"E poi ormai sono abituata agli incubi e vi posso assicurare che ne ho sofferto anche molto prima di incontrarvi. Da bambina, quando è morta mia madre, non ho fatto una notte di sonno intera per mesi." La mano le corse istintivamente al pendente che portava al collo: era l'ultimo ricordo che aveva di lei, l'ultimo regalo di compleanno che aveva ricevuto da entrambi i genitori.

Rumplestiltskin non le rispose e lei si sedette su una poltrona, guardandolo filare e cercando di scacciare i cattivi pensieri.

"Mi dispiace. Per tua madre, intendo. Crescere senza un genitore è terribile." Sua madre era morta dandolo alla luce, diventando la sua prima perdita e il suo primo rimorso.

"Grazie. In effetti lo è." Quell'inaspettata gentilezza le aveva strappato un piccolo sorriso, anche se triste.

"Però tuo padre tiene così tanto a te da essere pronto a condannare tutta Avonlea alla distruzione pur di salvarti."

"Già. Be', è normale che il nostro legame sia forte, io sono tutta la sua famiglia e lui è tutta la mia. Però penso sia una cosa che ogni genitore farebbe per un figlio, no? Cercare in ogni modo di proteggerlo."

"Dovrebbe essere così, tuttavia non dare per scontato il suo affetto; ci sono persone disposte ad abbandonare i figli per le più sciocche ragioni." Rumplestiltskin si zittì per un attimo, come sovrappensiero, poi riprese. "Insomma, in quasi duecento anni di vita ne ho viste di tutti i colori." Scoppiò in una delle sue risatine acute, poi fra loro calò il silenzio e per qualche minuto l'unico rumore fu il cigolio della ruota.

"Voi non dormite mai?"

"Cosa?"

"Voglio dire, mi sveglio nel cuore della notte e voi siete qui a filare, mi alzo presto per portare a termine qualche lavoro e siete già in piedi. Non avete bisogno di dormire?"

"In effetti no. Dormire mi aiuta a recuperare le energie più in fretta, ma è una cosa che posso benissimo evitare: è uno dei vantaggi dell'essere la creatura magica più potente della Foresta Incantata." 

Non poteva certo dirle che appena chiudeva gli occhi anche lui veniva assalito dagli incubi e rivedeva tutte le persone che aveva perso o che lo avevano abbandonato; era per non rivivere più quei momenti, per non sentire di nuovo quel coro di voci che lo chiamavano codardo che aveva smesso di dormire.

"Io penso che questo castello sia troppo buio; insomma, svegliandosi senza neanche una luce si ha l'impressione di essere ancora intrappolati nel mondo dei sogni, no?"

"Dearie, c'è un motivo se questo si chiama Castello Oscuro. Tuttavia, mi rendo conto che l'oscurità si addice molto più ai mostri che non alle nobili fanciulle loro prigioniere, perciò ecco." Fece un rapido gesto con la mano, dopodiché una delle candele che lo circondavano iniziò a fluttuare verso la ragazza, fermandosi accanto a lei.

"Ora è incantata, ti seguirà nella tua stanza e continuerà a fare luce senza mai consumarsi, così magari riuscirai a dormire e io potrò continuare in pace il mio lavoro.”

Belle guardò stupita prima il regalo poi Rumplestiltskin. Sorrise.

"Grazie, sono sicura che mi aiuterà. Buonanotte.”

Quando Belle uscì dalla stanza, il folletto si rese conto che la sua presenza era stata più piacevole di quanto avrebbe voluto ammettere. Sciocchezze, sarà la solitudine che fa brutti scherzi, si disse.

Eppure, se la luce aiutava a scacciare la paura e la tristezza, lei gli era sembrata uno sprazzo di luce nell'oscurità di quella notte solitaria.

Belle, dal canto suo, camminava pensierosa, osservando la candela che procedeva al suo fianco.

Rumplestiltskin non era oscuro come voleva far credere e lei aveva tutta l'intenzione di portare luce nel suo cuore come nella sua casa.

Domani aprirò quelle maledette tende.

 

 

Eccomi qui! Dunque, questo capitolo mi ha fatto penare parecchio, perché in realtà doveva essere formato da tre One shot diverse, tutte unite dal tema degli incubi: una nella FTL (cioè questa), una a Storybrooke e una in un ipotetico, lontano futuro. Ho deciso di pubblicare solo la prima perché è l'unica che, alla fine, mi ha convinto, il che è anche un po' un'ironia della sorte, visto che è quella che, all'inizio, non avevo programmato.

Ringrazio tantissimo seasonsoflove, Stria93, a crazycotton, PoisonRain, Euridice100 e padme83 che hanno recensito lo scorso capitolo, tutti quelli che hanno messo la storia fra le seguite/ricordate/preferite e tutti i lettori silenziosi (o, almeno, quelli che dopo aver letto non mi mandano troppe maledizioni).

Sulla 3x15: per la prima volta da tanto tempo ho pianto davanti allo schermo. Dirò solo che ero una SwanFire e che soffro troppo a vedere distrutta la Rumbelle family. Ora mi aspetto che, quando Henry recupererà la memoria, ci sia un bel momento nonno-nipote fra lui e Rumple, in memoria del povero Bae. Credo che prima o poi pubblicherò anche qualcosa sulla SwanFire, ma non prometto nulla. Speriamo in bene per le prossime puntate e a presto.

Con affetto,

Rosaspina7


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Capitolo 6
*** Di tazzine e dignità ***


Non importa quanta dignità tu abbia,

se un bambino ti offre una tazzina vuota, tu devi bere

(Frase trovata su Facebook e che ha ispirato questa “cosa")

 

——————————————————

 

Anche se ormai erano diversi anni che trascorrevano il Natale e le altre feste in quel modo, quasi nessuno si era ancora abituato alle loro strane cene di famiglia, tantomeno Rumplestiltskin. Certo, bisognava ammettere che come famiglia la loro era quantomeno singolare, e per parecchie ragioni; non ultima, quella di comprendere e riunire intorno allo stesso tavolo numerose persone che in passato avevano cercato di uccidersi o rovinarsi la vita a vicenda.

In ogni caso, di volta in volta l'atmosfera si faceva più rilassata e, perché no, persino piacevole, anche se l'ex folletto non riusciva proprio ad abbandonare del tutto quella certa aria di diffidenza che gli derivava da circa due secoli di isolamento e odio per il mondo.

C'erano solo due persone con cui riusciva veramente ad aprirsi: una era seduta al suo fianco, sorridente, e l'altra stava giocando sul tappeto con gli altri bambini, godendosi i regali appena ricevuti.

Sua figlia.

Se anche quelle rimpatriate fossero state la più grande tortura del mondo, le avrebbe affrontate volentieri ogni sera per vederla sorridere e divertirsi così.

Ricordava ancora la paura che lo aveva assalito il giorno in cui Belle gli aveva detto di essere incinta: il timore di ripetere gli stessi errori, di perdere entrambe come gli era successo con Bae e Milah. La prima volta che aveva preso in braccio la sua bimba era stata insieme un'immensa gioia e un indescrivibile dolore, perché non poteva non pensare a suo figlio, al fagottino piccolo e indifeso che aveva stretto nella sua capanna fin troppi anni prima.

Ancora una volta, era stata Belle a dargli la forza, a ripetergli fin dall'inizio che era e sarebbe stato un ottimo padre e che avrebbero difeso insieme quella piccola vita che stava nascendo dal loro amore.

I suoi pensieri furono interrotti proprio da colei che ne era l'oggetto: Claire si era avvicinata al tavolo e aveva attirato l'attenzione dei genitori.

Porse loro due tazzine di plastica vuote, parte del regalo di Regina e Robin.

"Mamma, papà, abbiamo fatto il tè, ne volete un po'?" Belle accettò subito la sua tazzina, mentre Rumplestiltskin la guardò sorpreso, e quell'esitazione dovette convincere la figlia che qualcosa non andasse.

"Oh scusa, papà, hai ragione, mi sono dimenticata una cosa!" Claire corse a rovistare fra i pennarelli sparsi sul pavimento, finché non ne trovò uno blu; a quel punto, facendo attenzione a non inclinare troppo la tazza (non poteva certo rovesciare il the), cominciò a scurire parte del bordo. Quando ebbe finito, tornò verso il tavolo sorridendo soddisfatta.

"A te piace più così, papà, non è vero?" Rumplestiltskin guardò l'oggetto nelle mani della figlia: l'inchiostro andava a simulare un'inequivocabile sbeccatura. Fissò sbigottito la tazzina ancora per qualche secondo poi la prese, la portò alle labbra e finse di bere.

Ed eccolo lì, l'Oscuro, l'essere magico più potente di tutti i mondi, il mostro che le madri avevano usato come spauracchio verso i figli capricciosi per secoli, mentre beveva da una tazzina vuota per far felice la sua bambina.

Eppure non si sentì ridicolo né stupido e quando ebbe finito si chinò per darle un bacio.

"Grazie, tesoro, è buonissimo."

 

 

 

 

NdA: fluff, fluff, fluff, nato solo e unicamente dal bisogno di fluff. In realtà, l'idea di una Rumbellina mi è nata mentre lavoravo al capitolo sugli incubi che, come ho scritto, avrebbe dovuto comprendere tre scene: nell'ultima, sarebbe dovuta comparire lei. Una piccola spiegazione sulla scelta del nome: all'inizio Claire (che è il nome del personaggio di Emilie De Ravin in "Lost") doveva essere una scelta provvisoria, tanto per chiamare la bambina in qualche modo prima di trovarle un nome definitivo. Poi però mi sono resa conto che Claire significa "splendente, luminosa" e, considerando che Belle è stata ed è la luce di Rumple, mi è sembrato perfetto. Tanto per restare in tema, guardate questa bellissima fanart *__*.

Ringrazio tantissimo a crazycotton, PoisonRain, Euridice100, padme83 e Stria93, che hanno recensito lo scorso capitolo (se cliccate sul nome troverete il link al profilo di ogni autrice), tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate e i lettori silenziosi.

Approfitto di questo spazio per scusarmi per non essere riuscita a recensire quasi nulla negli ultimi giorni: giuro che appena avrò tempo passerò a commentare tutte le vostre storie :)

Commento sulla 3x16: ma… ma… QUANTO SONO PERFETTI???? Ho rivisto quella scena circa un milione di volte e ogni volta la amo di più. Il funerale di Neal mi ha uccisa e il mio odio per Zelena non fa che aumentare. Seriamente, quando penso che abbia raggiunto il massimo quella Strega mi fornisce nuovo materiale per detestarla. Regina ha aspettato tutto il giorno di picchiarla, io aspettavo questa scena dal 9 marzo. Tanto amore per la nostra Evil Queen che ha fregato la sua invidiosa sorellastra, ricordandole che avrebbe potuto imparare qualcosa da Cora se la madre non l'avesse abbandonata.

Spero che il capitolo via sia piaciuto, io torno a crogiolarmi nei feels :)

A presto, 

Rosaspina7

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Capitolo 7
*** Colours ***


Rumplestiltskin aveva sempre amato il blu e l'azzurro, in tutte le loro sfumature, fin da bambino.

Azzurro era il cielo dove la sua mamma era volata quando lui era nato e da cui lei continuava a proteggerlo, anche se da lontano.

Azzurri erano gli occhi di suo padre, l'ultima cosa che vedeva quando si addormentava dopo essersi fatto raccontare una favola della buonanotte. 

