Ronald Weasley...e le strategie di conquista!

di flors99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** First Strategy - Poems ***
Capitolo 3: *** What can make a simple Drawing.... ***
Capitolo 4: *** Second Stragety - Dance (First Part) ***
Capitolo 5: *** Second Stragety - Dance (Second Part) ***
Capitolo 6: *** Do You Want To Came To The Dance With Me? (First Part) ***
Capitolo 7: *** Do You Want To Came To The Dance With Me? (Second Part) ***
Capitolo 8: *** The First Love Always Does More Harm ***
Capitolo 9: *** Trouble. Big Trouble. ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


In un caldo giorno di primavera, Hermione passava tranquillamente il suo tempo con la sua silenziosa compagna, chiamata “silenzio”, cercando di assimilare il più possibile su Storia della Magia, sulla quale aveva già scritto decine di pergamene. Stava giusto per completare il suo quinto ripasso, dopo di che avrebbe finalmente terminato ciò che si era prefissata per quel giorno, quando il volto di Ron le si parò davanti, con un’espressione strana.
- Hermione, dovrei parlarti. – mormorò, dondolandosi sui talloni, parecchio a disagio. Neanche il suo tono prometteva nulla di buono; ma forse era lei ad essere troppo pessimista.
- Sì? – domandò cautamente la ragazza, cercando di intuire i suoi pensieri.
- Beh…io…
Nella mente di Hermione risuonò un campanello d’allarme.
- No, Ron!
- …No? – domandò il ragazzo sorpreso.
- Non ti farò copiare il compito, puoi scordartelo! Dovresti vergognarti Ronald Weasley e imparare a svolgere i tuoi doveri… - era prossima nel lanciarsi in una lunga filippica su quanto fosse importante prendersi le proprie responsabilità e non appoggiarsi sempre agli altri, quando Ron la interruppe immediatamente.
- Non…non si tratta di questo, a dir la verità…
Hermione aggrottò lo sguardo. Non riuscì a capire cosa Ron dovesse mai dirle, dato che molto spesso le loro chiacchierate degeneravano in discussioni o in suppliche (da parte di Ron) per farsi fare i compiti.
- E allora qual è il problema?
Ron diventò improvvisamente rosso e, con un’espressione imbronciata, cominciò a girare per la stanza, corrucciato. Hermione si sistemò meglio sulla poltrona e osservò il ragazzo fare un solco intorno al punto su cui stava girando continuamente.
- ….Ehm…Ron?
Al richiamo dell’amica, il ragazzo diventò ancora più rosso e riprese a girare per la stanza con molta più foga di prima. Dopo vari borbottii, tentennamenti e parole lasciate a metà, Ronald si fermò improvvisamente e lo fissò ansioso.
- Hermione, devo parlarti.
- ……
Lo aveva già pensato che il tono di Ron non presagiva nulla di buono?
- Insomma, Ron! Che cosa devi dirmi? – esclamò la Grifondoro d’un tratto in ansia.
Ron cominciò a borbottare frasi strane del tipo “miglior amico incompetente, che non sa dare neanche un consiglio piccolo piccolo”.
- Cosa…c’entra, Harry? – chiese Hermione, confusa.
- Beh…io…ho chiesto a lui, ma…non…non sa dirmi nulla!
- Cosa?
- Insomma… - Ron diventò più rosso di prima. – Mi ha detto di chiedere a te…perché…perché…te ne…intendi, ecco. – concluse.
- Ronald, scusa ma non capisco. – sentenziò la ragazza irritata, incrociando le braccia al petto.
- Vorrei che tu mi aiutassi a conquistare un ragazza! – sbottò tutto d’un fiato.
Hermione sbatté gli occhi, credendo di non aver ben compreso il concetto.
- Ch…
- Vorrei che…tu mi aiutassi a…conquistare una ragazza. – ripeté completamente rosso. – Ho chiesto a Harry…ma…mi ha detto che è più imbranato di me, quindi…quindi…ecco, l’ho chiesto a te.
- Ma…io…Ron, io…non lo so. – si ritrovò suo malgrado a confessare, dopo aver capito che non stava scherzando. – Cioè…non…non è una cosa che posso insegnarti!
- Hermione, almeno tu devi aiutarmi!
Per un attimo, il fatto che Ron volesse conquistare con così tanta convinzione quella famigerata ragazza, le fece ribollire il sangue nelle vene. Successivamente ingoiò il groppo in gola e ignorò quella stupida sensazione.
- Perché non lo hai chiesto a Ginny?
- Uh? Ginny….Ginny è una ragazza!
- E io cosa sarei? – domandò sul punto di arrabbiarsi sul serio.
- No, non volevo dire che non sei una…cioè…Ginny è mia sorella, non…sarebbe imbarazzante, ecco. E poi… - Ron sorrise timidamente. - …preferisco avere te come insegnante.
- Non lo so, Ron, io…
- Devi solo dire di sì!
Hermione sospirò.
- Ti piace davvero tanto questa ragazza?
Ron pensò che , gli importava moltissimo di Megan, era arrivato addirittura a chiedere aiuto a Hermione. Cosa che normalmente non si sarebbe mai azzardato a fare, senza prima munirsi di adeguata protezione.
- Sì. – rispose. – Hermione, sei la mia migliore amica, non ho nessun altro che possa aiutarmi. – aggiunse poi, cercando di far leva sul suo affetto e il suo cuore d’oro.
- …E chi sarebbe questa ragazza? – il tono della Grifondoro si era addolcito, segno che le parole di Ron erano andate a segno.
- Ehm…Megan…Jones.
Ron aspettò l’uragano arrivare.
3
2
1
- COSA?!
- Hermione, su…
- Quella..quella…argh!
- Non…non è così antipatica!
- Quella piccola arrivista che si crede chissà chi, e invece non è altro che uno scarafaggio puzzolente?!
- Hermione!
- Sì, ehm…
- Solo perché ha voti alti quanto i tuoi, non vuol dire che… - Ron tentò di calmarla.
- È arrogante, saccente, crede di avere sempre ragione e insopportabile! Sarà anche una Tassorosso, ma non ha assolutamente nulla a che fare con quella casa! Tu….come può piacerti una simile ragazza? – la rabbia che Hermione aveva sentito prima, aumentò vertiginosamente.
- Hermione, io…non so perché mi piace. Potrei chiederti la stessa cosa: come poteva piacerti Krum? – ricordò Ron con una punta di fastidio ben evidente nella sua voce.
- Questo non c’entra niente! – ribatté prontamente la Grifondoro.
Il ragazzo sbuffò.
- Hermione, hai intenzione di aiutarmi o no? – chiese infine.
La ragazza non disse niente; rimase semplicemente a fissarlo per un tempo che parve infinito. Talmente infinito che dopo qualche minuto Ron assunse un’espressione triste e borbottò:
- D’accordo…ho capito.
Stava già per andarsene, quando Hermione lo fermò.
- Io ti aiuterò… - iniziò. Un’espressione gioiosa si aprì sul volto di Ron, ma che si spense alle sue parole successive. - …ma tu dovrai studiare come si deve e non chiedermi mai più di farti copiare i compiti.
- Co…Perché?! – esclamò Ron, stralunato.
- Perché mi preoccupo del tuo rendimento scolastico e dei tuoi voti che oscillano pericolosamente tra il Desolante e l’Accettabile.
- Ma…e tu come fai a saperlo?
- Lo so e basta! Allora, Ron, cosa vuoi fare?
Il Grifondoro sembrò pensarci un attimo, ma poi borbottò un ok a mezza voce.
Hermione non aveva ancora la minima idea dell’immenso guaio in cui si era cacciata.

 
 
 
 

Angolo Autrice
 
Non so cosa mi sia passato per la testa, quando ho cominciato a scrivere questa cosa. Che poi io tifo anche per le Draco/Hermione, quindi non ho proprio idea da dove mi sia uscita. Inoltre ho così tante cose da scrivere che non dovrei proprio dedicarmi a questa…no, non dovrei farlo, ma l’ispirazione mi è arrivata all’improvviso e non ho potuto fare a meno di seguirla.
 
Ci tengo comunque a precisare che nessuna storia sarà trascurata per questa. Questa è una piccola storiella, un esperimento a dirla tutta. Durerà massimo massimo sei-sette capitoli e sarà incentrata sul genere comico.
 
Voglio solo strappare qualche risata e un attimo di tenerezza a chi legge! E ci saranno delle grosse risate da fare, soprattutto nei prossimi capitoli :))

Aggiornerò presto Wherever You Will Go (e sarebbe anche ora -.-“) e provvederò a cominciare a stendere il prossimo capitolo di Never Let Me Go e finire di rispondere a tutte le recensioni. Come ho già detto, nessuna delle due storie sarà trascurata per questa.
Beh, che altro dire?
Il primo vero capitolo di questa storia arriverà prestissimo, è già scritto!
Mi lasciate un minuscolo commento? Anche solo per sapere se devo chiudere battenti e cancellare immediatamente questa cosa qui.
 
Un abbraccio stritolatore!
flors99

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Capitolo 2
*** First Strategy - Poems ***


- Allora, Ron, prima di tutto…cosa sai della Jones?
A Hermione, onestamente, non sembrava un quesito poi così difficile. Anzi, le pareva che fosse la miglior base su cui poter dare i giusti consigli. Per quanto lei ritenesse che quella Megan fosse insopportabile, si rendeva conto che per Ron non doveva essere così e, se davvero voleva aiutarlo, doveva provare a conoscere meglio il carattere della Tassorosso per poter dare buoni consigli.
- Che…che intendi?
- Cosa le piace, cosa non le piace, che personalità ha…per quanto a me sembri solo una stupida ragazzina vizia…
- Hermione!
- Ok, ok…non la insulterò oltre. – promise Hermione. – Allora, Ron! Com’è Megan?
- Bella, molto bella. Un po’ bassina forse, ma molto molto bella e…
Hermione sbuffò.
- Ron, non devi descrivermela. So anch’io com’è fatta, voglio sapere da te, com’è di carattere. – spiegò pazientemente.
- Beh…uhm…io…non so, non ci ho mai parlato, a dir la verità.
- Cosa?! Ti sei preso una cotta per una ragazza, con cui non hai mai neanche parlato? – esclamò allucinata.
Ron arrossì vistosamente.
- U-una volta ci ho parlato. Le ho rovesciato per sbaglio il succo di zucca addosso…e mi ha mandato a quel paese…
- Un bell’approccio, non c’è che dire.
- Ma è da quel momento che ho capito che era la ragazza giusta per me!
- Ah sì? – Hermione alzò un sopracciglio, profondamente scettica.
- Sì! Aveva un temperamento, una determinazione senza pari e uno sguardo bellissimo! – esclamò sognante, come se stesse rievocando una visione onirica.
- Mentre ti mandava a quel paese?
- In-insomma, Hermione! Non mi rimbeccare in tutto! – sbottò il ragazzo, arrossendo per la confessione che si era lasciato sfuggire dalla labbra, senza volerlo.
- Ok, Ron. – mormorò Hermione, sospirando. – Riprendiamo il discorso: com’è Megan? – ripeté, cominciando già a stancarsi.
- Bella, molto bella e…
- Ho capito che è bella, Ronald! – replicò arrabbiata, infastidita dalle sue parole nei confronti della Tassorosso.
- Perché ti arrabbi?
- Non sono arrabbiata! Io sono qui per aiutarti, non per sentirti idolatrare quella ragazza! – a dir la verità era parecchio innervosita da quello sguardo sognante che Ron aveva assunto, mentre parlava di Megan. Era…irritante, sì, parecchio irritante.
- Comunque…Megan…è…intelligente, simpatica, sempre sorridente…insomma è molto solare!
Hermione arricciò le labbra: la sua visione di Megan non corrispondeva per niente a quella appena descritta da Ronald. Per lei Megan era tutt’altro che intelligente (sospettava che avesse circuito i professori per farsi dare voti così alti), antipatica e con un sorriso di plastica, finto come non mai. La tipica ragazza arrogante, con la puzza sotto il naso che si crede chissà chi.
I casi erano due: o era Ron a idealizzarla troppo, o era Hermione ad essere troppo severa nei suoi giudizi. O forse sbagliavano entrambi e dovevano trovare un punto di incontro.
- Mmm….bah…se lo dici tu. – borbottò Hermione.
- Ed è molto romantica e affettuosa! – aggiunse Ron convinto. – Ricordo che una volta l’ho vista piangere dalla commozione, per una lettera d’amore che aveva ricevuto una sua amica!
- Secondo me piangeva perché non l’aveva ricevuta lei, la lettera d'amore; non per commozione. – borbottò.
- Cosa?
- Niente, Ron, niente. – chiosò, sospirando. – Comunque, se quello che mi dici è vero, non dovrebbe essere difficile trovare qualche idea per fare in modo che si accorga di te.
- Ad esempio? – chiese Ron, con gli occhi che cominciavano a brillare. E Hermione per un attimo lo odiò quel luccichio; detestò con tutte le sue forze quei bellissimi occhi blu, illuminati da una luce che non aveva mai visto prima. Probabilmente la infastidiva che una persona buona come Ron potesse prendersi una sbandata per una ragazza così…così stronza, ecco.
- Potresti scriverle una poesia! – suggerì Hermione con fatica, cercando di non guardarlo negli occhi.
- Po-poesia? – balbettò.
- Credo che sia una buona idea, sarebbe un modo per attirare la sua attenzione, senza esporti troppo. A meno che tu non preferisca un approccio diretto, in quel caso…
- No! Non…sono molto bravo negli approcci diretti.
Hermione represse una risata.
- Però non sono molto convinto riguardo la poesia. – confessò il ragazzo.
- A tutte le ragazze piacciono le poesie! Lo trovano un gesto molto carino e romantico, soprattutto.
- Anche a te, quindi?
Hermione arrossì di botto.
- …sì, no, beh…sì, mi piacciono, ma…i-io che c’entro?
- No, così. – chiarì Ron, alzando le spalle con un sorrisetto sulle labbra. – Quindi sei sicura che sia una buona idea, eh?
- Direi che possiamo provare! – esclamò Hermione, sorridendo.
- Ok…Cosa….devo fare?
Hermione fece comparire due rotoli di pergamena nuova e una piuma; poi porse tutto a Ron.
- Scrivi. – ordinò semplicemente.
- Sc-scrivo?! Ora?
- E quando, scusa?
- Ma io…non ho la minima idea di cosa scrivere.
- Cerca di esprimere i tuoi sentimenti, quello che provi davvero per lei. Scrivi ciò che le diresti se la avessi davanti agli occhi, vedrai ti riuscirà facilmente. – lo confortò Hermione, con un tono rassicurante.
Ron annuì, non tanto convinto e si mise al lavoro, ancora meno convinto. Mentre il ragazzo creava, la Grifondoro ne approfittò per dare l’ultimo ritocco al suo tema, rileggendolo un paio di volte. Dopo una buona mezz’oretta, tutte le correzioni che servivano erano state apportate con molta cura e sulle pergamene spiccava una calligrafia a dir poco perfetta.
Soddisfatta, Hermione alzò lo sguardo per vedere a che punto fosse Ron.
- Come va?
Il Grifondoro fece quasi un salto all’indietro.
- Ehm…oh…io…no…cioè…sì…bene.
- Hai scritto qualche poesia?
- …Sì…più o meno…ma non so se vanno molto bene…
- Dai, leggile. – lo incitò la ragazza.
Ron si schiarì la voce, mentre le sue guance cominciavano già a colorarsi di rosso.
 
- Siamo come uccellini
(o forse canarini),
di un nido solo.
Il mio cuore prende il volo,
non appena ti vedo,
ai miei occhi non credo.
Raggiante Isabella,
sei come una stella,
quasi come una scopa-motore,
del mio grande a…ardore.
 
Ron inciampò con la voce sull’ultima parola.
Hermione lo fissò stralunata, come se fosse una specie strana mai vista sulla terra.
- Allora…com’era? – chiese Ron, paonazzo.
- … -
- So che non è proprio il massimo, ma…
- Siamo co-come ca-canari-rini? – chiese Hermione boccheggiando, recitando un verso della sua poesia.
- Ecco…
- E…e perché l’hai chiamata Isabella, poi?! – domandò ancora più stralunata.
- Non…non riuscivo a trovare un sostantivo che facesse rima con Megan!
Hermione si schiaffò una mano sulla fronte.
- Ron, non puoi dare a una ragazza una poesia, con il nome di un’altra sopra!
- ….Ah no?
- No!
- Ma potrebbe almeno apprezzare lo sforzo!
- E poi….questa non è una poesia, Ron! – esclamò Hermione, raccapricciata da quei versi. Aveva sempre pensato che tutte le poesie fossero belle in un modo o nell’altro; ma quella…cosa…non se l’aspettava proprio. Ok che Ron non era questo grande poeta (si sarebbe stupita del contrario), ma per scrivere quella schifezza doveva proprio averci messo impegno.
- Ma…
- Uccellini, canarini, scopa-motore, ma ti sembra il modo di corteggiare una ragazza…e poi cos’è una scopa-motore?!
- Beh…l’ho paragonata a una scopa da Quidditch col motore! Non esiste lo so, ma se esistesse, lei sarebbe proprio come quella scopa: forte, veloce e determinata.
Hermione si massaggiò le tempie.
- Ron, NON puoi paragonare una ragazza a una scopa col motore, potrebbe…non prenderla bene, ecco.
- Ma è un complimento! – protestò il ragazzo.
- … -
- Siete così complicate voi ragazze!
- Lasciamo perdere, Ronald. – concluse Hermione, esasperata e ancora urtata da quello schifezza dei versi. – Hai scritto altro?
- Sì, ne ho scritta un’altra, ma…è un po’ meno profonda di questa…
- Leggila, prima che ci ripensi. – d’altronde Ron non poteva aver fatto di peggio, giusto? Giusto?!
Ronald si schiarì nuovamente la voce e cominciò a leggere:
 
- All’una ho pensato alla luna,
alle due al bue,
alle tre al re,
alle quattro ho smesso di pensare,
perché la rima non sono riuscito a trovare.
 
- Beh…forse non è proprio una poesia d’amore, ma…ha il suo fascino, no? – domandò Ron, sorridendo.
- …. –
- Ti vedo scossa, Hermione, la mia poesia, per caso, non ti è piaciuta?
- Ron, seriamente, vuoi che ti risponda?

 
 



 
Angolo Autrice
 
Ma ciao carissimi lettori!
Ecco qua il secondo capitolo, che spero vi piaccia almeno un quarto di quanto io mi sono divertita a scriverlo. Ammetto che è strano per me scrivere di Hermione e Ron (sono una Draco/Hermione convinta), però ultimamente avevo voglia di semplicità, leggerezza, allegria…avevo bisogno di Ron. Del dolcissimo, impacciato ma tanto, tanto dolce Ron :))
Non ho molto da dire, senonché spero di avervi fatto sorridere con questo capitolo, perché questa storia è nata per questo: per far sorridere, una cosa semplicissima, ma che le persone si dimenticano di fare sempre più spesso.
Non so come ringraziarvi per aver accolto così bene la mia storia: 3 recensioni!!!! Ero sicura che non ce ne sarebbe stata neanche una! Un grazie gigante a Virus14, MimiRyuugu e Ram92. Grazie, davvero, grazie mille!!! Grazie anche a tutti quelli che hanno letto il capitolo e hanno messo la storia tra le seguite.
Al prossimo capitolo!
flors99

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Capitolo 3
*** What can make a simple Drawing.... ***


Tra le note troverete un piccolo spoiler: vi sfido a capire di cosa si tratta ;) Vi aspetto giu!
 
