Missione di Salvataggio

di fra_eater
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** avvicinarsi a loro ***
Capitolo 3: *** quel che accadde ***
Capitolo 4: *** il ruolo di Tashigi ***
Capitolo 5: *** basta guardare la luna ***
Capitolo 6: *** il piano ha inizio ***
Capitolo 7: *** liberi ***
Capitolo 8: *** nonna ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“L’abbiamo trovata! L’abbiamo trovata!”
“Fantastico! Dov’è?”
“Al negozio di antiquariato del paese, andiamo?”
“Aspettate, anche noi l’abbiamo trovata! La sua nave è ormeggiata al porto della città vicina, ma sembra che stia per salpare!”
“Devo andare da lei, è più urgente!”
“Potrei andarci io”
“Sanji, lo sai che lei non sopporta gli uomini, ci andremo io e Robin”
“E con l’altra che facciamo?”
“Se va via perderemo la nostra occasione, ora c’è solo Chopper a sorvegliare i suoi movimenti!”
“Occupatevene voi! Ditele la verità. È l’unica cosa che possiamo fare!”
“Che razza di idioti! Per farsi arrestare così si deve essere proprio tocchi!”
“ Se non fosse chiaro è per questo che dobbiamo parlare con loro, sono le uniche che possono aiutarci!”
“Ma si tratta pur sempre di un marine! Siamo certi di poterci fidare?”
“Dobbiamo tentare per salvare Rufy e Zoro!”
“Rufy è stato catturato per proteggere me”
“Non angosciarti Nami- swan, ci riprenderemo sia lui che il marimo”
“Il problema maggiore rimane convincere quella donna”
“Comunque io vi accompagno da lei, mi travestirò da donna!”
“No, Franky! Andremo solo io e Robin da lei. Tu  aspettaci fuori. Se non torneremo entro un’ora, intervieni”
 

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Capitolo 2
*** avvicinarsi a loro ***


 
Sanji, Brook e Usopp raggiunsero velocemente Chopper ben camuffati.
 Lunghi mantelli, occhiali da sole e vestiti eccentrici servivano per mascherarsi e sfuggire agli occhi indiscreti della marina.
“Come la avviciniamo?” chiese il cecchino dal naso lungo, scrutando ansioso la scorta di marinai che seguiva il loro obiettivo: una donna dai lunghi capelli neri legati in alto con la divisa da capitano di vascello.
“Chopper, fingi di essere un bambino e portala da noi” l’alto scheletro dalla capigliatura afro mise tra le piccole braccia della renna dei vestiti da bambino e una parrucca afro.
“Eh??? Perché io?” chiese il medico di bordo. Si vergognava terribilmente al solo pensiero.
“Giusto!” il cecchino si animò “Se è senza occhiali è cieca come una talpa. Sarà facile ingannarla”
“Non mi piace dover ingannare una donna” commentò il cuoco dando un calcio a un ciottolo per strada.  “Se volete la convinco io a venire con l’aiuto del mio charme!”
“È escluso!” convennero gli altri.
Chopper si cambiò velocemente. Prese coraggio e corse verso il capitano dei marine frignando come un bambino.
 
“Quella deve essere la loro nave” Franky indicò alle sue due compagne un gigantesco veliero guidato da due enormi serpenti “ Mi piacerebbe poterlo studiare da vicino” commentò il Cyborg.
“Ti ucciderebbero appena metteresti piede sulla passerella” commentò la rossa navigatrice portandosi il cappuccio del mantello in testa. Oltre che al suo aspetto, il mantello serviva per nascondere ad occhi indiscreti il cappello del suo capitano che oscillava piano sulla sua schiena.
“ E così quelle sono le Kuja” commentò l’archeologa fissando le guerriere che si davano il cambio ai piedi della passerella “Mi hanno sempre incuriosita”
“Sono delle belle donne” commentò Franky fissando i vestiti striminziti o quasi inesistenti delle amazzoni “Guarda che tette!”
Nico Robin lo fulminò con lo sguardo mentre Nami alzò gli occhi al cielo “Uomini” disse solamente con fare rassegnato.
“Anche le vostre non sono male” cercò di rimediare il carpentiere; l’unica cosa che ottenne fu un pugno in faccia dalla navigatrice e un allentamento dei bulloni delle braccia grazie al potere dell’archeologa.
“Noi andiamo” disse Nami mentre usciva dal vicolo scuro seguita dalla sua amica, anche lei aveva il cappuccio di un mantello scuro calato sul volto. “Ricordati, Franky”
“Si, si” disse Franky mentre si ri- avvitava le braccia con estrema lentezza per paura di svitarle ancora di più “un’ora!”
 
“Che succede, piccolo?” chiese la bella donna dopo che un bambino le si era aggrappato piangente alle sue gambe. Riusciva solo a distinguere un’enorme massa nera che al tatto erano sicuramente dei riccioli.
Il piccolo frignò “La mamma”
“Che è successo alla tua mamma?” chiese lei cercando di far attenzione a non cadere; il piccolo era così stretto alle sue gambe che le faceva perdere l’equilibrio.
“Vuole parlare con la bella signora con le spade, ma non si può alzare dal letto”
“Oh, povero piccolo” disse un marinaio che si avvicinò al bambino incuriosito. Vedendolo avvicinarsi Chopper urlò “Ho paura dei marinai” e si portò il mantello della divisa della ragazza sul volto per nascondere la sua pelliccia  e il suo naso blu.
“Va bene, piccolo” disse lei allontanandolo leggermente. “Portami dalla tua mamma.”
Chopper arrossì nel vedere il dolce sorriso della ragazza e si vergognò per averla ingannata
“Voi aspettatemi qui” disse alla sua squadra e si fece accompagnare dal bambino stringendogli la manina un po’ troppo callosa e piccola per essere di un umano.
 
Le guerriere Kuja incrociarono le lance per bloccare il passaggio delle due figure incappucciate. Le donne cercavano di scrutare sotto i mantelli per vedere il volto degli sconosciuti. “Chi siete?” chiese l’amazzone piccola e bionda posta sulla destra “Che volete?”
La figura più alta fece un passo avanti “Dobbiamo parlare con la principessa serpente” la sua voce femminile era dolce ma al tempo stesso autoritaria.
L’altra guerriera, molto più alta della prima, con i capelli neri legati in altro, puntò la propria lancia contro i due esseri che nascondevano la loro identità “Cosa volete da lei? Chi siete?”
“Dobbiamo parlarle” ripeté l’altra persona, anche la sua voce era femminile, ma molto più dura della precedente.
L’amazzone Kikyo non era certo famosa per la sua pazienza “Di che cosa?”  chiese stringendo più saldamente la presa contro il bastone.
 
“Dove mi stai portando, piccolo?” .  Era da un po’ che lo stava seguendo, ma dove la stava portando quello strano bambino?
Girarono un angolo e qualcuno le bloccò la strada “Mi scusi” disse la ragazza “non l’ho vista”
“Si metta gli occhiali, signorina” le suggerì la voce del bambino che nel frattempo aveva lasciato la sua mano. La ragazza obbedì, impiegò alcuni secondi per mettere a fuoco i volti delle quattro persone d’avanti a lei.
Un uomo biondo con le sopracciglia a ricciolo e un lungo ciuffo a coprirgli l’occhio sinistro, un altro con un lungo nasone e un codino di capelli ricci, un alto scheletro con una folta capigliatura afro e il piccolo bambino che in realtà era una renna dal naso blu.
“Voi” la ragazza gli riconobbe subito “siete la ciurma di Cappello di Paglia” stava per scappare ma il cuoco Sanji la afferrò per un polso, trattenendola “ Non scappi, signorina Tashigi. Non abbiamo intenzione di farle del male”
“Dobbiamo parlarle di Zoro” disse il cecchino con fare mesto.
 
“Allora?” la guerriera si fece sempre più impaziente, anche  la sua compagna,Margaret, puntò la lancia contro le sconosciute.
Le due figure incappucciate prima si guardarono tra di loro, poi scrutarono la strada. Quando furono certe che fosse deserta si tolsero entrambe i cappucci, rivelando i loro volti.
La donna più alta aveva lunghi e lisci capelli neri e imperscrutabili occhi azzurri, l’altra, invece portava una folta chioma arancio e mossa che incorniciava i grandi e profondi occhi castani.
Quest’ultima portò una mano dietro la schiena e ne estrasse un vecchio cappello di paglia che le due guerriere Kuja subito riconobbero: era quello di Rufy.
“Dite a Boa Hancock” la ragazza dalla folta chioma strinse il cappello al petto “che il primo ufficiale dei pirati di cappello di paglia è qui per parlarle di Rufy!”

