Donna senz'anima.

di CathCarey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Sento il sangue scorrere violentamente sul mio viso, non riesco a muovermi sono paralizzata dal dolore e dalla paura.
Cerco di prendere un fazzoletto appoggiato sul tavolo, ma non ci riesco, non riesco a muovermi, so che se mi alzassi non riuscirei a trattenere le lacrime, e non voglio farlo, non voglio piangere, non piango più per gli uomini.
Mi chiamo Anna, ho trent'anni ma il mio spirito ne ha cinquanta, sono una vecchia.
Ho perso la voglia di vivere, per me ogni giorno è uguale.
So che se morissi, non importerebbe a nessuno , neanche a me importerebbe, neanche a quel mostro di mio marito.
Il mio matrimonio è fallito molto tempo fa, da quando mio marito ha perso il lavoro.
Pensavo fosse solamente un periodo, pensavo che tutto questo si sarebbe risolto, ma è così, non è stato così.
Mi chiamo Anna, l'ho già detto?
Con il passare degli anni sono diventata ripetitiva, a mio marito da fastidio, forse è per questo che mi picchia.
Sono nata in una famiglia benestante, i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare niente, mio padre era molto conosciuto possedeva una Holding finanziaria, possedeva molte quote e azioni, ma io non ci ho mai capito molto.
Mia madre, oh che donna buona era mia madre, faceva una gran vita, da signora, mio padre ci ha resi felici in tutto e per tutto.
Ma li ho persi entrambi due anni fa, un tragico incindente.
Quando sono morti i miei genitori, ho creduto seriamente di non potercela fare a gestire tutto, la Holding, le quote.
Ho perso tutto quello che avevo, tutto quello che mio padre si era guadagnato con fatica.
Sono una delusione, un fallimento come donna, i miei genitori saranno molto delusi dal mio comportamento.
Mio marito, oh ma perchè è degno di quel nome? No, io non credo.
L'ho incontrato due anni fa, un mese dopo la morte dei miei genitori, non avevo niente, se non un piccolo appartamento che pagavo con quel poco che i miei genitori mi avevano rimasto.
Marco, mio marito mi ha aiutata nel momento del bisogno, mi ha aiutata con i debiti , mi ha aiutata con i creditori delle banche, mi ha dato un lavoro, una dignità, fu amore a prima vista, per lui.
Decidemmo di sposarci subito, la vita mi stava dando la possibilità di essere felice.
Credo di non aver mai amato nessuno nella mia vita, se non i miei genitori.
Per marco ho sempre provato gratitudine , affetto, ma mai amore.
E' tutto questo è scomparso dal momento in cui ha cominciato a picchiarmi e a stuprarmi ogni santa sera.
Marco ha perso il lavoro, anche lui come i miei genitori ha perso la Holding, ha perso la credibilità, il rispetto.
Marco non ha più amici, è solo al mondo, e lo sono anch'io.
E' diventato un uomo violento da quando ha perso tutto, ogni sera si ubriaca e va a puttane.
Non abbiamo più un soldo, e le banche non ci fanno più prestiti.
Siamo sull'orlo del fallimento e solo ora me ne sto realmente rendendo conto.
Mi picchia a sangue, sembra provarci gusto mentre lo fa.
Mi violenta , urlo ma a che serve urlare? nessuno mi sente, e se urlo mi picchia ancora di più.
Non ho più dignità. Non ho più orgoglio.
Riesco finalmente ad alzarmi e faccio qualche passo urlando dal dolore, riesco a guardarmi allo specchio.
Cosa vedo? vedo una donna con il volto sanguinante , vedo una donna calpestata.
Ma ora basta, io dico basta.
Non permetterò mai più a nessuno di farmi male.
Non permetterò mai più a mio marito di picchiarmi.
Anche a costo di andarmene, anche a costo di dormire in mezzo alla strada, non mi farò mai più massacrare di botte lo giuro, lo devo ai miei genitori.
Zoppicando vado nella camera da letto, apro l'armadio, e prendo le mie poche cose, infilandole nello zainetto.
Ho deciso, andrò via.

Lo farò.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


" Non voglio più restare in questa casa di merda, con te ho chiuso" dico urlando so per certo che adesso mi darà una sberla. " Mi fai schifo, non voglio più avere niente a che fare con te, sei solo un vigliacco che picchia la propria donna"
Mi spinge per terra mollandomi uno schiaffo " Sei solamente una puttana, quando hai perso tutto i miei soldi ti facevano comodo! ora che ho perso tutto non esiti nemmeno un momento ad andar via."
" Oddio, non dire cazzate Marco! sei stupido? o sei solamente pazzo? mi picchi, mi violenti ogni santo giorno, come posso vivere così ? io non voglio più vivere così basta!" dico mentre mi tocco la guancia arrossata dal suo violento schiaffo.
Lui si abbassa per terra e mi prende i capelli violentamente " Vuoi andartene puttanella? d'accordo, vattene se è quello che vuoi veramente , ma ricorda una cosa una volta uscita da questa cosa non potrai più tornare"
Lo guardo alzandomi a fatica e gli sputo in faccia " Qualsiasi posto sarà meglio di questa merda!"
Prendo le mie poche cose, il mio zaino, i miei pochi soldi, prima di andarmene lancio uno sguardo a quest'inferno.
Giuro a me stessa di non tornarci più qua dentro.
E guardo anche Marco, il mio aguzzino, la mia rovina, il mio fallimento, il mio sguardo è carico d'odio e lui lo sa.
Mi avvicino a lui mordendo le labbra " Ti auguro di soffrire come tu hai fatto soffrire me."
Corro di corsa verso l'uscita, percorrendo le scale di fretta e furia.
Incomincio a camminare, senza una meta, penso che non ho nessun posto dove andare, i miei genitori sono morti, i miei parenti sono tutti fuori città, e non li vedo da anni, e ho perso tutte le amiche del liceo.
Dovrei cercarmi un lavoro, questo lo so.
Ma non ho molta esperienza in questo campo, io non ho mai fatto lavori normali.
Perchè tutto mi sembra così difficile? 
Ma non posso arrendermi, non posso arrendermi alle prime difficoltà, me la sarei cavata da sola.
Mi incammino, per le strade, capisco perchè la gente mi guarda in modo strano, ho il labbro spaccato, e la faccia gonfia dalle sberle.
Qualcuno vorrà assumermi? sono disperata, ma non lo darò a vedere, saprò farcela da sola.
Mi sento molto sola tra questa gente, mi rendo conto di essere sola al mondo, di non avere nessuno.
Sono infelice, ma infondo chi è davvero felice in questo mondo?
Faccio molti tentativi, tento di farmi assumere, nei supermercati, nei bar, come commessa, ma niente, nessuno mi vuole, nessuno vuole prendermi.
Ho pochissimi soldi, solo quaranta euro, come farò a sopravvivere?
E' tutto il giorno che cammino, e tra poco sarà notte.
Ho paura di quello che mi potrà accadere.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


