Would you want this?

di _thegirlwhowasneverenough
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Tra sogno e realtà ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Un nuovo inizio ***
Capitolo 3: *** 2. Bet on me ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Games on ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Hangover ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Target Shooting ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - I know ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 – Comment jouer avec l’amour ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Trust ***



Capitolo 1
*** Prologo - Tra sogno e realtà ***


Would You Want This?

 

 

Prologo – Tra sogno e realtà

 

 

 

 

 

« Dal vero al sognato,

non corre altra differenza,

se non che questo può qualche volta essere molto più bello e più dolce,

che quello non può mai. »


 

Giacomo Leopardi,

Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio Familiare,

in Operette morali, 1827/34

 

 

***

 

 

 

 

17 ottobre 1557, Saint Germain en Laye

 

Caro diario, sono arrivata a Saint Germain en Laye da due giorni e già mi chiedo cosa ci sono venuta a fare.

Ricordo ancora quando, a soli sette anni, mia madre mi aveva spedita qui per conoscere il mio futuro marito.

Futuro remoto, anche adesso che lo ha fatto per far sì che la nostra unione avvenisse una volta per tutte.

 

Povera illusa.

 

Non era di certo a conoscenza del fatto che i reali francesi non hanno alcuna intenzione di farci sposare?

O dovrei essere più specifica e dire che Catherine non ha intenzione di rendere concreta la nostra unione.

Dio solo sa cosa ci faccio ancora qui.

 

E, tra l'altro, non ho idea di cosa stia succedendo in Scozia, nel MIO paese.

Le epistolae di mia madre mi tengono aggiornata, ma mi allertano tanto.

Se ci si mette anche il fatto che la mia posta viene controllata, allora sì che posso non stare tranquilla.

È una cosa che ho sempre odiato.

 

E se da una parte c'è mia madre che mi terrorizza sul futuro della Scozia, dall'altra mi spinge ad abbreviare i tempi della mia unione con Francis, ma posso dirti che la sua famiglia non è l'unica a tentennare.

Vorrei che prendesse posizione, che mi facesse sapere cosa ne pensa lui e che non continuasse a dirmi “Forse, un giorno, se”, è estenuante.

 

Mi sto stancando di aspettare ma non voglio affatto fare la figura della bambina capricciosa, anche se continuo a chiedermi cosa succederebbe se non fossimo promessi, o reali.

Le nostre strade si sarebbero incontrate ugualmente?

E non faccio che chiedermi se lui avrebbe voluto questo.

Se lui avrebbe desiderato sposarmi.

 

Mio Dio, è tardissimo e Greer sta continuando a bussare alla porta, non voglio farla preoccupare.

 

Alla prossima,

 

 

Mary.

 

 

 

 

***

 

 

 

Settembre 2014.

 

I lunghi capelli scuri della ragazza sfioravano le pagine rovinate di quel libretto scamosciato.

In realtà, anche se all'apparenza quello poteva sembrare un semplice libricino smunto, era un diario appartenuto ad una sua antenata, una gran donna che aveva combattuto per il suo popolo.

Che aveva messo il suo paese prima di ogni altra cosa, anche prima di sé stessa.

E, nonostante fossero passati più di cinquecento anni, l'apprezzava molto.

D'altronde il nome non era l'unica cosa che condividevano.

Mary chiuse il diario e lo riposò nel comodino di quella che, per lei, non era stata che una stanza di passaggio durante tutti quegli anni.

Si alzò per scendere le scale ed aiutare sua madre in cucina, per la prima volta da non si sa quanto tempo.

La ragazza aveva frequentato il liceo in collegio, lontano dalla sua famiglia e, irrimediabilmente, sola.

Ma l'affrontare l'adolescenza da sola l'aveva resa una ragazza indipendente e forte, e doveva ringraziare solo i suoi genitori per averle dato quell'occasione.

« Mamma? » domandò sentendo il rumore dei piatti scossi in cucina, e precipitandosi a vedere cosa stesse accadendo.

La tavola era stata apparecchiata per tre persone, quindi a pranzo ci sarebbe stato anche suo padre.

Era strano, da quando era tornata a casa dopo gli ultimi esami di liceo, suo padre non aveva mai pranzato con loro, la cena era l'unico pasto in cui la famiglia si “riuniva”.

« Mary, tuo padre sta arrivando, andresti a raccogliere il rosmarino in giardino, per favore? » sorrise Meredith.

Sua madre Meredith era una donna di trentasei anni, lunghi capelli scuri, esattamente come quelli della figlia, e occhi scuri.

Aveva avuto Mary a soli diciotto anni, l'età che ora aveva la figlia, ma con suo marito, Derek, avevano deciso di tenerla nonostante la giovane età.

Era stata una decisione molto matura, e da persona responsabile, e Mary l'avrebbe capita se l'avesse data via.

A diciotto anni lei stessa non si sarebbe sentita pronta ad avere un figlio.

Anche se, per lei, quel problema non si poneva affatto.

Aveva frequentato un collegio femminile, esattamente come tutta la famiglia da parte di sua madre, e... si poteva dire che l'unico rapporto che aveva avuto con persone dell'altro sesso era strettamente richiuso ai componenti della sua famiglia.

Si gustò il calore del sole sulla pelle mentre tornava in cucina e sorrise andando a dare un bacio sulla guancia di suo padre.

« Mary, è arrivata questa per te. »

Le sorrise l'uomo passandole una lettera.

Una lettera? Non poteva di certo essere di Kenna, quella ragazza a malapena scriveva i compiti, figurarsi se riusciva a scrivere una lettera completa.

« E' da parte di quell'università di Vancouver... com'è che si chiama? »

« La British Columbia. » squittì la ragazza prima di aprire la lettera e leggere il messaggio che le avrebbe cambiato la vita.

 

“ Gentilissima signorina Richardson,

la informiamo che è stata ammessa al corso di Giornalismo.

 

La aspettiamo il 15 settembre per la prima settimana introduttiva,

 

Cordiali Saluti,

 

La direzione.”

 

 





 

Angolo Autrice:

Bene, wow non ci credo che sto pubblicando questa storia.
E' nata da una fantasia avuta in aereo agli inizi di novembre, ho ben in mente i prossimi capitoli che, spero, di pubblicare prima del 2020.
Come potete vedere, NON sono Mary Stuart e Francis Valois che sono esistiti nella realtà, portano solo i loro nomi.

Per i volti, di qualsiasi personaggio che verrà citato, saranno quelli del telefilm, tranne i genitori di Mary che, ovviamente, non sono gli stessi.

 

Un particolare ringraziamento va a Beb e Chiara, che mi hanno spinto a pubblicare questo prologo che spero vi piacerà molto. 

Fatemi sapere cosa ne pensate!

 

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Un bacio, Cami.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Un nuovo inizio ***


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Capitolo 1 – Un nuovo inizio

 

 

 

«All'inizio i figli amano i genitori.

Dopo un po' li giudicano.

Raramente, o quasi mai,

li perdonano.»


 

— Oscar Wilde,

Una donna senza importanza, 1893.

 

 

 

***

 

 

 

Il materasso sotto alla bambina era così comodo, le coperte calde sopra il corpicino esile delle piccola non avevano intenzione di lasciarla andare.

Eppure lei non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte.

Il pensiero che il giorno seguente ci sarebbe stato il suo primo giorno di scuola, il primo giorno di scuola di SEMPRE, la eletrizzava e la spaventava allo stesso tempo.

Tremava sotto le lenzuola di lino nonostante fosse ancora estate, i capelli scuri le ricadevano disordinatamente davanti al viso e quando la madre posò le labbra sulla sua guancia si tirò su a sedere come una molla una volta che viene spinta verso il basso.

« E' ora? Dobbiamo andare? » domandò sentendo la voce salirle di qualche ottava mentre la donna passava una mano fredda sulla sua guancia candida.

« Andrà benissimo, ti adoreranno tutti e farai amicizia, ne sono sicura. »

« E se non fosse così? Come faccio a farmi qualche amichetto? Non ci riuscirò mai. » osservò la bimba arricciando il nasino all'insù e guardando la madre con espressione corrucciata, quasi di sfida.

« Mary, andrà tutto bene, ora alzati che dobbiamo prepararci. È il primo giorno e sarà speciale, ogni giorno lo è. » Meredith posò un bacio sul capo della bimba prima di farla alzare e condurla in bagno per aiutarla a prepararsi.

La lavò tutta, le infilò la divisa della scuola, i calzini bianchi, la magliettina sotto il vestito blu e le scarpette, anch'esse di una tonalità scura di blu, prima di prendere le ciocche che penzolavano davanti agli occhi della bimba e legargliele in un ciuffo alto intrecciando il ciuffo per farlo sembrare una coda – treccia, era una delle acconciature preferite di Mary, diceva che le ricordava i cavalli quando erano alle competizioni, o almeno i suoi pony.

Mary, infatti, aveva un sacco di giocattoli, barbie, bambole, pony, le era sempre piaciuto giocarci, anche se preferiva correre nel parco inseguendo una palla o facendo amicizia con le bambine dal sorriso gaio.

Scese le scale tenendo la mano della madre, che non lasciò per tutto il percorso fino al cancello della scuola.

La madre si piegò prima di lasciarla entrare e le posò le labbra sulla fronte.

« Ricordati di essere sempre te stessa, ti adoreranno. » sussurrò prima di spingerla nella classe piena di bambini.

Mary sentì le guance tingersi di rosso mentre sfilava tra i bambini, tutti presi a mostrare penne colorate al compagno di banco.

Notò una bambina al secondo banco, seduta accanto alla finestra che vi guardava fuori.

Si avvicinò e con le dita tamburellò sulla sua spalla sorridendole appena.

« Ehi, io sono Mary! Sono nuova, e tu chi sei? Posso sedermi accanto a te? Sai, non conosco nessuno! E tu, tu conosci qualcuno? I tuoi genitori dove sono? I miei sono lì fuori aspettando che io faccia amicizia, devo rivelarti che non sono troppo brava. Tendo a parlare troppo e... Lo sto facendo anche adesso, non è così? »

La bambina dai capelli castani osservò l'altra bambina sorridendo e allungò la manina per stringere la sua.

« Io sono Kenna, piacere mio. Certo che puoi sederti accanto a me, se vuoi ho i pennarelli colorati, possiamo disegnare l'arcobaleno, o degli unicorni, sai disegnare gli unicorni? No perché io sono pessima nel disegno. » la bambina sorrise passando il pennarello rosso a Mary che lo prese tra le dita prima di abbandonare lo zaino a terra e sedersi accanto alla bimba prendendo un foglio.

« Benvenuta nel club, io non so nemmeno disegnare casa mia. Però so fare i cerchietti e farli tanto colorati, vuoi vederli? »

« Un club? Fondiamo un club io e te? Sì che voglio vederli! Siamo amiche, no? »

« Ma certo! » sorrise Mary raggiante prima di dedicare la sua attenzione completamente al disegno.

 

 

***

 

 

 

Kenna era la tipica ragazza della porta accanto, quella che aveva sempre il sorriso stampato in volto e che non faceva altro che influenzare gli altri con la sua vivacità e la sua voglia di vivere.

Quando lei era felice, non c'era motivo per cui qualcun'altro non doveva esserlo, e lei lo era praticamente sempre.

Fu questo uno dei motivi per i quali, quando Mary notò il broncio infastidito che aveva mentre la madre le faceva qualche discorso, probabilmente della sua sopravvivenza o sulla sua verginità (la madre di Kenna era sempre stata fissata su questo, anche quando le ragazze frequentavano il collegio femminile), Mary non si preoccupò affatto.

Era consapevole che non appena la ragazza l'avrebbe vista, il sorriso sarebbe tornato a soggiornare sul suo volto, soprattutto quando avrebbero lasciato i propri genitori una volta per tutte.

E non rimase affatto sorpresa quando ciò avvenne.

« Mary! » esclamò iniziando a correre nelle sue superga bianche, per poi lanciare le braccia intorno al collo della ragazza.

Un'altra delle caratteristiche principali di Kenna, era la sua passione per la moda.

Era sempre stata attenta al cibo, a come vestirsi, e si curava in particolar modo.

Al collegio, infatti, nessuno aveva mai indossato la divisa come aveva fatto lei; o meglio, nessuno sarebbe riuscito a sembrare decente dentro quella struttura che aveva fatto, più volte, sentire Mary un carciofo, o una busta dell'immondizia.

Kenna, invece, l'aveva sempre portata con eleganza e classe.

Forse la divisa era uno dei motivi per cui a Mary non era mai interessato della moda, o dei vestiti.

Lei preferiva indossare un semplice paio di jeans e delle all star piuttosto che un vestito, o una gonna.

« Mi stai strozzando. » riuscì a dire staccandosi dall'amica per poi scoppiare a ridere. « Mio Dio, il tuo profumo si sentirebbe anche dall'Alaska! »

Kenna sorrise per poi tornare a parlare con sua madre, mentre tutte e due le famiglie si dirigevano per fare il check in.

Il silenzio che regnava in fila era piuttosto imbarazzante, e alquanto irreale, soprattutto perché Mary avrebbe voluto dire così tante cose che imporsi di stare zitta era una tortura.

Sembrava quasi che tutto si fosse congelato, come se il tempo si fosse fermato per permettere ai suoi genitori di passare più tempo con lei, come se l'avessero mai fatto.

« Hai presto tutto? » chiese sua madre, Meredith, mentre si avviavano verso i controlli di sicurezza.

La ragazza annuì stringendo il manico della borsa tra le dita pallide, era strano pensare che da lì a poco tempo ci sarebbe stato un oceano a dividerli.

Era cresciuta con la consapevolezza di non poter vivere con i suoi genitori, non per più di tre mesi l'anno.

Era la regola della famiglia di sua madre, e nessuno l'aveva mai infranta.

Gli occhi di Meredith divenirono umidi, mentre lanciava le braccia al collo della figlia, la quale indietreggiò colpita dal gesto della madre.

Era sempre stata consapevole dell'amore da parte sua, nessuna madre avrebbe mai potuto odiare una figlia, ma non era mai stata così... espansiva.

Sua madre era più tipo da “manteniamo le distanze, ma sappi che ti voglio bene”, eppure quel contatto la faceva sentire amata.

Strinse la madre tra le braccia affogando la testa tra i suoi capelli ramati.

Quando, a quattordici anni, i genitori l'avevano mandata in collegio, Mary aveva pensato che avesse fatto qualcosa di sbagliato.

Di non essere stata abbastanza per loro, se non che una delusione per la figlia che si sarebbero aspettati, ma in quel momento non riuscì ad avercela con loro, tutta la rabbia, tutto il rancore, che aveva provato per anni svanì con quel semplice gesto d'affetto da parte della madre.

« In questi giorni, tutto quello che ho fatto è stato pensare a cos'ho sbagliato, cosa non avrei dovuto fare. Tipo mandarti in quello stupido collegio, avrei dovuto impormi contro mia madre, avrei dovuto... » un singhiozzo fuoriuscì dalle sue labbra e spezzò la frase a metà.

« Mamma, guardami, guardami. » sussurrò Mary prendendo il viso lentigginoso della madre tra le mani « Tu non hai sbagliato niente, niente. È merito tuo se sono la persona che hai davanti oggi, quella ragazza che sta inseguendo il suo sogno. Senza di te non sarei nulla, nulla. » sussurrò dandole un bacio sulla guancia. « Ti voglio bene. » le sorrise dolcemente per poi passare a salutare il padre.

« Ti voglio bene, scricciolo. E spacca il sedere a tutti i canadesi, ci vediamo a Natale! »

Mary sorrise prima di sentire le dita di Kenna incrociarsi alle sue, scambiò un'occhiata con la ragazza e si avviò verso il metal detector, dopo aver salutato la madre di Kenna, imponendosi di non piangere. Se avesse cominciato a farlo davanti ai suoi genitori non sapeva quanto l'avrebbero lasciata andare via.

Si girò sorridendo tristemente e alzò la mano in un gesto di saluto prima di oltrepassare il metal detector senza essere fermata.

 

« Dai, prendiamo la cioccolata! »

« Ma ci verranno i brufoli, vuoi essere una cicciona brufolosa il primo giorno di college, Mary? » esclamò Kenna sorridendo, prima di sottrarre la busta viola dalle mani di Mary e riporla sullo scaffale. « Perché non prendiamo delle riviste di moda? »

« Così devo subirmi non so quante ore di te che scleri per qualcosa come... oh, carino quell'abito! »

« Prendiamo questo e... barrette magre? »

« Ma tu sei scema! Prendiamo la cioccolata, ti prego. » La ragazza dai lunghi capelli scuri spalancò gli occhi per poi mettere il broncio piegando le labbra in avanti, tanto da convincere l'altra a comprarla.

« Ma niente patatine. »

« Ma... ma... va bene, sei peggio delle suore. » Sbuffò la ragazza afferrando tre bustine di cioccolata e stringendole al petto con fare protettivo, non aveva nessunissima intenzione di lasciarle. Chissà che cibo schifoso avrebbero offerto in aereo, e le ore che dovevano passare lì dentro erano esageratamente tante.

« Oh, non penso proprio. C'è solo una persona peggiore di loro, ed è mia madre. »Kenna sorrise appena prima di dirigersi verso la cassa. « Ma fortunatamente lei rimane qui, e noi ce ne andiamo dall'altra parte del mondo. Sia ringraziato Dio per questo. » Osservò posando le riviste sulla cassa prima di prendere le bustine viola dalle braccia di Mary alzando gli occhi al cielo. « Una sola. »

« Due, dai! Sono tantissime ore di viaggio! »

« Ho detto una sola. » Osservò prima di pagare e mettere la busta nella sua enorme borsa di marca.

« Va bene, mamma. » Sbuffò la ragazza senza opporre resistenza, era inutile combattere una battaglia già persa in partenza.

Soprattutto se Kenna era arrabbiata, nervosa, o frustata.

E in quel momento lo era, probabilmente il discorso con la madre l'aveva fatta uscire fuori dai suoi calmissimi e stabilitissimi, limiti.

Mary sapeva quanto poco andasse d'accordo con la madre, Juliet era sempre stata molto severa con Kenna. L'aveva mandata dalle suore perché fin da bambina si era svelata una ragazza sveglia, brillante. La sua allegria e vitalità, però, non sempre portavano a dei gesti positivi, soprattutto quando c'erano dei vestiti belli che erano troppi costosi, o dei ragazzi che le si avvicinavano con intenti non così galanti come potevano sembrare.

« Ultima chiamata per Vancouver. » Mary prese la mano di Kenna, ancora con la testa intenta a guardare all'interno della sua enorme borsa, e la trascinò verso il gate, dove si misero in fila in silenzio.

« Vuoi dirmi cosa ha detto tua madre per farti uscire così fuori di testa? » domandò Mary prima di fare un passo avanti e mostrare il passaporto e la carta d'imbarco alla hostess.

Kenna fece lo stesso prima di seguire la ragazza attraverso il tunnel collegato direttamente con l'aereo.

« Il punto è cosa non ha detto. » sibilò prima di mostrare la carta d'imbarco allo stuart che le attendeva all'ingresso dell'aereo.

Si avviarono verso i posti prestabiliti dal computer e si sedettero posando la borsa sotto il sedile.

« Quali cose ha osato dire che non avrebbe dovuto? »

« Beh, prima di tutto mi ha dato questi. » Kenna tirò fuori dalla tasca della giacca una bustina arancione, alla sua vista Mary strabuzzò appena gli occhi. « Una scatola intera che ho messo nella borsa, dice che sono inaffidabile e rimarrei incinta non appena un ragazzo si avvicinerebbe. » la ragazza alzò gli occhi al cielo riponendo la bustina con il preservativo all'interno della sua giacca.

« Lo fa perché vuole che tu sia previdente! Insomma hai diciannove anni, non venticinque, vorresti correre un rischio del genere? » sibilò Mary sistemandosi la cintura intorno alla vita.

« No, ma non sono stupida, di certo non andrei con il primo che capita. » Irrimediabilmente Mary si ritrovò a guardarla alzando un sopracciglio. « Okay, forse sono stata leggera in alcuni momenti della mia vita, ma non penso che se lo facessi non li userei. »

« Io non ho mai davvero capito se alla fine sei o non sei andata a letto con quel bagnino. Non ho capito se l'hai per... »

« No, Mary ti pare che non ti avrei detto una cosa del genere? Ci siamo andati molto, ma molto vicino, solo che poi ho avuto paura di fare quel passo. È un passo importante, mi sono tirata indietro prima che lui potesse, sai... » La ragazza si ritrovò ad annuire appiattendosi contro il sedile di pelle.

Non le piaceva parlare di quelle cose, era sempre stata riservata e, in quel momento, sentì le guance colorarsi di rosso.

Se avesse potuto esserne totalmente certa, avrebbe giurato che anche le sue orecchie avevano raggiunto la colorazione “pomodoro”.

« Ma non ha parlato solo di questo o non saresti così sconvolta, anche perché mi ricordo quel giorno in cui le nostre madri ci hanno fatto il discorsetto. »

« Io ricordo di come tu ti sei tappata le orecchie ed hai iniziato a correre per casa chiedendo di non contaminare le tue zucchine. »

« F... forse anche quello, sì. »

« Comunque nulla di che, solite cose sull'impegno e sul non lasciarmi distrarre dagli eventi, sai com'è. »

Mary annuì appoggiando la testa sul sedile e chiudendo gli occhi, arvebbe dovuto affrontare tantissime ore di viaggio, e il sonno stava già prendendo possesso del suo corpo.

Probabilmente era colpa delle ore di sonno perse, era sempre stata tipica all'ansia da prestazione, ogni volta che c'era un evento importante la notte prima non riusciva a chiudere occhio.

Ed era stato così anche quel giorno.

Soprattutto per l'idea di avere un oceano a dividerla dalle persone a lei care.

La distanza non era mai davvero stata un problema, ma si erano trattati di pochi chilometri, di una distanza gestibile. Mary aveva sempre saputo che se avesse avuto bisogno di una mano i suoi genitori sarebbero stati lì per lei. Sarebbero andati a prenderla e l'avrebbero coccolata e capita.

In quel momento, però, si chiese cos'avrebbe fatto senza di loro, cosa avrebbe potuto fare se avesse avuto bisogno di loro e ci sarebbe stato un oceano a dividerli?

Sospirò dando le spalle a Kenna e guardò fuori dalla finestra sentendo una lacrima solcare la sua guancia.

A volte realizzare ai propri sogni significa rinunciare alle cose, e alle persone, a cui si tiene di più.

 

 

***

 

 

« Perché ho portato una valigia così grossa? » la voce squillante di Kenna rimbombò nell'atrio della British Columbia, interrotta da una gomitata da parte di Mary, la quale si guardava intorno estasiata.

Era tutto così bello, moderno, luminoso.

Niente più stanze di legno, niente più divise che coprivano anche i luoghi più impensabili, niente di niente.

Sarebbe stata solo lei, e la scuola che aveva sempre sognato di frequentare.

La malinconia di poche ore prima era svanita non appena aveva messo piede in quell'edificio, ed ora fissava l'uomo che le tendeva le chiavi della stanza che avrebbe diviso con Kenna ed un'altra ragazza, come se fossero un'illusione e che sarebbero svanite un attimo dopo se non le avesse prese nell'immediato.

Le afferrò tremante e spinse la valigia nel cortile fuori dall'ingresso.

« Non ci credo, non ci credo. » urlò saltellando dopo aver fatto cadere la valigia a terra. Sentiva il sole pizzicarle appena la pelle mentre faceva una giravolta e prendeva Kenna per le mani. « Siamo davvero qui, siamo davvero qui. Ce l'abbiamo fatta, non ci posso credere. E' tutto così bello, è... oh mio Dio, siamo davvero qui. » sussurrò fermandosi un attimo e passandosi una mano tra i capelli. Kenna le sorrise dolcemente prima di prendere la sua valigia.

« Che numero di stanza è, persona incredula? »

« Milleottocentodieci, terza palazzina a destra. » Squittì la ragazza aprendo la mappa del campus, regalatale dal centralinista. Prese il manico della valigia ricominciando a trascinarla verso la palazzina indicata senza guardare dove andava.

« Mary, muoviti, è questa qui ne sono sicura. » La voce di Kenna arrivò all'orecchio di Mary un minuto prima che la ragazza alzasse gli occhi dalla mappa, un secondo prima, però, che la ragazza si trovasse catapultata sopra ad un ragazzo.

O per lo meno, un secondo prima che la ragazza inciampasse su una radice e cadesse addosso al suddetto biondo il quale l'afferrò per la vita tirandola su.

« Dovresti stare più attenta a dove i metti i piedi, goffa matricola. » osservò con un perfetto accento inglese, Mary si ritrovò ad annuire guardandolo allontanarsi.

Incrociò lo sguardo di Kenna, la ragazza la stava fissando a bocca aperta e con un'espressione che sembrava voler dire “Quello è un tipo da portarsi a letto”.

« No, non ci pensare nemmeno. » esordì Mary trascinando la valigia all'interno della palazzina. « Mi ha chiamato “goffa matricola”. GOFFA MATRICOLA, ti rendi conto? Come se poi io fossi goffa, no? »

« Tu sei goffa, Mary, è diverso. »

« Non è vero, non è affatto vero. » borbottò la ragazza trascinando la valigia su per le scale, come prevedibile la sua palazzina mancava di ascensore. Sperò con tutta se stessa di non cadere e rompersi qualcosa, non il primo giorno.

Anche perché, nonostante avesse detto a Kenna il contrario, lei era consapevole di essere una delle ragazze più imbranate del pianeta.

Non che ciò le avesse tolto la possibilità di fare qualsiasi cosa, anzi, era stato un imput a fare di più, a dare di più.

Sospirò arrivata al quarto piano ed infilò la chiave nella tapparella.

« Quel cretino, ma ti sembrano cose da dire? » sbuffò cercando di far passare il fiatone mentre girava la chiave antica e si ritrovava davanti una ragazza mora e riccia dagli occhi azzurri.

« Oh, voi dovete essere le mie compagne di stanza. Sono Lola, piacere. » La ragazza prese la borsa di Mary e la posò sulla sedia. « Serve una mano con quella? » Chiese rivolta a Kenna, la quale sembrava aver “assunto” un ragazzo come fattorino.

« Non penso le serva una mano, io sono Mary comunque, piacere. » sorrise varcando la soglia della stanza. « Quale letto è il tuo? » domandò lasciando la valigia accanto al tavolo della cucina

L'appartamento era abbastanza vuoto, impersonale.

Vi era un tavolo da pranzo nel bel mezzo della sala, un divano smunto e i fornelli per cucinare con il lavello.

« Io ho preso quella stanza. » Indicò la stanza che si trovava sulla sinistra, dalla porta aperta si vedeva un armadio a muro. « Spero non sia un problema. »

« E' perfetto, non preoccuparti. »
Kenna entrò nella stanza ringraziando il ragazzo e si avvicinò a Lola allungando la mano per stringere la sua con un sorriso sornione sulle labbra.

« Sono Kenna, piacere. »

« Il piacere è mio. »

« Ci porti a fare un giro? Sono sicura che tu sei qui da un po', noi siamo leggermente in ritardo con l'inizio delle lezioni e... ho visto dei ragazzi davvero... »

« Kenna, tu pensi ai ragazzi? Non vedi dove siamo? » Ridacchiò Mary avvicinandosi alle due con un sorriso.

« Oh, Mary, di ragazzi belli qui ce ne sono fin troppo. E' una pecca, effettivamente, che i migliori siano impegnati, o dei grandissimi stronzi. »

« E' sempre così, professori fighi? »

« KENNA. »

« Mary, non fare la nonna e pensa a divertirti ogni tanto. »

« Non sto facendo la nonn... ah, promettetemi che mi porterete in Biblioteca uno di questi giorni. »

« Per ora, la mia meta, è il parco. » si intromise Lola prendendo la giacca di pelle dall'attaccapanni. « Dobbiamo goderci una giornata di sole, non è frequente da quanto so. »

« E parco sia. » esclamò entusiasta Kenna precipitandosi fuori dalla stanza.

 

 

***

 

 

Dopo un'ora in cui Mary era riuscita a convincere le ragazze a fare il giro dell'istituto, erano finalmente arrivate al parco tanto bramato da una scocciatissima Kenna.

La ragazza castana si sedette sul prato incrociando le gambe e prendendo una margherita tra le dita iniziò a giocherellarci.

« Ho visto un professore che davvero... »

« Il professor Blanchard? Quelli sono i suoi due figli. » Lola si mordicchiò il labbro iniziando a ridacchiare. « Quello castano è Bash, il figlio maggiore, figlio di una donna che non ha sposato. Il biondo, invece, è Francis, figlio della ex moglie. È lo scapolo più ambito della scuola, è al terzo anno di legge ed è in ballottaggio per uno stage a Seattle, quella bionda lì accanto è Olivia, la sua ex ragazzi, ma molti dicono che vanno ancora a letto insieme. Chi non ci andrebbe a letto? » La ragazza ridacchiò prima di tornare a farneticare con Kenna.

Mary alzò lo sguardo ed incrociò gli occhi azzurri di “Francis”, era lo stesso biondo a cui era finita addosso poco prima.  







Angolo Autrice:

E' tardi, non ci sarà nessuno, ma volevo pubblicare either way.
Spero che il capitolo vi piaccia, io ancora devo rileggerlo e decidere se, effettivamente, mi piace o meno.
Sono passate due settimane dal prologo, lo so sono lentissima, ma sono in quinto ed ho un sacco di cose da fare.
Spero di riuscire a scrivere, e a pubblicare, il secondo capitolo il prima possibile.
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite e un grazie particolare va a chi ha recensito.
Mi fa piacere sapere cosa ne pensate, quindi continuate a recensire, è importante per me.

Un bacio e a presto, 

Cami.

P.s: Cosa ne pensate di Olivia e Francis? Secondo voi c'è ancora qualcosa? ;) 

 

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Capitolo 3
*** 2. Bet on me ***


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Capitolo 2 - Bet on me

 

 

 

 

« Scommettere sulla propria sconfitta

è un modo conveniente di assicurarsi la vittoria. »

 

Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010

 

 

 

***

 

 

I raggi del sole pizzicavano il volto di Francis tentandolo ad aprire gli occhi, ma il ragazzo non aveva alcuna intenzione di farlo.

O almeno non lo avrebbe fatto se non si fosse ricordato di dover andare a lezione, perché quel giorno avrebbe dovuto orientare le matricole, cosa che avveniva ogni anno.

Categoricamente i ragazzi dell'ultimo degli “undergraduate studies”, dovevano “prendersi cura” di quelli del primo.

E poi c'era una stupidissima lezione di diritto che non avrebbe mai frequentato, se non fosse stato per l'annuncio che l'insegnante doveva tenere, soprattutto perché si diceva nei corridoi che uno stage a Seattle per tutta la durata di Gennaio era in ballo, e solo uno studente dei settanta che frequentavano il suo corso, avrebbe avuto l'occasione di intraprenderlo.

Quello stage avrebbe dato al suo curriculum una scintilla in più, l'avrebbe reso più interessante all'occhio dei dirigenti con cui, l'anno successivo, avrebbe dovuto tenere dei colloqui.

Spostò il lenzuolo aprendo gli occhi azzurri e tirò su quello di Olivia, chiusa ad uovo dalla parte opposta del letto.

Non capiva perché non se ne fosse andata in seguito al rapporto, era così da quando si erano lasciati, lei non riusciva a fare a meno di andare a letto con lui.

Nonostante il ragazzo non lo facesse solo con lei, era come se la bionda non potesse fare a meno di lui.

E quando mai, Francis Blanchard, aveva rifiutato un invito ad entrare nelle mutande di una delle ragazze più carine dell'università che gli si concedeva così facilmente?

Si alzò dal letto infilando un paio di boxer neri e aprì la porta della sua stanza senza preoccuparsi di chiuderla sentendo i lamenti della ragazza, a quanto pare aveva fatto troppo rumore per il suo sonno leggero.

« Dovrebbe smetterla di rimanere a dormire qui. » borbottò accendendo il bollitore per il caffè.

« Guarda che ti sento, portami la colazione. » la voce acuta e strascicata di Olivia fece venir voglia a Francis di recarsi nella camera, toglierle le lenzuola di dosso e buttarla fuori senza vestiti.

Ma si trattenne alla vista di un Bash, in jeans e maglione scuro che si precipitava per versarsi il caffè nel thermos.

« Non mi sono svegliato, dovrei essere già a Seattle. »

« Oh, la specializzazione... non riesco a capire perché non prendi un appartamento lì invece di fare il pendolare. »

« Perché altrimenti questo posto sarebbe un porcile, stanotte le urla di quell'ochetta si saranno sentite dal campus principale. »

« Beh, non è di certo colpa mia se riesco ad essere così... eccitante. » Francis si passò una mano tra i riccioli biondi guardando il fratello con un'espressione fintamente scossa.

« Guardate che vi sento. » Olivia uscì dalla stanza avvolta dalle lenzuola, i capelli post coito e una mano adagiata sulla bocca mentre l'altra teneva su il lenzuolo.

« Perché continui ad andare a letto con il mio fratellastro dopo che ti ha mollato? » La ragazza alzò un sopracciglio, ma Sebastian continuò imperterrito incurante dei suoi sentimenti. « E ti ha mollato ben cinque volte. »

« Il sesso è fantastico. » osservò lei salendo su uno sgabello di plastica davanti al tavolo d'acciaio aspettando il caffè da parte del ragazzo, caffè che non arrivò mai.

Francis lo versò nella sua tazza e si diresse in bagno pronto a fare una doccia calda, era tutto ciò di cui aveva bisogno, doveva togliersi quell'odore di fiore di dosso, aveva sempre odiato l'odore di Olivia.

« Tra dieci minuti ti voglio fuori di qui. »

Francis trattava quella ragazza come una puttana, esattamente come trattava tutte le ragazze.

Non importava che fossero stati insieme per tutta la durata del primo anno, lui non si era mai davvero innamorato di lei.

Lui non si era mai innamorato in generale.

L'amore non faceva per lui, era tutto troppo dolce, troppo buono, troppo perfetto, e poi non aveva neanche avuto un esempio di amore da parte dei suoi genitori.

Quindi riteneva di non poterlo capire, l'amore.

I genitori avevano avuto quattro figli insieme, lui era il secondogenito dopo sua sorella Elizabeth, e aveva due fratellini minori, ancora alle elementari.

Ma ricordava benissimo quanto i suoi genitori litigassero prima del divorzio, se l'amore portava a ciò, non voleva averci nulla a che fare.

Per non parlare poi del fatto che suo padre aveva avuto un figlio da una relazione precedente a sua madre, Sebastian, il suo fratellastro, con il quale era sempre stato particolarmente legato.

Non importava il legame di sangue, o il fatto che da bambini si vedessero di rado poiché Francis e la sua famiglia vivevano a Toronto, mentre Sebastian e sua madre vivevano a Ottawa; le poche volte che si vedevano erano sempre le migliori giornate della sua infanzia.

Quando avevano deciso di trasferirsi insieme, sua madre, Catherine, aveva fatto una delle sue solite scenate melodrammatiche in cui aveva dato a Francis del traditore nei suoi riguardi.

La discussione era finita con una porta sbattuta e la madre che aveva messo il muso per i tre mesi successivi, aveva però ceduto poiché non riusciva a non parlare con il figlio.

Il ragazzo era a conoscenza della gelosia innata che sua madre aveva nei confronti della madre di Sebastian, e quindi anche del ragazzo stesso.

Sapeva benissimo che la nascita del fratellastro era stata involontaria, la donna aveva vent'anni, era andata a letto con suo padre su una spiaggia spagnola e boom, nove mesi dopo era nato un piccolo bambino dagli occhi azzurri.

I fratelli Blanchard erano noti in tutta Vancouver per i loro occhi chiari ed il modo da fare menefreghista e da figli di buona donna.

“Tale padre, tale figli”, era ciò che soleva dir loro la gente, soprattutto le ragazze quando venivano sfrattate fuori casa dopo dieci minuti.

Non che Olivia fosse diversa, tutt'altro, solamente che Francis provava pena nei confronti di quella ragazza e gli dispiaceva trattarla come tutte le altre.

D'altronde dopo esserci stato un anno ed averla mollata ogni volta che gli si presentava l'occasione, era arrivato ad accettare i suoi capricci, non li tollerava, ma li accettava, erano parte di lei.

E, oltre tutto, non riteneva necessario che parlasse, soprattutto quando erano in camera da letto.

Il problema si poneva quando non lo erano, come per esempio quando erano a lezione insieme. Olivia era insopportabile.

La sua voce fastidiosa gli faceva salire l'irritazione, ogni volta che il professore chiedeva se ci fossero domande, la sua mano saettava verso l'alto e, retoricamente, dalla sua bocca uscivano domande prettamente inutili e per nulla inerenti al programma.

Aprì l'acqua e si butto sotto il getto bollente della doccia socchiudendo gli occhi sotto lo scorrere di essa.

Sentì la maniglia della porta abbassarsi ed alzò gli occhi al cielo afferrando l'asciugamano appoggiato sul vetro della doccia, non poteva passare nemmeno cinque minuti in santa pace senza essere disturbato.

Uscì dalla doccia e prese Olivia per il braccio trascinandola fino alla porta di casa, raccolse i suoi vestiti da terra e glieli lanciò addosso.

« Ci vediamo a lezione. » sorrise freddamente chiudendole la porta in faccia.

« Sei proprio uno stronzo. » urlacchiò la ragazza dalla parte opposta della porta.

Francis sorrise al “complimento” ricevuto, e si arrotolò l'asciugamano intorno alla vita recandosi in cucina da cui proveniva un odore di waffle.

Bash li aveva messi in un piatto e ci aveva versato sopra lo sciroppo d'acero, una vera delizia.

« Potrei pensare di assumerti come domestica. » bofonchiò il biondo mettendosi un pezzo di lievito in bocca mentre il fratellastro infilava la busta con il suo nella valigetta marrone.

« Potresti pensare di smettere di giocare con i sentimenti di quella ragazza, prima o poi ti si ritorcerà contro. Per quanto sia superficiale e tu sappia quanto non la sopporto, è palese che lei provi ancora qualcosa per te, Francis. » Il biondo alzò gli occhi al cielo portando la forchetta alle labbra e sorridendo prima di infilare un altro pezzo in bocca.

« Si mettesse l'anima in pace, io non mi innamoro. Mai. »

« Arriverà il momento anche per te, cuore di ghiaccio. » osservò Bash prima di recarsi verso l'uscita dell'appartamento.

Francis si alzò dalla sedia della cucina, senza preoccuparsi di pulire, lasciò scivolare l'asciugamano a terra e si diresse verso la sua stanza per prepararsi.

 

 

***

 

 

« Ed è per questa ragione che quest'anno la Integrity Law Group di Seattle ha deciso di offrire uno stage per un alunno, tra i migliori, per l'intera durata di gennaio. Gli alunni che potrebbero vincere questo stage sono due. Dumont, Blanchard, trattenetevi cinque minuti per cortesia, il resto della classe, potete andare. »

Francis alzò gli occhi dal foglio a quadretti su cui stava fingendo di scrivere mentre con la testa era da tutt'altra parte. Da un lato non vedeva l'ora di andare dalle ragazze del primo anno e sentire i loro sospiri al suo passaggio, ad ogni suo sorriso, ad ogni suo più minimo gesto; dall'altro non aveva affatto voglia di perdere tempo con loro quando avrebbe potuto spendere quel tempo facendo ben altro.

Ripose il quaderno e l'astuccio azzurro nella borsa di pelle e se la mise a tracolla prima di avvicinarsi al professore, seguito a ruota da un Olivia su tacchi a spillo e una scollatura vertiginosa.

Il professor Robilson fece scivolare lo sguardo sul petto della ragazza e Francis si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo scocciato.

Possibile che quella ragazza non avesse dei vestiti con i quali potesse sembrare casta?

« Professor Robilson, devo fare da guida alle matricole, sa contano sui migliori della classe. » disse Francis facendo un gesto con la mano verso la porta.

Olivia, intenta ad attorcigliarsi una ciocca di capelli biondi attorno ad un dito, sembrò svegliarsi da quello stato di flirting visivo, e dischiuse le labbra rosa.

« Ci dica pure, con tutta calma. »

« Voi due siete i migliori del corso, ho sentito anche gli altri insegnanti e mi sembra che abbiate sempre i punteggi più alti, in ogni materia. » Francis lasciò cadere l'occhio sull'orologio da polso prima di tornare a guardare gli occhi grigi dell'insegnante « Siete i due che ho eletto per lo stage, colui che prenderà il punteggio più alto all'esame di metà dicembre, sarà il prescelto. Potete andare. » chiuse il discorso sfilandosi gli occhiali e posandoli sulla scrivania.

