Schiava della Libertà

di KiraKira90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Preda e Cacciatore ***
Capitolo 3: *** 2.Cambiamenti ***
Capitolo 4: *** 3.Risveglio ***
Capitolo 5: *** 4.Famiglia ***
Capitolo 6: *** 5.Tumulti ***
Capitolo 7: *** 6.Nebbia ***
Capitolo 8: *** 7.Hime e spade ***
Capitolo 9: *** 8.Leggenda ***
Capitolo 10: *** 9.Provocazione ***
Capitolo 11: *** 10.Controllo ***
Capitolo 12: *** 11.Fianco a fianco ***
Capitolo 13: *** 12.Scelta ***
Capitolo 14: *** 13.Nemici/Amici ***
Capitolo 15: *** 14.Lealtà ***
Capitolo 16: *** 15.Imbarazzo ***
Capitolo 17: *** 16. Sensazioni ***
Capitolo 18: *** 17. Fardello ***
Capitolo 19: *** 18. Visite ***
Capitolo 20: *** 19. Complotto -prima parte- ***
Capitolo 21: *** 20.Complotto -seconda parte- ***
Capitolo 22: *** 21. Provvedimenti ***
Capitolo 23: *** 22.Realtà ***
Capitolo 24: *** 23.Notizie ***
Capitolo 25: *** 24.Ricordi ***
Capitolo 26: *** 25.Avvicinarsi ***
Capitolo 27: *** 26.Affiorare ***
Capitolo 28: *** 27.Affrontare ***
Capitolo 29: *** 28.Addio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***






Trailer: Schiava della Libertà


Ci fu un tempo in cui la leggenda corrispondeva a realtà ...
Dove l'onore e la gloria erano valori preziosi e le minaccie non cessavano d'esistere ...

La libertà a quel tempo la si doveva conquistare!







L'immagine è un mio fotomontaggio, ma non ho realizzato io i disegni. Il trailer lo trovate su youtube! Ho inserito il link sotto la locandina. Lei non è la vera Mya della mia storia o meglio il disegno non è stato realizzato in funzione a questa ff, ma le somiglia incredibilmente ...



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Capitolo 2
*** 1.Preda e Cacciatore ***


 

1. Preda e Cacciatore

 

Era inseguita, braccata come un animale, e lei stava fuggendo, correndo in quella notte senza luna …

La pioggia non le dava tregua, scendendole in rivoli freddi lungo la schiena. Era scossa dai brividi.

Quella terribile sensazione non la voleva lasciare e aveva quasi interamente preso possesso di lei ...

Paura?

Rabbia?

Freddo?

Dolore?

Neppure lei sapeva definire cosa fosse, ma era grazie a questa che era ancora in piedi.

Era al limite: aveva il fiato corto e la mano che teneva premuta contro il fianco non bastava a tamponare la ferita.

Quei maledetti le stavano alle costole da ben tre giorni e, nonostante tutti i loro attacchi andati a vuoto, non parevano voler demordere.

“Dannati! Se sperano di avermi viva, si sbagliano di grosso!” ripeté mentalmente, mentre rifugiata dietro un albero recuperava un po’ di fiato e verificava le sue condizioni.

La pioggia e il buio la stavano aiutando, coprendo le sue tracce, ma il suo sangue scarlatto continuava a fuoriuscire, portando con sé un po’ della sua forza disumana ...

Si strappò decisa un lungo brandello di stoffa dalla manica, legandoselo stretto in vita. Trattenne un gemito quando strinse il nodo.

La ferita in sé non era profonda, ma era il veleno dell’arma di quel maledetto a preoccuparla …

Il capo di quell’orda di youkai cacciatori l’aveva colpita con la coda poco prima. La sostanza sul suo pungiglione era molto potente ...

 

Quell’essere subdolo era riuscito a raggiungerla nonostante l’elevata velocità a cui correva e non aveva perso tempo.

L’aveva volutamente colpita di striscio, evitando di ferirla in modo grave. Il suo scopo era quello d'indebolirla, ridurla allo stremo per poterla catturare. Viva.

La yasha ferita era riuscita a sfuggirgli, attaccandolo con i suoi due pugnali …

Aveva estratto i tanto con un unico movimento fluido, fendendo l’aria e facendo sprigionare il potere delle due lame.

Una croce di energia, formata dai due fendenti, era piombata addosso al demone, che abilmente riuscì a schivare.

Il tremendo colpo distrusse parte della foresta, che ora appariva percorsa da una lunga galleria di terra smossa. La polvere sollevata le avrebbe dato il tempo di seminare gli inseguitori, disorientandoli momentaneamente.

Lo youkai scorpione dovette aver compreso le sue intenzioni, perché ordinò ai sottoposti di scagliare una moltitudine di frecce.  Costretta, la yasha si mosse verso ovest, rapida e sanguinante, prima che la polvere si disperdesse.

 

Si era dunque fermata per alcuni secondi, consapevole che il veleno avrebbe presto sortito effetti. Il solo ripensare a quel maledetto parassita e al signore che gli aveva ordinato di riportarla indietro le faceva ribollire il sangue dalla rabbia. Il galoppino del suo aguzzino sarebbe dovuto ritornare a mani vuote. Mai e poi mai sarebbe stata di nuovo una proprietà di quel mostro senza cuore. Preferiva morire libera che vivere schiava. L’aveva giurato. Mai più.

A un tratto il suo udito sensibile, seppur corrotto dallo scrosciare violento della pioggia, carpì un ruggito tonante, vicino e continuo.

“Dannato! Mi sta spingendo, dove vuole!”

La youkai se n’era accorta.  Komori la stava lentamente portando verso le cascate, dove non avrebbe avuto via di scampo. Digrignò i denti, rifiutando l’idea di finire nelle sue mani. Scattò verso il dirupo. “Vuole spingermi in trappola? Vedremo chi la spunterà!” pensò, mentre un acciacco improvviso quasi non la faceva cadere a terra.

“Il veleno … Maledizione!”

Facendo ricorso alle poche energie rimaste riuscì a restare in piedi, seppur barcollasse, e a ricominciare a correre disperatamente. “Devo resistere ancora un po’! Devo raggiungere le cascate!”

 

***

 

Il demone scorpione, finalmente, ritrovò la pista della yasha …

Non sarebbe stato facile per nessuno, ma Komori era un predatore esperto e paziente. Sapeva come sfiancare una preda, braccarla, catturarla e annientarla, fisicamente e mentalmente. Se poi la caccia era così difficile e la preda tanto resistente … si eccitava non poco.

Si rimise al suo inseguimento sogghignando. Il piano stava funzionando: la youkai si dirigeva verso il dirupo.

Fece qualche semplice cenno e i demoni al suo seguito si misero in posizione, accerchiandola.

“Non mi sfuggirai, donna!” pensò il cacciatore ansioso di catturarla.

Un’euforia malata lo pervadeva, era ansante, smaniava follemente al solo pensiero di riuscire nel suo intento, nel vedere il suo sguardo rassegnato, mentre si contorceva per gli effetti del veleno.

Spalancò le fauci, arricciando le labbra, in una smorfia agghiacciante e mostruosa.

Quello che doveva essere un sorriso divenne un ghigno seghettato, composto da tanti piccoli coltelli bianchi.

 

La yasha, ormai, si stava trascinando verso la cascata. Un qualsiasi demone sarebbe stramazzato al suolo, ma la sua voglia di libertà era più forte del veleno che aveva in circolo. Si fermò solo sulla riva, mentre la vista iniziava a offuscarsi e sentiva la pelle in fiamme. Come previsto da Komori cadde in ginocchio.

“Non ancora!” si disse, trascinandosi sui gomiti verso il ciglio del dirupo. Era molto alto e il tonare della cascata minaccioso.

 

Komori la vide stesa al suolo sofferente, ma non ancora rassegnata come sperava. Non poteva dirsi del tutto soddisfatto, non finché lei non avesse smesso di lottare.

La yasha era circondata dai suoi inseguitori, sotto di lei c’era il vuoto e in più le sue gambe erano paralizzate.

Era in trappola!

 

“La cerva stramazza al suolo finalmente!” la punzecchiò Komori con quella sua voce stridula e tagliente.

“Questa cerva respira ancora!” lo sfidò lei, mettendosi faticosamente in ginocchio.

Lo scorpione rise sbeffeggiandola.

“Mya, Mya, Mya, lo sai che il padrone ti VUOLE … viva e in salute!”

“Non sono di certo in salute, e non so quanto mi resta col tuo veleno in circolo.” confessò la yasha, tossendo e stringendo le braccia attorno la vita in preda a dolorosi spasmi. La cosa soddisfò a pieno Komori che si divertiva alquanto nel vedere il suo volto pallido e sofferente, mentre il suo corpo sudato tremava febbricitante.

“Saresti dovuta stramazzare al suolo diversi minuti fa, ma confesso che da te me lo aspettavo …” aggiunse avvicinandosi a Mya e flettendosi sulle ginocchia. Una volta abbastanza vicino, mise due dita sotto il mento della yasha e lo sollevò con forza, costringendola a guardarlo.

“Ho sempre desiderato catturare una cerva con zanne e artigli!” ironizzò, spalancando i suoi grandi occhi scarlatti.

“Zanne?” chiese sorridendo e provocando lo scorpione.

“Cosa diavolo hai da ridere?” sbraitò furioso nella notte.

Mya continuò a sorridere, mentre per alcuni istanti il demone attese una sua risposta.

 

Accadde tutto nel giro di pochi secondi …

Un urlo improvviso di dolore si levò verso il cielo, inaspettatamente dalla bocca di Komori.

Mya gli si era avventata contro, affondando le sue ZANNE nella carne coriacea del demone.

Ci fu un lampo improvviso che illuminò la scena, spaventando gli increduli youkai, che rimasero a guardare immobili.

Mya aveva gli occhi rossi e gli artigli sguainati, mentre la sua bocca era tutt’uno col collo di Komori. Fu lo scorpione a reagire, tirandola violentemente per i capelli e colpendola al volto con la sua coda d’osso.

Mya si staccò dal demone, scattando ancora titubante lontano da lui.

Le sue labbra carnose erano rosse del suo sangue, mentre rivoli scarlatti le scendevano lungo il mento ed il collo.

“Sgualdrina!” urlò lui, tamponandosi il morso con la mano.

“Il tuo sangue ha un sapore disgustoso, ma almeno ora dovrei essere immune al tuo veleno.” notò la yasha pulendosi il viso con la manica.

“Dimentichi che sei in trappola!” sghignazzò Komori pregustandosi il momento del suo annientamento.

Mya si spinse fin sul margine del baratro, guardando di sotto.

“Inoltre … Noi siamo molti di più e ... ti ci vorrà un po’ perché l’antidoto faccia effetto!” concluse lo scorpione, mentre i suoi youkai tendevano gli archi e sguainavano spade e pugnali.

Mya alzò lo sguardo, fissando Komori con decisione e risolutezza.

“Sai bene, che preferisco morire libera che vivere schiava!”

Senza aggiungere altro, sotto gli occhi increduli dei presenti, la yasha fece un leggero balzo all’indietro, gettandosi dal dirupo e tuffandosi dalle cascate.

 

 

-continua-

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti.

tantō (短刀, tantō): Pugnale giapponese lungo fino a 30 cm (di sola lama). In battaglia era tenuto dietro la schiena, per comodità, in quanto l'estrazione della katana e del wakizashi doveva essere fluida e senza intoppi. Spesso simboli di potere e finemente decorati con lacche dorate (makie) e gioielli, venivano utilizzati dai Daimyo sul loro trono o dalle mogli dei samurai come distintivo di casta e per la difesa personale.

Al prossimo capitolo KissKiss KiraKira90

 

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Capitolo 3
*** 2.Cambiamenti ***


2. Cambiamenti

 

In quella stessa notte, in un piccolo villaggio umano, molto lontano e ignaro di ciò che accadeva, l’oscurità avvolgeva dolcemente le capanne, cullando amorevolmente i suoi abitanti.

Solo uno di loro si ostinava a restare sveglio e all’erta, appollaiato su un ramo d’albero.

La sua chioma corvina si amalgamava con il buio e i suoi occhi non brillavano con la stessa ipnotica luce di quando la luna sbucava dal cielo.

“Inuyasha!”

Una voce dolce e familiare attirò la sua attenzione.

 

Ai piedi dell’albero c’era una giovane donna, che lo fissava con i suoi grandi occhi neri, ancora assonnati.

“Dovresti essere a letto!” la rimbeccò lui, saltando e atterrandole di fronte.

“Non riesco a dormire senza di te!” ammise la miko. Il mezzo demone arrossì, mentre lei gli si stringeva al petto.

“Non riesci proprio a rilassarti quando c’è luna nuova, vero?” gli chiese, rannicchiandosi sotto il suo mento.

Inuyasha la strinse, premendola di più contro il suo corpo umano.

Kagome, senti freddo?” le chiese premuroso.

La donna scosse il capo orizzontalmente.

“Non sperare di cambiare discorso!”

Inuyasha sorrise, ammettendo che quello era proprio il suo obiettivo. Subito, però, la sua espressione si fece seria ....

“Anche se ora abbiamo sconfitto Naraku, ho sempre il terrore che da un momento all’altro possa ricomparire dal nulla, approfittando di una mia distrazione.”

“Oh, Inuyasha ...” sospirò la miko, mentre i suoi occhi s’intristivano per i turbamenti di lui e le sue dita sfioravano la sua guancia abbattuta e frustrata.

L’hanyou prese nella sua quella mano così gentile e amorevole, stringendola forte, mentre con l’altra costringeva Kagome a stare più a contatto con il suo corpo caldo. I nasi e le fronti erano inesorabilmente a contatto ed entrambi tremavano per quella vicinanza.

Gli occhi dell’uno erano immersi in quelli dell’altra.

“Se ti dovesse accadere qualcosa Kagome, io …”

Il mezzo demone non riuscì nemmeno a terminare la frase, l’impulso era troppo forte.

Le sue labbra travolsero quelle di Kagome in un bacio appassionato.

La miko lo cinse con le braccia esili, affondando le dita fra i suoi capelli. La notte sembrava volerli aiutare ad amalgamarsi completamente. Parevano un tutt'uno. Un completo assoluto.

Kagome si staccò per riprendere fiato. “Se non riesci a dormire, possiamo fare qualcos’altro …”

Gli sussurrò dolcemente all’orecchio, non curandosi della loro insolita forma più che normale.

Un fremito percorse Inuyasha.

Ci pensò alcuni istanti corrucciando la fronte, mentre Kagome lo guardava maliziosa, sbattendo ripetutamente le lunghe ciglia.

“Kagome, ecco …” la miko non lo lasciò finire.

“Non temere Inuyasha, l’ho deciso … Sono pronta!”

L’hanyou deglutì rumorosamente. “Ma …”

“Ma, cosa?” domandò lei raggiante.

“Mi distrarrei in questo modo!”

Una grossa nuvola nera comparve sulla testa di Kagome che per poco non cadeva a terra, devastata dall’insensibilità di quell’elemento di sesso maschile.

Si staccò da lui in malo modo, spingendolo via.

“Kagome che ti prende? Tutto be …?”

“A CUCCIA!!!!!!!!”

 

“Che ti è preso?” chiese allibito il mezzo demone, mentre sollevava la testa dal terreno, ancora intontito dal possente colpo.

Il volto di Kagome si ergeva gigantesco e minaccioso e il suo sguardo non prometteva nulla di buono. Infatti …

 “A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!!  A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!!  A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!! A CUCCIA!!!  A   CUCCIA!!!

                                      A CUCCIA!!!”

 

 

***

 

Il sole era sorto e con l’alba l’intero villaggio si era destato. Tutti i suoi abitanti avevano incominciato le loro attività quotidiane …

I contadini lavoravano i campi, i mandriani guardavano i bovini, i bimbi giocavano e le mamme si affaccendavano.

Una di queste uscì dalla propria casa, respirando la rugiada mattutina. Si poggiò i palmi sulle natiche e stiracchiò la schiena, provata dalla zavorra della gravidanza.

“Madre!”

Una vocina uscì dall’interno della capanna e poco dopo un bimbo comparve sulla soglia, sbadigliando.

“Dov’è Kirara?” chiese, stropicciandosi gli occhi.

“È andata via con zio Kohaku.” rispose la donna, accarezzandogli la testa. Il fanciullo prese un lembo del suo abito, stringendolo inconsapevolmente.

“Uffa! Io volevo giocare con lei!”

Sango sorrise, come solo le mamme sanno fare.

“Non staranno via molto! Sono andati a vedere se tuo padre ha bisogno di una mano con quell’esorcismo.” 

Un raggio di sole si materializzò su quel volto così innocente, facendo risplendere il suo sorriso e i suoi occhi vispi.

“Papà ritorna? Evviva! Che bello! Non sei felice madre?”

“Oh, sì! Molto!” ammise la sterminatrice, prima di emettere un leggero gemito di dolore.

“Cos’hai madre?”

“Niente Ryushi. Tuo fratello o sorella scalcia.” disse, massaggiandosi il ventre.

“Anche la tua pancia è felice che papà ritorna allora!”

Sango rimase spiazzata di fronte a tanta tenerezza infantile. In fondo Ryushi, fra poco, avrebbe compiuto solo quattro anni.

Quattro anni …

Era già passato così tanto dalla morte di Naraku, dalla liberazione di Kohaku e dalla scomparsa del vortice di Miroku?

Quante avventure avevano passato? Quante difficoltà avevano superato prima di riuscire finalmente a sposarsi, a diventare una famiglia e ad essere FELICI?

Sì, lei era felice. Finalmente lo era! Amava suo marito, aveva un figlio sano e presto sarebbe diventata mamma per la seconda volta, e poi …

Suo fratello era vivo e vegeto, salvato dalla stessa sfera degli Shikon.

 “Buongiorno, Sango!” una voce femminile e amichevole la richiamò dai suoi pensieri.

“Kagome!” esclamò sorpresa.

“Buongiorno, Ryushi!”

“Buongiorno, miko-sama.” rispose timidamente il bambino, nascondendosi dietro le gambe della madre.

“A cosa devo la tua visita, amica mia?” domandò la sterminatrice.

“Ti ho portato delle erbe, dovrebbero alleviare il tuo mal di schiena … MAMMINA!” aggiunse sorridente.

Sango ribatté alla provocazione.

“Senti chi parla … SACERDOTESSA!”

Entrambe scoppiarono a ridere.

Quei minuti erano pieni d’intesa e complicità.

Solo loro sapevano quante cose fossero cambiate in quegli anni.

Erano delle ragazzine e ora erano diventate donne.

 

Kagome era inizialmente tornata al suo tempo e terminato gli studi, ma lei stessa si era resa conto di non poter restare lontano dal suo mezzo demone.

Aveva fatto ritorno nell’epoca Sen Goku e stavolta per sempre, divenendo allieva di Kaede.

Era passato un anno da quel giorno e ora Kagome indossava abiti da miko e non si separava mai dal suo arco.

"Una degna rincarnazione di Kikyo" pensò Sango, guardando l’amica.

“Pace alla sua memoria ...”

 

***

-continua-

 

ANGOLINO AUTRICE: chiarimenti.

Non ho voluto sconvolgere esageratamente la trama. Kikyo, Naraku, Kohaku e tutti gli altri hanno seguito quello che era il loro destino nella trama della Hime Rumiko. Qui ho ipotizzato come potessero vivere dopo quattro anni dagli eventi che la mangaka termina di narrare. L’unica cosa che ho modificato, consapevolmente, è stato il numero di figli di Sango e Miroku. Infatti, il primo parto gemellare di Sango è stato tramutato nel momento in cui Ryushi viene dato alla luce. Il momento della seconda gravidanza, invece, è stato temporalmente spostato rispetto al ritorno di Kagome nell’era Sen Goku. In sostanza piccole modifiche su personaggi che non abbiamo avuto modo di conoscere molto.

AGOLINO AUTRICE: saluti

Innanzitutto sono contenta che la fan fiction piaccia. In effetti, l’avevo già testata su un altro sito, ma EFP è stata un po’ la prova del fuoco.

Ringrazio tutti i lettori e in particolare chi segue e commenta.

Ti accontento KaDe, anche perché non so se riuscirò ad aggiornare presto …

KissKiss KiraKira90

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Capitolo 4
*** 3.Risveglio ***


 

3. Risveglio

 

“Molte cose cambiano …” pensò fra sé Sango.

 

In quell’istante, poco lontano da loro, notò un ammasso di stoffa rossa, ammucchiata in terra ad annusare la polvere, mentre le sue buffe orecchie si muovevano avanti e indietro.

All’improvviso Inuyasha scattò in piedi, seguendo la pista dell’odore di Kagome e piombando dinanzi a loro.

“Buo … buongiorno.” disse timido e imbarazzato l’hanyou.

Sango e Ryushi ricambiarono il saluto, mentre Kagome non lo degnò nemmeno di uno sguardo, continuando a illustrare all’amica come preparare un infuso con le erbe medicinali che le aveva appositamente portato.

“Kagome, perché cavolo sei arrabbiata con me?” sbraitò il mezzo demone.

La miko a quelle parole si bloccò sul posto, percorsa da una malsana voglia omicida.

“Perché?” disse girandosi lentamente. “PERCHÉ?” sbraitò con una strana luce maniaca negli occhi.

Inuyasha si sentì cedere le gambe e ridursi a una minuscola entità di fronte alla sua furia devastatrice.

“A CUCCIAAAAAAA!!!!!!!” Gridò lei con tutto il fiato che aveva in gola, spaventando Ryushi.

Il piccolo immerse il viso fra le pieghe dello yukata della madre, mentre questa lo tranquillizzava con il semplice tocco.

Ci fu un botto spaventoso e parve quasi che le case nelle vicinanze dovessero crollare all’istante.

Ryushi staccò il viso dalle gambe materne, guardando l’hanyou inerme, incastrato al suolo.

“Madre, ora so che è accaduto questa notte! Inuyasha-sama ha fatto arrabbiare la miko-sama!”

Sango sorrise. Suo figlio, così piccolo, era decisamente più sensibile del mezzo demone steso a terra.

 

                                                                   “Molte cose cambiano …”                             

“… altre cose, invece, sono sempre uguali!”

                                                                                                                                                        pensò Sango, divertita. 

 

“AH!”

Un’improvvisa smorfia di dolore le comparve in volto, costringendola a ripiegarsi sul ventre.

Ryushi si avvicinò preoccupato.

“Madre cos' avete?”

“Nulla piccolo mio! Sto be … AHHH!”

Una fitta improvvisamente più forte, seguì la precedente.

“Madre!” esclamò Ryushi, preoccupato.

“Credo che tuo fratello … voglia nascere!” esclamò, ansimando per le continue contrazioni, sempre più ravvicinate.

Ryushi si staccò da lei, correndo da Kagome in cerca di aiuto. La donna era ancora intenta a litigare col mezzo demone, che più volte fu scaraventato a terra dal rosario.

 “Miko-sama! Miko-sama!” si sbracciò il fanciullo, cercando invano di attirarne l’attenzione.

Ryushi era troppo piccolo e la sua vocina non riusciva a sovrastare il caos del loro bisticcio.

I suoi occhioni si riempirono di lacrime, mentre metteva il broncio e chiudeva gli occhi. Urlando e ruotando i pugnetti, si lanciò addosso ad Inuyasha.

Il piccolo irruppe in mezzo ai due, mentre l’hanyou lo prese con indifferenza per la cintura, sollevandolo come un sacco di patate.

“Che ti prende figlioletto di Miroku?” chiese, portandolo all’altezza del suo viso.

“La mamma sta male!”

“Cosa? Sango?” domandò incredula Kagome.

Finalmente il piccolo era riuscito a farsi ascoltare.

“Scusate?” s’intromise la sterminatrice “Mi spiace interrompervi, ma …”

All’improvviso Kagome e Inuyasha caddero dalle nuvole, rimanendo a bocca aperta per l’inaspettato evento.  Ci vollero alcuni istanti perché si riprendessero e si avvicinassero all’amica.

“Le acque non si sono ancora rotte!” notò Kagome “Forse è un falso allarme …” sperò inconsciamente.

Era la prima volta che assisteva un parto.

Non ebbe neppure il tempo di terminare la frase che una pozzanghera si materializzò sul terreno.

“Falso allarme? Eh?” commentò Sango, ormai completamente offuscata dal dolore.

“Che cosa facciamo? Che cosa facciamo?” iniziò a sbraitare Inuyasha in preda al terrore. Si agitava, stringendo Ryushi come un pupazzetto di stoffa.

Kagome si voltò e … SBAM.

Uno schiaffo in pieno viso.

“Non c’è tempo per il panico, Inuyasha!”

Il colpo diede una scrollata al mezzo demone, mentre Kagome, con aria autoritaria, prendeva in mano le redini della situazione.

“Ryushi! Va a chiamare Kaede-sama!”

“Sì, Miko-sama!” rispose il bimbo, correndo verso la capanna della veneranda sacerdotessa.

“Inuyasha!”

“Sì!” rispose di colpo mettendosi sull’attenti.

“Fa in fretta! Va a chiamare Miroku, dovresti sapere, dove si trova …”

“Subito!” esclamò, scattando come un fulmine nella direzione del bonzo.

 

“In quanto a me …” sospirò, voltandosi verso Sango. “Speriamo bene!”

 

***

 

“Vi ringrazio, sommo Miroku!”

Il capo villaggio stava giusto stringendo la mano al bonzo, in procinto di partire.

“Si figuri, sommo Gombei! Sono stato felice di potervi essere d’aiuto.” ammise, mentre senza poche cerimonie si stava voltando per andarsene.

“Sommo Miroku, ma …?”

“Ma … ?” chiese bloccandosi.

“Ve ne andate così? Non vi sarete mica dimenticato di quanto avevamo stabilito per compenso, vero?” chiese sorpreso il vecchio.

“Non l’ho dimenticato …” ammise, recitando alla perfezione. “… Ritengo solo che i miei servigi non siano stati nulla di speciale …” concluse con l’aria di un vero bonzo, privo di alcuno scopo di lucro.

“Non dite così sommo Miroku! Avete liberato il nostro villaggio dalla minaccia di quello spirito maligno, insisto che accettiate quanto pattuito!”

Miroku trattenne l’esultanza, mantenendo la finta via della rettitudine.

“Bé, se insistete così … Non posso certo darvi un simile dispiacere …” continuava lui, mentre si avviava verso la casa di Gombei.

Kohaku assisteva incredulo alla scena, stringendo Kirara fra le braccia.

“Che razza di cognato …” sospirò, mentre la gatta sbatteva i suoi occhioni a mandorla, quasi a voler concordare con lui.

Erano passati anni da quando sua sorella si era sposata e Kohaku non era ancora riuscito a comprendere Miroku. Non che lo odiasse o lo ritenesse indegno dell’amata Sango, ma non riusciva a definirlo o a inquadrarlo.

Era una figura ambigua. Era un monaco, un padre e un marito stupendo, eppure allo stesso tempo aveva mantenuto i suoi molteplici vizi.

La truffa era uno di questi …

“Almeno ha smesso di chiedere a tutte di dargli un figlio ...” pensò, sospirando. “ ... a detta degli altri è un cambiamento notevole per lui!”

All’improvviso Kirara alzò istintivamente le orecchie, puntando lo sguardo acuto in una precisa direzione. Annusò l’aria e tentò di comunicare con Kohaku.

“Kiù!” 

“Che c’è, Kirara?” chiese il ragazzo.

Lui era cresciuto assieme a lei, sapeva esattamente quando la felina voleva dirgli qualcosa.

“Kiù!” ripeté ancora, divincolandosi dal suo abbraccio e saltando a terra.

La "micetta" rimase immobile, puntando lo sguardo nella stessa direzione che aveva indicato al "padroncino" poco prima.

Kohaku la osservava, mentre dimenava le due code. Significava che era nervosa, ma era il motivo a sfuggirgli.

Tutt'un tratto notò un gran polverone sollevarsi.

“Che succede, Kirara? Chi sta arrivando?” chiese, guardando nella stessa direzione.

“Miroookuuu!” una voce in lontananza, decisamente familiare, si stava avvicinando a gran velocità.

“Inuyasha?” mormorò, poco prima di ritrovarsi l’hanyou a due centimetri dal naso.

“Kohaku, dimmi dov’è quel bonzo deviato!” gli ordinò frettolosamente.

“Sta parlando col capo villaggio …” gli rispose, indicandogli la capanna dove stava tranquillamente trattando il suo compenso.

“Ma che succede? Non ti ho mai visto così agitato da non riuscire a utilizzare il tuo olfatto!”

“Che mi succede? Che mi succede? Sango sta per partorire! ACCIDENTACCIO!”

“CO-CO-COSA?” Kohaku era decisamente spaesato. “Che cavolo fai ancora qui, allora? Andiamo a prendere mio cognato, SBRIGATI!” gridò, mentre correva verso l’abitazione di Gombei.

“Ehi! Chi ti credi di essere per darmi ordini, moccioso!”

***

 

“Bene, allora è deciso! Tre barili di riso, come pattuito.” concluse Miroku, mentre l’anziano non smetteva di ripetergli quanto gli fossero grati.

Stavano giusto per portarglieli, quando all’improvviso si sentì sollevare da terra.

“Miroku, basta stupidaggini! Dobbiamo andare!” sbraitò il mezzo demone.

“Inuyasha? Che ci fai qui?” chiese incredulo, mentre l’hanyou lo reggeva per il braccio destro.

“Non c’è tempo per le spiegazioni!” esclamò Kohaku che lo sollevava dall’altro lato.

“Ma … il mio riso …”

“Razza di padre degenere, mentre tu stai truffando questa gente, tua moglie dà alla luce il vostro secondogenito!” sbraitò Inuyasha.

“CHE COSA? LA MIA SANGO?” gridò incredulo, eccitato e preoccupato allo stesso tempo.

“Sì, la tua SAN-GO!” gli sillabò l’hanyou.

“Dobbiamo sbrigarci! Se dovessi perdermi la sua nascita sarebbe terribile … Sango non me lo perdonerebbe MAI!”

Una terribile immagine di Hiraikotsu che lo colpiva a morte, gli frullò in testa.

“Prendi Kirara, arriverai più in fretta volando!” gli suggerì Kohaku.

“Sì, farò così!” decise, mentre saltava sulla groppa della felina, ormai trasformata.

“Andiamo anche noi, Kohaku!” lo spronò Inuyasha.

“Sì, certo!”

Tutti uscirono dalla casa, dirigendosi rapidi verso il villaggio di Musashi, dimenticandosi del riso e del povero capo villaggio, ancora incredulo.

 

“………………………? TRUFFANDO?” ripeté fra sé Gombei.

 

***

 

Le lunghe ciglia della yasha tremarono, molestate bruscamente da un raggio solare particolarmente intenso.

Alzò le palpebre a fatica e di poco, scoprendo di avere il viso poggiato al suolo.

Tentò di alzarsi o comunque di ruotare la testa per sfuggire al sapore di terra ed erba, ma un dolore lancinante glielo impedì.

Il suo intero corpo implorava pietà, la supplicava di restare immobile.

Anche il più piccolo movimento, per lei, era pura agonia …

A nulla sembrava giovarle stringere i denti e tentare ugualmente. Dovette restare lì, immobile, con il viso ancora nascosto da alcune ciocche bagnate e il respiro pesante.

Il suo corpo era ricoperto di graffi e lividi e la ferita al fianco sembrava essere in pessime condizioni. La corrente forte l’aveva trasportata lontano dai suoi inseguitori e lei, troppo debole, era stata costretta a lasciarsi trascinare, in completa balia dell’elemento.

Doveva aver sbattuto contro ogni roccia e contro ogni altra cosa su cui aveva tentato di aggrapparsi.

Lo sforzo di restare a galla e di nuotare, nonostante il veleno in circolo, aveva riaperto lo squarcio lasciatole da Komori.

Non era difficile credere che l’unico motivo a salvarla dalla furia dei lampi e della pioggia fosse stata la sua natura disumana e soprannaturale, che le conferivano forza e resistenza straordinarie.

Probabilmente, però, se non avesse avuto l’ardire di azzannare lo scorpione, per quanto ‘geniale’, la sua fuga sarebbe di certo terminata male.

Sarebbe stata un cadavere su quelle sponde sconosciute. 

Un bel cadavere …

Il sangue dello youkai aveva rallentato e diminuito i devastanti effetti della sua tossina, ma non l’aveva annientata completamente.

Ora, il suo apparato nervoso ne stava risentendo e la sua paralisi ne era la prova …

Era spacciata?

Lei aveva paura di sì …

“Tanta fatica per niente.” sorrise fra sé.

Un misto di rassegnazione e ingiustizia l’avvolse.

Eppure …

Toccò l’erba fresca, annusò profondamente l’aria e i suoi occhi, due splendidi smeraldi, iniziarono a brillare e a tremare dalla gioia …

“Sono libera” gridò nella sua mente, mentre senza saperlo, lacrime scivolavano lungo le sue guance.

“Peccato … Peccato che debba morire …”

Fu con quest’ultimo pensiero che Mya perse i sensi.

L’aveva giurato …

Vivere o MORIRE libera!

 

***

 

Si risvegliò nello stesso luogo. La sponda che credeva sarebbe diventata la sua tomba …

Lei stessa si stupiva di essere VIVA …

La testa le faceva un gran male. Sembrava che uno sciame d’insetti vi avesse fatto il nido.

Tentò nuovamente di muoversi e scoprì di riuscire a controllare il suo corpo.

La sorpresa s’impossessò del suo viso, incrostato da un misto di terra e lacrime.

Fece perno sui palmi, mettendosi seduta sui talloni. Che era accaduto?

La yasha continuò a fissare le mani, mentre contraeva e rilasciava le dita. Non era ancora al massimo della forma, ma percepiva perfettamente il suo potere tornare …

“Finalmente vi siete svegliata, temevo di non aver fatto in tempo!”

Una vocetta femminile, giunse alle orecchie della youkai, che in principio non seppe dove guardare.

“Ehi! Sono qui!” sbraitò questa.

“Qui dove?” continuò a cercare la yasha, che non riusciva a scorgerla. “Devo avere le allucinazioni” pensò.

“Qui!” udì, prima di ricevere un pizzicotto sul collo.

Istintiva, Mya colpì in quel punto, sentendo distintamente qualcosa schiacciarsi.

Tolse la mano, guardando cosa l’avesse punta …

Una strana strisciolina atterrò sul suo palmo, riprendendo a un tratto la sua forma originale.

“Una pulce?” domandò lei, incredula.

“Ehi! Non sono un insetto comune!” sbraitò questa, incurante dell’enorme differenza di dimensioni. “Io sono la vecchia demone pulce, Shoga!”

“Shoga?” ripeté Mya, portandosi il palmo più vicino agli occhi. Finalmente poteva guardare quella strana youkai da vicino.

Gli occhi grandi, i capelli grigi e accidenti se aveva grinta!

“Com’è buffa!” pensò, lasciandosi sfuggire un sorriso.

“Sei stata tu a salvarmi?” le domandò dolcemente.

“Bé, sì!” borbotto imbarazzata. “Ho succhiato tutto il sangue infetto!”

“Perché?” chiese sorpresa.

Una gocciolina d’imbarazzo si materializzò sulla fronte grinzosa di Shoga.

“Diciamo che mi sembravi appetitosa … non ho resistito!”

“Eh?! ”

“Bé, non capita tutti i giorni una inu-youkai bella e servita!”

Mya continuava a fissarla sorpresa, mentre le onde dorate, che le ricadevano sulle spalle, rilucevano della stessa luce del sole.

Sembrava quasi che avvicinandosi, quell’aura dorata riscaldasse fin dentro le ossa.

Era stato quello scintillio ad attirare la pulce ...

“Bé, cosa vuoi in cambio?” chiese Mya.

“In cambio?”

“Non credo che il mio sangue avvelenato fosse saporito come speravi … Se mi hai salvato, ci deve essere un motivo!”

“Ecco … in effetti …”

 

 

-continua-

 

ANGOLINO AUTRICE: chiarimenti

 

Shoga appare nell'episodio "Addio giorni di gioventù". È la fidanzata di Myoga ed è in grado di impossessarsi di umani e demoni. Lo fa pur di riprendersi la vecchia pulce perennemente in fuga dal suo matrimonio con lei. Questo crea scompiglio nel gruppo di Inuyasha e crea divertenti situazioni.

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti

Ringrazio chi gentilmente legge, commenta e segue questa fan fiction!

All’inizio molte cose non saranno chiare, ma tutto sarà svelato a tempo debito!

 

KissKiss KiraKira90

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Capitolo 5
*** 4.Famiglia ***


 

4. Famiglia

 

“Scommetti?” la sfidò il piccolo kitsune.

“Certo! Non mi tiro indietro!”accettò la fanciulla.

“La posta?”

“Due bastoni dolci del tempo di Kagome!”

“Ci sto!”

“Anch’io!”

“…”

“…”

“Maschio!”

“Femmina!”

“Maschio!”

“Femmina!”

“Maschio!”

“Femmina!”

 

Erano tutti fuori la capanna di Sango, in attesa di conoscere il nuovo arrivato. Miroku si era precipitato dalla moglie non appena giunto al villaggio e ora era lì, dentro assieme a Kaede e Kagome.

Inuyasha si era appollaiato sul tetto, tappandosi le orecchie pur di non sentire le grida del travaglio, e Kohaku era rimasto fuori a lisciare nervosamente il pelo di Kirara.

Gli unici a essere piuttosto sereni erano Rin e Shippo a cui era stato affidato Ryushi.

“Ti dico che sarà maschio!”

“Per me sarà una femmina!”

I due cuccioli stavano ancora discutendo su chi avesse ragione, quando il piccolo s’intromise.

“Rin?” li interruppe Ryushi, tirando la ragazzina per una manica.

“Dimmi … che c’è?” si abbassò lei.

“Credi che la vecchia Kaede riuscirà a fare star meglio la mia mamma?”

“Certo! Che domande!” esclamò Shippo.

“Vedrai … la venerabile Kaede sarà pure una nonnetta, ma sa il fatto suo!” lo tranquillizzò Rin.

Nonnetta?” Al suono di quella voce i ragazzi saltarono spaventati.

Una sagoma arcuata si era avvicinata a loro, senza se ne accorgessero.

La veneranda miko li stava fissando con il suo unico occhio e, come lei ripeteva sempre, la sua vista non sarà stata delle migliori, ma in quanto a udito …

“Somma Kaede? Non eravate con Sango?” domandò Shippo, preoccupato per la sgridata che entrambi si sarebbero beccati.

“Infatti …” lo fulminò.

Un brivido attraversò sia lui sia la fanciulla.

“Come sta la mia mamma?” chiese Ryushi, che teneramente si era aggrappato ai suoi hakama rossi.

“Non temere piccolo, tua madre e tuo padre presto ci presenteranno qualcuno.” lo tranquillizzò, rivolgendosi poi agli altri due.

“Prendete esempio da chi ha rispetto per gli anziani!” sbraitò.

“Cavolo, se n’è accorta!” bisbigliò il kitsune, mentre Rin gli intimava di far silenzio.

In quell’istante l’uscita esultante di Miroku li salvò dalla sgridata.

“È una femmina!!” gridò gioioso, alzando il piccolo fagottino urlante che stringeva fra le braccia.

La bambina aveva i capelli neri e le guanciotte rosee.

Immediatamente tutti vollero avvicinarsi per guardarla meglio.

Kagome uscì poco dopo, affermando che Sango stava bene, seppur molto stanca.

Quando Inuyasha la vide scese dal tetto, fingendo di atteggiarsi da chi non si scandalizza per la semplice nascita di un bimbo.

Ryushi sorrise, correndo verso di loro assieme a Kaede, mentre Rin e Shippo rimasero leggermente in disparte.

La bimba ridacchiò, guardandolo il cucciolo di volpe.

“Sgancia!” gli intimò, porgendogli la mano aperta.

“D’accordo hai vinto!” si rassegnò, consegnandole i due lecca-lecca promessi.

Rin li nascose nell’obi, prima di avvicinarsi con l’amico verso l’allegra comitiva.

Miroku stava discutendo con Kohaku su cosa della piccola assomigliasse a chi.

Stavano giusto battibeccando per il naso, quando il bambino chiese al padre di poter vedere la sorella. Kohaku prese in braccio il nipote, mettendolo dinanzi il fagottino.

“Sembra una bambola, padre!” esclamò entusiasta il piccolo.

“Anch’io e tua madre l’abbiamo pensato …”

“È una bambina deliziosa, infatti!” ammise Kagome, cercando di imitare il misterioso linguaggio dell’infanzia, mentre inventava boccacce e smorfie.

“Possibile che a voi donne basti vedere un cucciolo per mandarvi in pappa il cervello?” chiese geloso, Inuyasha.

Kagome fece una linguaccia alla piccola e sempre sorridendo esclamò un sonoro A CUCCIA.

Seguì il solito violento tonfo.

Tutti ignorarono la cosa, mentre Miroku affermava che era proprio così che l’avrebbero chiamata, Suzuko (bambina deliziosa). Ryushi guardò ancora perplesso la sorellina e pose la fatidica domanda, quella cui nessun genitore vorrebbe rispondere …

“Padre, come nascono i bambini?”

Il bonzo sbiancò fra lo stupore generale.

Ci fu un lungo momento di silenzio e poi delle fragorose risate, mentre Miroku era notevolmente imbarazzato.

“Credo sia meglio che te lo spieghi tua madre, quando starà un po’ meglio …”

Altre risate, a cui si unì il piccolo Shippo.

“Strano, nessun meglio di te s’intende di gentil sesso!” lo punzecchiò.

Alcuni istanti e il piccolo kitsune si ritrovò a terra con un bernoccolo fumante.

Kohaku, ridendo, si voltò verso Rin, smettendo di colpo.

La bimba era imbambolata, distante dal resto del gruppo, intenta a osservare quella splendida scenetta familiare.

Kohaku capiva perché quel suo sguardo malinconico …

Consegnò Ryushi a Miroku, approfittando del fatto che Kagome aveva voluto tenere Suzuko, e le andò incontro.

 

***

 

Il sole stava tramontando e Kohaku aveva insistito perché Rin lo seguisse. Erano usciti dal villaggio, dirigendosi verso la collinetta lì vicina.

La bimba si fidava cecamente di lui ...

Dopo che lo sterminatore aveva riacquistato la memoria e aveva deciso di combattere apertamente Naraku, inaspettatamente si era unito al gruppo di Sesshomaru.

Per molto tempo, quindi, i due avevano viaggiato assieme, prima che la battaglia finisse e lo youkai decidesse di lasciarli nel villaggio umano.

“È questo il posto adatto ai ningen!” aveva detto, freddo come sempre.

Entrambi avevano accettato, perché sapevano che lo stava facendo per il loro bene, per proteggerli.

Non sarebbero mai stati al sicuro al suo fianco, costantemente sfidato. Eppure speravano non li abbandonasse ...

Rin sarebbe voluta restare per sempre con lui, ma capiva che non era possibile.

Lui era diventato un dai-youkai. Un grande demone …

Nello stesso istante in cui si era liberato dall'ossessione per Tessaiga, aveva ottenuto la sua vera spada e un braccio sinistro per impugnarla.

Il loro però, non era stato un addio ...

Sesshomaru-sama veniva a farle visita ogni qual volta era possibile, almeno una volta a settimana.

Come un padre con un figlio costretti alla lontananza … Inesorabilmente legati.

Era più di un mese che non si faceva vivo ...

 

"Sei triste Rin-chan?" gli chiese Kohaku preoccupato.

La bimba non rispose.

"Ti manca la tua famiglia?" le chiese, sedendosi sull'erba fresca accanto a lei.

"No... è passato molto tempo da quando mio padre, mia madre e mio fratello sono stati uccisi dai briganti." rispose malinconica.

"So bene che si prova ... " ed anche i pensieri di Kohaku ritornarono al suo villaggio natio. "... ma non mi riferivo a QUELLA famiglia ... "

Rin lo guardò non comprendendo.

"Mi riferivo a zio Jacken e a … Sesshomaru-sama."

La piccola sprofondò il viso nelle ginocchia.

"Sono preoccupata per loro" ammise, lasciandosi scappare qualche lacrima. “È parecchio che non vengono a farci visita … ho paura di cosa possa averli trattenuti."

"Non devi preoccuparti per loro!"

"Ma se fossero ... "

Kohaku non la fece terminare.

"Sesshomaru possiede Bakusaiga, una spada incredibile ... Non ha nulla da temere e finché Jacken sarà al suo fianco, starà al sicuro!"

"Allora forse si sono dimenticati di venire?" Rin era ormai scoppiata in lacrime, guardando il taijiya con i suoi grandi occhi neri. "Si sono dimenticati di me?" La voce flebile e abbattuta.

Kohaku l'abbracciò, lasciando che si sfogasse.

"Come per te Sesshomaru è un padre, tu sei sua figlia e questo non potrà mai cambiare ... "

"Ho già perso un padre una volta!"

"Rin-chan tu non sei sola ... ci sono io con te ... su di me puoi sempre contare ... "

"Kohaku?" lo chiamò la piccola sorridendogli, alzando il visino dal suo petto. "Grazie ... "

"E di cosa?"

"Di essere parte della mia famiglia!" sorrise lei.

 

***

 

Una leggera brezza scosse i lunghi capelli argentei dello youkai, intento a osservare la luna ...

"Si sta alzando vento di tempesta!"

 

 

-continua-

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti.

Capitolo di transizione come si è potuto notare alla fine. Nel prossimo farà la sua comparsa il personaggio nominato più volte da Rin e Kohaku. Ci tenevo a chiarire quella che era la storia di ogni personaggio, almeno in parte. Rin sembra molto triste e a sentir lei il motivo sono le mancate visite di Sesshomaru … Come mai quest’assenza improvvisa e non giustificata?

Ho trovato giusto dare il titolo “Famiglia” al capitolo. La scelta è piuttosto ovvia, si parla dei legami di parentela/affetto/amicizia che si vengono a creare fra loro. Non ho voluto eccessivamente approfondirli perché chi conosce il manga/anime sa bene come si sono sviluppati. Il mio voleva essere piuttosto una specie di quadro generale, di promemoria.

 

Ringrazio ancora chi segue, legge e commenta. KaDe e Bellatrix_Indomita in particolare. Ripeto che molto sarà svelato, ma a tempo debito!

Al prossimo capitolo! ^^  

KissKiss KiraKira90

 

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Capitolo 6
*** 5.Tumulti ***


La vera storia ha inizio ora!

 

5. Tumulti

 

Il dai-youkai si ergeva su quel dirupo, in tutta la sua maestosità, ammirando il cielo notturno, le stelle e quel po’ di luna che l’ornavano.

Quel leggero venticello, proveniente da est, giocherellava con i suoi capelli argentei, così simili ai candidi raggi lunari.

“Si sta alzando vento di tempesta … ” mormorò fra sé, non distogliendo lo sguardo dallo spicchio luminoso nel firmamento. Era simile ad un ghigno che si faceva beffe delle disgrazie terrene. Una risata silenziosa che raggelava il sangue e che in quella nottata avvolgeva ogni cosa.

Quella calma assoluta non prometteva nulla di buono, se lo sentiva nelle ossa.

“Il sospiro prima del balzo … siamo già a questo punto?” pensò fra sé, inquieto e perfettamente conscio che quella brezza fosse un vento che annunciava morte.

I suoi penetranti occhi ambrati scrutarono l’orizzonte, perfettamente mimetizzato dal buio uniforme.

Né un movimento, né un sussurro …

“C’è troppo silenzio … ”

Il vento sembrò farsi più forte, colpendogli il volto e portandogli al naso una miriade di odori e profumi. Un ammasso d’informazioni. Mischiate assieme, furono captate e distinte dalle sue narici sensibili.

“… stanno arrivando!” sorrise lui.

Piegò il braccio, accarezzandosi la coda sulla spalla destra. Lo sguardo pensieroso …

“A quanto pare qualcuno è già qui.” si rese conto, mentre sentiva distintamente avvicinarsi un odore familiare.

Il respiro affannoso. Le zampe corte e goffe, che lo facevano incespicare nei propri passi. Il bastone decisamente troppo lungo per le sue ridotte dimensioni ...

“Sesshomaru-sama … ”. “Mio signore … ”. “Padrone …” lo chiamò agitato, mentre gli si avvicinava, correndo al massimo delle sue ridotte capacità.

“Dimmi, Jacken!” lo esortò lui, pur intuendo il motivo della sua venuta.

“Padrone … sono qui. Vi attendono!”

“Si sono presentati entrambi, dunque.”

“Infatti … ma … il sommo Bunrakuken non è ancora arrivato!”

“Lo so.” affermò, lanciando un ultimo sguardo a Est. “Meglio così … avrò modo di risolvere prima del suo arrivo! Gli ospiti?” ironizzò lui.

“Nella vostra tenda! In attesa …” lo informò Jacken.

“Bene.” si limitò a dire, prima di scattare rapido e veloce, lasciando il povero Jacken solo e ansante.

“Quanta fatica!” mormorò fra sé il kappa, seguendo il padrone alla sua misera andatura.

 

***

 

Sesshomaru scorse l’accampamento dopo pochi istanti.

Una serie di tende, ordinatamente sistemate una accanto all’altra, era delimitata da fiaccole che illuminavano strategicamente l’intero luogo.

Un grande falò era stato acceso al centro dell’immensa distesa, dove i soldati si stavano rifocillando. Alcuni affilavano le proprie armi, altri consumavano la loro porzione di riso e altri ancora s’intrattenevano parlando di donne o di passate battaglie. In pochi commentavano l’arrivo dei due youkai e della loro scorta.

Nonostante tutto però, l’atmosfera era decisamente fredda e cupa, quasi sapessero che una serata tanto tranquilla non si sarebbe più presentata. Le risate erano avvilite e l’umore generale piuttosto svogliato. Malinconia, ecco cosa c’era nell’aria.

L’inu-youkai l’aspirò non appena scese nel campo, ma l’ignorò e lo stesso con tutti i suoi guerrieri. Questi al suo passare fecero per alzarsi, rendendogli omaggio, ma lui li congedò con fare svogliato e sbrigativo, bloccandoli in quella posizione a mezz’aria.

I soldati si rilassarono nuovamente, seguendo con lo sguardo il Gran generale dirigersi verso la propria tenda, rapido e incurante del resto.

Da quell’istante, tutto il campo non parlò d’altro che delle visite che aveva ricevuto e della sua impazienza …

Sesshomaru raggiunse l’immensa struttura ricoperta da drappi porpora, posta distante dal muto chiacchiericcio dei soldati.

Nonostante la rapidità con cui tutto era stato costruito, il suo alloggio era sicuramente sfarzoso per quelle circostanze.

Il principe dell’Ovest udì delle voci all’interno e gli odori che si aspettava. Scostò con un movimento fluido la stoffa che fungeva da porta, guardando quella che era insieme il suo studio e la sua camera.

Dinanzi il tavolo, su cui poco prima aveva steso una cartina del territorio, i due youkai, affiancati dalle loro scorte, stavano ancora battibeccando.

“Che ci fate voi qui? Gattacci!” ringhiò il demone lupo, affiancato da due delle sue bestie inferocite.

“Non credo siano affari vostri!” soffiò lei, mentre entrambi i membri della sua scorta miagolavano dissentiti.

Sesshomaru fece scivolare il drappo lungo il braccio, ricoprendo l’entrata e annunciando la sua presenza.

Gli youkai si voltarono di colpo verso la sua elegante figura, zittendosi all’unisono.

“Spero di non aver interrotto nulla …” esordì l’inu-youkai, cogliendo alla sprovvista i presenti.

“Sommo Sesshomaru, noi …” tentò di giustificarsi la felina fulva.

“Non ha importanza, Karan!” la zittì. “Spero che siate d’accordo con me sull’accantonare simili divergenze …” aggiunse, lanciando un’occhiataccia a Koga. “… in mia presenza almeno … ”.

“Sesshomaru-sama, perché avete chiamato me e i miei fratelli lupi?” chiese lo youkai dai capelli corvini. “Ma soprattutto che ci fa qui una delle quattro pantere?”

“Già! Anch’io vorrei sapere perché avete convocato quel lupastro, visto il nostro arrivo ... ” ammise Karan, lanciando un’occhiata torba all’interessato, che subito s’irritò.

L’inu-youkai li ignorò, portandosi dietro al tavolo. Osservò attentamente la carta distesa davanti a lui, rompendo l’imbarazzante silenzio. “Karan …”

“Sì!”

“Aggiornami …”

“Ma …” protestò, indicando i lupi.

“Fa ciò che ti ho chiesto!” la rimproverò lui.

La felina alzò le spalle, sospirando. “Come desiderate generale … ”

“Ebbene?”

“Mia sorella Toran mi manda a riferirvi le ultime dall’Est. La situazione è grave …”

Una ruga intaccò la fronte dei presenti. “ … Il loro esercito avanza inarrestabile. Siamo dovuti arretrare di parecchio dalla linea del fronte … Mia sorella mi manda a chiedervi rinforzi o, continuando così, la perderemo ... ”

Sesshomaru non sollevò lo sguardo, riflettendo sul da farsi.

“Quanto ingenti sono state le perdite?”

“Molte … ma molte di più da parte nostra …”

“Temevo non avremmo resistito oltre … Arretrate, dunque!” terminò il Gran generale.

Sia i felini sia i lupi rimasero non poco shockati dalle sue parole.

“COSA? RITIRARCI? Mi RIFIUTO!” sbraitò Karan.

“Modera la lingua! GATTA!!” la rimbeccò lui.

“Quei dannati ci hanno invaso, ci hanno costretto ad abbandonare le nostre case e le nostre terre a Est. Siamo stati costretti ad assoggettarci al vostro comando pur di non soccombere e riprenderci. Anche l’umiliazione della fuga? Troppo! Non lo accetto!”

Karan non ci vedeva più dalla rabbia. Un gatto che si piega a un cane? Non c’era disonore peggiore per un felino, ma sua sorella, la guida del loro clan, aveva deciso così, per la sopravvivenza di tutti loro. Karan le aveva obbedito, ma mai accettato.

“Arretrerete … ma solo fingendo la ritirata.” spiegò lui.

La felina rimase basita. “Cosa?”

“Una trappola!” finì Koga, che aveva assistito alla discussione.

“Ma io e il MIO clan? Che ruolo abbiamo in tutto questo?” chiese incuriosito.

“Semplice … Sarete voi a dare man forte a loro.”

“Che COSA? Oltre che piegarmi ai voleri di un cane anche a quelli di un gatto? Inaccettabile!”

“Sarò molto chiaro. Se preferite finire assoggettati all’est, divenire schiavi del signore invasore e venerarlo come un dio, siete liberi di rifiutare la mia guida!”

Entrambi digrignarono i denti, impotenti di fronte la veridicità delle sue parole.

“Sapete perfettamente che soli non avete speranza. Per vincere questa guerra dobbiamo essere uniti e non crediate che a me faccia piacere.”

Ci fu qualche minuto di silenzio. “Che dovremmo fare allora?” domandò Koga.

Sesshomaru sorrise soddisfatto. “Voi vi posizionerete lungo questa linea …” illustrò, indicando la zona sulla cartina.

Entrambi si sporsero per guardare.

Gli occhi di Karan s’illuminarono. “Se noi gatti arretriamo … gli condurremo dritti dai lupi!”

“Esatto.” asserì Sesshomaru. “Crederanno di inseguirci e invece …”

“Un agguato!” sorrise Koga.

“Se siamo fortunati, l’effetto sorpresa potrebbe farci riguadagnare il terreno perduto!” concluse l’inu-youkai. “Allora, lo farete?” domandò lui, anche se il tono era di un ordine.

I due demoni si guardarono, irritati.

“Farò spostare i miei fratelli lungo quella linea.” decise il lupo, voltandosi verso l’uscita malvolentieri.

“Riferirò ai miei fratelli il vostro piano, Gran generale!” esclamò Karan, seguendo l’alleato fuori dalla tenda.

Sesshomaru rimase finalmente solo, soddisfatto per la vittoria appena conquistata, una delle sue tante battaglie durante quella complicata guerra.

Fu in quell’istante che Jacken entrò, ansimando. “Pa … Padrone … allora?”

“È andata come previsto.” lo rassicurò. “Jacken, chiamami quando Bunrakuken arriverà!” gli ordinò, mentre si liberava dell’armatura e si distendeva sul letto. “Svegliami, se necessario.”

“Come desiderate!” s’inchinò il kappa, uscendo.

 

***

 

Era giunta sera e avevano deciso di fermarsi per la notte …

L’idea non faceva piacere alla yasha, ma era perfettamente consapevole di non essere in forma.

Se voleva avere speranze di raggiungere l’Ovest, prima di essere catturata, doveva recuperare le sue condizioni ottimali. A causa della ferita e dell’anemia forzata, la sua velocità si era notevolmente ridotta e procedendo a passo d’uomo non si era potuta allontanare molto dal fiume.

Fortunatamente avevano trovato una piccola grotta non molto profonda, dove ripararsi dalla fredda nottata.

Mya aveva recuperato della legna secca, purtroppo ancora inumidita dall’ultimo temporale. Ci impiegò diverso tempo ad accenderla, utilizzando uno dei suoi pugnali e una pietra focaia.

Dopo diverse scintille e parecchio fumo, finalmente la legna iniziò ad ardere.

La yasha si poggiò contro la parete di nuda roccia, fissando quel fiore rosso che lentamente cresceva, come ipnotizzata.

La sua luce proiettava la sua ombra e quella di una lucertola appollaiata sopra a un masso, creando strani disegni sulle pareti.

Non avrebbe più potuto permettersi di prendersela comoda. Komori le stava alle costole e lei sentiva il suo lurido fiato sul collo teso.

Shoga la vide assorta nei suoi pensieri, pallida.

“Dovreste mangiare qualcosa Mya-sama. Avete bisogno di forze!” le consigliò la pulce.

Aveva ragione, non toccava cibo da giorni. I suoi inseguitori non le avevano dato tregua.

Con una mossa fulminea sguainò uno dei suoi pugnali e lo lanciò con forza in un punto ben preciso. Shoga si spaventò dalla rapidità del gesto e ancor di più nel vedere la grossa lucertola trafitta dalla lama.

