Cinque storie per cinque sensi di Stria93 (/viewuser.php?uid=319287)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Udito: Sing sweet nightingale ***
Capitolo 2: *** Olfatto: Love potion ***
Capitolo 3: *** Vista: Reflections ***
Capitolo 4: *** Tatto: A gentle touch ***
Capitolo 5: *** Gusto: Strawberry dreams ***
Capitolo 1 *** Udito: Sing sweet nightingale ***
udito
Rumpelstiltskin congedò Regina e
rientrò nella sala dell'arcolaio soddisfatto e compiaciuto.
Ancora una volta tutto era andato per
il verso giusto, esattamente com'era nei suoi piani, e la donna si
era finalmente convinta ad abbandonare ogni speranza di redenzione,
accogliendo a braccia aperte il suo lato più oscuro e lasciandosi
definitivamente alle spalle la persona buona e gentile che era stata
in passato.
Ormai i tempi erano quasi maturi per
mettere in atto la parte finale del suo piano e far scagliare a
Regina il Sortilegio Oscuro da lui creato, che lo avrebbe portato nel
mondo senza magia in cui si trovava Bae; a quel punto avrebbe dovuto
attendere altri ventotto anni prima dell'arrivo della Salvatrice che
avrebbe spezzato l'incantesimo, ma non gli importava: aveva aspettato
per oltre due secoli, qualche anno in più non avrebbe fatto alcuna
differenza.
Si sedette all'arcolaio e cominciò a
filare, cercando di immaginare il momento tanto anelato, e che
avvertiva ormai prossimo, in cui si sarebbe finalmente ricongiunto
con suo figlio.
Bramava e allo stesso tempo temeva
quell'incontro: avrebbe ascoltato taglienti e fredde parole di
risentimento e rancore? Non che non se le meritasse. Oppure Baelfire
l'avrebbe capito ancora una volta e sarebbe stato disposto a
perdonare suo padre per averlo abbandonato, condannandolo a crescere
solo e smarrito in un mondo sconosciuto?
La vecchia ruota compiva pigramente il
suo giro ormai da mezz'ora, proprio come aveva fatto ogni sera per
tanti e tanti anni.
Il folletto era abituato a sentirla
scricchiolare e cigolare, quasi come se stesse protestando,
reclamando un po' di meritato riposo dopo tanto lavoro, ma ciò non
lo turbava; accoglieva quei rumori come dei vecchi amici, erano
famigliari, rassicuranti e gli ricordavano la vita che si era
lasciato alle spalle molto tempo prima, l'uomo che era stato e
soprattutto le persone che aveva perso.
Tuttavia, quando la ruota cominciava a
girare, il Signore Oscuro si perdeva nel suo lento movimento e allora
riusciva quasi ad estraniarsi dal mondo, a dimenticare
ogni cosa, e così il fardello della sua vita pareva farsi meno
pesante, almeno per qualche ora.
Sì, quel misero arcolaio era
probabilmente l'unico amico che egli avesse mai avuto e che riuscisse
a confortarlo.
Quella sera però, Rumpelstiltskin udì
un inconsueto suono, sommesso e ovattato, provenire da una delle
stanze vicine e unirsi al lamento della ruota di legno e al crepitio
del fuoco nel camino.
Il Signore Oscuro smise di filare e
tese le orecchie, concentrandosi: ciò che percepì fu una specie di
cantilena, dolce e ipnotica allo stesso tempo, come una ninnananna
confusa, di cui non riusciva a distinguere le parole.
Incuriosito, si alzò dallo sgabello e
prese a dirigersi dove il canto misterioso diveniva più forte.
Seguì quella voce come un viandante
segue la luce di una lanterna nella notte scura, sempre più
desideroso di scoprirne la fonte.
Percorse un breve corridoio e arrivò
infine ad una porta socchiusa: il suono proveniva da dentro quella
stanza, non c'erano dubbi.
Sbirciò all'interno attraverso la
piccola fessura e scorse Belle, nel suo vestito celeste,
inginocchiata sul pavimento, intenta a strofinare con uno straccio la
lucida superficie di marmo bianco.
Accanto a lei c'era un vecchio mastello
di legno dal quale si levavano piccole bolle di sapone colorate ogni
volta che la ragazza v'immergeva lo strofinaccio.
Una di quelle, un po' più grande
rispetto alle altre, fluttuò nell'aria per un po'; la giovane
sorrise e la fece posare sul dorso della sua mano con grazia e
delicatezza, osservando il proprio riflesso deformato nel piccolo
globo iridescente, fino a quando questo non scomparve all'improvviso.
E intanto che lavorava, intonava quella
melodia delicata come un bocciolo di rosa o come la lieve carezza del
vento sulla pelle in una giornata di primavera:
Oh, sing sweet nightingale
Sing sweet nightingale, high above
me
Oh, sing sweet nightingale
Rumpelstiltskin si
sentì improvvisamente a disagio; sapeva che probabilmente Belle
avrebbe preferito non essere ascoltata, inoltre spiare di nascosto
una fanciulla in quel modo era sconveniente perfino per il Signore
Oscuro in persona.
Forse avrebbe
dovuto semplicemente girare sui tacchi e tornarsene a filare,
tuttavia non si mosse di un solo passo: una forza misteriosa gli
bloccava le gambe, impedendogli di allontanarsi. Sembrava come
paralizzato dal canto soave della ragazza, che gli ricordò davvero
un dolce usignolo come quello di cui parlava il testo della canzone.
Voleva ascoltarla
ancora, ancora e ancora, fino a perdersi completamente in quel
melodioso oblio.
Lentamente e stando
ben attento a non fare il minimo rumore, si appoggiò allo stipite
della porta e incrociò le braccia al petto.
Non aveva mai
sentito la sua domestica cantare prima d'ora, ma doveva ammettere che
era davvero molto intonata: la sua voce era colma di una dolcezza che
pareva avesse il potere di scaldargli l'anima e si accompagnava alle
note della canzone in un perfetto accordo di musicalità e parole.
Neanche un'intera orchestra sarebbe stata in grado di produrre una
sinfonia tanto divina e i migliori suonatori e cantori di tutti i
reami avrebbero sfigurato se paragonati a lei.
Tutto intorno
regnava una quiete sovrannaturale; perfino fuori dalla finestra il
vento aveva riposto la frusta con la quale sferzava i rami degli
alberi e aveva messo a tacere i suoi acuti ululati.
Sembrava davvero
che ogni cosa, animata e inanimata, fosse in ascolto di quella
melodia celestiale in assoluto silenzio. Lo stesso Rumpelstiltskin
ridusse il proprio respiro al minimo.
La ragazza, che
dava le spalle alla porta, non si accorse della presenza del Signore
Oscuro dietro di lei, così continuò a cantare tranquillamente:
High above
Oh, sing sweet nightingale
Sing sweet nightingale, high
Rumpelstiltskin
chiuse gli occhi e lasciò che la sua voce calda e rasserenante lo
cullasse.
In un attimo sentì
svanire i pensieri negativi e il suo cuore si fece misteriosamente
più leggero, meno oppresso dalla fitta coltre di tenebre che lo
avvolgeva in ogni momento del giorno e della notte. Nemmeno il lavoro
all'arcolaio riusciva a rapirlo in quel modo e a donargli tanta
tranquillità.
Mai, in oltre due
secoli di vita, aveva udito qualcosa di altrettanto angelico e
idilliaco.
Era come una
cascata di acqua purificatrice che lavava via ogni macchia, ogni
errore del passato, ogni ricordo doloroso e guariva ogni cicatrice del suo cuore.
Gli pareva che al
mondo non esistesse più nulla al di fuori di quel suono incantevole;
avrebbe voluto fermare il tempo e godersi quella sensazione per
l'eternità.
Purtroppo però,
proprio in quel momento, la vecchia porta di legno si mosse a
tradimento sui cardini e cigolò sonoramente, quasi avesse deciso
deliberatamente di fare un dispetto al Signore Oscuro.
Quel piccolo rumore
stridente durò un decimo di secondo, ma fu più che sufficiente per
spezzare l'incantesimo.
Belle smise
bruscamente di cantare. Si voltò e si alzò di scatto, in bilico tra
lo spavento e la sorpresa, quando si accorse del Signore Oscuro sulla
soglia che la fissava.
Il folletto venne
colto in flagrante e, dal canto suo, cercò di assumere un'aria
impassibile, pensando in fretta ad una scusa che fosse abbastanza
credibile da giustificare la sua presenza dietro la porta socchiusa
mentre osservava di nascosto la sua domestica.
D'altra parte anche
Belle si sentì tremendamente imbarazzata e avvampò all'istante: -
Mi dispiace, credevo di essere sola. Non immaginavo che foste qui. -
Rumpelstiltskin
scosse la testa: - Non devi scusarti, dearie. Cantare mentre sbrighi
le faccende è un tuo diritto. Non ti punirò certo per questo. -
Lei arrossì ancora
di più e iniziò a torcere e tormentare nervosamente lo straccio
umido che teneva tra le mani: - Quindi...ehm...mi avete sentita? -
Lui annuì e un
silenzio denso e carico di disagio calò nella stanza.
Nessuno dei due
riusciva a sostenere lo sguardo dell'altro: entrambi erano stati
colti di sorpresa in un momento intimo e delicato che, a loro
insaputa, stavano condividendo.
Alla fine
Rumpelstiltskin si schiarì la voce: - Ehm...è...una bella canzone.
-
Si diede dello
stupido un attimo dopo aver pronunciato quelle parole, decisamente
indegne della sua reputazione: come diavolo gli erano venute in
mente?!
Belle, tuttavia,
sembrò riprendersi un po' dall'imbarazzo e abbozzò un sorriso,
piacevolmente sorpresa da quello che, considerando il pessimo
carattere del Signore Oscuro, era di fatto un complimento. - Vi
ringrazio. Era la mia preferita durante le lezioni di canto, a
palazzo. Sapete, mio padre insisteva molto perché imparassi le arti
in cui una brava principessa dovrebbe eccellere, come la musica. Ma
temo di non essere mai stata molto brava...come *Lady Tremaine era
così gentile da ricordarmi ogni volta. - Aggiunse con ironia,
storcendo il naso in una smorfia di disappunto al ricordo della sua
insegnante: una donna arcigna, torva, severa e per nulla incline ai
complimenti.
Rumpelstiltskin
avrebbe voluto dirle quanto invece fosse riuscita ad incantarlo e a
farlo sentire straordinariamente bene, avrebbe voluto dirle che la
sua voce avrebbe potuto degnamente rivaleggiare con quella delle
sirene ammaliatrici che vivevano nel grande oceano blu e profondo,
proprio come quello in cui si perdeva ogni volta che la osservava
negli occhi; invece non pronunciò una sola parola, limitandosi a
schiarirsi di nuovo la voce, decisamente impacciato.
Seguì un altro
istante di silenzio che, con grande sollievo di lui, fu rotto dalla
ragazza: - Volevate dirmi qualcosa? -
Il folletto colse
al volo l'occasione per cambiare argomento e riportare la situazione
il più possibile alla normalità: - Sì, dearie. Ero venuto a dirti
che si è fatto tardi ed è ora che tu vada a letto. Finirai di
lavare il pavimento domani mattina. -
La ragazza annuì e
gli diede la buonanotte, congedandosi con un sorriso e una riverenza,
poi la sua esile figura scomparve giù per le scale, inghiottita
dall'oscurità della notte.
Rumpelstiltskin
tornò alla sala dell'arcolaio e filò ancora per un paio d'ore,
dopodiché si coricò e, con suo grande stupore, prese sonno
all'istante, cullato dalla voce di velluto della sua domestica, la
cui eco ancora risuonava tra i suoi pensieri.
In cuor suo sperava
davvero che Belle avrebbe continuato a cantare durante le faccende,
allora lui avrebbe fatto finta di nulla e le avrebbe lasciato credere
di essere concentrato nella filatura o in altre attività, ma avrebbe
mantenuto l'orecchio ben teso a cogliere tutta la dolcezza e la
tranquillità che il suo canto riusciva magicamente ad infondergli.
Le sue speranze non
vennero deluse, perché da quel giorno la ragazza prese a cantare
molto spesso, senza più curarsi di essere ascoltata da lui, o forse
iniziò a farlo proprio perché in fondo sperava gli facesse piacere.
Cambiava spesso
canzone a seconda del suo stato d'animo. Ne sapeva davvero molte: il
suo repertorio spaziava dalle vecchie canzoni popolari del regno di
Avonlea, a ballate d'amore malinconiche e dalla bellezza struggente,
fino alle lodi dei bardi che cantavano le epiche gesta di cavalieri
ed eroi; ma la preferita del Signore Oscuro rimase sempre quella che
Belle stava intonando quella sera, quando l'aveva sentita cantare per
la prima volta.
Da Stria93:
Bentrovati dearies! :)
Due parole su questo nuovo progetto: appurato che le long non sono
decisamente il mio forte, ho pensato di cimentarmi in una raccolta di
storie a sé (più o meno brevi) ma legate da un unico filo
conduttore, i cinque sensi, appunto.
L'idea
è nata anche grazie all'ispirazione giuntami dalla raccolta Everyday
Life's Special Essences della
bravissima Julie_Julia.