E' notte fonda, vago da sola per queste strade isolate, ho paura, ma non lo voglio ammettere, so che se lo ammettessi mi farei prendere dal panico.
Fa freddo, non mi posso coprire, mi viene da piangere, ma non rimpiango la mia scelta, so che è stata la migliore , ma anche la più sofferta, perchè adesso sono sola al mondo, e non ho un posto dove andare.
Ci sono molte macchine che passano, e noto gli  sguardi  della gente che mi fissano.
Vorrei solo prendere in mano la mia vita, ma come?
Sono disperata.
Ho fame, ho sete. 
Temo che morirò.
Mi siedo per terra, mi abbraccio per riscaldarmi, sento ogni parte del mio corpo congelata dal freddo, e soprattutto prego che il giorno seguente venga presto.
Potrebbe mai andarmi peggio di così ? non ho un lavoro, non ho una casa, non ho una famiglia.
Mi alzo e incomincio a camminare a caso, sperando che qualcosa possa cambiare, ma non vedo speranza.
 Alcune macchine passano facendo molto rumore, alcuni passanti mi guardano.
Dovrò avere un aria terribile immagino.
Alcuni suonano il clacson, alcuni si fermano , ma io li mando a quel paese sbigottita.
Non ho paura, ne ho passate talmente tante che ormai non so più nemmeno cosa sia la paura.
Non ho più un cuore.
Sono fredda.
Il cuore me l'hanno distrutto tanto tempo fa quello che rimane del mio cuore sono solamente graffi.
Continuo a camminare, voglio entrare in un bar, anche solo per riscaldarmi.
Ne vedo proprio uno vicino e voglio approfittarne.
Ho pochissimi soldi con me, e sto morendo di fame, e di sete,
Ma devo mangiare, temo che se non mangerò morirò.
Mi siedo, al tavolo prendendo un po' di calore, e comincio a picchiettare le dita nervosamente sul tavolo.
Quando all'improvviso si avvicina il ragazzo per prendere l'ordinazione.
Lo guardo spaesata e dico con voce molto fredda " un panino. Grazie"
Lui mi guarda, sbigottito sopreso.
Faccio davvero così impressione?
E solo adesso mi accorgo di avere il volto graffiato, e delle grandi occhiaie per le notti passate a guardare il soffitto piangendo.
Quando all'improvviso si avvicina una donna sulla quarantina, una donna ben vestita, riesco a riconoscere quel tipo di donna, una volta lo sono stata anche io, ma è stata una vita fa, ricordi di una vita felice.
Quella donna si siede al mio tavolo e mi sorride maliziosa.
Io mi metto subito sulla difensiva.
" Non mi sembra di conoscerti "
" Infatti, non ci conosciamo, ma rimedierò subito" si accende una sigaretta e dice " Sono Elena Saviani."
" E posso sapere come mai ti sei seduta al mio tavolo? " dico un po' alterata, ma la mia era solo confusione.
" Vuoi?" mi dice offrendomi una sigaretta.
Faccio cenno di si, la prendo con fare smanioso e la accendo.
" Io sono Anna comunque"
" Mi sono seduta, perchè mi incuriosisci , voglio proporti un affare"
Rido come se per me fosse inconcepibile.
" Come scusa? ci conosciamo da mezzo minuto e vuoi già propormi un affare?"
" Evento più unico che raro, ma non capita tutti i giorni di fare affare con me, quindi ti conviene accettare"
Aspiro la sigaretta " Di cosa si tratta? "
" Ci metterei una vita a spiegartelo tesoro. Tu vieni con me"
" E perchè mai dovrei fidarmi di te? " spengo nervosamente la sigaretta.
" Non te ne pentirai "
Faccio la diffidente, questa donna non mi convince, ma decido di andare , non si sa mai.
" D'accordo, vengo"
" Brava, ah lascia stare pago io"
" Fa come vuoi" dico con aria sbattuta.
Mi alzo, e mentre lei paga io vado fuori, non sapendo che tutto questo sarebbe stato l'inizio dei miei guai.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Incomincio a incamminarmi fuori mentre Elena finisce di pagare il conto.
Mi raggiunge, e mi sorride molto maliziosamente.
La guardo, il suo sorriso mi innervosisce " Posso sapere dove stiamo andando? "
" Tu sta tranquilla e non preoccuparti, ti piacerà"
Mentre la ascolto sbuffo e cerco di coprirmi dal freddo , è una notte gelida, non ho mai sopportato il freddo.
" Da cosa stai scappando? " quando Elena mi pone questa domanda, mi sento rabbrividire, si stavo scappando, stavo scappando da mio marito, stavo scappando da questa vita di merda.
" Io non sto fuggendo proprio da niente." dico acida, e sempre con aria molto diffidente, per me è difficile fidarmi delle persone, io non mi fido più di niente e di nessuno.
" Sarà" dice Elena con aria seria " ma hai l'aria di chi ha sofferto tanto, basta guardarti il viso, conosco il tuo tipo di situazione, ed è per questo che ti voglio aiutare".
Guardo il cielo e mi tocco il viso e con aria scocciata e triste " Mio marito.. mio marito mi picchia, e mi strupra ogni giorno, ogni notte. Ho deciso di scappare, è l'unico modo per salvarmi la pelle, voglio guardare al futuro con più speranza.
" Conosco tante ragazze come te, e le ho salvate dal loro destino, e io posso salvarti, fidati di me"
" Io non mi fido più" dico con tono amaro. Camminiamo per molto tempo, in silenzio, ho perso il senso dell'orientamento, non riesco a riconoscere dove sono, mi accorgo che è un posto molto isolato, non c'è nessuno, e soprattutto non c'è niente, se non qualche albero sfoglio.
Ci fermiamo davanti davanti a dei grandi capannoni oltre ai capannoni ci sono molte roulotte e qualche tenda, resto ferma a guardare tutto questo  un po' sbigottita, mi fermo impalata senza parlare.
Elena fa qualche passo avanti si volta non vedendomi camminare con lei.
" Beh che fai rimani ferma? ".
La seguo, ma sono sempre molto distaccata e fredda non mi spiego cosa ci facciamo in questo posto.
Chi ci vive qui?
Seguo Elena, entro in questo capannone, c'è qualche sedia, un tavolino, delle piccole brandine, e queste ragazze accerchiate.
Ragazze di poco più che vent'anni, alcune di loro non avranno nemmeno raggiunto la maggiore età, solo qualcuna di loro avrà avuto presso poco la mia età.
Io ho da poco compiuto trent'anni, onestamente sembro molto più piccola della mia età, me li sono sempre portata bene i miei trent'anni.
Guardo queste ragazze con aria sconvolta, alcune sono ubriache, alcune vestite in maniera inapropriata, alcune sono accasciate sulle brandina, fatte di chissà cosa.
Guardo una ragazza, dai folti capelli biondi, che fuma una sigaretta, vestita solamente di una mini gonna di pelle nera e un piccolo toppino trasparente.
" Cosa cazzo guardi puttana? ".
Rimango sconvolta, e solo dopo realizzo dove sono finita, e con chi sono finita.
Guardo Elena, accigliata dallo schifo e dalla rabbia, non è possibile.
" Dove cazzo mi hai portata? sono con delle prostitute! ma che diavolo hai in quella testa?"
Elena sbuffa, mi prende una sedia, e si siede.
" Ascoltami, è la tua unica possibilità di sopravvivere, non hai un soldo , non hai uno straccio di lavoro, dimmi che speranze hai di vivere"
" Sicuramente non vendendomi facendo la troia! " rido per non piangere " Dio, tu mi hai detto che hai salvato queste ragazze dal loro destino ma tu non le hai salvate! tu le sfrutti! mi fai schifo loro si prostituiscono, si vendono e ti portono quei pochi merdosi soldi che riescono a guadagnarsi e te li portano pensando che ti debbano qualcosa! ".
Faccio per andarmene , ma la voce di Elena mi ferma.
" Se uscirai di qui, non avrai possibilità"
Anna si avvicina dal dietro da me, mi cinge la vita dal dietro, sento il suo fiato sul collo " Non riuscirai a cavartela, io sono l'unica tua via d'uscita."
Stringo i pugni e dico sottovoce con voce ferma " Io non vendo il mio corpo, io non diventerò una puttana. A costo di dormire in mezzo ad una strada, al costo di non avere un centesimo. "
" Fa come vuoi io non ti obbligo, la scelta è solo tua."
Non ho speranza, non so dove andare, e non ho soldi.
Sono senza certezze, qualche lacrima scende dal mio viso.
E' la mia unica opzione, è la mia unica decisione, il tempo di raccimolare abbastanza soldi e andarmene.
Mi volto lentamente verso Elena e sospiro amaramente vergognandomi e ondiandomi per quello che sto dicendo e per quello che sto pensando.
" D'accordo" mi avvicino a lei " il tempo di raccimolare un po' di soldi e me ne vado via da questo posto."
" Affare fatto" disse Elena tendendomi la mano.
La mia mano si stava sporcando con quella di una lurida puttana, e io stavo diventando come lei.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 Sono passati due giorni.
Incomincio a prepararmi, mi guardo allo specchio e provo orrore per quello che sto facendo per quello che sto diventando.
Mi trucco molto pesantemente cercando di coprire i lividi delle botte di mio marito.
Mi vesto come una poco di buono, una minigonna e un top, con dei tacchi neri altissimi, non ero più abituata a portare certi trampoli.
Mi guardo e non riesco a non pensarci, dovevo vendermi per vivere, come sono potuta cadere nella trappola di quella donna?
Ma mi sono fatta una promessa, guadagnerò abbastanza soldi e andrò via da questo posto, ho deciso andrò a Berlino.
Berlino è sempre stata il mio sogno, i miei genitori mi portavano quando ero piccola.
Guardavo Berlino con occhi puri e innocenti.
Ma quella bambina oramai non esiste più, e non tornerà.
Quella bambina è morta.
Esco fuori, le altre ragazze sono fuori, le guardo e siamo tutte uguali in cerca di uno scopo per vivere.
Siamo delle puttane , nulla di più.
Elena si avvicina e mi da una sigaretta , l'accendo e incomincio a fumare, è l'unica cosa che mi da sollievo.
Ricordo la mia prima sigaretta avevo quattordici anni, incominciò tutto per gioco.
Sorrido pensando ai bei tempi, almeno c'è qualcosa che mi fa sorridere in questa vita.
Elena mi tocca i capelli " Sei pronta? "
" Voglio la metà dei soldi " dico senza alcuna esitazione nella mia voce " sei qui da due giorni e vuoi dettare legge? "
" Lo sai perchè sono qui, e non andrò in mezzo alla strada per nulla, o metà o non se ne fa niente"
Annuisce senza dire niente sono un osso duro e io non mollo facilmente.
" Bene"
Vado fuori con il mio gruppo ci dividiamo in varie zone del posto.
Fa freddo e mi copro con la pelliccia, mi tiene calda.
Sto in piedi , cercando di mettermi in mostra ogni volta che delle macchine passano .
Ogni tanto qualche uomo passa, e io mi imbatto in loro dicendo frasi senza senso.
" Ehi tesoro, vieni con me. Sono bravissima"
Alcuni non mi degnano di uno sguardo, altri mi ricoprono di insulti.
Non mi offendo, sono consapevole di quel che sono e faccio schifo, ma devo fare qualcosa per sopravvivere, per ricominciare a vivere.
Passa mezz'ora ma nulla, nessun uomo si ferma, è una notte fiacca questa, anche le mie compagne hanno fatto poco e niente.
Quando all'improvviso una macchina si ferma, io sculetto, pensando che questa finalmente sia la volta buona.
Mi abbasso al finestrino e con voce sensuale dico " Ehi amore, ti va di passare una serata con me"
" Vattene via puttana di merda!"
Io alzo un sopracciglio e dico mostrando il mio sorriso smagliante " Ma siete diventati tutti froci stanotte? "
Mi allontano dal finestrino e faccio per andarmene, quando all'improvviso la sua voce mi ferma " Quanto ti prendi? "
Io mi volto lentamente, camminando altrettanto lentamente " 100 servizio completo"
" Costi tanto" dice nervoso.
" Io sono brava" dico sfiorandogli il collo.
" D'accordo sali."
Vado allo sportello della macchina e apro. Mi siedo e gli do il preservativo.
" Dobbiamo fottere con il preservativo"
" Non voglio guai."
Lui mette in moto la macchina e parte, e io finisco la mia sigaretta.
" Come ti chiami ? "
Non posso rivelare il mio vero nome, devo inventarne uno falso, una nuova identita.
" Jessica. Mi chiamo Jessica."
Anna da quella sera non esiste  più. Sono  Jessica. Anzi ancora peggio. Sono una donna senz'anima.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Scendo dalla macchina senza nemmeno salutarlo, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, mi infilo i soldi nella tasca e incomincio a camminare in cerca di un nuovo cliente.
