Things we lost in fire

di eli_rogers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


“Eli, muoviti che siamo in ritardo!”  
“Arrivo, arrivo. Tanto ci mettiamo 5 minuti ad arrivare lì”
“Si ma Ale ha chiamato per la ventesima volta. Dovevamo essere lì alle 19.00 e sono già le 19.20!”
“Gli ospiti d’onore arrivano sempre dopo gli altri invitati e non capisco tutta questa preoccupazione, non siamo in ritardo di ore”
“Ma io volevo andare lì presto per tornare abbastanza presto, verso le 22.00. Domani devo riuscire ad andare al lavoro prima delle 8.00”
“Ma domani è sabato e tu il sabato non lavori…”
“Quante storie! Sono solo un po’ stanca e non voglio stare in giro troppo”
“Se lo dici tu…” Elisa non era convinta della risposta della coinquilina, aveva un comportamento sospetto.
Alice non era stanca quella sera. Voleva convincere l’amica a tornare a casa prima ma non c’era riuscita, era preoccupata dalla piega che quella serata poteva prendere e in un attimo di panico scrisse al terzo coinquilino del loft, Giacomo. “Jack. La ragazza non demorde. Urge piano di riserva.” La risposta non si fece attendere “Lui non è ancora arrivato. Soluzione trovata. Il bancone è pieno di alcolici.” Alice sorrise al messaggio e al pensiero dell’amica ubriaca.
 
“Buonasera! E anche le VIPs sono finalmente arrivate!” urlò Elisa appena entrata nel locale pieno di gente.
Elisa e Alice avevano deciso di festeggiare il loro primo anno in Inghilterra organizzando una mega festa nel posto dove Elisa lavorava nei weekend come barista. C’erano i compagni di liceo, dell’università, fratelli, sorelle, cugini, amici di amici.
“Ele! Silvia! Da quanto tempo! Come state??”
“Tutto bene!Sai che sto considerando l’idea di trasferirmi a Londra?” rispose Silvia
“Davvero?! Dovresti venire a vivere con noi. Ora scusami ma, ho mangiato due ore fa e sto ancora morendo di fame”
Alice e Giacomo si scambiarono uno sguardo d’intesa quando la videro dirigersi al bancone ed iniziare a parlare con Matteo, un suo vecchio amico.
“Ale, mi passeresti delle noccioline?”
“Elisa, sei tu?”
“Matte! Ciao! Come va?”
“Tutto bene tu? Ho saputo che esci con un ragazzo chi è?”
Con tutte le domande che le poteva fare aveva scelto questa, forse sperava di sentirsi dire “No, non ce l’ho. La verità è che sono sempre stata innamorata di te e non te l’ho mai detto” Ah, sogni di gioventù!
“ Si chiama Dan, ma non è qui. Suona in un locale con la sua band stasera”
“Ah, un musicista”
Matteo la stava annoiando con la sua parlantina e lei spostò gli occhi dal piatto pieno di noccioline che stava sgranocchiando al resto del locale. Posò lo sguardo sulla porta che si stava aprendo e vide qualcosa, o meglio qualcuno, che non avrebbe dovuto vedere.
Dalla porta entrò Marc in tutta la sua bellezza ispanica. Si stava togliendo la giacca perché, sebbene metà Settembre, a Londra di sera faceva già freddo; era rimasto in camicia con il suo solito splendido sorriso mentre ringraziava la ragazza del guardaroba.  Appena Elisa lo vide gli occhi le si illuminarono, il resto del mondo divenne sfocato, esisteva solo lui, le orecchie le fischiavano, non sentiva Matteo che la chiamava o la musica. Si alzò in uno stato di trance diretta verso il ragazzo. Alice la bloccò.
“Eli. Eli, guardami. Tu non devi andare da lui. Tu stai bene senza di lui. Tu hai Dan” L’amica non l’ascoltava, non ragionava quando Marc era nelle vicinanze. “Giacomo dammi una mano!”
“Tesoro, non devi andare da lui. Non devi farti del male”
“Ma lui è qui. Io DEVO andare a parlargli, mi è mancato” Ora guardava i suoi amici e gli occhi le si erano trasformati in due cuoricini.
“Lasciala andare” Giacomo la vide dirigersi verso lo spagnolo e poi si rivolse a Alice “Deve rendersi conto che non può più nasconderlo. Dan si accorgerà che non è innamorata di lui ma del bel moretto” indicando Marc.
“Marc!!! Cosa ci fai qua?”
“Eli! Stavo cercando proprio te! Mi sono preso due giorni di riposo prima di Misano” la abbracciò
Le farfalle le iniziarono a svolazzare nello stomaco “M-Mi stavi cercando?”
“Si, è da un sacco che non ci vediamo. Volevo vederti”
Il cuore le stava per scoppiare, il viso era diventato rosso, ma cercò di non darlo a vedere “Ti ho visto queste ultime gare, stai andando bene”
“Si!”
Ed iniziarono a parlare delle sue gare, del lavoro di lei alla National Gallery e di tutto quello che era successo in quei mesi durante i quali non si erano visti.
“Qua però c’è troppa confusione”
“Possiamo andare a casa mia se vuoi” solo dopo aver sentito la risposta positiva del ragazzo lei si rese conto di quello che aveva appena proposto.
 
