Figlia della Confraternita

di _LeChatNoir_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3- parte 1 ***
Capitolo 4: *** 3-parte 2 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Seduta sul tetto, fissavo pensierosa i festeggiamenti organizzati per Santa Chiara. Tanto baccano per nulla, una scusa in più per ubriacarsi. 
«Elena?! Doooveee seiii?! Sei di nuovo sul tetto?!» Una testa sbucò subito dopo dall'apertura «Sai che se ti becca la mamma sei nei guai» Lorenzo mi fissò con i suoi occhi grigi, i miei occhi. Sbuffai al mio gemello «Lo so, lo so. Ma guarda!» indicai la piazza «Non ti sembra una cosa così...così...ehm...» esitai un attimo, cercando la parola adatta e Lorenzo scoppiò a ridere nel vedere la mia esitazione 
«Ma se non sai nemmeno cosa vuoi dire! Ma come fai?! Alle volte mi domando se sei davvero mia sorella» Mi alzai senza degnarlo di una risposta, lo superai sulle scale di legno, tornando nella soffitta e incamminandomi verso il salotto. Lui mi raggiunse senza sforzo, camminando al mio fianco, stuzzicandomi 
«Perché non accetti l'invito di Giacomo e non ti unisci ai festeggiamenti?!» ridacchiò mentre terminava la frase. «Lorenzo non hai nessun altro da infastidire?! Perché non ci vai tu ai festeggiamenti con quei dementi dei tuoi amici?»
«Naah!! Loro preferisco di gran lunga la tua compagnia alla mia» scoppiò a ridere nel vedere la mia espressione di rabbia e disgusto
«Sei veramente un... LASCIAMI!!!» Lorenzo mi afferrò e mi bloccò un braccio dietro la schiena «LORENZO!!! Mi fai male!!!!» i miei lunghi capelli neri, s'impigliarono nella fibbia del suo mantello, facendomi salire le lacrime agli occhi mentre alcuni si strapparono. Lorenzo rise, senza lasciarmi «Ma su!!! Dov'è finita la mia sorellina aggressiva che mi menava ogni volta?!».
«Che state facendo?!» la voce squillante di Stella, la più piccola di casa, risuonò nel corridoio. Tra le braccia teneva la bambola di pezza che nostra madre le aveva cucito per il suo compleanno. Ci stava fissando con i suoi dolci occhi blu 
«Stellina mia, non dovresti essere a letto? E la tua balia dov'è?» Mi sciolsi dalla presa del mio gemello, atterrandolo in malo modo. Stella sbadigliò, stropicciandosi gli occhi e mi guardò assonnata
«I festeggiamenti in piazza mi hanno svegliata» spiegò, stringendo la bambola «Non so dov'è Teresa. Mi sono svegliata e lei non c'era» Disapprovando il comportamento di quella donna scossi la testa e la presi in braccio cullandola. Lorenzo ci guardò per un momento «Io vado a vedere a che punto è la festa» accarezzò la testa di Stella, mi sorrise ed uscì.

Dopo aver messo a letto la bambina, controllai che non ci fosse nessuno a controllare e tornai nuovamente sul tetto. Diedi un ultimo sguardo disgustato alla piazza, mi misi seduta, appoggiando il mento sulle ginocchia, lo sguardo rivolto verso il Tevere scuro e verso l'isola Tiberina. Sospirando mi sfogai ad alta voce, parlando con le ombre della notte 
«Odio questo posto... una prigione dove sono costretta a rimanere.  I miei genitori non ci sono mai e devo badare sempre io alla bambina. Ma odio ancora di più quelle persone che festeggiano in piazza» mi zittii «Ottimo Elena, ora parli pure da sola, sei sempre più vicina alla follia»
«E cos'è ami?» quella domanda improvvisa mi fece gridare e scattare in piedi «Attenta!!! Se fai così c'è il rischio che cadi e credimi non sarebbe piacevole»
«Chi sei?» la voce era maschile, profonda ma non riuscivo a distinguere il suo proprietario. L'unica cosa che distinguevo era un cappuccio bianco.
«Sono un amico... di famiglia» Piano mi avvicinai guardinga alla botola 
«DI famiglia? Cosa intendi? Io non ti conosco». L'uomo si mise seduto, non era poi così distante e la cosa mi terrorizzò 
«Non ancora, ma è questione di poco» non lo vidi, ma sentii il suo sorriso in quelle parole
«Ma che dici?» stavamo ignorando l'etichetta e ci davamo del tu senza problemi "Sfacciato... ma lo sono pure io.. Oh al diavolo!" 
«Hai capito?» la mano di lui che si muoveva davanti al mio volto mi riportò alla realtà 
«N-no...scusami. Ma... tu non stai rispettando l'etichetta, lo sai?» la risata di lui era pura, mascolina e estremamente sensuale. Rabbrividii senza un motivo logico "Sto parlando con uno sconosciuto che potrebbe farmi qualsiasi cosa sorridendo, eppure... non sono impaurita, o meglio lo sono meno di prima. E' ufficiale, sto impazzendo" Ci pensò su per un po', mentre ridacchiava divertito.
«L'etichetta non m'è mai garbata e poi... nemmeno tu la stai rispettando no?» non mi diede il tempo di rispondere che si alzò «Devo andare...» s'inchinò leggermente e riuscii a distinguere il profilo del volto. 
"No impossibile... è troppo bello. Il buio mi sta giocando un brutto scherzo". Si avvicinò al bordo del tetto «Spero di ritrovarti qui domani» saltò giù, lasciandomi da sola, senza fiato per la sorpresa. Mi avvicinai al bordo del tetto e guardai giù, ma di lui nessuna traccia. Non mi aveva nemmeno detto il suo nome. Quell'uomo m'incuriosiva non poco. Chi era? Che ci faceva sul mio tetto? E sopratutto, come aveva fatto a saltare giù senza uccidersi? La sera seguente l'avrei aspettato, con lo stomaco in subbuglio e una leggera ansia. 
Volevo sapere chi era 

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Capitolo 2
*** 2 ***


La mattina dopo mi svegliai stordita. Mi misi seduta sul letto fissando la finestra, con il piccolo terrazzino ricolmo di fiori, che dava sull'isola Tiberina. Alzai lo sguardo verso il soffitto. La mia camera si trovava proprio sotto il mio punto d'osservazione preferito, violato da quell'uomo la sera prima. Mentre ripensavo a quelle poche parole che c' eravamo scambiati, lo stomaco si annodò leggermente «-Ma perché?! Non lo conosco nemmeno!!!-». La porta si aprì ed entrò Teresa, seguita a ruota da Lorenzo e Stella. «Ancora a letto?! Suvvia sorellina, non è da te!! » Lorenzo rideva dietro la governante, che aprì le finestre e mi buttò giù dal letto. Stella mi abbracciò «Ele!! Oggi partecipo pure io alla lezione!!!» sorrisi, stringendola e prendendola in braccio «Davvero?! Ma sei abbastanza grande?!»
«Certo! Ho 6 anni io!!» Scoppiai a ridere di fronte a quella risposta innocente «Ma allora sei grande!!!» Lorenzo me la rubò dalle braccia «E sei molto più bella di tua sorella» ridemmo insieme, mentre andavamo a lezione «Oh senza dubbio!!! E' una Stellina molto bella!!».
La mattinata e il pomeriggio trascorsero in un lampo. Mi lasciai trascinare al mercato, dal sarto e dal fabbro. Però... la sensazione di essere “spiata” mi perseguitava. Dopo cena mi ritirai presto, con la scusa di essere stanca e di non sentirmi molto bene. Ovviamente l'unico che mi squadrò senza credere ad una sola parola fu Lorenzo, che mi seguì nella mia stanza. Mi misi seduta davanti alla specchiera, cercando di apparire il più normale possibile, mentre lui si accomodava sul letto. «Con chi parlavi ieri sera?» la domanda mi spiazzò. Sentii il sangue scivolare via dal corpo «I-ieri sera? Con nessuno»
«Ele non mi prendere per i fondelli. Lo sai perfettamente che SENTO che nascondi qualcosa». Merda. Mi ero dimenticata di ciò.
«Lore ti dico che non c'era nessuno» spazzolavo i capelli talmente in fretta da farmi male «stai tranquillo. Adesso puoi... » Indicai la porta con il mento. Mi studiò ancora un attimo e sospirò «Si si vado» gli sorrisi «Lo sai che sei l'unico uomo della mia vita» lui alzò gli occhi al cielo e uscì sorridendo. Quando fui sicura di essere sola, uscii in terrazza e piano mi arrampicai sul tetto.

L' aria fresca della notte mi pizzicò le guance. Respirai a pieni polmoni. «Per essere Agosto fa fresco, non ti pare?» Ancora una volta sobbalzai, presa alla sprovvista. «Ti dispiacerebbe fare un po di rumore quando arrivi?!» recuperai la calma e mi misi seduta sul bordo del tetto.
«Veramente ero già qui. Sei tu che hai la testa tra le nuvole.» mi rimproverò con un tono divertito e si mise seduto vicino a me, molto vicino. «Allora... Elena, hai un incesto con tuo fratello o che altro?». Per poco non caddi dal tetto. Lo fissai con aria scioccata «Ma sei scemo?! Come ti passa per la mente una cosa del genere!!!». Si strinse nelle spalle «Stavo ascoltando...» lo fermarmi con una mano davanti al volto nascosto dal cappuccio
«No aspetta.. COSA?! Tu stavi ascoltando?! Ma come ti permetti!!! Maleducato che non sei altro! Non conosco nemmeno il tuo nome e tu...mmmhh!!!» arrabbiata mi sporsi pronta a lasciarmi cadere sul terrazzino sottostante, ma la sua mano, sul mio polso, mi bloccò. Mi fermai, sconvolta da quel contatto «Elena dai... mi dispiace, non era mia intensione.» lo guardai corrucciata «Dimmi il tuo nome» cercavo di nascondere il sorriso che cresceva, mentre osservavo la sua espressione infastidita e arresa «-Lo conosco da un giorno eppure...è come se lo conoscessi da anni-»
«Mi chiamo Ezio Auditore da Firenze»
«Ti ho chiesto il nome, non l'albero genealogico»
«E' uguale. Adesso ti rimetti seduta? Oppure...» sorrise malizioso «Entriamo nella tua stanza?».
Ero senza parole. No una parola l'avevo, ma non rientrava nel vocabolario di una ragazza educata. «Allora?!». Ci fissammo per diversi minuti, senza parlare. Alla fine cedetti alla curiosità «Perché... perché non ti togli il cappuccio?». Si irrigidì leggermente «Perché dovrei?» ancora una volta aveva deviato la domanda, porgendomene un altra «Perché... voglio vedere con chi sto parlando». Sospirò e lentamente si tolse il cappuccio. Rimasi immobile osservando il suo volto, incantata «-Cavolo!!! E' decisamente bello. E quella cicatrice sul labbro... gli da un aria da ragazzaccio.-»
«Sei soddisfatta adesso?!» mi chiese mentre cercavo di trovare una parola sensata da dire «...S-si direi di si» non gli avrei dato un motivo per prendermi in giro. Dalla camera si udirono due colpi sordi alla porta. Di nuovo rimasi immobile «-Per stasera basta, vi prego-»
Ezio si avvicinò pericolosamente a me, facendomi avvampare.«Elena se non rispondi butteranno giù la porta». Annuì e saltai sul terrazzino «Si? Chi è?!»
«TUO FRATELLO!» la porta si aprì un po troppo velocemente, rivelando un Lorenzo furioso. Iniziò a girare per la stanza «Dov'è?!»
«Chi?»
«Ho sentito che parlavi con qualcuno!» Si voltò verso di me. Non l'avevo mai visto così.
«Parlavo da sola. Stavo ripetendo i brani di oggi» istintivamente mi allontanai da lui, cercando di non farlo arrabbiare ancora di più.
«Elena non prendermi in giro!» Controllò anche fuori, poi tornò da me. I suoi occhi erano due fessure furiose. «Dimmelo»
«T-te l'ho già detto. Ripetevo la lezione di stamattina». Si rilassò, si guardò ancora una volta in giro ed uscì dalla stanza senza dire altro. «-Da quando sono così brava a mentire?-» scossi la testa e mi arrampicai di nuovo sul tetto. Ezio non c'era più... sospirai infastidita e tornai sul terrazzino. Fu allora che notai un piccolo biglietto. Lo presi tremando leggermente «-Scema-». Lo aprii piano e la prima cosa che notai era la grana della carta. «-E' la mia carta da lettere. Ma come ha fatto?!-» sorrisi mentre leggevo quelle poche parole:

A domani piccola Elena.”

non era nemmeno firmato, ma non importava... Perché io l'avrei aspettato sul tetto, come ogni sera. 

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Capitolo 3
*** 3- parte 1 ***


Il giorno dopo io e Lorenzo non ci rivolgemmo parola. Nel pomeriggio mi recai in biblioteca. Mi sedetti su una delle poltrone e mi immersi nella lettura. Il tempo trascorreva troppo lentamente. Mi muovevo nervosa sulla poltrona, mordicchiandomi il labbro e leggendo la stessa pagina più e più volte, senza capirne il senso. Alla fine mi arresi e uscì dalla stanza. Mi misi a vagabondare per i corridoi di casa. Il silenzio era surreale «-Ma.. sono usciti tutti?!-». All'improvviso mi venne in mente un idea. Di corsa mi recai nello studio di mio padre. Bussai piano «Avanti», la risposta scorbutica mi intimorì un po. Entrai piano «Buonasera padre. Disturbo?». Lui alzò lo sguardo dalle sue scartoffie e mi concesse un sorriso dolce, uno dei pochi «Elena, mio gioiello. Non disturbi affatto. Prego siediti» mi indicò la sedia davanti alla scrivania. Poche volte mi ero seduta li e quelle poche volte non era stato affatto piacevole. Presi un respiro e mi sedetti, sistemando la gonna. «Allora cosa ti porta nel mio studio? Come mai non sei con tua madre a fare acquisti?». Fissai il suo volto. Era simile al mio, tranne gli occhi, di un intenso verde. Mi schiarii la voce «No, non ne avevo voglia. Avrei una domanda» perché la mia voce non suonava sicura come nella mia testa?
«Dimmi pure, se posso ti risponderò volentieri»
«Ecco.. ieri al mercato ho sentito un nome di una famiglia. Mi chiedevo se voi conoscete qualcosa su di loro.» Mio padre sollevò un sopracciglio «Ti interessa sposare un loro figlio? In fondo hai 20 anni, l'età del matrimonio l'hai superata da un pezzo...». Non risposi. Ricaccia le lacrime indietro e lo guardai negli occhi «So perfettamente di non essere più in età, ma il matrimonio non mi interessa. Sarà una delusione per voi, ma dovete accettare la realtà.»
«Vai avanti. Porgi la tua domanda.»
«Mi chiedevo se voi sapreste dirmi qualcosa sulla famiglia Auditore»Mio padre impallidì. Tossicchiò nervosamente «Perché ti interessa?!Cosa ti è stato detto?» adesso il tono era arrabbiato.
«Sono solo curiosa, ho sentito dire che sono stati giustiziati per tradimento. E' vero?!» in parte era vero. Avevo davvero sentito il loro nome al mercato, sussurrato piano e con timore e poi ero curiosa di sapere qualcosa che Ezio non mi avrebbe detto di certo.
«ASSOLUTAMENTE NO!!! Gli Auditore sono una delle famiglie più rispettabili di Firenze!!! Chi li calunnia dovrebbe essere condannato!!!». Rimasi immobile, in silenzio. Come mai mio padre si arrabbiava tanto?!
«Chiedo scusa... ero solamente curiosa»
«E' per questo che non trovi marito. Non sai quando stare zitta.» Incassai l'affermazione e mi alzai. «Mi scuso ancora. Vi lascio lavorare» mi avviai alla porta.
«Elena aspetta. Prendi» mi voltai a testa bassa e presi i due sacchettini che mi porgeva, uno rosso scuro e l'altro blu. «Quello rosso è per tuo fratello, quello blu per te. Adesso vai» mi inchinai e usci in fretta. Andai verso la mia stanza. Trovai Teresa e le chiesi di prepararmi un bagno caldo. Andai nella stanza di Lorenzo e bussai. «Lore? Ci sei?»
«Sisi entra pure». Il tono era calmo. Entrai e lo trovai sdraiato sul letto che fissava il soffitto. «Tutto bene Lore?» mi avvicinai piano. Ero ancora intimorita dall'atteggiamento della sera prima.
«Ele vieni qui. Siediti vicino a me» il tono triste mi strinse il cuore. Mi affrettai e mi lanciai sul suo letto, come facevo quando ero piccola. Mi prese tra le sue braccia. Come potevo rimanere arrabbiata con un pezzo di me?! Mi baciò la fronte e mi strinse a se.
«Scusami per ieri sera. Non dovevo fare quella scena.» arrossì e io scoppiai a ridere, gli diedi un bacio sulla guancia e mi misi in ginocchio sul letto «Perdonato. Ma non farlo più. ah... tieni» gli tesi il sacchettino rosso «è da parte di nostro padre.»
«Sul serio? Quel pezzo di ghiaccio ci ha fatto un regalo?!» gli rivolsi un occhiataccia, ma aveva ragione, era una cosa rara ricevere un regalo da lui. Presi anche il mio sacchettino
«Beh non lo apri?!» Lorenzo mi fissava divertito
«Prima tu»
«Va bene, prima io» lo aprì. Dentro c'era un ciondolo, o meglio, mezzo ciondolo a forma di una stana virgola. Ci fissammo «Cosa sarebbe questo coso?!» lo rigirava tra le mani, cercandone un senso
«Aspetta...» aprii il mio e presi il ciondolo, uguale a quello di mio fratello, tranne che il mio era rovesciato. «Ma che strano!!!» la mia metà era più aggraziato, adatto ad una femmina. Lorenzo saltò su «Aspetta, aspetta!!! Passa il ciondolo» me lo strappò di mano «Ehi!!»
«Guarda!!!» aveva unito le due metà. Adesso il ciondolo formava un simbolo. «-L'ho già visto. Non mi ricordo dove ma sono sicura di averlo visto-»
«Che strano..» Lorenzo lo sfiorò piano «Ho come la sensazione di averlo già visto». Non risposi. Mi alzai e ripresi la mia metà. «Mi aspetta un bagno caldo. A dopo!!!» uscì dalla stanza prima che potesse fermarmi. 



Piccola nota= spezzo il capitolo perché ho paura che venga troppo lungo. ^^” scusate!!!


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Capitolo 4
*** 3-parte 2 ***


Entrai in camera mia e chiusi la porta di scatto. Sistemai il ciondolo sul comò. Il bagno era già pronto. Mi spogliai e mi immersi nell'acqua profumata dai sali. Mi lasciai cullare dai vapori caldi e mi appisolai.

~¤~~¤~~¤~

Fermo sul tetto, Ezio aspettava la ragazza. Controllava e ricontrollava il terrazzino, ma di Elena nessuna traccia. Si affacciò un poco dal bordo del tetto. Dalla finestra vedeva il bagliore delle candele, ma le pesanti tende impedivano la vista di altro. Scese con un balzo leggero. «-Le piacciono i fiori. Buono a sapersi-». Osservò la portafinestra per qualche minuto e poi titubante posò la mano sulla maniglia. La finestra si aprì senza rumori. Entrò senza pensarci. Si tolse il cappuccio e guardò in giro, curioso «-Bella camera. Ha buon gusto-». Passò davanti al letto e si fermò, vedendola a mollo nella vasca. Si avvicinò furtivo. Elena dormiva profondamente. «-Ma come si fa ad addormentarsi in acqua?!-» sorrise e si rimise ad esplorare la stanza. Passò davanti al comò e rimase sorpreso nel vedere il ciondolo. Lo prese e lo rigirò tra le dita «-E' la metà del nostro simbolo. Ma perché...-» rivolse un altra occhiata alla ragazza «-No impossibile...-» rimise a posto l'oggetto e si avvicinò alla vasca. Il suo sguardo vagò sul corpo di lei e stinse i denti per non unirsi e “riscaldare” l'acqua. Si accovacciò vicino al suo viso e le toccò piano la spalla «Elena? Svegliati» si preparò a tapparle la bocca. La vide aprire gli occhi e sgranarli. Le tappò la bocca ridacchiando.

~¤~~¤~~¤~


Qualcuno mi stava chiamando. Una voce che conoscevo, bellissima e sensuale. «Elena? Svegliati» aprii piano gli occhi e quando vidi il suo volto mi mossi veloce. Mi tappò la bocca ridacchiando. «Shh!!! Buonasera! Ti aspettavo ma non arrivavi così sono sceso io!!» Ezio sorrideva e io mi sentii sciogliere qualcosa dentro. Solo allora mi ricordai di essere nella vasca, completamente nuda. Tirai su le gambe per coprirmi alla meglio e lo guardai in cagnesco. «Non urlare... Adesso ti lascio la bocca e mi allontano. Così esci dalla vasca e ti vesti. Va bene?» il suo tono divertito mi irritava ma annuii comunque. Lentamente tolse la mano e si allontanò, mi diede le spalle e tirò su il cappuccio. Velocemente uscii dalla vasca, mi avvolsi in un telo asciugandomi. Dall'armadio recuperai la camicia da notte. Dopo essermi sistemata mi sedetti sul letto «Girati pure Ezio». Si voltò piano «Complimenti per la stanza»
«Grazie. Vieni siediti vicino a me, non ho voglia di andare sul tetto» il suo sorriso si allargò e veloce si sedette vicino a me. Gli occhi scintillavano maliziosi«Vuoi fare qualcosa?!» lo fissai sconcertata.
«Sei veramente scemo»
«Era una proposta»
«Sorvoliamo. Ti propongo una specie di gioco.»
«Le regole?»
«Io faccio una domanda a te e tu ne fai una a me. Così ci conosciamo meglio, ci stai?». Mi fissò per un attimo «Ci sto. Però se la domanda chiede qualcosa di segreto non risponderò»
«Perfetto. Comincio io. Allora... quando sei nato?»
«24 Giugno. Tu?»
«11 Dicembre. Come ti sei fatto quella cicatrice?»
«Un sasso durante una rissa. Chi è nato prima tra voi due?»
«Lorenzo. Hai fratelli o sorelle?»
«Una sorella in vita e due fratelli morti. Avete un incesto?»
«NO! Sei ripetitivo. Come mai sei a Roma?»
«Segreto. Quanti anni hai?»
«20. Tu?»
«33» sorrise «Sono più vecchio...ehm...ho finito le domande»
«Non è un problema. Io ne ho ancora una» mi morsi il labbro nervosa
«Bene. Dimmi pure»
«Chi sei realmente?» la voce mi usci in un sussurro, abbassai gli occhi.
«Che importanza ha? Cosa cambia saperlo o no?». Lo sapevo, non avrebbe risposto. Alzai lo sguardo e mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio.
«Elena» un brivido mi percorse la schiena, involontariamente chiusi gli occhi «vuoi sapere troppe cose. Ogni cosa a suo tempo.» le sue labbra toccarono le mie per un momento soltanto. Poi più nulla. Aprì gli occhi e di Ezio nessuna traccia. La finestra era chiusa. La fissai per un istante delusa. «E così... è quella la lezione di ieri sera vero?». Non mi mossi. La sua voce fu una lama nello stomaco. Mi voltai piano e vidi Lorenzo appoggiato alla porta che mi fissava con sguardo triste e deluso. Senza rivolgermi parola si avvicinò alla finestra e la chiuse a chiave. Iniziai a piangere, consapevole che adesso non l'avrei più rivisto. Lorenzo mi lanciò un ultima occhiata ed uscì, chiudendo a chiave anche la porta. Mi raggomitolai su me stessa, singhiozzando.

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Capitolo 5
*** 4 ***


Quanto si può piangere? C'è un momento in cui le lacrime finiscono? Un momento in cui alzi la testa e dici “Ho finito di piangere”? Beh... se c'è... io sono lontana da quel traguardo.

Quanti giorni sono trascorsi da quando Lorenzo mi ha chiusa qui? 5-6? Non lo so più. Sul terrazzino c'è una guardia. Teresa mi porta i pasti e mi prepara il bagno. Non sono più uscita. Non me lo permette. Mi alzo dal letto. Non ne posso più di queste mura bianche, odio il letto a baldacchino azzurro, il quadro di famiglia mi da sui nervi e il tappeto mi sembra un animale. Mi siedo alla specchiera e, per la prima volta dopo giorni, osservo il mio riflesso. Sono il fantasma di me stessa. I capelli sono spenti, le labbra sono secche, ma la cosa più spaventosa sono gli occhi. Cerchiati da delle ombre scure, rossi dal pianto e tristi. Copro lo specchio e mi alzo. Vado alla portafinestra e busso piano. La guardia si gira e apre di poco
«Posso fare qualcosa per lei?»
E' poco più grande di me «Posso...posso uscire un po?»
Annuì e aprì del tutto la portafinestra. Forse fu il mio aspetto a fargli compassione. L'aria fresca mi pizzicò la gola. Sorrisi e osservai il panorama come se fosse la prima volta. Il cielo stellato, le case illuminate, le guardie papali per strada. Per ultima osservai la Tiberina. Bella come sempre. Sospirai e guardai la guardia «Come ti chiami?»
«Daniele»
«Mhm»
Ripresi a guardare il panorama, godendomi quei minuti di libertà rubata «-Ezio dove sei? Perché non vieni a salvarmi?-». Che sciocca, come potevo pensare che uno sconosciuto potesse salvarmi? «-Però mi ha baciata...-» il ricordo delle sue labbra sulle mie, anche solo per un momento, mi annodò lo stomaco. La guardia tossicchiò
«Dovrebbe rientrare».
Provai un senso di nausea nel varcare la portafinestra. Lanciai un ultimo sguardo malinconico alla città e rimasi bloccata. Qualche tetto più avanti una figura incappucciata guardava nella mia direzione «-Ezio!!-» mi sporsi, ma la guardia mi afferrò per la vita e mi riportò dentro «LASCIAMI!!!»
«Elena, fidati di me!»
Guardai Daniele sconcertata. Lui chiuse le tende di broccato blu, chiuse la portafinestra e ritornò al suo posto. Rimasi li, in piedi, confusa. Chi era quella guardia? Ma era davvero una guardia? Perché dovevo fidarmi? Cosa mi nascondeva? Alla fine tornai a letto, corrucciata e depressa.