Fiondatevi a leggerla se non l'avete ancora fatto! Merita davvero! ;)
Questo primo capitolo, incentrato sul senso dell'udito, è
chiaramente ispirato a “Cenerentola” e alla famosa scena in cui
la poverina si ritrova a lavare il pavimento, giocando con le bolle
di sapone e intonando la canzone che le sue sorellastre usano per
esercitarsi (decisamente senza ottenere grandi risultati).
*Ho anche immaginato la perfida Lady Tremaine nei panni
dell'insegnante di canto di Belle, quando ancora viveva ad Avonlea
come principessa, e invidiosa del fatto che la ragazza avesse una
bellissima voce mentre le sue figlie sembravano un paio di cornacchie
col mal di pancia. xD
Spero davvero che questa breve raccolta vi piaccia!
Come al solito ringrazio di cuore tutti i lettori e chi sarà così
gentile da lasciarmi il suo prezioso parere e, perché no, magari anche
qualche consiglio per migliorare.
Grazie dell'affetto e della fiducia che mi dimostrate sempre!
Al prossimo capitolo, dolcezze! Baci! <3 :*
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Capitolo 2 *** Olfatto: Love potion ***
2
Da Stria93:
Rieccomi qui, splendori miei!
Perdonate il ritardo con cui pubblico questo secondo capitolo della
raccolta, ma il periodo degli esami è arrivato impietoso anche
quest'anno e il tempo e l'ispirazione purtroppo sono venuti un po' a
mancare (complice la pausa infinita di OUAT).
Comunque,
questo capitolo, di cui, a dirla tutta, non sono proprio
convintissima, contiene un piccolo
cross-over, ma per
ora non vi anticipo altro. ;)
Sperando
che questa seconda storia vi piaccia, ne approfitto per ringraziare
con tutto il cuore dagaz, Euridice100, jarmione,
LadyViolet91, misslegolas86, seasonoflove, valeego
per aver recensito con delle splendide parole il primo capitolo;
Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fatinaviola,
LadyViolet91, seasonoflove, S05lj, vallego per
aver inserito questa raccolta tra le preferite/seguite.
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi!
Buona lettura, gioie!
P.S. È passato un
anno da quando mi sono iscritta a questo bellissimo sito e sono
felice di aver potuto condividere la mia passione per la scrittura e
per il mondo di OUAT con delle persone così fantastiche. Grazie a
tutti per questo primo anno insieme! <3
Ok, ora la smetto
di annoiarvi con questi sentimentalismi e vi lascio alla storia.
Quell'anno
l'inverno aveva regnato incontrastato per molto tempo, ricoprendo il
Castello Oscuro e il paesaggio circostante con la sua coltre gelida e
candida che pareva aver sottratto alla natura tutti i suoi colori.
Sembrava davvero
che la primavera non sarebbe mai più giunta in quel luogo sperduto
tra le montagne, almeno fino a qualche settimana prima, quando le
giornate si erano fatte più tiepide ed erano state rischiarate da un
timido sole. Nel giro di una decina di giorni, ogni cosa aveva
iniziato a tingersi di delicati toni pastello.
Anche il cielo si
era finalmente rivestito di un manto azzurro chiaro, adorno di nuvole
bianche e soffici che viaggiavano veloci, sospinte da un venticello
frizzante che portava con sé un carico di profumi inebrianti e
ritrovati dopo tanto tempo: la tenue fragranza dell'erba nuova che
faceva capolino da sotto la neve e pian piano si riappropriava del
suolo rinato, l'aroma leggero ma persistente dei primi fiori che si
schiudevano al sole, l'odore stesso della brezza che accarezzava le
piccole gemme spuntate sui rami degli alberi. L'aria era satura di un
miscuglio di odori intensi e vibranti che gridavano a chiunque che il
dominio del ghiaccio era terminato e la terra era tornata a vivere.
Quella mattina,
Belle si destò salutata dall'allegro cinguettio di alcuni uccellini
e da un raggio di sole tiepido e gradevole che filtrava dalla
finestrella della stanzetta in cui dormiva e le accarezzava il viso,
come a volerle dare un dolce buongiorno.
La ragazza sorrise
e, dopo una sonora stiracchiata, si alzò dal pagliericcio e indossò
il suo grazioso abito celeste, canticchiando tra sé. L'arrivo della
bella stagione l'aveva sempre messa di buonumore, fin da piccola,
specialmente dopo tanti mesi trascorsi nell'abbraccio infinito
dell'inverno e del gelo.
Belle si recò
nella stanza dell'arcolaio, al piano superiore, e, per prima cosa,
corse ad aprire la finestra che dava sul bosco, inspirando a pieni
polmoni quell'aria nuova che sapeva di vita pulsante e che la faceva
sentire stranamente su di giri, come se avesse bevuto qualche sorso
di vino di troppo.
Rimase ad osservare
il paesaggio per un po', mentre il vento fresco del mattino giocava
con i suoi capelli; poi si sedette al tavolo e consumò una ricca e
solitaria colazione, osservando distrattamente le matasse d'oro
zecchino che giacevano a terra vicino alla ruota di legno.
Inaspettatamente, la ragazza si sorprese a pensare a Rumpelstiltskin,
che quella notte era partito alla volta di un reame lontano per
portare a termine uno dei suoi innumerevoli accordi.
Gli aveva chiesto
più volte di portarla con sé e di farle visitare i tanti regni
lontani in cui lo conducevano i suoi affari, ma il folletto non aveva
mai acconsentito, bofonchiando che quei viaggi non erano delle gite
di piacere e che lui stesso non amava allontanarsi dal Castello
Oscuro e quando ciò accadeva era solo ed esclusivamente perché la
questione lo richiedeva.
La sera precedente
le aveva comunicato che sarebbe stato di ritorno entro l'ora di
pranzo e nel frattempo lei non avrebbe dovuto approfittare della sua
assenza per rintanarsi in biblioteca a leggere, ma occuparsi delle
solite faccende quotidiane.
Così, dopo
colazione, Belle si rimboccò le maniche e svolse diligentemente i
suoi doveri di domestica. Ormai viveva al Castello Oscuro da qualche
mese e le sue mani si erano abituate ad armeggiare con scope, stracci
e piumini per la polvere. Negli ultimi tempi, perfino il Signore
Oscuro non trovava più nulla da ridire sul suo lavoro.
Era già tarda
mattinata quando la ragazza si ritrovò casualmente a passare davanti
alla porta del laboratorio del Signore Oscuro, in cima a una delle
torri del palazzo.
Si fermò e posò
lo sguardo sull'uscio di legno scuro, pensierosa. Era entrata in
quella stanza solo un paio di volte e in entrambe le occasioni era
stata accompagnata da Rumpelstiltskin in persona.
“Qui dentro ci
sono molti oggetti pericolosi, dearie.” Così lui le aveva risposto
seccamente quando la giovane aveva provato a domandargli il motivo di
tanta prudenza.
In quel momento,
Belle non aveva osato insistere, ma la sua insaziabile e innata
curiosità era stata fortemente stuzzicata da tutti quegli strani
arnesi, dai numerosi manuali di magia e dai rotoli di pergamena che
contenevano centinaia di formule magiche e ricette per preparare ogni
sorta di elisir e pozioni.
Si morse il labbro,
combattuta. Il folletto le aveva proibito espressamente di varcare
quella soglia senza di lui e senza il suo permesso, ma in quel
momento egli era molto lontano dal Castello Oscuro, e in fondo cosa
c'era di male ad entrare nel laboratorio e dare solo un'innocua
sbirciatina? Sarebbe stata attenta e non avrebbe toccato nessuno
degli aggeggi che il suo padrone utilizzava per creare i suoi filtri.
Si sarebbe guardata un po' in giro e poi se ne sarebbe andata senza
lasciare alcuna traccia del proprio passaggio. Rumpelstiltskin non
l'avrebbe mai saputo.
L'idea era
decisamente troppo allettante per ignorarla, così Belle estrasse un
tintinnante mazzo di chiavi dalla tasca del grembiule e individuò
immediatamente la piccola chiavetta d'argento che le occorreva.
Si guardò intorno
con circospezione come se temesse di essere osservata, ma gli unici
occhi che la scrutavano con freddezza e distacco erano quelli dei
soggetti immobili ritratti nei quadri che ornavano le pareti del
corridoio, così la giovane fece scattare rapidamente la serratura e
sgattaiolò furtivamente dentro il laboratorio.
La stanza circolare
non era cambiata molto dall'ultima volta che vi aveva messo piede:
era sempre ingombra di scaffali, vecchi rotoli di pergamena,
alambicchi, provette e tomi dall'aria antica.
Belle sorrise e
iniziò a curiosare tra tutti quegli oggetti, affascinata ed
entusiasta come una bambina nella bottega di un giocattolaio.
Sfogliò qualche
pagina di un polveroso volume interamente dedicato alle bacchette
magiche e alla polvere di fata, dopodiché la sua attenzione venne
catturata dalla ricetta di una pozione che permetteva a chiunque la
bevesse di poter comunicare con gli animali; le sue labbra si
contrassero in una smorfia di disgusto quando lesse coda di
serpente bianco tra gli ingredienti.
La giovane passò
in rassegna un po' tutto il laboratorio, scorrendo i titoli dei
vecchi libroni dalle pagine ingiallite e soffermandosi qua e là su
alcune di esse, particolarmente interessanti.
Prima di andarsene,
ebbe cura di risistemare ogni cosa esattamente come l'aveva trovata
in modo che Rumpelstiltskin non si accorgesse mai di quella sua
visita furtiva quanto illegittima.
Stava già
sorridendo, compiaciuta di se stessa, quando, per sbaglio, urtò un
massiccio scaffale di legno alle sue spalle. Con grande orrore della
ragazza, questo oscillò pericolosamente per qualche secondo, tanto
che una piccola fiala di cristallo precipitò da uno dei ripiani più
alti.
Con un'agilità che
non le apparteneva e un gesto fulmineo del quale lei stessa si stupì,
Belle si gettò in avanti e riuscì ad afferrarla giusto un attimo
prima che quella toccasse terra e s'infrangesse rovinosamente in
mille pezzi, disperdendo sul pavimento di pietra il suo misterioso
contenuto fluido e madreperlaceo.
Belle riprese a
respirare solo quando ebbe l'oggettino di vetro stretto al sicuro tra
le sue dita, mentre il cuore le batteva all'impazzata per lo
spavento. Chissà come avrebbe reagito Rumpelstiltskin se la boccetta
si fosse rotta e avesse rivelato così la sua clandestina presenza
nel laboratorio! La giovane rabbrividì al solo pensiero: il Signore
Oscuro sarebbe andato certamente su tutte le furie e non sarebbe
stato affatto piacevole per lei.
Fece per rimettere
la fiala, sana e salva, al proprio posto, quando un'improvvisa ondata
di profumo intenso e penetrante le invase le narici.
Belle, sorpresa,
studiò attentamente il flaconcino e notò che, nella caduta, il
tappo si era leggermente svitato e ora il contenuto biancastro e
opalescente al suo interno rilasciava nell'aria dense spirali di
vapore che salivano compatte verso l'alto ed emanavano quel forte
aroma di...carta e inchiostro?!
La ragazza sbatté
le palpebre incredula e osservò con stupore l'ampolla che teneva tra
le mani, poi l'avvicinò cautamente al proprio naso per essere sicura
di non stare impazzendo.
Eppure non c'era
alcun dubbio: quello che si levava dalla boccetta di cristallo era
l'inconfondibile e deliziosa fragranza di pagine scritte, che lei
così tante volte aveva assaporato durante la lettura e che tanto
amava. Era il profumo delle avventure e dei mille viaggi che aveva
compiuto senza mai lasciare la biblioteca del castello, degli amori
dei suoi protagonisti preferiti, delle battaglie, delle imprese
eroiche. Era il profumo di quelli che erano stati i suoi primi,
unici, veri amici per molti anni. Il profumo delle emozioni e della
libertà.
Ma come poteva
essere che una pozione sprigionasse l'odore dei libri?
Belle inspirò una
seconda volta e una strana sensazione di torpore e benessere iniziò
ad impadronirsi di lei, come se una nebbiolina si fosse infiltrata
nella sua mente, rendendole la testa leggera e offuscandole i
pensieri.
La giovane se ne
accorse immediatamente e, spaventata, si affrettò ad allontanare la
fiala da sé e a riporla sullo scaffale, ma ad un tratto si accorse
che il profumo era cambiato, si era fatto più inebriante, intenso e
speziato, tanto da pizzicarle deliziosamente il naso.
C'era qualcosa di
incredibilmente famigliare in quella seconda fragranza. Belle era
certa di conoscerla bene, di averla già sentita innumerevoli volte,
eppure in quel momento non riusciva proprio a ricondurla alla sua
fonte. Si trattava di un aroma incredibilmente seducente e
irresistibile, che la ragazza non poté fare a meno di respirare a
pieni polmoni e lasciare che la invadesse.
Un brivido caldo le
percorse la schiena, mentre quel profumo l'avvolgeva come un
abbraccio, l'attraeva inesorabilmente e instillava in lei uno strano,
stuzzicante desiderio.
Il bordo di
cristallo dell'ampolla era ormai a pochi centimetri dalle sue labbra
quando una mano squamosa e dotata di artigli neri gliela sfilò dalle
dita.
- Oh no, dearie. Ti
consiglio di non farlo. -
Belle strizzò gli
occhi e scosse la testa, mentre la nebbiolina che aveva offuscato la
sua mente si dissolveva pian piano e lei riacquistava lucidità.
