Volim te

di AmeliaWitch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vite parallele ***
Capitolo 2: *** Chiacchere,amarene ed equivoci ***
Capitolo 3: *** La speranza è l'ultima a morire! ***
Capitolo 4: *** L'unico al mondo ***
Capitolo 5: *** Giovedi nero ***
Capitolo 6: *** Ricordi e spiegazioni ***
Capitolo 7: *** Spinner's End ***
Capitolo 8: *** Appuntamento al Ghirigoro ***
Capitolo 9: *** Metodi babbani ***
Capitolo 10: *** Le luci della festa ***
Capitolo 11: *** Un'altra possibilità ***
Capitolo 12: *** Tribolazioni - parte 1 ***
Capitolo 13: *** Tribolazioni - parte 2 ***
Capitolo 14: *** Australia ***
Capitolo 15: *** Fuga dalla realtà ***
Capitolo 16: *** Severus is my name ***
Capitolo 17: *** Una foto e un gioco ***
Capitolo 18: *** Noi parliamo e non ci sentiamo ***
Capitolo 19: *** Deja vu ***
Capitolo 20: *** Se fosse stato amore... ***
Capitolo 21: *** Smetti di pensare Severus ***
Capitolo 22: *** Are you jealous? ***
Capitolo 23: *** You are my Valentine ***
Capitolo 24: *** Confessioni ***
Capitolo 25: *** Ama, Severus ***
Capitolo 26: *** Don't say goodbye ***
Capitolo 27: *** Cinque mesi dopo ... ***
Capitolo 28: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 29: *** La sua amicizia o la loro relazione ***
Capitolo 30: *** Giudizi e pregiudizi ***
Capitolo 31: *** Un piccolo spettacolo personale ***
Capitolo 32: *** Monica e Wendel Wilkins ***
Capitolo 33: *** Volim te ***
Capitolo 34: *** Reverto Oblivium ***
Capitolo 35: *** Nuove prospettive ***
Capitolo 36: *** Traguardi da raggiungere ***
Capitolo 37: *** Bugiardo ***
Capitolo 38: *** Io scelgo di stare con te ***



Capitolo 1
*** Vite parallele ***


Vite parallele
Salve a tutti ! Il sole e il mare mi hanno fornito l'ispirazione giusta per poter cominciare a pubblicare il sequel di "Credendoci davvero". Per chi non avesse letto la storia , penso ( almeno per ora ) che non sia necessaria la lettura (anche se mi farebbe molto piacere se decideste di darle uno sguardo^^). Vi consiglio comunque la lettura dell'epilogo per non soprendervi della presenza di personaggi che non ci dovrebbero assolutamente essere nel corso normale della storia ^^!

Ovviamente la storia non è scritta a scopo di lucro e i personaggi non mi appartengono (purtroppo). Ora vi lascio al capitolo! Buona lettura!


Severus aprì uno dei suoi grandi occhi neri, nel vano tentativo di ricordare cosa fosse successo la sera prima.
Si trovò perciò ad osservare le travi che si intrecciavano sul soffitto della sua camera.
Fortunatamente era rimasto al Paiolo Magico.
Buttò un’occhiata al lato destro del letto e non si stupì di vederlo occupato. Una donna dai capelli rossi dormiva beatamente, ignara che il proprietario della camera la stesse fissando , cercando di ricordarsi dove l’avesse incontrata, perché fosse ancora lì con lui e soprattutto, come si chiamasse.
L’uomo sbuffò passandosi una mano sul viso.
L’estate era quasi al termine e presto sarebbe dovuto tornare a scuola a fare da babysitter a centinaia di ragazzini piagnucoloni.
Gli sarebbero mancati parecchio i giorni in quella Taverna. Aveva deciso ,infatti , di non passare le vacanze a Spinner’s end .
Se voleva dare un taglio al passato, quella casa era la prima cosa da evitare.
“Buongiorno uomo tenebroso …”
Una voce ,impastata dal sonno,  lo riportò alla realtà.
La donna dai capelli rossi si era svegliata e ,completamente nuda, si era alzata dal letto alla ricerca dei suoi vestiti.
“Buongiorno.”
Severus ,con le spalle appoggiate alla testata del letto, seguì il gironzolare della donna per la camera.
In un flash , gli tornarono alla memoria le scene della sera prima e  un ghigno soddisfatto si disegnò sul suo volto.
La rossa ,quasi completamente vestita , puntò su di lui gli occhi scuri incorniciati da delle ciglia lunghissime.
“Non mi chiamerai, giusto?” Nella voce non c’era né ansia né astio. Sembrava divertita.
“Non credo che tu lo voglia …” mormorò Severus , accomodatosi tra i cuscini del grande letto.
“Mh, no. Comunque devo dire che ,anche se un po’ sbronzo, sei stato un ottima compagnia notturna.” Miagolò la donna, chiudendo l’ultimo bottone della camicia. Dopo di ché si avvicinò al letto e posò un leggero bacio sulle labbra di Severus , prima di uscire dalla stanza.
Questo ,non appena fu solo, si alzò dal letto e si regalò un lunghissimo bagno.
Il Paiolo Magico non era mai stato una taverna a cinque stelle ma con tutti i soldi che aveva a disposizione , era riuscito a farsi riservare la stanza migliore per l’intera estate.
Aveva tutta l’intenzione di godersi a pieno quegl’ultimi giorni di riposo, prima di rientrare a lavoro. Niente avrebbe potuto turbarlo.
Con quel pensiero ben fisso in mente, l’uomo terminò il suo bagno , poi indossò una camicia bianca e dei pantaloni neri e uscì dalla camera.
Silenzioso e con la solita aria annoiata scese nell’unica sala della locanda , per fare colazione.
Non appena si sedette, un cameriere zoppo si avvicinò per prendere l’ordinazione.
“Signor Piton buongiorno! Cosa vi porto da mangiare stamattina? Una colazione bella abbondante è sicuramente quello che ci vuole ,dopo una bella serata …”ammiccò l’uomo ,assumendo un’espressione piuttosto buffa.
Severus tentò di ignorarlo.
Ogni volta che passava una notte con una donna, quello stupido cameriere cercava di intavolarci sopra un discorso , fatto di ammiccamenti , doppi sensi e pacche di congratulazione sulle spalle.
Era una cosa che Severus mal tollerava, ma , trovandosi bene nella locanda e non avendo voglia di cambiare alloggio, si limitava a non dare soddisfazione alle domande dell’uomo.
“Allora  vi porto un po’ di pancetta e delle ottime uova strapazzate e …”
“Del caffè amaro e una Gazzetta del Profeta bastano. Grazie.” Lo interruppe Severus.
“E’ sicuro … le rosse sono focose … stancano più delle altre.”
“Visto che mi porta il giornale … prenda anche la mia corrispondenza. Grazie.”
Vinto da quella totale indifferenza , il cameriere sbuffando ,andò a prendergli ciò che aveva chiesto.
Dopo qualche minuto Severus leggeva la Gazzetta del profeta , soffiando distratto sulla sua tazza di caffè bollente.
Quell’estate era stata, fortunatamente, tranquilla e il giornale , privo di storie macabre da raccontare , aveva dedicato un’intera pagina all’inizio dell’anno di tirocinio dei giovani che si erano appena diplomati.
Il giornale , infatti , faceva un elenco di tutti i possibili lavori che richiedevano tale tirocinio e poi presentava l’intervista di alcune ragazze che avevano intrapreso il tirocinio per diventare medimagi.
Storcendo il naso, Severus riconobbe nella foto , che affiancava l’intervista, la starnazzante Lavanda Brown e una delle Patil. Non si era mai preso la briga di distinguere le due gemelle.
Le ragazze ,nella foto, salutavano esaltate con  la mano e si mettevano in posa da modelle. Un unico pensiero prese spazio nella mente di Severus.

Se quelle dovevano essere le medi maghe del futuro, avrebbe preferito farsi curare con i “tocca-sana” di quel bifolco di Hagrid , piuttosto che farsi mettere le mani ,o peggio, la bacchetta addosso da delle oche simili.  

Abbandonando la Gazzetta sulla sedia accanto a sé, prese a scorrere la corrispondenza.

Lettera di Silente. Della Mc Grannit. Di Vitius .

Sembrava che , magicamente, tutti avessero voglia di parlare con lui.
Continuò a scorrere la posta.

Pubblicità di un emporio magico. Un’altra di un negozio di prodotti per pozioni. Una lettera di Lily …

Aveva già  posato la piccola busta chiara su cumulo di lettere che avrebbe gettato , quando , accortosi a chi apparteneva , l’aveva ripresa velocemente in mano.
L’indirizzo e il suo nome erano scritti nella  bella calligrafia della sua migliore amica e tutta la busta aveva il suo profumo.
Avido di sapere cosa potesse spingere Lily a scrivergli, aprì la busta strappando in malo modo la carta.
Rimase purtroppo deluso da quello che vi lesse. Lily infatti , lo invitava semplicemente a pranzo il giorno seguente , spiegandogli che avrebbe fatto piacere a lei e suo figlio salutarlo, prima della sua partenza per Hogwarts.
L’uomo arricciò un po’ le labbra. Aveva promesso a Lily che avrebbe fatto di tutto per essergli amico, nonostante i suoi sentimenti. La cosa si era , però, dimostrata più facile a dirsi che a farsi.
Ogni volta infatti che riceveva una sua lettera non poteva far a meno di sperare di leggervi qualche parola che potesse rivelargli qualcosa di diverso, rimanendo irrimediabilmente deluso. La donna era seriamente intenzionata a ricostruire il rapporto che avevano da giovani e , se questo non fosse stato abbastanza penoso, ci si metteva anche il figlio , Harry Potter, più cocciuto della madre che ,  solo perché lo aveva aiutato a liberare ,da una strana realtà parallela, i suoi genitori e Black, voleva mantenere dei buoni rapporti.

Ma a chi importava di avere dei buoni rapporti con Harry Potter?! A lui no di certo…

Tuttavia il problema più serio era il suo rapporto con Lily.
Si era intrattenuto, per tutte le vacanze, con belle donne ma nemmeno quello aveva fatto scendere dal piedistallo la rossa.
“Signor Piton vuole altro caffè?” chiese il cameriere all’improvviso alle sue spalle, poi aggiunse “ mh … questa lettera è di una donna … avevo sentito il profumo , mentre le portavo la posta. Mi dica è un’altra delle sue amiche?” tornò alla carica l’uomo ,tentando di sbirciare la lettera in mano a Severus.
“No! Inoltre la inviterei a farsi un po’ i fatti suoi , soprattutto di mattina quando la gente vuol esser lasciata in pace!” sbottò Severus , raccogliendo la sue cose e dirigendosi verso la sua stanza.
Fortunatamente , fra tre giorni sarebbe tornato ad Hogwarts e avrebbe ritrovato un po’ di pace nel suo laboratorio e un po’ di distrazione nel vessare i suoi studenti.

                                                            ***

Lei si rende conto del danno che ha fatto all’intero laboratorio dell’ospedale?! Lei è un incompetente! Mi aspettavo molto da lei , visto il M.A.G.O pieno di Eccellenti … evidentemente non mi sbagliavo sul suo conto. Esca dal mio ufficio e si auguri di non dovervi rientrare presto. Altrimenti sarà il suo ultimo giorno di lavoro al San Mungo...

Il rimprovero acido e spietato del signor Plump le rimbombava nella testa. Si sentiva umiliata ed affranta. Lei, Hermione Granger , per la prima volta in vita sua non riusciva in qualcosa.
Dopo la fine dalla scuola aveva scelto di cominciare gli studi per diventare medimaga. A metà agosto aveva seguito un corso di preparazione teorica,per poi era stata sbalzata direttamente nel reparto di tossicologia del San Mungo,per sua gioia, insieme Calì Patil e Lavanda Brown. Nonostante la compagnia, non vedeva l’ora di mettere un po’ in pratica ciò che aveva studiato.
Si sentiva euforica.
Il suo buon umore ,però, l’aveva abbandonata rapidamente. Il primo giorno in reparto, infatti , le matricole erano state abbandonate subito al loro destino dai medi maghi, troppo occupati a risolvere l’intossicazione  ,dovuta all’uso di strane bevande, durante i  festeggiamenti  per la vittoria del campionato dei Cannoni di Chudley .
Si era perciò trovata a preparare ,per la prima volta , un antidoto per curare una donna che aveva ingerito dell’Alioto e che , perciò, era in preda ad una terribile attacco di isteria. Il problema sarebbe stato superabile se non avesse dovuto controllare, completamenta da sola, la mistura, molto instabile , che bolliva nel laboratorio e allo stesso tempo  trattenere la donna ,che trovava allettante l’idea di lanciarsi dalla finestra. Le sue due colleghe , infatti , con un’alzata di spalle e un “ sei sempre stata la più brava Granger” si era disinteressate alla faccenda e aveva concentrato la loro attenzione su un giovane medimago , che lavorava nel reparto.
Non essendo provvista del dono dell’ubiquità, mentre legava la donna ad una sedia , per assicurarne l’incolumità , la mistura aveva superato la temperatura giusta ed era esplosa.
Appena la nebbia verde e vischiosa era calata, lo scenario che si era presentato alla vista di tutti era apocalittico. Il composto si era riversato un po’ ovunque , sulle pareti e sui piani di lavoro, ma , quel che peggio , sugli intossicati e sui suoi colleghi.
Ovviamente la colpa dell’accaduto era stata data solo a lei.  In un attimo si era trovata davanti al primario del reparto, un uomo dalla corporatura piuttosto robusta e dall’aria arcigna, nonostante la guance paffute e la pancia da Babbo Natale. L’uomo alla vista di quel disastro era diventato paonazzo e non appena era entrata nel suo studio ,aveva iniziato a gridarle contro.
Davanti a quell'uomo, aveva finalmente compreso perché Harry avesse avuto così tanta paura di suo zio Vernon.
Dopo un quarto d’ora di urla,l'uomo l’aveva sbattuta fuori dall’ufficio , invitandola a non rimanere al San Mungo quel giorno, perché se se la fosse trovata davanti un’altra volta, l’avrebbero sicuramente arrestato per uso della maledizione cruciatus.

Mentre si asciugava qualche lacrima per quel ricordo ,Hermione camminava , o vista l’andatura spedita, marciava, per le strade di Diagon Alley. Aveva pensato che un po’ di shopping l’avrebbe aiutata a distrarsi un po’ da quella mattinata terribile.

Hai combinato un guaio di proporzioni cosmiche , il tuo primo giorno di lavoro… ottimo Granger!

Stava continuando ad offendersi e a torturare mentalmente le due colleghe oche e vigliacche che si ritrovava, quando ,cominciando a guardarsi intorno, si rese conto che ogni negozio era pieno di famigliole che compravano le ultime cose per l’imminente partenza dei figli.

Quanto sentiva la mancanza della scuola! E quanto avrebbe voluto poter partire anche lei per Hogwarts invece di farsi maltrattare in quello stupido ospedale!

Sbuffando , la ragazza decise di andarsene e si smaterializzò.
In un attimo , si trovò davanti a casa Potter. Abitava lì da qualche tempo. Harry infatti , saputa della rottura con Ron ,per non farla rimanere alla Tana, l’aveva invitata a stare a casa con lui e i suoi genitori.
James e Lily si erano dimostrati subito entusiasti dall’idea e l’avevano trattata subito come una seconda figlia.
Hermione era sinceramente grata al suo migliore amico e ai suoi genitori per tutto l’affetto e la disponibilità che avevano dimostrato nei suoi confronti e aveva sempre cercato di ricambiarli.
Entrata nella bella villetta a schiera, un profumo proveniente dalla cucina l’avvolse.
“James finalmente sei arrivato! Pensavo che saresti scappato a nasconderti da Sirius per saltare questo pranzo!”esclamò Lily Evans dalla porta della cucina.
“Ehm … sono Hermione …” rispose la ragazza ,affacciandosi nella stanza e trovando la padrona di casa indaffarata a preparare chissà quali strani piatti.
Hermione a quella vista trattenne a stento una risata. Infatti , nella cucina regnava il caos e Lily, solitamente la perfezione fatta persona, teneva i capelli raccolti in un modo strano e aveva il volto e il grembiule ricoperti di farina e sugo.
“O Hermione sei tu! Ben tornata a casa! Ma come mai sei qui così presto?” domandò candidamente la donna.
La ragazza ,imbarazzata, non ebbe il tempo di rispondere perchè ,alle sue spalle, apparve un imbronciato James Potter .
“Ciao.” Salutò atono l’uomo , prima di sistemarsi pesantemente sul divano e immergere il volto nella Gazzetta del Profeta.
La riccia lo osservò un attimo .
Vedere James Potter di cattivo umore era come vedere la cometa di Halley, capitava una volta ogni svariate decine di anni.
Stava ancora studiando quella situazione bizzarra , quando il suo migliore amico scese velocemente le scale che portavano al piano di sopra.
“Mamma a che punto sei? Starà sicuramente per arrivare!” gridò il moro, senza accorgersi di Hermione.
“Chi  state aspettando?” domandò Hermione , attirando su di sé l’attenzione del giovane.
“Ehi! Ci sei anche tu! Scusa mi sono scordato di avvertirti del pranzo, ma pensavo fossi tutto il giorno al San Mungo ...”si scusò il ragazzo.
 “ Harry va’ a prendere un’altra sedia”. La voce di Lily giunse ovattata tra i rumori della cucina.
Il moro si precipitò a recuperare la sedia, lasciando Hermione senza una risposta e sempre più confusa.
“Se è un problema posso mangiare fuori … non vorrei essere di troppo …” balbettò la ragazza.
“Scherzi? Tu non sei mai di troppo cara!Sei una di famiglia! Ci fa piacere che tu ti unisca a noi!” trillò Lily , in mezzo al rumore di piatti e pentole.
“Sperando che non dia fastidio a lui” ringhiò James , da dietro il giornale.

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Capitolo 2
*** Chiacchere,amarene ed equivoci ***


Chiacchere, amarene ed equivoci
Buona sera a tutti!!!
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite! Un grazie particolare a chi ha recensito...mi avete lasciato dei commenti bellissimi! Vi adoro!!! ^^
Ora vi lascio al capitolo, buona lettura!!!
                                                                     

Hermione si era appena finita di cambiare quando sentì il campanello suonare al piano di sotto.
Finalmente la sua curiosità sarebbe stata soddisfatta.
Prima di uscire dalla sua stanza , si diede un’ultima occhiata al grande specchio che brillava vicino all’armadio.
Aveva indossato un semplice vestitino color tortora con le maniche a tre quarti ed era riuscita  addirittura a sistemarsi i capelli che , dopo una difficile lotta contro il crespo, ora ricadevano in boccoli carini ed ordinati.
La ragazza sorrise al suo riflesso.

Almeno non sembrava una pazza...

Subito le tornarono in mente le parole del suo superiore.

Avrebbe dovuto trovare una soluzione al più presto. La speranza che lei continuasse gli studi era ben poca se non risolveva il problemino con il signor Plump.
Ma come riuscire a trovare chi facesse al caso suo? Aveva bisogno di una persona competente e che andasse bene al suo superiore…

La ragazza sospirò.

Non sarebbe stato facile …

Lasciata la camera, Hermione giurò di aver sentito,dalla camera dei coniugi Potter, la voce di James borbottare frasi sconnesse come “prima o poi lo crucio , poi lo faccio a cubetti e lo dò in pasto a Felpato”.
Ormai la sua curiosità era alle stelle. Non vedeva l’ora di vedere l’ospite che tanto disturbava il padrone di casa.
Si precipitò giù dalle scale, facendo gli scalini a due a due e si sporse verso la sala da pranzo già perfettamente apparecchiata.
 A stento si trattenne dal cacciare un urlo di terrore..
Seduto al tavolo, un uomo con dei lunghi capelli corvini, vestito con una camicia bianca dalle maniche arricciate , dei pantaloni verde scuro , come i mocassini, stava sorseggiando un aperitivo insieme ad Harry. Quell’uomo era Severus Piton.
Istintivamente arretrò.
Purtroppo per lei,alle sue spalle arrivò Lily che la afferrò, trascinandola oltre la soglia della stanza.
“Ecco qui anche Hermione!” esordì la rossa ,attirando sulla riccia gli sguardi dei due.
“Non sapevo che ci sarebbero stati anche i tuoi amichetti, Potter …” sibilò scocciato l’uomo,rivolgendo alla ragazza un’occhiata infastidita.
“Ma no! Hermione abita qui !” lo corresse Lily, sorridendo teneramente alla ragazza.
“Mh.” Rispose l’uomo , osservando ancora per un istante la ragazza.
Hermione si sentiva mummificata.

Sapeva che Harry e la madre erano rimasti in contatto con il professore di pozioni ma non si sarebbe mai immaginata di trovarlo alla loro tavola.
Maledetto signor Plump! Proprio oggi doveva decidere di cacciarla da lavoro?!

Mentre la riccia prendeva posto accanto ad Harry, sempre un po’ imbarazzata, fece il suo ingresso nella stanza un funereo James Potter.
La ragazza gli lanciò un’occhiata piena di comprensione.
Ora capiva, perché aveva quell’aspetto. Nonostante tutto quello che Piton aveva fatto per loro l’anno precedente,i rapporti tra il malandrino e il professore non erano mai migliorati, anzi.
La ragazza sospettava che il padrone di casa fosse terribilmente geloso dell’amico della moglie, e che , solo per amore di lei e suo figlio, ne accettasse l’esistenza.
Tuttavia quel pranzo  sembrava sconvolgerlo.
“Ciao.”
Fu l’unica parola che l’uomo proferì durante le portate principali. Piton non sembrò curarsene più di tanto, preferendo visibilmente parlare con Lily.
Nemmeno Hermione fu molto loquace. Era un po’ abbattuta , perché gli argomenti delle conversazioni  furono Hogwarts , a cui Piton avrebbe fatto presto ritorno e la preparazione di Harry per poter diventar auror. Insomma ogni parola le riportava alla mente la disavventura di quella mattina.
“ … invece Hermione sta seguendo i corsi di medi magia! Oggi è stato il suo primo giorno in reparto! ... a proposito non  ci hai detto come è andata!”
La voce di Lily la riportò alla realtà, terrorizzandola.

Lily Evans era impazzita?Che cosa aveva in mente? Voleva che raccontasse a Piton  la sua esperienza di studio, come ad un vecchio amico od uno zio? Avrebbe dovuto raccontare del suo disastroso inizio in reparto? Sicuramente quel pipistrello gigante si sarebbe preso gioco di lei … sempre che si fosse degnato di darle ascolto.

Hermione in silenzio fissò la padrona di casa che le sorrideva incoraggiante.
“In che reparto ti hanno mandato, Granger?” domandò Severus, con il solito tono tra l’ironico e  l’annoiato. Per la prima volta nella serata l’uomo aveva posato gli occhi su di lei.
Non aveva mai notato quanto scuri fossero gli occhi di quell’uomo. Forse perché la poca luce dei sotterranei non permetteva di vedere oltre il proprio calderone. In quel momento,appena si erano posati su di lei, le avevano ricordato due pozzi, pericolosi e bui. Le facevano paura. In fondo a lei aveva sempre fatto paura il buio.
Tuttavia, da valida Grifondoro si impose di non distogliere lo sguardo e rispondere.
“Mi hanno mandato nel reparto di tossicologia”
Un ghignò di puro piacere di disegnò sul volto di Severus. Hermione sentì il sangue gelarsi nelle vene.
“Conosco molto bene il direttore di quel reparto … era un Serpeverde.” l’uomo fece una pausa, per gustarsi l’effetto che le sue parole avevano sulla riccia ,poi aggiunse “Era uno molto meticoloso,preciso,usciva di testa davanti ad ogni tipo di disordine. Era prefetto insieme a Lucius. Non ho mai visto nessuno tormentare gli studenti più piccoli come lui … sarebbe stato uno degno di stima , se non avesse avuto quell’aspetto da bignè …”
L’uomo fece una smorfia di disappunto.
Hermione non riuscì a trattenersi dal pensare che,prima di fare il presuntuoso, l’uomo avrebbe dovuto guardarsi allo specchio, anche se la similitudine tra il signor Plump e un bignè era decisamente calzante.
“ … comunque è rimasto uguale negli anni ed è il terrore delle matricole del San Mungo…”ghignò Severus.
“Sono sicuro che Hermione non avrà nessun problema! E’ bravissima in tutto ed è un esempio di ordine e precisione!” intervenne Harry.
La riccia fu grata all’amico per quelle parole, anche se davanti ai suoi occhi scorrevano le scene della mattina.
Era in un bel guaio.
“Sarà … vedremo se ha imparato qualcosa durante le mie lezioni oppure ha dormito come tutte le altre capre di Grifondoro …”rispose mellifluo l’uomo.
“Se gli alunni non imparano la colpa è prima di tutto degli insegnanti …” borbottò James , uscendo dal suo mutismo.
Severus alzò un sopracciglio e arricciò le labbra. “Non è certo il mio caso. Le mie lezioni sono chiare e scorrevoli. Ovviamente l’arte delle pozioni non è per tutti …”
“Beh, io mi sono sempre impegnata e continuerò a farlo!” intervenne risoluta Hermione, guadagnandosi una sguardo pieno di gratitudine di Lily, che già temeva lo scoppio di un duello tra i due uomini.
“Mh … staremo a vedere …” borbottò Severus , distogliendo completamente l’attenzione dalla ragazza per rivolgerla alla pezzo di torta che Harry gli offriva.

Nonostante un tentativo di James , intercettato da Lily, di lanciare le amarene della torta addosso a Severus, il pranzo giunse al termine senza morti ne feriti.
Hermione, sollevata che quel pasto fosse finalmente finito, si offrì di aiutare Harry a sparecchiare , mentre Lily e i due uomini , che si lanciavano sguardi pieni di odio, conversavano seduti in salotto.
“Herm tutto ok?”chiese all’improvviso il moro.
“Certo … perché mai dovrei avere dei problemi?” rispose in fretta la ragazza, con una risata  che ,anche a lei, parve sfiorare l’isteria.

Perché mai doveva avere dei problemi nel sapere che aveva fatto scoppiare il reparto che era diretto da un bignè , Serpeverde , che odiava ogni tipo di disordine e disguido? Perché mai doveva essere preoccupata se quello le aveva chiesto , per rimanere ammessa ai corsi, una dichiarazione di un insegnante di pozioni o un alchimista sufficientemente qualificato nella quale si affermava , dopo aver svolto un periodo di praticantato, che era in grado di svolgere il ruolo di medimago?

Sospirò affranta.
Vedeva già ,nel suo futuro,una carriera  da cavia di Fred e George, per le nuove trovate dei tiri vispi.
“Adesso dimmi la verità.” Le ordinò determinato il ragazzo.
“Oggi il signor Plump mi ha sbattuta fuori, perché ho fatto esplodere una pozione nel laboratorio, sommergendo tutti i miei colleghi e i pazienti. Oh Harry è stato un vero disastro! Non puoi nemmeno immaginare come urlava e quanto era rosso!” confessò la ragazza, sedendosi affranta su una sedia della cucina.
“Cavolo è un bel guaio …” disse Harry  “ però deve essere stato un botto bello grande per sommergerli tutti … uno spettacolo!” aggiunse ,trattenendo malamente una risata.
“Harry non c’è niente da ridere! Rischio di essere sbattuta fuori! L’hai sentito Piton?! Ho fatto l’unica cosa in grado di far perdere il lume della ragione al mio superiore! In più, devo trovare qualcuno , con una certa competenza , che mi faccia una specie di ripetizione di pozioni e poi dichiari che non sono un’idiota totale! Sono spacciata!”singhiozzò la riccia,poggiando la fronte sul legno freddo del tavolo.
“Forse per questo c’è una soluzione …” mormorò il ragazzo , sibillino.
Senza dare nemmeno alla ragazza il tempo di capire le sue intenzioni, Harry lasciò la cucina.

Non aveva mica intenzioni di …

Quel pensiero fece scattare in piedi Hermione.

Doveva fermare quel pazzo di un Potter!

Come una furia si precipitò nel salotto.
“Non è assolutamente necessario il suo aiuto professor Piton! Harry ha esagerato io …” il resto della parole le morirono in gola.

Ma dove era Harry?

Una calore le invase le guance. Probabilmente doveva aver assunto un colore tra il fucsia e il viola prugna. Severus , come anche i coniugi Potter, la osserva accigliato.
“In cosa dovrei aiutarti io?”domandò l’uomo, puntando ,per la seconda volta quel giorno, i grandi occhi neri su di lei.
“Ma  niente … io … vedo … pensavo … ho sbagliato” balbettò la ragazza.
“Ho l’indirizzo di questo pozionista che collabora con il dipartimento degli auror. Pensi che  potrebbe fare al caso tuo?!” la voce squillante di Harry fece eco dalla cucina, facendola arrossire ancora di più.
Piton assottigliò gli occhi. “Perché hai bisogno di un pozionista?”
Le parole dell’uomo erano un sibilo per nulla amichevole.
“Hermione? Ecco dove eri finita … comunque per quella cosa …” disse Harry ,raggiungendo tutti in salotto, ignaro che ogni sua parola fosse già stata udita.
“Harry ho sentito. Grazie.” Lo fulminò la ragazza.
“Ma come mai cerchi un esperto di pozioni?” domandò questa volta Lily.
Tutti nella stanza la osservavano curiosi.
Prima che Hermione potesse formulare una scusa decente, con suo rammarico, prese la parola Harry, che pensò fosse determinato a rovinargli la vita.
“Non pensavo che volessi chiederlo al professor Piton … ma in effetti potrebbe andare meglio, visto che è un Serpeverde …”
“Harry ti prego …” lo supplicò Hermione, che sarebbe voluta essere inghiottita dalla terra in quel momento.
“Allora si può sapere Granger cosa vuoi da me?!” sibilò Severus, visibilmente infastidito dal non sapere quale fosse l’argomento della conversazione.
“Ecco …”
“Granger la parlantina non ti è mai mancata … spiegati.”
Sfortunatamente per lei , Harry –perdo –sempre- l’occasione-di-stare –zitto spiegò a tutti il problema che , a suo parere , sarebbe stato risolto presto visto le infinite capacità della sua migliore amica.
Hermione si appuntò mentalmente di fargliela pagare, nonostante la grande ammirazione che il moro aveva manifestato per lei e le sue capacità.

Come avrebbe fatto adesso? Delle lezioni private con Piton! Solo loro due … sarebbe morta di paura …

“Io non ho tempo per farti da balia ,Granger … se è vero quello che dice Potter ,ti consiglierei di cominciare a scegliere un'altra carriera. Plump di sbatterà fuori in un attimo.” Le disse l’uomo , ghignando.

Doveva trovar molto divertente quello che le stava capitando … Era stata una sciocca a pensare solo lontanamente che quell’uomo viscido e senza un cuore potesse accettare di aiutarla.

Con un groppo alla gola, segno che le lacrime stavano per uscire, la ragazza rispose “ Immaginavo che non potesse aiutarmi … comunque è stato solo un equivoco non mi sarei mai rivolta a lei. Per il resto, sono sicura di poter risolvere il problema con il signor Plump ... non credo che sceglierò di far altro nella vita solo perché un prepotente ce l’ha con me …”
Ancora sorpresa per non esser scoppiata in lacrime davanti a tutti, Hermione si congedò e si rifugiò nella sua stanza.
Lì , finalmente, si sfogò in un pianto liberatorio.

Non gliel’avrebbe data vinta …

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Capitolo 3
*** La speranza è l'ultima a morire! ***


3 la speranza è l'ultima a morire.

I riccioli scuri saltellavano al ritmo del passo di Hermione che , più determinata che mai, si stava dirigendo verso l’ufficio del signor Plump.
Il giorno prima , infatti, aveva incontrato il pozionista indicato da Harry,che era stato estremamente gentile con lei e si era subito dimostrato disponibile riguardo il suo problema.
In quel momento, la ragazza stava andando a comunicare al suo superiore il nome dell’uomo. Con sè aveva anche una lettere scritta dallo stesso , nella quale  egli affermava la sua completa disponibilità ad aiutare Hermione.


Si sarebbe risolto tutto … alla faccia di quel maleducato ed antipatico di Piton. Non aveva bisogno del suo aiuto … non era l’unico al mondo capace di distillare pozioni. C’erano altre persona  più brave di lui e sicuramente più educate.

La ragazza sorrise soddisfatta, anche se dentro di sé quel rifiuto così secco l’aveva ferita.  

Era stata solo un’ingenua. Era Piton … cosa avrebbe dovuto fare? Abbracciarla e dirle che insieme avrebbero risolto tutto?

Scosse la testa per scacciare quel pensiero che le aveva fatto accapponare la pelle.
Era giunta davanti allo studio senza accorgersene. Bussò delicatamente e sentì la voce fredda e distaccata del suo superiore invitarla ad entrare.
Gli occhi dell’uomo si posarono gelidi su di lei.
Hermione pensò che tutto quell’astio fosse eccessivo. Cominciava a temere che il guaio che aveva combinato fosse stato solo  un ottimo pretesto per crearle problemi.
Dopo ben due anni dalla sconfitta di Voldemort, le sue origini babbane potevano essere ancora un problema?
Solo ora si rendeva conto , quante parole nella sfuriata dell’uomo  alludevano al suo passato babbano e con quale disprezzo il signor Plump pronunciava il suo cognome.
Si mise a sedere all’invito dell’uomo, sospirando affranta.
“Signor Plump questa è la dichiarazione scr …”
“Dammela. Nessuno le ha dato il permesso di parlare.” La freddò l’uomo , prendendo la lettera e facendovi scorrere i piccoli occhi acquosi.
Dopo vari minuti di silenzio, in cui Hermione pensò di affogare, l’uomo parlò.
“Lei pensa che basti un semplice distillatore di profumi a garantire per lei?”
“Ma veramente quest’uomo collabora con gli auror … è un professionista affermato!” ribattè decisa la ragazza. “Lei non si può permettere di discutere le sue capacità e di offenderlo!”
Con suo grande terrore, l’uomo alla sua risposta, si alzò dalla sedia e aggirata la scrivania le si fermò ad un palmo dal naso.
“Granger ,ti senti così sicura da permetterti di alzare la voce con me? Pensi che i tempi siano cambiati solo perché il tuo amichetto ha sconfitto ,per pura fortuna, il Signore Oscuro? Hai tanto da imparare sciocca ragazzina … deve ancora arrivare il tempo in cui quelli come voi potranno dirsi al nostro livello. E io ho intenzione di fartelo capire. Sempre che tu rimanga qui.”
Gli occhi dell’uomo erano pieni di disprezzo. Nemmeno Malfoy si era mai dimostrato così disgustato dalla sua presenza.
Gli occhi le bruciavano per le lacrime ,mentre combatteva con l’istinto di scappare dall’ufficio e non far più ritorno.
Tuttavia, mantenendo il contatto visivo con l’uomo , ancora paurosamente vicino al suo viso, raddrizzò la schiena prima di parlare.
 “I tempi, anche se lei non ci crede, sono cambiati fortunatamente. Ed è triste vedere che ci sono ancora persone come lei che sbandierano idee sepolte come chi le proponeva … si metta il cuore in pace, io di qui non me ne vado.”
L’uomo rise. La sua risata era sguaiata e gonfia. Piccole gocce di saliva bagnarono Hermione, facendola rabbrividire.
“Due giorni. Trova qualcuno che io non possa rifiutare o ti butterò fuori a calci di persona.”
Detto questo , la congedò. Per Hermione fu una liberazione.
Era ancora esonerata dai lavori di reparto, quindi fuggì dall’ospedale per perdersi in mezzo alle colorate vie di Diagon Alley.
Dopo due passi, tuttavia, la rabbia e la frustrazione provocate dalle parole dell’uomo si fecero sentire. Non voleva piangere. Avrebbe voluto urlare, perché , nonostante gli forzi di migliaia di donne e uomini , nonostante la guerra e tutto quel dolore, c’erano ancora persone che sbandieravano l’ideale della purezza, come un vessillo da proteggere … e che per qualche scherzo del destino ,potevano ancora vessare delle persone senza colpa.
Asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo, Hermione entrò al Paiolo Magico.
Forse non era un posto adatto ad una ragazza sola, ma aveva così tanta adrenalina dentro di sè  da poter sparare nello spazio qualsiasi avventore le avesse dato fastidio.

***

Severus ricontrollò tutta la stanza per essere certo di non dimenticare niente.
Se avesse lasciato lì qualcosa, sarebbe stato perso per sempre.
Dopo di che si infilò la sua solita giacca nera e prese l’ultima borsa rimasta. Gli altri bagagli lo attendevano già al piano di sotto.
Uscì rapido dalla stanza, senza nemmeno lanciargli un’occhiata nostalgica.
In un attimo fu al pian terreno. Appoggiata la borsa sul bancone , prese i soldi per pagare.
Mentre tranquillamente saldava il suo conto, senza dare ascolto al solito blaterare dell’oste, la figura di una ragazza attirò la sua attenzione.
Gli sembrava di conoscerla …
Si sporse un po’ di più dal bancone per osservarla meglio.
Quella era la Granger? Perché mai  era lì, invece di essere a seguire i corsi di medimagia?
Il ricordo del pranzo di qualche giorno prima gli tornò alla mente.
Chissà se aveva trovato l’aiuto che cercava?
Rendendosi conto che non gliene importava poi tanto, scrollò la spalle, afferrò le proprie valige e si avviò verso l’uscita.
"Signor Piton! La sua borsa!”
La voce del cameriere risuonò per l’intero locale.
L’uomo non fece nemmeno in tempo a metter mano  alla borsa, che una furia con i capelli ricci , notata la sua presenza, lo aveva aggredito.
Severus pensò che fosse sconvolta.
“Lei , saccente maleducato! Si crede un illuminato che non può sprecare il suo intelligentissimo  tempo ad aiutare una sua vecchia alunna, perché ha dei problemi con un superiore prepotente e razzista! Ma sappia che lei non è l’unico al mondo che mi può aiutare! Sappia che dimostrerò a quelli come lei e il suo amichetto Plump che non siete migliori di nessuno e che posso far cose ben migliori di entrambi messi insieme!”
Non appena la sfuriata della ragazza si fu conclusa, Severus , ringraziando che nel locale ci fossero solo loro due e il cameriere, disse “ Sono contento che una pazza come lei verrà presto buttata fuori dal corso di medimagia… perché ,si ricordi, non riuscirà a spuntarla con Plump … e questo è un bene. Lei sarebbe stata un pericolo per tutto l’ospedale … le consiglio Granger di cercarsi un altro lavoro per il futuro …”
Detto questo , con una smorfia di disappunto , prese la sua roba ed oltrepassò la soglia del locale. Prima di sparire alla vista della ragazza , però, afferrò il foglio attaccato proprio sulla porta della taverna e glielo sbattè sul palmo della mano.
“Ecco. Cominci a fare un colloquio qui. Cercano una sguattera.”
Con un ghignò soddisfatto , se ne andò, lasciando Hermione offesa e tremante di rabbia.

***

“Ah ah ah … o Merlino Herm  che storia! Ah ah ah”
Quel pomeriggio ,Ginny Weasley si stava piegando in due dalle risate, rischiando seriamente di infilare il naso nell’ enorme coppa di  gelato al cioccolato, che le stava davanti.
Harry al suo fianco ,invece, tentava di trattenersi per non ferire i sentimenti dell’amica ma con scarsi risultati.
Hermione sbuffò irritata.
“Ti prego Ginny piantala! Non è divertente quello che ti sto raccontando! Sono stata offesa e umiliata due volte nel giro di poche ore … è stato orribile …”
“ Herm , scusa hai ragione … Ma un lato positivo c’è … Hai aggredito Severus Piton!  Hai fatto una cosa che tutti abbiamo desiderato fare nei nostri sogni proibiti !” rispose la rossa, ancora sghignazzante.
“Si. Certo. Sarebbe stata una bella soddisfazione , se poi lui con due frasi non mi avesse messa al tappeto … Comunque io ho un problema ben più grosso a cui pensare.” Rispose la riccia , incupendosi.
Harry e Ginny si scambiarono un occhiata strana.
“Ma ci sarà un modo per costringere il ciccione ad accettare qualcuno …” cercò di incoraggiarla il moro.
“No Harry … credimi. In questi due giorni, continuerò a cercare qualcuno che mi aiuti, ma quell’uomo mi vuole fuori dall’ospedale e ha a disposizione tutti i poteri per farlo. Tuttavia, continuerò a cercare … forse avrò fortuna.” Sorrise mesta la ragazza.
“Noi fare il possibile per aiutarti, tesoro!” disse Ginny, prendendole la mano.
“Certo! Puoi sempre contare su di noi Herm!” intervenne sicuro Harry , sorridendogli.
Hermione sorrise a sua volta,guardando la coppia che le stava davanti.
Il suo migliore amico e  Ginny era fatti per stare insieme … avevano le stesse passioni e lo stesso grande cuore.
Ormai la loro storia , dopo la battuta di arresto dell’anno precedente , andava a gonfie vele e lei ne era felicissima, anche se non poteva fare a meno di provare una punta di invidia. Quando Harry guardava Ginny, i suoi occhi esprimevano sentimenti ed emozioni che erano solo loro. Lei non era mai stata guardata così da nessuno , tanto meno da Ron. Quei pensieri l’avevano sempre fatta stare un po’ male. Tuttavia aveva scelto di sotterrare le sue disavventure amorose , per dedicarsi allo studio e alla sua carriera. Ora , però, che anche quella sembrava stesse per andare a rotoli da un momento all’altro, anche quei pensieri erano tornati ad infastidirla.
Sospirò.
“Ragazzi,penso che andrò a casa. Mi voglio riposare un po’ , cosi avrò tutte le forze necessarie per riprendere la ricerca domani. Ci vediamo.”
Detto questo ,si smaterializzò.

***

Il giorno seguente fu il più brutto della sua vita. Nella mattinata infatti , aveva incontrato diversi esperti di pozioni ed alchimisti, i quali era stati subito conquistati dal suo ottimo curriculum, dalla sua preparazione e dalla sua parlantina, con cui aveva dato il meglio di sé.
Nel pomeriggio ,si era presentata al San Mungo , dove il suo superiore aveva bocciato ogni sua proposta, costringendo Hermione a richiamare ogni singolo mago o strega per spiegargli che non poteva usufruire del loro aiuto. Questi si erano giustamente offesi perché venivano messe in dubbio le loro qualità e perciò, se l’erano presa con lei ,accusandola di avergli fatto perdere solo tempo.
Hermione era mortificata, molte persone, estremamente competenti, si erano dimostrate disponibili con lei ma il signor Plump, determinato ad averla vinta, le aveva bocciate tutte senza il minimo ritegno.
La riccia si era convinta che , anche se si fosse presentato Silente in persona, quell’essere spregevole , lo avrebbe liquidato con un sorrisino asciutto ed strafottente.

Si sentiva una condannata a morte.

Note dell'autrice:
Salve a tutti! Come avrete capito , questo capitolo è solamente di passaggio. Proprio per questo però , non mi soddisfa particolarmente quindi , a differenza dei miei piani precedenti , è probabilme che tra stasera e domani pubblichi almeno un altro capitolo...spero che la notizia vi faccia piacere!

Ringrazio tutti quelli che leggono la storia e coloro che la recensiscono! Vi adoro!
baci baci

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Capitolo 4
*** L'unico al mondo ***


L'unico al mondo
Come promesso eccovi un altro capitolo! Spero che vi piaccia!

La sera prima della scadenza del tempo concessogli, Hermione, sentendosi ormai sconfitta, si era rifugiata in camera sua e niente e nessuno era riuscita a convincerla a scendere per la cena. Nemmeno Sirius, ospite dei Potter, nella sua migliore interpretazione da cane dolce e bisognoso d’affetto.

Più tardi,però, Harry fece irruzione nella sua camera.
“Herm non puoi stare così! Devi reagire …” le disse , prendendole la mano.
All’inizio la riccia non rispose, nascondendo la testa sotto il cuscino. Poco dopo si aprì in un pianto liberatorio.
“E’ tutto finito … dovrò rinunciare al mio sogno , solo perché sono una Nata babbana …Harry non è giusto! Non è per questo che abbiamo combattuto contro Voldemort!” singhiozzò la ragazza.
“Herm … mi dispiace davvero tanto … mi aspettavo di poter fare di più e invece … non ho avuto nessun risultato …” rispose il ragazzo,guardando tristemente fuori dalla finestra.
Nemmeno Harry riusciva più a darle conforto. In quei due giorni l’aveva sempre spronata a non perdere la speranza … ma ormai la situazione era così disperata , che non abbattersi sarebbe stato come mentire a se stessi.

Frastornata, Hermione  dormì pochissimo quella notte.
Avrebbe dato di tutto per uscire da quella situazione … ma si rendeva conto di non avere più scampo.

Quella mattina era grigia. L’aria era grigia. L’umore di Hermione era grigio.
Tutto  sembrava presagire il peggio.
Con il morale a terra, la riccia scese a fare colazione. Subito dopo si sarebbe recata al San Mungo per farsi sbattere fuori.
“Tieni cara, mangia qualcosa …”mormorò Lily, porgendole un piatto di frittelle dorate.
“Mh … no grazie. Ho lo stomaco chiuso. Prenderò solo del caffè …”rispose la ragazza affranta, alzando gli occhi verso la padrona di casa.
La donna sembrava dispiaciuta.
Probabilmente Harry le aveva raccontato della sua situazione.
Un misto di umiliazione e dispiacere le fecero contrarre lo stomaco , fino a farle del male.
In un unico sorso, bevve il caffè, che bollente, le incendiò la gola. Dopo di chè salutò Lily e uscì di casa. Era in anticipo rispetto al suo appuntamento, ma pensò che prima sarebbe arrivata e prima avrebbe messo fine a quella tortura.

Non appena entrò nel reparto, un ondata di dispiacere la colpì di nuovo.
Si sentiva vittima di un ingiustizia bella e buona.
Avvinatasi verso la sala d’aspetto che  affiancava l’ufficio del signor Plump , la trovò gremita.
Ma da quando la fortuna aveva deciso di farsi beffe di lei in quel modo?
Sospirando si diresse verso un giovane medimago , intento a riordinare scartoffie.
“Mi scusi , ma quelle persone stanno tutte aspettando di esser ricevute dal signor Plump?” domandò , non provando nemmeno a nascondere il tono esasperato della voce.
Il ragazzo la guardò sorpreso.
Hermione si trovò a fissarlo incantata.
Il medimago , poco più grande di lei, non appena aveva alzato gli occhi dai documenti che stava compilando, aveva rivelato un viso bello e giovane , con due grandi occhi chiari e una bocca non molto carnosa ma che sembrava disegnata con un pennello.
Doveva essere quello che Lavanda e Calì fissavano quel dannato giorno …
Rendendosi conto di essere rimasta in silenzio per un tempo indefinito e di non aver assolutamente capito la risposta che il giovane le aveva dato, Hermione  arrossì vistosamente.
“Ehm … scusa …  mi sono distratta …” balbettò in preda al più terribile imbarazzo.
Era sicura che invece di ripetergli la risposta , il giovane se la sarebbe data a gambe levate. Ma non fu così.
“Ti dicevo … si , sono tutti per lui. I più sono medi maghi che vengono a richiedere il trasferimento al San Mungo. Comunque non temere non dovrai aspettare molto … li liquiderà tutti velocemente.”
“Perché ne sei così sicuro?” domandò rapida Hermione.
Voleva dimostrargli che questa volta non si era distratta a fissare i suoi stupendi riccioli scuri.
“In reparto lo chiamano il Tagliatore di gole … ci vuole poco perché lui decida se vai bene o no per il mestiere … e appena questo succede … ti convoca e in un attimo …  zac!”
Il ragazzo mimò il gesto della decapitazione , passandosi un pollice sulla gola.
Hermione lo fissò in silenzio.
“Perché lo devi incontrare?” domandò il ragazzo.
“Ehm … ecco … devo risolvere una faccenda un po’ complicata sul mio posto qui … anzi forse è meglio che mi metta in fila …” balbettò la riccia, imbarazzata.
Quel ragazzo era stato così gentile con lei … ma si vergognava a dirgli che Plump stava per dargli il ben servito.
“Sono stato invadente , scusami …” le disse , sorridendo poi aggiunse “ me lo racconterai un’altra volta … magari prendendo un caffè qui in reparto …”
Con le guance leggermente arrossate, Hermione fece un timido cenno con la testa e poi si allontanò.
Le sarebbe proprio piaciuto  poter prendere quel caffè …

Dopo non più di trenta minuti la sala d’aspetto di svuotò. Hermione fece ricorso a tutto il suo sangue freddo per non scappare quando venne il suo turno.
“Granger …”
La voce dell’uomo trasudava soddisfazione , in modo spudorato.
Sapeva di aver vinto. Ne era contento. E non si curava minimamente di nasconderlo. Hermione avrebbe voluto cruciarlo ma , volendo evitare Azkaban, se ne stava seduta davanti alla scrivania dell’uomo ormai gongolante.
“ … a quanto pare non ha trovato nessuno adatto alle sue esigenze … beh … me l’aspettavo … direi che possiamo dirci addio .” ghignò Plump, indicandole con un gesto sgarbato della mano l’uscita.
Sembrava che il Tagliatore di gole avesse superato ogni suo record.
Un bussare scocciato , interruppe il congedo.
Hermione , senza proferir parole, fece per alzarsi ma la porta si aprì all’improvviso, lasciandola senza parole.
“Granger pensava di andarsene prima del mio arrivo? ”
Severus Piton in persona se ne stava davanti a lei, con il solito sopracciglio alzato e le labbra arricciate per il disappunto.
“E’ noioso quanto questa ragazza sia zelante, non trovi anche tu Igor? E’ riuscita ad incontrarti in anticipo rispetto all’appuntamento che le avevi dato … non riesce proprio a non mettersi in mostra …”
Severus si rivolse all’uomo seduto dietro la scrivania con la sua solita voce melliflua. Hermione fu percorsa da un brivido.
Quel tono di voce non era mai abbinato a qualcosa di buono.
“Non mi inviti a sedere?”
“C-certo , caro Severus! A cosa devo una così piacevole visita?” rispose Plump.
Hermione , ancora in piedi davanti alla porta, fissava la scena, confusa.
Severus Piton si era presentato nell’ufficio di Plump come se fosse la cosa più ovvia e scontata del mondo e l’aveva addirittura rimproverata di essere arrivata in anticipo, come se avesse dovuto attendere il suo arrivo prima di incontrare il suo superiore. Igor Plump invece, pallido e agitato, sembrava quasi riverente nei confronti del suo vecchio compagno di scuola.
Inoltre in quel momento entrambi la stavano ignorando, presi da una vaga conversazione sui vecchi tempi.
“Bene. Signor Plump , io me ne vado.” Intervenne la ragazza,mordicchiandosi un labbro per moderare la voce.
“Brava Granger , esci. Attendimi in sala d’aspetto.” Le ordinò Severus, lanciandogli un’occhiata enigmatica.
Hermione fece per domandare il perché avrebbe dovuto farlo, ma l’uomo fu più veloce di lei a parlare.
“Va’ , ho detto. Aspetta fuori.”
Con la fronte aggrottata, la riccia uscì dall’ufficio, non prima di notare l’occhiata malevola che Severus rivolse a  Plump.
Era forse venuto a torturarlo e la voleva come sua complice per nascondere il corpo? Improbabile e stupido… ma allora cosa ci faceva lì? La scuola era iniziata il giorno prima …
Un pensiero le balenò nella mente.
Forse quel pipistrello gigante voleva lasciare l’insegnamento e , sapendo che lei sarebbe stata cacciata, era venuto a chiedere a  Plump di essere assunto? No. Anche quell’idea era assurda. Il professor Piton era così bravo e competente che sarebbe stato assunto ovunque …
Sospirò affranta.
Non poteva fare altro che aspettare …

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Capitolo 5
*** Giovedi nero ***


5 . Giovedì nero La ragazza appoggiò la testa alla parete dietro di lei e rivolse lo sguardo al corridoio. Per suo sommo piacere, il medimago con cui aveva parlato prima , lo attraversò a passo spedito  e ,riconoscendola, le fece l’occhiolino.
La ragazza arrossì compiaciuta e lo salutò con la mano.
“Disgustoso.”
Una voce lenta e melliflua alle sue spalle la fece voltare.
“Mi sono già pentito di quello che ho fatto.”
“Cosa avrebbe fatto?” domandò Hermione, confusa e irritata della solita acidità dell’uomo.
“Alzati e seguimi.”
Severus la superò e si diresse verso l’uscita del reparto, facendo svolazzare il lungo mantello nero.
Hermione , sbuffando , lo seguì.
Percorsero in silenzio, l’uno dietro l’altro, i tortuosi e rumorosi corridoi del San Mungo, fino a che non uscirono all’aria aperta.
Al centro della struttura infatti , sorgeva un piccolo giardino ben curato ,che quella mattina era piuttosto affollato.
Hermione osservò un attimo i pazienti che passeggiavano tranquilli. La maggior parte avevano un aspetto molto buffo. Tuttavia la sua attenzione fu catturata da due curiosi maghi, il quali passeggiando uno accanto all’altro , si osservavano truci.
Dovevano essere pazienti , visto che avevano entrambi il pigiama, coperto da una vestaglia e le pantofole.
Curiosa la ragazza si fermò ad studiarli.
Chissà perché erano tanto astiosi l’uno con altro?
La risposta le fu ben chiara ai suoi occhi. I due ,cambiata direzione ,le permisero di vedere il loro viso al completo.
Entrambi avevano metà del volto trasfigurata. Uno aveva il muso e gli occhi circondati di peluria rossastra e ricordava una volpe. L’altro invece , aveva lunghi baffi bianchi appuntiti e gli occhi erano fessure verticali, che gli davano un’aria felina.
Mentre le passavano accanto, l’uomo-volpe parlò. “Brutto bipede senza cervello … meno male non dovevano esserci problemi! Sono stato un’idiota a fidarmi di te!”
“Vacci piano! Non puoi dare tutta la colpa a me!” lo colpì l’altro, stringendo le pupille da gatto.
“E invece si, idiota! Se siamo in queste condizioni è tutta colpa tua!”
“Phfff!” L’uomo-gatto non riuscì a rispondere, perchè la bocca deformata produsse solo un soffio, ricordandole terribilmente Grattastinchi.
Rise piano , mentre i due uomini si allontanavano.
“Deplorevoli controindicazioni della trasformazione in animagi … peccato che tali inconvenienti capitino a pochi …”
Voltandosi , si trovò ad un passo dal suo professore. Esitante alzò gli occhi , incontrando quelli neri e duri di lui.
“Ora ti è possibile seguirmi, oppure devi ancora fissare inebetita quei fenomeni da baraccone?”
Hermione fece cenno di sì con il capo.
Camminarono per qualche minuto in silenzio, poi Severus si fermò.
“Per prima cosa , vorrei farti notare che se hai un appuntamento devi arrivare in orario,non in anticipo solo per farti vedere. Anche se questa è la tua massima aspirazione.”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
Quell’uomo si presentava all’improvviso e la brontolava pure … incredibile.
 “ … inoltre ogni Giovedì ti darò ripetizione di pozioni. Le lezioni dureranno sei mesi  alla fine dei quali ,se ti riterrò idonea, rilascerò una dichiarazione  che ti permetterà di riprendere regolarmente i corsi al San Mungo.”
A quelle parole la mente della ragazza si riempì di domande.
Perché mai quell’uomo le offriva il suo aiuto? Cosa gli aveva fatto cambiare idea? Cosa si erano detti lui e Plump , mentre lei attendeva fuori dallo studio? E soprattutto chi gli aveva detto che proprio quel giorno lei sarebbe stata al San Mungo , per incontrare il suo superiore?
“ … dimenticavo Granger … il Giovedì sarà anche il tuo giorno libero. Il resto dei giorni tornerai a lavorare regolarmente e a seguire tutti i corsi per conseguire la laurea di medi magia …”
Hermione lo fissò ammutolita.
Poteva ancora sperare di diventare medimaga. Tutto quello che stava succedendo non le sembrava vero.
Severus la guardò scocciato.
“Allora?”
“I-io … il dottor Plump mi aveva appena cacciata … quindi lei gli avrebbe fatto cambiare idea? Come?” domandò la ragazza, curiosa di sapere cosa era veramente successo in quell’ufficio.
 “Gli ho semplicemente detto che mi sarei occupato di te e lui ha accettato …” un ghigno si dipinse sul volto pallido di Severus. “ Non mi avrebbe mai detto di no …”
Un lampo di perfidia illuminò i nerissimi occhi dell’uomo.
Hermione capì che , nonostante fosse più grande e fosse un prefetto, Igor Plump doveva esser stato vittima di un tiro mancino del professore di pozioni. Era tipico dei Serpeverde comportarsi male anche con i proprio compagni di casa … erano incorreggibili.
Comunque quell’argomento le interessava ben poco, rispetto ad altre faccende …
“Mi scusa ma le lezioni ad Hogwarts sono già iniziate … come farà a darmi ripetizioni? Dovrò venire a scuola?”
Quell’idea l’elettrizzò.
“Nemmeno per sogno. Dovrai esercitarti in pozioni complicate e non posso mettere a repentaglio la vita degli studenti ,o peggio, rischiare di far saltare in aria il laboratorio con tutti gli strumenti e gli ingredienti che ci sono … dovremo trovare un’altra sistemazione. Sicuramente non sarà dentro le mura della scuola … sarò io a spostarmi dal castello.  Ti comunicherò nei prossimi giorni il luogo e l’ora. Buona giornata Granger.”
Dopo il suo monologo, Severus fece per andarsene, ma Hermione lo fermò.
“Aspetti! Le sembra normale presentarsi così, senza una spiegazione , togliermi da una situazione terribile e poi liquidarmi con un paio di istruzioni?!”
“Si. Non ti devo proprio nessuna spiegazione.”
“Lei mi aveva detto di no , quando gli avevo chiesto aiuto durante il pranzo a casa dei Potter!” si riscaldò Hermione , davanti all’atteggiamento scocciato e di scherno dell’uomo.
“Lo so.”
“E cosa le ha fatto cambiare idea?”
“Certamente non sono state le tue grida al Paiolo Magico.”
“Allora cosa?” continuò la riccia irremovibile.
Severus tacque, ma gli si avvicinò minaccioso.
Fermò il suo viso da un palmo da quello della ragazza, molto più bassa di lui e sibilò.
“Non sono qui per darti spiegazioni. Accetta il mio aiuto e taci una volta per tutte.”
Mentre Hermione era ancora immobile , l’uomo , dopo averle lanciato un’occhiata piena di disappunto, si smaterializzò.
Arrabbiata  , la ragazza si lasciò cadere su una panchina lì vicino.
Quelle lezioni sarebbero stata terribili, ma sembrava che fosse l’unico modo che aveva per poter continuare a studiare, quindi se le sarebbe fatte piacere …
Sospirò sonoramente.
“Come è andata con il dottor Plump?”
Quella domanda la fece sobbalzare.
“Scusa non volevo spaventarti!”
Il bel curatore con cui aveva parlato davanti alla sala d’aspetto ,era spuntato da un vialetto pieno di fiori.
“Direi bene … sembra che sia riuscita a non farmi tagliare la gola …” scherzò Hermione, inebriata dalla vista del bel giovane.
Il ragazzo rise.
“Mi sono reso conto di esser stato un maleducato prima … non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è Bruce”
“Piacere Hermione …”mormorò la ragazza, stringendo la mano forte di lui.
“E’ stato un piacere conoscerti e incontrarti di nuovo , ma ora devo assolutamente trovare due pazienti che sfuggono alle nostre cure … sembrano il gatto e la volpe, li hai visti per caso?”
Questa volta fu Hermione a ridere.
“Si … stavano tornando dentro l’edificio …”
“Grazie mille, vado a cercarli.” Disse il ragazzo , incamminandosi.
Hermione lo guardò allontanarsi, pensando a quanto fosse carino.
Forse era il momento di darsi una mossa …
“Ehi Bruce!” Il moro si voltò. “Ci conto per quel caffè!”

Note dell'autrice:
Salve a tutte , mie care lettrici!
Mi stupisco anche io della velocità con cui sto aggiornando...  non fateci l'abitudine, però, è solo un periodo di grande ispirazione!^^
Spero che non ce l'abbiate con me per l'apparizione di questo caro giovane , Bruce... e che non  odiate troppo lui.^^ !!!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Per il resto,ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e chi recensisce!

Baci, Amelia
 

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Capitolo 6
*** Ricordi e spiegazioni ***


Ricordi e spiegazioni
Era da poco passata l’alba e Severus stava facendo scorrere la punta delle dita affusolate sul bordo della sua scrivania , meditabondo.

Aveva accettato di aiutare la Granger … Sarebbe stato un ccompito decisamente gravoso ma non sarebbe mai riuscito a dire di no ad una sua richiesta …
Si poteva comunque consolare con l’idea di aver rovinato le giornate  di Igor, per un bel po’.

Quel pensiero fu accompagnato da un ghigno soddisfatto.

A quell’uomo ricollegava ricordi quasi peggiori di quelli riguardanti i Malandrini. Mentre Lucius, infatti , non appena si erano conosciuti gli aveva dimostrato , a modo suo, simpatia, coinvolgendolo in malefatte e lodandolo per la sua perfidia da Serpeverde, Plump , all’epoca molto più robusto e più forte di lui, lo aveva vessato ed umiliato in tutti i modi.
Ricordava di esser stato più volte costretto a far i compiti del prefetto , per evitare di esser picchiato da quest’ultimo o peggio …
Quando lui frequentava il secondo anno , Plump con un abile uso della legimanzia aveva scoperto il suo immenso affetto per Lily e più volte lo aveva piegato al suo volere , minacciando di  raccontare a tutti i suoi segreti. Ripensandoci ,in quel momento, forse non avrebbe avuto paura di una minaccia cosi blanda, ma agli occhi di una gracile ragazzino di dodici anni quelle parole risultavano tremende e scatenavano in lui il timore che Lily potessa esser disgustata dallo scoprire i suoi veri sentimenti.
La sua abilità come occlumante si era manifestata allora, quando , dopo molte notti di studio , era riuscito a chiudere la mente alle intrusioni di Igor.
Tuttavia il ragazzo non aveva smesso di tormentarlo, anzi , dopo aver scoperto di non poter più leggere i suoi pensieri   , aveva aumentato le sevizie corporali.

Severus strinse le dita in un pugno  a quei ricordi.

Una notte , mentre  cercava di scoprire dove andassero i Malandrini durante la luna piena, si era imbattuto in Plump, che aveva iniziato a giocare con lui come il gatto con il topo. Lo torturava non per bisogno ma per puro divertimento.
Quando ormai era pieno di graffi e tagli sul viso e sul corpo, era riuscito a rubare la bacchetta al suo carnefice e gli aveva scagliato contro un incantesimo che aveva inventato appositamente per lui. Il Sectumsempra.
In breve aveva visto Igor accasciarsi al suolo, per la copiosa perdita di sangue.
Fortunatamente in quel momento era arrivato Lucius, che ,guarite le ferite di Plump,   lo aveva coperto perché non fosse punito per quell’aggressione.
Ricordava di aver provato un misto di paura e soddisfazione nell’ esser riuscito a cavarsela e a mettere a posto quel prepotente. Igor infatti  non osò più disturbarlo o minacciarlo, anzi dimostrò sempre verso di lui una notevole dose di timore.
Addirittura il giorno precedente ,dopo vent’anni , aveva notato l’agitazione che aveva creato nell’uomo il suo arrivo …

Severus si riscosse da quei pensieri.
Avrebbe dovuto pensare a dove poter dare ripetizioni a quella ragazzina, piuttosto che indugiare sul passato …

Un’idea gli balenò nella mente e l’uomo aggrottò le sopracciglia per il disappunto.

Non avrebbe voluto optare per quel posto , ma sembrava non aver scelta.

Afferrò veloce un piccolo pezzo di pergamena e vi sopra scrisse poche frasi. Dopo di ché si diresse in gufiera per  spedire il messaggio ad Hermione.

***

Un grosso gufo nero picchiettò alla finestra di camera di Hermione.  
La ragazza , nonostante l’orario , era già in piedi pronta per riprendere i corsi e lo studio.
Non appena notò il pennuto, corse ad aprire la finestra per fare entrare l’animale , il quale svolazzò dentro la stanza  per poi saltellare sulla sua scrivania, scocciato.
La riccia non potè fare a meno di pensare che gli ricordasse qualcuno.
La conferma la ebbe dopo aver letto il biglietto che l’animale portava con sé.
Poteva esser diverso da quello il gufo di Piton?
Con il pezzo di pergamena ancora stretto in mano, la ragazza scese le scale e si infilò silenziosa in cucina.
“Hermione buongiorno!” le sorrise Lily che , già perfettamente vestita , sorseggiava il suo caffè seduta al tavolo.
"Buongiorno Lily ! Anche a te inizia presto il turno ,stamattina?"
"Putroppo si ... comunque alla fine ci si fa l'abitudine ... vuoi che ti prepari qualcosa?" domandò la rossa premurosa.
“No , no , fai pure colazione con calma … mi preparo qualcosa di veloce e scappo al San Mungo …” la trattenne Hermione, sfoderando un luminoso sorriso.

L’idea di poter rientrare in reparto la riempiva di gioia … nonostante la presenza del suo odioso superiore …
“Sono contenta che tutto si sia risolto … sapevo che solo lui ce l’avrebbe fatta …”mormorò fra sè  la donna.
La frase ,tuttavia , non sfuggì ad Hermione.
Cosa voleva dire Sapevo che solo lui ce l’avrebbe fatta ? La sera precedente aveva solo accennato alla famiglia Potter di esser stata riammessa alle lezioni. I particolari , infatti , li aveva tralasciati , per potersi concedere un lungo sonno ristoratore.
“Solo lui?” domandò la riccia.
“Come ? Non ho detto niente di simile” rispose Lily ,spalancando i suoi grandi occhi verdi e assumendo un’espressione innocente.
Ad Hermione ricordò molto una piccola e bellissima fatina indifesa, ma nonostante ciò non demorse.
“Lily ho sentito benissimo … devi dirmi qualcosa?”
“Ecco … io … si. Forse ho scritto una breve lettera a Severus per convincerlo ad aiutarti. Per quanto mi ricordo,quando eravamo a scuola, lui ha sempre comandato a bacchetta Plump perciò ... Comunque non mi ha mai risposto … pensavo che non sarebbe venuto, poi quando ieri ci hai detto che saresti rientrata a lavoro … beh, ho capito che si era presentato lì … o mi sbaglio?”
“No , non  ti sbagli. Sarà lui a darmi ripetizioni per i prossimi sei mesi … la cosa mi preoccupa un po’ , ma se è necessario …” disse Hermione , con un’alzata di spalle.
“Non devi preoccuparti … Severus , sotto quella vecchia corazza da cattivo, è un brav’uomo …” la rassicurò la donna.
“Lo spero …” mormorò Hermione , scettica.
Forse poteva essere un brav’uomo con Lily, visto che pendeva visibilmente dalle sue labbra, ma con il resto del mondo si era sempre dimostrato  un gran bastardo …
“Ti farà lezione ad Hogwarts?” le domandò Lily.
“Mh no … mi ha scritto oggi il posto ...” la riccia aprì la pergamena che aveva ancora in mano “ qui dice di presentarmi alle otto di sera a Spinner’s end … non so di preciso dove sia , ma mi ci smaterializzerò …”
“Ah.”
La ragazza alzò gli occhi sulla donna davanti a lei. Aveva un’espressione strana , che Hermione avrebbe definito tra il preoccupato e lo stupefatto.
Che posto era mai quello? Doveva preoccuparsi?
Ai suoi dubbi diedero risposta le parole di Lily.
“Beh … penso che casa sua sia un posto più adatto per delle lezioni private … cerca di stare attenta però quando ti recherai lì.”
Hermione sentì la sua mascella scendere.
“C-come? Casa sua? Cioè dove lui abita?”
“Si , Hermione , direi di sì … prima viveva lì con sua madre, adesso so che ci vive da solo …”
“Ma è terribile!” le parole le uscirono come un grido.
Lily si alzò dalla sedia e voltandosi verso di lei ,rise del terrore dipinto sul volto della giovane.
“Stai tranquilla. Non mi è mai giunta voce che Severus mangi le persone che entrano in casa sua, nemmeno se sono giovani ragazze in cerca di aiuto.”
Detto ciò , ridendo ancora, uscì dalla cucina.
Hermione guardò torva le spalle della padrona di casa allontanarsi.
Lei da ridere non ci trovava un bel niente.

Note dell'autrice:

Con questo capitolo ho risposto a tutte le vostre domande...
Chi ha spinto Severus a cambiare idea? Ovviamente Lily che , nonostante tutti i suoi discorsi sull'amicizia, lo ha ancora ai suoi piedi.
Dove si svolgeranno le tanto temute ripetizioni di pozioni? Nella buia e polverosa Spinner's End... anche se le vostre idee mi piacevano parecchio! ^^

Vi dico subito che domani pubblicherò un altro capitolo...e questo solo grazie al calcio...lo so che suona strano, ma il mio ragazzo se ne è stato a guardare la partita e io ho scritto un altro po' di storia. Posso perciò fare uno strappo alla regola e pubblicare il prossimo capitolo ( il mio preferito!) .
Baci, Amelia.