La yasha si alzò, sfilando entrambi dalla roccia. Rinfoderò il tanto e infilò la lucertola su un ramoscello, appoggiandolo accanto al fuoco.

“Mi accontenterò di questo. Sono troppo stanca per cacciare!”

Stanca? Shoga rimase allibita dall’abilità dimostrata. Nulla le aveva dato il sentore che avrebbe sguainato l’arma e colpito a quel modo.

“Ancora non capisco perché tu sia voluta venire con me.” si chiese la yasha, continuando a fissare le fiamme.

La youkai si era rimessa in viaggio e, per sdebitarsi, aveva dovuto accontentare la vecchia Shoga. 

“Rinunciare a del sangue tanto buono? Sarebbe da pazzi!” rispose, appollaiata sulla sua spalla.

La vecchia aveva insistito per seguirla, affermando che si stava dirigendo a Ovest pure lei e che un passaggio le sarebbe stato comodo.

Mya aveva tentato di dissuaderla, ma la pulce non voleva sentire ragioni.

Non avesse mai accettato! Durante il viaggio aveva dovuto subire un esauriente monologo sulle diverse tipologie di sangue, per TUTTO il tragitto!

Affermava che il sapore dipendeva dalla coagulazione, dalla stagionatura e dalla viscosità e che quello della yasha dorata era certamente di prima qualità. A suo dire …

“Non so se prenderlo come un complimento, vecchia Shoga …”

“Certamente, Mya-sama. Un sangue tanto buono è simbolo di ottimo pedigree!”

“Smettila di parlarmi come se fossi un animale. Sono una youkai, non dimenticarlo!”

“Desidererei faceste lo stesso. Gradirei non mi trattaste come un insetto fastidioso!”

“Ma vecchia Shoga … voi SIETE un parassita!”

“Questa vecchia parassita, vi ha salvato la vita se non sbaglio!”

“Già e se non sbaglio vi ho accontentata, portandovi con me …”

“Potevate andarvene per la vostra strada da sola allora … se sono così irritante!”

“Abbiamo un patto non ricordate? Voi mi fate da guida per questi territori ed io vi offro cibo e protezione in cambio, finché non arriveremo nelle terre dell’Ovest!”

Mya aveva capito subito che i lunghi anni della piccola demone le sarebbero tornati utili, non che lei non avesse i suoi bei secoli in spalla ...

“Come mai signora siete diretta a Ovest?”

“Potrei farvi la stessa domanda, anziana Shoga!” volle tagliar corto.

La pulce la guardò a lungo. Il suo sguardo era immerso nel fuoco.

“Diversamente da voi io non lo faccio perché costretta …”

Mya rimase sorpresa dalle parole della vecchia. “… da cosa fuggivate? Cosa vi spaventava tanto a Est?”

Quella vecchia pareva sapere più di quanto immaginasse e la cosa la preoccupava parecchio.

“Mya-sama … chi vi ha ridotto in quello stato?” la giovane youkai s’incupì di colpo.

“Per ridurre una yasha potente come voi in fin di vita, doveva trattarsi di un demone molto forte!”

Mya restò in silenzio ed anche la vecchia si zittì di colpo, nell’osservare quella punta di tristezza, rabbia, sofferenza nell’iride ferina della youkai.

Quel verde così intenso …

A fissarlo ci si sprofondava …

 

“Il mio passato … ” cominciò lei.  “ … è l’inferno …”

La vecchia Shoga spalancò gli occhi.

“… e colui che mi ha ferito ne era il custode …”

“… freddo e crudele, ma mai quanto il suo signore …”

“… il MIO padrone …”

 

Shoga si schiarì la voce. “Siete fuggita da lui?”

“Sto ancora fuggendo …”

“Volete dire che vi stanno cercando?” sudò freddo.

“Te l’avevo detto che non saresti dovuta venire con me!”

“Ma per chi mi avete preso? Io sono la vecchia Shoga! Non me la svigno di fronte al pericolo come una pulce maledetta, un mascalzone che promette di sposarti e poi non lo fa …” e mentre divagava, i suoi occhi si riempivano di rabbia.

“Oh, ma allora c’è un signor pulce nel tuo cuore … Alla faccia dell’arzilla vecchietta!”

Shoga si fece subito rossa in viso. “Ma cosa dite …” e prese a disegnare cerchietti nell’aria.

Mya sorrise, ma era chiaro che la sua mente era altrove, ancora invischiata nei suoi ricordi.

 

“Sto scappando è vero … ”

“… non sono più sua prigioniera … ”

“… allora perché non mi sento come sulle sponde del fiume?”

“Non percepisco più quella sensazione di leggerezza e liberazione … ”

“… Non posso vivere libera?”

“Devo per forza morire per esserlo?”

“La SUA ombra mi avvolge ancora e mi sento soffocare …”

“… Per quanto mi sforzi resto pur sempre un’anima in fuga … ”

 

“… Un’anima dell’inferno resta comunque dannata … ”

 

“Ora capisco perché state andando a Ovest …” la ridestò la vecchia. “… Sesshomaru-sama è l’unico che può tenere testa all’Est!”

“Non sto cercando la sua protezione …” s’infuriò lei. “So badare a me stessa! Ritengo solo che sarà più difficile per i miei inseguitori entrare nei suoi territori, senza incorrere nelle sue ire!”

“Volete dire che non prenderete parte a questa battaglia?”

“No!”

“Credevo vi riguardasse da vicino …”

“Per questo voglio starne fuori il più possibile …”

 

-continua-

 

ANGOLINO AUTRICE: chiarimenti

Capitolo che parla di quelli che saranno i veri protagonisti di questa storia. Qualcosa s’inizia a intuire sia su questa guerra, che coinvolge molti dei vecchi personaggi del manga, sia sul passato misterioso di Mya. La vera storia ha inizio ora!

Come si è intuito, vecchi nemici si sono alleati per sconfiggere una minaccia comune. Vi rinfresco la memoria:

DALL’ALTO A SINISTRA VERSO IL BASSO A DESTRA: SHUNRAN, SHURAN, KARAN, TORAN E POI INUYASHA.

Le quattro pantere:

Compaiono solo nell’anime alla conclusione della terza serie.

Il clan delle pantere, antico nemico del padre di Inuyasha, fa la sua ricomparsa anni dopo. InuNoTaisho, in passato, aveva sconfitto il loro Signore, ma dopo la morte del Generale cane queste ritornano all’attacco guidati dai quattro fratelli. InuYasha era all’epoca sigillata per cui spetto a Sesshomaru combatterle con l’aiuto di numerosi vecchi demoni che in passato si erano uniti a suo padre.

Lo scontro non fa ne vinti ne vincitori e ben cinquanta anni dopo assieme alla sfera ricompaiono. Inuyasha li incontra per la prima volta e Kagome rapita per prenderne i frammenti e attirare il figlio del loro vecchio nemico. Toran si preoccupa di sfidare Sesshomaru e assieme a Koga (preoccupato per la sua “fidanzata”) tutti loro si precipitano al loro castello.

Il loro piano ha effetto e riescono a far resuscitare il loro Signore, ma il prezzo da pagare è la vita di Shunran, Shuran e Karan. Sarà Tenseiga, inaspettatamente, a sconfiggere il capo della tribù dei demoni pantera, Oyakata, che diventa un non-morto quando è rivitalizzato con le anime dei suoi sottoposti, che avevano lavorato per eseguire il compito e con tre frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti. Usando la spada, Sesshomaru ridona la vita alle altre pantere, anche se non distrugge l'essenza vitale di Oyakata. Inuyasha può così finire il lavoro con Tessaiga e porre fine alla rinnovata guerra tra demoni cane e pantera.

Karan

La più giovane delle quattro pantere, appartiene appunto a questo clan composto da lei, dai suoi tre fratelli (2 sorelle e 1 fratello) e vari youkai felini, sottoposti a loro. La sua abilità consiste nel manipolare attacchi di fuoco. Vivace e piuttosto impulsiva è il classico maschiaccio.

Toran

La sorella maggiore è la capogruppo non ufficiale del clan. Una sorta di vice, nell’attesa di resuscitare il loro Signore (Oyakata). Riconosciuta dagli altri come leader provvisoria, guida l’attacco contro Inuyasha e Sesshomaru. Toran significa inverno e, infatti, i suoi attacchi consistono nell’utilizzo dell’elemento ghiaccio, che può creare e plasmare a suo piacimento. Pare avere qualcosa in particolare contro Sesshomaru, poiché lo sfida spesso e ripropone il loro conto in sospeso.

Shunran

Shunran è in grado di creare illusioni usando una tecnica magica, ma può persino emanare profumi dagli effetti particolari, come far addormentare Kagome. Minuta e graziosa è la più femminile del gruppo e i suoi attacchi sono i più eleganti e meno rudi, perché non adatti alla distanza ravvicinata.

Shuran

Shuran manipola i lampi e possiede una grande forza fisica, I suoi attacchi sono molto potenti, ma non è molto veloce. La sua stretta è micidiale ma contro Koga si trova in difficoltà a causa della velocità del lupo.

Koga

Il giovane capo della tribù di demoni lupo Yoro è un ragazzo testardo e sprezzante del pericolo, ma sa essere anche molto accorto e valoroso in combattimento. Dopo aver rapito Kagome, se ne innamora e si dichiara suo fidanzato, anche se sa, perfettamente, di non essere ricambiato. Quindi è in diretta competizione amorosa con Inuyasha e i due si danno continuamente filo da torcere in battaglia, nonostante abbiano un carattere molto simile. Koga è cambiato molto dopo l’incontro con Kagome: infatti, nonostante la sua stirpe sia antropofaga, lui non si ciba più di esseri umani e aveva anche proibito alla sua tribù di fare altrettanto.

 ANGOLINO AUTRICE: saluti

Porgo i soliti ringraziamenti e saluti a chi segue interessato questa fan fiction! ^__^

KissKiss KiraKira90

 

 

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Capitolo 7
*** 6.Nebbia ***


La storia si fa intricata! Troppi misteri da svelare!

 

6. Nebbia

 

Il fuoco si era ormai ridotto a un tizzone, che si ostinava a scoppiettare.

Mya era caduta addormentata, non appena aveva terminato il bizzarro pasto.

Finalmente dopo giorni e giorni aveva potuto chiudere gli occhi e riposare, nonostante i suoi sensi fossero inesorabilmente all’erta.

La vecchia Shoga, però, non le era rimasta al fianco. Era sgattaiolata fuori, approfittando delle sue ridotte dimensioni per non destarla.

Nell’ombra, un’elegante figura l’attendeva, nascondendo la sua immensa aura demoniaca all’ignara yasha.

“Eccomi …” s’inchinò Shoga, appollaiandosi su di una roccia, di fronte l’inquietante ombra.

“Dimmi … è lei?”

“Non ho dubbi, il suo sangue è inconfondibile …”

“Mai avrei creduto di trovare così presto l’ultima Au rimasta …

“Non un’Au qualsiasi … LA Au della profezia …”

La sagoma buia si lasciò sfuggire un sorriso. “Pensare che è stata lei a venire da noi …”

“Nulla accade per caso …”

“Un chiaro segno che il destino sorride all’Ovest …”

“Non mi pare intenzionata a schierarsi, però …”

“Giocherà in nostro favore che le piaccia o no!”

“È stata succube dell’Est a lungo … è cocciuta e fiera … non si piegherà nuovamente, tanto facilmente!”

“Lei ti piace … vero, Shoga?”

“Ha il dono di saper affascinare …”

“Non ti credevo così impressionabile …”

“Voi non ne avete incrociato lo sguardo, mia Signora …”

Ci fu un attimo di silenzio. “Credi di riuscire a condurla dal sommo Bunrakuken?”

Shoga ci rifletté per bene. “È stanca e provata, ma il suo spirito è forte …”

“È un no, vecchia mia?”

“Farò il mio dovere, mia Signora … non mi tiro indietro!”

“Ho inviato un chiaro messaggio a Bunrakuken, con precise istruzioni.”

“Ci attende, dunque …”

“Una volta che l’avrai consegnata a lui, torna da me!”

“Ma Signora … vi fidate a tal punto di quel demone?”

“Bunrakuken darebbe la vita per me … mi compiacerebbe in ogni modo …”

“Ma …” parve perplessa la vecchia pulce.

“Cosa ti turba …”

“Dubito che la yasha dorata non reagirà! Gli Au odiano la gabbia e …”

“Lo stiamo facendo per un bene superiore, Shoga! La sua libertà in cambio della vita di molti … e poi …”

“Lo so …”

“Se tutto andrà come previsto, lei stessa ci ringrazierà!”

“Forse. Ma so per certo che Mya non capirà! Odierà i suoi aguzzini …”

“Mya? Quanta confidenza …” sorrise la youkai. “Non ho detto che sarà facile …”

“Non lo sarà per ENTRAMBI …”

“Ora basta chiacchiere!” concluse la yasha nell’ombra.

“È tempo di agire …” affermò, mentre una folta coltre di nebbia, di origine demoniaca l’avvolgeva, propagandosi in tutta la zona, fin dentro la grotta.

“Tocca a te, Shoga!” sorrise, svanendo nel nulla com’era comparsa. “Non deludermi …”

Shoga annuì, tornando dalla yasha dorata.

 

***

 

“Padre!”

La voce del suo primogenito lo riportò alla realtà.

Bunrakuken sollevò lo sguardo dalla lettera che più volte aveva letto e riletto.

Su quel foglio di pergamena c’era ancora il profumo della Signora che glielo mandava.

Il suo dolce profumo … proprio come lo ricordava …

“Questa nebbia improvvisa non mi piace affatto!” gli confidò, affiancandosi alla sua imponente figura.

“Tutto a posto, figlio mio. Questa coltre è di buon auspicio!”

Il giovane lo guardò perplesso. Da quando gli era giunta quella lettera, pareva stesse aspettando qualcosa ...

Qualcosa che lui si rifiutava di rivelargli …

Stavano marciando da giorni con parte del loro imponente esercito al seguito, diretti anch’essi a dar man forte al sommo Sesshomaru.

Erano indietro sulla tabella di marcia, ma avevano subito un attacco inaspettato dalle spie dell’Est. Le avevano sterminate e ora, per recuperare, erano costretti a marciare tutta la notte.

I suoi soldati non erano entusiasti, ma sapevano che una volta giunti all’accampamento del Signore dell’Ovest sarebbero stati calorosamente accolti.

All’improvviso il sommo generale Bunrakuken si arrestò, fissando un punto innanzi a lui.

Suo figlio, Baiko, si accorse del volto sorridente del padre, immobile.

Con un semplice cenno della mano decise di arrestare l’esercito e di aspettare …

La marcia cadenzata s’interruppe improvvisamente, mentre con gli occhi sbarrati rimasero a guardare quella sagoma longilinea che avanzava e si faceva sempre più visibile.

Baiko si mise subito all’erta, intuendone il potere. Portò istintivamente una mano sull’elsa della katana. “Una spia! Ancora …”

Stava per sguainarla, quando la sua furia fu placata dalla voce del padre.

“Calmati figliolo!” lo trattenne. Attesero ancora pochi istanti e Mya divenne visibile a tutti.

I lunghi capelli che risplendevano, le ciglia che tremavano, le palpebre abbassate e le labbra semichiuse ...

Una yasha che avanzava, barcollando.

“Che bocconcino!” si lasciò sfuggire Baiko, mentre il padre le andava incontro.

“Per una volta ti sei impossessata di una bella femmina, Shoga!” ridacchiò Bunrakuken.

La pulce gli rispose per mezzo di Mya. “La mia Signora vi doveva aver già avvertito …”

“Dell’arrivo della Au, intendi? Non temere, so cosa fare …”

“Non sottovalutarla solo perché è una femmina … è abile … è sfuggita a Komori!”

Bunrakuken parve sorprendersi da quell’ultima rivelazione. Impresa notevole per chiunque …

“Baiko!” lo chiamò sbrigativo. Il figlio si avvicinò alla svelta. “Lega questa bella signorina in modo che non possa fuggire né utilizzare il suo potere.” disse accarezzandole una guancia.

Il generale si era perfettamente accorto che in realtà la yasha stava dormendo.

“Posso tenerla?” domandò il figlio, speranzoso.

“Smettila di scherzare! Ho altri progetti per lei …”

“Uffa!” sbuffò il giovane, mentre dalle sue mani, lunghe funi d’energia si materializzavano, avvolgendone le membra.

“Fatto.”

Bunrakuken annuì soddisfatto.

“Il mio compito è concluso!” terminò Shoga, prima di liberare il corpo e la mente di Mya dalla sua presenza.

“Perdonami” mormorò fra sé la piccola youkai, allontanandosi.

Il generale sostenne il peso della giovane, badando bene a non svegliarla.

Mya dormiva beatamente … la misteriosa Signora doveva averle fatto respirare la sua nebbia speciale.

“Che volete farne, padre?”

“Sarà nostra prigioniera, per il momento. Badate a non torcerle un capello!” si rivolse minaccioso ai soldati che stavano già sbavando.

“Volete portarla con noi … dal sommo Sesshomaru?” domandò incredulo Baiko.

Il generale annuì. “Badate a non svegliarla fino allora, se non volete avere problemi! Le hanno dato un sonnifero molto potente …”

 

***

 

Era sorta l’alba da un pezzo sull’accampamento del principe dell’Ovest, ma di Bunrakuken neanche l’ombra. Erano passati due giorni da quello previsto per il suo arrivo.

Sesshomaru era visibilmente nervoso.

“Avrebbe già dovuto essere qui. Ci servono rinforzi, maledizione!”

“Vi prego, padrone non agitatevi!” lo supplicò Jacken, nascondendosi dietro al bastone Ninto.

“Non abbiamo tempo da perdere! Un istante può definire le sorti del conflitto …”

“Mio Signore non dovete preoccuparvi. Sono certo che non è accaduto nulla al sommo Bunrakuken e al suo esercito!”

“Le mie vedette mi dicono che sempre più spie dell’Est entrano indisturbate nelle mie Terre … INAMISSIBILE!!” gridò, artigliando una cassa e disintegrandola, mentre Jacken si sentiva le ginocchia in gola.

“Dannato Signore dell’Est!” si ricompose, riportando le iridi del solito colore ambrato.

A un tratto delle grida d’esultanza fuori la sua tenda, ne richiamarono l’attenzione.

“Padrone, il sommo Bunrakuken è qui!” sorrise Jacken, sollevato.

“Bene.” ammise Sesshomaru, pronto ad andargli incontro seguito dal kappa.

“Jacken!” lo fermò lui.

“Ditemi Padrone!”

“È meglio se dai una sistemata, qui!” gli ordinò, spaziando la stanza con lo sguardo.

Non c’era dubbio, la furia di Sesshomaru-sama l’aveva travolta.

Jacken rimase imbambolato, mentre il padrone andava incontro all’alleato tanto atteso.

 

 

-continua-

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Ebbene sì, finalmente si stanno per incontrare, ma credo che lo aveste già intuito. Intricato?

Fatemi sapere che ne pensate!

Tutto sarà svelato a tempo debito!

Un bacione in particolare a Bellatrix_Indomita, KaDe e Roseinblack.

Un saluto anche a tutti quei lettori che la seguono interessati!

Un grazie anche a chi l’ha messa nei preferiti …

KISSKISS KIRAKIRA90

 

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Capitolo 8
*** 7.Hime e spade ***


* = note a fondo pagina.

 

7. Hime e Spade

 

Sesshomaru uscì dalla tenda mostrando tutto il contegno di cui era capace, non lasciando trasparire la rabbia di poco prima.

Il dai-youkai tasso era entrato nell’accampamento accolto dalle grida dei soldati, felici nel vedere simili ingenti rinforzi.

Bunrakuken e suo figlio schierarono l’esercito, ordinatamente di fronte la tenda del gran generale.

Sesshomaru n’era da poco uscito. Freddo, distaccato e con pieno autocontrollo.

Gli sfilarono di fronte, voltandosi all’unisono verso di lui all’ordine di Baiko.

Sguainarono le katana, levandole verso la sua austera figura in segno d’omaggio. Si bloccarono in quella posizione, come statue.

Il sole creava abbaglianti effetti di luce sulle lame.

Bunrakuken si era fermato dinanzi all’esercito in posa, incrociando lo sguardo ambrato dello youkai. Questo era intento a osservare la formalità della cerimonia, mentre anche i suoi guerrieri si disponevano come voleva il protocollo militare, a simbolo di accoglienza.

Quando la bizzarra “danza” cessò, Sesshomaru rimase lì immobile, in attesa che Bunrakuken gli si avvicinasse per porgergli il consueto saluto.

L’anziano demone si tolse l’elmo, lasciando libera la lunga treccia bigia.

Ai lati del capo due strisce albine conferivano allo youkai un’aria ancor più vissuta.

Aveva il viso segnato dalle numerose battaglie, ma l’espressione sbarazzina lo rendeva più giovane di quanto fosse in realtà. In effetti, lo youkai tasso aveva uno spirito piuttosto allegro e gioviale ed anche il suo aspetto maturo non poteva definirsi quello di un vecchio.

Non appena scorse Sesshomaru, l’ospite sorrise, mostrando i denti leggermente seghettati. Allargò le braccia, felice di vedere il suo protetto.

Gli occhi ambrati dell’ inu-youkai si posarono sull’anziano demone. Era uno dei pochi che non lo infastidivano, persona che riteneva saggia e degna di rispetto.

Bunrakuken era un vecchio amico del padre, suo compagno d’armi. Spesso quand’era bambino l’aveva fatto sedere sulle sue ginocchia, raccontandogli le gesta e le battaglie che lui e Inu no Taisho avevano affrontato.

Già … allora era considerato di famiglia e veniva familiarmente chiamato zio, ma di certo quella non era l’occasione più adatta.

“Zi … Sommo Bunrakuken sapete che simili atteggiamenti m’infastidiscono.” ammise, schivando l’imbarazzante tentativo del demone di abbracciarlo. 

“Sesshomaru, smettila di fare il musone! Sei giovane. Dovresti divertirti e trovare una bella donna!”

“Lo hai detto tu stesso che sono giovane, per cui non ho intenzione di perdere tempo a correre dietro a un paio di sottane!”.

Il tasso lo guardò perplesso. “Prima o poi dovrai trovarti una compagna. Dovrai pur avere un erede!”.

Sesshomaru disprezzava simili sentimenti sdolcinati. Se mai avesse avuto una sposa, l’avrebbe usata solamente per avere una discendenza. Non ci sarebbe stato amore o affetto. I sentimenti erano solo una perdita di tempo.

Bunrakuken lo guardò. “Ah, ragazzo mio. Non capirò mai quello che ti passa per la testa.”

“Meglio così.” tagliò freddo.

“Se solo me lo concedessi, ti troverei io una bella donna, in grado di farti sorridere …” lo stuzzicò ancora il demone.

“Ho ben altri pensieri per la testa!”

Bunrakuken ridacchiò fra sé. “Credo sia il caso di parlarne, allora … in fondo sono qui per gli stessi problemi che ti affliggono!”

“Sarà meglio farlo in privato.”

“Sì, infatti. La tua tenda sarà perfetta per discuterne …” la indicò il tasso.

“Sì, ma …” lo bloccò lui.

Mai e poi mai Sesshomaru avrebbe permesso a qualcuno di vedere le sue stanze ridotte in quello stato pietoso.

A nessuno avrebbe permesso di mostrare i suoi turbamenti.

“Non mi permetti neppure di accogliere i tuoi soldati come si deve?” prese tempo.

“Certamente! Hai assolutamente ragione …” concordò l’alleato.

“Dimmi … Quel giovane condottiero?”

Sesshomaru l’aveva scorto fra le prime linee. Quel demone aveva un’aria piuttosto familiare …

“Come?” Bunrakuken lo guardò meravigliato. “Ammetto che ne sono passati di secoli …” ricordò a se stesso.

In effetti, era da lungo tempo che i due non s’incontravano. Stentava egli stesso a riconoscere il demone che il suo protetto era diventato …

“Non riconosci più mio figlio Baiko?” chiese, indicandolo.

“Lascia che accolga degnamente anche lui.” propose, mentre lo invogliava ad avvicinarsi con qualche minimo gesto.

“Come desideri …” lo assecondò Bunrakuken, mettendosi al suo fianco.

Il giovane tasso avanzò, staccandosi dal resto delle truppe. Sfilò il copricapo, mostrando il viso. Somigliava dannatamente a suo padre …

“Sommo Sesshomaru …” rispettoso, chinò leggermente il capo.

“Baiko …”. Sesshomaru ricambiò la cortesia del saluto, ma non accennò a muovere la testa.

Bunrakuken, nel frattempo, osservava le espressioni dei soldati. Era fiacca. Sarebbe stato vantaggioso risollevarlo, in qualche modo …

Lui sapeva come, ma non era il momento adatto per farlo. Si chinò verso l’orecchio di Sesshomaru e mormorò qualcosa.

“Un discorso d’incoraggiamento non guasterebbe …” bisbigliò. “Non spetterebbe a me, ma … se lo volete …”.

Sesshomaru non lo degnò di risposta. Avanzò di qualche passo e si rivolse ai soldati.

“Come dissi vi meritate una degna accoglienza.” Iniziò con lo stesso tono distaccato e freddo. “Soldati. Guerrieri.” spaziò sull’intero accampamento, superbo e autoritario. “Il vostro arrivo è un evento ben lieto!”

Bunrakuken sorrise, vedendolo nei panni di Generale. Prestò attentamente ascolto.

“In questa guerra non vi sono più le piccole differenze!” continuò. Sapeva cosa volevano sentire …

“Combattiamo per un bene superiore. Per la gloria. L’onore. La LIBERTÀ!”

I militari erano catturati dalle sue parole …

“Un unico obiettivo ci anima: sconfiggere la minaccia che ci assilla e ha osato sfidare le nostre ire!” Bunrakuken vedeva ora sguardi carichi e determinati. Rivitalizzati …

“Stanotte brindate, divertitevi e da domani si dia inizio al massacro!”

Un grido si levò dalle truppe che non si erano perse una sola parola, facendo sussultare il terreno. Baiko rinnovò i suoi omaggi, mentre il padre sogghignava soddisfatto. Non era poi così indispensabile la sua presenza …

In quell’istante, Jacken uscì dalla tenda, ansimando e sull’orlo di un collasso sobbalzò a quel fracasso assordante.

Sesshomaru gli lanciò una breve occhiata, mentre chiedeva a Baiko di unirsi a lui e al padre nella discussione. Non c’era più motivo per tergiversare.

Il giovane reclinò l’offerta su esortazione di Bunrakuken, il quale gli ricordò di avere una CERTA faccenda da sbrigare. Si congedò, mentre i due generali entrarono.

L’alloggio era lucido come uno specchio e persino Sesshomaru dovette dar merito al lavoro efficiente di Jacken.

“Ne hai fatta di strada dall’ultima volta che ti vidi …” la voce del tasso lo raggiunse.

“A quel tempo, mio padre era ancora vivo. Zio.”

“Finalmente hai accantonato le formalità!”

“Non posso mostrarmi debole di fronte le truppe.”

“Capisco … ma dopo un simile discorso d’accoglienza …” sorrise, ripensandoci. “Credo che si getterebbero da un dirupo per compiacerti!”

“Temo non basti il tuo arrivo e il mio discorso per risollevare i morali.”

“Sono già così provati?”

“Abbiamo subito molte perdite al fronte. L’umore degli avversari sembra inattaccabile e non so come scardinarlo!”

Serrò il pugno, furioso al ripensarci.

“Inattaccabile? Credevo che le pantere fossero in vantaggio, in un primo istante.”

“Esatto, ma … Era come se loro si nutrissero dei nostri successi!”

Sentiva il sangue ribollirgli.

“E ora?” rincarò la dose. “Com’è la situazione al fronte?”

“Ho già dato direttive e inviato i lupi Yoro a supporto. Le ultime dicono che sta avendo successo, ma temo una loro ripresa improvvisa, come in passato …”

“Ora capisco perché l’idea di un banchetto. Stai provando di tutto pur di caricarli per la battaglia …”

“È l’ultima risorsa a mia disposizione. Non credevo di utilizzarla tanto presto …”

“Da quanto vedo la rete di alleanze si è infittita, ma …” esitò a continuare. “Non posso fare a meno di chiederti se tuo fratello …”

A quelle parole il sangue di Sesshomaru si raggelò.

Bunrakuken notò subito quella punta di disprezzo nel suo sguardo.

“Dalla tua reazione deduco non ne è al corrente.” lo conosceva fin troppo bene. “Credevo che le piccole DIFFERENZE non contassero in questa guerra …” citò le sue stesse parole.

“Dimmi Bunrakuken.” il tono tornò distaccato e formale. “Il signore dell’Est ha forse dichiarato guerra al Nord, al Sud, o all’Ovest?” domandò serio.

“All’Ovest, Sesshomaru.” rispose l’altro.

“E dimmi … chi è il signore dell’Ovest, ORA?” marcò bene l’ultima parola. “Inu no Taisho o forse Inuyasha?”

“No. Sei tu, Sesshomaru.” Era un dato di fatto incontestabile.

“Questa non è la battaglia di mio padre, né quella di mio fratello …” continuò lui, voltandosi verso il tasso.

“Questa è la MIA guerra! L’Est ha sfidato la MIA ira!” rimarcò bene su questi punti. “Sarà Sesshomaru a vincere questa battaglia. Nessun altro!!”

 

***

 

Ormai il sole era tramontato e i preparativi per i festeggiamenti terminati. Ovviamente, aveva dovuto occuparsene Jacken e la cosa non lo entusiasmava per niente. Il suo padrone non avrebbe tollerato la minima imperfezione. Sudava freddo al solo pensiero di una mosca nel sakè.

Bunrakuken era da poco uscito dalla tenda di Sesshomaru e dallo sguardo era chiaro che stesse tramando qualcosa …

Il generale si avvicinò al figlio. “Allora, Baiko?” mormorò.

“Come da programma, padre!” rispose al medesimo volume.

“E lei?” sorrise.

“Si sta svegliando …”

“Bene!” disse, colpendolo affettuosamente sulla spalla. Andò a sedersi alla destra del posto centrale, riservato a Sesshomaru.

 

***

 

L’inu-youkai uscì disinvolto, prendendo posto accanto a Bunrakuken. Altri youkai erano presenti, ma di rango inferiore.

Erano demoni capi clan di diversi gruppi delle vicinanze, recati spontaneamente a offrire il loro appoggio, anche per semplici rifornimenti di viveri e armi.

Questa guerra avrebbe arricchito gli youkai in grado di trattare affari e questi non avevano certo perso tempo.

Il capo clan dei Macachi del Nord era rinomato per questo ...

Si era presentato lì, offrendo casse di sakè di prima qualità, selvaggina e quant’altro, spacciando la sua per semplice gentilezza.

Come se Sesshomaru non sapesse che giocava lo stesso gioco con l’Est.

Eppure, tenerlo lì poteva essere un buon metodo per estorcere informazioni sull’avversario o fare in modo che ciò che voleva arrivasse alle sue orecchie.

Si era addirittura, spudoratamente seduto alla sinistra del Signore dell’Ovest, considerandosi alla stregua di un dai-youkai come Bunrakuken.

Baiko non aveva ancora preso parte ai festeggiamenti ed il posto accanto al padre era vuoto.

La CERTA faccenda doveva averlo preso molto …

I soldati parevano aver ritrovato il buon umore … grazie all’alcool!

Sghignazzi e risa aleggiavano sull’intero luogo e, quando giunse il momento dei doni per il gran generale, non cessarono del tutto.

Il clan dei tori rossi portò in dono una sella impreziosita, degna di un valoroso guerriero, delle dimensioni adatte alla groppa di Ah-Un.

Il clan delle lontre donò un prezioso gioiello, una collana di perle nere di fiume con una splendida perla Akoya al centro.  

Il loro capo teneva particolarmente a sostenere il Signore dell’Ovest. Doveva la vita al suo principe. A Tenseiga …

L’appoggio in guerra era il minimo che potesse fare. Era intenzionato a sdebitarsi.

I tanuki portarono molte erbe mediche essiccate, indispensabili al fronte, mentre i Macachi ancora sakè a volontà.

“Sono intenzionati a farci ubriacare …” suppose Sesshomaru, che da poco aveva rinunciato al bicchiere pieno. “Vogliono far sciogliere le lingue? Stolti!”

Non avrebbe fatto trapelare nulla, se non per suo volere!

Finalmente fu il turno di Bunrakuken. Sicuro dell’ineguagliabile dono, si alzò inaspettatamente, portandosi al centro per essere più udibile.

“Signori!” cominciò. “Sommo Sesshomaru!” lo guardò. “Vi sono grato per quest’accoglienza. Sono convinto che quest’alleanza sarà determinante per la vittoria dell’Ovest!”

Un sorriso appena accennato si stampò sul volto del demone d’argento. Suo zio era sempre stato un grande oratore, ma …

“Ho ben DUE doni da porgervi …” sottolineò.

Dove voleva andare a parare?

“Uno per voi, Gran Generale, e uno per voi tutti …” scese il silenzio. Nessun escluso, s’incuriosì a quelle parole.

Bunrakuken aveva avvisato il suo protetto. Gli aveva accennato una soluzione che avrebbe risollevato definitivamente il morale alle sue truppe, minando quello degli avversari. Sesshomaru ignorava quale potesse essere.

“A tempo debito!” gli aveva detto. Quanto odiava tergiversare …

Rimase concentrato sullo svolgersi degli eventi. Era impaziente …

“Il primo dono che vi porgo sono due pugnali di pregevole fattura, due tanto demoniaci dal potere notevole, mio Signore.” lo informò, mentre un suo sottoposto glieli porgeva, inchinandosi.

Sesshomaru avvertì subito l’aura ostile a un tocco estraneo.

I foderi erano laccati, decorati con polveri di mica e d’oro. I disegni creati erano quasi gli stessi, cambiava solo la posizione del soggetto raffigurato.

Entrambi i ricami realizzavano l’immagine di un cane dorato che si ergeva maestoso sul monte Fuji. Stretto fra le fauci di uno, vi era un ramo fiorito e fra quelle dell’altro uno specchio.

Sesshomaru estrasse il primo e notò subito il kanji impresso sotto all’elsa. Sakuya

Notò la leggerezza e la bellezza della lama, rinfoderandola.

Poi, incuriosito, controllò se anche l’altro pugnale avesse un kanji simile. Konohana …

“Konohana e Sakuya …” lo interruppe Bunrakuken. “… e ora, l’hime cui appartengono …” continuò facendo cenno a Baiko. Si era fatto finalmente vivo.

“Una principessa?” chiese ironico Sesshomaru, rinfoderando la lama. Era convinto si trattasse di una delle sue solite burle.

“Lo è di certo … per bellezza e rarità!” esclamò lo youkai, mentre tutti erano in impaziente attesa di ammirare tale dono.

Lasciami! LASCIAMI!!” quelle grida femminili attirarono subito l’attenzione dei presenti.

Mya veniva trascinata a forza al cospetto di Sesshomaru …

“Sta buona!” le intimò Baiko.

A stento riusciva a tenerla ferma con le sue speciali funi demoniache, figurarsi a trascinarla ...

“Tenace la ragazza!” commentò Eizo, il capo dei macachi.

Sesshomaru era piuttosto interessato a ciò che stava accadendo. In un certo senso era curioso di incontrare la padrona di simili, affascinanti armi e ignorò gli apprezzamenti che gli giungevano alle orecchie.

La youkai si dimenava e strattonava più che poteva il suo aguzzino.

Alle spalle, dei soldati di Bunrakuken la costringevano ad avanzare. Le puntavano lance affilate alla schiena, per pungerla se mai avesse tentato di arretrare.

Mya non si dava per vinta. Non avrebbe permesso più a nessuno di ridurla in catene!

Mentre era addormentata, dovevano averla preparata per l’incontro …

Aperti gli occhi, aveva chiesto dove fossero le sue spade e i suoi vestiti. Le sue vesti, lacere e ancora sporche di sangue, erano scomparse.

Un regalo importante deve avere un degno pacco!” le aveva detto lo youkai che, ora, osava strattonarla a quel modo.

Indossava un bellissimo furisode dal taglio da susohiki. *

Il colore era di un blu acceso, con degli splendidi gelsomini bianchi a ricoprirlo e il tipico nodo dell’obi a farfalla.

I capelli sciolti e dorati cadevano morbidi sulla stoffa, brillando accanto alla luce della fiaccola.

Tutti i presenti erano incantati al suo passaggio ...

 

 

- continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE: chiarimenti

 

Konohana-Sakuya-hime significa principessa dell’albero fiorito o la signora che fa fiorire gli alberi, dea dei ciliegi alla quale è affidata la custodia del Fujiyama, montagna ritenuta sacra, in cui la credono sepolta. Suoi attributi sono: un ramo fiorito e uno specchio che regge nella mano destra.

 

Furisode maniche svolazzanti

Le maniche di questo kimono possono arrivare fino a 1.10 di lunghezza.
E' il kimono indossato dalle ragazze giovani e non sposate, perché è un abito molto vistoso e adatto alla giovinezza. S’indossa sempre con un fiocco elaborato, a forma di farfalla o di fiore. Un modo di dire giapponese afferma che nelle lunghe maniche del furisode le ragazze nubili intrappolino il cuore degli uomini.

 

Susohiki è il kimono più costoso.
Non è un kimono da tutti, infatti, lo indossano solo le geisha (le geisha di Kyoto lo indossano tutti i giorni), gli attori kabuki o alcuni tipi di danzatrici. Si differenzia dagli altri kimono per essere molto lungo, possono raggiungere e superare i due metri di lunghezza. Spesso possiede motivi insoliti, che non si trovano sui kimono riservati alle donne "normali". S'indossa lasciando uno strascico per terra.

In realtà il kimono che indossa una geisha è molto diverso dal kimono che indossa un attore kabuki, pur essendo entrambi susohiki.
Esistono anche furisode con il taglio da susohiki, ed è indossato dalle maiko (apprendiste geisha, ancora vergini. Si diviene geisha quando si vende il mizuage, la verginità). Il susohiki s'indossa sempre con un katsura (parrucca tradizionale) o con i capelli propri acconciati secondo lo stile tradizionale giapponese (come fanno le maiko).

ANGOLINO AUTRICE: saluti

Spero che i chiarimenti vi siano piaciuti.

Ringrazio tutti i lettori, chi segue questa storia e chi l’ha inserita nei preferiti. Vi adoro! ^_^

Fatemi sapere che ne pensate.

KissKiss KiraKira90

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Capitolo 9
*** 8.Leggenda ***


 

8. Leggenda

 

Eizo si leccò le labbra, ancora bagnate dal sakè, impaziente di osservare tale bellezza.

Mya era decisamente spaesata e confusa. Non capiva cosa le fosse accaduto …

Ricordava di essersi assopita in quella grotta, sfinita, e poi più nulla fino al suo risveglio.

Aveva aperto gli occhi da poco, ritrovandosi legata e senza le sue fidate armi.

Non aveva idea di dove si trovasse, ma aveva subito riconosciuto l’inconfondibile sensazione della prigione.

La cosa la fece infuriare come non mai, tentando di liberarsi da quelle dannate funi di energia che la costringevano a terra.

Presto la furia si sostituì allo sconforto …

Che Komori e i suoi tirapiedi l’avessero trovata e catturata? Maledetto il momento in cui aveva chiuso gli occhi!

Tanta fatica per ritrovarsi al punto di partenza … più in trappola di prima!

Shoga doveva di certo essersela data a gambe. Altroché cuor di leone!

Ma come biasimarla, in fondo ...

La gabbia in cui era rinchiusa era piuttosto piccola, posta all’interno di una specie di grande tenda arancione.

Capì subito che era tipica degli accampamenti militari e l’odore che la permeava non apparteneva a nessuno dei suoi inseguitori.

La scoperta la risollevò, ma allo stesso tempo non capiva chi l’avesse catturata o come avesse fatto.

In quell’istante si accorse di non indossare i suoi consueti vestiti, logori e sporchi dalla fuga precedente, ma uno splendido e ricco abito, più degno di una principessa che di una schiava.

Tentò di far scivolare le funi che si attorcigliavano lungo il suo corpo sinuoso, scoprendo che a ogni suo tentativo si stringevano ancora di più, quasi fossero vive.

Cercò di espandere la sua aura demoniaca per forzarle, ma non vi riuscì.

“Non sprecare energie.” le aveva detto una voce.

Un giovane youkai con una lunga treccia nera e una ciocca bianca, che pendeva da un lato del capo, era entrato in quella che pareva essere la sua tenda.

“Sei tu che mi hai rinchiuso? Che diavolo vuoi da me?”

“Io? Nulla! Ma mio padre ha dei progetti per te … Io mi limito a eseguire gli ordini.”

“E tu fai sempre tutto quello che ti dice il paparino … giusto?” lo provocò lei.

Baiko non s’infuriò, anzi, sorrise divertito dalla strafottenza della yasha.

“Non sei nella posizione per sfidare qualcuno. Le mie funi si nutrono di energia demoniaca, sono come sanguisughe. Per quanto tu possa essere potente, ora sei alla stregua di una semplice hanyou …”

Mya lo guardò con astio.

Mentre lei dormiva, avevano preso tutte le precauzioni necessarie per evitarle la fuga. “Dannati!” chiunque essi fossero.

Lo stesso youkai l’aveva trascinata a forza fuori dalla gabbia, senza che lei sapesse quali fossero le sue intenzioni. Non gli aveva reso il compito facile!

Mya non era proprio il tipo da piegarsi facilmente, specie a un uomo … non con un passato come il suo …

La testardaggine di quella donna aveva irritato non poco Baiko, tanto che per assolvere il suo compito, aveva avuto bisogno dell’aiuto di alcuni soldati.

Eccola lì ora, legata e ostentata come una preda di caccia, mentre sfilava fra quei soldati annebbiati dal sakè che la fissavano con uno sguardo fin troppo decifrabile.

“Smettetela di guardarmi come un pezzo di carne!!” gridò loro, irritata dai pensieri che di certo stavano avendo.

“E tu smettila di dimenarti!” le intimò Baiko, che sempre più a fatica la stava conducendo dal padre.

“Maledizione …” non avevano il diritto di trattarla così, come un oggetto, come una creatura senz’anima, qualcosa utile soltanto ad aumentare il prestigio di chi la possiede …

"Se solo queste funi si allentassero …" si ritrovò a pensare, puntando i piedi saldamente a terra.

I soldati dovettero spintonarla per farla proseguire e per poco Mya non perse l’equilibrio, finendo addosso a Baiko.

Il demone ne approfittò, strattonando con ancor più forza e facendola avanzare di parecchio.

Senza che se ne accorgesse, intanto, era giunta al cospetto del suo nuovo proprietario …

 

***

 

Sesshomaru la scorse finalmente …

Aveva un temperamento piuttosto audace, doveva riconoscerlo …

Mai avrebbe creduto opponesse una simile resistenza, né che Baiko si sarebbe trovato tanto in difficoltà.

Notò le funi che la stringevano … erano molto strette, pareva che i polsi si sarebbero spezzati, se si fosse dimenata ancora a quel modo.

Bunrakuken dovette essersene accorto, perché intimò a Baiko di allentare leggermente la presa.

L’inu-youkai era sorpreso che quella femmina non si fosse lamentata, di certo quella morsa non doveva essere indolore, ma lui non poteva sapere che Mya era abituata a trattamenti ben peggiori ...

Tentò di scorgerne il viso in penombra, senza riuscirci, mentre Bunrakuken continuava il suo discorso.

“Temperamento audace! Non trovate?” chiese, mentre i presenti sghignazzavano divertiti.

Un soldato particolarmente coraggioso, o forse solo molto ubriaco, avanzò la domanda che frullava nella testa di parecchi. “Avete detto, che un dono è per noi tutti! Giusto? … Hic!”

“Infatti … ve l'ho appena mostrato …” disse, allungando il braccio verso Mya per indicarla.

La yasha, ora, era seriamente preoccupata. Che intendeva dire? Se pensava davvero che avrebbe permesso a quella marmaglia di youkai qualsiasi di toccarla si sbagliava di grosso, gli avrebbe reso indigesto il solo pensiero.

“Posso essere il primo a provarla?” sghignazzò il soldato, seguito dal fragore generale.

Un’espressione di rabbia intaccò il volto di Mya.

Che esseri disgustosi! Maschi … tutti uguali! E se ubriachi, le facevano ancora più ribrezzo.

Nessuno l’avrebbe toccata a costo di doversi aprire un varco a morsi!

Bunrakuken scorse la furia nello sguardo della yasha, sorridendo, poi si rivolse ai soldati, sedando le risate.

“Vi ritenete degni di questo dono?” chiese, sfidando tutti loro.

“Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì!” gridarono all’unisono, eccitati dalla domanda.

“Bene! Allora dimostratelo …” disse, mentre Baiko liberava la yasha.

Con suo grande stupore, Mya si ritrovò libera di muoversi e percepì la sua forza che lentamente ritornava, ma che era ancor ben lontana da quella originaria.

Sesshomaru guardò il tutto perplesso.

"Cos’hai in mente, zio?"

I soldati non se lo fecero ripetere e su esortazione di Bunrakuken iniziarono ad accerchiarla, intenzionati a sopraffarla. La yasha non capiva l’assurdità di quel gesto, ma se volevano prenderle, era ben lieta di dargliele …

Baiko e Bunrakuken si misero in disparte per assistere meglio alla scena, sicuri del risultato.

Il soldato che aveva osato parlare l’attaccò per primo, ritrovandosi steso sul pavimento con il naso fratturato.

Dopo i primi istanti di sorpresa altri cinque le si avventarono contro, insieme.

Mya li schivò come nulla fosse. Armata solo del suo corpo rifilava calci e pugni portentosi nelle zone più dolorose.

Stomaco … volto … inguine ... Ma non aveva ancora tranciato carne o stillato sangue … si limitava a neutralizzarli …

“Perché non utilizza gli artigli?” chiese Baiko, soddisfando una richiesta che apparteneva anche a Sesshomaru.

“Credo che non voglia ucciderli!” sorrise Bunrakuken, mentre guardava la yasha rifilare una testata dolorosissima a un soldato piuttosto ben messo, tramortendolo.

Quella demone era molto agile e temibile, Sesshomaru dovette ammetterlo, ma stava annientando il suo esercito e la cosa sembrava divertire Bunrakuken …

Se quello era uno dei suoi stupidi scherzi, poteva risparmiarselo. Persino Eizo rideva, guardando l’esercito dell’Ovest prenderle da quella donna.

Sesshomaru non poteva tollerare una simile umiliazione … ne andava della reputazione delle SUE truppe … della SUA!

“Altro che risollevare il morale ai miei uomini …” si alzò di colpo, adirato. “La loro autostima sarà alle stelle dopo essere stati messi al tappeto da una donna!” fulminò lo zio.

Bunrakuken si voltò verso di lui. “Già, credo sia il caso di fermarla, non ti pare?”

Sesshomaru lo fissò per alcuni istanti, per capire che intenzioni avesse. Lo sguardo sornione dello zio non lasciava intendere nulla …

Scattò senza preavviso in direzione di Mya, deciso a cessare una simile buffonata.

La yasha ne percepì l’avvicinarsi ...

I suoi poteri da youkai erano quasi completamente tornati e riuscì a schivarlo, destando la sua grande sorpresa.

I soldati lasciarono spazio al gran generale, trascinando via quelli a terra.

Lo scontro era fra loro due, ora.

Sesshomaru la studiò per un po’, mentre lei allentava leggermente la cintura dell’obi per essere più agile nei movimenti.

Ora rimpiangeva davvero di non avere i suoi pugnali al fianco!

Quello era un dai-youkai, l’aveva capito subito dal portamento e dallo scatto che aveva compiuto … era potente non c’era alcun dubbio e lei non era di certo al massimo delle sue forze.

L’energia che quelle “sanguisughe” le avevano sottratto stentava a tornare e in più le circostanze non l’aiutavano.

Un brivido d’incertezza la percorse e Sesshomaru lo notò, fiondandosi di nuovo verso di lei.

Tentò di schivarlo ancora, ma l’inu-youkai intuì le sue mosse, riuscendo ad afferrarla per il collo e a trascinarla a terra.

Mya non riuscì a far nulla ...

Si ritrovò stesa, bloccata sotto il peso di Sesshomaru. I capelli dorati sparsi disordinatamente attorno al suo viso, il kimono leggermente sgualcito, mostrando più pelle nuda del normale e il volto sofferente, mentre lui stringeva la presa attorno al suo collo.

Bunrakuken approfittò del momento, previsto sin dall’inizio, per svelare il motivo di tutto ciò ...

“Vista quanta forza? Solo il sommo Sesshomaru si è mostrato in grado di fermarla …” l’euforia dei soldati si spense con quella consapevolezza.

Il gran generale si sentì pervadere dall’ira. Bunrakuken aveva garantito la vittoria agli avversari!

Inconsapevolmente strinse di più la stretta attorno al collo di Mya.

Stavolta la yasha reagì, arrossendo le iridi e conficcando gli artigli, divenuti visibili, nel braccio di Sesshomaru.

Lui allentò istintivamente la morsa e i polmoni di Mya si riempirono nuovamente.

“Non ti arrendi, eh?” le chiese sarcastico, apparentemente insensibile al dolore.

Lo sguardo che gli lanciò, gridava la sua ferma intenzione … NO!

Il principe non ebbe scelta, se non quella d’investirla col suo veleno.

Mya sentì la gola e gli occhi bruciare …

Lo guardò con odio, riportando le iridi del normale colore … Avvelenata!

Bunrakuken continuava imperterrito ...

“Questa, signori miei … è una femmina Au!”

Bisbigli di stupore e meraviglia si sollevarono di gran carriera, mentre un raggio lunare colpiva la yasha. Le sue ciocche sparse, risplendettero …

 “Una creatura ormai rara … una inu-youkai d’oro! Una delle poche rimaste in vita, probabilmente l’unica!”

Quelle parole incuriosirono il principe, intento a osservare quei riflessi dorati ...

“ … ma non è tutto …” la curiosità crebbe.

“Lei è un’Au dagli occhi verdi … Colei che secondo la leggenda, indicherà la strada al dominatore del mondo …”

A quelle parole scese il silenzio, la sorpresa e l’incredulità regnavano.

Sesshomaru la fissò con più attenzione, allibito, con l’espressione di chi ha casualmente trovato qualcosa d’inestimabile e prezioso.

Per la prima volta … incontrò il suo sguardo straordinario, provato dal suo attacco …

Quale immensa fortuna stringeva in mano …

“Sommo Sesshomaru, ve ne faccio dono! Sono convinto che solo voi ne siate degno! Ora nulla potrà fermare l’Ovest e il nostro esercito! Con lei al nostro fianco siamo destinati alla grandezza! L’Est non avrà scampo!! QUESTO è il mio dono, per tutti voi!!!"

Un boato di energia ritrovata, vigore ed entusiasmo s’impossessò di tutti i guerrieri che esplosero come mai prima.

Sesshomaru continuava a fissare gli occhi di Mya. Una femmina rara, senza dubbio …

La yasha ora sapeva con certezza dove, e di fronte a chi, si trovava.

“Sesshomaru? … Il signore dell’Ovest?” si ritrovò a pensare.

“Tu sei mia, ora!” le disse l’inu-youkai, lasciando la presa e ordinando ai suoi sottoposti di portarla nella sua tenda.

Commiserò se stessa, prima di svenire per gli effetti del veleno.

“Ero una schiava a Est e ora lo sono anche qui! Che amaro destino il mio …”

 

***

 

“Komori l’hai riportata indietro?” una voce profonda e cavernosa interrogò lo scorpione.

“No, Mio Signore … l’abbiamo persa al confine con l’Ovest.” titubò spaventato il demone.

“Che cosa fai ancora qui, ALLORA?” sbraitò furioso per il fallimento del sottoposto.

“Ma … nei territori dell’Ovest … Sesshomaru … ecco …”

“Niente scuse Komori! TROVALA!! Prendi tutti gli uomini che ti occorrono, ma riportala da me! VIVA!!”

“Sì, mio Signore, come desiderate!” si affrettò a rispondere lo youkai, terrorizzato da quella figura nell’ombra.

“Un’altra cosa …”

“Sì, mio signore?”

“La notizia della sua fuga deve restare fra me e te … i soldati devono credere che sia ancora al mio fianco …”

“Certo! Capisco …”

“Se la notizia dovesse trapelare, ti riterrò responsabile … non so se mi spiego …”

Un brivido percorse Komori, che si congedò in fretta e si preparò a ripartire.

 

 

- continua -

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti.

Ho svelato alcuni misteri, ma spero di avervi incuriosito ancora di più …

Sono molto contenta che la mia storia piaccia, i commenti che ricevono mi fanno arrossire …

Tengo molto ai personaggi di Rumiko, perciò spero di non farli diventare OOC o almeno non eccessivamente.

Ebbene sì! Anch’io adoro lord Ice (come mi piace chiamarlo così XD ).

Trovo la sua personalità estremamente complessa e affascinante …  

Un ringraziamento a tutti i lettori, in particolare a:

ArtemisLover
Ayashi683
chachy
crici_82
dina
KaDe
ooShyoo
roseinblack
Vale_Tvb
_NeMeSiS_
Bellatrix_Indomita

Che seguono e commentano! ^^

KissKiss KiraKira90

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Capitolo 10
*** 9.Provocazione ***


Non vi anticipo nulla …

Vi lascio a Mya e Sesshomaru il loro primo tuxtu …

 

 

9. Provocazione

Mya si svegliò con ancora la gola in fiamme.

Una flebile candela illuminava il luogo in cui si trovava, ma quella poca luce fu sufficiente a infastidire i suoi occhi, irritati dal veleno.

Era stesa su qualcosa di soffice, diverso dal duro terreno su cui era stata scaraventata poco prima.

Tentò di alzarsi, ma ebbe una vertigine, dovendo aggrapparsi alle coperte di quello che finalmente capiva, essere un letto.

Il SUO odore era ovunque …

Si massaggiò il collo ancora dolorante per la SUA stretta, incontrando qualcosa che tintinnava …

Si accorse di indossare qualcosa che non le apparteneva …

Una collana di perle …

 

A un tratto percepì chiaramente la SUA presenza …

Ora ricordava …

Aveva dato ordine di condurla nella SUA tenda, poco prima che svenisse...

 

Quell’odore ormai familiare era intensamente concentrato in un punto, dove la flebile luce della fiamma non giungeva, ostacolata anche dalle tende a fili liberi che la circondavano.

Lei sapeva che lui era lì a osservarla …

Si mise faticosamente seduta, in ginocchio, sul giaciglio soffice, intenzionata a rispondere prontamente a qualsiasi sua iniziativa …

Stavolta non era legata, ma si sentiva più in trappola di prima …

Il suo cuore batteva velocemente, mentre brividi freddi le attraversavano la schiena. Sintomi non dovuti alla leggera dose di veleno che aveva inalato.

Aveva paura, un terrore folle di sapere quali fossero le intenzioni del suo nuovo padrone …

Di certo non l’avrebbe uccisa, non ora che sapeva quale pezzo unico fosse.

 

In quell’angolo immobile e impassibile c’era lui, pensieroso e imperscrutabile come sempre …

Era rimasto lì a guardarla, attraverso quei fili rossi di stoffa che li separavano, per tutto il tempo, e ora che si era destata, aspettò che lei posasse i suoi occhi smeraldo nel punto dove si trovava.

L’ambra e la giada s’incontrarono fugacemente …

Solo allora avanzò verso la luce, divenendo visibile.

“Ti sei ripresa, Au! Sarebbe stato il colmo, se fossi morta per il poco veleno che ti ho iniettato …”

“Sarebbe stato meglio che risvegliarsi per starvi a sentire …” parlò come sempre … a sproposito.

Proprio non riusciva a non replicare alle provocazioni, specie se così acide.

Sesshomaru fece finta di nulla, ma era sorpreso dal suo ostinarsi.

“Mi chiedo come possa una creatura vulnerabile come te aiutarmi a divenire il dominatore del mondo …”

“Sì, in fondo è solo una sciocca favoletta per cuccioli, chi crede alle leggende di questi tempi … Lasciatemi andare, allora!”

Il principe si avvicinò ancora, divertito dal tentativo della yasha. Solo i lembi di stoffa a separarli, mentre lui le girava attorno, agitandola.

“Lasciatemi andare … non vi posso essere di alcuna utilità!” tentò di persuaderlo, mantenendo il contatto con il suo sguardo.

Non sarebbe stata lei ad abbassarlo per prima …

“Se è davvero come dici …” cominciò, estraendo di colpo Bakusaiga, facendola sobbalzare leggermente. “… allora non c’è bisogno che ti tenga in vita …” la minacciò, puntandole la lama contro, infilandola fra i fili rossi che pendevano.

La sua espressione era fredda e la mano ferma.

Faceva sul serio ...

Mya sorrise.

Magari l’avesse uccisa …

Era sfinita dalla sua continua battaglia per sopravvivere, contro tutto e tutti, perché tutti la volevano e tutto gli era avverso …

Era stata marchiata ancor prima di nascere …

Per una volta voleva essere libera di esistere …

Se doveva morire per esserlo, allora …

 

Sesshomaru la continuò a studiare, stupito dallo sguardo che non cedeva di un millimetro e dall’assenza di paura nel suo odore …

Era sparito all’improvviso, quando le aveva promesso la morte …

Che lei temesse la gabbia più dello spirare?

Tutto di quella donna lo incuriosiva, anche il modo con cui lo osservava, mentre faceva scivolare la lama lungo la stoffa, passando da filo a filo, lentamente, prendendo tempo, mentre continuava a studiarla dalle fessure sottili.

“Avete intenzione di continuare a guardarmi o vi decidete a uccidermi?” lo provocò, decisa a finirla per sempre.

Quell’attesa era una lenta tortura e l’innervosiva …

“Mi deludi … ti credevo più combattiva … Au!” l’immagine di lei, che si dimenava e tentava il tutto per tutto pur di sfuggire alla morsa di Baiko, era impressa nella sua mente.

L’aveva colpito era innegabile …

“Ridatemi i pugnali che il vostro amico mi ha sottratto, e vedrete quanto combattiva e poco ‘vulnerabile’ posso essere …”

Sesshomaru arricciò leggermente le labbra, mentre continuava a giocare intorno a lei con lama e stoffa, decidendo finalmente di scostarla e superare quella tenue barriera fra loro.