Blu era la giacca di Peter Pan, il giocattolo che aveva perso il giorno in cui era stato abbandonato.

Azzurri erano gli occhi di Milah, la ragazza fiera e combattiva di cui si era innamorato e che era diventata sua moglie, e dello stesso colore era il vestito che lui le aveva regalato appena sposati, proprio perché potesse mettere in risalto la bellezza del suo sguardo.

Ma, benché quel colore gli piacesse, sembrava fosse destinato a collegarsi solo a ricordi spiacevoli; quando ebbe perso, una dopo l'altra, tutte le persone che amava, si lasciò avvolgere dall'oscurità, dove i colori non erano più distinguibili.


 

Belle amava il giallo e il dorato.

Non perché le piacesse fare sfoggio di ricchezza o potere, no, questo mai.

Amava quei colori perché era una ragazza solare e ottimista, e il giallo era il colore del sole, della luce, della speranza di un'alba che spunta anche dopo la notte più scura.

Dorate erano le distese di girasoli che poteva osservare dalla sua finestra prima che la guerra portasse ovunque la distruzione.

Dorato era il suo vestito la mattina in cui accettò di seguire l'Oscuro per salvare coloro che amava.

 


Blu erano le decorazioni della tazzina che la ragazza aveva appena sbeccato.

Blu come i suoi occhi.

Perché ne era così attratto?

Le aveva regalato un vestito azzurro, per metterli in risalto, proprio come aveva fatto con Milah.

Stava forse commettendo lo stesso errore? Si stava di nuovo affezionando a qualcuno che gli avrebbe spezzato il cuore?

Ma l'azzurro degli occhi di Belle non era come quello di sua moglie, non era l'azzurro freddo del ghiaccio in uno sguardo che dall'amore era passato al disprezzo. L'azzurro di Belle era acqua cristallina che lasciava leggere nelle profondità dell'animo della ragazza e che stava cercando di lavare via quanto di sordido c'era nella sua.

 


Aveva continuato ad amare il giallo, simbolo della luce che era riuscita a portare nell'animo dell'uomo che amava.

Aveva continuato ad amare l'oro, sorridendo ogni volta che pensava a quanto questo si adattasse a lei che amava il signor Gold.

Ma fra i suoi nuovi vestiti, nel mondo senza magia, il giallo non era il solo colore ricorrente.

Aveva fatto spazio al blu.

Perché sapeva che a lui piaceva.

Perché lui le aveva detto che vestita di blu era più bella che mai.

Perché quando era vestita di quel colore gli occhi di lui si illuminavano e lei avrebbe fatto ogni cosa per rivedere quello sguardo.


 

Belle non amava davvero il blu, lo indossava per fargli un piacere: Rumplestiltskin ne era sempre stato consapevole.

Per questo il fatto che Lacey amasse quel colore non poteva che essere l'ennesimo colpo basso di Regina.

Perché era l'ennesimo dettaglio che rendeva tutto più doloroso, più difficile.

 


Quando Aurora si offrì di fornirle degli abiti più comodi e adatti al viaggio e la lasciò guardare nel suo guardaroba, Belle fu sorpresa dalla sua scelta.

Non aveva preso un abito giallo. Non aveva preso un abito blu.

Aveva preso un abito viola.

Inizialmente non capì perché quel colore l'avesse attirata come una calamita, poi la consapevolezza la colpì come una pugnalata.

Il viola era il suo colore, il colore della sua magia.

E adesso che lui non c'era, le sembrava di non poter indossare altro.

 

 


 

Rieccomi! Allora, non so che dire su questo capitolo, semplicemente avevo voglia di scrivere qualcosa su tutte quelle che sono le mie teorie sul significato dei colori per Rumple e Belle; su suggerimento di una mia amica stavo per inserire anche qualcosa sul rosso, ma alla fine ho lasciato perdere. Non escludo, però, di dedicare a quel colore (chissà quando) una drabble o una flash fic.

Come al solito, ringrazio tantissimo chi ha recensito lo scorso capitolo, cioè seasonsoflove, a crazycotton, Stria93, Euridice100, PoisonRain, ctdg e Padme83 e tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate (non vi nomino tutti perché siete davvero tanti *__* e finirei con il fare le note più lunghe del capitolo).

Sulla 3x18: Ok, sono sopravvissuta alla scena di Rumple e Zelena. Rumple è incredibile con la sua ironia e lo ammiro molto per essere riuscito a non farsi abbindolare dalla promessa di riavere il figlio. Belle che ne dice quarantaquattro a Regina è il mio mito.

Vi avviso, a causa delle sofferenze patite nello show il mio cervello sta sfornando solo idee fluffose (e fu così che pubblicò un capitolo angst XD).

Ci si legge presto (spero).

Rosaspina7

 

P.S. Sto ancora aspettando che Belle prenda Zelena a sprangate in fronte.

 

 

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Capitolo 8
*** Cattive abitudini ***


 

Un grazie speciale a padme83 per aver letto questo capitolo e avermi convinta a pubblicarlo.

 

—————————————

 

Quella mattina Belle si svegliò vergognosamente tardi, disturbata da un raggio di sole che entrava dalla finestra. Aveva la testa poggiata sul petto di Rumplestiltskin, che dormiva ancora e, in un primo momento, pensò di alzarsi per preparargli la colazione. Abbandonò ben presto quel proposito: voleva che, svegliandosi, lui la trovasse ancora al suo fianco. Conosceva fin troppo bene la spiacevole sensazione di trovarsi nel letto da sola, di aprire gli occhi e temere di aver solo sognato i momenti felici, e non era quello che voleva lui provasse, specialmente non la mattina dopo il loro primo San Valentino insieme. Richiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal ritmo del suo respiro e dal battito del suo cuore.

Doveva essere finita in uno stato di dormiveglia, perché quando lo sentì muoversi non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato.

Si sollevò appena per baciarlo sulle labbra.

"Buongiorno, amore,” sussurrò.

"Buongiorno anche a te,” rispose lui, la voce ancora impastata di sonno. 

"Hai dormito bene?"

"Con te accanto, sempre,” rispose, baciandola di nuovo.

"Colazione?" propose lei.

"Volentieri, anche perché se aspettassimo un altro po' sarebbe ora di pranzo.”

Scesero in cucina fra un bacio e l'altro; Belle si mise a preparare i pancakes, mentre Rumplestiltskin sistemava i resti della cena della sera prima. Il vaso con il mazzo di rose rosse che le aveva regalato fu sistemato al centro del tavolo.

Si sedettero uno accanto all’altra. Belle aveva una vera passione per lo sciroppo d'acero e così, quando vide che le labbra dell'uomo ne erano sporche, non seppe resistere: lo baciò di nuovo, a lungo, godendosi il sapore delle sue labbra che si mischiava a quello della colazione.

"L'ho fatto solo per lo sciroppo."

"Dovevo immaginarlo. Tuttavia dovresti sapere che ogni cosa ha un prezzo,” rispose lui, sorridendo maliziosamente.

Con un rapido movimento, la fece sedere sulle sue ginocchia; lei, dopo un primo momento di sorpresa, allacciò le braccia intorno al suo collo e si strinse ancora di più a lui. Lui aveva addosso solo i boxer e la camicia del pigiama, lei una leggera camicia da notte azzurra.

"Vediamo cosa posso fare per pagare il mio debito,” sussurrò Belle, impossessandosi di nuovo delle sue labbra. Approfondì il bacio, cominciando ad armeggiare con i primi bottoni della camicia di Rumplestiltskin mentre lui le accarezzava avidamente la schiena, i fianchi, le gambe... 

Accadde tutto molto in fretta.

Prima ancora che potessero accorgersene, la porta si aprì lasciando entrare un trafelato Neal, a cui Rumplestiltskin aveva dato le chiavi perché, in fondo, "quella era anche casa sua".

"Papà, Belle, ho una bellissima notizia..." Il ragazzo si fermò, come pietrificato, e probabilmente se la sua mascella avrebbe potuto staccarsi l'avrebbe fatto.

Lei saltò giù dalle ginocchia dell'uomo, cercando inutilmente di coprirsi di più con la camicia da notte, mentre lui tentava disperatamente di darsi un contegno; entrambi assunsero una preoccupante tonalità di rosso.

"Bae, cosa… cosa ci fai qui?"

"Io… Io volevo dirti una cosa, ma non fa nulla, non volevo disturbare, torno più tardi, ok?"

"Oh no, no, Bae resta qui, parla pure con Rumple, io vi lascio soli vado a… a rifare il letto.”

La ragazza si maledisse mentalmente.

A rifare il letto? Seriamente, Belle? Non sei riuscita a pensare a nulla di meno imbarazzante da dire?

Lei lasciò la stanza, sentendosi terribilmente a disagio, e fra i due uomini scese uno sgradevole silenzio.

"Senti, papà, scusa se…"

"No, scusa tu. Sembra che io non riesca a fare altro che errori con te." Era seriamente mortificato, perciò Neal si sentì in dovere di alleggerire l'atmosfera.

"Hey, un tempo ti sorprendevo a trasformare le persone in lumache per poi calpestarle, direi che questo è un netto miglioramento, no?" Rumplestiltskin non sorrise, tuttavia parte della tensione se n'era andata.

"Allora, cosa volevi dirmi?"

"Oh, già. Mi sposo. Ieri sera l'ho chiesto ad Emma e lei ha detto di sì." Improvvisamente, nella mente di Rumplestiltskin si proiettò l'immagine del figlio in abito da cerimonia, all'altare, e si sentì assalire dalla commozione.

"Bae, è meraviglioso! Congratulazioni!" 

"Ci tenevo che fossi il primo a saperlo; non l'abbiamo ancora detto nemmeno a Henry."

“Grazie."

"Be', io ora vado, immagino tu abbia… altro da fare." Sorridendo, il ragazzo uscì velocemente come era entrato. Rumplestiltskin salì al piano di sopra sentendosi incredibilmente felice, benché ancora incredulo. Belle era nella loro camera e stava finendo di rifare il letto.

"Com'è andata? Che voleva dirti?"

"Si sposano. Lui ed Emma si sposano."

"Davvero? È fantastico! Ti è sembrato traumatizzato per come ci aveva trovati?"

"Penso che riuscirà a farsene una ragione, ma ti assicuro che ho appena passato i cinque minuti più imbarazzanti dei miei duecento anni di vita." Le si avvicinò, abbracciandola. "A proposito, dov'eravamo rimasti?" Lei gli sorrise maliziosa. "Oh sì, forse me lo ricordo.”

Ripresero a baciarsi e ben presto i loro vestiti furono sparsi sul pavimento.

"Però stavolta il letto lo rifai tu."

 

————————————————

 

"Davvero? È successo anche a te con i tuoi?” chiese Neal, incredulo. 

"Sì, ti assicuro, sono tornata con Henry e loro erano lì nel letto, abbiamo evitato il peggio per un soffio. Ma nella Foresta Incantata non conoscete la privacy o le serrature?" Emma era seriamente divisa tra lo shock e la voglia di ridere.

"Non chiederlo a me, io ho lasciato quel posto a quattordici anni, non m'interessavo di queste cose."

"Be', a quattordici anni io lo facevo."

"Cosa?"

"Niente, niente. In ogni caso, adesso capisco perché te ne sei andato: sembra che lì abbiano la cattiva abitudine di causare dei traumi permanenti ai figli."

