Tra gioia e dolore

di DeltAmb3r
(/viewuser.php?uid=407354)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Due nuovi studenti ***
Capitolo 3: *** Incontro con l’entità ***



Capitolo 1
*** Prologo - Un nuovo inizio ***


Prologo – Un nuovo inizio
 
 
 
Era una giornata di sole, per quanto fosse strano, dato che era settembre. Erano le sette del mattino, un giorno qualunque in cui le persone conducono solitamente una vita normale, facendo cose ancora più normali; eppure sembrava il contrario per entrambi. A loro ogni cosa che ammiravano fare gli uomini era del tutto sconosciuto, sebbene lo fossero. Ma a loro mancava questo modo di fare totalmente estraneo che un tempo conoscevano. Erano state allontanate dalla nascita, non compariva nemmeno nelle foto, ed è per questo che si dispiaceva per lei, la sua migliore amica. Colei che per nove lunghi anni aveva atteso il suo risveglio da quell’orribile coma profondo. E finalmente, dopo tutto ciò; erano pronti per partire, e ricongiungersi alle loro altre due coetanee, ancora disperse chissà dove. Pronti a tutto pur di ritrovarle. Ma di sicuro entrambi non si aspettavano una sorpresa del genere. E sapete di chi era stata la colpa? Della loro peggiore nemica, distrutta… almeno per ora.
 

Sapeva che prima o poi, lei stessa sarebbe ritornata, ma evidentemente non aveva fatto, ancora una volta, che: oltre a le loro future vittime, i suoi vecchi, peggiori nemici sarebbero ritornati anche se per caso. Oppure no? Per chiunque fosse, non aveva senso. Ha fatto credere a loro di essere sconfitta? Distrutta per sempre? Evidentemente si sbagliavano. Sorrise maliziosamente, vedendo dall’alto quei piccoli, deboli mortali… era stanca di continuare a fingere di essere ciò che non era, dopo tutte le prove che aveva tentato di superare, ma riuscivano sempre a scoprire che fosse reale e chi invece fosse la copia, questo la faceva arrabbiare di più, ormai non aveva più senso nascondersi. Adesso era tempo di agire direttamente, rivelando a quegli sciocchi ragazzini la vera storia. La sua vera storia.
 
 
-Prossima fermata, Collegio Kadic!- esclamò l’autista, prima di chiudere le porte elettriche dell’autobus e partire verso la prossima destinazione. Quasi tutti i passeggeri erano scesi per quella fermata, anche perché la maggior parte programmava sempre lo stesso percorso per andare ai propri lavori abituali, ma solamente due individui, da quando sono saliti verso la loro diretta via, non sono mai scesi, né hanno mai cambiato i loro posti. Sono sempre rimasti lì. Uno accanto all’altro, a parlare come se nulla fosse.
-Sei emozionata?- chiese il ragazzo che le stava accanto.
-Credimi, non puoi immaginare quanto.- rispose lei, guardando delle vecchie foto sul suo cellulare. Un volto opaco, eppure era così sereno e contento.
-Allora… alla fine ce l’abbiamo davvero fatta. Non lo sopportavo più vederti in questo stato.- abbassò il capo e chiuse gli occhi, fingendosi offeso.
-E per questo che ti ho portato con me.- rispose in tono sorridente.
Ci fu un attimo di silenzio. L’autobus frenò di scatto, facendo sobbalzare i due. Si udì un tono secco nella cartella della giovane.
-No, il mio povero portatile…- sospirò lei, sapendo che; oltre quel giocattolo elettronico, aveva ben altro in quel grosso borsone di grandezza media.
-No, poveri vorrai dire.-  la corresse il ragazzo, sapendo cosa dentro ci fosse. Tirò un sospiro di sollievo nel vedere tra la chiusura della borsa che andava tutto bene.
-Capolinea ragazzi!- li avvisò l’autista -Siamo arrivati a finalmente! Ora, se non vi dispiace…-
I ragazzi fecero subito quanto chiesto. Presero le loro valigie e lestamente uscirono da quella trappola per ragazzi, senza dimenticare di pagare quell’antipatico dell’autista, senza dare sospetti. Si incamminarono verso il cancello della loro futura scuola. Erano finalmente giunti alla fine del loro viaggio. Dove tutto era cominciato…

 
 