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Capitolo 7
*** Spinner's End ***


Spinner's End
Come promesso vi lascio questo capitolo... vi confesso che è uno dei miei preferiti... spero piaccia a voi, come piace a me! Fatemi sapere^^

Buona lettura!!!

Erano  le sette e mezzo in punto di Giovedi sera. Hermione si era appena smaterializzata  e per suo sommo dispiacere, si era imbattuta durante un furioso temporale di fine estate.
Perciò, bagnata dalla testa ai piedi, si era incamminata per Spinner’s end alla ricerca della casa del suo professore. Quel posto non aveva l’aria di essere un quartiere raccomandabile.
La strada era oppressa da entrambi i lati da una fila di grigie villette a schiera, che dovevano aver vissuto tempi migliori. La maggior parte di esse infatti si trovava in un visibile stato di abbandono. Le macchie di umidità erano perfino visibili sui muri esterni, le persiane pendevano dalle finestre i cui vetri erano stati frantumati da teppisti che non avevano niente di meglio da fare. Ma non erano solo le case a dare quell’aria sciatta al posto. A ciò contribuiva la strada stessa. Questa infatti era piena di pozzanghere putride e pezzi di bottiglie rotte. Su di essa regnava il buio,perché la luce dei pochi lampioni che funzionavano tremolava , minacciando di sparire da un momento all’altro.
La ragazza rabbrividì.

Stava cercando di non farsi prendere dall’ansia ,nonostante girasse a vuoto da oltre un quarto d’ora. Un’ondata di panico ,tuttavia, la travolse quando cominciò a temere di essersi persa e si accorse che un  tipo, probabilmente ubriaco, la stava seguendo.
Istintivamente Hermione mise mano alla bacchetta.
Non l’avrebbe usata se non in caso di estrema necessità. Prima almeno avrebbe tentato di seminare l’uomo che barcollava,tenendosi malamente alle ringhiere che circondavano le case.
Aumentò il passo , sicura che l’uomo non avrebbe avuto le forze di starle dietro.
Ad un tratto svoltò in una viuzza che si apriva in mezzo a due case e , mentre si girava a guardare se l’uomo l’avesse vista, andò a sbattere contro qualcuno.
Con suo sommo orrore, si accorse di essersi imbattuta in un altro uomo, altrettanto ubriaco e che nell’urto si era lasciata sfuggire la bacchetta di mano. Alzò gli occhi dalla camicia sporca e puzzolente per incontrare quelli offuscati di lui.
Vi scorse una strana luce. Quell’uomo era divertito , come se avesse trovato un giocattolo interessante ed inaspettato.
Arretrò, per tentare di scappare , ma l’uomo le afferrò il braccio,stringendola forte , poi sorrise scoprendo i denti ingialliti.
“Ehi Fin! Guarda cosa ho trovato stasera per giocare!” gracchiò l’uomo all’aria.
In un attimo, dall’angolo spuntò il suo precedente  inseguitore. Hermione cominciò a sudare freddo.
Doveva assolutamente recuperare la sua bacchetta.
Tirò un altro strattone nel tentativo di liberarsi , ma l’uomo rinsaldò la presa.
“A quanto pare sei una piccola ribelle …”biascicò uno e poi aggiunse “ e dire che hai l’aspetto di una di quelle belle bambole di porcellana … con questi bei capelli”.
Detto ciò, le passò una mano lurida sui capelli.
Hermione avrebbe voluto gridare, ma sapeva che se lo avesse fatto , avrebbe reso il gioco dei due uomini più interessante e avrebbe perso ogni speranza di liberarsi.
Doveva recuperare la bacchetta …
“Ma dimmi un po’ … come mai una così bella bambina gira per questi posti così brutti? Il tuo papà non ti ha detto che non è prudente?” rise sguaiato Fin, mentre le afferrava un lembo della camicia.
Hermione sentiva gli occhi bruciarle.
Avrebbe veramente voluto che suo padre fosse lì a salvarla …
Sentiva il fiato fetido dei due uomini sempre più vicino. Ormai tremava come una foglia e non riusciva ad avvicinarsi alla sua bacchetta, abbandonata poco distante da lei.
“V-vi prego lasciatemi … non mi fate del male …” li supplicò, ma senza risultati.
“Non devi aver paura …” disse uno e l’altro aggiunse “ non ti faremo del male”.
Entrambi risero malamente e dopo le rivolsero degli sguardi famelici. Hermione prigioniera della stretta dei due ,avrebbe voluto tapparsi le orecchie a quel suono orrendo e cattivo.
Serrò gli occhi. Quello che le aveva afferrato la camicia la strattonò, strappandone un pezzo e facendo saltare un paio di bottoni.
Sentiva le sue lacrime scorrerle calde sulle guance.
Non voleva che accadesse … non voleva ma non aveva la forza per impedirlo …
In un attimo tutto si fermò e la presa dei suoi assalitori si allentò fino a sparire.
Timorosa aprì gli occhi e si girò verso uno degli uomini che se ne stava immobile accanto a lei, con gli occhi vitrei. L’altro era nelle stesse condizioni.
“Granger vuoi rimanere lì ancora molto?! Muoviti!”
La voce di Severus riecheggiò nel vicolo buio. Hermione vide l’uomo farsi avanti con passo spedito e arrivare fino a lei urtando uno dei due ubriachi  che ,come un fantoccio senz’anima, cadde a terra immobile.
“Forza andiamocene di qui.” disse risoluto Severus, raccogliendole la bacchetta e trascinandola velocemente lontana da quel posto e quegli uomini.
***

Severus tirò un sospirò di sollievo , non appena chiuse la porta di casa.
Furente si voltò verso la ragazza che bagnata , infreddolita e spaventata, se ne stava in piedi nel suo buio salotto.
“Come devo farti capire, stupida ragazzina , che devi arrivare puntuale? Avevo fatto un incantesimo che avrebbe rilevato il tuo arrivo alle otto in punto … ma tu ovviamente sei arrivata prima! Ti rendi conto di cosa sarebbe successo se non fossi sceso in strada a cercarti, prima dell’orario stabilito?!” gridò il professore di pozioni.
Quella stupida aveva rischiato veramente grosso!
“ E poi , che razza di strega sei se perdi la bacchetta contro due babbani?!” la incalzò nuovamente.
Hermione non rispose ma si limitò a chinare la testa.
Forse era stato troppo duro …
A confermare quel pensiero arrivarono i sommessi singhiozzi della ragazza.
Severus la guardò. Aveva un aspetto così indifeso, mentre se ne stava lì bagnata e con i vestiti strappati da quei bastardi, che nemmeno lui, freddo e arcigno, avrebbe avuto il coraggio di infierire ancora.
“Siediti su quella poltrona. Ti porto un bicchiere d’acqua.”
La ragazza obbedì al suo ordine e si rannicchiò sulla poltrona nera da lui indicata.
Quando riapparve dalla cucina , si accorse che la ragazza ,accortasi solo in quel momento delle condizioni dei suoi vestiti, cercava disperatamente di coprirsi la pelle nuda della pancia, ma invano, visto che la camicia in quel punto era a brandelli.
“Bevi.” Le disse prima di allontanarsi di nuovo.
Entrato nella sua camera da letto , prese da un armadio una coperta scarlatta , consumata e polverosa.
La scosse forte e con un colpo di bacchetta la ripulì, poi rientrò nel salotto.
Silenzioso Severus si sedette sul tavolino vicino alla poltrona. Osservò un po’ Hermione.
La ragazza sembrava non aver fatto caso ai suoi movimenti. Se ne stava lì immobile, con gli occhi fissi nel vuoto.
Prese di nuovo la bacchetta e ne fece scaturire un lieve vento caldo che in breve asciugò il corpo fradicio della ragazza, dopo di che , cauto, le posò addosso la coperta a cui la riccia si strinse.
Si spostò verso uno scaffale e cominciò a cercare un libro.
“ Niente lezione per stasera. Ti riporterò a casa non appena vorrai …”
Non ricevendo risposta, si voltò.
La ragazza dormiva profondamente.
***
Hermione aprì lentamente gli occhi.
Doveva aver fatto un brutto sogno … degli uomini l’avevano aggredita in un vicolo di una zona squallida di Londra …
Non appena mise a fuoco la stanza , si alzò di scatto.
“Allora buon ora.”
Si voltò verso il proprietario della voce che, seduto sul divano  poco distante da lei,  la guardava da sopra la copertina di un libro.
“Io … non è stato solo un brutto sogno …”mormorò la ragazza.
“No. Non lo è stato … e proprio per questo dobbiamo trovare una soluzione.” Dopo di chè porse ad Hermione la bacchetta che la ragazza afferrò in fretta e con cui ,un po’ rossa in volto, si riparò la camicia.
Non voleva nemmeno pensare alle condizioni in cui poteva essere …
Mentre cercava di darsi un contegno, vide Severus armeggiare in un cassetto e poi avvicinarsi a lei.
“Questa casa è l’unico posto che abbiamo per le lezioni … purtroppo la zona è pessima come hai potuto costatare e io non potrò garantirti la mia puntualità, venendo qui da Hogwarts. Per non lasciarti gironzolare in queste strade un’altra volta ti lascio questa …”
Lo sguardo di Hermione si posò su una piccola chiave bronzea , che brillava nella mano del professore.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma confusa la richiuse immediatamente e lo fissò.
“E’ la chiave di questa casa … così potrai attendermi qui, qualora io faccia ritardo.” Spiegò Severus , porgendogliela.
La riccia confusa la prese.
“Grazie …” balbettò , non sapendo bene che dire.
“Bene. Adesso è giunto il momento di andare … è mezzanotte e entrambi dobbiamo lavorare domani mattina. Per questa volta ti riporterò a casa. Ma non farci l’abitudine, non sono la tua guardia del corpo.”
Un po’ incerta sulle gambe, Hermione si alzò e seguì il professore fuori dalla casa.
Era stupita di  come i modi dell’uomo non fossero sprezzanti o scocciati.
“Ah. Granger. È bene che ti avverta di una cosa.” Questa volta l’uomo tornò a parlare con il suo tono minaccioso.
Hermione lo guardò preoccupata.
“Che non ti passi ,nemmeno una volta,  in quella testolina da sapientona che ti ritrovi, di dire ad anima viva che ti ho dato quella chiave e soprattutto non provare a portare i tuoi amichetti a far un giro in casa mia … perché stai certa che lo verrei a sapere … e le conseguenze sicuramente non sarebbero piacevoli” sibilò l’uomo, fissandola con i suoi profondi occhi neri.
La ragazza annuì con vigore.
Era sicura che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Era ancora un po’ confusa  ma si ricordava che , dopo averla salvata da quei due uomini, l’uomo, anche se con i suoi soliti modi distaccati e bruschi, si era  preso cura di lei , aspettando addirittura il suo risveglio per riaccompagnarla dai Potter.
Si sentì afferrare delicatamente il polso e riconobbe la sensazione di vuoto dovuta alla smaterializzazione.
Severus la lasciò esattamente davanti allo zerbino di casa e , senza una parola se ne andò.
Hermione , attenta a non far rumore, salì nella sua stanza.
Mentre si toglieva il cappotto si accorse che da una delle tasche spuntava una fiala. Presa , la stappò e subito fu inebriata dal profumo dei gelsomini.
Sorrise, stupita e divertita.
Aveva distillato per lei la bevanda della pace …
La bevve in un sorso e subito fu avvolta dal dolce calore  della sonnolenza.

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Capitolo 8
*** Appuntamento al Ghirigoro ***


Appuntamento al Ghirigoro
Salve a tutte mie care lettrici!  
Ho avuto un po' da fare in questo periodo ... ma vi prometto di farmi perdonare! Domenica infatti pubblicherò un altro capitolo ^^ ... intanto vi lascio questo capitoletto ( una premessa a quello successivo ) , spero che vi piaccia ... Buona lettura!

Nonostante gli orari terribili ,Hermione non poteva essere più felice di aver ripreso i suoi studi e il suo lavoro al San Mungo.
La riccia ,infatti, si era subito fatta ben volere dai curatori che seguivano le matricole, riuscendo a far dimenticare il guaio che aveva combinato.
Per non parlare dei suoi incontri con Bruce che si erano fatti sempre più frequenti.
Il giovane infatti inventava sempre un pretesto per incontrarla o per lavorare con la ragazza ,la quale gradiva moltissimo la compagnia del moro che si era rivelato da subito cordiale e disponibile, oltre che tremendamente bello.
Tra i due si era instaurato un tacito rapporto di interesse che stava facendo morire d’invidia Lavanda e che , tuttavia , non sembrava destinato a sbloccarsi.
Un giorno, mentre i due ragazzi facevano tranquillamente colazione in un delizioso bar ,vicino all’ospedale, durante un’ora di pausa dai turni, Bruce estrasse dalla tasca della divisa due biglietti dorati.
“Cosa sono?” domandò Hermione ,cercando di moderare il tono della voce, per non sembrare troppo curiosa.
“Non lo vedi? Sono due biglietti!” scherzò il moro,per tenerla sulle spine.
“Ma dai!”
Mentre Bruce scoppiò a ridere, Hermione trattenne il fiato.
La risata di quel ragazzo le faceva girare la testa!
“Allora mi dici per cosa sono quei biglietti?” insistette la ragazza, cercando di non incantarsi a guardare gli occhi del giovane.
“Beh , sono per una presentazione di un libro al Ghirigoro … si tratta di trasfigurazione … mi hai detto che era una materia che amavi molto quando studiavi … quindi ho pensato che … insomma, si … che ti sarebbe piaciuto andare , magari … con me!” disse il ragazzo sul volto del quale si disegno un timido sorriso.
Lo stomaco di Hermione fece una capriola.
“Io …” balbettò.
Quello sarebbe stato un appuntamento in piena regola. Non era una semplice colazione o un pranzo come quelli che facevano vicino al San Mungo.
“Vengo molto volentieri!” riuscì finalmente a dire.
“Perfetto! Fortunatamente  è di Giovedì e abbiamo entrambi il giorno libero!”
A quelle parole, Hermione si sarebbe voluta mettere ad urlare.
Ma come proprio Giovedì?!
“E’ Giovedì?”
“Si ,perché?” domandò il ragazzo , lievemente preoccupato per il repentino cambiamento della ragazza.
“O Merlino … Bruce … io non credo di potere … ho un impegno che non posso rimandare …” si scusò.
“Ah. Tranquilla, sarà per la prossima volta.”
La delusione del giovane era palpabile. Hermione avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimediare, ma non aveva il coraggio di dirgli che doveva seguire delle ripetizioni di pozioni.
Avrebbe dovuto rinunciare a Bruce per passare la serata con Piton. Fantastico!
Sbuffò sconsolata. Il ragazzo davanti a lei ,invece, si era chiuso in un mutismo dispiaciuto.
Stava già progettando di darsi malata per saltare l’appuntamento con Piton ,quando Bruce le porse i biglietti.
La riccia lo guardò interrogativa.
“Se vuoi puoi andarci lo stesso Giovedì …”
Per la seconda volta Hermione avrebbe voluto gridare.
E con chi? Con Piton?
“Bruce ma che stai dicendo?! A me avrebbe fatto piacere andarci con te!”
Quella confessione la fece arrossire.
Bruce sorrise malizioso e un po’ più rilassato. “Mi fa piacere sentirtelo dire.”
Hermione liquidò tutto con un colpo di spalla, cercando così di riacquistare un po’ di dignità e controllo. Così facendo guardò i biglietti che ancora brillavano nella sua parte di tavolino.
Un brivido di gioia le percorse la schiena.
La presentazione si sarebbe svolta alle sei! Sarebbe potuta uscire con Bruce e poi andare a farsi torturare a suon di pozioni da Piton!
“Ehi ti sei incantata?”
“Certo che oltre al giorno, mi avresti potuto dire anche l’orario!” lo rimproverò scherzosa, poi aggiunse “penso di potercela fare … il mio impegno è alle otto , perciò …”
Cosa avrebbe dovuto dirgli?
“ … perciò pensi che ci potremmo vedere comunque?” Bruce finì la frase per lei.
“Esatto … che ne pensi?”
“Non vedo l’ora.”

*

Giovedì arrivò velocemente ed Hermione era in pieno dramma da vestito.
Avrebbe voluto risultare carina senza essere eccessiva. Non sarebbe stato da lei.
Sbuffò, lasciandosi cadere sul letto.
“Si può?” domandò Ginny, entrando direttamente nella stanza senza attendere risposta.
“Cosa lo chiedi a fare se sei già entrata?!” rispose acida la riccia.
“Wow … siamo di ottimo umore vedo! Pensi di presentarti così all’appuntamento con il tuo nuovo ammiratore?” cercò di sdrammatizzare la rossa.
Purtroppo Hermione non colse le buone intenzioni dell’amica e saltò su ,come una molla.
“Ginny , ma quale ammiratore?! Bruce è solo un amico e questa è una tranquilla uscita tra colleghi … tutto qui. Ma io non so che mettere!”
“Allora se è così , so io cosa puoi indossare.” Esordì la rossa , infilandosi nella cabina armadio.
Riemerse con dei jeans , strappati sul ginocchio , una felpa blu con Paperina e della vecchie scarpe da ginnastica.
Hermione  rimase a bocca aperta.
“Ginny dimmi una cosa. L’amore per Harry ti ha per caso bruciato il cervello?”
“Assolutamente no!” rispose la rossa pratica, poi aggiunse “ Tu hai detto che Bruce è solo un amico. Quindi mi sono detta. Harry è un tuo amico e con lui tu usciresti con questi vestiti. Quindi lo puoi fare anche con il nostro bel curatore”.
“Ma non è la stessa cosa!” si lamentò la riccia.
“Ah no? E perché?” la incalzò Ginny , lasciando i vestiti su una sedia e sedendosi accanto all’amica.
“Perché … o Merlino lo sai perché”
Non riusciva ad ammettere nemmeno a se stessa che quella per lei non era una semplice uscita tra amici , figuriamoci dirlo ad alta voce.
“Va bene … se non lo dici tu, lo dico io. Tu oggi pomeriggio hai un appuntamento con ragazzo che ti piace e a cui speri di piacere. ”
La voce di Ginny risuonò talmente solenne che Hermione scoppiò a ridere.
“Beh, si …” ammise timidamente “ e non so veramente che mettermi … in più non posso nemmeno esagerare ,perché dopo ho lezione con Piton e non vorrei mi sbattesse fuori a calci se arrivo troppo in tiro …”
“Potrebbe pensare che lo vuoi sedurre!” rise la rossa.
“Non lo dire nemmeno per scherzo!”
Ginny le mise le mani sulle spalle.
“Tesoro non ti preoccupare … non appena avrò finito con te, penserai che sono l’amica migliore che una ragazza ,in crisi da appuntamento, possa avere!”

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Capitolo 9
*** Metodi babbani ***


Metodi babbani
Doveva ammettere che Ginny aveva fatto davvero un gran bel lavoro ...
Pensò Hermione specchiandosi nella vetrina del Ghirigoro.
I capelli le ricadevano in morbide onde. Indossava un vestitino blu con delle ballerine abbinate. Mentre un leggero trucco le dava luce al volto.
Era un look perfetto per un primo appuntamento e le avrebbe permesso di lavorare con le pozioni nella massima comodità.
Distogliendo lo sguardo la suo riflesso, si guardò intorno in cerca di Bruce.
Come sempre era arrivata in anticipo all’appuntamento.
Al quel pensiero le tornò in mente la sfuriata di Piton della settimana passata e le tornò in mente anche la sua disavventura.
Rabbrividì.
“Herm sei già arrivata?!” il moro spuntò dalla libreria. “Accidenti … ehm … sei stupenda! Spero che tutto questo splendore sia per me!”
La ragazza sentì le guance bruciare. “In realtà , vorrei attirare l’attenzione del giovane autore che presenta il libro … sai gli scrittori hanno un certo fascino!” scherzò la ragazza.
“Mah. Se lo dici tu!” rispose Bruce , fingendosi offeso.
Dopo di che le prese la mano e la portò all’interno del locale.
Mentre seguiva il ragazzo, Hermione non fu capace di togliergli gli occhi di dosso.
Era ,se possibile, ancora più bello, con la camicia bianca , leggermente sbottonata e i jeans scuri.
Cercò di distrarsi dai pensieri poco casti appena fatti, guardando il locale.
Per l’occasione la libreria era stata sgombrata e dove solitamente spuntavano espositori di libri c’erano parecchie file di sedie davanti ad un palco.
“Ho pensato di prendere posto , visto che ero in anticipo. Sai è una mia brutta abitudine.”
Bruce le indicò due posti in terza fila.
Hermione sorrise. Sentiva quel ragazzo veramente simile a lei e questo non poteva altro che renderla ancora più felice della sua compagnia.

*

La presentazione passò in fretta. I ragazzi fecero una passeggiata per le colorate via di Diagon Alley e mangiarono qualcosa ,perché più tardi, Hermione non ne avrebbe avuto il tempo. La riccia confidò al moro , quale fosse il suo impegno, raccontandogli anche di come Plump l’aveva messa alle strette e il suo professore si era ,quasi spontaneamente, offerto di darle il suo aiuto.
Bruce l’ascoltò con interesse e ammise di aver sempre sospettato che Plump avesse quel genere di idee, soprattutto per i comportamenti riservati a dei suoi colleghi , che avevano rapporti di parentela con babbani.
Hermione non poteva essere più contenta della piega presa della loro uscita. Si sentiva libera ed euforica, come non lo era da tempo, quando però controllò l’orologio tutta la sua serenità si incrinò.
Mancava meno di un quarto d’ora alle otto.  Doveva smaterializzarsi a Spinner’s End.
“Bruce. Devo andare … il professor Piton mi aspetta.” Si scusò la ragazza.
“Vorrei accompagnarti , se non ti dispiace.” Rispose immediatamente il moro.
Hermione lo guardò sorpresa.
“Mi hai detto che la zona in cui non devi andare non è delle migliori, perciò vorrei essere sicuro di farti arrivare sana e salva alla tua lezione.” Spiegò il giovane , per poi aggiungere “Scusa non considerarmi invadente …”
“No , no anzi, sei veramente molto carino … e mi farebbe piacere se tu mi accompagnassi.”mormorò la ragazza.

*

In un attimo i due giovani si smaterializzarono in Spinner’s End.
Hermione notò come quel posto fosse ancora più squallido della settimana precedente.
Involontariamente si strinse a Bruce, che le circondò le spalle con un braccio.
Velocemente giunsero davanti alla casa del professore, l’unica ad avere davanti un lampione acceso.
La riccia sospettò che fosse opera della magia, visto che il resto delle luci della strada si erano definitivamente fulminate.
“Bene. Sono arrivata.” Disse Hermione, riluttante nell’abbandonare il caldo abbraccio del curatore.
“Sono stato veramente bene con te.” Le disse il ragazzo in sussurro, ma senza staccare gli occhi da quelli di lei.
“Bruce … anche io. Grazie per avermi invitata”.
D’istinto la ragazza si avvicinò al volto del ragazzo per lasciarci un lieve bacio sulla guancia, ma ,prima di allontanarsi , si sentì stringere.
Imbarazzata, alzò gli occhi verso quelli cristallini di Bruce. Vi lesse il suo stesso desiderio, ma anche la paura di fare una sciocchezza.
Il respiro del giovane era caldo sulle sua labbra.
Lenta si accostò un po’ di più al volto del moro, già terribilmente vicino al suo. Voleva fargli capire che lei lo voleva quanto lui.
Fu un attimo. Bruce intrecciò le dite con i suoi capelli e riempì la minima distanza che li separava.
Si baciarono con desiderio, illuminati dalla fioca luce di quel solitario lampione.
Si allontanarono senza fiato e con gli occhi languidi.
Bruce ruppe il silenzio.
“Ti prego Hermione. Se devi andare , va’ ora. E sii veloce , perché potrei decidere di rapirti sul serio.”le disse il giovane  in un sussurro, appoggiando la fronte su quella di lei.
“Si. Si. Vado.” Balbettò Hermione.
Avrebbe dato di tutto per non doversi allontanare.
Con un enorme sforzo e dopo un altro rapido bacio, la riccia riuscì ad arrivare alla porta della villetta, stranamente aperta.
“Ci vediamo domani.” Salutò. Ricevendo un piccolo bacio dal curatore che la guardava da lontano.

*

Inaccettabile. Quella ragazza aveva superato ogni limite. Venire a fornicare davanti a casa sua!
Severus si spostò irrequieto sulla poltrona.
E lui che si era addirittura preoccupato che le fosse capitato di nuovo qualcosa. Stava per andare a cercarla quando cosa vede dalla finestra? Quella scema avvinghiata a un bamboccione impomatato!
L’uomo si massaggiò  distrattamente lo stomaco.
Aveva iniziato a fargli male. Probabilmente perché non aveva mangiato …
Il rumore della porta chiusa lo riscosse.
Con un sorrise ebete , Hermione fece il suo ingresso nella stanza. Severus assottigliò gli occhi.
Quella ragazzina traballava addirittura. Nemmeno avesse ricevuto un bacio da un dissennatore!
“Ben arrivata Granger.” La salutò l’uomo , riservandole il suo miglior tono mellifluo.
“Buona sera professore.”
“E’ in ritardo.”
Aveva tutta l’intenzione di togliergli quella fastidiosissima espressione beata.
“Professore sono le otto in punto ora.” Protestò la ragazza, lasciando distrattamente la borsa sul polveroso divano nero.
“Il mio orologio fa le otto e un minuto. Tu sei in ritardo.” Concluse Severus, ancora comodamente seduto sulla sua poltrona preferita. “Comunque  ti trovo meglio dell’altra volta. Mi auguro che questa mise non sia in mio onore.” Disse l ‘uomo , squadrando la figura esile della ragazza.
Hermione abbassò gli occhi, arrossendo.
Sperava che il suo abitino passasse inosservato … ma forse Ginny aveva fatto un lavoro troppo appariscente.
Improvvisamente le tornò in mente la battuta della rossa sul sedurre Piton, facendola arrossire ancora di più.
“No, professore, non si preoccupi. Avevo un impegno oggi pom…” cercò di spiegare la ragazza.
“Si , si. Non mi interessano i fatti tuoi. Dobbiamo iniziare a lavorare.” La interruppe l’uomo, prima di alzarsi e andarsi a sistemare alla sua scrivania.
Hermione lo guardò confusa.
“Da quale pozione , pensa che dovrei iniziare?” chiese , cercando di attirare l’attenzione del professore , occupato a compilare dei fogli.
Severus , intanto, stava prendendo tempo.
Voleva escogitare qualcosa per far indispettire la giovane. Le lezioni di pozioni avrebbero potuto aspettare. Era infatti più che convinto che Hermione non avesse bisogno di alcuna ripetizione. Perciò , dovendola sopportare per sei mesi, aveva deciso che quella sera ci avrebbe giocato un po’.
Le rivolse una sguardo annoiato, senza parlare.
Quella se ne stava lì, in mezzo al salotto di casa sua, con la sua espressione seria e professionale e il suo vestitino troppo corto …
L’idea gli venne di colpo, facendolo ghignare.
“Granger stasera avrai un compito particolare. Entra nella stanza alle tue spalle. Lì troverai tutto quello che ti serve per il lavoro di stasera.”
Come si aspettava  la ragazza , sempre troppo zelante, si precipitò nella stanza. Vederla uscire con secchio , straccio , scopa e un’espressione offesa sul volto fu un piacere immenso.
“Scusi , ma qui c’è solo questa roba!”
“Beh, cosa ci tieni nello sgabuzzino delle scope? Ah già, il tuo amico Potter ci ha dormito per parecchio … ma non è il mio caso. Io ho una camera tutta mia, fortunatamente.” Ghignò l’uomo.
Il viso della ragazza si fece più scuro.
“Primo, non si permetta di prendere in giro Harry! Secondo, io cosa dovrei farci con questi?”
Severus giurò che stesse quasi sibilando.
“Pulire. Ovviamente senza magia!”
“Non è per questo che sono qui!”
Hermione non poteva credere alle sue orecchie.
“Già. Sei qui  perché io ,tra sei mesi, possa firmare un foglio in cui attesto che puoi conseguire la laurea di medi magia … quindi se non fai quello che ti dico ,mi vedrò costretto a dire che non hai le attitudini adatte.”
“Questo è un ricatto!” lo aggredì la riccia.
“Vedila come vuoi. Sei sempre libera di andartene se non ti va di fare quello che ti chiedo. ” rispose l’uomo , prima di riprendere a scrivere.
Hermione era ammutolita.
Quella serpe bastarda la prendeva in giro? E per di più aveva iniziato pure a darle del tu …
Per un po’ rimase in mobile, sperando che l’uomo gli dicesse che era tutto uno scherzo, ma non accadde.
Era in un vicolo cieco. Doveva fare quello che le chiedeva.
Stringendo convulsamente la scopa, iniziò a spazzare il salotto.
Gliel’avrebbe fatta pagare in un modo o nell’altro. La stava facendo sgobbare solo per il gusto di farlo ,mentre lui se ne stava tranquillamente seduto alla sua scrivania …
“Professore posso usare  tutti i metodi babbani per pulire?” domandò candida,mentre nella sua mente pianificava già la sua vendetta.
“Granger non mi far ripetere le cose. Ho detto senza magia , perciò i metodi babbani , sono gli unici che hai a disposizione” sbuffò l’uomo, per poi ridare attenzione alla sue carte.
L’uomo intinse distrattamente la piuma d’oca nel calamaio, ma la sua mano tremò per la sorpresa, versando l’intera boccetta sui documenti.
Un rumore infernale stava scuotendo tutta la casa, ma soprattutto le sue orecchie.
Alzò gli occhi da tavolo spaventato.
Hermione stava maneggiando un gigantesco arnese giallo e verde, che ruggiva, urlava o soffiava , non sapeva dirlo. Era certo solo che da lì provenisse quel baccano.
“Granger! Granger! Granger per Merlino!” urlò ,tentando di sovrastare il rumore.
“Si professore?” domandò con finta ingenuità la riccia.
“Cosa diamine è quella cosa?!” chiese Severus, con voce un po’ stridula.
“Oh professore questa è un aspirapolvere! E’ una specie di scopa che i babbani usano per pulire meglio!”
“Ed è normale che faccia tutto questo chiasso?!”
“Beh si …” rispose la ragazza, con un alzata di spalle.
“Sei sicura che sia un arnese babbano?” chiese scettico l’uomo.
“Certo! L’ho forse spaventata?” lo incalzò Hermione, sicura di aver fatto centro.
“Assolutamente no. Continua pure.” Tagliò corto Severus.
Non avrebbe mai ammesso davanti a quella ragazzina che quella cosa gli metteva i brividi.
La serata continuò fino a che Severus decise di congedare Hermione , prima dell’orario previsto.
Non avrebbe resistito un minuto di più.
Mentre prendeva le sue cose , Hermione decise di mettere definitivamente in riga l’uomo. Lo aveva più volte beccato , mentre lanciava sguardi truci all’aspirapolvere.
“Professore, la prossima settimana dovrò continuare a fare le pulizie?”
La giovane lesse negli occhi dell’uomo un’evidente preoccupazione.
“Non credo Granger. Inizieremo il ripasso delle pozioni. Arrivederci.”
 “Arrivederci.”
Uscita dalla casa , Hermione scoppiò a ridere.
Avrebbe dovuto raccontare ad Harry , come aveva messo in riga il terribile professor Piton con un aspirapolvere.

Note dell'autrice:
Buona sera mie amate lettrici! Come promesso, vi ho lasciato un capitolo...decisamente più corposo dell'altro. Cominciano a muoversi dei fili... anche se , probabilmente, non sono quelli che piacerebbero a voi XD ( ci vuole pazienza ^^ !) .
Ho voluto dare ad Hermione la soddisfazione di torturare un po' il nostro amato prof ... la ragazza comincerà a farsi rispettare dal nostro tenebroso Severus, anche se lui è un osso duro!
Insomma , spero che non vi "schifi" troppo questo capitolo ... e che non odiate troppo me perchè l' ho scritto!
Fatemi sapere cosa ne pensate ... accetterò anche critiche e minacce! ahahah
Grazie per tutti quelli che seguono e recensiscono la mia storia! Siete stupendi!

Amelia

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Capitolo 10
*** Le luci della festa ***


Resta con me
Hermione camminava spedita verso la villetta dei Potter.
Quella sera  sarebbe andata ad una festa con Bruce , Ginny ed Harry e voleva un po’ di tempo per prepararsi.
Erano due mesi che lei e Bruce si erano messi insieme … non le sembrava vero …
A quel pensiero sorrise tra sé.
Anche la pioggia e il grigiore di fine Novembre le sembravano meno fastidiosi in quel periodo.
“Mi sa che ti sei proprio innamorata Hermione Granger …” mormorò , mentre apriva la porta di casa Potter.

Entrata , scoprì che Ginny era già arrivata e l’aspettava in cucina , in compagnia di James e Sirius.
“Buonasera! Come mai già a casa?” domandò la ragazza.
“Un piccolo inconveniente a lavoro!” rispose Sirius , indifferente, facendo scoppiare gli altri due a ridere.
“Se per te è un piccolo inconveniente l’allagamento di un intero piano del ministero con tanto di piccoli mostriciattoli pelosi, sei proprio messo male Pad !” lo canzonò James.
I quattro  risero.
“Voi invece vi siete riunite per confabulare?” domandò James,sorridendo.
“No, in realtà dobbiamo prepararci per la festa di stasera!” rispose Ginny.
“Dimmi che viene anche quel pantofolaio di mio figlio!”  esclamò il padrone di casa .
“Si , si tranquillo! Non lascerebbe mai Ginny da sola!” lo rincuorò Hermione.
“Tu invece con chi vai?”
La domanda di Sirius la prese alla sprovvista.
“Hermione va’ con Bruce ovviamente!” rispose per lei James.
La riccia lo guardò interrogativa.
“Non ti arrabbiare ma mio figlio si è lasciato sfuggire qualcosa, dopo un accurata tortura mia e di Lily … tipo che è più di due mesi che esci con questo ragazzo …” James sorrise malandrino, poi aggiunse “ Anzi io e Lily pensavamo che lo potresti invitare a cena , almeno ,conoscendolo, saremmo più tranquilli …”
Hermione ebbe una stretta al cuore. I coniugi Potter la trattavano veramente come una figlia e quelle premure  ,che forse a molti avrebbero dato fastidio , la facevano sentire amata.
“Volentieri. Ci organizzeremo il prima possibile. Dovrebbe essere più facile , non appena arriveranno le feste di Natale.”
“Molto bene, almeno gli zii James e Sirius avranno modo di conoscere questo baldo giovane e ,se non lo riterranno all’altezza della nostra cara Hermione, lo manderanno via a calci!” scherzò James , facendo l’occhiolino al suo compare.
I quattro risero ancora.

Quando i due malandrini uscirono per raggiungere Remus, le ragazze iniziarono a prepararsi per la serata.
Mentre Ginny si provava un vestito nero ,particolarmente attillato, Hermione appoggiò sul letto dei panni sportivi.
“Herm pensi che indosserai quelli stasera?” domandò la rossa, preoccupata.
“ Ma no! Questi sono i vestiti che metterò domani … ho un’ intera giornata di lezione con il professor Piton.” Spiegò la riccia.
Ginny finse di svenire.
“Io ti ammiro ragazza mia… l’idea di stare sola nella stanza con il pipistrello gigante mi terrorizza, ma starci pure una giornata intera, sarebbe troppo per il mio cuoricino!”
Hermione sospirò.
Ormai si era abituata alla compagnia di Piton e ai suoi modi burberi , perciò le ore di lezione si erano fatte leggermente meno pesanti.
“Che ne pensi di questo, Herm?” chiese Ginny , mostrandole l’attillato tubino e riportandola alla realtà.
“Penso che Harry ti si attaccherà addosso come un pezzo scotch magico!”
Entrambe risero.
“Tu invece? Come pensi di sedurre il nostro fustacchione?”
“Ehm … allora io mi provo il vestito e tu , senza urlare , mi dici cosa ne pensi.” Rispose la riccia ,prima di sparire nella cabina armadio.
Vestita, la ragazza uscì.
Ginny ,appena la vide, iniziò a saltare sul posto.
“O Merlino, sei una favola! Finalmente ti sei decisa a scoprire un po’ quelle gambe! … Ma quando  l’hai comprato?”
“In realtà, me lo ha regalato Lily … me lo provai per caso , mentre eravamo fuori e lei ha insistito ,per comprarmelo …”
“E ha fatto bene!”
Hermione osservò un attimo il suo riflesso. L’abito nero le fasciava i fianchi, scendendo ben poco a coprire le gambe, mentre stretto saliva fino a sotto il seno. Lì inizia una fascia  di seta bianca sorretta da leggerissime spalline.
Nella sua semplicità quel vestito metteva in risalto tutte le sue forme e la faceva sembrare molto più matura.
Contenta ,ringraziò mentalmente Lily per quel bel regalo.

*

La festa era fantastica. Tutto era stato organizzato in una villa in mezzo a delle colline, lontano dagli occhi e soprattutto dalle orecchie babbane.
Le sorelle Stravagarie cantavano a squarciagola i loro ultimi successi e la maggior parte degli invitati si scatenava al ritmo della loro musica.
Hermione e Bruce invece si erano presi una pausa dalla pista da ballo , dove avevano lasciato Ginny ed Harry talmente presi da un bacio , che dubitavano si fossero accorti della loro assenza.
Se ne stavano tranquillamente abbracciati su un divanetto, quando Hermione vide Ron passare a poca distanza da loro.
Provò una strana sensazione, forse nostalgia di quando erano buoni amici . Dopo la loro rottura, infatti, i loro rapporti si erano fortemente raffreddati e lui faceva di tutto per evitarla , soprattutto se era da sola. Purtroppo non era  maturato molto dai tempi della scuola.
Bruce intercettò il suo sguardo.
“Ehi potrei sentirmi trascurato …”le mormorò ad un orecchio, facendola sorridere.
“Non devi …”
“Chi è?” le chiese Bruce , facendo un cenno con la testa per indicare il rosso.
“Ehm … un vecchio amico , mio e di Harry … beh, è anche il fratello di Ginny …” spiegò brevemente la ragazza.
“Avrebbe potuto salutarti …”
“Non siamo più in buoni rapporti … vedi , Bruce, siamo stati insieme l’ultimo anno di scuola e non ci siamo lasciati bene …” confessò la ragazza.
“Ah. Allora non eravate solo vecchi amici …” La voce di Bruce tradiva una nota di gelosia.
“Lo siamo stati fino al sesto anno. Poi …”
“Il seguito me lo immagino.” La interruppe lui. Dopo di che ,le diede un leggero bacio sulla guancia e si alzò.
“Scusami . Vado a prendere un po’ d’aria.”
Detto ciò, il ragazzo uscì dalla villa. Hermione rimase un attimo interdetta.
Non si sarebbe mai immaginata un comportamento simile da Bruce. In quei mesi , si era sempre dimostrato un ragazzo gentile e per niente geloso. Quell’atteggiamento inoltre le sembrava eccessivo.
Decisa a dirglielo , uscì anche lei nel grande parco della villa. Dopo pochi minuti lo trovò.
Il giovane se ne stava seduto su una panchina a osservare il cielo notturno, quasi completamente offuscato dalle nubi.
“Bruce.”
Il moro la guardò sorpreso di vederla.
“Ma che ti è preso?”
“Niente. Perché?”
“Ehi mi prendi per scema? … ti ha dato fastidio l’aver parlato di Ron , è palese …”
“Potrebbe anche essere. Non posso?”
“No, direi proprio di no. Sono stata con lui tanto tempo fa … ero libera e potevo stare con chi volevo.” Rispose seria la riccia.
“Lo so … ma mi dà fastidio pensarti con un altro …” confessò il moro, guardandola negli occhi.
Hermione non potè fare a meno di pensare che fossero infinitamente dolci.
Si sedette accanto al giovane , poggiandogli la testa sulla spalla.
“Anche a me dà fastidio immaginarti con altre … ma è passato. Non esiste più, se non nei ricordi. Ora ci siamo solo noi.” Disse la ragazza, posando la mano su quella del giovane.
Bruce le sorrise.
“Hai ragione … piccola saputella!”
Hermione rise e lo baciò.
Non avrebbe mai voluto separarsi dalle sue labbra …
Si baciarono a lungo e si separarono solo quando ,accanto a dove si trovavano , passò un gruppo di ragazzi che sottolinearono la proprio presenza con fischi e battutine.
“Forse ci saremmo dovuti mettere in un posto più discreto …” mormorò Hermione, ridacchiando.
“Mh.” Mugugnò il ragazzo, distogliendo la sguardo.
“Ehi ti si è pietrificata la lingua …” scherzò la riccia.
“Casa mia è vuota …resta con me stanotte.” le disse all’improvviso Bruce, visibilmente agitato.
Hermione sentì il cuore perdere un battito. Aprì la bocca , volendo dire mille parole, ma non riuscì a proferir parola.
“Scusami … non volevo farti pressione in alcun modo …” si affrettò a dire il moro, fraintendendo il silenzio della ragazza.
“Dammi il tempo di avvertire Harry e Ginny …” mormorò la giovane, un po’ scossa.  I due amici avrebbero coperto la sua assenza.

In un attimo i due giovani si smaterializzarono nell’appartamento del curatore.
Bruce ,per sciogliere la tensione,le fece visitare il proprio appartamento . La riccia notò come tutto in quel posto fosse come il suo proprietario, elegante e delicato.
Un forte imbarazzo la prese ,dopo che ebbero finito di parlare dei numerosi libri in camera del ragazzo. Sembrava che entrambi avessero finito le parole.
Distesi sul letto, si baciarono a lungo, fino a che Hermione non si lasciò andare alle dolci carezze del moro.
Niente le sembrò più giusto e bello  in quel momento.


Svegliarsi nel caldo abbraccio di Bruce fu bellissimo.
Hermione sorrise al ricordo della notte precedente, poi si voltò ad osservare il bel curatore ancora profondamente addormentato.
La riccia gli scostò piano i riccioli che gli ricadevano ribelli sul volto, svegliandolo.
“Ops … scusa non volevo svegliarti.”
Bruce sorrise e la baciò.
“Non importa … anzi hai fatto bene … dormito bene?”
“Mai dormito meglio … ho solo una gran di fame …” confessò la ragazza, facendo ridere il giovane.
“Non credo ci sia molto in frigo … quindi dimmi dove vuoi andare a fare colazione …”
“Non saprei …”
“Scegli con calma ,abbiamo tutto il tempo  del mondo … oggi niente San Mungo, per fortuna…”
Hemione si sentì gelare.
“Che ore sono?” domandò, con la voce incrinata.
Aveva un brutto presentimento.
“Le dieci e mezzo, perché?”
“O Merlino Bruce! Dovevo essere alle nove dal professor Piton!” gridò presa dal panico.
Un’ora e mezzo di ritardo avrebbe potuto far infuriare quell’uomo a tal punto da non volerle più far lezione … avrebbe dovuto dire addio al suo futuro.
Riluttante a lasciare il suo nido caldo vicino a Bruce e triste per aver rovinato quel magnifico risveglio , la ragazza raccolse i suoi abiti e si vestì.
In un attimo si smaterializzò a Spinner’s End.

Avrebbe dato via tutti i suoi libri  per avere una scusa plausibile …

Note dell'autrice:
Salve mie care lettrici ! Come avrete notato in questo capitolo c'è stato un piccolo salto temporale ( tra un paio di capitoli ce ne sarà un altro )  assolutamente necessario per far proseguire la storia , visto che ancora siamo solo all'inizio ^^.
La nostra cara Hermione non ha resistito al nostro Bruce ( non mi uccidete!)... ho scelto di non descrivere quel momento , sia perchè ho paura di scrivere una schifezza , sia perchè se descriverò scene di quel genere certamente i protagonisti non saranno esattamente  gli stessi ù.ù .

Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia ... e un grazie speciale a chi recensisce ( se ci fossero errori o stranezze fatemelo sapere ). Io vi adoro , perchè senza di voi non so se questa storia andrebbe avanti!!!

A presto,
Amelia.

Ps: Presto Lily si pentirà amaramente di aver regalato ad Hermione quel bel vestito.

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Capitolo 11
*** Un'altra possibilità ***


Un'altra possibilità
Non sapeva più dove cercare … era passata un’ora  dall’orario dell’appuntamento. La Granger non avrebbe mai fatto un ritardo simile.

Severus cominciò ad agitarsi.

Non poteva avvertire i Potter … Harry sarebbe impazzito se gli avesse detto di aver perso la sua migliore amica e gli altri sarebbero stati troppo male e se la sarebbero presa con lui, perché aveva scelto quel posto per le lezioni.
Già si immaginava gli occhi di Lily con quella terribile espressione di delusione e disappunto. Non poteva permettere che accadesse una cosa del genere … avrebbe trovato quella ragazzina a tutti i costi!
L’uomo si passò una mano sul volto e sui capelli completamente bagnati.
Preso come era dalla ricerca di Hermione , non si era reso conto che la pioggia , prima lieve , ora cadeva fitta.
Rabbrividì.
Era bagnato dalla testa ai piedi. Un incantesimo per asciugarsi o per non bagnarsi in quel momento sarebbero stati inutili.
Avrebbe continuato la ricerca in quelle condizioni. Non aveva tempo da perdere.

***

Hermione stava correndo più veloce che poteva.
Aveva già le lacrime agli occhi per quello che sarebbe successo di lì a poco.
Agitata come era, si era smaterializzata  più lontana del solito dalla casa di Piton e questo non  aveva fatto altro che renderla , se possibile, più scossa.
Non si era accorta nemmeno di aver urtato qualcuno , quando si sentì chiamare.
“Granger!”
Voltatasi ,si trovò a pochi passi da Severus.
L’uomo aveva un aspetto terribile. I capelli neri erano appiccicati al viso. La camicia bianca, completamente bagnata,  faceva trasparire il magro torace dell’uomo che si alzava ritmicamente per l’affanno. Il volto era molto pallido e le labbra avevano assunto un lieve colore violaceo , a causa del freddo patito.
Quello che però sconvolse di più la giovane fu l’espressione del suo professore. Era preparata ad una smorfia di soddisfazione per aver trovato la scusa per cacciarla, ad  una di rabbia e fastidio, ma non a quella. Gli occhi dell’uomo, infatti ,erano pieni di terrore e di qualcosa che lei avrebbe definito sollievo.
Cercò di parlare , ma dalla sua bocca uscì solo un singhiozzo strozzato.
L’aspetto di Severus si indurì di colpo.
“Andiamo a casa. Lì spero che mi fornirai una spiegazione plausibile a tutto questo.”
Detto ciò la superò, dirigendosi verso casa.

*

Severus , seduto sulla sua poltrona, osservò la ricca che ,accomodatasi sul divano, non distoglieva gli occhi dalle punte delle scarpe.
 “Allora? Cosa è successo , perché tu non potessi nemmeno avvertire del tuo ritardo? Spero sia qualcosa di grave …”ruppe il silenzio l’uomo, sollevando il solito sopracciglio.
Stava cercando di moderare la rabbia , nata in lui non appena aveva trovato la ragazza viva e vegeta.
“Ecco … io … io ho avuto un imprevisto.” Sussurrò la riccia, tenendo ancora il capo chino.
“Guardami negli occhi , quando parli.” La incalzò l’uomo.
Riluttante, la ragazza rivolse il suo sguardo a Severus.
“Vuoi sapere cosa penso io del tuo imprevisto, Granger?” sibilò l’uomo. Non dandole nemmeno il tempo di aprir bocca, continuò “Penso che tu sia andata a qualche festicciola con quei luridi amichetti che ti ritrovi, visto come sei conciata. Penso che abbiate bevuto e chissà cos’altro e che tu ti sia completamente dimenticata del nostro appuntamento. Bene. Ti confesso che preferirei anche io impegnare il mio giorno libero in modi più interessanti, invece di passarlo con te. Tuttavia , ti avevo vista concentrata nel nostro lavoro e determinata a risolvere la tua situazione disastrosa. Mi sbagliavo evidentemente ...”
“La prego, non dica così … io sono davvero concentrata!” lo interruppe Hermione, capendo dove sarebbe andato a finire il discorso.
Severus la zittì con un gesto della mano.
“ … perciò, credo che la migliore scelta , per entrambi, sia di interrompere le nostre lezioni. Almeno lei sarà libera di dedicarsi alle sue sciocchezze e io alle mie. Ovviamente ciò avrà delle ripercussioni sulla mia dichiarazione, ma non vedo come questo le possa importare.”
“A me interessa invece e questo lei lo sa! Ci tengo a proseguire i miei studi. E sono brava in quello che faccio ,me lo ha detto anche lei … La prego mi dia la possibilità di rimediare, farò qualsiasi cosa!” lo supplicò Hermione.
“Non credo che ci sia nulla da fare.” Tagliò corto Severus.
“C’è sicuramente qualcosa che io possa fare  ma a lei sta bene così. Le ho dato solo un buon pretesto per sbattermi fuori!” Hermione si pentì immediatamente di quelle parole e del tono usato.
Ci teneva proprio a rovinarsi la vita.
Guardò terrorizzata  Severus, che aveva spalancato gli occhi, sorpreso dalla sua reazione.
Tentò di rimediare a quelle parole, ma l’uomo glielo impedì.
“Fuori di qui.”
“No … aspetti. Non volevo …”
Severus non si prese nemmeno il disturbo di guardarla, ma le indicò con un gesto scocciato la porta.
Tremante , Hermione raccolse la sua borsa ed uscì, trattenendo con tutte le sue forze le lacrime.

Non si sarebbe umiliata davanti a quell’uomo. Non avrebbe pianto per cercare di convincerlo. Sapeva che non sarebbe servito a niente.


*

Non appena la porta si chiuse, Severus respirò profondamente.
Quella ragazzina aveva superato ogni limite. Farlo correre sotto il diluvio ,mentre, certamente,  se ne stava tranquillamente a dormire dopo aver fatto baldoria … lo aveva umiliato.
L’uomo si agitò sulla poltrona.
Tuttavia, il comportamento della ragazza lo aveva anche stupito. Nonostante le avesse chiaramente detto che non avrebbe firmato la dichiarazione di idoneità per il San Mungo, la ragazza aveva mantenuto un contegno invidiabile. Si era infuriata , comportandosi da Grifondoro impulsiva e sciocca … ma senza scene di isterismi e lacrime. Si sarebbe addirittura aspettato di sentir balzar fuori i nomi di Lily e di Potter junior, cosa che avrebbe fatto vacillare la sua decisione , ma niente … la ragazza aveva giocato pulito e fino a quel momento si era seriamente impegnata nel loro lavoro, con ottimi risultati …
L’uomo sbuffò.
Odiava tornare sui suoi passi … ma forse quella volta , visto il raro talento della ragazza, avrebbe potuto trovare una punizione diversa, anche se non meno cattiva …
Senza pensarci troppo , Severus afferrò un ombrello e scese in strada.
Si guardò intorno in cerca della ragazza.
Non vedendola , pensò che si fosse già smaterializzata a casa Potter.
Dei singhiozzi, però, lo fecero voltare.
Ad qualche metro da lui , Hermione ,accucciata sui gradini di una casa abbandonata ed incurante della pioggia fredda di Novembre, piangeva con il volto coperto dalla mani.
Lentamente l’uomo si avvicinò alla ragazza e si piegò sulle ginocchia, in modo da poterla guardare negli occhi. Dopo la coprì con l’ombrello per farle notare la sua presenza.
Hermione si scoprì il volto , trovando quello dell’uomo a pochi centimetri dal suo.
Severus la guardò per un attimo in silenzio.
Gli occhi e il piccolo naso di Hermione lievemente arrossati per il pianto gli ricordavano quanto giovane fosse la sua alunna , nonostante il ridotto vestito ,che la copriva, parlasse già di una donna.

“Ogni Giovedì faremo lezione dalla mattina alla sera … questa è l’unica possibilità che posso darti per rimediare. Sappi che se accetti , lavorerai così tanto che rimpiangerai il giorno in cui potevi lasciare queste lezioni.”
Nonostante le parole dell’uomo fossero dure , Hermione gli sorrise felice.
“Certo che accetto, signore . Le prometto che una cosa del genere non succederà mai più … grazie di aver cambiato idea professore …”balbettò Hermione.  Severus temette che avesse l’intenzione di abbracciarlo.
Perciò si rimise in piedi, seguito dalla ragazza.
“Bene. Ora Granger vai a casa e cambiati .  Non puoi permetterti di ammalarti , dobbiamo lavorare.” Le disse l’uomo , mentre , istintivamente , le tirava su una spallina del vestito , percorrendo la linea della spalla con il dito.
Si accorse di quel gesto, solo quando notò del rossore sulle guance della ragazza.
Imbarazzato egli stesso,mettendole addosso il cappotto che la giovane stringeva tra  le mani , le disse brusco “ Allora? Va’ … hai  perso già troppo tempo. Fai in fretta , io ti aspetterò a casa.”
Dopo che la ragazza si fu smaterializzata, Severus , presa tra l’indice e il pollice la base del naso, si maledisse.

Ma che gli era saltato in mente? Accarezzarla in quel modo lascivo … non era una sua amante. Era una alunna , per Merlino.
Voleva passare da maniaco? Quella era davvero l’ultima accusa che mancava al suo onorevole curriculum.
Eppure quel gesto , se pur sbagliato , gli era venuto istintivo, come se non si fosse potuto trattenere dall’avvicinarsi alla pelle di quella ragazza , infreddolita e fragile …

Scuotendo forte la testa , Severus cercò di scacciare tutti i pensieri , che continuavano a vorticargli nella testa.


Hermione Granger era una ragazzina … il fatto che quella mattina sembrasse un’altra. Che sembrasse una donna, nonostante la pioggia e le lacrime , non gli doveva interessare. E non gli sarebbe dovuto interessato mai.

Note dell'autrice :

Buona sera mie adorate lettrici !!! Spero che abbiate apprezzato il capitolo ... soprattutto perchè qualcosa, inconsapevolmente, inizia a muoversi  almeno nel nostro caro professore di pozioni.
Vi dico subito che questa settimana ( università e impegni permettendo ) posterò un altro capitolo oltre questo. La prossima settimana , infatti , parto per un'intera settimana e quando tornerò sarò completamente sommersa dagli impegni arretrati , perciò , visto che, dopo la mia vacanza, la pubblicazione potrebbe slittare parecchio, vi lascio almeno qualche altro pezzettino di storia a farvi compagnia!
Infine mi scuso per non aver risposto alle recensioni ... ho finito gli esami proprio oggi e non ho avuto tempo di rispondere... ho letto comunque tutte le recensioni e le ho trovate bellissime! Spero di trovarne così anche in  questo capitolo ^^

A presto,
Amelia

Ps: Marpy spero che la versione  di Severus "ho fatto la doccia con i vestiti " ti sia piaciuta ! ^^

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Capitolo 12
*** Tribolazioni - parte 1 ***


Tribolazioni - parte 1
Buonasera mie care! Eccovi un altro pezzettino di storia. In questo capitolo , ho introdotto un altro salto temporale ... nei precedenti capitoli eravamo a Novembre,  ora la storia si svolge alle porte delle vacanze natalizie ^^ . Buona lettura!

Hermione alzò lentamente gli occhi dalla sua borsa, per osservare il professore di pozioni , occupato a riporre le sue cose.

Dopo quello strano episodio di Novembre, Hermione sentì la guance arrossire al solo pensiero , le lezioni del Giovedì si erano svolte senza più disguidi, in tranquillità, ma soprattutto in silenzio.
Severus , infatti , si era chiuso in un tenace mutismo , da cui usciva solo per i saluti e per darle istruzioni sulle pozioni.
Le frecciatine delle prime lezioni sembravano solo un simpatico ricordo.
Come avrebbe potuto chiederglielo?
Affranta , sospirò.
Lily aveva avuto veramente un’idea geniale. Incaricarla di invitare Severus Piton al cenone di Natale a casa Potter, sostenendo che se fosse stata una persona diversa da lei od Harry ad invitarlo, l’uomo si sarebbe sentito più ben voluto.
Ma quella donna conosceva veramente il suo amico d’infanzia?
La ragazza sospirò più forte di prima.
“Granger , hai intenzione di farmi volare via tutti i fogli?” le disse Severus , facendola trasalire.
“No , no mi scusi professore …” si scusò la ragazza.
Doveva cogliere quella ridottissima conversazione per informarlo dell’invito di Lily.
“Ehm … professore?”
“Granger …”
“Ecco … volevo chiederle se avesse impegni per la vigilia di Natale perché i Potter organizzano un cenone e gradiremmo tutti la sua presenza …” disse tutto d’un fiato la ragazza.
Severus sollevò un sopracciglio.
“Credo di non aver capito bene.”
“Ehm … I Potter la invitano al loro cenone di Natale.” Ripeté la ragazza, mantenendo faticosamente il contatto visivo con l’uomo,che la scrutava serio.
“Non credo proprio che mi unirò ai festeggiamenti. Grazie.” Rispose Severus ,riprendendo a riempire la sua borsa.
Hermione si mordicchiò un labbro.
Lily le aveva detto che la prima risposta sarebbe stata sicuramente un rifiuto. Perciò, le aveva ordinato di insistere.
 “Ha già un altro impegno?” provò a domandare, sperando che l’uomo non la schiantasse.
“Ciò non ti riguarda , Granger …”
“Si, mi scusi … solo che se non ha niente da fare potrebbe venire … ci tenevano.”
Si sentiva ridicola … stava di proposito importunando Severus Piton … doveva aver perso qualche rotella.
“Ho detto no, Granger. Conosci il significato di questa sillaba?” ripetè Severus , scocciato. Dopo di ciò , l’uomo afferrò la sua borsa e si diresse verso la porta.
Hermione si affrettò a seguirlo.
Se fosse uscito da quella casa e si fosse smaterializzato non ci sarebbe stata più speranza di convincerlo!
“Aspetti Professore! L’invito è da parte di Lily !” disse la ragazza.
Severus si arrestò di colpo, per poi voltarsi minaccioso.
“Questo dovrebbe far cambiare la mia risposta?”
La riccia , però, non si fece intimorire.
“Secondo me si.”
Sapeva di rischiare grosso, visto l’argomento che aveva tirato fuori, ma quello poteva essere l’unico modo per smuovere l’uomo dalla sua pozione.
“Invece ti sbagli di grosso ragazzina. Non verrò a quella cena , non mi interessa chi mi invita.”
Quella risposta la sorprese, lasciandola senza parole.
“Ma …”
“Basta così , Granger …  ho la fortuna di non averti tra i piedi per qualche giorno e tu vuoi che la sprechi così , vedendoti pure a Natale? No ,grazie. Comunque non pensare per questo di passare la vacanze ad oziare …”
Severus estrasse dalla tasca del mantello nero , un piccolo libro dalla copertina marrone e il titolo dorato.
“Tieni.” le disse in modo sbrigativo, dandole il volume in malo modo. “E’ un libro di pozioni molto complicate , utilizzate per curare malattie particolari. Presto ci eserciteremo su quelle ...”
“Allora inizierò a studiarlo subito. Grazie professore.” Rispose la riccia.
Avrebbe voluto insistere ancora , per far contenti Harry e Lily , ma aveva giocato la sua carta vincente. Se l’uomo aveva detto di no , nonostante avesse messo in mezzo una persona , forse l’unica , a cui l’uomo teneva, non c’era altro modo di convincerlo.

***

Severus ringraziò di essere tornato nelle proprie stanze. Hogwarts era diventata per lui un paradiso, nonostante le orde di studenti, rumorosi e puzzolenti , che la infestavano.
 Da qualche tempo , infatti , le ripetizione con la Granger lo stavano spossando.

All’inizio aveva dato la colpa al fatto che lavorassero giornate intere, ma ben presto aveva escluso quel motivo. Lui era abituato a lavorare duro e distillare due o tre pozioni al giorno non potevano privarlo in quel modo delle forze.
Più tardi , in seguito a  una lunga riflessione , aveva dovuto ammettere a se stesso che era la stessa presenza della ragazza a ridurlo così.
Dopo quel suo stupido gesto , dopo quella carezza che gli era sfuggita, aveva cominciato ad osservare la Granger, non come una sua alunna, ma come una ragazza. Aveva infatti iniziato a notare come fossero delicati i suoi movimenti; come il suo viso assumesse un’espressione seria , se si concentrava; come il suo corpo avesse abbandonato le forme dell’adolescenza , per trasformarla in una donna.
Questo lo aveva turbato. Perciò aveva deciso di mantenere , se possibile , ancora di più le distanze dalla giovane, rivolgendosi a lei il minimo indispensabile per assolvere il suo compito.
Tuttavia la situazione non era migliorata. La ragazza ,infatti , ignara delle tribolazioni del suo professore aveva continuato a comportarsi normalmente, non riuscendo mai a contenere quel lato del carattere schietto e diretto , che lo  attraeva ancora di più .
Anche quel giorno , non si era trattenuta dal mettere in mezzo Lily per convincerlo ad andare a quello stupido cenone di Natale, conoscendo benissimo quanto fosse delicata la sua situazione con la donna.
Davanti a quella domanda,però , era successa una cosa che lo aveva sbalordito. Lui aveva detto di no. Nel sentire il nome di Lily , per la prima volta da quando aveva memoria,  il suo cuore non aveva palpitato e lui aveva avuto la forza di dire no.

Severus si passò una mano sul volto.

Ciò non significava niente. Sapeva che l’amore che provava per Lily non sarebbe mai cambiato. L’aver notato le grazie della Granger non voleva dire che la ragazza suscitasse in lui qualche sentimento. Il fatto che fosse una compagnia quasi piacevole , per la sua intelligenza  , non significava che la sua attrazione superasse la semplice reazione fisica.
Fortunatamente , non l’avrebbe vista per tutte le vacanze natalizie. Quel tempo gli sarebbe servito per schiarirsi le idee.

A quei pensieri, gli venne in mente, che non gli sarebbe dispiaciuto passare le vacanze nella pace del Paiolo Magico.
Restando a scuola avrebbe rischiato di trovare il modo di pensare a quella benedetta ragazza. Invece alla locanda avrebbe trovato la tranquillità ideale.
Avrebbe dovuto far ritorno a scuola giusto il giorno di Natale per evitare che Albus , gli riempisse la testa di discorsi sullo spirito delle feste e sul bisogno di stare in mezzo alla gente, ma quello non sarebbe stato un gran problema …

Note dell'autrice:
Eccomi per la seconda volta! Spero, prima di tutto, che il capitolo vi sia piaciuto!
Voglio, poi,  fare  una precisazione ... per chi non avesse letto " Credendoci davvero" , Hermione è a conoscenza dell' amore di Severus nei confronti di Lily. Lo scopre infatti , nel capitolo 26  della storia, durante uno scontro verbale tra James ed Harry , a cui assiste insieme a Ron , Sirius , Remus ed allo stesso professore di pozioni!

Vi ringrazio per aver letto la storia  e ringrazio tutti quelli che l'hanno inserita tra le seguite , le ricordate e le preferite! ^^

A presto,
Amelia

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Capitolo 13
*** Tribolazioni - parte 2 ***


Tribolazioni parte 2 - capitolo 13
Mie care lettrici  ho deciso di pubblicare almeno questo piccolo capitolo , per chiudere la parte delle tribolazioni di Severus ( che invece non si concluderanno così velocemente^^). Riguardo a quello che mi avete detto nelle vostre recensioni ( a cui risponderò appena tornata ) ,mi sarebbe piaciuto fargli fare una apparizione improvvisa, ma per necessità di storia e per farlo patire ancora un po'   ^^ , non ci sarà nessun cenone a casa Potter per il nostro Severus! ( non mi odiate! )
Detto questo , vi saluto , ci sentiamo quando torno! Buona lettura!

Poco dopo l’arrivo di Severus al Paiolo Magico, la neve aveva ricoperto l’intera Diagon Alley , la temperatura era scesa e l’aria frizzante , spingeva molti avventori a sostare nel locale in cerca di un po’ di tepore e di una bevanda calda.

L’affollato locale aveva privato l’uomo della tanto desiderata pace, ma sicuramente lo aveva aiutato a distrarsi.
Severus , infatti , trascorreva la maggior parte delle sue giornate nella sua stanza , immerso nella lettura dei suoi libri preferiti ,ma quando  scendeva nel locale , principalmente per i pasti , le chiacchiere delle persone accanto a lui , l’aspetto strano di qualche viandante e il blaterare incessante del solito oste, troppo felice di rivederlo per i suoi gusti , gli avevano riempito la testa ,permettendogli di rilassarsi e di valutare l’accaduto con occhi diversi.

Il solo pensare che aveva mantenuto le distanze da una ragazzina , solo perché aveva notato il suo aspetto gradevole , lo faceva ridere. Si era comportato da sciocco. Era un uomo adulto ,per Merlino, ed era più che in grado di controllare i suoi pensieri e i suoi istinti.

Con quei pensieri ,dopo solo due giorni, Severus si rincuorò per aver ritrovato il senno.

Una sera, mentre sorseggiava del caffè ed faceva finta di ascoltare un ospite della locanda , preso dalle sue teorie su come migliorare il gioco del Quiddicth, fece il suo ingresso un ragazzo , che attirò immediatamente la sua attenzione.
Aveva i capelli scuri che gli ricadevano scomposti sulla fronte e due grandi occhi chiari accompagnati da un sorriso felice che glielo rese subito antipatico. Doveva avere poco più di vent’anni.

Non riusciva a capire dove l’avesse già visto …

“Ragazzo mio , che ci fai in giro a quest’ora?” lo salutò l’oste, prima di versargli in una tazza del liquido fumante.
“Ciao Alfred! Il turno al San Mungo oggi è finito tardi … ma volevo, comunque, passare a farti gli auguri di Natale …” rispose il giovane , prima di accostare alla bella bocca la bevanda.
“Certo che voi curatori fate un lavoraccio! Anche durante le feste di Natale dovete lavorare sodo!” esclamò l’oste.
“E’ vero … comunque , in questo periodo,  mi sono fatto dare di proposito i turni peggiori, in modo da avere la sera della vigilia libera … così  la potrò passare con la mia ragazza.” Sorrise il moro.
“Eh l’amore … cosa non fa fare l’amore!” rise l’oste.
Severus  alzò gli occhi al cielo , per poi riconcentrarsi sulla conversazione.
“Già … inoltre spero che accetti di venire in viaggio con me ….” Disse il ragazzo , più a se stesso che al suo interlocutore che , tuttavia , non si fece sfuggire quel particolare.
“Uh. E dove pensi di portare la tua bella?” domandò curioso l’uomo.
Il ragazzo sembrò imbarazzato.
Severus pensò che chiunque lo sarebbe stato , visto l’interrogatorio a cui lo stava sottoponendo quell’oste pettegolo.
“… vorrei portarla in Australia … a trovare i suoi genitori …”confessò alla fine il ragazzo.
L’oste fischiò. “ E’ un viaggio bello lungo ... ma sono sicuro che la tua ragazza accetterà sicuramente!” concluse l’uomo dandogli un affettuosa  pacca sulla spalla.
Dopo di che , il moro cambiò velocemente discorso e  i due  cominciarono a parlare del più e del meno.
Fino a quando il moro si trattenne nel locale, Severus non lo perse di vista , ignorando l’altro ospite che ,stufo della poca attenzione che gli riservata, se ne andò.

Aveva sempre avuto un’ottima memoria … come era possibile che fosse sicuro di aver già visto quel giovane , ma non si ricordasse nè dove nè quando?

Ci pensò un po’ , ma stanco di non trovar soluzione a quella domanda, pensò che fosse meglio andare a letto.
Perciò salì nella sua stanza , dove ,stesosi sotto le calde coperte, si abbandonò ad un sonno  rilassato.

Stava camminando per Spinner’s. Era sera. Tutti i lampioni erano spenti , tranne quello che si trovava davanti a casa sua.
 Lo aveva incantato alla perfezione.
Severus sorrise tra sé.
La prima volta che aveva fatto una magia , era riuscito a far brillare quella lampadina in modo straordinario. Sua madre gli aveva addirittura fatto una carezza. L’unica per quel che ricordava.
Mentre si perdeva nei ricordi, si accorse che, sotto quello stesso lampione, vi erano due figure molto vicine l’una all’altra.
Sembrava che si stessero baciando.
Qualcosa cominciò a riaffiorare nella sua mente. Era già stato spettatore di una scena simile.
Affrettò il passo.
In un attimo li raggiunse e fu anche lui illuminato dal cerchio di luce del lampione..
Davanti a sé vide  Hermione , vestita con l’abito nero di quella mattina di Novembre e con i capelli bagnati,  spalancare gli occhi, come se fosse sorpresa di vederlo. Accanto a lei invece, c’era un giovane di bell’aspetto , che tirandola a sé la baciò con passione, incurante  della sua presenza …

Severus spalancò gli occhi , mettendosi a sedere sul letto.
Era notte. E quello era solo un sogno.
Abbandonando la testa sul cuscino, cercò di riprendere sonno , ma inutilmente.

