Il ritorno di Artù

di Sharazad_90_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il regno di Ginevra ***
Capitolo 2: *** La casetta in riva al lago ***
Capitolo 3: *** 3.Avalon ***
Capitolo 4: *** 4.Il ritorno di Artù ***
Capitolo 5: *** 5.Camelot è perduta! ***
Capitolo 6: *** 6.Le pietre di Nemetun ***
Capitolo 7: *** 7. Salvate Merlino! ***
Capitolo 8: *** 8. La foresta di Brocéliande ***



Capitolo 1
*** Il regno di Ginevra ***


La rugiada bagnava ancora le foglie degli alberi, poichè i primi raggi del nuovo sole erano ancora così deboli da non riuscire ad asciugarla del tutto, quando nei boschi che circondavano Camelot, il regno della regina Ginevra, si incominciarono a sentire i rumori prodotti dagli zoccoli di un cavallo lanciato a tutta velocità. I contadini che iniziavano la loro giornata e che si incamminavano dalle loro case ai campi nel vedere quel cavaliere, che portava lo stemma del drago simbolo dei Pendragon, lanciarsi così di corsa verso il castello, si guardarono sbalorditi. Cosa era potuto accadere per giustificare tanta fretta? Da un anno a quella parte, precisamente dalla morte di Artù, avevano goduto di un'annata di prosperità e di pace. La regina Ginevra infatti si era dimostrata buona e capace, alla pari di un uomo e aveva portato pace e prosperità alla sua gente, riportando gradualmente e con grande stupore di tutti, la magia nel regno. Così chi praticava ancora l'Antica Religione non era più stato costretto a nascondersi e nel regno era tornata pian piano la pace. Com'era prevedibile subito dopo la morte del re erano iniziati a giungere da ogni luogo e da ogni dove re e principi che avevano tentato in ogni modo di conquistare il cuore della regina. Ma Ginevra era irremovibile. Ancora profondamente innamorata del marito, aveva fatto della prosperità del regno la sua unica ragione di vita. Ma ora quella sfrenata corsa di quel cavaliere nei boschi sembrava già rompere quella pace e serenità che si era così faticosamente creata. Quando Ser Leon giunse al castello, la regina era già nella sala del trono a discutere con i suoi consiglieri. Era giunta voce a corte infatti che da un mese a quella parte i sassoni si stavano radunando sotto la guida di un nuovo capo e questo aveva causato grande scompiglio ed agitazione. Ma finchè quelle voci rimanevano infondate Ginevra aveva deciso di non allarmare il suo popolo. Ser Leon smontò da cavallo e con i vestiti ancora impolverati si diresse nella sala del trono. Era ancora il cavaliere fedele e leale che era sempre stato e quell'anno Ginevra lo aveva nominato suo Campione affidandogli i compiti più importanti, come ad esempio l' addestramento dei nuovi cavalieri, compito che una volta era toccato a suo marito. Dopo la battaglia di Camlann,l'esercito aveva subito numerose perdite e solo grazie agli sforzi di Leon e Ser Parcifal , Camelot aveva potuto di nuovo disporre di nuovi numerosi cavalieri. Ma, questa vicinanza alla regina aveva fatto in modo che nel cuore di Leon si formasse un sentimento nuovo, mai provato che lo sconvolse dall'interno. Il rispetto e la legittima stima, si erano infatti mutati nel cuore del cavaliere in qualcosa di più profondo ed ora, finalmente, vedeva Ginevra come una donna. Una donna da amare, proteggere, desiderare.... Ma il senso dell'onore era troppo radicato nel suo cuore per permettergli di fare il primo passo. In quel lungo anno aveva potuto costatare che il cuore, la mente e i sentimenti della regina erano solo per il suo defunto re e si era accontentato di starle accanto, di consigliarla, di consolarla. Ma nel suo cuore continuava ad ardere la speranza. Artù era morto, Ginevra era giovane...per quanto tempo ancora poteva vivere nel ricordo del marito morto? A tutto questo pensava Ser Leon quando spalancò la grande porta della sala del trono e vide la regina era all' in piedi di fronte alla grande tavola rotonda, simbolo di uguaglianza e fedeltà, circondata dai suoi devoti consiglieri. Alla sua destra l'immancabile Gaius,il suo braccio destro. Gwen guardò Leon con un'espressione di sconcerto. Il suo volto era sempre dolcissimo, incorniciato dai folti capelli neri, ma nei suo occhi c'era un alone di infinita tristezza. Erano come due grandi laghi neri, che emanavano un'indicibile tenerezza mista a dolore ed erano sempre così da quando era morto Artù. Si illuminavano e tornavano alla vita solo in quel frangente di secondo quando si sentiva aprire una porta. Allora la regina alzava lo sguardo e i suoi profondi occhi sembravano due stelle nella notte. Guardava nella speranza di poter vedere entrare, anche solo per un secondo, il suo amore perduto. Ma quando si rendeva conto che questo era impossibile il suo sguardo tornava triste. Erano quegli occhi che Leon amava di più ed alcune volte gli piaceva immaginare che quello sguardo pieno d'amore era per lui. Si ricompose dopo un frangente di secondo. -Altezza, purtroppo porto cattive notizie!- esclamò tutto di un fiato. -Ser Leon, dite pure...- lo sollecitò Gwen. -Si tratta dei sassoni! Purtroppo quelle voci che circolavano erano vere! Li hanno visti sbarcare all'alba nelle nostre coste e sono un numero enorme...-precisò Leon. -Quindi i nostri timori si sono avverati!- intervenne Gaius. -Dobbiamo radunare le truppe...-consigliò allora la regina, ma la sua voce tremava. -E affrontarli prima che arrivino nei villaggi! Non oso nemmeno immaginare cosa sarebbero in grado di fare al mio popolo se...- -Maestà,sarebbe tutto inutile!-la interruppe subito il cavaliere. -Sono troppo numerosi per noi!- -E allora cosa faremo?-si allarmò lei. -Maestà....-si pronunciò ancora Leon. -L'unica soluzione sarebbe un'alleanza con tutti i regni vicini.....-. Gwen si scurì in viso. Dopo la morte di Artù, tutti i re vicini l'avevano riconosciuta come l'unica e sola legittima regina di Camelot, ma non si erano mai dimostrati particolarmente amichevoli nei suoi confronti. Anzi avevano cercato addirittura di "combinare"matrimoni con lei per assimilare Camelot ai propri regni. E ora proprio lei doveva proporre strategie di battaglia! Avrebbero riso e ogni uno avrebbe pensato al proprio regno. -Se solo ci fosse Artù qui con me.....- penso Gwen allarmata. Leon sicuramente dovette aver interpretato i suoi pensieri, perchè aggiunse allarmato:-Maestà sarebbe l'unico modo! Unendo tutti gli eserciti forse avremmo una possibilità....-. Ginevra riflettè un secondo ma poi aggiunse:-Ser Leon, io non avrei niente in contrario...riunirò un consiglio con tutti i sovrani dei regni vicini e decideremo il da farsi! Ma dobbiamo muoverci..oggi stesso manderò i messaggeri...-.