 
 
 
Hermione aveva appurato che Ronald Weasley non era un poeta. Decisamente no.
Ancora le venivano i brividi ripensando a quelle orrende poesie, mentre continuava a chiedersi come l’amico avesse potuto scrivere cose simili.
- Ok, lasciamo da parte l’idea delle poesie. – decretò Hermione irremovibile.
- Ma non erano così brutte!
- Ronald, non costringermi a esprimere quello che sto pensando.
Il Grifondoro borbottò qualcosa sul fatto che secondo lui i suoi versi “non erano poi tanto male”, ma Hermione non gli badò.
- Abbiamo bisogno di un’altra idea. – rifletté la ragazza ad alta voce.
- Mh. – borbottò Ron in risposta.
- Non so…ci vorrebbe qualcosa che…ti faccia notare, ma senza un approccio diretto…
- Mh.
Hermione cominciò a girare intorno a un unico punto, mentre si sforzava di trovare una soluzione.
- Forse potresti…
- Mh.
- Insomma Ron! Smettila di “Mhare” e pensaci anche tu! – esclamò frustata, sia perché nessuna idea le veniva in mente, sia perché era ancora innervosita dagli occhi di Ron che s’illuminavano, mentre pensava a Megan.
- Ci sto pensando! – le rispose. – Ma non…ho trovato! – quasi urlò all’improvviso.
- Cosa?
- Tu potresti diventare sua amica e mettere una buona parola per me.
- …Ron…ma il tuo cervello funziona correttamente?
- Uh?
- Non…si conquista così una ragazza! Non…non posso diventare sua amica per parlarle di te, tralasciando anche il fatto che io non sopporto Megan!
- Ma…
- Ma niente. Questa cosa non è fattibile. – Hermione fu intransigente su quel punto, nonostante Ron tentò di farle cambiare idea più volte. Dopo vari borbottii e pensieri, Hermione riprese la parola. – Ron…perché non provi semplicemente a parlarle? Non per chiederle subito di uscire, ma…per conoscerla davvero e darle la possibilità di conoscerti. – propose saggiamente dopo qualche secondo.
- No! – esclamò Ron, arrossendo.
- Ma…perché?
- Non…non ne sono capace, io…ogni volta che mi passa vicino mi blocco…non posso addirittura parlarle!
Hermione rimase per un secondo in silenzio, guardandolo farfugliare mentre gesticolava ripetutamente. Non credeva che Ron fosse tanto timido e impacciato con le ragazze: stranamente quella scoperta le fece una tenerezza incredibile e, prima che potesse impedirlo, le sue labbra s’incresparono in un dolce sorriso.
- Oltre ad essere romantica, conosci qualche altro tratto significativo di Megan, che potrebbe aiutarti? – domandò Hermione, dopo averci pensato qualche secondo.
- Credo…che le piaccia disegnare…
- Disegnare?
- Beh…l’ho vista scarabocchiare sui tovaglioli e…quella stessa volta che le ho rovesciato il succo di zucca addosso, le è caduta la borsa con i libri, spargendo per terra dei disegni.
- Ah.
- Ecco perché mi ha mandato a quel paese! Credo di averle bagnato i disegni col succo di zucca – esclamò il ragazzo come colto da una qualche improvvisa illuminazione.
- Mmm…può darsi. – concesse la ragazza, anche se, secondo lei, Megan si era arrabbiata perché si era macchiata i vestiti, non per i disegni.
- Pensi che potrebbe piacerle un disegno?
- Ehm….penso che…
- No. – si rispose Ron da solo. – Un disegno è una cosa stupida.
- Non è stupido. – lo corresse Hermione. – E’ un gesto molto dolce, ma…
- Ma...?
- Non ti vedo molto portato…per il disegno.
- Hei! Io sono bravissimo a disegnare, mi ha insegnato papà!
Hermione represse una risata.
- Con tutto il rispetto che ho per Arthur…non credo che tu ne sia davvero capace. Per fare un disegno bisogna avere calma, pazienza, precisione e…insomma…non è che tu spicchi in nessuna di queste, per cui…
- Ma non è vero!
- Ron non c’è bisogno che tu mi menta. Sono la tua migliore amica e ti conosco, non devi inventarti…
- Io non mi invento niente. – ribatté il ragazzo. – Sono bravo a disegnare.
- Ah sì?
- Sì.
- Bene, allora dimostralo. – lo sfidò Hermione, completamente dimentica di ciò che dovevano fare.
Ron spalancò gli occhi azzurri.
- Ora?
- Visto? Ti sei tirato indietro, questo vuol dire che…
- Non mi sono tirato indietro, solo che…
- Non cercare giustificazioni, Ronald Weasley. Io scommetto che tu non sei capace di disegnare. Dimostrami che sbaglio.
- D’accordo. – replicò Ron, ancora più cocciuto di lei.
Senza fiatare ulteriormente, Hermione fece apparire tutto il necessario, insieme a parecchi fogli e persino un ripiano su cui lavorare.
- Cos’è questo? – chiese Ron, alzando una strana matita.
- E’ un lapis.
- Un che?
- Avevi detto che sapevi disegnare! – lo accusò la ragazza, senza rispondere alla sua domanda.
- Sì, ma ho sempre usato le piume.
- Con questa matita ti riuscirà meglio…sempre che ti riesca. – concluse con un sorrisetto.
Ron arrossì leggermente, prima di mettersi a lavoro. Non le disse neanche che cosa stesse disegnando, si chinò semplicemente sul ripiano, con uno sguardo concentrato.
Hermione rimase a fissarlo, convinta che da un momento all’altro, Ron si sarebbe alzato e avrebbe strappato lo pseudo-disegno. Sorprendentemente, dopo una buona mezz’ora, Ron era ancora concentrato sul disegno: Hermione era sconcertata. Era più che sicura di non aver mai visto una simile attenzione a qualcosa da parte del ragazzo; un evento più unico che raro.
Si chiese cosa stesse disegnando con così tanto impegno e si guardò intorno, guardando gli oggetti uno ad uno, per vedere cosa lo avesse ispirato. Non avendo trovato nulla d’interessante, poggiò la testa su una mano, chiedendosi quanto ancora Ron ci avrebbe messo; non rendendosene conto, diede voce ai suoi pensieri.
- Ron, quanto ci metti?
- Ho finito. – disse il Grifondoro, sorridendo.
- Adesso vedremo se sei davvero così bravo. – replicò, alzandosi e sfilandogli il disegno di mano. – Anche se sono sicura che… - quando vide il disegno, per poco non le cadde di mano.
La prima impressione che ebbe fu che quel disegno non poteva essere di Ron, anche se fu costretta a scartare quell’ipotesi perché aveva visto lei stessa il Grifondoro mentre “creava”. La seconda cosa che pensò fu che la ragazza che vi era ritratta fosse bellissima: non sorrideva, ma nei suoi occhi c’era una sfumatura dolce, che le conferiva una particolarità unica.
- Ah. – riuscì a malapena a dire. – E’…molto…bella…Megan.
Ron arrossì.
- Non è Megan, sei tu. – chiarì, arrossendo ancora di più.
Hermione a quelle parole, sentì le gambe molli. Passò un dito sul disegno, percorrendo la forma leggermente allungata del viso, gli occhi scuri e la capigliatura crespa.
La sua terza impressione fu che quella ragazza non potesse assolutamente essere lei: era più che sicura di non essere davvero così bella, non che ci avesse mai pensato più di tanto; non ne aveva mai avuto il tempo e la voglia. Una domanda si fece strada nella sua mente.
È così che Ron mi vede?
Quel pensiero le fece tremare le mani, mille aghi di pino si conficcarono nella sua pelle, provocandole freddo e caldo allo stesso tempo.
Continuò ad ammirare quei tratti decisi e delicati che coesistevano e armoniosamente si intonavano tra loro; Hermione non si riconosceva, ma il talento di Ron era innegabile.
- Avevi ragione tu. – mormorò semplicemente la ragazza, con lo stomaco attorcigliato e il cuore che batteva all’impazzata. – Hai avuto davvero un buon maestro. Non sapevo fossi così bravo.
- Beh…non ho mai avuto bisogno di disegnare, per questo non lo sapevi.
- Già…
Ron fu stranamente modesto.
- Tutti possono disegnare, comunque.
- Io no. – ribatté bruscamente Hermione, turbata da quel batticuore continuo e non riuscendolo a guardare negli occhi. Effettivamente era vero: alle elementari i suoi disegni erano sempre i più brutti della classe.
- Vuoi dirmi che tu, Hermione Granger, non sai fare qualcosa?
- Non…non c’entra nulla questo. – farfugliò.
- Potresti provare.
- No. So che non so disegnare, Ron, non ho bisogno di dimostrarlo.
- Non è difficile…o hai paura? – chiese, sapendo che così l’avrebbe convinta.
Hermione lo fissò con uno sguardo indecifrabile per qualche secondo.
- Ok. – borbottò, più per orgoglio che per altro.
- Potresti disegnare il divano, non è molto difficile. – propose Ron, mentre la ragazza prendeva la matita in mano e un foglio su cui lavorare.
- Ok. – ripeté, impugnando la matita e osservando il foglio. Rimase ancora qualche secondo concentrata, finché non si decise a fare qualcosa; cominciò a tracciare linee e curve, consapevole dello sguardo attento di Ron, dietro di lei. Di tanto in tanto lanciava un’occhiata all’oggetto del suo disegno, ma più lo faceva, più si rendeva conto di quanto facesse schifo l’immagine ricreata sul suo foglio. Inoltre avvertiva il respiro di Ron dietro di lei tra spalla e collo, e, una volta compreso che la distanza tra loro era ridotta al minimo, fu impossibile continuare quell’orrendo disegno.
Rossa come un peperone, osservò il suo schizzo facendo poi una smorfia disgustata.
- Te l’avevo detto che non ne ero capace. – disse frustrata.
Ron non le rispose, ma anzi si avvicinò, abbracciandola da dietro. Hermione, oltre ad arrossire più che mai, fu anche presa dalla confusione, finché non si accorse che Ron le aveva semplicemente stretto la mano tra la sua per poi portarla sopra il foglio.
- Prova insieme a me. – le sussurrò all’orecchio, facendola rabbrividire e costringendo il suo cuore a intraprendere una maratona.
Sotto il suo sguardo e con la mano di Ron sopra la sua, il disegno cominciò a delinearsi con più precisione, il divano assunse una forma accettabile, lo schizzo prese le sembianze di un disegno reale.
Il respiro di Ron s’infranse sulla sua guancia e le sue labbra furono vicinissime alle proprie per un secondo. Un secondo in cui Hermione credette davvero che ci sarebbe rimasta secca: il respiro le si bloccò improvvisamente, le mani le sudavano e percepiva chiaramente il rossore imporporarle le guance ora più che mai.
Proprio quando Hermione era sicura che non avrebbe potuto sopportare ancora oltre la vicinanza di Ron e quando il cuore rischiava di esploderle dal petto, il Grifondoro si allontanò con un sorriso soddisfatto.
- E’ venuto bene, no?
Hermione non trovò neanche la forza per rispondere.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
 
Salve a tutti carissimi!
Innanzitutto volevo fare due precisazioni: non so se Ron sia bravo a disegnare o no, prendetela come una licenza poetica.
Seconda cosa: mi dispiace un po’ per questo capitolo. Non è molto divertente, diciamo che punta un po’ più sulla tenerezza che sulla risata. Spero lo stesso che almeno un pochino vi piaccia, onestamente vi capirei se mi trovassi l’account pieno di bandierine arancionissime ù.ù
I prossimi vi prometto che saranno più divertenti e proprio perché mi dispiace che questo capitolo probabilmente non vi susciterà neanche una risata, vi lascio un piccolo spoiler sui prossimi capitoli.
 
- Uno, due, doppio passo! – esclamò Ron, quasi divertito.
- E doppia pestataaaaa! Ahia! – gridò la ragazza, saltellando per il dolore.
 
Secondo voi a cosa si riferisce lo spoiler? Si accettano scommesse ;)
 
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate, ma un grazie gigante a quelle 5 ragazze (5,5,5,5,5,5!!!! Ma siete matte?!?!?) che hanno recensito lo scorso capitolo: MimyRyuugu, Virus14, Soly Dea, TurningSun e piumetta. Grazie, davvero. Grazie di cuore, le vostre opinioni sono molto importanti per me :))
Un abbraccio stritolatore!
flors99

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Capitolo 4
*** Second Stragety - Dance (First Part) ***


Dopo la lezione di disegno, Hermione aveva detto a Ron che non stava molto bene e avrebbero ripreso domani il loro lavoro. L’amico si era subito preoccupato e si era offerto di rimanere con lei finché non si fosse rimessa, ma la ragazza arrossendo più di quanto non avesse già fatto, lo aveva scacciato in fretta e furia chiudendosi in camera.
Dopo una notte insonne e una mattina completamente persa nei propri pensieri, Hermione non era ancora riuscita a dare un nome a quelle sensazioni così sconvolgenti che Ron le aveva fatto provare, semplicemente prendendole la mano e standole vicino.
Non si era mai sentita così e non capiva la reazione del proprio corpo. Dopo averci rimuginato ancora per un bel po’, decise di non darci peso e incolpando il batticuore improvviso all’imbarazzo che l’aveva assalita in quel momento.
- Ciao, Hermione. – la salutò Ron, non appena la vide in Sala Comune.
Hermione lo guardò stranita.
- Che ci fa qui?
- Mi avevi detto di incontrarci alle quattro. – replicò il Grifondoro, aggrottando le sopracciglia e guardandola confusamente.
- Sì, ma…ti ho detto alle quattro perché ero sicura che saresti arrivato alle cinque, considerato il tuo perenne ritardo.
- Ah…no, sono in orario! – esclamò come un bambino.
- Meglio così. – Hermione sorrise scivolando accanto a lui sul divano. – Allora proseguiamo, ti è venuta qualche idea?
- No… - borbottò Ron.
- A me sì!
- Cosa?
- Potresti invitarla al ballo dell’arcobaleno che si terrà tra poco.
Ron, a quelle parole, sbiancò.
- Ba-ballo? Assolutamente no!
- Perché no? E’ una bellissima idea…
- E’ un approccio troppo diretto… - farfugliò Ron, agitandosi.
- E invece no! – esclamò sorridente Hermione. – Sai perché si chiama ballo dell’arcobaleno?
- No.
- Lo immaginavo. – dedusse in modo saccente. - Comunque si chiama così, perché lo scopo del ballo è la mescolanza dei colori, in poche parole l’unione tra le varie case di Hogwarts: rosso e oro, blu e giallo, verde e grigio… La McGranitt ha deciso di fare questo ballo, proprio con la restrizione di dover invitare qualcuno che non sia della tua stessa Casa.
- Quindi…io potrei invitare Megan, senza sembrare un perfetto idiota che ci sta provando con lei?
- Se la inviti è ovvio che ti interessa, ma hai la giustificazione che ti ha spinto il fatto di voler rafforzare l’unione tra le Case. E poi…non sembrerai un idiota!
- Hermione…io…sono un po’ impacciato in queste cose…anche con i tuoi consigli credo che…insomma…non me la caverò granché bene. – confessò, un po’ arrossito.
- Non è vero! – si oppose Hermione. Era fermamente convinta che nessuna ragazza, neanche Megan, avrebbe potuto rifiutare una persona buona e dolce come Ron, per questo non accettava la sua insicurezza.
- Ti ringrazio per la fiducia, Hermione…
- Ron, dai…prova con me. – propose.
- A far che?
- Fai finta che io sia Megan e prova a invitarmi al ballo. – chiarì sicura.
- Perché?
- Voglio vedere come te la cavi.
- Ok…Uhm…allora…che…devo fare?
- Io sono Megan, fai quello che faresti se fosse davvero così.
- Ehm… - Ron tentennò ancora un po’ prima di decidersi a dire qualcosa. - …Ciao, Megan. – mormorò arrossendo.
- Ciao, Ron. – rispose affabile la ragazza.
- Bene io…cioè…mi chiedevo se tu…volessi…insomma, ecco dato che ormai ci conosciamo…Cioè, no, non ci conosciamo ma…non voglio sembrarti un maniaco se ti faccio questa proposta senza conoscerti, ma…insomma…volevo chiederti se tu potessi accompagnarmi al ballo. Non devi se non vuoi, ma mi faresti davvero piacere. Andare al ballo senza qualcuno è come un cane senza padrone! Cioè…tu non sei un cane e neanche io, ma ero per rendere l’idea e…
- Ok, Ron, basta. – chiosò Hermione, mentre stava per scoppiare a ridere.
- Ecco, visto? – scoppiò Ron, frustato. – Non ci riesco neppure con te che sei la mia migliore amica, come dovrei fare con Megan?
- Ron, calmati. – lo ammonì Hermione.
- Ma come posso calmarmi se…
- Ron… - la Grifondoro gli prese una mano tra le sue e la costrinse a guardarla negli occhi. – Le parole ti verranno da sole. Non devi prepararti un discorso, perché sono le cose che dici sul momento che vengono dal cuore.
Hermione aveva un’espressione così dolce sul viso, che Ron per un attimo non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bella e a quanto lui fosse fortunato ad averla vicino.
- Tu sei speciale, Ron, e non importa quanto tu sia inesperto con le parole o incapace con le poesie, sei il ragazzo più dolce che conosco, vedrai che anche Megan se ne accorgerà. – mentre Hermione gli mormorava quelle parole si rese conto di come lei stessa le credesse davvero. Di come la sua mano tremasse in quella di Ron, di come il suo cuore corresse veloce mentre lo guardava negli occhi blu più luminosi del solito. Di come lei si sentisse vulnerabile di fronte a quello sguardo profondo.
- Ti voglio bene, Hermione. – gli uscì dalla bocca di getto, senza che Ron riuscisse a controllarlo. – Mi veniva dal cuore, l’ho detto senza pensarci. – aggiunse poi, sorridendole teneramente.
- A-anch’io, Ron. – borbottò la Grifondoro, mentre percepiva il rossore imporporarle le guance e il suo cuore che continuava a far di testa propria, battendo sempre più velocemente. – Allora…possiamo fare così…non hai più bisogno del mio aiuto. – concluse la ragazza, con una delusione segregata nel suo cuore tumultuoso.
- Io…non so, dici che dovrei invitarla subito?
- Sì, Ron, prima che tu ci ripensi.
- Ok, allora! – esclamò il ragazzo. – Io…la inviterò, sì! – si ripeté, probabilmente tentando di convincersi.
Guardò un’ultima volta Hermione.
- Grazie, Hermione. Allora…vado… - tentennò, come se dovesse chiedere il permesso.
- Vai, Ron. – rispose sorridendo.
Per fortuna il ragazzo non ebbe più ripensamenti e uscì dalla Sala Comune, perché Hermione non sarebbe riuscita a mantenere ancora per molto quel sorriso di plastica che si era imposta.
Mentre gli stringeva la mano, aveva pensato per un attimo a lui e Megan da soli e si era sentita così male, che aveva sentito il sapore della bile in gola. Quando si alzò dal divano, guardò il punto in cui era sparito Ron e le venne quasi da piangere, pensando che stava chiedendo a quella Megan di andare con lui al ballo.
Cercò di far scivolare il malessere di dosso, tentando di concentrarsi sulla soddisfazione di aver aiutato il suo migliore amico ad essere felice.
Soddisfazione che durò all’incirca quindici secondi.
Sì, perché Ron era riapparso in Sala Comune, completamente rosso e con il fiatone.
- Ron?!
- He-Hermione io…mi sono dimenticato di una cosa…
- Cioè?
- Ecco…io…non so ballare.
La ragazza restò paralizzata per qualche secondo, prima di domandare:
- Eh?
- Non…non so ballare, Herm. – farfugliò Ron, più rosso (se possibile) di prima.
- Ah. Ma…al Ballo del Ceppo…
- Non voglio neanche ricordarlo il Ballo del Ceppo, sappi solo che non ho ballato. – borbottò, leggermente innervosito.
- E’ stato così orribile?
Ronald arrossì.
- Beh…non mi sono divertito, granché. – chiosò.
- Ok, ma…io…dovrei insegnarti a ballare?
- Sì!
- Oh, ma…non so se…insomma, non so se ho i requisiti giusti, non è che sia proprio una così grande ballerina.
- Tu balli benissimo. – affermò Ron, senza neanche pensarci.
- G-grazie. – rispose la Grifondoro. - ...ma…insomma, Ron, sei sicuro? Non è che poi te ne andrai dalla stanza perché non riesci a ballare, vero? – chiese insicura, conoscendo la poca pazienza del Grifondoro.
- Assolutamente no!
- Ok allora… - decise Hermione. – Posso insegnarti i passi base, non è molto, ma qualcosa da cui partire.
La ragazza sospirò prendendo la sua bacchetta, e cercando con tutte le sue forze di non essere contenta che Ron fosse tornato indietro; le sembrava qualcosa di crudele essere felici per qualcosa che il suo amico non era riuscito a fare, ma non poteva farne a meno.
Con un gesto veloce della mano spostò magicamente i mobili, fino ad addossarli alla parete in modo da fare spazio.
- Ricordami di rimettere tutto a posto, quando abbiamo finito.
- Ok… - borbottò il Grifondoro, stupendosi ogni volta dell’abilità di Hermione con la bacchetta.
- Allora, Ron…Per prima cosa non fare quella faccia, non stai andando a un funerale.
- Ah…uhm…certo…
- Seconda cosa…avvicinati.
Il ragazzo si diresse di un passo verso di lei, guardandola interrogativamente.
- Di più, Ron! Non puoi ballare con una ragazza a cinque metri di distanza!
Il Grifondoro non fiatò più finché non si ritrovò vicino a Hermione, sovrastandola in altezza. La ragazza fu costretta a reclinare indietro la testa per poterlo guardare negli occhi.
- Ma quanto sei alto, Ron?! – esclamò, sinceramente curiosa.
- Un po’… - ammise il Grifondoro, imbarazzato.
- Comunque…adesso facciamo partire la musica per il valzer.
- V-valzer?!
- Avanti, Ron, non è così terribile!
Con un gesto veloce della bacchetta, Hermione fece partire un’allegra melodia, mentre il ragazzo cercava di capire da dove provenisse quel suono.
- Non distrarti Ron! Una ragazza vuole essere guardata negli occhi, soprattutto se state ballando.
- Giusto…ehm… - tentennò, arrossendo, non avendo la minima idea di cosa fare.
- Metti le mani sui miei fianchi.
- Dove?!
Hermione arrossì.
- Ron, se devo insegnarti, devi fare pratica. Quindi…metti le mani sui miei fianchi e non discutere!
Non appena lo fece, la ragazza ingoiò un groppo in gola e forse anche Ron, a giudicare da quanto era nervoso.
- B-bene, ora fai un passo indietro e poi uno di lato. – lo istruì la Grifondoro, mentre la sua vicinanza non faceva altro che confonderla ancora di più. – Bravo, così. Ora un altro di lato e uno avanti.
Ron era talmente concentrato sullo spostamento dei suoi piedi, che non si era neanche preso la briga di alzare gli occhi.
- Ron, non devi guardarti i piedi. Devi guardare me.
- Sì, ma…dopo non riesco a controllare i miei passi! – le spiegò.
- Sei qui per imparare, no?
- Sì, ma…
- Niente ma, prova! – detto fatto. Ron la guardò negli occhi e Hermione si maledisse per non aver taciuto; trovarsi a quella distanza infinitesimale dagli occhi del Grifondoro non era stata proprio una bella idea.
Percepì nuovamente quell’insolito batticuore, ma stavolta, prima di perdersi nelle sue elucubrazioni mentali, una fitta al piede la distrasse.
Si morse la lingua per non urlare, anche se il dolore era fortissimo.
- Scusa, Hermione!
- Non…fa niente… - mormorò a denti stretti, chiedendosi quanto cavolo fossero pesanti i piedi di Ron. – Ripartiamo.
Due secondi dopo, anche l’altro suo piede era stato sottoposto al doloroso supplizio della “pestata”.
- Ahia! – non poté fare a meno di lamentarsi la ragazza, con le lacrime agli occhi per il bruciore.
- Ehm…scusa, io…
Hermione emise qualche mugolio, ma poi con un sorriso tirato, ripeté le parole precedenti:
- Non importa…sei qui per…imparare, no? – faticò a dire.
- Sì…ma credo di averti fatto male.
- No! Sto benissimo… - mentì, con il dolore ai piedi che si espandeva sempre di più.
- Sicura?
- Sì…
- Ok. – Ron strinse nuovamente le mani sui fianchi di Hermione, che arrossì come un pomodoro maturo. – Ti ho fatto male? – domandò preoccupato. – Sei tutta rossa…
- No, Ron…sto b-bene. – balbettò, irrigidendosi, reprimendo l’istinto di stringere le proprie mani al suo collo. Deglutì rumorosamente e riportò la sua attenzione sul ragazzo.
Ripresero a provare i passi, ma dopo dieci secondi, il Grifondoro le aveva pestato otto volte i piedi.
- Scusa, Herm!
- Non fa niente…
- Scusa di nuovo!
- Non…ahia…fa nulla…
- Miseriaccia, scusa, sono inciampato…
- T-tranquillo…ahia…
- Mi dispiace!
- Va tutto ben…ahi!
In quello strano saltellio di passi, con Ron che pestava i piedi a Hermione ad ogni secondo e con la ragazza che indietreggiava, mentre sentiva i propri piedi piangere dal dolore, Ron inciampò di nuovo rovinando a terra, e Hermione, perso già il proprio precario equilibrio gli rovinò addosso.
Arrossirono come due bambini, guardandosi negli occhi e per un attimo nessuno dei due riuscì a muoversi: Ron, schiacciato dal peso della ragazza, Hermione, che aveva semplicemente i piedi troppo doloranti per alzarsi. La ragazza si schiarì la voce, parecchio imbarazzata e si appoggiò al petto del Grifondoro per tirarsi su, facendo leva sulle mani.
Purtroppo sentire il petto di Ron contrarsi sotto le sue dita, le rese particolarmente difficile il compito. Era sicura di avere assunto una tonalità più rossa del sangue, al contrario di Ron che non sembrava a disagio. Era imbarazzato, sì, ma semplicemente divertito da quella situazione buffa.
Perché anche lei non riusciva a vederlo come un gioco?
Hermione si rese conto di essere ancora stesa su Ron solo quando percepì una carezza sul suo viso e quando un ricciolo, sfuggito alla salda presa dell’elastico, ritornò al suo posto dietro all’orecchio. Squittì, rabbrividendo per quella carezza.
- C-che fai?
- Hai…hai gli occhi marroni, con…delle screziature…più chiare. Non le avevo mai notate. – spiegò Ron, sfiorandole le palpebre e non rendendosi conto di quanto Hermione stesse tremando.
- Bene! Sono co-contenta che….che tu…adesso lo sa-sappia! – esclamò balzando su, riacquistando improvvisamente la sua sensibilità ai piedi.
Merda, merda, merda, merda, merda. – fu l’unico pensiero della Grifondoro, che aveva ancora i brividi per quel tocco leggero.
Si diresse in fretta e furia fuori dalla Sala Comune, non trovando il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Dove vai, Hermione?
Ron si era rialzato da terra e la visione delle sue guance arrossate e i suoi capelli arruffati, fecero balzare nuovamente il cuore in gola alla ragazza.
- Vado a…a…a cercare rinforzi!

