Cinque storie per cinque sensi

di Stria93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Udito: Sing sweet nightingale ***
Capitolo 2: *** Olfatto: Love potion ***
Capitolo 3: *** Vista: Reflections ***
Capitolo 4: *** Tatto: A gentle touch ***
Capitolo 5: *** Gusto: Strawberry dreams ***



Capitolo 1
*** Udito: Sing sweet nightingale ***


udito

Rumpelstiltskin congedò Regina e rientrò nella sala dell'arcolaio soddisfatto e compiaciuto.
Ancora una volta tutto era andato per il verso giusto, esattamente com'era nei suoi piani, e la donna si era finalmente convinta ad abbandonare ogni speranza di redenzione, accogliendo a braccia aperte il suo lato più oscuro e lasciandosi definitivamente alle spalle la persona buona e gentile che era stata in passato.
Ormai i tempi erano quasi maturi per mettere in atto la parte finale del suo piano e far scagliare a Regina il Sortilegio Oscuro da lui creato, che lo avrebbe portato nel mondo senza magia in cui si trovava Bae; a quel punto avrebbe dovuto attendere altri ventotto anni prima dell'arrivo della Salvatrice che avrebbe spezzato l'incantesimo, ma non gli importava: aveva aspettato per oltre due secoli, qualche anno in più non avrebbe fatto alcuna differenza.
Si sedette all'arcolaio e cominciò a filare, cercando di immaginare il momento tanto anelato, e che avvertiva ormai prossimo, in cui si sarebbe finalmente ricongiunto con suo figlio.
Bramava e allo stesso tempo temeva quell'incontro: avrebbe ascoltato taglienti e fredde parole di risentimento e rancore? Non che non se le meritasse. Oppure Baelfire l'avrebbe capito ancora una volta e sarebbe stato disposto a perdonare suo padre per averlo abbandonato, condannandolo a crescere solo e smarrito in un mondo sconosciuto?

La vecchia ruota compiva pigramente il suo giro ormai da mezz'ora, proprio come aveva fatto ogni sera per tanti e tanti anni.
Il folletto era abituato a sentirla scricchiolare e cigolare, quasi come se stesse protestando, reclamando un po' di meritato riposo dopo tanto lavoro, ma ciò non lo turbava; accoglieva quei rumori come dei vecchi amici, erano famigliari, rassicuranti e gli ricordavano la vita che si era lasciato alle spalle molto tempo prima, l'uomo che era stato e soprattutto le persone che aveva perso.
Tuttavia, quando la ruota cominciava a girare, il Signore Oscuro si perdeva nel suo lento movimento e allora riusciva quasi ad estraniarsi dal mondo, a dimenticare ogni cosa, e così il fardello della sua vita pareva farsi meno pesante, almeno per qualche ora.
Sì, quel misero arcolaio era probabilmente l'unico amico che egli avesse mai avuto e che riuscisse a confortarlo.
Quella sera però, Rumpelstiltskin udì un inconsueto suono, sommesso e ovattato, provenire da una delle stanze vicine e unirsi al lamento della ruota di legno e al crepitio del fuoco nel camino.
Il Signore Oscuro smise di filare e tese le orecchie, concentrandosi: ciò che percepì fu una specie di cantilena, dolce e ipnotica allo stesso tempo, come una ninnananna confusa, di cui non riusciva a distinguere le parole.
Incuriosito, si alzò dallo sgabello e prese a dirigersi dove il canto misterioso diveniva più forte.
Seguì quella voce come un viandante segue la luce di una lanterna nella notte scura, sempre più desideroso di scoprirne la fonte.
Percorse un breve corridoio e arrivò infine ad una porta socchiusa: il suono proveniva da dentro quella stanza, non c'erano dubbi.
Sbirciò all'interno attraverso la piccola fessura e scorse Belle, nel suo vestito celeste, inginocchiata sul pavimento, intenta a strofinare con uno straccio la lucida superficie di marmo bianco.
Accanto a lei c'era un vecchio mastello di legno dal quale si levavano piccole bolle di sapone colorate ogni volta che la ragazza v'immergeva lo strofinaccio.
Una di quelle, un po' più grande rispetto alle altre, fluttuò nell'aria per un po'; la giovane sorrise e la fece posare sul dorso della sua mano con grazia e delicatezza, osservando il proprio riflesso deformato nel piccolo globo iridescente, fino a quando questo non scomparve all'improvviso.
E intanto che lavorava, intonava quella melodia delicata come un bocciolo di rosa o come la lieve carezza del vento sulla pelle in una giornata di primavera:


Oh, sing sweet nightingale
Sing sweet nightingale, high above me
Oh, sing sweet nightingale


Rumpelstiltskin si sentì improvvisamente a disagio; sapeva che probabilmente Belle avrebbe preferito non essere ascoltata, inoltre spiare di nascosto una fanciulla in quel modo era sconveniente perfino per il Signore Oscuro in persona.
Forse avrebbe dovuto semplicemente girare sui tacchi e tornarsene a filare, tuttavia non si mosse di un solo passo: una forza misteriosa gli bloccava le gambe, impedendogli di allontanarsi. Sembrava come paralizzato dal canto soave della ragazza, che gli ricordò davvero un dolce usignolo come quello di cui parlava il testo della canzone.
Voleva ascoltarla ancora, ancora e ancora, fino a perdersi completamente in quel melodioso oblio.
Lentamente e stando ben attento a non fare il minimo rumore, si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia al petto.
Non aveva mai sentito la sua domestica cantare prima d'ora, ma doveva ammettere che era davvero molto intonata: la sua voce era colma di una dolcezza che pareva avesse il potere di scaldargli l'anima e si accompagnava alle note della canzone in un perfetto accordo di musicalità e parole. Neanche un'intera orchestra sarebbe stata in grado di produrre una sinfonia tanto divina e i migliori suonatori e cantori di tutti i reami avrebbero sfigurato se paragonati a lei.
Tutto intorno regnava una quiete sovrannaturale; perfino fuori dalla finestra il vento aveva riposto la frusta con la quale sferzava i rami degli alberi e aveva messo a tacere i suoi acuti ululati.
Sembrava davvero che ogni cosa, animata e inanimata, fosse in ascolto di quella melodia celestiale in assoluto silenzio. Lo stesso Rumpelstiltskin ridusse il proprio respiro al minimo.
La ragazza, che dava le spalle alla porta, non si accorse della presenza del Signore Oscuro dietro di lei, così continuò a cantare tranquillamente:


High above
Oh, sing sweet nightingale
Sing sweet nightingale, high


Rumpelstiltskin chiuse gli occhi e lasciò che la sua voce calda e rasserenante lo cullasse.
In un attimo sentì svanire i pensieri negativi e il suo cuore si fece misteriosamente più leggero, meno oppresso dalla fitta coltre di tenebre che lo avvolgeva in ogni momento del giorno e della notte. Nemmeno il lavoro all'arcolaio riusciva a rapirlo in quel modo e a donargli tanta tranquillità.
Mai, in oltre due secoli di vita, aveva udito qualcosa di altrettanto angelico e idilliaco.
Era come una cascata di acqua purificatrice che lavava via ogni macchia, ogni errore del passato, ogni ricordo doloroso e guariva ogni cicatrice del suo cuore.
Gli pareva che al mondo non esistesse più nulla al di fuori di quel suono incantevole; avrebbe voluto fermare il tempo e godersi quella sensazione per l'eternità.
Purtroppo però, proprio in quel momento, la vecchia porta di legno si mosse a tradimento sui cardini e cigolò sonoramente, quasi avesse deciso deliberatamente di fare un dispetto al Signore Oscuro.
Quel piccolo rumore stridente durò un decimo di secondo, ma fu più che sufficiente per spezzare l'incantesimo.
Belle smise bruscamente di cantare. Si voltò e si alzò di scatto, in bilico tra lo spavento e la sorpresa, quando si accorse del Signore Oscuro sulla soglia che la fissava.
Il folletto venne colto in flagrante e, dal canto suo, cercò di assumere un'aria impassibile, pensando in fretta ad una scusa che fosse abbastanza credibile da giustificare la sua presenza dietro la porta socchiusa mentre osservava di nascosto la sua domestica.
D'altra parte anche Belle si sentì tremendamente imbarazzata e avvampò all'istante: - Mi dispiace, credevo di essere sola. Non immaginavo che foste qui. -
Rumpelstiltskin scosse la testa: - Non devi scusarti, dearie. Cantare mentre sbrighi le faccende è un tuo diritto. Non ti punirò certo per questo. -
Lei arrossì ancora di più e iniziò a torcere e tormentare nervosamente lo straccio umido che teneva tra le mani: - Quindi...ehm...mi avete sentita? -
Lui annuì e un silenzio denso e carico di disagio calò nella stanza.
Nessuno dei due riusciva a sostenere lo sguardo dell'altro: entrambi erano stati colti di sorpresa in un momento intimo e delicato che, a loro insaputa, stavano condividendo.
Alla fine Rumpelstiltskin si schiarì la voce: - Ehm...è...una bella canzone. -
Si diede dello stupido un attimo dopo aver pronunciato quelle parole, decisamente indegne della sua reputazione: come diavolo gli erano venute in mente?!
Belle, tuttavia, sembrò riprendersi un po' dall'imbarazzo e abbozzò un sorriso, piacevolmente sorpresa da quello che, considerando il pessimo carattere del Signore Oscuro, era di fatto un complimento. - Vi ringrazio. Era la mia preferita durante le lezioni di canto, a palazzo. Sapete, mio padre insisteva molto perché imparassi le arti in cui una brava principessa dovrebbe eccellere, come la musica. Ma temo di non essere mai stata molto brava...come *Lady Tremaine era così gentile da ricordarmi ogni volta. - Aggiunse con ironia, storcendo il naso in una smorfia di disappunto al ricordo della sua insegnante: una donna arcigna, torva, severa e per nulla incline ai complimenti.
Rumpelstiltskin avrebbe voluto dirle quanto invece fosse riuscita ad incantarlo e a farlo sentire straordinariamente bene, avrebbe voluto dirle che la sua voce avrebbe potuto degnamente rivaleggiare con quella delle sirene ammaliatrici che vivevano nel grande oceano blu e profondo, proprio come quello in cui si perdeva ogni volta che la osservava negli occhi; invece non pronunciò una sola parola, limitandosi a schiarirsi di nuovo la voce, decisamente impacciato.
Seguì un altro istante di silenzio che, con grande sollievo di lui, fu rotto dalla ragazza: - Volevate dirmi qualcosa? -
Il folletto colse al volo l'occasione per cambiare argomento e riportare la situazione il più possibile alla normalità: - Sì, dearie. Ero venuto a dirti che si è fatto tardi ed è ora che tu vada a letto. Finirai di lavare il pavimento domani mattina. -
La ragazza annuì e gli diede la buonanotte, congedandosi con un sorriso e una riverenza, poi la sua esile figura scomparve giù per le scale, inghiottita dall'oscurità della notte.

Rumpelstiltskin tornò alla sala dell'arcolaio e filò ancora per un paio d'ore, dopodiché si coricò e, con suo grande stupore, prese sonno all'istante, cullato dalla voce di velluto della sua domestica, la cui eco ancora risuonava tra i suoi pensieri.
In cuor suo sperava davvero che Belle avrebbe continuato a cantare durante le faccende, allora lui avrebbe fatto finta di nulla e le avrebbe lasciato credere di essere concentrato nella filatura o in altre attività, ma avrebbe mantenuto l'orecchio ben teso a cogliere tutta la dolcezza e la tranquillità che il suo canto riusciva magicamente ad infondergli.

Le sue speranze non vennero deluse, perché da quel giorno la ragazza prese a cantare molto spesso, senza più curarsi di essere ascoltata da lui, o forse iniziò a farlo proprio perché in fondo sperava gli facesse piacere.
Cambiava spesso canzone a seconda del suo stato d'animo. Ne sapeva davvero molte: il suo repertorio spaziava dalle vecchie canzoni popolari del regno di Avonlea, a ballate d'amore malinconiche e dalla bellezza struggente, fino alle lodi dei bardi che cantavano le epiche gesta di cavalieri ed eroi; ma la preferita del Signore Oscuro rimase sempre quella che Belle stava intonando quella sera, quando l'aveva sentita cantare per la prima volta.