Quando si voltò, il suo cuore si riempì di terrore alla vista della
figura eccentrica di Rumpelstiltskin, che evidentemente era rientrato
in anticipo dal suo viaggio.
L'Oscuro osservava
severamente la sua domestica e la sua sagoma pareva stranamente molto
più imponente del solito. I suoi occhi ferini erano gelidi e
impenetrabili e sembravano in grado di trafiggere la carne della
giovane come dardi.
- Non ti avevo
espressamente ordinato di non salire quassù senza di me?! - Ringhiò
il folletto, senza smettere di scrutarla.
Lei sussultò e si
sentì avvampare: - Volevo solo mettere un po' in ordine e dare una
pulita. Non volevo fare niente di male. - Bugiarda.
Ma il Signore
Oscuro non diede il minimo peso a quella debole giustificazione: -
Dovrei impedirti l'accesso alla biblioteca per un mese, così forse
imparerai ad eseguire i miei ordini! -
- No! - Belle
avvertì un tuffo al cuore e squadrò il folletto, supplicante: i
libri erano l'unica cosa in grado di lenire la sua solitudine durante
la notte e la nostalgia di casa che, di tanto in tanto, tornava ad
assalirla; non sopportava l'idea di separarsene tanto a lungo.
Rumpelstiltskin
indugiò per un attimo su quegli occhioni lucidi e grandi di paura
che lo scrutavano disperati e imploranti, infine sospirò e riprese:
- Tuttavia l'accordo che dovevo concludere è andato a buon fine e,
per tua fortuna, sono particolarmente di buonumore, quindi, solo per
oggi, lascerò perdere la tua disubbidienza, ma bada bene, non voglio
mai più trovarti qui senza il mio permesso, altrimenti ne subirai le
conseguenze. Chissà cosa sarebbe potuto capitare se non fossi
rientrato prima del previsto e non ti avessi tolto dalle mani questa
fiala! -
Belle lo fissò con
aria interrogativa, mentre il panico lasciava gradualmente il posto
ad una sincera curiosità: - Che intendete dire? Cos'è quella
pozione? - Chiese indicando la boccetta di fluido iridescente stretta
nella mano di lui.
Rumpelstiltskin
avvertì una fitta d'irritazione quando si accorse che il timore che
i suoi rimproveri avevano suscitato nella giovane, era già svanito.
Prese a studiare l'espressione della sua domestica, riflettendo:
sapeva fin troppo bene che quando i suoi occhi cerulei si accendevano
d'interesse per qualcosa, come in quel momento, ella non si sarebbe
fermata fino a quando non avesse ottenuto una risposta. Avrebbe
iniziato a tempestarlo di domande, a tormentarlo, a cercare di
carpirgli quante più informazioni possibili: una vera seccatura!
Tanto valeva soddisfare immediatamente la sua sete di sapere.
Il folletto sollevò
il flaconcino in modo che il liquido lattiginoso al suo interno
scintillasse, colpito da un raggio di sole che penetrava dalla
finestra.
Osservò con occhio
esperto il vorticare del vapore: - Questa è *Amortentia. -
Spiegò, sbrigativo. - Si tratta del filtro d'amore più potente di
tutti i reami. -
Belle spalancò gli
occhi: - Filtro d'amore? -
Lui rise davanti
alla sua faccia basita: - Oh, non il Vero Amore, dearie; non
quello con la A maiuscola. No, quello che provoca questa
particolare miscela non è altro che una potente infatuazione;
un'ossessione, potremmo dire. -
La giovane iniziò
a seguire attentamente con lo sguardo i fili di fumo che si
rincorrevano nella boccetta, come piccoli serpenti gassosi,
desiderosa di saperne di più: - Ma perché profuma? Com'è possibile
che abbia sentito l'odore dei libri? -
Rumpelstiltskin
fece un sorrisetto e la prese in giro, criptico: - Già, avrei dovuto
aspettarmelo da un topo di biblioteca come te. -
La ragazza corrugò
la fronte; continuava a non capire e la frecciatina del folletto non
aveva fatto altro che confonderla e incuriosirla ulteriormente.
Il Signore Oscuro
si godette per un po' quel momento; tenere la sua domestica sulle
spine era sempre molto divertente e gratificante, ma alla fine
riprese a spiegare in tono pratico. - L'Amortentia emana odori
diversi per ciascuno di noi a seconda di ciò che ci attrae. Si
tratta di un filtro assai insidioso e probabilmente è anche il più
pericoloso tra tutti quelli che si trovano in questa stanza. -
Belle tornò a
fissare la pozione, pensierosa, mentre la voce di Rumpelstiltskin
riecheggiava nella sua mente: odori diversi per ciascuno di noi a
seconda di ciò che ci attrae. Ciò che ci attrae.
Fu il folletto a
distoglierla dai suoi pensieri senza tanti complimenti: - Ora vattene
dal mio laboratorio, dearie, e giurami che non entrerai mai più
senza di me. Anzi, restituiscimi la chiave, così sarò sicuro che
non potrai più disubbidirmi. -
Lei distolse lo
sguardo e si morse il labbro, decisamente poco convinta.
- Belle? -
Rumpelstiltskin la incalzò con un tono d'avvertimento e alla fine la
giovane non poté far altro che annuire e porgergli la piccola chiave
argentata.
Lui la prese e se
la mise rapidamente in tasca, poi ripose con attenzione la fiala di
Amortentia al suo posto sullo scaffale e si rivolse nuovamente alla
sua domestica: - Bene. Ora va' nelle cucine a preparare il pranzo.
Quel maledetto viaggio mi ha fatto venire una fame da lupi. -
La ragazza si
diresse verso l'uscita del laboratorio, ma quando passò accanto al
folletto avvertì un inebriante aroma dai toni speziati, leggermente
agrodolci, solleticarle le narici e un pensiero la folgorò come un
fulmine. Non era possibile!
Belle si bloccò e
scoccò un'occhiata sbigottita a Rumpelstiltskin, mentre
un'improvvisa consapevolezza si affacciava alla sua mente con una
chiarezza e un'evidenza disarmanti.
Era dunque il profumo del corpo del
Signore Oscuro ad attrarla? Era quello l'odore che l'Amortentia aveva
ricreato appositamente per lei? Ma allora questo significava che...
- Be'? Che ti
prende, dearie? Perché ora mi fissi come se avessi visto un
fantasma? -
Lei arrossì
violentemente e si affrettò a voltarsi e a riprendere la via della
porta, senza aggiungere parola e ringraziando tra sé che fra i tanti
poteri che Rumpelstiltskin possedeva, non vi fosse la capacità di
leggere nel pensiero altrui.
Il folletto rimase
fermo al centro della stanza ad osservare il punto in cui la sua
domestica era sparita, scuotendo la testa e alzando gli occhi al
cielo. Quella scioccherella di una principessa stava di nuovo per
combinare un disastro. Gli effetti dell'Amortentia erano micidiali e
molto potenti, oltre che estremamente difficili e fastidiosi da
debellare. Ci era mancato davvero poco che non scoppiasse un enorme
guaio al quale lui avrebbe dovuto porre rimedio non senza una
buona dose di tempo e fatica.
Sospirò: quella
strana ragazza, con la sua indole fiera, curiosa e impertinente, non
faceva altro che dargli un grattacapo dietro l'altro. Forse avrebbe
semplicemente dovuto trasformarla in un gattino e tenersela come
animale da compagnia. Sorrise a quell'idea ma la scartò
immediatamente, pensando che, in fondo, non gli dispiaceva poter
ammirare ogni giorno il suo sorriso e le forme armoniose del suo
corpo aggraziato.
Prima di uscire dal
laboratorio, Rumpelstiltskin lanciò un rapido sguardo al flaconcino
di Amortentia, riposto al sicuro sul suo ripiano. Strano: quando
l'aveva sottratto dalle mani di Belle era stato investito per un
momento da un dolce e delicato profumo di rosa misto a vaniglia.
* J.K. Rowling,
Harry Potter e il Principe Mezzosangue, cap. 9
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Capitolo 3 *** Vista: Reflections ***
vista
La carrozza
sobbalzò violentemente per l'ennesima volta e per poco Belle non
finì lunga distesa sul sedile.
Rumpelstiltskin,
seduto di fronte a lei, colse il suo disagio e sorrise, beffardo: -
Questa gita nella foresta non è di tuo gradimento, dearie? Temo che
dovrai adattarti, almeno fino a quando non troveremo l'infame ladro
che tu hai fatto fuggire. -
La ragazza gli
scoccò un'occhiata torva, ma non rispose, limitandosi a sistemarsi
dietro le orecchie una ciocca di capelli che le era scivolata sul
viso; dopodiché sospirò e riprese a scrutare fuori dal finestrino
dell'angusto abitacolo, nella speranza che i suoi occhi potessero
scorgere qualcosa di diverso dalla fittissima vegetazione che si
ergeva intorno a loro con fare quasi minaccioso e sembrava pronta ad
inghiottire la carrozza da un momento all'altro, come le fauci di
un'enorme creatura smeraldina.
Erano ormai
trascorse un paio d'ore da quando i due avevano lasciato il Castello
Oscuro. Il folletto si era lanciato immediatamente alla caccia del
misterioso ladro di bacchette magiche che si era introdotto in casa
sua, e aveva trascinato con sé la propria domestica che, mossa, a
suo parere, da un cuore troppo tenero e una mente troppo ingenua,
l'aveva liberato dalle segrete in cui lui l'aveva rinchiuso.
Da quando si erano
addentrati in quella selva, Belle aveva avuto l'impressione di essere
stata trasportata in un altro mondo, dominato da tutte le sfumature
del verde e del marrone. Il cielo lontano era quasi completamente
oscurato dalle fronde degli altissimi alberi che crescevano
rigogliosi e incredibilmente ravvicinati, fin quasi a formare veri e
propri muri.
Più volte la
ragazza aveva creduto di scorgere strane ombre aggirarsi qua e là
tra gli arbusti, ma probabilmente si stava solo facendo suggestionare
dall'inquietudine che quel luogo infondeva.
In effetti vi era
qualcosa di arcano in quell'intricato labirinto di foglie, rami e
radici; la giovane aveva quasi l'impressione di trovarsi in un tempio
costruito ed eretto dalla natura stessa come tributo alla propria
forza e grandiosità, un territorio pregno di sacralità, maestoso
quanto antico, che incuteva un rispettoso timore in chi vi si
addentrava.
Lo stretto sentiero
che si dipanava fra la boscaglia, era disseminato di pietre e sassi
che, insidiosi, provocavano forti e continui scossoni alla carrozza
sulla quale viaggiavano il Signore Oscuro e la ragazza. Evidentemente
erano molto pochi coloro che si avventuravano per quella via e Belle
non faticava a capirne il motivo.
L'aria che si
respirava era ricca di umidità, pesante e rarefatta, probabilmente
proprio a causa della folta vegetazione che, di notte, consumava gran
parte dell'ossigeno presente in quel luogo.
La gola di Belle
iniziò ben presto a bruciare per l'arsura, fino a quando,
fortunatamente, il suo sguardo colse un piccolo corso d'acqua che
scorreva pacificamente tra i fusti secolari, non lontano dal
tracciato e dalla loro posizione.
- Ho sete. Possiamo
fermarci un momento a quel ruscello? - Domandò la giovane, indicando
il fiumiciattolo.
Il folletto
sogghignò: - Questa non è una scampagnata, principessa. Dovrai
attendere fino a quando non saremo tornati al castello. -
- Ma ci vorrà solo
un secondo! Non credo proprio che un sorso d'acqua vi farà perdere
la possibilità di catturare il vostro ladro! - Protestò la ragazza,
assumendo il piglio caparbio, tenace e imbronciato che in certi
momenti troneggiava sul suo volto e le conferiva un aspetto vagamente
infantile.
- Per favore... -
Rumpelstiltskin
fissò la sua domestica con espressione indecifrabile, poi sbuffò
sonoramente e, con un gesto secco della mano, fece arrestare i
cavalli neri che trainavano la carrozza. - Vedi di sbrigarti! Non
abbiamo tempo da perdere! -
Belle gli rivolse
un'occhiata piacevolmente sorpresa e lo ringraziò con un cenno del
capo, prima di precipitarsi fuori dal veicolo.
Fu un gran sollievo
potersi sgranchire un po' le gambe e muovere qualche passo dopo aver
trascorso tanto tempo seduta ed essere stata rudemente sballottata a
destra e a sinistra.
In pochi secondi,
la ragazza raggiunse il fiume che si snodava placidamente tra gli
alberi, curvando in più punti come un serpentello; s'inginocchiò
accanto alla riva, raccolse un po' d'acqua con le mani e se la portò
alle labbra, assaporando la sensazione del liquido fresco che le
calmava istantaneamente il bruciore alla gola e placava la sua sete.
A Belle parve di non aver mai bevuto dell'acqua così buona e pura in
vita sua; era così trasparente che si poteva scorgere il fondo del
ruscello, composto di ciottoli e sassolini i cui colori cangianti
variavano dal nero ossidiana al grigio ardesia, al verde marino.
