La penombra nella conoscenza

di Checcodrillo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aria pesante ***
Capitolo 2: *** E' giusto uccidere? ***



Capitolo 1
*** Aria pesante ***


“Cosa c’è da dire? E’ morta!”
“Ma siamo stati noi ad ucciderla!”
“Devo ricordarti che è il nostro lavoro?”
“No, però…”
“Però cosa? Te ne penti?”
“No…”
“Bene. Adesso aiutami a caricarla sull’auto.”
“Va bene.”
Il fumo della sigaretta si sparpagliava per l’auto rendendo l’aria pesante, insopportabile per un non fumatore. Francesco continuava a tossire.
“Pensi che qualcuno lo verrà a sapere?”
“Tranquillo l’organizzazione coprirà tutto.”
“Già, hai ragione.”
Marco staccò per un impercettibile lasso di tempo gli occhi dalla strada per guardare Francesco che tossiva violentemente, ma non spense la sigaretta.
“Senti un po’ ” disse Marco “Come mai hai deciso di intraprendere questa carriera? Non mi sembra un lavoro adatto a te.”
Francesco rispose senza smettere di guardare gli alberi che sorpassavano velocemente “Paga bene.”
Mentiva.
“E tu?”
Marco sospirò “Io non ho nulla da perdere.”
Nessuno dei due disse nulla per tutto il resto del viaggio e Francesco continuò a tossire ed a guardare gli alberi. Due ore dopo arrivarono ad una laterale che si inoltrava nel bosco. La strada non subiva manutenzioni da parecchi anni ed era crepata e bucata in parecchi punti, per questo la macchina tremava violentemente. Il bosco era cupo, scuro: gli alberi che circondavano la vettura erano innaturalmente scuri ed i loro rami si piegavano verso la strada come per cercare di prendere qualsiasi cosa osasse inoltrasi per quella strada. Francesco li guardava esterrefatto.
“Incredibile, vero? Le radiazioni dell’Agitatore hanno modificato il bosco.”
Francesco era come ipnotizzato da quegli alberi, ma dovette svegliarsi perché Marco fermò la Cadillac di fronte ad una baracca che determinava la fine della strada.  Francesco aprì la portiera e si guardò intorno: le radici degli alberi circostanti sbucavano dal terreno e si innalzavano verso il cielo ed alcune di loro arrivano anche all’altezza di due metri. L’odore umido del bosco rendeva difficile la respirazione soprattutto in quel momento dato che era notte.
“Forza, aiutami” disse Marco mentre apriva il bagagliaio.
Francesco prese la donna per le braccia, mentre l’altro la prese per le gambe.
Salirono velocemente gli scalini di legno scricchiolante ed entrarono nella casa.
“Appoggiala qui”
Posarono il corpo sopra ad un tappeto polveroso ed uscirono. Francesco non si guardò nemmeno attorno, non faceva altro che pensare al volto della donna. Rientrarono nella macchina.
“Devo riaccompagnarti a casa?” disse Marco
“Si, grazie” disse Francesco continuando a guardare fuori dal finestrino.
Un’ora dopo erano davanti ad una villetta di color beige.
“Ci vediamo domani al solito posto e porta la tua macchina.”
Francesco annuì e lo salutò con la mano
 

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Capitolo 2
*** E' giusto uccidere? ***


Era davvero giusto quello che stavano facendo? Uccidere persone per un futuro destinato alla distruzione? E’ giusto dare cure ad un malato che si sa già che morirà? Uccidere per dare vita? Il sole entrava dalla finestra ed i suoi raggi si schiantavano contro gli occhi di Francesco. Si alzò mettendosi seduto strofinandosi gli occhi. Li riaprì. Una figura di fronte a lui “Dormito bene?” era un uomo anziano, molto anziano. Le rughe creavano spaccature nel suo viso pallido. Era rachitico e vestiva con un doppiopetto nero, una camicia bianca ed una cravatta rossa “Com’è andata ieri sera?” Francesco lo fissava esterrefatto “Bene” balbettò sottovoce senza perderlo di vista. L’uomo si mosse e camminando con passo zoppicante si sposto dai piedi del letto alla sinistra di Francesco “Sei sicuro?” “No. Cioè, penso che quello che ci ha mandato a fare quaggiù sia sbagliato.” L’uomo abbassò lo sguardo annuendo “Lo penso anche io” disse. Francesco sbarrò gli occhi “Lo pensa anche lei? Mi scusi, ma difficilmente le credo” L’uomo lo guardò fisso negli occhi. Aveva dei bellissimi occhi azzurri “Credimi, sono dispiaciuto di quello che sta succedendo, ma è una cosa che va fatta” Francesco abbassò lo sguardo e ridacchiò “Perché grazie al passato possiamo avere un futuro migliore, vero?” Anche l’uomo sorrise “ Hai visto i miei spot? Credimi Francesco vorrei evitare di uccidere degli innocenti, ma è una cosa indispensabile per la sopravvivenza della civiltà umana” Francesco si alzò dal letto e l’uomo gli fece spazio “Con questa cura potremo curare tua sorella” Francesco gli diede le spalle guardandolo con la coda dell’occhio. Aprì il cassetto del comodino e ne tirò fuori una pistola. Girandosi di scattò puntò la pistola alla fronte dell’uomo “Questa cura guarirà solo la tua sete di conoscenza e nient’altro!” Un lampo. Il sole entrava dalla finestra ed i suoi raggi si schiantavano contro gli occhi di Francesco. Si mise seduto e dopo essersi strofinato gli occhi guardò di fronte a lui. Una vecchia cassettiera. Sospirò “ Adesso so come si sentono i dipendenti che odiano il proprio capo” Scese dal letto ed aprì la porta: l’odore della casa non gli piaceva, ma sapeva che presto si sarebbe abituato. Scese dalla scala di legno scricchiolante ed entrò in sala da pranzo. Non faceva altro che pensare a cos’avevano fatto ieri sera. L’unica sua consolazione era che i suoi cari non sarebbero venuti a piangerla, dato che non aveva parenti ed anche perché nessuno avrebbe trovato il corpo. Dopo essersi preparato uscì di casa e salì nella sua Alfa Romeo. L’accese e si inviò verso il punto dove la mattina prima aveva conosciuto il suo collega.

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