Ho cento euro in tasca, non vedo così tanti soldi da tanto tempo, mi faccio schifo, ma d'altro canto so che è l'unico modo che ho di salvarmi.
Mi siedo sul marciapiede accendo un'altra sigaretta, passano delle macchine.
Mi accorgo che una macchina si ferma.
Mi alzo e mi abbasso vicino al finestrino.
" Ehi tesoro, ti va se ci divertiamo? " solite frasi, solite mosse, soliti sguardi.
Lui mi guarda, e mi dice con affare malizioso " salta su piccola"
questo ha modi carini penso, ma non voglio che li abbia, tanto dobbiamo solo scopare.
" Non mi chiamare piccola" dico inacidita.
" D'accordo, allora come vuoi che ti chiami? "
Alzo un sopracciglio " Jessica"
" Questo è il tuo nome da puttana, io voglio sapere il tuo nome vero."
" Non ti riguarda" dico alterata " e se non ti sta bene, posso anche scendere da questa auto e cercarmi un altro da fottere."
Mi accarezza il collo " Wow! sono sorpreso che caratterino"
" Senti vogliamo passare la notte a parlare di cazzate o cosa? "
" Era per fare conversazione Jessica"
" Non vengo pagata per fare conversazione, quindi o lo facciamo, o la chiudiamo qui, decidi tu"
" Non sai nemmeno come mi chiamo"
" Non me ne importa un fico secco." sorrido maliziosa.
" Mi chiamo.."
Faccio per andarmene scendo dall'auto e sbuffo finendo la sigaretta " Porca puttana! basta mi hai stancata! o scopiamo o scopiamo! io non ho tempo da perdere!"
Me ne vado arrabbiata, faccio per attraversare la strada, mi imbatto in un'altra auto , il passante abbassa il finestrino e urla " Ehi dolcezza, quanto vuoi? "
Sorrido e entro di corsa nell'altra auto, mi siedo , e passiamo davanti alla macchina di quel ragazzo di prima, lo mando a fanculo alzando il dito medio.
Non provo niente, sono fredda.
Il ragazzo guida la macchina, questo avrà si e no 45 anni noto la fede al dito, è sposato evidentemente la moglie non gli fa alzare l'uccello e cerca sfogo da una prostituta.
" Non mi hai ancora detto quanto ti prendi"
" 100 servizio completo"
Ferma l'auto in un posto appartato e incomincia a spogliarmi e baciarmi.
Io lo blocco e dico " Io non bacio, io fotto e basta"
Penso che il bacio sia troppo intimo per una puttana, io apro solo le gambe. Stupido no?
La mia mano finisce nei suoi pantaloni e comincio a fargli una sega, lo sento gemere, ansimare, tremare, riesco ad avvertire che sta arrivando.
Finiamo dopo quindici minuti , è venuto subito, ma lui sembra soddisfatto.
Sputa fuori dal finestrino e si accende una canna.
" Vuoi? "
" No" dico seria " Voglio i soldi "
Lui ride e al posto di darmene 100 me ne da 200, nella mia tasca ho 300 euro e li ho guadagnati tutti in una sola sera, sono consapevole del fatto che una parte dei miei soldi glieli do ad Elena ma non importa, va bene così.
" Sei brava puttana"
Non mi fa più niente sentirmi parlare così, più niente.
" Gia' non come tua moglie" me la rido e scendo dall'auto, provo pena per la moglie di quell'uomo, forse è solo una donna come me che viene solo usata da quel prepotente bastardo.
Accendo un'altra sigaretta, ci impiego mezz'ora ad arrivare alla mia postazione, per poi tornare ai tendoni.
Penso a quel ragazzo,  a quel ragazzo che non gli ho fatto nemmeno dire il nome, è un coglione penso, probabilmente anche vergine.
Arrivo ai tendoni, entro e vedo Elena accerchiata sul tavolino con alcune delle mie compagne probabilmente hanno già finito. Stanno sniffando droga, eroina.
Prendo 100 euro dalla tasca della gonna " Tieni" guardo Elena.
Mi guarda soddisfatta " Però, hai guadagnato bene stanotte tesoro"
Prendo la sedia, sorrido e accavallo le gambe.
" Ci so fare è diverso e intanto in una sola notte ho preso 200 euro niente male no?"
" Faremo grandi cose, se continui così"
Guardo Michelle la ragazza dai capelli biondi che sniffa, mi fissa tutta sballata dicendomi " Prova"
Mi stringo nelle spalle " Odio quella roba"
" Vedrai, dopo che la provi non vorrai più farne a meno, su prova"
La guardo, tanto peggio di così non può andarmi, e poi un po' di droga non mi ucciderà.
Mi avvicino al tavolo prendo la cartina e incomincio a sniffare, tirando su per il naso.
Non riesco a descrivere ciò che provo, ma so che tutto questo è tutto ciò che ho.
Continuiamo per ore intere senza fermarci, mi ricordo solamente che all'improvviso ho visto tutto buio intorno a me.
E intanto spero vivamente di morire, perchè per me tutto questo non ha senso.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Mi sveglio con un grande mal di testa, mi sento tutta sballata e priva di forza.
Apro gli occhi, realizzo che è giorno, realizzo che è un altro giorno di merda.
Mi accorgo di avere addosso gli stessi vestiti dell'altra notte, e mi accorgo che non mi sono neanche lavata.
Prendo una felpa e me la metto addosso per coprirmi dal freddo vento mattutino , esco fuori e mi accendo una sigaretta.
Noto che fuori non c'è nessuno, c'è solo Michelle la ragazza che ieri ha sniffato con me, è seduta, mi guarda e accenna un lieve sorriso, io al contrario di lei non sorrido, non c'è niente da sorridere.
Mi siedo tutta sbattuta a guardare l'alba con una leggera malinconia.
" Il buongiorno si vede dal mattino" dice Michelle, è di buon umore , non so come faccia.
" allora è un brutto giorno " dico acida.
" Vuoi un po' di caffè? l'hanno appena fatto" va dentro la  roulotte e prende un bicchiere e me ne versa un goccio.
" Grazie" dico, Michelle è propensa a fare conversazione, peccato che io non sono in vena.
" Ti piace?"
" è buono"
" Il caffè è la prima cosa che ho imparato a fare da quando sono in Italia"
" Bene" dico fredda. Mi stringo nelle spalle.
" Voglio solo fare un po' di conversazione, qui non parlo con nessuno."
" E perchè vorresti parlare con me?"
" Hai l'aria di chi ha sofferto."
" Non sono cazzi tuoi" dico sulla difensiva.
Michelle sbuffa scocciata.
Prende la sedia e si avvicina molto di più a me.
" Beh che cosa vuoi? "
" Voglio solo fare amicizia"
" Amicizia?" rido di gusto " Santo dio, Michelle, o come cazzo ti chiami, non sono qui per fare amicizia, sono qui per guadagnarmi da vivere con quei pochi merdosi soldi del cazzo che mi guadagno, io non voglio fare amicizia! io non voglio l'amicizia di nessuno!"
Nonostante tutto non si sposta rimane seduta.
" Ti chiami Anna vero?"
annuisco.
Si accende una sigaretta e accavalla le gambe " mia madre diceva sempre, che chi sa ridere è il padrone del mondo, che se sorridi la vita ti sorriderà"
Mi accendo un'altra sigaretta e rido leggermente " Beh, non per offendere tua madre, ma ha detto un mucchio di stronzate, la vita non mi ha mai sorriso, e se mi ha mai dato qualcosa se l'è ripresa, e in questa vita da schifo non ho un solo motivo per gioire, se tu sei contenta della vita che fai buon per te, se ti piace tanto fare la puttana."
Michelle si alza e dice con tono vispo " Non dico che fare la prostituta fosse la mia più grande ambizione, ma sto guadagnando abbastanza soldi per un futuro e questo è già qualcosa."
Io mi alzo  e mi avvicino " Beh, mi auguro che tu ce la faccia. Ma ricordati qualsiasi cosa tu faccia, la gente ti vedrà solamente per come sei realmente, cioè una prostituta da due soldi che si vende, siamo solamente puttane Michelle, nulla di più, io e te siamo solo questo, e non potremmo essere nient'altro."
Faccio per andarmene, ma Michelle mi prende per il braccio " Non hai detto che volevi andartene dopo aver guadagnato abbastanza soldi? sei ancora giovane, potrai guardare avanti con nuove prospettive, nuove possibilità."
Io stacco violentamente il braccio " Certo, e me ne andrò e lo farò. Ma in qualsiasi parte andrò non potrò mai lasciarmi alle spalle tutto questo. Io non diventerò una donna migliore solo perchè smetterò di vendermi."
Me ne vado arrabbiata, seccata.
Invidio l'ottimismo di Michelle, ma io non sono mai stata ottimista, e non voglio diventarlo proprio adesso.
Entro, le altre stanno ancora dormendo.
Un'altra si è addormentata con la bottiglia di Wisky in mano avrà si e no diciassette anni, non ho parole per lo schifo.
Le prendo il Wisky dalle mani e incomincio a bere un sorso.
Mi metto sul letto e bevo e fumo e dimentico per un momento tutta la merda che c'è.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Mi sveglio , sono le nove di sera, l'alcol mi ha distrutta, non dovrei bere così tanto.
Mi alzo, scombussolata.
Mi guardo attorno, la solitudine mi penetra nelle ossa, sono sempre stata sola, ma ormai non mi fa più niente.
Esco fuori, è già buio, le mie compagne si stanno preparando, sono già pronte.
Io mi siedo , ho un gran mal di testa, e sinceramente questa è una di quelle serate dove non ho voglia di fare niente, ma devo.
Elena si avvicina " Signorina preparati "
Io la guardo diffidente " adesso vado."
E così faccio, sinceramente lo faccio per non vedere la sua faccia di merda, l'unica mia consolazione è che tra poco forse me ne andrò.
Sono davanti allo specchio, mi trucco, intanto Michelle, la ragazza dai capelli biondi, si avvina.
" Mettiti un po' di terra, sei pallida"
Sbuffo " lo so"
Mi copro tutta, le occhiaie, i lividi di quelle botte.
Michelle prende una sedia e si siede accanto a me e mi guarda sorridente.
" Non capisco, perchè mi sei sempre attorno."
" Mi piaci" dice " sei una tosta"
Io non do confidenza, sono sempre stata diffidente e non capisco cosa ci trovi in una come me.
" Ti ringrazio." dico fredda.
" Tuo marito ti picchiava vero?"
" Non mi va di parlarne, e non sono affari che ti riguardano sinceramente."
Lei sembra dispiaciuta dalla risposta.
Sospiro " ascolta, ti ringrazio per i tuoi modi di fare, ma l'ultima cosa che voglio è fare amicizia, non voglio creare legami con nessuno"
lei mi prende le mani " lo so, e ti capisco ma non puoi rimanere da sola, nessuno si salva da solo."
" E' il destino, è il mio destino essere sola, ti prego non entrare nella mia vita, non ti conviene,  e io me la sono sempre cavata da sola"
" Lo so, ma prima o poi dovrai tornare a fidarti"
" No, non io."
" Di Elena, ti fidi però"
rido di gusto " Elena? Dio Michelle, sei ingenua se pensi che tu ti possa fidare di una come lei."
Me ne vado arrabbiata. Ne ho abbastanza di fare conversazione.
Esco da quella specie di accampamento e me vado senza dare conto a nessuno, faccio tutto per conto mio come sempre ed Elena lo sa perfettamente.
Vado alla mia solita postazione e aspetto disperata.
Mi accendo nervosamente una sigaretta, ho le mani tremanti.
Mentre aspetto, mi tornano in mente le immagini di mio marito Marco, che mi picchia, che abusa di me, sono ricordi che voglio cancellare.
Devo trattenermi, mi sento un nodo alla gola e allo stomaco mi viene da piangere, si voglio piangere, ma non lo farò, sono troppo forte per piangere, nessuno merita le mie lacrime.
Vengo distolta dai miei pensieri da una macchina, l'auto si ferma e mi fa cenno di avvicinarmi.
Questo è sfondato di soldi , ha una macchina di lusso,  è un ragazzo.
Avrà si e no vent'anni.
Mi abbasso al finestrino " Ehi tesoro, ti va di fare un giro con me?"
Lui sembra incerto, sembra un bambino, insicuro, e ingenuo.
Non parla, allora devo prenderlo di petto.
Salgo , mi siedo sul sedile e lo guardo.
Rido di gusto, ha una faccia di un bambino spaesato.
" Vuoi una sigaretta? " gli dico
Lui fa di " No" con la testa.
" Allora cosa vuoi? " dico maliziosa accarezzandogli il viso, la mia mano scende piano piano su i suoi pantaloni.
Lo guardo dolcemente, si vede che è un ragazzo inesperto e alle prime armi.
Sicuramente è vergine.
" Non mi dici nemmeno come ti chiami?" dico sbuffando.
" Nicholas" dice timidamente.
" Ma come siamo timidi, dobbiamo abbandonarci un po' tesoro."
Incomincio a baciarlo spudoratamente, è strano di solito non bacio mai nessuno, ma lo vedo così ingenuo e mi fa tenerezza, mi bacia anche lui, e nemmeno il tempo di cinque minuti ci lasciamo andare a una straordinaria performance.
----