"Visto che siamo in tema, abbiamo ancora qualche ora prima che torni Henry, però chissà, magari rientra prima e riusciamo a rispettare le tradizioni di famiglia."

"Non se ne parla nemmeno, io con le vostre usanze malate non voglio avere nulla a che fare,” ribatté duramente Emma.

Neal, che era già a pochi centimetri dalla sua bocca, si ritrasse un po' deluso.

"Perciò sbrigati e vai a mettere una cravatta su quella cavolo di maniglia."

 

 

 

 

NdA: *arriva con una carriola carica di fluff e comincia a distribuirlo in giro a secchiate* Io vi avevo avvisato. Ormai sono nello stato mentale da "chissene dello show, voglio del fluff fra questi due e lo otterrò, in un modo o nell'altro". Visto che c'ero, mi sono anche presa le mie belle soddisfazioni da SwanFire shipper.

Come al solito, ringrazio coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, e cioè padme83, claraoswald, PoisonRain, Stria93, xX_Luna_Lovegood_Xx, Euridice100 e seasonsoflove e tutti coloro che hanno messo la raccolta fra le seguite/preferite/ricordate.

Sulla 3x19: tanto amore per gli OutlawQueen e felicità per Henry che ha riacquistato la memoria, ma come Rumbelle shipper questo episodio era meglio non guardarlo. Ho aspettato per 43 minuti una riunione che non è arrivata e mi sono ritrovata a guardare una Belle che non sembrava lei, imbambolata come un'idiota dietro a Snow, Charming e Regina, senza neanche provare a riprendersi il SUO Rumple, a tirarlo fuori da quella gabbia o, quantomeno, a tirare due schiaffi a Zelena. Mi preparo psicologicamente al solito copione: riunione sul finale, venti secondi prima di una nuova separazione. Reagisco scrivendo fluff.

Alla prossima,

Rosaspina7

 

P.S. Il titolo è volutamente ripreso dalla 3x04 :3

 

 

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Capitolo 9
*** Far longer than forever ***


Dopo essere ricomparsa con la One Shot “Storybrooke Daily Mirror” ricompaio anche in questa raccolta. Pensavate di esservi liberati di me, eh? E invece no, spiacente, sono ancora qui. Niente da dire, a parte il fatto che mi dispiace per questa lunga assenza causata dall’esame di maturità e dal successivo blocco dello scrittore. Questa song fic nasce in parte da un’idea che avevo avuto tempo fa per una OS su Belle prigioniera di Regina e in parte da una discussione con la mia shipmate/spacciatrice di fan fiction sulla canzone “Far longer than forever” (la versione originale de “La voce dell’amore”) e su quanto si adatti ai Rumbelle. Qui e qui trovate i link per sentire la canzone sia in italiano che in inglese.

Detto questo, buona lettura.

Rosaspina7

 

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If I could break this spell

I’d run to him today

And somehow I know he’s on his way to me

Derek, you and I were meant to be

 

Più veloce. Doveva andare più veloce. I cavalieri neri erano alle sue calcagna, ma non poteva lasciare che la prendessero; non dopo tutta la fatica che aveva fatto per uscire dalla torre, non dopo che era riuscita a stendere due guardie e persino a rubare un cavallo.

Sarebbe tornata da Rumplestiltskin.

Doveva solo evitare di mandare tutto all’aria facendosi catturare proprio ora che era così vicina alla libertà. Spronò di nuovo il suo cavallo, con il cuore che batteva a mille e l’aria fredda che le sferzava il viso e le gambe lasciate scoperte da quell’odiosa tunica blu.

Ci mise qualche secondo di troppo a capire che qualcosa non andava: prima ancora che potesse rendersene conto, dei rami di natura chiaramente magica l’avevano afferrata, sollevata dalla sella e imprigionata, tenendola sospesa a un metro da terra. Si divincolò inutilmente, mentre tutte le sue speranze venivano distrutte. Nell’istante in cui i cavalieri neri la raggiunsero, la regina apparve davanti a lei in una nuvola di fumo violaceo, con un disgustoso sorriso di scherno sul volto. Belle sostenne il suo sguardo, fiera, pronta a farsi uccidere piuttosto che supplicarla o mostrare un qualunque segno di debolezza. Per le lacrime ci sarebbe stato tempo dopo.

“È stato un tentativo sciocco, mia cara, pensavo che tu più di tutti sapessi che non si può scappare dalle grinfie di un mago o di una strega.”

“Intanto ho superato tutte le serrature e le guardie del vostro castello. Piuttosto umiliante che i vostri tirapiedi si siano fatti battere da una sciocca senza poteri magici, non trovate?”

“Fossi in te, non mi preoccuperei della mia sicurezza, ma della tua. In ogni caso, immagino ti farà piacere sapere che le mie sbadate guardie verranno diligentemente punite. Carter, ora riportala nella sua cella.”

I rami la lasciarono bruscamente e lei atterrò in malo modo; prima ancora che avesse il tempo di rimettersi in piedi, fu afferrata con molto poco garbo da quello che doveva essere Carter, che la tirò su e la issò a forza sul cavallo con lui. Quando Belle cercò di divincolarsi, le tirò uno schiaffo tale da farle girare la testa.

Le veniva da piangere. Aveva passato giorni a pianificare quella fuga e ora era tutto finito e lei veniva riportata al castello più sconfitta e umiliata di quanto non fosse prima. Odiava sentirsi impotente, odiava essere impotente, odiava il ghigno della regina e la sua impossibilità di farlo scomparire. Odiava quel Carter, che con la scusa di tenerla ferma sulla sella le stava toccando decisamente troppo le gambe; non era una stupida, sapeva cosa accadeva in genere alle donne fatte prigioniere, e si chiedeva quali dei dovesse ringraziare per il fatto che nessuna delle guardie le avesse mai fatto violenza. Che fosse stata la regina a vietarglielo? E perché? Restava il fatto che ora era in trappola nella stretta di quell’uomo e presto sarebbe stata rinchiusa in una torre, alla mercé di qualunque capriccio di sua maestà o dei suoi soldati. Aveva paura.

Fu trascinata lungo sale, corridoi e scalinate, continuando a ribellarsi più per orgoglio che per la reale convinzione di poter fuggire, e la sua ostinazione le costò altri schiaffi, parecchi strattoni e anche un calcio nello stomaco. Quando fu gettata nella cella riusciva a stento a reggersi in piedi e aveva la faccia gonfia e dolorante. Si accasciò sulla brandina fredda e rigida e guardò, impotente, mentre la regina in persona afferrava le catene che aveva scassinato poco prima e le assicurava di nuovo alle sue caviglie. Pochi minuti di libertà le avevano già fatto dimenticare quanto fosse sgradevole il gelido metallo sulla pelle, specie nei punti in cui aveva già aperto delle ferite. Il suo gemito di dolore, malamente trattenuto, fece allargare ancora di più il ghigno dell’altra donna.

“Perché?” Chiese, mentre un’altra manetta si chiudeva intorno al suo polso; qui la stoffa evitava che il ferro la ferisse, ma la sensazione non era comunque piacevole.

“Perché cosa, mia cara?” La voce melliflua della regina le faceva venir voglia di vomitare.

“Perché le manette, quando ho già dimostrato di saperle aprire e quando sappiamo benissimo entrambe che non sono quelle a tenermi chiusa qui.” Anche parlare le riusciva difficile e doloroso. Sentiva il sapore del sangue dove le avevano spaccato il labbro.

“È vero, non sono queste a tenerti prigioniera, ma ti aiutano a sentirtici. Ora riposati e goditi la permanenza.”

Bastarda. Vigliacca, perfida, falsa e velenosa come un serpente. La rabbia di Belle montava sempre di più mentre l’altra si avviava verso la porta.

“Lui lo verrà a sapere. Rumplestiltskin lo verrà a sapere e allora voi sarete in grossi guai.” La regina, che era già sulla soglia, si girò a guardarla, sempre sorridendo.

“E perché mai dovrebbe cercarti o vendicarti? Ti ha cacciata, ricordi? Tu non significhi niente per lui, così come non vali niente in questo castello. Tu non sei niente. Cerca di ricordarlo bene. Oh, e riguardati, non hai una bella cera.” La porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo che sembrò rimbombare fin dentro le doloranti ossa di Belle. La ragazza, seduta sulla brandina, poggiò la schiena al muro e cercò di combattere il groppo che sentiva in gola e le lacrime che minacciavano di scendere. Non avrebbe saputo dire cosa le facesse più male: se la faccia gonfia, i lividi sul resto del corpo, l’orgoglio ferito o il cuore spezzato. La regina non poteva avere ragione. Rumplestiltskin l’amava, ne era certa; glielo aveva letto negli occhi. Aveva visto lo stupore e la paura di chi è ricambiato ma non crede che questo sia possibile. E poi c’era il bacio. Il Bacio del Vero Amore non avrebbe funzionato se il sentimento non fosse stato sincero da entrambe le parti.

 

Far longer than forever

I’ll hold you in my heart

It’s almost like you’re here with me

Although we’re far apart

 

“Rumple, dove sei?” Nell’istante in cui iniziò a parlare, la voce le si spezzò e non riuscì più a trattenere le lacrime.

“Mi manchi.” Le mancavano i suoi sguardi e i rari gesti d’affetto che cercava sempre di nascondere, le mancavano la sua pelle dorata e i suoi occhi grandi e magnetici, le mancavano anche il suo strano senso dell’umorismo e il suo comportamento da folletto impazzito, con quelle risatine acute e i gesti ampi e teatrali delle mani. Ma, più di tutto, in quella cella fredda e umida dove pativa i morsi della fame, rimpiangeva la sensazione di calore che aveva provato quando l’aveva abbracciato o quando lui l’aveva salvata da quella rovinosa caduta dalla scala, rimpiangeva la possibilità di prendere un the con lui, osservandolo mentre beveva dalla tazzina che lei aveva sbeccato e cercando di scoprire un nuovo, piccolo frammento di quel mistero che era il suo padrone. 

Ma non poteva avere nulla di tutto questo. Era sola. E lui… lui cosa? La stava cercando? Si era pentito per come l’aveva trattata? Era convinto che fosse sana e salva nel castello di suo padre? In ogni caso, era sempre più sicura che non l’avesse dimenticata. Il Vero Amore non si scorda in poche settimane. Forse anche lui in quel momento stava piangendo, forse anche lui sentiva il dolore quasi fisico della sua mancanza.

“Sono qui, Rumple, sono qui.” Ma le sue erano parole al vento, che mai gli sarebbero arrivate. Poteva solo sperare e, per sua fortuna, la speranza non le era mai mancata. Sentiva, nel profondo del cuore, che quella non poteva essere la fine e non sarebbe stata la fine per loro due.

Richiamò alla mente il loro unico bacio: veloce e delicato come un sogno, le aveva lasciato nel cuore e nell’anima un marchio più duraturo e più profondo di ogni ferita. Si lasciò avvolgere da quel ricordo, che la scaldò più di quanto lo straccio che avrebbe dovuto essere la sua coperta avrebbe mai potuto fare. Stremata nel corpo e nello spirito, si sdraiò sulla branda, cercando la posizione meno dolorosa e immaginando di essere al Castello Oscuro.