Ora si ricordava chi fosse quel ragazzo …

Nel buio ,si massaggiò le tempie.
La situazione era più grave di quanto immaginasse …

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Capitolo 14
*** Australia ***


Australia
Per Hermione quella Vigilia di Natale fu bellissima.
Il cenone a casa Potter fu piacevole e la ragazza fu felice di vedere come Bruce si fosse trovato subito a suo agio davanti alle persone a lei più care. Non che avesse dei dubbi. Tuttavia ,poco prima che il moro arrivasse, in lei si era insidiata la paura che fosse un passo affrettato, visto che si frequentavano da pochi mesi , presentarlo a così tanta gente.
Nel corso della serata, però, aveva catalogato quel piccolo momento di panico come uno stupido attacco d’ansia , dovuto anche all’imbarazzo di presentare il suo ragazzo a Sirius , che , non appena aveva messo piede oltre la soglia , l’aveva assillata come una zia pettegola. Fortunatamente Black era stato placato da Remus , al quale Hermione sarebbe stata grata per tutta la vita.

Quella serata , tra le chiacchiere e lo scambio dei regali, era scivolata via veloce, come , del resto , avevano fatto anche i giorni successivi.
Senza nemmeno accorgersene, Hermione si era ritrovata in camera sua con la valigia aperta sul letto e un biglietto per l’Australia.

Il giorno seguente avrebbe rivisto i suoi genitori e avrebbe passato il primo dell’anno con loro. Al solo pensiero tremava della gioia.

Quando Bruce le aveva mostrato i biglietti , era passata da uno momento di incredulità alle lacrime. Da quel momento in poi non aveva pensato altro che a quell’imminente viaggio.

***

“Bruce mi aspetta davanti al check in , devo sbrigarmi!” ripetè Hermione , al gruppetto di persone  che la seguiva,le quali, eccetto Harry e sua madre, si guardavano in giro curiosi.
“Che sarebbe un C’ècchi ?” domandò James , accelerando il passo , mentre Remus staccava a forza Sirius e Ginny da una vetrina di giochi babbani.
Hermione sospirò.“Te lo spiegherà Harry più tardi!”
Detto ciò aumentò ancora il passo.
Per fortuna aveva incantato la sua enorme valigia.
“Ma perché dovete usare questi cosi  babbani per spostarvi? Ci sono le passaporte , la smaterializzazione …” si lamentò Sirius alle sue spalle.
La riccia trattenne una risata.
“Viaggiando con l’aereo ci stancheremo di meno , rispetto alla smaterializzazione e per una passaporta avremmo dovuto aspettare troppo …”
“Ma che ne sanno i babbani di come si vola! Non ho capito perché il tuo fighissimo fidanzatino non ha pensato a qualcosa di diverso da questo!” ribattè deciso Sirius, per poi essere zittito da Remus.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
Aveva la netta impressione che Sirius non nutrisse una grande simpatia per il suo ragazzo.
Spazzò via quel pensiero con un colpo di spalla.
L’unica cosa che le interessava in quel momento era volare in Australia e riabbracciare i suoi genitori.

Dopo degli interminabili saluti, sembrava che nessuno li volesse far partire, e una corsa verso l’imbarco, Hermione e Bruce poterono rilassarsi durante il lungo viaggio che li avrebbe condotti a Singapore. Da lì avrebbero preso un aereo che li avrebbe portati dritti a Sidney.

I due ragazzi giunsero in Australia per l’ora di pranzo. Erano molto stanchi , quindi decisero di recarsi al loro al albergo, prima di andare alla ricerca dei genitori di Hermione.
L’albergo era piccolo ma molto carino. Sorgeva poco distante dalla città e si affacciava direttamente sulla spiaggia.
La riccia , non appena lo vide, rimase incantata. L’aria calda di piena estate , il mare , la tranquillità di quel posto e Bruce al suo fianco , la facevano sentire leggera.
Sorridendo, Hermione afferrò la mano del moro e lo trascinò all’interno dell’edificio.
Furono accolti da una sorridente donna di mezz’età che , dopo vari convenevoli, li scortò in una bella stanza al primo piano.
L’arredamento era essenziale ed adatto alla località di mare. Un  piccolo balcone con un tavolino per due  aveva davanti uno spettacolare scorcio di mare.
Non appena la donna si congedò, Hermione corse ad osservare quel meraviglioso scenario.
Accarezzata dalla brezza marina, la giovane respirò affondo.
“Bruce è bellissimo …” mormorò emozionata.
Il ragazzo l’avvolse in uno stretto abbraccio.
“Sono felice che ti piaccia … voglio che questo viaggio sia perfetto.”
Hermione si voltò per guardarlo negli occhi. Fece per parlare ma il ragazzo le bloccò le parole , baciandola.
“Riposiamoci. Recupereremo il fuso orario e poi cominceremo a cercare i tuoi genitori …” le disse Bruce , conducendola all’interno della stanza.
La riccia lo seguì, ammaliata da ogni gesto del giovane.

Dormirono per tutto il pomeriggio e per parte della sera.
L’unico a muoversi della stanza fu Bruce per ordinare la cena in camera.
Hermione ,ancora assonnata, si stiracchiò sopra le coperte leggere. Sentiva ogni muscolo disteso e rilassato. Non si era mai sentita così bene ed in pace.
Se fosse stata un gatto avrebbe iniziato a fare le fusa.
Per riempire l’attesa , la ragazza estrasse dalla borsa la foto dei suoi genitori , che aveva sempre con sé.
Era una foto babbana , che ritraeva i suoi genitori ,poco più che ventenni, abbracciati nel parco dell’università che avevano frequentato insieme.
Fin da quando era bambina, era sempre rimasta incantata da quell’immagine. Erano bellissimi.
Teneva ancora la foto tra le mani ,quando le fu sfilata dalle mani.
Un po’ contrariata alzò gli occhi verso Bruce ,che le sorrideva.
“Lo sai che sei bella anche con il broncio?” scherzò il ragazzo.
“Lo sai che sei antipatico?” gli rispose la riccia , fingendosi seccata.
Bruce si distese accanto a lei, abbracciandola.
“Ci hanno lasciato qui la cena , ma tu eri troppo immersa nei tuoi pensieri …” le disse il giovane , accarezzandole i capelli.
“Beh adesso l’ho visto , quindi andiamo a mangiare …” ribattè la ragazza , cercando di alzarsi, ma il ragazzo la trattenne.
“Non scappare …”le sussurrò Bruce.
Hermione gli accarezzò una guancia , per poi baciarlo con passione.

Quella sera la cena si sarebbe raffreddata.

***

La mattina seguente i giovani scesero a fare colazione nel piccolo ristorante dell’albergo. Osservarono divertiti quanto fosse variegata la clientela dell’albergo. Si passava dalla coppia anziana in vacanza , alla famiglia con tre bambini che scorrazzavano in costume per tutto il locale , fino all’uomo d’affari che leggeva distaccato il proprio giornale.
Tenendosi per mano , i due si  sedettero vicino all’uomo, che non fece caso al loro passaggio.
Hermione notò che Bruce lo osservava.
“Che c’è che non va ?” gli domandò in un sussurro , per non essere sentita dal loro vicino.
“Mi domandavo che lavoro potesse fare un uomo , che alla vigilia di capodanno se ne sta in un albergo da solo …”
“Sicuramente dovrà svolgere un lavoro improrogabile …” rispose Hermione incerta.

C’erano tante persone che per lavoro si assentavano da casa … per esempio i professori di Hogwarts che passavano tutte le loro feste con gli studenti , invece che con le loro famiglia …

Involontariamente i tutti pensieri di Hermione si concentrarono su Severus.

Chissà come stava trascorrendo le feste?

Il pensiero di quella carezza sotto la pioggia le balenò nella mente e un brivido le percorse la schiena. Per mascherare il suo turbamento a Bruce , occupato a spalmare del burro sul pane, volse lo sguardo verso il giornale ,ben disteso tra le mani dell’uomo seduto vicino.
In copertina spiccavano due foto , sovrastate da un grosso titolo.
Leggerlo la sconvolse.

“Ti prego ditemi che non  è vero …”

Note dell'autrice:
Sono tornata mie care lettrici ^^ !!! Per farmi perdonare , vi annuncio subito che oggi pubblicherò due capitoli ... in modo da porre fine ad ogni preambolo e far entrare la storia nel vivo !  Vi chiedo quindi di aver ancora un briciolo di pazienza per l'assenza del nostro Severus XD , tra poco non ne dovremo fare più a meno!

Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite , le ricordate e le preferite! Vi adoro! Ps: se ci fossero degli errori , fatemelo sapere!

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Capitolo 15
*** Fuga dalla realtà ***


Fuga della realtà
Hermione si svegliò ,quando l’aereo iniziò l’atterraggio.
Gli occhi le bruciavano per il troppo pianto , che sembrava voler ancora riaffiorare.

Dopo aver letto quel titolo di giornale, era scattata in piedi in mezzo al ristorante  e lo aveva strappato dalle mani dell’uomo, scioccato da quell’improvviso attacco.

Quelle foto  ritraevano i suoi genitori …

Tremante aveva letto l’articolo.
Incredula  e con le membra paralizzate aveva letto e riletto quelle righe, non badando nemmeno a Bruce , che continuava a chiamare il suo nome da un angolo lontano di una realtà che per lei non esisteva.
L’articolo parlava di due escursionisti , avventuratisi nell’entroterra, di cui si erano perse le tracce. Risultavano dispersi da tre giorni.
Non ricordava bene cosa era successo nell’ora successiva a quella scoperta. Aveva ripreso a capire dove fosse , quando si ritrovò davanti ad un membro della polizia locale, che la interrogò sul suo rapporto con i dispersi.
Fu allora che scoppiò in un pianto disperato, a cui nessuno riuscì a porre fine, nemmeno Bruce.
Per due interi giorni , partecipò senza sosta  alle ricerche , utilizzando ,quando i babbani erano lontani, ogni incantesimo a sua disposizione. Bruce fece lo stesso. Entrambi però non ebbero risultati.
In quella situazione , un pensiero prese a tormentarla.
Non c’è incantesimo che abbia effetto su chi non è più in vita.
Era a pezzi. I sensi di colpa per aver fatto quell’incantesimo di memoria ; per non essere andata subito a riprenderli una volta finita la guerra; per essere arrivata troppo tardi, sembravano ferirle la carne ogni ora di più.
Perciò, la sera del secondo giorno di ricerche, Bruce decise che l'indomani sarebbero tornati a casa e avrebbero chiesto alle autorità magiche di iniziare delle ricerche, parallelamente a quelle babbane.
A quella proposta tutta la rabbia e la frustrazione di Hermione, accumulate in quelle quarantotto ore, vennero fuori. Litigarono in modo tremendo , tanto che , nonostante avesse accettato di partire , ancora stentavano a parlarsi.

Tirando su con il naso , Hermione si voltò a guardare il moro che , seduto accanto a lei, guardava fuori dal finestrino , perso nei suoi pensieri.
Sbarcati , trovò ad aspettarla lo stesso gruppo di persone che l’aveva accompagnata il giorno della partenza. La loro espressione era diversa da allora. Sul volto di tutti la riccia vide un sorriso tirato e gli occhi pieni di dispiacere. Era la stessa espressione che aveva Bruce da due giorni.
Guardandoli , Hermione sentì montare in sé una gran rabbia.
Capiva che quello altro non era che un tentativo di non farle pesare ancora di più quella situazione, ma non riusciva a non esserne infastidita.
Cosa c’era da sorridere? Pensavano di aiutarla in quel modo? Pensavano di poterle togliere anche solo un briciolo del peso che aveva sul cuore, con quegli sguardi avviliti? Si sbagliavano.
Salutò velocemente Bruce, il quale sembrava forse più disperato di lei, poi ,aggrappata al braccio di Harry ,tornò a casa dei Potter.
 
***

Nei due giorni successivi dal suo rientro, Hermione uscì poco dalla sua camera, sebbene le visite per lei furono molte, soprattutto quelle di Bruce . La ragazza non volle veder nessuno e non si schiodò dal piumone in cui si era avvolta.
L’unica persona a cui la riccia dedicò un po’ di attenzione fu Harry. Anche Ginny riuscì a strapparle qualche piccola parola, ma il moro fu il solo con cui Hermione sfogò il suo dolore.
Lui poteva capire come si sentiva. Aveva provato anche lui quel senso di solitudine che , in quei giorni, le impregnava l’anima.

Quella sera Hermione sedeva con le gambe incrociate sul suo letto, tenendo tra le mani il libro che Severus le aveva lasciato prima delle vacanze.
La lettura aveva un potere quasi terapeutico su di lei. Quell’elenco di rari ingredienti e procedimenti complicati le riempivano la testa , facendole dimenticare che l’ufficio del ministero non le aveva ancora dato notizie dei suoi genitori.
Mentre sfogliava lentamente l’ennesima pagina del libretto , Harry apparve dalla porta.
Il moro si sedette sul letto accanto a lei e le prese una mano.
“Novità?” domandò la ragazza, senza guardare il suo migliore amico.
“Nessuna … Sirius , Remus e Ginny sono passati per sapere come stavi, Bruce è seduto in salotto in stato comatoso e mamma spera tanto che tu scenda per cena.”ripetè il ragazzo , come una filastrocca.
Hermione tacque, mordicchiandosi un labbro.
“Non lo vuoi proprio vedere?” tentò Harry.
“No, non voglio e non vorrò, almeno fino a che continuerà a rivolgermi quelle occhiate piene di pietà … è già abbastanza doloroso così … …” disse Hermione , con la voce spezzata.
Mentre una lacrima le scivolava sulla guancia , sentì Harry tirarla verso di sé ed abbracciarla.
“Perché nessuno capisce che voglio stare sola …”
“Ti vogliamo bene ed è difficile per noi accettare di lasciarti languire nel tuo dolore , anche se è quello che desideri di più in questo momento …”
Sul volto di Hermione affiorò un mesto sorriso.
“Un tempo ero io quella matura …”
“Faccio del mio meglio …”
“Mi sento come se tutti si aspettassero di vedermi tornare solare , come se non fosse successo niente … certe volte vorrei scappare e rintanarmi in un buco senza che nessuno sappia dove sono … peccato che non abbia nessun posto dove andare.”
Per un po’ entrambi i ragazzi tacquero.
“Ti prego puoi andare a dirgli di tornare a casa … promettigli che tra qualche giorno gli scriverò a potremo parlare.” Chiese ad un tratto la riccia.
Harry sospirò. “ Va bene … sarà difficile convincerlo, ma ci proverò. Ti porto su la cena , appena ho finito di trascinare Bruce fuori di casa …”
Non appena il moro uscì, Hermione sprofondò la testa nel morbido cuscino di piuma.
Era grata ad Harry e ai suoi genitori per tutta la pazienza con cui la trattavano … avrebbe tuttavia voluto starsene completamente sola con i suoi pensieri …
Mentalmente scorse i posti in cui sarebbe potuta andare, ma nessuno era completamente deserto. L’unico posto libero che le venne in mente fu la sua casa d’infanzia , ma la scartò.
Sarebbe morta in mezzo a tutti quei ricordi.
Inquieta la giovane si alzò dal letto.
Ormai il bisogno di andar via si era fatto pressante.
Solo quando fu davanti alla sua scrivania, le venne in mente un posto sicuro ed insospettabile.
Con il cuore che le batteva a mille e con un orecchio pronto ad udire ogni piccolo rumore che annunciasse il ritorno di Harry , Hermione preparò uno zaino con poche cose indispensabili, lo rimpicciolì e se lo mise in tasca.
Dopo di ciò , scrisse poche righe per rassicurare tutti che stava bene , che non avrebbe fatto nessun gesto avventato e che avrebbe presto dato loro sue notizie.
Per non rischiare di essere scoperta per il rumore della smaterializzazione, scavalcò la finestra e maldestramente scese fin nel giardino della villetta.
Dopo pochi minuti correva in una strada buia , stringendo in mano una piccola chiave di bronzo.

***

Al Paiolo Magico, Severus osservava una bella mora camminare con fare malizioso per la sua stanza.
Aveva le gambe lunghe e fasciate dai lunghi stivali, i capelli neri che scendevano per tutta la schiena  e un vestito così scollato da mostrare generosamente il seno.
Severus la guardò, ghignando.
Sarebbe stata sicuramente un'ottima distrazione ...
Lentamente le si avvicinò e le cinse con un braccio la vita, tirandola a sè.
Le aveva appena iniziato a baciare il collo , quando la donna gli si rivolse in un sussurro.
"Ehi ... c'è qualcosa che brilla nella tasca del tuo cappotto ... mi devo preoccupare?" mormorò , sbottonandogli i primi bottoni della camicia.
Confuso, l'uomo si voltò verso il suo cappotto , da cui proveniva una luce bianca e tanto forte da esser visibile anche attraverso il pesante tessuto nero.
Allontanandosi velocemente dalla donna, Severus afferrò la fonte di quel grande bagliore.
Nel suo palmo una piccola chiave sfavillava.
Severus assottigliò gli occhi.
"Mi dispiace. Puoi dormire qui stanotte ,se vuoi."
Detto ciò, si comprì malamente con il cappotto ed uscì dalla sua stanza.

Le aveva perdonato molte cose, ma questa volta non sarebbe stato così clemente.

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Capitolo 16
*** Severus is my name ***


Severus is my name
Sono tornataaa! Mi dispiace aver tardato tanto nell'aggiornare ma per motivi universitari e di salute , la scrittura è stato il  mio ultimo pensiero :(  In questi giorni , tuttavia, spero proprio di recuperare!
Ringrazio intanto tutti coloro che hanno letto la storia e recensito ... scusate se non ce la farò a rispondere! Grazie ancora per la vostra pazienza XD
Un bacio, Amelia !

Severus entrò nell’ingresso buio e umido di Spinner’s End , cercando di non fare rumore.

Avrebbe beccato quella maledetta ragazzina e i suoi amichetti con le mani nel sacco.
Silenziosamente si diresse verso il salotto.
Infatti da sotto la porta chiusa filtrava una debole luce , segno che qualcuno era in quella stanza.
Avvicinatosi, spalancò l’anta con tutta forza che aveva.
Per un attimo rimase interdetto dallo scenario che gli si presentò davanti agli occhi.
Si era immaginato di trovare Potter , oppure il bamboccio impomatato, con la ragazza, invece questa sedeva accanto al camino acceso completamente sola. Non c’era traccia di nessun altro.
Ogni parola seccata gli morì sulla lingua, quando Hermione si voltò a guardarlo , più spaventata che sorpresa.
Severus indugiò un po’.
“Mi sembrava di esser stato chiaro , non ti volevo in casa mia oltre gli orari stabiliti … eppure ti trovo qui in casa mia, senza che ci sia un lezione e senza il mio permesso” sibilò.
Hermione abbassò gli occhi.
“Lo so … ma pensavo che io sola sarei potuta entrare …”
“Pensi che tu sola avresti potuto avere il permesso di entrare in casa mia ? Chi ti credi di essere ragazzina?”costatò tagliente l’uomo.
Hermione lo guardò disorientata.
Non c’era pietà negli occhi dell’uomo … non c’era nemmeno rabbia , contro la sua intrusione … c’era solo fastidio e diffidenza.
Non era preparata a quel trattamento. Fino a qualche ora prima se ne stava avvolta in un caldo piumone , circondata da un sacco di persone che la riempivano di comprensione e cure, mentre in quel momento era in una casa abbandonata , polverosa , aggredita da un uomo , per nulla disposto a discutere con lei.
Un peso iniziò a premergli sul petto. Dopo giorni che il dolore gli ribolliva dentro , tutto esplose.
Numerose lacrime calde iniziarono a scendergli sulle guance e i singhiozzi cominciarono a scuoterle le spalle.
Questa volta fu Severus a rimanere disorientato.
La ragazza era scoppiata un pianto disperato , che lui non sapeva come affrontare.
Non  gli sembrava di esser stato così minaccioso  da farla piangere … l’aveva trattata molto peggio altre volte …
“Granger non mi pare il caso di fare queste scene …” disse l’uomo , cercando di mantenere un tono fermo, nonostante l’agitazione.
Hermione cercò di controllarsi , ma inutilmente.
Da quando era tornata dall’Australia , non aveva versato nemmeno una lacrima, nemmeno durante le sue lunghe chiacchierate con Harry.  Sembrava che tutto si fosse cristallizzato dentro di lei. Il blocco , tuttavia, doveva essersi spezzato non appena Severus aveva alzato la voce e ora il pianto sembrava non aver freno.
Aveva ancora il volto nascosto tra le mani, quando si sentì afferrare un braccio all’altezza del gomito e tirar su.
Severus la condusse delicatamente verso il divano, dove la fece sedere, per poi allontanarsi. Le diede un bicchiere d’acqua e si accomodò sulla poltrona lì accanto.
Cadde tra i due un silenzio palpabile, interrotto solo dai flebili singhiozzi della giovane.
Severus la osservò.
Non aveva la più pallida idea di cosa fare. Consolare le persone non rientrava nelle sue molte abilità. L’uomo perciò si limitò a tacere.
Silente faceva cosi e gli raccontavano sempre tutto …

Il metodo del vecchio preside sembrava non funzionare con Severus  che , dopo venti minuti di silenzio e singhiozzi, cominciava evidentemente ad innervosirsi. L’unico motivo per cui non si sfogava con Hermione , era il timore di un ulteriore scoppio di pianto.
Si limitava , perciò, a lanciarle delle occhiate ostili.
Si stava  ancora agitando sulla sua poltrona , quando la ragazza si decise ad alzare lo sguardo su di lui.
Aveva gli occhi rossi e un’aria veramente abbattuta.
Severus provò un moto di tenerezza , che si preoccupò subito di reprimere.
“Mi faccia restare qui per qualche giorno … per favore …” mormorò la riccia.
“Assolutamente no”rispose deciso Severus.
“La prego … è importante !”
“E perché mai ?!”
“Perché …” La voce di Hermione si spense e altre lacrime minacciarono di uscire.
“Non osar  ricominciare piangere!” saltò su Severus , preoccupato.
Non avrebbe sopportato un’altra crisi come quella precedente …
“Evidentemente ora non riesci a darmi una spiegazione senza allagarmi casa … prendiamoci un attimo di tempo …” le parlò Severus , conciliante.
La riccia annuì.
Il professore di pozioni si alzò.
“Bene. Ora tu ti calmi, te ne vai in cucina e aspetti lì … posso sperare che non farai sciocchezze o ti devo pietrificare ?”
“La aspetterò in cucina …” mormorò la giovane.

Hermione era seduta su una sgangherata sedia della cucina di Spinner’s End , quando Severus fece il suo ingresso nella stanza.
Aveva con sé due cartoni e una busta con dentro delle lattine. La riccia lo osservò curiosa.
Quell’uomo si era fatto spaventare da un aspirapolvere e poi si presentava con del cibo babbano?
“Non sapendo cosa ti potesse piacere ,ho preso un po’ di tutto …” le disse l’uomo , aprendo i cartoni contenenti varie pietanze da rosticceria. Quando vide l’uomo tirar fuori dalla busta della birra e una coca, le labbra di Hermione si distesero in un mezzo sorriso.
Le sembrava tutto così assurdo.
“Non sapevo che avesse con sé dei soldi babbani …” disse la giovane, mentre l’uomo si accomodava al tavolo.
“Infatti non li ho.” Gli rispose tranquillo l’uomo , aprendo la lattina di birra.
“Scusi e allora come …” Hermione fece una pausa “ non li avrà mica confusi ?” domandò stizzita.
Severus la guardò annoiato.
“Mica soffrono … e poi cosa saranno mai qualcosa da mangiare e due lattine …” si giustificò l’uomo , come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Non è giusto usare la magia su delle persone indifese , a maggior ragione se ci sono dei motivi futili come questo!”
“Vedo che ti è tornata un po’ di grinta …” costatò Severus , facendo arrossire violentemente la riccia.
“Difendo le idee in cui credo …” si giustificò Hermione.
“E fai bene … anche se sei petulante e fastidiosa.”
“Quindi andrà a portargli i soldi domani ?”
“No.”
“Ma come?! Prima mi dice che faccio bene a difendere le mie idee e poi non va a pagare?” si riscaldò la giovane.
“Tu difendi quello che vuoi … ma io non devo mica darti ascolto. Ora mangia e chiudi il becco.” Concluse il discorso l’uomo.
Mangiarono in silenzio, ma questo non pesò ad Hermione, anzi si stava lentamente rilassando in quella quiete.
“Non penso che tu possa rimanere qui.”
Hermione trasalì , mentre la sua tranquillità andava in pezzi.
“Perché?! Le giuro che non ficcherò il naso da nessuna parte … se vuole starò solo nelle stanze che mi indicherà lei!” lo supplicò la giovane.
“E’ troppo pericoloso e non c’è motivo che tu stia qui … la casa dei Potter è sicuramente più adatta a te.”
“Ma io non ci voglio tornare adesso! Non sopporto più di essere trattata come un’anima sventurata !” saltò su Hermione.
A quelle parole Severus inarcò un sopracciglio.
“Si può sapere di cosa stai parlando.” Le chiese in un tono che non ammetteva repliche.
“Io ... ho scoperto che i miei genitori sono dispersi in Australia e le ricerche , magiche e babbane , non vanno bene … sto male e ho tanto bisogno di stare da sola , senza nessuno che tenti di aiutarmi a tutti i costi.” Confessò alla fine la ragazza con la voce rotta. “Quindi la prego … mi lasci qui qualche giorno, accetterò tutte le condizioni che vorrà …”
“Lo sanno adesso che sei qui?” le domandò l’uomo.
Hermione scosse con vigore la testa , asciugandosi poi con il dorso della mano delle lacrime sfuggite al suo controllo.
“Mi dispiace ma …”
La riccia fece per parlare , ma l’uomo la bloccò.
“Fammi finire. Mi dispiace , ma non posso lasciarti qui da sola. Non è un posto sicuro per nessuno, figuriamoci per una ragazzina. La casa è protetta da degli incantesimi, ma non è sufficiente , tuttavia … se non hai proprio nessun altro posto dove rifugiarti , potrai restare. Sappi però che rimarrò anche io , per assicurarmi che non ti succeda niente. Ti garantisco, comunque, che non invaderò i tuoi spazi. Inoltre scriverò una lettera a Potter junior per fargli sapere che sei qui e stai bene. Sono certo che non lo dirà a nessuno se è quello che vuoi …”
Gli occhi di Hermione luccicarono per le lacrime.
“Grazie …” mormorò.
Severus rispose con una smorfia.
“Pensi di dover dire a qualcun altro che sei qui?” le domandò , ostentando indifferenza.
Hermione parve non prestare troppa attenzione a quella domanda, perciò rispose distrattamente.
“No , nessuno.”
Severus nascose un ghigno soddisfatto , mentre giocava con la roba che aveva nel piatto.
Era puerile provar soddisfazione nel pensare che Hermione escludesse anche il giovane fidanzato dalla sua fuga, ma lui proprio non riusciva a rimanere indifferente.

Più tardi nella serata , Severus scrisse una breve lettera ad Harry e condusse Hermione nella stanza dove avrebbe dormito.
Dopo un’attenta riflessione, Severus decise lasciare la sua camera alla giovane. Era sicuramente il posto più curato della casa, visto che l’altra camera da letto , quella di sua madre, era chiusa da decenni.
Raggiunta la porta , l’uomo si fermò e la indicò alla riccia , che lo seguiva.
“Tu dormirai qui. A domani” le disse spiccio.
Si stava già allontanando quando un lieve tocco sul braccio lo fermò.
Hermione lo guardava imbarazzata.
“Si?”
“Grazie per non avermi cacciata professore …” mormorò la ragazza.
“Severus. Chiamami Severus …”
Con quella breve frase , l’uomo riprese il suo cammino , sparendo poco dopo alla vista di Hermione.

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Capitolo 17
*** Una foto e un gioco ***


Una foto e un gioco
Mie care lettrici , visto che sono stata più brava??? Ho aggiornato il prima possibile ( anche perchè questo capitolo era pronto da tempo ma non avevo il coraggio di pubblicarlo)!!! Spero che vi piaccia...fatemelo sapere! Buona lettura!

Hermione passò a Spinner’s End i giorni più sereni dalla notizia della sparizione dei suoi genitori. Aveva potuto riflettere su tutto , star sola con il suo personale dolore, senza nessuno che le domandasse niente. Severus si era dimostrato un uomo di parola , lasciandole totale libertà. Si era solo premurato di ricordale i pasti , che spesso avrebbe rischiato di dimenticare, ma niente di più.

Aveva passato perciò due giorni di quasi completa solitudine , nella costante attesa che il ministero le desse qualche buona notizia che purtroppo tardava ad arrivare.
Quella sera se ne stava seduta sul morbido copriletto di piuma ad osservare la foto dei suoi genitori. Aveva passato molto tempo ad osservarla con nostalgia.
Avrebbe voluto inventare un modo per trovarli …
Tutti gli incantesimi che aveva fatto  non avevano portato a nessun risultato. Tuttavia , aveva deciso di  non demordere.
Fino a che il ministero non si faceva vivo c’era ancora speranza.
Hermione si abbracciò le gambe contro il petto.
Aveva paura di quel giorno …
Un bussare gentile alla porta la fece voltare.
Dalla porta apparve Severus.
In quei giorni di convivenza aveva notato che l’uomo aveva assunto nei suoi confronti un atteggiamento diverso, non di pietà e compassione , ma era , per così dire , più affabile quando le si rivolgeva.
“E’ quasi ora di cena … ti lascio la cena in tavola.” Le disse l’uomo.
I due , infatti , non avevano mangiato più insieme dall’arrivo di Hermione. Era stata la riccia a chiederlo e Severus aveva accettato di buon grado, vista la promessa che le aveva fatto sul lasciarle tutto lo spazio di cui aveva bisogno.
Tuttavia, quella sera, Hermione non sentì il bisogno di stare da sola.
“No, aspetti ! Posso mangiare con lei?”
Posso mangiare con te? Si puoi mangiare con me.” la riprese Severus, con un cipiglio per niente minaccioso.
Hermione sorrise , timida.
Le era quasi impossibile dargli del tu …
Infilatasi distrattamente la foto nella tasca del cardigan blu , scese velocemente le scale , per raggiungere l’uomo in cucina.

Dopo cena , Hermione decise di rimanere in salotto a leggere , invece di rintanarsi nella sua stanza.
Severus sembrò non badare a questo cambiamento , tanto da non rivolgerle nemmeno uno sguardo , mentre , seduto sulla sua solita poltrona , leggeva un manoscritto dall’aria piuttosto vecchia.
La riccia , perciò , si immerse liberamente nella lettura.
Dopo diverso tempo , la ragazza  si stiracchiò, facendo scivolare la foto dalla tasca.
Hermione la raccolse e , come le succedeva spesso , tornò a guardarla.
“Non leggi più?”
La domanda la riportò alla realtà.
Da quando la stava osservando?
“Mh no … mi è passata la voglia …” rispose , gettando uno sguardo alla foto.
“Per la foto ?” le domandò questa volta Severus , chiudendo il libro.
“No , no …” mentì Hermione.
“Bugiarda. Hai cambiato espressione quando l’hai guardata.”
“Ma lei leggeva o guardava me?” si rivoltò la ragazza stizzita.
Severus rimase interdetto e tardò a rispondere.
 “Scusami.” Le disse infine , riaprendo il libro.
“No , scusami tu … non dovevo risponderti male. È vero che ho cambiato umore quando ho visto la foto …”mormorò la ragazza, ma Severus la ignorò.
“Ora non parli più?” provò ad insistere Hermione.
“Non voglio disturbarti” borbottò Severus da dietro il libro.
“Non mi hai disturbato …”
Hermione sussurrò la risposta , ma Severus riuscì comunque a sentirla. Chiuse perciò il libro e la fissò negli occhi.
Questa volta la riccia non si sentì persa in quegli enormi pozzi neri, avevano assunto , infatti , per lei un aspetto familiare, sicuro e pacifico.
“Che c’è che non va in quella foto?”
“Nulla. Raffigura i miei genitori ,quando erano giovani …” spiegò la ragazza, passando distrattamente un pollice sul viso di sua madre, come per accarezzarla.
Un brivido la percorse, quando sentì la presenza ,al suo fianco,di Severus che si sporse per guardare la foto.
Arrossì lievemente.
Averlo così vicino la metteva un po’ a disagio … ma non la infastidiva affatto.
“Assomigli molto a tua madre …”
“Molti me lo dicono … ma io penso che non sia così.”
Severus temporeggiò per un attimo.
“Invece ci assomigli.” fece una pausa “ Guarda la forma dei suoi occhi ... Avete lo stesso naso piccolo e all’in su.” Disse Severus , indicandole il viso della madre , con le dita affusolate.
Dopo di che , tacque un attimo. “Avete le stesse labbra , rosse , non troppo fini da essere anonime , ne troppo procaci da essere volgari … ”
A quelle parole Hermione si voltò a guardare l’uomo , il cui viso distava dal suo solo un respiro e che sembrava maledirsi per quello che aveva appena detto.
Possibile che fosse imbarazzato?
Hermione aspettò che la voglia di scappare a gambe levate arrivasse, ma non fu così.
Rimase immobile, con le guance in fiamme, a fissare l’uomo, il quale non staccava lo sguardo dal suo viso, come ipnotizato.
Sentiva il suo battito accelerare e l’agitazione crescere. Tuttavia non riusciva a muoversi da lì. Era come se desiderasse stare lì.
Fu un attimo. Severus riempì la distanza che li separava, posando sulle sue labbra un leggero bacio e poi si ritrasse in fretta in attesa di una sua reazione.
Aveva le labbra serrate. Era forse più pallido del solito e la guardava incerto.
Sembrava dolce in quel momento. Sembrava che non desiderasse altro che baciarla ancora...
Dopo un attimo di esitazione, fu Hermione ad avvicinarsi timida e a posare sulle labbra dell’uomo un piccolo bacio.
Continuarono quello strano gioco per un po’ , fino a quando Severus non le fermò il viso con le mani.
Il bacio che ne seguì fu più lento e caldo. Le labbra dell’uomo giocarono con le sue fino a che il contatto non si approfondì e cominciarono ad esplorare l’uno la bocca dell’altra.
Severus poi continuò a riempirle il viso di baci ed Hermione pensò di impazzire, quando l’uomo fermò quella dolce tortura.
Rimasero per un po’ fronte a fronte, incapaci di pronunciare parola su quello che era appena successo.
Fu Severus il primo a muoversi. Prendendola per le spalle, la allontanò delicatamente da sé, per poi passarsi una mano sul volto.
Abbandonandosi sul divano , l’uomo si mise a fissare il vuoto.
“E’ meglio andare a dormire.” Disse con voce atona.
“Ma … forse dovremmo parlare” tentò  Hermione.
“Non ora. Non stasera.”tagliò corto l’uomo.
La riccia lo osservò per alcuni istanti.
Nonostante l’avesse baciata ardentemente , fino a qualche minuto fa, non la guardava nemmeno in faccia?
Ferita la giovane si alzò dal divano ed a passo spedito si diresse nel bagno al piano superiore, dove si chiuse a chiave.
Esitante si guardò allo specchio.
Aveva le labbra gonfie e rosse, i capelli un po’ arruffati …
Immobile davanti al suo riflesso , Hermione attese l’arrivo del senso di colpa nei confronti di Bruce. Ma questo non arrivò.
Sconvolta uscì dal bagno e fu tentata di tornare da Severus , ma qualcosa la trattenne.
Come si sarebbe sentita nel trovarsi di nuovo davanti a quella statua di ghiaccio , così diversa dall’uomo che poco prima l’aveva coperta di baci? Che avrebbe fatto se lui l’avesse scacciata in malo modo?
Decise di tornarsene in camera, dove si avvolse nelle coperte. Avrebbe aspettato a lungo il sonno quella notte.

Quella notte nemmeno Severus riuscì a dormire molto.
Dopo essersi assicurato che Hermione si fosse già chiusa nella sua stanza , l’uomo era salito ed aveva raggiunto la sua camera da letto.
Lì ,affacciato alla finestra,fissando le cupe ombre che si intrecciavano sulla strada, si era detto che aveva fatto la cosa giusta.
Baciando Hermione, aveva ceduto all’istinto. Averla allontanata subito dopo , era stato un comportamento sicuramente crudele ed insensibile , ma giusto.
Che cosa sarebbe derivato da quel bacio? Problemi su problemi.
Hermione era solo una ragazzina, lui un uomo che sarebbe potuto essere suo padre. Portare avanti una situazione del genere era fuori discussione.
Eppure ripensare all’espressione ferita della ragazza , quando l’aveva respinta , gli faceva male. Non avrebbe voluto darle altri dispiaceri oltre a quelli che già aveva.
Si sentiva colpevole per essersi lasciato andare.
Per un attimo , desiderò di andare a parlare con la ragazza e spiegarle tutto, ma poi , non sapendo come affrontare il discorso, preferì mettersi a letto e rimandare la situazione al giorno seguente.

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Capitolo 18
*** Noi parliamo e non ci sentiamo ***


Noi parliamo e non ci sentiamo
Buona sera mie care Lettrici ^^ sono riuscita a postare ... devo dire che questo capitolo è un po' di passaggio. Si spiegano i sentimenti dei nostri due protagonisti  , dopo il tanto atteso bacio! Vi prego non mi uccidete e non architettate attentati nemmeno contro Hermione è così giovane e confusa ... XD
Buona lettura!

La mattina seguente , il problema si ripropose a Severus uguale , se non peggiore.

Quando l’uomo scese in cucina per fare colazione, con suo enorme dispiacere , scoprì che anche Hermione si era alzata presto.
Silenzioso, Severus  si preparò un caffè , prese la sua copia della Gazzetta del profeta, che un grosso gufo nero gli porse dalla finestra, e si sedette davanti alla ragazza, che non lo degnò di uno sguardo.
Oltre il giornale , l’uomo studiò il volto della riccia. Aveva le occhiaie e i lineamenti molto tirati. Non sembrava aver dormito molto.
Un’ondata di disagio e senso di colpa lo avvolse.
Come Merlino gli era venuto in mente di baciarla?
“Granger penso che ora sia opportuno parlare di ieri …” disse con un tono fintamente sicuro.
Per la prima volta, Hermione alzò gli occhi su di lui.
Fortunatamente non aveva pianto.
“Si dobbiamo parlare.” Rispose lievemente atona la giovane, poi aggiunse “ penso che l’avvenuto sia stato tutto dovuto al crollo emotivo , provocato dalla mia situazione , in cui tu sei stato coinvolto. È una cosa quindi che non succederà più … una sciocchezza senza peso.”
Detto ciò , Hermione abbozzò un lieve sorriso.
Severus la fissò per un attimo incredulo.
Un crollo emotivo? Quei baci roventi potevano esser qualsiasi cosa , ma non quello. Hermione era una ragazza intelligente. Poteva realmente credere una stupidaggine del genere? Forse la ragazza la pensava come lui su quello che era successo e si era inventata quella scusa per chiudere tranquillamente la faccenda …
Confuso , l’uomo prese tempo ,sorseggiando il caffè.
Quella situazione sembrava sbrogliarsi da sola … l’unica cosa che doveva fare era dar ragione alla ragazza.
“Sono d’accordo. Ci è tutto sfuggito di mano, ma è stato una volta e non succederà più.”ribadì Severus.
Chiudere quel discorso così , gli sembrava un’ipocrisia , ma non sarebbe stato certo lui a intavolare una discussione più approfondita. Si sarebbe dovuto esporre troppo. Avrebbe dovuto spiegarle per quale motivo l’aveva baciata. Assecondarla avrebbe reso tutto più facile.
“Penso , però, che tornerò dai Potter oggi stesso.”
“Perché?”
Quella domanda gli uscì dalla bocca ,prima che potesse porle freno.
Prima si scrollava di dosso i loro baci come se fossero granelli di polvere e poi gli dava quell’annuncio? Perché non si tratteneva ancora un po’? Pensava che l’avrebbe importunata? Ma soprattutto perché a lui importava tanto?
“Perché ricomincerò i corsi al San Mungo e penso sia opportuno …” rispose , mormorando Hermione.
“Certo. Capisco.” Disse freddo  Severus.
Detto ciò , l’uomo nascose il viso dietro il giornale , mettendo fine alla conversazione.

Nel pomeriggio , Hermione ripose le sue cose con cura nello borsa.
Lasciare quella casa , le dispiaceva davvero tanto. Ma doveva andare via. Le scene della sera precedente le fiammeggiavano nella mente , senza darle tregua. L’atteggiamento gelido e distaccato di Severus era un chiaro segno delle intenzioni dell’uomo. Non voleva aver niente a che fare con lei … perciò lei toglieva il disturbo.
Strinse con forza il maglione che aveva iniziato a piegare.
L’aveva baciata, l’aveva respinta e , quando gli aveva annunciato che se ne sarebbe andata , si era quasi offeso. Quell’uomo avrebbe dovuto mettersi d’accordo con se stesso.
Nervosa , si mise il cappotto e la sciarpa e scese al piano inferiore.
Il salotto e la cucina erano deserti.
Sbirciò in altre stanze, ma non trovò Severus da nessuna parte.
Evidentemente non voleva incontrarla…
Non sarebbe andata via come una ladra , senza nemmeno un saluto, nonostante quell’uomo si fosse dato alla fuga.
Recuperato un pezzo di pergamena, vi scrisse sopra poche righe ed lasciò la casa.

Smaterializzarsi ,davanti alla villetta dei Potter , fu strano.
Le luci del salotto erano illuminate , segno che tutti si trovavano lì per festeggiare l’epifania.
Suonò il campanello e nello stesso momento iniziò a nevicare.
Quando la porta si aprì , davanti a lei c’erano Harry e Ginny che ,senza darle il tempo di dire niente, la strinsero in un forte abbraccio e la trascinarono dentro.
In salotto la giovane fu accolta dai coniugi Potter , da Sirius e Remus. Nessuno di loro le chiese dove avesse passato quei giorni e le ragazza gliene fu grata.

A fine serata , la riccia fece ritorno alla stanza che era stata la sua camera per tanto tempo. Tutto era  dove l’aveva lasciato.
Esausta si lasciò cadere sul letto.
“Herm posso?”
Al suono della voce di Ginny la riccia si girò , senza alzarsi dal letto.
“Certo, entra.”
Senza farselo ripetere due volte, la rossa chiuse la porta e si distese accanto all’amica.
“Come stai?” le domandò Ginny.
“Ancora male … forse peggio.” Rispose subito Hermione, sprofondando la faccia in un cuscino.
“Passare troppo tempo con Piton forse non è il modo migliore per stare meglio …”
Hermione guardò l’amica con gli occhi sbarrati.
“Come …”
“Tranquilla … so dove eri ,perché la lettera del nostro caro pipistrello è arrivata ad Harry , mentre era con me. A James e Lily ha detto che eri andata a stare un po’ nella casa dei tuoi genitori e che non dovevano infastidirti per nessun motivo … avresti dovuto vederlo, sembrava davvero autoritario!” sorrise Ginny , poi aggiunse “ non lo ha detto nemmeno a Bruce.”
“Bruce …”mormorò Hermione. “ Ce l’avrà con me?”
Ginny le prese una mano.
“Sicuramente si sarà sentito messo da parte … non gli hai concesso di starti accanto nemmeno un minuto. Tuttavia se ti vuole davvero bene capirà. Solo …”
“Solo?”
“Solo dovresti pensare a cosa provi tu per lui …”
Hermione si mordicchiò il labbro inferiore.
“Lo so.” Ammise , sbuffando sonoramente.
“Comunque ci penserai al momento opportuno” le sorrise , incoraggiante la rossa. “ E se hai bisogno di parlare, io sono qui.”
Senza rispondere, Hermione abbracciò forte l’amica.
Sapeva che Ginny sarebbe stata sempre al suo fianco, ma preferì tenere per sé quello che era successo a Spinner’s end, almeno fino a che non le fosse stato chiaro il significato di quei gesti.

***

I rumorosi corridoi del San Mungo erano pieni di gente e di studenti di medi magia. Hermione ringraziò di esser subito stata sommersa di cose da fare. Più cose aveva da fare , meno pensava.
Rientrata nelle corsie dell’ospedale , i ricordi di lei e Bruce l’avevano assalita e il senso di colpa le era precipitato addosso come una valanga.
Senza pensarci , la riccia cominciò a cercare il giovane curatore.
Lo vide , mentre parlava con un altro medimago. Esitante si avvicinò , aspettando che fosse lui ad accorgersi della sua presenza.
Gli occhi di Bruce si posarono su di lei,poco dopo, gelidi.
Congedato il collega, il moro le si avvicinò.
Sembrava che ci prendesse gusto a stare zitto , mentre lei si tormentava colpevole.
Lentamente gli occhi del ragazzo di addolcirono e , senza dirle una parola, Bruce la strinse in un forte abbraccio.
Bastò quel contatto per sciogliere il nodo in gola ,per cui aveva pensato di soffocare.
Aveva sbagliato tanto in quei giorni , ma forse le sarebbe stato possibile rimediare con l’aiuto di Bruce.
Di slancio , la riccia baciò il ragazzo che ,tuttavia, non rispose con altrettanta passione.
Il giovane , infatti , sempre tenendola stretta a sé, le carezzò il viso , guardandola triste.
“Bruce … perdonami io …” mormorò Hermione , non sapendo bene cosa dire.
Avrebbe ripetuto ogni singola scelta presa in quei giorni, anche la più sbagliata … tuttavia solo allora capiva quanto le fosse mancato il dolce viso del moro.
“Stai tranquilla … risolveremo tutto. Abbiamo solo bisogno di parlare un po’. Sono felice che tu sia tornata da me, nonostante tutto.” La rassicurò Bruce, con un sorriso tirato.
Si chinò per posarle un leggero bacio sulle labbra, poi si allontanò , lasciando Hermione interdetta e preoccupata.


***

Grazie di cuore Severus. Non dimenticherò le gentilezza e la delicatezza
che mi hai riservato in questi giorni.
( anche se da ieri sera sei sparito)
A presto.
H.
Severus aveva letto e riletto il biglietto che Hermione le aveva lasciato sul tavolino del salotto ,quella mattina.
Nonostante fosse rientrato ad Hogwarts e avesse ripreso ad insegnare , niente gli toglieva dalla mente quelle parole.
Era stato pessimo la sera precedente e , nonostante tutto, Hermione lo ringraziava in quel modo? In fondo cosa aveva fatto lui per lei? Nient’altro che lasciarle vivere per qualche giorno nelle polverose e ammuffite stanze della sua orrida casa. Forse si sarebbe dovuto comportare diversamente dopo quel bacio …

A quel pensiero , Severus scosse vigorosamente la testa.

Ma che diamine si metteva a pensare? Lui aveva agito così per il bene della ragazza e per nient’altro.

Nonostante cercasse di convincersi di ciò , Severus non riuscì a mettere a tacere quella parte della sua coscienza che continuava a ripetergli che forse poteva esserci un’altra soluzione e che forse anche Hermione l’avrebbe preferita.

In fondo , non l’aveva minimamente respinto …

Giocherellò ancora per un po’ con il pezzo di pergamena, fino a che decise che era inutile farsi mille domande a cui non avrebbe potuto dare una risposta da solo.

Il giorno seguente sarebbe andato a trovare Hermione al San Mungo … per una volta avrebbe tentato di dare una svolta positiva alla sua vita.

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Capitolo 19
*** Deja vu ***


Deja vu
Buona sera gente! Sono riuscita a postare alla velocità della luce ( Sevvina adesso devi recensire velocemente anche tu XD ! ) . In questo capitolo si alterneranno i punti di vista di Hermione e Severus ... spero di non aver fatto troppo casino! Mi scuso per non essere riuscita a rispondere alle recensioni , ma le ho lette tutto e vi ringrazio davvero per l'appoggio che date alla mia storia! Un abbraccio e buona lettura!

A mezzogiorno , Hermione era accomodata in un colorato bistrot vicino al San Mungo. Stava aspettando Bruce , ancora occupato nella cura di un paziente.

Quella mattina, il moro le aveva dato appuntamento con dei modi un po’ bruschi , che l’avevano preoccupata parecchio.
Si era perciò recata all’appuntamento , piena d’ansia e sicura di come sarebbe andato a finire quel pranzo.
Stava torturando un indifeso pezzo di pane, quando Bruce le giunse alle spalle e le posò un leggero bacio sui capelli.
La ragazza gli sorrise tesa.
“Scusa il ritardo. Ma il signor Mc Clain era diventato un pallone per quel morso di doxie, ci abbiamo messo un secolo a sgonfiarlo!” spiegò tranquillo il moro, accomodandosi davanti a lei.
Hermione sperò dentro di sé che  il cattivo umore della mattina fosse estraneo alla loro storia.
La conversazione, scandita dalle portate ,fu tranquilla e quasi tenera.
Mentre sorseggiava il caffè , Hermione aveva di nuovo dipinto sul volto un sorriso tranquillo e ringraziava che tutto fosse tornato come prima.
Le sue speranze furono disilluse, quando Bruce le rivolse uno sguardo di nuovo freddo e dispiaciuto.
“Sarei voluto esserti accanto nel momento che hai passato …” iniziò Bruce, dispiaciuto.
“Lo so, Bruce … ma non volevo nessuno accanto a me.”
“Ma io sono il tuo ragazzo!” replicò deciso il moro.
Hermione non sapeva cosa  rispondere.
Sapeva che Bruce era il suo ragazzo. Ma sapeva che averlo accanto non sarebbe servito a nulla nella condizioni in cui stava.
 “So anche questo , ma star da sola , vuol dire starsene per conto proprio!” rispose Hermione , moderando il più possibile la voce.
Le cominciava a dispiacere che il ragazzo non si sforzasse di capirla.
“Avresti potuto almeno dirmi dove ti andavi a nascondere …”
“Non potevo. Saresti venuto a cercarmi …"rispose , balbettante la giovane.
Non stava del tutto mentendo … sarebbe voluta veramente star da sola … la parentesi con Severus era stato solo un caso.
“Certo. Ora però me lo puoi dire dove sei stata …”
Quella richiesta del ragazzo la spiazzò. Tuttavia , considerando che non c’era fondamentalmente niente di male , decise di dirgli la verità.
“Sono stata a Spinner’s End .” Rispose laconica.
Bruce spalancò gli occhi sorpreso.
“Sei stata tutto quel tempo , in quella catapecchia?! Mi hai detto mille volte che ti metteva i brividi e poi ti rifugi lì?!”
“Ero sicura che lì non mi avrebbe trovato nessuno …”
Non era una bugia … se non si considerava il padrone di casa, che ci aveva messo meno di un minuto a scoprirla.
Hermione osservò un attimo Bruce.
Sembrava molto scosso, per non dire, arrabbiato.
“Sei stata un’incosciente!” sbotto alla fine il moro “ ti sarebbe potuto capitare di tutto lì!”
“Quella casa è protetta da degli incantesimi , è sicura!” ribatté decisa la riccia.
“Certo … deve essere molto sicura la casa di un ex mangiamorte , che , oltre tutto , si è messo a fare il doppio gioco lavorando per e contro il nemico!”
“Non è vero! Lui ha  fatto il lavoro sporco , che nessuno avrebbe voluto fare , per fedeltà nei confronti di Silente … tu non lo conosci ,è una brava persona!” scattò Hermione , rimanendo lei stessa stupita della veemenza della sua reazione. Arrossì immediatamente.
Non avrebbe dovuto sbilanciarsi tanto …
“Non so come fai a dire certe cose … quell’uomo a me non piace per niente. E’ stato il braccio destro di Voldemort per tanto tempo ed è riuscito a fregarlo … e mi fa ridere il modo in cui lo difendi. Ricordati, è uno abituato a mentire, fa vedere agli altri quello che vogliono vedere. Perciò, come non lo conosco io , non lo conosci nemmeno tu.”
Detto ciò , Bruce mise fine alla conversazione, alzandosi per andare a pagare il conto.
Hermione non lo seguì con lo sguardo,ne provò a ribattere. Le parole del giovane le vorticavano nella mente.
Che Severus l’avesse presa in giro per tutta la sua permanenza in casa sua? Poteva veramente essersi preso gioco del suo dolore? No. Non poteva essere così. Altrimenti perché  le avrebbe permesso di stare in casa sua? Quale scopo avrebbe avuto?
Con la testa piena di domande , uscì dal locale , dietro Bruce.
I due camminarono fianco a fianco , senza più dirsi una parola.
Bruce ancora visibilmente arrabbiato per la confessione di Hermione. La ragazza immersa nei suoi pensieri e nelle sue domande.
Non riusciva a credere che Severus avesse potuto mentire così spudoratamente … anche se un motivo l’avrebbe potuto avere… Lily. Il grande amore di Severus. Che l’uomo l’avesse accolta in casa sua nella speranza di vedere Lily o magari di passare bene agli occhi della donna che tanto amava? Ma se così fosse stato , perché mai l’avrebbe baciata? No. Bruce si sbagliava, sicuramente era accecato da una qualche forma di gelosia che lo faceva straparlare.
“Deve essersi sentito nominato …”
La frase del giovane curatore la riportò alla realtà.
Davanti all’ingresso del San Mungo , c’era Severus Piton, che camminava su e giù, come se stesse aspettando qualcuno.
Non appena l’uomo posò gli occhi su di lei, Hermione capì che era lì per lei.

Veder arrivare Hermione , con accanto il suo giovane fidanzato, spazzò via tutta l’euforia che stranamente ,quel giorno , occupava l’animo di Severus.
Davanti agli occhi , colpevoli e preoccupati di lei , che si posarono su di lui , il suo animo di richiuse nella fortezza di ghiaccio che si era costruito con gli anni.
Che cavolo ci faceva lì? Voleva forse dichiararsi ad una ragazzina? Il suo posto non era certo accanto ad uno sbagliato come lui … ma ad una persona giusta e che non avesse solo errori alle spalle.
Quando la coppia gli si avvicinò, il giovane curatore salutò Hermione con un bacio, in cui ,così parse a Severus, si attardò più a lungo di proposito , e poi lo superò lanciandogli occhiata malevola , a cui lui rispose con altrettanta durezza.
Non appena furono soli, Hermione gli rivolse un timido sorriso e lo salutò con un debole “ciao”.
Severus fu sollevato dal non sentire nella sua voce nessun tipo di seccatura o fastidio.
“Sono venuto a parlarti delle nostre lezioni …” buttò lì, tirando fuori il primo argomento che gli venne in mente.
“Certo, capisco. Mi volevi dire , quando le riprenderemo.” Rispose la ragazza,delusa.
Ciò non fece altro che piacere a Severus.
Sperava che fosse lì per parlare di altro …
L’uomo trattenne a stento un sorriso.
“Si , sono venuto per parlare di questo, pensavi a qualcos’altro?” le chiese con un ghigno.
A quelle parole , Hermione arrossì.
“Forse è meglio discuterne in un posto riservato …” disse l’uomo, notando gli sguardi di alcune persone ,troppo curiose , che gli passavano accanto.
Hermione annuì.
Si spostarono verso una parte dell’edificio nascosta da degli alberi , cresciuti in maniera scomposta.
Severus , appoggiato al tronco nodoso di un albero, fu il primo a rompere il silenzio. Hermione infatti gli sembrava troppo tesa per parlare. Anzi l’avrebbe addirittura definita tormentata.
“Che ti passa per la testa?”le chiese.
“Perché mi hai ospitato?”
Quella domanda, così diretta, lo spiazzò.
Cercò di rispondere , ma la ragazza continuò.
“ … lo hai fatto per Lily?”
“Ma che ti salta in mente? Lily non c’entra niente! Ti ho lasciato stare in casa mia , perché pensavo che fosse la cosa giusta da fare!” ribatté deciso l’uomo , staccandosi dall’albero e mettendosi davanti ad Hermione che , tuttavia , non alzò gli occhi su di lui.
“Che vuol dire la cosa giusta da fare ?”gli chiese Hermione.
Prima di rispondere , Severus le prese il mento e le sollevò la testa, in modo che i loro sguardi si incontrassero.
“Vuol dire che so cosa significa aver bisogno di star da soli , quando il dolore è troppo forte e nessuno sembra in grado di capirti … l’ho fatto per te e basta. Lily non c’entra niente e non so come tu possa averlo pensato …”
Il viso di Hermione si rilassò.
“ … pensavo che avessi aiutato me , perché sapevi che avrebbe fatto piacere a lei …” Mormorò la giovane.
“Bè ti sbagli … e comunque quello che provo per Lily non incide sulle mie decisioni” Hermione gli rivolse uno sguardo scettico “ almeno non più …”
Questa volta fu Severus a distogliere lo sguardo.
Imbarazzato , aumentò la distanza che lo separava dalla giovane.
 “Comunque … come stai?” domandò secco, osservando l’intreccio di rami che si stagliava sopra di loro.
“Ancora male … ma i corsi mi tengono la mente impegnata e tutti a casa cercano di non farmi pensare al peggio, anche se non ho avuto nessuna notizia dal ministero …”mormorò la ragazza.
“Fino a che non si fanno sentire vuol dire che stanno ancora cercando …” tentò di rincuorarla Severus.
Fece del suo meglio , ma gli sembrava di avere la lingua impastata. Stare in presenza della giovane , lo agitava e mandava a benedire tutti i discorsi che si era precedentemente preparato.
Rinunciando al suo intento, Severus decise che avrebbe affrontato il discorso ,che veramente gli premeva,in un altro momento , magari nel pieno possesso delle sue facoltà mentali.
“Penso che sia il momento che io rientri a lavoro … e penso che dovresti farlo anche tu …”
“Si … accidenti sono già un po’ in ritardo!” esclamò la ragazza , guardando l’orologio.
“Inoltre non vorrei che il tuo fidanzato si innervosisse più di quanto non lo fosse  già , quando ti ha lasciato sola con me …”
“Ma no …” balbettò la riccia.
Un pensiero balenò nella mente di Severus. D’istinto afferrò un braccio di Hermione , che stava avviandosi verso l’entrata, e la portò a poca distanza dal suo viso.
“Glielo hai detto?” disse quasi in un sussurro.
“C-cosa? N-no , no certo che no … non l’ho detto a nessuno e mai lo farò!” rispose decisa , poi aggiunse con un tono più controllato “ so che è stato un momento … non  mi permetterò certo di mettere in giro storie sul tuo conto. In quei giorni sei stato la persona che sentivo più vicina, sono stata meglio solo grazie a te … e sono contenta di poterti ringraziare a voce. Ci vediamo Giovedì prossimo per la lezione. Ciao.” lo salutò la ragazza, rossa in volto, prima di scappare oltre l’entrata del San Mungo, lasciando Severus ammutolito.

Quel pomeriggio Hogwarts tremò.
Le lezioni di pozioni furono , se possibile , più terribili e tetre. Fioccarono così tanti Troll , che Severus decise di annullare le ultime due lezioni, per evitare di bocciare l’intero corso.
Quella sera non si presentò nemmeno a cena.
Mangiò poche cose nel suo studio e lesse uno dei suoi libri preferiti per distrarsi.
Le parole di Hermione lo avevano scosso.
La giovane aveva abbattuto ogni sua speranza di  affrontare il discorso del bacio da un altro punto di vista, magari più piacevole. Si sentiva declassato al ruolo di amico , utile nel momento del bisogno , con cui si poteva parlare bene e magari confidarsi. Cosa che non si poteva ovviamente fare con  il bel ricciolo moro indisponente e arrogante.
Un senso di deja vu si fece spazio nel suo animo.
Possibile che appena si interessava ad una donna , questa  avesse per la testa già qualcun altro?
Sbuffò sonoramente, abbandonando il libro aperto sulla scrivania.
***

La cocente delusione del giorno prima lo avvolse non appena aprì gli occhi, la mattina seguente. Indolenzito si stiracchiò tra le coperte.
Fortunatamente , era Sabato e non aveva nessun impegno che gli mettesse fretta. Alzandosi diede uno sguardo al calendario.
Il peggio era arrivato e lui non se ne era nemmeno accorto. Era il suo compleanno. Ulteriore ragione per starsene ben nascosto nelle sue stanze. Se era fortunato, cosa poco probabile, avrebbe subito solo la visita di Albus a disturbarlo.
Tutto rimase tranquillo e silenzioso fin dopo pranzo.
L’uomo era immerso nella correzione dei compiti del primo anno e ancora si tormentava nel pensiero di Hermione e di quanto avrebbe desiderato che la ragazza apparisse in quel momento davanti alla sua porta, quando udì un delicato bussare.
Il suo stomaco fece una capriola.
Immediatamente andò ad aprire la porta , pronto a perdersi negli occhi marroni della giovane , ma ciò che incontrò gli gelò il sangue.
Due splendidi occhi verdi lo guardavano incorniciati da un viso di porcellana e da lunghi e flessuosi capelli vermigli.
“Lily?”
“Si … aspettavi qualcun altro?” domandò scherzosa la donna , entrando nello studio di Severus , senza attendere di essere invitata.
Severus, incredulo, la seguì con lo sguardo, mentre passeggiava tranquilla per il suo studio fino a che non si mise a sedere sulla sua poltrona preferita.
“Che ci fai qui?” fu l’unica cosa che riuscì a dire, ancora stordito.
Per quasi vent’anni, la scena ,che aveva davanti agli occhi, era stato il preludio di tutti i suoi sogni erotici ... eppure, in quel momento , riusciva a provare solo una cocente delusione nel non aver trovato Hermione davanti alla sua porta.
“Ciao anche a te!” gli rispose la rossa sorridendo , poi aggiunse “ e buon compleanno!”
“Grazie. Non pensavo che te ne ricordassi …”
“Invece si … ma forse tu avresti preferito che fosse stato qualcun altro alla porta , giusto?” domandò Lily , con una  luce indagatrice nei begli occhi verdi.
“Macchè stai dicendo! Non aspettavo nessuno.”
Doveva in tutti i modi depistare Lily … ci mancava solo che si mettesse a fare domande sulla sua ipotetica vita sentimentale.
Il suo proposito , tuttavia , era difficile da realizzare, infatti Lily era decisamente una  persona tanto cocciuta , quanto determinata.
“Che bugiardo che sei! Dai raccontami …” le sorrise la donna , poggiandogli una mano sul polso.
Severus si maledì per essersi seduto troppo vicino a Lily.
Forse non provava più gli stessi sentimenti per lei , ma ciò non voleva dire che i suoi modi non lo affascinassero ancora.
“Ma che ti devo dire? Non esiste niente! Sai Lily non tutti vivono in un romanzo rosa che te e il tuo maritino … ci sono delle persone a cui piace stare sole. Una di queste sono io.”
La donna tacque e Severus pensò che il pericolo fosse scampato.
“Ti brillavano gli occhi.” Esordì all’improvviso la rossa.
“Come?”
“Quando hai aperto la porta ti brillavano gli occhi , come se tutto ciò che desideravi si stesse per realizzare. Ora non penso che fosse , perché pensavi che Silente ti avesse portato una torta con tante candeline!” ribatté Lily , lievemente offesa.

Non pensava che i suoi pensieri fossero così evidenti …

“Lily non è niente. Chiuso il discorso.” Disse secco.
La rossa sbuffò.
“E va bene … comunque se cambiassi idea la potrai portare con te …”
“Dove?” chiese l’uomo, allarmato.
Tutte le volte che Lily aveva quell’espressione , stava sempre per darle una notizia orribile.
“Bè … ci sono due motivi per cui sono qui: il primo è perché ti volevo fare gli auguri di persona e darti un piccolo regalo” spiegò la rossa, tirando fuori dalla borsa un piccolo libro dall’aria costosa , poi aggiunse “ il secondo è perché ti volevo invitare a casa mia e speravo che di persona non mi avresti detto di no …”
Severus arricciò le labbre, in segno di disappunto.
Quella donna lo conosceva meglio di quanto pensasse.
“Mi sembra di aver sempre accettato i tuoi inviti.”
“Non è vero! Mi hai ignorato sia a Natale che per l’ultimo dell’anno … ma questa volta devi esserci…” pigolò la donna, sorridendo radiosa.
Quell’occasione doveva importarle molto.
“ … organizzerò una cena per il mio compleanno. Lo so di essere vecchia per certe cose, ma Harry e James  hanno insistito così tanto, che non ho saputo dire di no!”trillò la donna ,tutto d’un fiato, forse temendo che se si fosse interrotta Severus sarebbe scappato , facendo perdere le sue tracce.
L’uomo invece si limitò a fissare la sua amica con aria stralunata.
Era forse impazzita?
“Sei sicura di volermi veramente invitare? Vuoi per caso che tuo marito si soffochi con la torta? Perché se è così verrei solo per quello!” rispose acido.
“Ne ho già parlato con James , non è molto contento , ma visto che invitiamo tutti i nostri amici e tu lo sei per me , ha dovuto cedere … quindi ci sarai?”
“Lily non credo sia opportuno …” tentò di dire , ma la donna lo interruppe.
“Severus per favore!”lo supplicò la donna, facendo il broncio.
“E va bene … ci sarò alla tua maledetta festa …”
“Non sai come ne sono felice!” gli sorrise Lily.
Severus la guardò storto.
“ Ora è meglio che torni a correggere i compiti …”
“Certo …” disse Lily , con uno strano sorriso, alzandosi dalla poltrona ed avvicinandosi alla porta.
Si salutarono e , prima che Severus chiudesse la porta, Lily esclamò “ Buon divertimento stasera!”.
Severus non rispose ma chiuse di scatto la porta.
Ma quale divertimento. L’unica cosa che avrebbe fatto sarebbe stato correggere dei compiti orribili e pensare ad una riccia di sua conoscenza.

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Capitolo 20
*** Se fosse stato amore... ***


Se fosse stato amore ...
Jeans attillati , una camicia nera trasparente sulla schiena , scarpe nere lucide dal tacco vertiginoso e i capelli lisci che ricadevano eleganti lungo il suo profilo erano una preparazione più che adatta per la serata. Ginny sarebbe stata fiera di lei.
Hermione infatti si era preparata con tutta la cura possibile a quella serata, visto che l’amica l’aveva minacciata di farle evanescere i vestiti davanti a tutti ,se non si fosse vestita in modo un più femminile.
Per risistemarsi le ci era voluto un bel po’. Le settimane precedenti infatti aveva preso una brutta influenza che l’aveva tenuta a letto per molto tempo. Doveva averla contratta all’ospedale , quando l’avevano mandata a lavorare nel reparto di malattie tropicali.
Fortunatamente si era ripresa giusto in tempo per la festa.

Lily aveva rivoluzionato l’intero salone della casa. Aveva tolto i grandi divani e aveva disposto al centro della stanza un grande ed elegante tavolo . Ginny e la signora Weasley , insieme alla riccia, aveva aiutato la padrona di casa nella preparazione dell’immensa quantità di portate e bevande , che presto avrebbero fatto bella mostra al centro della stanza.
Hermione e Ginny poi erano state messe a guardia del tavolo , dopo che i primi piatti erano stati posizionati , per evitare che James e Sirius , già famelici , si avventassero sul cibo prima del tempo.
In un momento di tregua , concessa dai due malandrini, Hermione si mise a contare i posti a tavola.
I conti non tornavano … c’era un posto in più rispetto al numero di invitati.
“Ma qualcuno si è aggiunto all’ultimo momento?” domandò alla sua amica, che le rivolse un sorriso tra lo spaventato e il divertito.
“Ecco … in effetti mamma e papà hanno convinto Ron a venire … hanno messo in mezzo la sua amicizia con Harry e lui ha ceduto” la rossa fece una pausa e poi aggiunse in un sussurro “ anche se penso che sperino in un ritorno di fiamma tra voi due”
“Ginny non dire idiozie!” si scaldò Hermione “ ti rendi conto che Bruce e Ron staranno seduti allo stesso tavolo?!”
“Ci sarà da divertirsi stasera!” rise la rossa.
“Si … proprio da ridere …” mormorò la riccia.
Quella serata sarebbe stata la più lunga della sua vita. Allo stesso tavolo ci sarebbe stato un suo ex , il suo attuale fidanzato e il suo ex professore di pozioni , con cui si era vivacemente baciata, esperienza che non le sarebbe dispiaciuto ripetere … da quando aveva perso la sua integrità?

Verso le otto e mezzo cominciarono ad arrivare gli ospiti. Bruce arrivò prima di Ron ed Hermione pensò di avvertirlo dell’imminente incontro, ma , ripensando a quello che era successo la prima volta che lo aveva visto, preferì far finta di nulla.
Sarebbe stato inutile innervosirlo prima del tempo.
Come aveva previsto il moro , già un po’ tirato per le frecciatine che Sirius continuava a lanciargli su qualsiasi argomento, cambiò immediatamente espressione alla vista di Ron che salutava calorosamente Lily.
Senza il tempo di dire niente , il ragazzo la trascinò al piano di sopra.
“Che ci fa lui qui?” domandò acido.
“Evidentemente lo hanno invitato …” rispose Hermione , già rassegnata alla prossima sfuriata di gelosia.
“E tu non lo sapevi?”
“No. Sai la malattia mi ha tenuto fuori da quasi tutti i preparativi …” rispose subito la giovane.
Era vero che la notizia della presenza di Ron le era giunta solo un’ora prima … probabilmente Harry e i suoi genitori si erano guardati bene dall’informarla.
Bruce sembrò crederle e le accarezzò il viso.
“Ne stai passando così tante in questo periodo …” le disse dolcemente.
Hermione davanti a quello sguardo tenero si sentì riscaldare. Era così felice di rivedere il ragazzo tenero e gentile, che aveva conosciuto prima dell’Australia.
“… e pensare che i tuoi amici non ti aiutano per niente.”
A quelle parole sul volto di Hermione si formò un enorme punto interrogativo.
Bruce stava forse insinuando che i suoi amici, Harry e Ginny in particolare, non fossero stati in grado di starle vicino? Ma come si permetteva? Erano le persone che aveva più care al mondo e che , nonostante fosse sparita , li avesse trattati male , l’avevano accolta a braccia aperte come se nulla fosse successo …
Stava per rispondere , ma le sue parole furono bloccate dalla dolce voce di Molly.
“Ragazzi cominciate a scendere , manca ancora qualcuno ma è meglio se iniziamo ad accomodarci …”
“Ne parliamo dopo …” disse secca, rivolgendo al moro uno sguardo furente , prima prendere la scale e dirigersi nel salone.