A un certo punto, i
cavalli di Rumpelstiltskin presero a nitrire, sbuffare e scuotere
nervosamente le criniere, come a voler richiamare la sua attenzione e
ordinarle di affrettarsi; la giovane stava proprio per tornare alla
carrozza quando si accorse di una figura che, dal basso, le
restituiva lo sguardo ceruleo, allora si chinò sulla sponda e si
sporse leggermente sull'acqua per guardare meglio. Solo in quel
momento la ragazza realizzò che, da quando aveva lasciato Avonlea,
non aveva più avuto modo di osservare il proprio riflesso; infatti,
al Castello Oscuro, per qualche strano e incomprensibile motivo,
tutti gli specchi erano stati coperti e, fin dal primo giorno, le era
stato proibito categoricamente di rimuovere anche solo uno dei
pesanti drappi di tessuto che li oscuravano.
Belle studiò con
attenzione il volto della giovane donna comparso sulla superficie
cristallina e tremolante, sorprendendosi di quanto il suo aspetto
fosse mutato in quella decina di giorni trascorsa al servizio di
Rumpelstiltskin, lontana da Avonlea, lontana da casa. Il viso
delicato, le cui gote erano solitamente accese di una vivace tonalità
rosata, si era fatto più magro e pallido, e recava i segni
inconfondibili delle molte notti trascorse in lacrime nella fredda
cella del Castello Oscuro, gli occhi celesti erano arrossati e gonfi
di stanchezza. Anche la sua stessa espressione era cambiata: si era
fatta più adulta e matura e, sebbene conservasse ancora qualche
tratto della bambina che era stata e che non avrebbe mai perso, il
viso che ricambiava il suo sguardo era indubbiamente quello di una
donna che era cresciuta, che aveva conosciuto la sofferenza, aveva
preso una decisione dolorosa sacrificando se stessa per il proprio
popolo, ma aveva anche trovato la forza di andare avanti e reagire,
nonostante le difficoltà.
- Ma insomma,
Belle, quanto ci metti?! Quel furfante ha già abbastanza vantaggio
su di noi e non intendo concedergliene altro! -
La giovane non si
era minimamente accorta di Rumpelstiltskin che, spazientito, l'aveva
raggiunta al piccolo fiume.
- Eccomi, arrivo. -
Nell'alzarsi da
terra, la giovane intravide il riflesso della sagoma mostruosa
dell'Oscuro aggiungersi al proprio sulla superficie limpida: occhi
scuri come il carbone e impenetrabili, venati di pagliuzze dorate,
quasi perennemente animati da una luce sinistra e folle, labbra
sottili sempre pronte a distendersi in quel ghigno orribile che
lasciava scoperti i denti aguzzi come lame, pelle squamosa di un
colore indefinito come quella di un rettile, affilati artigli neri
alla fine delle lunghe dita. Tutto in lui suscitava ribrezzo e
terrore in chiunque osasse apporre lo sguardo sulla sua bieca figura
e, mentre il cocchio riprendeva a muoversi, la ragazza ripensò alle
torture che il povero ladro aveva subito nelle segrete del castello;
lei stessa aveva dovuto lavare via il sangue fresco dai grembiuli che
il Signore Oscuro indossava per seviziare i prigionieri.
Rabbrividì,
pensando che forse il suo padrone era davvero la Bestia crudele e
senza scrupoli di cui aveva tanto sentito parlare.
***
- Torniamo alla
carrozza. Questa foresta mi annoia. -
- Non avete
intenzione di inseguirli? -
Rumpelstiltskin
colse una sincera curiosità mista a sorpresa nella voce sottile
della sua domestica; e come darle torto? Non era forse stato lui a
trascinarla in quell'estenuante caccia con il solo intento di punire
e dare la morte all'ignobile uomo che si era intrufolato in casa sua
per rubare la magia?
- No, non ne vale
la pena. - Rispose, laconico.
I suoi occhi scuri
rimasero puntati su Robin Hood e sulla sua compagna, mentre fuggivano
tra gli alberi della Foresta di Sherwood, l'andatura di lei resa
lenta e arrancante a causa del pancione; quel pancione la cui visione
aveva cambiato tutto.
Nel momento stesso
in cui lo sguardo dell'Oscuro si era posato sul grembo della donna,
dolcemente gonfio e ricurvo, egli aveva sentito l'arco che impugnava
farsi incredibilmente pesante, come se il suo braccio non potesse più
sostenere il peso dell'azione che stava per compiere.
La sua volontà,
solitamente così ferrea e inflessibile, aveva vacillato
misteriosamente; ad un tratto non era più così sicuro di voler
scoccare quella freccia, puntata dritta al petto dell'uomo.
In quella frazione
di secondo, la foresta che lo circondava si era dissolta e la sua
mente si era popolata di immagini antiche eppure straordinariamente
nitide, provenienti da quella che sembrava essere un'altra vita:
dapprima un piccolo Baelfire, addormentato in una misera culla
ricavata dal tronco di un albero intagliato, un sorriso sereno appena
disegnato sul visino tondo e roseo; la scena era poi mutata in un
povero filatore zoppo, intento a medicare amorevolmente il ginocchio
sbucciato del figlioletto in singhiozzi, infine era comparso il volto
di un fanciullo dai folti capelli castani e gli occhi scuri e
ridenti, che aveva pronunciato quell'unica parola così magica e,
nella sua semplicità, così ricca di significato. Papà.
Voi non siete il tipo di uomo che
lascerebbe un bambino senza padre.
Era bastato
quell'unico momento di esitazione, unito alle parole quasi
provvidenziali della sua domestica, perché il dardo mancasse il
bersaglio designato e i due innamorati potessero darsi alla fuga.
***
Belle e
Rumpelstiltskin sedevano in silenzio all'interno dell'abitacolo della
carrozza e ormai nessuno dei due faceva più caso ai continui
sobbalzi dovuti alla strada accidentata.
In effetti entrambi
erano talmente immersi nei propri pensieri da estraniarsi
completamente dalla realtà circostante.
Belle non riusciva
a smettere di sorridere: il folletto aveva risparmiato la vita a
Robin Hood e aveva dimostrato di saper provare pietà nei confronti
di qualcun'altro, fornendole una prova inconfutabile del fatto che
nel suo cuore albergava ancora una scintilla di luce. Il Signore
Oscuro non era chi pensava che fosse e lei non era mai stata così
felice di essersi sbagliata.
Rumpelstiltskin
teneva lo sguardo fisso fuori dal finestrino, ma i suoi occhi erano
completamente ciechi rispetto alla boscaglia lussureggiante che
scorreva velocemente intorno a loro. Essi infatti erano ancora colmi
dell'immagine insolita e assolutamente inaspettata della sua
domestica che, poco prima, gli aveva gettato le braccia al collo e
gli aveva sorriso radiosa.
Cos'aveva scatenato
quell'improvviso moto d'affetto nei suoi confronti? E poi, era
accaduto davvero? O forse si era trattato solo di uno di quei momenti
in cui la fantasia prende il sopravvento sulla realtà e il cervello
decide di giocare un brutto scherzo confondendo le due cose? Eppure
aveva ancora ben impressi nella mente la sensazione del corpo di lei
a contatto con il proprio e la visione di quegli occhi illuminati da
un'inspiegabile bagliore di felicità, che mai, prima di allora,
aveva avuto modo di scorgere in quei pozzi d'acqua cristallina.
Ad un tratto, però,
entrambi i passeggeri vennero bruscamente riscossi dalle rispettive
riflessioni da una serie di nitriti insistenti e irritati e da un
nervoso raspare di zoccoli nel terreno.
- Dobbiamo fermarci
per far abbeverare i cavalli. - Spiegò il Signore Oscuro in risposta
all'espressione interrogativa di Belle.
Fortunatamente, in
quel punto della foresta, il sentiero costeggiava il fiume e gli
animali poterono dissetarsi.
La ragazza e
Rumpelstiltskin scesero dal cocchio per dare un po' di sollievo agli
arti inferiori e muovere qualche passo lungo il rio, in attesa che
gli animali terminassero di bere per poi poter riprendere il viaggio.
La giovane
passeggiava, osservando distrattamente lo scorrere dell'acqua quando,
all'improvviso, ebbe un'idea e si rivolse al folletto sorridendo: -
Inginocchiatevi sulla riva. -
L'Oscuro sbatté le
palpebre e la guardò perplesso: - Cosa? -
Belle sorrise di
nuovo, incoraggiante: - Avanti! Voglio solo mostrarvi una cosa. -
Ed ecco il solito
ghigno irriverente fare la sua comparsa sulle labbra di lui: - E chi
mi dice che la tua intenzione non sia quella di gettarmi in acqua e
affogarmi, dearie? Non che il tuo sciocco tentativo avrebbe qualche
possibilità di successo, naturalmente... -
Lei gli scoccò
un'occhiata di rimprovero, ma al Signore Oscuro non sfuggì la
scintilla divertita che attraversò, con un guizzo, le sue iridi di
turchese, per poi scomparire.
- Ve l'ho detto.
Voglio farvi vedere una cosa, ma dovete avvicinarvi alla superficie
dell'acqua. -
L'altro alzò un
sopracciglio, sospettoso ma anche incuriosito. E ora cos'aveva in
mente quella stramba fanciulla?
Lentamente e con
fare guardingo, Rumpelstiltskin si piegò sulla sponda del
fiumiciattolo. Il suo viso bestiale comparve riflesso su quello
specchio tremolante, provocandogli un moto di disprezzo per
quell'aspetto mostruoso e orripilante di cui la magia gli aveva fatto
sgradito dono moltissimi anni prima.
Poco dopo percepì
la sua domestica inginocchiarsi accanto a lui e la figura del suo
volto delicato e serafico affiancò quello orrendo della bestia. La
beltà innocente e la grazia dell'uno, contrastavano nettamente con
la ferocia e la brutalità dell'altro.
Belle scrutava
intensamente le due ombre i cui contorni ondeggiavano dolcemente a
causa della corrente. Era strano come ora, i tratti del viso di
Rumpelstiltskin non le sembrassero più così disumani e terribili
come poche ore prima. Qualcosa nel suo modo di vedere il folletto era
cambiato.
- Cosa vedete? -
Domandò.
- Ma che
stupidaggine è mai questa?! Si può sapere dove vuoi arrivare? -
Sbottò il Signore Oscuro che, sempre più confuso, iniziava a
perdere la pazienza.
Belle non si
scompose e, per contro, parlò con voce calma e completamente priva
di timore: - Coraggio. Ditemi cosa vedete. -
- Vedo il Signore
Oscuro: il mago più potente e temuto di tutti i reami. Vedo l'essere
il cui nome basterebbe a far tremare un intero esercito di valorosi
soldati; colui che conosce e governa la magia oscura meglio di
chiunque altro al mondo; il mostro che infesta i peggiori incubi dei
bambini. Ecco cosa vedo. Soddisfatta?! -
La giovane lo fissò
con una tale intensità, che per un momento Rumpelstiltskin si sentì
stranamente indifeso e vulnerabile, oltre che straordinariamente
disorientato. Cosa cercavano in lui quegli occhi di cielo? Cosa
speravano di scorgere oltre la maschera della Bestia?
- Sapete, io invece
vedo un uomo che crede di essere un mostro, ma nel profondo
del proprio cuore serba ancora sentimenti benevoli, per quanto si
ostini a negarlo. Vedo un uomo che ha risparmiato la vita ad un ladro
perché il suo bambino non rimanesse orfano. Vedo un uomo che ha
compiuto delle scelte sbagliate, ma che non ha dimenticato cosa
significhi provare pietà per qualcuno. -
Il folletto si
sentì come paralizzato e non riuscì a replicare con la tempestività
che gli era solita; normalmente aveva sempre pronta una risposta
tagliente e sarcastica per qualunque frangente, ma in quel momento
avvertiva solo una grande confusione mista ad un inconsueto senso di
smarrimento, simile a quello provato poco prima, quando Belle lo
aveva stretto in quel rapido e imprevedibile abbraccio.
Dopo pochi secondi
si alzò dalla riva del corso d'acqua e si diresse verso la carrozza,
schiarendosi la voce nel tentativo di riacquistare il controllo della
situazione: - Ovviamente ti sbagli, dearie. Sai, la tua ingenuità
non smetterà mai di sorprendermi. -
La ragazza alzò le
spalle, senza smettere di sorridere, e lo seguì all'interno del
cocchio.
È proprio vero.
Pensò tra sé. L'apparenza inganna. Bisognerebbe imparare a
vedere con il cuore, perché gli occhi possono facilmente tradirci.
***
Il sole stava ormai
tramontando, assumendo la forma caratteristica di una sfera rossastra
perfettamente circolare che, pian piano scompariva in lontananza,
dando fuoco al cielo e alle nuvole e annerendo le vette aguzze delle
montagne, che si stagliavano all'orizzonte proprio come residui di un
incendio.
La carrozza aveva
lasciato finalmente la Foresta di Sherwood e non mancava ormai molto
all'arrivo al Castello Oscuro.
Belle sedeva con la
testa reclinata di lato, posata su una spalla e le mani in grembo. Si
era assopita poco dopo che erano ripartiti in seguito alla sosta al
fiume.
Rumpelstiltskin non
ne era rimasto sorpreso, in fin dei conti, da quando la giovane
viveva al Castello Oscuro, aveva passato gran parte delle notti
sveglia, a piangere nella sua cella.
Uno strano senso di
disagio lo assalì e gli morse lo stomaco al pensiero di quei
singhiozzi disperati, inoltre, per qualche assurdo motivo, il Signore
Oscuro non riusciva a distogliere lo sguardo dalla ragazza
addormentata di fronte a lui. Ne era inspiegabilmente attratto, come
la falena con la fiamma. Provava un atipico piacere nello studiare e
memorizzare i più piccoli dettagli del suo volto rilassato nel
sonno.
