I promise you

di Liris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -1928 da qualche parte in Germania- ***
Capitolo 2: *** -Tris vincente: gatti, Alchimia e magia- ***
Capitolo 3: *** -Piovono angeli dal cielo- ***
Capitolo 4: *** Passo a due: crazy Huges and Lilith ***
Capitolo 5: *** -Ciò a cui realmente si tiene- ***
Capitolo 6: *** Addio... ***
Capitolo 7: *** -I Promise You- ***



Capitolo 1
*** -1928 da qualche parte in Germania- ***






Titolo: I promise you
Categoria: FullMetal Alchemist
Autore: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Pairing: Roy/Ed
Avvertenze: yaoi, Shonen-ai, What if?
Raiting: Giallo
Riassunto Capitolo: Era davvero possibile? In un batter d’occhio potevano tornare?
“Deciditi Edward, non abbiamo tutto questo tempo!” affermò la ragazza, tenendo ora la sua camicia per la manica
Uno sparo sfiorò per miracolo il suo orecchio destro, mentre suo fratello gli stringeva la mano, guardando spaurito gli uomini che si avvicinavano, pronti a mettere la parola fine alle loro vite
Un cenno
Una decisione
E tutto davanti ai loro occhi sparì, per lasciarli nel vuoto a precipitare



I Promise You



-1928 da qualche parte in Germania-






Edward Elric era un ragazzo paziente e razionale
Chi non lo sapeva?
Era una persona ragionevole e seria, finche non entrava in contatto con ciò che più odiava al mondo
-Nii-chan!!- sbraitò un biondino sui 23 anni, non più alto di 1.70 metri, alzandosi di colpo dalle sedia sulla quale pochi secondi prima era seduto
-Nii-chan!!AL!!Maledizione a te! Quante volte ti ho detto di non mettere il latte nel caffé??- urlò, pulendosi le labbra dall’odiosa sostanza, guardando con occhi furiosi il fratello appena giunto.
Questo, dal canto suo, si appoggiò con fare tranquillo allo stipite dell’entrata della cucina.
-Oh, andiamo Nii-san, è grazie a questa mia premura che ti sei alzato di ben 5 cm- affermò, portando le braccia incrociate al petto, osservando Edward con malcelato divertimento.
Il maggiore degli Elric si risedette al tavolo, con fare scocciato, mentre puliva con un tovagliolo il latte rovesciato sul piano.
-Averlo bevuto per sbaglio due o tre volte, e solo poche gocce, in passato non ha di certo influenzato la mia crescita! Tutto è dovuto solo ed esclusivamente a me!- affermò, incrociando anche lui le braccia al petto, sfidando con gli occhi il minore. In quel momento, nessuno avrebbe potuto dire che non erano fratelli.
-Per me saresti rimasto un tappo, senza il mio aiuto- esclamò l’altro, scuotendo la testa.
-UN TAPPO?!- sbraitò ancora Edward, alzandosi di nuovo in piedi, fronteggiando ora, a pochi passi di distanza Alphonse.
-Si! Un piccolo tappo!- proseguì questo, posandogli un amorevole mano sulla testolina dorata, mettendo ancora di più in evidenza la differenza di altezza che li distingueva.
Fu così che, come ogni mattina, ormai da tre anni, i vicini poterono assistere alla presenza dei fratelli Elric nel loro quartiere.
Schiamazzi e riprese su tappi e pulci era solo una delle tante cose che uscivano dalla finestra della cucina, del piccolo appartamento che i due aveva comprato quando si erano trasferiti li. La gente ormai si era abituata alle consuete urla mattutine, a parte alcuni amanti della pace e della quiete, che puntualmente sbattevano sulla porta degli Elric, richiedendo il dovuto silenzio.
Edward e Alphonse non ci avevano messo molto ad ambientarsi nel loro “nuovo mondo”, riprendendo a fare ciò che erano ad Amestris, o quasi: gli studiosi girovaghi.
Certo, era una cosa decisamente diversa dall’essere alchimisti, in cerca di informazioni sulla pietra filosofale…..ma dovevano accontentarsi di quello che c’era, e vista la loro passione per cose ammuffite e antiche, il lavoro non poteva di certo essere loro sgradito.
Con le loro scoperte per alcune università, avevano ottenuto fondi necessari per viaggiare di paese in paese e dopo un paio di anni si erano sistemati in quell’appartamentino di periferia, in una delle tante cittadine germaniche.
Avevano aperto una piccola libreria, con tutto il materiale raccolto nei loro due anni di viaggio, e vivevano di una rendita sufficientemente buona.
Come ogni mattina, dunque, la “Ancient Bookcase” aprì più tardi del previsto, non sortendo però effetti negativi, visto l’affluire di clienti, durante le prime ore, che faceva suonare con un leggero e melodioso tintinnio il campanello alla porta.
-Al! Porta su il primo volume sull’Età Augusta- disse Edward, sporgendosi in un equilibrio precario, sulla scala attaccata allo scaffale numero cinque, sul quale si era inerpicato per sistemare alcuni libri.
-Nii-san, te li ho appena portati. Me lo hai chiesto cinque minuti fa. È sul bancone insieme al secondo e al terzo volume- affermò la voce del minore degli Elric, proveniente dalla piccola porta che portava allo scantinato.
Edward osservò il punto dal quale aveva sentito il fratello, alzando un sopracciglio perplesso.
-Davvero? Bah, sarà colpa del…brr..latte di stamani- biascicò tremando al solo ricordo del veleno ingurgitato poche ore prima.
-l’ho sempre detto che quella roba non s-UHAAAA!!- un mezzo grido stroncò la sua frase, mentre il piede con l’auto-mail veniva messo male, e la forza di gravità faceva il resto, facendolo così cadere rovinosamente su qualcosa di morbido.
Mentre si massaggiava il fondoschiena, salvo per miracolo, si pose il quesito sul come un cuscino che non aveva mai visto, si trovava sotto di lui.
Alzò il viso, più per assicurarsi che i tomi fossero al loro posto, e non se li fosse portati giu nella caduta, quando gli occhi si posarono su una figura minuta all’entrata della libreria.
Doveva avere si e no l’età di suo fratello, una ragazzina che lo guardava con due pozze smeraldine, sorridendogli cordialmente.
Corti capelli castani incorniciavano un visino ovale e dal musino sbarazzino, mentre una sciarpa di un bel rosa pallido le copriva il collo e metà spalle.
Non appena la figura sconosciuta ebbe rivolto a lui un cenno di saluto, si dileguò come era apparsa.
-Nii-san!- la voce di suo fratello gli fece finalmente distogliere gli occhi sorpresi dall’entrata, posando così due pozze dorate sul viso di Alphonse.
-Ti sei fatto male?- domandò questo, aiutandolo ad alzarsi.
-Credo di no. Fortuna vuole che c’era….questo…cuscino?- sussurrò sorpreso, vedendo che nel punto in cui doveva trovarsi l’oggetto sul quale era malamente atterrato, non c’era più niente.


***



Aveva mandato Alphonse a recuperare due tomi dalla signora Hevan, dato che questa, causa alcuni problemi d’ossa, non poteva lasciare la casa e venire sulle sue gambe.
Edward osservava perplesso il giornale della mattina, scorrendo con occhio veloce i titoli in neretto, che contraddistinguevano i principali articoli.
Si rabbuiò nel leggere quanto le idee sulla razza perfetta continuassero a girare in tutto il paese, e come atti contro ebrei, zingari e altre persone, considerate indegne, risultassero ormai all’ordine del giorno.
Per fortuna aveva detto a Noah di spostarsi dalla Germania, visto il probabile avvento di quei tempi bui, nella sua ultima lettera.
La zingara scriveva loro ogni mese, rassicurandoli e raccontandogli ciò che succedeva nel posto dove si trovava, che per la sua natura girovaga non era mai lo stesso, e le idee che circolavano; per il momento aveva trovato un buon rifugio in un paesino montano francese, estraneo ad idee cosi infami.
Edward scosse piano la testa, chiudendo il giornale con un colpo secco e rassegnato.
Per loro fortuna sembravano rientrare nella razza “pura”, come ormai si stava iniziando a chiamare chi aveva i tipici tratti germanici, grazie ai loro capelli di un colore simile all’oro.
Avere certe grane in quei giorni non era proprio fruttuoso per le loro ricerche, o per solo la serenità della loro esistenza.
Al aveva ragione….di sicuro, per come correvano i tempi, un’altra guerra in quel mondo non l’avrebbe impedita nessuno.
Spostò lo sguardo sulla vetrina, osservando il via vai di persone distinte e di polizia, lungo la strada, sorridendo alla vista del signor Huges, seduto fuori dal negozio di fiori proprio di fronte a loro.
Aveva deciso di prendere chi conosceva e amava e andarsene dalla città dal quale era partito tutto, trovando meglio la soluzione di lasciarsi tutto alle spalle, partito e non.
Per gli Elric aveva fatto la scelta migliore, ed erano stati ben felici, quando li avevano visti trasferire proprio davanti alla loro libreria.
Il piccolo Nicol ora rideva sulle ginocchia del padre, cercando di afferrare i ciuffi ribelli dell’uomo, che ricadevano davanti al suo viso sereno.
A quella scena, nella mente del maggiore degli Elric, si sovrappose un ricordo lontano, ora vivido e semplicemente bello, in cui la stessa persona teneva in braccio una bambina sorridente.
Socchiuse gli occhi, alzandosi a andandosi ad appoggiare con una spalla allo stipide dell’entrata della libreria, sorridendo tristemente quando la bambina, bionda e paffutella mosse la manina nella sua direzione, tornando pian piano ad essere un bambino dai corvini capelli e il viso tutto rosso sulle gote, per il troppo ridere.
Amestris non voleva proprio rimanere segregata nel suo cuore, nascosta alla mente…
Sentiva la mancanza di casa, soprattutto in quei giorni, pensando che proprio in quel momento, a Reesembol si stava raccogliendo il grano per sistemarlo poi nei granai.
Chiuse gli occhi, come a dar forma ai colori della propria terra natia, sentendo quasi il profumo del pane di zia Pinako, appena sfornato.
Sorrise inconsciamente, vedendosi da bambino, con Al al suo fianco, addentare una bella fetta imburrata e piena di appiccicosa marmellata di mirtilli, avendone quasi l’impressione di sentirne davvero il gusto in bocca.
-Ehi Ed!- la voce allegra del signor Huges lo riportò duramente nel grigiore di quel mondo.
Riaprì gli occhi, puntandoli sulla figura dell’uomo sorridente.
Un cenno di saluto nella sua direzione fu ricambiato dal giovane Elric con il braccio sano.
-Buongiorno signore. Ciao piccola Ely….cioè, piccolo Nicol….- salutò, correggendosi in tempo dello sbaglio.
-Quante volte ti ho detto di togliere quel “signore”, Edward!- affermò l’uomo, sorridendo paziente.
-Tante, ma penso che non mi ci abituerò mai- rispose il biondo, grattandosi la testa, desolato.
Era difficile….molto difficile entrare così in confidenza con lui.
La signora Glacer comparve dietro al marito, con un bel mazzo di gigli fra le braccia, e un saluto veloce fu rivolto anche a lei. Edward si scostò dallo stipite, rimettendosi eretto, mentre prendeva un bel respiro.
Era stata una cerimonia formale e tranquilla, tutto l’inverso di come una volta Havoc gli aveva raccontato le nozze di Huges.
Scosse la testa, scacciando così l’ennesimo ricordo assillante.
Maes Huges, quello che lui conosceva come Tenente Colonnello del reparto investigativo, promosso Generale di Brigata, non c’era più. Sua figlia cresceva con la madre, gli altri avevano di sicuro fatto carriera, il Colonnello di merda era forse diventato l’uomo più potente di Amestris, e lui e suo fratello erano li.
Punto.
Non c’era altro da aggiungere.
Nient’altro da dire.
Si accasciò sullo sgabello del bancone, prendendo alcuni libri da catalogare e rimettere a posto, dopo che erano stati riconsegnati.
Messosi subito al lavoro, controllò di tanto in tanto l’entrata, aspettando il ritorno di Alphonse, così da tener lontano pensieri ormai da ritenere lontani.
Si fermò quasi subito, penna nella mano, a mezz’aria, viso sorpreso e allo stesso tempo incredulo.
Cos’era quello?
Che diavolo era quella roba?
Una scritta rossa, marcata quasi con furia, riempiva la prima pagina del tomo che aveva appena aperto e che stava per registrare.
La rabbia montò di colpo sul viso di Edward, mentre posava la penna sul bancone, tenendo ora con entrambe la mani il volume sul quale qualcuno aveva scritto frasi d’accusa e infamia nei loro confronti, definendoli,…..definendoli…oh, andiamo!
-Ehi Nii-san, perché oggi non andiamo al parco?- la voce di Alphonse lo fece scattare e chiudere il libro di colpo.
Il ragazzo sedicenne osservò perplesso il fratello più grande, solo in età qualcuno avrebbe detto, preoccupato.
-Nii-san?- domandò avvicinandosi all’altro, guardando il tomo che teneva chiuso davanti a lui.
-Al.. ti ricordi chi ha riportato questo libro?- domandò Edward, studiando il viso del fratellino, che ora gli stava di fronte, con fare calmo, anche se le viscere sembravano essersi attorcigliate. Era solo rabbia per quello stupido che aveva osato rovinare un libro così prezioso, che aveva falsamente accusato lui e Al……o era paura?
Paura di essere stati ingiustamente giudicati dal modo in cui si volevano bene…?
Paura che fossero stati inconsciamente trascinati nel mirino di chi non credeva che due fratelli non potessero tenere l’uno all’altro senza vederci…..Dio, incesto?
Se erano altri tempi, avrebbe riso su quella frase, maledicendo l’idiota di turno.
L’oro colato si mescolò all’oro sporco, ma ugualmente bello, di Alphonse, che fece segno di no con la testa.
-Non saprei. È venuta così tanta gente oggi- mormorò il giovane, alzando le spalle -perché? È successo qualcosa?- domandò, tendendo una mano per prendere il libro, che fu però prontamente afferrato da Edward.
-No, no…tranquillo, era solo per sapere.- mormorò questo, prendendo il tomo e portandoselo via.
Scese le scale, per andarsi a rifugiare nello scantinato dove iniziò a controllare il resto del volume, non trovando però altre pagine incriminate.
Con la rabbia nel cuore, dovette tagliare quella ormai rovinata, accartocciandola e mettendosela in tasca, così che Alphonse non avrebbe saputo niente.
Doveva proteggerlo..
Come fratello maggiore, aveva delle responsabilità; nascondergli ciò che stava succedendo, rimanendogli vicino, ma allo stesso tempo lontano.
Odiava i pregiudizi della gente ignorante
Questa non capiva quanto amore potesse esserci fra due fratelli rimasti letteralmente e fisicamente orfani….soli fino ad allora.
E questo non sarebbe cambiato…sarebbero rimasti soli ancora e ancora, forse fino alla fine dei loro giorni.
Si appoggiò al muro libero, e scivolò con lentezza fino a terra, portandosi la mano sana al viso, nascondendo così gli occhi.
In quel momento sembrava lui il più piccolo fra i due…così debole e pronto a scagliare la propria rabbia e frustrazione contro tutti.
Sospirò debolmente, lasciando ora gli occhi liberi di guardare davanti a se, mentre l’auto-mail stringeva ancora il libro fra le dita.
Con sforzo, si alzò dal freddo pavimento, e risalì le scale, tornando nella libreria, dove Alphonse lo attendeva, ancora fermo dove lo aveva lasciato, forse in attesa almeno di una piccola spiegazione.
Edward rimise a posto il libro, e sorrise con dolcezza al fratello.
Non era successo nulla…nulla di cui preoccuparsi
Nulla…


***




-Avete sentito della famiglia Badalassi? Il loro negozio è stato segnato da alcuni graffiti, e il figlio più grande è stato portato via dalla polizia.- mormorò un uomo, rimanendo chino sul bancone, mentre sorseggiava della birra.
Il piccolo pub, all’angolo della strada principale, era sempre pieno di avventori pronti a raccontarsi le nuove sui quartieri più malfamati, o le notizie che raccoglievano dagli altri paesi.
A quanto pareva, in quei pochi giorni c’erano state più rappresaglie di quanto la gente si immaginava, agli atti degli zingari e degli ebrei.
La cosa iniziava a fuggire di mano, e le persone stavano cominciando ad auto convincersi che le idee razziste erano la cosa migliore per la salvaguardia del loro paese.
Edward si trattenne dall’esprimere il proprio parere, rimanendo accanto al fratello, seduto al solito tavolo all’angolo.
-il motivo?- domandò un altro, appoggiando proprio in quel momento il suo boccale, accanto al cliente di poco prima
-bah, dicono che sia stato coinvolto in una rissa in cui un altro ragazzo è rimasto ferito…ma la versione reale è tutto l’opposto, ma naturalmente essendo di origini ebree, i Badalassi hanno dovuto aver la parte dei colpevoli.- sbotto l’uomo, guardando con attenzione il locale con i piccoli occhi azzurri.
-tempi duri, signori miei…l’importante è sapere stare al proprio posto- affermò un poliziotto, lì anche lui per una bella bevuta, sfoggiando con orgoglio la sua divisa.
Il signor Huges scosse piano la testa, accanto di tavolo ai fratelli Elric , sorseggiando anche lui la sua birra.
Sentiva nella voce di quel poliziotto la sua stessa determinazione di cinque anni prima…per questo motivo aveva lasciato quel lavoro ingrato.
Alphonse osservò perplesso e un po’ in ansia i pochi avventori che quella sera si erano radunati, controllando di tanto in tanto il suo Nii-san che stringeva il pugno sano, posato sul tavolo, ogni qual volta sentiva di qualche ingiustizia contro alcune famiglie o singole ed innocenti persone.
-Edward, ho sentito strane voci circolare sul vostro conto..- mormorò Huges, osservando con poco interesse, la birra rimasta nel suo calice di vetro.
Alphonse girò la testa verso l’uomo, dando ora a lui tutta la sua attenzione, mentre il fratello alzava solo di poco i suoi dorati occhi dal tavolo sul quale fino ad allora erano rimasti.
-voci su di noi? Di che genere?- domandò subito Al, spostando lo sguardo da Edward a Huges.
-Qualunque cosa abbia sentito, signor Huges, penso abbia capito che è solo una stupida infamia alle nostre spalle- decretò il maggiore, sentendosi ora alcuni occhi puntati su di loro.
-Cosa Nii-san? Che cosa si dice in giro?- volle sapere il minore, affermandogli il braccio con la mano destra, cercando i suoi occhi.
Alcuni uomini li accanto annuirono piano, scambiandosi alcune dicerie che erano arrivate anche alle loro orecchie; chi per una cosa o per un’altra conoscevano i fratelli Elric, e non credevano assolutamente alle ingiurie contro di loro.
Ma purtroppo il circolo di amici era davvero troppo piccolo per essere una rassicurazione per Edward, e questo lo sapeva anche troppo bene.
Al era spazientito perché il fratello non voleva dirgli niente, mentre il signor Huges si tratteneva solo perché capiva le preoccupazioni del maggiore degli Elric.
-Andiamo Nii-chan, domani bisogna alzarsi presto…- mormorò Ed, tirandosi su dalla sua sedia, lasciando i soldi che prontamente una cameriera venne a ritirare, ringraziandoli.
Salutati i presenti, e lasciando gli altri al bisbigliare sulle novità della giornata, uscirono dal pub, camminando assieme per i vicoli poco illuminati.
Alphonse rimaneva ancora attaccato al suo braccio, ed Edward restava nel più completo silenzio, con le mani nelle tasche dei larghi pantaloni marroni.
Continuando a procedere avanti a loro, arrivarono fino al belvedere della piccola piazza, dove finalmente Al si staccò dal fratello, stufo del suo silenzio, andandosi a sistemare sul parapetto di mattoni, osservando con fare distaccato i quartieri illuminati sotto di lui, oltre il “balcone” della piazza.
“Se non ti dico niente è perché voglio proteggerti, Alphonse..” pensò Edward, guardando il fratello, ora distante da lui.
Sbuffò, appoggiandosi con le anche, al parapetto, studiando la statua al centro della piccola fontana, ora spenta per risparmiare l’acqua.
Cercava una soluzione al loro problema…un qualunque aiuto essenziale perché almeno uno dei si salvasse la pellaccia..
Ma la verità era che forse una soluzione non c’era, se non lasciare tutto e tentare la fuga, prima che tutto degenerasse. Ma con una loro probabile sparizione, non avrebbero alimentato quelle stupide voci? Non avrebbero dato un fondamento a quelle ingiurie infondate?
Incrociò le braccia al petto, abbassando gli occhi, mentre alcune ciocche dorate gli coprivano il viso segnato da mille pensieri.
-Credevo che gli alchimisti di stato fossero ben preparati ad affrontare certe situazioni- disse una voce squillante, accanto a lui.
-Non credo abbiano mai affrontato certe cose- rispose Edward, senza alzare la testa, prendendosi mentalmente per stupido, nel parlare, per di più a voce alta con se stesso.
Però…
Da quando la sua coscienza aveva una voce femminile?
Si decise finalmente ad alzare gli occhi, e le sue pupille dorate incontrarono due pozze smeraldine, le stesse di pochi giorni fa, dotate quasi di luce propria.
Scioccato e allo stesso tempo sorpreso dalla vicinanza di queste, scivolò con un rantolo a terra, alzando un sopracciglio perplesso.
Alphonse, dal canto suo, si era messo cavalcioni del parapetto, guardando sorpreso la ragazza che se ne stava accucciata anche lei sulla stessa superficie, capelli leggermente mossi dalla frizzantina brezza serale, coperta da un bel poncho blu notte.
Edward puntò contro di lei l’indice dell’auto-mail, tremante e incredulo, con gli occhi sgranati.
-Tu…t-tu sei quella dell’altro giorno!- affermò, rimanendo seduto per terra, osservando come il fratellino, la giovane che con un mezzo sorriso, annuiva, mettendosi seduta anche lei, cavalcioni come Alphonse.
Molte domande passavano per la testa dei due Elric. Quesiti alquanto ovvi in quel contesto, ma che nessuno aveva ancora il coraggio di porre.
Così fu lei a prendere la parola nuovamente.
-Oh, avanti…il grande Alchimista d’Acciaio, spaventato da una ragazzina!- spiattellò ancora questa, inclinando di poco il musetto sbarazzino su un lato, studiando con attenti occhi i due, che risultarono ancora più sorpresi.
-Si può sapere chi sei?- prese coraggio Alphonse, facendo quella domanda alla sconosciuta.
Questa sobbalzò, allungando una mano delicata e quasi fragile nella sua direzione.
-Scusate la sbadataggine, Lilith, piacere di conoscervi- disse candidamente, socchiudendo di poco i grandi occhi.
-Ma tu sei quella dell’altro giorno!- affermò ancora Edward, mentre il minore afferrava con delicatezza la mano della ragazza, con garbo.
Questa alzò un sopracciglio, osservando l’Elric maggiore, perplessa.
-Ma sai dire solo questo?- domandò curiosa, sporgendosi in avanti, dopo aver lasciato la mano cortese di Alphonse, osservando curiosamente da vicino il viso di Edward.
Questo dal canto suo, si alzò in piedi, squadrandola ancora poco convinto della sua sanità mentale o della gentilezza della ragazza….una delle due insomma.
-Come fai a sapere di noi..?- domandò, senza mezzi termini, socchiudendo gli occhi sospettosi sul viso troppo tranquillo di Lilith…aveva detto di chiamarsi così, vero?
Questa sorrise in modo semplice, tornando eretta, mentre alzava le spalle, come se quella domanda fosse troppo ovvia, come la sua risposta.
-Mi hanno parlato di voi, e diciamo che ho preso l’incarico di cercarvi- affermò tranquilla, sentendosi due paia di occhi ambrati, della diversa tonalità, puntati sulla sua persona.
-Ma perché allora sei andata via l’altro giorno?? Perché non ti sei presentata allora, e come diamine hai fatto con il cuscino??- domandò a raffica Edward, posando le mani sui fianchi, leggermente perplesso, mentre Alphonse rimaneva immobile, curiosi di ascoltare ogni particolare.
Lilith alzò anche le mani, come con le spalle, ridacchiando.
-Beh, non vi avevo riconosciuto. Ero solo di passaggio, e pensavo avessi bisogno di aiuto, visto la probabile botta che avresti preso.- fece una piccola pausa, guardando in alto, per sfuggire ai loro sguardi curiosi. -e per il cuscino, beh…sapete, un po’ di illusionismo casalingo..- -illusionismo i miei stivali! Ho visto i, chiamiamoli maghi, all’opera nelle grandi città, e questo di sicuro non era illusionismo!- affermò Edward, guardando Lilith con fare scocciato.
La ragazzina ridacchiò, riportando i smeraldini occhi sul maggiore, scivolando piano col corpo sul parapetto, fino a ritrovarsi totalmente sdraiata a pancia in giu su questo, con i gomiti fissati avanti a lei, e le mani a coppa a tenere le guance. Le ginocchia piegate e i piedi in alto, facevano un lento su e su e giu, prima uno e poi l’altro. In quella posizione sembrava davvero una bambina, che si divertiva a troneggiare sugli adulti.
O almeno ad Alphonse diede questa impressione.
-E cosa credi che sia, Edward Elric? Magia vera?- sussurrò, socchiudendo i vispi occhi, puntati sul maggiore dei due fratelli, che risultò evidentemente scocciato.
-La magia non esiste!- affermò, in un moto scientifico, da bravo studioso che era.
-Neanche l’alchimia esiste, Acciaio…o almeno la gente crede in questo mondo, non è così?- sussurrò, quasi melliflua Lilith, muovendosi d’un tratto, rotolando verso destra, e ritrovandosi esattamente in piedi, con un rapido ed elegante gesto della gamba, che l’aveva prontamente salvata dal contatto a terra.
I due erano rimasti quasi incantanti, ma si ripresero subito, potendo osservare come la ragazza era proprio alta quasi quanto Edward, dimostrando dal viso e dal corpo, l’età di Alphonse.
Dal canto suo, Lilith, osservò come il minore fosse di pochi centimetri più alto del maggiore, dando così difficoltà, a chi non li conosceva, a riconoscerli d’età. -Direi che la prima parte del mio lavoro è finita. Ora che ne dite di farmi sapere le vostre intenzioni?- domandò curiosa la giovane, osservando prima uno e poi l’altro, che rimasero un po’ perplessi da quella domanda.
Al saltò giu dal parapetto, accostandosi al fratello, che si guardò un attimo intorno.
-In che senso scusa?- domandò Edward, studiando il divertimento che si stava formando sul viso di quella strana ragazzina.
Una piccola maga? Oh, andiamo….assurdo.
-Beh, volete tornare ad Amestris o no?- buttò lì con tranquillità Lilith, ricevendo di tutta risposta due paia di occhi fermi come stoccafissi. La giovane scosse la testa, posando le mani sulle anche, muovendo con un gesto la lunga gonna di un bel color arancio. Sembrava quasi una zingara, ed gli Elric iniziarono a supporre che fosse così.
D’altronde, anche Noah aveva avuto visione, grazie al tocco e alla capacità di vedere i sogni, della loro terra…ma questo era forse un pochino diverso.
Leggermente..
Totalmente diverso
-Vuoi dire…che sai come riaprire il portale?- domandò titubante Alphonse, vedendo in quella domanda, mista a possibilità, una pecca.
-impossibile! A meno che tu non disponga di un Homunculus..e comunque è stato distrutto!- affermà Edward, sempre più confuso, ma per nulla restio a dar vita ai suoi pensieri più profondi..
Alle sue speranze ormai lasciate nel più buio angolo del suo cuore.
Lilith alzò le spalle, portando le mani dietro la schiena, inclinandosi di poco in avanti. -Chi ha mai parlato di portali distrutti o Homunculus…sarà secondo la mia via che potrete tornare. Niente sacrifici, niente rischi…cioè, a parte forse sbagliare un attimino calcoli e finire in un altro mondo, ma non c’è da preoccuparsi!- affermò tutto d’un tratto, mettendo le mani avanti, ridacchiando nervosamente.
Alphonse e Edward la guardarono confusi, e allo stesso tempo scettici.
Sembrò poi che in un secondo la ragazza tornasse seria, guardandoli con apprensione. -dovete sbrigarvi però…avete visto cosa sta per succedere.- sussurrò in modo vago ed emblematico, ma che Ed afferrò al volo, ricordando i discorsi e le dicerie.
Lilith sembrò annuire ai suoi pensieri, e tornò dopo poco a sorridere.
Inclinò la testa di lato, e chiuse gli occhi -tornerò domani sera, appuntamento qui? Così mi direte cosa volete fare- affermò tranquilla, girando i tacchi e proseguendo lungo la via, lasciando i due fratelli fermi impalati. -EHI! Aspetta un secondo!- gli gridò dietro Edward, ma di tutta risposta Lilith alzò una mano a salutarli, senza girarsi, e sparì oltre una svolta più avanti. Alphonse guardò il suo Nii-san perplesso -cosa facciamo?- domandò, ricevendo lo sguardo allarmato di Edward.
-Dici che dovremmo fidarci, Al?- domandò questo, incrociando le braccia al petto.
-Beh…non mi vuoi dire cosa sta accadendo, ma da come ti comporti sembra quasi che rischiamo grosso.- sussurrò il minore, abbassando gli occhi.
Edward socchiuse gli occhi, trattenendosi dal dire quanto il suo Nii-chan avesse ragione.
-Direi che fino a domani possiamo prendere in considerazione questa proposta. Sappi solo, Alphonse, che per i tempi che corrono…. Provare a fidarci di questa pazzia, non potrebbe che darci almeno un po’ di speranza.- disse il maggiore, guardando il fratello negli occhi, sorridendogli con uno dei suoi semplici e teneri sorrisi.
L’altro si sentì un po’ rincuorato dal gesto di Ed, e annuì piano, seguendolo poi a casa.


***




-Al!! Dio….Alphonse!- gridò Edward, cercando di risollevarsi in piedi, sentendo dolore ad una spalla, mentre pezzi di vetro rotto erano sparsi ovunque, e la pietra che aveva compiuto quel macello alla vetrina della loro libreria, rimaneva ferma davanti a lui, sui libri cadutigli di mano.
-Nii-san!! Che cos’è successo??- gridò Alphonse, correndo al suo fianco, aiutandolo a mettersi in piedi, mentre controllava che non fosse ferito.
-Maledetti ignoranti, stupidi deficienti, cretini, vandali,.- le ingiurie di Edward riempirono il piccolo spazio cosparso di quello che rimaneva della vetrina, mentre Alphonse osservava il posto vuoto dove prima c’era il vetro sul quale era riportata con lettere dorate il nome della libreria.
-Calmati Ed, fammi vedere questa spalla- gli disse Al, facendolo sedere sullo sgabello al bancone. Alcuni tagli gli avevano tagliato la camicia bianca, e delle gocce rosse di sangue si erano allargate su di essa, provenienti da piccoli tagli.
-Ragazzi, state bene?- domandò un Huges allarmato, entrando nella libreria, e raggiungendoli.
-Si, grazie signore, è stato solo un atto da parte di alcuni idioti di passaggio- affermò Edward, stendendo il braccio, così che Al potesse controllarlo per bene.
La signora Glacer era giunta subito dopo suo marito, avendo sentito anche lei il baccano.
Erano le nove di sera, e stavano giusto chiudendo, quando due o tre ragazzi erano passati, ed al grido di “bastardi incestuosi” avevano lanciato una bella pietra contro la vetrina, mandandola in mille pezzi.
Alphonse era rimasto fermo immobile dall’alto della scala sul quale si era arrampicato per sistemare i volumi, con gli occhi sbarrati. Era riuscito a muoversi solo quando aveva sentito il gemito di dolore del suo Nii-san e il suo richiamo.
-Ora, voglio che voi due andiate subito a casa, intesi? Chiudete tutto e filate immediatamente- mormorò Huges, guardandoli seriamente.
Edward e Alphonse non trovarono nulla da obbiettare, e rapidamente fecero quello che gli avevano detto.
Quando tutto fu chiuso, presero e iniziarono a passo veloce, a ripercorrere il solito tragitto che li avrebbe riportati al loro appartamento.
-La cosa sta diventando sempre più pressante, Al…bisogna subito andare a vedere se quella ragazzina ci può dare davvero una mano- affermò Edward, guardandosi intorno, come se avesse paura che da un momento all’altro sbucassero fuori e li prendessero.
La stessa paura l’aveva il suo Nii-chan, ormai conscio dei fatti tenutigli nascosti dal fratello.
Lo sorreggeva tenendogli un braccio intorno alle spalle, vedendo che ancora aveva qualche acciacco da ciò che era successo poco prima.
Sembravano solo due figure che procedevano velocemente nell’ombra.
Due figure giovani e maschili, che rimanevano una accanto all’altra.
E questo bastò a un gruppo di uomini che sbucati davanti ai due, fermarono il loro cammino proprio nei pressi della piazzetta del belvedere.
-Nii-san!!- gridò Al, venendo strattonato lontano da suo fratello, mentre questo cadeva sotto un pugno ben assestato.
Il maggiore degli Elric però non si fece abbattere così facilmente, avendo affrontato prove ben peggiori di sette idioti di idealismo razzista.
Si tirò su e con l’auto-mail assestò un bel gancio alla mascella di uno degli uomini che li avevano attaccati, sentendo il leggero rumore che avvisava la rottura di questa; senza perdere tempo ne abbatté un altro, mentre Alphonse tirava un buon calcio a quello che l’aveva afferrato.
-AL! CORRI!- gli gridò il fratello, ricevendo però di tutta risposta un no secco.
Qualcuno afferrò per la lunga coda bionda Edward, e lo atterrò di nuovo con un pugno, facendo così scorrere lungo l’angolo della bocca un rivolo di sangue, mentre i lunghi capelli biondi, ora sciolti per la rottura dell’elastico, ricadevano sparpagliati sulle sue spalle.
-Così sarebbero questi due gli Elric? Bah, pensavo fosse questo più alto il maggiore, ma invece è sto fagiolo…- l’uomo che aveva parlato non poté proseguire perché un pugno allo stomacò fermò le sue ingiurie. -CHI HAI CHIAMATO LEGUME ALTO QUANTO UNA NOCCIOLINA, INCAPACE DI DIFENDERSI?!GUARd…- Edward avrebbe continuato, se qualcuno non l’avesse ancora una volta atterrato.
-Ha fiato in corpo la donnicciola- affermò un altro, mentre Alphonse riusciva a liberarsi di nuovo, correndo affianco del fratello, cercando di difenderlo da altri colpi. Gli uomini si ritrovarono a terra dopo che fili d’argento li avevano legati alle caviglie, e una bastonata sulla zucca era stata data ad ognuno.
-Allora è vero che voi due sapete solo cacciarvi nei guai- affermò la vocina squillante di Lilith, mentre li raggiungeva radiosa, aiutandoli ad alzarsi.
Alphonse ringraziò la loro stella che la giovane fosse giunta in loro soccorso, senza riuscire ancora a chiedersi che cosa era successo.
Aiutò solo Edward ad alzarsi, e insieme a Lilith si prestarono a correre verso un vicolo stretto.
-dove stiamo andando?- domandò finalmente il maggiore, massaggiandosi la testa dolorante.
Alcuni spari dietro di loro fecero aumentare l’andatura delle loro gambe.
-Ve l’ho detto, no? Allora, avete deciso?- domandò Lilith, guardandosi intorno, mentre li guidava in ogni via, con maestria, quasi come se conoscesse a menadito la città.
-Puoi davvero portarci a casa?- chiese ancora Alphonse, correndo insieme a suo fratello e alla ragazza, sentendo dietro di loro altri uomini, forse quelli che erano accorsi in aiuto degli altri, farsi sempre più vicini.
-Sii!, quante volte devo ripetervelo! Fidatevi, diamine!- affermò questa, girandosi a sorridere agli Elric, impallidendo per la vista dei sei uomini che gli davano la caccia.
Edward osservava davanti a se, perso nel pensiero di quella possibilità così vicina..
Così a portata di mano
Si fermarono una volta messa distanza dagli inseguitori, in un vicolo nascosto
Non sarebbe durata troppo quella quiete…lo sapevano
Era davvero possibile? In un batter d’occhio potevano tornare?
“Deciditi Edward, non abbiamo tutto questo tempo!” affermò la ragazza, tenendo ora la sua camicia per la manica
Uno sparo sfiorò per miracolo il suo orecchio destro, mentre suo fratello gli stringeva la mano, guardando spaurito gli uomini che si avvicinavano, pronti a mettere la parola fine alle loro vite
Un cenno
Una decisione
E tutto davanti ai loro occhi sparì, per lasciarli nel vuoto a precipitare





Siediti e ascolta
Perché ogni cosa che hai intorno
È viva
Anche tu hai vita
E coesisti col mondo
Come esso coesiste per te





Beh, direi che come primo capitolo penso di aver attirato almeno un pochino la vostra curiosità ^^
*stranamente l’autrice tiene un ombrello davanti a se, come a ripararsi da qualcosa* ah ah ha….^^’’
Allora, premetto che è la mia prima ficcina su FullMetal Alchemist, e le prime piccole idee sono venute dopo che mi sono depressa avendo finito di vedere l’anime, e dopo pochi secondi il film XD
Ha preso vita mano a mano che scrivevo, e l’idee ci sono, e so già che dovrebbe essere di pochi capitoli, come i disegnini spastici fatti durante un ora buca XD *indica quello sopra*
Le amanti del nostro caro Roy dovranno penare ancora un pochino *chiude a chiave la porta dove ha nascosto l‘uomo* prima della sua comparsa XD A__A ma non temete, arriverà.
Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo presto, sperando che la preparazione del cosplay e la scuola non mi tengano troppo impegnata XD
*-* vi prego almeno commentate un pochino questo coso venuto fuori dalla mia pazzia, così che posso farmi un idea se vi è piaciuto o meno, o se i miei errori vi hanno fatto scappare via urlando XD
A presto^^

Liris

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Capitolo 2
*** -Tris vincente: gatti, Alchimia e magia- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Raiting:Giallo
Riassunto Capitolo:
-Al…-
-Gatti?- il viso di Lilith si illuminò d’un tratto, e alzatasi di botto, si fiondò fuori, alla ricerca dei felini.
-Beh, non è che..- cercò ancora Alphonse, iniziando ad alzarsi dalla sedia, seriamente preoccupato dal tremore del fratellone.
-Al…..io ti UCCIDO!!- gridò d’un tratto questo, mandando al diavolo l’emicrania, e saltando addosso al più giovane, mancando il bersaglio che prontamente si era allontanato, cadendo rovinosamente a terra.
-Nii-san, calmati! L’ho fatto senza volerlo!! Mi è venuto il pensiero che quei poveri micini si sarebbero sentiti soli senza di noi, e…- Alphonse cercò via di fuga verso la porta, mentre Edward si rialzava da quella posa poco decorosa per il, un tempo, FullMetal Alchemist.




