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Salve a tutti. Innanzi
tutto volevo ringraziare chiunque abbia avuto il
coraggio di leggere questa mia fanfic!!! Davvero grazie di cuore!!! Ho pensato
a un seguito di Escaflowne perché mi è un po’ rimasto sullo stomaco la
separazione tra Van e Hitomi. Ho intenzione di farlo a più capitoli, ancora non
so quanti, e non ho ben chiare le idee dello svolgimento…verranno da sé come
sempre. Mi piacerebbe che mi lasciaste un segno del vostro passaggio con dei
consigli su come migliorare…Spero di aggiornare presto…Bè adesso basta parlare,
lasciamo spazio alla storia…passo e chiudo.
Un abbraccio! ^^
Per non lasciarti
più
Cap 1-
Inaspettatamente su Gaea
Il vento le
scompigliava i capelli corti mentre era assorta nei suoi pensieri.
-Ehi, senpai Kanzaki! Tu sei brava a leggere i tarocchi,
perché non le predici il futuro?- la ragazza smise per
un istante di guardare il mare. Sorrise all’amica.
-Ho
deciso di smettere di leggere le carte- le disse – Mi dispiace molto-
dopodiché tornò con lo sguardo fisso sugli scogli davanti a sé. Le onde
s’infrangevano su di essi dando sostanza a della
candida spuma di mare. Sembrava così attenta a guardare. Ma in realtà i suoi
pensieri erano ben più lontani di quanto chiunque potesse
immaginare…
-Come invidio senpai
Yukari- stava dicendo la ragazza di prima –Forma una
coppia perfetta con senpai Amano!- ma le parole giungevano a Hitomi lontane,
ovattate.
Improvvisamente
davanti a lei, su quegli scogli che fissava con tanta intensità ma anche così
distrattamente, comparve lui. Il suo angelo dalle iridi
scure, i capelli scompigliati e due ali di piume candide. Al collo
portava il suo ciondolo. Quello che lei gli aveva lasciato nella speranza di
poterlo rivedere ancora. Brillava alla luce del
tramonto. Lei lo guardò incantata e stupita per un istante. Lui le sorrise. Il
suo sorriso così dolce e sereno.
-Van…- mormorò. La
vista le si annebbiò per un istante a causa di alcune
lacrime che tentava ormai da giorni di nascondere. Chiuse gli occhi e ingoiò il
magone che le era salito alla gola. Scacciò le lacrime
e riaprì gli occhi. Verdi, limpidi -…non preoccuparti…sto bene.- disse
sorridendo, ma ormai l’immagine di quell’angelo era già svanita.
- Hitomi Kanzaki!!!- urlò furiosa Yukari alla sua amica che stava
tranquillamente studiando china sul suo libro di letteratura. Alzò di scatto la
testa e si scusò immediatamente.
- Perdonami
Yukari…hai ragione stavo sonnecchiando…scusami, so che
devo impegnarmi, giuro che…- ma l’amica la zittì con l’indice alzato.
- No, no…non si
tratta di questo.-
- E
di cosa allora?- si stupì l’altra.
Per tutta risposta Yukari, le puntò l’indice contro – Si può sapere come ti è venuto in mente di respingere il senpai
Hiroshi? Perché si è dichiarato a te ieri giusto, ti ha chiesto di uscire no?-
- E
tu come fai a saperlo?- le chiese Hitomi tornando a sedersi.
- Ho le mie fonti.-
rivelò saccente l’altra.
- Te l’ha detto il senpai Amano vero?-
- Bè…si!- ammise.
- Altro che fonti e
fonti…per forza…il senpai Hirosi e il senpai Amano sono migliori amici.-
Yukari si alzò di scatto dalla sedia, e per l’ennesima volta
le puntò l’indice sul naso – E non cambiare discorso con me signorinella…ora
esigo delle spiegazioni, sono la tua migliore amica no?-
Hitomi sospirò ed
iniziò a sfogliare il libro. Quell’anno avevano gli esami di fine liceo e lei
non aveva affatto voglia di studiare – Bè, perché no.- disse semplicemente.
- Che razza di
risposta è “ perché no” ?Cosa
non va in Hiroshi? E’ semplicemente perfetto, è bello, è un ottimo studente, è
simpatico, atletico…- ed iniziò ad elencare una bella lista dei suoi pregi
passando senza accorgersene a quelli del senpai Amano -…che ovviamente non può
essere brillante quanto Susumu e…- Hitomi la interruppe – Ma non stavi parlando del senpai Hiroshi? Perché ti sei messa a
farmi l’elenco dei pregi del tuo ragazzo?-
L’amica arrossì e si
scusò subito – Mi spiace Hitomi, mi lascio trascinare facilmente.-
Hitomi si stiracchiò la schiena mandando indietro la testa –
Adesso che non potete vedervi a scuola sarà dura per
voi…o no?-
- Oh no, in qualche
modo riusciamo sempre a vederci almeno una volta alla
settimana…ma qua non stiamo parlando di me…-
La ragazza sospirò
rumorosamente. Capì di non avere scampo. – Non lo so Yukari…il senpai Hiroshi è
molto simpatico e tutto il resto…però…- si fermò un istante - …non voglio
uscire con un ragazzo solo perché lui prova un po’ d’interesse nei miei
confronti.-
Yukari si sporse sul banco – Dimmi la verità Hitomi…c’è già qualcun
altro di cui sei innamorata? Sai che a me puoi dirlo…-
Hitomi si alzò dalla
sedia e si diresse alla finestra. Era il tramonto e il sole brillava d’un rosso acceso rispecchiandosi e rifrangendo i suoi raggi
sul mare. Guardò più in alto, dove il cielo si stava facendo già scuro, e vide
la luna seppur ancora lieve e poco visibile.
- Si Yukari…scusami
se non te ne ho mai parlato…- ammise infine.
L’amica spalancò gli
occhi per la sorpresa – E chi è?-
- Mi spiace, ma non
posso dirtelo…perdonami…-
Stavano camminando
verso la stazione. Ormai era quasi buio e l’autunno iniziava a farsi sentire
con il suo vento freddo che scompigliava i capelli di Hitomi, adesso lunghi fin
sotto le spalle.
Aveva deciso di
farseli crescere per poter dimenticare più facilmente ciò che le era accaduto 3
anni prima. I primi tempi, tutte le volte che si guardava allo specchio, le
tornavano alla mente ricordi troppo dolorosi e per
questo decise di farseli crescere. Ormai aveva perso le speranze e ricordare le
faceva troppo male.
- Ehi Hitomi! Ma dove hai la testa?- si sentì una pacca improvvisa sulla
spalla. Guardò Yukari che la fissava di traverso e si sentì morire per
l’imbarazzo nel trovarsi Hiroshi davanti.
- Cos’è adesso eviti anche di parlarmi dopo quanto successo ieri?-
chiese lui sorridendo.
Hitomi arrossì ancora di più – Mi…mi
dispiace molto…- balbettò imbarazzata chinando la testa. Per tutta
risposta Hiroshi scoppiò in una risata compiaciuta –
Accidenti mi hai preso sul serio? Io scherzavo…evidentemente devi essere
molto affaticata per via del troppo studio Hitomi!- la guardò divertito, come
sempre faceva lo sbruffone – Ehi ragazze, vi va di andare in un bar a bere
qualcosa?-
Yukari, che si era
messa a ridere anche lei, s’interruppe guardando l’orologio – Ah mi fermerei volentieri ma devo correre o perderò il treno.
Andate voi due tanto credo che avrete da chiarire.- salutò con un cenno della
mano e schizzò via correndo urlando i saluti a
entrambi.
Dopo qualche secondo
di silenzio imbarazzato i due decisero per una bibita nel bar dove andavano di
solito tutti assieme.
Per tutto il
tragitto non articolarono parola e quando entrarono
nel bar la ragazza andò a sedersi mentre lui ordinava da bere al bancone. Quando la raggiunse, la trovò assorta nel guardare la luna
piena, come se il suo spirito fosse altrove.
- Tieni Hitomi – le
porse la lattina mettendogliela sotto al naso. Lei
mormorò un piccolo “grazie” e tornò a guardare fuori dalla
finestra.
Hiroshi decise
d’interrompere quel silenzio snervante. Era sempre andato tutto bene fra di loro, Si conoscevano fin dalle medie ma la loro
amicizia si era approfondita nel corso di quei 3 anni grazie all’amico che
avevano in comune, Susumu Amano. Era stato talmente sicuro che Hitomi corrispondesse i suoi sentimenti che non ci aveva riflettuto
troppo nel confessarglieli. E invece era rimasto sconvolto dalla reazione di lei. Un inchino col capo,
com’era solita fare quando chiedeva scusa, e un lieve “mi dispiace” appena
udibile alle sue orecchie. Poi era corsa via lasciandolo lì come una
statuetta di cera a chiedersi il motivo di quel rifiuto.
Ci aveva riflettuto
tutta la notte ed infine era giunto alla conclusione
che mostrarsi a lei mesto e triste non avrebbe migliorato le cose, anzi con
ogni probabilità le avrebbe peggiorate. Però voleva
una spiegazione plausibile su quel “no”.
- Hitomi, puoi
ascoltarmi per dieci secondi?- più che una domanda sembrava un ordine e la
ragazza lo guardò sgranando gli occhi.
- C-certo…- rispose
e si chiese se infine, era riuscita a farsi odiare anche da lui.
Come se gli avesse
letto nel pensiero lui iniziò a parlare – Hitomi, io
non ti odio per quello che è successo ieri e non lo farò mai. Sei mia amica da
molti anni, ormai ti conosco bene e so che ti senti in colpa, ma non devi. So,
che se hai rifiutato, sicuramente è stato per un buon motivo. Però…- esitò un attimo -…però vorrei solamente che tu mi
dicessi quale sia questo motivo. Credo di avere il diritto di sapere, per quale
ragione tu non abbia accettato di uscire con me. Non
voglio obbligarti in nessun modo, sai che non lo farei mai…voglio solo…-
s’interruppe di nuovo come per cercare le parole adatte -…ho bisogno di
saperlo, anche per potermi mettere il cuore in pace, capisci? Per poter
smettere di provare quello che provo…senza diventare assillante per
te…qualsiasi…- Hitomi vide che iniziava a incespicare
per trovare le parole -…qualsiasi esso sia, per me andrà bene, non ti reputerò
una ragazza superficiale…e non lo rivelerò se è questo che…-
Ma
Hitomi fu più svelta -…scusami…- bisbigliò -…hai ragione, il mio comportamento
non è stato corretto nei tuoi confronti, che invece sei stato così sincero con
me. Adesso anche io sarò sincera e ti dirò tutto…- sorrise gentilmente -…vedi
Hiroshi, io ti sono molto affezionata. Sei il mio migliore amico, mi ascolti,
mi consoli, mi fai ridere…davvero ti voglio molto bene, credimi…- si fermò un
attimo -…però, non posso corrispondere quello che provi…-
- Sei
innamorata di un altro? E’ questo il motivo?- disse
lui all’improvviso. Lei riuscì solo ad annuire
lievemente abbassando lo sguardo, come se avesse il timore di parlarne. Hiroshi
si appoggiò allo schienale della sedia e bevve un sorso dalla sua lattina.
Aveva la gola riarsa.
- Ti ricordi, 3 anni
fa, che a scuola si parlò di un lampo di luce azzurro nel campo sportivo?- gli chiese Hitomi senza alzare lo sguardo
Lui si sorprese di
quella domanda improvvisa – Quello che video Yukari e Susumu?- le chiese a sua
volta. Hitomi annuì di nuovo.
- E
ti ricordi del mio improvviso allontanamento da scuola per un lungo periodo?-
chiese ancora Hitomi.
- Certo…tua madre
disse che eri andata all’estero da alcuni parenti, per alcuni problemi
familiari…- non riusciva proprio a capire cosa c’entrassero adesso eventi di 3
anni prima. Insomma, stavano parlando di loro, non gli importava nulla di 3
anni prima – Perché tutte questa domande adesso?-
Lei finalmente alzò lo sguardo – Non sono affatto andata all’estero…- lui
non riusciva proprio a capire. Ma prima che potesse dire qualcosa la ragazza continuò -…3 anni fa…io…-
Improvvisamente
davanti a lei Hiroshi svanì. Tutto divenne buio. Si trovava in un luogo che non
conosceva…o forse si? Possibile che si trovasse su Gaea?
Non riusciva a
capirlo. Il cielo era scuro e non si vedevano né la luna né nient’altro. Ma era veramente il cielo quello sopra di lei?
Tutta quell’oscurità le causava un forte senso d’angoscia,
come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa di terribile. Sentì
un rumore assordante alle sue spalle, come di qualcosa che si sgretola,
qualcosa di molto grande, come una montagna seguito da
un boato terribile. Hitomi iniziò a cadere, a cadere, a cadere…quando una mano
salda l’afferrò. Aprì gli occhi e vide davanti a lei una splendida figura con
le ali d’angelo che la teneva dolcemente per mano. Lei non poté fare a meno di
sorridere nel vederlo.
L’aveva
di nuovo salvata…per l’ennesima volta lui l’aveva salvata!
Tese l’altra mano verso di lui, a sfiorargli il viso, per
sentire che era vivo, che era davvero davanti a lei, ma non appena lo toccò
l’angelo lasciò la presa e scomparve. Attorno a lei l’oscurità prese
improvvisamente un colore che la ragazza conosceva fin troppo bene.
Rosso.
Rosso come il sangue.
Hitomi cadde
precipitosamente. Una caduta che sembrava non avere mai fine.
Dov’era? Cosa
stava succedendo? Non riusciva a capirlo…Poi la sua caduta
ebbe fine.
Quando aprì gli occhi si trovava in
una vasta landa. Era immensa. Lei stava sulla cime di
una collina e poteva vedere con chiarezza cosa accadeva nella distesa.
Decine e decine di
Guymelef. Si, quelli erano proprio i guymelef di Gaea.
Combattevano fra di loro, si
uccidevano a vicenda. E lo stesso facevano gli uomini.
Si trafiggevano con le spade, arti che si staccavano dai loro corpi, urla di
dolore…era un’altra guerra!
Hitomi si coprì le orecchie per non sentire quei gridi disperati, serrò
gli occhi. Non poteva accadere di nuovo, non voleva
avere queste visioni di morte.
All’improvviso una mano le si appoggiò
forte sulla spalla. Lei si spaventò e tento di
liberarsi dalla presa, ma era troppo forte per lei. Quando
si voltò non riuscì a credere ai propri occhi.
- Signor Folken!!!- gridò guardandolo stupefatta – Ma voi siete morto…com’è
possibile? Cosa sta accadendo?-
Folken la guardò
negli occhi, con tristezza.
- Solo tu puoi aiutarlo – disse semplicemente – Nessun altro può
salvarlo…solo tu, ragazza della Luna
dell’Illusione…fa presto…- la strinse con una tale forza per le spalle che
sentì un dolore lancinante. Poi Folken scomparve. Lei cadde a terra, stremata.
Al suo fianco
comparvero due figure. Stavano combattendo con la spada. Poi una delle due si
librò in volo lasciando dietro di sé una scia di piume candide.
Non poteva che essere lui.
- Van!!!- urlò Hitomi. Lui si voltò a guardarla e dopo un attimo
il suo viso si trasfigurò in un urlo disumano. C’era anche del sangue su tutto
il suo corpo.
- Hi…Hitomi…- riuscì
appena a dire, prima di iniziare una lunga caduta verso la terra, esanime.
La ragazza urlò.
Urlò di disperazione, con tutto il fiato che aveva in corpo…
Quando
Hitomi, dopo che sembrava aver perso conoscenza per avariati minuti, iniziò a
gridare a Hiroshi prese il panico.
- Hitomi!- le
gridava nel tentativo di farla tornare in se – Hitomi che ti succede?- sembrava
impazzita. Improvvisamente tornò in sé e lo guardò con aria stralunata ma
soprattutto terrorizzata.
Continuava a tremare, ma non per il freddo, bensì per la
paura.
- Hitomi? Mi
riconosci?- le chiese stupidamente, quando si accorse che la ragazza stava
mormorando qualcosa – Cosa stai dicendo?-
Lei si alzò in piedi
e uscì fuori dal locale urlando solo – Devo andare da
lui!-
Hiroshi le corse dietro, preso dal
panico, ma lei correva troppo veloce. Per un attimo credette di
averla perduta, quando con la coda dell’occhio, vide la sua figura
salire le scale che portavano al tempio li vicino. Prese fiato
e la rincorse fin in cima.
Hitomi era al centro
del piazzale e guardava la luna assorta. Sembrava stesse
pregando, invocando qualche spirito.
- Discendenti del
popolo di Atlantide, vi scongiuro. Donatemi un
briciolo dei vostri poteri e realizzate questo mio desiderio…- si fermò per
riprendere fiato -…fatemi tornare sul pianeta di Gaea!-
Una colonna di luce
azzurra l’avvolse. Hiroshi sembrò sconvolto nel vedere quello spettacolo. La
colonna arrivava fno alla luna, anzi, vi andava dietro.
Hitomi iniziò a fluttuare nell’aria e lui, senza pensarci
due volte, le andò dietro, buttandosi nella colonna di luce…
Freddo. Sentiva
freddo, e fu questo a svegliarlo. Aprì gli occhi e lentamente mise a fuoco la
figura in piedi davanti a lui.
- Hitomi!- esclamò
alzandosi. La testa gli girò e perse per un attimo l’equilibrio. La ragazza fu
svelta a sorreggerlo. Piangeva.
- Perdonami
Hiroshi…ti ho trascinato con me…-
Ma lui non capiva. Allora Hitomi continuò la frase interrotta al bar -…io 3 anni fa, sono
stata trasportata in un altro mondo da un fascio di luce azzurra…- Hiroshi
sembrava ancora non comprendere -…sul mondo di Gaea…- continuò lei -…un mondo
dove la luna e la Terra si stagliano nel cielo costantemente.-
Solo allora lui
guardò il cielo.
Nell’oscurità della
notte,la luna e la Terra brillavano di una luce
intensa che quasi lo accecava.
Prima di tutti vorrei
ringraziare tutti quelli che hanno letto questa mia fic…grazie davvero anche a
chi ha letto ma non ha recensito…In particolare ovviamente grazie aAshley per essere
stata la prima a recensire e posso assicurare che ero al massimo della gioia
che mi sono subito messa a scrivere il 2 cap…un grazie a Jenny76 grazie mille per i complimenti e spero che anche il 2 cap
ti piaccia quanto il primo…giuliastarr
grazie anche a te e sono felice che condividi con me la passione per questo
anime stupendo…e infine grazie a queen
of night che ha recensito proprio oggi e che come me si è commossa per la
fine dell’anime T-T sigh sigh, spero di aver continuato bene la storia e che ti
piaccia…Vi ringrazio ancora e continuate a recensire e sostenermi, altrimenti
non credo riuscirò a continuare…
Un
abbraccio ^^
Cap 2- Vecchie
conoscenze
Hiroshi non credeva ai suoi occhi. Restò come ipnotizzato ad
osservare il cielo. Gli sembrava di essere entrato in un film
di fantascienza, era tutto così assurdo.
- Avanti Hiroshi,
dobbiamo muoverci.- Hitomi interruppe i suoi pensieri.
- Perché?-
le chiese
- Non è affatto
sicuro restare da soli nel bosco, fidati di me…questo mondo è diverso dalla
Terra, qui non sei mai al sicuro. –
- Così mi metti
paura…ma davvero siamo su un altro mondo? E sul serio
tu ci sei già stata?- stupidamente le fece queste domande, d’altronde era tutto
così tremendamente irrazionale.
Lei lo guardò sarcastica alzando un sopracciglio – Secondo te ho la faccia di una che scherza? No, no, hai ragione…è
tutta una messinscena organizzata da me, sai perché mi piace un sacco far
credere alla gente che sono pazza, no?-
- Non c’è alcun
bisogno di reagire così. Sono solo un po’ sorpreso sai com’è…- replicò il ragazzo abbassando lo sguardo. Hitomi si voltò e
prese a camminare in una direzione a caso, e senza proferire parola, lui la
seguì.
Passarono parecchi
minuti, anzi per lui sembrarono ore, a camminare in silenzio. Attorno a loro si
sentivano i rumori di chissà quali animali notturni, che cacciavano,
scappavano, mangiavano…era un po’ inquietante a dirla tutta.
La ragazza si fermò improvvisamente, la testa china, gli
occhi chiusi.
- Che
succede Hitomi? – ma lei gli fece gesto di tacere.
- Qualcosa si sta
avvicinando – sussurrò lei e subito Hiroshi
rabbrividì. Era così seria che faceva paura.
Nella mente di lei si visualizzò un immagine non troppo chiara.
Qualcosa di enorme, scuro e spaventoso e poi una
figura celeste, lucente, con un’ eleganza angelica.
Dietro di loro si udì un fruscio tra gli alberi, ma Hitomi
non si mosse. Poi aprì improvvisamente gli occhi urlando – Hiroshi, corri!- si voltò e prese a correre veloce afferrandolo per
un braccio, mentre lui non riusciva a capire quello che stava accadendo. Cercò
di chiederle spiegazioni durante la corsa ma inciampò cadendo a terra.
- Alzati Hiroshi!-
gli gridava la ragazza, sembrava in preda al panico. Lui fece per alzarsi ma
cadde di nuovo in preda al dolore – Cosa succede?-
chiese Hitomi.
-Il ginocchio…-
rispose lui fra i gemiti di dolore - Credo di averlo colpito contro una roccia.
Mi fa male, non credo di riuscire a correre…-
Lei gli esaminò la gamba. C’era del sangue sul ginocchio che
lui si stringeva nel vano tentativo di attenuare il dolore. Non sarebbe
riuscito a correre, ma non c’era tempo, la sensazione di terrore che aveva
provato nell’avere quella visione non la lasciava
nemmeno per un attimo. Sentiva che quel qualcosa era sempre più vicino, come se
cercasse proprio loro. Passò un braccio di lui sulle
sue spalle e con l’altro gli cinse la vita a sostenerlo – Appoggiati a me
Hiroshi, e anche se sentirai male non fermarti…qualcosa ci sta inseguendo!-
La ragazza prese a camminare più velocemente possibile,
sostenendo il peso di lui che collaborava a modo suo
non lamentandosi del dolore.
Poi improvvisamente
uscirono dal bosco e finirono in un’ampia vallata deserta.
- Così non va bene,
siamo troppo scoperti!- girando lo sguardo vide delle rocce intersecarsi a
formare una piccola insenatura – Lì…dai Hiroshi un
piccolo sforzo.- ma ormai il ragazzo era allo stremo delle forze, perdeva molto
sangue e il dolore era insopportabile. Intanto quel senso d’inquietudine che
Hitomi sentiva, si faceva sempre più forte.
Quando erano quasi arrivati,
davanti a loro comparve ciò che la ragazza temeva.
Un enorme drago azzurro gli tagliava la strada. Era diverso
da quelli che aveva visto su gaea la prima volta. Questo era più snello, col
collo lungo e due ali immense e traslucide. Li guardava con ostilità. Aveva
occhi rossi come il sangue e sembrava pronto ad attaccarli e divorarli.
Il ragazzo guardava sbalordito l’essere che gli stava di
fronte, mentre Hitomi tentò di fare un’ultima corsa
verso la piccola grotta.
Ma il drago le si mise davanti
facendola cadere a terra e lei vide che gonfiava il petto. Stava per attaccarli
con il suo alito di fuoco, e loro non sarebbero di
certo riusciti a scappare in tempo!
Lo guardava terrorizzata mentre apriva le fauci e un fuoco
azzurro la investì. Allora chiuse gli occhi d’istinto aspettando la fine. Ma non arrivò.
Non sentiva il
calore del fuoco, né nessun tipo di dolore.
Quando aprì gli occhi si ritrovò
stesa a terra. Accanto stava Hiroshi svenuto. Poi guardò avanti a se e vide una
figura, la stessa della sua visione, lottare contro il drago.
Avvertì un dolore lancinante alla testa.
Tutto iniziò a farsi buio prima che Hitomi realizzasse l’identità della figura, e cadde in un sonno
profondo e senza sogni…
- Quanto
credi ci vorrà prima che si sveglino? -
- Credo manchi
poco…-
Un
istante di silenzio prima che le due voci rimbombassero nuovamente nella
mente di Hitomi, allontanandola dall’oscurità.
- Io vado dagli
altri a vedere se va tutto bene…se si svegliano avvisami.-
- Certo, me ne occupo io.-
Un rumore secco di
passi che si allontanano, una porta che si chiude
piano e poi più nulla per molti attimi, troppi, finchè Hitomi lentamente
riprese conoscenza e dopo ancora molto, trovò la forza di aprire gli occhi. Era
stordita, come se avesse preso un colpo in testa, e in
effetti la testa le doleva. Si portò una mano sulla fronte per attenuare
la luce e fece per sedersi quando finalmente al suo fianco scorse una figura
che la guardava.
-
Finalmente ti sei svegliata…- le disse dolcemente. Era una ragazza molto
bella e doveva avere all’incirca la sua età. Aveva dei lunghi
capelli biondo cenere e due occhi chiari e gentili. Si alzò e la fece
sdraiare di nuovo.
- Meglio se stai
giù, hai preso un brutto colpo alla testa e devi riposare.-
Hitomi provò a parlare per ringraziarla ma aveva la bocca
impastata – Aspetta, ti prendo un po’ d’acqua.- Si
voltò e versò in un bicchiere dell’acqua che poi le porse, aiutandola a bere.
Finalmente Hitomi riuscì a parlare - Grazie…- poi si riscosse.
Chi era quella donna? Dove si trovava? Che
fine aveva fatto il drago? E dov’era Hiroshi?
Presa dal panico si tirò su violentemente – Dove mi trovo? Dov’è Hiroshi?-
La donna le sorrise – Stai
tranquilla, sei sulla nave di mio fratello…il tuo amico è proprio lì nel letto
accanto.- Hitomi si voltò e vide Hiroshi avvolto dalle coperte candide e
profondamente addormentato – Gli abbiamo fatto una visita veloce alla gamba…-
spiegava la donna -…dato che qui a bordo non c’è un vero medico ho fatto come
meglio ho potuto. Il ginocchio è rotto e non potrà camminare da solo per almeno
3 settimane. Però sta bene non preoccuparti, ora sta solo dormendo…-
Hitomi si lasciò
cadere esausta sul letto - Grazie…per averci salvati.- e la
donna sorrise di nuovo
- Non è me che devi
ringraziare…è stato mio fratello a vedervi e a
salvarvi.- poi continuò guardandola sospettosa - Ma perché vi siete avventurati
nel territorio dei draghi azzurri? Non lo sapete che è pericoloso?-
Hitomi sbatté le palpebre più volte - Noi…non siamo di qui e non lo
sapevamo.- tagliò corto.
- In
effetti avete un abbigliamento piuttosto bizzarro…di dove siete?- le
chiese incuriosita ma una voce alle sue spalle la interruppe. Era da uomo, profonda ma allo stesso tempo elegante e gentile.
- Non credi di essere troppo curiosa Celena? –
- Scusami
fratello, hai ragione.- rispose lei girandosi a guardarlo.
Hitomi restò per un attimo concentrata
su quella voce.
L’aveva già sentita, la conosceva. E poi Celena? Non era un nome nuovo per lei…
Solo quando la
figura dell’uomo si avvicinò lei capì.
- Signor Allen!!! – si alzò dal letto ignorando il dolore e
l’indolenzimento alle gambe e corse da lui, buttandogli le braccia al collo. Ma Allen non capì e restò immobile.
- Ci conosciamo? –
le chiese allontanandola un po’. Hitomi lo guardò negli occhi. Erano celesti,
come li ricordava.
- Non si ricorda di
me signor Allen?-lui la guardò negli occhi verdi e solo dopo un istante azzardò
- Hitomi…?-
- Si, sono proprio
Hitomi!- disse lei quasi con le lacrime agli occhi.
Lui le sorrise confuso e poi
l’abbracciò forte. Era l’abbraccio di un vecchio amico che non aveva
dimenticato.
- Hitomi, sei
veramente tu…- lei non capì se era una domanda oppure no -…perdonami con i
capelli lunghi non ti avevo riconosciuta, anche se
devo ammettere che il dubbio m’era venuto ma…non volevo sperarci troppo!-
- Signor Allen…-
sussurrò Hitomi mentre Celena guardava la scena con un sorriso silenzioso…
- Allora lei è la
ragazza che venne dalla Luna
dell’Illusione? – chiese Celena sbalordita.