La disposizione dei posti sembrava fatta contro di lei. Anzi ne fu sicura , quando vide Sirius ghignare verso Bruce.
Era stato lui ad avere la brillante idea di mettere Ron , perfettamente davanti al suo fidanzato , come se non fosse  evidente l’odio tra i due?!
Sbuffando , si mise a sedere al suo posto , davanti a Sirius ,che gli rivolse un’occhiata alla non-sono-stato-io , in mezzo a Ginny e Bruce.
Con una rapida occhiata , capì subito chi mancava. Severus.
Aveva sperato seriamente di vederlo quella sera, visto che aveva dovuto annullare le precedenti lezioni del giovedì a causa del suo malore.
Il suo malumore crebbe. Va bene essere sfortunati … ma così era troppo.
In quel momento suonò il campanello.
Rapida si alzò per andare ad aprire.
“ Vado io.” Disse rapida, bloccando Harry che si stava alzando.
Non gliene importava niente , se qualcuno avesse potuto pensare qualcosa di strano. Anche se dubitava che Bruce ,in particolare , si fosse solo accorto della sua assenza , preso come era dal fronteggiare velenosamente Ron.
Arrivata nell’ingresso , tirò un sospiro di sollievo ed aprì la porta.
Si era abituata a trovarsi la figura scura e tenebrosa di Severus davanti , ma quella sera rimase quasi folgorata.
Non sapeva se fossero , i pantaloni grigi che staccavano sul mantello nero , i capelli tirati indietro , il bellissimo mazzo di fiori che teneva in mano o l’aria imbarazzata e scocciata, ma appena lo vide, pensò subito che fosse terribilmente affascinante.
“Pensi di farmi entrare o ti hanno mandato ad aprire per sbarrarmi la strada?”chiese acido l’uomo.
“N-no , no … entra scusa …” mormorò la giovane, sentendosi avvampare.
Doveva essergli sembrata davvero stupida …
Appena ebbe il coraggio di alzare gli occhi sull’uomo , ancora a fianco a lei, si accorse che i profondi occhi neri la stavano studiando. Poi senza preavviso , le dita affusolate dell’uomo , le scostarono una ciocca di capelli dal viso per portargliela dietro all’orecchio.
In quel contatto pensò di morire.
“E’ meglio raggiungere gli altri …”disse l’uomo , anche se le sembrò riluttante.
“Certo … se mi lasci il mantello lo porto sopra … almeno avrò una scusa per starmene lontana da quella stanza.” confessò la ragazza.
“Ma non sono tuoi amici quelli lì? Dovrei essere io a dire una cosa del genere …”
“Si, ci sono i miei amici e poi Ron e Bruce che si battono il petto in una gara di virilità e mi stanno dando sui nervi!” borbottò la riccia.
Severus ghignò.
“Comunque se non hai molta voglia di andare di là , mi puoi sempre accompagnare su …”
Quella frase le sfuggì e , non aveva ancora finito di parlare, che diventò se possibile più rossa. Nonostante ciò , potè giurare di aver visto una luce accendersi negli occhi scuri dell’uomo.
“Penso che sia una buona …”
“Severus!” la voce armoniosa di Lily , riempì l’atrio. “Sei arrivato finalmente! Ho temuto che non venissi più!”
A quelle parole Severus distolse lo sguardo da quello di Hermione , per rivolgerlo ad una sorridente padrona di casa.
“Lily sei splendida! Buona compleanno!” le sorrise l’uomo porgendole il meraviglioso mazzo di fiori, alla vista del quale la stessa rossa rimase incantata.

Era bastata due sole parole di Lily perché lei finisse in secondo piano …

“Grazie Sev! Questi fiori sono magnifici! Vieni pure di là …” disse la rossa , prendendolo sotto braccio.
Ignorata e con una punta di gelosia conficcata dell’animo , Hermione lasciò il mantello di Severus sopra la pila di cappotti , nonostante avesse voglia di dargli fuoco, e tornò al tavolo.

Ad Hermione sembrò che la cena durasse secoli. Fortunatamente il signor Weasley raccontò un aneddoto sul suo lavoro che la fece ridere di cuore , alleggerendogli l’animo.
Per il resto, Bruce le borbottava frasi sul come avesse potuto frequentare uno come quel rosso  e Severus ,nonostante più volte avesse cercato il suo sguardo , non le aveva dedicato nemmeno un briciolo di attenzione. Aveva parlato addirittura con Sirius , ma non con lei.
L’arrivo del brindisi fu una liberazione. La tavolata infatti si era divisa per gruppetti di conversazione e anche Bruce e Ron , forse a causa dell’abbondante mangiata , avevano deposto le armi e si stavano ignorando.
Hermione invece stava ascoltando distrattamente Ginny , quando ,vedendo Lily alzarsi per prendere i bicchieri per lo champagne, si offrì di andarli a prenderle con la scusa che la festeggiata non avrebbe dovuto servire nessuno  quella sera.
Si precipitò in cucina, dove regnava una beata pace. Evocò perciò i bicchieri e cominciò a sistemarli in dei vassoi che lievitavano a mezz’aria sul tavolo, pronti a servire gli ospiti.
“Lo sai che tu e il tuo bello siete una pessima coppia?”
Al suono strascicato e annoiato di quella voce i vassoi rischiarono di precipitare , ma Severus con veloce colpo di bacchetta  li fermò.
Hermione si trattenne dal voltarsi.
Ma chi si credeva di essere? La ignorava per tutto quel tempo e poi spuntava all’improvviso facendo ironia sulla sua relazione del cavolo.
“Anche tu e te stesso lo siete …” rispose acida, frugando in uno scaffale in cerca di due bicchieri sfuggiti al suo incantesimo.
“Cosa vorresti dire?” chiese l’uomo con un tono di scherno.
Hermione si accorse subito che si era avvicinato. Li dividevano solo pochi centimetri ma il suo cuore aveva già iniziato a tamburellare senza controllo.
“Voglio dire che tu hai due personalità , una che è gentile , mi fa i complimenti , mi bacia … e un’altra, completamente opposta, che mi ignora e mi tratta come un attaccapanni!” disse secca , voltandosi di scatto verso il suo interlocutore.
Era inutile non guardarlo , se il suo corpo reagiva comunque alle sua presenza.
“Allora sentiamo so-tutto-io , cosa avrei dovuto fare lì nell’ingresso? Dire a Lily che non mi sarei unito ai suoi ospiti per la cena perchè dovevo venire in camera con te?” rispose l’uomo, alzando un sopracciglio e guardandola dritta negli occhi.
“No … certo … ma … comunque saremmo saliti per posare il tuo cappotto , quindi non ci sarebbe stato niente di male a dirlo” replicò la ragazza , poco convinta.
“Capisco … e che sarebbe successo se ,in camere, avesse prevalso la parte di me che avrebbe voluto baciarti …” sussurrò l’uomo.
Le gambe di Hermione tremarono nello stesso momento.
“N-non te lo avrei permesso …” balbettò la riccia , sistemando freneticamente i bicchieri già perfettamente allineati.
“Non devi irrigidirti … scherzavo.” Cambiò tono l’uomo, assumendo un’espressione più dolce che rilassò la ragazza.
“Scusa sono decisamente nervosa stasera …” disse Hermione , passandosi una mano sul collo a modo di massaggio. “ questa serata è stata più stressante del dovuto …”
“E’ colpa di quei due bambini …” sibilò Severus.
“E del lavoro … dei corsi … di Plump , che è tornato a tormentarmi … della malattia tropicale che mi sono beccata e che mi ha messo ko per due settimane e ...”
“Ok , ok … hai spiegato il concetto …” la interruppe Severus “ se hai bisogno di distrarti un po’ potresti venire con me domani a Diagon Alley … devo comprare dei rari ingredienti per delle pozioni … almeno tu faresti qualcosa di diverso ,ma utile e io avrei la tua compagnia.”
“Volentieri … solo che fino alle tre ho il turno …”
“Ci incontreremo alle quattro.” Disse Severus , giocando distrattamente con una ciocca di capelli della ragazza. La quale invece cercava di capire se quello dell’indomani sarebbe stato un appuntamento o una lezione.
“Allora alle quattro …”
Sul volto di Severus si disegnò un piccolo sorriso, poi prese il viso di Hermione tra le mani , e la ragazza d’istinto chiuse gli occhi e dischiuse la bocca come in attesa di un bacio.
Purtroppo l’apparizione di Harry , li fece allontanare di scatto.
“Herm hai bisogno di aiuto?”domandò il ragazzo ,prima di rendersi conto della situazione ambigua a cui si trovava davanti.
“No , Harry grazie … ho appena finito.” disse Hermione , prima di infilare la porta seguita dai vassoi traballanti.
Severus invece si limitò a sostenere granitico lo sguardo di Harry , visibilmente confuso , ma con lo stesso sguardo indagatore di sua mamma.

Il resto della serata scivolò come l’olio .
Arrivarono i momenti dei saluti e presto tutti gli invitati , come Severus se ne andarono. L’unica persona che si trattenne fu Bruce.
Hermione infatti , non avendo dimenticato la frase detta, voleva affrontare il discorso con il ragazzo.
Per parlare si misero su delle sedie abbandonate al freddo e alla neve , nel giardino della villetta.
Se avessero litigato, cosa molto probabile , non l'avrebbero fatto davanti ad Harry e i suoi genitori.
Il freddo era tagliente ma lo era ancora di più l’aria che si respirava tra i due.
“Cosa intendevi prima parlando dei miei amici?” chiese la ragazza, andando dritta al punto.
“Herm mi pare esagerato parlarne a notte fonda in un giardino gelido …” si lamentò il moro, comprendoni meglio con la sciarpa.
“Ti prego rispondi …”
“Volevo dire che non mi sembra che Harry e Ginny abbiano fatto molto per te in questo periodo… ti hanno lasciata logorare nella tua disperazione , tornata dall’Australia …non  ti hanno cercato quando sei sparita…”
“Hanno fatto quello che io gli ho chiesto di fare!” rispose Hermione.
“Certo … in fondo loro hanno diritto ad un trattamento diverso da quello impartito a me …” aggiunse tagliente Bruce.
“Bruce smettila! Non hai capito niente di quello che ho passato … forse ho sbagliato a non averti tenuto accanto a me , quando stavo male , ma tu  non puoi continuare a farmelo pesare ogni volta che stiamo insieme , oppure ogni volta che le cose non vanno come vuoi tu! Tu lo capisci che così non possiamo andare avanti?! Io una relazione così non la voglio più!” sbottò Hermione , con la voce rotta.
Aveva creduto veramente di provare amore per quel ragazzo , ma si era sbagliata. Tutti i suoi comportamenti lo dimostravano , ma lei era stata cieca ed aveva provato a ritrovare quello sfarfallio d’ali che provava i primi tempi, stando accanto a Bruce, ma non c’era più. Forse nemmeno quel bel giovane senza difetti , che aveva solo idealizzato, c’era più. Quella bella nebbia che aveva offuscato i suoi sensi nei mesi precedenti si era diradata e aveva mostrato un ragazzo insicuro e con i suoi difetti.
Se fosse stato vero amore , lei avrebbe amato anche quelli. Se fosse stato vero amore , lei non avrebbe baciato un altro uomo. Se fosse stato amore , sarebbe corsa tra le sue braccia per farsi stringere e confortare, nel momento del dolore. Se fosse stato vero amore, ora che le lacrime cominciavano a bagnarle le guance, mentre quel ragazzo si allontanava da lei, lasciandola per sempre, avrebbe avuto l’istinto di corrergli dietro e non di cercare l'unica persona con cui riusciva ad essere serena.

Note dell'autrice:
Siamo giunti al momento tanto atteso! Bruce ci saluta ( almeno per ora , visto che la storia la sto ancora scrivendo , potrebbe venirmi voglia di fargli rifare un'apparizione , ma dubito!) ditegli ciao!
Per il resto non c'è molto altro da dire... ora tutto è nelle mani di Hermione e Severus, speriamo che non lo sprechino XD !

Ringrazio tutti coloro che leggono , hanno messo la storia tra le seguite , le ricordate e le preferite! Un grazie in particolare a chi recensisce, sono sempre curiosa di conoscere le vostre impressioni su quello che scrivo!
Un abbraccio ,
Amelia

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Capitolo 21
*** Smetti di pensare Severus ***


Smetti di pensare Severus
L’ora di alzarsi arrivò troppo presto quella mattina. Hermione infatti non aveva dormito molto quella notte.
La rottura con Bruce , anche se necessaria,le aveva fatto male, soprattutto perché il ragazzo non aveva minimamente risposto alle sue parole ma , dopo averle rivolto uno sguardo triste ma glaciale, se ne era andato.
Quella mattina l’avrebbe sicuramente visto in reparto e la cosa non la entusiasmava per niente.
Perciò , si preparò senza voglia e uscì velocemente dalla villetta dei Potter.
Dopo la scena della sera prima in cucina , non voleva assolutamente incontrare Harry. Temeva infatti che il moro facesse delle domande a cui lei avrebbe avuto problemi a rispondere.
In effetti il suo migliore amico , dopo il fatto , non si era mostrato diverso nel resto della serata, ma questo non voleva dire che non le avrebbe potuto parlare in privato del perché stava , palesemente , per essere baciata da Severus Piton.
Sbuffando si smaterializzò.
Come sempre il caos e il molto da fare del San Mungo assorbì Hermione, non lasciandole il tempo di pensare per molto tempo.
Si concesse perciò, a metà turno , una tazza di caffè di cui si mentì immediatamente. Stava sorseggiando infatti la bevanda calda, quando Lavanda Brown le passò accanto , salutandola con un ghigno soddisfatto sulla faccia.
Possibile che la sua rottura con Bruce fosse già arrivata alle orecchie di quella pettegola?
Considerando che non le importava poi tanto, riprese a bere e a sfogliare la rivista che aveva posata sulle ginocchia.
Purtroppo per lei alla bionda la questione importava parecchio, infatti , ben presto tornò e si accomodò a fianco di Hermione.
“Ciao Hermione! Che brutta cera hai stamattina!” la salutò acida Lavanda.
“Non ho dormito molto stanotte.”rispose laconica la riccia.
Forse se non le avesse dato troppo soddisfazione , si sarebbe arresa e se ne sarebbe andata.
“Mi dispiace … certo avresti almeno potuto tentare di coprire quelle brutte occhiaie …”
“Non mi è venuto in mente … la prossima volta lo farò grazie …” continuò atona la giovane.
L’avrebbe avuta vinta lei … non avrebbe dato soddisfazione a quell’oca …
“Ma dimmi … non sarà mica per il fatto che Bruce ti ha lasciata?” buttò lì la giovane , con aria di finta innocenza.
“Come scusa?”
“Sai stamattina sono arrivata un po’ prima e ho incontrato Bruce … aveva una così brutta cera che mi sono preoccupata così gli ho chiesto cosa aveva. Allora lui mi ha spiegato che non aveva dormito molto a causa del fatto che vi eravate lasciati la sera prima … poverino …” Lavanda prese una pausa facendo un sospiro melodrammatico , poi continuò “ … si è proprio sfogato … mi ha raccontato che le cose non andavano tra voi , perché tu eri assente , per i tuoi problemi e non solo non gli hai mai chiesto come viveva lui quei momenti , ma non gli hai nemmeno permesso di starti accanto. Perciò soffrendo troppo ha preso la dura decisione …”
Hermione ascoltò incredula il racconto di Lavanda.
Ma con chi era  stata i mesi precedenti?
“Lavanda …” iniziò la riccia , per poi fermarsi.
A cosa avrebbe giovato tentare di raccontare come stavano veramente le cose? Quella pettegola aveva già scelto a chi credere …
“No , no Hermione non importa che mi spieghi … mi ha già raccontato tutto lui … e mi immagino che tu non riesca a dormire per i sensi di colpa e per la disperazione di aver perso un ragazzo come Bruce … comunque sta’ pure tranquilla , gli darò io le attenzioni di cui hai bisogno…” concluse la bionda gongolante.
Hermione la guardò un attimo in silenzio.
Era certa che si sarebbero trovati bene quei due e che Bruce avrebbe finalmente trovato una persona disposta a venerarlo e ad azzerare tutta se stessa per lui, sempre ammesso che Lavanda valesse più di zero.
Tuttavia la giovane non aveva intenzione di darle tutta quella soddisfazione. Una cosa doveva proprio dirgliela.
Sorridendole pacifica Hermione guardò Lavanda, che sembrò disorientata da quella reazione.
“Certo che però deve essere frustrante per te …”
“Che cosa?” domandò stupidamente la bionda.
“Arrivare sempre seconda rispetto a me.”
Detto ciò , Hermione chiuse la rivista e se ne andò , lasciando Lavanda ammutolita e offesa.

Il resto della giornata fu frenetica. Nonostante  si desse molto da fare e nonostante la piccola soddisfazione che si era tolta nei confronti di Lavanda, Bruce l’aveva seriamente delusa e ferita.
Era andato a raccontare frottole su come si erano lasciati … complimenti per la maturità!
Nervosa per quella scoperta la ragazza lavorò freneticamente per l’intera giornata. Con suo sommo sollievo, la fine del turno arrivò presto e lei potè lasciare quel posto. Nello spogliatoio , si cambiò in fretta. L’attesa di vedere Severus si era fatta sempre più pressante con il passare delle ore.
Quel pensiero la agitò. Non le era facile ammettere che, se quella mattina non aveva dato di matto, era solo per l’idea di quello che l’aspettava quel pomeriggio.
Chissà magari non ci sarebbe stato nessuno ad interromperli …
Sorridendo imbarazzata dei proprio pensieri, si avvolse la morbida sciarpa di lana al collo e corse fuori dall’edificio.
Solo quando ebbe sceso la scalinata che portava all’entrata dell’ospedale , si rese conto che , trascinati dagli eventi, non avevano fissato nessun luogo dove incontrarsi.
Contrariata sbuffò.
Il suo pomeriggio stava sfumando nel niente.
“Finalmente sei uscita. Ancora un minuto e me ne sarei andato.”
Quella voce melliflua e annoiata le provocò una stretta allo stomaco. Sorridente , si voltò verso l’uomo, che la guardava con fare distaccato.
“Mi dispiace, ho fatto il prima possibile …”si scusò Hermione.
“Si. Ora andiamo, ho molto da fare.” Continuò freddo l’uomo.
Sembrava che facesse di tutto per mantenere le distanze … eppure la sera prima l’aveva quasi baciata. Che stesse di nuovo per tornare sui suoi passi? Eppure era venuto a prenderla … la sua presenza doveva fargli piacere in qualche modo …
“Perché quel sorrisetto?” domandò acido Severus.
Hermione scrollò la testa ma non rispose. Un attimo dopo aveva appoggiato la mano sull’avambraccio dell’uomo,con cui si era smaterializzata in un angolo di Diagon Alley che non aveva mai visto.
Le strade di solito piene di gente , erano semi vuote e un vento freddo soffiava forte , pungendogli le guance.
I due camminarono per un po’ in silenzio fino a che Severus non si fermò.
“Dobbiamo imboccare quella strada … stammi vicino” ordinò ad Hermione che annuì debolmente.
Non appena si insinuarono in quella strada stretta, Hermione provò un brivido.
In quel posto i segni della guerra e del dolore di pochi anni prima erano ancora evidenti , rispetto alla  Diagon Alley ,che conosceva lei , che , grazie al lavoro di molti maghi , era tornata ad essere bella e colorata, forse più di prima.
Lì , infatti, le case distrutte dagli scontri , crollavano abbandonate a loro stesse, dai vicoli bui provenivano lamenti indefinibili.
Mentre volgeva uno sguardo preoccupato ad uno di quei vicoli, si sentì avvolgere dal braccio caldo di Severus, che la strinse a sé.
“Stammi accanto. Non è un posto per ragazze questo.” Spiegò l’uomo senza nemmeno guardarla.
Lei fu più che felice di obbedirgli. Starsene stretta al corpo di Severus, le faceva provare una calma e una sicurezza che difficilmente aveva provato con altre persone.
Ancora stretti in quello strano e silenzioso abbraccio, giunsero davanti ad un emporio dall’aria strana ma pulita. Quasi stonava in mezzo a tutta quella rovina.
Fu lei ad entrare per prima seguita subito da Severus.
Gli venne incontro un tipo bizzarro , con diversi tic e vestiti che cambiavano colore ad ogni suo movimento.
D’istinto la giovane si avvicinò ancora di più Severus, che in risposta le posò una mano sulla schiena per tranquillizzarla.
“Buonasera Severus” salutò l’uomo, storcendo convulsamente la bocca.
“Buonasera Rudolf” lo salutò tranquillo Severus.
L’attenzione del negoziante si spostò su Hermione.
“Hai compagnia vedo … che ci fa qui una giovane così carina?” disse l’uomo , rivolgendole una sorriso storpio.
“E’ una mia alunna … le faccio una lezione sulla scelta degli ingredienti”rispose per lei l’uomo , in modo autoritario e protettivo.
“Ah capisco. Ragazza mia sei fortunata , Severus Piton è un uomo veramente competente, poi imparare molto da lui!”
“Certo , grazie. Rudolf perché non vai a prendere quegli ingredienti che ti ho ordinato la settimana scorsa…” tagliò corto Severus, visibilmente imbarazzato.
Hermione trattenne un sorriso. Vedere Severus in difficoltà era una cosa veramente buffa ed insolita.
Mentre il negoziante cercava quanto gli era stato chiesto nel retrobottega , Severus le indicò alcune piante bizzarre esposte sulle molte teche che riempivano il negozio.
La riccia si stupì di quanta varietà di pozioni si potesse preparare con piante i cui nomi erano decisamente nuovi per lei e di come Severus sembrasse affascinante , mentre le spiegava i mille usi di una radice di cui non riusciva già a ricordare il nome.
Quando Rudolf riapparve con un enorme pila di scatole , Severus interruppe la sua spiegazione per sommo dispiacere di lei che ormai pendeva delle sue labbra.
Mentre i due uomini discutevano su alcune radici, Hermione cominciò a curiosare in giro. Passeggiando , arrivò ad un banco, su cui facevano bella mostra di sé dei fiori  rossi fuoco.
Curiosa ne prese uno in mano e l’annusò. Fu come pugnalarsi al cuore. Quel fiore aveva il profumo che ogni mattina sua madre si metteva prima di andare a lavoro, che riempiva la sua camera quando lei lo indossava da piccola , per essere un po’ più simile a quella donna che tanto adorava.
Senza che se ne accorgesse, Severus le arrivò alle spalle e sfilò delicatamente il fiore dalla sua presa.
“Dovevo immaginare che avresti trovato proprio questo fiore” mormorò l’uomo, per poi prenderla per mano, salutare educatamente Rudolf e portarla fuori dal negozio.
Hermione lo seguì assente.
Che tipo di pianta era? Perché aveva il profumo di sua madre?
Come se le stesse leggendo nella mente , Severus diede risposta alle sue domande.
“E’ un fiore importato dall’est … appartiene alla famiglia degli oppiacei. Il suo distillato ti porta in uno stato di semi incoscienza, in cui rievochi ciò che ti manca di più … beh in forma di fiore non ha questi effetti , ma continua a sprigionare il profumo di ciò di cui il tuo animo avverte l’assenza. Probabilmente non è nemmeno legale. Mi dispiace non averti avvisata.”
Come per farle sentire ,quanto gli dispiacesse l’accaduto l’uomo serrò la stretta  sulla mano della ragazza,ancora intrecciata alla sua.
Hermione assorbì per un po’ in silenzio la notizia.
“E’ per questo che aveva il profumo di mia madre … è stato orribile. Era così vero, che pensavo mi sarei potuta voltare a trovarla accanto a me.” Mormorò la giovane.
“Lo so. È spaventoso.”
“E’ capitato anche a te? Che profumo sentivi?” domandò Hermione, poi aggiunse imbarazzata “ scusa sono stata inopportuna. Non sono certo affari miei.”
La mano calda che avvolgeva la sua , strinse impercettibilmente la presa.
“Sentivo profumo di gigli. Per un periodo ne ero diventato quasi dipendente. Se Silente non fosse intervenuto sarei impazzito.”
“Lily …”
Quel nome calò tra i due ,separandoli. Anche le loro dita , prima legate, si sciolsero.

Rientrarono finalmente nella Diagon Alley che anche Hermione conosceva.
Severus non aveva più proferito parola. La riccia lo aveva osservato per tutto il tragitto.
Forse l’accenno a Lily lo aveva innervosito. Tuttavia una cosa era cambiata. Non aveva trovato ancora nessuna scusa per allontanarla o scacciarla, anzi era lì che si teneva più vicino possibile a lei , senza permettere che i loro corpi si sfiorassero.
“E’ quasi ora di cena. Penso che tu debba andare. Sarai sicuramente attesa a casa Potter” disse Severus, uscendo finalmente dal suo mutismo e voltandosi a guardarla.
Dai suoi occhi era evidente che era dispiaciuto di doverla lasciare.
Quel pensiero le diede un po’ di coraggio.
“Potremmo cenare insieme ...se ti va.”
Quella proposta sembrò prenderlo alla sprovvista.
“Sei sicura?”
“Assolutamente. Però scelgo io dove andare … non voglio trovarmi di nuovo in qualche vicolo da brividi.”
 “Allora ti seguo.” rispose Severus ,le cui labbra si incresparono in un sincero ed inaspettato sorriso.

Solo quando  il buio ed il freddo di Gennaio , ormai pungente, gli ebbero congelato le membra, i due giunsero davanti all’entrata di una piccola ed appartata locanda, da cui proveniva un calore e un profumo invitante.
Furono fatti accomodare ad un tavolo apparecchiato in modo semplice,vicino ad un caminetto acceso. L’atmosfera era intima ed entrambi ,una volta seduti , cominciarono a guardasi intorno imbarazzati.
Fortunatamente Hermione decise di sbloccare la situazione.
“A cosa ti servono tutti quegli ingredienti?” domandò, attirando su di sé l’attenzione di Severus.
“Servono per una pozione.”rispose laconico l’uomo.
Hermione rise.
“Ma non mi dire! Pensavo fossero per un brodo di pollo!”
Severus storse in naso.
“E’ un’unguento curante per Silente.”
“E’ malato?” chiese allarmata la giovane.
“Si. Di vecchiaia.”
Questa volta fu Hermione a storcere il naso.
“Non importa essere acidi … lo so che ci tieni a Silente.”
“Ecco lo spirito Grifondoro. Siete disgustosamente sentimentali.” La schernì l’uomo, sorseggiando la burro birra appena servita.
“Non pensavo di disgustarti così tanto nell’ultimo periodo” Ribattè decisa Hermione, fissando Severus negli occhi.
Per la seconda volta nella serata, il professore di pozioni sorrise.
“E fai bene a pensarlo.”
La risposta di Severus era seria, ma allo stesso tempo sincera e coinvolta. Hermione si sentì avvampare e tornò a guardare il fuoco che scoppiettava allegro nel camino.
“Hermione. Ascoltami.” La richiamò Severus.
“Non posso ascoltarti perché qualsiasi cosa tu dica in questo momento, la ritratterai domani!” esclamò secca la riccia, mordicchiandosi un labbro.
“Perchè se io non tornassi sui miei passi tu saresti veramente interessata? Mi sbaglio o c’è un fidanzato  tra me e te?”
“Ti sbagli.”
Quella risposta stupì visibilmente Severus, che per un attimo non seppe che dire.
“Ci siamo lasciati. Non potevo stare con lui , se la mia serenità derivava da un’altra persona.”
“Serenità … da me?”
“Strano vero?” sorrise Hermione, mentre Severus le prendeva la mano e accarezzava con movimenti circolari il dorso della mano.
“Assurdo. Lo capisci che io sono troppo vecchio per te?”
“No.”
“Che una storia tra noi sarebbe una follia?”
“Forse.”
Severus osservò un attimo la ragazza.
“Visto che sei piena di risposte. Cosa dovremmo fare adesso?”
“Smettere di pensare.”
Un attimo dopo la bocca di Severus era sulla sua, in cerca dell’ultima conferma. Senza resistere oltre la ragazza cedette alla pressione dell’uomo. Si baciarono. Questa volta non c’era nessuno che poteva scoprirli. Questa volta avrebbero potuto godere l’uno dell’attenzione dell’altra senza fretta.
Entrambe speluzzicarono quello che avevano ordinato. Presto lasciarono la locanda.
Mano nella mano attraversarono la vie di Diagon Alley, per poi smaterializzarsi in un giardino vicino alla villetta dei Potter.
Hermione aveva appena posato i piedi sull’erba umidiccia , quando Severus la tirò a se per baciarla. Fu un bacio ancora più intenso degli altri. Sentire le mani dell’uomo,posate sul suo collo scoperto dalla sciarpa, vibrare di tensione la fece fremere.

Si stava evidentemente trattenendo.

D’istinto la riccia si strinse di più a lui,fino a quando le mani dell’uomo non la cinsero possessive e fecero aderire i loro corpi.

Lo desiderava troppo.

Le si mozzò il fiato quando le labbra di Severus le posarono baci roventi sul collo.
Tremava ancora di desiderio,quando l’uomo si fermò e la guardò dritta negli occhi.
“Non voglio bruciare le tappe con te. Vai a casa Hermione,non farmi fare sciocchezze.”
Quelle parole erano decise ,ma di una dolcezza inusuale per Severus ,cosa che le rendeva ancora più speciali.
Si scambiarono un altro bacio a fior di labbra , poi si incamminarono verso la casa. Lì davanti Severus si fermò ed osservò Hermione salutarlo prima di sparire oltre la porta d’ingresso.
Non si mosse di lì, fino a che non vide una luce accendersi al secondo piano e la sagoma di una ragazza ballare con un cuscino.

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Capitolo 22
*** Are you jealous? ***


Are you jealous of me?
Buonasera mie care lettrici! Ecco a voi un altro capitolo ... non ci saranno grandi novità , ma è pieno di momenti Severus/Hermione. Spero che apprezzerete! XD
Ringrazio tutte colore che recensiscono... il vostro sostegno è indispensabile!

Hermione non era sicura di sapere quanto tempo fosse passato da quando , entrata nella casa di Spinner’s End, Severus l’aveva catturata e fatto le sue labbra preda dei suoi baci.
Dieci minuti , un’ora , un anno, erano concetti del tutto inarrivabili per la sua mente ,mentre, sul divano sfondato , le fredde mani del suo ex professore le si insinuavano sotto il maglione , facendole venire la pelle d’oca e i suoi baci caldi gli scendevano dal mento alla clavicola.
Nonostante il momento piacevole, era necessario tornare alla realtà.
“Forse …” mormorò all’inizio “ dobbiamo …”
Quel timido tentativo non arrestò la passione dell’uomo e ben presto Hermione si trovò coinvolta in una rovente sessione di baci.
“Aspetta … dobbiamo … noi … Plump!” esclamò alla fine la riccia , con il fiatone.
Quell’esclamazione arrestò anche Severus , che la guardò con il solito sopracciglio arcuato.
“Non sono Plump, sono Severus. Ricordi?” le domandò ghignando.
“Certo che mi ricordo! Ma ricordo anche che dobbiamo andare al San Mungo per incontrare il primario … vorrei finalmente essere una studente di medimagia libera!”
“Anche se questo vorrà dire che non avremo più lezioni insieme.” brontolò Severus.
A quelle parole Hermione sorrise e gli accarezzo il viso.
“Beh … penso che potremo trovare una scusa migliore per vederci …”
Severus in risposta le diede un bacio poi , sbuffando , abbandonò il divano e prese a sistemarsi meticolosamente la camicia bianca.
Hermione lo osservò incantata.
“Hai un espressione ebete , che non ti dona.” Le disse l’uomo , mentre si sistemava addosso il mantello nero.
“Io … scusa” balbettò Hermione , afferrando in fretta il suo cappotto e sentendosi più stupida che mai.
Severus era un uomo maturo e lei doveva proprio evitare di incantarsi come una ragazzina alla prima cotta!

Erano passate due settimane dalla loro cena alla locanda , eppure ancora si sorprendeva che stessero insieme. Certo ,il lavoro al San Mungo e le lezioni ad Hogwarts li avevano tenuti lontani  ma erano comunque riusciti a vedersi alcuni giorni oltre il Giovedì. Addirittura una sera ,in cui Hermione aveva il turno di notte , Severus era apparso all’ospedale , giustificando la sua presenza con il fatto che , soffrendo di insonnia , in quel qualche modo avrebbe pur dovuto passare la nottata. Erano state delle ore bellissime. Avevano parlato molto ed Hermione era rimasta affascinata di scoprire , dietro l’aspetto austero e freddo del suo ex professore, un uomo disponibile , acuto e , talvolta, perfino gentile. Quando all’alba Severus l’aveva lasciata, il suo stomaco era  così pieno di farfalle , che rientrata a casa , nonostante la nottata di lavoro, non era riuscita a chiudere occhio per un bel po’.
“Stai di nuovo sorridendo da sola.”
Le parole di Severus la riportarono alla realtà.
Erano seduti sulle piccole poltroncine blu nella sala d’aspetto davanti allo studio di Plump, e Severus giocava distrattamente con le dita della sua mano , nascosta sotto la lana nera del mantello.
“A che pensavi?” le domandò l’uomo , studiandola.
“Alla sera in cui venisti a farmi compagnia durante il turno di guardia notturna …”
“Fu solo per l’insonnia.”
“Già …” sorrise Hermione.
“Non ci credi? Pensi che sia venuto apposta per vederti?” domandò sulla difensiva l’uomo.
“L’hai detto tu non io.” Rispose la giovane, guadagnandosi un grugnito da Severus , che voltò lo sguardo verso il corridoio.
Allora il suo viso non manifestò la minima emozione ,ma Hermione , ormai abituata a cogliere ogni piccolo particolare , notò una lieve contrazione della mascella, come se avesse visto qualcosa di inopportuno.
Si sporse per guardare. Le ci volle un po’ per riconoscere la coppia che chiacchierava amabilmente ad un po’ di distanza da loro. Quando li riconobbe, tuttavia , non provò alcun fastidio , anzi trovò la scena quasi patetica.
Bruce e Lavanda stavano facendo i piccioncini. I loro gesti così affettati e zuccherosi dimostravano la sua teoria. Quei due erano fatti per stare insieme.
“Ti dà fastidio vedere il tuo ex con un’altra?” domandò Severus , tentando di mantenere un  tono indifferente.
Hermione scosse la testa.
“Assolutamente no. Mi spiace solo di aver sbagliato a valutarlo come persona.”
“Sei giovane, può capitare.”
“Già … non avrei mai pensato che , sotto quell’aspetto da bravo ragazzo , si potesse nascondere un egocentrico , narcisista. Certo a saperlo, mi sarei comportata diversamente con lui … per esempio non ci sarei mai andata a letto!” confessò la ragazza, per poi pentirsene subito , notando l’agitazione provocata in Severus da quell'affermazione.
Un sorriso le spuntò spontaneo sul viso.
“Non sarai mica geloso?”
“La gelosia è per gli stupidi.” Rispose distaccato l’uomo, per poi schiarirsi la voce e aggiungere “ vuoi qualcosa? Vado a prendere un caffè.”
“No, grazie”
“Bene.” Chiuse il discorso l’uomo , alzandosi di scatto e lasciandola lì ancora stupita.

Severus tornò cinque minuti dopo, più calmo e disteso. Hermione avrebbe voluto riprendere il discorso, ma la porta dello studio si aprì e loro furono invitati ad entrare.
Igor Plump era come se lo ricordava. Con le guance rosse , quasi viola , con il collo taurino e l’aria arcigna. Negli ultimi mesi,  l’uomo le si era tenuto a distanza, forse per il timore che lei riferisse qualche suo gesto brusco a Severus , al quale riservava sguardi pieni di terrore , senza nemmeno provare a nasconderlo.
Severus dal canto suo sembrava molto soddisfatto di quell’atteggiamento e se ne compiaceva. Quando infatti gli consegnò la dichiarazione usò il suo tono più mellifluo e aveva dipinto sul volto il suo miglior ghigno da bastardo.
La disapprovazione di Plump era evidente. Tuttavia , accettò di buon grado il parere di Severus e si costrinse addirittura a congratularsi con Hermione per essere tornata tra le schiere dei suoi studenti. Hermione giurò che l’uomo avrebbe preferito auto-schiantarsi piuttosto che stringerle la mano , ma poco le importava.

Usciti dall’ospedale , la giovane era euforica e non riuscì a frenare la lingua da cui fuoriuscì un fiume di parole che Severus ascoltò con pazienza.
“ … ti rendi conto che potrò tornare a fare i turni di uno studente normale? Non dovrò più spezzarmi la schiena con orari da panico! Avrò molto più tempo per studiare e recuperare le materie in cui sono rimasta indietro! Merlino , non mi sembra vero!” concluse la ragazza.
“Sembra ci sia da festeggiare …”
Il sorriso di Hermione si affievolì un po’.
“Ecco … ho promesso a Ginny che ci saremmo incontrate stasera. È una vita che non la vedo e non ho avuto il cuore di dirle di no.” Si scusò la riccia.
“Non ti preoccupare. Avremo il tempo di rifarci.” Le rispose Severus conciliante.
“Te la sei presa?”
“No. So che è colpa mia , se sei sparita dalla circolazione …” le rispose l’uomo con un mezzo sorriso.
Hermione rise.
Chiacchierando, i due giunsero in un vicolo appartato dove si sarebbero potuti salutare e smaterializzare.
Severus si chinò per baciarla, ma la giovane lo fermò.
“Aspetta … prima di andare , volevo dirti grazie. Senza il tuo aiuto questo problema non si sarebbe mai risolto.” Disse tesa.
Severus la guardò un attimo in silenzio.
“Non farti strane idee , non sarai mai in grado di preparare delle pozioni come si deve. Ho firmato quella dichiarazione solo perché mi hai sedotto.” Rispose pratico l’uomo.
Hermione si rilassò.
Sapeva che quello che diceva non era vero e gli era grata per quello.
“Comunque mi dà fastidio.”
“Cosa?” chiese la riccia , cadendo dalle nuvole.
“Pensare che sei andata a letto con quel ragazzino ridicolo e probabilmente anche con quell’idiota di Weasley.”
Quell’affermazione la spiazzò.
Le stava veramente confessando di essere geloso di lei?
“Non posso modificare il passato …”rispose con la voce tremante.
“Questo lo so bene.” la rassicurò Severus, poi abbassandosi le sussurrò all’orecchio. “ perciò farò in modo che tu non lo rimpianga.”
Dopo averle posato un piccolo bacio sulla guancia, l’uomo si smaterializzò, lasciando Hermione pietrificata.

Arrivò all’appuntamento con Ginny con un quarto d’ora di ritardo , senza saper spiegare cosa fosse successo
.

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Capitolo 23
*** You are my Valentine ***


You are my Valentine
Salve mie care lettrici ... voglio fare una piccola premessa a questo capitolo.  Non è stato facile scriverlo , soprattutto perchè ho dovuto fare delle scelte in base alle mie capacità descrittive e ai miei gusti, che potrebbero non aver dato i risultati voluti. Spero comunque che vi possa piacere ed emozionare. Fatemi sapere cosa ne pensate ^^.
Mi scuso con chi ha recensito se non sono riuscita a rispondere ai vostri commenti, è un periodo delirante. Vi assicuro comunque che li ho letti e che mi sono stati veramente d'aiuto, in questo punto cruciale della storia!
Buona lettura!


Ad avvisare Hermione che presto sarebbe stato San Valentino furono l’invasione di cuori di cioccolata e non che riempivano ogni angolo di strade , vetrine e negozi.
Tutte le felici coppie intorno a lei infatti , avevano cercato di far finta che la festa non ci fosse , ignare che lei non fosse per niente sofferente della rottura con Bruce , ma felicemente coinvolta da una relazione con Severus Piton.
Aveva infatti deciso di tenere per se la loro cosa, almeno per un altro po’. Perciò, le ci era voluto parecchio sforzo per convincere Harry e Ginny e successivamente i coniugi Potter a non annullare i loro piani per il week end. Sembrava che tutti temessero che fosse indelicato lasciarla sola e depressa il giorno degli innamorati. Ma chi era lei per privare delle coppie così carine ed felici di un fine settimana romantico ,per festeggiare San Valentino? Nessuno. Perciò , dopo giorni di lotta l’aveva spuntata.
Con Severus aveva evitato accuratamente l’argomento. Aveva l’impressione che l’uomo non gradisse quella ricorrenza, nemmeno in quel momento in cui avrebbe avuto qualcuno con cui festeggiare.

Il giorno di San Valentino arrivò in fretta e casa Potter si svuotò la mattina stessa. I coniugi Potter partirono per uno rifugio di montagna , mentre Harry e Ginny andarono a Parigi. Sarebbero tornati solo domenica sera.
Certo non avrebbe potuto chiedere a Severus di festeggiare San Valentino e nemmeno regalargli una scatola di cioccolatini, tuttavia , considerò che un invito a cena non sarebbe stato rifiutato.
Si accomodò perciò sul suo letto e iniziò a scrivere su una pergamena poche righe da inviare a Severus.
Aveva quasi finito , quando un grosso gufo nero picchiettò con il becco il vetro della sua finestra.
Si precipitò ad aprire e lo fece entrare.
Forse si era sbagliata …
In fretta lesse il messaggio.
C’era l’orario dell’appuntamento e il luogo, niente di più. Perplessa ricontrollò il foglio ma niente. Alle nove avrebbe dovuto presentarsi a Spinner’s End.

Con un vestito nero attillato, gli stivali con il tacco , truccata e pettinata di tutto punto , Hermione si presentò puntuale davanti a casa di Severus.
Contrariamente alle sue abitudini, non entrò ma suonò la porta in modo che l’uomo le venisse ad aprire. Sperava che avrebbe apprezzato il suo aspetto.
Tuttavia le sue speranze furono disilluse. Severus infatti aprì in fretta la porta e , senza degnarla di uno sguardo e con un frettoloso ciao, le voltò le spalle e si diresse in cucina.
Interdetta e un po’ offesa, la riccia lo seguì.
In cucina non trovò la tavola apparecchiata e il lume di una candela, ma diversi piccoli calderoni che bollivano sui fornelli e una gran quantità di piante sparse sul tavolo.
Era sbigottita.
Forse Severus considerava romantico sbucciare radici per San Valentino?
“Puoi tagliare a cubetti quella radice di mandragola, per favore.” Le chiese Severus , completamente assorbito nel mescolare alla brodaglia nera di una calderone del liquido violetto.
Nervosa la giovane , prese il tagliere e la sventurata radice e iniziò a sminuzzarla.
Dopo un minuto quello che ne restava erano delle fettine mal tagliate. Anche Severus sembrò accorgersene.
“Mi sembrava di averti chiesto dei cubetti. Non sei capace di farli?” le chiese acido l’uomo.
Esasperata Hermione sbattè il coltello sul tavolo.
“Scusa se non sono della forma che piace a te! Ora vado a casa prendo righello e squadra , calcolo l’area e li rifaccio!” sbottò.
Severus la guardò torvo.
“Non sarei voluto essere qui stasera.”
“E allora perché ci siamo?!”lo aggredì di nuovo la ragazza.
“Perché devo distillare questa pozione ma volevo passare anche del tempo con te.”
Spiazzata Hermione tacque.
“Silente ha di nuovo dei dolori … sono più forti e non ho potuto rimandare la pozione a domani.”
“Mi dispiace Severus. Sono una stupida.”
Come aveva potuto aggredirlo così? Se l’avesse cacciata avrebbe avuto tutte le ragioni …
“Lascia stare. Magari … tra un’ora dovrebbe essere pronta. Ti va di venire con me ad Hogwarts ?”
“Certo che mi va!” rispose prontamente Hermione.
Severus le sorrise.
“Comunque … sei bellissima stasera.” Le disse , prima di voltarsi e di riprendere il suo lavoro.
Sorridendo imbarazzata , la ragazza cercò di rimediare al disastro combinato.
Alle undici la pozione era pronta e i due lasciarono Spinner’s End.

Attraversare di nuovo i corridoi di Hogwarts  le provocò più emozioni di quanto si aspettasse. Le tornarono in mente mille ricordi , che le riempirono il cuore.
Quelli erano stati gli anni più belli della sua vita …
Assorbita dalla nostalgia, non parlò molto, non si accorse di essersi fermata davanti al gargoyle che nascondeva l’ufficio del preside e nemmeno che Severus aveva pronunciato la parola d’ordine.
Si allontanò dall’infinita schiera di ricordi solo  quando la figura del vecchio preside le apparve davanti.
Sembrava ancora più vecchio di come se lo ricordava. La pelle si era fatta più sottile e pallida. Sembrava provato.
“Signorina Granger che bello rivederla.” Le sorrise l’uomo, pronunciando in quel modo le rughe sul suo volto.
“Grazie signor preside anche per me è un piacere rivederla.” Rispose imbarazzata la giovane. Si rendeva conto solo in quel momento quanto equivoca potesse essere quella situazione. Anzi non c’era proprio niente da equivocare. Era San Valentino , lei era vestita da appuntamento  ed era notte fonda. Sicuramente Silente non avrebbe pensato che lei e Piton si fossero incrociati per caso.
Quell’idea la fece arrossire ancora di più.
Per fortuna Severus stava spiegando al preside le dosi con cui prendere la pozione  e nessuno dei due fece caso alle sue guance che andavano a fuoco.

Scambiati ancora alcuni convenevoli , Silente si ritirò nelle sue stanze e Severus ed Hermione si ritrovarono di nuovo soli.
“Silente lo sa?”
“Lui sa sempre tutto.”
“Ma se sa di noi è perché glielo hai detto tu.” Puntualizzò la ragazza.
“Può darsi mi sia sfuggito qualcosa … ma nulla di importante” si finse indifferente l’uomo. “Ti va di andare in qualche posto in particolare?”le chiese ,cambiando bruscamente discorso.
“Si. Ti prego fammi fare un giro in biblioteca!” esclamò Hermione emozionata.
Severus alzò gli occhi al cielo.
Hermione giurò di averlo sentito bofonchiare insopportabile so-tutto-io , ma non ci fece caso.

Entrare in quel posto così familiare, pieno di scaffali carichi di libri che profumavano di vecchio ,fu bellissimo. Hermione girò per mezz’ora seguita pazientemente da Severus , che ascoltava tutto quello che lei aveva da dire su ogni libro che le capitava a tiro.
“Ti sto annoiando?” gli chiese ad un tratto.
“No. Certo, gradirei un attimo di pausa dai tuoi sproloqui e magari un briciolo di attenzione, ma se proprio non puoi farne a meno ,continua.” La prese in giro Severus.
Hermione lo guardò.
Non credeva nemmeno lei a quello che stava pensando.
Quando era in compagnia di Severus si sentiva in pace con il mondo. Lui la capiva, l’ascoltava , la completava. Non c’era mai un momento, anche quando lui la prendeva in giro o era brusco e nervoso, in cui lei volesse essere da un’altra parte. Voleva stare accanto a lui, come non le era mai successo con nessun altro.
“Forse è meglio fare una pausa … devo prendere fiato.” Disse avvicinandosi , impacciata.
Lo baciò a fior di labbra. Fece per tirarsi indietro , ma le braccia di Severus la avvolsero, in modo da non interrompere il contatto.
Delicatamente l’uomo la spinse contro una delle alte librerie. Ogni suo bacio era un pozzo in cui Hermione voleva perdersi, ogni sua carezza era un brivido che le correva lungo tutta la schiena.
I respiri di entrambi si erano fatti sempre più corti e i loro corpi ormai aderivano perfettamente.
Le mani di Hermione si insinuarono sotto la camicia di Severus , che trattenne il respiro. Si abbassarono poi verso la cintura dei pantaloni, ma lì l’uomo la bloccò , prendendole il polso.
“Non qui.” le sussurrò a poco più di un soffio dalle labbra.
Hermione annuì rapita dal momento.
Veloce ,Severus la prese per mano e la guidò attraverso passaggi segreti di cui lei non sapeva nemmeno l’esistenza.
In pochi minuti , entrambi a corto di fiato per la corsa e l’emozione, furono nelle stanze del professore. Senza ancora parlare entrarono nella camera da letto.
Tutta la foga di quell’attimo svanì , per lasciare che l’imbarazzo prendesse il possesso dell’animo di Hermione.
Voleva che succedesse, ma tutto d’un tratto , si sentiva una ragazzina alla sua prima volta. Severus era un uomo maturo, con certo più esperienza di lei. Che sarebbe successo se fosse andata male? Se non le fosse piaciuta?
Notando quell’esitazione , Severus le accarezzò il volto.
“Se hai cambiato idea , possiamo andare via …” le mormorò con voce dolce e leggermente incrinata.
Che fosse nervoso anche lui?
“No. Voglio restare qui.”
A quelle parole di assenso, Severus la prese per mano e ,sedutosi sul letto , tenendola davanti a sé, prima le fece evanescere gli stivali , poi,sfiorandole la pelle con le labbra e con le dita, le sfilò il vestito. La prese in braccio , la distese sul letto e aiutò la ragazza, tremante, a spogliarlo.
Quando furono distesi l’uno accanto all’altra , con le gambe intrecciate, Severus si fermò a contemplarla.
“Sei tesa. Sicura di volerlo?” le domandò.
“Si.” Rispose decisa Hermione. Non avrebbe resistito ad allontanarsi dal suo corpo caldo. “ Sono solo un po’ nervosa …” confessò poi, sentendosi più sciocca che mai.
Le labbra di Severus si incresparono in un leggero sorriso.
“Lo sono anche io …”le confessò in un sussurro. Poi vedendola sorpresa,aggiunse con voce bassa e roca “ … perché ,per la prima volta, mi importa veramente.”
Al sentire quella confessione , così sincera ed inaspettata, Hermione pensò che il suo cuore potesse esplodere.
Lo baciò con passione e spinse il suo bacino contro quello dell’uomo, che d’istinto fece lo stesso.
Il suo desiderio era quasi diventato bisogno. Bisogno di appartenergli completamente , di arrendesi alle sue carezze sempre più profonde,ai suoi baci e ai suoi morsi che seguivano una linea immaginaria sul suo corpo. Quando,ad un tratto, l’uomo le bloccò i polsi sopra la testa e le si mise sopra, era preda di mille sensazioni. Quando entrò in lei , il piacere spazzò via tutto.

Vertigini. Quello provava Hermione mentre , ancora avvolta nella lenzuola morbide, si godeva i baci lascivi che Severus le stava depositando su una spalla. Ma non era quella sensazione terribile di nausea che prova chi si sporge da un piano troppo altro. No. Lei provava quella sensazione di confusione  che si ha una volta scesi da una giostra , quando si ha il corpo attraversato da intense scariche di piacevole adrenalina. Non pensava che il suo corpo potesse reagire in quel modo al contatto con un altro. Eppure assaggiare la pelle di Severus era stato diverso , il suo profumo era inebriante, tanto da temere di diventarne dipendente. Non sapeva se doveva parlare di piacere , soddisfazione o lussuria, ma era certa che ciò che aveva vissuto nelle sue esperienze precedenti le sembrava solo una pallida copia della realtà. Con Severus era stato tutto più intenso, più romantico e allo stesso tempo più eccitante.
Si stiracchiò, strofinando le gambe a quelle ruvide dell’uomo accanto a lei.
Severus in risposta la strinse ancora più forte, in silenzio. Non c’era bisogno di parole tra loro, i gesti bastavano a far star bene entrambi e a mantenere quel momento perfetto.
Solo dopo molto tempo, Hermione sgusciò dalle braccia del suo ex professore.
“Dove vorresti andare?” le domandò contrariato l’uomo, cercando di ritirarla a sé.
“Devo rivestirmi , per tornare a casa. Non vorrai mica che gli studenti più mattinieri, vedano una donna sgattaiolare fuori dalle tue stanze.” Rise la ragazza, sfuggendogli.
Severus fece una smorfia.
“E’ sabato , non c’è nessun studente così mattiniero, anche perché se fossero in giro ora avrebbero violato il coprifuoco e si beccherebbero una bella punizione.”
Hermione rise di nuovo.
“Sei già rientrato nei panni del terribile professor Piton! Speravo che resistessi un po’ di più!”
L’uomo rispose con un mugugno. Dopo di ciò si alzò e le andò vicino.
Hermione boccheggiò, quando l’uomo avvicinò i loro corpi ancora senza vestiti e prese a baciarle il collo. Se avesse continuato per qualche secondo in più , probabilmente sarebbe rifinita a letto con lui. Invece Severus raccolse i suoi abiti e iniziò ad indossarli.
In modo discreto Hermione lo osservò.
Forse qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse pazza … ma per lei , la vista di quell’uomo , con la camicia appena infilata , che lasciava intravedere l’addome asciutto segnato da alcune cicatrici, e i pantaloni ancora sbottonati era mozzafiato.
“Mi dà fastidio essere fissato.” Le riprese l’uomo ,abbozzandole un ghigno.
Hermione perciò distolse lo sguardo in fretta e finì di vestirsi,imbarazzata.

Stava appena albeggiando , quando i due giunsero davanti a casa Potter.  Severus accompagnò la ragazza fino alla soglia.
Hermione infatti aveva cercato di parlare di qualunque cosa pur di trattenerlo il più possibile accanto a se e non farlo scappare alla sola vista della casa.
Provò una fitta al cuore quando , dopo aver aperto la porta, si voltò a guardarlo e lo scoprì fissare la villetta, con lo sguardo perso in chissà quale posto e chissà con quale persona.
“Allora io vado.” Annunciò, con gli occhi che iniziavano a bruciarle.
Come aveva potuto pensare anche solo un momento che una notte potesse valere più di vent’anni d’amore?
“Sembra che non ci sia nessuno in casa.”esordì l’uomo , ignaro dei mille pensieri che affollavano la mente della giovane.
“Sono tutti via per il week end.”
“Mh … pensi che potrei entrare? Sono stanco …se mi smaterializzo ora , rischio di spezzarmi.” Spiegò Severus.
Di slancio Hermione lo abbracciò.
“Certo che puoi entrare!” Esclamò, tirandolo dentro ancora sorpreso per quel moto di gioia.
Emozionata , la ragazza lo guidò fino a camera sua e poi lo osservò divertita , mentre si aggirava circospetto come un gatto in mezzo alle sue cose. Forse il fatto che il colore predominante fosse il rosso lo infastidiva. Tuttavia l’uomo non fece nessun commento.

Dormirono abbracciati. Si svegliarono nel primo pomeriggio, un po’ storditi. Si attardarono sotto le coperte , fino a quando , il letto ad una piazza e mezzo di Hermione , non divenne troppo stretto.
La giovane capì ben presto che la stanchezza era una bugia. Sarebbe stato troppo semplice per un uomo così complicato confessarle di voler rimanere con lei.
Trascorsero l’intera giornata insieme. Passeggiarono mano nella mano per il centro città di un paese vicino, tornarono nella locanda del loro primo appuntamento , dopo un piccolo battibecco , poiché Severus si rifiutava di mangiare qualunque cosa fosse cucinato da Hermione.
Fare l’amore quella notte le piacque ancora di più.
La mattina seguente,purtroppo, Severus  dovette fare ritorno ad Hogwarts. Hermione avrebbe voluto farlo restare ancora , ma sapeva che non sarebbe rimasto ,soprattutto rischiando di incontrare i Potter di ritorno dal loro viaggio.
Lo baciò perciò mille volte, prima di vederlo sparire davanti ai suoi occhi.
Non aveva mai pensato che la mancanza di una persona potesse essere così dolorosa e il bisogno di averla accanto potesse farsi così urgente.
Scossa da quei sentimenti, cercò di impegnare la mente in tutti i modi possibili. Studiò e sistemò la casa in modo che nessuno potesse sospettare il passaggio di qualcuno oltre lei.
L’unica cosa che lasciò intatta fu il letto della sua camera ,ancora disfatto. Voleva che rimanesse così , per avere la prova di non aver vissuto solo un lungo e bellissimo sogno.

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Capitolo 24
*** Confessioni ***


Confessioni
Userò poche parole per descrivere questo capitolo: la quiete prima della tempesta! Buona lettura!

Una tazza di cioccolata bollente fumava accanto ad una pila di libri, in cui era sprofondata la testa di Hermione.

Studiare in un bar le era sembrata sempre una cosa buona solo nei film , eppure in quel periodo si era dimostrata una soluzione molto utile. Soprattutto da quando aveva dovuto abbandonare la sua camera, che le distraeva la testa con troppe immagini di lei e Severus occupati in attività ben più interessanti dello studio. All’inizio aveva provato a concentrarsi e a scacciare dalla mente quei pensieri poco casti, ma poi un giorno , mentre sfogliava un enorme libro su delle piante velenose, seduta sul letto , le era caduto accidentalmente l’occhio sulla propria scrivania. Immediatamente la sua mente l’aveva riportata a quando , la notte dopo San Valentino, lei e Severus , entrambi un po’ brilli , si erano letteralmente strappati i vestiti di dosso , quasi distesi su quell’innocente mobile. In quel momento a corto di fiato e con terribili vampate  , aveva raccolto le sue cose ed era scappata dalla stanza.
Aveva dovuto perciò cercare una nuova sistemazione per studiare , che fosse neutrale , o che almeno la distraesse da quei pensieri insistenti su Severus , che purtroppo non avrebbe potuto vedere per alcuni giorni. Fortunatamente aveva trovato rifugio in una cioccolateria molto carina. Era un posto piccolo , vicino alla Gringott , dove servivano migliaia di tipi di cioccolata diversa, in tazzine di forma abbinata.
Era un posto rilassante , silenzioso e soprattutto le forniva tutta la quantità di zucchero necessaria per sopravvivere alla mancanza del suo uomo.
“Allora è questa la tua tana!”
La voce squillante e un po’ stizzita di Ginny la fece trasalire.
Come aveva fatto a trovarla? Aveva accuratamente evitato di dire a chiunque dove andava a studiare per rimandare quel faccia a faccia.
Dal suo ritorno da Parigi,infatti, la rossa l’aveva sommersa di lettere in cui le chiedeva di uscire. Hermione moriva dalla voglia di incontrare la sua migliore amica. In particolare gli sviluppi della sua storia avevano fatto crescere in lei il bisogno di parlarne con la sua confidente. Tuttavia un sacco di paure l’avevano bloccata.
Come avrebbe reagito Ginny alla notizia che stava con Severus e soprattutto ci andava a letto? Sarebbe rimasta disgustata? Le avrebbe tolto la parola o l’avrebbe fatta internare?
Insomma quell’incertezze l’avevano spinta ad evitare in tutti i modi la sua amica. Se l’avesse incontrata infatti non sarebbe riuscita a trattenersi dal raccontarle tutto o , se ce l’avesse fatta , sicuramente la rossa avrebbe sentito puzza di bruciato e avrebbe iniziato ad indagare, facendo crollare le sue difese in meno di due minuti.
Sembrava tuttavia che il giorno tanto temuto  fosse arrivato.
Hermione considerò anche la possibilità di cercare delle vie di fuga, ma senza successo.
Era spacciata!
“Ginny! Che bello vederti!” esclamò con voce squillante e totalmente  innaturale , giusto per allontanare ogni sospetto.
La rossa non commentò ma , con un’espressione severa , degna di Molly Weasley , le si sedette accanto.
“Cosa ti sta capitando?” le chiese ,andando diretta al punto.
Purtroppo non era proprio di Ginny fare giri di parole …
“Niente. Cosa vuoi che mi stia succedendo? Sono presa dallo studio … sono rimasta indietro e cerco di recuperare come meglio posso! Non vedi quanti libri!” rispose Hermione , cominciando a mostrarle stupidamente qualche copertina.
Mentre ancora la riccia si agitava, la rossa la bloccò , prendendola per le spalle.
“Hermione calmati! Sono io, Ginny … con questo teatrino della ragazza stressata per lo studio , potrai incantare qualcuno, potrai convincere Harry , che è un maschio e non ha spirito di osservazione , ma  non me. Ti prego sfogati … qualsiasi problema lo risolveremo insieme.”
A quelle parole gli occhi di Hermione si gonfiarono di lacrime.
Quanto le era mancata Ginny … quanto le erano mancate le loro confidenze e i loro scherzi … tuttavia la sua amica sarebbe stata in grado di capirla anche quella volta?
“Ginny … vedi … il mio in realtà non è un problema , anzi è una cosa bellissima …” mormorò.
“Un motivo in più per parlarne!Sicuramente c'entra un uomo ...” la incoraggiò Ginny , stringendole una mano.
“Ecco sì…ma non è una cosa semplice da raccontare … potresti rimanerci male …”
“E’ successo qualcosa tra te ed Harry?”domandò subito la rossa , con la voce già tremante di pianto.
“No! Per Merlino ma che vai a pensare!” si affrettò a tranquillizzarla Hermione.
“E allora cosa c’è di così terribile da non potermene parlare?” insistette Ginny , ritornando in sé.
Non aveva ancora finito di farle la domanda che una luce attraversò i grandi occhi castani della ragazza. Hermione sperò che ci fosse arrivata da sola.
“Non sarai mica tornata con quel baccalà di mio fratello?” chiese allarmata la rossa.
“Assolutamente no!”
“Con il borioso curatore, giusto per far morire Lavanda affogata nella sua bile?”
“Che immagine orrenda Ginny! Comunque no!”
“Hai deciso di fare una gita fuori porta in Bulgaria per trovare Krum?”
“Ma che ti metti a pensare?!” brontolò Hermione, esasperata.
Possibile che la  fantasia della sua migliore amica potesse arrivare fino ad una sua fiamma scolastica , ma non a Severus? Erano una coppia così improbabile?
“Insomma Hermione non so a chi pensare … peggio di quei tre non c’è nessuno!” concluse Ginny candidamente.
“Lo so! Ma infatti non c’entra nessuno di loro! Quelli sono dei ragazzini immaturi e poco intelligenti … perdonami lo so che Ron è tuo fratello …” Ginny le fece segno di fregarsene e di continuare “ … lui invece è un uomo maturo , brillante ,acuto, affascinante, sexy …”
“Tesoro non ti surriscaldare ,perché io non ti posso spegnere!” la richiamò alla realtà Ginny.
Hermione desiderò scavarsi una fossa seduta stante.
“Sembra che quest’uomo ti piaccia molto … l’hai conosciuto al San Mungo?”
La riccia scosse la testa.
“Dai Hermione mi farai impazzire con tutto questo mutismo … dimmi chi è l’uomo del mistero!” la supplicò la rossa.
La riccia indugiò un attimo, poi decise di provare. Era la sua migliore amica da anni , era giusto fidarsi di lei e sperare che per il suo bene , riuscisse ad andare oltre le apparenze.
“Si chiama Severus.” buttò lì Hermione , in attesa che l’altra accusasse il colpo.
“Beh  è un nome particolare ,  visti i precedenti non fa ben sperare, ma sono sicura che conoscend- … oh.”
Il colpo era arrivato.
La rossa sembrò aver perso la capacità di interagire e aveva gli occhi spalancati per lo stupore.
“Stiamo parlando di quel  Severus?”
Hermione annuì, mentre si tormentava il labbro inferiore.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui la riccia pensò di impazzire.
“Quando lo dirai ad Harry ,spero di avere una macchina fotografica con me , la sua faccia sarà insuperabile!” scherzò Ginny.
Il peso accumulato nel petto di Hermione da giorni , si sciolse all’istante. Abbracciò Ginny , stringendola forte.
Era la sua migliore amica … avrebbe dovuto credere da subito che non l’avrebbe giudicata.
“Ma come hai fatto? Cioè … insomma come è successo che tu e lui … perché lui è innamorato , anzi era innamorato di Lily ,da quello che mi dici…”
“Con il tempo , le lezioni … quei giorni in cui sono stata a Spinner’s End , ci siamo avvicinati e conosciuti … Severus non è l’uomo burbero e arcigno che tutti conosciamo. È una persona molto migliore di quanto si pensi e di quanto lui voglia far vedere.”
“Sicura  vero di non aver ingerito qualche strano filtro d’amore,magari andato a male?”
“Ginny no! Sono nel pieno possesso delle mie facoltà mentali!” ribattè Hermione.
“Scherzavo! Era solo per controllare … visto che difficilmente si sente parlare così di Severus Piton!”
“Lo so è strano , ma è la semplice verità.”
“E io sono contenta per te …” le disse Ginny, per poi assumere un’espressione strana. Aveva assottigliato gli occhi e la bocca era distesa in un sorrisetto che non prometteva niente di buono.
“Ora capisco, perché hai insistito tanto che tutti partissimo a San Valentino … volevi casa libera per te e il tuo pipistrellone!”
“Ginny ma che vai a pensare! Non è vero!” negò imbarazzata Hermione, tentando in tutti i modi di non avvampare.
“Stai arrossendo! Ti ho scoperto!” rispose Ginny , scoppiando a ridere.
“Ginny abbassa la voce ci stanno guardando tutti!” la supplicò Hermione , riuscendo a calmarla.
“Ok ... dimmi solo una cosa … l’avete fatto sul divano del salotto dei Potter? Perché se si, non mi ci siedo più!”
“L’abbiamo fatto solo in camera mia, contenta? Potrai  ancora sederti sul quel bel divano!”
“Meno male!” rise ancora la rossa, coinvolgendo anche Hermione.
Ridere fu liberatorio.
“Pensavi di dirlo anche ad Harry,vero?”
“Si … lo vorrei tanto. Ho solo paura che la prenda male.”
“Sono paure infondate, dovresti saperlo! Harry è il tuo migliore amico, ne avete passate tante insieme , pensi veramente che potrebbe allontanarsi da te , solo perché te la fai con Piton?”
“No, hai ragione. Dovrò solo trovare le parole adatte, per non turbarlo …”
Ginny sospirò.
“Come vuoi … comunque per la cronaca dovrebbe arrivare a momenti  , ci eravamo dati appuntamento qui dopo i corsi.”

Come detto da Ginny, pochi minuti dopo arrivò Harry, con i soliti capelli scoppiati. Il ragazzo baciò Ginny sulle labbra e poi , sorridente , abbracciò Hermione.
“Visto , sono riuscita a stanarla!” gli disse Ginny, facendo quasi le fusa.
“Meno male! Abitiamo nella stessa casa eppure  non ti vedo mai!” esclamò Harry ,mentre si accomodava al tavolo.
Hermione non fece in tempo a rispondere , che Ginny lo fece per lei.
“Amore non le stare addosso! In questo periodo Hermione era impegnata a fare sesso con Piton …”
“Ginny!” strillò Hermione , mentre tentava di far rialzare Harry, che per la notizia non aveva centrato la sedia ed era rovinato a terra.
Ormai metà della clientela li guardava infastidita.
“Che c’è?! Ora non hai più il problema di dirglielo!” protestò Ginny , sistemando gli occhiali sul naso di Harry che aveva preso posto accanto a lei.
Il povero ragazzo sembrava aver ricevuto una bastonata sulla testa. Era pallido , aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite e li spostava furiosamente dal viso di Ginny a quello di Hermione , nella speranza di capirci qualcosa.
“Harry non volevo che lo sapessi così …” si scusò Hermione , lanciando un’occhiata omicida a Ginny. “comunque non ero impegnata a fare solo sesso … io e Severus ci frequentiamo come una coppia …”
La mano alzata del moro la interruppe.
“Harry io …” mormorò con voce rotta.
Stava succedendo quello che temeva. La giudicava. Stava per perdere il suo migliore amico …
Il giovane , però, le prese una mano, tranquillizzandola, poi la guardò dritta negli occhi.
“Ti fa stare bene?”
“Si.” Rispose sicura la ragazza.
“Lui …” il moro prese un profondo respiro “ricambia i tuoi sentimenti?”
“Si.”
Harry le fece un sorriso un po’ tirato , ma sincero.
“Allora , anche se è piuttosto strano solo felice per te …”
“Non vuoi sapere come ci siamo messi insieme oppure …” domandò Hermione
“No , no, no …” scosse la testa il giovane “ mi basta sapere che stai bene e che non ho le allucinazioni …”
“Che vuoi dire?”
“Beh … il giorno del compleanno di mamma , vi stavate per baciare in cucina , no?”
Hermione non sapeva cosa dire. Stava ancora con Bruce in quel momento.
“Io … si … lo so che non è stato un bel comportamento nei confronti di Bruce, ma io … lui … noi , ecco  , era stata una cosa improvvisa …” balbettò.
Harry rise.
“Herm non so come sia successo , ma già da quando seppi che ti eri rifugiata a Spinner’s End  capii che la presenza di Severus ti faceva star bene… molto più di quella di Bruce. Poi vi vidi in quella situazione …”
“Perché non mi hai chiesto niente?”
“Non lo so … forse avevo paura di turbare la tua serenità, mettendoti davanti a dei fatti, che magari erano solo di passaggio.”
Per la seconda volta Hermione si commosse.
Come aveva fatto a meritarsi degli amici così splendidi? Ginny ed Harry , a parte lo stupore iniziale , la guardavano con gli stessi occhi di sempre.
Non sapendo bene che fare, la giovane li abbracciò entrambi , rischiando di strozzarli.
“Hermione però devo chiederti una cosa …” le si rivolse serio Harry , non appena li ebbe lasciati.
“Dimmi.”
“Per favore … non organizzare uscite a quattro.”
A quelle parole tutti e tre scoppiarono a ridere.
“Non temere Harry. Credo che Severus sarebbe del tuo stesso parere.”

