Volim te di AmeliaWitch (/viewuser.php?uid=77543)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vite parallele ***
Capitolo 2: *** Chiacchere,amarene ed equivoci ***
Capitolo 3: *** La speranza è l'ultima a morire! ***
Capitolo 4: *** L'unico al mondo ***
Capitolo 5: *** Giovedi nero ***
Capitolo 6: *** Ricordi e spiegazioni ***
Capitolo 7: *** Spinner's End ***
Capitolo 8: *** Appuntamento al Ghirigoro ***
Capitolo 9: *** Metodi babbani ***
Capitolo 10: *** Le luci della festa ***
Capitolo 11: *** Un'altra possibilità ***
Capitolo 12: *** Tribolazioni - parte 1 ***
Capitolo 13: *** Tribolazioni - parte 2 ***
Capitolo 14: *** Australia ***
Capitolo 15: *** Fuga dalla realtà ***
Capitolo 16: *** Severus is my name ***
Capitolo 17: *** Una foto e un gioco ***
Capitolo 18: *** Noi parliamo e non ci sentiamo ***
Capitolo 19: *** Deja vu ***
Capitolo 20: *** Se fosse stato amore... ***
Capitolo 21: *** Smetti di pensare Severus ***
Capitolo 22: *** Are you jealous? ***
Capitolo 23: *** You are my Valentine ***
Capitolo 24: *** Confessioni ***
Capitolo 25: *** Ama, Severus ***
Capitolo 26: *** Don't say goodbye ***
Capitolo 27: *** Cinque mesi dopo ... ***
Capitolo 28: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 29: *** La sua amicizia o la loro relazione ***
Capitolo 30: *** Giudizi e pregiudizi ***
Capitolo 31: *** Un piccolo spettacolo personale ***
Capitolo 32: *** Monica e Wendel Wilkins ***
Capitolo 33: *** Volim te ***
Capitolo 34: *** Reverto Oblivium ***
Capitolo 35: *** Nuove prospettive ***
Capitolo 36: *** Traguardi da raggiungere ***
Capitolo 37: *** Bugiardo ***
Capitolo 38: *** Io scelgo di stare con te ***
Capitolo 1 *** Vite parallele ***
Vite parallele
Salve a tutti ! Il sole
e il mare mi hanno fornito l'ispirazione giusta per poter
cominciare a pubblicare il sequel di "Credendoci davvero". Per chi non
avesse letto la storia , penso ( almeno per ora ) che non sia necessaria la lettura (anche se mi farebbe molto piacere se decideste di darle uno sguardo^^). Vi consiglio comunque
la lettura dell'epilogo per non soprendervi della presenza di
personaggi che non ci dovrebbero assolutamente essere nel corso normale della storia ^^!
Ovviamente la storia non è scritta a scopo di lucro e i personaggi non mi appartengono (purtroppo).
Ora vi lascio al capitolo! Buona lettura!
Severus aprì uno dei suoi grandi occhi neri, nel vano
tentativo di ricordare cosa fosse successo la sera prima.
Si trovò perciò ad osservare le travi che si
intrecciavano sul soffitto della sua camera.
Fortunatamente era rimasto al Paiolo Magico.
Buttò un’occhiata al lato destro del letto e non
si
stupì di vederlo occupato. Una donna dai capelli rossi
dormiva
beatamente, ignara che il proprietario della camera la stesse fissando
, cercando di ricordarsi dove l’avesse incontrata,
perché
fosse ancora lì con lui e soprattutto, come si chiamasse.
L’uomo sbuffò passandosi una mano sul viso.
L’estate era quasi al termine e presto sarebbe dovuto tornare
a
scuola a fare da babysitter a centinaia di ragazzini piagnucoloni.
Gli sarebbero mancati parecchio i giorni in quella Taverna. Aveva
deciso ,infatti , di non passare le vacanze a Spinner’s end .
Se voleva dare un taglio al passato, quella casa era la prima cosa da
evitare.
“Buongiorno uomo tenebroso …”
Una voce ,impastata dal sonno, lo riportò alla
realtà.
La donna dai capelli rossi si era svegliata e ,completamente nuda, si
era alzata dal letto alla ricerca dei suoi vestiti.
“Buongiorno.”
Severus ,con le spalle appoggiate alla testata del letto,
seguì il gironzolare della donna per la camera.
In un flash , gli tornarono alla memoria le scene della sera prima
e un ghigno soddisfatto si disegnò sul suo volto.
La rossa ,quasi completamente vestita , puntò su di lui gli
occhi scuri incorniciati da delle ciglia lunghissime.
“Non mi chiamerai, giusto?” Nella voce non
c’era né ansia né astio. Sembrava
divertita.
“Non credo che tu lo voglia …”
mormorò Severus , accomodatosi tra i cuscini del grande
letto.
“Mh, no. Comunque devo dire che ,anche se un po’
sbronzo,
sei stato un ottima compagnia notturna.” Miagolò
la donna,
chiudendo l’ultimo bottone della camicia. Dopo di
ché si
avvicinò al letto e posò un leggero bacio sulle
labbra di
Severus , prima di uscire dalla stanza.
Questo ,non appena fu solo, si alzò dal letto e si
regalò
un lunghissimo bagno.
Il Paiolo Magico non era mai stato una taverna a
cinque stelle ma con tutti i soldi che aveva a disposizione , era
riuscito a farsi riservare la stanza migliore per l’intera
estate.
Aveva tutta l’intenzione di godersi a pieno
quegl’ultimi
giorni di riposo, prima di rientrare a lavoro. Niente avrebbe potuto
turbarlo.
Con quel pensiero ben fisso in mente, l’uomo
terminò il
suo bagno , poi indossò una camicia bianca e dei pantaloni
neri
e uscì dalla camera.
Silenzioso e con la solita aria annoiata scese nell’unica
sala della locanda , per fare colazione.
Non appena si sedette, un cameriere zoppo si avvicinò per
prendere l’ordinazione.
“Signor Piton buongiorno! Cosa vi porto da mangiare
stamattina?
Una colazione bella abbondante è sicuramente quello che ci
vuole
,dopo una bella serata …”ammiccò
l’uomo
,assumendo un’espressione piuttosto buffa.
Severus tentò di ignorarlo.
Ogni volta che passava una notte con una donna, quello stupido
cameriere cercava di intavolarci sopra un discorso , fatto di
ammiccamenti , doppi sensi e pacche di congratulazione sulle spalle.
Era una cosa che Severus mal tollerava, ma , trovandosi bene nella
locanda e non avendo voglia di cambiare alloggio, si limitava a non
dare soddisfazione alle domande dell’uomo.
“Allora vi porto un po’ di pancetta e
delle ottime uova strapazzate e …”
“Del caffè amaro e una Gazzetta del Profeta
bastano. Grazie.” Lo interruppe Severus.
“E’ sicuro … le rosse sono focose
… stancano più delle altre.”
“Visto che mi porta il giornale … prenda anche la
mia corrispondenza. Grazie.”
Vinto da quella totale indifferenza , il cameriere sbuffando
,andò a prendergli ciò che aveva chiesto.
Dopo qualche minuto Severus leggeva la Gazzetta del profeta , soffiando
distratto sulla sua tazza di caffè bollente.
Quell’estate era stata, fortunatamente, tranquilla e il
giornale
, privo di storie macabre da raccontare , aveva dedicato
un’intera pagina all’inizio dell’anno di
tirocinio
dei giovani che si erano appena diplomati.
Il giornale , infatti , faceva un elenco di tutti i possibili lavori
che richiedevano tale tirocinio e poi presentava l’intervista
di
alcune ragazze che avevano intrapreso il tirocinio per
diventare medimagi.
Storcendo il naso, Severus riconobbe nella foto , che affiancava
l’intervista, la starnazzante Lavanda Brown e una delle
Patil.
Non si era mai preso la briga di distinguere le due gemelle.
Le ragazze ,nella foto, salutavano esaltate con la mano e si
mettevano in posa da modelle. Un unico pensiero prese spazio nella
mente di Severus.
Se quelle dovevano essere le medi maghe del futuro, avrebbe preferito
farsi curare con i “tocca-sana” di quel bifolco di
Hagrid ,
piuttosto che farsi mettere le mani ,o peggio, la bacchetta addosso da
delle oche simili.
Abbandonando la Gazzetta sulla sedia accanto a sé, prese a
scorrere la corrispondenza.
Lettera di Silente. Della Mc Grannit. Di Vitius .
Sembrava che , magicamente, tutti avessero voglia di parlare con lui.
Continuò a scorrere la posta.
Pubblicità di un emporio magico. Un’altra di un
negozio di prodotti per pozioni. Una lettera di Lily …
Aveva già posato la piccola busta chiara su cumulo
di
lettere che avrebbe gettato , quando , accortosi a chi apparteneva ,
l’aveva ripresa velocemente in mano.
L’indirizzo e il suo nome erano scritti nella bella
calligrafia della sua migliore amica e tutta la busta aveva il suo
profumo.
Avido di sapere cosa potesse spingere Lily a scrivergli,
aprì la busta strappando in malo modo la carta.
Rimase purtroppo deluso da quello che vi lesse. Lily infatti , lo
invitava semplicemente a pranzo il giorno seguente , spiegandogli che
avrebbe fatto piacere a lei e suo figlio salutarlo, prima della sua
partenza per Hogwarts.
L’uomo arricciò un po’ le labbra. Aveva
promesso a
Lily che avrebbe fatto di tutto per essergli amico, nonostante i suoi
sentimenti. La cosa si era , però, dimostrata più
facile
a dirsi che a farsi.
Ogni volta infatti che riceveva una sua lettera non poteva far a meno
di sperare di leggervi qualche parola che potesse rivelargli qualcosa
di diverso, rimanendo irrimediabilmente deluso. La donna era seriamente
intenzionata a ricostruire il rapporto che avevano da giovani e , se
questo non fosse stato abbastanza penoso, ci si metteva anche il figlio
, Harry Potter, più cocciuto della madre che ,
solo
perché lo aveva aiutato a liberare ,da una strana
realtà
parallela, i suoi genitori e Black, voleva mantenere dei buoni rapporti.
Ma a chi importava di avere dei buoni rapporti con Harry Potter?! A lui
no di certo…
Tuttavia il problema più serio era il suo rapporto con Lily.
Si era intrattenuto, per tutte le vacanze, con belle donne ma nemmeno
quello aveva fatto scendere dal piedistallo la rossa.
“Signor Piton vuole altro caffè?” chiese
il
cameriere all’improvviso alle sue spalle, poi aggiunse
“ mh
… questa lettera è di una donna …
avevo sentito il
profumo , mentre le portavo la posta. Mi dica è
un’altra
delle sue amiche?”
tornò alla carica l’uomo ,tentando di sbirciare la
lettera in mano a Severus.
“No! Inoltre la inviterei a farsi un po’ i fatti
suoi , soprattutto di mattina quando la gente vuol esser
lasciata in pace!” sbottò Severus , raccogliendo
la sue
cose e dirigendosi verso la sua stanza.
Fortunatamente , fra tre giorni sarebbe tornato ad Hogwarts e avrebbe
ritrovato un po’ di pace nel suo laboratorio e un
po’ di
distrazione nel vessare i suoi studenti.
***
Lei si rende conto del
danno che ha
fatto all’intero laboratorio dell’ospedale?! Lei
è
un incompetente! Mi aspettavo molto da lei , visto il M.A.G.O pieno di
Eccellenti … evidentemente non mi sbagliavo sul suo conto.
Esca
dal mio ufficio e si auguri di non dovervi rientrare presto. Altrimenti
sarà il suo ultimo giorno di lavoro al San Mungo...
Il rimprovero acido e spietato del signor Plump le rimbombava nella
testa. Si sentiva umiliata ed affranta. Lei, Hermione Granger , per la
prima volta in vita sua non riusciva in qualcosa.
Dopo la fine dalla scuola aveva scelto di cominciare gli studi per
diventare medimaga. A metà agosto aveva seguito un corso di
preparazione teorica,per poi era stata sbalzata direttamente nel
reparto di tossicologia del San Mungo,per sua gioia, insieme
Calì Patil e Lavanda Brown. Nonostante la compagnia, non
vedeva
l’ora di mettere un po’ in pratica ciò
che aveva
studiato.
Si sentiva euforica.
Il suo buon umore ,però, l’aveva abbandonata
rapidamente.
Il primo giorno in reparto, infatti , le matricole erano state
abbandonate subito al loro destino dai medi maghi, troppo occupati a
risolvere l’intossicazione ,dovuta
all’uso di strane
bevande, durante i festeggiamenti per la vittoria
del
campionato dei Cannoni di Chudley .
Si era perciò trovata a preparare ,per la prima volta , un
antidoto per curare una donna che aveva ingerito dell’Alioto
e
che , perciò, era in preda ad una terribile attacco di
isteria.
Il problema sarebbe stato superabile se non avesse dovuto controllare,
completamenta da sola, la mistura, molto instabile , che bolliva nel
laboratorio e allo stesso tempo trattenere la donna ,che
trovava
allettante l’idea di lanciarsi dalla finestra. Le sue due
colleghe , infatti , con un’alzata di spalle e un “
sei
sempre stata la più brava Granger” si era
disinteressate
alla faccenda e aveva concentrato la loro attenzione su un giovane
medimago , che lavorava nel reparto.
Non essendo provvista del dono dell’ubiquità,
mentre
legava la donna ad una sedia , per assicurarne
l’incolumità , la mistura aveva superato la
temperatura
giusta ed era esplosa.
Appena la nebbia verde e vischiosa era calata, lo scenario che si era
presentato alla vista di tutti era apocalittico. Il composto si era
riversato un po’ ovunque , sulle pareti e sui piani di
lavoro, ma
, quel che peggio , sugli intossicati e sui suoi colleghi.
Ovviamente la colpa dell’accaduto era stata data solo a
lei. In un attimo si era trovata davanti al primario del
reparto,
un uomo dalla corporatura piuttosto robusta e dall’aria
arcigna,
nonostante la guance paffute e la pancia da Babbo Natale.
L’uomo
alla vista di quel disastro era diventato paonazzo e non appena era
entrata nel suo studio ,aveva iniziato a gridarle contro.
Davanti a quell'uomo, aveva finalmente compreso perché Harry
avesse avuto così tanta paura di suo zio Vernon.
Dopo un quarto d’ora di urla,l'uomo l’aveva
sbattuta fuori
dall’ufficio , invitandola a non rimanere al San Mungo quel
giorno, perché se se la fosse trovata davanti
un’altra
volta, l’avrebbero sicuramente arrestato per uso della
maledizione cruciatus.
Mentre si asciugava qualche lacrima per quel ricordo ,Hermione
camminava , o vista l’andatura spedita, marciava,
per le
strade di Diagon Alley. Aveva pensato che un po’ di shopping
l’avrebbe aiutata a distrarsi un po’ da quella
mattinata
terribile.
Hai combinato un guaio di proporzioni cosmiche , il tuo primo giorno di
lavoro… ottimo Granger!
Stava continuando ad offendersi e a torturare mentalmente le due
colleghe oche e vigliacche che si ritrovava, quando ,cominciando a
guardarsi intorno, si rese conto che ogni negozio era pieno di
famigliole che compravano le ultime cose per l’imminente
partenza
dei figli.
Quanto sentiva la mancanza della scuola! E quanto avrebbe voluto poter
partire anche lei per Hogwarts invece di farsi maltrattare in quello
stupido ospedale!
Sbuffando , la ragazza decise di andarsene e si
smaterializzò.
In un attimo , si trovò davanti a casa Potter. Abitava
lì
da qualche tempo. Harry infatti , saputa della rottura con Ron ,per non
farla rimanere alla Tana, l’aveva invitata a stare a casa con
lui
e i suoi genitori.
James e Lily si erano dimostrati subito entusiasti dall’idea
e l’avevano trattata subito come una seconda figlia.
Hermione era sinceramente grata al suo migliore amico e ai suoi
genitori per tutto l’affetto e la disponibilità
che
avevano dimostrato nei suoi confronti e aveva sempre cercato di
ricambiarli.
Entrata nella bella villetta a schiera, un profumo proveniente dalla
cucina l’avvolse.
“James finalmente sei arrivato! Pensavo che saresti scappato
a
nasconderti da Sirius per saltare questo
pranzo!”esclamò
Lily Evans dalla porta della cucina.
“Ehm … sono Hermione …”
rispose la ragazza
,affacciandosi nella stanza e trovando la padrona di casa indaffarata a
preparare chissà quali strani piatti.
Hermione a quella vista trattenne a stento una risata. Infatti , nella
cucina regnava il caos e Lily, solitamente la perfezione fatta persona,
teneva i capelli raccolti in un modo strano e aveva il volto e il
grembiule ricoperti di farina e sugo.
“O Hermione sei tu! Ben tornata a casa! Ma come mai sei qui
così presto?” domandò candidamente la
donna.
La ragazza ,imbarazzata, non ebbe il tempo di rispondere
perchè
,alle sue spalle, apparve un imbronciato James Potter .
“Ciao.” Salutò atono l’uomo ,
prima di
sistemarsi pesantemente sul divano e immergere il volto nella Gazzetta
del Profeta.
La riccia lo osservò un attimo .
Vedere James Potter di cattivo umore era come vedere la cometa di
Halley, capitava una volta ogni svariate decine di anni.
Stava ancora studiando quella situazione bizzarra , quando il suo
migliore amico scese velocemente le scale che portavano al piano di
sopra.
“Mamma a che punto sei? Starà sicuramente per
arrivare!” gridò il moro, senza accorgersi di
Hermione.
“Chi state aspettando?”
domandò Hermione , attirando su di sé
l’attenzione del giovane.
“Ehi! Ci sei anche tu! Scusa mi sono scordato di avvertirti
del
pranzo, ma pensavo fossi tutto il giorno al San Mungo ...”si
scusò il ragazzo.
“ Harry va’ a prendere un’altra
sedia”. La voce di Lily giunse ovattata tra i rumori della
cucina.
Il moro si precipitò a recuperare la sedia, lasciando
Hermione senza una risposta e sempre più confusa.
“Se è un problema posso mangiare fuori
… non vorrei
essere di troppo …” balbettò la ragazza.
“Scherzi? Tu non sei mai di troppo cara!Sei una di famiglia!
Ci
fa piacere che tu ti unisca a noi!” trillò Lily ,
in mezzo
al rumore di piatti e pentole.
“Sperando che non dia fastidio a lui”
ringhiò James , da dietro il giornale.
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Capitolo 2 *** Chiacchere,amarene ed equivoci ***
Chiacchere, amarene ed equivoci
Buona sera a tutti!!!
Ringrazio tutti coloro
che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite! Un grazie
particolare a chi ha recensito...mi avete lasciato dei commenti
bellissimi! Vi adoro!!! ^^
Ora vi lascio al
capitolo, buona lettura!!!
Hermione si era appena finita di cambiare quando sentì il
campanello suonare al piano di sotto.
Finalmente la sua curiosità sarebbe stata soddisfatta.
Prima di uscire dalla sua stanza , si diede un’ultima
occhiata al grande specchio che brillava vicino all’armadio.
Aveva indossato un semplice vestitino color tortora con le maniche a
tre quarti ed era riuscita addirittura a sistemarsi i capelli
che
, dopo una difficile lotta contro il crespo, ora ricadevano in boccoli
carini ed ordinati.
La ragazza sorrise al suo riflesso.
Almeno non sembrava una pazza...
Subito le tornarono in mente le parole del suo superiore.
Avrebbe dovuto trovare una soluzione al più presto. La
speranza
che lei continuasse gli studi era ben poca se non risolveva il problemino con il
signor Plump.
Ma come riuscire a trovare chi facesse al caso suo? Aveva bisogno di
una persona competente e che andasse bene al suo superiore…
La ragazza sospirò.
Non sarebbe stato facile …
Lasciata la camera, Hermione giurò di aver sentito,dalla
camera dei coniugi Potter, la voce di James borbottare frasi sconnesse
come “prima o poi lo crucio , poi lo faccio a cubetti e lo
dò in pasto a Felpato”.
Ormai la sua curiosità era alle stelle. Non vedeva
l’ora
di vedere l’ospite che tanto disturbava il padrone di casa.
Si precipitò giù dalle scale, facendo gli scalini
a due a
due e si sporse verso la sala da pranzo già perfettamente
apparecchiata.
A stento si trattenne dal cacciare un urlo di terrore..
Seduto al tavolo, un uomo con dei lunghi capelli corvini, vestito con
una camicia bianca dalle maniche arricciate , dei pantaloni verde scuro
, come i mocassini, stava sorseggiando un aperitivo insieme ad Harry.
Quell’uomo era Severus Piton.
Istintivamente arretrò.
Purtroppo per lei,alle sue spalle arrivò Lily che la
afferrò, trascinandola oltre la soglia della stanza.
“Ecco qui anche Hermione!” esordì la
rossa ,attirando sulla riccia gli sguardi dei due.
“Non sapevo che ci sarebbero stati anche i tuoi amichetti, Potter
…” sibilò scocciato
l’uomo,rivolgendo alla ragazza un’occhiata
infastidita.
“Ma no! Hermione abita qui !” lo corresse Lily,
sorridendo teneramente alla ragazza.
“Mh.” Rispose l’uomo , osservando ancora
per un istante la ragazza.
Hermione si sentiva mummificata.
Sapeva che Harry e la madre erano rimasti in contatto con il professore
di pozioni ma non si sarebbe mai immaginata di trovarlo alla loro
tavola.
Maledetto signor Plump! Proprio oggi doveva decidere di cacciarla da
lavoro?!
Mentre la riccia prendeva posto accanto ad Harry, sempre un
po’
imbarazzata, fece il suo ingresso nella stanza un funereo James Potter.
La ragazza gli lanciò un’occhiata piena di
comprensione.
Ora capiva, perché aveva quell’aspetto. Nonostante
tutto
quello che Piton aveva fatto per loro l’anno precedente,i
rapporti tra il malandrino e il professore non erano mai migliorati,
anzi.
La ragazza sospettava che il padrone di casa fosse terribilmente geloso
dell’amico della moglie, e che , solo per amore di lei e suo
figlio, ne accettasse l’esistenza.
Tuttavia quel pranzo sembrava sconvolgerlo.
“Ciao.”
Fu l’unica parola che l’uomo proferì
durante le
portate principali. Piton non sembrò curarsene
più di
tanto,
preferendo visibilmente parlare con Lily.
Nemmeno Hermione fu molto loquace. Era un po’ abbattuta ,
perché gli argomenti delle conversazioni furono
Hogwarts ,
a cui Piton avrebbe fatto presto ritorno e la preparazione di Harry per
poter diventar auror. Insomma ogni parola le riportava alla mente la
disavventura di quella mattina.
“ … invece Hermione sta seguendo i corsi di medi
magia!
Oggi è stato il suo primo giorno in reparto! ... a proposito
non
ci hai detto come è andata!”
La voce di Lily la riportò alla realtà,
terrorizzandola.
Lily Evans era impazzita?Che cosa aveva in mente? Voleva che
raccontasse a Piton la sua esperienza di studio, come ad un
vecchio amico od uno zio? Avrebbe dovuto raccontare del suo disastroso
inizio in reparto? Sicuramente quel pipistrello gigante si sarebbe
preso gioco di lei … sempre che si fosse degnato di darle
ascolto.
Hermione in silenzio fissò la padrona di casa che le
sorrideva incoraggiante.
“In che reparto ti hanno mandato, Granger?”
domandò
Severus, con il solito tono tra l’ironico e
l’annoiato. Per la prima volta nella serata l’uomo
aveva
posato gli occhi su di lei.
Non aveva mai notato quanto scuri fossero gli occhi di
quell’uomo. Forse perché la poca luce dei
sotterranei non
permetteva di vedere oltre il proprio calderone. In quel momento,appena
si erano posati su di lei, le avevano ricordato due pozzi, pericolosi e
bui. Le facevano paura. In fondo a lei aveva sempre fatto paura il buio.
Tuttavia, da valida Grifondoro si impose di non distogliere lo sguardo
e rispondere.
“Mi hanno mandato nel reparto di tossicologia”
Un ghignò di puro piacere di disegnò sul volto di
Severus. Hermione sentì il sangue gelarsi nelle vene.
“Conosco molto bene il direttore di quel reparto …
era un
Serpeverde.” l’uomo fece una pausa, per gustarsi
l’effetto che le sue parole avevano sulla riccia ,poi
aggiunse
“Era uno molto meticoloso,preciso,usciva di testa davanti ad
ogni
tipo di disordine. Era prefetto insieme a Lucius. Non ho mai visto
nessuno tormentare gli studenti più piccoli come lui
…
sarebbe stato uno degno di stima , se non avesse avuto
quell’aspetto da bignè …”
L’uomo fece una smorfia di disappunto.
Hermione non riuscì a trattenersi dal pensare che,prima di
fare
il presuntuoso, l’uomo avrebbe dovuto guardarsi allo
specchio,
anche se la similitudine tra il signor Plump e un bignè era
decisamente calzante.
“ … comunque è rimasto uguale negli
anni ed
è il terrore delle matricole del San
Mungo…”ghignò Severus.
“Sono sicuro che Hermione non avrà nessun
problema!
E’ bravissima in tutto ed è un esempio di ordine e
precisione!” intervenne Harry.
La riccia fu grata all’amico per quelle parole, anche se
davanti ai suoi occhi scorrevano le scene della mattina.
Era in un bel guaio.
“Sarà … vedremo se ha imparato qualcosa
durante le
mie lezioni oppure ha dormito come tutte le altre capre di Grifondoro
…”rispose mellifluo l’uomo.
“Se gli alunni non imparano la colpa è prima di
tutto
degli insegnanti …” borbottò James ,
uscendo dal
suo mutismo.
Severus alzò un sopracciglio e arricciò le
labbra.
“Non è certo il mio caso. Le mie lezioni sono
chiare e
scorrevoli. Ovviamente l’arte delle pozioni non è
per
tutti …”
“Beh, io mi sono sempre impegnata e continuerò a
farlo!” intervenne risoluta Hermione, guadagnandosi una
sguardo
pieno di gratitudine di Lily, che già temeva lo scoppio di
un
duello tra i due uomini.
“Mh … staremo a vedere …”
borbottò
Severus , distogliendo completamente l’attenzione dalla
ragazza
per rivolgerla alla pezzo di torta che Harry gli offriva.
Nonostante un tentativo di James , intercettato da Lily, di lanciare le
amarene della torta addosso a Severus, il pranzo giunse al termine
senza morti ne feriti.
Hermione, sollevata che quel pasto fosse finalmente finito, si
offrì di aiutare Harry a sparecchiare , mentre Lily e i due
uomini , che si lanciavano sguardi pieni di odio, conversavano seduti
in salotto.
“Herm tutto ok?”chiese all’improvviso il
moro.
“Certo … perché mai dovrei avere dei
problemi?” rispose in fretta la ragazza, con una
risata che
,anche a lei, parve sfiorare l’isteria.
Perché mai doveva avere dei problemi nel sapere che aveva
fatto
scoppiare il reparto che era diretto da un bignè ,
Serpeverde ,
che odiava ogni tipo di disordine e disguido? Perché mai
doveva
essere preoccupata se quello le aveva chiesto , per rimanere ammessa ai
corsi, una dichiarazione di un insegnante di pozioni o un alchimista
sufficientemente qualificato nella quale si affermava , dopo aver
svolto un periodo di praticantato, che era in grado di svolgere il
ruolo di medimago?
Sospirò affranta.
Vedeva già ,nel suo futuro,una carriera da cavia
di Fred e George, per le nuove trovate dei tiri vispi.
“Adesso dimmi la verità.” Le
ordinò determinato il ragazzo.
“Oggi il signor Plump mi ha sbattuta fuori, perché
ho
fatto esplodere una pozione nel laboratorio, sommergendo tutti i miei
colleghi e i pazienti. Oh Harry è stato un vero disastro!
Non
puoi nemmeno immaginare come urlava e quanto era rosso!”
confessò la ragazza, sedendosi affranta su una sedia della
cucina.
“Cavolo è un bel guaio …”
disse Harry
“ però deve essere stato un botto bello grande per
sommergerli tutti … uno spettacolo!” aggiunse
,trattenendo
malamente una risata.
“Harry non c’è niente da ridere! Rischio
di essere
sbattuta fuori! L’hai sentito Piton?! Ho fatto
l’unica cosa
in grado di far perdere il lume della ragione al mio superiore! In
più, devo trovare qualcuno , con una certa competenza , che
mi
faccia una specie di ripetizione di pozioni e poi dichiari che non sono
un’idiota totale! Sono
spacciata!”singhiozzò la
riccia,poggiando la fronte sul legno freddo del tavolo.
“Forse per questo c’è una soluzione
…” mormorò il ragazzo , sibillino.
Senza dare nemmeno alla ragazza il tempo di capire le sue intenzioni,
Harry lasciò la cucina.
Non aveva mica intenzioni di …
Quel pensiero fece scattare in piedi Hermione.
Doveva fermare quel pazzo di un Potter!
Come una furia si precipitò nel salotto.
“Non è assolutamente necessario il suo aiuto
professor
Piton! Harry ha esagerato io …” il resto della
parole le
morirono in gola.
Ma dove era Harry?
Una calore le invase le guance. Probabilmente doveva aver assunto un
colore tra il fucsia e il viola prugna. Severus , come anche i coniugi
Potter, la osserva accigliato.
“In cosa dovrei aiutarti io?”domandò
l’uomo, puntando ,per la seconda volta quel giorno, i grandi
occhi neri su di lei.
“Ma niente … io … vedo
… pensavo … ho sbagliato”
balbettò la ragazza.
“Ho l’indirizzo di questo pozionista che collabora
con il
dipartimento degli auror. Pensi che potrebbe fare al caso
tuo?!” la voce squillante di Harry fece eco dalla cucina,
facendola arrossire ancora di più.
Piton assottigliò gli occhi. “Perché
hai bisogno di un pozionista?”
Le parole dell’uomo erano un sibilo per nulla amichevole.
“Hermione? Ecco dove eri finita … comunque per
quella cosa
…” disse Harry ,raggiungendo tutti in salotto,
ignaro che
ogni sua parola fosse già stata udita.
“Harry ho sentito. Grazie.” Lo fulminò
la ragazza.
“Ma come mai cerchi un esperto di pozioni?”
domandò questa volta Lily.
Tutti nella stanza la osservavano curiosi.
Prima che Hermione potesse formulare una scusa decente, con suo
rammarico, prese la parola Harry, che pensò fosse
determinato a
rovinargli la vita.
“Non pensavo che volessi chiederlo al professor Piton
… ma
in effetti potrebbe andare meglio, visto che è un Serpeverde
…”
“Harry ti prego …” lo
supplicò Hermione, che
sarebbe voluta essere inghiottita dalla terra in quel momento.
“Allora si può sapere Granger cosa vuoi da
me?!”
sibilò Severus, visibilmente infastidito dal non sapere
quale
fosse l’argomento della conversazione.
“Ecco …”
“Granger la parlantina non ti è mai mancata
… spiegati.”
Sfortunatamente per lei , Harry –perdo –sempre-
l’occasione-di-stare –zitto spiegò a
tutti il
problema che , a suo parere , sarebbe stato risolto presto visto le
infinite capacità della sua migliore amica.
Hermione si appuntò mentalmente di fargliela pagare,
nonostante
la grande ammirazione che il moro aveva manifestato per lei e le sue
capacità.
Come avrebbe fatto adesso? Delle lezioni private con Piton! Solo loro
due … sarebbe morta di paura …
“Io non ho tempo per farti da balia ,Granger … se
è
vero quello che dice Potter ,ti consiglierei di cominciare a scegliere
un'altra carriera. Plump di sbatterà fuori in un
attimo.”
Le disse l’uomo , ghignando.
Doveva trovar molto divertente quello che le stava capitando
…
Era stata una sciocca a pensare solo lontanamente che
quell’uomo
viscido e senza un cuore potesse accettare di aiutarla.
Con un groppo alla gola, segno che le lacrime stavano per uscire, la
ragazza rispose “ Immaginavo che non potesse aiutarmi
…
comunque è stato solo un equivoco non mi sarei mai rivolta a
lei. Per il resto, sono sicura di poter risolvere il problema con il
signor Plump ... non credo che sceglierò di far altro nella
vita
solo perché un prepotente ce l’ha con me
…”
Ancora sorpresa per non esser scoppiata in lacrime davanti a tutti,
Hermione si congedò e si rifugiò nella sua stanza.
Lì , finalmente, si sfogò in un pianto
liberatorio.
Non gliel’avrebbe data vinta …
|
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Capitolo 3 *** La speranza è l'ultima a morire! ***
3 la speranza è l'ultima a morire.
I riccioli scuri saltellavano al ritmo del passo di Hermione che ,
più determinata che mai, si stava dirigendo verso
l’ufficio del signor Plump.
Il giorno prima , infatti, aveva incontrato il pozionista indicato da
Harry,che era stato estremamente gentile con lei e si era subito
dimostrato disponibile riguardo il suo problema.
In quel momento, la ragazza stava andando a comunicare al suo superiore
il nome dell’uomo. Con sè aveva anche una lettere
scritta dallo stesso , nella quale egli affermava la sua
completa disponibilità ad aiutare Hermione.
Si sarebbe risolto tutto … alla faccia di quel maleducato ed
antipatico di Piton. Non aveva bisogno del suo aiuto … non
era l’unico al mondo capace di distillare pozioni.
C’erano altre persona più brave di lui e
sicuramente più educate.
La ragazza sorrise soddisfatta, anche se dentro di sé quel
rifiuto così secco l’aveva ferita.
Era stata solo un’ingenua. Era Piton … cosa
avrebbe dovuto fare? Abbracciarla e dirle che insieme avrebbero risolto
tutto?
Scosse la testa per scacciare quel pensiero che le aveva fatto
accapponare la pelle.
Era giunta davanti allo studio senza accorgersene. Bussò
delicatamente e sentì la voce fredda e distaccata del suo
superiore invitarla ad entrare.
Gli occhi dell’uomo si posarono gelidi su di lei.
Hermione pensò che tutto quell’astio fosse
eccessivo. Cominciava a temere che il guaio che aveva combinato fosse
stato solo un ottimo pretesto per crearle problemi.
Dopo ben due anni dalla sconfitta di Voldemort, le sue origini babbane
potevano essere ancora un problema?
Solo ora si rendeva conto , quante parole nella sfuriata
dell’uomo alludevano al suo passato babbano e con
quale disprezzo il signor Plump pronunciava il suo cognome.
Si mise a sedere all’invito dell’uomo, sospirando
affranta.
“Signor Plump questa è la dichiarazione scr
…”
“Dammela. Nessuno le ha dato il permesso di
parlare.” La freddò l’uomo , prendendo
la lettera e facendovi scorrere i piccoli occhi acquosi.
Dopo vari minuti di silenzio, in cui Hermione pensò di
affogare, l’uomo parlò.
“Lei pensa che basti un semplice distillatore di profumi a
garantire per lei?”
“Ma veramente quest’uomo collabora con gli auror
… è un professionista affermato!”
ribattè decisa la ragazza. “Lei non si
può permettere di discutere le sue capacità e di
offenderlo!”
Con suo grande terrore, l’uomo alla sua risposta, si
alzò dalla sedia e aggirata la scrivania le si
fermò ad un palmo dal naso.
“Granger ,ti senti così sicura da permetterti di
alzare la voce con me? Pensi che i tempi siano cambiati solo
perché il tuo amichetto ha sconfitto ,per pura fortuna, il
Signore Oscuro? Hai tanto da imparare sciocca ragazzina …
deve ancora arrivare il tempo in cui quelli come voi potranno dirsi
al nostro livello. E io ho intenzione di fartelo capire. Sempre che tu
rimanga qui.”
Gli occhi dell’uomo erano pieni di disprezzo. Nemmeno Malfoy
si era mai dimostrato così disgustato dalla sua presenza.
Gli occhi le bruciavano per le lacrime ,mentre combatteva con
l’istinto di scappare dall’ufficio e non far
più ritorno.
Tuttavia, mantenendo il contatto visivo con l’uomo , ancora
paurosamente vicino al suo viso, raddrizzò la schiena prima
di parlare.
“I tempi, anche se lei non ci crede, sono cambiati
fortunatamente. Ed è triste vedere che ci sono ancora
persone come lei che sbandierano idee sepolte come chi le proponeva
… si metta il cuore in pace, io di qui non me ne
vado.”
L’uomo rise. La sua risata era sguaiata e gonfia. Piccole
gocce di saliva bagnarono Hermione, facendola rabbrividire.
“Due giorni. Trova qualcuno che io non possa rifiutare o ti
butterò fuori a calci di persona.”
Detto questo , la congedò. Per Hermione fu una liberazione.
Era ancora esonerata dai lavori di reparto, quindi fuggì
dall’ospedale per perdersi in mezzo alle colorate vie di
Diagon Alley.
Dopo due passi, tuttavia, la rabbia e la frustrazione provocate dalle
parole dell’uomo si fecero sentire. Non voleva piangere.
Avrebbe voluto urlare, perché , nonostante gli forzi di
migliaia di donne e uomini , nonostante la guerra e tutto quel dolore,
c’erano ancora persone che sbandieravano l’ideale
della purezza, come un vessillo da proteggere … e che per
qualche scherzo del destino ,potevano ancora vessare delle persone
senza colpa.
Asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo, Hermione
entrò al Paiolo Magico.
Forse non era un posto adatto ad una ragazza sola, ma aveva
così tanta adrenalina dentro di sè da
poter sparare nello spazio qualsiasi avventore le avesse dato fastidio.
***
Severus ricontrollò tutta la stanza per essere certo di non
dimenticare niente.
Se avesse lasciato lì qualcosa, sarebbe stato perso per
sempre.
Dopo di che si infilò la sua solita giacca nera e prese
l’ultima borsa rimasta. Gli altri bagagli lo attendevano
già al piano di sotto.
Uscì rapido dalla stanza, senza nemmeno lanciargli
un’occhiata nostalgica.
In un attimo fu al pian terreno. Appoggiata la borsa sul bancone ,
prese i soldi per pagare.
Mentre tranquillamente saldava il suo conto, senza dare ascolto al
solito blaterare dell’oste, la figura di una ragazza
attirò la sua attenzione.
Gli sembrava di conoscerla …
Si sporse un po’ di più dal bancone per osservarla
meglio.
Quella era la Granger? Perché mai era
lì, invece di essere a seguire i corsi di medimagia?
Il ricordo del pranzo di qualche giorno prima gli tornò alla
mente.
Chissà se aveva trovato l’aiuto che cercava?
Rendendosi conto che non gliene importava poi tanto, scrollò
la spalle, afferrò le proprie valige e si avviò
verso l’uscita.
"Signor Piton! La sua borsa!”
La voce del cameriere risuonò per l’intero locale.
L’uomo non fece nemmeno in tempo a metter mano alla
borsa, che una furia con i capelli ricci , notata la sua presenza, lo
aveva aggredito.
Severus pensò che fosse sconvolta.
“Lei , saccente maleducato! Si crede un illuminato che non
può sprecare il suo intelligentissimo
tempo ad aiutare una sua vecchia alunna, perché ha dei
problemi con un superiore prepotente e razzista! Ma sappia che lei non
è l’unico al mondo che mi può aiutare!
Sappia che dimostrerò a quelli come lei e il suo amichetto
Plump che non siete migliori di nessuno e che posso far cose ben
migliori di entrambi messi insieme!”
Non appena la sfuriata della ragazza si fu conclusa, Severus ,
ringraziando che nel locale ci fossero solo loro due e il cameriere,
disse “ Sono contento che una pazza come lei verrà
presto buttata fuori dal corso di medimagia…
perché ,si ricordi, non riuscirà a spuntarla con
Plump … e questo è un bene. Lei sarebbe stata un
pericolo per tutto l’ospedale … le consiglio
Granger di cercarsi un altro lavoro per il futuro
…”
Detto questo , con una smorfia di disappunto , prese la sua roba ed
oltrepassò la soglia del locale. Prima di sparire alla vista
della ragazza , però, afferrò il foglio attaccato
proprio sulla porta della taverna e glielo sbattè sul palmo
della mano.
“Ecco. Cominci a fare un colloquio qui. Cercano una
sguattera.”
Con un ghignò soddisfatto , se ne andò, lasciando
Hermione offesa e tremante di rabbia.
***
“Ah ah ah … o Merlino Herm che storia!
Ah ah ah”
Quel pomeriggio ,Ginny Weasley si stava piegando in due dalle risate,
rischiando seriamente di infilare il naso nell’ enorme coppa
di gelato al cioccolato, che le stava davanti.
Harry al suo fianco ,invece, tentava di trattenersi per non ferire i
sentimenti dell’amica ma con scarsi risultati.
Hermione sbuffò irritata.
“Ti prego Ginny piantala! Non è divertente quello
che ti sto raccontando! Sono stata offesa e umiliata due volte nel giro
di poche ore … è stato orribile
…”
“ Herm , scusa hai ragione … Ma un lato positivo
c’è … Hai aggredito Severus
Piton! Hai fatto una cosa che tutti abbiamo desiderato fare
nei nostri sogni proibiti !” rispose la rossa, ancora
sghignazzante.
“Si. Certo. Sarebbe stata una bella soddisfazione , se poi
lui con due frasi non mi avesse messa al tappeto … Comunque
io ho un problema ben più grosso a cui pensare.”
Rispose la riccia , incupendosi.
Harry e Ginny si scambiarono un occhiata strana.
“Ma ci sarà un modo per costringere il ciccione ad
accettare qualcuno …” cercò di
incoraggiarla il moro.
“No Harry … credimi. In questi due giorni,
continuerò a cercare qualcuno che mi aiuti, ma
quell’uomo mi vuole fuori dall’ospedale e ha a
disposizione tutti i poteri per farlo. Tuttavia, continuerò
a cercare … forse avrò fortuna.”
Sorrise mesta la ragazza.
“Noi fare il possibile per aiutarti, tesoro!” disse
Ginny, prendendole la mano.
“Certo! Puoi sempre contare su di noi Herm!”
intervenne sicuro Harry , sorridendogli.
Hermione sorrise a sua volta,guardando la coppia che le stava davanti.
Il suo migliore amico e Ginny era fatti per stare insieme
… avevano le stesse passioni e lo stesso grande cuore.
Ormai la loro storia , dopo la battuta di arresto dell’anno
precedente , andava a gonfie vele e lei ne era felicissima, anche se
non poteva fare a meno di provare una punta di invidia. Quando Harry
guardava Ginny, i suoi occhi esprimevano sentimenti ed emozioni che
erano solo loro. Lei non era mai stata guardata così da
nessuno , tanto meno da Ron. Quei pensieri l’avevano sempre
fatta stare un po’ male. Tuttavia aveva scelto di sotterrare
le sue disavventure amorose , per dedicarsi allo studio e alla sua
carriera. Ora , però, che anche quella sembrava stesse per
andare a rotoli da un momento all’altro, anche quei pensieri
erano tornati ad infastidirla.
Sospirò.
“Ragazzi,penso che andrò a casa. Mi voglio
riposare un po’ , cosi avrò tutte le forze
necessarie per riprendere la ricerca domani. Ci vediamo.”
Detto questo ,si smaterializzò.
***
Il giorno seguente fu il più brutto della sua vita. Nella
mattinata infatti , aveva incontrato diversi esperti di pozioni ed
alchimisti, i quali era stati subito conquistati dal suo ottimo
curriculum, dalla sua preparazione e dalla sua parlantina, con cui
aveva dato il meglio di sé.
Nel pomeriggio ,si era presentata al San Mungo , dove il suo superiore
aveva bocciato ogni sua proposta, costringendo Hermione a richiamare
ogni singolo mago o strega per spiegargli che non poteva usufruire del
loro aiuto. Questi si erano giustamente offesi perché
venivano messe in dubbio le loro qualità e
perciò, se l’erano presa con lei ,accusandola di
avergli fatto perdere solo tempo.
Hermione era mortificata, molte persone, estremamente competenti, si
erano dimostrate disponibili con lei ma il signor Plump, determinato ad
averla vinta, le aveva bocciate tutte senza il minimo ritegno.
La riccia si era convinta che , anche se si fosse presentato Silente in
persona, quell’essere spregevole , lo avrebbe liquidato con
un sorrisino asciutto ed strafottente.
Si sentiva una condannata a morte.
Note dell'autrice:
Salve a tutti! Come avrete capito , questo capitolo è
solamente di passaggio. Proprio per questo però , non mi
soddisfa particolarmente quindi , a differenza dei miei piani
precedenti , è probabilme che tra stasera e domani pubblichi
almeno un altro capitolo...spero che la notizia vi faccia piacere!
Ringrazio tutti quelli che leggono la storia e coloro che la
recensiscono! Vi adoro!
baci baci
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Capitolo 4 *** L'unico al mondo ***
L'unico al mondo
Come promesso eccovi un
altro capitolo! Spero che vi piaccia!
La sera prima della scadenza del tempo concessogli, Hermione,
sentendosi ormai sconfitta, si era rifugiata in camera sua e niente e
nessuno era riuscita a convincerla a scendere per la cena. Nemmeno
Sirius, ospite dei Potter, nella sua migliore interpretazione da cane
dolce e bisognoso d’affetto.
Più
tardi,però, Harry fece irruzione nella sua camera.
“Herm non
puoi stare così! Devi reagire …” le
disse , prendendole la mano.
All’inizio la
riccia non rispose, nascondendo la testa sotto il cuscino. Poco dopo si
aprì in un pianto liberatorio.
“E’
tutto finito … dovrò rinunciare al mio sogno ,
solo perché sono una Nata babbana …Harry non
è giusto! Non è per questo che abbiamo combattuto
contro Voldemort!” singhiozzò la ragazza.
“Herm
… mi dispiace davvero tanto … mi aspettavo di
poter fare di più e invece … non ho avuto nessun
risultato …” rispose il ragazzo,guardando
tristemente fuori dalla finestra.
Nemmeno Harry riusciva
più a darle conforto. In quei due giorni l’aveva
sempre spronata a non perdere la speranza … ma ormai la
situazione era così disperata , che non abbattersi sarebbe
stato come mentire a se stessi.
Frastornata,
Hermione dormì pochissimo quella notte.
Avrebbe dato di tutto
per uscire da quella situazione … ma si rendeva conto di non
avere più scampo.
Quella mattina era
grigia. L’aria era grigia. L’umore di Hermione era
grigio.
Tutto
sembrava presagire il peggio.
Con il morale a terra,
la riccia scese a fare colazione. Subito dopo si sarebbe recata al San
Mungo per farsi sbattere fuori.
“Tieni cara,
mangia qualcosa …”mormorò Lily,
porgendole un piatto di frittelle dorate.
“Mh
… no grazie. Ho lo stomaco chiuso. Prenderò solo
del caffè …”rispose la ragazza
affranta, alzando gli occhi verso la padrona di casa.
La donna sembrava
dispiaciuta.
Probabilmente Harry le
aveva raccontato della sua situazione.
Un misto di umiliazione
e dispiacere le fecero contrarre lo stomaco , fino a farle del male.
In un unico sorso,
bevve il caffè, che bollente, le incendiò la
gola. Dopo di chè salutò Lily e uscì
di casa. Era in anticipo rispetto al suo appuntamento, ma
pensò che prima sarebbe arrivata e prima avrebbe messo fine
a quella tortura.
Non appena
entrò nel reparto, un ondata di dispiacere la
colpì di nuovo.
Si sentiva vittima di
un ingiustizia bella e buona.
Avvinatasi verso la
sala d’aspetto che affiancava l’ufficio
del signor Plump , la trovò gremita.
Ma da quando la fortuna
aveva deciso di farsi beffe di lei in quel modo?
Sospirando si diresse
verso un giovane medimago , intento a riordinare scartoffie.
“Mi scusi ,
ma quelle persone stanno tutte aspettando di esser ricevute dal signor
Plump?” domandò , non provando nemmeno a
nascondere il tono esasperato della voce.
Il ragazzo la
guardò sorpreso.
Hermione si
trovò a fissarlo incantata.
Il medimago , poco
più grande di lei, non appena aveva alzato gli occhi dai
documenti che stava compilando, aveva rivelato un viso bello e giovane
, con due grandi occhi chiari e una bocca non molto carnosa ma che
sembrava disegnata con un pennello.
Doveva essere quello
che Lavanda e Calì fissavano quel dannato giorno …
Rendendosi conto di
essere rimasta in silenzio per un tempo indefinito e di non aver
assolutamente capito la risposta che il giovane le aveva dato,
Hermione arrossì vistosamente.
“Ehm
… scusa … mi sono distratta
…” balbettò in preda al più
terribile imbarazzo.
Era sicura che invece
di ripetergli la risposta , il giovane se la sarebbe data a gambe
levate. Ma non fu così.
“Ti dicevo
… si , sono tutti per lui. I più sono medi maghi
che vengono a richiedere il trasferimento al San Mungo. Comunque non
temere non dovrai aspettare molto … li liquiderà
tutti velocemente.”
“Perché
ne sei così sicuro?” domandò rapida
Hermione.
Voleva dimostrargli che
questa volta non si era distratta a fissare i suoi stupendi riccioli
scuri.
“In reparto
lo chiamano il Tagliatore di gole … ci vuole poco
perché lui decida se vai bene o no per il mestiere
… e appena questo succede … ti convoca e in un
attimo … zac!”