Ad un certo punto,
notò che le sue labbra si erano lievemente dischiuse e lasciavano
intravedere gli incisivi bianchi e candidi come perle, poi gli angoli
della sua bocca si inarcarono leggermente in un accenno di sorriso
che conferì ai suoi dolci lineamenti, un tratto ancora più
angelico. Sembrava perfino che le sue gote emanassero una fievole
luminosità.
Rumpelstiltskin si
beò segretamente di quella visione fino a quando i cavalli non si
arrestarono davanti al portone d'ingresso del castello e le palpebre
di Belle si sollevarono lentamente, mentre la giovane si destava.
Da Stria93: Ed
eccomi di nuovo qui, dearies!
Tra un testo universitario e l'altro sono finalmente riuscita a
terminare questo terzo capitolo della raccolta, dedicato al senso
della vista! (anche se il risultato finale mi lascia un bel po' di
dubbi)
Un paio di considerazioni prima di essere lapidata: sicuramente
sviluppare questo senso non è stato affatto facile dato che è il
più utilizzato e probabilmente anche il più scontato e banale.
Non so quanto mi ci sono arrovellata per trovare un'idea che non
risultasse noiosa, superficiale, ovvia e tutti gli altri aggettivi
negativi che vi vengono in mente. Non sono nemmeno sicura di esserci
riuscita, a dire la verità; ecco perché stavolta il vostro
giudizio, positivo o negativo, sarà più importante che mai.
Alla fine ho scelto di giocare sul significato traslato dell'atto di
vedere e sul fatto che spesso fermarci a considerare solo l'aspetto
esteriore delle cose, cioè quello che possiamo cogliere
immediatamente con gli occhi, ci porta a conclusioni sbagliate.
In
fondo non è proprio la caratteristica fondamentale di Belle quella
di riuscire a vedere
oltre le apparenze? ;)
Ho voluto anche usare l'espediente del riflesso per mostrare come
Rumpel e Belle vedono se stessi e sottolineare come il modo in cui la
ragazza vede il folletto sia cambiato insieme alla sua opinione su di
lui. Ho insistito abbastanza anche sul fatto che è stata proprio la
visione del pancione di Marian a scuotere l'animo di Rumpel e a
fargli cambiare idea sull'uccisione di Robin.
Sinceramente mi ero anche un po' stancata di usare sempre il Castello
Oscuro come scenario costante, e così ho preso come riferimento il
flashback della 2x19, ambientato nella Foresta di Sherwood.
Spero davvero che questo capitolo non sia un po' troppo, come si
dice, “tirato per i capelli”. ^_^”
Come sempre, lascio a voi il compito di giudicare e, se credete,
darmi anche qualche consiglio. :)
A
questo punto non mi resta che ringraziare infinitamente ctdg,
dagaz, Euridice100, fantasy93, jarmione, LadyViolet91, misslegolas86,
nari92, PoisonRain, seasonoflove per
aver recensito il capitolo precedente; Beabizz, ctdg,
dagaz, Euridice100, fantasy93, fatinaviola, LadyViolet91, PoisonRain,
S05lj, seasonoflove, valeego
per aver inserito la raccolta tra le preferite/seguite/ricordate, e
naturalmente tutti i lettori silenziosi.
Sperando che questo terzo capitolo non vi abbia troppo delusi, vi
saluto e vi mando un bacione! :*
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Capitolo 4 *** Tatto: A gentle touch ***
4
La falce opalina della luna si
stagliava contro lo sfondo nero del cielo, che, in quella notte
limpida e serena, era trapuntato di stelle che brillavano pacifiche
sopra le torri del Castello Oscuro, come occhi di spettatrici lontane
che ogni sera vegliavano pigramente sullo scorrere della vita delle
creature che abitavano la terra.
Belle sospirò e si costrinse a
distogliere lo sguardo da quel magnifico panorama notturno che
sembrava quasi frutto dell'eccezionale talento di un pittore, troppo
meraviglioso per essere reale.
Si ritrovò di nuovo a pensare al
Signore Oscuro e a chiedersi se anch'egli, ovunque si trovasse in
quel momento, stesse ammirando quel meraviglioso spettacolo offerto
loro dagli astri.
La sera prima, Rumpelstiltskin l'aveva
avvisata che quel giorno sarebbe partito all'alba per procurarsi un
ingrediente molto importante che gli occorreva per ultimare un
particolare incantesimo al quale stava lavorando da molto tempo.
Nonostante l'assenza del padrone, la
giovane aveva comunque svolto diligentemente le sue mansioni, più
per tenersi occupata e non pensare al senso di vuoto che la mancanza
del folletto suscitava in lei, che per vera necessità.
Si erano ormai fatte le dieci di sera e
Belle aveva quasi terminato le ultime faccende prima di poter
dichiarare ufficialmente conclusa la sua giornata lavorativa e
potersi finalmente ritirare in biblioteca per leggere un po' prima di
coricarsi.
Le era rimasto solamente un ultimo
compito da svolgere: le scorte di paglia che il Signore Oscuro si
dilettava a filare e a trasformare in oro erano quasi terminate, così
la ragazza andò a procurarsene una cesta intera nelle scuderie del
castello, inutilizzate dal momento che Rumpelstiltskin non aveva
certo bisogno di ricorrere agli animali per i suoi spostamenti, senza
tener conto del fatto gli sarebbe bastato un gesto della mano per far
apparire qualunque bestia volesse.
Belle cercò di scegliere con cura,
scartando la paglia troppo vecchia e umida, impossibile da filare, e
tastando con meticolosità per individuare quella più asciutta e
fresca, così come il folletto le aveva mostrato tempo prima.
Quell'operazione, semplice solo in
apparenza, richiese circa una decina di minuti, dopodiché la ragazza
tornò al piano di sopra e sistemò accuratamente il tutto accanto
all'arcolaio, fino a formare un mucchio ordinato, compatto e
fragrante. Arretrò di qualche passo per osservare con soddisfazione
il risultato del proprio lavoro, poi si lisciò la gonna del vestito
e sorrise, pregustando già la sensazione di un nuovo libro tra le
mani.
Già, perché la giovane amava sentire
sotto i polpastrelli la superficie ruvida della pergamena, ricca di
venature che si intersecavano tra loro come tanti sentieri, oppure
accarezzare la carta liscia e fine che scorreva come seta sotto le
sue dita, incredibilmente sottile e leggera nonostante fosse intrisa
dell'enorme potere insito nella scrittura.
Belle ne era sempre stata convinta: i
libri erano vivi. Ciascuno possedeva un proprio corpo, unico e
diverso dagli altri; la rilegatura era il loro scheletro,
l'inchiostro il loro sangue, che pulsava di vita ed emozioni e ne
irrorava le pagine, che costituivano la loro pelle, alle volte scura,
rugosa e resa fragile dal tempo come quella di un vecchio, altre
bianca, liscia e intonsa quanto quella di un fanciullo. E poi
naturalmente c'erano le parole che ne rappresentavano l'anima, la
personalità e l'essenza più intima e profonda, che si svelava solo
a chi si accostava alla lettura con amore e passione.
Sì, era proprio
ora di dedicarsi ad un buon libro che aspettava solo di conoscere il
suo prossimo lettore.
Rumpelstiltskin si materializzò
nell'ingresso del castello respirando affannosamente.
Mosse qualche passo stentato verso le
scale ma dovette sorreggersi al muro di pietra per evitare di cadere.
Le gambe gli tremavano e sembravano
diventate totalmente incapaci di sostenere il suo peso, mentre i
tagli e le bruciature che si era procurato quel giorno non gli davano
requie e gli infliggevano continue stilettate di dolore acuto e
bruciante, come lame di coltelli incandescenti che lo pungolavano in
continuazione.
Ma si sarebbe occupato di curare le
ferite più tardi, la cosa più importante era recarsi al suo
laboratorio e mettere al sicuro la fiala che teneva stretta tra le
mani e che conteneva un preziosissimo fluido vermiglio.
Il folletto respirò profondamente e
sbatté le palpebre, cercando di rimanere cosciente e dissipare la
nebbia che gli offuscava la vista.
Naturalmente aveva messo in conto fin
dall'inizio che non sarebbe stato affatto facile impadronirsi del
sangue di un drago, ma non si aspettava che quella bestia sarebbe
riuscita a ridurlo in quello stato. Aveva inoltre avuto la sfortuna
di imbattersi in un esemplare forte e giovane che non aveva esitato
un secondo a scagliarsi ferocemente contro di lui, menando terribili
fendenti con gli artigli affilati come rasoi e cercando di
incenerirlo con le vampate di fuoco che fuoriuscivano dalle sue
fauci.
Ma Rumpelstiltskin non era certo uno
sprovveduto ed era riuscito, infine, a ferire il suo avversario e a
raccoglierne qualche goccia di sangue, scarlatto, prezioso e raro
quanto un rubino, per poi dileguarsi e tornare al castello,
ricorrendo agli ultimi residui di magia che gli erano rimasti dopo
quel serrato ed estenuante combattimento.
Attese ancora qualche minuto,
continuando ad inspirare ed espirare con calma, nonostante perfino
quel movimento gli provocasse acute fitte di dolore, poi fece appello
alle ultime forze che ancora gli restavano in corpo e iniziò a
salire le scale che conducevano al piano di sopra, cercando di non
fare il minimo rumore.
A quell'ora tarda, Belle doveva aver
concluso le sue faccende da un pezzo e, molto probabilmente si era
rintanata in biblioteca a leggere, come era solita fare ogni sera.
L'Oscuro pensò che fosse meglio così.
Non voleva, infatti, che la sua domestica lo vedesse in quelle
condizioni: si sarebbe sicuramente spaventata e l'ultima cosa che
desiderava era turbarla o terrorizzarla, inoltre non gli piaceva per
niente l'idea che Belle lo sorprendesse così malridotto; era pur
sempre il Signore Oscuro e aveva una reputazione da mantenere! Non
poteva certo mostrarsi in quello stato pietoso!
Ma il destino, si sa, è noto per il
suo spiccato, quanto sadico, senso dell'umorismo e, a volte, può
rivelarsi molto dispettoso; così, mentre il folletto passava davanti
alla sala dell'arcolaio, incrociò proprio la ragazza, che stava per
uscirne e dirigersi su per le scale, verso la biblioteca,
canticchiando spensieratamente tra sé.
Rumpelstiltskin si affrettò a
nascondersi in un angolo, sperando che la giovane non lo notasse e
proseguisse imperterrita verso il piano superiore. Ma a nulla valsero
quelle remote speranze, perché i suoi movimenti non passarono
inosservati e, con la coda dell'occhio, Belle si accorse della sua
presenza.
- Rumpelstiltskin! Mi avete spaventata!
Bentornato. Com'è andato il vostro viaggio? -
Maledizione! Il
folletto strinse i denti e imprecò tra sé, ritraendosi
ulteriormente nell'angolo buio che lo proteggeva dallo sguardo di
lei.
- Non dovresti
essere in compagnia dei tuoi adorati libri già da un po', dearie? -
La sua voce suonò dura ma flebile e affaticata, come se parlare gli
costasse uno sforzo non indifferente.
La giovane rimase
spiazzata da quella frase e, soprattutto, dallo strano tono con cui
il folletto l'aveva pronunciata.
- Ehm...veramente
ho appena finito di sistemare le scorte di paglia fresca vicino al
vostro arcolaio. - Ci fu un attimo di silenzio, rotto solo dal
respiro pesante e irregolare di Rumpelstiltskin.
- Qualcosa non va?
- Chiese la domestica, preoccupata.
- Certo che no! Va
tutto benissimo, a parte le tue domande stupide e seccanti! Ora va' a
chiuderti in quella maledetta biblioteca e non disturbarmi più! -
Ma Belle non si
mosse, sempre più convinta che l'Oscuro stesse disperatamente
tentando di nasconderle qualcosa, senza, peraltro, ottenere grandi
risultati.
Mosse qualche passo
incerto nella sua direzione ma questi indietreggiò, immergendosi
ancora di più nella penombra.
- Non mi hai
sentito?! VATTENE! LASCIAMI STARE! - Stavolta Rumpelstiltskin non
riuscì a controllare la propria voce, tremante di stanchezza, dolore
e rabbia per quella testarda della sua domestica che proprio non
poteva fare a meno di stargli tra i piedi e ignorare deliberatamente
i suoi ordini.
La giovane si
accigliò con fare ostinato e non si lasciò intimidire dal suo
atteggiamento aggressivo: - Non me ne andrò finché non mi direte
cosa c'è che non va. Perché rimanete nell'ombra e non vi fate
vedere? -
A quel punto, il
folletto perse del tutto la pazienza e il controllo: - E va bene,
sciocca ragazzina! L'hai voluto tu! -
Così dicendo, il
Signore Oscuro uscì dall'angolo buio in cui si era nascosto. La luce
calda e tremolante delle torce affisse alla parete lo investì in
pieno, rischiarando la sua figura ed esponendolo completamente allo
sguardo di Belle.
Quando vide
l'aspetto del suo padrone, la ragazza, incredula e atterrita,
spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca per soffocare un
urlo.
I vestiti di Rumpelstiltskin erano
insanguinati e lacerati in più punti, parte del tessuto della
camicia sembrava perfino bruciacchiato e un brutto taglio solcava la
parte sinistra del suo viso, estendendosi da sotto l'occhio fin quasi
al mento. L'espressione del suo volto esangue era sfinita e
stravolta, come se egli fosse reduce da una cruenta battaglia.