Aprì un varco nella tenda e finalmente, alla luce e senza intralci, entrambi poterono guardarsi …

 

***

 

Mya era inginocchiata sul letto, dove ogni notte si coricava. Le gambe erano leggermente divaricate, mentre la stoffa le copriva completamente e le mani, fra esse, celate dalle lunghe maniche.

L’obi era allentato, non stringendo a dovere il kimono e lasciando scoperti lo sterno e una spalla.

Sesshomaru ne poté vedere finalmente il volto ...

La pelle di un rosa pallido, tenue, che faceva risaltare le labbra rosse da cui s’intravedevano appena i denti bianchi.

I capelli lunghi adagiati tutti su un lato, che ricadevano morbidi e lucenti fin sotto il seno e poi i suoi occhi …

Due abissi, due malachiti. Selvaggi, affascinanti, ipnotici, dal taglio unico …

Senza accorgersene il principe abbassò Bakusaiga, come se ogni intento ostile fosse stato prosciugato da quello sguardo, contornato da lunghissime ciglia nere …

 

Era bella …

 

***

 

Il Signore dell’Ovest riluceva nella sua armatura …

Si ergeva in tutta la sua statura su di lei, ai piedi del letto.

Dovette ruotare leggermente il capo a sinistra per osservarlo ...

Indossava un kimono bianco da cui qualcosa d’incredibilmente soffice ricadeva.

Aveva abbassato Bakusaiga …

Che non avesse più intenzione di ucciderla?

Impugnava la spada, esperto e fermo, con mano salda e artigli letali.

I muscoli dell’avambraccio erano visibilmente tesi ...

Risalì per guardarne il viso, curiosa.

Era giovane …

Il volto pallido, le labbra sottili e dei marchi indelebili su guance e fronte a simbolo del suo rango.

Lo sguardo fiero e altezzoso da principe, freddo e sicuro da guerriero, ambizioso e virile da youkai.

Due pietre dure, due topazi color miele che la fissavano, rapiti …

 

Era bello …

 

***

 

Mya arrossì di colpo a quel pensiero e ancor di più quando si rese conto di come lui ne studiasse il corpo, rimpiangendo di aver allentato l’obi per essere più agile.

Istintivamente piegò il braccio, proteggendo la pelle visibile, inconsapevole di avere accentuato, così, la sua attenzione in quel punto.

Fece come se nulla fosse, sperando che dicesse qualcosa, invece rimaneva in silenzio a contemplarla.

Era una situazione imbarazzante e Mya decise di cambiare argomento.

Senza accorgersene fu la prima a distogliere lo sguardo …

Non era il caso di fargli intendere cose che non c’erano …

“Allora? I miei tanto? Me li rendete o devo riprendermeli?” chiese col solito tono, come se nulla fosse.

Sesshomaru si spostò verso il lato in cui ora stava guardando, trovandosi di fronte a lei con la spada ancora abbassata.

Mya non volle sollevare lo sguardo, rimanendo a osservare la lama che si stava lentamente alzando.

La mano del principe la puntò allo sterno della yasha che rimase immobile, confusa.

Si sentì graffiare la pelle candida dal contatto con la punta dell’arma che risaliva, lungo il collo, fermandosi all’attaccatura con la testa.

La yasha si ostinava a non guardarlo, nonostante avesse dovuto alzare il capo.

Sesshomaru ruotò la lama, facendola aderire sotto il mento dell’Au.

Il contatto col metallo freddo le causò un brivido.

Il principe spinse con la spada e le sollevò ancora di più la testa, portandone gli occhi all’altezza dei suoi.

“Coraggio … riprendili! Fammi vedere che sai fare …”

 

***

 

“Coraggio … Riprendili! Fammi vedere che sai fare …”

Mya sollevò lo sguardo e vide i suoi occhi che sensualmente la sfidavano.

“Non mi sembra uno scontro alla pari …” mormorò, sentendo la lama premere sulla gola.

“Dovrai inventarti qualcosa, allora … per spuntarla …”

La stuzzicò ancora, accarezzandone la pelle col metallo, mentre ritraeva l’arma.

Mya sentì la punta della spada poggiarle sul mento.

Voleva essere stupito?

La yasha cambiò a un tratto espressione, divenendo volutamente accattivante.

Sorrise, improvvisamente suadente nei gesti e nella voce.

Fece scivolare via la mano che tratteneva la stoffa sulla pelle scoperta, lasciandola libera di essere guardata, con gesto delicato, mentre sensualmente le sue falangi la sfioravano.

Sesshomaru rimase spiazzato da un simile, repentino cambiamento.

Sentiva che qualcosa frullava nell’astuta testa della youkai, ma volle vedere fin dove si sarebbe spinta.

Lo spettacolo non gli dispiaceva affatto …

In realtà i suoi gesti lo ipnotizzavano e la sua pelle candida era un invito difficilmente reclinabile.

Mya sentì la presa sull’elsa cedere leggermente, approfittandone per alzarsi in piedi, levitando dolcemente e mantenendo il contatto visivo con l’inu-youkai.

In piedi, sul letto del principe, risultava più alta di lui.

Stavolta era lei a guardarlo dall’alto in basso …

Avanzò silenziosa, costringendo Sesshomaru a spostare la spada che glielo impediva.

Si guardavano, muti, mentre una strana intimità gli avvolgeva.

Nonostante uno strano istinto iniziasse a pervaderlo, il Signore dell’Ovest non volle rinfoderare Bakusaiga, tenendola accanto ai tendini del collo della yasha.

Non c’era paura in lei …

“Sorprendervi? Potrei riuscirci …” gli bisbigliò maliziosa, mentre pochi centimetri separavano le loro labbra.

Sesshomaru si sentì assetato di lei.

Lei lo solleticò per un po’ con il respiro regolare, mentre la distanza diminuiva, finendo con lo sfiorarne le labbra sottili con le sue, rosse e carnose, gesto che non faceva che accentuare il desiderio di assaporarle.

Sesshomaru abbassò Bakusaiga deciso a non avere intralci fra i loro corpi, ma quando la yasha sentì la lama allontanarsi da lei, i suoi occhi semichiusi e penetranti si spalancarono, mentre con un movimento fluido sfilò l’altra arma che il principe aveva al fianco.

Si allontanò di scatto da lui, con nuovamente quell’atteggiamento ribelle e indomito, atterrando sul tappeto che ricopriva il terreno, alle spalle dello youkai.

Sesshomaru sorrise, deluso e in parte divertito, voltandosi verso di lei.

Si aspettava qualcosa del genere …

Era in piedi, puntandogli l’arma contro, ignorando la natura benevola di Tenseiga.

“Non sono i miei pugnali, ma mi accontenterò …” disse, mentre in posa d’attacco attendeva una sua reazione.

I fili di stoffa rossa li separavano nuovamente.

“Lo ammetto … mi hai stupito …” ironizzò lui “ … anche se non come speravo …” aggiunse irruente, mentre con un gesto violento scostava la tenda, oltrepassandola. Bakusaiga di nuovo alta, pronta allo scontro, nonostante sapesse dell’inoffensività di quella zanna.

“Temo che non farai molto con la mia spada …”

“Parliamone dopo che ve l’avrò conficcata in petto!” disse audace, prima di attaccarlo. Sesshomaru parò facilmente il colpo.

Non facevano sul serio si studiavano, si giravano attorno e le stoccate erano fugaci.

“Avanti! Fammi vedere che sai fare ...” la spronò Sesshomaru, attaccando lui.

Mya roteò su se stessa, accompagnata dal volteggio delle lunghe maniche del furisode, parando il colpo.

Al contatto le due lame vibrarono, risonando armoniose.

“Peggio per voi!” lo sfidò ancora, guardandolo con quelle iridi selvatiche.

Ora nulla li tratteneva …

Si spinsero lontani a vicenda con un cozzare metallico e quel canto vibrato. Pochi istanti e stavano già nuovamente volteggiando, parando un colpo da dietro, uno sul fianco, un affondo, lembi di stoffa lacerata dall’affilatura, una lama schivata …

Una danza sempre più veloce, incalzante, frenetica, senza spazio, più serrata, più pericolosa, quasi seguendo un ritmo di tamburi di guerra.

Guardarli era uno spettacolo unico …

Mya riuscì a disarmarlo, o meglio, fu lui a gettare lontano Bakusaiga per porre fine a quello scontro insensato.

“Non male per un’Au!”

“Io ho un nome!” gridò Mya, mentre trafiggeva Sesshomaru, o almeno tentava …

Un fascio rosa lo colpì, ma non percepì la lama affondare nella carne né l’odore di sangue della ferita mortale.

La yasha indietreggiò spaventata.

“Cosa sei tu?” domandò, shockata dall’evento.

Che fosse invulnerabile? Immortale?

Sesshomaru sorrise, compiaciuto di averla spiazzata.

Ora erano pari. Lui si era preso gioco di lei, come lei di lui.

Sesshomaru mosse alcuni passi verso la youkai d’oro, costringendola spalle al muro.

“Non ti avvicinare!” gli intimò, risollevando Tenseiga, mentre si premeva contro il grosso palo centrale che reggeva la struttura.

Sesshomaru scattò verso di lei, afferrandola per i polsi e costringendola ad abbandonare la spada, piegandole la mano dolorosamente all’indietro. Tenseiga cadde al suolo, mentre a Mya sfuggì un lamento.

Ora era lui a premerla contro il pilone …

“Te l’ho detto Au che con quella spada non mi avresti fatto un granché … Tenseiga non è in grado di uccidere.”

“Ed io vi ho detto che ho un nome, perciò smettetela di chiamarmi Au! Ogni volta che lo pronunciate, insultate tutti i miei simili!”

Nel suo sguardo c’era ancora fierezza e volontà incrollabile. Sesshomaru ne era sempre più attratto ...

Eppure quegli stessi occhi riuscivano a irritarlo terribilmente.

“Non ci sono più tuoi simili, Au!”

“Tutti i loro spiriti sono ancora qui, attendono di essere vendicati. Io non ne sfiderei le ire!”

“Se sono tutti come te … fieri, testardi e combattivi allora sono sicuramente temibili …”

Il principe diminuì la distanza fra loro.

“Fate bene a temerli! Loro detestano quelli come voi … altezzosi, egocentrici ed arcigni!”

Sesshomaru s’irritò a quella maligna descrizione, stringendo di più la morsa ai polsi della yasha, incapace di muoversi. Stavolta Mya non si lasciò sfuggire alcun suono, nonostante il volto visibilmente sofferente.

Non gli avrebbe dato quella soddisfazione.

“È questa la considerazione che hai di me, Au?” chiese con forza, spingendola contro il palo.

“Quale suddito ama il suo tiranno? Quale schiavo ama le sue catene?”

“Comportati da schiava, allora!” gli intimò furioso, mentre il suo corpo e la sua virilità gravavano pesantemente sul suo, rabbiosa anch’ella.

La voleva ed era disposto a prenderla con la forza se necessario. In fondo era una sua proprietà …

Mya era impassibile, stoica e fredda alla sua reazione istintiva e brutale, mentre lui estraeva da ogni centimetro della sua pelle scoperta la sua essenza, assaporandone il profumo.

Esotico, nobile, selvaggio ma sporcato dall’adrenalina.

La yasha era immobilizzata in balia dei desideri del suo Signore e lui voleva una concubina …

Sesshomaru si staccò dalla sua pelle, incontrando le sue iridi gelide e indifferenti che lo giudicavano.

“Sarò la vostra schiava perché non ho scelta, farò il mio dovere, avrete il mio corpo se lo desiderate, ma non confondete l’accondiscendenza con l'entusiasmo!”

Lo disse con una calma e una freddezza disarmante.

In un attimo l’impeto del principe svanì.

Quegli occhi avevano davvero il potere di prosciugare ...

Spiazzato, si staccò da lei, allentando la presa sui polsi.

“Riesci a spegnere un uomo con la stessa facilità con cui l’accendi, Au.”

“Voi uomini vi scaldate con poco!”

Un ghigno comparve sulle labbra del principe.

“Solo quando la sfida è allettante. Più è difficile e più è irresistibile …”

“Credevo di essere una schiava non una sfida …”

“La più complicata che abbia mai incontrato … AU!”

“Smettetela di chiamarmi così! Vi ho detto che ho un nome!” la sua indifferenza era svanita.

“Sentiamo, AU! Quale sarebbe?” ora era lui ad aver riacquistato il solito atteggiamento distaccato.

La yasha titubò di fronte alla domanda.

“Posso continuare a chiamarti Au o schiava se preferisci …” s’irritò lui.

“… Mya …” lo interruppe bruscamente lei. “Mi chiamo Mya …”

Sesshomaru sorrise di fronte alla sua insicurezza, voleva che non la chiamasse con disprezzo, ma non voleva nemmeno sapesse il suo nome …

Tutto di lei era una contraddizione …

La sua figura fragile ed esile e il suo carattere forte e determinato, una perla Akoya fra delle semplici gemme di fiume, come quella della collana che indossava.

Il desiderio di prenderla lo riavvolse. Il suo temperamento lo accendeva e quando svaniva, svaniva anche quell'istinto animale che lo assaliva.

Gli resisteva e questo lo faceva impazzire.

Si riavvicinò a lei, stavolta con meno irruenza, tenendole ancora i polsi bloccati. Ora era lui a stuzzicarla, accarezzandole la fronte e le guance con il respiro caldo.

“Non confondere l’entusiasmo per accondiscendenza, Mya! La mia pazienza ha un limite.” le bisbigliò all’orecchio, scendendo poi, sapiente, lungo il suo collo sottile, possedendolo con le labbra umide.

Voleva mettere in chiaro quali fossero i ruoli.

Lei era la schiava e lui il padrone. Ogni suo desiderio era un ordine che a lei piacesse, oppure no …

Voleva domarla!

“Che volete fare? Uccidermi se disobbedisco?” chiese lei, immobile.

 

Sesshomaru continuava quella lenta tortura lungo i tendini, sullo sterno, con possesso e dedizione. Le portò i polsi dietro alla schiena, spingendone il ventre contro il suo.

“Leggenda o no, ti preferisco viva …” ammise, costringendo la yasha a esporre la giugulare, che venne subito avvolta e assaporata dalla sua bocca avida.

Come aveva detto lei rimaneva impassibile, accondiscendente a ogni suo capriccio, ma nella voce e nello sguardo si nascondevano ribrezzo e rancore.

Si staccò da lei giusto il tempo per bloccarla con un unico braccio e utilizzare l’altro per scoprirle completamente la spalla, bramoso, assaporandone il gusto.

Mya lo sentì rilassarsi e irrigidirsi e decise di vendicarsi …

Attese che si dedicasse alla curva promiscua che spuntava dal kimono e che abbassasse ancora la guardia.

Un istante e rifilò una ginocchiata micidiale alla virilità del principe, vulnerabile in quel frangente.

Un dolore lancinante fece inginocchiare, per la prima volta, l'inu-youkai costretto a stringere i denti per contenere la rabbia.

Mya era libera dalla sua presa e senza indugio corse dai suoi pugnali.

La pazienza di Sesshomaru era decisamente al limite ...

 

***

 

Sesshomaru cadde a terra, a causa dell’inaspettato gesto.

Rimase immobile, digrignando i denti per alcuni secondi, aspettando che la fitta dolorosa passasse.

Un rancore improvviso lo avvolse.

Quella femmina gli apparteneva, come osava disobbedire?

Se non fosse stata l’Au della leggenda, a quest’ora l’avrebbe già uccisa per la sua insolenza. Nessuno poteva permettersi di trattarlo a quel modo. NESSUNO!

Lo sfidava? Lo provocava? Lo attaccava? Rifiutava le sue attenzioni? Lo umiliava a quel modo?

ORA BASTA!

L’aveva avvisata! La sua pazienza era al limite e ora, quel gesto impulsivo e sconsiderato, glielo aveva fatto superare!

Sciocca, Stupida, AU!

Pensare che le aveva chiesto persino il nome! Pensare che era riuscito a ingannarlo e a fargli abbassare la guardia!

Quel suo maledetto sguardo che si permetteva di giudicarlo … glieli avrebbe cavati quegli occhi!

La rabbia profonda che covava si scatenò.

Le iridi divennero rosse e minacciose, le zanne lunghe e affilate, gli artigli più acuminati, i segni violacei e perfetti sulle guance si allungarono, mentre un ringhio improvviso riecheggiò.

La sua aura si fece più intensa, mentre furioso si rialzava, schioccando le nocche.

Quel colpo lo aveva ferito profondamente …

… nell’orgoglio.

 

***

 

Mya era spaventata.

Quell’inu-youkai era potente e temibile, ma soprattutto aveva un forte ascendente su di lei.

Era innegabilmente affascinate, ma cedere alle sue lusinghe equivaleva alla resa.

Non si sarebbe mai permessa di arrendersi alle catene, alla gabbia, a tutto ciò cui era da sempre stata costretta, tutto ciò che, ora, Sesshomaru rappresentava.

Lei, nata per gli spazi sconfinati, fra i suoi simili, un’inu-youkai selvaggia ...

Non poteva piegarsi, non poteva rinunciare al suo spirito libero, sarebbe stato rinnegare le sue origini e rinnegare il suo essere.

Non poteva perché era stata libera!

L’aveva provata quella splendida sensazione …

L’ebbrezza di essere padroni di se stessi, di non avere i polsi legati, di non sentirsi un  oggetto.

Era una yasha, non una schiava … A QUEL TEMPO …

Ora era sola. Incompresa. Braccata dal mondo!

Nessuno la capiva …

Nessuno la VOLEVA capire …

Solo piegarla, domarla, USARLA …

Era un qualcosa non un qualcuno … Era NESSUNO!

Privarla della libertà le avrebbe tolto la poca identità e la poca dignità che le restava …

Morire era una scorciatoia molto comoda, ma pur sempre una disonorevole scorciatoia …

Quante volte aveva pensato di farla finita …

Qualcosa di più grande glielo aveva sempre impedito!

Non la paura, non le circostanze, ma il rispetto e il senso del dovere verso la sua gente …

Era l’ultima!

Doveva vivere per loro! Per non estinguersi!

Solo il fato poteva decidere diversamente …

Non era padrona neppure della sua morte!

Schiava del destino …

Reagire non l’aveva portata lontano!

Da una prigione a un’altra e non capiva il perché …

Soffrire? Era nata per questo?

Eppure quando era un cucciolo, non era così … era felice … era libera … era … SE STESSA!

 

***

 

Mya si liberò dalla stretta possessiva del Signore dell’Ovest, seguendo il richiamo delle sue armi. Il canto generato da Tenseiga e Bakusaiga ne aveva risvegliato il potere e lei aveva prestato attenzione, individuando il punto preciso in cui erano tenute.

Erano in quella tenda, nascoste nell’ombra …

Non perse tempo e, mentre il principe si riprendeva, lei era corsa ad armarsi per affrontare l’ira che il suo gesto aveva sicuramente provocato.

Lei voleva fuggire, ma lui non l’avrebbe mai lasciata andare.

Era troppo preziosa …

Scappando avrebbe avuto anche lui alle costole, assieme a Komori, ma non le importava …

Non voleva rassegnarsi …

La sua determinazione era tutto ciò che le restava …

Ucciderlo sarebbe stata la soluzione migliore, ma allo stesso tempo avrebbe dato la vittoria all’Est, cosa che lei non desiderava assolutamente.

Se avesse potuto, avrebbe strappato lei stessa il cuore dal petto del suo precedente padrone.

Per questo non aveva seminato strage fra i soldati …

Non voleva minare le risorse dell’Ovest in questa guerra.

Sperava che con la vittoria sull’Est la minaccia che l’inseguiva sarebbe svanita, ma ora …

Era in fuga anche dall’Ovest!

Era divisa in due, ma quello che più le premeva era il suo presente …

Afferrò l’impugnatura dei suoi tanto con fermezza e li estrasse, abbandonando i due splendidi foderi.

Nessun’aura ostile, indubbiamente avevano riconosciuto la loro proprietaria.

Una strana luce rossa impregnò i kanji, svanendo all’improvviso. Quasi il loro potere si fosse attivato.

Mya si voltò verso il principe, in guardia e decisa.

Lo vide rialzarsi, furioso, indemoniato, aggressivo …

I suoi occhi vacillarono quando incontrarono i suoi … vendetta, questo urlavano.

Tremò, ma non lo diede a vedere. Doveva farcela e fuggire, il più lontano possibile, come solo lei sapeva fare.

Mya si riprese dal brivido che la percorse, infondendo energia alle sue spalle e preparandosi a scagliargli addosso una croce d’energia.

Si concentrò e percosse l’aria con le lame, aspettando che il suo attacco prendesse forma.

I tanto vibrarono, ma non accadde nulla …

Un bruciore improvviso la fece gridare, smorzandole il fiato.

Abbandonò le spade, cercando di alleviare il dolore lancinante al collo.

Istintivamente se lo cinse, ma fu inutile …

Non riusciva a respirare ...

Sesshomaru ne approfittò, senza pietà. Si scaraventò contro la yasha, con forza e violenza.

La schiacciò a terra, mentre lei tentava di prendere aria, inutilmente.

“Mi credi tanto sciocco?” gli urlò contro. “La collana del clan delle Lontre mi è tornata utile!”

I suoi occhi rossi la fissavano furiosi.

Mya sentì la morsa e il bruciore al collo alleviarsi e riuscì a inalare un po’ d’aria, quasi asmatica, mentre credeva di essere arrivata al capolinea della sua triste e sventurata vita.

Attorno al suo collo, la perla Akoya della collana era divenuta di un rosso incandescente, che a poco a poco sbiadiva.

Si era attivata quando lei aveva cercato di attaccarlo mortalmente con i suoi pugnali.

Non poteva ucciderlo, quindi?

“La mia pazienza si è esaurita!!” ringhiò furioso, guardandola strappare un po’ d’ossigeno dall’aria.

Quanto era inutile lottare, eppure si ostinava ed era più forte di lei non arrendersi.

Sesshomaru la rimproverava con sguardo omicida, mentre asmaticamente lei tentava di non soffocare.

“NESSUNO si prende gioco di Sesshomaru!” lo youkai scoccò le falangi, digrignando le zanne.

Eccola la sua fine, pensò la yasha, rassegnata agli eventi.

All’improvviso sentì gli artigli del principe penetrarne la carne, mentre lei lanciava un urlo di dolore e la sua natura demoniaca emergeva.

I primi tratti di trasformazione comparirono ...

Entrambi si guardavano minacciosi, mentre la collana continuava a limitarne le intenzioni.

Non poteva difendersi. Ogni attacco potente e letale sarebbe stato vanificato.

Era alla sua mercé …

“Credi che non potrei prenderti con la forza se lo volessi?” gridò, affondando ancora di più le unghie e strappandole un altro lamento.

“Supplicami di fermarmi, ORA!” gli intimò crudele.

Mya strinse le zanne. Non si sarebbe lasciata sfuggire alcun suono.

Sesshomaru scoppiò a quell’ennesima resistenza, incontenibile e brutale.

“SUPPLICAMI!!” gridò, come non mai.

La freddezza e l'indifferenza erano decisamente svanite.

Mya si ostinò.

“SUPPLICAMIIII!!” gridò con più vigore, mentre estraeva gli artigli insanguinati dall’addome della Au e furioso gli utilizzava per lacerare le sue vesti.

Con un unico gesto, il furisode venne tranciato in cinque lembi di stoffa e ciò che copriva fu visibile e vulnerabile.

La pelle cerulea della yasha era in contrasto con il suolo scuro …

Mya si portò automaticamente le braccia ai seni, coprendoli, mentre il terrore se ne impossessava.

Sesshomaru manteneva quell’espressione di pura rabbia, che a ogni sua resistenza si accentuava.

Mya non cedette neanche stavolta e Sesshomaru divenne più aggressivo.

Le afferrò i polsi con tanta forza da spezzarli, mentre lei si dimenava, tentando di evitare di spostare gli arti.

“NO!!”

“ZITTA!!!” gli ordinò, mentre il suo vigore stava scardinando le sue protezioni.

Mya tentava di resistere, ogni muscolo delle braccia gli doleva, mentre la forza maschile di Sesshomaru aveva il sopravvento.

“LASCIATEMI!!!” gridò ancora, mentre il principe riuscì a spalancare le sue barriere, ammirando quelle coppe perfette.

“SMETTETELA!!!” urlò ancora, mentre i suoi tratti demoniaci scomparivano.

Le palpebre erano increspate sui suoi occhi, saldamente tenuti chiusi per non dover assistere a ciò che le accadeva e per resistere meglio alla paura e al dolore.

Si scuoteva, mentre i suoi capelli si mischiavano a quelli argentati di Sesshomaru.

Prepotentemente il principe le bloccò i polsi sopra la testa, appropriandosi nuovamente del suo collo, più vorace di prima, mentre il suo corpo gravava su quello della yasha come un macigno.

Mya si sentiva indifesa e vulnerabile, in balia della forza di quel dai-youkai. Sentire la sua virilità che voleva violarla, era come morire.

Si sentì addentare e pizzicare la pelle, con violenza e dominio, mentre un livido violaceo compariva in quel punto irritato.

Un altro grido di rabbia e disperazione, mentre il principe si tolse l’armatura e si sfilò il kimono dall’hakama, facendo aderire il suo torace ai seni della yasha.

“NO! TI PREGO!!” lo scongiurava Mya, disperata.

Sesshomaru sembrò non curarsi delle sue proteste, assordato dal suo sangue demoniaco che ribolliva.

Tentò di fare sue quelle labbra, mentre Mya agitava la testa decisa a non cedere.

Uno strano terrore l’avvolse, quando la mano di Sesshomaru le arpionò le guance baciandola con furia, disprezzo e vendetta, mordendola e strappandole un grido.

Il labbro di Mya iniziò a sanguinare, mentre il viso della yasha iniziava a bagnarsi di lacrime.

Quella violenza era troppo anche per lei. 

Era sfinita e non riusciva più a contrarre i muscoli.

Il suo spirito e il suo corpo erano provati e da lì a poco quest'ultimo sarebbe stato violato.

 I suoi occhi tremarono, rassegnati, profondamente sofferenti. Parvero spegnersi …

Sesshomaru la sentì cedere.

Aveva vinto.

L’aveva domata.

Si staccò da lei per guardarne il volto, dove finalmente non vi era più quella sicurezza e quello spirito selvaggio che la contraddistingueva.

“Basta …” lo implorò, bisbigliando fra i singhiozzi. “Vi supplico …” mormorò ancora, respirando a fatica.

Sesshomaru la guardò sorpreso e incontrò i suoi occhi, contornati dalle ciglia bagnate.

Lo stava implorando come nessuno aveva fatto e non si trattava delle parole, ma delle sue pupille che tremavano in quel mare smeraldo in cui si sarebbe potuti affogare.

Era la sua anima a chiedergli di avere pietà, gli stava parlando …

Bastarono pochi istanti in silenzio per far tornare Sesshomaru alla forma umanoide.

La sua aura ostile svanì e si pentì della sua reazione.

Solo lei aveva il potere di farlo sentire così a disagio.

Farle del male lo faceva sentire strano, ma se ne rese conto solo in quell’istante quando la sofferenza che lui le aveva recato gli fece provare una strana stretta.

Fissò le sue lacrime ancora per alcuni istanti prima di staccarsi da lei, rialzandosi e liberandola dal suo peso.

“Stanotte dormirò da solo.” si limitò a dire freddo e distaccato, mentre si rivestiva e usciva dalla tenda, abbandonando la yasha sul tappeto, seminuda.

Mya rimase alcuni istanti immobile, ansimando e singhiozzando per la paura.

Si mosse, raccogliendo i brandelli del suo kimono e stringendoseli al petto.

Strinse le gambe e si rannicchiò su un lato, dando sfogo alle sue emozioni, in un pianto ininterrotto.

 

***

 

Il Signore dell’Ovest uscì pallido e sudato dalla tenda, quasi febbricitante.

Che diavolo gli era preso?

Quella femmina …

I suoi capelli …

Il suo odore …

La sua pelle …

Il suo sapore …

Era pericoloso starle accanto!

Mai aveva perso a quel modo il controllo …

Mai aveva reagito così …

Mai il desiderio di qualcosa gli aveva fatto perdere il suo sangue freddo!

Era stata colpa sua …

Lo aveva provocato con quel suo temperamento ribelle …

E quel suo sguardo …

Quegli occhi che riuscivano ad aizzarlo e a spegnerlo senza che se ne rendessero conto …

Si asciugò la fronte, ancora palpitante ed esaltato dal sangue demoniaco che aveva lasciato libero di scorrere.

Quella youkai …

Le sue iridi …

Sarebbero state la sua rovina …

Eppure quegli stessi occhi gli promettevano la grandezza …

 

Gli ODIAVA eppure ne aveva BISOGNO.

 

 

- continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Che ne pensate?

Spero di non aver fatto diventare OOC Sesshomaru …

Ho descritto il tutto, immaginando quale reazione avesse avuto Lord Ice in una situazione dove incontra, per la prima volta, una donna a lui preziosa, che non può uccidere e che deve sopraffare a causa del suo temperamento …

È una situazione estranea sia a noi fan della saga che a lui, Sesshomaru-sama …

Ho voluto mettere in risalto il lato istintivo della sua natura demoniaca … In fondo come si trasforma un cane di fronte una femmina della stessa specie?

Una sorta di sensualità, allusiva e implicita con una spruzzata di rivalità territoriale e naturale …

In Mya invece accentuo quello che è l’istinto di sopravvivenza … Il sesso è alla base di questa!

Insomma una lunga allusione, che rimanda a significati, confronti e contrasti, dove la natura ha il sopravvento sulla curiosità e lo studio iniziale …

Tenevo a mettere in chiaro il perché di questo capitolo e a spiegarlo …

Non vorrei vi faceste un’impressione di un Sesshomaru stupratore.

In tutta la storia ci sono significati nascosti … A voi trovarli! ^_^

Spero abbiate gradito …

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Perla Akoya

La perla "Akoya" viene coltivata in acqua di mare nel mollusco omonimo. Le perle Akoya sono le più famose e rare tra le perle coltivate e sono considerate come le perle classiche, per comporre delle collane e altri gioielli in perle. La loro misura è mediamente quella di 7 mm di diametro, ma grazie alle loro forme perfettamente rotonde, il loro lustro splendente e luminoso, così come al loro colore neutro e dolce, le perle Akoya riscontrano un grande successo in tutte le gioiellerie del mondo. Le perle Akoya sono attualmente coltivate in Cina e in Giappone, e in minor parte in Vietnam e in Tailandia e in altre aree secondarie. Il Giappone è l'inventore della perla di coltura.

 

Nell’episodio ‘Cuore di Lontra’ s’incontrano i demoni Lontra, per la precisione Kanta un cucciolo alla disperata ricerca del padre cui Hakudoshi aveva tagliato la testa. Purtroppo quando lo trovano, è troppo tardi per riattaccargli la testa e il povero cucciolo piange disperato sul suo corpo esanime. Per caso giunge anche Sesshomaru che esortato da Tenseiga (ma io credo sia stato il ricordo della perdita di suo padre) riporta in vita il demone Lontra. Per questo nella mia storia è fedele a Sesshomaru e porta in dono un simile regalo. Apparentemente misero! ^^

 

Tenda a fili liberi:

Adoro queste tende e poi hanno notevolmente contribuito all’atmosfera sensuale e allusiva!

KissKiss KiraKira90

 

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Capitolo 11
*** 10.Controllo ***


Questa fan fiction l’ho scritta già da un po’ …

In realtà non so se questo capitolo è allo stesso livello degli altri …

È stato già difficile sconvolgere Sesshomaru e ora che lo devo redimere agli occhi di Mya e noi tutti …

Complicato …

Spero di riuscirci!

 

10.Controllo

 

Era appena sorta l’alba e Sesshomaru non era ancora rientrato nell’accampamento.

Era rimasto fuori tutta la notte, lontano il più possibile da lei. Solo con i suoi pensieri.

Che cosa aveva scatenato il suo lato animale?
Era stata davvero quell’
Au?
Una … FEMMINA?

Ancora non riusciva a capire, come avesse potuto provare sensazioni tanto forti …

Lanciò un’occhiata all’orizzonte, ammirando l’aurora mattutina, segno che doveva far ritorno. Bunrakuken e lui dovevano definire gli ultimi dettagli.

Incredibile come avesse trascorso tutta la notte a rimuginare su quella yasha, senza accorgersi del tempo che passava …

Si volse e rapidamente tornò indietro.

L’accampamento era in fermento e i soldati si stavano preparando per la partenza, ma lui non si curò dell’affaccendarsi generale, dirigendosi verso la tenda del dai-youkai tasso.

Era di notevole dimensione anch’essa, ma di colore giallo.
Il suo odore antico ne imperlava il tessuto, confermando la potenza del demone che l’occupava.


                             Anche suo padre emanava quella sfumatura di eternità effimera …


Sesshomaru rimase impalato per alcuni istanti, limitandosi a respirare, ripercorrendo con la mente tutta una serie di ricordi che avrebbe preferito non rivangare.

Ebbe un flash di quella notte di luna piena, in riva al mare …


              La sua schiena irraggiungibile che gli diceva addio, mentre la candida neve si mescolava al suo sangue scarlatto …


La morte del padre era una ferita ancora aperta, che forse non si sarebbe mai rimarginata.
Scacciò quelle debolezze sentimentali, arricciando il naso ed entrando nell’alloggio dell’alleato.

Bunrakuken stava già discutendo col figlio, impartendogli le ultime direttive.

Sia lui sia Baiko erano pronti. Indossavano le loro armature appena lucidate e le armi accuratamente affilate.

I due si zittirono, sorpresi della sua visita.

“Sesshomaru?! Credevo dovessimo incontrarci nel vostro alloggio!” si stupì Bunrakuken.

Gli accordi effettivamente erano quelli, ma inconsciamente, pur di starLE lontano, aveva preferito andare lui stesso dallo zio.

“Non posso far visita al mio padrino che subito vi allarmate?” chiese abile.


Il dai-youkai lo guardò incuriosito, sogghignando. Si voltò verso Baiko e lo congedò, affidandogli il compito di controllare i preparativi.

I due erano soli, ora.

“Cosa ti preoccupa, figliolo?” chiese il tasso avvicinandosi.

Bunrakuken lo conosceva bene: da bambino l’aveva tenuto sulle sue ginocchia e riconosceva ogni sfumatura nella sua apparente inespressività.

“Questa guerra … Ovvio!”


Questa battaglia lo inquietava, ma non era di certo la sua preoccupazione maggiore …
Non al momento …

Non dopo ieri notte …

Bunrakuken lo guardò per pochi secondi, sorridendo progressivamente.
Mentiva, l’aveva capito subito …

“Il mio dono ti ha sconvolto più di quanto credessi.” disse pacato ed allusivo.

Sesshomaru spalancò lo sguardo sorpreso. Incredibile come non avesse segreti per lui …

“Creatura affascinante, non trovi?”

Sesshomaru non rispose. L’ultima cosa che desiderava era parlare di LEI …

“Perché a me, zio?”

Bunrakuken lo guardò sorpreso da simili parole.

“Avresti potuto tenerla al tuo fianco o darla a Baiko, invece …”

Se l’era chiesto fin da subito. Se a lui fosse capitata una simile fortuna, non l’avrebbe spartita con nessuno. Allora perché portarla da lui?

“Non ho mai avuto così grandi ambizioni … le mie terre sono più che sufficienti.”

“E Baiko? È tuo figlio, eppure …”

“Appunto perché sono suo padre, so che non è pronto per tanto potere! È giovane … inesperto … Tu meglio di chiunque altro dovresti sapere che l’ambizione e la forza, senza il controllo, sono inutili.”

Controllo? Si compatì fra sé. L’ho completamente perduto stanotte …

Senza accorgersene una strana espressione di autocommiserazione gli proruppe in volto.

Bunrakuken ne fu incuriosito. “Dimmi Sesshomaru, che pensi di fare con
l’Au?” indagò.

“Innanzitutto voglio scoprire di che parla la leggenda. Voglio sapere come far avverare la profezia!”

“Oh, questo è ovvio. Ma io mi riferivo …”

Sesshomaru lo guardò sbieco, come se avesse toccato un tasto dolente.

“Di che ti sorprendi? Hai ancora odore di femmina addosso.” sorrise Bunrakuken.

Sesshomaru si guardò gli artigli insanguinati, con cui le aveva tranciato la veste. Era così distratto che non si era preoccupato per l’odore che emanava.

A quest’ora tutto l’accampamento sapeva che quella notte lo legava a lei.

“Dannazione!” ringhiò. “Sa che non posso ucciderla, per via della leggenda, e se ne approfitta!”

Bunrakuken rimase a osservarlo divertito e in silenzio.

“È testarda, ribelle, insopportabile … una sciagura! Altro che benedizione per le truppe. Sarà la rovina per l’Ovest! Lei è …”

“Bellissima …”

“Ostinata!” lo corresse l’inu-youkai. “Lei è …”

“Coraggiosa …” lo interruppe ancora il tasso.

“Impulsiva! Ed è …”

“Preziosa!” terminò lo zio, avvicinandosi. “Lei ti piace … t’intriga … Ammettilo Sesshomaru!”

“Sciocchezze! Io? Invaghito di quella femmina? Assurdità!”
Bunrakuken lo guardò interessato.

“Ricorda ragazzo mio! Se si desidera cogliere una rosa, per quanto bella sia, ci si deve preparare all’eventualità di essere punti.” sorrise.

“Detesto i tuoi arcani!” sibilò Sesshomaru, infastidito dalla verità.

“Ti sei punto Sesshomaru! E le spine dell’
Au, a quanto pare, sono molto più profonde del previsto …” insistette lui.

“Ti sbagli. Non ho colto nessuna rosa …”

Bunrakuken gli prese il braccio, scoprendolo dalla manica del kimono.

Quattro piccoli segni rossi divennero ben visibili …

Sorrise allo scorgere i graffi che Mya gli aveva lasciato.

“Ma hai tentato … peccato che le spine fossero parecchie …”

Sesshomaru strattonò il braccio con foga, astioso.
“Mi sono fermato per mia scelta! Volendo avrei …”

“Esatto Sesshomaru! La VUOI … è questo che ti sconvolge. Quella femmina ti è entrata nella pelle, più di quanto immagini … Negandolo peggiori solo le cose!”

“Io VOGLIO solo la grandezza che mi promette! Del suo essere non m’importa!”

“Puoi mentire a te stesso, ma non a me …”

Sesshomaru e Bunrakuken si guardarono, sfidandosi per un lasso di tempo che sembrò interminabile.

“Parlami della leggenda e del come realizzarla, ma lascia Mya fuori!”

“Mya? Quanta confidenza …” ironizzò. “Hai ragione … la sua essenza non ti attira affatto!” sorrise divertito.

“Non giocare con la mia pazienza, Bunrakuken. Tu non sei mio padre!”

A quelle parole dure, l’espressione del demone si fece seria, quasi ostile.

“Non temere … Non c’è occasione in cui tu manchi di ricordarlo!!”
Sesshomaru sostenne il suo sguardo per ancora alcuni istanti, quando si udì il segnale d’allarme.

“Che succede?” gridò Bunrakuken, mentre entrambi corsero fuori.

Sesshomaru annusò l’aria. “Intrusi!” ringhiò.
Jacken gli corse incontro, annaspando.

“Mio signore, una piccola pattuglia nemica è penetrata nei nostri territori!!”

“Ed i miei soldati, che presidiavano il confine?” chiese sconcertato Bunrakuken.

“Tutti morti, mio signore!! Sono riusciti a rallentarli per permettere a una vedetta di correre ad avvisarci!!”

“Dannati sicari dell’Est!!” gridò il dai-youkai.

“Perché entrare nelle nostre terre in un numero così esiguo?”

“La risposta è ovvia … vogliono qualcosa … o qualcuno … Della cui scomparsa sono a conoscenza in pochi!!”

Sesshomaru sentì una stana certezza assalirlo. Mya?!

Uno strano formicolio ne assalì gli artigli, costringendolo a scrocchiarli.

“Ma com’è possibile che siano a conoscenza della sua esistenza?” domandò nervoso.

“Forse siamo stati noi a sottrarre qualcosa a loro …” Bunrakuken fissò Sesshomaru. “Quando la trovai … era in fuga da Komori!”

La sorpresa s’impadronì dello youkai. “Quindi il morale dei soldati dell’Est …”

“Merito dell’
Au … senza dubbio! Hai visto l’effetto sui nostri …”

“Dannato Eizo! Sono convinto che è stata la sua lingua biforcuta a rivelare dove si trovava!!”

“Non dobbiamo permettergli di arrivare a lei o le sorti di questa guerra … e del mondo …”
Bunrakuken era visibilmente preoccupato.

“Saranno nelle mani dell’Est!” concluse Sesshomaru, furioso.

“Dobbiamo allontanarla da qui … Non è sicuro! Quella pattuglia potrebbe essere solo un diversivo!”

“Portala via!” gli ordinò Sesshomaru, mentre sguainava Bakusaiga.

“NO!!” gridò lui, sorprendendo il suo protetto.

“Penseremo io e Baiko a loro! Lei spetta a te!! Portala al sicuro!”

“Sono io il gran generale e questa è la mia guerra! Non puoi chiedermi di battere la ritirata!!”

“Tu e lei siete le uniche cose che rappresentano un ostacolo per i piani del Signore dell’Est! Se uno di voi cade, cadrà inesorabilmente anche l’altro, assieme all’Ovest!!”

“Mi chiedi di abbandonare le mie truppe?” domandò furioso.

“Ti chiedo di salvare la poca speranza che ci resta … Ora vai!!”
Sesshomaru lo fissò per alcuni istanti …

La voce determinata, l’assenza di paura e l’autorità …
Ci fu un altro flash nella mente dell’inu-youkai …
Poté sentire distintamente la voce paterna …


                                                                Sesshomaru, tu possiedi qualcosa da proteggere?


Sesshomaru chiuse gli occhi per alcuni istanti. Padre!”

“Jacken?”
“Sì?” sobbalzò il kappa.
“Vieni con me!”

Sesshomaru rinfoderò la spada e con una semplice occhiata augurò buona fortuna al padrino.

Senza pensarci due volte, mentre l’intero accampamento fermentava e si preparava alla battaglia, si diresse da lei, con il piccolo youkai saldamente aggrappato alla sua coda.

***

Mya era rimasta rannicchiata sul pavimento tutta la notte, ma non era riuscita a chiudere occhio …

Si sentiva in balia degli eventi … impotente!

Le sue lacrime si erano esaurite, ma erano ancora calde.

Un brivido improvviso l’assalì, imponendole di alzarsi …
Una strana sensazione di allarme che le intimava di stare all’erta …

Udì il suono del corno, che confermava i suoi timori. Erano venuti a prenderla!

Un terrore improvviso l’assalì …

Si alzò di scattò, raccogliendo le armi, ancora a terra.

Le stringeva tanto saldamente da farsi male …

Solo allora si ricordò che la stoffa era lacerata e di essere mezza nuda.

Si portò pudicamente una mano al petto, non allentando la presa …
Non poteva combattere in quello stato …

Iniziò a guardarsi attorno, ma un odore noto la fece sobbalzare …
Lui … era lì!!

***



Si bloccò davanti all’ingresso ...

Immaginava l’astio che lei provava nei suoi riguardi.

Fece un lungo respiro e l’odore della inu-youkai d’oro lo invase.
Era lì! Ancora lì!

Espirò, mentre si decise a scostare la stoffa e a scacciare simili assurdi pensieri, piccolezze in confronto allo scontro.

Entrò, mantenendo il suo solito atteggiamento fiero e freddo, sorprendendosi di trovare la yasha, mentre impugnava i suoi pugnali con la guardia alta.

Jacken sbiancò.

Aveva addosso ancora le vesti che lui aveva strappato ...
Tentava di nascondere la loro bellezza con il braccio, ma i suoi seni erano ancora visibili …

Sesshomaru dovette concentrarsi alcuni istanti per non badarci.

Nei suoi occhi c’era lo stesso spirito combattivo che aveva avuto il privilegio di conoscere …

Doveva aver percepito l’odore degli invasori ed era, più che mai, decisa a difendersi …

Guardò i segni della sua rabbia sul suo corpo …
Notò il succhiotto marcato sul collo, il labbro e l’addome feriti e i lividi sui polsi.

In quell’istante si sentì strano, pervaso da uno strano malessere.

Non credeva di averle fatto tanto male!

Pensare che si era fermato in tempo …

Le si avvicinò, ma dovette fermarsi di colpo, quando capì che lei era pronta ad attaccare.

“Non ti conviene … dimentichi la collana!”

“Non m’importa!! Preferisco soffocare che ritornare da lui … o essere toccata da te!”

Il principe percepì il rancore nella sua voce e paura … tanta!

“Come osi rivolgerti a quel modo al sommo Sesshomaru!” sbraitò il kappa.

“Jacken!” lo zittì lui, per poi rivolgersi alla yasha dorata.

“Abbassa le armi!”

“NO!!”

Ci fu uno scatto fulmineo del principe, che lasciò di stucco i presenti.

Senza rendersene conto, Mya si ritrovò di nuovo sotto al suo peso, distesa sul letto.

La rabbia con cui lo guardava aumentò.
“Vi credete diverso da lui, ma la verità è che voi e il Signore dell’Est siete uguali!!”

Quelle parole ferirono a morte il principe.
Mya pensava che volesse finire ciò che aveva cominciato, invece …

“Non sono qui per farti del male. Voglio farti fuggire …”

“E speri che ci creda?” sorrise ironica. “Tu vuoi che non finisca nelle sue mani, ma che resti comunque nelle tue! Alla fine, qualunque sia la scelta, sempre in pugno rimango!!”

“Non ti resta che valutare quale stringe di meno, allora.”

Entrambi si guardarono, mentre Jacken non ci stava capendo molto.

Mya lo fissò intensamente, titubante.
Che cosa doveva fare? Poteva fidarsi di lui?

NO! Lei non poteva fidarsi di nessuno, ma …

Finire nelle grinfie del suo vecchio padrone la terrorizzava e ne aveva tutte le ragioni!

Il trattamento che aveva subito quella notte non era niente in confronto a quello passato …

“È meglio che ti tolga questa.” disse, mentre, con grande sorpresa di Mya, le stava sfilando la collana.

“Che intenzioni ha? Potrei ucciderlo facilmente da qui!”
pensò allibita, mentre notava l’espressione terrorizzata del kappa, preoccupato per le sorti del suo Signore.

Lei lo lasciò fare, e una volta privata del gioiello, si sentì come sollevata da un peso.

“Così potrai difenderti.” le spiegò, mentre continuava a fissarla, perdendosi nelle sue iridi.

“Perché?” gli chiese lei, sorpresa.

“Perché non sono come lui!” rispose, alzandosi e avviandosi verso l’uscita.

“Jacken!”

“Sì! Mio Signore?”

“Dalle dei vestiti e portala al sicuro.”

“Ma voi?” chiese preoccupato il kappa.

“Non posso abbandonare i miei soldati.”

“Ma il vostro padrino …”

“Non m’importa ciò che dice Bunrakuken!”

“Ma io … cosa?”

“Proteggila!” gli ordinò.

Mya lo guardò incredula. Perché tanta premura per lei …

“Ma padrone …”

“Non discutere Jacken!”

Sesshomaru spalancò la tenda, pronto ad uscire.
Rimase così alcuni istanti.
“Sei libera.” le disse, poco prima di far ricadere il drappo dietro di lui.

Gli occhi di Mya si spalancarono …
Libera?

Libera …

Ed era stato il suo padrone a renderla tale …
Eppure non comparve nessun sorriso né lacrima di gioia. Solo stupore e gratitudine.

Au!” la ridestò il kappa. “Devo portarti al sicuro! Sentito il sommo Sesshomaru?”

***


La battaglia aveva avuto inizio e, come pensava, c’erano più d’una pattuglia che attaccava, alternando ritirate a offensive.

Bunrakuken era rimasto sorpreso dall’abilità di quei soldati. Dovevano essere un’elite, scelta appositamente per la delicata missione di recupero.

Erano nettamente superiori a loro, eppure si trovavano in grossa difficoltà. La mancanza di Sesshomaru in campo demoralizzava i soldati. Avrebbe dovuto tenerne conto, ma ciò che più gli premeva era la sicurezza di entrambi.

All’improvviso sentì un fendente colpire un obiettivo dietro alle sue spalle.

Riconobbe il taglio di Bakusaiga sull’avversario, colpo che gli aveva appena salvato la vita.

Percepì l’odore di Sesshomaru e si ritrovò a combattere fianco a fianco con lui. “Dannazione Sesshomaru, credevo di essere stato chiaro!”

“Conoscendomi dovresti sapere che non faccio mai quello che mi si ordina di fare.”

“Sei tale e quale a tuo padre!” ammise, mentre le loro lame tranciavano quelle dei nemici in netto aumento.

“Sbaglio o sono più del previsto?”

“L’esercito aspettava nella retroguardia e scommetto che ce ne sono altri in attesa.” affermò lui.

“Dannato Est!”

“Dov’è l’
Au?”

“Le ho reso la libertà.”

“COSA? Sei impazzito?” continuavano entrambi a conversare, mentre annientavano i nemici.

“È forte! È in grado di cavarsela da sola ora che le ho tolto la collana!”

“Lei hai tolto … ti sei bevuto il cervello?”

Il principe non si curò delle parole irrispettose dello zio …

“Ho detto a Jacken di portarla al sicuro!”

“Jacken? Quel cosino? Mi spiace dirtelo, ma è spacciata!”

“Pensa a combattere!”

Lo sapeva, il suo gesto era stato impulsivo, ma non sopportava che lei finisse di nuovo nelle grinfie di quel bastardo dell’Est!

Le aveva reso la libertà per proteggerla da lui … e da se stesso!

Non voleva più farle del male … Non voleva che nessuno le facesse del male …

In più il mondo non doveva cadere in mano all’Est! Piuttosto vi avrebbe rinunciato anch’egli, ma mai nelle mani dell’invasore …


***


“Sbrigati femmina
Au!” le intimò Jacken. Mya e il kappa si erano allontanati, ma lei era restia ad andarsene.

Qualcosa la tratteneva e non riusciva a capire cosa fosse …

Annusò il kimono maschile che indossava … Era impregnato del suo profumo
.

Il suo odore le ricordava irrimediabilmente quello che era accaduto … Si toccò il ventre ferito.

I cinque piccoli tagli si erano quasi rimarginati … Non erano molto profondi, in fondo …

Si era trattenuto, in un certo senso …

Jacken le aveva dato la prima cosa trovata, qualcosa di Sesshomaru …

L’aveva indossato in fretta, legandosi i tanto in vita e seguendo Jacken.

Si erano allontanati e l’aria era fresca.


Libera …

Avrebbe potuto fuggire senza problemi, ma …

Lui …

L’aveva lasciata andare, consapevole che non sarebbe stato il suo debole servo a legarla a lui o a costringerla a tornare …

Perché?

Non si era certo fatto scrupoli quella notte …

Le aveva fatto del male …

Che si fosse pentito?

In fondo non aveva infierito ulteriormente …

Ma renderle la libertà?

Il potere non gli interessava?

Non era questo …

Era ambizioso!

E lei era la creatura che poteva soddisfare i suoi desideri di grandezza!

Eppure …

C’era qualcosa di diverso nel suo sguardo … diverso dallo sguardo del suo vecchio padrone …

Era come se lui fosse diviso …

Da un lato freddo, crudele, spietato …

E dall’altro …

 

Lui la trattava come … qualcuno.

Lui si era fermato quella notte!

Konohana e Sakuya iniziarono a vibrare, quasi a volerla spronare nella sua decisione …

Non ci pensò due volte e si voltò verso l’accampamento.

“Dove state andando? Il padrone è stato chiaro!” sbraitò Jacken.

“Mi ha liberato, quindi posso scegliere se disobbedirgli o no! Tu fa quello che ti pare … Io torno indietro!”

Voleva sapere!

Doveva sapere perché!

 

- continua -

 

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

 

Il capitolo precedente non ha avuto molto successo …

Era forte lo ammetto, ma era indispensabile per il procedere della storia …

Avrei preferito che chi non lo avesse gradito mi avesse recensito, rendendomi partecipe del suo pensiero … Le critiche aiutano a migliorare, no? ^-^

Come ho detto non voglio degli OOC …

Spero che il tentativo di redimere Sesshomaru, da quella che era la sua prima perdita di controllo, sia riuscita …

Il potere annebbia, in fondo! Può capitare anche ai migliori!

Per quanto riguarda Mya … io che ne sono la madre sono stata la prima a soffrire per quello che accadeva, ma se volete che il suo passato emerga questo era indispensabile …

 

Stavolta se avete pareri da esprimere ditelo pure, che siano belli o brutti …

Il capitolo precedente voleva sconvolgere e a quanto pare ci sono riuscita!

Ora però come riuscirò a gestire la situazione?

Ho sconvolto entrambi i protagonisti (psicologicamente) e ora ritroveranno il loro equilibrio?

Leggete per scoprirlo!

Di certo due guerrieri come loro non possono arrendersi!

 

KissKiss KiraKira90

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Capitolo 12
*** 11.Fianco a fianco ***


E dopo avervi lasciato a lungo senza aggiornare … eccomi di nuovo!

Nel pieno dello scontro!

Che accadrà ora che Mya farà ritorno?

 

 

11.Fianco a Fianco

 

“Sono in troppi!”

“Non capisco, padre … più ne eliminiamo e più ne saltano fuori!”

Sia Baiko sia Bunrakuken stavano combattendo senza sosta …
Avevano annientato demoni su demoni e questi parevano riprodursi come conigli.

“Non possiamo continuare così!” sbraitò il dai-youkai, tranciando in due l’avversario.

“Il mio battaglione non ce la fa più! Il loro morale sta cedendo …”

“Dannazione! Dobbiamo trovare una soluzione.”

“Dov’è Sesshomaru?”

“È in prima linea! Altro che al sicuro …” bofonchiò, ancora adirato con lui per avergli disobbedito.

Altri youkai si avventarono su di loro.

Li annientarono con facilità, ma subito si fece avanti una seconda ondata.

“Non capisco … I primi erano decisamente potenti, ma in numero esiguo, ora, invece …” notò Baiko, tranciando altra carne.

“Sono deboli … ma infiniti!” concluse il padre, facendo zampillare sangue.

“Non mi convince!”

“Va da Sesshomaru e avvertilo. Ci penso io qui!”

“No, padre! Sapete che Sesshomaru da ascolto soltanto a voi e poi … non voglio abbandonare i soldati.”

“Baiko?!” lo richiamò sorpreso.

“C’è chi è fatto per stare in prima linea padre e chi si trova a proprio agio nelle retrovie …”

Bunrakuken rifletté sulle sue parole, non smettendo di vibrare colpi.
Suo figlio era più maturo di quanto credesse … Glielo aveva pienamente dimostrato in quell’istante.

“Va da Sesshomaru! Penso io a loro.” insistette ancora Baiko.

Bunrakuken rimase ancora lì per un po’, eliminando qualche nemico.

“Sono fiero di te!” disse, prima di allontanarsi velocemente, mentre il giovane tasso rimaneva lì, aprendosi un varco verso i suoi youkai.

Era la prima volta che suo padre gli diceva questo ...

Uno strano senso di appagamento lo assalì, ridandogli vigore e forza con cui affrontare la battaglia.

Soldati, coraggio!” si ritrovò a gridare, trasferendo la sua energia alle truppe.




***



BAKUSAIGA!!!”

Un portentoso colpo della spada del principe tranciò una moltitudine di youkai.

Purtroppo non era sempre permesso scagliare colpi del genere, avrebbe rischiato di uccidere anche i suoi alleati.
Inoltre pareva che non servisse a molto …

L’orda di nemici era inarrestabile!
Assurdo!

Ci doveva essere sicuramente lo zampino di qualche demone …

Era difficile distinguere gli odori in quella mischia di sangue e polvere, ma riuscì a percepire l’avvicinarsi del padrino.

SHIICHIKARA!!!” *

Un fendente a lui noto e altri corpi che cadevano …
“Sesshomaru! Non possiamo starcene a guardare!”

“Conosci il demone che potrebbe esserci dietro?”

“A parte Komori, intendi?”

“Lui non possiede simili facoltà …”

“Quale? Quello di sdoppiare soldati? Non credo che siano illusioni …”

“No. Di manovrare cadaveri!”

“Cadaveri?”

“Hanno tentato di nasconderlo, ma il mio naso è molto fine …” rivelò Sesshomaru.

“Fantocci, quindi.” concluse il tasso, menando altri fendenti.

“Si è servito dei loro e dei nostri caduti.”

“Ecco perché il continuo aumento …”

“Se troviamo il burattinaio …”

“… Le marionette saranno innocue!” terminò lo zio, sorridente.

“Non sarà facile trovarlo.” si corrucciò il principe, tranciando corpi.

“Conoscendo lo stile dell’Est, saranno al sicuro dietro le retroguardie! Codardi!!”

“Dobbiamo sfondare le loro linee!”

“Anche i demoni si stancano … Tu non sei da meno Sesshomaru! Komori punta su questo.”

“Ciò non toglie che se non riusciamo a trovare il loro rifugio, periremo!”

“Ci vuole un’azione rapida e precisa … Non possiamo attaccare alla cieca!”

“Dobbiamo individuare il luogo in cui si celano …”

“Non percepisci il loro odore?”

“Lo potrei trovare facilmente … se lo conoscessi …”

“E quello di Komori?”

“È ancora vivo … significa che non ha ancora avuto il privilegio d’incontrarmi!” spiegò sarcastico.

“Peccato che le voci, oltre alla fama, non portino tracce olfattive!”

Vero ...
Sarebbe stato certamente più facile …
Il principe maledì la prudenza del nemico.

“Coprimi! Stare qui a parlare non risolve la situazione.” si decise, aumentando la stretta su Bakusaiga.

“È un rischio … L’intuito non da garanzia.” ammise perplesso lo zio.

“Neanche l’indugio!”
Bunrakuken rifletté sul da farsi.

Potevano restare lì, in attesa di cadere sfiniti, oppure tentare di trovare quei dannati youkai dell’Est.

Sesshomaru aveva ragione …
Indugiare non avrebbe portato a molto.