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Capitolo 3
*** quel che accadde ***


 
“Finalmente un’isola” Rufy aspirava a pieni polmoni l’aria carica di salsedine. Erano giorni che erano per mare e le provviste erano state razionate, ora, finalmente, poteva mangiare a sazietà  “Presto!Presto! Caliamo l’ancora!” urlò il capitano in preda alla trepidazione.
“Aspetta, dobbiamo trovare un posto sicuro” lo ammonì la navigatrice mentre aiutava gli altri membri della ciurma ad ordinare il ponte; erano usciti da poco da una forte tormenta che aveva messo a dura provo la loro adorata Sunny.
“Nami!” Usopp, di vedetta, richiamò l’attenzione della navigatrice “C’è un’insenatura da quella parte!”
Franky non attese neanche il comando della ragazza e subito si diresse nel punto indicato dal cecchino.
Quando calarono l’ancora erano pronti per scendere dalla nave, il posto era abbastanza sicuro  e non c’era traccia d’uomo a distanza di miglia, avrebbero potuto  tranquillamente lasciare la Sunny incustodita.
“Andiamo! Andiamo!” gridava estasiato il capitano “Ho fame!” . La solita tiritera, ma prima che Rufy potesse scendere dalla nave, Usopp lo bloccò “Dobbiamo prima fare una cosa”
“Che cosa?”
“Decidere cosa dobbiamo prendere!”
“Io mi occupo delle provviste” disse Sanji “Le signorine mi accompagnano?” si era messo tra Nami e Robin circondando le loro spalle con le braccia.
“No, no” disse Usopp portando davanti a se degli stuzzicadenti stretti nel pugno “Deciderà la sorta!”
“Che vuoi dire?” chiese Robin liberandosi non curante dall’abbraccio del cuoco che cadde a terra con le labbra protese a scoccare un bacio.
“Be” cominciò Usopp, ma non finì la frase, prese per mano Rufy e Sanji e li mise da un lato, poi svegliò Zoro, che stava beatamente ronfando contro l’albero maestro, e lo fece alzare  mettendolo accanto a Rufy; tutti lo guardarono incuriositi.
“Zoro e Rufy non possono assolutamente stare insieme!” disse “Il loro senso dell’orientamento  è inversamente proporzionale alla loro capacità di provocare danni” Tutti gli altri annuirono, ignorando le proteste dei due soggetti .
“Poi”continuò il ragazzo, gonfiando il petto di orgoglio per essere stato assecondato “Sanji e Zoro litigano sempre, ciò provoca molti danni, mentre Rufy mangerebbe tutte le provviste appena comprate e Sanji lo ucciderebbe”.
“Sono d’accordo per quanto riguarda Rufy” disse Sanji accendendosi la sigaretta “Ma per quanto riguarda testa d’alga … non voglio essere considerato al suo livello. È lui l’attaccabrighe”
“Ha parlato il principe dei gentiluomini che va sempre in bianco”
“Che cosa hai detto?” tuonò il cuoco,ma furono  entrambi messi ko dalla navigatrice prima che potessero continuare a litigare “Vai avanti!” disse sorridente la ragazza.
“Allora” continuò il cecchino, ignorando quel che era appena successo “Ho colorato la punta di questi bastoncini: rosso per Rufy, verde per Zoro, blu per Sanji; chi lo prende andrà con il colore rispettivo”
“Non è male come idea” convenne l’archeologa.
“Io non sono d’accordo” disse Sanji dopo essersi ripreso “Sono perfettamente in grado di occuparmi di entrambi. Non c’è bisogno di fare un gruppo solo per me. A meno che non ci siano le mie adorate Nami – swan e Robin- chan”
“Ok” disse Usopp, aggiungendo un altro bastoncino con la punta blu al mucchietto “Prima le signore”
Il destino, come detto da Usopp, volle che Nami e Chopper accompagnassero Rufy alla ricerca di informazioni, Robin,Franky e Brook dovevano procurarsi il materiale per riparare la nave e Sanji, Zoro e Usopp dovevano occuparsi delle provviste: non si sa chi dei tre fosse più infelice.
Tutta la ciurma di cappello di paglia, seppur divisa, tra le strade del paese  venne a conoscenza che l’imperatrice pirata e la marina avevano attraccato alle coste della loro isoletta e tutti si chiedevano se fosse un bene o un male.
“Andiamo a trovare Hancock!” urlava Rufy, allegro. Era da tanto che non vedeva la sua amica, ma la navigatrice, che indossava come Chopper un mantello, non era d’accordo “ Ci sono anche i marine, se hai ascoltato. E indossa un mantello anche tu!” lo rimproverò “Sei troppo riconoscibile!”
“Non mi va!” rispose lui. Era un testone.
“Ehi, voi!” tutti e tre si voltarono al grido, maledicendosi subito per averlo fatto: era un soldato della marina che aveva riconosciuto Cappello di Paglia.
“La marina!”Gridò Chopper spaventato,si trasformò e corse avanti, seguito da Nami e Rufy.
“Vedi che succede quando non mi ascolti? Ti hanno riconosciuto!”lo sgridò la navigatrice mentre scappavano a perdifiato dalla dozzina di marinai che si era velocemente radunata e che gridava il nome di Rufy con l’ammonito di fermarsi.
Ben presto i soldati cominciarono a sparare contro i ragazzi. La folla si era dileguata lasciando spazio a quei buffi ragazzi che scappavano dalla marina, qualcuno riconobbe Rufy ma nessuno dei civili provò a fermare la loro corsa.
Rufy si  fermò di colpo e si gonfiò “Pallone Gom Gom!” ; era la sua tecnica per spedire indietro i proiettili, gli avrebbe dato un notevole vantaggio sui loro inseguitori.
“Ce l’abbiamo fatta!” gridò la navigatrice entusiasta vedendo i proiettili rispediti al mittente con un gran frastuono ed esplosioni, ma il suo sorriso si raggelò appena vide il suo capitano accasciarsi a terra con un visibile e sanguinante foro di proiettile sul braccio. Chopper si allontanò “Puzza di amalgatonite!” disse allarmato.
Nami si guardò intorno, i soldati si stavano avvicinando “Riesci a camminare?” chiese al suo capitano mentre lo sollevava da terra “S-si” balbettò lui, visibilmente sotto sforzo. “Chopper, vai a cercare gli altri” ordinò, e mentre la renna si allontanava di corsa, Nami mise in piedi il suo capitano e cercò di correre verso il vicolo più vicino prima che i soldati gli potessero raggiungere.
 
“Maledetto cuoco!”  Zoro digrignava i denti.
 Il cuoco l’aveva insultato, dicendogli che neanche con un eternal pose sarebbe stato in grado di raggiungere la nave da solo. Zoro l’aveva presa come una sfida e si era allontanato dal gruppo, scrollandosi di dosso il cecchino che si era buttato ai suoi piedi pregandolo di non farlo. Ora però aveva un problema. Si era perso.
La sua attenzione fu richiamata da un gruppo di marine che correva in lontananza, si nascose il viso con la stoffa del mantello che Brook aveva insistito che tutti indossassero e fece scattare una delle sue katana, ma fu una precauzione inutile: i soldati gli passarono accanto ignorandolo, però riuscì chiaramente a distinguere le parole “avvistato” e “cappello di paglia” dai loro discorsi urlati contro il vento e il frastuono dei loro stivali sulla strada.
“Che idiota!” commentò lo spadaccino capendo che il suo capitano si era nuovamente ficcato nei guai e fu in quel momento che sentì il rumore degli zoccoli di Chopper in lontananza.
 
Avevano girato un altro angolo trovandosi in un vicolo cieco.
 Le grida dei marine si facevano sempre più vicine e i rantoli di dolore di Rufy sempre più frequenti.
Nami doveva pensare in fretta. Aveva lasciato il clima tack sulla Sunny, certa che non ne avrebbe avuto bisogno dato che si trovava con Rufy e si stava maledicendo per questo, sarebbe stato utile per aprire loro la strada.
“Stanno arrivando” commentò Rufy  mettendosi dritto a fatica, aveva intenzione di combattere.  Nami doveva impedirglielo.
Una sola idea venne in mente alla ragazza, appellandosi alla speranza che lo spirito di osservazione di quei marines fosse inesistente.
Tolse il cappello a Rufy,  tolse il proprio mantello per metterlo sulle spalle del ragazzo in modo da nascondere sia il cappello che il suo abbigliamento, gli gettò le braccia al collo dicendo “Nascondi il tatuaggio” e lo baciò disperatamente.
Rufy, seppur sorpreso, obbedì alla ragazza, stingendola per nascondere il tatuaggio e ricambiando il bacio.
Nami sperava che i marines gli scambiassero per dei fidanzati alla ricerca di privacy e troppo impegnati a baciarsi per accorgersi della presenza di due pericolosi criminali.
Nessuno aveva visto che era lei la compagna di Rufy; grazie al mantello poteva essere scambiata per chiunque, anche per Sanji o Zoro. Sperava che nessuno si fosse accorte che era lei.
E così fu. Sentì i passi dei marine mentre le labbra di Rufy si contorcevano in smorfie di dolore contro le sue  e sentì chiaramente che dicevano “C’è solo una coppietta di là. Loro devono aver preso un’altra strada”.
Quando non sentì più alcun passo in lontananza si staccò dal suo capitano. Lo aiutò ad appoggiarsi a terra e andò a controllare la strada principale. Nessuno in vista.
Nami tornò da Rufy “Possiamo andare” disse sorridendo per tranquillizzare più se stessa che lui.
Rufy la fissò con i suoi penetranti occhi scuri “Molto ingegnoso” disse solamente, sorridendo alla ragazza che avvampò di colpo. Sì, l’aveva baciato per salvarlo, per ingannare i Marine e ci era riuscita e le era anche piaciuto il contatto con le labbra del suo capitano che sapevano di mare e di avventura.
“Andiamo” ripeté la ragazza, aiutandolo ad alzarsi “Dobbiamo raggiungere la Sunny”.
 
“Chopper,calmati!” lo spadaccino cercava di capire le parole confuse e ansiose della piccola renna, rese ancora più incomprensibili dalle lacrime che versava “Nami e Rufy” riuscì a singhiozzare “e la marina” .
Bastarono solo queste parole e Zoro capì “Fammi strada”.
 
“Eccoli laggiù!”
“Merda!” gridò la navigatrice mentre riprendeva a correre tenendo per mano il suo capitano. La marina li aveva avvistati nuovamente e  aveva ripreso a inseguirli più agguerrita che mai.
Le strade per loro sconosciute erano un vero problema. Le imboccavano alla cieca e ansimavano entrambi per la stanchezza. Erano sfiancati e Rufy era diventato sempre più pallido: stava perdendo molto sangue.
Imboccarono un altro vicolo cieco.
“Che facciamo?” urlò Nami disperata guardando furiosa il muro di mattoni di fronte a lei, era tremendamente preoccupata per Rufy e voleva far qualcosa per aiutarlo, ma cosa?
Era in preda al panico e sapeva che il trucco dei fidanzati non avrebbe funzionato di nuovo.
Allora fu Rufy a prendere la decisione: si tolse il cappello, lo mise tra le mani della navigatrice e la baciò su una guancia.
“Riportamelo” disse  prima di uscire dalla strada con le mani in alto, urlando “È me che volete”.
 
