frozen dreams

di Wry_berry95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuga. ***
Capitolo 2: *** Rinascita. ***
Capitolo 3: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 4: *** Jack. ***
Capitolo 5: *** Convivenza. ***



Capitolo 1
*** Fuga. ***


Fuga.

 

Non so cosa pensai quando decisi di lasciare il regno. Avevo paura. Anna era ancora troppo ingenua per capire quello che stava succedendo e tra noi non c’era più dialogo. C’ incontravamo di tanto in tanto per i corridoi del castello, ma ormai lei era intimorita da me, non mi salutava con uno dei suoi sorrisi, si limitava solo ad un inchino. Alla fine non aveva torto. Avevo paura di ferirla e mi sono allontanata da lei. Quella notte non riuscivo a dormire. Fuori nevicava. Il castello era addormentato, così come il resto del regno. Pensai che quello era il momento perfetto per scappare. Non sapevo cosa fare né dove andare, ma di sicuro il freddo non mi avrebbe fermata. Lui era mio alleato. Così decisi di andare. Uscita di nascosto dal castello decisi di incamminarmi verso il bosco e più mi allontanavo più mi ripetevo di non voltarmi e di non aver rimpianti. Cominciai a correre fino a farmi mancare il fiato. In quel momento caddi a terra respirando faticosamente, ma non ero ancora entrata in una “zona sicura” dove la mia famiglia non mi avrebbe trovata, quindi tirandomi su ripresi a camminare.
Non so da quanto tempo stavo camminando, forse una, due ore… Presa dal sonno e dalla stanchezza mi fermai ai piedi di una montagna. Non c’erano molti alberi in zona, intorno a me un’immensa distesa di neve. Mi sdraiai su quel soffice manto bianco che si trovava sotto i miei piedi e cominciai ad osservare le stelle. Lentamente i miei occhi si chiudevano. Ero sfinita, i piedi mi facevano male e quel senso di vuoto che mi perseguita da sempre si faceva sentire sempre di più. Non sarei dovuta scappare? Dovevo tornare indietro? E se mi avessero trovata? Cosa avrei detto alla mia gente? Probabilmente la verità: “Popolo di Arendelle la vostra futura regina è un mostro, una strega!” . Aveva smesso di nevicare e mi sentivo sempre più stanca, sembrava quasi che la mia anima volesse uscire dal mio corpo e cominciare a danzare spensieratamente tra la neve.  Forse era sonno, forse il viaggio o le varie emozioni che continuavano a tormentarmi… Il sonno mi prese tra le sue braccia e mi addormentai.
 



-Elsa! Dove sei?!
 



Una voce spezzò il mio sonno. Era una voce familiare. 

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Capitolo 2
*** Rinascita. ***


rin

Rinascita.

Non riuscì più a chiudere occhio, continuavo a sentire quella voce che ripeteva insistentemente il mio nome ma non riusciva a capire di chi fosse. Mi giravo e rigiravo nel mio letto di neve. Inizialmente pensai ad Anna, forse era lei che mi cercava, s’era sicuramente accorta che non c’ero e magari stava venendo a cercarmi però, capì che non poteva essere lei quando la voce si sentì forte e chiara. Era una voce maschile. A quel punto mi alzai e cominciai a girare ai piedi della montagna. Un uomo. Non conoscevo nessun uomo tanto preoccupato per me da disperarsi perché ero scomparsa. Mio padre era morto da tempo ormai e non poteva assolutamente essere lui, tranne per intervento divino. Rimasi ferma, poggiata su un alberello, a guardare il sole sorgere. La magia che creavano i raggi dorati era indescrivibile, tanto bella da cacciare tutti i tormenti che avevo avuto durante la notte e fu in quel momento che pensai di voler assistere a quello spettacolo ogni giorno. Decisi così di restare per il resto dei miei giorni ai piedi di quella montagna, ma continuare a dormire sulla neve non era una buona idea, dovevo inventarmi qualcosa per rendere più allegra la mia futura casa. Istintivamente mi tolsi i guanti che portavo da anni per nascondere la mia magia. Quale posto era migliore di questo per poter essere me stessa? Sarei diventata la regina dei ghiacci e l’idea mi elettrizzava! Concentrando il mio potere in pochissimo tempo avevo creato un castello di ghiaccio, ancora più grande e più bello di quello di Arendelle. Sapevo che il mio potere era grande, ma non avrei mai pensato di riuscire a creare una cosa del genere. Mi sentivo più libera e tranquilla ora che potevo essere me stessa. Ero stanca di dover controllare sempre le mie emozioni.