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Capitolo 25
*** Ama, Severus ***


Ama, Severus
Salve  a tutti! Sono riuscita a pubblicare esattamente dopo una settimana , nonostante le feste e le abbuffate, che appesantiscono lo stomaco e la mente ^^ ... purtroppo vi avviso subito che pubblicherò il prossimo capitolo dopo l'Epifania , sia perchè lo devo ancora finire , sia perchè parto (yuppi !). 
Vi auguro buona lettura e Buone Feste^^ 

Hermione era andata a letto da un’oretta, in cerca di un po’ di riposo  dopo la terribile giornata passata in reparto, ma il sonno non ne voleva sapere di arrivare. Si era rigirata un’infinità di volte in mezzo alle lenzuola , fino a che queste non l’avevano quasi strangolata , costringendola ad alzarsi.

Nervosa ed esausta , aveva preso un libro e aveva iniziato a sfogliarlo , ma senza prestare veramente attenzione alle frasi lette.
Purtroppo era ben consapevole che era tutto inutile. Conosceva fin troppo bene il problema, che ormai la assillava giorno e notte.
Le mancava Severus. E non solo dal punto di vista fisico, sentiva il bisogno di parlare con lui o di averlo semplicemente accanto …
Hermione sbuffò spazientita.
Purtroppo l’uomo non aveva l’abitudine di scriverle molte lettere, anzi riceverne una era un evento. Inoltre le poche pergamene che le aveva inviato , erano concise e distaccate. Non che la ragazza si aspettasse qualcosa di diverso, anche se ogni volta sperava di poter scorgere tra quelle poche righe , scritte con quella calligrafia aguzza e dura, qualcosa che le dimostrasse almeno un po’ del suo interesse, ma niente. Perciò , lei stessa, nonostante fosse logorata dalla lontananza , si conteneva per evitare di infastidirlo.
Quella sera , tuttavia , proprio non era riuscita a trattenersi.
Dopo aver scritto poche righe su un foglio,però si rese conto che lei non possedeva un gufo e che l’unico disponibile era Edvige, che in quel momento era sicuramente in giro a cacciare qualche topo.
Abbattuta si lasciò cadere sul letto, guardando storto Grattastinchi che , beato , dormiva sulla sua poltrona rossa.
Forse aveva ragione Ron , quando le disse che era pazza ad aver comprato quel gatto … certo se fosse stata in grado di ideare un incantesimo per fargli spuntare le ali…
Dandosi della scema , accartocciò la pergamena e la tirò contro il gatto che , svegliatosi, le soffiò e scappò dalla stanza.
Un picchiettare furioso, la distrasse dai suoi pensieri.
In un lampo, aprì la finestra all’enorme gufo nero, che ormai aveva imparato a riconoscere. Il povero pennuto era gonfio e bagnato, il che lo faceva assomigliare ad una palla da bowling da undici chili. Doveva essere inoltre molto nervoso, notò Hermione , visto che schioccava il becco ripetutamente e tentò di morderla , quando si avvicinò per sfilargli la lettera dalla zampa.
Era emozionatissima.
Tuttavia , la sfortuna sembrava perseguitarla. L’acquazzone non aveva solo inzuppato il messaggero , ma anche il messaggio.
Della lettera infatti la giovane potè leggere poco meno di qualche parola, che fu comunque sufficiente.

*

Arrivare davanti allo studio di Severus non fu particolarmente facile. Quella notte, dopo essersi calata dalla finestra, cosa agevole solo nei film , per evitare di svegliare il resto della casa ed essere sommersa dii domande,si era diretta velocemente ad Hogwarts.  Quando era venuta a scuola con Severus i cancelli erano aperti e le luci accese. In quel momento ,invece, questi erano ben chiusi e si ergevano imponenti davanti a lei.
Dovette perciò aggirarli attraversando la Foresta Proibita di corsa. Neanche il giardino era come lo aveva sempre visto. Tutto era buio e tetro. Maledicendosi per l’idea che le era venuta, evocò una piccola luce che le illuminasse la via da percorrere, sperando che Hagrid non notasse quello strano movimento e decidesse di darle la caccia.
Giunse nei sotterranei, stanca per la corsa, bagnata , come il grosso gufo nero, che, rimasto dai Potter, probabilmente le stava distruggendo la stanza, e anche un po’ spaventata.
Chi l’avrebbe mai detto che Hogwarts vista di notte , senza i propri amici, fosse così spaventosa?
Era poco distante dall’ufficio di Severus , quando la porta si aprì.
 “Signor Fitch , se la trovo ancora in giro per i corridoi , sappia che il campo da Quidditch sarà solo un bel ricordo per lei!”
Il mal capitato tassorosso annuì pallido in volto e se ne andò. Hermione fece appena in tempo a scostarsi , per evitare che il ragazzino , avrebbe giurato , in lacrime le finisse addosso, mentre correva probabilmente verso la sua sala comune.
Sospirando la giovane , non appena lo studente fu sparito dalla sua visuale , si diresse verso la porta chiusa e bussò decisa.
Dopo poco Severus riapparve.
“Fitch non le è bastata  la puniz …”
Lo sguardo stupito dell’uomo riempì Hermione di soddisfazione.
“Professor Piton mi fa entrare o vuole farmi ammuffire sulla soglia?” domandò, sentendosi per la prima volta in vantaggio nel loro rapporto.
Riuscire a sorprendere un tipo come Severus non era cosa da poco.
Entrò sicura nello studio , senza che l’uomo proferisse parola. Sentì la porta chiudersi alle sue spalle.
“Come hai fatto ad entrare?” le chiese Severus, accigliato.
“Sono passata per la Foresta Proibita, ho seguito un sentiero buio e tortuoso fino ad un piccolo passaggio segreto e sono arrivata giusto in tempo per vederti maltrattare un povero studente …”
“Se lo meritava e poi i miei metodi non ti riguardano.” Tagliò corto Severus , con aria indifferente. “Perché sei qui?” le chiese poi secco.
Per un attimo , Hermione pensò di aver toppato.
Forse presentarsi così , senza avvertirlo non era stata una grande idea …in una persona qualunque lo stupore sarebbe dovuto essere sostituito dalla contentezza , non dall’irritazione.
“Ho ricevuto una tua lettera e ho pensato …”
“Di solito ad una lettera si risponde con un’altra lettera.”
“Si lo so , però il tuo gufo era tutto bagnato e non si leggeva quasi niente ,perciò …”
“Perciò hai pensato fosse saggio presentarsi qui, senza dirmi niente.” concluse per lei Severus.
“Mi dispiace, non volevo essere invadente , ma era tanto che non ci vedevamo e ho colto l’occasione. Evidentemente ho fatto una sciocchezza … me ne vado.”
Detto ciò Hermione raccolse la sua borsa e si avviò spedita verso la porta , ma Severus l’afferrò per un polso e la tirò a sé.
“Dove credi di andare in queste condizioni?” le mormorò con le labbra sui capelli.
“Vado a casa, ad asciugarmi e a rimpiangere di aver fatto tutta questa fatica per venire a trovare uno come te!” ringhiò Hermione , cercando di svincolarsi dalla sua presa, ma senza risultati.
Potè sentire le sue labbra premute contro i suoi capelli , distendersi in un ghigno.
“Ti diverti?! Sono giorni che non ci vediamo , ne ci sentiamo , mi presento qui e tu ti innervosisci … mi sei mancato ,per  Godric  ,ma ora ti vorrei affogare nel lago Nero!” cercò ancora di liberarsi la giovane.
Severus allora lasciò la presa, permettendo alla ragazza di fronteggiarlo.
Era furiosa. Lo guardava con gli occhi stretti e le labbra , che di solito erano come disegnate , ora erano strette tra di loro e pallide.
“Stai tremando.” Fu l’unica cosa che le disse.
“Lo so. Ho freddo.”
“Forse è meglio che ti asciughi.”
“Lo farò quando sarò a casa. E non far finta che ti interessi.”
“Smetti di fare la ragazzina. Quando sarai a casa , ti sarà già salita la febbre.” Le rispose calmo Severus.
“Niente che una semplicissima pozione non possa curare.” Rispose velenosa Hermione.
Severus sospirò.
“Ora che ti sei sfogata , puoi calmarti?”
“No.”
“E si può sapere perché?”
“Perché sei un bastardo, quando fai così!”
“Sono solo sorpreso.” Spiegò l’uomo.
“Bel modo di essere sorpresi! Se qualcuno ti fa una sorpresa per il compleanno cosa fai lo cruci?”
“Può darsi.” Rispose Severus , trattenendo a stento un ghigno.
“Bene. Allora te lo ridico: sei un bastardo!”
“E tu una pazza.”
Hermione fece per rispondere , ma Severus le posò un dito sulle labbra. “ Sei una pazza perché hai rischiato grosso , attraversando la Foresta Proibita e il parco completamente sola. Se mi avessi avvertito ti sarei venuto a prendere ai cancelli … ma come al solito lo spirito Grifondoro non si smentisce mai , poca praticità e un sacco di audacia inutile. È il minimo irritarsi , sentendo che te ne sei andata in giro in mezzo ad ogni genere di creatura , sotto il diluvio universale , senza nemmeno dirmelo.”
Dopo aver finito , Severus spostò l’indice dalla bocca della ragazza , per darle la possibilità di rispondere, ma quella , a corto di parole , invece di ribattere , lo baciò.
“Questo conferma che sei una pazza.”
“Oh sta’ zitto e baciami.” Gli disse Hermione. Senza più replicare l’uomo obbedì.

Staccarsi fu difficile , ma alla fine Severus ebbe la meglio e convinse Hermione ad asciugarsi.
La ragazza era nella camera da letto dell’uomo , occupata a recuperare il suo maglione ridotto una spugna, quando Severus apparve alle sue spalle e glielo tolse dalle mani.
“Che fai?” domandò stupita.
“A questo ci penso io … tu vai a farti un bagno, è già tutto pronto.”
“Un bagno?”
“Si, sai una vasca , dell’acqua calda , schiuma , bolle …”
“Lo so cos’è un bagno … me lo hai preparato tu?”
“Si.”
“Davvero?”
“Ho detto vai a farti il bagno, se non vuoi che me ne penta e ti sbatta fuori dalla scuola senza nemmeno le scarpe.” Sibilò l’uomo.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
Tutte le volte che faceva un gesto carino nei suoi confronti , doveva compensare trattandola male …
Entrata nel bagno , un dolce profumo di pino l’avvolse. Davanti a lei, la vasca da bagno era piena d’acqua fumante e schiuma.
Senza aspettare oltre , si tolse la maglietta a spalline , i jeans e l’intimo lasciandolo tutto sparso per terra, si tirò su i capelli e si infilò nell’acqua bollente.
Coccolata dal calore , chiuse gli occhi e si sentì subito meglio.
Non l’avrebbe mai ammesso davanti a Severus , ma zuppa come era , probabilmente si sarebbe veramente ammalata.
“Il tuo disordine ha dell’incredibile …”
La voce di Severus , non più irritata , ma calma e suadente le fece riaprire gli occhi.
L’uomo era inginocchiato accanto alla vasca e la osservava.
Il suo primo istinto fu quello di coprirsi, ma poi notando che la schiuma , ancora abbondante , la copriva tutta si rilassò.
“Scusa di solito non sono così …” mormorò, incrociando le braccia sul bordo della vasca e appoggiandovi la testa.
“Ma non vedevi l’ora di farti un bagno caldo …” la interruppe Severus , accarezzandole il viso.
Hermione sorrise. “Mh … forse un pochino”
Severus sospirò. “Lascia che ti aiuti a riscaldarti un po’ …”
Prendendo una spugna iniziò a bagnarle con movimenti circolari la schiena, poi le spalle e il collo. L’acqua calda le correva lungo la pelle , rigenerandola e il tocco di Severus le produceva brividi in tutto il corpo.
L’uomo  si prese cura di lei , senza tentare di chiederle di più, poi , dopo il bagno , l’avvolse in asciugamano candito e la portò con sé sul grande letto.
Hermione , mentre Severus l’accarezzava e la stringeva a sé, non potè fare a meno di domandarsi come quella potesse essere la stessa persona che , poco prima , l’aveva aggredita nello studio.
“A cosa pensi?” le sussurrò Severus , posandole un bacio su collo.
“A quanto tu possa essere acido e cattivo in certi momenti … eppure ora …”
“Eppure ora?”
“Ora non lo sei … anzi … sei …” preferì non finire la frase.
Sarebbe stato rischioso definirlo dolce …
Severus alzò un sopracciglio e poi scosse la testa.
“Sono acido , se la gente merita di essere trattata così.”
“Per te tutti se lo meritano.”
“Non è vero … diciamo solo la maggior parte.”
“Invece sarebbe giusto che la gente conoscesse la parte migliore di te …” ribattè Hermione , guardandolo dritto negli occhi.
“Non sai quel che dici.” Tagliò corto l’uomo , chiudendole la bocca con un bacio.
La ragazza tuttavia si spostò , mettendosi a sedere sul letto. Severus la guardò torvo.
“Si che lo so … perché mi farebbe piacere che Harry e Ginny ti conoscessero come ti conosco io, così potrebbero capire davvero ,perché sto così bene con te!”
A quelle parole , la giovane percepì al suo fianco il corpo dell’uomo irrigidirsi.
“Hai detto qualcosa alla Weasley e  a Potter?”
Quella domanda era un sibilo freddo e risentito.
“Beh … si , qualcosa … gli ho detto che ci frequentiamo. Ho pensato …”
“Hai pensato male.” La freddò Severus , staccandosi dal suo corpo e alzandosi dal letto.
“Silente lo sapeva, perciò credevo fossi libera di parlane anche con i miei amici.” Disse risentita la giovane.
“Non ti è nemmeno passato per la testa di chiedere il mio parere” sibilò ancora l’uomo , che passeggiava su e giù per la sua stanza.
“No. E’ vero forse avrei dovuto dirtelo prima ma ormai quello che è fatto , è fatto … tanto prima o poi l’avrebbero saputo , no?”
Severus non rispose, ma distolse lo sguardo.
“ … perché se la nostra storia andasse avanti usciremmo allo scoperto , vero? …” la voce di Hermione cominciava ad incrinarsi.
Perché non le rispondeva?
“Severus ti prego rispondi : Tu vuoi vivere la nostra storia alla luce del sole , vero?”
All’ennesimo silenzio dell’uomo , la giovane scese dal letto e lo costrinse a guardarla.
“Rispondi , dannazione!” gridò , in preda al panico.
Era veramente intenzionato a vivere la loro storia , come se avessero qualcosa di cui vergognarsi?
“Non lo so.”
Sentire quelle parole , così distaccate , così fredde e crudeli , le fece mancare il respiro.
La ragazza chinò la testa, mentre delle lacrime calde le solcavano le guance.
In fretta raccolse la sua roba. Severus la osservò in silenzio , ma non la fermò. Prima di uscire dalla porta della stanza , Hermione si voltò. Aveva il viso rigato di lacrime.
“Hai ragione tu. Sono stata solo una pazza, perché ho cercato di accettare i tuoi sbalzi d’umore e di non arrabbiarmi per i tuoi trattamenti glaciali e di cercare un po’ d’affetto in quei pochi momenti che mi concedi… ”
“Hermione non capisci.”
“No! E  non voglio nemmeno capire perché l’uomo di cui mi sto innamorando , non sappia se vuole vivere  la nostra storia davanti al resto del mondo.”
Detto ciò , uscì sbattendo la porta.
Piangendo , iniziò a correre verso l’uscita principale della scuola e non si accorse nemmeno dello scintillio di due occhiali a forma di mezza luna, che la seguivano.

Nel suo ufficio , Severus era seduto sulla sua poltrona , con lo sguardo perso nel vuoto.
Perché non le aveva risposto di sì? Aveva così tanta paura del giudizio degli altri ,da rischiare di perdere una persona a cui teneva così tanto? No. Non gli era mai interessato ciò che dicevano gli altri di lui, eppure aveva detto solo non lo so.
Si passò la mano tra i capelli.
Aveva detto che si stava innamorando di lui. Piangeva perché l’aveva ferita e, nonostante tutto , lui l’aveva lasciata andare … anche se quello poteva dire averla persa per sempre.
La gola gli si era chiusa.
Che avesse reagito così al pensiero di Lily? No. Ormai nella sua mente Lily era solo un’amicizia.
E allora perché?
Quando sentì aprire la porta, si voltò di scatto.
Forse era tornata.
Ma alla vista della figura del vecchio preside , che lo guardava bonario , le sue speranze andarono in pezzi e lui tornò a fissare il vuoto.
“E’ andata via piangendo ,Severus.”
“Lo so.”
“E non fai niente per fermala?” domandò il vecchio preside con tono retorico.
“No.”
Da chiunque altro Severus si sarebbe aspettato di sentirsi chiedere Perché, ma non da Albus. Lui aveva già il suo perché.
L’uomo infatti si accostò a lui e gli posò debolmente una mano sulla spalla.
Si era appoggiato a lui , forse come sostegno per fare quegli ultimi passi verso il divano accanto alla sua poltrona , eppure non aveva sentito pressione ma solo sollievo. Non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce ma quel vecchio uomo , con la barba candida come la neve e gli occhi brillanti come quelli di un ragazzino, aveva avuto un ruolo essenziale nella sua vita. Non era un padre per lui, ma molto di più. Era un modello , a cui aveva sempre teso e a cui non era in grado di somigliare nemmeno un po’. Albus era una persona che era cresciuto grazie ai suoi errori, e lui? Lui si era ripiegato in se stesso per i sensi di colpa e maltrattava chiunque avesse accanto , come se i suoi errori fossero attribuibili a qualcun altro , oltre che a lui.
Abbattuto chinò il capo , sconfitto.
“Amico mio … hai già consumato parte della tua vita affogando nei rimorsi, non penso che aggiungervi dei rimpianti sia una scelta saggia.” Parlò all’improvviso Silente.
“Ormai l’ho persa.” Rispose Severus.
Hermione aveva sopportato tanto, ma quella sera era stato troppo anche per lei.
“Non ne sono così sicuro. Quella ragazza è forte. Il suo sentimento è puro e tenace. E non credere che chiunque davanti ai tuoi attacchi , scelga di scappare. La strada che uno può  tracciare per sé , può prendere curve imprevedibili. Fidati di più di lei , Severus.”
“Io mi fido di lei.”mormorò Severus  e Silente sorrise.
“Se è così come dici, allora smettila.”
“Di fare cosa?”
“Di fuggire un sentimento così speciale. Ama Severus. Metti in gioco ciò che provi, e dà  agli altri amore, ne riceverai altrettanto.”
“Non posso. Non ne sono capace.”
“Sciocchezze. Tu non vuoi. Hai amato immensamente per anni , ma la difficoltà stavolta è mettere a nudo le tue emozioni, perché c’è qualcuno a cui dimostrarle. Hai paura ed è giusto. Ma se conosco bene la signorina Granger , sono certo che non ti deluderà.”
Il preside fece una pausa per osservare Severus  che ,ancora con la testa china , si fissava la mani intrecciate e bianche per la forza con cui le teneva strette.
“Comunque le mie sono solo le mille parole di un vecchio innamorato dell’amore che sa, nonostante i tuoi ottimi risultati nel nasconderlo, che tu hai un gran cuore.”
Dando un leggera pacca su una gamba, Silente si alzò dal divano e si avviò alla porta.
“Ci credi solo tu.”
“No, siamo almeno in due. Buonanotte , amico mio.”

“Buonanotte Albus.”

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Capitolo 26
*** Don't say goodbye ***


Don't say good bye
Vi avevo promesso che sarebbe stata tempesta , perciò tempesta sia fino in fondo! Buona lettura, ci vediamo alla fine del capitolo.

Una forte bussare svegliò Hermione.
Non appena aprì gli occhi , il mal di testa l’assalì.
Aveva pianto tutte le lacrime possibili , prima di trovare un po’ di pace in un sonno agitato. Nonostante tutto le parole di Severus non si erano allontanate un attimo dalla sua mente.
Bussarono di nuovo alla porta.
“Avanti!” gridò scontrosa.
Il malumore , gli occhi gonfi e brucianti passarono subito in secondo piano, quando Harry entrò in camera sua , in lacrime.
Poche volte aveva visto il suo migliore amico piangere , ma quella volta sembrava veramente distrutto.
In un lampo , si alzò dal letto e gli fu vicino.
“Harry , per l’amore del cielo che è successo?!” chiese allarmata.
“E’ – è” I singhiozzi lo scossero le spalle del giovane. “E’ morto.”
Detto ciò il ragazzo , si rifugiò nel caldo abbraccio della ragazza, completamente stordita.
“C-chi è morto?”
Quella domanda le suonò strana e banale. Mille idee , una più terribile dell’altra, le stavano contorcendo le viscere.
Le spalle di Harry tremarono forte, poi il ragazzo la guardò.
“E’ successo stanotte … in modo dolce mentre dormiva.”singhiozzò il moro con un sorriso disperato,come se quella notizia dovesse addolcire la realtà. Notando una lettera stretta nelle mani del suo migliore amico, la riccia la prese delicatamente , senza trovare resistenza.
Leggerla fu una stilettata al cuore.
Silente …
Le pozioni che Severus stava preparando non curavano dei semplici dolori ... ma come sempre lui glielo aveva taciuto , soffrendo da solo,anche quella pena.
“Oggi ci sarà il funerale … noi vorremmo andare …”
“Vengo anche io !” si affrettò a dire la ragazza, mentre delle lacrime le scivolavano sulle guance.



Hogwarts era buia, come non lo era stata nemmeno al tempo della guerra. Ogni imposta o porta del castello era chiusa e coperta da delle tende scure.  Il solito gorgogliare degli uccelli sugli alberi e le mille voci che di solito riempivano l’aria intorno al castello sembravano dissolti da una pesante e soffocante cappa di tristezza ed immobilità. La stessa scuola aveva cessato di esistere con Albus Silente.
Superati i cancelli , una lunga fila di persone saliva in silenzio la collina dove si sarebbe svolta la cerimonia e dove sarebbe sorta la tomba del più grande preside che la scuola avesse mai avuto.
Hermione , con la mano di Harry che stritolava la sua ,si unì a quella lunga processione. Accanto a loro , salivano James e Lily, abbracciati ed in lacrime , dietro di loro c’erano Remus e Sirius , il primo avvolgeva con un braccio le spalle dell’altro,entrambi tenevano la testa china.
In cima alla collina,il gruppo scorse subito i componenti della famiglia Weasley e li raggiunse. Lasciato Harry tra le braccia di Ginny, Hermione cominciò a scrutare febbrilmente la folla.
Senza rendersene conto , prese a camminare attraverso alla massa di volti noti o sconosciuti, in cerca della sola persona a cui riusciva pensare in quel momento.
A fatica, facendosi spazio con i gomiti in mezzo all’asfissiante groviglio di persone, Hermione giunse ai limiti del cerchio di persone che si accalcavano intorno al punto in cui giaceva il feretro del vecchio preside , avvolto da un arazzo con lo stemma della scuola che, lievemente scosso dal vento, sembrava farsi beffa dell’immobilità circostante.
Da dove si trovava vide una fila di sedie occupate da quasi tutti gli insegnanti. Era una vista dolorosa e spiacevole. Madama Chips si asciugava gli occhi arrossati , mentre teneva la mano alla professoressa Sprite. La granitica professoressa Mc Granitt con gli occhi appannati , passava una mano sulla schiena della Cooman tremante per i singhiozzi.  
La giovane si sentì stringere il cuore a vedere Hagrid in piedi davanti al feretro, con gli occhi gonfi di inarrestabili lacrime , che scendevano fino a sparire nella barba bruna, incapace di posare sull’arazzo l’enorme fiore che stringeva in mano ,come se così potesse il tutto meno vero.
Nel fissare quella scena Hermione non poteva non pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato.
Lui non era lì. Severus non era seduto tra i suoi colleghi.
Aveva davvero intenzione di mancare a quel momento? Di non essere accanto all’uomo per cui aveva dato tutto ,come il più devoto dei figli, standosene rintanato nel suo buco?
Non glielo avrebbe permesso. L’avrebbe sicuramente insultata e ferita con tutte le armi a sua disposizione per tenerla lontana dal suo dolore, ma lei avrebbe resistito. Questa volta non sarebbe stato da solo a leccarsi le ferite, avrebbe avuto lei al suo fianco. E poco importava se non era innamorato di lei. Lei  aveva amore per entrambi ma per quello non voleva niente in cambio se non il sapere che lui sarebbe stato bene.
Precipitandosi giù dalla collina,in poco tempo raggiunse la scuola. Percorse corridoi con le fiaccole spente e le cornici vuoti. Ogni singola pietra della scuola traboccava di dolore. Perfino Pix la sorpassò ululando cupo.
Nei sotterranei ,la porta dello studio di Severus era aperta e da essa filtrava della luce.
Affrettò il passo ed entrò di slancio nel laboratorio, trovandolo vuoto. Solo una candela, consumata a metà, ondeggiava piano sulla scrivania del professore.
Per un momento temette di essersi sbagliata e di non averlo semplicemente visto in mezzo alla folla, tuttavia , volle togliersi ogni dubbio. Silenziosa , si avvicinò alla camera da letto. Sbirciando, nella stanza lo trovò.
Severus era seduto sul suo letto. Non poteva vedergli il volto. Eppure era evidente che soffriva. Aveva la testa china e le spalle curve , prive di quella rigidità che lo rendeva tanto temibile a chi non sapeva vedere oltre una sciocca apparenza. Con le lacrime agli occhi avanzò piano.
Non avrebbe mai pensato di vedere quell’uomo , freddo, severo e tutto d’un pezzo,consumarsi dal dolore. Nonostante i precedenti l’avrebbero dovuta fermare, la ragazza decise di seguire l’istinto.
Delicatamente salì sul letto e con una mano si protese a sfiorare la spalla dell’uomo  che , sussultando, si voltò di scatto , mostrandole il viso pallido.
“Perché sei qui?” domandò aspro.
“Hai veramente intenzione di non presentarti al funerale?” chiese a sua volta la ragazza.
“Non credo che questo ti riguardi.”
“Io speravo invece che mi riguardasse ancora …”
“Solo una pazza lo spererebbe.” Rispose secco l’uomo, voltandole di nuovo le spalle.
“Penso che su questo punto siamo già d’accordo.”tentò di sdrammatizzare Hermione, purtroppo senza risultati.
“Ma si può sapere cosa vuoi da me? Non verrò su quella maledetta collina, quindi te ne puoi anche andare!”
“Se pensi che basti qualche sibilo per farmi scappare , non hai capito niente di me.” disse  calma Hermione , avvicinandosi a lui e accarezzandogli piano un braccio.
“Eppure ieri sera sei scappata.” Disse Severus ,scostandosi dal suo tocco.
“Faceva troppo male …” mormorò Hermione.
“E cosa ne sai che non farà troppo male anche altre volte?!” le disse duro Severus . “Che ne sai che prima o poi non sarà impossibile  anche per te? ”
“Lo so,perché sono qui.”
“Bene. Ma io non ti posso dare quello che vuoi.”
“Io voglio solo starti accanto.”
“Perché ti faccio pietà.”
“Non è così. E questo, tu lo sai. Io … ” Sussurrò Hermione,cingendogli la vita con le braccia e appoggiando la fronte alla schiena rigida dell’uomo.
Severus,tentò di resistere , ma in seguito si arrese a quel contatto ,abbracciandola a sua volta e nascondendo il viso tra i riccioli castani.
“Vieni con me …”
“No.” Rispose perentorio l’uomo, rompendo l’abbraccio.
“Ti accuseranno di non aver avuto rispetto dell’unico uomo che si è sempre fidato di te!”
“Non mi interessa quello che dice la gente … e poi che importa ormai? Tutti hanno già la loro idea su di me … non c’è più nessuno che la pensi diversamente.”
“Non è vero!” alzò la voce la ragazza, poi quasi intimidita dagli occhi neri fissi su di lei , aggiunse piano“ Ci sono io …”
L’uomo la guardò serio , accarezzandole piano una guancia.
“Sei così giovane.”
“Lo dici come se fosse una cosa spiacevole …” mormorò Hermione , spingendosi verso quel tocco fugace,per lei,così dolce.
“Non è così. E’ solo che, quando si ha tutta la vita davanti ,  si è  tanto ingenui da credere che ogni cosa sia possibile e abbia un lieto fine. Hermione , tutto ciò che mi riguarda è troppo complicato e tetro per te. Non posso costringerti ad un’esistenza negativa, in cui tutti ti chiederanno quale fattura ti ho fatto per tenerti accanto a me. Ne soffriresti prima.Poi ti stancheresti e te ne andresti via. Non potrei sopportarlo.”
A quella confessione Hermione si sentì stringere il cuore.
“Non ci credo. Sarò anche ingenua, ma preferisco sperare che tutto si possa sistemare …”
“Certo, e che tutti vivano felici e contenti , avendo per sé il meglio.” la interruppe Severus ,amaramente ironico.
“Ti sembrerà sciocco ma io la penso in parte così … e poi ti è mai passato per la mente di essere il meglio per me?”disse tutto d’un fiato Hermione, con le guance arrossate per l’imbarazzo e il fervore.
Severus tacque interdetto.
“Non è così.”distolse lo sguardo il professore.
“Lascia giudicare a me. Chi ti credi di essere per potermi dire cosa è meglio o peggio? Non mi vuoi accanto? Perfetto. Ma non allontanarmi con la scusa che questo mi farà bene in un qualche ipotetico futuro. Perché sono le stupidaggini di un codardo!”Rispose furente la giovane.
“Io non sono un codardo!”
Gli occhi di Severus ardevano.
“Allora mettiti in gioco con me. Se mi vuoi almeno un po’ … fidati di me.”
A corto di parole, l’uomo si passò la mano sul viso ,segnato dalla stanchezza e dal dolore.
“E se andasse tutto male?”
“Beh, torneremo al punto di partenza e certo , non credo che qualcosa sarà meglio di ora.” Sorrise timida Hermione.
Sentire  le ultime difese dell’uomo cadere le procurava una strana sensazione allo stomaco.
“Sei un’illusa. Tutto questo ci creerà un sacco di problemi.” Borbottò l’uomo.
Alzatosi dal letto , le prese una mano , costringendola a mettersi in piedi. Le studiò il volto con gli occhi scuri e severi.
Hermione si trovò a pensare che quei pozzi neri, in quel momento traboccanti di sofferenza, non le facevano più paura.
Severus le posò le labbra fredde sulla fronte , facendole tremare il respiro.
“Pensi che sia già iniziato.” Le chiese l’uomo, con le sguardo perso.
“Non credo. Stava arrivando tanta gente …”rispose Hermione.
“Sicura di volermi restare accanto?”
Invece di rispondere Hermione lo prese per mano e lo condusse fuori dal castello.

Osservarono le cerimonia ai limiti della cerchia di persone ,giunte al castello , probabilmente da tutto il mondo magico.
I due non si parlarono , ne si guardarono , consci comunque della presenza dell’altro al proprio fianco.
Si tennero per la mano fino a quando la grande costruzione a copertura del feretro non si materializzò davanti agli occhi di tutti i presenti , concludendo la cerimonia.
Lentamente le persone cominciarono a discendere la collina, liberando la zona.
“Seguimi.”
Hermione , non ebbe il tempo di rispondere , che vide l’uomo allontanarsi , facendo svolazzare il lungo mantello nero.
Veloce lo rincorse. Lo trovò nascosto dietro un albero, con la schiena appoggiata al tronco e gli occhi serrati.
“Severus …” mormorò con voce rotta.
Tese una mano per sfiorarlo. Severus si riscosse al suo tocco. Indossava la solita maschera fredda e priva di emozioni , ma dagli occhi si vedeva che soffriva. Per la prima volta Hermione vide quell’uomo perso.
“… mi dispiace. Perché non me ne hai parlato prima?”
Severus scosse la testa. “Che avrei dovuto dirti? Avevi già i tuoi problemi … e poi non sono abituato a condividere i miei pensieri. Non sono una ragazzina.”
“Ma ti avrei potuto aiutare … ti sarei stata affianco … io …”
Il bacio dolce e freddo di Severus la interruppe. C’era qualcosa di diverso in quel tocco. Era più lento e attento del solito. Sembrava quasi che l’uomo stesse studiando ogni centimetro delle sue labbra , per imprimerselo nella memoria.
Presa dal panico mise fine al bacio.
“C’è dell’altro ,giusto?”
Dallo sguardo dell’uomo , capì di aver ragione.
“Oggi stesso partirò. Ho bisogno di andare lontano da qui, almeno per tentare di dimenticare tutto il male che ho fatto e che ho visto fare …” con un sorriso amaro aggiunse “ è stato troppo anche per me.”
Hermione si domandò se le si fosse fermato il cuore.
Si erano appena ritrovati e lui la lasciava di nuovo.
“Portami con te.”
Quelle parole uscirono dalla sua bocca come una supplica.
“No.” Rispose pacato Severus “ Ti stai costruendo una vita qui … non posso permetterti di lasciare tutto.”
“A me non interessa. Quante volte te lo devo dire che tutto ciò che voglio è starti accanto?!” esalò la ragazza , mentre già le lacrime iniziavano a scorrergli lungo le guance. “E’ assurdo … pensavo che , dopo le parole di prima , tu volessi stare con me ... ma non è così.” Singhiozzò , asciugandosi con la manica del cappotto il viso.
Severus allora , prendendola per le spalle, la fece voltare.
“Io ti voglio, ma durante la cerimonia ho avuto la conferma che l’unica persona che mi ha trattenuto qui ,dopo la fine della guerra, è stato Albus. Volevo stargli accanto per tutto il tempo che avevo a disposizione. Ma adesso …”
“Ma adesso te ne puoi andare. Ora non c’è niente e nessuno a trattenerti giusto?” disse graffiante la giovane, voltando la testa , cercando di nascondere le lacrime.
“Perché non mi lasci finire una buona volta?!” le disse Severus , costringendola a guardarlo negli occhi. “Albus è stato la mia unica ragione per restare. Lui mi capiva , senza che io dovessi dirgli niente e , molte volte, mi ha aiutato a non farmi del male e a sbrogliare i miei pensieri. Spesso mi sono trovato a pensare che, dopo la guerra, sarei andato via , se lui non ci fosse stato. L’ho confessato anche a lui stesso. Poi mi sei capitata tu tra capo e collo e hai sconvolto ogni mio progetto e pensiero e ancora una volta Albus mi ha aiutato a comprendere che ,forse, non eri una catastrofe anzi …potevi essere la ragione per tornare.”
“Promettimi …”
“Tutto quello che vuoi.”
“Promettimi che tornerai.” Ripetè con voce spezzata Hermione.
“Te lo prometto.”
“Sappi che se mi stai mentendo , rivolterò l’intero mondo magico e babbano per fartela pagare!”
Severus ghignò , poi la prese tra le braccia, stringendola a sé. Hermione gli buttò la braccia al collo e nascose il volto nell’incavo del suo collo.
Prima di separarsi, Severus la baciò, prima lentamente, facendo scorrere le sue labbra sulle sue , poi con passione in una scontro frenetico di lingue e denti e arpionandosi ai suoi fianchi.
La lasciò poi allontanarsi in direzione della tomba , attorno alla quale ancora si attardavano diverse persone, prima di sparire nel nulla.
Hermione si voltò diverse volte , nella speranza di vederlo riapparire, ma niente.
“Eccoti finalmente! Hermione ma dove ti eri cacciata?! Ti stanno cercando tutti!” la voce bonaria e lievemente preoccupata di Sirius , la prese alla sprovvista.
L’uomo , vedendola in lacrime, le sorrise dolce e le porse un fazzoletto di seta con le iniziali dorate.
“Asciugati il viso, piccola.”
Dopo di che le avvolse le spalle con un braccio , in un gesto paterno che le diede un breve attimo di sollievo.
“Dove eri finita?” le domandò innocente Sirius, mentre insieme scendevano la collina,per raggiungere gli altri che li aspettavano ai cancelli.
“Ero andata a cercare Severus.” La verità le sfuggì di bocca, poiché era troppo frastornata per inventarsi qualcosa di diverso.
“Piton mh. E come stava?” le chiese Sirius , indifferente.
“Insomma. Era molto legato a Silente” balbettò Hermione, facendosi sfuggire un altro singhiozzo.
“Si immagino. Comunque tranquilla , si riprenderà e tornerà il solito bastardo di prima.” Le disse Sirius, con una strana espressione sul viso, a cui la ragazza non prestò attenzione persa nel pensiero di quanto le sarebbe mancato quel suo solito bastardo.

Angolo dell'autrice:
In questo capitolo ho introdotto un colpo di scena  , avevo lasciato degli indizi nei precedenti capitoli , ben mascherati da avvenimenti più appariscenti ... 
Mi è dispiaciuto scegliere questo destino per Silente ... spero che non vorrete uccidermi per la mia scelta!
Fatemi comunque sapere cosa ne pensate! A presto ... e grazie come sempre a tutti coloro che recensiscono , vi adoro!

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Capitolo 27
*** Cinque mesi dopo ... ***


cinque mesi dopo...
Incredibile ma vero gente! Sono riuscita ad aggiornare ... dopo una tormentata ( e ancora non conclusa ) sessione di esami eccomi qui con un nuovo capitoletto!
Veniamo subito a noi , ho scelto di dare questa impostazione al capitolo , perchè la prima volta che l'ho letto , ho pensato " che noia pazzesca!" , perciò mi sono detta che dovevo scriverlo da capo e in modo un po' più movimentato. E' per questo che ho scelto la forma della song-fic ... i pensieri di Hermione verranno integrati dalla canzone di Dolcenera "Per un attimo dolcissimo"  mentre, Severus avrà come colonna sonora "Spaccacuore " di Samuele Bersani  . Spero che la mia scelta sia di vostro gradimento e di essere riuscita a rendere il capitolo migliore! Buona lettura!



Hermione occhieggiò il vetro della finestra. C’era il riflesso di una ragazza che non era lei , che non poteva essere lei. Aveva gli occhi spenti , il volto segnato dal troppo dispiacere. Il fiore dei suoi vent’anni sembrava svanito nel nulla, sostituito da pallido grigiore che ormai colorava le sue membra smagrite.

La ragazza distolse lo sguardo. Il suo castello di carta ormai era crollato. Aveva sperato di vederlo durare per sempre, colorato ed animato dalla presenza del suo principe. Sul suo viso si disegnò un sorriso amaro. Il suo principe mezzosangue.
Invece si ritrovava lì distesa sul pavimento della sua stanza, con in mano un pugno di mosche e una promessa che , con il passare del tempo ,sembrava sempre meno credibile.
Una sola ragione per tornare sarebbe bastata?
Con gesti incerti si alzò e avanzò verso il letto dove si rannicchiò. Si guardò intorno. I vestiti , i libri erano abbandonati come capitava, sul tappeto , sulla scrivania e sulle sue coperte rosse. Sembrava che ciò che le era vicino  prendesse la forma della sua anima.


"Eri proprio tu
per un attimo ti ho visto accanto a me
Nella mia confusione c'eri tu
In mezzo a tutta questa gente indifferente
c'eri proprio tu"



Per l’ennesima volta, le lacrime iniziarono ad inumidirle gli occhi. Le ricacciò indietro , sbattendo velocemente le palpebre. Aveva imparato in quel periodo che si poteva piangere , sbattere porte e libri , ma che niente sarebbe cambiato per quello.
Nonostante fosse pomeriggio la luce cominciò a calare. Si ritrovò presto nella penombra mentre il cielo si riempiva di nuvole nere e copriva con sottili gocce il vetro su cui prima si era specchiata.
Ascoltò quasi ipnotizzata quel ritmo incalzante. Da quanto tempo il suo cuore non batteva con tanta energia?
Una lacrima fuggitiva le scivolò sulla guancia e lei strofinò il viso sulla coperta ,tacita testimone di una lontana notte d’amore. Con gli occhi serrati, si perse nei ricordi.
Per un attimo ,credette di percepire le dita affusolate e fredde di Severus accarezzarle il collo , dandole i brividi. Le sue labbra fini coprire la sua bocca mille volte ,per rubarle mille baci. La sua pelle diventare rovente mentre il ritmo saliva. Bastò aprire gli occhi e la magia finì.


"Eri proprio tu
Per un attimo ti ho visto accanto a me
In ogni mia distrazione c'eri tu
Tra i rumori intermittenti della pioggia
io ti ho visto qui
ma adesso… "



Erano passati cinque mesi da quando Severus se ne era andato. Allora era primavera e il sole splendeva beffardo. Poi,senza che Hermione, se ne rendesse conto era arrivata l’estate afosa , spenta e solitaria e in fretta era scivolata via.

Come se nulla fosse ,l’autunno aveva ripreso il suo posto e in quel periodo spadroneggiava nel cielo di Ottobre.
Le notizie dei viaggi di Severus si erano fatte sempre meno frequenti e i giorni passavano senza che lei sapesse dove fosse l’uomo. Hermione si passò una mano sullo stomaco contratto dal dolore.
Più volte , avrebbe voluto essere egoista e inviargli una lettera per confessargli come stava e cosa le stava succedendo realmente, ma non lo faceva mai. In tutte le sue lettere mentiva, raccontando di giornate passate senza pensieri. Se fosse tornato da lei, l’avrebbe fatto per amore e per nessun’altra ragione. Con il tempo aveva iniziato a credere di essere davvero solo una ragazzina ingenua ad aspettarsi che le cose , prima o poi , sarebbero andate per il meglio.
Il mese prima il destino le aveva dato ragione.
Prese la maledetta lettera dal comodino.


"Dove sei
sei il più lontano di tutti e qui non è facile
Dove sei
il tuo silenzio è di stella, lontano e semplice
Eri qui
per un attimo dolcissimo
Eri proprio tu
o forse no, non lo so ma è stato un brivido
per un attimo dolcissimo
che parla di noi"


Con immenso cordoglio , la avvertiamo della sospensione delle ricerche per risultati inconcludenti.

Sezione per la ricerca persone scomparse,
Ministero della Magia.


Si ricordava quando l’aveva ricevuta. L’elegante gufo del ministero era planato in cucina, mentre lei mangiava con Harry e suo padre. Un silenzio di aspettativa li aveva avvolti , mentre lei con furia ed apprensione aveva strappato il sigillo rosso di cera lacca.
Poi era precipitato tutto.
Si era pentita di come aveva reagito in quel momento, ma sperava che l’avrebbero capita e perdonata. Harry le si era avvicinato per abbracciarla , ma lei si era malamente scostata.“Stammi lontano” aveva detto tagliente e scontrandosi bruscamente con la spalla di lui, aveva lasciato la stanza non rientrarvi più.
Ormai era quasi un fantasma in quella casa. Usciva ogni mattina per dedicarsi ai turni massacranti del San Mungo e cercava di tornare il più tardi la sera. Si rintanava poi nella sua camera, dove anche il suo migliore aveva smesso di avventurarsi per suo ordine. Mangiava poco e parlava anche meno.
Più volte Ginny , Harry e tutti gli altri avevano cercato di avvicinarla , ma era stato tutto inutile. Ora la osservavano in silenzio. E lei paradossalmente si dispiaceva per loro. Tuttavia aveva scelto di non abbassare più quel muro che aveva creato attorno a sé.
Un altro sorriso amaro le si formò di nuovo sul viso.
Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe diventata come lui. Chiusa , fredda , sola. Pers nell’attesa di un uomo , che forse non l’aveva mai amata e che non sarebbe tornato, esattamente come a lui era successo con Lily.
Sarebbe diventata pazza lo sapeva,nonostante i suoi tentativi tenaci di reagire e non piegarsi al dispiacere. Eppure sarebbe successo e l’avrebbe rivisto in ogni ombra di uomo con il mantello.
 

"Eri proprio tu
Per un attimo ti ho visto accanto a me
Negli scherzi di ogni ombra c'eri tu
Ma adesso..

Dove sei
sei il più lontano di tutti e qui non è facile
Dove sei
il tuo silenzio è di stella, lontano e semplice
Eri qui
per un attimo dolcissimo
Eri proprio tu
o forse no, non lo so ma è stato un brivido
per un attimo dolcissimo
che parla di noi."



Era stanca di sentirsi così … ma non aveva la più pallida idea di come uscire da quella situazione.

Sobbalzò quando una mano le accarezzò delicatamente, quasi esitante, i capelli. Si accorse solo allora di aver pianto.
“Ron …”


***

Severus abbandonò la sua poltrona. Il piccolo alloggio a Zagabria in cui si era trasferito da un mese era piccolo ed angusto, quasi claustrofobico. Sorgeva più in alto rispetto al centro della città ,tanto che era possibile osservarla tutta. Era una casa isolata e non era certo piacevole abitarvi, ma poi a lui che importava?
Non sarebbe rimasto lì a lungo. Se ne sarebbe andato velocemente anche quella volta, come aveva fatto con gli altri posti. Le comodità perciò erano un lusso di cui avrebbe potuto fare a meno. Soprattutto perché , aveva scoperto con il tempo , non davano soddisfazione se non si poteva condividerle con qualcuno.
Con una mano si massaggio il viso stanco.

"Spengo la TV
e la farfalla appesa cade gi
ah, succede anche a me
è uno dei miei limiti.

Io per un niente vado giù
se ci penso mi da i brividi.
Me lo dicevi anche tu
dicevi tu ..."



Assorto nei suoi pensieri, Severus si affacciò alla finestra della sua angusta stanza. Le stelle brillavano nel cielo terso di Zagabria, rischiarando i tetti della città, che  si stendeva davanti agli occhi dell’uomo.
Sarebbe stato uno spettacolo piacevole ed affascinante , se la sua mente non si fosse fermata il giorno stesso che se ne era andato , lasciando Hermione ai margini della foresta.
Chiuse la mani in un gesto di rabbia.
Aveva compreso di amarla ,nel momento stesso in cui aveva aperto gli occhi il giorno seguente alla sua partenza. In un impeto di euforia , che poco gli si addiceva , aveva afferrato il suo unico bagaglio e stava per materializzarsi da lei, quando il timore l’aveva sopraffatto.

Avrebbe potuto rovinargli la vita. Poteva non essere in grado di renderla felice.

Era rimasto dieci minuti in piedi , con la sua borsa nera e il mantello su un braccio. Poi aveva desistito.
Quello che aveva provato in quel momento, poteva essere solo un misto di sensazioni dovute al profondo vuoto che si era aperto in lui , dopo la morte di Albus. Era troppo presto per tornare.
Nonostante la consapevolezza del suo sentimento non l’avesse più abbandonato , il timore di non riuscire a manifestarlo ad Hermione , l’aveva portato a vagare , come un pazzo per il mondo.
Un giorno , mentre se ne stava in una stanza ancora più piccola di quella in cui si trovava, in un sobborgo di Praga, con la mente un po’ meno lucida a causa dell’alcol, ma comunque non tanto da offuscargli la memoria, fece un patto con se stesso. Sarebbe tornato da Hermione solo se avesse ricevuto un  segno che quella era la cosa giusta da fare.
La mattina seguente , tra i postumi della sbornia, aveva riso amaramente di quel pensiero.


"Ti ho mandata via
Sento l'odore della città
non faccio niente, resto chiuso qua
Ecco un altro dei miei limiti
Io non sapevo dirti che
solo a pensarti mi dà i brividi
anche a uno stronzo come me…"
 


Mentre aveva ancora gli occhi persi sullo spettacolo di Zagabria, gli tornarono in mente tutti i pensieri che aveva fatto su una possibile storia tra lui ed Hermione. Stare accanto a lei sarebbe stata una pazzia. Rischiava di farla soffrire , di renderla infelice,di questo ne era certo. Forse girovagare per il mondo era la soluzione giusta per lui.Se non l'avesse più rivisto,almeno lei sarebbe potuta essere felice. Hermione era giovane , avrebbe potuto rifarsi una vita. E poteva già essere così …

Serrò ancora più forte i pugni, mentre quell’idea gli attraversava la mente.
Dopo averla tenuta tra le sue braccia e aver assaggiato con la sua bocca la sua pelle morbida, avrebbe mai potuto resistere al saperla sotto le mani di un altro?
Con la mascella contratta e le braccia doloranti per la tensione , Severus si voltò , dando le spalle alla città illuminata.
No. Non avrebbe mai tollerato una cosa simile, ma la felicità di Hermione era più importante del suo desiderio.

"So chi sono io
anche se non ho letto Freud
So come sono fatto io
ma non riesco a sciogliermi
ed è per questo che son qui
e tu lontana dei chilometri
che dormirai con chi sa chi
adesso lì"


In un attimo , aveva afferrato il mantello e si era smaterializzato in un vicolo del centro. Camminare in mezzo alla gente forse lo avrebbe distratto. Non era la prima volta che sentiva cedere le sue resistenze, davanti alla tentazione di tornare da Hermione e tenerla tutta per sé fino al resto dei suoi giorni, tuttavia , quella volta sembrava più dura delle altre.
La sua mente infatti continuava a mandargli immagini della giovane. La vedeva passeggiare mano nella mano con un uomo senza volto, sorridergli radiosa, baciarlo con passione , farsi avvolgere dalle braccia di questo sconosciuto e …
Scosse forte la testa , per scacciare quel pensiero molesto.
“Maledizione” mormorò a denti serrati.
Senza rendersene conto , urtò una coppia che passeggiava mano nella mano. Si scusò frettolosamente , non degnò di uno sguardo l’uomo contro cui era sbattuto e riprese a camminare a testa china. Tuttavia sentendo la coppia, che si era fermata a commentare il menu di un pub, parlare la sua lingua, si fermò ad ascoltarli curioso.
Erano mesi che non sentiva delle parole a lui immediatamente comprensibili. Prestare attenzione a quello che dicevano avrebbe potuto aiutarlo a distrarsi. Purtroppo origliare la conservazione di una coppia, non si rivelò la sua scelta migliore. Perciò , più nervoso e scontroso di prima , lanciò ai due ignari signori uno sguardo truce.
Un attimo bastò ,perché tutto il suo mondo si fermasse. Loro. Un segno.

Non era possibile …

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Capitolo 28
*** Di nuovo insieme ***


Di nuovo insieme
Severus si domandò se non fosse sembrato un pazzo lì , nel bel mezzo del centro di Zagabria , mentre fissava sbalordito la coppia di avventori contro cui era andato a sbattere due secondi prima.
Aveva cercato in un primo momento di scorgere il suo errore sul volto dell’uomo e della donna ancora ignari di essere oggetto della sua morbosa attenzione. Gli erano bastati pochi attimi per capire che non poteva sbagliarsi.
Avrebbe riconosciuto quegli occhi e quel dolce profilo ovunque…

Con il cuore che gli rimbombava nel petto , Severus tornò nel suo squallido alloggio e raccolse frettolosamente la poca roba sparsa in giro. Non poteva crederci. Era arrivato il momento.
Sperava solo che Hermione fosse ancora lì ad aspettarlo.


Apparve a poca distanza dalla villetta dei Potter. Una leggera pioggerellina cadeva a bagnargli il volto, ma poco importava. Avrebbe percorso quell’ultima distanza a piedi, in modo da riacquistare un po’ di contegno.
Con ampie falcate passò accanto ad alcune villette, quella dei Potter era la successiva. Un ghigno si disegnò sul suo volto, per poi spegnersi all’improvviso.
Ron era appena entrato nella sua visuale. Teneva gli occhi bassi ed entrambe la mani infilate nelle tasche dei jeans. Sembrava dispiaciuto.
Che ci faceva lì Weasley?
Un senso di apprensione si fece spazio nel suo animo.
Che fosse arrivato troppo tardi? Era probabile dopo tutto quel tempo … eppure in cuor suo era convinto che Hermione lo avrebbe aspettato. Le sue parole sembravano sincere, almeno allora...
Deglutì e ricompose il suo volto in una maschera imperturbabile , poi percorse il vialetto di ingresso e suonò il campanello.

Forse Weasley era lì per Potter … infondo era il miglior amico di quell’impiastro.

La porta fu aperta con violenza.
“Ron per favore vattene , mi sembrava di essere stata abbastanza chiara quando …” la voce di Hermione si interruppe, non appena alzò lo sguardo su di lui.
Con suo sommo piacere ,Severus vide i begli occhi castani della giovane diventare immensi dallo stupore.
Per un attimo provò il desiderio di stringerla tra le braccia e ricoprirle di baci il viso con quell’adorabile espressione stupita, ma si trattenne.
“Spiacente, non sono Weasley.”disse con voce sprezzante. Non erano certo quelle le parole che aveva sperato di rivolgerle appena tornato, ma l’idea che pochi istanti prima, sotto quello stesso tetto,Hermione fosse da sola con il suo ex lo faceva ribollire di rabbia.
La giovane accusò visibilmente il colpo. Quella freddezza doveva averla spiazzata.
“I-io lo so … Severus …” pigolò la ragazza, sembrando ancora più fragile di quanto non fosse già all’apparenza.
Hermione si fece da parte per farlo entrare e lui varcò lentamente la soglia della villetta in cui regnava il silenzio.
Si guardò intorno circospetto.
Erano soli …
Il rumore della porta chiusa lo fece voltare. Entrambi rimasero per qualche istante a studiarsi in silenzio.
Hermione appariva gracile , quasi fragile e Severus si pentì di  non aver iniziato con il piede giusto.
“Potremmo spostarci da qui .” biascicò ,non sapendo bene che fare.
“Si … certo.” annuì piano Hermione , tirandosi nervosamente la manica del maglione troppo grande per lei.
Senza aggiungere altro la ragazza salì le scale , diretta nella sua stanza. Severus la seguì in silenzio, cercando di porre un freno alla gelosia e alla delusione.
Si sentiva un idiota. Aveva veramente pensato che una ragazza giovane e bella non sarebbe stata in grado di consolarsi …
Strinse le labbra frustrato. Cominciava a domandarsi cosa diavolo ci facesse lì in quel momento.
Poi si ricordò quello che aveva visto a Zagabria.
Le avrebbe raccontato quello che aveva visto e poi sarebbe uscito dalla sua vita, il più in fretta possibile.
I pensieri che gli frullavano nella mente  si dissolsero non appena entrò nella camera da letto debolmente illuminata.
C’era qualcosa di insolito, strano, quasi inquietante. Vide Hermione raccogliere rapidamente alcuni indumenti sparsi sul pavimento e buttarli malamente su un sedia.
“Scusa il disordine … non ho avuto tempo di riordinare.” Disse mortificata la riccia , mettendosi a sedere sul bordo del letto.
Sembrava imbarazzata ed esausta. Non appena l’aveva vista , aveva notato il suo aspetto emaciato ma , accecato dalla gelosia , non si era reso conto di quanto preoccupate fossero le sue condizioni. La sua stanza parlava da sola.
Esitante , posò la borsa e il mantello sulla scrivania su cui c’era il libro , che riconobbe essere quello che le aveva regalato a Natale l’anno prima. Cercò il resto dei libri che , era certo, Hermione aveva a cuore e lì vide sparsi sul letto o sul pavimento.
“Cosa hai combinando?” chiese brusco. Quello che vedeva intorno a sé lo preoccupava.
“Niente. I turni al San Mungo sono estenuanti e non ho tempo per nient’altro.” rispose la giovane , scrollando le spalle. I suoi occhi vagarono nella stanza assenti e Severus si sentì impotente davanti a quell’espressione persa.
“Non ti sei concessa nemmeno un momento per mangiare.”costatò l’uomo deluso. Era palese che mentisse ma la cosa frustrante era che mentisse a lui.
“Ho tempi molto ridotti.”mormorò Hermione , ancora senza guardarlo.
“Eppure per Weasley il tempo pare che tu l’abbia avuto.” Ribattè pungente l’uomo, rimproverandosi immediatamente per la sua stupida gelosia.
“Ron è venuto solo a vedere come stavo.”rispose acida Hermione. Severus ebbe l’impressione che si fosse pentita di quella confessione.
Gli aveva taciuto qualcosa di importante ne era certo …
“Sei stata male?” domandò cauto.
“Un po’.”
Severus si mosse irrequieto per la stanza. Quelle mezze risposte lo avrebbero fatto impazzire.
Sospirando , si mise a sedere al fianco della ragazza.
Dove era finita la loro confidenza? Perché non riusciva più a parlargli a cuore aperto come un tempo? La risposta era maledettamente ovvia. Se ne era andato ,lasciandola sola ad affrontare qualcosa di cui non voleva che lui facesse parte. Probabilmente non avrebbe voluto che facesse più parte di niente che riguardasse la sua vita.
Si sentì mancare il respiro.
“Perché non me ne hai parlato nelle lettere?”
Per la prima volta ,Hermione si voltò verso di lui. Le labbra le tremavano , nello strenuo tentativo di trattenere il pianto.
“Tu non mi scrivevi più …”
La decisione di smettere di inviarle delle lettere gli era sembrata la cosa giusta da fare allora , purtroppo però non aveva valutato quanto male le avrebbe potuto fare il suo silenzio. Era stato un emerito imbecille…
“Credevo che fosse la cosa giusta da fare e che avresti potuto costruirti una vita vera con un ragazzo che si meritasse la tua bellezza , la tua grinta … il tuo amore. Ma solo ora capisco di aver fatto una cazzata … perciò ti prego spiegami … fammi capire cosa è successo!” confessò  frustrato. Voleva rimediare ma con i suoi silenzi Hermione non gli avrebbe permesso di fare niente.
“Non c’è niente da sapere.”
“Hermione ti prego guardami!” con la mano le prese il mento e la fece voltare verso di sé “ Devi dirmi  cosa ti è capitato , perché io possa aiutarti.”
La giovane scosse la testa. “Nessuno può aiutarmi.”
“Perché?! Maledizione ,fammi capire!” la scrollò Severus. Al primo singhiozzò però l’uomo mollò la presa sul bracciò di Hermione come scottato.
Ma che gli passava per la testa? Che aiuto poteva darle gridandole addosso?
Tutta la sua insicurezza tornò a farsi sentire. I fatti dimostravano un’altra volta che non era un grado di far star bene nemmeno una persona a cui teneva così tanto. Era stato un egoista cieco.
Ad un altro singhiozzo ,tornò a guardare la ragazza disperato.
“Alcune volte fa così male … che credo di star per morire.”
Hermione stava cercando, anche se a fatica,di aprirgli il suo animo.
Sentendosi tremendamente in difetto rispetto a tanto amore, Severus l’abbracciò ed la giovane si sciolse in pianto liberatorio tra le braccia dell’uomo che amava.

***

Era passata mezz’ora da quando Hermione aveva iniziato a piangere. Era stata dura all’inizio porre un freno a tante lacrime, tuttavia Severus mormorandole parole dolci , accarezzandole e baciandole il viso e le mani era riuscito a farla calmare.
Non era tuttavia riuscito a capire quale fosse il problema dal momento che la giovane ,scossa dai singhiozzi, non era riuscita a dirgli molto. Si era perciò ripromesso di riparlarne più tardi, quando il peggio fosse passato. Era così piacevole sentire la dolce pressione di quel corpo gracile disteso contro il suo e il respiro irregolare della giovane che gli solleticava la pelle del collo, che non avrebbe voluto interrompere quel momento per niente al mondo.
Le posò un leggero bacio sui capelli e la ragazza alzò gli occhi ancora umidi su di lui. Severus perse un battito nel leggervi lo stesso sentimento di molto tempo prima.

Non era arrivato tardi, nonostante la sua testa dura.

Con un ghigno le strofinò la punta del naso sul collo , facendola ridere.
“Dimmi …” iniziò con il viso ancora sprofondato nel profumo della sua pelle “… Weasley …”
Hermione lo interruppe. “E’ venuto solo a vedere come stavo … anzi mi ha sorpreso quando me lo sono ritrovata in camera …”
Severus grugnì , trattenendo un commento acido sulla presenza di un giovane adolescente in quella camera da letto.
“ … Harry e Ginny gli avevano raccontato dei miei problemi e lui , dopo aver racimolato un po’ di coraggio, si è deciso a venirmi a trovare.” Continuò la giovane che ora, distesa supina, gli sorrideva ignara del fatto che la gelosia fosse una delle torture peggiori.
Severus si tirò su un gomito. “ Ha fatto qualcosa di … sconveniente?” le domandò tentando di mantenere il tono della sua voce il più neutro possibile.
“E’ Ron , Severus, lui fa sempre qualcosa di sconveniente!” scherzò Hermione.
Severus tuttavia non ci trovò niente di divertente. Infatti si affrettò a chiederle , senza più tentare di nascondere il fastidio “E cosa avrebbe fatto il solito sconveniente Weasley?” scimmiottando la frase di Hermione.
“Mi ha baciata.”
“Non è stato niente di nuovo perciò …”Sibilò Severus, mettendosi a sedere sul letto e pentendosi amaramente di non aver cruciato il rosso non appena l’aveva visto.
Hermione sospirò. “ Guarda che io non ho risposto al bacio, anzi l’ ho scacciato via in malo modo.”
Severus le rivolse uno sguardo indagatore.
“…e gli ho detto la verità.” Aggiunse la giovane.
“Che verità?”
“Che non saremmo potuti mai essere più che amici, perché sono innamorata di te. Lui all’inizio non ci ha creduto, poi gli ho parlato di noi e si è infuriato. Mi ha detto che ero una pazza e che tu certamente non mi amavi, visto che in un momento così difficile per me  piuttosto che starmi accanto te ne andavi in giro per il mondo.”
A Severus non sfuggì l’ombra di tristezza che attraversò gli occhi della giovane.
Weasley gliel’avrebbe pagata …
“Lo hai pensato anche tu?”
“Cosa?”
“Che non mi importasse niente di te?”
“Ogni tanto … quando lo sconforto era più forte.” Hermione ammise timidamente e Severus si sentì stringere il cuore nel petto.
“Mi dispiace. Se solo avessi saputo che stavi male … perché non mi hai scritto? Sarei tornato immediatamente da te.”
Il sorriso di Hermione si allargò un po’ di più.
“Non me lo sarei mai perdonata. Volevo che fosse una tua scelta.”
“Sei una sciocca masochista.” Sibilò Severus.
“Può darsi.” Le sorrise di nuovo la ragazza, guardandolo dritto negli occhi. “Ma sono felice che tu sia qui …”
“Hermione…” mormorò Severus, accarezzandole il volto.
Si rese conto solo allora di non averla ancora baciata seriamente. Senza spostare la mano della guancia calda e un po’ umida della ragazza, l’uomo posò delicatamente le labbra sulla sua bocca morbida, che velocemente si schiuse alla sua pressione.
Senza smettere di riprendere il possesso di quella bocca che tanto gli era mancata, Severus cominciò ad accarezzare il corpo fragile della ragazza, che sussultava sotto il suo tocco.
Quando temette di non riuscire a trattenersi, fece per allontanarsi ma la mano di Hermione si aggrappò alla sua camicia, tirandolo a sé. La ragazza aveva gli occhi appannati e le labbra gonfie.
Severus si ritrovò a pensare di non aver mai visto niente di più bello e di così terribilmente attraente. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Sarebbe bastato un suo sussurro , una parola, un gesto ...
Rabbrividì quando la riccia iniziò a sbottonargli la camicia e gli posò le labbra tremanti sul collo.
Come se avesse avuto il permesso, Severus le sfilò delicatamente i vestiti e le baciò piano la pelle , come temesse di spezzare quel corpo fragile con un gesto troppo affrettato.
Sentire il respiro della ragazza accelerare gli stava facendo lentamente perdere il contatto con la realtà.
Quando ormai aveva raggiunto il limite, si posizionò tra le gambe magre della ragazza e , guardandola negli occhi, entrò in lei. Per un istante rimase immobile , nella bellezza di quel calore e di quelle sensazioni, poi iniziò a muoversi piano ed aumentò il ritmo con l’aumentare degli gemiti di Hermione. Raggiunse il piacere insieme a lei con un ansito basso e possessivo.
Si resse sulle braccia per non crollarle addosso e si spostò al suo fianco. Hermione gli si rannicchiò addosso e lui l’abbraccio ,esausto e finalmente felice.

***

Infreddolito , Severus aprì gli occhi. Vedere Hermione dormire con respiro leggero e regolare al suo fianco lo fece sorridere. Per un attimo ebbe l’istinto di coprire entrambi con un coperta e risprofondare in quella magnifica ed appagante quiete, ma rendendosi conto di dove si trovata si mise a sedere di scatto.
Preoccupato guardò la sveglia che ticchettava sul comodino.
Erano le sette di sera e lui se ne stava disteso sul letto di Hermione , completamente nudo … cosa diamine aveva in mente?! Sarebbe potuto arrivare chiunque!
Il mugolio di Hermione che si muoveva al suo fianco in cerca del suo abbraccio lo intenerì.
Tuttavia doveva rivestirsi in fretta. Sarebbe stato imbarazzante , oltre che catastrofico, essere trovato in quello stato da uno degli abitanti della casa.

“Dove vai?!”
La voce allarmata di Hermione lo raggiunse  mentre si infilava i pantaloni. Le rivolse un ghigno compiaciuto.
“Da nessuna parte.”
“Allora perché ti stai rivestendo?” insistette la giovane con la fronte corrugata.
Il ghigno di Severus divenne ancora più ampio.
“Perché credo sia decisamente inappropriato farmi trovare nudo in camera tua … anzi a malincuore penso che debba coprirti anche tu, almeno che tu non abbia una spiegazione plausibile e non scandalosa per stare senza vesti davanti a me.”
Lo sguardo della ragazza prima contrariato , divenne triste.
“In realtà … nessuno entra in camera mia da almeno un mese. Ron è stata un’eccezione.”
Dandosi dello stupido, Severus si rese conto di aver completamente tralasciato i problemi della giovane per cedere ai suoi istinti.
Avrebbe anche dovuto parlarle di Zagabria … da quando non era più in grado di valutare le priorità?
Doveva riprendere il controllo di se stesso e comportarsi da adulto una buona volta.
“Hermione …” era difficile chiederle di confidarsi con lui , dopo averla vista piangere. Decise perciò che avrebbe parlato lui per primo. “vorrei parlarti …”
“anche io ho bisogno di raccontarti delle cose …” lo interruppe Hermione, poi con un timido sorriso aggiunse “se preferisci magari potremmo spostarci in un luogo meno compromettente … la cucina dovrebbe andare bene.”