- Si è proprio lei…-
rispose Allen
Avevano costretto Hitomi a tornare a letto ma Allen non era
riuscito a dirle di no quando gli chiese di
raccontargli le novità su gaea. Ma c’era una domanda
che Hitomi ancora non riusciva a fargli…
- Hitomi, tra poco
saremo ad Asturia.- le disse Allen. Aveva i capelli molto più corti dell’ultima volta, ora erano quasi alla
stessa lunghezza dei suoi, e uno strato leggero di barba stava sul suo viso. In effetti adesso sembrava proprio un uomo, però manteneva
ancora quel filo d’eleganza che accompagnava ogni suo gesto, movimento o
parola. La somiglianza con il senpai Amano s’era
attenuata anche se era ancora molto forte.
- Come sta
Millerna?- chiese Hitomi
- Lo vedrai…adesso
riposati un pochino dai, sarai distrutta.-
- No, sto bene…- si
mise a sedere -…piuttosto, io…-
Allen sorrise. Sapeva cosa stava per chiedergli – Celena,
perché non vai a preparare un decotto per Hitomi?- chiese alla sorella e quando
ella si allontanò Hitomi capì che l’aveva fatto per
restare da solo con lei, e questo le creò un brutto presentimento.
- Perché
non me lo chiedi Hitomi?- domandò lui guardandola.
- Ecco…io…- iniziò
lei, quando dei lamenti provenienti dal letto vicino la atterrirono.
Allen si alzò e si avvicinò al letto – Credo che il tuo
amico si stia per svegliare…vieni qui, presto.- e lei
non se lo fece ripetere. Si avvicinò all’amico sedendosi sul letto - Hiroshi?
Mi senti?-
Lui aprì piano gli occhi - Hitomi?-
Lei gli sorrise gentilmente - Si, sono io…come ti senti?-
- Insomma, un po’
intontito…- ammise con voce roca -…ma dove siamo? Dov’è il
drago?-
- Sta
tranquillo, siamo da amici…ci hanno salvato. Però a quanto sembra hai il
ginocchio rotto Hiroshi…-
- Ecco perché mi
faceva così male…- poi il suo sguardo si posò sull’uomo biondo dietro a Hitomi
e lo guardò sconcertato - Ma…è Susumu?- domandò stupidamente e la ragazza rise
- No, Hiroshi…questo è Allen. Allen Schezar.-
- Piacere di fare la
tua conoscenza…- disse Allen mentre Hiroshi lo guardava sempre più sbalordito.
Poi anche Allen lo guardò con non poca sorpresa -…Hitomi, ma lui assomiglia in
un modo impressionante a V…-
- Si, si lo so…- lo interruppe lei come se non volesse sentire
quel nome - Non so come sia possibile ma…-
Celena entrò veloce nella stanza -Fratello, siamo arrivati!-
-Arrivo…-è stato mio fratello a vedervi e a
salvarvi.-dormendo...lmeno 3 settimaneente addormentato - Gli igura che la
guardava.
poi
si voltò verso Hitomi -…mi spiegherai tutto più tardi, adesso siamo
arrivati ad Asturia.
Quando Hitomi scese dalla Crusade
si soffermò ad osservare il mare, come aveva fatto la prima volta. Assaporò
l’odore di salsedine e rivisse il momento in cui vide Millerna correre a
cavallo incontro a loro, urlando il nome di Allen.
Avevano la stessa età ed entrambe all’epoca erano innamorate dello stesso uomo,
quindi erano molto simili. Poi Millerna si era sposata ed improvvisamente
sembrava cresciuta, sembrava una donna. Forse anche per colpa
della guerra che gravava su gaea, in ogni caso adesso anche Hitomi si sentiva
cambiata, cresciuta. E forse questa volta, non più legate da una
profonda rivalità, sarebbero riuscite a essere amiche.
- Sei pronta
Hitomi?- chiese la voce di Allen alle sue spalle. Lei
si voltò e annuì, poi corse verso Hiroshi che, con la gamba fasciata, non
riusciva a camminare.
Dopo non molto
finalmente erano al palazzo di Asturia. Allen entrò
per primo lasciando i due ragazzi in compagnia di Celena che intanto raccontava
-…la regina Millerna è stata molto buona con noi, soprattutto con me. Ci ha
fatto alloggiare qui a palazzo fino a che mio fratello non decise che il posto
dove avrebbe vissuto sarebbe stato la Crusade, ed io l’ho seguito per cercare
la mia strada…-
Regina. A Hitomi
faceva strano sentire che Millerna non era più la principessa che aveva
conosciuto, ma una regina. Dryden era ritornato e finalmente si era deciso a
fare il re, anche se ancora, di tanto in tanto, se ne scappava per qualche suo
viaggio mercantile. Hitomi era sempre più curiosa di
vederli quando finalmente Allen tornò da loro – Prego, venite con me –
Li portò in un
giardino che Hitomi non aveva mai visto – Questo parco l’ha fatto costruire
Millerna poco dopo la tua partenza Hitomi…- spiegava Allen, e li condusse in
uno spiazzo dove al centro stava una fontana. Hitomi si avvicinò e notò che
sulla cima vi era una scultura della Terra, ossia della Luna dell’Illusione. In basso, su una lastra di pietra, vi erano
incise queste parole
“ Ode a te Luna dell’Illusione,
che un richiamo hai realizzato,
dar fine al desiderio di una guerra del passato,
ridando luce e splendore.
Dea e amica di un’illusione,
tu salvasti Gaea dalla distruzione,
ridando la libertà,
adAtlantide e tutte le divinità.
Dea e Angelo insieme,
lotteranno
e fortuna daranno.”
Era bellissima, ed era dedicata a lei e a Van. Le lacrime
iniziarono a salirle agli occhi quando vide, ancora più in basso, un’altra
scritta.
“Dedicato ad una rivale amica,
con tutto l’affetto che ho nel cuore.”
Millerna
Sara Aston Fassa
Un suono in lontananza la trattenne dal piangere. Un suono
di risate. Risate di donna, risate di bambina. Si voltò e fra i cespugli di
rose bianche e rosa vide una figura di donna, elegante e regale.
- Millerna!- urlò
alla donna. Ella si voltò e la guardò con un sorriso –
Hitomi…- le sussurrò quando l’altra la raggiunse abbracciandola.
- Via Hitomi…non
fare così, non credevo che rivedere la tua più acerrima
rivale ti facesse piangere tanto…- disse la donne un po’ ridendo un po’
piangendo.
- Ma
se piangi anche tu…- replicò Hitomi.
- Come osi
contraddirmi signorina?- ma la ragazza sentì il tono divertito dell’altra.
Poi una piccola vocina proveniente dal basso catturò la loro
attenzione.
- Mamma?- Hitomi
guardò in basso e non poté credere ai propri occhi. C’era una bambina identica
a Millerna accanto a loro. Aveva dei boccoli biondissimi e due occhi grandi.
Erano più scuri di quelli di Millerna. Tirava con una manina paffutella la
gonna della donna che sorrideva nel vedere lo sguardo allibito di Hitomi.
- Hitomi, ti
presento mia figlia Marlene.- poi prese in braccio la bimba che si mise a
giocherellare con i suoi capelli - Marlene, questa è una mia
carissima amica…si chiama Hitomi.-
La bambina guardò la ragazza con attenzione - Ciao…- disse
timidamente e quando Hitomi le strinse la manina si sentì strana, felice.
Ciao a tutti ^^ ecco a voi questo sudatissimo
3 capitolo che so già in pochi leggerete…dico
sudatissimo perché ci ho messo davvero tanto a scriverlo, bè per i miei
cannoni…restavo fissa a guardare le parole aspettando che mi dicessero
qualcosa, poi le cancellavo, ne riscrivevo altre e le cancellavo
ancora…finalmente sono riuscita a finirlo e spero che il risultato sia almeno
decente…Vorrei ringraziare giuliastarr per avermi recensito, mi spiace
ma ancora una volta non credo di averti accontentata, scusa ma credo che ci
vorrà ancora un pochino…e un grazie anche a Jenny 76 eternamente grata
per i tuoi complimenti ( non so se li merito ) e sono molto felice del fatto
che ti piace come sto evolvendo la storia e i personaggi…e ancora grazie anche
a chi ha letto e basta ( anche se gradisco assai di più anche una piccola
recensione, mi aiutano ad andare avanti ) ma adesso basta che vi ho rubato fin
troppo tempo…
Buona lettura a tutti ^^ Selhin
Cap 3 – La scoperta della verità
Hitomi bevve un
sorso del suo tè. Assaporò il delicato aroma dolciastro e lo mandò giù,
sentendo il liquido caldo scenderle nella gola. Poi si soffermò a guardare
Millerna che le sedeva di fronte.
Sostanzialmente era la stessa di tre anni
prima, però c’era qualcosa di diverso in lei. Forse era per la
maternità, che a lei sembrò improvvisa. Oppure
principalmente per gli anni trascorsi lontane, ma le appariva più matura, più
elegante e raffinata. Constatò che, nonostante
avessero la stessa età, Millerna era sempre stata la più bella e completa delle
due, ma Hitomi si aspettava di aver adesso raggiunto quella maturità, e invece
ancora una volta Millerna la superava.
Bè, c’era da aspettarselo, lei è una
principessa, anzi una regina si disse Hitomi.
I capelli erano biondi e luminosi come li ricordava però non
erano sciolti come un tempo. Li teneva raccolti in una treccia posata su una
spalla, lunga fin sotto la vita e decorata con un nastro rosa pallido. I
lineamenti del viso si erano fatti più eleganti, era leggermente truccata ma gli
occhi erano quelli di prima. Occhi azzurri, limpidi, in cui
si leggeva tutto. E nei suoi si leggeva ancora
un piccolo residuo di sofferenza passata, però nascosta da molta serenità.
- Hitomi, va tutto
bene?- le chiese Millerna improvvisamente – Che succede? E’ da un po’ che mi fissi…- ammise imbarazzata.
Lei si affrettò ad
abbassare lo sguardo – Perdonami…ero distratta…- e si
bevve in fretta un altro sorso di tè.
Millerna sorrise e per un po’ nessun’altro
parlò.
Con il viso affondato nella tazza Hiroshi osservava i
presenti di sottecchi. Soprattutto Allen, constatando
quanto assomigliasse all’amico Susumu, senza un motivo valido. Era incredibile.
E poi la ragazza appena incontrata, doveva avere diciotto anni proprio come lui
e Hitomi, eppure aveva visto con i suoi occhi che aveva
già una figlia di almeno 2 anni e, cosa ancora più straordinaria, era
addirittura regina. Regina!!! No, non riusciva a capacitarsene. Eppure,
guardandola, riusciva ad avvertire tutta la regalità che traspariva in lei.
Poi guardò Hitomi. Anche lei con lo sguardo basso, sembrava persa in uno dei
suoi soliti pensieri lontani che mai gli avrebbe rivelato. L’aveva vista
piangere di gioia mentre abbracciava Millerna e pensava finalmente che i suoi
fantasmi l’avessero abbandonata, almeno per un po’ ci sperava. Ma adesso sembrava che non fosse accaduto nulla.
Evidentemente c’era ancora qualcosa che doveva accadere prima di vederla
completamente rilassata e felice.
Ma cos’era?
Hiroshi si disse che
non l’avrebbe mai capito. Soprattutto se continuava, come
adesso, a non prestare ascolto a quello che dicevano gli altri.
-…credo che presto comunque, arriverà.- stava concludendo Millerna.
Chi stava per arrivare? Un altro drago? Un’altra stranezza?
Qualcuno d’importante?
Maledizione a me e al
mio menefreghismo, stupido, stupido, stupido!
- Dici davvero
Millerna?- le chiese Hitomi mostrando un sorriso che a lui parve tirato, e per
risposta lei ricevette un sorriso sereno dall’altra donna.
Seguì un altro
momento di silenzio intenso. A romperlo fu proprio Hiroshi.
- Ehm, scusate…-
disse timidamente mentre le teste dei presenti si voltavano verso di lui -…ma,
ecco…nessuno mi ha ancora spiegato bene chi voi siate.-
ammise rivolto a Millerna.
Dopo un momento di sgomento la bella regina scoppiò in una
risata cristallina, seguita poi in sequenza da Alle,
Celena e infine Hitomi che sorrise imbarazzata. Mentre
il poverino diventò sempre più rosso per la vergogna.
- Oh cielo, sai che hai proprio ragione?- ammise Millerna continuando a ridere
sommessamente per calmarsi.
- Chiedo
scusa, è tutta colpa mia…- disse Hitomi abbassando lo sguardo
nuovamente.
- Non è vero Hitomi,
la colpa è della nostra regina, che troppo impegnata a piangere nel vederti si
è scordata le buone maniere…- disse Allen divertito.
- Aaah…grazie mille
Allen, e così è questo che pensi di me?- sbuffò Millerna, ma si capiva che non
era arrabbiata sul serio.
Continuarono a ridere ancora un po’ quando Hitomi finalmente
si decise a fare le dovute presentazioni.
- Sono felice di
fare la tua conoscenza Hiroshi…- gli disse Millerna -…e scusa se ci siamo
dimenticati di te.- aggiunse in un finto tono sommesso. Lui sorrise, non
credendo ancora che una ragazza così potesse essere una regina.
Poi Allen si alzò – Che ne dici se
lasciamo un po’ le ragazze da sole? Credo abbiano
molto da raccontarsi…- Hiroshi lo guardò stupito. Non che ne avesse
paura, però trovava un po’ inquietante parlare con un uomo che aveva la stessa
faccia del suo migliore amico.
- Che bella idea Allen! – esclamò Millerna - Si, si…voi uomini
fuori…perché non gli mostri il palazzo?-
- Certamente…avanti
vieni con me.-Hiroshi tirò un’occhiata
a Hitomi che lo guardò confusa. Poi sorrise per incoraggiarlo
e rassicurarlo che non doveva temere dell’uomo.
Allora si voltò, prese il bastone che gli avevano
trovato a sostituire una stampella, e con passo incerto seguì Allen. Ma prima
che potessero uscire definitivamente sentì alle sue spalle, la voce di Millerna
– Dopo ti visiterò io a dovere…- dopodiché uscirono
dalla stanza diretti chissà dove.
Dopo parecchi minuti
passati a parlare del più e del meno, Millerna si era messa a raccontare i
dettagli più divertenti di Dryden alle prese con la piccola Marlene.
Come per esempio di quando aveva deciso di occuparsene da solo
per un’intera settimana permettendo così a Millerna di raggiungere la sorella
che adesso viveva nel paese vicino, e quando era tornata l’aveva trovato nel
panico più totale perché la bambina sembrava scomparsa. Per
poi scoprire che la piccola si era infilata nella soffitta del palazzo e si era
arrampicata talmente in alto che non riusciva più a scendere.
O
di quando la stava portando in giardino poco dopo che aveva iniziato a
camminare e senza accorgersene l’aveva sbattuta contro un albero, lasciandola
fortunatamente illesa. O ancora, di quando
aveva aggiunto il sale al posto dello zucchero nel suo latte, e quando le diede
la sua prima ciliegia da mangiare, senza però stare attento che non la
ingoiasse intera, rischiando così di soffocare.
- C’è da meravigliarsi
che la bambina sia ancora viva…- disse Hitomi allibita -…non credevo
che Dryden potesse essere così maldestro!- aggiunse ridendo.
- Bè, sicuramente
adesso la piccola Marlene non avrà paura di nulla…- assentì
Celena divertita -…potremmo chiamarla “ la principessina di ferro”.-
E tutte e tre scoppiarono a ridere,
ed era da tanto che Hitomi non si divertiva così.
- E
ancora non vi ho raccontato di quando gli ho detto che ero incinta!- proferì
Millerna compiaciuta.
- Racconta.- dissero
all’unisono le altre due.
Millerna si sistemò meglio sulla sedia e si appoggiò con le
braccia sul tavolo alzando l’indice della mano - Dunque…- iniziò -…per prima
cosa dovete sapere che…-
Hiroshi e Allen
procedevano lentamente a causa del ginocchio del primo. Allen, gentilmente, gli
aveva proposto di appoggiarsi a lui per non affaticarsi ma Hiroshi aveva
rifiutato. Ancora non si fidava del tutto.
- Perché
la regina ha detto che dopo mi avrebbe visitato?- chiese il ragazzo.
- Bè, perché
Millerna ha studiato le arti curative ed è il medico più abile del regno.-
spiegò Allen con semplicità.
- Accidenti, eppure
è così giovane…-
- Credo abbiate la stessa età…ma Millerna è sempre stata molto
intelligente e soprattutto molto testarda. Nessuno all’inizio era favorevole al
fatto che lei studiasse per diventare curatrice però ha tenuto testa a tutti e
quindi era naturale che ci sarebbe riuscita alla fine.-
Hiroshi lo studiò per un attimo - Ne parlate come se la
conosceste bene.-
Allen gli sorrise - In effetti la conosco da quando era molto
piccola.-
Si fermarono in giardino e Allen aiutò Hiroshi a sedersi su
un muretto di pietra. Restarono ancora un po’ in silenzio, ognuno assorto nei
propri pensieri. Poi Allen interruppe quel silenzio che iniziava a farsi pesante.
- Come hai
conosciuto Hitomi?-
Hiroshi lo osservò per un istante confuso. Non capiva il
senso di quella domanda.
- E
voi invece?- gli chiese di rimando. Allen sorrise come sempre.
- Rispondi sempre
alle domande con altre domande, tu?-
Hiroshi rimase interdetto. Cosa
voleva dire in realtà?
Poi Allen sospirò - Chissà perché solo gli uomini non
riescono a fidarsi di me…- disse con gli occhi chiusi -…anche Van non si è mai
fidato di me del tutto…-
- Van? – domandò
Hiroshi incuriosito. Allen lo guardò un po’ sorpreso.
- Si…Hitomi non…-
poi quando vide che Hiroshi non capiva si fermò.
- Hitomi cosa?-
chiese ancora il ragazzo.
Ma Allen scosse la testa - Nulla…nulla d’importante…- concluse guardandolo e Hiroshi notò che in fondo a quello
sguardo c’era una vena di malinconia.
Passarono ancora alcuni attimi di silenzio prima che Hiroshi
chiese nuovamente - Allora? Come ha conosciuto
Hitomi?-
- Bè…- si fermò come
per cercare le parole adatte -…è piombata qui tre anni fa…-
- Si
questo me lo ha detto.- ammise Hiroshi.
Il biondo l’osservò perplesso – E non ti ha detto altro?-
- No, nient’altro…-
- Bè non che ci sia molto da sapere…- sorrise per l’ennesima volta e Hiroshi
iniziava a innervosirsi -…quando l’ho vista per la prima volta mi ha scambiato
per un maniaco!- ed iniziò a ridere -…io volevo solo aiutarla giuro.-
- E
dopo?-
- Bè, sono successe
parecchie cose…-
- Del tipo?- insisté
il ragazzo.
Allen si soffermò a pensare -…delle complicazioni…- e iniziò
a raccontare a grandi linee gli avvenimenti di tre anni precedenti.
Hiroshi lo ascoltava con interesse, facendo qualche domanda
qua e là.
-…alla fine le ho
addirittura chiesto di sposarmi…- ammise il cavaliere guardandolo negli occhi
–…ed è stata la prima donna a non accettare la mia corte.-
- E per quale
ragione?-
L’uomo increspò le labbra in un altro sorriso - Bè, questo
deve raccontartelo lei…-
Hiroshi non capì il perché di tanto mistero. Insomma cosa
poteva essere successo che non poteva raccontarglielo lui?
- Per quale motivo
continui ad avere quello sguardo ostile nei miei confronti?- gli chiese l’uomo
all’improvviso cogliendolo di sorpresa. Attese qualche
istante prima di rispondere.
- Non so…forse solo
perché assomigli a Susumu…e mi sembra così strano…-
Allen attese in silenzio per un po’ poi disse - Quello che
Hitomi chiamava senpai Amano?-
Hiroshi alzò lo sguardo di scatto - Lo sapevate?-
- Hitomi mi ha
chiamato parecchie volte così, scambiandomi per un altro…- annuì Allen -…dunque
allora è vero che sulla Luna
dell’Illusione vi è un uomo che mi somiglia…- era una constatazione più che
una domanda.
- Già…- continuò il
ragazzo -…e non riesco a capirne il motivo…voglio dire, è una cosa assurda…-
- Bè come del resto
è incredibile la tua somiglianza con Van…- disse Allen parlando prima di tutto
a se stesso.
- Come scusa?-
chiese Hiroshi sbalordito. Allen sospirò amareggiato.
- Tu…assomigli a
Van…-
Hiroshi iniziava a non capirci più nulla. In quel mondo
c’era uno uguale a lui? E chi era?
- E
chi sarebbe questo Van? – domandò per l’ennesima volta.
Il cavaliere restò in silenzio per qualche istante poi disse
– Il Drago, il Re, l’Angelo…- poi alzò lo sguardo su Hiroshi -…l’uomo che
Hitomi ama…-
Arrivò la sera e con essa anche un
vecchio amico.
- Dryden sei tornato!- gridò Millerna
correndo verso di lui e buttandogli le braccia al collo -Vergognati, un buon marito non lascia
moglie e figlia da sole per così tanto tempo!- ma nonostante quel piccolo
rimprovero si vedeva che era felice di vederlo e Hitomi se ne rallegrò. Infine
la sua antica rivale era riuscita a dimenticare e ad amare veramente l’uomo che
aveva sposato. Nei suoi limpidi occhi azzurri si leggeva un’immensa gioia e un
grande amore per la sua famiglia.
- Scusami tanto per l’enorme
ritardo…ma ho avuto dei problemi lungo il viaggio di ritorno…-
- Ma stai bene vero?- gli chiese lei preoccupata per poi vederlo sorridere – Certo
che sto bene, non preoccuparti.- e la baciò delicatamente sulle labbra.
Poi lui abbassò lo sguardo e prese fra le braccia
la piccola Marlene che gli si attaccò al collo così stretta che lui non
riuscì a respirare. Era una scena così bella che per poco Hitomi non si commosse.
- Alla fine la tua
previsione si è rivelata esatta Hitomi…- le disse la voce di Allen
alle sue spalle facendola trasalire – Quale previsione?-
- Ma
come “quale previsione”? Quella che hai fatto prima
della loro cerimonia nuziale…-
- Ah già…bè ma quella non è stata proprio una previsione…io in
quell’occasione…-
Ma Allen la fermò – Non c’è alcun
bisogno che mi spieghi. Millerna me l’ha rivelato poco dopo la tua partenza…comunque credo che il desiderio che hai espresso in quella
circostanza, unendo i poteri delle carte, si sia infine avverata. Perché in
fondo tu desideravi che Millerna e Dryden fossero felici, vero?-
- Certamente, credo
che tu abbia ragione…- sorrise nel tornare a guardarli, così felici nella loro
semplicità.
- Caspita Hitomi!-
urlò poi Dryden nel vederla e lei corse ad abbracciarlo. La barba incolta sul
suo viso si era fatta più spessa e portava sempre gli stessi occhialini scuri.
Dava, come sempre, più l’impressione di un vagabondo che di un re – Quando sei
tornata?-
- Oh, solamente tre
giorni fa…-
- Bè sono felice di
vederti, mi sembri in forma…poi domani mi spiegherai
bene il motivo per il quale sei tornata…adesso festeggiamo!-
Millerna gli si avvicinò – Ma Dryden, a te non importa nulla
di fare una festa…- disse ironica -…tu ne vuoi solo approfittare per bere vero?-
Lui la guardò con aria colpevole – E che male c’è a farsi un goccetto ogni tanto!!!-
Tutti scoppiarono in una fragorosa risata.
Dopotuttopensò Hitomi non è affatto cambiato.
Un oretta più tardi Hitomi notò che
il suo amico Hiroshi se ne stava già da un po’ in disparte, seduto in un
angolo. Stava in silenzio, la testa china, assorto in chissà quali pensieri.
Forse sta pensando a casa sua, lo capisco.
Gli si avvicinò e gli si sedette accanto.
- Hicchan, c’è
qualcosa che non va?- lui alzò di scatto la testa a guardarla. Evidentemente
non si era accorto che Hitomi gli si era avvicinata.
- Come mai adesso
hai ripreso a chiamarmi così?- le chiese sorridendo. Un sorriso finto.
- E’ come ti
chiamavo alle medie, ricordi?- lui fece di si con la
testa – Perché non ti piace più?-
Stavolta scosse la testa – No, no…anzi…-
Ma Hitomi capì che qualcosa non andava – Hiroshi, sul serio…cosa c’è che non va? E’ da oggi pomeriggio che sei
così silenzioso…-
Lui la guardò e si
chiese come facesse a capirlo così bene. Sospirò rumorosamente.
- Posso…posso
parlarti?- azzardò.
- Vedi che qualcosa
c’era? – gli disse con un sorriso – Certo dimmi tutto…-
- No, non
qui…possiamo uscire un attimo?-
Hitomi restò per un istante silenziosa.
Era sorpresa, cosa doveva dirle di così…così importante? Poi annuì e lo seguì sul
terrazzo.
- Allora? Cos’è tutto questo mistero?-
Ma Hiroshi sembrava ammutolito.
Restarono in silenzio per parecchio tempo.
Poi dopo un periodo che a lei sembrò infinito lo sentì
sospirare nuovamente. Si decise a parlare.
- Oggi…oggi Allen mi
ha raccontato un po’ di quello che è accaduto tre anni fa su questo strano
mondo…- iniziò ed Hitomi s’irrigidì.
- Bè se vuoi che…che
ti racconti qualcosa basta che tu me lo dica…-
- Anche
adesso? – le chiese. Le stava dando le spalle e lei poteva vedere che tremava
nella luce della luna e della terra.
- Non sarebbe meglio
parlarne domani, con più calma?- temporeggiò la ragazza.
- No…Hitomi…- e si
voltò a guardarla negli occhi verdi. Lei si stupì di quel suo sguardo
determinato. Attese ancora qualche istante, come per cercare le parole o il
coraggio, poi si decise.
- Hitomi, adesso
voglio sapere la verità.- e continuò ancora senza lasciarle il tempo di
rispondere – Dimmi, è vero che su questo pianeta c’è un certo Van, che è
identico a me? E che tu ne sei innamorata? Rispondimi
Hitomi!!!-
Ciao a
tutti ^^ ecco qua il 4 capitolo, che ho scritto di getto…e spero di non aver
fatto casini ^^’…in questa parte ci sarà un piccolo
riassunto della serie e spero di non aver scritto cavolate ( sono andata a
ricordi )…vorrei ringraziare come sempre le uniche due che recensiscono giuliastarr grazie per essere così paziente,
spero che questo capitolo ti piaccia…e grazie a Jenny
76 grazie mille per la recensione approfondita che mi hai fatto,
sono veramente felice nel sapere che sia i personaggi che la storia li sto
evolvendo bene ^^ grazie davvero…inoltre ringrazionuviache è arrivata ora e mi ha recensito nel primo
capitolo…spero che ti piaccia come ho continuato…fatemi sapere ragazze ^^ bè
adesso vi lascio alla lettura…grazie ancora a tutti!!!
Cap 4- Un triste ritorno
Hitomi avvertì la
terra sgretolarsi sotto i suoi piedi mentre la voce del suo amico Hiroshi si
faceva sempre più lontana e flebile.
Di nuovo quella sensazione orrenda
di una caduta infinita, nel nulla. Nel buio più assoluto. La sensazione di
urlare ma la certezza di non riuscirci. Perché aveva di nuovo
questa visione?
Poi, ancora una volta, la presa sicura di quella mano
familiare. La percezione di calore che riusciva a trasmetterle.
Aprì gli occhi e nuovamente si trovò di fronte a
quell’angelo che faceva accrescere in lei tutti quei dubbi. Tutto ciò non era
già successo? Non lo avevano già vissuto?
Lui sorrideva, dolcemente, come sempre. I capelli scuri mossi dal vento, gli occhi velati di una leggera malinconia.
Era proprio lui e questa volta non poteva lasciarsi scappare l’occasione di
chiedergli il motivo di quella strana visione.
Ma come la volta precedente, lui
scomparve lasciandola cadere nuovamente all’infinito.
Sempre più giù, sempre più immersa nell’oscurità.
Un’oscurità che si dipingeva di una tinta
color sangue.
Un’altra volta!
Durante la sua caduta aprì coraggiosamente gli occhi, e
quello che vide la terrorizzò.