Francis si diresse verso la porta senza aspettare Olivia, si sistemò il colletto della camicia sentendo in lontananza la voce della ragazza blaterare qualcosa con l'insegnante, probabilmente gli stava chiedendo come avrebbe fatto ad avere un punteggio più alto.

Francis avrebbe scommesso mille dollari che entro la fine dell'anno ci sarebbe andata a letto, se non l'aveva già fatto, o se non stava succedendo in quel momente.

La mente vagò nell'immagine della ragazza, seduta sopra la scrivania del professor Robilson, la gonna corta che le scopriva le coscie, la maglietta con la scollatura che lasciava vedere una buona parte di reggiseno, e quel suo comportamento così superficiale e odioso.

Francis non riusciva a capire come facevano i ragazzi ad impazzire per lei, non riusciva a capire come aveva fatto lui stesso ad andarci a letto per così... oh, no, quello riusciva a capirlo.

Se c'era una cosa in cui Olivia era dotata, era il sesso.

Soprattutto quando teneva la bocca chiusa, in quei momenti ricordava perché si era imposto di sopportarla.

Sentì il suo alito fresco sfiorargli l'orecchio una volta fuori dall'edificio e si girò spingendola appena contro il muro.

« Cosa vuoi, ora? Hai provato a sbatterti il professore e non ci sei riuscita? Sono desolato per te, attenta che la tua reputazione da ragazza più facile della scuola cala, magari una matricola prenderà il tuo posto. »

Olivia spalancò appena la bocca coperta dal lucidalabbra per poi scoppiare in una risata giuliva.

« Mi sa di gelosia questo tono, Blanchard. Convinto di non provare nulla per me? Magari ti sei perso nei miei occhi azzurri mentre facevamo l'amore stanotte. »

« Quello non era amore, Olivia, era sesso. Ne fai talmente tanto che ora non sai nemmeno riconoscere la differenza tra i due. »

« Mi hai sbattuta fuori mezza nuda stamattina, non si fa. » sussurrò la ragazza cambiando discorso. Lasciò scivolare un dito sulla guancia del ragazzo fino a sfiorare le sue labbra con esso.

Avvicinò le sue a quelle di Francis aspettando un gesto da parte del giovane.

Il ragazzo assecondò i suoi movimenti avvicinandosi prima di girarsi ed incamminarsi verso la piazza principale del college dove le matricole stavano aspettando.

Notò la ragazza che gli era finita addosso il giorno precedente seduta sul bordo della panchina nel bel mezzo della gente e sorrise appena.

Era in compagnia di due amiche, una di esse era Lola Smith, ricordava di esserci andato a letto una volta, probabilmente erano entrambi ubriachi, non ricordava se era lei o un'altra ragazza e, sinceramente, non gli interessava nemmeno.

Sorrise verso di loro ma non riuscì ad incontrare lo sguardo della ragazza, perso nell'orizzonte, avrebbe voluto entrare nella sua mente e capire per quale ragione non stava fissando lui, cos'altro c'era di così interessante in quel posto?

« Allora, matricole, voi siete la base della piramide sociale qui. Siete i nuovi arrivati, siete i novellini, siete coloro che nessuno vuole frequentare, siete pari a zero, per chiarir... »

« Oh, Francis, così terrorizzi i bambini. » squittì Olivia arrivando accanto al biondo, lo spinse di lato sorridendo e unì le mani sfregandole tra di loro. « Non ascoltate questo biondo ossigenato, se lui non è il protagonista indiscusso dei discorsi, allora fidatevi che non avranno senso. Come avrebbe dovuto dire Francis – si sistemò la maglietta abbassando di poco la scollatura – benvenuti alla British Columbia! Scommetto che molti di voi hanno frequentato gli open day, mentre alti – il suo sguardo cadde su Mary e Kenna – provengono da oltreoceano, o sbaglio? Non sbaglio, mi sono informata. Ricordate che se avrete me come tutor, io saprò sempre tutto di voi. Sono una delle studentesse migliori dell'università, insieme al cretino qui accanto, questo significa che ho accesso a molti file ai quali voi non potete neanche immaginare di accedere. » Olivia tamburellò sulla spalla di un ragazzo moro con il volto abbassato verso il cellulare, era probabilmente l'unico essere vivente presente nel cortile che non le stava prestando attenzione, e gli sorrise come si fa ad un ragazzino di due anni avvicinandosi al suo orecchio. « Ti conviene ascoltarmi o ti ritroverai attaccato a testa in giù da qualche parte, bambino. » si tirò su sistemandosi i capelli dietro la schiena. « Bene, ora che ho l'attenzione di tutti, possiamo iniziare il tour dell'università, direi che potremmo dividerci in due gruppi. Coloro che finiranno nel mio gruppo avranno me come tutor per i primi mesi, gli altri sfigati avranno quel deviato... »

« Se non taci immediatamente ti affogo. » sorrise Francis spostando la ragazza di lato. « Avete sentito cos'ha detto quell'oca giuliva? Bene, le cose che ha detto sono quasi tutte vere, tranne tutto ciò che riguarda me, ma scommetto che nessuno di voi aveva dubbi, vero? » Cercò lo sguardo di Mary, inutilmente, era troppo presa dal guardare i propri piedi, la ragazzina. Francis avrebbe voluto andare lì e prenderla per i capelli costringendola a incrociare il suo sguardo, ma non lo fece. Si girò verso Olivia alzando un sopracciglio. « Fai pure i gruppi, oca. »

Olivia stiracchiò le mani in alto prima di fare una rapida giravolta e prendere dei nastrini rosa dalla borsa.

« Non posso crederci. » rise Francis passandosi una mano tra i capelli.

« Stai zitto, idiota. Allora, ora passerò tra di voi, a chi verrà consegnato il nastro rosa, beh significa che avrà l'onore di passare il resto della mattinata con me, e che dovrà affidarsi alla sottoscritta come tutor. »

 

 

Mary sbadigliò posando la testa sulla spalla di Kenna, era più di un'ora che si trovavano sedute sul bordo della fontana, e la ragazza si chiedeva per quanto tempo ancora avrebbe dovuto rimanere lì.

Quell'idiota biondo che il giorno precedente l'aveva salvata dal brutto atterraggio, le stava dando l'impressione di essere superficiale quanto quell'oca che le aveva appena posato un nastro rosa tra le dita sorridendo fintamente.

« Sei così carina, dovresti mettertelo tra i capelli. » Osservò la barbie prima di saltare sia Kenna che Lola, passando ad altri ragazzi.

« Così sembrerei un pacco regalo. » borbottò la ragazza attorcigliando il nastrino intorno all'indice. Non riusciva a capire, e forse nemmeno voleva farlo, il motivo per il quale la bionda l'aveva selezionata come “prescelta”, avrebbe scommesso che nel suo gruppo ci sarebbero stati solo arrapati e frustrati che avrebbero sbavato sulla sua scollatura vertiginosa.

« E quindi a noi tocca stare con quel biondino, che peccato. » Kenna incrociò le gambe tirando di poco giù la gonna cercando di essere pudica.

Mary avrebbe voluto ridere, quella mattina aveva scelto di indossare quel tipo di gonna solo perché aveva saputo, o ipotizzato, che alla prima ora avrebbero avuto lezione con il professor Blanchard.

Ipotesi che poi si era rivelata falsa, dato che l'unico insegnante che avevano visto era stato un vecchietto decrepito che, probabilmente, l'unica cosa che avrebbe potuto fare guardando le gambe perfette di Kenna, sarebbe stata sognarle o alzare le mani in segno di arresa, sempre se non gli si fosse alzato qualcos'altro.

Kenna si era svegliata due ore prima per farsi un bagno caldo, piastrarsi i capelli, provare tutte le cose che aveva nell'armadio, selezionare quella gonna ed una camicetta mezza trasparente, inutilmente.

Alla fine aveva deciso che sabato mattina sarebbero andare a fare shopping, sosteneva di non avere assolutamente nulla da mettere.

Mary aveva riso tra le lenzuola non appena la ragazza le aveva detto ciò, e si era ritrovata sopra una Kenna divertita a farle il solletico.

Sbuffò desiderando di poter appoggiare la schiena contro qualcosa, in realtà l'unica cosa che avrebbe voluto fare era mettersi a letto e dormire, non passare la giornata dietro due cretini con il cervello grande quanto un seme di girasole, che non facevano altro che bisticciare come due ex fidanzati isterici e sessualmente frustrati.

Cosa che dubitava.

Olivia guardava il biondo, che da quanto aveva capito si chiamava Francis, come se avesse voluto saltargli addosso lì, davanti a tutti.

Non aveva però notato la stessa passione nel guardarla da parte del biondo, le sembrava più scocciato da quella situazione.

Come se non avesse voluto essere lì, come se l'ultima persona che avrebbe voluto vedere era la biondastra.

Aveva quello sguardo spento quando la guardava, non era animato da passione, da voglia di averla come lo era quello della bionda.

A Mary era sempre piaciuto osservare la gente, studiarla, inventarsi storie sulle persone.

Le capitava spesso di scambiare due parole con un, o una, barista ed immaginarsi tutta la vita dell'uomo, o della donna.

Quando sedeva nel parco e osservava la gente passare, immaginava il motivo della loro passeggiata, cosa li aveva spinti ad andare lì, chi li avrebbe aspettati in casa, qual'era il loro mestiere...

Mary strinse il nastrino rosa tra le dita prima di notare lo sguardo di Francis addosso.

L'aveva già sentito precedentemente, come se con un solo sguardo potesse penetrarla, entrarle dentro, ma non aveva avuto il coraggio di incrociare il suo, non per timore, ma perché non voleva dargli quella soddisfazione, fargli vedere che si era resa conto della sua presenza, della sua esistenza; farlo sentire importante.

Quel ragazzo sembrava già abbastanza egocentrico senza che ci si dovesse mettere lei a far aumentare quella sicurezza.

« Fiocchi rosa, seguitemi. » esclamò entusiasta Olivia richiamando il proprio gruppo.

Mary alzò gli occhi al cielo spingendosi in piedi, si girò verso Kenna e Lola ed alzò le spalle cercando di dir loro che non avrebbe potuto fare niente per evitare di andare con Olvia, era sicura che si sarebbe accorta della sua assenza.

Pensò di aver notato uno sguardo di delusione da parte di Francis mentre si ritrovava a trotterellare dietro la figura slanciata della bionda, ma ritenne di aver giocato troppo con la fantasia.

Sicuramente quello sguardo era rivolto a qualcun'altro.

Olivia iniziò a parlare descrivendo ogni dettaglio degli edifici come se fosse stata un'esperta, se fosse stata più maliziosa, Mary avrebbe potuto pensare che il motivo per cui conosceva ogni dettaglio di ogni edificio era tutt'altro che scolastico, ma i suoi pensieri non sfiorarono minimamente quell'ipotesi.

Sbadigliò rimanendo indietro ad osservare una coppia di cigni nel lago in cui li aveva condotti Olivia.

La bionda diceva che lì i ragazzi andavano per correre e fare movimento, non che non vi fosse la palestra, il college ne era fornito, ma se qualcuno avrebbe avuto piacere a fare movimento fisico all'aria aperta quello era il posto giusto, diceva anche che molte coppie erano solite passarci la domenica, fare un pic nik per poi lasciarsi prendere dal momento... Oh, di certo Olivia non si sarebbe lasciata perdere l'occasione di andare oltre al bacio solo perché si trovava sulla riva di un lago, in un luogo pubblico, di quello Mary era più che certa.

La ragazza lasciò cadere lo sguardo sui cigni ignorando le parole di Olivia; osservò i loro colli bianchi curvarsi ed intrecciarsi tra di loro e notò un brutto anatroccolo passare in mezzo ad essi facendoli dividere.

Sorrise appena al ricordo di un pomeriggio passato in compagnia dei genitori da bambina.

 

Si era tolta le scarpe e aveva posato i piedini nell'acqua urlando appena al contatto con essa, era gelata.

In Scozia non faceva mai tanto caldo da potersi permettere di fare il bagno al mare, o al lago, ma quella giornata di fine estate era particolarmente temperata, e Mary, a cinque anni aveva fatto in modo che i genitori si distraessero per mattere in pratica l'esperimento tanto desiderato.

Aveva urlato al contatto con l'acqua e la madre ed il padre, i quali si stavano avvicinando tenendosi per mano, si erano divisi bruscamente correndo verso di lei preoccupati che fosse successo qualcosa di grave.

All'espressione spaventata, la bimba era scoppiata a ridere lanciando le braccia intorno al collo della madre e lasciandosi prendere in braccio si girò indicando una coppia di cigni, la femmina era presa a lavare il piccolo brutto anatroccolo che si trovava tra di loro.

« Guartate, sono come noii. » la bimba sorrise gaiamente allungandosi verso l'esterno convinta, inutilmente, di poter essere in grado di raggiungerli ed andarci a giocare.

 

« Richardson? Mary Richardson? »

Mary si tirò su da terra, era stata distratta dai ricordi che l'avevano travolta e non si era nemmeno resa conto che Olivia e il gruppo di ragazzi con cui si trovava, si stava riferendo a lei.

« Sì? » domandò andando ad intrecciare le dita tra di loro senza distogliere lo sguardo dal volto di Olivia.

« Hai intenzione di seguirci o vuoi andare a farti un bagno con quegli uccelli? Sono sicura che sono gli unici che tu abbia mai visto da così vicino. »

La bionda assunse un tono, ed un'espressione, provocatoria, sicura che la ragazzina non avrebbe mai risposto per le rime, le sembrava più il tipo da tenersi tutto dentro, sopportare tutto ed accettare le cose così come le venivano date.

Mary aprì la bocca cercando una risposta adeguata, non era il tipo di ragazza che rispondeva alle provocazioni, tanto più quando era evidente quanto fosse studiata, ma le risatine da parte dei ragazzi le stavano facendo venir voglia di mordersi il labbro e scoppiare a piangere.

Prese un profondo respiro e strinse il manico della borsa tra le dita.

« Almeno io non conosco ogni tipo di volatile presente in questo college, o in tutta la città. » sorrise freddamente passandole davanti « Con permesso direi che per me il tour è finito. »

La ragazza superò la bionda senza aspettare una sua risposta, infilò le cuffiette dell'ipod nelle orecchie e si diresse verso la Biblioteca, aveva davvero voglia di passare del tempo da sola, senza nessun tipo di biondo o bionda a farle vedere quanto la loro vita fosse fantastica.

 

 

***

 

 

« Quindi, questo come potete vedere è il bar principale. Se volete portarci una ragazza, o un ragazzo... beh, Vancouver è tanto grande perché dovreste portarla nel bar dell'università? Meglio la vostra camera da letto, no? »

Francis si passò una mano tra i capelli prima di infilarla nella tasca posteriore dei pantaloni spingendo la porta verso l'esterno con l'altra per uscire.

Non ce la faceva più, erano tre ore che girava con quelle matricole.

Tra l'altro Olivia aveva avuto la strambalata idea, del tutto prevedibile, di lasciare con lui la maggior parte delle ragazze.

Era sicura che si fosse divertita in mezzo a quei ragazzini che pendevano dalle sue labbra, anche se non riusciva a capire perché con tutti quei ragazzi, la bionda, aveva scelto proprio la ragazza amica della Smith come componente femminile del suo “branco”.

Aveva notato almeno una decina di ragazze fissargli il sedere, mentre Lola Smith, e la sua amica, cercavano di mantenersi nel retro della folla senza avvicinarsi nemmeno una volta.

Francis non riusciva a capire il motivo per il quale Lola lo stava evitando, evidentemente si sentiva in imbarazzo, anche se per lui quel problema non sarebbe mai sorto.

Erano andati a letto insieme, non era come se fossero stati in procinto di sposarsi e poi lui l'avesse mollata sull'altare.

Pensava di essere stato chiaro, lui non aveva intenzione di impegnarsi in una relazione, né ora né per molto altro tempo.

Le relazioni erano per i pappamolla, per coloro che non avevano le palle di restare da soli, coloro che avevano paura che se non si fossero messi con la prima persona che posava gli occhi su di loro, allora non avrebbero avuto un'altra chance, le persone che erano spaventate dall'idea di affrontare la vita da soli.

Si avviò verso la Biblioteca, ultima, e tanto attesa, tappa del tour della scuola e lasciò che entrassero iniziando a parlare.

« Questa biblioteca è stata costruita da... In realtà tutto ciò che c'è da sapere su questo edificio potete tranquillamente trovarlo in questi depliant. » prese un paio di foglietti dall'espositore e li lanciò a qualche ragazza che diventò rossa al solo pensiero di aver toccato qualcosa precedentemente sfiorata da lui. « Chiariamo una cosa, bambine. Se dovete passare i prossimi tre mesi avendo me come tutor non potete emozionarvi se condividete qualcosa con me. Ci potrebbero essere intere conferenze in cui passeremo il tempo insieme, potrei sedere con voi a pranzo, o in una riunione potrei sedere accanto a voi, il mio gomito che sfiora il vostro... Se farete le ochette come Olivia, questo rapporto non funzionerà e... »

« Ma se ci vai a letto, lo sa tutto il college. Magari se facciamo le ochette riusciamo a venire a letto con te anche noi »

« Quello che succede nella mia vita privata non deve interessarvi, il nostro rapporto sarà come quello che avrete con i vostri professori, solamente meno professionale. Venire a letto con me non è compreso nel pacchetto. E vi consiglio seriamente di farvi gli affari vostri, altrimenti non funzionerà. Bene, siete libere di andare. » sorrise freddamente alla nana dai capelli rossi che gli aveva lanciato la frecciatina e si diresse verso un'Olivia in trepidante attesa accanto agli scaffali pieni di libri.

Gli aveva mandato un sms con su scritto che aveva bisogno di vederlo, se aveva in mente un'altra notte di sesso bollente, beh Francis quel giorno non le avrebbe permesso di dormire con lui, oltre a scalciare, la sua presenza era davvero fastidiosa.

« Allora, com'è andata con i tuoi ? » domandò incrociando le braccia sotto al seno cercando di attirare l'attenzione del ragazzo su di esso, Francis, però, fece tutt'altro che darle spago.

« Bene, sono sveglie... forse fin troppo. » osservò Francis svogliatamente posando la schiena sulla libreria. « Cosa volevi dirmi, Olivia? »

« Ho pensato, e ripensato, e ripensato, alla proposta del professor Robilson, lo stage per intendersi. » Francis annuì facendole cenno di andare avanti. « Non voglio discutere, il nostro rapporto mi piace così com'è... come amici di letto insomma. Quindi ho pensato ad una cosa, una sfida, so quanto ami questo genere di cose. »

Francis alzò un sopracciglio accigliandosi guardandola.

Da quando ad Olivia interessava ciò che voleva lui?

Da quando ad Olivia interessava non rovinare i rapporti con la gente?

Lei era sempre stata quella a distruggere le relazioni, amorose o meno, tra le persone.

Tutto ciò per puro divertimento, se era annoiata avrebbe sicuramente trovato un modo per tenersi impegnata, e quando non trovava un ragazzo disponibile, andava a rovinare le relazioni degli altri.

La ragazza aveva però toccato il punto debole del biondo, se c'era una cosa a cui Francis non sapeva resistere quella erano le sfide.

Qualsiasi scommessa, sfida, in cui era sicuro di poter vincere l'accettava senza pensarci due volte.

« Spara. »

Olivia si passò la lingua sulle labbra lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e si girò verso di lui alzando un sopracciglio.

« Scommettiamo che se riesci a far innamorare quella ragazza di te, quella laggiù, capelli scuri, sguardo da cerbiatto distratto e lineamenti dolci, entro dicembre lo stage sarà tuo. Sbaglierò di proposito il compito per far in modo che tu vinca. Se, invece, quello ad innamorarsi sarai tu, la scommessa la vincerò io e tu sbaglierai di proposito il compito per far in modo che la mia vittoria sia certa. »

Francis fece scivolare lo sguardo verso la ragazza seduta in un tavolo al fondo della biblioteca, da sola.

I capelli scuri erano legati in uno chignone alto e lo sguardo era perso tra le righe di un libro, ma aveva le cuffiette nelle orecchie, probabilmente o non stava leggendo attentamente, o non stava davvero ascoltando la musica riprodotta da quell'iPhone.

Francis la riconobbe come la ragazza che le era caduta addosso, colei che quella stessa mattina aveva evitato il suo sguardo di proposito.

Ritornando al presente Francis pensò la scommessa di Olivia era allettante, e lui era il tipo che cedeva alle tentazioni molto facilmente.

Come diceva Oscar Wilde “L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi.”

« Oh, la vostra relazione dovrà essere unica, in quel lasso di tempo tu non potrai avere rapporti sessuali con nessun altra ragazza. Anche se scommetterei sul fatto che la piccola Biancaneve lì sia vergine e che quindi, probaiblmente, ti stuferai dopo due giorni. »

Francis strinse appena i pugni prima di sorridere soddisfatto allungando la mano verso quella di Olivia.

La mano della bionda tremò appena prima di stringere la mano del ragazzo incredula, non pensava l'avrebbe fatto davvero.

Francis Blanchard ed una relazione senza tradimenti?

Francis Blanchard convinto di poter far innamorare qualcuno?

Lui che non sapeva nemmeno cosa fosse l'amore?

Le labbra rosee della ragazza si aprirono di poco alle parole del giovane in un'espressione stupita, si sarebbe aspettata di tutto, una scenata, delle urla, dei libri volanti, ma non ciò.

Aveva pensato che sarebbe stato tutto facile, che Francis avrebbe rifiutato la scommessa offrendole così la vittoria in un piatto d'argendo, ed invece...

« Ci sto. »

Sussurrò il ragazzo aprendo le labbra in un sorriso beffardo, lasciò andare la mano pallida di Olivia e si avviò verso l'uscita della Biblioteca, in qualche modo il cuore di quella ragazzina sarebbe stato suo. 








Angolo Autrice:

Uh, ehm, bene... non penso ci sia molto da dire solo che MI PIACE, davvero, davvero tanto.
Non sono una di quelle persone che di solito sono fiere del proprio lavoro, ma questo capitolo mi piace davvero.
Ho anche aggiornato prima del previsto, non abituatevi che di solito sono una lumachina e, soprattutto verso il terzo capitolo, tendo a bloccarmi. 

Bene, cosa dire sul capitolo? Francis è uno stronzo, un vero e proprio stronzo, e non cambierà. Non illudetevi che si innamorerà di Mary e frufrufru diventerà un dolce cupcake.
NO.
Lui vuole vincere la scommessa, vuole andare a Seattle e non si fermerà davanti a niente e a nessuno.

Bene, non so davvero che altro dire se non GRAZIE a tutte le ragazze che seguono la fan fiction, che la inseriscono tra le preferite e che recensiscono, sapere cosa ne pensate è davvero importante per me.
Un particolare ringraziamento va ad Anna, senza di lei sarei ancora bloccata alla terza riga.

Un bacio,

Cami.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Games on ***


Would You Want This?





Capitolo 3 - Games on 

 

 

 

 

« L’uomo autentico vuole due cose:

gioco e pericolo.

Perciò vuole la donna,

come il giocattolo più pericoloso. »

 

— Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1885

 

 

 

 

***

 

 

« Una volta, Robert Bresson disse: “Rendete visibile quello che, senza di voi, forse non potrebbe mai essere visto”, non ricordo dove, non ricordo quando, ma queste parole mi sono rimaste impresse nella mente. Ragionateci, futuri giornalisti del mondo, osservare è tutto. Guardare una persona, osservare i suoi movimenti, studiarla, vi farà capire cose di lei che nessun altro ha mai visto, o appreso completamente. » Il professor Blanchard si passò una mano sulla nuca calva e la bocca di Kenna si dischiuse appena, la ragazza incrociò le gambe nude, e tirò su la schiena giocherellando con la matita. La faceva roteare tra le dita con movimenti lenti ma ben studiati, anche se il suo sguardo non stava prestando la minima attenzione ad essa, anzi, presto le cadde a terra senza che la ragazza se ne rendesse conto. Mary rise appena immaginando la bava calare dalla bocca dell'amica, era evidente che pendeva dalle labbra del professore, e chi non lo faceva? L'intera classe non si era distratta nemmeno un attimo, occhi vispi, cellulari nelle borse, e, Mary avrebbe potuto giurare, che chi non stava prendendo appunti o registrando la lezione, stava facendo la stessa identica cosa di Kenna. Ovvero, cercare di attirare l'attenzione del professore su di sé. « Osservare è il tema fondamentale di questo mese, per il trentuno ottobre voglio un saggio sulla mia scrivania. Voglio che vi sediate in un parco, vi guardiate intorno, individuiate la persona che più vi affascina, che vi intriga, che vi fa venire in mente la domanda “Com'è la sua vita oltre la maschera che indossa?” Voglio che questa persona vi faccia domandare se è davvero felice, voglio che voi siate interessati a saperne di più, ad andare fino in fondo. Non dovete per forza mettere il vero nome della persona, non è obbligatorio, potete usare uno pseudonimo, descrivere come immaginate la sua vita, senza conoscerlo davvero. Oppure andare più in fondo, fare in modo di conoscerlo, fare in modo di scoprire se la vostra impressione su di lui, o lei, è fondata o meno. Voglio il saggio entro le sedici del trentuno di ottobre, avete più di un mese per farlo, penso che sia più che sufficiente. Ci vediamo lunedì, potete andare. »

Mary finì di scrivere gli appunti sul quaderno rosa pallido che aveva comprato il giorno precedente nella libreria della scuola, lo chiuse e tirò fuori l'agenda per segnarsi entro quando avrebbe dovuto fare il saggio.

Era determinata a far tutto pur di avere una buona media e a vincere la borsa di studio per l'anno successivo, avrebbe dovuto ottenere “A” fin dal primo giorno.

Sospirò riponendo tutte le sue cose nella borsa nera e diede una gomitata a Kenna, ancora persa nell'osservare i movimenti del professor Blanchard.

« Stavi sbavando. » sussurrò Mary alzandosi dalla sedia e incamminandosi verso l'uscita lasciando Kenna ancora seduta intenta a cercare la sua matita. « Ci vediamo dopo a casa. » aggiunse sorridendo prima di fare un gesto di saluto con la mano verso la ragazza, era quasi sicura che si sarebbe trattenuta per parlare con il professore di lettere, che quel giorno aveva affrontato il tema dei racconti.

Mary li aveva sempre amati, fin da bambina, le era sempre piaciuto sedersi da qualche parte, guardare le persone e pensare di scrivere qualcosa su di loro.

Talvolta le era capitato di farlo, immaginarsi la vita di qualche individuo, aveva anche letto che ciò era lo stimolo che avevano i futuri scrittori di questo mondo, ma lei non credeva mai a ciò che diceva la gente.

La maggior parte delle volte lo faceva solo per deviarti e farti cambiare idea, o illuderti che una cosa del genere potesse divenire reale.

In questo caso aveva deciso di credere alla seconda opzione.

Il sole era ancora caldo, nonostante fosse fine settembre e a Vancouver aveva letto che faceva piuttosto freddo.

I raggi le pizzicavano la pelle coperta da un golfino nero, e si sedette all'obra di una quercia per non essere presa dalla forte voglia di toglierselo e rimanere in canottiera come la maggior parte delle ragazze nell'immenso parco del college.

Tirò fuori il quaderno su cui aveva preso appunti quella mattina e rilesse i punti principali iniziando a guardarsi intorno dopo essersi messa le cuffiette dell'iPhone nelle orecchie.

Appoggiò la schiena contro il tronco della quercia e portò le gambe al petto posando il quaderno su di esse iniziando a studiare i punti principali del tema.

Una risata cristallina le fece alzare lo sguardo dagli appunti.

Francis Blanchard stava parlando con un suo amico dai capelli ramati e con una sigaretta tra le labbra.

Il biondo non fumava, Mary avrebbe scommesso qualsiasi cosa sul contrario, sembrava una di quelle persone che avrebbe fatto di tutto pur di apparire più “figo” agli occhi degli altri.

Notò lo sguardo del ragazzo spegnersi appena quando l'amico si allontanò verso una meta a lei sconosciuta, Francis aveva dei fogli tra le mani, volantini probabilmente.

Incrociò il suo sguardo giusto un attimo prima di riabbassarlo sentendo le guance tingersi appena di rosso.

Fissò il foglio su cui iniziò a scribacchiare, ci era voluto davvero poco per decidere su chi avrebbe scritto quel racconto.

Pensare che aveva immaginato le sarebbero serviti giorni per individuare il giusto individuo, evidentemente si era sbagliata.

Sospirò iniziando a canticchiare prima di sentire una cuffietta venir tolta, con delicatezza dal suo orecchio, alzò lo sguardo chiudendo in fretta il quaderno e incrociò un paio di occhi azzurri.

« Tranquilla, non ho letto niente nel tuo diario segreto. » rise il ragazzo mettendosi più comodo accanto a Mary, stese le gambe e posò le mani dietro alla schiena. « Oh, bella canzone, Budapest giusto?

Give me one good reason
Why I should never make a change
And baby if you hold me
Then all of this will go away.
»

Iniziò a canticchiare Francis dopo che la ragazza si era azzittita al suono della sua voce.

« Strano che tu conosca questo genere di musica, pensavo che l'unica cosa di cui ti interessasse fosse te stesso. »

« Non mi conosci nemmeno, come fai a sapere che genere di musica ascolto? Scommetto che non sai nemmeno il mio nome. Anche se, beh sarebbe alquanto ridicolo, tutti sanni chi sono. »

« Tutti sanno chi sei da fuori, ma nessuno sa davvero chi sei dentro. » sussurrò la ragazza sentendo le guance tingersi nuovamente di rosso. « Scusa, non avrei dovuto, parlo sempre a vanvera e... non sono affari miei. »

« Ma potrebbero diventare tali. » osservò Francis prendendo il filo delle cuffiette tra le dita e iniziando a giocherellarci.

Mary fece finta di non aver sentito niente e deglutì spostandosi una ciocca di capelli scuri da davanti agli occhi.

Non aveva idea di come comportarsi in quella situazione, non aveva idea di come comportarsi accanto ad un ragazzo.

Perché tra tutte le ragazze nel parco era dovuto andarsi a sedere accanto a lei?

L'unica ragazza al mondo che aveva avuto un contatto con il sesso maschile pari a quello che un coyote ha con una gallina.

Ovvero inesistente.

Aveva si e no dato il primo bacio ad un ragazzo, per puro caso, anzi era anche scoppiata a piangere quando le labbra di quel tipo si erano posate sulle sue.

Aveva sedici anni, e non aveva assolutamente idea di cosa volesse dire essere baciate, o essere considerate ragazze.

Lei, che si era sempre vista come una persona invisibile, lei che voleva sempre passare inosservata e indossava maglioni larghi che non le evidenziavano le curve, lei che si truccava a malapena.

Perché il ragazzo più bramato della scuola aveva deciso di sedersi ed iniziare una conversazione con lei?

Si sistemò meglio sul prato e infilò il quaderno nella borsa prima di sentire la mano di Francis fermare quel movimento per attirare la sua attenzione.

« Davvero, non ho letto assolutamente niente dal tuo diario. Sono sicuro che avrei letto cose che già so, come quanto sono bello quando parlo con qualcuno, ho notato che mi stavi fissando, sai? È comprensibile, solo uno sciocco non lo farebbe. »

Mary aprì appena la bocca prima di prendere il quaderno tra le dita ed iniziare a spingerlo sulla sua spalla ridendo.

« Io non ho nessun diario, questo è il mio quaderno di appunti, cretino. E non ti stavo fissando, ti stavo osservando, il che è ben diverso. »

« Dio, sei nel corso di mio padre, non è così? Tutti gli anni fa la sua bellissima, e amatissima, lezione introduttiva sull'osservare, ritiene che sia una cosa necessaria all'umanità e che ormai fanno in pochi. Non ti invidio per niente, poverina. » sorrise fermando la mano di Mary, prese il suo quaderno rosa tra le dita e lo posò sulla borsa prima di avvicinarsi al suo orecchio. « Sabato il mio amico Colin da una festa a casa sua e mi farebbe molto piacere se tu e le tue amiche veniste, sarebbe fantastico... ragazza goffa. » il fiato del ragazzo sull'orecchio di Mary la fece sorridere, le faceva il solletico. Si staccò appena da lui incrociando le gambe.

« Ragazza goffa? Sei tu che mi sei venuto addosso! »

« Io? Veramente sei tu, ragazza imbranata, goffa ed anche bugiarda, ad essere accidentalmente caduta su di me. Scommetto che il tuo scopo era finirmi sopra. » Francis rise prendendo una ciocca dei lunghi capelli di Mary tra le dita, senza che lei si opponesse minimamente, anzi, la ragazza sorrise abbassando lo sguardo sulle sue dita. « Magari anche senza vestiti. »

« Non l'ho fatto di proposito, scusami... » sussurrò cercando di non tornare color pomodoro dopo l'ultima allusione fatta dal biondo.

« Ti stai scusando per essere inciampata? Wow, allora devi essere davvero ingenua oltre che goffa! » sorrise Francis alzandosi e lasciando cadere la cuffietta accanto a Mary. « Hai un nome o devo continuare a chiamarti così? »

« Mary, mi chiamo Mary. »

« Ci vediamo alla festa, Mary. » Francis piegò la testa di lato prima di girarsi ed allontanarsi senza aggiungere altro.

Mary scosse la testa incapace di spiegarsi il comportamento, improvvisamente gentile, del ragazzo e riprese il quaderno tra le mani, trovandovi all'interno un volantino di quelli che aveva in mano Francis; doveva averlo messo lui mentre lei era distratta a pensare a quanto si sentisse idiota in quel momento.

 

 

 

***

 

 

 

« E quindi ti ha invitata alla festa di questo Colin Dawson o come si chiama? » la voce di Kenna proveniva dall'interno del camerino, erano più di venti minuti che Mary e Lola la stavano aspettando nel negozio più caldo dell'intero centro commerciale, per non parlare dell'odore di fiori che dominava l'ambiente.

« Daniels, Kenna. »

« E' del tutto irrilevante, Lola. Fatto sta che il ragazzo più carino della scuola ha chiesto a Mary di andare ad una festa dove lui ci sarà. »

« Figo? Secondo me è un grandissimo figlio di una buona donna, usa solo le persone. Mary non cascarci. »

La testa di Kenna fece capolino dal camerino prima di essere seguita dal corpo della ragazza la quale fece una giravolta davanti allo specchio in un vestito lilla per poi scuotere la testa.

« No, decisamente no. Comunque, figlio di una buona donna, usurpratore o meno, Francis rimane un grandissimo figo, ed è il figlio del mio professore preferito, dobbiamo andarci. » osservò Kenna posando le mani sui fianchi e dirigendosi di fronte all'amica che non aveva ancora commentato la cosa. « Magari c'è anche lui... Henry. »

Mary era seduta su un divano rotondo insieme a Lola, la schiena posata sui cuscini e lo sguardo rivolto a Kenna, cercò di non ridere all'idea del suo professore di lettere ad una festa piena di ventenni.

« Secondo me era meglio quello marrone, con gli stivali che hai comprato ad Edimburgo sarebbe un accoppiamento perfetto. »

« Mary, concentrati! » sbuffò la ragazza sedendosi tra le due amiche. « Lui ti ha chiesto di andare a quella festa, ci sarà pure una ragione! »

« Sicuramente perché se la vuole portare a letto. » Aggiunse Lola acidamente posando lo sguardo sulle proprie unghie infastidita dal discorso, da quando Francis Blanchard era diventato il centro dei pensieri delle amiche? « E, fidati, non ti chiamerà il giorno dopo. »

« E tu come fai a saperlo, so tutto io? Ci sei per caso stata insieme? »

« No, assolutamente, solamente che le voci girano e, Mary, tu sei troppo innocente e buona per essere presa in giro in questo modo. »

« Secondo me sta a lei decidere cosa fare, e non sarebbe tanto male perdere la propria verginità con un ragazzo del genere. Alla fine l'importante è perderla, no? Io se il professor Blanchard provasse a... »

« Abbiamo capito, Kenna! » Mary alzò gli occhi al cielo sbuffando, prima di tirarsi su e dirigersi verso un paio di vestiti appesi, notò un abito nero, corto, davvero carino. Lo prese tra le mani e lo allungò verso Kenna. « Direi che questo sarebbe davvero perfetto per te, non trovi? Oh, e ragazze, grazie per i consigli ma penso di avere un cervello funzionante ed essere in grado di prendere le mie decis... »

« Ma se non sai nemmeno scegliere che paio di scarpe mettere! Tu che decidi qualcosa? Quel vestito sarebbe perfetto per te, per la festa di sabato, alla quale andremo tutte e tre. » l'occhio di Kenna ricadde un attimo su Lola prima di spingere Mary all'interno del camerino. « Susu, piccola principessa, è ora che il tuo principe venga a salvarti da questa valle di noia. »

Mary sbuffò appena sentendo la tenda dietro di lei chiudersi e le sue amiche iniziare a discutere su cosa sarebbe stato meglio fare, alla fine sarenne comunque stata una sua decisione, Francis aveva invitato lei, e le sue amiche, ma lo aveva chiesto a lei.

Ciò doveva pur significare qualcosa.

Sfilò la maglietta, si tolse le scarpe ed i jeans indossando il vestito che aveva scelto poco prima.

Era della misura giusta, arrivava a metà coscia, forse Mary lo avrebbe allungato un po', ma si accorse che era perfetto così.

Il pizzo contornava la sua pelle chiara, le spalline erano scese e, se avesse avuto i capelli sciolti, avrebbe quasi optato per definirsi carina.

Kenna aprì la tenda senza aspettare ulteriore tempo e battè le mani soddisfatta. « E' perfetto, sei bellissima sono sicura che ti si porterà a let... »

« Non voglio andarci a letto, Kenna! » esclamò Mary chiudendo la tenda del camerino. « Non so nemmeno se voglio andare alla festa, e in tal caso non ci andrei a letto comunque, per me le cose devono avere un significato, altrimenti è inutile. » sbuffò togliendosi il vestito e indossando nuovamente i suoi abiti.

Osservò la stoffa nera e leggera tra le dita e lo strinse al petto pensando che, effettivamente, Kenna da una parte aveva ragione.

Quel vestito sarebbe stato perfetto.

 

 

 

***

 

 

 

« One more shot another round. »

La musica si riusciva a sentire dall'esterno della casa, sembrava che essa ne fosse interamente dominata, Mary avrebbe potuto sostenere il fatto che le pareti tremassero per essa.

Kenna sorrise stringendole la mano e saltellò felice prendendo anche quella di Lola prima di lasciarle entrambe per spalancare la porta e sorridere al ragazzo all'ingresso.

Dopo la scenata nel negozio, la ragazza aveva spiegato a Mary che l'unica cosa che voleva farle capire era che doveva sfruttare le occasioni che aveva, non farsi tremila film per un problema inesistente.

Francis le aveva chiesto di andare ad una festa, e allora? La cosa migliore che poteva fare era andarci e fargli vedere che si voleva divertire, come una qualsiasi ragazza di diciannove anni.

« Nomi, prego. »

« Ehm, Mary che nome hai detto a Francis di lasciare? »

Mary posò una mano sulla fronte dandosi della cretina, lei non aveva assolutamente detto niente al ragazzo, non l'aveva nemmeno più visto, o forse cercato, dopo quel famoso mercoledì, anzi.

Aveva evitato tutti i posti dove pensava si potesse trovare cercando di pensare bene a cosa fare.

Una cosa però l'aveva decisa: sarebbero andate a quella festa, aveva anche preso in considerazione l'ipotesi che, magari, il ragazzo non ci sarebbe andato.

Forse Olivia si era sentita male, oppure si era sentito male lui.

Stava per rispondere quando il body guard all'entrata venne spinto via da un ragazzo dai capelli ramati, Mary era quasi certa che fosse quello con cui Francis stava parlando in quel famoso pomeriggio.

« Mary? » La ragazza annuì stringendo la pochette tra le dita. « E voi dovete essere le sue amiche, nomi? »

« Sono Kenna, e lei è Lola. » sorrise Kenna in un modo che, se le persone l'avessero conosciuta come la conosceva Mary, avrebbe fatto pensare che le sue intenzioni non fossero delle più caste.

Il ragazzo posò un timbro sul polso di Kenna sfiorando la sua pelle un attimo in più del dovuto, fece lo stesso con quello di Lola ma non con quella di Mary.