“Buonanotte, Rumple. Ti amo,” mormorò prima di addormentarsi e per un attimo (ma forse stava già sognando) le parve quasi di essere avvolta dal calore del suo abbraccio e di sentirlo rispondere: “Ti amo anch’io, Belle.” 

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Capitolo 10
*** Capitolo bonus - Honeymoon ***


Salve a tutti! Che dire, dopo nemmeno una settimana eccomi di nuovo con un capitolo che ho definito “capitolo bonus” perché è un po’ il mio modo di farmi perdonare per la lunga assenza (e per festeggiare il decimo capitolo). Non prendetelo troppo sul serio, è una cosa a metà fra il fluff e il comico.

Come al solito, ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate e Chrystal_93, gionem, Euridice100, padme83, PoisonRain e claraoswald che hanno recensito lo scorso capitolo.

Buona lettura,

Rosaspina7

 

————————————————

 

La primavera faticava ad averla vinta sull’inverno e nel bosco di Storybrooke la neve faceva ancora capolino in più punti. Eppure, nonostante fosse notte fonda e lei fosse vestita in modo piuttosto leggero per il clima, Belle non credeva di aver mai avuto meno freddo in vita sua. O, in generale, di essere mai stata meglio. Dopo tante difficoltà, aveva appena sposato il suo Vero Amore e gli abbracci e i baci di Rumplestiltskin le davano tutto il calore di cui aveva bisogno. Sentiva che avrebbe potuto passare il resto della sua vita lì, in mezzo agli alberi, a baciarlo fino all’ultimo dei suoi giorni. E avrebbe voluto davvero farlo, perché l’idea di separarsi anche solo di pochi centimetri da lui le sembrava innaturale; tuttavia alla fine dovettero separarsi, per evitare che l’asfissia facesse arrivare l’ultimo dei loro giorni un po’ troppo in anticipo.

“Sai, mi piace stare qui nel bosco,” ammise lei.

“Come mai?” 

“Perché almeno qui sono abbastanza sicura che nessuno verrà a disturbarci,” disse ridendo, poi aggiunse, pensierosa: “Pensi che ci lasceranno almeno un giorno di tranquillità o domani mattina dobbiamo aspettarci di essere svegliati da una nuova emergenza che, apparentemente, nessuno sa risolvere senza di te?”

“Spero proprio di no. Per la loro salute, intendo.”

“Rumple, non trasformerai qualcuno in una lumaca per averti chiesto aiuto!”

“Hey, stavo solo scherzando! Ora che ci penso, le tue parole mi ricordano che ti ho preparato una sorpresa.”

“Che sorpresa?”

“Ti piacerebbe andare in luna di miele?”

“In luna di miele? Ma certo, però pensavo che non potessimo lasciare la città…”

“Little John ha attraversato il confine e non ha perso i ricordi e ti posso assicurare che, se anche ci fosse qualche scimmia volante rimasta, dovrebbe passare sul mio cadavere prima di poterti fare del male. E io, l’ultima volta che ho controllato, ero immortale.”

“E dove andremo?”

“Quello è parte della sorpresa, lo scoprirai all’aeroporto. Se vuoi, e se non ti dispiace rimandare la nostra prima notte di nozze di qualche ora, all’alba saremo già in volo e nessuno potrà più disturbarci. Ma, se non vuoi, possiamo anche aspettare: ho prenotato due posti su ogni volo da qui alla nostra destinazione da oggi alle prossime due settimane. Per il ritorno, invece, non mi sono ancora informato.”

“E le valigie?”

“A cosa credi che serva la magia, se non a risparmiarsi certe fatiche ed evitare che tu ti accorgessi dei preparativi?”

Il sorriso di Belle era così largo da sembrare umanamente impossibile.

“E allora cosa stiamo aspettando?” Gli schioccò un dolce e veloce bacio sulle labbra per poi affrettare il passo, ridendo. Rumplestiltskin era talmente felice che quasi si scordò di seguirla, almeno fino a che lei non si girò, notando la sua assenza.

“Che fai, non vieni? Guarda che sarà meglio tu sia qui quando questi tacchi mi faranno inciampare su una radice e cadere a terra!”

Sorridendo come poche volte in vita sua, Rumplestiltskin la seguì.

Il giorno dopo, quando mezza Storybrooke era ancora fra le braccia di Morfeo, la Regina dei Ghiacci sconvolse la recentemente conquistata pace della cittadina.

Ma se l’arrivo di Elsa aveva sconvolto Emma e la sua famiglia, altrettanto scioccante fu la scoperta, sulla porta del negozio di Gold dove si erano recati in cerca di aiuto, del cartello “Chiuso per luna di miele”. E così, mentre loro cercavano di abbattere giganteschi pupazzi di neve molto arrabbiati, Rumplestiltskin e Belle prendevano il sole su una splendida spiaggia di Honolulu.

“Rumple, vuoi smetterla di fare il misterioso e dirmi chi ti ha prestato questo bungalow?” Era un posto perfetto, con una piccola spiaggia privata protetta da sguardi indiscreti.

“E va bene, è una mia vecchia conoscenza, si chiama Merlino.”

“Merlino? Quel mago Merlino? Come fai a conoscerlo? E com’è? Sono vere tutte le leggende su di lui?”

L’Oscuro sorrise davanti alla solita curiosità della moglie, la cui voce giungeva attutita dalla sdraio su cui era distesa prona.

“Sì, è lui, ma la storia di come ci siamo conosciuti non è particolarmente interessante: diciamo che gli esseri magici più potenti dei vari mondi si conoscono sempre. Dunque, ha la classica lunga barba bianca di tutti i maghi delle favole, si porta dietro un gufo parlante simpatico quasi quanto me ed è completamente fuori di testa. Però probabilmente ti piacerebbe, magari un giorno te lo farò conoscere. Sta di fatto che mi doveva un favore e così gli ho chiesto di prestarmi il suo piccolo angolo di paradiso.”

“Uno dei contratti meglio riusciti del temuto Rumplestiltskin,” disse lei scherzando.

“Sembra proprio di sì.”

Per la prima volta erano in totale tranquillità; avevano anche spento i telefoni per essere sicuri di essere irraggiungibili (“Avete provato a chiamate Gold?” “Sì, un migliaio di volte, sia lui che Belle, ma nessuno dei due risponde. E intanto noi congeliamo”).

“Senti,” disse Belle, sollevandosi leggermente per guardarlo meglio negli occhi. “Non pensi che forse dovremmo tornare? Potrebbero aver davvero bisogno di noi.”

Rumplestiltskin guardò Belle.

Belle guardò Rumplestiltskin.

E poi entrambi scoppiarono a ridere.

“Mi hai fatto prendere un colpo!”

“Rumplestiltskin, ascolta attentamente le mie parole: prova anche solo a riaccendere il telefono e giuro che chiedo il divorzio.” La risata aleggiava ancora chiaramente nel finto tono serio di Belle.

“E io giuro che il pensiero di compiere tale azione non mi ha mai nemmeno sfiorato.”

“Bene. E ora aiutami a rimettermi la crema solare, se non vuoi avere una moglie completamente abbrustolita.”

“Agli ordini.”

Rumplestiltskin si sedette sul bordo della sdraio, cominciando a spalmarle la crema sulla schiena; ad un certo punto si chinò per baciarle la base del collo e le sussurrò vicino all’orecchio: “Purtroppo, il laccio del top del tuo costume m’impedisce di metterti bene la crema, non vorrei che rischiassi di bruciarti…”

Belle, che per rilassarsi meglio aveva chiuso gli occhi, rispose senza neanche aprirli, con la più totale nonchalance.

“E allora toglilo.” Detto fatto, la metà superiore del suo costume finì nella sabbia. Prima che il marito potesse ricominciare a spalmare la crema, lei si girò fra le sue braccia, gettandogli le braccia al collo e attirandolo a sé per un bacio. Anche il tubetto di protezione solare finì nella sabbia accanto al costume.

Alla fine, fu Rumplestiltskin a interrompere il bacio, fermandosi un attimo per guardarla negli occhi.

“Belle, dimmi una cosa.”

“Qualunque cosa.”

“Sei felice?”

“Sì.”

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Capitolo 11
*** Illusione ***


“Forse non è troppo tardi.”

“Spero di no. No, il mio non sarà un lieto fine purtroppo.”

Rumplestiltskin si avvicinò l’arcolaio, che aveva appositamente spostato nel laboratorio. Quel giorno, solo filare lo aiutava a placare il dolore. Almeno un po’.

“È colpa vostra.” La voce di Belle, improvvisamente più cupa, gli arrivò come in un sogno e Rumplestiltskin ci mise un po’ a recepirne il significato.

“Cosa?” Si girò a guardarla. Ora i suoi occhi erano vuoti, freddi, privi della luce e del calore che li caratterizzavano.

“È colpa vostra, perché siete solo un codardo. Lo siete sempre stato e sempre lo sarete, e per questo non avrete mai un lieto fine.”

Rumplestiltskin non capiva. Quelle parole erano pugnalate al cuore che Belle gli stava infliggendo a tradimento. E poi il folletto inorridì, vedendo l’aspetto di Belle cambiare mentre colei che da molto tempo per lui non era solo una cameriera continuava a parlare.

“Non siete mai stato in grado di farvi amare, non siete mai stato degno d’amore.” Sulle braccia prima candide della ragazza stavano comparendo lunghe cicatrici, bruciature e tagli ancora sanguinanti: i segni di una tortura.

“No… Non è vero.”

“Avete rovinato tutto. Avete sempre rovinato tutto.” Il vestito azzurro cominciò a squarciarsi in più punti, lasciando intravedere la carne lacerata, sporcando il bianco e l’azzurro con un rosso così intenso da ferire lo sguardo.

“No, basta… smettila.”

“Avete distrutto la vita di vostro padre, di vostra moglie, persino quella di vostro figlio.”

“Stai zitta.”

“E ora… ora avete distrutto anche la mia.” Un’altra macchia di sangue cominciò a farsi largo sulla sua testa, la conseguenza di una caduta fatale, appiccicandole i capelli, colando lentamente sul viso pallido ed emaciato.

“TI HO DETTO DI STARE ZITTA!” Rumplestiltskin si lanciò in avanti per afferrarla, per fermare quel flusso di parole che era come veleno e che scorreva inesorabile come il sangue della ragazza.

“Codardo.”

Quando le dita del folletto fecero per chiudersi intorno alle braccia di Belle, però, si serrarono nel vuoto, mentre lei svaniva in una nuvola di fumo nera.

Rumplestiltskin, nell’impeto del gesto, finì addosso al suo tavolo da lavoro. Con uno scatto, scaraventò per terra tutte le pozioni che vi si trovavano sopra. Un’illusione. Era stato solo un crudele scherzo della sua stessa mente. Anche il tavolo fu rovesciato.

Non era vero.

Non era vero.

Non era stata colpa sua.

Non sempre, almeno.

Ma quel viso, quel viso bello e martoriato continuava a scrutarlo dalle tenebre, sussurrando, gridando la verità della sua colpa, della sua codardia.

Distrusse ogni cosa. Ogni scaffale, ogni fiala, ogni vetrata che sembrasse guardarlo con quegli occhi freddi, vuoti, bellissimi.

Morti.

Morti per colpa sua.

Mentre la torre echeggiava del furore della bestia, l’ombra di Pan si allontanò silenziosa, soddisfatta del suo operato. 