Da Stria93: Bentrovati dearies! :)
Due parole su questo nuovo progetto: appurato che le long non sono decisamente il mio forte, ho pensato di cimentarmi in una raccolta di storie a sé (più o meno brevi) ma legate da un unico filo conduttore, i cinque sensi, appunto.
L'idea è nata anche grazie all'ispirazione giuntami dalla raccolta Everyday Life's Special Essences della bravissima Julie_Julia. Fiondatevi a leggerla se non l'avete ancora fatto! Merita davvero! ;)
Questo primo capitolo, incentrato sul senso dell'udito, è chiaramente ispirato a “Cenerentola” e alla famosa scena in cui la poverina si ritrova a lavare il pavimento, giocando con le bolle di sapone e intonando la canzone che le sue sorellastre usano per esercitarsi (decisamente senza ottenere grandi risultati).
*Ho anche immaginato la perfida Lady Tremaine nei panni dell'insegnante di canto di Belle, quando ancora viveva ad Avonlea come principessa, e invidiosa del fatto che la ragazza avesse una bellissima voce mentre le sue figlie sembravano un paio di cornacchie col mal di pancia. xD
Spero davvero che questa breve raccolta vi piaccia!
Come al solito ringrazio di cuore tutti i lettori e chi sarà così gentile da lasciarmi il suo prezioso parere e, perché no, magari anche qualche consiglio per migliorare.
Grazie dell'affetto e della fiducia che mi dimostrate sempre!
Al prossimo capitolo, dolcezze! Baci! <3 :*

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Capitolo 2
*** Olfatto: Love potion ***


2

Da Stria93: Rieccomi qui, splendori miei!
Perdonate il ritardo con cui pubblico questo secondo capitolo della raccolta, ma il periodo degli esami è arrivato impietoso anche quest'anno e il tempo e l'ispirazione purtroppo sono venuti un po' a mancare (complice la pausa infinita di OUAT).
Comunque, questo capitolo, di cui, a dirla tutta, non sono proprio convintissima, contiene un piccolo cross-over, ma per ora non vi anticipo altro. ;)
Sperando che questa seconda storia vi piaccia, ne approfitto per ringraziare con tutto il cuore
dagaz, Euridice100, jarmione, LadyViolet91, misslegolas86, seasonoflove, valeego per aver recensito con delle splendide parole il primo capitolo; Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fatinaviola, LadyViolet91, seasonoflove, S05lj, vallego per aver inserito questa raccolta tra le preferite/seguite.
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi!
Buona lettura, gioie!


P.S. È passato un anno da quando mi sono iscritta a questo bellissimo sito e sono felice di aver potuto condividere la mia passione per la scrittura e per il mondo di OUAT con delle persone così fantastiche. Grazie a tutti per questo primo anno insieme! <3
Ok, ora la smetto di annoiarvi con questi sentimentalismi e vi lascio alla storia.




Quell'anno l'inverno aveva regnato incontrastato per molto tempo, ricoprendo il Castello Oscuro e il paesaggio circostante con la sua coltre gelida e candida che pareva aver sottratto alla natura tutti i suoi colori.
Sembrava davvero che la primavera non sarebbe mai più giunta in quel luogo sperduto tra le montagne, almeno fino a qualche settimana prima, quando le giornate si erano fatte più tiepide ed erano state rischiarate da un timido sole. Nel giro di una decina di giorni, ogni cosa aveva iniziato a tingersi di delicati toni pastello.
Anche il cielo si era finalmente rivestito di un manto azzurro chiaro, adorno di nuvole bianche e soffici che viaggiavano veloci, sospinte da un venticello frizzante che portava con sé un carico di profumi inebrianti e ritrovati dopo tanto tempo: la tenue fragranza dell'erba nuova che faceva capolino da sotto la neve e pian piano si riappropriava del suolo rinato, l'aroma leggero ma persistente dei primi fiori che si schiudevano al sole, l'odore stesso della brezza che accarezzava le piccole gemme spuntate sui rami degli alberi. L'aria era satura di un miscuglio di odori intensi e vibranti che gridavano a chiunque che il dominio del ghiaccio era terminato e la terra era tornata a vivere.

Quella mattina, Belle si destò salutata dall'allegro cinguettio di alcuni uccellini e da un raggio di sole tiepido e gradevole che filtrava dalla finestrella della stanzetta in cui dormiva e le accarezzava il viso, come a volerle dare un dolce buongiorno.
La ragazza sorrise e, dopo una sonora stiracchiata, si alzò dal pagliericcio e indossò il suo grazioso abito celeste, canticchiando tra sé. L'arrivo della bella stagione l'aveva sempre messa di buonumore, fin da piccola, specialmente dopo tanti mesi trascorsi nell'abbraccio infinito dell'inverno e del gelo.

Belle si recò nella stanza dell'arcolaio, al piano superiore, e, per prima cosa, corse ad aprire la finestra che dava sul bosco, inspirando a pieni polmoni quell'aria nuova che sapeva di vita pulsante e che la faceva sentire stranamente su di giri, come se avesse bevuto qualche sorso di vino di troppo.
Rimase ad osservare il paesaggio per un po', mentre il vento fresco del mattino giocava con i suoi capelli; poi si sedette al tavolo e consumò una ricca e solitaria colazione, osservando distrattamente le matasse d'oro zecchino che giacevano a terra vicino alla ruota di legno. Inaspettatamente, la ragazza si sorprese a pensare a Rumpelstiltskin, che quella notte era partito alla volta di un reame lontano per portare a termine uno dei suoi innumerevoli accordi.
Gli aveva chiesto più volte di portarla con sé e di farle visitare i tanti regni lontani in cui lo conducevano i suoi affari, ma il folletto non aveva mai acconsentito, bofonchiando che quei viaggi non erano delle gite di piacere e che lui stesso non amava allontanarsi dal Castello Oscuro e quando ciò accadeva era solo ed esclusivamente perché la questione lo richiedeva.
La sera precedente le aveva comunicato che sarebbe stato di ritorno entro l'ora di pranzo e nel frattempo lei non avrebbe dovuto approfittare della sua assenza per rintanarsi in biblioteca a leggere, ma occuparsi delle solite faccende quotidiane.
Così, dopo colazione, Belle si rimboccò le maniche e svolse diligentemente i suoi doveri di domestica. Ormai viveva al Castello Oscuro da qualche mese e le sue mani si erano abituate ad armeggiare con scope, stracci e piumini per la polvere. Negli ultimi tempi, perfino il Signore Oscuro non trovava più nulla da ridire sul suo lavoro.

Era già tarda mattinata quando la ragazza si ritrovò casualmente a passare davanti alla porta del laboratorio del Signore Oscuro, in cima a una delle torri del palazzo.
Si fermò e posò lo sguardo sull'uscio di legno scuro, pensierosa. Era entrata in quella stanza solo un paio di volte e in entrambe le occasioni era stata accompagnata da Rumpelstiltskin in persona.
“Qui dentro ci sono molti oggetti pericolosi, dearie.” Così lui le aveva risposto seccamente quando la giovane aveva provato a domandargli il motivo di tanta prudenza.
In quel momento, Belle non aveva osato insistere, ma la sua insaziabile e innata curiosità era stata fortemente stuzzicata da tutti quegli strani arnesi, dai numerosi manuali di magia e dai rotoli di pergamena che contenevano centinaia di formule magiche e ricette per preparare ogni sorta di elisir e pozioni.
Si morse il labbro, combattuta. Il folletto le aveva proibito espressamente di varcare quella soglia senza di lui e senza il suo permesso, ma in quel momento egli era molto lontano dal Castello Oscuro, e in fondo cosa c'era di male ad entrare nel laboratorio e dare solo un'innocua sbirciatina? Sarebbe stata attenta e non avrebbe toccato nessuno degli aggeggi che il suo padrone utilizzava per creare i suoi filtri. Si sarebbe guardata un po' in giro e poi se ne sarebbe andata senza lasciare alcuna traccia del proprio passaggio. Rumpelstiltskin non l'avrebbe mai saputo.
L'idea era decisamente troppo allettante per ignorarla, così Belle estrasse un tintinnante mazzo di chiavi dalla tasca del grembiule e individuò immediatamente la piccola chiavetta d'argento che le occorreva.
Si guardò intorno con circospezione come se temesse di essere osservata, ma gli unici occhi che la scrutavano con freddezza e distacco erano quelli dei soggetti immobili ritratti nei quadri che ornavano le pareti del corridoio, così la giovane fece scattare rapidamente la serratura e sgattaiolò furtivamente dentro il laboratorio.

La stanza circolare non era cambiata molto dall'ultima volta che vi aveva messo piede: era sempre ingombra di scaffali, vecchi rotoli di pergamena, alambicchi, provette e tomi dall'aria antica.
Belle sorrise e iniziò a curiosare tra tutti quegli oggetti, affascinata ed entusiasta come una bambina nella bottega di un giocattolaio.
Sfogliò qualche pagina di un polveroso volume interamente dedicato alle bacchette magiche e alla polvere di fata, dopodiché la sua attenzione venne catturata dalla ricetta di una pozione che permetteva a chiunque la bevesse di poter comunicare con gli animali; le sue labbra si contrassero in una smorfia di disgusto quando lesse coda di serpente bianco tra gli ingredienti.

La giovane passò in rassegna un po' tutto il laboratorio, scorrendo i titoli dei vecchi libroni dalle pagine ingiallite e soffermandosi qua e là su alcune di esse, particolarmente interessanti.
Prima di andarsene, ebbe cura di risistemare ogni cosa esattamente come l'aveva trovata in modo che Rumpelstiltskin non si accorgesse mai di quella sua visita furtiva quanto illegittima.
Stava già sorridendo, compiaciuta di se stessa, quando, per sbaglio, urtò un massiccio scaffale di legno alle sue spalle. Con grande orrore della ragazza, questo oscillò pericolosamente per qualche secondo, tanto che una piccola fiala di cristallo precipitò da uno dei ripiani più alti.
Con un'agilità che non le apparteneva e un gesto fulmineo del quale lei stessa si stupì, Belle si gettò in avanti e riuscì ad afferrarla giusto un attimo prima che quella toccasse terra e s'infrangesse rovinosamente in mille pezzi, disperdendo sul pavimento di pietra il suo misterioso contenuto fluido e madreperlaceo.
Belle riprese a respirare solo quando ebbe l'oggettino di vetro stretto al sicuro tra le sue dita, mentre il cuore le batteva all'impazzata per lo spavento. Chissà come avrebbe reagito Rumpelstiltskin se la boccetta si fosse rotta e avesse rivelato così la sua clandestina presenza nel laboratorio! La giovane rabbrividì al solo pensiero: il Signore Oscuro sarebbe andato certamente su tutte le furie e non sarebbe stato affatto piacevole per lei.
Fece per rimettere la fiala, sana e salva, al proprio posto, quando un'improvvisa ondata di profumo intenso e penetrante le invase le narici.
Belle, sorpresa, studiò attentamente il flaconcino e notò che, nella caduta, il tappo si era leggermente svitato e ora il contenuto biancastro e opalescente al suo interno rilasciava nell'aria dense spirali di vapore che salivano compatte verso l'alto ed emanavano quel forte aroma di...carta e inchiostro?!
La ragazza sbatté le palpebre incredula e osservò con stupore l'ampolla che teneva tra le mani, poi l'avvicinò cautamente al proprio naso per essere sicura di non stare impazzendo.
Eppure non c'era alcun dubbio: quello che si levava dalla boccetta di cristallo era l'inconfondibile e deliziosa fragranza di pagine scritte, che lei così tante volte aveva assaporato durante la lettura e che tanto amava. Era il profumo delle avventure e dei mille viaggi che aveva compiuto senza mai lasciare la biblioteca del castello, degli amori dei suoi protagonisti preferiti, delle battaglie, delle imprese eroiche. Era il profumo di quelli che erano stati i suoi primi, unici, veri amici per molti anni. Il profumo delle emozioni e della libertà.
Ma come poteva essere che una pozione sprigionasse l'odore dei libri?
Belle inspirò una seconda volta e una strana sensazione di torpore e benessere iniziò ad impadronirsi di lei, come se una nebbiolina si fosse infiltrata nella sua mente, rendendole la testa leggera e offuscandole i pensieri.
La giovane se ne accorse immediatamente e, spaventata, si affrettò ad allontanare la fiala da sé e a riporla sullo scaffale, ma ad un tratto si accorse che il profumo era cambiato, si era fatto più inebriante, intenso e speziato, tanto da pizzicarle deliziosamente il naso.
C'era qualcosa di incredibilmente famigliare in quella seconda fragranza. Belle era certa di conoscerla bene, di averla già sentita innumerevoli volte, eppure in quel momento non riusciva proprio a ricondurla alla sua fonte. Si trattava di un aroma incredibilmente seducente e irresistibile, che la ragazza non poté fare a meno di respirare a pieni polmoni e lasciare che la invadesse.
Un brivido caldo le percorse la schiena, mentre quel profumo l'avvolgeva come un abbraccio, l'attraeva inesorabilmente e instillava in lei uno strano, stuzzicante desiderio.
Il bordo di cristallo dell'ampolla era ormai a pochi centimetri dalle sue labbra quando una mano squamosa e dotata di artigli neri gliela sfilò dalle dita.
- Oh no, dearie. Ti consiglio di non farlo. -
Belle strizzò gli occhi e scosse la testa, mentre la nebbiolina che aveva offuscato la sua mente si dissolveva pian piano e lei riacquistava lucidità. Quando si voltò, il suo cuore si riempì di terrore alla vista della figura eccentrica di Rumpelstiltskin, che evidentemente era rientrato in anticipo dal suo viaggio.