Mi sistemo la camicetta, e il trucco. Mi ha confessato che per lui è  stata la prima volta e che gli amici lo deridevano per il fatto che lui fosse ancora vergine, così gli hanno consigliato di andare a puttane.
Sembra soddisfatto, ma tremendemente in imbarazzo.
Mi da duecento euro, di solito prendo cento, ma bene così non faccio sconti a nessuno, nemmeno a lui che mi è simpatico, il lavoro è lavoro.
Esco dalla macchina ridendo " Quando vuoi tesoro, alla prossima" mi accendo una sigaretta.
Alcune mie compagne mi dicono " Dio santo, ultimamente non viene nessuno."
" certo se li fa tutti lei" dice Michelle con un sorrisino.
" Che ci vuoi fare tesoro, c'è chi può, e chi non può. "
Aspiro la sigaretta e vedo un'altra macchina, ma questa non mi pensa minimamente.
Attraverso la strada distrattamente e una macchina mi ferma, non vedo il volto del passante, ma io tento salgo e ci provo.
Sorridente e molto sfacciatamente dico " Ti va di stare con me stanotte?"
" Anna." sentirmi chiamare per nome per me è un colpo al cuore, ma soprattutto sentirmi chiamare da quella voce è una coltellata allo stomaco.
Lo guardo è lui.
Marco, mio marito, la mia rovina.
Non ci penso nemmeno due secondi faccio per uscire dalla macchina, ma lui blocca la macchina e mi impedisce di uscire.
" Fammi uscire bastardo!" dico urlando, sono impaurita terrorizzata, o forse più che impaurita non voglio che mi veda conciata così , non voglio dargli la soddisfazione di vedermi così, non voglio che sappia che per colpa sua sono diventata una puttana.
Mi prende per il braccio, ma io non lo guardo.
Ride, ma è sobrio, so riconoscerlo quando è ubriaco e questa volta non lo è.
" Cazzo, ma cosa sei diventata? ti sei ridotta a fare la puttanella adesso?"
" Non è una questione che ti riguarda, la mia vita non ti appartiene più. E adesso fammi uscire."
Devo trattenere le lacrime perchè se no scoppio a piangere, e non posso.
" Torna a casa con me."
" No! io non ci ritorno in quella merda con te! io non vengo con te!" lo sputo in faccia.
Lui rimane impassibile, rimane fermo, e mi fa strano non è da lui.
" Ma dio santo, cosa cazzo hai nella testa?"
" Non ti riguarda quello che faccio"
" Preferisci venderti, piuttosto che venire con me?"
" Di gran lunga, io non mi faccio più picchiare e violentare da un verme come te"
" D'accordo come vuoi, quanto ti prendi?"
Lo guardo malissimo. " Nemmeno per tutti i soldi di questo mondo , io non fotto con uno come te, con un bastardo come te."
" Ma chi l'avrebbe mai detto, ora ti pagano dicendo " spogliati" ci metti un attimo con tutti gli uomini, ti fai comprare.
Ma questa sera mi sono messo in fila anche io. Quindi adesso spogliati."
" No" dico urlando. " Fammi scendere!"
Prendo a calci la macchina " Fammi uscire bastardo! fammi uscire!"
Mi prende violentamente e incomincia a spogliarmi, io cerco di difendermi ma non riesco è troppo forte per me, mi sembra di tornare indietro, e non voglio rivivere tutto questo.
Perchè so per certo che ne morirò.
Mi stupra, contro la mia volontà, mi possiede, gli do un calcio nelle palle, e lui urla dal dolore.
Mi prende violentamente e mi da un pugno violento dritto in viso.
Non ho più forza per proteggermi, per difendermi, adesso aspetto solamente di morire.