“Farò ciò che mi ordina il mio generale!” gli sorrise beffardo.

Era come se fosse ritornato indietro nel tempo, quando al suo fianco c’era Inu no Taisho …

Suo compagno …
Suo amico …
Suo FRATELLO …

Ancora giovani, forti, VIVI …

Combattere con Sesshomaru significava rievocare quei momenti …

Bellissimi, ma pur sempre ricordi …



***



Mya si era lanciata in una folle corsa verso la battaglia.

Il tanfo pestilenziale di morte le giunse alle narici, mischiato a uno strano componente …

“Quest’odore …” la sua espressione si fece improvvisamente truce. “Yara!”

Disse quel nome con astio e rancore …

“Se lei è qui, allora … l’Ovest corre un grave rischio!” mormorò fra sé, accelerando l’andatura.



***



“Guardali … Patetici!”

Si sentì quella risata agghiacciante, che solo lo scorpione dell’Est possedeva, riecheggiare.

“Speravo che il gioco durasse di più … Uffa!”

Stavolta fu una voce femminile a raggelare l’atmosfera.

C’era follia …
Tanta quanto quella di Komori!
Era fredda e crudele, totalmente indifferente alla carneficina.

“Le mie bamboline sono tristi. I soldatini dell’Ovest non vogliono giocare con loro …” frignò.

“Sono sicuro che Sesshomaru-sama MUORE … dalla voglia di divertirsi assieme a loro!”

“Sì! Giochiamo …” ridacchiò, mentre mosse abilmente le mani, da cui lunghi e resistenti fili scarlatti si diramavano. “Quelli splendidi capelli d’argento … li voglio!”

“Mozzagli pure la testa, ma ricordati di lasciare l’
Au in vita!”

“Uffa! Le sue ciocche dorate sarebbero state perfette assieme alle sue …” sbuffò ancora, creando uno strano reticolo di fili fra le mani. “Comunque sia … Obbedisco!”

E mentre manovrava i capelli, una strana espressione euforica e maniaca le si dipinse in volto.

“Ciò che non si vede e ciò che più si deve temere, Sommo Sesshomaru …” ridacchiò Komori, ammirando lo spettacolo dall’alto.

“Mya … presto tornerai da noi! L’Est ti reclama!”




***



Baiko era rimasto indietro e stava combattendo al limite delle sue possibilità …

Stava tranciando cadaveri, muovendosi abile, quando qualcosa d’invisibile lo afferrò.

Si sentì stritolare, mentre veniva sollevato in aria.
La morsa era talmente forte da fargli lasciare la spada e da strappargli un grido.

Sentì le costole comprimersi dolorosamente e il respiro venne a mancare.

Che stava succedendo?

Medesima sorte toccò ai suoi soldati …

Erano bloccati da qualcosa di palpabile, forte ma invisibile.

Erano inermi … e i cadaveri erano intenzionati ad attaccare!

Baiko era indifeso come gli altri e non poté far nulla per evitare che una lama nemica lo trafisse.

Dolore e sangue ...



***

                                                                             

Sesshomaru e Bunrakuken stavano avanzando inesorabilmente, aprendosi varchi a suon di fendenti, fra quei cadaveri in movimento.

A guidarli verso i loro nemici, nascosti ad agire nell’ombra, solo il loro istinto.

Erano in difficoltà!

All’improvviso una folata di vento fece giungere alle narici di entrambi l’odore del sangue del giovane tasso.

Bunrakuken non poté trattenersi …
“Baikooooooooo!” gridò senza ricevere risposta.

sarebbe voluto tornare indietro, ma non poteva abbandonare Sesshomaru in mezzo a quella calca mortale, inoltre, era proprio questa che gli sbarrava la strada.

Il principe capì la preoccupazione dello zio e non poté nascondere che temette per il cugino e per i soldati, ma dovevano trovare il marionettista per salvarlo, per salvare tutti loro …

Bunrakuken era distratto e disattento.
Le spalle di Sesshomaru non erano più così irraggiungibili e sicure ...

L’inu-youkai avanzava solo e dovette prestare il doppio dell’attenzione, preoccupandosi anche per lo zio …

“Così non va!”

Pensava questo, mentre tranciava corpi che si rialzavano instancabili.

Bunrakuken e il suo figliastro furono separati, mentre nuovamente i capelli di Yara tentarono di bloccarli e ucciderli.

Un filo sottile si strinse attorno al collo del tasso, tentando di tranciarne la carne, mentre l'orda di morti spingeva Sesshomaru lontano da lui.

Bunrakuken si sentì soffocare.
L'odore della ferita di Baiko nella mente ...
Sesshomaru solo contro quell'esercito disumano ...
Era la fine per l'Ovest!

Si stava rassegnando, mentre sentiva le forze abbandonarlo ...

Si sentirono un odore esotico e familiare e poi un’energia spaventosa, sotto forma di croce ...

Una luce.
Un bagliore di speranza.

I nemici e i capelli si dissolsero e con gran sorpresa, scoprì che era stata l’
Au a liberarlo ...

Bunrakuken si massaggiò la gola.
“Che cosa fai qui, yasha d’oro?”

Mya non lo degnò di risposta.

“Va da tuo figlio! Penso io a Sesshomaru …” disse, muovendosi verso il principe.

Bunrakuken rimase sconvolto dalle sue parole.
La vide saltare lontano e, senza indugio, corse dal figlio con, sulle labbra, un grazie che non era riuscito a pronunciare.




***



Scoprì le spalle leggermente, nella foga della battaglia, e un fantoccio era già pronto a colpirlo.

Schivò l’attacco, dividendolo a metà.
Poi d’improvviso quell’odore che aveva da poco lasciato …

Lo aspirò a fondo.
Delizioso!

Si destò di scatto, allontanandosi in tempo, mentre le marionette furono fatte a pezzi dall’attacco combinato dei SUOI tanto.

Per poco e quell’energia avrebbe travolto anche lui ...

Mya gli atterrò accanto, sorprendendolo piacevolmente.

“L’hai schivato … peccato!” disse sarcastica.

“Che ci fai qui?” domandò fra il contento e l’infuriato.
Una parte di lui era felice di rivederla ...


Il volto del principe s’indurì.
“Ti avevo detto di andartene!”

Era preoccupato per lei e per lui …
Averla lì era una distrazione in più.

“Mi hai liberato … Non sono tenuta a prestarti ascolto!” gli rispose seccata.

Entrambi rotearono su se stessi, facendo scintillare le letali spade e diminuendo il numero dei cadaveri che li stavano nuovamente circondando.

“Come se tu lo avessi mai fatto” pensò Sesshomaru fra sé.

S’incrociarono, allontanandosi e riavvicinandosi.

Parevano avere intrapreso la stessa danza di guerra dell’ultima volta …

Stavolta però era un ballo fatto in coppia!

“È pericoloso!” disse, mentre la sua schiena aderiva a quella di Mya.

Entrambi tenevano sott’occhio la situazione, mentre i corpi si rialzavano.

“Hai ragione …” ammise “ … ma non preoccuparti … Ci sono io con te, adesso!” lo provocò, sorridendo.

Sesshomaru rimase spiazzato dal suo atteggiamento. La libertà non le aveva di certo corretto il carattere!

Neppure nel bel mezzo di una battaglia riusciva a trattenersi dallo sfidarlo?

Sorrise a sua volta, divertito dall’ironia del tutto.

“Pensare che solo ieri me l’avresti pugnalata la schiena …”

“Ieri eravate solo un altro padrone che voleva piegarmi.” disse seria.

“E oggi, invece?” domandò curioso.

“Colui che mi ha reso libera … un benefattore nei guai.”

“È il tuo modo di dirmi grazie?”

“Non esagerate! Non mi piace avere debiti in sospeso … tutto qui!”

“Visto che insisti, allora … vedi di renderti utile!”

E la loro letale danza ricominciò.

 

 

 

 

- continua -



 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti


Piaciuto?

Purtroppo è un capitolo di passaggio, ma spero ugualmente emozionante ...
L'azione vera e propria avviene nel prossimo!


Ringrazio tutti i lettori, ma un abbraccio speciale va alle dolcissime ragazze che mi commentano. Vi Adoro. ^__^


ANGOLINO AUTRICE: chiarimenti

 


*Shiichikara = nome dell’attacco di Bunrakuken, ottenuto dalla fusione di Shii = morte e Chikara = forza.

 

Voglio spiegare il rapporto fra Sesshomaru e Bunrakuken: questa confidenza esagerata fra i due è voluta! Come si è capito a Sesshomaru ricorda il padre, mentre all’altro un vecchio amico, un compagno, un fratello … Insomma, l’uno vede nell’altro parte di quello che era Inu no Taisho!

È risaputo che Sesshomaru col padre ha una sorta di rapporto amore-odio, per questo il cambio d’umore improvviso con lo zio. La frase, non sei mio padre, era riferita più a se stesso che a Bunrakuken. Allo stesso tempo quell’affermazione ha ferito il tasso perché in fondo avrebbe voluto essere come l’amico. Entrambi ammirano, amano, odiano quello che era il Signore dei Cani. Col procedere della storia farà capolino un altro dettaglio poi … (elemento sorpresa!) e tutto sarà più chiaro.

Accidenti ne ho creati di personaggi! O.O

Mya, Bunrakuken, Baiko, Komori, Ryushi, Suzuko, Yara (la somiglianza con Yura è voluta), senza contare chi si potrebbe nascondere dietro le figure del Signore dell’Est e della Signora! Devo smetterla o non saprò che farne di tutto questi amici immaginari! O.O

Spero di averli resi quasi veri, quasi fossero elementi del manga originale … ^-^

KissKiss KiraKira90

 

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Capitolo 13
*** 12.Scelta ***


Esami finiti! Sono tornata!!

 

12.Scelta

 

“Che ne è di Bunrakuken?”

Sesshomaru aveva appena tranciato una decina di demoni.

“Aveva da fare!” lo rassicurò lei, trafiggendo l’undicesimo.

“E cosa?!”

Stizzito. Era irritato da quella situazione.

Aveva espressamente chiesto a Bunrakuken di guardargli le spalle ed a Jacken di portarla al sicuro.

Le sue parole non contavano più nulla?

Se il kappa non fosse stato lontano e non ci fossero stati quei corpi su cui sfogarsi si sarebbe certamente ritrovato con un servo in meno!

E zio? Dove diavolo era finito?

Era stato ferito? Catturato?

Eppure non percepiva l’odore del suo sangue.

Certo, quello di Baiko lo captava benissimo …

Una risata femminile, e carne lacerata a seguire, lo destarono dal turbinio dei suoi pensieri.

“Stare solo con me vi mette a disagio per caso?”

L’ennesima provocazione.

Era seriamente tentato di voltarsi e tapparle la bocca!

Insolente. Boriosa. Sfacciata!!

Con un sol fendete spazzò via cinque cadaveri.

“Oh, nervosetti?!”altra risatina, infantile quasi.

Era assurdo, ma tormentarlo in quel modo era una sorta di piccola vendetta per la sera precedente.

Magari, distraendolo, si sarebbe beccato qualche taglietto dalle katane smussate di quei fantocci.

Alquanto infantile. Se ne rendeva conto anche lei di comportarsi come un’immatura, ma era dannatamente divertente!

“Smetti di giocare con la mia pazienza!”

Suonava quasi come una minaccia. Era proprio nervosismo quello nella sua voce.

“Non si chiama forse guerra il gioco che stiamo facendo?”

Altra smorfia ribelle ed altre torsioni di entrambi, vibrando fendenti.

Quasi un impulso comune, un modo per scaricare la tensione dai nervi: lanciarono un attacco più forte dei precedenti.

Un’enorme croce e un fendente d’ energia seguiti da una serie di membra sparse.

Corpi che lentamente si ricomponevano, mentre quasi fosse stato preparato, i due che avevano inizialmente combattuto uniti s’iniziarono a fronteggiare …

Di scatto l’uno si rivolse all’altro.

Una carica fluida e forte e due auree demoniache potenti che si scontravano, mentre le tre lame si urtavano.

 

***

 

Si erano completamente scordati chi era il nemico? In un momento simile, poi?

Questo pensava qualcuno che aveva osservato tutto il piacevole spettacolo. Li aveva visti …

Tranciavano cadaveri con una rapidità disarmante!

Col tempo l’uno aveva preso i tempi dell’altra e la loro sincronia era divenuta perfetta.

Un fendente che penetrava la carne, un corpo che cadeva, il sangue che schizzava …

Una piroetta con le armi ben salde e l’uno passava nella posizione dell’altro, nuovamente schiena contro schiena, e via ad un’altro affondo.

Due creature bellissime e sensuali che si muovevano sinuose, così perfette nell’arte dell’uccidere.

Letali dalla testa ai piedi, in ogni muscolo, ogni nervo, ogni cellula!

Entrambi contratti nella lotta … Predatori! Youkai!!

Jacken li guardava estasiato dall’alto, in groppa ad Ah-Un.

Il padrone gli aveva ordinato di proteggerla. Doveva essere furioso per la sua disobbedienza!

Sicuramente  se la sarebbe presa con lui una volta capitatogli a tiro. Eppure …

Forse era stato un bene che la Au avesse fatto di testa sua.

Da quanto aveva visto era decisamente un valido aiuto per il padrone. E poi … CHE SPETTACOLO!!!

Era imbambolato ad osservarli e quasi stava per scordare in che grave situazione si trovassero.

L’inaspettato gesto dei due osservati, però, lo riportò alla realtà.

Improvvisamente l’uno aveva rivolto l’arma all’altra e avevano iniziato a fronteggiarsi, seriamente da quanto poteva vedere.

Pensò fosse meglio lasciarli sfogare fra di loro. Non osava immaginare di subire le percosse di tutti e due!

Rabbrividì a quel tremendo pensiero. Fu scuotendo il capo per spazzar via quell’angosciosa visione che il suo sguardo si posò sul dai-youkai tasso, che veloce e senza pietà, si stava aprendo un varco verso le retrovie …

 

***

 

Baikooooooo!” il grido disperato di un padre …

Pa-padre …” invocò con quell’espressione strozzata, mentre il sangue lentamente lo abbandonava …

Attorno a lui le urla di molti dei suoi soldati erano cessate … scomparse assieme alle loro vite … spezzate assieme alle ossa così fortemente stritolate da quella morsa invisibile …

La vista gli si stava offuscando … segno che presto li avrebbe seguiti …

Aveva subito numerose ferite da parte dei cadaveri, in punti non d’ immediata dipartita, ma le varie emorragie non lasciavano scampo …

Il fiato gli mancava e quella morsa che lo strizzava pareva voler far defluire più sangue dal suo corpo … quasi fosse una pesca matura …

Era al limite …

Alla fine!

Baikoooooooooooooo!!” di nuovo quel grido, che alle sue orecchie parve più distante del precedente e mentre lentamente chiudeva le palpebre tremanti, sentì sul volto la sferzata di un fortissimo vento … un vento che recava l’odore di suo padre …

Sorrise … aveva detto di essere fiero di lui!

***

SHIICHIKARA!!!”

Bunrakuken non ebbe incertezze … vibrò un colpo potentissimo, tentando di tranciare quei fili invisibili.

Molti dei soldati intrappolati caddero … quasi tutti morti!

La paura che anche per suo figlio fosse troppo tardi lo invase.

Non perse tempo e corse incontro al suo corpo immobile ormai a terra, libero da quella morsa infernale.

Baiko! Figlio mio …” si chinò veloce su di lui sollevandogli la testa, stringendo a sé quel corpo lascivo e pesante, ricoperto di sangue. Una spaventosa quantità!

Baiko!” lo chiamò, scuotendolo nel disperato tentativo di svegliarlo.

“NO! Ti prego!” supplicò un qualcosa nella sua testa.

“BAIKO!!!” gridò con tutta la voce disperato, ma nulla … non un movimento, ne un sussurro.

“DANNATO EST!!!” sbraitò al vento, pazzo dal dolore. Suo figlio non respirava più …

Il suo stesso sangue era del tutto scemato da quell’involucro di carne, macchiando la sua armatura.

Lo sguardo sofferente ed in preda alla rabbia di Bunrakuken fu palese, mentre si riprometteva che quel dannato demone, chiunque esso fosse non avrebbe usato il corpo di suo figlio come un burattino …

Portò la mano sinistra, quella libera, sul suo petto precisamente sul cuore, posandola poi su quello del figlio. Uniti per sempre …

“Vivere o morire con onore!” questo gli aveva insegnato e lui l’aveva imparato, ma ora forse lo avrebbe preferito vivo.

Una lacrima rigò il volto tirato del tasso, mentre i cadaveri assassini lo accerchiavano.

Parve non accorgersene, o forse non gli importava semplicemente.

Uno gli si parò dietro, sollevando l’arma pronto a colpirlo mortalmente, aiutato dalla forza di gravità.

Pochi istanti che lo separavano dal ricongiungersi al figlio, ma evidentemente non era ancora la sua ora, perché un’ondata di fiamme travolse e polverizzò quei fantocci.

Jacken atterrò subito dopo, accanto al generale tasso, scuotendo il bastone ninto e pronto con la bocca della testa di vecchio spalancata.

“Sommo Bunrakuken, state bene?”

Non ricevette risposta, quell’unica lacrima che si era concesso scivolò lungo la sua guancia contratta, sotto la mascella tesa, bagnando gli occhi del figlio …

Lo posò delicatamente a terra riacquistando la sua fierezza.

Jacken? È questo il tuo nome?”

“Sì, Bunrakuken-sama

“Voglio che porti il corpo di mio figlio al sicuro! Non posso permettere che lo usino come fantoccio in questa battaglia.”

“Capisco signore … mi alzerò in volo con Ah-Un e le spoglie di vostro figlio.”

“Bene!!” silenzioso ed imperscrutabile sollevò quel corpo che un tempo fanciullo era così minuto ed indifeso e lo adagiò sulla groppa del drago.

“Abbi cura di lui!”

“Non temete, mio Signore!” un inchino riverente prima di spronare la bizzarra cavalcatura.

Un ultimo sguardo carico d’amore e di promessa di vendetta, mentre Ah-Un si rifugiava fra le nuvole.

Bunrakuken impugnò con presa salda la sua spada, raccogliendo da terra anche quella perduta dal figlio …

Le roteò minaccioso e con un grido agghiacciante, da belva, si getto contro quei dannati.

 

***

 

Passi serrati ed incalzanti, mentre il cozzare e lo strusciare metallico riecheggiava …

Colpi a vuoto, parate e attacchi veloci ...

Spinte e prese furiose …

Mya … agile e flessuosa, abile ad ipnotizzare ed a stupire con quelle rapide torsioni del corpo, salti e giravolte che le facilitavano lo schivare colpi impossibili per chiunque.

Sesshomaru … veloce e forte , in grado di sbaragliare il nemico con pochi rapidi fendenti, diretto e sicuro anche negli affondi.

Uno scontro fra titani, fra guerrieri d’eccellenza con un immenso baratro a separare i loro stili e il loro modo di essere fatali!

Assassini, danzatori, acrobati … artisti!

 

La bellezza e la bravura non si manifesta forse fronteggiando i propri simili?

Solo uno fra due ballerini sarebbe risultato migliore. Solo un acrobata sarebbe rimasto in piedi. Solo un assassino in vita!

Ma nel mentre … il pubblico sarebbe rimasto estasiato nell’ammirare tanta prodezza!

 

Erano due principi della guerra ed ora stavano giocando al gioco che tanto li apparteneva …

Un fruscio di vesti e di contorti movimenti, due piroette e l’obbiettivo di entrambi a pochi centimetri dalla lama.

Mya reggeva il pugnale sinistro sotto al mento di Sesshomaru, la lama rivolta verso la pelle ruvida quasi poggiata su di essa.

Sesshomaru con Bakusaiga premeva pericolosamente sotto la mascella femminile della yasha, bloccandole il polso destro con la mano libera. Un contatto! Un semplice freddo contatto!

Erano entrambi immobili in quella posizione precaria. Entrambi a due centimetri dalla morte che l’altro poteva dargli …

“Credevo fossi venuta per sdebitarti …” curioso.

“Non mi fido di voi!”sincera, diretta, senza preamboli.

“Vuoi combattere da sola l’Ovest e l’Est?” la provocò ironico.

“Sono impulsiva, non stupida!” sorrise sfacciata.

“Eppure non esiti a rivolgere la tua arma verso di me …” ammirato.

“Neppure voi esitate a puntarla su di me …” consapevole.

“Nemmeno io mi fido di te …” lo stesso suo dubbio.

Si staccarono e cozzarono ancora le lame veloci, fluttuanti.

Erano nuovamente accerchiati …

Unirono le lame un’ultima volta, spingendo entrambi, poi all’unisono rotearono su se stessi, spazzando nuovamente via l’orda che li aveva circondati.

Terminarono di girare e incrociarono le loro lame. Di nuovo i loro sguardi si sfidarono ...

“Perché mi avete lasciato andare?” una domanda che voleva porgergli, DOVEVA farlo. Era tornata appositamente per questo.

“Perché sei tornata?” basta sciocchezze, la verità! Voleva saperlo. Ne aveva bisogno …

Gli occhi di entrambi si addolcirono e le prese sulle spade si affievolirono.

“Per chiedervi perché …” tentò lei, bloccandosi.

“Il perché di cosa?” voleva sentire la sua spiegazione.

“Perché vi siete fermato …” per la prima volta Mya abbassò gli occhi, non sapeva definire cosa provasse … di certo imbarazzo.“Perché tante premure per me … una schiava?”

Sesshomaru abbassò l’arma. Ormai ogni impulso di lottare era svanito. Vederla così confusa lo confondeva …

Era così fiera e battagliera eppure in quel momento così incerta ed insicura … Indifesa!

“Non capisco …” già non capiva.

“Perché mi avete liberato? Non vi servo forse? La notte passata mi avete trattato come una puledra da domare ed il giorno dopo mi avete sciolto le redini e chiesto di fuggire! Neppure io capisco!!”

Lui sapeva perché l’aveva liberata e non era solo per proteggerla o per puro senso di colpa. Lui sperava lei tornasse …

Voleva gli restasse al fianco libera e selvaggia, per sua scelta non per imposizione!

“Le cose più belle sono quelle indomabili … ti avrei privato della bellezza che ti appartiene se ti avessi piegata.”

La voleva libera, ma legata a lui.

“Non volete nulla in cambio, quindi?”

Voleva lei … poterla avere accanto, solo quello. Era un bisogno di cui non comprendeva l’origine … che fosse a causa dell’influsso della leggenda?

“Voglio che tu ti senta libera di scegliere se continuare a fuggire o combattere al mio fianco.”

“Mi chiedete se preferisco essere una fuggiasca o una subalterna?” ovvio che avrebbe risposto la prima.

“No! Ti chiedo se desideri scappare o affrontare ciò che ti perseguita, come mia alleata!”

“Mi prendete in giro?” ridicolo credere a simili assurdità! Sua pari? Lei? Da sempre trattata come una … come un oggetto?

Le sue premure la spaventavano … la spingevano a diffidare ancora più di lui, a scappare come sempre …

“Non è un gioco!” le disse serio, mentre tranciava altri nemici.

“Invece sì! Siamo semplici pedine su una scacchiera straniera …” anche lei spazzò via parte dell’orda “… possiamo solo stare fermi o avanzare. Non possiamo uscire dal gioco a meno che qualcuno non ci divori!” lei lo sapeva. Aveva capito a sue spese che per quanto si tentasse non c’era scampo …

Di nuovo si avvicinarono guardandosi. “Ma puoi scegliere se partecipare attivamente alla lotta, vittoria o sconfitta che sia … oppure restare immobile ad assistere rassegnata!”

Rassegnata? Forse lo era davvero …

“Scegli un colore, Mya …”

Il suo nome … per la prima volta da lui pronunciato con calma e dialogo, forse dolcezza.

Mya si sentì perduta nel suo sguardo intenso e dorato. Lui credeva in quello che le diceva? Lo si capiva da come non ci fossero macchie o aloni in quelle iridi. Sicurezza … quello che in quell’istante a lei mancava.

Si rese conto che per la prima volta il suo sguardo di giada stava tremando e vacillando sotto alle promesse riflesse in quegli occhi, forti e decisi.

Lo distolse spaesata … non riusciva a pensare fissandolo. Era scossa …

Poi le parole le uscirono, quasi involontariamente.

 “Vi sbagliate … per Yara questo è un gioco. Per l’Est e il suo Signore tutto questo è un gioco!” seria e rabbiosa.

Yara?” chiese Sesshomaru.

“Colei che assieme Komori tira le fila di quest’attacco.” distante, mentre rivelava quel particolare.

Sesshomaru si stupì delle sue parole, ne fu quasi scandalizzato.

“Tu conosci il demone che tira le file di questa battaglia?” chiese, tentando di contenere la furia omicida che stava per invaderlo. L’avrebbe trovato e distrutto!

“Fa parte dei fedeli al Signore dell’Est. Prende ordini solo da Komori! È un demone dei capelli nato da un pettine demoniaco, per questo è più forte dei normali spiriti vendicativi.”

“Mi aiuti, dunque?” constatò stupito Sesshomaru.

Mya rimase in silenzio per parecchio tempo …

Sesshomaru capì e le diede le spalle, allontanandosi da lei e spazzando via un centinaio di demoni con un solo fendente.

Lei lo vide allontanarsi …

Doveva fare una scelta ora. Una delle più difficili in una battaglia: da che parte schierarsi!

 

***

 

“Oh, i piccioncini si sono separati.”

Le vibrazioni che le giungevano alle orecchie non lasciavano dubbi.

“Perfetto!” rise sadico il serpente, pregustandosi il momento. “E gli altri impiccioni?” chiese distrattamente.

“Il tasso più giovane non è più un problema!” rise folle e malata “Ed il babbo …” sciolse le spalle sospirando, quasi eccitata all’idea.  “Lo seguirà presto! Peccato che quel rospaccio abbia portato via il cadavere di suo figlio, l’idea di farlo ammazzare da lui mi esaltava da morire.” disse, leccandosi le labbra color sangue.

“Pazienta piccola cara, avrai il tuo godimento, promesso!” ridacchiò malato, mostrando le perle seghettate dei denti.

“Segui i movimenti di Mya, quando saranno di nuovo assieme ci divertiremo …”

 

***

 

Bunrakuken era stremato, ma mai si sarebbe dato per vinto. Doveva vendicare Baiko ad ogni costo! L’aveva giurato sul suo cadavere …

Se sarebbe morto nel tentativo non avrebbe avuto rimpianti, tranne quello di abbandonare Sesshomaru.

Vide un’orda più consistente delle altre. Lui, da solo, non ebbe incertezze e ruggendo gli si lanciò contro …

 

***

 

“Dannazione!” preoccupazione nello sguardo del principe, mentre continuava a tranciare corpi.

Il suo esercito ormai era pressoché inesistente, Baiko e Bunrakuken erano spariti e Mya

Lei …

“Devo trovarli! Dannati!!” rabbia nel suo sguardo, mentre avanzava da solo: non poteva più contare sull’aiuto di nessuno.

Una croce d’energia a supportarlo e Mya che gli atterrava accanto …

“Devo?” chiese stizzita. “Forse volevate dire dobbiamo!” sorrise.

Di nuovo quella sua innaturale sicurezza …

Sesshomaru alzò un sopracciglio e sorrise impercettibilmente. Aveva scelto … Aveva scelto lui!

 

***

 

Yara? Ora sono insieme?”

“Sì!” sogghignò lei.

Le vibrazioni parlavano chiaro a lei che sapeva interpretarle …

Komori ghignò con quell’espressione malata e si leccò le labbra, pregustandosi la scena.

“Il momento. Tocca a loro adesso!” esclamò, incitando la sua subalterna.

E su entrambi i loro volti comparve la stessa espressione folle e crudele …

 

- continua -

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Ragazzi eccomi, finalmente aggiorno …

La verità è che questo capitolo mi ha dato più problemi degli altri!

Spero di non avervi deluso, personalmente fra le tante possibili varianti che ho scritto questa mi è parsa la migliore.

Ditemi che ne pensate!!  ^-^

KissKiss KiraKira90

 

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Capitolo 14
*** 13.Nemici/Amici ***


 

13.Nemici_Amici

 

Stremati ..

I pochi guerrieri dell’Ovest combattevano per la loro vita, per la loro patria ed il proprio orgoglio … per essi perivano uno ad uno …

Stavano perdendo e non c’era modo per impedire che gli eventi li travolgessero.

Sia Mya che Sesshomaru sapevano che non avrebbero resistito a lungo …

Il cozzare delle lame e delle armature, unito alle grida ed al sibilo del vento rendeva la battaglia caotica. La polvere sollevata dagli assalti e l’odore acre di sudore e sangue, a lungo andare, riusciva a sottrarre qualsiasi tipo di determinazione. Troppo tempo …

Mya aveva da sempre avuto notevole resistenza, ma assieme a quella di Sesshomaru-sama era notevolmente provata dopo così lunga battaglia. Respirava pesantemente, mentre la schiena in precedenza eretta ed altezzosa pareva leggermente più incurvata. Le lame che vibrava con tanta agile maestria avevano ora un’elsa più scivolosa ed un peso nettamente superiore, come se il sangue nemico, ad ogni morte, si fosse aggrappato con forza a quelle splendide forgiature.

Vibrò la sua frustrazione, attirando l’attenzione del principe. Bastò uno sguardo per capire che era stanca.

Non era un bene, persino lui si rendeva conto di come fossero alle strette e di come solamente loro due fossero l’ultimo ostacolo alla vittoria dell’Est.

Messi alle strette da un unico attacco nemico? Da un unico demone? Come poteva permettersi un simile smacco?!

Lui, il figlio del Gran Generale cane che sigillò Ryukotsusei, il drago millenario, sconfisse il Signore delle pantere e che … morì a causa di una donna umana …

Una fine tanto ignobile per il guerriero più potente sulla terra. Quanta rabbia il ricordarlo faceva riaffiorare …

Perché padre?

Non avrebbe seguito il suo esempio, mai sarebbe morto per una donna!

Poteva evitare di ammetterlo, ma se si trovavano in quella situazione la colpa era solo di quell’Au impertinente, eppure lui … Mai l’avrebbe consegnata!

Poteva mentire a se stesso, ma la verità è che non gli importava nulla del dominio del mondo in quell’istante. Gli importava solo di lei … del possesso su di LEI!

 

Mai sarebbe morto per una donna! Mai per mano dell’Est!

Con tutte le sue forze si convinceva di questo …

“Sesshomaru, non poss.. non possiamo andare avanti per molto!” le parole pronunciate con celata fatica da Mya, furono come un pugno allo stomaco. Erano dunque spacciati?

Sebbene non lo mostrasse, era quasi giunto anch’egli al limite …

 

***

 

Baiko…un pensiero sufficiente per spingere un padre a combattere oltre lo stremo …

 

In ginocchio, pesantemente poggiato sulla sua lama ed a quella appartenuta al figlio, Bunrakuken si reggeva a mala pena, serrando le due else. Fra le due affilature, affondate nel terreno, il volto del tasso pareva scuro ed imperscrutabile … un corpo senza cuore, strappato con l’ultimo battito del suo giovane sangue.

I cadaveri barcollanti lo avevano accerchiato per l’ennesima volta e lui, col fiatone, non pareva scosso dal pericolo imminente. Le energie restategli erano poche, ma un generale temuto e rispettato come egli era non poteva permettersi di perire in modo tanto disonorevole. Il cerchio di aggressori si strinse attorno la sua figura piegata e quando udì l’ultimo passo di quei fantocci, essergli abbastanza vicino, fra le due lame si stampò un sorriso agghiacciante. Il ghigno di chi non ha più nulla da perdere!

Un istante e la sua rabbia, tristezza e vendetta esplosero senza preavviso in una folata ed un turbinio di aura maligna, che sconvolse la zona. Le zanne si stavano distintamente allungando e quel ghigno si distendeva, divenendo brutale e bestiale …

Un muso di youkai tasso, di un padre a cui hanno toccato i cuccioli … Feroce!

 

***

 

Quel vento innaturale si propagò in tutte le direzioni.

Sia i capelli di Yara, che le narici di entrambi gli inu-youkai, percepirono distintamente quale fosse la fonte.

“Bunrakuken?” chiese Mya sconcertata da tanta forza e rancore, mentre osservava la direzione da cui l’odore giungeva così prepotentemente.

Sesshomaru non se lo fece ripetere e quasi spinto da una forza sconosciuta si lanciò in quella direzione …

Sesshomaru-sama, cosa? Aspettate!” gridò l’Au, seguendolo subitamente.

 

***

 

“Si sta trasformando!” ansimò estasiata Yara, mentre quelle labbra rosse erano immote in quella forma a mezzaluna sanguigna.

“Era ora che uno di loro si decidesse.” 

“Avrei preferito fosse stato il principe argento …” s’imbronciò la demone, scroccando le scapole. “Mi piacciono tanto i suoi capelli!” ammise, leccandosi le labbra lenta ed affamata.

“Andrà bene comunque mia piccola folle subalterna.” ghignò immobile lo scorpione. “Ora basta lamentarti … Esegui!” s’impose autoritario, facendo rabbrividire la serva. Komori aveva tolto il poco di freno che tratteneva Yara e lui sapeva bene cosa questo comportava.

“Sì Komori, subito!” lo tranquillizzò, concentrandosi sul tasso.  “Bene …” rise sadica “Giochiamo!!”

Un agile movimento delle dita, mentre i capelli principali rispondevano alle sue pressioni.

Un istante e la trappola era scattata …

 

***

 

Bunrakuken seminava strage, schiacciando come soldatini di carta quei cadaveri di carne. Sbranava, ringhiava, ruggiva e distruggeva senza controllo alcuno …

Quando Sesshomaru giunse dinanzi a tale spettacolo si rammaricò per ciò a cui stava assistendo.

Una tremenda ferita gli stava squarciando il fianco, nell’esatto punto in cui ad un altro suo grande mentore causò la morte! Gli occhi del principe si serrarono …

Di nuovo quella stessa scena? Non avrebbe lasciato correre stavolta!

“Sesshomaru, quello è …?” Mya gli si affiancò, bloccando le parole quando incontrò la sua insolita espressione.

“La vera forma di Bunrakuken!”esclamò lui, distante.

“Ma è ferito!” inorridì alla folata di sangue che gli giunse. “Non può continuare!” eclamò, cercando di convincere Sesshomaru ad intervenire in qualche modo.

“Come posso fermare un pazzo?” sorrise ironico fra sé. Non vi era riuscito in passato, poteva forse riuscire ora?

Mya rimase shockata da un simile cambiamento nel demone, ma non ebbe il tempo per chiedere o far altro se non schivare la possente zampata del tasso.

Era scattata all’indietro assieme a Sesshomaru, mentre detriti e polvere veniva sollevata da tanta ferocia …

“Che diavolo gli prende?” gridò preoccupata, ancora intenta a scampare al colpo, ma poi fu ovvia la risposta che trovò. Yara, Komori, l’Est … Bastardi!!

 

Rabbia deturpò il suo bellissimo viso e Sesshomaru comprese che erano caduti nell’ennesima trappola.

Bunrakuken era finito sotto il controllo di quel dannato demone burattinaio …

 

***

 

Lo youkai tasso non capiva!

Si era trasformato convinto di non avere altra via d’uscita e poi non appena l’odore familiare dei suoi alleati si era fatto vicino s’era mosso ostile verso di loro …

Che succedeva al suo corpo? Era stremato e poco mancava alla sua probabile dipartita.

Ne era conscio, avrebbe seguito Baiko e questo lo confortava, ma il suo credo gli imponeva di combattere il nemico fino alla fine. Perché allora la sua rabbia si rivoltava verso Sesshomaru e la bella Au?

Assurdo! Quei dannati stavano giocando con lui … Non poteva permettersi di piegarsi a quei maledetti scorretti scagnozzi di quart’ordine!

Quei codardi neppure si degnavano di mostrarsi al nemico e nell’ombra attaccavano alle spalle! Sotterfugi degni di una creatura infima e senza onore com’era il loro Signore! 

Mentre la sua mente correva veloce il suo corpo si contraeva in una seconda zampata contro i due …

Non riusciva ad arrestare quegli assalti, tutto perché come il suo fisico anche la sua volontà si era fatta debole.

Non riusciva a trattenere quella forza che così profondamente lo violava, e gli attacchi contro i due inu-youkai non cessavano.

Ringraziò la sorte che avessero abbastanza energia per schivare la sua furia. Doveva fermarsi!

Cos’avrebbe detto il suo vecchio compagno nel vederlo caduto così in basso?

C’era quella promessa fattagli che doveva mantenere!

 

Con la mente tornò a circa 700 anni prima, poco dopo la morte di Ryukotsusei ...

 

***

 

Lo ricordava steso a terra a riprendere un po’ di forza, da poco riottenuta forma umanoide …

Rimaneva immobile steso contro una vecchia quercia a lasciare che il vento lo ritemprasse e che lui si avvicinasse. Sapeva non era una minaccia appena aveva annusato l’aria e lui sapeva che non lo considerava tale …

Gli si stese accanto, poggiandosi sull’altro lato di quel vecchio albero, mentre il corpo di un drago appena sigillato faceva da sfondo …

Touga, avresti potuto chiamarmi! Volevi divertirti solo, vero?” sorrise.

“Bunrakuken come diavolo fai ad avere un tempismo tanto orribile?!” rise lui. “Riesci sempre ad arrivare quando ormai non servi più.” concluse ironico.

“Come se tu mi avessi permesso d’interferire.” lo canzonò sornione.

“Stavolta dovevo vedermela da solo …” ammise serio, non accennando ad alzare le palpebre.

“Ed ora? Hai intenzione di fare tutto da solo?”

Un sorriso. Solo un sorriso …

 

Un compagno preoccupato per un amico gli aveva caldamente sconsigliato di andare da LEI, ma nulla …

Si era offerto lui, ma come risposta ricevette un sorriso …

 

“Mio caro e vecchio amico, questa è una cosa che devo fare di persona. Sto morendo e l’unica cosa che desidero e vedere  i miei figli ed il suo dolce viso un’ultima volta …”

L’ultima volta che lo vide sereno …

Non poteva replicare a simili argomentazioni. Non erano ne logiche ne razionali, come mai Inu no Taisho era stato.

Impulsivo come il suo secondogenito, imperscrutabile come il primo, ma con una saggezza che era solo propria …

Con quel ricordo rammentò la promessa che gli fece …

“Mio figlio Sesshomaru non capirà la mia scelta … Veglia su di lui amico mio, sei suo zio in fondo.”

L’ultima volta che lo vide sorridere …

L’ULTIMA VOLTA CHE LO VIDE VIVO!

 

Quella promessa gli imponeva di cessare quegli inutili assalti!

 

***

 

Bunrakuken era un demone possente come solamente una volta Sesshomaru aveva veduto …

Suo padre aveva la stessa immensa mole … era temibile!

Certo non era un demone cane ed i suoi movimenti non erano agili come quelli della sua razza, ma era astuto e difficile da abbattere vista la robustezza delle sue ossa tarchiate.

Le sue zampe erano enormi ed i muscoli in ogni singolo centimetro sviluppati. Forza in ogni pelo grigio-argento che lo ricopriva …

Mya si sorprese di tanta forza in un demone allo stremo e così gravemente ferito.

Fu in quell’attimo, che ancora sospesa in aria, non si accorse del terribile colpo di coda che l’aveva puntata. Troppo tardi per schivarlo …

Istintivamente si protese per parare il colpo, ma in un istante venne scagliata ferocemente a terra. La forza dell’attacco la fece sprofondare in profondità, frantumando rocce e suolo.

Prima che potesse riprendersi, l’intero peso della zampa dello youkai gravava sul suo corpo di yasha, che sofferente tentava di liberarsi …

 

Sesshomaru era troppo preso a scovare Komori e Yara per prevedere un simile feroce assalto alla Au, che tanto bramavano viva …

La vide lì, schiacciata sotto quello che era un suo caro amico e, per la prima volta, agì senza chiedersi nulla.

Strinse la presa su Bakusaiga e mirò a Bunrakuken … Mai credeva l’avrebbe fatto!

Il fendente costrinse il tasso a schivare ed a liberare Mya

La yasha era ancora a terra, mentre riprendeva fiato e distendeva il torace fino a quel momento compresso. Il forte colpo alla testa l’aveva intontita, ma poté distintamente scorgere la splendida figura frapposta fra lei e lo zio. Altezzosa e splendente …

Sesshomaru la stava proteggendo e mentre lei, ancora scossa si rialzava, non smetteva di chiedersi il perché.

Perché lo faceva? Perché la difendeva? Perché la voleva al fianco? Perché?

Sorrise mesta … la vera domanda era perché se le faceva!

Dubbi inutili …

In fondo conosceva la risposta: come tutti lui bramava il possedere il mondo che l’averla garantiva!

Si rialzò a fatica.

Inutile farsi illusioni! Non doveva fraintendere quel gesto.

Solo interesse! Solo questo … purtroppo.

 

***

 

Jacken aveva obbedito al generale tasso e con il corpo di Baiko si era alzato in volo, ma era inutile negare quanto fosse preoccupato per il suo padrone.

Dall’alto era palese quanto difficile fosse la situazione: aveva scorto la dura battaglia e la trasformazione di Bunrakuken, poi come questo si fosse schierato col nemico …

Avrebbe voluto scendere, ma era consapevole che al suo Signore non sarebbe stato di nessuna utilità e che se teneva alla pelle doveva starsene alla larga dal campo di battaglia. Eppure era fermamente deciso a rendersi utile.

Sorvolando la zona sperava di trovare quei maledetti che li attaccavano, ma nulla. Probabilmente qualche strana arte li celava …

Si sentiva inutile ed impotente. Decisamente un’orribile sensazione!

Dall’alto continuava le sue ricerche con ben poche speranze di riuscita e fu allora che, senza volerlo, trovò qualcosa che gli fece sbarrare gli occhi …

Un esercito?!

Un numero incredibile di demoni che si avvicinavano pericolosamente alla battaglia e ciò che era peggio non sapeva dire se fossero amici o nemici …

Dal poco che scorgeva poteva dire che quelli, chiunque fossero, erano stranieri. Glielo suggerivano le bizzarre sagome e quelle strane cavalcature alate.

Ombre, ecco cosa vedeva. Ombre minacciose e piene di speranza …

Un miraggio forse, oppure la fortuna che girava?

 

***

 

Una folata improvvisa le fece volgere lo sguardo ad Ovest …

Il sole stava calando e lei non se n’era neppure accorta, presa com’era dagli eventi.

Il vento portò un odore straniero al suo naso, mentre Sesshomaru fronteggiava circospetto il tasso.

Persino loro, indaffarati nella lotta, notarono la strana sfumatura che la brezza aveva acquisito …

Era un qualcosa particolarmente familiare per la yasha. Le dava quella strana sensazione di … casa!

La sua terra, ecco cos’era. C’era odore di continente nell’aria ed un falco a sorvolare il cielo …

Il simbolo della sua libertà!

 

***

 

“Piccola pulce, spero per te tu non mi abbia mentito!” quella giovane voce maschile, celata dal bizzarro elmo straniero, apparteneva al corpo che guidava quell’assurdo corteo disomogeneo.

Pareva uno schieramento buffo e per nulla consono ai comuni …

“Non temete capo Tsao, la vostra bella Au è qui!” sulla sua spalla a consigliargli c’era una vecchia parassita.

Shoga c’è il Signore dell’Est dietro a quest’attacco?”

“La mia Signora suppone di sì, sommo Jin Tsao Fang!”

Il guerriero ancora in sella al suo irrequieto Grifone fischiò un lugubre richiamo, mentre tendeva il braccio per accogliere i suoi occhi in perlustrazione.

Non ci volle molto perché il falco che serpeggiava libero fino a poco prima ci si appollaiasse, squittendo e chiocciando le informazioni raccolte.

Komori dunque … Come al solito usa Yara per non sporcarsi le mani!” sorrise, scagliando di nuovo il falco al volo.

“Che intendete fare astuto Tsao?” domandò con impazienza Shoga.

La pulce non ottenne risposta ...

Il giovane Fang si limitò ad un gesto verso le retrovie ed in un istante una fila di cavalieri su creature sputa fuoco si lanciarono compatte verso il campo di battaglia.

Senza preoccuparsi di colpire soldati dell’est o dell’ovest le fiamme avvolsero e polverizzarono ogni cosa!

Pochi istanti e la moltitudine di cadaveri fu decimata. Troppo lenti e stupidi per schivare … troppo morti!

 

***

 

“Che diavolo? NONONONO!! I miei amori … i miei capelli? Bruciano! NONONONO!!” Yara era in lacrime, scossa dall’attacco che assieme a quei corpi aveva disintegrato i suoi fili …

Komori era incredulo. La vittoria era loro, mancava pochissimo ormai, ed invece …

Chi aveva osato rovinare i suoi piani? Chi aveva osato immischiarsi?

Fu mentre se lo chiedeva, cercando freneticamente fra i tumulti del momento che il grido di un falco gli fece alzare gli occhi iracondi al cielo …

Quella semplice figura fu una risposta più che chiara per lui.

Tsao Fang del Vento? Dannato! Ti ucciderò con le mie mani … LO GIURO!!!” gridò sadico e furibondo, tanto da far tremare Yara.

“I miei capelli soffrono … io soffro … detesto il fuoco …” la follia era palesemente scoppiata in lei e ci volle il pugno dello scorpione per farla tacere.

“Lascia i tuoi burattini. Ci ritiriamo!” le urlò furioso, mentre a terra si ripuliva il labbro dal sangue, con la stessa naturalezza che avrebbe avuto nel ricevere una carezza.

“Ma i miei regali?” s’imbronciò, riferendosi alle ciocche argentate e dorate.

“Scordateli per ora! Non siamo preparati per affrontare anche Jin del Continente, quel maledetto!” ringhiò fra sé, mentre entrambi svanivano nel nulla com’erano apparsi …

 

***

 

I cavalieri riatterrarono, mentre Tsao Fang, vittorioso, si diresse senza indugio dal motivo della sua presenza, seguito in silenzio da tutti i demoni ai suoi comandi.

Shoga, Sesshomaru-sama ci sarà d’intralcio?”

“Ne io ne la mia Signora sappiamo rispondere a questa domanda temo … Il sommo principe dell’Ovest è imprevedibile!” ammise preoccupata la pulce.

“Credo sarà piuttosto interessante conoscerlo, in questo caso.” rise lui.

 

- continua -

 

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Incredibile come questa battaglia non finisse mai, mi stavo scocciando pure io! >__<

 Ma finalmente in 3000 parole circa ce l’abbiamo fatta a concluderla! XD

Nuovo personaggio a quanto pare. Tsao Fang? Che diavolo vuole questo? :P

E soprattutto che centra Shoga con tutto questo? E Mya? 0.o?

Mistero e Misteri!!

Spero vi sia piaciuto, non sapete quanto ho dovuto scervellarmi per farcela a continuare questa storia e soprattutto concludere questa battaglia!

Ditemi tutto! ^^

KissKiss KiraKira90

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Capitolo 15
*** 14.Lealtà ***


 

14. Lealtà

 

Quell’odore straniero …

Sesshomaru era ancora volto controvento, per carpire ogni informazione giungesse su quelle presenze improvvise …

Annusò l’aria e tese vista e orecchie …

Poteva dirlo con certezza ora … erano in molti … un esercito di demoni!

“Bunrakuken!” la voce allarmata di Mya lo fece volgere verso di lei. Era scattata verso il corpo del vecchio demone tasso, ormai libero dalla sua vera forma e dal controllo di Yara, ma martoriato e sfinito.

Au … che stai … facendo?” il tasso respirava a fatica, ma non riuscì comunque a trattenersi per la sorpresa. Lo stava aiutando a mettersi seduto, per permettergli di respirare meglio. Perché?

“Non parlate … risparmiate le forze!” gli consigliò dolcemente.

Come mai tutta quella improvvisa gentilezza? Da lei … condotta e ostentata come una prigioniera. Venduta come un’arma a un conquistatore …

Sospirò pesantemente quando la sua schiena si posò su uno dei pochi massi restati integri, dopo il suo feroce passaggio. Come aveva potuto farsi manovrare a quel modo?

Come aveva potuto permettere che … Baiko … Che lui …?

Una rabbia e un’angoscia incommensurabili lo ricolmarono, costringendolo a stringere gli occhi, annebbiati non solo per la perdita di sangue. Serrò la mascella con tanta forza da rischiare di rompere la sua possente dentatura, mentre Mya osservava il tutto impietosita …

 

Come poteva odiare qualcuno la cui unica colpa era l’amore per il figlio, anzi I FIGLI … Si era accorta del legame che lo legava a Sesshomaru … qualcosa di più forte di una semplice conoscenza o alleanza di tornaconto. C’era calore … il calore dell’affetto che lei, con tanta nostalgia, ricordava …

Come poteva odiare qualcuno che aveva perso qualcosa di tanto prezioso … la stessa cosa che era stata strappata persino a lei … la sua famiglia …

Come poteva odiare chi era stato manovrato dalla tirannia e perfidia dell’Est … carnefici senza scrupoli … i suoi inseguitori …

L’istinto la stava guidando e le imponeva di aiutarlo, di alleviare le sue pene, nonostante sapesse che avrebbe dovuto provare rabbia e rancore verso di lui.

Uno dei tanti demoni che le avevano tolto la cosa per lei più preziosa: la Libertà!

Costei … una dea, una ninfa, una chimera che da tempo, apparentemente infinito, si burlava di lei, sfuggendole all'improvviso quando ne stava sfiorando le ciocche ribelli. Non sarebbe mai riuscita ad afferrarla …

Forse per la prima volta si stava rassegnando all’idea del compromesso.

 

Sesshomaru osservava il tutto in disparte, rimanendo concentrato su ciò che accadeva a una distanza ben maggiore.

Non era indifferente agli eventi che lì accanto stavano avvenendo, ma sapeva che non poteva permettersi distrazioni.

Entrambi lo erano, ma lei in particolare ... più i secondi passavano e più ogni suo gesto e comportamento lo incuriosivano a tal punto da affascinarlo.

Anche ora la studiava, cercando di darsi una spiegazione per il suo reale dispiacere verso Bunrakuken. Lui aveva tutte le ragioni per rammaricarsi, ma lei … che cosa aveva da spartire con lui?

Era perso nelle sue analisi quando il vento si alzò informandolo di un evento alquanto allarmante. Quegli stranieri si muovevano … verso di loro!

 

***

 

Si stavano muovendo … Verso il suo Signore oltretutto!

Non poteva restarsene lì in cielo a osservare il tutto senza muovere un dito! Certo l’idea di scontrarsi con loro e di bloccarne l’avanzata non lo elettrizzava, ma doveva pur fare qualcosa!

La battaglia era cessata e ormai atterrare con il corpo del giovane tasso non avrebbe dovuto comportare problemi. Lanciò un ultimo sguardo indagatore verso gli stranieri, per poi dirigere Ah-Un verso il suo padrone.

Ci volle poco per giungere nei loro pressi e poco perché loro si accorgessero del suo imminente atterraggio.

“Mio Signore Sesshomaru!” gracchiò agitato innanzi a lui. L’inu-youkai scorse la salma sul dorso della cavalcatura, trovando conferma ai suoi sospetti.

Un’altra vittima di quella carneficina ...

Anche Mya apprese il tutto, rivolgendosi ancor più mortificata verso Bunrakuken. Era stata colpa sua! Era sempre colpa sua! Tutte le persone che le stavano accanto morivano e lei era impotente davanti a tutto ciò. Erano stati loro a condurla lì, ma era stata lei ad attirare la sventura su di loro.

Volontariamente il tasso non osava aprire gli occhi. Era terrorizzato all’idea di rivedere il cadavere straziato del figlio!

Jacken abbandonò velocemente la groppa del drago, saltando a terra e inciampando rovinosamente come suo solito.

“Mio Signore, sono felice stiate bene!” tentò di rimediare, ma Sesshomaru lo guardò oltremodo gelido.

“Ti avevo dato istruzioni precise, Jacken!” la severità nel suo tono lo fece tremare. Stavolta l’avrebbe ammazzato!

“Io padrone … ecco …” bofonchiò prima di sprofondare nel terreno in un inchino fin troppo riverente. “Sesshomaru-sama vi chiedo perdono, io … ho cercato di portarla al sicuro, ma non mi ha voluto dare ascolto! Io …” gesticolò in direzione dell’Au.

“Sarai punito, stanne certo!” gli assicurò Sesshomaru. Jacken ingoiò dolorosamente il nodo in gola, mentre lo vedeva avanzare verso di lui. Era paralizzato!

Stavolta il padrone se l’era presa davvero!

“Ti prego NO!” quella voce femminile fu la sua salvezza, mentre Mya si frapponeva fra loro. “Lui non ha colpa!” cercò di spiegare a Sesshomaru. “Sono io che ho voluto tornare indietro! Se devi prendertela con qualcuno, non è con lui!” non voleva veder spargere altro sangue per lei. Ne era stato sprecato fin troppo quel giorno.

Sguardo alto e fermo, mentre per l’ennesima volta lo sfidava. Gli stava silenziosamente dicendo di punire lei se proprio voleva punire qualcuno!

Non le avrebbe dato soddisfazione …

“Spostati!” le intimò.

“No!”

Jacken era sconcertato! Lo stava proteggendo? Sfidando l’ira del suo Signore? Questa femmina era folle! Folle sì, ma pur sempre l’unica cosa che avrebbe potuto salvarlo …

“Spostati, ho detto!” si fece più autoritario toccando l’elsa di Bakusaiga.

“Estraetela! Avanti!” lo provocò ancora. Jacken si spaventò ancor di più! Tutto ma non finire in mezzo ad uno scontro fra loro due! Doveva fare qualcosa, trovare un modo per salvarsi la pelle, e subito! Un attimo lui doveva ancora riferire ciò che aveva visto!

“Mio Signore!” s’intromise impunemente. “Ho visto un esercito straniero venire da questa parte! Gli stessi che hanno costretto alla fuga i galoppini dell’Est!”

Entrambi gli inu-youkai si voltarono incuriositi e celatamente allarmati. Non c’era tempo per perdersi in simili assurde distrazioni! Il kappa lo aveva rammentato loro.

Sesshomaru rilassò i muscoli, spostando la mano sull’altra elsa. “Spostati!” intimò più calmo. Mya notò la mano salda su Tenseiga …

Che voleva farci con quella spada? Una spada che non ferisce …

“Che intenzioni avete?” chiese, più ragionevole.

“Non ho molto tempo! Spostati!” disse, estraendola.

“Non farete del male al vostro servo, vero?” si assicurò.

“Non gli farò nulla … per ora!” Jacken sospirò di sollievo per la momentanea tregua. “Di certo non con questa spada!” continuò il principe, avanzando verso di lei.

Si fermò a pochi centimetri, occhi negli occhi, e Mya sentì di dover essere lei a indietreggiare per una volta. Si spostò di lato, lasciando scoperto Jacken. Il kappa si rannicchiò a terra, mentre il suo signore lo sorpassava, diretto al drago.

Di fronte a Baiko, sentì la volontà di Tenseiga pulsare e, quando i servi dell’aldilà gli si mostrarono, bastò un fendente per ridare vita a quel corpo.

Fu sentendo la spada cantare che Bunrakuken capì cos’era avvenuto. Suo figlio era vivo!

 

***

Mya era incredula, mentre assisteva a quel corpo esanime che riprendeva colore e il puzzo di sangue e morte si dissolveva. Il suo cuore smise di battere quando lo vide muovere gli arti! Era … vivo? Ma com’era …?

Riprese fiato per schiarirsi le idee, mentre osservava Sesshomaru rinfoderare la sua spada. Tenseiga …

Una spada che non può togliere la vita, ma … ridarla …

Che lama meravigliosa! Avrebbe barattato i suoi tanto pur di averla! Se ne fosse stata la padrona, a quest’ora, tutto sarebbe stato diverso … Non sarebbe stata l’ultima! Non sarebbe stata sola!

“Baiko!” gridò con le sue ultime energie il tasso.

“Padre!” rispose lui spaesato, correndone al capezzale. “Che vi è capitato? Che mi è …? Io ero morto!”

A Bunrakuken sfuggì un sorriso immenso, mentre una nuova, invisibile e diversa lacrima ricadeva sul solco di quelle versate precedentemente. “La zanna … Ringrazia la zanna di Sesshomaru!” pronunciò faticosamente, volgendo lo sguardo grato verso il nipote. Baiko parve non capire, mentre si dedicava alle ferite del padre. Sesshomaru non era certo per gratitudine che l’aveva fatto.

Si riconcentrò in direzione degli stranieri, in attesa, mentre Mya ne fissava la schiena. Un pensiero stupido l’aveva assalita!

Lei che seminava morte … forse … per sfuggire a questa sua condanna, forse poteva restare soltanto accanto a qualcuno che poteva renderla … doveva restare accanto a …

L’odore vicinissimo di Continente la riscosse prepotentemente, costringendola a smettere di concentrarsi su di LUI!

Non vi erano cattive intenzioni nell’aria, ma non esitò a stringere uno dei suoi pugnali, mentre il verso di un falco ritornava a riecheggiare sopra le loro teste.

“Padrone quella bestia appartiene a loro!” saltò in piedi Jacken, saltellando con l’indice verso il rapace.

“Una vedetta … ingegnoso …” mormorò fra sé. “Jacken!” ordinò poi.

“Sì!” scattò sull’attenti, deciso a non contraddirlo in alcun modo.

“Porta via Mya! E stavolta vedi di farlo!!” lo minacciò.

Il kappa rabbrividì come non mai. Tutto, ma non questo … quella femmina testarda era impossibile da trattare!

“Scordatevelo io non me ne vado!” li interruppe lei, ferma come non mai. Scappare? Non stavolta!

Sesshomaru lo ignorò deliberatamente. “Jacken, mi hai sentito?”

Povero kappa! In mezzo a due fuochi!

Mya era furiosa! Come si permetteva? Ignorarla a quel modo? Dopo tutto quello che era accaduto?

“Jacken?” lo chiamò ancora. Il kappa mosse appena le labbra prima di essere travolto dallo scatto dell’Au.

“E voi mi avete sentito?” gridò addosso a Sesshomaru, strattonandolo per il braccio. Che si degnasse di guardarla almeno!