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Capitolo 2
*** La casetta in riva al lago ***


La notte era scesa a Camelot. Una notte buia e tranquilla.
Ad un tratto dal cortile del castello si udì un rumore di zoccoli. Qualcuno era uscito in groppa ad un cavallo.
Era Gaius,che si diriggeva a tutta velocità nel bosco.
Arrivato in prossimità del lago di Avalon,arrestò il cavallo e i suoi occhi si sforzarono di intravedere,nella notte buia,la sagoma dell'isola dove riposava Artù.
Da lontano non si poteva ammirarla molto,perchè la nebbia la nascondeva quasi completamente,ma Gaius poteva percepire già da lì la magia che quel luogo emanava.
Dopo alcuni minuti di contemplazione,Gaius girò il cavallo e si addentrò nel boschetto.
In una radura ,circondata da querce secolari e muschio, poco lontano dalla riva del laghetto,c'era una piccola deliziosa casetta.
Un ragazzo,dal volto magro e dolce, era seduto d'avanti la porta d'ingresso tutto concentrato a intagliare qualcosa con un coltello.
Appena alzò lo sguardo i suoi occhi dolci si illuminarono!
_Gaius!- gridò Merlino appena riconobbe il vecchio. -Che ci fate qui a quest'ora della notte? Non siete troppo vecchio per delle scorribande notturne?- dal tono della sua voce si intuiva l'enore affetto che il giovane provava per l'anziano .
-Merlino....-rispose il vecchio fingendo di essere seccato. -Invece di scherzare aiuta questo "povero vecchio" a smontare da cavallo!-.
Merlino rise e aiutò Gaius a scendere. Poi entrarono nella casetta e il giovane offrì un bicchiere di sidro al suo ospite e lo invitò a sedersi vicino al fuoco.
-Come stai Merlino?-chiese ad un tratto Gaius.
-Non c'è male!-rispose Merlino abozzando una risata. -Da quando Ginevra ha riportato la magia nel regno sono felice di poter utilizzare i miei poteri per aiutare la povera gente! Vengono spesso a chiedermi consiglio e mi sento molto gratificato!-concluse con un sorriso.
-Ma allora perchè non torni a Camelot?-azzardò il vecchio. -Lì potresti essere molto più utile che invece rimanendo qui!-.
-No,Gaius,no!-rispose il ragazzo diventando scuro in volto.
-Da quando è morto Artù non riesco nemmeno a immaginare l'idea di tornare a Camelot......Senza di lui sarebbe impossibile!-.
Merlino bevve un'altro goccio di sidro e i suoi occhi si soffermarono nel guardare le scintille emanate dal fuoco.
Nella sua mente affiorarono ricordi del passato:antiche battaglie,scherzi,tornei e risate...
Gli sembrava ancora di udire la voce di Artù nella sua mente: -C'è qualcosa in te Merlino che non riuscirò mai a comprendere...-.
No,tornare a Camelot era impossibile!
-Comunque...-disse Gaius cambiando improvvisamente torno della voce. -Sono qui proprio per parlarti di Artù...-.
-Di Artù?- chiese Merlino confuso. -Che vuol dire che dovete parlarmi di Artù?-.
-Merlino...- incominciò il vecchio. -Ricordi la profezia che ti disse il drago appena Artù morì?-.
Merlino tornò a fissare il fuoco con occhi assenti. Come poteva dimenticare le parole di Kilgharrah ?
Gli si erano impresse nella mente come se gli fossero state marchiate con il fuoco : -...Artù non è solo un re, è il re di una volta e il re del futuro! Fatti coraggio giovane mago,perchè nel momento che Albion avrà più bisogno....Artù rinascerà-.
-Come potrei averle dimenticate?-disse infine scuotendo il capo.
Gaius mise una mano sulla spalla del ragazzo che si voltò guardandolo con stupore.
-Ebbene Merlino..- disse il vecchio dopo qualche secondo di esitazione -Forse è giunto il momento che la profezia si avveri....-.


Merlino non poteva credere a quello che aveva appena udito!
_Gaius ! Siete forse impazzito? Cosa può essere successo di così grave da giustificare le vostre parole?-.
-I sassoni Merlino..tu ancora non sai..- incominciò l'anziano medico,scuotendo il capo.
-Hanno radunato un'enorme armata e sono già sbarcati sulle nostre coste!-.
-I sassoni?-chiese Merlino sorpreso.
-Si...- continuò Gaius,sempre più scuro in volto.
-E si muovono in fretta! In men che non si dica spazzeranno via tutto! Distruggeranno tutto quello per cui Artù e Gwen hanno combattuto tanto..-.
-Ma non potete opporre resistenza?- azzardò ancora Merlino.
-Fosse così semplice!-lo interruppe Gaius. 
-A Camelot non abbiamo cavalieri a sufficenza! Ci vorrebbe un'unico re che riuscirebbe a creare un'alleanza con i regni vicini e forse,combattendo tutti gli eserciti sotto un'unica bandiera,avremmo una possibilità..-.
-Ma Gwen non può proporre questo agli altri re?-chiese il ragazzo con stupore.
-Oh Merlino!!- si spazientì Gaius.-Se poteva pensi che sarei qui a quest'ora della notte? Gli altri re non la rispettano abbastanza per accettare e Gwen lo sà..per questo è allarmata! Inoltre sono dei deboli che pensano solo ai propri interessi! Pensi davvero che riuscirebbero a guidare un esercito così immenso contro dei nemici così forti e ben armati?-.
Gaius lesse l'amarezza nel volto di Merlino e la sua voce si addolcì.
-Merlino..lo sò che sembra una pazzia,ma per il bene di Camelot e di tutta la Bretagna vale la pena tentare...-.


Merlino quella notte non riuscì a prendere sonno. Possibile che Gaius ritenesse i sassoni così pericolosi da giustificare il ritorno di Artù?
Evidentemente sì..allora non glielo avrebbe mai proposto.
Alla fine,non potendo più rimanere a letto,uscì dalla casa.
La notte era silenziosa e nel cielo si vedevano ancora le ultime stelle. Tra meno di un'ora sarebbe sorto il sole.
Merlino chiuse gli occhi e poi,con tutta la voce che aveva in gola, gridò la frase che avrebbe condotto da lui il Grande Drago.
Non sapeva più nulla di lui. L'aveva visto l'ultima volta quando era morto Artù.
Poteva essere anche lui morto dopo tutto quel tempo. A quel pensiero gli si strinse il cuore. Lo voleva bene,nonostante tutto.
Aspettò alcuni minuti lì,all'impiedi nella notte silenziosa.
Ma poi,quando aveva ormai perso la speranza,vide un'enorme sagoma aggitarsi nel cielo e con un'enorme tonfo Kilgharrah si posò accanto a lui.
-Allora sei vivo!!!- gridò il ragazzo al colmo della felicità.
-Ci si rivede giovane mago!-lo salutò Kilgharrah chinando l'enorme testa.
-Cosa è successo? Perchè mi hai chiamato in questa notte così oscura?-chiese con tono sorpreso.
-E' per Artù!- rispose Merlino con un pò di esitazione.
-Per il giovane Pendragon?- chiese il drago stupefatto.
-Non riposa ancora nell'isola di Avalon? Per quello che sò la sua giovane moglie regna con grande maestria! E ha riportato anche la magia nel regno..i nostri sforzi del passato alla fine hanno prodotto i loro frutti..-.
-Si ..ed è proprio per questo che ti ho chiamato..tutto quello per cui abbiamo lottato stà per essere distrutto!-lo interuppe Merlino in tono angosciato.
-Stanotte è venuto a cercarmi Gaius! Dice che i sassoni hanno radunato un numeroso esercito e sono in marcia verso Camelot! Spazzerranno via tutto..tutto quello per cui abbiamo combattuto! Abbiamo bisogno di un guerriero che riunisca tutti gli eserciti della Bretagna e che li fronteggi! E..-qui si interruppe,perchè gli mancò il fiato. -E solo Artù può!-.
Kilgharrah sospirò. -Allora dobbiamo sbrigarci giovane mago! Non possiamo permetterci che Albion venga distrutta di nuovo!-.
Merlino non poteva credere a quello che sentiva! Rise di gioia! Allora era possibile riportare in vita Artù!!!
-Ma...-chiese dopo un attimo,assalito dai dubbi. -Ma come faccio a riportare Artù in vita?-.
Il Drago,gli indicò con la zampa l'isola di Avalon,lì,al centro del lago.
-Devi recarti nell'isola dove riposa Artù e spiegare alle Sacerdotesse il motivo del tuo viaggio.Ma attento Merlino,loro leggono nel tuo cuore e nella tua mente, e se non riterranno il motivo della tua richiesta abbastanza valido,il giovane re non potrà ritornare...-.
-Ho capito..-disse il ragazzo, con un filo di voce.
-Aspetta qui sulla riva..allo spuntar del sole arriverà una barca che ti condurrà sull'isola! Le Sacerdotesse già sanno che vuoi parlare con loro...-disse ancora Kilgharrah.
Merlino annuì. Per Artù avrebbe fatto qualsiasi cosa..anche dare la sua vita!
Il Drago allora si sollevò in aria e disse:- Arrivederci giovane mago! Ti auguro di riuscire!Il giovane Pendragon deve tornare tra i vivi! Non possiamo permetterci che Albion sia distrutta ancora una volta!-.
E svanì nella notte buia.