~¤~~¤~~¤~

L'Assassino raggiunse il terrazzino e salutò la guardia «Salute e Pace Daniele». Il ragazzo s'inchino leggermente«Salute e Pace Maestro». Ezio osservò la finestra chiusa «Come procede?» Daniele sospirò «Male. Non è fatta per stare rinchiuso. Il suo aspetto è inquietante.» l'Assassino annuì leggermente
«Concordo, ma se la “liberiamo” scateniamo l'ira del fratello»
«Quel ragazzo è uno sciocco. Non si è nemmeno accorto della nostra “sostituzione”» Ezio rise piano «Hai pienamente ragione, ma ho in mente un altro piano.» Daniele lo guardò «Posso sapere che cosa hai in mente?» Ezio fissò la finestra
«Ho fatto qualche indagine negli archivi e... a quanto pare, la sua famiglia fa parte dell'Ordine da generazioni.»
«Vuoi veramente dirmi che è un Assassina?!»
«A quanto pare, lei e suo fratello, sono votati all'Ordine.»
«Mhm... Quindi vuoi chiamarla all'addestramento? Machiavelli che ne pensa? Ehi aspetta... lei sarebbe...»
«La prima donna nell'ordine» concluse Ezio al posto del ragazzo «Ne sono consapevole. Di Niccolò non mi preoccupo» si avvicinò al bordo del terrazzino «l'idea è mia e mi prendo le conseguenze. Daniele continua a controllarla, ma non parlarle. In questi giorni farò visita al padre. Ci vediamo»
«Sarà fatto Maestro» 
Ezio salì sul bordo e saltò sul tetto di fronte. Daniele si rimise al suo posto.

~¤~~¤~~¤~

Fui svegliata dal tocco di una mano «Elena? Svegliati! Voglio parlare» Quella voce... mi alzai con uno scatto e mi allontanai «Stai lontano da me!»
«Hai pianto?» La voce di Lorenzo era così triste da far pena... Ma non potevo e non volevo perdonarlo. «Certo che ho pianto!!!»
«Perché?»
Speravo mi prendesse in giro, non poteva essere davvero così cretino.
«Perché?!?!? Mi prendi in giro?! MI HAI RINCHIUSO NELLA MIA STANZA!!!»
«L'ho fatto per il tuo bene...» il mio schiaffo lo colpi in pieno.
«PER IL MIO BENE?!?!?!»
«Elena ti prego...»
«FUORI!!! IO.TI.ODIO!» iniziai a singhiozzare di rabbia. Le braccia di lui mi strinsero in un abbraccio. Lottai per liberarmi, ma mi strinse più forte e alla fine cedetti. Mi lasciai confortare da quelle braccia.
«Perché mi fai questo Lore? Perché?»
«...perché non voglio perderti Ele. Sei l'unica che mi capisce e mi accetta» piangeva pure lui. Non risposi. Era chiaro che non mi avrebbe persa. Non era quello il motivo. Lorenzo si staccò dall'abbraccio e si allontanò da me «Mi dispiace sorellina... ma non posso lasciarti a quel tizio.» Uscì. Rimasi sola, di nuovo, a fissare il vuoto. Non avevo scampo, sarei rimasta chiusa li per chissà quanto ancora. Abbracciai il cuscino fingendo che fosse Ezio. 

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Capitolo 6
*** 5 ***


Altri due giorni chiusa qui. Daniele non mi apre più la finestra, Lorenzo non è più venuto a disturbarmi e di Ezio.... nessuna traccia. Finisco l'ennesimo disegno. Allontano il foglio e, con una certa rabbia, mi accorgo di aver disegnato il suo volto, di nuovo. Accartoccio il foglio e lo getto nell'angolo «Mmmmhh!!!! Che nervi!». Un tocco leggero alla porta ed entra Teresa «Buonasera!!» mugugno un saluto. «Elena tesoro, stasera per cena c'è il tuo piatto preferito!! Arrosto e patate!» come fa ad essere così allegra? Sento il profumo del cibo salire dal vassoio. Stringo i denti e resisto. Non mangerò finché non mi lascerà uscire
«Mmh. Appoggia tutto sulla scrivania»
«Mangerai?» classica domanda di tutte le sere
«Non lo so».
La donna sospira e mi guarda, tormentandosi le mani
«Che c'è?»
«Se mangi te lo dico» sono tratta al pari di Stella, mi ricattano per farmi fare qualcosa. Sbuffo e mi alzo. Mi siedo alla scrivania e mangio. Che fame... divoro l'intero piatto. Maledetta me che non porto a termine le mie battaglie. Mi giro verso la donna che sorride «Parla»
«In questo momento tuo padre è il sala con un uomo vestito di bianco» il mio cuore perse un battito.
«Sul serio?» la voce mi uscì in un sussurro. Teresa annuì.
«E... sai dirmi il suo nome?»
«Ha detto di chiamarsi Auditore»
Corsi fuori e giù per le scale. Mi fermai sull'ultimo gradino e presi un respiro. Mi avvicinai alla porta della sala e mi sporsi leggermente. Era veramente li, seduto vicino a mio padre davanti al camino spento. Non indossava il cappuccio, quanto era bello. Discutevano su qualcosa, riusci a capire solo “questione di giorni” ma mio padre sembrava contrariato. Ezio lanciò uno sguardo nella mia direzione e si alzò. Mi nascosi nell'ombra, trattenendo il respiro. Vidi Ezio guardarsi intorno e sorridere, poi rientrò chiudendo la porta. Sbuffai e uscii dal mio nascondiglio. Tornai alla scala «-Uffa...-» qualcuno mi afferrò per il polso e mi strattonò
«Che ci fai qui?!» Lorenzo mi strinse il polso
«Lore!! Lasciami!! Mi fai male!!» persi la pazienza «Adesso basta!!!» mi ribellai e lo atterrai bloccandolo per i polsi. Mi guardò furioso «E' lui vero?!?»
«Mi spieghi perché non vuoi che conosca un uomo?!?!»
«Beh...ecco..» gingillava «Io...» gli strinsi i polsi
«Allora?!?!»
«Che cosa state combinando?!?» la voce di nostro padre fece sobbalzare entrambi. Dietro di lui Ezio sorrideva divertito.
«Elena! Lascia andare tuo fratello! Subito!!» obbedii controvoglia. Nostro padre ci trafisse con lo sguardo e poi riprese a parlare con il suo ospite «E come ti dicevo Ezio, questi sono i miei due figli maggiori; Elena e Lorenzo. Come puoi notare sono incredibilmente maleducati e rissosi» Ezio scoppiò a ridere «Suvvia Aurelio non essere così drammatico. Anch'io alla loro età mi divertivo ad azzuffarmi con i miei fratelli e scommetto che lo facevi anche tu»
«Hai ragione, come sempre! Posso offrirti vitto e alloggio fino al giorno prestabilito?» a mio padre brillavano gli occhi per l'emozione. Che fosse rimbambito del tutto? Ezio tentennò per un momento «Beh ecco...»
«Mi faresti un grande onore amico mio!!!»
Amico?! Io e Lorenzo ci guardammo perplessi.
«Bene allora accetto. Infondo sono solo due giorni»
Osservai il volto di Lorenzo dove apparì una rosa di emozioni: stupore, indignazione, di nuovo stupore e alla fine rabbia, mi scoccò un occhiataccia e poi tornò ad osservare Ezio. Mio padre si sfregò le mani «Perfetto! Elena accompagna il nostro ospite in una delle camere libere»
«Quale padre?»
Ci penso su un momento «Quella...vicino alla tuo. Quella con il terrazzino.»
Trattenni un sorriso «Come volete padre» mi voltai verso Ezio «prego messere da questa parte.» Salii le scale sorridendo.

 

Davanti alla stanza Ezio mi afferrò per le spalle. A quel tocco una scarica emotiva mi pervase «Ehm...che c'è?»
«Perdonami»
«Per cosa?»
«Per non essere arrivato prima»
Avvampai «N-non preoccuparti. Adesso sei qui». Passi veloci sulle scale. Lorenzo ci raggiunse con il fiatone, si mise tra me e Ezio «Stalle lontano!!!» lui lo guardò
«Perché dovrei?»
Un movimento rapido e mio fratello lo stava minacciando con uno stiletto «Perché sennò assaggerai questo». Un rumore metallico, simile ad un meccanismo, mi fece rabbrividire. Quel suono sapeva di morte. La scena fu veloce, Ezio che disarmava mio fratello lo bloccava contro la parete, con il braccio sinistro alzato e piegato, gli puntava una lama al collo. Mi portai le mani alla bocca per non gridare, ero incredula.
«Devi imparare molte cose ragazzino» Ezio spinse piano la lama. Lorenzo si divincolò. L'uomo sorrise e lo lasciò andare «ma non temere, ancora pochi giorni e poi...» si zitti «Andate a letto» detto questo si ritirò nella stanza. Mi avvicinai a Lorenzo tremando «S-stai bene?» gli controllai il collo. Nessun graffio. Lui mi scostò «Sto bene! Elena...voglio farti una domanda». Deglutii a vuoto. «Dimmi»
«Vuoi andare fino in fondo con lui?»
Il mio cervello faticava ad elaborare quella domanda. Adesso capivo. Capivo la gelosia e il rancore. Lorenzo aveva paura per la mia virtù!!! Mi morsi il labbro per non ridere «Non lo so» lui mi guardò «Davvero?»
«Si. No. Non lo so!» mi allontanai «fammici dormire sopra». Mi diede le spalle «Pensaci bene» si avviò verso la sua stanza. Rimasi sola nel corridoio, sospirai «-Che macello!-». Persa nei miei pensieri non sentii la porta che si apriva. Ezio mi afferrò per un braccio e mi trascinò dentro «Ma che fai?! Sei imp...» all'improvviso mi ritrovai la bocca troppo occupata e non riuscii a terminare la frase. Gli gettai le braccia al collo e mi alzai in punta di piedi, lui mi attirò a se, facendo combaciare i nostri corpi. Dentro di me infuriava una lotta tra ragione e sentimento. Il bacio durò troppo poco «Non se ne andava mai. E' dalla prima volta che ti ho visto che volevo farlo» mi girava la testa.
«Davvero?! Pensavo ti piacessero le donne mature» con l'indice seguì la linea delle labbra e poi scese al collo, facendomi rabbrividire.
«Le donne mature non si emozionano tanto facilmente, ne arrossiscono se le sfioro. Sanno già tutto»
«Io non so niente»
«E' proprio questo il bello»
Si chinò verso di me, per baciarmi ancora, ma lo bloccai
«Cosa succede tra qualche giorno?»
«Verrete via con me»
«Dove?» non ero preoccupata di andarmene, anzi ne ero felice.
«Sulla Tiberina» lo guardai confusa
«Sulla Tiberina?! Perché?»
Lui sospirò e mi spinse a sedere sul letto «Vedi Elena, devi sapere che io sono un Assassino» sgranai gli occhi.
«Che cosa?»
Mi fermò «Non ho finito. Lo sei pure tu, come tuo fratello.»
Fui avvolta da un gelo strano. Che cosa? Che cos'ero?! Impossibile, doveva essere un errore. «Elena? Mi spaventi così..»
«N-non è possibile? Come posso essere un'Assassina io?»
Mi prese il volto tra le mani «Tecnicamente sei solo un Adepta. Tra due giorni tu e Lorenzo verrete via con me e inizierete ad allenarvi e diventare Assassini a tutti gli effetti» mi diede un bacio leggero che mi confuse ancora di più «Vai in camera tua adesso. Dormi tranquilla»
«Facile per te dirlo»
«Elena, io sarò li con te. Sarò il tuo Maestro e il tuo...» non terminò quando vide il mio rossore diventare più intenso «...sempre se lo vorrai. Non puoi fallire, nel tuo sangue scorre sangue d'Assassino.» Lo fissai ancora un attimo e poi uscii dalla stanza senza aggiungere altro

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Capitolo 7
*** 6 ***


La notte la passai insonne. Avevo paura ad addormentarmi, avevo paura di avere di nuovo l'incubo in cui io ero ricoperta di sangue. Mi appisolai che era l'alba ma un picchiettare sulla portafinestra interruppe di nuovo il mio sonno. Mi rigirai nel letto ignorando il suono e mi coprii di più. Silenzio. Sospirai felice e ripresi a sonnecchiare. Un peso sul letto. Non ci badai più di tanto, poteva essere il cane o il gatto che si intrufolavano come al solito. Però... da quando il cane pesa così? E il gatto è ancora un cucciolo... Qualcosa mi picchiettò sulla spalla «-C'è qualcuno...-» rimasi immobile.
«Che pigra.. Questa non la svegli con niente. Vorrà dire che aspetterò qui.» nell'udire la sua voce mi rilassai, prima di arrabbiarmi seriamente.
«-Non ci credo. Come osa?!?!-»
«Elena?! Stai mordendo il cuscino?!?!»
«Per non mordere te!!!» mi rigirai con l'intenzione di ucciderlo, ma mi ritrovai sopra di lui che mi regalò un sorriso malizioso
«Oh... potevi dirmelo subito che volevi..» gli tappai la bocca con la mano
«Ma tu sei scemo!!! Come sei entrato?!» ma Ezio non mi ascoltava troppo preso a fissare qualcosa su di me. Abbassai lo sguardo. La camicia da notte si era slacciata, lasciandomi scoperto il seno. «AAAHH!! Porco!!! Smetti di fissarmi!!!!» balzai via coprendomi e corsi fuori dalla stanza. Mi rifugiai nella camera di Lorenzo. Mi appoggiai alla porta riprendendo fiato. Osservo mio fratello che dorme beato e... tutto nudo. Sospiro «-Di male in peggio! Cosa ho fatto di male?! Perché tutte a me?!-» torno nella mia stanza. Ezio è sdraiato sul letto «-Forse Lore nudo è il male minore. Beh certo... preferirei Ezio mah... NO!!! Basta!!!-» scuoto la testa per scacciare quei pensieri e gli rivolgo un occhiataccia
«Come sei entrato?» lui mi guarda sorridendo «Dalla finestra.»
«E la guardia? Non l'avrai mica uccisa!»
«Perché dovrei uccidere un mio adepto?»
Oh chiaro... Daniele è un suo adepto. Adesso capisco pure perché dovevo fidarmi di lui.
«Dovrò sbarrarla» Ezio ride di gusto, lo ignoro e apro l'armadio in cerca di un vestito da mettermi.
«Ti vesti di già? E io che volevo farti compagnia nudo.» ignoro anche questa e veloce mi infilo il mio vestito preferito. Cerco di chiudere l'ultimo bottone sulle spalle, quando le sue mani mi sostituiscono «Ecco fatto. Sai bastava chiedere aiuto»
«Ma non avevo bisogno d'aiuto» sono stizzita ma anche lusingata. Le sue mani scivolano intorno alla vita e mi fa voltare, volto contro volto. Mi sento avvampare e deglutisco a vuoto
«Sei bellissima quando arrossisci» mi bacia e come la volta prima, la stanza intorno a me sparisce. Mi lasciai trasportare dalle sue labbra, ma in un angolo della mia mente riaffiorò l'immagine del mio incubo. Mi allontanai da lui «No... non ci riesco» mi guardò preoccupato «Che c'è Elena?»
Lo fissai. Come potevo dirglielo? Alla fine presi coraggio «Ho paura» non si scompose.
«Precisamente... di cosa hai paura?»
«Di quello che diventerò»
«E cosa credi che diventerai Elena? Un mostro assetato di sangue?» si avvicinò.
«Esattamente. Chi siamo noi per decidere chi vive e chi muore?»
Ezio sospirò «Il nostro Ordine combatte da secoli un solo nemico. Io da giovane ho lottato per vendicare la mia famiglia, adesso lotto per mantenere la pace»
«La pace non si crea con la morte.. con quella crei solo il caos»
«Quindi secondo te sono un pazzo che uccide così a caso?» il tono alterato mi fece rabbrividire «Prima di uccidere scopro tutto il possibile. Non uccido innocenti. Andrei contro le regole, quelle che dovrai imparare e rispettare non appena...»
«BASTA!! Io non voglio!! Io non sono un'Assassina e non lo sarò!!!»
«Non puoi sottrarti al tuo destino» la voce di Ezio era fredda e tagliente
«Io scelgo il mio destino!!» Uscii dalla stanza e corsi giù per le scale. Aprii il pesante portone di casa e corsi nella aria fredda della mattina.

 

Vagai per Roma senza una meta precisa. Mi fermai solo per prendere delle mele al mercato. Perché riuscivo ad immaginarmi perfettamente nei panni di un'Assassina? Io non volevo esserlo. Mangiai le mele e mi fermai, guardandomi attorno. Ero su ponte Sant'Angelo. Mi affacciai e scorsi il mio riflesso sul Tevere. I lunghi capelli neri ricadevano disordinati sulle spalle. Come si vestono gli assassini? Dovevo tagliarmi i capelli? Mi passai una mano sul volto «-Stupida viziata. Che domande inutili ti fai. Non sai nulla su come agiscono e giudichi a prescindere. Invece di fuggire dovevi ascoltare Ezio e capire-» mi appoggiai con la schiena al ponte e osservai Castel Sant'Angelo. Una carrozza uscì dalla fortezza e mi passò davanti e per un attimo incrociai lo sguardo con il passeggero seduto a bordo «-Come pensavo... I bastardi del Papa. Lucrezia e Cesare. Chissà se la loro relazione incestuosa è vera o solo un pettegolezzo popolano-». Quando la carrozza scomparì tornai ad osservare il fiume. Lentamente mi sedetti sul bordo del parapetto, le gambe sospese nel vuoto «-Ma guarda... ho perso le scarpe-». Alla mia sinistra, non molto distante, un uomo osservava il fiume. L'osservai; era bello e aveva qualcosa di familiare. I capelli scuri stretti in un codino, i lineamenti perfetti, la barba incolta e quella cicatrice sul labbro... No. Non volevo crederci. Cosa ci faceva li?! E perché indossava abiti normali e non la solita veste?! La camicia e il gilè aderivano al suo corpo come i pantaloni scuri. Madonna quanto era bello vestito così. Si voltò «E' da maleducati fissare le persone non lo sai? Ah e quando torni a casa? Dobbiamo finire un discorso io e te». Con la fretta di scappare persi la presa e scivolai lanciando un urlo stridulo. Chiusi gli occhi in attesa dell'impatto con l'acqua, ma mi ritrovai sospesa. Ezio mi aveva afferrato la mano «Domanda... Sai nuotare?»
«No ti prego... non lasciarmi!!!»
«Mi ascolterai?» si divertiva a tenermi li sospesa.
«No! Maledetto bastardo!»
«Che peccato. Nuota veloce Elena» mi lasciò andare. Il volo durò poco e l'impatto con l'acqua fu doloroso, affondai. Nuotando velocemente riemersi sputando e tossendo. Alcune persone sul ponte mi gridavano di nuotare e mi indicavano la riva poco distante. Solo lui rideva di gusto. «-Bastardo!! Al prossimo bacio gli stacco la lingua!!!-». Con uno sforzo e un santo dalla mia arrivai a riva. Tossii e sputai l'acqua putrida e puzzolente «-Che schifo!!!-» La gente sul ponte applaudii e poi si disperse. Ezio mi venne a recuperare ridendo ancora
«E' stata una cosa bellissima!!!»
«Ezio dal cuore... Fottiti!!!» lui rise ancora di più «Pensi di aiutarmi?!?!?!»
«Sisi certo!» mi tese la mano «Non offenderti... ma puzzi.»
«Ti odio» afferrai la mano «Me ne vado a casa» mi avviai indispettita.
«Elena?»
mi voltai «Cosa vuoi ancora?»
«Vuoi vedere come si sposta un Assassino?» un sorrisetto eccitato gli illuminava il volto, come un bambino con un gioco nuovo. Non resistetti.
«Va bene...» mi si avvicinò rapido e mi mise un braccio intorno alle spalle
«Tranquilla, la prima volta è faticoso ma più lo fai più diventa semplice e bello.» più parlava più cresceva in me il sospetto che la frase avesse un doppio senso. Mi portò davanti ad una casa ed iniziò ad arrampicarsi «Questo so farlo anch'io!!!» lo seguii un po impacciata a causa del vestito bagnato. Lo raggiunsi sulla punta del tetto.
«Bene Elena. Osserva il Maestro.» saltò sul tetto di fronte con agilità e una certa grazia. «Dai... Tocca a te!!!». Il panico mi invase. Ci sarei riuscita o sarei caduta nel vuoto?
«Non pensarci!!! Salta e basta!!!» deglutii, presi una leggera rincorsa e saltai. La sensazione di cadere mi invase, insieme al terrore e all'euforia. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti e dopo poco atterrai tra le braccia di Ezio.
«Attenta!!! Occhi sempre aperti!!! Vuoi farti male?!»
«No certo che no» aprii gli occhi, la testa sul suo petto.
«E allora occhi fissi sull'obbiettivo! Mai distrarsi!»
«Ho capito».
Mi lasciò e riprese la corsa sui tetti. Lo seguii questa volta senza paura e gli occhi fissi sull'obbiettivo. Mentre saltavo su un altro tetto un pensiero mi colpì. Mi fermai.
«-Mi sta addestrando-» “Osserva il Maestro..” «-Mi ha fregata!-» tremai leggermente per il freddo e per la rabbia. Ezio si fermò e tornò indietro «Che c'è? Ti sei fatta male?»
«Mi stai addestrando..»
«E allora? Non ti diverti? Tu vuoi vedere solo il lato negativo della cosa. Tu non pensi alla liberazione durante un allenamento o all'euforia che provi saltando di tetto in tetto. Alla gioia di essere una sola grande famiglia, avere solo 3 regole. Tu pensi solo alla morte e al sangue»
Rimasi in silenzio un attimo. «Sul serio c'è altro oltre il sangue?» mi prese il volto tra le mani «Certo, io sono qualcosa oltre il sangue no? E poi se vuoi distrarti e divertirti...» con l'indice tracciò la linea del collo e della spalla fino al seno. Il suo tocco era una scia di fuoco «...basta che ti infili nel mio letto.» mi baciò con più foga del solito, mentre la mano cercava uno spiraglio per entrare. Mi strinse piano il seno sinistro. Mi staccai spingendolo via «Maniaco!»
«No uomo. Elena mi attizzi, che posso farci?!»
«Stammi lontano! Io...»
«Io...? Su finisci»
«Io sono vergine»
Mi fissò inespressivo. Aprì la bocca ma la richiuse subito dopo, evidentemente senza parole. Abbassai lo sguardo imbarazzata e iniziai a tormentarmi il vestito «-Stupidaaaa!!!!-» nella mia mente risuonava solo quella parola. Alla fine sorrise e scosse la testa «Dai andiamo. Stasera devo parlare con tuo fratello» così dicendo saltò sul tetto davanti e scese rapido. Sbuffai e lo seguii «-Perché non ha detto nulla? Non ha reagito!! Adesso non mi vorrà più... Stupida di nuovo!!!-»
«Elena!?!? Che ci fai sul muro?!» la voce fredda di mia madre mi fece sobbalzare e perdere la presa, per mia fortuna questa volta atterrai tra le braccia di Ezio e non nel Tevere.
«Presa! Devi stare più attenta!!»
tossicchiai nervosa «Ezio mettimi giù.»
«Messere sarebbe così gentile da depositare mia figlia a terra» ancora una volta la voce di mia madre fu una lama gelida.
«Vi chiedo scusa madonna» lui mi depositò sui gradini e s'inchinò «Vostro marito aveva ragione, madonna Serena, assomigliate molto ad Elena. Ugualmente bella»
«Voi dovete essere messer Auditore. L'ospite di mio marito» mia madre sorrideva. Non potevo crederci. Gli occhi blu risplendevano di gioia.
«Esattamente. Spero di non arrecare disturbo»
«No solo che mi rattrista il motivo della vostra visita» mi lanciò uno sguardo, quindi sapeva. Tornò seria. Mi ero sempre chiesta cosa ci trovava in mio padre. Il loro era stato un matrimonio d'amore. Lei era minuta, elegante, delicata e affascinante. Mio padre era ben piazzato, non brutto ma nemmeno attraente.
«Oh santo iddio!!! Elena puzzi come una fogna!!!» mi voltai, Teresa teneva per mano Stella che mi guardava incuriosita «Forza in casa!!! » non riuscii a replicare che già mi stava trascinando dentro.


Dopo un lungo bagno caldo rilassante e una cena abbondante, mio padre fece chiamare me e Lorenzo nel suo studio.
«Figlioli stasera devo parlarvi di una cosa estremamente importante» Ezio arrivò poco dopo e affiancò mio padre.
«Aurelio permetti due parole?»
«Certamente!»
In un attimo la sua espressione mutò. Metteva soggezione.
«Ragazzi dopo questa chiacchierata la vostra vita cambierà. Sarete voi a scegliere se seguire o no il vostro destino» si zittì e mio padre prese la parola.
«Dunque... secoli fa in un epoca incerta, un nostro antenato fu accusato di tradimento e condannato all'impiccagione. Nessuno si espose per salvarlo, avevano tutti troppa paura. Tranne un uomo... lui presentò la testa del vero traditore.» fece una pausa «Il nostro avo cercò il suo salvatore per tutto il paese e alla fine lo trovò in un paese sperduto. Gli chiese che cosa avrebbe potuto fare per sdebitarsi. L'uomo gli rivelò di essere un Assassino e chiese solo una cosa...» altra pausa. Sembrava che raccontare quella storia riportasse a galla ricordi dolorosi «Di votare al Credo ogni primogenito, maschio o femmina che fosse. Così generazione dopo generazione la vostra famiglia ha servito l'Ordine e adesso... tocca a voi» fu Ezio a terminare la storia. Mio padre piangeva in silenzio, fissando la scrivania.
«Quindi... Io sono un Assassino?» Lorenzo guardava i due uomini. Ezio annuì
«Come lo è anche Elena. Sempre se vuole seguire quella strada».
«Per lei potrebbe essere troppo dura Ezio. Forse è il caso che porti con te solo Lorenzo...» mio padre si tormentava le mani.
«Imparerò ad usare le armi?» mio fratello saltellava sulla sedia dalla gioia.
«Si imparerai ad usare ogni arma che vorrai» Ezio sembrava un padre paziente mentre spiegava a Lorenzo le cose. Poi si voltò verso di me
«Allora Elena che vuoi fare?»
«Oh voglio vedere quanto sono brava con le armi e quanto sono resistente» mentre parlavo mio padre mi fissava a bocca aperta, incredulo.«Perfetto. Allora Aurelio domattina li porterò con me entrambi.» Ezio sorrideva orgoglioso. Mio padre annuì e si alzò
«Preparate una sacca con alcuni vestiti» uscì senza salutare nessuno. Ezio guardò Lorenzo e poi me «Domattina verrete con me dal sarto. Adesso andate a riposarvi. Benvenuti nell'Ordine.»