L'Oscuro osservava severamente la sua domestica e la sua sagoma pareva stranamente molto più imponente del solito. I suoi occhi ferini erano gelidi e impenetrabili e sembravano in grado di trafiggere la carne della giovane come dardi.
- Non ti avevo espressamente ordinato di non salire quassù senza di me?! - Ringhiò il folletto, senza smettere di scrutarla.
Lei sussultò e si sentì avvampare: - Volevo solo mettere un po' in ordine e dare una pulita. Non volevo fare niente di male. - Bugiarda.
Ma il Signore Oscuro non diede il minimo peso a quella debole giustificazione: - Dovrei impedirti l'accesso alla biblioteca per un mese, così forse imparerai ad eseguire i miei ordini! -
- No! - Belle avvertì un tuffo al cuore e squadrò il folletto, supplicante: i libri erano l'unica cosa in grado di lenire la sua solitudine durante la notte e la nostalgia di casa che, di tanto in tanto, tornava ad assalirla; non sopportava l'idea di separarsene tanto a lungo.
Rumpelstiltskin indugiò per un attimo su quegli occhioni lucidi e grandi di paura che lo scrutavano disperati e imploranti, infine sospirò e riprese: - Tuttavia l'accordo che dovevo concludere è andato a buon fine e, per tua fortuna, sono particolarmente di buonumore, quindi, solo per oggi, lascerò perdere la tua disubbidienza, ma bada bene, non voglio mai più trovarti qui senza il mio permesso, altrimenti ne subirai le conseguenze. Chissà cosa sarebbe potuto capitare se non fossi rientrato prima del previsto e non ti avessi tolto dalle mani questa fiala! -
Belle lo fissò con aria interrogativa, mentre il panico lasciava gradualmente il posto ad una sincera curiosità: - Che intendete dire? Cos'è quella pozione? - Chiese indicando la boccetta di fluido iridescente stretta nella mano di lui.
Rumpelstiltskin avvertì una fitta d'irritazione quando si accorse che il timore che i suoi rimproveri avevano suscitato nella giovane, era già svanito. Prese a studiare l'espressione della sua domestica, riflettendo: sapeva fin troppo bene che quando i suoi occhi cerulei si accendevano d'interesse per qualcosa, come in quel momento, ella non si sarebbe fermata fino a quando non avesse ottenuto una risposta. Avrebbe iniziato a tempestarlo di domande, a tormentarlo, a cercare di carpirgli quante più informazioni possibili: una vera seccatura! Tanto valeva soddisfare immediatamente la sua sete di sapere.
Il folletto sollevò il flaconcino in modo che il liquido lattiginoso al suo interno scintillasse, colpito da un raggio di sole che penetrava dalla finestra.
Osservò con occhio esperto il vorticare del vapore: - Questa è *Amortentia. - Spiegò, sbrigativo. - Si tratta del filtro d'amore più potente di tutti i reami. -
Belle spalancò gli occhi: - Filtro d'amore? -
Lui rise davanti alla sua faccia basita: - Oh, non il Vero Amore, dearie; non quello con la A maiuscola. No, quello che provoca questa particolare miscela non è altro che una potente infatuazione; un'ossessione, potremmo dire. -
La giovane iniziò a seguire attentamente con lo sguardo i fili di fumo che si rincorrevano nella boccetta, come piccoli serpenti gassosi, desiderosa di saperne di più: - Ma perché profuma? Com'è possibile che abbia sentito l'odore dei libri? -
Rumpelstiltskin fece un sorrisetto e la prese in giro, criptico: - Già, avrei dovuto aspettarmelo da un topo di biblioteca come te. -
La ragazza corrugò la fronte; continuava a non capire e la frecciatina del folletto non aveva fatto altro che confonderla e incuriosirla ulteriormente.
Il Signore Oscuro si godette per un po' quel momento; tenere la sua domestica sulle spine era sempre molto divertente e gratificante, ma alla fine riprese a spiegare in tono pratico. - L'Amortentia emana odori diversi per ciascuno di noi a seconda di ciò che ci attrae. Si tratta di un filtro assai insidioso e probabilmente è anche il più pericoloso tra tutti quelli che si trovano in questa stanza. -
Belle tornò a fissare la pozione, pensierosa, mentre la voce di Rumpelstiltskin riecheggiava nella sua mente: odori diversi per ciascuno di noi a seconda di ciò che ci attrae. Ciò che ci attrae.
Fu il folletto a distoglierla dai suoi pensieri senza tanti complimenti: - Ora vattene dal mio laboratorio, dearie, e giurami che non entrerai mai più senza di me. Anzi, restituiscimi la chiave, così sarò sicuro che non potrai più disubbidirmi. -
Lei distolse lo sguardo e si morse il labbro, decisamente poco convinta.
- Belle? - Rumpelstiltskin la incalzò con un tono d'avvertimento e alla fine la giovane non poté far altro che annuire e porgergli la piccola chiave argentata.
Lui la prese e se la mise rapidamente in tasca, poi ripose con attenzione la fiala di Amortentia al suo posto sullo scaffale e si rivolse nuovamente alla sua domestica: - Bene. Ora va' nelle cucine a preparare il pranzo. Quel maledetto viaggio mi ha fatto venire una fame da lupi. -
La ragazza si diresse verso l'uscita del laboratorio, ma quando passò accanto al folletto avvertì un inebriante aroma dai toni speziati, leggermente agrodolci, solleticarle le narici e un pensiero la folgorò come un fulmine. Non era possibile!
Belle si bloccò e scoccò un'occhiata sbigottita a Rumpelstiltskin, mentre un'improvvisa consapevolezza si affacciava alla sua mente con una chiarezza e un'evidenza disarmanti.
Era dunque il profumo del corpo del Signore Oscuro ad attrarla? Era quello l'odore che l'Amortentia aveva ricreato appositamente per lei? Ma allora questo significava che...
- Be'? Che ti prende, dearie? Perché ora mi fissi come se avessi visto un fantasma? -
Lei arrossì violentemente e si affrettò a voltarsi e a riprendere la via della porta, senza aggiungere parola e ringraziando tra sé che fra i tanti poteri che Rumpelstiltskin possedeva, non vi fosse la capacità di leggere nel pensiero altrui.

Il folletto rimase fermo al centro della stanza ad osservare il punto in cui la sua domestica era sparita, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo. Quella scioccherella di una principessa stava di nuovo per combinare un disastro. Gli effetti dell'Amortentia erano micidiali e molto potenti, oltre che estremamente difficili e fastidiosi da debellare. Ci era mancato davvero poco che non scoppiasse un enorme guaio al quale lui avrebbe dovuto porre rimedio non senza una buona dose di tempo e fatica.
Sospirò: quella strana ragazza, con la sua indole fiera, curiosa e impertinente, non faceva altro che dargli un grattacapo dietro l'altro. Forse avrebbe semplicemente dovuto trasformarla in un gattino e tenersela come animale da compagnia. Sorrise a quell'idea ma la scartò immediatamente, pensando che, in fondo, non gli dispiaceva poter ammirare ogni giorno il suo sorriso e le forme armoniose del suo corpo aggraziato.
Prima di uscire dal laboratorio, Rumpelstiltskin lanciò un rapido sguardo al flaconcino di Amortentia, riposto al sicuro sul suo ripiano. Strano: quando l'aveva sottratto dalle mani di Belle era stato investito per un momento da un dolce e delicato profumo di rosa misto a vaniglia.


* J.K. Rowling, Harry Potter e il Principe Mezzosangue, cap. 9



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Capitolo 3
*** Vista: Reflections ***


vista


La carrozza sobbalzò violentemente per l'ennesima volta e per poco Belle non finì lunga distesa sul sedile.
Rumpelstiltskin, seduto di fronte a lei, colse il suo disagio e sorrise, beffardo: - Questa gita nella foresta non è di tuo gradimento, dearie? Temo che dovrai adattarti, almeno fino a quando non troveremo l'infame ladro che tu hai fatto fuggire. -
La ragazza gli scoccò un'occhiata torva, ma non rispose, limitandosi a sistemarsi dietro le orecchie una ciocca di capelli che le era scivolata sul viso; dopodiché sospirò e riprese a scrutare fuori dal finestrino dell'angusto abitacolo, nella speranza che i suoi occhi potessero scorgere qualcosa di diverso dalla fittissima vegetazione che si ergeva intorno a loro con fare quasi minaccioso e sembrava pronta ad inghiottire la carrozza da un momento all'altro, come le fauci di un'enorme creatura smeraldina.
Erano ormai trascorse un paio d'ore da quando i due avevano lasciato il Castello Oscuro. Il folletto si era lanciato immediatamente alla caccia del misterioso ladro di bacchette magiche che si era introdotto in casa sua, e aveva trascinato con sé la propria domestica che, mossa, a suo parere, da un cuore troppo tenero e una mente troppo ingenua, l'aveva liberato dalle segrete in cui lui l'aveva rinchiuso.
Da quando si erano addentrati in quella selva, Belle aveva avuto l'impressione di essere stata trasportata in un altro mondo, dominato da tutte le sfumature del verde e del marrone. Il cielo lontano era quasi completamente oscurato dalle fronde degli altissimi alberi che crescevano rigogliosi e incredibilmente ravvicinati, fin quasi a formare veri e propri muri.
Più volte la ragazza aveva creduto di scorgere strane ombre aggirarsi qua e là tra gli arbusti, ma probabilmente si stava solo facendo suggestionare dall'inquietudine che quel luogo infondeva.
In effetti vi era qualcosa di arcano in quell'intricato labirinto di foglie, rami e radici; la giovane aveva quasi l'impressione di trovarsi in un tempio costruito ed eretto dalla natura stessa come tributo alla propria forza e grandiosità, un territorio pregno di sacralità, maestoso quanto antico, che incuteva un rispettoso timore in chi vi si addentrava.
Lo stretto sentiero che si dipanava fra la boscaglia, era disseminato di pietre e sassi che, insidiosi, provocavano forti e continui scossoni alla carrozza sulla quale viaggiavano il Signore Oscuro e la ragazza. Evidentemente erano molto pochi coloro che si avventuravano per quella via e Belle non faticava a capirne il motivo.
L'aria che si respirava era ricca di umidità, pesante e rarefatta, probabilmente proprio a causa della folta vegetazione che, di notte, consumava gran parte dell'ossigeno presente in quel luogo.
La gola di Belle iniziò ben presto a bruciare per l'arsura, fino a quando, fortunatamente, il suo sguardo colse un piccolo corso d'acqua che scorreva pacificamente tra i fusti secolari, non lontano dal tracciato e dalla loro posizione.
- Ho sete. Possiamo fermarci un momento a quel ruscello? - Domandò la giovane, indicando il fiumiciattolo.
Il folletto sogghignò: - Questa non è una scampagnata, principessa. Dovrai attendere fino a quando non saremo tornati al castello. -
- Ma ci vorrà solo un secondo! Non credo proprio che un sorso d'acqua vi farà perdere la possibilità di catturare il vostro ladro! - Protestò la ragazza, assumendo il piglio caparbio, tenace e imbronciato che in certi momenti troneggiava sul suo volto e le conferiva un aspetto vagamente infantile.
- Per favore... -
Rumpelstiltskin fissò la sua domestica con espressione indecifrabile, poi sbuffò sonoramente e, con un gesto secco della mano, fece arrestare i cavalli neri che trainavano la carrozza. - Vedi di sbrigarti! Non abbiamo tempo da perdere! -
Belle gli rivolse un'occhiata piacevolmente sorpresa e lo ringraziò con un cenno del capo, prima di precipitarsi fuori dal veicolo.
Fu un gran sollievo potersi sgranchire un po' le gambe e muovere qualche passo dopo aver trascorso tanto tempo seduta ed essere stata rudemente sballottata a destra e a sinistra.
In pochi secondi, la ragazza raggiunse il fiume che si snodava placidamente tra gli alberi, curvando in più punti come un serpentello; s'inginocchiò accanto alla riva, raccolse un po' d'acqua con le mani e se la portò alle labbra, assaporando la sensazione del liquido fresco che le calmava istantaneamente il bruciore alla gola e placava la sua sete. A Belle parve di non aver mai bevuto dell'acqua così buona e pura in vita sua; era così trasparente che si poteva scorgere il fondo del ruscello, composto di ciottoli e sassolini i cui colori cangianti variavano dal nero ossidiana al grigio ardesia, al verde marino.
A un certo punto, i cavalli di Rumpelstiltskin presero a nitrire, sbuffare e scuotere nervosamente le criniere, come a voler richiamare la sua attenzione e ordinarle di affrettarsi; la giovane stava proprio per tornare alla carrozza quando si accorse di una figura che, dal basso, le restituiva lo sguardo ceruleo, allora si chinò sulla sponda e si sporse leggermente sull'acqua per guardare meglio. Solo in quel momento la ragazza realizzò che, da quando aveva lasciato Avonlea, non aveva più avuto modo di osservare il proprio riflesso; infatti, al Castello Oscuro, per qualche strano e incomprensibile motivo, tutti gli specchi erano stati coperti e, fin dal primo giorno, le era stato proibito categoricamente di rimuovere anche solo uno dei pesanti drappi di tessuto che li oscuravano.
Belle studiò con attenzione il volto della giovane donna comparso sulla superficie cristallina e tremolante, sorprendendosi di quanto il suo aspetto fosse mutato in quella decina di giorni trascorsa al servizio di Rumpelstiltskin, lontana da Avonlea, lontana da casa. Il viso delicato, le cui gote erano solitamente accese di una vivace tonalità rosata, si era fatto più magro e pallido, e recava i segni inconfondibili delle molte notti trascorse in lacrime nella fredda cella del Castello Oscuro, gli occhi celesti erano arrossati e gonfi di stanchezza. Anche la sua stessa espressione era cambiata: si era fatta più adulta e matura e, sebbene conservasse ancora qualche tratto della bambina che era stata e che non avrebbe mai perso, il viso che ricambiava il suo sguardo era indubbiamente quello di una donna che era cresciuta, che aveva conosciuto la sofferenza, aveva preso una decisione dolorosa sacrificando se stessa per il proprio popolo, ma aveva anche trovato la forza di andare avanti e reagire, nonostante le difficoltà.
- Ma insomma, Belle, quanto ci metti?! Quel furfante ha già abbastanza vantaggio su di noi e non intendo concedergliene altro! -
La giovane non si era minimamente accorta di Rumpelstiltskin che, spazientito, l'aveva raggiunta al piccolo fiume.
- Eccomi, arrivo. -
Nell'alzarsi da terra, la giovane intravide il riflesso della sagoma mostruosa dell'Oscuro aggiungersi al proprio sulla superficie limpida: occhi scuri come il carbone e impenetrabili, venati di pagliuzze dorate, quasi perennemente animati da una luce sinistra e folle, labbra sottili sempre pronte a distendersi in quel ghigno orribile che lasciava scoperti i denti aguzzi come lame, pelle squamosa di un colore indefinito come quella di un rettile, affilati artigli neri alla fine delle lunghe dita. Tutto in lui suscitava ribrezzo e terrore in chiunque osasse apporre lo sguardo sulla sua bieca figura e, mentre il cocchio riprendeva a muoversi, la ragazza ripensò alle torture che il povero ladro aveva subito nelle segrete del castello; lei stessa aveva dovuto lavare via il sangue fresco dai grembiuli che il Signore Oscuro indossava per seviziare i prigionieri.
Rabbrividì, pensando che forse il suo padrone era davvero la Bestia crudele e senza scrupoli di cui aveva tanto sentito parlare.