La cucina dei Potter non era molto diversa dall’ultima volta che vi era entrato. Tutto era immacolato e al proprio posto. Lui ed Hermione vestiti in modo un po’ disordinato e con l’aspetto ancora stravolto delle loro precedenti distrazioni, sembravano stonare in quell’ambiente così perfetto.
Hermione si mise a sedere al tavolo dalla cucina, mentre Severus si appoggiò al piano cucina, rimanendole davanti.
L’uomo notò che Hermione stringeva in mano una lettera.
“Non me la sento ancora di parlare di questa cosa e di quello che ho combinato poi, ma credo che questa sia più che eloquente.” Mormorò la giovane porgendogli la lettera. Severus la scrutò preoccupato ed aprì la pergamena talmente spiegazzata , da sembrare essere stata letta mille volte.
Scorse con gli occhi scuri quelle poche frasi e l’incontro di Zagabria gli sembrò ancora più vivo nella sua mente.
“Hermione , devo dirti una cosa importante. Non voglio che crearti delle false speranze ma…”

“Severus?” La voce interrogativa proveniente dalla porta della cucina li fece sobbalzare.
Lily.
“E’ un sollievo vederti.”esclamò la rossa con un tono tra il preoccupato e il sollevato, entrando nella stanza. “Ti avrò scritto un centinaio di lettere in tutti questi mesi.”
Severus ammutolì.
L’arrivo di Lily lo aveva spiazzato. Preso com’era da Hermione, si era completamente dimenticato di dove si trovasse e si maledì mentalmente di non essersi ricomposto in una maniera più accurata. Aveva infatti la camicia stropicciata fuori dai pantaloni e per un terzo sbottonata. I lunghi capelli  neri scompigliati e mandati indietro con un  veloce colpo di mano. Non si era mai creduto un bell’uomo ma certo non si mostrava in pubblico così disordinato.
Hermione dal canto suo aveva cercato di riprendere un contegno all’entrata di Lily , ma senza grandi risultati.
Sperò vivamente che entrambi sembrassero agli occhi di Lily solo disordinati e non appena usciti da un’ora di sesso. Era infatti più che intenzionato a confessare alla sua migliore amica la relazione tra lui e la ragazza , ma non aveva certo intenzione di traumatizzarla più del dovuto o di porsi in situazioni imbarazzanti.
“Sono venuto …” iniziò Severus , valutando bene le parole da usare. Era consapevole che Hermione lo stesse osservando. Negare il fatto che fosse lì per lei l’avrebbe ferita e avrebbe messo in dubbio la sua scelta. “per vedere come stava Hermione.” rispose considerando che nell’ammettere quel particolare non ci fosse niente di male.
Gettò poi un’occhiata d’intesa alla riccia che , con un lieve rossore alle guance , gli sorrise e distolse lo sguardo.
“Oh. Hai fatto bene … soprattutto sembra che tu sia stato l’unico in grado di tirar fuori Hermione dalla sua stanza.” Disse Lily , accarezzando materna i capelli ribelli della giovane , poi aggiunse “ sarà la tua autorità di professore ad aver fatto leva su di lei.”
Severus in risposta grugnì.
In quelle condizioni si sentiva tutt’altro che autorevole, anzi aveva la sensazione di essere paurosamente allo scoperto. Non era abituato a sentirsi così.
Lily sembrò notare in quel momento il suo aspetto.
Gli rivolse perciò uno sguardo stranito “Severus , ti è capitato qualcosa di spiacevole? Hai un aspetto un po’ …scombussolato.”
“Mh … no , niente di particolare. Sono solo tornato da un lungo viaggio e devo ancora risistemarmi.”
Lily sembrò credere alle sue parole.
“Immaginavo che avessi bisogno di star solo dopo che Albus … sappi comunque che mi potrai sempre chiedere un aiuto , se ne avrai bisogno. In più … sei stato veramente premuroso a venir a trovare Hermione.” gli sorrise la rossa.
Severus annuì incerto poi, notando lo sforzo di Hermione nel mantenere la sua espressione neutra, in quella situazione, decise che fosse l’ora di andarsene.
“Figurati,Lily. Era il minimo che potessi fare. Ora però è meglio che vada. Sono stanco e domani avrò diverse cose da fare.” Così dicendo guardò  di nuovo Hermione , per farle intendere che quelle cose le avrebbero fatte insieme.
“Ti accompagno alla porta.” saltò su Hermione , guadagnandosi uno sguardo perplesso di Lily. Severus represse un ghigno, vedendo la giovane sfrecciare fuori dalla cucina per nascondere il rossore e la sua amica seguirla con lo sguardo a bocca aperta.

La raggiunse nell’ingresso, trovandola in piedi davanti alla porta  con il suo mantello e la sua borsa in mano.
“Grazie mille signorina Granger.”
Hermione fece una smorfia e gli porse la sua roba , quasi sbattendogliela addosso.
“Ho fatto forse qualcosa che ti ha dato fastidio?” le chiese timoroso.
“No.” Mormorò la giovane.
“Allora che ti prende?” le chiese.
La riccia gli rivolse uno sguardo bieco ma non rispose.
In un lampo di comprensione l’uomo aggiunse con un tono di finto rimprovero “ Hermione, la gelosia non è fatta per le persone intelligenti come te.”
“Ti stai dando dello stupido da solo?” gli rispose a tono la riccia.
Le labbra di Severus si curvarono all’in su , prima di catturare quelle della giovane in un breve ma vorace bacio.
Aver rivisto in Hermione  quella scintilla di grinta e di vita che pareva averla abbandonata gli avrebbe permesso di sopportare quelle poche ore lontane da lei.
La prima a staccarsi fu Hermione, leggermente allarmata
“Prima o poi lo dovranno sapere.” La rassicurò Severus, prima di lasciare la villetta dei Potter.

Lo pensava davvero. Aveva cercato di lasciarla , di allontanarsi da lei per permetterle di ricostruirsi una vita eppure il destino li aveva rimessi sulla via l’uno dell’altra. La sua ragione si era rassegnata a considerare quel sentimento un dono che avrebbe curato e protetto contro i mille problemi che gli sarebbero venuti contro. Infondo, la perseveranza e il coraggio non gli erano mai mancati.

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Capitolo 29
*** La sua amicizia o la loro relazione ***


La sua amicizia o la loro relazione
Mie care lettrici ... sono colpevole di un'imperdonabile assenza. Non vi dirò le solite cose sul poco tempo o sulla voglia che manca, perchè non rimedierebbero a tutto questo tempo senza nemmeno uno straccio di capitolo ( so , da lettrice, quanto sia frustrante e fastidioso). Diciamo , comunque , che tra tutte le cose che mi frullano nella mente sono riuscita a scovare quelle che mi servono per la storia e a schiaffarle su questa pagina di computer ... se il mio lavoro sia buono o meno non sta a me dirlo ... spero che abbiate ancora un po' di voglia di recensire e non mi puniate con un vostro silenzio!
Vi auguro una buona lettura ^^

Ps: per quanto riguarda l'altra mia long porterò a fine anche quella , sto solo valutando se cancellarla e riprenderla non appena avrò terminato questa in modo da dedicarle tutto il tempo necessario e non stiracchiare qualche capitolo ogni tanto.



Hermione sorrise tra sé. Era distesa sul divano polveroso di Spinner’s End con accanto Severus che borbottava qualcosa contro i suoi ormoni adolescenziali che credeva defunti.
Non sapeva come fosse arrivata distesa sotto l’uomo. Si ricordava solo di aver suonato il campanello di quella casa tetra ormai familiare, di esser stata coinvolta in un bacio passionale da Severus e che poi tutto il resto era venuto da sé.
Strofinò la guancia sul petto dell’uomo alzato da respiri regolari, seguendo con un dito il solco di una cicatrice. Severus le accarezzò i capelli arruffati e lei si beò ancora di quel contatto.
Un lieve torpore le stava già ottenebrando la ragione quando Severus si agitò a si mise a sedere, facendole lanciare un gridolino di protesta.
“Maledizione!” imprecò l’uomo, passandosi una mano sul volto.
“Ehi ma che ti prende? Per caso un acaro ti ha morso? ” scherzò Hermione ma subito cambiò espressione notando lo sguardo mortificato dell’uomo. “Severus …”
“Sono un maledetto idiota. Ho sempre saputo darmi delle priorità nella vita eppure da quando ho a che fare con te mi comporto come un babbeo maledettamente distratto e superficiale. Sei come un veleno a cui io non riesco a trovare antidoto.”
Hermione era senza parole. Temeva che non sarebbe mai riuscita a capire quali pensieri frullassero nella mente di quell’uomo. Un attimo prima se ne stava rilassato al suo fianco , quello dopo si comportava come avesse commesso un crimine orribile.
Sbuffò contrariata. “Mi puoi spiegare perché sarei un veleno? Scusa ma è veramente difficile dare un senso ai tuoi sbalzi di umore. Non mi sembra comunque che  tu abbia fatto nulla contro la tua volontà nell’ultima ora…”
“Ne sono consapevole. Ma avrei dovuto parlati … raccontarti cose . E’ da ieri a casa dei Potter che cerco di dirti delle cose importanti ma sembra mi sia impossibile porre un freno alla mia voglia di stare con te. Eppure sono un uomo adulto , per Merlino.”
“Beh non è poi così male …” mormorò la riccia civettuola ma subito se ne pentì. Severus infatti le rivolse un’occhiataccia che le ricordò molto i tempi in cui lui girava per i banchi in cerca di punti da togliere. “Parliamo ora ,se vuoi.” cercò di recuperare.
“Sì. Ho aspettato anche troppo.”

Dopo aver indossato una semplice tunica da casa, Severus cominciò,meditabondo, a percorrere il salotto polveroso di Spinner’s End con le mani giunte dietro la schiena. Hermione ,dal canto suo, sedeva ancora sul divano,con indosso di nuovo i suoi jeans e una camicia, ed inseguiva con gli occhi i movimenti nervosi dell’uomo.
Era ovvio che stesse cercando il modo migliore di dirle qualcosa di importante e questo la rendeva nervosa.
Se avesse voluto porre fine alla loro relazione ,gli sarebbe bastato non farsi più vivo. Se avesse conosciuto un’altra donna oppure l’avesse tradita, non sarebbe venuto a letto con lei prima di confessarle quella sua mancanza. Severus , ne era certa, era un uomo onesto e un po’ di altri tempi su quell’argomento. Non avrebbe potuto farle un torto del genere.
Il giorno precedente aveva iniziato quel discorso , dopo aver letto la lettera del ministero. Che volesse dirle qualcosa sui suoi genitori? Improbabile. Le ricerche erano concluse e ,senza tracce di nessun tipo, tornare a cercarli in Australia sarebbe stato solo una tortura.
Cercò di accomodarsi in modo migliore sul divano sfondato, ma senza successo. Le sembrava di essere seduta su delle spine.
Che tipo di cose doveva dirle?
Il fatto che avesse parlato di priorità significava che  l’argomento era serio. Ma cosa sarebbe potuto essere una priorità per un uomo della sua età? Probabilmente un figlio. Il matrimonio.

Hermione si sentì seccare la gola. Severus invece non diede segno di voler iniziare a parlare.

Quelle due opzioni era decisamente più probabili. Tuttavia chiederle di avere un figlio sarebbe stato decisamente precoce … si erano ritrovati da appena due giorni ... e in più , lei non si sentiva certo pronta a diventare mamma. Il matrimonio invece? Lui era tornato da lei. Era pronto ad impegnarsi seriamente. Perciò poteva essere … E lei che avrebbe fatto se …

Severus smise di camminare e si chinò in ginocchio davanti a lei.
“Hermione …”
“Sì, lo voglio!” esclamò prima di tapparsi la bocca con una mano e sentirsi le guance in fiamme.
Severus la guardò stranito. “Vuoi che cosa?”
“Io … non so. Dimmelo tu!”
“Come pensi che possa saperlo. Leggere nella mente delle persone non è abitudine da persone educate, ma se insisti …”
“Non ti azzardare!” esclamò la riccia terribilmente in imbarazzo, poi in tono accomodante aggiunse “ Dimmi piuttosto cosa volevi raccontarmi. Sembrava una cosa importante … ai miei pensieri penseremo dopo.”
O forse mai. Aggiunse mentalmente , dandosi dell’idiota.
Severus non parve essere persuaso da quelle parole. Tuttavia l’urgenza della situazione lo convinse a non insistere. Perciò le prese una mano della ragazza tra le sue e sospirò .
Hermione lo osservò attentamente. Nonostante l’uomo tentasse di mascherare le sue emozioni era visibilmente preoccupato.
“Ho pensato molto al modo giusto in cui avrei potuto raccontarti ciò che è accaduto a Zagabria, ma questo non sembra esistere … perciò ti chiedo solo di non farti false speranze. La tua mancanza mi potrebbe aver giocato un brutto tiro. Ho passato dei lunghi momenti di solitudine pensando a te. Ho cercato di allontanarti ma il destino ci ha rimessi sulla stessa via …”
“Ti prego Severus, va’ al punto.”
Severus esitò un istante ma la visibile agitazione di Hermione lo convinse a non temporeggiare oltre.
“Penso di aver visto i tuoi genitori a Zagabria.”
Questa volta fu Hermione ad abbandonare il divano, scuotendo la testa e combattendo la voglia di piangere.
“Non … non è vero. Tu menti!” lo accusò.
Sapeva che Severus non le avrebbe raccontato una bugia , ma allora perché le stava facendo quello?
“Hermione non ti sto mentendo.”
“Sta’ zitto!” Lo interruppe la giovane, stoppando il tentativo dell’uomo di spiegarsi con un gesto stizzito della mano.
Aveva paura di sperare ancora. Faceva troppo male.
Mentre le lacrime scendevano senza più controllo , percepì le braccia di Severus avvolgerla calde e rassicuranti. Senza opporre resistenza , si abbandonò a lui nascondendo il viso sul suo petto.
“Tu sai che non ti ferirei di proposito ,come io so che ciò che ti sto raccontando può sembrare una follia. Eppure credo che tu debba controllare con i tuoi occhi … ho visto i tuoi genitori solo in fotografia ma non ti avrei detto nulla se non avessi avuto la sensazione che le persone davanti a me mi fossero familiari in qualche modo.” Le sussurrò Severus , accarezzandole la schiena “ Non devi però credermi per forza. Possiamo dimenticarci tutto adesso ,se vuoi.”
“No.” Hermione si sciolse dall’abbraccio “Ti voglio credere.” gli disse seria. “ Ma non posso permettermi di fantasticarci sopra. Devo sapere adesso la verità. Hai un modo per rintracciarli?”
“Ho fatto un incantesimo localizzatore su entrambe. Dovunque siano io li potrò raggiungere. Mi basta pensare a loro e smaterializzarmi.”
“Bene. Allora portami da loro.” Disse la ragazza risoluta, posando la mano sul braccio di Severus in modo da potersi smaterializzare con lui.
L’uomo sospirò. “Ti porterò da loro. Ma temo che una tappa intermedia sia inevitabile.”


***


“Severus sei sicuro di quello che fai?” boccheggiò Hermione , mentre tentava di tenere il passo dell’uomo che , spedito, attraversava le poche vie che lo separavano dal suo obbiettivo.
“Non partiremo di nascosto.” Tagliò corto lui senza fermarsi.
“Questa decisione a me sembra un colpo di testa! L’hai detto anche tu che riguardo a noi sei un po’ … come dire … avventato. Non vorrei che tu ti pentissi in futuro di quello che stai per fare.” Replicò Hermione , prima di andare a sbattere sulla schiena dell’uomo che si era fermato di colpo.
Voltandosi , Severus puntò gli occhi neri sulla ragazza.
“Sei ancora sicura di  noi?” le chiese.
“Certo. Più che mai.” Rispose la riccia senza distogliere i suoi occhi da quelli così pieni di determinazione dell’uomo.
“Bene. Perché lo sono anch’io.” Replicò Severus in un sussurro lieve.
“Non hai paura di quello che potrebbe succedere?”
Severus roteò gli occhi “Sicuramente non sarò a mio agio in quella situazione , ma spero che tutto si risolva senza l’uso della bacchetta.”
“Non lo farebbero mai!” rispose convinta Hermione.
“Meglio non escludere niente. Potter saprà essere mansueto con i propri cari ma per esperienza conosco la sua cattiveria.” Replicò Severus, oscurandosi in volto.
“Non devi farlo per forza se non te la senti.” Mormorò la giovane.
“No. Farò comunque in modo che tutto si svolga civilmente.”
“Potrei solo dirgli che parto con te , perché ti sei imbattuto in dei forestieri che potrebbero essere i miei genitori. A questo problema penseremmo al nostro ritorno.”
“Non penso che ti crederebbero. Ieri Lily si è stupita di averti trovata nella cucina della casa in cui vivi. Figuriamoci cosa potrebbe pensare al sapere che all’improvviso parti con me, un uomo con cui per lei non hai alcuna familiarità. Comunque continuare a fingere non credo che gioverebbe alla mia posizione.”
“Vorrai dire : alla nostra posizione.” Ribattè Hermione.
Severus sospirò e le accarezzò la guancia. Senza aggiungere altro , l’uomo riprese a camminare.
Giunsero presto alla villetta dei Potter. Era Sabato ed Hermione sapeva che ci sarebbero stati tutti i componenti della famiglia , tranne forse Harry spesso invitato , per loro sfortuna, a casa dei Weasley. Deglutì. Era il momento della verità.
Con un lieve tremore delle dita affusolate, unica prova del suo vero stato d’animo , Severus suonò il campanello.
Passò solo qualche secondo, poi la porta si spalancò. James Potter li fissò stupito.
“Hermione … è successo qualcosa?” chiese subito il padrone di casa sulla difensiva. La riccia si domandò cosa ci fosse in loro per suscitare a prima vista tutto quel sospetto. Provò a rispondere ma riuscì ad emettere solo un suono molto simile ad un pigolio. Fortunatamente Severus  le venne in aiuto.
“Niente di grave Potter. Ora, saresti così cortese da farci entrare?”
James lo scrutò diffidente, poi si fece da parte per farli passare.
L’aria dell’ingresso si fece velenosa dalla tensione non appena l’uomo ebbe chiuso la porta. Hermione si sforzò per non farsi prendere dal panico , invidiando il perfetto  autocontrollo di Severus che pareva estremamente a suo agio, anche sotto gli sguardi sospettosi di James che sembravano spade appese sulle loro teste , pronte a colpirli da un momento all’altro.
“Penso sia meglio accomodarci. James ci sono anche Harry e Lily in casa? Potresti chiamarli?” gli chiese gentilmente la giovane,attirando su di sé l’attenzione dei due uomini.
Rimanere in quel piccolo ingresso ancora per un secondo le sarebbe stato impossibile.
“C’è solo Lily … vado a chiamarla. Voi accomodatevi pure.”
Hermione annuì e si diresse in cucina. Era infatti una stanza luminosa e sempre splendidamente ordinata che l’idea di affrontare lì quella conversazione la rassicurava. Poi le venne in mente che i cassetti erano pieni di oggetti appuntiti e la brutta sensazione dell’ingresso riprese possesso su di lei.
Si sedette ad un lato del tavolo e sulla sedia accanto a lei si mise Severus , il quale aveva assunto un’espressione grave.
“Non ho pensato un secondo che tu ti sentissi costretta a farlo.”si scusò poi , uscendo dal suo mutismo.
Hermione scosse la testa. “Non è così … spero solo che tutto si risolva nel migliore dei modi e questo mi rende nervosa. Ti invidio … sembri così tranquillo che non si direbbe mai che tu stia per affrontare una mezza catastrofe.”
“Anni e anni passati a fare la spia dovranno pur servire a qualcosa.”rispose l’uomo con voce suadente, prima di avvicinarsi alla giovane con l’intenzione di baciarla.
Il rumore di Lily e James che raggiungevano la cucina fece scattare Hermione che si ritrasse da quel contatto, con le guance imporporate.
Appena entrata nella stanza Lily rivolse ad entrambe un sorriso radioso. James si appoggiò al piano della cucina, con l’aria di una sentinella piuttosto arrabbiata, mentre la rossa si accomodò a capotavola , dal lato più vicino a Severus. La ragazza lo percepì agitarsi sulla sedia.

Anni e anni da spia gli sarebbero pure serviti a camuffare le sue sensazioni ma Lily e il sentimento che aveva provato per lei non erano mostri che Severus avrebbe potuto sconfiggere così facilmente …

Hermione provò una stretta allo stomaco.

Il loro sentimento così giovane sarebbe potuto essere tanto resistente da imporsi su tutta una vita di pura venerazione? Cosa sarebbe accaduto se Lily si fosse opposta o avesse messo Severus davanti ad una scelta? La sua amicizia o la loro relazione. Lui cosa avrebbe scelto?

La voce di James la riportò alla realtà. “A cosa dobbiamo l’onore della tua visita?”
Si rivolgeva a Severus.
Hermione si aspettò una risposta acida , invece la voce dell’uomo suonò tranquilla e stranamente pacifica. Era ovvio che non volesse far scaldare gli animi prima del tempo.
“Durante il mio viaggio credo di essermi imbattuto nei genitori di Hermione.”
“O Merlino , ma è meraviglioso! Dove?” intervenne Lily entusiasta.
Hermione non ebbe le forze di guardarla , perciò gettò un’occhiata a James che taceva accigliato.
“A Zagabria.”
“E come ci sarebbero finiti in Croazia dall’Australia?” intervenne aspro James, assottigliando gli occhi. Sembrava che qualcosa non gli quadrasse.
“Questo non lo so. Potrebbero essersi mossi spontaneamente da un luogo ad un altro … gli incantesimi di memoria hanno un ventaglio infinito di effetti collaterali.”
“Li avevano dati per dispersi nel bel mezzo di un continente … come potrebbero mai aver viaggiato per così tanti kilometri storditi da un incantesimo?”
“James smettila.” Lo bloccò Lily , gettando un’occhiata ad Hermione come per dirgli che non avrebbe dovuto essere così indelicato. L’uomo parve pentirsi del suo atteggiamento e le rivolse uno sguardo paterno e triste.
“Mi dispiace Hermione … non volevo essere così brusco. Ma se tu credi che possa esserci una speranza, noi saremo i primi ad appoggiarti. Anzi, potremmo accompagnarti noi stessi a Zagabria!” propose James.
Hermione e Severus si scambiarono un’occhiata. Lui le fece cenno di lasciarlo parlare. Si schiarì la voce e ricompose il volto , questa volta non in un ghigno beffardo ed indifferente, ma in un’espressione seria e decisa.
“Non credo che ce ne sarà bisogno. A Zagabria verrà con me.”
“Severus , nessuno vuole tagliarti fuori da questo viaggio. Tu sei l’unico che può trovare i presunti genitori di Hermione … ma ci saranno momenti delicati in cui forse lei avrà bisogno di avere accanto a sé persone con cui ha più confidenza.” Spiegò Lily conciliante, precedendo la risposta rabbiosa del marito. Alla riccia tuttavia non sfuggì il lampo negli occhi dell’uomo e come la sua mascella si fosse contratta alle parole di Severus.
Cominciava a credere che James sapesse molto di più di quello che dava a vedere.
“Dobbiamo forse aver ragione di credere che tra voi ci sia della confidenza?” domandò il padrone di casa.

Lo sapeva.

Hermione sentiva tamburellare il cuore nel petto ad una velocità impressionante e si accorse di torturarsi le mani solo quando percepì le fredde dita di Severus posarsi sulle sue.
Le aveva preso la mano davanti ad altre persone. Avrebbe esultato di gioia se l’ansia e la preoccupazione non l’avessero tenuta inchiodata sul posto.
Severus invece continuava a tenere gli occhi fissi su James che sembrava sul punto di esplodere.
“Nonostante abbia dubbi sul fatto che tu sia stato dotato di ragione , posso rispondere di sì.”
L’ansia si tramutò in paura , quando James avanzò appoggiando pesantemente i palmi delle mani sul tavolo e ignorando i flebili tentativi di Lily, pallida in volto, di calmarlo.
“Ti avverto, Mocciosus. Non sto giocando. Ti ripeto la domanda.” la voce di James fremeva di rabbia. “Ho ragione di credere che tra voi ci sia troppa confidenza?”
Il viso di Severus non si scompose , ma la sua mano sinistra cercò la bacchetta.
“C’è stata la confidenza appropriata ad una relazione.”
“Maledetta, lurida e viscida serpe! Io ti ammazzo!” James non sfoderò nemmeno la bacchetta ma si avventò su Severus a mani nude , riuscendo ad afferrarlo per il collo della camicia. I due uomini avrebbero iniziato sicuramente a picchiarsi se Hermione non si fosse messa in mezzo , costringendo James a mollare la presa per  non colpirla. Tuttavia furono sfoderate le bacchette.
“Vi prego fermatevi!” gridò la giovane quasi alle lacrime. Non avrebbe mai voluto che il suo sentimento, per lei così immenso e giusto , fosse la causa di un disastro. Anche se questo sembrava inevitabile.
Severus , ripreso posto a sedere, prese a sistemarsi il bavero della camicia con gesti nervosi. Era evidente il suo sforzo per non attaccare il padrone di casa. James invece si era allontanato dal tavolo e stringeva con tanta forza la bacchetta che le nocche della mano erano diventate bianche. L’uomo guardò Severus per un attimo poi rivolse la sua attenzione su Hermione. I suoi occhi erano tristi e preoccupati.
“Hermione , vedrai che al San Mungo potranno risolvere ogni cosa … qualsiasi filtro o fattura ti abbia fatto questo lurido bastardo noi te la toglieremo e ti aiuteremo a dimenticare questa storia … non voglio nemmeno pensare a cosa ti ha costretto a fare …” James si passò la mano sul volto come per togliersi davanti una scena orribile.
“Lui non ha costretto a fare niente!” esclamò Hermione decisa mentre percepiva al suo fianco la rabbia crescente di Severus. “Anzi forse quella che ha avuto meno dubbi sono io …” aggiunse, regalando un timido sorriso all’uomo accanto a sé , che le rispose anche se in modo un po’ stiracchiato.
“Per Godric , Hermione guardami!” la fece voltare James di  nuovo vicino al tavolo “Voi due non potete stare insieme. Questo … lurido … ha vent’anni più di te! Tu devi stare con una persona per bene , che non abbia alle spalle un passato come il suo ma ,soprattutto, che abbia la tua età!” Prese un profondo respiro , si accomodò al tavolo e le prese la mano “Capisco che tu abbia passato un anno orribile … la scomparsa dei tuoi genitori è stata tremenda e forse noi non siamo stati in grado di darti l’aiuto di cui avevi bisogno. Tu perciò hai ricercato all’esterno un appoggio. Qualcuno che potesse colmare quel vuoto. Cercavi un padre e lui se ne è approfittato!”
Sentir James pronunciare quella frase fu troppo. Hermione strattonò via la mano da quella dell’uomo che la guardava disperato.
Gli occhi le pizzicavano per le lacrime. Avrebbe voluto Harry lì con sé. Con il suo aiuto forse sarebbe riuscita a far capire a chi le stava davanti quale insulto al suo amore era quell’atteggiamento. Guardò Severus e sul suo volto vi lesse mille scuse e forse anche la paura di aver sbagliato tutto. Gli afferrò una mano e la strinse per dirgli che lei era ancora lì e che non sarebbe mai voluta tornare indietro.
“Potter …” iniziò perciò Severus , ma Hermione lo interruppe. “No. Lascia parlare me.” “Se te la senti.”
La ragazza annuì. “James, io un padre l’ho avuto ma se avessi avuto bisogno di qualcun altro da considerare tale avrei scelto senz’altro te. Severus per me non è mai stato un padre … è stato un mio insegnante ma con il tempo ho compreso che era lui ciò di cui avevo bisogno, sia nei momenti belli che in quelli più bui …”
A quelle parole Severus si schiarì la gola imbarazzato e la giovane trattenne a stento un sorriso. James invece si passò le mani fra i capelli.
“Hermione , non ti stai rendendo conto di quello che dici e fai! E’ troppo grande per te … non puoi pretendere che io accetti una follia simile!”
“No. Hai ragione. Non posso costringere nessuno a comprendere le mie scelte e per questo credo che sia meglio per tutti se , tornata da Zagabria , non torni a vivere qui.”
James aprì la bocca per rispondere ma un singhiozzo e la porta sbattuta lo interruppero.
Tutti si voltarono basiti. Nello sfogo del momento nessuno si era reso conto che Lily non aveva più proferito parola dalla confessione di Severus. Hermione sentì una stretta alla bocca dello stomaco. Osservò il volto del suo uomo. Il dispiacere per quella reazione doveva essere ancora più forte del suo ,se riusciva a trasparire da quel viso così abituato a mentire.
Con James avrebbe potuto continuare a parlare lei. Anche se forse non avrebbe mai capito. Lily tuttavia era un capitolo che Severus doveva chiudere da solo. Come se non fosse più lei a governare il suo corpo accarezzò di nuovo la mano dell’uomo ancora intrecciata alla sua e persa nei suoi occhi scuri gli disse:

“Penso che tu debba andare da lei.” 

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Capitolo 30
*** Giudizi e pregiudizi ***


Giudizi e pregiudizi
Lily sedeva su una delle eleganti poltrone che arredavano il salotto. Aveva le spalle piegate in avanti, il volto era nascosto dai lunghi capelli rossi che le ricadevano davanti. Stava piangendo.
Con un groppo alla gola Severus la osservava dalla soglia della stanza, senza il coraggio né di entrare né di parlarle. Si era aspettato della disapprovazione e della rabbia. Anzi, doveva ammettere di con Potter la situazione si fosse risolta in modo decisamente pacifico per quello che si aspettava. Le lacrime di Lily , tuttavia , l’avevano spiazzato.
Dalla cucina lo raggiunsero le voci concitate di James ed Hermione che ancora litigavano.

Non si sarebbe mai aspettato di vedere Hermione così tenace nella difesa del loro amore.

Un sorriso gli increspò il viso un po’ provato.

Lei stava facendo la sua parte. Perciò lui voleva fare la sua per quanto quella prova gli sembrasse spaventosa e dolorosa.

Schiarendosi la gola , si avvicinò all’amica che continuava a tener la testa tra le mani. Si era appena seduto davanti alla donna che questa alzò il viso rivolgendogli uno sguardo abbattuto e ancora velato di lacrime.
Severus lesse in quegli occhi , che avrebbero dovuto essergli amici , la disapprovazione di una madre che si trovava a rimproverare per l’ennesima volta il peggiore dei suoi figli.
Si sentì ferito.
Era forse quello per Lily? Un ragazzino senza speranza a cui lei concedeva la sua amicizia con l’intento di rimetterlo sulla retta via?
Fece per parlare ma la donna lo precedette, mormorando con la voce un po’ incrinata:
“Sirius ce l’aveva detto. Dopo il funerale di Silente ,aveva trovato Hermione al limitare della foresta … in lacrime. Senza rendersene conto , gli aveva detto che era con te …” un singhiozzo più forte la costrinse ad interrompersi “ Ci aveva subito riferito quelle parole, convinto che fosse successo qualcosa tra voi. James era andato su tutte le furie  e voleva cercarti per capire la situazione. Avevano tratto subito le loro conclusioni. Pensavano che tu ti fossi approfittato di lei nel momento in cui era più vulnerabile. Che l’avessi raggirata in qualche modo. Io però li ho convinti che non era così … che i suoi problemi erano altri e che quell’episodio non significava niente. Ti ho difeso!”
Con il dorso della mano Lily cercò di porre un freno alla lacrime ma senza risultato. Sembrava che i pensieri che le frullavano in testa fossero troppo dolorosi per calmarsi. “Merlino , Severus! Io l’ho affidata a te. Io le ho detto di chiederti aiuto. Come credi che mi possa sentire ora, dopo che mi sono opposta anche a mio marito per giustificarti? Pensavo di potermi fidare di te! Invece guarda che le hai fatto?!”
“Io non le ho fatto niente!” ribattè Severus , sconvolto. Le parole di Lily lo dipingevano come un degenerato che si era preso gioco di una ragazzina troppo debole per proteggersi. Lo faceva sentire sporco. “Non ho mai sfruttato la sua situazione per raggirarla. Anzi , ho fatto di tutto per ignorare ciò che provavo per lei …”
“Ma non sembra che tu ti sia sforzato abbastanza ,visti i risultati.” Lo interruppe tagliente la rossa.
Quell’atteggiamento ferì ancora di più Severus , che riprese rabbioso: “ Che tu ci creda o no , mi sono sforzato in tutti i modi per mantenere un rapporto puramente didattico … purtroppo però i miei sentimenti per lei mi hanno sopraffatto.”
“Non è così! Severus, ciò che tu dici di sentire è pura attrazione fisica per una bella e giovane donna nel fiore degli anni , che si è appoggiata a te in un momento difficile!”
Passandosi la mani tra i capelli in un gesto di frustrazione , Severus abbandonò la sua seduta. La rabbia gli stava impedendo di star fermo.
“Perché non puoi ,nemmeno per un minuto, credere che quello per cui sono qui oggi, non sia solo una sbandata da crisi di mezz’età , ma qualcosa di più?! Reputi forse che io non sia in grado di nutrire dei sentimenti?! Ti ho amato per vent’anni, ricordi? E’ anche per quello che ora sei di nuovo qui … mi sembra folle sentirti dire una cosa del genere!” sbottò.
Lily scosse la testa.
“Severus, non fraintendermi. Io so che puoi provare sentimenti. E che sotto quegli atteggiamenti bruschi hai un gran cuore. Però hai bisogno di una donna adulta con cui condividerli, mentre  ad Hermione occorre qualcuno della sua età. Qualcuno con cui lei possa condividere quelle esperienze , che per quelli della nostra età sono solo simpatici ricordi. Per questo sono sicura che i vostri sentimenti non potranno mai essere veri.”
Il tono della rossa era pacifico, forse nel tentativo di far calmare l’uomo davanti a sé. Purtroppo però Severus si infuriò di più.
“Per me invece sono veri ed è Hermione l’unica con cui li voglio condividere! E credemi quando ti dico che ho tentato in tutti i modi di convincermi che era un errore. Che lei meritava di meglio. Sono arrivato addirittura a scappare , soffrendo pur di farle del bene. Ho passato più di un anno ad arrovellarmi per trovare ciò che di sbagliato c’era in questa relazione e nonostante tutto siamo ancora insieme. Possibile che tu non possa accettarlo ed essere felice per me?” ringhiò Severus , in direzione di Lily che lo guardava con gli occhi sgranati, prima di chinare il capo.
“O cielo … più di un anno? … la situazione è più di grave di quanto immaginassi.” Mormorò tra sé, poi aggiunse a voce più alta “Severus … voglio credere che questa cosa sia seria , se va avanti da più di un anno …”
“Ma?” sibilò l’uomo.
Lily sospirò. “Ma mi appello alla tua intelligenza e al tuo buon senso, quando ti chiedo di riflettere veramente sul futuro tuo e soprattutto di Hermione. Chiudi questa storia, sei ancora in tempo. Lo sai anche tu che non puoi offrirle quello di cui ha bisogno.”
“Ma chi ti credi di essere per dire una cosa del genere? Ti ho sempre considerata superiore a me. Tu eri la perfezione. La persona che non falliva mai e che mi concedeva la sua amicizia per pura bontà di cuore. Invece mi sbagliavo. Tu per tutto questo tempo mi hai considerato solo un povero diavolo da aiutare. Forse da salvare dal suo destino segnato. Mi davi dei consigli perché hai sempre pensato che fossi capace di fare solo passi falsi. Mi hai giudicato sempre , Lily! Tu mi guardavi con pietà dall’alto della tua fantastica vita. Nella tua fantastica casa. Con il tuo fantastico marito e il tuo fantastico figlio. Mentre io scorrazzavo nella disperazione di una vita vuota in cerca di un rimedio ai miei mille errori , nella speranza di disprezzarmi un po’ di meno ed assomigliarti di più.
Sentirti parlare così mi ha aperto gli occhi. A tuo parere non avrò niente da offrirle … ma è solo un’altra delle tue sentenze. Hermione mi accetta per l’uomo burbero e cinico che sono. Sopporta i miei sbalzi d’umore  ed il mio passato e io non voglio altro che dargli tutto me stesso se questo basta per renderla felice.”
Prendendo un profondo sospiro, Severus si rivolse un’altra volta a Lily seduta ,questa volta, senza parole e con qualche lacrima a riempirle gli occhi.
“Io credo profondamente in quello che sto facendo. Spero che un giorno riuscirai a capire che è la cosa migliore che mi sia mai capitata nella vita e sarai pronta ad essere felice per me. Solo allora mi sarai veramente amica. Fino ad allora ,quello che pensi non mi riguarda.”
Senza concedere alla donna alcuna replica , Severus lasciò la stanza. Si sentiva frastornato , quasi ebbro per tutte quella parole.
Si rese conto solo allora che le voci della cucina si erano spente.
Veloce si diresse nell’ingresso. Hermione era in piedi davanti alla porta. Stringeva convulsamente il manico di una valigia troppo grossa per un viaggio di un solo giorno ed era leggermente pallida in volto. Quando lo vide apparire gli rivolse un sorriso provato. Lui le si precipitò incontro e in un abbraccio la sollevò da terra. Non si scambiarono nemmeno una parola su quello che era appena successo. Si aggrapparono soltanto l’uno all’altra, perché in quel momento era l’unica cosa che contava davvero.

Legati ancora in quella stretta , si smaterializzarono.
Erano diretti a Zagabria.

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Capitolo 31
*** Un piccolo spettacolo personale ***


Un piccolo spettacolo personale
Buondì a tutti ! Sono riuscita finalmente a tornare a postare qualcosa ( che tra l'altro non mi soddisfa molto :/ )! Mi scuso per le mie assenza prolungate ...in questo periodo però ho proprio litigato con la scrittura. Non trovo stimoli in quello che scrivo e mi sembra tutto brutto e banale. Spero , tuttavia , di superare questo momento e di portare a termine la storia , alla quale mancano veramente pochi capitoli!
Ringrazio comunque tutti coloro che leggono e che hanno la pazienza di non abbandonare la mia storia ^^ , vi adoro profondamente!

Buona lettura!

Il sole calava sulla città di Zagabria , quando un crac annunciò l’arrivo di due maghi su una via sterrata di collina da cui era possibile ammirare quasi tutta la città.
Hermione e Severus , nonostante la sensazione nauseabonda della materializzazione, non sciolsero subito il loro abbraccio ma si crogiolarono per qualche istante della bellezza di  quella sensazione.
Fu la giovane ad allontanarsi per prima dalle braccia dell’uomo , per guardarsi intorno.
La strada in cui si trovavano era deserta, costeggiava da una parte il fianco della collina che dall’altra declinava dolcemente in un dirupo verso la città. Non ne riusciva  a scorgerne l’inizio e la fine, come se la via fosse sospesa nel niente.
Trascinando la grossa ed ingombrante valigia, la ragazza cominciò a percorrere il percorso in salita,mentre Severus la seguiva un po’ assente. Il dispiacere per gli eventi di casa Potter aleggiava nell’aria pesante e tossico.
Camminarono in silenzio per un po’, fianco a fianco, tra le piccole nuvolette pallide provocate dalla ghiaia spostata dalle ruote della valigia e dei loro passi.
Hermione si arrestò solo dopo una curva a gomito oltre cui si cominciava ad intravedere una minuscola abitazione di un piano  che doveva aver conosciuto giorni migliori prima di essere abbandonata al tempo e ai rampicanti.
“Stanno lì?” domandò. Il suo tono di voce faceva trasparire una certa apprensione.
Severus sembrò riscuotersi dai suoi pensieri.
“No.” Sospirò “Quando ci siamo materializzati , ho pensato ad una Zagabria a me familiare … non ho attivato l’incantesimo per localizzare i tuoi.” Si passò una mano sul volto,sembrando molto vecchio e stanco. “Scusami.”
Hermione gli rivolse una sorriso timido.
“Sta’ tranquillo. E’ stata dura.” Commentò laconica, distogliendo lo sguardo per posarlo sulla casa fatiscente.
Distolse di nuovo lo sguardo quando l’uomo premette le labbra sottili e fredde sulle sue. Fu un bacio breve anche se i loro visi non si allontanarono ma rimasero a studiarsi ad un soffio di distanza.
Hermione si perse negli occhi scuri dell’uomo. Era come se quei pozzi neri fossero illuminati da una luce nuova, una consapevolezza che voleva uscire fuori. Parlarle in qualche modo. Sembrava che le volessero confessare qualcosa che il loro proprietario ancora la taceva. La giovane cominciò a sentirsi a disagio davanti a quello sguardo così intenso, perciò si voltò di nuovo a guardare la casa con fare interessato.
“Questa sarebbe la Zagabria a te familiare?” chiese. Severus fece una smorfia.
“Più o meno.”
“C’è un incantesimo per dissuadere i babbani ad avventurarsi qui , giusto?”
“Che io sappia no.”
“E’ una locanda magica?”
“No.”
“E’ un passaggio per la Zagabria magica? Una specie di passaporta?”
“No.”
“Oh insomma! Smettila di rispondermi a monosillabi e dimmi che cos’è quella casa.” sbottò la riccia.
Severus alzò un sopracciglio e sospirò.
“E’ esattamente quello che hai detto tu , Hermione. Una casa.”
La giovane lo guardò scettica.
Non poteva credere che quella catapecchia fosse solo quello che vedeva. Doveva esserci dell’altro, altrimenti perché a Severus sarebbe venuto in mente proprio quel posto così lugubre.
“Entriamo.” Propose Hermione , avviandosi decisa verso il cancello rugginoso e dondolante della casa.
“Preferirei di no.” L’afferrò per un braccio Severus “ Andiamo verso il centro cittadino. Lì troveremo una locanda per la notte. Ci riposeremo e domani andremo alla ricerca dei tuoi genitori.”
Aveva usato uno dei suoi toni più decisi. Quelli che facevano paura. Hermione sapeva che puntare i piedi non sarebbe servito a niente. Andare contro un ostacolo così di petto voleva dire schiantarcisi sopra. Era necessario aggirarlo.
“Ok.” Acconsentì la riccia, ma non appena l’uomo lasciò la presa, scattò verso la casa sparendovi dentro.
Era sicura di aver sentito Severus ringhiare.

***

L’interno della casa era umido. La poca luce che filtrava dalle finestre sbarrate da delle travi non permetteva di vedere quasi niente. Solo un ambiente della casa era visibile , poiché la finestra era priva di imposte. Hermione vi entrò. La mobilia rispecchiava l’aspetto esterno dell’edificio. C’erano un tavolo tarlato , una sedia nelle stesse condizioni e dal lato opposto un letto singolo sfatto.
Era una casa squallida e , trovò Hermione , anche molto triste.
D’istinto si strinse le braccia al petto.
Forse avrebbe dovuto dar retta a Severus … quella era solo una casa. Non c’era niente di magico , ne di interessante da vedere lì.
Eppure qualcosa di strano la tratteneva. Tutta la casa era polverosa e abbandonata. Mentre quella stanza sembrava esser stata , seppur approssimativamente, sistemata.
Le lenzuola accartocciate ai piedi del letto erano pulite ; sul tavolo c’era un bicchiere anch’esso troppo pulito e nuovo per appartenere al resto della casa.
Lì c’era vissuto qualcuno e nemmeno troppo tempo fa …
“Ora che hai fatto questa bella esplorazione , possiamo andarcene? Non vorrei che i topi ti considerassero la loro prossima cena.”
Severus se ne stava sulla soglia della porta e la osservava serio. Sembrava oltremodo infastidito dal quel luogo.
Hermione stava per seguirlo fuori dalla casa quando un pensiero le attraversò la mente. Guardò perciò l’uomo con gli occhi sgranati.
“Abitavi qui , quando eri a Zagabria.”
Severus sbuffò e lei capì di aver fatto centro.
“C-come …” balbettò Hermione.
Severus scrollò le spalle. “E’ un posto isolato. Era quello di cui avevo bisogno per star solo.” Spiegò spiccio.
“Saresti potuto stare solo anche in un posto più … più umano!” esclamò Hermione.
Severus sospirò.
“Non ero certo partito per fare una vacanza di piacere. Quello che volevo era non aver in mezzo ai piedi nessuno ed ero certo che questa casa avrebbe fatto al caso mio. E poi …” l’uomo fece una pausa come per soppesare le parole che stava per rponunciare “ ho pensato che fosse adatta a me.”
“Che vuoi dire?”
Gli occhi di Severus vagarono assenti per la stanza, per poi tornare a posarsi su di lei. Un velo di tristezza li offuscava mentre un sorriso amaro gli si disegnò sul volto.
“La desolazione e l’abbandono si sono mangiati tutto quello che c’era di buono in questo posto tanto che l’unica cosa in cui può sperare è che la sua ossatura  finalmente crolli, permettendo alla polvere e alla terra di ricoprirla mettendo un misero punto alla sua fatiscente vita. La gente stessa quando la guarda aspetta quel momento perché sa ,Hermione , che la collina tornerà ad essere meravigliosa senza questa tetra presenza, forse non subito , ma prima o poi dove c’era il marcio la vita riporterà i fiori.” Severus sospirò “Non ci vuole molta fantasia a pensare che la mia esistenza non sia poi così diversa da quella di questa casa.”
Hermione distolse lo sguardo. Le pizzicavano forte gli occhi e soffermarsi ancora su quelli tristi di lui l’avrebbe fatta sicuramente scoppiare a piangere.
Sentirlo parlare così di se stesso le faceva male. Possibile che solo lei riuscisse a vedere quanto di buono ci fosse in lui? Le scene della sua litigata con James le passarono davanti agli occhi e il suo stomaco si contrasse.
“Mi pare di capire … che in questa stupida metafora della tua vita la collina dovrei essere io.” Commentò rabbiosa , stando però rivolta verso la finestra sgangherata.
Le mani affusolate di Severus le si posarono sulle spalle provocandole immediati brividi caldi.
“La perspicacia è indubbiamente uno dei tuoi pregi.” Le disse , prima di posarle un bacio in mezzo ai ricci arruffati.

“Superficiali.” Sbottò ad un certo punto la ragazza, guadagnandosi uno sguardo perplesso dal suo ex professore.
Liberandosi dalla sua presa Hermione si voltò a fronteggiarlo.
Ora che il pericolo delle lacrime era scampato , aveva intenzione di chiudere il capitolo commiserazione una volta per tutte.
“La gente che pensa quello che dici tu. Sono superficiali perché , per un cancello traballante e un paio di assi malandate , non trovano il coraggio di entrare e vedere se ci sia qualcosa di più. Qualcosa di bello per cui valga la pena rischiare.”
“Mi vuoi far credere che consideri superficiali anche i pensieri delle persone a cui sei affezionata?” la interruppe. La sua voce era ancora grave, come oppressa dai soliti pensieri.
“No. Ma penso che i pregiudizi siano duri a morire , se nessuno ha la forza di estirparli.”
“E tu ce l’hai?” le chiese in un sussurro, come se pronunciare quella domanda lo spaventasse.
“Si , ce l’ho. Io ho avuto il coraggio di entrare in questa casa, Severus. E non mi interessa se le persone a me vicine non mi comprendono. Io quel qualcosa di speciale l’ho trovato e so che ne verrò ripagata!” Per quelle ultime parole boccheggiò. Non sapeva nemmeno lei cosa avesse voluto dire.
Severus la contemplò stupito, poi sorrise.
“Ah sì?” Il suo tono si era fatto leggero , come un battito d'ali.
Si fissarono un attimo senza parlare. Lo sguardo di Severus divenne di nuovo intenso e così pieno di parole non dette che Hermione si sentì quasi sopraffatta. Si voltò  ,aggrappandosi con entrambe le mani al davanzale della finestra dalla quale si intravedeva uno scorcio della città dove le prime luci erano accese e brillavano come deboli e danzanti fiammelle. Il vento fresco le accarezzò il volto e un sorriso raggiante le si dipinse sulle labbra , anche se Severus non poteva vederlo.
“Certo … da questa finestra Zagabria è un sogno. Questa casa ti regala una vista splendida ma soprattutto unica nel suo genere. E poco importa se nessuno si arrischierà tanto da conoscerla … vorrà dire che rimarrà per sempre il mio piccolo spettacolo personale.”

***

La campanella tintinnò al loro ingresso nella locanda.
Non era molto diversa dal Paiolo Magico anche se la clientela lasciava un po’ a desiderare. Hermione infatti, non appena vi mise piede, non potè fare a meno di sentirsi osservata.
D’istinto si strinse al fianco di Severus , che le cinse le spalle con un braccio.
“Fai parlare me.” Le sussurrò laconico , mentre l’oste gli andava incontro con un sorriso viscido sulle labbra.
Quell’uomo non prometteva nulla di buono.
“Buonasera signori sono Lovro … come posso aiutarvi?” biascicò l’oste, spostandosi dagli occhi un ciuffo dei capelli, sfuggito dalla coda con cui teneva a bada il resto della lunga chioma biancastra. Rivolse un ghignò strano ad Hermione.
Severus tuttavia prese la parola, costringendo l’uomo a guardarlo.
“Buonasera Lovro” iniziò con tono carezzevole, cosa che non prometteva nulla di buono “io e mia moglie avremmo bisogno di un posto per cenare e passare la notte.”
Hermione trattenne a stento un sussulto.
Sua moglie?!
Lovro sembrò studiarla, non molto convinto dalle parole di Severus. Lei gli rivolse un sorriso stiracchiato.
“Prego seguitemi.”
Li scortò così tra i tavoli dai quali li avventori più di una volta alzarono la testa dalle loro birre per osservarli e lanciare occhiate inopportune alla riccia che percepì la stretta di Severus farsi più decisa.
Lovro li fece accomodare ad un tavolo in disparte rispetto al resto del locale. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Almeno non sarebbe stata più al centro dell’attenzione.
Severus spostò la sedia per farla accomodare , poi si sedette a sua volta. Aveva lo sguardo scuro. Sembrava all’erta.
Hermione sospirò con aria sognante. “E’ stata veramente una cerimonia stupenda.”
“Come?” si ridestò l’uomo.
“Dicevo … che la funzione è stata perfetta. Certo , la luna di miele per ora lascia un po’ a desiderare …” poi aggiunse maliziosa “ ma sono sicura di potermi aspettare grandi cose per la prima notte di nozze.”
 Severus sgranò gli occhi per quell’insolita audacia, ma presto si ricompose e serio avvicinò il suo viso a quello un po’ arrossato della giovane.
“Ti pregherei di non fare niente che possa far pensare che quello che ho detto non sia vero. Sono decisamente stanco e scappare è l’ultima cosa di cui ho voglia in questo momento.”
“Perché mai dovremmo scappare?” domandò la ragazza preoccupata.
Severus ghignò. “Come … mi stupisci. La più grande ed insopportabile secchiona che Hogwarts abbia mai conosciuto non conosce le tradizioni e i costumi dei maghi croati? Sono più che sicuro che il professor Ruf ve ne abbia parlato almeno in due o tre lezioni.”
Hermione sbuffò.
“Beh , mi ricordo i miti e alcune leggi poco civili. Niente comunque che risalga a meno di tre secoli fa’.”
“La civiltà magica muta costumi e pratiche molto più lentamente di quella babbana. Pratiche o leggi in uso quattro o cinque secoli fa per un mago sono sostanzialmente ancora delle avanguardie.”
Questa volta fu Hermione a sgranare gli occhi. Cominciava a capire in che situazione si erano andati a cacciare.
“Mi vuoi dire …” deglutì “che la legge ,per cui viaggiare o passare la notte con un uomo senza vincolo matrimoniale è illegale, è ancora in uso? Le donne scoperte vengono equiparate a delle prostitute. Si permette agli uomini di abusare di loro, fino a che  non si decide di ucciderle per quella trasgressione …” La gola le si era improvvisamente seccata.
“Usano dei veleni piuttosto interessanti ,a dire la verità.”
“Quella è una legge medievale e tu ti soffermi sulla varietà dei veleni usati!? ” Sbottò Hermione, attirando su di sé gli sguardi di alcuni ospiti della locanda.
Severus le afferrò un braccio e sibilò irritato: “Sei impazzita? Se ti è cara la pelle , evita di dare inizio ad una filippica sui diritti delle donne qui dentro. Non la gradirebbero affatto.”
La giovane trattenne il respiro e con esso anche la sua risposta acida. Si rendeva conto che non erano nella posizione di discutere né di quell’argomento né su altro. Lei avrebbe dovuto recitare la parte della mogliettina docile e remissiva , se non voleva far passare dei guai a Severus e soprattutto a se stessa*.
“Comunque avremmo potuto evitare un tale rischio.”
“E come?”
“Saremmo potuti andare in una locanda babbana , dove sicuramente non avrebbero infilato del veleno nella mia zuppa oppure avresti potuto prendere due camere separate in modo che nessuno potesse credere che io ... beh... giacessi con te.” Spiegò irritata.
Severus la guardò con fare annoiato, come se avesse pronunciato una enorme serie di baggianate.
“Ho escluso la locanda babbana , perché non ho soldi adatti e tu non vuoi che usi su della gente indifesa un confundus.”
Hermione ripensò a quando , ormai una vita fa’, lo aveva rimproverato per aver confuso dei gestori di una rosticceria babbana. A quel ricordo sorrise.
Quella volta le aveva detto che le sue parole non gli interessavano … eppure dopo così tanto tempo le aveva prestato ascolto.
“Per quanto riguarda le due camere separate …” il suo tono si era fatto basso e suadente ed Hermione si sentì avvampare “ … è indubitabile che ognuno di questi ubriaconi  o l’oste stesso ,se solo osassi lasciarti in una camera da sola stanotte, si azzufferebbero per riuscire a giacere con te.”
“Ma … ma io non vorrei mai …”
“Questo di certo non li dissuaderebbe.”
La ragazza deglutì rumorosamente.
Severus le prese una mano. “Sta’ tranquilla. Non permetterò a nessuno di sfiorarti nemmeno con un dito. Facciamo in modo di non destare sospetti per stanotte e domani cercheremo una nuova sistemazione.”
Hermione annuì. Si fidava di Severus.
La giovane però non ebbe il tempo di aggiungere perchè Lovro aveva raggiunto il loro tavolo e con garbo gli aveva posato davanti le loro ordinazioni. Entrambi lo ringraziarono e si interessarono alle pietanze fumanti, l’oste invece si fermò ad osservarli.
Ad Hermione venne la pelle d’oca sotto quello sguardo indagatore, perciò non si azzardò ad distogliere lo sguardo dall’etichetta della bottiglia di birra su cui un ometto dalla prominente pancia e dei lunghi baffi continuava a brindare rovesciando grosse quantità di schiuma e birra dal boccale che stringeva nella mano grassoccia.
“Ha bisogno di qualcosa?” chiese seccato Severus.
L’oste gli rivolse un sorriso storpio.
“Niente signore. Ero incuriosito solo dall’assenza delle vere sui vostri anulari.”
Erano spacciati.
D’istinto la ragazza portò una mano alla bacchetta e con l’altra strinse il manico della borsa in cui aveva infilato anche la sua voluminosa valigia. Era pronta a fuggire,quando si accorse che Severus si era messo a ridere.
Non era suono sincero , era graffiante, orribile in confronto al suono dolce e seducente della sua vera e così rara risata.
Lovro rimase interdetto.
Forse era convinto di coglierli di sorpresa, ma evidentemente Severus era abituato a ben altri agguati per farsi prendere dal panico per quelle insinuazioni, come invece aveva fatto lei.
La riccia perciò sollevò la testa e cercò di mostrarsi del tutto rilassata e a suo agio, esattamente come il suo compagno.
“Signore , noi siamo dei pozionisti. Siamo in viaggio alla ricerca della pianta del Lippocano. Un arbusto terribilmente urticante e corrosivo. Ne abbiamo raccolte giusto ieri delle foglie … pensa che avremmo potuto tenere le nostre fedi al dito, rischiando di rovinarle?” concluse Severus. Il suo tono non ammetteva obbiezioni.
Lovro infatti era costernato.
“Mi perdoni signore, se mi sono permesso di insinuare qualcosa ma …”
“Ma?”
Ad Hermione tornarono i brividi.
“… Sua moglie è così giovane che credevo fosse poco probabile foste sposati …”
“Ho voluto una donna giovane , per essere sicuro che mi desse molti figli.” Tagliò corto Severus. Hermione invece trattenne di nuovo un sussulto.
E lei che pensava che la situazione  non potesse peggiorare …
Tuttavia le spiegazioni spicce del professore di pozioni sembrarono soddisfare Lovro, che si congedò e non si avvicinò più a loro fino a quando non li dovette condurre nella loro stanza.
I due dal canto loro non avevano più scambiato una parola da quando l’oste li aveva lasciati soli.
Solo quando la porta della loro stanza si chiuse alle loro spalle e Severus l’ebbe insonorizzata , Hermione si decise a parlare.
“Cos’è di preciso il raro arbusto del Lippocano?”
Severus arricciò le labbra e fece spallucce. “Non so … un parto della mia fantasia, suppongo.”
“Ecco … la tua allenata fantasia non conosceva un modo migliore a meno offensivo per spiegare a quell’impiccione , perché stessi con una donna molto più giovane di te? Non ti è venuto niente di meglio in mente che classificarmi come un’efficiente macchina riproduttiva?!” sbottò la giovane, seriamente irritata da quella situazione.
Possibile che il mondo magico fosse tanto arretrato riguardo alla parità tra i sessi?
Quella faccenda l’aveva innervosita oltre modo.
C’era mancato un pelo che fosse uccisa perché dormiva con l’uomo che amava solo perché non aveva messo una firma su una pergamena … poi l’idea dell’essere considerata come sforna-figli era stato troppo.
Dalla sua bocca sfuggì uno sbuffò scocciato , mentre gettava in malo modo la sua borsa sul letto.
Quando Severus tentò di baciarla , la giovane scansò il viso. L’uomo sospirò.
“Se gli avessi detto una cosa del genere ci avrebbe creduto subito. Volevi veramente essere scoperta? Ci avrebbero dato la caccia per tutta Zagabria, mentre noi dobbiamo restare qui per i tuoi genitori. Mi dispiace che te la sia presa … ma ti assicuro che non penso quello che ho detto.”
Hermione lo fissò, si vedeva dagli occhi che era sincero. Tuttavia voleva tenerlo ancora sulle spine.
Perciò si liberò dal suo abbracciò ed iniziò a gironzolare per la stanza come se volesse studiarla,anche se era piuttosto anonima e priva di oggetti interessanti. Percepiva lo sguardo di Severus bruciarle sulla pelle.
Quando si voltò l’uomo era ancora immobile davanti al letto. “Come faccio a sapere che è vero?”
“Perché lo è. Ma solo tu puoi scegliere se credermi o meno.”
Era vero. Solo lei poteva scegliere se avere o meno fiducia in quell’uomo così complicato e misterioso. Beh, quella scelta l’aveva fatta già molto prima di allora.
Gli sorrise. “Io ti credo … anche se delle volte temo che tu mi circuisca con le parole per farmi fare quello che vuoi!” scherzò.
Severus rise. “Se fosse davvero come dici, in questo momento non staremmo ancora qui a chiacchierare ma nudi sotto le lenzuola …” soffiò avvicinandosi alla giovane.
“Sei un presuntuoso!” borbottò Hermione con poca decisione.
Il modo di fare dell’uomo era irresistibile … con due parole aveva il potere di farle mancare le ginocchia. L’ascendente che aveva su di lei era stupendo e spaventoso allo stesso tempo. In certi momenti sentiva di esserne completamente succube.
“Presuntuoso? E perché mai? Pensavo che fosse un clichè … la prima notte di nozze.” Mormorò prima di posarle un bacio su una spalla.
Hermione sentì le labbra dell’uomo allargarsi in un ghigno sopra la sua pelle e le sue guance avvampare.
Aveva avuto solo un’occasione per metterlo a disagio e lui puntualmente le aveva reso il favore. Sembrava impossibile prenderlo alla sprovvista.

Si disse che avrebbe dovuto ribattere subito con una frase tagliente, ma si rese conto di non essere in grado di farlo, in balia delle carezze delle carezze del suo compagno.
Alcune volte …non era poi così male soccombere.



* Voglio precisare che l'aver descritto i maghi croati come dei barbari , non vuol mandare nessun messaggio discriminatorio verso la Croazia e i suoi abitanti nella realtà. Li ho dipinti così solo per creare un siparietto simpatico tra Severus e Hermione.

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Capitolo 32
*** Monica e Wendel Wilkins ***


Monica e Wendel Wilkins Perdono , perdono , perdono!
Spero che il capitolo vi piaccia e mi risparmiate dai pomodori o da altri oggetti contundenti ^^



Hermione si portò stancamente un pezzo di cornetto alla bocca e tornò a guardare torva la strada che fiancheggiava il luminoso locale in cui lei e Severus stavano facendo colazione.

Avevano lasciato la stanza in fretta quella mattina  per iniziare le ricerche dei suoi genitori.
La ragazza si era ritenuta fortunata quando l’incantesimo li aveva fatti smaterializzare davanti ad un colorato bar babbano, non particolarmente affollato e con ampie vetrate su tre lati che le permettevano di controllare l’ambiante interno senza dare troppo nell’occhio. Aveva ringraziato inoltre la sua buona stella nell’esatto momento in cui aveva scorto ,seduto ad un tavolino con una grossa tazza di caffè e un bombolone, suo padre. Con dispiacere aveva notato sui capelli nuove striature bianche e qualche nuova ruga sul volto di un uomo che ricordava diverso e che si colpevolizzava per aver abbandonato così a lungo.
 “Stare in piedi a fissare dentro ad un bar è da svitati. Penso sia opportuno entrare.”
Severus l’aveva richiamata dai suoi pensieri e l’aveva guidata con sé dentro il locale dove avevano preso posto ad un tavolo tra il bancone e quello occupato da suo padre, ancora intento a consumare la sua colazione ed ignaro di essere oggetto d’attenzione dei due forestieri appena entrati.
La riccia era riuscita a stento a rimanere al suo posto quando , proveniente dal bancone , li aveva oltrepassati una donna. Sua madre.
L’aveva osservata trepidante  fino a quando la donna si era accomodata vicino a suo padre , rivolgendogli un sorriso.
Nonostante i segni del tempo e della lontananza, ogni particolare su di loro era per lei  carico di ricordi. Suo padre indossava una cardigan rosso che lei stessa gli aveva regalato diversi Natale prima, mentre al polso di suo madre brillava ancora un fine bracciale acquistato nella bellissima vacanza in Francia , fatta prima del suo terzo anno ad Hogwarts. Ne aveva avuto lei stessa uno uguale  che purtroppo era andato perduto durante la guerra.
Senza resistere oltre , si era alzata in piedi , decisa a parlare con i suoi genitori. Severus tuttavia l’aveva trattenuta  costringendola ad sedersi di nuovo , incurante delle sue proteste.
L’uomo aveva cercato di spiegarle che i suoi non l’avrebbero riconosciuta e un’azione così avventata li avrebbe solamente spaventati , se non danneggiati.
Hermione  da quel momento , pur capendo le buone intenzioni di Severus , si era chiusa in un mutismo di protesta.
 

“Mi aspettavo un comportamento più maturo e soprattutto più saggio da parte tua.” Esordì Severus , rivolgendosi  alla giovane che continuò a non proferire parola.
Avrebbe voluto dirgli che se il suo era un comportamento immaturo , il suo  era da stronzo. Come poteva chiederle di rimanere lontana dai suoi genitori, dopo tutto quello che aveva passato? Rimanere lì immobili non avrebbe restituito la memoria a nessuno. Dovevano avvicinarli, in qualche modo … eppure lui si ostinava a starsene lì, con le gambe accavallate a sorseggiare il suo solito caffè con l’aria di chi non ha niente di meglio da fare.
La giovane sospirò nel tentativo di calmarsi, ma senza successo.
“Tu non capisci.” Mormorò rabbiosa.
“Ti sbagli. Io ne capisco abbastanza da dirti che c’è bisogno di tempo. Credevi forse che saremmo entrati nel bar e con un colpo di bacchetta avresti riavuto i tuoi genitori? Spero che tu non sia così ingenua … gli incantesimi di memoria sono difficili da rimuovere. Potrebbero volerci giorni e soprattutto è necessario un luogo sicuro, lontano dai babbani , dove poter eseguire il contro incantesimo e assorbirne le conseguenze.” L’uomo sospirò “ Pensa cosa succederebbe se eliminassi l’incanto in questo istante. I tuoi riacquisterebbero i loro ricordi, rischiando di impazzire.”
“Stai esagerando …”
“No, Hermione. Non sto esagerando. Devi resistere. Chiuso il discorso.” La bloccò Severus, guadagnandosi l’ennesimo sguardo malevolo dalla giovane.
Per lui era facile stare lì, non gli importava niente di quelle persone che alla fine erano poco più di due estranei. La loro vicinanza invece lei la sentiva. Era come un formicolio sulla pelle ,e allo stesso tempo una forza straordinaria e invitante a cui non c’era modo di resistere …
Scattò in piedi.
“Hermione.” Severus pronunciò il suo nome come un rimprovero annoiato, ma lei non gli prestò attenzione.
Quella era la sua famiglia, non poteva certo pretendere che qualcun altro lo facesse al posto suo … lei sola poteva affrontare i suoi genitori. Solo così avrebbe capito fino a che punto la loro memoria fosse stata cancellata dal suo incantesimo.
Tutta la sua determinazione però scivolò via davanti all’espressioni interrogative di sua madre e suo padre. Si rese conto allora di quanto fosse ridicola lì, in piedi di fronte al tavolino  dove i suoi stavano placidamente mangiando, senza aver niente da dire e completamente pietrificata da quei due paia di occhi in cui non c’era nemmeno un’ombra di discernimento nei suoi confronti.
Aprì la bocca per tentare di dire qualcosa, spiegare almeno perché se ne stesse lì ma il suo cervello scelse di non collaborare. Perciò chiuse la bocca ,mortificata e con gli occhi che le pizzicavano per le lacrime imminenti.
“Ha bisogno di qualcosa signorina?” le domandò suo padre , cercando di essere cortese ma evidentemente a disagio per il suo comportamento bizzarro.
Hermione lo guardò disperata con la voglia , ormai quasi irrefrenabile, di scoppiare a piangere. “Ecco, io …” balbettò in preda al panico. “Niente. Scusate il disturbo …” mormorò la riccia, tornando sui suoi passi.
“Hermione, potresti smettere di essere così timida e chiedere gentilmente ai signori quelle informazioni.”
La voce strascicata di Severus le arrivò alle spalle. Si voltò e se si trovò il petto dell'uomo ad un passo dal naso. La stava osservando , dall'alto della sua statura, con la sua solita maschera di tranquillità , tradita solo dalla luce degli occhi neri che sembravano dirle che di quella cavolata ne avrebbero discusso più tardi.
Spiazzata, la ragazza  cercò di aggrapparsi a quelle parole ma senza riuscirci.
Non aveva la più pallida idea di che informazioni avrebbe dovuto chiedere!
Con un sospiro, Severus  prese di nuovo la parola “Scusate la mia amica, volevamo solo sapere se anche voi eravate in visita alla città. Avevamo bisogno di aiuto e l’idea di aver trovato qualcuno che capisca la nostra lingua l’ha resa euforica più del dovuto.” Concluse l’uomo con un sorriso , notò Hermione , un po’ traballante.
Possibile che l’essere davanti ai suoi genitori lo mettesse in difficoltà?

Quel pensiero così buffo l’aiutò  a cacciare indietro le lacrime e a concentrarsi su quello che stava accadendo. Era risultata già abbastanza strana.
I coniugi Granger si guardarono , poi fu suo padre a prendere la parola.
“Si … siamo a Zagabria da diverso tempo. Stiamo cercando … volevo dire , visitando ogni parte della città. Se volete accomodarvi  al tavolo con noi, potremo parlare con più tranquillità.” L’invitò l’uomo con un gesto della mano.
Hermione allora sentì la pressione delle dita di Severus sulla schiena che la costrinsero a prendere posto sulla sedia accanto a sua madre, mentre lui si sistemava su quella più vicina a suo padre.
Il profumo di sua madre l’avvolse in un istante. Era dolce e fresco , proprio come se lo ricordava. Non dando troppo nell’occhio respirò a pieni polmoni nel tentativo di trattenere dentro di sé quella fragranza che le riportava alla mente mille dolci ricordi.
Con la coda dell’occhio guardò sua madre che , notando lo sguardo perso della ragazza , le rivolse un sorriso dolce, ma totalmente inconsapevole. La giovane perciò interruppe immediatamente quel contatto e , sbattendo ripetutamente le ciglia per scacciare l’ennesime lacrime, si costrinse a prestare attenzione alla conversazione tra Severus, composto in una posa eccessivamente rigida persino per lui, e suo padre che parlava in modo sempre più concitato , indicando un articolo sul giornale babbano che teneva disteso sul tavolo.
“Ho sempre amato il football! Apprezzo anche gli altri sport è ovvio, ma cerco non perdermi nemmeno una partita … anche se a Zagabria non è molto facile. Sa, il nostro albergo è un posto carino ma ha il piccolo difetto di avere la televisione unicamente nella hall. Lei invece? Le piace il football?” sorrise il signor Granger.
Hermione trattenne a stento una risata. Severus se ne stava lì, imbronciato e con le sopracciglia corrucciate nel coraggioso tentativo di trovare qualcosa che soddisfacesse l’interesse di suo padre, ma evidentemente senza successo.
La risposta dell’uomo  infatti arrivò flebile e cupa, come un brontolio di protesta. “Sono poco incline allo sport.”
“Fai male! Posso darti del tu ,vero? Lo sport è importante per la propria salute, soprattutto” si avvicinò con fare cospiratorio“ quando si comincia ad avere qualche annetto in più sulle spalle.”  concluse  con un occhiolino d’intesa, per poi scoppiare a ridere di fronte allo sguardo allibito ed indignato di Severus.
La risata diventò presto contagiosa e Hermione ridacchiò sommessamente per quella conversazione , domandandosi come Severus ci fosse finito dentro.
 Non potendo infatti spiegare a suo padre, a cui l’incantesimo di memoria aveva tolto tutti i ricordi ma non l’animo atletico e giovanile, che l’unico sport che seguiva era il Quidditch e che a quarant’anni un mago era ancora piuttosto giovane, Severus si imbronciò ancora di più.
“Caro non essere scortese! Ognuno deve fare quello che vuole, senza che tu ti ostini a impartire consigli da salutista !” lo rimproverò bonariamente la moglie “ Torniamo al punto di partenza. Che generi di problemi avete avuto?”
“L’albergo ha disdetto la nostra prenotazione. Stamattina ci siamo ritrovati per strada con le nostre valige ed un sacco di frottole. Ci siamo fermati in questo bar, dopo esserci completamente persi ...” mentì così prontamente Severus , che Hermione si chiese se non avesse già pianificato tutto da tempo. “Potrete immaginare perciò come ci siamo sentiti sollevati nel trovare qualche nostro connazionale a cui chiedere un aiuto.”sorrise seducente l’uomo.
La signora Granger  si portò una mano al petto . “O cielo! E’ ovvio che abbiate bisogno d’aiuto … come si chiama la locanda dove alloggiamo?” attirò l’attenzione del marito, quasi sventolandogli la mano sotto il naso.
L’uomo si sfregò il mento  con l’indice e il pollice in una posa pensierosa. “Mi pare si chiami Malik …”
“Beh , potreste provare ad informarvi lì. E’ un posto delizioso e per di più si trova proprio su questa strada … con un po’ di fortuna eviterete di trascinarvi quella valigia per tutta Zagabria!” propose la signora Granger , indicando con la mano l’enorme valigia di Hermione, ancora abbandonata al loro precedente tavolo.
“Sarebbe un’ottima soluzione ... non sapremo mai come sdebitarci.” Aggiunse allora Severus  il cui volto , prima teso e concentrato , aveva assunto un’espressione più distesa.
“Non abbiamo fatto niente di speciale!” rise la signora Granger “ Anzi , se avrete di nuovo bisogno di noi stasera venite a cercarci. Basterà chiedere di Monica e Wendel Wilkins.” 