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Capitolo 8
*** 7 ***


Mentre preparavo la sacca il nodo che avevo in gola era sul punto di scoppiare. Avrei lasciato la mia casa, il mio rifugio sicuro, per andare incontro al mio destino. “Gente nuova, vita nuova!!!” Lorenzo ero così allegro, mentre mi trascinava in camera, ma anche lui aveva pianto quando Stella si era presentata davanti a noi, con gli occhi rossi e le guance rigate di lacrime. Ci aveva scongiurato di non partire. Era così piccola... così innocente. Come potevamo dirle che eravamo Assassini? Non riuscii a rispondere, scoppiai a piangere e scappai in camera mia.

Mi sedetti sul letto, la borsa tra i piedi e lo sguardo perso nel vuoto. Un peso vicino a me. Lorenzo mi prese la mano e la stinse «Ele...non sei costretta»
«Andrei contro al mio destino» “Io scelgo il mio destino!!” le mie stesse parole mi risuonavano in testa, vuote, prive di significato.
«Perché lo fai? Per lui?» bella domanda. Non lo sapevo nemmeno io. Lo facevo per Ezio? Anche... l'idea di rimanere al suo fianco incoraggiava la mia scelta, ma lo facevo perché... era giusto. Una parte di me reclamava quel ruolo, reclamava l' Assassina che era in me. Restammo in silenzio qualche minuto, alla fine sospirai «Lore?»
«Mh?»
«Dormi con me?» non avevo bisogno di guardarlo per sapere che sorrideva.
«Ma certo» ci sdraiammo e io mi rifugiai tra le sue braccia, come sempre.
«Elena.. Io sarò al tuo fianco» era la seconda volta che sentivo quella frase.
«E' una promessa?»
«Si» mi accarezzò i capelli «E se non ci sarò io, ci sarà Ezio» ridacchiai «Adesso ti sta simpatico?»
«Ovvio. Mi insegnerà ad usare le armi. Non vedo l'ora.»
«Che scemo che sei..» gli occhi si chiusero e lentamente scivolai nel sonno, finalmente senza incubi.

«Giù dal letto recluta!!» la voce di Ezio di prima mattina era una lama nel cervello
«Dobbiamo andare!! Elena sveglia!!». Mi tirai su ancora addormentata e lo guardai
«Ti odio» mi diede un rapido bacio
«Lo so. Tuo fratello è giù che ci aspetta. Dobbiamo andare dal sarto, dal fabbro...» usci parlando. Sbadigliai e presi la sacca da terra. Lanciai un ultimo sguardo alla mia camera e lo seguii fuori.
«Dove andiamo prima?!» Lorenzo seguiva Ezio eccitato come un bambino, mi strinsi nel mantello per ripararmi dall'aria fredda.
«Dal sarto. Vediamo se può darvi una veste per oggi.»
«E poi?»
«Dal fabbro»
«A fare?»
«Comprare armi»
La conversazione mi dava la nausea. Mi tenni lontana da loro fino dal sarto. Quando entrammo l'uomo ci squadrò e senza dire una parola ci fece cenno di seguirlo. Ci portò in una stanza stracolma di stoffe.
«Messer Auditore è un piacere vedervi. La vostra veste è a buon punto»
«Grazie Fabio, ma oggi sono qui per un ordine rapido. Ho due nuovi adepti» il sarto agitò la mano «Ho capito» si voltò verso di me e mi squadrò «E lei? Devo confezionarle un vestito per la Rosa?» Ezio rise
«Nono. Lei è uno dei due». Fabio sgranò gli occhi
«Ah! Che novità! Beh vieni cara, prendiamo le misure.» mi avvicinai e salii sul piccolo sgabello, mettendomi a disposizione del sarto.
«Quanto ci vorrà per le vesti?» Ezio incrociò le braccia guardandoci. Fabio lo guardò, pensieroso.
«Per il ragazzo c'è già. Dovrebbe stargli. Provala è sul bancone» Lorenzo annuii e sparì nell'altra stanza.
«Per la sua ci vorranno più o meno due ore...» prese un foglio da sotto un mucchio di stoffe e con un carboncino tracciò qualche linea. Lorenzo tornò cambiato e rosso in viso. Ezio l'osservò «Direi che va bene. Fabio che ne pensi?» il sarto gli lanciò un occhiata «Mhmh come pensavo, gli sta bene.» La sua veste era simile a quella di Ezio, ma di colore grigio e più corta sul davanti, con delle rifiniture nere. La cintura rossa contrasta e il bavero nero gli copriva il volto. I pantaloni, anche quelli neri, erano stretti ma sembravano comodi.
«Che bello che sei Lore!!»
«Io sono sempre bello» tirò su il cappuccio
«Bene uno è sistemato» Fabio passò il foglio a Ezio, che lo studiò sorridendo «Così può andare?»
«Oh direi proprio di si. Intanto falle questa, poi ne ordino altre 3 simili.»
«E' sempre un piacere fare affari con te Auditore.» Fabio rise insieme ad Ezio «Ripassate tra 2 ore e la veste per questa fanciulla sarà pronta.»
Una volta fuori Ezio osservò nuovamente Lorenzo «Mmmh come ti senti?»
«Direi bene. Anche abbastanza euforico»
«Meglio cosi. Andiamo dal fabbro»
Rimasi in silenzio per il resto del tempo. Prendemmo armi e ordinammo dei polsini simili a quelli di Ezio. Lorenzo sistemò la spada e i pugnali nella nuova veste. Io misi arco e spada nella sacca. «Adesso che facciamo? Manca più di un ora... » Lorenzo sbadigliò «e inizio ad avere fame.»
«Venite» ci portò ad una taverna non molto distante. Mentre mangiavamo iniziò a spiegarci le regole basilari del Credo, noi lo ascoltavamo rapiti. Oltre ad essere bello era pure un buon Maestro.
«Nulla è reale, tutto è lecito. Agiamo nell'ombra per servire la luce. Ricordatevi sempre questo ragazzi insieme ad altre tre regole: non toccare gli innocenti, non esporsi e non compromettere la Confraternita. Avete capito?» annuimmo e lui riprese a parlare «So che sono molte informazioni, ma non è tutto. Stasera, quando saremo alla Tiberina, verrete nel mio studio e insieme a Machiavelli vi spiegheremo tutto il resto. Adesso Lorenzo tu andrai all'isola, mentre io ed Elena rimaniamo qui ad aspettare la veste. Sai come arrivarci?»
«Ovviamente, è vicino casa. Ci sono passato molte volte» si alzò «Allora vado. A dopo!»
«Salute e pace Lorenzo» Ezio gli sorrise
«Salute e pace... Maestro» corse via. Conoscendolo era rosso di vergogna. L'Assassino si voltò verso di me «Sei silenziosa» si spostò, mettendosi più vicino.
«Non ho niente da dire. Il mio cervello sta ancora elaborando tutto ciò.» sorrisi «Anch'io devo chiamarti Maestro?»
«Mmh se mi sorridi così mi fai venire idee strane. Solo davanti gli altri»
«E in privato...?» mi passò un braccio intorno alla vita
«Ezio, Amore, Padrone... come preferisci»
«Padrone?!» risi «Tu stai male!» avvicinò il viso al mio. Mi guardai intorno. Ma dove erano finite tutte le persone? Mi baciò ma lo interruppe subito. «Dobbiamo andare da Fabio»
«Ma come...» mi imbronciai «non è passata l'ora!!!»
«E come vorreste passare questi minuti che restano, bella signorina?!»
«Non saprei.... facciamo un giro» mi misi a giocare con il suo colletto
«Oppure vuoi cercare un angolo privato e baciarmi ancora?»
«Ma se sei tu quello che ha idee perverse...» la sua mano iniziò ad esplorare di nuovo il corpetto «Ezio... c'è gente...»
«Non sto facendo nulla di male»
«No, ma vorresti farlo...» sorrise
«Vero. Dai andiamo Fabio ci farà entrare comunque» ci alzammo ed Ezio pagò. Uscimmo.

Dentro la bottega Fabio mi porse un fagotto «Provalo. Vediamo come ti cade» lo presi e andai nell'altra stanza. Mi spogliai e sentii un movimento dietro di me
«Ezio esci»
«Eddai...»
«Auditore fuori di li!!! Lasciala stare!» Fabio rise sentendolo sbuffare e raggiungerlo. Finalmente vestita tornai di la e mi specchiai. La veste era grigia, più lunga di quella di Lorenzo ma con gli stessi spacchi sul davanti. Dei nastrini rossi ricoprivano il corpetto e lo scollo a V non era troppo profondo ma abbastanza sensuale. Tirai su il cappuccio, leggermente appuntito sul davanti.
«Tieni» Ezio mi tese un altro fagotto, lo presi e lo aprii. Conteneva la cintura rossa, molto alta sul davanti, con dei lacci laterali giusti per la spada. La legai e passai all'altro capo, un paio di pantaloni neri. Indossai anche quelli «Sono attillati»
«Prova a camminarci» Fabio sorrideva, orgoglioso del suo lavoro. Feci qualche passo
«Oh... sono comodi»
«Giusti per correre e altro» mi porse un paio di stivali neri di pelle, alti fino al ginocchio . Ezio mi squadrò «Mmmh mancano i polsini e le armi e... Fabio puoi passarmi quella?» il sarto gli passò una piccola cintura con alcune fibbie orizzontali. L'Assassino si chinò «Permetti?» non mi diede il tempo di rispondere che già armeggiava sulla mia coscia sinistra, facendomi avvampare.
«Ecco, qui puoi mettere i pugnali da lancio»
«E non potevo metterlo da sola?!?!» non mi rispose e pagò Fabio
«Torno tra 3 giorni»
«Troverai le vesti per entrambi. Arrivederci!»
Appena fuori dalla bottega Ezio mi strinse a se «Sei bellissima vestita così lo sai?»
«Mmff!» ero schiacciata contro di lui e non potevo rispondere
«Bella e dopo un po' di addestramento anche letale. Andiamo»

Quando arrivammo alla Tiberina un senso di disagio mi invase.
«Auditore!!» un uomo ben vestito ci venne incontro, arrabbiato «Cos'è questa storia?! Una donna nell'Ordine?!»
«Niccolò lascia che ti presenti Elena» Ezio mi indicò e io avvampai inchinandomi leggermente «ho già detto che mi prendo io la responsabilità delle sue azioni. Dov'è il ragazzo che ho mandato da te?»
«E' già al Covo. Ezio se lo fai solo per...» Niccolò non terminò la frase e si rivolse a me «Sono desolato Elena. Chiedo umilmente perdono per le mie parole» sospirò arreso «Benvenuta nella Confraternita. Che il nostro Credo ti guidi con saggezza. Ora scusatemi ma ho della burocrazia da sbrigare» così dicendo se ne andò. Ezio mi guardò
«Quello era Machiavelli»
«L'avevo intuito.» mi morsi il labbro «nessuno mi vuole qui»
«Io si. Tanto basta. Andiamo su!» mi diede una pacca sul sedere e mi spinse verso l'ingresso
«EHI! Giù le mani!!!».

Il Covo era molto grande e molto bello, sopratutto silenzioso. Ezio mi mostrò ogni angolo, dal suo studio al tetto. Solo dal cortile proveniva il cozzare delle spade e le risate degli adepti. Lorenzo era già li.
«Lo raggiungerai tra un attimo. Vieni ti mostro la tua camera». Attraversammo un corridoio ed Ezio si fermò davanti ad una porta. «A tre porte da qui c'è la mia camera. Questa è la tua» aprì la porta. Entrai e poggiai la sacca per terra. Non era molto grande, ma la trovavo confortevole. Il letto singolo si trovata vicino alla finestra. Un armadio occupava la parete di fronte insieme ad una specchiera. In fondo al letto si trovava una cassapanca. Nella parte vuota della stanza si trovava una piccola vasca. L'arredamento finiva li, ma non mi lamentavo. Sorrisi e inizia a svuotare la sacca.
«Elena»
«Mh?»
«Dormi con me»
la spazzola mi cadde di mano «Cosa?»
«Stai con me. Dormi con me. La mia camera è grande...» sgranai gli occhi. Non potevo crederci «N-non essere ridicolo. Io sono un adepta tu il Maestro....»
«Pensaci almeno» il tono della voce mi strinse il cuore. Sospirai «Va bene. Ci penserò»
«Perfetto!! Tra due minuti in cortile. Porta la spada e la balestra» uscì lasciandomi a bocca aperta.
«-E' pazzo-»
Sistemai le poche cose che avevo con la testa tra le nuvole. Potevo accettare la sua richiesta ma questo non mi avrebbe reso la vita più facile. Ancora pensierosa presi le armi e uscii. 
Quando entrai nel cortile fui atterrata da Lorenzo che mi soffocò in un abbraccio
«Lore..Non respiro...»
«Ele stai troppo bene!!!»
«Si me l'hanno già detto»
mi prese per mano e mi tirò su. «Vieni a conoscere gli altri!!» mi trascinò verso un gruppetto di ragazzi, vestiti più o meno come lui. Riconobbi subito Daniele, che mi salutò con un cenno.
«Ragazzi eccola!!! lei è Elena, la mia gemella» salutai tutti con un gesto della mano . Un ragazzo ci fissò «Siete uguali!! Però preferisco lei. Oh... io sono Andrea. Loro sono Flavio, Alessandro, Raffaele, Daniele e Filippo» mi indicò uno ad uno i ragazzi.
Filippo si fece avanti con un espressione crudele «Tu non dovresti essere qui. Questo posto non è per donne» cominciamo bene. Sono qui da due minuti e già ho un “nemico”! Tutti lo fissarono. Lorenzo si fece avanti per difendermi, ma lo fermai
«E dove dovrei essere? In cucina? Oppure a sfornare figli?» mi guardò strafottente
«Io ti vedo meglio alla Rosa in fiore» allora avevo intuito bene allora, era un bordello. Lo fissai «Oh vedo che sei un esperto. Giustamente solo una cortigiana pagata profumatamente vorrebbe avere a che fare con te...» il suo pugno si fermò a pochi centimetri dal mio viso, mentre lui si piegava in due dal dolore provocatogli dal pugno che Ezio gli aveva dato. L' Assassino si sistemò la veste «Trattala con lo stesso rispetto con cui tratti me» sorrise «altrimenti, la prossima volta al posto del pugno, assaggerai la mia lama»

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Capitolo 9
*** 8 ***


Ezio guardò gli adepti uno ad uno. Tutti avevano un espressione intimorita, tranne lei. Il suo era puro fuoco «-Se gli sguardi potessero uccidere...-» l'Assassino si riprese da quel pensiero «Qualcuno di voi ha qualche obiezione?» nessuna risposta «Bene. Flavio, Daniele occupatevi di Lorenzo ed Elena» gli adepti annuirono «Io faccio una chiacchierata con il Filippo e decido la sua punizione» prese per un braccio quest'ultimo e lo tirò su «E smettila di frignare. Che Assassino sei?!» insieme abbandonarono il cortile.

 

~¤~~¤~~¤~

 

Come aveva osato?! Questo non mi rendeva la vita facile, la peggiorava solamente. Se iniziava a fare le differenze e il superuomo... sospirai stringendo i pugni.
«Elena prendi la spada e posizionati» Daniele mi richiamò serio. Obbedii silenziosa. Flavio e Lorenzo si allontanarono ed iniziarono a battersi. Al contrario di me, Lorenzo sapeva usare già la spada. Sbuffai infastidita. Daniele mi fissò
«Da ora in poi io sarò il tuo “tutore”, oltre al Maestro ovviamente. Ti allenerai principalmente con me poi, quando sarai pronta, ti allenerai con gli altri adepti chiaro?» annuii «Perfetto. Adesso voglio... che tu liberi la mente dalla rabbia che hai per Ezio» mi strizzò l'occhio e scoppiammo a ridere entrambi «e imita la mia posizione» piegò leggermente le ginocchia e mise la spada davanti a se «prova» lo imitai. La spada pesava ma mi sforzai per tenerla su. Daniele iniziò a girarmi intorno picchiettandomi con il piatto della spada, correggendomi. «Come posizione ci siamo...» persi la presa sulla spada «Scusa Daniele...»
«Tranquilla. E' sola la prima volta, però... io sono dell'idea che si impara meglio così» si lanciò contro di me con la spada sollevata, pronta a colpire. Mi scostai velocemente «Ma sei pazzo?» calò la spada, ferendomi leggermente al polso. D'istinto parai il colpo successivo alzando la spada, il contraccolpo mi prese in pieno il braccio facendo arretrare
«Non puoi attaccare così!!!» Daniele mi si avventò di nuovo contro
«E perché no? Te la cavi discretamente» altro colpo, altro taglio sulla guancia «Però parli troppo». Continuammo così per qualche minuto. Crollai a terra con il fiatone e mi guardai attorno. Tutti gli adepti ci fissavano. Appoggiato ad una colonna Ezio sorrideva. Vicino a lui Machiavelli mi osservava inespressivo. Mi voltai appena in tempo per parare un altro attacco. Mi rialzai e mi asciugai il sangue sul volto. Non mi sarei arresa così facilmente.

 

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«Devo ammetterlo Ezio... quella ragazza ha una volontà strabiliante» l'Assassino guardò di sfuggita Machiavelli «Te l'avevo detto Niccolò. Le conoscenze le ha già, deve solo tirarle fuori»
«Un po come hai fatto tu no?»
«Io, all'inizio, mi sono ritrovato solo in una cosa più grande di me. Poi lo zio mi ha messo al corrente di tutto nei minimi dettagli. Per lei è diverso, lei ha noi»
«Vuoi dire che ha te» Machiavelli si agitò un attimo «so dove si trova Caterina» Ezio non si mosse «E dov'è?»
«La stanno portando nelle prigioni di Castel Sant'Angelo. Che vuoi fare?»
«Per il momento niente. Quando sarò sicuro la libererò»
«E con Elena..?»
Ezio fissò la ragazza che lottava con tutte le sue forze al centro della pista «Elena è un'altra cosa»
Machiavelli sospirò «Che ne hai fatto dell'adepto ribelle?»
Ezio ridacchiò «Intendi Filippo? In cella fino a domani e poi lucidatura delle armi per un mese»
«Hai dato il via ad una guerra lo sai vero?»
L'Assassino rise «Certo. Lei deve farsi le ossa e lui deve imparare il rispetto»
Niccolò lo fissò «Non capirò mai i tuoi metodi»
«I miei? Guarda Daniele. La sta massacrando. Eppure io non l'ho addestrato così. Facciamo ciò che riteniamo giusto» Ezio si strinse nelle spalle «Fidati Niccolò. Ne uscirà un'Assassina con i fiocchi» di nuovo il pensiero della bellezza letale lo avvolse. Ripensò alle donne della sua vita. Cristina, bella e gentile ma troppo mansueta. Rosa, tosta e coraggiosa, ma troppo maschiaccio e infine Caterina... forte e passionale, ma era una stratega. Elena invece... era l'equilibrio perfetto.
«Ezio?» l'Assassino si riscosse
«Che c'è?»
«Interrompi l'allenamento» il volto di Niccolò si adombrò, lo sguardo preoccupato «Subito»
Ezio seguì il suo sguardo fino ad Elena e Daniele. Entrambi erano ricoperti di tagli e ansimavano. Elena poggiata alla spada sembrava un fantasma. L'uomo corse da loro «Per oggi basta così»
«Sei tosta.. Complimenti» Daniele prese dei respiri profondi
«G-grazie... Mi gira la testa» la ragazza barcollò ed Ezio la prese in braccio appena in tempo
«Ma porca... Ele riprenditi» la sistemò tra le sue braccia «Lorenzo!» il ragazzo era già li, un ombra di paura sul volto «Vai in città. Vicino al sarto c'è un dottore digli che ti mando io»
Lorenzo annuì «Cos'ha?» Ezio toccò la fronte della ragazza
«La febbre e ferite da allenamento. Vai corri!!!» il ragazzo corse via.
Ezio sospirò «-Non ci voleva...-», lentamente si avviò dentro il covo.

L'Assassino rientrò che era l'alba. Si sentiva stanco, fisicamente e mentalmente. Tre giornidi ronda senza risultati. Ancora non sapeva quando Caterina sarebbe arrivata al Castello. Nel Covo regnava il silenzio assoluto. Ezio fece una sosta dai servi di turno chiedendo cibo e acqua calda, per un bagno, nella sua stanza. Mentre camminava si massaggiò il collo «-Inizio ad essere vecchio-». Davanti alla porta chiusa sospirò e sobbalzò quando questa si aprì.
«Oh messer Auditore» davanti a lui il dottore con la maschera adunca contro la peste s'inchinò leggermente «Ho finito adesso la visita»
«E?»
«Direi che è guarita. La febbre è scomparsa e ho medicato il taglio sulla guancia e quello sul polso. Per il resto sta bene». Il cuore dell'Assassino si alleggerì. Per due giorni Elena era stata febbricitante. Secondo il dottore la causa principale era stato il suo “bagno” nel Tevere, ricco di ogni sorta di malattia. Le ferite e l'allenamento l'avevano indebolita e così si era ammalata. «Sai Assassino ti ha chiamato parecchie volte. Il fratello non ha gradito molto. La lascio nelle tue mani, non fare niente di sconvenevole» detto questo il dottore se ne andò.
«Perfetto... Avevo appena appianato le cose con Lorenzo e adesso siamo punto e accapo. Bah!!» Ezio entrò in camera e iniziò a spogliarmi. La sua mente era un caos di pensieri e strategie «-Avrò mai un po' di pace?-» un bussare lieve alla porta lo distrasse.
«Avanti» i servi entrarono con acqua calda profumata e cibo. Li congedò senza badarci troppo. Si avvicinò al letto ed accarezzò una guancia della ragazza. «Elena... cosa farai quando ti dirò di Caterina?»
«Chi è Caterina?» un sussurro ed Elena aprì gli occhi, guardandolo male.

 

~¤~~¤~~¤~

La testa mi martellava e gli occhi bruciavano. Mi tirai su piano
«Dove sono? Perché sono a letto?!» Ezio mi accarezzò piano i capelli
«Buongiorno... Sei nella mia stanza» aprii la bocca ma mi bloccò «Hai avuto la febbre per due giorni» i suoi occhi erano stanchi e preoccupati «ti prego non farmi mai più una cosa del genere» lo fissai
«Chi è Caterina?» si alzò sbuffando e si tolse la camicia
«Un'alleata»
«E basta?»
«E basta. Non sarai gelosa eh?»
«Certo che no» eccome se lo ero. Mi alzai e mi avvicinai al cibo «Mmmh che fame!» presi del pane e lo addentai «Ho bisogno anche di un bagno e poi devo allenarmi» mi si parò davanti
«Eh no cara mia. Tu devi riposarti, ordini del medico e il bagno è già pronto» sorrise malizioso. Cosa gli frullava in quella mente perversa?
«Perfetto... lo fai prima tu o io?» scoppiò a ridere
«Lo facciamo insieme mia cara» si tolse gli ultimi vestiti ed entrò nella vasca
«Stai scherzando vero?»
«No. Dopo questa i servi non porteranno più acqua. Decidi prima che diventi fredda» mi fissò sorridendo «Levati questo sassolino Ele... tanto prima o poi succederà non credi?» rimasi immobile a fissarlo. Mi aveva fregato di nuovo.

 

N.A= mi scuso se questo capitolo è corto ma con le feste  
e tutto il resto non sono riuscita a scrivere molto. Mi scuso
ancora ^^" il prossimo sarà più lungo. Baci.

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Capitolo 10
*** 9 ***


Bastardo, mi aveva fregato. Perché mi faceva questo?! Perché?! Mi veniva da piangere. Lo sapeva perfettamente che per me quel “mondo” era del tutto nuovo. Non avevo mai fatto il bagno con un uomo che non fosse Lorenzo, e lui non contava. Lo fissai. Era completamente rilassato nella vasca e l'acqua era così invitante... presi la mia decisione. Mi spogliai veloce ed entrai dentro. Mi sedetti dalla parte opposta, davanti a lui. Tirai su le gambe per coprire il seno.
«Dillo, mi odi» Ezio mi guardava ridacchiando
«No. Ti ignoro semplicemente» guardai il muro. Lo sentii muoversi verso di me. Mi irrigidii
«Elena... Rilassati. Non voglio fare niente di male» lo guardai di sottecchi «Sono serio, è inutile che mi guardi male. So quanto ti senti in imbarazzo o altro, ma fidati di me. Non farò nulla di male» lo guardai. Mi morsi il labbro indecisa. Mi sorrise dolcemente e cedetti. Non riuscivo a portare a termine le mie battaglie con lui. Sbuffai arrabbiata con me stessa «Va bene, va bene.» tornò al suo posto e mi prese per mano
«Vieni qui, tra le mie braccia» mi lasciai trascinare. Il suo corpo contro la mia schiena mi fece avvampare e irrigidire ancora di più. Mi avvolse in un abbraccio e mi baciò la testa. «Rilassati... chiudi gli occhi e lasciati andare» il cuore mi martellava veloce nel petto, tremavo leggermente. Strinsi gli occhi e cercai di pensare ad altro e non al fatto che Ezio fosse nudo dietro di me. Il suo respiro mi accarezzava il collo leggero. Rabbrividii e presi un respiro profondo
«Ecco così. Non è niente di che... calmati e rilassati» la sua voce non era che un sussurro. Lentamente inizia a rilassarmi e a godermi quel momento d'intimità, un angolo di paradiso solo per noi.

Dopo il bagno riuscii ad ottenere il suo permesso per assistere agli allenamenti. Mi vestii entusiasta.
«Ezio mi aiuti?» lui si avvicinò e paziente iniziò a chiudere i bottoni sulla schiena
«Hai pensato alla mia proposta?» frugai nella memoria
«Mmh..quale?» mi diede un pizzicotto
«Quella di dormire insieme»
«Ah quella» si fermò
«Devo prenderlo come un no?»
«Prendilo come un forse. Hai finito?» mi baciò il collo. Un brivido mi percorse la schiena
«Adesso si» il suo era tono divertito e trionfante. «Quindi il collo è il tuo punto debole eh?»
non risposi e aprii la porta «Non ti dirò mai si» uscii.