“Non ci credo!”
“Te lo assicuro! Anche io non ci credevo, all’inizio però…scusami devo rispondere. Ali cosa c’è?” Dall’altra parte della cornetta c’era Alice preoccupata dell’assenza dei due ragazzi “Stiamo andando a casa, stai tranquilla”
“E’ successo qualcosa?”
“Niente d’importante. Di cosa stavamo parlando? Oh, siamo arrivati”
“Abitate in una bella zona”
“Anche a me piace molto, l’abbiamo presa abbastanza in centro così da essere comodi e non fare troppi viaggi con i mezzi. Ecco il loft”
“E’ molto grande e…ordinato”
“Giacomo ci tiene tantissimo all’ordine, pulizie e cose varie. Se non ci fosse lui credo che io e Alice vivremmo nel caos”
Si sedettero sul divano e rimasero lì per due ore buone a ridere e scherzare quando Marc disse
“Si è fatto tardi devo andare”
“Ti accompagno alla porta”
“Mi ha fatto veramente molto piacere vederti”
“Anche a me”
Elisa era appoggiata allo stipite della porta d’ingresso mentre il ragazzo chiamava l’ascensore
“Allora ci vediamo”
Lei  non fece in tempo a rispondere che si ritrovò le labbra del ragazzo sulle sue. Dopo che si furono staccati lui la salutò con un timido “Ciao” scappando giù per le scale incurante dell’ascensore e dell’espressione sbalordita sul volto della ragazza.

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


“E ti ha baciata”
Erano le 10 di mattina. Elisa non era riuscita a nascondere il bacio della sera prima ai suoi coinquilini, per questo motivo erano seduti al tavolo in cucina.
“E ti è piaciuto il bacio?”
“Si…”
“Lo sai che la situazione è critica per te?”
“Si…”
“Lo dici a Dan?”
“Assolutamente no”
“Perché no?”
“Perché…non lo so, non voglio ferirlo”
“Ma alla fine è stato lui che ti ha baciata. Aspetta, ma tu hai risposto al bacio?”
“Si, cioè più o meno”
“Elisa cosa dobbiamo fare con te?”
“Scusate ma mi sta suonando il telefono ed è Marc”
“Non rispondere! Non devi rispondere!” urlarono all’unisono Giacomo e Alice cercando di frenare l’amica che aveva già il telefono all’orecchio.
“Si? Ciao. Si. Va bene alle 11.30. A dopo”
“Che conversazione lunga. Cosa voleva?”
“Mi ha chiesto di vederci. Mi ha detto che dobbiamo parlare”
 
Elisa si presentò puntuale alle 11.30 allo Starbucks al quale si erano dati appuntamento e vedendolo già seduto all’interno del locale esitò ad entrare. Il suo stomaco era sottosopra e la testa era messa ancora peggio. Si fece coraggio ed entrò.
“Ei!”
“Ciao. Prego accomodati. Io ti…ehm…volevo parlare di quello che è successo ieri sera. Volevo dirti che…insomma quello che cerco di” colpo di tosse “Mi dispiace non dovevo baciarti e non solo perché so che tu sei fidanzata, ma anche perché è stato un gesto del tutto irrazionale. Non dovevo e non volevo baciarti”
Il silenzio cadde tra i due.
“Scusami devo andare” si alzò la ragazza
“Ci vediamo allora” cercò di sdrammatizzare lui con un mezzo sorriso
Lei non rispose e si catapultò fuori dal locale e iniziò a camminare e a pensare a quello che Marc le aveva appena detto. Appena aveva finito di parlare le erano salite le lacrime agli occhi, non sapeva cosa aspettarsi da quell’incontro, forse che lui le si buttasse tra le sue braccia? Perché avrebbe voluto cambiare finale quando aveva già un ragazzo dolcissimo che l’amava? Forse era proprio questo il problema: lui l’amava, ma lei? Lei non l’aveva mai detta la fatidica frase a Dan. E perché aveva sempre un nido di farfalle e il vuoto nel cervello quando vedeva Marc e non quando vedeva Dan?
 