Il ragazzo
mimò il gesto della decapitazione , passandosi un pollice
sulla gola.
Hermione lo
fissò in silenzio.
“Perché
lo devi incontrare?” domandò il ragazzo.
“Ehm
… ecco … devo risolvere una faccenda un
po’ complicata sul mio posto qui … anzi forse
è meglio che mi metta in fila …”
balbettò la riccia, imbarazzata.
Quel ragazzo era stato
così gentile con lei … ma si vergognava a dirgli
che Plump stava per dargli il ben servito.
“Sono stato
invadente , scusami …” le disse , sorridendo poi
aggiunse “ me lo racconterai un’altra volta
… magari prendendo un caffè qui in reparto
…”
Con le guance
leggermente arrossate, Hermione fece un timido cenno con la testa e poi
si allontanò.
Le sarebbe proprio
piaciuto poter prendere quel caffè …
Dopo non più
di trenta minuti la sala d’aspetto di svuotò.
Hermione fece ricorso a tutto il suo sangue freddo per non scappare
quando venne il suo turno.
“Granger
…”
La voce
dell’uomo trasudava soddisfazione , in modo spudorato.
Sapeva di aver vinto.
Ne era contento. E non si curava minimamente di nasconderlo. Hermione
avrebbe voluto cruciarlo ma , volendo evitare Azkaban, se ne stava
seduta davanti alla scrivania dell’uomo ormai gongolante.
“
… a quanto pare non ha trovato nessuno adatto alle sue
esigenze … beh … me l’aspettavo
… direi che possiamo dirci addio .”
ghignò Plump, indicandole con un gesto sgarbato della mano
l’uscita.
Sembrava che il
Tagliatore di gole avesse superato ogni suo record.
Un bussare scocciato ,
interruppe il congedo.
Hermione , senza
proferir parole, fece per alzarsi ma la porta si aprì
all’improvviso, lasciandola senza parole.
“Granger
pensava di andarsene prima del mio arrivo? ”
Severus Piton in
persona se ne stava davanti a lei, con il solito sopracciglio alzato e
le labbra arricciate per il disappunto.
“E’
noioso quanto questa ragazza sia zelante, non trovi anche tu Igor?
E’ riuscita ad incontrarti in anticipo rispetto
all’appuntamento che le avevi dato … non riesce
proprio a non mettersi in mostra …”
Severus si rivolse
all’uomo seduto dietro la scrivania con la sua solita voce
melliflua. Hermione fu percorsa da un brivido.
Quel tono di voce non
era mai abbinato a qualcosa di buono.
“Non mi
inviti a sedere?”
“C-certo ,
caro Severus! A cosa devo una così piacevole
visita?” rispose Plump.
Hermione , ancora in
piedi davanti alla porta, fissava la scena, confusa.
Severus Piton si era
presentato nell’ufficio di Plump come se fosse la cosa
più ovvia e scontata del mondo e l’aveva
addirittura rimproverata di essere arrivata in anticipo, come se avesse
dovuto attendere il suo arrivo prima di incontrare il suo superiore.
Igor Plump invece, pallido e agitato, sembrava quasi riverente nei
confronti del suo vecchio compagno di scuola.
Inoltre in quel momento
entrambi la stavano ignorando, presi da una vaga conversazione sui
vecchi tempi.
“Bene. Signor
Plump , io me ne vado.” Intervenne la ragazza,mordicchiandosi
un labbro per moderare la voce.
“Brava
Granger , esci. Attendimi in sala d’aspetto.” Le
ordinò Severus, lanciandogli un’occhiata
enigmatica.
Hermione fece per
domandare il perché avrebbe dovuto farlo, ma
l’uomo fu più veloce di lei a parlare.
“Va’
, ho detto. Aspetta fuori.”
Con la fronte
aggrottata, la riccia uscì dall’ufficio, non prima
di notare l’occhiata malevola che Severus rivolse a
Plump.
Era forse venuto a
torturarlo e la voleva come sua complice per nascondere il corpo?
Improbabile e stupido… ma allora cosa ci faceva
lì? La scuola era iniziata il giorno prima …
Un pensiero le
balenò nella mente.
Forse quel pipistrello
gigante voleva lasciare l’insegnamento e , sapendo che lei
sarebbe stata cacciata, era venuto a chiedere a Plump di
essere assunto? No. Anche quell’idea era assurda. Il
professor Piton era così bravo e competente che sarebbe
stato assunto ovunque …
Sospirò
affranta.
Non poteva fare altro
che aspettare …
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Capitolo 5 *** Giovedi nero ***
5 . Giovedì nero
La ragazza
appoggiò la testa alla parete dietro di lei e rivolse lo
sguardo al corridoio. Per suo sommo piacere, il medimago con cui aveva
parlato prima , lo attraversò a passo spedito e
,riconoscendola, le fece l’occhiolino.
La ragazza arrossì compiaciuta e lo salutò con la
mano.
“Disgustoso.”
Una voce lenta e melliflua alle sue spalle la fece voltare.
“Mi sono già pentito di quello che ho
fatto.”
“Cosa avrebbe fatto?” domandò Hermione,
confusa e irritata della solita acidità dell’uomo.
“Alzati e seguimi.”
Severus la superò e si diresse verso l’uscita del
reparto, facendo svolazzare il lungo mantello nero.
Hermione , sbuffando , lo seguì.
Percorsero in silenzio, l’uno dietro l’altro, i
tortuosi e rumorosi corridoi del San Mungo, fino a che non uscirono
all’aria aperta.
Al centro della struttura infatti , sorgeva un piccolo giardino ben
curato ,che quella mattina era piuttosto affollato.
Hermione osservò un attimo i pazienti che passeggiavano
tranquilli. La maggior parte avevano un aspetto molto buffo. Tuttavia
la sua attenzione fu catturata da due curiosi maghi, il quali
passeggiando uno accanto all’altro , si osservavano truci.
Dovevano essere pazienti , visto che avevano entrambi il pigiama,
coperto da una vestaglia e le pantofole.
Curiosa la ragazza si fermò ad studiarli.
Chissà perché erano tanto astiosi l’uno
con altro?
La risposta le fu ben chiara ai suoi occhi. I due ,cambiata direzione
,le permisero di vedere il loro viso al completo.
Entrambi avevano metà del volto trasfigurata. Uno aveva il
muso e gli occhi circondati di peluria rossastra e ricordava una volpe.
L’altro invece , aveva lunghi baffi bianchi appuntiti e gli
occhi erano fessure verticali, che gli davano un’aria felina.
Mentre le passavano accanto, l’uomo-volpe parlò.
“Brutto bipede senza cervello … meno male non
dovevano esserci problemi! Sono stato un’idiota a fidarmi di
te!”
“Vacci piano! Non puoi dare tutta la colpa a me!”
lo colpì l’altro, stringendo le pupille da gatto.
“E invece si, idiota! Se siamo in queste condizioni
è tutta colpa tua!”
“Phfff!” L’uomo-gatto non
riuscì a rispondere, perchè la bocca deformata
produsse solo un soffio, ricordandole terribilmente Grattastinchi.
Rise piano , mentre i due uomini si allontanavano.
“Deplorevoli controindicazioni della trasformazione in
animagi … peccato che tali inconvenienti capitino a pochi
…”
Voltandosi , si trovò ad un passo dal suo professore.
Esitante alzò gli occhi , incontrando quelli neri e duri di
lui.
“Ora ti è possibile seguirmi, oppure devi ancora
fissare inebetita quei fenomeni da baraccone?”
Hermione fece cenno di sì con il capo.
Camminarono per qualche minuto in silenzio, poi Severus si
fermò.
“Per prima cosa , vorrei farti notare che se hai un
appuntamento devi arrivare in orario,non in anticipo solo per farti
vedere. Anche se questa è la tua massima
aspirazione.”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
Quell’uomo si presentava all’improvviso e la
brontolava pure … incredibile.
“ … inoltre ogni Giovedì ti
darò ripetizione di pozioni. Le lezioni dureranno sei
mesi alla fine dei quali ,se ti riterrò idonea,
rilascerò una dichiarazione che ti
permetterà di riprendere regolarmente i corsi al San
Mungo.”
A quelle parole la mente della ragazza si riempì di domande.
Perché mai quell’uomo le offriva il suo aiuto?
Cosa gli aveva fatto cambiare idea? Cosa si erano detti lui e Plump ,
mentre lei attendeva fuori dallo studio? E soprattutto chi gli aveva
detto che proprio quel giorno lei sarebbe stata al San Mungo , per
incontrare il suo superiore?
“ … dimenticavo Granger … il
Giovedì sarà anche il tuo giorno libero. Il resto
dei giorni tornerai a lavorare regolarmente e a seguire tutti i corsi
per conseguire la laurea di medi magia …”
Hermione lo fissò ammutolita.
Poteva ancora sperare di diventare medimaga. Tutto quello che stava
succedendo non le sembrava vero.
Severus la guardò scocciato.
“Allora?”
“I-io … il dottor Plump mi aveva appena cacciata
… quindi lei gli avrebbe fatto cambiare idea?
Come?” domandò la ragazza, curiosa di sapere cosa
era veramente successo in quell’ufficio.
“Gli ho semplicemente detto che mi sarei occupato
di te e lui ha accettato …” un ghigno si dipinse
sul volto pallido di Severus. “ Non mi avrebbe mai detto di
no …”
Un lampo di perfidia illuminò i nerissimi occhi
dell’uomo.
Hermione capì che , nonostante fosse più grande e
fosse un prefetto, Igor Plump doveva esser stato vittima di un tiro
mancino del professore di pozioni. Era tipico dei Serpeverde
comportarsi male anche con i proprio compagni di casa …
erano incorreggibili.
Comunque quell’argomento le interessava ben poco, rispetto ad
altre faccende …
“Mi scusa ma le lezioni ad Hogwarts sono già
iniziate … come farà a darmi ripetizioni?
Dovrò venire a scuola?”
Quell’idea l’elettrizzò.
“Nemmeno per sogno. Dovrai esercitarti in pozioni complicate
e non posso mettere a repentaglio la vita degli studenti ,o peggio,
rischiare di far saltare in aria il laboratorio con tutti gli strumenti
e gli ingredienti che ci sono … dovremo trovare
un’altra sistemazione. Sicuramente non sarà dentro
le mura della scuola … sarò io a spostarmi dal
castello. Ti comunicherò nei prossimi giorni il
luogo e l’ora. Buona giornata Granger.”
Dopo il suo monologo, Severus fece per andarsene, ma Hermione lo
fermò.
“Aspetti! Le sembra normale presentarsi così,
senza una spiegazione , togliermi da una situazione terribile e poi
liquidarmi con un paio di istruzioni?!”
“Si. Non ti devo proprio nessuna spiegazione.”
“Lei mi aveva detto di no , quando gli avevo chiesto aiuto
durante il pranzo a casa dei Potter!” si riscaldò
Hermione , davanti all’atteggiamento scocciato e di scherno
dell’uomo.
“Lo so.”
“E cosa le ha fatto cambiare idea?”
“Certamente non sono state le tue grida al Paiolo
Magico.”
“Allora cosa?” continuò la riccia
irremovibile.
Severus tacque, ma gli si avvicinò minaccioso.
Fermò il suo viso da un palmo da quello della ragazza, molto
più bassa di lui e sibilò.
“Non sono qui per darti spiegazioni. Accetta il mio aiuto e
taci una volta per tutte.”
Mentre Hermione era ancora immobile , l’uomo , dopo averle
lanciato un’occhiata piena di disappunto, si
smaterializzò.
Arrabbiata , la ragazza si lasciò cadere su una
panchina lì vicino.
Quelle lezioni sarebbero stata terribili, ma sembrava che fosse
l’unico modo che aveva per poter continuare a studiare,
quindi se le sarebbe fatte piacere …
Sospirò sonoramente.
“Come è andata con il dottor Plump?”
Quella domanda la fece sobbalzare.
“Scusa non volevo spaventarti!”
Il bel curatore con cui aveva parlato davanti alla sala
d’aspetto ,era spuntato da un vialetto pieno di fiori.
“Direi bene … sembra che sia riuscita a non farmi
tagliare la gola …” scherzò Hermione,
inebriata dalla vista del bel giovane.
Il ragazzo rise.
“Mi sono reso conto di esser stato un maleducato prima
… non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è
Bruce”
“Piacere Hermione …”mormorò
la ragazza, stringendo la mano forte di lui.
“E’ stato un piacere conoscerti e incontrarti di
nuovo , ma ora devo assolutamente trovare due pazienti che sfuggono
alle nostre cure … sembrano il gatto e la volpe, li hai
visti per caso?”
Questa volta fu Hermione a ridere.
“Si … stavano tornando dentro l’edificio
…”
“Grazie mille, vado a cercarli.” Disse il ragazzo ,
incamminandosi.
Hermione lo guardò allontanarsi, pensando a quanto fosse
carino.
Forse era il momento di darsi una mossa …
“Ehi Bruce!” Il moro si voltò.
“Ci conto per quel caffè!”
Note dell'autrice:
Salve a tutte , mie care
lettrici!
Mi stupisco anche
io della velocità con cui sto aggiornando... non
fateci l'abitudine, però, è solo un periodo di
grande ispirazione!^^
Spero che non ce
l'abbiate con me per l'apparizione di questo caro giovane , Bruce... e
che non odiate troppo lui.^^ !!!
Fatemi sapere cosa
ne pensate!
Per il resto,ringrazio
chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e
chi recensisce!
Baci, Amelia
|
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Capitolo 6 *** Ricordi e spiegazioni ***
Ricordi e spiegazioni
E ra
da poco passata l’alba e Severus stava facendo scorrere la
punta
delle dita affusolate sul bordo della sua scrivania , meditabondo.
Aveva accettato di
aiutare la
Granger … Sarebbe stato un ccompito decisamente gravoso ma
non
sarebbe mai riuscito a dire di no ad una sua richiesta …
Si poteva comunque
consolare con l’idea di aver rovinato le giornate
di Igor, per un bel po’.
Quel pensiero fu
accompagnato da un ghigno soddisfatto.
A quell’uomo
ricollegava
ricordi quasi peggiori di quelli riguardanti i Malandrini. Mentre
Lucius, infatti , non appena si erano conosciuti gli aveva dimostrato ,
a modo suo, simpatia, coinvolgendolo in malefatte e lodandolo per la
sua perfidia da Serpeverde, Plump , all’epoca molto
più
robusto e più forte di lui, lo aveva vessato ed umiliato in
tutti i modi.
Ricordava di esser
stato più
volte costretto a far i compiti del prefetto , per evitare di esser
picchiato da quest’ultimo o peggio …
Quando lui frequentava
il secondo
anno , Plump con un abile uso della legimanzia aveva scoperto il suo
immenso affetto per Lily e più volte lo aveva piegato al suo
volere , minacciando di raccontare a tutti i suoi segreti.
Ripensandoci ,in quel momento, forse non avrebbe avuto paura di una
minaccia cosi blanda, ma agli occhi di una gracile ragazzino di dodici
anni quelle parole risultavano tremende e scatenavano in lui il timore
che Lily potessa esser disgustata dallo scoprire i suoi veri sentimenti.
La sua
abilità come
occlumante si era manifestata allora, quando , dopo molte notti di
studio , era riuscito a chiudere la mente alle intrusioni di Igor.
Tuttavia il ragazzo non
aveva smesso
di tormentarlo, anzi , dopo aver scoperto di non poter più
leggere i suoi pensieri , aveva aumentato le
sevizie
corporali.
Severus strinse le dita
in un pugno a quei ricordi.
Una notte ,
mentre cercava di
scoprire dove andassero i Malandrini durante la luna piena, si era
imbattuto in Plump, che aveva iniziato a giocare con lui come il gatto
con il topo. Lo torturava non per bisogno ma per puro divertimento.
Quando ormai era pieno
di graffi e
tagli sul viso e sul corpo, era riuscito a rubare la bacchetta al suo
carnefice e gli aveva scagliato contro un incantesimo che aveva
inventato appositamente per lui. Il Sectumsempra.
In breve aveva visto
Igor accasciarsi al suolo, per la copiosa perdita di sangue.
Fortunatamente in quel
momento era
arrivato Lucius, che ,guarite le ferite di Plump,
lo aveva
coperto perché non fosse punito per
quell’aggressione.
Ricordava di aver
provato un misto
di paura e soddisfazione nell’ esser riuscito a cavarsela e a
mettere a posto quel prepotente. Igor infatti non
osò
più disturbarlo o minacciarlo, anzi dimostrò
sempre verso
di lui una notevole dose di timore.
Addirittura il giorno
precedente
,dopo vent’anni , aveva notato l’agitazione che
aveva
creato nell’uomo il suo arrivo …
Severus si riscosse da
quei pensieri.
Avrebbe dovuto pensare
a dove poter dare ripetizioni a quella ragazzina, piuttosto che
indugiare sul passato …
Un’idea gli
balenò nella mente e l’uomo aggrottò le
sopracciglia per il disappunto.
Non avrebbe voluto
optare per quel posto , ma sembrava non aver scelta.
Afferrò
veloce un piccolo
pezzo di pergamena e vi sopra scrisse poche frasi. Dopo di
ché
si diresse in gufiera per spedire il messaggio ad Hermione.
***
Un grosso gufo nero
picchiettò alla finestra di camera di Hermione.
La ragazza , nonostante
l’orario , era già in piedi pronta per riprendere
i corsi e lo studio.
Non appena
notò il pennuto,
corse ad aprire la finestra per fare entrare l’animale , il
quale
svolazzò dentro la stanza per poi saltellare sulla
sua
scrivania, scocciato.
La riccia non
potè fare a meno di pensare che gli ricordasse qualcuno.
La conferma la ebbe
dopo aver letto il biglietto che l’animale portava con
sé.
Poteva esser diverso da
quello il gufo di Piton?
Con il pezzo di
pergamena ancora stretto in mano, la ragazza scese le scale e si
infilò silenziosa in cucina.
“Hermione
buongiorno!”
le sorrise Lily che , già perfettamente vestita ,
sorseggiava il
suo caffè seduta al tavolo.
"Buongiorno Lily !
Anche a te inizia presto il turno ,stamattina?"
"Putroppo si ... comunque alla fine ci si fa l'abitudine ... vuoi che
ti prepari qualcosa?" domandò la rossa premurosa.
“No , no , fai pure colazione con calma … mi
preparo
qualcosa di veloce e scappo al San Mungo …” la
trattenne
Hermione, sfoderando un luminoso sorriso.
L’idea di
poter rientrare in
reparto la riempiva di gioia … nonostante la presenza del
suo
odioso superiore …
“Sono
contenta che tutto si
sia risolto … sapevo che solo lui ce l’avrebbe
fatta
…”mormorò fra sè
la donna.
La frase
,tuttavia , non sfuggì ad Hermione.
Cosa voleva dire Sapevo che solo lui ce
l’avrebbe fatta
? La sera precedente aveva solo accennato alla famiglia Potter di esser
stata riammessa alle lezioni. I particolari , infatti , li aveva
tralasciati , per potersi concedere un lungo sonno ristoratore.
“Solo
lui?” domandò la riccia.
“Come ? Non
ho detto niente di
simile” rispose Lily ,spalancando i suoi grandi occhi verdi e
assumendo un’espressione innocente.
Ad Hermione
ricordò molto una piccola e bellissima fatina indifesa, ma
nonostante ciò non demorse.
“Lily ho
sentito benissimo … devi dirmi qualcosa?”
“Ecco
… io … si.
Forse ho scritto una breve lettera a Severus per convincerlo ad
aiutarti. Per quanto mi ricordo,quando eravamo a scuola, lui ha sempre
comandato a bacchetta Plump perciò ... Comunque non mi ha
mai
risposto … pensavo che non sarebbe venuto, poi quando ieri
ci
hai detto che saresti rientrata a lavoro … beh, ho capito
che si
era presentato lì … o mi sbaglio?”
“No ,
non ti sbagli.
Sarà lui a darmi ripetizioni per i prossimi sei mesi
… la
cosa mi preoccupa un po’ , ma se è necessario
…” disse Hermione , con un’alzata di
spalle.
“Non devi
preoccuparti
… Severus , sotto quella vecchia corazza da cattivo,
è un
brav’uomo …” la rassicurò la
donna.
“Lo spero
…” mormorò Hermione , scettica.
Forse poteva essere un
brav’uomo con Lily, visto che pendeva visibilmente dalle sue
labbra, ma con il resto del mondo si era sempre dimostrato un
gran bastardo …
“Ti
farà lezione ad Hogwarts?” le domandò
Lily.
“Mh no
… mi ha scritto
oggi il posto ...” la riccia aprì la pergamena che
aveva
ancora in mano “ qui dice di presentarmi alle otto di sera a
Spinner’s end … non so di preciso dove sia , ma mi
ci
smaterializzerò …”
“Ah.”
La ragazza
alzò gli occhi
sulla donna davanti a lei. Aveva un’espressione strana , che
Hermione avrebbe definito tra il preoccupato e lo stupefatto.
Che posto era mai
quello? Doveva preoccuparsi?
Ai suoi dubbi diedero
risposta le parole di Lily.
“Beh
… penso che casa
sua sia un posto più adatto per delle lezioni private
…
cerca di stare attenta però quando ti recherai
lì.”
Hermione
sentì la sua mascella scendere.
“C-come? Casa
sua? Cioè dove lui abita?”
“Si ,
Hermione , direi di
sì … prima viveva lì con sua madre,
adesso so che
ci vive da solo …”
“Ma
è terribile!” le parole le uscirono come un grido.
Lily si alzò
dalla sedia e voltandosi verso di lei ,rise del terrore
dipinto sul volto della giovane.
“Stai
tranquilla. Non mi
è mai giunta voce che Severus mangi le persone che entrano
in
casa sua, nemmeno se sono giovani ragazze in cerca di aiuto.”
Detto ciò ,
ridendo ancora, uscì dalla cucina.
Hermione
guardò torva le spalle della padrona di casa allontanarsi.
Lei da ridere non ci
trovava un bel niente.
Note dell'autrice:
Con questo capitolo ho
risposto a tutte le vostre domande...
Chi ha spinto
Severus a cambiare
idea? Ovviamente Lily che , nonostante tutti i suoi discorsi
sull'amicizia, lo ha ancora ai suoi piedi.
Dove si svolgeranno
le tanto
temute ripetizioni di pozioni? Nella buia e polverosa Spinner's End...
anche se le vostre idee mi piacevano parecchio! ^^
Vi dico subito che
domani
pubblicherò un altro capitolo...e questo solo grazie al
calcio...lo so che suona strano, ma il mio ragazzo se ne è
stato
a guardare la partita e io ho scritto un altro po' di storia. Posso
perciò fare uno strappo alla regola e pubblicare il prossimo
capitolo ( il mio preferito!) .
Baci, Amelia.
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Capitolo 7 *** Spinner's End ***
Spinner's End
Come
promesso vi lascio questo capitolo... vi confesso che è uno
dei
miei preferiti... spero piaccia a voi, come piace a me! Fatemi sapere^^
Buona lettura!!!
Erano le sette e mezzo in punto di
Giovedi sera. Hermione si era
appena smaterializzata e per suo sommo dispiacere, si era
imbattuta durante un furioso temporale di fine estate.
Perciò, bagnata dalla testa ai piedi, si era incamminata per
Spinner’s end alla ricerca della casa del suo professore.
Quel
posto non aveva l’aria di essere un quartiere raccomandabile.
La strada era oppressa da entrambi i lati da una fila di grigie
villette a schiera, che dovevano aver vissuto tempi migliori. La
maggior parte di esse infatti si trovava in un visibile stato di
abbandono. Le macchie di umidità erano perfino visibili sui
muri
esterni, le persiane pendevano dalle finestre i cui vetri erano stati
frantumati da teppisti che non avevano niente di meglio da fare. Ma non
erano solo le case a dare quell’aria sciatta al posto. A
ciò contribuiva la strada stessa. Questa infatti era piena
di
pozzanghere putride e pezzi di bottiglie rotte. Su di essa regnava il
buio,perché la luce dei pochi lampioni che funzionavano
tremolava , minacciando di sparire da un momento all’altro.
La ragazza rabbrividì.
Stava cercando di non farsi prendere dall’ansia ,nonostante
girasse a vuoto da oltre un quarto d’ora. Un’ondata
di
panico ,tuttavia, la travolse quando cominciò a temere di
essersi persa e si accorse che un tipo, probabilmente
ubriaco, la
stava seguendo.
Istintivamente Hermione mise mano alla bacchetta.
Non l’avrebbe usata se non in caso di estrema
necessità.
Prima almeno avrebbe tentato di seminare l’uomo che
barcollava,tenendosi malamente alle ringhiere che circondavano le case.
Aumentò il passo , sicura che l’uomo non avrebbe
avuto le forze di starle dietro.
Ad un tratto svoltò in una viuzza che si apriva in mezzo a
due
case e , mentre si girava a guardare se l’uomo
l’avesse
vista, andò a sbattere contro qualcuno.
Con suo sommo orrore, si accorse di essersi imbattuta in un altro uomo,
altrettanto ubriaco e che nell’urto si era lasciata sfuggire
la
bacchetta di mano. Alzò gli occhi dalla camicia sporca e
puzzolente per incontrare quelli offuscati di lui.
Vi scorse una strana luce. Quell’uomo era divertito , come se
avesse trovato un giocattolo interessante ed inaspettato.
Arretrò, per tentare di scappare , ma l’uomo le
afferrò il braccio,stringendola forte , poi sorrise
scoprendo i
denti ingialliti.
“Ehi Fin! Guarda cosa ho trovato stasera per
giocare!” gracchiò l’uomo
all’aria.
In un attimo, dall’angolo spuntò il suo
precedente inseguitore. Hermione cominciò a sudare
freddo.
Doveva assolutamente recuperare la sua bacchetta.
Tirò un altro strattone nel tentativo di liberarsi , ma
l’uomo rinsaldò la presa.
“A quanto pare sei una piccola ribelle
…”biascicò uno e poi aggiunse
“ e dire che
hai l’aspetto di una di quelle belle bambole di porcellana
… con questi bei capelli”.
Detto ciò, le passò una mano lurida sui capelli.
Hermione avrebbe voluto gridare, ma sapeva che se lo avesse fatto ,
avrebbe reso il gioco dei due uomini più interessante e
avrebbe
perso ogni speranza di liberarsi.
Doveva recuperare la bacchetta …
“Ma dimmi un po’ … come mai una
così bella
bambina gira per questi posti così brutti? Il tuo
papà
non ti ha detto che non è prudente?” rise sguaiato
Fin,
mentre le afferrava un lembo della camicia.
Hermione sentiva gli occhi bruciarle.
Avrebbe veramente voluto che suo padre fosse lì a salvarla
…
Sentiva il fiato fetido dei due uomini sempre più vicino.
Ormai
tremava come una foglia e non riusciva ad avvicinarsi alla sua
bacchetta, abbandonata poco distante da lei.
“V-vi prego lasciatemi … non mi fate del male
…” li supplicò, ma senza risultati.
“Non devi aver paura …” disse uno e
l’altro aggiunse “ non ti faremo del
male”.
Entrambi risero malamente e dopo le rivolsero degli sguardi famelici.
Hermione prigioniera della stretta dei due ,avrebbe voluto tapparsi le
orecchie a quel suono orrendo e cattivo.
Serrò gli occhi. Quello che le aveva afferrato la camicia la
strattonò, strappandone un pezzo e facendo saltare un paio
di
bottoni.
Sentiva le sue lacrime scorrerle calde sulle guance.
Non voleva che accadesse … non voleva ma non aveva la forza
per impedirlo …
In un attimo tutto si fermò e la presa dei suoi assalitori
si allentò fino a sparire.
Timorosa aprì gli occhi e si girò verso uno degli
uomini
che se ne stava immobile accanto a lei, con gli occhi vitrei.
L’altro era nelle stesse condizioni.
“Granger vuoi rimanere lì ancora molto?!
Muoviti!”
La voce di Severus riecheggiò nel vicolo buio. Hermione vide
l’uomo farsi avanti con passo spedito e arrivare fino a lei
urtando uno dei due ubriachi che ,come un fantoccio
senz’anima, cadde a terra immobile.
“Forza andiamocene di qui.” disse risoluto Severus,
raccogliendole la bacchetta e trascinandola velocemente lontana da quel
posto e quegli uomini.
***
Severus tirò un sospirò di sollievo , non appena
chiuse la porta di casa.
Furente si voltò verso la ragazza che bagnata , infreddolita
e spaventata, se ne stava in piedi nel suo buio salotto.
“Come devo farti capire, stupida ragazzina , che devi
arrivare
puntuale? Avevo fatto un incantesimo che avrebbe rilevato il tuo arrivo
alle otto in punto … ma tu ovviamente sei arrivata prima! Ti
rendi conto di cosa sarebbe successo se non fossi sceso in strada a
cercarti, prima dell’orario stabilito?!”
gridò il
professore di pozioni.
Quella stupida aveva rischiato veramente grosso!
“ E poi , che razza di strega sei se perdi la bacchetta
contro due babbani?!” la incalzò nuovamente.
Hermione non rispose ma si limitò a chinare la testa.
Forse era stato troppo duro …
A confermare quel pensiero arrivarono i sommessi singhiozzi della
ragazza.
Severus la guardò. Aveva un aspetto così
indifeso, mentre
se ne stava lì bagnata e con i vestiti strappati da quei
bastardi, che nemmeno lui, freddo e arcigno, avrebbe avuto il coraggio
di infierire ancora.
“Siediti su quella poltrona. Ti porto un bicchiere
d’acqua.”
La ragazza obbedì al suo ordine e si rannicchiò
sulla poltrona nera da lui indicata.
Quando riapparve dalla cucina , si accorse che la ragazza ,accortasi
solo in quel momento delle condizioni dei suoi vestiti, cercava
disperatamente di coprirsi la pelle nuda della pancia, ma invano, visto
che la camicia in quel punto era a brandelli.
“Bevi.” Le disse prima di allontanarsi di nuovo.
Entrato nella sua camera da letto , prese da un armadio una coperta
scarlatta , consumata e polverosa.
La scosse forte e con un colpo di bacchetta la ripulì, poi
rientrò nel salotto.
Silenzioso Severus si sedette sul tavolino vicino alla poltrona.
Osservò un po’ Hermione.
La ragazza sembrava non aver fatto caso ai suoi movimenti. Se ne stava
lì immobile, con gli occhi fissi nel vuoto.
Prese di nuovo la bacchetta e ne fece scaturire un lieve vento caldo
che in breve asciugò il corpo fradicio della ragazza, dopo
di
che , cauto, le posò addosso la coperta a cui la riccia si
strinse.
Si spostò verso uno scaffale e cominciò a cercare
un libro.
“ Niente lezione per stasera. Ti riporterò a casa
non appena vorrai …”
Non ricevendo risposta, si voltò.
La ragazza dormiva profondamente.
***
Hermione aprì lentamente gli occhi.
Doveva aver fatto un brutto sogno … degli uomini
l’avevano
aggredita in un vicolo di una zona squallida di Londra …
Non appena mise a fuoco la stanza , si alzò di scatto.
“Allora buon ora.”
Si voltò verso il proprietario della voce che, seduto sul
divano poco distante da lei, la guardava da sopra
la
copertina di un libro.
“Io … non è stato solo un brutto sogno
…”mormorò la ragazza.
“No. Non lo è stato … e proprio per
questo dobbiamo
trovare una soluzione.” Dopo di chè porse ad
Hermione la
bacchetta che la ragazza afferrò in fretta e con cui ,un
po’ rossa in volto, si riparò la camicia.
Non voleva nemmeno pensare alle condizioni in cui poteva essere
…
Mentre cercava di darsi un contegno, vide Severus armeggiare in un
cassetto e poi avvicinarsi a lei.
“Questa casa è l’unico posto che abbiamo
per le
lezioni … purtroppo la zona è pessima come hai
potuto
costatare e io non potrò garantirti la mia
puntualità,
venendo qui da Hogwarts. Per non lasciarti gironzolare in queste strade
un’altra volta ti lascio questa …”
Lo sguardo di Hermione si posò su una piccola chiave bronzea
, che brillava nella mano del professore.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma confusa la richiuse
immediatamente e lo fissò.
“E’ la chiave di questa casa …
così potrai
attendermi qui, qualora io faccia ritardo.” Spiegò
Severus
, porgendogliela.
La riccia confusa la prese.
“Grazie …” balbettò , non
sapendo bene che dire.
“Bene. Adesso è giunto il momento di andare
…
è mezzanotte e entrambi dobbiamo lavorare domani mattina.
Per
questa volta ti riporterò a casa. Ma non farci
l’abitudine, non sono la tua guardia del corpo.”
Un po’ incerta sulle gambe, Hermione si alzò e
seguì il professore fuori dalla casa.
Era stupita di come i modi dell’uomo non fossero
sprezzanti o scocciati.
“Ah. Granger. È bene che ti avverta di una
cosa.”
Questa volta l’uomo tornò a parlare con il suo
tono
minaccioso.
Hermione lo guardò preoccupata.
“Che non ti passi ,nemmeno una volta, in quella
testolina
da sapientona che ti ritrovi, di dire ad anima viva che ti ho dato
quella chiave e soprattutto non provare a portare i tuoi amichetti a
far un giro in casa mia … perché stai certa che
lo verrei
a sapere … e le conseguenze sicuramente non sarebbero
piacevoli” sibilò l’uomo, fissandola con
i suoi
profondi occhi neri.
La ragazza annuì con vigore.
Era sicura che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Era ancora un
po’ confusa ma si ricordava che , dopo averla
salvata da
quei due uomini, l’uomo, anche se con i suoi soliti modi
distaccati e bruschi, si era preso cura di lei , aspettando
addirittura il suo risveglio per riaccompagnarla dai Potter.
Si sentì afferrare delicatamente il polso e riconobbe la
sensazione di vuoto dovuta alla smaterializzazione.
Severus la lasciò esattamente davanti allo zerbino di casa e
, senza una parola se ne andò.
Hermione , attenta a non far rumore, salì nella sua stanza.
Mentre si toglieva il cappotto si accorse che da una delle tasche
spuntava una fiala. Presa , la stappò e subito fu inebriata
dal
profumo dei gelsomini.
Sorrise, stupita e divertita.
Aveva distillato per lei la bevanda della pace …
La bevve in un sorso e subito fu avvolta dal dolce calore
della sonnolenza.
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Capitolo 8 *** Appuntamento al Ghirigoro ***
Appuntamento al Ghirigoro
Salve
a tutte mie care lettrici!
Ho avuto un po' da fare in
questo periodo ... ma vi prometto di farmi perdonare! Domenica infatti
pubblicherò un altro capitolo ^^ ... intanto vi lascio
questo capitoletto ( una premessa a quello successivo ) , spero che vi
piaccia ... Buona lettura!
Nonostante gli orari
terribili ,Hermione non poteva essere più felice di aver
ripreso i suoi studi e il suo lavoro al San Mungo.
La riccia ,infatti, si
era subito fatta ben volere dai curatori che seguivano le matricole,
riuscendo a far dimenticare il guaio che aveva combinato.
Per non parlare dei
suoi incontri con Bruce che si erano fatti sempre più
frequenti.
Il giovane infatti
inventava sempre un pretesto per incontrarla o per lavorare con la
ragazza ,la quale gradiva moltissimo la compagnia del moro che si era
rivelato da subito cordiale e disponibile, oltre che tremendamente
bello.
Tra i due si era
instaurato un tacito rapporto di interesse che stava facendo morire
d’invidia Lavanda e che , tuttavia , non sembrava destinato a
sbloccarsi.
Un giorno, mentre i due
ragazzi facevano tranquillamente colazione in un delizioso bar ,vicino
all’ospedale, durante un’ora di pausa dai turni,
Bruce estrasse dalla tasca della divisa due biglietti dorati.
“Cosa
sono?” domandò Hermione ,cercando di moderare il
tono della voce, per non sembrare troppo curiosa.
“Non lo vedi?
Sono due biglietti!” scherzò il moro,per tenerla
sulle spine.
“Ma
dai!”
Mentre Bruce
scoppiò a ridere, Hermione trattenne il fiato.
La risata di quel
ragazzo le faceva girare la testa!
“Allora mi
dici per cosa sono quei biglietti?” insistette la ragazza,
cercando di non incantarsi a guardare gli occhi del giovane.
“Beh , sono
per una presentazione di un libro al Ghirigoro … si tratta
di trasfigurazione … mi hai detto che era una materia che
amavi molto quando studiavi … quindi ho pensato che
… insomma, si … che ti sarebbe piaciuto andare ,
magari … con me!” disse il ragazzo sul volto del
quale si disegno un timido sorriso.
Lo stomaco di Hermione
fece una capriola.
“Io
…” balbettò.
Quello sarebbe stato un
appuntamento in piena regola. Non era una semplice colazione o un
pranzo come quelli che facevano vicino al San Mungo.
“Vengo molto
volentieri!” riuscì finalmente a dire.
“Perfetto!
Fortunatamente è di Giovedì e abbiamo
entrambi il giorno libero!”
A quelle parole,
Hermione si sarebbe voluta mettere ad urlare.
Ma come proprio
Giovedì?!
“E’
Giovedì?”
“Si
,perché?” domandò il ragazzo ,
lievemente preoccupato per il repentino cambiamento della ragazza.
“O Merlino
… Bruce … io non credo di potere … ho
un impegno che non posso rimandare …” si
scusò.
“Ah.
Tranquilla, sarà per la prossima volta.”
La delusione del
giovane era palpabile. Hermione avrebbe fatto qualsiasi cosa per
rimediare, ma non aveva il coraggio di dirgli che doveva seguire delle
ripetizioni di pozioni.
Avrebbe dovuto
rinunciare a Bruce per passare la serata con Piton. Fantastico!
Sbuffò
sconsolata. Il ragazzo davanti a lei ,invece, si era chiuso in un
mutismo dispiaciuto.
Stava già
progettando di darsi malata per saltare l’appuntamento con
Piton ,quando Bruce le porse i biglietti.
La riccia lo
guardò interrogativa.
“Se vuoi puoi
andarci lo stesso Giovedì …”
Per la seconda volta
Hermione avrebbe voluto gridare.
E con chi? Con Piton?
“Bruce ma che
stai dicendo?! A me avrebbe fatto piacere andarci con te!”
Quella confessione la
fece arrossire.
Bruce sorrise malizioso
e un po’ più rilassato. “Mi fa piacere
sentirtelo dire.”
Hermione
liquidò tutto con un colpo di spalla, cercando
così di riacquistare un po’ di dignità
e controllo. Così facendo guardò i biglietti che
ancora brillavano nella sua parte di tavolino.
Un brivido di gioia le
percorse la schiena.
La presentazione si
sarebbe svolta alle sei! Sarebbe potuta uscire con Bruce e poi andare a
farsi torturare a suon di pozioni da Piton!
“Ehi ti sei
incantata?”
“Certo che
oltre al giorno, mi avresti potuto dire anche
l’orario!” lo rimproverò scherzosa, poi
aggiunse “penso di potercela fare … il mio impegno
è alle otto , perciò …”
Cosa avrebbe dovuto
dirgli?
“
… perciò pensi che ci potremmo vedere
comunque?” Bruce finì la frase per lei.
“Esatto
… che ne pensi?”
“Non vedo
l’ora.”
*
Giovedì
arrivò velocemente ed Hermione era in pieno dramma da
vestito.
Avrebbe voluto
risultare carina senza essere eccessiva. Non sarebbe stato da lei.
Sbuffò,
lasciandosi cadere sul letto.
“Si
può?” domandò Ginny, entrando
direttamente nella stanza senza attendere risposta.
“Cosa lo
chiedi a fare se sei già entrata?!” rispose acida
la riccia.
“Wow
… siamo di ottimo umore vedo! Pensi di presentarti
così all’appuntamento con il tuo nuovo
ammiratore?” cercò di sdrammatizzare la rossa.
Purtroppo Hermione non
colse le buone intenzioni dell’amica e saltò su
,come una molla.
“Ginny , ma
quale ammiratore?! Bruce è solo un amico e questa
è una tranquilla uscita tra colleghi … tutto qui.
Ma io non so che mettere!”
“Allora se
è così , so io cosa puoi indossare.”
Esordì la rossa , infilandosi nella cabina armadio.
Riemerse con dei jeans
, strappati sul ginocchio , una felpa blu con Paperina e della vecchie
scarpe da ginnastica.
Hermione
rimase a bocca aperta.
“Ginny dimmi
una cosa. L’amore per Harry ti ha per caso bruciato il
cervello?”
“Assolutamente
no!” rispose la rossa pratica, poi aggiunse “ Tu
hai detto che Bruce è solo un amico. Quindi mi sono detta.
Harry è un tuo amico e con lui tu usciresti con questi
vestiti. Quindi lo puoi fare anche con il nostro bel
curatore”.
“Ma non
è la stessa cosa!” si lamentò la riccia.
“Ah no? E
perché?” la incalzò Ginny , lasciando i
vestiti su una sedia e sedendosi accanto all’amica.
“Perché
… o Merlino lo sai perché”
Non riusciva ad
ammettere nemmeno a se stessa che quella per lei non era una semplice
uscita tra amici , figuriamoci dirlo ad alta voce.
“Va bene
… se non lo dici tu, lo dico io. Tu oggi pomeriggio hai un
appuntamento con ragazzo che ti piace e a cui speri di piacere.
”
La voce di Ginny
risuonò talmente solenne che Hermione scoppiò a
ridere.
“Beh, si
…” ammise timidamente “ e non so
veramente che mettermi … in più non posso nemmeno
esagerare ,perché dopo ho lezione con Piton e non vorrei mi
sbattesse fuori a calci se arrivo troppo in tiro …”
“Potrebbe
pensare che lo vuoi sedurre!” rise la rossa.
“Non lo dire
nemmeno per scherzo!”
Ginny le mise le mani
sulle spalle.
“Tesoro non
ti preoccupare … non appena avrò finito con te,
penserai che sono l’amica migliore che una ragazza ,in crisi
da appuntamento, possa avere!”
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Capitolo 9 *** Metodi babbani ***
Metodi babbani
Doveva ammettere che Ginny
aveva fatto davvero un gran bel lavoro ...
Pensò
Hermione specchiandosi nella vetrina del Ghirigoro.
I capelli le ricadevano
in morbide onde. Indossava un vestitino blu con delle ballerine
abbinate. Mentre un leggero trucco le dava luce al volto.
Era un look perfetto
per un primo appuntamento e le avrebbe permesso di lavorare con le
pozioni nella massima comodità.
Distogliendo lo sguardo
la suo riflesso, si guardò intorno in cerca di Bruce.
Come sempre era
arrivata in anticipo all’appuntamento.
Al quel pensiero le
tornò in mente la sfuriata di Piton della settimana passata
e le tornò in mente anche la sua disavventura.
Rabbrividì.
“Herm sei
già arrivata?!” il moro spuntò dalla
libreria. “Accidenti … ehm … sei
stupenda! Spero che tutto questo splendore sia per me!”
La ragazza
sentì le guance bruciare. “In realtà ,
vorrei attirare l’attenzione del giovane autore che presenta
il libro … sai gli scrittori hanno un certo
fascino!” scherzò la ragazza.
“Mah. Se lo
dici tu!” rispose Bruce , fingendosi offeso.
Dopo di che le prese la
mano e la portò all’interno del locale.
Mentre seguiva il
ragazzo, Hermione non fu capace di togliergli gli occhi di dosso.
Era ,se possibile,
ancora più bello, con la camicia bianca , leggermente
sbottonata e i jeans scuri.
Cercò di
distrarsi dai pensieri poco casti appena fatti, guardando il locale.
Per
l’occasione la libreria era stata sgombrata e dove
solitamente spuntavano espositori di libri c’erano parecchie
file di sedie davanti ad un palco.
“Ho pensato
di prendere posto , visto che ero in anticipo. Sai è una mia
brutta abitudine.”
Bruce le
indicò due posti in terza fila.
Hermione sorrise.
Sentiva quel ragazzo veramente simile a lei e questo non poteva altro
che renderla ancora più felice della sua compagnia.
*
La presentazione
passò in fretta. I ragazzi fecero una passeggiata per le
colorate via di Diagon Alley e mangiarono qualcosa ,perché
più tardi, Hermione non ne avrebbe avuto il tempo. La riccia
confidò al moro , quale fosse il suo impegno, raccontandogli
anche di come Plump l’aveva messa alle strette e il suo
professore si era ,quasi spontaneamente, offerto di darle il suo aiuto.
Bruce
l’ascoltò con interesse e ammise di aver sempre
sospettato che Plump avesse quel genere di idee, soprattutto per i
comportamenti riservati a dei suoi colleghi , che avevano rapporti di
parentela con babbani.
Hermione non poteva
essere più contenta della piega presa della loro uscita. Si
sentiva libera ed euforica, come non lo era da tempo, quando
però controllò l’orologio tutta la sua
serenità si incrinò.
Mancava meno di un
quarto d’ora alle otto. Doveva smaterializzarsi a
Spinner’s End.
“Bruce. Devo
andare … il professor Piton mi aspetta.” Si
scusò la ragazza.
“Vorrei
accompagnarti , se non ti dispiace.” Rispose immediatamente
il moro.
Hermione lo
guardò sorpresa.
“Mi hai detto
che la zona in cui non devi andare non è delle migliori,
perciò vorrei essere sicuro di farti arrivare sana e salva
alla tua lezione.” Spiegò il giovane , per poi
aggiungere “Scusa non considerarmi invadente
…”
“No , no
anzi, sei veramente molto carino … e mi farebbe piacere se
tu mi accompagnassi.”mormorò la ragazza.
*
In un attimo i due
giovani si smaterializzarono in Spinner’s End.
Hermione
notò come quel posto fosse ancora più squallido
della settimana precedente.
Involontariamente si
strinse a Bruce, che le circondò le spalle con un braccio.
Velocemente giunsero
davanti alla casa del professore, l’unica ad avere davanti un
lampione acceso.
La riccia
sospettò che fosse opera della magia, visto che il resto
delle luci della strada si erano definitivamente fulminate.
“Bene. Sono
arrivata.” Disse Hermione, riluttante
nell’abbandonare il caldo abbraccio del curatore.
“Sono stato
veramente bene con te.” Le disse il ragazzo in sussurro, ma
senza staccare gli occhi da quelli di lei.
“Bruce
… anche io. Grazie per avermi invitata”.
D’istinto la
ragazza si avvicinò al volto del ragazzo per lasciarci un
lieve bacio sulla guancia, ma ,prima di allontanarsi , si
sentì stringere.
Imbarazzata,
alzò gli occhi verso quelli cristallini di Bruce. Vi lesse
il suo stesso desiderio, ma anche la paura di fare una sciocchezza.
Il respiro del giovane
era caldo sulle sua labbra.
Lenta si
accostò un po’ di più al volto del
moro, già terribilmente vicino al suo. Voleva fargli capire
che lei lo voleva quanto lui.
Fu un attimo. Bruce
intrecciò le dite con i suoi capelli e riempì la
minima distanza che li separava.
Si baciarono con
desiderio, illuminati dalla fioca luce di quel solitario lampione.
Si allontanarono senza
fiato e con gli occhi languidi.
Bruce ruppe il silenzio.
“Ti prego
Hermione. Se devi andare , va’ ora. E sii veloce ,
perché potrei decidere di rapirti sul serio.”le
disse il giovane in un sussurro, appoggiando la fronte su
quella di lei.
“Si. Si.
Vado.” Balbettò Hermione.
Avrebbe dato di tutto
per non doversi allontanare.
Con un enorme sforzo e
dopo un altro rapido bacio, la riccia riuscì ad arrivare
alla porta della villetta, stranamente aperta.
“Ci vediamo
domani.” Salutò. Ricevendo un piccolo bacio dal
curatore che la guardava da lontano.
*
Inaccettabile. Quella
ragazza aveva superato ogni limite. Venire a fornicare davanti a casa
sua!
Severus si
spostò irrequieto sulla poltrona.
E lui che si era
addirittura preoccupato che le fosse capitato di nuovo qualcosa. Stava
per andare a cercarla quando cosa vede dalla finestra? Quella scema
avvinghiata a un bamboccione impomatato!
L’uomo si
massaggiò distrattamente lo stomaco.
Aveva iniziato a fargli
male. Probabilmente perché non aveva mangiato …
Il rumore della porta
chiusa lo riscosse.
Con un sorrise ebete ,
Hermione fece il suo ingresso nella stanza. Severus
assottigliò gli occhi.
Quella ragazzina
traballava addirittura. Nemmeno avesse ricevuto un bacio da un
dissennatore!
“Ben arrivata
Granger.” La salutò l’uomo ,
riservandole il suo miglior tono mellifluo.
“Buona sera
professore.”
“E’
in ritardo.”
Aveva tutta
l’intenzione di togliergli quella fastidiosissima espressione
beata.
“Professore
sono le otto in punto ora.” Protestò la ragazza,
lasciando distrattamente la borsa sul polveroso divano nero.
“Il mio
orologio fa le otto e un minuto. Tu
sei in ritardo.” Concluse Severus, ancora comodamente seduto
sulla sua poltrona preferita. “Comunque ti trovo
meglio dell’altra volta. Mi auguro che questa mise non sia in
mio onore.” Disse l ‘uomo , squadrando la figura
esile della ragazza.
Hermione
abbassò gli occhi, arrossendo.