Zoro vide il suo capitano uscire con le mani in alto e camminare sicuro verso i soldati che erano dapprima sospettosi e che poi lo afferrarono per le braccia mettendogli le manette agli esili polsi.
Zoro sguainò due delle sue spade e corse verso di lui.
I soldati lo riconobbero subito e cercarono di sparargli contro, inutile dire che lo spadaccino tagliò a metà tutte le pallottole che arrivavano.
 
Nami fu felice nel vederlo. Avrebbe pensato lui ai marine e avrebbe sicuramente salvato Rufy.
 
Rufy osservò silenzioso il suo vice farsi strada e colpire con i suoi fendenti chiunque gli parasse la strada. Il suo sguardo cadde sulla strada dove aveva lasciato Nami: la ragazza si era affacciata per vedere quello che accadeva, ma lui non poteva permettere che i Marine si accorgessero della sua presenza e la arrestassero. Non era in grado di difendersi da sola.
“Zoro, basta!” gridò autoritario.
Lo spadaccino si fermò, sorpreso. Lanciò prima uno sguardo al suo capitano, poi scorse con la coda dell’occhio la loro navigatrice con il suo cappello in mano e capì. Rifoderò le spade “Se arrestate il mio capitano” disse “arrestate pure me!”.

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Capitolo 4
*** il ruolo di Tashigi ***


Nami si portò una mano d’avanti alla bocca per trattenere i singhiozzi e il tremulo.
Aveva raccontato alla principessa serpente tutto quello che era accaduto, omettendo solo lo stratagemma del bacio: era una cosa che voleva tenere per sé.
Boa Hancock aveva accolto le due ragazze circondata da tutte le sue guerriere e le aveva subito interrogate sul loro rapporto con il suo adorato Rufy e su cosa fosse successo al suo futuro sposo.
Quando fu informata che due donne, di cui una che affermava di essere il primo ufficiale del suo amato, si erano presentate d’avanti alla sua nave per parlare del suo amore molti pensieri le vennero alla testa; il primo fu che Rufy l’avesse mandate a cercarla per chiederle la mano, ma, essendo troppo timido, avesse mandato avanti le due donne.
 Ma quando vide la ragazza con in mano il cappello tanto amato da Rufy, capì che doveva essergli successo qualcosa: lui non avrebbe mai lasciato così leggermente il suo cappello.
“Noi abbiamo un piano” continuò la donna dai capelli neri che disse di chiamarsi Nico Robin  e che un tempo era stata il braccio destro dell’ ex- membro della flotta dei sette Crocodile
“Ma abbiamo bisogno di lei”
“Farò qualsiasi cosa per salvare il mio amore” si precipitò a dire la donna cullandosi nel pensiero che, se Rufy l’avesse vista pronta a salvarlo, si sarebbe convinto che lei era la compagna ideale per lui.
“Allora” disse la ragazza dai capelli rossi, asciugandosi le lacrime con il palmo della mano “ci aiuti a infiltrarci sulla nave dei marines usando la sua influenza sul governo”
 
Tashigi ascoltò il discorso della piccola renna in silenzio. Gli raccontò di come aveva lasciato il capitano e la navigatrice, di come aveva incontrato lo spadaccino e portato da loro e di come incomprensibilmente i due avevano deciso di farsi arrestare e riferì anche parti del racconto di Nami: di come Rufy si fosse sacrificato per lei e di come Zoro l’avesse aiutato a coprirla.
I Mugiwara l’avevano portata in un bar piuttosto affollato per tranquillizzarla: la clientela era per di più di Marine e civili, nessun pirata a parte loro quattro.
“Non capisco cosa vogliate da me!” disse alla fine il capitano di vascello.
 Non ne era a conoscenza dell’arresto di Zoro anche se era avvenuto diverse ore prima, fremeva dalla voglia di assicurarsi che stesse bene,di vederlo,  ma doveva pur mantenere l’apparenza.  
“Madama” il cuoco continuava a fare lo sdolcinato “noi la stiamo solo informando che verremo a riprenderci i nostri compagni!”
“Non solo questo” il buffo scheletro prese la parola “Lei è l’unica che può farci un favore: deve evitare che vengano avvisati gli ammiragli”
“Che cosa?” non riusciva a capire “Io sono un Marine, non posso assecondare le richieste di pirati! E quei due sono dei pirati molto pericolosi che meritano di essere giustiziati”
Il ragazzo con il nasone finì di sorseggiare la sua birra “Ci siamo rivolti a lei facendo appello al suo affetto per Zoro” disse “Credevo che volesse essere lei quella che lo avrebbe catturato dopo un regolare duello di spade. Ma si vede che mi sbagliavo”
Si alzarono dal tavolo, Tashigi li fissava perplessa “Che state facendo?” chiese.
“Noi salveremo i nostri compagni” rispose Sanji “volevamo solo avvisarla”.
 
Robin era uscita a chiamare Franky, lasciando Nami da sola con Hancock per spiegarle il loro piano. Avevano ottenuto il permesso di far salire anche il resto della ciurma, seppur uomini, sulla nave delle Kuja.
Boa Hancock scrutava pensierosa la ragazzina di fronte a lei.
 Lunghi e mossi capelli arancio, gambe magre con pantaloni a vita bassa, un seno abbondante stretto in un bikini rosso a fiori bianchi, un tatuaggio con una strana fantasia sulla spalla sinistra.
 La ragazza continuava a stringere tra le dita affusolate il cappello del suo amato Rufy, non lo lasciò neanche quando le venne ordinato di farlo, facendo montare su tutte le furie l’imperatrice.
 Hancock osservò il braccialetto dorato e il log pose al suo polso: quella ragazza ricopriva sicuramente anche il ruolo di navigatore sulla nave del suo adorato. Ed era per lei che il suo amato si era fatto arrestare ma, per quanto si sforzasse, non vedeva niente di speciale in quella insulsa ragazzina per giustificare il gesto del suo adorato di sacrificare la propria libertà.
“Parlami del tuo rapporto con Rufy” ordinò austera la principessa serpente.
La navigatrice la guardò dapprima stupita, poi arrossì vistosamente “Lui è mio amico” disse
“E poi?”
“Sono in debito con lui”
“Per quale motivo ?”
“Ha salvato me e il mio villaggio alcuni anni fa, ed oggi ha impedito che venissi arrestata”
“Cosa sei per lui?” Hancock scrutava seria la ragazza, voleva leggere anche la minima traccia di menzogna nei suoi occhi.
“Sono il suo navigatore” rispose la ragazza, fiera “E nient’altro”
Nami sapeva che non è oro tutto ciò che luccica e nonostante la bellezza e la classe che trasmetteva ogni poro di quella donna, sentiva dentro di sé che non le era amica, non si fidava di lei al punto da rivelarle il forte legame che sentiva per il suo capitano.
“Va bene” disse l’imperatrice, alzandosi mettendo in mostra la sua alta e snella figura. Era molto più alta di Nami e aveva un seno decisamente più grande sia di quello della navigatrice che di quello di Robin.
“Parlami del vostro piano” ordinò.
 
Tashigi sbattè rumorosamente la porta della cabina in cui si trovavano i suoi soldati “Per quale motivo” urlò “non sono stata informata immediatamente della cattura di Roronoa Zoro e Monkey D. Rufy?”
I militari, abituati a vedere il loro capitano sempre dolce e gentile, rimasero shoccati da questo suo comportamento “Gli abbiamo consegnati al viceammiraglio Smoker”
“Cavolo” commentò la ragazza, sapeva che era inevitabile che passassero dalle mani del suo superiore ma era comunque preoccupata per loro, per lui…
“Sono stati avvisati gli ammiragli o il grandammiraglio?” chiese ai suoi soldati
“Stavamo per farlo” rispose uno dei soldati, con un lumacofono in mano.
“Avvisate il viceammiraglio Garp, invece” ordinò lei “Me ne prendo io la responsabilità”, detto questo uscì di corsa, andando verso la cambusa, dove tenevano le prigioni di agalmatonite.
 