 

 

 

*Sorgendo in stile Mushu* SONO VIVAAAAAAAAA! Ebbene sì, ad Halloween gli spiriti si mostrano e anche io sono tornata, benché con qualche giorno di ritardo.

E, forse complice proprio Halloween, me ne sono uscita con questa cosa un po' dark.

Nel caso non si capisse, il dialogo in corsivo iniziale è quello del flashback della 3x11; ho deciso di "trasformare" quell'episodio perché, in quella scena, Belle sembra sapere di Bae, anche se Rumple gliene parlerà solo subito prima di mandarla via. Da qui l'headcanon che quella sia un'illusione o l'Ombra di Pan, visto che per sapere tutte quelle cose sul figlio Pan deve necessariamente averlo tenuto d'occhio negli anni. E questa della finta Belle è una bastardata degna di lui.

Detto questo, passo a ringraziare seasonsoflove, Euridice100, janecaulfield e Chrystal_93, che hanno recensito lo scorso capitolo, e tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate. Grazie per l'attenzione che dedicate alla mia raccolta senza capo né coda. Se tutto va bene, dovrei pubblicare un altro capitolo relativamente presto e, spiacente, sarà pieno di angst anche quello.

Alla prossima,

Rosaspina7

P.S. La 4x06 è una botta di feels. E ho adorato Belle. 

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Capitolo 12
*** Conseguenze ***


La luce improvvisa svegliò Rumplestiltskin dal suo sonno agitato. Prima ancora che lui avesse il tempo di riaprire gli occhi o di capire cosa stesse succedendo, la porta della gabbia venne spalancata con violenza e Zelena gli ordinò: “Alzati.”

La maledizione lo costrinse a mettersi in piedi, ma il suo cervello era ancora intontito dal sonno, ancora semi immerso nell’incubo che lo aveva tormentato.

Non che la realtà fosse in alcun modo migliore.

“Questa sera hai provato a ingannarmi, Rumplestiltskin, e ora dovrai pagarne le conseguenze. E ti assicuro che non sarà per niente piacevole.”

Senza che avesse il tempo di chiedersi cosa la strega avesse in mente, un fumo verde li avvolse. Quando si dissolse e lo stregone poté vedere dove si trovavano, la paura gli attanagliò il petto con una morsa tanto stretta da togliergli il fiato. Erano a casa sua, nella sua camera da letto, e Belle era lì.

Belle.

“Ti prego…” Il suono gli uscì dalla gola come un sussurro strozzato, in parte per non svegliare il suo Vero Amore, in parte perché il terrore non faceva che aumentare la sua presa.

“Ti prego, qualunque cosa tu voglia fare, ti scongiuro non farla, punisci me…” In seguito si sarebbe odiato per il modo in cui la stava supplicando, ma ora non importava, doveva fare qualcosa, doveva salvare almeno lei.

“Ma io ti sto punendo. E ti assicuro che non riuscirai a fermarmi.”

Rumplestiltskin notò che Belle dormiva da quella che, nei pochi giorni che avevano passato insieme, era stata la sua parte del letto. E quello che aveva indosso era inequivocabilmente un suo pigiama; la camicia da uomo troppo grande la faceva sembrare ancora più piccola, ancora più indifesa. 

Un rapido movimento del pugnale, e Belle fu sveglia; non ebbe nemmeno il tempo di parlare, solo quello perché un lampo di comprensione le attraversasse gli occhi.

“Uccidila.” Era poco più che un sussurro, un ordine bisbigliato che chiedeva la morte di una persona ma in realtà ne condannava due. Rumplestiltskin lottò con tutte le sue forze, ma la battaglia non durò che qualche frazione di secondo; ben presto si trovò con la mano sollevata in aria, mentre la sua magia soffocava lentamente la donna che amava e che ora si era portata le mani alla gola, cercando disperatamente di allentare un pressione che non poteva fermare. Belle provò a parlare, ma non ci riuscì. Rumplestiltskin non ci provò nemmeno; si limitò a piangere in silenzio, mentre Zelena rideva della sua impotenza. Cercò gli occhi di Belle per l’ultima volta, pronto a leggerci la rabbia e il disprezzo che meritava, ma ancora una volta restò stupito. C’era sofferenza, nei suoi occhi limpidi, e forse un po’ di paura, ma la rabbia non era diretta verso di lui, solo verso la strega; per lui c’era amore, solo amore, e una fiducia che non sarebbe crollata mai.

“Basta così.” La presa della magia si allentò e Rumplestiltskin si voltò a guardare Zelena, troppo stupito e guardingo per essere sollevato. Belle tossiva carponi sul letto, cercando di riprendere fiato e di avanzare verso i due.

“Rumple…” Di nuovo, senza alcun preavviso, Zelena trasportò sé stessa e il suo prigioniero nello scantinato.

“Stammi bene a sentire, bambolotto: questo era il mio avvertimento, la prossima volta che proverai a fare il furbo non lascerò che tu ti fermi.” La voce di lei era puro veleno. Con un gesto del pugnale lo costrinse a rientrare nella gabbia, che si chiuse dietro di lui con uno scatto metallico.

“Ah, e comunque sei davvero patetico quando piangi.” Con quelle parole, Zelena si allontanò, lasciandolo al buio.

La mano di Belle, tesa nell’aria per cercare di raggiungere il suo Vero Amore, ricadde pesantemente sul letto. Era sparito. E lei non era riuscita a fare nulla. Ancora una volta, le era praticamente scivolato via dalle dita. Quasi non faceva caso al fatto di essere quasi stata uccisa. L’unica cosa che aveva spazio nel suo cuore e nella sua mente era lui, lui, che la guardava impotente nonostante la magia, a causa della magia, che aveva negli occhi una solitudine e una sofferenza così profonde da farle male, che piangeva e le chiedeva scusa con lo sguardo. Lui, che meritava di essere amato e protetto da una vita che lo aveva ferito in tutti i modi possibili. Lui, la cui assenza era un dolore quasi palpabile, presente in ogni respiro. Crollò piangendo sul cuscino, ma il suo odore non c’era, non c’era nemmeno sui suoi pigiami, non c’era da nessuna parte. Perché durante la nuova maledizione lui in quel letto non c’era mai stato.

E, se non fosse riuscita a fermare Zelena, non ci sarebbe stato mai.

 

 

N.d.A: avevo detto che avrei pubblicato relativamente presto e in effetti eccomi qui con un altro po' di angst. Vorrei cercare di essere più regolare e pubblicare ogni due/tre settimane, preferibilmente nel week end. Devo confessare che sto pubblicando questo capitolo senza esserne convinta al 100% (cioè, quando l'ho scritto ne ero convinta, ma poi il tempo passa, io rileggo e mi sembra sempre di aver scritto boiate) però la mia fidata beta (nonché Rumbeller) dice che è ok, quindi in caso prendetevela con lei. Ah, e scusate se i miei titoli fanno un po' pena.

Detto questo, passo a ringraziare Chrystal_93, Euridice100 e Ariki per aver recensito lo scorso capitolo (la mia mente malata e appassionata di matematica è felice perché con il capitolo precedente avevo 11 capitoli e 66 recensioni, per un media precisa precisa di 6 recensioni a capitolo; perdonatemi, ma adoro la matematica e le medie precise XD) e tutti coloro che hanno messo la raccolta nelle preferite/seguite/ricordate.

Un abbraccio a tutti (anche ai lettori silenziosi) e a presto <3

Rosaspina7 

P.S. Avevo mezzo pensato di cambiare il titolo della raccolta in "101 ragioni per shippare Rumbelle", un po' come per dire "mi fermerò al capitolo 101, cioè mai". Devo ancora decidere se farlo o meno, ma intanto siete avvisati. E liberi di dirmi che come titolo fa schifo.

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Capitolo 13
*** Te l'avevo detto ***


Belle si svegliò felice. Era nel retro del negozio, sdraiata sulla branda e meravigliosamente vicina a suo marito. Lui la abbracciava nel sonno e lei considerò seriamente l’idea di rimettersi a dormire, facendosi cullare dal suo respiro. Poco importava che fosse già giorno e che avrebbero dovuto alzarsi per aprire il negozio e la biblioteca. Voleva solo stare vicina all’uomo che amava e che, incredibilmente, era riuscito a perdonarle il tradimento più grande. Non sapeva cosa avesse fatto per meritare la sua fiducia, il suo amore e tutta la felicità che le donava; sapeva solo che non voleva perderlo. Si sollevò per posargli un leggero bacio sulle labbra.

“Rumple, svegliati.” Lui mugolò qualcosa e si limitò a stringerla più forte. Gli accarezzò i capelli e lo baciò di nuovo.

“Rumple…” Lui aprì gli occhi.

“Belle.”

“Buongiorno.” Stavolta fu lui ad attirarla a sé per un bacio.

“Buongiorno. Se mi svegli così non può che esserlo.” In genere era lui a svegliarsi per primo, a sorprenderla con la colazione a letto o a lasciarle dei bigliettini per avvisarla di essere dovuto uscire presto ma che non aveva voluto svegliarla. Per questo la mattina prima si era preoccupata non trovando né lui né un messaggio. Le era sembrato uno dei suoi incubi.

“Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, temo che dovremmo alzarci.”

“Se proprio insisti. Anche se non sarebbe male farci trovare così dal primo scocciatore che entrerà nonostante il negozio sia chiuso. Magari il trauma sarebbe abbastanza forte da imprimere meglio il concetto di ‘chiuso’ negli abitanti di questa città.” Belle ridacchiò alla prospettiva poi, di malavoglia, si alzò e si diresse verso il bagno del negozio, che per fortuna era anche fornito di una doccia; nell’armadio, poi, avevano sempre dei cambi pronti, specialmente visto che non era la prima volta che si addormentavano lì.

Quando anche Rumplestiltskin riemerse dal bagno, lei lo aiutò con il nodo della cravatta; mentre lo faceva, si accorse che il taglio del giorno prima era ancora ben visibile sul suo collo, solo parzialmente rimarginato. I sensi i colpa riaffiorarono, ma Rumplestiltskin intercettò il suo sguardo e bloccò il flusso dei suoi pensieri.

“Amore, te l’ho detto, non devi preoccupartene, è solo un graffio.” Lei scosse la testa.

“No, no… Io ti ho ferito, è una cosa che tu non avresti mai fatto. Non posso cambiare quello che è successo, ma almeno lascia che ti disinfetti quel taglio.” Lui non poteva curare con la magia le ferite inferte dal pugnale.

“Non ce n’è bisogno, davvero.”

“Ti prego, lasciamelo fare.”

“Va bene, Belle.”

E così, pochi minuti dopo, lui sedeva di nuovo sul lettino, senza cravatta e con la camicia leggermente sbottonata per lasciare ben scoperto il collo. Belle lo trovava bellissimo. Quando si avvicinò con l’acqua ossigenata, però, Rumple divenne improvvisamente nervoso.

“Che c’è?”

“Niente, è solo che…è tanto che non mi occupo di una ferita senza la magia.”

“Hai paura del disinfettante?”

“Non ho paura… è solo che la magia è meglio.” Ma la sua espressione diceva tutt’altro.

“Farà male solo un pochino, non fare il bambino,” disse Belle sorridendo.

“Ecco la frase che ti frega: quando ti dicono che non farà male vuol dire che in realtà farà malissimo.” Quella discussione sembrava riportarli ai tempi del Castello Oscuro, quando dietro frasi pungenti e finte prese in giro si nascondevano caldi sorrisi e un affetto che cresceva sempre più.