Sperava che il suo
abitino passasse inosservato … ma forse Ginny aveva fatto un
lavoro troppo appariscente.
Improvvisamente le
tornò in mente la battuta della rossa sul sedurre Piton,
facendola arrossire ancora di più.
“No,
professore, non si preoccupi. Avevo un impegno oggi
pom…” cercò di spiegare la ragazza.
“Si , si. Non
mi interessano i fatti tuoi. Dobbiamo iniziare a lavorare.”
La interruppe l’uomo, prima di alzarsi e andarsi a sistemare
alla sua scrivania.
Hermione lo
guardò confusa.
“Da quale
pozione , pensa che dovrei iniziare?” chiese , cercando di
attirare l’attenzione del professore , occupato a compilare
dei fogli.
Severus , intanto,
stava prendendo tempo.
Voleva escogitare
qualcosa per far indispettire la giovane. Le lezioni di pozioni
avrebbero potuto aspettare. Era infatti più che convinto che
Hermione non avesse bisogno di alcuna ripetizione. Perciò ,
dovendola sopportare per sei mesi, aveva deciso che quella sera ci
avrebbe giocato un po’.
Le rivolse una sguardo
annoiato, senza parlare.
Quella se ne stava
lì, in mezzo al salotto di casa sua, con la sua espressione
seria e professionale e il suo vestitino troppo corto …
L’idea gli
venne di colpo, facendolo ghignare.
“Granger
stasera avrai un compito particolare. Entra nella stanza alle tue
spalle. Lì troverai tutto quello che ti serve per il lavoro
di stasera.”
Come si
aspettava la ragazza , sempre troppo zelante, si
precipitò nella stanza. Vederla uscire con secchio ,
straccio , scopa e un’espressione offesa sul volto fu un
piacere immenso.
“Scusi , ma
qui c’è solo questa roba!”
“Beh, cosa ci
tieni nello sgabuzzino delle scope? Ah già, il tuo amico
Potter ci ha dormito per parecchio … ma non è il
mio caso. Io ho una camera tutta mia, fortunatamente.”
Ghignò l’uomo.
Il viso della ragazza
si fece più scuro.
“Primo, non
si permetta di prendere in giro Harry! Secondo, io cosa dovrei farci
con questi?”
Severus
giurò che stesse quasi sibilando.
“Pulire.
Ovviamente senza magia!”
“Non
è per questo che sono qui!”
Hermione non poteva
credere alle sue orecchie.
“Già.
Sei qui perché io ,tra sei mesi, possa firmare un
foglio in cui attesto che puoi conseguire la laurea di medi magia
… quindi se non fai quello che ti dico ,mi vedrò
costretto a dire che non hai le attitudini adatte.”
“Questo
è un ricatto!” lo aggredì la riccia.
“Vedila come
vuoi. Sei sempre libera di andartene se non ti va di fare quello che ti
chiedo. ” rispose l’uomo , prima di riprendere a
scrivere.
Hermione era ammutolita.
Quella serpe bastarda
la prendeva in giro? E per di più aveva iniziato pure a
darle del tu …
Per un po’
rimase in mobile, sperando che l’uomo gli dicesse che era
tutto uno scherzo, ma non accadde.
Era in un vicolo cieco.
Doveva fare quello che le chiedeva.
Stringendo
convulsamente la scopa, iniziò a spazzare il salotto.
Gliel’avrebbe
fatta pagare in un modo o nell’altro. La stava facendo
sgobbare solo per il gusto di farlo ,mentre lui se ne stava
tranquillamente seduto alla sua scrivania …
“Professore
posso usare tutti i metodi babbani per pulire?”
domandò candida,mentre nella sua mente pianificava
già la sua vendetta.
“Granger non
mi far ripetere le cose. Ho detto senza magia , perciò i
metodi babbani , sono gli unici che hai a disposizione”
sbuffò l’uomo, per poi ridare attenzione alla sue
carte.
L’uomo
intinse distrattamente la piuma d’oca nel calamaio, ma la sua
mano tremò per la sorpresa, versando l’intera
boccetta sui documenti.
Un rumore infernale
stava scuotendo tutta la casa, ma soprattutto le sue orecchie.
Alzò gli
occhi da tavolo spaventato.
Hermione stava
maneggiando un gigantesco arnese giallo e verde, che ruggiva, urlava o
soffiava , non sapeva dirlo. Era certo solo che da lì
provenisse quel baccano.
“Granger!
Granger! Granger per Merlino!” urlò ,tentando di
sovrastare il rumore.
“Si
professore?” domandò con finta
ingenuità la riccia.
“Cosa diamine
è quella cosa?!” chiese Severus, con voce un
po’ stridula.
“Oh
professore questa è un aspirapolvere! E’ una
specie di scopa che i babbani usano per pulire meglio!”
“Ed
è normale che faccia tutto questo chiasso?!”
“Beh si
…” rispose la ragazza, con un alzata di spalle.
“Sei sicura
che sia un arnese babbano?” chiese scettico l’uomo.
“Certo!
L’ho forse spaventata?” lo incalzò
Hermione, sicura di aver fatto centro.
“Assolutamente
no. Continua pure.” Tagliò corto Severus.
Non avrebbe mai ammesso
davanti a quella ragazzina che quella cosa gli metteva i brividi.
La serata
continuò fino a che Severus decise di congedare Hermione ,
prima dell’orario previsto.
Non avrebbe resistito
un minuto di più.
Mentre prendeva le sue
cose , Hermione decise di mettere definitivamente in riga
l’uomo. Lo aveva più volte beccato , mentre
lanciava sguardi truci all’aspirapolvere.
“Professore,
la prossima settimana dovrò continuare a fare le
pulizie?”
La giovane lesse negli
occhi dell’uomo un’evidente preoccupazione.
“Non credo
Granger. Inizieremo il ripasso delle pozioni. Arrivederci.”
“Arrivederci.”
Uscita dalla casa ,
Hermione scoppiò a ridere.
Avrebbe dovuto
raccontare ad Harry , come aveva messo in riga il terribile professor
Piton con un aspirapolvere.
Note dell'autrice:
Buona sera mie amate
lettrici! Come promesso, vi ho lasciato un capitolo...decisamente
più corposo dell'altro. Cominciano a muoversi dei fili...
anche se , probabilmente, non sono quelli che piacerebbero a voi XD (
ci vuole pazienza ^^ !) .
Ho voluto dare ad Hermione
la soddisfazione di torturare un po' il nostro amato prof ... la
ragazza comincerà a farsi rispettare dal nostro tenebroso
Severus, anche se lui è un osso duro!
Insomma , spero che non vi "schifi" troppo questo capitolo ... e che
non odiate troppo me perchè l' ho scritto!
Fatemi sapere cosa ne pensate ... accetterò anche critiche e
minacce! ahahah
Grazie per tutti quelli che seguono e recensiscono la mia storia! Siete
stupendi!
Amelia
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Capitolo 10 *** Le luci della festa ***
Resta con me
Hermione
camminava spedita verso la villetta dei Potter.
Quella sera sarebbe andata ad una festa con Bruce , Ginny ed
Harry e voleva un po’ di tempo per prepararsi.
Erano due mesi che lei e Bruce si erano messi insieme … non
le sembrava vero …
A quel pensiero sorrise tra sé.
Anche la pioggia e il grigiore di fine Novembre le sembravano meno
fastidiosi in quel periodo.
“Mi sa che ti sei proprio innamorata Hermione Granger
…” mormorò , mentre apriva la porta di
casa Potter.
Entrata , scoprì che Ginny era già arrivata e
l’aspettava in cucina , in compagnia di James e Sirius.
“Buonasera! Come mai già a casa?”
domandò la ragazza.
“Un piccolo inconveniente a lavoro!” rispose Sirius
, indifferente, facendo scoppiare gli altri due a ridere.
“Se per te è un piccolo inconveniente
l’allagamento
di un intero piano del ministero con tanto di piccoli mostriciattoli
pelosi, sei proprio messo male Pad !” lo canzonò
James.
I quattro risero.
“Voi invece vi siete riunite per confabulare?”
domandò James,sorridendo.
“No, in realtà dobbiamo prepararci per la festa di
stasera!” rispose Ginny.
“Dimmi che viene anche quel pantofolaio di mio
figlio!” esclamò il padrone di casa .
“Si , si tranquillo! Non lascerebbe mai Ginny da
sola!” lo rincuorò Hermione.
“Tu invece con chi vai?”
La domanda di Sirius la prese alla sprovvista.
“Hermione va’ con Bruce ovviamente!”
rispose per lei James.
La riccia lo guardò interrogativa.
“Non ti arrabbiare ma mio figlio si è lasciato
sfuggire
qualcosa, dopo un accurata tortura mia e di Lily … tipo che
è più di due mesi che esci con questo ragazzo
…” James sorrise malandrino, poi aggiunse
“ Anzi io
e Lily pensavamo che lo potresti invitare a cena , almeno
,conoscendolo, saremmo più tranquilli …”
Hermione ebbe una stretta al cuore. I coniugi Potter la trattavano
veramente come una figlia e quelle premure ,che forse a molti
avrebbero dato fastidio , la facevano sentire amata.
“Volentieri. Ci organizzeremo il prima possibile. Dovrebbe
essere
più facile , non appena arriveranno le feste di
Natale.”
“Molto bene, almeno gli zii James e Sirius avranno modo di
conoscere questo baldo giovane e ,se non lo riterranno
all’altezza della nostra cara Hermione, lo manderanno via a
calci!” scherzò James , facendo
l’occhiolino al suo
compare.
I quattro risero ancora.
Quando i due malandrini uscirono per raggiungere Remus, le ragazze
iniziarono a prepararsi per la serata.
Mentre Ginny si provava un vestito nero ,particolarmente attillato,
Hermione appoggiò sul letto dei panni sportivi.
“Herm pensi che indosserai quelli stasera?”
domandò la rossa, preoccupata.
“ Ma no! Questi sono i vestiti che metterò domani
…
ho un’ intera giornata di lezione con il professor
Piton.”
Spiegò la riccia.
Ginny finse di svenire.
“Io ti ammiro ragazza mia… l’idea di
stare sola
nella stanza con il pipistrello gigante mi terrorizza, ma starci pure
una giornata intera, sarebbe troppo per il mio cuoricino!”
Hermione sospirò.
Ormai si era abituata alla compagnia di Piton e ai suoi modi burberi ,
perciò le ore di lezione si erano fatte leggermente meno
pesanti.
“Che ne pensi di questo, Herm?” chiese Ginny ,
mostrandole
l’attillato tubino e riportandola alla realtà.
“Penso che Harry ti si attaccherà addosso come un
pezzo scotch magico!”
Entrambe risero.
“Tu invece? Come pensi di sedurre il nostro
fustacchione?”
“Ehm … allora io mi provo il vestito e tu , senza
urlare ,
mi dici cosa ne pensi.” Rispose la riccia ,prima di sparire
nella
cabina armadio.
Vestita, la ragazza uscì.
Ginny ,appena la vide, iniziò a saltare sul posto.
“O Merlino, sei una favola! Finalmente ti sei decisa a
scoprire
un po’ quelle gambe! … Ma quando
l’hai
comprato?”
“In realtà, me lo ha regalato Lily … me
lo provai
per caso , mentre eravamo fuori e lei ha insistito ,per comprarmelo
…”
“E ha fatto bene!”
Hermione osservò un attimo il suo riflesso.
L’abito nero
le fasciava i fianchi, scendendo ben poco a coprire le gambe, mentre
stretto saliva fino a sotto il seno. Lì inizia una
fascia
di seta bianca sorretta da leggerissime spalline.
Nella sua semplicità quel vestito metteva in risalto tutte
le sue forme e la faceva sembrare molto più matura.
Contenta ,ringraziò mentalmente Lily per quel bel regalo.
*
La festa era fantastica. Tutto era stato organizzato in una villa in
mezzo a delle colline, lontano dagli occhi e soprattutto dalle orecchie
babbane.
Le sorelle Stravagarie cantavano a squarciagola i loro ultimi successi
e la maggior parte degli invitati si scatenava al ritmo della loro
musica.
Hermione e Bruce invece si erano presi una pausa dalla pista da ballo ,
dove avevano lasciato Ginny ed Harry talmente presi da un bacio , che
dubitavano si fossero accorti della loro assenza.
Se ne stavano tranquillamente abbracciati su un divanetto, quando
Hermione vide Ron passare a poca distanza da loro.
Provò una strana sensazione, forse nostalgia di quando erano
buoni amici . Dopo la loro rottura, infatti, i loro rapporti si erano
fortemente raffreddati e lui faceva di tutto per evitarla , soprattutto
se era da sola. Purtroppo non era maturato molto dai tempi
della
scuola.
Bruce intercettò il suo sguardo.
“Ehi potrei sentirmi trascurato …”le
mormorò ad un orecchio, facendola sorridere.
“Non devi …”
“Chi è?” le chiese Bruce , facendo un
cenno con la testa per indicare il rosso.
“Ehm … un vecchio amico , mio e di Harry
… beh,
è anche il fratello di Ginny …”
spiegò
brevemente la ragazza.
“Avrebbe potuto salutarti …”
“Non siamo più in buoni rapporti … vedi
, Bruce,
siamo stati insieme l’ultimo anno di scuola e non ci siamo
lasciati bene …” confessò la ragazza.
“Ah. Allora non eravate solo vecchi amici
…” La voce di Bruce tradiva una nota di gelosia.
“Lo siamo stati fino al sesto anno. Poi
…”
“Il seguito me lo immagino.” La interruppe lui.
Dopo di che
,le diede un leggero bacio sulla guancia e si alzò.
“Scusami . Vado a prendere un po’
d’aria.”
Detto ciò, il ragazzo uscì dalla villa. Hermione
rimase un attimo interdetta.
Non si sarebbe mai immaginata un comportamento simile da Bruce. In quei
mesi , si era sempre dimostrato un ragazzo gentile e per niente geloso.
Quell’atteggiamento inoltre le sembrava eccessivo.
Decisa a dirglielo , uscì anche lei nel grande parco della
villa. Dopo pochi minuti lo trovò.
Il giovane se ne stava seduto su una panchina a osservare il cielo
notturno, quasi completamente offuscato dalle nubi.
“Bruce.”
Il moro la guardò sorpreso di vederla.
“Ma che ti è preso?”
“Niente. Perché?”
“Ehi mi prendi per scema? … ti ha dato fastidio
l’aver parlato di Ron , è palese
…”
“Potrebbe anche essere. Non posso?”
“No, direi proprio di no. Sono stata con lui tanto tempo fa
… ero libera e potevo stare con chi volevo.”
Rispose seria
la riccia.
“Lo so … ma mi dà fastidio pensarti con
un altro
…” confessò il moro, guardandola negli
occhi.
Hermione non potè fare a meno di pensare che fossero
infinitamente dolci.
Si sedette accanto al giovane , poggiandogli la testa sulla spalla.
“Anche a me dà fastidio immaginarti con altre
… ma
è passato. Non esiste più, se non nei ricordi.
Ora ci
siamo solo noi.” Disse la ragazza, posando la mano su quella
del
giovane.
Bruce le sorrise.
“Hai ragione … piccola saputella!”
Hermione rise e lo baciò.
Non avrebbe mai voluto separarsi dalle sue labbra …
Si baciarono a lungo e si separarono solo quando ,accanto a dove si
trovavano , passò un gruppo di ragazzi che sottolinearono la
proprio presenza con fischi e battutine.
“Forse ci saremmo dovuti mettere in un posto più
discreto …” mormorò Hermione,
ridacchiando.
“Mh.” Mugugnò il ragazzo, distogliendo
la sguardo.
“Ehi ti si è pietrificata la lingua
…” scherzò la riccia.
“Casa mia è vuota …resta con me
stanotte.” le disse all’improvviso Bruce,
visibilmente agitato.
Hermione sentì il cuore perdere un battito. Aprì
la bocca
, volendo dire mille parole, ma non riuscì a proferir parola.
“Scusami … non volevo farti pressione in alcun
modo
…” si affrettò a dire il moro,
fraintendendo il
silenzio della ragazza.
“Dammi il tempo di avvertire Harry e Ginny
…”
mormorò la giovane, un po’ scossa. I due
amici
avrebbero coperto la sua assenza.
In un attimo i due giovani si smaterializzarono
nell’appartamento del curatore.
Bruce ,per sciogliere la tensione,le fece visitare il proprio
appartamento . La riccia notò come tutto in quel posto fosse
come il suo proprietario, elegante e delicato.
Un forte imbarazzo la prese ,dopo che ebbero finito di parlare dei
numerosi libri in camera del ragazzo. Sembrava che entrambi avessero
finito le parole.
Distesi sul letto, si baciarono a lungo, fino a che Hermione non si
lasciò andare alle dolci carezze del moro.
Niente le sembrò più giusto e bello in
quel momento.
Svegliarsi nel caldo abbraccio di Bruce fu bellissimo.
Hermione sorrise al ricordo della notte precedente, poi si
voltò
ad osservare il bel curatore ancora profondamente addormentato.
La riccia gli scostò piano i riccioli che gli ricadevano
ribelli sul volto, svegliandolo.
“Ops … scusa non volevo svegliarti.”
Bruce sorrise e la baciò.
“Non importa … anzi hai fatto bene …
dormito bene?”
“Mai dormito meglio … ho solo una gran di fame
…” confessò la ragazza, facendo ridere
il giovane.
“Non credo ci sia molto in frigo … quindi dimmi
dove vuoi andare a fare colazione …”
“Non saprei …”
“Scegli con calma ,abbiamo tutto il tempo del mondo
… oggi niente San Mungo, per fortuna…”
Hemione si sentì gelare.
“Che ore sono?” domandò, con la voce
incrinata.
Aveva un brutto presentimento.
“Le dieci e mezzo, perché?”
“O Merlino Bruce! Dovevo essere alle nove dal professor
Piton!” gridò presa dal panico.
Un’ora e mezzo di ritardo avrebbe potuto far infuriare
quell’uomo a tal punto da non volerle più far
lezione
… avrebbe dovuto dire addio al suo futuro.
Riluttante a lasciare il suo nido caldo vicino a Bruce e triste per
aver rovinato quel magnifico risveglio , la ragazza raccolse i suoi
abiti e si vestì.
In un attimo si smaterializzò a Spinner’s End.
Avrebbe dato via tutti i suoi libri per avere una scusa
plausibile …
Note dell'autrice:
Salve
mie care lettrici ! Come avrete notato in questo capitolo
c'è
stato un piccolo salto temporale ( tra un paio di capitoli ce ne
sarà un altro ) assolutamente necessario per far
proseguire la storia , visto che ancora siamo solo all'inizio ^^.
La
nostra cara Hermione non ha resistito al nostro Bruce ( non mi
uccidete!)... ho scelto di non descrivere quel momento , sia
perchè ho paura di scrivere una schifezza , sia
perchè se
descriverò scene di quel genere certamente i protagonisti
non
saranno esattamente gli
stessi ù.ù .
Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia ... e un grazie
speciale a chi recensisce ( se ci fossero errori o stranezze fatemelo
sapere ). Io vi adoro , perchè senza di voi non so se questa
storia andrebbe avanti!!!
A presto,
Amelia.
Ps: Presto Lily si
pentirà amaramente di aver regalato ad Hermione quel bel
vestito.
|
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Capitolo 11 *** Un'altra possibilità ***
Un'altra possibilità
Non sapeva più dove
cercare … era passata un’ora
dall’orario dell’appuntamento. La Granger non
avrebbe mai fatto un ritardo simile.
Severus
cominciò ad agitarsi.
Non poteva avvertire i
Potter … Harry sarebbe impazzito se gli avesse detto di aver
perso la sua migliore amica e gli altri sarebbero stati troppo male e
se la sarebbero presa con lui, perché aveva scelto quel
posto per le lezioni.
Già si
immaginava gli occhi di Lily con quella terribile espressione di
delusione e disappunto. Non poteva permettere che accadesse una cosa
del genere … avrebbe trovato quella ragazzina a tutti i
costi!
L’uomo si
passò una mano sul volto e sui capelli completamente bagnati.
Preso come era dalla
ricerca di Hermione , non si era reso conto che la pioggia , prima
lieve , ora cadeva fitta.
Rabbrividì.
Era bagnato dalla testa
ai piedi. Un incantesimo per asciugarsi o per non bagnarsi in quel
momento sarebbero stati inutili.
Avrebbe continuato la
ricerca in quelle condizioni. Non aveva tempo da perdere.
***
Hermione stava correndo
più veloce che poteva.
Aveva già le
lacrime agli occhi per quello che sarebbe successo di lì a
poco.
Agitata come era, si
era smaterializzata più lontana del solito dalla
casa di Piton e questo non aveva fatto altro che renderla ,
se possibile, più scossa.
Non si era accorta
nemmeno di aver urtato qualcuno , quando si sentì chiamare.
“Granger!”
Voltatasi ,si
trovò a pochi passi da Severus.
L’uomo aveva
un aspetto terribile. I capelli neri erano appiccicati al viso. La
camicia bianca, completamente bagnata, faceva trasparire il
magro torace dell’uomo che si alzava ritmicamente per
l’affanno. Il volto era molto pallido e le labbra avevano
assunto un lieve colore violaceo , a causa del freddo patito.
Quello che
però sconvolse di più la giovane fu
l’espressione del suo professore. Era preparata ad una
smorfia di soddisfazione per aver trovato la scusa per cacciarla,
ad una di rabbia e fastidio, ma non a quella. Gli occhi
dell’uomo, infatti ,erano pieni di terrore e di qualcosa che
lei avrebbe definito sollievo.
Cercò di
parlare , ma dalla sua bocca uscì solo un singhiozzo
strozzato.
L’aspetto di
Severus si indurì di colpo.
“Andiamo a
casa. Lì spero che mi fornirai una spiegazione plausibile a
tutto questo.”
Detto ciò la
superò, dirigendosi verso casa.
*
Severus , seduto sulla
sua poltrona, osservò la ricca che ,accomodatasi sul divano,
non distoglieva gli occhi dalle punte delle scarpe.
“Allora?
Cosa è successo , perché tu non potessi nemmeno
avvertire del tuo ritardo? Spero sia qualcosa di grave
…”ruppe il silenzio l’uomo, sollevando
il solito sopracciglio.
Stava cercando di
moderare la rabbia , nata in lui non appena aveva trovato la ragazza
viva e vegeta.
“Ecco
… io … io ho avuto un imprevisto.”
Sussurrò la riccia, tenendo ancora il capo chino.
“Guardami
negli occhi , quando parli.” La incalzò
l’uomo.
Riluttante, la ragazza
rivolse il suo sguardo a Severus.
“Vuoi sapere
cosa penso io del tuo imprevisto, Granger?” sibilò
l’uomo. Non dandole nemmeno il tempo di aprir bocca,
continuò “Penso che tu sia andata a qualche
festicciola con quei luridi amichetti che ti ritrovi, visto come sei
conciata. Penso che abbiate bevuto e chissà
cos’altro e che tu ti sia completamente dimenticata del
nostro appuntamento. Bene. Ti confesso che preferirei anche io
impegnare il mio giorno libero in modi più interessanti,
invece di passarlo con te. Tuttavia , ti avevo vista concentrata nel
nostro lavoro e determinata a risolvere la tua situazione disastrosa.
Mi sbagliavo evidentemente ...”
“La prego,
non dica così … io sono davvero
concentrata!” lo interruppe Hermione, capendo dove sarebbe
andato a finire il discorso.
Severus la
zittì con un gesto della mano.
“
… perciò, credo che la migliore scelta , per
entrambi, sia di interrompere le nostre lezioni. Almeno lei
sarà libera di dedicarsi alle sue sciocchezze e io alle mie.
Ovviamente ciò avrà delle ripercussioni sulla mia
dichiarazione, ma non vedo come questo le possa importare.”
“A me
interessa invece e questo lei lo sa! Ci tengo a proseguire i miei
studi. E sono brava in quello che faccio ,me lo ha detto anche lei
… La prego mi dia la possibilità di rimediare,
farò qualsiasi cosa!” lo supplicò
Hermione.
“Non credo
che ci sia nulla da fare.” Tagliò corto Severus.
“C’è
sicuramente qualcosa che io possa fare ma a lei sta bene
così. Le ho dato solo un buon pretesto per sbattermi
fuori!” Hermione si pentì immediatamente di quelle
parole e del tono usato.
Ci teneva proprio a
rovinarsi la vita.
Guardò
terrorizzata Severus, che aveva spalancato gli occhi,
sorpreso dalla sua reazione.
Tentò di
rimediare a quelle parole, ma l’uomo glielo impedì.
“Fuori di
qui.”
“No
… aspetti. Non volevo …”
Severus non si prese
nemmeno il disturbo di guardarla, ma le indicò con un gesto
scocciato la porta.
Tremante , Hermione
raccolse la sua borsa ed uscì, trattenendo con tutte le sue
forze le lacrime.
Non si sarebbe umiliata
davanti a quell’uomo. Non avrebbe pianto per cercare di
convincerlo. Sapeva che non sarebbe servito a niente.
*
Non appena la porta si
chiuse, Severus respirò profondamente.
Quella ragazzina aveva
superato ogni limite. Farlo correre sotto il diluvio ,mentre,
certamente, se ne stava tranquillamente a dormire dopo aver
fatto baldoria … lo aveva umiliato.
L’uomo si
agitò sulla poltrona.
Tuttavia, il
comportamento della ragazza lo aveva anche stupito. Nonostante le
avesse chiaramente detto che non avrebbe firmato la dichiarazione di
idoneità per il San Mungo, la ragazza aveva mantenuto un
contegno invidiabile. Si era infuriata , comportandosi da Grifondoro
impulsiva e sciocca … ma senza scene di isterismi e lacrime.
Si sarebbe addirittura aspettato di sentir balzar fuori i nomi di Lily
e di Potter junior, cosa che avrebbe fatto vacillare la sua decisione ,
ma niente … la ragazza aveva giocato pulito e fino a quel
momento si era seriamente impegnata nel loro lavoro, con ottimi
risultati …
L’uomo
sbuffò.
Odiava tornare sui suoi
passi … ma forse quella volta , visto il raro talento della
ragazza, avrebbe potuto trovare una punizione diversa, anche se non
meno cattiva …
Senza pensarci troppo ,
Severus afferrò un ombrello e scese in strada.
Si guardò
intorno in cerca della ragazza.
Non vedendola ,
pensò che si fosse già smaterializzata a casa
Potter.
Dei singhiozzi,
però, lo fecero voltare.
Ad qualche metro da lui
, Hermione ,accucciata sui gradini di una casa abbandonata ed incurante
della pioggia fredda di Novembre, piangeva con il volto coperto dalla
mani.
Lentamente
l’uomo si avvicinò alla ragazza e si
piegò sulle ginocchia, in modo da poterla guardare negli
occhi. Dopo la coprì con l’ombrello per farle
notare la sua presenza.
Hermione si
scoprì il volto , trovando quello dell’uomo a
pochi centimetri dal suo.
Severus la
guardò per un attimo in silenzio.
Gli occhi e il piccolo
naso di Hermione lievemente arrossati per il pianto gli ricordavano
quanto giovane fosse la sua alunna , nonostante il ridotto vestito ,che
la copriva, parlasse già di una donna.
“Ogni
Giovedì faremo lezione dalla mattina alla sera …
questa è l’unica possibilità che posso
darti per rimediare. Sappi che se accetti , lavorerai così
tanto che rimpiangerai il giorno in cui potevi lasciare queste
lezioni.”
Nonostante le parole
dell’uomo fossero dure , Hermione gli sorrise felice.
“Certo che
accetto, signore . Le prometto che una cosa del genere non
succederà mai più … grazie di aver
cambiato idea professore …”balbettò
Hermione. Severus temette che avesse l’intenzione
di abbracciarlo.
Perciò si
rimise in piedi, seguito dalla ragazza.
“Bene. Ora
Granger vai a casa e cambiati . Non puoi permetterti
di ammalarti , dobbiamo lavorare.” Le disse l’uomo
, mentre , istintivamente , le tirava su una spallina del vestito ,
percorrendo la linea della spalla con il dito.
Si accorse di quel
gesto, solo quando notò del rossore sulle guance della
ragazza.
Imbarazzato egli
stesso,mettendole addosso il cappotto che la giovane stringeva
tra le mani , le disse brusco “ Allora?
Va’ … hai perso già troppo
tempo. Fai in fretta , io ti aspetterò a casa.”
Dopo che la ragazza si
fu smaterializzata, Severus , presa tra l’indice e il pollice
la base del naso, si maledisse.
Ma che gli era saltato
in mente? Accarezzarla in quel modo lascivo … non era una
sua amante. Era una alunna , per Merlino.
Voleva passare da
maniaco? Quella era davvero l’ultima accusa che mancava al
suo onorevole curriculum.
Eppure quel gesto , se
pur sbagliato , gli era venuto istintivo, come se non si fosse potuto
trattenere dall’avvicinarsi alla pelle di quella ragazza ,
infreddolita e fragile …
Scuotendo forte la testa , Severus cercò di scacciare tutti
i pensieri , che continuavano a vorticargli nella testa.
Hermione Granger era una ragazzina … il fatto che quella
mattina sembrasse un’altra. Che sembrasse una donna,
nonostante la pioggia e le lacrime , non gli doveva interessare. E non
gli sarebbe dovuto interessato mai.
Note dell'autrice :
Buona sera mie adorate
lettrici !!! Spero che abbiate apprezzato il capitolo ... soprattutto
perchè qualcosa, inconsapevolmente, inizia a muoversi
almeno nel nostro caro professore di pozioni.
Vi dico subito che questa
settimana ( università e impegni permettendo )
posterò un altro capitolo oltre questo. La prossima
settimana , infatti , parto per un'intera settimana e quando
tornerò sarò completamente sommersa dagli impegni
arretrati , perciò , visto che, dopo la mia vacanza, la
pubblicazione potrebbe slittare parecchio, vi lascio almeno qualche
altro pezzettino di storia a farvi compagnia!
Infine mi scuso per non aver risposto alle recensioni ... ho finito gli
esami proprio oggi e non ho avuto tempo di rispondere... ho letto
comunque tutte le recensioni e le ho trovate bellissime! Spero di
trovarne così anche in questo capitolo ^^
A presto,
Amelia
Ps: Marpy spero che la versione di Severus "ho fatto la
doccia con i vestiti " ti sia piaciuta ! ^^
|
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Capitolo 12 *** Tribolazioni - parte 1 ***
Tribolazioni - parte 1
Buonasera
mie care! Eccovi un altro pezzettino di storia. In questo capitolo , ho
introdotto un altro salto temporale ... nei precedenti capitoli eravamo
a Novembre, ora la storia si svolge alle porte delle vacanze
natalizie
^^ . Buona lettura!
Hermione alzò lentamente gli occhi dalla sua borsa, per
osservare il professore di pozioni , occupato a riporre le sue cose.
Dopo quello strano
episodio di Novembre, Hermione sentì la guance arrossire al
solo pensiero , le lezioni del Giovedì si erano svolte senza
più disguidi, in tranquillità, ma soprattutto in
silenzio.
Severus , infatti , si
era chiuso in un tenace mutismo , da cui usciva solo per i saluti e per
darle istruzioni sulle pozioni.
Le frecciatine delle
prime lezioni sembravano solo un simpatico ricordo.
Come avrebbe potuto
chiederglielo?
Affranta ,
sospirò.
Lily aveva avuto
veramente un’idea geniale. Incaricarla di invitare Severus
Piton al cenone di Natale a casa Potter, sostenendo che se fosse stata
una persona diversa da lei od Harry ad invitarlo, l’uomo si
sarebbe sentito più ben voluto.
Ma quella donna
conosceva veramente il suo amico d’infanzia?
La ragazza
sospirò più forte di prima.
“Granger ,
hai intenzione di farmi volare via tutti i fogli?” le disse
Severus , facendola trasalire.
“No , no mi
scusi professore …” si scusò la ragazza.
Doveva cogliere quella
ridottissima conversazione per informarlo dell’invito di Lily.
“Ehm
… professore?”
“Granger
…”
“Ecco
… volevo chiederle se avesse impegni per la vigilia di
Natale perché i Potter organizzano un cenone e gradiremmo
tutti la sua presenza …” disse tutto
d’un fiato la ragazza.
Severus
sollevò un sopracciglio.
“Credo di non
aver capito bene.”
“Ehm
… I Potter la invitano al loro cenone di Natale.”
Ripeté la ragazza, mantenendo faticosamente il contatto
visivo con l’uomo,che la scrutava serio.
“Non credo
proprio che mi unirò ai festeggiamenti. Grazie.”
Rispose Severus ,riprendendo a riempire la sua borsa.
Hermione si
mordicchiò un labbro.
Lily le aveva detto che
la prima risposta sarebbe stata sicuramente un rifiuto.
Perciò, le aveva ordinato di insistere.
“Ha
già un altro impegno?” provò a
domandare, sperando che l’uomo non la schiantasse.
“Ciò
non ti riguarda , Granger …”
“Si, mi scusi
… solo che se non ha niente da fare potrebbe venire
… ci tenevano.”
Si sentiva ridicola
… stava di proposito importunando Severus Piton …
doveva aver perso qualche rotella.
“Ho detto no,
Granger. Conosci il significato di questa sillaba?”
ripetè Severus , scocciato. Dopo di ciò ,
l’uomo afferrò la sua borsa e si diresse verso la
porta.
Hermione si
affrettò a seguirlo.
Se fosse uscito da
quella casa e si fosse smaterializzato non ci sarebbe stata
più speranza di convincerlo!
“Aspetti
Professore! L’invito è da parte di Lily
!” disse la ragazza.
Severus si
arrestò di colpo, per poi voltarsi minaccioso.
“Questo
dovrebbe far cambiare la mia risposta?”
La riccia ,
però, non si fece intimorire.
“Secondo me
si.”
Sapeva di rischiare
grosso, visto l’argomento che aveva tirato fuori, ma quello
poteva essere l’unico modo per smuovere l’uomo
dalla sua pozione.
“Invece ti
sbagli di grosso ragazzina. Non verrò a quella cena , non mi
interessa chi mi invita.”
Quella risposta la
sorprese, lasciandola senza parole.
“Ma
…”
“Basta
così , Granger … ho la fortuna di non
averti tra i piedi per qualche giorno e tu vuoi che la sprechi
così , vedendoti pure a Natale? No ,grazie. Comunque non
pensare per questo di passare la vacanze ad oziare
…”
Severus estrasse dalla tasca
del mantello nero , un piccolo libro dalla copertina marrone e il
titolo dorato.
“Tieni.”
le disse in modo sbrigativo, dandole il volume in malo modo.
“E’ un libro di pozioni molto complicate ,
utilizzate per curare malattie particolari. Presto ci eserciteremo su
quelle ...”
“Allora
inizierò a studiarlo subito. Grazie professore.”
Rispose la riccia.
Avrebbe voluto
insistere ancora , per far contenti Harry e Lily , ma aveva giocato la
sua carta vincente. Se l’uomo aveva detto di no , nonostante
avesse messo in mezzo una persona , forse l’unica , a cui
l’uomo teneva, non c’era altro modo di convincerlo.
***
Severus
ringraziò di essere tornato nelle proprie stanze. Hogwarts
era diventata per lui un paradiso, nonostante le orde di studenti,
rumorosi e puzzolenti , che la infestavano.
Da qualche
tempo , infatti , le ripetizione con la Granger lo stavano spossando.
All’inizio
aveva dato la colpa al fatto che lavorassero giornate intere, ma ben
presto aveva escluso quel motivo. Lui era abituato a lavorare duro e
distillare due o tre pozioni al giorno non potevano privarlo in quel
modo delle forze.
Più tardi ,
in seguito a una lunga riflessione , aveva dovuto ammettere a
se stesso che era la stessa presenza della ragazza a ridurlo
così.
Dopo quel suo stupido
gesto , dopo quella carezza che gli era sfuggita, aveva cominciato ad
osservare la Granger, non come una sua alunna, ma come una ragazza.
Aveva infatti iniziato a notare come fossero delicati i suoi movimenti;
come il suo viso assumesse un’espressione seria , se si
concentrava; come il suo corpo avesse abbandonato le forme
dell’adolescenza , per trasformarla in una donna.
Questo lo aveva
turbato. Perciò aveva deciso di mantenere , se possibile ,
ancora di più le distanze dalla giovane, rivolgendosi a lei
il minimo indispensabile per assolvere il suo compito.
Tuttavia la situazione
non era migliorata. La ragazza ,infatti , ignara delle tribolazioni del
suo professore aveva continuato a comportarsi normalmente, non
riuscendo mai a contenere quel lato del carattere schietto e diretto ,
che lo attraeva ancora di più .
Anche quel giorno , non
si era trattenuta dal mettere in mezzo Lily per convincerlo ad andare a
quello stupido cenone di Natale, conoscendo benissimo quanto fosse
delicata la sua situazione con la donna.
Davanti a quella
domanda,però , era successa una cosa che lo aveva
sbalordito. Lui aveva detto di no. Nel sentire il nome di Lily , per la
prima volta da quando aveva memoria, il suo cuore non aveva
palpitato e lui aveva avuto la forza di dire no.
Severus si
passò una mano sul volto.
Ciò non
significava niente. Sapeva che l’amore che provava per Lily
non sarebbe mai cambiato. L’aver notato le grazie della
Granger non voleva dire che la ragazza suscitasse in lui qualche
sentimento. Il fatto che fosse una compagnia quasi piacevole , per la
sua intelligenza , non significava che la sua attrazione
superasse la semplice reazione fisica.
Fortunatamente , non
l’avrebbe vista per tutte le vacanze natalizie. Quel tempo
gli sarebbe servito per schiarirsi le idee.
A quei pensieri, gli
venne in mente, che non gli sarebbe dispiaciuto passare le vacanze
nella pace del Paiolo Magico.
Restando a scuola
avrebbe rischiato di trovare il modo di pensare a quella benedetta
ragazza. Invece alla locanda avrebbe trovato la tranquillità
ideale.
Avrebbe dovuto far
ritorno a scuola giusto il giorno di Natale per evitare che Albus , gli
riempisse la testa di discorsi sullo spirito delle feste e sul bisogno
di stare in mezzo alla gente, ma quello non sarebbe stato un gran
problema …
Note dell'autrice:
Eccomi per la seconda volta! Spero, prima di tutto, che il capitolo vi
sia piaciuto!
Voglio, poi, fare una precisazione ... per chi non
avesse letto " Credendoci davvero" , Hermione è a conoscenza
dell' amore di Severus nei confronti di Lily. Lo scopre infatti , nel
capitolo 26 della storia, durante uno scontro verbale tra
James ed Harry , a cui assiste insieme a Ron , Sirius , Remus ed allo
stesso professore di pozioni!
Vi ringrazio per aver letto la storia e ringrazio tutti
quelli che l'hanno inserita tra le seguite , le ricordate e le
preferite! ^^
A presto,
Amelia
|
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Capitolo 13 *** Tribolazioni - parte 2 ***
Tribolazioni parte 2 - capitolo 13
Mie care lettrici
ho deciso di pubblicare almeno questo piccolo capitolo , per chiudere
la parte delle tribolazioni di Severus ( che invece non si
concluderanno così velocemente^^). Riguardo a quello che mi
avete detto nelle vostre recensioni ( a cui risponderò
appena tornata ) ,mi sarebbe piaciuto fargli fare una apparizione
improvvisa, ma per necessità di storia e per farlo patire
ancora un po' ^^ , non ci sarà
nessun cenone a casa Potter per il nostro Severus! ( non mi odiate! )
Detto questo , vi saluto , ci sentiamo quando torno! Buona lettura!
Poco dopo l’arrivo di Severus al Paiolo Magico, la neve aveva
ricoperto l’intera Diagon Alley , la temperatura era scesa e
l’aria frizzante , spingeva molti avventori a sostare nel
locale in cerca di un po’ di tepore e di una bevanda calda.
L’affollato
locale aveva privato l’uomo della tanto desiderata pace, ma
sicuramente lo aveva aiutato a distrarsi.
Severus , infatti ,
trascorreva la maggior parte delle sue giornate nella sua stanza ,
immerso nella lettura dei suoi libri preferiti ,ma quando
scendeva nel locale , principalmente per i pasti , le chiacchiere delle
persone accanto a lui , l’aspetto strano di qualche viandante
e il blaterare incessante del solito oste, troppo felice di rivederlo
per i suoi gusti , gli avevano riempito la testa ,permettendogli di
rilassarsi e di valutare l’accaduto con occhi diversi.
Il solo pensare che
aveva mantenuto le distanze da una ragazzina , solo perché
aveva notato il suo aspetto gradevole , lo faceva ridere. Si era
comportato da sciocco. Era un uomo adulto ,per Merlino, ed era
più che in grado di controllare i suoi pensieri e i suoi
istinti.
Con quei pensieri ,dopo
solo due giorni, Severus si rincuorò per aver ritrovato il
senno.
Una sera, mentre
sorseggiava del caffè ed faceva finta di ascoltare un ospite
della locanda , preso dalle sue teorie su come migliorare il gioco del
Quiddicth, fece il suo ingresso un ragazzo , che attirò
immediatamente la sua attenzione.
Aveva i capelli scuri
che gli ricadevano scomposti sulla fronte e due grandi occhi chiari
accompagnati da un sorriso felice che glielo rese subito antipatico.
Doveva avere poco più di vent’anni.
Non riusciva a capire
dove l’avesse già visto …
“Ragazzo mio
, che ci fai in giro a quest’ora?” lo
salutò l’oste, prima di versargli in una tazza del
liquido fumante.
“Ciao Alfred!
Il turno al San Mungo oggi è finito tardi … ma
volevo, comunque, passare a farti gli auguri di Natale
…” rispose il giovane , prima di accostare alla
bella bocca la bevanda.
“Certo che
voi curatori fate un lavoraccio! Anche durante le feste di Natale
dovete lavorare sodo!” esclamò l’oste.
“E’
vero … comunque , in questo periodo, mi sono fatto
dare di proposito i turni peggiori, in modo da avere la sera della
vigilia libera … così la
potrò passare con la mia ragazza.” Sorrise il moro.
“Eh
l’amore … cosa non fa fare
l’amore!” rise l’oste.
Severus
alzò gli occhi al cielo , per poi riconcentrarsi sulla
conversazione.
“Già
… inoltre spero che accetti di venire in viaggio con me
….” Disse il ragazzo , più a se stesso
che al suo interlocutore che , tuttavia , non si fece sfuggire quel
particolare.
“Uh. E dove
pensi di portare la tua bella?” domandò curioso
l’uomo.
Il ragazzo
sembrò imbarazzato.
Severus
pensò che chiunque lo sarebbe stato , visto
l’interrogatorio a cui lo stava sottoponendo
quell’oste pettegolo.
“…
vorrei portarla in Australia … a trovare i suoi genitori
…”confessò alla fine il ragazzo.
L’oste
fischiò. “ E’ un viaggio bello lungo ...
ma sono sicuro che la tua ragazza accetterà
sicuramente!” concluse l’uomo dandogli un
affettuosa pacca sulla spalla.
Dopo di che , il moro
cambiò velocemente discorso e i due
cominciarono a parlare del più e del meno.
Fino a quando il moro
si trattenne nel locale, Severus non lo perse di vista , ignorando
l’altro ospite che ,stufo della poca attenzione che gli
riservata, se ne andò.
Aveva sempre avuto
un’ottima memoria … come era possibile che fosse
sicuro di aver già visto quel giovane , ma non si ricordasse
nè dove nè quando?
Ci pensò un
po’ , ma stanco di non trovar soluzione a quella domanda,
pensò che fosse meglio andare a letto.
Perciò
salì nella sua stanza , dove ,stesosi sotto le calde
coperte, si abbandonò ad un sonno rilassato.
Stava
camminando per Spinner’s. Era sera. Tutti i lampioni erano
spenti , tranne quello che si trovava davanti a casa sua.
Lo
aveva incantato alla perfezione.
Severus
sorrise tra sé.
La
prima volta che aveva fatto una magia , era riuscito a far brillare
quella lampadina in modo straordinario. Sua madre gli aveva addirittura
fatto una carezza. L’unica per quel che ricordava.
Mentre
si perdeva nei ricordi, si accorse che, sotto quello stesso lampione,
vi erano due figure molto vicine l’una all’altra.
Sembrava
che si stessero baciando.
Qualcosa
cominciò a riaffiorare nella sua mente. Era già
stato spettatore di una scena simile.
Affrettò
il passo.
In
un attimo li raggiunse e fu anche lui illuminato dal cerchio di luce
del lampione..
Davanti
a sé vide Hermione , vestita con l’abito
nero di quella mattina di Novembre e con i capelli bagnati,
spalancare gli occhi, come se fosse sorpresa di vederlo. Accanto a lei
invece, c’era un giovane di bell’aspetto , che
tirandola a sé la baciò con passione,
incurante della sua presenza …
Severus
spalancò gli occhi , mettendosi a sedere sul letto.
Era notte. E quello era
solo un sogno.
Abbandonando la testa
sul cuscino, cercò di riprendere sonno , ma inutilmente.
Ora si ricordava chi
fosse quel ragazzo …
Nel buio ,si
massaggiò le tempie.
La situazione era
più grave di quanto immaginasse …
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Capitolo 14 *** Australia ***
Australia
Per Hermione quella Vigilia di
Natale fu bellissima.
Il cenone a casa Potter
fu piacevole
e la ragazza fu felice di vedere come Bruce si fosse trovato subito a
suo agio davanti alle persone a lei più care. Non che avesse
dei
dubbi. Tuttavia ,poco prima che il moro arrivasse, in lei si era
insidiata la paura che fosse un passo affrettato, visto che si
frequentavano da pochi mesi , presentarlo a così tanta gente.
Nel corso della serata,
però,
aveva catalogato quel piccolo momento di panico come uno stupido
attacco d’ansia , dovuto anche all’imbarazzo di
presentare
il suo ragazzo a Sirius , che , non appena aveva messo piede oltre la
soglia , l’aveva assillata come una zia pettegola.
Fortunatamente
Black era stato placato da Remus , al quale Hermione sarebbe stata
grata per tutta la vita.
Quella serata , tra le
chiacchiere e
lo scambio dei regali, era scivolata via veloce, come , del resto ,
avevano fatto anche i giorni successivi.
Senza nemmeno
accorgersene, Hermione
si era ritrovata in camera sua con la valigia aperta sul letto e un
biglietto per l’Australia.
Il giorno seguente
avrebbe rivisto i
suoi genitori e avrebbe passato il primo dell’anno con loro.
Al
solo pensiero tremava della gioia.
Quando Bruce le aveva
mostrato i
biglietti , era passata da uno momento di incredulità alle
lacrime. Da quel momento in poi non aveva pensato altro che a
quell’imminente viaggio.
***
“Bruce
mi aspetta davanti al check in , devo sbrigarmi!”
ripetè
Hermione , al gruppetto di persone che la seguiva,le quali,
eccetto Harry e sua madre, si guardavano in giro curiosi.
“Che sarebbe
un C’ècchi
?” domandò James , accelerando il passo , mentre
Remus
staccava a forza Sirius e Ginny da una vetrina di giochi babbani.
Hermione
sospirò.“Te lo spiegherà Harry
più tardi!”
Detto ciò
aumentò ancora il passo.
Per fortuna aveva
incantato la sua enorme valigia.
“Ma
perché dovete usare questi cosi
babbani per spostarvi? Ci sono le passaporte , la smaterializzazione
…” si lamentò Sirius alle sue spalle.
La riccia trattenne una
risata.
“Viaggiando
con l’aereo
ci stancheremo di meno , rispetto alla smaterializzazione e per una
passaporta avremmo dovuto aspettare troppo …”
“Ma che ne
sanno i babbani di come si vola! Non ho capito perché il tuo
fighissimo
fidanzatino non ha pensato a qualcosa di diverso da questo!”
ribattè deciso Sirius, per poi essere zittito da Remus.
Hermione
alzò gli occhi al cielo.
Aveva la netta
impressione che Sirius non nutrisse una grande simpatia per il suo
ragazzo.
Spazzò via
quel pensiero con un colpo di spalla.
L’unica cosa
che le interessava in quel momento era volare in Australia e
riabbracciare i suoi genitori.
Dopo degli
interminabili saluti,
sembrava che nessuno li volesse far partire, e una corsa verso
l’imbarco, Hermione e Bruce poterono rilassarsi durante il
lungo
viaggio che li avrebbe condotti a Singapore. Da lì avrebbero
preso un aereo che li avrebbe portati dritti a Sidney.
I due ragazzi giunsero
in Australia
per l’ora di pranzo. Erano molto stanchi , quindi decisero di
recarsi al loro al albergo, prima di andare alla ricerca dei genitori
di Hermione.
L’albergo era
piccolo ma molto
carino. Sorgeva poco distante dalla città e si affacciava
direttamente sulla spiaggia.
La riccia , non appena
lo vide,
rimase incantata. L’aria calda di piena estate , il mare , la
tranquillità di quel posto e Bruce al suo fianco , la
facevano
sentire leggera.
Sorridendo, Hermione
afferrò la mano del moro e lo trascinò
all’interno dell’edificio.
Furono accolti da una
sorridente
donna di mezz’età che , dopo vari convenevoli, li
scortò in una bella stanza al primo piano.