Il principe si voltò, afferrandole con forza lo stesso polso con cui aveva osato tanto. Si fissavano, mentre Mya non riusciva a divincolarsi.

“Vogliono te, non lo capisci?” le chiese, furioso. Perché si ostinava a non ascoltarlo mai! Non capiva che era rischioso per lei?

“Tutti vogliono me! È sempre stato così!” ringhiò esasperata. “Sei tu a non capirlo!” si calmò a un tratto, fissandolo. Le pupille le tremavano in quelle pozze di smeraldo liquido e per un attimo Sesshomaru desiderò stringerla a sé.

Era bellissima e lui desiderava soltanto proteggerla … anche se non capiva a cosa fosse dovuta quella necessità!

Jacken stava fissando il tutto incredulo, mentre le condizioni di Bunrakuken stavano peggiorando e Baiko non sapeva dove volgere le sue attenzioni.

Passò un secondo, in cui le forze del principe vennero prosciugate dallo sguardo di Mya, com’era già successo. Sciolse la morsa, mentre il braccio di lei scivolava verso il basso, libero.

“Sei stato tu a dirmi di scegliere ed io ho deciso di non scappare più, davanti a niente!”

“Sei più testarda di me. Mya …”

Il suo nome pronunciato dalla sua voce le diede un brivido. “Non me ne vado!” ridisse.

Sesshomaru la mirò per ancora pochi istanti, per poi ridarle le spalle. “Allora ti consiglio di prepararti … Sono qui!”

All’orizzonte si affacciava l’esercito di Jin del Continente!

 

***

 

Il loro odore era vicinissimo, come lo scontro che prevedibilmente si sarebbe scatenato.

Stavano avanzando inesorabili, mentre Sesshomaru era pronto a riceverli, con le buone o le cattive!

L’odore che emanavano e le bestie che cavalcavano erano decisamente stranieri. Un odore, per Mya, carico di ricordi.

Ancora poco, mentre la loro marcia sollevava un gran polverone in quella distesa di morte. Si fermarono a pochi metri, mentre il guerriero che guidava il corteo scese dalla sua monta.

Avanzò seguito da due dei suoi soldati, fermandosi dopo poco per tendere il braccio e richiamare la sua “spia”.

Mya ammirò il falco planare sul suo avambraccio e il suo proprietario riprendere a dirigersi verso di loro. Non pareva avere tendenze ostili …

Anche Sesshomaru non percepiva aura combattiva, ma al primo segno di pericolo avrebbe attaccato senza esitare!

Più quel guerriero camminava più la tensione saliva …

Si spinse fin dove il buon senso gli consentiva, proprio innanzi ai due inu-youkai, rilanciando in volo il rapace.

“Dunque, voi dovete essere il prode Sesshomaru, se non erro!” la voce del giovane divenne cristallina, man mano che l’elmo veniva sfilato.

Dei capelli incandescenti di un rosso fuoco si dispersero liberi fra il vento. Sesshomaru non diede risposta, mentre questi continuava. “E perciò questa incantevole creatura deve essere la somma Mya!”

Accennò un inchino, incrociando il suo sguardo per poi abbassarlo. Un inchino rivolto decisamente e unicamente a lei!

Sesshomaru lo guardò astioso. I suoi timori erano certamente fondati e quel demone si divertiva a ostentare senza indugio i suoi propositi.

“Qual è il tuo nome, Straniero?” conoscere i loro nomi non era un vantaggio da sottovalutare.

“Mi chiamo Tsao Fang, ma i miei nemici mi conoscono come Jin del Continente, nobile Sesshomaru!”

“E sentiamo chi sono i vostri nemici?”

“Gli stessi contro cui Sesshomaru-sama combatte!”

Ci fu un intenso conflitto di sguardi, interrotto da Mya spinta dalla curiosità. “Venite davvero dal Continente?”

“Sì, mia Signora!” e dicendolo le donò un altro inchino.

“Cosa vi ha spinto così lontano, valoroso Tsao?” domandò ancora, ricevendo un’occhiata gelida da Sesshomaru.

Un atteggiamento tanto rispettoso verso uno straniero lo aveva indispettito non poco, forse più della mancata riverenza da parte di quello youkai!

“Voi Mya-sama! Voi!” ammise inchinandosi.

Mya e Sesshomaru si allarmarono a quella rivelazione. Che aspettarsi in fondo?

“Che cosa volete da lei?” s’intromise protettivo. Lo sguardo perforante che ricevette dall’inu-youkai scatenò un sorriso in Tsao.

“Noi mia Signora …” continuò ignorandolo. “… ci inchiniamo a voi.” Stavolta fu un inchino servile, non di pura riverenza. L’intero esercito posò le ginocchia e la fronte in terra, sottomesso al suo volere.

Mya rimase sorpresa come non mai. Mai si sarebbe aspettata una cosa del genere! Cercò risposte in Sesshomaru, ma trovò lo stesso sconcerto che la pervadeva.

“Che significa?” riuscì soltanto a dire.

“Mya Signora io e i miei uomini abbiamo affrontato un lungo viaggio, solo per giungere a voi e chiedervi di guidarci!”

“Gui … Guidarvi?” balbettò.

“Mia Signora, nelle vostre vene scorre il sangue di una delle più antiche famiglie delle nostre terre! Gli unici schieratisi contro la perfidia dell’Est! Estinti, perché temuti per coraggio e capacità! Voi siete l’ultima Au rimasta e noi vi chiediamo il permesso di seguirvi!”

“Avete detto bene Tsao! La mia gente è morta in quelle terre e sul Continente tutto il sangue del mio popolo è andato perduto! Ogni speranza di riscatto per noi si è perduta con loro …”

“Mia Signora, io, Jin Tsao Fang, sono il capo della resistenza contro lo spadroneggiare di questo tiranno spietato. Siamo sopravvissuti, soltanto perché sapevamo che sarebbe giunto il momento propizio per renderci utili e darvi man forte! Sono qui in ginocchio per chiedervi di unirvi a noi, di guidarci e darci forza!”

Mya non sapeva che fare!

Nuove forze valide si offrivano, a lei soltanto, mentre attorno regnavano morte e desolazione. Un’infinità di soldati caduti. Guardò fugacemente Sesshomaru e a un tratto le fu chiaro cosa fare. Gli aveva giurato di seguirlo e non poteva rimangiarsi la parola data …

Respirò profondamente, avvicinandosi a Sesshomaru. “Ricorda … alla pari! Hai promesso!” gli bisbigliò con chiarezza, sorpassandolo e ponendosi dinanzi Tsao.

Il principe non capiva che stesse accadendo, mentre la voce di Mya iniziò a fuoriuscire fluida. “Jin del Continente accetto i vostri servigi!”

Un bisbiglio di esultanza si levò. “Ma come voi v’inchinate a me …” continuò “… io m’inchino al Principe dell’Ovest!”

Mya s’inginocchiò come gli altri, mentre le teste più scandalizzate si sollevarono bofonchiando. “Se vogliamo vincere questa guerra, dobbiamo essere uniti!” concluse rialzandosi.

Un esercito che seguiva qualcuno devoto a un altro. Qualcuno cui ora tutti loro avrebbero dovuto obbedienza. Jin si sentì profondamente ferito nell’orgoglio, ma la sua parola era sacra, come la sua devozione.

Sesshomaru la guardò ammirato. Aveva appena barattato con lui un intero esercito in cambio della cosa che più si avvicinava alla libertà!

Sua pari … l’avrebbe degnamente considerata tale!

 

***

 

Quel falco aveva assistito dall’alto alla scena e ora una risata vissuta proveniva dalle sue piume.

“La mia Signora sarà divertita da tale racconto!”

La pulce spronò il rapace ad allontanarsi.

“Ahahah! Quella Mya mi piace sempre più!” sorrise Shoga.

 

 

- continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Ebbene eccomi con un nuovo capitolo. ^^

Spero vi sia piaciuto! Certo, come mio solito, i chiarimenti si avranno in seguito, ma spero vi siate saziati di misteri, intrighi, sotterfugi e strategie.

Qualcosa si è saputo in fondo …

Di alcuni personaggi non ho parlato molto, ma cosa accade a Bunrakuken ferito e messo un po’ da parte lo saprete nel prossimo capitolo.

Spero mi commentiate in tanti, sapete che tengo molto all’opinione di voi lettori! A tal riguardo ringrazio tutti coloro che seguono, leggono e recensiscono questa fan fiction!

Vorrei ringraziare facendo i nomi, ma ora sono di corsa e perciò lo farò nel prossimo capitolo.

Tengo a far notare una certa rivalità fra due maschietti in questo capitolo. XD

 

KissKiss KiraKira90

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** 15.Imbarazzo ***


 

 

15.Imbarazzo

 

“Padre!”

Alla smorfia dolorante di Bunrakuken, Baiko si era voltato preoccupato verso la groppa di Ah-Un.

“Non temere figliolo … non ho intenzione di trapassare per mano di quei dannati!” aveva ringhiato, tossendo a causa della gola riarsa.

Mya marciava al fianco di Sesshomaru e Tsao, in testa al corteo, ma all’udire il gemito del tasso, non poté evitare di rallentare il passo e di affiancarsi al drago.

Jacken ne stava portando le redini, mentre il figlio del generale gli stava accanto, assicurandosi che i guaritori stranieri di quel Jin non facessero brutti scherzi.

Continuavano a rinfrescarlo, spalmandogli addosso unguenti dall’odore nauseabondo! Il giovane era alquanto scettico sulla loro reale efficacia.

Il colorito del padre, però, era notevolmente migliorato dopo quell’impacco al fianco ferito e gli sembrava anche che l’emorragia stesse rallentando.

 “Sommo Bunrakuken manca poco all’accampamento, vedrete che i guaritori del sommo Tsao potranno curarvi come si deve laggiù!” Mya si era sporta verso di lui, cercando di dargli coraggio. Baiko la fissò guardingo per un po’. Che si era perso durante la battaglia? Come mai tutta quella confidenza?

Il sorriso che suo padre le dedicò lo fece incuriosire ancora di più.

“Voi curate con lo sguardo Mya-sama!”

Quella frase melensa gli diede conferma di come il piede del padre si trovasse più sulla terra che nella fossa. Era sempre lo stesso demone sornione di sempre, ma quel "- sama"

Quel rispetto improvviso da dove nasceva?

“Tenete! Bevete un po’ d’acqua.”

Il principe tasso si scosse un attimo, riuscendo a vedere l’Au porgere la borraccia al padre e rovesciare un po’ di quel liquido cristallino nella sua bocca.

Bunrakuken sentì il liquido rinfrescarlo, mentre la secchezza della gola svaniva. Quando Mya decise di smettere di versarne, il tasso si lasciò sfuggire un lungo sospiro di freschezza. “Ci voleva proprio! Vi ringrazio mia Signora …”

Mia Signora??? Suo padre si era bevuto il cervello? Ma se solo poche ore prima era una schiava?! L’aveva accompagnata lui stesso, trascinandola come una belva selvaggia, e ora suo padre la trattava come una principessa?

Avrebbe dovuto dargli parecchie spiegazioni, perché lui non ci stava capendo nulla!

Una cosa era certa, non l’avrebbe persa di vista finché tutto non fosse stato chiarito.

 

***

 

Mya si era congedata dal tasso, steso sulla groppa di Ah-Un, salutando con un leggero inchino del capo sia lui sia il figlio. Il giovane tasso non l’era molto simpatico, ma dagli sguardi che riceveva, la cosa doveva essere reciproca. Doveva ammetterlo però, era curiosa di sapere cosa avesse provato nel ritornare in vita …

Ciò che riguardava quella spada l’affascinava all’inverosimile. Avrebbe tanto voluto chiedere chi ne fosse il costruttore o perché mai Sesshomaru – sama l’avesse fatta forgiare.

L’occhio le cadde non casualmente sul piccolo servo dell’inu-youkai. Aveva la testa china, lo sguardo afflitto e pensieroso.

“Jacken? Va tutto bene?” chiese, avanzando verso di lui. Quel piccolo kappa non aveva doti particolari: non era forte, né veloce, né dotato di poteri nascosti, eppure Sesshomaru non l’aveva ancora ucciso … Qualche qualità doveva pur averla in questo caso! Magari era estremamente saggio o molto bravo a ricordare cose o dettagli. Aveva l’aria di uno cui piaceva parecchio chiacchierare …

Peccato fosse così fedele e devoto al suo Signore! Sarebbe stato molto più facile farsi rivelare qualcosa se …

“Mya – sama!” gridò spaventato. Doveva averlo preso davvero alla sprovvista. Poverino … la sua goffaggine le faceva quasi tenerezza!

“Perdonami! Non volevo allarmarti.” cercò di tranquillizzarlo.

“No. No, sto bene mia Signora! Sto solo pensando a come placare l’ira del padrone.” non pochi brividi lo percorsero a immaginarsi la scena macabra e sanguinaria che avrebbe vissuto.

“Non è stata colpa tua!” esclamò con tanto ardore da investirlo. “Non ho intenzione di permettere a Sesshomaru di prendersela con te per qualcosa che ho fatto io! Chiaro?!” non fingeva, era seria e categorica su questo punto. Il kappa non si toccava!

Dei lucciconi giganteschi comparirono negli occhi del piccolo demone, che la fissavano dal basso della sua stazza. “Mi… mia Signora … voi … Jacken è commosso!!” frignò, nascondendo il volto nella manica del suo abito “Non so come ringraziarvi!”.

Mya era realmente intenerita. Quel piccolo esserino nonostante la bruttezza e i modi antipatici gli risultava simpatico.

“Non ti preoccupare Jacken. Sono certa che saprai sdebitarti un giorno.”

Forse, Mya aveva appena ottenuto il modo per estorcergli informazioni, ma non poteva prevedere che la domanda seguente, l’avrebbe fatta desistere dal suo intento.

“Perché vi preoccupate per Jacken? Io non merito il vostro aiuto!”

Già … perché? Sì, certo, la inteneriva, non voleva si versasse altro sangue, ma …

“Credo sia … perché so che si prova a essere servi di qualcuno!”

L’aveva detto!

Il kappa rimase folgorato dall’espressione malinconica dell’Au. Uno sguardo che guardava a ben più indietro del giorno in cui giunse a Sesshomaru …

“Servire il padrone è stata una mia scelta.” spiegò il kappa. “Non credo di essermene mai veramente pentito.” concluse fra sé.

Mya lo guardò incuriosita. “Perché lo seguisti? Hai gettato la tua libertà per cosa?”

“Io sono un piccolo demone in un vasto mondo. La mia esistenza non conta poi tanto, ma quella di Sesshomaru – sama …” ci fu un’interminabile pausa che mise l’angoscia in Mya … La sua cosa?

“Lui è destinato alla grandezza ed io voglio aiutarlo a raggiungerla!” proclamò il kappa, deciso come non mai nello sguardo. “Quando l’ho incontrato, la mia misera vita ha assunto uno scopo … Non posso pentirmi del significato che il servirlo mi ha dato!”

Mya lo guardò attenta e stupita. Quelle parole non erano affatto prive di senso …

Anche lei in fondo aveva deciso di seguirlo, come Jacken.

Le parole di Sesshomaru gli rimbombarono nella mente, prepotenti e vivide …

 

“Voglio che tu ti senta libera di scegliere se continuare a fuggire o combattere al mio fianco …” la voce di lui … un eco lontano …

“Mi chiedete se preferisco essere una fuggiasca o una subalterna?” la sua come se non le appartenesse …

“No! Ti chiedo se desideri scappare o affrontare ciò che ti perseguita … come mia alleata!”

“Mi prendete in giro?”

“Non è un gioco!” quei suoi occhi nei suoi …

“Invece sì! Siamo semplici pedine su una scacchiera straniera, possiamo solo stare fermi o avanzare.Nnon possiamo uscirne a meno che qualcuno non ci divori …”

“Ma puoi scegliere se partecipare attivamente alla lotta, vittoria o sconfitta che sia … oppure restare immobile ad assistere, rassegnata!”

“Scegli un colore, Mya …”

Scegli …

Scegli …

Scegli …

Quella dannata parola la tormentava … eppure l’aveva fatto. Più volte! E sempre aveva scelto lui …

Era accaduto durante la fuga con Jacken, durante la battaglia e al momento di decidere fra Lui e Tsao …

Non era così diversa da Jacken forse.

Inconsciamente alzò lo sguardo verso di lui, verso la sua schiena, e per un attimo ricordò quando si frappose fra lei e la furia del tasso …

Lui aveva scelto lei allo zio?

No! Assurdo! Per un attimo si era scordata di cosa lei rappresentasse …

Lui aveva scelto il dominio allo zio! Avrebbe sempre scelto il dominio sul mondo: la promessa che lei incarnava a ciò che lei realmente era.

“Mya – sama?” la voce di Jacken la riportò alla realtà, rendendosi conto di quanta rabbia l’affrontare la verità causava. Respirò, calmandosi …

“Scusami Jacken, ero soprappensiero …” sorrise, una smorfia spenta, privo del calore che era capace di emanare.

“Mi chiedevo come avrei potuto sdebitarmi.” sorrise Jacken di rimando … un sorriso sincero il suo, di gratitudine!

“Quando sarà il momento, lo saprai.” disse, grattando il collo ad Ah-Un.

Avrebbe potuto chiedergli di Tenseiga, ma lui era fin troppo simile a lei …

Con che cuore usarlo? Lui che la guardava così grato e fedele?

Finalmente capì cosa aveva tenuto il kappa ancora in vita. Standogli accanto si finiva per abituarsi alla sua presenza …

Anche Sesshomaru ne era ormai assuefatto.

Quando si è stati soli, non si vuole più tornare a esserlo … lei lo sapeva!

 

***

 

Sesshomaru l’aveva notato …

Era indietreggiata per controllare le condizioni del tasso e poi si era messa a conversare con Jacken.

Poi quell’aura triste e i suoi occhi puntati sulla sua schiena …

Che era accaduto? Perché quell’ostilità improvvisa verso di lui?

Aveva preferito far finta di nulla e proseguire verso l’accampamento.

Dei cadaveri restava ben poco … Nulla che si potesse riportare in vita.

I feriti e superstiti venivano cercati da alcune bestie alate e dai loro cavalieri …

Ne avevano recuperata una dozzina per il momento, trasportati subito dai guaritori di fortuna, nascosti fra i soldati.

Era ben poco considerato il numero iniziale di truppe …

Doveva essere lieto dell’aiuto appena giunto, ma il loro capo … Jin del Continente era un arrogante! Non riusciva a tollerare come l’avesse ignorato!

Ammise di aver provato un sadico gusto nel guardare la sua espressione sconcertata, quando Mya si era inginocchiata innanzi a lui.

Era rimasto ammagliato da come si era conclusa la vicenda delle truppe, da come lei l’avesse conclusa …

Se sperava di evitarlo, ora invece doveva servirlo!

C’era tensione fra loro e a pochi metri l’uno dall’altro la percepivano tutta! Quando Mya era nei paraggi, poi …

Sentiva una strana scarica di adrenalina quando lui le rivolgeva la parola o la guardava con occhi audaci. Una rivalità ingiustificata, forse …

Il solo fatto respirasse la sua aria lo indispettiva! Forse perché lui sapeva cose di cui era tenuto all’oscuro? Cose su di lei?

Era curioso … voleva sapere cosa l’avesse spinta lontano dal Continente, qual era la stirpe da cui discendeva e che Tsao decantava!

Voleva … Doveva … Necessitava sapere il suo passato per capirla realmente. Ogni suo gesto, ogni reazione, espressione …

Nulla era casuale! Non in lei …

“Mya – sama!” Quando Tsao la chiamò, lo scatto dei suoi occhi su di lui fu immediato.

“Sì, ditemi?” Mya stava avanzando lentamente verso di lui, cercando di non incrociare lo sguardo di Sesshomaru …

Pareva quasi arrabbiata con l’inu-youkai.

“I vostri abiti, mia Signora … Non sono consoni a una yasha di tale rango e bellezza!”

Mya percorse la stoffa con lo sguardo, rendendosi conto di indossare ancora gli abiti di Sesshomaru. Un rossore improvviso la investì.

“È una lunga storia sommo Tsao …” cercò di giustificarsi.

“Non mi dovete spiegazione mia Signora!” la tranquillizzò, lanciando un’occhiata non poco provocatoria al principe. L’ambra e il viola saettarono, mentre Mya tornava del suo colore. Non era chiaro ai due se fosse arrossita per il complimento o per il motivo che l’aveva costretta a indossarli …

“Non temete mia Signora, abbiamo portato stoffe degne di voi dalle nostre terre.”

Mya si entusiasmò a quel pensiero. Era un’infinità di tempo che non aveva modo di indossare seta del Continente, più frusciante e leggera, priva delle rigorose costrizioni dei kimono … Qualcosa a cui non avrebbe dovuto adattarsi perché cresciutaci.

“Dite davvero?” il sorriso che dedicò allo straniero sconcertò Sesshomaru. Era autentico e luminoso … Mai glielo aveva visto. Mai rivolto a lui!

“Certo mia Signora, abiti uno più bello dell’altro!” sorrise vittorioso verso Sesshomaru.

“Non vedo l’ora me li mostriate.” disse, cercando di sbirciare nel piccolo carretto che trasportavano.

“A suo tempo mia Signora. Pazientate ancora un po’!”

“Avete ragione.” ammise, incontrando lo sguardo severo di Sesshomaru. “Mi sto comportando come una bambina!” ammise tristemente.

“Non c’è niente di male …” s’intromise il principe. “Non c’è nulla di male nel gioire come fanciulli, ripensando all’infanzia.” terminò, rendendosi conto di come si fosse intromesso senza motivo. Mya lo guardò spaesata per un po’.

Era altezzoso e distaccato come sempre, ma quelle parole le erano risultate così dolci …

Tsao dal canto suo lo guardò con astio, come se gli avesse rubato la battuta di scena.

“Vi ringrazio.” gli disse e stavolta il sorriso di poco prima aveva raddoppiato la sua lucentezza ed era interamente, totalmente per lui …

Fece finta di non notarlo, ma quel calore gli era entrato fin sotto la pelle e dentro le ossa.

Perché gli faceva quell’effetto?

 

***

 

Giunsero all’accampamento, o meglio a ciò che ne restava …

Le tende migliori furono riservate a feriti e curatori, da cui veniva e andava un gran numero di soldati. Bunrakuken insistette perché facessero lo stesso con la sua. Non se lo fecero ripetere e ben presto tutti gli oggetti del generale furono trasferiti nell’alloggio di Baiko e Sesshomaru.

Il fuoco al centro, che un tempo era utilizzato per chiacchiere e chiasso, ora era perennemente sormontato da pentole in cui venivano bollite bende e rape.

I soldati in forze si diedero da fare per rimettere in piedi tutti gli alloggi disponibili, montando anche i propri.

Il sole era tramontato ormai, ma questo non impedì a nessuno di fare il proprio dovere.

La luna era alta e luminosa quando anche l’ultimo soldato ebbe il suo bivacco.

Non appena il suo aiuto non fu più utile Mya si allontanò, isolandosi …

Voleva soltanto togliersi quell’odore di morte, sangue ed Est di dosso!

Ora che non era preoccupata da nulla ogni respiro la nauseava, imbrattata com’era dalla battaglia.

Cercò di concentrarsi sullo scrosciare d’acqua più vicino. C’era un fiume lì accanto, com’era logico per un accampamento militare.

Immaginava l’acqua sarebbe stata gelida, ma il desiderio di ripulirsi era superiore. Slacciò l’obi che aveva esageratamente avvolto, vista la corporatura minuta, lasciando il kimono spalancarsi. Era davvero grande rispetto a lei …

Gli hakama iniziarono a scivolare senza bisogno d’aiuto e Mya si ritrovò a chiedersi come aveva fatto a non ritrovarsi nuda in mezzo alle spade nemiche.

Lasciò tutto a terra, sfilandosi dalle maniche. La sua pelle cerulea risplendeva come marmo sotto i raggi di luna …

Un respiro, mentre si tuffava frettolosa in acqua.

Il suo corpo da youkai compensò subito alla differenza di temperatura, permettendole di riemergere senza eccessivi brividi.

Iniziò a pettinarsi i capelli bagnati, mentre si strofinava sensualmente il corpo.

Si portò poi alcune ciocche al naso, aspirando. Quell’odoraccio non ne voleva sapere di sparire!

Tornò a immergersi, lasciandosi cullare dalle onde, mentre la sua mente vagava altrove come sempre … stavolta al passato …

 

“Mamma guarda! Guardami!Galleggio!!”

Un sorriso gentile …

Due labbra rosse …

“Sei bravissima tesoro!”

Quella voce … TROPPO!!

 

Non esitò un attimo di più. Doveva uscire! Respirare! Prendere aria!

Troppo dolore tutto assieme … Incontenibile!

Riemerse in fretta, annaspando quasi stesse annegando. Uscì dall’acqua, in piedi, rannicchiata e traballante. Tremava …

Non riuscì a contenersi e lacrime calde, da tanto trattenute, iniziarono a sgorgare … Perché proprio in quell’istante aveva ricordato?

Strinse i denti, mentre si rannicchiava, piegandosi su se stessa in preda a forti spasmi.

Perché adesso?

Giusto … Era da sola e aveva odore di morte addosso!

Lo stesso odore che Sesshomaru aveva seguito …

 

***

 

Voleva togliersi l’odore del sangue dei suoi soldati di dosso ... Ogni respiro incrementava la sua rabbia e la voglia di vendetta!

Appena possibile si era liberato dell’armatura ed era andato verso il fiume. Non aveva voglia di vedere nessuno!

Si allentò il kimono dall’hakama, lasciando intravedere i pettorali sviluppati, mentre avanzava controvento.

Un odore simile a quello impregnato su di lui gli venne incontro …

C’era odore di Est!

Strinse l’elsa di Bakusaiga, avanzando silenzioso. Doveva controllare se si trattava di una minaccia!

Scattò rapido, sbucando dalla vegetazione che attorniava la riva e la vide …

Era appena riemersa con eleganza, iniziando a lisciarsi la nuca e ad accarezzarsi la pelle.

Quella mano che scendeva lungo i tendini tesi, contornandole il petto e finendo sotto la superficie dell’acqua … impossibile non seguirla con lo sguardo!

La presa sull’elsa si fece debolissima, mentre le sue pupille ridisegnavano i contorni di quella splendida figura.

Era come ipnotizzato … non riusciva a pensare cosa sarebbe potuto accadere se sorpreso da lei.

A un tratto il vento variò leggermente direzione e Mya finì per arricciare il naso.

Fu abbastanza scaltro da mettersi al coperto, mentre lei si annusava per capire da dove l’odore, che con fatica stava togliendo, provenisse.

Ignara si era immersa, salvandolo da una situazione che non avrebbe potuto giustificare. La stava guardando senza il minimo ritegno!

Con un desiderio decisamente forte che non avrebbe mai, apertamente ammesso a se stesso …

Decise di allontanarsi per evitare altre situazioni simili, ma dopo qualche passò, sentì un forte scroscio e dei gemiti di puro dolore.

“Mya …” non ci pensò molto prima di voltarsi e tornare sui suoi passi. Sbucò sulla riva e la vide tremante, rannicchiata e sofferente, mentre le gambe le cedevano sempre di più. Cos’era accaduto? Che le prendeva?

La vide in ginocchio nell’acqua bassa, mentre la testa quasi fosse un macigno, scivolava sempre più in basso. Finì sott’acqua, non volendone sapere di riemergere.

Sesshomaru si gettò nel fiume, afferrandola per le spalle e trascinandola in piedi con un forte impeto.

Tremava come se l’acqua fosse stata gelida. Era scossa dai singhiozzi, mentre lunghi rivoli le scivolavano sensualmente sul corpo.

La strinse al petto per riscaldarla, sfilandosi il kimono e mettendolo a lei. Stringendola.

Respirava a fatica, le ginocchia le ballavano e non sembrava rendersi conto di chi o cosa la stesse abbracciando …

Iniziò a piangere, sprofondando nel petto di Sesshomaru … Si nascose fra l’incavo dei pettorali.

Aspirò a lungo l’odore della sua pelle, rendendosi conto che il corpo a cui era stretta, era il suo.

Si tranquillizzò con questa consapevolezza, quasi l’averlo lì la confortasse. Alzò lo sguardo ancora tremulo per il pianto e vide il suo viso …

Era bellissimo.

Le sfuggì un sorriso, mentre la testa iniziava a girarle e tutto si faceva buio …

 

***

 

La testa le faceva incredibilmente male. Si sentiva debolissima e l’odore medicinale della stanza era disgustoso!

“M…a?” una voce che pareva un eco lontano, incomprensibile.

“Mya?” un bisbiglio sottile …

“Mya, mi senti?” una voce familiare …

Alzò le palpebre a fatica, riuscendo a mettere a fuoco solo dopo pochi secondi. Di nuovo quel bellissimo volto …

Di nuovo il battito del cuore a mille!

“Se … Sesshomaru – sama!”. Era agitata.

Si portò una mano alla tempia pulsante, massaggiandosela. Non capiva cosa fosse accaduto.

Fece una veloce panoramica del luogo non riconoscendolo subito …

“Dove?” chiese, ansiosa.

Sesshomaru le toccò la guancia, accarezzandola con le falangi. Mya si calmò di colpo, nonostante i suoi occhi fossero impenetrabili come sempre. “Sei svenuta!” l’informò. Mya fece mente locale, ricordandosi di cosa le fosse accaduto al fiume. Poi sentì la morbidezza su cui era adagiata … la riconosceva, era la stessa del letto in cui si era ripresa dall’avvelenamento.

Il giaciglio di Sesshomaru!

“Riposati ancora.” le disse, liberandole la guancia. Il distacco da quel calore l’avvilì!

“No, sto bene! Io …”

Imbarazzata, tentò di mettersi a sedere, scoprendo con sua grande sorpresa di essere nuda sotto quelle coperte.

Fortunatamente le strinse prima che scivolassero sotto il punto di decenza, arrossendo vistosamente.

Cosa ci faceva nuda nel suo letto??? Cosa diavolo? Il sangue le tornò alla testa facendogliela nuovamente girare.

“Te l’avevo detto!” rilevò severo, mentre lei ricadeva sul cuscino. “Che cos’ho?” chiese allarmata.

“Sei a digiuno, ecco cos’hai!”

“Come?” Digiuno? Assurdo!

“Da quanto tempo è che non mangi come si deve?” era serio e leggermente arrabbiato con lei mentre lo diceva.

“Io …” ci pensò su. In effetti, si era rifiutata di mangiare tutto ciò che Baiko o Bunrakuken le offrivano, quindi …

“Una lucertola rinsecchita è da considerarsi pasto decente?” chiese.

“Direi di no!” la guardò sconcertato.

“Allora credo come minimo …”

Da quanto tempo era che non si mangiava del sushi o del riso come si deve?

“Non sai dirmelo, vero?” la rimproverò lui.

“Non ho avuto molti pasti DECENTI ultimamente …”

Sesshomaru non disse nulla, si limitò a fulminarla per la poca cura di se stessa, mentre scompariva fuori dalla tenda.

Mya, finalmente, si sentì libera di compatirsi per il disastro combinato, mentre cercava disperatamente qualcosa da indossare.

Essere nuda nel suo letto le faceva uno strano effetto!

Guardò meglio e lo scorse … uno splendido abito pronto per lei.

Aspettava solamente che lo indossasse …

 

-continua-

 

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Vi do un piccolo Spoiler sull’abito cinese di Mya! ^^

Allora questo capitolo l’ho scritto di getto, mettendoci cose che inizialmente non avevo neppure previsto! O.O!!  Spero vi sia piaciuto comunque.

 

Chiedo scusa ma anche oggi sono di corsa corsissima!

Comunque ringrazio in particolare Sam e Lory, Bellatrix_Indomita, Aiko-Inochi e Nicole221095, che mi spronano a continuare questa fan fiction.

Grazie mille anche a tutti voi che la seguite e la leggete! ^^

KissKiss KiraKira90

 

 

 

Informo che ho creato un trailer per questa storia! ^^ Trovate il link di youtube nella mia pagina profilo o nel primo capitolo! ^^

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Capitolo 17
*** 16. Sensazioni ***


 

16. Sensazioni

 

Doveva assolutamente indossare qualcosa ... Che vergogna!!

Non ricordava i dettagli dell’altra notte, ma poteva immaginarlo! Che imbarazzo!!

Non erano di certo state le sue gambe a condurla lì e nemmeno a infilarla NUDA in quel letto.

Il pensiero che l’avesse vista così …

Un rossore incontrollato le cosparse il volto, mentre il respiro era fortemente agitato e gli occhi erano lucidi.

Perché quelle sensazioni?

Si strinse con forza le coperte al petto, premendole ai seni. Perché si sentiva così?

Strinse le gambe involontariamente, portando le ginocchia alla fronte e affondandoci il viso.

Era assurdo! L’aveva già vista seminuda … l’aveva già toccata … l’aveva baciata addirittura … eppure …

Si raggomitolò di più.

Eppure non aveva mai provato qualcosa di simile! Era rabbrividita per una carezza innocente, un brivido della stessa intensità provata quand’era stesa su quel pavimento e lui gravava prepotente su di lei ... Era paura?

Sì, la prima volta aveva un terrore folle, ma la seconda …

Quella carezza non aveva nulla di spaventoso, nulla di allarmante, ma la faceva tremare più di quanto avesse mai provato.

Alzò di scatto la testa dalle gambe, come se avesse realizzato qualcosa che le era sfuggito. Nessuno l’aveva mai toccata così … Nessuno con dolcezza!

Aveva più paura di simili gesti che di percosse e maltrattamenti? Era questo?

Il cuore cominciò a martellarle in petto e lei volutamente lo ignorò. Non poteva curarsi di simili stupidaggini. Lei non si poteva permettere di avere paura di nulla. Non poteva essere debole!

Determinata e traballante si volle alzare. Era una sfida con se stessa … Doveva dimostrare di essere ancora la guerriera indomita che conosceva!

Trascinò il lenzuolo con il movimento del corpo, mentre si avvicinava allo splendido abito che aveva scorto.

Le era piaciuto subito. Rosso, intarsiato di ricami dorati e dal taglio tipico della sua terra ... Lo accarezzò rapita. Era morbido, liscio e fresco come deve essere la seta.

La sua mente fu totalmente presa da quella danza d’intrecci, di squame su un mare rosso. Lentamente percorreva la stoffa, ridisegnando i contorni che adornavano il tessuto. Un lungo e sinuoso corpo che svicolava fra piccole nuvole decorative, acquisendo zampe e artigli, zanne e narici marcate … Un dragone che si distendeva su ciò che avrebbe ricoperto la sua schiena, avvolgendosi attorno le gambe e lasciando spazio a decorazioni elementari sulle maniche.

Parve darle forza quel simbolo. Era fermo immobile, dagli occhi millenari che non si curavano del suo tocco riverente. Sorrise … Era passato tanto da quando ne aveva indossato uno …

Lasciò scivolare la grezza stoffa lungo l’esile corpo, lasciandolo scoperto e vulnerabile il tempo necessario a prendere e infilare le maniche di seta pregiata. Quella freschezza …

Quel senso di limitata costrizione che le dava la loro larghezza … Le era così mancato …

Incrociò i lembi esterni in vita, coprendosi con un lieve frusciare. Per la prima volta, dopo tanto, sorrise al sentirsi accarezzare da un abito. Fissò quella cintura sottile, molto meno ingombrante degli obi di quelle terre, in vita e strinse con mosse rapide. Fece scivolare i cappelli, intrappolati, fuori dal colletto, con gesto secco e aggraziato, e poi si mosse.

Finalmente riprovava quella sensazione familiare …

Si sentiva così … libera! Era coperta abbastanza per non dover provare imbarazzo, ma al contempo non era costretta nella rigidità del kimono, come quello fattole indossare da Baiko e Bunrakuken. Fin troppo ingombranti per lei! Preferiva rimanere con i larghi abiti maschili di Sesshomaru che con quelle strette trappole!

Nell’esatto istante in cui i capelli ricaddero sulla stoffa, Sesshomaru rientrò. Rimase immobile qualche istante, tenendo scostata la tenda dell’entrata, preso a guardarla in piedi e in simili panni …

Non seppe cosa fosse, ma parve non riconoscerla …

Lui non conosceva la yasha con quell’abito … Non sapeva nulla della Mya del Continente! Questo lo disturbava …

“Ti avevo detto di non alzarti!” la sgridò. Perché non gli dava mai retta?

Fece scivolare la stoffa lungo la mano, entrando completamente. Mya si voltò di scatto, quasi quella voce l’avesse terrorizzata. Il cuore le riprese a battere violento e subito il rossore alle guance ricomparve …

Si voltò troppo svelta, tentando di giustificarsi agitata. “Io …” non riuscì a continuare. La debolezza che si era ripromessa di sconfiggere la sopraffece nuovamente. La vista le si annebbiò e barcollò un poco, prima che le gambe cedessero. Stava scivolando a terra coscientemente, ma incapace di evitarlo, quando due braccia forti la premettero contro un petto sopraggiunto con altrettanta velocità!

“Possibile non t’importi nulla della tua salute?” la stava di nuovo sgridando, guardandola, chinato sul suo viso, ma lei non riusciva a capire cosa dicesse. Era totalmente imbambolata a guardarlo, consapevole dell’aumento rossore e battito. La stava stringendo …

“Io …” balbettò, cercando di vincere quell’assurdo stato d’animo. “Non parlare.” la interruppe lui, calmo e distaccato come al solito, mentre la sollevava, passandole un braccio sotto le ginocchia. Una leggera spinta verso l’alto e lei si sentì staccare da terra e aderire ancor più a lui. Rimase in apnea alcuni istanti, senza accorgersene.

Si sentiva così, strana …

Nel frattempo lui si mosse, mentre il lungo strascico pendeva e strusciava sul pavimento. Pochi secondi fino al letto in cui la posò nuovamente, ma per lei furono interminabili.

Sospirò sollevata, quando le sue mani smisero di toccarla e si allontanarono dal suo corpo. Il suo cuore continuava a battere incontrollato però … Perché l’averlo vicino, l'agitava così?

Per via della sua nudità? Ora era vestita non avrebbe dovuto avere quella reazione imbarazzata! Perché l’aveva presa fra le braccia? Non c’era nessun’“altra” intenzione in quel gesto. Non avrebbe dovuto sentirsi così! Eppure …

“Finché non avrai mangiato qualcosa, non osare alzarti!” era autoritario e severo, mentre lo diceva. “E non è una richiesta, ma un ordine!” concluse, fulminandola.

“Un ordine?” quella parola che sapeva così d’imposizione la riscosse. “Vi siete dimenticato della promessa?" Ora era sua pari, si era inchinata a lui per garantirsi questo privilegio!

"Non potete darmi ordini!”

“Calmati.” Sempre lo stesso tono … Un ordine?

“No! Io non mi calmo per niente!” di nuovo il sangue alla testa quando cercò di alzarsi con foga, ma fu bloccata in tempo. L’indice di Sesshomaru le premeva contro le labbra, mentre la sua mano la teneva ferma, spingendo sulla spalla.

“Dopo che avrai mangiato qualcosa, solo allora, potrai fare tutto l’opposto di ciò che ti dico, ma per ora …”

Le era vicinissimo e lei non poteva contenersi dal guardarlo con gli occhi che brillavano e la temperatura che saliva. Quando la fissava, perdeva completamente il senso della realtà. Non le era mai successo!

Pochi istanti, prima che la falange del principe scivolasse lontano dalla sua bocca pulsante e la mano si sollevasse dalla sua spalla. Un sospiro udibile, di estremo sollievo, fuoriuscì da quelle stesse labbra.

Fu mentre lui si allontanava da lei e Mya distoglieva lo sguardo che Jacken entrò raggiante.

“Mya-sama vi siete svegliata! Meno male …” sospirò, strappandole un sorriso. Non avrebbe osato immaginare la reazione del padrone se fosse stato diversamente. Soprattutto la reazione che avrebbe avuto su di lui!

“Jacken-chan, eri preoccupato per me?” gli chiese Mya, con estrema gratitudine per il suo ingresso improvviso. L’aveva tolta da una situazione davvero imbarazzante!

“Ja - cken … chan?” sillabò, mentre grossi lucciconi gli comparivano agli occhi, realizzando l’appellativo affettuoso usato dalla sua Signora. Il padrone non l’aveva mai chiamato così!

Li asciugò in fretta per poter rispondere. “Ovviamente, mia Signora!” esclamò con ritrovata determinazione. “Mi sono personalmente occupato di prepararvi qualcosa che vi ridesse forza!”

“Sei stato molto gentile!” gli sorrise nuovamente. Jacken, raggiante, tese il bastone, usandone l’estremità per scostare la stoffa e permettere ad alcuni subordinati di entrare con diverse pietanze. L’odore di cibo era intenso e non tardò a giungere succulento alle narici di Mya. Un suono sordo insorse dal suo stomaco, scatenandone l’imbarazzo. Strinse le mani attorno al ventre, cercando di ovattare il gorgoglio incessante. Jacken si avvicinò. “Sono lieto che ciò che ho fatto preparare vi risvegli l’appetito!” sorrise, mentre ordinava a destra e a manca come sistemare i vassoi.

Mya si sentì morire. Che vergogna! Davanti a tutti? Davanti a lui?

Certo quell’odorino era invitante e lei non mangiava da giorni, ma quel borbottio era terribile …

Terminati i preparativi e sistemati i vassoi attorno al letto, in modo da evitarle eccessivi sforzi, si misero in attesa del suo assaggio e del suo giudizio.

Mya però non era affatto intenzionata a portarsi qualcosa alla bocca, non davanti a loro, non dovendo togliere le mani dallo stomaco. Rimaneva lì, immobile, a guardare i disegni della stoffa pregiata che le ricopriva le gambe.

Sesshomaru la osservava incuriosito. Mostrarsi debole era così tremendo per lei? Perché?

Quanto avrebbe voluto sapere tutto ciò che era stato, prima del loro incontro!

“Fuori.” un ordine secco, diretto e autoritario. I servi si volsero verso il padrone.

“Mio Signore …?” domandò Jacken, chiedendo conferma e spiegazione.

“Fuori. TUTTI!” esclamò, mentre i presenti si sbrigavano a obbedire.

“Come desiderate! Mya-sama …” il kappa s’inchinò leggermente verso l’Au, per poi scomparire all’esterno, assieme gli altri.

Mya alzò gli occhi, congedando Jacken con un cenno del capo. Poi guardò allibita l’inu-youkai alla sua destra …

Il principe non voltò lo sguardo verso di lei, dirigendosi anch’egli verso l’uscita.

“Sesshomaru … Cosa?” Mya lo chiamò, bloccandolo. Perché aveva cacciato tutti?

“Non c’è vergogna nella fame!” disse freddo, senza voltarsi. Le sue parole giunsero con forza a Mya, stupendola.

Quando la youkai realizzò il tutto, era troppo tardi. Lui era già uscito e lei non era riuscita a dirgli quel "grazie" che si sentiva di concedergli …

Un sorriso sincero le adornò il viso, mentre quegli occhi di mare smeraldo iniziarono nuovamente a tremare come onde. Aveva capito il suo imbarazzo …

Si mise a sedere allegra. Ora il minimo che poteva fare per sdebitarsi era obbedirgli e mangiare.

Si sporse e prese la prima ciotola …

Avrebbe spazzolato tutto e poi sarebbe stata libera di non dargli ascolto.

Portò il primo boccone alle labbra con le bacchette. Incredibile come sapesse ancora usarle!

Nulla le parve più buono …

 

***

 

Si lasciò la tenda alle spalle. Non le avrebbe concesso altro!

Se non avesse mangiato nulla, l’avrebbe costretta con la forza.

Non poteva permettersi zavorre in quella guerra e, soprattutto, che lei s’indebolisse. Era preziosa …

L’avrebbero protetta, ma l’ostacolo più grande per il nemico era lei stessa. La sua volontà, ma …

La fragilità che aveva scorto in lei l’altra notte era spaventosa! Un equilibrio così precario, da dover essere temuto. Eppure …

Si era risvegliata, spaesata e intontita, ma nuovamente forte e indomita. Quando era rientrato però …

Era diversa! C’erano lacrime celate in quello sguardo e, di nuovo, le forze le erano mancate …

L’aveva lasciata sola per poco … Era restata sola come la sera precedente …

L’aveva notato subito come quel dolore intenso non fosse stato solo fisico.

Tremava, pallida e sconvolta e i suoi occhi giada gli avevano gridato il terrore per qualcosa presente solamente in lei …

Qualcosa a lui sconosciuto …

Quell’abito … Le sue terre … Che cosa avevano risvegliato?

Avrebbe voluto chiederglielo, ma non poteva. Non ancora!

Voleva sapere quale fantasma la tormentasse. Voleva capire quale vecchia ferita si riaprisse e ricordando cosa.

Tenseiga iniziò a vibrare, quasi volesse essere estratta e usata.

Sesshomaru la placò, toccandone l’elsa. “Non è ferita che si sani con una spada …” le mormorò, deciso a non voltarsi indietro.

Avrebbe fatto visita a Bunrakuken e ordinato di preparare l’alloggio dell’Au

Rivoleva il suo letto!

“Jacken.” Il kappa gli andò subito incontro.

“Mio Signore?” chiese riverente.

“Prepara la sistemazione per l’Au

“Per Mya-sama? Credevo che … sì … insomma …” Le congetture, più che palesi, del piccolo demone, irritarono parecchio Sesshomaru.

“Jacken!” il suo sbotto improvviso, lo spaventò. Il Ninto stava quasi per cadergli, ma lo riacciuffò per un pelo.

“Sì!” scattò sull’attenti. Era impietrito di fronte la possibile reazione del padrone, ma non riusciva a trattenere il sudore alle tempie.

“Devo ripetermi?” autoritario e spaventoso, desiderava solo una risposta.

“No, mio Signore!” la voce flebile e gracchiante che gliela dava.

“Allora, cosa fai ancora qui?” domandò imperioso. “Muoviti!” comandò con più enfasi.

“Sì!”

Il povero Jacken scattò senza indugio ancora tremante. Scattava a zigzag senza meta, troppo agitato per evitare le sue tipiche goffaggini.

Sesshomaru lo vide schiantarsi contro una delle fiaccole spente, inciampare sull’asta di una lancia e ruzzolare quando il piede gli incastrò in un elmo abbandonato.

Pensò che la sua sbadataggine fosse già una punizione più che tremenda …

 

***

 

“Padre, non comprendo!” Baiko era rimasto al fianco di Bunrakuken tutto il tempo, cercando di carpirgli più informazioni possibili sugli eventi accaduti.

“Mya-sama si è meritata il nostro rispetto, Baiko. Se l’è guadagnato in battaglia, come ogni soldato che si definisca tale deve.”

“Quella schiava chiamata con riverenza persino da voi? Un generale non onorerebbe mai un soldato così! Non al primo scontro!”

“Io gli sono particolarmente grato … E anche tu dovresti!”

Nella mente del tasso si frapposero le immagini della battaglia …

Lei che gli intimava l’andare dal figlio, salvandolo dai nemici ...

Lei che proteggeva Sesshomaru ...

Lei che dispiaciuta per lui, veniva colpita dalla sua coda ...

Lei che si preoccupava per lui, ferito …

“Sciocchezze!”

“Eri morto e ora cammini e respiri … Non è forse anche questa una sciocchezza?”

“Sono grato a Sesshomaru-sama per il suo gesto ma … quell’Au!”

“Se la somma Mya non l’avesse aiutato, né tu né io staremo qui a discutere. Dimentichi che i rinforzi dal Continente, sono unicamente giunti per lei!”

Baiko non poteva accettarlo. Non capiva il perché di tutta quell’ammirazione improvvisa, per una semplice, cocciuta, donna.

Sapeva di doverle la vita di suo padre, la sua, a quanto pare, e la non sconfitta, ma ammetterlo … Mai!

Come poteva ammettere a se stesso di essere inferiore a una donna?

L’ingresso del dai-youkai lo sviò dall’ira nascente.

“Sesshomaru!”

“Zio.”

I due generali si salutarono. La complicità del loro sguardo era cosa invidiata dal giovane tasso …

Vi era ammirazione, distacco e potere!

“Sesshomaru-sama.”

“Baiko.”

Non era e, forse, mai sarebbe stato alla loro altezza. Ma …

Se lo ripromise. Doveva superare quell’Au. Donna o Leggenda che fosse!

 

-continua-

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Eccomi, di nuovo, con un altro capitolo. Non sapete che faticaccia correggere tutto, ma ora sono proprio soddisfatta. Che bella sensazione! ^_^

Per favore: se trovate errori nella fan fiction fatemelo sapere. Qualcosa sfugge sempre!

In questo capitolo nulla accade di particolare, s’iniziano a intravedere le prime interazioni e soprattutto la psiche dei personaggi, soprattutto di quelli che non ho avuto modo di affrontare.

Conosceremo meglio Baiko, Jin e Mya. Lo so che non vedete l’ora che il mistero sul suo passato si chiarisca, ma sapete che sono sadica riguardo la suspense … XD

Ho ancora molti colpi di scena al mio arco e ho intenzione di distribuirli al meglio!

Ringrazio tutti i lettori che hanno avuto la pazienza di assecondarmi riguardo la “genesi ” di questa mia storia. ^_^

A chi segue e l’ha inserita fra i preferiti, dico grazie. Fa molto piacere sapere che a qualcuno la storia interessa e non la sto scrivendo per me soltanto.

Ringrazio tutti voi:

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Arysan [Contatta]
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Probabilmente qualcuno fra questi nomi avrà smesso di leggerla o seguirla, ma già il fatto che per un po’ di tempo l’abbia fatto mi rallegra. Grazie anche a tutti i lettori anonimi.

Però il grazie più sentito va a chi spende un po’ di tempo a recensire.

Bellatrix_Indomita

Sei una delle poche che segue quasi tutti i miei lavori e te ne sono grata. Spesso non scrivi recensioni molto lunghe per mancanza di tempo, ma almeno mi fai sentire che ci sei e mi sostieni.

Sono felice che ti sia tanto piaciuto il capitolo “Imbarazzo”, ma soprattutto che tu non abbia saputo dirmi il perché. Se ti ho trasmesso “qualcosa”, a livello emotivo, sono la prima a gioirne.

Rispondendo al tuo OT; sì, ho aggiornato “Sveglio o Sposo??”. ^-^

Nicole221095

Come avevo avvertito, ho cancellato il capitolo AVVISO ed anche la tua recensione … Non ti preoccupare il contenuto è scolpito nel mio cuore. Mi lusinga sempre quando tu mi chiami sempai. Hai una bella dote Nicole, quella da imparare dagli errori e non arrendersi ai primi tentativi. Sono sicura che impegnandoti riuscirai a migliorare!

Finalmente ho scoperto il mistero del numero elevato di visite in quei capitoli! *0* Sei tu la responsabile! ^-^

P.S. Da fan a fan di Sesshy. Ho salutato il mio pupazzetto di maru-chan (verte copyright su questo termine XD), ma si è limitato a mugugnare e guardarmi storta. O.O’

In poche parole ti saluta anche lui XD

Aiko Inochi

Sono da un po’ di capitoli che dico avrei ringraziato come si deve. Così ne approfitto ora per dirti che sono molto contenta di sapere la mia storia ti appassioni.

Spero di non averti delusa con questo capitolo e di non farlo con i prossimi! Come vedi alla fine non l’ho tolta dal sito, ma sono riuscita a far tutto comunque. ^^

Elenasama

Ti ringrazio molto per l’attenzione che dedichi all’aggiornamento della mia storia. Come vedi sono stata di parola e ho ultimato la revisione dei tre capitoli che mi restavano e aggiornato entro il mese. Finalmente posso continuare ad aggiornarla come si deve! >_<

Spero tu abbia trovato anche questo capitolo di tuo gradimento o se così non dovesse essere non farti scrupoli a segnalarmelo! ^__^

Bubukenia

Grazie mille per il commento lasciatomi. Non riuscivi a staccare gli occhi dallo schermo? 0.o? Davvero? Wow, sono lusingatissima!! >////<

Come vedi l’ho continuata, spero ti coinvolga allo stesso modo. ^-^

Ringrazio nuovamente tutti di cuore. ^__^

KissKiss KiraKira90

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Capitolo 18
*** 17. Fardello ***


17. Fardello

 

“Presto! Devo far presto!”

Un pensiero solo animava quella figura guardinga che si acquattava fra il fitto fogliame della foresta. Come un abile ninja saltava di ramo in ramo, silenzioso e agile come la sua natura gli permetteva. Rigorosamente controvento, sperava di non lasciar tracce o scie che potessero esser captate da possibili, anzi probabili, inseguitori. La flessibilità e velocità dello youkai erano tipiche della sua specie e quell’ambiente, fitto di alberi e appigli, l’ideale per sfruttarle.

Non aveva perso tempo; né lui, né la sua scorta …

Seguito da due dei suoi più fidati elementi, abili come il proprio signore nell’arte della fuga, non aveva atteso la battaglia cessasse.

Con la bocca ancora impastata di sakè e la bottiglietta quasi vuota in mano, si era destato spaesato dalle urla che provenivano dall’esterno della tenda. Non fu in grado di dire che quella era la stessa assegnatagli da Sesshomaru, almeno non subito. La sbornia della sera precedente gli aveva decisamente intorpidito i sensi, ma l’adrenalina messa in circolo dal suo istinto, lo fece riprendere alla svelta. Si alzò da quell’indescrivibile e contorta posizione assunta nella notte e con un balzo scimmiesco, si era rimesso sulle zampe posteriori, continuando a tenere ben stretta la bottiglia alleggerita dalla sua impagabile sete.

Con occhi assonati e particolarmente sensibili alla luce si era limitato a sbirciare, titubante, l’affaccendarsi generale di fuori. Il corno d’allarme non smetteva di trapanargli le orecchie, arrecandogli fitte alle tempie, mentre la polvere, sollevata dalla corsa dei soldati in schieramento, gli rendeva maggiormente difficile scorgere chi avesse potuto dargli una qualche spiegazione. Le sue guardie si erano conformate alla nube terrosa assieme a tutti gli altri, ma era certo non si stessero dirigendo a morire come tutti quei babbei. Per loro la pellaccia, anzi pelliccia, contava più di qualsiasi alleanza. Ancora barcollante per i postumi, bevve d’un fiato il rimanente sakè del fiaschetto, ma riuscì a malapena ad inumidirsi le labbra. Deluso, lo ruotò scuotendolo e costatando che era decisamente vuoto.

“Capo!” la voce nota di uno dei suoi subalterni gli giunse all’orecchio, distogliendolo dall’esame che stava compiendo. Si voltò, soffocando un flato a labbra serrate. “Dove vi eravate cacciati? E cos’è tutta questa confusione?” urlò assordato, agitando nervosamente la bottiglia. Il primo servo trattenne il respiro per evitare d’inalare l’alito da sbornia del superiore e lasciò si disperdesse per formulare parola. “Siamo sotto attacco!”

“Vuoi dire sono sotto attacco!” ridacchiò, gettando a terra il fiaschetto vuoto. Le guardie videro la caduta della bottiglia, attutita dal terreno soffice. “Io non ho la minima intenzione di mettermi in mezzo!” ammise, sistemandosi la cinta e gli abiti, gli stessi del giorno prima. Si grattò rozzamente il pelo della mascella e la natica destra, mentre in fretta i due servi entravano nell’alloggio del loro capo. Doveva prepararsi in fretta per svignarsela.

Non ci avevano messo tanto a racimolare l’essenziale, fra cui due borracce ricolme di sakè. Grazie alla confusione generale, addentrarsi inosservati nella foresta e allontanarsi dall’accampamento di Sesshomaru-sama era risultato decisamente facile. Non si erano preoccupati molto una volta perso di vista il caos della battaglia. Non era certo le forze dell’Ovest sarebbero sopravvissute ed anche in quel caso sarebbero stati troppo stanchi per accorgersi della loro assenza o inseguirli. Nessuno poteva prevedere l’arrivo di forze fresche …

 Continuavano ad avanzare in direzione delle loro terre, attenti ma non eccessivamente. Il capo avanzava davanti alle due sole guardie di scorta e uno strano brivido lo percorreva dalla base del collo alla punta della cosa … Non era piacevole, anzi inquietante! Si sentiva osservato, ma non riusciva a percepire presenze minacciose nei dintorni. Vi era solo qualche roditore e uccello, ma niente d’inusuale. Non era molto che simili sensazioni lo scotevano, ma non voleva sottovalutarle. Aveva annullato l’ordine di fermarsi per riposare e l’unica cosa che ora voleva era tornarsene nel proprio territorio, al riparo da chiunque!

Avanzavano in fretta, con sopra le loro teste un falco che volava in circolo …

***

Sesshomaru scrutò severo l’interno dell’alloggio. La tenda di Baiko ora era divisa da entrambi gli youkai tasso, ma non aveva nulla a che vedere con quanto preparato prima del loro arrivo. La frettolosità nell’erigere quell’accampamento medico era palese. Due curatori erano affaccendati al capezzale di Bunrakuken, uno aveva appena terminato di fissargli la nuova fasciatura, mentre l’altro stava pestando nel mortaio una specifica combinazione di erbe. Il dono dei tanuki era divenuto improvvisamente quello più prezioso.

Sesshomaru rimase a osservare il padrino in silenzio e in attesa. Il tasso interpretò bene quella muta richiesta di discrezione: fece cenno ai medici d’uscire e questi si affrettarono a togliersi da una situazione che li vedeva non richiesti.

Erano rimasti in tre, ma il principe non pareva affatto soddisfatto. “Dov’è il generale del Continente?” domandò seccato, notata la sua assenza.

“Non temere. Ha ricevuto il messaggio e non ci metterà molto ad arrivare.” lo tranquillizzò Bunrakuken. “Baiko glielo ha riferito personalmente.” spiegò, mentre il figlio annuiva.

“Detesto perdere tempo! Se non si sbriga, faremo a meno di lui.” sibilò altero e atono.

Bunrakuken sorrise. La simpatia verso l’alleato era alquanto percepibile ed il tasso aveva bisogno di confermare quello che ai suoi occhi era il motivo.