« Colin. Mary il tuo nome è già in lista, penso che qualcuno fosse certo che tu saresti venuta. Forse in entrambi i modi se state pensando alla stessa cosa a cui sto pensando io. » sorrise il ragazzo soffermando lo sguardo su Lola prima di riposarlo su Mary. « Ah, e non è ancora arrivato, se ti interessa. » Mary aprì la bocca per replicare ma Kenna gliela tappò con la mano prima di tirarla verso il tavolo degli alcolici.

« Non devi reagire, è esattamente ciò in cui spera lui. Spera che tu reagisca e faccia capire alle persone che sei interessata a lui. »

« Ma io non sono interessata a lui! » Kenna alzò gli occhi al cielo chiedendo alla barista due shot di vodka.

« Questo è quello che dici tu, agli occhi della gente potrebbe sembrare il contrario, e poi ammettilo, non ci sarebbe nulla di male se provassi attrazione verso quel ragazzo. Sarebbe strano il contrario! Scommetto che anche Lola la puritana è attratta da lui. È palesemente gelosa del fatto che lui ti abbia rivolto parola, ora non vorrei essere cattiva nei suoi riguardi, magari ho frainteso io, ma Mary non so quanto lei ci stia dicendo la verità. Non capisco questo suo odio innato nei confronti di Francis, insomma cosa le ha fatto quel ragazzo? È arrivata solo una settimana prima di noi, dubito che si sia limitata a passare le giornate in Biblioteca come fai tu. La prima settimana al college è sempre quella in cui tutto è concesso. E ora bevi, piccola bimba, sciogliti un po' e vieni a ballare. » Kenna rise mandando giù lo shot di vodka, Mary studiò il bicchierino con sguardo quasi spaventato. Non aveva mai provato la vodka, in realtà non le piaceva affatto l'alcool.

Alzò lo sguardo dal bicchiere e notò quella che sembrava essere il suo tutor, Olivia, intenta a strusciarsi addosso a quello che aveva tutta l'aria di essere Francis.

A quanto pare era arrivato.

Senza pensarci due volte prese il bicchierino tra le dita e mandò giù la vodka sentendo la gola bruciare.

Posò una mano sul petto tossicchiando appena sentendo la risata di Kenna.

« Altri due, per favore. »

Mary alzò lo sguardo per puntarlo dove credeva di aver visto Francis ma vide due ragazzi comuni strusciarsi tra di loro come se fosse l'ultimo momento che avevano a disposizione.

Scosse la testa al gesto di Kenna che la invitava a bere un altro shot, e appoggiò la schiena al bancone.

« Penso di aver bevuto troppo, per stasera. » osservò abbassandosi appena l'orlo del vestito.

Kenna sorrise e, dopo aver bevuto entrambi i bicchierini di vodka, prese la mano della ragazza e la trascinò in pista.

Le luci erano colorate ed emanavano bagliori ad intermittenza illuminando la stanza in modo da spingere la gente in pista.

Pista che già pullulava di persone.

Mary si perse alla ricerca di un biondo a caso prima di ridere ed iniziare ad ancheggiare abbandonando la ricerca, quella sera si sarebbe divertita.

Fece girare Kenna e iniziò a saltellare alzando le mani verso l'alto senza curarsi del vestito corto che probabilmente si era alzato eccessivamente.

Sentì delle mani cingerle i fianchi e iniziare a muoversi dietro di lei sfiorandole la vita.

Non si girò per vedere chi fosse, socchiuse gli occhi senza chiedersi nulla finché non sentì una voce familiare sussurrarle all'orecchio canticchiando.

« And there's no stopping us right now, I feel so close to you right now. »

Mary si girò riconoscendo la voce di Francis e posò le mani sulle sue spalle iniziando a ballare come non aveva mai fatto con un ragazzo.

Smise di saltellare sentendo le mani del ragazzo sui fianchi e si avvicinò al suo orecchio canticchiando.

« You love bowns down on me sorrounds me like a waterfall. »

« And there's no stopping us right now, I feel so close to you right now. Voglio portarti in un posto, vieni con me? » domandò spostando lo sguardo sul volto della ragazza a pochi centimetri dal suo. Con una mano sfiorò il suo viso spostandole una ciocca di capelli scuri da davanti agli occhi e Mary annuì alla sua proposta prima di sentire una mano trascinarla lontana dal biondo.

Un lamento fuoriuscì dalle labbra della giovane non appena si ritrovò spinta contro il muro niente di meno che da una Lola paonazza e con i capelli ricci che le incorniciavano il viso facendola sembrare un leone.

« Non puoi andare con lui, Mary. »

« Mi vuoi spiegare cos'hai contro di lui? Cosa ti ha fatto di così grave? Sei incinta di lui forse? Ha ucciso tuo padre? Io sono una persona, ho un cervello, sono in grado di ragionare con la mia testa e tu... tu non puoi decidere per me. Né tu, né Kenna, né i miei genitori. Ho diciannove anni e faccio quello che mi pare, è chiaro? » La voce non le tremava, era sicura di sé come non lo era mai stata, le guance rosse e i capelli scompigliate le davano ancora più sicurezza, incrociò le mani sotto al seno e assottigliò gli occhi fissando l'amica.

« Mary, hai bevuto? Non puoi andare con Francis, ti farà soffrire. »

« E in che modo la farei soffrire, sentiamo, sono curioso. » Mary sentì le guance rosse e accaldate dall'alcool e dalla musica, e dalla rabbia, tornare ad un colore normale. Spinse Lola di lato e si avvicinò a Francis senza degnarla di uno sguardo.

« Andiamo, non vale la pena discutere per qualcosa di insensato. » sussurrò semplicemente lasciando scivolare la mano in quella del ragazzo.

« Oh, ma questa canzone è bellissima! » La voce di Kenna raggiunse l'orecchio di Mary che si girò verso di lei, ma vendendola allegra a cantare si limitò a lasciarsi guidare da Francis fuori dalla casa. « Euphoria, forever till the end of time, from now only you and I. » furono le ultime parole che sentì prima di ritrovarsi nella fresca aria di Vancouver.

 

 

 

« Quanto manca? » il fiatone uscì dalle labbra di Mary quando Francis allungò la mano per aiutarla a scavalcare una roccia.

« Ehi, ehi vieni qui. » sussurrò tirando fuori dalla tasca dei jeans scuri una sciarpa azzurra e attirò la ragazza a sé.

« C... Cosa stai facendo? »

« Ti fidi di me? » domandò il ragazzo posizionandosi alle spalle di Mary, piegò la sciarpa a metà in trepidante attesa della sua risposta.

« Ti conosco appena, come faccio a fidarmi di te? »

« L'effetto dell'alcool è decisamente sceso. Per curiosità, quanto avevi bevuto, piccola? »

« Non chiamarmi piccola! » rise Mary piegando la testa in avanti prima di tirarsi su. « Su, fai quello che devi fare, egocentrico. »

« Egocentrico? La tua amica è quella che ha interrotto il tuo divertimento per urlarti contro qualc... scusa, non avrei dovuto dirlo. » aggiunse Francis desiderando di potersi dare uno schiaffo. Non era abituato a dover pensare a cosa fare per non ferire, o far soffrire, gli altri, normalmente se ne fregava altamente. Ma la posta in gioco era alta, e non poteva di certo permettersi di perdere la poca simpatia che aveva conquistato da parte della ragazza.

Posò la sciarpa sugli occhi di Mary e la legò dolcemente con un nodo dietro ai capelli.

Fece scivolare le dita lungo lo spacco del vestito di Mary che le lasciava scoperta la schiena della giovane.

La sentì tremare appena al suo tocco e le afferrò la mano con dolcezza invitandola a camminare.

« Non ti lascerò nemmeno un secondo, ora continua a camminare dritto... un po' più a destr... MARY. » rise Francis prima di mettersi dietro e posare le dita fresche sulla pelle nuda della ragazza.

« Sei freddo, e non mi piace avere gli occhi coperti. »

« Oh, quella sciarpa non te la tolgo per nulla al mondo. E sono freddo perché tu sei mezza nuda, ti sembra il modo di uscire di casa? » Francis alzò gli occhi al cielo scocciato dalle sue stesse parole, era piuttosto semplice fingere che gli interessasse della ragazza, ma non era affatto da lui essere così affettuoso.

In un'altra situazione avrebbe sbuffato, ma non lo fece, si limitò a spingere gentilmente la ragazza verso avanti fino a che il rumore dell'acqua corrente non gli fece stampare in volto un sorriso sornione.

Iniziò a vedere qualche luce e slegò la sciarpa lasciando che Mary potesse essere libera di vedere con i propri occhi.

La ragazza era in procinto di portarsi le mani e stropicciarsi gli occhi quando si ricordò dell'eyeliner che Kenna l'aveva costretta a mettere.

Aprì ugualmente le palpebre e spalancò la bocca allo spettacolo che si ritrovò davanti.

Una piccola cascata scendeva dalla montagna che si trovava di fronte a lei, e delle lucciole stavano iniziando ad illuminare il panorama che si ritrovava davanti agli occhi.

Un sorriso spuntò sulle labbra di Mary e, la ragazza, ebbe la tremenda voglia di girarsi ed abbracciare Francis, ma non lo fece.

Non sapeva come avrebbe reagito lui ad un gesto del genere, non sapeva come i ragazzi prendevano in considerazione gli abbracci.

« Ti piace? » domandò Francis sedendosi a terra, tirò fuori dalla tasca l'iPhone bianco e una mini cassa, invitò Mary a seguirlo.

« E' meraviglioso, davvero stupendo! » sorrise lei sedendosi accanto a lui, ebbe la tremenda voglia di incrociare le gambe, ma si ricordò di avere la gonna corta ed evitò accuratamente di farlo.

Francis sorrise allungando una mano verso la sua per stringerla, iniziò a giocherellare con le sue dita sfiorandole appena. « E' il mio posto preferito nei dintorni del campus sai... Senti cos'ho scaricato. » Con la mano libera lasciò scivolare un dito sul “play” che compariva sullo schermo del telefono, facendo partire una canzone.

« Ma è Budapest! » rise la ragazza sentendo i capelli pizzicarle la schiena nuda. « Non pensavo ti fosse piaciuta così tanto, evidentemente mi sbagliavo ancora. Anche se non ti conosco affatto, quindi penso sia normale il fatto che io non abbia idea di come tu sia fatto. »

« Cambiamo questo status, il “non ti conosco affatto”, io voglio conoscerti. » Mary si perse negli occhi azzurri di Francis e sperò con tutta sé stessa di non star sorridendo come una bambina idiota a cui hanno appena dato un lecca lecca. « Propongo una cosa, tre domande ciascuno, io rispondo ad una tua domanda e poi rispondo alla mia stessa domanda. Due domande le fai tu ed una io, ci stai? » La ragazza annuì prendendo una margherita chiusa dal terreno.

« Allora, mh, qual'era il tuo più grande sogno da bambino? »

« Domanda inaspettata, devo ammetterlo! Pensavo mi avresti chiesto di parlarti della mia famiglia. »

« Sarebbe stato troppo prevedibile, Francis. »

« Allora, il mio più grande sogno? Volevo andare a vivere con il mio fratellastro Bash, cosa che effettivamente faccio, ma volevo andare in un posto tipo il polo nord. Amavo la neve, era la cosa più bella del mondo secondo i miei occhi, da bambino. Quei fiocchi bianchi erano così soffici, così delicati... » “come te” avrebbe voluto aggiungere ma scosse la testa tornando alla realtà, tornando nel suo mondo, il mondo in cui lui non avrebbe mai detto una cosa del genere. « E il tuo? » Mary sorrise continuando a torturare il gambo della margherita.

« Il mio sogno? Oh, io volevo fare la principessa. » rise la ragazza lasciando la margherita a terra « Non ho mai pensato davvero a cosa volessi fare da grande fino a quando non mi sono resa conto che fare la principessa non è un lavoro ma un fatto di sangue. Principesse si nasce, ed io non ho nemmeno un'unghia di una reale! Ad otto anni volevo fare l'attrice, però. Mi iscrissero ad un corso di recitazione, ma il primo giorno rotolai giù dal palco e... beh lascio a te immaginare il motivo per il quale ho deciso di non tornarci più! »

Francis sorrise posando le mani dietro la schiena e meditò bene sulla domanda da porle.

« Credi nell'amore? »

« Cos... Oh, beh da bambina ero solita meditare sopra questo tema, sai le bambine sognano di trovare il proprio principe azzurro, no? Vedendo i miei genitori ho sempre pensato che l'amore esistesse, ma che deve essere un sentimento potente, se sei davvero innamorato sei in grado di rivoltare il mondo come un calzino se hai paura di perdere la persona amata. » trasse un profondo respiro prima di ricominciare a parlare. « Una volta mia madre era via per lavoro, il suo aereo era rimasto bloccato non ricordo dove, e mio padre ha fatto di tutto, di tutto per riuscire a sapere come stava, se era viva. I telefoni non funzionavano, nulla funzionava, era tutto staccato. E sai cos'ha fatto? Mi ha lasciata da mia nonna ed ha preso il primo aereo disponibile per quel luogo pur di verificare con i propri occhi che stava bene. Il solo pensiero di averla persa lo stava facendo impazzire. »

« Ti sei mai innamorata? »

« Francis! Dovrei essere io a farti la domanda. »

« Decidi a quale delle due farmi rispondere. »

« Entrambe, le due domande toccavano a me! »

« Tu prima rispondi e poi lo farò io. »

« No, non mi sono mai innamorata. Ho passato l'adolescenza in un collegio femminile, pensi che abbia avuto tempo, o anche la possibilità, di innamorarmi? Guarda la mia migliore amica, Kenna, lei crede di essersi innamorata di tuo... crede di essersi innamorata di una persona che non la degna nemmeno di uno sguardo. »

« Questo perché le persone sono innamorate dell'idea dell'amore, non dell'amore stesso. Io, personalmente, non credo nell'amore. Credo che le persone si mettano insieme perché l'idea di essersi innamorati, o di potersi innamorare, stuzzichi la loro fantasia. La mia famiglia non mi ha mai dato prova del contrario, i miei genitori non si amavano davvero, altrimenti non avrebbero passato tutto quel tempo a litigare. »

« Vuoi sapere cosa penso? » domandò Mary alzando lo sguardo da terra per incrociare il suo.

« Sì, dimmi. »

« Penso che tu sia spaventato, penso che tu sia terrorizzato all'idea di lasciarti andare con qualcuno, all'idea che possa succedere. Che tu possa innamorarti. Non è una cosa che puoi decidere tu, succede e basta. »

Francis era pronto a rispondere per le rime, a mettersi in gioco e far capire a quella bambina capricciosa che inseguiva l'idea dell'amore, che non era così.

Che ne sapeva lei dell'amore?

Gli aveva appena detto che il contatto più ravvicinato che aveva avuto con un ragazzo era stato quello che aveva avuto con lui, e ciò lo aveva reso, per qualche strana ragione, quasi fiero di ciò.

Tutte quelle teorie sull'amore erano un grandissimo mucchio di stronzate, ed era pronto a dirglielo chiaramente quando notò la ragazza rabbrividire dal freddo.

Le braccia pallide coprirsi di pelle d'oca, e ritenne che fare un gesto carino non avrebbe potuto che fargli guadagnare dei punti in più, e che farle cambiare idea sull'amore non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione.

In fin dei conti era lui quello che doveva far innamorare la sognatrice che aveva davanti di sé stesso, non il contrario.

Si sfilò la giacca e si allungò posandola sulle spalle di Mary ritrovandosi a pochi centimetri dalle sue labbra.

Gli occhi della ragazza scivolarono su quelle del ragazzo, esattamente come fecero i suoi, Francis si spinse appena avanti e le tolse una foglia secca dai capelli prima di staccarsi drasticamente lasciando una Mary quasi delusa con indosso la sua giacca.

« Penso che la tua goffagine ti abbia portato a ritrovarti anche delle foglie secche in testa, sei una calamita per questo genere di cose, Mary. »

La ragazza cercò di nascondere la delusione con un sorriso fintamente allegro e si strinse nella giacca scura del ragazzo.

« Grazie. » sussurrò inspirando il suo odore senza nemmeno rendersene conto.

Era buono, fresco, Mary desiderò di sentirlo sulla pelle, di sentire le sue dita su di essa, ma scacciò via il pensiero stringendosi forte all'interno di essa.

« Figurati, stavi tremando come una foglia, per l'appunto. Direi che forse è il caso di tornare alla festa, non trovi? »

Mary annuì e lasciò cadere per l'ultima volta lo sguardo sulle lucciole che si stavano spegnendo pian piano, presto l'inverno avrebbe preso possesso della città, le lucciole non ci sarebbero state più, sarebbero tornate a giugno dell'anno successivo per un'altra estate in quella radura splendida.

Mary cominciò a pensare a come sarebbe stato, tra nove mesi, trovarsi di nuovo lì, in compagnia dello stesso ragazzo con cui stava condividendo quel momento.

 

 

***

 

 

« Hai intenzione di camminare più veloce o devo prenderti in spalle? » Francis rise appena guardando Mary arrancare su quei trampoli su cui era instabile da prima, sorrise alla sua espressione buffa e corrucciata e si avvicinò prendendola sulle spalle.

« Mettimi giù, Francis! Mettimi giù! » urlò la ragazza iniziando a scalciare sulla schiena del giovane che continuò a camminare ignorando le sue proteste.

« Sai che altre ragazze al tuo posto starebbero urlando dalla gioia e non dalla voglia di essere lasciate a terra? »

« Ma io non sono come le altre ragazze e tu devi lasciarmi, ora. »

Francis rise prendendo delicatamente i suoi fianchi e posandola a terra senza togliere le mani da essi e le sorrise dolcemente piegando appena la testa di lato.

« Togliti le scarpe, pulce. Voglio farti ballare. »

Mary si ritrovò a sorridere sfilandosi le scarpe mentre posava, impacciatamente, le mani sulle spalle di Francis sentendo la musica risuonare in lontananza.

« Oh ma questo è Ed Sheeran! Sai che sono stata ad un suo concerto? » Il ragazzo scosse la testa spingendo più il corpo di Mary verso il suo. « Sì, è davvero bravissimo, dovresti andarci! »

« Magari ci andremo insieme. »

« M... Magari sì. » sussurrò Mary sentendo il corpo del ragazzo aderire contro il suo.

Si trovavano a poca distanza dalla casa da cui proveniva la musica, ed il suo era chiaro e puro come lo era stata quella serata.

Mary sentì i brividi percorrerle la schiena quando Francis incrociò le dita delle mani alle sue e la fece girare per poi tirarla più stretta a sé.

Ritrovò il naso del ragazzo a pochi centimetri dal suo e lo sguardo le cadde sulle sue labbra per quella che era la ventisima volta nel giro di una sera e deglutì aggrappandosi alle sue spalle.

« F-Forse dovremo rientrare. » sussurrò sentendo la presa del ragazzo cedere appena e lasciarla andare.

Francis alzò gli occhi al cielo sforzandosi di non sbuffare, quella ragazza era davvero un osso duro, ma non poteva nemmeno pretendere chisà cos... Un attimo, lui era Francis Blanchard, lui non aspettava che le persone andassero a bussare alla sua porta, lui prendeva ciò che voleva e basta.

Ma quella volta non poteva fare così, non sarebbe bastato un ballo sotto ad un salice piangente con sottofondo una canzone romantica, se lui voleva far innamorare quella ragazzina di sé stesso avrebbe dovuto impegnarsi davvero, fare in modo che l'unico pensiero fisso della ragazza fosse lui.

Un sorriso sghembo spuntò sulle sue labbra quando notò Mary piegata per rimettersi i tacchi alti, fortunatamente Olivia aveva scelto una ragazza con un bel fisico, non poteva immaginare cos'avrebbe fatto se la scommessa avrebbe coinvolto una di quelle ragazze che solo a vederle facevano venire il mal di pancia...

Anche con tutta la buona volontà del mondo, e qualsiasi posta in gioco, Francis non avrebbe mai potuto sprecare il suo tempo dietro ad una ragazza per cui non provava nemmeno attrazione fisica, o non avesse un qualcosa che lo spingesse a far finta di volerla conoscere di più.

E Mary, con quello sguardo da cerbiatto, i modi da bambina, l'aspetto fragile e delicato... gli facevano venir voglia di conoscerla davvero, farla innamorare di sé non sarebbe stato poi tanto male.

Infilando le mani nella tasca dei jeans si avviò verso casa seguito da una Mary trafelata e ancora scossa per ciò che non era successo.

Per un attimo, un solo attimo, la ragazza aveva immaginato le labbra di Francis sulle sue, aveva immaginato che si impastassero alle sue come se fossero state fatte apposta, come se le loro labbra fossero state due pezzettini di un grande puzzle, ma poi si era ricordata di chi aveva davvero davanti.

Non era il tipo di ragazza che dava per scontato ciò che diceva la gente, non credeva mai alle voci di corridoio, pensava che tutti fossero bravi a giudicare qualcuno dall'esterno, senza davvero conoscerlo, ma bisognava andare in fondo alle cose per farlo davvero.

Ed era questo il motivo per cui aveva scelto di fare il tema su Francis, quel ragazzo le aveva ispirato una sicurezza apparente, una maschera indossata troppo a lungo e che ormai nessuno è più capace di togliere o capire cosa c'è davvero al di sotto.

Nemmeno l'interessato.

Mary sorrise spontaneamente a Francis quando il ragazzo le aprì la porta a vetri della casa lasciandola passare.

La musica lenta aveva lasciato spazio ad una musica più forte e l'odore di alcool si sentiva non appena si metteva piede nella stanza.

Mary spalancò appena la bocca quando notò Kenna su un tavolo in mezzo a due ragazzi che la toccavano in posti dove lei non avrebbe nemmeno immaginato, ignorò la voce di Francis che le diceva di lasciare perdere precipitandosi tra i due e tirando fuori l'amica.

« Brutti coglio... Kenna stai b- » non riuscì a finire la frase che la ragazza si piegò in due per rimettere tutto ciò che aveva bevuto sul pavimento.

Mary si sedette a terra per reggere l'amica carezzandole la testa.

« Dove diavolo è Lola? »

« Mary cos... Oh, e meno male che ero io quello poco affidabile. » la voce di Francis proveniva da davanti al luogo in cui era seduta la ragazza, ma Mary non riusciva a staccare gli occhi da Kenna.

Tirò su con il naso accarezzando i capelli castani della ragazza prima di sentire la mano di Francis scivolare ad accarezzare la sua. « Lola è intenta a spingere Colin sul biliardo, vuoi che te la chiami? » La ragazza annuì accarezzando il volto dell'amica. « E poi ti porto, vi porto a casa, chiaro? »

Francis si alzò dirigendosi verso la riccia e la tirò per un braccio staccandola da Colin, le si avvicinò all'orecchio e le sibilò con fare poco galante. « Se non muovi il tuo sedere moscio e vai ad aiutare le tue amiche, giuro che domani tutta l'università saprà che non sei poi così tanto brava con la bocca, e per tutta la scuola intendo il mio amico Colin, è chiaro? » la strattonò per il braccio lasciandola correre da Mary e sbuffò passandosi una mano tra i capelli biondi.

Colin gli si avvicinò con sguardo accigliato « Perché hai fatto scappare quella ragazzina che, sicuramente, mi sarei portato a letto entro dieci minuti, come una puttana beccata sulla strada? »

« Colin, se vuoi davvero farti quella ragazza; uno non farti fare, oh lascia perdere ma fattela quando è sobria. Io me ne vado a casa, ci vediamo domani. »

Francis si avvicinò a Mary, ancora seduta con Kenna in grembo che alzò appena lo sguardo incrociando il suo.

« Andiamo a casa, eh pulce? » sussurrò piegandosi per prendere Kenna in braccio togliendola dal grembo di Mary.

La ragazza socchiuse gli occhi fulminando Lola con lo sguardo.

« Cosa ti è saltato in mente? » sibilò tirandosi in piedi.

« Mary... »

« No, Francis, stai zitto per favore. Tu, tu che fai tutta la moralista, dimmi perché non hai fatto l'unica cosa che avresti dovuto fare in tutta la serata? » sentì la voce spezzarsi appena sotto il peso delle parole e poi scosse la testa allontanandosi da Lola. « Lascia perdere, non ne vale la pena. » sussurrò incamminandosi velocemente verso l'uscita.

 

 

Il silenzio che regnava nell'auto era carico di tensione.

Mary, nei sedili posteriori con Kenna tra le braccia, stava trattenendosi dal piangere.

« Ho la nausa, Mary... »

« Shh, siamo quasi a casa, stai tranquilla. » sussurrò la ragazza carezzando i capelli di Kenna mentre sentiva Lola rigida al suo fianco.

Non aveva spiccicato parola durante tutto il percorso in macchina, nessuno di loro aveva osato aprire bocca.

Mary avrebbe desiderato prendere a schiaffi la riccia, ma si era limitata a tenere Kenna tra le braccia sperando che non crollasse.

Sentì Francis fermare la macchina e scendere da essa aprendo la portiera, prese tra le braccia Kenna e sorrise a Mary.

« Dopo di te. »

« Non c'è bisogno, posso camminare.. E poi sono troppo pesante. »

« Kenna, non essere ridicola pesi come come un cereale. »

Mary si strinse nelle spalle e si precipitò ad aprire la porta seguita da Lola.

« Mary possiamo parlare? »

« Domani mattina, va bene? In questo momento non mi sento di poter tenere una conversazione civile. » Lola annuì entrando e precipitandosi su per le scale per aprire la porta di casa.

Mary fece passare Francis per poi seguirlo velocemente.

Il ragazzo portò Kenna nella sua stanza e la posò sul letto prima di tornare da Mary.

« Direi che è meglio che vada. »

« Ti accompagno. » squittì la ragazza desiderando di uscire da quell'appartamento il prima possibile.

Si tolse le scarpe ed infilò un paio di pantofole prima di trotterellare giù per le scale fuori dalla palazzina degli alloggi.

« Grazie mille, Francis non avresti dovuto. »

« Siamo amici, no? È ciò che gli amici fanno. »

Mary deglutì annuendo per poi sentire le labbra del ragazzo posarsi delicatamente sulla sua guancia.

« Buonanotte, pulce. » Osservò Francis prima di allontanarsi da Mary lasciandola all'ingresso di casa ad osservarlo andar via.












Angolo Autrice:
Uhm, allora beh questo è il capitolo. Pieno di avvenimentiche... wow.  
Tanto, tanto, tanto Frary, davvero tanto! 
In queste prossime due settimane sarò davvero stressata a causa della scuola e non penso di aver tempo di scrivere, spero comunque di poter aggiornare al più presto, in ogni caso c'è il gruppo di Facebook dove continuerò a postare spoiler e vi informerò !

Ci tengo molto a ringraziare tutte le persone che hanno recensito, è davvero importante per me sapere cosa ne pensate! Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le seguite/ preferite / ricordate! 

Vi posto i link utili: 

Questo è il mio account di facebook se qualcuno volesse aggiungermi: https://www.facebook.com/camilla.buzolic?ref=tn_tnmn

Questo è il mio account di ask se, invece, volete farmi qualche domanda a proposito della fan fiction: http://ask.fm/CamsEle

Questo, invece, è il gruppo della fan fiction: https://www.facebook.com/groups/580201012074707/

E questo è il link per la pagina della fan fiction: https://www.facebook.com/pages/-Would-you-want-this/444462745566311


Un bacio, Cami.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Hangover ***


Would You Want This?

 

 

Capitolo 4 - Hangover 

 

« I got a hangover, wo-oh!

I've been drinking too much for sure
I got a hangover, wo-oh!
I got an empty cup
Pour me some more,

 

So I can go until they close up, eh
And I can drink until I'm told up, eh
And I don't ever ever want to grow up, eh
I wanna keep it going, keep keep it going, come on! »

 

 


***

 

 

Mary sentì una fitta alla schiena e aprì gli occhi girando la testa per capire dove si trovava, ma non appena cercò di tirare su la schiena, il peso della testa di Kenna sul suo grembo le fece tornare in mente cos'era successo dopo che Francis l'aveva riaccompagnata a casa.

Dopo essere tornata in casa ed aver lasciato la giacca di Francis in camera sua, si era recata verso il bagno dove aveva trovato Lola sulla intenta a guardare Kenna rimettere l'anima senza nemmeno muovere un dito.

Per un attimo, Mary aveva pensato che la ragazza sarebbe scoppiata a piangere, e l'aveva gentilmente invitata a lasciarla sola in compagnia della sua migliore amica.

Non aveva voglia di discutere sulla questione precedentemente accennata dalla riccia, per quella sera era stanca di llitigare, soprattutto su quella questione in particolare.

Accarezzò i capelli di Kenna prima di spostarle la testa dal proprio grembo andando a posarla sul pavimento freddo del bagno dove avevano dormito.

Non aveva nemmeno avuto il tempo di cambiarsi, si era precipitata in ginocchio accanto all'amica e le aveva tenuto i capelli mentre rimetteva tutta quella roba che aveva avuto il coraggio di bere la sera precedente.

Mary si avviò verso la sua stanza dove si sfilò il vestito che non aveva affatto un buon odore, e lo gettò nel cesto che aveva deciso avrebbe ospitato la biancheria sporca.

Si stiracchiò alzando le braccia verso l'alto mentre prendeva una tuta di quelle calde per passare tutto il giorno a casa.

Quella prima domenica di ottobre non l'avrebbe di certo passata in giro, aveva voglia di starsene rannicchiata sul divano, con una coppa di gelato a guardare un episodio della sua serie televisiva preferita, “The Vampire Diaries”.

Sentiva la necessità di passare una domenica in quel modo e nulla, o nessuno, sarebbe riuscito a farle cambiare idea.

Per un momento la sua mente cercò di riportare alla mente le immagini della sera precedenti, ma le mise a tacere infilandosi la felpa nera sopra la canottiera.

Fu come se quel semplice e piccolo gesto potesse impedire a tutti i flash della notte precedente di ritornare nel proprio angolino fino a quando lei stessa non sarebbe stata pronta ad affrontarli.

Infilò le pantofole di stoffa e si diresse in cucina legandosi i capelli in una coda alta.

Aveva previsto tutto, avrebbe fatto ciò che facevano le persone dopo una sbronza, almeno quello che pensava facessero date le cose che aveva letto, o dato ciò che aveva visto in diverse serie televisive.

Ovvero avrebbe preparato dei pancakes a Kenna ed una caraffa di caffè americano di quelli che ti fanno passare il mal di testa prima che tu riesca a finire la tazza.

Il suo piano, però, fu stroncato prima del nascere.

Sentì le posate venir mosse in cucina ed alzò gli occhi al cielo entrandovi.

Lola era presa a mettere i piatti sul tavolo di legno su cui aveva già messo tre tazze di caffé fumanti e delle tovagliette.

« Buongiorno Mary, come sta Kenna? Hai dormito bene? »

Mary incrociò le braccia al petto prima di aprire l'anta del frigorifero per tirare fuori il latte quando notò che la ragazza aveva già preparato dei pancakes, si trovavano su un piatto fumante sul tavolo; lo sciroppo d'acero pronto per essere versato una volta che le ragazze avessero deciso di mangiarli.

« Pancakes? »

Osservò alzando un sopracciglio, allora la storia che dopo una sbronza faceva bene doveva essere per forza vera, era certa che Lola fosse più esperta di lei in quel campo, in tutti i campi in realtà.

Altrimenti per quale altra ragione Lola aveva preparato ciò?

Mary si andò a sedere e prese la boccetta di sciroppo tra le mani versandone un po' sopra la montagna di pancakes che si era ritrovata nel piatto.

Con molta calma lasciò cadere lo zucchero di canna dal cucchiaino nel caffé sentendo Lola soffocare un gemito.

Arricciò le labbra iniziando a girare il cucchiaino nel caffé.

« Non sono arrabbiata. » Osservò senza incrociare il suo sguardo prima di sbuffare. « Sono infastidita, diciamo anche irritata, il che è ben diverso. E non pensare che con questa messa in scena della colazione io torni ad essere improvvisamente più dolce e benevole nei tuoi confronti. Francis è un ragazzo, un ragazzo come tutti gli altri non capisco per quale ragione tu... Ci sei andata a letto, non c'è altra spiegazione... altrimenti non ce l'avresti così tanto con lui, non è così? » Mary lasciò cadere la forchetta sul piatto alzando lo sguardo verso la ragazza.

« No, Mary davvero non è così... cioè, forse sì. È che in realtà non me lo ricordo bene, troppo alcool e... » Lola si sedette davanti alla ragazza prendendo una forchettina tra le mani ed iniziando a farla oscillare tra le dita. « Io sapevo che era una botta e via, era ovvio lo fosse. Ma sai perché era così ovvio? Perché Francis si fa tutte. Lui si porta tutte le ragazze a letto e poi le lascia lì, come se non gli importasse più nulla, anche se in realtà non gli è mai importato nulla. La mattina dopo ti risvegli da sola, la parte del letto dove era lui fredda e... Mary devi fidarti di me, non devi frequentarlo, finirà per farti male e tu, tu sei così piccola, delicata, così buona ed innocente e non meriti una cosa del genere. »

Mary si lasciò cadere sulla sedia ed alzò gli occhi al cielo.

« Cosa ne sai tu di cosa può farmi male, eh? Da quanto mi conosci? Una settimana? Pensi che a me lui piaccia? Non so nemmeno io cosa provo, anzi lo so benissimo. Io non provo nulla per quel ragazzo perché non lo conosco affatto. »

« Mary, non capisci? Tu ed io ci assomigliamo molto. È vero, non ti conosco molto, anzi quasi per niente, ma so che Francis può essere attraente, so che quel tipo di ragazzo può farti perdere la testa e... »

« Ci assomigliamo? Io ieri sera non ho ficcato la lingua in gola ad uno sconosciuto, con permesso. Non ho fatto assolutamente niente se non parlare con un ragazzo che, sì, è sempre stato particolarmente gentile con me. » Aveva vissuto ogni scena nella sua mente per tutta la notte, nonostante non volesse ammetterlo, quando non era intenta a pulire il vomito di Kenna o a tenerle la testa.

Nel sonno aveva provato nuovamente la sensazione delle mani del ragazzo sulle sue, che le cingevano i fianchi, delle sue labbra che le sfioravano le gote... e il suo odore le era rimasto addosso.

Era stata probabilmente colpa della giacca di Francis, ma Mary poteva giurare che avesse un profumo buonissimo e, se non fosse passata per pazza, si sarebbe tenuta la sua giacca e ci avrebbe anche dormito, forse non l'avrebbe mai tolta.

Scosse la testa sentendo dei passi provenire da dietro di lei e sorrise in direzione di Kenna.

« Buongiorno rag- »

« Zitta, ho un mal di testa assurdo. Chi ha fatto i pancakes? Mi viene la nausea solo sentendone l'odore, penso che andrò a correre. »

« Non pensi che faresti meglio a berti un caffé e a dormire un po'? » domandò Lola allungando una tazza di caffé verso la ragazza provocando uno sbuffo da parte di Mary.

Kenna guardò prima l'una poi l'altra prima di alzare le mani in alto ed indicarsi.

« Non vedi? Indosso i miei pantaloncini corti da primavera estate e la mia maglietta da sport, ho intenzione di correre. E dovresti farlo anche tu, ti sta venendo la cellulite Lola cara... e poi nessuno ti vorrà più, nemmeno quel Colin che ieri ti si sbatteva contro il biliardo. Ero ubriaca, ma non sono così stupida. Mary, ringrazia Francis da parte mia se lo vedi, è stato davvero gentile a riaccompagnarci a casa. »

Kenna sorrise alle due ragazze prendendo una bottiglietta dell'acqua, le salutò con la mano e si allontanò dirigendosi verso la porta.

 

 

 

***

 

 

 

Kenna era ferma dietro ad una quercia nel parco vicino al college, il sole alto e l'aria fresca d'inizio ottobre le pizzicava la pelle olivastra.

Aveva pianificato tutto per giorni, non poteva non essere così.

Secondo le sue fonti, sedotte con un po' di pelle scoperta e delle occhiate languide, il professor Blanchard si recava in quel parco tutte le mattine alle sei per la sua solita corsetta mattutina, ma la domenica vi si recava leggermente più tardi.

D'altronde aveva bisogno anche lui di riposarsi, pover uomo, chissà quanto si stancava il sabato sera a correggere i compiti, o a far altro.

L'unica cosa che sperò fu di non avere la faccia del post sbronza, di avere quantomeno un aspetto decente che non la facesse sembrare una di quelle adolescenti che si sbronzano il sabato sera perché l'unico modo per divertirsi è perdere il controllo.

La testa non le doleva più molto, merito soprattutto del mezzolitro d'acqua liscia che si era bevuta mentre correva verso il parco.

Kenna era sempre stata una fissata con la linea, mangiava soprattutto cose con poche calorie, incrementando l'assunzione di verdure e bevendo come minimo due litri d'acqua al giorno.

Sosteneva che l'acqua aiutasse a purificare e a non farle venire la cellulite, e lei odiava la cellulite.

Sua madre ne era piena, anche se era sempre stata fissata anche lei con la linea.

Kenna le aveva più volte affibiato la colpa del fatto che non andava mai in palestra, era probabilmente per quello che non aveva un fisico come Dio comanda.

Troppo impegnata con il lavoro, troppo impegnata per andare in palestra, troppo impegnata per avere un uomo, troppo impegnata per stare con sua figlia, troppo impegnata per farsi una vita.

Tutti questi impegni avevano forse fatto in modo che il rapporto tra Kenna e sua madre andasse a sfumare con il tempo trasformandosi in un rapporto freddo, distante, Kenna a volte sentiva quasi di non averla una madre.

Comunque sia l'idea di incontrare casualmente il professor Blanchard le aveva dato la forza di alzarsi da quel pavimento freddo e puzzolente.

Aveva sentito Mary cercare fingere di non essere infastidita dal comportamento di Lola, quella ragazza non sapeva proprio mentire.

E anche se avesse saputo farlo, lei, la sua migliore amica, avrebbe capito ugualmente.

Aveva anche sentito Lola ammettere, o quasi, di essere andata a letto con Francis, e a quel punto non ci aveva visto più.

Come poteva fare così la moralista e giudicare il comportamento di Mary? La ragazza non aveva fatto nulla di male, Kenna ne era sicura.

Conosceva Mary meglio di chiunque altro al mondo, forse anche meglio di sua madre.

Le due avevano passato l'infanzia e l'adolescenza insieme, non c'era nessuno al mondo che si conoscesse meglio di loro due.

Kenna sapeva che Mary non ci sarebbe mai andata a letto al primo appuntamento, lei non era così, non era come lei.

Lei lo avrebbe fatto.

Era stanca di sentire il peso della verginità sulle spalle, non tanto perché si vergognasse di esserlo ancora a diciannove anni, ma perché lei voleva sperimentare.

Voleva fare esperienze nuove, voleva sapere cosa si provasse nel sentirsi adulti.

E di certo non si sarebbe accontentata di farlo con un ragazzino della sua età.

Aveva bisogno di qualcuno che fosse capace, che non avesse paura di spezzarla in due come un ramoscello, come un grissino.

E chi se non il professor Blanchard?

Quell'idea di amore tra studentessa e professore la stuzzicava dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su di lui il primo giorno di scuola, da allora non aveva fatto altro che cercare un modo per catturare l'attenzione dell'insegnate senza però destare sospetti.

Era, effettivamente, riuscita a conquistare diversi sguardi allusivi verso le sue gambe, ed era quasi certa che il professore si ricordasse il suo nome.

Tra tutti quegli studenti, lui si ricordava il suo nome, doveva per forza significare qualcosa di importante, altrimenti non sarebbe stato così, no?

Notò la sua nuca calva in lontananza e si gettò un po' d'acqua in faccia cercando di sembrare il più possibile sudata e stanca, alzò il volume della musica dell'ipod che aveva nelle orecchie ed iniziò a correre velocemente finendogli accidentalmente addosso e cadendo a terra.

Henry spalancò gli occhi ed allungò la mano verso la ragazza che giaceva a terra.

Kenna gemette fingendo di essersi storta una caviglia e allungò la mano intrecciando le dita affusolate con quelle del professore.

« Tutto bene? » domandò l'uomo tirandola su e stringendole appena la mano la guardò con sguardo preoccupato.

La ragazza annuì facendo una smorfia di dolore.

« P... Penso di essermi storta una caviglia. » balbettò passandosi una mano sulla fronte con fare drammatico nonostante non si fosse fatta nulla.