-----

Cammino, anzi barcollo, sanguino, e sono dolorante, ma non è quello a farmi male.
Il mio dolore è dentro.
Non mi sono mai sentita così umiliata. Mi faccio schifo. 
Gli ho permesso che mi stuprasse ancora, e non ho potuto fare niente per difendermi, mi accorgo che sto piangendo, ormai non riesco più a trattenere le lacrime.
Sono una stupida penso.
All'improvviso nell'oscurità della strada mi accorgo di Michelle.
Michelle si avvina preoccupata e mi guarda in viso sconvolta " Anna, santo dio cosa ti è successo?"
Non le rispondo, lei fa per abbracciarmi e questa volta io non ho la forza per spostarmi, non voglio farlo.
Mi faccio avvolgere dal suo abbraccio, e io finalmente scoppio in un pianto amarissimo pieno di rabbia e rancore.
Ho sempre fatto di tutto per mostrarmi forte, ma questa notte mi sento distrutta, mi sento soffocare, e voglio solo piangere, piangere, e piangere.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


Mi sveglio tutta stordita , appena apro gli occhi nella mia mente si affollano le immagini di ieri sera, immagini che voglio dimenticare al più presto.
Mi ricordo Michelle, mi ha vista piangere, mi ha vista fragile, non posso essere arrivata a tanto, non è possibile.
Le tende sono vuote, non c'è nessuno, esco fuori è l'unica cosa che noto sono le sedie vuote.
Non c'è nessuno, meglio così, mi siedo, e intanto guardo con gioia con una leggera malinconia il sole che lentamente sta sorgendo.
E' mattina presto, mi copro con il golfino le spalle nude, respiro l'aria pulita e mi accendo una sigaretta.
Una Roulette e' difronte a me, noto Elena, sta uscendo.
" Ehi, ho saputo quello che è accaduto ieri notte."
" Gia'" dico abbastanza svogliata e fredda.
" I soldi sono appoggiati sul tavolino dentro la tenda"
Prende la sedia e si avvicina a me " Non mi interessano per il momento i soldi, voglio sapere come stai"
" Che domande del cazzo Elena, come devo stare , sto male Rivedere mio marito non è stato facile, e per la legge io sono ancora sposata con lui, è la cosa mi disgusta terribilmente." Aspiro la sigaretta guardandola.
" Comunque sia, mi stai facendo fare strada piccola, da quando ci sei gli affari vanno meglio, hai abbastanza clientela."
Io tiro su le spalle, e mentre Elena sta parlando si avvicina Michelle, che mi da un bacio a stampo sulle labbra.
" Buongiorno dolcezza"
Rimango sorpresa, ma non disgustata, Michelle mi è stata vicina dal primo momento che sono venuta qui, ma non riuscivo ancora a fidarmi completamente, ma la ringraziavo di vero cuore la ringraziavo.
" Buongiorno Michelle" dico accenando un lieve sorriso.
E' vero sto guadagnando abbastanza soldi e non vedo l'ora di andarmene sinceramente, di lasciarmi tutto questo alle spalle.




Note autrice :

Ciao ragazzi, so perfettamente che sono abbastanza in ritardo e che non è un capitolo con i fiocchi , ma dal prossimo capitolo le cose cominceranno a complicarsi e ci saranno delle sorprese, dovete solo attendere un pochino.
Un grande bacione.
Nel prossimo capitolo vi farò vedere i volti di Anna, Michelle, e Elena.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Sono ancora sconvolta per quello che è accaduto la sera precedente.
Sono spaventata, ma non lo darò a vedere, credo fermemente che ce la farò, riuscirò ad andare avanti nonostante tutto e tutti.
La strada è lunga, ma non mi farò abbattere. Non così. Non da mio marito.
Non darò più il potere a mio marito, di alzare un'altra volta un dito su di me, può coprirmi di insulti, dicendomi che sono diventata una puttana, ma la mia dignità quella non me la porterà via nessuno.
Sono ad un passo per vincere, ad un passo per guadagnare abbastanza soldi per andarmene, questo è il mio obbiettivo, voglio andarmene da qui.
Difenderò con gli artigli, tutto quello che ho, userò tutti i mezzi possibili per andare avanti, anche se tutto questo sta diventando impossibile.
Michelle, la mia Michelle, diventa ogni giorno più importante, una cara amica preziosa.
Elena, sono ancora diffidente con lei, è una donna senza scrupoli per quel poco che la conosco.
Le mie compagne, sono solo donne che hanno perso tutto, che cercano di trovare qualcosa di sensato in quello che fanno.
E poi, e poi ci sono io, Anna, o Jessica, non so più come mi chiamo, quale è la mia idendità, ormai non mi riconosco più. La Anna di un tempo so per certo che è morta e non tornerà più.
Michelle si avvicina a me, io sto facendo il letto disfatto.
Si avvina dal dietro e mi cinge la vita, io mi giro verso di lei e le sorrido " Ma buongiorno."
" Buongiorno a te dolcezza, come stiamo questa mattina?"
Io mi giro e rido leggermente " Può sembrarti strano, ma sto un po' meglio, stamattina vedo tutto con una prospettiva diversa"
" Ne sono felice" dice Michelle con un mezzo sorriso.
Le faccio l'occhiolino e raggiungo Elena fuori che mi sorride e mi guarda con aria di chi vuole dirmi qualcosa.
Mi avvicino a lei e dico con aria abbastanza strafottente " Vuoi dirmi qualcosa Elena? "
" Ho una proposta da farti piccola"
" Sentiamo" Intanto mi accendo una sigaretta.
" Questa notte, deve venire gente importante, anzi che sciocca, non importante, importantissima, mi hanno chiesto una persona di fiducia, discreta, bella, e seducente, ho pensato subito a te. "
Alzo un sopracciglio " Cosa devo fare? "
" Tu Niente, anzi niente di diverso da quello che fai di soliito, dovrai trattenerti con questi ricchi gentili signori"
Elena si avvicina e mi tocca una ciocca di capelli " La posta in gioco è molto alta, la paga è alta. Devi solo dire si"
Io mi prendo la ciocca di capelli e sospiro " Quindi non è un solo cliente giusto? "
" Sono due" sorride maliziosamente.
Gli do le spalle, non ho mai fatto una cosa del genere.
" Non lo so."
" Oh andiamo, tu sei brava , hai talento, non ti uscirà tanto difficile, e poi ci pagano bene "
" Esattamente quanto? non mi voglio prestare per poco"
" Ho garantito per te, ti porteranno in un albergo di lusso, questa sera , farai la signora"
" Quindi non devo solo andarci a letto?"
" No, assolutamente. Vedrai. "
Mi avvicino e dico con voce abbastanza fredda " Ascolta, io accetto, ma questi soldi mi servono, sono io che devo andarci a letto, e aprire le gambe." dico abbastanza stufa.
" Non mi accontento più. Non voglio dividere. O tutto o niente. "
" Vuoi dettare legge con me? "
" Ti sto dicendo che se non ti conviene, io posso andarmene Elena, e non ti conviene, perchè con me stai facendo fortuna"
" Le trovo altre puttanelle come te, non credere di essere unica"
Io alzo un sopracciglio e dico " Solo per questa notte, poi torneremo come prima, solo per questa notte, questi soldi mi servono."
Lei si guarda attorno e acconsente " Solo per questa notte, non mi creare problemi "
Sorrido ma non la ringrazio, io non le devo niente.
Se ne va con aria sbattuta, io sorrido vincente, Michelle viene fuori e mi abbraccia " Ho sentito la bella notizia! sono così contenta per te"
Faccio spallucce, la ruota per me sta girando per il verso giusto.
" Fossi in te salterei dalla gioia, oh andiamo non sei contenta?"
" Certo."
Lei si avvicina a me molto di più, mette le mani sulle mie spalle, e incomincia ad accarezzarle, io la guardo molto disorientata e confusa.
Le sue dita finiscono sulla mia guancia, finiscono tra i miei capelli, e scendono lentamente sfiorando le mie labbra.
Si avvicina a me lentamente e come se nulla fosse chiude gli occhi , e mi bacia l'angolo della bocca.
Pian piano la sua lingua entra dentro la mia bocca e comincia a baciarmi lentamente, cerco di capire, di comprendere fino in fondo il perchè del suo bacio, ma in quel momento realizzo che non mi importa, che lo voglio più di ogni altra cosa, anche se è contro natura.
Anche se non ho mai provato nulla del genere, per la prima volta dopo tanti anni mi sento viva.
Ma è sbagliato, non posso, non voglio, io non sono così, non posso avere un attrazione per una donna, per una persona del mio stesso sesso, non è normale, mi faccio prendere dall'orgoglio, dai pregiudizi, e soprattutto dalla paura.
Spingo Michelle violentemente e le urlo in faccia " Che cazzo stai facendo? "
Michelle rimane senza parole " Pensavo ti fosse piaciuto Anna."
" Oddio , tu sei pazza, sei pazza se solo hai potuto pensare una cosa del genere!"
Michelle ha le lacrime agli occhi e in quel momento non mi importa, a costo di ferirla io devo allontanarla da me, anche se fa male, anche se è stata l'unica persona a credere in me, lo devo fare per lei, per non farla soffrire, per me stessa.
" Non osare avvicinarti mai più. Non osare rifarlo mai più. Perchè non te lo perdonerò."
Me ne vado via arrabbiata e triste, perchè ferire lei  mi costa.
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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 Il bacio con Michelle mi ha sconvolta, devo allontanarla da me, è l'unica soluzione per non farla soffrire, a costo di perderla devo allontanarla da me, non può soffrire per causa mia.
Ammetto con me stessa che nonostante tutto il bacio con lei mi è piaciuto, e dopo tanti anni di agonia e angoscia mi sono sentita libera e felice, in quei pochi secondi ho trovato il mio posto nel mondo. Elena mi ha regalato un vestito di lusso, è lunghissimo color rosso, non vedo  un vestito costoso da quando ero  bambina, a mia madre piacevano tanto, io mi divertivo a provarli. Penso a quei tempi con una vena nostalgica.
E' sera, mi preparo per la " grande" serata, non ho mai fatto una cosa del genere, non mi sono mai intrattenuta, con due persone, e sinceramente pensavo di non dover arrivare a tanto, ma è così, la situazione è questa e non posso tirarmi indietro, la posta è alta, e soprattutto a me manca poco per raggiungere il mio obbiettivo.
Mi trucco davanti al piccolo specchietto, dietro di me, mi accorgo che c'è Michelle, che fissa la mia immagine davanti allo specchio.
" Che cosa vuoi? " dico molto annoiata e stufa.
" Chiederti scusa." dice avvicinandosi a me.
" Scuse accettate, adesso scusami ma ho da fare."
" Non trattarmi così " è quasi sul punto di piangere, ma è l'unico modo, Michelle a modo suo è una persona molto sensibile, molto ingenua, la voglio  proteggere da me stessa, tutto quello che tocco io lo distruggo.
" E' come dovrei trattarti? mi hai baciata !" dico alzando il tono di voce.
" Ti ho chiesto scusa per questo."
" E io accetto le tue scuse, ma gradirei stare da sola, dio santo Michelle, è da quando che sono arrivata che mi stai attaccata al culo come una cozza! basta! allontanati da me!"
L'ho ferita. Me ne accorgo perchè piange. Io rimango fredda impassibile, cerco di non piangere, di non commuovermi a vederla così fragile, lo faccio perchè gli voglio bene.
" Vattene." dico sussurrando.
Lei rimane immobile, mi fissa incredula, all'improvviso  mentre cerca di dire qualcosa, Elena arriva, e io ringraziai il cielo, prima che Michelle potesse dire qualsiasi cosa.
" Allora? sei pronta? "
" Si " dico nervosamente.
" Vedo che ti piace il vestito."
" E' divino"
" Bene, vedi di non deludermi "
" Ti ho mai delusa? e ricordati che il compenso a fine serata, spetta a me, non a te." dico con arroganza.
" Come posso dimenticarlo. Ti ho chiamato un taxy, ti porterà in albergo, non hai affatto l'aria di una puttana stasera, hai l'aria di una signora, sembra che tu sia nata per questo."
" Lo so." sorrido maliziosa. Me ne vado mentre Michelle mi guarda con aria triste, ha l'aria di chi ha perso tutto.
Esco, attraverso la strada e mi accorgo che il taxy è arrivato.
Il taxy ci mette mezz'ora per arrivare in città, e per raggiungere la destinazione. Esco Non vuole soldi, evidentemente Elena l'ha già pagato.
Mi accorgo che è un hotel di lusso, noto con piacere che la gente mi fissa, questa è una delle poche sere, dove mi sento Anna, dove mi sento me stessa, con questo vestito costoso,ma è una recita lo so.
La gente mi fissa e mi crede una signora, e per un attimo ci credo anche io.
Arrivo nella sala principale dell'albergo e mi dirigo verso il banco.
" Ho una prenotazione a nome di Elena Saviani "
" Secondo piano, stanza 85 "
" Grazie" dico sorridente.
Prendo l'ascensore, e devo ammettere che sono abbastanza nervosa, cerco di pensare che è solo questione di poche ore e finirà tutto.
Arrivo davanti alla porta della stanza, busso e la porta si apre lentamente.
Avanzo, faccio qualche passo lento, ma mi accorgo che davanti a me non c'è nessuno , sono spaventata.
Quando all'improvviso, escono due uomini, due uomini sulla ventina, sono belli, affascinanti con l'aria di chi possiede tutto.
Faccio qualche passo avanti, e sorrido maliziosamente " Ammetto che mi sono spaventata"
" Mi dispiace se ti abbiamo spaventata" dice con aria abbastanza seducente " Io sono Christian "
Anche l'altro si avvicina " Io sono Edoardo "
" Piacere mio, sono Anna" per la prima volta ho usato il mio vero nome, e non quello da puttana.
Non mi fanno sentire a disagio, non  mi trattano come se dovessimo fare solo sesso, hanno ordinato la cena in camera e per il momento si comportano veramente molto educatamente e la cosa mi soprende parecchio.
Parliamo praticamente di tutto.
Loro si presentano, e per un attimo dimentico che sono qui solo per soldi, solo per dargli piacere.
Non  mangio così da tempo, negli ultimi anni sono dimagrita parecchio, ma non ho mai perso le mie forme.
Edoardo è logorroico e questo mi fa piacere, sorrido, mi fa ridere.
" Hai qualcosa di speciale"
Sorrido " Hai ragione, ho un sacco di guai."
Mi alzo , e mi siedo sul letto accavallando le gambe.
Faccio segno a loro di avvicinarsi, Edoardo si siede alla mia destra e Christian invece alla mia sinistra, gli accarezzo il viso entrambi, ora è giunto il momento di mettermi all'opera, di lavorare.
Infondo so benissimo che il principale motivo per cui sono qui è scopare.
Allora mi fiondo su Edoardo, incomincio a baciarlo, poi mi stacco e incomincio a fare lo stesso con Christian, e bacio dopo bacio diamo inizio a questo scempio indegno.