Una distesa infinita di sangue e fuoco. Era una valle,
incavata in mezzo a quelle che sembravano montagne. E
tutto stava bruciando. Ma Hitomi non riuscì a capire
che città fosse tanto era il caos che vi regnava.
Si sentì bruciare il viso man mano che si avvicinava a
quelle lingue di fuoco, che sembravano non aspettare
altro che lei. Chiuse gli occhi, non voleva vedere più
nulla.
Ma quando il bruciore sparì e lei
trovò il coraggio di riaprire gli occhi, si ritrovò a fluttuare in un altro
luogo. Quello della prima visione. Questa volta non era sulla cima della
collina, ma nel centro della pianura, sopra ai combattimenti feroci che si
svolgevano su di essa.
Sembrava che nessuno
potesse vederla, erano tutti troppo intenti a
uccidersi l’un l’altro. Si coprì la bocca con una mano per evitare di urlare
alla vista di quello spettacolo raccapricciante. Poi
si voltò verso la collina. Le sembrò che qualcuno la stesse
chiamando.
Notò una figura in piedi che la fissava.
I capelli chiari, la postura eretta.
- Signor Folken…-
bisbigliò lei come a parlare con se stessa -…ancora una volta?-
Ma lui non diceva una parola, stava li
e la fissava. Come se in realtà stesse osservando qualcos’altro o qualcun
altro. Poi, spalancò le sue ali. Ma adesso non erano
più nere. Erano identiche a quelle di Van.
Candide.
Due macchie bianche e luminose in mezzo a
un vastissimo agglomerato color porpora.
Si alzò in volo e la raggiunse, fermandosi a pochi passi
davanti a lei. La afferrò per le spalle. La stessa sensazione
di forza della volta precedente, una forza tanto grande che le fece male.
Sentì il dolore scenderle nelle braccia. Folken puntò gli occhi nei suoi e
disse quasi le stesse identiche parole.
- Ha bisogno di te…-
le disse agitandola -…perché ancora non l’hai raggiunto? Non c’è più tempo… ragazza
della Luna dell’Illusione…affrettati!-
Di nuovo scomparve,
lasciandola cadere ancora una volta verso il vuoto…
La ragazza aprì gli
occhi di scatto tirandosi su violentemente. Aveva il fiatone e sudava freddo
quando s’accorse di essere seduta in un letto.
- Cielo, finalmente
Hitomi!- le disse una voce familiare sulla porta.
Lei la guardò confusa – Cos’è successo Millerna?-
La donna sembrò
perplessa – Bè, questo devi dircelo tu…- disse mentre
andava verso di lei. Aveva una bacinella con dell’acqua tra le mani. La appoggiò su un tavolino accanto al letto, poi si voltò verso
di lei. Le mise una mano sulla fronte – Sei ancora calda…mettiti
giù adesso…- la costrinse a sdraiarsi e le tolse il panno dalla fronte. Lo
immerse nell’acqua e poi glielo appoggiò nuovamente sulla testa. Hitomi provò
un brivido di piacere quando la freschezza dell’acqua le pervase tutto il
corpo.
- Ho la febbre?-
chiese debolmente.
Millerna sospirò – Si…e bella alta
direi…-
- Ma
cosa è successo?- chiese di nuovo la ragazza guardando l’amica che si sedeva
sul letto accanto a lei.
- Dunque…ieri
sera, mentre eri sulla terrazza con Hiroshi, sei improvvisamente svenuta. Lui è
corso da noi preso dal panico, farfugliando che era sicuro fosse
colpa sua. Poi ti abbiamo messa a letto e ho constatato
che avevi la febbre alta. Hai iniziato a delirare parole confuse, senza
significato. E poco fa, prima che ti trovassi sveglia, ti ho sentita
urlare. Per questo sono corsa qui…-
La ragazza era
confusa. Era svenuta per la febbre. Ma aveva anche
avuto quella visione, o era stato solo frutto del delirio febbrile? In ogni
caso era certa che qualche significato doveva averlo.
Era impossibile che le capitasse la stessa cosa per ben due volte.
E tutto era così
dannatamente reale.
- Adesso riposati un
po’, non hai la febbre di ieri, ma potrebbe alzarsi di nuovo…- le disse Millerna
vedendola pensierosa – Hitomi…?-
- Cosa,
Millerna?-
- Non
è che…hai di nuovo visto qualcosa che noi non possiamo vedere?- le
domandò preoccupata, e a Hitomi mancò il cuore di dirle la verità. Come poteva
dirgli che, nuovamente la tormentava una visione orrenda, di morte e guerra. Che questa volta aveva visto una città intera bruciare, e
che quella città poteva essere anche Palais.
- Bè…- iniziò quando
un rumore dietro di loro le rimosse dalla loro conversazione. Da dietro la
porta in legno scuro apparve Hiroshi – Posso?- chiese
con discrezione.
Millerna si alzò – Certo, figurati…ma trattieniti poco che
Hitomi deve riposare, altrimenti la febbre non le
passerà mai.- si voltò verso l’amica prima di uscire dalla stanza – Vado
intanto a dire agli altri che ti sei ripresa…a più tardi.- detto questo se ne
andò, chiudendosi la porta alle spalle.
- Come ti senti?- le
chiese l’amico dopo un attimo di silenzio imbarazzato. A Hitomi venne in mente
la piccola conversazione che avevano avuto, prima di cadere in quel limbo di
distruzione. Adesso lui sapeva tutto.
No, non proprio tutto
pensò. Sarà meglio che gli spieghi per
bene, quello che deve sapere, ma è così difficile per
me parlarne, con lui soprattutto.
- Un po’ meglio…-
rispose alla fine alzando piano lo sguardo su di lui. Hiroshi si sedette sulla
sponda del letto dove poco prima stava Millerna. Ma Hitomi notò
che evitava di guardarla negli occhi. E’ colpa mia si disse la ragazza.
- Il tuo ginocchio
come va? – gli chiese per spezzare la tensione, notando che aveva una
fasciatura nuova e pulita. Lui scrollò le spalle – Meglio…questa mattina
Millerna mi ha visitato e me l’ha rifasciato…- disse con lo sguardo basso -…ha
detto che non è proprio rotto e che in due settimane
tornerò a camminare da solo…- poi alzò velocemente lo sguardo su di lei per poi
riabbassarlo subito imbarazzato nello scoprire che lo guardava.
- Bene allora…-
disse Hitomi abbattuta.
Calò un altro, lungo silenzio tra di
loro.
- Senti
Hitomi…scusami…- disse poi Hiroshi -…mi dispiace per ieri…-
- Non è stata colpa
tua…-
- Si
invece…- continuò Hiroshi interrompendola -…non avrei mai e poi mai dovuto
alzare la voce in quel modo…- strinse le mani a pungo. La ragazza le vide
tremare.
- Hai fatto bene
invece…- lo sorprese lei -…da troppo tempo mi tengo dentro tutto
questo…da veramente troppo tempo…- sospirò di stanchezza e lui la guardò
preoccupato.
- Lascia stare…se
non vuoi parlarne lo capirò…-
- No…- scosse la
testa Hitomi.
- Va bene…allora ne
parleremo quando sarai guarita…adesso ti devi riposar…- ma lei lo bloccò
alzando la voce anche se risultava ugualmente debole.
- No Hiroshi…è ora
che ne parli…- lui sospirò rumorosamente rassegnato e posò attentamente lo
sguardo sull’amica che cercò di mettersi a sedere. Subito il ragazzo l’aiutò a
sistemarsi e, dopo averle dato un bicchier d’acqua, si
sedette nuovamente e attese. Hitomi sospirò ancora, prima di dire - Non so da
dove iniziare…-
Lui sorrise – Fai con calma, non
c’è nessuna fretta Hitomi…- alla ragazza gli si strinse il cuore nell’avvertire
quella solita nota di dolcezza nel suo tono. No, questo non l’avrebbe aiutata
affatto.
Poi, finalmente, trovò il giusto inizio.
- Tre anni fa, sono
stata trasportata su gaea, ho incontrato delle persone meravigliose, ho pianto,
ho riso, ho combattuto una guerra, e l’ho vinta…anzi…- continuò -…l’abbiamo
vinta. Tutti quanti, anche chi non ce l’ha fatta e ci
ha abbandonato lungo il cammino…-
Nella mente di Hitomi comparvero le immagini del Signor
Folken, di Naria e Eriya, del Principe Freid, del
fedele Balgus e molti altri.
- Van Slanzar de
Fanel è il Re di Fanelia…- aggiunse alzando di nuovo lo sguardo sull’amico che
in silenzio, l’ascoltava attentamente -…la prima volta che l’ho incontrato è
stato sulla terra, nel campo sportivo, mentre correvo. Lui era stato
trasportato nel nostro mondo senza un motivo apparente. Ma
con lui venne anche un drago. Un drago della terra che lui doveva uccidere
recuperando così il suo Drag Energist per poter diventare Re…- Hitomi bevve un altro sorso d’acqua. Non credeva che le
sarebbe costata tanta fatica ricordare gli avvenimenti di quel periodo. Poi
riprese il suo racconto - Con esso è riuscito a
comandare l’Escaflowne, il grande Guymelef costruito dal popolo Ispano, in
grado anche di trasformarsi in un drago dei cieli…purtroppo, in quel periodo,
Zaibach…- vide l’amico perplesso -…un impero industriale, un po’ come quelli
sulla terra…-
- Certo, ho capito…-
la rassicurò lui e Hitomi continuò.
-…bè, Zaibach era
governato dall’imperatore Dornkirk, il cui obbiettivo
era creare una macchina che potesse cambiare il destino delle persone e di Gaea
intera…-
- Un pazzo…-
commentò ironico l’amico facendo scappare un sorriso amaro ad
Hitomi.
- Già…purtroppo era
anche lui originario della terra, come noi…- Hiroshi spalancò gli occhi per lo
stupore e lei proseguì -…in ogni caso alla fine ce l’abbiamo
fatta, abbiamo scoperto tutti i loro inganni e intrighi, e dopo un’estenuante
guerra che ha coinvolto tutti i regni, siamo riusciti a sconfiggere l’impero di
Zaibach…scusami, ma non riuscirei a raccontarti tutto per filo e per segno, in
questo momento…-
- Sta tranquilla…a
me va bene anche così, a grandi linee…-
Lei scosse la testa - No, tu sei troppo buono…meriti
di sapere tutto visto che ti ho coinvolto in questa storia…-
- E allora
raccontami solo di Van…- ma quando vide che lo sguardo della ragazza iniziò a oscurarsi cercò di recuperare -…cioè. Credo che ti farebbe
bene, sfogarti un po’. Quindi non è solo per
soddisfare la mia stupida curiosità…ecco io, vorrei solo cercare di capire un
po’di più. Sei così strana, in questi giorni mi è sembrato spesso di aver a che
fare con un’altra Hitomi…una Hitomi che non
conosco…vorrei solo sapere…-
La ragazza sorrise di nuovo, mentre
svuotava il bicchiere - E così sarà allora…quindi devo parlarti di Van?-
l’amico annuì leggermente - Vediamo…- disse lei pensierosa -…da dove inizio?-
Posò il bicchiere sul tavolino, accanto alla bacinella e
riprese, come colta dall’ispirazione - Non è molto semplice…Van, è un ragazzo
complicato…-
-
Perché Allen lo ha chiamato “angelo”?- chiese Hiroshi improvvisamente.
Hitomi lo guardò sorpresa.
- Certo che il
signor Allen è diventato un gran chiacchierone…- osservò ridendo, poi notò lo
sguardo serio del ragazzo e si fece seria a sua volta -…perché Van è un angelo…o meglio, qui sono noti come i
discendenti dell’antico popolo di Atlantide, la stirpe
degli uomini-draghi-divini…- lo studiò un istante -…so che è complicato
Hiroshi, cerca di seguirmi con attenzione…sai che sulla terra vige la leggenda
di Atlantide…non è una leggenda, è tutto vero. I suoi abitanti costruirono una
macchina che trasformava i desideri in realtà. Con essa
venne creata Gaea, invisibile dal suo pianeta gemello la Terra, poiché volevano
la nascita di un mondo di pace. Ma gli uomini non riuscirono a resistere di
fronte al potere, e ne abusarono, distruggendola…così
nacque la Gaea che ora tu vedi…-
- E in tutto questo cosa c’entra Van?- domandò Hiroshi che
iniziava ad essere un po’ confuso da quell’accumulo improvviso di informazioni
tanto complesse.
- Van, è un
discendente di Atlantide, per questo motivo sulla
schiena gli compaiono due ali candide, proprio come quelle di un angelo…-
- E
questo è un male?-
Hitomi annuì - Si, perché su Gaea non è
vista di buon occhio Atlantide, visto che a causa sua, non è stato possibile
creare quel mondo di pace che tutti desideravano…-
- Capisco…si adesso ho capito…l’unica cosa…-
- Dimmi.-
- Perché
mi assomiglia? Cioè, è vero?- la ragazza annuì ancora
una volta.
- Ed è per questo
allora, che tre anni fa ti sei riavvicinata a me, dopo che avevamo
quasi interrotto ogni rapporto di amicizia? Ti sei avvicinata a me solo
perché ho la stessa faccia del ragazzo di cui sei innamorata?- c’era una nota
di tristezza e rabbia nella sua voce, e questo fece
star male Hitomi.
- No, affatto!- ma
lui sorrise malinconico – Non mentirmi…- le disse semplicemente. Era stanco di sentirsi dire falsità, si sentiva preso in
giro. La ragazza restò immobile e in silenzio per qualche attimo. Poi abbassò
lo sguardo, tormentandosi le mani con nervosismo.
- Forse…- iniziò
-…forse all’inizio si, però…- lo guardò negli occhi decisa
-…però poi non è stato più per quello. Sei diventato mio amico, il mio migliore amico. Sei completamente
diverso da Van in realtà, ed è per questo che sono
riuscita ad andare avanti in questi tre anni. Perché c’eri tu, perché avevo
qualcuno a cui potevo affidare tutto…-
- Ma
non l’hai fatto, non mi hai mai detto niente di tutto questo…- le disse Hiroshi
guardandola con amarezza. In quel momento dalla porta spuntò nuovamente
Millerna, accompagnata da Allen dietro di lei.
- Va tutto bene?-
chiese guardandoli con sospetto. Hitomi si appoggiò ai cuscini alle sue spalle
e sospirò, desiderando quasi che scomparissero tutti per lasciarla sola. Le
salì alla gola un magone enorme. Forse quello che
aveva detto Hiroshi era vero. Forse era vero che si era avvicinata a lui, solo
perché assomigliava a Van in un modo così impressionante. Se questo era il vero motivo non sarebbe mai riuscita a perdonarselo.
L’ho usato e basta,
solo per non sentirmi abbandonata. Sono solo un’ipocrita!
- Hitomi, stai
bene?- le chiese Allen allarmato. Lei aprì gli occhi e notò la vista offuscata
dalle lacrime. Poi guardò il volto teso di Hiroshi, con un’aria colpevole,
passando poi a quelli preoccupati di Allen e Millerna.
Sorrise, asciugandosi una lacrima, che era scesa a bagnarle
le labbra.
- Si, si va tutto
bene…solo…- disse tirando su col naso -…solo…- guardò nuovamente Hiroshi negli
occhi, poi si voltò verso Allen -…voglio andare a Fanelia, Allen. Portatemici,
ve ne prego!-
Hiroshi guardava il
paesaggio al di fuori della Crusade. Per adesso non si erano viste che montagne
alternate a piccole valli o foreste. Sospirò, un sospiro stanco, malinconico.
Era inquieto. Da due giorni erano partiti alla volta di questa fantomatica
Fanelia, e ancora non erano arrivati. Ed erano due
giorni che lui e Hitomi non si rivolgevano la parola.
Non se ne spiegava il motivo. Lui non sentiva il bisogno di
parlarle e voleva restare solo a riflettere, e forse per lei era lo stesso.
Stava seduto sugli scalini che portavano alle stanze, da
solo, nella penombra. Nonostante fosse ormai piena giornata non c’era il sole nel cielo. Era tutto coperto da fitte nubi che
preannunciavano una pioggia ancora non vista.
Alzò lo sguardo davanti a se, sull’amica. Anche lei guardava
fuori dall’ampia finestra. Anche
lei, come lui, era rimasta silenziosa per due giorni. All’inizio Millerna aveva
fatto delle storie, non volendo lasciarli partire, lui per il ginocchio e lei
per la febbre.
Poi aveva trovato un compromesso ed era partita con loro,
lasciando Marlene con Dryden, e in un giorno Hitomi sembrava completamente
guarita.
- Bè, almeno
fisicamente…- aveva detto la regina guardandoli con preoccupazione.
- Cosa
intendi dire?- le chiese Allen.
- …credo che adesso
solo una cosa possa darle sollievo Allen…anzi, una persona.-
Dopodiché non ne avevano più
parlato, considerando che forse a Hitomi, avrebbe fatto meglio star da sola. Si
vedeva dal suo sguardo che era nervosa, preoccupata e molto inquieta.
Hiroshi sospirò ancora. Era certo che fosse gran parte colpa
sua, però in fondo, una piccola parte di lui non riusciva a perdonarla. Ma sapeva anche che non era vero, che Hitomi non era quel
genere di persona.
Un altro sospiro.
Basta, non devo più
pensarci.
Si alzò e andò nella sua stanza, sdraiandosi sul letto quasi
con rabbia. Restò li, a guardare il soffitto, per un lasso di
tempo che gli sembrò lunghissimo. Poi qualcuno bussò alla sua porta.
- Avanti - era
Millerna. Spuntò solo il suo viso da dietro la porta e disse - Siamo
arrivati…quando te la senti, scendi pure…- chiuse la
porta senza dargli il tempo di rispondere.
Hitomi aveva quasi
perso le speranze dopo due giorni ininterrotti di viaggio. Credeva che non
sarebbero mai arrivati a destinazione. Poi la vide.
Una piccola cittadina incavata nei monti. Bella
come la ricordava.
- Eccola.- urlò
voltandosi verso Allen. Lui le sorrise e annuì - Già, finalmente.-
La ragazza tornò a guardare fuori e man mano che scendevano
riusciva a distinguere le varie case, e le persone come sempre indaffarate. Poi
alzò lo sguardo sul castello, in alto, su una collina rocciosa.
La vista le si offuscò per le
lacrime.
Sono tornata,
finalmente.
La Crusade atterrò piano, in uno spiazzo a poca distanza dal
portone d’ingresso.
Scesero tutti, anche Hiroshi che continuava a guardarsi
attorno stordito. Gli sembrava quasi di essere tornato sulla terra, in un
paesino di campagna. Poi vide che Hitomi avanzava
sicura, varcando le grandi porte, seguita da Millerna e Allen. Quest’ultimo si
voltò a guardarlo - E tu non vieni?-
Il ragazzo annuì e li raggiunse correndo.
Dopo un piccolo tratto di strada notarono
gli sguardi stupiti dei cittadini. Evidentemente non si aspettavano tutti quei
forestieri assieme. Poi, una voce alta e familiare chiamò la regina e lo
spadaccino.
- Millerna! Allen!-
Una donna gli corse incontro
abbracciandoli.
Hiroshi la osservò stralunato. Aveva dei lunghi capelli rosa
chiaro e…sbaglio o quella è una coda?
- E’ accaduta una
cosa orribile…- stava dicendo con la sua voce alta e squillante -…meno male che
siete qui…-
Hitomi le si avvicinò e
sorridendole la chiamò – Merle…?-
La gatta spalancò i
suoi occhioni viola e guardò la ragazza con aria interrogativa - Si? Chi sei? -
- Ma
come! Non ti ricordi di me??-
le chiese la ragazza sorpresa. La gatta sgranò gli occhi e si avvicinò
ancora di più a lei.
Ma, la sta annusando? Si chiese Hiroshi
sbalordito.
Merle continuò a girarle attorno annusandola, e alla fine
disse piano, guardandola negli occhi - Hitomi? Sei tu?- la ragazza annuì - Era ora che mi riconoscessi, furfante di una gatta!- e
scoppiò a ridere divertita.
- Hitomi!!!- urlò Merle abbracciandola e scoppiando a piangere - Sei
qui!!!-
Lei rise nell’abbracciarla, nemmeno lei era cambiata, anche
se la trovava parecchio cresciuta.
- Dai, non
piangere…- le disse sorridendo.
E anche Allen e Millerna sorrisero,
mentre Hiroshi osservava la scena sempre più sorpreso. Poi Merle lo guardò e
scoppiò in un urlo tipico dei suoi - Aaaaahhh!!!! Il
signorino Van??? Ma non è possibile…-
Hitomi, Allen e Millerna scoppiarono a ridere e la prima le
spiegò - No, Merle…questo ragazzo si chiama Hiroshi, e come me
viene dalla Luna dell’Illusione…-
- Ecco, mi sembrava
strano…-
Poi Allen le domandò sorridendo - Allora Merle…qual è questa
cosa orribile che dicevi poco fa?-
- Hai di nuovo
litigato con qualcuno?- continuò Millerna ridendo ma la gatta ridiventò seria e
impaurita come mai l’avevano vista.
Si voltò verso Hitomi, la prese per un braccio - Hitomi,
vieni con me…il signorino Van è…- e iniziò a correre trascinandosela dietro.
Millerna, Allen e Hiroshi restarono immobili a guardare la
scena, poi le seguirono.
Cos’aveva Merle? Era strano vederla così agitata.
- Merle cosa
succede?- le chiese Hitomi mentre si faceva trascinare verso il castello. Ma
Merle sembrava spaventata sul serio, e questo la fece preoccupare - Cos’è successo a Van?-
- Seguimi e
basta…non c’è tempo da perdere…-
Arrivarono con il fiatone all’entrata del palazzo e Merle la
condusse all’interno, in un lungo corridoio. Poi si fermò davanti a una stanza con due enormi porte in legno rosso con intagli
dorati.
- Merle…- disse
Hitomi tra un fiatone e l’altro -…vuoi spiegarmi…-
Ma Merle abbassò lo sguardo,
evitando di guardarla - Guarda tu stessa.- e aprì piano la porta scoprendo una
stanza in penombra.
Hitomi entrò inquieta, era arredata
con degli armadi, un tavolo e un letto. Poi notò che nel letto c’era qualcuno.
Si avvicinò timorosa e quando capì non riuscì a crederci.
Sdraiato, con gli occhi serrati, pallido e immobile, c’era
Van.
Le gambe le cedettero e cadde in ginocchio accanto al letto.
Si avvicinò ancora, ormai sull’orlo di un pianto disperato.
Ciao a tutti!!!!
Ecco qui l’attesissimo cap 5 del mio personalissimo seguito di
escaflowne ( mi sa che non è atteso da nessuno invece ^^’)
Bè sono sicura di aver lasciato un bel
po’ di suspance o un bel colpo al cuore con la fine del capitolo precedente…spero
non me ne abbiate a mele ^^ me misera!!!! Allora passo
ai ringraziamenti.
nuvia: grazie per la tua recensione…spero,
ehm, che ti piaccia questo capitolo!
giuliastarr: ma grazie
x i complimenti e sono veramente felice nel sapere che i personaggi li ho lasciati
più o meno uguali!!! ^^ fammi sapere eh
Jenny76:
grazieissime anche a te! Mi piacciono molto le tue recensioni, perché
specifichi bene cosa faccio e cosa non faccio ( nel bene e nel male…amen XD ).
Grazie, e chiedo di nuovo scusa per l’amara sorpresa
dello scorso capitolo…spero che non mi ucciderete dopo aver letto questo ^^’
Mione1986: grazie
mille anche a te che sei l’ultima arrivata a seguirmi…grazie
sono davvero commossa…e hai anche aggiunto questa storia tra i preferiti…sono
molto molto molto commossa ^///^
Grazie davvero ragazze!!!
Ora buona lettura, e non scordatevi di
farmi sapere che ne pensate!!!
Un bacio, Selhin
Cap 5- Il risveglio
Hiroshi se ne stava
tranquillamente seduto sul tronco di un albero, in giardino. Era stato scavato
a mo di panchina, e stranamente, per quanto si potesse
pensare, non era affatto scomodo.
Sembrava immerso in una preghiera. Aveva i gomiti appoggiati
sulle ginocchia, curvo in avanti e con la testa china
e nascosta dalle mani unite. Gli occhi chiusi, immobile e silenzioso. Era
parecchio che stava li. A dire la verità erano due giorni che appena sceso dal
letto, si dirigeva in quel giardino e stava li tutto
il giorno.
Tanto non c’era altro posto dove lui potesse
stare. All’interno del castello l’aria era molto tesa. Lui non aveva capito
molto di quello che era successo, ma era certo che non fosse nulla di bello.
Anche a giudicare dalla reazione che
avevano avuto tutti quanti. Per l’ennesima volta ripensò a quel momento…
Vide, appena entrato nella stanza, Hitomi lasciarsi andare per
terra accanto al letto. Piangendo come mai l’aveva vista.
Mentre accanto a lui, Millerna spalancava gli occhi
spaventata. Non da meno fu la reazione di Allen
che restò paralizzato sull’uscio della porta, accanto a lui, immobile.
Lui non riusciva a
capire, guardò meglio, e notò sul letto la figura di un uomo. No, era un
ragazzo. Un ragazzo che gli assomigliava in modo
impressionante. Capì che doveva trattarsi di Van.
Ma perché era così
immobile, in un letto?
La gatta si avvicinò a
Hitomi, rannicchiandosi accanto a lei. Anche Millerna si avvicinò a loro e
chiese quello che tutti non avevano il coraggio di
domandare - Cosa è successo, Merle?-
Il suo sguardo passò da Hitomi a Millerna, per poi fermarsi sul ragazzo - Non lo
sappiamo…- disse con la voce quasi incrinata dal pianto.
- Cosa vuol dire che
non lo sapete?- le chiese ancora Millerna, incredula.
Merle continuava a
guardare tristemente il ragazzo - Esattamente quello che ho detto…- sospirò
-…circa tre settimane fa si è inoltrato nella foresta alla ricerca di un drago,
che ultimamente aveva dato parecchi problemi alla città. Poi, dopo una
settimana, ancora non era tornato, così ci siamo
preoccupati. Una squadra è partita alla sua ricerca, e dopo due giorni…- un
altro sospiro -…l’hanno trovato in una piccola radura, coperto di sangue e già
in questo stato. Freddo, immobile, come addormentato. Ma una
volta tolto il sangue abbiamo constatato che non era il suo perché non
aveva nemmeno una ferita. Da allora sono passati otto giorni, e ancora non si è
svegliato…-
Nella stanza calò il silenzio, interrotto
solo dai singhiozzi di Hitomi.
Millerna sembrò
riflettere - Vuoi dire che è più di una settimana che è in questo stato?- e la
gatta annuì.
Poi, improvvisamente
Hitomi si tirò su e prese per le spalle la regina,
agitata come mai Hiroshi l’avesse vista - Millerna, ti prego…tu sei un medico
no? Potrai di sicuro fare qualcosa…- sembrava così
spaventata e disperata.
- Ma io…- aveva risposto
l’altra osservandola tristemente -…non credo di poter fare qualcosa, non
conoscendo ciò che gli è successo. Sarà già difficile se riesco a capire
cos’ha, e sarà quasi impossibile che riesca a guarirlo…-
Ma la ragazza non
mollava la presa - Ti prego Millerna, fai un tentativo!- la donna restò un
attimo in silenzio, poi sospirò - E va bene…ci proverò…-
Dopodiché li fece
uscire tutti dalla stanza per potersi concentrare meglio. L’attesa fu snervante
per tutti. Hiroshi guardava l’amica che gli stava seduta accanto, e provò
l’impulso di chiederle scusa per tutto, di confortarla e dirle che tutto si
sarebbe risolto. Ma era troppo sconvolta per poter
ascoltare anche una sola parola, e di certo asfissiandola non l’avrebbe
aiutata. Guardò prima Allen poi quella strana gatta e capì che non solo per
Hitomi, ma per tutti, quel ragazzo era molto
importante.
Dopo un’attesa che
sembrò durare ore Millerna uscì dalla stanza, lo sguardo basso, quasi
colpevole. Hitomi si alzò di scatto e corse da lei, speranzosa. Una speranza
che gli morì addosso non appena la regina scosse la testa.