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Capitolo 3
*** 3.Avalon ***


Merlino attese l'alba seduto sulla riva erbosa del lago.
Si sentiva come dentro un sogno,ma con la consapevolezza di non stare sognando. Avrebbe voluto gridare a tutti la sua gioia immensa e incontenibile,quando,all'improvviso,dalla fitta nebbia sbucò una piccola imbarcazione,parata di nero e argento,guidata da una ragazza bellissima vestita di scuro,con una mezzaluna azzurra tatuata in fronte.
Merlino la guardò con occhi sgranati. Tutto quella notte gli sembrava irreale.
-Salve Emyris..- lo salutò la ragazza con una voce carezzevole simile a un tintinnio di campanelli.
Merlino non rispose.Come faceva quella ragazza a sapere il suo nome?
Il Drago lo aveva avvisato che gli abitanti di Avalon leggevano nei cuori.
Dalla sua capacità di convincerli dipendeva il destino di Artù e questo lo preoccupava.
-Ti stupisci che conosco il tuo nome?- chiese la ragazza gentilmente,sorridendo.
-Veramente sappiamo molte cose di te Emyris. Anche cose che tu ancora non sai..-continuò con quel suo tono gentile.
-E' in gioco il destino di tutti noi e forse solo il giovane Pendragon può salvarci tutti..sali sulla barca..-.
Merlino obbedì e si adagiò a sedere sul bordo della piccola imbarcazione,studiando,a disagio, tutte le mosse della fanciulla.
La ragazza girò la barca con un rapido movimento del remo e si addentrarono nella nebbia.
Più procedevano e più la nebbia diventava fitta. Merlino si chiese con impazienza quanto tempo avrebbero impiegato per raggiungere l'isola. Quei pochi minuti gli sembrarono ore. Ad un tratto la fanciulla fermò l'imbarcazione e sollevò le braccia verso il cielo.
Merlino la osservò con estrema attenzione. La ragazza attese qualche secondo e poi abbassò le braccia con un gesto armonioso. A quel movimento le nebbie si schiusero e apparve l'isola di Avalon.
Merlino non potè trattenere lo stupore! Mai in vita sua aveva visto niente di più bello!
L'isola era piccola e armoniosa,ricoperta interamente di verde. Uccelli variopinti si ergevano in volo e anche il sole sembrava più dolce,mentre le acque del lago apparivano più cristalline! Merlino ebbe l'impressione di poter intravedere anche il fondale!
In cima alla collina verdegiante si ergeva una gigantesca torre di pietra.
La ragazza la indicò con la mano -Lì riposa Artù..- disse con dolcezza.
Il ragazzo scese dalla barca e aiutò la fanciulla a scendere.
-E così bello qui!-disse osservando la riva ricoperta di alberi di mele e vischio.
-E' come ritornare a..casa!- disse di getto.
La ragazza rise. -Ma qui sei a casa Emyris!- rispose. - Avalon è la casa di tutte le creature magiche!-.
Merlino sorrise. Stava cominciando a sentirsi meno a disagio.
-Ora andiamo!- proseguì lei. -Dobbiamo arrivare alla torre!-.
Passarono per un boschetto di querce secolari e poi si incamminarono per un sentiero che portava in cima alla collina.
Merlino si guardava intorno. Era tutto splendido lì..e impregnato di magia. La percepiva in tutto..negli alberi,nelle pietre,nei fiori...
In prossimità dell'entrata della torre la fanciulla si fermò di botto e voltandosi guardò il ragazzo con uno sguardo così profondo che il giovane ebbe veramente la sensazione che gli leggesse dentro il cuore. Non riusciva a distogliere gli occhi da quello sguardo e rimase come paralizzato.
-Emyris ..- incominciò lei con voce solenne. -Stai per ottenere quello che mai nessun mortale ha mai ottenuto! Riportare un uomo in vita dal sonno della morte! Ora rispondi..Artù è davvero l'unica speranza affinchè Albion continui ad esistere?-.
Merlino tenne i suoi occhi fissi su quelli della sacerdotessa e dopo qualche istante,con voce ferma,rispose: -Si!-.
-Saresti disposto a tutto per riportarlo in vita?- lo interrogò ancora lei.
-Sì!- rispose ancora il giovane mago senza esitazione.
-Anche al costo di donare la tua vita in cambio?-insistette la sacerdotessa.
-Si!-esclamò ancora il giovane.
Era vero.Per Artù era disposto a fare qualsiasi sacrificio.
La ragazza lo guardò ancora per qualche secondo senza distogliere lo sguardo e infine eslamò :- Il tuo cuore è puro giovane mago e le tue intenzioni sono sincere! Il Pendragon tornerà in vita e Albion continuerà a esistere!-.
Lentamente sciuse l'uscio e invitò Merlino ad entrare.
Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime non appena vide il corpo di Artù disteso su una lettiga,circondato da fiori,incensi e candele.
Era rimasto uguale all'ultima volta che lo aveva visto:il volto bello e sereno,incorniciato dai capelli biondi,che alla luce delle candele sembravano essere una corona d'oro.
-Ecco il tuo re Emyris!-disse la sacerdotessa.
Merlino alzò il viso rigato di lacrime. Il suo cuore era colmo di gioia!
-Ora và! Aspetta il tuo re sulla riva del lago. La barca ti stà già aspettando..-.
Merlino sorrise e si voltò.
-Emyris..- disse ancora lei.
-Exalibur..il re deve riavere la sua spada!-.
Merlino annuì. Sapeva cosa andava fatto.
La Sacerdotessa ricambiò il sorriso:- Arrivederci Emyris! Da te e dal giovane Pendragon dipende il destino di tutti noi!-.

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Capitolo 4
*** 4.Il ritorno di Artù ***


4. Il ritorno di Artù

Quando Merlino raggiunse la riva era già notte.
Aveva trascorso tutto questo tempo sull'isola o Avalon era davvero un mondo a sè completamente separato da quello reale?
Merlino non seppe darsi una risposta. Ma nemmeno ci si soffermò a lungo.
Era troppo felice. Provava una gioia che non aveva mai sentito e appena fu sulla riva si sdraiò sull'erba a osservare il cielo stellato.
La notte era serena e luminosa e sopra di lui le stelle sembravano così vicine che davanol'impressione di poterle afferare con una mano!
-Tra poco rivedrò Artù!- ripetè tra sè il ragazzo e buttò un urlo di gioia che si perse nella notte! 
Quante cose avrebbero potuto fare ora che Artù era a conoscenza dei suoi poteri!
Avrebbero potuto collaborare per rendere Camelot il regno ideale che avevano sempre sognato!
A tutte queste cose pensava Merlino e senza nemmeno rendersene conto si addormentò lì,sotto il manto di stelle.