--

Non ricordo che ci siamo fermati, anche solo per respirare, è stato tutto talmente forte , è durato un secolo, ma non per questo è stato brutto, ma mi vergogno tanto, e la vergogna è più forte di tutto.
Guardo questi uomini dormire scomposamente su queste lenzuole disfatte che sanno di loro, di me, di noi.
Mi alzo dal letto, praticamente nuda, la stanza è buia, non c'è nemmeno uno spiraglio di luce.
Indosso nuovamente il vestito rosso, non è servito a un granchè.
Ora che lo indosso nuovamente sembra che sia riciclato, inutile, vecchio.
Prendo i soldi sul comò , non vedo così tanti soldi da un sacco di tempo, sono tre mila euro, se non di più.
Ho abbastanza soldi, negli ultimi mesi ho guadagnato talmente bene che potrei anche andarmene da quel posto, e lo farò al più presto.
Esco dalla stanza, do un ultimo sguardo ai loro corpi, e senza nemmeno salutarci vado via, la vergogna è troppa da sopportare, ma non mi pento, so che quello che faccio è giusto.
Ho fatto chiamare dall'albergo un taxy, nell'attesa mi fumo una sigaretta.
La luna è spettacolare questa notte, mi ricordo che da bambina adoravo guardarla, e adesso non vedo l'ora di andare a dormire.
Il taxy arriva e io torno in quel rifugio.
Nessuna delle mie compagne mi aspetta, se non Michelle, ha voluto aspettarmi, ma io non la degno nemmeno di un saluto fingendo di non vederla, fa più male a me che a lei.
C'è Elena dentro la tenda, è appoggiata al mio letto e si fuma una canna.
" Come è andata ? " mi dice
" Bene" e non aggiungo altro, metto i soldi dentro la mia borsetta insieme agli altri.
Mi spoglio e mi butto nel letto, e il sonno prende il sopravvento. 
Mi addormento profondamente.

--

E' notte fonda ma un piccolo rumore mi sveglia.
Mi sveglio stordita, e la prima cosa che vedo è Elena , intenta a frugare nella mia borsa e prendersi i soldi.
Con tutte le forze che ho mi scaravento su di lei, prendendola per i capelli " Cosa cazzo fai troia? " 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