“Dimmi Sesshomaru … Mya - sama si è ripresa?” fece un marcato respiro fra una frase e l’altra, ovviamente apposta. Il sobbalzo dell’inu-youkai fu la prova lampante che gli occorreva. Chiara quale posta fosse contesa …

“Si è svegliata e riposando riprenderà le forze.”

Rispose con un tono fin troppo distaccato, più del solito anche per i suoi glaciali modi. Il sorriso sornione e l’espressione indagatrice automatica di Bunrakuken lo infastidivano non poco. Evitò di incrociarne lo sguardo e sorbirsi la solita pressione silenziosa che riusciva a suscitargli. Guardò sbieco in sua direzione, notando le bende sporche che i curatori avevano cambiato prima di sparire.

“Le tue ferite?” chiese sempre non incrociandone gli occhi. “Meglio.” rispose calmo. “Non sarò giovane come voi, ma sono pur sempre un dai-youkai!” ridacchiò riferendosi a entrambi.

Baiko s’incupì di colpo ripensando a suo padre ridotto in fin di vita da quegli infimi codardi. Lo guardava di lato, con le palpebre quasi abbassate del tutto e il pugno sinistro serrato con forza. Quel che più smuoveva rabbia nel giovane guerriero, era il fatto di non essersi dimostrato all’altezza. Non era neppure stato in grado di andarsene dal mondo con dignità!

L’avevano riportato in vita per assistere a come la sua inettitudine avesse contribuito allo sfacelo dei suoi compagni? No, certo che no.

Sesshomaru non era il tipo … Eppure lui sarebbe voluto restare all’altro mondo e non conoscere cosa la sua incapacità aveva generato. Non era colpa sua, ma dell’Est. Ovvio. Però … Suo padre, su quel letto, gli ricordava costantemente la sua debolezza.

“Spero ti riprenderai in fretta. Non appena sarà possibile, dovremmo spostare l’accampamento.” rivelò il principe, suscitando l’interesse di Baiko.

Il giovane tasso ci mise poco a comprendere il motivo di tale decisione, nonostante l’iniziale interrogativo. Non era sicuro rimanere lì ora che il nemico conosceva la loro esatta ubicazione, ma con un simile numero di feriti … Spostarne così tanti, senza dare nell’occhio e velocemente, era impossibile. Al contempo restare fermi poteva costituire anche un rischio maggiore …

Era un problema che andava risolto urgentemente e nessuno poteva permettersi di non rendersi utile. Sesshomaru aveva già aumentato le vedette ed i turni di guardia, ma ovviamente non era ritenuto abbastanza come mezzo preventivo. Inoltre persino l’Au non era in forza da quanto avevano saputo.

Sesshomaru non poteva più di così tanti fardelli sulle spalle. Quella guerra lo stava consumando più del previsto …

Un odore noto, anzi due, lo sviarono dal mal di testa che lo affliggeva. “Sta fermo!” la voce di Tsao Fang giunse chiara, mentre con poca grazia scostava vigorosamente la tenda e spintonava a terra, innanzi ai presenti, un impaurito e noto Macaco.

I tre si concentrarono sul loro ingresso, accantonando ogni altra cosa. “Eizo?” chiese sorpreso Baiko, mentre né Sesshomaru né Bunrakuken parvero sorpresi. Il Signore delle Scimmie del Nord fissò i dai-youkai con sguardo angosciato ed impaurito. Non aveva scampo circondato da simili forze demoniache: se solo gli avesse dato un lieve motivo, lo avrebbero fatto a pezzi senza pensarci due volte. Sesshomaru lo guardava dall’alto della sua statura con sguardo accusatore, sguardo di chi cova rabbia celata per un crimine imperdonabile.

“Sesshomaru-sama!” non poté far altro che prostrarsi rassegnato, distogliendo lo sguardo insostenibile del Gran generale.

“Cane infedele. Taci!” sbottò Tsao inferocito, mentre estraeva la spada e gliela poggiava alla gola.

Sesshomaru fulminò Jin per l’espressione usata, fermandolo con gesto deciso. “Voglio parlare con questo cane prima che la tenda sia macchiata dal suo sangue immondo!”

Bunrakuken trattenne a stento una risata per la situazione alquanto esilarante, mentre Baiko iniziava a percepire l’aura di pesante competizione fra i due.

Jin trattenne la lama, scontento. “Tsk, sei fortunato: hai la possibilità di allungarti la vita diversamente dai tuoi due galoppini.” lo minacciò ancora. “Perdono.” bofonchiò il macaco, ripensando agli eventi della foresta.

Era successo tutto troppo in fretta. Aveva percepito qualcosa di strano e difatti il suo istinto non sbagliava. 

Se fosse andato secondo i piani e non vi fossero state forze fresche non l’avrebbero mai acciuffato. Purtroppo simili variabili non erano prevedibili e ora la sua fuga non faceva che accentuare la sua presunta colpa. “Chiedo perdono.” ripeté nuovamente.

“Perdono?” sibilò irato Bunrakuken, la cui espressione divertita era svanita di colpo. “Perché non lo chiedi ai soldati che hai ucciso?”

Il suo sguardo cadde sfuggevole su Baiko. Mai avrebbe perdonato all’Est e ai suoi alleati un simile atto: avevano ucciso suo figlio e l’avrebbero pagata cara!

“Io non ho colpe, giuro!” supplicò roco, attanagliato alla gola dalla paura.

“Tu!” Sesshomaru lo richiamò “Guardami.” Eizo non osò tanto. “Ho detto guardami!” imperò con più foga. Eizo alzò tremante il capo.

Lo sguardo di Sesshomaru era glaciale e perforante. Non vi era alcuno spazio per la comprensione …

“Mi chiedo come abbia fatto il nemico a scoprire la posizione del nostro accampamento e soprattutto dove si trovasse l’Au.

“Non saprei mio Signore.” rispose il demone agitato. L’unica cosa che avrebbe potuto salvarlo erano le risposte giuste.

“Taci. Serpe!” lo colpì Jin, gettandolo contro il pavimento con un calcio. Le costole dello youkai dolsero, mentre provato, si rimetteva sulle ginocchia.

“Mio signore io sono sempre stato un vostro fedele alleato. Dimenticate forse tutte le informazioni rubate a loro e portate a voi? Avrei forse rischiato la vita per l’Ovest, per poi vederlo soccombere?” tentò di trovare un qualche appiglio.

“Mi chiedo quante informazioni datemi fossero fondate, inoltre non ho alcuna garanzia che tale fuga di notizie avvenisse all’oscuro del Signore dell’Est!”

“No, mio signore …”

“Perché saresti scappato, sentiamo? Sapevo voi macachi eravate rinomati codardi e voltafaccia, ma … Nessuno vi aveva ancora definito meschini traditori!”

“Ve lo giuro non sono mai sceso a patti con l’Est!” esclamò con tutto il fiato in corpo.

“Tutto fa supporre il contrario. Quest’assalto era fin troppo ben orchestrato.” Sesshomaru rimaneva impassibile con estrema difficoltà. La voglia di tranciarlo ad artigliate era immensa.

“Mio Signore. No!” Sesshomaru parve irremovibile.

“Rinchiudetelo. Toglietelo dalla mia vista!” un secondo in più ad ascoltare le sue futili scuse e sarebbe stato lui stesso a macchiare di sangue la stoffa.

“No! Mio Signore non c’entro! Voi non capite! Vi prego! Vi supplico!”

“Taci! Nessuna pietà per i traditori.” sibilò Jin, mentre personalmente lo trascinava all’esterno, gettandolo a due dei suoi soldati più fidati. “Non lasciatelo scappare. Sorvegliatelo e rinchiudetelo.” ordinò senza pietà, tornando in fretta da Sesshomaru.

“Spero non lo risparmierete!” gridò con tono di rimprovero. Sesshomaru ruotò lievemente le pupille verso il rivale.

“Non so come funziona nelle vostre terre Jin Tsao Fang, ma da noi si è soliti pensare prima di tagliate la testa a un alleato.”

“Non lo definirei tale!” ribatté seccato per la rimandata esecuzione. “I soldati vogliono un responsabile, vogliono che qualcuno paghi!”

“Credete che non sappia che Eizo sarebbe un eccellente capro espiatorio per sfogare le loro angosce, Tsao?” sibilò irato in risposta. Chi si credeva di essere per dargli ordini?

“Credo solo senza di noi sareste tutti morti!” si pavoneggiò sottolineando l’incapacità del principe di far fronte a una simile situazione.

Sesshomaru sentì una pugnalata lancinante al petto. “Forse una testa sarà mozzata oggi!” ringhiò, punto sul vivo, portando la mano su Bakusaiga. 

“Credo anch’io!” ribatté il generale straniero, stringendo l’elsa della katana già brandita. Anche Sesshomaru estrasse l’arma mentre i due iniziavano a camminare in circolo, studiandosi. Se avessero iniziato, lo scontro non sarebbe certo passato inosservato. Un conflitto interno sarebbe stato la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso in quella condizione tanto precaria. Bunrakuken agguantò repentino la spalla di Baiko, cercando un aiuto nell’alzarsi. “Padre, siete debole!” tentò di persuaderlo lui. “Sì e quei due degli IDIOTI!!” sbottò Bunrakuken, mentre con un gemito e barcollando si metteva in piedi. Appena posò i piedi e vi si poggiò di peso, una fitta al fianco lo assalì, facendo preoccupare il figlio. Bunrakuken strinse i denti, digrignandoli. Lasciò le braccia del giovane e corse zoppicante verso quelle due teste calde. Avevano appena alzato la guardia, quando il dai-youkai si frappose fra loro ...

“Avanti isolano … fatti sotto!” lo provocò Jin.

“Hai fretta di morire noto …” ribatté Sesshomaru.

L’atmosfera era elettrica e ormai ciò che era esterno al duello era stato accantonato da entrambi.

“Smettetela! Stupidi e orgogliosi come siete ci farete ammazzare fra noi.” Bunrakuken sopraggiunse con impetuoso slancio, afferrando le lame alzate dei due. “Volete aiutare l’Est? Arruolatevi fra i suoi scagnozzi allora!” esclamò irato e scortese, mentre spingeva le lame con gesto secco. I due abbassarono le katana a simile, persuasiva ramanzina. Dai loro volti Baiko poté quasi supporre si sentissero un po’ idioti a cedere così irrazionalmente all’orgoglio, ma era il fianco del padre il vero motivo di quegli sguardi. L’odore fresco di sangue lo ricopriva di nuovo.

Sesshomaru aveva sotto gli occhi le bende appena cambiate, completamente macchiate di rosso. Sia lui che Jin si affrettarono a rinfoderare le spade.

“Vado ad assicurarmi Eizo sia ben rinchiuso.” si congedò lo youkai straniero, non volendo arrecare ulteriore disagio. Sesshomaru attese sparisse per proferire parola. “Farò di nuovo chiamare i due curatori. Per ora è tutto, riposa.”

Uscì subito dopo, percettibilmente rammaricato, ma non visibilmente. Le gambe di Bunrakuken cedettero e Baiko sopraggiunse appena in tempo per sostenerlo e riadagiarlo sul giaciglio. Non volle dir nulla per dovergli dar l’onere di rispondere.

Si sentiva terribilmente inutile! Non era in grado di morire, né di sopravvivere in battaglia, non era nemmeno potuto intervenire al posto del padre. Avrebbero forse dato ascolto a lui? Chi era per frapporsi fra simili condottieri? Nessuno! Persino l’Au, quella schiava, era ritenuto elemento più valido.

Era nuovamente colpa della sua inadeguatezza se suo padre sanguinava di nuovo. La sua rabbia cresceva sempre più …

 

***

 

Sesshomaru si era allontanato velocemente. Non ne poteva più di quel disordine mentale …

Quella battaglia era sfiancante e non solo per i suoi soldati. Avere un onere tanto pesante su giovani spalle come le sue, non era poi così facile.

Annusò la brezza del crepuscolo, cercando conforto e pace negli odori. Concentrandosi sul distinguere le varie componenti, riusciva a non pensare ai problemi che si sormontavano …

Respirò profondamente …

La minaccia giunta dal Continente, l’Est e il suo Signore, il fardello di dirigere le campagne militari, le perdite, le strategie, il sangue, la morte …

Pruno … espirò.

Il tradimento, la leggenda, la brama, l’onore, l’orgoglio, la rivalità, la paura, il desiderio, la conoscenza, l’ira, la gelosia, il potere …

Salice …

Il cambiamento, le promesse, le speranze …

Camelia …

Il dovere …

Mya …

Sesshomaru sbarrò gli occhi, fino allora tenuti rigorosamente chiusi, voltandosi e scorgendo la figura minuta della yasha. Fasciata in quella stoffa rossa, pareva davvero un’estranea ai suoi occhi, ma non al suo naso.

“Non volevo disturbarti.” scosse la mano per cercare di tranquillizzarlo. “Fa pure come se non ci fossi, me ne stavo andando.”

 

- continua -

ANGOLINO AUTRICE: chiarimenti.

Come avevo promesso si è esplorata quella che è l’interiorità di alcuni personaggi e si continuerà man mano che la storia andrà avanti. 

Baiko e Tsao sono quelli che finalmente ci dicono qualcosa di, anche se superficiale, rilevante. Non sono più le belle e indefinite statuine della storia. All’inizio non era mia intenzione dedicare allo youkai Macaco tanto spazio descrittivo, però spero la caratterizzazione di Eizo sia ben riuscita. È stato divertente descrivere una “scimmia”! XD

Stavolta non ho lasciato molto spazio a Mya e purtroppo, in una simile situazione, anche il glaciale Sesshomaru ha i nervi a fior di pelle!

Eh, lo so. Poverino, ma anche se è un principe forte e valoroso, resta comunque un giovane con sulle spalle un pesante fardello. Speriamo riesca a riprendersi! ^^

 

 

Un piccolo chiarimento sulla scelta finale delle piante va inserito. Non c’è una correlazione fra le parole che sovrastano il nome di queste, ma sono i semplici problemi/pensieri che affollano la mente di Sesshomaru. Comunque il loro utilizzo in tale sequenza non è casuale:

 

Pruno: Il fiore del susino è il primo che fiorisce dopo l'inverno e per questo è considerato simbolo di speranza paziente.

 

Salice: Simbolo di resistenza flessibile. L'ambiente delle Geisha è indicato come "il mondo del fiore e del salice”.

 

Camelia: proviene dall'isola HONSU, in Giappone, dal santo posto della Dea del Sole Amaterasu, la madre di tutti gli imperatori del paese del sole.
In questo pantheon dello scintoismo molte migliaia di anni fa si celebra il matrimonio del principe SUSANO e della principessa INADA, in seguito a quest’avvenimento la Camelia s’illumina di una mitica luce, e divenne il simbolo dei successi militari e dell'amore eterno.
I Giapponesi dicono che la Camelia (la rosa del Giappone) dona l'immortalità.

 

I significati che rispecchiano placano in parte l’animo di Sesshomaru e i pensieri affievoliscono man mano.

Comunque sia dico solo non è un caso che l’ultimo fiore, la camelia, preceda Mya. Trovo un forte legame fra la simbologia di una e la figura dell’altra.

 

Saluti.

 

Mamma mia, mai ricevute tante recensioni! O.O Ammetto d’essere rimasta sorpresa, ma piacevolmente. ^^

Come posso non rispondere a una a una? Non posso: semplice! :)

 

LetyShine92: Mi spiace per la lunga attesa che la revisione della storia ha portato, ma io credo che ne sia valsa la pena (o almeno spero!). ^^

Rinnovo ancora i miei grazie per la pazienza dimostrata e la tenacia nel seguire questa storia. Spero il nuovo aggiornamento non ti abbia deluso Lety. ^^ Purtroppo per vedere uno sviluppo fra i protagonisti si dovrà attendere il prossimo capitolo (com’è intuibile). Grazie mille per seguire questa mia storia e  avermi lasciato la tua recensione. ^^

 

Celtic Girl: Ed eccoti accontentata carissima: aggiornamento fresco - fresco di battitura! XD Spero ti sia piaciuto, nonostante si diversifichi dagli altri. Ringrazio anche te per lo seguire e recensire questa fan fiction a cui sono particolarmente affezionata. ^^

Se lo desideri, lasciami pure una tua opinione anche negativa senza farti problemi, ne farò tesoro. =)

 

bubukenia: E KiraKira90 accontentò la povera ragazza che non aspettava altro che un aggiornamento. Mi lusinghi, credimi! ^^

Tranquilla per lo sviluppo di rapporto fra i due piccioncini: come ben sai la battaglia che doveva esser di al massimo tre capitoli si è ridotta a cinque. Alla faccia del pianino. XD Credimi non hai da temere, non voglio mettere fretta a questa storia. :)

 

cometa91: Non temere Inuyasha&co. li rivedremo, anche se non so dirti con precisione quando. XD

Comunque alla loro comparsa il loro sarà un ruolo attivo e fondamentale, ma Inuyasha mi ha scongiurato per una entrata in scena d’effetto, perciò … XD Scherzi a parte, spero di accontentare presto questa tua richiesta e che nel frattempo il capitolo nuovo ti sia piaciuto almeno un po’. ^^

 

Crisan: Accidenti mi hai fatto arrossire! >///< Non so che dire, sono immensamente felice che ti sia piaciuta fino questo punto. Per quanto riguarda il trailer è nato dalla mia passione per questa storia, per gioco, e sono contenta sia stata una idea riuscita. ^^ Spero troverai istruttive anche le note a fondo pagina di oggi e che questo capitolo sia ritenuto all’altezza dei precedenti. In effetti mi ha dato qualche problemino. :)

 

angelseyes81: Come vedi ho aggiornato. Sono riuscita ad appassionarti con una storia su Sesshomaru? (Kira esulta) ç___ç Evviva, sono riuscita a professare il Sesshomaresimo. XD Come ho già spiegato a Cometa Inuyasha comparirà senz’altro con l’andare della trama. Santo cielo, oggi sono un peperone a causa vostra! Una perla del fandom? >////< Non so cosa dire, ti ringrazio davvero per le belle parole. ^^

 

Nicole221095: alla mia dolce allieva Nicole, cui avevo promesso avrei aggiornato, faccio notare di averlo fatto anche se con un giorno in ritardo rispetto i tempi previsti. Dovresti esserci abituata al fatto che non mi do mai fretta alla pubblicazione! Più mi chiami sensei più mi fai arrossire, vergognati! >///< XD Spero la storia ti entusiasmi ancora. ^^

 

elenasama: carissima! ^^ Intanto mi scuso per essere in tremendo ritardo nella lettura della tua storia, ma aggiorni così in fretta che non riesco a stargli dietro. Appena riuscirò a mettermi in pari, prometto di dirti la mia, intanto ti ringrazio per l’attenzione che dedichi a Schiava. Spero la trama riesca ad esaltarti ancora! :)

 

 

Ebbene ora che ho risposto a tutte le favolose e gentilissime recensioni, porgo mille ringraziamenti a tutti coloro che seguono questa storia e, forse, ci si sono affezionati un po’. Alle ragazze qui sopra dico che sono imbarazzata per le belle parole, lusingatissima per ciò che hanno detto. Siete riuscite a lasciarmi senza parole e credetemi non è facile! XD

Saluto tutte con affetto e mando a tutti un grosso bacio. ^^

Grazie.

Al prossimo capitolo KissKiss KiraKira90

 

 

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Capitolo 19
*** 18. Visite ***


 

18. Visite

 

“Che cosa fai qui? Dovresti essere a riposare.”

Sesshomaru le ridiede le spalle. Era così stanco da non accorgersi del suo avvicinarsi?  Errore imperdonabile mostrarsi distratto davanti agli altri! L’aveva preso alla sprovvista e non era riuscito a nascondere la sorpresa immediatamente. Doppio errore.

Sesshomaru aveva compreso che la pronta e imbarazzata risposta di Mya era dovuta alla sua reazione, un tentativo di tranquillizzarlo alla sua inaspettata vista. I suoi nervi erano decisamente troppo tesi e da troppo tempo, inevitabile gli giocassero brutti scherzi.

Jacken mi ha detto avrò un alloggio tutto per me, così …” Mya scrollò le braccia per attirare l’attenzione del principe su ciò che reggeva in grembo. Alcuni petali caddero a causa del movimento. “Pensavo di abbellirla.” rispose semplicemente.

Il naso di Sesshomaru non ebbe dubbi su cosa stringesse la Au. “Camelie?” chiese distaccato. Era il motivo a interessargli in realtà, ma l’Au non replicò. “Tolgo il disturbo.”

Si limitò a congedarsi, voltandosi verso l’accampamento. Si vedeva appena da dove si trovavano.

“Ti sei allontanata troppo!” la sgridò, bloccandola sul posto. “Come?” si voltò nuovamente verso di lui.

“Hai sentito.” Il principe smise di guardare distrattamente il paesaggio, incrociando il viso stranito della yasha. “Non è sicuro che tu te ne vada in giro senza scorta.” Continuò, fissandola severo. “Specie nelle tue condizioni e in questo frangente. Non è sicuro, né per te, né per noi!” esclamò diretto e senza mezzi termini. Doveva smettere di fare quello che voleva. Doveva capirlo una volta per tutte!

“Sto bene ora. Ho riposato a sufficienza e con tutto il rispetto credevo di non essere una prigioniera.” Marcò bene l’ultima parola. “Pensavo ci fossimo ben accordati sulla mia condizione!” esclamò, mal contenendo l’irritazione per quelle osservazioni.

“Infatti, ma tu non stai a sentire.” Specificò l’inu-youkai. Era stufo di veder fraintesa ogni sua parola da quella femmina testarda. Possibile non capisse la sua posizione in quella guerra? No. Lei se ne andava in giro a raccogliere fiori, stanca, sola e con poca luce e se lui si permetteva di farglielo notare s’indispettiva, pure!

“Mi spiace, ma ho finito tutto il buon cibo che mi avete fatto portare ...” ammise stizzita. “Ora posso fare ciò che voglio, mi pare di ricordare.” sorrise. “Anche non stare a sentirvi.” terminò, ribadendo l’accordo fatto quel giorno stesso. Il principe non apprezzò molto il sentirsi rinfacciare un gesto che con faticosa pazienza, per lui decisamente troppo dispendioso, aveva fatto per persuaderla con le buone ad obbedire. Il suo sopracciglio mutò inclinazione percettibilmente, mentre il sorrisetto seccato di lei ben gli teneva testa. Sesshomaru incrociò le mani dietro la schiena, per evitare di cedere alla tentazione di colpirla. Avanzò lentamente, con fare severo e di comando. Mya era un tantino spaventata, non sapendo cosa aspettarsi da quel suo muoversi improvviso in sua direzione, ma mai l’avrebbe dato a vedere. Impassibile e con immutata espressione restava ferma e rigidamente eretta per non dimostrarsi inferiore, neppure nella stazza o atteggiamento.

“Presto ci sposteremo. Mi sono permesso di assicurarmi foste in forze!” quasi ringhiò quelle parole, pronunciate con molta ironia.

“Immagino non sia saggio restare qui, ma non credo che il presto che intendeTE sia poi un presto così reale.” Si dimostrava distaccato verso di lei? Bene, anche lei sapeva essere sgradevole volendolo. Quale modo migliore se non ribadire determinate cose, come il numero eccessivo di feriti?

 “Mi rallegra sapere che pur conoscendo ed intuendo in quale grave situazione ci troviamo, voi ve ne andiate in giro senza far nulla per evitare di aggravarla!” il volume di voce dello youkai era lievitato, mentre lo sguardo si serrava su Mya. Seguirono attimi di silenzio, mentre i due si fissavano profondamente offesi.

Che razza d’ingrato! Lei tornava a salvargli la pelle dopo ciò che le aveva fatto la sera prima e ora la trattava a quel modo?

“Forse sarebbe stato meglio non fossi tornata indietro e Vi avessi dato retta. Forse non avrei aggravato la situazione così.” Sibilò Mya, voltandosi. Era decisa a non continuare quell’insulso scambio di cattiverie. Fu sorpresa nel sentirsi afferrare il polso con forza. “Lasciatemi!” ringhiò lei, strattonando il braccio e provocando la caduta di qualche stelo.

Sesshomaru le era fin troppo vicino, ma il suo sguardo era freddo e staccato come quella sera e la cosa la spaventava. Non c’era quell’oro brillante che l’aveva stregata al suo risveglio.

“Forse avresti dovuto tornartene sul Continente col generale straniero!” 

Quella frase la pugnalò. Fu un riflesso dettato dall’orgoglio che la muoveva a farle scagliare con forza l’intero mazzo sul volto del principe. L’inu-youkai rimase stranito da quel gesto, allentando la presa. Alcune lacrime di rabbia, o forse dovute ad altro, si tenevano in bilico sulle ciglia dell’Au.

“Voi non sapete niente di me!” ringhiò lei, staccando il braccio con rabbia dalla ferrea presa.

“Credete sia una stupida che potete prendere in giro come più vi aggrada?” urlò furiosa. “Tenetevela quella stupida tenda e la vostra stupida attenzione nei miei riguardi!” gridò furiosa, voltandosi di scattò e correndo verso l’accampamento.

Sesshomaru la vide rimpicciolirsi in fretta. Abbassò lo sguardo, notando il disordine con cui i fiori erano sparsi, ormai rovinati dalla poca grazia e cura con cui erano stati trattati. Il disordine che aveva davanti agli occhi era stato lui a provocarlo. Che diavolo gli era preso?

Riportò lo sguardo nella direzione in cui Mya era già svanita. Cosa avrebbe fatto ora?

Il suo orgoglio era chiaro su cosa non chiedergli, ma in questa circostanza era strategicamente saggio seguirlo?

Schiacciò con vigore una camelia con il piede, triturando e strappando i petali così freschi in precedenza.

Non c’era dubbio … Quella guerra lo stava rendendo fin troppo nervoso e non poteva permetterselo!

Ma da cosa era realmente nata quell’insinuazione? Che fosse stata colpa dello scontro mancato con Tsao Fang? Ma perché prendersela con lei?

Sesshomaru sospirò. Non sarebbe rientrato per la notte.

***

Jacken era appena uscito dal nuovo alloggio preparato per la Au. Finalmente avevano finito di fissarla e renderla degna della sua ospite.

Era più piccola rispetto a quella di Sesshomaru, ma in quella situazione già poter vantare un alloggio personale era un notevole privilegio. La stoffa di colore verde era parsa ideale per lei. Chiunque avrebbe capito di dover restare alla larga o portare rispetto entrandovi. Sì, era decisamente soddisfatto e mai si sarebbe aspettato di venir travolto dalla furia della yasha.

Mya-sama?” le era corso incontro entusiasta, venendo deliberatamente ignorato. La sua corsa lo travolse, facendogli fare più d’una bella giravolta.

Si ritrovò confuso e a terra senza capire bene cosa fosse accaduto.

***

La tenda smeraldina fu spalancata con impeto, mentre Mya si gettava sul suo giaciglio nel medesimo istante in cui la luce veniva nuovamente lasciata fuori dalla stoffa. Non un suono fuoriusciva da quelle labbra rosse e serrate, mentre  lacrime scorrevano silenziosamente e la stoffa le assorbiva, rendendole invisibili. Si sentiva così ferita ed offesa che non comprendeva a cosa fosse realmente dovuto quello sfogo. La rabbia che sentiva era tanta, mentre continuava a darsi mentalmente della stupida. Come aveva potuto dirle quelle cose?

Come aveva lei, anche solo per un istante, creduto le sue attenzioni fossero disinteressate?

Si sentiva una bambina fuoriposto. Quella non era la sua casa, nessun luogo lo era. Era andata perduta fra le fiamme tanto e tanto tempo fa.

Si mise a sedere asciugandosi il poco rimasto sulle guance. Non era il momento per fare la femminuccia. Voleva se ne andasse? Bene! Lo avrebbe accontentato.

Si alzò con slancio motivato, iniziando a muoversi per la tenda in cerca di questo e quello, posandolo sul suo nuovo e già ex futon. Non sarebbe rimasta un istante di più!

Era decisa a voltare le spalle a quell’insulsa guerra ed ai suoi schieramenti, mentre fissava le lame al loro solito posto. Fu l’odore medicinale che permeava la figura già intenta ad entrare, che la fece desistere dal suo affaccendarsi.

Avvolta nei tipici indumenti degli stranieri, forse fasciata in molta più stoffa, quella presenza si presentò mestamente. “È permesso mia Signora?” una voce femminile e garbata, giunse timidamente alle orecchie della inu-youkai, lasciandola sorpresa: credeva di essere l’unica femmina nell’accampamento, ma evidentemente si sbagliava. Fu sorpresa e sollevata al contempo nello scoprirlo, ma ormai non aveva molta importanza.

“Che volete da me?” Il tono di Mya non poteva dirsi garbato, ma del resto non ce l’aveva  con quella yasha. Voleva solo andarsene e di corsa!

L’odore d’erbe officinali che le apparteneva era intenso: un valido motivo perché il suo naso ne fosse tratto in inganno; comprensibile come non ne avesse riconosciuto il sesso.

 “Posso entrare?” si limitò a chiedere ancora, inchinandosi e nascondendo maggiormente il viso sotto alla stoffa. Scosse il piccolo mortaio che reggeva in mano, quasi a suggerirle la risposta senza bisogno di parole. Mya capì voleva curarla, ma non ne trovava la necessità. Stava bene, dannazione! Inoltre non poteva, anzi non voleva che nulla interferisse con la sua scelta di andarsene.

“Non c’è motivo perché tu mi offra i tuoi servigi. Non sono ferita.” La congedò brusca e sbrigativa. La sua presenza era un impedimento notevole: non poteva rendere note le sue intenzioni a qualcuno che di sicuro sarebbe corso ad informare uno dei generali. Non che ne temesse le ire, ma sarebbe stato stupido creare una situazione che la sfavorisse.

“Non sono esperta di ferite, non quanto di tonici, Au-sama.” Replicò calma.

“Tonici?” Quella sua affermazione incuriosì molto l’inu-youkai. Recuperare le forze poteva tornarle utile in fondo, ma chi le mandava un simile “regalo” tanto azzeccato?

Era naturale diffidasse di lei. “Chi ti ha mandato?” se fosse stato lui, di certo non avrebbe accettato i suoi servigi. Mai! Non dopo ciò che era stato detto.

“Nessuno, mia Signora. È stata una mia scelta!” rispose pacata. Che intendeva? Mya si decise a sedere, decidendo di far prevalere la curiosità alla foga di andarsene. “Spiegati.” Era irrequieta, mentre impartiva quell’ordine. Ci fu un lungo silenzio o semplicemente attimi interminabili. La yasha sospirò, inchinandosi a Mya, che sempre più incredula osservava il tutto. “Sono giunta qui per offrirvi i miei servigi, in cambio di qualcos’altro.”

 

***

 

“Dov’è lei?” una voce roca, in una sala oscura, fu chiara e diretta.

“Mio Signore, ecco …” tremante, Komori stava facendo rapporto di fronte il suo temuto sovrano, ma come poteva esporre così, su due piedi, il suo secondo fallimento?

 “Mio Signore, purtroppo …” non ci fu bisogno di continuare. La forza con cui quella figura che lo sovrastava, stava stringendo i braccioli era udibile. Il marmo stava criccando e gemendo sotto la sua presa contenuta. Komori ringraziò mentalmente non fosse il suo collo.

“Che è accaduto stavolta?” ringhiò, al limite della pazienza.

Jin del Continente. Tsao Fang.”

Komori si limitò a quel nome, più che sufficiente a scatenare l’ira del suo Signore. “Maledizione!” gridò questo, scaraventando l’intero trono in pietra e pesantemente decorato.

L’oggetto sfiorò l’impassibile Komori, mancandolo per poco, mentre in piedi e furioso, il suo Signore lo indicava per avere altre risposte.

“Perché Eizo tarda? Avrebbe dovuto essere già qui. Cos’è non è più così motivato a prestarci fedeltà?”

Komori sudò visibilmente. “Abbiamo trovato i due macachi che lo affiancavano sgozzati …” Il capo dell’est respirò minacciosamente. “Sui corpi c’era una piuma di falco, mio Signore …” terminò a fatica e  a testa china.

“Brutto bastardo.” sibilò, comprendendo il messaggio volutamente lasciatogli. “Appena arrivato e già si mette a infastidirmi?” ringhiò, stringendo la mano destra a pugno, sollevandola per mostrare con quanto vigore l’avrebbe stritolato.

Rifletté, osservando alcune scie di sangue fuoriuscire dal centro della stretta. La rilasciò lentamente, sentendo il torpore invaderlo. Dolore e rabbia. Sentiva solo questo.

“Vorrà dire cambieremo i nostri programmi, Komori …”

Lo scorpione sollevò appena la testa, quel tanto per scorgere un agghiacciante ghigno.

La premessa di un nuovo assalto …

 

***

 

“Dunque sei riuscita a penetrare nel nostro accampamento senza venire scoperta? Notevole.”

Mya non sapeva ancora se poteva o meno abbassare la guardia di fronte quella minuta figura e per sua fortuna si era preoccupata di fissare i pugnali al suo fianco prima della rimandata partenza. Non avrebbe esitato a tagliarle la testa se si fosse mossa per attaccarla.

“Non sarò forte come voi, ma sono piuttosto arguta Au-sama.” Rispose l’altra rimanendo in ginocchio e riverente.

“Di certo più di tutti questi soldati se siete riuscita a raggiungere il mio alloggio.” Era in parte ammaliata da quella figura.

“Mi lusingate, ma vi prego di ascoltare ciò che con fatica sono venuta a chiedervi.” La sua voce tremava, quasi stesse trattenendo a stento dei singhiozzi. Non poteva verificarlo con la vista, ma il suo olfatto percepiva distintamente della salsedine nell’aria.

“Deve essere qualcosa di molto importante se hai rischiato così tanto e ti sei spinta fino a qui.” Constatò, mentre l’invogliava a continuare. “Ma desidero guardare il tuo volto prima.” Doveva capire chi e cosa fosse per farsi una idea di cosa potesse volere.

Ci fu una lunga pausa, in cui Mya fissò severa la yasha che lentamente alzava il capo, scoprendo la testa dal mantello. I capelli castani ed elaboratamente acconciati furono liberati, assieme allo sguardo spento e cupo su un muso allungato. “Vi prego di ascoltarmi almeno, somma Au. Tutto qui!” ribadì a occhi bassi.

Mya abbandonò l’idea di dover impugnare l’elsa della sua arma. Era senza dubbio una yasha del clan dei Macachi, senza incertezza una donna che non era mossa da rabbia, ma dalla disperazione.

“Cosa potreste volere da me?” non capiva per quale motivo una donna di certo d’alto rango come lei, fosse giunta al suo cospetto in ginocchio.

“Vi chiedo aiuto mia Signora. Aiuto per mio marito …”

 

 

- continua -

 

 

Angolino autrice: saluti

Semplice capitolo di transizione, forse un po’ complesso. Nel prossimo si chiariranno alcune perplessità che immagino si siano insinuate in voi lettori. ^-^

Spero comunque vi sia piaciuto e sia abbastanza all’altezza delle aspettative. Non sapete che problemi mi ha dato doverlo modificare per adattarlo allo svolgimento generale della trama, ma alla fine ci sono riuscita. ^_^

Ed ora veniamo ai dovuto ringraziamenti. È sempre un piacere leggere le vostre recensioni:

 Nicole221095: Scusa l’attesa Nicole, so già me ne dirai di tutti i colori per l’attesa, ma almeno non è passato un anno, no? XD Mi fa piacere sapere che la storia continua a prenderti e ad emozionarti e puoi ridirlo: la tua sensei ha FINALMENTE affiorato. XD Come suona strano sentirmi chiamare così! >__< Mi sa non mi ci abituerò mai. XD Al prossimo aggiornamento! KissKiss!

  angelseyes81: Carissima e per la seconda volta mi fai arrossire!!! >////< Perdonami per l’attesa, in effetti ci ho impiegato più del previsto, ma spero ne sia valsa pena: insomma non è da tutti i giorni vedere Sesshomaru preso a fiori in faccia, no? XD Sono felice l’idea di Eizo traditore sia piaciuta e che sia riuscita a caratterizzarlo abbastanza bene da soddisfarti. ^_^ Ancora grazie mille per il sostegno ed i complimenti! >///< A presto spero! =) Kiss!

 Gold_Moon: *prende nota: oltre Sesshomaru anche Gold Moon vuole farmi assaggiare la lama della sua spada* XD Sì, non smetti mai di sostenermi tu e te ne sono immensamente grata. ^-^

Ti ricordo che oltre a Mya anche gli altri personaggi sono mie creature e perciò non mi dispiace più di tanto darle il cambio qualche volta. Di piuttosto che mancava a te! XD Ti devo ringraziare per aver sopportato i miei scleri riguardo al: “Come faccio a modificarlo come si deve?” Alla fine ci sono riuscita come vedi e spero di non averlo privato di nulla dalla bozza precedente. ^_^

Un abbraccio!

 Elfosnape: Lo so devo delle scuse anche a te per il ritardo nell’aggiornamento. >___< Sorry!! Spero tu sia sopravvissuta per poter placare la tua curiosità, almeno per ora. XD Quando Mya e Sesshomaru si metteranno assieme? Ma se lo rivelo ora che gusto ci sarebbe? =P (sadismo puro XD) Dovrai pazientare temo, scoprendolo solo leggendo. ^-^ Spero la storia continuerà a coinvolgerti! Ti ringrazio ancora molto per le recensioni lasciate! ^^ Kiss!

 Celtic Girl: ecco un’altra responsabile dell’imporporamento delle mie guance. >////< I vostri complimenti mi lusingano troppo e non so neppure come replicare, se non ringraziandovi mille volte per le belle parole ed il tempo che spendete nel dedicare a recensire e seguire questa mia storia. Sono senza parole e, come ho già detto, zittirmi è dura. XD Sono molto contenta tu sia così entusiasta degli eventi che si susseguo e spero di riuscire a sorprenderti piacevolmente ancora. ^-^ Un forte abbraccio e grazie!

 Crisan & elenasama:

Ebbene mi rivolgo ad entrambe. I ringraziamenti che a voi dedico sono doppi: non solo per il tempo che spendete a leggere e recensire questa ff, ma anche perché l’avete candidata per il concorso indetto da EFP. Sono estremamente felice di sapere che i personaggi che ho creato vi hanno colpito tanto da proporla. Non so davvero trovare le parole giuste per esprimere la mia sorpresa e la mia gratitudine. Non importa se non accederà alla seconda fase, sapere che ai vostri occhi questa storia valeva così tanto da votarla fra centinaia, per me è già un grandissimo traguardo. ^_^

Ho già ringraziato entrambe via e-mail, come sentivo doveroso fare, ma ribadisco qui i miei “grazie”. ^-^ Spero questa storia ed i suoi risvolti continuino ad appassionarvi e a stupirvi. Non vorrei mai deludere le vostre aspettative. ^-^ Un bacio!

KissKiss KiraKira90

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Capitolo 20
*** 19. Complotto -prima parte- ***


19. Complotto

               -prima parte-

 

“Bunrakuken-sama. Come vi sentite?” chiese l’Au ancora davanti all’ingresso, mentre si rialzava dal lieve inchino di saluto.

“Somma Mya?” quella visita l’aveva palesemente sorpreso. “Qual raggio di sole è giunto a farmi visita!” sorrise sornione come suo solito, riprendendo subito la sua espressione composta, mentre cercava di issarsi sui palmi. La youkai si affrettò a raggiungere il suo capezzale. “Non dovreste sforzarvi!” lo rimproverò vedendone l’espressione corrucciata e aiutandolo sistemandogli i cuscini dietro la schiena. “Forse trovo piacevole l’essere coccolato da belle e giovani fanciulle.” Ridacchiò nuovamente, non riuscendo però a nascondere la goccia di sudore per lo sforzo precedentemente compiuto. “Per questo non vedo curatori qui?” chiese lei.

Sbuffò seccato, pensandoci. “Sono peggio delle mosche. Ti ronzano attorno così tanto da farti venir voglia di scacciarle!” si sfogò, costringendo Mya a nascondere le labbra improvvisamente arricciate. “Vedo che le ferite del corpo non hanno intaccato il vostro umore.” Costatò, in apparenza lieta, mentre rilassava nuovamente la bocca.

“Non fatevi ingannare. Odio oziare! Sono solo molto abile a mascherarlo.” Scappò una risata che entrambi riuscirono a contenere, tanto che durò solo pochi istanti. Per Mya quello non era certo tempo per rilassarsi in fondo. Non era lì solo per fare quattro chiacchiere col generale tasso, ma per fare specifiche quattro chiacchiere. “Vostro figlio?” e non voleva essere disturbata nel mentre.

“Sta meglio di me, nonostante lui sia morto ed io no. Quale ironia!” e si udì un'altra breve risata del demone. Mya si limitò a sorridere, continuando a giostrare la conversazione.

“Mi aspettavo di trovarlo al vostro capezzale. Sembra tenere molto a voi …”

“Baiko come potete vedere è indaffarato in altre faccende. Questioni indeclinabili che lo terranno occupato per un po’.” rispose calmo.

“Sono lieta la mia visita sia propizia, allora.” Sorrise ancora, consapevole della fortuna sfacciata. Avrebbe avuto tutto il tempo …

“Credetemi: gradisco molto una bella e giovane compagnia femminile!” e stavolta la risata del demone si fece più intensa.

Forse per lei, sapere quello che voleva, non sarebbe stato così difficile …

 

***

 

Era più pensieroso del solito chiuso nel suo alloggio a fissare la cartina del territorio, che dall’inizio di quell’estenuante guerra, aveva tenuto dispiegata su quel tavolo. Sollevò lo sguardo solo quando percepì un odore atteso alle sue spalle, ancora dietro all’entrata. “Sesshomaru-sama …” quella voce lo raggiunse poco dopo. Non si girò neppure per vedere chi fosse tanta era la certezza. “Entra.” Rispose distante, rimanendo impassibile a fissare innanzi a sé il nulla.

L’invito glaciale e solenne del principe non tardò a essere accettato dal giovane youkai. Avanzò senza farselo ripetere, rilasciando cadere la stoffa alle sue spalle e creando la giusta atmosfera d’intimità che probabilmente quella loro conversazione richiedeva.

La tenda del generale dell’Ovest era piuttosto cupa, nonostante il sole fosse alto; era quasi inquietante quell’aurea meditativa e preoccupata che ne avvolgeva la figura eretta e in attesa.

“Mi avete fatto chiamare?” chiese l’altro fermatosi a una rispettosa distanza. “Sì.” Fu la sua secca e sbrigativa replica, mentre finalmente si voltava.

“Come posso esservi utile?” rispose nel medesimo tono distante, inchinandosi leggermente.

“Siedi, Baiko. Ci vorrà più di qualche minuto …”

 

***

 

“Parla!”

Un potente pugno tagliò l’aria veloce, incastrandosi nella mascella del Macaco. Un nuovo livido, più fresco, si aggiunse ai segni delle “persuasioni” precedenti.

Le ossa e i denti di Eizo scrocchiarono, quando la mano di Tsao si ritrasse. Jin attese, dandogli modo di sputare il sangue raccolto in bocca e di riprendere un po’ di fiato e lucidità.

“Perché ti ostini a tacere?” richiese per l’ennesima volta, guardandolo minaccioso e stringendo il pugno. In ginocchio, incatenato e sofferente, Eizo trovò la forza per ruotare il muso e ringhiare contro il generale. In cosa sperava per resistere tanto?

“Ne vale davvero la pena?” Glielo chiese, ma Eizo non disse nulla. Tsao Fang si avvicinò al demone scimmia, chinandosi accanto a lui e quasi impaurito questo abbassò lo sguardo. Il generale straniero ruotò il collo in modo che potesse bisbigliargli in un orecchio. “Pensi verranno a salvarti?” Si avvicinò ancora. “Pensi ti tratterebbero meglio di noi?”

Le labbra peste del demone rimasero immote, ma nei suoi occhi era vivo il dubbio che il suo torturatore stava insinuando. Valeva davvero la pena soffrire e patire quel martirio?

Erano passati quattro giorni dalla sua cattura ed era ancora vivo, o meglio, era stato lasciato in vita. Se avesse parlato cosa avrebbe impedito loro di ucciderlo? Era un traditore, macchiatosi della colpa peggiore in battaglia! Una spia che aveva fallito e pertanto abbandonata al suo destino. Era finito. Che avesse confessato tutto o meno.

“Pensaci.” Un ultimo sussurro prima che il generale straniero si ritrasse. “Portatelo via!”

Quell’ordine significava che anche la sofferenza di quel giorno era terminata. Mai Eizo avrebbe pensato di trovare confortevole una fredda cella …

Purtroppo però i suoi timori non cessavano mai di martoriarlo.

 

***

Si soffermò pochi istanti, prima di scostare il tessuto smeraldino. Quell’odore …

Percepirlo la infastidì non poco. Entrò con circospetta calma, ben poco rilassata.  Apparentemente nulla era mutato nel suo alloggio eccetto quella presenza in eccesso.

“Cosa ci fai qui?” interrogò il silenzio e l’ombra con tono di rimprovero. “Ti avevo detto di non venire prima di domani!”

Una sagoma si mosse e si mostrò alla tenue luce che filtrava. “Perdonate mia Signora!” si scusò togliendosi il cappuccio dal capo e chinandosi mortificata.

L’odore medicinale che le apparteneva giunse fastidiosissimo alle narici della youkai, quando si mosse. Fece passare la lieve nausea che le aveva recato e poi continuò severa.

“Se desideri vedere tuo marito, non è saggio non seguire le mie istruzioni! Sai bene che il mio aiuto ti è indispensabile.”

“Lo so e vi chiedo perdono per questa mia mancanza.” Si dispiacque e chinò ancora. “Ma comprendete la mia triste agonia!” la supplicò.

“Saremo in due a patire pena peggiore se ci scoprono a parlare!” esclamò, avvicinandosi a dove i suoi pugnali posavano.

Un simile freddo atteggiamento stupì la youkai scimmia. “Perché d’un tratto sembrate non essere più così convinta di aiutarmi?” chiese rispettosa, rialzandosi e levando lo sguardo verso di lei.

Mya quasi irritata da quella domanda estrasse uno dei suoi pugnali e con impeto, mentre rapidamente si voltava, lo lanciò verso la sposa di Eizo. Si conficcò nel pilone che sosteneva l’intera struttura, a due centimetri dal suo collo. Tremanti le ginocchia di questa non le ressero.

“Perché non mi avete detto per quale colpa vostro marito paga?” era crudele e glaciale la sua espressione. “Se è l’Est che l’ha mandato, merita pene ben peggiori della prigionia!” esclamò, avvicinandosi a lei per riprendersi l’arma lanciata. “Potete andare!” la congedò, mentre rinfoderava la lama.

Quasi destata dall’improvviso abbandono si alzò con vigore. “No, vi prego!”

“Non mi avete sentita? Fuori!” le ordinò con più cipiglio.

“Ascoltatemi prima, almeno.” La scongiurò, gettandosi ai suoi piedi in lacrime. “Vi prego non è come credete!” supplicante strinse la stoffa del suo abito.

“Ti do due secondi per staccarti da me!” era crudele il suo sguardo.

“Ascoltatemi. Poi, se ancora vorrete, me ne andrò!” la implorò nuovamente e le sue lacrime stavolta misero Mya a disagio.

“Vedremo … Sentiamo.” Stavolta il volto della Macaco s’illuminò e grata lasciò andare il suo abito.

“Vi ringrazio mia Signora!”

 

***

 

“Ora che avete udito il mio racconto … mi aiuterete?”

Mya restò in silenzio. “Perché dovrei credere a te e non a Bunrakuken?” chiese gelida.

“Voi dovreste capire più di chiunque altro!” alzò incautamente la voce. “Voi stessa avete provato sulla vostra pelle, quanto subdoli possono essere gli intrighi del demonio sul trono dell’Est!”

Sì, lei lo sapeva bene …

“Non dico la tua storia non sia credibile, ma ...”

“È vero vi dico!” la interruppe. “Mio marito è stato costretto a fare ciò che ha fatto!”

“Mi hai detto cosa l’Est gli ha ordinato di fare e cosa lui ha fatto, ma non mi hai detto il perché lui ha obbedito!”

“L’hanno costretto vi ho detto!”

“E come?”

Un triste silenzio fatto di ricordi parlò per la youkai scimmia. Solo poi raccontò a parole …

“Oki … nostra figlia si chiama Oki …”

 

***

 

Era solo, in compagnia della semplice e tenue luce delle candele, mentre rimuginava su che mezzo di persuasione adoperare per far cantare quel traditore, ma quando percepì l’odore dell’Au farsi sempre più vicino, fu altro a occupare la sua testa.

Che cosa poteva volere a quell’ora da lui? Il dubbio lo tormentò fin quando non la vide superare la soglia della sua tenda. “Mya-sama …” si alzò nello scorgerla.

“Devo parlarvi "Jin" del Continente.” Fu rapida a spiegare le sue intenzioni, tanto sbrigativa da rifiutare persino di sedersi su invito di Tsao.

La prima cosa che notò nell’avanzare fu che quell’alloggio era molto diverso da quello degli altri generali e dal suo. Era molto più spartano di quanto si potesse supporre, ma in fondo si era compreso da subito che vi era animo nomade in lui. Si riconcentrò presto sul motivo reale della sua visita.

“Dunque ditemi.” La esortò lui con tono pacato.

“Ho saputo che avete fatto un prigioniero …” incominciò vaga “Perché non sono stata informata?” chiese severa.

Tsao Fang sospirò impercettibilmente. Aveva previsto che lei avrebbe potuto risentire della segretezza dimostrata nelle loro azioni.

“Il pericolo è stato scongiurato. Non vedevo il motivo per dovervi allarmare inutilmente.”

“La mia persona non gradisce essere lasciata all’oscuro. Specialmente se sono affari che la riguardano!”

Una risposta che aveva previsto anch’essa. In sincerità aveva ben valutato il tutto prima di agire.

“Vi chiedo scusa mia signora. Se ho agito così, è solo nel vostro interesse.” Aveva deciso l’avrebbe informata solo se avesse avuto qualcosa da dirle. Finché Eizo non parlava, dirle quanto era accaduto avrebbe finito solo col preoccuparla. Se Sesshomaru l’avesse lasciato fare, il problema non si sarebbe posto, anzi le avrebbe detto con gioia di aver ucciso un traditore dell’Est.

“Giurare obbedienza a qualcuno, per me significa non tenere segreto nulla a costui.” Continuò offesa.

“Rinnovo le mie scuse. Non ricapiterà più!” si limitò a dirle.

“Non bastano le scuse, voglio mi dimostriate quanto avete promesso!” Jin la guardò confuso. Cosa voleva facesse?

“Voglio vedere il prigioniero che ha creato tanto scompiglio …” le sue parole lo lasciarono momentaneamente di stucco.

 

 

*** continua ***

 

 

Spazio autrice:

Ed eccomi qui. In ritardo come il solito! XD

Mi scuso ancora per avervi fatto così aspettare, ma purtroppo sono abbastanza indaffarata in questo periodo. ^^

Avrebbe dovuto essere un unico capitolo invece a causa lunghezza ho deciso di spezzarlo in due parti. =)

Dedicherò più ampio spazio a saluti e chiarimenti nel prossimo capitolo, per ora mi limito a ringraziare i lettori che ancora mi seguono, nonostante i capitoli arrivino quando meno se li aspettano! XD

Grazie mille anche a tutti coloro recensiscono questa mia storia. Mi fa sempre molto piacere sapere cosa ne pensate! ^^

KissKiss KiraKira90

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** 20.Complotto -seconda parte- ***


20. Complotto

               -seconda parte-



“Non posso farlo!”

Continuava a disubbidirle? Come osava?

“Dunque è così che mi dimostrate la vostra fedeltà?” gli chiese seccata. “Avevo riposto fiducia in voi … mi rattrista sapere per voi non è lo stesso!” ammise infastidita.

“Sottomettendovi a Sesshomaru avete scombussolato le gerarchie, mia signora.” Cercò di spiegarle con tatto.

“State dicendo è stato lui a ordinarvi di non farmelo vedere?” cercò di colpirlo sul vivo.

“Sto dicendo che a causa sua c’è ancora un prigioniero in vita …”

Mya rimase in silenzio per un po’. Doveva elaborare quelle informazioni. “Capisco … Non concordate con lui.”

“No, mia signora!” non esitò nemmeno un istante a rivelarlo.

“Eppure obbedite …” costatò lei.

“Disobbedirgli significherebbe compromettere voi, mia signora.” Tutto ciò per lei e per ciò che rappresentava, in sostanza.

“Sommo Tsao … vi sono grata per la premura nei miei riguardi, ma ho bisogno di vedere il prigioniero! Mi assumerò tutte le responsabilità, anche le vostre se necessario!”

“Perché tanto interesse per un traditore, Mya-sama?”

“Voglio capire con chi abbiamo a che fare.” Rispose con calma. “Non è escludendomi che potrò essere utile in questa guerra!”

Jin rimuginò sul da farsi. “Io sono alla pari di Sesshomaru, che gli piaccia o no! È ora di dimostrarlo dandomi la stessa considerazione!”

I due si fissarono intensamente. Doveva dimostrarsi determinata, se voleva ottenere quello che desiderava. Il generale straniero distolse lo sguardo per primo.

“E sia, mia Signora Mya.” L’inchino di Tsao stampò un sorriso vittorioso sulle labbra dell’ Au.

 

***

 

“Prego.”

Il sommo Fang le aveva fatto strada circospetto. In segretezza e silenzio l’aveva condotta sino al luogo di prigionia del Macaco. Aveva tranquillizzato le guardie con una pacca sulla spalla e ora la invitava a varcare quella soglia così significativa. Mya non attese oltre, entrando in quell’ambiente permeo di adrenalina e sangue. Le sue narici si contrassero infastidite in un primo istante.

Si aspettava di trovare una stanza buia, invece l'interno era più illuminato che in altri luoghi. Tsao dovette notare il suo stupore: “Cerchiamo di non agevolargli il sonno …” volle chiarire.

Mya annuì distrattamente, troppo presa nell’avvicinarsi al centro e al prigioniero. Non poté fare a meno di notare dell’acqua accanto a lui, visibile ma irraggiungibile viste le catene, che gli tenevano fermi polsi e caviglie. Non ebbe bisogno di spiegazioni, comprese da sola quale tortura potesse essere non riuscire a raggiungere l’acqua, nonostante la sete.

“Vedo che il suo trattamento non è dei migliori …” mormorò al generale.

“Non è certo un ospite, Mya-sama.” Rispose irritato. “A causa sua molti soldati sono morti.” Era convinto che non meritasse nessuna forma di compassione.

“E sono certa glielo facciate capire.” Replicò, avanzando e scorgendo il suo viso tumefatto. “Spero simili metodi stiano funzionando …” lo provocò, leggermente disgustata.

Tsao Fang si zittì, mentre Mya si chinava di fronte al demone, piegato dalla stanchezza. Prese il mestolo che sporgeva dalla tinozza e glielo porse pieno. “Hai sete?”

Il demone non sprecò il fiato, gettandosi avido sul liquido cristallino. “Grazie.” mormorò con la bocca rinfrescata.

“Taci!” sibilò Tsao, ricevendo il fulmineo sguardo di rimprovero dell’ Au. “Desidero parlare con lui senza che lo intimidiate!”

Il generale indietreggiò seccato, continuando a osservare astioso il prigioniero. “Forse non sono stata chiara!”

“Chiedo scusa.” Sibilò nervoso, mentre lei tornava a concentrarsi su Eizo.

“Siete ricoperto di lividi e ferite …” costatò. “Potrei farti curare se mi raccontassi qualcosa di utile.”

La bocca del Macaco rimase tappata. “Molto bene!” si limitò ad esclamare Mya, alzandosi per andarsene.

“Aspettate!” la implorò lo youkai. L’attenzione dei due presenti fu catturata. “Io sono solo una pedina sacrificabile, ma so che pezzi più importanti si muovono dalla sua parte di scacchiera …”

Mya scambiò un’occhiata soddisfatta con Jin. “Ti manderò qualcuno per le tue ferite, poi continueremo la nostra chiacchierata …”

“Spero non abbiate nulla da ridire.” Bisbigliò a Tsao, uscendo senza voltarsi.

 

***

 

Eizo era immobile, nuovamente solo nel luogo in cui era prigioniero. Che gli convenisse davvero parlare? Perché affidarsi a quella donna? Era dalla loro parte, di certo non dalla sua.

Fu un fruscio a fargli alzare il collo dolorante. Vide una grezza tunica strusciare sul pavimento, intrisa di odori d’erbe e intrugli. Almeno quella femmina era stata di parola, pensò fra sé; ma, quando s’inginocchiò e gli fu possibile guardarne il viso, rabbrividì di sgomento. “Eiko … tu!”

Neppure le percosse lo avevano reso tanto pallido quanto la vista di quei lineamenti nascosti ma indimenticabili. “Tu … sei morta!”

 

***

 

“Non vi concederò altro, Mya-sama.”

“Lo capisco.”

Erano entrambi in attesa all’esterno della tenda, ma a stento Mya riusciva a contenere l’ansia per quell’incontro così attentamente orchestrato. Avevano avuto troppa fretta, forse? L’impazienza poteva tradirle? Inutile rimuginarci ormai: quel che era fatto, era fatto. Il primo ostacolo era stato superato: Eizo e sua moglie ora erano insieme, ma l’importante era che Jin non avesse sospetti su quella figura. Era stata chiara con lei: l’avrebbe visto, ma ci avrebbe parlato solo il necessario mentre lo curava, per non destare sospetti. Non sapeva spiegarselo, ma quella figura la inquietava a volte.

Sarebbe tanto voluta entrare e vedere cosa stesse accadendo, ma non poteva. Sospirò leggermente, non era il momento di farsi prendere da dubbi e paure. Doveva concentrarsi sul suo ruolo!

“State bene?” le fu chiesto, richiamandola di soprassalto dai suoi pensieri.

“Sono solo … pensierosa.” Non trovò scusa migliore.

“Piuttosto … direi preoccupata.” Precisò Tsao Fang.

“Lo sono come tutti in questo accampamento!” replicò seria.

Fu in quell’istante che la tenda si spalancò e la sua complice porse un inchino riverente a entrambi. Mya la guardò allontanarsi per un po’ prima di entrare nella tenda del prigioniero.