L’arredamento
era essenziale
ed adatto alla località di mare. Un piccolo
balcone con un
tavolino per due aveva davanti uno spettacolare scorcio di
mare.
Non appena la donna si
congedò, Hermione corse ad osservare quel meraviglioso
scenario.
Accarezzata dalla
brezza marina, la giovane respirò affondo.
“Bruce
è bellissimo …” mormorò
emozionata.
Il ragazzo
l’avvolse in uno stretto abbraccio.
“Sono felice
che ti piaccia … voglio che questo viaggio sia
perfetto.”
Hermione si
voltò per guardarlo negli occhi. Fece per parlare ma il
ragazzo le bloccò le parole , baciandola.
“Riposiamoci.
Recupereremo il
fuso orario e poi cominceremo a cercare i tuoi genitori
…”
le disse Bruce , conducendola all’interno della stanza.
La riccia lo
seguì, ammaliata da ogni gesto del giovane.
Dormirono per tutto il
pomeriggio e per parte della sera.
L’unico a
muoversi della stanza fu Bruce per ordinare la cena in camera.
Hermione ,ancora
assonnata, si
stiracchiò sopra le coperte leggere. Sentiva ogni muscolo
disteso e rilassato. Non si era mai sentita così bene ed in
pace.
Se fosse stata un gatto
avrebbe iniziato a fare le fusa.
Per riempire
l’attesa , la ragazza estrasse dalla borsa la foto dei suoi
genitori , che aveva sempre con sé.
Era una foto babbana ,
che ritraeva
i suoi genitori ,poco più che ventenni, abbracciati nel
parco
dell’università che avevano frequentato insieme.
Fin da quando era
bambina, era sempre rimasta incantata da quell’immagine.
Erano bellissimi.
Teneva ancora la foto
tra le mani ,quando le fu sfilata dalle mani.
Un po’
contrariata alzò gli occhi verso Bruce ,che le sorrideva.
“Lo sai che
sei bella anche con il broncio?” scherzò il
ragazzo.
“Lo sai che
sei antipatico?” gli rispose la riccia , fingendosi seccata.
Bruce si distese
accanto a lei, abbracciandola.
“Ci hanno
lasciato qui la cena
, ma tu eri troppo immersa nei tuoi pensieri …” le
disse
il giovane , accarezzandole i capelli.
“Beh adesso
l’ho visto ,
quindi andiamo a mangiare …” ribattè la
ragazza ,
cercando di alzarsi, ma il ragazzo la trattenne.
“Non scappare
…”le sussurrò Bruce.
Hermione gli
accarezzò una guancia , per poi baciarlo con passione.
Quella sera la cena si
sarebbe raffreddata.
***
La
mattina seguente i giovani scesero a fare colazione nel piccolo
ristorante dell’albergo. Osservarono divertiti quanto fosse
variegata la clientela dell’albergo. Si passava dalla coppia
anziana in vacanza , alla famiglia con tre bambini che scorrazzavano in
costume per tutto il locale , fino all’uomo
d’affari che
leggeva distaccato il proprio giornale.
Tenendosi per mano , i
due si sedettero vicino all’uomo, che non fece caso
al loro passaggio.
Hermione
notò che Bruce lo osservava.
“Che
c’è che non va ?” gli domandò
in un sussurro , per non essere sentita dal loro vicino.
“Mi domandavo
che lavoro
potesse fare un uomo , che alla vigilia di capodanno se ne sta in un
albergo da solo …”
“Sicuramente
dovrà svolgere un lavoro improrogabile
…” rispose Hermione incerta.
C’erano tante
persone che per
lavoro si assentavano da casa … per esempio i professori di
Hogwarts che passavano tutte le loro feste con gli studenti , invece
che con le loro famiglia …
Involontariamente i
tutti pensieri di Hermione si concentrarono su Severus.
Chissà come
stava trascorrendo le feste?
Il pensiero di quella
carezza sotto
la pioggia le balenò nella mente e un brivido le percorse la
schiena. Per mascherare il suo turbamento a Bruce , occupato a spalmare
del burro sul pane, volse lo sguardo verso il giornale ,ben disteso tra
le mani dell’uomo seduto vicino.
In copertina spiccavano
due foto , sovrastate da un grosso titolo.
Leggerlo la sconvolse.
“Ti prego
ditemi che non è vero …”
Note dell'autrice:
Sono tornata mie care lettrici ^^ !!! Per farmi perdonare , vi annuncio
subito che oggi pubblicherò due capitoli ... in modo da
porre
fine ad ogni preambolo e far entrare la storia nel vivo ! Vi
chiedo quindi di aver ancora un briciolo di pazienza per l'assenza del
nostro Severus XD , tra poco non ne dovremo fare più a meno!
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite , le
ricordate e le preferite! Vi adoro!
Ps: se ci fossero degli errori , fatemelo sapere!
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Capitolo 15 *** Fuga dalla realtà ***
Fuga della realtà
Hermione
si svegliò ,quando l’aereo iniziò
l’atterraggio.
Gli occhi le bruciavano per il troppo pianto , che sembrava
voler ancora riaffiorare.
Dopo aver letto quel titolo di giornale, era scattata in
piedi in
mezzo al ristorante e lo aveva strappato dalle mani
dell’uomo, scioccato da quell’improvviso
attacco.
Quelle foto ritraevano i suoi genitori
…
Tremante aveva letto l’articolo.
Incredula e con le membra paralizzate aveva letto
e riletto
quelle righe, non badando nemmeno a Bruce , che continuava a chiamare
il suo nome da un angolo lontano di una realtà che per lei
non
esisteva.
L’articolo parlava di due escursionisti ,
avventuratisi
nell’entroterra, di cui si erano perse le tracce. Risultavano
dispersi da tre giorni.
Non ricordava bene cosa era successo nell’ora
successiva a
quella scoperta. Aveva ripreso a capire dove fosse , quando si
ritrovò davanti ad un membro della polizia locale, che la
interrogò sul suo rapporto con i dispersi.
Fu allora che scoppiò in un pianto disperato, a
cui nessuno riuscì a porre fine, nemmeno Bruce.
Per due interi giorni , partecipò senza
sosta alle
ricerche , utilizzando ,quando i babbani erano lontani, ogni
incantesimo a sua disposizione. Bruce fece lo stesso. Entrambi
però non ebbero risultati.
In quella situazione , un pensiero prese a tormentarla.
Non
c’è incantesimo che abbia effetto su chi non
è più in vita.
Era a pezzi. I sensi di colpa per aver fatto
quell’incantesimo di memoria ; per non essere andata subito a
riprenderli una volta finita la guerra; per essere arrivata troppo
tardi, sembravano ferirle la carne ogni ora di più.
Perciò, la sera del secondo giorno di ricerche,
Bruce
decise che l'indomani sarebbero tornati a casa e avrebbero chiesto
alle autorità magiche di iniziare delle ricerche,
parallelamente
a quelle babbane.
A quella proposta tutta la rabbia e la frustrazione di
Hermione, accumulate in
quelle quarantotto ore, vennero fuori. Litigarono in modo tremendo ,
tanto che , nonostante avesse accettato di partire , ancora stentavano
a parlarsi.
Tirando su con il naso , Hermione si voltò a
guardare il
moro che , seduto accanto a lei, guardava fuori dal finestrino , perso
nei suoi pensieri.
Sbarcati , trovò ad aspettarla lo stesso gruppo
di persone
che l’aveva accompagnata il giorno della partenza. La loro
espressione era diversa da allora. Sul volto di tutti la riccia vide un
sorriso tirato e gli occhi pieni di dispiacere. Era la stessa
espressione che aveva Bruce da due giorni.
Guardandoli , Hermione sentì montare in
sé una gran rabbia.
Capiva che quello altro non era che un tentativo di
non farle
pesare ancora di più quella situazione, ma non riusciva a
non
esserne infastidita.
Cosa c’era da sorridere? Pensavano di aiutarla in
quel modo?
Pensavano di poterle togliere anche solo un briciolo del peso che aveva
sul cuore, con quegli sguardi avviliti? Si sbagliavano.
Salutò velocemente Bruce, il quale sembrava forse
più disperato di lei, poi ,aggrappata al braccio di Harry
,tornò a casa dei Potter.
***
Nei due giorni successivi dal suo rientro, Hermione
uscì
poco dalla sua camera, sebbene le visite per lei furono molte,
soprattutto quelle di Bruce . La ragazza non volle veder nessuno e non
si schiodò dal piumone in cui si era avvolta.
L’unica persona a cui la riccia dedicò
un po’
di attenzione fu Harry. Anche Ginny riuscì a strapparle
qualche
piccola parola, ma il moro fu il solo con cui Hermione sfogò
il
suo dolore.
Lui poteva capire come si sentiva. Aveva provato anche lui
quel
senso di solitudine che , in quei giorni, le impregnava
l’anima.
Quella sera Hermione sedeva con le gambe incrociate sul suo
letto,
tenendo tra le mani il libro che Severus le aveva lasciato prima delle
vacanze.
La lettura aveva un potere quasi terapeutico su di lei.
Quell’elenco di rari ingredienti e procedimenti complicati le
riempivano la testa , facendole dimenticare che l’ufficio del
ministero non le aveva ancora dato notizie dei suoi genitori.
Mentre sfogliava lentamente l’ennesima pagina del
libretto , Harry apparve dalla porta.
Il moro si sedette sul letto accanto a lei e le prese una
mano.
“Novità?” domandò
la ragazza, senza guardare il suo migliore amico.
“Nessuna … Sirius , Remus e Ginny sono
passati per
sapere come stavi, Bruce è seduto in salotto in stato
comatoso e
mamma spera tanto che tu scenda per cena.”ripetè
il
ragazzo , come una filastrocca.
Hermione tacque, mordicchiandosi un labbro.
“Non lo vuoi proprio vedere?”
tentò Harry.
“No, non voglio e non vorrò, almeno
fino a che
continuerà a rivolgermi quelle occhiate piene di
pietà
… è già abbastanza doloroso
così …
…” disse Hermione , con la voce spezzata.
Mentre una lacrima le scivolava sulla guancia ,
sentì Harry tirarla verso di sé ed abbracciarla.
“Perché nessuno capisce che voglio
stare sola …”
“Ti vogliamo bene ed è difficile per
noi accettare di
lasciarti languire nel tuo dolore , anche se è quello che
desideri di più in questo momento …”
Sul volto di Hermione affiorò un mesto sorriso.
“Un tempo ero io quella matura
…”
“Faccio del mio meglio …”
“Mi sento come se tutti si aspettassero di vedermi
tornare
solare , come se non fosse successo niente … certe volte
vorrei
scappare e rintanarmi in un buco senza che nessuno sappia dove sono
… peccato che non abbia nessun posto dove andare.”
Per un po’ entrambi i ragazzi tacquero.
“Ti prego puoi andare a dirgli di tornare a casa
…
promettigli che tra qualche giorno gli scriverò a potremo
parlare.” Chiese ad un tratto la riccia.
Harry sospirò. “ Va bene …
sarà
difficile convincerlo, ma ci proverò. Ti porto su la cena ,
appena ho finito di trascinare Bruce fuori di casa
…”
Non appena il moro uscì, Hermione
sprofondò la testa nel morbido cuscino di piuma.
Era grata ad Harry e ai suoi genitori per tutta la pazienza
con
cui la trattavano … avrebbe tuttavia voluto starsene
completamente sola con i suoi pensieri …
Mentalmente scorse i posti in cui sarebbe potuta andare,
ma nessuno era completamente deserto. L’unico posto libero
che le
venne in mente fu la sua casa d’infanzia , ma la
scartò.
Sarebbe morta in mezzo a tutti quei ricordi.
Inquieta la giovane si alzò dal letto.
Ormai il bisogno di andar via si era fatto pressante.
Solo quando fu davanti alla sua scrivania, le venne in mente
un posto sicuro ed insospettabile.
Con il cuore che le batteva a mille e con un orecchio pronto
ad
udire ogni piccolo rumore che annunciasse il ritorno di Harry ,
Hermione preparò uno zaino con poche cose indispensabili, lo
rimpicciolì e se lo mise in tasca.
Dopo di ciò , scrisse poche righe per rassicurare
tutti che
stava bene , che non avrebbe fatto nessun gesto avventato e che avrebbe
presto dato loro sue notizie.
Per non rischiare di essere scoperta per il rumore della
smaterializzazione, scavalcò la finestra e maldestramente
scese
fin nel giardino della villetta.
Dopo pochi minuti correva in una strada buia , stringendo in
mano una piccola chiave di bronzo.
***
Al Paiolo
Magico, Severus osservava una bella mora camminare con fare malizioso
per la sua stanza.
Aveva le gambe lunghe e fasciate dai lunghi stivali, i capelli neri che
scendevano per tutta la schiena e un vestito così
scollato
da mostrare generosamente il seno.
Severus la guardò, ghignando.
Sarebbe stata sicuramente un'ottima distrazione ...
Lentamente le si avvicinò e le cinse con un braccio la vita,
tirandola a sè.
Le aveva appena iniziato a baciare il collo , quando la donna gli si
rivolse in un sussurro.
"Ehi ... c'è qualcosa che brilla nella tasca del tuo
cappotto
... mi devo preoccupare?" mormorò , sbottonandogli i primi
bottoni della camicia.
Confuso, l'uomo si voltò verso il suo cappotto , da
cui
proveniva una luce bianca e tanto forte da esser visibile anche
attraverso il pesante tessuto nero.
Allontanandosi velocemente dalla donna, Severus afferrò la
fonte di quel grande bagliore.
Nel suo palmo una piccola chiave sfavillava.
Severus assottigliò gli occhi.
"Mi dispiace. Puoi dormire qui stanotte ,se vuoi."
Detto ciò, si comprì malamente con il cappotto ed
uscì dalla sua stanza.
Le aveva perdonato molte cose, ma questa volta non sarebbe stato
così clemente.
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Capitolo 16 *** Severus is my name ***
Severus is my name
Sono tornataaa! Mi dispiace
aver tardato tanto nell'aggiornare ma per motivi universitari e di
salute , la scrittura è stato il mio ultimo
pensiero :( In questi giorni , tuttavia, spero proprio di
recuperare!
Ringrazio intanto tutti coloro che hanno letto la storia e recensito
... scusate se non ce la farò a rispondere! Grazie ancora
per la vostra pazienza XD
Un bacio, Amelia !
Severus entrò nell’ingresso buio e umido di
Spinner’s End , cercando di non fare rumore.
Avrebbe beccato quella
maledetta ragazzina e i suoi amichetti con le mani nel sacco.
Silenziosamente si
diresse verso il salotto.
Infatti da sotto la
porta chiusa filtrava una debole luce , segno che qualcuno era in
quella stanza.
Avvicinatosi,
spalancò l’anta con tutta forza che aveva.
Per un attimo rimase
interdetto dallo scenario che gli si presentò davanti agli
occhi.
Si era immaginato di
trovare Potter , oppure il bamboccio impomatato, con la ragazza, invece
questa sedeva accanto al camino acceso completamente sola. Non
c’era traccia di nessun altro.
Ogni parola seccata gli
morì sulla lingua, quando Hermione si voltò a
guardarlo , più spaventata che sorpresa.
Severus
indugiò un po’.
“Mi sembrava
di esser stato chiaro , non ti volevo in casa mia oltre gli orari
stabiliti … eppure ti trovo qui in casa mia, senza che ci
sia un lezione e senza il mio permesso” sibilò.
Hermione
abbassò gli occhi.
“Lo so
… ma pensavo che io sola sarei potuta entrare
…”
“Pensi che tu
sola avresti potuto avere il permesso di entrare in casa mia ? Chi ti
credi di essere ragazzina?”costatò tagliente
l’uomo.
Hermione lo
guardò disorientata.
Non c’era
pietà negli occhi dell’uomo … non
c’era nemmeno rabbia , contro la sua intrusione …
c’era solo fastidio e diffidenza.
Non era preparata a
quel trattamento. Fino a qualche ora prima se ne stava avvolta in un
caldo piumone , circondata da un sacco di persone che la riempivano di
comprensione e cure, mentre in quel momento era in una casa abbandonata
, polverosa , aggredita da un uomo , per nulla disposto a discutere con
lei.
Un peso
iniziò a premergli sul petto. Dopo giorni che il dolore gli
ribolliva dentro , tutto esplose.
Numerose lacrime calde
iniziarono a scendergli sulle guance e i singhiozzi cominciarono a
scuoterle le spalle.
Questa volta fu Severus
a rimanere disorientato.
La ragazza era
scoppiata un pianto disperato , che lui non sapeva come affrontare.
Non gli
sembrava di esser stato così minaccioso da farla
piangere … l’aveva trattata molto peggio altre
volte …
“Granger non
mi pare il caso di fare queste scene …” disse
l’uomo , cercando di mantenere un tono fermo, nonostante
l’agitazione.
Hermione
cercò di controllarsi , ma inutilmente.
Da quando era tornata
dall’Australia , non aveva versato nemmeno una lacrima,
nemmeno durante le sue lunghe chiacchierate con Harry.
Sembrava che tutto si fosse cristallizzato dentro di lei. Il blocco ,
tuttavia, doveva essersi spezzato non appena Severus aveva alzato la
voce e ora il pianto sembrava non aver freno.
Aveva ancora il volto
nascosto tra le mani, quando si sentì afferrare un braccio
all’altezza del gomito e tirar su.
Severus la condusse
delicatamente verso il divano, dove la fece sedere, per poi
allontanarsi. Le diede un bicchiere d’acqua e si
accomodò sulla poltrona lì accanto.
Cadde tra i due un
silenzio palpabile, interrotto solo dai flebili singhiozzi della
giovane.
Severus la
osservò.
Non aveva la
più pallida idea di cosa fare. Consolare le persone non
rientrava nelle sue molte abilità. L’uomo
perciò si limitò a tacere.
Silente faceva cosi e
gli raccontavano sempre tutto …
Il metodo del vecchio
preside sembrava non funzionare con Severus che , dopo venti
minuti di silenzio e singhiozzi, cominciava evidentemente ad
innervosirsi. L’unico motivo per cui non si sfogava con
Hermione , era il timore di un ulteriore scoppio di pianto.
Si limitava ,
perciò, a lanciarle delle occhiate ostili.
Si stava
ancora agitando sulla sua poltrona , quando la ragazza si decise ad
alzare lo sguardo su di lui.
Aveva gli occhi rossi e
un’aria veramente abbattuta.
Severus
provò un moto di tenerezza , che si preoccupò
subito di reprimere.
“Mi faccia
restare qui per qualche giorno … per favore
…” mormorò la riccia.
“Assolutamente
no”rispose deciso Severus.
“La prego
… è importante !”
“E
perché mai ?!”
“Perché
…” La voce di Hermione si spense e altre lacrime
minacciarono di uscire.
“Non
osar ricominciare piangere!” saltò su
Severus , preoccupato.
Non avrebbe sopportato
un’altra crisi come quella precedente …
“Evidentemente
ora non riesci a darmi una spiegazione senza allagarmi casa
… prendiamoci un attimo di tempo …” le
parlò Severus , conciliante.
La riccia
annuì.
Il professore di
pozioni si alzò.
“Bene. Ora tu
ti calmi, te ne vai in cucina e aspetti lì …
posso sperare che non farai sciocchezze o ti devo pietrificare
?”
“La
aspetterò in cucina …”
mormorò la giovane.
Hermione era seduta su
una sgangherata sedia della cucina di Spinner’s End , quando
Severus fece il suo ingresso nella stanza.
Aveva con sé
due cartoni e una busta con dentro delle lattine. La riccia lo
osservò curiosa.
Quell’uomo si
era fatto spaventare da un aspirapolvere e poi si presentava con del
cibo babbano?
“Non sapendo
cosa ti potesse piacere ,ho preso un po’ di tutto
…” le disse l’uomo , aprendo i cartoni
contenenti varie pietanze da rosticceria. Quando vide l’uomo
tirar fuori dalla busta della birra e una coca, le labbra di Hermione
si distesero in un mezzo sorriso.
Le sembrava tutto
così assurdo.
“Non sapevo
che avesse con sé dei soldi babbani …”
disse la giovane, mentre l’uomo si accomodava al tavolo.
“Infatti non
li ho.” Gli rispose tranquillo l’uomo , aprendo la
lattina di birra.
“Scusi e
allora come …” Hermione fece una pausa “
non li avrà mica confusi ?” domandò
stizzita.
Severus la
guardò annoiato.
“Mica
soffrono … e poi cosa saranno mai qualcosa da mangiare e due
lattine …” si giustificò
l’uomo , come se fosse la cosa più normale del
mondo.
“Non
è giusto usare la magia su delle persone indifese , a
maggior ragione se ci sono dei motivi futili come questo!”
“Vedo che ti
è tornata un po’ di grinta …”
costatò Severus , facendo arrossire violentemente la riccia.
“Difendo le
idee in cui credo …” si giustificò
Hermione.
“E fai bene
… anche se sei petulante e fastidiosa.”
“Quindi
andrà a portargli i soldi domani ?”
“No.”
“Ma come?!
Prima mi dice che faccio bene a difendere le mie idee e poi non va a
pagare?” si riscaldò la giovane.
“Tu difendi
quello che vuoi … ma io non devo mica darti ascolto. Ora
mangia e chiudi il becco.” Concluse il discorso
l’uomo.
Mangiarono in silenzio,
ma questo non pesò ad Hermione, anzi si stava lentamente
rilassando in quella quiete.
“Non penso
che tu possa rimanere qui.”
Hermione
trasalì , mentre la sua tranquillità andava in
pezzi.
“Perché?!
Le giuro che non ficcherò il naso da nessuna parte
… se vuole starò solo nelle stanze che mi
indicherà lei!” lo supplicò la giovane.
“E’
troppo pericoloso e non c’è motivo che tu stia qui
… la casa dei Potter è sicuramente più
adatta a te.”
“Ma io non ci
voglio tornare adesso! Non sopporto più di essere trattata
come un’anima sventurata !”
saltò su Hermione.
A quelle parole Severus
inarcò un sopracciglio.
“Si
può sapere di cosa stai parlando.” Le chiese in un
tono che non ammetteva repliche.
“Io ... ho
scoperto che i miei genitori sono dispersi in Australia e le ricerche ,
magiche e babbane , non vanno bene … sto male e ho tanto
bisogno di stare da sola , senza nessuno che tenti di aiutarmi a tutti
i costi.” Confessò alla fine la ragazza con la
voce rotta. “Quindi la prego … mi lasci qui
qualche giorno, accetterò tutte le condizioni che
vorrà …”
“Lo sanno
adesso che sei qui?” le domandò l’uomo.
Hermione scosse con
vigore la testa , asciugandosi poi con il dorso della mano delle
lacrime sfuggite al suo controllo.
“Mi dispiace
ma …”
La riccia fece per
parlare , ma l’uomo la bloccò.
“Fammi
finire. Mi dispiace , ma non posso lasciarti qui da sola. Non
è un posto sicuro per nessuno, figuriamoci per una
ragazzina. La casa è protetta da degli incantesimi, ma non
è sufficiente , tuttavia … se non hai proprio
nessun altro posto dove rifugiarti , potrai restare. Sappi
però che rimarrò anche io , per assicurarmi che
non ti succeda niente. Ti garantisco, comunque, che non
invaderò i tuoi spazi. Inoltre scriverò una
lettera a Potter junior per fargli sapere che sei qui e stai bene. Sono
certo che non lo dirà a nessuno se è quello che
vuoi …”
Gli occhi di Hermione
luccicarono per le lacrime.
“Grazie
…” mormorò.
Severus rispose con una
smorfia.
“Pensi di
dover dire a qualcun altro che sei qui?” le
domandò , ostentando indifferenza.
Hermione parve non
prestare troppa attenzione a quella domanda, perciò rispose
distrattamente.
“No ,
nessuno.”
Severus nascose un
ghigno soddisfatto , mentre giocava con la roba che aveva nel piatto.
Era puerile provar
soddisfazione nel pensare che Hermione escludesse anche il giovane
fidanzato dalla sua fuga, ma lui proprio non riusciva a rimanere
indifferente.
Più tardi
nella serata , Severus scrisse una breve lettera ad Harry e condusse
Hermione nella stanza dove avrebbe dormito.
Dopo
un’attenta riflessione, Severus decise lasciare la sua camera
alla giovane. Era sicuramente il posto più curato della
casa, visto che l’altra camera da letto , quella di sua
madre, era chiusa da decenni.
Raggiunta la porta ,
l’uomo si fermò e la indicò alla riccia
, che lo seguiva.
“Tu dormirai
qui. A domani” le disse spiccio.
Si stava già
allontanando quando un lieve tocco sul braccio lo fermò.
Hermione lo guardava
imbarazzata.
“Si?”
“Grazie per
non avermi cacciata professore …”
mormorò la ragazza.
“Severus.
Chiamami Severus …”
Con quella breve frase
, l’uomo riprese il suo cammino , sparendo poco dopo alla
vista di Hermione.
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Capitolo 17 *** Una foto e un gioco ***
Una foto e un gioco
Mie care lettrici , visto che
sono stata più brava??? Ho aggiornato il prima possibile (
anche perchè questo capitolo era pronto da tempo ma non
avevo il coraggio di pubblicarlo)!!! Spero che vi piaccia...fatemelo
sapere! Buona lettura!
Hermione passò a Spinner’s End i giorni
più sereni dalla notizia della sparizione dei suoi genitori.
Aveva potuto riflettere su tutto , star sola con il suo personale
dolore, senza nessuno che le domandasse niente. Severus si era
dimostrato un uomo di parola , lasciandole totale libertà.
Si era solo premurato di ricordale i pasti , che spesso avrebbe
rischiato di dimenticare, ma niente di più.
Aveva passato
perciò due giorni di quasi completa solitudine , nella
costante attesa che il ministero le desse qualche buona notizia che
purtroppo tardava ad arrivare.
Quella sera se ne stava
seduta sul morbido copriletto di piuma ad osservare la foto dei suoi
genitori. Aveva passato molto tempo ad osservarla con nostalgia.
Avrebbe voluto
inventare un modo per trovarli …
Tutti gli incantesimi
che aveva fatto non avevano portato a nessun risultato.
Tuttavia , aveva deciso di non demordere.
Fino a che il ministero
non si faceva vivo c’era ancora speranza.
Hermione si
abbracciò le gambe contro il petto.
Aveva paura di quel
giorno …
Un bussare gentile alla
porta la fece voltare.
Dalla porta apparve
Severus.
In quei giorni di
convivenza aveva notato che l’uomo aveva assunto nei suoi
confronti un atteggiamento diverso, non di pietà e
compassione , ma era , per così dire , più
affabile quando le si rivolgeva.
“E’
quasi ora di cena … ti lascio la cena in tavola.”
Le disse l’uomo.
I due , infatti , non
avevano mangiato più insieme dall’arrivo di
Hermione. Era stata la riccia a chiederlo e Severus aveva accettato di
buon grado, vista la promessa che le aveva fatto sul lasciarle tutto lo
spazio di cui aveva bisogno.
Tuttavia, quella sera,
Hermione non sentì il bisogno di stare da sola.
“No, aspetti
! Posso mangiare con lei?”
“Posso mangiare con te?
Si puoi mangiare con me.” la riprese Severus, con un cipiglio
per niente minaccioso.
Hermione sorrise ,
timida.
Le era quasi
impossibile dargli del tu …
Infilatasi
distrattamente la foto nella tasca del cardigan blu , scese velocemente
le scale , per raggiungere l’uomo in cucina.
Dopo cena , Hermione
decise di rimanere in salotto a leggere , invece di rintanarsi nella
sua stanza.
Severus
sembrò non badare a questo cambiamento , tanto da non
rivolgerle nemmeno uno sguardo , mentre , seduto sulla sua solita
poltrona , leggeva un manoscritto dall’aria piuttosto vecchia.
La riccia ,
perciò , si immerse liberamente nella lettura.
Dopo diverso tempo , la
ragazza si stiracchiò, facendo scivolare la foto
dalla tasca.
Hermione la raccolse e
, come le succedeva spesso , tornò a guardarla.
“Non leggi
più?”
La domanda la
riportò alla realtà.
Da quando la stava
osservando?
“Mh no
… mi è passata la voglia …”
rispose , gettando uno sguardo alla foto.
“Per la foto
?” le domandò questa volta Severus , chiudendo il
libro.
“No , no
…” mentì Hermione.
“Bugiarda.
Hai cambiato espressione quando l’hai guardata.”
“Ma lei
leggeva o guardava me?” si rivoltò la ragazza
stizzita.
Severus rimase
interdetto e tardò a rispondere.
“Scusami.”
Le disse infine , riaprendo il libro.
“No , scusami
tu … non dovevo risponderti male. È vero che ho
cambiato umore quando ho visto la foto
…”mormorò la ragazza, ma Severus la
ignorò.
“Ora non
parli più?” provò ad insistere Hermione.
“Non voglio
disturbarti” borbottò Severus da dietro il libro.
“Non mi hai
disturbato …”
Hermione
sussurrò la risposta , ma Severus riuscì comunque
a sentirla. Chiuse perciò il libro e la fissò
negli occhi.
Questa volta la riccia
non si sentì persa in quegli enormi pozzi neri, avevano
assunto , infatti , per lei un aspetto familiare, sicuro e pacifico.
“Che
c’è che non va in quella foto?”
“Nulla.
Raffigura i miei genitori ,quando erano giovani …”
spiegò la ragazza, passando distrattamente un pollice sul
viso di sua madre, come per accarezzarla.
Un brivido la percorse,
quando sentì la presenza ,al suo fianco,di Severus che si
sporse per guardare la foto.
Arrossì
lievemente.
Averlo così
vicino la metteva un po’ a disagio … ma non la
infastidiva affatto.
“Assomigli
molto a tua madre …”
“Molti me lo
dicono … ma io penso che non sia così.”
Severus
temporeggiò per un attimo.
“Invece ci
assomigli.” fece una pausa “ Guarda la forma dei
suoi occhi ... Avete lo stesso naso piccolo e all’in
su.” Disse Severus , indicandole il viso della madre , con le
dita affusolate.
Dopo di che , tacque un
attimo. “Avete le stesse labbra , rosse , non troppo fini da
essere anonime , ne troppo procaci da essere volgari …
”
A quelle parole
Hermione si voltò a guardare l’uomo , il cui viso
distava dal suo solo un respiro e che sembrava maledirsi per quello che
aveva appena detto.
Possibile che fosse imbarazzato?
Hermione
aspettò che la voglia di scappare a gambe levate arrivasse,
ma non fu così.
Rimase immobile, con le
guance in fiamme, a fissare l’uomo, il quale non staccava lo
sguardo dal suo viso, come ipnotizato.
Sentiva il suo battito
accelerare e l’agitazione crescere. Tuttavia non riusciva a
muoversi da lì. Era come se desiderasse stare lì.
Fu un attimo. Severus
riempì la distanza che li separava, posando sulle sue labbra
un leggero bacio e poi si ritrasse in fretta in attesa di una sua
reazione.
Aveva le labbra serrate. Era forse più pallido del solito e
la guardava incerto.
Sembrava dolce in quel momento. Sembrava che non desiderasse altro che
baciarla ancora...
Dopo un
attimo di esitazione, fu Hermione ad avvicinarsi timida e a posare
sulle labbra dell’uomo un piccolo bacio.
Continuarono quello
strano gioco per un po’ , fino a quando Severus non le
fermò il viso con le mani.
Il bacio che ne
seguì fu più lento e caldo. Le labbra
dell’uomo giocarono con le sue fino a che il contatto non si
approfondì e cominciarono ad esplorare l’uno la
bocca dell’altra.
Severus poi
continuò a riempirle il viso di baci ed Hermione
pensò di impazzire, quando l’uomo fermò
quella dolce tortura.
Rimasero per un
po’ fronte a fronte, incapaci di pronunciare parola su quello
che era appena successo.
Fu Severus il primo a
muoversi. Prendendola per le spalle, la allontanò
delicatamente da sé, per poi passarsi una mano sul volto.
Abbandonandosi sul
divano , l’uomo si mise a fissare il vuoto.
“E’
meglio andare a dormire.” Disse con voce atona.
“Ma
… forse dovremmo parlare”
tentò Hermione.
“Non ora. Non
stasera.”tagliò corto l’uomo.
La riccia lo
osservò per alcuni istanti.
Nonostante
l’avesse baciata ardentemente , fino a qualche minuto fa, non
la guardava nemmeno in faccia?
Ferita la giovane si
alzò dal divano ed a passo spedito si diresse nel bagno al
piano superiore, dove si chiuse a chiave.
Esitante si
guardò allo specchio.
Aveva le labbra gonfie
e rosse, i capelli un po’ arruffati …
Immobile davanti al suo
riflesso , Hermione attese l’arrivo del senso di colpa nei
confronti di Bruce. Ma questo non arrivò.
Sconvolta
uscì dal bagno e fu tentata di tornare da Severus , ma
qualcosa la trattenne.
Come si sarebbe sentita
nel trovarsi di nuovo davanti a quella statua di ghiaccio ,
così diversa dall’uomo che poco prima
l’aveva coperta di baci? Che avrebbe fatto se lui
l’avesse scacciata in malo modo?
Decise di tornarsene in
camera, dove si avvolse nelle coperte. Avrebbe aspettato a lungo il
sonno quella notte.
Quella notte nemmeno
Severus riuscì a dormire molto.
Dopo essersi assicurato
che Hermione si fosse già chiusa nella sua stanza ,
l’uomo era salito ed aveva raggiunto la sua camera da letto.
Lì
,affacciato alla finestra,fissando le cupe ombre che si intrecciavano
sulla strada, si era detto che aveva fatto la cosa giusta.
Baciando Hermione,
aveva ceduto all’istinto. Averla allontanata subito dopo ,
era stato un comportamento sicuramente crudele ed insensibile , ma
giusto.
Che cosa sarebbe
derivato da quel bacio? Problemi su problemi.
Hermione era solo una
ragazzina, lui un uomo che sarebbe potuto essere suo padre. Portare
avanti una situazione del genere era fuori discussione.
Eppure ripensare
all’espressione ferita della ragazza , quando
l’aveva respinta , gli faceva male. Non avrebbe voluto darle
altri dispiaceri oltre a quelli che già aveva.
Si sentiva colpevole
per essersi lasciato andare.
Per un attimo ,
desiderò di andare a parlare con la ragazza e spiegarle
tutto, ma poi , non sapendo come affrontare il discorso,
preferì mettersi a letto e rimandare la situazione al giorno
seguente.
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Capitolo 18 *** Noi parliamo e non ci sentiamo ***
Noi parliamo e non ci sentiamo
Buona sera mie care Lettrici
^^ sono riuscita a postare ... devo dire che questo capitolo
è un po' di passaggio. Si spiegano i sentimenti dei nostri
due protagonisti , dopo il tanto atteso bacio! Vi prego non
mi uccidete e non architettate attentati nemmeno contro
Hermione è così giovane e confusa ... XD
Buona lettura!
La mattina seguente , il problema si ripropose a Severus uguale , se
non peggiore.
Quando l’uomo
scese in cucina per fare colazione, con suo enorme dispiacere ,
scoprì che anche Hermione si era alzata presto.
Silenzioso,
Severus si preparò un caffè , prese la
sua copia della Gazzetta del profeta, che un grosso gufo nero gli porse
dalla finestra, e si sedette davanti alla ragazza, che non lo
degnò di uno sguardo.
Oltre il giornale ,
l’uomo studiò il volto della riccia. Aveva le
occhiaie e i lineamenti molto tirati. Non sembrava aver dormito molto.
Un’ondata di
disagio e senso di colpa lo avvolse.
Come Merlino gli era
venuto in mente di baciarla?
“Granger
penso che ora sia opportuno parlare di ieri …”
disse con un tono fintamente sicuro.
Per la prima volta,
Hermione alzò gli occhi su di lui.
Fortunatamente non
aveva pianto.
“Si dobbiamo
parlare.” Rispose lievemente atona la giovane, poi aggiunse
“ penso che l’avvenuto sia stato tutto dovuto al
crollo emotivo , provocato dalla mia situazione , in cui tu sei stato
coinvolto. È una cosa quindi che non succederà
più … una sciocchezza senza peso.”
Detto ciò ,
Hermione abbozzò un lieve sorriso.
Severus la
fissò per un attimo incredulo.
Un crollo emotivo? Quei
baci roventi potevano esser qualsiasi cosa , ma non quello. Hermione
era una ragazza intelligente. Poteva realmente credere una stupidaggine
del genere? Forse la ragazza la pensava come lui su quello che era
successo e si era inventata quella scusa per chiudere tranquillamente
la faccenda …
Confuso ,
l’uomo prese tempo ,sorseggiando il caffè.
Quella situazione
sembrava sbrogliarsi da sola … l’unica cosa che
doveva fare era dar ragione alla ragazza.
“Sono
d’accordo. Ci è tutto sfuggito di mano, ma
è stato una volta e non succederà
più.”ribadì Severus.
Chiudere quel discorso
così , gli sembrava un’ipocrisia , ma non sarebbe
stato certo lui a intavolare una discussione più
approfondita. Si sarebbe dovuto esporre troppo. Avrebbe dovuto
spiegarle per quale motivo l’aveva baciata. Assecondarla
avrebbe reso tutto più facile.
“Penso ,
però, che tornerò dai Potter oggi
stesso.”
“Perché?”
Quella domanda gli
uscì dalla bocca ,prima che potesse porle freno.
Prima si scrollava di
dosso i loro baci come se fossero granelli di polvere e poi gli dava
quell’annuncio? Perché non si tratteneva ancora un
po’? Pensava che l’avrebbe importunata? Ma
soprattutto perché a lui importava tanto?
“Perché
ricomincerò i corsi al San Mungo e penso sia opportuno
…” rispose , mormorando Hermione.
“Certo.
Capisco.” Disse freddo Severus.
Detto ciò ,
l’uomo nascose il viso dietro il giornale , mettendo fine
alla conversazione.
Nel pomeriggio ,
Hermione ripose le sue cose con cura nello borsa.
Lasciare quella casa ,
le dispiaceva davvero tanto. Ma doveva andare via. Le scene della sera
precedente le fiammeggiavano nella mente , senza darle tregua.
L’atteggiamento gelido e distaccato di Severus era un chiaro
segno delle intenzioni dell’uomo. Non voleva aver niente a
che fare con lei … perciò lei toglieva il
disturbo.
Strinse con forza il
maglione che aveva iniziato a piegare.
L’aveva
baciata, l’aveva respinta e , quando gli aveva annunciato che
se ne sarebbe andata , si era quasi offeso. Quell’uomo
avrebbe dovuto mettersi d’accordo con se stesso.
Nervosa , si mise il
cappotto e la sciarpa e scese al piano inferiore.
Il salotto e la cucina
erano deserti.
Sbirciò in
altre stanze, ma non trovò Severus da nessuna parte.
Evidentemente non
voleva incontrarla…
Non sarebbe andata via
come una ladra , senza nemmeno un saluto, nonostante
quell’uomo si fosse dato alla fuga.
Recuperato un pezzo di
pergamena, vi scrisse sopra poche righe ed lasciò la casa.
Smaterializzarsi
,davanti alla villetta dei Potter , fu strano.
Le luci del salotto
erano illuminate , segno che tutti si trovavano lì per
festeggiare l’epifania.
Suonò il
campanello e nello stesso momento iniziò a nevicare.
Quando la porta si
aprì , davanti a lei c’erano Harry e Ginny che
,senza darle il tempo di dire niente, la strinsero in un forte
abbraccio e la trascinarono dentro.
In salotto la giovane
fu accolta dai coniugi Potter , da Sirius e Remus. Nessuno di loro le
chiese dove avesse passato quei giorni e le ragazza gliene fu grata.
A fine serata , la
riccia fece ritorno alla stanza che era stata la sua camera per tanto
tempo. Tutto era dove l’aveva lasciato.
Esausta si
lasciò cadere sul letto.
“Herm
posso?”
Al suono della voce di
Ginny la riccia si girò , senza alzarsi dal letto.
“Certo,
entra.”
Senza farselo ripetere
due volte, la rossa chiuse la porta e si distese accanto
all’amica.
“Come
stai?” le domandò Ginny.
“Ancora male
… forse peggio.” Rispose subito Hermione,
sprofondando la faccia in un cuscino.
“Passare
troppo tempo con Piton forse non è il modo migliore per
stare meglio …”
Hermione
guardò l’amica con gli occhi sbarrati.
“Come
…”
“Tranquilla
… so dove eri ,perché la lettera del nostro caro
pipistrello è arrivata ad Harry , mentre era con me. A James
e Lily ha detto che eri andata a stare un po’ nella casa dei
tuoi genitori e che non dovevano infastidirti per nessun motivo
… avresti dovuto vederlo, sembrava davvero
autoritario!” sorrise Ginny , poi aggiunse “ non lo
ha detto nemmeno a Bruce.”
“Bruce
…”mormorò Hermione. “ Ce
l’avrà con me?”
Ginny le prese una mano.
“Sicuramente
si sarà sentito messo da parte … non gli hai
concesso di starti accanto nemmeno un minuto. Tuttavia se ti vuole
davvero bene capirà. Solo …”
“Solo?”
“Solo
dovresti pensare a cosa provi tu per lui …”
Hermione si
mordicchiò il labbro inferiore.
“Lo
so.” Ammise , sbuffando sonoramente.
“Comunque ci
penserai al momento opportuno” le sorrise , incoraggiante la
rossa. “ E se hai bisogno di parlare, io sono qui.”
Senza rispondere,
Hermione abbracciò forte l’amica.
Sapeva che Ginny
sarebbe stata sempre al suo fianco, ma preferì tenere per
sé quello che era successo a Spinner’s end, almeno
fino a che non le fosse stato chiaro il significato di quei gesti.
***
I rumorosi corridoi del San
Mungo erano pieni di gente e di studenti di medi magia. Hermione
ringraziò di esser subito stata sommersa di cose da fare.
Più cose aveva da fare , meno pensava.
Rientrata nelle corsie
dell’ospedale , i ricordi di lei e Bruce l’avevano
assalita e il senso di colpa le era precipitato addosso come una
valanga.
Senza pensarci , la
riccia cominciò a cercare il giovane curatore.
Lo vide , mentre
parlava con un altro medimago. Esitante si avvicinò ,
aspettando che fosse lui ad accorgersi della sua presenza.
Gli occhi di Bruce si
posarono su di lei,poco dopo, gelidi.
Congedato il collega,
il moro le si avvicinò.
Sembrava che ci
prendesse gusto a stare zitto , mentre lei si tormentava colpevole.
Lentamente gli occhi
del ragazzo di addolcirono e , senza dirle una parola, Bruce la strinse
in un forte abbraccio.
Bastò quel
contatto per sciogliere il nodo in gola ,per cui aveva pensato di
soffocare.
Aveva sbagliato tanto
in quei giorni , ma forse le sarebbe stato possibile rimediare con
l’aiuto di Bruce.
Di slancio , la riccia
baciò il ragazzo che ,tuttavia, non rispose con altrettanta
passione.
Il giovane , infatti ,
sempre tenendola stretta a sé, le carezzò il viso
, guardandola triste.
“Bruce
… perdonami io …” mormorò
Hermione , non sapendo bene cosa dire.
Avrebbe ripetuto ogni
singola scelta presa in quei giorni, anche la più sbagliata
… tuttavia solo allora capiva quanto le fosse mancato il
dolce viso del moro.
“Stai
tranquilla … risolveremo tutto. Abbiamo solo bisogno di
parlare un po’. Sono felice che tu sia tornata da me,
nonostante tutto.” La rassicurò Bruce, con un
sorriso tirato.
Si chinò per
posarle un leggero bacio sulle labbra, poi si allontanò ,
lasciando Hermione interdetta e preoccupata.
***
Grazie di cuore Severus. Non
dimenticherò le gentilezza e la delicatezza
che mi hai riservato in
questi giorni.
( anche se da ieri sera
sei sparito)
A presto.
H.
Severus aveva letto e riletto il biglietto che Hermione le
aveva lasciato sul tavolino del salotto ,quella mattina.
Nonostante fosse rientrato ad Hogwarts e avesse ripreso ad insegnare ,
niente gli toglieva dalla mente quelle parole.
Era stato pessimo la sera precedente e , nonostante tutto, Hermione lo
ringraziava in quel modo? In fondo cosa aveva fatto lui per lei?
Nient’altro che lasciarle vivere per qualche giorno nelle
polverose e ammuffite stanze della sua orrida casa. Forse si sarebbe
dovuto comportare diversamente dopo quel bacio …
A quel pensiero , Severus scosse vigorosamente la testa.
Ma che diamine si metteva a pensare? Lui aveva agito così
per il bene della ragazza e per nient’altro.
Nonostante cercasse di convincersi di ciò , Severus non
riuscì a mettere a tacere quella parte della sua coscienza
che continuava a ripetergli che forse poteva esserci un’altra
soluzione e che forse anche Hermione l’avrebbe preferita.
In fondo , non l’aveva minimamente respinto …
Giocherellò ancora per un po’ con il pezzo di
pergamena, fino a che decise che era inutile farsi mille domande a cui
non avrebbe potuto dare una risposta da solo.
Il giorno seguente sarebbe andato a trovare Hermione al San Mungo
… per una volta avrebbe tentato di dare una svolta positiva
alla sua vita.
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Capitolo 19 *** Deja vu ***
Deja vu
Buona sera gente! Sono
riuscita a postare alla velocità della luce ( Sevvina adesso
devi recensire velocemente anche tu XD ! ) . In questo capitolo si
alterneranno i punti di vista di Hermione e Severus ... spero di non
aver fatto troppo casino! Mi scuso per non essere riuscita a rispondere
alle recensioni , ma le ho lette tutto e vi ringrazio davvero per
l'appoggio che date alla mia storia! Un abbraccio e buona lettura!
A mezzogiorno , Hermione era accomodata in un colorato bistrot vicino
al San Mungo. Stava aspettando Bruce , ancora occupato nella cura di un
paziente.
Quella mattina, il moro
le aveva dato appuntamento con dei modi un po’ bruschi , che
l’avevano preoccupata parecchio.
Si era
perciò recata all’appuntamento , piena
d’ansia e sicura di come sarebbe andato a finire quel pranzo.
Stava torturando un
indifeso pezzo di pane, quando Bruce le giunse alle spalle e le
posò un leggero bacio sui capelli.
La ragazza gli sorrise
tesa.
“Scusa il
ritardo. Ma il signor Mc Clain era diventato un pallone per quel morso
di doxie, ci abbiamo messo un secolo a sgonfiarlo!”
spiegò tranquillo il moro, accomodandosi davanti a lei.
Hermione
sperò dentro di sé che il cattivo umore
della mattina fosse estraneo alla loro storia.
La conversazione,
scandita dalle portate ,fu tranquilla e quasi tenera.
Mentre sorseggiava il
caffè , Hermione aveva di nuovo dipinto sul volto un sorriso
tranquillo e ringraziava che tutto fosse tornato come prima.
Le sue speranze furono
disilluse, quando Bruce le rivolse uno sguardo di nuovo freddo e
dispiaciuto.
“Sarei voluto
esserti accanto nel momento che hai passato …”
iniziò Bruce, dispiaciuto.
“Lo so, Bruce
… ma non volevo nessuno accanto a me.”
“Ma io sono
il tuo ragazzo!” replicò deciso il moro.
Hermione non sapeva
cosa rispondere.
Sapeva che Bruce era il
suo ragazzo. Ma sapeva che averlo accanto non sarebbe servito a nulla
nella condizioni in cui stava.
“So
anche questo , ma star da sola , vuol dire starsene per conto
proprio!” rispose Hermione , moderando il più
possibile la voce.
Le cominciava a
dispiacere che il ragazzo non si sforzasse di capirla.
“Avresti
potuto almeno dirmi dove ti andavi a nascondere …”
“Non potevo.
Saresti venuto a cercarmi …"rispose , balbettante la giovane.
Non stava del tutto
mentendo … sarebbe voluta veramente star da sola
… la parentesi con Severus era stato solo un caso.
“Certo. Ora
però me lo puoi dire dove sei stata …”
Quella richiesta del
ragazzo la spiazzò. Tuttavia , considerando che non
c’era fondamentalmente niente di male , decise di dirgli la
verità.
“Sono stata a
Spinner’s End .” Rispose laconica.
Bruce
spalancò gli occhi sorpreso.
“Sei stata
tutto quel tempo , in quella catapecchia?! Mi hai detto mille volte che
ti metteva i brividi e poi ti rifugi lì?!”
“Ero sicura
che lì non mi avrebbe trovato nessuno …”
Non era una bugia
… se non si considerava il padrone di casa, che ci aveva
messo meno di un minuto a scoprirla.
Hermione
osservò un attimo Bruce.
Sembrava molto scosso,
per non dire, arrabbiato.
“Sei stata
un’incosciente!” sbotto alla fine il moro
“ ti sarebbe potuto capitare di tutto
lì!”
“Quella casa
è protetta da degli incantesimi , è
sicura!” ribatté decisa la riccia.
“Certo
… deve essere molto sicura la casa di un ex mangiamorte ,
che , oltre tutto , si è messo a fare il doppio gioco
lavorando per e contro il nemico!”
“Non
è vero! Lui ha fatto il lavoro sporco , che
nessuno avrebbe voluto fare , per fedeltà nei confronti di
Silente … tu non lo conosci ,è una brava
persona!” scattò Hermione , rimanendo lei stessa
stupita della veemenza della sua reazione. Arrossì
immediatamente.