Smoker sedeva di fronte alla gabbia dove erano richiusi due dei suoi più odiati ricercati, non gli sembrava vero che fossero ammanettati e chiusi dietro le sbarre.
Il viceammiraglio fumava tre sigari contemporaneamente, visibilmente nervoso: i conti non quadravano.
 Perché due delle undici supernove si erano fatti arrestare così facilmente? Dov’era il resto della ciurma? Perché stavano ridendo incuranti della loro situazione?
“Ehi, fumoso!” il ragazzo di gomma richiamò l’attenzione dell’uomo.
“Che vuoi?” sbuffò il militare, sempre tenendo lo sguardo fisso sulla gabbia, “Ho fame!” rispose il pirata. Smoker alzò gli occhi al cielo, era la terza volta che il prigioniero continuava a chiedere cibo e lo otteneva, ma stava veramente mettendo a dura prova la dispensa dei marines e anche la sua pazienza.
“Pensi solo a mangiare?” sbuffò il militare.
“Non è in grado di fare altro” rispose l’ex cacciatore di taglie, sbadigliando.
“Ora che ci penso” disse Smoker “Che fine ha fatto il tuo cappello, moccioso?”
“Non te lo dico” rispose Rufy, facendogli la linguaccia.
La porta si spalancò e Tashigi entrò trafelata, inciampando continuamente.
Zoro si inorridì : odiava stare nella stessa stanza con Tashigi; la ragazza le ricordava troppo la sua amica d’infanzia morta tanto tempo prima.
 “Guarda” disse Rufy come un bambino meravigliato “la donna spadaccino”.
Tashigi si alzò, togliendosi la polvere dagli abiti “Sono venuta a conoscenza della loro cattura, complimenti signore!” disse sorridente al suo superiore, evitava di guardare verso le sbarre: aveva paura d’incrociare lo sguardo dello spadaccino.
“Ma quali complimenti” sbottò Smoker buttando un’enorme quantità di fumo ed alzandosi in piedi “Quelli idioti hanno usato i nuovi proiettili in dotazione che avevo proibito” , la ragazza lo guardò  interrogativa, lui sbuffò “Quei proiettili” spiegò “rilasciano amalgatonite direttamente nel sangue. Abbiamo dovuto operarlo”
Rufy regalò un enorme sorriso ai due militari. Smoker continuò “È fortunato ad avere una forte resistenza ai veleni, un uomo normale sarebbe morto sul colpo”
“Non sottovalutateci” disse sprezzante lo spadaccino con un risolino di scherno.
“E i loro compagni?” chiese Tashigi, sempre evitando di guardarli “Non crede che verranno a riprenderli?”
“Ho dato disposizioni che chiamassero gli ammiragli” rispose il suo superiore “Non avranno scampo con loro”
“Non verranno” disse la ragazza, abbassando lo sguardo e sistemandosi gli occhiali “Ho ordinato di chiamare il viceammiraglio Garp”
“Che cosa?” chiese Smoker, certo di aver capito male. Tashigi non era tipo da fare di testa sua.
“Ho pensato che fosse più sicuro” disse la ragazza “è molto più ragionevole degli ammiragli”
Smoker non rispose. Stava soppesando le parole della ragazza. C’era qualcosa che non andava, ma cosa?
“Signor Smoker”
“Dimmi”
“Posso avere le spade di Zoro?”  chiese la ragazza arrossendo.
“Le mie spade no!” gridò lo spadaccino, cercò di alzarsi, ma le manette alle caviglie e ai polsi gli impedirono di farlo. Per la prima volta Tashigi lo guardò “Le metterò nella mia cabina, òa porta accanto a questa”
“So dove si trova la tua cabina” sbottò Smoker “Puoi prenderle” disse indicando il tavolo su cui erano posizionate le tre katana.
La ragazza non le prese subito, continuava a scambiarsi sguardi mesti con lo spadaccino; lo stava aiutando e il sorriso che improvvisamente lui le rivolse le fece capire che aveva compreso le sue intenzioni e gli indizi che aveva lasciato nel suo discorso.
“Viceammiraglio. Capitano” un soldato era appena entrato, interrompendo l’alchimia di sguardi che si era creato tra il prigioniero e il capitano e i tentativi di Smoker di decifrare quelle occhiate “Che vuoi?”” grugnì quest’ultimo, infastidito.
“C’è una guerriera Kuja sul ponte”.
 
Nico Robin stava lottando contro il desiderio di spezzare il collo a tutti quei soldati che la guardavano languidi. Vedeva chiaramente che la stavano spogliando con gli occhi e la cosa la infastidiva. Non le piaceva essere sotto tutta quella attenzione, specialmente se si trattava di soldati.
Per fortuna la maschera che le aveva procurato Hancock l’aiutava nella sua messa in scena, doveva solo stare calma e fingersi una Kuja.
Smoker arrivò con il suo solito passo spedito e fissava la nuova arrivata con fare sospetto.
“Che diavolo vuoi?” disse sgarbatamente.
Nico Robin gli consegnò una lettera che l’uomo non degnò minimamente di uno sguardo
“Non mi interessa leggere, dimmi perché sei qui”
Robin corrucciò le labbra, era davvero un uomo impossibile “L’imperatrice Boa Hancock avvisa di essere venuta a conoscenza della cattura dei pirati Monkey D. Rufy e Roronoa Zoro ed annuncia la sua visita per domani” si era sforzata di alterare la voce per non farsi riconoscere; lanciò un’occhiata a Tashigi che era comparsa alle spalle di Smoker “Chissà se ci ha aiutati” pensò, poi si rivolse nuovamente a Smoker “Con permesso” disse dandogli le spalle e dirigendosi verso la passerella con passo spedito.
“Non ho detto che ha il permesso di salire  a bordo di questa nave” tuonò il viceammiraglio.
Robin non si voltò “La mia signora non ha bisogno del permesso di nessuno” disse con fare austero e lasciò la nave, portandosi dietro altre occhiate languide.
Grazie a lei, nessuno si accorse che Usopp e Franky erano sui tetti dei palazzi di fronte a cercare il punto migliore per attaccare la nave militare dall’alto.
Il piano aveva inizio.

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Capitolo 5
*** basta guardare la luna ***


 
“Non riesci a dormire?” 
Nami trasalì nel sentire la voce di Robin. Era immersa nei propri pensieri mentre contemplava la luna e non l’aveva sentita entrare.
Robin si sedette accanto a lei alla scrivania; si trovavano sulla Sunny per la notte e l’archeologa aveva appena finito di studiare il piano della navigatrice insieme ad Usopp e Franky.
“Pensavo a Rufy” ammise Nami, senza arrossire; a Robin poteva dirlo, con lei poteva essere sincera. E forse fu proprio per questo motivo che scoppiò in lacrime gettandosi tra le braccia dell’amica.
“Nami” cercò di calmarla l’archeologa “ che ti succede?”
“Lui” singhiozzò la navigatrice “lui si è sacrificato per me! E io sono rimasta a guardare senza fare niente!”
Robin le accarezzò i lunghi capelli, sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Era un pensiero che vedeva tormentare troppo spesso l’amica per rimanere assopito a lungo.
“Nami, non è vero che non hai fatto niente!” le disse sorridendo “Hai organizzato questo magnifico piano! Hai coinvolto sia l’imperatrice pirata che una marine facendo leva sui loro sentimenti! Un piano ingegnoso che solo la tua mente poteva partorire”
“Molto ingegnoso” disse la ragazza, ancora singhiozzando.
“Cosa?” chiese l’archeologa.
“Molto ingegnoso” ripetè Nami “Sono le parole che mi disse Rufy dopo che l’ho baciato” e per la prima volta raccontò lo stratagemma del bacio.
Robin regalò un sorriso alla sua amica, commossa dall’imbarazzo che imporporava le gote della navigatrice nel raccontare la verità “Tu l’hai già salvato una volta” le disse dolcemente     “ riusciremo a salvarlo anche questa volta. Non sei sola. Ci siamo noi con te. Non vorrai arrenderti,vero?”
“Io non mi arrenderò” disse la ragazza, tirando su con il naso “ Lo sto facendo per lui.” Disse “dopo tutto quello che lui ha fatto per me non posso abbandonarlo. Lui ha toccato il mio cuore e la mia anima, non posso vivere senza vedere il suo sorriso. Non me lo perdonerei mai se non riuscissi a riprendermelo”
Disse queste parole tutte d’un fiato, come se non vedessero l’ora di uscire fuori.
Robin le accarezzò il viso, scacciandole una lacrima fuggiasca con un dito “Va’ a dormire ora” le disse “Domani è un grande giorno. Devi essere pronta”.
Al contrario della diretta interessata, l’archeologa aveva capito che la navigatrice si era innamorata perdutamente del loro capitano.
Nami annuì e obbedì all’amica.
“E poi” continuò Robin “si dice che i veri innamorati guardano la luna nello stesso momento”
“Cosa?”
“Niente, Nami. Buonanotte”.
 
“Che pensi?” chiese Zoro al suo compagno di cella che fissava imbambolato la luna oltre le sbarre del piccolo oblò “Perché guardi la luna?”
“Mi ricorda una forma di formaggio” rispose Rufy “e Nami” aggiunse con un sospiro.
“Nami? La mocciosa?”
“Già, mi chiedo se stia bene”
“Perché non dovrebbe?”
“La conosci. Ora si starà facendo problemi per non essere riuscita a salvarci”
Zoro trattenne una risata. Il loro guardiano si era addormentato sulla sedia e temeva di svegliarlo.
La cosa che lo fece ridere era pensare che Nami fosse preoccupata per loro “Quella pensa solo a se stessa” disse al suo capitano “Figurati se pensa a noi”
“E invece ti sbagli” sbottò Rufy, indignato “Lei è il tipo che si sacrifica per gli altri, che si preoccupa anche se non lo fa vedere”
Zoro lo guardò: sembrava che Rufy fosse veramente infuriato, come se non volesse che qualcuno parlasse male della sua navigatrice. Forse per lo spadaccino  quello era il momento giusto per provare una sua teoria che il tempo aveva maturato nella sua testa.
“La conosci bene, eh?”
Rufy giocherellò con le manette prima di rispondere: “Conosco le sue paure e lei le mie. I nostri sogni sono complementari: ho bisogno di lei per poterlo esaudire. I miei dubbi gli ha sempre dissipati e mi è stata di sostegno in molti momenti” fece una pausa.
Zoro tacque, voleva vedere se andava avanti.
Conosceva il suo capitano: se non veniva interrotto era anche lui in grado di formulare un discorso serio, ovviamente se venivano colpite le corde giuste.
  E così fu.
“La conosco così bene che riconoscerei il suo profumo tra mille.” Continuò “ L’ho vista piangere, l’ho vista sorridere e anche dormire beatamente. Fa la forte ma in realtà è fragile.” Si morse le labbra, come a voler sentire il sapore che ci aveva lasciato sopra la ragazza quel mattino. Non si aspettava che lo facesse. L’aveva piacevolmente sorpreso.
 In quel momento, per lui, il tempo si era fermato. Le ferite non gli facevano più male.
 Erano solo lui e lei.
 Il resto, anche la loro libertà, in quel momento, per lui, non contavano.
“Perché le hai lasciato il cappello?” chiese Zoro, interrompendo il ricordo dolce della sensazione delle labbra di Nami sulle sue.
Rufy piegò il capo “Perché voglio che me lo riporti.” Rispose semplicemente “Lei ha toccato il mio cuore e anche la mia anima. So che verrà da me. Manterrà la promessa  e me lo ridarà”
Zoro sorrise “Ti sei forse innamorato di lei?”
“Eh?!?” fece Rufy arrossendo “N-no, ti sbagli!” balbettò imbarazzato.
 Era un pessimo bugiardo .Zoro sghignazzò.
Vedendo il suo vice così divertito, Rufy corrucciò il labbro. Non gli piaceva essere preso in giro. “E tu e Tashigi?” disse sorridendo perfido.
Zoro ammutolì “Che vuoi dire?” grugnì.
“Quello scambio di sguardi” rispose il capitano in una perfetta imitazione di Usopp quando cerca di prendere in giro qualcuno.
Zoro arrossì per la rabbia “Dormi che è meglio!” borbottò.
Ma Rufy ricominciò a guardare la luna “Ti sto aspettando, Nami