Quando Belle posò l’ovatta imbevuta sul suo collo, Rumplestiltskin fece un balzo all’indietro.

“Fa male!”

“Se tu stessi fermo, ci metterei di meno e farebbe meno male!”

“Avevi detto che non sarebbe stato tanto doloroso.”

“Rumplestiltskin, ti ho visto prendere una freccia in pieno petto senza battere ciglio, sono sicura che puoi farcela.” Belle si sarebbe messa a ridere se non fosse stato per il pensiero costante che la causa di quella seppur piccola sofferenza era lei.

“Avanti, ho praticamente finito.” Mise un cerotto sul taglio e osservò il proprio lavoro. “Visto? Non è stato così orribile.”

“In effetti, no. Ma solo perché c’eri tu.” Detto questo, la attirò a sé per un bacio. Belle lo assecondò con entusiasmo, sedendosi a cavalcioni su di lui e lasciando vagare le mani sulla parte di petto lasciata scoperta dalla camicia.

Fu in quel momento che la campanella alla porta suonò.

“Mr. Gold?” Era la voce di Emma.

Rumplestiltskin ridacchiò.

“Che ti avevo detto? Era meglio farci trovare a letto.”

 

 

 

 

N.d.A.: Saaaaaaaaalve! Avevo detto che volevo postare ogni due/tre settimane e, per questa volta, ci sono riuscita. Non garantisco di riuscirci in futuro. Allora, innanzitutto mi scuso se, in questo capitolo o in altri, ci sono eccessive somiglianze fra le varie OS, perché purtroppo il mio cervello gira intorno ad alcune idee fisse; in ogni caso, se le “ripetizioni” diventassero eccessive, fatemelo notare. Per quanto riguarda questo capitolo, be’… FLUFF *__*. Ne sentivo proprio il bisogno, e poi si sente la mancanza di questa scena iconica in Once, spero di averle reso l’onore che merita.

Piccolo commento SPOILER 4X08: non so che dire, mi rifugio nel fluff e non penso a quanto stanno distruggendo i Rumbelle, fa meno male così.

Tornando alla storia, ringrazio Spaponci, Euridice100, Rumple_bumple e Chrystal_93 che hanno recensito lo scorso capitolo, facendo arrivare questa storia a ben 70 recensioni *__*. Ringrazio anche tutti quelli che hanno messo questa raccolta nelle seguite/preferite/ricordate e anche i lettori silenziosi.

A presto,

Rosaspina7

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Capitolo 14
*** Hallelujah ***


N.d.A: Eccomi con un nuovo capitolo. Evidentemente sono in un periodo angst, perciò “brace yourselves, feels are coming”. La versione di “Hallelujah” a cui mi sono ispirata è questa (ascoltatela, è bellissima): https://www.youtube.com/watch?v=MEvJzvAsO20.

Ringrazio Spaponci, Chrystal_93 ed Euridice100 che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti quelli che hanno messo la raccolta fra le seguite/preferite/ricordate.

A presto :*

Rosaspina7

 

———————————————————

 

Well I heard there was a secret chord

that David played and it pleased the Lord

But you don't really care for music, do ya?

Well it goes like this:

The fourth, the fifth, the minor fall and the major lift

The baffled king composing Hallelujah

 

Erano decenni che non ti interessavi alla musica, per essere precisi quasi due secoli. Non da quando non avevi più nessuno per cui cantare ninne nanne e filastrocche la sera. Non da quando avevi perso ogni motivo per essere felice.

Finché non era arrivata lei. Lei che, un giorno, si era messa a cantare mentre combatteva contro mostri di polvere e sporcizia. All’inizio ti eri scocciato, anzi, ti eri convinto di essere disturbato da quel canto, ma quando ti sei avvicinato per farla smettere non hai avuto il coraggio di farle anche quel torto. Ti sei limitato a una piccola battuta pungente su quanto questo ti distraesse dal filare, una piccola offesa a cui lei non credette. A cui tu non volevi che lei credesse.

“È una canzone che mi hanno insegnato da piccola. È una preghiera.”

“Temo che persino i tuoi dei siano troppo spaventati da me per venire a sentirti. Sai cosa dicono i sacerdoti dei mostri come me?”

“Lo so. Ma a volte anche i sacerdoti sbagliano.”

Te ne sai andato, lasciando cadere la conversazione.

Codardo come al solito.

Ma quella canzone, triste e allo stesso tempo forte, ti accompagnò per tutto il giorno e anche per quelli seguenti. Era malinconica, certo, e si addiceva al tuo stato d’animo, ma non era solo per quello che la apprezzavi. La verità è che, oltre alla malinconia, sembrava celare qualcos’altro. Non riuscivi a capire bene in che punto, ma in quelle note si nascondeva una sorta di speranza impossibile. Come una richiesta d’aiuto che, contro ogni evidenza, si vuole credere che verrà ascoltata. E così ascoltavi. Ascoltavi la tua cameriera cantare, affascinato da quelle note e da chi le produceva.

“Se volete ve la insegno.”

“Dearie, te l’ho detto, non voglio spaventare i tuoi dei.”

Tu avevi smesso di pregare quando avevi smesso di cantare, ma lei era la tua dea e per un poco hai creduto davvero che ci fosse del buono in questo mondo, del buono non destinato a perire sotto la morsa dell’oscurità, e che avresti potuto continuare ad adorarla da lontano.

Quanto ti sbagliavi.

L’oscurità aveva inghiottito anche lei. Lei che era una dea, che era luce, bontà e vita, era stata uccisa, probabilmente torturata dagli stessi sacerdoti che le avevano insegnato le preghiere.

Ti accusavano di incarnare l’oscurità, ma erano loro ad aver soffocato la luce.

 

Well your faith was strong but you needed proof

You saw her bathing on the roof

Her beauty and the moonlight overthrew ya

And she tied you to her kitchen chair

She broke your throne and she cut your hair

And from your lips she drew the Hallelujah

 

Ogni cosa ora ti ricorda lei. Ogni angolo del castello sembra lamentare la sua mancanza. Una volta, durante una delle tue tante notti insonni, ti sei affacciato dalla finestra della torre e l’hai vista. Era nel cortile, scalza, e camminava con i piedi immersi nello stagno; sembrava felice, serena, ma com’era possibile? Nessuno, nessuno era mai stato felice vicino a te, nemmeno quelli che tu avresti voluto lo fossero. Perché lei sì? Sei rimasto a guardarla a lungo, mentre i raggi della luna piena la illuminavano facendola sembrare ancora più irreale, eterea. A un certo punto aveva perso l’equilibrio ed era caduta all’indietro, bagnandosi dalla testa ai piedi. Si era messa a ridere. E quel suono potevi sentirlo vagamente anche da lì sopra, una risata sincera e liberatoria, come non ne sentivi da tanto, troppo tempo.

Una volta ti eri così immerso nel tuo lavoro che non eri uscito dalla torre per giorni. Alla fine lei si era presentata alla porta chiusa, nonostante tu le avesse espressamente detto di non farlo, che saresti sceso a mangiare una volta finito. 

“Rumplestiltskin, sono giorni che non mangiate, sono sicura che qualunque cosa stiate facendo possa aspettare mezz’ora. Non potete continuare a questo ritmo, vi farete del male.”

“Dearie, non so se lo ricordi, ma io sono immortale, potrei anche saltare i miei pasti per il resto dell’eternità e questo non mi nuocerebbe. E poi mi sembra di averti assunto come governante, non come balia.”

“Esatto, e sono una governante scocciata perché sono giorni che mi sforzo di prepararvi piatti che poi vanno sprecati. E poi sono l’unica servitrice in questo castello, quindi se necessario vi farò anche da tata.” Detto questo, in barba a ogni divieto, era entrata nel laboratorio. Avevi protestato, ma alla fine non eri riuscito a dirle di no.

Tu eri Rumplestiltskin, l’Oscuro, l’immortale, colui che nemmeno i cavalieri più coraggiosi avrebbero voluto affrontare, eppure lei ti obbligò a sederti e a mangiare, come avrebbe fatto una madre con un bambino capriccioso che si rifiuta di mandar giù le verdure.

“Guardate in che stato vi siete ridotto! Dopo vi preparo un bagno caldo, e magari sarebbe anche il caso che vi tagliassi i capelli, che ne pensate?”

“Penso che se ci provi ti trasformerò in una bella ranocchia, così ti potrò mettere nello stagno e farai disastri solo lì.”

Perché, perché non era potuto rimanere tutto così? Eri felice di averla accanto, non chiedevi e non speravi nulla di più. Luce e oscurità potevano coesistere in quell’equilibrio, finché nessuna delle due si fosse avvicinata troppo all’altra, ma lei non era mai stata tipo da accettare i limiti.

Ti aveva baciato.

E cosa ci sarebbe voluto per accettare quell’amore? Nulla. Solo un po’ di coraggio. Il coraggio che non avevi mai avuto. E mentre la accusavi, mentre la cacciavi, in fondo al cuore tu sapevi, lo sapevi che lei era sincera, perché altrimenti il bacio non avrebbe spezzato la maledizione. Che altra prova ti serviva?

 

Maybe there's a God above

But all I've ever learned from love

Was how to shoot somebody who’d outdrew ya

And it's not a cry that you hear at night

It's not someone who's seen the light

It's a cold and it's a broken Hallelujah

 

Non era per non soffrire più che avevi rinunciato all’amore? Per non affidare mai più il tuo cuore a qualcuno che l’avrebbe frantumato? Ma lei non era così, lei aveva ripreso i cocci del tuo cuore e li aveva rimessi insieme, riformandone uno intero, anche se scheggiato, scheggiato come la tazzina che è tutto ciò che ti resterà di lei, insieme al tuo cuore ricostruito e vuoto.

Perché solo questo ti è rimasto, il vuoto. E puoi anche distruggere ogni singola stanza del castello, frantumare ogni singolo vetro, urlare e piangere, ma è tutto inutile, lei non tornerà.

E se solo potessi, non esiteresti a sfidare i suoi dei per gettarli nel tuo stesso inferno, nella tua stessa oscurità, perché non meritano di essere dei se l’hanno lasciata morire.

E se solo servisse, li pregheresti, perché se potessero riportarla indietro sai che saresti disposto a rinunciare a ogni cosa per lei.

Ma ai mostri non è concesso pregare.

Ai mostri non è concesso amare.

I mostri non pregano, i mostri non amano, i mostri non piangono.

E allora cosa sono quelle lacrime?

Tu sei troppo cieco per vedere la risposta, ma lei saprebbe indicartela con la sua luce.

“Non siete un mostro, Rumplestiltskin.”

 

Hallelujah Hallelujah Hallelujah Hallelu...

Hallelujah Hallelujah Hallelujah Hallelu...

Hallelujah Hallelujah Hallelujah 

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Capitolo 15
*** Christmas ***


N.d.A. Buone feste! Lo so, da programma non avrei dovuto pubblicare questa settimana, ma oggi è un giorno molto speciale: esattamente un anno fa pubblicavo il primo capitolo di questa raccolta. Ora come allora c’è lo hiatus e i nostri feels di Rumbellers sono a pezzi MA io me ne infischio e, ora come allora, pubblico qualcosa di totalmente scollegato dagli avvenimenti della puntata perché sì. È un capitolo a tema Natale (con un titolo pessimo, ma ultimamente i titoli non mi vengono proprio) ma devo confessare che, se avessi visto la 4x11 prima di scriverlo, l’avrei gestito in modo diverso. Purtroppo questa settimana non ho avuto il tempo di rivederlo, quindi ho tenuto la prima versione.