Il cozzare delle spade fu il primo suono che sentii provenire dal cortile, seguito da un vociare concitato e allegro. Mi sedetti su una delle panche al margine e osservai le diverse coppie impegnate nella lotta. Tra loro scorsi Lorenzo che si batteva con Flavio. Daniele mi raggiunse
«Mi hai lasciato senza lavoro sai?!» risi
«Scusami, non era mia intenzione ammalarmi così»
«Stai bene adesso?» annuii sorridendo
«Però il grande capo mi ha proibito di allenarmi» Daniele rise fissandomi
«Il grande capo?! Oddio questa mia mancava...» si ricompose «Comunque fa bene. Finché non sei del tutto in forma non ti farò prendere nessuna arma»
«Oh ma guarda... la distrazione del Maestro ci degna della sua presenza» fissai Filippo che si avvicinava brandendo la spada.
«Filippo la vuoi piantare? Non fai ridere nessuno» Daniele si alzò e si mise tra lui e me, mi alzai e mi portai al suo fianco.
«Parli tu che per un pugno hai pianto come mia sorella di 5 anni» lui mi fissò con astio. Sentii una mano scivolare nella mia. Mi voltai e fissai il mio fratello che guardava Filippo con rabbia e disgusto
«Perché ce l'hai con lei?! Cosa ti ha fatto?!»
«Ma cosa avete tutti? Non riuscite a capire che lei è l'anello debole della confraternita? Un allenamento ed è stata a letto due giorni!!!» mi indicò con l'arma «Lei
è solo un intralcio!! Come minimo ci farà scoprire alla prima missione!! E' solo un fastidio.» lo fissai.

«Filippo quando imparerai a tenere la bocca chiusa? Forse dovevo tenerti di più in cella» Ezio cammino piano fino a noi «Sai.. lei ha più diritto di te a rimanere qui. Lei è Assassina per discendenza tu lo sei perché io ti ho salvato». Ecco lo stava facendo di nuovo. Mi feci avanti
«Ez... Maestro per favore lasci perdere. Posso cavarmela da sola» mi zittì con un gesto della mano
«Chiedile scusa» Filippo lo fissò per un attimo
«No. Mi rifiuto di scusarmi con questa troia» sgranai gli occhi. Aveva superato il limite. Una rabbia sorda mi invase. Ezio urlava qualcosa, ma non sentivo nulla. Il mondo diventò ovattato alle mie orecchie. Mi scagliai contro di lui colpendolo al volto. La spada gli scivolò di mano. Iniziammo una lotta corpo a corpo. Colpivo a casaccio e ugualmente lui. Sentii la mascella spostarsi sotto un suo pugno e il suo naso cedere sotto la mia testata. Mi sentii afferrare per la vita e strattonare via. «Lasciami!!! Bastardo!!!» non riuscivo a calmarmi, sentivo solo il bisogno di fargli male.
«Elena basta!!! Calmati!!!» la voce di Lorenzo mi riportò alla realtà. Era lui che mi aveva tirato via. Mi abbracciò da dietro «Basta, così fai solo il suo gioco». Alessandro e Raffaello trattenevano Filippo «Mi hai rotto il naso puttana!!!»
«BASTA!» Ezio ci guardò entrambi. «In cella!! Tutti e due!!!» nel cortile calò il silenzio.
«Daniele e Flavio portaticeli voi» si allontanò. Flavio sospirò e prese Filippo per un braccio e si incamminò dentro. Il mio tutore mi si avvicinò
«Elena..» lo fermai
«Fai ciò che devi senza dire altro» chinò la testa sconfitto «Vieni» salutai mio fratello
«Perdonami» e seguii l'adepto dentro.

La cella non era altro che uno stanzino stretto, umido e freddo, con una finestrella sbarrata e una panca. Sbuffai e mi sdraiai sulla panca. Il viso mi faceva un male cane, la parte destra era gonfia e arrossata. Lo toccai appena e saltai per aria dal dolore. Osservai il soffitto chiazzato di umido. Ero combattuta tra la felicità e la sorpresa. Ero sorpresa della punizione, non mi sarei mai aspettata quella reazione da Ezio. Ma ero anche felice, perché così ero alla pari degli altri adepti, nessun privilegio. Sbadigliai e lentamente scivolai un sonno annoiato.
Qualcuno mi scosse in malo modo «Svegliati» aprii gli occhi piano e davanti a me c'era Ezio, il volto serio e irritato. Mi alzai veloce, senza fiatare. Lui uscii
dalla cella senza aggiungere altro, lo seguii. Aprii la cella di Filippo e lo fece uscire
«Adesso ascoltatemi bene tutti e due. Non voglio più assistere ad una vostra rissa capito? Non ho tempo per i vostri bisticci. Non vi sopportate? Non vi parlate!» Ezio si passò una mano tra i capelli «Filippo una settimana in più di lucidatura. Adesso sparisci dalla mia vista» l'adepto ci guardò entrambi e poi uscì dalle segrete. Ezio mi guardò «Tu seguimi senza fiatare». Attraversammo i corridoi ed uscimmo dal covo. L'Assassino si arrampicò sul tetto di una casa senza degnarmi di parola. Lo seguii in silenzio, confusa. Dove mi stava portando? Cosa voleva farmi di tanto crudele? Non mi aveva assegnato la punizione... ero in preda all'ansia quando lui si fermò e saltò si sotto. Mi affacciai dal tetto, Ezio era atterrato dentro un mucchio di fieno
«Salta! Non c'è pericolo» il suo tono era leggermente più vivace ma la sua espressione era ancora arrabbiata. Presi coraggio e saltai giù. La sensazione di vuoto allo stomaco ormai era familiare e anche il leggero fischiare dell'aria. Atterrai nel fieno e mi rialzai
«E' stato grandioso!!!» Lo vidi sorridere di sfuggita
«Si chiama Salto della Fede» s'incamminò verso un edificio un po troppo vistoso. Lo seguii
«Maestro?»
«Ele per favore. Non siamo dentro al covo, puoi chiamarmi come vuoi» non era arrabbiato, almeno lo speravo.
«Non mi hai punito»
«Oh.. non ti pensavo così..» sorrise e si tirò giù il cappuccio
«Così come scusa?!»
«Perversa» bussò alla porta dell'edifico. Si aprì uno spioncino, che si richiuse subito. Un rumore di chiavi e la porta si aprì. Una ragazza non molto più grande di me, dal viso perfetto e lunghi capelli color del fuoco, incinta, si inchinò «Messer Auditore!! Da quanto non ci allieta con la sua presenza! Entrate!!! Oh avete portato un nuovo cliente...» mi abbassai il cappuccio
«Ehm...» la ragazza rise
«Oh scusami!!!» Ezio entrò senza dire altro e sparì su per le scale. Osservai la stanza, molto grande ma troppo carica per i miei gusti. Divani e tende ovunque. Mi voltai verso la ragazza
«Scusa... » mi sorrise
«Si?»
«Ma... dove mi trovo esattamente?»
«Benvenuta alla Rosa in Fiore!» il bordello. Perfetto. Ed Ezio era molto conosciuto, sperai che il bambino di quella ragazza non fosse suo. Lei si dileguò e io mi sedetti su uno dei divanetti.

Diversi minuti dopo Ezio tornò in compagnia di una donna. Mi tirai su annoiata e leggermente stizzita. La donna mi squadrò
«E' lei?»
Ezio sbuffò «Vedi altri Assassini Claudia?»
la donna mi girò attorno «Ma fratello caro questa non può essere un' Assassina» eccone un'altra che mette in dubbio le mie capacità «Il seno è troppo grande, i fianchi sono sinuosi... starebbe bene qui da me!» il voltò di Ezio si adombrò
«Non azzardarti...»
«Cos'è questa confusione?» un altra donna avanti con l'età entrò nella sala. L'osservai, assomigliava molto a Claudia. Il suo portamento era rigoroso, metteva soggezione, da vera matriarca.
«Madre!» Ezio si inchinò leggermente
«Figlio mio ancora discuti con tua sorella?» osservai la scena con una nota di malinconia. Mi ricordavo solo adesso che Ezio aveva perduto padre e fratelli. Mi allontanai un poco dalla famiglia e mi misi ad osservare il piccolo cortile pieno di cespugli di rose.
«Elena?» la voce dell'Assassino mi fece sobbalzare, mi voltai di scatto
«S-si?!»
«Come hai intuito queste sono mia madre e mia sorella. Signore permettete che vi presenti Elena, la mia...» tossicchiò «adepta»
«Si... adepta» Claudia entrò nel cortile «Facciamo quello che dobbiamo fare e alla svelta. Tra poco sarà pieno di clienti qui»
Mi inchinai di fronte alla madre di Ezio, che come la figlia mi squadrò «Mmh...»
«Qualcosa non va madre mia?»
la donna sorrise «No, assolutamente no! Vai non far attendere tua sorella e per l'amor di Dio non litigate ancora!!» così come era arrivata svanì di nuovo.
L'Assassino si schiarì la voce «Usciamo dai»

«Hai capito tutto?» Ezio mi fissava, annuii nervosa
«Ezio non sono scema! Le capisco le cose» Claudia sbuffò
«Iniziamo e finiamo alla svelta» la guardai ed ebbi l'impressione di non stargli molto simpatica. Veloce mi mescolai al gruppo di cortigiane che si erano offerte per l'addestramento. Il mio obbiettivo era confondermi tra loro. Iniziammo a camminare per il cortile
«Vista, sei troppo distaccata dal gruppo» Ezio mi osservava con le braccia incrociate «Riparti» sbuffai e ripartii.
Dopo quasi un ora ero in grado di mimetizzarmi e rubare senza che nessuno si accorgesse di me
«Bene la tua adepta è brava ma adesso dovete andarvene. Tra poco arrivano i clienti» Claudia batteva il piede per terra infastidita
«Sisi andiamo. Elena!» Ezio si tirò su il cappuccio e si avviò alla porta. Le cortigiane mi salutarono e mi chiesero di tornare a fare loro visita. Sorrise e annuii, mi inchinai davanti a Claudia e feci per andarmene quando questa mi bloccò «Stai attenta. Il mondo degli Assassini è pericoloso. Io ci ho rimesso un padre e due fratelli» mi si strinse il cuore
«Si, ve lo prometto» mi fissò ancora un attimo poi mi lasciò andare. Corsi da Ezio.

«Ezio perché fai tutto questo?» davanti al covo quella domanda mi usci spontanea
«Nel senso?»
«Hai addestrato tutti così?» mi guardò
«No, tu sei migliore, più promettente di altri»
«Mh» mi incamminai verso l'ingresso del covo
«Elena... dobbiamo ancora discutere della tua punizione...» raggelai, me ne ero dimenticata. Presi coraggio e lo guardai, sorrideva sornione. Iniziò ad andare avanti e indietro
«La tua punizione consiste nel... » una paura insolita mi attanagliò lo stomaco
«... dormire con me. Per sempre»
Era completamente pazzo. Non c'era più alcun dubbio
«Ah e preparati psicologicamente a perdere la tua virtù. Sono gentile e paziente Elena ma ho delle esigenze» ero a bocca aperta. Ma cosa aveva nel cervello?!?!? L'acqua del Tevere?!?!
«Tu sei pazzo, non smetterò mai di dirtelo» mi girai e aprii la porta del covo entrai dentro ma lui mi atterrò da dietro e mi legò i polsi.
«Mi dispiace ma gli ordini del Maestro non si discutono»
«Bastardo!!!» mi tirò su e mi imbavagliò
«Scusami Elena, sul serio» contro la mia volontà mi condusse nella sua stanza

 

~¤~~¤~~¤~

«-Ezio sei impazzito-» l'Assassino cercava di auto convincersi che ciò che stava facendo era un bene, ma nel profondo sapeva che non era così. Obbligarla contro la sua volontà... scosse la testa. No doveva farlo. La verità era che la visita al bordello aveva risvegliato il desiderio. Non che fosse sepolto, ma non aveva fretta. Adesso invece... sentiva qualcosa dentro, una strana euforia... Aprì la porta della sua stanza e spinse Elena dentro. La richiuse e la buttò sul letto. La ragazza lo guardava terrorizzata, le lacrime agli occhi e cercava di liberarsi. Iniziò a spogliarla senza dire nulla. La vista delle sue forme generose aumentò ancora di più il suo desiderio. Voleva una cosa sola e l'avrebbe ottenuta quella sera stessa. Si spogliò e si avvicinò a lei, che adesso piangeva in silenzio, rassegnata. Sfiorò il suo corpo e la vide rabbrividire, ma non sapeva se di rabbia o piacere. La fece sdraiare e le aprì le gambe. Ormai Elena singhiozzava e non si ribellava più. L'avvicinò a se, pronto a farla sua. Un colpo alla porta, seguito da altri sempre più forti.
«Maestro!!! Abbiamo bisogno di voi!!! Alcuni adepti sono stati attaccati vicino al Colosseo!!! Presto!!!». L'Assassino rimase fermo immobile ma alla fine cedette al dovere. In cuor suo sapeva che era meglio così, se fosse andato fino in fondo Elena l'avrebbe odiato per sempre. Si rivesti veloce e la liberò
«Elena...»
«NON PARLARMI!!!» la ragazza singhiozzò e si coprì con il suo mantello.
Ezio la guardò un istante ancora, poi uscì.
Mentre correva dai suoi adepti, il suono del suo pianto gli rimbombava nella mente.

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Capitolo 11
*** 10 ***


Dalla finestra filtrava una luce abbagliante, troppo forte per essere prima mattina. Mi stiracchiai nel letto e mi coprii di più. Un brivido di freddo mi percorse, seguito da molti altri. Sbuffai e mi alzai piano e incrociai le gambe. Osservai la mia stanza. Adesso potevo dirla veramente mia. Mi ci erano voluti mesi, e sfruttamento dei miei nuovi fratelli, per farla diventare il mio nido. I vecchi mobili erano spariti, sostituiti da nuovi più resistenti e colorati. Alla finestra avevo messo delle tende e un bel vaso di tulipani. Mi stiracchiai e finalmente mi alzai. «Freddo freddo freddo!!!» aprii l'armadio e recuperai la veste nuova, più calda. Mi vestii in un lampo e mi osservai allo specchio. Di fattura simile alla precedente, con la differenza che questa aveva il collo più alto, senza scollatura, e di colore nero fino al seno. Misi la cintura e i polsini nuovi. Distrattamente mi pettinai i capelli e li legai in una morbida treccia, aprii la finestra e rimasi a bocca aperta. I tetti di Roma erano ricoperti da un morbido strato di neve che ancora scendeva lenta. Respirai l'aria fredda. Mi piaceva quella stagione, amavo la neve, rendeva tutto più bello. Sistemai la stanza e richiusi la finestra. Recuperai le mie armi e aprii la porta. Istintivamente abbassai lo sguardo e sospirai rassegnata. Raccolsi la rosa e la misi dentro al vaso sul comodino. Ormai erano quattro mesi che ogni mattina trovavo una rosa rossa davanti alla mia stanza. Quattro mesi che ero al covo, quattro mesi da quel maledetto giorno. Scossi la testa ed uscii.
«ELENAAA!!!!» mi voltai e vidi Lorenzo correre verso di me «Auguriiii!!!!!!!!!» mi abbracciò «21 e non sentirli!!!»
Auguri? Di cosa? Oh... giusto. Oggi è il nostro compleanno. «Auguri anche a te allora!» il primo compleanno lontano dai festeggiamenti assurdi della famiglia. Lorenzo mi mollò e mi trascinò fuori «Lore fa freddo!!! Nevica!»
«Auguri ad entrambi» mi bloccai sentendo la sua voce. Lui era in piedi vicino al cortile, bello come sempre. Abbassai gli occhi.
«Grazie Maestro!!!» Lorenzo era al settimo cielo
«Oh permettetemi di farvi un regalo» consegnò un pacco a Lorenzo e tese l'altro a me. L'afferrai con mano tremante e ringrazia sottovoce «Bene. Vi lascio alle vostre faccende quotidiane» ci inchinammo e lui se ne andò.
«Elena... mi dici cosa è successo tra voi?» Lorenzo scartò il pacchetto
«Nulla. Solo un incomprensione...» sorrisi e scartai a mia volta il regalo. Conteneva un pugnale ben lavorato con inciso sopra il simbolo degli Assassini, piegai la carta e sentii un piccolo rigonfiamento. L'aprii di nuovo ed eccolo li. Un sacchettino di cuoio nero. Il cuore prese a martellarmi e lo nascosi velocemente in tasca
«Sono uguali?» Lorenzo mi mostrò il suo pugnale, del tutto simile al mio
«Direi di si caro fratello» lui mi osservò un attimo. Pregai di non avere ancora gli occhi rossi di pianto. Alla fine rinunciò a capire cosa avessi.
«Andiamo sorella?»
«Dove?»
«In città. Ti ricordi? Siamo di guardia oggi» no non me lo ricordavo. Ormai ero in grado di battere Daniele sia con la spada che con il pugnale. Avevo sviluppato una mira eccellente e, grazie all'addestramento di Lui, ero in grado di confondermi con la folla e rubare senza essere vista, quindi ero stata promossa ad aspirante Assassina. Questo voleva dire solo più impegno e più responsabilità.
«Ah già... sempre al Castello?»
«Si Elena, sempre li come un mese a questa parte. Andiamo Alessandro e Guglielmo ci aspettano per il cambio» inoltre avevo scoperto che c'erano molti adepti e Assassini in giro per Roma, alcuni non li avrei mai nemmeno conosciuti. Lorenzo mi prese sottobraccio
«Avresti mai pensato di passare il compleanno così?» ridacchiai
«No. Ma questo è molto meglio di quelle noiose feste a cui eravamo obbligati a partecipare no?» lui annuii
«Già ti ricordi la volta in cui buttasti per terra quella vecchia e ti ubriacasti?» risi «Avevo 6 anni!!!! Non prendermi in giro signor io sto sotto il tavolo perché ho paura della nonna»
«Ma che dici?!?!?! Non è vero!!!» ridendo a quei ricordi uscimmo dal covo.

«Ma cosa stiamo aspettando di preciso?» Lorenzo sbadigliò annoiato. Avevamo dato il cambio ai nostri fratelli infreddoliti. Ci sistemammo sul tetto davanti a Castel Sant'Angelo.
«Non lo so» fissavo il cancello abbassato. Ci era stato ordinato di aspettare la carrozza di Cesare Borgia. Appena arrivava dovevamo correre ad avvertire Lui. Lorenzo sbuffò e tornò alla sua guardia. Quella situazione mi dava la possibilità di pensare ed erano mesi che evitavo di farlo. Ogni volta mi tornava in mente la sera in cui... rabbrividii di freddo e disgusto. Non riuscivo nemmeno a pronunciare il suo nome. Negli ultimi tempi avevo evitato di vederlo e parlargli. Il ricordo di quella sera tornò prepotente a tormentarmi.

Ezio che mi fissava famelico, che mi sfiorava con forza. Ezio che mi apriva le gambe....
il colpo alla porta forte, seguito da altri e la voce dell'adepto. Il cuore mi balza nel petto, provo un senso di sollievo infinito. L'Assassino che rinunciava al suo intento e che abbandonava la stanza. Mi raggomitolai nel mio mantello, scossa dai singhiozzi. Dei passi leggeri nella stanza e un sospiro. Stringo gli occhi piangendo «-Va via, va via-» dei movimenti e qualcuno mi copre con il lenzuolo e mi prende in braccio. Non mi ribello, a cosa servirebbe? Camminiamo. Una porta che si apre. Il mio salvatore mi deposita su un letto.
«Sei nella tua stanza. Non dirò nulla di questo. Prenditi il tempo che ti serve» Daniele. È lui il mio salvatore. Sentii la porta chiudersi piano. Mi tirai su e asciugai le lacrime. Presi la camicia da notte, non sopportavo di essere nuda. Una volta vestita mi infilai nel letto singhiozzando ancora, ma senza versare una lacrima.

«Elena?!» Lorenzo mi fissava angosciato «Che ti succede?» ingoiai il magone e cercai di sorridere
«Niente non preoccuparti»
«Invece mi preoccupo!! Sono mesi che sei così!!! Sembri...» un rumore di zoccoli e un nitrito stanco. Ci voltiamo insieme ed eccola li, davanti al cancello troneggia la carrozza di Cesare.
«E' lui. Elena corri dal Maestro»
«Perché io?! Non puoi andarci tu?!» Lorenzo mi guardò arrabbiato
«Non è il momento di discutere su questo! Non mi interessa se avete problemi di coppia o altro! È tuo dovere informarlo. È il tuo dovere da Assassina. Quindi alza il culo e corri!!!» il tono e l'espressione erano così serie che non potei fare altro che obbedire. Iniziai a correre sui tetti, scivolosi a causa della neve. Evitavo di saltare per paura di scivolare e ammazzarmi . Mi fermai su una terrazza a riprendere fiato. Dove potevo trovarlo? Al covo no, era uscito poco prima di noi, al Colosseo neanche, la guardia era finita da giorni.... calciai un piccolo cumulo di neve «Merda!» mi stupii ancora una volta di me stessa. Avevo iniziato a prendere il sale dei miei fratelli, diventando sboccata e irosa.
«Sorellona? Che ci fai qui? Non sei di turno al Castello?» mi voltai e ringraziai sottovoce chiunque mi amasse lassù. Davanti a me c'era Michele, l'Assassino più giovane della Confraternita, aveva appena dodici anni. Figlio di una cortigiana e, secondo le voci, Machiavelli, era gli occhi e le orecchie del covo. Non c'era qualcosa che lui non sapesse. Eravamo diventati amici un mese prima quando l'avevo salvato dalle grinfie di Filippo che voleva punirlo così per divertimento. Era un ragazzino taciturno ma quando apriva bocca rivelava sempre qualcosa di interessante
«Tu... sei la mia salvezza. Sai dov'è il Maestro?» lui annuii
«E' dalla mamma»
«Grazie!!! più tardi ci alleniamo assieme va bene?» annuii di nuovo e tornò al suo giro. Ripresi a correre in direzione della Rosa.

Arrivai al bordello zoppicando, alla fine ero caduta. Bussai forte e come sempre, si aprì lo spioncino e si richiuse subito dopo. La porta si aprì e un braccio mi trascinò dentro
«Elena! Sono giorni che non ho tue notizie!!!» Valeria mi guardava in cagnesco.
«Chiedo venia mi rifarò. Il Maestro è qui?» lei annuii
«E' con madonna Claudia nel suo studio. Devi smetterla di corrergli dietro sai?» si scansò un ciuffo castano dalla fronte
«Fidati non gli corro dietro. Adesso scusami...» salii i gradini due a due. Avevo passato molto tempo al bordello, al punto che conoscevo la storia di tutte le ragazze ed ero finita con l'affezionarmi a loro. Bussai alla porta con il cuore in gola, presi un bel respiro e attesi. Quando la porta si aprii Lui mi guardò confuso.

 

~¤~~¤~~¤~

 

Ezio guardò Elena, inchinata di fronte alla porta. Represse l'impulso di prenderla per un braccio e trascinarla via per parlare in privato. Negli ultimi mesi si era maledetto in tutti i modi, aveva provato a chiederle scusa ma lei si rifiutava di guardarlo e di parlare con lui. Era perfettamente consapevole di meritare quel trattamento. Si era comportato in modo riprovevole e meritava solo il peggio. Ma adesso era li davanti a lui. Una tenue speranza si accese nel cuore dell'Assassino
«Maestro arrivo da Castel Sant'Angelo. La carrozza del Borgia è arrivata poco fa» Ezio sospirò, non era li per lui, ma per svolgere il suo dovere di adepta.
«Ezio chi è?» Volpe si avvicinò ai due «Oh... è la tanto declamata Assassina. Onorato di fare la tua conoscenza. Io sono Gilberto, meglio conosciuto come Volpe, capo della gilda dei ladri» prese la mano di Elena e la baciò sotto lo sguardo nervoso di Ezio. La ragazza arrossì a dismisura e balbettò un piacere di rimando. Claudia si alzò dalla poltrona stufa di quella sceneggiata e prese Elena sottobraccio
«Tesoro perché non scendi da Vanessa e le altre? Ti assicuro che ti restituiremo presto il tuo Maestro» Elena annuii e scese le scale borbottando un «potete anche tenervelo»
Ezio sospirò di nuovo
«Oooohhh come mai sospiri?! Non dirmi che sei coinvolto con lei...» Volpe ridacchiò divertito
«Piantala. Torniamo alle cose serie» Ezio si rimise seduto ma Claudia scosse la testa
«No fratello. Adesso devi spiegarmi cosa ti è passato per la testa. Elena ha raccontato tutto alle ragazze tra le lacrime. Cosa ti è saltato in mente?!» Ezio si alzò e andò alla porta
«Non sono affari tuoi. Scusatemi» uscì in tutta fretta e raggiunse Elena.

 

~¤~~¤~~¤~ 

 

In cucina le ragazze mi diedero un piccolo mazzo di fiori per festeggiare il mio compleanno. «Un brindisi all'Assassina più bella!!!» ridemmo assieme e bevemmo del sidro fresco. Stefania, una bassina dalle curve prosperose e i capelli neri, mi si avvicinò
«Ma... con lui?» il bordo del bicchiere diventò estremamente interessante. Gingillai per prendere tempo. Non volevo rispondere, perché non avevo nulla da dire. Mi schiarii la voce
«Nulla» mi osservarono tutte confuse
«Come nulla?» Valeria mi versò altro sidro
«Nulla di fatto. Non abbiamo più parlato e francamente va bene così» nella cucina calò il silenzio totale, interrotto solo dal borbottio della pentola sul fuoco. Un colpo di tosse dall'entrata. Alzai gli occhi e una fitta allo stomaco mi diede la nausea. Lui era li che ci fissava, chissà cosa aveva sentito...
Non disse nulla, mi fece soltanto cenno di andare e sparì. Mi alzai lentamente e salutai le ragazze
«Mi spiace»
«Non preoccuparti. Però Elena parlaci. Prova a capirlo» annuii poco convinta e uscii dalla cucina.
Lui mi aspettava fuori dalla Rosa. Aveva ricominciato a nevicare. Quando mi vide iniziò a camminare a passo spedito. Mi affiancai a lui senza parlare. Chiusi il mantello e abbassai la testa.
«Hai aperto il mio regalo?» il tono era come la neve che ci vorticava intorno, freddo e piatto
«Si Maestro. È uno splendido pugnale. Grazie ancora» lo vidi svoltare in una stradina stretta , deglutii a vuoto e lo seguii
«Non quello. Hai trovato il sacchetto?» mi sentivo a disagio, però la parte perversa di me voleva attaccarlo al muro e saltargli addosso.
«No. Quello non l'ho ancora aperto» si bloccò sbarrandomi la strada
«Aprilo»
«Maestro ma...»
«Niente ma. Aprilo qui, davanti a me» presi il sacchettino di cuoio dalla tasca. Lo aprii e versai il contenuto sul palmo della mano, rimanendo senza fiato. Era una collana d'argento. Non riconoscevo lo stile del ciondolo ma era bellissimo. Al centro c'era un cerchio, dal quale si sviluppava una specie di croce ovale. Altri nodi si diramavano ai lati fino alla catenina finemente lavorata. Alla base della croce si allungava un pendente con incastonato una piccola pietra azzurra.
«E' bellissima... Grazie Maestro, non dovevate» mi inchinai leggermente
«Elena basta. Tutto questo è ridicolo»
«Che cosa sarebbe ridicolo?»
Lui allargò le braccia «Questo! Tu che mi dai del lei, che mi chiami Maestro, non mi parli, non mi guardi. Non ce la faccio più Elena...» mi venne da ridere
«Tu non ce la fai? Ti rendi conto di quello che mi hai fatto?! Eh? Mi hai quasi violentato! Secondo te basta una collana e delle fottute rose per farsi perdonare?» scossi la testa «Non funziona così, non dopo quello che stavi per fare..» Lui mi guardò accigliato poi perplesso
«Scusa... quali rose?» lo fissai a mia volta confusa
«Quelle... quelle che trovo ogni mattina davanti alla mia porta da quattro mesi a questa parte»
L'Assassino si irrigidì e serrò la mascella nervoso «Non sono mie» come non erano sue? E allora chi le metteva davanti alla mia porta? «Adesso non è il momento. Andiamo da tuo fratello» lo scrutai mentre si allontanava. Lo seguii corrucciata e pensierosa.