« Vieni, siediti con me... Kenna, giusto? »

La ragazza annuì alla sua proposta sorridendo sotto i baffi, l'uomo si ricordava effettivamente il suo nome.

“Deve assolutamente significare qualcosa”, continuò a ripetersi convinta mentre zoppicava dietro di lui fino a che non la condusse alla panchina più vicina.

Henry prese il suo iPhone e digitò qualcosa sulla tastiera che Kenna non riuscì a vedere.

La ragazza sbuffò arricciando le labbra per fingere una fitta improvvisa.

« Sei una che corre tanto, non è così? Hai il fisico. »

« Mi piace, penso che sia un bel modo per passare il tempo. Fare sport all'aria aperta, trovo che non ci sia niente di meglio. »

« Non posso che concordare con te, Kenna. Ho letto l'ultima rela... »

« Professore, possiamo non parlare di qualcosa che riguardi il suo corso? È un caso esserci incontrati e non vorrei sprecare il tempo a parlare di queste cose. »

« Hai ragione, scusami. Forse mercoledì potresti rimanere dopo le lezioni, potremmo prenderci un caffé insieme e discutere del tuo saggio, e della relazione che devi consegnare entro il trentuno ottobre. »

Kenna annuì cercando di trattenere l'entusiasmo che era scoppiato in lei.

Ogni fibra del suo corpo fremeva all'idea che mercoledì avrebbe passato del tempo da sola con il professore su cui sbavava ogni momento disponibile della giornata.

Sarebbe stato perfetto, ne era certa.

Anche quei pochi istanti in cui era stata seduta sulla panchina erano come un sogno che si stava realizzando davanti ai suoi occhi.

Aprì la bocca per parlare quando una figura si avvicinò di corsa verso di loro.

« Papà, ho ricevuto il tuo messaggio e... » lo sguardo chiaro di un ragazzo che Kenna non aveva mai visto si posò su di lei. Il ragazzo allungò la mano verso di lei che la strinse semplicemente sorridendogli spontaneamente. « Sono Sebastian, ma chiamami pure Bash e sono il fi... »

« Bash, evita di provarci con la mia alunna. »

Una risatina non poté che uscire dalle sue labbra carnose, era forse una nota di gelosia quella che aveva sentito nella voce del professore?

« Io sono Kenna, il piacere è mio. » la ragazza piegò la testa di lato trattenendo la mano di Bash un attimo troppo del dovuto prima di lasciarla andare senza smettere di sorridere. « Allora, professore, cosa ci fa qui? Pensavo che la domenica fosse uno dei suoi giorni liberi! »

Bash tossicchiò passando una bottiglietta dell'acqua al padre e cedette la sua a Kenna che lo ringraziò con un sorrisino dolce prima di rivolgere nuovamente l'attenzione verso il padre del ragazzo.

« Mio figlio ha insistito particolarmente affinché ritardassi la mia solita corsa mattutina per farla in sua compagnia. E tu? Ieri sera non sei andata a sballarti alla festa del college? »

« Francis ci sarà andato sicuramente, figurati se si perde un evento del genere. Stranamente, però, stamattina non c'era nessuna ragazza nel suo letto. »

« Bash, devo forse ricordarti che pochi anni fa tu facevi anche di peggio? »

« Papà, non inventarti assurdità Francis è... Okay, forse potrebbe aver avuto un esempio sbagliato da parte mia, ciò non toglie che lui esce molto di più di me. »

« Perché tu sei cresciuto, sei più maturo di lui. Lascialo vivere la sua vita, è ancora nel fiore dei suoi anni. »

« No, professore, comunque sono andata alla festa dove era anche suo figlio, la mia compagna di dormitorio, Lola Smith, si è ubriacata e siamo dovute tornare prima, suo figlio Francis è stato un amore e si è offerto di riaccompagnarci. » Kenna sorrise lasciando che dalla bocca le uscisse la prima cosa credibile. Non notò lo sguardo diffidente di Bash, ma continuò a sorridere al proprio professore che la guardava sorridendo. Si alzò fingendo di traballare e sorrise ad entrambi. « Penso sia giunta l'ora di tornare a casa, le mie amiche saranno preoccupate per... »

« Hai bisogno di un passaggio, ho la macchina qui vicino e non sarebbe un problema. »

« No, grazie Sebastian preferisco camminare. Ma grazie mille per l'offerta. Ci vediamo mercoledì professor Blanchard, Sebastian. »

La ragazza si allontanò fingendo di zoppicare sentendo lo sguardo del professore e del figlio su di se, avrebbe pagato per vedere le loro facce in quel momento.

L'idea di mettersi degli shorts non era stata del tutto involontaria.

 

 

***

 

 

 

Kenna non aveva fatto altro che parlare del suo incontro/scontro con il professor Blanchard dalla domenica in cui avevano dialogato.

E Mary avrebbe potuto ripetere ogni singolo dettaglio come l'ave Maria.

Poteva anche dire che, secondo Kenna, il professor Blanchard e suo figlio avevano speso una buona manciata di minuti ad osservarle il sedere e a commentarlo mentre la ragazza si allontanava dai due.

Sicuramente pensavano fosse tonico, lo sosteneva come se ne dipendesse il mondo, ed era certa che avrebbero dato di tutto pur di sfiorarlo anche solo con un dito.

In tutto ciò, però, Mary non aveva ancora avuto modo di pensare lucidamente a Francis ed alla serata passata in sua compagnia.

L'unico momento in cui le sembrava di poterci pensare era la sera, ma cercava di distrarsi perché, una parte di lei, non voleva davvero affrontare l'argomento.

Era stata sommersa dallo studio, e non aveva ancora nemmeno iniziato a scrivere la relazione su di lui, e mancava meno di un mese alla consegna, per non parlare dei dubbi che le erano sorti.

Era giusto farla? O forse avrebbe dovuto cambiare soggetto ed analizzare qualcuno di più semplice, di più comprensibile.

Inoltre Lola stava cercando ogni modo per passare del tempo con lei e cercare di parlarci, di capirla, ma l'unica cosa che Mary avrebbe voluto fare sarebbe stata farla stare zitta.

Non le interessava ciò che aveva da dire.

E soprattutto non le interessava sapere ogni minimo dettaglio della sua esperienza con Francis.

Non erano affari suoi e non lo sarebbero mai stati, perché Lola doveva portare a galla l'argomento ogni volta che ne aveva l'occasione?

Era come se volesse farle vedere che lei era arrivata prima, nemmeno fosse stata una gara.

Le stava dando l'impressione di tenerci di più di quanto volesse e di quanto avrebbe dovuto.

D'altronde se sosteneva fosse stata solo una botta e via, per quale ragione ci si era fossilizzata tanto?

Mary sbuffò e strappò la pagina del quaderno su cui avrebbe dovuto prendere appunti quando realizzò che era piena di cerchietti e di strani motivi che ricordavano una lettera che non avrebbe dovuto trovarsi lì.

Deglutì alzando lo sguardo e sentendo le ultime parole del professore.

« La prossima lezione sarà sulle influenze linguistiche sulle lingue minori. Vi voglio documentati e voglio un saggio per venerdì prossimo. Potete andare. »

Kenna sistemò i suoi libri con una lentezza maniacale tanto che dovette fare cenno a Mary di avviarsi per farle capire il suo piano.

Come se non fosse abbastanza ovvio, ma quante volte le aveva detto che il professore l'aveva gentilmente pregata di rimanere qualche minuto in più alla fine della lezione pur di passare del tempo con lei?

A volte si domandava se Mary facesse solo finta di sentirla o l'ascoltasse veramente.

Sorrise notando di essere rimasta l'unica nell'aula e si avviò a passo lento verso la porta che chiuse, prima di tossicchiare avviandosi verso la cattedra con un libro in mano.

« Oh, Kenna non avevo notato che ti eri trattenuta... ti è piaciuta la lezione di oggi? »

La ragazza si sedette sulla cattedra alzando un sopracciglio prima di incrociare le gambe nude notando lo sguardo languido del professore.

Lasciò lo sguardo scivolare sulle labbra del professore prima di tossicchiare passandosi la lingua sulle labbra.

« Si ricorda che mi aveva chiesto di trattenermi? E comunque la lezione mi è piaciuta molto. »

« Sono contento, vuoi qualche chiarimento? Dobbiamo parlarne? »

« Lei vuole parlare, professor Blanchard o preferirebbe fare altro? »

 

 

Mary uscì dall'edificio per ultima, girò il viso cercando di vedere se Kenna la stava seguendo ma come risultato si ritrovò ad inciampare sul gradino che separava l'edificio dal mondo esterno.

I libri caddero con un tonfo a terra ed un ragazzo le afferrò il braccio con mano forte impendendole di cadere a terra.

« Tutto bene? »

Mary annuì spostandosi i capelli da davanti agli occhi ed alzò lo sguardo per guardare in faccia il suo interlocutore, due occhi chiari la fissavano preoccupati.

« Oh, sto benissimo, grazie. Scusami, sono davvero una sbadata. »

Farfugliò piegandosi sui talloni per recuperari i libri che si erano lanciati in un istinto suicida pur di non arrivare a casa.

Il ragazzo ridacchiò piegandosi a sua volta e sfiorò la mano di Mary per prenderle i libri e tirarli su.

« Probabilmente eri presa a pensare ad altro, ad un ragazzo magari. »

« Un ragazzo? E a chi dov- » La voce di Mary si spezzò quando notò una testa bionda in lontananza. Le mani andarono a sistemarsi i capelli e iniziò a mordersi le labbra prima di ricordarsi che aveva di fronte a sé un altro ragazzo, non quello a cui erano rivolti i suoi pensieri. « P-Potresti ridarmi i miei libri... » lasciò la frase a metà come per chiedere al ragazzo di rivelarle il suo nome, ma non ne ebbe il tempo che il biondo su cui Mary aveva puntato gli occhi, li interruppe con un sorriso piuttosto forzato.

« Bash, cosa ci fai qui? Credevo fossi a Seattle. »

« Sono venuto a parlare con papà della casa, del trasferimento, mi sembrava di avertelo detto stamattina. »

« Potrei averlo dimenticato. »

Mary strinse le braccia intorno al proprio petto sentendosi inevitabilmente inappropriata. Francis notò il suo sguardo spaesato e si sfilò la giacca posandola sulle sue spalle.

« Possibile che devo sempre coprirti, pulce? Un maglione più caldo non ti piaceva? » sorrise il ragazzo sfiorandole di proposito una ciocca di capelli. « Ma vi conoscete? Bash perché hai i suoi libri? » Sebastian li allungò verso Francis senza distogliere lo sguardo da Mary che scuoteva la testa. « Oh, beh lui è il mio fratellastro, Sebastian. »

Il ragazzo dagli occhi cerulei allungò la mano e Mary la strinse sorridendo appena. « Sono Mary, piacere. »

« Il piacere è tutto mio. »

Francis si irrigidì e sforzò un sorriso unendo le mani con uno schiocco forte.

« Allora, come mai ha i tuoi libri, pulce? »

« Oh, sono inciampata e... »

« Sempre la solita, possibile che non stai mai attenta? »

« M-Ma veramente io stavo attenta! È solo che Kenna si è, si è... »

« Il gatto ti ha mangiato la lingua? »

« Ti giuro Francis che se non mi fai provare a parlare ti tiro uno schiaffo. »

Bash ridacchiò portandosi una mano sulla bocca prima di riceversi un'occhiata di ghiaccio da parte di Francis.

« Che c'è? »

« C'è che sembrate davvero una coppietta alle prime armi. »

Mary sentì le guance tingersi di rosso ed iniziò a scuotere la terra stringendo la zip della giacca di Francis tra le dita pallide.

« No, noi non stiamo insieme! Non siamo mai nemmeno usciti, come potremmo stare insieme? E poi... poi io non lo conosco affatto! » affermò la mora abbassando lo sguardo verso l'asfalto.

« Beh, da piccolo era un disastro. Voleva sempre correre e giocare con le spade dei cavalieri, sosteneva di essere un Re mancato, io facevo sempre il bastardo della situazione. » Mary sorrise lasciando lo sguardo passare dall'uno all'altro.

« Davvero, Francis? »

« Oh, e poi una volta, non ti dico. Stavamo correndo dietro a sua sorella, ha un anno in meno rispetto a lui, lei è inciampata in una radice e io sostenevo di aver vinto la gara di corsa, d'altronde lei era caduta e Francis si era fermato a vedere come stava. Vuoi sapere cos'ha fatto, il principino? » Mary annuì senza smettere di sorridere. « Beh ha sostenuto che la nostra gara dovesse venir annullata perché, insomma, lui si era fermato per soccorrere una dolce fanciulla in difficoltà. »

« Oh, Bash avevo cinque anni! In altre circostanze poi sai benissimo che non l'avrei fatto, si trattava di Danielle. »

« Avete altre sorelle? » domandò Mary spostandosi una ciocca di capelli da davanti agli occhi.

Francis annuì sorridendole appena.

« Ho due fratelli minori, una sorella più piccola ed una più grande che si è sposata poco tempo fa. »

« Sua madre e suo padre si davano da fare, quando lui non era preso con la mia. »

Francis si irrigidì appena stringendo i pugni, ma cercò comunque di nascondere la tensione sorridendo.

Mary gli lanciò un'occhiata dolce prima di tornare a guardare Sebastian.

« Oh, e quindi tua madre è tipo la ragazza per la quale suo padre ha lasciato sua madre? Pensare che sembri più grande tu. »

« Perché sono più grande io, di quanto fratellino? »

« Diciannove mesi. »

« Di diciannove mesi, sì. Mia madre e nostro padre hanno avuto, diciamo, un'avventura qualche tempo prima che i suoi genitori si sposassero. » Mary lasciò scivolare la mano a sfiorare quella di Francis che si trovava nascosta dall'orlo della giacca stringendola appena quando si rese conto della tensione che stava crescendo tr ai due. « Non pensavano avrebbe causate troppe conseguenze, è stata una botta e via » alle parole del ragazzo, però, fu Mary ad irrigidirsi e Francis strinse di più le sue dita. « che però ha portato a delle conseguenze, diciamo così, permanenti. Catherine, però, ha deciso comunque di sposare quel gran pezzo d'uomo di nostro padre. »

« Catherine è tua madre? » domandò Mary voltando appena il viso verso Francis che le annuì semplicemente. « Io sono figlia unica! » aggiunse poi la ragazza per alleggerire l'aria tesa che si era creata provocando una risatina più o meno sincera da parte del biondo. « Ma la mia migliore amica, Kenna, è come una sorella per me. Siamo abbastanza diverse, lei è una che sta davvero molto attenta alla linea, pensa sempre a quante calorie ha un alimento rispetto ad un altro e... »

« Kenna? E' castana, bel fisico, pelle olivastra ed occhi color miele? »

« Sìsì è lei, la conosci? »

« Domenica si è presa una storta correndo, è finita addosso a mio padre. »

« Una storta? Non è possibile stava benissimo. »Francis trattenne una risata quando Mary si ricordò ciò che Kenna si era premurata di ripetere più volte, lasciò la mano di Francis prima di parlare di nuovo. « Oh sì, è vero, la storta! Ero convinta ti riferissi a Lola, che idiota. Che poi Lola non fa nemmeno sport, ha meno muscoli di me e- »

« Ti assicuro che ha un sedere molto moscio, ma davvero molto. » osservò Francis senza rendersene conto prima di maledirsi internamente notando un'occhiata di rimprovero da parte del fratello. « Quello che intendevo dire era che... »

« Ho capito benissimo ciò che intendevi. » la voce di Mary diventò improvvisamente fredda. Bash la guardò cercando di capirne il motivo prima di realizzarlo, nemmeno la ragazza se n'era ancora resa conto. « E non mi interessa del suo sedere, esattamente come non mi interessa delle vostre performance a letto, o su un comodino, o su una porta, o su un lavandino. Se magari la smetteste di tirare fuori questa storia ora che è venuta a galla sarebbe bellissimo, anche perché non capisco per quale ragione dovreb- »

« Era un divano, per la cronaca. »

Mary fulminò il biondo con lo sguardo prima di notare Kenna correre verso la porta a vetri.

La faccia arrossata, i capelli scompigliati ed un sorriso felice stampato in volto.

« Bash! » esultò sistemandosi la gonna più corta di quanto ricordasse Mary. « Francis! Oh, grazie mille per sabato, non so dove sarei in questo momento se non fosse stato per te. »

« Figurati. »

« Mary, come mai sei ancora qui? »

« Ti stavo aspettando. »

« E perché hai quel musino lungo? Questi due ragazzi ti stanno forse torturando? »

Mary si trattenne dal prendere l'amica a schiaffi e recuperò i libri dalle mani di Bash avvicinandosi alla sua guancia per stampargli un leggero bacio.

« Grazie per averli presi, e per aver preso me. A quest'ora mi ritroverei in infermeria con la faccia tutta sbucciata. » osservò la ragazza prima di sfilarsi la giacca di Francis e lanciargliela senza nemmeno guardarlo in faccia. « Andiamo, Kenna? »

La castana annuì e la seguì salutando i fratelli con un cenno della mano.

« Puoi spiegarmi? » bisbigliò trotterellando dietro all'amica.

« Posso spiegarti che Lola e Francis l'hanno fatto su un divano, ho smesso di ascoltare e di ragionare da lì in poi. »

« Sento gelosia, Mary? »

« Io? E di cosa dovrei essere gelosa? Di un gallo e di una gallina che si accoppiano perché non hanno nulla di meglio da fare? Ciò che fanno non mi riguarda affatto, non capisco perché tutti pensiate che a me interessa. »

« Perché tu fingi che non ti interessa, ma in realtà le tue azioni ed i tuoi comportamenti dimostrano il contrario. Tu sei cotta di quel biondino che conosci da una settimana, smettila di fingerlo. »

« Non è affatto vero, Kenna! »

« Sì che è vero, il giorno che lo ammetterai a te stessa sarà il giorno in cui capirai che la cosa non è solo da parte tua. Ho visto come ti guarda, ho visto come lo guardi tu, smettetela di fare i bambini. »

« Io non sono una bambina e questo non è un gioco. »

« No, infatti Mary questa è la vita vera. Non sei più una bambina ed è ora che ti svegli prima che qualcuno possa toglierti ciò che hai ad un passo dalle mani. »

« SEI ANDATA A LETTO CON IL PROFESSOR BLANCHARD, KENNA CAMPBELL? »

« Mary, non urlare. »

« Dimmi cos'hai fatto. Il tuo sorriso era quello di una che ha appena toccato il cielo con un dito, i tuoi capelli erano più scompigliati che mai, e la tua camicietta ha i bottoni allacciati male, per non parlare del fatto che la tua gonna è più corta di quanto era prima. » Mary infilò la chiave nella serratura ed entrò in casa. « Allora? »

« Ragazze, ragazze! » La voce di Lola interruppe la conversazione tra Mary e Kenna, la ragazza aveva dei bigodini in testa e sorrideva raggiante mostrando un volantino. « Venerdì c'è un festival qui vicino, dicono che hanno montato anche una ruota panoramica, e che la casa del terrore è assurda! Ci andiamo? »

Mary prese il foglietto cercando di non pensare a quanto avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì quando la voce di Kenna raggiunse il suo orecchio.

« Sì. » fu l'unica parola che disse, e Mary capì subito che non era rivolta a Lola ma alla domanda precedentemente posta da lei stessa. Alzò lo sguardo dal foglio girando il viso verso Kenna che le sorrideva raggiante.

« Quindi ci andiamo, Mary ti va? »

La ragazza non poté far altro che annuire tornando a guardare il mostro bianco che era stampato sul foglio.












Angolo Autrice:

Io odio l'angolo dell'autrice almeno quanto odio dover studiare per la maturità come una dannata. cwc
La scuola mi sta opprimendo, non ho un momento libero e, tra l'altro, la patente vuole essere presa ed io devo iniziare a studiare, cavolo sennò come faccio senza macchina?
Sono comunque imperdonabile, tre settimane, TRE SETTIMANE, aiuto.
Questo quarto capitolo è stato un parto vero e proprio, ma spero vi piacerà.
L'ultima parte è quella che mi è uscita più facilmente, le prime sono state dure.
Vi dirò che scrivere da parte di Kenna non è affatto facile, spero che comunque questo capitolo non concentrato al 100% su Mary e Francis vi sia piaciuto!
Ci sono tante cose che succedono: Lola che svuota il sacco, Kenna che conosce Bash, Kenna che... ops il professor Blanchard, forse è riuscita ad ottenere quello che voleva, voi che ne pensate? 
E poi c'è l'incontro tra Mary e Bash e, è gelosia quella di Francis secondo voi?
Chissà.

Grazie mille a tutte le ragazze che hanno recensito (Stasera vi rispondo, ora devo correre a patente), alle persone che hanno messo la storia tra le seguite, tra le preferite e tra le ricordate.
Significa molto per me la vostra opinione! 


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Un bacio, Cami.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Target Shooting ***


Would You Want This?

 

 

Capitolo 5 - Target Shooting 

 

« L'attesa è una freccia che vola e che resta conficcata nel bersaglio.
La realizzazione dell'attesa è una freccia che oltrepassa il bersaglio.»
 
— Søren Kierkegaard.
 
 
 

***
 
 

La birra sul tavolino fece risvegliare Francis dal torpore di cui era caduto vittima, ed un sorriso malizioso spuntò sulle labbra di Colin seduto davanti a lui notando il suo sguardo prendere forma, e Francis non poté far altro che ridere congiungendo le mani in un sonoro battito intuendo cosa avrebbe desiderato dirgli il ragazzo.
« Te la sei già portata a letto, non è così? »
« Lola, dici? Oh quella sera ci siamo andati così vicino, se solo la tua moretta non fosse arrivata a distruggere l'atmosfera del momento. »
« Colin te la stavi per fare su un tavolo da biliardo davanti al mondo, secondo me è stato quasi meglio che ti abbia interrotto. E poi non è la mia moretta. »
« Tu non ti saresti fatto problemi a prenderla lì. E non è ancora tua, ma presto lo sarà non ho dubbi. Tu ottieni sempre ciò che vuoi, e, dato che ti conosco, so perfettamente che non vedi l'ora di farle perdere la testa per te per poi spezzarle il cuore. »
« Anche questo è vero, io non mi sarei fatto nessun problema. » Rise il biondo alzando la bottiglia come a voler festeggiare la cosa ignorando l'ultima parte del discorso dell'amico. Perdere tempo a spiegargli la vera ragione per la quale stava “frequentando” Mary gli sembrava inutile, d’altronde cosa sarebbe interessato a lui sapere i veri motivi della sua fissa per quella ragazza in particolare? Era normale che gli sorgessero i dubbi, però, Francis non era tipo da ragazza fissa. Normalmente si stancava di stare dietro ad una ragazza dopo le prime due ore, ogni incertezza ed inquietudine del rosso erano lecite.
E non aveva amiche femmine, anzi, l’unica “amica” fissa che aveva era Olivia, ed era fissa contro la sua volontà.
Quella ragazza gli si era attaccata peggio di come facevano le zecche con i cani, insopportabile.
Mary, almeno, era accettabile ed era piacevole conversare con una ragazza che non stava tutto il tempo a pensare a come le stavano i capelli, o come si era truccata, o che aveva paura di fare qualsiasi cosa perché lo smalto le si sarebbe potuto scheggiare.
Se anche Olivia fosse stata così, passare del tempo con lei non sarebbe poi stato tanto snervato di passare del tempo in sua compagnia.
« Ma quella moretta sembra tanto una bambina, secondo me ci metterai una vita a portartela a letto. »
« Fosse solo portarmela a letto, Colin. Sono sicuro che per quello non ci vorrebbe poi così tanto. La carne è debole, sai? Anche lei più “ingenue” hanno voglie segrete nascoste sotto al cuscino. » sbuffò il biondo mandando giù un sorso di birra.
« C'è qualcosa sotto, non è così? » Francis annuì senza smettere di bere. « Altrimenti te la saresti fatta anche nel bosco dove l'hai trascinata a quella festa. Mio Dio, immagino come avresti appeso i cartelloni: “Presa piccola santarellina nei boschi alla festa del secolo. Bastardo senza cuore: Francis Blanchard. Ripensamenti: nessuno. Pentito? Affatto.” » esclamò Colin ridendo e beccandosi un pacchetto di noccioline in testa lanciategli da parte del biondo. « Secondo me è più vergine di mia sorella, e mia sorella ha quattordici anni. »
« Onestamente della vita sessuale di tua sorella mi interessa davvero poco. Mary…Non so, sembra così ingenua e delicata e non l'avrei mai fatto. Ho un certo ritegno, io. » Francis sentì che non era propriamente una menzogna la frase appena pronunciata dalle proprie labbra, di certo non era quello il motivo per il quale si era giocato un'occasione simile, c'era sempre la scommessa in mezzo e se voleva vincere ci voleva tempo per far lievitare le cose, ed aumentare il desiderio sia in lui che in lei.
Ma sentiva che ciò che aveva appena detto rappresentava in parte la verità.
Una verità che però non sarebbe mai riuscito ad ammettere nemmeno a sé stesso, figurarsi ad altri o ad alta voce.
« Non farti trarre inganno da quell'aria da santarellina, ricordati che sono sempre quelle più sante che nascondono un animo particolarmente impuro. Tutte casa e chiesa ma è il percorso che le frega… Magari le suore non sono stat- E non dire che non lo faresti! Tutto il mondo sa di te e Olivia. A proposito stai continuando a fartela come sempre? Perché ho sentito che diceva che ultimamente non vi state frequentando, in quel senso. Sei finalmente riuscito a fargli capire che sei stanco di sbattertela come una troia e che dovrebbe imparare ad avere più rispetto per se stessa? »
Francis posò la bottiglia di birra sul tavolo di cristallo senza rispondere.
Olivia e Mary erano una l'opposto dell'altra, Olivia era un'oca che cercava in tutti i modi di nascondere i suoi sentimenti con frasi costruite e superficiali inventandosi parabole assurde per arrivare al succo, Mary invece era chiara, pura, diretta.
Mary era cristallina e trasparente come l'acqua, nulla di ciò che diceva o pensava sarebbe potuto sfuggire ai suoi occhi o essere frainteso, soprattutto non dopo che aveva reagito in quel modo ai suoi accenni alla notte spesa in compagnia di Lola.
Era sembrata quasi gelosa, Francis riusciva ad ammettere di essere stato un vero e proprio coglione, non che normalmente non lo fosse però, nonostante tutto, vedere l'espressione goffa e imbronciata della ragazza era valsa qualsiasi sfida, qualsiasi cazzata, qualsiasi fastidio, qualsiasi muso lungo o scenata. 
Il problema, ora, stava nel fatto che doveva trovare un modo per sistemare le cose, e lui odiava dover sistemare i casini che lui stesso aveva creato.
Che poi perché le ragazze dovevano prendersela per queste cose? Non poteva semplicemente passargli e basta come a tutte le persone capaci di metabolizzare e realizzare la cosa? No?
Doveva continuare a tenergli il muso come un bambino a cui non si da un lecca lecca?
La maggior parte delle volte non lo faceva, non sistemava nulla di sua spontanea volontà, lasciava che il tempo curasse ogni ferita, ogni minimo dolore da lui procurato alle ragazze cadute vittime del suo fascino, anzi a dirla tutta a lui non interessava nemmeno che questo dolore passasse.
L'importante era che loro avrebbero continuato a ronzargli intorno come facevano le api con il miele.
Il punto era che per lui quella serata con Lola non era significata nulla per davvero, come non era mai significato nulla niente di ciò che era accaduto con tremila ragazze differenti.
Come non era significata nulla la sua storia con Olivia.
Come non sarebbe significato nulla niente di tutto ciò che, sperava, voleva, aveva bisogno, succedesse con Mary.
Non sarebbe cambiato nulla, per lui quella ragazza non significava nulla ora e non sarebbe mai significata nulla.
Pensava di essere stato chiaro con quella Lola del cavolo, la notte passata insieme era stata una botta e via, una cosa da non ripetere che, probabilmente, non sarebbe mai dovuta accadere in principio, anche se nemmeno rifacendola milioni di volte avrebbe acquistato un minimo valore.
Non era di certo stata una delle notti migliori della sua vita, non sarebbe sicuramente rimasta impressa nella sua memoria in futuro, vi aveva residenza ora poiché tutti non facevano altro che riportare a galla l'argomento, altrimenti sarebbe già svanita dalla sua memoria da molto tempo.
Francis non sapeva cos'era l'amore perché non ci credeva, perché nulla e nessuno gli aveva mai insegnato, spiegato, mostrato cosa significasse davvero la parola “amore”, e forse per quello pensava di non essere nemmeno in grado di farlo, l'amore.
I suoi esempi d'amore non erano stati proprio ideali, era sicuro che lui non avrebbe mai provato un sentimento del genere, d'altronde l'amore era per gli sciocchi, per gli illusi convinti che tutto il dolore che si provava poteva essere evitato, curato, grazie all'amore, ma l'amore cos'era se non che un’illusione? E l'illusione, come diceva Leopardi, è solo l'idea che la sofferenza possa sparire, ma in realtà non la fa sparire, anzi talvolta quest'illusione del non soffrire provoca più dolore che la sofferenza stessa.
Non era nemmeno sicuro di sapere cosa significasse amare, lui non aveva mai amato nessuno in vita sua al di fuori dei suoi fratelli, e non avrebbe mai amato nessuno al di fuori della propria famiglia. Se c’era una cosa peggiore dell’amore supponeva fosse l’essere innamorati. Il perdere la testa per qualcuno, immettersi in una storia che probabilmente sarebbe durata meno di una centrifuga in lavatrice.
Il sesso senza sentimenti gli piaceva abbastanza e per ora non aveva voglia, né motivo, di cambiare idea, gli andava bene così.
« No, non stiamo andando a letto insieme. Mi sono stufato, e credo lo abbia fatto anche lei. » mentì Francis ritornando alla realtà e rispondendo alla domanda postagli dall’amico.
« Allora ho proposto una cosa a Lola, cioè in realtà ho cercato di farcela arrivare per indicazioni, consigli e... »
« Lola che arriva a qualcosa? Sei sicuro che sia la stessa ragazza con cui ho avuto a che fare io? Oltre all'orgasmo in pochi istanti non penso possa arrivare ad altro. »
« Ti dirò, Francis, da sobria è solo un po' più criticona e sapientona, però non è poi tanto male. Credo che mi piaccia. »
« Se non ti piacesse mi chiederei perché ci stai così sotto. Davvero non è poi cos- »
« Francis, non voglio sapere com'è la mia futura ragazza a letto, voglio scoprirlo da solo. »
« Addirittura futura ragazza? Wow deve essere proprio importante per te. »
« Lo è, o almeno lo sarà, ora fammi dire ciò che devo. »
« Prego nessuno ti impedisce di farlo. »
« Allora stasera c'è quest- »
Ma la frase di Colin venne nuovamente interrotta e tagliata a metà dalla porta che strusciando contro il pavimento fece un rumore fastidioso e una voce, non particolarmente stanca, che urlava con un tono quasi allegro.
Il ragazzo dai capelli ramati alzò per l'ennesima volta gli occhi al cielo sbuffando sonoramente mentre lasciava che la birra scorresse lungo la sua trachea.
« Francis, devi andartene stasera. Mi serve casa libera, viene un'amica. »
« Oh Bash, finalmente ti sei fatto la fidanzatina? Hai deciso di dare un senso al tuo amico? Di impedirgli di diventare un pensionato? » Domandò il biondo ridendo e si sporse per allungare una birra al fratello.
Sebastian scoppiò in una risata e posò il giaccone sull'attaccapanni prima di allungarsi e afferrare la bottiglia verde passandosi l'altra mano tra i capelli castani sorridendo.
« No, è l'amica di Mary, Kenna. Stasera viene a cena, devo aiutarla con una cosa. »
« Oltre a nostro padre ora si fa anche te? » Domandò il biondo dando una gomitata a Colin che tratteneva a stento una risata.
« Non si fa papà, Francis! E non voglio portarmela a letto se è quello che pensi. Noi siamo amici. »
« Oh sì è decisamente quello che penso. Chi non si farebbe quel bocconcino? Povero piccolo Bash lì sotto, stasera rimani a cuccia, ancora. Inoltre quella ragazza ha delle tette assurde. »
« Ben detto fratello. » osservò Colin alzando la mano e congiungendola in un sonoro schiocco con quella del biondo battendo il cinque.
« Saresti un'idiota Bash, ogni singolo individuo maschile del college vorrebbe sbattersela. E dubito che qualcuno non l'abbia già fatto, oltre a nostro padre. Credo che sia stato lui a distruggere il sacro velo, se non lo aveva già fatto prima qualcuno. Mary mi ha detto che anche lei è andata dalle suore, strano, probabilmente erano suore meno caste delle sue. »
« Sbattersela? Francis come sei cavaliere. »
« Tu non immagini nemmeno quanto. » aggiunse Colin prima di tornare a guardare Francis « Comunque ho un posto in mente in cui potremmo andare per lasciare casa libera al tuo caro fratellino, è lo stesso posto che ho suggerito a Lola, le ho anche det- »
« Non dirmi che è quella specie di Luna Park dove non andrebbero nemmeno i senza tetto. »
« In realtà sì e... »
« Io mi rifiuto di venirci. »
« Ma almeno vuoi sapere chi ci porterà Lola? Mi ha mandato un sms poco fa, a quanto pare Kenna non può venire per ovvi motivi – piegò la testa in direzione di Bash prima di continuare - e sono solo lei e Mary e... »
« A che ora usciamo? »
 
 

***

 
 