Le sembrava strana …

 

***

 

Eizo era rimasto nel silenzio della solitudine come in precedenza, ma ora sudava freddo a causa di quella visita …

Ancora una volta gli era stato provato che non vi erano vie di scampo dall’occhio dell’Est! Ripensare alle parole di “Eiko” gli causava continue fitte al petto.

Che cosa fare? Eppure l’alternativa che gli era stata offerta con il suo arrivo … era spaventosa, ma lo allettava enormemente.

Eppure sarebbe bastato poco … Aveva il liquido in bocca, quel tanto che sarebbe stato letale se ingerito. Doveva scegliere se sputarlo o no, e in fretta.

Sentiva già la lingua intorpidirsi e presto la femmina e il generale sarebbero rientrati. Fu in quel momento che entrambi gli comparvero davanti.

“Ti senti meglio?” chiese l’ Au, ma lui non rispose. “Vuoi un po’ d’acqua?”

Eizo annuì. Era quello il momento giusto …

Le sue labbra ancora gonfie si posarono sul mestolo e sputò il veleno. Sarebbe morto, ma la colpa sarebbe ricaduta su qualcuno!

Bevve tutto di un fiato e il suo destino, o meglio il loro, fu segnato …

 

***

 

Nel buio della foresta profonda, intanto, qualcuno attendeva quell’ambigua figura. Nascosto dall’ombra delle chiome, questo costui era ansioso di conoscere il responso. Gli occhi impazienti dello scorpione furono illuminati dalla pallida luna, incontrando quelli della femmina incappucciata.

“Il piano è riuscito?” chiese esaltato. La youkai si levò il cappuccio con gesto distratto e in quell’istante i suoi lineamenti scimmieschi iniziarono a muoversi e a mutare. Un viso liscio e privo di peli, di un bianco d’alabastro e occhi glaciali, apparve quasi per magia.

Una nuova creatura aveva abbandonato la precedente identità.

“Non ne potevo più di quell’aspetto!” commentò acida. “Il nostro signore mi dovrà molto, Komori.” Ridacchiò, sistemandosi la lunga chioma bluastra.

“Dunque è fatta?” il sadico ghigno del demone non tardò a mostrarsi, seguito dalla breve risata di lei. “Domani ci sarà un gran fermento … Te lo assicuro!”

 

 

*continua*

 

Note autrice:

Eccomi finalmente con la seconda parte. Spero che sia valsa la pena attendere. =)

Cosa ha combinato stavolta la mia mente perversa e che cosa combinerà nei prossimi capitoli? >-<

Magari lo sapessi! O.O XD

Intanto ditemi cosa ne pensate! ^^

Ringrazio tutti i lettori e chi segue con coinvolgimento la mia storia.

Per quanto riguarda i recensori ho deciso sfrutterò la bella novità di EFP per ringraziarli. =)

Un saluto e a presto!

P.S. Ho modificato questo capitolo, prima l’ultimo paragrafo non c’era! Chiedo scusa per il disguido!

KissKiss KiraKira90

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** 21. Provvedimenti ***


21. Provvedimenti

 

Quella stessa notte i generali si erano riuniti relegandola nel suo alloggio, in attesa di conoscere le decisioni prese sul da farsi. Mya aveva cercato di persuadere Tsao Fang ad intercedere per lei e convincerli ad ascoltarla, ma mentre fissava il vuoto, sdraiata sul suo giaciglio, il tempo passava senza che nessuno giungesse a convocarla. Si stava rendendo conto che la situazione era più grave del previsto. Non riusciva a chiudere occhio, assalita dall’incertezza sul suo destino. Si maledì più volte per la sua imprudenza.  La morte del Macaco non rientrava certo nei piani del generale dell’Ovest e nemmeno nei suoi.  Come avrebbe spiegato la sua visita ad Eizo? Come avrebbe potuto giustificare il concatenarsi di eventi che avevano portato a quella situazione?

Giunse l’alba, prima che quegli interrogativi trovassero risposta, e con essa la visita di Jacken.

“Mya-sama, mi segua.”

Un freddo dialogo, mentre la youkai si limitava ad eseguire. Si sentì pesante alzandosi, quasi le sue azioni gravassero su di lei come macigni, consapevole ci sarebbero state delle conseguenze.

I minuti che impiegarono per giungere alla meta le parvero interminabili ed una volta innanzi alla tenda di Sesshomaru, titubò nello scostare la stoffa e incontrare lo sguardo dei presenti. Fu Jacken a renderle meno complicato il compito, entrando per primo ed annunciandola. Lei sospirò, cercando di controllare le emozioni che la stavano pervadendo, e raccogliendo il coraggio avanzò. 

L’inevitabile non si poteva più rimandare.

Fu sorpresa di trovarsi davanti solo lo sguardo severo di Sesshomaru e quello indecifrabile di “Jin” del Continente, ma cercò comunque di nascondere la sua espressione confusa. Jacken si congedò in fretta e ben presto rimasero solo loro, immersi nel silenzio. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma non era certo nella posizione migliore per fare domande.

Sesshomaru le intimò di avvicinarsi con un gesto svogliato e sbrigativo e la yasha, quasi ipnotizzata, cercò di accontentarlo il prima possibile.

“Immagino tu sappia perché sei qui …” constatò, diminuendo di poco la tensione.

Mya annuì mestamente. “A causa dei recenti avvenimenti, presumo.”

Sesshomaru la fissò per alcuni minuti, non incrociandone lo sguardo. Poi proseguì, dando una rapida occhiata a Tsao Fang. “Abbiamo parlato a lungo dei disdicevoli eventi di ieri notte.”

Alle orecchie di Mya non giungeva niente di nuovo, nulla che non avesse già supposto in precedenza.

“Mi assumerò le mie responsabilità, ma credo ci sia qualcosa di cui voi siate all’oscuro e ... ”

Un cenno di Sesshomaru la zittì. “Non credere sia così sprovveduto.” La rimproverò.

“Non era mia intenzione insinuarlo, solo che …” si bloccò di colpo, quando incrociò lo sguardo glaciale del principe e capì di doversi mordere la lingua. Avrebbe ascoltato.

“Tu conosci il motivo per cui ho espressamente ordinato di tenere Eizo in vita?”

Quella domanda fece rabbrividire Mya. Qualunque ragione fosse, doveva essere di certo importante. “No.” 

“Non siete stata la sola, somma Mya.” Parve ringhiare il generale straniero, guardando l’inu-youkai in malo modo. Sesshomaru arricciò appena il labbro, riportandolo subito alla sua naturale posizione.

“Mi serviva uno specchietto per le allodole …” spiegò. “Dovevo essere sicuro che non ci fossero altri infiltrati fra di noi. Ma ora è morto …” Mya alzò la fronte in un’espressione sorpresa. “Un’esca?” balbettò.

“Esatto!” esclamò seccato Fang. “Soltanto i due tassi ne erano al corrente …” sibilò, guardando la figura del dai-youkai di sbieco.

Mya assimilò quell’informazione, macinandola per alcuni minuti. Il fatto che solo Bunrakuken e Baiko sapessero le sue intenzioni, poteva significare solo una cosa …

“Non vi fidate di noi.” concluse con tono aggressivo. Nonostante ciò che era capitato suo malgrado, non poteva che sentirsi offesa. Aveva commesso un grave errore, ma si era impegnata in quella guerra contro l’Est, e nessuno poteva dubitare del suo disgusto per il nemico. Strinse i pugni senza accorgersene.

Sesshomaru notò la sua reazione e decise di parlare chiaramente.

“Più che verso entrambi, era verso lo straniero del Continente che s’indirizzavano i miei dubbi, ma trovo una coincidenza alquanto insolita che tu fossi lì …” parlò come se l’interessato non fosse presente, irritandolo maggiormente.

“In altre parole ci ritenete responsabili della sua morte.” Mya cercò di trattenere la rabbia e attendere una sua risposta che non giunse.

“Ciò che insinui è un insulto!” ringhiò Tsao, indispettito. Sesshomaru lo fissò, lasciando che il gelo penetrasse il suo fervore. Attese un momento e poi sorprese i presenti.

“Baiko, entra.” Lo invitò distrattamente.

La figura del giovane tasso fece capolino dall’ingresso, porgendo un lieve inchino. “Perdonate l’attesa.”

“Finalmente si è degnato!” provocò adirato l’altro, parendo aumentare l’intensità del rosso dei suoi capelli.

Sesshomaru rimproverò Jin in silenzio e poi precisò la situazione. “Sono stato io a chiedere a Baiko di non presenziare sin dall’inizio!”

Mya perforò con lo sguardo il principe. “Di cos’altro dovremmo essere messi al corrente ora? Sentiamo!”

Il giovane youkai si schiarì la voce, quasi imbarazzato, in attesa che Sesshomaru introducesse il tutto.

L’inu-youkai lasciò passare del tempo, formulando una frase piuttosto diretta.

“Baiko vi ha tenuto d’occhio su mia richiesta!”

Mya perse un battito. Era giunto a tanto? Come aveva potuto diffidare a tal punto di loro? Di lei?

“Come vi siete permesso?” gli gridò contro l’ Au.

“Trovavo minacciosa la vostra imprudenza.” Ammise senza mezzi termini. “Ho solo preso le misure preventive che ritenevo necessarie.” La yasha tacque, sbuffando seccata ed incrociando le braccia. In effetti, in quest’occasione non aveva del tutto torto. Baiko intervenne nella discussione.

“Dovreste esserne grata. Grazie a ciò sappiamo di chi è la colpa di quanto accaduto …”

Mya si sorprese e la cosa destò anche l’interesse di Tsao. I presenti lo ascoltarono senza fiatare …

 

***

 

L’odore eccitante della notte aleggiava ancora nella stanza, quando quel corpo nudo si mosse, percependo l’assenza del calore che fino a poco prima giaceva accanto a lei. Gli occhi ferini cercarono nella stanza, mentre quelle forme sode scivolavano fra la seta che in parte la ricopriva.  Si volse, individuando quella figura seduta al lato del letto, e gli si avvicinò senza pudore.

I pensieri che affollavano la mente di quella presenza erano percepibili, ma ignorandoli quelle mani affusolate e candide cinsero quel torso nudo e scolpito, accarezzando la profonda cicatrice che gli solcava il petto.  Un gesto che non fu apprezzato dal demone.

Lo youkai si alzò, infastidito da quel contatto, causando le risate divertite della yasha che gli si era concessa. Si scostò i lunghi capelli scuri e dalle sfumature bluastre, che celavano la pelle liscia e pallida del viso, liberando quegli occhi freddi che mentre l’osservavano avevano in sé una qualche malizia.

“Che c’è?” gli chiese con un ghigno e con voce affabile. “Se non sono lei non mi vuoi?” domandò ironica, alzandosi e avvicinandosi senza veli alla sua schiena.  “Mi preferiresti … così?” quella voce femminile mutò insieme alle sue fattezze. I capelli divennero dorati e gli occhi profondi e selvaggi, di un verde intenso. Il corpo divenne un po’ più rotondo e roseo, mentre le labbra, ora scarlatte e pulsanti, si arricciavano nuovamente in un sorriso provocante.

“Somiglio abbastanza alla tua Mya, ora?” bisbigliò all’orecchio dello youkai, che apparentemente indifferente non si voltò nemmeno a guardarla.

“Un’ortensia non può odorare come un crisantemo, Tomoe!” rispose freddo, destando l’immediata stizza della muta-forma. “Vestiti!” si limitò ad ordinargli in seguito.

La yasha trattenne la rabbia e smise di digrignare i denti. Non poteva permettersi simili atteggiamenti in sua presenza. “Sì, mio Signore.”  Si limitò a rispondere riverente, allontanandosi da lui.

“I soldati devono vederti stamane. Copri il tuo odore!” Si assicurò di sottolineare per bene quell’ultimo comando e la yasha lo percepì nuovamente come una pugnalata: non era altro che un utile diversivo per lui; sotto diversi aspetti. Sorrise, rassegnata al suo ruolo.

“Sì, sommo generale dell’Est, non vi deluderò neanche stavolta!”

Qualsiasi cosa le avesse chiesto, l’avrebbe svolto al meglio come sempre.

 

***

 

Mya provava emozioni contrastanti. Se da un lato sentiva un certo sollievo nell’ascoltare le scoperte di Baiko, dall’altro era profondamente in imbarazzo. Era stata davvero stupida a fidarsi!

Dopo quanto accaduto che cosa potevano pensare Sesshomaru e tutti gli altri di lei? Che era un peso, senza dubbio! Una complicazione e nient’altro. Si sentì stranamente triste a supporlo.

“Ne abbiamo parlato a lungo.” La voce del principe l’allarmò. “Anche Bunrakuken concorda …”

Mya cercò Jin con lo sguardo, ma quest’ultimo lo distolse quasi non fosse in grado di sostenere quel confronto. La yasha si sentì d’un tratto sperduta ed impaurita. Che cosa stavano per dirle?

“Non puoi più restare qui!” quelle parole fredde la pugnalarono.

“Mi … mi state cacciando?” la voce le tremò.

Perché mai si sentiva così atterrita? Eppure era lei che solo qualche giorno prima era decisa ad andarsene e a non tornare più. Allora perché quelle parole, ora smuovevano simili sensazioni in lei?

“Somma Mya.” La voce gentile di Tsao la distolse da quella confusione emotiva. “Non vogliamo punirvi se è questo che credete, ma solo mettervi al sicuro.”

Le mancò il fiato per un attimo. In qualsiasi modo volessero metterla, nessuno di loro riteneva saggio rimanesse lì con loro. “Un altro modo per dire che devo andarmene …”

Sesshomaru guardò in silenzio il suo viso, più pallido del solito, e invitò i presenti a lasciarli soli. Attese eseguissero l’ordine prima di emettere un qualche suono.

“In questo frangente siamo vulnerabili e il nemico ne approfitterà, perciò …” non gli fu permesso terminare la frase. “Ti … Ti prego.” La supplica della yasha sorprese enormemente Sesshomaru. “Fammi restare!”

Mya sollevò il viso appena, con fare riverente; quel tanto perché lo youkai potesse scorgere i suoi occhi lucidi. “Non mandarmi via. Per favore.” Aveva accantonato l’orgoglio rimastole per dire quelle cose. Le bruciava chiedergli con quel tono di farla rimanere, ma era spinta da qualcosa che sfuggiva pure a lei.

Sesshomaru socchiuse gli occhi, mugugnando fra sé. “Non posso!”

“Perché?” domandò lei rassegnata. “Non vi servo più?”

Sesshomaru rimase in silenzio, forse cercando il modo giusto per dirle quello che pensava.

“In questo momento sei un potenziale problema …” fu diretto e sintetico, probabilmente sapendo che i giri di parole non facevano per lui. “Finché non riorganizzeremo le truppe e sposteremo l’accampamento, la tua presenza rischia di aggravare la situazione.”

Mya annuì, nascondendo il viso sotto le lunghe ciocche dorate. “Capisco.” Cercò di rispondere rapidamente per non svelare il suo stato d’animo. Sesshomaru finse di non percepirlo e proseguì. “Sarai richiamata al momento opportuno.”

Mya sorrise ironica, fra sé. In realtà quella frase significava che l’avrebbero convocata solo se ci fosse stato un momento opportuno. La verità era che non serviva più. “Dove mi manderete?” chiese sottomessa.

Aveva compreso che quella decisione non era sindacabile!

 

***

 

La voce minuta dell’anziana demone interruppe il silenzio dell’imponente sala.

“Spero siano buone notizie, Hime-sama!”

La dama ancora china su quel pezzo di pergamena sorrise divertita.  “Non mi aspetterei troppo, Shoga. In fondo le lettere di mio figlio sono più uniche che rare …” costatò distrattamente, facendo scorrere veloci le parole sotto gli occhi. Quando terminò, la inu-youkai scoppiò a ridere, richiudendo il pezzo di carta.

“A quanto pare avremo una visita inaspettata ... ”

La pulce la guardò incuriosita.

 

- continua -

 

Angolino autrice: saluti e chiarimenti

Ebbene sì, sono riuscita ad aggiornare prima di Natale! > - <

Lo so, sono imperdonabile. Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate (ed altri numerosi copia-incolla)!

Spero questo capitolo sia almeno di vostro gradimento e vi smuova la voglia di perdonare il mio tremendo ritardo. Dopo questi doverosi inchini di dispiacere, passiamo ad alcuni chiarimenti! ^^

Nel linguaggio dei fiori l’ortensia significa freddezza, mentre il crisantemo, che per noi è il fiore dei morti, in Cina, Giappone e nei paesi anglosassoni è simbolo di gioia, vitalità e pace.

Ho usato questi fiori per contrapporre Tomoe e Mya.

Come sempre spendo qualche parola di ringraziamento per chi legge, segue e recensisce questa mia fan fiction. Rispetto tantissimo chi nonostante i miei aggiornamenti secolari non l’ha ancora abbandonata, anzi se potessi stenderei loro un bel tappeto rosso! Grazie, grazie, grazie!

Ho cercato di svelare qualche interrogativo in questo capitolo, perciò se non ci sono riuscita, andrò a farmi una buca nella sabbia. XP

Sappiate, risponderò tramite il sistema di EFP alle eventuali recensioni. Fatemi sapere cosa ne pensate, intanto vi saluto! ^-^

KissKiss KiraKira90

 

 

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Capitolo 23
*** 22.Realtà ***


22. Realtà

 

Il cielo era limpido da quella finestra. Noiosamente azzurro e bianco, senza la possibilità di alternative.

Da quando aveva posato lo sguardo fuori da quell’apertura, non vi era stata nemmeno una nube grigia. Quella calma esteriore la irritava terribilmente, soprattutto visto il suo stato d’animo: turbato e deluso.

Persino le vesti che ora le cingevano il corpo erano candide come la neve. Avrebbe senz’altro preferito il rosso scarlatto, che sapeva della sua terra e rispecchiava ciò che davvero accadeva nell’accampamento ormai lontano.

Neppure una notizia su quanto avveniva sul campo di battaglia l’aveva raggiunta. Sembrava l’avessero rinchiusa in un mondo ovattato e lontano da tutta quella morte. Non lo sopportava!

L’ignoranza cui la costringevano era detestabile e la noncuranza sui visi di chi si poteva incrociare, nei lunghi ed ampi corridoi, irritante. A nessuno importava niente? Nessuno si poneva domande?

Era irreale quel luogo. D’un freddo glaciale sin nel profondo. E chi vi abitava ne era avvolto.

Non c’erano sorrisi o piaceri, ma solo dovere e rigore. Temeva che tutta quell’ipocrisia l’avrebbe contagiata e travolta senza scampo. Del resto anche lei aveva taciuto e mandato giù in silenzio, mostrando una maschera di perbenismo che ne intrappolava i sentimenti.

Nonostante potesse aggirarsi libera per il palazzo, dentro e fuori le stanze assegnatele, non poteva assolutamente sentirsi libera. Sospirò, passandosi il pettine d’avorio fra i capelli.

“Noioso ed asfissiante!” pensò fra sé. Quel luogo non poteva che definirsi tale.

Fu in quel momento che bussarono sommessamente, facendole aggrottare un sopracciglio. Immaginava chi fosse a quell’ora. “Avanti.”

Una figura timida e minuta scivolò all’interno, salutandola con riverenza. “Buongiorno, Signora.”

S’inchinò come ormai di rituale, ma non appena alzò il capo e guardò meglio, inorridì. “Mya-sama non dovrest …” si morse la lingua, capendo di aver usato un tono irrispettoso. “È compito mio spazzolare i vostri bei capelli, non siete obbligata a preoccuparvene …” spiegò più riverente.

La yasha sfilò il pettine e lo posò sul mobile accanto. “Non temere, fingerò l’abbia fatto tu.” Sorrise. Il pensiero che si potesse intaccare quei ghiaccioli, la divertiva.  Sarebbe potuto diventare un diversivo allettante alla sua noia quotidiana …

L’ancella rimase un po’ confusa da quelle parole, ma si limitò ad una riverenza d’assenso. Da quando Mya era arrivata, quella giovane demone le era sempre stata appresso. Il suo servilismo l’aveva sin da subito indispettita, ma ormai la sua presenza discreta era diventata scontata.

Una serva ad una che era stata schiava … ridicolo! Eppure quella fanciulla la seguiva quasi un’ombra. Imperterrita e con la grazia acerba dell’adolescenza. Dovere e rigore per l’appunto. Svolgeva diligentemente il ruolo assegnatole, impegnandosi al limite del ridicolo agli occhi dell’ Au.

“Voglio uscire!” esclamò Mya, avviandosi verso la porta. Sapeva avrebbe dovuto portarsela appresso, perciò cercò di tenere un passo sostenuto per renderle più arduo il compito.

 

***

 

Erano giorni che la situazione si ripeteva. Ormai era diventato una sorta di rituale.

Pur di fuggire alla nauseante perfezione del luogo usciva in giardino per respirare dell’aria fresca, concentrandosi sulle imperfezioni che, per quanto si adoperassero a rimuovere, seppur piccole o insignificanti, sfuggivano sempre.

Aveva perso il conto del tempo trascorso dal suo arrivo in quel luogo. Tutto le sembrava rallentato e sospeso e per quanto si sforzasse di resistere, sapeva che prima o poi il suo corpo se ne sarebbe abituato. Lei no però. Lei non se ne sarebbe fatta una ragione, non lo voleva. Senza preoccuparsi dell’ancella, superò con un balzo il laghetto delle carpe, allarmandola. “Signora, cosa fate!” esclamò, sbracciandosi agitata. La ignorò, seccata dalle sue grida. Non le era concesso neppure di restare da sola?

Sbuffò, compiendo un altro balzo e scomparendo dalla sua vista, fra i fitti alberi di ciliegio. Erano nel pieno della loro delicata fioritura e si ergevano maestosi nella loro vecchiaia.

Quella vista avrebbe rasserenato chiunque, ma non lei che si trovava ora in un grosso impiccio: la giovane serva raccolse l’orlo dell’abito, correndo più velocemente possibile verso il ponte laccato. L’aveva persa di vista: imperdonabile! Se sua madre lo avesse saputo … Non osava pensare alla sgridata che si sarebbe dovuta sorbire. “Somma Mya, vi prego. Aspettate!”

Le sue parole però erano del tutto inutili. Non le avrebbe risposto neanche se le avesse sentite. Non sarebbe fuggita altrimenti!  

Un pensiero terribile le attraversò la mente: e se avesse desiderato uscire dal palazzo? E se il suo gesto fosse stato solo il primo di una lunga serie? Allarmata, iniziò a correre ancor più velocemente verso i ciliegi. Profumavano e sicuramente ne avrebbe mirato la bellezza se non avesse dovuto trovare l’ospite del principe. La furia di Sesshomaru era fortemente temuta, ma anche quella della Sovrana Madre non era da meno. Penetrò nel tenue rosa dei petali, sapendo avrebbe dovuto assumersi tutta una serie di responsabilità. La cosa la terrorizzava!

Si fermò nel mezzo di quegli alberi, senza fiato. I sentimenti che sentiva affiorarono, rompendo l’espressione composta solita del suo viso. Raccolse l’aria nei polmoni e la chiamò. “Mya-sama!” gridò disperatamente. Si chinò ansante per riprendersi, tamponandosi la fronte con la manica del kimono. La vista era limitata dagli alberi e dai fiori e si convinse di averla perduta lì in mezzo. Si lasciò cadere in ginocchio, cercando di far ordine nei possibili luoghi in cui scovarla. “Cosa faccio, ora?” mormorò abbattuta. Fu allora che la udì. “Sono qui.”

Quella voce giunse dall’alto, dalle chiome che lasciavano cadere i suoi petali e che avevano ormai ricoperto i capelli della minuta demone. Con un barlume di speranza e sollievo, questa alzò i grandi occhi neri verso il ciliegio alle sue spalle. Aguzzò la vista e vi scorse l’Au, appollaiata placidamente su uno dei rami ad annusare il profumo della primavera. Mya abbassò lo sguardo, sorridendo nell’incrociare quello della piccola youkai. “Niente maschera. Finalmente!” pensò fra sé. “Giusto per chiarire.” parlò a voce alta. “Ti ho risposto solo perché mi sembravi disperata!”

La serva si vergognò, ricordandosi di essere ancora in terra. Si alzò di scatto, rischiando di inciampare nel kimono. Sistemò l’abito, cercando di togliersi i petali dai capelli per ridarsi compostezza, ma il risultato non fu dei migliori: la stoffa era mal cadente e l’acconciatura allentata. Sospirò rinunciandoci. “In effetti, lo ero.” Spiegò senza troppe cerimonie. “Temevo di non trovarvi o, peggio, che foste fuggita fuori dal palazzo!”

“Hai avuto paura.” osservò interessata la yasha, ottenendo la conferma che fosse l’unico sentimento a riuscire ad emergere in superficie con più forza degli altri. Scese leggera, facendosi scivolare verso il basso: da un ramo all’altro, fino a terra. Planò calma, iniziando ad accarezzare le estremità cadenti del ciliegio. “Come ti chiami?” chiese, quasi sovrappensiero.

La domanda spiazzò la demone che un po’ balbettante non rispose prontamente. “E-Emi …”

L’Au abbassò il ramo e ne strappò un’estremità, rigirandosela fra le dita. “Emi?” chiese ironica fra sé, sorridendo d’impulso. Poi, si allontanò dall’albero, spostando lo sguardo su di lei. “Perché temevi fuggissi, Emi? ” domandò seria. “Forse ti preoccupavano le ire del tuo padrone?”

Quella yasha era giovane ed ansiosa. Qualità che l’avrebbero potuta trasformare in un’ottima fonte di informazioni. Lì dentro Mya era sola ed ora vedeva in quella minuta demone inferiore una possibile alleata. Non poteva togliersela dai piedi, ma almeno avrebbe reso utile la sua compagnia.

Emi si trovò in difficoltà. Non capiva come avrebbe dovuto rispondere per soddisfare quella domanda. Alla fine cercò di soppesare le parole come più poteva.

“Il sommo Sesshomaru è sicuramente un demone molto temuto e rispettato.”

“Immagino sia davvero popolare fra le serve …” la provocò Mya con una punta di stizza. Non lo aveva del tutto perdonato per averla mandata lì. Sapeva di essere in parte responsabile per quegli eventi, ma non poteva comunque accettare la sua decisione. L’insinuazione della yasha fece arrossire di colpo la ragazza.

“No, ma cosa dite!” cercò di spiegare. “Il principe non si abbassa di certo a considerare noi semplici serve!”

“Non sarebbe di certo il primo!” commentò disgustata l’altra.

“Dalla morte di suo padre il sommo Sesshomaru non si trattiene più a palazzo!” cercò di spiegare ulteriormente Emi, ancor più imbarazzata. Mya smise di accarezzare il ramo di ciliegio che teneva fra le mani. Aveva notato sin dal suo arrivo l’assenza di un Sovrano, ma solo in quel momento aveva appreso il perché. Le si era presentata un’ottima occasione per capire diverse cose!

“Com’è morto?” chiese ancora con più interesse. Ci fu un fastidioso silenzio che costrinse Mya a guardare intensamente la demone: si stava mordendo il labbro e rigirando le dita. “Allora?” la esortò.

“C’è proibito parlarne, Signora …”

 

***

 

Stava nuovamente percorrendo quel lungo corridoio, al riparo dal sole.  Al seguito Emi come il solito, mentre davanti stava sgraziatamente ondeggiando l’eunuco che era stato mandato a chiamarle.

“La Signora Madre desidera pranzare in vostra compagnia, quest’oggi.” Aveva sputacchiato in giardino, quando le aveva raggiunte, rendendo ancor più sgradevole quell’intrusione.

Non era la prima volta che riceveva questo tipo d’invito, ma di solito il tutto si risolveva in un tè o in una breve chiacchierata nella sala delle udienze. Incontri tutti non propriamente piacevoli, visto il clima non esattamente confidenziale.  Non aveva mai consumato un pasto con lei e si chiese se avesse avuto occasione per porle qualche domanda. Non ebbe il tempo per formularle tutte, che giunsero rapidamente davanti alla stanza padronale.

Il paffuto eunuco bussò sommessamente, attendendo l’invito della Hime che non tardò. Lo stesso omuncolo ingobbito aprì la porta e si scostò per farla entrare. La tavola era già apparecchiata a dovere e la Signora Madre magnificamente seduta a capotavola. Era incredibile quanto somigliasse a suo figlio: la mezza luna sulla sua fronte le provocava una forte reazione, ogni volta che la scorgeva. Tenne gli occhi bassi per evitare quell’impatto, porgendole un leggero saluto col capo.

“Siedi.” imperò pacata. Mya lanciò un’occhiata in direzione della youkai, mentre l’eunuco la faceva accomodare proprio di fronte a lei. Notò che al suo fianco sedeva la solita dama di compagnia, mentre in piedi alle sue spalle stava l’eunuco capo, impettito come un uccello.

Emi si sedette accanto a lei e, per pura coincidenza, l’Au scorse la breve occhiata che si scambiò con la dama della Sovrana. Dovevano conoscersi senz’altro.

Spese ancora qualche minuto per guardarsi attorno. C’erano quattro guardie, che scoprì con piacere essere quattro guerriere, negli angoli nella stanza. Del resto gli uomini non erano ammessi nell’ala femminile, a eccezion fatta per Sesshomaru, ovviamente.

“Trovi la tua permanenza qui piacevole?”

La solita domanda che le porgeva ad ogni incontro. A Mya sembrava ci fosse una punta d’ironia in quelle parole. Cercò però anche in quell’occasione di mantenere la calma.

“Anche se non lo fosse, non credo avrei alternative …”

La solita risposta delle altre volte. Vaga e veritiera. La Hime ghignò maliziosa.

“Non avete cambiato idea da quando siete arrivata, a quanto pare.”

“Non ve lo nascondo.” ribatté nuovamente.

“Trovate la compagnia idonea ad allietarvi?” chiese con lo stesso tono irritante.

“La letizia non mi sembra così diffusa a palazzo …”

La Hime parve divertita da quel piccolo scambio di frecciatine e sembrò goderselo nel silenzio che seguì. Tempo che Mya, invece, impiegò per calmare i nervi: i suoi misteriosi sorrisi non le piacevano per niente!

“Direi di farci servire.” osservò poi la Signora, porgendo un breve cenno all’eunuco alle sue spalle. Questi scattò come risvegliato bruscamente, dando subito il via all’ingresso delle portate. L’omino ingobbito, rimasto fermo dietro l’Au, reagì subito al comando. Saltellò verso le porte, spalancandole, e alcune serve entrarono rapidamente, reggendo i vassoi con le pietanze. A Mya parve fossero circa una dozzina. S’inginocchiarono una ad una, posando il cibo sotto i loro nasi e congedandosi subito dopo. Il profumo e l’aspetto erano decisamente invitanti, eppure non sentiva un grande appetito.

Per il resto fu un pranzo piuttosto silenzioso, infinito per quanto la yasha desiderasse finisse. Mangiare in una compagnia così formale non aiutava di certo lo stomaco, ma dovette comunque sforzarsi per non arrecare offesa a nessuno. Mentì quindi quando le venne chiesto se il cibo fosse di suo gradimento. Tutto le era sgradito!

Fu sollevata quando giunse il momento del tè: la fine di quel calvario, ma capì anche che il tempo a sua disposizione stava terminando. Mya volle azzardarsi, allora, a porre qualche domanda. Cercò di trovare le parole migliori per esprimersi come desiderava e prese fiato. “Hime-sama … ”

La Sovrana alzò la testa appesantita, un po’ seccata da quell’intrusione nella sua digestione. “Che c’è?”

“Vorrei sapere qualcosa da voi.”

Emi rabbrividì, temendo potesse fare alla Signora Madre la stessa domanda fatta a lei.

“Sentiamo.”

 

***

 

Non ce l’aveva fatta. L’unica cosa che era riuscita a chiedere erano state le ultime dal fronte. Ovviamente non le era stato riferito nulla di nuovo.

“Mio figlio non ama passare il tempo a scrivere lettere.” aveva tagliato corto la matrona, suscitando l’irritazione della yasha. “Persino dettarne deve procurargli noia …” aveva poi aggiunto.

Eppure Mya non ne era del tutto convinta. La disinvoltura di quella demone, mentre se ne infischiava di quanto accadeva al suo stesso sangue, era raccapricciante. Non riusciva a penetrare quella patina gelida, accumulatasi negli anni. Non era in grado di comprendere appieno quella femmina antica e la cosa la disturbava enormemente.

Odiava quasi tutto di quel luogo. Anzi, forse tutto. Eppure per la prima volta aveva deciso di restare in quella gabbia di sbarre invisibili. Aveva scelto di sopportare finché avesse potuto. La vedeva come una sorta di espiazione. Un modo per ripagare Sesshomaru dei guai causati: obbedirgli. Se lui la voleva lì, lei sarebbe restata in quel luogo. Le venne il fiato corto a pensarsi rinchiusa là per sempre. Che terribile incubo sarebbe stato! Non stentava a credere che il principe tergiversasse a tornare a palazzo. Non aveva nulla che potesse minimamente paragonarsi all’accoglienza di una casa. Rise. All’improvviso non era l’unica a fuggire da qualcosa. Lei cercava la libertà, ma lui di cosa andava in cerca?

Rigirò quella domanda in mente; incuriosita smise di camminare senza motivo per la stanza e si rimise a guardare fuori da quella stessa finestra da cui si affacciava sempre. Incrociò le braccia e respirò pesantemente. Che cosa stavano facendo laggiù, oltre quelle nuvole meschine che le offuscavano la vista? Stavano tutti bene? Stavano vincendo oppure erano costretti alla ritirata?

Avrebbe voluto qualche risposta, ma non poteva averne restando lì inerme. Persino chiedere non sembrava fosse sufficiente. Fu allora che le tornò in mente la reazione di Emi, mentre si martoriava il labbro per l’agitazione. Quanti segreti nascondevano in quelle spesse mura?

“Signora.” La voce della serva la costrinse a voltarsi. “Il bagno è pronto.”

Avrebbe dovuto indagare per conto suo ed Emi le sarebbe stata d’aiuto. “Eccomi.”

 

***

 

Avevano raggiunto il confine per dar man forte al clan dei lupi e delle pantere, che a stento stavano trattenendo l’avanzata nemica. Erano riusciti a riequilibrare la situazione, ma l’arrivo di rinforzi avversari era pressoché scontato. Ormai sapevano era solo questione di tempo. Tempo che stava per scadere. Tempo che forse era già scaduto.

Quello scontro iniziava a sapere di resa dei conti ...

Bunrakuken avrebbe volentieri tranciato gli assassini di Baiko; ne era determinato più che mai. Suo figlio invece avrebbe voluto riscattare il suo orgoglio ferito e persino Tsao lasciava trasparire il desiderio di chiudere delle faccende in sospeso. Solo Sesshomaru appariva imperscrutabile nei suoi reali sentimenti. Si limitava a tenere salda la lama e ad impartire ordini con impeto. Nient’altro. E il vecchio tasso pareva l’unico in grado di leggere in quei suoi atteggiamenti qualcos’altro.

“Stasera si scoprirà se il nostro destino sarà vivere o morire …” aveva commentato, avvicinandosi alla roccia su cui sedeva. Il principe non rispose, ma si limitò al silenzio. Continuò a fissare l’orizzonte, mentre il vento gli sferzava il viso. Bunrakuken poggiò la schiena contro la parete rocciosa e ci si abbandonò. “Sei pensieroso.” osservò ancora. Sesshomaru respirò a fondo, costringendosi a parlare. “Ho una guerra da vincere, ricordi?” Stavano sicuramente arrivando e lui aveva bisogno di tutta la concentrazione possibile. “Tu piuttosto. Le tue ferite non ti preoccupano?”

Bunrakuken ghignò divertito. “Pizzicano un po’. Nulla che non possa sopportare.”

Il silenzio che seguì parve interminabile, disturbato solo dal rumore del vento. “Hai fatto la scelta giusta con l’Au.”

L’inu-youkai arricciò un sopracciglio per lo stupore di quelle parole. “Che c’entra lei, ora!” aveva commentato infastidito.

“Nulla.” rispose ironico il tasso. “Volevo solo assicurarmi non ti stessi corrucciando per questo.”

“Ho ben altro cui pensare.” tagliò corto, scendendo con un balzo dalla roccia. “Prepara i soldati!”

Entrambi sapevano che presto sarebbero stati lì. Entro poco tempo avrebbero sfoderato le lame e sentito l’odore del sangue scorrere: dei nemici, dei compagni e forse del loro. Ognuno nascondeva il fremito dei nervi come meglio poteva. Alcuni dei soldati affilavano le armi, altri canticchiavano fra i denti ed altri disegnavano sul terriccio strane forme senza senso. Tutti potevano percepire l’importanza di quel momento! Quell’attesa era qualcosa di solenne.

Bunrakuken eseguì gli ordini senza fiatare, disciplinando i ranghi. Dovevano prepararsi, perché come da programma la marcia nemica non stentò a farsi sentire. Sbucarono presto dall’altro lato del campo di battaglia: Komori stava guidando le truppe, sempre con quell’espressione sadica e velenosa sul volto, con occhi che parevano godere di quella tensione. Nello scorgerlo al generale tasso ribollì il sangue: l’avrebbe ucciso ad ogni costo! Era un suo desiderio viscerale che Baiko lesse subito e che avrebbe assecondato.

Lo scorpione alzò un braccio e i demoni al suo seguito si arrestarono di fronte alle truppe alleate. Entrambe erano schierate ordinatamente, circondate da un innaturale silenzio, ora che si trovavano faccia a faccia. Komori e Sesshomaru avanzarono di qualche passo, portandosi più al centro. “Il tuo Signore non si è degnato nemmeno quest’oggi, Komori?” domandò, alzando la voce stizzita. Che razza di codardo si ergeva a guida dell’Est?

Il demone, arricciò spaventosamente la bocca. “Chi ti dice che egli non sia qui, principe dell’Ovest?” ridacchiò.

Fu allora che il vento trasportò un odore insolito, accompagnato da uno molto più familiare. Komori piegò la testa in quella direzione.

“Il mio Signore si sta intrattenendo in dolce compagnia, lassù.” Spiegò, indicando il versante della montagna alle sue spalle. “Quest’odore non ti dice niente?” esplose in una malsana risata.

Il principe digrignò i denti, lanciando un tremendo sguardo a Komori. “Ti lascio il comando.” Aveva poi ringhiato a Bunrakuken, dirigendosi a folle velocità verso quel picco.

Quell’odore riusciva a collegarlo solamente a lei: Mya ...

 

***

 

Il campo di battaglia era scosso dal frastuono delle lame e dalle grida di guerra, ma era ormai solo un ronzio lontano. La carica era stata lanciata, mentre lui era costretto a salire quella parete rocciosa. “Dannati!” riusciva solo a maledirli. Com’era possibile fossero entrati nuovamente in possesso dell’Au? L’aveva messa al sicuro. Se ne era assicurato!

Quella femmina era nuovamente d’impiccio e nonostante molte cose non gli tornassero, quell’odore era sicuramente il suo. Cercò di far ordine per prepararsi alla sicura battaglia: se ciò che Komori aveva detto corrispondeva al vero, lassù ci sarebbe stato anche il suo acerrimo nemico. Qualcuno che volentieri avrebbe voluto lacerare con i suoi artigli! Non sapeva nulla di lui e avrebbe potuto finalmente soddisfare la curiosità sulla sua forza. Giunse a destinazione con un ultimo balzo, impugnando saldamente Bakusaiga, ed i suoi occhi scorsero non una ma ben due chiome dorate e fluenti. La sorpresa fu immensa nel vedere l’Au, pacata accanto a quell’individuo, che non la stava minacciando affatto. Era un guerriero possente, con una profonda cicatrice sul petto ed i tratti esotici. Era molto simile a Mya. Lo fissava immobile e serio, pronto anch’egli ad estrarre la katana.

“Che cosa significa?” domandò immediatamente. Sesshomaru non capiva: nulla pareva avere una logica in quello che stava vedendo. Era sicuro che Mya fosse l’ultima degli inu-youkai dorati ed invece … Lui era senza dubbio uno di loro! Persino il suo odore sapeva di Continente. Estrasse istintivamente la spada, sentendosi minacciato da quei segreti. “Mya. Rispondi!” la chiamò furioso, impaziente di sentire la verità. La yasha si voltò, smettendo finalmente di dargli le spalle. Era arrogante e freddo quel suo movimento, ma fu il sorriso perfido che le adornava il volto a disorientare maggiormente Sesshomaru. Quelle parole poi, furono il colpo di grazia …

“Sono io il generale dell’Est!”

 

   - continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE:Saluti e chiarimenti

Eccomi qui. Finalmente, dopo mesi e mesi, sono riuscita a scrivere questo capitolo. Gioia e giubilo nel regno! XD

Non mi ricordavo che la parte più difficile da comporre fosse questo angolino! Non so bene come riordinare le idee! O.O

Sarà l’ora tarda, ma spero di scrivere cose comprensibili qua sotto! XD

Mya si ritrova a vivere una realtà che detesta, mentre Sesshomaru ne affronta una difficile da accettare … Che cosa succederà ora? Dovrete attendere per scoprirlo, anche se non troppo spero. Infatti, mi scuso verso i lettori per il tempo trascorso, sperando che l’aggiornamento sia di vostro gradimento e riesca a redimermi un pochino.  Scusate davvero, ma la vita reale mi uccide d’impegni! Ç_Ç  

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e seguono la mia storia, sperando non avessero perso le speranze nel suo continuo. Non preoccupatevi: non la lascerò senza una fine!

Piccolo chiarimento riguardo il capitolo: il nome Emi significa “sorriso” in giapponese. Volevo sottolineare l’ironia che serpeggia a palazzo. XD

Fatemi sapere se mi sono arrugginita! =)

Alla prossima. KissKiss KiraKira90

 

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Capitolo 24
*** 23.Notizie ***


23. Notizie

 

La reggeva con delicatezza fra le dita affusolate. Lo sguardo era chino sulla carta ruvida, mentre le pupille danzavano con quella calligrafia chiara e precisa. Le parole fluirono rapide nella sua testa, lasciandola immobile dinanzi il loro significato. Con indifferenza regale sollevò lo sguardo: impassibile; poi richiuse la lettera, poggiando pesantemente le mani in grembo.

“Mia Signora?” Shoga le saltellò accanto, stranita dal suo silenzio.

“Bunrakuken mi da notizie …” si limitò a mormorare distaccata, sollevando la mano. Al suo breve cenno una dama si sollevò elegantemente dall’angolo in cui ricamava. La seta turchese frusciò riverente fino al suo capezzale, restando in attesa di istruzioni. “Comandate.” S’inchinò con grazia.

“Chiama tua figlia!” ordinò secca.

 

***

 

Persa.

La sua mente vagava altrove, distante da quelle mura.

Erano ben due giorni che il suo sguardo si perdeva al di là di quella finestra e non si era mossa; non si era coricata; non aveva ancora trovato pace …

Si corrucciava in silenzio, con il volto ancora incredulo per la notizia. Lo stomaco le ribolliva ed uno strano smarrimento le aveva assalito il petto. Come poteva essere accaduto?

Percepì un leggero fruscio di vesti avvicinarsi alla porta, ma lo ignorò come del resto stava facendo con tutto, salvo che con i suoi pensieri. Non rispose nemmeno quando questa presenza bussò timidamente e si fece avanti.

Mya-sama, sono due giorni che non mangiate.” osservò impacciata Emi, reggendo un piccolo vassoio fumante. Nulla. Non una parola con sommo dispiacere dell’ancella.

Emi sospirò. Si sentiva tremendamente in colpa per lo stato in cui, quell’energica youkai, ora versava. Era stata lei a darle quella tremenda notizia, ma mai avrebbe potuto immaginare che ne sarebbe stata travolta fino a quel punto. Ma come avrebbe potuto disobbedire all’ordine della somma Hime? Non era forse per questo che era stata assegnata alle sue cure? Per fungere da tramite tra lei e la sovrana Madre la cui genitrice ne era la dama di compagnia?

Posò delicatamente il vassoio e rimase in piedi nella stanza, sperando in un qualche ordine o in un semplice congedo. Silenzio. Per alcuni minuti regnò il silenzio.

Fu allora, che facendosi coraggio, raccolse il pettine con cui era solita prepararla ogni mattina. Le si avvicinò cauta e quasi sfrontatamente iniziò a lisciarne la chioma dorata, non riuscendo a trattenere alcune lacrime. “Perdonatemi!” la implorò. “Perdonatemi, se avete dovuto saperlo da me. Così. Io non …”

“Zitta!”
Parole dure che la colpirono quasi subito. Mya l’aveva interrotta prontamente, non volendo sentire altro: non avrebbe sopportato di risentire quella tremenda notizia nuovamente e neppure cenni ad essa.

Emi ne fu sconfortata, trattenendo qualche singhiozzo fra le labbra per non arrecarle ulteriore fastidio. “Perdono.” Lo ripeté un’ultima volta, prima di ricadere in quella deprimente e ostile atmosfera di silenzio.

La youkai minore finì di spazzolarne i capelli, ormai setosi, e posato l’oggetto si fece indietro, prodigandosi  in un profondo inchino. “Tornerò a vedere di voi.” Le promise, alzando la testa. “Nel frattempo, vi prego di mangiare qualcosa!”.

Non ebbe il beneficio di nulla, né di un sussurro, né di un piccolo cenno. Mortificata si allontanò dal suo capezzale, ma la voce che sperava tanto di udire la raggiunse poco prima che uscisse.

“Non ce l’ho con te.”

Emi provò sollievo immenso in quello stesso istante. “G-grazie, mia signora!”

Così, mentre il silenzio ripiombava fra le due, la giovane serva uscì dalle stanze con la gratitudine nel cuore e Mya ricadde nel suo torpore, dove l’unica che riteneva colpevole di tutto era lei. Lei sola!

Si stava autopunendo ed ormai era consapevole che nulla la tratteneva più in quel luogo. Ogni promessa e speranza era stata sciolta. Ogni luce di cambiamento era tramontata e lei, come solo una volta prima di allora, si sentiva sperduta ed impotente.

Non poteva, non poteva credere fosse morto …

“Non posso …” mormorò fra sé, con lo sguardo vacuo verso l’orizzonte. “Non posso …” ed una lacrima ribelle le scivolò lungo la guancia, lungo quel viso disumanamente composto.

 

***

 

Nessun’altra novità era giunta dopo quella missiva e del resto lei non si era preoccupata di chiedere aggiornamenti. Se qualcosa fosse mutato Bunrakuken non avrebbe esitato a spedire un altro messaggero a Palazzo, per cui l’unica cosa saggia era quella di attendere cogitabonda, mentre vagliava ogni possibilità ed ogni cambiamento che il destino dell’Ovest avrebbe potuto incontrare.

Ora, in un così difficile momento, nulla doveva essere trascurato e non vi era certo il tempo per abbandonarsi a stupidi e languidi pensieri. Le erano giunte voci sulla reazione dell’Au e nell’apprenderle aveva sorriso fra sé, compiacendosi per il suo contegno e la sua forza: lei era la sovrana e non doveva scordare che questo veniva prima di tutto.

Meditò i suoi doveri, mentre il tè che preferiva veniva versato e la tazza cominciava a fumare. Il suo aroma deciso riempì l’aria, raggiungendola. Lo respirò a fondo, deliziata da quell’intenso momento d’abbandono, ma un improvviso trambusto portò una ventata d’energia inaspettata.

“Fatemi passare!” una voce giovane e decisa si era fatta largo oltre le spesse porte. Era accompagnata da un brusio fastidioso di vocette sommesse e per la Hime non fu difficile intuire la situazione.

Presto quelle porte si sarebbero bruscamente aperte …

Ridacchiò fra sé, riscoprendo il repentino cambiamento nell’ospite. Mya aveva ritrovato lo spirito che, fino a quel momento, malamente aveva tentato di celare in sua presenza. Finalmente si era mostrata per la ribelle ed impetuosa creatura che era e la cosa la divertiva. Aveva atteso con ansia l’emergere di quella natura impulsiva ed indomita, quasi fosse un fenomeno atmosferico strano e degno di spettatori. Lo sapeva bene: era solo questione di tempo prima che il suo spirito si mostrasse. Se ne compiacque.

 

***

 

Le suppliche e i tentativi di calmare la yasha dorata erano stati inutili e persino gli scongiuri di Emi non avevano ottenuto risultato. Inamovibile. Ormai aveva preso la sua decisione e nulla avrebbe potuto rallentarla. Aveva percorso il lungo corridoio senza esitazione, trascinandosi dietro una calca fastidiosa che la pregava di non agire d’impulso. Non l’aveva ascoltata: non aveva più intenzione di sentire ragioni.

Quella mattina qualcosa era mutato. Per giorni aveva vissuto dinanzi un bivio senza rendersene conto, versando lacrime dinanzi l’unica strada che assolutamente non desiderava intraprendere: la rassegnazione. Un percorso che stava quasi per imboccare, in preda allo sconforto ed allo smarrimento.
Solo durante quell’albeggiare l’aveva scorta: un’altra via, più insidiosa e tortuosa, ma l’unica per lei degna di essere imboccata. In quel momento, nei suoi occhi si era riacceso qualcosa: un barlume, una luce, forse una speranza. Un qualcosa che bruciava intensamente ed ora ne guidava le azioni.

Con decisione aveva ordinato ad Emi di portarle un’armatura, mettendole sotto al naso i vari gioielli a sua disposizione. Desiderava averne una leggera, fatta di squame di demone, come quelle che aveva visto indosso alle guardie personali della Sovrana. Il tono fu così categorico che l’ancella non azzardò a mostrarsi riluttante ma si congedò, ritornando trafelata e con quanto domandatole. L’aveva dovuta barattare con i kanzashi dorati ed i pettini pregiati che le erano stati affidati, ma l’inu-youkai non sembrava dispiacersene. Anzi. Allo scorgere quell’indumento nero e lucente sorrise.

Si era spogliata rapidamente, indossandolo con foga. Trascorsero pochi minuti perché le squame, ancora pulsanti, aderissero alla pelle nuda, divenendo una spessa corazza. Strinse la mano ormai rivestita in un pugno, non sentendo alcuna costrizione, e ne fu soddisfatta.

Da troppo tempo era stata separata da Konohana e Sakuya ed ora le sue braccia le reclamavano: il da farsi era chiaro. Fu rapida a superare Emi senza spiegazioni e ad uscire dalle stanze. Con passo sicuro e sguardo fermo aveva camminato lungo i corridoi, fino ad arrivare dinanzi alle camere della Hime Madre.

Il frapporsi di alcuni eunuchi fra lei e la soglia la indispettì non poco. La sua reazione fu ovviamente furente con coloro che tentarono di impedirle di fare irruzione, sfogandosi sullo sfortunato a lei più vicino. Con forza. Lo aveva afferrato e scagliato con disumano impeto contro le porte laccate, aprendosi un varco.

Il tondeggiante eunuco si era ritrovato gettato impunemente contro le stanze della sua padrona, finendo sanguinante e svenuto a terra. La sorpresa delle guardie fu tanta a quella vista e furono ancora più sorprese del repentino gesto della loro Hime.

Clap clap. Batteva le mani divertita, attendendo che la polvere si dipanasse. “Ed io che mi ero quasi convinta fossi tremendamente noiosa!” sogghignò compiaciuta.

Ci furono altri passi da parte dell’Au, che si lasciò così alle spalle la folla allibita. Superò quel che restava dell’ingresso e con la decisione che l’aveva accompagnata fino a quel momento, parlò scandendo bene le parole: “Voglio le mie spade!”


***

 

La servitù si era rannicchiata spaurita negli angoli, mentre le guardie avevano teso le lance in sua direzione. Era ridisceso il silenzio, ma la perfezione del Palazzo pareva essersi incrinata. La responsabile si ergeva impettita sul legno pregiato, che aveva appena abbattuto. Lo sguardo era fisso, puntato contro quello della Hime: in entrambe non vi era cedimento alcuno.

“Le mie spade!” ripeté con impazienza.

La Sovrana sogghignò. “Irrompi qui distruggendo le mie stanze e avanzi pure delle pretese?”

“Voglio andarmene e non ho il tempo per sorseggiare tè e chiedervi il permesso.”

“Capisco.” mormorò distrattamente l’altra, prendendo la tazza che aveva sotto il naso. “Vorrà dire lo berrò da sola.”

I presenti poterono sentire il pugno della yasha stringersi con forza, mentre l’Hime sorseggiava la bevanda ancora calda.

“Stai mostrando una certa ingratitudine non ti sembra?” chiese placida, nonostante la tensione nell’aria.

“Ingratitudine?” domandò indispettita. “Io ho soltanto eseguito un ordine ed obbedire è stato inutile ...”

“Hai deciso di pensare con la tua testa, quindi?” chiese la matrona, posando la tazza sul tavolo.

Mya respirò a fondo, trattenendo la foga che l’aveva condotta fin lì. “Avrò di certo meno rimpianti …”

La Sovrana Madre si alzò elegantemente, facendo cenno alle guardie di farsi indietro. Poi la guardò intensamente e si pronunciò.

“Se è questo che hai deciso, seguimi …”

 

***

 

Aveva percorso i lunghi corridoi in silenzio, alle spalle della Hime. Non sapeva esattamente dove la stesse conducendo, ma finalmente avrebbe potuto stringere di nuovo le sue armi. L’idea la rincuorava, nonostante si fossero dirette in un’ala a lei sconosciuta. L’odore che trasudava dalle pareti era antico e l’atmosfera priva della vita delle restanti aree del castello. Non si volle intimorire, neppure dinanzi l’immensa porta che si ergeva maestosa ai suoi occhi. L’Hime si era fermata: erano arrivate.
La sovrana sollevò la collana che ne ornava il petto, alla stessa altezza della serratura, e qualcosa scattò. Vi era chiaramente stato posto un sigillo.

“Le tue spade sono qui …” rivelò la Signora, muovendo alcuni passi oltre la soglia.

Mya fu stupita dall’improvviso dialogo, ma la seguì prontamente.

“Molte cose preziose sono custodite in questo luogo, perciò ti pregherei di esserne rispettosa.”

La yasha annuì flebilmente, percependo l’aura quasi sacra del luogo.
La stanza era immensa ed un unico dipinto ne ornava interamente le pareti: una diramazione di nomi e linee che si intersecavano con altri kanji e segni. Le pennellate erano sinuose e delicate, senza l’ombra di sbavatura alcuna. “La nostra stirpe.” La voce della Hime interruppe la meraviglia dell’
Au.
“Le nostre origini e il nostro passato sono custoditi in questo luogo …” rivelò, spostandosi verso il centro della sala. “Assieme ai simboli del nostro potere.”
Solo allora Mya si accorse del gran numero di armi appese alle pareti, poste in perfetta armonia con quell’immenso albero genealogico. Ne fu incantata,  finché la sua attenzione non venne catturata altrove: l’Hime reggeva i suoi tanto.

“Le tue mani dove le condurranno ora?”

“Nel petto del mio nemico …”


***

Di nuovo quel pulsante richiamo.

Di nuovo quella sensazione di vuoto.

Di nuovo quella fastidiosa consapevolezza.

Tessaiga!”

Si ridestò bruscamente nel cuore della notte, con la spada stretta fra le braccia.
Riprese fiato, calmando i nervi e asciugandosi la fronte imperlata di sudore.
Era successo di nuovo …

Inuyasha?” una voce flebile, ancora assonnata ne catturò l’attenzione.

“Torna a dormire Kagome. Sto bene!” cercò di tranquillizzarla.

“Non è vero.” gli si avvicinò, posandogli la mano sul ginocchio. “Ormai fai quel sogno sempre più spesso.”

Inuyasha rimase a testa bassa, non volendo reggere il confronto con lo sguardo della miko.

“È come se …” mormorò, guardando la spada dormiente. “Come se Tessaiga cercasse di dirmi qualcosa …”

                                                                                                                   

 

      

 - continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE:Saluti e chiarimenti

Purtroppo stavolta il ritardo nell’aggiornamento è andato oltre le mie stesse previsioni. Ahimé!
Sarò ripetitiva ma davvero scusatemi.
Stavolta sono stata alle prese con ben due frasi poco collaborative che non riuscivano a venirmi in mente!
Quando ho scoperto la loro totale banalità mi sono sentita un po’ sciocca ad aver dovuto rallentare così l’aggiornamento …
Che scherzi che fa l’ispirazione! ç_ç
Cattiva. Cattiva.
Spero comunque che la storia continui a piacervi e da parte mia mi impegnerò a sfornare presto il seguito! =)
In fondo, dopo la lunga attesa ve lo devo!

Alla prossima. KissKiss KiraKira90

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 25
*** 24.Ricordi ***


24. Ricordi

Il cielo era limpido, troppo forse per il tumulto del suo cuore.
Emi osservava il lento movimento delle nuvole, dando forma ai suoi pensieri: Mya-sama…
Era partita da qualche giorno ormai e nel palazzo lei più di altri pareva sospirare per la sua assenza.

“Acqua.” Un ordine repentino che la distolse dalla finestra.

“Sì, Hime-sama!” Emi si affrettò in un breve inchino, avvicinandosi con la caraffa ancora stretta in mano. A turno lei e sua madre si alternavano nel compito di darle sollievo: il memoriale che la Signora stava leggendo era lungo e, nonostante sussurrasse le parole a denti stretti, la gola le diveniva riarsa ad ogni nuovo capoverso.

Emi temeva quello che vi poteva essere scritto, quello che poteva riguardare la yasha che fino a poco prima aveva servito. Nonostante non si ritenesse particolarmente colta, sapeva bene cosa la morte del principe poteva comportare: la sconfitta. Per evitare il panico la notizia era rimasta serrata fra quelle mura, fra il silenzio di lei e di sua madre. Un segreto tenuto lontano dalle orecchie indiscrete degli eunuchi impiccioni e della corte.