 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Prima di tutto devo fare due importanti precisazioni:
1. – Il Ballo dell’Arcobaleno (come penso avrete capito) è puramente inventato, onestamente non so se a Hogwarts abbiano mai fatto dei balli in primavera, e se così non fosse non vogliatemene male se l’ho collocato in questo periodo.
2. – No, neanch’io so come si balla il Valzer. Quindi i passi che Hermione ha detto a Ron sono anch’essi puramente inventati, perché davvero non ho proprio la minima idea di come si balli il valzer XD
 
E adesso basta con le cose serie e noiose (anche troppe per i miei gusti) ù.ù
Devo davvero commentare questo capitolo? Non ho molto da dire, solo che ne sono abbastanza soddisfatta. Ron e Hermione sono dolcissimi, mi diverto tantissimo a scrivere su di loro! *w*
Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà quello dello spoiler che ho messo la scorsa volta e sì, li ci sarà da ridereeeee!!!!!!!!!!!!!!! :))
I rinforzi di cui Hermione sta parlando, secondo voi chi sono? (A parte che la risposta è quasi scontata…)
Voto su questo capitolo? Troll? Desolante? Accettabile? Oltre Ogni Previsione? E poi basta, perché più su non ci arrivo ù.ù
Comunque, spero che vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me!
Ringrazio tutte quelle persone che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate e quelle 6 dolcissime ragazze che hanno recensito la mia storia: MimyRyuugu, Virus14, Soly Dea, TurningSun, piumetta e chiara_1997. Grazie, davvero, grazie di cuore. Le vostre recensioni sono importanti per me :)
Aggiornerò presto, intanto vi mando un abbraccio stritolatore!
flors99

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Capitolo 5
*** Second Stragety - Dance (Second Part) ***


 
Una professionale Ginny Weasley, dall’alto del suo metro e 65, squadrava suo fratello con aria profondamente critica. Uno sguardo così concentrato che Ron si sentì a disagio di fronte a sua sorella, il che era tutto da dire.
- Mmm…
- Ecco…Ginny, come ti ho spiegato, ho bisogno del tuo aiuto. – borbottò Hermione.
- Mmm… - continuò la a mormorare la giovane Weasley.
- ….Ginny?
- Mmm…
- Miseriaccia, Ginny, smettila di guardarmi come un manichino da esposizione! – scoppiò Ron.
Alle parole del fratello, la rossa si rivolse a Hermione non considerandolo minimamente.
- Tu vorresti insegnargli a ballare? – domandò scettica.
- Sì. – confermò Hermione, anche se i suoi piedi le urlavano l’esatto contrario.
- Impossibile. – dichiarò Ginny, come se fosse stata illuminata da chissà quale profezia. – Non puoi insegnare a Ron a ballare, non puoi trasformarlo dalla scimmia ingobbita che è, in un grazioso cigno svolazzante…
- Hei! – protestò Ron. – Io sono qui.
- Infatti Ron, è un bene che tu sia qui e che tu comprenda la gravità della situazione.
Il Grifondoro s’infervorò, guardando la sorella, arrabbiato, e poi lanciando un’occhiataccia all’amica.
- Perché l’hai portata, Hermione? – l’accusò, guardando la sorella come se fosse un’intrusa. Ron le voleva davvero bene, un bene immenso che traspariva dai suoi occhi ogni volta che la guardava ed anche Ginny provava lo stesso per lui, ma avrebbe preferito che al posto di Ginny ci fosse chiunque altro. Insomma…era imbarazzante essere squadrato in quel modo, soprattutto da sua sorella minore!
- Penso che potrebbe aiutarti meglio di me. – si giustificò Hermione.
- Aiutarmi? Ma se mi tratta come se avessi una qualche malattia, facendo chissà quali ragionamenti nel suo cervello vuoto!
- Hei! – protestò Ginny. – Io sono qui.
Ron ghignò.
- Infatti, Ginny, è un bene che tu sia qui e che tu comprenda la gravità della situazione e di quanto la tua mente sia malata…
- Basta voi due! Smettetela! – li interruppe la riccia. – E tu! Potresti dare una mano! – puntò un dito accusatore contro l’unica persona che davvero non c’entrava niente, ovvero contro un tranquillo e sorridente Harry che stava placidamente seduto sulla poltrona in fondo alla sala Comune, godendosi la scena.
- E io che c’entro? – chiese, giustamente, Harry.
- …Non lo so cosa c’entri, smettila di sorridere! – rispose Hermione, infastidita.
- Insomma, diamoci tutti una calmata. – proruppe Ginny con tono autoritario. – Per quanto io ritenga impossibile, infattibile, incomprensibile, irrealizzabile, incredibile, insostenibile, in…
- Ginny! – esclamarono all’unisono Hermione e Ron.
- …Uhm…dicevo…per quanto io non creda che tu possa imparare a ballare, ti aiuterò, adorato fratellone.
- Oh, grazie, Ginny, quale magnanimità!
- Oh prego, Ron! So di essere speciale, insostituibile, introvabile, capace, adorab…
- Ginny! – esclamarono nuovamente Hermione, Ron, con l’aggiunta di Harry.
- Ok, ok… - borbottò. – Come siete noiosi…
Dopo il mormorio di Ginny, scese il silenzio nella Sala Comune dei Grifondoro. Hermione guardava Ginny, rendendosi conto del fatto che non era stata proprio una buona idea quella di chiamarla; Ginny guardava Ron sorridendogli amabilmente e lanciando di tanto in tanto un’occhiata a Hermione, come per dirle: “Tranquilla, d’ora in poi ci penso io”; Ron guardava semplicemente Harry, chiedendogli silenziosamente aiuto con occhi disperati; Harry fissava tutti e tre, cercando di non scoppiare a ridere, finchè non si schiarì la voce che ebbe il potere di rompere quel silenzio che si era venuto a creare.
- Allora… - cominciò Ginny. - …iniziamo queste lezioni di danza. Spalle dritte! – scattò, tirando quasi un pugno sulla spalla del fratello, che sussultò.
- Ginny, sei impazzita?!
- Dritto Ron, devi stare dritto! Alle ragazze non piace quando un ragazzo sta gobbo, ma quando è eretto!
A quella affermazione, Harry si strozzò con la sua saliva e Ron arrossì. Hermione, semplicemente, si schiaffò una mano sul viso.
- Non…Non…Non in quel se-senso! – esclamò Ginny, cogliendo il doppio senso e arrossendo. – Intendevo la….la…po-posizione!
- Beh, Ginny…devi ammettere che la frase era alquanto equivocabile…
- Niente lezione a me, Hermione, grazie. – rispose infastidita. – E’ Ron che ha bisogno di aiuto ed è senza speranza!
- Hei! E smettila di offendere!
Hermione si massaggiò le tempie, capendo perché Ron aveva chiesto aiuto a lei e non a Ginny. Decisamente di quel passo non sarebbero riusciti a combinare proprio un bel niente se i due fratelli non avessero smesso di litigare.
- Ok, ora basta. Ginny, Ron, smettetela subito!
I due Weasley la fissarono, indicandosi a vicenda, dando l’uno la colpa all’altro.
- Cominciamo la lezione! – esclamò alla fine Hermione, facendo partire la musica del valzer in modo da non sentire ulteriori proteste.
Una dolce melodia si diffuse per tutta la stanza e dopo qualche secondo, Ginny prese Ron per mano, in modo da guidarlo nei passi.
Erano leggermente impacciati, ma tutto sommato non cominciarono male. I primi passi vennero compiuti correttamente e Ron non aveva ancora pestato nulla.
- Bene, così. Un, due…un, du…..AHIA! Porco Merlino, ma che male!

Come non detto…

- Ron, sta attento! – gridò, Ginny, mentre Harry scoppiava in una fragorosa risata. – Tu cos’hai da ridere? – la giovane Weasley lo fissò come se volesse incenerirlo e il moro si ricompose immediatamente.
- …Uhm…niente…uhm…di niente.
- Meglio. – sibilò la strega, ancora dolorante per il suo povero piede.
Con uno sguardo minaccioso rivolto a Ron, ricominciarono da dove avevano interrotto. Hermione andò a sedersi accanto a Harry, osservando la scena, come se fosse un chissà quale spettacolo cinematografico.
Circa due ore dopo il risultato era il seguente: la musica del valzer era terminata ed era stata fatta ripartire un milione di volte, Ginny aveva i piedi ormai inesistenti e Ron…Ron non aveva imparato proprio un bel nulla.
- Un, due, doppio passo! – saltellò il rosso, quasi divertendosi, atterrando proprio sopra i piedi della sorella.
- E doppia pestataaaa! – gridò la ragazza con le lacrime agli occhi dal dolore.
Hermione cominciò a pensare che quell’impresa era davvero troppo disperata.
- Dai Ron…non ti arrendere, riprova. – lo incoraggiò la riccia, con uno sguardo dolce.
Ginny s’imbufalì.
- A lui lo dici?! SONO I MIEI PIEDI CHE AVREBBERO BISOGNO DI CONFORTO!
- Ehm…giusto…scusa, Ginny. – disse Hermione, nello stesso momento in cui Ron pestò un altro piede alla sorella.
- Ok, ora basta! – esclamò, mentre i suoi piedi chiedevano pietà. – Mi sembra chiaro che in due ore non hai imparato un bel nulla, quindi non ci tengo a farmi pestare ancora i piedi.
- Mi dispiace, Ginny. – borbottò imbarazzato Ron, rendendosi conto della sua goffaggine.
La sorella, leggermente intenerita, corrucciò le labbra, tentando di non riversargli addosso la sua rabbia e cercò di parlare, mantenendo un modulato tono di voce.
- Forse impareresti di più se vedessi come si fa. Hermione, vieni qui.
L’amica scattò in piedi, pronta a fare quello che Ginny le avrebbe detto.
- Che dovrei fare?
- Facciamo vedere a Ron come si balla. – disse, stancamente.
- Eh? Io e te?
- E chi scusa?
- O-ok. – disse Hermione stranita.
Purtroppo quando si ritrovarono una di fronte all’altra ebbe un leggero disorientamento riguardo le posizioni.
- Tu fai la parte dell’uomo.
- Io? Perché?! – chiese Hermione.
- Perché io sono una ragazza!
- Ma anch’io!
- Questo effettivamente è un problema. – disse alla fine Ginny. – Beh, trasfigurati in un uomo allora!
- Trasfigurati tu, Ginny! – replicò Hermione.
- Io non voglio fare l’uomo!
- Neanch’io!
- Ragazze, insomma, possibile che dobbiate litigare su una cosa simile? – proruppe infine Harry, dopo aver lanciato un’occhiata a Ron.
Le due Grifondoro in questione gli lanciarono un’occhiata che non prevedeva nulla di buono, finché Ginny non piegò le labbra in un sorriso inquietante.
- Bene, Harry. Allora vieni tu al posto di Hermione.
- Io?! – si allarmò Harry immediatamente, consapevole delle sue scarse capacità come ballerino. Non era al punto di Ron, ma…poco ci mancava.
- Sì, sei un uomo giusto?
- Ma…che c’entra? Io sono del parere che anche due ragazze possano ballare insieme. – farfugliò.
- Vieni qui, subito! – esclamarono in coro Hermione e Ginny.
- Ok, ok… - borbottò sconsolato.
Ron gli lanciò un’occhiata compassionevole che non lo fece sentire per nulla meglio.
- Ok, Ron, adesso guarda attentamente, chiaro? – disse Ginny, mentre prendeva la mano di Harry e si avvicinava. Il fratello la vide arrossire leggermente, e sorridere con una dolcezza infinita nella direzione del suo migliore amico.
Hermione, intanto, fece partire la melodia.
Nonostante Harry fosse leggermente incapace, e sì, un po’ lo era, riuscì a non pestare i piedi a Ginny per almeno cinque o sei minuti. Nonostante tutto nessuno dei due sembrava farci caso a quelle pestate, entrambi troppo presi ad arrossire come due bambini. 
- Che hai, Ron? – domandò Hermione, vedendogli una strana espressione.
- Nulla, è che…non so…mi fa strano vedere mia sorella che balla con il mio migliore amico…
- Ron, stanno insieme da mesi, ormai! – esclamò Hermione, avendo compreso il motivo. – Non ti è ancora passata? – Per quanto Ron tenesse a Harry, non l’aveva presa molto bene quando aveva saputo della sua relazione con Ginny.
- No…insomma…sì, mi è passata, ma…è pur sempre mia sorella… - farfugliò, mentre gesticolava.
- Non credo che se tu un giorno le dicessi che hai una ragazza, ti farebbe una scena, come quella che le hai fatto tu. – replicò Hermione saggiamente.
- Sì, ma…è diverso! Insomma…non lo so, Hermione, ma perché mi fai queste domande complicate?
- Ma non ti ho chiesto niente!
- Mh. – borbottò in risposta.
- Mi meraviglio allora che tu non sia stato geloso di lei, quando è andata con Neville al Ballo del Ceppo. – rifletté Hermione ad alta voce.
- Beh… - mormorò Ron. - …Neville…è Neville, dai.
- Già. – disse Hermione per nulla convinta di quella spiegazione.
- E poi ero troppo preso dal fatto che tu… - il ragazzo s’interruppe di botto, arrossendo.
- Che io?
- Nulla, nulla.
- Che io? – ripeté Hermione con più enfasi.
- Ho detto “tu”? M-mi sono sbagliato!
- Ron, le mie orecchie funzionano perfettamente.
Guardando gli occhi dell’amica, il ragazzo comprese che non avrebbe mollato la palla tanto facilmente, quindi decise di dire la verità, piuttosto che subire il terzo grado e poi dire la verità lo stesso.
- No, niente…è che…insomma tu…eri con…quel, quel…quel bulgaro…
- Viktor? Cosa c’entra adesso?
- Già, il tuo adorato Vicky… - borbottò Ron, ironico e innervosito.
- Che ti ha fatto Vicktor?
- Nulla, nulla, ma…insomma… - Ron si passò una mano tra i capelli imbarazzato. - …ecco, ero un po’…geloso quando…ti ho vista con lui. – confessò il ragazzo arrossendo come un bambino. – A dir la verità in quel periodo avevo una…cotta per te, non hai idea di come mi sono sentito quando sei andata con lui al Ballo del Ceppo. – ridacchiò nervosamente.
- Ron, allora hai visto? – la voce squillante di Ginny fece sussultare Ron. Il Grifondoro si girò di scatto, rendendosi conto di non aver seguito per niente i movimenti della sorella.
- Io…certo!
- E hai capito qualcosa?
- Come no…tutto quanto…
- Allora vieni, riproviamo. – Ginny sembrava decisamente di buonumore dopo aver ballato con Harry, aveva una luce particolare negli occhi che Ron, ne era sicuro, non aveva mai visto se non in rare occasioni. Sorridendole si avvicinò alla sorella e ripresero da dove la canzone di era interrotta.
Sì, Ron aveva decisamente appreso molto con quelle lezioni: ora non pestava più un piede ad ogni passo, ma uno ogni due. Era decisamente migliorato.
- Ahia!
- Scusa!
- Ahia!
- Mi dispiace!
- Ahia…no, non mi hai pestato!
- E perché hai detto “ahia”?
- Forza dell’abitudine…AHIA! – gridò, la povera ragazza.
- Stavolta non ci casco!
- Dico sul serio, Ron! Merlino che male! – urlò Ginny, massaggiandosi il piede ferito.
- Scusa, Ginny!
La giovane Weasley sembrava aver perso tutto il buonumore ritrovato ed era sul punto di lanciare una serie d’imprecazioni, quando alla fine decise che era meglio darsi il cambio con Hermione e tenere la bocca chiusa.
Si voltò verso l’amica per chiamarla, ma spalancò gli occhi non appena la vide. Per un attimo credette di avere un’allucinazione.
Sì, perché Hermione aveva uno sguardo che non aveva mai avuto prima d’ora: era smarrito, perso, fissava Ron quasi disperatamente. Aveva le guance rosse e le labbra che tremavano, sembrava che avesse appena provato una grande emozione, ma che si fosse imposta di bloccarla sul nascere.