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Capitolo 6
*** il piano ha inizio ***


 Hancock salì sulla nave della marina il mattino dopo seguita da una schiera di cinque Kuja come scorta, tra di loro c’erano pure Nami e Robin mascherata.
I marinai fremevano visibilmente dall’eccitazione nel vedere tutte quelle donne bellissime e faticavano tantissimo a trattenersi dal rivolgere loro parole di apprezzamento volgari. Sapevano tutti che l’imperatrice poteva tramutarli tutti in pietra.
Smoker raggiunse Hancock sul ponte, visibilmente innervosito dalla sua presenza. Quella donna l’aveva battuto in uno scontro durante la guerra di Marineford, impedendogli di catturare cappello di paglia. Ora che si trovava nelle sue mani, era certo che fosse venuta per liberarlo.
“Tashigi” urlò l’uomo senza neanche rivolgere il minimo segno di saluto alla donna membro della flotta dei sette “Le manette”
Boa Hancock corrucciò le labbra. Avevano tenuto conto che Smoker avrebbe adottato delle contromisure venendo a conoscenza della sua visita, ma la infastidiva lo stesso che le impedisse di salvare il suo amato.
Tashigi obbedì al suo superiore. Mentre metteva impacciata le manette intorno ai polsi candidi e sottili della pericolosa donna, incrociò lo sguardo con una guerriera dalla maschera rossa. Aveva l’impressione di conoscerla, di avere già visto quei grandi occhi castani, ma non poteva fermarsi a lungo a fissarla, doveva riprendere il suo posto di braccio destro di Smoker.
Nami si trattenne dal tirare un sospiro di sollievo. Credeva che Tashigi l’avesse riconosciuta dallo sguardo che le aveva lanciato, ma il fatto che non disse nulla la tranquillizzò.
 Stava andando tutto bene.
“Sei qui per i prigionieri?” chiese Smoker retorico.
Hancock lo fissò con occhi di ghiaccio “Non vorrai giustiziare il mio uomo senza permetterli di vedermi un’ultima volta, vero?”.
Smoker non rispose “La tua scorta lasciala qui” disse
“Una verrà con me” rispose la principessa serpente lanciando un’occhiata fugace a Nami che si trovava alla sua destra.
“Perché?”
“Si è unita alle Kuja per poter ri- incontrare Rufy. Sembra che alcuni anni fa le abbia salvato la vita e non sia mai stata in grado di ringraziarlo”
Nami  dovette ammettere che Hancock era veramente convincente come attrice, lei stessa avrebbe creduto a quella storia improvvisata.
Il viceammiraglio di Marina scrutava sospettoso la donna “E sia” disse “Non credo ci sia bisogno di perquisirla, Tashigi controlla se ha mangiato un frutto del diavolo”
L’abbigliamento che Hancock aveva scelto per la ragazza era dei più succinti, sembrava che volesse risparmiare sulla stoffa; Nami era subito arrossita quando lo provò : si sarebbe sentita più vestita se fosse stata nuda. L’unica fortuna era l’ampia e lunga manica solo sul braccio sinistro, fatto apposta per nascondere il tatuaggio.
Tashigi le si avvicinò con un pezzo di amalgatonite in mano; vedendo che non ebbe alcuna reazione Smoker fece segno di seguirlo.
 
Era il momento della seconda fase del piano.
Le guerriere Kuja cominciarono a distrarre i marinai, mentre Robin ne metteva fuori combattimento alcuni per rubargli i vestiti.
 
Zoro sentiva dolore dappertutto. Quell’idiota di Rufy gli si era addormentato addosso e aveva disturbato il suo sonno.
Lo spadaccino si chiedeva quanto avrebbero messo i loro compagni ad arrivare. Aveva capito che Tashigi gli aveva incontrati e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, era felice che la ragazza li stesse aiutando. Quando si sarebbe liberato, le avrebbe permesso di avere un vantaggio in combattimento.
Zoro spostò lo sguardo su Rufy; il suo stomaco stava brontolando rumorosamente e dalla sua faccia si capiva che si annoiava da morire.
 Sorrise.
 Entrambi sapevano che la loro permanenza in quella gabbia sarebbe stata breve, che era solo una questione di momenti prima dell’arrivo dei loro compagni.
La porta della cabina si aprì e il capitano della Sunny sgranò gli occhi alla vista delle persone che si erano fermate d’avanti alla loro prigionia.
“Hancock!” gridò sorridente come se non si trovasse incatenato e rinchiuso.
 La bella donna arrossì visibilmente e i suoi occhi brillarono per la commozione di aver sentito il suo nome pronunciato dalle labbra di Rufy “Oh tesoro” disse con fare tremulo.
“Come stai?” chiese Rufy.
“Io sto bene” rispose Hancock “Ma vorrei tanto che tu uscissi da qui!”
“Sta tranquilla” rispose lui, affabile.
Zoro si trattenne dal ridere davanti a quella scena. Era questo il bello del suo capitano. Avrebbe affrontato qualsiasi cosa con un sorriso.
“E lei?” chiese Rufy sbirciando la ragazza alle spalle di Hancock “ È nuova? Non la ricordo”
Anche Zoro guardò la ragazza in questione divenendo subito paonazzo.
La ragazza era praticamente nuda: una sorta di pantaloncino striminzito metteva ben in risalto le curve delle cosce e del didietro, la parte superiore consisteva in una fascia che stringeva così forte il seno da sembrare sul punto di straripare da un momento all’altro; sembrava che tutta la stoffa fosse stata usata nella lunga manica che copriva il braccio sinistro.
Portava una mascherina rossa che le nascondeva la parte superiore del viso. I capelli, rossi, erano stretti in una treccia.
Quel corpo snello e allo stesso tempo così formoso erano famigliari a Zoro, ma quell’abbigliamento così succinto neanche Nami l’avrebbe messo.
Nami!
 Zoro la riconobbe. Aveva visto così tante volte quel corpo prendere il sole sul ponte della Sunny sigillato in bikini colorati e fin troppe volte aveva sentito le fantasie di quello stupido cuoco su quella mocciosa che ora aveva l’aria di una che si era ficcata in una situazione più grande di lei.
“ Si, è nuova!” disse Hancock sorridente “Si è unita alle mie guerriere per poterti incontrare”
Nami fece un passo avanti.
Rufy piegò il capo “Chi sei?” chiese.
 Lo sguardo che gli lanciò Zoro le fece capire che lui l’aveva riconosciuta al contrario del suo capitano.
L’imperatrice pirata intervenne come si erano messe d’accordo “Le nuove guerriere non possono mostrare interamente il volto né dire il loro nome prima che il periodo di prova sia finito. È la nostra tradizione” aggiunse, scoccando un’occhiataccia a Smoker.
Nami si avvicinò al militare “Potrei entrare per parlargli?”chiese “Forse se mi vede da vicino mi riconosce”.
Smoker spostò i sigari nella bocca, ma esaudì silenziosamente la richiesta della ragazza, tenendo gli occhi fissi su di lei per tutto il tempo.
 Quando la porta fu chiusa, Rufy disse “Proprio non riesco a ricordarmi”
Nami si trattenne dal picchiarlo per non farsi cadere le chiavi che aveva rubato a Smoker quando si era avvicinata a lui: possibile che Rufy fosse così idiota da non riconoscerla quando anche Zoro ci era riuscito?
“Tu hai salvato il mio villaggio” cercò di misurare le parole “e anche me da una banda di pirati uomini pesce”
Rufy strinse gli occhi e arricciò le labbra, poi scosse il capo “Non mi ricordo” disse.
“Hai vendicato la morte di mia madre”
Lo sguardo di Rufy era sempre più smarrito
“Mi hai portata su un palazzo in mezzo alla neve per farmi visitare da un dottore”
Ma il ragazzo di gomma disse ancora che non si ricordava di lei.
“Be” fece Smoker, avvicinandosi alla porta “Se non si ricorda non vedo perché tu debba rimanere”
“Un attimo” fece lei, allarmata. Non credeva che Rufy fosse così stupido da non riconoscerla subito.
Scambiò uno sguardo con Zoro che sembrava dirle “Che ti aspettavi? Lo sai che è ritardato” e allora non le restava che giocarsi l’ultima carta.
Si inginocchiò, portando il volto alla stessa altezza di quello del ragazzo ammanettato che sedeva in un angolo umido di quella cella sul mare “Vediamo se così ti ricordi” disse prima di afferrare la camicia rossa e appiccicare le sue labbra a quelle di Rufy.
A Smoker cadde uno dei due sigari dalla bocca mentre Tashigi si copriva il viso per l’imbarazzo. Lo stesso fece Zoro distogliendo lo sguardo, Hancock, invece ,gridò “Smettila subito”  rossa in viso per la rabbia.
Nami si scostò leggermente dal ragazzo mordendosi il labbro inferiore.
 Rufy la guardò nei grandi occhi castani coperti dalla mascherina e sorrise “Ora mi ricordo di te”.
Hancock stringeva le dite tra le sbarre di amalgatonite, incurante del dolore che le provocava il contatto con il minerale. Digrignava i denti pericolosamente.
“E a me niente?” chiese Zoro, divertito dalla situazione. Tashigi portò una mano alla spada inconsciamente.
Nami si avvicinò allo spadaccino e lo abbracciò.
 Quando si avvicinò alla porta, la ragazza si voltò per dire“Addio, Zoro!Addio, Rufy!”
“Addio, piccola ladruncola” rispose cappello di paglia alla donna che custodiva il suo tesoro e anche il suo cuore.
 