" Che cazzo fai troia?" mi scaravento su Elena ignara del fatto di star svegliando tutte le mie compagne.
Elena ha in mano tutti i miei soldi tutto quello che avevo guadagnato questa notte.
Elena mi spinge e io sbatto la testa, ma fortunatamente non mi faccio male, per fortuna mi rialzo subito e le mollo un pugno tanto da farle uscire il sangue dal naso.
" Pensi che non me ne sarei accorta troia di merda neh? ".
Ma Elena non si arrende e inizia una guerra all'ultimo sangue, si butta sopra di me e incomincia a picchiarmi selvaggiamente.
" Tu mi devi tutto lurdita puttanella" dice Elena con tutta la rabbia che ha dentro.
" Io non ti devo un cazzo cagna!"
Ci picchiamo, ci insultiamo, siamo prese dalla rabbia, e tutto quello che possediamo.
Quando all'improvviso Michelle si scaraventa su Elena e cerca di mandarla via, sta cercando di proteggermi, nonostante io la stia trattando malissimo, nonostante tutte le cose brutte che le ho detto, è qua e mi sta difendendo.
" Non toccarla puttana! Non osare toccarla! o ti ammazzo, giuro che ti ammazzo"
Elena sembra sfinita, si alza lentamente, e con il sangue che cola ci guarda con uno sguardo pieno di odio che mi mette paura.
Michelle prende i soldi e me li da.
Ma senza una parola se ne esce dalla tenda, mi guarda a malapena in faccia. Come se si vergognasse.
Io mi alzo , mi avvicino ad Elena e la guardo pieno di odio " Non toccarmi mai più, e sappi che da questa sera tu mi hai persa, me ne vado"
Tutte le ragazze ci guardano sbigottite, pensano che io non me ne possa andare, che io non possa ribellarmi.
Tre ragazze si avvinano.
Io le guardo e dico " E anche voi dovreste farlo, non capite che vi sfrutta? guardate come sta facendo con me! guardate! mi stava fottendo i soldi"
Io mi giro e faccio per andarmene, ma Elena mi prende il polso abbastanza violentemente e lo stringe abbastanza da farmi male " Tu non vai da nessuna parte, puttana da quattro soldi, sono io che ti ho scoperta, sono io che ti ho messo un tutto sulla testa, tu sei mia."
Io rido, ma in cuor mio avverto una sensazione stranissima, una sensazione che mi fa rabbrividire, mi sono messa in trappola e sono sicura che non ne sarei uscita facilmente.
" Tu non puoi tenermi qui, tu sei una pazza !  non ci metto niente ad andare alla polizia e denunciarti."
Lei mi stringe il braccio e mi spinge a terra, tutte le ragazze sono preoccupate, e Michelle improvvisamente entra correndo verso di me, e prendendo coraggio dice una frase che mi spezza " Se la tocchi ancora ti ammazzo."
Elena si avvicina avvicina a Michelle e la colpisce con un pugno violento, e intanto prende una pistola e la colpisce alla tempia.
Io sono paralizzata dal terrore, e temo che questa volta sia realmente la fine.
" Puttana" dico. Ma intanto sento che le ragazze mi stanno tenendo le braccia, e un'altra sta facendo una dose con la siringa.
" Non toccatemi" urlo " Non toccatemi" " lasciatemi" ma urlare non serve mi fanno l'innezione, e sento tutto il mondo attorno a me annebbiarsi, in quell'istante ogni mio pensiero è rivolto verso Michelle.
Vedo tutto buio, urlo e mi dispero, ma non accade niente.
Ma un'altro incubo sta per cominciare.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Cao ragazzi colgo l'occasione, per dirvi che questo è il penultimo capitolo della storia, quindi a breve ci sarà l'ultimo capitolo.


Mi sveglio confusa, con un mal di testa atroce ma subito mi ritorna alla mente tutto quello che è successo un momento prima.
Il mio primo pensiero e' Michelle, è qui con me , sveglia che mi fissa.
Appena mi sveglio mi chiama " Anna! come stai? come ti senti? "
Mi scoppia la testa, vorrei sapere dove sono, siamo rinchiuse in questo bunker piccolissimo  è per la prima volta in tutto questo tempo ho paura, la paura è un sentimento che pensavo di non aver più.
Tento di alzarmi, ma la testa mi scoppia " Mi scoppia la testa ma sto bene, oddio Michelle, tu perdi sangue"
" Non preoccuparti, sto bene, non morirò dissanguata per un taglietto, ci vuole ben altro per uccidermi"
Sorrido leggermente " Quella sporca puttana, mi ha drogata, ci ha rapito, ci ha fottuto fin dall'inizio, dobbiamo andare da qui."
" E' come Anna? come? non c'è niente, io non vedo via d'uscita."
" Maledizione ! Michelle, non puoi fare così! noi ce la faremo in un modo nell'altro, usciremo da questo posto, te lo giuro, te lo giuro! fosse l'ultima cosa che faccio."
Michelle non sembra convinta, e in questo momento sono l'unica che le può dare un po' di forza, Michelle è troppo fragile, per farcela da sola, ha bisogno di me, la mia Michelle.
Solo ora mi accorgo di averla trattata malissimo. Solo ora mi accorgo di quanto possa tenere a lei.
" Non dovevo fidarmi, non avrei mai dovuto fidarmi di Elena, è tutta colpa mia, ma non ha senso buttarmi la colpa addosso adesso, devo solo pensare a cosa devo fare per tirarci fuori da qui."
All'improvviso Michelle scoppia in lacrime, è per un momento vorrei piangere anche io. Ma non posso. Non posso permetterlo. Non adesso.
Mi avvicino a Michelle e l'abbraccio forte forte.
" Ho paura che non usciremo vive da qui."
" No, no piccola, non dire così. Noi usciremo da qui, vive, sane e salve. Riavremo i soldi, riavremo la nostra vita, riavremo tutto quello che c'è stato rubato, ma tu devi crederci, non posso farcela da sola, ho bisogno di te, Michelle, ho bisogno di te. Noi andremo via da qui,  andrò  a Berlino, come ho da sempre programmato, e tu, e tu Michelle verrai con me."
Sembra sorpresa e smette di piangere improvvisamente, mi abbraccia e sembra calmarsi, e sorride " Non le pensi tutte quelle cose che mi hai detto vero? "
" No, non le penso, semplicemente, perchè tu hai visto in me quello che nessuno ha mai visto. Io so che tu provi per me qualcosa di grande Michelle, e anche io lo provo, nonostante lo negassi a me stessa.
Mi prende il viso tra le mani, e mi bacia, e io faccio lo stesso con lei.
" Tu verrai con me, ovunque io andrò, te lo prometto, non ti abbandonerò mai."
Lei mi prende le mani , ma sembra spaventata e sta tremando dalla testa ai piedi " Anna se non dovessi uscire viva da qui, voglio che tu sappia una cosa."
" Cazzo Michelle, tu uscirai viva da qui. Non dirlo nemmeno"
" Zitta, lasciami finire."
Sospiro e sto zitta " Voglio che tu sappia  prima di fare la prostituta, vivevo con i miei, sono sempre stata una ragazza molto insicura, e mio padre fin da quando avevo l'età di sei anni abusava di me, e mia madre lo sapeva. Io ero piccola, non capivo quello che stava capitando, ma sapevo che era totalmente sbagliato.
Una volta diventata grande capìì tutto. All'età di diciassette anni cercai di ribellarmi, il risultato fu che mio padre mi picchiò a sangue davanti agli occhi di mia madre fino a farmi perdere i sensi.
Mi sono odiata per tutto questo tempo,  pensando che fosse tutta colpa mia, mia madre odiava me, diceva che ero una poco di buono e diceva anche che se mio padre faceva una cosa del genere è perchè me lo meritavo e io lo stuzzicavo." Mentre me lo racconta piange. " Una volta diventata maggiorenne, sono andata via di casa, pensando di poter prendere in mano la mia vita ma non è stato così.
Ho frequentato un giro sbagliato, mi sono drogata per quattro  anni di fila. Non avevo una cosa, dormivo in un posto diverso ogni sera, e scopavo con il primo che capitava, e soprattutto ero sola come un cane.
Poi è arrivata Elena, mi ha offerto questo, ed è cambiato tutto, ho incominciato ad avere la mia indipendenza , e nonostante la maggior parte dei soldi aspettavano lei, qualcosa me lo faceva tenere, pensavo che la vita mi avesse dato un'altra possibilità.
Poi qualche mese  prima  chiamò mia mamma dopo quasi  quattro anni  che non la sentivo e mi disse che mio padre era morto.
In quel momento rimasi in silenzio.
Andai a trovare mia madre , andammo al cimitero al funerale di mio padre, ma sai una cosa? Quando mi trovai difronte alla lapide di mio padre versare una lacrima fu impossibile. Non provavo niente. Lo odiavo.
L'ho odiato, e lo odio perchè mi ha rubato l'innocenza, ero solo una bambina, lo odierò sempre perchè mi ha fatto conoscere un mondo sporco.
Mia madre al funerale mi consegnò una lettera che mi scrisse mio padre , in quella lettera mi chiese di perdonarlo per tutto il male, ma per me è impossibile perdonarlo, non lo farò mai.
Mia madre morì poco dopo la morte di mio padre, mi lasciò quasi tutta l'eredità, la casa, i soldi, ma io quei soldi non li ho mai voluti, accettarli sarebbe stato come perdonare i peccati di quei due.
Quando l'avvocato mi diede i soldi, e gioielli  li depositai nella cassaforte di casa mia, la casa non l'ho venduta è sempre lì.
Una volta uscite da qui, voglio che quei soldi li prenda tu, e devi farlo per me, ti sei venduta, hai venduto il tuo corpo per avere la tua indipendenza , e adesso in mano non hai niente. Voglio che tu prenda quei soldi, solo così potrò essere in pace con me stessa."
Quando Michelle ha  finito di raccontarmi la sua storia agghiacciante , qualche lacrima scende , non pensavo che Michelle avesse dovuto patire tutto questo, non pensavo avesse dovuto subire tutto questo schifo..
Per anni, sono stata violentata da mio marito, ma per lei fu diverso, quello che fu successo a lei fu sicuramente peggio.
Mi faccio coraggio e l'abbraccio " Ti sei tenuta un peso così grande, se solo l'avessi saputo io.."
" Non volevo ti avvicinassi per pietà"
L'abbraccio più stretta.
" Quei soldi, li prenderemo insieme  piccola mia, ci faremo un'altra vita, a Berlino e saremo felici, te lo giuro."
Ma Michelle è strana " Anna, io non so se uscirò viva da qui, ma se non dovessi farcela, dovrai andare in quella casa da sola, prendere i soldi e fuggire, la casa si trova nel vicolo stretto della città, esattamente in centro, non potrai mai sbagliarti."
" Michelle, ascoltami tu sopravviverai."
Sta per dire qualcosa quando all'improvviso entra  Elena.
Elena entra con una pistola in mano , io mi alzo di colpo.
" Puttana schifosa, lasciaci andare! se ci lasci andare ti giuro non andremo dalla polizia, dimenticheremo tutto e non ci vedrai più"
Lei ride, una risata agghiacciante " Mi credi così ingenua ragazzina? tenervi vive sarebbe la mia condanna"
" Non puoi ucciderci!" dico
Quando all'improvviso sentiamo una sirena della polizia, appena sento la sirena della polizia, sento nel mio cuore una piccola speranza di salvezza. Elena sembra paralizzata, sa perfettamente che se la polizia la trova è la fine. Ma mentre cerca di pensare o fare qualcosa sta per premere il grilletto, e io vedo tutta la mia vita finire in un solo istante, mi passano in mente quei pochi ricordi belli che ho della mia vita.
Elena preme il grilletto, ma è Michelle a sacrificarsi, il proiettile colpisce lei a sangue freddo.
Michelle cade a terra dissanguata e intanto sento in me un senso di colpa che cresce di secondo in secondo.
Elena realizza di non avere più tempo e fugge via, senza degnarmi di uno sguardo, mentre io mi accascio a terra accanto a Michelle piangendo.
" Dio Michelle, perchè l'hai fatto? perchè? Michelle non abbandonarmi qui, per favore, non lasciarmi"
Piango sono disperata, se perdo lei, non ho più alcun motivo per resistere.
Michelle perde troppo sangue e con voce soffocata dice toccandomi i capelli " Anna, sei stata la cosa più bella che mi sia capitata in vita mia, diventare una prostituta è stata la cosa più bella che mi potesse capitare, perchè ho conosciuto te."
" Ti prego non dire, così, ho bisogno di te."
" No, no Anna, io andrò via, ma io sarò sempre con te. "
Si tocca la pancia e lancia un gridolino soffocato " Ricordati, quello che ti ho detto, prometti che prenderai quei soldi."
" Michelle io."
" Prometti!" dice arrabbiandosi.
" Te lo prometto dico singhiozzando"
" Io sarò sempre con te, non ti lascerò mai, amore mio."
La bacio sulle labbra, ma lei si spegne tra le mie braccia, mentre arriva la polizia, io piango disperata, come non ho mai pianto in vita mia, la polizia mi prende , ma io cerco di scansarmi, cerco di restare con Michelle, mentre loro cercano di tranquillizzarmi.
Elena si è  presa tutto. La mia vita. La mia gioventù. E mi ha portato via l'altra metà di me stessa: Michelle.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