-Tris vincente: gatti, Alchimia e magia-






Farsi passare quella bella botta alla testa non sembrava proprio un impresa facile.
Alphonse lo guardava curioso dalla sedia sul quale era comodamente seduto, mentre Lilith lo studiava con i verdi occhi, dall’alto della sua posizione accovacciata sulla scrivania.
-Ehm….tutto bene?- domandò il suo Nii-chan, controllandogli doverosamente il ghiaccio sul bernoccolo.

Edward chiuse gli occhi, borbottando una sorta di maledizione verso la figurina tranquilla e poco composta sul ripiano dove solo la mattina precedente stava scrivendo sul suo “diario di viaggio”
Questa si grattò la testa, desolata, spostando gli smeraldini occhi sul mobilio della stanza: tutto era arredato con mobili di mogano antico, mentre fogli con su appunti di ogni tipo erano sparsi su ogni superficie.
Come camera era abbastanza accogliente, come il resto della casa, si intende.
Lilith saltò giu con un agile mossa, senza emettere alcun suono, zompettando con fare curioso verso alcuni libri posti in una pila alquanto poco stabile, sul pavimento.
-Ci vuoi spiegare cosa accidenti è successo?- domandò un Edward alquanto inviperito, prendendo dalle mani del suo Nii-chan il ghiaccio, e riportandoselo sul bernoccolo.
Lilith sfogliò con fare interessato un tomo che aveva in quel momento tirato su dalla pila -Un piccolo errore di calcolo- affermò, senza alzare il naso dalle parole eleganti e veloci stampate su quelle pagine.

-Oh certo….e questo lo chiami errore di calcolo??- abbaiò Edward, indicandosi la testa lesa, pentendosi quasi subito di aver aperto bocca, visto l’emicrania che spuntò fuori come un vecchio conoscente, facendolo gemere e tornare disteso sul letto.
La graziosa ragazza li aveva in qualche modo trasportati in un battito di ciglia in casa loro, più esattamente: Alphonse era finito nel caminetto spento, in mezzo ad un bel cumulo di fuliggine, Lilith lunga e distesa sul divano del salottino, mentre per Edward….beh, lui aveva accidentalmente colpito l’angolo della mensola, dopo che si era alzato mezzo intontito sul ripiano in cucina.
La giovane alzò il muso dal libro, sorridendo con fare ingenuo.
-Diciamo di si. Colpa vostra che avete pensato qui! Io le coordinate le avevo date giuste.- affermò tranquilla, chiudendo il tomo con un colpo secco della mano, ricevendo da parte del maggiore degli Elric un mugolio contrariato.
-Oh, pardon- si scusò la giovane, avvicinandosi al letto, dove abbandonò il libro.
-Perché sarebbe colpa nostra?- domandò Alphonse, osservandola sedersi con fare tranquillo e rilassato sul letto, accanto ad Edward.
Lilith alzò il panno col ghiaccio, per constatare il danno subito dal povero ragazzo.
-Mettiamola in termini semplici: se durante un trasferimento, qualcuno pensa intensamente ad una cosa totalmente fuori rotta, fa deviare completamente il percorso.- cercò di semplificare la ragazza, grattandosi desolata la testa.
-Ehi, frena un secondo! Ne io ne Alphonse abbiamo pensato ad altro, se non a casa, no?- saltò su Edward, rivolgendo lo sguardo sul fratello, che se ne rimaneva ora tutto zitto, con il viso rivolto verso terra.


-Vero Nii-chan..?- sussurrò Ed, ora leggermente dubbioso.
-Nii-san,…non è esattamente…cioè- cercò di giustificarsi il più piccolo, alzando il viso per guardare l’altro.

-Al..- mormorò questo, senza più guardarlo, ora curvo, seduto sul letto.
-S-si..?- rispose titubante Alphonse.
-Non dirmi che hai pensato a quei gatti…-

-…- nessun segno di vita da parte dell’altro.
-Al…-
-Gatti?- il viso di Lilith si illuminò d’un tratto, e alzatasi di botto, si fiondò fuori, alla ricerca dei felini.
-Beh, non è che..- cercò ancora Alphonse, iniziando ad alzarsi dalla sedia, seriamente preoccupato dal tremore del fratellone.
-Al…..io ti UCCIDO!!- gridò d’un tratto questo, mandando al diavolo l’emicrania, e saltando addosso al più giovane, mancando il bersaglio che prontamente si era allontanato, cadendo rovinosamente a terra.
-Nii-san, calmati! L’ho fatto senza volerlo!! Mi è venuto il pensiero che quei poveri micini si sarebbero sentiti soli senza di noi, e…- Alphonse cercò via di fuga verso la porta, mentre Edward si rialzava da quella posa poco decorosa per il, un tempo, FullMetal Alchemist.
-Fuggi che è meglio, Alphonse Elric, altrimenti ti ritroverai quei gatti per cappello e per sciarpa!- gridò sulla porta, vedendo il minore dei due rifugiarsi in cucina, mentre Lilith zompettava allegra passando di li con uno degli incriminati felini fra le braccia.
Edward si chiuse la porta della camera alle spalle, con un colpo secco, riprendendo mentalmente controllo di se.
Poggiò una mano sulla fronte, sentendo ancora un leggero dolore causato dal bernoccolo un po’ più in alto, ma la cosa stava passando.

E dire che a quell’ora potevano già essere ad Amestris…
Certo, Edward. Sempre che quella ragazzina non vi stava prendendo in giro.
Ma come spiegarsi scientificamente quel viaggio dalla piazza alla loro casa?
No..non c’era un modo.
Prendendosi la testa fra le mani, si risedette sul letto, sbuffando piano.
Voleva mettere fine a quella pazzia….si sentiva ancora il fiato di quegli uomini sul collo, e sapeva che non sarebbero stati al sicuro finché non sarebbero tornati nel loro mondo.
Un altro sbuffo uscì dalle sue labbra, mentre si lasciava andare lungo e disteso sul morbido materasso, chiudendo gli occhi.
Voleva rivedere le verdi distese di Reesembol, riabbracciare zia Pinako, quella bisbetica di Winry, sentire come stavano tutti quei mezzi lavativi al Quartier Generale di East City…e magari prendere un po’ a calci un ben noto Colonnello di sua conoscenza.
Un leggero sorriso si disegnò sulle sue morbide labbra, pensando a quanto gli mancavano i loro battibecchi….quanto gli erano mancati in quei 5 anni…
Aprì di scatto i dorati occhi, osservando perplesso, e allo stesso tempo spaventato il soffitto.
Che diamine di pensieri erano quelli, adesso?
Si portò la mano sana sullo sterno, sentendone un dolore fastidioso, come se la cassa toracica avesse preso a contrarsi, schiacciandogli gli organi interni.
Aprì le labbra, boccheggiando per un attimo, rannicchiandosi in posizione fetale sul letto, chiudendo per un momento gli occhi.
Perché..
Perché ogni volta che quel maledetto pensiero gli sfiorava la mente, doveva provare quel dolore e poi quel vuoto nel cuore?
Tante…troppe volte si era svegliato nel cuore della notte, con le lacrime agli occhi, madido di sudore, per un incubo o semplicemente un sogno che non ricordava.
Prese fiato con lentezza, stringendosi il cuscino al petto, mentre toglieva con gesti leggermente furiosi gli stivaletti, facendoli cadere giu sul pavimento.
Tolse dalla mente il viso, o anche solo la voce di quell’uomo, e cercò riposo in quella stanza illuminata appena dalla piccola luce sulla scrivania.


***




Il freddo aveva intirizzito le sue ossa, e ora si ritrovava a tremare, mentre colpi provenienti da chissà dove volevano riportarlo alla realtà.
Si strinse di più al cuscino, mentre un braccio caldo si stringeva al suo fianco, attirandolo contro un petto morbido, dal quale poteva sentire un cuore battere un ritmo regolare.
Le gambe si ritrassero, portando la sua posizione fetale ancora più racchiusa, quasi come se fosse davvero un bimbo all’interno dell’utero materno, in cerca di protezione.
Sentì un mugolio provenire dal basso, e pensò che fosse uno dei sei gatti che si tenevano in casa, bello accucciato ai loro piedi.
Perché su quel letto non era solo…no, lo sentiva ancora quel braccio, e mentre si girava, nell’oscurità del dormiveglia, portò una mano sul viso posto pochi centimetri più in su del suo, mentre un profumo familiare, conosciuto parve arrivare alle sue narici.
-Colonn..- arrestò quelle parole, impunemente uscite dalle sue labbra, mentre cercava di auto convincersi ad aprire gli occhi. Finalmente un po’ di luce iniziò a creare i giusti lineamenti di quel viso, portandolo a pensare che il colonnello fosse somigliante in maniera straordinaria a suo fratello.

Fermo Edward.

Connetti il cervello, e apri del tutto quelle cascanti palpebre, mentre mandi al diavolo chi continua a bussare alla porta, inveendovi contro.
Quello che ti sta stringendo a se è effettivamente tuo fratello, che ora, per colpa della tua mano posata sulla sua guancia, si sta lentamente svegliando dal richiesto riposo del vostro corpo, di poche ore che vi siete concessi, senza volerlo
-Nii-san..che cosa c’è?- domandò con voce impastata Alphonse, portandosi una mano chiusa a pugno sull’occhio destro, stiracchiandosi per il risveglio un po’ inaspettato.
Edward si tirò su piano, osservando come ai suoi piedi, insieme ad uno dei grandi gatti della casa, nella sua stessa posizione ci fosse Lilith ancora assopita.
-Al, ci siamo addormentati.- finalmente parlò il maggiore, portandosi una mano alla testa, un po’ rintronato, sentendo ancora il continuo bussare, capendo solo ora che quello è l’unica cosa reale del sogno dal quale si è appena destato.
Alphonse seguì il fratello seduto sul letto, osservando perplesso la ragazzina ai loro piedi, felicemente rannicchiata con accanto il micio color perla.
-Non ci voleva..- sussurrò Edward, ora leggermente in ansia, rivolgendo l’attenzione verso la porta aperta della stanza, dal quale giungevano i colpi all’entrata di casa.

Alphonse cercò subito di svegliare Lilith, scuotendola energicamente.

Avevano come stupidi abbassato la guardia e di sicuro chi continuava a bussare alla porta alla porta d’entrata non era la tenera signora Rotterban, che chiedeva un po’ di zucchero….a meno che la simpatica nonnina non fosse diventata alquanto nerboruta.
-Lilith! Svegliati!! Siamo nei guai!- affermò Alphonse, mentre Edward si era alzato dal letto, capelli sciolti e scompigliati, correndo scalzo in corridoio.
Sorpassò tre gatti con un balzo e si nascose dietro l’angolo che dava sul salottino e all’entrata chiusa.
Qualcuno dall’altra parte gridava in tedesco stretto, mentre una voce conosciuta si esprimeva più liberamente.
-Fratelli Elric! Aprite immediatamente! È la polizia che ve lo ordina! Siete accusati di crimini contro la decenza e stregoneria, e se non aprirete questa porta con le vostre mani, la butteremo giu noi!!- il poliziotto del pub faceva la voce grossa per farsi vedere da chi aveva intorno, oltre i suoi sottoposti, anche due cittadini.
-Signori, forse mi sono sbagliata…sapete, con l’età l’udito è molto meno acuto e la mente fa brutti scherzi- la vocina della signora Rotterban tentava di superare quel frastuono.
Edward sperò con tutto il cuore che dessero retta all’anziana donna, che cercava di convincerli che all’interno dell’appartamento non c’era nessuno, che si era sbagliata.

Cara nonnina.
L’avrebbe baciata di gratitudine per quel gesto di solidarietà, anche se gli uomini fuori non l’ascoltavano.
Ora colpi più pressanti e ritmati diedero ad Edward la certezza che i poliziotti stessero cercando di buttare giu la porta.

-Nii-san! Che cosa facciamo?- domandò spaventato Alphonse, arrivandogli dietro, seguito a ruota da Lilith che osservava pensierosa i tre mici che stavano passando li vicino.
-Perché non puoi portarci via adesso?- domandò invece il biondo verso la ragazza, stringendo con un gesto di rassicurazione la spalla del minore.
Lei alzò il viso, guardandolo desolatamente -Non sono una fonte inesauribile di energia, sai? Devo avere la mia ora di ripresa!- affermò Lilith, facendo sbucare fuori dal nulla il bastone precedentemente usato, indicando con un leggero picchiettio del dito indice su di esso, alcune piccole rune intagliate sulla superficie di legno, e la leggera luce di cui rilucevano solo tre su sei.
-Fammi indovinare: dovremo attendere finché non torneranno tutte e sei a splendere?- disse, seguito subito da un versetto affranto, Edward, guardando nervosamente la porta d’ingresso che iniziava a creparsi.
Lilith annuì veloce, quasi infantilmente, con due lucidi occhioni smeraldini, contenta dell’intuizione dell’Elric.
Si tolse poi il poncho che portava ancora indosso, rimanendo con una semplice canottiera color cielo primaverile, e mostrando solo ora dei salva braccio di cuoio, finemente lavorati ed intarsiati.
I colori vivaci delle vesti, la gonna di quell’arancio carico coperto solo su un lato da un drappo rosso, sembravano stonare col grigiore di quel mondo.
-Che intenzioni hai?- domandarono quasi all’unisono i due Elric, mentre l’osservavano radunare intorno a se i sei mici della casa, con un fischio acuto uscito dalle sue piccole e morbide labbra.
-Oh, vedrete! Daremo degna battaglia!- affermò tutta eccitata, guardandoli per un solo secondo, mentre aveva immerso la mano sinistra in una tasca nascosta dell’indumento rosso, con il viso animato da una luce allegra e troppo sicura di se.
Faceva quasi paura tutta quella sicurezza ai due fratelli, che si scambiarono per pochi istanti uno sguardo perplesso.
-Perché non fate vedere la vostra stregoneria tanto richiesta da quei signori là fuori?- domandò Lilith, con un luccichio eccitato negli occhi.
-Stregoneria?- domandò curioso Edward.
-Vuoi dire l’Alchimia? Ma qui non funziona- affermò Alphonse, osservandola confuso, mentre la ragazzina spargeva sopra ai gatti una strana polverina finissima e argentata, tirata fuori dalla tasca di poco prima.
-Cos’è, polvere di fata?- domandò scettico Edward, ricevendo un occhiataccia da Lilith.
-ah..ah…ah….spiritoso. Le fate non esistono, caro. Beh, non in questo mondo, almeno- affermò all’inizio fra i denti la giovane, rimanendo poi un attimo pensierosa.
Scosse la testa, tralasciando altre affermazioni futili, rivolgendosi tranquillamente ai gatti che la osservavano tutti fermi ai suoi piedi, con i musini alzati, e le orecchie in su, mentre le code si muovevano con fare sensuale.
-Allora miei piccoli amici, appena la porta verrà abbattuta, e quei cattivoni entreranno nel vostro territorio, voglio che voi sfoderate gli artigli, e con il più furioso miagolio da battaglia, gli saltate addosso, facendogli saggiare la vostra furia!- spiegò ai felini la propria strategia, osservata in modo perplesso da Ed e Al, che si chiesero se fosse impazzita o meno.
Credeva realmente che i gatti la stessero ascoltando?

Quando le sei teste feline annuirono all’unisono, rimasero basiti.
-I gatti sono gli animali più intelligenti, fieri e furbi del mondo!- affermò Lilith puntando poi gli occhi sulla porta ormai in prossimità di cedere.
Strinse la presa sull’oggetto, sorridendo in modo divertito -bene…- sussurrò, posizionandosi con i due biondi. Tutti e tre brandirono la propria arma, Lilith il bastone, Edward una scopa trovata li vicino, ed Alphonse una padella, pronti ad accogliere i visitatori, con una fila di sei gatti davanti a loro, come una perfetta cavalleria.

Un colpo.
Due
Tre

Quando al quarto la porta venne scardinata, e cadde in avanti con un tonfo sordo, si scatenò il putiferio.

Tutti e sei i felini erano balzati sui primi poliziotti che avevano fatto irruzione, più i due civili, iniziando un selvaggio “rifacimento di unghie” sulle loro facce.
Edward riconobbe subito, come anche il fratello, i due tedeschi che proprio qualche ora prima avevano fatto parte del gruppo che li aveva attaccati, e di sicuro era colpa loro se erano stati denunciati ingiustamente alla polizia.
Lilith dal canto suo non guardava in faccia nessuno, rifilando calci e bastonate con veloci movimenti e zompetti aggraziati; aveva disarmato i primi due uomini della legge che le si erano parati davanti, intimandogli di abbassare l’arma, e li aveva sistemati entrambi con un calcio ben assestato.
Edward aspettava che il nemico si avvicinasse impunemente, e li cacciava dietro di se con colpi precisi sulla schiena, lasciandoli alla punizione che infliggeva loro Alphonse, con una bella padellata in testa.
Dieci minuti durò la resistenza, seguita con interesse dalla signora Rotterban, che se ne rimaneva rintanata sul pianerottolo, con occhiali ben inforcati, a gustarsi la punizione per quegli uomini sgarbati.
Durò, fino a che Edward non fu disarmato dal poliziotto del pub, ed Al fu atterrato con un calcio alle ginocchia, da parte di uno degli uomini che era riuscito a sgattaiolare dietro di lui.
-Nii-san!!- riuscì a gridare Alphonse, cercando di avvisare il maggiore della presenza dietro di se, troppo tardi, perché un pugno lo abbatté a terra, proprio nel momento che si girò.
Edward cercò di tirarsi su, usando le braccia come perno, sputando a terra il sangue che gli aveva riempito la bocca, sentendone il sapore metallico sulla lingua.
Lilith teneva fermo davanti a se il bastone, con entrambe le mani, separate tra loro, riuscendo a tenere a debita distanza due poliziotti già malamente pestati.
-Edward, unisci quelle maledette mani!- gli gridò contro la giovane, senza staccare gli occhi dai suoi avversari.
Il maggiore degli Elric guardò spaesato verso di lei, ancora in ginocchio dolorante a terra, mentre cercava di rialzarsi, fermato da un nuovo colpo allo sterno da parte dell’agente del pub.
Imprecò contro di lui, ritornando lungo disteso, con la rabbia che saliva in corpo, oltre al dolore.
-Questo fagiolo potrà anche unire i piedi, ma resta il fatto che verrà arrestato, insieme a voi altri, e portati direttamente in centrale.- si sbeffeggiò l’uomo, tacendo di colpo.

Avrebbe voluto continuare a deridere il ragazzo.

-Non…- una vena pulsò sulla testa bionda.
Gli sarebbe davvero piaciuto prendere tutti e tre e ricevere i meritati onori per il nuovo arresto.

-…chiamarmi..- un sonoro ciaf, seguito da una luce completa di scariche azzurrine, risuonò nella stanza ora completamente assente di suoni, se non i battiti dei cuori dei presenti.

Ma qualcosa, ora lo sapeva, glie lo avrebbe impedito.

- ….ULTRAMICROBO, TAPPO SUPER PICCOLO DELL’INTERO UNIVERSO, MA COSì PICCOLO DA NON VEDERSI NEMMENO CON LA LENTE DI INGRANDIMENTO!!- gridò il giovane, alto non più di un metro e un tappo, più 5 cm guadagnati, posando le mani a terra con un colpo secco, trasmutando il pavimento sotto di loro, così che tentacoli enormi afferrarono gli uomini ancora in piedi, bloccandoli.
-Stregoneria!! Stregoneria!!- strepitò qualcuno, mentre altri, quelli che stavano rinvenendo in quel momento, se la diedero a gambe, urlando -Diavoli! Demoni!! Non sono umani!!-
Alphonse, libero dalla sua guardia, raggiunse il fratello, sorpreso quanto lui -Wow, Nii-san!- riuscì solamente ad affermare, mentre Edward si guardava le mani perplesso.

-Ehi voi due!- li risvegliò dalle loro riflessioni la voce urgente di Lilith, che con un cenno della testa, li richiamò accanto a se.
Questa fece roteare una sola volta il bastone sopra la sua testa, e quando fu sicura che i due Elric le fossero vicini, ne sbatté la punta inferiore sul pavimento, facendo comparire così un cerchio, a parere di Edward, Alchemico, ai loro piedi.

-Vedete di pensare alle cose giuste, ora!- gridò Lilith, ridendosela, mentre l’energia intorno a loro li avvolse come una coperta invisibile, cambiando fino a diventare una follata di vento.
Alphonse strinse nella mano sinistra la camicia del fratello, chiudendo gli occhi, e sentendo di nuovo sotto di loro la sensazione precedentemente provata, come di vuoto.

Sotto gli occhi atomi di presenti, i tre sparirono in un lampo.




Si prova e si sbaglia
Si cade e ci si rialza
Non esiste “non posso“
Non esiste “non ce la faccio“
Esiste solo
“devo provarci“





Oh, bene, ed ecco a voi il secondo capitolo^^
Dire che mi son divertita come una matta a scriverlo, non basterebbe a farvi capire come sono davvero contenta di essere riuscita nel mio intento A_A ahah! XD
Ringrazio tantisssssimo per i commenti ricevuti*-* e anche delle visite anonime (uhauaha io vi veeeedo n.d. Liris con voce alla Sauron) non credevo di far nascere così tanto interesse^^
Bene, passiamo ai ringraziamenti, dovutissimi*_*


SakuraAshe e Betta90: visto visto?*-* sono un lampo! XD contenta che sia piaciuta^^ *si gratta testolina imbarazzata* ci sto mettendo davvero tanto perché esca bene *-*


SeryChan: grassie^^, ehh, Lilith è fonte di mistero e di divertimento XD diciamo una pazza in miniatura XD ho seguito il tuo consiglio A__A spero che vada meglio così^^ mi sono anche accorta che da più leggibilità anche nel senso di suspance XD (shh, non datele retta, è malata poverina n.d. vocina della coscienza) (>_> n.d. Liris)


chamaedrys: oh cara, *batte il cinque* vedo che condividi i miei dolori XD
Speriamo davvero A_A anche se ho paura che con il manga ci daranno l’ennesima mazzata XD A_A ma la speranza è l’ultima a morire! Ahah! A_A
*annuisce* si si i nostri Elric non vengono compresi, poveri tati v.v ed è meglio per loro sloggiare XD l’importante è sperare che la strada sia giusta questa volta ghghghg piaciuto il capitoletto?*-* pensavi che fossero al sicuro già nel secondo, eh? Eh? XD


mua: *faccina sadica* uhuhuhuhuh *i due Elric guardano l’autrice alquanto perplessi e spaventati*
Naa, tranquilla….forse arriveranno tutti interi a casa *-* ihihihih *Ed e Al non sembrano tranquillizzati*
Contenta che ti abbia incuriosito^^ e come già detto, la cara e piccola Lilith sarà un vero vulcano di pazzia XD già si nota da questo capitolo ghghg


Elmeren: ohhh mio dio O-O du du du du, no dai ç.ç non prendertela con me (si prepara psicologicamente a rivederla sul treno)
Ma ti pare che io sappia qualcosa di quello che stiamo facendo a scuola in storia v.v? è già tanto se mi sono informata qui XD no dai, almeno da sapere quelle poche cose v.v sai…
Cmq! ç.ç Huges è tenero…anche mio padre si chiede del perché l’hanno freddato ç-ç tato lui……buahuahaua A___A me non fiata più…scoprirai A__A
Certo che sono fissata v.v tsè, i miei nomi son sempre teneri (e le personalità sempre pazze XDD) visto che tenera pazzerella? *-* aspettati delle belle scenette ghghg



Bene miei cari, alla prossima*-* e mi raccomando! Aspetto commentucci freschi freschi*-*
Baci^^

Liris

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Capitolo 3
*** -Piovono angeli dal cielo- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Raiting:Giallo
Riassunto Capitolo: No, no…non so chi sia, sembra quasi rispondere a se stesso, stringendo ancora la mano, cercando di fermare il battito del suo cuore e il dolore per quei colpi ancora freschi, subiti solo pochi minuti prima.
Un risolino divertito, seguito ancora dal suo nome lo fanno decidere.
Avanti! Apri gli occhi e cerca di capire dove sei.

E luce fu! Questo si sarebbe aspettato di pensare, o dire,…
Ma allora perché davanti a lui c’era ancora oscurità e tenebre?
Non aveva mica aperto gli occhi?
L’oro colato dei suoi occhi si incontrò e si immerse in quell’antracite pura, attraversata da, cosa? Un luce divertita? O una vena di divertimento?
“Sto ancora sicuramente dormendo”

-FullMetal, so che la mia bellezza ti ha abbaiato, e non riesci a staccarti da me, ma lo sai che pesi?-
Quella voce….come scordarne il proprietario?
Come non riconoscerla fra milioni e milioni?
Oh, non lui
Non così
Non adesso

Chiunque…
Fuorché LUI





-Piovono angeli dal cielo-





1922 , Central City
Quartier Generale
Lunedì mattina, ore 11.30
Uffici Amministrativi

-Fury, dove diavolo sono le pratiche per il colonnello?- domandò la voce perentoria del Sottotenente Falman risuonò nell’ufficio, mentre il leggero filo di fumo si alzava dalla sigaretta in bocca del Tenente Colonnello Havoc.
Il ragazzo interpellato aprì il cassetto della sua scrivania, chinandosi un momento, tornando poi eretto con un plico di fogli tutti da firmare e che non aspettavano altro che un nome risultasse sulla linea leggera a fondo pagina, scritta con quell’elegante e fine calligrafia.
La porta si aprì e Riza Hawkeye fece la sua entrata con passo elegante e fermo, sempre composta nella sua uniforme blu scuro, andando verso Falman.
Questo alzò il viso dal plico di fogli, dopo avergli dato un ultima controllata, studiando la giovane bionda ormai vicina a lui. -Ecco a lei, Colonnello- affermò questo, passandogli i fogli da firmare.
Riza li prese, ringraziandolo con un cenno del capo, e poi si diresse verso l’ordinata scrivania davanti alla finestra.
Sedutasi in un silenzio rigoroso, aveva subito iniziato a firmare le scartoffie di quella mattina, dandogli comunque una veloce ricontrollata, giusto per essere sicura.
La porta si aprì nuovamente e Breda entrò tranquillo, osservando come nell‘ufficio regnasse la solita pace quasi monotona, che sostava ormai da molto tempo.
-Bah…sarò ripetitivo, ma manca un po’ di sano casino qui dentro- sussurrò, camminando con passo lento verso la sua postazione, proprio davanti ad Havoc, che se ne rimaneva impassibile davanti alla finestra, appoggiato con le anche al davanzale, a fumare.
-Ogni anno lo dici, Breda…sembra quasi che tu abbia un orologio interno che ti fa scattare alla stessa ora, dello stesso giorno- affermò Fury, picchiettando un altro plico di fogli che aveva appena sfilato da una cartelletta degli scaffali dietro di lui.
Falman sorrise, portando le braccia incrociate al petto, studiando il soffitto, senza realmente vederlo.

-Sano e salutare casino, come lo creava Acciaio?- domandò il Sottotenente, portandosi poi due dita pensierose al mento, dove una leggera barbetta aveva iniziato a caratterizzare il suo spigoloso viso.
Breda di tutta risposta annuì, lasciandosi poi cadere sulla sedia dietro la propria scrivania.
Si sentiva la mancanza del giovane e biondo alchimista…oh se si sentiva.
Lui e suo fratello sembrano dare un tocco di vita in più a quel posto, o meglio, a quello di Est City….quel luogo era ancora più tranquillo e monotono di dove avevano conosciuto per la prima volta l’Alchimista d’Acciaio, e le sue crisi sull’altezza.
Havoc tirò una boccata di fumo, guardando fuori dalla finestra il prato fino e ben curato del Quartier Centrale.
-Anche Al non scherzava con quei gatti- affermò tranquillo, sorridendo inconsciamente del ricordo dell’armatura impegnata a nascondere i miagolii di protesta di qualche felino randagio
-Vi ricordate quando arrivarono con quella piccola palla di pelo?- chiese Breda, ridacchiando, mentre ricordava perfettamente il giorno scelto dalla sua mente.
-Lo stesso giorno che Fury se ne arrivo con BlackHayate- affermò Falman, guardando verso l’interessato, che se ne stava chino a leggere i documenti precedentemente tirati fuori e sparpagliati sulla scrivania.
Si sentiva nelle loro parole quanta tristezza c’era…la consapevolezza che giornate così belle ed indimenticabili erano passate velocemente, lasciando solo un essenziale ricordo nel loro cuore.
-Si, proprio lo stesso in cui ci fu la mitica sfida Fuoco contro Acciaio…- disse tranquillo Havoc, ridendosela al ricordo della piazza d’armi completamente distrutta.
Lo sguardo generale fu rivolto verso Riza che finì di firmare gli ultimi fogli, in silenzio, raccogliendoli poi ordinatamente fra le mani, e sbattendoli piano sulla scrivania.
La memoria di quel lavativo di un colonnello tornò prepotente in tutti loro.
-Certo che con le sue cavolate….si sente che mancano in questo ufficio- sussurrò Havoc, spegnendo la sigaretta nel portacenere, e accendendosene subito un’altra dopo pochi minuti.
Breda osservò Riza, mentre questa si alzava, seguita con il muso dal cucciolone che era diventato BlackHayate.
-Vado a farli revisionare. Cercate di non cadere troppo nella malinconia. Vi voglio scattanti questo pomeriggio.- affermò la donna, nascondendo un velo di stanchezza sul viso.
Non l’avrebbe mai ammesso pubblicamente, ma mancavano anche a lei quelle giornate.
-Sìssignore- affermarono in coro i quattro presenti.
La donna uscì accompagnata dagli sguardi dei suoi sottoposti e del suo infallibile e fidato amico a quattro zampe, che riabbassò il muso davanti a se, quasi sospirando tristemente.

L’ufficio del Furher si trovava al piano superiore, in un ala completamente riservata ai suoi servizi.
Vi erano archivi e intere biblioteche, e nessun altro, a parte la segretaria all’ingresso del corridoio che portava verso l’ufficio del Comandante Supremo, aveva una scrivania o un impiego li.
Riza entrò, dopo aver bussato alla porta e aver atteso di sentire il permesso dall’altra parte, nella stanza.
Salutò il suo superiore, con il gesto militare, e gli altri due uomini riuniti li nell’ufficio.
-Buongiorno Generale Armstrong, buongiorno anche a lei Generale di Brigata H-…- qualcosa interruppe le sue parole.
Un lampo
Un cerchio alchemico
E due diverse voci che, urlando, imprecarono contro qualcosa o qualcuno, bloccarono i presenti.


***




Ancora una volta un mal di testa atroce lo fece gemere, mentre l’oscurità lo circondava e il silenzio prevaleva in quel luogo.
No…non era completamente assente di suoni..
Un leggero battito, lento e costante.
Questo aumentò leggermente, mentre la sua mano sana artigliava qualcosa di semiruvido, stringendosi a pugno su quella stoffa non del tutto sconosciuta.
Un tintinnio si aggiunse al battito, come quello di una medaglietta.
Il leggero tepore che lo avvolgeva, lo confondeva ancora di più, mandandolo mentalmente in bestia per tutto quell’assurdità.
Dove diamine era?
Cos’era successo?
Che diavolo stava artigliando con la sinistra?
Iniziò poi a sentire una voce sorpresa chiamare il suo nome, prima in modo flebile, quasi lontano, e poi più vicino, quasi a pochi centimetri dall’orecchio.
Cosa doveva fare? Rispondere?
Ma no….e che avrebbe dovuto dire? Si, sono qui…dove mi trovo..?
Meglio rimanere in silenzio, e tentare di rigirarsi in quell’oscurità.

Ma il suo corpo è immobile…
Il mal di testa ancora risuona come campane a nozze, e il desiderio di non uscire più da quell’oscurità è forte.
Un’altra volta il suo nome..così…così bello, sussurrato da quella voce conosciuta
Perché la conosci quella voce, vero?

No, no…non so chi sia, sembra quasi rispondere a se stesso, stringendo ancora la mano, cercando di fermare il battito del suo cuore e il dolore per quei colpi ancora freschi, subiti solo pochi minuti prima.
Un risolino divertito, seguito ancora dal suo nome lo fanno decidere.
Avanti! Apri gli occhi e cerca di capire dove sei.

E luce fu! Questo si sarebbe aspettato di pensare, o dire,…
Ma allora perché davanti a lui c’era ancora oscurità e tenebre?
Non aveva mica aperto gli occhi?
L’oro colato dei suoi occhi si incontrò e si immerse in quell’antracite pura, attraversata da, cosa? Un luce divertita? O una vena di divertimento?
“Sto ancora sicuramente dormendo”

-FullMetal, so che la mia bellezza ti ha abbaiato, e non riesci a staccarti da me, ma lo sai che pesi?-
Quella voce….come scordarne il proprietario?
Come non riconoscerla fra milioni e milioni?
Oh, non lui
Non così
Non adesso

Chiunque…
Fuorché LUI

Colonnello…

Roy

Mustang

Maledetto imbecille….

La mano che poco prima era ancorata alla divisa dell’uomo, fu appoggiata completamente alla scrivania che aveva di fianco, senza che gli occhi si staccassero dall’unico occhio dell’uomo e da quella benda sul sinistro. Un veloce colpo di reni, un movimento agile, perfetto
E si ritrovò con tutto il corpo dritto, dall’altra parte del piano di lavoro dell’uomo, con i lunghi capelli sciolti e sparsi sulle spalle e la schiena, le iridi ambrate puntate sempre sulla figura del colonnello, e i piedi scalzi ben saldati su un bel tappeto rosso scuro.

-Vedo che un cane si tiene in allenamento, anche lontano dal campo.- continuò tranquillo Roy Mustang, tornando a sporgersi con i gomiti ben piantati sulla scrivania e il mento appoggiato alle mani chiuse a pugni.