L’aria che respiravo in quel castello era così rilassante, piacevole e magica. Il salone era sicuramente la parte più maestosa dell’abitazione: era immenso, con grandi statue di ghiaccio e un enorme fiocco di neve che scendeva dal soffitto. Mi venne quasi voglia di organizzare un ballo, ma ero sola. La montagna dove avevo deciso di rifugiarmi era un posto isolato, nascosto dai grandi alberi della foresta che lo circondava. Sarebbe stato sicuramente troppo difficile trovare qualcuno in zona. Ci pensai un po’ su e poi arrivò un’idea! Con il ghiaccio creai varie figure di uomini, donne e bambini, tutti ben vestiti e dall’aspetto gentile e con un soffio donai loro la capacità di muoversi, ballare e cantare per una notte. Feci arrivare anche dei “musicisti” che cominciarono da subito a far danzare quelle figure con della musica. C’era anche un accompagnatore per me che arrivò come un bellissimo principe, prese la mia mano e mi trascinò tra l’allegra folla danzante. Più lo guardavo più mi ricordava qualcuno che conoscevo.

Danzammo per tutta la notte. Tutto sembrava scorrere tranquillamente ma ecco che la sentì di nuovo. Quella voce riprese a gridare disperatamente il mio nome. Continuavo a sentire “Elsa! Elsa! Dove sei? Elsa!”. Stavo per impazzire. Tenevo la testa tra le mani cercando di cacciare via quelle grida. Scoppiai a piangere e lentamente tutte le figure di ghiaccio cominciarono a sparire. Il mio principe andò via per ultimo. Si fermò davanti a me, mi guardò dolcemente e mi tese la mano, poi sparì anche lui. Subito dopo caddi a terra. Ero svenuta.

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Capitolo 3
*** Ritrovarsi ***


ritrov

Ritrovarsi.

Mi risvegliai con un grande mal di testa. Ormai era giorno. Mi alzai faticosamente e mi diressi subito in camera mia per rilassarmi un po’. Erano stati giorni intensi e non riuscivo a reggere tutto questo peso. Ero andata via per non pensare a niente, perché ad Arendelle non ero in pace con me stessa. Ora va peggio di prima.

Ero sdraiata sul letto con lo sguardo rivolto verso la finestra. Dagli occhi scendevano delle fredde lacrime che  ‘congelavano’ il cuscino. Cercavo di non pensare a niente e poi… Fuori c’era una tempesta. Ero sicura che non fosse opera mia e cominciai a preoccuparmi. Era un inferno, non si riusciva a vedere niente. Al piano di sotto si sentì un gran rumore. Mi precipitai verso le scale. La porta d’ingresso era distrutta e la neve stava entrando prepotentemente in casa. Cercavo di ripararmi gli occhi e mi sforzavo per riuscire a vedere qualcosa.

-Che diavolo sta succedendo?!

Non riuscivo a muovermi e urlai avvilita.

-Elsa!

Di nuovo quella voce.

-Elsa sei tu?!

Un’ombra si avvicinava verso di me e la tempesta si stava calmando sia dentro il palazzo che fuori. Era sempre più vicino e riuscivo a vederlo meglio. Si era fermato davanti alle scale. Io non mi ero mai mossa, non ci riuscivo, non riuscivo neanche a parlare.

-Ti ho trovata!

Era un ragazzo dai capelli chiari e gli occhi color ghiaccio. Mi sorrideva. Quel sorriso, quegli occhi, io conoscevo quel ragazzo, conoscevo la sua voce da prima che cominciasse a tormentarmi. Lui era mio amico. Lui era uguale a me.

-T…Tu? Tu sei reale?

-Non tutti riescono a vedermi, ma tu ci riesci, non solo nei sogni- si avvicinava sempre di più- Elsa tu sei speciale. Sei come me.

Eravamo l’uno di fronte all’altra e tutto quello che avevo visto sempre e solo in sogno ora era reale.

Gli gettai le braccia al collo e scoppiai in un pianto disperato.

-Perché mi hai lasciata sola? Ho avuto tanta paura. Ti prego non farlo più, non farlo più Jack.

L’uomo dei ghiacci esisteva. Era mio amico. Cominciò a venirmi a trovare in sogno quando avevo appena quattro anni. Fu il periodo in cui mi separarono da Anna e il mio destino era di crescere senza amici, ma arrivò lui. Con la sua allegria riempiva i miei sogni. Riusciva a renderli quasi reali. Mi avevano raccontato tante storie sul suo conto, ma per tutti era solo una leggenda, un mito. Invece per me era tutto vero.

-Non ti ho mai lasciata sola. E’ vero, è circa un anno che non riesco a venirti in sogno, ma non ho ancora capito perché. Però non riuscivo a starti lontana, quindi ti guardavo dalla finestra. Lo so, è strano, ma dovevo vederti in qualche modo. Poi l’altra notte non c’eri…avevo paura che potesse succederti qualcosa, non eri mai uscita dal castello e qui fuori è pericoloso.

Gli stringevo le mani e guardavo i suoi grandi occhi. Continuavo a piangere, ma sapevo che erano lacrime di gioia. Finalmente non ero più sola.

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Capitolo 4
*** Jack. ***


Jack

Jack.

 

Il suo punto di vista.

 

Ritrovarmi davanti alla finestra della camera di Elsa e vedere che era vuota riempì il mio cuore d’ansia e paura. Elsa è una persona così fragile e non è mai uscita dalle mura del castello e la scelta che aveva fatto, quella di scappare, mi spaventava. Ho protetto quella dolce fanciulla da quando era solo una bambina, ogni notte sbucavo nei suoi sogni e cercavo di farli sembrare reali. Più cresceva e più era difficile farle visita. Gli impegni da futura regina la stavano facendo crescere prima del previsto, così pur di starle accanto la osservavo da lontano. L’affetto e il senso di protezione che avevo nei suoi confronti si sono trasformati in qualcosa di più grande, un sentimento che non avrei mai pensato di provare.