Non avrebbe dovuto
sbilanciarsi tanto …
“Non so come
fai a dire certe cose … quell’uomo a me non piace
per niente. E’ stato il braccio destro di Voldemort per tanto
tempo ed è riuscito a fregarlo … e mi fa ridere
il modo in cui lo difendi. Ricordati, è uno abituato a
mentire, fa vedere agli altri quello che vogliono vedere.
Perciò, come non lo conosco io , non lo conosci nemmeno
tu.”
Detto ciò ,
Bruce mise fine alla conversazione, alzandosi per andare a pagare il
conto.
Hermione non lo
seguì con lo sguardo,ne provò a ribattere. Le
parole del giovane le vorticavano nella mente.
Che Severus
l’avesse presa in giro per tutta la sua permanenza in casa
sua? Poteva veramente essersi preso gioco del suo dolore? No. Non
poteva essere così. Altrimenti perché
le avrebbe permesso di stare in casa sua? Quale scopo avrebbe avuto?
Con la testa piena di
domande , uscì dal locale , dietro Bruce.
I due camminarono
fianco a fianco , senza più dirsi una parola.
Bruce ancora
visibilmente arrabbiato per la confessione di Hermione. La ragazza
immersa nei suoi pensieri e nelle sue domande.
Non riusciva a credere
che Severus avesse potuto mentire così spudoratamente
… anche se un motivo l’avrebbe potuto
avere… Lily. Il grande amore di Severus. Che
l’uomo l’avesse accolta in casa sua nella speranza
di vedere Lily o magari di passare bene agli occhi della donna che
tanto amava? Ma se così fosse stato , perché
mai l’avrebbe baciata? No. Bruce si sbagliava,
sicuramente era accecato da una qualche forma di gelosia che lo faceva
straparlare.
“Deve essersi
sentito nominato …”
La frase del giovane
curatore la riportò alla realtà.
Davanti
all’ingresso del San Mungo , c’era Severus Piton,
che camminava su e giù, come se stesse aspettando qualcuno.
Non appena
l’uomo posò gli occhi su di lei, Hermione
capì che era lì per lei.
Veder arrivare Hermione
, con accanto il suo giovane fidanzato, spazzò via tutta
l’euforia che stranamente ,quel giorno , occupava
l’animo di Severus.
Davanti agli occhi ,
colpevoli e preoccupati di lei , che si posarono su di lui , il suo
animo di richiuse nella fortezza di ghiaccio che si era costruito con
gli anni.
Che cavolo ci faceva
lì? Voleva forse dichiararsi ad una ragazzina? Il suo posto
non era certo accanto ad uno sbagliato come lui … ma ad una
persona giusta e che non avesse solo errori alle spalle.
Quando la coppia gli si
avvicinò, il giovane curatore salutò Hermione con
un bacio, in cui ,così parse a Severus, si
attardò più a lungo di proposito , e poi lo
superò lanciandogli occhiata malevola , a cui lui rispose
con altrettanta durezza.
Non appena furono soli,
Hermione gli rivolse un timido sorriso e lo salutò con un
debole “ciao”.
Severus fu sollevato
dal non sentire nella sua voce nessun tipo di seccatura o fastidio.
“Sono venuto
a parlarti delle nostre lezioni …”
buttò lì, tirando fuori il primo argomento che
gli venne in mente.
“Certo,
capisco. Mi volevi dire , quando le riprenderemo.” Rispose la
ragazza,delusa.
Ciò non fece
altro che piacere a Severus.
Sperava che fosse
lì per parlare di altro …
L’uomo
trattenne a stento un sorriso.
“Si , sono
venuto per parlare di questo, pensavi a
qualcos’altro?” le chiese con un ghigno.
A quelle parole ,
Hermione arrossì.
“Forse
è meglio discuterne in un posto riservato
…” disse l’uomo, notando gli sguardi di
alcune persone ,troppo curiose , che gli passavano accanto.
Hermione
annuì.
Si spostarono verso una
parte dell’edificio nascosta da degli alberi , cresciuti in
maniera scomposta.
Severus , appoggiato al
tronco nodoso di un albero, fu il primo a rompere il silenzio. Hermione
infatti gli sembrava troppo tesa per parlare. Anzi l’avrebbe
addirittura definita tormentata.
“Che ti passa
per la testa?”le chiese.
“Perché
mi hai ospitato?”
Quella domanda,
così diretta, lo spiazzò.
Cercò di
rispondere , ma la ragazza continuò.
“
… lo hai fatto per Lily?”
“Ma che ti
salta in mente? Lily non c’entra niente! Ti ho lasciato stare
in casa mia , perché pensavo che fosse la cosa giusta da
fare!” ribatté deciso l’uomo ,
staccandosi dall’albero e mettendosi davanti ad Hermione che
, tuttavia , non alzò gli occhi su di lui.
“Che vuol
dire la cosa giusta da
fare ?”gli chiese Hermione.
Prima di rispondere ,
Severus le prese il mento e le sollevò la testa, in modo che
i loro sguardi si incontrassero.
“Vuol dire
che so cosa significa aver bisogno di star da soli , quando il dolore
è troppo forte e nessuno sembra in grado di capirti
… l’ho fatto per te e basta. Lily non
c’entra niente e non so come tu possa averlo pensato
…”
Il viso di Hermione si
rilassò.
“
… pensavo che avessi aiutato me , perché sapevi
che avrebbe fatto piacere a lei …”
Mormorò la giovane.
“Bè
ti sbagli … e comunque quello che provo per Lily non incide
sulle mie decisioni” Hermione gli rivolse uno sguardo
scettico “ almeno non più …”
Questa volta fu Severus
a distogliere lo sguardo.
Imbarazzato ,
aumentò la distanza che lo separava dalla giovane.
“Comunque
… come stai?” domandò secco, osservando
l’intreccio di rami che si stagliava sopra di loro.
“Ancora male
… ma i corsi mi tengono la mente impegnata e tutti a casa
cercano di non farmi pensare al peggio, anche se non ho avuto nessuna
notizia dal ministero …”mormorò la
ragazza.
“Fino a che
non si fanno sentire vuol dire che stanno ancora cercando
…” tentò di rincuorarla Severus.
Fece del suo meglio ,
ma gli sembrava di avere la lingua impastata. Stare in presenza della
giovane , lo agitava e mandava a benedire tutti i discorsi che si era
precedentemente preparato.
Rinunciando al suo
intento, Severus decise che avrebbe affrontato il discorso ,che
veramente gli premeva,in un altro momento , magari nel pieno possesso
delle sue facoltà mentali.
“Penso che
sia il momento che io rientri a lavoro … e penso che
dovresti farlo anche tu …”
“Si
… accidenti sono già un po’ in
ritardo!” esclamò la ragazza , guardando
l’orologio.
“Inoltre non
vorrei che il tuo fidanzato si innervosisse più di quanto
non lo fosse già , quando ti ha lasciato sola con
me …”
“Ma no
…” balbettò la riccia.
Un pensiero
balenò nella mente di Severus. D’istinto
afferrò un braccio di Hermione , che stava avviandosi verso
l’entrata, e la portò a poca distanza dal suo viso.
“Glielo hai
detto?” disse quasi in un sussurro.
“C-cosa? N-no
, no certo che no … non l’ho detto a nessuno e mai
lo farò!” rispose decisa , poi aggiunse con un
tono più controllato “ so che è stato
un momento … non mi permetterò certo di
mettere in giro storie sul tuo conto. In quei giorni sei stato la
persona che sentivo più vicina, sono stata meglio solo
grazie a te … e sono contenta di poterti ringraziare a voce.
Ci vediamo Giovedì prossimo per la lezione. Ciao.”
lo salutò la ragazza, rossa in volto, prima di scappare
oltre l’entrata del San Mungo, lasciando Severus ammutolito.
Quel pomeriggio
Hogwarts tremò.
Le lezioni di pozioni
furono , se possibile , più terribili e tetre. Fioccarono
così tanti Troll , che Severus decise di annullare le ultime
due lezioni, per evitare di bocciare l’intero corso.
Quella sera non si
presentò nemmeno a cena.
Mangiò poche
cose nel suo studio e lesse uno dei suoi libri preferiti per distrarsi.
Le parole di Hermione
lo avevano scosso.
La giovane aveva
abbattuto ogni sua speranza di affrontare il discorso del
bacio da un altro punto di vista, magari più piacevole. Si
sentiva declassato al ruolo di amico , utile nel momento del bisogno ,
con cui si poteva parlare bene e magari confidarsi. Cosa che non si
poteva ovviamente fare con il bel ricciolo moro indisponente
e arrogante.
Un senso di deja vu si
fece spazio nel suo animo.
Possibile che appena si
interessava ad una donna , questa avesse per la testa
già qualcun altro?
Sbuffò
sonoramente, abbandonando il libro aperto sulla scrivania.
***
La cocente delusione
del giorno prima lo avvolse non appena aprì gli occhi, la
mattina seguente. Indolenzito si stiracchiò tra le coperte.
Fortunatamente , era
Sabato e non aveva nessun impegno che gli mettesse fretta. Alzandosi
diede uno sguardo al calendario.
Il peggio era arrivato
e lui non se ne era nemmeno accorto. Era il suo compleanno. Ulteriore
ragione per starsene ben nascosto nelle sue stanze. Se era fortunato,
cosa poco probabile, avrebbe subito solo la visita di Albus a
disturbarlo.
Tutto rimase tranquillo
e silenzioso fin dopo pranzo.
L’uomo era
immerso nella correzione dei compiti del primo anno e ancora si
tormentava nel pensiero di Hermione e di quanto avrebbe desiderato che
la ragazza apparisse in quel momento davanti alla sua porta, quando
udì un delicato bussare.
Il suo stomaco fece una
capriola.
Immediatamente
andò ad aprire la porta , pronto a perdersi negli occhi
marroni della giovane , ma ciò che incontrò gli
gelò il sangue.
Due splendidi occhi
verdi lo guardavano incorniciati da un viso di porcellana e da lunghi e
flessuosi capelli vermigli.
“Lily?”
“Si
… aspettavi qualcun altro?” domandò
scherzosa la donna , entrando nello studio di Severus , senza attendere
di essere invitata.
Severus, incredulo, la
seguì con lo sguardo, mentre passeggiava tranquilla per il
suo studio fino a che non si mise a sedere sulla sua poltrona preferita.
“Che ci fai
qui?” fu l’unica cosa che riuscì a dire,
ancora stordito.
Per quasi
vent’anni, la scena ,che aveva davanti agli occhi, era stato
il preludio di tutti i suoi sogni erotici ... eppure, in quel momento ,
riusciva a provare solo una cocente delusione nel non aver trovato
Hermione davanti alla sua porta.
“Ciao anche a
te!” gli rispose la rossa sorridendo , poi aggiunse
“ e buon compleanno!”
“Grazie. Non
pensavo che te ne ricordassi …”
“Invece si
… ma forse tu avresti preferito che fosse stato qualcun
altro alla porta , giusto?” domandò Lily , con
una luce indagatrice nei begli occhi verdi.
“Macchè
stai dicendo! Non aspettavo nessuno.”
Doveva in tutti i modi
depistare Lily … ci mancava solo che si mettesse a fare
domande sulla sua ipotetica vita sentimentale.
Il suo proposito ,
tuttavia , era difficile da realizzare, infatti Lily era decisamente
una persona tanto cocciuta , quanto determinata.
“Che bugiardo
che sei! Dai raccontami …” le sorrise la donna ,
poggiandogli una mano sul polso.
Severus si
maledì per essersi seduto troppo vicino a Lily.
Forse non provava
più gli stessi sentimenti per lei , ma ciò non
voleva dire che i suoi modi non lo affascinassero ancora.
“Ma che ti
devo dire? Non esiste niente! Sai Lily non tutti vivono in un romanzo
rosa che te e il tuo maritino … ci sono delle persone a cui
piace stare sole. Una di queste sono io.”
La donna tacque e
Severus pensò che il pericolo fosse scampato.
“Ti
brillavano gli occhi.” Esordì
all’improvviso la rossa.
“Come?”
“Quando hai
aperto la porta ti brillavano gli occhi , come se tutto ciò
che desideravi si stesse per realizzare. Ora non penso che fosse ,
perché pensavi che Silente ti avesse portato una torta con
tante candeline!” ribatté Lily , lievemente offesa.
Non pensava che i suoi
pensieri fossero così evidenti …
“Lily non
è niente. Chiuso il discorso.” Disse secco.
La rossa
sbuffò.
“E va bene
… comunque se cambiassi idea la potrai portare con te
…”
“Dove?”
chiese l’uomo, allarmato.
Tutte le volte che Lily
aveva quell’espressione , stava sempre per darle una notizia
orribile.
“Bè
… ci sono due motivi per cui sono qui: il primo è
perché ti volevo fare gli auguri di persona e darti un
piccolo regalo” spiegò la rossa, tirando fuori
dalla borsa un piccolo libro dall’aria costosa , poi aggiunse
“ il secondo è perché ti volevo
invitare a casa mia e speravo che di persona non mi avresti detto di no
…”
Severus
arricciò le labbre, in segno di disappunto.
Quella donna lo
conosceva meglio di quanto pensasse.
“Mi sembra di
aver sempre accettato i tuoi inviti.”
“Non
è vero! Mi hai ignorato sia a Natale che per
l’ultimo dell’anno … ma questa volta
devi esserci…” pigolò la donna,
sorridendo radiosa.
Quell’occasione
doveva importarle molto.
“
… organizzerò una cena per il mio compleanno. Lo
so di essere vecchia per certe cose, ma Harry e James hanno
insistito così tanto, che non ho saputo dire di
no!”trillò la donna ,tutto d’un fiato,
forse temendo che se si fosse interrotta Severus sarebbe scappato ,
facendo perdere le sue tracce.
L’uomo invece
si limitò a fissare la sua amica con aria stralunata.
Era forse impazzita?
“Sei sicura
di volermi veramente invitare? Vuoi per caso che tuo marito si soffochi
con la torta? Perché se è così verrei
solo per quello!” rispose acido.
“Ne ho
già parlato con James , non è molto contento , ma
visto che invitiamo tutti i nostri amici e tu lo sei per me , ha dovuto
cedere … quindi ci sarai?”
“Lily non
credo sia opportuno …” tentò di dire ,
ma la donna lo interruppe.
“Severus per
favore!”lo supplicò la donna, facendo il broncio.
“E va bene
… ci sarò alla tua maledetta festa
…”
“Non sai come
ne sono felice!” gli sorrise Lily.
Severus la
guardò storto.
“ Ora
è meglio che torni a correggere i compiti
…”
“Certo
…” disse Lily , con uno strano sorriso, alzandosi
dalla poltrona ed avvicinandosi alla porta.
Si salutarono e , prima
che Severus chiudesse la porta, Lily esclamò “
Buon divertimento stasera!”.
Severus non rispose ma
chiuse di scatto la porta.
Ma quale divertimento.
L’unica cosa che avrebbe fatto sarebbe stato correggere dei
compiti orribili e pensare ad una riccia di sua conoscenza.
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Capitolo 20 *** Se fosse stato amore... ***
Se fosse stato amore ...
Jeans
attillati , una camicia nera trasparente sulla schiena , scarpe nere
lucide dal tacco vertiginoso e i capelli lisci che ricadevano eleganti
lungo il suo profilo erano una preparazione più che adatta
per la serata. Ginny sarebbe stata fiera di lei.
Hermione infatti si era preparata
con tutta la cura possibile a quella serata, visto che
l’amica l’aveva minacciata di farle evanescere i
vestiti davanti a tutti ,se non si fosse vestita in modo un
più femminile.
Per risistemarsi le ci era voluto un bel
po’. Le settimane precedenti infatti aveva preso una brutta
influenza che l’aveva tenuta a letto per molto tempo. Doveva
averla contratta all’ospedale , quando l’avevano
mandata a lavorare nel reparto di malattie tropicali.
Fortunatamente si era ripresa giusto in tempo per la festa.
Lily aveva
rivoluzionato l’intero salone della casa. Aveva tolto i
grandi divani e aveva disposto al centro della stanza un grande ed
elegante tavolo . Ginny e la signora Weasley , insieme alla riccia,
aveva aiutato la padrona di casa nella preparazione
dell’immensa quantità di portate e bevande , che
presto avrebbero fatto bella mostra al centro della stanza.
Hermione e
Ginny poi erano state messe a guardia del tavolo , dopo che i primi
piatti erano stati posizionati , per evitare che James e Sirius ,
già famelici , si avventassero sul cibo prima del tempo.
In un
momento di tregua , concessa dai due malandrini, Hermione si mise a
contare i posti a tavola.
I conti non
tornavano … c’era un posto in più
rispetto al numero di invitati.
“Ma
qualcuno si è aggiunto all’ultimo
momento?” domandò alla sua amica, che le rivolse
un sorriso tra lo spaventato e il divertito.
“Ecco
… in effetti mamma e papà hanno convinto Ron a
venire … hanno messo in mezzo la sua amicizia con Harry e
lui ha ceduto” la rossa fece una pausa e poi aggiunse in un
sussurro “ anche se penso che sperino in un ritorno di fiamma
tra voi due”
“Ginny
non dire idiozie!” si scaldò Hermione “
ti rendi conto che Bruce e Ron staranno seduti allo stesso
tavolo?!”
“Ci
sarà da divertirsi stasera!” rise la rossa.
“Si
… proprio da ridere …”
mormorò la riccia.
Quella
serata sarebbe stata la più lunga della sua vita. Allo
stesso tavolo ci sarebbe stato un suo ex , il suo attuale fidanzato e
il suo ex professore di pozioni , con cui si era vivacemente baciata,
esperienza che non le sarebbe dispiaciuto ripetere … da
quando aveva perso la sua integrità?
Verso le otto e mezzo
cominciarono ad arrivare gli ospiti. Bruce arrivò prima di
Ron ed Hermione pensò di avvertirlo dell’imminente
incontro, ma , ripensando a quello che era successo la prima volta che
lo aveva visto, preferì far finta di nulla.
Sarebbe
stato inutile innervosirlo prima del tempo.
Come aveva
previsto il moro , già un po’ tirato per le
frecciatine che Sirius continuava a lanciargli su qualsiasi argomento,
cambiò immediatamente espressione alla vista di Ron che
salutava calorosamente Lily.
Senza il
tempo di dire niente , il ragazzo la trascinò al piano di
sopra.
“Che
ci fa lui qui?” domandò acido.
“Evidentemente
lo hanno invitato …” rispose Hermione ,
già rassegnata alla prossima sfuriata di gelosia.
“E
tu non lo sapevi?”
“No.
Sai la malattia mi ha tenuto fuori da quasi tutti i preparativi
…” rispose subito la giovane.
Era vero
che la notizia della presenza di Ron le era giunta solo
un’ora prima … probabilmente Harry e i suoi
genitori si erano guardati bene dall’informarla.
Bruce
sembrò crederle e le accarezzò il viso.
“Ne
stai passando così tante in questo periodo
…” le disse dolcemente.
Hermione
davanti a quello sguardo tenero si sentì riscaldare. Era
così felice di rivedere il ragazzo tenero e gentile, che
aveva conosciuto prima dell’Australia.
“…
e pensare che i tuoi amici non ti aiutano per niente.”
A quelle
parole sul volto di Hermione si formò un enorme punto
interrogativo.
Bruce stava
forse insinuando che i suoi amici, Harry e Ginny in particolare, non
fossero stati in grado di starle vicino? Ma come si permetteva? Erano
le persone che aveva più care al mondo e che , nonostante
fosse sparita , li avesse trattati male , l’avevano accolta a
braccia aperte come se nulla fosse successo …
Stava per
rispondere , ma le sue parole furono bloccate dalla dolce voce di Molly.
“Ragazzi
cominciate a scendere , manca ancora qualcuno ma è meglio se
iniziamo ad accomodarci …”
“Ne
parliamo dopo …” disse secca, rivolgendo al moro
uno sguardo furente , prima prendere la scale e dirigersi nel salone.
La disposizione dei
posti sembrava fatta contro di lei. Anzi ne fu sicura , quando vide
Sirius ghignare verso Bruce.
Era stato
lui ad avere la brillante idea di mettere Ron , perfettamente davanti
al suo fidanzato , come se non fosse evidente
l’odio tra i due?!
Sbuffando ,
si mise a sedere al suo posto , davanti a Sirius ,che gli rivolse
un’occhiata alla non-sono-stato-io , in mezzo a Ginny e Bruce.
Con una
rapida occhiata , capì subito chi mancava. Severus.
Aveva
sperato seriamente di vederlo quella sera, visto che aveva dovuto
annullare le precedenti lezioni del giovedì a causa del suo
malore.
Il suo
malumore crebbe. Va bene essere sfortunati … ma
così era troppo.
In quel
momento suonò il campanello.
Rapida si
alzò per andare ad aprire.
“
Vado io.” Disse rapida, bloccando Harry che si stava alzando.
Non gliene
importava niente , se qualcuno avesse potuto pensare qualcosa di
strano. Anche se dubitava che Bruce ,in particolare , si fosse solo
accorto della sua assenza , preso come era dal fronteggiare
velenosamente Ron.
Arrivata
nell’ingresso , tirò un sospiro di sollievo ed
aprì la porta.
Si era
abituata a trovarsi la figura scura e tenebrosa di Severus davanti , ma
quella sera rimase quasi folgorata.
Non sapeva
se fossero , i pantaloni grigi che staccavano sul mantello nero , i
capelli tirati indietro , il bellissimo mazzo di fiori che teneva in
mano o l’aria imbarazzata e scocciata, ma appena lo vide,
pensò subito che fosse terribilmente affascinante.
“Pensi
di farmi entrare o ti hanno mandato ad aprire per sbarrarmi la
strada?”chiese acido l’uomo.
“N-no
, no … entra scusa …”
mormorò la giovane, sentendosi avvampare.
Doveva
essergli sembrata davvero stupida …
Appena ebbe
il coraggio di alzare gli occhi sull’uomo , ancora a fianco a
lei, si accorse che i profondi occhi neri la stavano studiando. Poi
senza preavviso , le dita affusolate dell’uomo , le
scostarono una ciocca di capelli dal viso per portargliela dietro
all’orecchio.
In quel
contatto pensò di morire.
“E’
meglio raggiungere gli altri …”disse
l’uomo , anche se le sembrò riluttante.
“Certo
… se mi lasci il mantello lo porto sopra … almeno
avrò una scusa per starmene lontana da quella
stanza.” confessò la ragazza.
“Ma
non sono tuoi amici quelli lì? Dovrei essere io a dire una
cosa del genere …”
“Si,
ci sono i miei amici e poi Ron e Bruce che si battono il petto in una
gara di virilità e mi stanno dando sui nervi!”
borbottò la riccia.
Severus
ghignò.
“Comunque
se non hai molta voglia di andare di là , mi puoi sempre
accompagnare su …”
Quella
frase le sfuggì e , non aveva ancora finito di parlare, che
diventò se possibile più rossa. Nonostante
ciò , potè giurare di aver visto una luce
accendersi negli occhi scuri dell’uomo.
“Penso
che sia una buona …”
“Severus!”
la voce armoniosa di Lily , riempì l’atrio.
“Sei arrivato finalmente! Ho temuto che non venissi
più!”
A quelle
parole Severus distolse lo sguardo da quello di Hermione , per
rivolgerlo ad una sorridente padrona di casa.
“Lily
sei splendida! Buona compleanno!” le sorrise l’uomo
porgendole il meraviglioso mazzo di fiori, alla vista del quale la
stessa rossa rimase incantata.
Era bastata due sole
parole di Lily perché lei finisse in secondo piano
…
“Grazie Sev!
Questi fiori sono magnifici! Vieni pure di là
…” disse la rossa , prendendolo sotto braccio.
Ignorata e
con una punta di gelosia conficcata dell’animo , Hermione
lasciò il mantello di Severus sopra la pila di cappotti ,
nonostante avesse voglia di dargli fuoco, e tornò al tavolo.
Ad Hermione
sembrò che la cena durasse secoli. Fortunatamente il signor
Weasley raccontò un aneddoto sul suo lavoro che la fece
ridere di cuore , alleggerendogli l’animo.
Per il
resto, Bruce le borbottava frasi sul come avesse potuto frequentare uno
come quel
rosso e Severus ,nonostante più volte avesse
cercato il suo sguardo , non le aveva dedicato nemmeno un briciolo di
attenzione. Aveva parlato addirittura con Sirius , ma non con lei.
L’arrivo
del brindisi fu una liberazione. La tavolata infatti si era divisa per
gruppetti di conversazione e anche Bruce e Ron , forse a causa
dell’abbondante mangiata , avevano deposto le armi e si
stavano ignorando.
Hermione
invece stava ascoltando distrattamente Ginny , quando ,vedendo Lily
alzarsi per prendere i bicchieri per lo champagne, si offrì
di andarli a prenderle con la scusa che la festeggiata non avrebbe
dovuto servire nessuno quella sera.
Si
precipitò in cucina, dove regnava una beata pace.
Evocò perciò i bicchieri e cominciò a
sistemarli in dei vassoi che lievitavano a mezz’aria sul
tavolo, pronti a servire gli ospiti.
“Lo
sai che tu e il tuo bello siete una pessima coppia?”
Al suono
strascicato e annoiato di quella voce i vassoi rischiarono di
precipitare , ma Severus con veloce colpo di bacchetta li
fermò.
Hermione si
trattenne dal voltarsi.
Ma chi si
credeva di essere? La ignorava per tutto quel tempo e poi spuntava
all’improvviso facendo ironia sulla sua relazione del cavolo.
“Anche
tu e te stesso lo siete …” rispose acida, frugando
in uno scaffale in cerca di due bicchieri sfuggiti al suo incantesimo.
“Cosa
vorresti dire?” chiese l’uomo con un tono di
scherno.
Hermione si
accorse subito che si era avvicinato. Li dividevano solo pochi
centimetri ma il suo cuore aveva già iniziato a tamburellare
senza controllo.
“Voglio
dire che tu hai due personalità , una che è
gentile , mi fa i complimenti , mi bacia
… e un’altra, completamente opposta,
che mi ignora e mi tratta come un attaccapanni!” disse secca
, voltandosi di scatto verso il suo interlocutore.
Era inutile
non guardarlo , se il suo corpo reagiva comunque alle sua presenza.
“Allora
sentiamo so-tutto-io , cosa avrei dovuto fare lì
nell’ingresso? Dire a Lily che non mi sarei unito ai suoi
ospiti per la cena perchè dovevo venire in camera con
te?” rispose l’uomo, alzando un sopracciglio e
guardandola dritta negli occhi.
“No
… certo … ma … comunque saremmo saliti
per posare il tuo cappotto , quindi non ci sarebbe stato niente di male
a dirlo” replicò la ragazza , poco convinta.
“Capisco
… e che sarebbe successo se ,in camere, avesse prevalso la
parte di me che avrebbe voluto baciarti …”
sussurrò l’uomo.
Le gambe di
Hermione tremarono nello stesso momento.
“N-non
te lo avrei permesso …” balbettò la
riccia , sistemando freneticamente i bicchieri già
perfettamente allineati.
“Non
devi irrigidirti … scherzavo.” Cambiò
tono l’uomo, assumendo un’espressione
più dolce che rilassò la ragazza.
“Scusa
sono decisamente nervosa stasera …” disse Hermione
, passandosi una mano sul collo a modo di massaggio. “ questa
serata è stata più stressante del dovuto
…”
“E’
colpa di quei due bambini …” sibilò
Severus.
“E
del lavoro … dei corsi … di Plump , che
è tornato a tormentarmi … della malattia
tropicale che mi sono beccata e che mi ha messo ko per due settimane e
...”
“Ok
, ok … hai spiegato il concetto …” la
interruppe Severus “ se hai bisogno di distrarti un
po’ potresti venire con me domani a Diagon Alley …
devo comprare dei rari ingredienti per delle pozioni …
almeno tu faresti qualcosa di diverso ,ma utile e io avrei la tua
compagnia.”
“Volentieri
… solo che fino alle tre ho il turno …”
“Ci
incontreremo alle quattro.” Disse Severus , giocando
distrattamente con una ciocca di capelli della ragazza. La quale invece
cercava di capire se quello dell’indomani sarebbe stato un
appuntamento o una lezione.
“Allora
alle quattro …”
Sul volto
di Severus si disegnò un piccolo sorriso, poi prese il viso
di Hermione tra le mani , e la ragazza d’istinto chiuse gli
occhi e dischiuse la bocca come in attesa di un bacio.
Purtroppo
l’apparizione di Harry , li fece allontanare di scatto.
“Herm
hai bisogno di aiuto?”domandò il ragazzo ,prima di
rendersi conto della situazione ambigua a cui si trovava davanti.
“No
, Harry grazie … ho appena finito.” disse Hermione
, prima di infilare la porta seguita dai vassoi traballanti.
Severus
invece si limitò a sostenere granitico lo sguardo di Harry ,
visibilmente confuso , ma con lo stesso sguardo indagatore di sua mamma.
Il resto della serata
scivolò come l’olio .
Arrivarono
i momenti dei saluti e presto tutti gli invitati , come Severus se ne
andarono. L’unica persona che si trattenne fu Bruce.
Hermione
infatti , non avendo dimenticato la frase detta, voleva affrontare il
discorso con il ragazzo.
Per parlare
si misero su delle sedie abbandonate al freddo e alla neve , nel
giardino della villetta.
Se avessero litigato, cosa molto probabile , non l'avrebbero fatto
davanti ad Harry e i suoi genitori.
Il freddo
era tagliente ma lo era ancora di più l’aria che
si respirava tra i due.
“Cosa
intendevi prima parlando dei miei amici?” chiese la ragazza,
andando dritta al punto.
“Herm
mi pare esagerato parlarne a notte fonda in un giardino gelido
…” si lamentò il moro, comprendoni
meglio con la sciarpa.
“Ti
prego rispondi …”
“Volevo
dire che non mi sembra che Harry e Ginny abbiano fatto molto per te in
questo periodo… ti hanno lasciata logorare nella tua
disperazione , tornata dall’Australia
…non ti hanno cercato quando sei
sparita…”
“Hanno
fatto quello che io gli ho chiesto di fare!” rispose Hermione.
“Certo
… in fondo loro hanno diritto ad un trattamento diverso da
quello impartito a me …” aggiunse tagliente Bruce.
“Bruce
smettila! Non hai capito niente di quello che ho passato …
forse ho sbagliato a non averti tenuto accanto a me , quando stavo male
, ma tu non puoi continuare a farmelo pesare ogni volta che
stiamo insieme , oppure ogni volta che le cose non vanno come vuoi tu!
Tu lo capisci che così non possiamo andare avanti?! Io una
relazione così non la voglio più!”
sbottò Hermione , con la voce rotta.
Aveva
creduto veramente di provare amore per quel ragazzo , ma si era
sbagliata. Tutti i suoi comportamenti lo dimostravano , ma lei era
stata cieca ed aveva provato a ritrovare quello sfarfallio
d’ali che provava i primi tempi, stando accanto a Bruce, ma
non c’era più. Forse nemmeno quel bel giovane
senza difetti , che aveva solo idealizzato, c’era
più. Quella bella nebbia che aveva offuscato i suoi sensi
nei mesi precedenti si era diradata e aveva mostrato un ragazzo
insicuro e con i suoi difetti. Se fosse stato vero
amore , lei avrebbe amato anche quelli. Se fosse stato vero amore , lei
non avrebbe baciato un altro uomo. Se fosse stato amore , sarebbe corsa
tra le sue braccia per farsi stringere e confortare, nel momento del
dolore. Se fosse stato vero amore, ora che le lacrime cominciavano a
bagnarle le guance, mentre quel ragazzo si allontanava da lei,
lasciandola per sempre, avrebbe avuto l’istinto di corrergli
dietro e non di cercare l'unica persona con cui riusciva ad essere
serena.
Note dell'autrice:
Siamo giunti al momento tanto atteso! Bruce ci saluta ( almeno per ora
, visto che la storia la sto ancora scrivendo , potrebbe venirmi voglia
di fargli rifare un'apparizione , ma dubito!) ditegli ciao!
Per il resto non c'è molto altro da dire... ora tutto
è nelle mani di Hermione e Severus, speriamo che non lo
sprechino XD !
Ringrazio tutti coloro che leggono , hanno messo la storia tra le
seguite , le ricordate e le preferite! Un grazie in particolare a chi
recensisce, sono sempre curiosa di conoscere le vostre impressioni su
quello che scrivo!
Un abbraccio ,
Amelia
|
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Capitolo 21 *** Smetti di pensare Severus ***
Smetti di pensare Severus
L’ora di alzarsi
arrivò troppo presto quella mattina. Hermione infatti non
aveva dormito molto quella notte.
La rottura con Bruce ,
anche se necessaria,le aveva fatto male, soprattutto perché
il ragazzo non aveva minimamente risposto alle sue parole ma , dopo
averle rivolto uno sguardo triste ma glaciale, se ne era andato.
Quella mattina
l’avrebbe sicuramente visto in reparto e la cosa non la
entusiasmava per niente.
Perciò , si
preparò senza voglia e uscì velocemente dalla
villetta dei Potter.
Dopo la scena della
sera prima in cucina , non voleva assolutamente incontrare Harry.
Temeva infatti che il moro facesse delle domande a cui lei avrebbe
avuto problemi a rispondere.
In effetti il suo
migliore amico , dopo il fatto , non si era mostrato diverso nel resto
della serata, ma questo non voleva dire che non le avrebbe potuto
parlare in privato del perché stava , palesemente , per
essere baciata da Severus Piton.
Sbuffando si
smaterializzò.
Come sempre il caos e
il molto da fare del San Mungo assorbì Hermione, non
lasciandole il tempo di pensare per molto tempo.
Si concesse
perciò, a metà turno , una tazza di
caffè di cui si mentì immediatamente. Stava
sorseggiando infatti la bevanda calda, quando Lavanda Brown le
passò accanto , salutandola con un ghigno soddisfatto sulla
faccia.
Possibile che la sua
rottura con Bruce fosse già arrivata alle orecchie di quella
pettegola?
Considerando che non le
importava poi tanto, riprese a bere e a sfogliare la rivista che aveva
posata sulle ginocchia.
Purtroppo per lei alla
bionda la questione importava parecchio, infatti , ben presto
tornò e si accomodò a fianco di Hermione.
“Ciao
Hermione! Che brutta cera hai stamattina!” la
salutò acida Lavanda.
“Non ho
dormito molto stanotte.”rispose laconica la riccia.
Forse se non le avesse
dato troppo soddisfazione , si sarebbe arresa e se ne sarebbe andata.
“Mi dispiace
… certo avresti almeno potuto tentare di coprire quelle
brutte occhiaie …”
“Non mi
è venuto in mente … la prossima volta lo
farò grazie …” continuò
atona la giovane.
L’avrebbe
avuta vinta lei … non avrebbe dato soddisfazione a
quell’oca …
“Ma dimmi
… non sarà mica per il fatto che Bruce ti ha
lasciata?” buttò lì la giovane , con
aria di finta innocenza.
“Come
scusa?”
“Sai
stamattina sono arrivata un po’ prima e ho incontrato Bruce
… aveva una così brutta cera che mi sono
preoccupata così gli ho chiesto cosa aveva. Allora lui mi ha
spiegato che non aveva dormito molto a causa del fatto che vi eravate
lasciati la sera prima … poverino …”
Lavanda prese una pausa facendo un sospiro melodrammatico , poi
continuò “ … si è proprio
sfogato … mi ha raccontato che le cose non andavano tra voi
, perché tu eri assente , per i tuoi problemi e non solo non
gli hai mai chiesto come viveva lui quei momenti , ma non gli hai
nemmeno permesso di starti accanto. Perciò soffrendo troppo
ha preso la dura decisione …”
Hermione
ascoltò incredula il racconto di Lavanda.
Ma con chi
era stata i mesi precedenti?
“Lavanda
…” iniziò la riccia , per poi fermarsi.
A cosa avrebbe giovato
tentare di raccontare come stavano veramente le cose? Quella pettegola
aveva già scelto a chi credere …
“No , no
Hermione non importa che mi spieghi … mi ha già
raccontato tutto lui … e mi immagino che tu non riesca a
dormire per i sensi di colpa e per la disperazione di aver perso un
ragazzo come Bruce … comunque sta’ pure tranquilla
, gli darò io le attenzioni di cui hai
bisogno…” concluse la bionda gongolante.
Hermione la
guardò un attimo in silenzio.
Era certa che si
sarebbero trovati bene quei due e che Bruce avrebbe finalmente trovato
una persona disposta a venerarlo e ad azzerare tutta se stessa per lui,
sempre ammesso che Lavanda valesse più di zero.
Tuttavia la giovane non
aveva intenzione di darle tutta quella soddisfazione. Una cosa doveva
proprio dirgliela.
Sorridendole pacifica
Hermione guardò Lavanda, che sembrò disorientata
da quella reazione.
“Certo che
però deve essere frustrante per te …”
“Che
cosa?” domandò stupidamente la bionda.
“Arrivare
sempre seconda rispetto a me.”
Detto ciò ,
Hermione chiuse la rivista e se ne andò , lasciando Lavanda
ammutolita e offesa.
Il resto della giornata
fu frenetica. Nonostante si desse molto da fare e nonostante
la piccola soddisfazione che si era tolta nei confronti di Lavanda,
Bruce l’aveva seriamente delusa e ferita.
Era andato a raccontare
frottole su come si erano lasciati … complimenti per la
maturità!
Nervosa per quella
scoperta la ragazza lavorò freneticamente per
l’intera giornata. Con suo sommo sollievo, la fine del turno
arrivò presto e lei potè lasciare quel posto.
Nello spogliatoio , si cambiò in fretta. L’attesa
di vedere Severus si era fatta sempre più pressante con il
passare delle ore.
Quel pensiero la
agitò. Non le era facile ammettere che, se quella mattina
non aveva dato di matto, era solo per l’idea di quello che
l’aspettava quel pomeriggio.
Chissà
magari non ci sarebbe stato nessuno ad interromperli …
Sorridendo imbarazzata
dei proprio pensieri, si avvolse la morbida sciarpa di lana al collo e
corse fuori dall’edificio.
Solo quando ebbe sceso
la scalinata che portava all’entrata dell’ospedale
, si rese conto che , trascinati dagli eventi, non avevano fissato
nessun luogo dove incontrarsi.
Contrariata
sbuffò.
Il suo pomeriggio stava
sfumando nel niente.
“Finalmente
sei uscita. Ancora un minuto e me ne sarei andato.”
Quella voce melliflua e
annoiata le provocò una stretta allo stomaco. Sorridente ,
si voltò verso l’uomo, che la guardava con fare
distaccato.
“Mi dispiace,
ho fatto il prima possibile …”si scusò
Hermione.
“Si. Ora
andiamo, ho molto da fare.” Continuò freddo
l’uomo.
Sembrava che facesse di
tutto per mantenere le distanze … eppure la sera prima
l’aveva quasi baciata. Che stesse di nuovo per tornare sui
suoi passi? Eppure era venuto a prenderla … la sua presenza
doveva fargli piacere in qualche modo …
“Perché
quel sorrisetto?” domandò acido Severus.
Hermione
scrollò la testa ma non rispose. Un attimo dopo aveva
appoggiato la mano sull’avambraccio dell’uomo,con
cui si era smaterializzata in un angolo di Diagon Alley che non aveva
mai visto.
Le strade di solito
piene di gente , erano semi vuote e un vento freddo soffiava forte ,
pungendogli le guance.
I due camminarono per
un po’ in silenzio fino a che Severus non si fermò.
“Dobbiamo
imboccare quella strada … stammi vicino”
ordinò ad Hermione che annuì debolmente.
Non appena si
insinuarono in quella strada stretta, Hermione provò un
brivido.
In quel posto i segni
della guerra e del dolore di pochi anni prima erano ancora evidenti ,
rispetto alla Diagon Alley ,che conosceva lei , che , grazie
al lavoro di molti maghi , era tornata ad essere bella e colorata,
forse più di prima.
Lì ,
infatti, le case distrutte dagli scontri , crollavano abbandonate a
loro stesse, dai vicoli bui provenivano lamenti indefinibili.
Mentre volgeva uno
sguardo preoccupato ad uno di quei vicoli, si sentì
avvolgere dal braccio caldo di Severus, che la strinse a sé.
“Stammi
accanto. Non è un posto per ragazze questo.”
Spiegò l’uomo senza nemmeno guardarla.
Lei fu più
che felice di obbedirgli. Starsene stretta al corpo di Severus, le
faceva provare una calma e una sicurezza che difficilmente aveva
provato con altre persone.
Ancora stretti in
quello strano e silenzioso abbraccio, giunsero davanti ad un emporio
dall’aria strana ma pulita. Quasi stonava in mezzo a tutta
quella rovina.
Fu lei ad entrare per
prima seguita subito da Severus.
Gli venne incontro un
tipo bizzarro , con diversi tic e vestiti che cambiavano colore ad ogni
suo movimento.
D’istinto la
giovane si avvicinò ancora di più Severus, che in
risposta le posò una mano sulla schiena per
tranquillizzarla.
“Buonasera
Severus” salutò l’uomo, storcendo
convulsamente la bocca.
“Buonasera
Rudolf” lo salutò tranquillo Severus.
L’attenzione
del negoziante si spostò su Hermione.
“Hai
compagnia vedo … che ci fa qui una giovane così
carina?” disse l’uomo , rivolgendole una sorriso
storpio.
“E’
una mia alunna … le faccio una lezione sulla scelta degli
ingredienti”rispose per lei l’uomo , in modo
autoritario e protettivo.
“Ah capisco.
Ragazza mia sei fortunata , Severus Piton è un uomo
veramente competente, poi imparare molto da lui!”
“Certo ,
grazie. Rudolf perché non vai a prendere quegli ingredienti
che ti ho ordinato la settimana scorsa…”
tagliò corto Severus, visibilmente imbarazzato.
Hermione trattenne un
sorriso. Vedere Severus in difficoltà era una cosa veramente
buffa ed insolita.
Mentre il negoziante
cercava quanto gli era stato chiesto nel retrobottega , Severus le
indicò alcune piante bizzarre esposte sulle molte teche che
riempivano il negozio.
La riccia si
stupì di quanta varietà di pozioni si potesse
preparare con piante i cui nomi erano decisamente nuovi per lei e di
come Severus sembrasse affascinante , mentre le spiegava i mille usi di
una radice di cui non riusciva già a ricordare il nome.
Quando Rudolf riapparve
con un enorme pila di scatole , Severus interruppe la sua spiegazione
per sommo dispiacere di lei che ormai pendeva delle sue labbra.
Mentre i due uomini
discutevano su alcune radici, Hermione cominciò a curiosare
in giro. Passeggiando , arrivò ad un banco, su cui facevano
bella mostra di sé dei fiori rossi fuoco.
Curiosa ne prese uno in
mano e l’annusò. Fu come pugnalarsi al cuore. Quel
fiore aveva il profumo che ogni mattina sua madre si metteva prima di
andare a lavoro, che riempiva la sua camera quando lei lo indossava da
piccola , per essere un po’ più simile a quella
donna che tanto adorava.
Senza che se ne
accorgesse, Severus le arrivò alle spalle e sfilò
delicatamente il fiore dalla sua presa.
“Dovevo
immaginare che avresti trovato proprio questo fiore”
mormorò l’uomo, per poi prenderla per mano,
salutare educatamente Rudolf e portarla fuori dal negozio.
Hermione lo
seguì assente.
Che tipo di pianta era?
Perché aveva il profumo di sua madre?
Come se le stesse
leggendo nella mente , Severus diede risposta alle sue domande.
“E’
un fiore importato dall’est … appartiene alla
famiglia degli oppiacei. Il suo distillato ti porta in uno stato di
semi incoscienza, in cui rievochi ciò che ti manca di
più … beh in forma di fiore non ha questi effetti
, ma continua a sprigionare il profumo di ciò di cui il tuo
animo avverte l’assenza. Probabilmente non è
nemmeno legale. Mi dispiace non averti avvisata.”
Come per farle sentire
,quanto gli dispiacesse l’accaduto l’uomo
serrò la stretta sulla mano della ragazza,ancora
intrecciata alla sua.
Hermione
assorbì per un po’ in silenzio la notizia.
“E’
per questo che aveva il profumo di mia madre … è
stato orribile. Era così vero, che pensavo mi sarei potuta
voltare a trovarla accanto a me.” Mormorò la
giovane.
“Lo so.
È spaventoso.”
“E’
capitato anche a te? Che profumo sentivi?” domandò
Hermione, poi aggiunse imbarazzata “ scusa sono stata
inopportuna. Non sono certo affari miei.”
La mano calda che
avvolgeva la sua , strinse impercettibilmente la presa.
“Sentivo
profumo di gigli. Per un periodo ne ero diventato quasi dipendente. Se
Silente non fosse intervenuto sarei impazzito.”
“Lily
…”
Quel nome
calò tra i due ,separandoli. Anche le loro dita , prima
legate, si sciolsero.
Rientrarono finalmente
nella Diagon Alley che anche Hermione conosceva.
Severus non aveva
più proferito parola. La riccia lo aveva osservato per tutto
il tragitto.
Forse
l’accenno a Lily lo aveva innervosito. Tuttavia una cosa era
cambiata. Non aveva trovato ancora nessuna scusa per allontanarla o
scacciarla, anzi era lì che si teneva più vicino
possibile a lei , senza permettere che i loro corpi si sfiorassero.
“E’
quasi ora di cena. Penso che tu debba andare. Sarai sicuramente attesa
a casa Potter” disse Severus, uscendo finalmente dal suo
mutismo e voltandosi a guardarla.
Dai suoi occhi era
evidente che era dispiaciuto di doverla lasciare.
Quel pensiero le diede
un po’ di coraggio.
“Potremmo
cenare insieme ...se ti va.”
Quella proposta
sembrò prenderlo alla sprovvista.
“Sei
sicura?”
“Assolutamente.
Però scelgo io dove andare … non voglio trovarmi
di nuovo in qualche vicolo da brividi.”
“Allora
ti seguo.” rispose Severus ,le cui labbra si incresparono in
un sincero ed inaspettato sorriso.
Solo quando
il buio ed il freddo di Gennaio , ormai pungente, gli ebbero congelato
le membra, i due giunsero davanti all’entrata di una piccola
ed appartata locanda, da cui proveniva un calore e un profumo invitante.
Furono fatti accomodare
ad un tavolo apparecchiato in modo semplice,vicino ad un caminetto
acceso. L’atmosfera era intima ed entrambi ,una volta seduti
, cominciarono a guardasi intorno imbarazzati.
Fortunatamente Hermione
decise di sbloccare la situazione.
“A cosa ti
servono tutti quegli ingredienti?” domandò,
attirando su di sé l’attenzione di Severus.
“Servono per
una pozione.”rispose laconico l’uomo.
Hermione rise.
“Ma non mi
dire! Pensavo fossero per un brodo di pollo!”
Severus storse in naso.
“E’
un’unguento curante per Silente.”
“E’
malato?” chiese allarmata la giovane.
“Si. Di
vecchiaia.”
Questa volta fu
Hermione a storcere il naso.
“Non importa
essere acidi … lo so che ci tieni a Silente.”
“Ecco lo
spirito Grifondoro. Siete disgustosamente sentimentali.” La
schernì l’uomo, sorseggiando la burro birra appena
servita.
“Non pensavo
di disgustarti così tanto nell’ultimo
periodo” Ribattè decisa Hermione, fissando Severus
negli occhi.
Per la seconda volta
nella serata, il professore di pozioni sorrise.
“E fai bene a
pensarlo.”
La risposta di Severus
era seria, ma allo stesso tempo sincera e coinvolta. Hermione si
sentì avvampare e tornò a guardare il fuoco che
scoppiettava allegro nel camino.
“Hermione.
Ascoltami.” La richiamò Severus.
“Non posso
ascoltarti perché qualsiasi cosa tu dica in questo momento,
la ritratterai domani!” esclamò secca la riccia,
mordicchiandosi un labbro.
“Perchè
se io non tornassi sui miei passi tu saresti veramente interessata? Mi
sbaglio o c’è un fidanzato tra me e
te?”
“Ti
sbagli.”
Quella risposta
stupì visibilmente Severus, che per un attimo non seppe che
dire.
“Ci siamo
lasciati. Non potevo stare con lui , se la mia serenità
derivava da un’altra persona.”
“Serenità
… da me?”
“Strano
vero?” sorrise Hermione, mentre Severus le prendeva la mano e
accarezzava con movimenti circolari il dorso della mano.
“Assurdo. Lo
capisci che io sono troppo vecchio per te?”
“No.”
“Che una
storia tra noi sarebbe una follia?”
“Forse.”
Severus
osservò un attimo la ragazza.
“Visto che
sei piena di risposte. Cosa dovremmo fare adesso?”
“Smettere di
pensare.”
Un attimo dopo la bocca
di Severus era sulla sua, in cerca dell’ultima conferma.
Senza resistere oltre la ragazza cedette alla pressione
dell’uomo. Si baciarono. Questa volta non c’era
nessuno che poteva scoprirli. Questa volta avrebbero potuto godere
l’uno dell’attenzione dell’altra senza
fretta.
Entrambe speluzzicarono
quello che avevano ordinato. Presto lasciarono la locanda.