Era sempre uguale..
Sempre lo stesso con quel sorrisino sacente disegnato meravigliosamente sulle labbra. L’occhio piccolo, dal taglio particolare, di quel colore antracite stupendo, accesso da una luce che cambiava a seconda dell’umore e i capelli disordinatamente sparsi sulla fronte, ma ben curati, che gli conferivano un aria ribelle ma misteriosa.
-Vedo che ha ampliato il suo vocabolario di battute.- affermò finalmente Edward, rilassandosi.
Dal canto suo, Roy, studiò il giovane con velato interesse, trovando piccole ma essenziali differenze nel suo ex subordinato.
Già il fatto che non l’avesse aggredito verbalmente era sintomo di una qualche crescita mentale e magari, ci sperava, un pizzico di maturità
I capelli erano diventati più lunghi, e quasi arrivavano ai fianchi, splendidi come sempre di quel color del grano, che incorniciavano un viso diverso da quello della sua memoria: levigato, leggermente più allungato, e dall’aspetto serafico
Aveva davanti a se un angelo, e si stupì più volte di ritrovarsi a pensarlo, col passare dei minuti.
Infine…gli occhi; sempre grandi, o forse leggermente più adulti, di quell’oro colato accesi ora da una luce di sfida…così diversi da come li aveva visti solo due secondi prima, così persi, sorpresi, e semplicemente BELLI.
-Vedo che hai aggiunto qualche centimetro alla tua persona- affermò pacato, alzandosi dalla sua scrivania, per raggiungerlo, e sovrastarlo con la propria figura.
Oh, sarebbe sempre stato basso, in confronto a lui…doveva ammettere che si era alzato di almeno 5 cm.
Edward esultò mentalmente per almeno quel piccolo e inaspettato complimento dal suo ex superiore, inclinando di poco il viso su un lato, e alzando solo di poco il viso per guardarlo in faccia, visto che ormai la sua fronte arrivava al mento del colonnello.

Un colpo di tosse fece tornare in mente ai due che forse nella stanza non erano soli.
Alphonse, precipitando come Edward dal soffitto in cui si era creato quel cerchio alchemico, era finito letteralmente in braccio ad Armstrong, che ora lo stava fisicamente strozzando in uno dei suoi calorosi abbracci, mentre piccole stille d’acqua scivolavano dai suoi occhi.
Riza, che aveva interrotto il momento fra Roy e Ed, era accanto agli altri due, indicando Alphonse, come a far intendere che forse aveva bisogno di un piccolo aiuto.
Edward sorrise di quella scena, e poi rimase immobile, dopo aver individuato la posizione di Lilith.

-Signor Maes, sarei felicissima di essere adottata da lei- affermò con vocina squillante, tenendo ancora le braccia intorno al collo dell’uomo, che la sosteneva con un braccio sotto le ginocchia e un altro a cingerle la schiena.
-Mia cara, il mio unico tesorino di figlia è la piccola Elycia, e non credo sarebbe felice di dividermi con qualcun altro- disse ridendo l’uomo, aiutandola a rimettersi eretta, con i piedi ben puntati a terra.

Era la sua voce.
Era la sua espressione, così allegra e spensierata.
Era un uomo che nei ricordi di Edward e Alphonse era alquanto defunto.

Il più giovane degli Elric riuscì con l’aiuto di Riza a levarsi di dosso il Generale Armstrong, e riassettarsi dopo l’entusiasmo dell’uomo, rimanendo poi anche li ad osservare un Huges premuroso nei confronti della piccola Lilith, quasi si conoscessero da una vita intera.
Il Generale di Brigata Maes Huges si sentì addosso due paia di occhi ambrati, di diversa intensità, e con un sorrisone a 32 denti, si avvicinò ai ragazzi, con le braccia incrociate dietro la schiena.
-Bene, bene….Bene!- affermò l’uomo, arrivandogli proprio di fronte, socchiudendo gli occhi e assumendo la tipica espressione da padre amorevole.
-Neanche un piccolo abbraccio? Non siete contenti di vedere la mia pellaccia integra?- domandò appoggiando i pugni sui fianchi.


I suoni che provenirono dall’interno della stanza del Furher, potevano parer ambigui a chi passava di li, o semplicemente ci sostava prima di bussare, lasciando infine perdere, e tornandosene da dove era venuto, perplesso.
Una serie di urletti, risa, tonfi e imprecazioni d’affetto si diffusero nell’ufficio e chi avrebbe avuto il coraggio di entrare li dentro, in quel momento, si sarebbe ritrovato un Huges con occhiali di traverso e una risata sulle labbra, atterrato dal peso di due biondi ragazzi in lacrime di felicità.
Roy poi aiutò l’amico a tirarsi su, osservando divertito come cercava di ridarsi un contegno.

Edward poi spostò lo sguardo sui presenti, imitato da un Alphonse confuso quanto lui, mentre si riasciugava le lacrime di gioia, puntandolo infine su Roy. -Ma…ma come..?- cercò di domandare, fermato quasi subito dal colonnello. -…è possibile?- finì per lui l’uomo, incrociando le braccia al petto, chiudendo l’occhio e facendo comparire il suo sorrisetto caratteristico.
Inclinò la testa di lato, mentre dietro di lui, in ginocchio sulla scrivania, comparve Lilith con una mano alzata.
I due Elric parvero perplessi e confusi più di prima, ma furono fermati di nuovo sul nascere, dal porre altre domande.
Il Generale Armstrong infatti fece un passo avanti, richiedendo l’attenzione di Mustang.
-Signore, sarebbe meglio far riposare i fratelli Elric, visto che da come sono ridotti, ne devono aver passate di tutti i colori.-

Difatti la camicia di Alphonse risultava macchiata in più punti e il viso appariva stanco, ma mai quanto l’aspetto di Edward.
Questo aveva gli occhi, anche se felici e confusi allo stesso tempo, spenti e quasi in coma dalla stanchezza, mentre la sua di camicia era completamente fuori dai pantaloni, le maniche che andavano a coprire per metà le mani, e in più punti risultava sporca di sangue.
I presenti poterono infatti constatare solo ora tutto questo, dando ragione al Generale, notando come la mancanza di scarpe ad Edward, due ematomi sul suo viso, e il loro abbigliamento sciupato, potesse solo far immaginare ad uno scontro affrontato prima di giungere lì.
-Non c’è alcun problema, saranno sistemai in uno dei nuovi alloggi….solo un ultima cosa- disse Mustang, rimanendo appoggiato con le anche alla scrivania, fermo immobile, nella stessa posizione di prima.
Tutti gli occhi furono puntati su di lui, mentre Lilith si tratteneva dallo scoppiare a ridere.

-Potreste gentilmente far sloggiare tutti questi felini dal mio ufficio?- l’occhio nemmeno aperto, mentre una vena di irritazione saltò subito al balzo agli occhi degli altri, mentre uno dei mici citati si era arrampicato mestamente sulla schiena dell’uomo, raggiungendo comodamente la sua testa con le pelose zampette bianche, e la coda si avvolgeva tipo sciarpa al suo collo.


***




Dire che quel giorno, al Quartier Generale di Central City, si fece festa, sminuirebbe soltanto la baldoria che invece avvenne.
Dopo che Alphonse ed Edward avevano cercato almeno un po’ di sistemarsi, la voce della loro ricomparsa aveva fatto il giro di tutto l’edificio, e qualcuno di nostra conoscenza aveva preso la palla al balzo.
Breda e Havoc erano letteralmente caduti dalla sedia, all’entrata dei due in ufficio, soprattutto per colpa di Edward che era entrato con la sua solita enfasi, facendo così pigliare un colpo ai due e ai presenti.
Come poi l’ufficio amministrativo diventò un luogo pieno di festoni e alcool, tutto in pochi minuti, questo rimane ancora adesso un mistero.
Gli Elric furono festeggiati per bene nell’intero pomeriggio, sia per il ritorno che per ciò che tutti ricordavano, avevano fatto cinque anni prima salvando Central City, se non tutta Amestris Mandando così a pallino la tranquillità che aveva regnato fino ad allora nel Quartier Generale, i festeggiamenti erano durati fino alla sera.

Edward osservò dalla finestrella del piccolo alloggio a loro assegnato, lo scorcio di città che si poteva vedere.
Central City..
Amestris..

Erano finalmente tornati a casa. Tutto era merito di una sola persona, ed il maggiore degli Elric rivolse a questa uno sguardo di gratitudine; Lilith riposava tranquilla sul divanetto della stanza, insieme a tre dei sei gatti sparpagliati per il bilocale che era l’alloggio.
Edward cercò di non riprendere a ridere, pensando a come Alphonse si era ritrovato piacevolmente felice che anche i loro coinquilini felini dell’altro mondo fossero riusciti a passare insieme a loro da quella parte.
Qualcosa gli diceva che lo zampino era solo della piccola e tenera ragazza che se ne stava ranicchiata a dormire.
Lasciò che il suo sonno continuasse, e se ne andò nella camera da letto, dove vi erano due materassi comodi e profumati, di cui uno già occupato da un Alphonse ancora completamente vestito, che si era letteralmente lasciato cadere su di esso, cadendo subito in un sonno profondo.
Sedutosi sul suo, si passò una mano fra i capelli morbidi e finalmente puliti, ripensando alla giornata appena passata; un misto di pazzia, allegria, e malinconica felicità
Chiuse gli occhi, sospirando debolmente, mentre si toglieva almeno la camicia pulita, ripiegandola con cura, prima di sdraiarsi anche lui sul materasso.
Chiuse gli occhi, pensando a ciò che avrebbero fatto d’ora in avanti, e al futuro che li attendeva dietro l’angolo.


***




-Oh, andiamo! Diccelo Huges!!- affermarono Edward e Alphonse all’unisono nell’ufficio amministrativo, dove erano riuniti i compagni mattinieri, con l’assenza naturalmente di quei dormiglioni di Havoc, Breda e Fury.
Il Generale di Brigata Maes Huges scosse la testa, ridendosela per le espressioni contrariate disegnate su quei visi così giovani, ma allo stesso tempo maturi.
-No! Verrà il tempo delle spiegazioni, e dei racconti avventurosi del quale sono stato protagonista…ma quando saremo una sera riuniti davanti a dei bei boccali di birra, accompagnati da una delle torte della mia Glacer- e qui tornò a dilungarsi sulla bellezza della moglie e della figlia, spargendo come suo solito fotografie a coloro che si trovavano nei paraggi.
I fratelli Elric rimasero perplessi e delusi, sbuffando alle parole dell’uomo.
Rimasero però piacevolmente assorti entrambi, nel contemplare quanto fosse bello vedere una persona cara viva e vegeta..
Vedere di nuovo il sorriso, i gesti buffi e quelli seri, l’amore traboccante dalle sue labbra e dai suoi occhi rivolti alla famiglia…
Le foto che venivano rovesciate su di loro….no..beh..
I due biondini furono letteralmente sommersi da una montagna di foto, da dove poi provenirono alcuni mugolii sommessi.
Per una volta, potevano anche dire che gli erano mancate le foto di Elycia in diversi momenti della sua vita.
-eh? Che ne dite della mia piccola?? Si è fatta grande, non è vero?- continuò Huges, tutto contento della sua bambina, tenendo le mani appoggiate sui fianchi, torreggiando sui due poveri malcapitati, mentre Falman osservava perplesso il cumulo di foto, sotto il quale si trovavano Ed e Al.

-Edward, puoi uscire di li e andare dal Furher? Ha richiesto la tua presenza nel suo ufficio.- intervenne il colonnello Riza, mettendo giu il telefono nel quale pochi minuti prima, durante tutto il baccano che stavano facendo quei tre, aveva rivolto poche parole affermative.
Il maggiore degli Elric emerse dal cumulo, annuendo verso la donna. -Filo subito- affermò, ridendosela quando qualcuno fece battute e scommesse sulla probabile lite che si sarebbe da li a poco consumata.
Lasciò dunque il suo Nii-chan alle prese con il Generale di brigata tutto allegro e pronto a mostrargli l’intero album fotografico della figlia, uscendo dall’ufficio.

Si diresse con passo sicuro e tranquillo verso le scale, salendo al piano superiore, dove si trovava l’ufficio del Furher….
Beh, ne aveva fatta di strada…
Da semplice Colonnello, era diventato l’uomo più in alto di Amestris…in soli cinque anni.
Si mise le mani in tasca, ripensando a ciò che aveva minimamente provato quando l’aveva rivisto per la prima volta dopo quegli anni.
Roy Mustang…
Un uomo….un demonio.
Un cane dell’esercito come lui
Anzi no…lui non era più un alchimista di stato, no?
Forse era proprio di quello che voleva discutere con lui il Comandate Supremo.
Un sorrisetto arrogante gli si dipinse in faccia…
Gli erano proprio mancate quelle piccole discussioni, e la voglia di prenderlo a calci in bocca. Ci sarebbe riuscito ancora adesso?

Si bloccò due minuti in mezzo al corridoio, come un ebete.
Perché se lo domandava? Non era mica cambiato nulla, no?
Certo..gli era letteralmente e fisicamente caduto fra le braccia...ma, beh, era stato un incidente di persorso no?
Si morse il labbro inferiore, con poca convinzione, scacciando poi quei pensieri.
Suvvia, Edward, smettila di pensare a cose idiote, e varca quella porta.
La sua coscienza aveva ragione.

Bussò aspettando il permesso di entrare, e quando varcò la soglia, richiudendosi alle spalle la porta, notò Mustang che se ne stava in piedi davanti ad uno degli scaffali dell’immensa libreria di quella stanza.
Una posa composta e austera. Non sembrava nemmeno lui.
Perché prima pensava che non fosse affatto cambiato?
L’uomo la davanti era cambiato più di quanto lui non immaginava…..o forse erano solo sue impressioni sbagliate?
-Vieni pure avanti FullMetal- disse lui, girandosi solo un istante a guardarlo.
Il biondino si avvicinò tranquillo, studiando ogni tomo contenuto nella libreria, con meraviglia.

-Cosa farete adesso?- domandò distaccato il Furher, osservandolo, con la coda nell’occhio,, inginocchiarsi per poi passare il dito indice su ogni titolo dei libri, come a cercarne uno in particolare.
-Penso che Al voglia tornare a Reesembol a trovare Winry e zia Pinako, e fargli sapere che siamo di nuovo qui a rompere la sua pace. Io poi avrei bisogno di una controllata.- affermò perplesso, rialzandosi e aprendo e chiudendo la mano dell’auto-mail, sentendo un piccolo cigolio.
-Sei anche cresciuto. Avrai problemi anche a camminare, no?- mormorò Roy, osservando come ormai come quel viso perfetto, quasi senza imperfezioni (quasi, perché l’ematoma del pugno subito si notava ancora), gli arrivasse al mento.
Strinse le mani dietro alla schiena, salde e ferme, mentre Edward gli rivolgeva uno di quei suoi rari sorrisi radiosi.

Quanto era davvero mancato a lui, Edward Elric?
Quanto…
Quante volte aveva sognato quel viso allegro o arrabbiato, furioso o deluso..
O semplicemente quegli occhi dall’oro colato come colore.
Dal canto suo, il biondo esultava mentalmente per ancora quella piccola informazione sulla sua altezza, anche se arrivava dall’uomo che aveva odiato di più al mondo.

L’aveva mai davvero odiato?

-Quando pensi di partite?- domandò ancora Mustang, riportando l’attenzione sui libri, per non sostare troppo sospettosamente su quegli occhi ambrati.
-Quanto prima, signore- disse normalmente Edward, accucciandosi di nuovo, per prendere un libro sullo scaffale più basso. -aveva una bella collezione il caro King, vero?- mormorò con un sorrisetto ironico il biondo, sentendo però subito dopo il ghigno del Furher.
-Ah no, FullMetal. La maggior parte di questi libri sono di mia esclusiva proprietà-
Edward rimase alquanto spiazzato.
-Mi scusi, ma dove diavolo li teneva nel suo alloggio? Sono tantissimi!- affermò perplesso il biondino, chiudendo con un colpo secco quello che aveva in mano.
Roy rise, guardandolo dall’alto.
Il ragazzo ora si sentì più piccolo per quel corpo che torreggiava su di lui.
Per un attimo ebbe un sussulto, chiedendosi poi subito dopo, cosa accadeva al suo corpo da reagire così, ogni volta che l’ex colonnello gli rivolgeva uno sguardo…un sorriso….
Un solo gesto.
-Oltre all’alloggio, ho un modesto appartamento in centro città- disse tranquillo Roy, incrociando lo sguardo di FullMetal, notando in lui un cedimento
In un solo, singolo, secondo, aveva visto qualcosa nel suo viso.
Uno sguardo che aveva visto molte volte sulle sue donne….ma no, cosa pensava!
Edward era più di una di quelle oche che si portava a letto ogni notte, per cancellare la sensazione di vuoto nella sua anima.
Quello che ora aveva scorto nel giovane alchimista…era qualcosa di più profondo.
Distolse poi gli occhi dalla sua figura piccola, perché ranicchiata, e bella.
-Conoscendola, sarà una suite imperiale, come minimo- affermò Edward, ridacchiando, ricercando così un certo equilibrio, che in un istante il Furher aveva mandato a farsi friggere.

Mustang sorrise, socchiudendo gli occhi, beandosi silenziosamente di quel suono cristallino che era la risata del giovane.
Chi doveva ringraziare per quel miracolo vivente?
Per quella presenza accanto a lui, anche se ancora distaccata da come lui la voleva?
Una piccola e pazza ragazzina, sbucata da chissà dove, sei anni fa.
Doveva credere che fosse il suo personale genio dei desideri? O un angelo misericordioso che gli aveva riportato prima Huges e poi Edward?

No…

C’era un solo angelo, nella sua anima..
E questo stava proprio li accanto a lui, accovacciato sulle punte, per rimettere a posto il libro preso precedentemente.
-Ho detto modesto, FullMetal. Per una volta dovresti credermi.- sussurrò sorridendo.
Edward lo continuò a guardare, inclinando il viso leggermente di lato.
-Come mai non abita in una bella villa, pieno di vizi, camerieri e belle inservienti da molestare?- chiese il ragazzo, studiando il superiore.

Perché l’unica cosa che mi interessa è uno stupido fagiolo, FullMetal

-Mi sembra ovvio. Non volevo mica diventare Comandante Supremo per sguazzare nel lusso.- affermò Roy, sospirando piano -Per vivere mi bastano i miei pochi mq in una palazzetta in centro a Central City, circondato dalle mie cose e- fece una pausa, constatando quanto gli risultasse doloroso pronunciare quella parola -…solo- mormorò, alzando le spalle, sentendo lo sguardo di FullMetal su di se.
-A parte questo. Continuerai la carriera militare?- domandò, tornando a guardarlo, mentre il giovane Elric si rialzava in piedi.
-Direi di si. Ha i suoi vantaggi essere Alchimista di Stato. E poi posso rendermi utile. Tornando a Reesembol invecchierei di pigrizia e noia.- affermò, sbuffando piano, mentre cercava di non guardare il Furher.

Racconta meno palle, FullMetal
Dì sinceramente perché vuoi rimanerci nell’esercito, a farti chiamare ancora cane, dalla gente.
Perché non puoi farne a meno…è forse per l’amicizia di Havoc, Breda, Falman? E Riza, Fury, Huges, e chi altro ancora?
O è per qualcos’altro?

Per qualcun’altro..…

Seguì il Furher, quando questi se ne ritornò alla scrivania.
Lo vide aprire un cassetto, tirandone fuori un oggetto, e poi tornò a guardarlo negli occhi.
-In questo caso, tieni- e lo vide lanciargli qualcosa, che Edward afferrò al volo.
Abbassò gli occhi, per osservare l’oggetto che si stava rigirando fra le mani, e notò che era un orologio d’argento.
Il SUO orologio d’argento.
Difatti lo aprì con un semplice gesto, e dentro trovò l’incisione che lui stesso vi fece, anni prima quando tutto quella pazzia iniziò.
-Don’t Forget…- sussurrò, passando con il pollice sulle lettere e sulla data ancora incise grazie all’alchimia. -dove l’ha trovato? Alphonse l’aveva perso ad Ishbar- mormorò Edward, tornando con gli occhi puntati sull’uomo davanti a lui.
Roy si appoggiò con le anche alla scrivania, portando le braccia conserte e un piede accavallato all’altro.
-Havoc me lo portò diversi anni fa. Un soldato glie l’aveva consegnato dopo essere stato con la truppa a controllare ancora una volta i resti della città- spiegò, chiudendo l'occhio con fare pensieroso. -Ero in distaccamento sui monti, e mi ritrovo i miei superiori, diciamo, visto che ero tornato soldato semplice, con questo fra le mani.- riprese subito dopo.
“È questo che mi ha riportato qui a Central City, dopo la tua scomparsa.” lo pensò, certo…ma non diede voce ai suoi pensieri.
Edward osservò ancora la scritta, per poi chiudere l’orologio e farselo scivolare in tasca.
-Grazie colonnel, cioè, Signore- mormorò il giovane, guardandolo.
-Dovere, FullMetal- mormorò l’uomo, sentendo quel piccolo sbaglio.
Un momento di rimpianto. Voleva sentirlo ancora chiamarlo così.
Dalla voce del Elric, colonnello sembrava così diverso dall’intonazione di tutti gli altri, quasi come a farti sentir fiero di quel grado.
Anche quando, quella stessa voce, era alterata dalla rabbia.
-Vedo che il cervello ti si è fermato a cinque anni fa, FullMetal, visto che continui a credere che sia un colonnello- la buttò li l’uomo, sorridendo di scherno, aspettandosi di sicuro la risposta puntigliosa dell’altro.
La vena pulsò sulla testa del biondino, e Roy si godette quegli occhi iniettati di ambrata sfida.
-No, credo che Colonnello di Merda suoni meglio. Viene più facile da pronunciare. Non sente come scivola via?- domandò Edward, sorridendo anche lui, sentendo la pace di quei primi momenti scemare.
Dal canto suo, il Furher si beò letteralmente dell’aria di guerra da parte del FullMetal.
Finalmente la sua piccola tempesta personale era tornata a vivacizzare le sue giornate vuote e spente.





I promise you


“Hai mai pensato veramente a queste parole?
Te l‘ho promesso
Sbaglio o sono io
Quello piovuto dal cielo?”





Ed ecco qui il capitolo 3 *-*
Waaa, non pensavo di riuscire ad arrivarci XD *-*gnik!
So che molti mi mangeranno, perché Roy non è saltato addosso a Ed, ma beh XD ogni cosa a suo tempo XD
*-* l’importante è che iniziano gli approci di avvicinamento XD poi in un momento di distrazione, zac! XD
Ehehe e di Huges cosa mi dite?^-^ piaciuta la piccola sorpresa?
v.v l’ho sempre detto che Amestris senza Huges, soprattutto, non è niente v.v nana, lui deve vivere A__A uahau! Anche se ha combinato non pochi casini XD ma non dico niente, vienvia ^^’
Bene, spero di riuscire a postare presto il prossimo A_A per ora vi lassio con questo piccolo (coff coff) capitoletto XD


Ringraziamenti:

SeryChan: oddiu quanti nomi XD ihihih l’intenzione come vedi, da parte sua ci sarebbe….ma deve prenderla con i guantini povero tato lui ^^‘’ altrimenti puff
I gatti danno il loro tocco di classe e pazzia XD come non metterli? E come avrai letto, mica vengono lasciati indietro XD per la gioia di Al e il suicidio di Ed ghghgh


mua: ma, guarda, avevo una mezza intenzione di perderne uno per la strada XD ma ci ho ripensato (chissà chi v.v n.d. Ed)(no, caro, tu mi servi ai fini della storia…*-*…hihihi n.d. me) (o.o’…Nii-chan!! ç___ç n.d. Ed)
*-* vedu che Lilith riscuote abbastanza successo XD bene bene ^^
Ehh, l’alchimia, l’alchimia ^^se non erro con i calcoli, al prossimo ci sarà qualche spiegazione, altrimenti quel povero di Edward si fa i complessi mentali XD
Al non si preoccupa….a lui bastano i gatti XD


SakuraAshe: ma nu *////* mi fai arroscire così *fa cerchietti a terra* me umile ragazza che mette insieme delle parole *annuisce* ^^’
Come detto sopra *saltella vittoriosa* il tutto si spiegherà nel prossimo capitolo^^


chamaedrys: Si, da come avrai letto, Al ha messo la testolina a posto, con l’unico obbiettivo nella mente….purtroppo per lui, gli son capitate le braccia di Armstrong XDD
Uhuhuh *-* chi lo sa…fuochino fuochi-…no Roy, metti via quella zampa v.v (*mette manina nella tasca e se ne va sconsolato* n.d.Roy)


Betta90 ^-^ *allunga uno dei suoi mici* tieni XD mi raccomando A_A trattalo bene, e dagli da mangiare 4 volte al giorno, più merenda e spuntino delle 3 di notte XDD
(Uno dei miei gatti mangia davvero con me lo spuntino delle 3 XD ghghg)
*-* visto visto? Direi che è andata più che bene sta volta XD soprattutto per il nostro caro fagiolo^-^


Andromeda: toh *-* ma guarda chi c’è XD
*faccina da figo* ehh, te lo dicevo che ti avremmo contagiata mia cara piccola Minu XD *-* ihihi XD Ed ha il suo perché…deve, diciamo, fare le sue figure di m altrimenti non è più il solito piccolo fagiolo*-*
Nnnooo, non nominare quel nome XD non puoi distruggermi il mito della voce di Roy v.v e che cacchiolo v.v ^^’
Al è un tesoro *-* verrà sommerso dai gatti XD
A parte questo, grassie per il commento cara*-* spero inizierai a seguirmi in questi piccoli (coff coff XD) capitoli*-*


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Capitolo 4
*** Passo a due: crazy Huges and Lilith ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Raiting:Giallo
Riassunto Capitolo: L’interessato alzò il muso da un giornale che stava adocchiando, rivolgendo al Tenente Colonnello uno sguardo di intesa.
-Diecimila che le urla di FullMetal si sentiranno fino a qui- affermò Breda, puntando i soldi sulla sua scrivania.
-Diecimila che il Furher lo manda davanti alla corte marziale- si intromise Falman, posando i suoi su quelli del primo.
-Diecimila che si pestano a sangue e dovremo raccoglierne i resti- concluse Fury, innalzando la sua scommessa in alto sopra la testa, senza staccare gli occhi dai documenti che stava revisionando.
Alphonse guardò perplesso i tre, sorridendo poi.
-Trentamila che non si sentiranno ne urla ne dovrete raccattare cadaveri dall’ufficio, ma semplicemente vedremo mio fratello tornare in silenzio- affermò Al, incrociando le braccia al petto, studiando gli sguardi perplessi dei tre.




-Passo a due: crazy Huges e Lilith-





-ALPHONSE ELRIC!!- un grido si propagò per tutta l’ala nord degli alloggi al Quartier Generale di Central City.
Il giovane a cui apparteneva quel nome rizzò le orecchie, alzandosi dalla posizione rilassata che aveva preso, appoggiato alla finestra.
Si preparò psicologicamente all’entrata in scena di chi l’aveva richiamato, facendosi forza, mentre notava tutti i coinquilini felini scappare dall’altra stanza, per rifugiarsi sotto al divano della camera dove si trovava lui.
Suo fratello comparve, più nero che mai, tenendo per la collottola un piccolo micio nero e dal musino spruzzato di bianco.
Gli occhi ambrati erano colorati di una furia omicida, ed Al cercò di darsi forza, facendo comparire un sorrisino sincero sul viso.
-Questo….QUESTO da dove salta fuori?- ringhiò Edward, indicandoglielo con l’auto-mail, mentre le iridi ambrate si riducevano a fessura.
Alphonse guardò la piccola palla di pelo che gli restituiva un espressione contrariata, mentre veniva tenuta così impunemente con la mano sana.
-Beh, Nii-san, era li, da solo, poverino, che..- cercò di spiegarsi, portandosi un dito alla tempia, grattandosela imbarazzato.
-Certo…e dimmi, quanti altri erano li, poverini?- domandò ironicamente e furioso Edward, scuotendo di poco il micio, che però non gradì. In una frazione di secondo, era riuscito a liberarsi e a saltare addosso al FullMetal, ingaggiando con lui una battaglia di supremazia sul pavimento.
Alphonse non seppe che fare, indi per cui, se ne rimase li fermo, con le mani protese di poco verso il fratello, cercando di capire come levargli la belva di dosso.

Quando finalmente il piccolo micio fu soddisfatto della sua opera, e trotterellò via, Al poté constatare i danni riportati dal suo Nii-san, e si portò una mano sulle labbra per non ridere.
Almeno una parvenza di rispetto nei confronti del povero FullMetal Alchemist, atterrato da un gatto.
Lilith entrò in quel momento, volteggiando con un altro micio tenuto con le braccia tese sulla testa.
Questo sembrava gradire, stranamente, producendo un sonoro pruur pruur in direzione dei due occhi nocciola della ragazza, tenuti alzati per guardare il micio.
-Yuuuuh! Ehi Edward, cosa ci fai li per terra?- domandò d’un tratto la giovane, fermandosi proprio a pochi passi dalla testa del biondino, studiando i visibili segni rossicci e obliqui sul suo viso, ricordo della battaglia appena conclusa.
Questo si tirò su come una furia, e la indicò, con dito tremante.
-TU! Sei quella..- -Si, si, quella dell’altro giorno. Alphonse, credo che tuo fratello abbia bisogno di una controllata veloce- lo interruppe Lilith, stringendosi al petto il micio tigrato che teneva fra le mani.
Edward boccheggiò, continuando ad indicarla, tornando subito iperattivo in due secondi. -No! Tu sei quella immischiata in questo casino!- affermò, aprendo le braccia in modo teatrale, indicando così la stanza del tutto distrutta.
Sembrava che ci fosse passato un tifone, invece la colpa era di quei sei mici, ora stranamente diventati dodici, che se ne stavano rintanati un po’ sotto il letto e un po’ sotto il divano.
Alphonse si grattò la testa, ridacchiando desolato, mentre Lilith si guardava intorno pensierosa.
-Oh, suvvia, non è poi…così…tanto..messa male- mormorò prima allegra e mano a mano imbarazzata la giovane, mentre il gatto che aveva appena lasciato andare saltava con curiosità su un mobile mezzo distrutto, facendolo così del tutto cadere rovinosamente a terra in un tonfo.


Le urla del Tenente Colonnello Edward Elric, quella mattina, si poterono avvertire fino all’ufficio amministrativo del Quartier Generale.
Erano passati solo poche settimane da quando erano tornati, ma sembrava quasi che non se ne fossero mai andati davvero in quei cinque anni.
La presenza poi di Lilith aumentava il caos sia in ufficio che nell’alloggio, al povero FullMetal, che già doveva combattere con il fratello e i felini che si portava dietro.
Ma per il resto, tutto era normale e le giornate passavano con tranquillità, o almeno, alcune un po‘ movimentare.

Edward batté a terra il piede, nervosamente, sentendo lo sguardo dei presenti nell’ufficio, puntati su di lui.
-E allora? Non avete niente da fare??- sbraitò contro di loro, incrociando le braccia al petto, mentre Havoc iniziava a ridere, sciogliendo la tensione che si era formata nella stanza.
-Contro chi hai combattuto, Edward? Una belva enorme? Una chimera impazzita?- domandò Breda, trattenendosi dallo scoppiargli in faccia dal ridere, notando il nervosismo del biondino, che sembrava sprizzare fulmini da ogni poro.
Al dietro di lui si grattava la testa, imbarazzato, cercando di starsene buono, senza neanche fiatare.
Il fratello il giorno prima aveva fatto a lui e a Lilith una di quelle sfuriate pazzesche, tanto che la ragazzina aveva fatto una fuga dalla finestra, atterrando meravigliosamente incolume sul prato ben curato, facendo loro una linguaccia infantile.
Al ricordo, il giovane Alphonse tentò di non ridere, andando a posizionarsi vicino alla finestra, osservando con noncuranza alcune pratiche sulla scrivania di Havoc, vuota, perché il suo possessore era bello che piazzato all’altra finestra a fumare come al solito.
-Ehi Ed, stasera verrete alla piccola festicciola a casa mia?- domandò il biondo, distogliendo lo sguardo da una giovane e attraente ragazza che passava proprio sotto alla finestra, portando gli occhi sul maggiore degli Elric.
Questo guardò suo fratello e alzò le spalle.
-Saremo dei vostri. Ehi Havoc, non è che vuoi qualche gatto?- chiese imbronciato Edward, prendendo alcuni plichi di fogli, da portare al Furher.
L’altro mosse una mano, in segno di diniego.
-Non ho tempo per stare dietro a qualche palla di pelo. Se era un cane potevo anche usarlo per lo stufato di stasera…- affermò Havoc, ridendosela poi per lo sguardo di sfida da parte di BlackHayate e di rimprovero da parte di Alphonse, mettendo le mani avanti. -ehi! Stavo solo scherzando!- disse, scuotendo la testa, sedendosi poi al suo posto.
-Allora a che ora stasera?-domandò Edward, con la mano già sulla maniglia, per andare da Mustang a consegnargli quelle pratiche.
-Verso le 8.30, mi raccomando, puntuali- affermò Havoc, sorridendo ad entrambi, mentre notava il maggiore uscire dall’ufficio, chiudendosi la porta alle spalle. -Ehi, Breda, scommessina?- domandò il biondino, guardando anche Alphonse con divertimento, notando come si interessava della cosa.
L’interessato alzò il muso da un giornale che stava adocchiando, rivolgendo al Tenente Colonnello uno sguardo di intesa.
-Diecimila che le urla di FullMetal si sentiranno fino a qui- affermò Breda, puntando i soldi sulla sua scrivania.
-Diecimila che il Furher lo manda davanti alla corte marziale- si intromise Falman, posando i suoi su quelli del primo.
-Diecimila che si pestano a sangue e dovremo raccoglierne i resti- concluse Fury, innalzando la sua scommessa in alto sopra la testa, senza staccare gli occhi dai documenti che stava revisionando.
Alphonse guardò perplesso i tre, sorridendo poi.
-Trentamila che non si sentiranno ne urla ne dovrete raccattare cadaveri dall’ufficio, ma semplicemente vedremo mio fratello tornare in silenzio- affermò Al, incrociando le braccia al petto, studiando gli sguardi perplessi dei tre.
Questi si misero a rider, e Havoc strinse la mano del ragazzo.
-Bene giovane Elric, e scommessa sia! Poi voglio sapere come ci ridarai tutti quei soldi- affermò, dandogli una bella pacca sulla spalla. Al rise, massaggiandosi la parte lesa. -Beh, lo stipendio di mio fratello è sempre aperto ai miei bisogni…- disse con disinvoltura il ragazzo, ricevendo occhiate stupite dai tre, che scoppiarono di nuovo a ridere, gridandogli in coro -così si fa!-
Riza scosse la testa, sconsolata, chiedendosi come poteva Alphonse, un così tranquillo e per bene ragazzo, mettersi a scommettere con certi elementi.
Anche lei però era curiosa di cosa sarebbe successo quel giorno, visto che ogni volta che FullMetal andava dal Furher, tutto il Quartier Generale si scuoteva delle sue grida.


-Cosa vuol dire che ripartirete ancora?- domandò Mustang, guardandolo accigliato.
-Esattamente quello che ho detto, Signore- affermò Edward, in piedi davanti alla scrivania stranamente sgombra dalle solite pile di fogli da revisionare e firmare.
Il Furher strinse di poco la presa sulle sue mani, elegantemente appoggiate sul ripiano di mogano, senza staccare l’occhio antracite dal ragazzo che gli stava di fronte.
Già quando erano dovuti tornare a Reesembol la settimana prima, aveva dovuto tener saldo solo alcuni giorni, prima di rivedere quegli occhi color dell’oro, e quella casacca rossa che gli svolazzava davanti ad ogni visita di FullMetal.
Ora perché diamine dovevano tornarsene in mezzo alle campagne? A quella vecchietta e alla maniaca degli auto-mail non era bastata solo quella visita?
-Mio fratello Alphonse desidera ritornare li per alcuni affari di cui non mi ha voluto spiegare il motivo, e io non voglio lasciarlo partire da solo.- spiegò Edward, incrociando le braccia al petto, studiando il viso dell’ex colonnello.
Sbagliava, o vi leggeva una certa delusione?
Bah, non sapeva neanche lui perché aveva dovuto spiegargli il motivo di quella nuova partenza.
Cosa glie ne importava a quell’uomo dei loro affari?
-Avanti FullMetal, Alphonse non è più un bambino bisognoso di una guardia del corpo.- affermò Roy, cercando ancora di dissuaderlo. -E poi, quanto starete via? Qua serve personale, e togliersi uno dei migliori alchimisti è davvero una sciocchezza.- la buttò lì, non subendo però l‘effetto sperato.
-Avete un esercito di Alchimisti, ben più in gamba di me. Adesso non venite a dirmi che vi servo per forza. E poi saranno cavoli nostri quanto rimarremo li. Se è per Al, rimarrei a Reesembol anche un mese!- affermò Edward, sbuffando stizzito.