Nonostante tutte le continue richieste di Hancock di entrare nella cella, Smoker fu ben felice di portare via quelle due donne. L’imperatrice non faceva altro che urlare contro la sua subordinata appellandola in tutti i modi più allucinanti possibili; la povera ragazza taceva, ma le gote le erano diventate dello stesso colore della maschera e dei capelli segno che, se non fosse stata l sua principessa, l’avrebbe soffocata volentieri.
Giunto sul ponte, Smoker vide tutti i suoi uomini comportarsi come se si trovassero in qualche bettola da quattro soldi.
Stavano letteralmente buttati ai piedi delle amazzoni, supplichevoli delle attenzioni di quelle donne che, crudeli, ne davano un po’ a ciascuno, non saziando mai abbastanza la loro voglia; le loro carezze si bloccavano e passavano al marinaio successivo proprio nel momento in cui il precedente sembrava sul punto di staccarsi il cuore dal petto.
“Ordine!” urlò Tashigi, vergognandosi per i suoi uomini.
I marinai non la sentirono affatto, tanto erano impegnati a baciare la terra su cui camminavano quelle dee crudeli.
Smoker scoccò un’occhiataccia a Hancock che sembrava non avere alcuna intenzione di richiamare all’ordine le sue guerriere, quindi toccava a lui. “Branco di smidollati!” urlò “Non avete mai visto una donna? Mettetevi in riga prima che vi sbatta fuori da qui e vi faccia riabbracciare le vostre madri!”
Quello che non si poteva dire di Smoker era che non si facesse rispettare dai suoi uomini. I soldati si misero subito in riga appena il viceammiraglio cominciò a gridare.
“Andiamo!” gridò Boa Hancock alle sue guerriere senza rivolge alcuna parola a quell’essere scortese e maleducato che era Smoker.
L’imperatrice, mentre scendeva dalla passerella, si rivolse a Nami al suo fianco “Quel bacio non era nei piani” sibilò “Lo sai che appena sarà libero dovrai vedertela con me per questo, vero?”
Nami non rispose.
 L’imperatrice l’aveva già insultata abbastanza davanti ai due militari, tant’è che fu Tashigi ad intervenire in suo aiuto senza preavviso, puntando la spada contro la gola dell’imperatrice tra lo stupore generale.
Nami ammirava molto il capitano di marina che aveva preso le sue difese, il suo senso di giustizia le ricordava così tanto Bellmere che non poteva non voler bene a quella donna, anche se era una loro nemica. Si era dimostrata disposta a mettersi contro un’esponente del governo mondiale per difendere lei. Fu Smoker a ricordarle il suo posto, ma Nami vide negli occhi di Tashigi la stessa riluttanza di Zoro quando Rufy gli ordinava di trattenersi dall’infilzare qualcuno che non gli andava a genio.
“Non preoccuparti. Sono pronta a tutto” rispose la navigatrice all’imperatrice “Per lui”
 
Nico Robin, vestita da Marine, corse in una cabina che si affacciava sul mare, guardò dall’oblò alla ricerca di un segnale dei suoi amici.
Quando vide il piccolo sottomarino emergere silenzioso dalle acque cristalline creò una catena di braccia ed aiutò Chopper, Brook e Sanji a salire a bordo. Franky avrebbe aspettato nel sottomarino per la via di fuga, mentre Usopp si trovava sui tetti con delle arciere Kuja.
“Sei bellissima” disse Sanji “anche vestita da uomo, sei l’uomo più bello che abbia mai visto”
Considerando dove avesse passato gli anni di allenamento, Sanji doveva aver fatto il pieno di uomini vestite da donne.
“Potrei vedere se porti anche le mutande da uomo?” chiese Brook meritandosi un calcio volante da Sanji.
Robin li sorrise e porse i vestiti rubati ai suoi amici “Sapete che dovete fare” disse prima di uscire per lasciarli cambiare in pace.
 
Usopp, dall’alto del palazzo in cui si trovava, scrutava il ponte in attesa del segnale.
Poco dopo fu raggiunto da Nami. La navigatrice stringeva il clima tack nelle mani.
“Novità?” chiese al cecchino, “Niente”rispose lui.
“Guarda!”
Videro uscire tre soldati insoliti sul ponte: uno gigantesco, uno molto magro che nascondeva le mani nelle tasche e il berretto calcato sul volto in modo che anche i capelli afro gli nascondessero la faccia ed uno che portava la schiena molto dritta.
Quest’ultimo si posizionò al centro del ponte e sollevò il braccio destro.
Usopp regolò i suoi occhialini e vide che stringeva tra le dita un piccolo stuzzicadenti con la punta rossa. “Il segnale” gridò eccitato e la navigatrice fece scendere la nebbia sul molo mentre le arciere scoccavano le prime frecce. 

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Capitolo 7
*** liberi ***


Smoker trasalì sentendo il baccano. Anche i prigionieri rimasero sorpresi dalle urla provenienti da fuori.
“Che succede?” sbraitò l’uomo.
Improvvisamente la porta si aprì e un soldato entrò trafelato “Viceammiraglio!” urlò “Ci stanno attaccando”
“Merda!” borbottò Smoker “Tu resta qui a controllarli!” ordinò al soldato mentre si precipitava fuori. Era certo che si trattasse dei compagni di quei due. Era la sua occasione per catturarli tutti.
Appena si chiuse la porta, il marinaio, con il cappello calato sugli occhi, si avvicinò ai prigionieri.
“Ma come siete carini” disse togliendo una sigaretta da sotto il cappellino “quando siete calmi”
Sanji sorrise ai suoi compagni mentre accendeva la sigaretta.
“Era ora, cuoco da strapazzo” commentò Zoro mentre si toglieva le manette
“Già”convenne Rufy “Non ce la facevamo più a far finta di essere ammanettati”
I due avevano provveduto a liberarsi appena Hancock, Nami e i due ufficiali avevano abbandonato la cabina.Nami aveva nascosto le chiavi sotto la camicia di Rufy e dentro la panciera di Zoro nel momento in cui si era avvicinata a loro. Ovviamente la chiave della cella era nelle mani di Smoker.
“Per quanto io preferisca che tu sia dietro le sbarre” stava dicendo Sanji “devo pur liberare il mio capitano. Hai idea di dove siano le tue spade, marimo?”
“Nella cabina accanto a questa” rispose prontamente lo spadaccino stiracchiandosi la schiena “è la cabina di Tashigi”.
 
Tashigi mise gli occhiali ma la fitta nebbia le impediva lo stesso di vedere da dove provenissero quelle frecce.
“Che succede?” chiese ad un soldato lì vicino
“Ci attaccano, capitano” rispose questi “ma non riusciamo a vedere da dove arrivino”.
Tashigi scrutò una freccia arrivare nella loro direzione e si lanciò in avanti per impedire che il soldato potesse essere colpito. Quando caddero, il viso del capitano colpì il petto del soldato che era insolitamente stretto e morbido, come se si trattasse del petto di una donna. Sollevò lo sguardo. Gli occhi azzurri di Nico Robin la fissavano gelidi. “Grazie per avermi salvato” disse la donna pirata con un sorriso dolce. “Era una trappola” commentò Tashigi prima di alzarsi e correre verso l’interno della nave verso i prigionieri.
 
Sanji entrò nella stanza della ragazza. Il profumo di donna contrastava molto con l’arredamento da militare. Trovò le tre katana sul letto con accanto un kit completo per la manutenzione. Le afferrò velocemente, poi il suo sguardo cadde sulle ante dell’armadio: la taglia della testa muschiata era appesa su di una di esse. Provò l’impulso di strapparla perché, in quella foto, quel baka senza senso dell’orientamento aveva un’aria veramente figa al contrario della sua foto inguardabile, ma non voleva deturpare la stanza di una donna e uscì per tornare dai suoi nakama.
 
“Ma quanto ci hai messo?” commentò lo spadaccino sbuffando.
Sanji non rispose mentre gli passava le spade attraverso le sbarre.
Zoro, felice di riavere le sue compagne al fianco, non attese un momento per estrarre la sua Sandai Kitetsu e tagliò le sbarre come se fossero burro fuso.
“Finalmente” gridò Rufy correndo fuori dalla cabina “Andiamo ad aiutare gli altri”.
 
Appena si affacciarono sul ponte i tre fuggiaschi si trovarono faccia a faccia con il capitano di vascello.
“Siete liberi” commentò Tashigi; non era sorpresa, se l’aspettava.
 Il suo sguardo cadde sulle katana di Zoro. Lo spadaccino se ne accorse “Sei stata gentile a fargli la manutenzione” disse sfoderandone una. La ragazza sguainò la propria “Tu le maltratti, dovevo pur fare qualcosa”
“Non farle del male” disse Sanji mentre si allontanava, “Battila Zoro” lo incoraggiò Rufy correndo verso gli altri.
Quando Brook avvistò il suo capitano e lo spadaccino che era trattenuto dalla ragazza lanciò un urlo “MUGIWARAAAAA!”
 