Si svegliò alle prime luci dell'alba,quando un usignolo gli passò accanto.
Lentamente si sollevò a sedere,stropicciandosi gli occhi con una mano.
Non aveva ancora realizzato dov'era, quando la sua attenzione fu colpita da un curioso bagliore che proveniva dal lago.
Dall'acqua fuoriuscivano delle strane bolle che sembravano provenire dalla profondità del lago.
Improvvisamente,da sotto la superficie dell'acqua,apparve la sagoma di un uomo.
Merlino non poteva credere a ciò che vedeva e il suo cuore sembrò fermarsi per qualche secondo!
Dal lago,uscì lentamente Artù, con l'armatura che brillava ai primi raggi del sole!
Il ragazzo si mise le mani nei capelli incredulo.
-Artù..- mormorò tra sè e si mise a correre nell'acqua per raggiungerlo.
-Merlino!!-esclamò il giovane re con un sorriso.
-Hai l'aspetto di chi ha appena visto un fantasma!-.
Ma la sua voce tradiva l'emozione e con uno slancio abbracciò il suo giovane amico.
Merlino ricambiò l'abbraccio con il viso rigato di lacrime.


I due amici si sedettero sulla riva erbosa del lago.
Artù aveva tante domande da fare.Che era successo dopo la sua morte? Perchè era lì ora? Ma soprattutto chiese di Ginevra.
-La poverina ha mostrato un coraggio incredibile! Ma dopo la vostra morte non è stato facile..- rispose Merlino.
Artù annuì. Era chiaro che non vedeva l'ora di ricongiungersi con sua moglie. Gli si leggeva chiaramente in viso.          Merlino sorrise immaginando la gioia dei due appena si sarebbero rivisti.
-Ad ogni modo..- incominciò il giovane re ricomponendosi.
-Ora dobbiamo pensare solo ai sassoni! Non gli permetterò di distruggere tutto quello per cui ci siamo battuti! Dobbiamo raggiungere Camelot prima di notte!- e si alzò.
-Artù aspettate!!-lo trattenne Merlino.
-Prima dobbiamo recuperare Excalibur,la vostra spada!!-.
-Hai ragione..-notò Artù con sorpresa. -E dov'è ora?-.
-Ora vedrete!-rispose il mago con un sorriso e si diresse verso la riva del lago.
Artù lo seguì senza capire.
Il ragazzo ,dopo pochi passi, si fermò socchiudendo gli occhi. 
Attese  alcuni secondi, dopo di che sollevò il braccio in direzione del lago,mormorando un'antica formula.
Improvvisamente,dal centro del lago,apparve una mano che reggeva una spada.
Artù era senza parole per lo stupore e sorrise riconoscendo in quella spada la sua Excalibur.
La mano tirò la spada verso i due uomini e il re l'afferrò con un rapido salto.
Dopo qualche secondo la mano scomparve così com'era apparsa.
Merlino si voltò con un pò di esitazione.
Si ricordava chiaramente che Artù, prima di morire, non aveva preso bene il fatto che lui fosse uno stregone e temeva di leggere il disprezzo nei suoi occhi. Non lo avrebbe sopportato.
Ma non appena vide il sorriso sul volto del giovane re,che gli si avvicinò per dargli una pacca sulla spalla in segno di approvazione, tutti i suoi dubbi svanirono e i due amici si avviarono così, fianco a fianco,verso Camelot.

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Capitolo 5
*** 5.Camelot è perduta! ***