Ecco, ero un po’ geloso quando ti ho visto con lui.

Le mani di Hermione tremavano, le gambe tremavano, il corpo tremava. Tutto tremava; ma con una forza di volontà immensa riusciva a nasconderlo.

A dir la verità in quel periodo avevo una…cotta per te, non hai idea di come mi sono sentito quando sei andata con lui al Ballo del Ceppo.

Anche il cuore di Hermione tremò violentemente e stavolta non riuscì a impedirsi di lasciar andare un singulto.
- Hermione, stai bene?
- S-sì. – riuscì a malapena a rispondere.

 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Precisazione: la frase finale (del cuore di Hermione che trema) mi è venuta in mente dalla bellissima frase di Ivo Tudgiarov: “Il cuore puoi legarlo, farlo tacere, bendarlo, ma quando trema, c’è poco che tenga”.
 
…Uhm…non so…questo capitolo non mi convince tanto…non so, è che…credevo che mi uscisse meglio! Uhm, uhm, uhm… *tossetta alla Umbridge*, ok, lascio a voi il giudizio ù.ù
Ci avviciniamo alla fine! Manca poco al the end! ^.^
Questo capitoletto vi fatto ridere un pochino? Anche solo una risata mi basta! Fatemi sapere!!! :))
Scusatemi per il ritardo, ma mi stanno massacrando a scuola -.-”
Scusatemi anche per la sbrigatività di queste note, ma sono di frettissima, devo finire greco :p (Tanto per rimanere in tema di scuola…XD)
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate e grazie a chi legge in silenzio.
Ma un GRAZIE gigante a quelle 5 ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: MimyRyuugu, Virus14, Soly Dea, piumetta e chiara_1997. E grazie anche all’adorata ArmoniaDiVento che ha recensito i primi capitoli :))
Grazie di cuore a tutte, davvero.
Un abbraccio stritolatore,
flors99

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Capitolo 6
*** Do You Want To Came To The Dance With Me? (First Part) ***


 
I giorni a seguire, per Hermione, furono un vero e proprio disastro. Era spesso di malumore e avvertiva il bisogno di scaricare il proprio malessere su qualcuno, comportandosi in modo arrogante e antipatico. Ginny aveva riflettuto più volte sul motivo che potesse spingerla a comportarsi così, ma ogni volta le veniva soltanto un gran mal di testa, tentando di capire la mente contorta di Hermione.
- Uffa, ma si può sapere che cos’hai? – aveva sbottato ad un certo punto la giovane Weasley, giustamente infastidita dalla situazione.
- Niente. – le aveva risposto con voce incolore, senza neanche guardarla. – Sto benissimo.
- Non è vero. Sei intrattabile, in questi giorni! Persino Ron se n’è accorto e mio fratello non si accorge mai di niente!
- Non…non è vero! – replicò Hermione. – Non sono intrattabile!
- Invece sì, e ti comporti in modo antipatico con tutti. Sembra che ti abbia morso uno Schiopodo.
- Io non sono antipatica! – esclamò oltraggiata da quella piccola offesa.
- Non ho detto che lo sei. Ho detto che ti comporti come tale.
- E’ la stessa cosa, Ginny e…
- Oh Merlino! Non prendere sempre tutto sul personale, Hermione! Ti ho soltanto fatto notare che in questi giorni sei stata più indisponente del solito. Il che è tutto da dire…
All’ultima frase della rossa, Hermione alzò gli occhi di scatto; non si arrabbiò soltanto perché vide un sorrisetto divertito sulle labbra dell’amica, segno che stava soltanto cercando di attirare la sua attenzione, senza alcun fine offensivo.
- Forse…sì…sono stata un po’ strana… - ammise, infine.
- Un po’ strana? Diciamo pure che sei stata molto strana! Potrei sapere cosa ti è successo?
A quella domanda, Hermione arrossì.

Oh, niente di che. Mi sento soltanto attratta da tuo fratello, sai com’è.

Si schiarì la voce, ma non trovò la forza per dire niente.
- Non preoccuparti, se non vuoi dirmelo è giusto che tu non lo faccia.
- No! Non è per questo, Ginny. Vorrei dirtelo, ma…

Ma faccio fatica a comprenderlo io stessa.

- Tranquilla, Hermione. – la liquidò in modo pratico, con un veloce gesto della mano. – Sei una persona giudiziosa: qualunque cosa ti stia succedendo, prenderai la decisione migliore. Se solo avessi voglia di parlare…io sono qui, ok?
- Ok. – mormorò la più grande delle due ragazze, sorridendo con gratitudine.
 
______________________________________________________________________________________
 


Quando Hermione quel pomeriggio entrò nella Sala Comune dei Grifondoro, rimase semplicemente di sasso di fronte alla scena che le si presentava di fronte. Per tutta la settimana aveva evitato di presentarsi alle “lezioni di danza” di Ron, consapevole del fatto che, se gli si fosse avvicinata, avrebbe riprovato quelle sensazioni intense, che aveva cercato di nascondere anche a se stessa. Dopo aver parlato con Ginny, però, si era resa conto di quanto fosse stata egoista: in fondo Ron le aveva chiesto aiuto, e lei aveva lasciato quel compito a Ginny, facendo un torto a entrambi. Per questo, armata di tutta la buona volontà possibile, aveva deciso di presentarsi in Sala Comune quel giorno.
In quel momento, Hermione era indecisa sul da farsi: aveva un gran voglia di scoppiare a ridere, ma non voleva mortificare così Harry e Ron.
Si avvicinò a Ginny, contraendo le labbra per lo sforzo di non sorridere.
- Non credo che far ballare Harry e Ron, possa aiutare tuo fratello a migliorare. – le disse, nascondendo la sua risata.
Ginny la fulminò con un’occhiataccia.
- Sono ben conscia del fatto che Harry e Ron sembrino due scimmie che pisciano a saltelli quando ballano insieme, ma dato che TU… - le puntò un dito accusatore contro. - …mi hai abbandonato per questa settimana, non ho trovato altra soluzione per poter dare un po’ di ristoro ai miei piedi.
A quell’uscita, Hermione non riuscì più a trattenere le risa. Le vennero addirittura le lacrime agli occhi per quanto trovava la cosa divertente: effettivamente, vedere i suoi due migliori amici ballare insieme, era uno spettacolo a dir poco spassoso.
- Come hai fatto a…co-convincerli? – chiese, con la voce spezzata dal troppo ridere.
Ginny scrollò le spalle.
- Ho cercato di essere il più diplomatica possibile…
- Davvero? – Hermione alzò un sopracciglio, parecchio scettica.
- …quando non ha funzionato sono passata alle minacce…
- Ah, ecco.
- A dir la verità, non hanno funzionato nemmeno le minacce. Harry e Ron sembravano stranamente refrattari all’idea di voler ballare insieme, così…ecco, diciamo che potrei averli schiantati. - spiegò, gesticolando.
Con un sorriso che andava da orecchio a orecchio le due ragazze rimasero per un po’ in silenzio, finché Ginny non si alzò in piedi e con un colpo di bacchetta interruppe la melodia.
- Direi che può bastare. – proferì, mentre Harry la guardava colmo di gratitudine, terrorizzato all’idea di dover di nuovo ballare con Ron.
- Merlino. – borbottarono i due Grifondoro all’unisono.
- Questa cosa non deve uscire da questa Sala, chiaro? – disse Harry.
- Peggio di quando abbiamo visto Neville ballare da solo. – aggiunse Ron.
- Le lezioni da danza sono finite, Ron. – disse Ginny, ignorando i loro commenti. – Tutto quello che si poteva fare è stato fatto.
- Ma…!
- E tutto quello che poteva essere pestato è stato pestato. – aggiunse a denti stretti, guardando in modo accusatorio il fratello.
- A me non sembra di essere migliorato molto. – ammise il rosso.
- No, infatti. – gli diede ragione, Ginny con un sospiro. – Ma almeno adesso sei in grado di pestare i piedi ogni cinque passi, invece che ogni due.
- Un bel miglioramento. – sostenne Harry. - Quindi adesso non ti resta altro da fare che chiedere a Megan di venire con te.
- C-che?! Adesso?!
- No, Ron, dopo il ballo. Certo che devi chiederglielo adesso, il ballo è tra pochissimi giorni! Spera solo che nessuno l’abbia già invitata… - rifletté Ginny.
- Non posso chiederle di venire al ballo con me! – disse, terrorizzato.
- Ronald Weasley… - cominciò la sorella minacciosa. - …stai forse cercando di dirmi che IO mi sono fatta pestare i piedi per nulla, solo perché TU non hai il fegato di chiedere alla ragazza che ti piace di venire al ballo con te?! – esclamò, sull’orlo di una crisi di nervi.
- …Ehm…
- Vuoi una fattura Orcovolante per caso?!
- No, non è necessaria!
- Meglio così. – disse Ginny, rinfoderando la bacchetta che aveva già sguainato e puntato contro il fratello.
- Allora io…vado? – chiese, come se stesse aspettando che qualcuno lo contraddicesse: la prospettiva di parlare con Megan lo faceva sentire peggio di una gelatina.
- Vai, Ron. – rispose perentoria Hermione, che fino a quel momento non aveva aperto bocca. La ragazza, infatti, aveva preferito rimanere in silenzio, anche non era riuscita a tacere in quell’istante: se Ron non se ne fosse andato via immediatamente probabilmente sarebbe scoppiata a piangere come una fontana.  
- Ok, vado. – ripeté incerto, mentre si allontanava lentamente.
- Ron, te lo chiedo di nuovo: vuoi una fattura Orcovolante? – bastarono le parole della sorella per farlo scattare come un razzo fuori dalla Sala Comune, come se fosse stato morso da una tarantola.
- Pensi che Megan accetterà? – domandò Harry.
- Credo di sì. – borbottò Ginny. – Noi donne abbiamo un grande cuore.
- Più che altro Megan dovrà avere piedi robusti. – scherzò Harry. - Insomma, Ginny, ma che ti è saltato in mente di farmi ballare con Ron? È stato orribile!
La ragazza rise, scuotendo i lunghi capelli rossi.
- Mi farò perdonare. – disse, passando una mano tra i suoi arruffati capelli neri. – Ora però dovresti farmi un favore.
- Un altro? – sbottò Harry un po’ spaventato di dover ripetere la triste esperienza di pochi minuti prima.
- Dovresti soltanto andare insieme a Ron. Non credo che mio fratello ce la farà da solo: è meglio che tu vada a spronarlo e a ricordargli della fattura Orcovolante, se decidesse di tornare indietro.
Il ragazzo rise e, senza preavviso, attirò a sé Ginny per baciarla. Aveva capito che dietro alla sua richiesta si celava un bene infinito per suo fratello e l’ennesimo tentativo di aiutarlo, anche se cercava di nasconderlo sotto la sua scorza. Harry aveva sempre trovato dolce il modo in cui Ginny aiutava gli altri: si sarebbe fatta in quattro per chiunque, ma non amava le smancerie e i troppi ringraziamenti. Così cercava sempre di dare una mano, mantenendo un’aria scocciata o indifferente, per non mostrarsi troppo tenera agli occhi degli altri. 
- Harry! – borbottò, rossa come un pomodoro. – Non siamo so… - prima che potesse completare la frase, Ginny si rese conto che, al contrario di quanto pensava, , erano davvero soli: Hermione era sparita.
 
 
_______________________________________________________________________________     
 
 
Dietro ad uno scaffale della libreria, Ronald Weasley si dondolava sui talloni indeciso su come comportarsi: l’ultima volta che aveva provato a invitare una ragazza a un ballo, non aveva ottenuto proprio un buon risultato, cosa che non faceva altro che accrescere il suo nervosismo. Sbirciò nuovamente al di là dello scaffale, mentre i battiti del cuore cominciavano ad aumentare, e osservando Megan in compagnia di alcune compagne di Casa. Miseriaccia, ma perché si muovono sempre in gruppo? – pensò, sconfortato all’idea di dover invitare Megan, in presenza delle sue amiche.
Fu tentato dall’idea di tornare indietro, auto convincendosi del fatto che no!, non lo faceva perché non aveva il fegato di parlare con la ragazza dei suoi sogni, ma soltanto perché voleva parlarle in privato, lontano da orecchie indiscrete; purtroppo per lui, prima che potesse fuggire dalla Biblioteca, una mano lo afferrò saldamente, bloccandogli qualunque tentativo di squagliarsela.
- Harry? – domandò, interrogativo, chiedendosi perché fosse lì.
- Ginny mi ha mandato per controllarti. A quanto pare aveva ragione. – spiegò, sorridendo.
- Ginny ti ha… - Ron aprì e richiuse la bocca più volte. - …mi hai seguito?!
- No, certo che no! Non ti ho seguito; ho usato la Mappa del Malandrino.
- E’ la stessa cosa! – esclamò Ron, irritato dal fatto che sua sorella cercasse di controllarlo. Oppure dal fatto che, con la presenza di Harry, non potesse più andarsene e dovesse per forza invitare Megan.
- …Uhm…può darsi…comunque sono qui per aiutarti, quindi…non è stato un inseguimento a fin di male, insomma…chiaro, no? – Harry s’incastrò nelle sue stesse parole, anche se la logica del suo discorso gli parve impeccabile.
- Mica tanto…
- Oh, insomma, Ron! Tu devi invitare Megan al ballo. Avanti, su! – lo incitò con un plateale gesto della mano, cercando di convincerlo.
- Non sei molto convincente, Harry.
- Sei un Grifondoro, Ron, e, in quanto tale, devi trovare il coraggio per andare lì davanti a lei e parlarle. – tentò allora il moro, facendo leva sull’orgoglio.
- Non sei esattamente un buon esempio, Harry. – sbottò il rosso. – Guarda che lo so che anche tu non hai trovato ancora il coraggio di dire a Ginny che la ami. – borbottò, messo a disagio dalle sue stesse parole.
- E questo c-cosa c’entra?  - gesticolò Harry, imbarazzato. - Insomma…non…non stiamo parlando di me…e poi tu cosa ne sai?! – gli chiese sconcertato.
- Lo so e basta, ok? – replicò Ron, incrociando le braccia.
- Stai cambiando discorso. – riuscì alla fine a dire, Harry, dopo essere arrossito a intermittenza per tre-quattro volte. - Vai da Megan, avanti, prima che lo faccia qualcun altro!
Ron, praticamente messo alle strette, non trovò nulla di intelligente da replicare e la prospettiva di dover parlare con la Tassorosso lo terrorizzò sempre di più.
- Credo che lo farò domani.
- Adesso! – Harry lo afferrò per un braccio, spingendolo malamente al di là dello scaffale della libreria, rischiando quasi di farlo cadere.
Ron imprecò mentalmente contro il suo migliore amico, mentre le cominciava già a sentire le gambe molli e le mani sudare. Non restava altro che andare incontro al tavolo al quale erano sedute Megan e le sue compagne, anche se, ad ogni passo che compiva, gli sembrava che la forza di gravità lo spingesse per terra, tentando di fargli perdere l’equilibrio. Deglutì rumorosamente mentre percorreva quella piccola distanza che lo separava dalle Tassorosso, e in quei pochi secondi Ron non poté fare a meno di pensare che avrebbe fatto meglio a invitare Hermione al ballo con lui. Almeno non si sarebbe vergognato a parlarle. Non più di tanto, ecco.
Scacciò immediatamente quel pensiero, chiedendosi come gli fosse venuto in mente di invitare la sua migliore amica.
- Hai bisogno di qualcosa? – soltanto quando una voce squillante lo chiamò, Ron si rese conto di essere arrivato davanti al tavolo delle ragazze e di essere praticamente rimasto a fissarle come un pesce lesso.
- Oh…io…ehm… - borbottò, mentre sentiva lo stomaco in gola.
In quell’istante gli occhi di Megan si alzarono su di lui e se prima era già stato difficile articolare un discorso coerente, da quel momento in poi per il Grifondoro fu impossibile pronunciare una qualsiasi frase di senso compiuto. – Er…uhm…ecco…
La ragazza seduta accanto a Megan - quella che prima si era rivolta a lui - scosse i lunghi riccioli neri, guardandolo in modo strano.
- Perché stai emettendo dei versi? – inarcò un sopracciglio, assumendo un’aria arrogante. A Ron stette subito antipatica.
Il ragazzo provò a muovere le labbra e a far uscire qualcosa attraverso le sue corde vocali, ma la sua voce sembrava sparita chissà dove; non aveva neanche più la minima idea di cosa dire: il discorso che si era mentalmente preparato – ci aveva lavorato per giorni e giorni – era completamente scomparso dalla sua mente e non si ricordava più neanche una singola parola.
- Allora?! – sbottò la ragazza antipatica.
 
Dì qualcosa, dì qualcosa, dì qualcosa.
 
Dopo essersi mentalmente spronato, Ron si schiarì la voce, tentando di non guardare Megan. Se solo lei non lo avesse guardato dritto negli occhi forse sarebbe anche riuscito a parlare…
- Secondo me non ci sta molto con la testa questo qua. – sussurrò la ragazza dai lunghi ricci alle compagnie.
- Credo che sia soltanto nervoso, Isabelle! Guarda come gli tremano le mani. Poverino! – rispose l’altra compagna di Megan, con uno sguardo decisamente più gentile e disponibile.
Ron strinse le mani in un pugno, chiedendosi perché Megan fosse l’unica a non aver ancora detto niente…Come lui del resto.

Miseriaccia! Perché mi guarda in quel modo?!

- Ehm…ehm… - ripeté il Grifondoro a corto di parole.

Dì qualcosa, dì qualcosa, dì qualcosa.

- Avrei…bisogno…di una p-piuma. – sbottò alla fine, trattenendo il respiro. Soltanto dopo che ebbe completato la frase, Ron si rese conto di come la voce gli fosse tornata per raccontare una vera e propria cavolata, mentre per invitare Megan fosse completamente scomparsa.

Perché ho ritrovato la voce per raccontare questa scemenza?

Forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto zitto.
- Ahhhhh, ma allora sai parlare! – lo schernì la bruna.
- Smettila, Isy. – la rimproverò Megan. – Tieni. – aggiunse poi, dando a Ron la sua piuma.
Il ragazzo non avrebbe saputo dirsi se era più meravigliato per il fatto che Megan finalmente avesse aperto bocca o per il fatto che lo avesse difeso.
- Uhm…oh…grazie. – riuscì a stento a prendere la piuma tra le dita, da tanto che gli tremavano.

Miseriaccia, ora che me ne faccio di una piuma?

Ron, troppo concentrato sui suoi pensieri, si rese remotamente conto che, dopo aver preso la piuma, non aveva più alcun buon motivo di restare lì. Fu tentato dall’idea di andarsene: avrebbe raccontato a Ginny e Hermione di non avercela fatta, ma perlomeno di averci provato, ma avrebbe sicuramente mentito. Non ci aveva neanche provato in realtà: non aveva fatto altro che emettere strani versi per tutto il tempo.
Eppure Megan gli piaceva seriamente e Ron non poteva non fare neppure un piccolo tentativo.
- No, io…in realtà… - cominciò poggiando la piuma sul tavolo. - …non…non mi serve, cioè…mi serve la piuma, ma non adesso. Insomma…vorrei…vorrei che tu venissi al ballo con me. – disse tutto d’un fiato, non staccando un secondo i suoi occhi da quelli di Megan, che si stavano spalancando per la sorpresa.
- Io… - cominciò a rispondere, incerta, prima che Ron la interrompesse.
- Cioè…lo so che è un po’ tardi e forse qualcuno ti ha già invitata, ma…tu mi p-piaci d-davvero, Megan… - arrossì come un bambino, mentre pronunciava a fatica quelle parole. - …I-insomma, mi piaci come una tavola di dolci e…

Miseriaccia, cosa accidenti sto dicendo?!

- …cioè, no, questo non significa che voglio m-mangiarti…non…non in quel senso, cioè… 

Oh, per Merlino.

- …n-non che non sia buona come un d-dolce, ma…in-insomma, io…
- Ascolta, io… - tentò di dire la ragazza a disagio.
- …ehm…ecco…ho perso un attimo il filo del discorso, ma… - Ron si grattò la testa imbarazzato.
- Ascoltami, per favore. – lo richiamò Megan, arrossendo come una bambina. 
- S-sì?
- Io non…non posso. Mi dispiace, Ron.