- Non ho trovato nulla di
strano…non ha nemmeno una ferita…non posso fare nulla Hitomi…-
La ragazza la guardò
come se in realtà non la vedesse, poi le mancarono le forze e cadde di nuovo a terra, in preda al terrore e alla
disperazione. Tremava, forse per lo smarrimento, forse per rabbia. Ma quando Merle provò ad avvicinarsi per poterla confortare,
lei si alzò in piedi inaspettatamente. E disse.
- Forse posso fare qualcosa io…- gli altri
cercarono di dissuaderla dicendogli che non potevano far altro che aspettare,
ma lei era determinata come non mai e in preda alle lacrime urlò -Non posso
restare ad aspettare mentre Van rischia la vita…devo fare assolutamente
qualcosa!-
Nessuno osò obbiettare, e quando Hitomi entrò nella stanza del giovane re, nessuno la fermò…
Da allora erano
passati due giorni e Hitomi non era uscita una sola volta da quella stanza.
Millerna aveva tentato di convincerla a uscire e
mangiare qualcosa dopo poche ore che era entrata, ma la ragazza non gli aveva
nemmeno risposto. Se ne stava con le mani incrociate, come in una preghiera al
capezzale del letto, profondamente assorta in chissà quali pensieri.
Così la regina era uscita dalla stanza. Fuori loro
attendevano con ansia, ma Millerna scosse il capo in un gesto di sconforto e
disse solamente - Povera Hitomi…mi spiace tanto vederla così…-
Allen aveva sospirato profondamente e
lentamente tutti si erano allontanati.
Anche Hiroshi si era rassegnato ad
aspettare, ma non riusciva a lasciarla completamente da sola. Per questo motivo
se ne stava in giardino tutto il giorno, perché da li poteva vedere la stanza
del ragazzo. Anche se c’erano le tende tirate, a lui
dava l’impressione di capire perfettamente cosa accadeva la dentro. E sapeva che l’amica era persa in una profonda preghiera,
immersa in una concentrazione profonda.
Poi qualcosa distolse la tua attenzione. Un rumore,
soffocato. Un pianto.
Alzò lo sguardo e cercò di capire da dove proveniva quel
piccolo suono. Si alzò in piedi e per un attimo sentì
dolore al ginocchio. Che strano, con tutto quello che
era accaduto se n’era completamente dimenticato.
Dopo un piccolo tragitto, scorse una
figura rannicchiata su se stessa, in un angolo, circondata dai cespugli fioriti.
Non riuscì a capire chi fosse fino a che non si avvicinò
abbastanza da poter vedere dei lunghi capelli rosa e quella strana coda.
Tremava per i singhiozzi e lui pensò che fosse il caso di lasciarla sola.Ma non riusciva a
veder piangere una persona senza cercare di far qualcosa. Anche
se si trattava di una sconosciuta e, in quel caso, non propriamente di una
persona.
Merle non sembrava averlo sentito, così il
ragazzo si sedette accanto a lei guardandola preoccupato.
- Va tutto bene? -
le chiese sottovoce ma la gatta scattò spaventata voltandosi. Lui vide i suoi
grandi occhi viola colmi di lacrime e non gli fece piacere, anche se non la
conosceva.
- Cosa
ti è successo? Merle…giusto?- la gatta annuì lievemente. Poi scosse le spalle -
Niente che ti riguardi…- e si voltò dall’altra parte.
Hiroshi la guardò stranito e anche parecchio seccato.
Insomma, lui voleva solo aiutarla.
- Bè, scusa tanto…-
le disse irritato -…volevo
solo esserti d’aiuto!-
- Tanto non potresti
farci nulla.- rispose ancora lei saccente.
Presuntuosa di una
gatta pensò Hiroshi ecco cosa succede quando uno vuole solo essere gentile con il prossimo.
- A volte basta
parlarne per sentirsi meglio…ma a quanto pare, tu stai
benissimo.- si alzò - Quindi me ne vado…ti lascio a te stessa…e scusa il
disturbo.- aggiunse sarcastico poi, fece per andarsene.
Merle lo guardò confusa - Aspetta.- disse
prima ancora di rendersene conto. Lui si voltò con uno
sguardo indecifrabile - Scusami…- continuò la gatta abbassando lo
sguardo. Ma perché gli sto chiedendo scusa? Si è
impicciato e nemmeno lo conosco. Però, forse ha
ragione…
Hiroshi tornò sui suoi passi e si sedette di nuovo accanto a
lei senza però nascondere un gemito di dolore.
- Ti fa tanto male
la gamba?- le chiese la gatta seriamente preoccupata. Lui annuì
- Un po’…ma mi ci sto abituando…- rispose sorridendo.
Calò un istante di silenzio nel quale ognuno scrutava
l’altro. Poi il ragazzo si decise ad interromperlo - Allora? Cosa
ti è successo?-
Ma gli occhi di Merle si oscurarono
e sospirò rumorosamente.
- E’ per Van? Sei in
ansia per lui?- azzardò Hiroshi e lei lo guardò
intensamente chiedendosi come avesse fatto a capire così alla svelta. Si strinse le gambe rannicchiandosi su se stessa - Già…- sussurrò
appena.
- Vedrai che andrà
tutto bene…- cercava di consolarla ma in un qualche modo, quelle parole gli
risuonavano false -…sono certo che Hitomi capirà…-
- Certo…sicuramente
Hitomi lo salverà…- lo interruppe lei -…è una fortuna che sia
qui, solo lei può fare qualcosa.-
-
Perché dici questo?- le domandò il ragazzo mentre si appoggiava al tronco di un
albero dietro di loro. Ma la gatta lo osservò confusa, non capendo
quello che lui volesse dirle - Cioè…perché credete che
Hitomi, stando chiusa in una stanza, riesca a capire ogni cosa?-
- Ma come…- iniziò
Merle -…Hitomi non ti ha mai parlato dei suoi poteri?-
Hiroshi spalancò gli occhi - Poteri?- disse quasi ridendo,
ma la gatta restò seria.
- Certo.- Hiroshi la
guardava sempre più confuso - Di cosa stai parlando?-
Merle sospirò - Mi sembra strano che tu non lo sappia…Hitomi
ha dei poteri particolari…tutto quello che dice si avvera.- ma il ragazzo
continuava a non capire - Diceva di avere delle visioni, e poi quello che
vedeva si avverava davvero…-
- Tipo delle
premonizioni?- chiese stupidamente lui, e la gatta annuì - Per questo è l’unica
in grado di capire cosa è successo al signorino Van…-
- Capisco…- annuì
lui -… no, non me ne aveva mai parlato…a dire la
verità, non mi aveva mai detto nulla di tutto questo. Di voi, di gaea…-
Merle sorrise - Sono sicura che avrà avuto
le sue ragioni…non credo volesse tenerti nascosto di proposito qualcosa, se sei
il suo migliore amico.-
Hiroshi la guardò nei grandi occhi viola e le sorrise -
Grazie…e dovevo essere io quello che avrebbe dovuto consolarti…- la gatta
iniziò a ridere, una risata serena, cristallina, che al ragazzo non dispiacque
affatto.
- Tranquillo…mi
sento già meglio.-
Anche il ragazzo si lasciò scappare
una piccola risata. - Dovresti ridere sempre sai?-
Dopodiché restarono ancora per
qualche istante immersi nel silenzio. Ognuno perso nei propri pensieri.
- Sai…non assomigli
poi così tanto al signorino Van.- disse improvvisamente Merle guardandolo.
- Dici su serio?- le
chiese poco convinto Hiroshi.
Ma la gatta sorrise apertamente -
Certo che dico sul serio…innanzitutto, parlando dell’aspetto, siete diversi…-
- Cioè?-
alzò un sopracciglio.
- Tu hai i capelli
castani, mentre quelli del signorino Van sono neri…e anche gli occhi…i tuoi variano dal castano all’azzurro…-
Lui era stupefatto - Accidenti che spirito d’osservazione…sei brava.-
- Ovvio, sono una
gatta…e ci vedo molto meglio di voi!-
- Non credo sia per
questo motivo…comunque, te la do buona.-
Sorrise di nuovo e Merle aggiunse - Poi sei più alto…non di
molto, ma lo sei…e poi, sorridi più spesso…-
- Ah si?-
Merle annuì con allegria - Si…o forse…- inaspettatamente si
rabbuiò di nuovo -…o forse, dipende solo dal fatto che ultimamente il signorino
Van era sempre giù di morale.-
- Capisco…forse gli mancava Hitomi, se sono così innamorati come mi avete
detto…-
La gatta scrollò la testa come per allontanare quei pensieri
- Già…suppongo fosse proprio per questo.-
- Vedrai che appena
si sveglierà e la vedrà sorriderà un sacco…- sospirò anche lui -…anche Hitomi era diversa ultimamente. Penso per lo stesso motivo, ma io
non potevo saperlo, e non potevo fare nulla per aiutarla.-
- Sono sicura che
invece l’hai aiutata molto, senza accorgertene…-
sorrise ancora Merle - Ma adesso basta parlare di queste cose tristi dai.-
- Ma
se sei tu che hai iniziato!- replicò Hiroshi divertito.
- E
non prenderti tutta questa confidenza con me, sai? -
Si guardarono un istante e poi scoppiarono a ridere
divertiti.
Però, smisero immediatamente,
quando un urlo echeggiò per il palazzo.
- Hitomi!-
esclamarono i due all’unisono e si diressero velocemente verso la stanza del
re.
Sapeva di essere
chiusa in quella stanza da già due giorni, eppure non voleva arrendersi. Era
rimasta quasi nella stessa identica posizione di quando Millerna, due giorni
prima, era entrata tentando di convincerla a riposarsi. Da allora non si era
più fatto vivo nessuno. Evidentemente avevano capito che lei aveva solo bisogno
di star sola, per potersi concentrare. O almeno così
credeva. E invece erano già passati due giorni e lei
ancora non aveva trovato una soluzione. Se ne stava li, in
ginocchio accanto al letto, rivolta verso il ragazzo, con la testa china,
le mani incrociate e gli occhi chiusi. Di tanto in tanto riapriva gli occhi,
speranzosa di trovare Van sveglio magari con un sorriso divertito nel vederla
così concentrata. Ma tutte le volte la speranza le
moriva sulle labbra. Lui non accennava a svegliarsi. Stava li, freddo,
immobile, addormentato. Se non fosse stato per il suo
respiro poteva sembrare anche morto. Ed infatti era a
questo che aveva pensato lei in un primo momento.
Sospirò di
stanchezza, ma anche di rabbia.
Rabbia perché non riusciva a capire, non riusciva a trovare
un modo per aiutarlo. La fronte le s’imperlò di un sudore freddo, ed
inconsciamente iniziò a tremare. Forse finalmente qualcosa stava accadendo. Era
certa solo di una cosa: i suoi poteri si erano notevolmente affievoliti. Forse
per il semplice fatto di non aver più letto i tarocchi da quando era tornata
sulla terra, oppure perché non aveva più il ciondolo di sua nonna…
Giusto, il ciondolo.
Come ho fatto a non pensarci prima?
Aprì gli occhi, ricordando la lucentezza della piccola
pietra rosa. Poi, anche se indolenzita, si mosse verso il ragazzo.
- Dove l’hai messo
Van? - gli chiese sottovoce, come se lui potesse risponderle anche in quello
stato. Ma niente, ovviamente. Poi Hitomi si ricordò,
l’ultima volta che l’aveva visto, anche se in un’illusione, aveva il ciondolo
al collo. Alzò leggermente le coperte ed eccolo lì, brillante
anche con quella poca luce. Glielo tolse dal collo, con delicatezza,
poi lo strinse. Ti prego, aiutami a capire!Ma non
accadeva nulla, per l’ennesima volta. Solo, le passò davanti, un’immagine
fugace del ragazzo, sorridente, rassicurante. E lei
capì. Riaprì gli occhi e lo guardò.
- Vuoi aiutarmi…-
mormorò di nuovo più a se stessa che a lui. Aveva come avuto la sensazione che
Van volesse dirle qualcosa. Così,
con una mano strinse il ciondolo, mentre con l’altra strinse la mano del
ragazzo. Sospirò e chiuse ancora gli occhi, concentrandosi
profondamente. Poi vide.
Davanti a lei si stendeva una foresta, scura. Doveva essere
notte inoltrata. Un rumore secco la face sobbalzare e
nel suo campo visivo apparvero due figure. Una era Van, l’altra un drago della
terra. Combattevano, ferocemente, come la prima volta in cui l’aveva
incontrato, e la volta dopo a Fanelia. Finalmente il ragazzo ne
ebbe la meglio e gli trapassò il petto con la sua spada, emettendo un
urlo misto fra rabbia e stanchezza. Il drago cadde a terra esanime, coprendo il
ragazzo con il suo sangue verdastro. Van cadde a terra
stravolto, con il fiatone ma lo sguardo soddisfatto. Ed Hitomi notò che osservava la terra. Forse la pensava?
Poco dopo il ragazzo
si alzò nuovamente e, coperto di sangue, rinfoderò la spada. Riprese il
cammino.
Poi un piccolo sibilo, un rumore lievissimo, alle sue
spalle. Lui si voltò di scatto, lo sguardo terrorizzato ed Hitomi vide qualcosa
d’indefinito pungerlo dietro al collo, dall’attaccatura dei capelli. Van
spalancò gli occhi che si facevano sempre più spenti, stava perdendo conoscenza
e lei non poteva fare nulla. Poi lo sentì mormorare appena il suo nome, prima
di cadere a terra privo di sensi. L’aveva chiamata.
Mi ha chiamata ed io
non l’ho sentito.
Riprese coscienza di dov’era. Lo guardò e una piccola
lacrima le disegnò una linea sul volto - Perdonami…-
Poi, iniziò a chiamare aiuto, con tutte le forze che le
restavano.
Quando Hiroshi e
Merle arrivarono davanti alla porta della camera di Van
la trovarono aperta. All’interno c’erano già Allen e Millerna che erano accorsi
subito a vedere cosa era successo.
Hitomi gli stava dando delle strane indicazioni - Signor
Allen…deve sollevare Van…-
- Come?- le domandò
stupito
- Hai scoperto
qualcosa Hitomi?- questa volta era Millerna a domandare. La ragazza annuì
decisa.
- Ho avuto una
visione, nella quale Van veniva punto da qualcosa
dietro al collo…-
Hiroshi la guardava stranito e stupito. Se
la puntura ci fosse effettivamente stata allora tutto quello che gli aveva
detto Merle sarebbe stato vero.
Vide Allen sollevare Van per le spalle, e la regina
reclinargli il capo in avanti.
La gatta, al suo fianco, si avvicinò incuriosita e
preoccupata, e lui la imitò qualche secondo dopo. Dopodiché videro Hitomi
cercare qualcosa, scostando i capelli del ragazzo.
- Ecco…- Millerna fu
la prima a vedere.
- Si…è una
puntura…sei riuscita a vedere cosa gliel’ha procurata?-
ma Hitomi scosse la testa - Non ho fatto in tempo…- rispose -…lo vedevo dal
davanti e quindi non ho visto chi o cosa sia stato…-
Millerna annuì - Probabilmente è stato qualche veleno a
ridurlo così…bisogna che esamini la ferita…-
Lo girarono e poi la donna li fece uscire, ancora una volta,
dalla stanza.
Attesero per un tempo che parve a tutti
infinito. Hitomi era immobile. Si sentiva così impotente e inutile. Ma soprattutto si sentiva in colpa. Come aveva potuto non
sentire il suo richiamo d’aiuto? Non riusciva a capacitarsene. E poi, era a questo che si riferiva il signor Folken quando
l’intimava a soccorrerlo in quella terrificante visione?
In ogni caso, in questo momento era tutto nelle mani di
Millerna.
Hiroshi la osservava di sottecchi, notando la sua
espressione spaventata. Si disse che doveva tenerci davvero tanto a quel
ragazzo. E io come uno scemo le ho addirittura chiesto
di uscire. Che stupido, come ho fatto a non notare
niente in tutti questi anni?
Sospirò e le mise una mano sulla spalla, cercando di
consolarla come poteva. Hitomi lo guardò spiazzata e lui si ricordò. Erano
quattro giorni che non si rivolgevano la parola. Con tutto quello che era
accaduto se l’era dimenticato, poi con lo sguardo basso le mormorò -
Scusami…per l’altra volta…- aggiunse incerto - Non avrei mai dovuto accusarti
di quelle cose…- ma la ragazza gli regalò un piccolo sorriso - Non fa nulla…non
è stata colpa tua…- poi tornò ad abbassare lo sguardo
preoccupata e il ragazzo si sentì in dovere di aggiungere qualcosa -
Vedrai, cha andrà tutto bene…-
Hitomi lo guardò
negli occhi, e lui notò che i suoi erano lucidi di lacrime - Speriamo…grazie.-
aggiunse alla fine e tornò ad abbassare lo sguardo. Il ragazzo si voltò alla
sua destra a guardare la gatta con la quale poteva dire di aver fatto amicizia
quel pomeriggio. Anche lei sembrava parecchio in
ansia. Gli venne l’istinto, a vederla così piccola e sola, di stringerla per
confortarla. Ma scacciò quel pensiero alla svelta
prendendole semplicemente la mano. Merle lo osservò un
istante stupita, poi strinse la mano del ragazzo in cerca di aiuto.
Un rumore da dietro
la porta e Millerna ne uscì, con uno sguardo indecifrabile.
Hitomi fu la prima a parlare - Allora?-
Millerna la guardò poi il suo viso si aprì in un sorriso -
Tutto bene…sono riuscita a estrarre la spina che l’ha
punto, anche se era molto in profondità…- si fermò notando che erano tutti
immobili in attesa delle sue parole -…l’ho studiata e veniva, come credevo, da
una pianta velenosa…anche se mi sembra strano che quella pianta possa vivere
qua…in ogni caso…- continuò guardando solo Hitomi -…gli ho preparato un infuso
contro il veleno…e in poco tempo dovrebbe svegliarsi…- ma notò che sia la ragazza
che tutti gli altri la guardavano increduli.
Sorrise ancora rivolgendosi sempre all’amica - Ha già
ripreso un po’ di colorito…tra poche ore starà benone.-
Hitomi la strinse con tutte le forze che riuscì
a trovare - Grazie Millerna…grazie davvero…grazie, grazie, grazie!-
La donna rise - Non devi ringraziarmi…sei
stata tu a capire cose gli era successo.- le due si guardarono un
istante. Era così strano che, due donne un tempo state tanto
rivali, adesso potessero essere divenute tanto amiche.
- Forza…va da lui, tra poco si sveglierà.- le disse Millerna
spingendola all’interno della stanza. Una volta arrivata sull’uscio della porta
Hitomi si voltò a guardare tutti.
Allen, in piedi, sorridente.
Millerna poco distante da lei, quasi commossa.
Hiroshi, il suo caro amico, anche lui sorridente.
E infine Merle, con la quale litigava
sempre ma che in fondo le voleva un sacco di bene. Notò che lei e
Hiroshi si tenevano per mano ma non ci basò troppo. Sorrise a tutti ed entrò
nella stanza.
Erano ormai tre ore
che Hitomi era entrata nella stanza del giovane re, ad aspettare il suo
risveglio. Ma ancora Van non accennava ad aprire gli
occhi. Però Millerna aveva ragione. Il suo viso stava
tornando del suo colore originale, finalmente.
Poi, quando ormai lei si era rassegnata ad una lunga attesa, sentì dei gemiti provenire dal ragazzo. Corse
a guardarlo e vide, lentamente i suoi occhi aprirsi. I suoi
bellissimi occhi scuri, che lei amava tanto. Sorrise già con le lacrime
agli occhi, pensando a quello che gli avrebbe detto lui, e a quello che lei gli
avrebbe risposto.
Van si stropicciò gli occhi, insonnolito. Poi si tirò su
senza guardare. Aprì gli occhi e guardò la ragazza stralunato.
Sembrava così confuso ed Hitomi pensò che forse non l’avesse riconosciuta con i
capelli lunghi. Anche Allen aveva faticato nel
riconoscerla.
Ma non ci badò e gli buttò le
braccia al collo, stringendolo con tutte le sue forze - Van! Ti sei svegliato,
finalmente!-
Ma lui non si muoveva - Scusami…- disse solamente -…ma tu
chi sei?-
La ragazza si mise a ridere, guardandolo -
Ma come, anche tu non mi riconosci? Non posso crederci…- notò lo sguardo
confuso del ragazzo - Sono Hitomi…Van…-
Lui sembrò riflettere, poi scosse la testa
confuso - Mi spiace…ma io non conosco nessuna Hitomi.-
Ciao ciao ciao a tutti!!!!! ^^ finalmente sono riuscita ad aggiornare…anche questa
volta ad un’ora indecente ( ho la musa notturna XD ) Mi è stato parecchio
difficile decidere cosa di preciso far accadere in questo cap, ci ho riflettuto
molto…poi l’ho scritto tutto oggi, di getto…spero sia venuto fuori qualcosa di
decente…^^’ e scusate se vi ho fatto aspettare x quasi 2 settimane…anzi sono
proprio 2!!! O_o
Allora passo ai
ringraziamenti dovuti!
nuvia : Grazie
per i complimenti ^^ spero che questo capitolo ti soddisfi!!! Fammi sapere!!!
Jenny76: accidenti mi sono fregata da sola togliendo l’effetto
sorpresa ^^’ che scema…oh sono davvero felice che ti
piaccia Hiroshi come personaggio, siccome alla prima l’ho buttato li così non
credevo potesse essere così completo come dici ^^ grazie davvero!!! Seguimi
ancora eh ^^
Mione1986 : purtroppo ti ha
tagliato la rec e quindi non so cosa dirti…non so nemmeno se quell’accipicchia
fosse dovuto al mio cap o alla rec tagliata XD se anche questa volta dovesse
darti dei problemi contattami pure ( se proprio vuoi farmi sapere com’è andato
il cap intendo ) ^^ in ogni caso ti ringrazio molto!!!
giuliastarr : ah ah
ah XD mi spiace averti lasciata con l’ansia, ma io sono il tipo che quando
finisce il capitolo deve inserire qlcs che crei un moto di curiosità e voglia
di sapere…o almeno ci provo ^^’…grazie per i complimenti e spero tanto che ti
piaccia anche questo cap!!!
Grazie ragazze, anche
se magari non ci crederete, il vostro sostegno è vitale per me!!!
Un bacio a tutti!!!!!
Fatemi sapere capito??? ^^
Selhin
Cap 6- Attacco a sorpresa
- Mi spiace…ma io
non conosco nessuna Hitomi.-
Nella stanza calò un silenzio pesante. Van la guardava con
curiosità ma anche con sospetto, proprio come la prima volta che s’erano incontrati,
proprio come se non la conoscesse affatto. Ed Hitomi
non aveva quasi la forza di parlare.
Sbatté veloce gli occhi e scosse la testa, incredula - Stai…stai scherzando? Ho capito, mi stai prendendo in
giro…bravo, per un momento ci sono cascata…- ma quelle parole risultavano false anche a lei. Non ci credeva veramente,
dentro di sé sapeva che Van non si ricordava davvero chi lei fosse. Ma com’era potuto accadere?
Lui scosse la testa e ancora una volta la osservò con
diffidenza - No, davvero…io non ti ho mai vista prima…si può sapere che sta
succedendo?- disse alla fine alzando la voce, preoccupato.
Ma Hitomi, inaspettatamente, si alzò dallo sgabello che
aveva avvicinato al letto del ragazzo, e voltandosi, si diresse alla grande porta.
Fece per aprirla quando la voce di lui
alle sue spalle la fermò - Già che esci, ti spiacerebbe mandarmi Merle? Per
favore…- lei si voltò di scatto a guardarlo con stupore.
- Di…di Merle ti
ricordi?- lui sembrò confuso.
- Certo…non dovrei?-
disse annuendo. Hitomi non riusciva davvero a crederci. Su serio non si
ricordava di lei?
- Vado subito a
chiamartela…- mormorò mettendo una mano sulla maniglia della porta e prima che
la richiudesse alle sue spalle sentì ancora la voce di lui
dire - Grazie…sei davvero molto gentile.-
Dopo svariate
ricerche, finalmente la trovò.
Se ne stava da sola, rannicchiata su se stessa, sotto un
grande albero nel giardino del palazzo. Le ginocchia strette
al petto, la testa affondata nelle braccia con quella cascata di capelli chiari.
Le si avvicinò piano, come se temesse di spaventarla.
Poi, s’accorse che tremava. Singhiozzava silenziosamente. Le
si inginocchiò di fronte, guardandola, incapace di dirle una sola parola
intelligente. Una frase dal senso logico. La chiamò solamente per nome, in un
sussurro.
- Hitomi…-
Lei alzò la testa a guardarlo sorpresa, confusa, spaventata.
Gli occhi rossi e lucidi, le guance rigate di lacrime, i
capelli scomposti. Sapeva che non doveva pensarci, ma lui non poté fare
a meno di notare come, anche in quella situazione, potesse
apparire bella. Devo smetterla di pensare
a lei.
Trovò il coraggio di parlarle ancora, dopo svariati istanti
di silenzio.
- Cosa
è successo? - lei aveva lo sguardo spento, assente. Lo stesso di quando,
un’ora prima, era comparsa nella sala dove lui e Merle
stavano litigando per l’ennesima volta.
Sentirono bussare alla
porta, interrompendo così la loro accesa discussione su un argomento alquanto
banale. Lei voleva uscire al sole, lui invece voleva stare al fresco nel
palazzo. Potevano restare ognuno per i fatti propri, ma la gatta non voleva
restare sola, per non annoiarsi diceva.
- Bè, allora cercati
qualcun altro…io non ci tengo a farti da schiavetto…- le aveva detto Hiroshi.
- Oh, ma lo sai che
sei proprio antipatico? Cosa ti costa fare due passi?-
rispose la gatta stizzita.
- Mi costa eccome…ho
una gamba bloccata, lo capisci che non posso camminare?-
- Certo, bella scusa…-
Lui la guardò stupito
- Ma che scusa…è la verità! -
Merle non poteva
crederci. Ma come faceva a non capire? - Uffa…sei proprio noioso! -
- E
tu una rompipalle! -
Si guardarono in
silenzio, con astio. Poi finalmente sentirono bussare e la loro discussione
finì li.
La porta si aprì,
piano. Molto piano. E dietro di essa comparve la
figura di Hitomi. I due la guardarono sorpresi e confusi. Hiroshi non aveva mai
visto l’amica con un’espressione tanto sconvolta, ancora di più di quando erano
convinti che Van non si sarebbe mai svegliato.
Se ne stava immobile,
lo sguardo basso, la testa china,gli
occhi spenti, persi nel vuoto.
Prima che potessero parlare lei li anticipò.
- Van…Van si è
svegliato…- a questa rivelazione Merle si alzò in piedi in preda all’euforia,
ma il ragazzo continuava a guardare l’amica. C’era qualcosa di strano.
- E
mi ha chiesto di te Merle…vai da lui…- la ragazza aveva continuato con un tono
di voce talmente lieve che la gatta quasi non la sentì. Poi il suo entusiasmo
si placò, non appena comprese le parole e il tono di voce dell’amica. La guardò
stralunata per quel piccolo istante, prima che l’altra potesse voltarsi, e
scappare via, velocissima.
- Hitomi…perché sei
scappata così?- le chiese ancora il ragazzo, guardandola e con un’estrema
dolcezza nella voce. Ma la ragazza continuava a
guardarlo senza in realtà vederlo veramente. Poi, finalmente, riuscì a
ritrovare la parola.
- Van…lui…-
- Cosa?
- la esortò l’amico - Hitomi…se non me lo dici, come posso aiutarti? -
Gli occhi verdi della ragazza si riempirono di lacrime,
rendendoli ancora più lucidi e ancora più belli - Lui…ha detto che non si ricorda
di me!!! - si lasciò andare a un pianto disperato,
stringendosi al petto dell’amico. Lui era disorientato, non
riusciva a capire.
Sospirò e la strinse piano, accarezzandole i capelli castani
con dolcezza. La lasciò piangere, sapendo essere la cosa migliore e restò in
silenzio mentre la ragazza si sfogava di tutto con lui, finalmente.
Quando
finalmente Hitomi si calmò raccontò con calma quello che era successo,
lasciando un sempre più allibito Hiroshi.