5. Camelot è perduta!

Non era sorta ancora l'alba,quando le campane di Camelot incominciarono a suonare senza sosta per dare l'allarme.
Ginevra si svegliò dal suo sonno aggitato e senza neanche infilarsi una vestaglia corse a piedi nudi verso la  finestra.
Dalla città bassa giungevano urla disperate e nell'oscurità della notte si vedevano i fuochi di un centinaio di fiaccole che avanzavano senza sosta. -Che sta succedendo?-si chiese la regina allarmata.
-Maestà!-urlò Ser Leon precipitandosi dentro la stanza senza nemmeno bussare.
-I sassoni sono giunti a Camelot! Sono già nella città bassa! Dovete scappare maestà!!-.
-No è fuori discussione!-rispose Ginevra con tono autoritario. -Non abbandonerò mai il mio popolo!-. 
-Maestà...- incominciò Ser Leon con tono persuasivo avanzando verso di lei.
-I quattro sovrani dei regni vicini sono già in viaggio per riunire il Consiglio! Dovete andargli incontro e decidere al più presto il da farsi! Resteremo io e i miei cavalieri a difendere il popolo....-.
Ginevra lo fissò con immensa ammirazione.
Ser Leon sapeva sempre cosa fare anche nelle situazioni più disperate! Incoraggiato da quello sguardo Leon divenne più audace. Fece un passo verso la regina e mormorò con voce roca:- E poi io..io.. non mi perdonerei mai se dovesse succedervi qualche cosa..perchè..perchè..-.
-Ser Leon!!!- urlò un cavaliere entrando improvvisamente nella stanza e rompendo l'atmosfera.
-I sassoni avanzano..c'è bisogno di voi!-. E uscì così com'era entrato. Leon guardò Ginevra con uno sguardo amorevole e amareggiato,come se davvero temesse di perderla!
-Datemi ascolto maestà!-disse fine tornando il cavaliere composto di sempre.
-Avete ragione Ser Leon...- disse Ginevra sforzandosi di mantenere il controllo.
-Chiamate Gaius! Partirò immediatamente!-.
Quando Leon lasciò la stanza Ginevra corse a vestirsi e a prendere una sacca per il viaggio.
Era confusa. Leon non l'aveva mai guardata in quel modo e dalle sue parole traspariva,...
-Ma che stò facendo!! Non è il momento di pensare a queste cose!!-si disse tra sè.
Aveva appena finito di infilarsi il mantello quando dalla porta giunse un tonfo assordante.
Ginevra rimase lì pietrificata! Un sassone alto e grosso con una faccia barbuta e malvagia era appena entrato nella stanza.
La ragazza fece qualche passo indietro. Il sassone appena la vide emanò un ghigno malefico.
-E' questa dunque la famosa regina di Camelot?- e sputò per terra. -Pensavamo che eravate riuscita a scappare!-.
-Cosa vuoi barbaro?- rispose la donna senza scomporsi.
-Barbaro?- soghignò l'uomo. -Avete coraggio signora anche se la vostra situazione ormai è disperata!-.
-Dimmi che vuoi e vattene!!-urlò Ginevra cominciando a spaventarsi.
-Che voglio?- rise tra sè il sassone. -Te lo dirò subito che voglio! Ti porterò dal mio capo che vi farà passare un pò della vostra superbia! Ma prima....mi sembra giusto che ci sia un pò di divertimento anche per me!!-.
Il barbaro fù subito sù di leo con un balzo e la spinse contro il muro,tappandole la bocca con le mani.
Ginevra cercò di ribellarsi,di urlare ma il sassone era troppo forte per lei. L'uomo incominciò a strapparle i vestiti ansimando e accarezzandole le cosce armai nude.
La donna era ormai sul punto di crollare, quando da dietro le spalle del sassone, si sentì una voce urlare: -Lasciala stare vigliacco!!-.
Una mano afferrò l'uomo che in pochi secondi cadde per terra morto. Ginevra alzò gli occhi pieni di lacrime.
Artù era ritto dinanzi a lei con la spada lorda del sangue del sassone.
-Artù....- mormorò la donna tra le lacrime. Il suo corpo però era paralizzato. Le mancava il fiato e non riusciva a trattenere le lacrime che gli scendevano sul volto.
-Artù....- mormorò ancora tra i singhiozzi.
In pochi secondi si ritrovò tra le braccia del marito che la stringeva con amore e tenerezza.
-Ginevra,amore mio...-le mormorava l'uomo nell'orecchio. -Sono arrivato in tempo vero? Quel verme non è riuscito a....-.
Ginevra scosse il capo e Artù emanò un sospiro di sollievo. 
Rimanere così stretti per qualche minuto, dimenticandosi dov'erano e cosa succedeva attorno a loro.
Poi Ginevra mormorò tra le lacrime:-Non stò sognando vero? Sei qui? Sei tornato da me?-.
Artù le prese il viso tra le mani e le bisbigliò con tenerezza:-Si amore..sono io! Sono tornato e non ti lascerò mai più!-.
La donna sorrise e lo baciò con trasporto stringendosi il più possibile a lui. Non era mai stata così felice!
All'improvviso,con la sua solita gentilezza che lo contrastingueva, nella stanza entrò Merlino urlando: -Artù siete qui? 
Dobbiamo andare! I sassoni sono entrati nel castello!!-.-
-Siamo qui!- rispose il re ricomponendosi.
-Merlino!!- esclamò Ginevra con gioia appena riconobbe l'amico fraterno.
-Salve Gwen!-rispose Merlino strizzandole l'occhio.
-Sù andiamo!-disse infine Artù e avanzò nel corridoio con la spada sguainata. Ginevra e Merlino lo seguirono.
Dopo alcuni metri si scontrarono con un gruppo di sassoni che cercarono subito di aggredirli.
Artù avanzò con la spada,ma Merlino aveva già sollevato le braccia verso di loro mormorando un'antica formula.
Improvvisamente i sassoni si sollevarono in aria e dopo un volo di alcuni metri caddero a terra privi di sensi.
Il re si voltò verso il mago con un'espressione stupita sul volto. -Ben fatto Merlino!!- si complimentò.
-Grazie!- rispose il ragazzo. -Mi rendo utile! Non è giusto che tutta la gloria vada sempre a vioi!!-.
Artù cntrasse il viso in nuna smorfia e Gwen sorrise. Come le erano mancate le battute di spirito tra i due ragazzi!
Riuscirono a raggiungere il cortile senza altri intoppi.
Lì trovarono ad attenderli Gaius ,Ser parcifal, Ser Leon e altri cavalieri.
Su i visi di tutti apparve lo stupore appena riconobbero il giovane re.
-Sire!!-esclamò per primo Gaius.-La profezia si è avverata per fortuna! Bentornato tra di noi!-.
-Grazie Gaius!-rispose il ragazzo mettendo una mano sulla spalla dell'anziano medico.
-Ser Leon!- esclamò poi rivolto al cavaliere.
Leon avanzò pallidoin volto per lo stupore e Ginevra cercò di evitare il suo sguardo.
-Il popolo come sta?- chiese per prima cosa Artù.
-Sire...- incominciò il cavaliere. -Abbiamo avuto delle perdite,ma la maggior parte di loro si sono salvati.I sassoni però hanno dato fuoco alle loro case!-.
-Che facciamo Artù?- chiese impaziente Ginevra,sempre stando attenta a non incrociare lo sguardo di Leon.
Il re riflettè per qualche secondo e alla fine esclamò:- Ser Leon fate in modo nche il mio popolo raggiunga le montagne e lasciate Ser Parcifal con una truppa di cavalieri a proteggerli.Portate anche Gaius con voi.Potrebbero esserci dei feriti. 
Prendete tutte le scorte di cibo che ci sono nel castello e distribuitelo. Non voglio che patiscano la fame!
Io,Ginevra e Merlino andremo incontro ai re e cercheremo di convinceri che un'alleanza è l'unico modo per ricacciare i sassoni sulle loro coste! Ci vediamo tra due giorni alle pietre di Nemeton.-.
Leon annuì.
Artù aiutò Gwen a salire a cavallo e poi a sua volta salì seguito da Merlino e i tre scomparvero nella notte lasciando Leon con un vuoto enorme nel petto.

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Capitolo 6
*** 6.Le pietre di Nemetun ***


6.Le pietre di Nemetun

Artù,Ginevra e Merlino cavalcarono senza sosta per il bosco.
Arrivati nella prossimità di una radura il re si fermò di colpo.
-Conviene far riposare i cavalli!- esclamò.
-E dovremmo riposare anche noi! Domani sarà una lunga giornata. Dobbiamo raggiungere i quattro re prima che arrivino a Camelot e finiscano nelle mani dei sassoni!-.
Merlino annuì e smontò da cavallo. Anche Artù smontò e con molta gentilezza aiutò Gwen a scendere.
Il giovane mago capì dai loro sguardi che avevano bisogno di stare un po' soli.
-Vado a cercare un po' d'acqua per abbeverare i cavalli! Se non sbaglio qui vicino c'è un torrente!- farfugliò allontanandosi.
-Grazie!-mormorò Artù senza farsi sentire da Ginevra e il ragazzo sorrise.
Il re si tolse il mantello,lo adagiò sul prato e fece accomodare Gwen.
-Dobbiamo parlare di tante cose!- iniziò guardandola con i suoi profondi occhi blu.
-Sò che non è stato un anno facile per te...ti sei dovuta assumere il peso di tutto...però amore mio sono fiero di te!-.
Ginevra sorrise,ancora incredula di trovarsi lì seduta di fianco a lui.
Poi parlarono della battaglia di Camlann, di quando Artù fù ferito a tradimento da Mordred, di come aveva appreso che Merlino era un mago e del loro ultimo disperato viaggio verso le rive di Avalon.
-Ma ora è tutto finito!- disse lei accarezzandogli delicatamente la guancia.
-Siamo insieme e nulla ci potrà più separare!-.
Bastò il solo tocco della mano di lei e il suo sguardo nel suo a far accendere il desiderio di Artù.
L'attirò a sé e cominciò a baciarla con trasporto. Ginevra cinse le braccia al collo del marito e lo aiutò a togliersi l'armatura.
Non aveva dimenticato la voce dolce di lui,il suo petto caldo,le sue mani grandi e forti e fù anche lei assalita dal desiderio.
Quando Artù rimase a petto nudo la sua attenzione però cadde su una cicatrice sul fianco di lui che non conosceva.
Sapeva che era la ferita di Camlann,quella che glielo aveva portato via.
La accarezzò con delicatezza e una lacrima solcò il suo dolce volto.
Artù profondamente intenerito da quel gesto la strinse con più forza contro il suo petto e le sussurrò tra i capelli: -Ginevra,tesoro, succeda quel che succeda, non ti lascerò mai più!-.
Ginevra sorrise a quella promessa pronunciata in modo così solenne ,ma al contempo estremamente dolce, e si abbandonò alle carezze del marito.