 

Lorenzo era ancora al suo posto, gli occhi fissi sul Castello. Si voltò solo quando Lui lo chiamò
«Maestro» s'inchinò leggermente «La carrozza non è più uscita» Lui annuii
«Andate pure. Ci penso io adesso, godetevi il resto della giornata» si mise seduto
«Salute e Pace Maestro» Lorenzo mi prese per mano e iniziò a camminare
«Elena muoviti! Non voglio trascinarti!»
«Si..» adeguai il passo al suo, mentre lanciavo un ultimo sguardo a un Lui malinconico.

Arrivati al covo non entrammo neanche. Gli altri fratelli, tranne Filippo, ci trascinarono in giro per Roma a far baldoria. Alessandro si mise a capo del gruppo
«E stasera tutti alla Volpe!!!!» applausi e cori degli altri. Ridendo mi voltai verso Daniele
«La Volpe? Ma non è il capo dei ladri?» lui rise
«Si ma è anche il nome di una taverna più precisamente è La Volpe Addormentata»
«Capito» Lorenzo rideva nel mucchio. Mi allontanai un poco, senza perderli di vista. Daniele mi seguiva come un ombra
«Daniele?»
«Si?»
«Lui... ti ha detto niente?» mi sedetti su una panca, miracolosamente asciutta, lui rimase in piedi di fronte a me
«No. Nulla» quel ragazzo nascondeva qualcosa.
«RAGAZZIII!!!! ANDIAMOOOOO!!!!» Andrea si sbracciava per richiamarci tra loro. Senza parlare ne guardarci, raggiungemmo gli altri.

Scolai il quarto boccale di birra tutto d'un fiato. Lo posai sul tavolo ridendo insieme agli altri.
«Vai Elena!!!!» la stanza affollata iniziò a girare piano
«Basta mi fermo... gira tutto...» i miei fratello risero fino alle lacrime
«La prima sbronza della nostra sorellina!!!» Lorenzo mi passò un braccio dietro al collo, era ubriaco fradicio.
«Lei è la mia piccola sorellina.. guai a voi se la toccate...» qualcuno rise più forte
«A quello ci pensa già il Maestro!!!» quel nome fece breccia nel mio stato di tepore. Mi alzai barcollando
«Ho bisogno d'aria...» uscii.

 

~¤~~¤~~¤~

 

Ezio arrivò alla Volpe Addormenta. Già da fuori si potevano udire le risate dei suoi adepti. Sbirciò da una finestra e vide Elena bere come una forsennata. Scosse la testa
«-Domattina non starà bene-» la vide alzarsi e barcollare fino alla porta. Uscii e barcollò ancora fino alla parete della taverna meno in vista. Si lasciò scivolare nella neve, piangendo.
L'Assassino non resistette e gli si avvicinò
«Elena...» lei lo guardò con gli occhi lucidi dall'alcool e le guance arrossate. Non sembrava riuscire a metterlo a fuoco «Mi riconosci?»
«Perché l'hai fatto? Dovevi solo aspettare...» si tirò su piano. Ezio la sorresse per un braccio
«Mi dispiace. Non lo so nemmeno io perché l'ho fatto» lei ridacchiò
«Oh lo sai invece... tu volevi questa» gli prese la mano e se la mise sul cavallo dei pantaloni. Ezio rimase fermo senza proferire parola «e ti dirò di più. Io voglio questo» fece scivolare la mano fino alla patta dei suoi pantaloni e strinse piano. L'Assassino chiuse gli occhi e deglutii.
«Elena fermati. Non sei lucida» alte lacrime solcarono il viso di lei
«Baciami Ezio» il cuore dell'uomo sussultò. Non se lo fece ripetere due volte. La baciò con tutta la passione che provava. In quei mesi non aveva desiderato altro. Elena si staccò e si piegò in due rimettendo. Ezio rise e le scostò i capelli dal volto
«Non sei fatta per bere sai?»
«Chiudi la bocca e aiutami» ridendo ancora Ezio le passò un braccio intorno alla vita e piano la riportò dentro.

 

Quando vide l'Assassino rientrare con la ragazza, l'uomo si mosse nell'ombra. Camminava a passo spedito con la testa bassa. La sua meta era Castel Sant'Angelo.
Quando arrivò bussò ad una porticina laterale. Lo spioncino si aprii e una sentinella fece capolino
«Chi è la?»«Sono io» alzò il voltò sfigurato da una cicatrice ad X «ho le informazioni per il vostro padrone»

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Capitolo 12
*** 11 ***


Mi svegliai poco a poco, la testa mi doleva. Aprii gli occhi ma li richiusi all'istante, la stanza era inondata dalla luce che li feriva. Mi stiracchiai piano. Lo stomaco protestava ma il solo pensiero di mettere qualcosa sotto i denti mi provocava la nausea. Con uno sforzo sovrumano mi tirai su. Lentamente mi abituai alla luce e constatai di essere nella stanza di Ezio. Coma mai ero li?! Mi strofinai il viso cercando di ricordare qualcosa. La porta si aprii piano e la faccia dell'Assassino fece capolino. Sorrise e si avvicinò al letto
«Finalmente!!!» mi portai una mano alla testa con una smorfia
«Piano...»
lui ridacchiò e abbassò la voce «Vedo che stai assaporando il dopo-sbornia»
«Sbornia...? Cosa...» lui soffocò una risata
«Non ti ricordi eh? Forse è meglio così... quando ti ubriachi diventi molto disinibita sai?» lo fissai «Ti ho portata io in braccio qui»
«Eh?» mi arruffò i capelli
«Lascia perdere se non ricordi è meglio così.» si fece serio «Io adesso vado in missione» mi allungai nel letto
«Mhmh vai vai» lui salì sul letto e si mise a cavalcioni su di me con un sorriso furbo. Istintivamente chiusi le gambe, ma cercavo di non dare a vedere la mia paura
«Non pensare che siccome sei la mia...» lasciò in sospeso la frase
«Amante?» gli sfiorai il viso. Accidenti a me
«Io avevo un altro aggettivo, però se ti piace amante» lo pizzicai
«Quale aggettivo? E come mai ci parliamo? Sono ancora arrabbiata con te..» per tutta risposta mi baciò il collo e mi sussurrò
«Ti definirei compagna e abbiamo chiarito ieri sera» lo strinsi a me e tra un bacio e l'altro cercavo di capire cosa era successo.
«Ti sei approfittato del fatto che ero ubriaca» rise sulle mie labbra
«No anzi... tra i due eri tu che volevi approfittarti di me» lo bloccai. Ripensandoci era meglio non indagare oltre
«Non avevi una missione?» alzò il sopracciglio e mi fissò
«Vuoi liberarti di me?» risi
«Per ora no, ma il dovere è il dovere» gli diedi una spintarella «su vai!!»
si alzò svogliatamente e si fermò sulla porta
«Dopo... arriverà un ospite. Te ne prenderai cura?»
rimasi perplessa
«Certo.. perché non dovrei?» aprì l'uscio e prima di richiuderlo mi guardò
«Perché è Caterina» se ne andò. Mi appoggiai ai cuscini
«Ahi.. cavolo...» la testa mi martellava a dismisura. Mi alzai barcollando e mi resi conto di essere in camicia da notte. «-Mi ha spogliata e cambiata-» avvampai. Mi spogliai e mi vidi riflessa nel suo specchio. Non vedevo la mia figura intera da un po. Avevo perso peso, ma le mie curve erano sempre le stesse. Il seno abbondante non ne voleva sapere di diminuire, così come i fianchi. Osservai i miei nuovi muscoli tonici «Devo ringraziare Daniele». Il freddo mi avvolse e veloce mi vestii. Aprii la finestra. La neve era sparita
«Che peccato...» sistemai il letto, sorrisi quando mi resi conto che avevamo dormito insieme, cercando di non far caso all'angolino buio della mia mente, che insistente continuava a ricordarmi cosa mi aveva fatto. Raccolsi dei panni e uscii dalla stanza. Passeggiai per i corridoi in direzione dello stanzino.
«Bene bene. Guarda chi ho il piacere di incontrare sola» mi voltai. Filippo ghignava venendomi incontro
«Non hai nessun'altra da disturbare?» mi affiancò
«Oh non essere acida con me» sistemai i panni
«Certo che no. Vuoi solo buttarmi fuori di qui.» camminai fiera di quello che ero diventata.
«Ma no... tu mi fraintendi Elena» aprii la porta dello stanzino e scaricai i vestiti. Mi spolverai le mani e richiusi la porta
«Ah si? E allora spiegami Filippo... cosa vuoi da me?» lui ci pensò qualche minuto, poi sorrise languido e maligno
«Sai chi arriverà dopo?» annuii «E sai anche cos'è per il Maestro?» il cuore accelerò. Non riuscivo a parlare, scossi la testa e basta «Lei è... la sua compagna. Quando attaccarono la villa di famiglia a Monteriggioni c'era lei nel suo letto.» la testa mi girò e per un attimo barcollai
«Non ci credo.... stai mentendo» ma non era così. Sentivo che diceva il vero. Non smise un attimo di sorridere
«Libera di non crederci» non lo sopportavo. Non sopportavo la sua voce stridula, i suoi lineamenti marcati. Veloce la mano corse al pugnale nella cintura. Lo immobilizzai alla parete, l'arma puntata alla gola.
«Non dire menzogne» lo vidi sudare freddo
«E' così che risolvi le cose? Sei proprio come lui» premetti il filo sulla gola
«Stai zitto» alzò le mani
«Ti propongo un combattimento. Chiariamo una volta per tutte la cosa» lo scrutai
«Bene. Dopo l'accoglienza di Caterina ci troviamo nel cortile» lo lasciai andare «A dopo bastardo» mi allontanai da lui. Mi diressi allo studio di Machiavelli. In testa avevo ben altro ma dovevo informarmi su cosa dovevo fare. Come al solito Ezio non aveva spiegato nulla. Bussai piano, non ero mai stata li dentro.
«Avanti» il tono burbero non mi fece sperare nulla di buono. Entrai
«Mentore» lui alzò gli occhi dalle carte per lanciarmi uno sguardo storto
«Elena, che ci fai qui?»
«Ecco il Maestro è uscito lasciandomi l'incarico di occuparmi dell'ospite» sospirò
«Ho capito. Non so tra quanto arriverà e nemmeno se sarà a cavallo o altro. Ti consiglio di attendere sul tetto, così da avere una buona visuale» m'inchinai
«Grazie mille. Salute e Pace» lui nemmeno mi ascoltava, era tornato alle sue carte. Uscii alla svelta e corsi verso la mia meta.

Il sole era alto nel cielo e il suo tepore era un sollievo all'aria gelida. Mi strinsi nel mantello e sbadigliai. Seduta sul bordo del tetto osservavo la mia vecchia casa. Dei passi leggeri dietro di me
«Non fa un po troppo freddo?» Daniele mi si siede vicino
«Nah, al sole si sta bene» lo guardo «che ci fai qui? Mi segui?» mi porse una mela e una rosa
«No. Questa era davanti la tua camera» sospirai e presi la rosa
«Sai chi le mette? Non è Ezio...» presi la mela e la morsi.
«No mi spiace. Comunque, sono qui per il tuo stesso motivo»
«Mh» guardai la rosa e alla fine la gettai via.
«Senti...» incrociò le gambe «Filippo sta andando in giro per il covo dicendo che dopo vi batterete. È vero?» con quel tono accusatore non potei fare altro che annuire colpevole «Elena!! Cavolo!!»
«Che c'è?!» mi fisso basito
«Ma come che c'è!?!? Non devi dargli spago!!! E' uno sbruffone e basta!» alzai gli occhi al cielo
«Lo so ma non lo sopporto più!!! Questa è una resa dei conti» Daniele era sempre più esterrefatto
«Scherzi vero?» fissai un balcone poco lontano
«No»
«Elena...» scosse la testa e sospirò «fai attenzione» sorrisi
«Certamente.» mi morsi il labbro «Ma tu che segreto nascondi?» sospirò nuovamente
«E va bene... tanto lo scopriresti comunque» sporse le gambe dal tetto «Vedi Elena, io non sono un adepto» mi guardò sorridendo «Io sono un Assassino»
«Questo lo so. Anch'io sono un'Assassina ricordi?»
«Tu sei un' adepta» lo studia incerta «Io sono come Ezio. Un Assassino finito. Ho anche la lama e la veste uguale a lui»
«E allora perché...»
«Perché non mi sento ancora un Assassino» mi diede una pacca sulla spalla «Allora.. come ti senti dopo la tua prima sbornia?» risi
«Il mal di testa sta passando e anche la nausea» sbuffai «ma tra quanto arrivano?!»
«Vuoi allenarti mentre aspettiamo?» si alzò e si porto al centro del tetto «potrebbe capitare che devi affrontare delle guardie mentre scappi da un tetto all'altro» mi alzai
«Ma si dai» sguainai la spada e mi misi in posizione. Daniele sorrise e veloce mi attaccò con il suo pugnale.

Un ora dopo stavamo ancora duellando. Ero fiera dei miei miglioramenti. Un rumore di zoccoli e delle grida concitate. Ci guardammo e a corsa scendemmo dal tetto.
Le stalle ospitavano solo alcuni cavalli e quello con cui arrivò la donna era uno di quelli. Rimasi senza fiato. Caterina era bella, troppo bella. I lineamenti nobili e fieri e i capelli rossi le donavano un area regale. Mi sentii banale e insignificante. Quella era una donna vera. Io solo una ragazzina. Ecco perché Ezio aveva scelto lei come compagna.
«Aiutatemi a scendere» la sua voce era forte e sicura. Daniele la prese per la vita e poi in braccio
«Vi porto nella vostra stanza madama?»
«Si e qualcuno porti qualcosa per medicarmi la gamba» non mi aveva nemmeno degnato di uno sguardo. Abbassai gli occhi e li seguii fuori dalla stalla.

La sua stanza si trovava a due porte da quella di Ezio. Una fitta di gelosia mi attanagliò lo stomaco. Daniele la poggiò sul letto ed uscì per recuperare le erbe per la medicazione. Rimasi sola. Rimasi ferma sulla porta
«Pensi di rimanere li in eterno?» sobbalzai
«No, no.»
«E allora aiutami a stendermi»
«S-subito» le alzai delicatamente le gambe e le sistemai i cuscini
«Come ti chiami?» sistemai il cuscino sotto la gamba ferita
«Elena» mi misi in piedi vicino al letto
«Elena.. bel nome. Cosa ci fai tu qui?» perché tutti dubitavano di me?
«Sono un' adepta...»
«Sei andata a letto con Ezio?» rimasi basita di fronte a quella domanda
«N-no...» m'ignorò iniziando a riempirmi di domande. Che istruzione avevo avuto, se parlavo altre lingue. Non capivo il perché di tutto ciò ma rispondevo il più sinceramente possibile. Non ne potevo più. Dove era finito Daniele?! Quella donna mi metteva soggezione 
«Elena...» l'Assassino entrò trafelato con in mano una bacinella d'acqua «Aiutami. Nel tascapane ci sono dei medicinali» corsi da lui e presi il necessario. Daniele mi afferrò per un braccio e mi sussurrò «E' arrivato. Va da lui» non me lo feci ripetere due volte. M'inchinai davanti a Caterina
«Vogliate scusarmi» non aspettai la risposta e corsi fuori da li.

Ezio camminava nel corridoio verso di me, ma lo sguardo era rivolto alla camera di Caterina. Gli corsi incontro abbracciandolo
«Stai bene?» lui mi lanciò uno sguardo di sfuggita
«Sisi scusa Elena ne parliamo dopo» fu come una lama nel cuore. Quindi io ero solo un ripiego. Lo guardai entrare nella stanza e far uscire Daniele. Rimasi li a fissare la porta che si chiudeva con gli occhi che pizzicavano e il cuore stretto in una morsa gelida.
Lentamente mi voltai e presi la via per il cortile, mi aspettava una sfida che non avevo intensione di perdere.

~¤~~¤~~¤~

Quando l'Assassino entrò nella stanza, trovò Caterina impegnata nel tentativo di sistemarsi sul letto
«Aspetta ti aiuto...» lo bloccò
«No. Ezio dobbiamo parlare» Caterina sospirò «quello che è successo a Monteriggioni... capisci che io dovevo tenermi stretta l'alleanza? Per proteggere Forlì»
«Capisco...» nella stanza calò un silenzio imbarazzato. Ezio sapeva già che Caterina si era “approfittato” di lui, ma non gli interessava. Con la coda dell'occhio colse un movimento fuori dalla finestra, la punta di un mantello. Velocemente l'aprii e vide una figura scomparire sul tetto. Senza proferire parola si lanciò al suo inseguimento.
Saltò di tetto in tetto seguendo quella figura ammantata di nero. Dalla corporatura doveva essere un uomo.
«-Com'è possibile? Come hanno fatto a scoprirci?!-» affrettò il passo, ma la spia era avvantaggiata. Ezio prese un pugnale e lo lanciò, colpendo l'uomo alla gamba di striscio.
«-Perfetto!!!-» l'Assassino spiccò l'ultimo salto che li separava, ma l'uomo non si fermò nonostante la ferita e si buttò di sotto
«-Maledizione!!!!-» l'Assassino si sporse dal tetto, ma ormai la spia era mescolata alla folla
«-Bastardo. Devo mettere delle guardie sul tetto e nelle zone vicine-» si tirò su e tornò indietro.

Ad alcuni tetti dal Covo vide corrergli incontro un adepto «Maestro!!! Per fortuna vi ho trovato» adesso lo riconosceva, era Riccardo uno dei nuovi. L'adepto si fermò a riprendere fiato
«Che succede?»
«Elena e Filippo...» non lasciò che l'adepto terminasse la frase. Corse a perdifiato
«-Cosa vogliono fare quei due?!?! Porca....-» saltò sul tetto e rapido scese in cortile appena in tempo per vedere la lama di Filippo affondare nel fianco di Elena.

~¤~~¤~~¤~

Quando ero scesa nel cortile Filippo era già li, con il solito ghigno stampato sul volto.
«Pensavo non ti saresti presentata. Hai conosciuto madama Sforza?» mi misi in posizione
«Falla finita e attacca» non se lo fece ripetere. Attaccò lateralmente, cercando di ferirmi. Mi bastò scivolare via. Iniziò ad attaccarmi serratamente colpo su colpo, senza darmi il tempo di rispondere. Lo lasciai fare e nel mentre studiavo le sue mosse. La pecca di Filippo è che era prevedibile. Usava sempre le stesse mosse, attacco, colpo e affondo. Dopo cinque minuti ero in grado di prevedere e parare ogni mossa. Giocai di polso e di agilità. Affondai e riuscii a colpirlo al braccio. Solo un taglietto ma questo bastò a scatenare la sua ira.
«Tutto qui? Mi hai sfidata e non riesci a fare più di due mosse?»
«Zitta zitta!!! Combatti!!!»
«Non chiedo di meglio» lo attaccai. Intorno a noi si era radunato un gruppetto di curiosi. Non c'erano solo adepti ma anche alcuni servi. Nessuno osava fiatare, solo le nostre spade parlavano. Arretrai quando mi colpì di striscio alla gamba. Lo vidi riflettere sulla prossima mossa. Attaccai senza preavviso e lo ferii al petto, squarciando la veste. Una sottile linea rossa comparì a poco a poco. Mi si avventò contro senza spada.
«Lui non ti merita» lo guardai confusa e lo colpii allo stomaco, si piegò in due e ne approfittai per allontanarmi
«C-cosa centra questo adesso?!?» si tirò su barcollando
«Sai chi ti lascia le rose?» Filippo sputò e recuperò la spada «Io!!!» lo guardai imbambolata e non mi difesi quando mi colpì alla spalla ferendomi lievemente. «Lui non ti amerà mai quanto me!!!» faticavo ad elaborare quelle parole. Alzai la spada per puro istinto, parando un attacco frontale che poteva costarmi caro.
«Tu non ti ricordi di me vero?» non risposi «Io si. Ti ho amato dal primo istante che ti ho vista» parai un altro assalto sempre più confusa «Era la festa per il tuo debutto. Avevi 10 anni ed eri splendida con la tua aria annoiata e altezzosa. Tuo padre cercava un pretendente adatto a te, ma era ovvio anche allora che nessuno era alla tua altezza» mi bloccò al muro, la spada al collo. «Mio padre ebbe la brillante idea di presentarci» aveva lo sguardo perso nel ricordo ma vi brillava anche una scheggia di follia «Tu mi guardasti e dicesti solo “Non mi sposerò mai con uno come lui”. Mi lasciasti li, solo e rifiutato» lo spinsi via e lo attaccai
«E con questo? Avevo 10 anni! Cosa ti aspettavi?» mi fermai a riprendere fiato
«Nulla Elena nulla» mi fissò come un maniaco «Ma non ti lascerò a lui» con un balzo mi fu addosso «Preferisco vederti morta» affondò la spada nel mio fianco. Per un attimo tutto si tinse di rosso, non sentivo il dolore. Quello arrivò lentamente. Cercai di gridare ma non trovavo la mia voce. Mi accasciai piano l'eco di un urlo nelle orecchie. Gradualmente il mondo iniziò a farsi sempre più scuro
«-Sto morendo...-» forse piangevo ma non ne ero sicura, non avevo la concezione del mio corpo. Avvertì un freddo innaturale e niente più dolore. Mi sentivo stanca. Davanti al mio viso apparve quello di Ezio. Cercai di sorridere, mentre tutto si offuscava. Mi lasciai andare nell'oscurità.

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Capitolo 13
*** 12 ***


Ezio prese la ragazza e la poggiò delicatamente a terra, mentre sotto di lei si allargava una pozza di sangue «Elena non mollare... non mollare» alzò la testa «Andate a chiamare il dottore!!! PRESTO!!!». Non era ancora perduta, il respiro era poco più di un soffio ma c'era.
«ELENA!!!» il grido di Lorenzo fu agghiacciante. Il suo sguardo vagò dal corpo della sorella a quello di Filippo, poco distante, con la spada ancora gocciolante di sangue. Il ragazzo si gettò su di lui «BASTARDO!!!! L'hai uccisa!!!» 
Filippo rideva «Meglio morta che tra le sue braccia!!!» Lorenzo lo colpì al volto. Nel cortile nessuno si muoveva. Ezio si alzò e fece cenno a due adepti che veloci si avvicinarono.
«Fermate Lorenzo e portate Filippo in cella» silenzioso raccolse il corpo di Elena e lo strinse a se «Non ti lascerò morire... non puoi lasciarmi così». Gli adepti fermarono il ragazzo a fatica, altri accorsero per trascinare Filippo e portarlo in cella. Ezio entrò nella propria stanza e adagiò la ragazza sul letto. Controllò la ferita. Era un taglio netto e abbastanza profondo. L'Assassino imprecò sottovoce. Non era pratico di medicina ma se Elena continuava a perdere sangue sarebbe morta. Il panico lo invase. Qualcuno aveva chiamato un dottore? Iniziò a camminare per la stanza senza la benché minima idea di cosa fare. Si passò una mano sul volto. Poteva udire i singhiozzi di Lorenzo talmente era silenzioso il covo. Si fermò davanti alla porta «-Calmati Ezio. Pensa a cosa potresti fare...-» di scatto aprì l'armadio e prese una delle camicie strappandola in tante strisce. Si avvicinò e si sedette piano sul letto. Iniziò a tamponare e fasciare la ferita
«-E adesso cosa faccio?-» riprese a camminare sempre più nervoso
«Ezio...» Caterina lo guardava sulla porta. Non l'aveva sentita. Si avvicinò a lui zoppicando «Ezio ascoltami» lo fermò e quello che vide la intristì. Era l'ombra di un uomo distrutto. L'ansia e l'incapacità di aiutarla lo stavano logorando velocemente «Mi occupo io di lei. Vai a chiamare il dottore e calma Lorenzo» lui la guardò perso «Ezio vai!!!» alla fine annuii poco convinto e corse fuori dalla stanza. Caterina osservò la ragazza. Diventa sempre più pallida e il suo petto non si alzava quasi più. Riempì una bacinella con dell'acqua e iniziò a sciogliere il bendaggio dell'Assassino. Elena emise un rantolo di dolore
«-Meglio così, vuol dire che è ancora viva-» lentamente immerse la benda nell'acqua e tamponò delicatamente la ferita. Represse un conato di fronte al taglio. Era abbastanza profondo ma era un taglio lineare.
«-Se è fortunata se la caverà con qualche punto e una sgridata. Non avevo mai visto Ezio così...-» la donna continuò a pulire la ferita.
L'Assassino arrivò dopo qualche minuto correndo, il medico alle calcagna per non essere lasciato indietro. Quest'ultimo si avvicinò al letto e scostò Caterina
«Ottimo lavoro» lei abbassò la testa e si allontanò dalla stanza senza aggiungere altro
«Morirà?» la voce di Ezio era un sussurro strozzato. Il medico osservò con attenzione la ferita. La donna fissò per un attimo la scena e poi uscì zoppicando senza aggiungere altro.
«No. Non morirà. Il taglio è preciso, abbastanza profondo certo, ma non ha intaccato niente di importante» Ezio sospirò e si mise seduto sul bordo del letto «Ma consiglio di portarla in un altro luogo» l'Assassino lo fissò smarrito
«Perché?» il medico iniziò a trafficare con gli strumenti
«Perché ho paura che il ragazzo che l'ha ferita possa tentare...» lasciò il discorso in sospeso e iniziò a ricucire la ferita della ragazza, che si mosse «Tienila ferma»
Ezio si avvicinò e la bloccò per le spalle. Nella stanza il silenzio era innaturale e solo il respiro spezzato di Elena lo rompeva. Il medico pose l'ultimo punto e risciacquò la ferita con una pezza umida «Ecco fatto» si asciugò le mani e ripose tutto nella borsa «Avete deciso?» Ezio fissò per qualche istante ancora il volto di lei, alla fine si arrese
«La porterò alla Rosa»

~¤~~¤~~¤~

Intorno a me solo il buio, seguito da una sensazione di leggerezza e pace. Nessun dolore.
Però... perché mi sentivo stranamente viva? Insomma ero morta. Ricordavo perfettamente la lama di Filippo penetrare nel mio fianco, il dolore eccessivo e terrificante e il viso di Ezio... sentii una stretta allo stomaco. Non potevo abbandonarlo, non ancora. Mi guardai attorno in cerca di qualcosa. Non dovrebbe esserci una luce? Un cancello? Provai a muovermi e mi sentii pesante.
Elena...
mi voltai di scatto. Non c'era nessuno, solo l'oscurità. Eppure ero sicurissima, quella voce non potava essere che sua, così mascolina e seducente. Non poteva che essere Ezio.
«Dove sei?» tossicchiai. Sentivo un peso enorme sul petto. Iniziai a respirare sempre peggio. Gli occhi bruciavano sempre più. Un dolore sordo al fianco mi fece urlare
«Perché sto così male?! Sono morta!!». Un rumore distante, come una vibrazione. Mi voltai di nuovo, ma c'era solo il buio, quel maledetto buio opprimente e inquietante. Urlai ancora esasperata. Quel luogo era pieno di rumori sinistri, quando una vibrazione, quando un borbottio, un bisbiglio. Iniziai a pensare che quello fosse la mia punizione. Non ero degna nemmeno del riposo eterno.
«E adesso che faccio?» la mano iniziò a pizzicare, la strinsi ma la sensazione salì fino al braccio. Ben presto si diffuse in tutto il corpo, affannandomi il respiro. L'oscurità si addensò risucchiandomi.