“Allora? Com’è andata?”
“Per lui non valeva niente quel bacio”
“E per te?”
“Non lo so”
“Cosa farete ora?”
“Cosa vuoi che facciamo?! Niente. Ognuno continua con la sua vita come se niente fosse successo. Posso stare un po’ da sola adesso per favore?”
Si preparò una tazza di te e si rinchiuse in camera, uscì solo per andare in bagno e non rivolse la parola a nessuno fino alla sera successiva.
“Ho preso una decisione” disse uscendo dalla sua stanza rivolta ai due ragazzi che vivevano con lei “Non dirò niente a Dan di quello che è successo questo fine settimana e chiudo definitivamente ogni relazione di amicizia con Marc, non voglio più vederlo né sentirne parlare, perché è evidente che vorrei fosse qualcosa in più di un amico, ma non posso continuare ad andare dietro ad una persona che non mi calcola minimamente. Penserò solo alla mia relazione come avrei dovuto fare fin dall’inizio. Detto questo, ordiniamo una pizza? Sto morendo di fame”
Giacomo prese di corsa il telefono contento che l’amica fosse risorta, mentre Alice non era convinta della decisione presa da Elisa, la conosceva da 10 anni e sapeva quando mentiva.
“Sei convinta?” le sussurrò
“Non chiedermelo, ti prego”
Il suo sguardo supplichevole trasformò le sue supposizioni in certezze, non l’aveva dimenticato e mai l’avrebbe fatto.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Erano passati 5 mesi dall’ultima volta che Elisa e Marc si erano visti. Tutti avevano evitato di parlarne come richiesto, ma il destino non si potava fermare.
Era una delle solite sere al bar, uomini sposati cercavano un po’ di liberta fuori dalle mura domestiche, ragazzi che cercavano di abbordare ragazze riducendosi ad offrire da bere a quasi tutti i presenti. L’unica differenza era l’affluenza di gente, era la sera di San Valentino e tutti i cuori spezzati si erano rifugiati in quel locale grazie anche alla possibilità che era stata data ad artisti emergenti di esibirsi quella sera.

“Scusa, mi dai tre birre?”
“Arrivano. Ecco a te”
“Graz- Aspetta, tu sei Elisa?”
“Si…ci conosciamo?” quel viso le era familiare, troppo familiare
“Sono il fratello di Marc, Alex. Ci siamo visti alla gara…che gara era?”
“Quella di Silverstone”
“Si, è vero! Marc sarà felice di vederti, lo chiamo”
“No! Non c’è bisogno, ora ho molto da fare. Lo vado a salutare io appena mi libero”

Cosa ci faceva Marc nel suo locale? Stava andando così bene, non pensava a lui da tanto tempo; credeva, o meglio sperava, di essere riuscita a superarlo e che sentirlo nominare non le facesse più sentire quel casino in testa, ma a quanto pare il cuore non voleva stare a sentire la sua testa. Si diresse da Silvia per sfogarsi.
“Silvia ti devo parlare”
Lei spalanco i suoi grandi occhi azzurri preoccupata dalla reazione dell’amica.
“Visto che non ci sono né Alice né Jack, sei la mia unica ancora di salvezza” prima di continuare fece un profondo respiro “Marc è qui”
“Cooooooooosa?!?!?!?!?!?!?!?”
“Non urlare! Ti potrebbe sentire. Suo fratello è venuto a prendere delle birre e mi ha riconosciuta”
“E ora?”
“Ora faccio finta di niente e se mi ritorna a cercare dico che sono occupata. Molto semplice e lineare”
Silvia sbuffò, riportò gli occhi al gruppo che si stava esibendo “Non ce la farai mai” disse
“Grazie per la fiducia Silvia”
“Tu sei ancora innamorata di lui e non negarlo perché se non ti facesse né caldo né freddo saresti già lì a salutarlo, ma c’è qualcosa che ti blocca ed è il fatto che provi un’infinita quantità di sentimenti per lui. Secondo me dovresti dirglielo”
“Dirgli cosa?”
“Che lo ami, cosa se no? Oh, ma queste stanno suonando Katy Perry!”
“No, questa canzone no!”
“Non ti piace Unconditionally?”
“Amo quella canzone, ma mi ricorda Marc…”
“Visto? Ora vai dai lui e li dici quello che provi. Ti garantisco che ti sentirai molto meglio e vivrai felice e contenta con Dan”
“Allora vado…”
S’incamminò lentamente verso il tavolo dei due fratelli e le sembrava di andare in contro alla sua condanna a morte.