Belle rimase esterrefatta e sgomenta
davanti a quell'immagine. Come poteva essere che l'Oscuro in persona,
il mago più potente e temuto di ogni reame, fosse stato ridotto in
quelle condizioni? Aveva sempre, forse ingenuamente, pensato che egli
fosse invincibile, ed ora eccolo lì, davanti a lei, debole e ferito,
che si reggeva in piedi a malapena.
- Cosa...cosa vi è accaduto? - Domandò
la ragazza con un filo di voce venata di terrore.
Il folletto proruppe nella solita
risatina stridula e isterica, in quel momento resa ancora più
agghiacciante da quell'aspetto terribile e più folle che mai. - Vuoi
sapere cosa mi è accaduto? Be', possiamo dire che ho avuto un
piccolo diverbio con un lucertolone sputafiamme dal carattere
piuttosto irascibile. -
Ecco. Ora fuggirà a gambe levate.
Chi non lo farebbe?
Ma,
contro ogni sua aspettativa, Belle non fuggì, né si ritrasse
da lui con aria disgustata o orripilata; invece gli si avvicinò
cautamente, finché il Signore Oscuro non riuscì a intravedere il
proprio riflesso nei suoi occhi cerulei.
Ma perché quelle iridi cristalline si
erano fatte, tutto a un tratto, così lucide? Perché il suo sguardo
limpido si colmava non di orrore, ma bensì di dolore mentre
ella contemplava il suo volto bestiale, ora insanguinato e
sfregiato?
Rumpelstiltskin si sentì
improvvisamente assalire da un senso di confusione. Possibile che la
sua domestica si stesse sinceramente preoccupando e
dispiacendo per lui? Sapeva che ciò non era possibile, che
probabilmente si trattava solo di uno scherzo della sua mente,
annebbiata dalla stanchezza e dalla sofferenza fisica...eppure
avrebbe giurato che una piccola lacrima solitaria fosse sfuggita
dalle lunghe ciglia ricurve della giovane, mentre il suo sguardo
indugiava sulla ferita che gli deturpava la guancia.
Il folletto rimase ancora più
incredulo e sorpreso quando Belle, ormai a un passo da lui, alzò una
mano tremante e, molto lentamente e con straordinaria delicatezza,
andò a posarla proprio sul taglio sanguinante che gli rigava il
viso.
Non aveva idea di dove la ragazza
volesse andare a parare; forse intendeva solo accertarsi che i suoi
occhi non la stessero ingannando e che il famoso Signore Oscuro
stesse davvero sanguinando come un qualunque vulnerabile
essere umano, in ogni caso, egli non si sottrasse a quel gesto, anzi
accolse con inaspettata gioia il tocco garbato di Belle e il contatto
con la sua pelle morbida e fresca che, chissà come, riuscì a lenire
il dolore provocato dalla ferita che, all'improvviso e
inspiegabilmente, sembrò non bruciare più così tanto.
Era come se il tocco della sua
domestica lo avesse, in qualche modo, parzialmente guarito.
Rumpelstiltskin socchiuse gli occhi per
un istante, concentrandosi su quell'inesplicabile sensazione di
sollievo che sembrava magicamente diffondersi in tutto il suo corpo
dal punto esatto in cui la mano della giovane sfiorava il suo volto
in quella casta e leggera carezza.
Trascorsero pochi secondi, poi Belle
interruppe il contatto...troppo presto per il Signore Oscuro che,
segretamente, avrebbe desiderato prolungare quel momento.
- Devo medicarvi queste ferite o si
infetteranno. - La giovane parlò dolcemente ma con decisione.
Il folletto fece un gesto di stizza: -
Non dire sciocchezze, dearie. Dimentichi, forse, con chi stai
parlando? Me ne occuperò più tardi con un incantesimo di
guarigione. -
Ma lei lo guardò severamente: - Siete
troppo debole per usare la magia. Non potete guarirvi da solo, non in
queste condizioni. -
La sua preoccupazione irritava e
metteva stranamente a disagio il Signore Oscuro, il quale, tuttavia,
non poté dare torto alle sue parole. Non sarebbe riuscito a
praticare neanche l'incantesimo più semplice e banale, ridotto
com'era.
Alla fine sospirò e alzò le mani in
segno di resa: - D'accordo, dearie. Hai vinto. -
Belle annuì, dopodiché passò una
mano intorno alla vita dell'Oscuro e si mise il suo braccio attorno
alle spalle per aiutarlo a reggersi in piedi e a camminare.
Rumpelstiltskin tentò vivamente di
protestare e di allontanare da sé la ragazza, ma una nuova fitta di
dolore lo convinse a desistere e lo costrinse a lasciarsi condurre
docilmente fino alla poltrona davanti al camino nella stanza
dell'arcolaio, sulla quale si abbandonò con un gemito.
La giovane gli scoccò un'occhiata
preoccupata: - Vado a prendere l'occorrente per medicarvi. Non ci
metterò molto. -
Il folletto annuì stancamente e la
ragazza si avviò di corsa fuori dalla stanza.
Rumpelstiltskin, rimasto solo, tirò un
gran sospiro e chiuse gli occhi, ritrovandosi a pensare a poco prima,
quando Belle lo aveva sfiorato. Nessuno aveva mai osato toccare la
Bestia, nessuno era mai stato tanto audace da compiere un gesto
simile, e soprattutto, mai nessuno gli aveva riservato tante
premurose e dsinteressate attenzioni. E allora cosa spingeva la Bella
a prendersi cura del mostro? Quali sentimenti, a lui ignoti, avevano
mosso la sua mano delicata quando si era posata sulla sua guancia
ferita, scacciando il dolore e donandogli quel prodigioso senso di
sollievo e refrigerio?
Doveva saperlo e doveva sentire la
risposta direttamente dalle labbra di Belle.
Quando la giovane rientrò nella
stanza, reggeva tra le mani un vassoio sul quale erano posati una
bacinella piena di acqua bollente, un panno candido e un vasetto
contenente una pomata alle erbe che emanava un fievole, fresco
profumo.
Rumpelstiltskin fece una smorfia di
disappunto; sapeva che quegli oggetti non promettevano nulla di
buono. La magia avrebbe potuto curarlo in pochi secondi e senza
causargli alcun dolore, ma era ben consapevole che in quelle
condizioni gli sarebbe stato impossibile evocarla.
Belle appoggiò il tutto a terra e
s'inginocchiò accanto alla poltrona. Immerse il panno nella
bacinella poi si rivolse al folletto in tono di scuse, rivolgendogli
uno sguardo sinceramente contrito: - Mi dispiace. Temo che brucerà
un pochino. -
Fece per accostare il tessuto al volto
dell'Oscuro, ma questi, con un movimento fulmineo, l'afferrò per un
polso e la bloccò.
La ragazza trattenne il fiato e sentì
il proprio cuore accelerare improvvisamente, mentre la mano squamosa
di Rumpelstiltskin stringeva saldamente la sua.
- Perché? - Chiese lui.
Belle fissò il suo padrone con aria
interrogativa, senza capire il senso di quella domanda, pronunciata
quasi con furia, con la collera di chi non capisce, di chi non
comprende.
- Perché stai facendo tutto questo?
Perché sei così gentile con me? -
Lei si rilassò un poco e gli sorrise
lievemente, come se la risposta fosse ovvia, poi parlò con dolcezza:
- Perché nonostante voi siate fermamente convinto del contrario,
anche il Signore Oscuro ha qualcuno che tiene a lui, qualcuno che si
preoccupa quando egli sta male e che vorrebbe aiutarlo. - Ci fu una
breve pausa. - E perché so che voi fareste la stessa cosa per me. -
Rumpelstiltskin fissò con intensità i
suoi occhi, così dannatamente sinceri, puri e trasparenti come acqua
di sorgente, poi la liberò dalla stretta con la quale le aveva
bloccato la mano e lasciò che ella iniziasse a medicarlo.
Il folletto sobbalzò quando il panno
imbevuto di acqua bollente entrò in contatto con la sua carne
lacerata. - Accidenti, dearie! Quel drago è stato più delicato di
te! -
Belle non riuscì a trattenere un
abbozzo di sorriso a quelle parole: - Cercate di stare fermo. Vi farà
meno male e io ci impiegherò meno tempo. -
La ragazza aiutò il folletto a
liberarsi della camicia, ormai ridotta a brandelli bruciacchiati e
insanguinati, e non poté fare a meno di arrossire violentemente
quando vide il Signore Oscuro a torso nudo, con indosso solo i
pantaloni di pelle nera e gli stivali; ma, fortunatamente, egli era
troppo stanco e impegnato a protestare per accorgersi del vivace
rossore che le colorò gote.
Belle disinfettò con cura tutti i
tagli e le scottature che deturpavano le braccia e il petto del suo
padrone e ringraziò gli déi che non si trattasse di ferite gravi.
Non fu un'operazione semplice né
veloce dato che Rumpelstiltskin cercava continuamente di sottrarsi al
tocco della sua domestica e si lamentava rabbiosamente per il dolore.
- Smettetela di fare il bambino! Vi ho
detto di stare fermo! - Sbottò ad un tratto la ragazza, al limite
dell'esasperazione.
- Per te è facile parlare! Non sei tu
quella che si è dovuta scontrare con un drago, dearie! Inoltre hai
il tocco degno di un fabbro! -
- Sto cercando di fare del mio meglio,
ma non è così facile con voi che vi muovete in continuazione! -
Il folletto e la domestica si
guardarono in cagnesco per un attimo, poi Belle sospirò: - Per
favore, ho quasi finito. Vi chiedo solo di avere ancora un po' di
pazienza. -
Rumpelstiltskin strinse i denti e si
sforzò di restare immobile quando la giovane appose nuovamente lo
straccio caldo sulla sua pelle. Per distrarsi dal bruciore, cercò di
focalizzarsi sull'espressione della giovane, impegnata a detergergli
le ferite: era seria e concentrata come stesse compiendo una missione
di vitale importanza.
Non era assolutamente vero ciò che le
aveva appena detto: Belle non aveva affatto il tocco di un fabbro,
anzi, le sue mani lo sfioravano leggere e delicate come ali di
farfalle e ogni suo gesto era colmo di una gentilezza e un'attenzione
delle quali l'Oscuro proprio non riusciva a capacitarsi.
Inoltre non poteva ignorare la strana
ma piacevole sensazione di elettricità che avvertiva ogni volta che
le dita affusolate di Belle entravano in contatto con la sua pelle
verdastra.
Fino a quel momento il Signore Oscuro e
la sua domestica si erano sempre sfiorati di sfuggita, per caso o per
errore, e si erano sempre affrettati a scusarsi e a rimettere la
giusta distanza tra loro.
Era la prima volta che il contatto tra
i loro corpi si faceva così stretto, così intimo e soprattutto
volontario.
Belle mise da parte il panno e la
bacinella, poi prese a massaggiare con gentilezza la pelle di
Rumpelstiltskin, spalmando meticolosamente il cataplasma di calendula
e iperico, che rilasciava un gradevole senso di freschezza.
- Ecco, ho finito. - Annunciò infine
la ragazza, passandosi una mano sulla fronte sudata e richiudendo il
vasetto.
- Bene, dearie. Era ora. - Sospirò
stancamene l'altro.
- Posso fare qualcos'altro per voi? -
Chiese la giovane, desiderosa di rendersi maggiormente utile.
- Hai già fatto abbastanza. Sei libera
di andare. -
Belle non era per nulla entusiasta
all'idea di lasciarlo solo, ma conosceva Rumpelstiltskin abbastanza
bene da sapere quando era il momento di farsi da parte e ritirarsi.
- Sarò in biblioteca se avrete bisogno
di me. -
L'altro ghignò: - Perché la cosa non
mi sorprende? - Replicò, ironico.
La domestica gli scoccò un ultimo
sguardo e fece per andarsene quando, con voce affaticata, il folletto
pronunciò il suo nome: - Belle? -
- Sì? -
La parola successiva sembrò giungere
dopo un'eternità dalle labbra sottili di Rumpelstiltskin: - Grazie.
-
La domestica sorrise dolcemente e
annuì, poi scomparve oltre la porta.
Il Signore Oscuro udì i suoi passi
farsi sempre più lontani mentre la ragazza saliva le scale, poi non
poté più resistere e chiuse gli occhi, abbandonandosi al sonno e
allo sfinimento, non prima però di aver inclinato gli angoli della
bocca in un debole sorriso.
Oh, Belle; finirai mai di
sorprendermi?
Da Stria93: Miei
cari! :)
Con un ritardo
spropositato, ecco a voi il quarto e penultimo capitolo di questa
raccolta, dedicato al senso del tatto.
Devo ammetterlo:
questa shot mi ha fatta sudare non poco, senza parlare del fatto che
ero partita da un'idea completamente diversa, che devo aver cambiato
almeno una decina di volte prima di arrivare, pochi giorni fa, a
riscrivere, di nuovo, tutto da capo e a dare vita alla OS qui
pubblicata.
L'ispirazione per
la sequenza in cui Belle medica le ferite di Rumpel, mi è ovviamente
giunta dalla scena de “La Bella e la Bestia” di disneyana
memoria.