- Ma
com’è possibile? - chiese quasi più a se stesso che all’amica. Lei scosse la
testa, abbattuta - Non ne ho idea…-
- Forse…- attaccò il
ragazzo con sguardo pensoso -…tutto ciò è collegabile a quella pianta. Nel
veleno c’era qualcosa che oltre ad averlo quasi ridotto in fin di vita, gli ha
fatto perdere anche la memoria.-
Hitomi restò un istante a riflettere - Potrebbe essere…però
di Merle si ricordava eccome.-
Il ragazzo si portò una mano sul mento -
Magari ha perso solo qualche anno di ricordi…-
- No, io non credo...-
lo interruppe una voce alle loro spalle.
Si voltarono e videro la gatta venire verso di loro,
lentamente. Gli si sedette vicino, sospirò e restò ancora per qualche istante
in silenzio. Dopodiché alzò lo sguardo sulla ragazza.
- Ho parlato un po’
con il signorino Van.- lasciò la frase in sospeso ancora, interrompendosi, come
per cercare le parole - E…lui, non ha effettivamente perso la memoria…-
- Cosa
vuoi dire, Merle? - le chiese Hiroshi.
- Che
in realtà, il signorino Van, si ricorda tutto…- tornò a guardare l’amica, che
se ne stava immobile e in silenzio - Della guerra contro l’impero di Zaibach,
dell’Escaflowne, della morte di suo fratello Folken…ogni cosa…- fece un’altra
pausa.
- E
allora perché ha detto di non ricordarsi di Hitomi? - chiese ancora il ragazzo,
visibilmente sconcertato. La gatta lo guardò un attimo, sospirando ancora.
- Perché…l’unica
cosa che sembra aver rimosso…è proprio Hitomi.-
Tra i tre calò un silenzio carico di tensione, confusione,
sconcerto.
- Ma
com’è possibile? Cioè si ricorda di tutto, tranne che
di lei? Della ragazza che ama?- Hiroshi era incredulo.
Anche se di quel ragazzo gliene importava poco, non
valeva per l’amica. A lei teneva enormemente e sapeva che questo l’aveva già
distrutta. La guardò, e notò i suoi occhi. Ora d’un
verde spento, come se fosse immune a tutto.
- Non ne ho idea di
come sia possibile! - gli rispose Merle secca - So
solo che si ricorda tutto, tranne che di lei…sa di aver combattuto, ma non sa
che c’era anche Hitomi. Quando gli ho detto che viene
dalla Luna dell’Illusione per poco
non si metteva a ridere. Non mi ha creduto. E poi gli
ho fatto capire che era la verità, ma mi ha confermato di non averla mai vista
prima! - rigettò queste parole velocemente, senza prendere fiato, con un tono
arrabbiato.
Sembrava sull’orlo delle lacrime.
Hitomi invece se ne restò in silenzio,
come tramortita. Le parole dei due amici erano
lontane, le sentiva ovattate, confuse. Si portò le mani alle orecchie,
come per smettere di ascoltare.
Non le importava del perché.
Le importava solo che il ragazzo che amava non aveva la più pallida idea di chi lei fosse.
Poi, il buio.
Aprì piano gli
occhi, le palpebre pesanti.
Una luce le ferì violentemente gli occhi, e un dolore
lancinante le attraversò la testa, nascendo dalle tempie. Intravide una figura
sopra di lei, un volto familiare. Ma era tutto
sfocato.
- V…Van?- azzardò
lievemente, e si meravigliò della sua voce roca.
La figura scosse la testa e le rispose in un sussurro - No,
sono Hiroshi.-
Lei finalmente, focalizzò l’immagine.
Il ragazzo aveva lo sguardo strano. Erano occhi preoccupati
i suoi. Ma lei non ricordava nulla di quello che era
successo. E se ci provava il dolore aumentava.
- Cosa…-
iniziò per poi fermarsi. Era troppo stanca per parlare.
Troppo.
Sentì le dita del ragazzo toglierle il panno umido dalla
fronte e prima che potesse cadere nuovamente in un sonno privo di sogni avvertì
la sua voce, lontana - Adesso dormi, ne parliamo più tardi.-
Non seppe per quanto restò priva di sensi.
Tutto fu un susseguirsi confuso.
Si svegliò un istante, avvertendo le voci di una ragazza
giovane e di una più grande.
Poi cadde ancora nel buio.
E ancora si svegliò, avvertendo
solo un battere continuo ed ipnotico all’esterno della stanza. Sembrava
pioggia.
Di nuovo buio.
Poi finalmente,
riuscì ad aprire gli occhi e a prendere coscienza. Avvertiva il profumo di
pulito delle lenzuola appena cambiate. Ma aveva caldo.
Si scoprì, tirandosi su a sedere.
La stanza era vuota. Dalla finestra filtrava
un po’ di luce, doveva essere mattino presto.
Provò ad alzarsi ma le mancarono le forze e si lasciò
ricadere sul letto, sospirando rumorosamente.
Ma cosa è successo? Mi sembra di aver vissuto
un milione di incubi.
E adesso che ci ripensava, nei
momenti in cui doveva essere priva di conoscenza c’era stato qualche sogno,
confuso, strano. Ricordava la figura del fuoco, disperazione, morte anche.
Possibile che facesse sempre lo stesso tipo di sogni?
I suoi pensieri vennero interrotti
dal rumore secco della porta. Si era aperta ed era comparso Hiroshi. La guardò un istante stralunato - Sei sveglia per davvero
questa volta? - le chiese incerto.
Lei non riuscì a trattenere un sorriso - Si, sono sveglia.-
anche lui sorrise e si diresse da lei, sedendosi accanto al letto.
- Come ti senti?- le chiese con dolcezza.
Lei ci pensò un attimo - Un po’ stordita, tanto confusa, ma
bene in sostanza…che è successo? - e
si tirò nuovamente su a sedere.
- Sei svenuta…ed hai
delirato…secondo Millerna per via dello shock.-
Lei lo guardò negli occhi cangianti - Per quanto sono rimasta in questo stato? -
- Tre giorni.-
Dunque erano già passati tre
giorni. Abbassò gli occhi, soprapensiero.
- Hitomi…- attaccò
il ragazzo -…in questi giorni hai delirato, parecchio. Dicevi delle cose
orribili e senza senso…-
La ragazzo lo guardò incuriosita -
Tipo? -
Hiroshi attese un attimo - Tipo, continuavi a dire che tutto
bruciava…e poi c’era una frase che ripetevi sempre…-
- Che
frase?- lo esortò.
Il ragazzo la guardò ancora, indeciso - Il potere dei
desideri di morte vaga nel sottosuolo. L’arma arriverà dal cielo.- silenzio.
Poi iniziò a ridere istericamente - Abbastanza inquietante
per noi che ti accudivamo…-
Ma Hitomi non rideva. Era una frase assurda, non sembrava avere molto senso. Quali
desideri di morte? Quale arma?
Eppure la terrorizzava. Lei non
vedeva e diceva mai nulla per puro caso, specie nei sogni.
Significava qualcosa, che forse trovava collegamento nella
sua visione.
Doveva scoprirlo, e in fretta.
Dopo poche ore
riuscì a convincere l’amico che stava bene e che poteva tranquillamente uscire
all’aria aperta, e che la luce del sole non potesse
farle altro che bene.
Così adesso erano in giardino che passeggiavano lentamente,
lui per il ginocchio, lei perché si sentiva ancora
debole.
Poi avvertirono delle voci divertite poco più avanti a loro.
Avanzarono lentamente. Poi Hitomi si pietrificò nell’osservare la scena.
Davanti a lei c’erano Merle e Van, che parlavano
allegramente, quasi giocando come avevano sempre fatto. Lei sorrideva felice e
gli si appiccicava, e lui le sorrideva dolcemente come se fosse la sorella che
non aveva mai avuto, accarezzandole i capelli rosa pallido.
Ed improvvisamente Hitomi si rese
conto che in quella scena adesso non poteva più entrare. Che
avrebbe rotto tutto perché lui non sapeva chi fosse. Una piccola
speranza s’insinuò in lei, che forse in quei giorni a lui fosse tornata la
memoria, ma aveva troppo timore per avvicinarsi.
E fu Merle a voltarsi e a vederli.
- Hitomi! Hiroshi! -
li chiamò salutandoli con la mano. Il ragazzo ricambiò il saluto con un sorriso
mentre la ragazza abbassava lo sguardo intimidita. Con
quasi una vena di orrore vide che la gatta e Van si
stavano avvicinando a loro. Poi notò gli sguardi incuriositi che il re gli
lanciava e lei capì. Lui ancora non si ricordava di lei.
- Finalmente ti sei
svegliata…- stava dicendo Merle con la sua allegria -…come ti senti?- ma la
ragazza era persa negli occhi scuri del giovane re. C’era qualcosa di diverso
in quegli occhi. Non la riconoscevano, non la guardavano
con dolcezza. Non le davano l’impressione che esistesse
solo lei, che solo lei fosse importante, come avevano sempre fatto nei suoi
riguardi. Quando per lui non esisteva che lei, e lei
stupida e cieca non se ne rendeva conto.
No, adesso quegli occhi erano diversi. Forse era interessato
a lei, incuriosito da una ragazza venuta dalla Luna dell’Illusione, ma nulla di più. Come guardava
lei, allo stesso modo guardava Hiroshi. Era solo
curioso, di lei non si curava più. Non la conosceva più.
Quando questo pensiero prese
sostanza dentro di lei, i suoi occhi s’inumidirono. Adesso non riusciva più a
trattenersi dal piangere. Si portò una mano sulla bocca, e sotto gli sguardi
increduli e stupiti di Merle, Hiroshi e lo stesso Van, iniziò a singhiozzare
violentemente, per poi scappare via, non reggendo più quello sguardo che il re le mandava.
Uno sguardo senza amore.
Si rinchiuse nella sua camera, sepolta sotto le coperte e
pianse.
Pianse molto, troppo. Continuava a piangere, sperando che le
lacrime si esaurissero prima o poi, ma quel momento
sembrava non arrivare mai. Poi alla fine, stanca si addormentò, abbracciata ad
un cuscino umido e cullata dal dolce ricordo dello sguardo di
lui, quando si erano detti addio.
Toc, toc. Toc, toc.
Un rumore sordo la svegliò. Strizzò gli occhi ma li lasciò
chiusi.
Non voleva svegliarsi!
Toc, toc. Toc, toc.
Ma perché non la lasciavano in
pace?
Lei voleva solo starsene da sola, a pensare, a piangere
ancora un po’.
Toc, toc. Toc, toc.
Sospirò e senza aprire gli occhi, né uscire dalle coperte chiese seccata.
- Chi diavolo è? -
Un breve silenzio poi la risposta - Sono
Hiroshi, posso entrare? -
- No. Vattene!
Voglio star sola! -
Un altro silenzio. Forse se n’era andato, rinunciando.
- Ti ho solo portato
qualcosa da mangiare…è ora di cena, ed ho immaginato avessi
fame.- il suo tono era dolce e questo le fece ancora più male.
- Non ho fame.-
sentenziò - E adesso vattene via.-
Ma la porta si aprì lo stesso.
Hiroshi entrò con un vassoio, richiudendosela alle spalle.
Camminò piano verso il tavolo accanto alla finestra e vi
poggiò sopra il vassoio.
- So che non hai
fame adesso…- disse -…ma potrebbe venirti fra un’ora.
Ti lascio tutto qui, vedi di mangiare qualcosa.-
Poi fece per andarsene, fermandosi davanti alla porta in legno scuro. Sospirò rumorosamente, ma Hitomi non accennò
ad uscire dalle coperte.
- So che vorresti
startene per sempre qua dentro. Ma non servirà a nulla
vedrai. Forse può farti bene piangere un po’…- una piccola pausa per riprendere
fiato -…ma non sarà di certo utile a cambiare le cose. Non riuscirai standotene
chiusa qui dentro a piangere, a far tornare la memoria a Van. Devi affrontarlo,
e darti da fare.- dopodiché uscì dalla stanza
silenziosamente.
Senza sapere che la ragazza stava di nuovo piangendo.
Sapeva che l’amico aveva ragione, ma adesso non trovava
proprio la forza di uscire da quella stanza sicura, lontana dai problemi.
Lontana dalla sofferenza.
Poi lo avvertì.
Qualcosa di strano dentro di lei.
Avvertiva qualcosa, ma non sapeva spiegarsi cosa.
Si faceva sempre più forte.
Poi una visione fugace di Fanelia vista dall’alto.
Qualcosa si stava avvicinando.
Erano in grave pericolo.
Si alzò, si asciugò le lacrime sciacquandosi il viso con
l’acqua fredda, ed uscì veloce dalla stanza. Doveva avvertirlo, anche se lui
non si ricordava di lei.
Nel corridoio incontrò Millerna.
- Hitomi! - la
chiamò - Cosa succede? Perché
quell’aria preoccupata? -
La ragazza prese per il braccio la regina e le sussurrò
piano - Sta arrivando qualcosa Millerna…dobbiamo
scappare. Avverti Allen, fate evacuare la città!-
- Cosa?-
la regina era confusa. Ma Hitomi non le lasciò altre
spiegazioni.
Se ne andò veloce, alla ricerca del
re.
La sensazione era sempre più forte, doveva
far presto. Istintivamente strinse il ciondolo della nonna, sperando che
potesse aiutarla.
Arrivata davanti all’enorme posta di legno, si fermò. Ma non c’era tempo per la paura di affrontare il ragazzo.
La spalancò e trovò Van affacciato alla finestra, lo sguardo
perso nel cielo, concentrato. Si voltò a guardarla e restarono per qualche istante immobili.
- Si?- le chiese lui
con tono formale.
Hitomi respirò con calma - Van, presto. Devi far evacuare la
città. Qualcosa sta arrivando, e non ha intenzioni amichevoli! -
Ma mentre lui stava per ribattere
confuso, si sentì un fragore quasi terrificante. Una luce intensa si sparse per
la cittadina e la terra iniziò a tremare.
Troppo tardi pensò la ragazza mentre guardava fuori dall’ampia
finestra della stanza.
Van e Hitomi
procedevano veloci, l’uno accanto all’altra, in uno dei tanti corridoi del
palazzo.
Dopo che la ragazza era piombata nella stanza del giovane
re, e c’era stato quel boato agghiacciante, si erano guardati un attimo in
silenzio. Spaventati, confusi. Lei si era alzata, seguita
subito dal ragazzo, e senza dirsi una parola erano usciti dalla stanza
in fretta. Sapevano esattamente cosa fare, senza sentire il bisogno di
comunicarlo all’altro, come se potessero leggersi nel pensiero. Ad Hitomi piacque questa sensazione familiare, questo
sentirsi completamente in sintonia con lui. Mentre per Van
era tutto confuso. Certo, notava la grande affinità
che c’era fra loro, ma non ne comprendeva la ragione. In fondo, per lui, era
un’estranea.
Mentre avanzavano la ragazza lo
osservava di sottecchi, sorridendo tra se per quella situazione. Se erano ancora in sintonia allora forse si sarebbe ricordato
di lei a breve. Questo pensiero le diede una nuova speranza, e per un attimo
dimenticò ciò che stava accadendo attorno a loro.
Anche Van la guardava, rivolgendole sguardi
confusi e imbarazzati ogni tanto. Le sembrava ancora incredibile che
quella ragazza fosse un abitante della Luna
dell’Illusione e che, oltretutto, lui l’avesse già conosciuta. Come poteva
aver dimenticato una cosa del genere? Aver rimosso una sola persona dalla sua
memoria. Ma adesso non era il momento di pensare a
questo. Fanelia era in pericolo, sicuramente qualcuno li stava attaccando, come
aveva detto la ragazza.
Ad ogni persona che incontravano dicevano di scappare
avvertendo chiunque incontrasse. Bisognava mettere
tutti al sicuro.
Tornata alla realtà delle circostanze Hitomi vide avanzare
verso di lei l’amico - Hiroshi! - lo chiamò correndogli incontro,
seguita da Van.
I due ragazzi si guardarono per qualche istante, ma dovevano
rimandare il comprendersi a dopo.
- Tutto bene
Hicchan!? - chiese la ragazza guardandolo. Sembrava così scosso.
La guardò un istante poi annuì incerto - Si, ma cosa sta succedendo? -
la ragazza scosse la testa - Non ne
sono sicura, ma credo che sia un attacco nemico.-
- Ma
non abbiamo più nemici, dopo la guerra…- replicò Van alzando la voce.
Hitomi si alzò in piedi, aiutando Hiroshi - Senti Van…-
iniziò -…a quanto pare, dei nemici ce li avete,
altrimenti non avrebbero attaccato così Fanelia. Adesso, la cosa principale da
fare è mettere tutti al sicuro, dopo penseremo a
combattere, d’accordo?- era così decisa che sembrava quasi che fosse lei a
governare.
I ragazzi annuirono sconcertati nel vederla così decisa.
Hitomi disse a Hiroshi di cercare Allen -
E dopo?- chiese lui.
- Digli che avrà lui
il compito di mettere quanta più gente possibile al riparo…bisogna fuggire da
qui, e alla svelta…- posò lo sguardo su Van, notandolo molto accigliato.
- Che
succede? - chiese preoccupata.
Dopo qualche istante di esitazione
Van rispose crucciato - Sbaglio o il re sono io?-
Hitomi annuì guardandolo - Certo…perché?-
- E
allora devo decidere io no?- sembrava alquanto seccato. Come si permetteva
quella sconosciuta di dare ordini.
- Scusami…-
profondamente mortificata abbassò lo sguardo -…volevo solo essere
d’aiuto…-
Hiroshi, che aveva osservato la scena
confuso, disse apertamente - Accidenti come sei permaloso…quindi che
faccio?- chiese rivolto all’amica, ma lei non rispose.
- Fa come ha detto…-
accordò il re alla fine, incamminandosi velocemente lungo il corridoio
-…evidentemente è vero, che ha già avuto a che fare con me, se sa dare ordini
del genere.-
La ragazza sollevò nuovamente lo sguardo, sorridendo a quel
complimento nascosto, e iniziò a seguire il giovane re. Poi si voltò nuovamente verso l’amico - Vai sulla Crusade. Ci
vediamo a Palas…-
Hiroshi non capiva - E come arriverete a Palas? -
La ragazza sorrise - Vedrai…adesso
muoviti.- si voltò e raggiunse Van, che si era fermato ad aspettarla.
- Un’altra cosa…-
aggiunse il sovrano osservando il proprio sosia -…cerca Merle. Prenditene cura
per favore.-
Correvano veloci nel
bosco subito accanto al palazzo.
Non si fermavano, non parlavano.
C’era solo una grande fretta, e una grande paura di
non fare in tempo. Dovevano affrettarsi.
La ragazza temeva di non ricordare la strada, ma il re
avanzava spedito e sicuro, quindi non le restava far altro che seguirlo
fiduciosa.
La meta sembrava non arrivare mai, e
intanto gli attacchi nemici si erano fatti più contigui. Ancora non era
riuscita a scorgere un solo nemico però. Che fosse di
nuovo l’opera dei giganti invisibili di Zaibach? Le sembrava poco probabile,
però era l’unica ipotesi che riuscisse a formulare al
momento. Anche nelle sue visioni, non aveva mai visto
il nemico vero e proprio. Quello sulla quale era sicura, era che gli attacchi
venissero dall’alto, dal cielo.
Senza accorgersene il ragazzo davanti a lei iniziò a
rallentare - Dovremmo esserci quasi…-
- Sei sicuro? -
Van la scrutò arruffato - Bè…non proprio, è molto che non
vengo più qui…-
- Ma
l’Escaflowne non si trovava accanto alla tomba di tua madre, tuo padre e
Folken? - chiese d’impulso lei.
- E
tu come fai a sapere dell’Escaflowne? Era per questo che
mi seguivi? - chiese Van agitato, prendendole le spalle.
Hitomi spalancò le grandi iridi chiare - Quante volte
bisogna che te lo ripeta? - chiese stanca - Tu non ti
ricordi di me, ma io c’ero…sono stata con te sull’Escaflowne diverse volte, che
tu ci creda o no…-
Passò qualche istante di silenzio tra di
loro, interrotto solo da un altro scoppio, questa volta più vicino - Dobbiamo
far presto Van…- lui le lasciò le spalle.
-
Già…in ogni caso, ho spostato l’Escaflowne più all’interno, per evitare che
fosse trovato…-
Hitomi sospirò rassegnata - E ricordi
come arrivarci? -
Van scosse la testa - A dire il vero, speravo che entrando
nel bosco me ne sarei ricordato, ma è troppo che non
vengo…-
Passò qualche altro secondo silenzioso. In lontananza le
urla della gente che cercava di mettersi al riparo, che piangeva invocando
qualche nome confuso.
- Bè, c’è un
qualcosa che ti ricordi del luogo che può farci da indizio? - gli chiese Hitomi
passandosi una mano fra i capelli chiari.
Il giovane re sembrò riflettere - Ricordo di averlo nascosto
vicino ad una cascata…non era molto grande…-
La ragazza annuì seria, poi prese
il ciondolo dal collo, facendolo scintillare alla luce rossastra del tramonto.
- Ma
quel ciondolo è…- Van non finì la frase perché la ragazza lo zittì con lo
sguardo.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, stringendo forte
la pietra cristallina.
Una cascata. Devo
trovare una cascata.
Nel buoi della sua mente, iniziò a
materializzarsi l’immagine lontana di un ruscello. Poi degli alberi verdi, e al
fondo, una piccola cascata. Poi lo vide.
- Presto, da questa
parte…seguimi!-
Iniziò a correre nel bosco, seguita, seppur sconcertato, dal
ragazzo.
Sola. Completamente
sola.
Non sapeva dove andare. Era terrorizzata.
L’esplosione era avvenuta all’improvviso, accanto a lei.
Macerie incandescenti le erano cadute addosso, e adesso
aveva un braccio ustionato.
Piangeva, ma nessuno pareva sentirla.
Era intrappolata sotto a quelle che erano le rovine di una
delle abitazioni della cittadina.
Vedeva, con i suoi grandi occhi, uomini, donne e bambini che
correvano impauriti.
Ma nessuno si accorgeva di lei.
Nessuno sentiva le sue urla di dolore, paura e angoscia.
Altre esplosioni, alcune lontane, altre vicine.
Aveva paura, ed era completamente sola.
Non poteva muoversi, non poteva
scappare.
Era in trappola.
Presa da un’angoscia profonda e irreale, iniziò a scavare
con le unghie affilate nella terra.
Cercava di aprirsi un varco.
Era piccola, e non ci sarebbe voluto
molto spazio.
Ma appena credeva di essere
riuscita nel suo intento, altre macerie le crollavano davanti, lasciandole ben
poche speranze.
E poco ossigeno.
- Accidenti a quella
gatta…dove sarà andata adesso?-
Hiroshi correva veloce per le vie oramai distrutte di
Fanelia.
Aveva fatto come Hitomi gli aveva chiesto. Aveva trovato
Allen, e insieme erano riusciti a mettere in salvo
molte persone, nascondendole nei boschi.
Ma il re gli aveva dato l’incarico
di proteggere Merle, quella gatta dispettosa che lo aveva infastidito da quando
l’aveva conosciuta.
Eppure non la stava cercando certo
perché gliel’avesse chiesto Van.
Il motivo era un altro.
L’avrebbe cercata ugualmente anche se lui non gliel’avesse
chiesto.
Purtroppo avanzava lentamente per colpa del ginocchio.
Non era ancora guarito, e gli faceva anche male. Però non poteva certo fermarsi per così poco.
Si chiedeva, fra una corsa e l’altra, dove fossero Van e Hitomi, e cosa avessero in mente. Quando aveva detto ad Allen che erano corsi via chissà dove, non
gli era sembrato affatto stupito. Anzi, pareva quasi soddisfatto. Un altro mistero in più da svelare
continuava a dirsi.
Si fermò per
riprendere fiato. Il dolore al ginocchio aumentava, e i polmoni gli dolevano
per l’aria pesante di fumo che si era sparsa per la città.
C’era un caos allucinante, e nessuno sembrava ancora aver
compreso da chi venissero questi attacchi nemici.
Chiuse gli occhi, cercando di prendere fiato in fretta. Poi,
all’impossibile, scorse un piccolo e flebile lamento. Era lontano, anzi, più
che lontano sembrava rinchiuso.
Cercò di capire da dove arrivasse,
e cosa fosse soprattutto.
Un singhiozzo.
Un rantolo.
Non sapeva da cosa era spinto, ma si diresse senza
esitazioni verso un cumulo di detriti.
E seppe che sotto c’era lei.
- Merle! - urlò
forte.
S’inginocchiò li accanto, con gli
occhi già lucidi - Ti prego, rispondimi…-
Iniziò a scavare con le mani, graffiandosi con le pietre
appuntite.
Sentiva male, ma non poteva fermarsi.
Spostò un grande masso annerito.
Era pesante, ma ci mise tutto se stesso e non sentendo né la fatica né il
dolore.
Nella piccola apertura che aveva creato, vide una piccola
mano con le lunghe unghie affilate aggrappate alla terra. Era certo che avesse
tentato di scavarsi un’uscita.
Ma non si muoveva, era immobile.
- No, no…no! Ti
prego Merle! -
Il ragazzo afferrò la mano e sentì che emanava un lieve
tepore. Poi dal niente, un piccolo movimento, quasi impercettibile.
Ma lui lo sentì.
- Stai
tranquilla…- la rassicurò ormai all’orlo delle lacrime -…adesso ti tiro
fuori io. Cerca di resistere.-
Si guardò intorno, in cerca di aiuto,
ma non lo trovò. Continuava a tenerle la mano, per infonderle coraggio, per
farle sapere che lui era li.
Non seppe da dove, ma trovò la forza di spostare gli altri
massi sopra la gatta, e finalmente la vide.
Sdraiata a pancia in giù, il corpo
annerito dal fuoco, il pelo del braccio sinistro bruciato con la pelle
ustionata. Anche sul viso, leggermente.
L’attirò a se, stringendola, cercando di svegliarla.
- Svegliati ti
prego…- era più un ordine che una preghiera.
Non poteva credere di non aver fatto in tempo.
Poi sentì qualcosa su di sé. La guardò, e vide i suoi grandi
occhi viola semiaperti, osservarlo confusi. Sul viso le si
accennò un sorriso.
- Merle, mi
riconosci? Sono io, Hiroshi! -
La strinse di più, guardandola spaventato.
- Grazie…- un
sussurro lieve, ma reale.
Hiroshi sorrise, e si alzò in piedi, tenendola in braccio.
S’incamminò verso la Crusade, sollevato di essere riuscito a
salvarla.
- Eccola, è quella
la cascata! - esclamò Van che correva dietro a Hitomi.
La ragazza si fermò, riprese fiato, e si guardò attorno -
Dov’è l’Escaflowne? - chiese al ragazzo.
Anche lui osservava lo spazio circostante - Se la cascata è
li…-
Vi andò davanti, e si voltò verso sinistra. Hitomi lo imitò.
Li accanto vi stava una grotta,
nascosta dagli alberi, buia e profonda. Hitomi guardò il
ragazzo incuriosita - E’ li?-
Lui si limitò ad annuire, avanzando verso l’entrata. Ma si bloccò subito.
- Dannazione!-
enfatizzò all’improvviso.
Hitomi lo osservò confusa - Che succede?-
Lui le restituì lo sguardo - Non ho con me
il Drag Energist…-disse
mortificato.
La ragazza sospirò rumorosamente, chiedendosi come avrebbero
fatto adesso. Poi, l’idea.
Si tolse dal collo il ciondolo di sua nonna, e glielo porse.
Il re sembrava non capire.
- Prendilo…- lo
incitò lei.
- Perché?
- era dubbioso.
Hitomi sospirò di nuovo - La pietra che vedi è un frammento
di un Drag Energist…dovrebbe funzionare ugualmente…-
La guardò per qualche istante stralunato,
poi afferrò il piccolo oggetto, ringraziandola.
Varcarono insieme l’ ingresso buio
e freddo della grotta, avanzando lentamente, e dopo un cammino di un minuto lo
videro.
Si ergeva in tutta la sua maestosità, proprio come lo
ricordavano.
Negli occhi di Van però c’era una vena di tristezza.
Avevo promesso che non
avrei più avuto bisogno di te, e invece la pace sembra
finita.
Prese coraggio, e gli si avvicinò, seguito dalla sguardo di Hitomi.
Non appena avvicinò il ciondolo al cuore del Guymelef
Ispano, questi iniziarono a brillare all’unisono. Stavano comunicando
chissà per merito di quale magia.
Ma non appena avvicino il ciondolo
ancora, questo venne respinto da un fulmine azzurro, che lo scaraventò a terra
con violenza. Hitomi corse dal ragazzo preoccupata, e lui si mise
seduto con il suo aiuto.