Mary passò la spazzola tra i lunghi capelli scuri sciogliendo i nodi che si erano andati a formare in seguito alla doccia. Amava farla ma odiava il fatto che, ogni volta che si faceva il turbante con l'asciugamano e lo scordava in testa per fare qualcos'altro, poi si ritrovasse i capelli pieni di nodi, nemmeno un nido di uccelli era tanto impicciato.
Il pettine rosso che le aveva regalato sua madre, poi, quello non spicciava niente.
Era stata venti minuti con i capelli ancora umidi davanti allo specchio cercando di scioglierli ma niente, alla fine aveva preso la spazzola e ci si era dedicata con cura fino ad ottenere i capelli lisci.
Peccato che poi l'aria calda del phon, oltre ad averli asciugati alla perfezione, li aveva anche annodati nuovamente.
Fortuna che quella sera non sarebbe dovuta uscire.
O, almeno, non sarebbe dovuta andare in posti particolarmente popolati da ragazzi del college, anche perché dubitava che in quel Luna Park dove Lola voleva portare lei e Kenna, ci sarebbero state persone della loro età.
Come pretendeva, Lola, di socializzare se poi costringeva lei e Kenna ad andare in quei posti sicuramente vuoti e popolati da ubriaconi alcolizzati, o peggio?
Escludendo il fatto che era sicura Lola avesse modi più efficaci per socializzare, tipo togliere i vestiti ad una persona la prima sera in cui ci dialogava.
Era dall'ultima volta che aveva visto, e “discusso”, o fatto una scenata, con/a, Francis che Mary non riusciva a pensare ad altro.
La grandissima voglia di prendere prima lei e poi lui a schiaffi non riusciva ad abbandonarla, eppure non ne vedeva il motivo.
D'altronde a lei lui non piaceva, e non le sarebbe mai piaciuto, come avrebbe potuto anche solo piacergli una persona così?
E a lui non piaceva lei, poco ma sicuro, per quale ragione allora c'era rimasta così male?
Quelle parole, le sue parole l'avevano ferita in una maniera che non aveva mai immaginato, erano state come una pugnalata allo stomaco. Mille spilli infilati nella pelle. Quel vantarsi di fronte a lei, pavoneggiandosi di essersi portato a letto la sua coinquilina, letto, divano, per essere più precisi.
Per non parlare del fatto che aveva anche commentato il sedere della ragazza con lei presente.
Davanti a lei.
Non riusciva comunque a capire il perché di quel fastidio, insomma lui era un ragazzo single, sicuramente affascinante, che non si faceva nessuno scrupolo ad essere schietto e che le aveva fatto capire chiaro e tondo che lui non avrebbe mai amato nessuno, e che non voleva avere a che fare con lei in un modo che si avvicinasse al sentimentalismo, quello era poco ma sicuro.
Allora perché, anche a distanza di giorni, continuava a darle fastidio ogni volta che il nome di Francis passava tra le labbra di Lola? O di chiunque altro?
Perché anche solo il sentire la lettera “F” la faceva scattare sulla sedia e assumere un'espressione a metà tra l'arrabbiata, l'incredula e la preoccupata?
Quale diamine di ragionamento aveva preso possesso del suo cervello e l'aveva fatta diventare così ammattita?
Quando era diventata così stupida?
Doveva ammettere che si era comportata comunque in maniera immatura, però.
Nessuna persona matura e consapevole di ciò che prova avrebbe reagito in quella maniera, si era comportata come una ragazza ubriaca che chiama il suo ex nel bel mezzo della notte, e magari questo ex si è anche rifidanzato, per dirgli che lo ama ancora e che avrebbe voluto tornarci insieme. Si era comportata come una vera e propria idiota.
Sbuffò scuotendo la testa davanti allo specchio e optò per abbandonare l'idea di rendere i suoi capelli gestibili e decenti come erano di solito, ed uscire ugualmente senza stare a rimurginare sopra fatti successi e risentimenti ancora troppo freschi.
Prese la spuma e li massaggiò un po' con le mani prima di infilarsi il giubbotto di pelle e uscire dalla stanza sbadigliando pigramente.
« Sei pronta Mary? » domandò allegramente Lola provocando nella ragazza un sorriso gentile e per nulla falso.
« Certamente, dov'è Kenna? »
« Non te l'ha detto? Pensavo fosse passata anche da te! »
« Detto cosa di preciso? »
« E' andata a cena da un suo amico, Bush, Frush non ho capito. »
« Bash? »
« Esattamente, lo conosci? »
« E' il fratellastro di Francis. » il tono della voce di Mary si spense appena pronunciando il nome del biondo, ma Lola fece finta di nulla, una volta tanto che non notava qualcosa, o fingeva di non notarla.
« Spero per lei che non sia come quello spocchioso del fratello o, poverina, non avrebbe scampo. »
Mary strinse le labbra tenendo la borsa vicino al corpo e alzò le spalle sbuffando.
« Come se mi interessasse cos'è o non è quel ragazzo, non lo conosco affatto e non ci tengo a conoscerlo. » Mentì passandosi una mano tra i capelli dondolando nell'attesa che l'amica dicesse qualcosa.
« E non devi essere triste per ciò, anzi penso che non conoscerlo sia un grande sollievo. » osservò la ragazza dai lunghi capelli mossi e scuri mentre si passava il rossetto sulle labbra carnose. « Anche se io non lo conosco particolarmente bene… Usciamo? »
Mary annuì prendendo il suo cappellino dall'appendiabiti e si sforzò di sorridere a Lola ignorando quello che aveva appena detto e sorpassò la porta d’ingresso, scese velocemente le scale e uscì nella fredda aria di Vancouver inspirando a pieni polmoni l'aria fredda.
Non pensava che Francis si facesse davvero conoscere da tutti, probabilmente nessuno aveva mai davvero conosciuto la persona che era.
Era sempre distante quando parlava con gli altri, l’aveva notato.
Era come se avesse paura che qualcuno potesse distruggere il muro che si era costruito intorno con tanta foga, ma con lei era stato vero, almeno quella volta nel bosco.
Era stato sincero, e lei aveva anche pensato che, probabilmente, le voci sul suo conto non erano poi così vere, che nessuno lo conosceva per ciò che era davvero, e quel che aveva visto lei, le era piaciuto. Non che lei avesse mai dato reta alle voci di corridoio, solo che quando hai bisogno di fare una relazione su una persona devi sentire ciò che la gente pensa di lei. Ma il Francis che aveva conosciuto lei, con cui aveva parlato lei, era un Francis diverso. Più vero e meno montato.
Avrebbe voluto vedere più di quel Francis.
« Allora, sei contenta di passare una serata solo noi due? » Chiese Lola spezzando il silenzio che si era creato.
« Ma certo che sì. Sono sicura che ci divertiremo un mondo. »
« Voglio andare nella casa degli orrori, già mi immagino quanto saranno ridicole le paure che hanno preparato. »
« Mh, secondo me invece sono paurose! Almeno dal volantino che hai portato l'altro giorno, lo sembravano. Quel mostro cadaverico, brr non ci voglio nemmeno pensare, immagina dal vivo quanto sarà brutto. »
« Forse, e poi andiamo sulla ruota panoramica? Muoio dalla voglia di vedere Vancouver dall'altro. Oh e anche sulle montagne russe, voglio troppo andarci. » Mary avrebbe voluto dirle che lei odiava l'altezza. Che soffriva di vertigini, che il solo guardare il mondo dall'alto di un palazzo le faceva venire voglia di scoppiare a piangere e stringere il suo orsetto di peluche sotto alle sue amate coperte. Ma, al sorriso allegro e sincero di Lola, non poté che annuire continuando a camminare a passo svelto per raggiungere più in fretta possibile la meta.
« Non vedo l'ora! Cos'altro potremo fare? »
« Mh, ci sarebbe il tiro a bersaglio. »
« Oh, io non riesco mai a centrare l'obiettivo però... »
« Nemmeno io, una volta ho... »
Lola iniziò a parlare raccontando delle sue esperienze con i Luna Park e di come più volte l’avevano portata a fare figuracce assurde e incontri che lei stessa non desiderava particolarmente.
Durante il tragitto verso il luogo dove risiedevano le giostre, Mary iniziò a conoscere meglio la sua nuova “amica.”
A quanto pare era cresciuta in una famiglia numerosa, di alto rango, famiglia benestante, a cui non erano mai mancati i soldi.
Aveva vissuto in una casa grande con i suoi due fratelli maggiori ed una sorella minore, a quanto pare i suoi genitori potevano permettersi di mantenerli tutti senza alcun problema.
Mary si fermò a pensare alla differenza tra la sua famiglia e quella della ragazza.
I suoi genitori non avevano mai pensato di avere un altro figlio, o almeno non ne avevano mai parlato con lei.
Era anche vero che avevano avuto lei quando erano molto giovani, diciotto anni, e nessuna delle due famiglie aveva voluto aiutarli. Avevano dovuto fare tutto da soli, ed erano arrivati a tanto.
Mary comprendeva il motivo per il quale i due non avevano mai deciso di avere un altro figlio, magari era stata lei stessa a fargli passare la voglia.
Magari era colpa della persona che era se non ne volevano altri.
Magari lei non era stata all’altezza delle loro aspettative, li aveva delusi lasciandoli pieni di risentimento e rimorsi di non aver preso alcuna precauzione quella notte.
Magari non avrebbero mai voluto averla, magari si erano anche pentiti di averla tenuta.
La musichetta tipica dei parco giochi raggiunse il loro orecchio e Mary strinse la mano di Lola girando appena la testa per sorriderle dolcemente, alla fine poteva interpretare le sue azioni come un modo per attirare l’attenzione in una famiglia numerosa in cui probabilmente ci si concentrava maggiormente sui figli minori, quelli che stavano a casa, o magari sui maschi, molti genitori ancora nel 2014 preferivano avere figli maschi poiché assicuravano la prolungazione della stirpe, o altro che lei non riusciva a comprendere.
Seguì Lola verso la casa degli orrori guardandosi intorno sorridendo nel notare che non erano le uniche ragazze della loro età lì, e si mise in fila allungando la testa notando un banchetto che vendeva zucchero filato.
« Da quanto tempo che non ne mangio un po’, è buonissimo non trovi? »
« Buonissimo quanto pieno di grassi che finiscono tutti sui fianchi e- Colin? Colin! Cosa ci fai qui? » Lola si avviò verso il ragazzo dai capelli ramati, le sue mani si lanciarono intorno al collo del ragazzo, lasciando Mary, da sola, in fila per i biglietti. La mora abbassò lo sguardo intrecciando le dita ai suoi capelli di un riccio moscio e odioso per non guardare le labbra di Lola unirsi a quelle di Colin. Non le sembrava una cosa educata.
Il più delle volte in cui vedeva due piccioncini intenti a infilarsi l’una la lingua nella gola dell’altro, distoglieva lo sguardo per non sembrare inopportuna.
Sentì una mano sulla spalla e una risatina familiare vicino all’orecchio mentre uno zucchero filato spuntava davanti ai suoi occhi.
« Cos- »
« Ehi, pulce, tutto bene? Ti ho comprato questo, pensavo che avresti potuto prendere in considerazione l’idea di perdonarmi per… per aver detto quelle cose davanti a te l’altro giorno. Non avrei dovuto, sono stato davvero uno stronzo. Non so nemmeno perché l’ho fatto, in realtà. » Francis per poco non scoppiò a ridere pronunciando quelle parole, ma doveva farlo, altrimenti Mary non l’avrebbe mai perdonato, e non gli avrebbe nemmeno dato la possibilità di rimediare all’errore che, secondo la ragazza, aveva fatto. E lui aveva bisogno che lei lo perdonasse.
La ragazza, infatti, alzò le spalle e prese il bastoncino di legno tra le mani posando le labbra carnose sullo zucchero per poi strapparne via un pezzetto con i denti.
« E’ acqua passata, non mi sono arrabbiata per niente, figurati. Mi ero anche dimenticata dell’accaduto! Non sono assolutamente affari miei, quindi non vedo perché dovrei essermela presa per una sciocchezza del genere. » mentì ingenuamente lei prendendo un po’ di zucchero con le mani appiccicose prima di allungarlo verso il biondo che sorrise semplicemente prendendone un pezzettino.
Lola si staccò dalle labbra di Colin con un sonoro “smack” e strinse la mano del ragazzo avvicinandosi ai due. La ragazza sorrise e allungò la mano per prendere un pezzo di zucchero filato.
« Alla fine l’hai preso, qualcuno ha esaudito i tuoi desideri o sei andata a comprartelo? » Mary sentì le gote tingersi di rosso mentre abbassava lo sguardo sullo zucchero rosa e scuoteva la testa.
« Ciao Lola, sono qui anche io, non pensavo di essere così invisibile. Ho comprato quello zucchero filato per Mary, non per te quindi sei pregata di non finirtelo tutto, altrimenti ti va sui fianchi. » aggiunse riprendendo il discorso che era avvenuto tra le due poco prima, e che lui aveva galantemente origliato. Abbassò lo sguardo sui capelli di Mary individuando che c’era qualcosa di diverso, ridacchiò prendendone una ciocca tra le dita.
« Nuovo look, pulce? »
« Oh, no! È… sono usciti così, davvero orribili, sembro un groviglio di alghe andate a mal- »
« A me piacciono. » osservò il biondo senza smettere di toccarglieli. Lola tossicchiò prima di essere nuovamente attratta dalle labbra a ventosa di Colin. Effettivamente i due sembravano due ventose.
Mary si chiese come facessero a respirare siccome le loro labbra non si staccavano praticamente mai.
Distolse lo sguardo e fece due passi avanti avanzando in fila.
« I carretti sono da due, o da tre. » disse Francis prendendo un pezzettino di zucchero.
« E noi siamo quattro. »
« E loro due staranno tutto il tempo a baciarsi, lo sai? »
« Motivo per il quale noi due andremo insieme, vero Lola? »
« Mhmh. » mugolò la ragazza senza staccare le labbra da quelle di Colin.
« Credo fosse una risposta negativa. »
« Aveva detto che sarebbe stata la nostra serata. » sussurrò Mary abbassando lo sguardo prima di sentire il cassiere chiederle di pagare il biglietto per l’entrata nella casa. Francis le fermò la mano con la propria e scosse la testa sorridendo.
« Faccio io. Due biglietti, grazie. » Mary spalancò appena la bocca incrociando le braccia prima di attirare lo sguardo chiaro di Francis su di sé. « Cosa c’è? »
« Perché mi hai comprato il biglietto? Guarda che ho i soldi, non ho bisogno della tua carità. »
« Carità? Lo so che hai i soldi, pulce, semplicemente non mi sembrava una cosa da galantuomo non comprarti il biglietto dato che stiamo entrando nella casa insieme. »
« Ma a loro due non l’hai comprato. » osservò indicando Lola e Colin ancora alla cassa con un rapido gesto della testa.
« Perspicace, pulce. » esclamò tirando le labbra in un sorriso menefreghista.
Mary arricciò le proprie labbra e si piegò per tirar fuori i soldi dalla borsa.
« Sono cinque dollari, il prezzo del biglietto. » Francis scoppiò a ridere alzando le mani e scuotendo la testa divertito dalle parole della ragazza.
« Hai mai sentito parlare di appuntamento? Ad un appuntamento non sono le ragazze ad offrire, ma i ragazzi. Ora metti via quei soldi prima che mi arrabbi e faccia una cosa davvero poco galante. »
« Certo che so cosa sono gli appuntamenti, non vivo mica sulla luna. Ma, noi, - osservò indicando prima se stessa e poi il ragazzo - non stiamo facendo un appuntamento, o come si dice. »
« Lo so, ma avevo comunque piacere di comprarti il biglietto, lasciamelo fare. »
« Ti capisci tutto da solo. » sbuffò la ragazza riponendo i soldi nel portafoglio per poi rimettere tutto nella borsa sentendo Lola zompettare fino a lì con quei tacchetti insopportabili.
« Allora, Mary, pronta ad entrare nella casa degli orrori? » Chiese assumendo un’espressione al contempo divertita e curiosa. « Prima sei sembrata così spaventata dal volantino. »
Mary decise in quel momento che non appena avrebbero rimesso piede in casa, avrebbe strozzato Lola con le proprie mani, tutti i suoi buoni propositi riguardo quella serata, che avrebbe dovuto essere tra amiche, stavano per andare a quel paese semplicemente per le parole della riccia.
Dal canto suo, Francis dovette mordersi il labbro per non scoppiare a ridere, Mary sembrava un pulcino che avrebbe voluto prendere a testate la gallina ma che sembrava quasi trattenuta dal farlo perché non aveva idea di come fare.
Si avvicinò alla ragazza e sorrise a Lola prima di alzare un sopracciglio chiaro aprendo le mani.
« Se non fosse spaventosa non vedo perché dovrebbe chiamarsi “casa degli orrori”, sapientona. »
Mary alzò il viso verso il biondo e sorrise dolcemente prima di annuire convinta e fare un passo verso l’interno della casa.
« I carretti non ci sono, bella scusa. » disse Mary davanti all’ovvio dando una gomitata a Francis prima di inoltrarsi di più nel buio che regnava in quel luogo, rabbrividì quando sentì la porta scricchiolare dietro di lei e si girò sentendo Francis trattenere le risate. Fu lei però a doversi trattenere dal prenderlo a pizze.
L’umidità era palpabile, la sentiva penetrare nelle ossa ed un nuovo brivido percorse la sua spina dorsale quando sentì un ululato. Saltò sul posto e qualcuno la bloccò facendole scappare un urletto dalla bocca.
Francis scoppiò a ridere prendendole la mano ed intrecciando le dita alle sue si chinò verso il suo orecchio tirandola a sé.
« Se ti terrò la mano tutto il tempo promettimi che non urlerai ed eviterai di fare figuracce di merda con quella gallina della tua amica? »
Mary scosse la testa lasciando la mano calda di Francis e pentendosene subito non appena andò a sbattere contro qualcosa di duro e il ragazzo dovette sorreggerla quando Mary aprì la bocca per urlare davanti ad una maschera di un pagliaccio coperto di sangue.
Fantastico, lei odiava i pagliacci.
Nessuno poteva sapere chi si nascondeva dietro a quelle maschere, nemmeno lei che si vantava tanto di capire le persone poteva farlo.
Ed era ciò a spaventarla di più.
L’idea di non sapere, di non poter fare nulla a proposito di ciò, dietro ad un pagliaccio ci sarebbe potuto essere anche un serial killer, e chi l’avrebbe mai saputo?
Si sentì un po’ meglio non appena l’urlo di Lola raggiunse il suo udito e un sorriso soddisfatto le spuntò sul viso mentre si allontanava dal pagliaccio sanguinolento.
« “Saranno ridicole” » rimarcò la frase detta da Lola poco prima ridacchiando, sentì una stretta al polso da parte di Francis e sorrise senza nemmeno rendersene conto.
« E comunque i carretti ci sono. » Aggiunse lui indicandoli con la testa. « E sono da due, non da tre. A te la scelta con chi andare. La caga sotto o il più figo del reame. »
« Ehi io non sono una “caga sotto”. » disse Lola prima di urlare non appena un lenzuolo le passò davanti.
« Piccola, vuoi venire con me nel carretto? » disse Colin porgendole la mano con un sorriso smagliante.
Lola saltò nuovamente non appena sentì un rumore provenire dietro di lei e per poco Mary non scoppiò a ridere mentre si rifugiava tra le braccia di Colin come un cucciolo ferito.
Mary si chiese come sarebbe stato rifugiarsi tra le braccia di Francis.
Sembravano così grandi, così accoglienti che per un attimo desiderò poter fare di tutto pur di provare la sensazione di essere accolta tra le braccia del biondo. Scosse la testa maledicendosi anche solo per i pensieri che stava facendo.
Lei non l’avrebbe mai fatto, non era così disperata.
Strinse le dita intorno al manico della borsa e alzò un sopracciglio dirigendosi verso il carretto dove salì girandosi nell’attesa di Francis.
« O muovi il tuo sedere regale, o vado da sola. » Francis, dal canto suo, sorrise soddisfatto sedendosi accanto a lei e aprì le gambe posando la schiena sul sedile con espressione annoiata.
« Non è affatto spaventosa, comunque. »
« No, infatti. »
« L’anno scorso era molto peggio. »
« Probabilmente dipendeva anche dalla compagnia. » aggiunse acidamente Mary prima di mordersi la lingua maledicendo se stessa. « Intendo dire che magari era più spaventosa perché le persone con cui ci sei venuto erano più… impressionabili, ecco. »
Il carretto partì cigolando e pian piano aumentò la velocità, immagini sfigurate di zombie sfrecciarono davanti gli occhi di Mary che si morse l’interno della guancia cercando di non urlare. Gli horror non erano mai stato il suo genere preferito.
Vampiri, licantropi, ibridi, zombie, fantasmi, bambole assassine… oltre The Vampire Diaries non era mai riuscita a sopportare altro.
Francis, dal canto suo, avrebbe desiderato sbadigliare e schiacciare un pisolino ma rimase fermo a guardare lo spettacolo trattenendo una risata.
Dal nulla una luce cadaverica illuminò due corpi coperti di sangue e Mary portò una mano alla bocca sforzandosi di non urlare per il realismo con cui erano stati riprodotti, Francis avrebbe voluto fare qualcosa, abbracciarla o darle la mano, ma non fece in tempo che la ragazza gettò la testa sul suo petto.
Posò la mano sulla nuca scura di Mary accarezzandole i capelli morbidi e vi posò un bacio delicato cercando di non sorridere troppo.
« Stai tranquilla, è tutto finto, ci sono qui io. » sussurrò sforzandosi di non scoppiare a ridere alle proprie parole, era quasi impossibile anche per se stesso di aver appena detto certe cose.
Anche se sapeva che erano vere.
Sentiva che in quel momento, in quella situazione, lui era lì per Mary, lui sarebbe stato lì per quella ragazza dagli occhi ambrati.
E, se voleva davvero vincere la scommessa, quello sarebbe stato solo l’inizio.
 
 
« Allora, hai avuto paura? » domandò Lola non appena tutti furono usciti dalla casa degli orrori. Mary scambiò uno sguardo con Francis e, dopo un’occhiata complice del ragazzo, scosse la testa convinta.
« Affatto, e tu? »
« Un pochino, per fortuna che c’era il mio Colin. Non so come hai potuto fare senza qualcuno da stringere nei momenti più terrificanti. »
« Forse ha stretto Francis. » osservò Colin mentre stringeva la ragazza a sé.
Lola alzò un sopracciglio scuro staccandosi di scatto dal ragazzo e sbuffò svogliatamente prima di scoppiare a ridere.
« Figurati se quello si è fatto stringere, Mr. “io sono un uomo di ghiaccio e non provo niente per nessuno”, probabilmente il massimo che potrebbe averle fatto è un di- »
« Io salto per le montagne russe, credo che andrò al bar a leggere qualcosa o- o non so magari faccio un giretto tra le bancarelle, ci sono così tante cose interessanti da fare qui. » Mary interruppe Lola per non sentire altro, non era proprio il caso che sentisse altri riferimenti sulla notte da paura che aveva avuto con il ragazzo, ragazzo che lei aveva stretto fino a pochi minuti prima, e non voleva nemmeno sapere cosa era passato per la mente perversa dell’amica.
« Ma come, Mary? »
« Non ne ho davvero voglia, credo di aver mangiato troppo a cena e- »
« Ma se non abbiamo cenato. »
« Magari non ha semplicemente voglia, le faccio compagnia. Non mi sono mai piaciute le montagne russe, soffro- di vertigini, ecco. E poi voi due avete assolutamente bisogno di passare del tempo da soli, noi ce la caveremo. » Mary si girò verso Francis mentre Lola blaterava qualcosa e si allontanava con Colin. Un attimo dopo che i due sparirono dal campo visivo dei due, Mary diede un buffetto sul braccio di Francis trattenendosi a stento dal ridere.
« Hai mentito, tu non soffri affatto di vertigini! »
« Giusto, ma tu sì. E non ho assolutamente nessuna intenzione di lasciarti girovagare per questo parco giochi da sola, senza nessuno. Sei una bella ragazza, che attira diversi occhi su di sé, anche se non se ne accorge, e non voglio assolutamente che ti succeda qualcosa. A me interessa di te; capito, pulce? »
Mary sentì un sorriso nascerle spontaneamente sulle labbra e avanzò verso un banchetto mentre Francis si sforzava di non vomitare per la grandissima, e fin troppo dolce, frase che aveva appena pronunciato.
« Un waffle alla nutella, sì quella crema italiana alla nocciola, oh Francis devi assaggiarla è buonissima. Due waffle alla nutella. » disse tirando fuori i soldi ma non fece in tempo che il ragazzo aveva già pagato per lei. Sbuffò sonoramente prendendo il suo piattino e andandosi a sedere sul muretto. « Fof è gfusto. »
« Non si parla con la bocca piena. » ridacchiò il biondo prima di prendere un pezzettino di waffle e intingerlo nella nutella per poi metterlo in bocca e masticare lentamente, molto più lentamente di quanto avesse fatto Mary che tendeva a strafogarsi ogni volta che ne aveva l’occasione come se fosse un secolo che non vedeva del cibo. « Oh, ma è davvero buonissimo. »
« Te l’avevo detto io! Non dirmi che non avevi mai assaggiato un waffle alla nutella! Che razza di uomo sei? » ridacchiò la ragazza prendendone un altro pezzetto. « In Inghilterra ed in Scozia li fanno ovunque, ovunque. A ogni angolo c’è un bacchetto che li fa, in tutti i modi possibili e inimmaginabili! E sono buonissimi, te lo assicuro. »
« Ehi io ci tengo alla mia linea, e credo che mangiare questi cosi ti faccia ingrassare a dismisura, e poi come farei a mantenere il mio fisico da palestrato? Se sono tutti così, comunque, ci scommetto tutte le mie mutande, e ti assicuro che ne ho tante che se vuoi ti faccio vedere un giorno, che capisco al cento per cento la ragione per la quale il tasso di obesità sta aumentando in tutto il mondo. »
Mary scoppiò a ridere cercando di non strozzarsi con un pezzo di waffle che si era appena messa in bocca.
« Oh, ti credo sulla parola. Non sai quanta biancheria intima si è portata Kenna! Credevo che non ci avrebbero fatto partire solo per la sua valigia piena di reggiseni. Tutti push-up tra l’altro. »
« E tu li usi, i push-up? » chiese Francis cercando di non ridere mentre si metteva uno degli ultimi pezzettini di lievito in bocca.
Mary arricciò le labbra prima di scoppiare a ridere battendo le mani sui jeans che aveva indosso mentre si alzava per andare a buttare il piattino di carta da cui aveva spazzato via il waffle.
Francis la raggiunse poco dopo e tirò fuori un fazzolettino con cui andò a pulirle con cura l’angolo della bocca della ragazza. Mary lasciò cadere lo sguardo sulle sue labbra carnose e deglutì sentendo le dita di Francis sfiorare il suo viso per poi alzare lo sguardo incrociando gli occhi chiari del biondo quando si allontanò da lei.
Tossicchiò passandosi una mano tra i capelli che quella sera sembravano essere in preda a qualche strano essere superiore e scosse la testa ridendo.
« Non credo siano affari tuoi! »
« Beh, se li usi non si vede e se non li usi, fai bene così. Pensa che delusione per un ragazzo andare a toccare e sentire che è tutto finto, insomma sarebbe controproducente. Magari gli piacciono le tettone e tu non sei abbastanza fornita! »
« FRANCIS! » esclamò Mary senza smettere di ridere mentre il ragazzo le dava una spinta leggera sulla spalla.
« Mary! Vuoi farmi credere che nessuno ha mai osato sfiorare le tue sacre tette? »
« Collegio di suore, ricordi? »
« Oh, giusto. » osservò il biondo cercando di non scoppiare a ridere, quella ragazza era davvero incredibilmente sincera.
Qualsiasi altra diciannovenne al mondo avrebbe fatto di tutto pur di nascondere il suo essere così pura e casta, lei, invece, non faceva nulla per celare la sua vera natura.
Ed era forse per questa ragione che quando si trovava in sua compagnia, Francis non poteva far altro che sorridere.
Aveva immaginato che la ragazza scelta da Olivia sarebbe stata una vera spina in un fianco, invece, Mary, era tutto meno che un fastidio.
Gli piaceva passare tempo con lei, anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli piaceva vedere il modo in cui le sue labbra si sollevavano per sorridere, gli piaceva il modo in cui lei sorrideva, e la sua risata era tanto cristallina quanto il suo modo di fare, gli piaceva sentire la sua pelle sfiorare la propria, le proprie dita intrecciarsi con le sue, e gli piaceva il suo odore, era così fresco e dolce che Francis non poteva che sorridere quando si ritrovava le giacche con ancora l’odore della ragazza addosso.
Nonostante ciò, però, Francis era sicuro che non avrebbe mai provato nulla di più che semplice compassione e un briciolo di affetto nello stare con lei, affetto che la gente normale avrebbe potuto definire d’amicizia.
Il punto era che lui le amiche femmine non le sapeva avere, gli bastava pensare ad Olivia per capire che nulla di quell’amicizia era giusta.
Comunque sia lui ci sarebbe riuscito, avrebbe vinto quella maledetta scommessa.
Lui sarebbe andato a Seattle a discapito di chiunque, non gli interessava se il prezzo da pagare era un cuore spezzato, o illuso, lui sarebbe riuscito nel suo intento, come faceva sempre, come avrebbe sempre fatto, perché a lui interessava solamente di se stesso.
Il punto era che lui non metteva mai in gioco il suo cuore, mai in gioco se stesso, perché non voleva perdere, odiava farlo.
Quella ragazza, invece, cos’aveva da perdere?
La sua innocenza?
E a lui cosa interessava?
Assolutamente niente.
Sorrise a Mary e iniziò a camminare sentendo i passi della ragazza vicino a lui.
« Vuoi davvero sederti ad un bar o guardare delle stupide bancarelle con delle inutili cose che non metterai mai in vita tua? »
« Ma non è vero! Magari qualcosa di carino nella bancarella lo trovo, che ne sai e- e comunque per me non c’è problema, l’importante è che non saliamo su montagne russe o ruote panoramiche. »
« Sai che dalla ruota panoramica si vede tutta, ma proprio tutta Vancouver? »
« Mh, e me lo stai dicendo perché? »
« Perché è stupido avere paura di una cosa così bella, scommetti che se stessi al tuo fianco non avresti più paura dell’altezza? »
« Nessuno è mai riuscito a farmela passare, ho il terrore di cadere di sotto. »
« Secondo me è qualcosa che ha radici più profonde, nessuno ha davvero paura dell’altezza. Può farti paura l’idea di essere sopra al mondo, di poter vedere tutto dall’alto, può farti paura l’idea di cadere ma credo che tu abbia paura di non essere all’altezza delle situazioni e delle persone, e da qui nasce la tua paura per l’altezza in generale. »
Mary aprì la bocca per ribattere quando il ragazzo venne distratto dal banchetto del tiro a bersaglio, le sorrise dolcemente e allungò la mano verso di lei facendo un breve inchino.
« Mi permette questo onore, mademoiselle? »
La ragazza scoppiò a ridere e annuì senza però afferrare la sua mano ma proseguendo verso il banchetto.
Non credeva che sarebbe riuscita a passare del tempo con il biondo senza pensare al suo coinvolgimento con Lola, probabilmente era dimostrazione del fatto che a lei, in realtà, interessava davvero di Francis più di quanto pensasse, o credesse.
Sospirò e prese la pistola a piombini tra le mani rigirandosela e guardandola come se fosse stata un mostro alieno.
« E cosa dovr- »
« Lascia che ti spieghi io. » sussurrò il biondo mettendosi dietro di lei.
Fece aderire il corpo a quello della ragazza che sentì alcuni brividi percorrerle la schiena mentre le mani di Francis salivano verso le sue e le sue labbra si avvicinavano al suo orecchio talmente tanto da sentire il suo fiato pizzicarglielo. « Ora, quando sei pronta, dovresti schiacciare il grilletto senza saltare o altro… proviamo? »
Mary annuì e schiacciò il dito saltando sul posto non appena sentì lo scoppio e si strinse tra le braccia di Francis prima di staccarsi tossicchiando. « Ehi, è solo un gioco, vuoi vedere me? »
« O-Okay, scusami. » borbottò la mora sentendo le guance tingersi di un color porpora particolarmente acceso.
Francis sorrise sotto ai baffi mentre prendeva la pistola tra le mani e faceva centro senza alcuna difficoltà.
« Visto, non è difficile. »
« Non sarà difficile per te! Perché tu, magari, lo hai fatto altre volte. »
« Io ottengo sempre ciò che voglio, ricordalo. » disse Francis sorridendo quando la proprietaria si avvicinò a loro due interrompendoli.
« Cosa vuole, signore? »
Dopo un attimo di indecisione Francis sorrise soddisfatto indicando lo scaffale « Quello lì, grazie. »
 
 
 

***

 
 
 
« Tuo fratello pensa seriamente che stiamo insieme? Non riesco a crederci! » Kenna sorrise portandosi una mano sulla bocca mentre una risata cristallina usciva dalle sue labbra.
Bash sorrise, vedere quegli occhi color cioccolato accendersi lo facevano sentire più vivo. Forse perché era da tanto, troppo, tempo che non passava del tempo con qualcuno che non fosse suo fratello, ma Kenna lo faceva stare bene, lo faceva sentire giovane. Gli faceva provare tutte quelle emozioni che avrebbe provato con un’amica, con qualcuno con cui sentiva di potersi rilassare e confidare.
« Sì, ovviamente ho provato a spiegargli che è una cosa alquanto ridicola, insomma tu ed io? Non succederà mai. »
« No, infatti. Soprattutto perché tu sai che… »
Qualche giorno prima, infatti, Bash aveva trovato la ragazza su una panchina del parco pubblico che versava tutte le lacrime che aveva in corpo a causa di suo padre.
Era vero, doveva ammettere che se l’era cercata.
Andarci a letto la prima volta?
Una ragazza come Olivia l’avrebbe fatto, ma Kenna?
Bash non credeva che Kenna sarebbe stata capace di un gesto simile, ma evidentemente si era sbagliato. D’altronde l’apparenza inganna. Sempre.
E suo padre era un cacciatore, a lui piaceva andare dietro ad una ragazza fino al momento in cui quella non gli aveva dato ciò che lui desiderava, e Kenna aveva ceduto troppo presto, troppo facilmente.
Versò il vino rosso nel bicchiere di cristallo che si trovava di fronte alla ragazza e afferrò il proprio facendo girare il liquido cremisi nel bicchiere.
« Allora, hai più parlato con mio padre? »
Kenna stirò le labbra portando il tovagliolo di cotone a esse e pulendosi con tutta calma.
« In realtà lo sto evitando, come mi hai detto di fare tu. »
Infatti, il pomeriggio in cui Bash aveva trovato la ragazza scossa dai singhiozzi, aveva cercato di aiutarla, di darle dei consigli per farla stare meglio.
L’aveva stretta tra le sue braccia e le aveva fatto capire che non sempre si può piacere a tutti.
Che a volte ciò che si desidera è anche ciò che non si può avere.
Che non tutte le rose fioriranno e che, probabilmente, la scintilla tra lei e suo padre non era davvero nata e non doveva incolpare se stessa per ciò, a volte le cose vanno come meno ce l’aspettiamo, ma sono proprio questi imprevisti che ti aiutano a crescere e ad andare avanti, che ti preparano ad una vita migliore.
Bash sapeva che ciò che suo padre desiderava era saziare la sua fame di ragazzine bisognose di attenzioni, e Kenna era una di quelle.
Tutti gli anni, infatti, suo padre e suo fratello sparpagliavano cuori spezzati per il campus senza molto ritegno.
Da suo fratello poteva capirlo, Francis aveva ventun anni e tutta la vita davanti, e non gli sembrava particolarmente disposto a lasciarsi andare, con nessuno.
Non credeva nemmeno che volesse andare fino in fondo con Mary, da una parte lo sperava davvero.
Quella ragazza gli era sembrata così piccola, così innocente e indifesa e… e Francis era tutto meno che un ragazzo dalle intenzioni pure ed innocenti.
Le avrebbe spezzato il cuore come aveva fatto con Olivia, se non peggio.
E, se con Olivia poteva sopportarlo, sentiva che non avrebbe sopportato vedere Mary ridotta a una condizione quanto meno simile a quella in cui suo padre aveva lasciato Kenna.
Mary non se lo meritava.
Da quel poco che lui aveva visto, lei era buona, dolce, gentile, premurosa.
Suo fratello cosa poteva offrirle?
Nulla, assolutamente nulla.
Lei meritava qualcuno che la amasse davvero, qualcuno disposto a mettersi in gioco per lei, ad amarla e starle accanto ogni giorno della sua vita.
E Francis non era l’uomo, il ragazzo, l’amico, adatto a lei.
« Quindi hai deciso di optare per la tattica “io non provo niente”, giusto? »
« Sì, ma sei sicuro che funzionerà, insomma tuo padre non mi si sta filando minimamente… »
« E’ quello che vogliamo, Kenna. »
« Ma, onestamente, io non ho ancora capito cosa vogliamo, di preciso. »
« Kenna! Cosa vorresti tu, di preciso? »
« Beh io vorrei che quello stronzo di tuo padre tornasse a filarmi, insomma il modo in cui mi ha toccata… »
« Non scendiamo nei particolari, ricorda che sono sempre suo figlio. »
Kenna ridacchiò portandosi il bicchiere pieno di vino alle labbra e sorseggiò un goccio di alcolico prima di parlare.
« Giusto, comunque ecco io vorrei che fosse lui a volermi, a desiderarmi come io desidero lui. »
« E allora cosa abbiamo detto l’altro giorno? »
« Abbiamo detto che devo ignorarlo, in questo modo attirerò la sua attenzione. Ma, ignorandolo, non lo spingo semplicemente più lontano da me? »
« Ti ricordi il paragone del cacciatore e la preda, piccola Kenna? » La ragazza annuì bevendo un altro sorso di vino. « Bene, allora tu sei la preda. »
« E lui il cacciatore, fino a qui ci arrivo, non sono ritardata. »
« Non ho detto questo, cretina! Devi solo farti desiderare. Ecco magari alla prossima lezione che hai con lui vacci con quella maglietta. » Bash indicò la scollatura della maglietta di Kenna con un gesto nella mano sforzandosi di non ridere.
Il volto della ragazza si aprì in un sorriso divertito e lanciò il tovagliolo di cotone in faccia al ragazzo.
« Sei un porco, Bash! Proprio come tuo padre. »
 
 
 

***

 
 
« Perché hai preso un pulcino? » domandò Mary ridacchiando mentre teneva il pupazzo che aveva vinto Francis per lei tra le mani.
« Beh, guardalo, ti somiglia così tanto. »
« Secondo me, invece, assomiglia a te. »
« Oh, e sentiamo, per quale ragione al mondo dovrebbe somigliare a me? È evidente che è uguale a te. »
« Ma evidente un cavolo, guardalo è dello stesso colore dei tuoi capelli! » osservò Mary continuando a ridere mentre trotterellava intorno a Francis stringendo il pulcino di peluche tra le mani.
« Oh, invece è uguale a te perché i pulcini sono dolci e teneri. »
« Lo prenderò come un complimento, Blanchard. »
« Doveva esserlo… ma i pulcini sono anche fastidiosi, e lamentosi. »
« Oh, per quello ha ripreso proprio da te! Quello e il colore dei capelli. »
Francis rise dondolandosi sui propri piedi prima di fermarsi notando in lontananza Lola e Colin.
« Okay, sarò breve Mary ma devo chiederti una cosa. »
Mary spalancò gli occhi riponendo il peluche nella borsa ed annuì. « Dimmi pure. »
« Questo può essere considerato un primo appuntamento, o… »
« Ehm, credo che potrebbe essere considerato tale, se vogliamo ciò. »
« Bene perché, vedi, il diciotto ottobre c’è la partita dei Knicks contro i Lakers a Seattle e ho due biglietti. E, ecco, mi chiedevo se a te andava di venire con me. »
Francis cercò di mantenere un profilo serio mentre dalle sue labbra uscivano quelle parole.
Non era il tipo che si faceva tanti scrupoli, anzi per chiederle una cosa del genere si stava sforzando con ogni fibra del proprio corpo.
Lui che usciva con qualcuno? Ma quando mai?
Lui che chiedeva a qualcuno di uscire? Nemmeno nei suoi sogni.
A lui non interessava uscire con la gente, a lui interessava solo riuscire ad ottenere ciò che voleva, e se per farlo doveva ridursi a ciò, lo avrebbe fatto.
« Va bene, il diciotto ottobre hai detto, giusto? »
« Sì, il diciotto ottobre. » sorrise lui mentre la ragazza si avvicinava per dargli un delicato bacio sulla guancia.
« Mi sono divertita, stasera e non lo credevo possibile. È tutto merito tuo, Francis. » sussurrò la mora al suo orecchio un attimo prima che Lola e Colin li raggiungessero, Francis non poté far altro che sorridere soddisfatto.

 
 
 
 











Angolo Autrice:

Sono una persona schifosa, orribile.
Vi dico solo che questo capitolo 5 è stato un parto, è da marzo che lo stavo scrivendo e non riuscivo a mettere giù tutte le idee che avevo in mente, finalmente, però, ci sono riuscita e posso ritenermi soddisfatta.
Vi chiedo profondamente scusa per l'attesa e vi annuncio che questo potrebbe essere l'ultimo capitolo prima della maturità, purtroppo questa settimana in particolar modo sono piena di cose da studiare, e se consideriamo che devo ancora scrivere la tesina... sono un disastro. 
AHHHHH- comunque sia cercherò di scrivere nei momenti disponibili solo per voi.
Passando al capitolo, spero sia abbastanza chiaro che Francis non prova nulla per Mary, non è innamorato di lei o altro, lui vuole solamente vincere la scommessa.
E' questo ciò che più lo istiga a passare del tempo con lei, altrimenti ma chi se la filava.
Bene, detto ciò cosa ne pensate del capitolo in generale? Fatemi sapere, per me è importante.
Ringrazio tutte le persone che hanno trovato un momento per recensire, risponderò al più presto e scusatemi se non l'ho già fatto. 


Vi posto i link utili: 

Questo è il mio account di facebook se qualcuno volesse aggiungermi: https://www.facebook.com/camilla.buzolic?ref=tn_tnmn

Questo è il mio account di ask se, invece, volete farmi qualche domanda a proposito della fan fiction: http://ask.fm/CamsEle

Questo, invece, è il gruppo della fan fiction: https://www.facebook.com/groups/580201012074707/

E questo è il link per la pagina della fan fiction: https://www.facebook.com/pages/-Would-you-want-this/444462745566311 Un bacio, Cami.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - I know ***


Would You Want This?

 

 

Capitolo 6 - I know

 

 
 
 
« Chi ascolta la propria coscienza
trova una guida sicura
e meno infallibile di tante opinioni. »
 
 
— Axel Oxenstierna, Riflessioni e massime, 1645.
 