 
Ciao!
Sono nuova in questo fandom, e spero di avervi incuriosito con questo prologo! Ho sempre adorato il mondo di Code Lyoko fin da bambina, ma non mi piace molto la quinta stagione versione telefilm… -.-“ (la sottoscritta è consapevole di proteste contrarie da parte di alcuni lettori…)
Spero che questa storia vi piaccia!
Ambersuperfun03

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Due nuovi studenti ***


Capitolo 1 – Due nuovi studenti
 
 
 
-Su, forza Odd! Sveglia!- Ulrich cercava di far rivenire l’amico che intanto, ronfava alla grande sotto un grosso cumolo di coperte invernali. Il biondo stava parlando nel sonno, e da quello che stava dicendo, stava sognando di nuotare in una piscina riempita di ragù.
-Si… buttateci pure le polpette va…- Odd era intento ad inseguire delle immaginarie polpette, gesticolando il nuoto con le mani. Al castano venne un lampo di genio.
-Odd, guarda che oggi avrai la mia razione di patatine fritte se ti alzi adesso!- e detto questo, l’altro aprì di scatto gli occhi, esultando di gioia tanto da spaventare Kiwi, e uscire dalle coperte invernali che si accumularono fino a formare una montagna di tessuto -Su, forza alzati! È il primo giorno di scuola, non vorrai arrivare in ritardo!-
Odd prese a strofinarsi gli occhi, leggermente assonnato -Se era questo che volevi dirmi, potevi anche tenertelo per te.- rispose offeso -Stavo facendo un sogno bellissimo…- ripeté ancora intontito per il sonno.
Ulrich si tolse la maglietta del pigiama  per prepararsi alla giornata -Allora, visto che sei sveglio, preparati.- la sua bocca si curvò in un lieve sorriso. Il biondo ricambiò, alzandosi dalle coperte e sbadigliando a braccia alzate.
-Va bene, mi alzo. Ma le patatine fritte me le dai lo stesso?- bisbigliò Odd.
-Si, come vuoi amico.-
 
 
Aelita stava percorrendo il corridoio per gli spogliatori femminili. Aveva proprio il bisogno di farsi una doccia calda con tutto il lavoro che aveva fatto la giornata scorsa. Era rimasta tutto il giorno con Jeremy, a cercare qualcosa di utile nell’Hermitage. Qualcos’altro di suo e della sua famiglia…
-Aelita!- i pensieri della rosa vennero interrotti da una vocina minuta femminile. In un attimo si ritrovò davanti due ragazzine, una ragazzina con i codini rossi, e un’altra, con i capelli castani piuttosto scuri.
-Ciao Milly, ciao Tamìa!-  Aelita ricambiò il saluto alle due giornaliste che parevano molto contente -Cosa c’è che vi garba così tanto?-
-Vorremmo fare un’intervista sugli adolescenti al primo giorno di scuola. Pensiamo che tu, essendo di origine Canadese, possa parlarne.- esclamò la leader, con un sorriso a trentadue denti.
Aelita si ritrovò in un rompicapo -Sicure che dovete intervistare proprio me?- chiese la rosa, indietreggiando lentamente di qualche centimetro dalle due ragazzine -Avrei molto da fare. Mi dispiace, non posso proprio.- e prima di evitare che entrambe si mettessero in ginocchio, prese a correre verso lo spogliatoio per poi entrarvi e chiudere distrattamente la porta, sbattendola davanti a due paia di occhi sorpresi dalla seguente reazione.
In un attimo Aelita fu avvolta da un silenzio logore, che venne interrotto da un sospiro della ragazza. L’aveva scampata bella. Almeno per ora.
Chiuse gli occhi, rivedendo nella sua mente i ricordi di infanzia passati con i genitori. Con la madre e il padre... Eppure non poteva fare a meno di pensare che non fossero solo in tre. In mente possedeva qualcun altro. Ma non ricordava né il volto, né l’aspetto, né nulla…
-Papà…- una piccola lacrima scese dalla sua guancia. E un’altra. E un’altra ancora. Stava piangendo troppo per i suoi gusti, ma non riusciva a fermarsi pensando alla scomparsa di suo padre. E ora anche da morto XANA continuava a provocarla. Non pensava ad altro che a quell’orribile mostro senza cuore che ha spinto Franz Hopper a sacrificarsi a tal punto da perire.
Ella scosse nervosamente il capo, asciugandosi le lacrime con l’accappatoio che portava, finchè non riaprì gli occhi. Prese a indietreggiare lentamente dal terrore e per poco non cacciò un urlo. Davanti a lei si ritrovò qualcuno. Era uno dei fantasmi che usava XANA per possedere le persone, ma era diverso. Era circondato da fiamme nerastre, si potevano notare gli occhi di un rosso fluorescente, e mancava la parte inferiore del corpo, dalla schiena spuntavano un paio di ali color pece fiammeggianti che sembravano ardere con più forza in ogni momento.
Lo spettro allungò un palmo della mano verso la rosa atterrita.
-X..XANA!?-
-Non pronunciare quel nome.-
Se questo la spaventò, sentire pronunciare parole da un fantasma che conosceva bene la atterrirono ancora di più. Ma era una voce femminile, tanto quanto severa.
-Ma… cosa sei?- chiese Aelita, con arditezza.
-Tranquilla, non ho intenzione di farti del male.- quella voce, la voce di una ragazza della sua stessa età, tentò di rassicurarla invano, Aelita cercava di stare il più possibile lontano da lei -Sono un’amica, non preoccuparti.-
Aelita prese coraggio, avvicinandosi all’entità scura, manifestatasi davanti a lei -Cosa vuoi da me, se non vuoi farmi nulla?-
-Voglio solo avvertirti di un pericolo imminente. È tornata, e vuole vendicarsi…-
-Chi vuole vendicarsi?-
L’ombra non rispose. Fissò lo sguardo alla porta, e poco dopo lo fece anche la ragazza.
-Scusami Aelita, ma devo andare. Se vuoi rivedermi, ci vediamo alla tua vecchia abitazione domani pomeriggio.-
Poco a poco, lo spirito cominciò a dissolversi, sparendo sempre di più.
-Aspetta! Dimmi almeno come fai a sapere di XANA!-
Ma non ottenne mai una risposta. L’entità era già scomparsa davanti ai suoi occhi.
 