“Eh no, un mese neanche morto!” pensò Roy, alzandosi dalla sedia di botto, notando la confusione e una leggera sorpresa nel volto del biondino, che ritornò composto dopo neanche un secondo.
Dal canto suo Edward cercò di capire che diamine aveva quel deficiente, quella mattina….sembrava un altro.
-Quindi, Signore, a meno che non avete altro da aggiungere, io tornerei di là.- mormorò il ragazzo, girandosi con un leggero movimento, facendo pochi passi, verso la porta.
Pose una mano sulla maniglia, pronta a girarla per aprirla ed uscire, quando sentì una presenza dietro di se.
Senza sapere come, si ritrovò d’un tratto sbattuto con la schiena contro il muro, un polso bloccato dalla mano del Furher e il suo unico occhio antracite puntato nei suoi.
-CHE DIAVOLO FA?- abbaiò contro di lui, cercando però di nascondere il terrore che governava la sua anima.

Roy teneva ben salda la presa su quel sottile polso, cercando di non gioire visibilmente al contatto, anche se piccolo, che aveva con il FullMetal.
Non era ancora il momento di festeggiare.
Ogni attimo poteva essere fatale per una delle parti del suo corpo, se l’auto-mail del biondino fosse scattato.
Scemo lui, che non aveva fermato la destra..
-Semplice…ho altro da aggiungere, FullMetal- affermò tranquillo l’uomo, perdendosi in quell’ambra visibilmente irritata, senza riuscire però più a muoversi.
Un sorriso ironico si modellò su quelle labbra a parer suo perfette.
-Ha voglia di fare a botte, Signore? Poi non mi venga a rifilare la storia della Corte Marziale, se finisce all’ospedale con gravi fratture.- lo apostrofò Edward, rimanendo immobile nella sua presa.
Anche Mustang sorrise, un gesto ironico e di scherno -Chi ti dice che non sarai tu a finire su un letto, con gravi ustioni?- domandò Roy, portando l’altra mano sotto al mento del ragazzino, bloccandolo col suo corpo.
Ora in quell’oro colato lesse lo smarrimento e la paura. Dovette trattenersi dal mollarlo e dal lasciarlo così fuggire.
O peggio, ricevere una giusta punizione per la sua audacia.

-C-che cos’ha intenzione di fare?- domandò in un sussurro Edward, stringendo ora l’auto-mail sul braccio con cui l’uomo gli teneva alzato il mento.
L’altro non rispose, facendo più salda la presa sul polso del giovane.
Socchiuse l’occhio, guardandolo intensamente, prima di avvicinarsi al suo orecchio.
-Cerco di darti una buona ragione per rimanere a Central City- soffiò con leggerezza, prima di tornare a guardarlo in viso.
Edward sgranò di poco gli ambrati occhi, cercando di spostare il suo braccio, e liberare l’altro dalla presa ferrea.
-Non oserà fa-..- fu interrotto da qualcosa che non si sarebbe mai aspettato da quell‘uomo…
O forse era qualcosa che sperava da ormai troppo tempo?
La sensazione delle labbra che si incontravano era qualcosa di semplice e quasi ovvio.
Ma come poteva essere ovvia una cosa così bella?
Cercò ancora di fuggire dalla sua presa, avvertendo ora anche l’altro polso chiuso in una stretta ferrea, anche se era fatto di un solido e freddo materiale, per nulla sensibile come quello reale.
Ma lo capì comunque, perché anche se aveva chiuso gli occhi, per qualche strana forza maggiore, sentì le proprie braccia venir sollevate e bloccate al muro dietro di lui con una sola mano, mentre l‘altra andava a posizionarsi sulla sua schiena.
Sentì un brivido lungo il suo corpo, quando la lingua dell’uomo cercò di indurlo ad aprire le labbra, passandovi sopra con un gesto delicato ed essenziale.
Non voleva aprirle
Non voleva darla vinta a Mustang.
Il contatto dei loro petti, così stretto e forte, lo fece gemere involontariamente, dando così tempo al Furher di violare la sua bocca.

Se prima il semplice tocco delle loro labbra era stato bello, quello era semplicemente magnifico.

Venne ingaggiata una lotta furiosa, mentre sentiva il proprio viso diventare bordeaux.
Non credeva possibile una tale manifestazione di sensazioni diverse, dal semplice brivido lungo la colonna vertebrale, ad un calore interno all’altezza del cuore, e la mancanza di aria.
Dalla sua parte, Roy gustava ogni attimo, ogni secondo che le loro labbra rimanevano unite e le loro lingue lottavano furiosamente per la supremazia delle loro bocche.
Il tocco di Edward all’inizio era stato così timido, incerto e quasi infantile..ma ora sembrava aver preso il coraggio per contrastarlo.
Aveva sempre sognato di scoprire il sapore della bocca del maggiore degli Elric, e finalmente poteva dar sfogo ai propri desideri, studiandone ogni più piccola parte.
Cercando una posizione migliore, e per far capire ad Edward che non voleva essere violento, che voleva una partecipazione da parte sua, gli aveva liberato i polsi, portando così anche l’altra ad avvolgere le spalle del biondino, che spiazzato, si afferrò con entrambe le mani alla divisa del Furher.
Quando le loro labbra si separarono, per permettere ai loro polmoni di prendere aria, Edward guardò il suo superiore, con occhi sbarrati, chiedendosi che diamine stava facendo.
Stava giusto in quel momento per urlarglielo contro, quando le labbra di Mustang lo catturarono nuovamente, facendogli perdere la cognizione del tempo.
Cercò di spingerlo via, non riscendo più a capire nulla di sensato, grazie al suo corpo che non voleva ascoltarlo.
Cosa doveva fare?
Non era….non era quello che voleva
O forse si?

Qualcuno bussò alla porta, e sia Roy che Edward rimasero bloccati, i visi a poca distanza fra loro, e i respiri affannati.
Il Furher liberò dalla sua stretta il più giovane, che si appiattì di nuovo contro il muro, riprendendo facoltà di se stesso, cercando di tornare del bel colore rosato sul viso, piuttosto che quel bordeaux evidente.
-A-avanti- affermò Mustang, una volta che ebbe ripreso padronanza del proprio corpo, osservando quasi con odio il Generale di Brigata Huges, che con passo zelante e allegro, tenendo fra le braccia alcuni schedari, se ne entrò nella stanza.
-Buongiorno signore! Toh, buongiorno anche a te Edward!- salutò entrambi, guardando prima uno e poi l’altro curioso.
-Interrotto qualcosa?- domandò curioso, facendo comparire un sorrisetto sornione.
Roy si trattenne dal mandarlo al diavolo, mentre Edward, scuotendo la testa, fece una delle sue mirabili fughe fuori dall’ufficio, destando una lieve preoccupazione in entrambi gli uomini.


Correva per i corridoi, dandosi mentalmente dello stupido.
È così che ci si comportava adesso? Scappando come una povera ragazzina al primo amore?

Frena!
Ragazzina al primo amore?
Primo amore?
Amore…?
Si arrestò all’imboccatura delle scale che portavano al piano inferiore, passandosi una mano sul viso, ancora caldo.
Dio….cosa diamine era successo in quell’ufficio?
Due dita vennero posate sulle labbra ancora bollenti, mentre la lingua assaporava ancora un residuo del sapore di Roy
Edward si diede uno schiaffo, iniziando a scendere i gradini a passo svelto.
Impazzito.
Era semplicemente diventato pazzo, e la colpa era di quel dannato Furher.
Arrivato al piano inferiore, percorse in silenzio tutto il corridoio, aprendo poi la porta dell’ufficio amministrativo, trovando tutti i presenti con gli occhi curiosi puntati su di lui
Sul viso di Alphonse lesse una certa soddisfazione, mentre Breda, Havoc e Fury ancora un po’ si sarebbero strappati i capelli
-Che succede?- cercò di dirlo in un tono distaccato, ancora memore, purtroppo per lui, di cosa era appena accaduto nell’ufficio del suo superiore.
Strinse un po’ la presa sulla maniglia della porta che teneva ancora aperta, e si svegliò a chiuderla e a mollare il pezzo d’ottone, andandosene vicino al fratello
I tre mogi, mogi mormorarono che non c’era nulla di che, e sul viso di Riza comparì un sorrisetto, mentre finiva di firmare alcuni documenti.
Edward studiò perplesso uno ad uno, chiedendosi che diamine accadeva, sperando vivamente che nessuno di quegli idioti fosse per caso stato appostato dietro l’ufficio di Mustang, e avesse capito cosa era successo

Ma che andava a pensare!!
Si trattenne dal ridiventare Bordeaux, passandosi una mano, stancamente, sul viso.
-Nii-san, tutto bene?- domandò Alphonse, posandogli una mano sulla spalla
Il biondino annuì, riportando la mano nella tasca, dove poco prima era, guardando il fratello per rassicurarlo con uno dei suoi semplici sorrisi.
In quel momento Huges entrò tutto raggiante, puntando subito lo sguardo su Edward.
-Ehi Ed, mi spieghi che diamine è successo in quell’ufficio?- domandò l’uomo, e il diretto interessato sentì sette paia di occhi puntati su di lui
-N-niente! Che dovrebbe essere successo?- rispose di fretta, cercando di dissimulare quel rossore improvviso che gli era comparso in faccia, come una botta di calore, iniziando a sventolarsi la mano davanti alla faccia.
-Qua dentro fa caldo. Io esco per un po’, cercate di non traviare mio fratello con le vostre cavolate, ragazzi- affermò, guardando storto Havoc e Breda, che gli restituirono un occhiataccia, sentendo Alphonse ridacchiare.
-Tuo fratello sa giostrarsi bene, Edward- affermò Falman, passando di li con una cartelletta per Riza, mentre il maggiore degli Elric rimaneva perplesso.
Lasciando cadere il discorso sul nascere, se ne uscì, andando a cercare riparo sotto uno dei tanti alberi che si trovavano nel giardino interno dell’edificio.


***




L’appartamento del Tenente Colonnello Havoc non rispecchiava assolutamente la sua personalità così spiccata e allegra.
Sembrava quasi la casa di un uomo ligio al dovere e dell’ordine, indi tutto l’opposto del giovane uomo.
Quando Edward entrò, seguito da Alphonse e Lilith, trovò già li ad attenderli il Tenente Fury, il Sottotenente Falman, il Maggiore Breda, il Colonnello Riza e la cara Sheska, con un caratteristico libro fra le mani.
I tre salutarono gli altri, e si affacciarono dalla soglia della piccola cucina, alla ricerca del padrone di casa, che era tutto intento a sfornare un bel arrosto
-Ehilà, Havoc, non ti facevamo un ottima casalinga- affermò Edward, ridacchiando, notando l’occhiataccia del diretto interessato.
Lilith si avvicinò curiosa, sentendo il buon profumino che si innalzava dal cibo appena tirato fuori, e che riportava un ottima doratura.
-Complimenti al cuoco!- affermò, offrendosi poi di aiutarlo a sistemare le ultime cose, ricevendo un cenno affermativo imbarazzato
Edward lasciò i due sbrigarsela da soli, tornando nel salotto, dove notò uno strano scambio di soldi da parte di Breda e Fury, con il suo Alphonse.
-Nii-chan, non ti sarai fatto imbambolare da quei due, spero- affermò il biondo, sedendosi accanto a Sheska che lo salutò con entusiasmo, tornando poi con il naso immersa nella lettura.
Al ridacchiò, intascando il denaro, facendo un occhiolino al fratello. -Tranquillo Nii-san, una lecita vincita- ridacchiò, sentendo Breda e Fury sbuffare sconfitti.
La cena fu servita sul tavolo in cucina, e Havoc comparve con dietro Lilith per avvertirli di raggiungerli, controllando velocemente l’orologio.
-Ma quei due si fanno sempre attendere?- sbuffò, sentendo poi nello stesso momento il campanello suonare.
Chiese gentilmente a Lilith di andare ad aprire, e questa tutta saltellante, nel suo semplice e lindo abbigliamento strampalato, una maglia più grande di lei e dei jeans corti fino al ginocchio, si apprestò alla porta.
Edward guardò, più per cortesia, che per altro, verso l’entrata, rimanendo poi immobile, quando i suoi occhi si incontrarono con l’unico del Furher.
Ingogliò un paio di volte, notando come questo entrò, salutando i presenti, lasciando così solo per un secondo il suo viso, tornandoci poi subito dopo, mentre si toglieva il pastrano nero.
-Ehilà Havoc! Dimmi che ti stai per sposare, e che questa sera ci presenterai la tua fiamma, altrimenti ti cacciamo dall’esercito!- affermò la voce del Generale di Brigata Huges, entrando dopo Roy, con il suo solito passo zelante, e una cassa di birre fra le mani.
Le urla irritate del Tenente colonnello provenirono dalla cucina, facendo scoppiare tutti i presenti a ridere, tranne uno, che si era rintanato accanto a Riza, la quale, dopo essere tornata composta, sistemandosi una ciocca dei suoi capelli biondi lasciati sciolti quella sera sulle spalle, lo osservò preoccupata.
-Qualcosa non va, Edward?- domandò curiosa, studiando il viso del FullMetal, che fece un segno negativo, sorridendole forzatamente.

Si, c’era qualcosa che non andava, ma mica poteva urlarlo così ai quattro venti.
Ora grazie al cielo, il Furher aveva smesso di osservarlo con quell’occhio antracite, ridendo e scherzando con Havoc, che tutto infuriato, era comparso dalla cucina con una padella in mano, minacciando di far andare in pensione prematuramente Huges.
Lilith invece era saltata subito al collo del Generale di Brigata, ridendo delle sue paterne carezze sulla testa.
Edward cercò di distrarre la sua attenzione dalla presenza dell’ex colonnello, rivolgendo tutta la sua attenzione su quei due.
Sperava vivamente, come anche il fratello, che quella sera gli raccontassero cosa era veramente accaduto anni fa, e per quale miracolo, Huges era li, vivo e vegeto in mezzo a loro.


L’inizio della serata trascorse allegro, e pieno di vivacità, ed anche Edward riuscì a lasciare ciò che era successo in ufficio quel giorno alle spalle, divertendosi di ogni battuta e cavolata che saltava fuori durante la cena.
Una volta che poi tutti furono radunati intorno al tavolino in sala, ognuno su una superficie diversa, Maes arrivò con due belle torte sbucate chissà da dove, e si mise bello e comodo sull’unico posto rimasto libro sul divano, fra Riza e Sheska.
-Oh, dunque, dov’è la mia cara figliola adottata?- domandò ridendo, mentre vedeva sbucare da dietro Havoc, a cavalcioni dello schienale della poltrona sul quale questo era seduto, con la mano alzata e già una fetta di torta fra le mani, Lilith.
Questa scivolò con grazia e in piedi sul pavimento, e si andò a posizionare dietro a Huges, posandogli le mani sopra alle spalle.
Edward e Alphonse si scambiarono un occhiata di intesa, mentre tutti gli altri si mettevano comodi, avendo già ascoltato la mirabile avventura dei due.
-Da dove cominciamo, mia cara?- domandò il Generale di Brigata, alzando il naso per incontrare due occhioni color nocciola che gli restituirono un guizzo allegro.
-Dall’inizio mi sembra più che giusto- affermò questa, prima di guardare ora seria i due Elric, che si sentirono un po’a disagio da quell’espressione così difficile da vedere sul viso sempre allegro e spensierato di Lilith
-Comincia tutto con il mio arrivo ad Amestris, dieci anni fa…> iniziò la giovane, raccogliendo così l’attenzione di tutti, ma soprattutto di Edward e Alphonse.



-Ero appena arrivata, come appunto vi dicevo, e non sapevo bene come rigirarmi in quella grande città che era Central City. Certo, di metropoli come questa ne avevo viste a bizzeffe, ma ogni nuovo luogo per me era fonte di probabili guai, non essendo abituata ad usi e costumi.
Girando e girando come una piccola formica in mezzo al vasto prato sconosciuto, mi ritrovai purtroppo per me continuamente nella stessa piazzetta, e iniziavo a sentire gli occhi dei passanti puntati addosso, visto il mio strambo abbigliamento.

Una giovane ragazza stava in mezzo alla piazza, tenendo stretto a se il bastone di vecchia quercia, osservando curiosa le persone che le restituivano occhiate perplesse.
In un primo momento non capì, guardando stranita a sua volta i visi sconosciuti, seguendo poi i loro occhi fino ai suoi vestiti.
Si levigò la lunga e arancione tunica, saggiandone la stoffa pregiata e delicata fra le dita, tirandosene su un po’, visto che buona parte strusciava per terra
Alzò le spalle, capendo cos’era tutto quell’adocchiare da parte dei passanti, e proseguì lungo una delle tante strade, tenendosi la veste con una mano, producendo invece con la punta del bastone un sonoro “clac” che fece aumentare ancora di più la sua aria strampalata.



-Oh, dovevate vederla! Sembrava una bambina con addosso un vestito troppo grande per lei- si mise a ridere Huges, ricevendo una sberletta in testa dalla ragazza, che apparve falsamente stizzita.
-Non era colpa mia se ho avuto un paio di incidenti di percorso lungo il viaggio- affermò Lilith, guardando con un solo occhio ridotto a fessura Maes. -Comunque, questa è un’altra storia, quindi non scivoliamo fuori da quella principale- disse, battendo un pugno con la destra sul palmo della sinistra
-Incontrai proprio in quel momento Huges…cioè, beh, diciamo che fu una conoscenza piuttosto burrascosa- mormorò, grattandosi la tempia con un dito.


Un momento di distrazione e la ragazza finì addosso a qualcuno, facendolo rovinosamente cadere a terra, sotto di lei.
-Oh Numi, perdonatemi!- affermò questa, guardando il viso del poveretto che aveva travolto.
Questo si portò una mano alla testa, per riprendersi dalla botta subita, e poi puntò i suoi vivaci occhietti, dietro a due spesse lenti.
-Non si preoccupi signorina, non è successo niente!- affermò, rialzandosi e portando su anche lei con un gesto di galanteria.



-è da quel giorno che abbiamo iniziato a frequentarci, vero?- affermò Maes, battendosi le mani sulle ginocchia, portando gli occhi sui fratelli Elric, tutti presi ad ascoltarli
Lilith annuì, incrociando le braccia al petto, pensierosa. -Huges mi portò subito a casa sua, tipo gatto randagio, e mi fece conoscere sua moglie e le sue splendide torte! Era una straniera, e non sapevo nulla di questo paese, così mi aiutò ad ambientarmi, dicendo che era suo dovere di soldato e altre cose così. In realtà voleva segretamente adottarmi!- affermò la giovane ridendo, mentre Huges si grattava la barbetta.
-Beh, al tempo Elycia non era ancora arrivata a colorare i nostri giorni- e Riza riuscì a trattenerlo con la sua fedele pistola, dal tirare fuori foto nascoste -che la piccola Lilith, mi sembrava la figlia perfetta!- affermò, sorridendo sornione.
-Comunque! Passai un anno in casa Huges, e naturalmente chiesi espressamente di non dire a nessuno che ero li, visto che il mio passaggio doveva passare indisturbato già dall’inizio, ma per colpa del nostro incontro avevo già disubbidito ad una delle tante leggi del mio mondo.- proseguì Lilith, fermando sul nascere, con una mano, le domande dei due Elric.
-Fermi vuoi due, se avrete domande alla fine dei fatti, potrete farle- li guardò con serietà, tornando poi allegra e spensierata. -Avete inteso bene! Come voi lo eravate in Germania, anche io non sono di questo mondo. Per farvela breve, sono una viaggiatrice- disse, mentre nei chiari occhi nocciola passò una briciola di luminosa allegria.


-Naturalmente Huges e la sua famiglia non sapevano nulla, ma anche senza essere a conoscenza dei fatti, capirono le mie ragioni di voler rimanere anonima in quella città, così per un anno mi aiutarono a comprendere Amestris e le sue terre vicine, insegnandomi ogni più stramba usanza.
Ero davvero riconoscente del loro aiuto, anche perché non tanto spesso ne ricevevo nei luoghi in cui capitavo, e quando accadeva era davvero una manna dal cielo.
Comunque, alla fine dell’anno dissi loro che avrei gironzolato per il paese, tanto per raccogliere informazioni sul campo, per così dire. Ho riempito interi archivi nel mio mondo su tutti i miei pellegrinaggi; è il mio lavoro. Guardare ma non interferire.
Una regola basilare, che in tutta la mia lunga vita non ho mai infranto, fino proprio a 7 anni fa-


Le parole che il piccolo felino le aveva riportato le erano state davvero di grande aiuto

-Un gatto??- in coro Al e Ed avevano interrotto il racconto di Lilith, e Huges era scoppiato a ridere, mentre gli altri avevano sorriso ai due Elric. -Non avevate ancora capito che la nostra piccola maga è legata ai mici? Suvvia ragazzi- affermò il Generale di Brigata, accavallando le gambe e incrociando le braccia al petto.
I due ragazzi si grattarono la testa, imbarazzati, chiedendo scusa.

-Dicevamo..? Ah si.- affermò Lilith, sorridendo ai due, riprendendo il racconto.


Annuì, ringraziando il grigio felino, lasciandolo poi andar via trotterellando per il vicolo, fino a sparire in una delle aperture nel muro.
La giovane fece comparire il fidato bastone, e corse con tutto il fiato che aveva in corpo verso il Quartier Generale che Huges molte volte le aveva indicato, senza mai portarla.
Si fermò di colpo, trovandosi davanti ad una cabina telefonica, sentendo dei passi avvicinarsi di corsa.
Li avrebbe riconosciuti fra mille, così stette ad aspettare l’uomo che aveva imparato a conoscere due anni prima, pronta ad aiutarlo.
Quanto Huges comparve, rimase leggermente spiazzato della sua presenza. -Lilith? Che ci fai qui?- domandò, tenendosi il fianco ferito.
-Ora non c’è tempo, devi andare via!- affermò lei, prendendogli il braccio libero, guardandosi intorno preoccupata.
Sarebbe arrivato da un momento all’altro. Ne era sicura.
Ciò che il micio aveva sentito in una conversazione proprio in un vicolo nel quale era comodamente accucciato, e le sue sensazioni non si sbagliavano.
Sarebbe successo quella notte.
-Non posso Lilith, devo avvertire Roy che tutto il Quartier Generale è in pericolo- ligio al dovere, fino in fondo, pensò la giovane, mettendo un adorabile broncio.
-Stupido uomo!E va bene, avverti questo maledetto colonnello e poi fatti portare via!- affermò lei, lasciandolo andare, nascondendosi dietro ad un cespuglio.
Huges subito si infilò nella cabina e compose il numero, attendendo e inveendo contro la centralinista che faceva tutte quelle storie per passargli la chiamata.

E Lilith lo vide, o meglio, vide l’aspetto che aveva preso, sentendo la rabbia montarle in corpo, mentre questo si avvicinava alla cabina, cercando di ragionare sul come portare via l’uomo senza che niente venisse cambiato.
Si alzò di botto, uscendo dal suo nascondiglio, notando come per cara grazia, l’homuculus che aveva preso l’aspetto di una donna dell’esercito non si fosse accorto di lei, e aspettò fino a che Huges non riuscì ad atterrarlo.
-Roy, maledizione! Quanto ci mettono a passarmi la chiamata!- gridò frustato Huges, tenendo ancora la cornetta, mentre Lilith si era infilata nella cabina, tenendo sempre d’occhio l’essere a terra, con uno dei pugnali dell’amico in fronte.
-Huges, ora, ORA!!- gridò, prima di afferrarlo, e battere il bastone a terra, facendoli così sparire entrambi.




Nella stanza era caduto un pesante silenzio, mentre i due fratelli Elric cercavano di farsi entrare in mente quella storia assurda, ma che, sapevano bene, era vera.
-Un momento…ma il corpo di Huges è stato trovato nella cabina, senza offesa signore- aggiunse subito, guardando l’interessato che gli sorrise e fece un segno con la mano.
-Tranquillo Edward. Anche per questo c’è una spiegazione. Vedi, Lilith sapeva molto prima che mi sarebbe successo qualcosa. Mi ha tenuto d’occhio per un anno, da quando era tornata dal suo girovagare per Amestris.- cercò di spiegare il Generale di Brigata, mentre Lilith annuiva.
Noi “viaggiatori”, per così dire, abbiamo altri poteri, oltre il poter passare da un mondo all’altro. È una facoltà che ci serve per non interferire nel corso del destino di quel preciso luogo.- il viso di Lilith era diventato serio e triste, e la giovane si era seduta sulla sedia che Havoc le aveva prontamente offerto.
-Sapevo che Huges sarebbe morto, molto prima che tornassi a Central city…Possiamo dire che l’ho saputo proprio pochi giorni dopo averlo incontrato per la prima volta, ma cercavo di farmene una ragione…..Oh, non guardatemi così!- affermò, desolata, notando lo sguardo dei due ragazzi lievemente allibito.
-Non pensate che sia facile veder morire tanta gente, sapendo che avresti potuto aiutarla. Ma è una legge perentoria del mio mondo. Chi la infrange viene punito severamente.
Ma Huges non era tutti gli altri: purtroppo per me mi ero affezionata a lui e alla sua famiglia, e questo mi ha portato a rompere una promessa fatta quando ho iniziato il mio viaggio.- sussurrò, portandosi una ciocca castana dietro l’orecchio.

Le lasciarono qualche minuto di silenzio ancora, e poi il suo viso si rialzò, ancora più avvilito -Per la storia del corpo, beh, era un altro Huges….voi sapete a cosa mi riferisco.- mormorò guardando entrambi gli Elric.
Edward pensò all’uomo che c’era in Germania.
Lo Huges che si era fatto una famiglia, al piccolo Nicol e alla Glacer con il negozio di fiori.
La rabbia lo prese, e due pozze dorate iniettate di ferocia vennero puntate sulla giovane.
-Ne hai salvato uno per mandarne alla morte un altro, che magari aveva una famiglia, o degli amici…una vita insomma!- ringhiò contro di lei, fermato da una mano del fratello.
Gli altri rimasero in silenzio, lasciando che la cosa si sbrigasse fra di loro, come era giusto che fosse.

Lilith scosse subito la testa, mettendo le mani avanti.-Aspetta a saltare a conclusioni affrettate- affermò, sconsolata, cercando di calmarlo anche lei
Huges guardò il giovane Elric
-Come ti ha detto, ha avuto un anno di tempo per pensare come salvarmi. In quell’arco di tempo, come mi fu spiegato tempo fa da lei stessa, ha fatto il giro di tutte le realtà che conosceva. Non è stato facile, perché, come ho potuto constatare anche io, ogni mondo a un diverso sistema, il tempo scorre diversamente, non come questo e il luogo dove eravate voi prima, che pressappoco vanno insieme.- cercò di far capire loro l’uomo.
-Esattamente! E vedete, l’ho trovato. Era un mondo speculare a questo, ma completamente distrutto da una guerra sanguinosa.- Lilith cercò di essere il più chiara possibile, sporgendosi un po‘ in avanti, puntando bene i piedi a terra, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
-In questo mondo, la maggior parte delle persone presenti in questa stanza erano tutte morte. Era orribile vedere come l’umanità avesse perso la ragione, e tutto fosse stato distrutto.
Trovai Huges, quel Huges insieme ad altri superstiti in una vecchia miniera, e ascoltai la loro storia, in particolare quella dell’uomo che mi interessava. Aveva perso tutta la sua famiglia, i suoi amici, e non perché l’avevano spazzata via i nemici. Era stato lui stesso sotto un pazzo ordine ad uccidere la sua stessa moglie! I suoi stessi figli…ne aveva tre, e dalla foto ingiallita che aveva, dovevano essere stati dei bambini stupendi.- tacque, cercando di riordinare le idee, mentre Riza si era alzata, facendo qualche passo nella stanza, memore della stessa storia già ascoltata tempo prima.

Roy sembrava quasi non respirare, tanto era immobile, con l’unico occhio puntato a terra, rivedendo nelle immagini raccontate da Lilith, la guerra da lui affrontata a Ishibal.
-Cos’è successo esattamente..?- si azzardò a chiedere Alphonse, mentre Edward rimaneva con gli occhi dorati puntati davanti a se, senza realmente vedere gli amici che aveva di fronte, immaginandosi anche lui tutto quello che la giovane aveva visto.
Lilith osservò il minore degli Elric, sospirando piano -mi disse che il suo unico desiderio era poter morire, ma che era irrealizzabile. Io gli chiesi come mai, e lui mi spiegò che avrebbe voluto che la moglie fosse quella a spingere il grilletto.- tacque ancora, guardando negli occhi Edward, che ora le restituì lo sguardo.
-Feci un patto con lui, dicendogli che sarebbe arrivato il momento in cui quel desiderio sarebbe stato esaudito.-

I due Elric la guardarono perplessi.
-Come avresti fatto?- domandò Alphonse, alzando un sopracciglio.
Fu Huges ad intervenire, guardando con serietà i ragazzi.
-Sai esattamente come io, o meglio quello che si credeva Maes Huges fosse morto?- chiese, ricevendo un segno di diniego da parte del fratello minore. Il Generale di Brigata sorrise.
-Un singolo sparo, si disse..ma io e Lilith vedemmo chiaramente che non fu il viso dell’homunculus che quel Huges vide…ma quello che quel maledetto essere aveva preso..-
Un altro lungo silenzio, prima di quelle parole
-…il volto di Glacer.- finì l’uomo, notando prima sgomento in Ed e Al e poi comprensione.

-Quindi, il desiderio di quel Huges è stato esaudito….però è morto comunque, quando poteva vivere.- mormorò Edward abbassando gli occhi, ricevendo però una pacca sulla spalla dal Generale di Brigata, fattoglisi vicino.
-Edward, Lilith non avrebbe mai fatto un patto, anche se lui glie l’avrebbe chiesto in ginocchio, con quell’uomo, se non fosse stato sul punto di morire nel suo mondo.- sussurrò Huges, tornando a guardare gli occhi color del miele del maggiore degli Elric, che annuì, ora tranquillo e consapevole dei fatti.
Alzò il viso, trovando subito quello di Lilith, che gli sorrideva con dolcezza.
-è una storia talmente assurda…- soffiò in un sussurro Alphonse, guardando il suo Nii-san
Questo gli restituì lo sguardo, socchiudendo i suoi occhi in modo quasi sfinito.
-Se non avessimo davanti il Signor Huges, non sarebbe facile crederci- mormorò questo, alzando di nuovo lo sguardo sull’uomo al centro della questione, che gli diede una bella pacca energetica, tornando a scherzare, sollevando così la tristezza e la malinconia che regnava nella stanza.
-Bah, l’ho sempre detto che ha una pellaccia dura questo qui- affermò tutto ad un tratto Havoc, facendo così avvertire la presenza di tutti gli altri.
Sheska fece sparire le lacrime salitegli agli occhi, e rise come gli altri alle battute scherzose che il Tenente colonnello e il Generale di Brigata si scambiavano.
-ehi! Fermi fermi un momento! Ma perché non sei tornato prima, visto che eri in salvo? Perché tutto questo sotterfugio anche dopo?- domandò subito Edward, portandosi una mano sotto al mento, pensieroso, mentre Maes si grattava la testa, imbarazzato.
-Oh, beh…come direbbe Lilith, un piccolo incidente di percorso.- affermò l’uomo, ridacchiando nervosamente.
I due Elric alzarono un sopracciglio.
Conoscevano bene gli incidenti di percorso della piccola pazza ragazza.
Gli occhi dorati di diversa intensità furono puntati sulla diretta interessata, che accortasene, rise nervosamente, alzandosi in piedi e mettendo le braccia conserte, tornando alla sua solita allegria.
-beh, ecco…diciamo che non mi ricordavo esattamente le coordinate di questo mondo, e ….beh…ci siamo fatti un po’ di viaggetti fuori programma- affermò, guardando in alto per non incrociare lo sguardo perplesso dei due ragazzi.
-Oh, certo, qualche giretto durato al massimo si e no 3 anni, in cui: un gruppo di uomini ha tentato di bruciare viva Lilith, uno dove c’erano strane macchine volanti, un altro dove hanno tentato di mangiarci alcuni esseri con i dentini aguzzi, e- disse pacato Huges elencando sopra le dita ogni cosa accaduta, tornandosene seduto sul divano, mentre Lilith cercava di cambiare discorso correndo alla finestra dove un micio blu crema era comparso.
Ed e Al erano spiazzati, e cercarono lo sguardo di Maes, che incontratolo con il suo, scoppiò a ridere.
-Eh….ne abbiam passate davvero delle belle, e, sai Edward? Abbiamo incontrato degli esseri anche più tappi di te- affermò mesto, ricevendo un occhiata di fuoco dal FullMetal Alchemist, che si lanciò in una delle sue solite sfuriate sulla diversità d’altezza con affianco un Alphonse che tentava di trattenerlo dall‘aggredire il superiore e il resto della truppa che scoppiò a ridere.
I fatti di poco prima erano solo un triste ricordo, che sarebbe stato tenuto nel profondo del cuore, insieme a molti e molti altri ormai lontani.