Ripartirono all'alba. Per tutto il giorno cavalcarono senza sosta tra le colline ricoperte di muschio ed edera,incrociando solo dei greggi di pecore.
Verso il tramonto però, trovarono delle traccie che lasciavano intendere che da lì erano passati molti uomini a cavallo.
-Devono essere passati per di qui! Sbrighiamoci!- disse Artù a Merlino e si rimisero in marcia.
Nel bosco incrociarono il corteo dei re a cavallo.
Artù si parò davanti impedendogli di proseguire.
-Fermatevi!- urlò.
I cavalieri si fermarono sconcertati.
-Chi siete voi che ci impedite il passaggio?- urlò re Alined.
-Sono Artù Pendragon!- rispose il ragazzo con tono autoritario.
-Impossibile!-ribatte re Alined.
-Re Artù è morto più di un anno fa!-.
A quelle parole il giovane re avanzò verso di loro per farsi riconoscere.
I re sgranarono gli occhi e si udirono dei mormori provenire dai soldati.
-Com'è possibile?- esclamarono.
-Non c'è tempo per spiegare!- rispose Artù.
-Dobbiamo raggiungere le pietre di Nemetun e riunire lì il consiglio! I sassoni potrebbero essere ovunque,quello è il luogo più sicuro!-.
Re Olaf, re Rodar la regina Annis avanzarono con i cavalli, ma re Alined fece loro segno di fermarsi.
-Volete davvero fidarvi di questo impostore?- chiese.
Artù non si scompose,ma con tono aspro esclamò:-Ovviamente siete liberi di prendere le vostre decisioni. Ma vi avviso...i sassoni semineranno morte e distruzione anche nei vostri regni se continuiamo a perdere tempo!!-.
La regina Annis allora prese la parola:- Io mi fido del Pendragon,anche se non so spiegarmi il suo miracoloso ritorno dal regno dei morti! Ha ragione,abbiamo
già perso troppo tempo!-.
Artù sorrise alla regina con riconoscenza. Sapeva che Annis era una regina saggia e giusta e ne aveva avuto un'ulteriore prova.
Re Olaf e re Rodar annuirono e alla fine anche Alined fu costretto a seguirli.


Le Pietre di Nemetun sorgevano su una collina ricoperta di verde.
Il corteo di cavalieri vi giunse al calar del sole e vi trovarono ad attenderli Ser Leon con i suoi uomini e Gaius.
-Gaius!!-esclamò Merlino con stupore. -Pensavo non sareste venuto!-.
-Merlino!- rispose l'anziano medico abbracciandolo.
-Penso di essere più utile qui! Il popolo è al sicuro tra le montagne e se ci fosse la tanto temuta battaglia sicuramente avrete bisogno di un medico!-.
Merlino annuì.
Artù e gli altri re nel frattempo erano smontati da cavallo.
-Re Olaf, re Rodar, Re Alined, regina Annis..- incominciò Artù.
-Avvicinatevi! Dobbiamo prendere una decisione che potrebbe cambiare le sotri di tutta la Bretagna-.
I re avanzarono verso di lui.
-Come sapete i sassoni sono sbarcati nelle nostre coste e hanno già invaso Camelot- continuò Artù con impeto.
-Dobbiamo contrattaccare!! Non possiamo permettergli di distruggere la mostra terra e di martoriare il nostro popolo!!-.
-E voi cosa avete intenzione di fare?- chiese re Alined sarcasticamente.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo riflettendo. Poi guardandoli in volto uno per uno, con quel suo sguardo magnetico, rispose:- Purtroppo i nemici sono troppo numerosi per combatterli singolarmente..la soluzione è una sola.. far combattere tutti i nostri eserciti sotto un'unica bandiera!!-.
Re Alined rise ad alta voce.
-Ecco! Ci siamo arrivati! Voi volete usare la scusa dei sassoni per formare un' unico esercito per appropriarvi poi dei nostri regni!-.
Artù a quelle parole si contrasse in viso e Merlino ebbe paura che stesse per perdere il controllo.
Avanzò verso di lui e gli mormorò nell'orecchio:- Stà cercando di farvi perdere il controllo! Non cadete nella sua trappola!-.
A quelle parole il re si ricompose.
-Re Alined vi assicuro che siete in errore!- rispose. -Voi tutti mi conoscete bene e sapete che il mio unico scopo è sempre stato mantenere la pace!-.
La regina Annis, re Olaf e re Rodor annuirono.
-Ma l'ultima parola spetta a voi!- continuò con trasporto.
-Io vi assicuro però che,anche se rimarrò da solo,finchè vivrò non smetterò mai di battermi per difendere la mia patria!-.
Dopo un attimo di esitazione, re Rodar avanzò, mise una mano sulla spalla di Artù ed esclamò:- Ben detto Artù Pendragon! Avrete il mio appoggio e tutta la mia lealtà!-.
Artù chinò il capo in segno di gratitudine.
-Anche la mia!- aggiunse la regina Annis.
-E la mia!- disse alla fine re Olaf.
Re Alined,divenuto tutto scuro in volto, dopo qualche secondo, temendo per la propria sorte, rispose: -Dato che siete tutti d' accordo.. avrete anche la mia approvazione!-.
Artù ringraziò tutti per la fiducia riposta in lui,poi si voltò sorridendo verso Merlino e Ginevra che lo guardavano con orgoglio.

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Capitolo 7
*** 7. Salvate Merlino! ***


Era ormai scesa la notte quando i cavalieri iniziarono a sistemare l'accampamento presso le pietre di Nemetun .
 Ginevra riposava serenamente come non le accadeva più da tanto. Il solo calore del corpo del marito vicino al suo riusciva a darle sicurezza e il suo sonno era tranquillo.
Il re la contemplava. La trovava ancora più bella e con le dita della mano destra le sfiorò le labbra. -Dormi amore mio!- sussurrò nel buio della tenda.
Ma nonostante ciò non riusciva a prender sonno e si scostò da lei.
-Che succede Artù?- mormorò ad un tratto la giovane con la voce ancora impastata di sonno. -Cosa ti turba?-.
-Non lo sò tesoro- rispose l'uomo con un sospiro. -E' stato tutto troppo semplice...ho come un presentimento...-.
Ginevra lo strinse contro il suo petto come si fa con un bambino che ha appena avuto un brutto sogno. Conosceva abbastanza suo marito per sapere che era quello che aveva bisogno in quel momento. Piano piano la tensione di Artù diminuì e lei sentì i muscoli di lui distendersi. 
-Andrà tutto bene amore...stai tranquillo!- gli mormorò con estrema dolcezza baciandolo.
Ad un tratto il silenzio della notte fu interrotto dal nitrito di un cavallo e da un urlo disperato.
Artù si precipitò fuori dalla tenda con un balzo.
-Merlino !!- urlò. -Cos'è stato?-.
Il ragazzo corse da lui con il viso contratto che lasciava trasparire tutta la sua ansia.
-Artù per fortuna che vi siete svegliato! I sassoni!! Ci hanno teso un'imboscata!!-.
Il re non diede nemmeno il tempo al suo amico di finire la frase che subito rientrò nella tenda per recuperare la spada.
-Artù..che succede?- chiese Ginevra confusa.
-I sassoni...- rispose frettolosamente il marito. -Rimani qui e non ti muovere per nessun motivo!- e sparì nel buio della notte.
I sassoni a cavallo stavano seminando morte e distruzione nell'accampamento.
Ovunque si vedevano tende incendiate e si sentivano urla disumane.
Artù piombò su di loro e in pochi minuto ne uccise almeno cinque.
Merlino lo seguiva come un'ombra, discretamente come aveva sempre fatto.
Pian piano i nemici cominciarono ad indietreggiare.
La battaglia poteva ormai considerarsi vinta e il giovane mago tirò un sospiro di sollievo, ma improvvisamente, una fitta lancinante lo colpì come un fulmine. Non riuscì a respirare per il dolore e cadde sulle ginocchia. La sua camicia si macchiò di sangue.
Artù si voltò appena in tempo per vedere il suo amico che si accasciava per terra e il suo viso si deformò per la paura.
-Merlino!!- urlò precipitandosi verso di lui. A quell'urlo anche gli alti cavalieri accorsero intorno al ragazzo che ormai giaceva sul suola pallido e ansimante.
-Forza!!- urlò il re. -Portiamolo al riparo!-. 
Lo sollevò e lo portò nella tenda dove c'era Gwen.
-Merlino!- urlò la ragazza appena lo vide in quello stato. -Cosa gli è successo?- domandò ancora mentre con una pezza cercava di tamponare la ferita.
-Una freccia l'ha colpito alle spalle! Andate a chiamare Gaius!!- urlò ancora il re.
Il medico fu subito lì. Esaminò la ferita e il suo volto si trasformò in una maschera di terrore.
-La ferita non è profonda, ma la freccia che lo ha colpito era avvelenata e il veleno si sta espandendo velocemente...- mormorò.
Artù lo guardava senza capire.
-Gaius che mi state dicendo? - disse con asprezza. -Ci deve essere qualcosa che siete in grado di fare!! Non resterò qui senza fare niente a lasciarlo morire!-.
 Sembrava una furia e la moglie dovette stringergli il braccio per impedirgli di fare qualche sciocchezza. A quel contatto l'uomo cercò di ritrovare un pò di lucidità.
-Gaius!- disse con più gentilezza. -Ci deve essere qualcosa che possiamo fare!-.
-Maestà...- sospirò allora il medico con amarezza. -IO non conosco nessun antidoto per questo veleno-.
Artù a quelle parole diede un sonoro pugno nella trave della tenda così forte da fargli sanguinare le nocche della mano.
-Però..- aggiunse Gaius dopo qualche secondo illuminandosi in volto. -Conosco qualcuno che forse potrebbe aiutarci..-.