Sentendo quel grido, Usopp fece segno alle guerriere di ritirarsi, qualcosa era andato storto.
Secondo il piano originario se Rufy e Zoro fossero riusciti ad uscire senza che nessuno della marina se ne fosse accorto, Brook avrebbe dovuto gridare MARINA nel momento esatto in cui fossero tutti al sicuro sul sommergibile. Se invece se ne fossero accorti avrebbe urlato Mugiwara e dovevano ricorrere all’effetto sorpresa.
Lanciò un occhiata a Nami e le diede il segnale. La ragazza fece diradare la nebbia e, insieme al cecchino, corsero via dai tetti.
 
I soldati rimasero molto sorpresi, quando la nebbia si dissolse, nel vedere i due prigionieri e ben 4 altri pirati liberi e sfrontati sulla loro nave.
Lo spadaccino stava già incrociando le lame con il loro capitano e Smoker si era lanciato subito contro il cappello di paglia. Loro erano i pesci piccoli, ma i loro avversari, anche se erano un numero notevolmente inferiore, erano molto più forti e non li avrebbero risparmiati tanto facilmente.
 
Grazie all’haki, Rufy riusciva tranquillamente a colpire Smoker  anche quando il suo corpo diventava fumo.
“Preferisco che sia così” stava dicendo il viceammiraglio con un sorriso sadico “Non mi piace vincere facile”.
Rufy caricò il pugno “Sarai accontentato”.
 
L’effetto sorpresa aveva assortito il suo effetto: Sanji mise fuori combattimento ben dieci soldati senza neanche togliere le mani dalle tasche; Chopper ne spinse cinque in acqua con le sue possenti corna; Brook a suon di “Yohohoho-ho” ne affrontò diversi che erano più inquietati per il suo aspetto che per i suoi attacchi e Nico Robin spezzò il collo a tutti i militari che ebbero l’ardire di provarci spudoratamente quando era vestita da Kuja.
 
“Grazie per l’aiuto” Zoro sorrise maligno alla ragazza nel momento in cui parò il suo fendente.
Tashigi divenne rossa “Non ho fatto niente”
“E invece si” disse lui avvicinandosi temerario, stava usando una sola spada per avvantaggiarla. “Non hai chiama gli ammiragli e mi hai fatto sapere dove avrei trovato le spade”
“Non so che mi sia preso” rispose la ragazza mentre si lanciava in avanti per colpire il vuoto.
“Ma io lo so”. Zoro le afferrò il polso e la avvicinò a se per poterle sussurrare all’orecchio “Sei innamorata di me”
Tashigi si liberò subito da lui, rossa in viso “Ti sbagli!” disse “Tu sei un pirata ed io un capitano di marina”
“E con questo?” rispose il ragazzo mentre parava  un fendente.
 
“Ora mi dici perché ti sei fatto catturare?” Smoker si teneva il fianco dove era stato colpito da Rufy, il suo fidato jitte lo teneva stretto nella mano destra e lo fendeva contro il ragazzo di gomma che lo schivava senza alcun problema “L’ho fatto” rispose questi “per una persona”
“Scommetto che è la donna che è venuta con Boa Hancock” commentò il viceammiraglio
“E tu come lo sai?” chiese il capitano della Sunny allontanandosi velocemente dal militate.
Smoker, riprendendo fiato, sbuffò un’enorme quantità di fumo “Sei ancora un moccioso” commentò “Solo per una donna, un uomo compie simili pazzie”
“Allora” Rufy sorrise caricando il pugno “Sarà meglio che torni da lei” e colpì con tutta la sua forza Smoker in pieno petto lanciandolo lontano.
 
Tashigi si voltò sentendo il frastuono.
Zoro approfittò della situazione e le colpì la mano, facendole cadere lontano da lei la spada
“Non dovresti distrarti”.
La ragazza lo guardò con gli occhi carichi di rabbia e gli si scagliò contro con le braccia alzate “Maledetto!”
Zoro rifoderò velocemente la katana e la afferrò per i polsi “Non accetti il fatto di essere innamorata di me?”
“Taci!”
“Ti infastidisce tanto?” ripeté il pirata “O vuoi mentire a te stessa?”
Tashigi lo guardò negli occhi, ma non riuscì a vederlo bene nonostante portasse gli occhiali. Le lacrime le stavano solcando le guancie e non facevano segno di fermarsi.
“Mi fai male” riuscì solo a dire.
“Muoviti, marimo”  tutti i suoi compagni se ne stavano andando, avvicinandosi al parapetto.
Zoro guardò Tashigi “Ci rivedremo” disse freddamente prima di allentare la presa dai suoi polsi.
Ma mentre si allontanava, Tashigi lo afferrò per un polso, costringendolo a voltarsi e a lanciarsi con le braccia al suo collo “Ma che … ?” riuscì solo ad accennare prima che la ragazza lo baciasse.
Zoro la strinse leggermente tra le braccia ma si bloccò, doveva andare e non poteva portarla con sé anche se lo avrebbe voluto. Tashigi lo spinse improvvisamente lontano in malo modo “Vattene” sibilò per poi cadere all’indietro avendo perso l’equilibrio.
Zoro, rosso, obbedì, voltandosi ogni tanto per assicurarsi che stesse bene.
 
“Tutti in mare!” urlò Nico Robin e, insieme ai suoi cinque compagni si lanciarono giù dal veliero per salire sul sottomarino guidato dal cyborg.
 
“Ce l’hanno fatta!” Nami sorrise felice. I suoi compagni erano liberi. Rufy era libero. Ora doveva andare pure lei alla nave delle Kuja per festeggiare la buona riuscita del loro piano e per  poter ridare il cappello al suo capitano.
Improvvisamente Nami sentì una mano che le stringeva l’esile spalla  e trasalì quando sentì la voce di un uomo dirle “Signorina, permette una parola?”

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Capitolo 8
*** nonna ***


 
“Oh mio tesoro!” Hancock fremette dalla gioia non appena il suo Rufy varcò la soglia.
Nell’enorme sala grande sul galeone della Kuja, la ciurma di cappello di paglia entrò trionfante. Erano riusciti nel loro intento e il capitano era in cima al gruppo, con il suo meraviglioso sorriso stampato sul volto.
Quando li vide entrare, Usopp corse ad abbracciare i suoi compagni in lacrime “Siete salvi!” urlò “Avete visto quante frecce ho lanciato tutto da solo?”
“Davvero?” Chopper lo guardò esultante e Usopp ne approfittò per cominciare il racconto della sua impresa di lanciare venti frecce tutte insieme centrando 15 marines nonostante la fitta nebbia.
“Stai bene tesoro?” si affrettò a informarsi l’imperatrice pirata rossa in viso
“Certo” rispose Rufy “Mai stato meglio. Sanji” urlò rivolgendosi ai suoi uomini “Ho fame!”
“Subito, mio capitano” disse sorridendo il cuoco senza guardarlo, era troppo impegnato a fissare le guerriere con rivoli di sangue che gli uscivano dal naso. Quel posto era un paradiso per lui. Donne, donne ovunque. Bionde, more, rosse, con gli occhi chiari, scuri e con i corpi scolpiti che gli fecero dimenticare gli orrori che aveva visto nel regno di Kamabakka. Era così felice di trovarsi in mezzo a così tante bellezze, e avrebbe potuto provarci con tutte. Anche quella bellezza in divisa che aveva lasciato sulla nave di Smoker avrebbe capito che lui era notevolmente meglio dello stupido marimo una volta visto il suo regalo. Oltre alla bellezza delle Kuja, Sanji poteva aspirare a pieno la beltà delle sue due compagne, di certo radiose per la buona riuscita del loro piano. Ma dov’era Nami?
 
Tashigi si rinchiuse nella sua stanza, stanca per le forti emozioni della giornata.
Una volta chiusa la porta si toccò le labbra. Non credeva che avesse veramente baciato Zoro. Le sembrava un sogno. Si mise a ridere da sola. Lo amava. Non l’avrebbe mai detto a nessuno ma sapeva che era così. Si diresse verso l’armadio per rivedere la sua foto, per rivedere il volto dell’uomo che tante volte aveva sognato di amare e che finalmente era riuscita a baciare, ma il sorriso le si congelò sul volto “Ma chi diavolo… ?” qualcuno aveva scarabocchiato la taglia di Zoro: due enormi baffi neri arricciati partivano da sotto il naso, il resto del volto era cosparso da punti neri, una nuvoletta con scritto “Puzzo” usciva dalla sua bocca e il nome era stato sbarrato per scriverci sopra Marimo. La ragazza la fissò perplessa. Avrebbe dovuto trovare una scusa per procurarsene un’altra.
 