 
 
***
 
 
« Non capisco come abbia potuto mancare il canestro! Insomma, è sempre l’unico che riesce a segnare. »
« Ma non farmi ridere, è il peggiore della squadra. »
« Bash, non farmi ridere tu. Come sempre non capisci nulla di basket! » ridacchiò Kenna lanciando un pop corn in faccia all’amico.
« Non capisco niente io? Tu non capisci niente, vecchia volpona. » osservò il ragazzo posando la ciotola di pop corn sul tavolo che aveva di fronte prima di iniziare a fare il solletico alla ragazza che indossava ancora il pigiama.
Sebastian aveva deciso di fare una sorpresa a Kenna portandole dei cornetti appena sfornati, per fare colazione, ma l’aveva trovata davanti alla televisione, con i pop corn tra le mani, e aveva deciso di lasciare i lieviti sul tavolo aspettando il momento giusto per mangiarli in compagnia della ragazza.
Posò le mani sui fianchi della castana iniziando a solleticarglieli sentendo la risata cristallina e allegra di lei giungergli alle orecchie.
Azzardò una mano sotto il tessuto leggero della maglietta di cotone pizzicandole la pelle sperando di non ricevere un ammonimento, ma la ragazza sembrò non notarlo minimamente.
« No, no Bash smettila sta cominciando il quarto periodo! » osservò lei facendo zittire il ragazzo che si tirò su tossicchiando prima di puntare lo sguardo chiaro sullo schermo totalmente rapito dalla scena, o almeno che tentava di essere interessato alla scena per non pensare al fatto che la ragazza accanto a lui sembrava essere arrossita sotto il suo tocco leggero.
Era solo una sua impressione o era successo davvero?
I suoi pensieri furono interrotti da una Mary trafelata che usciva dalla sua camera con i capelli ancora arruffati, gli occhi impiastrati dal sonno, i pantaloncini corti che mostravano la pelle chiara e il laptop in mano che rischiava di far cadere ogni tre per due sbadigliando senza nemmeno mettere la mano davanti alla bocca sicura che ci fosse solo Kenna in casa, Lola era, sicuramente, rimasta a dormire da Colin.
Sebastian si alzò di scatto dal divano e le tenne la porta per non farle cadere nulla, sorridendole dolcemente cercando di non far scivolare lo sguardo sulla pelle scoperta delle gambe della ragazza.
Mary sbiancò ancora di più di quanto già non fosse pallida con le gote che si coloravano pian piano mentre le labbra si stendevano in un sorriso imbarazzato e nervoso.
« Ehi. » disse semplicemente il ragazzo sorridendo gentilmente mentre le sfilava il computer dalle mani e lo posava sul tavolo.
« Oh, oh ehi, cosa ci fai tu qui? »
Kenna sbuffò scocciata dal divano intimando all’amica di fare silenzio.
« Stiamo guardando la partita, se tu non te ne fossi accorta. » osservò acidamente mentre Mary portava la mano destra sul braccio sinistro iniziando ad accarezzarlo piano come segno di nervosismo, o meglio, imbarazzo.
« Oh, partita di cosa? »
« Basket. » tossicchiò Bash tornando a sedersi.
Mary spalancò gli occhi ambrati prima di correre a sedersi tra Kenna e Bash ignorando lo sbuffo proveniente dall’amica.
Si sistemò sui cuscini e passò la ciotola di pop corn a Kenna facendo una smorfia schifata.
Come faceva a mangiare quei cosi appena svegliata? Mary non ce l’avrebbe mai fatta, odiava mangiare il salato appena sveglia, l’unica cosa che sopportava era il dolce la mattina.
« Oh, oh mi spiegate come funziona? »
« E da quando ti interessa il basket, Mary? Tu odi qualsiasi tipo di sport. » osservò Kenna prendendo un pop corn senza curarsi dello sguardo nauseato della mora.
« Mi interessa da quando so che il 18 ottobre ci sarà la finale, o lo scontro, o qualche evento tra due squadre, a Seattle e ci andrò, su ditemi qualcosa. »
Il telefono di Kenna iniziò a suonare dal tavolino accanto a Sebastian e Mary, con gli occhi ancora assonnati, si allungò oltre Bash per prenderlo e passarlo all’amica.
Gli occhi di Bash scorsero il fianco scoperto di Mary e quasi si strozzò con la sua stessa saliva mentre la ragazza, ignara di tutto, passava il cellulare a Kenna.
La castana osservò il messaggio attentamente prima di scattare in piedi spegnendo la televisione e correndo nella sua stanza.
Mary e Bash rimasero fermi a guardarsi non sapendo cosa dire prima che Kenna uscisse indossando un vestitino bianco corto sistemandosi i capelli lisci, e si avvicinò a posare un bacio sulla guancia di Bash lasciandolo intontito dal litro di profumo che si era appena spruzzata.
« Vado a vedere un mio amico. »
« Vorresti dire che vai a vedere mio padre. » osservò il ragazzo abbassando lo sguardo sotto gli occhi attenti di Mary.
Kenna scoppiò in una risatina isterica passandosi una mano tra i capelli mentre Mary si alzava e sgattaiolava, in silenzio, in cucina.
« Bash, non fare così, insomma lo sai cosa provo per tuo padre. »
« Ma conosco anche lui, quando ti ho detto che ciò a cui puntava lui era saziare i suoi desideri non scherzavo. »
« La tattica del non provare ha funzionato, mi ha scritto! Vuole vedermi. »
« E perché vuole vederti, Kenna? Te l’ha detto? »
« Per parlare, perché mai dovrebbe voler fare qualcos’altro? »
« Certo, per parlare. Ma se tu stessa mi hai detto che tu e mio padre fate tutto fuorché parlare. »
« Sebastian, stai facendo una scena per nulla. » borbottò la ragazza sentendo le guance tingersi di rosso e iniziò a torturarsi le mani prima di afferrare la borsa chiara mettendosela a tracolla e uscire sbattendo la porta.
Mary rimase in silenzio dietro al bancone della cucina quando sentì l’acqua del caffè fischiare e corse a versarla in una tazza.
« B- Bash, vuoi un caffè? » domandò timidamente mentre il ragazzo si alzava e la raggiungeva annuendo piano.
« Avevo portato dei cornetti, se vuoi favorire. »
Mary sorrise annuendo cercando di diminuire la tensione, mentre preparava le tazze e le poggiava sulla tavola appena apparecchiata da Sebastian.
Il ragazzo aprì la confezione di cornetti e ne prese uno alla crema aspettando che Mary facesse la scelta. La ragazza si mordicchiò il labbro e pescò quello al cioccolato dandogli un morso vorace non riuscendo a trattenere la fame che, d’un tratto, aveva fatto capolino nel suo stomaco.
« Allora, con chi vai a vedere la partita il 18? »
Mary per poco non si strozzò con la crema al cioccolato alle parole del giovane.
Prese in fretta un fazzolettino e si pulì le labbra sporche prima di guardarlo dal basso.
« Ehm, pe- perché ti interessa? Con un ragazzo, comunque, credo non- non ne sono sicura. Insomma lui mi ha invitato, io ho accettato ma- ma magari non ci vado, ecco. »
« Francis ha sempre i biglietti per la partita Knicks contro Lakers, li adora, mi stavo solo chiedendo se fosse lui il “ragazzo”. »
Mary sentì le guance raggiungere un color pomodoro acuto mentre annuiva senza incrociare lo sguardo del ragazzo.
 Di cosa aveva paura? Una reazione negativa da parte di Bash? E poi per quale ragione doveva interessargli cosa pensava il ragazzo?
 Deglutì posando il cornetto sul piattino bianco per poi bere un goccio d’acqua prima di sentire Bash ricominciare a parlare.
« Sai, il diciotto ottobre è il compleanno di Francis, ogni anno desidera ardentemente che la partita che attende di più in tutta la stagione si svolga quel giorno, e quest’anno è così. Devi essere importante se lo ha chiesto a te e non a me, come al solito. »
Mary si sentì improvvisamente più motivata e acquistò un po’ di fiducia nel ragazzo ritrovandosi a sorridere dolcemente.
« Beh, in realtà sì! Ecco mi ha chiesto di andare a vedere la partita solo che- che non sapevo fosse il suo compleanno! E inoltre non capisco assolutamente nulla di basket. Ma ti da fastidio? Vuoi che annulli? Insomma se è una cosa tra voi non vorrei essere di troppo, o togliervi un momento tra fratelli. »
« Mary stai tranquilla, non mi da fastidio, anzi sono contento per lui, e per te; significa che ci tiene, e Francis non tiene mai alle ragazze con cui esce. Comunque, il basket è semplice. Ci sono due squadre composte, ognuna, da cinque giocatori il cui scopo è segnare con un pallone nel canestro. Ovviamente ci sono delle regole da rispettare, ma non sono tutte fondamentali, e sono troppe per fartele imparare. » Mary annuì alle parole di Bash mordendo il cornetto e incitando il ragazzo ad andare avanti pensando che, se avesse potuto, avrebbe preso appunti per ricordare meglio il tutto. « Ci sono quattro periodi, ognuno dura all’incirca dieci minuti per un totale di quaranta, sempre se la matematica non è un opinione. Tra il secondo e il terzo periodo c’è un intervallo che va dai dieci ai quindici minuti. Ti sconsiglio vivamente di chiedere a Francis da bere o da mangiare durante l’ultimo intervallo perché penso che ti manderebbe a quel paese seduta stante. Se c’è una cosa che ama oltre le donne – esclamò facendole l’occhiolino – è lo sport. Basket, baseball, football, calcio… Francis è fissato. Adora andare in palestra, e tutte queste tonterie qui. Notati i suoi bicipiti? Petto scolpito? Tornando al basket, fin qui hai capito? » Mary annuì finendo il cornetto e pulendosi le labbra si dimenticò di fare altrettanto con il naso. Bash le si avvicinò lentamente e le pulì la cioccolata dal naso prima di leccarla via dalle dita. « Allora per oggi direi che è abbastanza. »
« E che regalo posso comprargli? Oh mio Dio, non ho idea di che regalo fargli! » esclamò la ragazza lasciandosi andare sullo schienale della sedia di legno
« Ho un’idea. »
« Spara. »
« Sabato pomeriggio andiamo in centro e ti aiuterò a comprare qualcosa per mio fratello. Ci stai? »
« Ci sto! »
 
 
***
 
 
Le mani di Francis percorrevano ogni lembo di pelle scoperta senza pudore, come se fosse la cosa più importante del mondo. Come se lei lo fosse.
Quel biondo che si muoveva sopra di lei la faceva sentire speciale, come se lei fosse stata scelta tra le altre, come se lei fosse speciale rispetto al resto.
Le dita leggere di Francis studiavano ogni centimetro del suo petto e il fiato corto della ragazza scivolava lungo le sue labbra.
« Francis. » ansimò lei quando raggiunse l’apice del piacere e lui si stese accanto a lei senza dire nulla.
« Olivia. » sussurrò ad un certo punto il biondo prima di girare il viso verso di lei.
« In realtà sono Lola. » bisbigliò la ragazzina sentendosi più imbarazzata che mai. Le guance avevano assunto un tono di rosso che, mai e poi mai, aveva pensato potessero raggiungere. Il groppo alla gola che sentiva era un modo per trattenere le lacrime che stavano salendo e deglutì tirando su la coperta di pail che si trovava sul divano, per coprire il proprio corpo nudo.
« Più o meno la stessa cosa. » aggiunse il biondo alzandosi per infilarsi i boxer scuri e rivestirsi.
Lola sentì la voglia di scappare premere dentro di lei insieme alla voglia di scoppiare a piangere e urlare prendendo ad insulti quel ragazzo che si era preso gioco di lei.
Era vero, però, che era stata lei a volerlo.
Quando lui si era avvicinato con l’alcool lei non aveva rifiutato, anzi, si era ritrovata ad accettare con piacere desiderando di passare una notte in compagnia di quello che, all’apparenza, sembrava il principe azzurro.
Era la prima volta che faceva una cosa del genere, una stupida botta e via, e quando sentì la porta chiudersi rumorosamente, capì che sarebbe stata anche l’ultima.
 
 
***
 
 
Lola giaceva tra le lenzuola candide del letto di Colin, il viso sopra al petto nudo del ragazzo che le accarezzava lentamente il braccio e, per un attimo, pensò di essere fortunata.
Stava avendo ciò che di migliore si poteva sperare al mondo, quindi perché non era felice?
Aveva passato una notte meravigliosa, con un ragazzo che le stava dando tutto ciò di cui una ragazza ha bisogno ma, nonostante tutto, lei non riusciva a pensare ad altro che a lui.
Quel maledetto biondo le aveva infestato i sogni, l’aveva stregata con il suo fascino da bello e dannato e ora non le permetteva di allontanarsi minimamente da lui. Il punto era che tutti i suoi comportamenti antipatici nei confronti della sua amica, erano solamente il suo tentativo di autodifesa contro quei sentimenti che non voleva ammettere.
E questa cosa la infastidiva, eccome se la infastidiva.
Era stato lui a trattarla come una poco di buono.
Lui a usarla per i suoi scopi, a dir poco spregevoli.
Lui che l’aveva usata per saziare la sua sete di sesso e ora, nel primo vero momento in cui stava facendo qualcosa di bello con Colin, lei doveva pensare a lui?
Si disse che Francis Blanchard poteva anche andare a farsi fottere.
 
 
***
 
 
Mary si domandava per quale motivo non aveva preso l’autobus.
O l’ombrello.
Il fatto che fosse zuppa, davanti all’appartamento di Bash e Francis, non giustificava il suo essere stata anche abbastanza sciocca.
Dopo aver suonato, ripetutamente, al campanello si chiese se non fosse meglio tornare a casa e cambiarsi, ma quando decise cosa fare era troppo tardi poiché la porta si era aperta.
« Pulce, non ce la fai proprio a stare senza di me, eh? » un Francis con un semplice paio di jeans e una polo nera la fissavano dalla porta. Si avvicinò e le posò un bacio sui capelli umidi sorridendole dolcemente. « Mary, sei tutta bagnata. E’ successo qualcosa? Hai bisogno di qualcosa? Ti faccio una cioccolata calda? Aspetta che vado a prenderti un asciugamano. » Osservò il biondo spingendola all’interno dell’abitazione mentre la ragazza si perdeva nel contemplare la figura del ragazzo dirigersi verso quella che, probabilmente, doveva essere la sua stanza.
Posò la borsa sul tavolo da pranzo e si passò una mano tra i capelli umidi maledicendosi, come aveva fatto ad essere così stupida?
Si era sorpresa di aver trovato l’appartamento, nonostante infondo si era persa tre volte.
Aveva guardato i citofoni dei quattro palazzi prima e, quando ormai si era data per vinta, l’aveva finalmente trovato.
Starnutì portandosi la mano alla bocca prima di vedere Francis tornare con un asciugamano accogliente e lasciarglielo dolcemente sulle spalle stringendola appena tra le sue braccia.
« Non hai detto ancora nulla, e per i tuoi standard è abbastanza strano. Come mai sei qui, Mary? »
Mary sentì le guance tingersi di rosso al contatto delle dita di Francis su di esse, e prese un profondo respiro cercando di realizzare qualcosa di sensato.
Perché era lì di mercoledì pomeriggio?
Semplice: Bash le aveva chiesto di andare lì prima perché sabato aveva il turno all’ospedale.
Ma come avrebbe fatto a dire al ragazzo con il quale sarebbe dovuta uscire la settimana successiva che quel giorno doveva uscire con suo fratello?
 E non per questioni amorose, tutt’altro.
Per trovare il regalo per il suo compleanno di cui, teoricamente, non doveva neanche sapere l’esistenza?
Si ritrovò a pensare che avrebbe potuto fingere di non avere la voce, ma non avrebbe retto come scusa perché Bash gli avrebbe detto la verità.
E anche perché lei non sapeva mentire.
Sarebbe diventata tutta rossa, più rossa di quanto in realtà era già, e avrebbe iniziato a balbettare frasi sconnesse e senza senso che avrebbero fatto, del tutto, passare quel poco di interesse che il biondo aveva dimostrato per lei.
« Bash. » Sussurrò semplicemente. Lo sguardo allegro di Francis si spense leggermente e il biondo tossicchiò lasciando la mano scivolare giù dalla guancia di Mary prima di allontanarsi. « Devo- devo fare una cosa con Bash, mi ha chiesto di aiutarlo a fare questa cosa e--- cioè io gli ho chiesto di aiutarmi a fare una cosa e… »
« Non c’è bisogno che tenti di spiegarmi, o di inventarti qualche scusa per giustificare il fatto che devi uscire con mio fratello, non preoccuparti. » un sorriso freddo spuntò sulle labbra di Francis e Mary, per un attimo, si ritrovò a sorridere pensando che potesse essere geloso.
Sorriso che sparì non appena incrociò il suo sguardo.
Quegli occhi azzurri che, improvvisamente, le sembravano così freddi e distaccati. Si avvicinò a lui e allungò la mano per accarezzare la sua.
« Non è una scusa, davvero deve aiutarmi a fare una cosa. »
« Una cosa? E perché non hai chiesto a Kenna, o Lola, o me? »
« Francis è una cosa per cui mi serve lui, ho bisogno di Bash per fare questa cosa. »
« Hai bisogno di Bash? »
« Oh, qualcuno litiga per me. Da quanto tempo che due piccioncini non litigavano per me. » osservò sarcasticamente Sebastian entrando nella stanza. Si avvicinò a Mary e posò un bacio sulla sua guancia umida della ragazza e le scompigliò i capelli in modo fraterno. « Mary, non c’è bisogno che inventi scuse per me. Deve aiutarmi a trovare il regalo perfetto per Kenna, la sua amica, Francis. »
« So chi è Kenna. » ruggì Francis prima di aggiungere « E non siamo piccioncini, fratellino. »
« Ti ricordo che sono io il più grande, e comunque deve aiutarmi a trovare l’intimo perfetto per quel bocconcino di Kenna. »
Mary alzò il viso sempre più rossa e spalancò occhi e bocca sconvolta prima di sentire la mano di Bash trascinarla. Il ragazzo le sfilò l’asciugamano di dosso e prese la sua borsa salutando il fratello con un cenno della mano.
Francis si diresse verso la porta aperta e la chiuse sbattendola forte, con violenza.
Non che gli interessasse cosa facesse Mary, ma aveva un obiettivo e doveva raggiungerlo.
E Bash… Bash era quel tipico ragazzo che lui non sarebbe mai stato. Sebastian riusciva a far innamorare tutti di lui, e questo fin da piccolo.
Ogni volta che gli piaceva una ragazza, lei preferiva sempre Bash.
Non che a lui interessasse, insomma non era di certo il principe azzurro che qualsiasi ragazza avrebbe voluto, ma ogni tanto si era ritrovato a pensare a come sarebbe stato volere davvero qualcuno.
Nel modo in cui faceva Bash.
Nonostante ciò che il ragazzo dicesse, Francis aveva notato il modo in cui Sebastian fissava Mary quando lei non lo guardava.
Ed è proprio quando le persone non se ne rendono conto, che i sentimenti vengono a galla.
Il modo in cui Bash aveva guardato Mary la prima volta in cui l’aveva incontrata, aveva fatto scatenare qualcosa all’interno di Francis che lo spingeva a voler mettere distanza tra i due.
Ma come avrebbe fatto a farlo se tra lui e Mary non fosse successo nulla?
E lui aveva bisogno che lei non si innamorasse di Bash, ma di lui.
Lanciò un cuscino del divano contro la porta prima di spegnere il televisore e decidere di uscire, aveva semplicemente bisogno di distrarsi.
 
 
***
 
 
Mary camminava in silenzio accanto a Sebastian nel centro commerciale di Vancouver.
Avevano passato il viaggio in macchina in silenzio, lei troppo presa a maledirsi mentalmente, lui troppo preso a pensare a cosa avrebbe potuto fare la ragazza come regalo a suo fratello.
« Io gli ho comprato una palla. » esordì Bash spezzando il silenzio creatosi. Dopo tutto doveva pur dire qualcosa per iniziare una conversazione, o farle venire qualche idea.
« Una palla? » La voce tremante che non riusciva a nascondere la sua scetticità.
« Da basket, autografata da un giocatore. »
« Oh sembra carina come idea, non che io la vorrei ma ehi io non capisco nulla, assolutamente nulla, di basket, o sport. Ehm, cosa potrei fargli io, invece? Tutto quello che mi viene in mente è camicie o un profumo, ma è troppo banale. »
« Ho pensato che potresti comprarti uno di quei cosi. » Sebastian si fermò davanti alla vetrina di un negozio di intimo e indicò un completino di pizzo bianco. « Potresti presentarti a casa sua solamente con quello, un pacco di tacchi e una giacca e boom, penso che a Francis piacerebbe un sacco. A me piacerebbe. Anche se il nero è più il mio colore. »
Il sorriso del ragazzo si espanse lungo il viso ammiccando in direzione della mora, mentre Mary scuoteva la testa e scoppiava a ridere.
« Quello lo indosserebbe Kenna, sicuramente, ma non io. E poi il regalo deve restargli, non deve essere qualcosa che vede, scarta e poi boom, nel dimenticatoio. »
Sebastian si portò una mano sulla faccia e scosse la testa passandosela tra i capelli castani immaginandosi prima Kenna, e poi Mary, con indosso un completino del genere. Scosse la testa cercando di rimandare l’immagine indietro.
« Allora cosa potresti fargli? »
Mary ricominciò a camminare accanto a Bash chiedendosi cos’avrebbe potuto regalare a Francis. Dubitava che il ragazzo non avesse un orologio, o un profumo. Il primo perché era sempre puntuale, il secondo perché il suo odore infestava sempre l’aria quando passavano del tempo insieme, ed era cosparso sulla giacca che le aveva prestato tempo prima. E poi dei regali del genere erano così banali, scontati. Per sorprenderlo avrebbe dovuto trovare qualcosa di spettacolare.
« Ho trovato, ho trovato! » esclamò fermandosi all’improvviso, batté le mani e saltò davanti a Bash « Il cofanetto di DVD del “Trono di Spade”. O i libri! Io non li ho letti, ma lui è un fan, ho visto che lo stava guardando oggi pomeriggio. »
« Idea bocciata, ha tutti i DVD e i libri, è un nerd per quella serie TV. »
Mary storse il naso e la bocca assunse un’espressione triste mentre un lamento usciva dalle sue labbra. Bash fece cenno alla ragazza di entrare nel primo starbucks che si trovarono davanti.
« Io prendo un cappuccino. » sussurrò Mary alla commessa per poi pagare e andarsi a sedere aspettando che il ragazzo la raggiungesse.
Cos’avrebbe potuto regalare a Francis?
Nulla di tutto ciò che le veniva in mente era abbastanza originale, o quantomeno decente. Nulla aveva un senso, o almeno per quanto riguardasse i gusti di Francis.
Un porta foto con una loro foto non avrebbe avuto senso, non erano una coppia, non stavano insieme e Mary dubitava che sarebbe mai successa una cosa del genere.
Orologio e profumo erano già stati scartati dalla sua scaltra mente che aveva individuato la banalità, e l’inutilità, di regali del genere.
Per non parlare dei bagno schiumi, non gli avrebbe mai regalato un bagnoschiuma. Era una cosa che lei stessa odiava; perché diamine la gente regalava dei bagno schiumi per i compleanni? Era una cosa senza senso. Era un chiaro segnale del “Non ti conosco bene, ma era brutto non farti un regalo quindi ecco a te un bagno schiuma.” E poi il profumo avrebbe anche potuto non essere indicato per il biondo.
Mary sbuffò affondando la testa nelle sue braccia.
Non avrebbe fatto meglio a fingere di non sapere nulla? Forse Francis non gliel’aveva detto per un motivo ben specifico, perché scaldarsi tanto?
Anche se l’idea che sarebbero usciti il giorno del suo compleanno e che lei non gli avrebbe regalato assolutamente nulla, beh ciò non la rendeva particolarmente contenta.
Tirò su la testa quando sentì Bash appoggiare i due bicchieri sul tavolo e posare un piattino pieno di cookies al cioccolato su di esso e fu allora che lo intravide.
Un volantino in bianco e nero con una foto che riconosceva.
« Oh, oh Bash credo di aver appena trovato il regalo perfetto. E non ha nulla a che vedere con teste tagliate, sangue o Khaleesi. Che, apriamo e chiudiamo parentesi, secondo me dovrebbe stare sul trono. »
 
 
***
 
 
Francis non aveva idea del motivo per il quale si trovava lì. Dopo aver chiamato Leith e aver chiesto consiglio all’amico non aveva più saputo cosa fare, così era semplicemente uscito di casa.
Non gli interessava che Mary fosse uscita, da sola, con Bash.
Non gli interessava che fosse tutta bagnata e che, probabilmente, avrebbe preso un raffreddore se Bash non avesse acceso i riscaldamenti nell’auto che i due dividevano.
Da un lato sperava che il profumo della ragazza avesse riempito nuovamente l’abitacolo, dall’altro non voleva ammettere di pensare una cosa del genere.
Bussò ripetutamente alla porta di legno che si trovava davanti e, quando questa venne aperta e incrociò due occhi azzurri, si gettò sulla ragazza unendo le labbra alle sue.
Chiuse la porta con un calcio e sfilò la maglietta bianca della ragazza lanciandola da qualche parte nella stanza mentre questa ansimava sulle sue labbra.
« Francis. » sussurrò Lola posando una mano sul petto coperto del ragazzo. Scosse la testa allontanandosi da lui e recuperò la maglietta infilandola. « Non possiamo, io non posso. Sto con Colin e- e tu esci con Mary, o fai qualsiasi cosa fate. »
« Non facciamo assolutamente niente, e poi Colin è un cretino, sai benissimo anche tu che ti tradirà tra due giorni o si stancherà di te. » Francis alzò le spalle passandosi una mano tra i capelli biondi. « E comunque bastava dire “non mi va” non avevi bisogno di inventarti una scusa così, non regge. Tra l’altro, so benissimo che mi vuoi. Lo vedo nel tuo sguardo, e nei modi in cui ti comporti. Sei tutta “Oh no, Francis è un cattivo ragazzo. Francis di qua, Francis di là.” Credi davvero che non l’abbia capito? Lola, tu sei cotta di me, non ho assolutamente dubbi a riguardo, guarda, sei anche diventata rossa. »
Francis passò una mano sulla guancia arrossata della ragazza. Lola rabbrividì al tocco delicato di Francis ma non si staccò.
« E- e se tu smettessi di uscire con Mary e- e io smettessi di frequentare Colin? Potrebbe succedere qualcosa, potrebbe anche andare bene tra di noi. »
Francis scoppiò in una risata sarcastica staccandosi da Lola.
« Non ci penso per niente a smettere di uscire con Mary, per te poi. Pensi davvero che potresti interessarmi? Che sceglierei te al posto della mia dolce, innocente, ingenua e bellissima, Mary? Quella ragazza ha due occhi color ambra che mi hanno stregato la prima volta che li ho incrociati, ha un modo di esporsi buffo e allo stesso tempo tenero, credi davvero che potrei rinunciare a lei? Ora che sto imparando a conoscerla? Oh no, Lola mi dispiace tantissimo che tu abbia frainteso le mie intenzioni. Avevo solo voglia di sfogare i miei desideri e tu sei sembrata la cosa più abbordabile. Mi dispiace tanto, piccola. »
Sussurrò l’ultima parola cercando di assumere un faccino triste per farle capire che, in fondo, un po’ di pena nei suoi confronti la provava.
Lola annuì piano tirando su con il naso senza scoppiare a piangere.
« Non dirai nulla a Colin, vero? »
Francis scosse la testa avvicinandosi alla ragazza e la strinse tra le braccia posando le labbra sulla sua nuca scura.
« Se tu non dirai a Mary della mia, ehm, irruzione e dello scontro tra labbra. Sai, so che non si direbbe, ma ci tengo davvero a lei e mi dispiacerebbe perdere ogni chance che potrei avere con lei, vedi ero un po’ arrabbiato e ho reagito di impulso, mi dispiace. »
Lola si limitò ad annuire piano senza staccarsi dal ragazzo fino a quando non sentì la porta aprirsi.
« No, Bash non essere assurdo! Non ho intenzione di mettermi a ballare durante una lezione di tuo padre. »
Mary rideva allegramente mentre apriva la porta, ma il suo sorriso si spense non appena i suoi occhi caddero tra due figure abbracciate. Tossì rumorosamente prima di lanciare un pacchettino sul divano e dirigersi in cucina mentre Sebastian chiudeva la porta fulminando il fratello, il quale si era staccato dall’altra ragazza, con uno sguardo ghiacciato.
Francis scosse la testa dirigendosi verso la cucina mentre Sebastian portava Lola fuori invitandola a bere qualcosa.
« Pulce, non è come sembra. »
Sussurrò il biondo sfiorando il braccio di Mary con le dita sospirando quando la ragazza si allontanò da lui per asciugarsi le mani con uno strofinaccio.
« Le cose non sono mai come sembrano, Francis, ma la situazione mi appare abbastanza chiara. » sussurrò decisa la ragazza « Sei venuto qui per parlare con Lola, che non sopporti, di non so cosa e lei è scoppiata a piangere e tu, ovviamente, l’hai abbracciata. »
« Abbiamo risolto, Mary. »
« Oh sono contenta per te. »
« Sono venuto qui perché avevo voglia di parlare con te, di chiarirmi, di dirti che non sono arrabbiato perché sei uscita con Bash per aiutarlo in qualsiasi cosa tu l’hai aiutato. » Mentì il biondo. La ragazza alzò un sopracciglio incrociando le braccia sotto al seno.
« Davvero? »
« Davvero, davvero. Ora vieni qui. » Francis tirò Mary per il braccio e posò le labbra sulla sua fronte chiara. « La mia piccola pulce, cosa devo fare con te? »
Mary si domandò piuttosto cos’avrebbe dovuto fare lei con lui. Quel ragazzo era tutt’altro che comprensibile, era un enigma.


 
 







Angolo Autrice:

Non mi tirate pomodori, dai non fatelo vengo in pace. Lo so, lo so, lo so. SONO IMPERDONABILE. 
Non aggiornare per tre mesi, ma cosa mi salta in mente? COME HO FATTO TRE MESI SENZA I MIEI FRARY?
Dovete capire che io ho scritto le prime tre pagine a giugno e finito tre minuti fa, quindi non ho nemmeno controllato se ci sono errori di battitura o altro.
Ci tengo a dirvi che a me questo capitolo fa, letteralmente, schifo. Ma spero di aver messo appunto alcune cose.
Era essenziale che fosse così, anche per capire meglio i sentimenti di Francis e Mary (che sembrano una coppietta di sposati alle prese con le prime liti e questi manco si sono baciati. )
Ora, vorrei appunto sottolineare il fatto che ---- non si sono ancora baciati. Non stanno insieme, ma sono, visibilmente, gelosi l'uno dell'altro. 

Spero che anche Lola si sia capita meglio e il titolo "I know" era collegato alla conversazione avuta tra Francis e Lola.
Povera bambina si è presa una bella cotta. cwc

Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto e che recensirete in numerosi.
Grazie a tutti per rendere la storia una delle più popolari su EFP, e per leggerla, seguirmi e (magari) appassionarvi insieme a me.


Un bacio e alla prossima (si spera prima di Natale--- Ah no aspettate, sicuramente il settimo DEVE essere pubblicato a breve, chissà cos'avrà comprato Mary per il compleanno di Francis... Idee?)
Vi posto i link utili: 

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Questo è il mio account di ask se, invece, volete farmi qualche domanda a proposito della fan fiction: http://ask.fm/CamsEle

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Un bacio, Cami.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 – Comment jouer avec l’amour ***


Would You Want This?

 

A Tina e a Filly, perché tutte le ragazze avrebbero bisogno di un Francis nella loro vita.

 

Capitolo 7 - Comment jouer avec l'amour

 
 
 
« Darling hold me in your arms the way you did last night
And we'll lie inside,
a little while he wrote
I could look into your eyes until the sun comes up
And we’re wrapped in light,
in life, in love.
Put your open lips on mine and slowly let them shut
For they’re designed to be together oh
With your body next to mine our hearts will beat as one
And we’re set alight,
we’re afire love,
love,
love oh. »
 
— Ed Sheeran, Afire love.
 
 
***
 
 

Ottobre non era mai stato un mese particolarmente bello, non uno di quelli da ricordare, o almeno la gente individuava ottobre come il mese di Halloween, il mese dove tutti erano alla ricerca di un abito spaventoso da indossare. I fine settimana del mese erano sempre occupati da impegni destinati a quell’ambito.
Le zucche iniziavano a spuntare davanti alle case, anche se molti preferivano comunque aspettare il trentuno ottobre per metterle fuori, anche perché, chi mai avrebbe messo delle zucche fuori dalla porta di casa il diciotto ottobre? Francis lo aveva sempre ritenuto ridicolo. Infatti aveva sempre ritenuto ridicola l’iniziativa della madre di fargli dare delle feste “tema Halloween”. Insomma non era mica nato la notte delle streghe, perché cavolo davanti casa sua dovevano esserci tremila zucche arancioni e fantasmini appesi alla porta di casa il diciotto ottobre?
Gli piaceva pensare al mese del suo compleanno come quello in cui le foglie degli alberi si tingevano di rosso mutando dal loro colore verde, per poi cadere rinsecchite a novembre, uno dei mesi che più lo incupivano al mondo solo per la tristezza del colore che il cielo assumeva, un color grigio intenso e plumbeo che gli faceva venire voglia di chiudersi in casa e uscire solo di sera, quando ormai il grigiore se n’era andato, o almeno non era più tanto evidente a causa del colore blu scuro che assumeva il cielo. Nonostante il colore blu, però, c’era qualcosa che gli mancava particolarmente durante quelle serate di novembre: le stelle.
Francis aveva sempre amato stendersi sul prato ad osservare le stelle, in generale era sempre stato affascinato dalle stelle e dallo spazio, motivo per il quale aveva pensato di iscriversi ad astronomia per l’università, ma poi sua madre l’aveva dissuaso da ciò spingendolo a fare legge.
Non che gli dispiacesse, amava quella facoltà ed era sicuro che un giorno sarebbe stato un ottimo avvocato, ma la sua passione più grande non erano di certo i crimini commessi in una città o il numero di divorzi in atto in uno specifico anno.
 
Si ritrovò a sbuffare tra le coperte bianche quando sentì il telefono iniziare a suonare, la suoneria tipica di una sola chiamata: sua madre.
Prese il cuscino tra le mani e lo spinse contro il suo volto mentre il cellulare continuava a suonare senza dar segni di voler smettere.
Quando, finalmente, smise, il ragazzo si tirò su e stropicciò gli occhi chiari individuando la luce del sole filtrare dalle finestre prima che il telefono riprendesse a suonare.
Insopportabile era l’aggettivo giusto per descrivere sua madre, Catherine.
« Pronto? » disse, infine, decidendosi a rispondere.
« Oh, Francis caro pensavo ti fosse successo qualcosa. Olivia è lì? Vi ho per caso interrotti? Amore mio, tanti auguri. »
« Mamma, sono le nove di mattina, e Olivia ed io ci siamo lasciati da un anno ormai. »
« Esatto: sono le nove. Tu sei nato alle nove, Francis, non iniziare a fare i capricci come quando eri piccolo, o come i tuoi fratelli. » sbuffò Catherine prima di lanciare una pantofola a forma di dinosauro in faccia a Charles, il fratello undicenne di Francis. « Charles continua a fare i capricci, esattamente come te. Henry è più calmo, e gli manchi tanto. Stasera, tardi, ti faccio chiamare. Sta con tuo padre oggi, si è degnato di venire a Toronto per il week end, ti rendi conto? Ma allora, parliamo di te, come sta il mio ventitreenne preferito? »
« Bene. » sbuffò il biondo alzandosi dal letto e dirigendosi in cucina.
« Bene? Solamente bene? Dimmi i programmi che hai per oggi, sei sicuro di non riuscire a passare per cena? Esci con Olly? »
« Passare per cena, mamma? Dovrei prendere l’aereo e poi stasera c’è la partita dei Knicks, non la perderei per nulla al mondo. E non esco con “Olly”, ti ho detto che ci siamo lasciati da più di un anno. » sbuffò nuovamente Francis accendendo il kettle per poi sbadigliare senza troppo pudore o cura di coprirsi le labbra.
« Mi chiedo perché tu non ti sia iscritto all’Università di Toronto, comunque ora devo andare, tesoro. Michel ti augura una buona giornata. Divertiti con Olivia stasera, era con lei che dovevi uscire? »
« No, mamma devo uscire con Mary stasera. »
« Mary? E chi è ora Mary? »
« Una ragazza. »
« Una ragazza? »
« Sì, mamma è una ragazza normale. »
« Cosa c’è sotto, Francis? Tu non esci con le ragazze normalmente, almeno non per più di una notte. Me la presenterai? »
In quel momento il campanello dell’appartamento del biondo iniziò a suonare insistentemente e Francis lo benedì con tutto se stesso per dargli una scusa valida in modo da tagliare la conversazione con la madre.
« Mamma, vorrei parlare con te, lo vorrei davvero tantissimo ma stanno suonando e devo andare, ci sentiamo più tardi, okay? »
« Okay, mi raccomando usa precauzioni con questa Mary! »
« Non ce ne sarà bisogno. » sibilò il ragazzo non appena la conversazione con la madre fu chiusa e aprì la porta senza controllare lo spioncino.
Ciò che meno si aspettava era di sentire due mani fredde spingere contro il suo petto e due labbra carnose che conosceva, fin troppo bene, congiungersi alle sue.
Francis boccheggiò appena contro di esse mentre le mani fredde andavano a sfilare la sua maglietta.
Si staccò di scatto pulendosi la bocca e allontanandosi dalla ragazza la guardò con sguardo schifato: Olivia.
« Non è di certo il miglior modo per farmi perdere la scommessa, questo. » osservò il ragazzo con tono sprezzante mentre si sistemava i capelli scomposti poco prima dalla bionda. « Non sono nemmeno ubriaco. »
Olivia lasciò cadere la borsa a terra e incrociò le braccia sulla camicetta trasparente che faceva intravedere più di quanto avrebbe dovuto. D’altronde il reggiseno color fucsia non rendeva difficile immaginare cosa ci fosse sotto.
« Ma chissene frega della scommessa, Francis. » assunse un tono di voce quasi isterico mentre le mani volavano verso l’alto. « Io voglio venire a letto con te, è il tuo compleanno e non vedo perché non dovremmo farlo. »
« Perché sto frequentando un’altra ragazza in questo momento? » piegò la testa di lato il ragazzo prima di alzare un sopracciglio scocciato. « O perché tu vuoi venire a letto con me solo per impedirmi di vincere per i tuoi fini, come sempre. »
« Francis, quando stavi con me non ti interessava di avere una relazione esclusiva. » sbottò la ragazza sentendo le guance tingersi di rosso senza lasciarlo notare, tanto era il trucco sopra di esse. « Perché non ti piaccio? Perché non riusciamo più ad essere come eravamo una volta? »
« Olivia… » sussurrò il biondo senza sapere davvero cosa dire. Tutto si era aspettato tranne una reazione del genere, Olivia non perdeva mai le staffe.
« E’ perché sono troppo curata? È perché non mi piace lo sport? È per il profumo che uso? Per la mia mania di andare sempre in palestra e di non mangiare cose che non siano del colore che indosso? »
Francis scosse la testa non avendo idea di cosa rispondere, quando poi prese la decisione di farlo, la ragazza era già corsa fuori dall’appartamento del biondo lasciando la porta aperta.
Aveva sempre pensato che ci fosse di più sotto quell’aspetto frivolo e superficiale, ma non aveva mai pensato di aver ferito così tanto una ragazza.
« Che sciupa donne. » La voce di Bash da dietro lo fece sorridere sotto i baffi nonostante, nel profondo, il senso di colpa nei confronti di Olivia spingeva contro il suo petto.
 
 
***
 
 
« Greer, che ne pensi? Kenna dice che va benissimo, io mi sento una rimbecillita come quell’Olivia che gironzola sempre intorno a Francis. Non è che gli piacciono le ragazze facili e mi ritiene tale? Oh mio dio secondo te pensa che sono una ragazza facile? »
Dalla parte opposta dello schermo e un oceano tra di loro, una biondina stesa sul suo letto storse il nasino scuotendo la testa.
« Non mi piace, devi andare a guardare una partita di basket non ad una sfilata di moda. E lascia stare quello che dice Kenna, ultimamente è fin troppo presa da questo professore Blanchi, o come si chiama, che non sa più neppure di che colore sono le sue scarpe. »
« E’ anche il padre di Francis, te l’ha detto? » domandò Mary sfilandosi il vestitino con i risvolti di merletto, bianco prendendo poi una gonna a tubino nera e una camicetta chiaraa comprata da Zara con i saldi. Era piuttosto trasparente, motivo per il quale decise di infilarsi una canottiera nera sotto. Infilò un paio di all – star ridendo poi davanti all’espressione sconvolta di Greer. « Lo so! Incredibile eh? »
Greer per poco non si strozzò con i pop corn che stava mangiando.
« Non ci posso credere. Il destino è proprio bizzarro. » Fu l’unica cosa che riuscì a dire trattenendo una risata prima che Mary si piazzasse davanti alla telecamera per fare una giravolta per mostrare all’amica lontana il suo look.
« Che ne dici? »
« Dico che se tu fossi un po’ più intraprendete, probabilmente, e sottolineo PROBABILMENTE, ti si porterebbe a letto in due secondi. Ma tu non sei il tipo. »
« Non sono Lola o Olivia, vorrai dire. Entrambe ragazze con cui Francis è stato a letto. »
Greer alzò gli occhi scuri al cielo stendendosi sul letto bianco di casa sua. Mary avrebbe così tanto voluto stendersi sul suo letto. Non che quello dove riposava fosse poi tanto scomodo, c’era di peggio, ma non era particolarmente comodo e non lo sentiva affatto suo.
« Mary, se vuoi davvero uscire con questo tipo, Francis, devi imparare a perdonarlo. O a dimenticare. Insomma non è come se steste insieme o siate stati insieme e lui ti ha tradito. Se ti da fastidio è meglio che non ci esci proprio. Anche perché, onestamente, te lo dico con il cuore in mano, ma ciò che è successo con Lola è successo prima di te. Nemmeno vi conoscevate, come puoi pretendere che lui, che tra l’altro è un ragazzo, sai come ragionano i ragazzi? Insomma come puoi pretendere che lui non abbia avuto altre? E Lola. Lola dovresti provare a perdonarla, alla fine se è davvero figo come dite tu e Kenna, allora capisco perché una ragazza, sola, abbia cercato rifugio tra le sue braccia per una notte. »
« Ma io non pretendo proprio niente! » osservò Mary sentendo le guance divenire rosse mentre gesticolava verso la bionda consapevole del fatto che lei avesse ragione. « Dico solo che la fortuna non è con me, insomma perché con la mia coinquilina? »
« Se proprio dobbiamo dirla tutta sei tu quella che si sta comportando male in questa situazione, Mary. » affermò la bionda mettendosi su un fianco per guardare l’amica che aveva aperto la bocca sconvolta dall’affermazione.
« Non è vero! Io non mi sto comportando male. »
« Beh, Lola è stata la prima ad andare a letto con Francis. »
« Ma io non sono andata a letto con Francis! Non ci siamo nemmeno mai baciati e, fidati, dubito che lui possa avere interesse alcuno nei miei riguardi. »
« In realtà Greer ha ragione, piccola Mary. » Kenna era entrato di soppiatto nella stanza della mora e saltellò fino ad arrivare al letto dove si stese.
« Ma- ma io non capisco non ho fatto nulla di male! »
« Beh Lola c’era prima di te, a rigor di logica nel dizionario dell’amicizia, o qualcosa del genere, tu non dovresti nemmeno provarci con Francis. »
« Ma io non ci provo con Francis. »
« “I miei capelli sono così mosci stasera, non trovi?” sono sicura che l’hai fatto, ti conosco. »
« Non- okay forse l’ho fatto ma quello non è provarci con qualcuno! E’ amicizia, Francis ed io siamo amici. »
« E allora perché ti sei fatta un bagno durato tre ore, la ceretta, hai controllato che le sopracciglia fossero perfette, hai chiamato Greer per farti consigliare l’outfit e ora stai per metterti a studiare il “trucco perfetto per l’appuntamento perfetto”. Seriamente, Mary? Chiudi questi tutorial su youtube, non ne hai bisogno. »
Le guanciotte della ragazza si tinsero di rosso mentre si avvicinava al computer per chiudere le finestre sentendo la risatina gaia di Greer dall’altra parte dello schermo.
« Smettetela di prendermi in giro! » biascicò poi andando a sedersi sulla sedia con le rotelle accanto alla scrivania.
« Mary, sai che non lo stiamo facendo. » esclamò Greer dalla Scozia « Stiamo giocando e se Francis ti ha chiesto di uscire è perché gli piaci per ciò che sei, non hai bisogno di mascherarti, o truccarti, o farti bella. Per quanto mi riguarda potresti anche andarci in pigiama a questo appuntamento. »
Kenna alzò gli occhi al cielo e prese un cuscino tra le braccia « O perché vuole fartisi ovunque, molto più probabile se è come il padre. E a me lui sembra come il padre, magari leggermente più sexy ma a me piacciono gli uomini maturi »
« KENNA! » esclamò Greer ridendo dall’altra parte dello schermo mentre una risatina spuntava sul viso di Mary.
« Se pensa una cosa così allora non ha capito nulla di me. » Mary trattenne un sorrisino iniziando a incipriarsi il viso. « Tu che fai, Kenna? »
« Vorrei vedere Bash, non mi piace come si sono concluse le cose l’altra settimana. In teoria abbiamo un appuntamento per chiarire, ma non sono certa di andare o meno. »
Mary storse il naso all’insù mettendosi il lucidalabbra trasparente sulle labbra. « Effettivamente non ti sei comportata molto bene con lui. »
« Perché tu con Lola ti stai comportando bene? »
La mora si bloccò e si alzò dalla sedia sistemandosi i lunghi capelli scuri prima di fulminare Kenna con lo sguardo. « Io non mi sono fatta suo padre. »
Greer batté le mani dall’altra parte dello schermo per attirare l’attenzione delle ragazze su di sé ma Mary era già uscita dalla sua stanza quando la sentì parlare: « E’ abbastanza, ragazze dov- Mary dove vai? »
Bussò alla porta di Lola, ignorando le urla provenienti dal suo computer, prendendo un profondo respiro per poi sorridere davanti alla ragazza con i capelli scompigliati e una magliettona larga.
« Mary. » sorrise Lola sforzandosi di essere felice di vederla.
« Ehi, posso entrare? Avrei bisogno di parlarti. » sussurrò Mary prendendosi una ciocca di capelli tra le dita prima che la ragazza annuisse e la facesse entrare. « Voglio chiederti scusa, Lola. Ho- ho sbagliato a prendermela con te e sbaglio tutt’ora ad avercela con te per la storia di Francis quando dovresti essere tu quella ad essere arrabbiata perché io non mi sto comportando da amica con te. »
« Mary è tutto apposto, davvero! A me Francis non- »
« Ho visto il modo in cui lo guardi, non sono venuta qui per marcare il territorio o altro, voglio solo dirti che se hai qualcosa in contrario sul fatto che ci frequentiamo, per favore dimmelo adesso. Dimmelo prima che – prima che inizi a provare qualcosa per lui. »
« E’ già troppo tardi, Mary. » sussurrò Lola abbassando lo sguardo sulle sue pallide mani intrecciate. « Tu dici che io non mi sono accorta di ciò che provo per Francis, ma tu non sei da meno. Sei completamente cotta di quel ragazzo e- non credo sia giusto impedirti di vederlo perché sono certa che anche lui prova qualcosa per te. Quello che ho fatto io è stato un errore che non sarebbe dovuto succedere. Un errore mio di cui tu non devi pagarne le conseguenze. Mi sono fatta trasportare dal momento, avevo voglia di farlo e Francis era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Esci con lui e divertiti, davvero. Sii felice e non preoccuparti di me, ho Colin e, anche se non andiamo molto d’accordo in questo periodo, lui mi fa stare bene. »
Mary dischiuse appena le labbra e si avvicinò alla ragazza riccia sfiorandole la mano. « Grazie, Lola, spero che Colin ti chiami stasera. » si limitò a dire prima di uscire dalla stanza della ragazza tornando nella sua, mentre la riccia si sedeva sul letto contemplando il telefono indecisa se chiamare o meno.
 