La somma youkai si schiarì la voce e bevve qualche sorso. Poi si rituffò in quelle letture, ancora pregne dell’odore della battaglia. Bunrakuken le aveva inviato un dettagliato rapporto sugli ultimi risvolti: sugli scontri e sulle trattative, ma soprattutto sulla disgregazione del loro esercito. In assenza della guida del Signore dell’Ovest molte tribù e clan di demoni si erano dati alla fuga, disillusi da qualsiasi promessa di vittoria. La situazione era critica e fra quelle righe traspariva lo spassionato consiglio di prepararsi al peggio. Non vi era notizia dell’Au

Sospirò lievemente, distogliendo lo sguardo dai fogli ingialliti dal viaggio. La Signora era stranamente assorta, infastidita da qualcosa di impercettibile. Shoga, più degli altri, scorse quel leggero mutamento e si affrettò a distaccarsi dalla sua spalla.
“Altra acqua, forza!” incitò, saltellando accanto al bicchiere per metà vuoto.
Emi s’affrettò per accontentarla, ma con un cenno l’autorità della Hime si fece sentire: “Basta così.”
Il tono era severo ma stanco, quasi sfiancato da quell’interminabile lettura.
“Noiosa.” mormorò fra sé. “Non trovate quest’attesa noiosa?” chiese distrattamente alle presenti. Poi volse lo sguardo.“Tu che mi dici, Shoga?”

***


La yasha scese prontamente dalla groppa dell’animale, le cui squame scricchiolarono per il sollievo. Non aveva avuto scelta: alla fine si era dovuta fermare e la cosa non le faceva affatto piacere. Il drago, infatti, non perse tempo: tuffò il muso nell’acqua, bevendo avidamente e ripiegando finalmente le ali.
Mya ne seguì l’esempio, rassegnandosi a quella pausa indispensabile per entrambi: viaggiavano da giorni, senza sosta e iniziava a temere anche senza meta.
Si corrucciava, ma non poteva rinunciare. Non ancora.
Si chinò accanto all’animale e immerse le mani. Ne fece una conca e si portò l’acqua al viso, stanco e sporco. Strofinò per bene e poi placò la sete.
Il sole era alto e i raggi fastidiosi, ma le palpebre le si erano fatte inevitabilmente pesanti. Legò il drago per evitare sorprese al suo risveglio e sotto i rami frondosi della foresta limitrofa volle abbandonarsi per qualche tempo. Tentò di lasciarsi alle spalle i problemi, ma nel tentativo di non guardare troppo in là finì per condurre la mente troppo indietro: alla sua terra, quando là aveva ancora una casa.
Non poteva ricordare cosa peggiore ...

***


Una piccola youkai dagli occhi vispi e i capelli lucenti si raggomitolò ancor più nel suo nascondiglio.
Myaaa!”una voce femminile la stava chiamando.
Myaaa! Dove sei?” continuava a cercarla nel palazzo, sorda alle risatine che lei tentava di soffocare.
Fece capolino appena da dietro la colonna, divertita dall’affanno che sua madre pareva mostrare. La guardò scostare le tende delle grandi finestre e ne approfittò per sgusciare via. Doveva far piano. Indietreggiò appena, facendo attenzione a non inciampare nei preziosi drappi, ma … “Presa!”
Un uomo possente l’alzo sopra la testa,  facendola volteggiare in aria. I monili e i kanzashi da cerimonia che indossava tintinnarono fra le sue proteste.
No… Papà lasciami!”si dimenò fra le sue braccia.
“Troppo tardi!”esclamò la youkai, avvicinandosi. “Ti-ho-vi-sta!”sillabò con fare giocoso.
“Uffa! Due contro uno non vale.”s’imbronciò, incrociando le braccia.
“Mi dispiace, ma sai bene che la cerimonia sta per cominciare ...” la riprese la madre, mentre il padre tentava di persuaderla.“Non vorrai mica indispettire gli antenati, spero!”
“Ma devo proprio?” li implorò.
“Temo di sì, mia piccola peste.”le rispose l’imponente signore, mentre la metteva a terra.
“Questo è un giorno propizio e importante.”le spiegò dolcemente la donna, chinandosi per sistemarle vesti e monili.
“L’Eremita ha fatto molta strada per portarci la visione del Fuji. Dobbiamo mostrarci rispettosi.”
Mya l’ascoltò con attenzione, ritrovandosi però a pensare a come fossero rosse le sue labbra e liscia la pelle della mano con cui le carezzava la guancia.

“Basta!”gridò dentro di sé, ordinando alla sua anima di smetterla.

Perché era così stanca?
Perché non riusciva a svegliarsi da quell’incubo?
“NO!” esclamò, dimenando le braccia per scacciare quei volti. Quei sorrisi. Tutto quell’amore che ormai non esisteva più.
Era sveglia ora, ma si sentì come morta. Schiacciata dai suoi stessi ricordi. Era stato sempre così: appena abbassava la guardia loro lottavano per tornare in superficie. Non sapeva cosa esattamente fosse, ma c’era qualcosa di profondamente doloroso in loro. Più di qualsiasi ferita di spada.
Senza capire si ritrovava a ricacciarli nelle tenebre, in preda al terrore di vedere qualcosa che non desiderava.
Era capitato ancora ma, prima che riuscisse a rinchiuderli di nuovo, si era aggiunto un nuovo tassello di quel mondo a cui non poteva più tornare. Era convinta di aver scordato i loro odori e spesso anche i loro volti … così non era.
Raggomitolata sull’erba si ritrovò in lacrime e non seppe dire se di gioia o di disperazione.
Forse erano entrambe le cose ...

***

ulla
Un sussurro, quasi un sibilo nelle orecchie.
…nciulla
Una voce lontana e sconosciuta, che la costrinse ad aprire gli occhi ancora arrossati.
Tese le orecchie, ma udì solo il fruscio del vento. Si massaggiò la testa e sospirò sfinita.
Ora quelle visioni la tormentavano anche da sveglia?
Si alzò indolenzita dalla pessima posizione. Tese gli arti e qualche osso scrocchiò.
Si guardò attorno. Era ancora stanca. Più di prima a dire il vero.
Vide il drago sonnecchiare beatamente al sole e si sentì profondamente invidiosa.
Avrebbe tanto voluto dormire così …

Fanciulla …” ancora quel suono.
Fanciulla” di nuovo.
Di chi era quella voce? E a chi si rivolgeva?
Fanciulla dai capelli dorati …
A lei?
… che fuggi dal tuo castello.”
Come sapeva?
Un altro nemico, forse?
Senza pensarci impugnò Konohana, estraendo Sakuya. Dov’era?
Non temermi yasha!
La vedeva? Eppure non c’era alcun odore sospetto nei paraggi. Iniziò a volteggiare su di essa con la guardia alta.
Quella situazione non le piaceva affatto.
“Sono qui!
“Qui dove?” chiese esasperata.
“Un po’ qui e un po’ lì.
“Mi prendi in giro?” gridò furiosa.
No. Segui il vento …” e uno sbuffo le soffiò in volto.
Alcuni petali le danzarono intorno, invitandola a seguirli.
Li vide inoltrarsi nella foresta e sebbene titubante decise di andar loro dietro.
Di certo però non avrebbe rinfoderato le armi.

 

***


La luce filtrava appena dal fitto fogliame, mentre una lieve brezza accarezzava le fronde.
Quell’ipnotico suono era spezzato solo dal canto degli uccelli, intenti a nutrire i loro piccoli o a divorare qualche bruco.
Pareva essere immersi in un luogo di calma e di pace assoluta. Due cose ormai sempre più lontane da quelle terre.
L’unica macchia in quel quadro perfetto era bianca, bianca come la neve e il gelo. Un bianco, però, sporcato dal caldo rosso del sangue.
Gli stessi colori del suo sogno …


Era dinanzi a lui, sanguinante sotto la luna: un guerriero in declino.

“Ve ne state andando padre?”sapeva la risposta.
“Vorresti forse impedirmelo, Sesshomaru?”
“No, non lo farò. Non ho intenzione di fermarvi.”
Non ci sarebbe comunque riuscito.
“ Voglio soltanto le vostre zanne: consegnatemi Sō’unga e Tessaiga!”
“E se mi rifiutassi, arriveresti a uccidere tuo padre? Desideri a tal punto il potere? Che cosa ti spinge a bramarlo tanto?”
Tutte domande a cui avrebbe dato risposta senza esitare ...
“Siamo nati per percorrere la strada del dominio. Il potere ci consente di aprire questa strada.”
“Il dominio, eh?”
ridacchiò fra sé.
“Dimmi Sesshomaru, tu possiedi qualcosa da proteggere?”…
a tutte tranne a questa.
“Non ho alcun bisogno di farmi rallentare da simili sciocchezze!”

A quel tempo vi era convinto, eppure fece d’improvviso capolino in quel ricordo il sorriso di una fanciulla che lo chiamava allegra e del suo gracchiante servo. Il profumo del vento e la gratitudine negli occhi di un’infelice. La figura austera di sua madre all’interno delle fredde mura del suo palazzo. Poi, per ultima, rinchiusa lì dentro la chioma dorata di una donna testarda: i suoi occhi erano persi oltre la finestra, avviliti.
Davanti a lei una landa morta e spoglia …


Il suo corpo sussultò e le sue iridi si spalancarono, rosse di rabbia.
Il dolore giunse immediato, aumentando la ferocia che sentiva.
Non poteva. Non poteva ancora … morire!

 

***


Inuyasha?”
L’inu-youkai si era voltato verso la foresta del dio albero di soprassalto.
Tessaiga vibrava al suo fianco e Kagome era palesemente preoccupata.
Erano controvento ed il mezzo demone era totalmente catturato da quelle informazioni.
“Sangue …” rispose distrattamente.
La miko lo guardò incredula, cercando di capire di più. “Cosa?”
“No. Non può essere!” borbottò fra sè, correndo in quella direzione ed ignorando il resto.

 

 - continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE:Saluti e chiarimenti

Eccomi qui finalmente ed aggiungerei “puntuale” come sempre! XD
Scherzi a parte, sono reduce da recenti fatiche universitarie. Quindi mi scuso, ma davvero non mi è stato possibile aggiornare prima di oggi.
Per picchiare l’autrice prendere pure le apposite mazze depositate negli spazi appositi. T_T
Spero comunque che il capitolo vi abbia un po’ incuriosito: finalmente Mya ci svela qualcosa sul suo passato, ma chissà dove diavolo è finita? È un posto in cui si sentono le voci! Inquietante … O.O
A tutti coloro che si chiedevano che fine avesse fatto sua glaciale maestà, invece, eccolo! In formato vulnerabile per il vostro fangirliggiamento! XD
Come sempre anche se non è mai abbastanza ringrazio i cari lettori/lettrici che mi seguono e attendono pazientemente i miei aggiornamenti!
Grazie di cuore a tutti voi! =)

Alla prossima. KissKiss KiraKira90





 

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Capitolo 26
*** 25.Avvicinarsi ***



25. Avvicinarsi

 

Lo aveva sentito chiaramente.
Quell’odore …
Dalle sue stesse sfumature …
Non potevano esserci dubbi: “Sesshomaru!”
Cosa ci faceva nella foresta del Goshinboku? E soprattutto perché l’odore del suo sangue ne imperniava l’aria?
La sua testa era gremita di pensieri e domande, ma non aveva tentato di darsi qualche spiegazione.
Al vibro di Tessaiga ogni esitazione era venuta meno e si era mosso, scattando verso la sua gemella.
Non una parola, non un consiglio, non un qualche riguardo … Aveva ignorato tutti e tutto, tranne quella preziosa informazione.
Correva con uno scatto estraneo agli uomini e con un’angoscia sconosciuta ai demoni. Non capiva il motivo per cui aveva reagito a quel modo, ma si rendeva conto che non avrebbe potuto fare diversamente. Era pur sempre l’odore di suo fratello.
Per quanto odio e risentimento potesse provare non avrebbe mai potuto ignorarlo.

L’albero sacro si faceva sempre più vicino e la sua curiosità più grande. Era vivo?

 

***

 

Non osava abbassare le lame, nonostante stesse seguendo degli innocui petali danzanti.
Aveva obbedito: stava seguendo il vento, ma il luogo in cui si stava inoltrando le era fastidiosamente sconosciuto.
In particolare, temeva chi o cosa si sarebbe trovata di fronte … Cosa poteva volere da lei?
Sempre di più si avvicinava al cuore della foresta e lo capiva dalla vegetazione sempre più fitta e dalla luce sempre più tenue.
Perché aveva fatto una simile sciocchezza?
Poteva trattarsi di qualsiasi cosa: di una trappola del nemico, di un oni in cerca di un pasto o di spore che davano allucinazioni, eppure …
Quella voce … le era parsa gentile, proprio come il suono delle foglie scosse dalla brezza. L’aveva spinta ad accettare il suo invito ma ora lei si corrucciava.
Fidarsi di qualcuno o qualcosa la spaventava a morte. Lo aveva fatto in passato, ma questa si era dimostrata sempre mal riposta.
Anche quell’ultima volta aveva sperato, ma lui …
Scosse il capo irritata: Sesshomaru era morto, doveva smetterla di pensarlo!
Non l’avrebbe portata da nessuna parte il compiangerlo. Era al presente che doveva pensare. Era per il presente che doveva lottare.
Si concentrò su questo con tutte le sue forze e proseguì la sua marcia. Pareva farsi sempre più buio …
Più volte si chiese perché stava continuando ad avanzare nonostante tutti i suoi dubbi. Più volte li ignorò.
Poi, dopo ancora pochi passi, la vide: una radura con al centro un unico imponente tronco e luce, tanta luce nonostante i suoi rami imponenti.
I petali e il vento danzarono lì attorno, giocando con le sue foglie. “Che bel suono …” si ritrovò a pensare.
Era uno strano luogo. C’era una strana e naturale referenza per quell’albero. Nulla cresceva ai suoi piedi, se non erba bassa e verde.
Gli uccelli intonavano canzoni e si appollaiavano di ramo in ramo, ma non sui suoi …
C’era una strana energia. Una strana forza che le attraversò il corpo non appena posò un piede su quel terreno. Che fosse lui?
Non attese a lungo una risposta. Sentì un lieve tremore e uno scricchiolare di corteccia, come se si stesse per staccare, poi lo vide. Un volto rugoso, incastonato al centro del tronco ...
Si ritrovò impietrita.

“Fanciulla dai capelli dorati che fuggi dal tuo castello, non temermi …”

 

***

 

L’odore era ancora più forte standogli lì vicino. Gli stava davanti agli occhi. A terra. Immobile.
Non osava avvicinarsi e tentava in tutti i modi di carpire segni vitali in lui.
Cercò di fargli arrivare il suo odore. Sicuramente non se ne starebbe stato lì a farsi “compatire” da lui. Lo avrebbe cacciato, forse avrebbe tentato di ucciderlo, ma almeno si sarebbe mosso. Sarebbe stato il vecchio e solito Sesshomaru. Il fratello peggiore che un mezzo-demone potesse avere. Ma lui non si muoveva neanche così ...
Non poteva credere che qualcuno fosse riuscito a ridurlo in quello stato. Un sol colpo pareva avergli inferto una serissima ferita.
Il candore del suo manto era tremendamente scarlatto e Inuyasha sentì un tremendo disagio.
“Sesshomaru?!” cercò di chiamarlo, ma fu ignorato.
“Sesshomaru!” riprovò con più veemenza, correndogli accanto. Ora consapevole della critica situazione.
Aveva perso molto sangue ed era più pallido del solito. “Sesshomaru?”
Com’era possibile che lui … ?
Impacciato sul da farsi si tolse la casacca fatta col pelo di Hinezumi e tentò di premerla contro la ferita, ma …
“Non. Ho. Bi. Sogno. Del. Tuo. Aiuto.” Pronunciò a stento quella frase, fissando Inuyasha con gli occhi appena socchiusi. L’hanyou se ne sorprese, pensando a quanto potesse essere cocciuto persino in quelle condizioni. “Stupido! Vuoi morire, forse?” s’infuriò.
“La. Scia. Mi. So. Lo.” Si limitò a rispondere, poi richiuse gli occhi, sfinito.
Inuyasha capiva che in quel momento lui era l’ultima persona che desiderava incontrare, ma non avrebbe potuto far finta di niente …
Non ne sarebbe stato in grado …

“Inuyasha?” La voce di Kagome lo raggiunse, atterrando fra i cespugli in groppa a Kirara.
Inuyasha era ancora inginocchiato davanti al fratello, ormai preda di un profondo sonno.
Miroku fu il primo a scendere dalla nekomata, facendo alcuni passi in sua direzione. Lei ne seguì l’esempio.
“La divina Kagome mi ha raccontato dell’odore di …” quella vista lo zittì di soprassalto.
“Miroku? Inuyasha?” li guardò interrogativa. “Che vi prende?” poi guardò meglio in direzione dell’hanyou e inorridì. “Sesshomaru?!”

***

La perfezione. Il rigore. La potenza. L’ubbidienza ...
Komori ammirava soddisfatto l’efficienza del loro esercito, ghignante su una delle torri della loro fortezza.
Li aveva fatti schierare appositamente, su ordine del loro Signore, ed ora la distesa del loro schieramento pareva immensa.
L’Ovest non poteva avere speranza e loro del resto non avrebbero avuto pietà alcuna. Lui per primo avrebbe decapitato le teste dei generali rimasti.
Che meravigliosa carneficina si prospettava. Poteva già sentire l’odore del sangue e il rumore delle ossa in frantumi. Quale goduria …
“Komori.” la fastidiosa femmina lo distolse da quell’inebriante immagine.
“Tomoe … ” pronunciò quel nome disgustato. “Quale spiacevole incombenza ti manda qui da me?”
“Il Padrone vuole che il tuo brutto muso lo aggiorni sui preparativi …” rispose stizzita.
“Come desidera …” gli sibilò in volto. “Annunciami pure.”
La youkai lo guardò schifata, limitandosi a tornare sui suoi passi. Komori la seguiva ad una certa distanza, ma il suo fetido respiro pareva raggiungerla. Con quale essere lascivo e abominevole si ritrovava a collaborare …
Lo disprezzava, forse quanto o più dell’
Au, ma come il suo Signore, lei per prima sapeva quanto a lui fosse fedele. Un parassita che si nutre delle carneficine e del sangue che il suo padrone gli offre. Come avrebbe potuto non essergli grato?
Era quasi una droga per lui. La sofferenza altrui gli procurava una macabra soddisfazione. Lo compiaceva e lo appagava.
Un essere fin troppo abominevole, anche per lei, ma indubbiamente utile. Lo avrebbe sopportato per il bene del suo amato Signore. L’unico che davvero contasse in quell’inferno di spade e grida. L’unico che per lei contasse qualcosa.
“Strano che non ti abbia chiesto di divenire lei …” la stuzzicò sadico. “Pare apprezzarti di più nei suoi panni.” Ridacchiò divertito.
“Peccato, invece, che tu debba per forza restare il viscido verme che sei!” gli rispose a tono, visibilmente colpita da quelle parole.
Lo scorpione s’imperniò di quell’odio e se ne compiacque. Purtroppo non poté continuare quel gioco a lungo. Erano ormai giunti alle stanze del Generale e lui si leccò i baffi nell’attesa dei prossimi ordini. Tutto faceva presagire il peggio e la sola idea gli fece ribollire il sangue.
Entrambi entrarono nell’imponente sala, ricca di drappi, sfarzo e ricchezza depredati. La somma figura era al centro, mentre tre ancelle lo vestivano minuziosamente. Gli annodarono la cinta dell’hakama, fermando il kimono, e poi passarono all’armatura. Fu stretto in una corazza lamellare nera, di un colore profondo ed intenso. Ogni singola placca era intarsiata in oro, creando nell’insieme splendidi arabeschi.
Tomoe gli si avvicinò con confidenza, annunciando tacitamente la presenza di Komori.
Il dai-youkai non si volse neppure, lasciando che le serve svolgessero il loro lavoro.
“L’esercito è pronto?” La voce era chiara e pacata, nonostante si percepisse la decisione della richiesta.
“Sì, mio Signore. Scalpita ai vostri ordini …” Lo scorpione per primo fremeva nell’attesa.
“Bene. È tempo di muoversi.” ordinò, mentre ultimavano la sua vestizione. Strinsero la cinta, fissando le protezioni per le gambe, ma non si azzardarono a toccare le armi. Gli porsero l’elmo e sistemarono il mantello. Poi il Generale dell’Est si avvicinò al tavolo su cui erano posate e strinse il Dao* al fianco. Brandì il Guan dao* e lo fece volteggiare in aria con destrezza. “Sarà bello potermi sgranchire le ossa.” commentò distrattamente, ammirando la lama lucente dell’alabarda.
Tomoe ne contemplò il vigore incrociando i suoi occhi scuri. Parevano insoddisfatti ...
“L’esercito deve vederti. Avresti già dovuto mutare il tuo aspetto.” La riprese.
Quelle parole divertirono immensamente Komori che si ritrovò a osservare la mutaforma in cerca di un qualche segno di fastidio o irritazione sul viso.
La demone carpì gli sguardi malevoli e non volle dargli soddisfazione. “Avete ragione, chiedo scusa.” Cercò di rispondere cortesemente, nonostante il moto di tristezza che le stringeva il petto.
Il Signore parve intuire la situazione e congedò sbrigativo Komori. “Assicurati che sia tutto sistemato. Niente sorprese o la tua testa volerà!”
Lo scorpione fece morire il ghigno di soddisfazione nei confronti della yasha e intimorito si limitò ad ubbidire.
Tomoe fece un lieve inchino, appropinquandosi.
“Non ti ho congedato.”
La bloccò sul posto. Non trovava piacevole dover restare ancora al suo cospetto. Non con quel turbinio di emozioni contrastanti ...
Il Generale la raggiunse e la strinse al petto, freddamente. Non l’aveva mai stretta in altro modo.
“Tu sai quanto sei preziosa ora che lei non c’è, vero?”
Tomoe si rannicchiò fra le sue braccia, cercando di trarre un qualche calore da parte sua.
“Non saremmo riusciti ad arrivare fin qui senza di te …” aggiunse, riuscendo a farla annuire.
“Bene. Non dubitarne mai …”
Tomoe annuì di nuovo, ma nella sua testa regnava un unico pensiero e lo ripeté più volte.
“Ora che Mya non c’è …”
Lo sapeva benissimo …

 

 - continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE: Saluti e chiarimenti

Sorpresaaaaa! Avete visto? Aggiornamento record secondo i miei standard da lumaca! XD
La verità è che ho una voglia matta di finire questa fan fiction e devo approfittare del momento libero il più possibile!
Ringrazio di cuore i recensori del passato capitolo e invito i lettori a dirmi la loro su quello appena letto! =)
Bando ai convenevoli e veniamo alle cose (per me) più interessanti:


Dao:
è una categoria di armi bianche manesche del tipo spada, rientranti sia nella tipologia della scimitarra che in quella della sciabola. Il dao ha lama ricurva e monofilare, con filo sul lato convesso e, solitamente, con contro-taglio accentuato. L’impugnatura tendenzialmente è ad una mano, anche se esistono tipi di dao a due mani utilizzati per lo più nella cavalleria cinese. In Cina, il dao è conosciuto come una delle quattro principali armi delle arti marziali, insieme al gun, al giang e al jian.

 


Guan dao:
è un'arma inastata cinese. È composta da una massiccia lama monofilare con dorso dalla linea frastagliata, fissata su di un'impugnatura lignea di circa 1,5 m. Il nome dell'arma deriva da dao, la scimitarra cinese, la cui forma è ripresa nella lama, e dal generale Guan Yu, che secondo la mitologia cinese fu il primo maestro nell'uso di questo tipo di arma: guan dao significa quindi "scimitarra di Guan". La caratteristica principale dell'arma sono gli attacchi circolari, che sfruttano la lunghezza dell'arma e la rotondità della lama.
Il
 guan dao viene oggi utilizzato in diverse arti marziali cinesi.



Le armature cinesi erano molto semplici se paragonate alle complicate armature dei samurai. Erano formate da lamelle incastrate fra loro con dei lacci.
Forse non lo saprete, ma trovare dettagliate informazioni online sulle armature cinesi, non è stata una passeggiata! O.O
Mi sono dovuta affidare a molte immagini, poche nozioni qua e là ed a spudorata fantasia. Ringrazio i film di Mulan e I Tre Regni! (XD)

Detto questo, spero di aver soddisfatto almeno un po’ le vostre curiosità. =)

Alla prossima. KissKiss KiraKira90

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Capitolo 27
*** 26.Affiorare ***


26. Affiorare

 

“Fanciulla dai capelli dorati che fuggi dal tuo castello. Non temermi …”

Mya s’irrigidì di colpo. Tutto avrebbe potuto aspettarsi, ma mai quello che le stava di fronte.
Rinsaldò la presa sulle spade, quasi minacciata da quella presenza. Si muoveva! Parlava! Era … viva!
Rimase imbambolata a fissare quel volto, dotato di occhi, bocca e profonde rughe. Era qualcosa d’incomprensibile …
Cercò di darsi una qualche spiegazione, ma mai aveva visto qualcosa del genere.
Neppure la sua fantasia poteva supporre tali fattezze per quella voce. “Cosa sei?”
Non riuscì a chiedere qualcosa di più intelligente. Eppure, non le sembrò affatto una domanda fuori luogo.

“Non temermi …” ripeté ancora. “La mia natura è ben più semplice di quanto immagini …”

Mya soppesò quelle parole, non sentendosi però rincuorata. Aveva evitato di darle una vera risposta e la cosa la irritava.
Scrutò con cura la possente magnolia. Ne percorse gli incavi e i nodi. Cercò di capire se il suo aspetto fosse solo un inganno e poi cercò conferma.
“Sei un demone?” richiese più bruscamente di prima.

“Esatto, fanciulla dorata.”

Fu irritata da quell’appellativo. Perché continuava a chiamarla così? Perché continuava a rivangare quel ricordo? Quel frammento che aveva cercato invano di soffocare? “Non mi piaci … demone!” sputò le parole furiosa. La corteccia si contrasse e scricchiolando si dipinse un sorriso.

“Non desideravo turbarti …” Era benevolo il suo sguardo. Come un Buddha che osserva un cucciolo irrequieto, per lo spavento che gli ha recato.

Sentì la rabbia prosciugarsi e con la mente più lucida abbassò le armi. “Cosa vuoi da me?”
L’espressione dello youkai non mutò e un’improvvisa folata scompigliò con forza i capelli della yasha. Il vento si perse fra il fogliame della magnolia, scuotendole con forza. 
“Ho compreso Kagura!” si lamentò l’albero, destando l’interesse di Mya. “Non essere impaziente!”  
La yasha osservò la scena incuriosita, domandandosi a chi si rivolgesse con tale enfasi. Non poteva di certo essere il vento.
Eppure tutte le sue certezze vacillavano al cospetto di quella bizzarra creatura …

“Credo sia meglio fare chiarezza …” Con quelle parole l’attenzione della yasha fu catturata. “Il mio nome è Bokuseno …”

 

***

 

Era rimasta in silenzio e aveva ascoltato.
Nella sua mente scorrevano limpide tutte le parole di Bokuseno. Le stava ancora macinando, cercando di elaborarle con chiarezza.
Il racconto di chi egli fosse. Di cosa fosse stata quella brezza e di come tutto si intrecciasse con lui. Sesshomaru …
Non era cosa facile da credere. Non era cosa semplice affrontare il suo ricordo. “Un altro …”pensò. “Un’altra memoria da seppellire.”
Eppure nonostante tutto aveva ascoltato senza interrompere. La curiosità aveva avuto la meglio ed aveva appreso. Quante cose ora sapeva, quante cose riusciva ora a capire … Ma ora che aveva i mezzi per comprenderlo, lui non c’era più.
S’intristì.
Che senso aveva sapere di suo padre, Inu no Taisho? Che senso aveva sapere dell’esistenza di Inuyasha, un mezzo demone? Che senso aveva apprendere dei suoi nemici e amici passati? Nessuno! Nessuna rilevanza. Eppure era convinta che quell’incontro non fosse stato casuale. Il destino doveva aver steso la sua trama e lei doveva esserci finita in mezzo. Lo maledì e lo definì crudele. Poi, al tumulto seguì la rassegnazione.
“Perché mi hai detto tutto questo?” la ritenne una domanda legittima. Del resto lei non aveva chiesto nulla al riguardo.
Pareva un lungo preambolo di un importante discorso, ma i cui contenuti ignorava ancora …

“Come ti ho detto, il vento mi porta molte informazioni...” ricominciò. “Fra Kagura e me c’è ormai un tacito accordo!”
“Non mi stai rispondendo.” costatò lei, alzando gli occhi da terra con fare spazientito.
Bokuseno la guardò divertito.
“Sei troppo impaziente, mia cara!”
“E voi di pazienza ne avete sin troppa …” parve rimproverarlo con distacco, suscitando il suo stupore. “Se avete qualcosa da dirmi fatelo!”
“Credevo che quanto raccontato ti interessasse …”
“Non è il momento per le vecchie storie. Ci sono problemi ben più urgenti da risolvere e di cui discutere!”
“Or dunque?”
“Voglio che smettiate di rispondere alle domande che non vi ho fatto, evitando quelle che vi ho posto!” sbottò nervosa.
Bokuseno si sentì deliziato da quell’arguzia irruente e la corteccia si contrasse nuovamente in un’espressione allegra.
“Capisco che così possa essere sembrato, ma non era certamente questa la mia intenzione.spiegò con tono pacato. “Il tempo per me scorre molto lentamente ... ” sospirò benevolo. “Non credo di sapere davvero cosa sia l’urgenza.”
Quelle parole placarono in parte l’irruenza di Mya.
“Ad ogni modo comprendo il tuo stato d’animo ed è proprio per questo che sei qui
.aggiunse quieto.
“Che intendi?” chiese lei, titubante.
“Nulla di ciò che accade in questa foresta, mi sfugge. Ogni foglia e ogni stelo d’erba funge da mio prolungamento. Sento i semi crescere e gli animali rintanarsi e neppure i sussurri più lievi mi sono indifferenti …” Mya si sentì spaventata da quelle parole, quasi intuisse cosa realmente cercasse di dirle.
“Talvolta persino i sogni più intensi, fatti all’ombra della mia dimora, mi raggiungono.”
La yasha rabbrividì, sentendosi nuovamente minacciata. Strinse ancora le spade, puntandole contro il demone millenario. Bokuseno però non fu allarmato da quel gesto, anzi, parve sorridere dei suoi stessi pensieri e poi continuò.

“Yasha dorata che da fanciulla correvi nel tuo palazzo, non temermi.
Yasha dorata che da tempo fuggi dal tuo passato, non rinnegare te stessa.
Mya figlia del Continente, vittima di morte e conquiste, ribellati.
Combatti e sconfiggi le tue paure. Affronta te stessa!”

Mya ascoltò sconvolta quelle parole, che come un mantra vibravano. La testa le girava, le ginocchia vacillavano e le sue difese parevano indebolirsi. Cosa le aveva fatto? Riuscì a raccogliere la poca lucidità che le restava e vide uno dei rami di Bokuseno trasformarsi. Assunse le sembianze di un braccio che si abbassò su di lei, ponendo quella mano rugosa sulla sua testa.
“Ora rammenta ciò che eri, per poter finalmente divenire ciò che desideri.”

 

***

 

Buio.
Era tutto buio.
Mya si chiese dove fosse finita, dove lui l’avesse trascinata, ma poi la sua mano tastò una parete.
Sembrava rinchiusa in qualcosa. Portò le mani davanti a sé e spinse con forza.
La porta si aprì e fu accecata dalla luce improvvisa. Fece alcuni passi in avanti, mentre gli occhi si abituavano a quel cambio repentino.
Si girò per guardare indietro, ma non c’era più traccia della porta da cui era uscita. Iniziò ad agitarsi nell’apprenderlo e si guardò attorno stranita.
Si trovava in un lungo porticato, intervallato da colonne laccate di rosso. Si avvicinò ad esse, ammirando il panorama che incorniciavano. Era magnifico. Una città fiorente si estendeva ai suoi piedi, diramandosi sempre più verso le più lontane terre coltivate. Una pagoda svettava fiera con le montagne sullo sfondo e l’aria era fresca. Non ricordava odori più piacevoli …

“Myaaa!”ricordava quella voce, ma non poteva essere ...
“Myaaa! Dove sei?” Se la ritrovò davanti e tutti i suoi dubbi svanirono. Tentò di inventarsi qualcosa per giustificare la sua presenza, ma non fu necessario. Parve non vederla, come se non ci fosse, e allora tutto le fu chiaro. Maledì Bokuseno, ma era fin troppo presa ad osservarla mentre si allontanava, per venire distratta da altri pensieri. Com’era bella. I suoi capelli erano meravigliosamente raccolti, lasciando libere solo alcune ciocche dorate. Le ricadevano morbide sul petto, riuscendo a toccare terra. L’hanfu la fasciava, quasi fosse stata una seconda pelle, e i suoi colori risaltavano enormemente su quella meravigliosa stoffa verde.  Ogni fruscio di seta ne esaltava l’eleganza. Fiera e gentile al contempo. Quanto aveva invidiato quel portamento ...
Senza motivo apparente, spinta da qualcosa di irrazionale, le andò dietro. Scostava ogni tenda, continuando a chiamarla spazientita. Sentire il suo nome dalla sua bocca, le provocò una forte nostalgia. Ricacciò indietro alcune lacrime, odiando quella situazione. Perché le stava facendo rivivere tutto questo?
“Presa!”Una voce diversa, le causò la medesima fitta. Suo padre stava proprio lì, dietro l’angolo, ma non ebbe il coraggio di varcarlo. Sapeva cosa accadeva ora e le voci che sentiva lo confermavano.
“Dannazione!”si ritrovò a sbraitare. “Perché mi fai questo, stupido albero?Fammi uscire da quest’incubo!” gli ordinò con tutta la foga e la convinzione di cui era capace. Poi, si rannicchiò contro la parete vicina, chiudendo gli occhi e tappandosi le orecchie con forza. “Svegliati! Svegliati!”iniziò a ripetere senza sosta, non accorgendosi che era di nuovo immersa nel buio.


“Affronta te stessa, fanciulla dorata. Solo così potrai affrontare il tuo nemico …”.

 

 - continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE: Saluti e chiarimenti

Rieccoci qui finalmente. Che fatica questo capitolo! Fiù …
Ogni volta che sembrava avessi trovato il modo giusto di descrivere la scena, cambiavo direzione. XD
Non sono abituata ad incentrare il tutto su un unico personaggio o su un’unica situazione, ma le circostanze narrative mi hanno costretta!
Ho ritenuto fosse più appropriato dare un certo spazio al momento, comunque. Spero non sia risultato eccessivamente noioso, ma se così è stato, vi prego di farmelo presente. Veniamo ai dovuti chiarimenti ora.

Come qualcuno aveva ben intuito, anche Kagura ha avuto il suo ruolo e ad essere sincera mi ha fatto piacere riuscire ad inserirla in qualche modo. Anche Bokuseno ha avuto il suo momento di gloria. Mi ha sempre incuriosita e mi sono abbastanza sbizzarrita con lui. Sarà che ho un legame particolare con la magnolia del mio giardino, ma l’ho sempre trovata una figura che ispira fiducia. Voi no?


Il chiarimento veramente degno di questo nome lo dedico allHanfu. Ai meravigliosi, sgargianti e fluttuanti Hanfu. *-*
Utilizzato durante la storia della Cina sia in epoca classica sia moderna, condividendone la sua lunga durata e la sua storia, l'Hanfu è un pezzo importante del patrimonio culturale del popolo Han. Purtroppo, a causa dell'invasione Manciù nel XVII secolo e il divieto di indossare l'Hanfu, molti Han, come la maggior parte del mondo, pensano ancora che i costumi Manchu, come il Tangzhuang ed il Qipao, siano i costumi tradizionali cinesi. Ma l'Hanfu non è completamente scomparso nel mondo moderno. Durante feste tradizionali cinesi ed i giorni importanti della storia della Cina, si possono ancora vedere una minoranza di Han vestita con l'Hanfu.
Diversi costumi nazionali dei paesi dell'Asia orientale e del Sud-est asiatico si s
ono sviluppati sulla base dell'Hanfu: come il kimono giapponese, il coreano Hanbok, fino al vietnamita áo voi. L'Hanfu attualmente è utilizzato principalmente in ambiti religiosi, indossato dai sacerdoti durante le cerimonie.



Da sinistra a destra: Hanfu, Tangzhuang, Qipao, kimono, Hanbok, áo voi.

Alla prossima. KissKiss KiraKira90

 

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Capitolo 28
*** 27.Affrontare ***


27. Affrontare

“Affronta te stessa, fanciulla dorata. Solo così potrai affrontare il tuo nemico …”.

 

 

 

Era nuovamente tutto buio ed un improvviso silenzio l’aveva avvolta.
Le ultime parole di Bokuseno però, le rimbombavano ancora nella testa.
Quel monito continuava a tormentarla …
Era riuscita a riprendersi da quelle emozioni improvvise, ma subito svariate consapevolezze l’avevano assalita.
Ogni dubbio su ciò che le stava accadendo era svanito: quell’essere l’aveva intrappolata in sé stessa, nella parte di lei che più aveva fatto sprofondare.
Il suo passato, un passato che fino a poco prima riteneva lontano e che ora l’aveva circondata. Non aveva vie di fuga!
Respirò a fondo, sentendosi svuotata di qualsivoglia energia. Non voleva.
Tutto, ma non rivedere quei volti, respirare quei luoghi e soprattutto quegli eventi …
Tutto ma non quella sofferenza che credeva di aver sepolto e che era ritornata in superficie con facilità inaudita.
Sospirò pesantemente. Il suo animo era ricolmo di contrasti e lo sentì gravare sul suo corpo come non mai.
La situazione le risultava ormai chiara. Bokuseno non l’avrebbe lasciata andare, se non seguendo il percorso che aveva preparato per lei.
Avrebbe dovuto trovare la forza per compierlo oppure rassegnarsi a rimanere per sempre in quel limbo.
Una parte di lei era fermamente disposta ad abbandonarsi definitivamente, ma quella che più premeva per emergere era un’altra.
Il desiderio di sconfiggere il suo nemico le rodeva il petto e le impediva di arrendersi. Era ormai decisa a finire per sempre quella fuga, quella battaglia.
Lo avrebbe affrontato e si sarebbe fermata solo con la sua o la propria morte. Socchiuse gli occhi. Le aveva portato via ogni cosa e continuava a farlo.
La sua ombra l’avrebbe perseguitata ovunque, anche in quel baratro. Ormai rimaneva solo una decisione che ritenesse degna: combattere.
Cercò di raccogliere le forze e si alzò sulle gambe traballanti. Si concesse qualche istante e poi lo gridò a gran voce: “Bokuseno, muoviti!”

***

Si trovava nuovamente in quel palazzo e l’aria profumava ancora di primavera.
Stavolta però cercò di non distrarsi troppo nell’ammirare i nostalgici panorami.
Ora sapeva dov’era, ma soprattutto ne conosceva il motivo.
Iniziò a vagare nei corridoi, in cerca di voci o volti familiari.
Voleva porre fine prima possibile a quell’esperienza …
Il palazzo pareva deserto e non poté far altro che chiedersi in che momento preciso si trovasse.
Cercò di ricordare le consuetudini della sua famiglia, temendo che fosse trascorso troppo tempo per riuscirvi.
Rispolverò con disappunto le sue memorie e ripensò alle udienze tenute nella sala del trono.
Spesso si intratteneva laggiù, dietro i padiglioni a giocare, mentre i suoi genitori erano alle prese con le incombenze di governo.
Decise di dirigersi in quella sala, lasciando che fossero i ricordi del suo corpo a guidarla.
Iniziava a rammentare quell’intrico di corridoi e le direzioni ove portavano. Una parte di lei ne fu lieta.
Ci volle un bel po’ prima di raggiungere quella stanza e approfittò del tragitto per rimirare dettagli e piccolezze che aveva scordato da tempo.
Era casa sua!
Quello era il luogo della sua infanzia e per quanto si sforzasse di reprimere qualsiasi accenno di sentimentalismo, non ne era del tutto in grado.
Sospirò, ancor più confusa della sua presenza fra quelle mura passate, e senza rendersene conto si ritrovò dinanzi le pesanti porte del trono.
Allungò la mano, quasi impaurita dalla loro imponenza, e ne accarezzò il legno ruvido e intarsiato. Quei disegni …
Da fanciulla passava ore a seguirne gli arabeschi.
Improvvisamente sotto al suo tocco la porta divenne luminosa, accecandola. Come era già accaduto in precedenza si ritrovò avvolta dal forte bagliore.
La luce si affievolì lentamente, mentre voci e persone si materializzavano. Era nel posto giusto!
Suo padre sedeva fiero sul trono, guardando dall’alto i presenti. Sua madre gli sedeva al fianco, algida ed eterea come sempre in quelle occasioni.
Mya sentì il cuore accelerarle nel petto: nonostante tutto, la loro immagine riusciva ancora a suscitarle profonda ammirazione.
Si sentì nuovamente una bambina e se ne vergognò un po’. Poi, neanche a farlo apposta, scorse sé stessa.
Stava facendo capolino da dietro il bracciolo della madre, con gli occhi vispi e curiosi di tutti i fanciulli.
Mya si stupì di vedersi lì in mezzo, erano occasioni rare quelle in cui aveva presenziato a quell’età.
Sbarrò gli occhi, indossava l’abito e i kanzashi da cerimonia, gli stessi con cui stava scampando dalla madre nella visione precedente.
Una forte consapevolezza la travolse. Si mise alla febbrile ricerca di un viso, di una presenza fra la folla e la vide!
L’Eremita! La profezia!
Quel giorno aveva cambiato tutto …
Lo vide farsi avanti, affermando come allora di essere portatore di visioni dal Monte Fuji, stringeva due spade fra le mani.
Non ebbe bisogno di guardarle per capire che erano Konohana e Sakuya. Proprio come rammentava, lo youkai parlò ancora, rivolgendosi alla piccola sé stessa.

Mya, somma Hime di queste terre, accetta questo dono e ascolta le mie parole!
Tu, signora di demoni e dominatrice di terre, custode di prosperità e successi, grandi cose ho visto nel tuo futuro …
Sarai colei che sola potrà guidare un valoroso condottiero alla grandezza del dominio.
Venerabile fanciulla dall’immenso destino. La magnificenza ti attende … ”


Mya sentì prudere le mani. Se solo l’avesse avuto davanti, in carne ed ossa, gli avrebbe reciso la testa.
“Ciarlatano.”sibilò a denti stetti. “Quale grandezza e splendore vedi per me, ora?!”gridò furiosa, pregando in cuor suo che la visione svanisse.
“Menzogne!”ringhiò. “Solo menzogne!”sbraitò ancora, stringendo i denti con forza.
Le immagini vennero inghiottite nell’oscurità e un rivolo di sangue le uscì dalla bocca.


***

Dunque era questo che Bokuseno le stava mostrando? Gli episodi che più ne avevano segnato l’esistenza?
“Sentiamo, Bokuseno!” lo chiamò a gran voce. “Cos’altro hai intenzione di mostrarmi?”chiese rabbiosa. “Tocca alla morte di mia madre, ora?”
Se c’era una cosa che non aveva mai potuto scordare era stato quel giorno. Quella piacevole giornata d’estate, in cui entrambe si erano dirette al lago della loro regione.
Era un piccolo rituale di famiglia, a cui il padre si univa non appena ne aveva l’occasione. A tal fine, sulla riva era stata costruita una residenza estiva: un luogo dove poter sfuggire ai doveri di palazzo. In quel luogo, calmo e accogliente, Mya aveva trascorso gran parte delle estati della sua felice infanzia, finché …
La yasha rammentò di colpo il piccolo molo che si affacciava sulla costa e dell’ultima volta in cui vi era stata. Scrollò la testa. Non desiderava rivivere quel momento!
Purtroppo per lei quello non era l’unico ricordo a tormentarla, ve ne erano altri, forse peggiori. Riversò la collera che sentiva nella voce, continuando a inveire contro la centenaria magnolia.
“O forse preferisci andare oltre? Vuoi mostrarmi gli anni della mia adolescenza, in cui mio padre mi preparava al mio grandioso destino?” ironizzò. “Quando non faceva altro che addestrarmi all’arte della guerra? Quando non faceva altro che inculcarmi l’amore per me stessa e per quello che avrei dovuto rappresentare?”in un moto di furia sputò a terra. “Stupidaggini!”sibilò. “Guardare gli altri dall’alto al basso non mi è servito a nulla!”esclamò, quasi ringhiando. “Anzi!”parve calmarsi. “Perché non andare direttamente al dunque? Al mio palazzo che brucia, alle grida di chi vi era rimasto intrappolato e alla mia impotenza, mentre il cadavere di mio padre diviene cenere?” lo esortò. La rabbia divenne incontenibile e, per la foga che sentiva, scoppiò in lacrime. “Quella dannata profezia è stata la causa di tutto!”si disperò. “Delle invidie, delle brame e dei rancori …”
Bokuseno non s’intromise in quel tumulto di pensieri e di parole, ma lasciò che Mya continuasse a sfogare la sua frustrazione.
“Ha spinto quel mostro a portarmi via ogni cosa, tutto ciò che per me avesse un qualche valore …”proseguì con la voce rotta dai singhiozzi. “Vuoi che ammetta questo a me stessa?”
Non ricevette ancora replica e si spazientì. “Rispondimi!”ringhiò. Il demone non disse nulla, ma l’oscurità in cui era immersa svanì improvvisamente.
Senza volerlo, Mya si ritrovò a fissare l’ipnotico effetto del sole sull’acqua e capì. Non avrebbe avuto sconti in quel percorso.

“Mamma guarda! Guardami!Galleggio!!”

Due labbra rosse e gentili …

“Sei bravissima tesoro!”


“Dunque è così …” mormorò sfinita, lasciando che nuove lacrime le rigassero il viso.
Quello era l’ultimo sorriso di sua madre …

 

***

 

Dopo l’avvenimento della giornata Miroku aveva ritenuto saggio ritrovarsi quella sera stessa.
Sedevano in circolo, dinanzi il focolare di Kaede, e dopo una breve spiegazione avevano incominciato a scambiarsi pareri sul da farsi.
“Non posso credere che Sesshomaru sia stato ridotto così …” constatò allibita Sango.
Miroku mugugnò fra sé, prendendo nuovamente la parola. “Quello che più mi preoccupa è chi sia stato.”
Quelle parole fecero cadere il silenzio e una strana angoscia nacque nell’attesa.
“Il Signor Sesshomaru in che condizioni è?” domandò Kohaku, preoccupato da quanto aveva appreso.
“Non buone.” osservò Kagome. “Non conosco esattamente i tempi e le modalità di guarigione dei demoni, ma …”
La miko si voltò leggermente verso Inuyasha, che si era tenuto in disparte per tutto il tempo.
Il suo volto era teso ed avvilito, il suo sguardo perso nel vuoto e le orecchie lievemente abbassate … Poteva ben intuire a cosa stesse pensando, quale fosse la sua reale preoccupazione. Lo conosceva sin troppo bene per non capire il suo stato d’animo.
Inuyasha?” lo chiamò con dolcezza, destandolo dai suoi pensieri. “Vuoi aggiungere qualcosa?” gli chiese.
L’hanyou si voltò, incrociando gli sguardi dei presenti. Tutti parevano in attesa del suo parere, ma cosa mai avrebbe potuto dire?
Una gran confusione gli affollava la mente. Emozioni contrastanti di cui non conosceva l’origine. Per lui, poi?
S’irritò nel constatarlo. “No. Non c’è altro da dire.” Sbottò infastidito, uscendo dalla capanna.

 

 

-continua-

 

 

ANGOLINO AUTRICE: Saluti e chiarimenti

Finalmente eccomi di nuovo qui! Evviva! Non credevo davvero di riuscirci stavolta: troppo caldo, e troppo poco tempo libero per i miei gusti.
Eppure sono riuscita a sfornare il nuovo capitolo e non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate. Spero di essere riuscita a diradare molti dei dubbi che avevo istillato.
Mi riferisco in particolare al capitolo in cui Mya sviene, ripensando alla madre. “Bei tempi quelli, vero Mya?” XD
Scrivendo mi sono resa conto che avrei materiale necessario per un prequel volendolo, ma per ora non credo che mi dilungherò ancora sulle visioni del passato dell’
Au.
Lentamente ci stiamo avvicinando alla battaglia finale, ma ora abbiamo un altro problema da risolvere! Che ne sarà di Sesshomaru?
Sperando di essere in grado di aggiornare in tempi rapidi, ringrazio tutti voi lettori per il sostegno e mi scuso come al solito per le lunghe attese a cui vi costringo.

Un bacio. KissKiss KiraKira90

 

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Capitolo 29
*** 28.Addio ***


 

28. Addio

Sesshomaru si guardò attorno, in parte spaesato dalla foschia che lo circondava. I suoi sensi parevano non aiutarlo ad uscirne e la cosa lo indispettì.
Tuttavia continuò ad avanzare senza meta e finalmente il suo olfatto captò qualcosa. Più che un odore il suo ricordo.
Avanzò ancora e lo percepì distintamente: Mya. Era lei o almeno questo era ciò che il suo istinto gli gridava.
Aumentò il passo per raggiungerla, per accertarsi che non fosse un miraggio o per intercettarla prima che scomparisse.
Vide uno spiraglio di luce e ci si gettò con un balzo. La nebbia era sparita, ne restava solo un leggero velo sul pelo dell’acqua.
Sesshomaru si avvicinò alla riva del laghetto e vi trovò qualcosa di stranamente familiare.
“Allora è vero.” sentì, voltandosi verso quella voce femminile, rotta dall’emozione. “Sei vivo!”
La figura di Mya gli si parava di fronte, eterea e fin troppo irreale perché potesse fidarsi delle sue sensazioni. Lo avevano già tradito una volta e quell’imprudenza l’aveva pagata cara.
Fu proprio la consapevolezza di non sentire il dolore delle ferite che lo indussero a mettersi sulla difensiva. “Dove siamo?”
Mya sorrise, comprendendo quanto il tutto potesse confonderlo. Lei per prima aveva provato quella sensazione di smarrimento e cercò di rispondere come poteva.
“Ti rammenti di questo luogo?” gli chiese per aiutarlo a capire, indicando gli splendidi ciliegi che lentamente emergevano dalla foschia che a poco a poco si diradava.
“Quando ero ospite nel tuo Palazzo, venivo spesso qui.” gli confidò, notando una scintilla di consapevolezza nel suo sguardo. “Questa parte del giardino è la mia preferita …” aggiunse, avvicinandosi all’albero più vicino e posandovi la schiena contro. Alzò gli occhi verso i rami e ne restò a guardare l’elegante ondeggiare.
Sesshomaru rimase impassibile ad osservarla, constatando che il nemico non avrebbe potuto conoscere dettagli simili. Tuttavia, l’idea che si trovassero realmente all’interno del Palazzo dell’Ovest era assurda. Ancora titubante rimase al suo posto e attese che Mya dicesse qualcos’altro per chiarire anche i suoi ultimi dubbi.
“Sai, pensavo spesso a te fra queste mura …” ammise lei, continuando ad ammirare i fiori di ciliegio. “Odiavo l’idea di non sapere niente di quel che accadeva sul fronte e non sopportavo di non poter fare niente per rendermi utile.” spiegò ancora, poi abbassò la testa e si diresse verso di lui. Quando Mya gli fu di fronte e sollevò una mano, Sesshomaru s’irrigidì guardingo. Sentì il palmo morbido della yasha posarsi sulla sua guancia e la cosa lo atterrì. “Come fai ad essere davvero tu?” le chiese incredulo, convinto di essere circondato da illusioni e nemici. “Considera questo momento come l’incontro di due sogni.” gli spiegò. “Il modo più veloce che ho trovato per accertarmi che tu non fossi morto …” ammise, sorridendo a quel pensiero. “E per salutarti …”
Sesshomaru notò la punta di rammarico in quelle ultime parole e la cosa lo allarmò. “Che intendi?” le chiese subito.
“È tempo che ponga fine ad una faccenda che doveva essere chiusa tempo fa.” si limitò a dirgli, lasciando scivolare la mano dal suo viso.
Sesshomaru l’afferrò con impeto, impedendole di allontanarsi. I suoi occhi la fissarono avidi di dettagli, quasi percepisse che non l’avrebbe più rivista.
Mya cercò di sorridergli serena, nonostante le sue iridi tremolassero di commozione. “Spero di rivederti Sesshomaru.”gli disse, avvicinandosi ancora a lui.
Entrambi si fissarono per alcuni istanti, finché le labbra di Mya non sfiorarono le sue. Fu un bacio dolce e triste, troppo breve per essere goduto appieno.
“Addio, Sesshomaru.” gli sussurrò indietreggiando, confermando tutti i timori del principe.
Mya!” la chiamò questo, cercando di afferrarla nuovamente fra la foschia. La nebbia si era fatta di nuovo fitta e pareva averla inghiottita.
Sesshomaru continuò a chiamarla, muovendosi a tentoni in quell’invisibile labirinto, ma se ne sentì risucchiare lui stesso.

***


Mya!” gridò ancora con la mano tesa nel vuoto, realizzando di non essere più immerso nella nebbia. Alzò gli occhi e realizzò che era una notte stellata.
Ancora stranito, si concentrò sul presente e sentì il suo respiro affaticato ridivenire regolare. Quando si fu calmato si concentrò su quello che lo circondava, percependo subito il calore del fuoco che stava scoppiettando lì accanto. Guardò in quella direzione e scorse due figure femminili di cui riconobbe subito l’odore.
Il bagliore rosso del fuoco gli permise di vederne i volti, rammentandosi di dove si trovava realmente. Rin se ne stava rannicchiata contro le gambe della femmina del fratello ed entrambe si erano abbandonate al sonno. Inutile dire che percepire l’odore di Inuyasha non lo sorprese.
“Quando ha saputo eri qui ha insistito per restare.” La voce dell’hanyou lo raggiunse repentina da dietro le spalle, costringendolo a ruotare la testa per scorgerlo fra gli alberi. “Non so cosa ci trovi in te quella bambina …” lo punzecchiò con tono assente.
Sesshomaru non gli rispose, passando subito alle domande. “Quanto ho dormito?”
“Diversi giorni” fu la risposta secca dell’altro, rimasto immobile a gambe incrociate e con Tessaiga sulla spalla.
Sesshomaru non aggiunse altro, estrasse Bakusaiga e la piantò al suolo per aiutarsi ad alzarsi.
Inuyasha allarmato strinse maggiormente l’impugnatura della sua spada, pronto a rispondere ad un qualche colpo di testa.
“Dove pensi di andare?” gli domandò poi, notando la fatica di Sesshomaru nel fare leva sulla spada.
“Mi sembra ovvio: lontano da te!” rispose brusco.
“Non dire stupidaggini.” lo riprese. “Non sei in grado in quelle condizioni!” commentò, cercando di nascondere la punta di preoccupazione che sentiva.
“Non presterò certo ascolto alle parole di un mezzo demone!” ringhiò l’altro, riuscendo finalmente a mettersi in piedi.
Tsk. Se vuoi morire fa pure!” rispose stizzito l’altro, mentre Sesshomaru prendeva fiato. La ferita non si era del tutto rimarginata e Inuyasha sapeva bene che muovendosi avrebbe solo peggiorato le sue condizioni. Non era da lui commettere certe imprudenze, come non era da lui subire un simile colpo.
Inuyasha rimase in silenzio ma, quando sentì il fratello iniziare nuovamente a trascinarsi lontano da loro, si sentì in dovere di chiederglielo. “Chi è Mya?”
Sesshomaru si arrestò sul posto, senza voltarsi indietro. “Nulla che ti riguardi.”
Inuyasha lo vide riprendere la lenta marcia e sparire nel fitto della foresta. Quando fu abbastanza lontano si alzò, con una strana determinazione negli occhi, restando a fissare il punto in cui Sesshomaru se ne era andato. “Quanto mi hai raccontato è vero, Myoga?”
La pulce rimbalzò sulla spalla dell’hanyou con fervore. “Certamente Signorino Inuyasha!”


***


Mya guardò indietro, verso il cuore della foresta che aveva appena lasciato, ed una strana malinconia l’avvolse. “Ti ringrazio Bokuseno.” Mormorò fra sé, venendo scossa dal vento, quasi offeso. “E anche te, Kagura.” Rise, solleticata da quelle folate. Poi, la brezza si fece sempre più lieve e Mya la sentì svanire nuovamente verso le fronde. La youkai guardò avanti, voltandosi verso il drago che se ne stava ancora sulla sponda del fiume. Si avvicinò all’animale, concedendosi qualche istante per accarezzarlo e trarne conforto. Aveva scelto. Una decisione solo sua, priva di costrizioni. Una scelta che avrebbe riassunto la sua vita in un istante.
Decise di abbandonare le incertezze e i rimorsi in quel luogo e di andare avanti con determinazione. Si assicurò di aver stretto a dovere i lacci della sella e con un movimento fluido vi montò sopra. Alzò gli occhi al cielo e contemplò il manto stellato di quella notte. Si chiese se anche Sesshomaru lo stesse guardando, ma subito si ripromise di non pensare più a lui. Probabilmente quella era davvero l’ultima volta che l’avrebbe visto e, se aveva potuto incontrarlo un’ultima volta, era solo merito della magnolia. Si sfiorò le labbra al pensiero di quel triste addio e attingendo forza dalla sua risolutezza risollevò il viso. Spronò il drago al volo e svanì nel cielo scuro.

 

- continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE: Saluti e chiarimenti

Sono vivaaaaaa! ­XD
Rieccomi qui dopo una lunga assenza, ma se siete miei lettori affezionati credo sappiate quanto sia facile per me perdere la cognizione del tempo.
Tuttavia, come spesso ripeto per tranquillizzare gli animi, non temete perché l’aggiornamento prima o poi arriva.
A volte più poi che prima purtroppo, ma almeno arriva.
Su questo capito posso dire che sono stata indecisa fino alla fine: metto questo o questo avvenimento? Lo descrivo così o cosà? Ma farò bene?
Insomma un gran scervellarsi per poi scriverlo totalmente diverso da come ci si era ripromessi. Che macello! °A°
Tuttavia è il risultato che conta, giusto?
Quindi vi prego di spendere un po’ del vostro tempo per dirmi che ne pensate.
Anche la parte dedicata a Bokuseno si è conclusa e spero che finalmente il tutto si movimenti per bene!
Si passa all’azione! =D
Grazie a tutti i lettori che nonostante i miei ritardi ci sono sempre e per le recensioni che gentilmente mi lasciate! ^^

Alla prossima. KissKiss KiraKira90

 

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