“Ehi!” Sanji gridò per attirare l’attenzione di tutti “Dov’è Nami?”
“E dov’è il mio capello?” aggiunse Rufy scattando in piedi.
Nessuno sapeva dove fosse la ragazza. Usopp disse che l’ultima volta che l’aveva vista era  stato sui tetti prima che si dividessero, ma poi credeva che fosse tornata dalle guerriere.
Hancock non disse niente, era felice che quella donna non fosse lì ad avvinghiarsi al suo amore.
“Sono qui” tutti si voltarono e, con enorme disappunto della principessa serpente, la rossa navigatrice comparve sulla soglia con il cappello di Rufy in mano.
“Il mio cappello!” gridò il ragazzo appena la vide, balzando verso di lei e mettendosi subito il suo tesoro al suo posto, sulla sua testa. “Grazie, Nami!” disse sorridendo, per tutta risposta la ragazza gli diede un forte schiaffo.
“Come ti permetti?” gridò Hancock alzandosi di colpo, ma l’archeologa si precipitò a bloccarla e a farla tacere con le sue mani “Lasciala stare” disse soltanto, senza guardarla “Si deve sfogare”.
La navigatrice continuava a picchiare il povero capitano gridando “Idiota! Perché ti sei lasciato catturare? Come hai potuto mettere la tua vita in pericolo per me?! Sei un idiota!”
Mentre gridava le lacrime salivano agli occhi e lei stringeva forte le labbra per impedirgli di scendere.
Zoro sghignazzò “Era prevedibile”, ma uno stivaletto della ragazza lo colpì in testa “Perché l’hai fatto, strega?” sbottò irritato.
“Perché l’hai assecondato, babbeo!” rispose lei “Se tu l’avessi liberato invece di starti fermo sarebbe stato più facile! E ce ne anche per te!” gridò lanciando l’altra scarpa al povero cuoco che rimase stupito dal gesto “Usopp mi ha detto che hai istigato Zoro ad andarsene! Se non l’avesse fatto avremmo salvato più facilmente Rufy!!”
Il cuoco fulminò il cecchino con lo sguardo. Sia lui che Zoro erano diventati rossi per la vergogna di essere sgridati dalla ragazza che ora aveva ricominciato ad inveire contro il ragazzo di gomma “Idiota! Idiota! Idiota!” i pugni si facevano meno potenti e le lacrime le scesero più velocemente e più numerose, rigandole il viso arrossato “Come hai potuto” singhiozzò “farmi preoccupare così? Avevo paura di non rivederti” disse queste parole  dando l’ultimo colpo al petto del ragazzo.
Quando ormai i singhiozzi avevano preso il posto dei colpi, Rufy la strinse forte a sé “Scusami, Nami!”, le accarezzava piano la chioma mentre lei inzuppava di lacrime la sua camicia rossa.
Hancock  si morse forte le labbra finchè non le fecero male. Rufy non l’aveva mai abbracciata così. Perché stava abbracciando quella ragazzina che fino a un momento prima lo aveva picchiato?
“Ora capisci che non hai speranze?”. L’imperatrice guardò confusa Zoro che sembrava avergli letto nel pensiero “Non potrai mai prendere il posto della mocciosa nel cuore del capitano”.
 
Qualcuno cominciò a piangere forte, evidentemente commosso da quella scena. I mugiwara guardarono Franky, ma il gigantesco Cyborg stava stringendo i denti per non cadere nei suoi soliti pianti, quindi non era lui a strillare così. Ma allora chi era?
Un uomo gigantesco apparve sulla soglia, gli occhi arrossati e il labbro tremulo “Che scena commovente!” gridò con un vocione autoritario.
L’uomo era veramente alto e molto muscoloso, la pelle del viso, olivastra, era segnata da una cicatrice sull’occhio sinistro, i capelli e la barba erano bianchi per l’età. Indossava una camicia a motivi floreali che sembrava essere troppo piccola per la sua stazza e ciò li dava un aspetto grottesco.
Rufy e Nami si allontanarono alla vista dell’uomo. “Che ci fai qui, nonno?” chiese il ragazzo.
“Nonno?” fecero le guerriere Kuja. “Il viceammiraglio Garp è tuo nonno?” domandò l’imperatrice, sorpresa di conoscere così poco dei parenti del suo amore. Rufy annuì come se niente fosse.
“Sono qui” disse Garp entrando nell’enorme sala “per portare in prigione i ricercati  Monkey D. Rufy e Roronoa Zoro”.
I Mugiwara si misero subito in posizione di attacco e Rufy portò istintivamente dietro di sé Nami.
“Ma” continuò il viceammiraglio per niente sorpreso dalla reazione “mi è stato ordinato di prelevarli dalla nave di Smoker e loro non sono lì”. Tutti si rilassarono nel vedere il sorriso che Garp gli regalò, un sorriso rassicurante che era così simile a quello del nipote.
“Ho incontrato questa ragazza sul molo” stava spiegando Garp passeggiando nella sala con le mani appoggiate una sulla spalla di Rufy  e l’altra su quella di Nami “Che mi ha spiegato cosa fosse successo in cambio di oro. L’ho minacciata di sbatterla in galera e ha risposto gratuitamente alle mie domande” Nami corrucciò le labbra con fare impertinente, ciò fece scoppiare nonno e nipote in una grossa risata “Un piano degno di uno stratega di Marina. Peccato che questa ragazza sia un pirata!”
“Lei è il miglior navigatore che possa esistere” disse Rufy, fiero, facendo arrossire la ragazza.
Garp lo guardò, poi guardò la ragazza “Il modo in cui ti ha picchiato mi ricordava tua nonna” disse “Era solita picchiarmi ogni volta che dicevo o facevo qualche sciocchezza. Che gran donna!” aggiunse con sguardo malinconico e sognante.
Rufy si liberò dalla presa del nonno “Ma qui non dovevamo festeggiare?” gridò .
E così fu.
La nave di Hancock era piena di gente urlante e di grida e di risate.
Brook e Sanji ci provavano spudoratamente con le belle guerriere, guadagnandosi sonore legnate che però non sembravano sortire alcun effetto sul loro spirito depravato.
Zoro beveva quantità esagerate di sakè in compagnia di ragazze che lo guardavano sognanti ma a cui lui non dava alcuna attenzione troppo preso a bere a più non posso.
Usopp intratteneva alcune Kuja e Chopper raccontando le sue fantasiose e gloriose imprese.
Nico Robin passeggera in compagnia di Franky esplorando tutta la nave.
Nami e Hancock litigavano furiosamente, la navigatrice non aveva dimenticato come era stata trattata dall’imperatrice quando era travestita  da guerriera e la donna aveva ancora impressa nella memoria l’immagine di Nami che baciava il suo grande amore.
Garp aveva portato fuori il nipote dopo aver mangiato a sazietà.
L’aria fresca della notte e l’odore di salsedine colpirono i loro visi sereni. Era da tanto tempo che i due non passavano del tempo assieme.
“Ho chiesto a quella ragazza di divenire un marine” disse Garp, rompendo il silenzio “le sue capacità da stratega sono ottime e, se lo diventasse, perderebbe la taglia che ha sulla testa”
Rufy non disse nulla, ma dentro di sé temette che Nami avesse preso il considerazione la cosa. Essere una ricercata non faceva per lei. Sapeva che avrebbe detto di no, ma temeva che un giorno gli avrebbe rinfacciato quella proposta.
“Mi ha guardato malissimo” continuò il nonno “dicendomi non tradirò mai il mio capitano!”
Sorrise al nipote che sorrise a sua volta, felice della reazione della sua navigatrice.
“È un ottimo membro della mia ciurma. E sono molto affezionato a lei”
Garp mise una mano nella tasca con un movimento impacciato a causa della sua enorme massa, ne estrasse una piccola scatolina che diede al nipote “Apri” ordinò.
Rufy obbedì: al suo interno brillava un anellino con una pietra rossa.
“Era di tua nonna” disse “Gli ho chiesto di sposarmi con quello. Mi ha picchiato tante volte con quella pietra. Era una donna molto amorevole”
Rufy immaginò Nami con quell’anello al dito, di sicuro non l’avrebbe mai picchiato con quello: il suo amore per le gemme era troppo grande.
“Se stai pensando a una donna e a lei che lo devi dare” disse Garp prima di scendere dalla nave “Stammi bene nipote”
 
Il mattino dopo i Mugiwara lasciarono la nave delle Kuja.
Hancock provò un’altra volta a convincere Rufy a sposarla, ma non ottenne nulla se non un abbracciò fraterno che la fece sognare.
Brook e Sanji salirono sulla Sunny con dei grossi lacrimoni dato che non erano riusciti a concludere con nessuna guerriera e inseguirono infuriati il povero Chopper quando disse loro che era stato coccolato da tante guerriere che lo trovavano tenero.
Quando presero il mare la vita sembrava essere tornata quella di sempre. Ognuno aveva ripreso le proprie mansioni come se niente fosse.
La sera dopo, quando tutti erano troppo indaffarati per prestargli attenzione, Rufy si avvicinò alla sua navigatrice che guardava l’orizzonte.
“Nami”
“Dimmi, Rufy” la ragazza si voltò a guardarlo e il capitano le stampò un bacio sulle labbra “Per una volta volevo essere io a baciarti” disse sorridendo e abbassandosi per evitare il pugno che stava lanciando la navigatrice.
“Non farti strane idee!” disse lei “L’ho fatto solo per salvarti!” ma Rufy sapeva che mentiva. Ormai la conosceva troppo bene. “Bugiarda” le disse baciandola di nuovo.
Questa volta Nami non provò a picchiarlo né si sottrasse, ricambiò il bacio con tutta la passione che aveva dentro e che non era mai riuscita a dimostrarli prima.
“Grazie per avermi salvato” disse lui.
“Era mio dovere” rispose la ragazza mettendogli le braccia intorno al collo.
Rufy la allontanò leggermente, la ragazza lo guardò incuriosita “C’è una cosa che devo darti” e mise una mano in tasca, estraendo la scatolina e dandola alla ragazza che la aprì avida di conoscenza.
Alla vista dell’anello Nami avvampò di colpa, impressionata sia dalla bellezza dell’oggetto sia dal significato che comunemente viene affibbiato al suo dono.
“Era di mia nonna” disse Rufy, arrossendo “Voglio che lo tenga tu”
“Perché?” chiese la ragazza
“Perché appena l’ho visto ho pensato a te. Questo anello è una promessa”
“Che promessa?”
“Diverrai la mia regina quando diventerò il re dei pirati?”
“Sì, lo voglio!”

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