“È bello perdersi di vista
e ritrovarsi solo avanti
Raccontandosi così le novità
negli anni in cui
non ci siamo trovati“






Ed eccomi con il nuovo capitolo A_A sto andando come un treno XD uahauah *-* e mi sa che ne dovrò aggiungere uno speciale *-* perché le idee non mi mancano mai auhauahaua
In questo capitolone forse si riesce a capire un qualcosa, ma proprio poco poco^^ ihihih
Allora, cosa dire A_A è molto più lungo degli altri, perché mentre scrivevo non riuscivo davvero a fermarmi e tagliarlo in due non mi andava A_A ecco!
So che può essere abbastanza difficoltoso, ma cosa posso farci XD mi piace incasinarmi ^^’’
Spero che la spiegazione vi abbia chiuso un bel po’ di dubbi^-^ visto che se siete arrivati a leggere fino a qui significa che siete ancora viviii *saltella* XD
Oh bene A_A non vi dico com’è stato impegnativo rendere il “primo approccio” di quei due *indica Roy e Ed* XD *-* anche se mi sono divertita parecchio a dare le giuste sfumature^^
Dunque, miei cari lettori, vi abbandono^^ e al prossimo capitolo*_* (che è già in fase finale di scrittura XD)


Ringraziamenti:
Andromeda: uahuahaua la fai tu? XD intanto io ho già preparato la nostra ideuccia sotto forma di disegno di Roy e la Finestra XD tu sai di cosa parlo XDD
Oh, hai visto il caro gattino cosa ha combinato ad Acciaio?XD anche se l’ex colonnello era troppo preso dal tenerselo appioppato addosso per soffermarsi sui tagli felini XD
*-* son contenta che ti sia piaciuto la scena descritta e anche il disegno *si crogiola* è uno di quelli che più mi è venuto bene^^

SakuraAshe: ihihihi spero che questo capitolo, o almeno la parte in cui il caro Furher si appioppa al nostro Ed ti sia piaciuto e abbia soddisfatto i tuoi desideri ghghgh^^

Betta90: ^^ brava brava, mi raccomando la sveglia^^ ehheh si, son teneri con i soliti loro battibecchi XD
Contenta che ti sia piaciuto cara, e aspetto un commentino su questo^^

Ayako Malfoy: grazie cara^__^ felice che la mia piccola (coff coff XD) storia ti stia piacendo. Continuami a seguire^^

chamaedrys: *-* grassie cara *si crogiola* si si, come detto sopra, adoro anche io quel disegno ^^ una mia compare ha detto che è il più bello fra tutti^^ waaa so fare qualcosa allora >.< XD
Ihihi *alza manina a V di vittoria* W Roy!! *-* piccolo e tenero (si certo v.v) lui *_* anche io lo adoro, e mi fa una tristezza infinita a vederlo da emo ç_ç (XD)
Ihihi si si, è proprio in forma XD perfetta direi XD *-* ehh, mi spiace ma questa volta il suo zampino c’è solo in una faccenda ghghgh XD ma ci sei andata vicina^-^


Ringrazio anche coloro che passano e leggono e basta^^
Un bacio carissimi^^

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Capitolo 5
*** -Ciò a cui realmente si tiene- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Raiting:Giallo
Riassunto Capitolo: L’ha detto! Ha osato dirlo!
E ora si prenderà ogni conseguenza!
Il silenzio calò nella stanza e il viso di Roy si tenne fermo, alzato di poco per poter guardare gli occhi dell’angelo che stringeva per le braccia

Aspetta un pugno che non arriva.
Aspetta una risata che non rimbomba
Aspetta le urla di sdegno che non escono da quella bocca.
Aspetta, e riceve solo l’opera più bella che Dio potesse regalargli: sulle labbra che tanto adora, si disegna un piccolo e tremulo sorriso




-Ciò a cui realmente si tiene-





Edward sbatté letteralmente la testa dentro il lavandino pieno d’acqua gelata.
Aveva dormito come un sasso, essendo tornato con suo fratello e Lilith molto tardi, verso le quattro, per essere precisi.
Dire che sentiva le campane nella mente era dir poco: non si ricordava nemmeno quanto gli avevano fatto bere..
Una cosa era certa.
Ad un certo punto gli era sembrato di vedere Breda in mutande sopra al tavolino, osannato come se fosse una divinità da un Huges inginocchiato ai suoi piedi.
“Che belle scene davanti a tre signore” si ritrovò a pensare in quel momento, sbattendosi l’auto-mail sulla fronte, mugugnando per il rimbombo che sentì dentro al cervello
-Nii-san…dovresti accompagnarmi alla stazione..- sussurrò Alphonse, entrando con passi pesanti in bagno, aggrappandosi alle spalle del ragazzo.
Questo alzò un sopracciglio, dando un occhiata ai capelli arruffati e sciolti del suo fratellino, due occhiaie terribili e le movenze da bradipo.
-E di grazia, dov’è che vorresti andare?- domandò curioso, girandosi e tenendogli due mani sulle spalle, quasi a tenerlo su. E dire che il più grande d’altezza, li dentro, era proprio quello che ora sembrava avanzare ancora un po’ in ginocchio.
-Che domande! Ho promesso a Winry che sarei arrivato in giornata- biascicò, appoggiandosi stancamente, con la fronte, al petto di Edward.
-Si, certo…tu non ti muovi di qui oggi. Telefonerò a Winry e gli dirò che partirai domani mattina..a proposito..- il sorrisetto caratteristico del FullMetal si disegnò sul suo viso. -Dunque sono questi gli AFFARI che ti portano a Reesembol, eh Nii-chan?- domandò, dandogli una pacca sulla spalla.
Di tutta risposta Al fece un mezzo sorriso imbarazzato, una smorfia e finì fra le braccia del Maggiore degli Elric, che sbuffò divertito.
-Alphonse, te l’alcool non lo reggi, quindi non fare più certe cavolate, intesi?- disse Edward, notando però come il suo fratellino era tornato fra le braccia di Morfeo.
Con un po’ di sforzo, riuscì a riportare Al in camera, appoggiandolo con abbastanza delicatezza sul materasso, controllando che fosse tutto a posto.
Si girò poi verso il fondo del letto e notò la piccola Lilith raggomitolata e beatamente addormentata con due gatti accoccolati a lei.
Sorrise, avvicinandosi un attimo alla giovane, ricevendo solo il risultato che questa afferrò con una mano una ciocca bionda, tirandolo giu.
Edward chiuse un occhio, alquanto in bilico sulla ragazza, cercando di non svegliarla, mentre cercava di liberare i suoi capelli.
Quando finalmente tornò eretto, si massaggiò il cuoio capelluto, scuotendo la testa e uscendosene dalla stanza, dopo aver recuperato i vestiti puliti.


Non si era posto il problema per tutta la serata.
Era andato avanti, senza crearsi pensieri inutili o fare gesti inconsueti.
E adesso come avrebbe trovato il coraggio di attraversare quella porta, sapendo che dall’altra parte lo aspettava l’oggetto dei suoi pensieri?

LUI..

Edward chiuse gli occhi, facendo un bel respiro, prima di bussare, e attendere il permesso.
La voce gli parve diversa, ed infatti, quando entrò vi trovò il Generale di Brigata Huges, che stava sistemando alcuni documenti in una bella pila sulla scrivania.
Questo alzò la testa e gli sorrise. -Ehi Ed, non ti hanno detto che oggi il caro Furher si è preso un giorno di riposo?- domandò, mentre gli si avvicinava, posandogli una mano sulla spalla.
Il biondino fece segno di no con la testa, sorridendo anche lui, ora più rilassato all’uomo.
-Mi sono diretto subito qui che mi sono dimenticato di passare in ufficio da basso.- spiegò, grattandosi imbarazzato la testa -altre vittime della gran nottata di ieri?- chiese ridacchiando, mentre insieme a Huges se ne usciva dall‘ufficio del Furher e tornavano insieme al piano inferiore.
-Fury e Breda. Havoc direi che riesce a tener bene un bel po’ di birre, anche se ha un mal di testa da record.- affermò tutto allegro Huges, entrando con lui nell’Ufficio Amministrativo, al cui interno stavano Riza e Falman che sistemavano alcuni fascicoli, mentre Havoc se ne stava alla finestra a fumare una delle sue solite sigarette.

Passarono una piacevole mattinata in un inusuale silenzio, e quando arrivò il pomeriggio Edward chiamò l’alloggio, tanto per sentire se quei due si erano svegliati.
Rispose una pimpante Lilith che lo avvertiva che suo fratello era ancora nel mondo dei sogni, mentre lei aveva sistemando il disastro che i mici avevano combinato.
Quando mise giu la cornetta, Ed sospirò, sapendo perfettamente che era solo UNO il gatto che combinava tutti quei guai.
Si chiese se per caso il caro ex colonnello non lo volesse, essendo di natura pressoché uguale.
-Edward, ti devo chiedere un grosso favore.- intervenne subito Riza, avvicinandosi alla sedia sul quale il biondino si era un attimo seduto per chiamare.
Alzò il viso, questo, osservando curioso la donna che gli si era fatta vicina con un bel po’ di cartellette in mano, di un bel nero pece.
-Tutto quello che vuole, Colonnello Hawkeye- affermò con disponibilità il maggiore degli Elric, studiando i castani occhi della donna che si illuminarono di gratitudine.


***


Segnarselo a vita:
Mai più fare favori al Colonnello Riza Hawkeye
Non ne sarebbe venuto mai fuori niente di buono.
Erano circa le sette e mezza di sera, e si ritrovava leggermente disperso per la strada principale di Central City.
E per cosa poi?

Per quel lavativo

Deficiente

Anche Furher

Di un ex colonnello!

Maledetto Roy Mustang e quando l’avevano messo al mondo…

Svoltò ad un altro incrocio, sulla sinistra, seguendo le indicazioni scrittegli su un foglio di carta da Riza.
L’appartamento di Mustang doveva essere proprio in quella zona
Sbuffò, fermandosi proprio davanti ad una palazzina dall’aspetto normale e quasi ovvio.
Beh…cosa si aspettava? Glie l’aveva pure detto che viveva in un appartamento modesto in centro.
Certo…un attico però era tutta un’altra cosa.
Non era del tutto modesto, a parer suo.
Un sorriso ironico si modellò sulle sue labbra, cercando di dissimulare il nervosismo.
Dio Ed, fatti forza!
Devi soltanto entrare, dargli quei maledetti documenti e filartela a casa.

Certo, la sua mente la faceva facile, ma il suo cuore?
Si portò una mano al petto, socchiudendo gli occhi con stanchezza.
Non riusciva bene a capire a chi doveva dar ragione, se al cuore o alla mente, ma questo era tutto un altro paio di maniche
Fece un bel respiro, e poi suonò al citofono, aspettando che la voce conosciuta di Mustang gli rispondesse.
-Si?- domandò appunto questo, mentre Edward si avvicinava all’apparecchio.
-Generale, sono FullMetal. Ho qui alcuni documenti per lei.- dichiarò, sentendo la porta aprirsi e la voce del superiore dirgli di salire.

Una volta ritrovatosi sul pianerottolo che portava all’appartamento di Mustang, Edward rimase immobile, trovando questo sulla porta di casa, con braccia conserte, vestito con abiti civili.
Una semplice e bianca camicia, e pantaloni neri davano all’uomo un aria così diversa da come appariva in divisa
-Ehila, FullMetal! Vieni, vieni pure avanti- lo invitò, facendogli spazio, mentre il biondino avanzava con un certo riguardo nell’appartamento.
Era modesto…davvero…nei sogni di Edward quello era il suo modello di villa di pochi mq.
L’interno era di un bel bianco panna, e il pavimento era tutto di un parquet castano chiaro.
La prima stanza che trovò fu una piccola sala, completa di un semplice televisore e due pareti piene di scaffali sui quali, stavano milioni e milioni di libri, mentre l‘altra parete non era liscia, ma fatta di mattoni di un beige molto chiaro.
Rimanendo fermo nella stanza, sentì Roy dietro di se chiudere la porta e raggiungerlo, prendendo così i documenti.
-Vieni pure in cucina, FullMetal. Vuoi qualcosa da bere?- domandò, osservandolo per un momento, mentre il giovane era curioso di vedere il resto della casa.

Entrando in cucina poté constatare che il bianco panna continuava a stabilire la sua supremazia, come anche il soffitto fatto di travi ed pannelli eleganti di legno.
Sentì Mustang controllare quei documenti, sfogliando alcuni plichi, mentre osservava con la coda nell’occhio il ragazzo guardarsi attorno.

Avrebbe baciato i piedi di Riza, appena l’avrebbe incontrata.
Mai avrebbe sperato di avere Edward in casa sua e ora poteva crogiolarsi nella consapevolezza che quella figura dalla lunga treccia bionda era davvero presente li.
-No grazie Signore. Mi tolga una curiosità, mi sembra piuttosto pimpante. Com’è che si è dato una giornata di malattia?- domandò dubbioso il giovane, guardando il superiore che si grattava la testa.
-Ti basti sapere che stamattina per arrivare al telefono, ci sono arrivato mezz’ora dopo, strisciando per terra- rispose Roy, alzando gli occhi al cielo.
Edward si trattenne dal ridere, immaginando l’uomo strisciare tipo verme sul pavimento.
Che gloriosa immagine del Flame Alchemist.
-Vedo che anche qui a casa sua ha tantissimi libri…ma dove li ha trovati?- domandò il ragazzo, sparendo di nuovo in sala, curiosando i titoli, che variavano da testi alchemici a semplici romanzi.
Roy lo raggiunse, dopo aver lasciato i documenti sul tavolo in cucina, studiando la snella persona del FullMetal.
-Ho avuto modo di viaggiare nella mia vita, Edward. Molti di questi li ho recuperati in diverse parti di Amestris.- spiegò, rimanendo a poca distanza da lui.
-Un po‘ come facevamo io e Al dall‘altra parte.- mormorò il maggiore degli Elric
Il biondino ritornò poi eretto, girandosi di scatto verso Roy
Era nervoso, lo si vedeva….ma era colpa della vicinanza del Furher.
Non aveva dimenticato le miriadi di sensazioni provate nel suo corpo ad un semplice bacio…
Un semplice e maledettessimo bacio.
Si girò nuovamente verso gli scaffali e le mensole, puntando poi gli occhi sulle due grandi finestre.
Vi si avvicinò, notando che una di queste, una porta finestra, dunque, portava su un piccolo balcone, dove nei due angoli addossati al muro stavano alcune piante.
-Si da al giardinaggio, signore?- domandò, sorridendo di scherno al superiore, ricevendo però una stoccata imprevista che lo fece riportare l‘attenzione sul balcone.
-Sinceramente vorrei prestare più attenzioni ad un certo tipo di fagiolo…non so se mi spiego.- sussurrò Roy, avanzando ancora di un passo, vedendo Edward irrigidirsi e sentendolo, quando gli posò una mano sulla spalla.
-Ha anche una bella vista da quassù- continuò il ragazzo, scivolando via dalla presa dell’uomo, con un fluido e quasi disinteressato movimento.
-Sinceramente, l’unica vista di cui vorrei bearmi adesso, è quella dei tuo occhi dorati, Edward- sussurrò Roy, portando un braccio intorno alla vita dell’Elric, facendolo girare con un solo gesto
Questo teneva la testa bassa, come a nascondere il viso con le ciocche ribelli, mettendo una strana tenerezza nell’animo del suo superiore, che sembrava di avere davanti un bambino impacciato.
E non lo era davvero?
-Potrebbe smetterla di dire certe cose? Sa, la preferisco quando mi urla dietro- affermò pacato Edward, cercando di non far sentire quanto il nome sulle labbra di Mustang gli avesse trasmesso uno strano desiderio di sentirlo ancora chiamare così.

No…no!
Doveva andarsene e alla svelta. Tutto quello era solo un gioco, no?
Era questo che si era disegnato nella mente il FullMetal: Roy stava giocando con lui, forse trovandovi un nuovo passatempo.
E lui non voleva questo..
Accidenti! Neanche lui sapeva cosa voleva realmente!

Realizzò di trovarsi ora di fronte il viso dell’ex colonnello solo quando questo si fece più vicino.
-N….no!- riuscì a dire, portando le mani sul petto di questo, cercando di non pensare alla piacevole sensazione di calore che sentiva sotto i polpastrelli, proveniente dal corpo dell’uomo.
Roy rimase fermo, tenendo sempre le mani sulle sue braccia, guardandolo con il suo unico occhio antracite.
Lo chiuse poi, avendo visto il guizzo di terrore misto a confusione passare per quegli occhi dorati che tanto adorava
Sbuffò, alzando il viso al soffitto, prendendo coraggio per quello che stava per fare.

Ci aveva pensato per tutta la sera precedente, anche nei fumi dell’alcool, e fino a quel pomeriggio.
Tutti e due i giorni a pensare a quel bacio rubato al giovane che stringeva davanti a se.
Dal momento in cui l’aveva visto fuggire.
Non si era dato pace….e ora ne stava per combinare un’altra delle sue.
Ma non poteva permettersi di lasciarlo andare, per poi vederlo sparire di nuovo.
Indi per cui, prese tutto il coraggio che aveva, e senza lasciarli le braccia si abbassò, mettendosi su un ginocchio, riaprendo l’occhio per incontrare quelli meravigliati e confusi del biondino.

-Sai FullMetal, che questo non è nulla di tutto quello che farei per te? Mi umilierei pubblicamente davanti a tutti, solo per avere ancora la possibilità di sfiorarti il viso con le labbra, di soffiarti nell’orecchio ciò che provo realmente e che per tanto tempo ho tenuto dentro di me.
Farei di tutto, pur di stringerti anche solo una volta, di sentire il profumo della tua pelle, o di passare solamente la mano fra i tuoi capelli color del grano. Per te sono andato avanti, fino a diventare Furher, ed infine ho chiesto a Lilith di cercarti, e ho quasi buttato la mia vita, quando sono passati altri tre anni senza alcuna notizia del tuo ritrovamento.- Mustang interruppe quel fiume di parole, appoggiando la fronte sul ventre del ragazzo, sentendolo rigido ed immobile, quasi fosse una statua.

Questo, dal canto suo, rimaneva zitto, con gli occhi sgranati dalla sorpresa di quel gesto e di quelle parole
Fermati Mustang
Non dire altro, non parlare ancora, non pronunciare più quelle parole che sembrano mandare a fuoco l’animo del biondino
Questo non sapeva davvero cosa fare.
Ai suoi piedi stava quell’uomo che tanto aveva odiato, semmai avesse davvero provato quel sentimento, che ora aveva posato la fronte contro il suo ventre, come in preghiera ad una sorta di monile di una divinità
-S-signore n- cercò di parlare, ma ancora Mustang proseguì, alzando di nuovo il viso per cercare quello del ragazzo, e perdendosi nei suoi occhi ambrati.
-Chiamami stupido, chiamami pazzo, o urlami contro epiteti ingiuriosi, mandandomi al diavolo per aver osato violare le tue labbra ieri pomeriggio, o per aver pronunciato queste parole ridicole- una sola e piccola pausa -Ma lasciati dire ciò che mi porto dietro ormai da anni-

No Mustang, zitto

-Lasciati dire poche parole che ti mostreranno i miei veri sentimenti-

Non lo fare, è una pazzia!

-Lasciati dire che ti amo, Edward Elric, e so per certo che presto sarò un uomo morto, se non per te, allora per mia mano.-

L’ha detto! Ha osato dirlo!
E ora si prenderà ogni conseguenza!
Il silenzio calò nella stanza e il viso di Roy si tenne fermo, alzato di poco per poter guardare gli occhi dell’angelo che stringeva per le braccia

Aspetta un pugno che non arriva.
Aspetta una risata che non rimbomba
Aspetta le urla di sdegno che non escono da quella bocca.
Aspetta, e riceve solo l’opera più bella che Dio potesse regalargli: sulle labbra che tanto adora, si disegna un piccolo e tremulo sorriso

Sentì il cuore scoppiargli nel petto, l’anima espandersi nel corpo e tutto fu così maledettamente perfetto in quel momento.
Edward si abbassò, portando le mani sulle spalle del Furher, inginocchiandosi anche lui al pavimento, alzando ora il viso di poco per guardare in faccia l’uomo.
-Sei uno stupido…..sei un pazzo, ma ti amo per questo, e voglio sentire ancora il mio nome sulle tue labbra.- sussurrò diventando di un bel bordeaux, il maggiore degli Elric, socchiudendo gli occhi per cacciare le lacrime di gioia che vorrebbero comparire.
No, non devi azzardarti a piangere neanche una sola goccia d‘acqua.
È difficile però comandare al cuore
Il ragazzo lo ha ormai capito da tempo.
Roy guardò negli occhi dorati il suo personale angelo, e sorrise, sentendo ancora quelle parole rimbombargli nel cervello.
-Edward..- sussurrò, stringendolo a se in un caldo abbraccio, sfiorando le sue labbra con le proprie, lasciandovi un delicato bacio.
-Edward..- mormorò ancora, passando quelle stesse labbra sul viso del FullMetal, prima la punta del naso, poi le palpebre precedentemente chiusesi a quei tocchi leggeri.
-Edward- pronunciò nuovamente, baciando quella fronte fresca e morbida, tornando a scendere per cercare quella di lui, continuandolo a stringere in quell’abbraccio d’affetto.
L’altro si era completamente abbandonato ai suoi sensi, appoggiandosi con il proprio petto a quello del superiore, portando le braccia intorno al suo collo, senza riuscire a trovare una buona ragione per muoversi di li

Roy lo afferrò con presa salda, intorno alla vita, e lo tirò su in piedi, continuando a riempirlo di piccole e affettuose attenzioni.
Sentiva il corpo esile ma forte del giovane Elric stringersi a lui, ogni volta che le loro labbra si scontravano e le loro lingue ingaggiavano una lotta furiosa.
Passò due dita con estrema delicatezza sul suo collo, quasi avesse avuto paura che con un semplice tocco il ragazzo fra le sue braccia sarebbe crollato in mille pezzi, infrangendosi sul parquet.
Lasciò la sua bocca, così che potessero entrambi riprendere fiato, mentre la stessa mano che aveva regalato sulla pelle del biondino una carezza, andò a sciogliere l’elastico che teneva insieme la lunga treccia, lasciando così che i lunghi e dorati capelli ricadessero con grazia sulla schiena di Edward, incorniciando con alcune ciocche il viso colorato dall’imbarazzo.
Roy sorrise, guardandolo nei suoi bellissimi occhi.
-FullMetal…hai un non so che di attraente.- mormorò l’uomo, ridacchiando poi del viso imbronciato dell’altro.
-Ah, non l’avrei mai detto, sai?- disse, alzandosi in punta di piedi, per potergli baciare ancora una volta le labbra.
Il Furher l’avrebbe preferibilmente preso e sbattuto sul divano li vicino, facendogli ogni più piccola cosa la sua mente gli suggeriva, soltanto per la dolcezza, mischiata ad un pizzico di passione, che Edward aveva messo in quell’unione.
Ma non l’avrebbe di sicuro distratto così.
Ah no. Il Flame Alchemist sorrise, appena le loro labbra furono separate, spingendo piano il giovane verso il corridoio che portava alle altre tre stanza: il bagno, lo studiolo e la camera da letto.
Se era possibile, il viso del biondino diventò ancora più rosso, facendo concorrenza alla mantella che ancora indossava, quando capì che si stavano dirigendo in quest‘ultima.
Voleva fermare l‘altro, perché sentiva le gambe, per la prima volta nella sua vita, tremare per ciò che voleva ma allo stesso tempo aveva paura di far accadere. Senza dargli tempo di intervenire, Roy lo prese in braccio, ridendo dei suoi tentativi di fuga.
-Che diamine fa!! Mi metta subito giu!- abbaiò questo, ritrovandosi, però in un batter d’occhio accontentato, sull’ampio letto del superiore.

Edward per un momento impallidì, stringendo nelle mani chiuse a pugni il lenzuolo sotto di lui, alzando poi lo sguardo ad incontrare l’unico occhio dell’uomo che aveva ormai compreso di amare.
-Non voglio sentirti più darmi del lei, quando siamo da soli..- sussurrò Roy, guardandolo divertito, mentre rimaneva in piedi davanti a lui, appoggiando le mani ai fianchi.
Edward riuscì a calmarsi, tornando al suo solito colorito, sorridendo sornione al moro.
-Sa che è una mia libera scelta?- domandò il ragazzo, indietreggiando sul materasso quando l’altro appoggiò su questo un ginocchio, cercando di avvicinarsi al suo fagiolino preferito.
-Potrebbe essere inteso come ordine, FullMetal- affermò tranquillo lui, raggiungendo con un balzo quasi felino Edward, agguantandolo per i fianchi, iniziando con lui una lotta per la supremazia.
Il ragazzo rideva come un matto, non per libera scelta, come avrebbe detto lui, ma perché l’ex colonnello aveva preso a fargli il solletico ai fianchi, prendendolo così in contropiede.
Quando lo lasciò libero, o meglio quando smise di torturarlo, rimanendo però sopra di lui, in modo da tenerlo imprigionato, studiò il suo viso tutto rosso.
-Questo….anf….non ..anf è valido…lo sa?- sussurrò Edward col fiatone, portando poi le mani sulle guance del superiore, accarezzandole con estrema dolcezza, in un momento di riposo.
L’altro sorrise, abbassandosi sul suo viso. -In guerra tutto è permesso, Mame-chan…dovresti saperlo…- mormorò, prima di zittirlo con un lungo ed intenso bacio, al quale il FullMetal Alchemist non poteva sottrarsi, sia per mancanza di forze, che di volontà propria.
Chi sarebbe mai stato tanto pazzo dal scappare ad un uomo così?
Beh…lui ci aveva girato intorno un bel po’, prima di convincersi di quel che provava nei confronti dell’uomo.

Sentì la mantella scivolar via dalle proprie braccia, seguita subito dalla casacca nera.
Ed portò subito le mani intorno al collo dell’ex colonnello, chiudendo gli occhi ora timoroso, mentre sentiva i baci di questo nell’incavo della spalla.
-Edward…se tu lo vuoi, posso fermarmi..- sussurrò Roy, cercando poi lo sguardo dorato che tanto amava.
Questo rimase fisso sul suo volto per alcuni istanti, prima di diventare più caldo…più luminoso.
Non sarebbe stato lui a pronunciare una singola parola che avrebbe fatto desistere il Flame Alchemist dalla sua impresa di averlo.

Perché, guardando i fatti, era stato in un certo senso lui a concedersi

Ogni singolo pezzo di stoffa veniva sciolto dalla presa sulla pelle dei due, e cadeva rigorosamente a terra, in qualche parte della stanza, mentre piccoli mugolii soddisfatti uscivano dalle labbra chiuse di Edward, ogni qual volta le carezze di Roy si facevano più audaci.
Entrambi nudi, erano saporitamente abbandonati sul morbido materasso, o meglio, il biondino era disteso supino, completamente in balia delle carezze del Furher.

Roy

L’uomo che amava

-T-taisa!!!- gemette Edward, stringendo la presa sul lenzuolo sotto di lui, quando quello stesso uomo toccò con le labbra un punto sensibile, mordicchiandolo con affetto.
-Sai, FullMetal, che sono diventato Furher?- domandò malignamente questo, continuando la propria discesa verso l’ombelico dell’Elric e proseguendo con le piccole torture su quel corpo a suo avviso delizioso.
Questo strinse le palpebre sugli occhi ancora per un po’, prima di aprirle, e puntare lo sguardo dorato sull’amante.
-Per me suona meglio colonnello di merd….ah!!-
-Su, Edward, usiamo quella bella voce per qualcosa di più, come dire, sensuale..- sussurrò l’uomo, salendo di nuovo sul corpo nudo del giovane alchimista, andando a lambirgli il collo con piccoli e casti, per così dire, baci.
-Ovvero?- domandò l’interessato, portando la mano sana sulla nuca dell’uomo, affondando nella massa corvina le affusolate dita, giocando con quelle ciocche d‘ebano.
Roy proseguì imperterrito il suo lavoro, sorridendo appena alla curiosità del FullMetal.
-Beh, è un mio desiderio poter sentire il mio nome fra i tuoi soavi sospiri…- ammise, ridacchiando.

Il maggiore degli Elric ridiventò completamente rosso d’imbarazzo per quella richiesta.
Oh no…
Proprio no…non poteva andare a comando! Era una cosa che veniva naturale..
Ma a lui non veniva comunque naturale, accidenti!
-Scordatel…ah!!- la mano di Roy passò accidentalmente, con velata decisione, sulle parti più intime di Edward, facendolo così inarcare di poco.
-Dicevi?- chiese il Furher, sogghignando, mentre studiava il viso contratto dal piacere del giovane che teneva in pugno sotto di se
-R-roy..- sospirò questo, lasciandosi andare alle miriadi di sensazioni che presero ad espandersi nel proprio corpo, come con piccole scariche elettriche, ad ogni carezza dell’uomo.
-Bravo fagiolino. Direi ancora una volta..- mormorò questo, scendendo a prendere con delicatezza un capezzolo rosato, fra le labbra, del biondino che di tutta risposta si inarcò ancora una volta.
-R-ro..Roy!!- gemette, portando dietro al collo di lui entrambe le mani, piegando indietro la testa, e pregando qualsiasi Dio che quella tortura non cessasse mai.
-Continua- sussurrò lascivo il Furher, godendosi i piccoli lamenti del suo fagiolo, mentre assaporava ogni centimetro della sua pelle, con le labbra.
-Roy!! Io….io ti uccido!- affermò, poco convincente Edward, cercando di riempire d’aria i polmoni, avvertendo subito dopo la leggera risata del’uomo che amava.
-Non credo, Mame-chan….come faresti poi senza di me?-
-Oh, sopravvivrei, tranquillo- affermò maligno il biondo, sorridendo al viso falsamente imbronciato di Roy.
-Non dureresti tre secondi senza i miei baci.- mormorò questo, scendendo a catturare le labbra di Edward in un unione passionale.
-Troverei un degno sostituto- sussurrò ancora, prendendo fiato dopo quel bacio, e sentendone subito un altro sul proprio petto.

-Non esistono sostituti- affermò in tono sensuale Roy, mordicchiando la pelle bollente del ragazzo.
-No..non esistono- mormorò anche Edward, richiamando l’attenzione di lui ancora sulle sue labbra, stringendo le gambe intorno ai suoi fianchi.
Questo ridacchiò -sei impaziente fagiolino..-
-Hai qualcosa da obbiettare?- domandò il più giovane, ridendo quando Roy tornò a fargli il solletico. -No!! Ahah piant…ahah PIANTALA ROY!- gridò Edward, con le lacrime agli occhi, provando invano a fermare le mani del superiore, cercando poi aria per i suoi poveri polmoni.
-Se me lo chiedi così, allora non posso che ubbidire.- affermò l’uomo, trovando semplicemente magnifico il viso del ragazzo completamente arrossato dal ridere, con le labbra leggermente aperte, per prendere ossigeno, e i lunghi e biondi capelli sparsi sul materasso.
Era semplicemente magnifico il viso del suo piccolo amante, incorniciato dalle ciocche dorate..
Ma voleva di più

Voleva quegli stessi occhi attraversati dal desiderio.
Vedere quelle labbra aperte a far uscire il suo nome, fra i gemiti.
Quel viso distorto dal piacere della loro unione.

Si guardarono per molto tempo, tanto che Edward, imbarazzato da quell’attento studio, si accostò al suo petto, nascondendoci il viso
-Roy…- lo chiamò, sentendo subito le braccia di questo stringerlo di tutta risposta.
-A…amami per tutta la notte..- sussurrò il biondo, sentendo poi il viso venir alzato dalla mano destra dell’uomo, e il suo sorriso comparire su quelle labbra finemente disegnate.

-Per tutta la notte, Edward, e per tutta la vita- mormorò Roy, baciandolo e spingendolo di nuovo lungo e disteso sul letto, tenendo le loro dita intrecciate in una silenziosa unione.

E l’aveva amato, come promesso.

L’aveva preso, entrando in lui con un unico movimento deciso, dopo averlo preparato, ma non per causare del male alla sua meravigliosa persona ma per aiutarlo a superare l’iniziale dolore che si sarebbe protratto a lungo se avesse fatto con troppa lentezza.
All’urlo di Edward e alla vista delle lacrime sul suo viso, contratto dal dolore, a Roy si era stretto il cuore, e prendendo subito fra le braccia il suo Mame-chan l’aveva stretto a se, portando via quelle stille di acqua con morbidi e caldi baci.
Aveva goduto del calore della loro unione e delle espressioni di piacevole piacere che si erano disegnate sul viso del suo fagiolino.

Edward, dal canto suo, aveva provato prima il dolore e poi il più intenso e completo piacere
Aveva toccato per pochi secondi l’inferno, e poi era subito salito in paradiso, fra le braccia del più bello fra gli angeli.
Infine, erano scivolati stremati, l’uno nelle braccia dell’altro prendendo fiato dopo aver urlato il nome del proprio amante, coperti solo dal fine lenzuolo

Roy strinse a se il corpo morbido e bollente del suo fagiolino pestifero, passandogli una mano fra quei fili di lino color del grano che erano i suoi capelli, bloccandosi estasiato, quando il ragazzo aprì di poco gli occhi, guardandolo con ancora un briciolo di travolgente desiderio appena concluso, ad animarli e le labbra leggermente dischiuse.
-Ti amo Edward, e mi butterei fra le mie stesse fiamme, per provartelo.-
Il biondo sorrise, attirandolo a se con un gesto.
-Lascia perdere le tue manie da piromane e dimostramelo baciandomi, Flame Alchemist Roy Mustang.-
L’interessato ridacchiò, avvicinandosi al ragazzo con cui aveva condiviso il primo intenso momento della loro vita insieme, baciandolo con amore.
-Con piacere, FullMetal Alchemist, Edward Elric.-

***



Quella mattina il telefono squillò un paio di volte di troppo dal solito, e quando finalmente Roy si mise in testa di lasciare il caldo corpo dormiente del suo Mame-chan per andare a rispondere, riuscì a sollevare la cornetta appena in tempo.
-Oh, Alphonse, buongiorno anche a te. Si, certo, FullMetal è qui da me. No tranquillo, non c’è stata nessuna colluttazione fra noi.- un sorriso increspò le labbra dell’ex colonnello, sentendo la voce di Alphonse sorpresa ma comunque rassicurata.
Avvertì poi piccoli ed incerti passi, di cadenza diversa, e si girò, rimanendo meravigliosamente incantato.
Edward era entrato in sala, dove lui si trovava con la cornetta del telefono in mano, con solo la sua camicia bianca addosso, recuperata da chissà quale angolo della camera da letto; questa gli stava particolarmente grande, così che le maniche arrivavano a metà mano del ragazzo, e la camicia in se lo copriva fino a metà coscia.
I biondi capelli, lasciati sciolti e ribelli, incorniciavano un musetto assonnato, mentre due iridi ambrate si scontravano un po’ a fatica con quell’unica antracite dell’uomo.
-Roy? Chi è?- domandò con voce impastata dal sonno, mentre il Furher sentiva la voce del fratello di quell’angelo caduto dal cielo, tossicchiare dall’altra parte del ricevitore.
-Ehm, mi scusi, signore, l’ho disturbata?- domandò questo imbarazzato, credendo che la voce appena udita fosse quella di una qualche nuova fiamma dell’ex colonnello.
-Tranquillo Alphonse, si è appena svegliata una bionda mozzafiato delle dimensioni di un fagiolo.-rispose Roy, ridacchiando allo scatto di Edward.

-CHI HA CHIAMATO MICROPULCE ALTA COME UN MINI LEGUME CHE….- ma l’abbaiare mattutino del ragazzo fu interrotto dalla cattura delle sue labbra da parte di Mustang.
Questo sentì poi la risata cristallina del minore degli Elric dal telefono.
-Signore, mi scusi, quando ha finito di zittire mio fratello, potrebbe dirgli che lo aspetto alla stazione alle 10.00 in punto?-
-Certo Alphonse, sarà fatto.- affermò l‘uomo, tenendo a se, con un braccio intorno alla sua vita, il biondino che aveva appoggiato le mani sul petto nudo del superiore.
Quando mise giu il ricevitore, tornò a bearsi dell’ambra in quegli occhi tanto amati.
-Accidenti a lei! Non ho nemmeno avvertito Al e Lilith ieri sera- biascicò Edward, guardando Roy.
Questo a sua volta rise, passandogli una mano fra le ciocche più corte.
-Tranquillo, non pareva tanto preoccupato e a quanto pare ha intuito di noi subito. E cosa ti ho già detto riguardo al Lei?- sussurrò alla fine sulle sue labbra, mordicchiandogliele affamato, travolgendo così il biondino, che si inarcò alla sua furia passionale.
-Dai Roy, non….non- cercò invano Edward, lasciandosi così spingere verso la cucina, dove Mustang lo prese e lo fece sedere sul tavolo al centro della stanza, posizionandosi fra le sue gambe.
-Ringrazia il cielo che mi sono ormai infilato i pantaloni e non ho voglia di toglierli, altrimenti ti avrei già punito adeguatamente FullMetal.- mormorò sulla sua pelle, Roy, guardandolo in viso.
Edward da parte sua sorrise, sfiorandogli le labbra con le proprie, prima di riuscire a sgattaiolare via dalla sua trappola, atterrare con grazia sul pavimento dietro di lui.
-Oh, il nostro caro Furher si tira indietro ad una sfida?- affermò mesto l‘Elric, ridendo della faccia che fece Mustang.
-Non sai in che guaio ti stai cacciando, ragazzino..- disse questo, avanzando verso di lui, che cercò di sfuggirgli, ridendo quando l’uomo lo prese saldo fra le braccia, riconducendolo al patibolo, per così dire, denominato letto, mentre le sue risate cristalline si espandevano per il corridoio.
-Farò tardi, Roy!- disse Edward, quando fu lasciato di nuovo sul morbido letto, subito raggiunto dal Flame alchemist, che lo trasse a se con un braccio, mentre il più giovane portava le gambe intorno ai suoi fianchi, all’ennesimo bacio, atto a zittirlo.
-Te la sei cercata, e ora subisci- sussurrò al suo orecchio, Mustang, baciandolo ancora e ancora, finché non ne sarebbe stato sazio.

Ma sarebbe mai arrivato quel momento?

Mai....

Mai.