Ho viaggiato  senza sosta prima di trovarla. Per la prima volta i miei sentimenti venivano catapultati fuori dal mio cuore per scatenarsi in una bufera di neve. Solitamente queste cose erano tipiche di Elsa…

Rivederla lì, davanti a me, con il volto coperto da lacrime, impaurita, mi fece star male ma allo stesso tempo ero felice perché lei poteva contare su di me e poteva avere la certezza che non l’avrei mai lasciata sola. Più mi avvicinavo, più la paura che non riuscisse a vedermi mi metteva ansia, ma poi… poi lei c’è riuscita! Ora potevo starle vicino per davvero e stringerla tra le mie braccia adesso era diverso perché era reale, non dovevo più nascondermi nei suoi sogni per parlare con lei, non c’era più bisogno di osservarla dalla finestra.

Ero finalmente con lei e non desideravo altro.

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Capitolo 5
*** Convivenza. ***


convivenza

Convivenza.

Erano passate diverse settimane da quando Jack era arrivato. Il tempo passava velocemente, forse troppo. Tutta la tristezza che mi aveva perseguitato praticamente per una vita intera era sparita. Non dovevo preoccuparmi di niente, Jack era con me ed era tutto quello di cui avevo bisogno. La sua allegria, il suo essere sempre così spensierato, il modo in cui mi parlava…tutte queste cose ormai facevano parte di me! E’ vero, lo conoscevo da tempo, ma non era la stessa cosa: il tempo che passavamo insieme durante la mia infanzia era poco, semplici visite notturne non mi hanno permesso di conoscere ogni singola particolarità del carattere di Jack e ora che lui è con me ad ogni ora del giorno e della notte, non riesco a pensare ad una vita senza lui. Anche se dovesse allontanarsi per un’ora sentirei un vuoto crescere rapidamente in me.

-Elsa vieni! Vieni a vedere!

I suoi occhi, mentre osservava i colori dell’alba, si riempivano di gioia. Sembrava stesse per piangere! Aveva l’abitudine di buttarmi giù dal letto ad orari assurdi, anche per chiedermi un qualcosa di stupido, ma non riuscivo mai a tenergli il broncio a lungo.

-Beh, questa volta non mi hai svegliata così presto per qualche assurdità! E’ uno spettacolo bellissimo…

-Già!

Eravamo affacciati alla finestra e dopo un grosso sospiro portai le braccia intorno ai suoi fianchi, stringendomi a lui. Ricambiava il gesto affettuoso accarezzandomi i capelli.

-Aspetta un momento! Non è vero che sono assurdità! Sono cose serie!

-Svegliarmi alle quattro del mattino per farmi sentire la tua imitazione del verso del gufo è importante?-dissi ironicamente.

Offeso, si stacco dal mio abbraccio.

-Certo che è importante!

-Potevi farmelo sentire una volta sveglia.

-T’ho svegliata per questo!

-Beh- dissi allontanandomi- pensala come vuoi.

Non una parola di più. Ero ironica e pensavo si fosse capito. Infatti, Jack l’aveva capito bene e interpretò questa “discussione” come un preteso per cominciare una battaglia.

Mi dirigevo verso la porta quando una fredda palla di neve mi colpì dietro la schiena. Preparato il mio colpo da lanciare a Jack, mi voltai per lanciarlo contro il suo viso, ma la palla di neve prese in pieno il muro. L’uomo delle nevi era volato dalla finestra, ripetendo, con tono di sfida “tanto non mi prendi”. Corsi verso le scale e una volta fuori il castello mi guardavo intorno. Dov’era finito? Di nuovo un colpo alla schiena.

Cominciammo a rincorrerci e a ridere come dei matti, fin quando non finimmo per terra. Non smettevamo di ridere. Quando i nostri sguardi s’incrociarono, Jack mi sorrise.

-Vieni con me!

Mi prese la mano e stringendomi a se mi sussurrò-Tieniti forte!.

Due secondi dopo eravamo sospesi in aria. Mi lasciavo guidare da Jack. Avevo paura e ogni tanto chiudevo gli occhi. Stavamo volando sopra il bosco. Era uno spettacolo indescrivibile! Ci fermammo sul tronco di un albero, abbastanza robusto da tenere sia me che lui.

-Non si vede Arendelle da qui…

-Ti manca?

-No… Chi sa Anna cosa starà facendo.

-Sicuramente non è seduta su un albero come noi.

Ancora una volta era riuscito a strapparmi un sorriso e ad allontanare la tristezza che ogni tanto veniva a farmi visita.

Restammo parecchio tempo su quell’albero. Rientrammo al castello che era quasi sera.

Quella notte, nonostante avessi Jack che mi teneva stretta a se, gli incubi ripresero a perseguitarmi…

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