 
La campanella trillava nervosamente nelle orecchie delle persone all’interno delle aule, pronte per il loro primo giorno di scuola. Per i guerrieri di Lyoko, era passato un anno dalla sconfitta di XANA. Il gruppo era divenuto sempre più freddo, nessuno si parlava, nessuno mostrava segni di felicità, nulla.
Yumi era assorta nei suoi pensieri, accanto a un William sbuffante. Avevano entrambi voglia di parlare tra loro, ma non avevano il coraggio, dato che entrambi sapevano cosa sarebbe accaduto.
Dalla porta della classe, sbucavano tutti gli studenti della medesima classe. Yumi notò che vi era un banchetto in più delle persone che prendevano posto ai nuovi banchi.
“Mah, chissà perché lì c’è un banco vuoto…”
La cosa non parve strana quando qualcuno vi si sedette. Qualcuno che non conosceva. Era un ragazzo a prima vista strano. I suoi capelli erano bianchi, con una ciocca di capelli neri che gli copriva l’occhio destro. Portava una tracolla piena di libri, sui suoi vestiti. Era coperto da una giacca scura che fungeva da mantello, e dei pantaloni del medesimo colore.
-E quello chi dovrebbe essere?- domandò William con indifferenza.
Subito dopo ottenne risposta. Dalla porta si erse una figura snella in giacca e cravatta. Un uomo giovane sulla trentina con dei capelli pettinati all’indietro, nerissimi. Il nuovo professore entrato nell’aula si accomodò alla sua cattedra e cominciò un breve discorso.
-Salve a tutti. Io sono il vostro nuovo professore di educazione tecnica, il professor Meron. Spero di passare con voi un anno memorabile. Oggi non sono solo io a presentarmi a voi, da oggi avremo con noi un nuovo studente. Viene dal giappone, assieme ad una sua amica che in questo momento studia nella vostra classe precedente. Prego, alzati pure e presentati.-
Il ragazzo che aveva adocchiato la nera si alzò in piedi e si voltò verso l’aula intera e anche al professore.
-Salve. Il mio nome è Kei Takuraso, sono molto contento di fare la vostra conoscenza.-
 