Il campanello suonò nello stesso istante in cui Mary stava salutando velocemente Greer e spegneva il computer. Corse verso la porta senza scarpe e sorrise verso il biondo che si ritrovò davanti.
« Ehi. »
« Ehi. » Francis trattenne una risata e Mary non poté far a meno di notare il suo abbigliamento. I jeans stretti gli stavano particolarmente bene e la camicia bianca gli fasciava perfettamente le spalle. Si scambiarono sguardi imbarazzati fino a che Mary non decise di avvicinarsi alla guancia del biondo lasciandovi un bacio delicato.
« Buon compleanno. » sussurrò come se fosse un segreto di Stato mentre gli occhi chiari di Francis si illuminavano.
« E tu come facevi a saperlo, pulce? » domandò scompigliandole dolcemente i capelli mentre Mary lo invitava ad entrare dirigendosi verso la sua camera.
« Ho le mie fonti, secondo te cosa facevo con tuo fratello la scorsa settimana? »
Francis unì le mani scoppiando in una risata mentre Mary si infilava le scarpe e prendeva la borsetta pensando a quale sarebbe stato il momento perfetto per dargli il suo regalo.
« Non ci posso credere! E io che pensavo che tra voi ci fosse qualcosa. »
Mary per poco non si strozzò con la sua stessa saliva mentre infilava la giacca e si avviava verso l’uscita di casa in compagnia del ragazzo.
« Spero tu stia scherzando, Bash ed io? Impossibile! » affermò ridacchiando mentre scendevano le scale.
Francis le aprì la portiera dell’auto per farla salire e la chiuse senza dire nulla prima di andarsi a sedere al posto dell’autista.
« E’ così strano, voi guidate a sinistra. »
« Vorrei puntualizzare che siete voi inglesi a essere gli unici ad avere ancora il senso di marcia sbagliato. »
« Prima di tutto io non sono inglese, sono scozzese. E secondo: semmai siete voi ad avere il cervello al contrario! Insomma non ha senso che guidiate in questo modo. »
« Oh perché il vostro senso di marcia invece è geniale? »
« Ma certo, la Gran Bretagna è una delle più grandi potenze al mondo. »
Francis annuì convinto accelerando appena.
« Non l’ho mai negato, ma guidate in un modo tutto vostro, e anche pericoloso se posso permettermi. »
Mary rise semplicemente sistemandosi sul sedile e preparandosi a quella che sarebbe stata un’ora di viaggio in compagnia del biondo.
« Allora, cos’hai fatto oggi o almeno fino ad ora? »
« Vuoi la verità? Stamattina mia madre mi ha svegliato alle nove, quella testa di rapa mi sveglia sempre alle nove, tutti i benedetti anni perché dice che è il momento in cui sono nato e- »
« E’ una cosa dolcissima. » lo interruppe la ragazza sorridendo in direzione di Francis che, però, non poteva guardarla troppo preso dalla strada.
« Sì, ecco poi è venuta a trovarmi Olivia… » Mary annuì irrigidendosi appena e provando un senso di timore in ciò che il ragazzo stava per dire. « A quanto pare era convinta che venire a letto con me sarebbe stato un bel regalo. » Il ragazzo scoppiò in una risatina guardando la strada scura. « Non poteva sbagliarsi di più. »
Mary girò il viso verso il biondo e si mordicchiò le labbra carnose indecisa se parlare o meno, alla fine fece ciò che Greer e Kenna le avrebbero consigliato di fare: parlare.
« Perché me lo stai dicendo? »
« Perché voglio essere del tutto sincero con te. » una parte di Francis era d’accordo con ciò, non voleva mentire del tutto alla ragazza, già lo faceva abbastanza. E non voleva che lei gli mentisse. Un sorriso dolce spuntò sul suo viso mentre si girava un secondo per guardarla prima di tornare a guardare la strada. « Poi sono stato con Bash e mio padre ci ha portato a pranzo fuori. Posso assicurarti che la mia voglia di alzarmi e andarmene quando ha iniziato a parlare delle sue studentesse preferite e chiederci se ci eravamo usciti è salita alla grande. Anche Bash era piuttosto snervato, insomma di certo non sono discorsi che un padre dovrebbe fare ai propri figli, ma mio padre non è mai stato un vero padre. Quando ha iniziato a parlare di Kenna, Bash non ha retto e ha sbroccato, solite cose da uomini Blanchard. »
Mary storse la bocca e allungò la mano per sfiorare quella del ragazzo annuendo piano.
« Mi dispiace. »
« Però mi ha regalato questa nuova macchina, niente male eh? »
Mary rise scuotendo la testa e inspirando l’odore di pelle nuova dei sedili.
« Niente male. »
« Sei la prima passeggera, sentiti onorata. » sorrise Francis sfiorandole la mano prima di cambiare marcia e mettere la quinta accelerando sull’autostrada verso Seattle.
 
 
« Non posso credere che abbiamo vinto! » esclamò Mary saltellando accanto a Francis mentre si dirigevano verso il ristorante da lui scelto. Il ragazzo sorrise passando una mano sulle spalle della ragazza.
« Devi venire sempre a vedere le partite con me se è così tutte le volte. »
Mary rise dolcemente prendendo la cannuccia tra le labbra e finendo il thé freddo alla pesca per poi buttarlo nel cestino dell’immondizia di fronte al ristorante. Si sfilò la fascetta con la scritta “Knicks” che aveva comprato insieme al biondo e la infilò in borsa entrando nel locale.
« E’ stato divertente, non credevo che il basket potesse esserlo. In genere io odio gli sport. » continuò Mary prima di lasciarsi condurre dal ragazzo all’interno del ristorante giapponese più elegante in cui fosse mai stata.
Ringraziò Greer per averla convinta a vestirsi così, piuttosto elegante ma non troppo, soprattutto per il fatto che era stata ad una partita di basket. Sicuramente in quel locale non sarebbe potuta entrare in jeans.
« Spero che ti piaccia il sushi, in realtà non te l’ho nemmeno chiesto, perdonami. »
Mary annuì piano mentre il cameriere li accompagnava ad un tavolo riparato dagli sguardi altrui e dai rumori delle chiacchiere.
« Io adoro il sushi. Mi piace soprattutto quello al salmone, anche se quello con i gamberi fritti non è male. Oh e mi piacciono un sacco gli edamame. Li possiamo prendere? »
Francis rise annuendo passandole poi il menù e sentendosi, per la prima volta durante l’intero giorno, rilassato.
« Certo, possiamo prendere quello che vuoi. Stavo pensando ad una barca in modo che dividiamo le cose, ti va? »
Mary annuì mentre un sorriso entusiasta si dipingeva sulle sue labbra.
« Oh sì! Prendiamo tutti i salmoni che ci sono? »
Francis rise annuendo e iniziando a studiare il menù senza cercare di nascondere un sorriso sincero che invadeva il suo viso.
Dopo aver ordinato Mary tirò su la schiena e scrollò le spalle sistemandosi i capelli lunghi dietro le spalle per non fargli sfiorare il piatto.
« Allora, va un po’ meglio questo compleanno? » chiese una volta che il cameriere si fu fuori dalla sua vista.
Francis annuì sorridendo e sistemò il tovagliolo sulle sue gambe passandosi una mano tra i capelli.
« Decisamente meglio, hai illuminato la mia giornata. Pensa che mia madre stamattina voleva che prendessi un aereo per andare a trovarla, roba da matti. »
Mary rise bevendo un sorso di vino bianco cercando di non storcere il naso. Tutto quell’alcool era davvero una novità per lei che non aveva mai bevuto. Cosa alquanto bizzarra essendo lei scozzese.
« Il più bel compleanno della tua vita. »
« Cosa? »
« Raccontami il più bel compleanno che hai passato fino ad ora, ovviamente oggi è esclusa come giornata. »
Francis posò una mano sul mento mentre Mary si limitava a guardarlo aspettando una reazione da parte del ragazzo.
« Beh, diciamo che potrei dire il compleanno dei miei dieci anni. Sì, mio Dio è stato fantastico. Non ho invitato neanche una ragazza, una cosa da maschi insomma il decimo compleanno, ti pare che invitavo una ragazza? Che bimbo stupido che ero. Comunque è stato l’ultimo vero e proprio compleanno che ho avuto. Eravamo tutti vestiti da astronauti e mia mamma ci ha portato al planetario. È stato molto divertente, ai tempi volevo diventare un’astronauta. E il tuo? »
Mary sorrise al racconto di Francis immaginandosi una mini versione di lui con la tuta spaziale.
« Mh, credo di aver avuto sette anni. Kenna e Greer sono venute a casa mia, il mio compleanno è ad agosto quindi nessuno veniva mai alle mie feste di compleanno. Loro sì, sono le mie migliori amiche e lo erano anche allora. Comunque sono venute con tutte coroncine e ci siamo travestite da principesse. La mamma ci ha portato a mangiare in un ristorante italiano e ci siamo lanciate le patatine in faccia. È stato divertente. Da lì in poi abbiamo sempre festeggiato i compleanni insieme. »
Francis scoppiò a ridere prima di interrompersi quando il cameriere servì loro la cena.
« Cosa ridi? Ti assicuro che da piccola volevo assolutamente essere una principessa, ero convinta di esserlo. »
« Lo sei, se vuoi esserlo, anche se secondo me ti perderesti le cose migliori ad essere una reale. Io non vorrei mai essere un principe. »
« Sei un ragazzo, è diverso. »
« Vorrei essere il principe di una ragazza, non lo nego, vorrei che qualcuno mi considerasse davvero il suo principe azzurro ma odio l’idea di dover governare un paese. Troppe responsabilità e poca libertà. E le regine, alla loro epoca, rischiavano moltissimo. Sono contento che tu non lo sia davvero. E poi guardiamo in faccia la realtà: siamo nel 2014, nessuno vorrebbe essere un reale di questi tempi, troppi paparazzi, niente vita privata. »
Mary sorrise rompendo le bacchette e iniziò a prendere qualche rotolino intingendolo nella soia, non l’aveva detto fino a quel momento ma stava morendo di fame.
 
 
 
***
 
 
Kenna sedeva sul divano, una cioccolata calda tra le mani e una fetta di torta davanti all’ennesima replica di Titanic.
« Vaccona di Rose, c’era spazio per Jack. » borbottò sentendo Lola singhiozzare dall’altra parte del divano. « Lo so, lo so quella cicciona maledetta. »
« Lui si è sacrificato per lei perché la amava con tutto se stesso. »
« O perché lei gliel’ha data? »
« Non penso che un ragazzo rinuncerebbe alla sua vita perché una ragazza è andata a letto con lui, non trovi? »
« Mh, probabile non credo che Henry si sacrificherebbe per me. Se si dovesse sacrificare per ogni donna con cui è stato non sopravvivrebbe mezzo minuto. » il tono di voce di Kenna era calmo e tranquillo ma Lola poté leggere nei suoi occhi un senso di spossamento.
Si avvicinò alla ragazza e prese la mano tra le sue.
« Credo sia una cosa dei Blanchard, sai? A Francis non è mai interessato molto di me. Voleva solo ciò che gli ho dato, nulla di più. »
« E tu gliel’hai dato come ho fatto io. »
« Ingenuamente, e non lo rifarei. »
« Il punto è che io lo rifarei, ciò fa di me una ragazza facile? » gli occhi nocciola di Kenna nascondevano un senso di vuoto che la ragazza sentiva da quando aveva capito com’era davvero Henry. Da quando Bash gliel’aveva spiegato.
« Non- non credo che tu sia una ragazza facile, o almeno la tua debolezza non ti rende più facile o meno interessante. »
« Passerò alla storia come la troia che si è fatta il professore Blanchard. » sussurrò abbassando lo sguardo verso i suoi piedi. « E che ha deluso il suo amico senza trovare il coraggio di presentarsi all’appuntamento. Ecco perché Bash preferisce Mary. »
Lola si avvicinò e prese le mani della ragazza tra le sue.
« No, no e poi no. Passerai come la ragazza che ha trovato il suo vero amore. Sbaglierai e farai cavolate, io stessa ne ho fatte tante ma- sbagliare è umano, Kenna e io non penso tu sia una ragazza facile, tutt’altro. E Bash non preferisce Mary, tiene ad entrambe. » Lola sorrise dolcemente a Kenna sperando di rubarle un sorriso.
« Mi dispiace. »
« Per cosa? »
« Per Mary e Francis, mi dispiace che tu ci stia male. »
« Non ci sto male, Kenna. »
« So cosa significa non essere la prima scelta e- »
« Tra me e Francis è stata solo una botta e via, non c’è niente tra cui scegliere. C’è solo Mary, almeno lo spero per lei. »
« Già, solo e sempre Mary. »
 
 
 
***
 
 
Mary si era addormentata durante il viaggio di ritorno verso Vancouver. Francis sentiva il suo respiro piano e il silenzio insolito che regnava nell’auto quando lei era presente.
Quella ragazza era un uragano, non la smetteva mai di parlare. Ma a lui piaceva. Piaceva il fatto che lei amasse parlare, gli piaceva il suono della sua voce, la sua risata, il suo modo timido di tentare un approccio e il suo profumo. Quel profumo che aveva invaso la sua auto e che non riusciva a smettere di pensare; pensare a come sarebbe stato poterla stringere tra le sue braccia quando e come volev- non era una cosa da sé. Non sarebbe mai stata una cosa da Francis, motivo per il quale cercò di distogliere l’attenzione da lei concentrandosi sulla strada.
Si era dovuto fermare a fare benzina e la ragazza non si era svegliata nemmeno allora. Il biondo era rimasto a contemplare il contorno chiaro del suo viso e il contrasto con i suoi capelli scuri che la rendeva così trasparente di quanto cercava di sembrare.
Francis le aveva messo la sua giacca addosso per coprirla e non farle prendere freddo e, quando parcheggiò davanti casa della mora, si stupì del fatto che lei stessa si stava svegliando di propria spontanea volontà.
Le sorrise dolcemente e si girò per accarezzarle il viso con un’espressione tenera stampata in volto.
« Dormito bene? »
Mary strofinò le mani contro i suoi occhietti scuri sbavando appena il trucco e Francis si avvicinò per pulirle il viso.
La ragazza annuì sentendo il ticchettio della pioggia sul tettino.
« Odio quando piove e sento tutto, non riesco mai a dormire. Sai da piccola avevo la mansarda ed era insopportabile. Insomma ticchete ticchete ticchete, ma io dico ti pare normale? »
Francis rise scostandole una ciocca di capelli da davanti agli occhi.
« Parli tanto anche da appena sveglia, non è così? »
Mary si ritrovò a ridere, una risata talmente dolce che non riuscì a non far sorridere il biondo; la ragazza abbassò lo sguardo ritrovandosi le dita intrecciate a quelle di Francis.
Alzò lo sguardo sorridendogli prima di prendere la sua borsa e tirare fuori un pacchetto arancione per poi allungarlo verso il ragazzo.
« Buon compleanno. »
Si limitò a dire davanti allo sguardo più che sorpreso del biondo.
« Tu? Non ci credo, non avresti dovuto Mary! »
Il sorriso sul viso di Francis, però, ripagava la ragazza di qualsiasi prezzo e batté le mani entusiasta mentre lui apriva il pacchetto e ne estraeva due biglietti.
« Oh mio Dio, il concerto di Ed Sheeran di marzo. Stai scherzando? »
« Assolutamente no. Ho pensato che ti avrebbe ricordato me e- e poi puoi andarci con chi vuoi, sono certa che a Bash non dispiacerà venirci con te. »
« Mary Elizabeth Richardson, vorresti venire al concerto di Ed Sheeran con me? Solo e soltanto con me? » 
Mary, ormai libera dalla cintura di sicurezza, si avvicinò al ragazzo e gli gettò le braccia al collo stringendolo a sé e inspirando il suo profumo fresco che le ricordava l’inverno.
Si staccò da lui rimanendo a pochi passi dal suo viso annuendo piano.
Il suo sguardo cadde sulle labbra di Francis che sembravano attirarla come il miele fa con le api.
Erano così vicini che Mary poteva giurare di sentire il suo respiro sulle labbra e i battiti del suo cuore accelerar-
« Cazzo. » borbottò Francis allontanandosi di poco da Mary non appena il telefonino prese a squillare. « Dammi un minuto, per favore. Mamma? Sì, no ora non poss- lo so che sono le undici e mezza, si okay passami Charles. Ehi campione, sto diventando vecchio, eh? Come? Oggi hai scritto un tema che aveva me come protagonista? Non ci credo, e cos’hai scritto? Una favola? In francese? Ma sei bravissimo. Cosa? Okay passami Henry… »
Mary smise di ascoltare per lasciare spazio al ragazzo e tirò fuori il suo telefono controllando i messaggi.
C’erano tre messaggi di Kenna e uno di Greer, e cinque chiamate perse da parte di Bash, evidentemente Kenna gli aveva dato buca, cosa probabile dati i sensi di colpa nei confronti del ragazzo. Kenna funzionava in un modo tutto suo. Decise che avrebbe risposto a tutti una volta tornata a casa, soprattutto alla ragazza con cui viveva, parlarle faccia a faccia sarebbe stato meglio.
Infilò il giacchetto e guardò fuori dal finestrino la pioggia scendere piano.
« Vi voglio bene anche io, ci sentiamo domani. Sì, mamma lo so come si fanno certe cose non c’è bisogno che me lo ricordi tu. » sibilò il ragazzo all’ammonimento della madre sul sesso protetto. Una volta attaccato cercò gli occhi di Mary distratti dalla pioggia che scendeva fuori dal veicolo. Ormai il momento era passato. « Scusami, sai mia madre. »
« Già, non dirlo a me. Mia madre vuole sempre fare skype. Sta tutto il giorno a mandarmi messaggi, o almeno quando lì è giorno. A volte la mattina mi ritrovo con quindici messaggi da parte sua. Una pazza. Ora ha anche imparato a farsi le selfie e ne è diventata ossessionata. » scherzò Mary prendendo un respiro profondo afferrando la sua borsa. « E’ meglio che vada ora, Lola e Kenna mi staranno aspettando e non voglio che si preoccupino. »
Francis annuì piano e rimase sorpreso dal bacio che ricevette sulla guancia dalla ragazza.
Mary aprì la portiera dell’auto iniziando a correre sotto la pioggia in direzione della porta di casa.
Si maledì quando notò di non avere le chiavi in mano e fu stupita di sentire Francis correre verso di lei.
« Ho dimenticato di fare una cosa. » sussurrò il ragazzo prendendo il viso della ragazza tra le mani e posando le labbra sulle sue.
Mary sussultò al contatto delle labbra fresche del biondo contro le sue e posò la mano sulla sua spalla mentre la lingua di Francis si insinuava nella sua bocca alla ricerca della sua e la pioggia scendeva piano su di loro bagnandoli completamente.
« E tu hai dimenticato il tuo telefono in macchina, eccolo. »
Francis sorrise passandole il cellulare prima di scompigliarle i capelli umidi posando un’altra volta le labbra sulle sue. « Buonanotte pulce. »
Mary rimase ferma a guardare l’auto andare via sentendo la pioggia scenderle addosso mentre una mano saettava sulle sue labbra carnose e arrossate dal bacio leggero che il ragazzo le aveva dato.
Perché lui l’aveva baciata, l’aveva davvero baciata.









Angolo Autrice:

Hellou a tutti, un grazie speciale a tutti coloro che leggono / preferiscono / seguono / RECENSISCONO (Siete i miei preferiti, Ily) e anche a coloro che la seguono in silenzio. La storia non sarebbe ancora qui senza di voi.
Allora? FINALMENTE SI SONO BACIATI. 

Sono piuttosto soddisfatta di questo capitolo scritto in fretta e furia, non prometto che il prossimo sarà a breve: l'università inglese mi prosciuga completamente.


Voi come state? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come sempre aspetto i vostri commenti. (<3)


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Un bacio, Cami.
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Trust ***


Would You Want This?

 

 

Capitolo 8 - Trust

 

 
« She finds it hard to trust someone,
She’s heard the words cause they’ve all been sung.
She’s the girl in the corner,
She’s the girl nobody loved.
But I can’t, I can’t, can’t stop thinking about you everyday,
And you can’t, you can’t,
you can’t listen to what people say.
They don’t know you baby,
Don’t know that you are amazing,
But I’m here to stay. »
 
— Jamie Scott, Unbreakable.
 
 
 
***
 
 
Kenna tamburellava le dita, impazientemente, sul tavolo di legno nel caffé in cui aveva deciso di incontrarsi con Bash. Doveva solamente ringraziare Mary per ciò, il ragazzo non era sembrato particolarmente contento quando lei gli aveva dato buca. Buca a un appuntamento da lei stessa fissato per sistemare il casino che aveva creato. Non era stato particolarmente carino, o cortese, da parte sua comportarsi in quel modo ma aveva avuto paura che qualcosa sarebbe potuto andare per il verso sbagliato e non voleva complicare ulteriormente le cose. Azione che in realtà non aveva che portato a una situazione ancora più complessa. La ragazza afferrò il cellulare controllando l’orario. Cinque minuti di ritardo. Sbuffò appena prendendo il telefono dalla propria borsa e iniziò a tempestare Mary di messaggi.
 
Kenna – 21.15: Non è ancora arrivato.
Mary – 21.16: Chi?
Kenna – 21. 16: Mary, svegliati! Bash, sono qui da cinque minuti e non è ancora arrivato.
Mary 21.20: Ha detto che sta arrivando, c’è un po’ di traffico. Ti prego placati e rilassati, prenditi un cocktail non lo so. Ci ho messo tanto a convincerlo a darti una seconda chance per parlare, non deluderlo anche questa volta.

 
Kenna ripose il telefono nella borsa di pelle e sbuffò prima di ordinare da bere. Una volta che la cameriera le ebbe portato tutto ciò che aveva ordinato, la ragazza dischiuse le labbra intorno alla cannuccia iniziando a bere piano pur di distrarsi dall’idea che il ragazzo potesse non presentarsi e darle buca.
Come avrebbe potuto farle una cosa del genere? Tutto ciò che Kenna voleva fare era risolvere per la discussione precedentemente avuta a causa sua, era tanto sbagliato come ragionamento?
Ammetteva, a se stessa, che non si era comportata come la migliore delle donne, ma aveva avuto paura e, come le aveva sempre detto sua madre, doveva cercare di staccare cuore e cervello e ragionare da persona fredda e distaccata. Perché il suo cuore le diceva che, forse, ciò che provava per Sebastian non si limitava a un affetto fraterno mentre la testa le diceva che Henry era l’uomo perfetto per lei. Quello che sua madre avrebbe voluto per lei. Quello per cui sua madre sarebbe stata fiera. L’uomo che sua madre avrebbe approvato per la differenza d’età e perché non teneva per nulla a lei, esattamente come suo padre.
Quando finì di bere il primo bicchiere della serata, decise che era ora di alzarsi e andarsene. Aveva aspettato anche fin troppo e, di certo, Kenna Campbell non era il tipo di ragazza da ricevere una buca. Stava chiamando la cameriera per chiederle il conto proprio nel momento esatto in cui Bash si sedette di fronte a lei.
« Hai quindici minuti del mio tempo. » esordì il ragazzo evitando il contatto visivo con lei. Kenna chiuse le labbra spalmando il lucidalabbra su di esse prima di sorridere piano sfoggiando i suoi denti bianchi.
« Ehi, come stai? »
« Non ti riguarda, cosa volevi dirmi? Mary ha insistito così tanto che pensavo dovessi annunciarmi che stai per morire o chissà cosa. »
« Non sto per morire! » esclamò Kenna sforzando una risata per poi alzare una mano al cielo con espressione ovvia. « Vuoi qualcosa da bere? Io credo prenderò un Malibu e delle patatine. »
« Quello che ti pare. Kenna, vuoi parlare? Ho passato una stressantissima giornata in ospedale, sono stanco. Non voglio giocare a fingere che vada tutto bene quando è evidente non sia così. » Kenna sforzò un sorriso ignorando l’ultima frase di Bash e ordinando gli aperitivi. Tornò a guardare Bash e allungò la mano per prendere quella del ragazzo tra le sue carezzandone piano il dorso. Il ragazzo ritrasse la mano di scatto passandola tra i capelli castani. « Parla. »
Kenna scosse la testa sconsolata cercando di trattenersi dal fare una scenata.
Era abituata a respingere ogni sentimento e rinchiuderle nella parte più segreta di se stessa. Voleva sempre tenere le cose per sé, non aveva voglia di condividere con la gente i suoi sentimenti, o peggio le sue paure.
Ma in quel momento dovette sforzarsi di aprire la più minuscola parte di se stessa per non perdere la persona che aveva davanti.
« Mi dispiace, okay? » esclamò acidamente stringendo convulsamente il bicchiere vuoto tra le dita « Mi dispiace essere stata una stronza anche con te. Io non sono quel tipo di ragazza perfetta che esprime sempre i suoi sentimenti come fa Mary, non sono quella che ti starà accanto quando avrai bisogno di essere consolato o quando qualche ragazza ti avrà spezzato il cuore. »
« L’ha già fatto. »
« Non mi interessa. Quello che intendevo dire è che per quelle cose hai Mary. Mary è perfetta per queste cose, lei tiene a tutto e a tutti più di quanto tiene a se stessa. Mette il bene degli altri davanti al proprio e bla bla bla, fidati è la mia migliore amica e non potrei volere una migliore amica migliore di lei. Tu- hai me per qualsiasi altra cosa. Io non voglio essere tua amica, Bash. Voglio essere la persona che chiami per fare uno scherzo, quella con cui ridi e ti diverti, con cui passi serate all’insegna del divertimento, quella con cui ti ubriachi e ridi fino a rimettere l’anima. Mi dispiace essere stata così stronza nei tuoi riguardi, ma non ho intenzione di smettere di vedere tuo padre, hai ragione nel volermi proteggere, ma io non ho bisogno di protezione. Sono una rag- una donna adulta e vaccinata e posso cavarmela da sola. » Kenna guardò Bash con sguardo convincente annuendo piano alle sue stesse parole per poi chiamare la cameriera senza aspettare che il ragazzo dicesse nulla « Due sex on the beach, per favore. »
 
 
 
***
 
 
« Lo so, Henry sta bene? » domandò Francis al telefono con una, particolarmente, arrabbiata Catherine dall’altra parte della cornetta.
« Sì, tuo padre si è salvato venendo questo week – end. Si è giustificato dicendo che lo scorso sabato era il tuo compleanno e non voleva perderselo. Da una parte lo posso capire, nemmeno io avrei voluto perdere il giorno del tuo compleanno ma, sai non sei venuto a cena. E quello è il giorno in cui ti ho dato alla luce, te lo ricordo ogni anno. »
« Mamma vivo a Vancounver non è proprio così facile e poi avevo un appuntamento. Inoltre il mio essay per ieri non era ancora nemmeno a metà, avevo bisogno di domenica e di tutta la settimana per finirlo alla perfezione. »
« A proposito, com’è andato? »
La voce di Catherine non cercava nemmeno di nascondere un’evidente curiosità. La donna, di fatti, non era mai stata una persona particolarmente paziente, e non riusciva a nascondere la sua voglia di sapere di più a proposito dell’appuntamento tra suo figlio e Mary.
« Sì, Francis, com’è andato l’appuntamento? »
Sghignazzò Bash appena tornato da una notte chissà dove. I capelli umidi del fratellastro ricadevano scomposti sulla sua fronte.
Francis gli tirò un cornetto addosso e si allontanò dalla cucina passandosi una mano tra i riccioli biondi scompigliati dopo una notte di sonno profondo.
Com’era andato? Fin troppo bene. Meglio di quanto sperasse e si aspettasse, e allo stesso tempo peggio di quanto volesse. Il peggio era dovuto al fatto che, in fondo – ma forse non troppo in fondo -, gli era piaciuto molto più di quanto avrebbe dovuto, o voluto.
Forse perché Mary era stata così dolce e gentile e gli aveva fatto quel regalo così naturale che, sicuramente, Francis non aveva potuto ignorare.
Ogni gesto della ragazza appariva sempre delicato, leggero, dolce e innocuo in un modo del tutto innaturale per Francis, ma al tempo stesso come se non potesse esserci una maniera più semplice al mondo.
Si era dovuto schiaffeggiare più volte quella settimana per non chiamarla, non poteva farsi vedere così. Non poteva di certo compromettere la sua reputazione per una ragazzina, per una scommessa. E, soprattutto, doveva finire quel saggio senza venir distratto ogni due minuti dall’idea di dover uscire di nuovo con quella piccola moretta.
« Bene. »
Esclamò dopo tre minuti sentendo la madre ricominciare a respirare. Poteva immaginare la faccia della donna, le labbra chiudersi e tirarsi in una linea retta, le mani stringersi intorno alla sciarpa che, sicuramente, portava intorno al collo per la povera cervicale invecchiata.
« Bene? Solo bene? Non ha visitato casa tua? »
« No. »
« Facciamo progressi, Francis. Non è che questa volta vuoi prendere le cose con calma e, soprattutto, con serietà? Non è che questa ragazza ti piace davvero? »
Francis scoppiò a ridere sbattendo una mano contro il tavolino davanti al divano senza smettere di ridere.
« Ma fammi il piacere, mamma. Non ho intenzione di prendere nulla con calma, è solo che ci sto lavorando. Mary non è facile come Olivia. È più complicata di quanto sembri, e delicata. »
« Stranamente già mi piace, tranne per la parte della delicatezza. Magari è la volta buona che ti metti con una ragazza decente, Francis. »
« Credevo che Olivia ti piacesse. »
« Fingevo per la tua felicità, Francis. Credevo ti facesse felice, ma ero certa che fosse solo una farfallina. Non vedo l’ora che ti sistemi e questa Mary sembra proprio una ragazza decente. CHARLES STAI STUDIANDO MATEMATICA? » urlò la donna alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il figlio minore. Gli diede un buffetto dietro al collo per poi tornare a parlare con il figlio maggiore. « Devo controllare tuo fratello, ci sentiamo domani Francis. Chiama questa Mary, so che non l’hai fatto. »
Francis boccheggiò contro la cornetta per poi attaccare sbuffando.
Chiamarla o non farlo? Normalmente non avrebbe mai chiamato una ragazza dopo un’uscita. Soprattutto dopo esserci stato a letto insieme ma, appunto, lui e Mary non erano arrivati a quel punto, anzi. E poi c’era la scommessa in mezzo e di certo non poteva perdere per una sciocchezza come il suo orgoglio da don Giovanni.
« Tutto bene, fratello? »
« Mh? » Francis tirò su il viso dalla foto di Mary che aveva salvata nella rubrica e bloccò lo schermo con un colpo secco « Sì, piuttosto tu dove sei stato stanotte? »
« Diciamo che Kenna era abbastanza ubriaca e quando l’ho accompagnata a casa mi ha pregato di rimanere a dormire con lei per controllarla. »
Francis scoppiò a ridere lanciandogli un cuscino addosso. « Come se ti fosse dispiaciuto. L’hai vista nuda almeno? »
« Francis! »
« E’ ovvio che ti piace, Bash. Non capisco perché tanta riluttanza, okay nostro padre ci è andato a letto ma lui va a letto con ogni ragazza del suo corso. E poi lei è sexy, ammettiamolo, e tu hai tutte le possibilità del mondo, ci hai dormito anche insieme. Insomma è davvero un peccato non farlo, Bash. »
« Non è andato a letto con Mary, però. » osservò il ragazzo portandosi la tazza di caffè alle labbra notando lo sguardo di Francis tentennare prima di continuare « Ma lei non lo farebbe mai, è una ragazza troppo educata e composta. A proposito, perché non l’hai ancora richiamata dopo il tuo compleanno? »
« Non sono affari tuoi. » rispose Francis con voce fredda distogliendo lo sguardo da quello di Sebastian « E poi come lo sai? »
« Me l’ha detto lei. Comunque, oggi va in biblioteca a studiare, le ho detto che l’avrei raggiunta alle quattro. Vedi di esserci prima che ci vada io, Francis. »
« E’ una specie di sfida? »
« No, è la semplice verità. Mi ha chiesto se voglio farle compagnia per studiare, stamattina credo si volesse sotterrare quando mi ha visto. »
« E per quale stranissima ragione? Mary? Vergognarsi di te? »
« Perché era in mutande? »
Francis per poco non si strozzò con la propria saliva mentre si alzava dal divano.
« Ci vado io in biblioteca, tu- tu non immaginare Mary in mutande mentre sei in bagno. Pervertito. E non provare ad andare in biblioteca o ti spacco il naso. »
Sebastian scoppiò a ridere senza riuscire a controllarsi mentre guardava il fratello con aria soddisfatta e un sorrisino sulle labbra: c’era cascato in pieno.
 
 
 
***
 
 
Kenna tamburellava contro il cuscino di Mary con fare annoiato.
« Mary, è l’una. Devi alzarti dal letto e mangiare qualcosa. Anche perché alle quattro hai promesso a Bash di vederlo in biblioteca. »
La mora, nascosta, o meglio seppellita, sotto al proprio cuscino, sembrava volenterosa a fare tutto tranne che alzarsi.
« E’ passata una settimana. »
Farfugliò confusa tirando la testa fuori da sotto il cuscino con gli occhioni ambrati arrossati.
« E’ un deficiente, mi spieghi cos’è successo al vostro appuntamento? Domenica eri così contenta, sembrava volessi abbracciare tutti. Sei anche andata a fare shopping con Lola, il che mi ha un po’ offesa ma poi mi sono ricordata perché non sono venuta anche io. »
Mary sbadigliò piano ricadendo contro i cuscini di piume tirandosi le lenzuola fin sopra il seno.
« Digli che non ci voglio andare in Biblioteca e- te l’ho detto mille volte che non è successo niente di quello che tu e Lola pensate. È stata una serata divertente, e piacevole, ma evidentemente non gli piaccio. Insomma mi avrebbe richiamata. Oppure è stato impegnato. Ma mi avrebbe comunque richiamata, no? »
Kenna si mordicchiò le labbra carezzando la gamba coperta dal lenzuolo di Mary.
« Forse è perché non hai aperto le gambe? Ed è stato impegnato a rifarsi con altre? »
A quelle parole Mary prese un cuscino tirandolo, poi, in faccia alla ragazza.
« Kenna! Non credo che sia uscito con me pensando che, sicuramente, ci sarei andata a letto. Mi hai vista? E non credo nemmeno sia andato con altre ragazze. Magari non ha semplicemente avuto tempo. È all’ultimo anno. O almeno il prossimo anno deve fare un’esperienza lavorativa quindi, sicuramente, sarà a Seattle a farla. »
« Sì, e chiunque vorrebbe uscire con te, Mary. Magari non è semplicemente che non gli piaci… magari ha solo paura perché tu non sei una ragazza da una botta e via mentre lui, beh lui lo è. Lola può testimoniartelo. » osservò l’altra alzandosi dal letto. Si avvicinò allo specchio e si alzò di qualche centimetro la gonna per poi sistemare il top floreale che le lasciava scoperta la pancia. « Henry non c’è questo week – end. Non che mi interessi, sia chiaro. » osservò stringendo le labbra colorate dal rossetto.
Mary alzò gli occhi arrossati al cielo passandosi una mano tra i capelli prima di alzarsi dal letto posizionandosi dietro Kenna e sistemando i capelli castani della ragazza, che quel giorno scendevano in morbidi boccoli, prima di lasciarle un bacio sulla guancia.
« Bash ha dormito qua, mh? Deduco che abbiate fatto pace. E magari anche altro. »
Kenna si girò verso la ragazza sorridendo e annuendo velocemente.
« Sì, abbiamo fatto pace. Grazie per averlo convinto a venire ieri sera. E no, nient’altro. » una vena di malinconia occupò la voce di Kenna nell’ultima parte della frase ma la cacciò via con un gesto, inconsapevole, della mano.
« Figurati, ma… lui ti piace, Kenna? Cioè ti piace più di suo padre? »
Kenna lasciò scivolare i capelli tra le dita iniziando a scuotere la testa con violenza.
« No, mai. Bash? Spero tu stia scherzando. Non mi piace, ha la faccia da pesce lesso. Siamo solo amici che si divertono insieme. Gli ho chiaramente detto che se ha bisogno di una confidente, o una ragazza con cui avere una storia romantica ci sei tu a portata di mano. »
Mary alzò gli occhi al cielo aprendo l’armadio e tirando fuori un paio di jeans e un maglione. Non che avesse voglia di vestirsi, ma di certo non poteva dirigersi in biblioteca in pigiama.
« Io esco con il fratello! Non posso uscire anche con lui e, tra l’altro, per me Bash è come un fratello maggiore. »
« Uscivi! E comunque anche per me, un fratello maggiore che non mi dispiacerebbe vedere nudo. »
Mary la guardò scioccata prima di spingerla fuori dalla stanza sbattendo la porta con violenza.
« Menomale che non ti piaceva affatto! »
« Ci vediamo a cena! » ridacchiò Kenna uscendo dalla porta di casa.
Mary si rese conto di essere rimasta completamente sola in quell’appartamento.
Lola era uscita con Colin, e Kenna era appena andata via.
Cos’avrebbe fatto fino alle quattro?
Aveva aspettato così tanto quel momento perché sì, aveva aspettato una settimana e ancora nessun segno da parte di Francis. Ma davanti alle amiche non voleva sembrare troppo disperata, non voleva sembrare come quelle adolescenti che muoiono dalla voglia di uscire nuovamente con un ragazzo perché l’aveva baciata.
Portò una mano sulle labbra come faceva da una settimana a quella parte, sfiorandole piano.
Francis l’aveva davvero baciata.
La verità era che non aveva avuto il coraggio di dirlo alle sue amiche perché dirlo a qualcuno sarebbe sembrato ancora più reale.
E la realtà era che lui, nonostante l’avesse baciata, non l’aveva ancora richiamata.
Era, quindi, stato un momento di debolezza? Un’azione di cui si era pentito subito dopo?
O… Forse non era l’unica. Forse aveva davvero ragione Kenna. Forse lui non era interessato a uscire con lei perché, sicuramente, non avrebbe potuto offrirgli ciò che si aspettava.
Mary si gettò nuovamente sul letto allungando le mani verso il suo iPhone.
« Stupido canadese. » borbottò digitando il nome di Francis su Facebook « Stupido biondo ossigenato. »
La voce le morì in bocca quando notò che non aveva risposto nemmeno a un post delle persone che gli auguravano buon compleanno e, senza nemmeno rendersene conto, sorrise pensando che, forse, Kenna si sbagliava.
Magari, per una volta, la fortuna era dalla sua parte.
D’altronde sospettava che gli esami di legge fossero davvero più duri di quanto potessero sembrare dai telefilm, e magari aveva passato la settimana a studiare come credeva lei.
Un sorriso deciso spuntò sulle sue labbra nella speranza che, quel giorno, Francis l’avrebbe chiamata.
 