“Ei Marc”
“Elisa!! Ciao!!”
“Ti posso parlare?”
“Certo!”
“I-In privato…”
“O-Ok. Scusate ragazzi, torno subito” seguì Elisa fuori dal bar “Cosa succede? Mi stai spaventando”
“T-Ti devo parlare” non era sicura di quello che stava facendo “Io non sono mai stata totalmente onesta nei tuoi confronti. Dal giorno che ti ho conosciuto, ma già da tempo, ogni volta che ti vedo il cervello si svuota, le budella mi si attorcigliano, non capisco più niente e quando sorridi il mondo non sembra poi così malvagio, con una parola riesci a tirarmi su il morale, oddio mi sembra così stupido, ma tu riesci a rendermi i giorni più belli. Il problema è che io non provo niente di questo quando sono con Dan, si, mi aiuta e mi tira su di morale quando sono triste, ma l’effetto che mi fa si annulla rispetto all’effetto che mi fai tu; e mi sono chiesta come mai, ma non ne ho dato troppo peso, poi tu mi hai baciata ed è cambiato tutto. Lì ho capito perché il rapporto con Dan non è così speciale come quello che ho con te, ho capito il perché dell’aumento dei battiti ogni volta che ti vedevo sorridere ed è un sentimento che ho cercato di estirpare, qualcosa da dimenticare, ma non ce l’ho fatta, neanche non vedendoti e non sentendoti neanche nominare per 5 lunghi mesi. Io…Io ti amo”
Il ragazzo aveva il volto rivolto verso il basso, non la stava guardando e forse era meglio così. Silvia aveva ragione, si sarebbe sentita meglio ma di sicuro non adesso, ora stava male, sapeva che lui non avrebbe ricambiato e sapeva di aver perso un amico, niente è più lo stesso quando dici ad un tuo amico che lo ami. Perché l’aveva fatto?

“Allora com’è andata?”
“Lui è ancora là a fissare il pavimento”
“Ahia”
“Già. Torno a lavorare che forse è meglio”
Aveva ripreso a lavorare e ad ascoltare i vari gruppi che si esibivano, tra i quali c’era anche quello del suo fidanzato, Marc intanto era rientrato con un’espressione confusa dipinta sul volto e durante il corso della serata si era soffermato ad osservarla mentre metteva a posto i bicchieri, serviva i clienti o semplicemente si appoggiava al bancone per ascoltare la musica.

Erano le 4 di mattina e stavano chiudendo il locale; lei, Dan, Silvia con il suo ragazzo e i padroni del locale erano gli unici rimasti, senza contare un gruppetto di persone che chiacchierava fuori.
Uscirono dal bar ed Elisa, per curiosità, si voltò a vedere quel gruppo di giovani che si era fermato lì fuori al freddo e vide che Marc la stava fissando.
Aveva fatto la cavolata più grande della sua vita.

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Quel 20 di Marzo Marc era stato invitato al compleanno di uno dei suoi più grandi amici Joe. La festa si sarebbe svolta nell’appartamento della ragazza di Joe, Alice, quindi nell’appartamento di Elisa. Era da Febbraio che non le parlava e non aveva idea di come si sarebbe comportato con lei. 

Giacomo, il terzo coinquilino, gli aprì la porta.
“Marc! Entra, accomodati!”
“Grazie. La giacca dove la metto?”
“Dalla pure a me, tu pensa a divertirti!”

Il loft era pieno di gente, la maggior parte sconosciuta. Incontrò qualche amico e conoscente, ma appoggiata al muro che parlava con una ragazza c’era la persona che gli interessava di più e della quale aveva, al tempo stesso, più paura. Passò una manciata di minuti a fissarla, notando quanto fosse cambiata in un solo mese: i capelli erano diventati più lunghi, più chiari ed era dimagrita. Non sembrava si stesse divertendo, aveva un sorriso di circostanza, velato di una tristezza incredibile. Lei alzò lo sguardo e appena lo vide il suo viso si colorò di un tenero rossore, lui non fece in tempo a salutarla che aveva già abbassato lo sguardo intimidita. Si diresse da lei.