***

L’interno della locanda Malik era luminoso e molto accogliente. Hermione era felice di trovarsi finalmente in un posto normale in cui non aveva  mille occhi puntati addosso.

Stava già beatamente pensando a quando avrebbe rincontrato i suoi quella sera , quando lei e Severus si avvicinarono alla reception per chiedere una camera. Gli venne incontro una donna dalla pelle olivastra ,poco più grande di lei. La divisa dell’albergo, notò la riccia , sembrava le fosse stata disegnata addosso e il rosso scuro del tessuto metteva in risalto il bel viso incorniciato da lunghissimi capelli corvini tenuti fermi da una voluminosa treccia.
D’istinto Hermione si strinse al fianco di Severus che , usciti dal bar, non le aveva praticamente rivolto parola. Probabilmente arrabbiato per la sua improvvisata.  
“Buongiorno signori! Come posso esservi utile?” salutò cortese la donna.
“Vorremmo due camere singole, grazie.” Chiese l’uomo , uscendo per la prima volta dal suo mutismo.
Hermione rimase a bocca.
Se quella era una punizione per la piccola stupidaggine del bar , allora lei e Severus avrebbero dovuto fare una lunga chiacchierata sul vero significato della parola immaturità.
La donna fece un controllo veloce. “Non abbiamo camere singole allo stesso piano.  Una è al secondo e l’altra al quarto, va bene lo stesso?”
“Ovviamente.” Rispose Severus  con un ghigno.
“Devo avvertirla che non sono due camere esattamente identiche …” spiegò la donna.
“Non si preoccupi, ci arrangeremo.” Tagliò corto Severus.
La riccia non fece nemmeno in tempo a protestare, che l’uomo aveva già ricevuto le chiavi delle due stanze e stava per prenderle la valigia. Ormai nervosa, però, l’afferrò risoluta e si avviò a passo deciso verso l’ascensore.
Non si voltò nemmeno allo sbuffo contrariato dell’uomo dietro di lei ma lo guardò solo una volta dentro l’ascensore.
Severus aveva le labbra arricciate in una smorfia annoiata e davanti al suo sguardo arrabbiato alzò le sopracciglia, come in cerca di spiegazioni.
“Beh? Non Sali?” chiese acida, trattenendo le porte dell’ascensore perché non si chiudessero.
L’uomo la squadrò un attimo in silenzio. “No. Le scale sono decisamente più tranquille.” Aggiunse poi con un ghigno.
“Bene.” Disse Hermione “ dovresti darmi le chiavi della mia camera.” Aggiunse lasciando andare le porte dell’ascensore.
L’uomo gliele lanciò al volo e poi ,senza aggiungere altro, si diresse verso le scale.
“Non correre mentre sali … alla tua età rischi un infarto!”  gli ringhiò alle spalle.
Giurò di averlo sentito ridere mentre le porte dell’ascensore si chiudevano.

***

Hermione uscì dal bagno avvolta da una nube di vapore al muschio bianco. Una doccia rilassante e il pensiero di aver ritrovato i suoi genitori era quello che ci voleva per farle tornare il buon umore e distogliere i pensieri da un certo uomo burbero che due piani più sotto occupava una stanza , sperava , più minuscola della sua .

Esausta si lasciò cadere sul lettino della sua camera. Le sembrava di essere stata infilata in uno sgabuzzino. In quella stanza c’era a stento spazio per la sua valigia e i suoi pensieri. Problema quello che probabilmente non avrebbe avuto nessuna importanza , se Severus fosse stato con lei.
Mentre sbuffava e si frizionava i capelli con un asciugamano, bussarono alla porta.
“C-Chi è?” domandò incerta e maledì mentalmente il suo uomo per averla relegata in quel buco tutta sola.
“Servizio in camera.” Replicò la voce ironica di Severus.
La giovane rimase un attimo in silenzio indecisa sul da farsi. Se avesse dato ascolto alla sua indole polemica , probabilmente lo avrebbe lasciato in corridoio anche per tutta la notte. Aprendogli però sperava di avere qualche buona notizia sui suoi genitori , delle scuse  o almeno di ricevere qualche spiegazione.
“Hermione per cortesia mi faresti entrare?” borbottò l’uomo fuori dalla porta.
La ragazza sospirò e si decise ad aprire.
“Alla buon’ora.” Sbottò Severus , entrando trafelato nella stanza.
“Ciao anche a te.” Replicò la riccia. “A cosa devo l’onore di questa visita?” continuò acida.
Severus alzò gli occhi al cielo. “Speravo che il tuo umore fosse migliorato.” Disse mellifluo, mentre si aggirava per la piccola stanza come in cerca di qualcosa.
Hermione preferì sorvolare su quel commento. “Si può sapere come stai facendo? Se credi che io possa nascondere qualcosa o qualcuno, sappi che in questa stanza non c’è posto!” sbottò. Severus  si fermò , rivolgendole un ghigno sempre più divertito.
“Non ero alla ricerca di qualcosa. Mi domandavo solo se la stanza fosse tutta qui.” le disse vago, roteando l’indice della mano come ad indicare il perimetro della camera.
“Certo ... perché la tua non è così?” domandò curiosa la giovane.
L’uomo si strinse nelle spalle. “E’ simile.” Poi aggiunse con un lampo di perfido piacere negli occhi “Ovviamente la ragazza della reception avrà pensato che un uomo della mia età avesse bisogno di più confort. Come un piccolo salotto con un bel caminetto acceso, un letto più grande e …” l’uomo si sporse oltre la porta del bagno , per poi tornare a guardare Hermione ,ormai a bocca aperta, “… una bella vasca.”
“Sarai contento adesso!” lo accusò la giovane.
“Assolutamente no.” Rispose questi , divenuto serio “ ma suppongo sia quello che ti meriti.”
“Quindi è come pensavo … è una punizione!”
“Non essere sciocca.” Mormorò Severus , sedendosi sul letto e facendole cenno di accomodarsi accanto a lui. Hermione ostinata non si mosse ma incrociò le braccia al petto. L’uomo mugugnò “Se il problema è la stanza , potrai prendere la mia.”
Alla giovane sfuggì un risolino ironico. “Sono stata in condizioni peggiori … Non me ne frega un tubo se la mia camera è grande quanto la tana di un topo. Quello che mi infastidisce è non stare con te!”
“Beh su questo non ti posso accontentare .” Ribattè questa volta risoluto l’uomo.
“E si può sapere perché no?!” insistette.
“Perchè in quel maledetto bar tu non mi hai dato ascolto!” ringhiò Severus, per poi distogliere lo sguardo ed cominciare a studiare con eccessivo interesse il pesante copriletto dai ricami consunti.
“Hai ragione ,Severus. Davanti ai miei mi sono comportata come una stupida, mettendoci in una situazione ridicola ma … Ehm … non credo che le due cose siano collegate.” Si avvicinò la ragazza, prendendo posto sul letto. Severus sembrava veramente nervoso.
“Hermione tu non vuoi capire.” Brontolò questi “ Io avevo un piano e tu l’hai scombinato.”
“Se tu me ne avessi parlato forse …”
“Non ti ho detto niente perché eri troppo agitata e non mi saresti stata di nessun aiuto. Avevo sperato solo che ti fidassi di me.” Mormorò l’uomo.
Hermione prese a torturarsi un labbro. Quell’uomo era riuscito a ribaltare le loro posizioni! Era lei che doveva avercela con lui per averla tenuta all’oscuro dei suoi progetti. Lei avrebbe dovuto fargli venire i sensi di colpa per come era stata trattata …
“Avremmo dovuto seguire i tuoi genitori da lontano.” Riprese a parlare Severus “Fino ad arrivare al posto in cui alloggiavano. Solo allora avresti potuto avvicinarli e invertire l’incanto. Invece tu hai complicato tutto! Io non avrei mai voluto … dannazione, ho dovuto rimediare al tuo pasticcio!” L’uomo si passò una mano tra i capelli.
La sua tensione era palpabile ed Hermione cominciò seriamente a preoccuparsi. “Severus, non capisco … ok, ho peggiorato tutta la faccenda ma non è andata poi così male!”
Si pentì subito delle sue parole. Severus si voltò verso di lei con lo sguardo più nero che avesse mai visto. “Non hai notato niente di strano, vero? Non ti è sembrato bizzarro il modo in cui i tuoi genitori ci hanno accolto? Non erano forse troppo disponibili nei confronti di due perfetti estranei?”
Hermione stava per rispondere che no, lei non aveva notato niente di tutto ciò, quando il dispiacere negli occhi scuri di Severus la illuminò.
“La maledizione Imperius.” Capì di aver indovinato , perché l’uomo chinò il capo colpevole. “Hai … hai usato una maledizione senza perdono sui miei genitori?”domandò ancora incredula.
“Mi dispiace …” farfugliò Severus stringendo con le lunghe dita il copriletto “Quando ti ho visto precipitarti al loro tavolo io … io ho perso il controllo. Ho avuto paura che ci notassero e che non avremmo più potuto seguirli, come avrei voluto. Sarebbe stato ancora più difficile trovarli in un posto isolato se … credevo che – che sarebbero stati più … Ti giuro ,Hermione , che non gli ho fatto alcun male. Non lo avrei mai fatto.” Tentò di prenderle una mano, ma Hermione si scansò e lui si ritrasse in fretta.
“Lasciami sola.” Mormorò la ragazza, senza guardarlo.
“Come preferisci.” Severus si alzò immediatamente.
Solo quando girò la maniglia Hermione si voltò verso di lui. La stava fissando. Aveva gli occhi tristi ed era pallido da far spavento.
Era doloroso vederlo così , ma lo era ancora di più  quello che aveva fatto. E non erano i suoi genitori a preoccuparla. Loro non si erano resi conto di niente e non avrebbero avuto nessun ricordo dell'incanto. Il problema era la facilità con lui era tornato a praticare quel tipo di magia. Cosa avrebbe dovuto aspettarsi? Ogni volta che ci fosse stato un problema lui l’avrebbe risolto con una maledizione? Era forse vero che un mangiamorte sarebbe rimasto per tutta la vita una mangiamorte?
Con quelle domande che le frullavano prepotentemente nella mente, Hermione chiuse gli occhi.
Aveva la necessità di pensare senza la pressione di quegli occhi tristi e colpevoli su di sè.
“Va’ via.” Ordinò di nuovo.
La porta si chiuse all'istante.

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Capitolo 33
*** Volim te ***


volim te
Salve a tutti! Lo so, sono sparita e non ho scuse, se non il semplice fatto che ci sono periodi in cui definirsi "impegnata" è un eufemismo.
Mi scuso per non aver risposto alle recensioni, che sono sempre bellissime e ultra-gradite :)

Buona lettura!

Le vetrate colorate della locanda Malik tremarono sotto il fragore di un tuono, mentre Severus sedeva, solo, ad un tavolo del piccolo ristorante interno all’albergo.

Era già passata una buona mezz’ora da quando aveva lasciato la sua stanza e si era rifugiato in quella saletta ancora deserta a rimuginare e a sperare che Hermione facesse il suo ingresso, magari in cerca dei genitori.
Il senso di colpa gli serrò lo stomaco.
Come poteva esser stato così stupido? Avrebbe dovuto immaginare quale sarebbe stata la reazione della ragazza alla sua confessione.
Allora utilizzare la maledizione Imperius sui coniugi Granger gli era sembrata un’ottima idea o almeno la più pratica, ora invece giudicava  la sua scelta come la peggiore della sua vita.
Si prese la base del naso tra l’indice e il pollice e chiuse gli occhi.
Cosa avrebbe fatto se l’avesse persa? Hermione aveva sempre combattuto per la loro relazione, anche quando lui stesso gli remava contro. Aveva sacrificato molto, troppo, per i suoi vent’anni. Come avrebbe potuto biasimarla se avesse scelto di mettere fine a quella tortura?
Spesso aveva considerato il suo interesse esclusivamente  come il capriccio di una giovane donna nell’avere un amante più grande. Dentro di lui però, la parte più intima della sua anima bramava credere che quello non fosse un capriccio ma che fosse veramente quello che la ragazza gli aveva confessato in lacrime molto tempo prima. Voleva fosse amore …
Mentre vedeva la pioggia fitta trasformarsi in grandine, si passò una mano sul petto all’altezza del cuore, come per alleviare il peso che lo opprimeva
E lui? Lui che l’amava non glielo aveva confessato mai …
“Buonasera signore , cosa posso portarle?”
Trasalì alla voce del cameriere che aspettava il suo ordine ,con un sorriso cordiale sul volto.
Severus si sforzò di racimolare almeno un po’ di gentilezza “Le spiacerebbe tornare dopo? Attendo un'altra ospite dell’albergo.” Sempre che lei abbia ancora voglia di condividere il suo tempo con me. Brontolò mentalmente.

Non appena il cameriere si fu congedato, Severus afferrò rabbiosamente il menù. Sperava di tenere in quel modo la testa impegnata e far così tacere la sua coscienza che continuava a rinfacciargli ogni sua mancanza nei confronti della donna che sapeva d’amare, ma alla quale aveva ben tenuto nascosto quel fondamentale dettaglio.
Dei passi annunciarono l’arrivo di qualcuno. Il suo cuore perse inutilmente un battito, poiché nella stanza fece il suo ingresso solo un’allegra coppietta.
Osservandoli, Severus si disse che non potevano essere altro che essere degli sposini novelli, viste le mille smancerie che si scambiavano.
Mentre li scrutava torvo, non potè fare a meno di chiedersi se lui sarebbe mai stato in grado di dimostrare apertamente i suoi sentimenti e se fosse quello ciò che Hermione desiderava.
Solo allora l’oggetto dei suoi pensieri apparve sulla soglia della sala. I suoi grandi occhi castani si posarono immediatamente su di lui.
Severus deglutì sempre più teso, quando la ragazza cominciò ad avvicinarsi con passo incerto.
Si alzò per aiutarla ad accomodarsi, spostandole la sedia, ma Hermione lo guardò nervosa e lui fece immediatamente marcia indietro.
“Faccio da sola.”  Gli disse spiccia prima di prendere posto davanti a lui ed iniziare a leggere il menù, dimostrando un totale disinteresse nei suoi confronti.
Passati pochi minuti, che a Severus sembrarono secoli, la riccia sbottò facendolo trasalire “Quella è magia oscura.” “Lo so” borbottò mortificato. Si studiarono un po’ in silenzio. Severus prese a giocherellare impaziente con una fetta di pane scivolata sulla tovaglia dal piccolo cestino di vimini che la conteneva.
Se quello era il momento della verità , almeno sperava che tutto finisse in fretta. Avrebbe così trascinato l’inutile zavorra del suo corpo via da quel posto , per  passare poi il resto della sua esistenza a leccarsi le ferite che, come al solito,  era bravissimo a procurarsi da solo. Guardò di sbieco la giovane nel tentativo di capire, magari dalla sua espressione, quali fossero le sue intenzioni ma senza alcun successo. Hermione infatti  si era voltata a guardare la coppia che prima lo aveva così tanto irritato.
Sembrava profondamente assorta ma, per sua fortuna,  non arrabbiata. Quando i begli occhi della ragazza si posarono di nuovo su di lui riuscì a resistere alla tentazione di distogliere lo sguardo.
Era un uomo adulto, per Salazar! Il fatto che fosse intimorito, anzi terrorizzato, da quello che Hermione era sicuramente in procinto di dirgli non voleva dire che glielo avrebbe mostrato. Almeno se lo avesse piantato, si sarebbe risparmiato quell’ulteriore umiliazione.
“La coercizione è una forma di violenza … Tu l’hai usata sui miei genitori deliberatamente. Ti chiedo … come pensi che mi senta adesso?”
Gli occhi di Hermione esprimevano un tormento tale che Severus si sentì contorcere le viscere.
“Sono stato un pazzo ed un irresponsabile. Ma ti giuro che non … non volevo far loro del male. Se è per questo che sei preoccupata non devi temere … Io ... ciò non mi giustifica ed è ovvio che tu sia furiosa con me ma ...”
L’avrebbe voluta supplicare … ma di fare cosa? Di perdonarlo? Dargli un’altra opportunità? Ma con che coraggio avrebbe mai potuto farlo.
Si passò una mano fra i capelli teso.
“Hai indovinato. Sono preoccupata. Ma non per loro.”
“Che vuoi dire?”
La giovane sospirò e Severus notò come i suoi occhi si fossero velati di lacrime. Il senso di soffocamento gli dava nausea.
“Qualche volta ho paura che tutto questo non cambierà mai.” la voce di Hermione tremò “Severus, sono terrorizzata che ogni volta ci sarà un problema tu sceglierai la strada della magia oscura … e io non potrei sopportarlo.”
Severus credeva di aver perso la capacità di parlare. Avrebbe voluto fermare quel discorso ma non ne aveva le forze. Si sentiva spogliato di tutto.
Hermione aveva le guance bagnate di lacrime. “Ero convinta che non fossi più quel tipo di persona … che quella parte di te non esistesse … che fosse una finzione creata per la guerra. Invece forse non è così … forse è stata solo una mia fantasia l’idea che tu non fossi quello che tutti ti accusavano di essere.” Alla ragazza sfuggì un singhiozzo
Un pianto silenzioso interruppe il corso delle parole.
Severus avrebbe voluto che la sua voce suonasse sicura, ma riuscì solo a emettere dei suoni striduli ed intrisi di panico “I-io non lo farò mai più.” “Perché dovrei crederti?” lo incalzò la giovane tirando su con il naso.
Severus prese un profondo respiro. “Perché l’idea di perderti è talmente spaventosa che so per certo che non farò mai più nulla che ti possa allontanare da me.” Deglutì “So di non meritarmi la tua fiducia. Ma se le mie azioni ti spingono a pensare il contrario, ti prego credi almeno...”Severus osservò un attimo la ragazza la quale, prima pallida, ora aveva le guance splendidamente imporporate.
Se era disposta a starlo ad ascoltare un’altra volta, dopotutto poteva ancora sperare.
In uno slancio di coraggio, Severus si protese sul tavolo e le afferrò una mano, stringendola tra le sue. Ebbe un tremito di gioia quando Hermione non scostò la piccola mano fredda dal suo tocco ma si limitò a fissarlo con i grandi occhi marroni sgranati per quel suo insolito comportamento.
“Se mi fossi reso conto subito di quanto tenevo a te, probabilmente ci avrei risparmiato un sacco di sofferenza …  Fidati di me quando ti dico che non ti deluderò più. Io …”
“Eccovi qui! Non vi avevamo più incontrato e non sapevamo se aveste seguito il nostro consiglio oppure no!” la voce squillante della signora Granger li colse alla sprovvista in quel momento così delicato.
Severus, lottando per non mettersi a gridare dalla frustrazione, fece scivolare la sua mano lontano da quella di Hermione la quale sembrava turbata quanto lui.
Entrambi tentarono comunque di rispondere in modo tranquillo all’insistente interrogatorio della donna che, seppur non più sotto la maledizione imperius, li trattava con familiarità e gentilezza. Jane si informò su quanto ci avessero messo a trovare l’albergo, di come fossero le loro stanze e addirittura gli diede alcuni consigli sul menù.
Severus lasciò che fosse Hermione a rispondere a quella valanga di domande, notando come la ragazza fosse felice per le premure della donna.
Jane si congedò solo all’arrivo del marito, con la promessa che il giorno seguente avrebbero fatto colazione insieme.
Rimasti soli, Severus cercò di racimolare il coraggio di continuare il discorso, ma l’imbarazzo e la frustrazione lo tenevano inchiodato in quel limbo di silenzio. In più la giovane teneva lo sguardo fisso sulla propria ordinazione, come se temesse che incontrando i suoi occhi sarebbe successo qualcosa di irreparabile.
Il silenzio li seguì anche dopo aver lasciato la calda sala dove avevano consumato la cena.
Severus continuava a lanciare occhiate nervose verso Hermione. La ragazza tuttavia non accennava nè a parlare nè a guardarlo.
Quella situazione lo avrebbe fatto impazzire. Aveva iniziato a pensare che un’esplicita manifestazione dei suoi sentimenti sarebbe potuta servire a qualcosa. A tavola la ragazza lo aveva ascoltato, mentre le confessava solo un briciolo di ciò che provava per lei. Tuttavia non era certo tipo da dichiarazioni d’amore e questo Hermione lo aveva sempre saputo. Eppure forse la ragazza si aspettava proprio quello. Una dichiarazione d’amore, con parole languide e sussurrate, con sospiri e grandi promesse.
Istintivamente si allargò il collo della camicia con due dita a causa di una fastidiosa sensazione di disagio che gli aveva serrato improvvisamente la gola.
Ne sarebbe stato capace? Ne dubitava profondamente. Lui non era un tipo da cuori di cioccolata e frasi mielose e non sarebbe certamente cambiato a quarant’anni.
Sovrappensiero, sbuffò. “Penso che potremmo salire  in camera.” Propose e si maledì per essere suonato così crudo e distaccato. Quelle parole sarebbero dovute suonare pacifiche e non sembrare  un invito con scopi osceni. “ … per parlare” precisò in fretta nel timore di vedere Hermione mollarlo su due piedi. La giovane gli lanciò uno sguardo strano e annuì. Si avvicinò perciò al vecchio ascensore nella hall, sfiorando leggermente con i polpastrelli il tasto verde. “Sali con me?” mormorò, non appena le porte scorrevoli si aprirono  mostrando le pareti di specchi fumé. Severus non se lo fece ripetere due volte e, seppur a malincuore, entrò nell’abitacolo che traballando leggermente iniziò la sua lenta salita.
Non aveva mai amato gli ascensori babbani, ma quella volta pur di non contrariare ulteriormente la ragazza, avrebbe probabilmente fatto in su e giù da solo dentro quel meccanismo infernale se solo fosse stata lei a chiederlo.
Dopo un’eternità, per puro tormento di Severus, un lieve suono li avvertì che erano arrivati al secondo piano.

La stanza era spaziosa e con grandi vetrate che, una volta aperte le pesanti tende, mostravano la Zagabria babbana illuminarsi con il calare della notte. Hermione fissava incantata quello spettacolo, permettendo a Severus di ammirare ammaliato il profilo della giovane a quella tenue luce riflessa. Aveva quasi dimenticato i loro problemi, quando la giovane lo stupì parlando per prima. “Di che cosa volevi parlare?” Severus la fissò un attimo perso, mentre si allontanava dalla finestra e prendeva posto su una poltroncina del piccolo salotto che faceva da ingresso alla camera. “Pensavo fosse ovvio. Prima a cena siamo stati interrotti … dovremmo chiarire la situazione. Credo.” Sospirò. Probabilmente per lei non c’era altro da dirsi se non addio. Si sentì debole come non lo era da tempo. Era evidente che non c’erano altri argomenti. Probabilmente un’ammissione sul fatto che le cose non andavano, sarebbe stata sufficiente e soprattutto avrebbe salvato quel poco di dignità che gli restava.
 “Non posso dire niente a mia discolpa, Hermione, se non che mi dispiace averti deluso un’altra volta.” Un sorriso amaro gli increspò le labbra “ sembra che non sappia fare altro.”
Scosso, si sedette sulla poltrona accanto a quella della giovane e le prese una mano. “Sai anche farmi stare bene come nessun altro.” Hermione gli sorrise “Ovviamente, quando non sei occupato a scappare o ad affatturare i miei cari.”
“Già.” Mormorò l’uomo “Io te l’avevo detto che sarebbe andato tutto male, che saresti stata infelice con me al tuo fianco, e che io anche non volendo avrei trovato tutti i modi migliori per farti soffrire.” Strinse più forte la mano della giovane, perché la disperazione era troppa anche per lui.“Eppure tu hai continuato ad assillarmi, fino a che non sono capitolato. Perché, dannazione, sono ai tuoi piedi … e lo sono da molto più tempo di quanto mi vada ammettere.” Continuò il monologo a testa china, con gli occhi che pizzicavano. Sperava che fosse la polvere e non le lacrime, altrimenti quella umiliazione sarebbe stata doppia. “E’ accaduto quello che temevo … e io non ti tratterrò con me, perché so che non vuoi.”
Aveva la nausea ma sperò di poter farcela ad alzare gli occhi su Hermione e vederla andarsene per sempre dalla sua vita senza vomitarle l’intera cena sui piedi.
La ragazza però non dava nessun segno di volersene andare, anzi teneva le dita ancora intrecciate alle sue. La guardò sempre più confuso, mentre sul bel viso di formava un sorrisetto divertito.
Quella poi. Offeso, Severus tentò di ritrarre la mano. Aveva sbagliato e ne avrebbe pagato le conseguenze, ma pensava di non meritarsi di essere deriso senza nessuna pietà. La presa di Hermione però si fece più salda intorno alla sua mano. Avrebbe dovuto strattonarla con violenza per liberarsi, ma non voleva farle male. “Lasciami.” Ringhiò. “Dove vorresti andare?” domandò di nuovo seria Hermione. “Fuori da questa stanza, lontano da questo stupido albergo e da te, che ridi di me mentre mi stai mollando. Deve darti un certo piacere sbarazzarti di me dopotutto.” sputò con tutta la rabbia che aveva nel cuore.
“Io non provo nessun piacere a lasciarti, perché non è quello che sto facendo.” La voce di Hermione suonava lieve, ma seria allo stesso tempo. Severus smise di divincolarsi. “E rido solo perché … te l’ha mai detto nessuno che sei melodrammatico quando sei triste?” la ragazza sospirò e gli sorrise di nuovo. Severus si stava a stento trattenendo dal non fissarla a bocca aperta. “Ero arrabbiata prima di cena e lo sono ancora… ho pensato addirittura di venire in questa stessa camera e schiantarti. Anzi dopo potrei pure farlo. Ma…” Hermione si sporse verso Severus, come se dovesse confessargli un segreto. “ Proprio adesso, dopo tutti i miei affanni, speri veramente che ti abbandoni? Mi spiace deluderti, ma ti sbagli di grosso. Finalmente ti ho con me. E non mi importa quanto lavoro ci sarà da fare per abbattere le tue brutte abitudini, ho intenzione di tenerti con me per molto, moltissimo tempo.” Severus perse un battito. Era sua, nonostante tutto era ancora, totalmente, sua. Senza sapere come, si ritrovò in ginocchio davanti alla giovane. Le ginocchia facevano male contro il duro pavimento in marmo, ma lui si sentiva come scollegato da quella parte del suo corpo che non fosse concentrata sulla donna che gli stava davanti. “Ti amo.”
Aveva detto tutto in un filo di voce, ma quello sembrava bastare perché il dolce viso di Hermione, tanto vicino al suo da far sfiorare i loro nasi,si aprisse nel sorriso più dolce che avesse mai visto. La ragazza annuì piano. “Lo so.” Mormorò commossa. “L’hai sempre saputo.” aggiunse lui, prima di baciarla.

Nda:
Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, volevo fare una piccola precisazione: il titolo del capitolo ( e non a caso della storia) è "Volim te", perchè in croato questa espressione è l'equivalente del nostro "ti amo"
.

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Capitolo 34
*** Reverto Oblivium ***


capitolo 34
“Reverto … oblivion … mh, forse è oblivion reverto. No. Accidenti …”
Severus spalancò gli occhi. Gli anni passati a fare la spia gli avevano permesso di sviluppare un udito molto fine e un sonno eccessivamente lieve, perché quel mormorio concitato non lo svegliasse. Lentamente passò la mano sulla parte di letto accanto a sé. Hermione doveva essersi alzata da tempo, poiché le lenzuola non conservavano più il calore del suo corpo.
Muovendosi piano, il pozionista squadrò la camera in cerca dell’oggetto dei suoi desideri. La vide rannicchiata su una poltrona accanto al camino, dove le braci ancora roventi scoppiettavano allegre. Teneva lo sguardo fisso sui tizzoni, la fronte aggrottata dalla concentrazione e muoveva rapidamente le labbra, come quando ai tempi della scuola ripeteva la lezione prima di entrare in classe.
Gli sfuggì un sorriso. Il suo studio, il profumo degli ingredienti  freschi nel suo laboratorio … aveva sempre amato la placida quiete di quei luoghi. Se non ci fosse stata la seccatura di avere sempre intorno quelle capre di studenti probabilmente avrebbe seriamente valutato l’idea di riprendersi il suo vecchio posto. Ovviamente tutto ciò era impossibile dal momento che Hogwarts era una scuola e dubitava che potesse liberarsi dei suoi alunni.
“La formula esatta è reverto oblivium.” Disse interrompendo il mormorio continuo della giovane che si voltò spaventata. “Mi dispiace,facevo molto rumore?” Severus scosse la testa e si accomodò a sedere sul letto“No. Temo di essere abituato a dormire con un occhio aperto.” Hermione sorrise, tuttavia non sembrò tranquillizzarsi.
“Che ne sarà dei miei genitori se non riesco a invertire l’incantesimo? E’ passato così tanto tempo … e se non fossi in grado di riportarli indietro?” rivelò, mordicchiandosi nervosa un labbro. Si passò le mani tra i capelli ispidi senza smettere di guardarlo. Il riflesso bianco della luce lunare le illuminava appena il volto facendo risaltare l’espressione triste degli occhi. Severus non escludeva che avesse pianto. Si maledì per non aver percepito subito quanto fosse preoccupata. Avrebbe dovuto trovare il modo di calmarla altrimenti la buona riuscita dell’incantesimo sarebbe stata veramente poco probabile.
Sbuffò, fingendosi annoiato “Sei sempre stata una strega piuttosto dotata , un incantesimo di memoria non ti creerà  nessun problema. Devo forse ricordarti che in quel campo riusciva ad eccellere anche quell’idiota di Allock?” Solo dopo pensò che se qualcosa fosse andato storto quell’argomento gli si sarebbe ritorto contro.
“Beh, questo è solo il tuo parere.” Rispose triste la ragazza.
Equivocando quelle parole, Severus sibilò acido: “Il mio parere, Hermione , è un buon parere anzi, è un ottimo parere ed è inferiore a pochissimi altri nel mondo magico. E per di più è l’unico di cui disponi al momento, perciò accontentati.” Offeso, distolse lo sguardo e incrociò le braccia al petto. Sentì la ragazza sospirare sonoramente e strinse forte le labbra per non aggredirla ulteriormente.
Per Merlino, voleva aiutarla ma non le avrebbe permesso di denigrarlo.
“Severus mi hai frainteso.” Rivolse alla giovane un’occhiata velenosa, che parve non intimorirla affatto. “ Le tue opinioni sono assolutamente valide ma … magari nei miei confronti potrebbero essere un tantino parziali.” Severus continuò a tacere. “Insomma” continuò la giovane, giocherellando con un piccolo taglio sulla pelle della poltrona su cui ancora sedeva “dopo tutto quello che abbiamo passato … le nostre litigate, tutte le volte che abbiamo fatto pace …” Severus si trovò a combattere con l’istinto di abbracciarla e trascinarla sotto le coperte con sé. Al diavolo il suo stupido caratteraccio! “Ieri sera mi hai anche detto che mi ami.” Severus ringraziò il cielo di non aver pensato di accendere una luce e di poter così far finta di non essere furiosamente arrossito a quel ricordo. “Credo sia normale che il tuo pensiero possa essere facilmente influenzato.”

Severus fece una smorfia. Quello che diceva Hermione era vero, ma solo in parte. Fin dai tempi della scuola l’aveva sempre reputata un’allieva brillante e dotata di raro talento. Ovviamente non lo avrebbe mai ammesso allora, vista la sua casa di appartenenza, ma in quel momento era stato semplicemente sincero.
“Ti giudicavo allo stesso modo anche quando per te ero solo il Professor Piton, oppure il Pipistrello gigante, come alcuni dei tuoi compagni più intelligenti avevano l’abitudine di chiamarmi.” confessò riluttante. “Ovviamente la tua arroganza Grifondoro e la tua saccenza oscuravano quasi del tutto le  tue capacità.” aggiunse tentando di sminuire quell’ammissione, davanti all’espressione di puro stupore dipinta sul volto della giovane.
Avrebbe dovuto darci un taglio con quei discorsi a cuore aperto.

Hermione non parve dar peso alle sue ultime parole. “Quindi credi veramente che io sia una strega capace …”. A giudicare dal tono esultante della voce della ragazza, Severus ritenne superato il pericolo di crisi imminente. “Si. Lo penso veramente ma non sperare di sentirmelo dire spesso.” Borbottò “Ora sarebbe meglio se tu tornassi a letto. Non vorrai addormentarti sulla bacchetta domani mattina?” Scostò perciò le coperte invitandola a tornare accanto a lui.
Hermione fece un risolino. “Certamente, professor Piton.” Sussurrò per poi spostarsi dalla poltrona e muoversi piano verso il letto, permettendo a Severus di  ammirare il bel corpo che fin troppo bene si intravedeva dalla sua maglia che la ragazza aveva indossato come pigiama. Il senso di colpa alla vista di tutta quella gioventù si fece sentire come una puntura allo stomaco, ma Severus scelse stavolta di non curarsene mentre Hermione si infilava tra le sue braccia. “Cento punti a Grinfondoro, signorina Granger.”

***


La mattina seguente arrivò in fretta. Hermione e Severus si prepararono e non parlarono molto. Tra di loro aleggiava una soffice tensione, niente a che vedere con il panico della notte passata. Severus pensò che le sue poche parole avessero gonfiato a sufficienza l’orgoglio di Hermione da reprimere almeno qualche spiacevole crollo  isterico.
Solo prima di lasciare la stanza Severus si concesse di accarezzare il viso della giovane donna che gli stava accanto. Con la punta del dito indugiò sui lineamenti leggermente contratti della giovane, che si spinse contro il suo tocco per chiederne di più. Cingendole così la vita con l’altra mano, la strinse a sé e le baciò i capelli. “Andrà tutto bene.” Mormorò e percepì Hermione rispondere al suo abbraccio con altrettanto entusiasmo. Poi non riuscendo a trattenere un sogghigno disse “Sempre se rispetterai i nostri piani.”. La giovane, prima abbandonata sul suo petto, gli rivolse uno sguardo furbo “Il capo sei tu.” Gli rispose con un sorrisino. “O così ti piacerebbe farmi credere.” Aggiunse lui, arricciando le labbra. Quel pensiero era quanto mai veritiero, viste le sue condizioni.
Si punzecchiarono per tutto il corridoio fino all’ascensore a cui Severus lanciò uno sguardo scettico. “Sei giovane. Potresti benissimo prendere le scale invece di questo trabiccolo.” Brontolò, sperando di evitare un altro viaggio in quella scatola traballante. Hermione  sbuffò. “ Non mi va di scendere tutti quegli scalini. Che c’è? Non avrai mica paura degli ascensori?” domandò sarcastica.
Severus la osservò ostile. La sua compagnia sembrava aver dato alla Grifoncina una spolverata di animo serpeverde. “Gli ascensori non mi creano nessun tipo di ansia quando sono affidabili come quelli magici. Semplicemente non mi fido di questa scatola da scarpe appesa ad un filo, senza incantesimi di sicurezza ad ammortizzare una sua prevedibile caduta nel vuoto.” Grugnì. La riccia liquidò quelle parole alzando gli occhi al cielo ed entrò nell’abitacolo appena arrivato, sfidandolo con un’occhiata a fare altrettanto. Scuotendo la testa, Severus la seguì.
Non appena le porte scorrevoli si furono chiuse, la riccia si appoggiò al suo fianco e gli prese la mano. Il pozionista la chiuse immediatamente con la sua poi si schiarì la gola. Sarebbe stato meglio precisare alcune cose prima di essere alla presenza dei Granger. Sperava che Hermione si dimostrasse più collaborativa di quanto lo era stata fino ad allora.
“Hermione, credo che dovremo evitare di stare troppo vicini davanti ai tuoi genitori. Anzi meglio cominciare da subito.” Esordì, allentando la presa sulla mano della ragazza che lo fissò smarrita. “Cosa intendi dire? Pensavo che mi saresti stato accanto mentre eseguivo l’incantesimo.”
L’uomo sbuffò mentalmente. Per una volta quella benedetta ragazza avrebbe potuto acconsentire senza costringerlo a spiegazioni imbarazzanti.
“Ovviamente. Io intendevo … beh, non vorrei che i tuoi genitori percepissero qual è il nostro rapporto.” Aveva appena finito di parlare che l’ascensore si frenò bruscamente. Spaesato studiò le porte scorrevoli che però rimasero inermi. Se fossero arrivati si sarebbero dovute aprire. Che diavolo stava succedendo?

Fissò un attimo Hermione, placidamente appoggiata ad uno dei vetri fumè che riproducevano mille volte la loro immagine. “Qualsiasi cosa tu abbia combinato smettila subito.” Ringhiò. La riccia lo guardò seria di rimando. “Prima spiegami cosa hai in mente.” Nervoso, Severus sogghignò “Mi basta un colpo di bacchetta per muovere questo aggeggio.” Hermione si strinse nelle spalle “E’ vero, ma non lo farai perché se non ti degnerai di darmi una spiegazione, Severus, io potrei metterti in difficoltà un’altra volta e sappiamo bene tutti e due quali sarebbero i risultati.”.
La ragazza lo aveva messo alle strette. Avrebbe dovuto dargli una spiegazione, nonostante non ne avesse nessuna voglia.
Arresosi , sospirò. “Gli incantesimi di memoria hanno l’effetto di cancellare i ricordi della persona su cui vengono effettuati …”
“Saltiamo le cose ovvie, non possiamo tenere l’ascensore bloccato per un’eternità senza che qualcuno se ne accorga e chiami soccorsi!” lo interruppe Hermione. Severus le scoccò uno sguardo truce a cui lei rimase impassibile. Sembrava che avesse sviluppato un’irritante immunità a quei suoi particolari atteggiamenti da cattivo.
“Se fossi così cortese da farmi finire.”sibilò acido e nervoso per quella situazione poco piacevole “Nonostante questo effetto, gli incantesimi di memoria non impediscono a chi li ha subiti di crearne dei nuovi. Perciò un contro incantesimo che permetta di riacquistare i ricordi persi , non cancellerà le memorie ottenute nel frattempo. Ritengo perciò opportuno evitare di lasciare nella memoria dei tuoi genitori tracce di qualcosa che potrebbe sconvolgerli una volta che si saranno ricordati che sei la loro figlia. Saranno scossi a sufficienza già dal solo vederti. Hanno lasciato una ragazzina di diciotto anni e ritrovano una donna. Dovrai raccontargli della guerra e di ciò che è successo a causa di essa. Non mi pare il caso che debbano anche affrontare il fatto che tu hai una relazione con un tuo ex docente con il doppio dei tuoi anni. Renderebbe tutto ancora più complicato per loro e per noi.” Concluso il discorso, Severus si sentì soddisfatto. Il suo era un ragionamento logico a cui la ragazza avrebbe dovuto cedere per forza di cose.
“E come dovrei spiegare che sono qui da sola con te?”
L’uomo alzò gli occhi al cielo. La ragazza non aveva nessuna intenzione di demordere. “Semplice. Gli dirai che sono il tuo mentore e che volevi il mio supporto nell’esecuzione di un incantesimo complesso.”
“E come dovrei giustificare il fatto che ieri sera a cena mi tenevi la mano?” sbottò Hermione, ancora appoggiata alla parete dell’ascensore e con le braccia incrociate al petto.
Severus percepì un inopportuno calore diffondersi sul viso. Pregò di non essere arrossito. “E’ un gesto d’affetto che non dà motivo di pensare ad implicazioni sentimentali.”
“Perché non me l’hai detto subito?” Dal tono si capiva quanto fosse arrabbiata e Severus si sentì un po’ in colpa. “Avrei voluto parlartene subito ma poi c’è stato il bar, la maledizione imperius, la litigata … ho dovuto preoccuparmi di altre cose.”
“E’ per questo che abbiamo due camere separate?”
“Ovviamente. In questo modo evitiamo che i tuoi genitori possano pensare che, oltre a lavorare insieme, tra noi ci siano altri generi di rapporti.” A disagio, si schiarì la voce e cercò di guardare altrove piuttosto che verso la ragazza. Perciò fu colto di sorpresa quando avvertì la presenza del corpo della giovane pressato contro il suo. Spaesato fissò il volto di lei tanto vicino al suo che gli sarebbe bastato un respiro per poterla baciare.
“Credi veramente che bastino due stanze diverse per nascondere un’evidenza?” gli mormorò all’orecchio. “Lo spero.” Severus implorò se stesso di restare razionale davanti a quel comportamento della giovane fin troppo seducente, nonostante il cuore gli battesse ferocemente e la gola fosse già arida. Si disse tuttavia che quella vicinanza non sarebbe dovuta andar sprecata. Stava infatti per avvolgere la ragazza e godere un po’ di quegli ultimi attimi di intimità quando questa gli scivolò lontano e premette il bottone per far ripartire l’ascensore che arrivò all’istante a destinazione.
Seccato, osservò la ragazza che lo precedeva fermarsi e rivolgersi a lui con il dito indice puntato verso il suo viso. Non potè fare a meno di alzare le sopracciglia. “Farò come mi chiedi, ma sia ben chiaro che non mentirò ai miei genitori per sempre.”

***

Severus uscì dalla camera al secondo piano chiudendosi la porta alle spalle. Appena fu solo nel corridoio poco illuminato, appoggiò le spalle al muro e tirò un sospiro di sollievo. L’incantesimo era riuscito, ma la paura che non avesse avuto l’effetto sperato era così viva sulla sua pelle che la poteva ancora sentire camminare lungo le braccia come un insetto viscido e fastidioso.
Sotto le sue palpebre chiuse scorrevano ancora le immagini dell’ultima ora.

Hermione pronunciava l’incantesimo senza esitazione e i suoi genitori crollavano dalle loro sedie come delle marionette a cui avevano tagliato i fili. Le urla della ragazza quando non li aveva visti alzarsi. Le sue suppliche perché lui rimediasse a quello che lei aveva fatto. La sua sofferenza nell’avere le mani legate davanti ad un fenomeno totalmente imprevisto e alle lacrime di Hermione in ginocchio accanto ai corpi che respiravano appena.

Si passò una mano sulla fronte ancora madida di sudore. Era stato un incosciente. Non aveva fatto ricerche. Non si era domandato neppure per un momento cosa avrebbe voluto dire invertire un incantesimo così resistente, dopo anni dalla sua esecuzione. Come aveva potuto spingere Hermione verso un rischio simile senza pensare alle conseguenze? Se fosse andato tutto storto la ragazza avrebbe incolpato lui e, peggio ancora, se stessa per quella leggerezza.  Le avrebbe rovinato la vita.
Esausto si accovacciò accanto alla porta della stanza dalla quale giungevano l’eco di frasi e risate.
Da quando era diventato uno sprovveduto che agiva prima di pensare? Da quando aveva iniziato a comportarsi più da Grifondoro che da Serpeverde?
Il chiacchierare concitato di Hermione gli solleticò l’orecchio più vicino alla porta e gli strappò un sorriso.
Aver visto i coniugi Granger aprire gli occhi era stata una gioia per lui, perciò poteva solo immaginare cosa provasse in quel momento la giovane che aveva lasciato tra le braccia amorevoli della sua ritrovata famiglia.

Si era volontariamente congedato, nonostante le insistenze di tutti i Granger, perché voleva concedere ad Hermione tutto il tempo necessario per stare con i suoi genitori e anche perché tutto l’amore, che era riaffiorato sulle espressioni dei due genitori alla vista della loro figlia in lacrime, lo aveva sopraffatto e fatto sentire così di troppo che aveva sentito il bisogno di andarsene.
Un rumore di passi lo fece trasalire. Veloce si mise in piedi e aggiustò gli abiti babbani. Fissò un attimo la porta della camera indeciso se riapparire oppure no ma, sentendo distintamente la signora Granger fare una raffica di domande alla figlia preferì lasciar perdere e iniziò a scendere le scale.

Mentre camminava per le vie ampie e luminose di Zagabria, l’uomo concentrò i suoi pensieri di nuovo sul suo comportamento. L’avere accanto Hermione lo aveva reso cieco e avventato, a discapito purtroppo di entrambi.
In un lampo la sua coscienza gli riportò alla mente il litigio a casa dei Potter prima della loro partenza. Non si pentiva di quello che aveva fatto. Anche lì in mezzo a quella via babbana avrebbe gridato al mondo la sua gioia nell’aver accanto quella stupenda strega. Tuttavia quel giorno aveva ignorato che le conseguenze dei suoi comportamenti si sarebbero ritorti anche contro la vita di Hermione. Come si sarebbero comportati i Potter e tutto quel restante gruppo di idioti nei confronti della giovane? L’avrebbero accusata o allontanata perché aveva scelto di stare con lui? Probabilmente no. Ma come poteva essere stato così egoista da non pensare a cosa sarebbe successo dopo? I Potter erano stati una seconda famiglia per Hermione. L’avevano accolta, curata ed amata quando lui ancora la considerava una ragazzina saccente e petulante, eppure lei non aveva esitato un secondo a battersi e a rinunciarvi per lui. Certo, non negava che quel comportamento lo avesse fatto sentire amato come non gli era mai capitato, ma questo non lo giustificava.
Inoltre cosa sarebbe successo con il ritorno dei coniugi Granger? Hermione avrebbe sicuramente scelto di tornare a vivere con i suoi. Da quel momento che ruolo avrebbe avuto lui nella sua vita, finalmente tornata alla normalità? Forse si sarebbe presto stancata di avere con sé una zavorra vecchia e cupa, preferendogli qualcuno di più giovane e simile a lei.
Severus corrugò la fronte e perso nei suoi cupi pensieri continuò a passeggiare in mezzo alla folla senza meta.
Era già pomeriggio inoltrato quando si fermò in un piccolo bar per arrestare i morsi della fame. Speluzzicò qualcosa e sorseggiò distrattamente una tazza di pessimo caffè. La luce arancione del tramonto colorava già gli edifici intorno al piccolo locale, quando l’uomo decise di alzarsi e tornare verso l’albergo. Solo allora si rese conto di due cose che lo demoralizzarono ancora di più: primo non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, visto la sua limitata conoscenza della Zagabria babbana; secondo non aveva con sé la bacchetta, che stupidamente aveva lasciato nella sua stanza. In poche parole si era perso.
Sbuffando, cercò di far riemergere dalla nebbia delle proprie preoccupazione la strada che aveva percorso dall’albergo a quel posto sconosciuto.

Entrò nella hall poco dopo mezzanotte e la attraversò con ampie falcate.
“Camera 7d.” sbottò verso il custode di turno che lo guardò storto. Se avesse avuto la forza probabilmente gli avrebbe detto di smetterla di squadrarlo e di sbrigarsi a consegnargli la chiave, ma esausto si limitò ad ignorare il fatto che l’uomo oltre il bancone fingesse di non trovare la chiave che gli aveva chiesto per il puro gusto di farlo ulteriormente innervosire.
“A lei la chiave.” Gli sorrise maleducato il custode, sbattendo sonoramente il portachiavi numerato sul bancone. Severus era già sulle scale quando lo sentì rivolgersi di nuovo a lui. “Credo comunque che una signorina la stia aspettando nel salottino qui accanto.”
Un brivido gli corse la schiena. Hermione.
La trovò seduta su una poltroncina con un libro sulle ginocchia e con quella che poteva probabilmente essere la centesima tazza di tè della serata.
Lo stava aspettando. Un senso di calore gli nacque nel petto. Non era la prima volta che gli succedeva da quando quella giovane strega gli aveva sconvolto l’esistenza, tuttavia quella piacevole sensazione lo coglieva sempre impreparato.
“Severus …” mormorò appena lo vide, prima di alzarsi e posargli le mani sul petto come se volesse controllare che fosse veramente lì. D’istinto lui le cinse la vita.
Il volto della ragazza era serio. “Ma dove ti eri cacciato?”. Distratto la seguì mentre si accomodava su un piccolo divanetto a due posti senza mollargli la mano.
“Ero uscito per una passeggiata che purtroppo è diventata più lunga del previsto” borbottò l’uomo. Hermione continuava a tacere, evidentemente insoddisfatta della sua laconica spiegazione. Severus alzò gli occhi al cielo. “Mi sono perso.” Sputò e fu sicuro di vedere un lampo di divertimento attraversare il volto della giovane. “Non conosco bene la Zagabria babbana e ho stupidamente dimenticato la bacchetta.” Ammise a malincuore. Ad una risata evidentemente repressa rivolse alla ragazza uno sguardo velenoso. “Divertiti pure, ma sappi che è stato frustrante dover chiedere a chiunque capisse almeno un briciolo lingua delle indicazioni per questo pulcioso hotel.” Sibilò. “E lo è ancora di più ora che so che eri qui sola ad aspettarmi.” Confessò con un filo di voce. “Visto la gente che ci lavora.” I suoi pensieri volarono subito al custode notturno. Forse l’aveva importunata.
“Non sono sola da molto, i miei genitori sono andati da poco a riposare. Volevano attendere il tuo ritorno ma il contro incantesimo ha avuto come effetto collaterale una brutta emicrania per entrambi” un sorriso birichino si dipinse sulla labbra di Hermione “E io credo di averla aggravata con tutto quello che ho raccontato. Gli ho letteralmente  riempito la testa di informazioni, alcune difficili da digerire.” Con una alzata di spalle aggiunse “comunque hanno detto che saranno felici di parlare con te domani mattina a colazione.”
“Con me? Perché vogliono parlare con me?” domandò immediatamente Severus sulla difensiva. Era sicuro di essere stato chiaro con la ragazza sul tenere i suoi genitori all’oscuro riguardo alla loro relazione. Hermione glielo aveva promesso. Avrebbe fatto come diceva lui. Avrebbe …
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal tocco di Hermione sulla sua guancia. “Non vogliono parlare con te per i motivi che sospetti tu. Ho rispettato il nostro patto. Semplicemente desiderano ringraziarti per avermi condotto da loro e per avermi aiutato nell’incantesimo.” Il sorriso sulle labbra della ragazza si allargò ancora di più. “Inoltre penso siano un po’ curiosi.”
“Cioè?” Quella conversazione lo stava mettendo a disagio.
“Beh, non hanno mai sentito parlare di te prima di ora. Inoltre ai tempi di Hogwarts hanno conosciuto Harry, Ron, Ginny e i signori Weasley e non hanno avuto altri contatti con altri maghi o streghe, ne tanto meno con i miei professori. Perciò non li posso certo biasimare se hanno voglia di sapere qualcosa di più su di te come mio mentore e come mago in generale.”
Severus fece una smorfia. Non gradiva l’idea di essere studiato, come strano esemplare di essere umano.
“Non penso che sia una buona idea che io parli con loro, Hermione.” pronunciò la frase con un tono che non ammetteva repliche. “Non sono una persona che piace alla gente e questo potrebbe  rendere le cose ancora più complicate di quanto non lo siano già.”
Hermione sospirò e appoggiò la testa alla sua spalla. Lui iniziò ad accarezzarle distrattamente i capelli arruffati. “Loro non sono come gli altri. Sono sicura che vedrebbero in te ciò che ho visto io.” Rispose piccata la ragazza.
Severus ghignò e la strinse a sè “Il tuo giudizio è ovviamente ottenebrato da ...”
“No.” La risposta secca di Hermione lo sorprese. “Non sono confusa né dall’amore né dagli ormoni né da qualsiasi altra cosa. Sono profondamente convinta che tu sia una persona con cui sia piacevole parlare, perché sei brillante ed intelligente. Il tuo unico difetto però è quello di non permettere praticamente a nessuno di avvicinarti. Anche …”
“Anche?” la incalzò serio l’uomo. Hermione arrossì. “Anche a scuola, dopo le lezioni uscivo dalla tua aula con la mente piena di domande, approfondimenti da discutere …”
Severus sbuffò “Questa cosa non ha nessuna pertinenza con il discorso che stiamo facendo.”
“Invece sì. Io … avrei voluto discutere con te, parlare come facevo con gli altri professori. Se lo avessi fatto avrei scoperto prima che eri ... migliore.
“Non mi pare che tu però ti sia mai scomodata.” Ribattè tagliente Severus.
“E come avrei potuto, quando ti vedevo guardare tutti con un tale disprezzo? E con la paura di come ti saresti comportato con me?”
“Io non …” Severus rinunciò subito a replicare. Ma chi voleva prendere in giro? Era vero che trattava tutti con astio e che probabilmente se Hermione avesse tentato di chiedergli qualcosa l’avrebbe mortificata ed umiliata.
“Perciò … ” riprese a parlare la ragazza con voce carezzevole “Se per una volta rinunciassi al tuo contegno ostile, sono certa che i miei conoscerebbero un uomo piacevole ed interessante.”
“Hermione …”
“Puoi farlo per me?”
Quello era un atteggiamento scorretto. Quella piccola serpe sapeva benissimo che non avrebbe mai avuto la forza di dirle di no.
“Dannazione, farò quello che vuoi!” ringhiò, mentre Hermione lo abbracciava.
“Grazie.” Mormorò la giovane prima di baciarlo.
Quella giornata estenuante sembrava aver preso una finalmente una piega a lui favorevole. Subito attirò Hermione contro di sé e la sentì passargli le mani intorno al collo, mentre le sue dita affondavano tra i ricci castani.
“E’ meglio che inizi immediatamente ad essere meno astioso, così sarò pronto per domani mattina.” Sussurrò e Hermione ridacchiò contro le sue labbra prima di coinvolgerlo in un bacio ancora più profondo. Con un mormorio roco Severus le fece sedere su di sé.
Due piccoli colpi di tosse li fecero trasalire. Il guardiano li guardava con palese disapprovazione. “Scusate , io dovrei proprio chiudere quest’ala dell’albergo, vista l’ora.”
“Andiamo subito.” disse Hermione, abbandonando le ginocchia di Severus e precedendo la sua risposta acida “Grazie ancora per avermi permesso di aspettare qui il mio … ragazzo.” la giovane si mordicchiò il labbro inferiore, guardandolo imbarazzata.
Fidanzato.” La corresse Severus alzandosi anche lui dal divano e rivolgendo uno sguardo glaciale al custode che li osservava con le braccia conserte.
Quel tipo cominciava veramente a dargli sui nervi, ma per tenere fede a quanto promesso ad Hermione lasciò cadere nel vuoto la frase acida che gli era venuta in mente limitandosi, serrandole la mano, a portarla lontano dalle occhiate a suo parere fin troppo interessate dell’uomo.
Fermatosi davanti all’ascensore, non provò nemmeno a proporre le scale.
“Cosa è che ti fa tanto ridere?” sbottò mentre le porte scorrevoli si aprivano. Hermione gli scoccò un’occhiata divertita. “Sei il mio fidanzato.” Disse con una voce volutamente pomposa.
“Il termine fidanzato potrà sembrarti pure antiquato ma sul momento non mi è venuto in mente niente di meglio. Credo comunque che tutto fosse meglio del vocabolo ragazzo che non mi si addice più da molto, anzi moltissimo tempo.” mugugnò infastidito.
Hermione sospirò. “Non devi mica prendertela! Io scherzavo … va benissimo anche fidanzato.”
L’ascensore iniziò a salire e lei lo abbracciò.
“Infondo, non conta quale parola usiamo. L’importante è che il risultato non cambi.”


NDA:
Lo so ... sono una persona orribile, che sparisce e poi riappare dopo mesi con un capitolo così indefinibile. Sono imperdonabile T.T
Purtroppo la storia mi sta proprio sfuggendo dalle mani,ma vi rinnovo la promessa di finirla anche perchè mancano pochi capitoli ( al massimo quattro). Spero che abbiate la pazienza di attenderli.
Ringrazio tutti quelli che ancora seguono, ricordano, preferiscono e soprattutto recensiscono la mia storia, vi dovrebbero fare un monumento! Anzi ve lo dovrei fare io!
un mega abbraccio!

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Capitolo 35
*** Nuove prospettive ***


capitolo 35
Salve a tutti! Lo so, lo so ... il ritardo è ormai all'ordine del giorno per questa storia. Rinnovo però la promessa di portarla a termine, anche se magari in più tempo del previsto.
Ringrazio perciò tutti coloro che continuano a seguire e a leggere la storia per la loro pazienza, spero che questo capitolo vi piaccia! Fatemi sapere!
Ps. visto che sono di corsa, se notate degli errori  ditemelo.
Buona lettura!


Il signor Granger bevve lentamente un sorso del suo tè, senza però smettere un attimo di studiarlo.
Severus si domandò se avesse un aspetto così strano e poi decise di fissarlo a sua volta, nella speranza di farlo smettere.
L’uomo davanti a lui aveva i capelli, seppur corti, aggrovigliati in quello che poteva diventare un cespuglio, fin troppo familiare. Il sorriso era bello e regolare, quello che ci si aspetterebbe da un dentista, se non fosse stato per i due denti frontali sproporzionati rispetto alla perfetta arcata dentale. Sembrava che i difetti, per lui non più tali, di Hermione fossero solo merito dei geni paterni, dai quali aveva ereditato anche l’eccesso di parlantina.
“Possiamo dire che lei nel mondo … come dite voi, bambina?” il signor Granger rivolse un sorriso brillante ad Hermione seduta al suo fianco. “Babbano, papà.” “Giusto! Nella scuola babbana lei sarebbe un insegnate di chimica e biologia con tanto di provette, esperimenti e animaletti sezionati.”
“Credo di si.” Borbottò Severus, rivolgendo il sorriso più autentico che riuscì a fornire in quel momento.
Come gli era venuto in mente di cacciarsi in una situazione simile? Non ricordava di essersi sentito mai così in difficoltà ed in imbarazzo.
Inoltre si era promesso di far notare ad Hermione che non era per niente appropriato usare quello sguardo adorante, non solo perché era un atteggiamento che lo irritava, ma soprattutto perché erano seduti allo stesso tavolo con i suoi genitori che però sembravano non averci fatto minimamente caso.
“Robert forse Severus … ” intervenne la signora Granger “Non sa che materie siano la chimica e la biologia.” Poi gli rivolse una sorriso incoraggiante, molto simile a quello di Hermione. Robert Granger sembrò realizzare solo allora la cosa, mettendosi a ridere. “Non ci avevo pensato. Mi dispiace se l’ho messa in difficoltà. Era solo … per capire.”
L’amarezza che Severus percepì nel tono dell’uomo lo stupì.
Infondo però era comprensibile. Doveva essere difficile per due genitori non conoscere il mondo che ormai aveva del tutto inghiottito la loro figlia. Non c’era possibilità per loro di proteggerla, anche semplicemente di consigliarla. Che avessero voluto o no, Hermione  se l’era dovuta a cavare da sola.
Provò un moto di simpatia verso quell’uomo così avido di risposte e si disse che per una volta avrebbe potuto concedere risposte più lunghe di un paio di monosillabi.
“Non si preoccupi. Nella mia classe si sezionano animaletti, non per studiarli, ma come ingredienti delle pozioni stesse.” Disse sperando di non averli impressionati. L’idea di piccole rane o topi tagliuzzati non era un’immagine che tutti gradivano a colazione, o in altri momenti della giornata.
“Ma lo fate fare agli studenti?” continuò Robert, evidentemente non disgustato dall’argomento.
“Ovviamente. L’arte di distillare pozioni sta anche nell’abilità di preparare gli ingredienti. Hogwarts ha il compito di formare gli studenti alle loro carriere future. Che se ne farebbe il San Mungo di studenti di medimagia che non sapessero estrarre un occhio da una salamandra?”
Temette di aver esagerato. I coniugi Granger avevano assunto un’espressione meditabonda. Incerto guardò Hermione che invece gli sorrideva teneramente.
“Hermione, se non ho capito male tu studi medi…magia?” si rivolse a lei Robert, costringendola ad interrompere il contatto visivo.
“Esattamente papà! È un po’ come studiare medicina babbana, ma in modo diverso!”
L’uomo sembrò divertito. “Accidenti, non riesco proprio ad immaginarti, con le tue manine nelle viscere di qualche bestiola!” Severus non potè fare a meno di sollevare un sopracciglio. “Beh non sono cose che si fanno nella vita di tutti i giorni ma … il mondo magico è così!”spiegò spiccia ed un po’ imbarazzata Hermione.
“Questo l’ho capito, ma concedi al tuo papà di stupirsi. Io ti ricordo ancora come la mia bambina dai capelli sempre arruffati che piangeva per la caduta di ogni dentino da latte e che non si voleva guardare allo specchio perché le sue gengive erano brutte e viscide!” ridacchiò l’uomo.
Severus non riuscì a trattenere un ghigno, perciò lo nascose dentro un sorso di caffè.
“Oppure quella volta …” “Papà per favore non cominciare!” si lamentò la giovane, ora con le guance rosso vivo. “Robert non credo che Severus sia interessato ai denti da latte di tua figlia.” Intervenne di nuovo la signora Granger a salvare la situazione. Severus notò come Hermione stesse ben attenta a non girarsi verso di lui.
“Jane, che male c’è a parlare dei denti da latte! Anche Severus da bambino li avrà persi e li perderanno sicuramente anche i suoi figli! A proposito, lei ha figli?” chiese Robert. Il ghigno di Severus si gelò all’istante.
Figli? Come diavolo erano finiti a parlare di figli?
“No.” Sibilò. Avere di nuovo tutta l’attenzione su di sé e riguardo ad un argomento così spinoso non lo rendeva per niente contento. Sperava comunque che una risposta seccata sarebbe bastata a farli demordere. Ovviamente si parlava sempre dei geni che avevano dato vita a Hermione Cocciuta Granger, come poteva pensare che il discorso si chiudesse lì?
“Ma senza dubbio le piacerebbe averli.” insistette Robert.
“Un giorno.”
No. Era la risposta che sarebbe dovuta uscire. No. Quella che aveva sempre dato a se stesso e a quei pochi che avevano osato porglierla. Giurò di aver sentito Hermione trattenere il respiro.
Jane parve percepire quella tensione e cambiò brutalmente argomento. Severus non l’avrebbe mai potuta ringraziare abbastanza.
“Lei gioca a Quidditch?”
Quella domanda lo sorprese. Non era una domanda così strana nel mondo magico, ma il sentirla pronunciare con una tale naturalezza da una babbana la rendeva quasi affascinante. Che ne sapeva lei del Quidditch?
“Hermione ce ne ha parlato molto. Anche Arthur Weasley ha provato diverse volte a spiegarcelo, dicendo che è un gioco molto popolare sia tra i ragazzi che tra gli adulti. Perciò, mi domandavo se fosse davvero un passatempo così diffuso oppure fosse solo l’enfasi del signor Weasley.” Spiegò la donna.
Severus represse un ghigno.
La donna gli stava molto più simpatica del marito impiccione. Almeno sapeva valutare le persone per quelle che erano. Un brivido gli percorse la schiena.
Preferiva non domandarsi come avrebbe considerato lui.
“Non gioco a Quidditch attualmente e ci ho giocato veramente poco anche da ragazzo. Mi limito a guardare qualche partita e a leggere le notizie più in vista sulla Gazzetta del Profeta.”
“Quindi non si tratta di un amore universale, come aveva tentato di farci credere Arthur.” Jane sorrise, come se gli fosse tornato in mente un aneddoto molto buffo.
Severus scrollò le spalle. “Penso sia più onesto dire che non è una mia passione.”
“E qual è la tua passione?”
Quella piccola, infida, subdola ragazzina tremendamente audace …
Per la prima volta, da quando avevano iniziato la colazione Hermione aveva parlato direttamente a lui e lo fissava con  la miglior imitazione di volto angelico che avesse mai visto.
Le rivolse un sorriso professionale, quello che si addice ad un professore quando è interpellato dal suo pupillo. “Dedico molto tempo allo studio e alla ricerca, come sai già.” Rispose tentando di incenerirla con gli occhi, poi si concentrò nuovamente sulla signora Granger che sedeva alla sua destra.
“Molti lo considereranno un passatempo più noioso del Quidditch” spiegò a Jane “Ma ovviamente non tutti siamo uguali o portati per le stesse cose.”
La donna annuì convinta. “Ora capisco come lei ed Hermione andiate così d’accordo. Mia figlia passerebbe intere giornate con il naso attaccato a un qualsiasi libro. Qualche volta mi sono domandata se si conservasse del tempo anche per le altre cose.”
“Anche io l’ho pensato spesso” aggiunse Severus con tono mellifluo. “Hermione, devi concederti delle distrazioni ogni tanto, sei giovane.”
Severus ghignò, vedendo i coniugi Granger annuire e la ragazza ridurre gli occhi a due fessure, segno che il suo tentativo di metterla in imbarazzo era andato a buon fine.
“Vorresti suggerirmi qualcosa?” chiese secca la giovane e lui ghignò soddisfatto.
“Non saprei …” temporeggiò “Un fidanzatino sarebbe un passatempo adeguato per la tua età.”
A quelle parole Severus si era aspettato un balbettio e un acceso rossore, ma aveva sottovalutato il solito, stupido atteggiamento grifondoro.
Hermione infatti ghignò furba “Io un fidanzato ce l’ho già.” La tensione lo tradì facendogli tremare leggermente la mano. Il suo stesso gioco gli si stava ritorcendo contro. In più, presi dalla loro piccola diatriba, entrambi avevano dimenticato i genitori di Hermione che ora la osservavano curiosi.
“Tesoro, finalmente hai dato una chance a quel povero ragazzo così tanto innamorato di te!” esclamò all’improvviso Jane, lasciando a bocca aperta tutto il resto del tavolo.
“E chi sarebbe questo tanto innamorato?” intervenne Robert sulla difensiva e Severus non potè che essere d’accordo. Ora chi diavolo era questo?
“Mamma, Ron è solo un amico.” puntualizzò Hermione, sistemandosi nervosamente un ciuffo ribelle dietro l’orecchio.
“Ho sempre detto che era meglio Harry.” brontolò il signor Granger, afferrando il giornale come per trincerarsi contro un argomento fastidioso. Severus digrignò i denti.
Weasley. Hermione aveva parlato a sua madre della sua cotta per quel babbeo pel di carota.
Cercò di dissimulare il suo fastidio, bevendo l’ennesimo sorso del suo caffè.
Era normale che una ragazzina confessasse le sue prime cotte alla madre. Molte di quelle probabilmente erano iniziate e finite in una chiacchierata con la donna.
Tentò di rilassarsi, sentendo piano piano scendere la tensione.
Purtroppo però quella cotta era andata ben oltre …
La rabbia lo colpì come un’onda in pieno petto, al ricordo del tentativo di bacio a cui Hermione si era sottratta solo un paio di giorni prima. “Weasley.” Sputò velenoso, puntando gli occhi dritti in quelli di Hermione. “Mi sarei aspettato qualcosa di meglio da te, Hermione. Magari qualcuno più brillante, che valorizzasse la tua personalità e non che ti avvilisse come quello zotico.” Continuò, ormai senza controllo.
“Infatti tra me e Ron non è durata.” Reagì immediatamente la giovane “La persona che ora ho accanto è arguta ed elegante. Sto bene con lui, spero solo che a lungo andare non si dimostri altrettanto stupido.”
“Come hai detto?” ringhiò Severus. “Ho detto …” riprese la riccia con voce un po’ stridula.
“Credo che l’importante sia che tu stia bene.” La voce risoluta di Jane Granger li ammutolì entrambe. “Non è così, Severus?” lo interpellò la donna con un tono lievemente più morbido.
“Assolutamente sì.” Rispose, cercando di darsi un contegno. La madre di Hermione lo osservò un attimo in silenzio, lui si costrinse a non distogliere lo sguardo.
Perfetto! Si era mostrato palesemente geloso di sua figlia.
Provò a prendere tempo afferrando la sua tazza che scoprì vuota. La caffeina lo aveva abbandonato proprio nel momento del bisogno.
La signora Granger gli rivolse un sorrisetto e distolse da lui la sua attenzione, per dedicarsi alla figlia che in quel momento stava sfogando la sua collera strappando rabbiosamente i mirtilli dal suo muffin ancora intatto.
“Confido che ce lo farai conoscere, quando verremo a trovarti?”
“Promesso.” Borbottò la ragazza, senza nemmeno guardarla.
Quando verremo a trovarti?
“Non tornerete indietro con noi?” la domanda gli era uscita di getto e se ne pentì subito amaramente. Entrambi i coniugi, anche Robert riemerso da dietro il giornale, lo guardavano sorpresi.
“Hermione, non glielo hai detto?”
“Non ho avuto il tempo di raccontargli molto … è tornato tardi. Ero stanca …” balbettò la ragazza a disagio.
Severus era consapevole che la scorsa notte avevano entrambe preferito di gran lunga le coccole e i baci alle parole, perciò le venne in aiuto. “In realtà, sono stato io a suggerire ad Hermione di affrontare tutte le novità direttamente stamattina piuttosto che a notte inoltrata.” Si schiarì la voce “Quindi perdonatemi se sono sorpreso, ma pensavo che sareste tornati a casa vostra, con Hermione.”
Definirsi stupito di quella notizia era poco. Come potevano resistere al solo pensiero di separarsi di nuovo da quella splendida creatura …
Un senso di frustrazione cominciò a serpeggiare in lui. Come potevano farle questo? Lei aveva bisogno della loro presenza, del loro amore. Lui questo lo sapeva. Come sapeva di non essere abbastanza per coprire la loro assenza.
Jane percepì il suo disagio “Non ci giudichi male. Hermione …” lanciò un’occhiata alla figlia che però studiava il volto di Severus “ … è la nostra vita e lo sarà per sempre.”
“Malgrado ciò non vi fate grandi problemi a lasciarla.” Sibilò.
“Non siamo affatto contenti di dividerci di nuovo” esordì Robert a difesa della moglie, che tuttavia non sembrava per niente sconvolta dalla reazione di Severus. “Ieri abbiamo discusso a lungo ed Hermione ci ha rassicurato. Ci ha raccontato di aver vissuto per tanto tempo a casa di Harry Potter e dei suoi genitori, che non le è stato fatto mancare nulla e che l’hanno fatta sentire sempre parte della loro famiglia.” Di nuovo un’ombra di tristezza velò gli occhi dell’uomo “Questo non vuol dire che non vorremmo essere stati noi a farla star bene, ma come sa questo ci era impossibile visto che la nostra stessa figlia ci aveva cancellato la memoria.” come in cerca di un appiglio l’uomo strinse la mano della moglie “Inoltre Hermione comunque non sarebbe tornata a vivere con noi, perchè presto si trasferirà in un piccolo appartamento più vicino al luogo in cui lavora … perciò abbiamo tutti e tre abbiamo concluso che non avrebbe senso tornare a vivere dove non abbiamo più niente.”
Severus ringraziò gli anni di spionaggio per averlo reso così abile nel mascherare le sue vere emozioni. Una persona meno controllata avrebbe strabuzzato gli occhi e spalancato la bocca come un idiota.
Quale malattia sconosciuta aveva colpito la mente di Hermione? Per quale motivo si era inventata quella enorme balla?
Si limitò tuttavia ad assentire con un cenno della testa, mentre con la coda dell’occhio notò la giovane mordicchiarsi un labbro, tesa.
Faceva bene ad essere nervosa, visto le spiegazioni che avrebbe dovuto dargli.
“Avete in progetto di rimanere a Zagabria?” domandò. Voleva accertarsi di tutte le conseguenze delle azioni di Hermione, per poter così proporzionare la sua sfuriata.
“In realtà …” iniziò Roberto “credo che presto ci trasferiremo in Normandia.” Fece una risata davanti all’espressione confusa di Severus “Ci saremmo comunque stabiliti lì a breve, per lavoro. Dopo essere tornati in Europa dall’Australia, viaggio di cui non abbiamo nessun ricordo …”
Severus pensò che fosse merito di una passaporta dimenticata da qualche mago imbecille, ma ritenne più saggio sorvolare l’argomento.
Ignaro delle congetture dell’uomo di fronte a lui il padre di Hermione continuò “ … abbiamo girato il vecchio continente in lungo e largo.”
Un brivido spiacevole gli percorse la schiena. Averli trovati era stato un colpo di fortuna più unico che raro, si sarebbe potuto veramente pensare al destino ...
“In questo viaggio abbiamo conosciuto molte persone. Alcune di loro ci hanno offerto un lavoro. All’inizio non volevamo …” Robert si scambiò un’occhiata di intesa con Jane “ … ci sembrava come se, fermandoci in un posto, avessimo rinunciato a cercare qualcosa.”
Severus annuì. L’uso della passaporta doveva aver modificato l’incantesimo, facendo riaffiorare qualche sentimento a cui i coniugi ovviamente non erano in grado di dare un significato.
“Con il passare del tempo, comunque ci siamo convinti che non fosse nulla e abbiamo accettato una di quelle proposte. Inutile dire che avremmo abbandonato tutto per Hermione” accarezzò la guancia della figlia“ma lei ha insistito così tanto che non abbiamo avuto modo di dirle di no. È terribilmente cocciuta!” concluse Robert con un’altra risata.
“L’avevo notato.” Rispose Severus, fissando volutamente Hermione che arrossì. “Quando avete in programma di partire?” chiese.
“Saremmo dovuti partire oggi stesso, ma gli eventi delle ultime ventiquattro ore hanno sconvolto i nostri programmi. Quindi non so, penso che partiremo non appena Hermione ci dirà di farlo.”
“Papà, io non so.” Mormorò la giovane.
“Saprai almeno quando dovrai rientrare a lavoro?”
Senza bisogno di chiamarsi Hermione e Severus si guardarono negli occhi.
Il lavoro. Mancava da più di due giorni a lavoro e a nessuno dei due era venuto in mente quel, poi non tanto piccolo, particolare.
“O cielo …”singhiozzò Hermione.
“Che succede piccola?” le chiese il padre.
“Ho … siamo partiti all’improvviso e io … o accidenti … non ho avvertito della mia assenza!” esclamò la giovane, mentre la realizzazione della cosa lasciava posto al panico.
“Non ti preoccupare.” Le mise una mano sulla guancia Severus “Se mi sbrigo, il mio gufo raggiungerà Plump in serata e sistemerà tutto.”
Era già in piedi, quando lo raggiunse la voce di Jane. “Forse è meglio che Hermione rientri.”
“No! Io voglio stare con voi!” si lamentò la ragazza.
“Posso risolvere la cosa, mi basterà trovare le poste magiche di questa zona …” replicò Severus agitato. Non sopportava di vedere Hermione in quello stato.
“Calmatevi!” esclamò allora la donna “Tesoro mio, non ti sto cacciando. Ti sto suggerendo solo di tornare a mettere in ordine la situazione, così potrai tornare da noi senza pensieri. Ora che si siamo di nuovo insieme, non ci perderai più così facilmente.” Spiegò dolcemente Jane, mentre il marito annuiva accarezzando i capelli della figlia.
“Forse avete ragione voi. Severus?”
“E’ certamente la soluzione migliore. Se partiamo entro oggi, per domani avrò trovato una soluzione.” Disse, incapace di guardare direttamente gli occhi già umidi della ragazza.
“Allora partiremo stasera.” Concluse Hermione, lasciando libero sfogo alla lacrime e affondando immediatamente nell’abbraccio dei suoi genitori.