Il giovane re portò il suo fedele servitore fino ad una radura ricoperta di erica.
Dietro di lui sua moglie e Gaius.
-Adagiatelo lì- disse ad un tratto il medico.
Artù adagiò il ragazzo con molta gentilezza sul prato.
-Sicuro che verrà quest'uomo che può aiutarlo? Come fa a sapere che abbiamo bisogno di lui?- chiese l'uomo con preoccupazione.
-Non è un uomo...- rispose il vecchio con esitazione.
Artù lo guardò meravigliato ma non osò aggiungere altro.
-Ma tranquillizzatevi lo saprà- continuò l'anziano. -Tra  lui e Merlino esiste un legame impossibile da spezzare..-.
Il  giovane non nascose lo stupore.
Passavano i  minuti che sembravano lunghi come ore e il re iniziò a spazientirsi.
-Non verrà nessuno!!- esclamò infine inginocchiandosi per risollevare Merlino.
Proprio in quell'istante si sentì un tonfo assordante che fece tremare la terra.
Artù si voltò di scatto impugnando la spada, mentre Gaius e Gwen indietreggiarono.
-Lascia stare la spada Artù Pendragon...non vi servirà a niente! Vengo in pace!- esclamò la voce solenne del vecchio drago.
Artù sgranò gli occhi ma ciò nonostante non si scompose.
-Come posso fidarmi di te drago?- urlò. -Non eri tu che una volta tentasti di distruggere Camelot?-.
-E' stato molto tempo fa...- rispose Kilgharrah con molta calma. -Sono cambiate molte cose da allora giovane re! E' inutile rispolverare vecchi rancori soprattutto ora che abbiamo lo stesso scopo...salvare il ragazzo!-.
-Ascoltatelo Sire ve ve supplico!- lo pregò Gaius. L'uomo con esitazione riposò la spada nel fodero rimanendo guardigno.
-Vedo che cominciate a ragionare..bene!- esclamò allora il drago con soddisfazione.
-Cosa puoi fare tu per Merlino?- chiese il re con il tono umile che non era da lui.
-Io niente...ma voi potete salvarlo! Siete voi l'altra faccia della medaglia non io!- rispose Kilgharrah.
-Dimmi solo cosa devo fare!- esclamò il giovane rincuorato da quelle parole.
-La freccia che lo ha colpito era impregnata di un potente veleno! Purtroppo non esistono antidoti per esso.- cominciò il drago. -L'unico modo per salvarlo è fargli bere l'acqua della Sorgente della Giovinezza che trova nella foresta di Brocéliande al di là del mare.-.
-E' molto lontano...- intervenne Artù. -Arriveremo in tempo? A Merlino resta poco da vivere-.
-Vi ci condurrò io!- propose allora Kilgharrah. -Ma attenzione giovane re...- continuò con quella sua voce vecchia di secoli. -La foresta è popolata da creature magiche che potrebbero mettervi alla prova! Io vi ho avvisato-.
Artù annuì pensieroso voltandosi verso Ginevra.
-Amor mio...- disse guardandola con dolcezza. -Devo lasciare tutto nuovamente nelle tue mani, ma sono sicuro che andrà tutto bene!-. 
Le accarezzò il viso con delicatezza e continuò : - Conduci l'esercito a Camelot e io vi raggiungerò prima che inizi la battaglia-. 
Poi l'attirò a sè e l'abbracciò. -Ti prego Artù sta attento! Non sopporterei di perderti  una seconda volta!-. gli sussurrò lei nell'orecchio. Il marito le sorrise.
-Ti ho promesso che non ti avrei mai più lasciata e ti giuro che manterrò la promessa!- le disse.
Il re poi si rivolse all'anziano medico : -Gaius la affido a te!- e gli mise la mano sulla spalla.
-Sire avete la mia parola che non le accadrà niente!- rispose il vecchio. -E voi vi prego riportatemi Merlino sano e salvo!-.

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Capitolo 8
*** 8. La foresta di Brocéliande ***


Artù non si era mai sentito così prima d'ora!
La profonda angoscia che provava per la sorte di Merlino aveva lasciato spazio ad una nuova sensazione che non aveva mai provato!
Per un attimo, non appena Kilgharrah aveva preso il volo, fu colto da una sorta di panico che tuttavia cercò di non far trapelare.
Ma poi, quando si trovarono a cielo aperto e la terra diveniva pian piano più piccola, una scarica di adrenalina si impadronì di lui facendolo sentire libero come non pensava di essere mai stato.
Lì, tra quelle nuvole cariche di pioggia,tutti i pensieri e le preoccupazioni assumevano proporzioni minori.
Ispirò tutta l'aria che i suoi polmoni riuscirono a contenere e chiuse gli occhi per potersi gustare meglio il vento che gli scompigliava i capelli!
Kilgharrah percepì le sensazioni del ragazzo e soghignò tra sè.
Re, maghi, persone comuni...quando si trovavano in volo erano tutti uguali!
In poco tempo giunsero a destinazione ed Artù adagiò molto delicatamente Merlino, che respirava a fatica, ai piedi del grande drago.
-Veglierò io sù di lui fino al vostro ritorno non temete!- lo rassicurò Kilgharrah, vedendo l'espressione preoccupata sul volto del giovane re.
Artù sollevò lo sguardo e per una frazione di secondo (che gli sembrò durare molto di più!) gli occhi del re e quelli del drago si incrociarono.
Il giovane uomo in quel frangente era riuscito a percepire tutta la bontà che risiedeva nel cuore del vecchio drago e si vergognò di se stesso.
Come era stato stupido in passato a credere che tutto ciò che era magico fosse malvagio!
Si promise in cuor suo che non avrebbe più commesso questo errore ma che avrebbe giudicato le persone dinanzi a lui solo per quello che erano.
-Grazie...- mormorò e si incamminò verso la foresta.
-State attento giovane re!-si raccomandò ancora il vecchio drago.
Artù si voltò verso di lui e gli sorrise con riconoscenza.