Aelita era in classe, vicino a Jeremy, che intanto cliccava uno dopo l’altro i tastierini del suo portatile.
-Aelita?-
-mh?-
Jeremy si preoccupò nel vederla in quello stato -Aelita, qualcosa non va?-
La ragazza lo consolò mostrandogli un sorriso. Un sorriso falso.
-No, sto benissimo! Senti, perché non controlliamo il supercomputer quest’oggi dopo la scuola?-
A Jeremy la cosa parve sospetta -E come mai?-
-Beh… ecco… io volevo solo controlla…- non finì la frase che Odd e Ulrich erano entrati e si erano seduti in classe.
-Ehi, la sapete la novità?- chiese il biondo agli altri due compagni, che intanto si stavano guardando in faccia.
-Che novità?-
-Abbiamo una nuova studentessa!- esclamò colmo di entusiasmo.
-Salve a tutti!- La professoressa Hertz era appena entrata e si ergeva davanti alla cattedra -Oggi, è il vostro primo giorno di liceo qui. Quindi quest’anno passeremo alle cose più difficili, ma prima vi presento una nuova studentessa!-
-Ecco, che vi dicevo?- disse Odd, prendendo posto accanto a Ulrich.
-Prego, vieni avanti.- La professoressa fece un cenno alla porta, e da lì entrò una ragazza. Aveva i capelli lunghi, raccolti in una fascia, ma soprattutto erano di olore blu, come  il suo abbigliamento.
-Ciao! Piacere di conoscervi!- esclamò -Mi chiamo Ailè Kusakane e da oggi, sarò una vostra compagna di classe!-
 
 
 
 
 
Angolino autrice
Salve! Non molto lungo come primo capitolo, ma dovevo finirlo in fretta almeno per i capitoli iniziali… scusate se c’è qualche piccolo errore.
Ci vediamo!
Amber

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Incontro con l’entità ***


Capitolo 2 – Incontro con l’entità
 
 
 
Dopo la campanella, Jeremy e gli altri erano seduti in panchina a fissare a distanza la nuova arrivata dai capelli blu chiacchierare allegramente con l’altro ragazzo nuovo. Erano tutti tesi come una corda di violino. Soprattutto Yumi. Dato che si trattavano di due studenti giapponesi le parve naturale. Eppure non riusciva a rimanere tranquilla e dimenticarsi il brutto presentimento che aveva trattenuto fino alla fine dell’ora di lezione.
Ma come lei, tutti nascondevano in essi, un brutto presentimento verso di loro. O almeno quasi tutti. Odd era l’unico che non ci vedeva nulla di strano nell’arrivo di due nuovi compagni di collegio. Aelita aveva il presentimento che ci fosse un collegamento tra i nuovi arrivi e quell’entità che le era apparsa davanti, così all’improvviso, chiedendole di venire da sola, alla sua vecchia abitazione di nove anni fa…
Verso la fine dell’orario scolastico mattutino, la ragazza dai capelli rosa tornò in camera sua, ricevendo così un’amara sorpresa.
Qualcuno bussò alla porta della stanza.
-Si, avanti.- rispose lei, pensando che alla porta fosse Odd, che doveva restituire una penna prestata durante qualche lezione settimanale. Oppure Jeremy, che aveva bisogno del suo aiuto per un programma nuovo, o qualcosa del genere…
Un grande stupore si dipinse sul volto quando vide chi ci fosse davanti a lei.
Il preside Delmas, seguito dalla nuova ragazza.
Egli le chiese se poteva ospitarla in camera sua per qualche periodo temporaneo, e Aelita, malvolentieri accettò. Non poteva dire di no al preside in persona.
-Va bene, signorina Ilaria, sentiti come a casa tua.- le disse l’uomo in giacca e cravatta, sorridente con lo sguardo. E l’altra annuì come una cagnolina che aveva appena obbedito ad un ordine, facendosi posto nella nuova stanza.
Perfetto, ora era ancora più nervosa di prima. Ma aveva già la scusa pronta per poter lasciare la stanza nel tardo pomeriggio e andare all’Hermitage…
-Spero di non disturbarti.- le disse la ragazza con sguardo innocente.
-Nessun disturbo.- le rispose placida -Il mio nome è Aelita.- le sembrò da maleducati non presentandosi, anche per lei.
-Piacere di conoscerti.- le rispose -Il mio nome è Ilaria, ma mi conoscono tutti come Ailè.-
Strano… non sembrava un nome giapponese…
Qualcun altro bussò alla porta. Aelita pregò che non fosse nuovamente il preside.
-Avanti.- venne normale una semplice risposta da parte di Ailè.
Questa volta era Jeremy. Quest’ultimo si sorprese nel vedere più di una persona nella stanza.
-Lui invece è il mio amico Jeremy Belpois.- e indicò il biondino alla porta. Lui per poco non fece cadere il computer da sotto il braccio, che rispose con un “piacere”.
-Rimarrà qui per un po’. Il preside mi ha riferito che condivideremo la camera.- lo avvertì la sua amica dai capelli rosa.
-Capisco.- rispose con uno sguardo un po’ tagliente -Ma questo non significa che non mi devi aiutare con il nuovo programma.-
-Programma?- chiese Ailè, capendo che si trattava di un programma computerizzato -Allora credo che vi lascerò al vostro lavoro e mi farò un giro per il college…- e andò verso la porta col tentativo di andare.
-Aspetta.- Aelita la fermò appena in tempo -Perché non ci dai una mano?-
Sia Ailè che Jeremy la fissarono.
-Dici sul erio?-
-Certo. Da come hai superato oggi la lezione di informatica, vedo che ci sai fare con i computer.- in realtà la ragazza la trattenne nella stanza per tutt’altro motivo.
-Allora… se Jeremy è d’accordo. Dipende da che programma volete creare. Programmi per la memoria, anti-virus, processi…-
-Saresti in grado di creare tali programmi?- ora Jeremy era sorpreso.
-Si, certo! Sono una bazzecola.- rispose la diretta interessata con tutta la sicurezza che aveva in corpo.
-Allora saremo felici di averti come aiuto, nel caso qualcosa non andasse.- riprese Aelita il filo della questione -Vero Jeremy?-
L’altro annuì dopo qualche minuto. Aelita tramava qualcosa.
Alla fine non si trattava di altro che di un programma sugli anti-virus. Non come aveva sperato la ragazza nuova, ma almeno era riuscita a farsi qualche nuovo amico. Al contrario di certe persone…
Tutto procedeva bene, finchè un piccolo squillo di cellulare non colse alla sprovvista tutti e tre, facendoli sobbalzare per un microsecondo. Sul cellulare di Aelita era arrivato un messaggio.
La ragazza si sorprese nel vedere che era di un numero sconosciuto. Con una lieve perplessità ne lesse il contenuto.
 