***


- Torniamo alla carrozza. Questa foresta mi annoia. -
- Non avete intenzione di inseguirli? -
Rumpelstiltskin colse una sincera curiosità mista a sorpresa nella voce sottile della sua domestica; e come darle torto? Non era forse stato lui a trascinarla in quell'estenuante caccia con il solo intento di punire e dare la morte all'ignobile uomo che si era intrufolato in casa sua per rubare la magia?
- No, non ne vale la pena. - Rispose, laconico.
I suoi occhi scuri rimasero puntati su Robin Hood e sulla sua compagna, mentre fuggivano tra gli alberi della Foresta di Sherwood, l'andatura di lei resa lenta e arrancante a causa del pancione; quel pancione la cui visione aveva cambiato tutto.
Nel momento stesso in cui lo sguardo dell'Oscuro si era posato sul grembo della donna, dolcemente gonfio e ricurvo, egli aveva sentito l'arco che impugnava farsi incredibilmente pesante, come se il suo braccio non potesse più sostenere il peso dell'azione che stava per compiere.
La sua volontà, solitamente così ferrea e inflessibile, aveva vacillato misteriosamente; ad un tratto non era più così sicuro di voler scoccare quella freccia, puntata dritta al petto dell'uomo.
In quella frazione di secondo, la foresta che lo circondava si era dissolta e la sua mente si era popolata di immagini antiche eppure straordinariamente nitide, provenienti da quella che sembrava essere un'altra vita: dapprima un piccolo Baelfire, addormentato in una misera culla ricavata dal tronco di un albero intagliato, un sorriso sereno appena disegnato sul visino tondo e roseo; la scena era poi mutata in un povero filatore zoppo, intento a medicare amorevolmente il ginocchio sbucciato del figlioletto in singhiozzi, infine era comparso il volto di un fanciullo dai folti capelli castani e gli occhi scuri e ridenti, che aveva pronunciato quell'unica parola così magica e, nella sua semplicità, così ricca di significato. Papà.
Voi non siete il tipo di uomo che lascerebbe un bambino senza padre.

Era bastato quell'unico momento di esitazione, unito alle parole quasi provvidenziali della sua domestica, perché il dardo mancasse il bersaglio designato e i due innamorati potessero darsi alla fuga.


***


Belle e Rumpelstiltskin sedevano in silenzio all'interno dell'abitacolo della carrozza e ormai nessuno dei due faceva più caso ai continui sobbalzi dovuti alla strada accidentata.
In effetti entrambi erano talmente immersi nei propri pensieri da estraniarsi completamente dalla realtà circostante.
Belle non riusciva a smettere di sorridere: il folletto aveva risparmiato la vita a Robin Hood e aveva dimostrato di saper provare pietà nei confronti di qualcun'altro, fornendole una prova inconfutabile del fatto che nel suo cuore albergava ancora una scintilla di luce. Il Signore Oscuro non era chi pensava che fosse e lei non era mai stata così felice di essersi sbagliata.
Rumpelstiltskin teneva lo sguardo fisso fuori dal finestrino, ma i suoi occhi erano completamente ciechi rispetto alla boscaglia lussureggiante che scorreva velocemente intorno a loro. Essi infatti erano ancora colmi dell'immagine insolita e assolutamente inaspettata della sua domestica che, poco prima, gli aveva gettato le braccia al collo e gli aveva sorriso radiosa.
Cos'aveva scatenato quell'improvviso moto d'affetto nei suoi confronti? E poi, era accaduto davvero? O forse si era trattato solo di uno di quei momenti in cui la fantasia prende il sopravvento sulla realtà e il cervello decide di giocare un brutto scherzo confondendo le due cose? Eppure aveva ancora ben impressi nella mente la sensazione del corpo di lei a contatto con il proprio e la visione di quegli occhi illuminati da un'inspiegabile bagliore di felicità, che mai, prima di allora, aveva avuto modo di scorgere in quei pozzi d'acqua cristallina.
Ad un tratto, però, entrambi i passeggeri vennero bruscamente riscossi dalle rispettive riflessioni da una serie di nitriti insistenti e irritati e da un nervoso raspare di zoccoli nel terreno.
- Dobbiamo fermarci per far abbeverare i cavalli. - Spiegò il Signore Oscuro in risposta all'espressione interrogativa di Belle.
Fortunatamente, in quel punto della foresta, il sentiero costeggiava il fiume e gli animali poterono dissetarsi.
La ragazza e Rumpelstiltskin scesero dal cocchio per dare un po' di sollievo agli arti inferiori e muovere qualche passo lungo il rio, in attesa che gli animali terminassero di bere per poi poter riprendere il viaggio.
La giovane passeggiava, osservando distrattamente lo scorrere dell'acqua quando, all'improvviso, ebbe un'idea e si rivolse al folletto sorridendo: - Inginocchiatevi sulla riva. -
L'Oscuro sbatté le palpebre e la guardò perplesso: - Cosa? -
Belle sorrise di nuovo, incoraggiante: - Avanti! Voglio solo mostrarvi una cosa. -
Ed ecco il solito ghigno irriverente fare la sua comparsa sulle labbra di lui: - E chi mi dice che la tua intenzione non sia quella di gettarmi in acqua e affogarmi, dearie? Non che il tuo sciocco tentativo avrebbe qualche possibilità di successo, naturalmente... -
Lei gli scoccò un'occhiata di rimprovero, ma al Signore Oscuro non sfuggì la scintilla divertita che attraversò, con un guizzo, le sue iridi di turchese, per poi scomparire.
- Ve l'ho detto. Voglio farvi vedere una cosa, ma dovete avvicinarvi alla superficie dell'acqua. -
L'altro alzò un sopracciglio, sospettoso ma anche incuriosito. E ora cos'aveva in mente quella stramba fanciulla?
Lentamente e con fare guardingo, Rumpelstiltskin si piegò sulla sponda del fiumiciattolo. Il suo viso bestiale comparve riflesso su quello specchio tremolante, provocandogli un moto di disprezzo per quell'aspetto mostruoso e orripilante di cui la magia gli aveva fatto sgradito dono moltissimi anni prima.
Poco dopo percepì la sua domestica inginocchiarsi accanto a lui e la figura del suo volto delicato e serafico affiancò quello orrendo della bestia. La beltà innocente e la grazia dell'uno, contrastavano nettamente con la ferocia e la brutalità dell'altro.
Belle scrutava intensamente le due ombre i cui contorni ondeggiavano dolcemente a causa della corrente. Era strano come ora, i tratti del viso di Rumpelstiltskin non le sembrassero più così disumani e terribili come poche ore prima. Qualcosa nel suo modo di vedere il folletto era cambiato.
- Cosa vedete? - Domandò.
- Ma che stupidaggine è mai questa?! Si può sapere dove vuoi arrivare? - Sbottò il Signore Oscuro che, sempre più confuso, iniziava a perdere la pazienza.
Belle non si scompose e, per contro, parlò con voce calma e completamente priva di timore: - Coraggio. Ditemi cosa vedete. -
- Vedo il Signore Oscuro: il mago più potente e temuto di tutti i reami. Vedo l'essere il cui nome basterebbe a far tremare un intero esercito di valorosi soldati; colui che conosce e governa la magia oscura meglio di chiunque altro al mondo; il mostro che infesta i peggiori incubi dei bambini. Ecco cosa vedo. Soddisfatta?! -
La giovane lo fissò con una tale intensità, che per un momento Rumpelstiltskin si sentì stranamente indifeso e vulnerabile, oltre che straordinariamente disorientato. Cosa cercavano in lui quegli occhi di cielo? Cosa speravano di scorgere oltre la maschera della Bestia?
- Sapete, io invece vedo un uomo che crede di essere un mostro, ma nel profondo del proprio cuore serba ancora sentimenti benevoli, per quanto si ostini a negarlo. Vedo un uomo che ha risparmiato la vita ad un ladro perché il suo bambino non rimanesse orfano. Vedo un uomo che ha compiuto delle scelte sbagliate, ma che non ha dimenticato cosa significhi provare pietà per qualcuno. -
Il folletto si sentì come paralizzato e non riuscì a replicare con la tempestività che gli era solita; normalmente aveva sempre pronta una risposta tagliente e sarcastica per qualunque frangente, ma in quel momento avvertiva solo una grande confusione mista ad un inconsueto senso di smarrimento, simile a quello provato poco prima, quando Belle lo aveva stretto in quel rapido e imprevedibile abbraccio.
Dopo pochi secondi si alzò dalla riva del corso d'acqua e si diresse verso la carrozza, schiarendosi la voce nel tentativo di riacquistare il controllo della situazione: - Ovviamente ti sbagli, dearie. Sai, la tua ingenuità non smetterà mai di sorprendermi. -
La ragazza alzò le spalle, senza smettere di sorridere, e lo seguì all'interno del cocchio.
È proprio vero. Pensò tra sé. L'apparenza inganna. Bisognerebbe imparare a vedere con il cuore, perché gli occhi possono facilmente tradirci.


***


Il sole stava ormai tramontando, assumendo la forma caratteristica di una sfera rossastra perfettamente circolare che, pian piano scompariva in lontananza, dando fuoco al cielo e alle nuvole e annerendo le vette aguzze delle montagne, che si stagliavano all'orizzonte proprio come residui di un incendio.
La carrozza aveva lasciato finalmente la Foresta di Sherwood e non mancava ormai molto all'arrivo al Castello Oscuro.
Belle sedeva con la testa reclinata di lato, posata su una spalla e le mani in grembo. Si era assopita poco dopo che erano ripartiti in seguito alla sosta al fiume.
Rumpelstiltskin non ne era rimasto sorpreso, in fin dei conti, da quando la giovane viveva al Castello Oscuro, aveva passato gran parte delle notti sveglia, a piangere nella sua cella.
Uno strano senso di disagio lo assalì e gli morse lo stomaco al pensiero di quei singhiozzi disperati, inoltre, per qualche assurdo motivo, il Signore Oscuro non riusciva a distogliere lo sguardo dalla ragazza addormentata di fronte a lui. Ne era inspiegabilmente attratto, come la falena con la fiamma. Provava un atipico piacere nello studiare e memorizzare i più piccoli dettagli del suo volto rilassato nel sonno.
Ad un certo punto, notò che le sue labbra si erano lievemente dischiuse e lasciavano intravedere gli incisivi bianchi e candidi come perle, poi gli angoli della sua bocca si inarcarono leggermente in un accenno di sorriso che conferì ai suoi dolci lineamenti, un tratto ancora più angelico. Sembrava perfino che le sue gote emanassero una fievole luminosità.
Rumpelstiltskin si beò segretamente di quella visione fino a quando i cavalli non si arrestarono davanti al portone d'ingresso del castello e le palpebre di Belle si sollevarono lentamente, mentre la giovane si destava.