Una sensazione di benessere accompagnata da qualcosa di fresco e umido. Strinsi gli occhi e mi mossi piano, una piccola fitta al fianco. Mossi piano una mano; ero in un letto. Le lenzuola sotto il mio palmo erano fresche e comode.
«E' sveglia?» una voce maschile, mesta e stanca, eppure aveva una nota familiare
«No. Si è solo mossa» una donna. Dove ero?
«Ma è un buon segno giusto?» adesso non avevo più dubbi. Lorenzo. Il mio Lorenzo. Quindi non ero morta... Aprii gli occhi un poco alla volta. Mi aspettavo una luce fortissima, invece l'unica illuminazione era il bagliore delle candele sparse qua e la.
«Elena!!!» Lorenzo era sdraiato vicino a me. Una ragazza gli diede uno scappellotto
«Parla piano maledetto zuccone!!!»
«Dalia non dovresti essere con qualche cliente?»
«No! Lo sai che Madonna Claudia mi ha chiesto di badare a tua sorella» prese il ragazzo per un braccio «E adesso fuori di qui»
«Ma anche no! È mia sorella e rimango qui!!!» quel chiacchiericcio mi disturbava, non per la confusione ma perché notavo nello sguardo di Lorenzo una scintilla che conoscevo. Tossii, piegandomi dal dolore al fianco. Dalia buttò fuori mio fratello, chiuse la porta a chiave e corse da me.
«Stai bene Elena?» annuii riprendendo fiato
«Più o meno» lei mi sorrise e iniziò a medicarmi.
«Da quanto sono qui?» ricordavo vagamente quello che era successo dopo che Filippo mi aveva ferita.
«Circa cinque giorni. Hai avuto un po di febbre. Avevamo paura che la ferita si infettasse. Ah mi chiamo Dalia» mormorai un saluto. Mi guardai intorno; la stanza non era molto grande, le spesse tende di broccato rosso e il grande armadio rendevano tutto soffocante.
«Ma.. sono alla Rosa?» lei annuii distratta
«Mhmh. Ti ha portata Messer Auditore. Eri messa davvero male» rabbrividii
«E... il Messere è più passato?» osai guardare la ferita. Era un brutto taglio ricucito alla perfezione, arrossato ma in via di guarigione.
«Si insieme ad un altro ragazzo. Ma non è rimasto molto» mi voltai verso la finestra chiusa. Mi ero battuta con Filippo e avevo perso. Lui mi amava anche se l'avevo rifiutato. Ero scampata alla morte, dovevo esserne felice e invece desideravo solo tornare nell'oscurità. Ezio non era più venuto, io ero solo un ripiego durante l'assenza di Caterina. Ingoiai le lacrime salate. Dalia smise di medicarmi e si alzò
«Vado a prenderti qualcosa da mangiare» annuii
«Mi aiuti a tirarmi su per favore?» mi aiutò facendo il più delicatamente possibile. Mormorai un grazie
«Ma ti pare... Vado in cucina e avverto anche Madonna Claudia che sei sveglia» veloce uscì dalla stanza. Quando fui sola mi permisi il lusso di piangere. Ogni singhiozzo era una fitta di dolore ma non m'importava. Piangevo per la mia cecità, per l'umiliazione della sconfitta. Lacrime represse di giorno in giorno. Mi mancava la mia famiglia, la mia piccola Stella, le cure insistenti di Teresa. Presi dei respiri profondi cercando di calmarmi. Asciugai le lacrime con il dorso della mano. La porta si aprii in quel momento ma non entrò Dalia, bensì Daniele. La faccia scura e preoccupata. In mano un mazzo di margherite gialle. Si trascinò fino al letto e si mise seduto, porgendomi i fiori.
«Scema» non riuscii a non nascondere un sorriso nel prendere i fiori «Ci hai fatto preoccupare. Ezio è molto arrabbiato» non risposi, mi limitai ad osservare i fiori «Comunque, come stai oggi?»
«Insomma. Ogni volta che mi muovo è un dolore. Ma almeno sono viva no?» lui annuii. Mi morsi il labbro «Senti... Filippo?» un ombra dipinse il bel volto di Daniele
«Non causerà più fastidi»
«Nel senso?» si alzò e aprì gli scuri della finestra
«Nel senso che è morto. Suicidio. Si è strozzato con la catena a cui era legato» la testa mi girò e un gelo mi avvolse. Si era ucciso, a causa mia.
«Elena...»
«E' colpa mia... Non dovevo ascoltarlo. Non dovevo credere alle sue parole, ma poi Ezio è andato da Caterina» ripresi a piangere. Adesso avevo un morto sulla coscienza, un peso che non mi avrebbe abbandonata. Daniele mi sfiorò una guancia, raccogliendo una lacrima
«Elena non è colpa tua. È lui che si è stretto la catena intorno al collo, è lui che ti ha ferita. È stato lui ad iniziare tutto» si mise seduto vicino a me e mi strinse delicatamente la mano «Più tardi Ezio passerà qui da te» sorrisi
«Ma non è arrabbiato?»
«Si ma la preoccupazione supera la rabbia. Fidati ti ha già perdonata»
fissai i fiori «Sono da parte di..?»
«Tutti i tuoi fratelli!!!» risi commossa
«Ma non dovevate!!!»
«Come no?! Nostra sorella sta male e secondo te noi facciamo finta di niente?! Mah!» mi arruffò i capelli
«Buono!!! già sono ridotta male, arruffami pure!!!» Daniele si alzò e aprì la porta
«Dai io vado... c'è stato qualche problema al covo. Una spia si è intrufolata dentro e ha rubato dei documenti» sgranai gli occhi
«Roba seria?!»
«Una lettara e una lista con nomi di Assassini. Ma non preoccuparti niente di serio» sospirai delusa
«Voglio aiutarvi...»
«Guarisci e ci fai tutti contenti. Ci vediamo domani Elena!!!» lo salutai e mi rigirai piano nel letto. Ero inutile. Avevo fatto arrabbiare Ezio... non sarebbe stato meglio se fossi morta?! La porta si riaprì «Scusa se ho tardato...» Dalia reggeva un vassoio, che poggiò di fianco a me. Senza dire una parola mi tirò su e mi posizionò il cibo sulle gambe «Mangia. È zuppa di legumi e pane nero» presi il cucchiaio e mangiai piano, gustandomi quella zuppa deliziosa. Dalia chiacchierava senza sosta; del tempo, della gente, dei soldi, del Papa, delle nuove scoperte... non mi dava spazio di pensiero e la ringrazia per ciò. Quando finii di mangiare mi alzò e mi lavò velocemente con un panno umido. Mi pettinò e mi raccolse i capelli in una treccia. Mi reggevo in piedi a fatica, le gambe tremavano e la testa girava senza freni. Dalia mi trattò come una principessa e mi rivestì piano.
«Ecco fatto. Madonna Claudia mi ha chiesto di darti una sistemata. Tra poco arriverà suo fratello...» sospirai
«Inutile farmi bella allora...» Dalia mi guardò storto
«Ma che dici?! Vedrai che appena ti vedrà sveglia e viva» enfatizzò l'ultima parola «ne sarà estremamente felice» annuii poco convinta. Dalia guardò la porta e poi di nuovo me.
«Ascoltami, non so cos'è successo e nemmeno perché tu sia ferita così gravemente» fece una piccola pausa osservandomi «ma sono sicura che se gli dirai le cose come stanno capirà.» annuii nuovamente. Cambiai discorso
«Ma Lorenzo?» lei alzò gli occhi al cielo, un espressione esasperata sul volto
«Guarda... meglio se non lo becco in giro. Come fai a sopportarlo.» risi
«Anni di esperienza» Dalia mi sorride amichevole
«Sei molto più bella quando sorridi sai?» arrossii vistosamente
«Grazie...»
«Sorridi anche a lui...»
«Ci proverò»
la ragazza si alzò e prese il vassoio vuoto «A dopo!!!» uscì lasciandomi sola. Iniziai a massacrarmi le mani in attesa. Guardai il paesaggio fuori dalla finestra. Doveva essere passato lo zenit da qualche ora e il sole brillava forte, nonostante fosse Dicembre. Sbuffai e mi appoggiai ai cuscini. Bene ero bloccata a letto, con un fianco squartato ed ero inutile alla Confraternita. Sospirai e chiusi gli occhi. 

Un rumore leggero, seguito da alcuni passi e da un imprecazione sussurrata. Aprii gli occhi, sbadigliando. Fuori si scorgeva il bagliore rosso del tramonto. Mi ero addormenta senza accorgermene. Un peso sul letto. Quella situazione mi riportò, con la mente, a qualche mese prima; quando Ezio era entrato in camera mia e....
Ezio
mi tirai su di colpo, ma ricaddi in prenda a una fitta di dolore. La ferita me l'ero dimenticata
«Ma cosa fai?!!? Vuoi aprire i punti?!?!» con una forza di volontà che non sapevo di avere mi rialzai e mi gettai contro di lui. Avevo bisogno delle sue braccia intorno a me, dei suoi baci e della sua voce. Invece ricevetti uno schiaffo. Rimasi imbambolata, stupita da quel gesto. Mi portai una mano alla guancia, massaggiandola piano
«Quando ti sarai rimessa starai una settimana in cella.» si passò una mano sul volto e poi mi guardò «Tu non immagini neanche come mi sono sentito, quando ti ho vista per terra, ferita...» abbassai lo sguardo colpevole. La consapevolezza del mio gesto mi schiacciò come un macigno «E per cosa poi? Perché Filippo ti ha detto una bugia!» si alzò di scatto e si avvicinò alla finestra, dandomi le spalle «Elena... se davvero Caterina fosse stata la mia compagna, pensi che avrei anche solo provato a tenerti al mio fianco?! Anche se ciò significa condannarti al sangue?» accusai le parole. Mi ero lasciata ingannare e mi ero fatta trasportare dalla rabbia.
«Ezio...»
«Zitta, non parlare. Non se devi scusarti con patetiche motivazioni. Hai perso la calma e ciò non va bene. Ne per noi due ne per un'Assassina» Noi due... lo stomaco si chiuse e le guance formicolarono. Quando rialzai gli occhi il suo viso era li, a pochi centimetri dal mio
«Non farlo mai più. Giuralo Elena» gli tolsi il cappuccio e avvicinai ancora di più il mio volto
«Lo giuro» finalmente mi baciò. Come potevo aver creduto a Filippo? Avevo rischiato di far soffrire Ezio inutilmente...
Mi attirò a se con troppa forza, facendomi gemere dal dolore. Si staccò subito dal bacio
«Scusami...»
«Fa niente, è già passato» cercai nuovamente le sue labbra
«Ma finché non ti rimetterai niente baci»
«Come no?!? Non puoi farmi questo!!!» si sdraiò vicino a me e mi abbracciò
«Oh invece lo faccio» ridacchiò mentre faceva scivolare una mano sul mio abbondante seno
«Non è giusto» misi il broncio e gli tolsi la mano
«Fa parte del tuo castigo» mi sistemò le coperte «e non puoi sottrarti alle mie carezze..»
si alzò e si tolse i bracciali. Alzai un sopracciglio dubbiosa
«Che stai facendo??»
«Mi metto comodo» si tolse il mantello e la veste, rimanendo in camicia e pantaloni «non vorrei far scattare la lama e farti del male» ritornò sul letto «l'unica lama che deve toccarti non è di metallo» finsi di non aver capito l'allusione oscena.
«Ma come... non sono in castigo? Niente baci e nessun altro genere di approccio...no?» liquidò le mie parole scuotendo la mano
«Io sono il Maestro e io decido la punizione»
«Praticamente ti rigiri le cose a tuo piacimento» mi abbracciò nuovamente
«Esattamente» ridacchiai e appoggiai la testa sul suo petto
«Mi dispiace...» sbadigliai e chiusi gli occhi «non dovevo...» scivolai nel sonno.

~¤~~¤~~¤~

Ezio si mise a fissare il soffitto sorridendo. Elena si era addormentata tra le sue braccia. Leonardo gli aveva spiegato che il corpo umano si rigenerava meglio se riposato, quindi più lei dormiva, più in fretta guariva. Sospirò e la strinse a se. Per adesso non voleva pensare a nulla; ne alla spia che si era introdotta nel Covo, ne al suicidio di Filippo. Tutto era al di fuori di quella porta chiusa. Adesso quello che contava di più era che Elena si rimettesse in piedi. Si massaggiò la fronte e delicatamente accarezzò la testa della ragazza. Indugiò con lo sguardo, per un attimo, sul seno, ma si riscosse. Approfittò di quella pausa per riposarsi. Ben presto scivolò pure lui nel sonno

~¤~~¤~~¤~

Il tavolo era ricoperto di documenti. Appesi ad una cartina dell'Isola Tiberina spiccavano due fogli di pergamena, che contrastavano con il colore scuro della mappa. L'uomo con la cicatrice se ne stava seduto su una sedia in un angolo, fumando lentamente la pipa, e osservando il suo “padrone” percorrere la stanza a grandi falcate.
«Tutto qui? È tutto qui?!» l'uomo strappò i fogli «Nel loro covo non hai trovato altro?! Solo degli stupidi nomi e una lettera?!» lo sfregiato si alzò e svuotò la pipa per terra.
«Quel luogo è ben sorvegliato. Sono molto acuti e preparati questi Assassini» l'uomo si voltò e lo guardò
«Ma va? Sono addestrati da quel cane!!! E' normale che siano preparati!!!» prese un bel respiro e sistemò l'armatura finemente lavorata «Pedina Auditore e la sua preziosa Assassina. Ho in mente un piano. Torna da me quando avrai qualcosa di più che dei miseri nomi» con passo militare e altezzoso uscì dalla stanza.
Lo sfregiato sorrise «Come volete messer Cesare» 

 

Salve a tutti!!!  Ebbene non sono morta!!! 
Volevo scusarmi per questa mia lunga assenza,
ma ho avuto dei seri problemi con questo capitolo -.-"
Quindi ho deciso di finirlo e pubblicarlo, come va va.
Una bacio e un grazie a tutti quelli che mi seguono!!!
Foxy

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Capitolo 14
*** 13 ***


Due settimane. Due settimane chiusa in quella stanza. Sospirai appoggiata al vetro della finestra. Dalia mi aveva tolto i punti ma mi aveva costretta a letto per un'altra settimana. Smaniavo dalla voglia di tornare al covo. Volevo allenarmi con Daniele e aiutare con le indagini. Sbuffai e me ne tornai a letto. Ezio non si era più visto. Lorenzo passava solo per un saluto e poi tornare al Covo. Mi seppellii sotto le coperte, lontana da tutti.

~¤~~¤~~¤~

Ezio camminava in silenzio, in direzione della Rosa. Ogni tanto si voltava per controllare che la nuova adepta lo stesse seguendo. Era così silenziosa e fragile, come il fiore di cui portava il nome. L'aveva salvata in un vicolo poche sere prima e le aveva offerto un lavoro al bordello, non come cortigiana ma come domestica o altro. Ma lei, Camelia, aveva rifiutato categoricamente.
«Voglio restare con voi. Mi avete salvata ed è il minimo che possa fare. Non sono brava con le armi ma imparerò!» l'aveva guardato con gli occhi ricolmi di lacrime e lui non aveva potuto che cedere. Ezio sospirò e pensò di nuovo a come poterla presentare ad Elena. Non voleva nemmeno immaginare la reazione di lei. Appena arrivato in camera doveva far sparire tutte le armi.
«Maestro aspettate!!!» Camelia corse per raggiungerlo «Io non sono veloce come voi»
«Dovrai aumentare il passo e la corsa. Un buon Assassino deve essere veloce e scattante» il tono era più irritato di quanto volesse «Ti serve solo un po di esercizio» lei annuii rapida e riprese a camminare silenziosa dietro di lui.

«Tu sei pazzo Ezio» Claudia fissava la nuova, seminascosta dietro il fratello «Elena darà di matto e nelle sue condizioni agitarsi non è conveniente» Ezio annuì
«Ma che posso farci se non mi molla un attimo?! Mi è venuta dietro senza che le chiedessi niente!!!» la donna si passò una mano sul viso, esasperata.
«Senti Ezio, sei mio fratello e ti voglio bene, ma mi stai provocando solo guai!!! Prima mi porti una ragazza mezza morta qui, mi occupi una stanza e adesso vuoi scatenare la sua furia. Io non voglio spargimenti di sangue qui dentro!!!» l'Assassino sospirò
«Claudia non ci sarà nessun omicidio. Elena conoscerà Camelia e non le farà del male» sorrise «Al massimo uccide me.»
«Lo spero» sospirò arresa «Vai, sparisci dalla mia vista» Ezio sorrise furbo e fece cenno a Camelia di seguirlo. Insieme salirono le scale e percorsero il corridoio costeggiato da diverse porte. L'Assassino si fermo davanti ad una di queste e la aprì senza esitare. Si aspettava di trovare Elena ancora addormentata; invece era seduta a gambe incrociate sul letto, sommersa dai fogli, il volto macchiato di nero e concentrato. Non sembrava averlo notato, quindi si avvicinò piano. Nei fogli sparsi qua e la Ezio intravide il volto di alcuni adepti. Osservò la sua mano muoversi veloce sul foglio e sorrise. Riconobbe il proprio profilo lievemente tracciato
«Ma sono molto più bello no?» la ragazza sussultò e lo colpì, con un pugno, al volto.
«Ahi!!!» Ezio si portò le mani al naso «Ma sei pazza!??!» lei lo fissò spaurita e leggermente tremante
«Io?!!??! Ti sembra normale arrivarmi alle spalle di soppiatto?!?!»
«Maestro!!!» Elena lanciò un' occhiata alla figura che afferrò Ezio per le spalle «State bene?!»
«Tu chi sei?!» l'allontanò con mala grazia dall'uomo «Cosa ci fai nella mia stanza?!» si mise tra i due.
«Mi chiamo Camelia, sono la nuova adepta» s'inchinò. Elena lanciò un'occhiataccia a Ezio
«Io sono quasi morta e tu già mi rimpiazzi con lei?!» iniziò a tempestarlo di pugni
«Ele!! Fermati!!!» lui le afferrò i pugni e la girò verso la nuova «Non ti ho rimpiazzata. Lei è solamente una nuova Assassina. Non sei contenta? Non sarai più l'unica donna» le prese i polsi con una mano e con l'altra le tappò la bocca «Camelia lei è Elena. Adesso per favore esci e chiudi la porta. Torna al Covo e inizia l'addestramento con Guglielmo» lei annuii e uscì veloce. Elena iniziò a ribellarsi
«MMMFFFFHHH!!»
«E sta buona!» la voltò nuovamente e sostituì la mano con la bocca, ma lei gli morse le labbra
«Vattene!» lui inarcò il sopracciglio fissandola
«Sicura?»
Elena lo fissò «No... Non andare» si gettò tra le sue braccia «Non lasciarmi mai» Ezio le alzò il viso
«Mai» la baciò stringendola ancora di più a se. Elena lo trascinò sul letto
«Ezio...io voglio...»
«Ne sei sicura?»
«Si assolutamente. Ti voglio ora» l'Assassino non se lo fece ripetere. La spogliò delicatamente, gustandosi la sua nudità poco alla volta. Affondò il volto nei suoi capelli, respirando il profumo dei fiori. Si spogliò anche lui. Con un sorriso notò l'imbarazzo di lei
«Non aver paura..»
«Non ho paura, è solo che... è tutto nuovo per me» Ezio annuii
«Giusto. E allora sarà il caso di iniziare dalle basi» le baciò il collo e iniziò ad accarezzarla. Nella stanza regnava il silenzio interrotto solo dagli schiocchi dei loro baci e dai gemiti accennati, attutiti dalle lenzuola. Ezio la guardò, incerto sul da farsi. Elena sorrise dandogli un bacio «Sono pronta» disse con voce ferma. L'Assassino sorrise a sua volta e si rilassò tra le sue braccia, poi entrò lentamente in lei unendo così i loro corpi.

~¤~~¤~~¤~

Aprii gli occhi lentamente, godendomi il tepore delle coperte. Avevo gambe e seno indolenziti, ma ero felice. Il respiro di Ezio era calmo e regolare sotto il mio viso mi tranquillizzò ancora di più. Avevo fatto il grande passo. Non mi sentivo in colpa, magari un po' frastornata, ma non in colpa. La sua mano mi sfiorò la spalla
«Ehi sei sveglia?»
«Mhm non molto...» mi strinse un poco
«Come ti senti?» sospirai
«Molto bene, un po' indolenzita» in un attimo mi fu sopra.
«Allora non ti dispiace riprovare?» risi mentre mi baciava il collo
«Ma sei veramente insaziabile... lasciami riposare!!» mi strinse il seno destro, facendomi rabbrividire
«Ma che... Sono tutte ripetizioni. Io sono il Maestro no? Quindi zitta e impara» mi baciò con forza e in un attimo fu nuovamente dentro di me. Gemetti piano sotto le sue spinte. Le sua labbra tracciarono il mio collo fino al seno, che prese a baciare e mordicchiare, senza fretta, delicatamente. Mi aggrappai a lui, conficcandogli le unghie nella schiena. Lo sentii gemere, la voce arrochita dal piacere. Tornò sulle mie labbra con le proprie, le morsi facendo gemere ancora di più. Cambiammo posizione svariate volte ed ogni nuova mossa, il piacere di entrambi aumentava sempre più. I suoi movimenti iniziarono ad essere più rapidi e decisi mentre mi baciava nuovamente, intrecciando la sua lingua alla mia. Mai avevo pensato di poter provare un piacere così intenso. Ezio si staccò leggermente dalle mie labbra «Non resisto più...» era al limite. Il suo movimento aumentò ancora di più, facendomi inarcare la schiena. Raggiungemmo il piacere assieme, attutendo i gemiti baciandoci. Si appoggiò a me, ansimando piano. Gli diedi un bacio sul collo.
«Ezio... sei pesante...» ridacchiai
«Scusa» si sdraiò vicino a me e sospirò «impari troppo in fretta. Tra poco sarai più brava di me» risi
«Impossibile. Tu sei il Maestro no?» gli baciai l'angolo della bocca e mi rannicchiai contro di lui «Rimaniamo così per sempre, ti prego». Mi accarezzò la schiena distratto
«Se solo potessi Elena... ma purtroppo devo finire questa battaglia con i Borgia.» mi tirai su, appoggiando il viso sul suo petto muscoloso
«Raccontami la storia della tua vita.» lui alzò un sopracciglio perplesso
«Fare l'amore ti fa male»
«Ma non è vero! Scusa se sono curiosa oh! Fai conto che non ti abbia chiesto nulla» Ezio sospirò
«Cosa vuoi sapere?» sorrisi soddisfatta mentre mi rilassavo
«Tutto» lui si alzò e raccolse i propri vestiti.
«Va bene, però prima vado a prendere qualcosa da mangiare» senza aggiungere altro uscì dalla stanza. Fissai la porta chiusa e poi mi alzai. Aprii le imposte della finestra e riempii, con l'acqua, la grande vasca di rame. Sbadigliai e rifeci il letto, ignorando a forza la piccola macchia di sangue, che sembrava accusarmi. Mi immersi nella vasca senza perdere altro tempo. La porta cigolò mentre Ezio rientrava con un vassoio.
«Oh.. ti stai rilassando? Ho portato un po' di tutto. Latte, biscotti, pane arrostito, marmellata»
«Mhmh, appoggia tutto sul letto e ritirati.» ridacchiai
«Ti sembro il tuo schiavo personale?!»
Ci pensai su «Direi di si» risi mentre lui mi mostrava il medio e posava la colazione sul letto
«Allora Elena... Come ti senti oggi?» lo guardai ironica
«Come mi sentivo prima che mi saltassi addosso...» lui sospirò
«Spiritosa. Te la senti di tornare al Covo?» uscii dalla vasca e mi asciugai in fretta e furia. Raccolsi la veste nuova, che Ezio mi aveva gentilmente portato, sotto lo sguardo curioso di quest'ultimo. Presi una fetta di pane e l'addentai, mentre tentavo di indossare gli stivali. Quando fui pronta aprii la porta
«Che stiamo aspettando?!?!?» lui mi fissò per un attimo, incredulo e poi scoppiò a ridere
«Andiamo...c'è pure una sorpresa ad attenderti»

Il covo era come me lo ricordavo. Silenzioso e immerso nella pace assoluta. Io e Ezio camminavamo, fianco a fianco, senza parlare. Quando lui si fermò davanti alla sua stanza io continuai a camminare finché non arrivai davanti alla mia. Afferrai la maniglia con una certa emozione, l'abbassai e... la porta non si aprì. Imprecai e la strattonai con forza
«Non si aprirà» Ezio si mise alle mie spalle e dolcemente mi tolse la mano dalla maniglia, per poi guidarmi, verso la sua stanza, con una leggerissima spinta.
«E perché no? Io voglio la mia stanza» ci fermammo davanti la sua
«Ecco qua la sorpresa. La tua stanza è passata a Camelia e tu... dormirai con me» rimasi in silenzio a fissare la porta. La mia stanza a quella?!?!
«I miei mobili?» la mia voce suona atona con un filo di rabbia
«In camera di Lorenzo»
«Po..» ingoiai la voglia di strozzarlo «Potevi dirmelo...»
Mi accarezzò i fianchi «Si e addio sorpresa. Non sei contenta di dormire con me?» annuii
«Si certo... però fammi abituare all'idea.»
Un tossicchiare nervoso e qualche risata contenuta ci fece voltare. Un gruppetto di cappucci bianchi ci fissava. Riconobbi Daniele, Flavio e mio fratello, palesemente incazzato. Velocemente mi allontanai da Ezio e raggiunsi il gruppetto. Con disgusto notai che tra loro c'era pure lei. Ignorandola abbracciai Lorenzo, che mi strinse. Sorrisi e sussurrai un
«Ciao»
«Ciao sorellina» una pacca sulla schiena mi tolse il fiato
«Finalmente ti sei ripresa eh!!» Flavio, con la grazia di un cinghiale, mi staccò dall'abbraccio familiare «Come stai principessa?» il tono sempre cordiale e gioioso
«Bene!!!»
«Ottimo e allora andiamo!!!» mi prese sottobraccio
«Dove messere?» chiesi curiosa a rispondermi non fu lui ma Guglielmo
«A spaccare il culo a qualche guardia dei Borgia!!!» ridemmo
«Oh ma bene! Il Maestro non l'ascolta nessuno?!?!» Ezio ci riprese «State attenti. Ricordate le regole del credo e per favore» ci si parò davanti «Riportatemela intera!!» avvampai senza ritegno, mentre gli altri ridevano trascinandomi con loro.