Purtroppo, anche
stavolta, non sono molto sicura di aver reso giustizia al prompt,
infatti creare questa shot basata sul senso del tatto è stato molto
più difficoltoso del previsto, inoltre sembra che, ultimamente, io
abbia sviluppato un senso critico al limite della paranoia, che mi
porta a dubitare di tutti i miei scritti. -.-
Come sempre mi
rimetto totalmente al vostro giudizio e vi invito caldamente ad
essere impietosi e brutalmente sinceri. ;)
In
ultimo, tengo moltissimo a ringraziare le carissime dagaz,
Euridice100, fantasy93, LadyViolet91, misslegolas86, PoisonRain
per aver recensito il capitolo precedente; Beabizz,
ctdg, dagaz, Euridice100, fantasy93, fatinaviola, LadyViolet91,
padme83, PoisonRain, S05lj, seasonoflove, valeego per
aver inserito la raccolta tra le storie preferite, ricordate e
seguite.
Siete sempre voi il motore che mi spinge a scrivere e pubblicare
nuove storie e di questo vi sono infinitamente grata. <3
Un bacione a tutti e arrivederci al prossimo ed ultimo capitolo! :*
|
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Capitolo 5 *** Gusto: Strawberry dreams ***
ht
Belle se ne stava comodamente
sdraiata su un soffice tappeto d'erba verde, mentre una piacevole
brezza le donava sollievo dall'impietosa calura estiva e il sole
splendeva più che mai, re solitario di un cielo sereno e
totalmente privo di nubi, di un azzurro così intenso e brillante
che faceva quasi male agli occhi.
Ad un tratto, una famigliare mano verdastra, con lunghi artigli neri,
le sventolò una piccola fragola profumata davanti al viso. Belle
sorrise e fece per afferrarla, ma la mano si ritrasse dispettosamente,
allontanando da lei quel frutto così fresco e invitante. A quel
gesto seguì una risatina inconfondibile.
La ragazza sbuffò e si mise a sedere sul prato, puntellandosi
sui gomiti. I suoi occhi incrociarono quelli di Rumpelstiltskin,
animati dalla solita luce furba e divertita che si accendeva in quei
pozzi oscuri quando il folletto tramava qualcosa.
Si rigirava la fragola tra le dita con fare apparentemente annoiato e
indifferente, ma Belle sapeva bene quanto si stesse divertendo a
provocarla.
- Oh, andiamo, Rumpelstiltskin! Non siate villano! -
Per tutta risposta, il Signore Oscuro inclinò le labbra in un ghigno malizioso.
- Ormai dovresti sapere che ogni cosa ha un prezzo, dearie. Se vuoi
davvero assaggiare questa deliziosa fragolina selvatica..devi prima
riuscire a prenderla! -
Belle sospirò e si mise in piedi. Se quel folletto voleva
giocare, allora avrebbe raccolto la sua sfida. Non si sarebbe certo
tirata indietro, dandogliela vinta così facilmente!
Si avvicinò a Rumpelstiltskin e allungò una mano per
cercare di sottrargli il piccolo frutto dalle dita, ma lui fu
più veloce e scomparve in una nube violacea, per riapparire,
quasi istantaneamente, alle spalle della giovane, ridacchiando.
- Così non è giusto! Questo è barare. Non potete usare la magia! -
L'Oscuro ghignò di nuovo. - Non sono mai stato il tipo che segue le regole, dearie. -
Belle alzò gli occhi al cielo ma non si diede per vinta e
tornò all'assalto, nonostante fosse ben consapevole che non
avrebbe mai raggiunto il suo premio, se non nel momento in cui
Rumpelstiltskin si fosse stancato di quel gioco e avesse deciso di
concederglielo spontaneamente.
Ma, al secondo tentativo della sua domestica, il folletto non si
smaterializzò né provò ad usare qualche
incantesimo. Si limitò invece ad alzare il braccio sopra la
testa, spostando la fragola fuori dalla portata della ragazza, minuta
di statura.
Belle tentò di saltare per afferrarla ma perse l'equilibrio e
crollò letteralmente addosso al Signore Oscuro, che si
sbilanciò all'indietro sotto il suo peso.
Così, entrambi caddero rovinosamente a terra, finendo l'una a cavalcioni dell'altro e con le mani sul suo petto.
L'espressione di Rumpelstiltskin perse, in quel momento, ogni traccia
di spavalderia e malizia, sostituita da un genuino stupore misto ad un
comprensibile imbarazzo.
I loro visi erano talmente vicini che il folletto poteva cogliere tutte
le sfumature di blu e azzurro che s'intrecciavano e si rincorrevano
negli occhi della sua domestica.
Belle, dal canto suo, si sentì avvampare quando si accorse della
posizione decisamente poco raffinata e piuttosto ambigua che i loro
corpi avevano assunto nella caduta. Si affrettò ad allontanarsi
dall'Oscuro e a rimettersi in piedi, sistemandosi la scollatura del
vestito e cercando di darsi un contegno. Aveva le gote in fiamme.
- Mi dispiace tanto! Io non volevo... -
Ma Rumpelstiltskin scosse la testa. - Non devi scusarti per la tua
goffaggine, dearie. Ormai mi sono rassegnato e temo che i rimproveri
non servirebbero a renderti più aggraziata. -
Allora Belle esibì la sua miglior espressione stizzita e offesa.
- Ah, è così?! E voi siete davvero un pappamolle se vi
fate atterrare in questo modo da una ragazza! -
Il Signore Oscuro incassò il colpo e non cercò di
replicare, invece sospirò e aprì la mano nella quale
custodiva la fragola, causa di tutto quel trambusto.
- Questa faccenda sta diventando pericolosa. Meglio che ti dia questa
prima che tu ti rompa qualche osso nel tentativo di rubarmela. Capisci,
una domestica con un braccio fuori uso non mi serve a nulla. -
Così dicendo, il folletto avvicinò il frutto al viso
della giovane, ponendolo proprio all'altezza delle sue labbra.
Belle capì al volo le sue intenzioni e avvertì un brivido d'eccitazione percorrerle piacevolmente la schiena.
Lentamente, dischiuse la bocca e addentò la superficie carnosa e
dolciastra della fragola direttamente dalle dita di lui, senza riuscire
a distogliere lo sguardo dai suoi occhi magnetici che, in quel momento,
erano ancorati ai suoi e sembravano ardere di un fuoco sconosciuto e
misterioso. Che fosse passione? Che fosse desiderio?
Prima che la ragazza potesse trovare risposta a quelle domande,
Rumpelstiltskin avvicinò il proprio volto al suo e morse l'altra
metà del frutto, facendo sì che le sue labbra
sfiorassero, per un fugace istante, quelle di lei.
Dal sonno profondo, Belle scivolò lentamente in quello stato di
dormiveglia in cui il confine tra sogno e realtà si fa
più labile, e le immagini oniriche si sovrappongono alla
consapevolezza di aver solo viaggiato con la mente in quel luogo
nascosto del nostro cuore dove si annidano i desideri più
inconfessabili, le paure più tremende e i sentimenti più
reconditi, che, durante la notte, prendono vita.
Ma la ragazza non voleva svegliarsi.
Cercò di aggrapparsi con tutte le proprie forze agli ultimi
brandelli di quel sogno meraviglioso, che si stavano inesorabilmente
dissolvendo. Non voleva lasciare che svanissero.
Ma era già troppo tardi.
La giovane socchiuse gli occhi, ancora gonfi di sonno, e, al posto del
cielo terso e turchino, trovò ad accoglierla il grigio soffitto
di pietra della sua cella; al posto della soffice distesa d'erba, sotto
di lei c'era il misero e scarno giaciglio sul quale si addormentava
tutte le sere.
Le uniche tracce di quel miraggio notturno erano rimaste in una vaga
sensazione di euforia e serenità e nel dolce sapore di fragola
che la ragazza avvertiva ancora sulla lingua.
Il piccolo squarcio di cielo visibile dalla finestrella della stanzetta
era tinto di un indaco chiaro, che si andava, pian piano, fondendo con
un timido rosa aranciato. L'alba era vicina e, a quanto pareva, si
prospettava una splendida giornata di fine primavera.
Era ancora presto per alzarsi, così Belle rimase ancora un po' sotto le coperte, rimuginando sul sogno di quella notte.
Non lo ricordava per intero, ma alcuni passaggi le erano rimasti ben
impressi, specialmente la parte che aveva preceduto il risveglio.
La domestica non poté fare a meno di arrossire ripensando alla
bocca di Rumpelstiltskin che toccava lievemente la sua, confondendosi
con la polpa morbida e fresca del dolce frutto estivo in un eccitante
gioco di sensualità e seduzione.
D'istinto, la giovane si sfiorò le labbra con un dito e chiuse
gli occhi, cercando di visualizzare il viso del folletto che si
accostava al suo, per poi riaprirli di scatto e darsi della sciocca.
Belle sapeva benissimo che non si può avere controllo su
ciò che la nostra mente ci fa vivere durante il sonno, ma sapeva
altrettanto bene che i sogni non sono altro che uno specchio di
ciò che alberga nei meandri più remoti del nostro animo,
e questa consapevolezza non faceva altro che spingerla ulteriormente a
riflettere e ad interrogarsi su quanto era accaduto in quell'ameno
prato verde e inondato di luce.
Avvertiva un curioso senso di felicità misto, per contro, ad una
profonda delusione. Delusione perché ciò che era successo
tra lei e Rumpelstiltskin faceva parte di un mondo ben distante da
quello della dura realtà in cui lei era intrappolata.
Belle sospirò e si stropicciò gli occhi. Era del tutto
inutile restare sdraiata sullo scomodo pagliericcio a indugiare su
quelle assurde fantasie, così la giovane si alzò e
indossò il suo abito celeste, dopodiché uscì dalle
segrete per dirigersi in cucina a preparare la colazione per il suo
padrone.
- Questo giorno entrerà nella storia, dearie. Sei in perfetto
orario e non hai nemmeno bruciato le uova. Sicura di stare bene? Devo
aspettarmi qualche altro miracolo in giornata? -
Rumpelstiltskin aveva appena fatto sparire dal piatto le uova nel
cestino che la sua domestica gli aveva cucinato, avendo cura di
mantenere il tuorlo liquido, proprio come piaceva a lui.
Belle gli scoccò un'occhiata di rimprovero. - Un semplice “grazie” sarebbe sufficiente. -
Così dicendo, prese il piatto vuoto e s'incamminò fuori dalla stanza, imboccando nuovamente la via delle cucine.
- Grazie. -
La ragazza si bloccò a metà strada e si voltò
verso il folletto. Non era certa di aver capito bene, eppure le era
parso...
- Avete detto qualcosa? -
- No, dearie. Non ho detto proprio nulla. Ora va' se non vuoi che ti trasformi in un rospo. -
Quando lei scomparve oltre la porta, il Signore Oscuro sospirò e
si lasciò andare contro lo schienale della sedia, soddisfatto
dell'ottima colazione appena consumata.
Doveva ammetterlo: le uova di Belle erano le migliori che avesse mai mangiato.
L'orologio della sala dell'arcolaio rintoccò sonoramente per
nove volte. Ciò significava che, per la governante dell'Oscuro,
era giunto il momento di mettersi al lavoro, come ogni mattina.
Belle stava già per prendere lo straccio che utilizzava per
spolverare la preziosa collezione di Rumpelstiltskin, quando
quest'ultimo le si avvicinò e la fermò, prendendola
delicatamente per un braccio.
- Oggi niente faccende per te, dearie. Ho un altro compito da affidarti. -
La ragazza fissò il suo padrone, sorpresa e incuriosita. Era la
prima volta che il folletto la sollevava dai suoi quotidiani incarichi
domestici. Cosa mai poteva avere in serbo per lei, quel giorno?
L'Oscuro fece apparire dal nulla una cesta di vimini e, senza tanti
complimenti, la mise in mano alla giovane, sempre più confusa.
- Voglio che tu vada nel bosco a raccogliere fragole e bacche. -
Belle credette di aver capito male. - Come? Avete detto fragole? -
- Sì, dearie. Fragole. Sai, sono quei frutti rossi con tanti
semini gialli che si possono trovare proprio in questo periodo. -
- So cos'è una fragola. - Ribatté la giovane, piccata.
- E allora perché continui a fissarmi come se ti avessi chiesto di andarmi a prendere la luna?! -
Lei si sentì arrossire mentre il ricordo del sogno di quella
notte tornava prepotentemente in superficie nella sua mente. Le loro
labbra dal sapore dolciastro che si accarezzavano, il brivido lungo la
schiena a quel contatto, lo sguardo intenso di lui...
Il Signore Oscuro iniziava a spazientirsi. - Ma si può sapere
che ti prende oggi? Quella cesta non si riempirà certo da sola,
dearie. Eppure mi sembra di averti dato un ordine abbastanza semplice! -
- Ehm, sì. Scusate. Vado subito. - Rispose Belle, scrollandosi
di dosso quei pensieri molesti, eppure così incredibilmente
piacevoli, che la stuzzicavano con malizia.
- Bene. E non perdere tempo in stupidaggini come raccogliere fiori o
gingillarti al sole. Quando avrai finito, ritorna immediatamente al
castello. -
- D'accordo. - Belle si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al
cielo in risposta a tutte quelle raccomandazioni. Non era una bambina!