-Ehi Alphonse, mi raccomando, fatti valere con Winry eh!- affermò Lilith, ridendo del rossore sul viso del minore degli Elric, mentre rimaneva affacciato al finestrino della cabina in cui si era sistemato.
Edward, all’interno, stava sistemando la valigia del fratello in modo che non cadesse, mentre i 12 mici se ne stavano tutti belli e accoccolati in una cesta.
-Tu guarda questi, anche con il cuscino tutto per loro.- affermò il biondino, sentendo l’altro ridere e Lilith cercare di guardare all’interno da fuori.
-Mi sembra giusto! E mi raccomando Alphonse, trattali bene, sai! Soprattutto lui- e la ragazza indicò il micio nero con lo spruzzo di bianco sul muso, che sentendosi preso in causa saltò via dalla cesta per andare fra le braccia del minore degli Elric, miagolando.
Questo ridacchiò ancora, iniziando a riempirlo di piccole carezze, ricevendo come ricompensa una lappata dalla ruvida linguetta sulla punta del naso.
Edward osservò la scena, scuotendo la testa, e si avvicinò al fratello per scompigliargli i capelli.
-Fatti sentire, e mandaci l’invito per le nozze- affermò maligno, ricevendo un occhiataccia da parte di Al che lo minacciò di scagliargli addosso la belva nera,.
Il treno fischiò, per annunciare i passeggeri dell’imminente partenza, e il FullMetal rimase a guardare il fratello, pensando che ancora una volta si separavano.
Sapeva però con certezza che quello era solo un arrivederci; di sicuro fra una settimana sarebbero di nuovo stati li a ridersela insieme.
Il fischio si fece sentire ancora, e Roy incrociò le braccia al petto.
-Mame-chan, non vorrai mollarmi qui e scappare a Reesembol?- chiese, ridendo del viso imbronciato del giovane.
Questo sbuffò, saltando fuori dal finestrino, per atterrare perfettamente davanti all’ex colonnello, mentre Lilith e Alphonse si guardavano per un secondo, sghignazzando complici.
-Stia tranquillo, mi ha dato un valido motivo per restare, proprio ieri, ricorda?- sibilò Edward, guardando con un sopracciglio alzato il superiore, che rispose con il suo solito sorrisetto
-Giusto, me ne ero dimenticato. Allora Alphonse, buon viaggio.- affermò poi Roy, dando la sua attenzione al minore degli Elric che si era alzato, lasciando che il micino si posizionasse sulla sua testa, dandogli così un aria un po’ infantile.
-Certo, signore, e lei mi raccomando, tenga d’occhio mio fratello da parte mia.- disse Al, sorridendo all’uomo, trovando nel suo unico occhio antracite un sentimento che di sicuro, aveva anche lui quando guardava Winry.
Lilith salutò con la mano il ragazzo, quando il treno fischiò per l’ultima volta, iniziando a muoversi.
Edward strinse silenziosamente la manica del pastrano di Roy, guardando il suo Al salutarlo, ricambiando anche lui con un sorriso.
Sarebbe stato bene..
Andava dalla persona che amava, e non c’era cosa migliore.
Lui lo sapeva bene.
Quando i tre videro il treno diventare un puntino lontano, si mossero per uscire dalla stazione e dirigersi verso il Quartier Generale.

***



-Edward e Roy, si tengon per man, nasce l’amore e a nozze noi andiam- intonò Maes, seguito a ruota da Breda e Lilith.
-Huges, se non la pianti con tutte queste cavolate ti incenerisco sul posto.- affermò Roy, con una vena d‘irritazione pulsante sulla tempia.
Dal canto suo, Edward, era imbarazzato dalla punta dei piedi a quella del naso.
-Suvvia, Generale. A quando il lieto evento?- continuò l’uomo, sedendosi con noncuranza sulla scrivania di Havoc, che ne frattempo stava appendendo i festoni per la dipartita del rivale, osservato curiosamente da Lilith, che gli passava lo scotch.
-Naturalmente io sarò il vostro testimone con Falman, e la piccola Elycia porterà le fedi e -
-HUGES!- una scintilla si sprigionò dallo schiocco delle dita di Roy, e una leggera fiamma passò a tanto così dal viso del Generale di Brigata che rimase zitto.

Edward scoppiò a ridere, seguito subito a ruota dagli altri, osservando il viso bordeaux di Roy e quello allibito di Maes.
Il biondino sorrise con gratitudine a tutto l’affetto che li circondava.
Aveva avuto paura quando avevano deciso di rendere pubblica la cosa…come non ammetterlo?
Paura di essere considerati dei peccatori, non persone meritevoli di esistere, come era successo in Germania.
Roy, poi, era stato il solito avventato idiota: dopo essere entrato con lui e Lilith nell’ufficio, aver gridato “Ho un annuncio da fare” prendendolo per un braccio, gli aveva circondato la schiena con l’altro e in un caschè delicato, l’aveva baciato con passione.

Dire che era diventato più rosso di un pomodoro maturo, era una bazzecola.
I fischi di ammirazione e gli applausi di complimento l’avevano calmato da prendere Roy a pugni, e scaldato il cuore.

No…Amestris era diversa.

Certo, ci sarebbero stati alcuni problemi, ma li la gente non ti ammazzava per la tua diversità di pensiero o di amore.
Non esistevano lotte per la razza superiore, o per altro.
Ognuno era libero di amare o fare le scelte che voleva.
L’importante era non dare disturbo alla gente.
Ma loro chi disturbavano amandosi?
Nessuno

-Edward, diglielo tu che dovrebbe prenderti e portarti all’altare!- affermò Maes, andando vicino al giovane alchimista, dandogli una pacca sulla spalla, ricevendo di tutta risposta che il braccio del ragazzo si trasmutò in lama.
-Va bene, va bene. Fate i fidanzatini. Ma voglio subito sapere appena vi deciderete a fare il grande passo.- ghignò il Generale di Brigata, fiondandosi fuori dalla porta, all’ennesimo urlo di Roy.
Edward riprese a ridere, sentendosi poi stringere dal generale Armstrong, in uno dei sui soliti e leggeri abbracci.
Con la coda nell’occhio notò Lilith sorridergli, comodamente seduta sul davanzale della finestra, mentre li vicino Havoc fumava una delle sue solite sigarette.


-Mustang mi ha detto che ti ha, beh, diciamo assoldata per cercarci- mormorò Edward, sedendosi vicino alla giovane, ora entrambi sull‘erba leggermente da spuntare, nel grande cortile interno del Quartier Generale.
Avevano lasciato l’ufficio amministrativo, dove ora si partivano con le solite scommesse, mentre Roy si era fiondato nel suo ufficio a sbrigare le pratiche che aveva lasciato in sospeso ieri.
Lilith portò i suoi occhioni color nocciola sull’Elric, sorridendogli dolcemente.
-Me l’ha chiesto, si. Sai, non era così allegro come lo vedo ora.- rivelò la giovane, portando le gambe al petto, circondandole con le braccia.
Portava una deliziosa maglia bianco panna, aperta sulle spalle, mentre calzava dei jeans neri; naturalmente su questi stava un pareo arancione.
Il suo tocco personale.

Edward si portò sdraiato sul prato, guardando il cielo sgombro di nuvole.
-Perché l’hai fatto? Capisco Huges, di cui ti eri affezionata. Ma non eri obbligata a fare un favore anche a noi…- sussurrò il biondino, girando ora gli occhi dorati sulla figura della giovane, che alzò lei questa volta il viso, per osservare alcuni passeri volare sopra di loro.
-Era una cosa che sentivo di dover fare. Ho visto come le persone di quell’ufficio hanno reagito quando io e Huges siamo, diciamo, precipitati addosso al signore muscoloso…ehm…ah si! Armstrong, vero?- quando vide il cenno affermativo di Ed, proseguì -Non potendo fare molto nei miei viaggi, e visto che tu e Al eravate nel mondo sbagliato, ho pensato che non facevo nulla di male rimettendo le cose nel modo giusto…- spiegò.
Edward la guardava in silenzio, sentendo che in realtà, sotto quel motivo c’era molto altro.
Ma la ragazza gli aveva risposto. Non aveva il diritto di chiedere altro.

Non era semplice senso del dovere….si era affezionata a tutti loro, in quegli anni che aveva passato mentre loro due erano in Germania.

-A volte sembri così infantile, che vederti così seria fai paura- affermò ridacchiando il biondo, dopo molto tempo che il silenzio aveva preso possesso del cortile.
Lilith lo guardò falsamente offesa, ridendo poi. -Guarda che ho la mia bella età. Ma credo che nel mio caso non conti.- disse, sdraiandosi anche lei sul prato.
-E quanti anni hai?- chiese ora curioso Edward, tirandosi su e notando il suo viso sbarazzino lievemente imbronciato
-Non lo sai che non si chiede l’età ad una signorina?- domandò a sua volta Lilith, impuntando i gomiti sul terreno, per tirarsi di poco su -Ne ho…- e gli bisbigliò il numero all’orecchio, mentre il biondo strabuzzava gli occhi.

-Non può essere! Non puoi averne così…così…non puoi e basta!- affermò grattandosi la testa confuso, mentre Lilith rideva.
-Te ne davo al massimo 18, come mio fratello!- continuò ancora basito Edward, tornando sdraiato.
La ragazza si mise a pancia in giu sull’erba, puntando di nuovo i gomiti e appoggiando sopra il viso sulle mani chiuse a pugni, divertendosi a portare in alto le gambe.
Il FullMetal se la ricordò come la seconda volta che l’avevano vista, su quel muretto.
-Ne avevo diciotto 200 anni fa, se non erro- ci pensò su, portandosi l’indice sulle labbra, ridendo dell’espressione sgomenta sul viso del ragazzo, così si decise a spiegargli qualcosa, tanto per non farlo impazzire.
-Se continuiamo a viaggiare per i diversi mondo, gli anni per noi non passano. Per questo viaggiamo interi secoli, e riempiamo intere librerie del nostro mondo con informazioni essenziali sulle diversità delle varie realtà.- fece una piccola pausa, vedendo Edward annuire, iniziando a mettere a posto i tasselli nella sua mente, per creare un filo logico.
-Bene. Ti chiederai allora come possiamo crescere, magari? Beh, se mi fermo un anno in un mondo, allora anche un anno della mia vita passa. Per questo ti ho detto che ne avevo 18 duecento anni fa. Ora, secondo i calcoli dovrei averne almeno 23. Ti ricordo che sono stata qui ad Amestris almeno quattro, cinque anni- finì di spiegare, sorridendo al biondino che si sbatté una mano, quella sana, sul viso.

-Lilith, sei un mistero della natura.- affermò questo, sorridendo alla giovane, che ridacchiò, tirandosi su in piedi, facendo un giro su se stessa.
-Waaah, è bello essere un mistero della natura! Ci vuole qualcuno per scoprirlo, ma questa prende in giro tutti quanti!- affermò sacente, mentre Edward scosse la testa, lasciando perdere le sue parole.
Pensò poi ad una cosa, e si tirò su a sedere, guardando curioso la ragazza.
-Quindi, tu sei immortale- affermò, facendo un paio di calcoli nella mente, tornando poi a osservare i suoi occhi luminosi.
Lilith si abbassò, accucciandosi sui talloni, e portando i gomiti sulle ginocchia.
-Teoricamente si, ma anche io posso morire, sai? Per la mia razza è una cosa curiosa che…però i veri immortali della natura, sono i gatti!- affermò cambiando discorso, sbarazzina, notando il cipiglio perplesso sul viso del giovane alchimista.
-Ma anche loro muoiono. Sono esseri mortali come noi.

Lilith mosse un dito in segno di diniego.
-Errore. I gatti sono esseri misteriosi! Sono molto considerati nel mio mondo, perché sanno attraversare i mondi senza bisogno di nulla. Ne formule, ne cerchi, ne coordinate. Loro puf! E sono qui. Puf di nuovo! E sono di là- alzò le spalle, sorridendo alla confusione di Edward.
-E sai come fanno? Eh?- domandò elettrizzata a dirgli ancora tante cose, vendendo il biondino fare ancora no con la testa.
-Quando muoiono. O almeno fanno credere a voi che lasciano la vita. Certo, molti li vedi stecchiti li e quelli sono gatti molto ma molto vecchi che hanno deciso di morire definitivamente. Fanno credere a voi di avere pochi anni, o essere dei giovincelli! Invece hanno anime che sopravvivono da secoli!- spiegò Lilith, mettendosi in ginocchio, vedendo di aver attirato l’interesse e la curiosità di studioso, di Edward
-Davvero?- domandò perplesso lui, appoggiando il mento sull’auto mail aperto, tenendo il gomito sul ginocchio.
-Certo! Tu credi che sia stata io a portare tutti quei mici con noi, vero? Invece no…poverini, nel gran casotto che è successo, non ti sei accorto che li avevano uccisi- mormorò, guardandolo con dolcezza, mentre il viso di Edward si faceva basso, come in una forma di scusa.
-E sono con noi, perché han trovato un comodo passaggio con me, e perché erano affezionati ad Al, credo- sussurrò Lilith, tornando sdraiata.

Il silenzio ricadde fra i due, mentre alcuni rumori quotidiani proveniente dagli uffici lo interruppero lievemente un paio di volte.
-Lilith…- la chiamò il biondino, inclinandosi verso di lei, incrociando ancora le iridi castane della ragazza, curiose come sempre.
-Hai mai pensato di fermarti…definitivamente, intendo.- mormorò lui, tenendo entrambe le mani dietro di se, sul terreno, guardando il cielo terso.
La giovane maga sorrise inconsciamente, socchiudendo gli occhi, ricevendo un occhiata di sbieco, di curiosità, da parte del maggiore degli Elric.
-No..in passato mai…però adesso credo che ci sia qualcosa che potrebbe tenermi in questo mondo, e- venne interrotto dall’arrivo del Tenente Colonnello Havoc, che richiamò Edward.

-Ehi, Ed! Servi in ufficio.- affermò questo, sorridendo in direzione dei due, aspettando che lo raggiungessero.
Lilith si alzò come FullMetal, e con pochi passi furono vicini ad Havoc, e lo seguirono, prendendo a chiacchierare con lui, fin dentro l’edificio.

Il maggiore degli Elric non perse però l’occasione di guardare Lilith, chiedendosi come avrebbe finito la frase pronunciata poco prima.






“A volte quello che non ti manca
è in realtà
ciò di cui hai più bisogno
Che sia una cosa, un animale
una persona

Non credi anche tu FullMetal?“





Ed eccomi con il 5 capitolo puff puff *-*
Mamma mia, non immaginate che scene a scrivere *indica di sopra* quei due…si loro v.v’’ XDD
Con un po’ di sottofondo musicale si risolve tutto, ahah A__A (certo, ottocento volte di seguito la stessa canzone v.v n.d. Ed)(v.v silenzio n.d. me)
Naturalmente Huges deve metterci una delle sue cavolate XDD altrimenti non è lui auahaua lo adoro XD
Ehh, poi cosa dire della mia tenera Lilith e dei suoi mici? XD chissà la sua età effettiva, eh? ihihih solo Edward lo sa XD (O.O...lei...lei..@.@ n.d.Ed)(su su tranquillo n.d.me)
Avverto che ormai manca poco alla fine A__A ed è tutto prestabilito A_A (ç.ç n.d. Lilith)(Su su, non fare così anche tu adesso v.v’ n.d.me)
Un grazie enorme per i commenti ricevuti *-* e per chi mi ha messo fra i preferiti ç.ç teneri lettori.
Ed ebbene si! Non credo di averlo mai detto *si gratta la testolina* ma i disegni sono miei^^ piccoli e tenerotti vero?*-* il mio preferito è Ed che cade su un Roy occupato sulla scrivania XD è bellissimo XDD v.v e appena riuscirò a farlo, spero prima della fine della ficcina, metterò gli altri disegni “reali” di immagini ad alcuni capitoli^^ (come una scena di questo *O*) XD un bacioo


Rignraziamenti Betta90: diciamo che hanno avuto fortuna XD anche se quella poveretta di Lilith se li è dovuti andare a cercare da come avrai capito qui^^ spero che questo capitolo sia stato gradito XD visto l’approccio dei due tesori ^_^

SakuraAshe: ^.^ son felice che ti sia piaciuto ghgh vero che sono pucci? *si crogiola*
Waa, non immagini che faticaccia a scriverla la storia di Huges XD però le sue cavolate ci devono sempre essere ghghgh
Grassie^^ pensa che li feci così per passare il tempo durante le lezioni, e alla fine li ho fatti diventare le imme a fine capitolo *.*

Andromeda: tu…non sei….normale XDDD
Per le povere persone che leggono il commento di sta pazza, spero che abbiano inteso che lei è il gatto che ha ridotto il viso di Ed a un colabrodo (ma Roy non ci ha perso poi neanche tempo XD)
Si sei una belva XD va va, così te ne vai con il tuo Al, mi spiace che ci siano con voi anche gli altri 11 gatti e Winry ^^’’

chamaedrys: ^^ adoro quei tre, e Al non poteva non prendere parte alle loro scommesse XD anche perché si è guadagnato i suoi soldini, pulito pulito XDD
Ehh, i fratelli si comprendono anche troppo bene ^^’
Come avrai letto qui, ghghg le cose si son sviluppate più che bene XD *-* grassie cara, e shi, matita, gomma, fantasia, pazienza XD e tavoletta per completare l’opera A_A ahah! *viene portata via* ç.ç

mua: XD capitolo quasi tutto per loro *-* visto cara? Come potevo lasciarli così, con solo quel baciotto? XD interrotto poi anche da Huges XD
Eh, Huges è indispensabile alla loro vita, come avrai visto v.v *faccina sacente* perché come farebbero senza le sue uscite idiote come la canzoncina XD

Elmeren kun: waaaaa *-* Elmeren tataaaaaaaaa *-* >___> ce ne hai messo di tempo eh ghghghgh
Mia cara, Roy è maniaco per eccellenza quando si tratta del suo fagiolo preferito v.v però sa essere serio e tenero quando vuole (*_* n.d. Roy)(v.v n.d.me) uhauahau giusto!! Gli Hobbit XD
Ne hanno passate di tutti i colori quei due^^ *-* Vedi che ti faccio rimanere tutto integro Huges? Ghghgh
Ehh, chissà chissà cara XD forse io e Lilith siamo imparentate, o meglio lei mi molla qui i gatti e poi gira XD v.v mollasse qui anche Ed e Al v.v (o.o n.d. i due)
Si si, so io che disegni aspetti te XDD uahauhauah A__A arriverò presto! Ihih


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Capitolo 6
*** Addio... ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Raiting:Giallo
Riassunto Capitolo: Stava disubbidendo a Roy..
O meglio, aveva infranto la promessa già da quando aveva solo pensato di scendere in strada.

Oh, andiamo…
Almeno controllare che in quel vicolo non ci fosse qualcuno bisognoso d’aiuto!
E poi, era Edward Elric, e la capacità di cacciarsi nei guai era la sua specializzazione.


Una lama uscì dall’ombra, diretta alla gola del biondino, affondando senza troppi problemi.




-Addio…-





Giusto un mese era passato da quella chiacchierata tra amici nel cortile, dalla partenza di Alphonse, all’amore consumato per la prima volta nella casa di Mustang.
Un mese esatto, e la chiamata del suo Nii-chan era arrivata puntuale come un orologio svizzero.
A quanto pare i dodici gatti avevano portato un certo scompiglio a casa di Winry e zia Pinako, soprattutto alla giovane e bionda meccanica, che doveva convivere con una belva di trenta centimetri, coda e orecchie comprese, nera con uno spruzzo bianco sul muso che non la lasciava in pace un secondo.
Il micio che aveva solo un mese prima sfregiato Edward, ora si divertiva a farsi le unghie sui maglioni della biondina, buttare all’aria ogni scatola di bulloni, e saltare più volte sulle mensole della sua camera, facendo volar giu i pochi libri contenutivi.
Il maggiore degli Elric aveva dovuto lasciar partire anche Lilith per poter andare almeno in parte risolvere la cosa, mentre lui non poteva muoversi.
Il motivo?
Semplice:

Il suo Roy non lo mollava un secondo, appena uscivano dal Quartier Generale.

Non era da credere per la mancanza di affetto, o perché era geloso, o perché altri futili motivi.
Semplicemente c’era un pazzo che girava per Central City, dando non poche grane all’esercito, facendo di innocenti persone incontrate la sera per strada una vera carneficina.
Ora, Edward capiva benissimo la preoccupazione che Roy poteva avere nei suoi confronti…

Ma accipicchia! Era pur sempre il FullMetal Alchemist! Mica un sempliciotto o un povero cristo senza capacità

Era ben capace di difendersi! Ne aveva viste di tutti i colori e passate anche di brutte, prima di allora.
Uno psicopatico in più nella loro vita non era nulla in confronto.

Ma Roy era di coccio.
E ogni sera, quando uscivano dal Quartier Generale, filavano con passo veloce verso l’appartamento, l’uno stretto dal braccio dell’altro; uno teso ad ogni minimo rumore, con in tasca la mano guantata pronta a scattare, l‘altro con sempre qualcosa fra le braccia, dal semplice sacchetto della spesa, ai documenti da ricontrollare a casa.
Però Edward in alcuni casi non poteva certo lamentarsi.
Il Flame Alchemist sarà stato anche assillante in certi momenti….ma sapere che qualcuno si preoccupava così per la sua incolumità…beh.
Gli dava un senso di piacere nell’anima.

Ora, comodamente sdraiato sul divano di casa Mustang, o meglio, la loro casa, se ne stava al telefono a parlare con Alphonse delle ultime novità, felice finalmente che il fratellino avesse deciso di tornare almeno per un paio di giorni a Central City con Lilith e Winry.
-Quando arriverete, Al?- domandò il maggiore degli Elric, osservando con la coda nell’occhio Roy passare per la sala ed infrattarsi in cucina, con indosso ancora la divisa da militare.
-Credo fra due giorni al massimo, Nii-san. Lilith qui si sta divertendo un mondo a scoprire ogni più piccolo angolo di Reesembol, osservando ogni volta che le capita, Winry al lavoro- affermò Alphonse, mentre Edward ridacchiò.
-Allora vi verremo a prendere alla stazione alla solita ora, no?- domandò ancora il biondino, continuando ad adocchiare l’entrata alla cucina dove Roy era poco prima sparito.
-Si, Nii-san, prenderemo il solito treno e dovremmo essere li per mezzogiorno in punto, salvo ritardi- spiegò Al.

Si misero d’accordo sulle ultime cose, e dopo aver salutato una Lilith tutta eccitata che aveva rubato la cornetta ad Alphonse, aveva riattaccato.
-Roy. Come mai sei di nuovo in uniforme?- domandò Edward, alzandosi dal divano e raggiungendo a piccoli balzi la cucina, dove l’uomo se ne stava tranquillamente appoggiato al frigorifero, a bere un po’ di caffè.
Mustang alzò il viso, per incontrare gli occhi dorati del ragazzo, sorridendogli
-E tu perché continui a portare la mia camicia bianca, che ti sta due volte più grande- rispose a sua volta, ridacchiando del tenero broncio che Edward mise su, prendendo con le mani la stoffa bianca, portandosela alle labbra.
-Perché sa di te…che domande…e non eludere la mia, sai!- affermò il giovane alchimista, avvicinandosi al suo amante.
Questo sbuffò piano, mettendo la tazza nel lavabo -Devo tornare al Quartier Generale. A quanto pare siamo vicini a catturare quel delinquente.- affermò, voltando di nuovo la testa verso il suo angelo, accogliendolo fra le braccia.
-Vado a vestirmi anche io allora- affermò l’Elric, baciandogli delicatamente le labbra, ma venendo trattenuto dal Furher.
-Tu rimani qui. Basto io a fare quattro squadre di ricerca e altre piccole operazioni. Devi riposarti un po’ prima del mio ritorno.- affermò Roy, a poca distanza dalle sue labbra.
-E chi me lo impedisce di uscire, scusa?- disse Edward, guardando male Mustang per le decisioni prese senza consultarlo, ricevendo però un bacio rubato.
-Mame-chan, non voglio preoccupazioni in più. E poi è un ordine del tuo superiore…- affermò l’uomo, stringendolo a se, trovando però di tutta risposta la resistenza del giovane alchimista

Questo aveva messo su uno di quei bronci irritati che Roy adorava studiare almeno per un ora intera, e portandogli le mani su quelle guance morbide e rosse per la rabbia, avvicinò i loro volti.
Non ci sarebbe stata volta in cui in cui si sarebbero trovati in accordo su qualcosa.
-Voglio solo proteggerti, Edward- mormorò l’uomo, perdendosi in quegli occhi d’oro colato, cercando poi le sue labbra, ma trovando solo un auto mail appoggiato sulla sua bocca, per fermare la sua avanzata.
-So difendermi da solo- sussurrò deluso il biondino, sciogliendosi dalla presa dell’altro in un gesto scocciato.
Si girò, poi, cocciuto com’era, per andare a vestirsi, quando due braccia lo circondarono da dietro, e lo attirarono su un petto coperto dalla pesante divisa blu notte.
-Fallo per me, Mame-chan. Solo per oggi, rimani a casa- sussurrò Roy, al suo orecchio, imprimendosi nella mente il profumo dolce e delicato del FullMetal. Baciò con amore il lobo dell’orecchio, sentendo il suo fagiolino inarcarsi di poco, non ancora esperto nel difendersi dai suoi attacchi.

Di sicuro non lo sarebbe diventato mai.

Si stava sciogliendo fra le sue braccia, il piccolo alchimista, e sorrise quando si girò, rosso in volto questa volta per l’imbarazzante situazione di essere preda dei più piccoli gesti sensuali del Furher. -Solo per stavolta, maledetto Generale…- borbottò Edward, liberandosi della presa dell’uomo, sparendo nel corridoio e poi in camera.
Mustang aveva sorriso, notando il passo irritato del suo angelo personale.

1 a 0 per Roy



Certo che stare rinchiuso in casa tutto il giorno era davvero straziante!
Edward si chiedeva come diavolo facevano le casalinghe a resistere.
“Certo, loro puliscono la casa e altre cose”
Erano semplici donne con il problema del bucato sempre in testa, e la cena da preparare prima dell’ora prestabilita.

Donne con il pallino dell’ordine.

Non un alchimista iper attivo.

E giusto appunto, quello sopra citato era abbandonato da più di un ora sul letto, dopo che Roy era uscito.
Glie l’aveva data vinta troppo facilmente, maledizione!

Non andava bene!

Era così pazzo di lui che ogni minimo tocco lo faceva sciogliere come burro in una giornata torrida d’estate.
Nascose il viso nel cuscino, borbottando frustato.

Maledetto Roy Mustang!

“Dovevo farti ingoiare il mio orologio quando me lo consegnasti anni fa” pensò, chiudendo gli occhi.
Semplice e pulito, e la sua coscienza sarebbe stata per sempre tranquilla.
Il suo cuore non avrebbe battuto ogni singolo secondo che incontrava quell’unico occhio antracite, un tempo due, pozze di completa perdizione.
La sua anima sarebbe stata pulita e non carica di quella passione che lo prendeva ad ogni occasione che le loro labbra si incontravano

Chiusosi in posizione fetale, sorridendo, strinse a se il cuscino, inalando il profumo dell’uomo a cui solo un mese prima aveva donato il suo cuore ormai perduto, lasciando che lo stringesse a se, nascondendolo agli occhi del mondo con il suo amore.

Da allora ne avevano passate di giornate: insieme in ufficio, a ridere con gli altri, vicini come se fossero tutti una grande famiglia; o soli, chiusi nella loro casa, a scambiarsi promesse eterne.
Come se ogni più piccolo momento fosse per loro l’ultimo.

Si alzò, emettendo un gemito.
Doveva trovare qualcosa da fare, o sarebbe impazzito con il pensiero di Roy Mustang costantemente nel cervello.
Guardò il letto sul quale poco prima era rannicchiato , e decise di iniziare da li la sua giornata da “casalinga modello”.
Alzò gli occhi al cielo, sbattendosi la mano sana sul viso a quel pensiero, e se la rise, cominciando a sistemare il lenzuolo.

Passò così le ore di quel pomeriggio di apparente calma a sistemare l‘intera casa, come una mogliettina rigorosa, come si ritrovò a pensare più volte nel corso della giornata.
Appoggiatosi infine sconsolato alla balaustra del terrazzo, guardò giu da basso, osservando curioso le ultime persone che si attardavano per la strada prima del giungere della sera, cercando qualcosa di particolare da studiare da lassù, come prigioniero di una torre che gli si stringeva addosso togliendogli fiato.




Roy osservò la cartina distesa sulla sua scrivania, ripassando mentalmente i punti in cui l’uomo incriminato aveva colpito.
Facendo un veloce calcolo, Havoc indicò un quartiere residenziale, verso il centro di Central City
-A rigor di logica, il suo prossimo obbiettivo potrebbe trovarsi entro questo raggio d’azione.- picchiettò con l‘indice sul punto, prendendo una boccata di fumo dalla sigaretta che stava consumando come suo solito
Roy annuì, seguito dagli altri presenti nella stanza.
Avvicinatosi meglio alla cartina, lesse la via che attraversava il complesso di edifici residenziali, sentendo un fremito lungo la colonna vertebrale.

Non c’era da preoccuparsi, no?
Edward sarebbe rimasto a casa, giusto?


Proprio in quel momento, il diretto interessato si appoggiò allo stipide della porta di ingresso della palazzina dove abitava con Roy, curiosando davanti a se verso un uomo che trafficava con alcuni scatoloni, davanti ad un negozio vuoto.
-Le serve una mano?- domandò, avvicinandosi con le mani nelle tasche dei pantaloni neri che indossava, sorridendo al viso giovane e impacciato del ragazzo che aveva si e no la sua età, fermo proprio sul gradino del marciapiede con due scatoloni fra le braccia.
Questo lo ringraziò anticipatamente, lasciandosi aiutare dal biondino con cui iniziò una piacevole conversazione.


-Dunque aprirai una libreria proprio qui?- chiese ricapitolando Edward, pulendosi le mani dalla polvere, mentre studiava il ragazzo, che aveva detto di chiamarsi Mark, chinarsi a posare l’ultima scatola di libri a terra, vicino alle altre.
-Proprio così! Prima abitavo in un paesino ad ovest da qui, e il mio vecchio portava avanti la piccola libreria che avevamo. Quando poi è venuto a mancare, non sono più riuscito a gestirmi li, così ho traslocato definitivamente qui a Central City- spiegò Mark, asciugandosi la fronte imperlata dal sudore con un fazzoletto pulito.
Edward si guardò intorno, trovando come quel locale fosse particolarmente familiare.
Un piccolo sorriso increspò le sue labbra, tornando ad osservare il giovane, che aveva ripreso a parlare.
-L’unico problema è che non ho ancora scelto un nome adatto. Vedi, nel paese dove stavo prima c’era una semplice insegna con scritto “libri”, ma qui a Central mi sembra un po’ diminutivo come cosa…cioè..- Mark si grattò la testa imbarazzato, mentre Edward dava un’altra occhiata alla futura libreria, e di nuovo quel pensiero tornò nella sua mente.
-Perché non la chiami “Ancient Bookcase”- domandò, riportando i dorati occhi sul giovane, vedendo come stava ripetendo pensieroso il nome appena detto, sulle labbra.

-Sai? È davvero un buon nome. Semplice ma allo stesso tempo gli da quasi una nota di importanza.- affermò, sedendosi sullo sgabello li accanto.
Edward sorrise, appoggiandosi con le anche al bancone -Una volta gestivo una libreria con mio fratello, e insieme gli avevamo dato questo nome, pensando la tua stessa cosa- disse, notando lo sguardo imbarazzato dell’altro.
-Non mi sembra giusto allora che abusi di questo nome- sussurrò, grattandosi la tempia.
Il FullMetal scosse la testa, sorridendogli -Tranquillo, anzi, sarei proprio felice di avere davanti casa una libreria così- disse, dando una pacca amichevole a Mark che ricambiò il sorriso.
-Allora ti segno come futuro cliente- affermò, ridendo, stringendogli la mano.
Anche Edward si unì alla risata del neo amico, ricambiando la stretta e annuendo.
-Scherzi? Hai qui davanti a te il tuo futuro miglior cliente!- affermò, contendo di aver trovato almeno per quell’oretta, qualcuno con cui parlare.



-Signore, il Maggiore Breda dice di aver perso di vista l’obbiettivo- affermò Riza, avanzando con passo deciso proprio dietro al Furher.
Questo masticò un imprecazione, aumentando l’andatura, seguito dal Colonnello Hawkeye e il Sottotenente Falman.
Era da un paio d’ore che l’operazione di ricerca e stanamento era iniziata, e Roy più agitato del solito aveva voluto partecipare attivamente alla missione, fregandosene di quello che i suoi sottoposti, esterni all’ufficio amministrazione, gli avevano detto.
Era un suo preciso dovere seguire un operazione così delicata, aveva risposto, invece che starsene a ciondolare in un ufficio, solo per scaldare la sedia.
Era un uomo d’azione, dopotutto…
Ma il motivo era anche un altro.
Quella faccenda poteva finire in un batter d’occhio sul personale.



Edward aveva salutato Mark, osservandolo salire sul suo furgoncino per tornarsene a casa, che si trovava, a quanto gli aveva detto, qualche quartiere più avanti.
Il cielo ormai aveva lasciato le sfumature del tramonto, lasciando che la sera scendesse lenta sulla città, facendo così accendere i lampioni presenti sulla via.
Le vie erano deserte, e la spiegazione non era delle più complicate.
La gente in quel periodo preferiva starsene nelle proprie case, invece che andare in giro a spendere soldi in cose futili.
Il leggero clima invernale, poi, stava iniziando a farsi strada molto prima del previsto, in quel mese, tanto che Edward si strinse nelle spalle, sbuffando piano, mentre tornava dall’altra parte della strada, verso la palazzetta.
Un rumore, però, lo fece bloccare all’istante, e rivolse lo sguardo dorato verso un viottolo buio pochi passi più a destra.
Con cautela si avvicinò al punto dove gli era sembrato di sentire un lamento, e si fermò proprio all’imboccatura del vicolo buio.

Stava disubbidendo a Roy..
O meglio, aveva infranto la promessa già da quando aveva solo pensato di scendere in strada.

Oh, andiamo…
Almeno controllare che in quel vicolo non ci fosse qualcuno bisognoso d’aiuto!
E poi, era Edward Elric, e la capacità di cacciarsi nei guai era la sua specializzazione.


Una lama uscì dall’ombra, diretta alla gola del biondino, affondando senza troppi problemi.



-Signore, l’obbiettivo è già in azione!- affermò la voce di Breda nell’apparecchio che Riza teneva in mano
-Dì loro di cercare di fermarlo! Stiamo arrivando- ordinò Mustang infilandosi i fedeli guanti, mentre l’agitazione si faceva pressante nel suo cuore.
“Edward è in casa, non scenderò di certo. Se ne starà buono…” pensava nel mentre l’uomo, guardando davanti a se, ormai vicini alla via principale nel quale si trovava il suo attico.
Come sentiva i suoi stessi pensieri ridicoli….come poteva sperare che il FullMetal alchemist, quel tappo da strapazzo se ne stesse buono..

“Maledizione Edward! Non fare pazzie, te ne prego..”



Havoc e Breda erano saliti sul tetto di una casa bassa, puntando i fucili sulla strada, dove avevano visto sparire l’obbiettivo.
Il biondo guardò nel mirino, battendo così la zona con l’occhio azzurro destro.
Non gli piaceva quella situazione.
Non erano scoperti, certo, ma la visibilità non era delle migliori.
Si bloccò quando Breda lo chiamò con uno strattone, osservando i suoi occhi attraversati da una vena di timore.
-Cosa succede?- gli chiese subito, vedendolo bianco come un lenzuolo, mentre gli indicava la strada più avanti.
-10 gradi a nord-est- affermò questo, mentre Havoc imbracciava il fucile, ritornando a guardare attraverso il mirino, sentendo un filo di gelo risalire lungo la spina dorsale.
Quando trovò il punto esatto indicatogli da Breda, sentì il sangue gelarsi nelle vene.
La visibilità non era ottima, ma riusciva a distinguere due sagome davanti ad un vicolo, una di fronte all’altra.
Una di queste teneva in mano una specie di lama, proprio all’altezza del collo di quella di schiena a loro.

Come non riconoscere quella treccia bionda e l’antenna sulla sua testa?