***

Un picchiettare lieve svegliò Severus. Stordito ispezionò l’ambiente circostante. Era nella piccola camera del quarto piano. Si ricordò poi di essersi concesso un attimo di riposo dopo la lunga e tormentata colazione di quella mattina.
Doveva aver dormito parecchio. Guardò l’orologio appeso al muro spoglio della stanza e scattò a sedere. Merlino, erano le sei di pomeriggio! Aveva dormito un’infinità di tempo!
Due colpi forti sulla porta lo fecero trasalire. “Severus, lo so che sei lì dentro, ho fatto un incantesimo di rivelazione … ti prego, apri.” La voce di Hermone oltre la porta suonava stanca e triste.
In un attimo la fece entrare. Dovevano parlare, ma alla vista della giovane con gli occhi spenti e il viso rigato di lacrime aprì semplicemente le braccia perché lei vi si potesse infilare dentro.
Rimasero un po’ così, stretti in quella minuscola camera sorreggendosi l’uno all’altra.
“Perché?” chiese poi l’uomo, rompendo il silenzio.
Aveva bisogno di capire cosa avesse spinto la ragazza a fare una scelta così folle.
Hermione singhiozzò, ma non rispose. Lui aumentò la pressione delle sue braccia sui suoi morbidi fianchi.
“Parlami.” La supplicò.
La giovane allora si staccò da lui e con il dorso della mano si asciugò goffamente le guance e il naso.
“Ho stravolto il loro mondo …” mormorò “ Gli ho cancellato la memoria …”
“Li hai protetti!” replicò l’uomo.
Hermione scosse la testa. “Li ho difesi, ma li ho lasciati in quelle condizioni per anni. Erano soli e senza più delle radici … per colpa mia.” Singhiozzò la giovane. Severus con due dita le sfiorò la guance, invitandola a continuare. “Ora che hanno davanti a loro una nuova strada, come potrei essere così egoista da strappargliela via di nuovo? Desidero averli con me più di ogni altra cosa al mondo, ma non sono delle bambole, Severus, non posso giocare con le loro vite ancora.”
“E questo vuol dire vivere ancora lontano dai tuoi genitori? Non hai pensato che il loro desiderio sia quello di stare con te?” ribatté deciso l’uomo.
Hermione si mise a sedere sul letto e lo guardò seria. “Questo non può più succedere e lo sai anche tu.” Per un momento Severus si sentì confuso come non gli capitava da tempo. Era forse lui il motivo della sue scelte?
Un nodo alla gola lo tenne per un attimo in silenzio. “E’ per … potrei … mi sembrava una presunzione credere che io possa essere uno ostacolo tra te e i tuoi, ma se mi fossi sbagliato … penso che dovresti lasciar perdere me e riunirti a loro.” Si sentiva fin troppo responsabile nei confronti di Hermione, non avrebbe sopportato un’altra colpa.
Alla risata della giovane arcuò un sopracciglio.
“Severus, è il destino che mi ha diviso dai miei genitori, molto tempo prima che tu entrassi nella mia vita. Il giorno che mi hanno ammessa ad Hogwarts è stato chiaro a tutti che entravo in un mondo che sarebbe sempre stato precluso ai miei genitori. Io lo so, come lo sanno loro. Perciò, è giusto che i miei genitori seguano le loro opportunità e io le mie.”
“Perciò la tua scelta è definitiva.” Si sentiva stranamente amareggiato.
“Si.” Rispose sicura la ragazza. “ Sembri arrabbiato. Perché?”
Quella domanda lo prese in contropiede.
“Perché … tu hai una famiglia, eppure ci rinunci.” A lui invece il lusso di avere una vera famiglia non era mai stato concesso.
“Non rinuncio a loro. Li vedrò e passerò del tempo con loro più spesso di quanto credi. Diciamo però che ho preferito il loro bene al mio egoismo, che li vorrebbe nella casa in cui sono nata e cresciuta in attesa che la loro figlia, strega, si faccia vedere quando può.”
Per un attimo, sostennero in silenzio gli sguardi l’uno dell’altra. Ognuno perso nei propri pensieri e nel proprio passato.
Severus contemplò, ancora una volta stupito, la fibra così tenace di quella ragazza che, con la metà dei suoi anni, continuava ad impartirgli lezioni di vita.
Hermione pregò di avere la forza di fare il bene di tutti e sperò di avere accanto Severus.
“Mamma e papà ci attendono nella hall per salutarci.” Annunciò Hermione.
“Hai già fatto la valigia?” le chiese.
“Si, mi ha aiutato mamma.” Gli rispose, e sorrise per quella piccola routine ritrovata.
“Bene. Io ci metterò un attimo.” Con un colpo di bacchetta le sue cose si piegarono e volarono ordinatamente dentro la sua borsa.
Severus, ancora perso nei suoi pensieri, seguì Hermione lungo il corridoio. I loro passi lenti si sentivano appena sul pavimento coperto di moquette.
C’era un pensiero che non gli dava tregua. Forse era meglio dire una speranza.
“Dove andrai una volta che saremo tornati a Londra?” domandò alla ragazza che lo precedeva. Era più facile se non la guardava negli occhi.
Hermione si voltò immediatamente e si strinse nelle spalle. Sembrava non essere pronta per quella domanda.
“Immagino che i Potter ti accoglieranno a braccia aperte.” Disse a labbra strette.
“Speravo che l’avremmo deciso insieme.” Mormorò invece la giovane. I grandi occhi castani della ragazza avevano incatenato i suoi, in trepidante attesa di una sua risposta.
Avrebbe risposto, se non fosse rimasto completamente pietrificato. Decise perciò di agire. Le prese il viso tra le mani e la baciò famelico, sperando che quel bacio la facesse capire che non aveva nulla da temere, perchè lui l’avrebbe tenuta con sé.

***

Severus osservava la scena in disparte. Si era educatamente  congedato dai coniugi Granger e si era ritirato per lasciare alla famiglia il tempo di cui avevano bisogno per salutarsi.
Turbato dagli ultimi eventi e dalle nuove prospettive che essi portato con sè, aveva deciso di distrarsi andando a pagare il conto. Non disponendo di soldi babbani, aveva risolto tutto con un confundus che avrebbe tenuto adeguatamente nascosto ad Hermione, soprattutto in quel momento.
Si era appena allontanato furtivo dal bancone della reception, quando una voce lo ridestò dai suoi pensieri.
La madre di Hermione era in piedi a pochi passi da lui e lo stava evidentemente aspettando lui. Ebbe l'istinto di nascondersi, peccato fosse troppo tardi. In un attimo Jane gli fu vicino e lui sentì il disagio farsi sempre più pressante.
“Prenditi cura di lei.” quasi lo supplicò la signora Granger, andando dritta al punto.
“Glielo prometto.” Rispose Severus, sorprendendosi lui stesso per la sicurezza della sua voce.
“E’ dura per una madre sapere la propria figlia lontana, ma …” abbassò la voce, come se dovesse confessarsi “ho come l’impressione che tu non gli farai mancare niente.”
A quelle parole, un rossore furioso gli riscaldò le guance. Si diede dello stupido e per la prima volta dopo tanto tempo si trovò a corto di parole.
Senza aggiungere altro la donna raggiunse il marito, ancora abbracciato alla figlia.
Dopo ancora qualche parola e lacrima i coniugi Granger salirono su un taxi, lasciando Hermione e Severus liberi di smaterializzarsi dietro un angolo dell’albergo.
L’uomo scelse di apparire a Spinner’s End. Era un luogo sufficientemente neutro e calmo dove decidere il da farsi.
Esausto e un po’ confuso dalle parole di Jane si accomodò sulla sua poltrona, nonostante l’immenso strato di polvere, poi alzò gli occhi in cerca di Hermione. La trovò intenta a studiare una busta che levitava a più o meno un metro e mezzo da terra.
Sembrava che le conseguenze dei loro gesti li avessero aspettati …
“Chi la manda?” domandò.
“Harry.”

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Capitolo 36
*** Traguardi da raggiungere ***


CAPITOLO 36
La lettera volò via dalle mani di Hermione e in un attimo la voce del suo migliore amico risuonò nel salotto di Spinner’s End.
In pratica Harry aveva creato una strilettera che non strillava, ma perché? Credeva forse che lei avrebbe volutamente ignorato una sua missiva?
Quel pensiero la rattristò un po’.

Ciao Hermione,
spero che quando ascolterai queste mie parole tu stia bene. - Un sospiro interruppe il monologo- Ti scrivo, perché sarei venuto immediatamente da te se avessi ben capito dove vi siete cacciati tu e Piton.
Ti starai chiedendo perché ho creato una lettera vocale … l’ho fatto perché entrambi le prestiate attenzione e capiate che io sono dalla vostra parte.

Hermione lanciò uno sguardo a Severus, il quale sembrava voler incenerire la pergamena parlante con gli occhi.

Iniziamo dal principio. Dico, avreste potuto aspettare che tornassi a casa prima di far esplodere una bomba del genere, o almeno avreste potuto avvertimi in modo che mi tenessi alla larga il tempo necessario perché digerissero la cosa?
Sono invece rientrato ignaro dello scompiglio che avrei trovato. Papà sbraitava a Sirius attraverso il camino, mamma aveva la mani fra i capelli e non diceva una parola. -un altro sospiro – La situazione è addirittura peggiorata quando si sono accorti della mia presenza … mi hanno fatto il terzo grado e temo che si siano arrabbiati con me, perché vi ho coperto.

Lo stomaco di Hermione si contrasse in modo doloroso. Non aveva minimamente pensato in che guaio avrebbe lasciato il suo migliore amico …
“Avrebbe potuto mentire” sbottò Severus “Avrebbe potuto dire che lui non ne sapeva niente ed evitare ogni problema.”
Le successive parole di Harry strapparono un sorriso ad Hermione.

Sicuramente Piton dirà che avrei potuto mentire e sollevarmi da ogni responsabilità, ma non avrei mai potuto non difenderti, Hermione.
Gli ho detto infatti che appoggiavo in pieno la tua scelta, perché non ti avevo mai vista più felice di così. Ovviamente questo ha provocato altri strepiti di papà e altre lacrime di mamma … e una predica furente di Sirius il giorno dopo.
Non voglio giudicarli. Loro non possono capire. Non riescono a percepire la tua felicità, perché non ti conoscono come ti conosco io.
Sono sicuro perciò che con l’impegno di entrambe le parti e con un po’ di tempo potremo trovare una soluzione.

Quelle parole così concilianti di Harry rilassarono Hermione. Forse un giorno avrebbe potuto ancora avere accanto a sé sia l’uomo che amava sia la sua seconda famiglia.

Spero di non aver sbagliato a mandare questa lettera a Spinner’s End. Però, ti prego, appena, e se, ascolterai questa lettera avvertimi …
Ti abbraccio

Ps: per il lavoro al San Mungo non ti preoccupare. Papà ha parlato con il signor Plump e gli ha spiegato la situazione. Purtroppo, sconvolto come era, ci ha anche litigato ma stranamente il tuo posto è salvo!

Dopo gli ultimi saluti, la lettera si chiuse e planò delicatamente a terra. Hermione emise un lungo e profondo sospiro, poi si avvicinò a Severus e gli si accomodò in grembo. L’uomo non disse una parola.
Evidentemente non voleva condizionarla con un suo giudizio. Il suo silenzio sembrava dire “fa quel che vuoi, io voglio solo la tua felicità.”
“Risponderò ad Harry e gli racconterò cosa è accaduto a Zagabria.”
“Mh.”
“Poi un giorno andrò da loro.” Annunciò, e giurò di aver sentito la pressione delle mani di Severus sui suoi fianchi farsi più forte.
“Se vuoi andare ora, non ti tratterrò.” Disse laconico. Questa volta fu Hermione a stringersi a lui.
“Non è il momento giusto. Ho bisogno di un po’ di tempo per riordinare le idee …” si interruppe non sapendo bene che dire.
Il momento di parlare delle cose serie era arrivato molto prima del previsto. Lei avrebbe voluto restare con Severus, ma tutto quello che sarebbe potuto succedere da quel momento in poi la spaventava un po’. Dove sarebbe andata a vivere? Certamente i Potter l’avrebbero riaccolta a braccia aperte, le sarebbe bastato bussare alla loro porta. Ciò però avrebbe sicuramente compromesso la serenità di tutti.
In cuor suo aveva ingenuamente sperato che arrivati al dunque Severus avrebbe preso le redini della situazione e risolto ogni loro problema. Ovviamente il principe azzurro salvava la principessa solo nelle favole. Nella realtà infatti il principe mezzosangue si limitava a starsene fastidiosamente in silenzio, immerso nei suoi cupi pensieri.
“Dobbiamo mangiare qualcosa.” Annunciò all’improvviso, facendola sobbalzare.
“Dobbiamo anche parlare …” borbottò piano la ragazza.
“Per quello c’è tempo.” tagliò corto l’uomo, poi porgendole il cappotto la costrinse a seguirlo fuori.
Spinner’s End era ancora più lugubre quella sera. Hermione si strinse nel suo cappotto leggero, mentre Severus era di nuovo precipitato in un terribile mutismo.
La giovane cominciava a preoccuparsi. Cosa era cambiato da qualche ora prima? Quell’atteggiamento era dovuto alla lettera di Harry?
“Severus.” lo chiamò, tentando di attirare l’attenzione dell’uomo. Quello all’inizio sembrò volerla ignorare, ma dopo qualche passo si fermò e la guardò dritta negli occhi. Solo in quel momento, la ragazza si rese conto che nell’umida notte di quello squallido quartiere il suo animo non era l’unico ad essere disorientato. Nel nero degli occhi di Severus guizzavano così tante emozioni che Hermione si domandò se fosse umanamente possibile sopportarle tutte insieme. Improvvisamente, l’idea di cercare un posto dove svolgere un’attività finalmente normale, come mangiare, le sembrò una cosa saggia. Dopo aver intrecciato le dita della mano con quelle ben più lunghe del ex professore, riprese a camminare lasciando comunque che fosse lui a condurla.
In un angolo appartato si smaterializzarono. Quando Hermione riconobbe la piccola locanda, dove si erano finalmente dichiarati tanto tempo prima, sentì le farfalle esplodergli nello stomaco.
“Perdona la poca fantasia.” borbottò Severus.
“Non potevi scegliere posto migliore.” Gli sorrise invece Hermione. Quel piccolo ristorante era una nicchia di ricordi felici ed era esattamente quello di cui aveva bisogno.

 “Se avessi saputo che questa taverna ti piaceva così tanto ti ci avrei portato più spesso.” Constatò Severus, avendo notato il delicato sorriso che si era formato sul volto di Hermione all’entrata della locanda.
“Mi piace per i momenti che mi riporta alla mente …” replicò la riccia, poi arrossendo lievemente aggiunse “Anche tu ti ricordi, vero?”
Gli occhi di Severus lampeggiarono.
“Certo.” un ghigno si disegnò sulle sue labbra “Come dimenticare tutto il freddo che sopportai per arrivare in questo locale sperduto*?”
Hermione non replicò. Lo si vedeva dagli occhi che non era serio e che aveva solo voglia di stuzzicarla un po’.
“Tornavamo da quel negozio di ingredienti per pozioni …” continuò la giovane, ripensando a quella giornata. “Dove io avevo cacciato il naso in quei fiori rossi* … quelli che assumono il profumo di ciò che si desidera di più.” rise e Severus fece una smorfia di disappunto.
Quel giorno il profumo di sua madre le era entrato dentro al cuore come una lama, se non ci fosse stata Severus a portarla via sarebbe impazzita.
“Ora che ho ritrovato i miei genitori,  i fiori avranno un profumo diverso?”
Severus arricciò le labbra. “Quei fiori hanno un profumo diverso ogni volta che cambia ciò che desideri e non necessariamente deve essere qualcosa che hai conosciuto in passato.”
“Cioè?”
“I fiori assecondano la tua brama, indistintamente che questa si manifesti sotto forma di nostalgia o fantasia. Tu provavi nostalgia, ma qualcuno potrebbe, per esempio, avere il sogno di abbandonare la città ed andare a vivere in un posto sperduto sulle montagne, un altro potrebbe desiderare un figlio … i fiori risponderanno alle voglie di ciascuno con un odore diverso.”
Hermione era affascinata. “Fammi capire, chi desidera un figlio potrebbe sentire profumo di latte?”
“Esattamente.”
“Ma è meraviglioso!” esclamò la riccia e l’espressione di disappunto di Severus si fece ancora più evidente.
“E’ meraviglioso se quel sogno è realizzabile. Rifletti, una coppia che vuole creare una famiglia e non può avere figli … quell’odore la condurrebbe alla follia.”
“Non ci avevo pensato.” Borbottò Hermione, perso ogni entusiasmo. Il pozionista le accarezzò il dorso della mano.
“Probabilmente se annusassi ora quei fiori, la mia mente immaginerebbe una casa nuova piena di scatoloni da aprire, di mobili da sistemare, di libri da riordinare …”
A quelle parole, percepì Severus irrigidirsi.
Allora era quello il problema. Non gradiva l’idea che potessero vivere insieme.
Il pensiero la ferì. Imporgli la sua presenza era l’ultima delle sua intenzioni. Aveva però ingenuamente creduto che l’avrebbe voluto anche lui. Ovviamente si sbagliava.
La dolce atmosfera si raffreddò di colpo.
“Spinner’s End non è un’opzione valutabile, Hermione.”
Appunto.
La riccia annuì. “L’avevo intuito. Cercherò una stanza vicino al San Mungo.” Rispose atona. Il viso pallido di Severus si fece triste.
Beh? Quella dispiaciuta e triste doveva essere lei …
“Se vorrai il mio aiuto …” iniziò l’uomo, in evidente difficoltà.
Hermione gli mandò uno sguardo rabbioso.
“Non credo che sarà necessario.” Ringhiò “Ho bisogno di un po’ d’aria.” Annunciò e afferrato il cappotto si precipitò fuori.
Almeno avrebbe potuto lasciar sbollire la frustrazione e frenare le lacrime imminenti.
Aveva sempre creduto che lo volesse anche lui. Eppure si sbagliava di grosso …
Hermione sospirò e si avvolse più stretta nel cappotto.
Era uscita e lui non si era degnato di seguirla. Che bastardo.
Pochi minuti dopo l’oggetto di varie offese mentali, la raggiunse.
“Io non ti capisco.” Esordì Severus.
“Sinceramente nemmeno io ti capisco.” Sbottò la riccia.
In risposta l’uomo inarcò le sopracciglia.
Hermione si passò le mani su viso esasperata. “Tu mi farai diventare pazza.” Si lamentò.
“Io penso che tu già lo sia, ma non comprendo come possa esserne il responsabile.”
L’avrebbe preso a pugni, ora ne era certa. Era quasi impossibile capire cosa gli frullasse per la testa … un momento era l’uomo più innamorato della terra, quello dopo era schivo e distante.
“Severus, tu vuoi stare con me?” Una domanda chiara e concisa a cui si poteva rispondere o si o no.
“Mi pareva che ci fossimo chiariti su questo punto.”
Hermione ispirò profondamente. “Severus, dannazione, si o no!”
Il pozionista sospirò“Si, Hermione, voglio stare con te.” Rispose calcando le parole, poi più delicatamente aggiunse “Si può sapere che ti prende?”
La giovane scosse la testa. “Non …”
“Cosa ti fa dubitare che io voglia stare con te?” la interruppe l’uomo, molto serio.
“Le tue parole. I tuoi gesti.”
Severus corrugò le sopracciglia. “Ho fatto di tutto per te …” con un gesto della mano bloccò la replica rabbiosa di Hermione per continuare “… e lo rifarei. Comunque non sono io quello che se ne vuole andarsene per i fatti suoi.”
“Prego?”
“Hai capito benissimo.” Sibilò Severus.
“Io me ne vado per i fatti miei perché tu hai chiarito che non mi vuoi con te.” Sbottò Hermione.
“Io ho solo detto che la casa di Spinner’s End non è un’opzione.” Replicò l’uomo, che ad un tratto parve capire. “Non avrai pensato che ti stessi lasciando in mezzo ad una strada?”
Hermione si strinse nelle spalle. Severus si massaggiò il collo. “Volevo solo dire che quella casa malandata può andare bene per me ma certamente non per te. Tu meriti di meglio.”
“Ah.”
Ah.” La imitò l’uomo “Magari avresti potuto chiedere spiegazioni, invece di usare inutilmente quella testolina sempre così propensa ai drammi.”
“Quindi hai valutato anche la possibilità che noi …”
“Hermione, mi è sembrato il minimo non farti pressioni. Sei giovane e una convivenza è un passo forse troppo grande per la tua età.” Spiegò Severus, cupo.
“Ma io voglio te!” ribattè sicura la riccia.
“E io te.” Le labbra di Severus si aprirono in un piccolo sorriso. “Siamo d’accordo su questo punto. Dai, vieni qui.”
Hermione non se lo fece ripetere due volte e in un attimo fu tra le braccia di quel uomo burbero che non poteva far a meno di amare.

N.d.a
*L'episodio a cui si fa riferimento ( sia per quanto riguarda il ristorante, sia i fiori) è narrato nel capitolo 21. Scusate la precisazione ma è passato molto tempo tra quel capitolo e questo, perciò ho pensato fosse meglio dare qualche direttiva.

Per il resto non ho molto da dire. E' un capitolo di passaggio che mi serve soprattutto per preparare la fine della storia, decisamente prossima!
Grazie a tutti quelli che recensiscono ( sono pane per la mia ispirazione), a quelli che hanno messo tra le seguite/ricordate/ preferite la storia e anche a chi legge  e basta. Spero di non avervi deluso!
A presto!

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Capitolo 37
*** Bugiardo ***


capitolo 37
Quel tardo pomeriggio libri e fogli d’appunti erano sparsi un po’ ovunque sul tappeto davanti al camino. Hermione sbadigliò sonoramente osservando il casino intorno a lei. Si domandava come avesse fatto a spargere tutto in quel modo e soprattutto dove avesse messo gli appunti sulla lezione della settimana precedente. Quella tenuta dal signor Plump in persona.
Si mise perciò in ginocchio in mezzo a quel macello, nella speranza di trovare quello che cercava.
Stava impilando l’ultimo dei libri, quando dei fogli gli furono sventolati davanti al naso.
“Gli appunti di tossicologia!” esclamò, tentando di afferrare le carte che però sfuggirono alla sua presa. Fintamente contrariata sollevò lo sguardo per incontrare quello di Severus.
“Deduco che tu stia cercando questi.” Ghignò.
“Si! Se fossi così gentile da ridarmeli, li potrei studiare.” Rispose a tono la ragazza.
“Mh. Non saprei. Dovresti avere più cura delle tue cose.” Il ghigno di Severus si fece più evidente, mentre guardava distrattamente i fogli.
Hermione, alzatasi di scatto, tentò di rubarglieli senza risultati. “Dove li hai trovati?” chiese.
“Dove tu li hai lasciati.”
“Molto divertente!” si finse esasperata la ragazza. “Allora?”
“Erano finiti sotto il letto … mi domando come.”
Hermione sorrise maliziosa, iniziando con l’indice a giocare con i bottoni della camicia di lui. “Forse perché la scorsa settimana …” cominciò scandendo la voce con un tono carezzevole “Quando sono tornata a casa, qualcuno mi ha teso un’imboscata spargendo tutte le mie cose sul pavimento della camera da letto.”
La smorfia di Severus si trasformò in un sorriso. “E’ una spiegazione plausibile.” Disse, porgendole infine i fogli.
“Grazie.” Lo baciò. “Vai da qualche parte?” chiese poi, notando che indossava il mantello.
“Vado a prendere una cosa …” rispose criptico.
“Cioè?”
“Lo vedrai …” disse l’uomo, già quasi alla porta.
Hermione lo seguì “Possibile che tu debba sempre essere così misterioso?”
“A tra poco, Granger.” La salutò l’uomo prima di sparire.
La giovane sbuffò e con gli appunti ancora in mano tornò verso il piccolo salotto. Sulla soglia della stanza si fermò. Un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra. Ancora non riusciva a trattenere la gioia, quando pensava che quella era la loro casa.
Erano rimasti a Spinner’s End diverso tempo. Trovare una sistemazione più confortevole si era dimostrato più difficile del previsto. Avevano girato Londra magica e babbana in lungo e in largo in cerca di una nuova casa, fino a quando quell’appartamento li aveva conquistati entrambi.
Era in un quartiere babbano ma distava pochissimo da diversi accessi al mondo magico e permetteva ad Hermione di arrivare agevolmente al San Mungo e a Severus di recarsi alle varie farmacie magiche con cui aveva iniziato a collaborare.
Quella nuova vita li aveva piacevolmente colti di sorpresa. Hermione non poteva essere più felice e sapeva che anche Severus provava le stesse bellissime sensazioni, anche se probabilmente non l’avrebbe mai ammesso.
Dopo un mese dall’inizio della loro convivenza la ragazza aveva invitato a cena Harry e Ginny. I due,prima intimoriti, si erano ben presto ambientati e la venivano a trovare spesso, provocando il profondo disappunto del loro ex-professore.
Di James e Lily chiedeva notizie ad Harry. Il suo migliore amico le aveva raccontato che chiedevano spesso di lei. Più di una volta le aveva addirittura portato delle lettere di James. Diverse volte era stata sul punto di contattarli, ma tutte le volte aveva sentito come un peso sul petto che l’aveva fatta desistere. Si sentiva un’ingrata nei confronti di chi le era stato così vicino in uno dei momenti più brutti della sua vita, ma allo stesso tempo non avrebbe sopportato l’idea che loro si interponessero di nuovo tra lei e Severus.
Si era domandata se il loro rapporto sarebbe mai tornato alla normalità. Le lettere di James la facevano ben sperare, ma il silenzio di Lily la feriva ogni giorno di più.
Forse aspettava che fosse lei a fare il primo passo? Avrebbe aspettato in eterno.
Nonostante tutto, le giornate con Severus scivolavano via serene e così volò  anche il Natale in Normandia insieme ai suoi genitori.
Erano passati già sei mesi dal giorno del loro trasloco. Ricordava come fosse ieri la fatica di riordinare l’enorme numero di libri che lei e Severus avevano con se.
Hermione bloccò il flusso dei suoi pensieri.
Sei mesi.
Sorrise lasciandosi cadere sulla poltrona di pelle nera, unica eredità di Spinner’s End.
Che Severus avesse intenzione di festeggiare quella ricorrenza?
Si mordicchiò un’unghia indecisa su cosa fare. Poi pensò che, qualsiasi fossero le intenzioni di Severus, avrebbe potuto organizzare lei qualcosa.
Con un colpo di bacchetta radunò la sua roba sparsa sul pavimento e la impilò sulla sua scrivania.
Svelta apparecchiò la tavola e corse in camera da letto.
Si concesse una doccia veloce e si dedicò ai suoi capelli, nel tentativo di renderli meno crespi. Dopo si infilò il vestito che aveva indossato a capodanno. Era un abito nero aderente e con la scollatura che metteva in risalto le sue forme minute.
Il suono del campanello interruppe la sua preparazione.
Ancora scalza corse alla porta. Si aggiustò i capelli ancora una volta mordicchiandosi tesa il labbro inferiore, poi aprì la porta.
Il primo istinto fu quello di chiudere ma una rabbia, che non credeva di serbare nel suo animo, la spinse a parlare.
“Severus non c’è.” Disse con tono piatto e freddo. Il senso di colpa in quel momento taceva lasciando spazio alla rabbia, o forse alla paura.
La donna le rivolse un sorriso triste. “In realtà lo speravo … sono qui per te.” Aveva gli occhi così tristi. “Posso entrare? Non ti ruberò più di un minuto.”
Hermione ebbe l’istinto di cacciarla ma lo represse.
Dopo tutto quello che aveva fatto per lei glielo doveva ...
Mentre si spostava per farla entrare, gli occhi della donna la studiarono. Arrossì.
“Ti ho disturbato.” disse.
“No … cioè … Non è un tuo problema.” Sbottò. Non voleva darle spiegazioni, sarebbe stato … sbagliato.
“Ovviamente.” Rispose l’altra con un sussurro. “Non ce l’avere con Harry perché mi ha dato il vostro indirizzo. Era mosso solo dalle migliori intenzioni.”
“Non ho dubbi. Harry ha il complesso dell’eroe da sempre.” Rispose la riccia accomodandosi sulla poltrona di Severus.
Lily sedeva sul divano in silenzio. Aveva i capelli raccolti mollemente con un elastico, il verde così intenso dei suoi occhi sembrava sbiadito, le mani non smettevano di torturarsi, eppure brillava ancora di quella bellezza che è innata in certe persone.
Davanti a quella donna Hermione si sentì ridicola con il suo vestito scollato e i suoi capelli tanto curati. Si sentiva una bambina piccola di fronte a quell’amore tanto profondo da sminuire ogni gesto vissuto con lei.
“Cosa vuoi.” Le chiese con voce strozzata.
“Solo vedere come stavi.”
“So che Harry vi parlava di me.”
Gli occhi di Lily divennero rossi come se combattesse per non piangere. “Avevo bisogno di vederlo con i miei occhi …” prese un respiro profondo “Forse ho sbagliato a venire qui. James mi aveva detto di non farlo … ma … tu sei e sarai sempre importante per me.”
Hermione deglutì a vuoto. “Anche tu sei importanti per me.”
Lo scattò della porta fece sobbalzare entrambe. Lily sgranò gli occhi e si alzò in mediatamente dal divano. Aveva l’aria di una pronta a scappare.
Nonostante i loro attriti, Severus non le avrebbe mai fatto alcun male …
L’uomo fece il suo ingresso nella stanza. Teneva nella mano destra una bottiglia di champagne e con gli occhi più scuri che Hermione gli avesse mai visto fissava Lily che sostenne lo sguardo senza scomporsi.
“Che ci fai tu qui.” sibilò Severus, poggiando bruscamente la bottiglia su un mobile.
“Volevo vederla.”
“Mi sembrava di essere stato chiaro.”
“Non ce la facevo più.” replicò Lily, come per scusarsi.
I due continuarono a parlare ma Hermione smise di ascoltare.

“Volevo vederla.”
“Mi sembrava di essere stato chiaro.”
“Non ce la facevo più.”

Qualcosa non tornava. Lui l’aveva vista? Ci aveva parlato? Avevano parlato di lei?
Un crampo doloroso le contrasse l’esofago. Fu come soffocare.
Bugiardo.
“Hermione, ti giuro che non era mia intenzione intromettermi … io volevo solo vedere che stavi bene.” Lily attirò la sua attenzione.
“Lily … credo che tu debba andartene.”
Hermione guardò le difese della donna crollare, poi la vide sparire. Solo quando sentì la porta sbattere posò i suoi occhi su Severus. L’uomo era più pallido del solito.
“Vi siete incontrati?” domandò. Sentiva una frenesia contorcerle le viscere.
“Si.”
“Sei andato tu a cercarla?”
“Si.”
Hermione si passò una mano tremante tra i capelli. Severus cercò di raggiungerla ma lei fece un passo indietro.
“Le ho solo chiesto di non cercarti, almeno che non fossi stata tu a contattarla.”
“Perché l’hai fatto?”
“Perché volevo essere certo che non si sarebbe mai più intromessa tra di noi.”
La giovane chiuse gli occhi ma le lacrime corsero libere sulle sue guance.
“Sei stato tu. Tu l’hai di nuovo coinvolta nella nostra vita. Non riesci proprio a fare a meno di lei, Severus?”
“Cosa? No. Hermione, io l’ho fatto per te, per noi.”
“L’hai fatto per me, eppure me l’hai tenuto nascosto.” Mormorò Hermione.
“Se tu avessi voluto, l’avresti potuta cercare! Io non te l’ho impedito, ma tu non l’hai fatto altrimenti l’avrei saputo.”
“Appunto!” singhiozzò la ragazza “E’ questa la differenza tra me e te. Io non ti avrei mai tenuto all’oscuro di una cosa così importante. Tu invece l’hai fatto!”
Severus le si avvicinò e posò le mani sulle spalle della ragazza, scossa dai singhiozzi. “Non pensare che io non abbia fiducia in te. Io ho creduto che fosse le scelta migliore …”
“E’ questo il punto.” Si scansò Hermione “Non sei tu che non hai fiducia in me. Sono io che l’ho appena persa in te.”
Detto questo, uscì dalla stanza.
Per un attimo nel piccolo appartamento regnò il silenzio, poi sentì i passi di Severus avvicinarsi.
Non gli avrebbe permesso di parlare ancora. Di raggirarla un’altra volta.
Un’altra lacrima sfuggì al suo controllo.
Questa volta non l’avrebbe abbracciato e perdonato. Il dolore e la paura erano troppo forti.
Si mise le scarpe e indossò il cappotto. “Ho bisogno di un po’ d’aria” annunciò. Lui non la trattenne e lei si vietò di guardarlo negli occhi. Sapeva che ci avrebbe trovato tristezza e rammarico, forse anche paura.
Quel giorno però si sarebbe presa cura delle sue di ferite.

***

Girovagava ormai da due ore. Prima di smaterializzarsi, aveva pensato di andare da Harry ma aveva desistito. C’era di mezzo sua madre. Subito i suoi pensieri erano andati a Ginny, ma ben presto aveva capito che non poteva coinvolgere lei senza creare problemi anche ad Harry. Escluse anche i suoi genitori. Troppe spiegazioni.
Arresa, aveva camminato un po’ per Diagon Alley. Forse il silenzio le avrebbe schiarito le idee meglio delle parole.
Chissà quando era andato da Lily. Forse durante uno dei suoi lunghi turni al San Mungo, oppure quel giorno che lei aveva passato a dipingere le pareti della loro camera.
Umiliata.
Nascose un singhiozzò portandosi la mano alla bocca.
Una stupida ed un bugiardo. Ecco cosa erano loro due.
Un rumore sordo di roba caduta e vetri infranti la fece trasalire.
“Maledetto gattaccio! Prima o poi ti prendo e ti faccio arrosto! Miseriaccia i nuovi ordini!” Quel lamento attirò la sua attenzione.
Si rese conto di essere davanti alle vetrine dei Tiri Vispi Weasley. Il negozio doveva essere chiuso, perché all’interno tutte le luci erano spente. La voce proveniva dal retro dell’edificio.
Ron faceva lievitare una serie di scatoloni e si scambiava occhiate malevole con un gattone spelacchiato che dal muro su cui era seduto gli soffiava rabbioso.
“Schifoso sacco di pulci.” Borbottò il rosso, afferrando bruscamente l’ultimo scatolone.
“Hai sempre un pessimo rapporto con i gatti, eh Ron?”
Il ragazzo si voltò a guardarla sorpreso.
Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che si erano parlati. Lui non le aveva mai perdonato di aver scelto Severus e lei non aveva avuto altra scelta se non quella di fare a meno di lui anche come amico.
“Hermione” il rosso abbandonò lo scatolone che aveva in mano “Che ci fai qui? Sei sola?”
“Si”
“E’ tardi.”
La riccia si strinse nelle spalle e non rispose. Aveva paura di scoppiare a piangere, se si fosse azzardata ad aprire bocca.
Si domandò che aspetto dovesse avere in quel momento, con quel vestito elegante e gli occhi arrossati.
“E’ successo qualcosa?” continuò Ron, andandole incontro. Gli occhi azzurri erano già pieni di preoccupazione. Quando le mani calde del rosso si posarono sulle sue spalle, come una morbida e rassicurante carezza, non riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime.
“Ha rovinato tutto.”mormorò tra le lacrime.
“Ti ha fatto del male? Quella bestia ti ha messo le mani addosso? Hermione, rispondi! Io l’ammazzo quello stronzo!” Ron, ora paonazzo per la rabbia, la strinse a sé. Lei, anche se in parte impossibilitata nei movimenti dalle braccia del ragazzo, scosse la testa. “Non mi ha fatto del male … non fisico almeno.”
Le accarezzò i capelli.
“So di non essere il migliore in queste cose … ma che ne dici di raccontarmi cosa ha combinato quell’idiota del tuo fidanzato davanti ad un bel bicchiere di idromele? Ne abbiamo una bottiglia in negozio, ce l’ha regalato un nostro cliente e a dire di George dopo averlo bevuto ti senti un dio!”
“D’accordo.” Accettò Hermione.
Sul viso lentigginoso di Ron si aprì  un sorriso bello e genuino. “Allora entriamo.”

***

Mancavano poche ora all’alba quando Hermione rientrò. Parlare con Ron era stato confortante, ma non si sentiva ancora per niente bene.
Chiuse la porta e vi si appoggiò. Una luce proveniva dal salotto.
Lentamente si diresse nella stanza. Severus era abbandonato sul divano con in mano un bicchiere con una quantità eccessiva di whiskey incendiario. La bottiglia di champagne, che aveva comprato per la loro serata, giaceva vuota ai piedi dell’uomo. Faceva roteare il liquore nel bicchiere e lo fissava come fosse ipnotizzato.
Quanto poteva averne già bevuto?
“Sei tornata.” Le disse senza però girarsi a guardarla. “Dove sei stata fino a quest’ora?” sussurrò l’uomo.
“Non sono affari tuoi.”
“Ah.” Scolò il bicchiere e si pulì le labbra sottili con il dorso della mano “E da quando non ho più il diritto di sapere dove vai?”
Questa volta le aveva puntato gli occhi addosso.
“Da quando hai smesso di dirmi la verità.”
L’uomo sbattè il bicchiere sul tavolino davanti al divano. “Io ti ho sempre detto la verità!” sbottò, passandosi le dita tra le ciocche di capelli corvini.
“Prima hai dimostrato il contrario.”
“E’ stata una sola, stramaledetta volta e l’ho fatto per noi! Per proteggerci!” Tuonò Severus.
“Invece hai rovinato tutto.” Strillò la giovane.
“Dove sei stata, Hermione.” chiese l’uomo in modo più rude.
La ragazza si torturò un labbro. “Da Harry.” mentì.
“Bugiarda. Gli ho mandato un gufo almeno due ore fa. Con chi eri, Hermione.”  
“Ero con Ron. Contento adesso?”
La risata graffiante e ubriaca di Severus le graffiò il cuore e la pelle.
“Weasley. Il nostro caro Weasley.” La sua voce era roca e trasudava disprezzo. Hermione si sentì contorcere lo stomaco.
“E ti sei divertita?”
“Ron, è un amico e mi ha ascoltata.”
“Si. Me lo immagino. Quel pezzo di imbecille è buono giusto per abbassarsi i calzoni.”
“Non hai il diritto di dire una cosa del genere!”
“Ah no?” traballante Severus lasciò il divano e si fermò ad un palmo dal suo viso. Il suo alito puzzava di whisky. I suoi occhi erano persi. “Eppure scommetto che non ti è dispiaciuto per niente ricordare i bei tempi andati.” Sibilò.
Lo schiaffo rimbombò tra i due. Severus si portò una mano a massaggiare la guancia arrossata.
“Io ti amo più di quanto ti ama lui.”
“Ron è solo un amico.”
“Weasley ha smesso di essere tuo amico il giorno che te lo sei scopato.” Sibilò rabbioso.
“Infondo tra il fatto e il desiderato la differenza è poca.”  
Incapace di continuare la ragazza si rintanò nella camera. Chiuse la porta con un incantesimo e affondò il volto su un cuscino. Severus la seguì ma non spezzò l’incantesimo.
“Hermione, ti prego.” Furono le ultime parole che le disse, prima che tutto fosse avvolto nel silenzio.

La mattina seguente, quando Hermione si alzò scoprì l’incantesimo ancora intatto sulla porta. Lo sciolse ed uscì dalla stanza. La casa era avvolta nel silenzio. Le braci nel camino scoppiettavano ancora. Il salotto era stato ripulito . La poltrona preferita di Severus non c’era più.


N.d.A.
Salve a tutti!  Spero che non abbiate in progetto di uccidermi ... questo è un punto di svolta, anche se forse ora non lo sembra. Prima della fine della storia infatti tutte le faccende dovranno essere sistemate e chiarite, perciò non vi arrabbiate e incrociate le dita per quei due sventurati!
Ringrazio tutti coloro che leggono e commentano la mia storia! Vi adoro tutti!
Alla prossima,
Amelia

ps: sto pubblicando in fretta quindi se mi fosse scappato qualche errore grammaticale dalla tastiera per favore fatelo sapere ^^

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Capitolo 38
*** Io scelgo di stare con te ***


capitolo 38 Vi assicuro che sono più stupita di voi per l'aggiornamento!
Ringrazio tutti coloro che leggono per la pazienza con cui attendete i capitoli.
Spero di aver prodotto qualcosa di buono!
Buona lettura ^^


Severus aveva sempre odiato la sua casa di Spinner’s End ed in quel momento avrebbe voluto distruggerla pezzo per pezzo. Era sicuro che il suo mal di testa avrebbe trovato giovamento se avesse incendiato quel divano logoro o che il suono dei piatti rotti sul pavimento avrebbero potuto mettere a tacere il suo senso di colpa.
La notte precedente era rimasto accanto alla porta della camera da letto che divideva con Hermione fino a quando  i singhiozzi della ragazza non si erano spenti, segnale che stremata si era addormentata.
Dopo di che aveva minuziosamente ripulito il salotto, cercando di cancellare ogni traccia del suo comportamento indecente. Aveva raccolto le bottiglie che si era scolato, facendo riaffiorare i pessimi geni paterni, indugiando un attimo sulla bottiglia di champagne che aveva comprato quello stesso giorno. Voleva festeggiare i primi sei mesi vissuti insieme in quella casa. Non era un comportamento da lui, ma sapeva che lei lo avrebbe ricompensato con un meraviglioso sorriso innamorato e questo gli sarebbe bastato per sentirsi un uomo migliore.
Si passò una mano tra i capelli, fissando il soffitto di quella che sperava non sarebbe più stata la sua casa ma in cui rifiniva puntualmente dopo ogni sua cazzata.
Una volta che il salotto aveva ripreso un aspetto normale si era domandato che fare.
Poteva sciogliere l’incantesimo che sigillava la porta della loro camera e stendersi accanto ad Hermione, ma lei avrebbe voluto svegliarsi con lui accanto? Non aveva il coraggio di formulare la risposta.
Avrebbe potuto attendere la mattina sul divano e cercare di farla ragionare.
Pensò alle parole che le aveva rivolto durante il loro litigio. Era un pazzo … le aveva sputato contro delle accuse senza senso, accecato dalla gelosia e dalla paura di perderla.
Distrattamente si sfiorò la guancia con le punta delle dita. Gli aveva tirato uno schiaffo, come biasimarla.
Aveva scelto perciò l’unica soluzione che conosceva. Si era smaterializzato a Spinner’s End. Come punizione, quello spostamento aveva rimescolato tutto l’alcol dentro il suo stomaco, facendolo rimettere nel mezzo del salotto. Stremato si era accasciato sul divano, sul quale si era svegliato poco prima.
Lentamente si mise a sedere e si prese la testa tra le mani tentando di farla smettere di pulsare, poi si trascinò in cucina. Un caffè lo avrebbe sicuramente aiutato. Aprì furiosamente gli sportelli di alcune mensole per rendersi conto che la cucina era vuota. Ringhiò frustrato.
Non c’era più niente lì. I suoi pensieri volarono al piccolo appartamento in periferia. Si domandò se Hermione si fosse già alzata. Se avesse già scoperto che lui l’aveva abbandonata … un’altra volta.
“Che diavolo sto facendo.”mormorò, valutando per la prima volta lucidamente quello che aveva fatto.
Se ne era andato, aveva tradito la sua fiducia non parlandole del suo incontro con Lily e poi era scappato di notte come un ladro, confermando così le paure della ragazza. Il timore che lei non fosse poi così importante per lui.
Con passi barcollanti tornò in salotto ed iniziò a cercare la sua bacchetta.
Doveva tornare da Hermione. L’avrebbe pregata di perdonarlo, di essere per l’ennesima volta comprensiva con lui. Si sarebbe prostrato ai suoi piedi se fosse stato necessario.
Dopo aver tolto i cuscini dal divano ed aver imprecato diverse volte, trovò la bacchetta tra la polvere sotto un mobile. Doveva essere rotolata là sotto quando si era addormentato.
Di nuovo in piedi racimolò tutta la concentrazione che possedeva per smaterializzarsi.
Non poteva permettersi di spaccarsi ...
Un furioso bussare alla porta però lo fece vacillare. Chi poteva venire a cercarlo lì?
Decise che non gliene importava assolutamente niente. Riprese perciò posizione. Al tre si sarebbe smaterializzato. Uno. Due …
Un rumore di vetri infranti proveniente dalla cucina lo bloccò di nuovo. Impugnò rabbioso la bacchetta. Chiunque fosse, aveva scelto il momento peggiore per disturbarlo.
Spalancò la porta della cucina e rimase di sasso. Non poteva credere ai suoi occhi. Un cespuglio di capelli, più arruffato che mai, stava entrando in casa sua dalla finestra.
“Hermione” la chiamò guardandola, disarmato. La giovane, che aveva il viso arrossato e gli occhi spaventati, con un balzo scese dalla finestra e gli venne incontro. Indossava ancora il vestito della sera precedente, quello che aveva la notte di capodanno. Il tessuto aderente e le gambe scoperte fino alle caviglie dove iniziavano delle scarpe da ginnastica rosse, per niente adatte al resto dell’abbigliamento, la facevano apparire più giovane e bella che mai. Avrebbe iniziato a brontolare se la situazione fosse stata diversa.
Rimase immobile sotto lo sguardo indagatore della ragazza che lo scrutava come fosse sicura che fosse ferito. Gli si avvicinò infatti, senza dirgli una parola, ed iniziò a tastargli le braccia, a percorrergli con le mani il collo e l’addome. Severus emise un sospiro di apprezzamento ma un colpo improvviso sul petto gli mozzò il respiro.
A quel colpo ne seguì un altro e poi un altro ancora e così via, fino a che non le bloccò i polsi. Hermione lo guardò rabbiosa e non gli permise di tirarla a sé.
“Sei un idiota.” Mormorò con gli occhi gonfi di lacrime.
“Lo so.” Le rispose Severus senza distogliere lo sguardo da quello della ragazza che tentava di divincolarsi dalla sua presa serrata.
“Te ne sei andato!” Non potè non chinare la testa colpevole. “Stavo tornando da te …” cercò di giustificarsi “Ma tu sei arrivata prima … perché mi stavi cercando?” si pentì subito di aver posto una domanda così stupida.
La ragazza sbuffò contrariata, costringendolo a lasciare la presa sui suoi polsi. “Mi chiedi perché ti stavo cercando? La tua mente così arguta non arriva a comprendere l’ovvio?” replicò, portandosi le mani sui fianchi. Assomigliava vagamente a Minerva.
“L’ovvio mi è chiaro, ma non credere che ti solleverò dal compito di dirmelo in faccia. Sei una Grifondoro non dovrebbe essere troppo difficile.”ringhiò.
Alle sue parole il volto arrabbiato della giovane si fece perplesso poi assunse un’espressione strana. “Beh?” la incalzò confuso. L’alcol ancora in circolo nel suo sangue non lo aiutava per niente.
“Non sono venuta qui per lasciarti.” Puntualizzò allora Hermione “Possibile che per te esista solo il nero o il bianco?” aggiunse.
Severus scrollò le spalle, cercando di mantenere un briciolo di contegno. “Perché non è così?”
“Non nel mio modo di vedere le cose.” Sospirò la giovane.
“Avevi detto che, questa volta, se me ne fossi andato non mi saresti venuta a cercare. Io credevo …” Severus si bloccò senza sapere come proseguire. La frase Credevo che non mi avresti più nemmeno voluto guardare in faccia non gli sembrava la più favorevole alla sua posizione, soprattutto dal momento che Hermione era lì, nonostante quello che aveva detto la sera prima.
“… che non ti avrei più voluto dopo ieri.” Concluse per lui la giovane, guardandolo seria. “Te lo meriteresti, visto come ti sei comportato e quello che mi hai detto.” Severus fece per parlare ma dall’occhiata di Hermione intuì che non aveva ancora finito. “Avevo bisogno di sapere dov’eri … temevo che ti fossi spaccato visto quanto avevi bevuto. Avresti potuto essere in gravissime condizioni … alle volte sei così stupido.” Confessò la ragazza e Severus si sentì ancora peggio.
“Non avresti dovuto preoccuparti per me, non me lo merito.” Disse in un sussurro.
“In realtà comincio a pensare che tu non te lo sia mai meritato …” a quelle parole le viscere di Severus si contrassero dolorosamente “… ma io ti amo e sapevo fin dall’inizio che per stare con te avrei dovuto convivere con le tue pessime abitudini.” Concluse con un sorriso Hermione.
Possibile che nella loro relazione fosse sempre lui quello in difetto?
“Hermione io …” iniziò. Se lei era veramente davanti a lui allora doveva almeno provare a spiegarle che non aveva nulla da temere riguardo a Lily, anche quella confessione comportava dei rischi. “non è come pensi, con Lily intendo.”
Quell’argomento, notò, l’aveva messa sulla difensiva. Hermione infatti lo fissava seria con le braccia incrociate al petto.
“Sono andato da lei, subito dopo la Croazia. Avevo … ho sempre avuto paura che loro ti avrebbero portato via da me e io non potevo permetterlo. Perciò, l’unica cosa che avevo in mente quando mi sono presentato a casa Potter era di raccontargli una menzogna.” Fece una pausa, temendo quello che avrebbe detto dopo. “Non avevo veramente intenzione di incontrare Lily, mi bastava un componente a caso della famiglia. Sono sempre stato bravo a persuadere le persone, sarebbe stato facile fargli credere che tu eri rimasta delusa del loro comportamento e che avevi bisogno di non vederli ne sentirli. Tu avresti pensato che non ti avessero perdonato l’amore per me e, nella migliore delle ipotesi, loro si sarebbero tenuti a distanza. Ti avrei tenuta con me, senza più il pericolo di perderti …”
La sua voce quasi echeggiava nel silenzio denso che regnava sulla stanza. La sua piccola Grifondoro si sedette, come se il peso di quella rivelazione fosse troppo. Lui la imitò. Si sentiva terribilmente allo scoperto in quel momento.
“Non ero preparato a quello che successe dopo. Ero convinto che chiunque mi avesse aperto la porta mi avrebbe aggredito, offeso … invece non è stato così.” Si passò una mano tremante sulla fronte, senza il coraggio di guardare Hermione. “Lily quando mi vide, non si adirò ma mi accolse in casa sua senza battere ciglio. Mi chiese subito se avessimo trovato i tuoi genitori e se tu stessi bene … si mise a piangere quando le disse che era andato tutto bene, mi chiese il permesso di poter avvertire suo marito e mi ringraziò per essermi preso cura della sua bambina.” Un singhiozzò strozzato di Hermione gli strinse il cuore ma si disse che doveva continuare. “Non ho più avuto la forza di portare fino in fondo il mio intento ma avevo ancora paura. Perciò ho cercato di tenerti lontana almeno lei, la persona che ti avrebbe potuto far dubitare di me più di tutti gli altri …” concluse, sentendosi un uomo orribile. Hermione inoltre, apparentemente non intenzionata ad affatturarlo o a maledirlo, se ne stava seduta immobile con lo sguardo perso nel vuoto.
“Parlami.” La supplicò.
“Merlino, Severus …” La riccia di prese la testa tra le mani “Come … come hai potuto solo pensare di fare una cosa del genere …” balbettò la ragazza.
“Io …”
“Possibile che tu non capisca quanto vali per me?” Quella domanda lo spiazzò. Si aspettava che parlasse di ben altro. “Contavo di avertelo dimostrato …” la riccia sospirò “Davvero credi di non poter essere amato? Perché sappi” lo fissò, questa volta determinata “ Che io scelgo di stare con te ogni giorno, perché reputo la mia vita migliore con te a fianco e nessuno può decidere della mia vita se non io.” Terminò Hermione con la voce rotta. Nella foga si era alzata in piedi e in quel momento lo fissava con le guance arrossate dall’agitazione e dalle lacrime.
Severus non sapeva veramente che dire.
Non era quello che sarebbe dovuto succedere … la ragazza avrebbe dovuto infuriarsi con lui, sputargli addosso tutto il risentimento per quello che aveva fatto, invece gli ribadiva il suo più sconfinato amore.
Rimase perciò a sedere immobile fissandola con quella, che temette, fosse l’espressione più stupida che si fosse mai formata sul suo viso.
“Maledetto zuccone!” sbuffò Hermione, quindi gli gettò le braccia al collo, sorprendendolo ancora di più. Decise comunque di approfittare di quella inaspettata sfortuna e la abbracciò a sua volta cullandola fino a quando i singhiozzi che la scuotevano non si placarono.
“Non mi aspettavo questo.” Mormorò indeciso se fosse saggio farle notare che avrebbe dovuto essere disgustata.
Hermione alzò la testa dall’incavo del suo collo e lui si pentì subito di aver parlato.
“Immagino ti aspettassi una sfuriata contro il tuo piano diabolico.” Si strinse nelle spalle in risposta, mentre la giovane grifondoro alzò gli occhi al cielo.
“Non ce la faccio ad arrabbiarmi per un’idea così stupida.” Spiegò con tono saccente “Se tu avessi detto una cosa del genere a chiunque dei miei amici, prima di tutto nessuno ti avrebbe creduto. Poi, avrebbero pensato a qualche pozioni o droga somministrata da te a mio danno. Infine, ti saresti trovato la casa di Spinner’s End invasa nel giro di poche ora da una spedizione di salvataggio.” La ragazza non riuscì a trattenere un sorrisetto furbo “Dovresti averlo imparato ormai che i Grifondoro hanno dei seri problemi a rispettare i divieti.”
Severus considerò che viste così le sue azioni suonavano stupide anche a lui ma non lo avrebbe mai ammesso.
Si limitò così ad incupirsi, fissando la finestra.
“Perché non ti sei direttamente smaterializzata in casa, invece di frantumare una finestra come un vandalo?” chiese allora, notando i pezzi di vetro sul pavimento e quelli ancora incastrati sulla cornice della finestra “Ti saresti potuta ferire con quei vetri … non mi sembra che tu abbia l’abbigliamento adatto per scavalcare finestre.”
Hermione sembrò rendersi conto solo in quel momento di quello che aveva fatto. Scrollò le spalle “Ero agitata e non mi è venuto in mente di usare la magia …” Severus alzò le sopraciglia stupito mentre la ragazza si imbronciava.
“Comunque quello che è fatto è fatto … ora vorrei tornarmene a casa.” Disse, poi lo guardò maligna“E se ti conosco un po’ tu hai un gran bisogno di caffè in questo momento.” Severus fece una smorfia per cui la ragazza sogghignò.  “Probabilmente è proprio per quello che stavi per rincasare.”
“Tu non sai quanto ti sbagli.” le rispose, prima di afferrare la mano della giovane e farsi smaterializzare in quella che, inaspettatamente, poteva ancora chiamare casa.

***

Il rumore della tazza di caffè rimbombò nella sua testa in modo innaturale, sicuramente Hermione non si era premurata di posarla con delicatezza sul comodino.
“Come ti senti? Passato il capogiro?” gli chiese senza moderare la voce e quindi aggravando quella spiacevole sensazione di compressione alla testa provocata dalla smaterializzazione.
Arrivati nel loro appartamento aveva appena fatto in tempo a raggiungere il letto. Sarebbe stato terribilmente umiliante svenire a causa dell’ennesima capriola del suo stomaco.
“E’ questo perciò il modo che hai scelto per farmela pagare?” sussurrò senza però aprire gli occhi. “Torturarmi mentre sono reso immune dai postumi di una sbronza? Un comportamento davvero poco Grifondoro.” Il suo tono di voce non risultò tagliente come sperava.
“Ben svegliato.” Sospirò Hermione e gli si stese accanto, lui continuò a starsene immobile e con gli occhi serrati.
“Non cerco vendetta come credi …” iniziò la giovane, questa volta con voce bassa tanto da essere quasi un sussurro nel suo orecchio “Ma tu continui a comportanti da stronzo ...” A quell’appellativo Severus aprì gli occhi e li puntò sul viso di Hermione ad un soffio dal suo.
Sarebbe bastato un piccolo movimento per baciarla, ma lei non avrebbe voluto e sicuramente lui avrebbe dovuto darsi una pulita prima di avvicinarla più di così. In imbarazzo per quel pensiero si scostò mettendo qualche centimetro di distanza in più tra loro.  
Hermione fece scorrere la punta del dito sul suo profilo, solleticandogli le labbra. “Perciò … credo proprio che dovrai scontare una qualche pena ma solo dopo che ti sarai ripreso da questo ridicolo stato post-sbronza.” lo canzonò la giovane, ridacchiando. Severus pensò che con una pozione sarebbe passato tutto ma che Hermione non gliel’avrebbe mai preparata.
“Hai dormito quasi tutto il pomeriggio …”lo informò la riccia accarezzandogli i capelli, lui si sporse di più verso quel contatto tanto piacevole e di cui, pensava, non avrebbe più potuto rigodere “ … devi proprio mangiare qualcosa.” Continuò e lui rispose con un grugnito.
Sentendo le mani di Hermione allontanarsi l’afferrò per la maglietta “Rimani qui.” la supplicò con voce roca.
“Ti aspetto in cucina ma prima fatti una doccia, non hai un gran buon odore.” Lo avvertì, lasciandolo poi solo ed imbarazzato nella loro camera da letto.
Senza altra scelta si trascinò fuori dal letto fino alla doccia, dove il getto di acqua ghiacciata gli fece riacquistare qualche funzione celebrale.
Quando entrò in cucina, la Grifondoro stava mettendo una scodella di minestra sulla tavola apparecchiata per uno. Severus si domandò che ore potessero essere, sbirciando dalla finestra infatti supponeva che non fosse passata l’ora di cena.
“Mangia qualcosa.” Gli ordinò la ragazza costringendolo a sedere e poi accomodandosi vicino a lui.
Severus notò che si era cambiata, indossava una maglietta leggera e dei pantaloni di una tuta rossi. Era certamente scalza, in tutti quei mesi non l’aveva mai vista usare delle ciabatte a meno che non fossero le sue che ogni tanto gli rubava per farlo innervosire.
Come un automa si portò il primo cucchiaio di minestra alle labbra. Il liquido caldo ma dal sapore delicato scivolò giù nel suo stomaco e per la prima volta da quando si era svegliato si rese conto di essere affamato.
“Pensi veramente che io sia stata con Ron?” Si aspettava una domanda del genere. Se fosse stato del tutto sincero avrebbe dovuto dire Si, hai qualche prova del contrario? Sei andata da lui sconvolta e sei tornata all’alba. Quello zotico ti voleva già quando eri una bimbetta dai denti sproporzionati e tu hai passato del tempo con lui vestita con un dannato straccetto.
Soppesò quelle parole, rendendosi conto che avrebbero rovinato una situazione già precaria.
“Mi fido di te che mi dici di no.” Rispose perciò.
Hermione lo osservò un po’, come in cerca di un cedimento in quel comportamento.
“E’ un passo avanti …” gli sorrise “Ma non sperare di sottrarti al tuo castigo.” Disse e una scintilla di trionfo le illuminò gli occhi.
“Mi sottoporrai ad una tortura?” chiese, stranamente più sereno nonostante la minaccia.
“Non corporale ma certamente mentale.” Replicò la giovane.
Alzò un sopraciglio “ Bene, sono pronto. Dimmi cosa mi aspetta.”
Hermione gli mise una lettera tra le mani e lui la guardò interrogativo. “E’ arrivata mentre dormivi e ho pensato che fosse esattamente quello che ci voleva.” Spiegò la Grifoncina.
Severus posò incerto gli occhi sul pezzo di pergamena. C’erano scritte sopra poche righe ma con una calligrafia che non avrebbe scordato per nulla al mondo. Anche il senso di fastidio gli era familiare.
 “Io non prendo ordini da Potter.” Aveva tentato di modulare la voce ma il risultato era stato ancora più cupo.
L’espressione di Hermione gli disse che la ragazza non sarebbe scesa a compromessi quella volta.
“Quello di Harry è un gentile invito a raggiungerlo a casa sua.”
“Grazie per la traduzione minuziosa dei geroglifici del tuo migliore amico. Ma non intendo …”
“Ci saranno tutti.” Insistette la riccia, visibilmente tesa.
“Ragione in più perché io stia alla larga da quella casa. Non so cosa di importante Potter abbia da dire ma non credo che la mia presenza sia fondamentale …” Borbottò, gettando la lettera sul tavolo, oltre il piatto vuoto.
“L’invito è indirizzato ad entrambi ed andare vorrebbe dire mettere in chiaro le cose con le persone importanti per me, una volta per tutte.”
“Potter mi ha nominato solo per carineria nei tuoi confronti.” Sbottò.
“Harry non è fatto così. Lui fa le cose di cuore e se ti ha incluso è perché tu hai una qualche importanza nella sua mente. Comunque se l’avesse fatto solo pensando a me, sarebbe la prova che si fida le mie scelte e rispetta chi amo …”
Quelle parole significavano molto di più e Severus lo comprese subito.
“Dunque io dovrei seguirti per lo stesso motivo? Dovrei rispettare chi ami?” chiese retorico, con una nota dolce nella voce.
La ragazza si abbracciò le ginocchia e si rannicchiò di più sulla sedia, come se non si aspettasse una domanda così diretta da lui. Il suo animo tuttavia voleva ancor sentirlo dire da quelle labbra imbronciate che per lei lui era ancora importante e che lo voleva accanto a sé nonostante ci fossero persone che le avrebbero dato molto di più di quello che lui aveva da offrirle.
“Sì.” Mormorò la ragazza, guardandolo attraverso le lunghe ciglia.
Allora Severus si sporse verso di lei e, sciolto l’intreccio delle mani sulle gambe, se la tirò in grembo. L’ammirò per un attimo, gustandosi il sapore della sua pelle e l’adorabile espressione stupita che le si era dipinta in volto.
“Vorrà dire che andremo ad ascoltare quell’impiastro di Potter.” Disse, sfiorandole il collo con la punta del naso adunco. Hermione lo premiò con un caldo e profumato abbraccio, prima di posare la bocca sulla sua.
Senza riuscire ad aspettare oltre approfondì il bacio. Si riassaporarono in quella posizione scomoda per un tempo indefinito. Hermione gli morse il labbro inferiore strappandogli un sorriso. Se quella era la sua tortura, allora voleva essere punito per tutta la vita. Si strinsero forte su quella sedia come a rimarcare il possesso l’uno dell’altra.
Quando Hermione, qualche minuto dopo, lasciò le sue labbra gli sorrise e lui si sentì completamente in pace.
“Allora … non sei curioso di sapere cosa ci aspetta a casa Potter?”
Severus le tirò una ciocca di capelli.
Lui non ci trovava niente da ridere.

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