 
Alle quattro precise, Mary si trovava già in Biblioteca, seduta in un tavolino isolato. Aprì gli appunti presi dall’ultima lezione a cui aveva partecipato per preparare il prossimo saggio.
Saggio su cui doveva fare almeno quindici letture prima di poter iniziare a scrivere qualcosa di sensato.
E Mary non è che fosse poi così brava nei saggi. Avrebbe preferito, decisamente, dedicarsi ad un’intervista o al saggio che doveva fare su Francis.
Non stava venendo male come aveva pensato all’inizio, aveva dato lo pseudonimo di Louis, il figlio di Fleur Delacour e Bill Weasley nei libri di Harry Potter che aveva amato tanto da piccola. Aveva letto la saga almeno cinque volte, se non di più.
Mary si mordicchiava il labbro, più che altro torturandolo, sperando che da un momento all’altro il suo telefono avrebbe mostrato un segno di vita, Francis l’avrebbe chiamata, no? Insomma era sabato e lei credeva in lui. Quando fu così, non fece nemmeno in tempo a tirarlo fuori dalla borsa che sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
« Pulce non stai studiando come dovresti. » osservò Francis poco prima di piegarsi e lasciarle un casto bacio sulle labbra. « Devo fare l’insegnante severo e controllare che leggi ogni libro che prendi dagli scaffali? Perché lo faccio. »
Mary sbatté le palpebre più volte prima di staccarsi da lui e stringere il quaderno al petto cercando di dire a se stessa che doveva studiare, non distrarsi. Studiare, non lasciare Francis entrare nella sua mente e distrarla dallo scopo per cui si trovava in biblioteca, o meglio all’università.
« Cosa ci fai tu qui? »
« Ciao anche a te. Mi sei mancata anche tu. Come stai? Spero che vada tutto bene nella tua vita. » osservò sarcasticamente il ragazzo spettinandole i lunghi capelli scuri. Le dita di Francis presero una ciocca dei capelli di Mary tra le dita accarezzandoli piano, il ragazzo si chiese come sarebbe stato pettinarli. Si accorse che profumavano di toffee, una dolcezza unica.
« Francis! »
« Non ti ho chiamata, lo so e mi dispiace. Mi dispiace davvero ma ho avuto una settimana piena, così impegnativa, mi perdoni vero? Ho dovuto consegnare diversi saggi e preparare una presentazione orale che… meglio lasciar cadere l’argomento o c’è il rischio che mi torni mal di testa. » Gli occhioni azzurri di Francis incastrarono quelli ambrati di Mary. Il ragazzo si sedette accanto a lei prendendole la mano e carezzandola piano « Ti prego, ti prego, ti prego perdonami. »
« Mh, cosa mi dai in cambio se ti perdono? » domandò Mary sorridendo sollevata da tutte quelle attenzioni.
« Ti rapisco, ti porto a casa mia e prepariamo i pancakes insieme? » domandò Francis avvicinandosi per posare le labbra sul nasino all’insù di Mary.
« Mi piace come piano, sai? »
« Ne ero certo, la tua gola è il tuo punto debole. L’ho capito subito, sai? » sorrise Francis prima di attirare Mary tra le sue braccia carezzandole la guancia « Ora fatti dare un bacio vero e proprio e non ti lamentare. »
« Mi oppongo, siamo in biblioteca! In biblioteca niente effusioni. » osservò seriamente la ragazza allontanandosi dalle braccia forti e muscolose di Francis.
« E’ una settimana che non ti vedo, ti porto fuori dalla biblioteca solo per baciarti eh, poi torniamo e studiamo due ore e poi andiamo a casa mia per cucinare. » rise Francis passandole una mano sulla schiena coperta.
« Ci sto. »
Mary sorrise piano in direzione del ragazzo, il tocco di Francis sulla sua schiena le fece venire brividi leggeri che percorrevano la colonna vertebrale fino ad arrivare alla cervicale. Mary prese una ciocca di capelli dalle dita cercando di distrarsi dalle diverse emozioni che stava provando, prima che il biondo si alzasse e radunasse le cose della ragazza sul tavolo.
« Perfetto, non me lo farò ripetere due volte. » osservò il ragazzo prendendo i libri di Mary tra le mani « Anzi, possiamo andare a studiare a casa mia, tanto lo devo fare anche io e non ho portato il materiale necessario. Ci sarà sicuramente più calma dato che Bash è uscito con Kenna. E, qui, c’è troppa gente che ti guarda, mi dà fastidio. »
Mary si alzò dal tavolo sbattendo le ciglia confusamente mentre stringeva la borsa tra le mani. Ecco dove si era recata, in tutta fretta e tutta ben vestita, Kenna quella mattina. Non provava nulla per Bash, eh? Ne era proprio sicura? Mary non avrebbe saputo dirlo, sapeva solo che in quel momento Francis, il suo Francis, era lì, che voleva baciarla e lei era persa a pensare alla vita amorosa, molto più attiva e complessa, della sua migliore amica. E di Bash. Ma Bash le aveva detto di non provare nulla, oltre a un semplice sentimento di amicizia, per Kenna, quindi perché preoccuparsi?
Seguì in fretta Francis fuori dall’edificio senza proferire verbo. Le mani del ragazzo tenevano i libri di lei e le aprì la porta per farla passare, Mary non poté che sorridere ringraziandolo piano per poi ritrovarsi tra le braccia del ragazzo.
« Quindi, ti sono mancato? » sussurrò Francis scostandole una ciocca di capelli scuri dal viso, la mano destra si posizionò sulla schiena di lei mentre il suo viso era a pochi centimetri di distanza.
Mary non poté far altro che fissare i suoi occhi azzurri annuendo piano mentre le labbra del ragazzo si avvicinavano alle sue facendole dimenticare ogni cosa che cercava di farsi spazio nella sua mente.
 
 
 
***
 
 
 
Le dita candide di Lola carezzavano la schiena bronzea e nuda di Colin, un sorriso spuntò sulle sue labbra carnose mentre andavano a posarsi sulla spalla del ragazzo dove lasciarono un bacio leggero.
« Dobbiamo parlare. »
Esordì il ragazzo, la voce fredda e distaccata mentre si tirava su dal letto, ritraendosi dal suo tocco leggero e delicato, infilò un paio di boxer e una maglietta allontanandosi dal letto portandosi le mani tra i capelli.
Lola alzò lo sguardo confusa, tirò in fretta su il lenzuolo in modo che le coprisse il seno prosperoso, le parole del ragazzo non promettevano nulla di positivo. Sapeva benissimo dove avrebbero portato. Era noto a ogni personaggio di un film, quindi perché non anche a una persona normale? Un “dobbiamo parlare” significava guai all’orizzonte. Ma perché? Non le sembrava di aver fatto nulla di male, le loro liti erano diminuite in quella settimana e Lola si stava comportando in maniera eccellente.
« Ho fatto qualcosa che non va? »
La voce di Lola risuonò più preoccupata di quanto la ragazza avrebbe voluto fargli vedere, il tremolio incerto nel “non”, la pelle d’oca e lo sguardo azzurro che correva alla ricerca di quello del ragazzo.
« Più che altro è su cos’hai detto ieri sera. »
« Cos’ho detto ieri sera? » domandò con voce debole, i riccioli scuri le pizzicavano la schiena come a volerla avvertire del pericolo vicino. Lola strinse le dita intorno al lenzuolo chiaro e alzò lo sguardo, le guance arrossate.
« Mi hai chiamato Francis, Lola. »
A quelle parole, Lola spalancò la bocca scuotendo la testa mentre le lacrime cercavano di raggiungere i suoi occhi chiari.
Non era possibile, lei era andata avanti. O almeno stava provando a farlo. Stava cercando di dimenticare cosa aveva provato poche settimane prima quando Francis l’aveva baciata. Ci stava davvero provando ma, evidentemente, non era abbastanza. Non stava provando abbastanza.
« Ero ubriaca! E anche tu, sono certa che te lo sei solamente immaginato. »
« Non l’ho immaginato, Lola. Sei venuta sotto di me chiamandomi come uno dei miei migliori amici, hai intenzione di spiegarmi o intendi continuare a prendermi in giro? »
Lola sentì le lacrime salire ai suoi occhi, si allungò a prendere una maglietta da terra infilandola per poi alzarsi dal letto.
« Non è vero, non ci credo. I sentimenti che provavo per Francis non hanno importanza, io detesto quel ragazzo. È pieno di sé e i suoi capelli biondi sono così- così secchi! E ha degli occhi azzurri bruttissimi, non ho mai visto azzurro più spento. »
« Ci sei andata a letto? »
Lola aprì gli occhi e indietreggiò di qualche passo. Il battito del cuore accelerato, gli occhi azzurri e bagnati intrappolati nella morsa scura di quelli di Colin e la bocca carnosa aperta a formare una piccola “o”. La mano della ragazza afferrò l’orlo della maglietta stringendola tra le dita. Abbassò lo sguardo verso il pavimento scuro e trattenne un singhiozzo stringendosi nella maglietta.
« Dimmelo. È per questo che ti da così fastidio il fatto che esca con la tua coinquilina? Perché sei innamorata di lui? »
Urlò il ragazzo lanciando la borsa della ragazza dalla scrivania al corpo fragile di Lola.
La ragazza saltò spaventata e indietreggiò tremando dallo spavento.
« Sì, ci sono andata a letto, ma è stato prima di te. Prima di tutto ciò che è successo tra noi, Colin. Ciò che c’è stato tra me e Francis non ha alcuna rilevanza, non era reale. Ciò che c’è tra noi lo è, credimi. »
Colin si portò entrambe le mani al viso, arrossato dall’agitazione. Era tutta la notte che ripensava a quelle piccole parole uscite dalle labbra della ragazza. Non era riuscito a chiudere occhio, le immagini di Lola e Francis che condividevano lo stesso letto, gli stessi attimi che stava condividendo lui con lei non l’avevano lasciato in pace torturandolo.
Come gli aveva potuto fare una cosa del genere? A lui? Che credeva di essere sul punto di innamorarsi di quella ragazza semplice e determinava, che credeva lei fosse innamorata di lui. Evidentemente sbagliava. Tutta quella situazione lo era. Si chiese come aveva fatto Francis a non dirglielo, perché non glie l’aveva detto? Che quella storia continuasse alle sue spalle? A sua insaputa?
« E’ uno dei miei migliori amici, perché l’hai fatto? »
Lola rabbrividì, le lacrime rigavano le sue guance paffute e la paura del tono del ragazzo le fece venire voglia di scappare via.
Non era colpa sua.
Non aveva mai tradito nessun ragazzo e, sicuramente, non aveva tradito lui.
Ciò che c’era stato tra lei e Francis era successo prima, prima di tutto quello che stava succedendo in quel periodo.
Prima di Colin, prima di Mary, addirittura prima che lei iniziasse a provare dei sentimenti puri per il biondo.
« E’ successo prima. » sussurrò prima di prendere la borsa da terra e guardare Colin con sguardo triste e spaventato.
« Cazzo, Lola ti scopi il mio migliore amico. » Colin si avvicinò alla ragazza e afferrò con forza i polsi chiari di Lola stringendoli tra le dita « E’ il mio migliore amico. »
« E’ successo prima, è tutto finito ora. Tutto. Io – io amo te. »
« Risparmiati queste scene, sei solo una puttana. » la voce di Colin rasentava il disprezzo, a pochi centimetri dal viso della ragazza lo sentì sputare e lasciarle le mani « Quanto ti devo pagare per ieri sera? »
Lola rimase ferma, l’espressione scioccata di fronte a tali parole. Il dolore che provava non era nemmeno paragonabile alla delusione che le sue parole avevano ferito il suo essere. Non disse nulla, afferrò semplicemente le sue cose e uscì da quella casa sapendo che non vi avrebbe mai più fatto ritorno.
 
 
 
***
 
 
Erano passate due ore da quando erano tornati a casa di Francis e, il ragazzo, aveva davvero provato a studiare come stava facendo Mary, ma gli risultava quasi impossibile.
Ogni volta che cercava di aprire il libro e sfogliare la pagina veniva distratto; distratto dal respiro di Mary, regolare che a volte veniva trattenuto a causa di un paragrafo difficile da scrivere. La sentiva trattenere il fiato per poi rilasciarlo quando un’idea illuminava la sua mente, e lo sapeva perché la sentiva scrivere in fretta sul computer, sentiva i suoi capelli scuri strusciare contro i tasti e la sentiva sbuffare perché avrebbe voluto smettere di fare ciò che stava facendo per legarli. Per questa ragione, a un certo punto Francis si alzò e le legò i capelli con l’elastico che Mary aveva lasciato sul tavolo.
Sfiorò le guance chiare di lei sentendola arrossire mentre tirava su i capelli scuri e li raccoglieva in una lunga coda. Si apprestò a darle un bacio sulla guancia e sorrise sfiorandole il collo scoperto.
« Pausa? » domandò iniziando a solleticarle il collo. La risata cristallina e genuina di Mary lo fece sentire bene, come se stesse facendo qualcosa di giusto nella sua vita fatta di noia e tempo libero sprecato a fare cose che non l’avrebbero mai portato da nessuna parte.
« Non posso, devo finire questa parte… tuo padre vuole che consegni il saggio il trentuno e oggi è il venticinque, non posso rischiare di non finirlo. »
« Capisco, posso fare qualcosa per aiutarti? »
Francis si abbassò iniziando a baciare il collo di una Mary – particolarmente rossa – che avrebbe voluto farlo smettere e lasciarlo continuare allo stesso tempo.
« Mi fai il solletico e mi distrai! » esclamò Mary ridacchiando, si girò verso Francis unendo le labbra alle sue. Solleticò il labbro superiore con la lingua per poi staccarsi e tornare alla scrittura lasciando Francis sbuffare « Su, un’altra ora e poi ho finito. E tu dovresti aver finito la presentazione per martedì, invece non ti ho sentito nemmeno digitare su quel computer quindi, direi proprio che devi studiare! »
Francis sbuffò e andò a mordicchiarle il collo prima di dirigersi verso la cucina trattenendo a stento una risata.
Come faceva a metterlo così di buon umore? L’idea di finire quel progetto lo stava logorando, ma allo stesso tempo l’idea di non poter fare lo stage a gennaio se la sua media non fosse rimasta alta… beh, quello era ancora più preoccupante.
In più c’era quella maledetta scommessa in mezzo, e il fatto che Olivia continuasse a chiamarlo lo stava mandando fuori di testa.
Perché quella ragazza non riusciva a farsi gli affari suoi?
Mise su l’acqua del kettle sovrappensiero e per poco non urlò sentendo la mano di Mary sulla spalla.
« Credevo dovessi finire il tuo saggio. » osservò con un sorriso furbo sulle labbra imitando il tono usato poco prima da Mary.
« Credevo che volessi farmi prendere una pausa, sapientone. » la ragazza passò la mano chiara tra i capelli di Francis scompigliandoli tutti con un sorriso dolce stampato sulle labbra.
Francis passò una mano intorno al fianco di Mary e l’attirò tra le sue braccia.
« Ehi, pulce, i capelli non si toccano. » prese una ciocca dei capelli scuri della ragazza tra le dita e la intrecciò intorno all’indice con sguardo dolce.
« E perché tu puoi toccare i miei capelli se io non posso toccare i tuoi? »
« Un punto per te. »
Mary rise nuovamente avvicinandosi al viso di Francis per stampargli un bacio leggero sulle labbra. Il ragazzo l’attirò di più a sé passando la mano sulla sua schiena mentre le labbra andavano alla ricerca di quelle carnose della ragazza.
Mary dischiuse le labbra lasciando che la lingua di Francis andasse alla ricerca della sua, passò le mani sulle spalle ampie di lui fino a intrecciare le dita ai suoi riccioli biondi.
Francis accarezzava la schiena coperta di Mary senza staccarsi di un centimetro dalle sue labbra, era come se ne fosse diventato dipendente ma non l’avrebbe mai ammesso. Mary, d’altro canto, non riusciva a credere a cosa stava davvero succedendo e, quando Francis fece per prenderla in braccio e il kettle suonò per fargli sapere che l’acqua era calda, un urlo uscì dalle sue labbra facendo spaventare entrambi. Si guardarono negli occhi per degli istanti che sembrarono infiniti, Mary si perse negli occhi azzurri di Francis e lui non distolse lo sguardo da quelli ambrati di Mary, e poi scoppiarono a ridere. Il biondo lasciò un bacio sulla fronte della ragazza e si staccò andando a tirare fuori due tazze pulite.
« Che tea vuoi? » domandò Francis tirando fuori le bustine colorate che componevano la sua collezione.
« Mh, verde. »
« Come sei noiosa! »
« E sentiamo, maestrino, tu che tea prendi di solito? »
« Earl grey, ma oggi voglio quello ai frutti di bosco. »
« E poi osi dire a me che sono noiosa? L’earl grey è il tipico tea di chi non ha idea di che tea prendere o provare! »
Francis alzò gli occhi al cielo versando l’acqua calda nelle tazze.
« Pulce, non sai far altro che lamentare? Aiutami e vai a prendere i biscotti nella seconda credenza. »
Mary trattenne una risata camuffandola con un colpo di tosse mentre si allontanava dal ragazzo che, con la coda dell’occhio, seguiva attentamente la sua figura.
 
 
 
***
 
 
Lola si era fermata a un bar per indossare i pantaloni prima di chiamare un taxi e farsi portare in un locale per prendere da bere.
Il vuoto che sentiva dentro non aveva eguali. Era come se le parole di Colin l’avessero svuotata da tutto ciò che credeva di poter essere o di poter diventare.
Lola sapeva di non essere una ragazza di facili costumi come l’aveva definita Colin, non aveva intenzione di ripensare alla parola offensiva con cui l’aveva chiamata. La sola idea che qualcuno potesse rivolgerle tale appellativo la faceva sentire male.
Come si può avere così poco rispetto per un’altra persona? Soprattutto quando si è intrattenuta una relazione amorosa con la suddetta. Lola non aveva parole, non aveva pensieri, solo lacrime calde che rischiavano di rigare le sue guance candide. Ma lei non voleva piangere, non per lui. Colin non meritava un’altra lacrima, un altro attimo del suo tempo, ma come poteva non pensare alle parole che le aveva indirizzato? Era irreale anche solo come pensiero.
Lola strinse il bicchiere di vetro tra le dita affusolate portandolo poi alle labbra carnose.
L’avventura tra Francis e lei era passata, ma perché tornava a galla ogni volta? Era come se non volesse lasciarla in pace. Come se questo suo errore non volesse lasciarla perdere.
Avrebbe voluto vedere Kenna al suo posto, cos’avrebbe fatto?
Era noto che Francis era uno dei più bei ragazzi dell’università, allora qual era il motivo di tanto stupore nella sua avventura?
Era stato un errore, ma avrebbe voluto vedere qualsiasi altra ragazza al suo posto. Chi non avrebbe approfittato di quell’occasione? Delle attenzioni che un ragazzo del genere le aveva dedicato?
Si era sentita così sicura di sé, così forte, così orgogliosa di avere le attenzioni di quel ragazzo che non si era resa conto di cosa stava accadendo. E ora Colin l’aveva fatta sentire pazza, l’aveva fatta sentire come se fosse colpa sua e tutto per una cosa così stupida. E ora era lei che stava soffrendo, non lui. Perché le parole uscite dalla bocca del ragazzo non sarebbero più potute tornare indietro e lei non le avrebbe mai dimenticate.
Credeva di conoscerlo, credeva di conoscere il suo cuore e che lui non avrebbe mai fatto nulla per farla soffrire, ma perché rivolgerle tali parole? Lei si era fidata, si era fidata così tanto di lui e ora… ora era sola.
Pagò in fretta il drink e uscì dal locale.
L’aria fredda della sera le schiaffeggiò il viso chiaro e le lacrime iniziarono piano a scendere lungo le sue guance.
Sarebbe riuscita a uscirne viva? Il suo orgoglio ferito sarebbe guarito? Sapeva di doverne parlare con qualcuno, ma con chi avrebbe potuto? Era certa che Mary fosse con Bash e Kenna… probabilmente Kenna era da qualche parte a fare qualcosa di cui non voleva nemmeno immaginare nemmeno l’origine.
Ma l’unica persona con cui avrebbe voluto parlare era anche l’unica con cui non avrebbe dovuto.
Strinse il telefono tra le dita passando la rubrica e fermando il dito sul nome di Francis.
Gli aveva fatto credere a qualcosa che non avrebbe potuto paragonare a nulla, niente di ciò che aveva provato dopo quella notte poteva essere paragonato alle sensazioni che Francis le aveva fatto provare. Più volte si era chiesta se stare con Colin fosse stata la scelta giusta, c’erano miliardi di ragioni per cui Francis era sbagliato per lei ma il suo cuore non voleva capirlo.
Un singhiozzo raggiunse le sue labbra e una mano si posò sulla sua spalla facendola saltare.
Leith la guardava spaventato, come se avesse paura di cosa le stesse accadendo. Come se fosse preoccupato per lei.
« Lola, Colin mi ha chiamato. »
Al nome del ragazzo, Lola rabbrividì e si staccò allontanandosi da lui con lo sguardo spaventato e al contempo deluso.
« Mi ha detto cosa ti ha detto e- non credo che dovresti vederlo più. Mi ha chiesto di chiederti scusa da parte sua perché non aveva nessun diritto di trattarti in quella maniera ma, se posso dirtelo, non vorrei che tu lo vedessi. Meriti di molto meglio, Lola. Anche se tu forse non lo sai. »
Un sorriso sincero spuntò sulle labbra fine del ragazzo che allungò la mano verso quella di Lola e la strinse piano tra le sue.
« E non intendo io, eh. Ma credo che dovresti prenderti del tempo per stare da sola e parlare con le tue amiche di cosa è successo. So che sei ancora un po’ stravolta, adesso… ma magari mangiare qualcosa ti farà bene, non credi? »
La voce di Leith aveva assunto un tono particolarmente dolce e Lola non poté che annuire alle sue parole e lasciarsi condurre verso l’auto.
« Magari un hamburger e delle patatine, e alcool. Sì, credo che l’alcool mi farebbe bene. »
« E alcool sia. »
 
 
***
 
 
Mary girava l’impasto della torta con forza mentre Francis imburrava la teglia con una voglia che poteva essere paragonata a quella di un bradipo.
Avevano passato il pomeriggio a studiare e, Mary, credeva di essere a un buon punto del suo saggio ma, quando il ragazzo si era proposto di leggerlo, si era sentita come se avesse tradito il biondo semplicemente scrivendo su di lui e studiandolo come persona. Aveva, quindi, rifiutato l’offerta allettante di sentirsi dire se era bello o meno e se a suo padre sarebbe potuto piacere giustificando il suo rifiuto con un semplice “non mi piace che la gente legga ciò che scrivo”. Ma Mary non era mai stata una brava bugiarda e Francis aveva capito subito che c’era qualcosa sotto, per questa ragione aveva iniziato a farle il solletico fino a quando lei non gli aveva rivelato che non aveva concluso l’opera e che, per questo, non aveva intenzione di fargliela leggere. Una bugia di minor peso non avrebbe ferito l’orgoglio del Blanchard biondo.
« Ho fatto. » borbottò il ragazzo con un broncio da bambino piccolo in volto. Mary si avvicinò con l’impasto e lo rovesciò piano nella teglia aiutandosi con la spatolina. Quando finì, però, portò la spatola sul naso di Francis sporcandolo tutto.
« Musone, sorridi un po’! » esclamò divertita iniziando a spalmargli l’impasto sul viso ignorando i suoi lamenti soffocati dal cucchiaio che gli aveva infilato in bocca.
Francis afferrò i polsi di Mary senza troppa difficoltà e scoppiò a ridere rovesciandole il pacco di farina in testa sui capelli scuri.
La ragazza iniziò a tossicchiare ridendo per poi liberarsi dalla stretta di Francis e rovesciargli il cacao sui capelli biondi.
« I miei capelli, Mary! »
Esclamò divertito Francis e, quando la ragazza gli fece la linguaccia divertita, avvicinò il viso al suo mordicchiandole la lingua con i denti bianchi.
« I tuoi capelli ora profumano di cioccolato. »
« Ah sì? E sai cos’altro sa di cioccolato? » domandò Francis con un sorrisetto furbo.
Mary scosse la testa per poi ritrovarsi il cucchiaio di cioccolato sparso sulle labbra e la bocca di Francis a poca distanza dalla sua. « Le tue labbra. »
Non disse altro unendo semplicemente le labbra a quelle carnose della ragazza.
Mary intrecciò le dita ai riccioli biondi, ora sporchi di cacao, del ragazzo e lo sentì sollevarla da terra appoggiandola poi sul bancone della cucina.
Mary non aveva mai avuto tale rapporto con nessuno, non aveva mai provato le emozioni che Francis le stava trasmettendo.
Era solita pensare sempre, non c’era una volta in cui riusciva a far tacere i pensieri che governavano il suo cervello, ma in quel momento tutto ciò a cui riusciva a pensare erano le labbra di Francis sulle sue.
Francis le mordicchiò il labbro inferiore lasciandole riprendere fiato mentre la ragazza accurava quanto delicati e semplici erano i lineamenti del biondo.
Non aveva mai notato il sorriso dolce che poteva prendere possesso delle labbra del ragazzo in momenti come quelli.
Ma forse era perché Francis, in realtà, non aveva mai davvero vissuto un momento del genere con una ragazza.
Le accarezzò piano la guancia con il dorso della mano inspirando il profumo dolce di Mary che, dal canto suo, era completamente persa nei suoi occhi azzurri.
« Allora, di cosa so? » domandò con un filo di voce la ragazza mentre passava le mani bianche sul petto coperto del ragazzo. Non avrebbe mai fatto un gesto simile in altre circostanze, ma quel giorno si sentiva completamente stravolta da Francis. Il petto duro e tosto di lui le fece pensare che facesse palestra anche se, se solo fosse stata più attenta, avrebbe potuto notare quel determinato particolare risaltare fin dalla prima volta che l’aveva visto. Ma non vi aveva dato alcun attenzione e, quindi, ora si perse ad immaginare un Francis, particolarmente concentrato, a fare palestra.
Pensare che lei odiava fare sport, l’unica cosa che le piaceva fare era yoga, e lo faceva da sola in camera sua per paura di sembrare ridicola di fronte alle altre persone.
« Di cioccolato, e buono, e- forse dovrei riprovare. »
Sussurrò subito dopo Francis coinvolgendo nuovamente le labbra di Mary in una danza più potente e meno calma della precedente.
Nei movimenti delle labbra del ragazzo, c’era la volontà di andare avanti ma anche di trattenersi per rispetto nei confronti della mora.
Mary intrecciò le gambe dietro la vita di Francis lasciando che il ragazzo si spingesse più contro il suo corpo.
Le labbra dell’una contro quelle dell’altro, le mani di Mary carezzavano il collo di Francis e si inserirono al di sotto della maglietta del ragazzo accarezzandogli con delicatezza la schiena del ragazzo. I polpastrelli di Mary sfioravano la pelle morbida di Francis quasi con paura di potergli far male.
Il ragazzo, notando la delicatezza con cui Mary lo sfiorava non poté far altro che sorridere contro le labbra della ragazza. Nessuna ragazza aveva mai trattato Francis con tanta delicatezza, nessuna aveva mai avuto cura di cosa pensasse o cosa volesse fare lui.
Anche se, normalmente, Francis non lasciava loro modo di dire o fare nulla.
Ma quella volta voleva prendere le cose con calma, doveva farlo.
E non semplicemente per la scommessa, che era uno dei principali motivi per il quale non si era ancora stancato della ragazza, ma perché Mary era diversa. Era delicata e piccola come una farfalla agli occhi del biondo.
Quando lei si staccò dalle sue labbra, però, Francis non riuscì più a contenersi. Scese con le labbra a baciarle il collo candido lasciandole una scia di baci caldi su ogni parte scoperta di pelle di esso.
Mary tirò indietro la testa aggrappandosi alle spalle di Francis per poi prendere il viso del ragazzo tra le mani unendo nuovamente le labbra alle sue.
Francis lasciò scivolare le mani sotto la maglietta della ragazza iniziando ad accarezzare la pelle chiara di Mary sentendola rabbrividire sotto il suo tocco caldo.
Stava per domandarle se voleva fermarsi quando un tonfo li fece staccare brutalmente.
Kenna e Bash fissavano entrambi con una faccia piuttosto sconvolta.
Francis notò il rossore delle guance di Mary e la fece scendere dal bancone della cucina abbassandole in fretta la maglietta macchiata dall’impasto della torta.
« Stavo pensando che potreste rimanere a cena. » borbottò Bash fulminando Mary con lo sguardo.
La ragazza, sempre più confusa dalle occhiate di Bash e Kenna, abbassò lo sguardo sui propri piedi staccando la mano da quella di Francis, il quale rimase piuttosto perplesso.
« Perché no! » esclamò Kenna senza alcun tipo di emozione nel tono della propria voce « Tu cosa ne pensi, Mary? Possiamo rimanere a cena anche io e Bash o tu e Francis volete continuare a fare ciò che stavate facendo? »
« Io sono per il continuare. » rise Francis prima di beccarsi una gomitata nello stomaco da parte della mora che gli fece trattenere il fiato « Ma potete benissimo rimanere a cena qui. »
Mary annuì in fretta senza riuscire ad incrociare lo sguardo di Kenna, o di Bash, sentendo le guance rosse non accennare a voler tornare di un colore normale.
« Mary, vuoi fare una doccia? Sei tutta sporca, ti presto una mia maglietta per dopo. »
Sussurrò Francis al suo orecchio sentendola tesa al suo fianco e, dopo aver ricevuto un senno di assenso da parte della ragazza, l’accompagnò verso la sua stanza.
« Mary, tutto bene? » domandò preoccupato carezzandole il viso con un sorriso tenero dopo averla fatta sedere sul letto.
« Hai visto come mi guardava Kenna? »
« Ehi, ehi, ehi. » sussurrò inginocchiandosi davanti a lei e prendendo le sue mani tra le proprie le accarezzò con dolcezza facendo, poi, scontrare lo sguardo chiaro con quello della ragazza « Non ha nessun diritto per giudicarti o dire nulla, capito? Non sa nulla di noi e- non credo sia nemmeno nella migliore posizione per giudicarti, ma è tua amica e non voglio assolutamente discutere con te, è chiaro? »
Mary annuì piano e si avvicinò al viso di Francis lasciando un bacio delicato sulle sue labbra.
« Grazie, posso avere un asciugamano? »
Il biondo sorrise scompigliandole i capelli scuri e si sporse per darle un bacio sulla guancia prima di posare gli asciugamani sul letto.
« Chiamami quando hai finito così me la faccio io. La maglietta puoi prenderla nella cassettiera dov’è la televisione. »
Mary sorrise grata di tali attenzioni e si chiuse in bagno senza aggiungere altro.
 
 
Francis si sedette sul divano sentendo Bash e Kenna discutere in cucina sul suo conto e sbuffò piano prendendo una birra, che si trovava sul tavolino, e la portò tra le labbra.
« Sono qui, geni del male. »
Osservò ironicamente notando le due figure avviarsi verso il divano di fronte al quale si trovava lui. Sapeva benissimo cosa pensava Kenna e, era conscio, che aveva ogni ragione per pensare tali cose su di lui. E, in fondo, avrebbe voluto che anche Mary si rendesse conto di che tipo di uomo era.
« Tu. »
« Io? »
« Tu sei uno sciupafemmine! » esclamò Kenna senza accorgersi dell’occhiata scioccata di Bash « Perché proprio Mary? »
Francis rise portandosi la birra alle labbra con un sorriso che tentò di far sembrare sincero « Perché non Mary? »
Bash alzò gli occhi al cielo e mise una mano davanti a Kenna per dirle di tacere.
« Francis, io sono tuo fratello, ti conosco e- Mary non mi sembra la ragazza adatta a te. Le spezzerai il cuore, come fai con tutte le altre ragazze con cui passi una parte della tua esistenza. »
Francis fulminò il fratello con lo sguardo. Perché nessuno riusciva mai a credere che, forse, una parte di lui stava davvero apprezzando Mary come persona? Nemmeno lui ci credeva, soprattutto perché sapeva il vero motivo per cui aveva iniziato a frequentare Mary, però doveva farlo credere agli altri. « E se fosse lei a spezzarmi il cuore? »
« Oh non citare Skins, ti prego. » osservò acidamente Kenna lanciando un pop corn in faccia a Francis.
« Skins? Non ho mai visto skins. »
Kenna si girò verso Bash con la bocca spalancata, come se ciò che il biondo avesse appena detto fosse causa di uno shock dal quale non si sarebbe mai potuta svegliare.
« Dimmi che non è vero. »
« Lo so, lo so. »
« Ora prendo Netflix e lo vediamo, poniamo fine alla tua ignoranza. »
La ragazza si alzò dal divano e si diresse in camera di Bash per prendere il suo computer « Bash! Aiutami ad accenderlo. » stabilì con poca pazienza costringendo il fratello di Francis a seguirla.
Francis rise a bassa voce guardando Bash seguire la ragazza come solo un cagnolino avrebbe fatto, era certo che il fratello stesse nascondendo qualcosa al biondo, ma forse anche a se stesso.
« Ho fatto! » La testa di Mary fece capolino dalla porta della sua stanza, i capelli avevano dei ciuffi umidi e l’asciugamano intorno al petto gli fece capire che non era ancora vestita. Si tirò su dal divano ed entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle passando una mano sul viso della ragazza con un sorriso furbo in viso. Si sfilò in fretta la maglietta rimanendo a petto nudo davanti a lei.
Mary s’impose di chiudere la bocca e non sbavare, o almeno cercare di non farlo, quando il suo sguardo si soffermò sugli addominali di Francis. Erano esattamente come li aveva immaginati poco prima, anzi forse erano anche meglio di ciò che la sua mente aveva immaginato.
« Pulce? » domandò Francis trattenendo una risata e prendendo il mento tra le dita lo tirò su stampandole un bacino sul naso.
« Puzzi di birra! »
« Ed è negativo? »
« Sì, puzza. »
« Mi laverò i denti, mamma. » 
Francis si chiuse in bagno trattenendo una risata divertita di fronte alle diverse reazioni della ragazza.
Mary, dall’altra parte della porta, non riusciva a non pensare a ciò che aveva appena visto.
Si diede uno schiaffetto in viso e si rivestì in fretta sentendo il rumore dell’acqua della doccia sotto cui Francis era andato. E, nel suono della doccia, diverse immagini iniziarono ad attraversare la sua giovane e pura mente. Francis era un bellissimo ragazzo, di ciò non vi era alcun dubbio, ma immaginarlo sotto la doccia fece venire le guance rosse a quella ragazzina timida e sempre posata che non avrebbe neppure sognato di essere coinvolta in una cosa del genere.
Ma cos’erano lei e Francis?
Stavano insieme? Non stavano insieme?
Mary non ne aveva idea. Non sapeva nemmeno se era giusto pensare a un’eventuale relazione con lui o se erano semplicemente un’avventura momentanea.
Quando Francis uscì dal bagno con un asciugamano avvolto intorno alla vita, Mary sentì le guance diventare rosse e si mosse in fretta verso la porta sentendo la risata di Francis giungerle all’orecchio e le labbra del ragazzo posarsi sulla sua guancia.
« Ci vediamo tra poco, pulce. » 
 
 
 
« Da piccolo Francis era davvero un idiota. »
« Perché ora cos’è? »
Mary scoppiò a ridere all’affermazione di Kenna e incrociò lo sguardo con un confuso Francis intento a mangiare i noodles alle verdure con un cipiglio snervato.
« Ha parlato la simpaticona. »
« Una volta, in collegio, Kenna è andata a chiedere alla suora se lei si divertiva con le dita quando era in camera sola! »
« MARY! »
Una risata generale si disseminò nella stanza mentre il cibo cinese del take away a qualche isolato veniva divorato in poco tempo.
« Ero una bambina perspicace. » osservò Kenna prendendo le bacchette tra le dita « Avevo già capito tutto dalla vita. Come fanno le suore a vivere senza sesso? »
Francis per poco non si strozzò scoppiando a ridere mentre Bash si passò una mano tra i capelli con un’espressione divertita stampata in volto.
« Sei sempre la solita, Kenna! Direi che la tua età mentale non è cambiata molto. »
« Sei sempre così dolce e simpatica, Mary. »
Mary fece una linguaccia a Kenna per poi tornare ai suoi noodles.
« Possiamo giocare a Scarabeo dopo, se vi va. Prima di riaccompagnarvi a casa, ovviamente. » osservò Bash finendo il pollo alle mandorle che aveva ordinato.
Francis stava per rispondere quando il suono del campanello lo fece alzare.
« Ci sto, io adoro scarabeo! »
La voce divertita di Francis venne, però, interrotta quando aprì la porta d’ingresso.
Leith, con una Lola tra le lacrime, lo guardava senza sapere cosa fare e, la riccia, si buttò semplicemente tra le braccia del biondo senza dire nulla.
« Va tutto bene, Lola. » sussurrò Francis carezzando i capelli della ragazza « Mary, tesoro, verresti un attimo qui? »
Mary lasciò le bacchette sul tavolo alla richiesta di Francis e si diresse con un sorriso sulle labbra all’ingresso.
Sorriso che, però, abbandonò presto il suo viso.
« Lola, tutto bene? Lola? Possiamo andare in camera tua? » domandò a Francis prendendo la ragazza tra le braccia e incamminandosi verso la stanza del biondo.
Quella serata iniziata così bene si stava per concludere in una maniera che non aveva nemmeno immaginato. 












Angolo Autrice:

Hellou a tutti, un grazie speciale a tutti coloro che leggono / preferiscono / seguono / RECENSISCONO (Siete i miei preferiti, Ily) e anche a coloro che la seguono in silenzio. La storia non sarebbe ancora qui senza di voi.

VOGLIO INIZIARE CHIEDENDOVI SCUSA. E' da ottobre che non aggiorno e - se non seguite più la Fan Fiction - vi capisco benissimo, sono pessima. Purtroppo l'università mi sta risucchiando ma EHI volevo farvi un regalo di San Valentino e- curare i vostri cuori Frary che - come il mio - stanno risentendo molto di questa stagione del telefilm.

ALLORA, cosa ne pensate? 

Vi devo confessare che la parte più difficile da scrivere per quanto mi riguarda è stata Lola, non mi piace scrivere scene del genere e Colin non è stato proprio carino, ma vedremo poi le conseguenze che queste parole avranno sulla ragazza.

Fatemi sapere se vi è piaciuto e, niente sapete benissimo dove trovarmi.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Un bacio,

Cams;


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