- Che
è successo? - chiese la ragazza guardando il giovane.
Lui scosse la testa confuso - Non
ne ho idea…forse non…- ma non finì la frase perché un dolore lancinante alla
testa lo colpì con ferocia.
Si afferrò il cranio con entrambe le mani, piegandosi su se
stesso, sotto gli occhi impauriti della ragazza. Sembrava che la testa dovesse
scoppiargli da un momento all’altro.
Hitomi non capiva cosa stesse
accadendo, ma prese Van su una spalla e lo condusse fuori dalla grotta. Come il
ragazzo si allontanò dal guymelef, uscendo da quell’antro
buio, il dolore si attenuò fino a scomparire.
- Stai meglio? -
domandò lei preoccupata.
Van annuì trovando la forza di reggersi in piedi da solo - Cosa è accaduto? - se lo chiese da
solo e allo stesso tempo a lei, come se sapesse la risposta ad ogni sua
domanda.
Lei scosse il capo - Non lo so…-
- Ho provato un
forte dolore, subito dopo quel fulmine…è come se lo stesso Escaflowne mi avesse
respinto…-
Hitomi aveva paura di quello che stava per dire - Vuol dire che non puoi pilotarlo? -
Gli lesse negli occhi la risposta - Ma come può essere? -
- Non lo so…e adesso
cosa facciamo?- rispose lui, alzando lo sguardo al cielo che oramai si stava
scurendo.
Passarono secondi interminabili di silenzio carico di
tensione e preoccupazione. Cosa sarebbe accaduto
adesso?
Un’altra esplosione, più vicina di quel che sembrava,
squarciò il loro silenzio.
- Si avvicinano…che
facciamo? - le chiese ancora Van, guardandola.
E lei, guardando quelle iridi scure dense
di timori, ansie e preoccupazioni, prese una decisione inesorabile.
Si alzò, imitata poco dopo da lui.
- Dammi il
ciondolo…- disse decisa.
Van non obbiettò, e glielo porse - Che vuoi
fare? -
Lei sorrise guardandolo - Se non puoi farlo tu, forse posso
farlo io…-
Corse dentro alla grotta senza
lasciargli il tempo di dirgli che era una cosa impossibile, fuori da ogni
logica. La raggiunse, quando ormai era già di fronte alla grande
gemma rossa del guymelef.
- Smettila…è
pericoloso, sai che è impossibile…- cercò di dissuaderla, ma purtroppo non
ricordava quanto Hitomi fosse testarda.
Non lo stava ascoltando. Si era estraniata da tutto,
chiudendo gli occhi per concentrarsi. Forse i suoi poteri potevano aiutarla.
Strinse il ciondolo con forza. Ti prego, è la nostra unica speranza!
Ma non accadeva nulla.
Strinse ancora di più l’oggetto fra le mani.
Popolo di Atlantide. Vi prego, aiutatemi!
E, contro ogni aspettativa, dalle
sue mani si sprigionò una forte luce rossa, che brillava in contemporanea alla
gemma dell’Escaflowne.
- Ce
l’ho fatta!-
Van osservava la scena sbalordito -
Non può essere…- continuava a ripetersi.
La ragazza immerse le mani nella gemma, come aveva visto
fare al ragazzo in passato. Sentì la pietra farsi liquida. Fredda, ma
rilassante. La stava accogliendo.
Appena ritirò le mani, la macchina
si mosse, aprendo la cabina.
Prese coraggio, respirando forte.
Forza
Hitomi, puoi farcela!
Non appena entrò nella cabina, l’Escaflowne prese le
sembianze del drago bianco.
Hitomi guardò Van che la fissava stupefatto - Avanti, sali!
- gli gridò forte.
Lui tentennò, restando dov’era.
- Forza, che
aspetti?-
Alla fine si convinse e salì lentamente, sedendosi dietro di
lei.
- Sei capace? - le chiese sconcertato.
Hitomi lo osservò per un istante - Veramente no…-
Il ragazzo sospirò rassegnato - Devi
desiderare intensamente di volare. Come se tu fossi l’Escaflowne stesso…-
sentiva il dolore alla testa tornare, seppur più lieve di prima.
Possibile che non potesse avvicinarsi più al guymelef ?
Hitomi chiuse gli occhi, concentrandosi.
- Senti
il battito del cuore in sintonia…desideralo…- ascoltava la voce del
ragazzo farsi lontana.
E lo sentiva davvero.
Lentamente, l’Escaflowne si librò in aria.
- Brava! Così…-
La ragazza non riusciva a credere di esserci riuscita
davvero.
Dunque, erano così forti i suoi
poteri?
- Ce la faccio…-
sorrideva di felicità, e guidò l’Escaflowne fuori dalla
grotta, poi su, sopra la foresta. Van le si strinse
contro, indebolito dal dolore.
La ragazza si voltò, e vide lo spettacolo terrificante della
sua visione.
Ancora una volta Fanelia era andata distrutta, ma per mano
di chi?
Vide delle ombre fra le nubi scure allontanarsi
all’orizzonte, non riuscendo a capire cosa fossero.
Si alzò ancora più in alto, l’attacco era finito, ma niente era stato risparmiato.
Ormai, non poteva far altro che dirigersi verso Palas.
Continua…
Ciao a tutti…so
di averci messo un’eternità a scrivere questo cap, ma proprio non riuscivo a
partorire un’idea decente…
Spero che come sia venuto sia di
vostro gradimento…se devo essere sincera, potevo far
meglio, ma non ne ho trovato la forza…poi sono stata anche molto occupata,
presa dall’ispirazione illuminante per il mio libro, così vi ho
trascurato…scusatemi tanto ^^’…passo ai ringraziamenti…
Ah, grazie anche a chi legge senza
recensire ^__^ e se qualcuno si vuole aggiungere ad una
recensione, sia libero di farlo!!!!!
nuvia : mi spiace, ma non ho esaudito la tua richiesta ^^’ non uccidermi
però :P fammi sapere se questo capitolo ti è piaciuto!!!
Jenny76 : Hai proprio ragione, credo sia
una cosa orribile…ma dovevo complicare un po’ le cose no? ^^ E la stima per
Hiroshi cresce anche in me…è stato un eroe in questo cap???
un bacio e fammi sapere!!!
Mione1986 : ( 1 recensione XD ) no non te
l’hanno tagliata visto ^^ dici il drago??? Mah, chi lo sa…
( 2 recensione XD
)anche questa pubblicata ^^ vedo che
Hiroshi sta acquistando molto successo ^^ che mi dici di sto
cap??? bacioni
Cristie : Ma ciao, ben trovata!!! Ti do un
caloroso benvenuto…sono felice che questa mia storia ti piaccia tanto ^^
continua a seguirmi, e grazie per aver aggiunto la storia tra i preferiti…bacio
giuliastarr : ah ah ah XD ma grazie, quanti
complimenti!!! Aspetto il tuo giudizio!!!
Ashley : Ben tornata!!! ^^ che bello, sono
felice che sia ripassata di qua…e grazie per i complimenti!!!!! un abbraccio
Ragazze non so
come dirvi quanto conti per me il vostro sostegno!!!
- Oh, finalmente hai
ripreso i sensi!- una voce femminile, accanto a lei.
Merle aprì lentamente i grandi occhi viola, cercando di
focalizzare l’immagine della persona china su di lei.
- Come ti senti?-
Millerna, da sopra di lei, la osservava con lo sguardo
celeste preoccupato.
Per tutta risposta la gatta si limitò a
un mugolio strozzato. Aveva la gola secca.
Tutto il corpo le doleva.
Il viso era per metà nascosto da bende di lino, e la stessa
cosa era per un braccio ed una gamba.
Non ricordava bene cos’era
accaduto, nella sua mente c’era ancora troppa confusione.
Avvertì poi, il piacere dettato dal panno umido che Millerna
le stava appoggiando sulla fronte, e sospirando, si lasciò cullare dalla stanchezza
addormentandosi.
Il seguito fu solo a
brevi istanti di coscienza.
Si sentiva la testa pesante, il corpo paralizzato. Sudava
freddo, eppure le sembrava che il corpo le andasse a fuoco.
Delirava rendendosene conto. Respirava a fatica, e si sentiva
come se un grosso macigno le pesasse sui polmoni.
Le sembrò che il tempo non passasse mai, eppure a tratti si
svegliava e capiva lo scorrere del tempo.
Una volta, svegliandosi dal suo delirio febbrile, le sembrò
che Van fosse chino su di lei, con lo sguardo preoccupato e le mani sulle sue.
Muoveva le labbra per parlarle, ma lei non capiva. Si rese conto di chiamarlo,
e lo vide sorridere mentre le scostava con dolcezza i capelli dal viso.
Poi nulla ancora, per un altro periodo di tempo indefinito.
E
finalmente riaprì gli occhi, con lucidità.
Le sembrava che fosse passata un’eternità dall’ultima volta
che era stata cosciente.
Notò nuovamente Millerna accanto a lei,
intenta a leggere. Sospirò forte e la vide alzare lo
sguardo evidentemente sorpresa di trovarla sveglia e lucida.
- Merle! - esclamò
forte - Cielo, eravamo tutti preoccupatissimi…come ti senti?-
La gatta sbatté le palpebre più volte, infastidita dalla
lampada a olio accesa sul comodino accanto al letto.
- Credo…mi sento non
troppo bene…- disse infine a fatica.
Millerna sorrise - E’ normale…ad ogni
modo, sono contenta. Finalmente mi rispondi con lucidità. -
- Cosa…?-
- Non ricordi? -
Merle scosse la testa, mentre l’amica l’aiutava a sedersi sul letto.
- Eri
rimasta imprigionata sotto a delle macerie…per fortuna adesso stai bene.
Ci siamo molto preoccupati…-
Le due restarono per qualche istante in silenzio seguito da
Merle che le chiedeva chi l’avesse salvata.
- Non lo ricordi?-
all’ennesimo segno di dissenso la bionda continuò, quasi ridendo - Ma come…è
stato Hiroshi. Poverino…era davvero spaventato. E’ arrivato da noi, con te in
braccio, quasi in lacrime. Mi ha supplicato di salvarti in un modo così tenero
direi, che non sapevo cosa fare…-
Millerna guardò l’amica e notò un lieve rossore che le
coloriva le guance.
- Non credi dovresti
ringraziarlo? Si è anche ferito nel salvarti…-
- Ferito? - irruppe
Merle preoccupata.
La regina le sorrise - Si, ma
tranquilla…solo dei tagli superficiali alle mani…- nel vederla trarre un
sospiro di sollievo, si alzò dalla sedia.
- Dove
vai? - le chiese la gatta prima che potesse uscire
dalla stanza.
Millerna si voltò, sempre con un sorriso sul volto - Vado a
chiamare il tuo salvatore.-
Il cielo si era
ormai tinto di un rosso cupo, cangiante al blu.
Stava imbrunendo, e Hitomi era stanca.
Non si era mai soffermata a pensare a quanto fosse faticoso guidare un guymelef. E
sicuramente per lei, che non era abituata, la fatica era anche maggiore.
Van intanto avvertiva il dolore alla testa farsi più forte.
Più tempo trascorreva sull’Escaflowne, e più il dolore aumentava.
Guardava la ragazza
di sottecchi.
Provava un forte senso di ammirazione
per lei.
Era stata coraggiosa e molto determinata.
Aveva senza dubbio dimostrato di avere un carattere forte, e
questo non gli dispiaceva. Il fatto che non aveva nessun ricordo di lei, lo
spiazzava, però nel profondo, sentiva un forte legame con quella strana ragazza.
Lo aveva avvertito subito, anche se non lo aveva ascoltato.
E adesso si rendeva conto che non
avrebbe più potuto ignorarlo.
Non riusciva a capire come Hitomi, fosse riuscita a
comandare l’Escaflowne. Forse era dovuto ai suoi
poteri, che lui non conosceva.
Anche adesso.
Capiva che era stanca, eppure non mollava.
Era determinata e niente e nessuno l’avrebbero
fermata.
Tranne lui.
- Ascolta…- iniziò
il ragazzo sottovoce.
Hitomi si voltò a guardarlo e lui notò la stanchezza sul suo
viso.
La fronte era imperlata di sudore, gli
occhi erano velati di debolezza, il fiato corto e veloce.
Le braccia erano esili eppure trattenevano le briglie del
guymelef con forza.
I capelli chiari erano mossi nel vento serale.
E al ragazzo non poté che sfuggirgli il
pensiero che, anche in quel momento, potesse apparire davvero bella. Seppur non
fosse una bellezza classica, aveva qualcosa di affascinante
che lo attraeva.
Il ragazzo si schiarì la gola dopo qualche
istante di silenzio -…credo dovremmo fermarci. Devi riposare.-
Ma lei scosse la testa - Prima
arriviamo meglio è…e poi, è più sicuro viaggiare la notte. Me lo hai detto tu, un po’ di tempo fa…- aggiunse infine con un
sorriso tirato per la stanchezza.
- Forse…ma non credo
arriveremo lontano se ti sfinisci…- il suo tono era duro, severo, ed Hitomi
riconobbe anche un pizzico di rimprovero che era tipico di lui.
Sospirò rassegnata e annuì.
In fondo era stanca davvero, e poi, se lui se n’era accorto
e si stava preoccupando per lei forse qualcosa poteva accadere.
Si convinse che fosse un buon segno e, dopo alcuni minuti di
ricerca, trovarono una piccola radura tra la foresta adatta per far atterrare
l’Escaflowne.
Una volta a terra,
il ragazzo si procurò legna per accendere il fuoco.
Hitomi lo guardava assorta, mentre riposava seduta sul
tronco di un albero.
L’essere da sola con lui le provocava un insolito piacere.
Lo amava, e anche se lui non la ricordava, questo sentimento non poteva
cancellarlo.
Quando il fuoco fu acceso,
mangiarono frutti trovati nella foresta e prepararono dei giacigli per la
notte. La discussione si aprì subito dopo.
- Non se ne parla!-
esortava Van inflessibile.
- E
invece si!- infieriva la ragazza con decisione.
Il ragazzo sospirò rumorosamente - No, assolutamente…starò
sveglio solo io, mentre tu dormirai.-
-
E chi ha detto che devi essere tu a decidere?- domandò ironicamente Hitomi - Se
voglio star sveglia a fare un turno di guardia meglio per te no?-
- No invece!- la
prese per le spalle - Sbaglio o sei tu a comandare l’Escaflowne ora? E sbaglio
ancora, o oggi eri piuttosto stanca dopo un paio
d’ore? -
Hitomi non riuscì a replicare ed abbassò lo sguardo.
- Bene…quindi
dormirai, devi essere in forze.-
Il suo tono non ammetteva proteste e la ragazza si rassegnò
a dargliela vinta - Va bene…-
Razza di antipatico!voleva
aggiungere, ma si trattenne a stento.
Si sdraiò sul letto improvvisato fatto di foglie, mentre Van
le dava la schiena concentrandosi sui rumori del bosco. E
senza volerlo, si addormentò velocemente.
Aprì gli occhi che
era ancora buio.
Li sentiva stanchi, pesanti. Eppure come li aveva aperti le era passato il sonno, svegliandosi completamente.
Il fuoco era semiacceso, con delle piccole fiamme dorate che
rischiaravano debolmente la radura attorno a lei.
Si tirò su a sedere e si accorse che il suo compagno di
viaggio non era presente li accanto. Con il cuore a
mille si alzò allarmata, cercandolo attorno a lei,
quando lo intravide poco più avanti. Protetto dagli alberi e
seduto sulle rocce di un ruscello che scorreva tranquillo. Aveva lo
sguardo assorto, lontano in chissà quali pensieri.
Ma sempre all’erta.
Infatti si voltò di scatto
estraendo per gran parte la spada, prima di accorgersi che l’ospite era quella
strana ragazza.
- Tranquillo, sono
solo io.- lo rassicurò Hitomi alzando le mani.
Il ragazzo rinfoderò l’arma, e si risedette tranquillizzato
- Che ci fai già sveglia? - le chiese con il suo
solito tono brusco.
Lei sorrise e gli si sedette accanto.
- Non so…mi sono
svegliata e basta.-
Van la osservò incuriosito. Era davvero una ragazza
bizzarra. Che avesse avvertito la sua assenza? Ma lei continuava a sorridergli come se fosse la cosa più
naturale del mondo.
- Perché
stai sorridendo?- le chiese stupidamente, pentendosene subito.
Hitomi lo guardò divertita - Perché sono
con te.-
Lo disse con una tale semplicità che lo spiazzò. E’ veramente strana!
Senza volerlo distolse lo sguardo, tornando ad osservare il
cielo. quando lei si mise a ridere.
-
Che…cosa c’è di così divertente?-
La ragazza gli rispose senza smettere quella sua risata
serena - Sbaglio o sei arrossito?-
Van la guardò imbarazzato - No…non è
vero! Smettila di dire sciocchezze!- si alzò, le
guance in fiamme, e tornò dal fuoco per ravvivarlo.
Hitomi lo seguì con lo sguardo Mi sa che ho esagerato. Dovevo ricordarmi di
quanto sia suscettibile.
Lo raggiunse lentamente - Scusami dai…non volevo metterti in
imbarazzo…-
- Bè, lo hai fatto.-
la interruppe lui bruscamente.
Lei si adagiò al suo fianco, aggiungendo un ramo secco al
fuoco - Scusa...-
Il ragazzo scosse la testa - No, scusami
tu…non dovevo essere così brusco. Ma, il fatto è che…-
si fermò prima di finire la frase.
- Si?-
lo esortò lei incuriosita.
La guardò negli occhi in uno sguardo intenso che la paralizzò.
Sembrava volesse parlarle con lo sguardo. Con quei suoi
occhi scuri che sapevano esprimersi al posto suo.
Mi sento strano quando
mi sei accanto, ecco la verità.
Ma riuscì solo a mormorarle un breve - No, nulla…-
Alzò lo sguardo, e vide che il cielo aveva iniziato a
schiarirsi. Era l’alba.
- Sei pronta a
partire?-
Hitomi annuì sorridente.
S’incamminò verso il guymelef e una volta in sella presero
il volo verso la capitale di Asturia. Van che le
stringeva la vita continuava a guardare dritto davanti, evitandola un po’.
Ma Hitomi sapeva. Aveva compreso
che qualcosa stava accadendo, ma non avrebbe detto
nulla.
Avrebbe finto di non aver capito e forse, in un futuro, lui
avrebbe trovato il coraggio di dirle i suoi pensieri di quel mattino.
Si svegliò lentamente, mormorando ancora nel sonno.
Aveva sognato tutta la notte. Ma l’insieme era tutto confuso e non ne ricordava nemmeno
uno.
Aprì piano l’occhio destro,
libero dalle bende.
Quando
si sollevò a sedere notò qualcuno appoggiato alla sponda del letto.
Era Hiroshi, e dormiva.
Dava l’impressione di esser
rimasto li tutta la notte e poi, stanco, d’essersi
addormentato.
Merle sentiva il suo respiro
regolare, quasi ipnotico e osservandolo riconfermò a se stessa la sua teoria. Quella che il terrestre non assomigliava poi molto al ragazzo che
le aveva fatto da fratello per una vita.
Van era stato tutto il suo mondo fin da quando era molto piccola, tanto
che i suoi ricordi partivano già con la sua presenza. Per lei era sempre stato
tutto, suo padre, suo fratello, il suo amico più caro. Sorrise
ripensando a quando, da piccoli, giocavano assieme per le vie di Fanelia.
Gli abitanti del villaggio si erano abituati subito alla sua
presenza, anche se vedere uno dei principi farsi rincorrere da una mezza
gattina, era parecchio bizzarro. E tutto era
cambiato con l’arrivo di Hitomi. Lei prese quasi il suo posto, per questo
all’inizio le si opponeva con tanta determinazione.
Continuava a chiedersi cosa volesse quella ragazza dal suo Van. Fino a che Merle, si rese tristemente conto, che ormai non poteva
più cambiare le cose. Hitomi poteva essere per Van, quello che Merle non
sarebbe mai stata. E così era rimasta in disparte,
restando una buona amica e lasciandosi coccolare come
una sorellina. Ed era proprio questo per lui, una
sorellina. Ma non era più triste per questo, anzi, era
felice di aver scoperto la sua famiglia in lui.
Ma Hiroshi era tutta un’altra questione.
Era piombato dal nulla proprio
come Hitomi, apparentemente identico al re di Fanelia.
E adesso
le aveva pure salvato la vita come solo Van avrebbe saputo fare.
Si sentiva strana, era come se
Hiroshi fosse la sua occasione perduta e ritrovata.
Ma era
diverso.
E non
solo esteriormente.
Era altruista, molto più di
quanto credesse lui stesso. Generoso, gentile. Estremamente dolce e sempre pronto a consolare con un
sorriso. Coraggioso a dir poco E’ venuto
a cercarmi in mezzo a quell’inferno, rischiando di morire! Per me…
Talmente presa dai suoi pensieri non s’accorse subito che il
ragazzo si stava svegliando, aprendo lentamente gli occhi. Questo si tirò su a
sedere cercando di abituare la vista alla luce del giorno.
Sbadigliò e la gatta non poté non trattenere un sorriso divertito.
Poi si voltò a guardarla stupito nel trovarla sveglia. E chissà da quanto.
- Bu…buongiorno.- le
disse solamente senza nascondere la sua sorpresa.
Lei accennò un sorriso imbarazzato e rispose al saluto.
Dopo un minuto di interminabile silenzio
il ragazzo si alzò - Vado a prendere qualcosa per fare colazione…ti va di
mangiare qualcosa?- le chiese preoccupato.
Merle annuì - Si, ho un po’ fame a dire il vero…-
Vide il suo viso aprirsi in un sorriso rasserenato - Bene, è
sintomo che stai meglio…allora parto per una colazione
abbondante! Arrivo subito signorina…-
Uscì dalla porta in fretta lasciando sola una Merle
sorridente.
Le posò fra le mani
una tazza di tè fumante, e lei non esitò a berne un piccolo sorso.
- Attenta che
scotta…qui ci sono tutti i biscotti che sono riuscito
a trovare…-
Posò un vassoio carico di biscottini di tutti i tipi sul
letto.
- Ma
scusa, e Millerna?-
Il ragazzo la guardò intontito - Starà dormendo…Merle, ci
siamo svegliati che era appena sorto il sole, credo…-
Lei bevve una altro sorso dalla
tazza bollente - E tu, sei stato qui tutta la notte?-
- Oh no…- le rispose
Hiroshi in fretta, e Merle si sentì un po’ delusa dalla sua risposta Oh, ma cosa mi aspettavo?
-…in realtà, non
riuscivo a prendere sonno…- continuò il ragazzo -…così ho pensato di venire a
vedere come stavi, e quando sono entrato ti ho sentita
mugolare nel sonno, così sono rimasto qua finchè non mi sono addormentato.-
L’ultima frase la disse ridendo, quasi imbarazzato, e anche
a lei venne da ridere.
- Che
c’è?- le domandò Hiroshi.
- No, no nulla…- e
si cacciò un biscotto in bocca.
Lui mise su un finto broncio - Eh no, non si ride mai per
niente…non me la racconti giusta!-
- Niente…sono solo
contenta.-
Non si trattenne da quelle parole che le uscirono di getto, spontanee.
Abbassò lo sguardo impietrita e rossa
in volto, per poi rialzarlo lievemente per scorgere la reazione di lui.
Le stava sorridendo tranquillo.
- Bene…- le disse
-…anche io lo sono.-
Lei lo guardò negli occhi, che in quel momento erano d’un blu cupo, ma intenso. Come magnetico.
Finirono la loro colazione in silenzio.
Senza accorgersene iniziarono poi a parlare di ogni cosa, discutendo anche fra un argomento e l’altro.
Stavano bene insieme, anche se nessuno dei due l’avrebbe mai
ammesso.
Finché non sentirono bussare alla
porta, dove apparse Allen.
- Sono arrivati Van
e Hitomi, sul ponte…-
Come aveva finito la frase era già
scomparso, lasciando i due a bocca aperta per la sorpresa.
- Che dici Merle…te
la senti di andare?- le chiese il ragazzo guardandole le
bende preoccupato.
La gatta gli rispose con un mezzo sorriso - Ti sembro così
malandata?-
Hiroshi scoppiò in una sonora risata, senza riuscire a
fermarsi subito.
Poi si alzò e aiutò Merle ad alzarsi dal letto.
- Cavoli…credo che
Millerna si sia scordata di darti un bastone…- disse lui sconcertato.
Ma lei quasi non lo ascoltava. Era
così vicina a lui che riusciva a sentirne l’odore, così buono e dolce, diverso
da quello del signorino Van.
Sarebbe rimasta volentieri li dov’era.
Ma il ragazzo la prese in braccio,
come quando l’aveva salvata.
- Oh, mettimi giù dai…- ordinava Merle rossa di vergogna.
Per tutta risposta lui rise di nuovo - E perché? Sei così
leggera…arriveremo giù in un lampo…-
- Ma…il
tuo ginocchio…è troppo faticoso.-
- Non devi
preoccuparti…Millerna ha detto che è quasi apposto…aggiungendo subito dopo che
fosse un miracolo dato il trattamento ricevuto da quando sono arrivato su
questo mondo.-
Alla gatta non dispiaceva affatto stare in
quella posizione, stretta contro di lui, me si sentiva anche
tremendamente strana.
Sono proprio una
stupida gatta!
Lui la strinse di più, e uscirono diretti a
incontrare i loro amici.
- Pronta a vedere
Van e Hitomi?-
Continua…
******************************
Ciao a tutti ragazzi!!!!!
Scusate immensamente il ritardo, ma
ad agosto sono stata occupata, e poi in questi giorni mi si era
incasinato internet e non ho potuto aggiornare…
Spero mi perdonerete ^^’
Questo capitolo mi piace abbastanza,
ho cercato questa volta di mantenermi un po’ più sui personaggi che non sulla
storia in se…avrò fatto bene? O___O
Che ne dite di questa (forse) nuova coppia? ^^ sono
carucci no?
Allora, vi ringrazio moltissimo per
tutte le letture che riceve questa fic, per
cui…….GRAZIE!!!!!
E un grazie particolare a chi ha recensito nello
scorso capitolo:
giuliastarr: ti ringrazio tantissimo per i complimenti!!!
^___^
nuvia: grazie mille anche a te per i complimenti che mi
fai…devo dire che anche io sono piuttosto contenta della mia idea, diciamo del
ruolo invertito…volevo rendere Hitomi un po’ più “combattiva” e penso che
questo sia un buon modo per farlo…fammi sapere!!!
Cristie: Ah ah ah XD ho messo su un po’ di
curiosità…tranquilla presto troverai risposte…e forse una l’hai già trovata in
questo capitolo, che ne dici?
demetra85 : come ho già fatto ti ringrazio tantissimo per
essere passata di qua ^^ e sono felice che ti sia piaciuta la mia fic…continua
a seguirmi ok? ^^
Jenny76 : ogni volta aspetto la tua recensione ^^ perché mi
dici con precisione le cose che ti sono piaciute e le cose no…e inoltre hai
molte buone intuizioni ^^ che sia prevedibile io??? O____O dimmi se ti è
piaciuto questo capitolo…
Eh no, la cara Mione1986 non ha recensito questa volta…cattiva!!! >___<
Bene ragazze…alla prossima allora!!!!!
Grazie mille per il vostro sostegno,
e grazie anche a chi legge solamente!!!!
Un abbraccio,
Selhin
Ps, spero di metterci meno ad
aggiornare di nuovo…ma chissà…
Il ragazzo aveva il fiato corto, ed appoggiò delicatamente
la gatta a terra sostenendola per le spalle.
- Mi spiace…-
mormorò lei guardandolo.
Lui si voltò stupito - E di cosa?-
- Chissà che fatica hai fatto per portarmi fin quassù…- ma non finì la frase che
lui le chiuse la bocca appoggiandoci l’indice.
- Smettila…- disse
severo -…ti ho già detto che non eri pesante. E poi
per chi mi hai preso? Secondo te non ho la forza di
portare una ragazza su per le scale? -
Hiroshi si allontanò da lei, lasciandola rossa in viso, e si
voltò ad aprire la porta che dava sul ponte della Crusade. Un forte vento
freddo lo investì, il cielo era azzurro e senza nuvole, ma il suo sguardo si focalizzò
su una figura che avanzava verso di loro.
Accompagnato da Merle, raggiunse Allen e Millerna che guardavano la scena stupefatti.