Da Stria93: Ed eccomi di nuovo qui, dearies!
Tra un testo universitario e l'altro sono finalmente riuscita a terminare questo terzo capitolo della raccolta, dedicato al senso della vista! (anche se il risultato finale mi lascia un bel po' di dubbi)
Un paio di considerazioni prima di essere lapidata: sicuramente sviluppare questo senso non è stato affatto facile dato che è il più utilizzato e probabilmente anche il più scontato e banale.
Non so quanto mi ci sono arrovellata per trovare un'idea che non risultasse noiosa, superficiale, ovvia e tutti gli altri aggettivi negativi che vi vengono in mente. Non sono nemmeno sicura di esserci riuscita, a dire la verità; ecco perché stavolta il vostro giudizio, positivo o negativo, sarà più importante che mai.
Alla fine ho scelto di giocare sul significato traslato dell'atto di vedere e sul fatto che spesso fermarci a considerare solo l'aspetto esteriore delle cose, cioè quello che possiamo cogliere immediatamente con gli occhi, ci porta a conclusioni sbagliate.
In fondo non è proprio la caratteristica fondamentale di Belle quella di riuscire a vedere oltre le apparenze? ;)
Ho voluto anche usare l'espediente del riflesso per mostrare come Rumpel e Belle vedono se stessi e sottolineare come il modo in cui la ragazza vede il folletto sia cambiato insieme alla sua opinione su di lui. Ho insistito abbastanza anche sul fatto che è stata proprio la visione del pancione di Marian a scuotere l'animo di Rumpel e a fargli cambiare idea sull'uccisione di Robin.
Sinceramente mi ero anche un po' stancata di usare sempre il Castello Oscuro come scenario costante, e così ho preso come riferimento il flashback della 2x19, ambientato nella Foresta di Sherwood.
Spero davvero che questo capitolo non sia un po' troppo, come si dice, “tirato per i capelli”. ^_^”
Come sempre, lascio a voi il compito di giudicare e, se credete, darmi anche qualche consiglio. :)
A questo punto non mi resta che ringraziare infinitamente ctdg, dagaz, Euridice100, fantasy93, jarmione, LadyViolet91, misslegolas86, nari92, PoisonRain, seasonoflove per aver recensito il capitolo precedente; Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fantasy93, fatinaviola, LadyViolet91, PoisonRain, S05lj, seasonoflove, valeego per aver inserito la raccolta tra le preferite/seguite/ricordate, e naturalmente tutti i lettori silenziosi.
Sperando che questo terzo capitolo non vi abbia troppo delusi, vi saluto e vi mando un bacione! :*

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Capitolo 4
*** Tatto: A gentle touch ***


4

La falce opalina della luna si stagliava contro lo sfondo nero del cielo, che, in quella notte limpida e serena, era trapuntato di stelle che brillavano pacifiche sopra le torri del Castello Oscuro, come occhi di spettatrici lontane che ogni sera vegliavano pigramente sullo scorrere della vita delle creature che abitavano la terra.
Belle sospirò e si costrinse a distogliere lo sguardo da quel magnifico panorama notturno che sembrava quasi frutto dell'eccezionale talento di un pittore, troppo meraviglioso per essere reale.
Si ritrovò di nuovo a pensare al Signore Oscuro e a chiedersi se anch'egli, ovunque si trovasse in quel momento, stesse ammirando quel meraviglioso spettacolo offerto loro dagli astri.
La sera prima, Rumpelstiltskin l'aveva avvisata che quel giorno sarebbe partito all'alba per procurarsi un ingrediente molto importante che gli occorreva per ultimare un particolare incantesimo al quale stava lavorando da molto tempo.
Nonostante l'assenza del padrone, la giovane aveva comunque svolto diligentemente le sue mansioni, più per tenersi occupata e non pensare al senso di vuoto che la mancanza del folletto suscitava in lei, che per vera necessità.
Si erano ormai fatte le dieci di sera e Belle aveva quasi terminato le ultime faccende prima di poter dichiarare ufficialmente conclusa la sua giornata lavorativa e potersi finalmente ritirare in biblioteca per leggere un po' prima di coricarsi.
Le era rimasto solamente un ultimo compito da svolgere: le scorte di paglia che il Signore Oscuro si dilettava a filare e a trasformare in oro erano quasi terminate, così la ragazza andò a procurarsene una cesta intera nelle scuderie del castello, inutilizzate dal momento che Rumpelstiltskin non aveva certo bisogno di ricorrere agli animali per i suoi spostamenti, senza tener conto del fatto gli sarebbe bastato un gesto della mano per far apparire qualunque bestia volesse.
Belle cercò di scegliere con cura, scartando la paglia troppo vecchia e umida, impossibile da filare, e tastando con meticolosità per individuare quella più asciutta e fresca, così come il folletto le aveva mostrato tempo prima.
Quell'operazione, semplice solo in apparenza, richiese circa una decina di minuti, dopodiché la ragazza tornò al piano di sopra e sistemò accuratamente il tutto accanto all'arcolaio, fino a formare un mucchio ordinato, compatto e fragrante. Arretrò di qualche passo per osservare con soddisfazione il risultato del proprio lavoro, poi si lisciò la gonna del vestito e sorrise, pregustando già la sensazione di un nuovo libro tra le mani.
Già, perché la giovane amava sentire sotto i polpastrelli la superficie ruvida della pergamena, ricca di venature che si intersecavano tra loro come tanti sentieri, oppure accarezzare la carta liscia e fine che scorreva come seta sotto le sue dita, incredibilmente sottile e leggera nonostante fosse intrisa dell'enorme potere insito nella scrittura.
Belle ne era sempre stata convinta: i libri erano vivi. Ciascuno possedeva un proprio corpo, unico e diverso dagli altri; la rilegatura era il loro scheletro, l'inchiostro il loro sangue, che pulsava di vita ed emozioni e ne irrorava le pagine, che costituivano la loro pelle, alle volte scura, rugosa e resa fragile dal tempo come quella di un vecchio, altre bianca, liscia e intonsa quanto quella di un fanciullo. E poi naturalmente c'erano le parole che ne rappresentavano l'anima, la personalità e l'essenza più intima e profonda, che si svelava solo a chi si accostava alla lettura con amore e passione.
Sì, era proprio ora di dedicarsi ad un buon libro che aspettava solo di conoscere il suo prossimo lettore.


Rumpelstiltskin si materializzò nell'ingresso del castello respirando affannosamente.
Mosse qualche passo stentato verso le scale ma dovette sorreggersi al muro di pietra per evitare di cadere.
Le gambe gli tremavano e sembravano diventate totalmente incapaci di sostenere il suo peso, mentre i tagli e le bruciature che si era procurato quel giorno non gli davano requie e gli infliggevano continue stilettate di dolore acuto e bruciante, come lame di coltelli incandescenti che lo pungolavano in continuazione.
Ma si sarebbe occupato di curare le ferite più tardi, la cosa più importante era recarsi al suo laboratorio e mettere al sicuro la fiala che teneva stretta tra le mani e che conteneva un preziosissimo fluido vermiglio.
Il folletto respirò profondamente e sbatté le palpebre, cercando di rimanere cosciente e dissipare la nebbia che gli offuscava la vista.
Naturalmente aveva messo in conto fin dall'inizio che non sarebbe stato affatto facile impadronirsi del sangue di un drago, ma non si aspettava che quella bestia sarebbe riuscita a ridurlo in quello stato. Aveva inoltre avuto la sfortuna di imbattersi in un esemplare forte e giovane che non aveva esitato un secondo a scagliarsi ferocemente contro di lui, menando terribili fendenti con gli artigli affilati come rasoi e cercando di incenerirlo con le vampate di fuoco che fuoriuscivano dalle sue fauci.
Ma Rumpelstiltskin non era certo uno sprovveduto ed era riuscito, infine, a ferire il suo avversario e a raccoglierne qualche goccia di sangue, scarlatto, prezioso e raro quanto un rubino, per poi dileguarsi e tornare al castello, ricorrendo agli ultimi residui di magia che gli erano rimasti dopo quel serrato ed estenuante combattimento.
Attese ancora qualche minuto, continuando ad inspirare ed espirare con calma, nonostante perfino quel movimento gli provocasse acute fitte di dolore, poi fece appello alle ultime forze che ancora gli restavano in corpo e iniziò a salire le scale che conducevano al piano di sopra, cercando di non fare il minimo rumore.
A quell'ora tarda, Belle doveva aver concluso le sue faccende da un pezzo e, molto probabilmente si era rintanata in biblioteca a leggere, come era solita fare ogni sera.
L'Oscuro pensò che fosse meglio così. Non voleva, infatti, che la sua domestica lo vedesse in quelle condizioni: si sarebbe sicuramente spaventata e l'ultima cosa che desiderava era turbarla o terrorizzarla, inoltre non gli piaceva per niente l'idea che Belle lo sorprendesse così malridotto; era pur sempre il Signore Oscuro e aveva una reputazione da mantenere! Non poteva certo mostrarsi in quello stato pietoso!
Ma il destino, si sa, è noto per il suo spiccato, quanto sadico, senso dell'umorismo e, a volte, può rivelarsi molto dispettoso; così, mentre il folletto passava davanti alla sala dell'arcolaio, incrociò proprio la ragazza, che stava per uscirne e dirigersi su per le scale, verso la biblioteca, canticchiando spensieratamente tra sé.
Rumpelstiltskin si affrettò a nascondersi in un angolo, sperando che la giovane non lo notasse e proseguisse imperterrita verso il piano superiore. Ma a nulla valsero quelle remote speranze, perché i suoi movimenti non passarono inosservati e, con la coda dell'occhio, Belle si accorse della sua presenza.
- Rumpelstiltskin! Mi avete spaventata! Bentornato. Com'è andato il vostro viaggio? -
Maledizione! Il folletto strinse i denti e imprecò tra sé, ritraendosi ulteriormente nell'angolo buio che lo proteggeva dallo sguardo di lei.
- Non dovresti essere in compagnia dei tuoi adorati libri già da un po', dearie? - La sua voce suonò dura ma flebile e affaticata, come se parlare gli costasse uno sforzo non indifferente.
La giovane rimase spiazzata da quella frase e, soprattutto, dallo strano tono con cui il folletto l'aveva pronunciata.
- Ehm...veramente ho appena finito di sistemare le scorte di paglia fresca vicino al vostro arcolaio. - Ci fu un attimo di silenzio, rotto solo dal respiro pesante e irregolare di Rumpelstiltskin.
- Qualcosa non va? - Chiese la domestica, preoccupata.
- Certo che no! Va tutto benissimo, a parte le tue domande stupide e seccanti! Ora va' a chiuderti in quella maledetta biblioteca e non disturbarmi più! -
Ma Belle non si mosse, sempre più convinta che l'Oscuro stesse disperatamente tentando di nasconderle qualcosa, senza, peraltro, ottenere grandi risultati.
Mosse qualche passo incerto nella sua direzione ma questi indietreggiò, immergendosi ancora di più nella penombra.
- Non mi hai sentito?! VATTENE! LASCIAMI STARE! - Stavolta Rumpelstiltskin non riuscì a controllare la propria voce, tremante di stanchezza, dolore e rabbia per quella testarda della sua domestica che proprio non poteva fare a meno di stargli tra i piedi e ignorare deliberatamente i suoi ordini.
La giovane si accigliò con fare ostinato e non si lasciò intimidire dal suo atteggiamento aggressivo: - Non me ne andrò finché non mi direte cosa c'è che non va. Perché rimanete nell'ombra e non vi fate vedere? -
A quel punto, il folletto perse del tutto la pazienza e il controllo: - E va bene, sciocca ragazzina! L'hai voluto tu! -
Così dicendo, il Signore Oscuro uscì dall'angolo buio in cui si era nascosto. La luce calda e tremolante delle torce affisse alla parete lo investì in pieno, rischiarando la sua figura ed esponendolo completamente allo sguardo di Belle.
Quando vide l'aspetto del suo padrone, la ragazza, incredula e atterrita, spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca per soffocare un urlo.
I vestiti di Rumpelstiltskin erano insanguinati e lacerati in più punti, parte del tessuto della camicia sembrava perfino bruciacchiato e un brutto taglio solcava la parte sinistra del suo viso, estendendosi da sotto l'occhio fin quasi al mento. L'espressione del suo volto esangue era sfinita e stravolta, come se egli  fosse reduce da una cruenta battaglia.
Belle rimase esterrefatta e sgomenta davanti a quell'immagine. Come poteva essere che l'Oscuro in persona, il mago più potente e temuto di ogni reame, fosse stato ridotto in quelle condizioni? Aveva sempre, forse ingenuamente, pensato che egli fosse invincibile, ed ora eccolo lì, davanti a lei, debole e ferito, che si reggeva in piedi a malapena.
- Cosa...cosa vi è accaduto? - Domandò la ragazza con un filo di voce venata di terrore.
Il folletto proruppe nella solita risatina stridula e isterica, in quel momento resa ancora più agghiacciante da quell'aspetto terribile e più folle che mai. - Vuoi sapere cosa mi è accaduto? Be', possiamo dire che ho avuto un piccolo diverbio con un lucertolone sputafiamme dal carattere piuttosto irascibile. -
Ecco. Ora fuggirà a gambe levate. Chi non lo farebbe?
Ma, contro ogni sua aspettativa, Belle non fuggì, né si ritrasse da lui con aria disgustata o orripilata; invece gli si avvicinò cautamente, finché il Signore Oscuro non riuscì a intravedere il proprio riflesso nei suoi occhi cerulei.
Ma perché quelle iridi cristalline si erano fatte, tutto a un tratto, così lucide? Perché il suo sguardo limpido si colmava non di orrore, ma bensì di dolore mentre ella contemplava il suo volto bestiale, ora insanguinato e sfregiato?
Rumpelstiltskin si sentì improvvisamente assalire da un senso di confusione. Possibile che la sua domestica si stesse sinceramente preoccupando e dispiacendo per lui? Sapeva che ciò non era possibile, che probabilmente si trattava solo di uno scherzo della sua mente, annebbiata dalla stanchezza e dalla sofferenza fisica...eppure avrebbe giurato che una piccola lacrima solitaria fosse sfuggita dalle lunghe ciglia ricurve della giovane, mentre il suo sguardo indugiava sulla ferita che gli deturpava la guancia.
Il folletto rimase ancora più incredulo e sorpreso quando Belle, ormai a un passo da lui, alzò una mano tremante e, molto lentamente e con straordinaria delicatezza, andò a posarla proprio sul taglio sanguinante che gli rigava il viso.
Non aveva idea di dove la ragazza volesse andare a parare; forse intendeva solo accertarsi che i suoi occhi non la stessero ingannando e che il famoso Signore Oscuro stesse davvero sanguinando come un qualunque vulnerabile essere umano, in ogni caso, egli non si sottrasse a quel gesto, anzi accolse con inaspettata gioia il tocco garbato di Belle e il contatto con la sua pelle morbida e fresca che, chissà come, riuscì a lenire il dolore provocato dalla ferita che, all'improvviso e inspiegabilmente, sembrò non bruciare più così tanto.
Era come se il tocco della sua domestica lo avesse, in qualche modo, parzialmente guarito.
Rumpelstiltskin socchiuse gli occhi per un istante, concentrandosi su quell'inesplicabile sensazione di sollievo che sembrava magicamente diffondersi in tutto il suo corpo dal punto esatto in cui la mano della giovane sfiorava il suo volto in quella casta e leggera carezza.
Trascorsero pochi secondi, poi Belle interruppe il contatto...troppo presto per il Signore Oscuro che, segretamente, avrebbe desiderato prolungare quel momento.
- Devo medicarvi queste ferite o si infetteranno. - La giovane parlò dolcemente ma con decisione.
Il folletto fece un gesto di stizza: - Non dire sciocchezze, dearie. Dimentichi, forse, con chi stai parlando? Me ne occuperò più tardi con un incantesimo di guarigione. -
Ma lei lo guardò severamente: - Siete troppo debole per usare la magia. Non potete guarirvi da solo, non in queste condizioni. -
La sua preoccupazione irritava e metteva stranamente a disagio il Signore Oscuro, il quale, tuttavia, non poté dare torto alle sue parole. Non sarebbe riuscito a praticare neanche l'incantesimo più semplice e banale, ridotto com'era.
Alla fine sospirò e alzò le mani in segno di resa: - D'accordo, dearie. Hai vinto. -
Belle annuì, dopodiché passò una mano intorno alla vita dell'Oscuro e si mise il suo braccio attorno alle spalle per aiutarlo a reggersi in piedi e a camminare.
Rumpelstiltskin tentò vivamente di protestare e di allontanare da sé la ragazza, ma una nuova fitta di dolore lo convinse a desistere e lo costrinse a lasciarsi condurre docilmente fino alla poltrona davanti al camino nella stanza dell'arcolaio, sulla quale si abbandonò con un gemito.
La giovane gli scoccò un'occhiata preoccupata: - Vado a prendere l'occorrente per medicarvi. Non ci metterò molto. -
Il folletto annuì stancamente e la ragazza si avviò di corsa fuori dalla stanza.
Rumpelstiltskin, rimasto solo, tirò un gran sospiro e chiuse gli occhi, ritrovandosi a pensare a poco prima, quando Belle lo aveva sfiorato. Nessuno aveva mai osato toccare la Bestia, nessuno era mai stato tanto audace da compiere un gesto simile, e soprattutto, mai nessuno gli aveva riservato tante premurose e dsinteressate attenzioni. E allora cosa spingeva la Bella a prendersi cura del mostro? Quali sentimenti, a lui ignoti, avevano mosso la sua mano delicata quando si era posata sulla sua guancia ferita, scacciando il dolore e donandogli quel prodigioso senso di sollievo e refrigerio?
Doveva saperlo e doveva sentire la risposta direttamente dalle labbra di Belle.