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Angolo Autrice
 
Ohhhhhhhh, finalmente eccomi qui!!!!!
Che bello tornare a pubblicare i capitoli di questa fan fiction! Mi dispiace essere stata assente tutti questi mesi, davvero! Mi sento così in colpa >.<
Ho avuto dei problemi con la scuola e non ho proprio trovato il tempo per scrivere: a dir la verità avevo già steso tutti i capitoli di questa storia, ma poi un bel giorno la mia pennina USB si è fusa e
ho perso tutto i file. E’ stato veramente un trauma, sono quasi scoppiata a piangere! Va beh, ormai è andata ed è inutile piangere sul latte versato, ma ogni volta che ci penso questa cosa mi rattrista tantissimo: ho perso tutti i miei lavori :(
Comunque, non sono qui per farvi cadere in depressione, quindi passiamo a cose più serie (più o meno :P)
E' FINITA LA SCUOLA!!!!! Credevo non succedesse più XD Ero davvero al limite, ogni giorno mi sentivo sempre più soffocata dai compiti, ma adesso la scuola è finita, finita, finita!!! Gioia e trupido *.*
Tra l'altro domani mi escono i quadri, auguratemi buona fortuna ^.^ 
Ok, chiudiamo la parentesi "scuola" , non voglio stordirvi con la mia euforia xD
Piuttosto, che vi è parso del capitolo? Onestamente non ne sono molto soddisfatta, forse perché ho dovuto scriverlo due volte e la seconda volta mi è parso un po’ forzato, poi…boh, non mi convince questo capitolo…Aspetto comunque i vostri pareri – se ce ne saranno dopo tutta questa assenza.
E Megan? Cosa ne pensate? Vi aspettavate che rifiutasse l’invito di Ron? Non vogliatele troppo male, nel prossimo capitolo si capirà perché ha rifiutato ;) E poi a me piace scombinare un po’ le cose, quindi potrebbero esserci delle sorprese…
Insomma, non credo che ci sia altro da dire. Spero di avervi fatto ridere un po’ con le dis/avventure del povero Ron – ma quanto sarà dolce?! *.*
Ringrazio tutte quelle persone che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate, o anche a chi ha solo letto in silenzio: anche vedere una visita in più mi fa saltellare dalla gioia! Ma un GRAZIE veramente grande a quelle sei dolcissime ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: ArmoniaDiVento, piumetta, Soly Dea, MimiRyuugu, Virus14 e chiara_1997.
Sperando che ci sia ancora qualcuno disposto a seguirmi, vi mando un grossissimo abbraccio stritolatore!
flors99

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Capitolo 7
*** Do You Want To Came To The Dance With Me? (Second Part) ***


Per le ore a seguire Ron fu inconsolabilmente inconsolabile. Ginny poteva giurare di non avergli visto un muso tanto lungo neppure quando Fred e George gli avevano rovinato la sua collezione di Cioccorane. Neppure quando sotto i suoi occhi si era mangiata l’ultima fetta del suo dolce preferito, pur di fargli un dispetto.

Il che era tutto da dire.

- Ron, avanti…non è così grave. – borbottò la sorella, dandogli delle energiche pacche sulle spalle, sperando che il fratello reagisse in qualche modo, invece che restare inerme.
- Mi ha detto di no. – rispose semplicemente il Grifondoro, con sguardo triste. – Mi ha detto di no… - ripeté, fissando un punto imprecisato del pavimento con la testa persa in chissà quali pensieri.
Ginny corrucciò la fronte, non avendo un’idea ben precisa su cosa dovesse fare: il fratello era decisamente abbattuto e probabilmente voleva essere lasciato da solo, ma non se la sentiva di abbandonarlo in uno stato del genere.
- Ginny, credo che sia meglio andarcene. – le bisbigliò Harry, accanto a lei.
- Ma non posso lasciarlo solo! – borbottò, impensierita.
- Non sarà solo. – la corresse pazientemente il ragazzo. – C’è Hermione con lui. – fece un cenno con il capo verso la figura che sedeva accanto a Ron e che si limitava a fargli compagnia, senza dire niente.
- Sì, ma…
- Credimi, Ginny. – la interruppe Harry. – Non c’è niente di peggio che essere consolati dalla propria sorella, dopo essere stati scaricati dalla ragazza che ti piace. – spiegò, sussurrando, sperando che Ron non sentisse. La giovane Weasley non parve molto convinta della sua spiegazione, ma, vedendo che non riusciva a fare niente per il fratello, decise di provare a seguire il consiglio del suo ragazzo. Si alzò, scuotendo i lunghi capelli rossi, borbottando qualcosa sul fatto che doveva incontrarsi con Luna e dopo aver fatto un cenno di saluto ai suoi amici, se ne andò trascinandosi dietro Harry.
- Piano, Ginny! Hai intenzione di slogarmi una spalla? – domandò il Grifondoro, dopo l’ennesimo strattone, quando ormai avevano superato l’arazzo che li separava dalla Sala Comune.
- Non è a te che vorrei slogare una spalla. – sbottò come risposta.
- Uh? – borbottò Harry perplesso, notando il suo fastidio.
Ginny non rispose, ma rimase semplicemente a grugnire ancora un po’ per conto suo. Dopo vari minuti di strani versi fuoriusciti dalla bocca della rossa Harry si decise a rivolgerle nuovamente la parola.
- Sei per caso…uhm…arrabbiata?
- Io…no, non sono arrabbiata! – esclamò sconcertata la ragazza, guardandolo come se avesse detto una cosa stupida. Harry alzò le sopracciglia, lasciando intendere che a lui aveva dato tutt’altra impressione. – Oh, insomma…non sono proprio arrabbiata… - si corresse maldestramente la ragazza. – Sono…irritata, ecco.
- Per colpa di Megan?
- No. - rispose sinceramente Ginny. – Nonostante credessi che Megan avrebbe accettato l’invito di mio fratello, non posso biasimare una ragazza soltanto perché ha rifiutato un invito a un ballo. – spiegò. – Solo che…è la situazione che…che…Sì, insomma, dai che hai capito. – borbottò.
- Ho capito, ho capito… - mormorò Harry, prendendola per la vita e abbracciandola. - …ti dispiace per Ron. – concluse ridacchiando.
- Uhmpf. – sbuffò semplicemente Ginny, con uno strano incrocio tra un “Uhm” e un “Pff”.
- Sei adorabile quando ti preoccupi per gli altri. – le soffiò praticamente sulle labbra. La ragazza stava per ribattere dicendo che No!, non si preoccupava affatto per Ron – secondo lei, la sua era soltanto una sorte di solidarietà “fratellesca” – ma si ritrovò la bocca particolarmente impegnata.
Non le dispiacque più di tanto: si limitò a sorridere dolcemente e a trascinare Harry in un angolo più appartato.
 
 
_______________________________________________________________________________________   
 
 

- Alla fine le tue lezioni non mi sono servite. – disse Ron, forse cercando di spezzare il silenzio. Infatti, al contrario di Ginny, Hermione non aveva pronunciato neanche una singola sillaba; si era limitata a stargli accanto, osservandolo in silenzio. A pensarci bene, la cosa poteva risultare anche parecchio inquietante – Hermione che stava zitta era decisamente una novità – ma Ron in quel momento era troppo depresso per potersi rendere conto delle stranezze della sua migliore amica. Stranezze che capitavano ormai da più di una settimana a quella parte.
- Megan è una stupida, Ron. – disse dopo parecchi minuti, sorprendendolo.
Hermione lo vide spalancare gli occhi e guardarla interrogativo, probabilmente sorpreso che avesse aperto bocca dopo tutto quel silenzio. Dal canto suo, la Grifondoro aveva preferito rimanere zitta per non risultare troppo ipocrita. Avrebbe potuto dire parole come “Mi dispiace tanto”, ma non sarebbero state vere. O meglio, le dispiaceva sul serio per Ron – vederlo così triste e abbattuto – ma non poteva mentire a se stessa, facendo credere che non fosse contenta che Megan avesse rifiutato l’invito.
- Come, scusa?
- Megan è una stupida. – ripeté la ragazza, con più convinzione.
- Perché? – domandò Ron, non capendo dove volesse arrivare la Grifondoro.
Hermione lo fissò con insistenza, facendolo sentire a disagio sotto il suo sguardo penetrante.
- Qualunque ragazza sarebbe fortunata ad avere te come compagno per il ballo. E no!... – disse immediatamente, vedendo che l’amico la stava già per interrompere. – …non te lo sto dicendo soltanto perché sono tua amica, ma perché lo penso davvero. – chiarì con sincerità, guardandolo dritto negli occhi.
Ron si schiarì la voce, arrossendo. Hermione era parecchio strana in quel periodo; nonostante lui non prestasse mai molta attenzione a ciò che succedeva in giro e - come lo definiva la sorella - fosse una strana specie di ameba che non si accorge di un emerito calderone, neanche quando le cose gli accadono sotto i propri occhi, non aveva potuto non notare le stranezze della sua migliore amica. Per questo, in quel momento, si chiese perché lo stesse guardando in quello strano modo, con gli occhi enormi che sembravano sul punto di piangere, mandandolo in confusione.
Anche se, a dir la verità, guardare Hermione negli occhi lo aveva sempre mandato in confusione.
- Tu sei mia amica. È ovvio che tu cerchi di consolarmi…– borbottò infine, distogliendo lo sguardo.
- Ti ho già spiegato che non è per quello! – esclamò la ragazza, più agguerrita di prima. – Merlino, Ron, non ti direi queste cose se non le pensassi sul serio! – ribatté, costringendolo a fissarla.
- Ah…uhm…grazie, allora. – rispose, un po’ stranito dal complimento. Raramente Hermione elargiva complimenti, meno che mai a lui.
- Prego. – rispose la Grifondoro, sorridendogli.
Rimasero in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri.
Ron, ripensando al momento in cui aveva parlato con Megan, ricordò come quel silenzio gli avesse dato fastidio, come avesse desiderato che qualsiasi cosa – oggetto o persona che fosse – dicesse o facesse qualcosa per spezzare la tensione insopportabile che gli aveva riempito il petto. Invece, restare in silenzio con Hermione non gli dava minimamente fastidio. Era uno di quei silenzi in cui non sentiva il bisogno di dire qualcosa o di intavolare una conversazione; era uno di quei silenzi sottili, che non fanno pesare la propria presenza, ma che lo avvolgeva come una coperta calda.

Era una bella sensazione.

La osservò per un attimo, soffermandosi sul viso, incorniciato da quei riccioli scarmigliati per cui l’aveva sempre presa in giro. Si ritrovò a pensare che anche Hermione, a modo suo, era bella. Non una di quelle bellezze per cui ti volti quando passa per i corridoi, ma era carina.
Ron arrossì, ricordandosi di quando gli era caduta addosso.
- Tu…ehm…con chi vai…uhm…al ballo? – borbottò allora, esitando leggermente nel porre la sua domanda. Sperava soltanto che, intavolando una nuova discussione, sparisse il disagio che aveva provato nel ricordare Hermione sopra di lui.
- Oh…ehm… - la ragazza sembrò leggermente spiazzata dalla sua domanda. – Io…ecco…veramente non so se andrò al ballo…
- Perché?
- Cioè…io…sono un po’ indietro con i compiti, così… - mentì, rendendosi conto di quanto la sua scusa risultasse assurda.
- Tu… - disse, per l’appunto, Ron. - …sei indietro con i compiti? – che il giovane Weasley non avesse creduto ad una singola parola era più che evidente.
- Ehm…io…non ne ho molta voglia, a dir la verità. – confessò. Beh, in effetti era vero: preferiva di gran lunga rimanere nella sua stanza a litigare col cuscino.
- Non puoi non venire, Hermione! Ci sarà tutta la scuola! – esclamò Ron.
- Sì, ma…ehm…ecco… - incespicò, tentando di trovare una scusa. – Non è che nessuno non mi abbia invitata… - chiarì, notando lo sguardo del ragazzo. Hermione ricordava ancora quando, imbarazzata, aveva declinato l’invito di due ragazzi, uno del settimo e l’altro del sesto anno. - …Non ho voglia di venire, tutto qua. – confessò alla fine, stringendosi nelle spalle.
- Anch’io non ho più tanta voglia a dir la verità… - ammise Ron, scompigliandosi i capelli.
- Tanto Ginny ci costringerà entrambi... – borbottò Hermione.
Ron rabbrividì. L’ultima volta che lui o Hermione non avevano voluto partecipare a un particolare evento, l’esuberante piccola di casa Weasley ce li aveva letteralmente trascinati, sfoderando le sue micidiali fatture Orcovolanti.
- Già…e ovviamente mia sorella farà anche in modo di trovarci i rispettivi accompagnatori. – Ron ridacchiò, rendendosi poi conto che Ginny poi l’avrebbe fatto sul serio.
- Potremmo… - Hermione si morse la lingua, indecisa se parlare o no. - …ehm…niente. – borbottò, preferendo non esprimere la pazzia che le era passata per la testa.
- Potremmo? – insistette l’amico.
- Ehm…io… - arrossì. - … dato che… nessuno di noi due, ha un accompagnatore… - Hermione lasciò la frase in sospeso, ma era impossibile equivocare il senso del discorso.
- Oh… – mormorò Ron. A dir la verità anche lui aveva pensato la stessa cosa: in fondo Hermione era sua amica e preferiva andare al ballo con lei che con un’altra ragazza, che non fosse Megan. Soltanto che si sentiva arrossire al solo pensiero di fare una proposta del genere: il perché, però, non lo sapeva nemmeno lui.
- Ok, niente, lascia perdere. – sentenziò la ragazza, avendo notato la sua reazione e maledicendo la sua maledetta lingua, che aveva parlato prima di pensarci per bene.
- No, non è una cattiva idea! – si affrettò a dire il Grifondoro. – Anzi, penso che tu abbia ragione: se tanto saremmo costretti comunque ad andarci e nessuno ha una persona da portare, potremmo andarci insieme.
- Ah. – rispose laconica. Onestamente, non aveva pensato all’eventualità che Ron le rispondesse di sì, anche se avrebbe dovuto immaginarselo.
- Credo che sia una buona idea! – continuò il ragazzo, un po’ più allegro rispetto a prima. Probabilmente la prospettiva di dover essere trascinato dalla sorella alla festa con una ragazza che non aveva mai visto, non doveva essere molto allettante. – Come amici, ovvio. – si affrettò ad aggiungere, notando la reazione strana di Hermione.
La ragazza sentì un tonfo al cuore.
 
Come amici, ovvio.
 
- Allora? Cosa ne pensi, Herm?
- Sì-ì, certo. Come amici, ovvio.
 
 
_________________________________________________________________________________________      
 
 

- VAI AL BALLO CON MIO FRATELLO?!
L’urlo di Ginny Weasley si propagò per tutte le mura di Hogwarts. Un tonfo sordo annunciò a Hermione che molto probabilmente la mascella della sua migliore amica aveva appena toccato il pavimento.
- Tu… - la additò, come se fosse una specie di marziano. - …Hermione, non… - borbottò la giovane Weasley, mentre la Caposcuola non capiva cosa volesse dirle. - …Non devi sentirti costretta! – esclamò infine.
- Che? – domandò la riccia.
- Oh, Hermione! – disse poi Ginny, con gli occhi lucidi, abbracciandola, mentre la suddetta Hermione si stava chiedendo se la rossa non fosse del tutto impazzita. – Lo fai per Ron, vero? Ti senti triste, perché non può andare con Megan e pur di rasserenarlo un po’ andrai al ballo con lui! – dichiarò Ginny commossa dal suo gesto. – Sei addirittura disposta a sacrificare i tuoi piedi per mio fratello! Che cara che sei, Hermione!
- Ehm…Ginny…
- Sei così buona, Herm!

Se sapesse che invece – egoisticamente – un po’ lo faccio anche per me?

Hermione preferì tenere quel pensiero per sé. Non aveva ancora trovato il coraggio di parlare con Ginny della mezza cotta/mezza attrazione/ mezza qualunquecosafosse che provava per Ron, e probabilmente non lo avrebbe mai trovato.
- Eh…sai com’è…Anch’io non avevo nessuno con cui andarci, così… - spiegò, scrollando le spalle, con lo stesso tono con cui avrebbe detto che stava bollendo un piatto di patate. Strano a dirsi, ma Ginny – forse presa dall’euforia della notizia e felice che il fratello non avesse deciso di rimanere in camera sua a deprimersi per la sera del ballo – non fece neanche caso al tono di Hermione.
 

______________________________________________________________________________________        
 
 
 
 
Nei giorni successivi Hermione e Ron apparvero più rilassati del solito: il ragazzo aveva riacquistato il solito sorriso, nonostante si rabbuiasse quando scorgeva Megan in lontananza e diventasse leggermente nervoso; mentre la Grifondoro, dopo un primo attimo d’imbarazzo e confusione, aveva preso l’invito di Ron per il ballo come una bella notizia. Era vero che l’amico l’aveva solo invitata perché la ragazza che gli piaceva lo aveva rifiutato, ma – nonostante tutto – Hermione non riusciva a non esserne contenta. Volente o nolente lei e Ron avrebbe comunque passato una bella serata e si sarebbero divertiti alla fine.
Grazie alla tranquillità e alla serenità ritrovata, la ragazza si sentiva sempre di buonumore, tanto da avere la pazienza per aiutare Ron nelle materie in cui era rimasto indietro. Hermione non si era dimenticata il loro patto: lei lo avrebbe aiutato a conquistare Megan se lui si fosse impegnato maggiormente nello studio, ma dato che le sue lezioni non aveva portato allo scopo desiderato, aveva deciso di fare qualcosa per il suo migliore amico e aiutarlo nelle materie in cui più necessitava una mano.
Per questo in quel momento, con la piuma in bocca, stava controllando i vari errori nel tema che Ron avrebbe dovuto consegnare il giorno dopo al Professor Piton, correggendoli con attenzione.
- Fa così schifo? – domandò l’amico, scorgendo vari segni rossi sulla sua pergamena.
- Sì, fa proprio schifo, Ron. – ammise la ragazza con tono melodrammatico, nascondendo un sorrisetto.
- Hei! Come osi?
Hermione ridacchiò.
- Diciamo che è…abbastanza passabile. – ironizzò, mentre un vero e proprio sorrisone lottava per spuntare dagli angoli della sua bocca.
- Abbastanza passabile? Ma se ci ho messo l’anima in quel compito!
- Ma non mi dire…Hai creato un Horcrux? Sono sicura che Piton sarà fiero di te. – non poté più impedirsi di sorridere, quando osservò la faccia indignata di Ron.
- Ho come l’impressione che tu mi stia prendendo in giro. – sentenziò Ron, parandosi di fronte a lei, esibendo un’espressione minacciosa.
- Tu dici? – chiese Hermione, strappando di mano la pergamena al ragazzo, quando aveva cercato di riprendersela. – devo finire di correggerla! – esclamò, allontanando il foglio da Ron.
- Assolutamente no! Stai denigrando il mio tema perfettamente perfetto! Lo rivoglio indietro!
- SIGNOR WEASLEY!!! – strillò la bibliotecaria, facendo capolino da dietro un grosso scaffale di libri e facendogli prendere un colpo.  – Veda di fare silenzio, o sarò costretta a mandarla fuori! Ci siamo capiti?! – sbraitò, furiosa.
- Sì-ì, signora. Mi scusi. – borbottò Ron, rosso d’imbarazzo, mentre Hermione soffocava una risata.
Il ragazzo ricevette in cambio un’altra occhiataccia, mentre Hermione al suo fianco era sul punto di scoppiare a ridere.
- Ok, ok…adesso la smetto! – promise la ragazza, tendendo teatralmente le mani in segno di pace, dopo che Ron le ebbe rivolto uno sguardo omicida. Con il viso rosso per lo sforzo di non ridere, la Grifondoro si rimise a correggere il tema dell’amico, con i riccioli che – neanche a dirlo – le svolazzavano intorno, refrattari a qualunque tipo di trattamento. Si rigirò la piuma tra le mani, correggendo alcuni errori di svista, per poi ridare una lettura completa per essere sicura di avergli sistemato per bene il tema.
Quando ebbe finito, si voltò verso il ragazzo, ma il sorriso le morì sulle labbra. Ron la guardava dritta negli occhi, cosa a cui la giovane non era assolutamente preparata. Le era spesso difficile concentrarsi quando l’amico la guardava in quel modo: quando le permetteva di annegare nei suoi occhi azzurri e le faceva scorgere tutte le cose belle che c’erano dentro di lui. Gli occhi di Ron erano sempre stati particolari: non tanti per il colore, che comunque Hermione amava particolarmente, quanto più per quello che nascondevano. Perché se qualcuno avesse provato ad andare a fondo negli occhi del giovane amico, dietro quell’azzurro accecante vi avrebbe scorto la dolcezza sconfinata e la vivacità di un bimbo saltellante.
- Ho finito. – disse Hermione, schiarendosi la voce, mentre ormai l’abituale batticuore tornava a trovarla. Ma Ron guardò a malapena di sfuggita il suo compito, continuando a fissare lei. Proprio quando ragazza era sicura che si sarebbe sciolta come un budino se avessero continuato su questa strada, Ron parlò.
- Sono contento di andare al ballo con te, Hermione.
Il cuore smise di battere, per poi riprendere più forte di prima.
- Quando…quando Megan ha rifiutato il mio invito…ero a pezzi, Herm. – le confessò, arrossendo un po’. - …ma, nonostante tutto, adesso mi sento più tranquillo. E credo di doverlo a te: mi sei stata vicina in questi giorni, quindi…grazie, sul serio. E’ bello essere tuo amico. – concluse, accarezzandole una guancia, in un gesto d’affetto.
Per la seconda volta in pochi giorni, la Grifondoro sentì un tonfo sordo proprio all’altezza del petto. Stavolta però le fece più male.