“Ei! Hai i capelli più chiari. Stai bene e mi piacciono così mossi”
“Ciao…Io? T-tu? Capelli più chiari? Voglio dire si, sono più chiari. E’ il mio colore naturale” Era diventata completamente rossa.
“Cosa fai qua da sola?” cambiò discorso il ragazzo
Elisa si schiarì la voce “Io stavo parlando con una mia amica e tu sei venuto a disturbarmi”
“Non sembravi molto presa dalla conversazione”
“E tu come lo sai?”
“Ti stavo fissando”
Lei non riuscì ad articolare una frase coerente, il fatto che la stesse fissando era piuttosto preoccupante ma anche molto molto dolce.
“E sei anche senza cavaliere?”
“Vedo che ami farti i fatti tuoi” disse ironica e aggiunse “No, nessun cavaliere. Tu nessuna dama?”
“La mia dama è ad una festa a New York, comunque perché nessun cavaliere?”
“Lo sai il perché”
“E Dan?”
“Credo che tu sappia anche il perché io e Dan non stiamo più insieme, ti facevo più sveglio. Ora scusami, vado un secondo alla toilette” e non si fece più vedere da lui per il resto della serata.
Elisa amava vivere delle sue illusioni. Si era illusa con i suoi complimenti, ma poi aveva sbattuto il naso contro la dura realtà, lui stava con una modella molto più alta di lui e molto più bella di lei. Se ne doveva fare una ragione.

La serata era orami finita, tutti se n’erano andati gli unici rimasti erano i proprietari del loft, il festeggiato Joe e un Marc un po’ sbronzo.
“Dai Marc, ti accompagno giù e aspetto il taxi con te” disse Giacomo
“No, mi accompagna lei” ed indicò Elisa
“Va bene, basta che ti muovi”
Lei era appoggiata al portone che ascoltando distrattamente Marc mentre aspettavano il taxi.
“Eli, mi stai ascoltando? Ascoltami che ti devo chiedere una cosa importante”
“Cosa vuoi?”
“Ora che sei single, mi dai un bacio?”
“Ma cosa stai dicendo? No, sei fidanzato e ubriaco!”
“Sei noiosa! Io voglio un bacio da te che mi piaci, chi se frega di quella stangona!”
“Marc…è  arrivato il taxi…” Sussurrò lei a Marc, le cui labbra erano a due millimetri da quelle della ragazza.
Lui la fissò e prima di andare le disse nell’orecchio “Sappi che non finisce qui”

Il giorno dopo lui la chiamò.
“Eli, ti devo parlare di quello che è successo ieri…”
“Tranquillo, so che non significa niente. Non ti devi preoccupare, eri ubriaco e quando si è ubriachi si dicono stronzate, io sono la prima a farlo, è tutto a posto. Ci vediamo”e chiuse la chiamata prima ancora che lui fosse in grado di rispondere.