Mano nella mano
attraversarono la vie di Diagon Alley, per poi smaterializzarsi in un
giardino vicino alla villetta dei Potter.
Hermione aveva appena
posato i piedi sull’erba umidiccia , quando Severus la
tirò a se per baciarla. Fu un bacio ancora più
intenso degli altri. Sentire le mani dell’uomo,posate sul suo
collo scoperto dalla sciarpa, vibrare di tensione la fece fremere.
Si stava evidentemente
trattenendo.
D’istinto la
riccia si strinse di più a lui,fino a quando le mani
dell’uomo non la cinsero possessive e fecero aderire i loro
corpi.
Lo desiderava troppo.
Le si mozzò
il fiato quando le labbra di Severus le posarono baci roventi sul collo.
Tremava ancora di
desiderio,quando l’uomo si fermò e la
guardò dritta negli occhi.
“Non voglio
bruciare le tappe con te. Vai a casa Hermione,non farmi fare
sciocchezze.”
Quelle parole erano
decise ,ma di una dolcezza inusuale per Severus ,cosa che le rendeva
ancora più speciali.
Si scambiarono un altro
bacio a fior di labbra , poi si incamminarono verso la casa.
Lì davanti Severus si fermò ed osservò
Hermione salutarlo prima di sparire oltre la porta d’ingresso.
Non si mosse di
lì, fino a che non vide una luce accendersi al secondo piano
e la sagoma di una ragazza ballare con un cuscino.
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Capitolo 22 *** Are you jealous? ***
Are you jealous of me?
Buonasera mie care
lettrici! Ecco a voi un altro capitolo ... non ci saranno grandi
novità , ma è pieno di momenti Severus/Hermione.
Spero che apprezzerete! XD
Ringrazio tutte colore che recensiscono... il vostro sostegno
è indispensabile!
Hermione non era sicura di sapere quanto tempo fosse passato da quando
, entrata nella casa di Spinner’s End, Severus
l’aveva catturata e fatto le sue labbra preda dei suoi baci.
Dieci minuti , un’ora , un anno, erano concetti del tutto
inarrivabili per la sua mente ,mentre, sul divano sfondato , le fredde
mani del suo ex professore le si insinuavano sotto il maglione ,
facendole venire la pelle d’oca e i suoi baci caldi gli
scendevano dal mento alla clavicola.
Nonostante il momento piacevole, era necessario tornare alla
realtà.
“Forse …” mormorò
all’inizio “ dobbiamo …”
Quel timido tentativo non arrestò la passione
dell’uomo e ben presto Hermione si trovò coinvolta
in una rovente sessione di baci.
“Aspetta … dobbiamo … noi …
Plump!” esclamò alla fine la riccia , con il
fiatone.
Quell’esclamazione arrestò anche Severus , che la
guardò con il solito sopracciglio arcuato.
“Non sono Plump, sono Severus. Ricordi?” le
domandò ghignando.
“Certo che mi ricordo! Ma ricordo anche che dobbiamo andare
al San Mungo per incontrare il primario … vorrei finalmente
essere una studente di medimagia libera!”
“Anche se questo vorrà dire che non avremo
più lezioni insieme.” brontolò Severus.
A quelle parole Hermione sorrise e gli accarezzo il viso.
“Beh … penso che potremo trovare una scusa
migliore per vederci …”
Severus in risposta le diede un bacio poi , sbuffando ,
abbandonò il divano e prese a sistemarsi meticolosamente la
camicia bianca.
Hermione lo osservò incantata.
“Hai un espressione ebete , che non ti dona.” Le
disse l’uomo , mentre si sistemava addosso il mantello nero.
“Io … scusa” balbettò
Hermione , afferrando in fretta il suo cappotto e sentendosi
più stupida che mai.
Severus era un uomo maturo e lei doveva proprio evitare di incantarsi
come una ragazzina alla prima cotta!
Erano passate due settimane dalla loro cena alla locanda , eppure
ancora si sorprendeva che stessero insieme. Certo ,il lavoro al San
Mungo e le lezioni ad Hogwarts li avevano tenuti lontani ma
erano comunque riusciti a vedersi alcuni giorni oltre il
Giovedì. Addirittura una sera ,in cui Hermione aveva il
turno di notte , Severus era apparso all’ospedale ,
giustificando la sua presenza con il fatto che , soffrendo di insonnia
, in quel qualche modo avrebbe pur dovuto passare la nottata. Erano
state delle ore bellissime. Avevano parlato molto ed Hermione era
rimasta affascinata di scoprire , dietro l’aspetto austero e
freddo del suo ex professore, un uomo disponibile , acuto e , talvolta,
perfino gentile. Quando all’alba Severus l’aveva
lasciata, il suo stomaco era così pieno di
farfalle , che rientrata a casa , nonostante la nottata di lavoro, non
era riuscita a chiudere occhio per un bel po’.
“Stai di nuovo sorridendo da sola.”
Le parole di Severus la riportarono alla realtà.
Erano seduti sulle piccole poltroncine blu nella sala
d’aspetto davanti allo studio di Plump, e Severus giocava
distrattamente con le dita della sua mano , nascosta sotto la lana nera
del mantello.
“A che pensavi?” le domandò
l’uomo , studiandola.
“Alla sera in cui venisti a farmi compagnia durante il turno
di guardia notturna …”
“Fu solo per l’insonnia.”
“Già …” sorrise Hermione.
“Non ci credi? Pensi che sia venuto apposta per
vederti?” domandò sulla difensiva l’uomo.
“L’hai detto tu non io.” Rispose la
giovane, guadagnandosi un grugnito da Severus , che voltò lo
sguardo verso il corridoio.
Allora il suo viso non manifestò la minima emozione ,ma
Hermione , ormai abituata a cogliere ogni piccolo particolare ,
notò una lieve contrazione della mascella, come se avesse
visto qualcosa di inopportuno.
Si sporse per guardare. Le ci volle un po’ per riconoscere la
coppia che chiacchierava amabilmente ad un po’ di distanza da
loro. Quando li riconobbe, tuttavia , non provò alcun
fastidio , anzi trovò la scena quasi patetica.
Bruce e Lavanda stavano facendo i piccioncini. I loro gesti
così affettati e zuccherosi dimostravano la sua teoria. Quei
due erano fatti per stare insieme.
“Ti dà fastidio vedere il tuo ex con
un’altra?” domandò Severus , tentando di
mantenere un tono indifferente.
Hermione scosse la testa.
“Assolutamente no. Mi spiace solo di aver sbagliato a
valutarlo come persona.”
“Sei giovane, può capitare.”
“Già … non avrei mai pensato che ,
sotto quell’aspetto da bravo ragazzo , si potesse nascondere
un egocentrico , narcisista. Certo a saperlo, mi sarei comportata
diversamente con lui … per esempio non ci sarei mai andata a
letto!” confessò la ragazza, per poi pentirsene
subito , notando l’agitazione provocata in Severus da
quell'affermazione.
Un sorriso le spuntò spontaneo sul viso.
“Non sarai mica geloso?”
“La gelosia è per gli stupidi.” Rispose
distaccato l’uomo, per poi schiarirsi la voce e aggiungere
“ vuoi qualcosa? Vado a prendere un
caffè.”
“No, grazie”
“Bene.” Chiuse il discorso l’uomo ,
alzandosi di scatto e lasciandola lì ancora stupita.
Severus tornò cinque minuti dopo, più calmo e
disteso. Hermione avrebbe voluto riprendere il discorso, ma la porta
dello studio si aprì e loro furono invitati ad entrare.
Igor Plump era come se lo ricordava. Con le guance rosse , quasi viola
, con il collo taurino e l’aria arcigna. Negli ultimi
mesi, l’uomo le si era tenuto a distanza, forse per
il timore che lei riferisse qualche suo gesto brusco a Severus , al
quale riservava sguardi pieni di terrore , senza nemmeno provare a
nasconderlo.
Severus dal canto suo sembrava molto soddisfatto di
quell’atteggiamento e se ne compiaceva. Quando infatti gli
consegnò la dichiarazione usò il suo tono
più mellifluo e aveva dipinto sul volto il suo miglior
ghigno da bastardo.
La disapprovazione di Plump era evidente. Tuttavia , accettò
di buon grado il parere di Severus e si costrinse addirittura a
congratularsi con Hermione per essere tornata tra le schiere dei suoi
studenti. Hermione giurò che l’uomo avrebbe
preferito auto-schiantarsi piuttosto che stringerle la mano , ma poco
le importava.
Usciti dall’ospedale , la giovane era euforica e non
riuscì a frenare la lingua da cui fuoriuscì un
fiume di parole che Severus ascoltò con pazienza.
“ … ti rendi conto che potrò tornare a
fare i turni di uno studente normale? Non dovrò
più spezzarmi la schiena con orari da panico!
Avrò molto più tempo per studiare e recuperare le
materie in cui sono rimasta indietro! Merlino , non mi sembra
vero!” concluse la ragazza.
“Sembra ci sia da festeggiare …”
Il sorriso di Hermione si affievolì un po’.
“Ecco … ho promesso a Ginny che ci saremmo
incontrate stasera. È una vita che non la vedo e non ho
avuto il cuore di dirle di no.” Si scusò la riccia.
“Non ti preoccupare. Avremo il tempo di rifarci.”
Le rispose Severus conciliante.
“Te la sei presa?”
“No. So che è colpa mia , se sei sparita dalla
circolazione …” le rispose l’uomo con un
mezzo sorriso.
Hermione rise.
Chiacchierando, i due giunsero in un vicolo appartato dove si sarebbero
potuti salutare e smaterializzare.
Severus si chinò per baciarla, ma la giovane lo
fermò.
“Aspetta … prima di andare , volevo dirti grazie.
Senza il tuo aiuto questo problema non si sarebbe mai
risolto.” Disse tesa.
Severus la guardò un attimo in silenzio.
“Non farti strane idee , non sarai mai in grado di preparare
delle pozioni come si deve. Ho firmato quella dichiarazione solo
perché mi hai sedotto.” Rispose pratico
l’uomo.
Hermione si rilassò.
Sapeva che quello che diceva non era vero e gli era grata per quello.
“Comunque mi dà fastidio.”
“Cosa?” chiese la riccia , cadendo dalle nuvole.
“Pensare che sei andata a letto con quel ragazzino ridicolo e
probabilmente anche con quell’idiota di Weasley.”
Quell’affermazione la spiazzò.
Le stava veramente confessando di essere geloso di lei?
“Non posso modificare il passato
…”rispose con la voce tremante.
“Questo lo so bene.” la rassicurò
Severus, poi abbassandosi le sussurrò
all’orecchio. “ perciò farò
in modo che tu non lo rimpianga.”
Dopo averle posato un piccolo bacio sulla guancia, l’uomo si
smaterializzò, lasciando Hermione pietrificata.
Arrivò all’appuntamento con Ginny con un quarto
d’ora di ritardo , senza saper spiegare cosa fosse successo.
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Capitolo 23 *** You are my Valentine ***
You are my Valentine
Salve mie care
lettrici ... voglio fare una piccola premessa a questo capitolo.
Non è stato facile scriverlo , soprattutto
perchè ho dovuto fare delle scelte in base alle mie
capacità descrittive e ai miei gusti, che potrebbero non
aver dato i risultati voluti. Spero comunque che vi possa piacere ed
emozionare. Fatemi sapere cosa ne pensate ^^.
Mi scuso con chi ha recensito se non sono riuscita a rispondere ai
vostri commenti, è un periodo delirante. Vi assicuro
comunque che li ho letti e che mi sono stati veramente d'aiuto, in
questo punto cruciale della storia!
Buona lettura!
Ad avvisare
Hermione che presto sarebbe stato San Valentino furono
l’invasione di cuori di cioccolata e non che riempivano ogni
angolo di strade , vetrine e negozi.
Tutte le felici coppie
intorno a lei infatti , avevano cercato di far finta che la festa non
ci fosse , ignare che lei non fosse per niente sofferente della rottura
con Bruce , ma felicemente coinvolta da una relazione con Severus Piton.
Aveva infatti deciso
di tenere per se la loro cosa, almeno per un altro po’.
Perciò, le ci era voluto parecchio sforzo per convincere
Harry e Ginny e successivamente i coniugi Potter a non annullare i loro
piani per il week end. Sembrava che tutti temessero che fosse
indelicato lasciarla sola e depressa il giorno degli innamorati. Ma chi
era lei per privare delle coppie così carine ed felici di un
fine settimana romantico ,per festeggiare San Valentino? Nessuno.
Perciò , dopo giorni di lotta l’aveva spuntata.
Con Severus aveva
evitato accuratamente l’argomento. Aveva
l’impressione che l’uomo non gradisse quella
ricorrenza, nemmeno in quel momento in cui avrebbe avuto qualcuno con
cui festeggiare.
Il giorno di San
Valentino arrivò in fretta e casa Potter si
svuotò la mattina stessa. I coniugi Potter partirono per uno
rifugio di montagna , mentre Harry e Ginny andarono a Parigi. Sarebbero
tornati solo domenica sera.
Certo non avrebbe
potuto chiedere a Severus di festeggiare San Valentino e nemmeno
regalargli una scatola di cioccolatini, tuttavia , considerò
che un invito a cena non sarebbe stato rifiutato.
Si accomodò
perciò sul suo letto e iniziò a scrivere su una
pergamena poche righe da inviare a Severus.
Aveva quasi finito ,
quando un grosso gufo nero picchiettò con il becco il vetro
della sua finestra.
Si
precipitò ad aprire e lo fece entrare.
Forse si era sbagliata
…
In fretta lesse il
messaggio.
C’era
l’orario dell’appuntamento e il luogo, niente di
più. Perplessa ricontrollò il foglio ma niente.
Alle nove avrebbe dovuto presentarsi a Spinner’s End.
Con un vestito nero
attillato, gli stivali con il tacco , truccata e pettinata di tutto
punto , Hermione si presentò puntuale davanti a casa di
Severus.
Contrariamente alle
sue abitudini, non entrò ma suonò la porta in
modo che l’uomo le venisse ad aprire. Sperava che avrebbe
apprezzato il suo aspetto.
Tuttavia le sue
speranze furono disilluse. Severus infatti aprì in fretta la
porta e , senza degnarla di uno sguardo e con un frettoloso ciao, le
voltò le spalle e si diresse in cucina.
Interdetta e un
po’ offesa, la riccia lo seguì.
In cucina non
trovò la tavola apparecchiata e il lume di una candela, ma
diversi piccoli calderoni che bollivano sui fornelli e una gran
quantità di piante sparse sul tavolo.
Era sbigottita.
Forse Severus
considerava romantico sbucciare radici per San Valentino?
“Puoi
tagliare a cubetti quella radice di mandragola, per favore.”
Le chiese Severus , completamente assorbito nel mescolare alla
brodaglia nera di una calderone del liquido violetto.
Nervosa la giovane ,
prese il tagliere e la sventurata radice e iniziò a
sminuzzarla.
Dopo un minuto quello
che ne restava erano delle fettine mal tagliate. Anche Severus
sembrò accorgersene.
“Mi sembrava
di averti chiesto dei cubetti. Non sei capace di farli?” le
chiese acido l’uomo.
Esasperata Hermione
sbattè il coltello sul tavolo.
“Scusa se
non sono della forma che piace a te! Ora vado a casa prendo righello e
squadra , calcolo l’area e li rifaccio!”
sbottò.
Severus la
guardò torvo.
“Non sarei
voluto essere qui stasera.”
“E allora
perché ci siamo?!”lo aggredì di nuovo
la ragazza.
“Perché
devo distillare questa pozione ma volevo passare anche del tempo con
te.”
Spiazzata Hermione
tacque.
“Silente ha
di nuovo dei dolori … sono più forti e non ho
potuto rimandare la pozione a domani.”
“Mi dispiace
Severus. Sono una stupida.”
Come aveva potuto
aggredirlo così? Se l’avesse cacciata avrebbe
avuto tutte le ragioni …
“Lascia
stare. Magari … tra un’ora dovrebbe essere pronta.
Ti va di venire con me ad Hogwarts ?”
“Certo che
mi va!” rispose prontamente Hermione.
Severus le sorrise.
“Comunque
… sei bellissima stasera.” Le disse , prima di
voltarsi e di riprendere il suo lavoro.
Sorridendo imbarazzata
, la ragazza cercò di rimediare al disastro combinato.
Alle undici la pozione
era pronta e i due lasciarono Spinner’s End.
Attraversare di nuovo
i corridoi di Hogwarts le provocò più
emozioni di quanto si aspettasse. Le tornarono in mente mille ricordi ,
che le riempirono il cuore.
Quelli erano stati gli
anni più belli della sua vita …
Assorbita dalla
nostalgia, non parlò molto, non si accorse di essersi
fermata davanti al gargoyle che nascondeva l’ufficio del
preside e nemmeno che Severus aveva pronunciato la parola
d’ordine.
Si
allontanò dall’infinita schiera di ricordi
solo quando la figura del vecchio preside le apparve davanti.
Sembrava ancora
più vecchio di come se lo ricordava. La pelle si era fatta
più sottile e pallida. Sembrava provato.
“Signorina
Granger che bello rivederla.” Le sorrise l’uomo,
pronunciando in quel modo le rughe sul suo volto.
“Grazie
signor preside anche per me è un piacere
rivederla.” Rispose imbarazzata la giovane. Si rendeva conto
solo in quel momento quanto equivoca potesse essere quella situazione.
Anzi non c’era proprio niente da equivocare. Era San
Valentino , lei era vestita da appuntamento ed era notte
fonda. Sicuramente Silente non avrebbe pensato che lei e Piton si
fossero incrociati per caso.
Quell’idea
la fece arrossire ancora di più.
Per fortuna Severus
stava spiegando al preside le dosi con cui prendere la
pozione e nessuno dei due fece caso alle sue guance che
andavano a fuoco.
Scambiati ancora
alcuni convenevoli , Silente si ritirò nelle sue stanze e
Severus ed Hermione si ritrovarono di nuovo soli.
“Silente lo
sa?”
“Lui sa
sempre tutto.”
“Ma se sa di
noi è perché glielo hai detto tu.”
Puntualizzò la ragazza.
“Può
darsi mi sia sfuggito qualcosa … ma nulla di
importante” si finse indifferente l’uomo.
“Ti va di andare in qualche posto in
particolare?”le chiese ,cambiando bruscamente discorso.
“Si. Ti
prego fammi fare un giro in biblioteca!” esclamò
Hermione emozionata.
Severus
alzò gli occhi al cielo.
Hermione
giurò di averlo sentito bofonchiare insopportabile
so-tutto-io , ma non ci fece caso.
Entrare in quel posto
così familiare, pieno di scaffali carichi di libri che
profumavano di vecchio ,fu bellissimo. Hermione girò per
mezz’ora seguita pazientemente da Severus , che ascoltava
tutto quello che lei aveva da dire su ogni libro che le capitava a tiro.
“Ti sto
annoiando?” gli chiese ad un tratto.
“No. Certo,
gradirei un attimo di pausa dai tuoi sproloqui e magari un briciolo di
attenzione, ma se proprio non puoi farne a meno ,continua.”
La prese in giro Severus.
Hermione lo
guardò.
Non credeva nemmeno
lei a quello che stava pensando.
Quando era in
compagnia di Severus si sentiva in pace con il mondo. Lui la capiva,
l’ascoltava , la completava. Non c’era mai un
momento, anche quando lui la prendeva in giro o era brusco e nervoso,
in cui lei volesse essere da un’altra parte. Voleva stare
accanto a lui, come non le era mai successo con nessun altro.
“Forse
è meglio fare una pausa … devo prendere
fiato.” Disse avvicinandosi , impacciata.
Lo baciò a
fior di labbra. Fece per tirarsi indietro , ma le braccia di Severus la
avvolsero, in modo da non interrompere il contatto.
Delicatamente
l’uomo la spinse contro una delle alte librerie. Ogni suo
bacio era un pozzo in cui Hermione voleva perdersi, ogni sua carezza
era un brivido che le correva lungo tutta la schiena.
I respiri di entrambi
si erano fatti sempre più corti e i loro corpi ormai
aderivano perfettamente.
Le mani di Hermione si
insinuarono sotto la camicia di Severus , che trattenne il respiro. Si
abbassarono poi verso la cintura dei pantaloni, ma lì
l’uomo la bloccò , prendendole il polso.
“Non
qui.” le sussurrò a poco più di un
soffio dalle labbra.
Hermione
annuì rapita dal momento.
Veloce ,Severus la
prese per mano e la guidò attraverso passaggi segreti di cui
lei non sapeva nemmeno l’esistenza.
In pochi minuti ,
entrambi a corto di fiato per la corsa e l’emozione, furono
nelle stanze del professore. Senza ancora parlare entrarono nella
camera da letto.
Tutta la foga di
quell’attimo svanì , per lasciare che
l’imbarazzo prendesse il possesso dell’animo di
Hermione.
Voleva che succedesse,
ma tutto d’un tratto , si sentiva una ragazzina alla sua
prima volta. Severus era un uomo maturo, con certo più
esperienza di lei. Che sarebbe successo se fosse andata male? Se non le
fosse piaciuta?
Notando
quell’esitazione , Severus le accarezzò il volto.
“Se hai
cambiato idea , possiamo andare via …” le
mormorò con voce dolce e leggermente incrinata.
Che fosse nervoso
anche lui?
“No. Voglio
restare qui.”
A quelle parole di
assenso, Severus la prese per mano e ,sedutosi sul letto , tenendola
davanti a sé, prima le fece evanescere gli stivali ,
poi,sfiorandole la pelle con le labbra e con le dita, le
sfilò il vestito. La prese in braccio , la distese sul letto
e aiutò la ragazza, tremante, a spogliarlo.
Quando furono distesi
l’uno accanto all’altra , con le gambe intrecciate,
Severus si fermò a contemplarla.
“Sei tesa.
Sicura di volerlo?” le domandò.
“Si.”
Rispose decisa Hermione. Non avrebbe resistito ad allontanarsi dal suo
corpo caldo. “ Sono solo un po’ nervosa
…” confessò poi, sentendosi
più sciocca che mai.
Le labbra di Severus
si incresparono in un leggero sorriso.
“Lo sono
anche io …”le confessò in un sussurro.
Poi vedendola sorpresa,aggiunse con voce bassa e roca “
… perché ,per la prima volta, mi importa
veramente.”
Al sentire quella
confessione , così sincera ed inaspettata, Hermione
pensò che il suo cuore potesse esplodere.
Lo baciò
con passione e spinse il suo bacino contro quello dell’uomo,
che d’istinto fece lo stesso.
Il suo desiderio era
quasi diventato bisogno. Bisogno di appartenergli completamente , di
arrendesi alle sue carezze sempre più profonde,ai suoi baci
e ai suoi morsi che seguivano una linea immaginaria sul suo corpo.
Quando,ad un tratto, l’uomo le bloccò i polsi
sopra la testa e le si mise sopra, era preda di mille sensazioni.
Quando entrò in lei , il piacere spazzò via tutto.
Vertigini. Quello
provava Hermione mentre , ancora avvolta nella lenzuola morbide, si
godeva i baci lascivi che Severus le stava depositando su una spalla.
Ma non era quella sensazione terribile di nausea che prova chi si
sporge da un piano troppo altro. No. Lei provava quella sensazione di
confusione che si ha una volta scesi da una giostra , quando
si ha il corpo attraversato da intense scariche di piacevole
adrenalina. Non pensava che il suo corpo potesse reagire in quel modo
al contatto con un altro. Eppure assaggiare la pelle di Severus era
stato diverso , il suo profumo era inebriante, tanto da temere di
diventarne dipendente. Non sapeva se doveva parlare di piacere ,
soddisfazione o lussuria, ma era certa che ciò che aveva
vissuto nelle sue esperienze precedenti le sembrava solo una pallida
copia della realtà. Con Severus era stato tutto
più intenso, più romantico e allo stesso tempo
più eccitante.
Si
stiracchiò, strofinando le gambe a quelle ruvide
dell’uomo accanto a lei.
Severus in risposta la
strinse ancora più forte, in silenzio. Non c’era
bisogno di parole tra loro, i gesti bastavano a far star bene entrambi
e a mantenere quel momento perfetto.
Solo dopo molto tempo,
Hermione sgusciò dalle braccia del suo ex professore.
“Dove
vorresti andare?” le domandò contrariato
l’uomo, cercando di ritirarla a sé.
“Devo
rivestirmi , per tornare a casa. Non vorrai mica che gli studenti
più mattinieri, vedano una donna sgattaiolare fuori dalle
tue stanze.” Rise la ragazza, sfuggendogli.
Severus fece una
smorfia.
“E’
sabato , non c’è nessun studente così
mattiniero, anche perché se fossero in giro ora avrebbero
violato il coprifuoco e si beccherebbero una bella punizione.”
Hermione rise di nuovo.
“Sei
già rientrato nei panni del terribile professor Piton!
Speravo che resistessi un po’ di più!”
L’uomo
rispose con un mugugno. Dopo di ciò si alzò e le
andò vicino.
Hermione
boccheggiò, quando l’uomo avvicinò i
loro corpi ancora senza vestiti e prese a baciarle il collo. Se avesse
continuato per qualche secondo in più , probabilmente
sarebbe rifinita a letto con lui. Invece Severus raccolse i suoi abiti
e iniziò ad indossarli.
In modo discreto
Hermione lo osservò.
Forse qualcuno avrebbe
potuto pensare che fosse pazza … ma per lei , la vista di
quell’uomo , con la camicia appena infilata , che lasciava
intravedere l’addome asciutto segnato da alcune cicatrici, e
i pantaloni ancora sbottonati era mozzafiato.
“Mi
dà fastidio essere fissato.” Le riprese
l’uomo ,abbozzandole un ghigno.
Hermione
perciò distolse lo sguardo in fretta e finì di
vestirsi,imbarazzata.
Stava appena
albeggiando , quando i due giunsero davanti a casa Potter.
Severus accompagnò la ragazza fino alla soglia.
Hermione infatti aveva
cercato di parlare di qualunque cosa pur di trattenerlo il
più possibile accanto a se e non farlo scappare alla sola
vista della casa.
Provò una
fitta al cuore quando , dopo aver aperto la porta, si voltò
a guardarlo e lo scoprì fissare la villetta, con lo sguardo
perso in chissà quale posto e chissà con quale
persona.
“Allora io
vado.” Annunciò, con gli occhi che iniziavano a
bruciarle.
Come aveva potuto
pensare anche solo un momento che una notte potesse valere
più di vent’anni d’amore?
“Sembra che
non ci sia nessuno in casa.”esordì
l’uomo , ignaro dei mille pensieri che affollavano la mente
della giovane.
“Sono tutti
via per il week end.”
“Mh
… pensi che potrei entrare? Sono stanco …se mi
smaterializzo ora , rischio di spezzarmi.” Spiegò
Severus.
Di slancio Hermione lo
abbracciò.
“Certo che
puoi entrare!” Esclamò, tirandolo dentro ancora
sorpreso per quel moto di gioia.
Emozionata , la
ragazza lo guidò fino a camera sua e poi lo
osservò divertita , mentre si aggirava circospetto come un
gatto in mezzo alle sue cose. Forse il fatto che il colore predominante
fosse il rosso lo infastidiva. Tuttavia l’uomo non fece
nessun commento.
Dormirono abbracciati.
Si svegliarono nel primo pomeriggio, un po’ storditi. Si
attardarono sotto le coperte , fino a quando , il letto ad una piazza e
mezzo di Hermione , non divenne troppo stretto.
La giovane
capì ben presto che la stanchezza era una bugia. Sarebbe
stato troppo semplice per un uomo così complicato
confessarle di voler rimanere con lei.
Trascorsero
l’intera giornata insieme. Passeggiarono mano nella mano per
il centro città di un paese vicino, tornarono nella locanda
del loro primo appuntamento , dopo un piccolo battibecco ,
poiché Severus si rifiutava di mangiare qualunque cosa fosse
cucinato da Hermione.
Fare l’amore
quella notte le piacque ancora di più.
La mattina
seguente,purtroppo, Severus dovette fare ritorno ad Hogwarts.
Hermione avrebbe voluto farlo restare ancora , ma sapeva che non
sarebbe rimasto ,soprattutto rischiando di incontrare i Potter di
ritorno dal loro viaggio.
Lo baciò
perciò mille volte, prima di vederlo sparire davanti ai suoi
occhi.
Non aveva mai pensato
che la mancanza di una persona potesse essere così dolorosa
e il bisogno di averla accanto potesse farsi così urgente.
Scossa da quei
sentimenti, cercò di impegnare la mente in tutti i modi
possibili. Studiò e sistemò la casa in modo che
nessuno potesse sospettare il passaggio di qualcuno oltre lei.
L’unica cosa
che lasciò intatta fu il letto della sua camera ,ancora
disfatto. Voleva che rimanesse così , per avere la prova di
non aver vissuto solo un lungo e bellissimo sogno.
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Capitolo 24 *** Confessioni ***
Confessioni
Userò poche
parole per descrivere questo capitolo: la quiete prima della tempesta!
Buona lettura!
Una tazza
di cioccolata bollente fumava accanto ad una pila di libri, in cui era
sprofondata la testa di Hermione.
Studiare in un bar le
era sembrata sempre una cosa buona solo nei film , eppure in quel
periodo si era dimostrata una soluzione molto utile. Soprattutto da
quando aveva dovuto abbandonare la sua camera, che le distraeva la
testa con troppe immagini di lei e Severus occupati in
attività ben più interessanti dello studio.
All’inizio aveva provato a concentrarsi e a scacciare dalla
mente quei pensieri poco casti, ma poi un giorno , mentre sfogliava un
enorme libro su delle piante velenose, seduta sul letto , le era caduto
accidentalmente l’occhio sulla propria scrivania.
Immediatamente la sua mente l’aveva riportata a quando , la
notte dopo San Valentino, lei e Severus , entrambi un po’
brilli , si erano letteralmente strappati i vestiti di dosso , quasi
distesi su quell’innocente mobile. In quel momento a corto di
fiato e con terribili vampate , aveva raccolto le sue cose ed
era scappata dalla stanza.
Aveva dovuto
perciò cercare una nuova sistemazione per studiare , che
fosse neutrale , o che almeno la distraesse da quei pensieri insistenti
su Severus , che purtroppo non avrebbe potuto vedere per alcuni giorni.
Fortunatamente aveva trovato rifugio in una cioccolateria molto carina.
Era un posto piccolo , vicino alla Gringott , dove servivano migliaia
di tipi di cioccolata diversa, in tazzine di forma abbinata.
Era un posto
rilassante , silenzioso e soprattutto le forniva tutta la
quantità di zucchero necessaria per sopravvivere alla
mancanza del suo uomo.
“Allora
è questa la tua tana!”
La voce squillante e
un po’ stizzita di Ginny la fece trasalire.
Come aveva fatto a
trovarla? Aveva accuratamente evitato di dire a chiunque dove andava a
studiare per rimandare quel faccia a faccia.
Dal suo ritorno da
Parigi,infatti, la rossa l’aveva sommersa di lettere in cui
le chiedeva di uscire. Hermione moriva dalla voglia di incontrare la
sua migliore amica. In particolare gli sviluppi della sua storia
avevano fatto crescere in lei il bisogno di parlarne con la sua
confidente. Tuttavia un sacco di paure l’avevano bloccata.
Come avrebbe reagito
Ginny alla notizia che stava con Severus e soprattutto ci andava a
letto? Sarebbe rimasta disgustata? Le avrebbe tolto la parola o
l’avrebbe fatta internare?
Insomma
quell’incertezze l’avevano spinta ad evitare in
tutti i modi la sua amica. Se l’avesse incontrata infatti non
sarebbe riuscita a trattenersi dal raccontarle tutto o , se ce
l’avesse fatta , sicuramente la rossa avrebbe sentito puzza
di bruciato e avrebbe iniziato ad indagare, facendo crollare le sue
difese in meno di due minuti.
Sembrava tuttavia che
il giorno tanto temuto fosse arrivato.
Hermione
considerò anche la possibilità di cercare delle
vie di fuga, ma senza successo.
Era spacciata!
“Ginny! Che
bello vederti!” esclamò con voce squillante e
totalmente innaturale , giusto per allontanare ogni sospetto.
La rossa non
commentò ma , con un’espressione severa , degna di
Molly Weasley , le si sedette accanto.
“Cosa ti sta
capitando?” le chiese ,andando diretta al punto.
Purtroppo non era
proprio di Ginny fare giri di parole …
“Niente.
Cosa vuoi che mi stia succedendo? Sono presa dallo studio …
sono rimasta indietro e cerco di recuperare come meglio posso! Non vedi
quanti libri!” rispose Hermione , cominciando a mostrarle
stupidamente qualche copertina.
Mentre ancora la
riccia si agitava, la rossa la bloccò , prendendola per le
spalle.
“Hermione
calmati! Sono io, Ginny … con questo teatrino della ragazza
stressata per lo studio , potrai incantare qualcuno, potrai convincere
Harry , che è un maschio e non ha spirito di osservazione ,
ma non me. Ti prego sfogati … qualsiasi problema
lo risolveremo insieme.”
A quelle parole gli
occhi di Hermione si gonfiarono di lacrime.
Quanto le era mancata
Ginny … quanto le erano mancate le loro confidenze e i loro
scherzi … tuttavia la sua amica sarebbe stata in grado di
capirla anche quella volta?
“Ginny
… vedi … il mio in realtà non
è un problema , anzi è una cosa bellissima
…” mormorò.
“Un motivo
in più per parlarne!Sicuramente c'entra un uomo
...” la incoraggiò Ginny , stringendole una mano.
“Ecco
sì…ma non è una cosa semplice da
raccontare … potresti rimanerci male …”
“E’
successo qualcosa tra te ed Harry?”domandò subito
la rossa , con la voce già tremante di pianto.
“No! Per
Merlino ma che vai a pensare!” si affrettò a
tranquillizzarla Hermione.
“E allora
cosa c’è di così terribile da non
potermene parlare?” insistette Ginny , ritornando in
sé.
Non aveva ancora
finito di farle la domanda che una luce attraversò i grandi
occhi castani della ragazza. Hermione sperò che ci fosse
arrivata da sola.
“Non sarai
mica tornata con quel baccalà di mio fratello?”
chiese allarmata la rossa.
“Assolutamente
no!”
“Con il
borioso curatore, giusto per far morire Lavanda affogata nella sua
bile?”
“Che
immagine orrenda Ginny! Comunque no!”
“Hai deciso
di fare una gita fuori porta in Bulgaria per trovare Krum?”
“Ma che ti
metti a pensare?!” brontolò Hermione, esasperata.
Possibile che
la fantasia della sua migliore amica potesse arrivare fino ad
una sua fiamma scolastica , ma non a Severus? Erano una coppia
così improbabile?
“Insomma
Hermione non so a chi pensare … peggio di quei tre non
c’è nessuno!” concluse Ginny
candidamente.
“Lo so! Ma
infatti non c’entra nessuno di loro! Quelli sono dei
ragazzini immaturi e poco intelligenti … perdonami lo so che
Ron è tuo fratello …” Ginny le fece
segno di fregarsene e di continuare “ … lui invece
è un uomo maturo , brillante ,acuto, affascinante, sexy
…”
“Tesoro non
ti surriscaldare ,perché io non ti posso
spegnere!” la richiamò alla realtà
Ginny.
Hermione
desiderò scavarsi una fossa seduta stante.
“Sembra che
quest’uomo ti piaccia molto … l’hai
conosciuto al San Mungo?”
La riccia scosse la
testa.
“Dai
Hermione mi farai impazzire con tutto questo mutismo … dimmi
chi è l’uomo del mistero!” la
supplicò la rossa.
La riccia
indugiò un attimo, poi decise di provare. Era la sua
migliore amica da anni , era giusto fidarsi di lei e sperare che per il
suo bene , riuscisse ad andare oltre le apparenze.
“Si chiama
Severus.” buttò lì Hermione , in attesa
che l’altra accusasse il colpo.
“Beh
è un nome particolare , visti i precedenti non fa
ben sperare, ma sono sicura che conoscend- … oh.”
Il colpo era arrivato.
La rossa
sembrò aver perso la capacità di interagire e
aveva gli occhi spalancati per lo stupore.
“Stiamo
parlando di quel
Severus?”
Hermione
annuì, mentre si tormentava il labbro inferiore.
Ci fu un attimo di
silenzio, in cui la riccia pensò di impazzire.
“Quando lo
dirai ad Harry ,spero di avere una macchina fotografica con me , la sua
faccia sarà insuperabile!” scherzò
Ginny.
Il peso accumulato nel
petto di Hermione da giorni , si sciolse all’istante.
Abbracciò Ginny , stringendola forte.
Era la sua migliore
amica … avrebbe dovuto credere da subito che non
l’avrebbe giudicata.
“Ma come hai
fatto? Cioè … insomma come è successo
che tu e lui … perché lui è innamorato
, anzi era
innamorato di Lily ,da quello che mi dici…”
“Con il
tempo , le lezioni … quei giorni in cui sono stata a
Spinner’s End , ci siamo avvicinati e conosciuti …
Severus non è l’uomo burbero e arcigno che tutti
conosciamo. È una persona molto migliore di quanto si pensi
e di quanto lui voglia far vedere.”
“Sicura
vero di non aver ingerito qualche strano filtro
d’amore,magari andato a male?”
“Ginny no!
Sono nel pieno possesso delle mie facoltà
mentali!” ribattè Hermione.
“Scherzavo!
Era solo per controllare … visto che difficilmente si sente
parlare così di Severus Piton!”
“Lo so
è strano , ma è la semplice
verità.”
“E io sono
contenta per te …” le disse Ginny, per poi
assumere un’espressione strana. Aveva assottigliato gli occhi
e la bocca era distesa in un sorrisetto che non prometteva niente di
buono.
“Ora
capisco, perché hai insistito tanto che tutti partissimo a
San Valentino … volevi casa libera per te e il tuo
pipistrellone!”
“Ginny ma
che vai a pensare! Non è vero!” negò
imbarazzata Hermione, tentando in tutti i modi di non avvampare.
“Stai
arrossendo! Ti ho scoperto!” rispose Ginny , scoppiando a
ridere.
“Ginny
abbassa la voce ci stanno guardando tutti!” la
supplicò Hermione , riuscendo a calmarla.
“Ok ...
dimmi solo una cosa … l’avete fatto sul divano del
salotto dei Potter? Perché se si, non mi ci siedo
più!”
“L’abbiamo
fatto solo in camera mia, contenta? Potrai ancora sederti sul
quel bel divano!”
“Meno
male!” rise ancora la rossa, coinvolgendo anche Hermione.
Ridere fu liberatorio.
“Pensavi di
dirlo anche ad Harry,vero?”
“Si
… lo vorrei tanto. Ho solo paura che la prenda
male.”
“Sono paure
infondate, dovresti saperlo! Harry è il tuo migliore amico,
ne avete passate tante insieme , pensi veramente che potrebbe
allontanarsi da te , solo perché te la fai con
Piton?”
“No, hai
ragione. Dovrò solo trovare le parole adatte, per non
turbarlo …”
Ginny
sospirò.
“Come vuoi
… comunque per la cronaca dovrebbe arrivare a
momenti , ci eravamo dati appuntamento qui dopo i
corsi.”
Come detto da Ginny,
pochi minuti dopo arrivò Harry, con i soliti capelli
scoppiati. Il ragazzo baciò Ginny sulle labbra e poi ,
sorridente , abbracciò Hermione.
“Visto ,
sono riuscita a stanarla!” gli disse Ginny, facendo quasi le
fusa.
“Meno male!
Abitiamo nella stessa casa eppure non ti vedo mai!”
esclamò Harry ,mentre si accomodava al tavolo.
Hermione non fece in
tempo a rispondere , che Ginny lo fece per lei.
“Amore non
le stare addosso! In questo periodo Hermione era impegnata a fare sesso
con Piton …”
“Ginny!”
strillò Hermione , mentre tentava di far rialzare Harry, che
per la notizia non aveva centrato la sedia ed era rovinato a terra.
Ormai metà
della clientela li guardava infastidita.
“Che
c’è?! Ora non hai più il problema di
dirglielo!” protestò Ginny , sistemando gli
occhiali sul naso di Harry che aveva preso posto accanto a lei.
Il povero ragazzo
sembrava aver ricevuto una bastonata sulla testa. Era pallido , aveva
gli occhi quasi fuori dalle orbite e li spostava furiosamente dal viso
di Ginny a quello di Hermione , nella speranza di capirci qualcosa.
“Harry non
volevo che lo sapessi così …” si
scusò Hermione , lanciando un’occhiata omicida a
Ginny. “comunque non ero impegnata a fare solo sesso
… io e Severus ci frequentiamo come una coppia
…”
La mano alzata del
moro la interruppe.
“Harry io
…” mormorò con voce rotta.
Stava succedendo
quello che temeva. La giudicava. Stava per perdere il suo migliore
amico …
Il giovane ,
però, le prese una mano, tranquillizzandola, poi la
guardò dritta negli occhi.
“Ti fa stare
bene?”
“Si.”
Rispose sicura la ragazza.
“Lui
…” il moro prese un profondo respiro
“ricambia i tuoi sentimenti?”
“Si.”
Harry le fece un
sorriso un po’ tirato , ma sincero.
“Allora ,
anche se è piuttosto strano solo felice per te
…”
“Non vuoi
sapere come ci siamo messi insieme oppure …”
domandò Hermione
“No , no, no
…” scosse la testa il giovane “ mi basta
sapere che stai bene e che non ho le allucinazioni
…”
“Che vuoi
dire?”
“Beh
… il giorno del compleanno di mamma , vi stavate per baciare
in cucina , no?”
Hermione non sapeva
cosa dire. Stava ancora con Bruce in quel momento.
“Io
… si … lo so che non è stato un bel
comportamento nei confronti di Bruce, ma io … lui
… noi , ecco , era stata una cosa improvvisa
…” balbettò.
Harry rise.
“Herm non so
come sia successo , ma già da quando seppi che ti eri
rifugiata a Spinner’s End capii che la presenza di
Severus ti faceva star bene… molto più di quella
di Bruce. Poi vi vidi in quella situazione …”
“Perché
non mi hai chiesto niente?”
“Non lo so
… forse avevo paura di turbare la tua serenità,
mettendoti davanti a dei fatti, che magari erano solo di
passaggio.”
Per la seconda volta
Hermione si commosse.
Come aveva fatto a
meritarsi degli amici così splendidi? Ginny ed Harry , a
parte lo stupore iniziale , la guardavano con gli stessi occhi di
sempre.
Non sapendo bene che
fare, la giovane li abbracciò entrambi , rischiando di
strozzarli.
“Hermione
però devo chiederti una cosa …” le si
rivolse serio Harry , non appena li ebbe lasciati.
“Dimmi.”
“Per favore
… non organizzare uscite a quattro.”
A quelle parole tutti
e tre scoppiarono a ridere.
“Non temere
Harry. Credo che Severus sarebbe del tuo stesso parere.”
|
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Capitolo 25 *** Ama, Severus ***
Ama, Severus
Salve a tutti! Sono
riuscita a pubblicare esattamente dopo una settimana , nonostante le
feste e le abbuffate, che appesantiscono lo stomaco e la mente ^^ ...
purtroppo vi avviso subito che pubblicherò il prossimo
capitolo dopo l'Epifania , sia perchè lo devo ancora finire
, sia perchè parto (yuppi !).
Vi auguro buona lettura e Buone Feste^^
Hermione era andata a letto da un’oretta, in cerca di un
po’ di riposo dopo la terribile giornata passata in
reparto, ma il sonno non ne voleva sapere di arrivare. Si era rigirata
un’infinità di volte in mezzo alle lenzuola , fino
a che queste non l’avevano quasi strangolata , costringendola
ad alzarsi.
Nervosa
ed esausta , aveva preso un libro e aveva iniziato a sfogliarlo , ma
senza prestare veramente attenzione alle frasi lette.
Purtroppo
era ben consapevole che era tutto inutile. Conosceva fin troppo bene il
problema, che ormai la assillava giorno e notte.
Le
mancava Severus. E non solo dal punto di vista fisico, sentiva il
bisogno di parlare con lui o di averlo semplicemente accanto
…
Hermione
sbuffò spazientita.
Purtroppo
l’uomo non aveva l’abitudine di scriverle molte
lettere, anzi riceverne una era un evento. Inoltre le poche pergamene
che le aveva inviato , erano concise e distaccate. Non che la ragazza
si aspettasse qualcosa di diverso, anche se ogni volta sperava di poter
scorgere tra quelle poche righe , scritte con quella calligrafia aguzza
e dura, qualcosa che le dimostrasse almeno un po’ del suo
interesse, ma niente. Perciò , lei stessa, nonostante fosse
logorata dalla lontananza , si conteneva per evitare di infastidirlo.
Quella
sera , tuttavia , proprio non era riuscita a trattenersi.
Dopo
aver scritto poche righe su un foglio,però si rese conto che
lei non possedeva un gufo e che l’unico disponibile era
Edvige, che in quel momento era sicuramente in giro a cacciare qualche
topo.
Abbattuta
si lasciò cadere sul letto, guardando storto Grattastinchi
che , beato , dormiva sulla sua poltrona rossa.
Forse
aveva ragione Ron , quando le disse che era pazza ad aver comprato quel
gatto … certo se fosse stata in grado di ideare un
incantesimo per fargli spuntare le ali…
Dandosi
della scema , accartocciò la pergamena e la tirò
contro il gatto che , svegliatosi, le soffiò e
scappò dalla stanza.
Un
picchiettare furioso, la distrasse dai suoi pensieri.
In
un lampo, aprì la finestra all’enorme gufo nero,
che ormai aveva imparato a riconoscere. Il povero pennuto era gonfio e
bagnato, il che lo faceva assomigliare ad una palla da bowling da
undici chili. Doveva essere inoltre molto nervoso, notò
Hermione , visto che schioccava il becco ripetutamente e
tentò di morderla , quando si avvicinò per
sfilargli la lettera dalla zampa.
Era
emozionatissima.
Tuttavia
, la sfortuna sembrava perseguitarla. L’acquazzone non aveva
solo inzuppato il messaggero , ma anche il messaggio.
Della
lettera infatti la giovane potè leggere poco meno di qualche
parola, che fu comunque sufficiente.
*
Arrivare
davanti allo studio di Severus non fu particolarmente facile. Quella
notte, dopo essersi calata dalla finestra, cosa agevole solo nei film ,
per evitare di svegliare il resto della casa ed essere sommersa dii
domande,si era diretta velocemente ad Hogwarts. Quando era
venuta a scuola con Severus i cancelli erano aperti e le luci accese.
In quel momento ,invece, questi erano ben chiusi e si ergevano
imponenti davanti a lei.
Dovette
perciò aggirarli attraversando la Foresta Proibita di corsa.
Neanche il giardino era come lo aveva sempre visto. Tutto era buio e
tetro. Maledicendosi per l’idea che le era venuta,
evocò una piccola luce che le illuminasse la via da
percorrere, sperando che Hagrid non notasse quello strano movimento e
decidesse di darle la caccia.
Giunse
nei sotterranei, stanca per la corsa, bagnata , come il grosso gufo
nero, che, rimasto dai Potter, probabilmente le stava distruggendo la
stanza, e anche un po’ spaventata.
Chi
l’avrebbe mai detto che Hogwarts vista di notte , senza i
propri amici, fosse così spaventosa?
Era
poco distante dall’ufficio di Severus , quando la porta si
aprì.
“Signor
Fitch , se la trovo ancora in giro per i corridoi , sappia che il campo
da Quidditch sarà solo un bel ricordo per lei!”
Il
mal capitato tassorosso annuì pallido in volto e se ne
andò. Hermione fece appena in tempo a scostarsi , per
evitare che il ragazzino , avrebbe giurato , in lacrime le finisse
addosso, mentre correva probabilmente verso la sua sala comune.
Sospirando
la giovane , non appena lo studente fu sparito dalla sua visuale , si
diresse verso la porta chiusa e bussò decisa.
Dopo
poco Severus riapparve.
“Fitch
non le è bastata la puniz …”
Lo
sguardo stupito dell’uomo riempì Hermione di
soddisfazione.
“Professor
Piton mi fa entrare o vuole farmi ammuffire sulla soglia?”
domandò, sentendosi per la prima volta in vantaggio nel loro
rapporto.
Riuscire
a sorprendere un tipo come Severus non era cosa da poco.
Entrò
sicura nello studio , senza che l’uomo proferisse parola.
Sentì la porta chiudersi alle sue spalle.
“Come
hai fatto ad entrare?” le chiese Severus, accigliato.
“Sono
passata per la Foresta Proibita, ho seguito un sentiero buio e tortuoso
fino ad un piccolo passaggio segreto e sono arrivata giusto in tempo
per vederti maltrattare un povero studente …”
“Se
lo meritava e poi i miei metodi non ti riguardano.”
Tagliò corto Severus , con aria indifferente.
“Perché sei qui?” le chiese poi secco.
Per
un attimo , Hermione pensò di aver toppato.
Forse
presentarsi così , senza avvertirlo non era stata una grande
idea …in una persona qualunque lo stupore sarebbe dovuto
essere sostituito dalla contentezza , non dall’irritazione.
“Ho
ricevuto una tua lettera e ho pensato …”
“Di
solito ad una lettera si risponde con un’altra
lettera.”