Correva ora, mentre Hawkeye e Falman facevano fatica a stargli dietro.
-Signore, si calmi- affermò poco convinta Riza, sentendo anche lei una nota d’urgenza nel suo animo.
Il silenzio di Havoc e Breda gli aveva messo un gelo addosso, che ora comprendeva benissimo la fretta del Furher.
Sapevano bene tutti chi abitava in quella via.
Tutti erano a conoscenza dei rischi.
-Signore, FullMetal….non riusciamo a capire. Ci dica cos’è successo.- la voce di Havoc provenne dall’apparecchio che era attaccato adesso alla cintura di Riza, mentre questa puntava gli occhi color nocciola sulla nuca del loro Generale, che non aveva fatto una piega.
Roy non aveva orecchie per nessuno.
Solo un nome gli rimbombava nella testa.

Edward. Edward. Edward….


Rallentò il passo, ora che si stavano avvicinando al vicolo indicatogli precedentemente da Breda.
L’uomo era fermo, più avanti, con una specie di lungo pugnale alla mano, davanti all’altra figura.
Le loro persone erano leggermente indefinite per colpa di un lampione mezzo spento.
Ma la lama riluceva ben visibile, per metà dentro alla figura di fronte all’assassino, proprio all’altezza della gola, quasi fosse incastratavi dentro.
Per un momento tutti e tre si bloccarono, notando come la persona aggredita fosse immobile, quasi l’avessero imprigionata nel tempo, al momento dell’affondo.
Il battito del cuore di Roy rallentò, come invece i suoi passi aumentarono, facendosi frettolosi, finché non si mise a correre.

Edward. Edward. Edward….


-EDWARD!!-


Riza e Falman raggiunsero il loro Generale, posizionandosi ai lati dell’assassino, bloccandolo, impedendogli così ogni via di fuga, mentre questo era immobile già di suo, con sguardo alibito sulla sua vittima, con gli occhi spalancati.
Un pazzo furioso, senza controllo.

Portarono gli occhi sulla figura di Mustang, inginocchiato e col fiatone alla gola, mentre teneva il viso basso, e gli occhi nascosti dai fili di pece che erano le ciocche dei suoi capelli, sparpagliate davanti al viso.



-Lilith! Questo gatto mi sta facendo diventar matta!- la voce di Winry risuonò nelle vie illuminate dai decorati lampioni di Central City, mentre Alphonse accanto a lei, cercava di calmarla.
Winry, stai disturbando la povera gente- disse tranquillo il ragazzo, sospirando piano, quasi affaticato per la pazienza sprecata.
La biondina guardò minacciosa il minore degli Elric, trattenendosi dal tirargli addosso la belva nera che teneva in braccio, perché Al aveva già il suo bel da fare a tenere una scatola di un bel bianco panna, contenente una torta al cioccolato.

Erano partiti tardi, quello stesso pomeriggio, solo per fare una sorpresa ai due piccioncini alchimisti.
Alphonse aveva fatto un buon gioco, dicendo ad Edward che sarebbero arrivati più avanti, mentre in realtà Lilith stava sistemando con lei le ultime scaglie di cioccolato sulla torta.
La ragazza aveva proposto l’idea di portarsi dietro il micio nero, e Winry aveva accettato di buon grado l’idea, anche perché così sarebbe stata sicura che la bestia felina non le avrebbe distrutto nulla in sua assenza.

-Vedrete che ci sbatteranno fuori a calci di casa, o meglio ancora ci chiuderanno la porta in faccia- affermò sconsolato Alphonse, proseguendo con le due verso casa di Mustang.
-Vedrai che non succederà, una volta mostrata loro la torta- disse sicura Winry, tirando fuori una chiave inglese -E se accadrà, allora Edwa..- ma il fiume delle sue parole fu fermato da Lilith, che si bloccò letteralmente davanti a lei.
Più avanti, proprio a qualche metro accanto alla palazzina dove i due alchimisti abitavano, erano radunati alcuni soldati, operosi come formiche.
Riconobbero due di loro, come Riza e Falman, e subito Alphonse trovò con i dorati occhi Mustang inginocchiato accanto a qualcuno, nascosto però dalle gambe degli altri che stavano attorno.
Un uomo venne portato via in quel momento da due militari, sbraitando e sputando imprecazioni verso i militari.
La gente nelle proprie case, si affacciava alle finestre, curiosa di sapere cos’era successo, e chi era sceso, veniva rimandando subito dentro, con poche e spicce spiegazioni.

Alphonse osservò perplesso quel susseguirsi di divise blu notte, non capendo come le due ragazze, e quando vide Lilith scattare di corsa, si preoccupò, iniziando a seguirla veloce, con dietro Winry ancora più confusa.
Quando arrivarono li, Roy alzò il viso per incontrare quello preoccupato del minore degli Elric, mentre il maggiore rimaneva disteso vicino a lui.
-Nii-san? Cos’è successo?- domandò subito Al, cercando spiegazioni nelle iridi ambrate del fratello.
Questo alzò un sopraciglio perplesso notando solo ora l’arrivo dei tre.
-Nii-chan, che diamine ci fate voi qui?- chiese a sua volta, mentre Riza si era abbassata come Mustang a controllare che tutto fosse a posto.

Solo ora Alphonse notò uno dei soliti fantocci del fratello accanto a loro, con una lama infilata nella gola, mentre la solita smorfia di infantile sfida era dipinta sulla faccia.

-Un piccolo problema con un pazzo furioso, ma è tutto a posto- rispose infine Edward, passandosi una mano fra le ciocche bionde, aiutato da Roy a rialzarsi.
I tre nuovi giunti guardarono perplessi i due, e poi Winry saltò su, vedendo come la domanda posta prima dal biondo alchimista fosse rimasta in sospeso, sorridendo allegra.
-Sorpresa!- lasciando così ancora più sconcertati il moro e il biondo, che si guardarono per alcuni secondi, scuotendo poi la testa sconsolati.
-Vi dovremmo lasciare fuori dalla porta di casa- affermò il maggiore degli Elric, ridacchiando, quasi dimentico del pericolo appena passato, mentre Winry tirava fuori la sua chiave inglese di scorta, minacciandolo.
Edward mise le mani avanti per ripararsi, osservando poi, come anche il fratello, l’agitazione dipinta sul viso di Lilith.

Sembrava come in pena, nella ricerca di qualcuno, mentre il micio le si strusciava ai piedi, saltando poi in braccio al FullMetal, dal quale prese una coccola veloce.
Quando poi due figure iniziarono a delinearsi da in fondo alla via, la ragazza sorrise, salutandoli con la mano.
-Ehi Ed! Razza di idiota! Ci hai fatto pigliare un colpo!- affermò Havoc, seguito da Breda, mentre avanzavano verso di loro. -Pensavamo ti avesse fatto secco- finì il Tenente Colonnello, sorridente, appoggiando il fucile sulla spalla destra.
-c’è mancato poco, Jean.- disse a sua volta Edward, dando una veloce occhiata al viso leggermente furioso di Roy, visto che gli aveva fatto quasi prendere un infarto.

Lilith si fece seria di colpo, prendendo a correre verso i due, mentre l’urlo dell’assassino risuonò nella via.
Un grido di frustrazione e vendetta, mentre riusciva a liberarsi della presa dei militari, tirando fuori un pugnalato che teneva nello stivale, correndo mesto verso Edward.
Due spari precisi misero fine alla sua avanzata disperata, partiti dal fucile di Havoc, che in meno di un secondo, imbracciando l’arma, aveva premuto il grilletto.
Un piccolo mugolio di orrore uscì dalle labbra di Winry, alla vista del morto, riverso a terra, nascondendo il viso contro la spalla di Alphonse, che in una qualche maniera, riuscì a dargli affettuose pacche sulla schiena, per rassicurarla.

Roy sospirò piano, dando veloci ordini agli altri soldati, di portare via il corpo, mentre si faceva da parte da davanti ad Edward, rimasto sorpreso dalla sequenza di azioni in un solo istante.
Questo rimaneva immobile ad osservare curioso, ora, Lilith ferma vicino ad Havoc, che guardava il cadavere dell‘uomo come se fosse ancora una minaccia.

La domanda che ricorreva nella sua mente era semplice: perché era corsa da Jean?.
L’assassino aveva subito puntato lui, visto che non era riuscito a farlo diventare prima, la sua decima vittima di quella settimana di pazzia, provandoci come suo ultimo gesto disperato…
Non il Tenente Colonnello..

Questo la osservò allo stesso modo del FullMetal, mentre la giovane cercava, girandogli intorno, qualcosa, trovando poi subito l’oggetto del suo interesse.
Prese la scatola di sigarette dalla tasca della divisa, rubandone una e mettendogliela fra le labbra.
Havoc, alzando un sopracciglio, sorrise guardandola perplesso.
-Una volta non si diceva “queste cose ti portano alla morte” e si toglievano dalle labbra, invece di fare il contrario?- domandò il ragazzo, mentre le scompigliava i castani capelli in modo scherzoso.
Lilith sorrise, fermandogli la mano, e portando le sue dietro la schiena si allontanò di due passi, girandogli la schiena.

-Se non sei morto questa sera, allora vivrai finché non diventerai un arzillo vecchietto- affermò, tornando da Winry, lasciando chi aveva udito quelle parole, perplesso più di prima.

***




Avere lo sguardo irritato del colonnello, addosso, non era mai fonte di beneficio, per chiunque si trovasse alla sua scrivania.
Benché meno ora che era Furher.
Ma lui non era uno qualsiasi, e sapeva fin troppo bene come trattare quell’occhio antracite.

E ora si trovavano l’uno di fronte all’altro, da una buona mezz’ora, sempre in lotta sullo stesso punto.
-Potevi essere ucciso!- ringhiava Mustang.
-Sono un Alchimista di Stato, un cane dell’esercito! Devo correre i miei rischi!- abbaiava l’altro, di tutta risposta.
-Ora si picchiano- bisbigliava Havoc, attaccato alla porta, insieme a Breda, Alphonse e Fury, ad origliare.

-Ti avevo chiesto gentilmente di rimanere a casa!- proseguì Roy, guardando il biondo d’innanzi a lui, che si alzò di scatto.
-Tu mi hai ORDINATO di rimanere a casa!- gridò a sua volta Edward, sbattendo le mani sulla scrivania.
Era risaputo che odiasse venir comandato a bacchetta.
-Allora ancora peggio! Hai disubbidito ad un preciso mio ordine!- anche il Furher si era alzato, sbattendo i palmi aperti e nudi sul tavolo di legno levigato e pieno di fogli, che presero il volo per lo spostamento d’aria.
-Da quando a casa sono stati ristabiliti i ruoli che abbiamo qui?-affermò alzando un sopracciglio, il maggiore degli Elric.

-Diecimila che si picchiano- disse in un sussurro Fury, guardando gli altri tre.
-Diecimila che il Furher sbatte fuori a calci FullMetal- rincarò Breda, puntando i soldi.
-Ventimila che fanno pace- affermò tranquillo Alphonse, mentre Havoc metteva in avanti le mani.
-Io non scommetto- disse, aspirando una buona boccata di fumo.
-Perché?- domandò subito Fury, inclinandosi verso il biondo, curioso, mentre questo indicava Al.
-Lui vince di sicuro- rispose Jean, ghignandosela.

Uno schiaffo risuonò dall’interno dell’ufficio.

I quattro si appiattirono di nuovo sulla porta, maledicendo le loro lingue per essersi distratti e aver perso la discussione fra i due.

Edward si portò la mano sulla guancia, guardando Roy stupito e allo stesso tempo ferito, per quel gesto.
Mustang abbassò il viso, come mortificato, risedendosi nel frattempo sulla poltrona, sospirando profondamente.
Si portò una mano fra i neri capelli, passandosela poi sul viso, nascondendo l’unico occhio antracite.
-Edward…perdonami, ma non puoi nemmeno immaginare come mi sia sentito quando Havoc…quando è rimasto in silenzio io…e quando poi abbiamo visto quella lama…Dio Edward..- si portò ora entrambe le mani al viso, apparendo al più giovane più vecchio, quasi mostrando la sua vera età sulla pelle.
-Sembravi davvero tu da lontano…- mormorò, tacendo infine.
Il biondo abbassò li occhi, pensando all’urlo di Roy, e della sua corsa.
Del suo viso contratto dall’angoscia e dalla paura, infine dal sollievo, quando l’aveva visto incolume.
Il suo unico occhio velato di felicità e quel sorriso tremulo.

Si mosse, sorpassando la scrivania con pochi passi di lato, e si andò a posizionare davanti all’uomo.
La guancia offesa bruciava, come era in fiamme il suo maledetto orgoglio.
Tolse le mani di lui, da davanti al suo viso, abbracciandolo, mentre il fuoco della rabbia scemava, una volta che fu ricambiata la stretta.
-Scusami Roy..- mormorò, nascondendo il viso contro la sua spalla, venendo preso poi in braccio dall’uomo, tenendolo dolcemente stretto a se, seduto sulle sue gambe, come se fosse un bambino bisognoso d’affetto, dopo una marachella appena combinata.

Il suo angelo caduto dal cielo.
Roy gli baciò la fronte e poi le labbra, sorridendo con amore.
-Questa posizione mi ricorda il tuo ritorno qui, Mame-chan..- sussurrò a poca distanza dal suo orecchio, mentre Edward, ora con lo sguardo dorato perso a studiare il suo viso, gli accarezzava la chioma corvina.

-Ma l’ha schiaffeggiato!- la voce di Fury arrivò dall’altra parte della porta.
-Si, ma non se le sono date di santa ragione! Quindi ho vinto io!- disse tranquillo Alphonse, mentre Breda diceva un -io ho perso comunque- ed Havoc si ritrovava con il viso di Edward, attraversato dall’irritazione, a poca distanza.


Il susseguirsi di schioppi, urla e maledizioni risuonarono in tutto il Quartier Generale, mentre Huges e Falman giocavano tranquilli a carte, e Riza firmava i documenti da consegnare.
-L’avevo detto io che era meglio non disturbare- affermò il Generale di Brigata, addentando una fettina di torta al cioccolato, portata quella mattina da Winry, avanzata da ieri, mentre il turno di carte era in stallo.

***



-Cavolo Signore, poteva andarci piano- sbuffò Havoc, passandosi una mano fra la zazzera bionda, assaporando ancora la sigaretta che teneva in bocca, mentre una parte della sua divisa, proprio quella al fondoschiena, era bruciacchiata.
Come del resto, quella degli altri tre sottoposti, tranne Alphonse, a cui aveva pensato personalmente Edward.
-Caro Tenente Colonnello, più è pesante la mano, più la lezione entra in testa- disse sacente Roy, guardando l’orario sul suo orologio d’argento, mentre FullMetal ghignava accanto a lui.

Era da un buon quarto d’ora che se ne stavano, Breda e Fury seduti sulle scale, e gli altri intorno, ad attendere che Huges la finisse di raccontarla su a dei soldati incontrati all’uscita.
Alphonse e Falman uscirono in quel momento, dopo essere rientrati a sistemare le ultime cose.
-Generale di Brigata, noi staremmo aspettando solo lei- affermò Breda, appoggiato con la guancia al pugno chiuso, del quale gomito stava sul ginocchio.

Lilith comparve in quel momento, dal fondo della via, raggiungendo i presenti, dopo essersi fatta di corsa il cortile.
Si mise poi a chiacchierare tranquilla con Riza sulle qualità di BlackHayate, assecondata da questa con sorrisi e cenni positivi.
Quando finalmente Huges ripose le foto della sua Elycia, e i soldati cadetti poterono scappare dalle sue grinfie, raggiunse gli altri.
-Bene, miei prodi! Tutti a casa mia! La mia dolce Glacer ci avrà preparato una delle sue deliziose torte!- affermò l’uomo, mettendosi in testa al gruppo, con accanto Fury e Breda.
Maes, come suo solito, aveva invitato tutto il gruppo di amici ad una bella serata tutto insieme davanti ad una bella bottiglia di birra e le favolose torte di sua moglie.

Delle urla fecero bloccare loro l’avanzata verso la cancellata esterna.
Roy puntò lo sguardo, come Edward e gli altri, verso due soldati che stavano rincorrendo una giovane donna.
L’abbigliamento lasciava a desiderare, e gli occhi sembravano iniettati di insana pazzia, quasi fosse uscita in quel momento da un manicomio.
In un attimo fu davanti al gruppo di amici, puntando subito gli occhi ceruli attraversati da una rabbia omicida, su Havoc, che ne rimase quasi trafitto.

Fu un momento.
Quella alzò il braccio destro, puntando una pistola contro il Tenente Colonnello, premendo il grilletto senza timore delle conseguenze.

Un unico colpo

E Jean Havoc sentì solo l’aggrapparsi di mani delicate e tremanti alle sue braccia e fili bruni di una chioma sbarazzina scivolare dagli occhi, all’altezza del mento, fino a scomparire al di sotto di esso.


-Lilith!!!-

***




Le urla della donna non potevano essere paragonate a quelle del Tenente Colonnello, mentre stringeva il corpo di una giovane brunetta, accasciata ora a terra, in ginocchio, aggrappata ancora a lui, mentre tutti intorno a loro si erano ripresi, iniziando a metter logica nei fatti appena accaduti.
La voce tonante di Roy aveva urlato ordini a destra e a manca ai militari che erano accorsi, insieme ai due che erano riusciti a fermare la donna impazzita, troppo tardi.

Edward si era inginocchiato davanti ad Havoc, spaventato della macchia di sangue che si stava espandendo velocemente, macchiando il bianco maglioncino che Lilith portava, sporcando anche le dita di Jean che stringevano con delicatezza la giovane aggrappata a lui.
Huges aveva tirato fuori il suo fido cellulare per chiamare subito un ambulanza, mentre gli altri erano rimasti semplicemente li, incapaci di dare una mano in qualche modo.
BlackHayate continuava ad abbagliare furioso contro la donna che aveva sparato, e che aveva abbandonato l’arma a terra, dopo che era stata afferrata dai soldati.
Questa ora sbraitava, continuando a ripetere di una vendetta da eseguire, contro chi gli aveva ucciso il compagno, mentre Roy continuava ad urlare ai militari che la bloccavano di portarla subito in carcere.

Per le tre figure rannicchiate a terra, sembrava invece di essere completamente in un altro mondo.
Lilith teneva gli occhi sbarrati, incapace di dire una sola parola, mentre Havoc le accarezzava i corti capelli, cercando di rassicurarla, che sarebbe andato tutto bene.
Edward portò gli occhi sul bastone ora a terra, quasi come un normale pezzo di legno, dopo che l’amica l’aveva lasciato cadere, per aggrapparsi a Jean.
Chiuse gli occhi, portandosi le mani fra i capelli, buttando lo sguardo preoccupato ancora su quella maledetta ferita che non smetteva di sanguinare.

Come se fosse proprio li davanti, rivide la scena appena avvenuta.
La donna che alza la pistola e spara, Riza che troppo tardi spara a sua volta alla spalla di questa, mentre Lilith sbuca davanti a lui, con in mano il bastone, in ritardo anche lei per tentare qualcosa, che non sia lanciarsi davanti ad Havoc.

Chiuse per un momento gli occhi, riaprendoli poi, dorati e pieni di apprensione, strappandosi un pezzo di manica per cercare di fermare la ferita da arma da fuoco, notando come le dita di Lilith si stringono con più forza alla divisa del Tenente Colonnello, in risposta al dolore.
-Non….non ricordo…- un sussurrò faticoso dalle sue labbra, mentre Jean tenta di dissuaderla dal parlare.
La giovane alza il viso verso di lui, mentre lacrime amare scendono dai suoi occhi nocciola.
-Le coordinate…non..- un sorriso disperato, prima di appoggiare la fronte al petto di lui, scivolando nell’incoscienza.




Roy si passò una mano fra le ciocche ribelli che gli ricadevano davanti alla fronte, mentre se ne stava appoggiato al muro del lungo corridoio ospedaliero, insieme al resto dei suoi uomini.
Edward era seduto, vicino al fratello, anche lui in uno stato pietoso, come tutti gli altri.
Riza e Falman erano rimasti al Quartier Generale, con Huges, a sistemare il caos che era scoppiato dopo lo sparo, in cui molti avevano pensato ad un attentato al Furher.
Breda e Fury erano dall’altro lato, in attesa di anche solo un singolo segno da parte di un infermiera, mentre Havoc..
Beh, lui era in fondo, affacciato ad una finestra, che dava loro le spalle.
La divisa era ancora sporca del sangue della ragazza, e non aveva ascoltato ragioni da parte del Furher.
Anzi, sembrava proprio non aver ascoltato nulla, mentre saliva sull’ambulanza, tenendo stretta Lilith priva di sensi.

Roy poteva solo minimamente comprendere come si sentiva il suo sottoposto.
Lo osservava con piccole occhiate fugaci, mentre rimaneva immobile nella sua posizione.
Sarebbe rimasto li fino anche al giorno dopo…ne era sicuro.
Neanche quando un dottore uscì, andando loro incontro, Havoc si giro, rimanendo impassibile, ma con in realtà un orecchio teso, in ascolto.
Edward si era alzato di scatto, precedendo gli altri, e andando subito davanti al medico, in cerca di notizie.
Il viso di questo era attraversato da una nota indefinibile per i presenti, finché scosse la testa, esponendo la diagnosi negativa e il poco tempo che poteva rimanere alla ragazza.
Il tonfo che sentirono fu il pugno chiuso di Havoc sbattuto sul davanzale bianco, come ogni cosa era candido in quel posto.
Il giovane Tenente Colonnello teneva la fronte appoggiata alla finestra chiusa, e gli occhi chiusi, mentre gli altri erano raccolti in un muto silenzio.

Mustang fece andare avanti gli altri, mentre lui si avvicinava al sottoposto, ora rimasti soli, e appoggiandosi anche lui al davanzale, guardò il viso del giovane, un tempo, rivale in amore, studiandone i lineamenti.
-Ci avevo creduto alla cavolata che sarei sopravvissuto fino alla vecchiaia, Signore- mormorò questo, riaprendo gli occhi ceruli, e puntandoli sull’uomo che gli stava accanto.
Roy abbassò il suo unico, annuendo piano, aprendo poi la finestra per lasciare entrare uno spiraglio d’aria, guardando il cielo limpido.



Nella stanza, i presenti erano raccolti intorno al letto lindo e candido dove la giovane era stesa, protetta da coperte bianche e pulite, che nascondevano il suo corpo attraversato dalla ferita e dal dolore.
-Vedrai che in un batter d’occhio sarai fuori a fare danni come al solito- affermò Edward, cercando di apparire tranquillo e allegro, rimanendo seduto accanto al letto, passando una mano con affetto su quella affusolata di lilith, mentre questa gli rivolgeva i suoi occhietti, ora leggermente spenti e sofferenti, provando a sorridere.
-Non credo tu sia fatto per mentire, Ed- sussurrò, tranquilla, afferrando la mano del FullMetal, che abbassò gli occhi dorati, a mo’ di scusa.
Gli altri rimasero con lei per un po’, rassicurandola che sarebbero tornati proprio quella sera, mentre nella stanza rimanevano solo i due Elric.
Lilith chiuse gli occhi, sospirando piano.
-Mi sono divertita..- mormorò, con una nota di nostalgia nella voce, mentre Alphonse si sedeva accanto al fratello, dopo aver preso un altro sgabello, studiando insieme a lui il viso della ormai amica.
Edward stava per chiedergli cosa intendeva con quella frase, sussurrata ad Havoc, sulle coordinate, quando proprio questo con Roy entrarono nella stanza.
Mustang chiese ai due di lasciare soli il Tenente Colonnello e la paziente, e dopo aver salutato Lilith, portò fuori i due fratelli.


-Sei una stupida…lo sai?- sussurrò Havoc, senza riuscire ad alzare gli occhi sul viso della giovane, che sorrise, socchiudendo i suoi, color nocciola.
-Non sei il primo che me lo dice…ma mi piace detto da te.- mormorò lei, guardando con dolcezza il viso imbarazzato di Havoc.
-Promettimelo..- sussurrò poi Lilith, tirandosi un po’ su, cercando gli occhi azzurri del soldato, mentre questo l’accontentava, alzando il viso per osservarla.



Edward tirò un calcio al cestino dell’ufficio amministrativo, lasciandosi cadere sulla sedia della scrivania di Breda, mentre Alphonse rimaneva vicino a lui, e Roy ascoltava le parole di Riza, sull’identità della donna che aveva sparato.
-La donna di quel bastardo…anzi! Una sua complice!- masticò il FullMetal, calmandosi quando il fratello gli posò una mano sulla spalla, cercando di far sentire la sua presenza.
Il maggiore continuava a ripetersi le parole di Lilith nella mente
Non ricordo le coordinate..
Coordinate….coordinate
-Nii-san, quello è di Lilith..- mormorò Alphonse, indicando il bastone appoggiato li proprio ora da Huges, che era appena entrato, guardando i presenti con un viso segnato, quasi come se tutti i suoi anni fossero comparsi a farsi sentire.
Edward non rispose, puntando però gli occhi dorati sull’oggetto, continuando a ripetersi quelle parole.
Coordinate…coordinate..
-Coordinate!- affermò d’un tratto il FullMetal, destando una leggera preoccupazione in Alphonse, e perplessità negli altri tre presenti.
Edward indicò il bastone, sul quale svettavano alcune rune brillanti, con dito tremante.
Il fratello osservò anche lui l’oggetto, prendendo subito la palla al balzò, illuminandosi in viso.
Huges guardò i due, non capendo, e quando infine puntò gli occhi l’oggetto della loro agitazione, comprese anche lui.
Prese in mano il bastone, e lo consegnò ai due Elric, che si fiondarono fuori dall’ufficio, mentre Maes spiegava la probabile spiegazione a Roy e Riza, mentre il telefono faceva sentire la propria presenza, suonando.


-È questo a cui si riferiva Lilith! Ti ricordi? Per viaggiare fra i mondi, gli servono delle precise coordinate! Guarda!- affermò trafelato Edward, mentre i due correvano fuori dal Quartier Generale, puntando sulla via che portava all’ospedale militare, nel quale avevano ricoverato Lilith.
Gli indicò le piccole rune che svettavano sul bastone.
-Lo vedi?? Sono diverse da quando eravamo in Germania! Sono come dei numeri, o lettere…o non lo so! Comunque, credo che l’aiutano a ricordarsi i mondi in quali va, o giu di li- affermò, come un pazzo il maggiore, mentre Alphonse annuiva, entrando con lui nell’ospedale.
-Quindi, dici che grazie a questo, potrebbe salvarsi? O tornare…o, non lo so!- ipotizzò perplesso Al, seguendo il suo Nii-san nei corridoi.
Edward annuì, pensieroso.
-Credo che sia come per i gatti….cioè..oddio, tu non sai niente.- disse il biondo, notando la faccia stranita di Alphonse.
-Oh, Al! Non ho tempo di spiegarti! So solo che Lilith potrebbe riuscire a tornare…bisogna solo fargli vedere queste! Non se le ricorda, e credo che per riuscire a ritrovare il nostro mondo dovrà averne bisogno- in quel momento sembrava un pazzo.
Ma non gli importava.

Di tutto…
Tutto avrebbe fatto in suo potere…

Per poterla vedere pimpante come prima.


Arrivati nel piano dove Lilith aveva la stanza, cercarono il numero della camera, venendo però fermati
-Edward, Alphonse..- la voce di Mustang risuonò dietro di loro, seria….terribilmente seria.
I due si girarono a guardare il Furher, aspettando che li raggiungesse, posando loro una mano sulla spalla.
-Roy? Cosa c’è?- domandò stranito il maggiore degli Elric, notando l’occhio antracite dell’uomo puntarsi su di lui, mentre la mano che aveva posato, veniva mossa sulla sua testa bionda, attirandolo a se.
-Lascialo da solo, Mame-chan..- sussurrò nel suo orecchio Mustang.
Edward non capì all’inizio, finché la frase di lui non gli risuonò nel cervello.

Lascialo da solo…

Solo..

Non lo fece apposta, ma bagnò comunque la divisa di Roy con calde lacrime, uscitegli senza volerlo dagli occhi ora chiusi, mentre le mani si stringevano convulsamente sul bastone.
Alphonse abbassò il viso, guardando suo fratello, stretto ora dall’abbraccio del Furher.
L’oggetto che Edward aveva fra le mani si illuminò per alcuni minuti, e poi divenne una sottile polvere argentata, sparendo definitivamente, prima di toccare il pavimento.
Il ragazzo ricambiò la stretta di Roy, nascondendo il viso contro il suo petto coperto, mentre solo una parola gli si formava ora in mente.

Una parola che odiava, e non avrebbe mai voluto sussurrare a qualcuno.


“Addio..”







“Addio

Perché gli addii non esistono
Sono solo parole
inventate dagli stolti
che non conoscono
Arrivederci.”






So già che qualcuno mi ucciderà stasera ç.ç…..e domani verrà maciullata dalla Minu e dalla Elmeren ç__ç ohmiodiooo ç.ç
v.v le avevo avvertite che avrei scritto un capitolo triste…però non avevo avvertito gli altri lettori o.o ups….ç__ç non mi trucidate!!
*_* ditemi che vi ho fatto prendere un colpo all’inizio! Pensavate che tirava le cuoia Edward, vero? Vero? V.v non sono così infame…(ç_ç n.d.Lilith)(a-ehm… o.o’ n.d.me)
ç-ç oddio, se penso che questo è il penultimo capitolo…mamma che angoscia ç__ç
Però son felice *_* non pensavo davvero di riuscire a fare una ficc così lunga e finirla quasi*_* waaa, contentaa *tenta di cambiare discorso, per scappare al boia*
Aspettate impazienti il prossimo e ultimo capitolo A___A arriverà presto…spero XD

Una piccola precisazione: Ho voluto lasciare cadere il discorso fra Havoc e Roy con solo quella frase, anche se sarebbe stata una buona cosa una bella spiegazione….ma faceva più effetto così*-*
In pratica, per chi non l’avesse capito (ma voi miei cari lettori siete più intelligenti di me v.v ne sono sicura XD) la frase di Havoc:
-Ci avevo creduto alla cavolata che sarei sopravvissuto fino alla vecchiaia, Signore-
Cosa vuole dire? Dunque, Havoc intendi dire che pensava davvero che le parole di Lilith non avessero un doppio fine. Invece pensa che l’ha preso in giro, perché alla vecchiaia ci arriverà grazie a lei *annuisce* che l’ha salvato.
C’è anche un’altra spiegazione alla frase, ma da brava infame, ve lo dirò ala fine del prossimo^^ ghghgh un bacio e a presto*-*

Rignraziamenti Betta90: Eh, oltre ad essere suo fratello, Alphonse ha un buon intuito ^^ ghghgh ecco come ha fatto XD *-* adoro Al! ^^ Contenta che ti sia piaciuta la spiegazione dei mici ^^ a quanto pare è stata gradita a molte persone *_*

SakuraAshe: *-* ok, se quello prima ti è piaciuto, questo me lo tiri dietro XD ç.ç uff
XD comunque, anche quello per me era il capitolo preferito*-* mi son venuti troppo teneri! XD aspetto di sapere come ti sembra questo ç.ç Andromeda: Nono, tu sei pazza si XD uahauahauah vedi cosa combini a Winry? Povera strega XDD
*-* Grazie tata *-* come mia prima Lemon, non potevo andare sul sicuro con grandi paroloni XDD no, davvero, mi piaceva l‘idea che i due non stessero buoni nemmeno in momenti del genere XD uahauaha RaperEdward…ma dai v.v scusa è, te lu di mi, che gli erano cressiuti i capelli XD v-v non esageriamo, su! XD povero Roy!

mua: ihihihih *-* stracontenta che ti sia piaciuta XDD si, quei due son teneri *si crogiola*
*-* si, penso che anche i miei mici son tutti da Al v.v ha fatto uno zoo in realtà lui XD Huges è un mito XD lo continuerò a dire XDD *-*
Pensa che la canzoncina l’ho inventata a questa fumettopoli passata, rincorrendo un Edward e un Roy che si tenevano per mano XDD uahauah *__*

Elmeren kun: uahauahauahauahaua Elmeren cara, hai già sentito sul treno la mia risposta al tuo commento XD sei un mito! Le manie da piromane…è una frase che rimarrà nella mia mente per sempre XD grande Edward*__*
*__* grazie comunque tata *-* me felice del tuo commentone!


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Capitolo 7
*** -I Promise You- ***


Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Raiting:Giallo
Riassunto Capitolo: Cos’hai provato in quel momento?

-Promettimelo- la voce ridotta ad un sussurro sofferente.

Cos’hai davvero provato in quel momento?

Le mani aggrappate alla camicia, tremanti dal gelo della morte che avanzava inesorabile
-Non dimenticarmi….aspettami..-


Cosa eri disposto a rispondere?




-I Promise You-





1923, Central City
Casa Mustang/Elric
Lunedì mattina
Ore 09.00


-Edward Elric, aspetta che ti prendo e vedrai come tornerai ad essere un tappo altro un metro e due dita!- il grido di un uomo risuonò per tutto l’appartamento, mentre il biondino al quale apparteneva il nome stava rintanato sul balcone, imbacuccato nella sua bella sciarpa rossa, stretta intorno al collo, protetto da un bel maglione color panna e da jeans nero pece.
-Edward…dove ti sei nascosto?- continuò imperterrito Roy, sbucando dal corridoio che portava alla zona notte dell’appartamento, cercando il suo fagiolino bisbetico in ogni angolo, senza successo.
Questo cercava di nascondersi il più che poteva contro il muro, notando il profilo del suo amante sbucare nella sala, con solo l’asciugamano intorno alla vita, a coprirgli la parte inferiore del corpo, mentre il resto rimaneva nuda, esposta alla sua maliziosa vista.

Ecco, oltre a mettergli una certe eccitazioni addosso, il caro moro gli dava ancora più la sensazione di freddo addosso.
Come diamine faceva a starsene così bello come mamma l’aveva fatto, senza coprirsi, con il freddo che faceva fuori?
-Edward! Razza di idiota, vieni subito dentro! Non lo vedi che nevica??- affermò Roy, guardandolo perplesso, dopo essere riuscito ad individuarlo.
Il FullMetal sospirò rassegnato entrando in casa, e raggiungendo l’uomo aspettò la sua punizione.

Mustang lo guardò dall’alto al basso, notando come il giovane Elric rimaneva perfetto anche così intabarrato.
Ma togliendosi dalla testa certi pensieri, lo prese per un braccio e lo condusse in bagno.
-Spiegami questa..- borbottò Roy, mollandolo e incrociando le braccia al petto, mentre Edward, alzata la testa, faceva comparire un sorrisetto di vittoria sulle labbra ben modellate.
-Pensavo volessi rinfrescarti le idee..- disse candido, giocherellando con una ciocca di biondi capelli, mentre l’amante sbuffava, vinto.
Ormai erano di ruotine i piccoli litigi d’amore mattutini, fra i due, che Roy stava cercando in tutti i modi di non arrabbiarsi nemmeno più, cosa che dava fastidio al suo Edward, che si divertiva a vederlo furioso.
Anche perché, a guadagnarci, era sempre lui.

Quella mattina, poi, la scusa per far trasformate la calda e rilassante acqua della doccia di Mustang, in una bella valanga di neve, che ancora adesso continuava a scendere, riempiendo la vasca larga e comoda, era stato un piccolo sbaglio dell’uomo.

Capitava, perdinci, di nominare qualcun altro, un nome diverso, davanti al proprio amore….no?

-Così ci penserai due volte dal chiamarmi “Linda” mentre ti bacio alla mattina- affermò Edward, togliendosi la sciarpa, per tornare in sala, e lasciarsi scivolare sul divano.
Roy si grattò la testa, sconsolato, seguendo il suo Mame-chan.
-Suvvia Edward….stavo dormendo..che ne so cosa sussurrò nel dormiveglia- cercò di buttar li quella scusa, Mustang, avvicinandosi al viso dell‘altro.
Questo di tutta risposta gli fermò la mano, pronta ad andare ad accarezzargli i ciuffi ribelli, guardandolo con occhi pieni di risentimento.
-Vedi di programmare il cervello, allora, anche mentre dormi.- affermò tranquillo, girando il muso offeso dall’altra parte, mentre Roy sbuffava, senza una buona frase d’effetto sulle sue labbra sempre pronte.
-Non vuoi nemmeno aiutarmi a rimettere a posto la vasca?- domandò speranzoso, accucciandosi al livello delle ginocchia del suo Mame-chan, che di tutta risposta mise su un delizioso broncio.
Il grande eroe di Ishibal, vinto da quel demonio travestito da angelo, si alzò, tornando in bagno.
Dovette dunque arrangiarsi da solo per sistemare il casotto che aveva combinato l’altro.