Amico.

Amico.

Amico. 

Amico.  

Amico.

Era questa l’unica parola che rimbombava nella testa di Hermione, mentre il suo corpo non poteva fare a meno di tremare per la carezza di Ron.

E’ questo il problema, Ron. Tu per me non sei solo un amico.

Non poteva più andare avanti così. Non poteva sentirsi così vulnerabile di fronte a lui, ogni maledetta volta.
- Hermione? Stai bene? – domandò preoccupato il ragazzo, mentre la scrutava attentamente. – C’è qualcosa che vorresti dirmi? – da qualche giorno a Ron sembrava che Hermione fosse sempre sul punto di dire qualcosa, ma poi – all’ultimo secondo – scuoteva la testa e non apriva bocca.
- Io…

Io mi sto innamorando di te.

E non c’era niente di sbagliato in quel pensiero. Niente d’ingiusto. Ma allora… perché? Perché sembrava tutto così difficile?
- Io… – tentò nuovamente di dire, non sapendo bene neanche lei cosa davvero volesse dirgli. Sentiva soltanto che quell’emozione così forte che stava provando premeva per uscire e lei non era più in grado di contenerla.
- Hermione, stai male? – stavolta il Grifondoro sembrava davvero preoccupato e si preoccupò ancora di più quando prendendolo il viso tra mani si rese conto che la pelle della ragazza scottava. – Forse…hai un po’ di febbre… - mormorò, insicuro.

Non è la febbre, Ron.

- Non è la febbre, Ron. – il suo pensiero venne fuori, prima che potesse avere la forza per fermarlo.
- Ah…ehm…oh…allora cos’hai?

Mi sto innamorando di te.

Di nuovo quel pensiero sembrava così giusto, così perfetto. Così forte.
Si avvicinò di più a lui, guardandolo dritto negli occhi.
- Io… - Hermione sentiva il proprio corpo tremare da capo a piedi; non aveva la minima idea di cosa le prendesse, sapeva soltanto che aveva bisogno che Ron sapesse la verità, che la stringesse, che la baciasse fino a non avere più aria, fino a soffocarla, se necessario. Sapeva solo che in quel momento non aveva il pieno possesso delle sue facoltà mentali.
Stava finalmente per mettere insieme una frase coerente, quella frase – mi sto innamorando di te – che avrebbe messo fine a un’amicizia durata sette anni o forse avrebbe creato qualcosa di ancora più bello, quando gli occhi di Ron, fissando un punto oltre la sua figura, si adombrarono e il suo sguardo perse di vivacità. Hermione odiò qualunque cosa avesse spento quella luce che in pochi secondi era scomparsa dagli occhi dell’amico. E quando si voltò – per capire cosa avesse turbato Ron – e vide Megan guardare nella loro direzione, l’odio sembrò aumentare a dismisura.
- Io…io credo che andrò, Hermione. Grazie per il tema. – il ragazzo si defilò così in fretta che la Grifondoro credette di essersi immaginata la sua presenza per tutto quel tempo. Un attimo primo Ron le teneva il viso tra le mani, un attimo dopo era sparito, lasciandola sola, nella più totale confusione e in balia di troppe emozioni intense.
Un attimo prima gli stava confessando – pazza! – che si stava innamorando di lui e un attimo dopo l’aveva lasciata lì, con il cuore a pezzi.
Fissò il punto in cui il suo migliore amico se n’era andato, e non seppe se ritenerla una fortuna, la sua fuga. Stava per…stava per…confessargli i suoi sentimenti…
 
Mi sto innamorando di te.
 
Le veniva da piangere. Le sembrava che le fosse stato strappato via qualcosa di vitale. Hermione ingoiò un groppo in gola, non sentendo più l’aria arrivare ai polmoni: non sapeva se esserne preoccupata o no; in quel momento l’aria le sembrava una cosa così priva d’importanza in confronto a quella spiacevole e dolorosa emozione che provava.
Come un automa, il proprio corpo iniziò a raccogliere gli oggetti rimasti sparsi sul tavolo della biblioteca, rendendosi conto solo in quel momento quanto le tremassero le mani.
Fu in quel momento che si accorse di una figura che era vicino a lei e le aveva raccolto una piuma che era caduta per terra. Alzò lo sguardo per ringraziare lo studente che aveva compiuto quel gesto e per poi scacciarlo in modo che non vedesse quanto fosse vulnerabile in quel momento, ma non riuscì ad aprire bocca quando vide chi era.

L’ultima che avrebbe voluto vedere in un momento simile.

 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Heiiiiiii!!!!!!! :)) Ma salve lettori e lettrici! Lo so, sono in ritardo, ma sempre meglio dell’ultima volta, no? Inoltre ho una buona notizia per voi: il prossimo capitolo è quasi pronto, quindi non dovrete aspettare troppo per il futuro aggiornamento.
Bene, passiamo al commento di questo capitolo! Ron e Hermione pian piano si avvicinano sempre di più e andranno – forse – al ballo insieme. Dico forse perché non si può sapere quello che la mia mente bacata partorirà nel prossimo capitolo. Ù.ù
Inoltre…vi sfido a indovinare chi è la persona di fronte a Hermione alla fine del capitolo! Anche se forse è abbastanza ovvio…xD
Beh, poi non ho tanto altro da dire su questo capitolo, tranne che a me non piace per nulla .___. Se non fossi in un ritardo pazzesco l’avrei già cancellato.
Il prossimo però – almeno a mio parere – sarà migliore di questo. Finalmente le cose si smuoveranno e – forse – anche Ron si sveglierà ;)
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e quelle 6 dolcissime persone che hanno recensito lo scorso capitolo: One direction2001, yoo_bro, Soly Dea, MimiRyuugu, Voglioungufo e chiara_1997.
Sappiate che le vostre recensioni me le leggo e rileggo almeno una decina di volte, perché mi fanno davvero tanto piacere!
Un abbraccio stritolatore,
 
flors99

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Capitolo 8
*** The First Love Always Does More Harm ***


 
 
- Jones. – disse, sottolineando il suo cognome, come a voler mettere una distanza tra loro due.
Megan si sentì a disagio sotto il suo sguardo di fuoco e arrossì, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Non volevo disturbarti… - si scusò.
Hermione si trattennersi dal risponderle con un “Beh, l’hai fatto invece!”, ricordandosi la buona educazione.
- Hai bisogno di qualcosa? – domandò, alla fine, freddamente. Immaginava che Megan volesse chiederle qualcosa sui turni delle ronde, probabilmente per conto del Caposcuola della sua Casa.
- Io…volevo…volevo parlare con Ron. – spiegò, guardandola dritta negli occhi.
Quello che Hermione provò in quell’istante, fu più forte di qualunque altra emozione avesse mai sentito. Una rabbia micidiale le avvelenò il sangue e la voglia di afferrare la bacchetta e schiantarla contro uno scaffale della biblioteca aumentò a dismisura.
- So che voi due siete molto amici e… - Megan s’interruppe, un po’ a disagio sotto lo sguardo della Grifondoro. - …pensavo che tu…potessi aiutarmi a parlarmi con lui, dato che…mi evita.
- Certo che ti evita! Mi sembra normale! – Hermione non riuscì a trattenere quel pensiero per sé. Non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, Megan aggrottò le sopracciglia stranita da quel tono ostile.
- Io vorrei…
- Mi dispiace, ma adesso devo andare. Ho un impegno urgente: la Professoressa McGranitt vuole parlarmi. – accampando una scusa qualunque, la Grifondoro le voltò le spalle e scappò dalla Biblioteca, lasciando la Tassorosso a guardarla allontanarsi.
Hermione quasi si mise a correre, finché non fu certa di essere scomparsa dalla visuale di Megan. Tirò un sospiro di sollievo, mentre il cuore le batteva all’impazzata. Si sentiva…non sapeva propriamente descriverlo. Da una parte si sentiva un vero schifo totale: non era da lei comportarsi in modo così maleducato, e soprattutto negare il suo aiuto a qualcuno. Cosa ancor più grave aveva accampato una scusa, coinvolgendo la professoressa McGranitt pur di andare via, e l’aveva fatto senza neanche provare il minimo rimorso. Dall’altra, lo sguardo deluso di Megan, l’aveva fatta sentire meglio. Molto meglio. Per quanto perseverasse quel desiderio di prenderla a schiaffi.
Una decina di minuti dopo, Hermione si rese conto di quanto fosse stata… stronza, sì, quello era il termine giusto. Megan era venuta a cercarla e – per quanto lei non la sopportasse – non le aveva detto assolutamente niente di offensivo e le aveva parlato educatamente. E invece la Grifondoro si era comportata come una principessa altezzosa e se n’era andata via, come se la Tassorosso non fosse degna di parlare con lei.
 
Cavolo, mi sono comportata come Malfoy.
 
Era quasi sul punto di tornare indietro e – per quanto il suo orgoglio non fosse d’accordo – andare a scusarsi, ma poi decise che era un’idea stupida. Se l’avesse rincontrata, le avrebbe porso le sue scuse, altrimenti…altrimenti niente. Non che Hermione ci tenesse poi così tanto a rivederla.
Sbuffò sonoramente, mentre entrava nella Sala Comune, accorgendosi con sguardo stranito che non c’era nessuno.
- Hermione!

Ah, no, qualcuno c’è.

- Oh, Neville. Ciao. – borbottò, con poca convinzione.
- Ciao. – rispose l’amico, con tono pacato.
- Sai dove sono tutti?
- Sì. A cena.
- A cena?! – per poco Hermione non urlò. Non si era resa conto di quanto fosse effettivamente tardi. Eppure era sicura che quando era uscita dalla biblioteca fossero più o meno le sei!
Probabilmente incideva il fatto che aveva vagato come un’anima in pena per i corridoi, a scervellarsi su cosa volesse effettivamente dirle Megan. E soprattutto cosa volesse dire a Ron.
- Ginny, Harry e Ron ti hanno aspettato un po’, poi sono andati in Sala Grande.
- E tu non ci vai? – domandò, incuriosita.
Neville arrossì.
- Io…no. – borbottò, scompigliandosi i capelli. – Io…a dir la verità volevo chiederti una cosa, Hermione.
La ragazza, improvvisamente, ammutolì.
Non le piaceva lo sguardo di Neville. Non le piaceva per niente.
In un flash ricordò di quando il Grifondoro l’aveva invitata al Ballo del Ceppo al quarto anno e lei aveva rifiutato con delle balbettanti scuse.
- Io…ecco… - incespicò Neville, torcendosi le mani.
- No, Neville, mi dispiace! – esclamò subito la ragazza, onde evitare qualunque equivoco. Meglio mettere subito in chiaro le cose, prima che il Grifondoro potesse fraintendere.
- N-no? Ma…come fai a sapere cosa…
- Neville, so cosa volevi chiedermi. – mormorò Hermione, guardandolo con tristezza. Non voleva rifiutarlo per la seconda volta, ma non ce la faceva proprio ad accettare il suo invito al ballo: e, a rigor di logica, anche se lei era solo un ripiego, era già impegnata con Ron.
- Ah, sì?
- Sì, e credimi, mi dispiace dirti di no, ma…io vado al ballo con Ron… - disse, sperando che non ci rimanesse troppo male.
Neville sbatté gli occhi leggermente perplesso.
- Hermione, io non voglio invitarti al ballo!
- …Ormai gliel’ho promesso e non posso proprio dirgli di…Oh! – esclamò, completamente presa alla sprovvista, non appena registrò le parole del ragazzo.
Neville arrossì, facendo quasi un balzò indietro per l’imbarazzo.
- Io…volevo semplicemente chiederti se…potessi darmi qualche consiglio per invitare Luna al ballo. – spiegò, tenendosi a debita distanza. – Sai, sono un po’ timido e…
Per un attimo, Hermione si chiese se per caso i suoi compagni l’avessero presa per un’agenzia matrimoniale. Insomma, prima Ron…adesso Neville…Cosa diavolo stava succedendo? Rimaneva soltanto Harry a quel punto, ma poi si rese conto che in realtà Harry, a suo tempo, le aveva già chiesto aiuto per potersi dichiarare a Ginny.
 
Perché cavolo tutti mi chiedono consigli in amore?
 
Io, che di amore, non ne capisco quasi niente.
 
- Luna?
- Sì, mi p-piace molto e…non so proprio come farglielo capire e…
 
Hermione, devo parlarti. Vorrei che tu mi aiutassi a conquistare una ragazza!
 
- È da tanto che ci provo, però…ogni volta mi blocco e… - continuò imperterrito Neville, non accorgendosi dello sguardo turbato di Hermione.
 
È Megan. Megan Jones.
 
- Insomma, Hermione, lei è così bella mentre io…
 
 È bella, molto bella. Un po’ bassina forse, ma molto molto bella…
 
- Neville, vuoi che Luna venga al ballo con te? – gli chiese un po’ scortesemente, interrompendolo e tirando su col naso, sperando tanto che l’amico non si accorgesse dei suoi occhi lucidi.
- Sì-ì.
- Bene. Allora vai da lei e diglielo. Non usare sotterfugi, né trucchi, né, bugie, né discorsi preparati, né niente. Vai da lei e non rischiare che qualcun altro lo faccia al posto tuo. È questo l’importante.
 
Vai da lei, prima che qualcuno si accorga di quanto è meravigliosa, e te la porti via.
 
- Non serve altro, Neville. Non serve altro. – gli mormorò infine, mettendogli una mano sulla spalla e andandosene velocemente dalla Sala Comune, nella quale l’aria cominciava a farsi irrespirabile.
Il discorso che aveva fatto al suo amico, le aveva fatto venire una voglia pazzesca di andare da Ron e rivelargli i suoi sentimenti, cosa che – ovviamente – non si sarebbe mai azzardata a fare. O che forse un giorno avrebbe fatto, ma non finché nel cuore del suo amico ci
fosse stata un’altra ragazza.
 
Una ragazza che non sono io.
 
Quel pensiero la sconvolse. La consapevolezza che Ron desiderasse stringere, abbracciare, baciare qualcun’altra fu così devastante e aveva un sapore così spiacevole, che a Hermione fece venire voglia di rinchiudersi nella sua stanza e di piangere a dirotto, finché avesse avuto lacrime in corpo. Emise un piccolo singulto, mentre si asciugava gli occhi, ormai in procinto di riversare tutta quell’amarezza che da giorni covava dentro di sé.
Merlino, non credeva che facesse così male.
 
Il primo amore è quello che fa sempre più male.
 
E Ron – si rese conto – era davvero il suo primo amore. Il primo in tante cose, a dire il vero: il primo amico e il primo compagno di avventure, insieme ad Harry, il primo ragazzo che era capace di farla infuriare per alcuni suoi comportamenti, ma che la faceva sciogliere con la sua dolcezza. E adesso…anche il suo cuore doveva prendersi? Anche il suo amore?
- Hermione, cosa ci fai fuori dalla Sala Grande? Perché non entri? – la Grifondoro sobbalzò, nell’udire la voce di Ginny.
- Oh…io… - balbettò, cercando di trovare una scusa plausibile.
- Stai piangendo? – domandò la rossa, preoccupata, precipitandosi verso di lei.
 
No, Ginny, non sto piangendo.
 
Mi sto innamorando. E mi fa male. Mi fa maledettamente male.
 
 
 
______________________________________________________________________________________________________    
 
 
 
- Perché Ginny non torna? Aveva detto che andava a cercare Hermione.
- Avrà incontrato qualcuno con cui parlare. – borbottò Harry, mentre finiva la sua cena, sperando tanto che la sua ragazza non si fosse fermata a parlare con un…con un maschio, ecco. Non era certo geloso dei ragazzi che erano amici della giovane Weasley, ma gli dava comunque un po’ di fastidio l’eventualità che Ginny fosse con un ragazzo a quell’ora di sera e da sola, soprattutto.
- Sì, ma Hermione? – continuò a chiedere Ron.
- Sei preoccupato? – chiese invece Harry, rivolgendogli uno sguardo indecifrabile.
- Non sono preoccupato. – si difese il rosso. – Mi sembra strano che Hermione non sia ancora qui.
- Forse ha fatto tardi in biblioteca. – ipotizzò il moro, mentre spiluccava una fetta di pane.
Ron, non propriamente convinto di quella spiegazione, continuò a fissare il portone della Sala Grande, nella speranza di veder comparire un’ inconfondibile chioma rossa, insieme a un’ancor più inconfondibile chioma riccioluta. La ruga di preoccupazione sul suo volto non scomparve neppure quando Harry gli disse che probabilmente le due ragazze si erano incontrate ed erano tornate insieme al Dormitorio.
- Insomma, Ron, ma cos’hai? – sbottò, nel notare quanto fosse in apprensione. – Non sarebbe la prima volta che Hermione salta la cena! Può capitare, ma cosa ti prende?
Il giovane Weasley, punto sul vivo, distolse bruscamente lo sguardo, puntandolo in quello di Harry.
- Sono preoccupato. – soffiò, debolmente.
- Ma di cosa? Non ce n’è motiv…
- Si tratta di Hermione, Harry. Io… non lo so, non ci capisco niente, ma… credo che stia male. – confessò. – Lo so che sembra strano che lo dica io…Insomma, Ginny mi dice sempre che sono un’insensibile, però…credo sul serio che Hermione stia male, anche se non so per cosa.
Harry rifletté un secondo sulle sue parole, chiedendosi da dove spuntasse tutta quella sensibilità da parte di Ron. Si schiarì la voce, non sapendo bene cosa rispondere.
- Perché pensi che stia male? – chiese dopo un po’, a disagio.
- Perché…è strana! – rispose. – Cioè, più del solito almeno. – si corresse. – Prima in Biblioteca…io…cioè lei… mi…mi guardava in un modo che…Merlino, non lo so!
- Hermione ti guardava in un modo…? – borbottò Harry, ripetendo le sue parole.
- Non lo so, Harry, te l’ho già detto. Però…prima…sembrava che…
- Cosa sembrava, Ron?
- Non lo so. – soffiò infine, ripetendo per la quinta volta quella stessa frase in cinque minuti.
Il moro non aprì bocca, di fronte alle parole dell’amico, perso nei suoi pensieri. Il dubbio che covava da giorni non veniva altro che confermato attraverso la confessione di Ron e – se all’inizio aveva ritenuto più saggio aspettare e vedere come si evolveva la situazione – adesso l’unica soluzione plausibile gli sembrava fare due chiacchiere con Hermione.
I due ragazzi finirono la cena in silenzio, chi preoccupato per una cosa chi per un’altra.
- Pensi che abbia la febbre? Hermione, intendo. – esordì poi Ron, di punto in bianco, mentre si dirigevano verso la Torre di Grifondoro.
- Ma no… - rispose Harry, con un veloce gesto della mano. - …figurati.
- Sarà… - borbottò il rosso, scompigliandosi i capelli.
L’amico increspò le labbra in un sorriso, constatando che, alla fine, Ron non era poi così lontano dalla verità. Perché sì – Harry l’aveva capito – Hermione aveva davvero la febbre.
 
Febbre d’amore.
 
 
______________________________________________________________________________________________________  
 

- Ti serve una mano?
- No.
- Aspetta, ti aiuto!
- No.
- Hai bisogno di…
- No!
- Ma forse…
- No! Per Godric, Ginny, no! Sto bene! Sono ancora capace di camminare e respirare da sola, d’accordo? – esclamò Hermione, gonfiando le guance come un pesce palla.
Da quando, la sera prima, Ginny aveva trovato la sua migliore amica in quello stato pietoso, le era rimasta accanto tutta la notte e quella mattina pretendeva di aiutarla per qualunque cosa, anche per scendere un gradino. Se da una parte a Hermione non poteva fare che piacere la preoccupazione della giovane Weasley, d’altra si sentiva soffocare dalle sue attenzioni, soprattutto perché voleva stare un po’ da sola.
Inoltre ogni volta che aveva Ginny accanto a sé si sentiva tremendamente in colpa, per quel segreto che non si decideva a confessare. Ma come avrebbe potuto dirle che le piaceva suo fratello? Non tanto per la cosa in sé per sé, ma la sola idea di dire ad alta voce “Mi sono innamorata di Ron” la faceva sentire irrequieta. O forse, più semplicemente, non aveva la forza di parlarne, perché a quel punto non avrebbe più potuto mentire a se stessa, ripetendosi che non provava niente per il suo amico.
- Mhm. – borbottò la più piccola dei Weasley, scrutandola per bene.
- Ginny, sto bene, dico sul serio. – ripeté Hermione addolcendo un po’ il tono.
- Non hai intenzione di dirmi cosa è successo ieri sera, vero? – chiese poi la rossa, con una traccia di delusione nella sua voce.
- Non è successo niente! – brontolò la più grande delle due ragazze. – Sto bene, dico sul serio.
Ginny la perforò con lo sguardo.
- Se davvero stai così bene come dici, Hermione…perché le tue mani stanno tremando? Perché tu stai tremando?
 