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


“Eli! Stanno suonando al citofono da mezz’ora! Ti muovi a rispondere???”
“Ma perché non rispondi tu che sei già in cucina?” disse la ragazza uscendo dalla sua stanza sbadigliando rivolta a Giacomo che stava preparando la colazione.
“Io sono impegnato a cucinare e se non rispondi brucio i tuoi pancakes!” rispose in tono perentorio il ragazzo.
“Ok ok, sto rispondendo, vedi? Chi è?”
“Sono Marc, scendi?” Non ottenne nessuna risposta “Pronto? C’è nessuno?”
“Allora chi era?”
“Nessuno”
“Come nessuno?”
“Era il postino”
“Il postino? Di domenica?”
“Devo andare”
“Elisa? Elisa!”
“Non ci sono per nessuno oggi!!” urlò la ragazza chiudendosi in camera dopo aver rubato un piatto di biscotti dalla cucina
“Perché urlate così di prima mattina?” chiese Alice uscendo dal bagno in accappatoio
“Chiedilo alla tua amica. Ha risposto al citofono ed è entrata in uno stato catatonico. Quella non la capisco proprio. E ha rubato anche tutti i biscotti che avevo preparato!” urlò il ragazzo una volta tornato in cucina.
Alice bussò alla porta della stanza dell’amica “Eli? Posso entrare?”
Ricevette un mugolio in risposta ed entrò. Elisa era seduta sul letto a sgranocchiare i biscotti che aveva preso.
“Sono buoni. Jack dovrebbe farli più spesso”
“Chi era al citofono?”
“Davvero, dovresti provarli. Assaggiane uno”
“Elisa”
“Non voglio parlarne” e si sdraiò su un fianco
“Era Marc?”
“Si!” con uno scatto si alzo dal letto e inizio a camminare per la stanza parlando in modo concitato “Io non lo voglio vedere perché so già che infrangerà tutti i miei viaggi mentali, tutti i miei sogni di una nostra futura e impossibile storia insieme. Io vivo così bene nel mio mondo dei sogni, perché la realtà deve infrangermeli tutti?”
Alice le rivolse un sorriso paziente e le disse “E se invece di farti tutte queste pare mentali, inutili, andassi semplicemente a parlare con lui? Se va male ci metterai una pietra sopra e io ti darò una mano”
“Grazie” disse la ragazza abbracciando l’amica
“E ora preparati che c’è Marc che ti aspetta”
“Agli ordini!”
Dopo mezz’ora uscì perfettamente vestita e truccata, pronta all’incontro con il ragazzo, ma non fece in tempo a digitare il suo numero sul cellulare per chiamarlo che Giacomo la interruppe.
“Elisaaaaaaaaaaa, guarda chi è venuto a salutarci” e indicò il bel moretto seduto al tavolo della cucina. Le si fermò il cuore.
“Marc…T-tu? Co-come?...”
“Nessuno sembrava rispondere al citofono, ma poi Jack mi ha aperto” e battè una pacca sulla spalla del ragazzo “Ti dovevo parlare…”
“Si? Allora è meglio che andiamo fuori” disse la ragazza trascinando lo spagnolo per evitare le frecciatine del coinquilino.

Si diressero ad Hyde Park e per tutto il tragitto rimasero in silenzio, si scambiavano solamente timidi sguardi. La giornata era stranamente soleggiata, nel cielo azzurro gli uccelli cantavano segno che la primavera era ormai alle porte. Il parco era pieno di uomini e donne di tutte le età che facevano jogging, passeggiavano o leggevano un libro all’aria aperta.  Stavano costeggiando il lago all’interno al parco e solo a quel punto Marc si decise a parlare.
“Ho pensato molto a quello che mi hai detto il mese scorso. Ci ho pensato veramente tanto e mi volevo scusare per non averti risposto sul momento ma mi avevi preso in contropiede. Ammetto che prima che io ti baciassi e tu ti dichiarassi a volte mi accarezzava il pensiero di come sarebbe stato passar del tempo con te, non come amici ma qualcosa di più e lo scacciavo sempre perché ti ho sempre visto solo come un’amica, fin da quando ci siamo conosciuti. Poi ti ho baciata e lì qualcosa è scattato. Non l’ho capito subito, sono uno che ci mette gli anni a capire queste cose. Tu non mi parlavi più e sentivo la tua mancanza, sentivo la mancanza dei nostri giri per Londra o per le visite a musei per andare a vedere quadri a me sconosciuti, ma che tu cercavi con tanta passione di spiegarmi e di trasmettermi la stessa passione che tu hai”
“Ma non puoi dire che “I Coniugi Arnolfini” sono un quadro a te sconosciuto!” si intromise la ragazza
Lui le lanciò un’occhiata torva e lei fece segno di sigillarsi le labbra fino alla fine del suo monologo.
“Grazie. Comunque, stavo dicendo che sentivo la tua mancanza, ma non mi ero messo a riflette su che tipo di mancanza fosse anche perché stavo con Lucia. E arriviamo così alla sera in cui ti sei dichiarata. Lì ho capito quello che dovevo capire quando ti ho baciata” Marc si fermò per guardarla negli occhi “Ho capito qual’era il motivo dei continui litigi con Lucia, ho capito perché mi sono sentito sollevato quando ti ho vista l’altra sera alla festa. Tu mi piaci e tanto anche, credo che potrei farmi trascinare anche nel museo più noioso del mondo solo per passare del tempo con te.”
“Anche se non sono bella e alta e magra e stupenda come Lucia?” chiese a bassa voce lei
Marc rise “Anche se non sei bella come lei. Sei più bella” e la baciò. Fu un bacio lungo e intenso, le mani di lei erano intrecciate dietro la nuca del ragazzo che le cingeva i fianchi.
Quando finirono di baciarsi si incamminarono mano nella mano.
“Questo vuol dire che…” iniziò la ragazza
“Vuol dire che puoi portarmi a tutte le mostre d’arte che vuoi” concluse il ragazzo sorridendole.
 

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