Quando riuscì a trasmutare la doccia e a sciogliere la neve che si era depositata nella sua perfetta vasca, si diede una veloce passata sotto l’acqua bollente, tanto per finire la doccia che, prima dell’interruzione, aveva iniziato. Uscito dal bagno e asciugatosi velocemente, aveva teso l’orecchio per sentire eventuali rumori provenire dalla sala.

Silenzio…

Chissà il suo fagiolo cosa stava combinando..
Sperò vivamente non un’altra delle sue; era già in ritardo per l’inizio del turno, e Hawkeye gli avrebbe come minimo scaraventato addosso tutto il caricatore della sua fedele pistola.
Un gemito di sofferenza uscì dalle sue labbra semi aperte.
Pensava che una volta Furher la vita sarebbe stata più facile…

Come si sbagliava.


Messosi addosso la sua impeccabile divisa, e lustratosi al meglio i guanti, se li infilò in tasca e tornò in sala, dove Edward era ancora fermo sul divano.
Rimaneva in silenzio, a guardare verso le finestre, mentre le gambe erano raccolte al petto, circondate dalle sue stesse braccia.
Osservava nel suo silenzio, quasi fosse una statua, tanto non si muoveva, i fiocchi cadere con lentezza, al di la del vetro e posarsi sul balcone ormai quasi pieno di neve.
Roy gli si avvicinò lentamente, cercando di non spaventarlo con la sua presenza, sedendosi delicatamente sul divano accanto a lui, circondandogli il corpo con le sue di braccia, lasciando che quelle del ragazzo si sciogliessero piano dalle sue gambe.

Non c’era bisogno di inutili parole, in quel momento, perché l’uomo sapeva cosa il suo angelo stava pensando.
Sapeva cosa stava ricordando, e sapeva che soltanto i suoi gesti potevano dargli un po’ di conforto.
Era strano pensare che tutte quelle cose successe solo un anno prima, erano avvenute tutte di lunedì.
L’arrivo di Huges (anche se questo era avvenuto 5 anni prima), il ritorno di Edward e Alphonse,…

La morte di Lilith..

Roy strinse a sei suo angelo personale, baciandogli la guancia con amore, mentre sentiva i minuti passare.
Al diavolo il lavoro.
Per Mame-chan sarebbe stato li anche tutto il giorno.
Come poteva solamente pensare di lasciarlo così, in quello stato? Sapeva che ne soffriva moltissimo, anche se il suo orgoglio tentava di nasconderlo, soprattutto a lui.
Si sarebbe preso le pallottole del Colonnello Hawkeye, ma lui di li, non si sarebbe mosso, finché non fosse passato quel momento.
Edward appoggiò la nuca sulla sua spalla destra, chiudendo gli occhi, con un sospiro a labbra serrate, sentendo la presenza di Roy allacciata alla sua, oltre che fisicamente anche spiritualmente.
Lui sarebbe sempre stato con lui..
Sempre.
Riaprì le palpebre, liberando quelle pozze dorate, in cui il più grande vi ci perse, scendendo poi a baciargli la fronte.
-Tutto a posto, Mame-chan?- domandò questo, accarezzandogli la guancia con gesti lenti, mentre Edward annuiva piano.

Lilith era apparsa dal nulla, un giorno, nelle loro esistenze, sconvolgendole.
Era entrata semplicemente nei loro cuori, lasciandovi un segno, soprattutto in uno di loro.
Forse era per la sua innata dolcezza o disponibilità.
Era presente, e si sacrificava per la felicità degli altri.

Si era sacrificata per Havoc

Aveva dato la sua vita a lui, in cambio di nulla.
Edward si girò, abbracciando il corpo caldo di Roy, nascondendo il viso contro il suo petto, mentre l’altro gli accarezzava con dolcezza la cascata di dorati capelli.
Mustang diede l’affetto e il conforto che in quel momento il suo angelo cercava, donandogli piccoli baci sulla testolina bionda.
-Vorrei poter portare almeno i fiori in un luogo dove riposa- sussurrò il ragazzo, sospirando piano, mentre Roy gli sollevava il viso con due mani.
-Vorresti una tomba su cui piangere, Mame-chan?- domandò questo, guardando i suoi occhi dorati.
Edward si perdette per diversi minuti nella profonda antracite che era l’unico occhio del suo amore.
Scosse poi la testa, alzandosi in ginocchio, sul divano.
-No…hai ragione..- mormorò di risposta, tirandosi su in piedi, con un piccolo sorriso, e il viso illuminato di nuovo da quella luce che Roy tanto amava.
Anche il Furher si alzò, sistemandosi la divisa, mentre aspettava che il FullMetal filasse in camera a prepararsi, visto che ormai era anche ora per lui di andare a lavorare.
Mentre lo vedeva sparire oltre il corridoio, dietro la porta che dava al bagno, incrociò le braccia al petto, socchiudendo gli occhi.
Non c’era bisogno di una tomba..
Averla, faceva perdere la speranza di poterla rivedere un giorno.
Meglio pensare che fosse viva, da qualche parte nei suoi viaggi misteriosi.

Come la storia sui gatti, infondo.

***



-Sapevi che Rose ha avuto una bambina?- domandò Roy, mentre Edward sollevava il viso dai documenti che stava revisionando, con fra le labbra una brioche.
Il moro cercò di non scoppiare a ridere, a quell’espressione così infantile, mentre il più giovane prendeva il croissant che stava addentando per ingurgitare almeno qualcosa per colazione, osservandolo curioso.
-Davvero?- chiese questo, mentre proseguivano tranquilli, verso il Quartier Generale, senza fretta, visto che erano comunque in orario (almeno Edward).
-Alphonse ne sarà entusiasta. L’ultima volta che è andato a trovarla, qualche mese fa, le ha anche chiesto se poteva toccarle il pancione.- affermò Ed, sorridendo a Roy, mentre tornava con il viso su il plico di documenti che teneva in mano.
Rose, la loro cara amica, si era sposata con un baldo giovane, prima del loro ritorno, e proprio il mese che aveva deciso di andare a trovare Winry, aveva beccato anche Al, e da li si era fatto raccontare tutte le nuove che correvano in giro.
Sapere che era felice, ora con una bella famiglia, era una bella notizia, in fondo.
Il moro sorrise, portando una mano sulla sua spalla, mentre tornava a guardare davanti a se -è sempre bello sapere queste novità- affermò.
Il biondo annuì, alzando per un momento lo sguardo dorato sul loro cammino.


Si ritrovarono davanti alla cancellata del Quartier Generale solo pochi minuti più tardi.
Edward si fermò per un paio di secondi, a studiare tutto quel candore.
Il cortile era immerso completamente nella neve finissima che era caduta proprio quella mattina.
Ormai si sentiva l’aria frizzantina del natale avvicinarsi velocemente, manco fosse dietro le porte…o forse era meglio dire, che era proprio dietro l’angolo, visto che mancavano due settimane soltanto.
In quei giorni, gli uffici governativi erano in uno stato di catalessi completa, come del resto gli occupanti.
Il lavoro non mancava, certo, ma il morale era basso, visto l’imminente entrata in scena delle ferie; almeno un po’ di riposo ci voleva, no?
Lo scorso Natale, avevano passato una bella serata della vigilia in compagnia di tutti gli altri, a casa di Havoc, che si era gentilmente offerto di metterla a disposizione del gruppo di amici.
Edward, come gli altri, avevano trovato il Tenente Colonnello tranquillo e sereno, come del resto lo era in ufficio.
Nessuno si azzardava a domandargli nulla, per non disfare quella nota di pace che si era ristabilita dopo quel fatidico lunedì.

Ora il biondo alchimista strinse a se il plico di fogli, sospirando piano, mentre lo sguardo si perdeva davanti a lui, in quel cortile deserto, mentre i fiocchi riprendevano a scendere dal cielo, lenti e piccoli, posandosi silenziosamente sulla neve già a terra.
Quella vigilia avrebbero messo a disposizione il loro attico, tanto per fare un po’ a turno.
Era strano come ormai ogni cosa, a partire dall’appartamento, al singolo oggetto, fosse preso come il loro con tanta naturalezza.
Edward alzò il viso, cercando lo sguardo del suo perenne Taisa, sorridendo dolcemente quando incontrò l’occhio antracite puntato su di lui.
Roy gli fece un segno con il capo, indicando il Quartier Generale, con un sospiro -ci tocca ancora per qualche giorno- affermò, come stanco del già poco lavoro che arrivava.
FullMetal ridacchiò annuendo, mentre entrambi superavano il cancello, arrancando nella neve, che ancora nessuno si era degnato di ripulire.

Il biondino aveva fatto notare come il suo compagno potesse sforzarsi un pochino, e sciogliere lui stesso almeno il viale davanti a loro, ma questo aveva sospirato, indirizzandogli uno dei suoi soliti sorrisetti.
-Punizione, FullMetal. Così impari a riempirmi la vasca di neve- affermò, ridendo quando l’altro mise su il broncio.
Si bloccò poi, quest’ultimo, osservando una figura poco più avanti, ferma in mezzo alla neve.
Era accovacciata a terra, soppesando con la mano la consistenza di alcuni fiocchi appena cadutigli sopra il palmo.
Alzò il viso, incontrando gli occhi di Edward, che si fece per un momento serio, quasi malinconico, chiudendo le palpebre, mentre la ragazza si alzava, salutandolo con un gesto dell’altra mano e un sorriso sulle labbra.

Quando li riaprì, la figura non c’era più

Roy lo guardava curioso, poco più avanti, chiedendogli silenziosamente del perché si era fermato.
Edward sospirò debolmente, riprendendo a camminare, raggiungendo l’uomo, che proseguiva ad osservarlo curioso, mentre lui scuoteva la testa.

Un suono poi ovattato, dietro di loro, lo fece arrestare ancora una volta, seguito subito dal Furher.
Piccoli passi, lenti, ma comunque udibili.
Un incedere tranquillo, affondando di poco nella neve alta
Edward si girò, osservando la figura che avanzava con un sorriso sulle labbra, osservando entrambi.

-Era ora! Ce ne hai messo di tempo..- affermò, ridendo il FullMetal, notando le labbra su quel viso, aprirsi in uno dei suoi dolci sorrisi.

***



-Lavoro lavoro e ancora lavoro!- mugugnò Breda, abbattendo la testa sulla scrivania, sconsolato.
Riza proseguì a firmare tranquilla i documenti appena giuntigli dalla mano di Falman, accarezzando nel mentre il muso di BlackHayate, che si era appoggiato alla sua coscia sinistra.
Fury aveva preso a ricontrollare alcuni fascicoli, mentre Havoc..
Beh, lui era semplicemente appostato alla finestra, forse in attesa che qualcosa cadesse dal cielo.
O semplicemente che la sua sigaretta finisse, per potersene accendere un’altra.

-Mustang non si è ancora fatto vedere?- domandò Huges, apparso proprio in quel momento dalla porta lasciata aperta
Breda si sporse dalla sedia, appoggiando un piede sull’armadietto a quattro cassetti, vicino alla sua scrivania.
-Figurarsi. Se la prende comoda, LUI..- disse questo, imbronciato, mentre osservava con velato cipiglio le foto che stavano spuntando nella mano di Maes.
-Oh, va beh! Inizierò a farle vedere a voi! Guardate che bella la mia piccola bambina!- affermò il Generale di Brigata, partendo in quarta, a mostrare a tutti i sottoposti le foto di sua figlia.
Riza alzò il viso, perplessa, mentre notava un Fury e un Breda scappare terrorizzati dalla furia amorevole di Huges.
-Signore, non credo che Elycia possa essere ancora considerata una, ehm…bambina.- iniziò la donna, abbandonando le coccole al suo cucciolone canino, notando come avesse attirato l’attenzione di un paio di occhiali e dei due occhietti vispi dietro ad essi, su di se. -Sa, ormai sua figlia ha 12 anni…non crede che sia ora di trattarla con più riguardo?- domandò il colonnello Hawkeye, studiando il viso di Huges, iniziando a temere quando lo vide sorridere.
-Ma la mia Elycia amore puccia rimarrà sempre il tesorino di papà! Come posso pensarla già grande!- iniziò a piagnucolare, girando su se stesso con alcune perfette capriole.

Riza scosse la testa, sospirando sconsoltata.
Niente da fare….era un caso patologicamente perso.
Tornò quindi a firmare i documenti, disinteressandosi della faccenda, mentre Fury e Breda venivano sommersi dalle inutili chiacchiere di Huges.

-Avete finito di fare casino?- domandò la voce di Mustang, apparendo sulla porta dell‘ufficio, appoggiandosi con un gomito allo stipide, mentre Edward gli si affiancava, tenendo in mano il plico di documenti.
Nella sala tornò la pace solo per alcuni secondi, dopo i quali Maes tirò un lungo sospiro soddisfatto, saltando letteralmente davanti a loro e portandosi davanti al viso una gigantografia di Elycia, messa in posa da brava ragazza, con un bel fiocchetto sul codino formato a destra, e le mani dietro la schiena.
FullMetal scoppiò a ridere, mentre Roy si sbatté una mano sulla faccia, cercando di trattenersi dall’incenerire all’istante la foto e il suo proprietario.
Sotto Natale si è tutti più buoni, no?

Gli altri salutarono il loro Generale e il Maggiore Elric, con il segno militare, tornando poi ai loro affari.
-Ehi ragazzi, ho una cosa da dire- affermò d’un tratto Edward, lasciando che Roy spostasse con garbo, che consisteva in uno schiocco innocente di dita, il Generale di Brigata.
L’attenzione generale dei commilitoni fu puntato su di lui, mentre Havoc afferrava la sigaretta ormai consumata, schiacciandola con disinteresse nel posacenere, mentre portava i ceruli occhi sull’alchimista.



Un fruscio soltanto.

Una morbida consistenza a circondargli il collo

Un profumo intenso, di fiori di campo ad riempirgli le narici, prima sviate dal fumo

Un dolce nocciola a colorare gli occhi, grandi e allegri, ad incatenare i suoi.



-Ovvero che, per il Tenete Colonnello Havoc,…- continuò, tranquillo Edward, lasciando che il resto del gruppo rimanesse sconcertato alla scena



Un sorriso sincero a modellare le sue fini labbra, mentre due dita andavano ad afferrare il mento, e ad avvicinare il viso al suo



-..il regalo di Natale è arrivato prima- finì FullMetal, portando il peso del corpo sull’altra gamba, osservando la scena che si presentava proprio vicino a quella finestra.

Havoc, completamente imprigionato da un braccio di una ragazza, vestita con un bel maglione bianco e una gonna di lana nera, dai capelli perennemente scompigliati e sbarazzini, che gli teneva il mento con l’altra mano e il viso vicino al suo.
-Hai mantenuto la promessa?- sussurrò questa, a poca distanza dalle sue labbra, guardandolo negli occhi, mentre portava anche l’altro braccio a circondargli il collo.

Jean rimase ancora un po’ fermo, stupito di quello che stava accadendo, credendo di sognare.
Circondò piano il corpo della giovane, attraendolo ancora di più a se, mentre faceva incontrare le loro fronti, chiudendo gli occhi ed inalando il suo intenso profumo.
-Tu cosa ne dici?- domandò lui a sua volta, riaprendo le palpebre, per lasciare che i suoi ceruli occhi si scontrassero con quelli color nocciola.
La ragazza ci pensò scherzosamente su, per poi sorridere ancora di più.
-Direi di si..- mormorò, lasciando che Havoc annullasse la distanza delle loro labbra, sciogliendosi entrambi nell‘intenso bacio che si scambiarono, seguito dall‘applauso di commozione e felicità che riempì l‘ufficio amministrativo del Quartier Generale.




***






Cos’hai provato in quel momento?

-Promettimelo- la voce ridotta ad un sussurro sofferente.

Cos’hai davvero provato in quel momento?

Le mani aggrappate alla camicia, tremanti dal gelo della morte che avanzava inesorabile
-Non dimenticarmi….aspettami..-


Cosa eri disposto a rispondere?

Forti braccia che stringono quel delicato corpo, attraversato da chissà quanto dolore, restio a voler lasciare posto al freddo
-Te lo prometto- voce ferma appena, occhi fissi, in quelli solo poche ore prima attraversati da una luce speciale


Cosa eri disposto a credere?

Luce che ora si spegne del tutto, lasciandoli opachi, senza vita.
Un debole sorriso, ancora dipinto sulle sue labbra ora gelate e ferme.
Le mani a liberare la tua camicia imbrattata ancora del suo sangue.
Il corpo a lasciar spazio al gelo della triste mietitrice.
Lo stesso corpo che prende un piccolo bagliore, e si trasforma in granelli di una polvere argentata
Sparita nel nulla, in pochi istanti, senza lasciar traccia.


Tutto…
Disposto a credere in tutto

Per lei.




***






Il profumo di biscotti si diffuse per tutto l’appartamento, mentre Elycia saltava vittoriosa, oltre la soglia della cucina, con in mano una teglia contenente il prezioso bottino.
Huges fu entusiasta della figlia, tanto che lasciò la sua adorata Glacer, per correre incontro alla sua bambina, a braccia aperte.
-Ohhh, tesorino mio, sei una cuoca provetta!!- affermò, tutto zucchero e melassa, lasciando che il gruppo d’amici dietro di lui se la ghignasse.
Edward si appoggiò sconsolato sullo stipite della porta della cucina, insieme a Lilith, osservando la scenetta davanti a loro; la ragazza, naturalmente, divertita per tutta quella eccessiva manifestazione d’affetto nell’uomo

La serata della vigilia era arrivata in un battibaleno, che quasi tutti loro se ne erano stupiti.
Dopo una buona cena, a base di carne, preparata da Alphonse, Winry e Edward, stranamente senza disastri nella preziosa cucina del Furher, si erano riuniti tutti in sala, ognuno su un divano o su una poltrona, accompagnati dalle luci dell’albero nell’angolo, e dalle canzoni stonate di Havoc e Breda.
Fuori la neve aveva continuato a cadere imperterrita, ma alla gente riunita nell’attico non importò granché, visto la calorosa aria di famiglia che aleggiava in quella casa.
Lilith e Elycia sistemarono per bene, su tre vassoi, i biscotti appena preparati, decorandoli con gocce di cioccolato e zucchero a velo, seguite da un attenta Winry, provvista di grembiule bianco, sporco di crema, e cucchiarella in una mano.
Edward aveva lasciato il resto alle tre, tornando dai ragazzi che attendevano in sala, nel suo posto preferito ovvero vicino a Roy, sul bracciolo della poltrona.

Osservò divertito un Huges alle prese con la moglie, mentre gli mostrava le nuove foto della figlia, e questa gli spiegava pazientemente che era in casa con loro, e che poteva benissimo vedersi Elycia senza bisogno di foto.
Davanti a loro, sul grande tappeto, appoggiati comodi al tavolino bianco, vi erano Fury e Falman che giocavano a carte insieme ad Alphonse, mentre Havoc e Breda, avevano abbandonato i canti, per andare a sbirciare cosa combinavano le donne cuoche provette, nella speranza di rubare qualche biscotto anticipatamente.
Quello che i due risolsero, furono solo due belle cucchiaiate sulla mano da parte di Winry, che li ricacciò in sala, sotto le risate dei presenti.
Sheska chiacchierava tranquilla con Riza, mentre BlackHayate si divertiva a fare finti attacchi a Den, controllati da zia Pinako.

Quell’attico, in parole povere, era diventato il rifugio di 17 persone, in cui mancava il Generale Armstrong, che grazie al cielo era tornato a casa a festeggiare il natale con la sua di famiglia.

Edward cercò il viso di Roy, che rimaneva perplesso alle manifestazioni di affetto di Huges, verso la figlia appena entrata con uno dei vassoi, sorridendo quando i propri occhi si persero in quello unico e antracite di lui.

Quello voleva dire avere una famiglia..
Essere tutti li riuniti per festeggiare la vigilia di Natale
Ridere, scherzare, combinarne di tutti i colori.
Stare uniti davanti ad un albero addobbato di tutto punto, e illuminato con luci colorate ad intermittenza.

Sentire il calore dei propri cari, amici e parenti, stringersi con affetto intorno a loro.

Quando anche Winry e Lilith fecero la loro comparsa in sala, furono rispettivamente afferrate dai loro fidanzati, che tolsero dalle loro mani i vassoi contenenti i preziosi biscotti natalizi, con la scusa dell’affaticamento da cucina.
Havoc e Alphonse furono degnamente puniti, per aver provato a rubare con false promesse il bottino, con un bel tiro d‘orecchie, che li rimise al proprio posto.

Tutti risero, e con loro Edward, che socchiuse gli occhi dorati, sentendo il tepore al cuore per la dolcezza che la loro grande famiglia ispirava, sentendo poi una delle sue bionde ciocche venir afferrata con delicatezza da Roy.
Giratosi notò il suo sorriso sornione, lasciando che accarezzasse con due dita, attorcigliando intorno al dito, in alcuni momenti, i suoi fili dorati.



Ancora nella sala ne stavano combinando di tutti i colori, soprattutto a Huges, mentre questo guardava la figlia, con adorazione, perché almeno lei lo difendeva da quei brutti ceffi che avevano come amici.
Il FullMetal era in cucina a sistemare almeno in parte e il casotto che vi regnava, fatto di ciotole sporche di cioccolato e crema, e zucchero a velo.
Almeno dargli una parvenza di ordine, o più che altro per rimanere un po’ da solo con i propri pensieri.

Ma alla vigilia, nessuno rimane mai solo.

Lilith comparve vicino a lui, intingendo un dito affusolato e delicato nella crema residua, rubando così il prelibato dolce, fatto da Winry, infilandoselo in bocca in un gesto sbarazzino.
Edward la guardò, sorridendo, mentre si appoggiava al bancone della cucina, studiando la ragazza, vestita di comodi jean, come lui, e un maglione blu scuro, attraversato da delicati disegni natalizi, di cui, a differenza Edward, indossava una camicia bianca.
Non di certo LA camicia bianca…

Quella era rigorosamente per momenti, come dire, intimi, fra lui e Roy.

-Come la storia dei gatti..dunque?- domandò Edward, portando le braccia incrociate al petto, e un sopracciglio alzato, trovando in quel momento in cui potevano stare soli, ottimo per parlare proprio di due settimane prima.
Lilith alzò gli occhietti vispi su di lui, togliendosi il dito dalle labbra, portando entrambe le mani dietro la schiena.
Il suo solito sorriso si aprì sulle sue labbra, mentre si appoggiava al muro dietro di lei.
-Ci sarà un motivo per il quale noi troviamo i gatti alquanto simili a noi, no? Perché li, diciamo, adoriamo.- disse tranquilla, inclinando il viso leggermente di lato.

Edward si ricordò del discorso che la ragazza gli fece l’anno prima, nel cortile del Quartier Generale, un giorno di sole.
-Era questo che avevi amabilmente nascosto con la scivolata sul discorso dei felini- affermò pensieroso il biondino, vedendo negli occhi di Lilith un brillio di allegria e mistero.
-Può essere..- disse, alzando le spalle, mentre picchiettava con le dita sul muro dietro di se.

Edward si fece serio, guardando il pavimento per un attimo.
-Pensavo non saresti più tornata….non avevi le coordinate, no?- mormorò, rialzando gli occhi su di lei, con il viso ora tranquillo e serio, anche se il sorriso tipico suo non era sparito.
-Per questo ci ho messo tanto..- sussurrò, con un tono di scusa, grattandosi una tempia, imbarazzata.

Il biondi si sedette sul bancone, studiando il viso di Lilith, mentre questa univa le mani davanti a se, appoggiandosi meglio con la schiena al muro.
-Diciamo che ho avuto alla fine un aiuto dai, piani alti, come li chiamereste voi- proseguì lei, sorridendo, mentre Edward scosse la testa.
-Pensavo ce l’avessero, perché avevi infranto per ben tre volte le regole.- affermò lui, aspettando una risposta da Lilith, che ridacchiò imbarazzata.
-Oh, beh…per Huges, alla fine non avevo cambiato chissà che. L’altro voleva morire, e io ho espresso il suo desiderio. Alla fine il nostro girovagare per i mondi, non ha permesso a Maes di tornare subito e cambiare il vostro destino, no?- spiegò, fermandosi un attimo, mentre Edward annuiva.
La ragazza sorrise, guardando il soffitto pensierosa. -Beh, per voi…è stata tutta un’altra cosa. Potevate benissimo morire li nell’altro mondo..ma poi riportarvi nel vostro, era la cosa giusta da fare….e infine, per Havoc..è stata un altro paio di maniche- sussurrò, tornando a posare i castani occhi in quelli dorati dell’alchimista.

-Con una buona dose di preghiere e la prova che il mio ultimo rifrangimento di regole era stato fatto per…un motivo ben valido, mi sono meritata solo il castigo di penare per un anno a ricordare le coordinate.- finì imbarazzata, abbassando il viso, sospirando.
Edward la osservò, scuotendo la testa.
-Sai che rimarrai sempre un mistero?- domandò, notando poi il sorriso allegro e spensierato tornare sul volto di Lilith, mentre questa lo rialzava su di lui.
-Un mistero della natura?- domandò, memore del loro vecchio discorso.
FullMetal annuì, risentendo la risata cristallina di Lilith uscire dalle sue labbra.

-Ehi Ed! Finiscila di provarci con la mia ragazza!- l’urlo intimidatorio di Havoc, seguito dalle risate degli altri, arrivò li in cucina, mentre la giovane si univa a loro.
-Non è che è il contrario? Lilith, mi spiace, ma FullMetal è di mia proprietà!- la voce di Roy si fece sentire.

Edward arrossì fino alla punta della sua antenna, guardando verso la porta aperta.
-Idiota!- gli gridò di rimandò, mentre si sbatteva la mano sana sul viso.

La giovane stava per lasciarlo di nuovo da solo, quando fu fermata da lui.
-Ehi, Lilith- la chiamò, notando come questa si fermò sulla soglia, una mano appoggiata sullo stipide della porta, mentre un anello fine e semplice si mostrava sull’anulare sinistro.
-E per questo, il motivo che volevi dirmi al tempo,…..che sei rimasta?- domandò Edward, sondando i suoi occhi color nocciola, mentre erano puntanti nei suoi. La ragazza sorrise, facendogli l’occhiolino.
-Se-gre-to- affermò, scandendo la parola, con un dito davanti alle labbra.
Il biondi rise, scuotendo la testa, mentre lei usciva dalla cucina, per tornare fra le braccia del suo geloso Havoc.

Si….solo per quello, e nient’altro.


Edward tornò poco dopo, venendo completamente sollevato da Roy, che incontrò a metà strada, pronto a venirlo a recuperare dalla cucina.
Manco fosse scappato dalla finestra!
Il biondino, ritrovatosi fra le braccia dell’amante aveva iniziato a dirgliene di tutti i colori, mentre gli altri ridevano come matti alla scena
Roy decisamente non era propenso a lasciarlo andare, e anzi, se lo caricò a sacco di patate in spalla, tornando sul suo “trono” e sedutosi sopra, si riportò Edward sulle gambe, dove il suo personale angelo, divenuto rosso per l’imbarazzo, lo guardava a braccia conserte.


L’unico mondo, dove si era sentita parte di una famiglia.


-Oh, dolce Edward, vuole concedermi la sua mano?- domandò, con enfasi Roy, mentre Edward chiudeva l‘auto-mail a pugno, alzandolo minaccioso.
-Ceeerto, come lo vuole, Signore? Un colpo diretto sul muso o altro?- chiese a sua volta il biondino, mentre Breda, Fury e Alphonse riprendevano a fare scommesse sul probabile scontro
-Suvvia, Mame-chan, ti voglio sposare, e tu mi domandi se voglio rovinare il mio meraviglioso viso con un tuo pugno?- disse, mesto Roy, portandosi una mano, in un gesto teatrale, sulla fronte.

Tutti risero della scenetta, che pendeva fra il romantico e il tragico, dei due innamorati.


Come abbandonarlo?



***




Si sistemò il vestito per la centesima volta, mentre il suo testimone gli dava una pacca sulla spalla, nel tentativo di calmarlo.
Certo, cosa sarà mai…
Si stava per sposare, accidenti!
Huges davanti a lui passava a rassegna ogni parola ed ogni gesto che avevano rifatto ormai una ventina di volte, nelle sere precedenti a quel giorno
Il fatidico giorno, per meglio dire

Nonono, non era pronto…o si?
Oh, perdiana!
Glie l’aveva chiesto lui no?
Proprio la sera della vigilia….
Aveva fatto una figura da idiota davanti a tutti, ma…come non poterne essere felice dopo la sua risposta?


“Oh, ecco….e adesso?” pensò, notando l‘agitazione salirgli di nuovo alle stelle.
Huges veniva portato via, finalmente aveva finito di ciarlare sulle possibilità della sua vita, e dei piaceri che il matrimonio portava.
Era stato un perdigiorno, e uno sciupa femmine, per quanto potesse dirlo, e ora era pronto per il grande passo.
“Ehi! Perché tutti si stanno voltando? Che succede, accidenti!”
La marcia nuziale iniziò, e sperò solo di non scivolare lungo e disteso come un idiota sul gradino che portava all’altare, mentre il sacerdote osservava in un rigoroso silenzio, nella sua veste perfetta, l’avanzare della figura in bianco.

Il testimone lasciò la sua spalla, mettendolo definitivamente nel panico, mentre posava lo sguardo su qualche figura calmante.
Cadde per l’appunto su Edward, che sorrideva tranquillo proprio davanti a lui, mentre la marcia era agli sgoccioli
Il sorriso rassicurante del biondino gli diede una buona dose di coraggio.

Sospirò piano, chiudendo per un secondo gli occhi prima di spostarli sulla figura affianco del FullMetal, che se ne stava a braccia incrociate, sereno nella sua pettinatura impeccabile, rigorosamente all’indietro.
Roy Mustang cercò di dargli un’altra buona dose di coraggio con un cenno della testa.
Servì, almeno, a rincarare quella che gli aveva dato Edward, mentre la musica si interrompeva sull’unica finale nota.
Si ritrovò davanti la figura in bianco, e con mani tremanti prese quelle di lei, attirandola con un leggero movimento, accanto a se.

Si perse nei suoi occhi, lasciando un momento di silenzio nella chiesa, prima di girarsi verso il sacerdote, e dare via alla cerimonia, mentre Breda si spostava, andando a mettersi al suo posto.


Cerimonia semplice….
Due vite finalmente legate fino alla fine dei loro giorni, che si prospettavano lunghi.
Un bacio, unico e pieno d’amore, per definire appieno la loro unione.

Trattenere Armstrong dall’abbracciare lo sposo fu dura, ma ce la fecero.
Huges fu convinto a lasciare gli anelli al primo figlio di Rose, mentre fu felice di vedere la sua piccola Elycia fare da damigella alla sposa.
Quando i due neo-sposini si affacciarono sulla gradinata della chiesa, furono accolti da una pioggia di riso, che li fece ridere felici, mentre tutti i loro amici, e altri conoscenti erano li riuniti al loro lati. Davanti a loro, un corridoio fatto di soldati in perfetta uniforme, aspettava il loro passaggio, mano sulle spade.

Un ultimo, bacio fu rubato a Lilith da Havoc, mentre questo alzava la mano in segno di gratitudine a tutti i presenti, e fuggiva insieme alla sposa, davanti a se, attraversando il corridoio di soldati, che al loro passaggio alzava le spade in modo impeccabile, intrufolandosi nella macchina che li aspettava, guidata da Falman.

Edward afferrò la mano di Roy, mentre questo la alzava nella sua presa, baciandogliela poi, osservando insieme la macchina dove i due sposi si erano intrufolati, partire e venir seguita da un tratto dai bambini presenti.
-Se mai ci sposiamo, io non mi vesto da sposa- sussurrò Edward, guardando Roy di traverso, mentre intorno a loro i conoscenti festeggiavano ancora, troppo presi per dare loro peso.
Il moro rise, portando un braccio intorno alle spalle del suo angelo.
-Eh, chi lo sa, tutto è possibile FullMetal- affermò lui, ridendo ancora dello sguardo truce che il ragazzo gli tirò.

-Mame-chan, una cosa te la dico, però- sussurò Roy, attirandolo più vicino a se.
-Ovvero?- domandò questo, inclinando indietro la testa, per poter guardare il suo Furher.

-Prometto di amarti per sempre, anche senza vestito da sposa.- disse, osservando come gli occhi dorati si illuminarono di quella luce che amava.


Edward sapeva per certo che quella promessa valeva più di mille vestiti da sposa e matrimoni.



I Promise You

Perché questa è una storia di promesse

Dove l’unica cosa che conta

È l’amore che lega ognuno

In un filo indissolubile.


Fino e oltre, la fine della vita.







“Perché le scelte migliori
si fanno col cuore
Altrimenti l‘amore sarebbe solo
un miraggio per gli sciocchi”








Oh….bene……è finita ç_____ç
Oddio, non credevo davvero di riuscirci!
*-* più la rileggo e più mi sento soddisfatta del risultato finale!
Dai, pensavate davvero che fossi così infame da togliere di mezzo Lilith? (*annuisce* n.d.Ed)(<.< non dicevo a te n.d.me)
È stata dura con questo ultimo capitolo, perché avevo solo la prima parte descritta sul quaderno, mentre il resto l’ho messo oggi su, al momento A_A XD
ç.ç ringrazio tutti per i commenti e anche a chi ha solo letto ç__ç non credevo di riuscire ad attirare così tanta gente.
Ehh, anche se molte idee mi fanno pensare ad un seguito, non penso che arriverà tanto presto XD a meno che non mi venga l’idea folgorante XD
Bah, chii lo sa ghghghgh *-* vedremo cosa ne pensate e se lo volete^^ lasssio la volotà ai lettori^^
Un bacio enorme a tutti*-*


Piccole precisazioni: le faccio, perché magari il testo potrebbe confondere XD
Dunque, la piccola parte, fra il ritorno di Lilith e la Vigilia di Natale è come un Flash Back di quello che successe nel mentre che Edward e Alphonse correvano per raggiungere l’ospedale, nel precedente capitolo.
Lilith si riferisce, con “Hai mantenuto la promessa?“ proprio a quel punto li ^^
Poi, nel matrimonio dei due, Breda fa il testimone *annuisce* mentre Edward e Roy sono seduti nella fila davanti, quindi è impossibile che Havoc non li becca XD
Ero indecisa su dove mettere il matrimonio, se prima o dopo la vigilia, ma poi l‘idea del non sapere chi stava facendo il grande passo si legava perfettamente dopo alla vigilia di natale^^ e lo scambio di battute finali, fra Ed e Roy stava giusto a pennello come fine^^
Bene, spero di aver detto tutto^^ nel caso, aggiungo dopo questo un altro mini capitolo, tipo uno speciale, dove metterò i pezzi di ficcina, con le relative immagini con cui si lega XD
*-*ora ho davvero finito XD



Rignraziamenti:

Andromeda: uahauahauah mi sa che ho fatto morire un po’ di persone con la scena di Ed *__* ma era quello che volevo, ahah! XD ç.ç eh, shi, i due avevano la tresca ^^ ma come avrai notato, non finisce male, no?XD

Elmeren kun: O_O tu fai più paura di Minu XDD
Uahauahau siiiiii lo so *_* sono sadica! Ahahaha XD
A_A sono infame, ma vedi come è finita bene? V.v tsè, pensavi che i miei disegni fossero fatti per niente? ghghghgh

SakuraAshe: L’idea era proprio farvi prendere un colpo per quello^^
Non avrei mai ucciso Edward XD poverino, dopo tutto quello che gli ho fatto passare XD
Su su, dimmi cosa ne pensi del finale^^

Chamaedrys: ghghghg quando c’è in campo Al tutti fuggono XD ormai è stato preso dalle scommesse XD poveretto
Tranquilla cara^^ l’importante è che sei riuscita a rifarti ^_^

mua: ihihihiih son cattiva lo so*-* ma dimmi se non sei felice adesso del finale ^.^
Sarò sadica con i miei pg, ma gli voglio bene in fondo v.v…..molto in fondo v.v’’ (*.* n.d. Lilith)

Betta90: ehehehe *-* un’altra morta di infarto, yaahaaaaa *saltella segnando su una lavagnetta* XD
Ehh, lo sho, pensa che dovevano essere solo 5 e invece sono aumentati^^
Vedremo in futuro cosa ci attende XDD

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