Visto l’anniversario, voglio ringraziare non solo Euridice100, ctdg e Spaponci, che hanno recensito lo scorso capitolo, ma anche tutti quelli che hanno recensito questa storia nel corso del tempo, e cioè Chrystal93_, Rumple_bumple, Ariki, seasonsoflove, janecaulfield, PoisonRain, padme83, gionem, Mokusha, Stria93, a crazycotton, BexilieForever, fantasy93, Hey J, valeego e Giu_99.

Voglio anche ringraziare chi ha messo questa storia fra le preferite (Beabizz, daiya, elly_didyme_volturi, Euridice100, Ghost_Delia, loveplacido, Mokusha e valeego), le ricordate (a crazycotton, Chrystal_93, Emily Gold, Emyscarano, Hey J, e _Fire) e le seguite (a crazycotton, Anya85, ctdg, Elema, Emily Gold, Emma_blue, Euridice100, fantasy93, gionem, Giu_99, janecaulfield, LondonEye, martaxx, Mokusha, Neal_Emma, Ouatismypassion, padme83, pepper snixx heat, PiccolaRumple, PoisonRain, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Rumple_bumple, S05lj, Sara_Chuck, seasonsoflove, Spaponci e Stria93).

Grazie davvero a tutti e scusate eventuali dimenticanze/errori di battitura nei ringraziamenti.

A fra 2/3 settimane ^__^

Rosaspina7

 

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Per la prima volta da quando la maledizione era stata spezzata, il Natale stava arrivando a Storybrooke. A dire il vero, i suoi abitanti lo avevano celebrato anche nell’anno passato nella Foresta Incantata, ma per Belle e Rumplestiltskin quello era il primo Natale insieme.

E Belle si rendeva conto che qualcosa non andava.

Da quando avevano cominciato a comparire i primi festoni, le prime luminarie, suo marito aveva cominciato a farsi sempre più cupo. Con lei, a dire il vero, era quasi più espansivo del solito: non perdeva occasione per abbracciarla, baciarla o semplicemente per farla sentire amata. Ma Belle aveva notato come il suo sguardo sembrava spegnersi ogni volta che non la stava guardando, ogni volta che lei non riusciva a distoglierlo da ciò che lo faceva soffrire. E Belle aveva anche una precisa idea di cosa fosse quel qualcosa, ma non voleva forzarlo a parlarne, non ancora, magari lui lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà.

Poi un giorno Mary Margaret telefonò per invitarli al pranzo di Natale a casa di Regina. Ci sarebbe stata tutta la famiglia di Henry. Belle sapeva che Rumplestiltskin avrebbe declinato l’invito, ma disse a Snow che gliene avrebbe parlato e che l’avrebbe richiamata per farle sapere. Era giunto il momento di affrontare la questione, ma questo non la rendeva più preparata, né avrebbe reso la cosa meno dolorosa per lui.

“Chi era?” Belle si sedette sul divano accanto a Rumple.

“Era Mary Margaret. Ci ha invitato per un pranzo a casa di Regina il 25; le ho detto che l’avrei richiamata per farle sapere.”

“Tu vuoi andarci?”

“Io voglio che tu mi dica cosa vuoi fare. E voglio anche che tu mi dica perché sei triste da quando si è cominciato a parlare di Natale; Rumple, non puoi tenerti tutto dentro, ti fai solo del male.”

L’uomo si irrigidì all’istante e lei gli si avvicinò ancora più, abbracciandolo.

“Rumple, ti prego.”

“Non ce la faccio.” Il suo era stato un sussurrò così debole che se non fossero stati tanto vicini Belle non l’avrebbe udito. Finalmente, lui ricambiò l’abbraccio.

“So che per te è difficile parlarne, ma almeno con me devi poterti sfogare. Io voglio solo starti accanto, ma non posso farlo se tu mi allontani.”

“Il Natale… il Natale è la festa della famiglia. E ogni volta che ci penso mi ricordo che non avrò mai la possibilità di festeggiarlo con Bae.” Belle gli accarezzava i capelli, un gesto che lo aveva sempre rassicurato.

“Per colpa mia non ha avuto una famiglia per quasi tutta la sua vita e ora è morto e non potrò mai, mai porre rimedio al danno che ho fatto.”

Rumplestiltskin cominciò a piangere e Belle si sentì più impotente che mai. L’uomo che amava stava soffrendo e lei non sapeva cosa fare, probabilmente perché non c’era nulla che poteva essere fatto. Nulla poteva consolare un genitore che piangeva un figlio.

“Non so cosa farei se non avessi te…”

“Non hai solo me. Hai anche Henry.”

“E se rovinassi tutto di nuovo? E se anche lui finisse per odiarmi? Per colpa mia non ha più un padre.”

Belle sentì un nodo allo stomaco. La verità era che lei si sentiva in colpa per la morte di Bae. Si era resa conto che quello di Lumière era un tranello, ma non aveva fermato Neal. Lo aveva lasciato inserire quella maledetta chiave perché inconsciamente non aveva avuto la forza di bloccare quello che, lo sapeva, era l’unico modo di riportare indietro Rumplestiltskin. Ma non aveva mai avuto il coraggio di raccontarlo a suo marito: aveva troppa paura della sua reazione, troppa paura che lui l’avrebbe odiata se si fosse reso conto di come stavano le cose.

“Non ti odia e non lo farà mai. Sei parte della sua famiglia e lo sarai sempre.”

Lui azzardò un piccolo, triste sorriso, poi affondò di nuovo il viso nella sua spalla e ricominciò a piangere, stavolta in modo incontrollato. Si strinsero l’uno all’altra mentre lui veniva scosso dai singhiozzi e anche dagli occhi di lei cominciarono a scendere delle lacrime. Rimasero così a lungo, finché Rumplestiltskin non ebbe più lacrime da versare, e anche a quel punto l’uomo non riuscì a imporsi di sollevare il viso, di sciogliere quell’abbraccio che era l’unico luogo al mondo in cui si sentiva davvero protetto, davvero amato.

“Vuoi un po’ di tè?”

“Sì. Sì, grazie.”

Belle sciolse dolcemente l’abbraccio, posandogli un leggero bacio sulle labbra prima di allontanarsi. Pochi minuti dopo tornò reggendo un vassoio con su una teiera fumante e due tazzine, una delle quali era immancabilmente sbeccata. Posò il vassoio sul tavolino davanti al divano, riempì le tazze e passò quella col bordo sbeccato a Rumplestiltskin, che la prese con mani tremanti. Lui sorseggiò il tè lentamente, lasciando che la bevanda calda lo calmasse, concentrandosi solo su Belle accoccolata al suo fianco. Non avrebbe mai capito cosa avesse fatto per meritarla. Quando si fu tranquillizzato abbastanza decise, per una volta, di provare ad affrontare le proprie paure. Con Belle al suo fianco poteva farcela.

“Credi che dovremmo andare a quel pranzo?”

“Non posso dire che non vedo l’ora di essere allo stesso tavolo di Regina o di Hook o, in generale, dei Charming. Ma penso che dovremmo andare, almeno per Henry, perché lui ti vuole bene. E anche per te, perché lui è tuo nipote e per quanto a tutti gli altri possa dare fastidio, tu hai il diritto di far parte della sua famiglia.”

“Dici che la mia presenza farebbe rivoltare il pranzo nello stomaco di tutti?”

“Forse. Ma sarà meglio per loro che ci si abituino.”

“Fingerò per tutto il tempo che ci siamo solo io, tu ed Henry.”

“Io credo che farò lo stesso.”

Si abbracciarono, restando a lungo accoccolati sul divano.

“Sono fiera di te, sai? Di come tu abbia deciso di provare.”

“È tutto merito tuo.”

“No. Io ti ho solo detto cosa pensavo, la decisione l’hai presa tu.”

Rumple la fissò per qualche secondo. Lei era davvero la sua luce, sempre pronta a illuminare per lui la strada giusta, a tirarlo fuori dalle tenebre e a far riemergere ciò che di buono c’era mai stato in lui. Quanto non la meritava.

“Ti amo.”

“Ti amo anche io, Rumple.”

Si baciarono a lungo, dolcemente.

“Belle?”

“Mh?”

“Dici che a Hook possiamo regalare un paio di guanti?”

“Rumple!”

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Capitolo 16
*** Wicked west ***


N.d.A Ooops, avevo deciso che questa volta, per mancanza di tempo, avrei pubblicato dopo 3 settimane, ma in realtà alla fine ne ho fatte passare quasi 4. Scusate. Temo che passeranno almeno 3 settimane anche prima del prossimo capitolo, perché sto entrando in panico da esami e il tempo per scrivere è davvero poco. 

Ringrazio ctdg, Chrystal_93, Euridice100 e Spaponci che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti quelli che hanno messo la storia fra le seguite/preferite/ricordate.

A presto,

Rosaspina7

 

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Dal momento in cui Zelena aveva fatto la sua comparsa in piazza, Belle non l’aveva quasi degnata di uno sguardo, se non per fissare impotente il pugnale che la Strega stringeva saldamente in pugno; tutta la sua attenzione era per Rumplestiltskin. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse dimagrito, di quanto la sua sofferenza fosse evidente anche nel fisico. Ma la cosa che più la colpì furono i suoi occhi: erano vuoti, spenti, privi di ogni luce o speranza. E come avrebbe potuto essere altrimenti? Aveva perso suo figlio, non aveva nemmeno potuto essere presente al funerale, era lo schiavo impotente della strega che lo aveva ucciso e lei, la donna che amava, non era stata in grado di aiutarlo né di liberarlo. E, come se non bastasse, ora era costretto a mostrare la sua debolezza davanti a tutti. Lui aveva passato anni a tenere le persone lontane con la paura, a mostrarsi invincibile per evitare di essere ferito, e ora anche questo gli veniva strappato, l’immagine di sé che aveva voluto costruire veniva fatta a pezzi. E per quanto Belle sapesse che il vero Rumplestiltskin era molto diverso da quella maschera, solo lui aveva il diritto di decidere quando e con chi toglierla. Metterlo in mostra debole, impotente e manovrato come un burattino era una vera e propria dimostrazione di perfidia da parte di Zelena, che si beava del dramma del suo ex-maestro e della sua nuova, insulsa fidanzata. L’aveva preferita a lei e ora entrambi avrebbero sofferto per questo.

Rumplestiltskin, dal canto suo, cercava di estraniarsi, di non pensare, perché la realtà che stava vivendo avrebbe facilmente potuto schiacciarlo. Non doveva guardare Belle, non doveva attirare l’attenzione della Strega su di lei, eppure non riusciva a fermarsi, i suoi occhi continuavano a spostarsi verso di lei, come attratti da una calamita. Ma lei era più di una calamita, era l’unico punto fisso rimasto nella sua vita.

“Se mia sorella non arriverà cinque minuti, sguinzaglierò contro di voi il Signore Oscuro.”

No, no, ti prego, fa che Regina arrivi.