- Che
cos’è?- chiese Hiroshi, non riuscendo a distinguere la figura che si
avvicinava.
Poi Merle capì per prima ed urlò entusiasta - E’
l’Escaflowne!!!-
Il ragazzo la osservò confuso ma quando vide gli altri
annuire felici, preferì stare ad osservare che fare domande.
Guardò quel gigante di metallo, riscoprendone il profilo di
un drago. Un drago bianco, ed era bellissimo.
Poi finalmente il guymelef li raggiunse abbastanza da
distinguerne le figure a bordo.
Erano Van e Hitomi.
- Ma
cosa?- chiese Allen fra se.
- Hitomi è…- Millerna non finì la frase troppo sorpresa, ma al posto sua la
terminò la gatta preoccupata e confusa - Sta pilotando lei l’Escaflowne?
Perché?-
L’Escaflowne si avvicinò il necessario alla Crusade, per poi
precipitarci violentemente sopra. Lo sbalzo d’aria costrinse i quattro a
ripararsi gli occhi, non vedendo bene ciò che accadde.
Come il guymelef piombò sul ponte della nave, cadendo su un
fianco ma senza danneggiarla, anche Hitomi cadde a
terra pallida e priva di sensi.
Il primo a precipitarsi al suo fianco fu Van, scendendo
velocemente dall’Escaflowne. L’afferrò per le spalle, voltandola per guardarla
in viso e accertarsi che stesse bene. Fu la sua voce che
la chiamava a far capire al resto del gruppo cosa stava accadendo.
Allen corse dai due, seguito da Millerna, mentre Hiroshi
aiutò Merle a camminare, avvicinandosi.
- Cosa
è successo?- domandò Allen mentre compiva il gesto di prenderla in
braccio.
Ma fu fermato dal braccio del re che lo guardava ostilmente,
come faceva in passato, ed infatti l’uomo ebbe come undéjà vu. Van lo
fissava con i suoi occhi scuri, ed era ovvio che non voleva
lasciare Hitomi a nessuno.
Si chinò sulla ragazza e la prese fra le braccia, tirandosi in piedi, e
senza dire una parola iniziò a camminare verso la porta che conduceva
all’interno della Crusade. E a Merle, vedere quella
scena, fece salire le lacrime.
La portò nella camera
che occupava Millerna, e la sistemò con delicatezza sul letto, coprendola con
delle lenzuola fresche.
Merle e gli altri, che lo avevano seguito, osservavano la
scena in silenzio. Per i tre abitanti di Gaea era come rivedere il Van di pochi
anni prima, per questa ragione non osarono interrompere quell’atmosfera, anche
se tutti si chiedevano cosa fosse successo al ragazzo.
- Millerna…- disse
lui all’improvviso voltandosi verso di loro che se ne stavano sulla soglia
della stanza -…puoi portare un panno e dell’acqua fresca, per favore?-
La donna non rispose nemmeno, e corse via a
eseguire la richiesta.
Quando tornò, aiutò il ragazzo a
sistemare il tessuto imbevuto d’acqua sulla fronte della ragazza, che dormiva
profondamente.
Uscirono dalla stanza, per lasciarla riposare tranquilla, e
quando Van si chiuse la porta alle spalle notò gli sguardi che gli altri gli
lanciavano.
- Cos’avete da fissarmi così?- chiese sbigottito.
Esitarono a parlare, poi fu Hiroshi
a prendere parola.
- Possiamo
sapere cos’è successo?-
Van prese un bel respiro prima di concludere - Ecco, è tutto…-
Il suo racconto aveva lasciato tutti i presenti a bocca
aperta, soprattutto Allen, che restò silenzioso per
tutta la durata della conversazione.
A Van fu raccontata, un po’ da Hiroshi, un po’ da Millerna,
anche ciò che era accaduto durante la loro fuga da
Fanelia.
- Adesso mi spiego
il perché di tutte queste bende.- concluse il re guardando la gatta che
abbassava lo sguardo quasi imbarazzata. Poi si voltò a osservare fisso negli occhi il suo sosia terrestre.
- Grazie, per averla
protetta come ti avevo chiesto.-
L’altro rispose solo con un cenno d’assenso, non sapendo
cos’altro dire.
E ancora una volta fu Van a
interrompere il silenzio circostante.
- Bene, adesso vedo
come sta Hitomi.-
Si voltò e fece per entrare nella stanza dove la ragazza
riposava tranquilla.
- Aspettate
signorino Van…- Merle lo fermò tenendolo per un braccio -…non dovreste
riposarvi un pochino? Sarete distrutto anche voi…-
Ma il re le sorrise - No, non ne ho
bisogno per adesso…non ho fatto praticamente nulla…-
La gatta lasciò la presa comprendendo ciò che il ragazzo
pensava in quel momento.
Questo sguardo…
- Va bene, ma non
esagerate, e se Hitomi si sveglia venite a dirmelo…-
Il re annuì grato all’amica che gli evitava altre domande, a
cui probabilmente non avrebbe saputo dar risposta. Entrò nella stanza
chiudendosi la porta alle spalle mentre Hiroshi accompagnava la gatta nella sua
stanza, e Allen e Millerna si allontanavano per la loro.
Il silenzio che regnava nell’alloggio della terrestre era interrotto solo dal respiro tranquillo di lei.
Il re prese silenziosamente una sedia, e l’accostò al letto
per vegliare su quella strana ragazza che in qualche modo gli aveva salvato la
vita nei giorni precedenti.
Ripensò alla sua
determinazione nella decisione di pilotare un guymelef come l’Escaflowne, a
quanto gli fosse apparsa bella mentre era concentrata
nel procedere incessantemente, alla sua affermazione detta ingenuamente quella
stessa mattina all’alba.
E a quanto lui sentisse la stessa
cosa dentro di se.
Ma com’era possibile.
Allora era vero che l’aveva già conosciuta, protetta e
amata…?
Era così assurda quella situazione e così complicata che
restò a rimuginarci sopra per tanto di quel tempo che nemmeno si accorse
dell’arrivo della sera, quando finalmente lei si svegliò con uno sbadiglio
assonnato.
Vide una figura accanto a lei, ma essendo ancora mezza
addormentata il tutto si riduceva a linee e ombre sfocate.
- Hiroshi, sei tu?-
erroneamente sbagliò persona, e quando, dopo essersi stropicciata gli occhi, la
figura divenne nitida s’imporporò dall’imbarazzo.
- Mi spiace, sono
solo io…- le rispose Van con un sorriso tirato, come se fosse rimasto deluso
dall’errore di lei.
- Oh, ma no…scusami
ero ancora addormentata…mi dispiace…-
Hitomi si tirò su a sedere, e con lo
sguardo basso osservava di sottecchi il ragazzo. Perché è qui?
- Cos’è successo?- gli chiese alla fine, rompendo il silenzio che
s’era creato.
Lui alzò le spalle - Sei svenuta non appena siamo stati
tanto vicini alla Crusade da precipitarci sopra…- poi guardò i suoi occhi
spalancati dalla sorpresa, e la rassicurò prima che parlasse -…ma tranquilla, nessuno si è fatto male. Evidentemente eri
troppo stanca, siamo stati fortunati ad essere arrivati in
tempo…-
La ragazza si rilasciò cadere sui cuscini
tranquillizzata. Calò nuovamente il silenzio tra i due senza che se ne accorgessero, troppo presi dai loro pensieri. L’una si
domandava il perché della presenza del ragazzo, mentre l’altro poneva a se
stesso la stessa domanda.
- Ehm…Van?-
improvvisamente Hitomi interruppe quel silenzio che s’insinuava sempre fra di loro. Lui la scrutò interrogativo, annuendo -
Perché…sei qui?- Come pronunciò quelle parole, se ne pentì subito.
Il ragazzo si stupì di quella domanda, la stessa che si
chiedeva da solo e che gli aveva posto anche la piccola Merle
con lo sguardo prima di lasciarlo entrare. Alzò le spalle - A dire il
vero…non lo so nemmeno io…- lei non capì e glielo lesse negli occhi verdi -
Sentivo di dover stare qui, ad aspettare che ti riprendessi…tutto qua…-
Hitomi annuì con un mezzo sorriso. Le faceva piacere sapere
che Van, nel suo inconscio, pensava e si preoccupava per lei, eppure il fatto
che ne avesse cancellato il ricordo diventava sempre
di più un problema. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio,
sorridendo con lo sguardo basso. Era imbarazzata e Van, notandolo, si sentì a
disagio a sua volta. Cosa gli stava succedendo?
Cos’era quella tensione che avvertiva nello stare con lei?
- Bè, grazie…-
disse lei semplicemente -…significa molto per me…-
La guardò, incrociando i suoi occhi, e d’impulso sentì il
bisogno di allontanarsi. Di uscire da quella stanza, di scappare da lei perché
non capiva se stesso, e aveva paura di ciò che non
conosceva. SI alzò in fretta, senza guardala
direttamente.
- Bene…vado ad
avvertire Merle e Hiroshi che ti sei svegliata…- e uscì dalla stanza in fretta,
senza lasciarle il tempo di parlare, ma solo uno sguardo incredulo e confuso.
La mattina
successiva Hitomi fu la prima ad alzarsi.
Si recò sul ponte della Crusade ed osservò il paesaggio
mattutino, avvolta da un fresco venticello che le faceva venire i brividi. Si
sentiva davvero bene, dopo parecchi giorni passati tra ansia, paura e
inquietudine. E voleva godersi questo momento di pace
fino in fondo.
- Già in piedi
questa mattina?- una voce molto familiare alle sue spalle la riportò alla
realtà.
Si voltò, e dopo giorni, vide
finalmente il suo migliore amico.
- Hiroshi!- lo
strinse in un abbraccio che lui9 ricambiò con il medesimo trasporto.
- Come stai? Ero preoccupato…-
- Tutto bene…- gli
rispose Hitomi sorridendo -…e tu?-
Il ragazzo fece spallucce - Bene, bene…mi sto abituando
ormai a tutto questo…- e con le braccia indicò tutto ciò che gli stava intorno
-…il mio ginocchio sembra guarito, o almeno così dice la dottoressa di volo…-
strizzò l’occhio -…e ho compiuto anche un’impresa piuttosto eroica. Degna di un
eroe da fumetti.-
La ragazza lo osservò stralunata - Quale impresa?-
- Ma
come? Nessuno te l’ha raccontato?-
Lei scosse la testa - La fuga da Fanelia…-
cercò lui di inviarla al discorso.
- Una fuga, sarebbe
la grande impresa eroica?- lo prese in giro l’amica, ridendo.
- No, no, no…con
fuga non intendevo “fuga”…-
- Ah già…mi ero
scordata che il tuo dizionario è tutt’altra cosa rispetto a quello di noi
comuni esseri mortali. E cosa intendevi allora?-
- Ho
salvato la vita a Merle…per un pelo direi…ti giuro, ero
preoccupatissimi. Quando l’ho vista sotto quelle macerie
mi è sembrata morta, e mi sono spaventato davvero…-
Hitomi tornò seria all’istante - Ma sta bene vero?-
- Si
certo…ora sta bene, ma c’è mancato davvero poco…-
Notando lo guardo strano dell’amico, Hitomi si chiese cosa fosse davvero successo dentro di lui. Sembrava
diverso, forse più grande. Ma anche lei si sentiva più
matura. Gaea era un mondo che ti cambiava totalmente, e pur credendo di essere pronta ad affrontare qualsiasi cosa, si rendeva
conto che i problemi e gli ostacoli superati fino ad ora, non erano nient’altro
che un piccolo pezzo del percorso.
- Ah eccovi qua!-
esclamò Millerna alle loro spalle - Non state a bighellonare troppo, siamo
arrivati a Palas…-
Quando
arrivarono a palazzo, sembrò a tutti di esservi stati lontani per mesi e mesi.
Ad accoglierli a braccia aperte trovarono Celena, Dryden e
la piccola Marlene.
- Mamma!- strillò la
bambina correndo tra le braccia della donna.
Celena raggiunse suo fratello, ringraziando per il fatto che stesse bene, e Dryden, dopo aver salutato
la moglie, fece un cenno di saluto a Hitomi.
- Ci siete tutti…-
disse infine guardandoli -…e avete portato anche il giovane re di Fanelia. Ho
saputo cos’è accaduto…mi spiace davvero…anche per questo eravamo preoccupati.-
- Si
ma…- iniziò Hitomi -…sono sorti altri problemi.-
- Che genere di
problemi?- domandò il re di Asturia, notando anche la
strana voce cupa della ragazza.
- Ecco…- iniziò a
dire ma venne interrotta da una voce femminile alle
loro spalle. Urlava a gran voce, e veniva verso di loro. Si voltarono e una
ragazza bellissima, con i capelli lunghi e corvini, stava correndo nella loro
direzione.
Si fiondò fra le braccia di Van, stringendolo e iniziando a
piangere, parlando tra un singhiozzo e l’altro - Oh, cielo…meno male che sei
salvo! Ero così preoccupata! - Aveva una bella voce, dolce e musicale.
Il ragazzo pareva confuso, e non ricambiò la stretta.
- Scusa ma…- iniziò
a dire.
Hitomi osservò quella scena assurda, chiedendosi chi fosse quella ragazza. Ma anche
Merle e Millerna parevano confuse. Quest’ultima chiese a Dryden - Ma chi è?-
Lui scoppiò in una gran risata - Ma come Millerna…non ti
ricordi di lei? Sicché è passato un anno e anche io sulle prime non l’ho
riconosciuta subito…ma dai guardala bene, non ti ricorda nessuno?-
Nel frattempo la ragazza si era staccata appena dal re di
Fanelia, e guardò la regina.
Aveva degli occhi splendidi, e agghiaccianti al tempo
stesso. Erano grigi, del colore del ghiaccio, e risaltavano con la sfumatura
della pelle chiara, contrastando con i capelli scurissimi.
Ed improvvisamente Millerna sembrò ricordare - Ness…?-
La ragazza annuì, e corse ad abbracciare la donna, ancora
semi-confusa.
- Stai bene
Millerna? Eravamo così preoccupati! -
- Si, sto bene…ma
tu…oh, cielo…non ti avevo riconosciuta scusami.-
Ness scosse il capo lasciando ondeggiare i lisci capelli
scuri - Non preoccuparti…certo è un po’ seccante che non mi abbiate riconosciuta subito, l’ha fatto anche tuo marito!-
Rise, di una risata strana. A udirla si sarebbe detta dolce
come la voce, ma aveva un che di sinistro in fondo.
Poi si voltò a guardare la piccola Merle.
- Merle, cara che ti
è successo? Sei tutta una benda?- si affrettò a raggiungerla,
mentre anche la gatta dimostrò sulle prime di non sapere chi fosse - Stai
bene?- le chiese ancora la ragazza.
Merle si limitò ad annuire, osservandola stupita - Scusami
Ness…nemmeno io ti avevo riconosciuta subito…-
- Oh anche tu! Ma uffa…-
Poi tornò verso il ragazzo che aveva osservato tutta la scena sconcertato.
- E
tu, ti ricordi di me vero?-
- Io veramente non so…- e di nuovo com’era successo con Millerna, improvvisamente lui
sembrò ricordare dal nulla, solo guardandola negli occhi color ghiaccio
-…Ness…è vero, che stupido.-
- Oh, meno male!- lo
abbracciò senza preoccuparsi degli sguardi increduli dei presenti - Sarei persa
se tu ti dimenticassi di me.-
Hiroshi era rimasto stupito almeno quanto Hitomi, che al suo
fianco osservava quella ragazza con incredulità.
- Ehi, frena un
attimo!- disse ad alta voce, cosicché tutti i presenti si voltarono verso di
lui.
- Chi è questa?-
chiese infine guardando la ragazza che, doveva proprio ammetterlo, era
bellissima.
Nessuno osava parlare, ed infine fu proprio lei ad
interrompere quel silenzio.
- Il mio nome è
Ness, piacere. Sono la futura regina di Fanelia…e voi chi siete?-
******************************
Ciao a tutti!!!!!
Infine ce l’ho
fatta ad aggiornare…non so davvero come chiedere scusa per il lungo ed
estenuante ritardo…mi dispiace davvero da morire >___< non c’è scusa che
tenga, sono stata imperdonabile…
E purtroppo temo che sarà sempre così
lunga l’attesa d’ora in avanti…perché la mia vita si è riempita di impegni…e tra una cosa e l’altra mi rimane pochissimo
tempo per scrivere…
Inoltre l’ispirazione e la
connessione fanno fatica a camminare a braccetto…quindi mi dispiace ancora…non
so cos’altro dirvi…
Passo ai ringraziamenti per lo scorso
capitolo, che è meglio…
nuvia: grazie per i tuoi complimenti…spero ti piaccia il
capitolo!
demetra85: ehilà…alla fine ce l’ho fatta visto!!! Scusami
per il tremendo ritardo…non so davvero come altro scusarmi…cmq grazie per i
complimenti per lo scorso capitolo ^___^ aspetto la tua recensione!!!
Jenny76: Non sei l’unica in ritardo, visto?? Che ne dici del mio?? XD Grazie per i bellissimi
complimenti, e ti ripeto che sei sempre troppo gentile…in questo capitolo non
succede molto, provvederò nel prossimo…ormai temo nel prossimo anno XD un bacio
e grazie ancora
Ashley: Ciao, grazie…sono felice che la mia storia ti
piaccia!!! Continua a seguirmi…anche se mi vedrete a
sprazzi!!! Ciaoooooo!!!!!
Ringrazio anche tutti voi che avete
messo questa storia fra i preferiti ^^
Erano trascorsi
alcuni giorni dal loro arrivo a Palas per la seconda volta.
Hitomi si era ripresa dalla stanchezza accumulata nel
manovrare l’Escaflowne; il ginocchio di Hiroshi sembrava essere guarito
completamente e Merle aveva tolto alcune bende.
Gli ultimi due passavano molto tempo a chiacchierare
insieme, sembravano trovarsi a loro agio anche se la maggior parte delle volte,
il tutto si trasformava in un litigio.
Ma si divertivano, e per chi la
conosceva, sapeva che era alquanto insolito vedere la gatta scherzare e stare
così tanto tempo con qualcuno che non fosse il re di Fanelia.
In realtà, Merle si stava affezionando
sempre di più al ragazzo, anche se non lo avrebbe mai ammesso con nessuno.
Orgoglio felino.
Hiroshi, al contrario, non si faceva problemi nel mostrare
il suo interesse per lei. L’aiutava a cambiarsi le bende delle ferite, appena
poteva correva da lei anche solo per vederla, se calava il silenzio lo
infrangeva con un abbraccio per metterla in imbarazzo e di conseguenza, farla
parlare.
Hitomi, che conosceva bene l’amico, sapeva che si stava
interessando alla gatta. Ma che lui in fondo, era così
con tutti, lo era stato anche con lei in passato.
Sorrideva nel vederli ridere assieme.
Al contrario,
provava una forte tristezza quando vedeva Van camminare fianco a fianco con
quella ragazza bellissima, ma anche misteriosa.
Hitomi non riusciva ancora a credere che Van avrebbe dovuto
sposarla. Avevano deciso di rimandare la cerimonia ancora di qualche tempo, per
quello che era accaduto a Fanelia, però, la ragazza ancora non riusciva a
crederci.
Iniziava a prendere realtà del fatto che il ragazzo, si era
davvero dimenticato di lei.
E questa cosa la opprimeva.
Si sforzava di essere sorridente
come sempre davanti agli altri, ma la notte, quando era sola, non riusciva a
trattenere la tristezza che provava, e passava le ore a piangere
silenziosamente.
Con questi pensieri in mente la ragazza continuava a
guardare i due amici che ridevano e scherzavano far loro, spensierati.
Cos’avrebbe dato perché con loro ci fosse anche lei con Van?
Guardò oltre i due, alla sua sinistra e s’immobilizzò.
Il re di Fanelia stava passeggiando nel giardino affiancato
da Ness, la bellissima ragazza dai capelli neri. Li osservò
dapprima distrattamente, poi incuriosita studiò la giovane donna con
attenzione.
Hiroshi aveva ragione.
Il giorno prima, l’amico le aveva fatto notare la
somiglianza che lei avesse con quella ragazza. Ed era vero, escluso il colore di capelli e occhi i
lineamenti erano simili, pressoché identici.
- Forse Ness è la tua
“copia” qui su Gaea, come Van lo è di me e Allen del senpai Amano...- le
aveva detto Hiroshi -...forse possiamo trovarne un collegamento...-
Si, ma quale poteva essere?
Lei non aveva mai visto, né sentito parlare di quella donna.
Chi era, da dove era venuta?
C’erano troppe domande nella sua mente che richiedevano una risposta, e anche in fretta. Non ne
conosceva il motivo, ma sentiva di scoprire il più presto possibile chi fosse quella ragazza. Qualcosa le diceva che non era tutto
apposto. Qualcosa non andava, alcune cose non coincidevano
bene.
Doveva risolvere in fretta quello strano puzzle prima che fosse troppo tardi.
- Senti
Merle...posso farti una domanda?-
Hiroshi si fermò improvvisamente di fare il solletico alla
gatta. Lei restò immobile, sdraiata fra le sue braccia, mentre si riprendeva
dalla tortura appena subita. Annuì, chiedendosi cosa avesse preso al ragazzo
così improvvisamente. Si accoccolò meglio nel suo abbraccio ed attese.
Aveva scoperto da poco quanto gli piaceva stargli vicino.
Forse gli era solo grata di averle salvato la vita...o
forse era qualcos’altro. Non sapeva rispondere, quindi preferiva godersi quei
piccoli momenti di felicità che non le capitavano più da molti anni. Da quando
lei e Van erano ancora piccoli, prima dell’arrivo di Hitomi.
-
Ma chi è Ness...?- chiese infine il ragazzo corrucciando la fronte.
Si alzò un lieve venticello che gli scompigliò i capelli
scuri, e la gatta si girò per guardarlo negli occhi chiari. Non era la prima
volta che le capitava di pensare a quanto fosse bello, e a quanto in realtà fosse diverso dal re di Fanelia.
- Ness è una
principessa di un paese ancora più piccolo di Fanelia, proprio li vicino...si chiama Terah...è figlia unica, e suo padre è
morto qualche anno fa. Da allora governa la madre di Ness, ed ha combinato
l’unione con Fanelia, attraverso il signorino Van, per unire i due paesi. E visto che il signorino Van era convinto che non avrebbe mai
più rivisto Hitomi ha acconsentito...anche dopo averla vista credo...Ness è
molto bella...- si fermò un istante a riflettere se continuare oppure no.
-
Perché vuoi saperlo?- un piccolo senso di disagio s’insinuò in lei, e il tono
che le uscì era più aspro di quanto non volesse. Perché
Hiroshi era interessato a Ness?
Lui scrollò le spalle - Per curiosità...Hitomi dice di non
averla mai vista, e quindi non ne sapevo niente...-
- Ah, era solo per
questo? -
Hiroshi la osservò incuriosito - Certo, che altro doveva
esserci?-
- Nulla, nulla...-
Merle sorrise fra se, inconsciamente.
Il ragazzo restò a fissarla, poi un sorrisetto si
materializzò sul suo viso - Ho capito...- disse con uno strano tono -...sei per caso gelosa?-
La gatta si tirò su in fretta - Cosa? Ma
sei impazzito...Io, GELOSA?? Ma figuriamoci!-
Scoppiò in una risatina quasi isterica, mentre tra se si
ripeteva che non era sicuramente gelosa. Di Hiroshi poi...che sciocchezza!
Anche Hiroshi si mise a ridere, ma
più rilassato di lei. Divertito.
La abbracciò prendendola per le spalle, e la strinse con
dolcezza.
- Ma
che fai?- protestò lei sulle prime.
Lui non lasciò la presa - Sciocchina...-
le sussurrò all’orecchio.
Merle capì che in fondo aveva ragione.
Era gelosa, per la prima volta di qualcuno che non fosse Van, e in un modo completamente diverso.
Ma capì anche che non c’era affatto
motivo di esserlo. Così si rilassò fra le braccia del ragazzo, non desiderando
altro, mentre il tepore del sole primaverile li riscaldava.
Era appena iniziato
il tramonto quando Ness aveva lasciato il braccio del re di Fanelia,
lasciandolo finalmente solo.
Il cielo si stava tingendo dei colori cupi della notte. Un
rosso vermiglio all’orizzonte, andava trasformandosi in scie violacee
attraversate da un blu sempre più cupo. S’intravedeva anche la Luna
dell’Illusione, debolmente illuminata di un azzurro pallido. Bella come sempre.
C’erano un po’ di nuvole verso le montagne. Forse la notte
sarebbe piovuto, infatti l’aria era fresca, e attorno
aleggiava un profumo di terra ed erba bagnata di pioggia.
Si rilassò, sentendosi finalmente tranquillo dopo giorni.
Quella ragazza non lo lasciava solo un attimo, non ricordava fosse
così opprimente. Gli pareva che volesse tenerlo solo per sé, conquistarlo ad
ogni costo.
Sospirò sommessamente, sedendosi sotto ad un albero al
riparo dal vento. Si appoggiò al tronco, e chiuse gli occhi, ma i suoi nervi
ben allenati al combattimento gli impedivano di rilassarsi davvero, pronti a
scovare ogni tipo di rumore sospetto. Fu così che sentì una voce leggera
provenire da lontano.
Aprì nuovamente gli occhi ed ascoltò meglio.
Conosceva quella melodia, era la canzone che cantava con suo
fratello Folken quando era piccolo.
Era una famosa ninna nanna di Fanelia.
Incuriosito, Van decise si alzarsi per
vedere da dove e da chi provenisse quel canto. Gli bastarono pochi
metri, per scoprire che si trattava della ragazza della Luna dell’Illusione.
Hitomi.
Stava seduta sopra il tronco di un albero. Davanti a lei
s’apriva la vista infinita dell’oceano risplendente delle sfumature del rosso e blu più svariate. Il sole era
basso, sembrava sfiorare l’orizzonte, accarezzare il mare calmo e
tranquillo. Era bellissimo.
E come lo stupendo panorama, anche
Hitomi era circondata della luce d’oro rosso del sole. I capelli castani riflettevano dei riflessi ramati, gli occhi verdi parevano
brillare. Ma il suo sguardo era malinconico. I suoi occhi lucidi, e solo dopo poco Van s’accorse che la
voce le tremava.
Stava piangendo?
Si avvicinò di poco. Gli sembrava di essere
prigioniero di un sortilegio.
Quando lei si voltò e lo vide.
Smise di cantare interrompendo anche il respiro, confusa.
Il re di Fanelia la guardò negli occhi verdi, leggermente
arrossati per le lacrime.
Si alzò un lieve venticello che parve svegliarli dal loro
sonno, interrompendo la magia che s’era creata. La ragazza si passò veloce il
palmo della mano sugli occhi, asciugandoli in fretta e quasi con rabbia. Non
voleva che lui la vedesse piangere, non era da lei fare così.
Van le andò ancora più vicino, fermandosi proprio di fianco
a lei. S’inginocchiò e appoggiandole una mano sulla guancia le asciugò una
lacrima dispettosa che era scappata al palmo di lei.
Hitomi teneva lo sguardo basso, e lui con un piccolo gesto
la costrinse a guardarlo in viso.
Ed era la prima volta che Hitomi riusciva
a guardare con fermezza gli occhi del ragazzo, da quando era tornata. Il fatto
della memoria perduta l’aveva quasi costretta ad allontanarsi per lasciargli il
tempo di ambientarsi nuovamente a lei, per conoscerla di nuovo. Ma adesso si rendeva conto di aver forse fatto un errore. Se
voleva che lui si ricordasse di lei, doveva aiutarlo
in questo, non starsene ferma in un angolino ad aspettare che una qualsiasi
principessa glielo portasse via. Ci aveva messo così tanto ad innamorarsi di
lui la prima volta, ci aveva messo così tanto a ritrovarlo, aveva così tanto
sofferto...
Gli occhi della ragazza s’inumidirono per quel che il
ragazzo credeva la seconda volta, non sapendo che invece era molto ma molto di
più.
Se ne chiese il motivo. Gli era sembrata una ragazza allegra,
perché piangere? Che gli mancasse casa sua?
Dopo aver abbassato leggermente lo sguardo tornò ad
osservarla negli occhi.
Un battito.
Un sorriso.
Una voce.
Uno sguardo.
Lui, aveva già visto quello
sguardo...poteva quasi affermarlo con certezza.