Quando la giovane rientrò nella stanza, reggeva tra le mani un vassoio sul quale erano posati una bacinella piena di acqua bollente, un panno candido e un vasetto contenente una pomata alle erbe che emanava un fievole, fresco profumo.
Rumpelstiltskin fece una smorfia di disappunto; sapeva che quegli oggetti non promettevano nulla di buono. La magia avrebbe potuto curarlo in pochi secondi e senza causargli alcun dolore, ma era ben consapevole che in quelle condizioni gli sarebbe stato impossibile evocarla.
Belle appoggiò il tutto a terra e s'inginocchiò accanto alla poltrona. Immerse il panno nella bacinella poi si rivolse al folletto in tono di scuse, rivolgendogli uno sguardo sinceramente contrito: - Mi dispiace. Temo che brucerà un pochino. -
Fece per accostare il tessuto al volto dell'Oscuro, ma questi, con un movimento fulmineo, l'afferrò per un polso e la bloccò.
La ragazza trattenne il fiato e sentì il proprio cuore accelerare improvvisamente, mentre la mano squamosa di Rumpelstiltskin stringeva saldamente la sua.
- Perché? - Chiese lui.
Belle fissò il suo padrone con aria interrogativa, senza capire il senso di quella domanda, pronunciata quasi con furia, con la collera di chi non capisce, di chi non comprende.
- Perché stai facendo tutto questo? Perché sei così gentile con me? -
Lei si rilassò un poco e gli sorrise lievemente, come se la risposta fosse ovvia, poi parlò con dolcezza: - Perché nonostante voi siate fermamente convinto del contrario, anche il Signore Oscuro ha qualcuno che tiene a lui, qualcuno che si preoccupa quando egli sta male e che vorrebbe aiutarlo. - Ci fu una breve pausa. - E perché so che voi fareste la stessa cosa per me. -
Rumpelstiltskin fissò con intensità i suoi occhi, così dannatamente sinceri, puri e trasparenti come acqua di sorgente, poi la liberò dalla stretta con la quale le aveva bloccato la mano e lasciò che ella iniziasse a medicarlo.
Il folletto sobbalzò quando il panno imbevuto di acqua bollente entrò in contatto con la sua carne lacerata. - Accidenti, dearie! Quel drago è stato più delicato di te! -
Belle non riuscì a trattenere un abbozzo di sorriso a quelle parole: - Cercate di stare fermo. Vi farà meno male e io ci impiegherò meno tempo. -


La ragazza aiutò il folletto a liberarsi della camicia, ormai ridotta a brandelli bruciacchiati e insanguinati, e non poté fare a meno di arrossire violentemente quando vide il Signore Oscuro a torso nudo, con indosso solo i pantaloni di pelle nera e gli stivali; ma, fortunatamente, egli era troppo stanco e impegnato a protestare per accorgersi del vivace rossore che le colorò gote.
Belle disinfettò con cura tutti i tagli e le scottature che deturpavano le braccia e il petto del suo padrone e ringraziò gli déi che non si trattasse di ferite gravi.
Non fu un'operazione semplice né veloce dato che Rumpelstiltskin cercava continuamente di sottrarsi al tocco della sua domestica e si lamentava rabbiosamente per il dolore.
- Smettetela di fare il bambino! Vi ho detto di stare fermo! - Sbottò ad un tratto la ragazza, al limite dell'esasperazione.
- Per te è facile parlare! Non sei tu quella che si è dovuta scontrare con un drago, dearie! Inoltre hai il tocco degno di un fabbro! -
- Sto cercando di fare del mio meglio, ma non è così facile con voi che vi muovete in continuazione! -
Il folletto e la domestica si guardarono in cagnesco per un attimo, poi Belle sospirò: - Per favore, ho quasi finito. Vi chiedo solo di avere ancora un po' di pazienza. -
Rumpelstiltskin strinse i denti e si sforzò di restare immobile quando la giovane appose nuovamente lo straccio caldo sulla sua pelle. Per distrarsi dal bruciore, cercò di focalizzarsi sull'espressione della giovane, impegnata a detergergli le ferite: era seria e concentrata come stesse compiendo una missione di vitale importanza.
Non era assolutamente vero ciò che le aveva appena detto: Belle non aveva affatto il tocco di un fabbro, anzi, le sue mani lo sfioravano leggere e delicate come ali di farfalle e ogni suo gesto era colmo di una gentilezza e un'attenzione delle quali l'Oscuro proprio non riusciva a capacitarsi.
Inoltre non poteva ignorare la strana ma piacevole sensazione di elettricità che avvertiva ogni volta che le dita affusolate di Belle entravano in contatto con la sua pelle verdastra.
Fino a quel momento il Signore Oscuro e la sua domestica si erano sempre sfiorati di sfuggita, per caso o per errore, e si erano sempre affrettati a scusarsi e a rimettere la giusta distanza tra loro.
Era la prima volta che il contatto tra i loro corpi si faceva così stretto, così intimo e soprattutto volontario.
Belle mise da parte il panno e la bacinella, poi prese a massaggiare con gentilezza la pelle di Rumpelstiltskin, spalmando meticolosamente il cataplasma di calendula e iperico, che rilasciava un gradevole senso di freschezza.
- Ecco, ho finito. - Annunciò infine la ragazza, passandosi una mano sulla fronte sudata e richiudendo il vasetto.
- Bene, dearie. Era ora. - Sospirò stancamene l'altro.
- Posso fare qualcos'altro per voi? - Chiese la giovane, desiderosa di rendersi maggiormente utile.
- Hai già fatto abbastanza. Sei libera di andare. -
Belle non era per nulla entusiasta all'idea di lasciarlo solo, ma conosceva Rumpelstiltskin abbastanza bene da sapere quando era il momento di farsi da parte e ritirarsi.
- Sarò in biblioteca se avrete bisogno di me. -
L'altro ghignò: - Perché la cosa non mi sorprende? - Replicò, ironico.
La domestica gli scoccò un ultimo sguardo e fece per andarsene quando, con voce affaticata, il folletto pronunciò il suo nome: - Belle? -
- Sì? -
La parola successiva sembrò giungere dopo un'eternità dalle labbra sottili di Rumpelstiltskin: - Grazie. -
La domestica sorrise dolcemente e annuì, poi scomparve oltre la porta.
Il Signore Oscuro udì i suoi passi farsi sempre più lontani mentre la ragazza saliva le scale, poi non poté più resistere e chiuse gli occhi, abbandonandosi al sonno e allo sfinimento, non prima però di aver inclinato gli angoli della bocca in un debole sorriso.
Oh, Belle; finirai mai di sorprendermi?