“Dove sei? Non importa. Scusa se sono invadente, ma ho bisogno di avvertirti di una cosa urgente. Vieni nella tua vecchia abitazione. È urgente.
Firmato: Chi sai tu.
 
Per Aelita fu evidente chi fosse. Quella era un’entità non troppo paziente.
Ma non passò nemmeno un secondo che il cellulare emise alcune sinfonie. Tra queste c’era una melodia che la fece rimanere di sasso.
La canzoncina che suo padre suonava col pianoforte. Era inconfondibile.
-Che succede?- le chiese Ailè.
Jeremy era perplesso quanto Aelita. La musichetta sul cellulare smise di suonare. Aveva lasciato il posto ad un’altra canzoncina.
 
“perché ci sei tu?
a vedere nei miei occhi
il passato di una vita scongiurata
che non chiede altro
che pietà…”
 
Quelle erano davvero parole inquietanti, seguite dal suono di un violino ben accordato. La canzoncina si interruppe con una risatina più maligna che divertita, cosa che spaventò molto Aelita e la fece divenire pallida. Ma quella canzone le era familiare… dove l’aveva già sentita?
-Tutto a posto?- le chiese Ailè -Sei molto pallida… vuoi che ti porti in infermeria?-
-No. Non preoccuparti.- la voce di Ailè riportò Aelita alla realtà -Ad ogni modo mi sono ricordata che ho un impegno.-
-Allora va bene.-
Solo Jeremy non era sollevato. Qualcosa non andava.
Ma prima che potesse proferire parola la ragazza aveva teso i saluti ed era già sulla porta pronta per scappare. Non era più sicura di quello che stesse facendo.
 