La polizia arresta Elena, ho scoperto che stavano indagando su di lei da parecchi mesi, l'hanno accusata di reati gravissimi, prostituzione, spaccio di droga, e piccoli furti.
Tutte quelle ragazze sono state liberate, quel posto ora è circondato da poliziotti.
Ora alcune ragazze saranno libere, altre no, altre tenteranno di sopravvivere anche se in mano non hanno niente.
Mi hanno trattenuta in commissariato tutta la notte, poi mi hanno lasciata andare, il corpo di Michelle è stato portato all'orbitrorio.
Mi è stato concesso di vederla un ultima volta, prima del suo funerale.
Al giorno del suo funerale c'ero soltanto io, e solo qualche parente alla lontana, sono stata l'unica a versare lacrime amare per la sua morte, mai nessuno pagherà abbastanza per questo, neanche Elena.
Nessuno potrà più restituirmela, il mattino non mi darà più il suo viso, sono piena di rimpianti, piena di rabbia, quella pallottola era destinata a me, ma ora non serve autocommiserarsi, Michelle non lo avrebbe voluto, posso solamente fare quello che mi ha chiesto da fare.
Quando metto piede in quella casa abbandonata, penso alla mia Michelle a tutto quello che ha subito.
Quanto dolore, ed io non me ne sono mai accorta.
Sono tanti soldi, troppi per poterne contare, e sinceramente sono spaventata nel prenderli,  ma poi mi faccio coraggio prendo i soldi e quei pochi gioielli.
Michelle è morta, ma sento che nonostante tutto lei mi sia vicina, la percepisco, la sento.
Mentre cammino per queste lunghe vie affollate, sento che la vita continua, che è più forte di tutto, e io ci sono dentro.
Sento di poter cominciare di nuovo.
Voglio davvero cominciare a vivere e lo farò, inizierò con chiedere il divorzio da Marco mio marito, il mio incubo, la mia rovina.
Sento che sia lui la causa di tutti i miei guai, non Elena, non la prostituzione.
Non voglio più avere niente a che fare con lui, incomincerò la mia vita, senza di lui, non permetterò mai più a nessuno di usarmi, di farmi a pezzi, di calpestare la mia dignità.
Incomincerò da Berlino, la mia Berlino, la casa dei miei genitori a Berlino è l'unica cosa che mi è rimasta , l'unico ricordo della mia infanzia, ho comprato quella casa, ora è mia.


Sono passati tre anni, tre anni dalla morte di Michelle, Elena è stata condannata, è per la legge io non sono più sposata con Marco.
In questi tre anni è stato difficile convivere con il senso di colpa, mi guardo allo specchio e mi sento ancora sporca, senza dignità, senz'anima, sono riusciuta a vincere la mia battaglia, ma il prezzo quale è stato?
Ho perso Michelle, l'unica ragione che mi permetteva di sopravvivere, in quel bunker ho sperato con tutte le mie forze di sopravvivere entrambe.
Ora ho un lavoro, ho la mia indipendenza, e tutto quello che faccio lo faccio con la consapevolezza che Michelle sia qui.
Un giorno ho ricevuto una chiamata di Marco con mio grande stupore, inizialmente avrei voluto staccargli il telefono in faccia, per tutto il male, per tutte le cose orribili che mi ha fatto, ma l'ho lasciato parlare, abbiamo chiuso il nostro matrimonio nella maniera più dignitosa possibile, anche se non c'è stato niente di  bello, non c'è stato niente da salvare.
Ma nonostante questo gli ho augurato di essere felice, gli ho augurato di volersi bene,  in tutto questo tempo ho imparato a perdonare.
Michelle avrebbe fatto così.
C'è voluto tanto anche per imparare per uscire con altri uomini, alcuni mi riempiono di fiori , di complimenti, ma scopro che non mi interessa più, voglio stare sola.
Sento che il mio cuore appartiene a Michelle, e non riesco ad immaginarmi per il momento con un uomo.
Probabilmente morirò sola, ma forse questo è tutto quello che mi merito, forse non mi merito di essere felice, forse non è scritto nel mio destino.
Qualche mattina fa è venuto a suonarmi alla porta un fattorino con un pacco indirizzato a me, erano le cose di Michelle.
Il fattorino mi ha riferito che è stato difficile rintracciarmi, è vero ho fatto scomparire tutto di me.
Nessuno ha più notizie di me, ma poco importa sono sempre stata sola.
Aprendo il pacco, trovo qualche maglietta, odorano di lei, dei suoi capelli, quanto mi manca.
Trovo un pacchetto di sigarette vuoto, trovo qualche cd vecchio, e trovo il suo diario.
Leggendo quel diario ho ripercorso la sua vita sua dolorosa, fino a quando non sono arrivata io , ho letto che la rendevo felice, che ero la sua ragione per cui si svegliava la mattina, leggendo quelle parole non riesco più a trattenermi e scoppio in un pianto liberatorio, non ho mai parlato con nessuno per questi tre anni, ho fatto amicizia con i miei colleghi di lavoro ma non fino al punto di condividere tutta la mia vita con loro.
Bacio quelle pagine , con il volto bagnato tra le lacrime, e lo stringo forte a me.
Mi interrogo, ho vinto veramente io?
Si ho vinto, ho la mia indipendenza , la mia dignità , ora sono una donna libera.
Tutto quello che mi è successo in questi anni, mi ha resa fredda, impassibile senza sentimenti, solo Michelle avrebbe potuto rendermi una persona migliore.
Per quanto possa andare avanti non potrò mai abbandonare quello che sono stata.
Sono stata una prostituta, una che vendeva il proprio corpo, una che usava identità diverse.
Mi alzo vado verso lo specchio.
Tutto quello che vedo è una donna fredda, di ghiaccio, ferita, ma ancora viva, ancora con la voglia di vivere nonostante tutto.
Andrò avanti, ma non dimenticherò mai niente, porto queste le cicatrici e mai nessuno le vedrà.
Rimarrò sempre io forte, spigliata, testarda, rimarrò sempre io.
Una donna senza paura, una donna senz'anima.



Siamo giunti all'ultimo capitolo di questa storia, ringrazio tutti di vero cuore per aver seguito con tanto entusiasmo la mia storia, e per aver sempre recensito in maniera affettuosa, e mi auguro che questo capitolo finale abbia tante ma tantissime recensioni.
Ringrazio nuovamente tutti, questa storia a mio parere mi è piaciuta molto, sicuramente è stata la migliore che io abbia mai scritto.
Grazie a tutti , vi auguro un sereno anno nuovo, tanta felicità e tanto benessere.

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