Da Stria93: Miei cari! :)
Con un ritardo spropositato, ecco a voi il quarto e penultimo capitolo di questa raccolta, dedicato al senso del tatto.
Devo ammetterlo: questa shot mi ha fatta sudare non poco, senza parlare del fatto che ero partita da un'idea completamente diversa, che devo aver cambiato almeno una decina di volte prima di arrivare, pochi giorni fa, a riscrivere, di nuovo, tutto da capo e a dare vita alla OS qui pubblicata.
L'ispirazione per la sequenza in cui Belle medica le ferite di Rumpel, mi è ovviamente giunta dalla scena de “La Bella e la Bestia” di disneyana memoria.
Purtroppo, anche stavolta, non sono molto sicura di aver reso giustizia al prompt, infatti creare questa shot basata sul senso del tatto è stato molto più difficoltoso del previsto, inoltre sembra che, ultimamente, io abbia sviluppato un senso critico al limite della paranoia, che mi porta a dubitare di tutti i miei scritti. -.-
Come sempre mi rimetto totalmente al vostro giudizio e vi invito caldamente ad essere impietosi e brutalmente sinceri. ;)
In ultimo, tengo moltissimo a ringraziare le carissime dagaz, Euridice100, fantasy93, LadyViolet91, misslegolas86, PoisonRain per aver recensito il capitolo precedente; Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fantasy93, fatinaviola, LadyViolet91, padme83, PoisonRain, S05lj, seasonoflove, valeego per aver inserito la raccolta tra le storie preferite, ricordate e seguite.
Siete sempre voi il motore che mi spinge a scrivere e pubblicare nuove storie e di questo vi sono infinitamente grata. <3
Un bacione a tutti e arrivederci al prossimo ed ultimo capitolo! :*

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Capitolo 5
*** Gusto: Strawberry dreams ***


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Belle se ne stava comodamente sdraiata su un soffice tappeto d'erba verde, mentre una piacevole brezza le donava sollievo dall'impietosa calura estiva e il sole splendeva più che mai, re solitario di un cielo sereno e totalmente privo di nubi, di un azzurro così intenso e brillante che faceva quasi male agli occhi.
Ad un tratto, una famigliare mano verdastra, con lunghi artigli neri, le sventolò una piccola fragola profumata davanti al viso. Belle sorrise e fece per afferrarla, ma la mano si ritrasse dispettosamente, allontanando da lei quel frutto così fresco e invitante. A quel gesto seguì una risatina inconfondibile.
La ragazza sbuffò e si mise a sedere sul prato, puntellandosi sui gomiti. I suoi occhi incrociarono quelli di Rumpelstiltskin, animati dalla solita luce furba e divertita che si accendeva in quei pozzi oscuri quando il folletto tramava qualcosa.
Si rigirava la fragola tra le dita con fare apparentemente annoiato e indifferente, ma Belle sapeva bene quanto si stesse divertendo a provocarla.
- Oh, andiamo, Rumpelstiltskin! Non siate villano! -
Per tutta risposta, il Signore Oscuro inclinò le labbra in un ghigno malizioso.
- Ormai dovresti sapere che ogni cosa ha un prezzo, dearie. Se vuoi davvero assaggiare questa deliziosa fragolina selvatica..devi prima riuscire a prenderla! -
Belle sospirò e si mise in piedi. Se quel folletto voleva giocare, allora avrebbe raccolto la sua sfida. Non si sarebbe certo tirata indietro, dandogliela vinta così facilmente!
Si avvicinò a Rumpelstiltskin e allungò una mano per cercare di sottrargli il piccolo frutto dalle dita, ma lui fu più veloce e scomparve in una nube violacea, per riapparire, quasi istantaneamente, alle spalle della giovane, ridacchiando.
- Così non è giusto! Questo è barare. Non potete usare la magia! -
L'Oscuro ghignò di nuovo. - Non sono mai stato il tipo che segue le regole, dearie. -
Belle alzò gli occhi al cielo ma non si diede per vinta e tornò all'assalto, nonostante fosse ben consapevole che non avrebbe mai raggiunto il suo premio, se non nel momento in cui Rumpelstiltskin si fosse stancato di quel gioco e avesse deciso di concederglielo spontaneamente.
Ma, al secondo tentativo della sua domestica, il folletto non si smaterializzò né provò ad usare qualche incantesimo. Si limitò invece ad alzare il braccio sopra la testa, spostando la fragola fuori dalla portata della ragazza, minuta di statura.
Belle tentò di saltare per afferrarla ma perse l'equilibrio e crollò letteralmente addosso al Signore Oscuro, che si sbilanciò all'indietro sotto il suo peso.
Così, entrambi caddero rovinosamente a terra, finendo l'una a cavalcioni dell'altro e con le mani sul suo petto.
L'espressione di Rumpelstiltskin perse, in quel momento, ogni traccia di spavalderia e malizia, sostituita da un genuino stupore misto ad un comprensibile imbarazzo.
I loro visi erano talmente vicini che il folletto poteva cogliere tutte le sfumature di blu e azzurro che s'intrecciavano e si rincorrevano negli occhi della sua domestica.
Belle, dal canto suo, si sentì avvampare quando si accorse della posizione decisamente poco raffinata e piuttosto ambigua che i loro corpi avevano assunto nella caduta. Si affrettò ad allontanarsi dall'Oscuro e a rimettersi in piedi, sistemandosi la scollatura del vestito e cercando di darsi un contegno. Aveva le gote in fiamme.
- Mi dispiace tanto! Io non volevo... -
Ma Rumpelstiltskin scosse la testa. - Non devi scusarti per la tua goffaggine, dearie. Ormai mi sono rassegnato e temo che i rimproveri non servirebbero a renderti più aggraziata. -
Allora Belle esibì la sua miglior espressione stizzita e offesa. - Ah, è così?! E voi siete davvero un pappamolle se vi fate atterrare in questo modo da una ragazza! -
Il Signore Oscuro incassò il colpo e non cercò di replicare, invece sospirò e aprì la mano nella quale custodiva la fragola, causa di tutto quel trambusto.
- Questa faccenda sta diventando pericolosa. Meglio che ti dia questa prima che tu ti rompa qualche osso nel tentativo di rubarmela. Capisci, una domestica con un braccio fuori uso non mi serve a nulla. -
Così dicendo, il folletto avvicinò il frutto al viso della giovane, ponendolo proprio all'altezza delle sue labbra.
Belle capì al volo le sue intenzioni e avvertì un brivido d'eccitazione percorrerle piacevolmente la schiena.
Lentamente, dischiuse la bocca e addentò la superficie carnosa e dolciastra della fragola direttamente dalle dita di lui, senza riuscire a distogliere lo sguardo dai suoi occhi magnetici che, in quel momento, erano ancorati ai suoi e sembravano ardere di un fuoco sconosciuto e misterioso. Che fosse passione? Che fosse desiderio?
Prima che la ragazza potesse trovare risposta a quelle domande, Rumpelstiltskin avvicinò il proprio volto al suo e morse l'altra metà del frutto, facendo sì che le sue labbra sfiorassero, per un fugace istante, quelle di lei.



Dal sonno profondo, Belle scivolò lentamente in quello stato di dormiveglia in cui il confine tra sogno e realtà si fa più labile, e le immagini oniriche si sovrappongono alla consapevolezza di aver solo viaggiato con la mente in quel luogo nascosto del nostro cuore dove si annidano i desideri più inconfessabili, le paure più tremende e i sentimenti più reconditi, che, durante la notte, prendono vita.
Ma la ragazza non voleva svegliarsi.
Cercò di aggrapparsi con tutte le proprie forze agli ultimi brandelli di quel sogno meraviglioso, che si stavano inesorabilmente dissolvendo. Non voleva lasciare che svanissero.
Ma era già troppo tardi.
La giovane socchiuse gli occhi, ancora gonfi di sonno, e, al posto del cielo terso e turchino, trovò ad accoglierla il grigio soffitto di pietra della sua cella; al posto della soffice distesa d'erba, sotto di lei c'era il misero e scarno giaciglio sul quale si addormentava tutte le sere.
Le uniche tracce di quel miraggio notturno erano rimaste in una vaga sensazione di euforia e serenità e nel dolce sapore di fragola che la ragazza avvertiva ancora sulla lingua.
Il piccolo squarcio di cielo visibile dalla finestrella della stanzetta era tinto di un indaco chiaro, che si andava, pian piano, fondendo con un timido rosa aranciato. L'alba era vicina e, a quanto pareva, si prospettava una splendida giornata di fine primavera.



Era ancora presto per alzarsi, così Belle rimase ancora un po' sotto le coperte, rimuginando sul sogno di quella notte.
Non lo ricordava per intero, ma alcuni passaggi le erano rimasti ben impressi, specialmente la parte che aveva preceduto il risveglio.
La domestica non poté fare a meno di arrossire ripensando alla bocca di Rumpelstiltskin che toccava lievemente la sua, confondendosi con la polpa morbida e fresca del dolce frutto estivo in un eccitante gioco di sensualità e seduzione.
D'istinto, la giovane si sfiorò le labbra con un dito e chiuse gli occhi, cercando di visualizzare il viso del folletto che si accostava al suo, per poi riaprirli di scatto e darsi della sciocca.
Belle sapeva benissimo che non si può avere controllo su ciò che la nostra mente ci fa vivere durante il sonno, ma sapeva altrettanto bene che i sogni non sono altro che uno specchio di ciò che alberga nei meandri più remoti del nostro animo, e questa consapevolezza non faceva altro che spingerla ulteriormente a riflettere e ad interrogarsi su quanto era accaduto in quell'ameno prato verde e inondato di luce.
Avvertiva un curioso senso di felicità misto, per contro, ad una profonda delusione. Delusione perché ciò che era successo tra lei e Rumpelstiltskin faceva parte di un mondo ben distante da quello della dura realtà in cui lei era intrappolata.
Belle sospirò e si stropicciò gli occhi. Era del tutto inutile restare sdraiata sullo scomodo pagliericcio a indugiare su quelle assurde fantasie, così la giovane si alzò e indossò il suo abito celeste, dopodiché uscì dalle segrete per dirigersi in cucina a preparare la colazione per il suo padrone.



- Questo giorno entrerà nella storia, dearie. Sei in perfetto orario e non hai nemmeno bruciato le uova. Sicura di stare bene? Devo aspettarmi qualche altro miracolo in giornata? -
Rumpelstiltskin aveva appena fatto sparire dal piatto le uova nel cestino che la sua domestica gli aveva cucinato, avendo cura di mantenere il tuorlo liquido, proprio come piaceva a lui.
Belle gli scoccò un'occhiata di rimprovero. - Un semplice “grazie” sarebbe sufficiente. -
Così dicendo, prese il piatto vuoto e s'incamminò fuori dalla stanza, imboccando nuovamente la via delle cucine.
- Grazie. -
La ragazza si bloccò a metà strada e si voltò verso il folletto. Non era certa di aver capito bene, eppure le era parso...
- Avete detto qualcosa? -
- No, dearie. Non ho detto proprio nulla. Ora va' se non vuoi che ti trasformi in un rospo. -
Quando lei scomparve oltre la porta, il Signore Oscuro sospirò e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, soddisfatto dell'ottima colazione appena consumata.
Doveva ammetterlo: le uova di Belle erano le migliori che avesse mai mangiato.



L'orologio della sala dell'arcolaio rintoccò sonoramente per nove volte. Ciò significava che, per la governante dell'Oscuro, era giunto il momento di mettersi al lavoro, come ogni mattina.
Belle stava già per prendere lo straccio che utilizzava per spolverare la preziosa collezione di Rumpelstiltskin, quando quest'ultimo le si avvicinò e la fermò, prendendola delicatamente per un braccio.
- Oggi niente faccende per te, dearie. Ho un altro compito da affidarti. -
La ragazza fissò il suo padrone, sorpresa e incuriosita. Era la prima volta che il folletto la sollevava dai suoi quotidiani incarichi domestici. Cosa mai poteva avere in serbo per lei, quel giorno?
L'Oscuro fece apparire dal nulla una cesta di vimini e, senza tanti complimenti, la mise in mano alla giovane, sempre più confusa.
- Voglio che tu vada nel bosco a raccogliere fragole e bacche. -
Belle credette di aver capito male. - Come? Avete detto fragole? -
- Sì, dearie. Fragole. Sai, sono quei frutti rossi con tanti semini gialli che si possono trovare proprio in questo periodo. -
- So cos'è una fragola. - Ribatté la giovane, piccata.
- E allora perché continui a fissarmi come se ti avessi chiesto di andarmi a prendere la luna?! -
Lei si sentì arrossire mentre il ricordo del sogno di quella notte tornava prepotentemente in superficie nella sua mente. Le loro labbra dal sapore dolciastro che si accarezzavano, il brivido lungo la schiena a quel contatto, lo sguardo intenso di lui...
Il Signore Oscuro iniziava a spazientirsi. - Ma si può sapere che ti prende oggi? Quella cesta non si riempirà certo da sola, dearie. Eppure mi sembra di averti dato un ordine abbastanza semplice! -
- Ehm, sì. Scusate. Vado subito. - Rispose Belle, scrollandosi di dosso quei pensieri molesti, eppure così incredibilmente piacevoli, che la stuzzicavano con malizia.
- Bene. E non perdere tempo in stupidaggini come raccogliere fiori o gingillarti al sole. Quando avrai finito, ritorna immediatamente al castello. -
- D'accordo. - Belle si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al cielo in risposta a tutte quelle raccomandazioni. Non era una bambina!
- E resta sul sentiero. Per me sarebbe una grande seccatura doverti venire a cercare se dovessi perderti, distratta come sei. -
- Ho capito. Non preoccupatevi. Farò come avete detto. -
- Lo spero, dearie. -



La sua domestica aveva lasciato il castello ormai da una buona mezz'ora, eppure Rumpelstiltskin aveva la netta impressione di aver dimenticato di dirle qualcosa e non riusciva a darsi pace. Inoltre era piuttosto sicuro che si trattasse di una cosa importante.
Ma, come spesso accade, come per uno strano scherzo del destino, più si cerca di focalizzare e afferrare ciò che si crede di aver dimenticato, più questo, puntualmente, ci sfugge.
Il Signore Oscuro decise di non dare peso a quella sensazione e si diresse al suo laboratorio per controllare il processo di ebollizione del filtro magico al quale stava lavorando.
L'occhio gli cadde, casualmente, su un vecchio libro di ricette aperto ad una pagina che spiegava in modo dettagliato e preciso la preparazione di un antidoto al letale veleno della Vipera di Agrabah.
Fu proprio allora che gli venne in mente ciò che aveva dimenticato di dire alla sua domestica.
Nel bosco che circondava il Castello Oscuro si trovavano molte specie di piante velenose, e una particolare varietà di queste produceva frutti rossi e tondeggianti che assomigliavano molto alle comunissime, e quantomai innocue, fragoline selvatiche.
Se Belle si fosse lasciata trarre in inganno dal loro aspetto e avesse assaggiato uno di quei fatali frutti, le conseguenze sarebbero state alquanto spiacevoli, a cominciare da febbre alta e paralisi degli arti.
Maledizione!
Come aveva potuto essere così stupido da dimenticarsi di mettere in guardia la ragazza a proposito di una cosa tanto importante?!
Si precipitò immediatamente fuori dal laboratorio e poi dal castello stesso, imboccando il sentiero che si addentrava nel bosco, sperando di arrivare in tempo.