- E resta sul sentiero. Per me sarebbe una grande seccatura doverti venire a cercare se dovessi perderti, distratta come sei. -
- Ho capito. Non preoccupatevi. Farò come avete detto. -
- Lo spero, dearie. -
La sua domestica aveva lasciato il castello ormai da una buona
mezz'ora, eppure Rumpelstiltskin aveva la netta impressione di aver
dimenticato di dirle qualcosa e non riusciva a darsi pace. Inoltre era
piuttosto sicuro che si trattasse di una cosa importante.
Ma, come spesso accade, come per uno strano scherzo del destino,
più si cerca di focalizzare e afferrare ciò che si crede
di aver dimenticato, più questo, puntualmente, ci sfugge.
Il Signore Oscuro decise di non dare peso a quella sensazione e si
diresse al suo laboratorio per controllare il processo di ebollizione
del filtro magico al quale stava lavorando.
L'occhio gli cadde, casualmente, su un vecchio libro di ricette aperto
ad una pagina che spiegava in modo dettagliato e preciso la
preparazione di un antidoto al letale veleno della Vipera di Agrabah.
Fu proprio allora che gli venne in mente ciò che aveva dimenticato di dire alla sua domestica.
Nel bosco che circondava il Castello Oscuro si trovavano molte specie
di piante velenose, e una particolare varietà di queste
produceva frutti rossi e tondeggianti che assomigliavano molto alle
comunissime, e quantomai innocue, fragoline selvatiche.
Se Belle si fosse lasciata trarre in inganno dal loro aspetto e avesse
assaggiato uno di quei fatali frutti, le conseguenze sarebbero state
alquanto spiacevoli, a cominciare da febbre alta e paralisi degli arti.
Maledizione!
Come aveva potuto essere così stupido da dimenticarsi di mettere
in guardia la ragazza a proposito di una cosa tanto importante?!
Si precipitò immediatamente fuori dal laboratorio e poi dal
castello stesso, imboccando il sentiero che si addentrava nel bosco,
sperando di arrivare in tempo.
Belle camminava
senza fretta in mezzo alla vegetazione lussureggiante e rigogliosa,
canticchiando di tanto in tanto e godendosi il gradevole tepore di
quella giornata primaverile.
Era ormai mattina inoltrata; i raggi del sole penetravano qua e
là tra le fessure di quel tetto di fronde verdi che ondeggiavano
pigramente al vento tiepido e profumato che sapeva già di estate.
Era una splendida mattinata e la ragazza era felice di poterla
trascorrere all'aria aperta, accompagnata dall'allegro cinguettio degli
uccellini.
Tuttavia, la cesta di vimini era ancora vuota e la giovane non aveva
ancora scorto la minima traccia di fragole o bacche. Iniziava a
dubitare che avrebbe mai trovato i frutti che il suo padrone le aveva
richiesto, ma non poteva certo ripresentarsi al castello a mani vuote.
Finalmente, dopo tutto quel peregrinare, Belle raggiunse una radura
luminosa e soleggiata, colma di piante ornate da una grande
quantità di primizie scarlatte e fragranti, che si presentavano
quasi come dei piccoli gioielli, atti ad ornare i rami e le foglie.
La ragazza colse una di quelle gemme vermiglie e sorrise,
contemplandone il colore acceso e vivace e inspirando l'ottimo profumo
che questa emanava, come un'offerta allettante e irresistibile ad un
assaggio.
Il piccolo frutto si trovava già a pochi centimetri dalle labbra
della giovane, quando una voce alle sue spalle la fece sussultare.
- Ferma! -
Belle alzò gli occhi e rimase molto sorpresa di trovare il Signore Oscuro nel bosco.
- Rumpelstiltskin! Che ci fate qui? -
Il folletto le si avvicinò rapidamente e le tolse di mano la
bacca, annusandola ed esaminandola con occhio esperto, poi la
gettò via con una smorfia. - Evidentemente ti ho appena salvata
da una brutta intossicazione, dearie. Dovresti ringraziarmi. -
- Che intendente dire? -
L'Oscuro indicò le piante che circondavano la radura. - Questi
frutti sono velenosi. All'apparenza sembrano del tutto innocui, ma ti
assicuro che, se ne avessi mangiato uno, l'avresti rimpianto
amaramente. Per fortuna ho avuto il sospetto che ti saresti lasciata
ingannare dal loro aspetto invitante e così ti ho seguita. -
Rumpelstiltskin tralasciò volutamente il fatto di essersi
dimenticato di metterla in guardia. Dettaglio che, invece, non
sfuggì a Belle, che sembrava piuttosto infastidita.
- Avreste anche potuto avvertirmi! - Sbottò.
Il Signore Oscuro fece spallucce, come se la questione non avesse avuto
grande rilievo. Non avrebbe mai ammesso quella dimenticanza, non
davanti alla sua domestica almeno.
Belle sospirò stancamente: ormai aveva imparato che discutere
con lui non avrebbe portato a nulla, se non ad un inutile spreco di
tempo ed energie e ad una serie infinita di botta e risposta senza
uscita.
- Be', a quanto pare dovrete insegnarmi a riconoscere la differenza tra le piante velenose e quelle innocue. -
Il folletto annuì. - Direi di sì, dearie. Non voglio
certo finire avvelenato a causa della tua inesperienza. Immagino che
ciò significhi che dovrò accompagnarti nella tua ricerca
di questa mattina e, ahimè, sopportare le tue chiacchiere. -
Mezzogiorno era passato ormai da un pezzo.
Rumpelstilskin aveva mostrato a Belle come distinguere le bacche e i
frutti commestibili da quelli tossici e, alla fine di quell'inconsueta
lezione di botanica, la cesta di vimini si era riempita non solo di
fragole, ma delle più svariate primizie che si potessero trovare
nel folto del bosco in quella stagione.
La ragazza già pensava con entusiasmo alle deliziose torte e
marmellate che avrebbe potuto preparare con tutta quella frutta
freschissima.
Il Signore Oscuro e la sua domestica camminavano fianco a fianco, di ritorno al castello.
Ad un tratto, al rumore dei loro passi sul sentiero, al fruscio delle
foglie e al canto degli uccellini, si unì un lieve gorgoglio.
Il folletto sogghignò, lanciando uno sguardo divertito alla
giovane. - Oh, dearie. Lo stomaco di una principessa non dovrebbe
emettere certi suoni, così poco eleganti. -
Lei diventò paonazza. - Non è colpa mia se ho fame! -
Ribatté. - Dalla colazione di stamattina non ho più
toccato cibo, inoltre è praticamente l'ora di pranzo e siamo
ancora lontani da casa. -
Scoccò un'occhiata piena di desiderio al fragrante contenuto
della cesta, poi si rivolse a Rumpelstiltskin, speranzosa. - Forse
potremmo sederci sull'erba e mangiare qualche bacca. Guardate,
laggiù c'è uno spiazzo che sarebbe perfetto per fare una
pausa e riposarci un po' prima di tornare al castello; in fondo abbiamo
camminato tutta la mattina... -
L'Oscuro intercettò lo sguardo limpido della sua domestica e fu
un grosso errore dal momento che, una volta incrociati quegli occhioni
cristallini e innocenti, gli risultò impossibile rifiutare la
richiesta della ragazza e si trovò costretto ad acconsentire,
come se quelle iridi celesti lo avessero posto sotto un potente e
misterioso incantesimo.
- E va bene, dearie. Non sarò certo io a farti morire di fame. -
Cinque minuti dopo,
Belle e Rumpelstiltskin si trovavano seduti l'una accanto all'altro
sopra un soffice manto erboso e smeraldino.
La ragazza esaminò attentamente il goloso bottino costituito da
ribes, fragole, mirtilli, more e lamponi riposti nella cesta e, infine,
scelse una piccola mora, nera e lucida come la notte.
Rumpelstiltskin osservò la sua domestica mentre addentava il
piccolo frutto con la grazia che le era propria e che accompagnava ogni
suo gesto, e avvertì uno strano fremito propagarsi per tutto il
suo corpo, insieme ad un intenso, bruciante desiderio.
Quante volte aveva bramato ardentemente di sentire il tocco di quelle
labbra rosee e carnose sulla propria pelle, per poi farle sue e non
separarsene mai più! Quante volte si era sorpreso a cercare
d'immaginare il sapore della bocca di Belle sulla sua, nella sua!
Quale gusto avrebbe potuto avere un suo bacio? Probabilmente sarebbe
stato come assaggiare uno di quei deliziosi frutti di bosco: morbidi,
succosi, dolci e zuccherini, cresciuti liberi nella natura silvana e
alimentati dal calore del sole e dalla purezza della pioggia.
Un bacio di Belle avrebbe avuto il sapore della cioccolata calda dopo
una passeggiata nella neve, di un sorso d'acqua fresca in un giorno
d'estate, delle rose che ella tanto amava e dei libri nei quali
s'immergeva per vivere le avventure che aveva sempre sognato. Un bacio
di Belle avrebbe avuto il sapore di tutto ciò che c'è di
buono al mondo.
Un bacio di Belle sarebbe stato come un'esplosione di vita; quella vita
che, invece, aveva sempre avuto un gusto troppo aspro e amaro per
Rumpelstiltskin.
Senza neanche pensare a ciò che stava facendo, l'Oscuro
allungò una mano verso la cesta e prese una fragola, scegliendo
con cura una delle più belle e mature, dopodiché la porse
alla giovane.
- Perché non provi questa, dearie? Sembra ottima. -
A quel punto, la mente di Belle non poté non correre di nuovo al
ricordo, vivido e suggestivo, del sogno della notte prima. Per un folle
istante, immaginò di avvicinarsi al folletto e di mordere, dalla
sua mano, il frutto che le stava offrendo, proprio come aveva sognato
di fare.
La domestica avvampò e dovette distogliere lo sguardo dal suo
padrone per non tradire l'imbarazzante turbinio di emozioni che si
stava agitando in lei.
- Be'? Che ti prende? Ho forse detto qualcosa di strano? -
La ragazza si riscosse, cercando di allontanare l'insistente immagine di quel fugace, ma sensuale, incontro tra le loro bocche.
- Ehm, no. Certo che no. - Prese rapidamente il frutto dalle dita di Rumpelstiltskin. - Grazie. -
Diede un morso. La polpa era morbida e dolce e Belle pensò che
quella fragola fosse la più buona che avesse mai assaggiato in
vita sua.
Non avrebbe saputo spiegarsi il perché, ma aveva la sensazione
che quel sapore particolarmente intenso e gradevole fosse merito della
presenza del folletto al suo fianco e del fatto che fosse stato proprio
quest'ultimo a scegliere quel frutto appositamente per lei.
- È davvero squisita! -
Rumpelstiltskin annuì distrattamente.
- Voi non mangiate? -
- No, dearie. Non ho appetito. E ora che ti sei riempita lo stomaco
è meglio avviarci o arriveremo al castello a notte fonda
conoscendo il tuo passo da lumaca. -
Il Signore Oscuro si alzò, togliendosi la polvere dai pantaloni
di pelle nera, poi tese la mano alla sua domestica per aiutarla ad
alzarsi.
Lei accettò fin troppo volentieri l'offerta, stupendosi
dell'inusuale galanteria che, talvolta, caratterizzava i modi del suo
eccentrico padrone.
Mentre i due riprendevano silenziosamente il cammino, Belle si morse il
labbro. Una domanda la logorava ininterrottamente da quando, quella
mattina, si era svegliata nella sua cella: se non si fosse svegliata,
come sarebbe andato a finire quel dolce sogno?
Le sarebbe piaciuto molto scoprirlo ma, allo stesso tempo, temeva
quella risposta, forse perché, in cuor suo, la conosceva
già.
Da Stria93: Bentrovati, miei cari!
Mi sembra doveroso da parte mia iniziare questa nota scusandomi
infinite volte per questo indecente ritardo e ringraziandovi tutti per
la vostra pazienza.
Anche stavolta non è stato facile trovare un espediente che
mettesse in risalto il senso del gusto. Sono caduta vittima del blocco
dello scrittore e per quanto ci pensassi, non riuscivo proprio a farmi
venire in mente qualche idea carina per questo capitolo conclusivo.
Alla fine però, grazie anche all'arrivo della bella stagione e
ai banchi della frutta dei mercati che si sono riempiti di fragole, mi
è tornata l'ispirazione e, con essa, anche la voglia di
dedicarmi a questa raccolta.
Spero che questa ultima shot vi sia piaciuta e che possiate perdonarmi
per il tempo lunghissimo che è trascorso dalla pubblicazione
dell'ultimo capitolo.
Ma non posso naturalmente chiudere questa raccolta senza rinnovare i miei più sentiti ringraziamenti alle meravigliose dagaz, Euridice100, fantasy93, LadyViolet91, padme83, PoisonRain, Rosaspina7 per aver recensito il capitolo precedente; e ad Anya85,
Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fantasy93, fatinaviola, gionem,
LadyViolet91, padme83, PoisonRain, S05lj, seasonsoflove, valeego per aver inserito questa breve raccolta tra le preferite/ricordate/seguite.
Ovviamente ringrazio tanto anche tutti i lettori silenziosi. :)
Mi regalate sempre tanta gioia e mi spingete ad andare avanti a
scrivere e pubblicare i miei lavori e il minimo che possa fare è
ringraziarvi di tutto cuore. <3
Ora che questo esperimento è concluso, potrò dedicarmi al
proseguimento della mia mini-long, sempre a tema RumBelle, e
crecherò di aggiornare in tempi brevi - università ,
studio e impegni vari permettendo - .
A presto, fragoline!
Bacioni! :***
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