~¤~~¤~~¤~

«Allora agiremo così: Io e Elena andremo a Castel Sant'Angelo; Guglielmo, Flavio e Camelia a San Pietro e Lorenzo, Giacomo e Andrea perlustreranno i tetti. Tutti d'accordo?» Daniele scrutò il volto dei suoi fratelli e sorelle uno ad uno, lo sguardo e il tono serio, degni di un vero Assassino. I suoi Adepti annuirono e iniziarono a dividersi, ognuno diretto alla propria postazione.
«Non ti facevo così» Elena gli camminava a fianco, il bel volto nascosto dal cappuccio
«Così come?» il ragazzo la fissò
«Autoritario, incline al comando.» lei sorrise entusiasta e Daniele sentì qualcosa dentro morire.
«Beh, dopo il rito iniziano le responsabilità, se non hai un carattere forte nessuno ti rispetta» accelerò il passo in vista del Castello «Bene ti spiego cosa faremo. Dobbiamo cercare un ingresso non controllato e riprenderci i documenti. E già che ci siamo controlliamo pure i turni delle guardie, in caso il piano fallisse» la ragazza annuì e lo seguì concentrata.
Si divisero e ognuno iniziò ad esplorare la zona. Elena controllava i turni delle guardie. Fu seguendo una di loro che vide un piccolo uscio di legno aperto, Daniele poco lontano da lei stava per arrampicarsi. Gli lanciò un sassolino attirandolo. Quando la raggiunse insieme entrarono dentro
«E' stato più semplice di quello che pensavo» Daniele aveva appena finito di parlare quando un rumore di lame sguainate lo fece impallidire. Elena al suo fianco sembrava terrorizzata.
«Bene bene, a quanto pare non dovrò attuare il mio piano. Che peccato.» L'Assassino si voltò piano e si sentì svenire quando vide il Borgia, in piedi di fronte a loro, la lama a pochi centimetri dal volto della ragazza «Claudio prendi lei» l'ordine secco del Borgia fu eseguito da un uomo con una cicatrice a X sul volto. Cesare afferrò Daniele per un braccio «Tu invece torni da quel Auditore e gli dirai che se rivuole la sua bella deve darmi la Mela. Hai capito?» lo scaraventò fuori «Ha tre giorni, poi lei morirà».

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Fissai Cesare Borgia impietrita. I suoi occhi brillavano folli
«Cara Elena è un onore conoscerti. Permettimi di presentarmi» s'inchinò «Io sono Cesare Borgia, penso che la fama mi preceda.» mi prese il mento «Dimmi Elena, secondo te Ezio cederà la Mela per te? Secondo Camelia si» 
Un brivido mi attraversò «Camelia? Cos'è la Mela?» Cesare mi prese per un braccio e mi trascinò su per delle scale
«Si vedi, Camelia è la figlia di Claudio.» si bloccò «Vuoi dirmi che quel cane non ti ha parlato del Frutto dell'Eden?» rise come un pazzo «forse non ti ritiene degna di conoscere questo segreto. Ma non preoccuparti!!! Ti rivelerò tutto» schioccò le dita e una guardia aprì una porta. Mi spinse dentro «Nel mentre che aspetti rilassati in questa bella cella. Arrivederci Elena!!!»

La guardia chiuse la porta e dopo poco il silenzio mi avvolse. Iniziai a piangere silenziosamente. Cosa mi nascondeva Ezio?! Era così importante quel segreto? Avrebbe effettuato lo scambio? Singhiozzai silenziosa, nella mia nuova prigione.

~¤~~¤~~¤~

Daniele arrivò di corsa al covo ed entrò nello studio di Ezio in lacrime «L'ha presa» fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di cadere in ginocchio.


Buonasera a tutti!!!! Mi scuso per la lontanza e questa pubblicazione molto frettolosa!!! Chiedo Venia!!!
Giuro che nel prossimo capitolo sarò più chiara su tutto!!!
Buona lettura e grazie!!! 
Foxy

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Capitolo 15
*** 14 ***


Ezio fissava il Castello, illuminato da qualche torcia. La luce della luna risplendeva sul Tevere, creando dei riflessi argentati. Silenziosamente alcune figure si mossero nell'ombra, raggiungendolo. L'Assassino sospirò, doveva salvarla. Ad ogni costo. Non si era dato pace da quando Daniele era entrato nel suo studio, due giorni prima, piangendo disperato “L'ha presa” non aveva detto altro, ma era bastato per far crollare il suo mondo. Aveva organizzato subito una spedizione di reclutamento e un attacco al Castello. Inoltre, aveva fatto rinchiudere Camelia nelle segrete, ma la ragazza non aveva parlato.
«Maestro, siamo pronti» Ezio volse lo sguardo sulla ragazza incappucciata, una nuova adepta, gli pareva si chiamasse Denise
«Avete sistemato tutto come vi ho detto?» lei annuì, rigirandosi tra le mani la sua mazza chiodata.
«Certamente. Messer Da Vinci vi aspetta» L'uomo annuì
«Portami da lui» insieme scesero dal tetto.

«Ezio!!! Amico mio!» Ezio salutò Leonardo con poco entusiasmo
«Ho poche ore Leo, ci sei riuscito?» l'artista sorrise e prese un sacchetto di velluto
«Avevi qualche dubbio?» Sulla mano scivolò un globo dorato, identico al Frutto dell'Eden originale.
«E' fantastica. Con cosa l'hai realizzata?» Ezio la prese saggiandone il peso «E' perfetta»
«E' in rame. Le venature sono in vetro. Per realizzarla mi ci è voluto un giorno intero. Dentro c'è della polvere particolare» ridacchiò «Dagli fuoco esattamente al momento dello scambio» Da Vinci la prese dalle mani dell'Assassino «Ho fatto delle prove con Salai e hai esattamente dieci minuti per scappare, ne un minuto di più ne uno meno»
«Perfetto» Ezio si stupì della propria voce, appariva atona, lontana. Anche Leonardo doveva averlo notato, gli appoggiò una mano sulla spalla e strinse piano
«La salveremo, non preoccuparti» l'uomo annuì sconsolato.
«Devo andare... Ci vediamo Leo» tornò sul tetto e vide Denise e Daniele parlare, sorridenti. Sentì un groppo alla gola. Finalmente era riuscito a farla sua, a diventare qualcosa di importante e rischiava di perderla, di nuovo. Guardò la finta Mela e pregò che funzionasse. Prese un respiro e il controllo. Si avvicinò ai due richiamandoli «Informate tutti, siamo pronti ad agire» Daniele annuì e prese l'arco e incoccò una freccia. Con precisione fatale colpì una campanella sul tetto di fronte. Il suono prodotto richiamò un altro gruppo di adepti , che veloci raggiunsero il proprio Maestro. L'uomo li guardò tutti, uno per uno, facce nuove e vecchie. Mostrò loro la finta Mela

«Per lo scambio useremo questa. Appena gli darò fuoco, avremo dieci minuti. Un gruppo rimarrà sul tetto e un gruppo scenderà con me. Chi rimane sul tetto dovrà eliminare ogni possibile ostacolo allo scambio. Sono stato chiaro?» Gli arcieri annuirono intimoriti «Perfetto. Voi altri con me» Si gettò dal tetto, eseguendo un Salto della Fede, seguito dalle reclute.

~¤~~¤~~¤~

Nei due giorni di prigionia ero stata picchiata e interrogata. Cesare veniva ogni due ore e tutte le volte ripeteva sempre la stessa cosa
«Adesso parli?» ma non avevo niente da dire... Non sapevo cosa fosse la Mela e nemmeno dove si trovava.
Sputai del sangue e cercai di tirarmi su, vanamente. Sentivo il sangue scorrere sulle braccia legate sopra la testa. Il Borgia si era divertito a spiegarmi come mi avrebbe uccisa, davanti ad Ezio
«Ma lui non mi lascerà morire» lo ripetevo come una preghiera e ogni volta lui mi guardava, un sorriso folle sul volto
«Ne sei così sicura?» ogni volta mi insinuava quel dubbio e ogni volta io scoppiavo a piangere osservando lo spicchio di cielo dalla finestrella.
La sera del terzo giorno il Valentino si presentò abbigliato in modo impeccabile, l'armatura tirata a lucido «Piccola Elena, stasera sarà la decisione finale! Morirai oppure il tuo amato ti salverà?» non lo guardai nemmeno, troppo stanca per controbattere. Quando una guardia mi tolse i ceppi, caddi per terra. Le gambe non mi rispondevano e le braccia erano intorpidite
«Suvvia, non puoi mica presentarti così! Dagli una ripulita» uscì altezzoso come sempre. La guardia mi tirò su e mi sorrise «Elena, lui è la fuori, effettuerà lo scambio» alzai lo sguardo e incrociai un paio di occhi verdi, vispi e allegri. Mi aggrappai alle sue spalle
«Flavio» piansi «Perché non mi avete salvata prima? Perché?!» mi accarezzò i capelli piano
«Scusaci. Abbiamo interrogato Camelia ma non ha risposto a nessuna delle nostre domande. Il Maestro ha impiegato più tempo del previsto ad organizzare qualcosa, ma adesso... sono tutti li fuori. Ci sono delle nuove reclute sai?» prese una pezza umida e mi pulì il sangue secco dalle labbra «Cosa ti hanno fatto? Pagheranno per questo» sorrisi
«Come hai fatto ad entrare?» chiusi gli occhi mentre mi ripuliva, il sangue che tornava a scorrere nelle braccia e nelle gambe mi pizzicava. Per un attimo mi sentii viva
«Ho pedinato la guardia e lo uccisa. Cesare non presta molta attenzione ai volti» Mi tirò su
«Fla, qual'è il piano?» lui mi sorrise
«Nessuno lo sa tranne lui. Il mio compito è di portarti via ad un suo ordine» dei passi in lontananza annunciarono il ritorno del Borgia «Tu devi solo seguirmi capito?» annuii, chinai la testa recitando la parte della vittima. Dentro di me sentivo ardere la voglia di sgozzarlo, ma mi trattenni
«Flavio le mie armi?» sussurrai ad occhi sbarrati
«Nel fieno sotto il Castello» sospirai sollevata. Cesare entrò e mi sollevò il volto
«Si adesso sei decente. Tu portala sul ponte, lo scambiò avverrà li» sistemò l'armatura «Così, se il cane imbroglia» mi afferrò i capelli «le taglierò la gola e la getterò nel Tevere» ridendo mi lasciò andare ed uscì
«Non preoccuparti, non ci riuscirà» ringraziai il cielo per l'appoggio di Flavio. Lentamente mi portò fuori da li.

Sul ponte regnava un silenzio irreale, interrotto solo dallo scrosciare del fiume. Il Borgia osservava l'oscurità, la mano serrata sul pomo della spada. Lo vidi sbiancare leggermente quando, dalle tenebre, emersero alcuni candidi cappucci; silenziosi e letali. Riconobbi il mio gemello e Guglielmo. Vicino a loro scorsi una ragazza, una nuova probabilmente, che portava in spalla una mazza. E poi vidi lui, al centro del gruppo, lo sguardo fiero e duro. Mi dimenai tra le braccia di Flavio «Ezio...»
«Stai buona» il Valentino mi colpì allo stomaco con un pugno. Crollai, il respiro spezzato.
«Borgia adesso te la prendi con le donne? Vigliacco!» L'Assassino si fece avanti, distanziandosi dagli altri
«E' l'unico modo che ho per vederti cane» Cesare sputò per terra «Dammi la Mela»
«Dritto al punto eh?» Ezio mi lanciò uno sguardo e prese un sacchetto di velluto. Senza togliermi gli occhi di dosso fece scivolare fuori un piccolo globo dorato «Lasciala andare» strinsi gli occhi e notai un piccolo movimento di Ezio, sotto quella che doveva essere la Mela.
«Prima il Frutto!» Gli occhi di Cesare brillavano e con una certa fatica si voltò a guardare me e Flavio «Portala da lui, lentamente» mio fratello annuì e iniziò a trascinarmi verso Ezio.
«Vedi quando vuoi sei ragionevole Borgia» L'Assassino ci fissò e poi tornò a guardare il Valentino.
«Stai perdendo tempo cane! Potrei cambiare idea» lo incitò con la mano «Muoviti!»
La scena che seguì fu fulminea; Ezio gridò e Flavio mi sollevò di peso, portandomi via correndo. Alcuni minuti dopo un esplosione illuminò la notte
«Cos'è stato?! Flavio fermati!!!» cercai di scendere dalle sue braccia ma lui mi strinse
«No! Ho l'ordine di portarti al Covo, subito!» non protestai. Al contrario di Daniele lui era testardo, avevo perso senza neanche combattere. Lanciai uno sguardo al ponte, finché non sparì dalla mia visuale.

~¤~~¤~~¤~

Cesare fissò la Mela, quasi incredulo. L'alzò per contemplarla «Finalmente!!!» si girò verso la fortezza «Uccideteli tutti!!!!» ma rimase impietrito nel vedere le proprie guardie penzolare dai cornicioni con delle frecce conficcate nel corpo.
«VIA!!!» L'urlo dell'Assassino lo fece voltare in tempo per vedere il Frutto brillare e poi esplodere. Il Valentino cadde a terra, riparandosi dalle schegge. La sua guardia corse via con l'ostaggio «-Cane bastardo, sapeva che ero debole per colpa del veleno-» tossì e cercò di rialzarsi, invano. Ben presto sul ponte calò il silenzio. Qualcuno lo afferrò per le spalle e lo trascinò via, al sicuro
«Mi ha fregato anche stavolta...»
«Già Messere vi ha fregato. Ma non preoccupatevi, riuscirà a prendere la sua amata Mela»
«Ci riuscirò Claudio, ci riuscirò..» sparirono nel Castello

Ezio corse veloce come il vento. Doveva raggiungere il Covo il prima possibile «-Elena...-» doveva accertarsi che stesse bene. Aveva visto le sue ferite, segno di torture. La rabbia gli ribollì nelle vene. Prese una scorciatoia e arrivò alla Tiberina in meno di dieci minuti.
Aveva ordinato a Flavio di portarla nella loro stanza.
Entrò con il cuore in gola «Elena...» si avvicinò al letto, dove la ragazza dormiva «Cosa...» si voltò verso il suo adepto
«L'abbiamo medicata e nutrita. Ha finito una pentola di zuppa e bevuto due calici di birra» Flavio sorrise «Tre giorni a digiuno o quasi. Si è addormentata di botto» 
«Ben fatto Flavio... adesso va» l'uomo prese la ragazza tra le braccia cullandola piano 

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Capitolo 16
*** 15 ***


I giorni si trasformarono in mesi, l'estate trascorse in un lampo e già eravamo a novembre. Le mie ferite tardavano a guarire. Dopo il salvataggio ero stata portata al Covo e li curata. Mi ero ritrovata con una costola rotta, un polso slogato e contusioni varie. Il dottore, avevo scoperto che si chiamava Roberto, mi aveva costretta a due mesi di letto, per far guarire meglio la costola. Un inferno in terra. Non potevo far niente e ciò mi deprimeva. Ezio si limitava a qualche carezza ma il sesso nemmeno lo nominava. In compenso avevo stretto amicizia con Denise. La ragazza era stata la mia infermiera, confidente e aveva sopportato ogni mia lamentela. Si era ufficialmente fidanzata con Daniele, sotto la benedizione di Ezio, ma ancora non si parlava di nozze. In compenso la vita scorreva tranquilla, mio fratello ormai aveva perso la testa per Dalia, nuovi adepti si univano alla causa... Ma l'evento più importante fu l'arresto del Valentino. Alla morte di papa Alessandro, fu nominato Giulio II che ordinò l'arresto di Cesare, eseguito da Paolo Orsini con l'aiuto delle guardi papali, e fu imprigionato a Castel Sant'Angelo.
Questo ci permise di tirare un sospiro e rilassarci, ma tenendo comunque le orecchie dritte.
Fu in un pomeriggio soleggiato che Ezio mi fece la proposta.
Da poco avevo ripreso ad alzarmi e camminare quando l'Assassino mi portò fuori Roma, in un bel boschetto, con tanto di cascatella.
«Ezio è magnifico!! Sono di qui, eppure ignoravo l'esistenza di questo posto...» lui mi sorrise mentre legava il cavallo
«Volevo un posto speciale per chiederti una cosa...» mi sedetti al limitare del piccolo laghetto, ascoltandolo a tratti, incantata da quel luogo «E cosa volevi chiedermi?» lui si sedette vicino a me, prendendomi una mano
«Due cose... Intanto la prima» lo vidi armeggiare nella scarsella e prendere un cofanetto; grande, di velluto blu. Lo aprì e rimasi incantata. Al suo interno risplendeva il bracciale di metallo con la lama celata, uguale alla sua
«Ezio...» lui mi bloccò
«Questo è il mio regalo, doppio regalo» sottolineò quelle parole con un sorrisetto «Ho proposto a Machiavelli di farti diventare Assassina a tutti gli effetti» lo guardai «Ha dato la sua approvazione. A breve terrai il tuo Rito e sarai promossa al grado di Maestra Assassina, come me». Fissai la lama
«E' un onore per me... grazie amore» gli sorrisi e lui mi diede un piccolo bacio
«E adesso passiamo alla seconda proposta» mi diede la lama e riprese a frugare nella scarsella «Dove cavolo... Ah! Eccolo!» tornò a guardarmi e mi porse un altro cofanetto, più piccolo e prezioso. Il cuore prese a battere freneticamente «Elena Alighieri, discendente del grande Dante, vuoi sposarmi?» aprì la scatolina per mostrarmi l'anello, una piccola fede con una pietra nera al centro. Fissai l'anello, poi nuovamente lui
«Io... Ezio... Oddio... Si.» annuii freneticamente «Si ti sposo» scoppiai a piangere, ridendo. Ezio mi prese in braccio e mi strinse piano, per non farmi male
«Grazie...» mi baciò, lasciandomi senza fiato come sempre
«Perché non festeggiamo come si deve?» giocherellai con i lacci della sua veste
«Sei ancora troppo debole. La tua costola è guarita da poco, non vorrei spezzartela di nuovo» sbuffai
«Uffa!» ci pensai su «E se... guido io?»
Ezio ridacchiò baciandomi la testa «No» si alzò e mi depositò sul cavallo «Dobbiamo tornare al Covo, non vuoi mostrare l'anello a Denise?» mi sorrise
«Oh si!!! Che bello!!! Andiamo andiamo!!!» risi aspettandolo, redini in mano.

Appena mettemmo piede dentro la Tiberina, ci trovammo faccia a faccia con Machiavelli, scuro in volto.
«Ezio dobbiamo parlare» mi lanciò un'occhiata, il solito tono arrabbiato e annoiato
«Elena vai da Denise... ci vediamo dopo» mi diede una leggera spintarella. Li guardai curiosa. Ogni volta Machiavelli insisteva perché io me ne andassi, sbuffai e andai verso la camera della sorella.

~¤~~¤~~¤~

Quando Elena fu lontana Ezio si rivolse all'amico «Che succede?»
Niccolò prese un bel respiro, portò le mani dietro la schiena e iniziò a passeggiare per il corridoio «In tutti questi mesi, abbiamo tenuto sotto controllo Cesare, non abbiamo detto niente della sua evasione a Napoli agli altri Assassini» lanciò un'occhiata ad Ezio. Il segreto era stato tenuto per non mandare nel panico la sua amata, mentalmente fragile dopo la prigionia «Giulio II ci ha fatto un grande favore deportandolo in Spagna.. ma adesso... abbiamo un problema» Ezio si grattò la nuca, pensieroso
«Sarebbe?» si fermò, pregando che Niccolò non gli dicesse il suo peggior timore.
«E' evaso nuovamente e si è rifugiato dal cognato, Giovanni III» l'Assassino sospirò pesantemente, stanco di quella storia
«Proprio adesso che ho chiesto la mano di Elena... » Machiavelli storse la bocca
«Non pensarci adesso, a Cesare. Le nostre spie non lo perdono d'occhio nemmeno un secondo. Pensa al tuo matrimonio» pronunciò quella parola come se fosse la peste. Ezio annuì
«Ma devo dirle comunque che c'è una possibilità che debba partire...»
«Non affrettare i tempi, non sappiamo ancora cosa farà» detto ciò, Niccolò lo salutò e tornò nel studio. Ezio si sedette su una delle panche del corridoio, pensando a cosa dire ad Elena

~¤~~¤~~¤~
 

«Elena è bellissimo!» Denise lo disse per la centesima volta
«Ma dai? Non sospettavo ti piacesse» ridemmo entrambe, Daniele che ci guardava appoggiato alla finestra
«Sembrate due bambine piccole» ci disse, scuotendo la testa «Denise non farti mettere in testa strane idee, per ora niente matrimonio»
«Taci uomo!!!» lo ripresi, tenendo le mani della sorella tra le mie «Vedremo quanto a lungo resisterai»
«Esatto tesoro! Non puoi resistermi» Denise lanciò un bacio al fidanzato ridendo. Lui alzò gli occhi al cielo ed uscì, borbottando. Una volta sole la ragazza prese un foglio e una piuma
«Mi fai paura...» ridacchiai, sistemandomi sul suo letto
«Ma no! Non aver paura» agitò la piuma e la intinse nell'inchiostro «Allora cara, tiriamo giù una lista?» mi mordicchiai il labbro
«Con la lista tutto diventa reale... Ma si! Facciamolo! Ci vuole: l'abito, le fedi, la chiesa, il notaio, il banchetto...» elencai tutto ciò che mi veniva in mente, Denise che scriveva tutto
«Il banchetto le terrete qui no? E' così grande la sala delle cerimonie!!!» annuii
«Hai ragione, glielo chiederò!»
Passammo il pomeriggio a scrivere e decidere cosa fare. Non avrei immaginato di ritrovarmi ad organizzare il mio matrimonio, chissà cosa avrebbe detto mio padre... la tristezza mi invase «Devo dirglielo...»
Denise mi guardò preoccupata «A chi? Tutto bene?» assentii
«Devo dirlo alla mia famiglia... mia madre vorrebbe esserci» lei mi prese una mano e mi sorrise
«Devi sentirlo tu. Ma hai ragione, ogni madre vuole vedere la figlia all'altare»
«La informerò, così deciderà se venire. Manderò Lorenzo a parlarci».

Il resto del giorno passò in lampo e la sera mi ritirai nella mia stanza. Notai Ezio sdraiato sul letto. Lo fissai stupita
«Cosa ci fai qui a poltrire?» lui alzò la testa per guardarmi
«Ti aspettavo...» mi sedetti vicino a lui e gli sfiorai la guancia ispida
«Che succede?» Ezio sospirò e mise una mano sulla mia
«Cesare... è evaso dalla sua prigione in Spagna» sentii la testa girarmi «Elena sei pallida...»
«C-cosa... Spagna? Perché?!» Scossi la testa «Nono, sto bene...» lo guardai seria «Parla Auditore, ti conviene!»
«Non volevo dirti niente... ma adesso sono costretto» Si sistemò sul letto e mi prese tra le braccia «Dopo l'arresto è evaso e si è rifugiato a Napoli. E' stato nuovamente arrestato e deportato in Spagna, e adesso...» mi diede un bacio «Perdonami, ti ho nascosto tutto ciò per non farti preoccupare» rimasi in silenzio. Adesso che eravamo così vicini alla felicità, quel cane tornava nelle nostre vite.
«Come la mettiamo con il matrimonio adesso?» Alzai lo sguardo su di lui
«Tu continua con i preparativi e non pensarci. La situazione è sotto controllo» mi strinse
«Va bene. Denise ha detto che mi aiuterà» decisi di parlarne anche con lui «Voglio invitare anche la mia famiglia» lui mi sorrise
«Certo! Chiunque vorrai» lo baciai, sentendo l'irrefrenabile desiderio di lui «Elena...»
«Dai!!! Uffa!!! Sto bene!!» mi spogliai «Non mi vuoi?» misi il broncio. Lui scoppiò a ridere e si spogliò a sua volta
«Non posso resistere a quel broncio» mi sistemò sul letto «E ti voglio, sempre!» mi baciò con foga. Finalmente dopo così tanto tempo, diventai di nuovo sua.