Belle camminava senza fretta in mezzo alla vegetazione lussureggiante e rigogliosa, canticchiando di tanto in tanto e godendosi il gradevole tepore di quella giornata primaverile.
Era ormai mattina inoltrata; i raggi del sole penetravano qua e là tra le fessure di quel tetto di fronde verdi che ondeggiavano pigramente al vento tiepido e profumato che sapeva già di estate.
Era una splendida mattinata e la ragazza era felice di poterla trascorrere all'aria aperta, accompagnata dall'allegro cinguettio degli uccellini.
Tuttavia, la cesta di vimini era ancora vuota e la giovane non aveva ancora scorto la minima traccia di fragole o bacche. Iniziava a dubitare che avrebbe mai trovato i frutti che il suo padrone le aveva richiesto, ma non poteva certo ripresentarsi al castello a mani vuote.
Finalmente, dopo tutto quel peregrinare, Belle raggiunse una radura luminosa e soleggiata, colma di piante ornate da una grande quantità di primizie scarlatte e fragranti, che si presentavano quasi come dei piccoli gioielli, atti ad ornare i rami e le foglie.
La ragazza colse una di quelle gemme vermiglie e sorrise, contemplandone il colore acceso e vivace e inspirando l'ottimo profumo che questa emanava, come un'offerta allettante e irresistibile ad un assaggio.
Il piccolo frutto si trovava già a pochi centimetri dalle labbra della giovane, quando una voce alle sue spalle la fece sussultare.
- Ferma! -
Belle alzò gli occhi e rimase molto sorpresa di trovare il Signore Oscuro nel bosco.
- Rumpelstiltskin! Che ci fate qui? -
Il folletto le si avvicinò rapidamente e le tolse di mano la bacca, annusandola ed esaminandola con occhio esperto, poi la gettò via con una smorfia. - Evidentemente ti ho appena salvata da una brutta intossicazione, dearie. Dovresti ringraziarmi. -
- Che intendente dire? -
L'Oscuro indicò le piante che circondavano la radura. - Questi frutti sono velenosi. All'apparenza sembrano del tutto innocui, ma ti assicuro che, se ne avessi mangiato uno, l'avresti rimpianto amaramente. Per fortuna ho avuto il sospetto che ti saresti lasciata ingannare dal loro aspetto invitante e così ti ho seguita. -
Rumpelstiltskin tralasciò volutamente il fatto di essersi dimenticato di metterla in guardia. Dettaglio che, invece, non sfuggì a Belle, che sembrava piuttosto infastidita.
- Avreste anche potuto avvertirmi! - Sbottò.
Il Signore Oscuro fece spallucce, come se la questione non avesse avuto grande rilievo. Non avrebbe mai ammesso quella dimenticanza, non davanti alla sua domestica almeno.
Belle sospirò stancamente: ormai aveva imparato che discutere con lui non avrebbe portato a nulla, se non ad un inutile spreco di tempo ed energie e ad una serie infinita di botta e risposta senza uscita.
- Be', a quanto pare dovrete insegnarmi a riconoscere la differenza tra le piante velenose e quelle innocue. -
Il folletto annuì. - Direi di sì, dearie. Non voglio certo finire avvelenato a causa della tua inesperienza. Immagino che ciò significhi che dovrò accompagnarti nella tua ricerca di questa mattina e, ahimè, sopportare le tue chiacchiere. -


Mezzogiorno era passato ormai da un pezzo.
Rumpelstilskin aveva mostrato a Belle come distinguere le bacche e i frutti commestibili da quelli tossici e, alla fine di quell'inconsueta lezione di botanica, la cesta di vimini si era riempita non solo di fragole, ma delle più svariate primizie che si potessero trovare nel folto del bosco in quella stagione.
La ragazza già pensava con entusiasmo alle deliziose torte e marmellate che avrebbe potuto preparare con tutta quella frutta freschissima.


Il Signore Oscuro e la sua domestica camminavano fianco a fianco, di ritorno al castello.
Ad un tratto, al rumore dei loro passi sul sentiero, al fruscio delle foglie e al canto degli uccellini, si unì un lieve gorgoglio.
Il folletto sogghignò, lanciando uno sguardo divertito alla giovane. - Oh, dearie. Lo stomaco di una principessa non dovrebbe emettere certi suoni, così poco eleganti. -
Lei diventò paonazza. - Non è colpa mia se ho fame! - Ribatté. - Dalla colazione di stamattina non ho più toccato cibo, inoltre è praticamente l'ora di pranzo e siamo ancora lontani da casa. -
Scoccò un'occhiata piena di desiderio al fragrante contenuto della cesta, poi si rivolse a Rumpelstiltskin, speranzosa. - Forse potremmo sederci sull'erba e mangiare qualche bacca. Guardate, laggiù c'è uno spiazzo che sarebbe perfetto per fare una pausa e riposarci un po' prima di tornare al castello; in fondo abbiamo camminato tutta la mattina... -
L'Oscuro intercettò lo sguardo limpido della sua domestica e fu un grosso errore dal momento che, una volta incrociati quegli occhioni cristallini e innocenti, gli risultò impossibile rifiutare la richiesta della ragazza e si trovò costretto ad acconsentire, come se quelle iridi celesti lo avessero posto sotto un potente e misterioso incantesimo.
- E va bene, dearie. Non sarò certo io a farti morire di fame. -


Cinque minuti dopo, Belle e Rumpelstiltskin si trovavano seduti l'una accanto all'altro sopra un soffice manto erboso e smeraldino.
La ragazza esaminò attentamente il goloso bottino costituito da ribes, fragole, mirtilli, more e lamponi riposti nella cesta e, infine, scelse una piccola mora, nera e lucida come la notte.
Rumpelstiltskin osservò la sua domestica mentre addentava il piccolo frutto con la grazia che le era propria e che accompagnava ogni suo gesto, e avvertì uno strano fremito propagarsi per tutto il suo corpo, insieme ad un intenso, bruciante desiderio.
Quante volte aveva bramato ardentemente di sentire il tocco di quelle labbra rosee e carnose sulla propria pelle, per poi farle sue e non separarsene mai più! Quante volte si era sorpreso a cercare d'immaginare il sapore della bocca di Belle sulla sua, nella sua!
Quale gusto avrebbe potuto avere un suo bacio? Probabilmente sarebbe stato come assaggiare uno di quei deliziosi frutti di bosco: morbidi, succosi, dolci e zuccherini, cresciuti liberi nella natura silvana e alimentati dal calore del sole e dalla purezza della pioggia.
Un bacio di Belle avrebbe avuto il sapore della cioccolata calda dopo una passeggiata nella neve, di un sorso d'acqua fresca in un giorno d'estate, delle rose che ella tanto amava e dei libri nei quali s'immergeva per vivere le avventure che aveva sempre sognato. Un bacio di Belle avrebbe avuto il sapore di tutto ciò che c'è di buono al mondo.
Un bacio di Belle sarebbe stato come un'esplosione di vita; quella vita che, invece, aveva sempre avuto un gusto troppo aspro e amaro per Rumpelstiltskin.
Senza neanche pensare a ciò che stava facendo, l'Oscuro allungò una mano verso la cesta e prese una fragola, scegliendo con cura una delle più belle e mature, dopodiché la porse alla giovane.
- Perché non provi questa, dearie? Sembra ottima. -
A quel punto, la mente di Belle non poté non correre di nuovo al ricordo, vivido e suggestivo, del sogno della notte prima. Per un folle istante, immaginò di avvicinarsi al folletto e di mordere, dalla sua mano, il frutto che le stava offrendo, proprio come aveva sognato di fare.
La domestica avvampò e dovette distogliere lo sguardo dal suo padrone per non tradire l'imbarazzante turbinio di emozioni che si stava agitando in lei.
- Be'? Che ti prende? Ho forse detto qualcosa di strano? -
La ragazza si riscosse, cercando di allontanare l'insistente immagine di quel fugace, ma sensuale, incontro tra le loro bocche.
- Ehm, no. Certo che no. - Prese rapidamente il frutto dalle dita di Rumpelstiltskin. - Grazie. -
Diede un morso. La polpa era morbida e dolce e Belle pensò che quella fragola fosse la più buona che avesse mai assaggiato in vita sua.
Non avrebbe saputo spiegarsi il perché, ma aveva la sensazione che quel sapore particolarmente intenso e gradevole fosse merito della presenza del folletto al suo fianco e del fatto che fosse stato proprio quest'ultimo a scegliere quel frutto appositamente per lei.
- È davvero squisita! -
Rumpelstiltskin annuì distrattamente.
- Voi non mangiate? -
- No, dearie. Non ho appetito. E ora che ti sei riempita lo stomaco è meglio avviarci o arriveremo al castello a notte fonda conoscendo il tuo passo da lumaca. -
Il Signore Oscuro si alzò, togliendosi la polvere dai pantaloni di pelle nera, poi tese la mano alla sua domestica per aiutarla ad alzarsi.
Lei accettò fin troppo volentieri l'offerta, stupendosi dell'inusuale galanteria che, talvolta, caratterizzava i modi del suo eccentrico padrone.
Mentre i due riprendevano silenziosamente il cammino, Belle si morse il labbro. Una domanda la logorava ininterrottamente da quando, quella mattina, si era svegliata nella sua cella: se non si fosse svegliata, come sarebbe andato a finire quel dolce sogno?
Le sarebbe piaciuto molto scoprirlo ma, allo stesso tempo, temeva quella risposta, forse perché, in cuor suo, la conosceva già.





Da Stria93:  Bentrovati, miei cari!
Mi sembra doveroso da parte mia iniziare questa nota scusandomi infinite volte per questo indecente ritardo e ringraziandovi tutti per la vostra pazienza.
Anche stavolta non è stato facile trovare un espediente che mettesse in risalto il senso del gusto. Sono caduta vittima del blocco dello scrittore e per quanto ci pensassi, non riuscivo proprio a farmi venire in mente qualche idea carina per questo capitolo conclusivo.
Alla fine però, grazie anche all'arrivo della bella stagione e ai banchi della frutta dei mercati che si sono riempiti di fragole, mi è tornata l'ispirazione e, con essa, anche la voglia di dedicarmi a questa raccolta.
Spero che questa ultima shot vi sia piaciuta e che possiate perdonarmi per il tempo lunghissimo che è trascorso dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo.
Ma non posso naturalmente chiudere questa raccolta senza rinnovare i miei più sentiti ringraziamenti alle meravigliose dagaz, Euridice100, fantasy93, LadyViolet91, padme83, PoisonRain, Rosaspina7 per aver recensito il capitolo precedente; e ad Anya85, Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fantasy93, fatinaviola, gionem, LadyViolet91, padme83, PoisonRain, S05lj, seasonsoflove, valeego per aver inserito questa breve raccolta tra le preferite/ricordate/seguite.
Ovviamente ringrazio tanto anche tutti i lettori silenziosi. :)
Mi regalate sempre tanta gioia e mi spingete ad andare avanti a scrivere e pubblicare i miei lavori e il minimo che possa fare è ringraziarvi di tutto cuore. <3
Ora che questo esperimento è concluso, potrò dedicarmi al proseguimento della mia mini-long, sempre a tema RumBelle, e crecherò di aggiornare in tempi brevi - università , studio e impegni vari permettendo - .
A presto, fragoline!
Bacioni! :***

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