Davanti a lui s’intromise l’immagine di una ragazza con i
capelli corti e gli occhi verdi. Gli sorrideva, lo chiamava
per nome. Un’immagine veloce, quasi impercettibile. Ma
lui aveva visto qualcosa. Anzi qualcuno. Aveva visto lei!
-
Che hai Van?-
Sentì la voce della ragazza e riprendendosi da quel torpore
si rese conto di star a fissarla da troppo tempo. Allontanò la mano e,
sedendosi per terra, voltò il capo evitando di guardarla ancora.
Alcuni dubbi si facevano strada in lui.
Perché quell’immagine?
Allora era vera la sensazione d’averla già conosciuta. Lui
aveva già incontrato Hitomi. O forse, la sua era solo
suggestione?
Si sentiva così, attratto da lei solo perché era un’abitante
della tanto misteriosa Luna dell’Illusione, oppure c’era davvero qualcos’altro?
- Tutto bene Van?-
Si volse nuovamente a guardarla. Era
preoccupata, doveva dirle qualcosa. Qualsiasi cosa!
-
Come...come conosci quella canzone?- gli chiese la prima cosa che gli venne in
mente.
La ragazza sembrò confusa e stupita da quella domanda improvvisa
ma rispose ugualmente - L’ho sentita da tuo fratello Folken...e da te. Non
ricordo le parole ma la melodia si...sai...- aggiunse
alla fine -...mi ha aiutata tanto nei tre anni in cui siamo stati lontani. Mi
ha aiutata a non dimenticare.-
Il giovane restò in silenzio, non sapendo cosa risponderle.
Se quello che aveva visto era solo
frutto della sua immaginazione, allora era meglio non illuderla, e se invece
era davvero un ricordo della sua memoria perduta allora, per il momento, era
meglio tacere ed aspettare che le cose migliorassero.
Hiroshi sbadigliò
sonoramente coprendosi la bocca con la mano.
Poggiò sulle gambe il libro che stava leggendo, e si sfregò
gli occhi stanchi. Guardò Merle che dormiva della grossa accoccolata sul letto
accanto a lui. Le si avvicinò con il viso, sentendo il
suo respiro caldo e tranquillo sul suo, e sorrise. Le scostò una ciocca di
capelli rosa dalla fronte e gli posò un bacio delicato. Non voleva svegliarla
così decise di andare nella sua stanza a riposare.
Quel giorno non aveva praticamente
visto Hitomi.
L’amica le era sembrata così silenziosa nei giorni passati.
Sicuramente era dovuto a quella ragazza, quella Ness.
Era certo che Hitomi stesse soffrendo per causa sua.
Più ci pensava e più si convinceva del fatto che quella
strana ragazza nascondeva qualcosa. Era sbucata così all’improvviso.
Senza accorgersene passò davanti alla stanza dell’amica,
decise di aprire la porta silenziosamente per vedere come stava, se dormiva
oppure, se piangeva come credeva che facesse. La prova erano
gli occhi rossi che mostrava ogni mattina.
Nella penombra della stanza, la vide sotto alle coperte addormentata. Sembrava tranquilla, così decise
di lasciarla dormire ed evitare di svegliarla.
Mentre rifletteva sugli avvenimenti
che lo avevano travolto nelle ultime settimane, non si rese conto di uscire in
giardino finchè l’aria fredda e pungente non lo avvinghiò sulle braccia.
C’era odore di pioggia nell’aria. Il cielo era coperto da grandi nuvoloni scuri, un forte vento muoveva
gli alberi del giardino del palazzo. Sembrava come una sorta di presagio.
Che sciocchezza, a furia di sentire Hitomi mi
sono fatto suggestionare!
Si sedette su alcuni gradini di marmo, sempre pensieroso.
Quella strana ragazza nascondeva qualcosa, ne era
sicuro. Ma cosa poteva essere?
C’era qualcosa in lei che non lo convinceva. Prima di tutto il modo in cui è arrivata.
Ricordò che sia Millerna, che
Merle, che Van non l’avevano riconosciuta subito. Anzi, non sapevano proprio
chi fosse fino a che lei non li aveva guardati...
Immerso nei suoi pensieri non si rese conto subito di alcune voci li accanto. Quando se ne accorse
si alzò in piedi chiedendosi da dove provenissero.
Si voltò meglio e seguì la voce femminile che risultava più forte dell’altra. Ma
chi poteva essere sveglio a quell’ora della notte?
Sorpassò alcune colonne, quando vide due figure in piedi
proprio nel centro dello spiazzo con la fontana dedicata ad
Hitomi e Van. Davanti ad essa stavano le due figure.
Un uomo ed una donna.
Si nascose dietro ad una delle colonne di marmo bianco, tra
i roseti, per non farsi scoprire.
Chi erano?
- Allora, sto
facendo un buon lavoro?- la voce femminile era familiare, fin troppo.
Si sporse di poco per guardare i volti dei due, ma scorse
solo la donna. Era Ness!
L’uomo aveva un lungo mantello scuro, che gli cadeva sul
viso lasciando scoperte solo le labbra sottili. Non riuscì a capire di chi si trattasse.
Hiroshi si nascose di nuovo e restò all’ascolto della
conversazione. C’era qualcosa di strano.
Chi era quel tipo? Perché Ness
parlava con lui? Quale “buon lavoro”?
- Si
Ness. Ma devi stare attenta, nessuno deve scoprirti.-
la voce dell’uomo era bassa, ed Hiroshi non riuscì a capire se l’aveva già
sentita oppure no.
- Non preoccuparti
di questo...- rispose lei.
Passò un istante di silenzio interrotto solo dal rumore del
vento, poi Ness riprese a parlare.
-...il bel re ha già
dimenticato ogni cosa riguardi quella ragazzina. Non sa nemmeno chi sia, e questo è tutto merito mio.-
- Si, hai fatto un
buon lavoro. Adesso dobbiamo aspettare che lui la sostituisca con te. Non
possiamo permettere che quella ragazza si metta in mezzo.-
- E poi...- aggiunse
Ness -...quando lui sarà completamente perso di me...-
- E
quando si sarà distratto a causa tua...- continuò l’uomo.
- I tuoi draghi lo
annienteranno...-
Hiroshi era sbalordito.
Quindi era stata Ness a far
cancellare il ricordo di Hitomi dalla mente del re di Fanelia. Avevano parlato
di draghi. Quali draghi?
- Esattamente...così
quando anche l’ultimo discendente di Atlantide sarà
morto, nessuno potrà più sconfiggerci. Distruggeremo questo stupido pianeta,
nato per i capricci di uomini stolti e sciocchi.
Dobbiamo far presto però. Tanto più la ragazza della Luna dell’Illusione sta accanto al Drago, tanto più il loro legame si fa forte e
invulnerabile. Com’è già accaduto. Insieme sono forti,
singolarmente non sono nulla.-
Ness scoppiò in una risata. Crudele, fredda, inquietante.
- Per adesso
continuiamo con il nostro piano. Sostituire i ricordi del
Drago con nuovi fasulli, concentrati su di te. Come abbiamo
fatto non appena sei arrivata. La magia dei tuoi occhi ha fatto subito effetto.
Sarai la sua dea, fino al punto da non poterti più parlare se non per un tuo
ordine.-
Anche l’uomo si aprì in una risata,
ancora più maligna della compagna.
A Hiroshi tremò il respiro.
- Adesso devo andare
mia cara, piccola malvagia donna.-
Un bacio leggero e scomparve nel nulla.
La ragazza restò li immobile ad
osservare il punto nel quale l’uomo era svanito.
Un ghigno malefico sulle labbra rosse.
Hiroshi cercò di stare più immobile possibile, ma doveva far
presto.
Correre dall’amica a rivelarle tutto.
Dirle che quella Ness era una nemica, che era tutta colpa
sua.
Si mosse piano.
Un piccolo rumore.
- Lo so che ci sei.-
disse la donna all’improvviso.
Non poteva avercela con lui, come aveva fatto a sapere che
era li?
- Esci, sarai stanco
di startene seduto li per terra...-
Il ragazzo non osò muoversi. Tratteneva il respiro,
immobile, paralizzato.
- Ho detto ALZATI!-
Il tono improvviso della ragazza lo spaventò.
La voce era strana, diversa. Crudele.
Si alzò di scatto e si voltò verso di lei, che gli dava le
spalle. I lunghi capelli neri ondeggiavano al vento. Si voltò appena per
guardarlo. Una strana luce negli occhi.
Lui non riusciva quasi a muoversi, non sapeva cosa fare,
cosa dire.
In un lampo la donna gli fu di fronte. Come diavolo ha fatto?
Lo afferrò per il collo della camicia e lo tenne stretto.
Era fortissima.
-
Se ti azzardi anche solo riferire una parola di quanto hai sentito questa notte...-
iniziò lei con un tono minaccioso -...la tua colpa sarà quella di aver
ucciso la tua cara amichetta.-
- Non...non
oseresti...- sussurrò lui, gli mancava la voce.
Lei sorrise quasi divertita - No...non oserai tu invece...io
ti ho avvisato.-
Mollò la presa e si voltò per andarsene ma Hiroshi aggiunse
- Hitomi è più forte di te...-
Un’altra risata della donna - Non hai capito...non parlavo
di lei...-
Il ragazzo la osservò mentre gli occhi ghiaccio
della donna si posavano su di lui. Guardandola capì a chi si riferiva.
Ness si voltò sorridendo, e se ne andò
lentamente - Esatto...miao, miao...-
E adesso cosa devo fare?
Continua...
******************************
Ehm...ciao a tutti ^^’
Ecco io non ho giustificazioni per il
mio immenso ritardo...
Semplicemente sono molto occupata,
l’ispirazione spariva ogni volta che aprivo la pagina
e non mi sono accorta che era passato così tanto tempo...
Vi chiedo scusa...anche nei prossimi
aggiornamenti...temo sarà sempre così...perdonatemi T-T io tento di fare appena
posso...
Scappo, non riesco a ringraziare
personalmente...Grazie alle recensioni del capitolo precedente, nuvia e demetra85...grazie
mille ^^
E anche a tutti coloro
che hanno questa storia nei preferiti ^^
Aspetto delle recensioni ragazzi, fatemi sapere per favore ^^ altrimenti la smetto li...
Era la milionesima
volta che Hiroshi si ritrovava sveglio nel letto.
Gli occhi sbarrati, il sonno perso chissà
in quale anfratto del suo corpo. Era stanco, ma il suo cervello non lo lasciava
libero di addormentarsi come avrebbe voluto. Non faceva altro che rivivere il
momento di poche ore fa.
Adesso sapeva cosa nascondeva Ness, la principessa
dell’ombra come aveva deciso di chiamarla nella sua testa. Lo sapeva, ma non
poteva dirlo a nessuno, altrimenti... lei avrebbe fatto
del male a Merle. Questo non se lo sarebbe mai perdonato se fosse successo a
causa sua.
Ma come poteva fare?
Come poteva trovare il modo di smascherarla senza parlare?
Si voltò nuovamente nel letto, rigirandosi, e puntò lo
sguardo sul soffitto bianco sopra di lui. Continuava a pensare a una soluzione, ma più si sforzava, più si accorgeva di non
cavare un ragno dal buco. Così sicuramente non avrebbe risolto nulla. Provò
rabbia verso se stesso, per essere stato così stupido a farsi scoprire. Come
aveva fatto Ness a sentirlo?
Doveva avere dei grandi poteri. Aveva parlato di un attacco
di draghi, ma a cosa si stava riferendo? Forse c’entravano in qualche modo il
drago che aveva attaccato lui e Hitomi appena giunti su Gaea, o quello che il
re era andato a cercare prima del loro arrivo.
Aveva assimilato troppe informazioni assieme, e troppi dubbi
e domande gli circolavano nella mente occupando i suoi pensieri. Alla fine, per
la troppa stanchezza, chiuse finalmente gli occhi e si addormentò...
Quando
Merle aprì gli occhi fu sorpresa di non trovare il ragazzo vicino a lei. Ormai
era quasi diventata un’abitudine trovarselo addormentato vicino al letto al mattino. Sgattaiolare fuori dalla
stanza per cercare qualcosa da mangiare, e tornare per trovarlo ancora addormentato.
Svegliarlo piano per fare colazione assieme, con un sorriso sul volto di lui.
Si alzò dal letto e provò a cercarlo nella stanza senza
risultati. Quella notte doveva essersene tornato in camera sua, forse era stato
troppo stanco, e lei si era addormentata quasi subito la sera prima. Si vestì
in fretta, lisciandosi i capelli e sistemandosi le orecchie davanti allo
specchio. Aveva da poco preso l’abitudine di guardare
il suo riflesso, dopo che l’aveva visto fare spesso alle altre ragazze. Anche Hitomi, la prima volta che era arrivata su Gaea, aveva
quasi il vizio di guardarsi allo specchio di tanto in tanto. Merle non ne aveva mai capito il motivo, non era mai stata vanitosa
sapeva che non ce n’era bisogno e che, il proprio aspetto, non era una cosa a
cui dare importanza. Era sempre stata con Van, e lui non si era mai curato di
come lei apparisse appena sveglia al mattino o dopo
una folle corsa di gioco. Merle gli voleva bene, si era da poco accorta di
tenere al re come un fratello maggiore, in fondo non era mai stato per lei
nulla più di questo. Aveva sempre avuto occhi solo per lui, ma non le era mai
importato granché di come lei apparisse ai suoi occhi.
Erano fratello e sorella anche se
non di sangue, e questo faceva svanire ogni altro sentimento narcisistico.
Ma da qualche tempo, aveva iniziato
a capire il comportamento delle ragazze, Hitomi compresa. Il guardarsi spesso
allo specchio con aria autocritica le era sempre sembrato stupido e senza
senso, ma adesso ne capiva la vera ragione. Cercare di essere
carine era quasi essenziale per le ragazze, e in fondo anche Merle era una
ragazza, non c’era nulla di strano che iniziasse a provare interesse per ciò
che la gente pensava nel vederla.
Non voleva più essere la gattina senza pudore con il viso
sporco di terra. Adesso voleva essere una gatta molto simile a
una bella donna, essere pulita e pettinata, suscitando anche un po’ d’invidia
nelle altre ragazze. Era una sorta di battaglia con se stessa.
E questa battaglia aveva avuto
inizio proprio con l’arrivo di Hiroshi.
Arrossì per un istante al pensiero del ragazzo che non aveva
mai certamente nascosto di provare un po’ d’interesse per lei. Era la prima
volta che le capitava e non sapeva come reagire di fronte alle sue quasi palesi
dimostrazioni d’affetto. Così fingeva di non accorgersi di
niente, sperando fosse la soluzione migliore.
Si scostò una ciocca rosa dal viso. Improvvisamente trovò
quasi ridicole le sue orecchie, le sembrarono troppo grosse e molto strane.
Chissà cosa pensava realmente il ragazzo di lei, forse
voleva solo prenderla in giro. Lei non era una ragazza
normale, non era bella e incantevole come Millerna, o dolce come Celena,
o schietta e allegra come Hitomi, e tanto meno seducente come Ness. Lei era...
quella strana.
Si guardò la coda e provò un’improvvisa rabbia verso se
stessa. Non poteva nascere come una ragazza normale, non le
importava se bella, almeno carina? Ma soprattutto normale.
Improvvisamente la porta della sua camera si spalancò, e lei
si voltò veloce verso di essa un po’ spaventata.
Ne spuntò Hiroshi che la guardò quasi sorpreso mentre lei
arrossiva nel vederlo così all’improvviso e presa alla sprovvista nel fare una
cosa insolita per lei, guardarsi allo specchio.
Merle abbassò lo sguardo imbarazzata.
- Buongiorno... - disse
lui entrando un po’ di più nella stanza -... ti sei già svegliata, scusa.
Stanotte sono tornato in camera mia.-
Di sorpresa dentro Merle si accese un fuoco di rabbia - Non
devi darmi spiegazioni... - il tono era aspro, più di quanto volesse
-... non è mai stato deciso che tu passassi le notti qui.-
-
Perché sei arrabbiata?-
- Non sono
arrabbiata... adesso puoi anche andare.- si alzò andando verso di lui per
spingerlo fuori dalla stanza non ascoltando le sue
proteste.
Il ragazzo si ritrovò a fissare sbalordito e piuttosto
confuso la porta di legno scuro, chiusa davanti a sé. Perfetto pensò Adesso non
solo sono tormentato dal pensiero di Ness che progetta di ucciderci tutti, ma
anche Merle che ce l‘ha con me. Sospirò
rumorosamente e si voltò piano per andarsene.
- Hiroshi, che fai
qui? -
Il ragazzo alzò lo sguardo e vide ‘amica davanti a lui, che
lo osservava incuriosita - Hitomi... -
- Va tutto bene?-
chiese lei.
- Si
tranquilla... tu come stai? Ieri non ti ho praticamente
vista... -
La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio
- Benino... -
In quel momento Ness apparve come dal nulla alle loro
spalle. Gli passò vicino quasi senza curarsi di loro, poi si voltò, fece un
breve cenno di saluto accompagnato da un sorriso altezzoso, e riprese la sua
avanzata per chissà dove.
Quando Hiroshi guardò nei suoi occhi lesse
tutta la malvagità che trapelava dal suo sguardo di ghiaccio. Come aveva fatto
a non accorgersene subito?
Ma soprattutto, come facevano gli altri a non capire quanto
malvagia fosse quella donna?
E mentre passava l’istante nel
quale i loro occhi s’incontravano, lui avvertì una chiara voce nella sua mente.
Ricordati...
Ne seguì solo un brivido gelido lungo la schiena del
ragazzo.
- Sei sicuro che
vada tutto bene?-
Hiroshi guardò l’amica. Sembrava preoccupata e lui si
ritrovò a pensare quanto le cose fossero cambiate in
meno di un mese. Adesso conosceva davvero Hitomi, non come prima quando era
convinto di provare qualcosa per lei. Ora sapeva cosa provava davvero,
amicizia, affetto, nulla di più. Si sentiva legato a lei come un fratello, ed
era felice in fondo di essere finito in quel mondo strano perché gli aveva
permesso di crescere e capire molte più cose di quante ne
avrebbe imparate in due anni sulla Terra.
- In verità no... -
Hitomi sorrise - Lo sapevo, ormai ti conosco troppo bene.-
- Già... - rispose
il ragazzo -... sei l‘unica che riesce a capirmi così bene.-
- Che ti succede
Hicchan?- il tono di lei era completamente serio.
Lui sospirò, ancora - Merle ce l’ha
con me, ma non so per quale ragione...-
La ragazza sembrò stupita - Tutto qui? Merle è molto
permalosa, basta che non le fai le coccole per cinque secondi, o che non le dai
un fazzoletto, e lei ti odia per tutta la giornata.-
Hiroshi rise - Ma non sarai un po’ troppo crudele?-
- Sapesse quante me
ne ha fatte passare, quella gatta dispettosa... non la difenderesti
così.-
Lui notò lo sguardo sospettoso dell’amica - Io non la
difendo.-
- No, certo.-
- Smettila di
prendermi in giro Hitomi!-
La ragazza scoppiò in una risata divertita - E che ci sto a fare se non a prenderti in giro?-
- Non sei
simpatica.- affermò lui guardandola.
- Ammettilo che ti
piace, cosa ti costa? A me puoi dirlo sai... -
Van aveva scostato
la tenda della finestra della sua stanza, vedendo i due amici parlare allegri
fra loro. Il suo sguardo si puntò prima su Hiroshi. Notò la somiglianza che
aveva con lui per l’ennesima volta, senza riuscire a trovarne un motivo valido.
Poi guardò la ragazza.
Hitomi rideva divertita mentre chiacchierava con l’amico, e
questo fece provare una strana sensazione al cuore. Non che
gliene importasse qualcosa di quella strana ragazza, eppure...
La strana sensazione, le immagini che aveva visto il giorno prima dopo averla sentita canticchiare la canzone
di Fanelia. Possibile che fosse davvero tutto vero? Lui conosceva davvero
quella ragazza, e per davvero l’aveva dimenticata?
Poteva anche essere così. Ma perché
dimenticarsi solo di lei?
Forse aveva ragione Merle a sostenere si
trattasse di una magia, forse... ma a quale scopo?
Chiuse la tenda e andò a stendersi
sul letto. Poi, improvvisamente cambiò idea, si alzò ed uscì in fretta dalla
stanza. Doveva liberare la mente per un po’ di tempo, avrebbe
risposto forse meglio ai suoi quesiti dopo.
Scese le scale e raggiunse il cortile dove, ne era certo, avrebbe trovato Allen. E
infatti, lo vide in un angolo al buio a trafficare.
- Allen!- lo chiamò
il re.
Quest’ultimo si voltò a guardare l’amico - Dimmi Van.-
- Ti va di duellare
un po’?-
Van mostrò la spada al compagno che lo osservò dapprima
confuso.
- Potrei mai
rifiutare?-
Hiroshi sospirò - Va bene... hai vinto.-
La ragazza tornò a guardarlo mostrando un sorriso malizioso
- Ho vinto cosa?-
- Un pochino... -
ammise lui.
Hitomi notò l‘arrossamento sulle sue guance - Solo un
pochino?-
Sembrava divertita mentre il ragazzo pareva morire
dall’imbarazzo - Ok, ok... un bel po’. Contenta? Quanto sei
fastidiosa... -
Hitomi incominciò a ridacchiare soddisfatta - E’ a questo che servono le amiche. A
essere fastidiose, non lo sapevi?-
Lui le passò un braccio attorno alle spalle - Già... grazie
tante, potevi anche avvertirmi prima di questo effetto
collaterale.- la guardò -... però sono contento. Almeno oggi ti ho fatta
ridere.-
La ragazza abbassò lo sguardo, per poi tornare a guardare
l’amico - Si nota così tanto?-
- Un pochino,
soprattutto per chi ti conosce.-
Lei sospirò, sul viso non vi era più alcuna traccia della
risata precedente - E’ che... è tutto così assurdo.
Prima perde la memoria, poi rischia la vita... adesso
è anche arrivata la sua presunta fidanzata.
E’ come se fosse tutto un piano per allontanarlo da me... -
- Non devi
preoccuparti. Quella non è niente in confronto a te. Puoi starne certa, te lo assicuro... se
solo... -
Hiroshi si ritrovò a sospirare e senza accorgersene a
stringere più forte il braccio attorno all’amica. Lei se ne accorse
- Se solo, cosa? Che intendi dire?-
- No... - rispose
prontamente il ragazzo -... niente di particolare.-
Ancora un po’ e avrei
fatto il disastro. Hitomi è sveglia, non ci vorrà molto perché capisca che
nascondo qualcosa se non sto attento. Anche se,
potrebbe benissimo capire tutto da sola.
Un cozzare di spade risuonò all’improvviso attorno ai due. Il
ragazzo si alzò seguito dall’amica, e raggiunsero il cortile dove due uomini
stavano duellando.
Hitomi si avvicinò all’amico del biondo cavaliere - Gadeth,
non staranno litigando?-
L’uomo la guardò divertito - Non preoccuparti ragazza, è
stato il re a chiedere al comandante di battersi con la spada.-
- E’ stato Van?-
Hiroshi restò come imbambolato a guardare i due che non
sembravano stancarsi un momento. Continuavano ad attaccare, schivare,
difendere. La loro sembrava una danza di cui entrambi erano
i portatori.
- Il re è migliorato molto, adesso tiene il ritmo del comandante...
- diceva Gadeth alla ragazza che osservava affascinata, come l’amico, i due
duellanti.
Dopo qualche minuto i due si fermarono, nessun vincitore e
nessun sconfitto.
- Complimenti Van,
sei diventato molto abile.- ammise il cavaliere rinfoderando la spada.
- Grazie, merito tuo
Allen.-
Potevano sembrare amici ma Hitomi capì
che tra loro non si era ancora sciolto quel velo di rivalità che esisteva anni
prima. Fino a che uno dei due non avrebbe vinto sull’altro, la loro
competizione non sarebbe mai svanita. Hiroshi si avvicinò a loro
improvvisamente.
- Scusatemi... -
disse piano quando gli fu vicino.
-
Che succede?- chiede Van guardandolo confuso. Ancora gli faceva effetto
trovarselo davanti, era come essere costantemente
davanti ad uno specchio.
- Ecco io, avrei una
richiesta da farvi... -
- Dicci, avanti.- esortò
il cavaliere di Asturia.
Il ragazzo sembrò in difficoltà, poi prese coraggio -
Potreste insegnarmi a usare la spada?-
I due lo fissarono sorpresi, poi si
guardarono in una muta conversazione di sguardi. Dopo minuti durati un eternità il re disse.
- Credo si possa
fare... almeno potrai badare a te stesso se accadrà qualcosa.-
Non è
per questo che voglio imparare. Voglio proteggere Merle...
- Me ne occupo io se siete d’accordo.- consigliò Allen
guardandoli entrambi. Aveva aiutato il re tempo addietro,
adesso avrebbe aiutato anche il suo sosia, che buffa coincidenza.
- Perfetto. Allen è
un ottimo insegnante, sono certo che imparerai alla svelta.-
Dopodiché Van si voltò e fece per allontanarsi. Allen
sorrise al suo nuovo allievo che seppur spaurito sembrava molto determinato nel
suo obbiettivo.
Quando il re passò accanto a
Hitomi, i loro sguardi s’incrociarono per un istante. Al giovane tornò in mente
quell’imagine confusa e veloce che lo aveva colto alla
sprovvista il giorno prima. Per l’ennesima volta si ritrovò a pensare a
lei, a chiedersi se davvero l’avesse già conosciuta in precedenza. Lei sorrise
imbarazzata e lui si ritrovò a distogliere lo sguardo
in fretta.
Hitomi non capì perché si rifiutasse di guardarla, o perché
fosse così freddo con lei. Forse era a causa di Ness, o la sua perdita di
memoria lo spingeva a non fidarsi troppo. Sarebbe stato proprio da lui. Sospirò
mentre il giovane re si allontanava da lei.
Decise di non pensarci per quel che poteva, e si concentrò
sulle lezioni di combattimento davanti a lei.
Era tardo
pomeriggio, e il sole faceva splendere una leggera luce rossa da dietro le nubi
bianche. Le ombre si erano allungate, e il mercato della città sembrava
addormentarsi per quella giornata.
I mercanti chiudevano i negozi e se ne tornavano a casa stanchi del lavoro, felici di poter andare a
riposare.
Tra loro restava un’ombra, immobile, ferma
in mezzo alla strada principale. Guardava il palazzo reale imponente ed
elegante sovrastare sopra la città.
Sorrise, e si mise ancora in cammino diretto verso di esso. L’ombra che andava allungandosi dietro di sé.
Continua...
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E ancora una volta devo chiedere scusa a tutti voi che mi seguite per
il ritardo...
Purtroppo, dirò la verità, mi è un
po’ passata la voglia di scrivere questa fic...questo non vuol dire che l’abbandonerò,
no mai...solo che sono entrata in una mia nuova fase e sento che questa storia
è legata a com’ero esattamente un anno fa...
Però continuerò a scriverla, il
problema è che mi servirà sempre un po’ di tempo per decidere come fare il
capitolo ^^
Non abbandonatemi però...
Ringrazio tanto tutti i lettori, perché
questa fic ha raggiunto le 1000 letture, e per me è tantissimo, sono
felicissima...è anche per voi che non smetterò di scriverla...la porterò fino
alla fine, ve lo prometto...
E ringrazio chi mi segue costantemente, e mi lascia i giudizi che a mio
avviso, sono sempre troppo buoni...
leidia : eccoti accontentata, anche se in ritardo ^^’
Allen_Anne_Black : grazie
per il tuo sostegno...prometto che cercherò di tenere duro fino alla fine, lo
faccio per tutti voi ^^
nuvia : grazie, mi segui sempre, ne sono commossa ç_ç
demetra85 : eh già...ti è toccato aspettare, spero che però tu
continuerai a seguirmi...fammi sapere allora ^^
Mione1986: come promesso, sono riuscita ad aggiornare...non
preoccuparti, spero che la storia continui a piacerti...^^ kiss
iliya: si forse ho svelato
troppo presto in parte il ruolo di Ness...ma stai tranquilla che non se ne
libereranno facilmente, soprattutto Hiroshi...grazie comunque per avermi fatto
sapere cosa ne pensi ^^
E con questo me ne vado...
Più o meno so già cosa
accadrà nel prossimo capitolo...non ve lo prometto ma tenterò di metterci
meno...sono anche un po’ più libera quindi forse...chi lo sa ^^