 
Aelita ci mise un po’ per raggiungere quel rude polveroso che nove anni fa era la sua casa. L’Hèrmitage. Prima di fare qualche passo di troppo doveva accertarsi che nessuno l’avesse seguita. Guardandosi attorno, non vide nessuno. Nessun rumore sospetto, niente.
Meglio così. Almeno poteva parlare indisturbata alla creatura spettrale, che, guarda caso, la stava osservando fuori dalla sua vecchia stanza, senza che la ragazzina dai capelli rosa se ne accorgesse. Chiuse gli occhi rossastri in un sorriso invisibile, per poi svanire nel nulla, aspettando di poterle finalmente parlare, dopo tanto tempo.
Aelita annuì a se stessa. Era il momento di entrare e fare luce su questa situazione.
La casa era molto più sporca e impolverata rispetto alle altre volte in cui era venuta segretamente, e faceva molto più freddo rispetto a prima.
-Vieni, sono qui..- la voce dell’entità era nitida. Proveniva dal soggiorno. Aelita si avvicinò cautamente, con le gambe tremolanti. Non sapendo cosa poteva succederle, rimase in guardia, un po’ spaventata. Alzò il primo sguardo in quella stanza e la vide. Era lì. In piedi, a un metro di distanza da lei. I suoi occhi addosso alla ragazza mettevano quest’ultima un po’ a disagio.
-Devo ammettere che sei cresciuta. È passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo viste.- la strana ombra cominciò il discorso.
-E tu sei…?- stava per chiedere, quando vide che lo spettro che si stava allontanando da lei, per lasciare che le sue paure svanissero nel nulla.
-Io sono Ailira.- si presentò l’entità - E non sono venuta in questo mondo per far del male a te o ai tuoi amici.-
-Allora perché sei qui? E come fai a conoscermi?- la ragazza aveva tante domande per la testa.
-Io ti conosco da quando tuo padre mi ha trascinata qui. Ma io non sono un programma informatico. Non ci crederai, ma io, come Xana, sono un essere di un’altra dimensione.-
-Co-cosa? Ne tu ne Xana siete programmi informatici?- da quelle poche parole, Aelita aveva ancora più domande da farle.
Lo spettrò annuì -Noi siamo stati incaricati da Franz Hopper nove anni fa per sconfiggere Xana, rimasta intrappolata in uno dei suoi programmi. Distruggendola, è finalmente libera di prendere la sua vera forma.- continuò.
-Aspetta… “noi” chi?- chiese, non capendo a chi si stesse riferendo.
-Faresti meglio a girarti.- al posto del fantasma, qualcun altro rispose. Quando Aelita si girò, il suo sguardo incrociò quello di una figura identica a lei. Per un attimo, credette di avere davanti uno specchio. Ma gli abiti e il colore dei capelli non coincidevano. Quella era una persona reale. Identiche come due gocce d’acqua.
Aelita, spaventata, indietreggiò di un paio di passi.
-C-chi sei?-
-Come non sai chi sono?- disse l’altra, un po’delusa.
Lo spettro la guardò con sguardo omicida, senza dire una parola.
-Forse tu non mi riconosci, ma potrebbe farlo il tuo amico Jeremy.- rispose la ragazza davanti a lei. Cavoli, erano davvero due gocce d’acqua.
Adesso che ci pensava. Qualche tempo fa Odd le aveva raccontato di un particolare avvenimento. Mentre lei era bloccata dal guardiano, una giovane ragazza era arrivata al collegio, una ragazza che le somigliava in tutto e per tutto. E Jeremy, credendo fosse lei, aveva cercato in tutti i modi di avvicinarsi a lei.
-Tu sei Taelia, non è vero?- le chiese.
L’altra chiuse le mani in un sonoro applauso -Brava. Bravissima. Finalmente mi hai riconosciuto!- esultò contenta.
Strano. Eppure Odd l’aveva definita una ragazza seria…
-Tu cosa ci fai qui?- più che una domanda, sembrava un ordine.
-Tu che ci fai su questo pianeta!- rispose brusca, indicandola con il dito della mano, come se volesse accusarla -Dopo tutto questo tempo che ho passato a lavorare per Xana, mi tiri fuori dai guai ora che lei stà ritornando!?-
-Un attimo! Mi volete dire che cosa stà accadendo!?- Aelita non comprendeva più nulla. Confusa e atterrita, si accatastò sul divano bianco e sporco di polvere che aveva di fronte -Che significa che Xana stà tornando.-
Taelia deglutì. Non era il momento di discutere ora. Ailira tacque e tenne gli occhi fissi sul pavimento.
-Questa è la verità.- continuò un’altra voce. Sconosciuta ma allo stesso tempo familiare -Xana stà ritornando per vendicarsi… e distruggerci tutti.-
 
 
 
Angolo autrice
Ragazzi, scusatemi se il capitolo è corto, ma è tutto quello che sono riuscita a inventarmi in una giornata… scusate!
Ne passerà di tempo prima che io possa postare di nuovo, quindi, ciao e alla prossima!
Amber

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2399784