“Si
lo so , però il tuo gufo era tutto bagnato e non si leggeva
quasi niente ,perciò …”
“Perciò
hai pensato fosse saggio presentarsi qui, senza dirmi
niente.” concluse per lei Severus.
“Mi
dispiace, non volevo essere invadente , ma era tanto che non ci
vedevamo e ho colto l’occasione. Evidentemente ho fatto una
sciocchezza … me ne vado.”
Detto
ciò Hermione raccolse la sua borsa e si avviò
spedita verso la porta , ma Severus l’afferrò per
un polso e la tirò a sé.
“Dove
credi di andare in queste condizioni?” le mormorò
con le labbra sui capelli.
“Vado
a casa, ad asciugarmi e a rimpiangere di aver fatto tutta questa fatica
per venire a trovare uno come te!” ringhiò
Hermione , cercando di svincolarsi dalla sua presa, ma senza risultati.
Potè
sentire le sue labbra premute contro i suoi capelli , distendersi in un
ghigno.
“Ti
diverti?! Sono giorni che non ci vediamo , ne ci sentiamo , mi presento
qui e tu ti innervosisci … mi sei mancato ,per
Godric ,ma ora ti vorrei affogare nel lago Nero!”
cercò ancora di liberarsi la giovane.
Severus
allora lasciò la presa, permettendo alla ragazza di
fronteggiarlo.
Era
furiosa. Lo guardava con gli occhi stretti e le labbra , che di solito
erano come disegnate , ora erano strette tra di loro e pallide.
“Stai
tremando.” Fu l’unica cosa che le disse.
“Lo
so. Ho freddo.”
“Forse
è meglio che ti asciughi.”
“Lo
farò quando sarò a casa. E non far finta che ti
interessi.”
“Smetti
di fare la ragazzina. Quando sarai a casa , ti sarà
già salita la febbre.” Le rispose calmo Severus.
“Niente
che una semplicissima pozione non possa curare.” Rispose
velenosa Hermione.
Severus
sospirò.
“Ora
che ti sei sfogata , puoi calmarti?”
“No.”
“E
si può sapere perché?”
“Perché
sei un bastardo, quando fai così!”
“Sono
solo sorpreso.” Spiegò l’uomo.
“Bel
modo di essere sorpresi! Se qualcuno ti fa una sorpresa per il
compleanno cosa fai lo cruci?”
“Può
darsi.” Rispose Severus , trattenendo a stento un ghigno.
“Bene.
Allora te lo ridico: sei un bastardo!”
“E
tu una pazza.”
Hermione
fece per rispondere , ma Severus le posò un dito sulle
labbra. “ Sei una pazza perché hai rischiato
grosso , attraversando la Foresta Proibita e il parco completamente
sola. Se mi avessi avvertito ti sarei venuto a prendere ai cancelli
… ma come al solito lo spirito Grifondoro non si smentisce
mai , poca praticità e un sacco di audacia inutile.
È il minimo irritarsi , sentendo che te ne sei andata in
giro in mezzo ad ogni genere di creatura , sotto il diluvio universale
, senza nemmeno dirmelo.”
Dopo
aver finito , Severus spostò l’indice dalla bocca
della ragazza , per darle la possibilità di rispondere, ma
quella , a corto di parole , invece di ribattere , lo baciò.
“Questo
conferma che sei una pazza.”
“Oh
sta’ zitto e baciami.” Gli disse Hermione. Senza
più replicare l’uomo obbedì.
Staccarsi
fu difficile , ma alla fine Severus ebbe la meglio e convinse Hermione
ad asciugarsi.
La
ragazza era nella camera da letto dell’uomo , occupata a
recuperare il suo maglione ridotto una spugna, quando Severus apparve
alle sue spalle e glielo tolse dalle mani.
“Che
fai?” domandò stupita.
“A
questo ci penso io … tu vai a farti un bagno, è
già tutto pronto.”
“Un
bagno?”
“Si,
sai una vasca , dell’acqua calda , schiuma , bolle
…”
“Lo
so cos’è un bagno … me lo hai preparato
tu?”
“Si.”
“Davvero?”
“Ho
detto vai a farti il bagno, se non vuoi che me ne penta e ti sbatta
fuori dalla scuola senza nemmeno le scarpe.”
Sibilò l’uomo.
Hermione
alzò gli occhi al cielo.
Tutte
le volte che faceva un gesto carino nei suoi confronti , doveva
compensare trattandola male …
Entrata
nel bagno , un dolce profumo di pino l’avvolse. Davanti a
lei, la vasca da bagno era piena d’acqua fumante e schiuma.
Senza
aspettare oltre , si tolse la maglietta a spalline , i jeans e
l’intimo lasciandolo tutto sparso per terra, si
tirò su i capelli e si infilò
nell’acqua bollente.
Coccolata
dal calore , chiuse gli occhi e si sentì subito meglio.
Non
l’avrebbe mai ammesso davanti a Severus , ma zuppa come era ,
probabilmente si sarebbe veramente ammalata.
“Il
tuo disordine ha dell’incredibile …”
La
voce di Severus , non più irritata , ma calma e suadente le
fece riaprire gli occhi.
L’uomo
era inginocchiato accanto alla vasca e la osservava.
Il
suo primo istinto fu quello di coprirsi, ma poi notando che la schiuma
, ancora abbondante , la copriva tutta si rilassò.
“Scusa
di solito non sono così …”
mormorò, incrociando le braccia sul bordo della vasca e
appoggiandovi la testa.
“Ma
non vedevi l’ora di farti un bagno caldo
…” la interruppe Severus , accarezzandole il viso.
Hermione
sorrise. “Mh … forse un pochino”
Severus
sospirò. “Lascia che ti aiuti a riscaldarti un
po’ …”
Prendendo
una spugna iniziò a bagnarle con movimenti circolari la
schiena, poi le spalle e il collo. L’acqua calda le correva
lungo la pelle , rigenerandola e il tocco di Severus le produceva
brividi in tutto il corpo.
L’uomo
si prese cura di lei , senza tentare di chiederle di più,
poi , dopo il bagno , l’avvolse in asciugamano candito e la
portò con sé sul grande letto.
Hermione
, mentre Severus l’accarezzava e la stringeva a
sé, non potè fare a meno di domandarsi come
quella potesse essere la stessa persona che , poco prima ,
l’aveva aggredita nello studio.
“A
cosa pensi?” le sussurrò Severus , posandole un
bacio su collo.
“A
quanto tu possa essere acido e cattivo in certi momenti …
eppure ora …”
“Eppure
ora?”
“Ora
non lo sei … anzi … sei …”
preferì non finire la frase.
Sarebbe
stato rischioso definirlo dolce …
Severus
alzò un sopracciglio e poi scosse la testa.
“Sono
acido , se la gente merita di essere trattata
così.”
“Per
te tutti se lo meritano.”
“Non
è vero … diciamo solo la maggior parte.”
“Invece
sarebbe giusto che la gente conoscesse la parte migliore di te
…” ribattè Hermione , guardandolo
dritto negli occhi.
“Non
sai quel che dici.” Tagliò corto l’uomo
, chiudendole la bocca con un bacio.
La
ragazza tuttavia si spostò , mettendosi a sedere sul letto.
Severus la guardò torvo.
“Si
che lo so … perché mi farebbe piacere che Harry e
Ginny ti conoscessero come ti conosco io, così potrebbero
capire davvero ,perché sto così bene con
te!”
A
quelle parole , la giovane percepì al suo fianco il corpo
dell’uomo irrigidirsi.
“Hai
detto qualcosa alla Weasley e a Potter?”
Quella
domanda era un sibilo freddo e risentito.
“Beh
… si , qualcosa … gli ho detto che ci
frequentiamo. Ho pensato …”
“Hai
pensato male.” La freddò Severus , staccandosi dal
suo corpo e alzandosi dal letto.
“Silente
lo sapeva, perciò credevo fossi libera di parlane anche con
i miei amici.” Disse risentita la giovane.
“Non
ti è nemmeno passato per la testa di chiedere il mio
parere” sibilò ancora l’uomo , che
passeggiava su e giù per la sua stanza.
“No.
E’ vero forse avrei dovuto dirtelo prima ma ormai quello che
è fatto , è fatto … tanto prima o poi
l’avrebbero saputo , no?”
Severus
non rispose, ma distolse lo sguardo.
“
… perché se la nostra storia andasse avanti
usciremmo allo scoperto , vero? …” la voce di
Hermione cominciava ad incrinarsi.
Perché
non le rispondeva?
“Severus
ti prego rispondi : Tu vuoi vivere la nostra storia alla luce del sole
, vero?”
All’ennesimo
silenzio dell’uomo , la giovane scese dal letto e lo
costrinse a guardarla.
“Rispondi
, dannazione!” gridò , in preda al panico.
Era
veramente intenzionato a vivere la loro storia , come se avessero
qualcosa di cui vergognarsi?
“Non
lo so.”
Sentire
quelle parole , così distaccate , così fredde e
crudeli , le fece mancare il respiro.
La
ragazza chinò la testa, mentre delle lacrime calde le
solcavano le guance.
In
fretta raccolse la sua roba. Severus la osservò in silenzio
, ma non la fermò. Prima di uscire dalla porta della stanza
, Hermione si voltò. Aveva il viso rigato di lacrime.
“Hai
ragione tu. Sono stata solo una pazza, perché ho cercato di
accettare i tuoi sbalzi d’umore e di non arrabbiarmi per i
tuoi trattamenti glaciali e di cercare un po’
d’affetto in quei pochi momenti che mi concedi…
”
“Hermione
non capisci.”
“No!
E non voglio nemmeno capire perché
l’uomo di cui mi sto innamorando , non sappia se vuole
vivere la nostra storia davanti al resto del mondo.”
Detto
ciò , uscì sbattendo la porta.
Piangendo
, iniziò a correre verso l’uscita principale della
scuola e non si accorse nemmeno dello scintillio di due occhiali a
forma di mezza luna, che la seguivano.
Nel suo
ufficio , Severus era seduto sulla sua poltrona , con lo sguardo perso
nel vuoto.
Perché
non le aveva risposto di sì? Aveva così tanta
paura del giudizio degli altri ,da rischiare di perdere una persona a
cui teneva così tanto? No. Non gli era mai interessato
ciò che dicevano gli altri di lui, eppure aveva detto solo non lo so.
Si
passò la mano tra i capelli.
Aveva
detto che si stava innamorando di lui. Piangeva perché
l’aveva ferita e, nonostante tutto , lui l’aveva
lasciata andare … anche se quello poteva dire averla persa
per sempre.
La
gola gli si era chiusa.
Che
avesse reagito così al pensiero di Lily? No. Ormai nella sua
mente Lily era solo un’amicizia.
E
allora perché?
Quando
sentì aprire la porta, si voltò di scatto.
Forse
era tornata.
Ma
alla vista della figura del vecchio preside , che lo guardava bonario ,
le sue speranze andarono in pezzi e lui tornò a fissare il
vuoto.
“E’
andata via piangendo ,Severus.”
“Lo
so.”
“E
non fai niente per fermala?” domandò il vecchio
preside con tono retorico.
“No.”
Da
chiunque altro Severus si sarebbe aspettato di sentirsi chiedere
Perché, ma non da Albus. Lui aveva già il suo
perché.
L’uomo
infatti si accostò a lui e gli posò debolmente
una mano sulla spalla.
Si
era appoggiato a lui , forse come sostegno per fare quegli ultimi passi
verso il divano accanto alla sua poltrona , eppure non aveva sentito
pressione ma solo sollievo. Non l’avrebbe mai ammesso ad alta
voce ma quel vecchio uomo , con la barba candida come la neve e gli
occhi brillanti come quelli di un ragazzino, aveva avuto un ruolo
essenziale nella sua vita. Non era un padre per lui, ma molto di
più. Era un modello , a cui aveva sempre teso e a cui non
era in grado di somigliare nemmeno un po’. Albus era una
persona che era cresciuto grazie ai suoi errori, e lui? Lui si era
ripiegato in se stesso per i sensi di colpa e maltrattava chiunque
avesse accanto , come se i suoi errori fossero attribuibili a qualcun
altro , oltre che a lui.
Abbattuto
chinò il capo , sconfitto.
“Amico
mio … hai già consumato parte della tua vita
affogando nei rimorsi, non penso che aggiungervi dei rimpianti sia una
scelta saggia.” Parlò all’improvviso
Silente.
“Ormai
l’ho persa.” Rispose Severus.
Hermione
aveva sopportato tanto, ma quella sera era stato troppo anche per lei.
“Non
ne sono così sicuro. Quella ragazza è forte. Il
suo sentimento è puro e tenace. E non credere che chiunque
davanti ai tuoi attacchi , scelga di scappare. La strada che uno
può tracciare per sé , può
prendere curve imprevedibili. Fidati di più di lei ,
Severus.”
“Io
mi fido di lei.”mormorò Severus e
Silente sorrise.
“Se
è così come dici, allora smettila.”
“Di
fare cosa?”
“Di
fuggire un sentimento così speciale. Ama Severus. Metti in
gioco ciò che provi, e dà agli altri
amore, ne riceverai altrettanto.”
“Non
posso. Non ne sono capace.”
“Sciocchezze.
Tu non vuoi. Hai amato immensamente per anni , ma la
difficoltà stavolta è mettere a nudo le tue
emozioni, perché c’è qualcuno a cui
dimostrarle. Hai paura ed è giusto. Ma se conosco bene la
signorina Granger , sono certo che non ti
deluderà.”
Il
preside fece una pausa per osservare Severus che ,ancora con
la testa china , si fissava la mani intrecciate e bianche per la forza
con cui le teneva strette.
“Comunque
le mie sono solo le mille parole di un vecchio innamorato
dell’amore che sa, nonostante i tuoi ottimi risultati nel
nasconderlo, che tu hai un gran cuore.”
Dando
un leggera pacca su una gamba, Silente si alzò dal divano e
si avviò alla porta.
“Ci
credi solo tu.”
“No,
siamo almeno in due. Buonanotte , amico mio.”
“Buonanotte
Albus.”
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Capitolo 26 *** Don't say goodbye ***
Don't say good bye
Vi avevo promesso che
sarebbe stata tempesta , perciò tempesta sia fino in fondo!
Buona lettura, ci vediamo alla fine del capitolo.
Una forte bussare svegliò Hermione.
Non appena aprì gli occhi , il mal di testa
l’assalì.
Aveva pianto tutte le lacrime possibili , prima di trovare un
po’ di pace in un sonno agitato. Nonostante tutto le parole
di Severus non si erano allontanate un attimo dalla sua mente.
Bussarono di nuovo alla porta.
“Avanti!” gridò scontrosa.
Il malumore , gli occhi gonfi e brucianti passarono subito in secondo
piano, quando Harry entrò in camera sua , in lacrime.
Poche volte aveva visto il suo migliore amico piangere , ma quella
volta sembrava veramente distrutto.
In un lampo , si alzò dal letto e gli fu vicino.
“Harry , per l’amore del cielo che è
successo?!” chiese allarmata.
“E’ – è” I
singhiozzi lo scossero le spalle del giovane. “E’
morto.”
Detto ciò il ragazzo , si rifugiò nel caldo
abbraccio della ragazza, completamente stordita.
“C-chi è morto?”
Quella domanda le suonò strana e banale. Mille idee , una
più terribile dell’altra, le stavano contorcendo
le viscere.
Le spalle di Harry tremarono forte, poi il ragazzo la guardò.
“E’ successo stanotte … in modo dolce
mentre dormiva.”singhiozzò il moro con un sorriso
disperato,come se quella notizia dovesse addolcire la
realtà. Notando una lettera stretta nelle mani del suo
migliore amico, la riccia la prese delicatamente , senza trovare
resistenza.
Leggerla fu una stilettata al cuore.
Silente …
Le pozioni che Severus stava preparando non curavano dei semplici
dolori ... ma come sempre lui glielo aveva taciuto , soffrendo da
solo,anche quella pena.
“Oggi ci sarà il funerale … noi
vorremmo andare …”
“Vengo anche io !” si affrettò a dire la
ragazza, mentre delle lacrime le scivolavano sulle guance.
…
Hogwarts era buia, come non lo era stata nemmeno al tempo della guerra.
Ogni imposta o porta del castello era chiusa e coperta da delle tende
scure. Il solito gorgogliare degli uccelli sugli alberi e le
mille voci che di solito riempivano l’aria intorno al
castello sembravano dissolti da una pesante e soffocante cappa di
tristezza ed immobilità. La stessa scuola aveva cessato di
esistere con Albus Silente.
Superati i cancelli , una lunga fila di persone saliva in silenzio la
collina dove si sarebbe svolta la cerimonia e dove sarebbe sorta la
tomba del più grande preside che la scuola avesse mai avuto.
Hermione , con la mano di Harry che stritolava la sua ,si
unì a quella lunga processione. Accanto a loro , salivano
James e Lily, abbracciati ed in lacrime , dietro di loro
c’erano Remus e Sirius , il primo avvolgeva con un braccio le
spalle dell’altro,entrambi tenevano la testa china.
In cima alla collina,il gruppo scorse subito i componenti della
famiglia Weasley e li raggiunse. Lasciato Harry tra le braccia di
Ginny, Hermione cominciò a scrutare febbrilmente la folla.
Senza rendersene conto , prese a camminare attraverso alla massa di
volti noti o sconosciuti, in cerca della sola persona a cui riusciva
pensare in quel momento.
A fatica, facendosi spazio con i gomiti in mezzo
all’asfissiante groviglio di persone, Hermione giunse ai
limiti del cerchio di persone che si accalcavano intorno al punto in
cui giaceva il feretro del vecchio preside , avvolto da un arazzo con
lo stemma della scuola che, lievemente scosso dal vento, sembrava farsi
beffa dell’immobilità circostante.
Da dove si trovava vide una fila di sedie occupate da quasi tutti gli
insegnanti. Era una vista dolorosa e spiacevole. Madama Chips si
asciugava gli occhi arrossati , mentre teneva la mano alla
professoressa Sprite. La granitica professoressa Mc Granitt con gli
occhi appannati , passava una mano sulla schiena della Cooman tremante
per i singhiozzi.
La giovane si sentì stringere il cuore a vedere Hagrid in
piedi davanti al feretro, con gli occhi gonfi di inarrestabili lacrime
, che scendevano fino a sparire nella barba bruna, incapace di posare
sull’arazzo l’enorme fiore che stringeva in mano
,come se così potesse il tutto meno vero.
Nel fissare quella scena Hermione non poteva non pensare che ci fosse
qualcosa di sbagliato.
Lui non era lì. Severus non era seduto tra i suoi colleghi.
Aveva davvero intenzione di mancare a quel momento? Di non essere
accanto all’uomo per cui aveva dato tutto ,come il
più devoto dei figli, standosene rintanato nel suo buco?
Non glielo avrebbe permesso. L’avrebbe sicuramente insultata
e ferita con tutte le armi a sua disposizione per tenerla lontana dal
suo dolore, ma lei avrebbe resistito. Questa volta non sarebbe stato da
solo a leccarsi le ferite, avrebbe avuto lei al suo fianco. E poco
importava se non era innamorato di lei. Lei aveva amore per
entrambi ma per quello non voleva niente in cambio se non il sapere che
lui sarebbe stato bene.
Precipitandosi giù dalla collina,in poco tempo raggiunse la
scuola. Percorse corridoi con le fiaccole spente e le cornici vuoti.
Ogni singola pietra della scuola traboccava di dolore. Perfino Pix la
sorpassò ululando cupo.
Nei sotterranei ,la porta dello studio di Severus era aperta e da essa
filtrava della luce.
Affrettò il passo ed entrò di slancio nel
laboratorio, trovandolo vuoto. Solo una candela, consumata a
metà, ondeggiava piano sulla scrivania del professore.
Per un momento temette di essersi sbagliata e di non averlo
semplicemente visto in mezzo alla folla, tuttavia , volle togliersi
ogni dubbio. Silenziosa , si avvicinò alla camera da letto.
Sbirciando, nella stanza lo trovò.
Severus era seduto sul suo letto. Non poteva vedergli il volto. Eppure
era evidente che soffriva. Aveva la testa china e le spalle curve ,
prive di quella rigidità che lo rendeva tanto temibile a chi
non sapeva vedere oltre una sciocca apparenza. Con le lacrime agli
occhi avanzò piano.
Non avrebbe mai pensato di vedere quell’uomo , freddo, severo
e tutto d’un pezzo,consumarsi dal dolore. Nonostante i
precedenti l’avrebbero dovuta fermare, la ragazza decise di
seguire l’istinto.
Delicatamente salì sul letto e con una mano si protese a
sfiorare la spalla dell’uomo che , sussultando, si
voltò di scatto , mostrandole il viso pallido.
“Perché sei qui?” domandò
aspro.
“Hai veramente intenzione di non presentarti al
funerale?” chiese a sua volta la ragazza.
“Non credo che questo ti riguardi.”
“Io speravo invece che mi riguardasse ancora
…”
“Solo una pazza lo spererebbe.” Rispose secco
l’uomo, voltandole di nuovo le spalle.
“Penso che su questo punto siamo già
d’accordo.”tentò di sdrammatizzare
Hermione, purtroppo senza risultati.
“Ma si può sapere cosa vuoi da me? Non
verrò su quella maledetta collina, quindi te ne puoi anche
andare!”
“Se pensi che basti qualche sibilo per farmi scappare , non
hai capito niente di me.” disse calma Hermione ,
avvicinandosi a lui e accarezzandogli piano un braccio.
“Eppure ieri sera sei scappata.” Disse Severus
,scostandosi dal suo tocco.
“Faceva troppo male …”
mormorò Hermione.
“E cosa ne sai che non farà troppo male anche
altre volte?!” le disse duro Severus . “Che ne sai
che prima o poi non sarà impossibile anche per te?
”
“Lo so,perché sono qui.”
“Bene. Ma io non ti posso dare quello che vuoi.”
“Io voglio solo starti accanto.”
“Perché ti faccio pietà.”
“Non è così. E questo, tu lo sai. Io
… ” Sussurrò Hermione,cingendogli la
vita con le braccia e appoggiando la fronte alla schiena rigida
dell’uomo.
Severus,tentò di resistere , ma in seguito si arrese a quel
contatto ,abbracciandola a sua volta e nascondendo il viso tra i
riccioli castani.
“Vieni con me …”
“No.” Rispose perentorio l’uomo, rompendo
l’abbraccio.
“Ti accuseranno di non aver avuto rispetto
dell’unico uomo che si è sempre fidato di
te!”
“Non mi interessa quello che dice la gente … e poi
che importa ormai? Tutti hanno già la loro idea su di me
… non c’è più nessuno che la
pensi diversamente.”
“Non è vero!” alzò la voce la
ragazza, poi quasi intimidita dagli occhi neri fissi su di lei ,
aggiunse piano“ Ci sono io …”
L’uomo la guardò serio , accarezzandole piano una
guancia.
“Sei così giovane.”
“Lo dici come se fosse una cosa spiacevole
…” mormorò Hermione , spingendosi verso
quel tocco fugace,per lei,così dolce.
“Non è così. E’ solo che,
quando si ha tutta la vita davanti , si
è tanto ingenui da credere che ogni cosa sia
possibile e abbia un lieto fine. Hermione , tutto ciò che mi
riguarda è troppo complicato e tetro per te. Non posso
costringerti ad un’esistenza negativa, in cui tutti ti
chiederanno quale fattura ti ho fatto per tenerti accanto a me. Ne
soffriresti prima.Poi ti stancheresti e te ne andresti via. Non potrei
sopportarlo.”
A quella confessione Hermione si sentì stringere il cuore.
“Non ci credo. Sarò anche ingenua, ma preferisco
sperare che tutto si possa sistemare …”
“Certo, e che tutti vivano felici e contenti , avendo per
sé il meglio.” la interruppe Severus ,amaramente
ironico.
“Ti sembrerà sciocco ma io la penso in parte
così … e poi ti è mai passato per la
mente di essere il meglio per me?”disse tutto d’un
fiato Hermione, con le guance arrossate per l’imbarazzo e il
fervore.
Severus tacque interdetto.
“Non è così.”distolse lo
sguardo il professore.
“Lascia giudicare a me. Chi ti credi di essere per potermi
dire cosa è meglio o peggio? Non mi vuoi accanto? Perfetto.
Ma non allontanarmi con la scusa che questo mi farà bene in
un qualche ipotetico futuro. Perché sono le stupidaggini di
un codardo!”Rispose furente la giovane.
“Io non sono un codardo!”
Gli occhi di Severus ardevano.
“Allora mettiti in gioco con me. Se mi vuoi almeno un
po’ … fidati di me.”
A corto di parole, l’uomo si passò la mano sul
viso ,segnato dalla stanchezza e dal dolore.
“E se andasse tutto male?”
“Beh, torneremo al punto di partenza e certo , non credo che
qualcosa sarà meglio di ora.” Sorrise timida
Hermione.
Sentire le ultime difese dell’uomo cadere le
procurava una strana sensazione allo stomaco.
“Sei un’illusa. Tutto questo ci creerà
un sacco di problemi.” Borbottò l’uomo.
Alzatosi dal letto , le prese una mano , costringendola a mettersi in
piedi. Le studiò il volto con gli occhi scuri e severi.
Hermione si trovò a pensare che quei pozzi neri, in quel
momento traboccanti di sofferenza, non le facevano più paura.
Severus le posò le labbra fredde sulla fronte , facendole
tremare il respiro.
“Pensi che sia già iniziato.” Le chiese
l’uomo, con le sguardo perso.
“Non credo. Stava arrivando tanta gente
…”rispose Hermione.
“Sicura di volermi restare accanto?”
Invece di rispondere Hermione lo prese per mano e lo condusse fuori dal
castello.
Osservarono le cerimonia ai limiti della cerchia di persone ,giunte al
castello , probabilmente da tutto il mondo magico.
I due non si parlarono , ne si guardarono , consci comunque della
presenza dell’altro al proprio fianco.
Si tennero per la mano fino a quando la grande costruzione a copertura
del feretro non si materializzò davanti agli occhi di tutti
i presenti , concludendo la cerimonia.
Lentamente le persone cominciarono a discendere la collina, liberando
la zona.
“Seguimi.”
Hermione , non ebbe il tempo di rispondere , che vide l’uomo
allontanarsi , facendo svolazzare il lungo mantello nero.
Veloce lo rincorse. Lo trovò nascosto dietro un albero, con
la schiena appoggiata al tronco e gli occhi serrati.
“Severus …” mormorò con voce
rotta.
Tese una mano per sfiorarlo. Severus si riscosse al suo tocco.
Indossava la solita maschera fredda e priva di emozioni , ma dagli
occhi si vedeva che soffriva. Per la prima volta Hermione vide
quell’uomo perso.
“… mi dispiace. Perché non me ne hai
parlato prima?”
Severus scosse la testa. “Che avrei dovuto dirti? Avevi
già i tuoi problemi … e poi non sono abituato a
condividere i miei pensieri. Non sono una ragazzina.”
“Ma ti avrei potuto aiutare … ti sarei stata
affianco … io …”
Il bacio dolce e freddo di Severus la interruppe. C’era
qualcosa di diverso in quel tocco. Era più lento e attento
del solito. Sembrava quasi che l’uomo stesse studiando ogni
centimetro delle sue labbra , per imprimerselo nella memoria.
Presa dal panico mise fine al bacio.
“C’è dell’altro
,giusto?”
Dallo sguardo dell’uomo , capì di aver ragione.
“Oggi stesso partirò. Ho bisogno di andare lontano
da qui, almeno per tentare di dimenticare tutto il male che ho fatto e
che ho visto fare …” con un sorriso amaro aggiunse
“ è stato troppo anche per me.”
Hermione si domandò se le si fosse fermato il cuore.
Si erano appena ritrovati e lui la lasciava di nuovo.
“Portami con te.”
Quelle parole uscirono dalla sua bocca come una supplica.
“No.” Rispose pacato Severus “ Ti stai
costruendo una vita qui … non posso permetterti di lasciare
tutto.”
“A me non interessa. Quante volte te lo devo dire che tutto
ciò che voglio è starti accanto?!”
esalò la ragazza , mentre già le lacrime
iniziavano a scorrergli lungo le guance. “E’
assurdo … pensavo che , dopo le parole di prima , tu volessi
stare con me ... ma non è così.”
Singhiozzò , asciugandosi con la manica del cappotto il viso.
Severus allora , prendendola per le spalle, la fece voltare.
“Io ti voglio, ma durante la cerimonia ho avuto la conferma
che l’unica persona che mi ha trattenuto qui ,dopo la fine
della guerra, è stato Albus. Volevo stargli accanto per
tutto il tempo che avevo a disposizione. Ma adesso
…”
“Ma adesso te ne puoi andare. Ora non
c’è niente e nessuno
a trattenerti giusto?” disse graffiante la giovane, voltando
la testa , cercando di nascondere le lacrime.
“Perché non mi lasci finire una buona
volta?!” le disse Severus , costringendola a guardarlo negli
occhi. “Albus è stato la mia unica ragione per
restare. Lui mi capiva , senza che io dovessi dirgli niente e , molte
volte, mi ha aiutato a non farmi del male e a sbrogliare i miei
pensieri. Spesso mi sono trovato a pensare che, dopo la guerra, sarei
andato via , se lui non ci fosse stato. L’ho confessato anche
a lui stesso. Poi mi sei capitata tu tra capo e collo e hai sconvolto
ogni mio progetto e pensiero e ancora una volta Albus mi ha aiutato a
comprendere che ,forse, non eri una catastrofe anzi …potevi
essere la ragione per tornare.”
“Promettimi …”
“Tutto quello che vuoi.”
“Promettimi che tornerai.” Ripetè con
voce spezzata Hermione.
“Te lo prometto.”
“Sappi che se mi stai mentendo , rivolterò
l’intero mondo magico e babbano per fartela
pagare!”
Severus ghignò , poi la prese tra le braccia, stringendola a
sé. Hermione gli buttò la braccia al collo e
nascose il volto nell’incavo del suo collo.
Prima di separarsi, Severus la baciò, prima lentamente,
facendo scorrere le sue labbra sulle sue , poi con passione in una
scontro frenetico di lingue e denti e arpionandosi ai suoi fianchi.
La lasciò poi allontanarsi in direzione della tomba ,
attorno alla quale ancora si attardavano diverse persone, prima di
sparire nel nulla.
Hermione si voltò diverse volte , nella speranza di vederlo
riapparire, ma niente.
“Eccoti finalmente! Hermione ma dove ti eri cacciata?! Ti
stanno cercando tutti!” la voce bonaria e lievemente
preoccupata di Sirius , la prese alla sprovvista.
L’uomo , vedendola in lacrime, le sorrise dolce e le porse un
fazzoletto di seta con le iniziali dorate.
“Asciugati il viso, piccola.”
Dopo di che le avvolse le spalle con un braccio , in un gesto paterno
che le diede un breve attimo di sollievo.
“Dove eri finita?” le domandò innocente
Sirius, mentre insieme scendevano la collina,per raggiungere gli altri
che li aspettavano ai cancelli.
“Ero andata a cercare Severus.” La
verità le sfuggì di bocca, poiché era
troppo frastornata per inventarsi qualcosa di diverso.
“Piton mh. E come stava?” le chiese Sirius ,
indifferente.
“Insomma. Era molto legato a Silente”
balbettò Hermione, facendosi sfuggire un altro singhiozzo.
“Si immagino. Comunque tranquilla , si riprenderà
e tornerà il solito bastardo di prima.” Le disse
Sirius, con una strana espressione sul viso, a cui la ragazza non
prestò attenzione persa nel pensiero di quanto le sarebbe
mancato quel suo solito
bastardo.
Angolo
dell'autrice:
In questo capitolo ho introdotto un colpo di scena , avevo
lasciato degli indizi nei precedenti capitoli , ben mascherati da
avvenimenti più appariscenti ...
Mi è dispiaciuto scegliere questo destino per Silente ...
spero che non vorrete uccidermi per la mia scelta!
Fatemi comunque sapere cosa ne pensate! A presto ... e grazie come
sempre a tutti coloro che recensiscono , vi adoro!
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Capitolo 27 *** Cinque mesi dopo ... ***
cinque mesi dopo...
Incredibile ma vero gente!
Sono riuscita ad aggiornare ... dopo una tormentata ( e ancora non
conclusa ) sessione di esami eccomi qui con un nuovo capitoletto!
Veniamo subito a noi , ho scelto di dare questa impostazione al
capitolo , perchè la prima volta che l'ho letto , ho pensato
" che noia pazzesca!" , perciò mi sono detta che dovevo
scriverlo da capo e in modo un po' più movimentato. E' per
questo che ho scelto la forma della song-fic ... i pensieri di Hermione
verranno integrati dalla canzone di Dolcenera "Per un attimo
dolcissimo" mentre, Severus avrà
come colonna sonora "Spaccacuore
" di Samuele Bersani . Spero che la mia scelta
sia di vostro gradimento e di essere riuscita a rendere il capitolo
migliore! Buona lettura!
Hermione occhieggiò il vetro della finestra. C’era
il riflesso di una ragazza che non era lei , che non poteva essere lei.
Aveva gli occhi spenti , il volto segnato dal troppo dispiacere. Il
fiore dei suoi vent’anni sembrava svanito nel nulla,
sostituito da pallido grigiore che ormai colorava le sue membra
smagrite.
La ragazza distolse lo
sguardo. Il suo castello di carta ormai era crollato. Aveva sperato di
vederlo durare per sempre, colorato ed animato dalla presenza del suo
principe. Sul suo viso si disegnò un sorriso amaro. Il suo
principe mezzosangue.
Invece si ritrovava
lì distesa sul pavimento della sua stanza, con in mano un
pugno di mosche e una promessa che , con il passare del tempo ,sembrava
sempre meno credibile.
Una sola ragione per
tornare sarebbe bastata?
Con gesti incerti si
alzò e avanzò verso il letto dove si
rannicchiò. Si guardò intorno. I vestiti , i
libri erano abbandonati come capitava, sul tappeto , sulla scrivania e
sulle sue coperte rosse. Sembrava che ciò che le era
vicino prendesse la forma della sua anima.
"Eri
proprio tu
per un attimo ti ho visto accanto a me
Nella mia confusione c'eri tu
In mezzo a tutta questa gente indifferente
c'eri proprio tu"
Per
l’ennesima volta, le lacrime iniziarono ad inumidirle gli
occhi. Le ricacciò indietro , sbattendo velocemente le
palpebre. Aveva imparato in quel periodo che si poteva piangere ,
sbattere porte e libri , ma che niente sarebbe cambiato per quello.
Nonostante fosse
pomeriggio la luce cominciò a calare. Si ritrovò
presto nella penombra mentre il cielo si riempiva di nuvole nere e
copriva con sottili gocce il vetro su cui prima si era specchiata.
Ascoltò
quasi ipnotizzata quel ritmo incalzante. Da quanto tempo il suo cuore
non batteva con tanta energia?
Una lacrima fuggitiva
le scivolò sulla guancia e lei strofinò il viso
sulla coperta ,tacita testimone di una lontana notte d’amore.
Con gli occhi serrati, si perse nei ricordi.
Per un attimo
,credette di percepire le dita affusolate e fredde di Severus
accarezzarle il collo , dandole i brividi. Le sue labbra fini coprire
la sua bocca mille volte ,per rubarle mille baci. La sua pelle
diventare rovente mentre il ritmo saliva. Bastò aprire gli
occhi e la magia finì.
"Eri
proprio tu
Per un attimo ti ho visto accanto a me
In ogni mia distrazione c'eri tu
Tra i rumori intermittenti della pioggia
io ti ho visto qui
ma adesso… "
Erano passati cinque mesi da quando Severus se ne era andato. Allora
era primavera e il sole splendeva beffardo. Poi,senza che Hermione, se
ne rendesse conto era arrivata l’estate afosa , spenta e
solitaria e in fretta era scivolata via.
Come se nulla fosse
,l’autunno aveva ripreso il suo posto e in quel periodo
spadroneggiava nel cielo di Ottobre.
Le notizie dei viaggi
di Severus si erano fatte sempre meno frequenti e i giorni passavano
senza che lei sapesse dove fosse l’uomo. Hermione si
passò una mano sullo stomaco contratto dal dolore.
Più volte ,
avrebbe voluto essere egoista e inviargli una lettera per confessargli
come stava e cosa le stava succedendo realmente, ma non lo faceva mai.
In tutte le sue lettere mentiva, raccontando di giornate passate senza
pensieri. Se fosse tornato da lei, l’avrebbe fatto per amore
e per nessun’altra ragione. Con il tempo aveva iniziato a
credere di essere davvero solo una ragazzina ingenua ad aspettarsi che
le cose , prima o poi , sarebbero andate per il meglio.
Il mese prima il
destino le aveva dato ragione.
Prese la maledetta
lettera dal comodino.
"Dove
sei
sei il più lontano di tutti e qui non è facile
Dove sei
il tuo silenzio è di stella, lontano e semplice
Eri qui
per un attimo dolcissimo
Eri proprio tu
o forse no, non lo so ma è stato un brivido
per un attimo dolcissimo
che parla di noi"
Con immenso
cordoglio , la avvertiamo della sospensione delle ricerche per
risultati inconcludenti.
Sezione
per la ricerca persone scomparse,
Ministero
della Magia.
Si ricordava quando
l’aveva ricevuta. L’elegante gufo del ministero era
planato in cucina, mentre lei mangiava con Harry e suo padre. Un
silenzio di aspettativa li aveva avvolti , mentre lei con furia ed
apprensione aveva strappato il sigillo rosso di cera lacca.
Poi era precipitato
tutto.
Si era pentita di come
aveva reagito in quel momento, ma sperava che l’avrebbero
capita e perdonata. Harry le si era avvicinato per abbracciarla , ma
lei si era malamente scostata.“Stammi lontano”
aveva detto tagliente e scontrandosi bruscamente con la spalla di lui,
aveva lasciato la stanza non rientrarvi più.
Ormai era quasi un
fantasma in quella casa. Usciva ogni mattina per dedicarsi ai turni
massacranti del San Mungo e cercava di tornare il più tardi
la sera. Si rintanava poi nella sua camera, dove anche il suo migliore
aveva smesso di avventurarsi per suo ordine. Mangiava poco e parlava
anche meno.
Più volte
Ginny , Harry e tutti gli altri avevano cercato di avvicinarla , ma era
stato tutto inutile. Ora la osservavano in silenzio. E lei
paradossalmente si dispiaceva per loro. Tuttavia aveva scelto di non
abbassare più quel muro che aveva creato attorno a
sé.
Un altro sorriso amaro
le si formò di nuovo sul viso.
Chi
l’avrebbe mai detto che sarebbe diventata come lui. Chiusa ,
fredda , sola. Pers nell’attesa di un uomo , che forse non
l’aveva mai amata e che non sarebbe tornato, esattamente come
a lui era successo con Lily.
Sarebbe diventata
pazza lo sapeva,nonostante i suoi tentativi tenaci di reagire e non
piegarsi al dispiacere. Eppure sarebbe successo e l’avrebbe
rivisto in ogni ombra di uomo con il mantello.
"Eri
proprio tu
Per un attimo ti ho visto accanto a me
Negli scherzi di ogni ombra c'eri tu
Ma adesso..
Dove sei
sei il più lontano di tutti e qui non è facile
Dove sei
il tuo silenzio è di stella, lontano e semplice
Eri qui
per un attimo dolcissimo
Eri proprio tu
o forse no, non lo so ma è stato un brivido
per un attimo dolcissimo
che parla di noi."
Era stanca di sentirsi così … ma non aveva la
più pallida idea di come uscire da quella situazione.
Sobbalzò
quando una mano le accarezzò delicatamente, quasi esitante,
i capelli. Si accorse solo allora di aver pianto.
“Ron
…”
***
Severus
abbandonò la sua poltrona. Il piccolo alloggio a Zagabria in
cui si era trasferito da un mese era piccolo ed angusto, quasi
claustrofobico. Sorgeva più in alto rispetto al centro della
città ,tanto che era possibile osservarla tutta. Era una
casa isolata e non era certo piacevole abitarvi, ma poi a lui che
importava?
Non sarebbe rimasto
lì a lungo. Se ne sarebbe andato velocemente anche quella
volta, come aveva fatto con gli altri posti. Le comodità
perciò erano un lusso di cui avrebbe potuto fare a meno.
Soprattutto perché , aveva scoperto con il tempo , non
davano soddisfazione se non si poteva condividerle con qualcuno.
Con una mano si
massaggio il viso stanco.
"Spengo
la TV
e la farfalla appesa cade gi
ah, succede anche a me
è uno dei miei limiti.
Io per un niente vado giù
se ci penso mi da i brividi.
Me lo dicevi anche tu
dicevi tu ..."
Assorto nei suoi
pensieri, Severus si affacciò alla finestra della sua
angusta stanza. Le stelle brillavano nel cielo terso di Zagabria,
rischiarando i tetti della città, che si stendeva
davanti agli occhi dell’uomo.
Sarebbe stato uno
spettacolo piacevole ed affascinante , se la sua mente non si fosse
fermata il giorno stesso che se ne era andato , lasciando Hermione ai
margini della foresta.
Chiuse la mani in un
gesto di rabbia.
Aveva compreso di
amarla ,nel momento stesso in cui aveva aperto gli occhi il giorno
seguente alla sua partenza. In un impeto di euforia , che poco gli si
addiceva , aveva afferrato il suo unico bagaglio e stava per
materializzarsi da lei, quando il timore l’aveva sopraffatto.
Avrebbe potuto
rovinargli la vita. Poteva non essere in grado di renderla felice.
Era rimasto dieci
minuti in piedi , con la sua borsa nera e il mantello su un braccio.
Poi aveva desistito.
Quello che aveva
provato in quel momento, poteva essere solo un misto di sensazioni
dovute al profondo vuoto che si era aperto in lui , dopo la morte di
Albus. Era troppo presto per tornare.
Nonostante la
consapevolezza del suo sentimento non l’avesse più
abbandonato , il timore di non riuscire a manifestarlo ad Hermione ,
l’aveva portato a vagare , come un pazzo per il mondo.
Un giorno , mentre se
ne stava in una stanza ancora più piccola di quella in cui
si trovava, in un sobborgo di Praga, con la mente un po’ meno
lucida a causa dell’alcol, ma comunque non tanto da
offuscargli la memoria, fece un patto con se stesso. Sarebbe tornato da
Hermione solo se avesse ricevuto un segno che quella era la
cosa giusta da fare.
La mattina seguente ,
tra i postumi della sbornia, aveva riso amaramente di quel pensiero.
"Ti
ho mandata via
Sento l'odore della città
non faccio niente, resto chiuso qua
Ecco un altro dei miei limiti
Io non sapevo dirti che
solo a pensarti mi dà i brividi
anche a uno stronzo come me…"
Mentre aveva ancora gli occhi persi sullo spettacolo di Zagabria, gli
tornarono in mente tutti i pensieri che aveva fatto su una possibile
storia tra lui ed Hermione. Stare accanto a lei sarebbe stata una
pazzia. Rischiava di farla soffrire , di renderla infelice,di questo ne
era certo. Forse girovagare per il mondo era la soluzione giusta per
lui.Se non l'avesse più rivisto,almeno lei sarebbe potuta
essere felice. Hermione era giovane , avrebbe potuto rifarsi una vita.
E poteva già essere così …
Serrò
ancora più forte i pugni, mentre quell’idea gli
attraversava la mente.
Dopo averla tenuta tra
le sue braccia e aver assaggiato con la sua bocca la sua pelle morbida,
avrebbe mai potuto resistere al saperla sotto le mani di un altro?
Con la mascella
contratta e le braccia doloranti per la tensione , Severus si
voltò , dando le spalle alla città illuminata.
No. Non avrebbe mai
tollerato una cosa simile, ma la felicità di Hermione era
più importante del suo desiderio.
"So
chi sono io
anche se non ho letto Freud
So come sono fatto io
ma non riesco a sciogliermi
ed è per questo che son qui
e tu lontana dei chilometri
che dormirai con chi sa chi
adesso lì"
In un attimo , aveva
afferrato il mantello e si era smaterializzato in un vicolo del centro.
Camminare in mezzo alla gente forse lo avrebbe distratto. Non era la
prima volta che sentiva cedere le sue resistenze, davanti alla
tentazione di tornare da Hermione e tenerla tutta per sé
fino al resto dei suoi giorni, tuttavia , quella volta sembrava
più dura delle altre.
La sua mente infatti
continuava a mandargli immagini della giovane. La vedeva passeggiare
mano nella mano con un uomo senza volto, sorridergli radiosa, baciarlo
con passione , farsi avvolgere dalle braccia di questo sconosciuto e
…
Scosse forte la testa
, per scacciare quel pensiero molesto.
“Maledizione”
mormorò a denti serrati.
Senza rendersene conto
, urtò una coppia che passeggiava mano nella mano. Si
scusò frettolosamente , non degnò di uno sguardo
l’uomo contro cui era sbattuto e riprese a camminare a testa
china. Tuttavia sentendo la coppia, che si era fermata a commentare il
menu di un pub, parlare la sua lingua, si fermò ad
ascoltarli curioso.
Erano mesi che non
sentiva delle parole a lui immediatamente comprensibili. Prestare
attenzione a quello che dicevano avrebbe potuto aiutarlo a distrarsi.
Purtroppo origliare la conservazione di una coppia, non si
rivelò la sua scelta migliore. Perciò ,
più nervoso e scontroso di prima , lanciò ai due
ignari signori uno sguardo truce.
Un attimo
bastò ,perché tutto il suo mondo si fermasse.
Loro. Un segno.
Non era possibile
…
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Capitolo 28 *** Di nuovo insieme ***
Di nuovo insieme
Severus
si domandò se non fosse sembrato un pazzo lì ,
nel bel mezzo del centro di Zagabria , mentre fissava sbalordito la
coppia di avventori contro cui era andato a sbattere due secondi prima.
Aveva cercato in un primo momento di scorgere il suo errore sul volto
dell’uomo e della donna ancora ignari di essere oggetto della
sua morbosa attenzione. Gli erano bastati pochi attimi per capire che
non poteva sbagliarsi.
Avrebbe riconosciuto quegli occhi e quel dolce profilo
ovunque…
Con il cuore che gli rimbombava nel petto , Severus tornò
nel suo squallido alloggio e raccolse frettolosamente la poca roba
sparsa in giro. Non poteva crederci. Era arrivato il momento.
Sperava solo che Hermione fosse ancora lì ad aspettarlo.
Apparve a poca distanza dalla villetta dei Potter. Una leggera
pioggerellina cadeva a bagnargli il volto, ma poco importava. Avrebbe
percorso quell’ultima distanza a piedi, in modo da
riacquistare un po’ di contegno.
Con ampie falcate passò accanto ad alcune villette, quella
dei Potter era la successiva. Un ghigno si disegnò sul suo
volto, per poi spegnersi all’improvviso.
Ron era appena entrato nella sua visuale. Teneva gli occhi bassi ed
entrambe la mani infilate nelle tasche dei jeans. Sembrava dispiaciuto.
Che ci faceva lì Weasley?
Un senso di apprensione si fece spazio nel suo animo.
Che fosse arrivato troppo tardi? Era probabile dopo tutto quel tempo
… eppure in cuor suo era convinto che Hermione lo avrebbe
aspettato. Le sue parole sembravano sincere, almeno allora...
Deglutì e ricompose il suo volto in una maschera
imperturbabile , poi percorse il vialetto di ingresso e
suonò il campanello.
Forse Weasley era lì per Potter … infondo era il
miglior amico di quell’impiastro.
La porta fu aperta con violenza.
“Ron per favore vattene , mi sembrava di essere stata
abbastanza chiara quando …” la voce di Hermione si
interruppe, non appena alzò lo sguardo su di lui.
Con suo sommo piacere ,Severus vide i begli occhi castani della giovane
diventare immensi dallo stupore.
Per un attimo provò il desiderio di stringerla tra le
braccia e ricoprirle di baci il viso con quell’adorabile
espressione stupita, ma si trattenne.
“Spiacente, non sono Weasley.”disse
con voce sprezzante. Non erano certo quelle le parole che aveva sperato
di rivolgerle appena tornato, ma l’idea che pochi istanti
prima, sotto quello stesso tetto,Hermione fosse da sola con il suo ex
lo faceva ribollire di rabbia.
La giovane accusò visibilmente il colpo. Quella freddezza
doveva averla spiazzata.
“I-io lo so … Severus …”
pigolò la ragazza, sembrando ancora più fragile
di quanto non fosse già all’apparenza.
Hermione si fece da parte per farlo entrare e lui varcò
lentamente la soglia della villetta in cui regnava il silenzio.
Si guardò intorno circospetto.
Erano soli …
Il rumore della porta chiusa lo fece voltare. Entrambi rimasero per
qualche istante a studiarsi in silenzio.
Hermione appariva gracile , quasi fragile e Severus si pentì
di non aver iniziato con il piede giusto.
“Potremmo spostarci da qui .” biascicò
,non sapendo bene che fare.
“Si … certo.” annuì piano
Hermione , tirandosi nervosamente la manica del maglione troppo grande
per lei.
Senza aggiungere altro la ragazza salì le scale , diretta
nella sua stanza. Severus la seguì in silenzio, cercando di
porre un freno alla gelosia e alla delusione.