                                                    ***
In vita sua Artù non aveva visto luogo più meraviglioso!
La foresta era piena di fiori e alberi dalle più strane forme e dai più sgargianti colori. Gli uccellini cinguettavano allegri e spensierati e tutto intorno era solo gioia e tranquillità.
Rapito da quella calma Artù cominciò a fantasticare.
Se non fosse stato re di Camelot gli sarebbe piaciuto costruire lì una casetta, in mezzo a quel paradiso.
Si vedeva già a spaccare legna, mentre dalla casetta proveniva il profumo dei dolci preparati da Gwen e la sua voce che cantava una dolce ninna nanna al loro bambino che non ne voleva sapere di addormentarsi.
Di sera si sarebbero seduti davanti al camino acceso, sorseggiando abbracciati una buona tazza d'infuso caldo e la loro calma sarebbe stata interrotta da un'ingombrante Merlino che entrava senza bussare come era solito fare.
Il giovane re rideva ancora fra sè, quando il suo sguardo si posò sù una strana sagoma ricoperta di stracci. 
Ricordando le parole del vecchio drago, il ragazzo si avvicinò molto lentamente brandendo Exalibur, ma accorgendosi che si trattava solo di una vecchina infreddolita, ripose la spada nel suo fodero e si rivolse a lei con molta gentilezza.
-Signora avete bisogno di qualcosa? - incominciò vedendola in difficoltà.
La vecchia alzò lo sguardo stanco verso il giovane.
-Ragazzo, mi sono persa...sono molto stanca e infreddolita!-.
Artù la guardò con molta compassione non riuscendo a non provare pietà per lei.
-Prendete il mio mantello!- disse togliendoselo e posandolo sulle spalle curve di lei.
-Purtroppo non ho viveri qui con me, ma prendete il mio anello- continuò sfilandosi un anello con una grande gemma dal dito.
-Appena arriverete in qualche villaggio potrete barattarlo con del cibo e un letto caldo!-.
La donna gli sorrise. Un sorriso furbo che Artù, nella sua estrema gentilezza, non notò.
-Ragazzo mio, sei buono e gentile...- incominciò con estrema gentilezza. 
-Non voglio approfittare della tua bontà, ma posso chiederti di accompagnarmi nella mia casa in fondo al bosco?-.
Il re si irrigidì per un'istante. Voleva con tutto il cuore aiutare quella donna, ma non si era certamente dimenticato delle condizioni critiche in cui si trovava Merlino!
-Veramente signora...- incominciò con un pò di imbarazzo.
-C'è un mio caro amico che sta molto male e sono alla ricerca della fonte della giovinezza per poterlo curare...non posso permettermi di perdere del tempo...-.
-Capisco...- rispose la donna chinando lo sguardo e allora Artù colto da una profonda tenerezza senza pensarci due volte aggiunse: - Però vi accompagnerò.-.
La vecchia gli sorrise con profonda riconoscenza e il re l'aiutò ad alzarsi e la fece poggiare a lui.
Procedevano molto lentamente e dopo un pò il giovane iniziò a spazientirsi. E se non sarebbe arrivato in tempo? Merlino a quel punto poteva essere già morto!
-Cos'hai ragazzo mio?- chiese a quel punto l'anziana percependo la preoccupazione del ragazzo.
-Nulla,nulla!- si affrettò a rispondere il re, simulando un sorriso imbarazzato.
Ad un tratto la sua attenzione fu catturata da dei strani rumori che provenivano da dei cespugli alle loro spalle.
Non fece nemmeno in tempo a poggiare la mano sul fodero della spada che quattro uomini armati fino ai denti piombarono sù di loro.
Artù però non si lasciò intimorire e in una frazione di secondo si scagliò sù di loro.
Gli uomini erano degli impavidi guerrieri ma nulla potevano contro l'agilità e l'abilità di Artù con la spada.
In poco tempo il giovane li disarmò e li fece indietreggiare.
-Vi prego risparmiateci!- esclamò il più giovane, che era poco più di un ragazzo.
Il re li fissò e con voce solenne gli intimò di andarsene.
I banditi non se lo fecero ridire due volte e scomparvero nella foresta.
Artù allora si voltò verso la vecchina e sgranò gli occhi.
Sotto le vesti sudice e lacere non c'era più l'anziana mendicante ma una bellissima donna, vestita di fiori e nastri.
Il re cercò di dire qualcosa ma fù subito fermato dalla giovane.
-Tu sei puro di cuore Artù Pendragon e hai superato la prova! Solo i puri di cuore possono accedere all'acqua della fonte della giovinezza! Ora sbrighiamoci...al tuo amico rimane poco da vivere!-.
La giovane lo condusse fino ad una radura erbosa dove al centro si trovava una piccola pozza di acqua cristallina.
Artù si inginocchiò e riempì la borraccia.
-Ora andate- bisbigliò la fanciulla con la sua voce morbida.
-Addio Artù Pendragon. Che la fortuna vi accompagni.-.

                                                ***
Artù cercò di impiegare il minor tempo possibile per far ritorno alla radura dove lo attendevano il grande drago e Merlino.
Temeva che ogni momento in più sarebbe costato la vita del suo giovane amico.
Mai come in quel momento forse si era reso conto di come Merlino c'era sempre stato per lui.
Sempre presente in ogni istante della sua vita.
Erano inseparabili dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati sul campo di addestramento tanti anni prima.
Da allora molte cose erano cambiate, molte persone erano entrate ed erano uscite dalla vita di Artù, ma Merlino era sempre stato presente.
Un valido sostegno, che ogni tanto, tra le sue tante ciarle senza senso, riusciva a dare un valido consiglio.
Solo ultimamente però Artù era venuto a conoscenza dei suoi poteri e la sua reazione, all'inizio, era stata delle peggiore anche se ora, suo malgrado, se ne vergognava.
Solo ora si accorgeva che la sua vita era stata da sempre piena di pregiudizi anche se ormai si era deciso ad abbatterli tutti.
Aveva incominciato sposando Ginevra, facendola così diventare da semplice serva una grande regina.
Aveva continuato nominando i suoi cavalieri tali non guardando la casata da dove provenivano ma solo il loro valore. 
Ora era il turno della magia.
Tra un ragionamento e l'altro il giovane re giunse finalmente alla radura.
Kilgharrah quando lo vide sospirò di sollievo.
-Siete stato via parecchio tempo giovane Pendragon! Cominciavo a pensare che vi fosse realmente successo qualcosa!-.
Artù si precipitò da Merlino e con sua grande gioia costatò che il ragazzo respirava ancora.
-Forza non c'è più tempo giovane re!- lo incalzò ancora il drago.
Artù uscì dalla sacca la borraccia con l'acqua e la poggiò sulle labbra del ragazzo costringendolo a bere.
Per alcuni minuti il drago e il re trattennero il respiro.
Merlino rimaneva inerte e immobile ai loro piedi.
-Lo sapevo! Troppo tardi!- esclamò Artù sfinito.
Proprio in quel momento Merlino aprì gli occhi.
-Perchè mi guardate così? Ha qualcosa che non va la mia faccia?-domandò con un filo di voce.
Artù senza pronunciare nessuna risposta abbracciò il suo amico che confuso non riusciva a capire il motivo di tanta gioia.

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