Non c’era dubbio che sarebbe stata Belle la prima a fare le spese di un’assenza della regina. Ma se anche fosse arrivata, le cose sarebbero poi cambiate tanto? Contro Zelena non aveva speranza. E doveva ammettere che gli sarebbe dispiaciuto vedere Regina morta.

“Dunque, vediamo un po’, mentre aspettiamo la mia sorellina vuoi pensare a chi vorresti eliminare per primo?” Il tono di Zelena era mellifluo, la sua voce era veleno. “Perché io ho già un’idea.” Detto questo, rapida come un felino, si ritrovò davanti a Belle, intorno alla quale si fece immediatamente il vuoto mentre gli altri abitanti si ritraevano dalla Strega. Belle non indietreggiò, rimase fiera e coraggiosa davanti a lei.

“Che ne dici del tuo Vero Amore?” Detto questo, l’afferrò per i capelli e le torse la testa con forza, mettendo in mostra la sua gola, tanto che Rumplestiltskin temette che volesse tagliargliela con il pugnale. Belle lottava per liberarsi, ma la morsa di Zelena era ferrea.

“Che ne diresti, eh, se ti costringessi a strapparle il cuore e a stritolarlo? Ti sembrerebbe divertente?”

Rumplestiltskin non sapeva cosa fare, voleva solo afferrare Zelena e ucciderla, e anche così gli sarebbe sembrato troppo poco per ripagare tutto quello che la strega gli stava facendo. Ma era impotente, come lo era sempre stato ogni volta che aveva voluto proteggere coloro che amava.

Fu in quel momento che Belle smise di lottare per liberarsi, per poi provare una mossa disperata: cercò di strappare il pugnale dalle mani di Zelena. Lottarono qualche istante, poi un’ondata di magia spinse Belle indietro di diversi metri, facendola atterrare dolorosamente sull’asfalto.

“Pessimo, patetico tentativo, mia cara. Dovrei eliminarti subito, ma sai una cosa? Aspetterò per vedere se mia sorella si presenterà; quando verrà il tuo momento, non voglio interruzioni, voglio godermi lo spettacolo.”

“Non riuscirai a vincere.”

“Questo lo vedremo.”

I successivi due minuti furono i più lunghi della vita di Rumplestiltskin.

Ti prego, ti prego, Regina, MUOVITI.

Ora non gli importava più di lei, avrebbe sacrificato chiunque pur di salvare Belle, almeno lei.

E poi, quando ormai il tempo era scaduto e lui aveva perso le speranze, Regina arrivò. Belle non aveva mai pensato di poter provare simpatia per lei, almeno fino al momento in cui diede uno schiaffo a Zelena. Avrebbe solo voluto essere stata in grado di fare altrettanto.

Il duello fu breve, impari, esattamente come Rumplestiltskin si aspettava; quello che non si aspettava successe quando Regina fu scaraventata nella torre dell’orologio. Nell’istante in cui Zelena si trasportò lì, Belle si staccò dal gruppo che andava a dar manforte alla regina e corse verso di lui, gettandogli le braccia al collo.

“Stammi lontana.”

“Ti amo.”

Un attimo dopo si stavano baciando.

No, no, è pericoloso, la ucciderà! 

Ma Belle si aggrappò a lui con disperazione, respingendo tutti i suoi tentativi di allontanarla, continuando a baciarlo perché era l’unica cosa che poteva fare, il loro amore era tutto ciò che aveva contro la Strega ed era poco, forse troppo poco, ma Belle non si sarebbe mai arresa davanti a questo fatto.

Non sentirono le urla di Zelena dalla torre, ma Rumplestiltskin sentì fin troppo presto l’ordine impartito con il pugnale che gli imponeva di seguirla; senza avere nemmeno il tempo di interrompere il bacio e salutare Belle, fu costretto a scomparire in una nuvola di fumo.

Belle rimase sola, in mezzo alla strada, e le sembrò di rivivere quello che era accaduto un anno prima, quando aveva creduto di aver perso il suo Vero Amore per sempre.

Ma stavolta non sarebbe crollata sull’asfalto.

Non sarebbe rimasta lì a sperimentare l’indifferenza degli altri davanti a un dramma che avrebbero dovuto capire ma che invece ignoravano.

Non era dell’umore per sopportare vuote parole di scarsa consolazione.

No.

Corse verso il banco dei pegni.

Questa volta non l’avrebbero vista piangere.

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Capitolo 17
*** Addio, Belle ***


Ebbene sì. In Ouat stanno per rispuntare i morti, e quindi rispunto anche io. Cosa dire dopo più di un anno di assenza? Onestamente, non lo so. Posso solo spiegarvi cosa mi ha allontanato, e cioè quella macchina infernale che è tumblr. Tumblr mi ha fatto scoprire tutto un nuovo lato del fandom Rumbelle e, soprattutto, le fic in inglese. Quelle sono la mia vera rovina: ormai leggo solo quelle. E, incredibilmente, ho cominciato anche a scriverle. Se la cosa vi interessasse, mi trovate su http://sarashouldbestudying.tumblr.com.

Messaggi promozionali a parte, questo nuovo capitolo si basa su una mia… chiamiamola speranza per la 5B. Ho immaginato, cioè, che Rumple abbia lasciato una lettera a Belle prima di partire. Potevo inventarmi qualcosa di meglio per il titolo, ma proprio non mi è venuto in mente altro XD. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito e recensiranno questa mia raccolta, ogni vostro commento mi riempie di gioia *__*

La vostra rediviva,

Rosaspina7

P.S. gli ultimi 5 minuti della 5x11 non esistono. E comunque ormai Ouat è proprio scritto male.

 

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Belle, amore mio,

so che quando leggerai questa lettera mi odierai, ma ti prego di leggerla fino in fondo, perché questa è l’ultima occasione che mai avrò per dirti qualcosa.

Ti ho mentito.

Non sono l’eroe che tu credi di vedere, sono solo un codardo che ti ha ingannato ancora una volta. Sono tornato a essere l’Oscuro.

E non un Oscuro qualsiasi, ma il più potente che sia mai vissuto; ho fra le mie mani il potere di tutti quelli che sono venuti prima di me. 

Forse ti starai chiedendo come ho fatto, o forse non ti interessa, in ogni caso io voglio darti la possibilità di conoscere la verità.

Dopo che hai lasciato il negozio, sono arrivate Emma e Regina a chiedermi di dar loro Excalibur. Miss Swan voleva usarla per assorbire tutta l’oscurità e quindi distruggerla, sacrificandosi. In quel momento, ho capito di avere davanti un’occasione che mai pensavo mi si sarebbe ripresentata. È bastata una pozione per trasformare la spada in un mezzo per trasferire l’oscurità a me, invece di distruggerla.

Ma ti giuro che ottenere il potere non era il mio unico scopo.

Trasferendo l’oscurità a me, Emma non sarebbe morta. Hook era già condannato dalla ferita ricevuta a Camelot, ma lei no. Non avrebbe mai accettato il mio piano, ma agendo alle sue spalle potevo fare in modo che Henry non perdesse anche sua madre, dopo aver già perso il padre.

E qui entra in gioco l’altro motivo per cui ho voluto riprendere i miei poteri: Bae.

Fino a quando Hook non ha richiamato i precedenti Oscuri, non avevo mai saputo di poter aprire un passaggio per l’Oltretomba; è un piano che, con me, i precedenti Oscuri non hanno mai cercato di portare avanti. Forse perché sapevano che, a quello, avrei resistito.

Ma ora che so di poter aprire quel portale, la mia unica missione è quella di riportare indietro mio figlio, di dare la mia vita in cambio della sua. Senza magia non avrei alcuna speranza di arrivare fino a lui, e la mia sarebbe una morte inutile. 

Ma perché non ti ho detto nulla di tutto questo ieri sera? Perché, e ormai ti sarai stancata di sentire questa spiegazione, avevo paura. Ieri sera, quando sei entrata nel mio negozio, ero un uomo terrorizzato e disperato.

Ero convinto di averti persa per sempre, sentivo di averti tradita per aver ripreso la maledizione su di me, e sapevo di star per tornare nell’oltretomba, questa volta per sempre. Lo avrei fatto e lo farò volentieri, per Bae farei questo e altro, ma credimi quando ti dico che ciò che ho passato lì è stato l’orrore più grande che tu possa immaginare.

E poi sei arrivata tu.

Sei spuntata come il sole fra le nuvole, e per un attimo hai riportato la felicità nella mia vita. Volevo confessarti tutto, lo volevo davvero, ma tu non mi hai lasciato parlare e mi hai baciato. E io, che non sono nient’altro che un debole e un codardo, ti ho lasciata fare. Ho ceduto e ho deciso di mentirti ancora una volta, di dirti quest’ultima bugia, perché non avevo la forza di vederti andar via di nuovo, di sopportare il dolore e la delusione nei tuoi occhi, di avviarmi verso la morte sapendo che l’ultimo ricordo che avrei avuto di te sarebbe stato il tuo sguardo carico di rabbia.

Sono un egoista, lo so.

Ma la notte che abbiamo passato insieme è stata una delle più belle della mia vita, e la porterò nel cuore per sempre, quali che siano gli orrori che mi aspettano. Ti prego di credere che, nonostante io ti abbia mentito più e più volte, su quello che provo per te sono sempre stato sincero: ti amo, ti ho sempre amata e ti amerò per sempre, più della mia stessa vita, sicuramente più del mio potere.

Dicono che l’amore sia una debolezza, ma tu sei sempre stata la mia forza. 

Perdonami ancora, ma ho usato un piccolo incantesimo su di te; quando ti sveglierai, io me ne sarò già andato. A quanto sembra non partirò da solo: Emma ha scoperto cosa ho fatto, e ha deciso di partire alla volta dell’Oltretomba per salvare il suo pirata. È convinta di avermi costretto ad aiutarla, minacciando di rivelarti la verità se non avessi collaborato. So che sono l’ultimo a poter parlare di fiducia, ma non fidarti di lei, dei suoi genitori, di Regina o di Hood: nessuno che si professi tuo amico dovrebbe tenerti all’oscuro di una cosa così importante. Io, che sono ero tuo marito, non mi perdonerò mai per averlo fatto. Per loro esisti solo come fonte di informazioni e come strumento da usare contro di me: non meritano il tuo affetto. Hai ancora la pozione per lasciare la città e il mio consiglio resta valido: va, vivi il tuo sogno, lascia questa città di sofferenze e ipocrisie e trova delle persone che sappiano amarti ed apprezzarti come meriti.

L’unico che non merita il mio disprezzo è Henry: è un bravo ragazzo, con un grande cervello e un cuore ancora più grande. Spero solo di riuscire a proteggerlo durante la nostra missione; se le cose andranno come previsto, quando tutto questo sarà finito lui avrà di nuovo un padre, e questo mi rende ancora più fermo nel mio proposito.

Nessuno, a parte te, sa del mio piano, e non lo sapranno fino alla fine, quando sarà troppo tardi per fermarmi.

Nulla di tutto ciò che ho scritto qui vuole essere una scusa o una giustificazione, voglio solo che, alla fine, tu sappia tutta la verità. L’onestà è la cosa che più avresti voluto da me, ed è su quella che più ti ho deluso. Non chiedo il tuo perdono, so di non meritarlo; vorrei solo che le cose fossero andate diversamente.

Io ti amo. Avevo bisogno di dirtelo un’ultima volta.

Addio.

Per sempre tuo,

Rumplestiltskin

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