Quando mi svegliai l'Assassino non c'era. Sbuffai infastidita e mi vestii. Dovevo trovare Lorenzo.
Vagai per il Covo, senza trovarlo «E' alla Rosa quel disgraziato...» lasciai detto ad una Adepto, di cui non ricordavo il nome, che mi sarei recata li. Uscii.
Appena arrivata alla Rosa, mi recai dalle cortigiane, così da poter dar loro la bella notizia. Brindammo con un bel bicchiere di vino. Dalia e Lorenzo entrarono in quel momento, mano per la mano «Che succede qui?!» mio fratello mi squadrò e sbiancò alla vista dell'anello
«No... no, nono!!!! Non posso accettarlo!!!» Valeria gli tirò una mollica
«E piantala!! Si amano, lasciali sposare!!!» mi alzai avvicinandomi a lui
«Lore... Posso parlarti in privato?» lui mi guardò in cagnesco
«Va bene... » andammo in corridoio «Cosa c'è?»
«Puoi dirlo alla mamma?» guardai implorante il mio gemello «Ti prego...» Lorenzo si passò una mano sul volto
«Elena...» rimase in silenzio per un po', alla fine acconsentì «Va bene, glielo dirò io. Ma questo ti costerà qualcosa sai?» sorrisi
«Come sempre no? C'è anche un'altra cosa» gli raccontai di Cesare, dell'evasione. Mio fratello mi ascoltò, il volto serio e concentrato
«Merda...Senti, fai come ti ha detto lui. Non pensarci e continua con l'organizzazione del tuo giorno» mi accarezzò il volto e mi abbracciò «La mia sorellina si sposa... non ci credo» ridemmo come scemi, sotto lo sguardo curioso delle cortigiane

~¤~~¤~~¤~

Claudio prese sotto braccio la figlia, provata dalle torture subite dagli Assassini «Mio fiore... ti vendicherò non preoccuparti» La ragazza fissò il vuoto, gli occhi sbarrati
«Uccidila papà... uccidi quella puttana» Claudio sorrise
«Si mio fiore, come tu desideri» baciò la mano di Camelia, il prossimo obbiettivo già segnato sulla sua lista. L'Assassina doveva morire e Auditore soffrire come la figlia. Le ore di Elena erano giunte al termine.

Buonasera!!! Scusate la lunga attesa ma ho avuto un sacco da fare!!! Lo so,
questo capitolo è misero, ma è un capitolo di "congiunzione". 
Il prossimo non tarderà così tanto. lo prometto ^^ 
Buona lettura e grazie!!! 
Baci
oOFoxyOo

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Capitolo 17
*** 16 ***


Osservai annoiata il molo, seduta su un barile a gambe incrociate. Il venticello di settembre mi sfiorava il volto pigramente; una manna dopo il caldo dei mesi precedenti. Salutai una pescivendola, che ormai non badava più a me. Erano ormai due anni che ogni giorno andavo li, ad osservare l'orizzonte nella speranza di avvistare la nave di Ezio.
Si era imbarcato a giugno, con Machiavelli e Da Vinci per la Spagna.
Mentre io organizzavo il nostro matrimonio, lui organizzava quella missione. Quel giorno l'avevo odiato, e la nostra conversazione mi rimbombava nella testa

L'avevo osservato preparare la sacca e le armi «Quindi sei deciso, non cambierai idea»
«No Elena non posso cambiarla» mi aveva squadrata «Vorrei poter rimanere qui, ma devo andare» si era avvicinato a me, la mano alzata; ma mi ero sottratta al suo tocco. Mi sentivo tradita da lui.
«Elena ti prego, sii ragionevole. Parto anche per la tua incolumità! Se Cesare dovesse tornare, il primo obbiettivo saresti tu!»
«E allora vuoi lasciarmi qui da sola per non so quanti mesi?! Con il matrimonio da organizzare? Grazie tante!» me ne ero andata, sbattendo la porta, senza dargli il tempo di ribattere.

La sera prima della partenza mi ero fatta perdonare a dovere; con una bella cena e sesso sfrenato. L'indomani l'avevo salutato al molo
«Fai buon viaggio Assassino» Ezio mi aveva sorriso dolcemente
«Non temere Assassina, tornerò prima di quanto immagini». Era salito sulla barca ed era partito.

Mi alzai dal barile e tornai alla posta dei cavalli, dove la mia puledra nera mi aspettava
«Torniamo a casa bella, non arriverà neanche oggi» Salii in groppa a Duchessa e tornai alla Tiberina.
Lorenzo mi aspettava nelle stalle, un sorriso sul volto «La mamma ti aspetta dal sarto, hai la prova dell'abito e Stella non vede l'ora di provare il suo. Ah e se riesci, passa da Delia» alzai gli occhi al cielo, facendo voltare la cavalla
«Sisi passo anche dalla donna incinta» diedi un colpetto a Duchessa, facendola partire.
Delia era rimasta incinta un anno dopo il mio fidanzamento. Dovevo ammetterlo, la gelosia mi corrodeva lo stomaco. Lei e Lorenzo si erano sposati in fretta e furia, senza invitati e adesso abitavano in una casetta poco lontano dal Covo, felici.
Perché noi non potevamo fare altrettanto? “Tu hai scelto un Maestro Assassino, ecco perché” la mia vocetta interiore infierì. Attraversai la città, immersa nei miei pensieri.
Mi fermai davanti il sarto di mia madre e scesi. Non avevo nessuna voglia di provare il mio abito ma mi costrinsi a sorridere ed entrai nella bottega
«ELENA!!!» Stella mi assalì ridendo. La strinsi a me
«Ma che bella signorina che c'è qui!» le arruffai i capelli «Sei proprio carina!»
«Sorellona guarda il mio vestito!!!» Stella mi mostrò l'abito bianco e rosa, con tanti fiorellini sparsi qua e la. Ezio l'adorava e la bambina contraccambiava perfettamente, tant'è che avevamo deciso di farle fare la damigella.
«Stella sta buona che rovini la gonna» mia madre la riprese «Sei in ritardo Elena» storse il naso alla vista della veste d'Assassina
«Perdono madre, avevo delle commissioni» mentii. Senza tante cerimonie, il sarto mi guidò nel retro.
Lo stomaco si annodò alla vista dell'abito; color avorio, ricamato di nero. Sfiorai i lacci di raso «Grazie Salvo è... bellissimo» sorrisi emozionata, mentre due servette entravano insieme a mia madre. Il sarto uscì e le donne iniziarono a spogliarmi. Per ingannare il tempo della vestizione, parlai con Stella, ripassando quello che doveva fare durante la cerimonia.
«Guardati Elena» mia madre scoprì lo specchio, lasciandomi il templo di contemplare la figura riflessa
«Oh...» stentai a riconoscermi e sorrisi «Ammetto che mi dona molto»
«Elena» mia madre alzò gli occhi al cielo «Non ti dona e basta! Così sei una donna, elegante e raffinata, che sta per donare il suo cuore al suo amato» la vidi asciugarsi una lacrima
«Mammina non piangere» Stella le circondò le gambe in un abbraccio
«No tesoro, ma la mamma è felice per tua sorella» le sorrise, arruffandole un poco i capelli
«Adesso basta lacrime» mia madre mi aiutò a toglierlo e si fermò un attimo ad osservarmi con occhio critico
«Elena... quante prove dovremmo fare ancora?» sospirai
«Non lo so madre. Non ho sue notizie da un po'... » l'ultima lettera era di qualche mese prima, dopo solo silenzio «Inizio a temere il peggio» cercai di non piangere, tossicchiando e sistemandomi i capelli
«Non disperare tesoro, vedrai che tornerà»
Lasciai mia madre e Stella intente a parlare con il sarto, con l'accordo di trovarci il giorno dopo per rifinire le ultime cose.
Raggiunsi Duchessa, senza badare alle persone intorno a me. Un errore di cui mi sarei pentita più tardi...
Mentre salivo in sella sentii una piccola puntura all'altezza della coscia, vi posai lo sguardo e vidi un piccolo ago. Sentii la testa girare vorticosamente e due mani che mi afferravano
«Shhh dormi» una voce maschile mi accompagnò nell'ombra. Decisi di darle ascolto, abbandonandomi ad un sonno privo di sogni.

Quando mi svegliai la prima cosa che notai era il freddo di un pavimento. Alzai a fatica la testa, contemplando l'ambiente. Dove mi trovavo? Ero in un angolo, nascosto, che m'impediva di vedere qualcosa. Cercai di alzarmi, solo per accorgermi che la caviglia destra era chiusa in una catena, fermata al muro. Non c'erano finestre da cui poter scorgere un qualcosa... un indizio.
Mi voltai di scatto udendo una porta chiudersi pesantemente. Chiusi gli occhi e attesi.
«Padre avete sbagliato dose!» una voce femminile, così familiare da farmi accapponare la pelle.
«E allora? Finché dorme non può darci problemi» la voce maschile di prima. Trattenni una smorfia, quei due erano proprio una famiglia di merda.
«Ma se lei dorme, come faccio ad interrogarla?!» il tono isterico di Camelia raggiunse una tonalità più alta
«Avrai tutto il tempo di farlo» dei passi verso di me e la punta di uno stivale sfiorò il mio piede «Le mie spie terranno d'occhio il molo, in caso il suo amato dovesse tornare» l'uomo passeggiò davanti a me, per diversi minuti «L'importante è vendicarsi no?» un rivolo freddo mi scese lungo la schiena
«Si.. vendicarsi... avete ragione padre» rise, una risata malvagia «Adesso andiamo, in questa chiesa fa freddo».
Appena fui certa di essere sola, aprii nuovamente gli occhi. Quindi mi trovavo in una chiesa. Era un punto di partenza. Ora dovevo solo capire dove di preciso e organizzare la mia fuga. Mi controllai, mi avevano tolto solo la lama celata, lasciando però ogni pugnale
«Stupidi coglioni» scossi la testa «Maledetti» imprecai ancora, strattonando la catena. Altri passi, strinsi i denti e tornai nella mia posizione
«Devi rimanere qui Edoardo» la voce dell'uomo di prima «E' un' Assassina, non farti ingannare dal suo aspetto»
«Ho capito. Altri ordini messer Claudio?» una nuova voce, atona e annoiata
«Nessuno. Controlla e se fa qualcosa di azzardato, non esitare ad usare la forza» altri passi e poi di nuovo silenzio. Claudio eh? Ucciderlo sarebbe stato un piacere. Sorrisi, pregustandomi quel momento.



Salve a tutti!!! Perdonate l' assenza di questi mesi, ma... avevo perso l'ispirazione XD
Bene... spiego velocemente una cosa: ho dovuto fare un salto temporale, perché... ho calcolato male i tempi della storia ç_ç *chiede perdono* spero che non mi ucciderete ç_ç
Lasciate un commentino :3 Un bacio, al prossimo (che non tarserà) oOFoxyOo

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Capitolo 18
*** 17 ***


L'Assassina assaporò il sole sulla pelle e si riempì i polmoni d'aria fresca. Dopo dieci giorni di prigionia era riuscita a fuggire, ma con una gamba rotta non poteva andare molto lontano
«Mi basta solo inviare... solo quello» Elena raccolse le sue forze ed ignorando la fitta tremenda raggiunse la piccionaia nell'angolo. Il suo biglietto era scritto col sangue, non avendo altro a disposizione aveva dovuto accontentarsi. Prese il primo uccello disponibile e legò quel macabro messaggio e gli diede il volo. Non importava dove volasse, tutti avrebbero riconosciuto il simbolo dell'Ordine
«Piccola troia» un calcio seguì la voce dell'uomo alle sue spalle, facendola cadere e urlare «Pensavi di poter fuggire eh? Male, molto male» Edoardo la tirò su di peso e le mollò un pugno «Vedrai come si divertirà Madonna Camelia con te» la riportò dentro, mentre la ragazza urlava disperatamente.

Lorenzo osservò ancora una volta l'orizzonte. Possibile che il Mentore tardasse così tanto? Un gabbiano volò sopra la sua testa, posandosi su un barile poco lontano. Senza Ezio non avevano speranze di ritrovarla. Si passò una mano nei capelli. Se non le avesse detto di andare dalla moglie...
«Ti troverò sorellina, non ti preoccupare. So che stai bene e che te la caverai...»
«LORENZO!!!» l'Assassino si voltò verso il grido e quando vide Flavio correre sorrise mestamente
«Buone nuove fratello?» il giovane riprese fiato
«Si. Sappiamo dov'è» il cuore di Lorenzo perse un battito
«Cosa? Come? Parla Flavio per l'amor di Dio» l'amico gli mostrò il biglietto
«Una monaca ha trovato il messaggio...» Flavio prese un respiro profondo «Dentro il loro cortile interno» poggiò una mano sulla spalla del fratello «E' stata geniale»
Lorenzo lesse quelle poche righe «Flavio... questo è sangue cazzo!»
«Non aveva altri mezzi evidentemente» i due osservarono il mare «Il Maestro la salverà, non preoccuparti Lore»
«Sempre se tornerà in tempo»
«Ce la farà... dai torniamo all'isola e vediamo di organizzare qualcosa noi» insieme se ne tornarono a casa, speranzosi.

Poco lontano una nave attraccò. Alcuni marinai urlarono dei saluti, altri risero; felici di essere di nuovo a casa. Solo un uomo rimase in diparte sulla banchina, cercando con lo sguardo qualcuno. Si chiese cosa fosse successo, perché non era li? Stanco decise di tornarsene a casa, speranzoso di trovare almeno li, qualche faccia amica.

~¤~~¤~~¤~

Il nuovo pugno mi colpì in pieno volto, in bocca ormai non avevo altro che il sapore del sangue. Sputai, osservando Camelia con un sorrisetto
«Ti rode che sia riuscita a fuggire vero?» gli occhi spiritati di lei si chiusero in due fessure verdi
«Sei stupida o cosa? Non lo vedi che sei legata?» che idiota. Non riusciva a cogliere la mia presa per il culo
«Ma prima non lo ero» risi «Ho un segreto Camelia, vuoi saperlo?»
«NON PRENDERMI PER IL CULO!!!» mi afferrò per i capelli, urlando come una dannata. Ottimo, volevo proprio farla incazzare. Avevo progettato la mia piccola fuga nei dettagli. La scema mi torturava due volte al giorno, per poi lasciarmi alle cure di Edoardo.
Il giorno prima, dopo la seconda tortura, avevo finto uno svenimento. Quando la guardia mi aveva soccorso, gli avevo mollato una testata. Nel tempo che lui aveva trascorso a lamentarsi ero uscita e avevo mandato il mio messaggio.
«Mi stai ascoltando eh?!» Camelia strinse la caviglia rotta, facendomi urlare
«No, non m'interessa quel che dici stronza» un altro pugno, questa volta alla spalla
«Allora te lo ripeto: Dov'è Cesare Borgia?» la guardai
«Non lo so, non l'hai ancora capito?» le sputai contro «NON LO SO!» la testa mi girò. La perdita di sangue mi aveva sfiancata
«Morirai per le tue menzogne» un urlo al di fuori della chiesa e un cozzare di lame «Che succede?! Sei stata tu?!» risi di cuore
«Illuminami Camelia, come potrei aver fatto? Siamo qua da un'ora» ero stufa di quella situazione. Perché non mi uccideva? Poteva chiudere tutto in un modo
sicuro e veloce... invece tirava la corda. Chiusi gli occhi, esausta «Uccidimi» mi meravigliai di averlo detto

«Prenditi la tua vendetta e facciamola finita» percepii il suo smarrimento, ma durò solo un istante; il rumore della lama che veniva estratta dal fodero coprì tutto il resto.
«Voglio essere clemente Elena, esaudirò la tua richiesta e ti ucciderò» mi lasciai sfuggire un sorriso felice. Di li a poco ogni mia sofferenza avrebbe avuto fine.
Un suono strozzato, come un rantolo, mi distrasse dai miei pensieri funesti
«Vuoi sapere dov'è Cesare? E' morto, per mano mia. L'ho spinto giù da un bastione, in Spagna. Ho lasciato il suo destino a Dio e lui ha deciso di farlo morire» la voce di Ezio riempì la mia mente, riportandomi alla realtà. Teneva Camelia per il collo, la sua lama grondava sangue. Mi guardò e in quel momento capii di essere salva. Il mio Mentore, il mio uomo era venuto a salvarmi. Sorrisi, lasciando vincere il dolore e scivolando nell'incoscienza. Niente poteva nuocermi, se lui era li.

~¤~~¤~~¤~

L'Assassino osservò l'ex adepta con disgusto. Le sue unghie gli graffiano la mano, mentre la sua bocca si contorceva nel disperato tentativo di prendere aria
«Tuo padre è morto, Cesare pure. Cosa farai adesso eh?» la ragazza strabuzzò gli occhi, mentre la vita l'abbandonava. Ezio piegò la testa
«Voglio essere clemente con te» ripeté le parole di Camelia, un sorriso malvagio sul volto. La sua lama penetrò facilmente nel suo fianco, togliendole l'ultimo respiro. Il Mentore gettò il suo corpo lontano, poco gli interessava, e raggiunse la sua amata. Dolcemente la sciolse dalle corde e dalle catene, adagiandola per terra. Respirava ancora e l'uomo si concesse un sorriso

«Sii forte Elena. Sono tornato per te, non puoi abbandonarmi» le scostò una ciocca di capelli insanguinati dal volto. Le controllò le ferite, stringendo i denti «Mia guerriera, non mollare» la prese tra le braccia ed uscì, raggiungendo il resto dei suoi Adepti e Assassini. 

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Capitolo 19
*** 18 ***


L'Assassino si guardò allo specchio, sistemando il colletto della camicia. Ancora non ci credeva, o meglio, non voleva crederci. Non era possibile, tutto quello non era successo e non stava succedendo. Prese un bel respiro
«Puoi farcela Ezio» se lo ripeté diverse volte, finché non fu pronto. Uscì a passo deciso, diretto verso la piccola chiesa non lontana dal Covo.
Quando entrò, non si stupì di trovare Serena intenta a sistemare dei fiori.
«Madonna» Ezio si avvicinò, propenso ad aiutare, ma la donna lo fermò con un gesto brusco della mano
«No, non toccate niente» la voce era tesa e gli occhi lucidi «Avete già fatto abbastanza» gli diede le spalle continuando a sistemare i vasi. Ezio lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, abbattuto da tanta ostilità. Non poté far altro che sedersi e attendere.

Un tocco sulla spalla lo riscosse dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo sul suo “disturbatore” e sentì lo stomaco chiudersi nel vedere quel volto, così simile a quello di lei, solo un po' più triste «Maestro, Ezio» Lorenzo gli rivolse un sorriso. In braccio teneva Lucrezia, sua figlia, la cui somiglianza con la zia era impressionante «Come stai?»
«Tiro avanti, cerco di riprendermi da tutti questi avvenimenti» Ezio si costrinse a sorridere. Serena chiamò il figlio «Perdonami Ezio...» Lorenzo corse verso la donna, facendo sobbalzare la bambina.
L'Assassino sorrise nel vedere la piccola ridere. Chissà... magari un giorno avrebbe avuto una famiglia tutta sua. Scosse la testa, scacciando quel pensiero «Un passo alla volta Auditore» sussurrò. Sospirò e si voltò a guardare la porta, aspettando.

 

In una casa, non molto lontana dalla chiesa, una ragazza attendeva il suo momento. Zoppicò per tutta la stanza, infischiandosene della stampella adagiata sul letto.
«Stupida gamba» brontolò, mentre la porta si spalancava e una serva impallidiva

«Signorina!!! Non deve agitarsi ne sforzarsi» la prese per un braccio, facendola sedere davanti alla specchiera «Dovete attendere che sia tutto pronto. Sono state date disposizioni precise al riguardo» la giovane grugnì un assenso e la lasciò fare
«Voglio andare la Marisa!!!»
«Lo so, lo so» la serva cominciò a spazzolarle i capelli «Ma dovete aspettare» sospirando la ragazza capì che non l'avrebbe vinta. Non quella volta.

 

Flavio stava di guardia, davanti alla chiesa, saltellando da un piede all'altro nervosamente e quando vide arrivare la carrozza si sentì ancora peggio. Entrò, avvertendo tutti dell'arrivo e scortò Aurelio fuori. L'uomo, vestito elegantemente, teneva lo sguardo basso. Ancora non riusciva a capacitarsi di tutto ciò.
La carrozza si fermò davanti a lui e la porticina si aprì di colpo, rivelando una gonna bianca fin troppo ampia e una ragazza che imprecava come una dannata

«Elena!!! Almeno il giorno del tuo matrimonio tieni a freno quella lingua!!» la ragazza sorrise. Anche se Aurelio si era opposto al matrimonio fin da quando Ezio era andato a chiedere la mano della figlia, lei si era ribellata, ribattendo che era grande abbastanza per decidere da sola.
«Scusa papà, ma vestito e stampella sono una combinazione letale» Elena scese dalla carrozza «Come sto?»
Aurelio la fissò, incredulo di quanto fosse bella sua figlia «Sei un incanto gioiello» le baciò una guancia «Adesso è il momento di cederti a Ezio» subito dopo Elena scese Denise, anche lei vestita a festa
«Andiamo messere, quante storie» sorrise ad Aurelio. Durante la convalescenza di Elena i due avevano imparato a conoscersi, anche se non si sopportavano molto.
Dopo i soliti convenevoli Denise entrò in chiesa, precedendo la giovane Assassina scortata dal padre. I pochi invitati si alzarono, sorridendo; ma Elena non li vide, troppo concentrata ad osservare Ezio all'altare. Sua madre piangeva insieme a Delia e Lorenzo. L'unica a cui rivolse un poco d'attenzione fu la nipotina «Ciao piccina» la bimba le sorrise
«Elena, la saluterai dopo» Aurelio la riprese e, come da rituale, posò la mano della figlia sopra quella di Ezio «Trattala bene, è un gioiello prezioso» i due Assassini sorrisero, guardandosi negli occhi e ascoltando il sacerdote unirli per sempre.


Ezio guardò Elena dormire al suo fianco, la fede che le risplendeva al dito. Aveva i capelli arruffati e la fronte corrugata, chissà cosa stava sognando.
L'Assassino si alzò, raggiungendo la finestra e sbirciando una Roma notturna e silenziosa. Finalmente era tutto finito; Elena era salva e la città eterna era libera. Poteva essere un buon marito e un buon padre. Sorrise da solo, già un padre. La neo mogliettina gli aveva comunicato di essere incinta una settimana prima del matrimonio, ma la cosa era rimasta un segreto tra loro due. Si voltò, sentendola muoversi sotto le lenzuola ma era tutto tranquillo.

Adesso cominciava la vera avventura e lui non poteva esserne più felice.

 

Angolo dell'autore:
Ebbene si, sono viva!!!
Mi duole annunciarvi che... questo è l'ultimo capitolo T_T pubblicherò un altro capitolo extra, ma questa è la fine dell'avventura con Ezio ed Elena... ma non temete ;) ho già una nuova storia... Abbiamo un piccolo Auditore da far crescere :D
Vi ringrazio tanto per avermi seguita!!
Vi voglio bene!!!
Vostra Foxy!
<3

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Elena scese dalla nave, respirando a pieni polmoni l'aria salmastra. Aria di casa finalmente.
Spaziò con lo sguardo la banchina, mentre intorno a lei i marinai scaricavano casse e altri tesori, insultandosi e ridendo in quel dialetto che stentava quasi a riconoscere come proprio. Niente era cambiato di quel luogo, solo lei lo era. Non era più la ragazzina scaprestata di un tempo. Non solo era una donna fatta e finita, era una delle migliori Assassine degli ultimi anni. Aveva affinato la sua tecnica durante i molteplici viaggi per il Mediterraneo, accompagnando il marito nelle diverse missioni. L'aveva accompagnato ad Istambul, con lui aveva reso omaggio al grande Altaïr nella sua tomba sotterranea, aveva visitato la Grecia finché non avevano fatto rotta verso la Spagna, dove vi erano rimasti per cinque anni. Una mano si posò sulla sua spalla, strappandola dalle profumate terre spagnole e riportandola alla realtà
«Qualcuno ti reclama moglie» Ezio le sorrise, il volto dorato dal sole di quella terra straniera, porgendole un fagotto di coperte. Era cambiato anche lui, l'età aveva cominciato a lasciare i primi segni sul suo volto, ma la donna lo trovava comunque bellissimo. Prese il fagotto gorgogliante
«Lamentoso come te» baciò la guancia del suo ultimo bambino, il piccolo Leonardo, chiamato così in onore del maestro Da Vinci grande amico di Ezio. Elena aveva insistito per dargli il nome del nonno paterno, ma il marito era stato irremovibile declamando che l'unico Giovanni Auditore ormai riposava in pace da anni.
«Taci donna, deve essere come me!» l'uomo rise, voltandosi ad osservare gli altri due figli che ridevano poco lontano, parlando tre lingue diverse. Dante, il primo genito, era la copia del padre, tranne che per gli occhi grigi, ereditati da Elena. Era nato poco prima della loro partenza per la Turchia ed era cresciuto scorrazzando nei bazar, insieme ad altri giovani Assasini e alla sorella, Vittoria, di due anni più piccola.
Elena aveva indossato la tunica turca con grande orgoglio, e fu Yusuf; capo di quella gilda, a marchiarle l'anulare, rendendola a tutti gli effetti un'Assassina. 
«Bambini» li richiamò, in italiano «Tutti qua. Adesso scendiamo e andiamo dalla zia Stella e dallo zio Lorenzo» Vittoria corse dal padre, che la prese in braccio mentre Dante era abbastanza restio a scendere da quella barca. Elena gli si avvicinò
«Tutto bene tesoro?» il figlio annuì, senza però guardarla «Sicuro?»
«Si mamma» Dante si azzardò a guardarla «Ma davvero restiamo questa volta?»
La donna gli sorrise «Ah capisco» gli arruffò i capelli riccioluti e arruffati «Si tesoro, questa volta rimaniamo» Lo prese per mano «Siamo tornati a casa. Abituati, Roma è bellissima Dante» gli sorrise «e piena di misteri» lo guidò verso il resto della famiglia, verso la Caput Mundi, la loro nuova casa. 

Buonasera!!! Sono viva e mi sto riattivando!!!! 
Ok, con questo capitolo si conclude (lo so, l'avevo già scritto) la vicenda di Ezio ed Elena.
Vi ringrazio per tutte le recenzioni (108... ancora non ci credo!) e tutti quelli che seguono la ff.
Bene, vi lascio dicendovi che sto lavorando anche ad altri progetti, ma non abbandonerò questi nuovi piccoli personaggi!!! 
Un bacio, un abbraccio e ancora grazie!!!
Vostra Foxy <3 

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