Non sto tremando, Ginny.
 
Mi sto innamorando.
 
- Andiamo a fare colazione. – fu tutto quello che Hermione disse, prima di dirigersi verso la Sala Grande, consapevole degli occhi della rossa che le perforavano la nuca.
Fortunatamente, il tavolo dei Grifondoro era abbastanza popolato, da permettere alla Caposcuola di sottrarsi allo sguardo indagatore della sua migliore amica, che era stata distratta da Dean e Lavanda.
Si sedette accanto a Harry e Ron, come di consueto, anche se quest’ultimo non riuscì a guardarlo negli occhi mentre gli biascicava un “buongiorno”. Cominciò a mangiare in silenzio, avvertendo lo stomaco più chiuso di quanto credesse.
 
Maledizione.
 
Si schiarì la voce, mentre i propri pensieri non facevano altro che tormentarla.
- Va tutto bene, Hermione? – le domandò gentilmente Harry, guardandola di sottecchi.
- Sì, certo. – rispose, mentendo spudoratamente. – Ho…soltanto…un po’ di nausea e non ho molta fame. – s’inventò di sana pianta, consapevole dello sguardo sospettoso di Ron su di sé.
- Scusa se ieri me ne sono andato così. – borbottò improvvisamente il rosso, costringendo Hermione a guardarlo. – È che…avevo visto Megan e…niente me ne sono andato e ti ho lasciato lì. Scusa, Hermione.
- Non fa niente. – chiosò la ragazza, cercando di espellere il nome della Tassorosso dalla mente e cercando di togliersi dalla testa lo sguardo deluso e triste di Ron, per il suo invito rifiutato.
- Megan? – chiese Ginny, intromettendosi nella conversazione.
Ron arrossì.
- Ieri eravamo in biblioteca e…lei ci stava fissando e io… me ne sono andato. – spiegò alla sorella, non facendole capire quasi niente.
- Eh?
- Nel senso… sembrava venisse verso di noi…boh, non lo so. – borbottò Ron.
Ginny innalzò un sopracciglio, scettica: non aveva capito niente delle parole del fratello. Fissò Hermione per chiedere spiegazioni più esaurienti e precise, ma vide la sua amica intenta a bere forsennatamente un bicchierone di succo di zucca.
- Hermione, hai deciso di soffocarti? – la richiamò, guardandola stranita per quel suo comportamento.
La più grande delle due ragazze per poco non si strozzò.
- Io…uhm…no. – rispose, con il succo di zucca che gorgogliava nello stomaco. – Comunque…devo dirti una cosa, Ron.
Aveva pensato di non dirgli niente, ma dopo averci riflettuto aveva deciso che la cosa migliore era essere sincera. Mentiva già a Ron ogni giorno facendogli credere che per lei fosse solo un amico, non voleva aggiungere qualcos’altro al bagaglio di bugie.
Tutti quanti si fecero attenti.
- Ieri Megan è venuta a parlarmi e…mi ha chiesto di te.
- COSA? – gridò Ginny.
- Davvero? – domandò Harry.
Ron, il diretto interessato, semplicemente, non disse una parola.
- Ha detto che voleva parlarti. – sbottò infine la ragazza, non sapendo cos’altro dire.
- Questa cosa non ha senso! – esclamò la sorella. – Perché dovrebbe voler parlare con Ron?
 
Me lo sono chiesta anch’io.
 
- Non lo so, Ginny. Non me l’ha detto.
 
Sì, perché me ne sono andata lasciandola lì come un pesce lesso.
 
Questo però ritenne più saggio non dirlo ad alta voce.
- Megan vuole parlarmi? – sussurrò a voce bassissima Ron.
- Sì. Credo. Cioè, penso di sì. – biascicò la Grifondoro.
- Non ha senso. – ripeté Ginny. – Siamo sinceri, Ron: ha rifiutato il tuo invito, perché dovrebbe tornare a cercarti?
- Infatti. – l’appoggiò Hermione, con tono secco. Talmente secco che Harry le scoccò un’occhiata impenetrabile.
- Non lo so. – disse Ron.
Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, senza più dire niente. Hermione, mordendosi la lingua, desiderando rimangiarsi la sua sincerità, Harry con uno sguardo preoccupato rivolto alla riccia, Ginny che rifletteva e Ron che rimaneva immobile con gli occhi fissi sul proprio piatto.
Alla fine, Ginny intervenne.
- Ron, cosa ti ha detto esattamente Megan?
- Che?
- Quando l’hai invitata al ballo…quali sono state le tue esatte parole?
Ron sbatté gli occhi.
- Io…sono andato lì e…le ho chiesto se voleva venire al ballo con me. – rispose con una mezza verità, saltando la parte della piuma.
- E lei cosa ti ha risposto?
- Ginny, ma cosa vuoi che gli abbia risposto? – la brontolò Harry, che non capiva dove la sua ragazza voleva arrivare. Le sembrava una cosa cattiva far ricordare a Ron il momento imbarazzante e umiliante in cui la Tassorosso l’aveva rifiutato.
La rossa lo fulminò, intimandogli il silenzio.
- Ron, rispondi. Le sue esatte parole, so che le ricordi.
Ed era vero. Ron, le parole di Megan, le aveva stampate in testa come un marchio indelebile, che non si voleva cancellare. Alla fine, con un sospiro, rispose:
- Mi ha detto: “Io non posso. Mi dispiace, Ron.”
A quelle parole gli occhi di Ginny presero una nuova consapevolezza.
- Ti eri presentato prima?
- Eh?
- Ginny, ma perché fai tutte queste domande? – stavolta fu il turno di Hermione di chiedere.
- Ron, prima di invitarla al ballo, ti eri presentato? – continuò imperterrita la sorella, ignorando la sua migliore amica.
- Io…no, me ne sono dimenticato. – ammise il rosso, passandosi una mano tra i capelli.
Un sorriso si affacciò sul volto della giovane Weasley.
- Non ci hai pensato, Ron?
- A cosa?
- Se tu non ti sei presentato e prima di quell’incontro non avevi mai rivolto la parola a Megan…Come poteva lei conoscere il tuo nome?
 
 
_____________________________________________________________________________________________________
 
 
 
Le parole di Ginny erano state una specie di bomba a orologeria. Dopo quella conversazione in Sala Grande, Ron aveva cominciato a comportarsi in modo strano. Era più irrequieto e Hermione era più che sicura che quel luccichio che vedeva nel suo sguardo fosse la rinnovata speranza di poter andare al Ballo di Primavera con la Tassorosso.
La ragazza sospirò, mentre si rigirava la piuma tra le mani e tentava di finire il tema. Strano a dirsi, ma non aveva ancora scritto niente. D’altronde cosa diavolo avrebbe dovuto scrivere quando l’unica cosa che le veniva in mente era la parola “Ron”? E consegnare un tema alla McGranitt col nome del suo migliore amico sopra non le sembrava proprio una buona idea.
- Ciao, Hermione. – la ragazza sobbalzò.
- Harry? Ma che ci fai qui? Non hai gli allenamenti di Quidditch?
- Volevo parlarti. – fu la placida risposta dell’amico, alle sue domande a raffica.
Hermione aggrottò le sopracciglia: per saltare un allenamento di Quidditch doveva essere una questione veramente seria.
- Davvero?
- Sì, davvero. Lo trovi così strano?
- Un po’ sì. – ammise la ragazza, sorridendo. – Credevo di dover aspettare la fine del mondo per vederti saltare un allenamento di Quidditch.
Harry sorrise in risposta, ma Hermione si accorse che non era affatto un sorriso allegro, bensì soltanto una stiratura costretta delle labbra, che non aveva niente a che fare con il divertimento.
- Va tutto bene, Harry? – chiese, un po’ stranita.
- Da quanto tempo, Hermione?
- C-che?
- Da quanto tempo sei innamorata di Ron?
La piuma le cadde di mano e il suo cuore si fermò all’improvviso.
Lo sguardo di Harry non la lasciò neanche un secondo, mentre sul suo viso si susseguivano impazzite tutta una serie di emozioni. Quegli occhi verdi la scandagliarono fin dentro l’anima, fino al suo più oscuro dei segreti.
 - Ch-ch-che stai di-dicendo, H-harry? – balbettò. – Io…non è vero. – borbottò impulsivamente, nascondendo il suo volto in fiamme dietro le pergamene, assumendo un comportamento ben poco da Grifondoro.
- Hermione… - la richiamò il suo migliore amico, togliendo con dolcezza quel pezzo di carta. – Guardami, Hermione.
La ragazza lo fissò, con le guance rosse come un pomodoro maturo.
- Non te ne devi vergognare: è una cosa bellissima. – disse il Grifondoro, guardandola con tenerezza. – Erano anni che aspettavo che tu lo capissi. – A quella frase lo sguardo di Hermione si indurì.
- Non so proprio di cosa tu stia parlando, Harry. – sputò, con tono seccato.
- Sono certo che non è così, Hermione. – disse, sospirando. Si era aspettato una simile reazione dalla sua migliore amica.
- Invece è proprio così, Harry. – mentì la ragazza, con ostinazione. – E comunque cosa significa che erano anni che aspettavi che lo capissi?
- Tu e Ron siete destinati a stare insieme. – spiegò, con voce pacata. – Sembra assurdo, ma…è così, Hermione. Quando vi vedo insieme…illuminate la stanza. Quando litigate su ogni minima cosa, quando lo rimproveri perché non pensa mai ai compiti, quando vi cercate con lo sguardo e non vi rasserenate finché uno non trova l’altro. Siete voi, Hermione. Siete voi e non necessitate di spiegazioni.
Al discorso di Harry, la Grifondoro era ammutolita. Quelle parole erano bellissime e, in un altro momento, probabilmente Hermione le avrebbe anche apprezzate, se non avessero contribuito ad allargare quell’enorme buco nero che percepiva nel petto.
- A quanto pare non è così, Harry. – riuscì a borbottare, mentre raccoglieva le sue cose. – Altrimenti Ron non si sarebbe innamorato di un’altra. – sussurrò, prima di sparire, mentre l’intensità di quelle parole la distruggeva.
- Ron non è innamorato di Megan.
Ma del mormorio di Harry ne furono testimoni solo le dure e silenziosi pareti della Biblioteca.
Hermione si era già volatilizzata.

 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Ciao carissimi! Sono in ritardo, eh? E meno male che il capitolo era pronto sennò chissà quando aggiornavo. Mi dispiace…davvero tanto! :( Purtroppo il rientro a scuola è stato durissimo, quest’anno ho davvero un mucchio di cose da fare! Oltre alla maturità, per la quale sono già in ansia, devo anche studiarmi da sola tutto il programma per l’esame d’ammissione a Medicina, che quest’anno sarà ad Aprile.
Inoltre tra cinque giorni ho l’esame di teoria della patente e….insomma, è un periodo in cui faccio i salti mortali, sono irrequietissima! Speriamo bene, va…XD
Comunque…passando al capitolo…che dire? Vi è piaciuto? Fondamentalmente non succede quasi niente, se non che Harry ha capito tutto, anche se Hermione continua a negare e si è scoperto che Megan vuole parlare con Ron! Qualcuno ha qualche idea sul perché? Secondo voi perché Megan ci tiene tanto a parlare con lui?
Il prossimo capitolo sarà fondamentale, ne ho già scritto metà! Penso che non lo posterò troppo tardi. Entro due settimane, massimo, credo.
Via, chiudo qui queste note e smetto di parlare perché devo aggiornare!
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e anche tutti quei lettori che hanno anche solo letto la mia storia! Ma un GRAZIE speciale a quei dolci raggi di sole che hanno recensito lo scorso capitolo: lost in fangirling, 1_2_3Flick_WOW, Soly Dea, MimiRyuugu, yoo_bro, chiara_1997, Nunaxx e Soul _Doe.
Grazie, grazie davvero! 8 recensioni sono tantissime per me, quindi grazie dal profondo del cuore! =D
Vi mando un abbraccio stritola-costole, nella speranza che qualcuno sia ancora disposto a seguirmi,
flors99

 

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Capitolo 9
*** Trouble. Big Trouble. ***


 Un altro giorno volò via. Il Ballo dell’Arcobaleno, ormai imminente, si sarebbe tenuto quella sera stessa e Hermione si sentiva sempre più distrutta. Aveva creduto che andare al ballo con Ron sarebbe stata una buona idea, ma, sinceramente, forse avrebbe preferito rimanere nella sua camera a prendere a pugni il cuscino. Sicuramente non avrebbe voluto vedere Ron fissare costantemente Megan durante i pasti, le lezioni, o qualunque altra occasione lo permettesse. E, onestamente, in quel momento avrebbe voluto starsene un po’ in pace, da sola in Sala Comune, senza che Ginny le chiedesse continuamente come stesse, che Ron la guardasse come se fosse una malata terminale e che Harry…senza che Harry avesse quel maledetto sguardo che pareva dirle “ho capito tutto”. Era sul punto di alzarsi in piedi e gridare un sonoro “smettetela di fissarmi, voglio restare in pace!” quando una bambina del secondo anno raggiunse timidamente la parte della Sala Comune in cui Hermione e i suoi amici si trovavano.
- Sc-cusate. – borbottò timidamente, con voce flebile.
- Sì?
- Un-na ragazza ha chiesto di poter entrare nella nostra Sala e v-vorrebbe parlare con v-voi. – incespicò, a disagio.
- Oh, grazie mille, piccolina. – la ringraziò Ginny con un sorriso dolce. – E chi ci cerca?
La ragazzina indicò con la mano una giovane alle sue spalle e Hermione, in quel momento, fu più che sicura che se non fosse uscita fuori di testa quella volta, sarebbe stato soltanto per un miracolo divino. La bambina si dileguò in fretta, tornando dalle sua amichette, lasciando una Megan alquanto imbarazzata di fronte a quattro paia di occhi allucinati.
- Ciao. – provò a dire, anche se nessuno inizialmente rispose al suo saluto.
Fu Harry il primo a prendere parola.
- Ciao, Jones.
- Io…sono qui, perché…vorrei parlare un attimo con te, Ron. – disse, guardando il ragazzo in questione che, in quel momento, era arrossito fino all’inverosimile.
- E perché? Hai rifiutato il suo invito, cos’altro devi dirgli?
Hermione si tappò una bocca con la mano. No, non poteva averlo seriamente detto ad alta voce, anche se era proprio quello che stava pensando. Ma, stranamente, non era stata Hermione a sputare fuori una simile domanda.
- Ginny! – la richiamò Harry a bassa voce, stranito dal suo comportamento ostile.
- Non ti sto accusando, Megan, sia chiaro… - prese la parola la rossa, di fronte alla faccia sconcertata della Tassorosso. - …sono semplicemente curiosa. Trovo strano questo tuo comportamento incoerente.
- Ginny smettila! – borbottò Harry.

Ma Ginny smettila cosa? Ginny continua! Quella stronza se lo merita!

Hermione preferì tenere quel pensiero per sé.
- N-no! Ha ragione! – convenne Megan stranamente. – Io…sono qui per...io voglio spiegarti perché… – sussurrò, parlando flebilmente. Si sentiva davvero a disagio di fronte a quei ragazzi, soprattutto perché il ragazzo con cui desiderava parlare non sembrava in alcun modo intenzionato a dire alcunché.
Hermione voltò la testa di scatto.
- E cosa c’è da spiegare, di grazia? – si lasciò scappare la giovane Grifondoro, prima di riflettere sulle sue parole.
- C’è un motivo se…non ho accettato l’invito di Ron, Granger. – rispose Megan, con un po’ di più convinzione e con una frustrazione ben evidente nella voce. – E voglio spiegarti il motivo, Ron, se me lo concederai. – chiarì, voltandosi di nuovo verso di lui.  
- Ehm…o-ok, p-parla pure. – riuscì a balbettare.
- Non è che non volessi o perché…tu non mi piacessi. – cominciò arrossendo man mano che andava avanti con le sue parole, e facendo arrossire anche lui. – Cioè, tu mi piaci, dico davvero! – si ritrovò a confessare, mentre a quell’affermazione Hermione stringeva i pugni talmente forte che le nocche sbiancarono.
Ginny, a differenza sua, si limitò a piegare la testa di lato.
- Sei già impegnat-a, i-immagino… - disse Ron, strozzandosi con la sua stessa saliva. Megan Jones gli aveva sul serio detto che provava qualcosa per lui?
- No! No, sono liberissima, ma…Solo che…io…solo che…
- Solo che cosa, per Merlino? – esclamò la giovane Weasley, che non ci stava più capendo niente. Non era sua intenzione essere così sgarbata, ma Ron in quelle settimane era stato molto male e si era ripreso soltanto da pochi giorni; e non le sembrava affatto giusto che Megan, dopo aver fatto soffrire suo fratello e aver fatto i suoi comodi per tutto quel tempo, adesso venisse lì e cercasse di spiegare i motivi per cui lo aveva rifiutato.
Hermione era semplicemente indecisa se scoppiare a piangere per il fatto che Megan corrispondesse i sentimenti dell’amico o se scappare il più lontano possibile da quel luogo. Comunque tutte e due le ipotesi erano decisamente una prospettiva migliore piuttosto che rimanere ad ascoltare quella stupida ragazzina che le diceva quanto le piacesse il suo migliore amico.

Il migliore amico di cui si stava innamorando.

Io mi sto innamorando di te.

- Io ho sempre rifiutato tutti gli inviti che mi sono stati proposti. – borbottò Megan. – Non ho mai partecipato a un ballo, perché…mi vergognavo.
Nei secondi che passarono, tutti quanti si resero conto che stava dicendo la verità: Megan Jones non era mai stata vista a un qualsiasi ballo. A pensarci bene, neppure al Ballo del Ceppo, dove erano presenti tutti.
- È vero. Non partecipi mai ai balli. – mormorò pensieroso Harry.
- Io non…credo di capire. – riuscì a dire Ron, ancora incredulo che la ragazza che gli piaceva così tanto fosse lì davanti a lui.
- Il fatto è che…io non so ballare, ecco, l’ho detto. – confessò alla fine Megan, arrossendo di vergogna e quasi tentata di coprirsi il viso con le mani. -  Non so ballare e, nonostante abbia provato ad imparare, non sono mai andata più in là di tre passi consecutivi. Cioè…io…sono un’imbranata! Sembro un elefante quando ballo e…e-ecco perché ti ho detto che non potevo.
Un silenzio innaturale si diffuse per tutta la Sala Comune dei Grifondoro. Quasi nessuno dei presenti riuscì a credere alle proprie orecchie.
Di fronte a quel mutismo, Megan si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, schiarendosi la voce.
- E se non te l’ho spiegato subito è perché... io…non l’ho mai detto a nessuno, soltanto le mie amiche più care lo sanno e…io…me ne vergogno. Mi vergogno sul serio di questa mia mancanza e…
A quel punto una risata risuonò per la Sala Comune.
E cosa ancora più sorprendente, quella risata proveniva da Hermione.
- Tu…non hai …accettato l’invito di Ron, perché ...non sai ballare? – disse, tra i singhiozzi che la scuotevano, mentre rideva.
- I-io…sì, ecco…
La risata isterica di Hermione continuò ad rumoreggiare tutto intorno, mentre la ragazza tentava di ricomporsi.
 - Benissimo, perché anche Ron è un elefante a ballare! – si ritrovò a dire, senza riflettere sulle sue parole. – Bene, benissimo, giusto Ron? Allora puoi andare con lei! – esclamò, mentre un singhiozzo la scuoteva ancora. Un singhiozzo che voleva soltanto sfociare in amare lacrime, ma che Hermione si stava sforzando di nascondere dietro una risata ai limiti dell’isteria.
- Megan, credo che sia meglio che tu te ne vada. – intervenne Harry, mentre appoggiava una mano sulla spalla dell’amica. – Subito.
Di fronte a quel tono perentorio, alla Tassorosso non rimase altro che rivolgersi a Ron con un “più tardi ne parliamo, ok?” e, quando lui ebbe fatto cenno con la testa, si congedò e sparì il più in fretta possibile.
- Hermione… - il borbottio di Ron non arrivò neppure alle orecchie dell’amica, presa com’era a cercare di ignorare il suo cuore che andava pian piano in frantumi.
- Credo che anche per noi sia meglio andarcene. – Sussurrò Harry a Ginny. – Hanno bisogno di parlare.
Quando la giovane Weasley non rispose, ma anzi si lasciò docilmente condurre lontana dagli altri due Grifondoro, Harry seppe che aveva capito.
- E chi se lo aspettava, eh? – esordì Ron, grattandosi la testa imbarazzato. – Allora le tue lezioni sono servite, giusto?
L’idea di fare una battuta parve improvvisamente al giovane Weasley parecchio pessima, di fronte a un’occhiata a dir poco inquietante che Hermione gli rivolse.
- Cosa hai intenzione di fare? – gli chiese senza troppi giri di parole, quando fu riuscita a ricomporsi. 

Non sperare, Hermione, non sperare.

- Beh, io…non saprei, non…

Non sperare.

- Non abbiamo tutto il pomeriggio, Ron. – sbottò inacidita. E non ce lo avevano per davvero, dato che quella sera ci sarebbe stato il ballo dell’Arcobaleno e tutti dovevano prepararsi.
- I-io ormai avevo detto che ci andavo con te… - mormorò, un po’ intimorito. Quella frase ebbe il potere di far recuperare alla ragazza qualche frammento di cuore.

Non sperare, Hermione, non sperare!

- …però…io…insomma…Megan, ecco…mi piace così tanto che... Insomma, tu ci rimarresti male se io andassi con lei?
Il cuore di Hermione si spezzò definitivamente.

Ci aveva sperato.

Certo. In fondo, lei cos’era per lui? Era solo la sua migliore amica, giusto? Forse neanche quello. Una bambola di pezza sarebbe stato più appropriata come apposizione. Lo aveva aiutato, prima con le “strategie di conquista” e quando Megan aveva rifiutato il suo invito, era stata disposta a mettere da parte i suoi sentimenti per confortarlo e sostenerlo, non solo dal punto di vista umano, ma anche scolastico. Avevano deciso di andare al ballo insieme…e soltanto perché la smorfiosetta era venuta a scusarsi con lui dopo vari giorni, Ron la scaricava così il giorno stesso del ballo, come se fosse un misero oggetto?

Ci aveva sperato, maledizione.

Tirò su col naso, avvertendo gli occhi pizzicare.
- Hermione… - la chiamò Ron, notando la sua espressione. - …Hermione, io…
E alla fine la ragazza scoppiò. Un cuore ferito non può resistere a lungo dallo scatenare una bufera.
- Hermione! Hermione, cosa?! – gridò, facendo fare a Ron un salto all’indietro. – Perché tutti ripetete costantemente il mio nome? Perché tutti mi chiedete consigli su cose che non posso sapere?!
- Ma…io….
- Tu niente, Ron! Sei …sei… non capisci niente! IO ti ho aiutato, IO ti sono stata accanto in questi giorni, IO ti ho consolato ogni volta che ne avevi bisogno e tu non hai idea di quanto sia stato difficile starti accanto, mentre… - Mentre mi stavo innamorando di te. – …mentre tu eri in quello stato! – si corresse all’ultimo secondo, mentre la testa le pulsava dalla sforzo. Non voleva rivendicare su Ron chissà quale possesso, non ne aveva alcun diritto, voleva semplicemente fargli capire che, al di là di tutto, lei era la sua migliore amica e non era in quel modo che gli amici si trattavano.
- Non sono un oggetto, Ron!
- Non …non lo penso assolutamente, Hermione! – rispose, sconvolto da quello scoppio d’ira.
- Certo. Peccato che le tue azioni dimostrino il contrario!

Peccato che tu continui ancora a pensare a lei.

- Hermione, non voglio litigare…
- Ron, vattene via. – ordinò, con un gesto secco della mano. – Vai da Megan, dille quello che vuoi.
- Ma…se a te dispiace…io…vengo con te, Hermione.
- A me non importa nulla di quello che fai! Voglio soltanto che tu vada dalla tua adorata ragazza e che mi lasci in pace!

Se a te dispiace, io vengo con te.

Non perché vuole venire con me, ma soltanto perché gli faccio pena.

- Non ti capisco, Hermione. – sibilò Ron, aggrottando le sopracciglia.
- Sai che novità. – disse, sarcastica. – Tu non capisci mai niente.
Gli occhi del giovane Weasley s’indurirono.
- Si può sapere cosa ti prende? Sono giorni che sei strana, miseriaccia! Ma che hai?! Le tue cose?!
Se la Grifondoro ne avesse avuto la forza si sarebbe messa a ridere. In confronto a quello che provava, il suo ciclo mestruale non reggeva affatto il confronto.
- Non ho niente, Ron. – disse alla fine, abbassando il tono. – Voglio soltanto che tu te ne vada.
La ragazza ebbe un sussulto quando Ron rispose con un “lo farò”, lasciando sola e depressa in un Sala troppo grande, e allo stesso tempo troppo piccola per contenere tutto quel dolore lancinante che la investì.

 


   
 Decisamente non era così che Ginny si era immaginata di passare le ultime ore prima del ballo dell’Arcobaleno. Non che avesse pensato di impiegare le varie ore a prepararsi, come invece sapeva che avrebbero fatto alcune sue compagne di dormitorio, ma sinceramente credeva che almeno un’ora per rendersi presentabile le sarebbe stata concessa.
Non prevedeva certo che avrebbe impiegato il prezioso tempo a consolare la sua migliore amica.
Quando era arrivata a comprendere quello che stava succedendo a Hermione, e finalmente a spiegarsi il suo strano comportamento in quelle settimane, il suo primo istinto era stato quello di salire nella sua stanza e di scuoterla fino allo sfinimento, per capire se fosse sana di mente. E in effetti era salita di corsa nel suo dormitorio, pronta a urlare un bel “Cosa diavolo ti salta in mente di prenderti una cotta per mio fratello?!”,  ma lo spettacolo che le si era parato di fronte l’aveva fatta desistere dal suo intento. Motivo per cui, in quel momento, si ritrovava a poggiarle una mano consolatoria sulla spalla, sussurrandole parole rassicuranti. Doveva ancora capire cosa Merlino fosse passato per l’anticamera del cervello di Hermione, che l’aveva indotta a provare qualcosa per l’ameba del fratello, ma non era decisamente il momento di appurare quelle dinamiche.
- Ron è un coglione, Hermione.
- No. – borbottò l’amica, tirando su col naso. – È solo uno stronzo.
- Non è che ci sia proprio tutta questa differenza nel significato dei termini…
- Non credevo che mi avrebbe scaricato così…solo per…per una… - sussurrò, mordendosi il labbro con forza e sforzandosi di non scoppiare a piangere a dirotto per la seconda volta nella giornata. – Che stronzo! – ripeté, scacciando via le lacrime.
Ginny le accarezzò i capelli.
- Quando ho insultato Ron non mi riferivo al fatto che avesse preferito andare con Megan al ballo, scaricandoti proprio all’ultimo minuto. Ha sbagliato, certo, ma me lo aspettavo da lui. – sospirò la giovane Weasley. – Non ha il minimo tatto e, al di là dei tuoi sentimenti, non ha pensato che la cosa potesse ferirti, in qualità di amica. 
- E allora di cosa parlavi? – domandò, mentre annuiva mentalmente al discorso che aveva appena pronunciato l’amica.
- Ron è un coglione perché non ha capito niente di quello che provi per lui.
- Anche tu non avevi capito niente, Ginny. – le fece notare ironicamente la più grande delle due ragazze, alla quale la più piccola scoccò un’occhiataccia.
- Io l’ho capito però! Un po’ tardi…ma l’ho capito! E comunque avevo già dei sospetti. – sentenziò solennemente, incrociando le braccia. – Solo che li ritenevo alquanto improbabili.
- Se lo dici tu…
- Certo che lo dico io. – le rispose a tono la rossa, facendola sorridere.
Hermione ridacchiò, appena un po’ più serena e si distese sul letto, stropicciandosi gli occhi.
- Vai pure, Ginny. So che è tardi e che devi prepararti. – sussurrò, dopo aver scoccato un’occhiata all’orario.
- Ma…!
- Non preoccuparti per me, sto bene. – cercò di sorridere, ma le venne fuori soltanto una smorfia.
- Non voglio lasciarti in queste condizioni, Herm. – spiegò Ginny, nonostante il tempo a disposizione fosse sempre meno.
- Ginny… - borbottò la Caposcuola. - …per quanto mi faccia piacere la tua presenza, sai bene quanto me che niente potrebbe farmi stare meglio in questo momento. Dico sul serio, vola a prepararti!
- No! Non posso lasciarti così. – ribatté ostinata.
- Cosa penserà Harry quando ti vedrà tutta in disordine e spettinata? – chiese ironicamente Hermione, pur sapendo che a Harry non sarebbe importato nulla di quanto potesse essere arruffata la sua ragazza.
Ginny sembrò pensarci qualche secondo.
- Bah… - si sventolò una mano davanti al viso. - …non penso che Harry soffrirà più di tanto.
- Ma… - cercò di controbattere Hermione a quella risposta che non si aspettava.
- Insomma, Herm, la mia migliore amica è più importante di una messa in piega o di un vestito! Non tentare di convincermi, perché non ci riuscirai!
Quelle parole colmarono il cuore della riccia di un così grande sentimento d’affetto che in meno di un secondo si era già buttata tra le sue braccia.
- Grazie.
- Mh. – borbottò Ginny, mentre stava soffocando.
- Dico sul serio. – chiarì Hermione, rafforzando la stretta.
- No, no…ci credo…che dici sul serio. – incespicò la rossa, chiedendosi quanto ancora avrebbe resistito senza respirare.
Finalmente la più grande delle due ragazze la lasciò e la giovane Weasley notò come il suo viso fosse più sereno e disteso rispetto a qualche ora prima.
- Perché non vai anche tu al ballo con qualcun altro, Hermione? – chiese, di punto in bianco, facendole spalancare gli occhi.
- Ginny, stai scherzando? Non sopporterei di vedere Ron con…con quella.
- Magari ti distrarresti…ho saputo che Nicholas ti ha invitato e…
- Lascia perdere, Ginny, per favore.
- Come vuoi. – borbottò, sapendo quanto fosse inutile insistere.

 


 
 Non era certo in quel modo che Harry Potter aveva immaginato di passare la sera del ballo dell’Arcobaleno.
Sapeva che Ginny si sarebbe fatta attendere, ritardataria com’era – come tutte le ragazze d’altronde – ma non credeva che sarebbe rimasto come un pesce lesso nella Sala Comune Grifondoro per più di un’ora, con Ron al suo fianco che si lamentava di chissà cosa.
- Ron, non…dovresti…andare da Megan? – biascicò Harry, constatando quanto fosse tardi. Fece un po’ di fatica a porre quella domanda, sia perché, Megan, non gli era mai stata particolarmente simpatica, sia perché non voleva credere che il suo migliore amico non provasse davvero niente per Hermione, e l’avesse scaricata così di punto in bianco.
- Eh? Chi? Ah, Megan…No, io ti aspetto! – esclamò, agitato mentre passeggiava in lungo e in largo per la Sala Comune.
- È molto tardi, Ron. – disse ragionevolmente l’amico. – Che senso ha che tu aspetti me e Ginny? Dovresti andare, alle donne non piace aspettare, sai? – questo lo aveva imparato a sue spese, quando una volta si era presentato otto minuti dopo a un appuntamento con la giovane Weasley, e per poco la ragazza non l’aveva sbranato.
- Oh. – borbottò Ron. – Sì, in effetti…Ma…H-hermione v-viene? – non riuscì a trattenersi dal domandare.
L’occhiata che Harry gli lanciò fu eloquente, ma, nonostante tutto, non fu capace di rimanere zitto in quell’istante.
- L’hai scaricata tre ore prima del ballo, per andare con un’altra, Ron. Dubito che abbia trovato un altro accompagnatore in così breve tempo. – rispose, un po’ arrabbiato. – E, comunque, non dovrebbe interessarti. – concluse, ripensando alle lacrime di Hermione. Contrasse leggermente la mascella, guardando Ron e sperando in una sua qualche reazione.
- Credi…che ci sia rimasta…male? – domandò appunto il rosso, rendendosi forse conto di quanto fosse stato egoista.
- Credo che tu stia facendo un grosso errore, Ron. – fu la pragmatica risposta dell’amico. – E credo che, se ci tieni davvero, dovresti andare da Megan. A meno che tu non ti sia reso conto che non è quello che vuoi.
- Non…non è lei quello che voglio? C-certo che è lei! Ma…e poi di che errore parli?
Harry sospirò. Decisamente discutere di queste cose con Hermione era stato più facile.
- Niente, Ron. – borbottò, infilandosi le mani nelle tasche e pregando che Ginny scendesse presto, per poter mettere fine a quella pietosa discussione. – Fai quello che vuoi.
- Allora…vado…eh…
- Non devi mica chiedermi il permesso, sai? – lo canzonò Harry, vedendo quanto fosse indeciso.
Ron arrossì leggermente, più confuso che mai. Il poveretto si grattò la testa, chiedendosi cosa mai stesse succedendo in quelle settimane: dai comportamenti strani di Hermione, alle occhiatacce di sua sorella e infine ai discorsi criptici di Harry.

Miseriaccia, cosa Merlino hanno tutti quanti in questo periodo?

Con il cervello che fumava per la concentrazione, Ron spostò l’arazzo e uscì fuori dalla Sala Comune.
Altri 29 minuti e 14 secondi dopo, finalmente Ginny fece la sua apparizione.
Harry inclinò la testa di lato, stropicciandosi gli occhi per il sonno che lo aveva colto all’improvviso.
- Per Godric, ma dove eri finita? – le domandò sbadigliando.
Un colpo ben assestato gli arrivò sulla testa.
- Ahia!
- Per tua informazione… - Ginny gli puntò un dito contro, minacciosa. - …sono stata tutto il pomeriggio e gran parte della sera a consolare Hermione, perché quell’idiota di mio fratello è un grandissimo stronzo che…
- Ginny, uhm…calmati…ehm…hai insultato Ron due volte nella stessa frase, credo che dovresti...
- Mai dire a una donna di calmarsi, Harry Potter. – scandì per bene Ginny afferrandolo per il colletto della camicia. – Mai.
- O-ok. – incespicò Harry, arrossendo.
- Scu-scusate… - borbottò una voce dietro di loro, esitante.
- Oh, Nicholas, ciao. – lo salutò Ginny, recuperando tutto il suo buonumore e il suo bel sorriso, lasciando andare Harry, che fissava il nuovo arrivato interrogativamente.
- N-nicholas? – sussurrò Harry.
- Ehm…Hermione? – domandò il giovane Corvonero, in imbarazzo.
- È di sopra, ti sta aspettando. – rispose Ginny, affabile, mentre Harry strabuzzava gli occhi.
- Grazie. Ma…ehm…le scale?
- Oh, giusto. – Ginny afferrò la sua bacchetta, mormorando qualcosa e facendo sì che le scale non scivolassero al passaggio del ragazzo.
Nicholas mormorò nuovamente un grazie imbarazzato, mentre fissava Harry e deglutiva pesantemente; poi sparì sulle scale, giusto in tempo prima che la mascella di Harry si spalancasse e andasse a toccare il pavimento.
- Per Merlino, Harry Potter, e sorridi un po’! – lo brontolò Ginny. – Hai messo in soggezione quel povero ragazzo!
Harry pensò che l’ultima cosa che lui poteva fare era proprio mettere in soggezione qualcuno: il suo aspetto ingenuo e impacciato, difficilmente, mettevano qualcuno a disagio.
- Ma…io…
- Hai sconfitto Tu-Sai-Chi, è ovvio che tu metta in soggezione le persone. Devi sorridere di più! – chiarì, gesticolando.
 
Mah…
 
- Comunque, quello chi era? – domandò confuso.
- Nicholas Anderson*: un Corvonero del sesto anno che ha chiesto a Hermione di andare al ballo con lui. È carino, vero?
Harry fece una smorfia, contrariato.
- Carino… – borbottò Harry. - …Normale, ecco.
- Che cos’hai? Sei geloso? – lo canzonò la sua ragazza, dandogli un bacio sulla guancia.
- Mmm… - mormorò il Grifondoro, che aveva compreso, dal sorriso di Ginny, che stava soltanto cercando di provocarlo. – Davvero ha chiesto a Hermione di andare al ballo con lui? – domandò cambiando argomento.
- Cosa vorresti dire? – Ginny lo guardò improvvisamente in cagnesco. – Solo perché quell’ameba di mio fratello è un idiota e non si accorge di Hermione, non si significa che la suddetta Hermione non sia una donna e in quanto tale merita di essere guardata anche da altri ragazzi!
- Hei, hei…i-io non dico che…Hermione non sia carina e… - mormorò Harry. - …e che non possa essere notata da qualcun altro ma…
- Ma?
- Credevo che Hermione avesse rifiutato il suo invito.
- Infatti è così. – chiarì Ginny, scrollando i lunghi capelli.
- Quindi…
- Ho chiamato io Nicholas. Spero che la convincerà ad allontanarsi dalla sua stanza e a staccarsi dal suo cuscino.
Harry, sempre più perplesso, si chiese se la sua ragazza non avesse qualche problema.
- E Hermione non ne sa niente, vero?
- Proprio niente niente non direi!
Harry alzò eloquentemente le sopracciglia.
- Oh, insomma, sono la sua migliore amica, dovrebbe aspettarsi che io faccia qualcosa per tirarle su il morale, no?
- Ginny…lo sai che Hermione ti ucciderà, per averle infilato un ragazzo in camera? – rispose con un’altra domanda, sperando di farla rinsavire. La rossa sventolò una mano, come a voler scacciare un insetto fastidioso.
- Mica li ho rinchiusi lì a fare cosacce. Voglio solo che Nick la convinca a venire al ballo.
Harry si schiaffò una mano sul viso.
Prevedeva guai per quel Ballo dell’Arcobaleno. Grossi guai.
Ma, tutto sommato, non riuscì a non sorridere nel guardare la sua ragazza darsi tanto da fare, per aiutare gli altri, anche se, a parer suo, era in grado di combinare più disastri che altro.
- Beh? Cos’hai da dire sul mio geniale piano? Guarda bene a come rispondi, perché potrei…
Prima che potesse terminare la frase, Harry le si avvicinò, facendo toccare le loro fronti e facendola arrossire violentemente.
- Tu sei tutta matta. – sussurrò, sfiorandole le labbra con le proprie e sentendola rabbrividire sotto le sue mani. – Ma ti amo, anche per questo.
Il respiro di Ginny si bloccò improvvisamente, non percependo più alcun suono intorno a sé, come se un grosso panno si fosse premurato di coprire tutti i possibili suoni che davano loro fastidio. L’unico rumore percepibile fu il suo cuore battere impazzito, così forte che Ginny credette che le avrebbe stroncato la gabbia toracica.

Ti amo.

Aveva aspettato sette anni di sentir dire quelle parole da Harry. Le aveva aspettate così ardentemente e così a lungo che non le parvero nemmeno reali in quel momento.

Ti amo.

Le venne quasi da piangere. Percepì chiaramente il viso colorarsi di un rosso cremisi e gli occhi farsi lucidi, mentre le gambe rischiavano di cederle e farla scivolare a terra come una marionetta.
- È la prima volta che…me lo dici. – fu tutto quello che riuscì a pronunciare, emozionata come non mai in vita sua.
- Scusa se ho aspettato tanto. – le rispose Harry, guardandola negli occhi scuri e sentendosi uno stupido per aver atteso quasi un anno per rivelarle quello che provava davvero per lei.  
Fece appena in tempo a pensare a quanto fosse bella Ginny in quel momento, col viso arrossato e i capelli lasciati liberi lungo la schiena, prima che la ragazza lo afferrasse per la nuca e avvicinasse le loro labbra.
Nello stesso momento, un urlo spaventato risuonò per la Sala Comune.
In fondo, Harry l'aveva previsto.

Guai. Grossi guai.
 







 
 
Angolo Autrice

 *Il personaggio di Nicholas è puramente inventato. Prendetela come una licenza poetica, ma non avevo tanta voglia di andarmi a spulciare i nomi su wikipedia, per inserire un personaggio che la Rowling ha inserito davvero nella storia :P 

Ohi, ohi….se rileggo quello che ho scritto nelle note d’autore dell’ultimo capitolo, mi vengono i brividi e mi vergogno a morte.
“Due settimane al massimo.” – Oddio, mi sento uno schifo. Non dovrei neanche avere la spudoratezza di aggiornare, mi dispiace così tanto ::>.<::
Spero che ci sia ancora qualcuno disposto a seguirmi, nonostante la mia irregolarità. Purtroppo, come vi ho già spiegato, sono strapiena di impegni e l’unico momento in cui ho tempo è ora, durante le vacanze di Natale.
Ringrazio tutti quelli che hanno aspettato questo capitolo, nonostante il ritardo esorbitante, chi continua a seguire questa storia senza toglierla dalle seguite/preferite/ricordate. Grazie a tutti, davvero.
Ringrazio inoltre quei dolcissimi raggi di sole che hanno recensito lo scorso capitolo: Franci8, yoo_bro, Soly Dea, MyLittleMuffin, Ilovemusicandwrite_, MimiRyuugu e Nunaxx.
Inoltre, colgo l’occasione per augurare a tutti
BUONE FESTE E FELICE ANNO NUOVO!!!!!
Un abbraccio stritola-costole,
flors99

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