Si sentiva un idiota. Aveva veramente pensato che una ragazza giovane e
bella non sarebbe stata in grado di consolarsi …
Strinse le labbra frustrato. Cominciava a domandarsi cosa diavolo ci
facesse lì in quel momento.
Poi si ricordò quello che aveva visto a Zagabria.
Le avrebbe raccontato quello che aveva visto e poi sarebbe uscito dalla
sua vita, il più in fretta possibile.
I pensieri che gli frullavano nella mente si dissolsero non
appena entrò nella camera da letto debolmente illuminata.
C’era qualcosa di insolito, strano, quasi inquietante. Vide
Hermione raccogliere rapidamente alcuni indumenti sparsi sul pavimento
e buttarli malamente su un sedia.
“Scusa il disordine … non ho avuto tempo di
riordinare.” Disse mortificata la riccia , mettendosi a
sedere sul bordo del letto.
Sembrava imbarazzata ed esausta. Non appena l’aveva vista ,
aveva notato il suo aspetto emaciato ma , accecato dalla gelosia , non
si era reso conto di quanto preoccupate fossero le sue condizioni. La
sua stanza parlava da sola.
Esitante , posò la borsa e il mantello sulla scrivania su
cui c’era il libro , che riconobbe essere quello che le aveva
regalato a Natale l’anno prima. Cercò il resto dei
libri che , era certo, Hermione aveva a cuore e lì vide
sparsi sul letto o sul pavimento.
“Cosa hai combinando?” chiese brusco. Quello che
vedeva intorno a sé lo preoccupava.
“Niente. I turni al San Mungo sono estenuanti e non ho tempo
per nient’altro.” rispose la giovane , scrollando
le spalle. I suoi occhi vagarono nella stanza assenti e Severus si
sentì impotente davanti a quell’espressione persa.
“Non ti sei concessa nemmeno un momento per
mangiare.”costatò l’uomo deluso. Era
palese che mentisse ma la cosa frustrante era che mentisse a lui.
“Ho tempi molto ridotti.”mormorò
Hermione , ancora senza guardarlo.
“Eppure per Weasley il tempo pare che tu l’abbia
avuto.” Ribattè pungente l’uomo,
rimproverandosi immediatamente per la sua stupida gelosia.
“Ron è venuto solo a vedere come
stavo.”rispose acida Hermione. Severus ebbe
l’impressione che si fosse pentita di quella confessione.
Gli aveva taciuto qualcosa di importante ne era certo …
“Sei stata male?” domandò cauto.
“Un po’.”
Severus si mosse irrequieto per la stanza. Quelle mezze risposte lo
avrebbero fatto impazzire.
Sospirando , si mise a sedere al fianco della ragazza.
Dove era finita la loro confidenza? Perché non riusciva
più a parlargli a cuore aperto come un tempo? La risposta
era maledettamente ovvia. Se
ne era andato ,lasciandola sola ad affrontare qualcosa di cui non
voleva che lui facesse parte. Probabilmente non avrebbe
voluto che facesse più parte di niente che riguardasse la
sua vita.
Si sentì mancare il respiro.
“Perché non me ne hai parlato nelle
lettere?”
Per la prima volta ,Hermione si voltò verso di lui. Le
labbra le tremavano , nello strenuo tentativo di trattenere il pianto.
“Tu non mi scrivevi più …”
La decisione di smettere di inviarle delle lettere gli era sembrata la
cosa giusta da fare allora , purtroppo però non aveva
valutato quanto male le avrebbe potuto fare il suo silenzio. Era stato
un emerito imbecille…
“Credevo che fosse la cosa giusta da fare e che avresti
potuto costruirti una vita vera con un ragazzo che si meritasse la tua
bellezza , la tua grinta … il tuo amore. Ma solo ora capisco
di aver fatto una cazzata … perciò ti prego
spiegami … fammi capire cosa è
successo!” confessò frustrato. Voleva
rimediare ma con i suoi silenzi Hermione non gli avrebbe permesso di
fare niente.
“Non c’è niente da sapere.”
“Hermione ti prego guardami!” con la mano le prese
il mento e la fece voltare verso di sé “ Devi
dirmi cosa ti è capitato , perché io
possa aiutarti.”
La giovane scosse la testa. “Nessuno può
aiutarmi.”
“Perché?! Maledizione ,fammi capire!” la
scrollò Severus. Al primo singhiozzò
però l’uomo mollò la presa sul
bracciò di Hermione come scottato.
Ma che gli passava per la testa? Che aiuto poteva darle gridandole
addosso?
Tutta la sua insicurezza tornò a farsi sentire. I fatti
dimostravano un’altra volta che non era un grado di far star
bene nemmeno una persona a cui teneva così tanto. Era stato
un egoista cieco.
Ad un altro singhiozzo ,tornò a guardare la ragazza
disperato.
“Alcune volte fa così male … che credo
di star per morire.”
Hermione stava cercando, anche se a fatica,di aprirgli il suo animo.
Sentendosi tremendamente in difetto rispetto a tanto amore, Severus
l’abbracciò ed la giovane si sciolse in pianto
liberatorio tra le braccia dell’uomo che amava.
***
Era passata mezz’ora da quando Hermione aveva iniziato a
piangere. Era stata dura all’inizio porre un freno a tante
lacrime, tuttavia Severus mormorandole parole dolci , accarezzandole e
baciandole il viso e le mani era riuscito a farla calmare.
Non era tuttavia riuscito a capire quale fosse il problema dal momento
che la giovane ,scossa dai singhiozzi, non era riuscita a dirgli molto.
Si era perciò ripromesso di riparlarne più tardi,
quando il peggio fosse passato. Era così piacevole sentire
la dolce pressione di quel corpo gracile disteso contro il suo e il
respiro irregolare della giovane che gli solleticava la pelle del
collo, che non avrebbe voluto interrompere quel momento per niente al
mondo.
Le posò un leggero bacio sui capelli e la ragazza
alzò gli occhi ancora umidi su di lui. Severus perse un
battito nel leggervi lo stesso sentimento di molto tempo prima.
Non era arrivato tardi, nonostante la sua testa dura.
Con un ghigno le strofinò la punta del naso sul collo ,
facendola ridere.
“Dimmi …” iniziò con il viso
ancora sprofondato nel profumo della sua pelle “…
Weasley …”
Hermione lo interruppe. “E’ venuto solo a vedere
come stavo … anzi mi ha sorpreso quando me lo sono ritrovata
in camera …”
Severus grugnì , trattenendo un commento acido sulla
presenza di un giovane adolescente in quella camera da letto.
“ … Harry e Ginny gli avevano raccontato dei miei
problemi e lui , dopo aver racimolato un po’ di coraggio, si
è deciso a venirmi a trovare.” Continuò
la giovane che ora, distesa supina, gli sorrideva ignara del fatto che
la gelosia fosse una delle torture peggiori.
Severus si tirò su un gomito. “ Ha fatto qualcosa
di … sconveniente?”
le domandò tentando di mantenere il tono della sua voce il
più neutro possibile.
“E’ Ron , Severus, lui fa sempre qualcosa di
sconveniente!” scherzò Hermione.
Severus tuttavia non ci trovò niente di divertente. Infatti
si affrettò a chiederle , senza più tentare di
nascondere il fastidio “E cosa avrebbe fatto il solito sconveniente
Weasley?” scimmiottando la frase di Hermione.
“Mi ha baciata.”
“Non è stato niente di nuovo perciò
…”Sibilò Severus, mettendosi a sedere
sul letto e pentendosi amaramente di non aver cruciato il rosso non
appena l’aveva visto.
Hermione sospirò. “ Guarda che io non ho risposto
al bacio, anzi l’ ho scacciato via in malo modo.”
Severus le rivolse uno sguardo indagatore.
“…e gli ho detto la verità.”
Aggiunse la giovane.
“Che verità?”
“Che non saremmo potuti mai essere più che amici,
perché sono innamorata di te. Lui all’inizio non
ci ha creduto, poi gli ho parlato di noi e si è infuriato.
Mi ha detto che ero una pazza e che tu certamente non mi amavi, visto
che in un momento così difficile per me piuttosto
che starmi accanto te ne andavi in giro per il mondo.”
A Severus non sfuggì l’ombra di tristezza che
attraversò gli occhi della giovane.
Weasley gliel’avrebbe pagata …
“Lo hai pensato anche tu?”
“Cosa?”
“Che non mi importasse niente di te?”
“Ogni tanto … quando lo sconforto era
più forte.” Hermione ammise timidamente e Severus
si sentì stringere il cuore nel petto.
“Mi dispiace. Se solo avessi saputo che stavi male
… perché non mi hai scritto? Sarei tornato
immediatamente da te.”
Il sorriso di Hermione si allargò un po’ di
più.
“Non me lo sarei mai perdonata. Volevo che fosse una tua
scelta.”
“Sei una sciocca masochista.” Sibilò
Severus.
“Può darsi.” Le sorrise di nuovo la
ragazza, guardandolo dritto negli occhi. “Ma sono felice che
tu sia qui …”
“Hermione…” mormorò Severus,
accarezzandole il volto.
Si rese conto solo allora di non averla ancora baciata seriamente.
Senza spostare la mano della guancia calda e un po’ umida
della ragazza, l’uomo posò delicatamente le labbra
sulla sua bocca morbida, che velocemente si schiuse alla sua pressione.
Senza smettere di riprendere il possesso di quella bocca che tanto gli
era mancata, Severus cominciò ad accarezzare il corpo
fragile della ragazza, che sussultava sotto il suo tocco.
Quando temette di non riuscire a trattenersi, fece per allontanarsi ma
la mano di Hermione si aggrappò alla sua camicia, tirandolo
a sé. La ragazza aveva gli occhi appannati e le labbra
gonfie.
Severus si ritrovò a pensare di non aver mai visto niente di
più bello e di così terribilmente attraente.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Sarebbe bastato un suo sussurro ,
una parola, un gesto ...
Rabbrividì quando la riccia iniziò a sbottonargli
la camicia e gli posò le labbra tremanti sul collo.
Come se avesse avuto il permesso, Severus le sfilò
delicatamente i vestiti e le baciò piano la pelle , come
temesse di spezzare quel corpo fragile con un gesto troppo affrettato.
Sentire il respiro della ragazza accelerare gli stava facendo
lentamente perdere il contatto con la realtà.
Quando ormai aveva raggiunto il limite, si posizionò tra le
gambe magre della ragazza e , guardandola negli occhi, entrò
in lei. Per un istante rimase immobile , nella bellezza di quel calore
e di quelle sensazioni, poi iniziò a muoversi piano ed
aumentò il ritmo con l’aumentare degli gemiti di
Hermione. Raggiunse il piacere insieme a lei con un ansito basso e
possessivo.
Si resse sulle braccia per non crollarle addosso e si spostò
al suo fianco. Hermione gli si rannicchiò addosso e lui
l’abbraccio ,esausto e finalmente felice.
***
Infreddolito , Severus aprì gli occhi. Vedere Hermione
dormire con respiro leggero e regolare al suo fianco lo fece sorridere.
Per un attimo ebbe l’istinto di coprire entrambi con un
coperta e risprofondare in quella magnifica ed appagante quiete, ma
rendendosi conto di dove si trovata si mise a sedere di scatto.
Preoccupato guardò la sveglia che ticchettava sul comodino.
Erano le sette di sera e lui se ne stava disteso sul letto di Hermione
, completamente nudo … cosa diamine aveva in mente?! Sarebbe
potuto arrivare chiunque!
Il mugolio di Hermione che si muoveva al suo fianco in cerca del suo
abbraccio lo intenerì.
Tuttavia doveva rivestirsi in fretta. Sarebbe stato imbarazzante ,
oltre che catastrofico, essere trovato in quello stato da uno degli
abitanti della casa.
“Dove vai?!”
La voce allarmata di Hermione lo raggiunse mentre si infilava
i pantaloni. Le rivolse un ghigno compiaciuto.
“Da nessuna parte.”
“Allora perché ti stai rivestendo?”
insistette la giovane con la fronte corrugata.
Il ghigno di Severus divenne ancora più ampio.
“Perché credo sia decisamente inappropriato farmi
trovare nudo in camera tua … anzi a malincuore penso che
debba coprirti anche tu, almeno che tu non abbia una spiegazione
plausibile e non scandalosa per stare senza vesti davanti a
me.”
Lo sguardo della ragazza prima contrariato , divenne triste.
“In realtà … nessuno entra in camera
mia da almeno un mese. Ron è stata
un’eccezione.”
Dandosi dello stupido, Severus si rese conto di aver completamente
tralasciato i problemi della giovane per cedere ai suoi istinti.
Avrebbe anche dovuto parlarle di Zagabria … da quando non
era più in grado di valutare le priorità?
Doveva riprendere il controllo di se stesso e comportarsi da adulto una
buona volta.
“Hermione …” era difficile chiederle di
confidarsi con lui , dopo averla vista piangere. Decise
perciò che avrebbe parlato lui per primo. “vorrei
parlarti …”
“anche io ho bisogno di raccontarti delle cose
…” lo interruppe Hermione, poi con un timido
sorriso aggiunse “se preferisci magari potremmo spostarci in
un luogo meno compromettente … la cucina dovrebbe andare
bene.”
La cucina dei Potter non era molto diversa dall’ultima volta
che vi era entrato. Tutto era immacolato e al proprio posto. Lui ed
Hermione vestiti in modo un po’ disordinato e con
l’aspetto ancora stravolto delle loro precedenti distrazioni,
sembravano stonare in quell’ambiente così perfetto.
Hermione si mise a sedere al tavolo dalla cucina, mentre Severus si
appoggiò al piano cucina, rimanendole davanti.
L’uomo notò che Hermione stringeva in mano una
lettera.
“Non me la sento ancora di parlare di questa cosa e di quello
che ho combinato poi, ma credo che questa sia più che
eloquente.” Mormorò la giovane porgendogli la
lettera. Severus la scrutò preoccupato ed aprì la
pergamena talmente spiegazzata , da sembrare essere stata letta mille
volte.
Scorse con gli occhi scuri quelle poche frasi e l’incontro di
Zagabria gli sembrò ancora più vivo nella sua
mente.
“Hermione , devo dirti una cosa importante. Non voglio che
crearti delle false speranze ma…”
“Severus?” La voce interrogativa proveniente dalla
porta della cucina li fece sobbalzare.
Lily.
“E’ un sollievo
vederti.”esclamò la rossa con un tono tra il
preoccupato e il sollevato, entrando nella stanza. “Ti
avrò scritto un centinaio di lettere in tutti questi
mesi.”
Severus ammutolì.
L’arrivo di Lily lo aveva spiazzato. Preso com’era
da Hermione, si era completamente dimenticato di dove si trovasse e si
maledì mentalmente di non essersi ricomposto in una maniera
più accurata. Aveva infatti la camicia stropicciata fuori
dai pantaloni e per un terzo sbottonata. I lunghi capelli
neri scompigliati e mandati indietro con un veloce colpo di
mano. Non si era mai creduto un bell’uomo ma certo non si
mostrava in pubblico così disordinato.
Hermione dal canto suo aveva cercato di riprendere un contegno
all’entrata di Lily , ma senza grandi risultati.
Sperò vivamente che entrambi sembrassero agli occhi di Lily
solo disordinati e non appena usciti da un’ora di sesso. Era
infatti più che intenzionato a confessare alla sua migliore
amica la relazione tra lui e la ragazza , ma non aveva certo intenzione
di traumatizzarla più del dovuto o di porsi in situazioni
imbarazzanti.
“Sono venuto …” iniziò
Severus , valutando bene le parole da usare. Era consapevole che
Hermione lo stesse osservando. Negare il fatto che fosse lì
per lei l’avrebbe ferita e avrebbe messo in dubbio la sua
scelta. “per vedere come stava Hermione.” rispose
considerando che nell’ammettere quel particolare non ci fosse
niente di male.
Gettò poi un’occhiata d’intesa alla
riccia che , con un lieve rossore alle guance , gli sorrise e distolse
lo sguardo.
“Oh. Hai fatto bene … soprattutto sembra che tu
sia stato l’unico in grado di tirar fuori Hermione dalla sua
stanza.” Disse Lily , accarezzando materna i capelli ribelli
della giovane , poi aggiunse “ sarà la tua
autorità di professore ad aver fatto leva su di
lei.”
Severus in risposta grugnì.
In quelle condizioni si sentiva tutt’altro che autorevole,
anzi aveva la sensazione di essere paurosamente allo scoperto. Non era
abituato a sentirsi così.
Lily sembrò notare in quel momento il suo aspetto.
Gli rivolse perciò uno sguardo stranito “Severus ,
ti è capitato qualcosa di spiacevole? Hai un aspetto un
po’ …scombussolato.”
“Mh … no , niente di particolare. Sono solo
tornato da un lungo viaggio e devo ancora risistemarmi.”
Lily sembrò credere alle sue parole.
“Immaginavo che avessi bisogno di star solo dopo che Albus
… sappi comunque che mi potrai sempre chiedere un aiuto , se
ne avrai bisogno. In più … sei stato veramente
premuroso a venir a trovare Hermione.” gli sorrise la rossa.
Severus annuì incerto poi, notando lo sforzo di Hermione nel
mantenere la sua espressione neutra, in quella situazione, decise che
fosse l’ora di andarsene.
“Figurati,Lily. Era il minimo che potessi fare. Ora
però è meglio che vada. Sono stanco e domani
avrò diverse cose da fare.” Così
dicendo guardò di nuovo Hermione , per farle
intendere che quelle cose le avrebbero fatte insieme.
“Ti accompagno alla porta.” saltò su
Hermione , guadagnandosi uno sguardo perplesso di Lily. Severus
represse un ghigno, vedendo la giovane sfrecciare fuori dalla cucina
per nascondere il rossore e la sua amica seguirla con lo sguardo a
bocca aperta.
La raggiunse nell’ingresso, trovandola in piedi davanti alla
porta con il suo mantello e la sua borsa in mano.
“Grazie mille signorina
Granger.”
Hermione fece una smorfia e gli porse la sua roba , quasi
sbattendogliela addosso.
“Ho fatto forse qualcosa che ti ha dato fastidio?”
le chiese timoroso.
“No.” Mormorò la giovane.
“Allora che ti prende?” le chiese.
La riccia gli rivolse uno sguardo bieco ma non rispose.
In un lampo di comprensione l’uomo aggiunse con un tono di
finto rimprovero “ Hermione, la gelosia non è
fatta per le persone intelligenti come te.”
“Ti stai dando dello stupido da solo?” gli rispose
a tono la riccia.
Le labbra di Severus si curvarono all’in su , prima di
catturare quelle della giovane in un breve ma vorace bacio.
Aver rivisto in Hermione quella scintilla di grinta e di vita
che pareva averla abbandonata gli avrebbe permesso di sopportare quelle
poche ore lontane da lei.
La prima a staccarsi fu Hermione, leggermente allarmata
“Prima o poi lo dovranno sapere.” La
rassicurò Severus, prima di lasciare la villetta dei Potter.
Lo pensava davvero. Aveva cercato di lasciarla , di allontanarsi da lei
per permetterle di ricostruirsi una vita eppure il destino li aveva
rimessi sulla via l’uno dell’altra. La sua ragione
si era rassegnata a considerare quel sentimento un dono che avrebbe
curato e protetto contro i mille problemi che gli sarebbero venuti
contro. Infondo, la perseveranza e il coraggio non gli erano mai
mancati.
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Capitolo 29 *** La sua amicizia o la loro relazione ***
La sua amicizia o la loro relazione
Mie care lettrici ... sono
colpevole di un'imperdonabile assenza. Non vi dirò le solite
cose sul poco tempo o sulla voglia che manca, perchè non
rimedierebbero a tutto questo tempo senza nemmeno uno straccio di
capitolo ( so , da lettrice, quanto sia frustrante e fastidioso).
Diciamo , comunque , che tra tutte le cose che mi frullano nella mente
sono riuscita a scovare quelle che mi servono per la storia e a
schiaffarle su questa pagina di computer ... se il mio lavoro sia buono
o meno non sta a me dirlo ... spero che abbiate ancora un po' di voglia
di recensire e non mi puniate con un vostro silenzio!
Vi auguro una buona lettura ^^
Ps: per quanto riguarda l'altra
mia long porterò a fine anche quella , sto solo valutando se
cancellarla e riprenderla non appena avrò terminato questa
in modo da dedicarle tutto il tempo necessario e non stiracchiare
qualche capitolo ogni tanto.
Hermione
sorrise tra sé. Era distesa sul divano polveroso di
Spinner’s End con accanto Severus che borbottava qualcosa
contro i suoi ormoni adolescenziali che credeva defunti.
Non sapeva
come fosse arrivata distesa sotto l’uomo. Si ricordava solo
di aver suonato il campanello di quella casa tetra ormai familiare, di
esser stata coinvolta in un bacio passionale da Severus e che poi tutto
il resto era venuto da sé.
Strofinò
la guancia sul petto dell’uomo alzato da respiri regolari,
seguendo con un dito il solco di una cicatrice. Severus le
accarezzò i capelli arruffati e lei si beò ancora
di quel contatto.
Un lieve
torpore le stava già ottenebrando la ragione quando Severus
si agitò a si mise a sedere, facendole lanciare un gridolino
di protesta.
“Maledizione!”
imprecò l’uomo, passandosi una mano sul volto.
“Ehi
ma che ti prende? Per caso un acaro ti ha morso? ”
scherzò Hermione ma subito cambiò espressione
notando lo sguardo mortificato dell’uomo. “Severus
…”
“Sono
un maledetto idiota. Ho sempre saputo darmi delle priorità
nella vita eppure da quando ho a che fare con te mi comporto come un
babbeo maledettamente distratto e superficiale. Sei come un veleno a
cui io non riesco a trovare antidoto.”
Hermione era
senza parole. Temeva che non sarebbe mai riuscita a capire quali
pensieri frullassero nella mente di quell’uomo. Un attimo
prima se ne stava rilassato al suo fianco , quello dopo si comportava
come avesse commesso un crimine orribile.
Sbuffò
contrariata. “Mi puoi spiegare perché sarei un
veleno? Scusa ma è veramente difficile dare un senso ai tuoi
sbalzi di umore. Non mi sembra comunque che tu abbia fatto
nulla contro la tua volontà nell’ultima
ora…”
“Ne
sono consapevole. Ma avrei dovuto parlati … raccontarti cose
. E’ da ieri a casa dei Potter che cerco di dirti delle cose
importanti ma sembra mi sia impossibile porre un freno alla mia voglia
di stare con te. Eppure sono un uomo adulto , per Merlino.”
“Beh
non è poi così male …”
mormorò la riccia civettuola ma subito se ne
pentì. Severus infatti le rivolse un’occhiataccia
che le ricordò molto i tempi in cui lui girava per i banchi
in cerca di punti da togliere. “Parliamo ora ,se
vuoi.” cercò di recuperare.
“Sì.
Ho aspettato anche troppo.”
Dopo aver
indossato una semplice tunica da casa, Severus
cominciò,meditabondo, a percorrere il salotto polveroso di
Spinner’s End con le mani giunte dietro la schiena. Hermione
,dal canto suo, sedeva ancora sul divano,con indosso di nuovo i suoi
jeans e una camicia, ed inseguiva con gli occhi i movimenti nervosi
dell’uomo.
Era ovvio
che stesse cercando il modo migliore di dirle qualcosa di importante e
questo la rendeva nervosa.
Se avesse
voluto porre fine alla loro relazione ,gli sarebbe bastato non farsi
più vivo. Se avesse conosciuto un’altra donna
oppure l’avesse tradita, non sarebbe venuto a letto con lei
prima di confessarle quella sua mancanza. Severus , ne era certa, era
un uomo onesto e un po’ di altri tempi su
quell’argomento. Non avrebbe potuto farle un torto del genere.
Il giorno
precedente aveva iniziato quel discorso , dopo aver letto la lettera
del ministero. Che volesse dirle qualcosa sui suoi genitori?
Improbabile. Le ricerche erano concluse e ,senza tracce di nessun tipo,
tornare a cercarli in Australia sarebbe stato solo una tortura.
Cercò
di accomodarsi in modo migliore sul divano sfondato, ma senza successo.
Le sembrava di essere seduta su delle spine.
Che tipo di
cose doveva dirle?
Il fatto che
avesse parlato di priorità significava che
l’argomento era serio. Ma cosa sarebbe potuto essere una
priorità per un uomo della sua età? Probabilmente
un figlio. Il matrimonio.
Hermione si
sentì seccare la gola. Severus invece non diede segno di
voler iniziare a parlare.
Quelle due
opzioni era decisamente più probabili. Tuttavia chiederle di
avere un figlio sarebbe stato decisamente precoce … si erano
ritrovati da appena due giorni ... e in più , lei non si
sentiva certo pronta a diventare mamma. Il matrimonio invece? Lui era
tornato da lei. Era pronto ad impegnarsi seriamente. Perciò
poteva essere … E lei che avrebbe fatto se …
Severus
smise di camminare e si chinò in ginocchio davanti a lei.
“Hermione
…”
“Sì,
lo voglio!” esclamò prima di tapparsi la bocca con
una mano e sentirsi le guance in fiamme.
Severus la
guardò stranito. “Vuoi che
cosa?”
“Io
… non so. Dimmelo tu!”
“Come
pensi che possa saperlo. Leggere nella mente delle persone non
è abitudine da persone educate, ma se insisti
…”
“Non
ti azzardare!” esclamò la riccia terribilmente in
imbarazzo, poi in tono accomodante aggiunse “ Dimmi piuttosto
cosa volevi raccontarmi. Sembrava una cosa importante … ai
miei pensieri penseremo dopo.”
O forse mai.
Aggiunse mentalmente , dandosi dell’idiota.
Severus non
parve essere persuaso da quelle parole. Tuttavia l’urgenza
della situazione lo convinse a non insistere. Perciò le
prese una mano della ragazza tra le sue e sospirò .
Hermione lo
osservò attentamente. Nonostante l’uomo tentasse
di mascherare le sue emozioni era visibilmente preoccupato.
“Ho
pensato molto al modo giusto in cui avrei potuto raccontarti
ciò che è accaduto a Zagabria, ma questo non
sembra esistere … perciò ti chiedo solo di non
farti false speranze. La tua mancanza mi potrebbe aver giocato un
brutto tiro. Ho passato dei lunghi momenti di solitudine pensando a te.
Ho cercato di allontanarti ma il destino ci ha rimessi sulla stessa via
…”
“Ti
prego Severus, va’ al punto.”
Severus
esitò un istante ma la visibile agitazione di Hermione lo
convinse a non temporeggiare oltre.
“Penso
di aver visto i tuoi genitori a Zagabria.”
Questa volta
fu Hermione ad abbandonare il divano, scuotendo la testa e combattendo
la voglia di piangere.
“Non
… non è vero. Tu menti!” lo
accusò.
Sapeva che
Severus non le avrebbe raccontato una bugia , ma allora
perché le stava facendo quello?
“Hermione
non ti sto mentendo.”
“Sta’
zitto!” Lo interruppe la giovane, stoppando il tentativo
dell’uomo di spiegarsi con un gesto stizzito della mano.
Aveva paura
di sperare ancora. Faceva troppo male.
Mentre le
lacrime scendevano senza più controllo , percepì
le braccia di Severus avvolgerla calde e rassicuranti. Senza opporre
resistenza , si abbandonò a lui nascondendo il viso sul suo
petto.
“Tu
sai che non ti ferirei di proposito ,come io so che ciò che
ti sto raccontando può sembrare una follia. Eppure credo che
tu debba controllare con i tuoi occhi … ho visto i tuoi
genitori solo in fotografia ma non ti avrei detto nulla se non avessi
avuto la sensazione che le persone davanti a me mi fossero familiari in
qualche modo.” Le sussurrò Severus ,
accarezzandole la schiena “ Non devi però credermi
per forza. Possiamo dimenticarci tutto adesso ,se vuoi.”
“No.”
Hermione si sciolse dall’abbraccio “Ti voglio
credere.” gli disse seria. “ Ma non posso
permettermi di fantasticarci sopra. Devo sapere adesso la
verità. Hai un modo per rintracciarli?”
“Ho
fatto un incantesimo localizzatore su entrambe. Dovunque siano io li
potrò raggiungere. Mi basta pensare a loro e
smaterializzarmi.”
“Bene.
Allora portami da loro.” Disse la ragazza risoluta, posando
la mano sul braccio di Severus in modo da potersi smaterializzare con
lui.
L’uomo
sospirò. “Ti porterò da loro. Ma temo
che una tappa intermedia sia inevitabile.”
***
“Severus
sei sicuro di quello che fai?” boccheggiò Hermione
, mentre tentava di tenere il passo dell’uomo che , spedito,
attraversava le poche vie che lo separavano dal suo obbiettivo.
“Non
partiremo di nascosto.” Tagliò corto lui senza
fermarsi.
“Questa
decisione a me sembra un colpo di testa! L’hai detto anche tu
che riguardo a noi sei un po’ … come dire
… avventato.
Non vorrei che tu ti pentissi in futuro di quello che stai per
fare.” Replicò Hermione , prima di andare a
sbattere sulla schiena dell’uomo che si era fermato di colpo.
Voltandosi ,
Severus puntò gli occhi neri sulla ragazza.
“Sei
ancora sicura di noi?” le chiese.
“Certo.
Più che mai.” Rispose la riccia senza distogliere
i suoi occhi da quelli così pieni di determinazione
dell’uomo.
“Bene.
Perché lo sono anch’io.”
Replicò Severus in un sussurro lieve.
“Non
hai paura di quello che potrebbe succedere?”
Severus
roteò gli occhi “Sicuramente non sarò a
mio agio in quella situazione , ma spero che tutto si risolva senza
l’uso della bacchetta.”
“Non
lo farebbero mai!” rispose convinta Hermione.
“Meglio
non escludere niente. Potter saprà essere mansueto con i
propri cari ma per esperienza conosco la sua cattiveria.”
Replicò Severus, oscurandosi in volto.
“Non
devi farlo per forza se non te la senti.” Mormorò
la giovane.
“No.
Farò comunque in modo che tutto si svolga
civilmente.”
“Potrei
solo dirgli che parto con te , perché ti sei imbattuto in
dei forestieri che potrebbero essere i miei genitori. A questo problema
penseremmo al nostro ritorno.”
“Non
penso che ti crederebbero. Ieri Lily si è stupita di averti
trovata nella cucina della casa in cui vivi. Figuriamoci cosa potrebbe
pensare al sapere che all’improvviso parti con me, un uomo
con cui per lei non hai alcuna familiarità. Comunque
continuare a fingere non credo che gioverebbe alla mia
posizione.”
“Vorrai
dire : alla nostra
posizione.” Ribattè Hermione.
Severus
sospirò e le accarezzò la guancia. Senza
aggiungere altro , l’uomo riprese a camminare.
Giunsero
presto alla villetta dei Potter. Era Sabato ed Hermione sapeva che ci
sarebbero stati tutti i componenti della famiglia , tranne forse Harry
spesso invitato , per loro sfortuna, a casa dei Weasley.
Deglutì. Era il momento della verità.
Con un lieve
tremore delle dita affusolate, unica prova del suo vero stato
d’animo , Severus suonò il campanello.
Passò
solo qualche secondo, poi la porta si spalancò. James Potter
li fissò stupito.
“Hermione
… è successo qualcosa?” chiese subito
il padrone di casa sulla difensiva. La riccia si domandò
cosa ci fosse in loro per suscitare a prima vista tutto quel sospetto.
Provò a rispondere ma riuscì ad emettere solo un
suono molto simile ad un pigolio. Fortunatamente Severus le
venne in aiuto.
“Niente
di grave Potter. Ora, saresti così cortese da farci
entrare?”
James lo
scrutò diffidente, poi si fece da parte per farli passare.
L’aria
dell’ingresso si fece velenosa dalla tensione non appena
l’uomo ebbe chiuso la porta. Hermione si sforzò
per non farsi prendere dal panico , invidiando il perfetto
autocontrollo di Severus che pareva estremamente a suo agio, anche
sotto gli sguardi sospettosi di James che sembravano spade appese sulle
loro teste , pronte a colpirli da un momento all’altro.
“Penso
sia meglio accomodarci. James ci sono anche Harry e Lily in casa?
Potresti chiamarli?” gli chiese gentilmente la
giovane,attirando su di sé l’attenzione dei due
uomini.
Rimanere in
quel piccolo ingresso ancora per un secondo le sarebbe stato
impossibile.
“C’è
solo Lily … vado a chiamarla. Voi accomodatevi
pure.”
Hermione
annuì e si diresse in cucina. Era infatti una stanza
luminosa e sempre splendidamente ordinata che l’idea di
affrontare lì quella conversazione la rassicurava. Poi le
venne in mente che i cassetti erano pieni di oggetti appuntiti e la
brutta sensazione dell’ingresso riprese possesso su di lei.
Si sedette
ad un lato del tavolo e sulla sedia accanto a lei si mise Severus , il
quale aveva assunto un’espressione grave.
“Non
ho pensato un secondo che tu ti sentissi costretta a
farlo.”si scusò poi , uscendo dal suo mutismo.
Hermione
scosse la testa. “Non è così
… spero solo che tutto si risolva nel migliore dei modi e
questo mi rende nervosa. Ti invidio … sembri così
tranquillo che non si direbbe mai che tu stia per affrontare una mezza
catastrofe.”
“Anni
e anni passati a fare la spia dovranno pur servire a
qualcosa.”rispose l’uomo con voce suadente, prima
di avvicinarsi alla giovane con l’intenzione di baciarla.
Il rumore di
Lily e James che raggiungevano la cucina fece scattare Hermione che
si ritrasse da quel contatto, con le guance imporporate.
Appena
entrata nella stanza Lily rivolse ad entrambe un sorriso radioso. James
si appoggiò al piano della cucina, con l’aria di
una sentinella piuttosto arrabbiata, mentre la rossa si
accomodò a capotavola , dal lato più vicino a
Severus. La ragazza lo percepì agitarsi sulla sedia.
Anni e anni
da spia gli sarebbero pure serviti a camuffare le sue sensazioni ma
Lily e il sentimento che aveva provato per lei non erano mostri che
Severus avrebbe potuto sconfiggere così facilmente
…
Hermione
provò una stretta allo stomaco.
Il loro
sentimento così giovane sarebbe potuto essere tanto
resistente da imporsi su tutta una vita di pura venerazione? Cosa
sarebbe accaduto se Lily si fosse opposta o avesse messo Severus
davanti ad una scelta? La sua amicizia o la loro relazione. Lui cosa
avrebbe scelto?
La voce di
James la riportò alla realtà. “A cosa
dobbiamo l’onore della tua visita?”
Si rivolgeva
a Severus.
Hermione si
aspettò una risposta acida , invece la voce
dell’uomo suonò tranquilla e stranamente pacifica.
Era ovvio che non volesse far scaldare gli animi prima del tempo.
“Durante
il mio viaggio credo di essermi imbattuto nei genitori di
Hermione.”
“O
Merlino , ma è meraviglioso! Dove?” intervenne
Lily entusiasta.
Hermione non
ebbe le forze di guardarla , perciò gettò
un’occhiata a James che taceva accigliato.
“A
Zagabria.”
“E
come ci sarebbero finiti in Croazia
dall’Australia?” intervenne aspro James,
assottigliando gli occhi. Sembrava che qualcosa non gli quadrasse.
“Questo
non lo so. Potrebbero essersi mossi spontaneamente da un luogo ad un
altro … gli incantesimi di memoria hanno un ventaglio
infinito di effetti collaterali.”
“Li
avevano dati per dispersi nel bel mezzo di un continente …
come potrebbero mai aver viaggiato per così tanti kilometri
storditi da un incantesimo?”
“James
smettila.” Lo bloccò Lily , gettando
un’occhiata ad Hermione come per dirgli che non avrebbe
dovuto essere così indelicato. L’uomo parve
pentirsi del suo atteggiamento e le rivolse uno sguardo paterno e
triste.
“Mi
dispiace Hermione … non volevo essere così
brusco. Ma se tu credi che possa esserci una speranza, noi saremo i
primi ad appoggiarti. Anzi, potremmo accompagnarti noi stessi a
Zagabria!” propose James.
Hermione e
Severus si scambiarono un’occhiata. Lui le fece cenno di
lasciarlo parlare. Si schiarì la voce e ricompose il volto ,
questa volta non in un ghigno beffardo ed indifferente, ma in
un’espressione seria e decisa.
“Non
credo che ce ne sarà bisogno. A Zagabria verrà
con me.”
“Severus
, nessuno vuole tagliarti fuori da questo viaggio. Tu sei
l’unico che può trovare i presunti genitori di
Hermione … ma ci saranno momenti delicati in cui forse lei
avrà bisogno di avere accanto a sé persone con
cui ha più confidenza.” Spiegò Lily
conciliante, precedendo la risposta rabbiosa del marito. Alla riccia
tuttavia non sfuggì il lampo negli occhi dell’uomo
e come la sua mascella si fosse contratta alle parole di Severus.
Cominciava a
credere che James sapesse molto di più di quello che dava a
vedere.
“Dobbiamo
forse aver ragione di credere che tra voi ci sia della
confidenza?” domandò il padrone di casa.
Lo sapeva.
Hermione
sentiva tamburellare il cuore nel petto ad una velocità
impressionante e si accorse di torturarsi le mani solo quando
percepì le fredde dita di Severus posarsi sulle sue.
Le aveva
preso la mano davanti ad altre persone. Avrebbe esultato di gioia se
l’ansia e la preoccupazione non l’avessero tenuta
inchiodata sul posto.
Severus
invece continuava a tenere gli occhi fissi su James che sembrava sul
punto di esplodere.
“Nonostante
abbia dubbi sul fatto che tu sia stato dotato di ragione , posso
rispondere di sì.”
L’ansia
si tramutò in paura , quando James avanzò
appoggiando pesantemente i palmi delle mani sul tavolo e ignorando i
flebili tentativi di Lily, pallida in volto, di calmarlo.
“Ti
avverto, Mocciosus. Non sto giocando. Ti ripeto la domanda.”
la voce di James fremeva di rabbia. “Ho ragione di credere
che tra voi ci sia troppa
confidenza?”
Il viso di
Severus non si scompose , ma la sua mano sinistra cercò la
bacchetta.
“C’è
stata la confidenza appropriata ad una relazione.”
“Maledetta,
lurida e viscida serpe! Io ti ammazzo!” James non
sfoderò nemmeno la bacchetta ma si avventò su
Severus a mani nude , riuscendo ad afferrarlo per il collo della
camicia. I due uomini avrebbero iniziato sicuramente a picchiarsi se
Hermione non si fosse messa in mezzo , costringendo James a mollare la
presa per non colpirla. Tuttavia furono sfoderate le
bacchette.
“Vi
prego fermatevi!” gridò la giovane quasi alle
lacrime. Non avrebbe mai voluto che il suo sentimento, per lei
così immenso e giusto , fosse la causa di un disastro. Anche
se questo sembrava inevitabile.
Severus ,
ripreso posto a sedere, prese a sistemarsi il bavero della camicia con
gesti nervosi. Era evidente il suo sforzo per non attaccare il padrone
di casa. James invece si era allontanato dal tavolo e stringeva con
tanta forza la bacchetta che le nocche della mano erano diventate
bianche. L’uomo guardò Severus per un attimo poi
rivolse la sua attenzione su Hermione. I suoi occhi erano tristi e
preoccupati.
“Hermione
, vedrai che al San Mungo potranno risolvere ogni cosa …
qualsiasi filtro o fattura ti abbia fatto questo lurido bastardo noi te
la toglieremo e ti aiuteremo a dimenticare questa storia …
non voglio nemmeno pensare a cosa ti ha costretto a fare
…” James si passò la mano sul volto
come per togliersi davanti una scena orribile.
“Lui
non ha costretto a fare niente!” esclamò Hermione
decisa mentre percepiva al suo fianco la rabbia crescente di Severus.
“Anzi forse quella che ha avuto meno dubbi sono io
…” aggiunse, regalando un timido sorriso
all’uomo accanto a sé , che le rispose anche se in
modo un po’ stiracchiato.
“Per
Godric , Hermione guardami!” la fece voltare James
di nuovo vicino al tavolo “Voi due non potete stare
insieme. Questo … lurido … ha vent’anni
più di te! Tu devi stare con una persona per bene , che non
abbia alle spalle un passato come il suo ma ,soprattutto, che abbia la
tua età!” Prese un profondo respiro , si
accomodò al tavolo e le prese la mano “Capisco che
tu abbia passato un anno orribile … la scomparsa dei tuoi
genitori è stata tremenda e forse noi non siamo stati in
grado di darti l’aiuto di cui avevi bisogno. Tu
perciò hai ricercato all’esterno un appoggio.
Qualcuno che potesse colmare quel vuoto. Cercavi un padre e lui se ne
è approfittato!”
Sentir James
pronunciare quella frase fu troppo. Hermione strattonò via
la mano da quella dell’uomo che la guardava disperato.
Gli occhi le
pizzicavano per le lacrime. Avrebbe voluto Harry lì con
sé. Con il suo aiuto forse sarebbe riuscita a far capire a
chi le stava davanti quale insulto al suo amore era
quell’atteggiamento. Guardò Severus e sul suo
volto vi lesse mille scuse e forse anche la paura di aver sbagliato
tutto. Gli afferrò una mano e la strinse per dirgli che lei
era ancora lì e che non sarebbe mai voluta tornare indietro.
“Potter
…” iniziò perciò Severus ,
ma Hermione lo interruppe. “No. Lascia parlare me.”
“Se te la senti.”
La ragazza
annuì. “James, io un padre l’ho avuto ma
se avessi avuto bisogno di qualcun altro da considerare tale avrei
scelto senz’altro te. Severus per me non è mai
stato un padre … è stato un mio insegnante ma con
il tempo ho compreso che era lui ciò di cui avevo bisogno,
sia nei momenti belli che in quelli più bui
…”
A quelle
parole Severus si schiarì la gola imbarazzato e la giovane
trattenne a stento un sorriso. James invece si passò le mani
fra i capelli.
“Hermione
, non ti stai rendendo conto di quello che dici e fai! E’
troppo grande per te … non puoi pretendere che io accetti
una follia simile!”
“No.
Hai ragione. Non posso costringere nessuno a comprendere le mie scelte
e per questo credo che sia meglio per tutti se , tornata da Zagabria ,
non torni a vivere qui.”
James
aprì la bocca per rispondere ma un singhiozzo e la porta
sbattuta lo interruppero.
Tutti si
voltarono basiti. Nello sfogo del momento nessuno si era reso conto che
Lily non aveva più proferito parola dalla confessione di
Severus. Hermione sentì una stretta alla bocca dello
stomaco. Osservò il volto del suo uomo. Il dispiacere per
quella reazione doveva essere ancora più forte del suo ,se
riusciva a trasparire da quel viso così abituato a mentire.
Con James
avrebbe potuto continuare a parlare lei. Anche se forse non avrebbe mai
capito. Lily tuttavia era un capitolo che Severus doveva chiudere da
solo. Come se non fosse più lei a governare il suo corpo
accarezzò di nuovo la mano dell’uomo ancora
intrecciata alla sua e persa nei suoi occhi scuri gli disse:
“Penso
che tu debba andare da lei.”
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Capitolo 30 *** Giudizi e pregiudizi ***
Giudizi e pregiudizi
Lily sedeva su una delle
eleganti poltrone che arredavano il salotto. Aveva le spalle piegate in
avanti, il volto era nascosto dai lunghi capelli rossi che le
ricadevano davanti. Stava piangendo.
Con
un groppo alla gola Severus la osservava dalla soglia della stanza,
senza il coraggio né di entrare né di parlarle.
Si era aspettato della disapprovazione e della rabbia. Anzi, doveva
ammettere di con Potter la situazione si fosse risolta in modo
decisamente pacifico per quello che si aspettava. Le lacrime di Lily ,
tuttavia , l’avevano spiazzato.
Dalla
cucina lo raggiunsero le voci concitate di James ed Hermione che ancora
litigavano.
Non
si sarebbe mai aspettato di vedere Hermione così tenace
nella difesa del loro amore.
Un
sorriso gli increspò il viso un po’ provato.
Lei
stava facendo la sua parte. Perciò lui voleva fare la sua
per quanto quella prova gli sembrasse spaventosa e dolorosa.
Schiarendosi
la gola , si avvicinò all’amica che continuava a
tener la testa tra le mani. Si era appena seduto davanti alla donna che
questa alzò il viso rivolgendogli uno sguardo abbattuto e
ancora velato di lacrime.
Severus
lesse in quegli occhi , che avrebbero dovuto essergli amici , la
disapprovazione di una madre che si trovava a rimproverare per
l’ennesima volta il peggiore dei suoi figli.
Si
sentì ferito.
Era
forse quello per Lily? Un ragazzino senza speranza a cui lei concedeva
la sua amicizia con l’intento di rimetterlo sulla retta via?
Fece
per parlare ma la donna lo precedette, mormorando con la voce un
po’ incrinata:
“Sirius
ce l’aveva detto. Dopo il funerale di Silente ,aveva trovato
Hermione al limitare della foresta … in lacrime. Senza
rendersene conto , gli aveva detto che era con te
…” un singhiozzo più forte la costrinse
ad interrompersi “ Ci aveva subito riferito quelle parole,
convinto che fosse successo qualcosa tra voi. James era andato su tutte
le furie e voleva cercarti per capire la situazione. Avevano
tratto subito le loro conclusioni. Pensavano che tu ti fossi
approfittato di lei nel momento in cui era più vulnerabile.
Che l’avessi raggirata in qualche modo. Io però li
ho convinti che non era così … che i suoi
problemi erano altri e che quell’episodio non significava
niente. Ti ho difeso!”
Con
il dorso della mano Lily cercò di porre un freno alla
lacrime ma senza risultato. Sembrava che i pensieri che le frullavano
in testa fossero troppo dolorosi per calmarsi. “Merlino ,
Severus! Io
l’ho affidata a te. Io
le ho detto di chiederti aiuto. Come credi che mi possa sentire ora,
dopo che mi sono opposta anche a mio marito per giustificarti? Pensavo
di potermi fidare di te! Invece guarda che le hai fatto?!”
“Io
non le ho fatto niente!” ribattè Severus ,
sconvolto. Le parole di Lily lo dipingevano come un degenerato che si
era preso gioco di una ragazzina troppo debole per proteggersi. Lo
faceva sentire sporco. “Non ho mai sfruttato la sua
situazione per raggirarla. Anzi , ho fatto di tutto per ignorare
ciò che provavo per lei …”
“Ma
non sembra che tu ti sia sforzato abbastanza ,visti i
risultati.” Lo interruppe tagliente la rossa.
Quell’atteggiamento
ferì ancora di più Severus , che riprese
rabbioso: “ Che tu ci creda o no , mi sono sforzato in tutti
i modi per mantenere un rapporto puramente didattico …
purtroppo però i miei sentimenti per lei mi hanno
sopraffatto.”
“Non
è così! Severus, ciò che tu dici di
sentire è pura attrazione fisica per una bella e giovane
donna nel fiore degli anni , che si è appoggiata a te in un
momento difficile!”
Passandosi
la mani tra i capelli in un gesto di frustrazione , Severus
abbandonò la sua seduta. La rabbia gli stava impedendo di
star fermo.
“Perché
non puoi ,nemmeno per un minuto, credere che quello per cui sono qui
oggi, non sia solo una sbandata da crisi di
mezz’età , ma qualcosa di più?! Reputi
forse che io non sia in grado di nutrire dei sentimenti?! Ti ho amato
per vent’anni, ricordi? E’ anche per quello che ora
sei di nuovo qui … mi sembra folle sentirti dire una cosa
del genere!” sbottò.
Lily
scosse la testa.
“Severus,
non fraintendermi. Io so che puoi provare sentimenti. E che sotto
quegli atteggiamenti bruschi hai un gran cuore. Però hai
bisogno di una donna adulta con cui condividerli, mentre ad
Hermione occorre qualcuno della sua età. Qualcuno con cui
lei possa condividere quelle esperienze , che per quelli della nostra
età sono solo simpatici ricordi. Per questo sono sicura che
i vostri sentimenti non potranno mai essere veri.”
Il
tono della rossa era pacifico, forse nel tentativo di far calmare
l’uomo davanti a sé. Purtroppo però
Severus si infuriò di più.
“Per
me invece sono veri ed è Hermione l’unica con cui
li voglio condividere! E credemi quando ti dico che ho tentato in tutti
i modi di convincermi che era un errore. Che lei meritava di meglio.
Sono arrivato addirittura a scappare , soffrendo pur di farle del bene.
Ho passato più di un anno ad arrovellarmi per trovare
ciò che di sbagliato c’era in questa relazione e
nonostante tutto siamo ancora insieme. Possibile che tu non possa
accettarlo ed essere felice per me?” ringhiò
Severus , in direzione di Lily che lo guardava con gli occhi sgranati,
prima di chinare il capo.
“O
cielo … più di un anno? … la
situazione è più di grave di quanto
immaginassi.” Mormorò tra sé, poi
aggiunse a voce più alta “Severus …
voglio credere che questa cosa
sia seria , se va avanti da più di un anno
…”
“Ma?”
sibilò l’uomo.
Lily
sospirò. “Ma mi appello alla tua intelligenza e al
tuo buon senso, quando ti chiedo di riflettere veramente sul futuro tuo
e soprattutto di Hermione. Chiudi questa storia, sei ancora in tempo.
Lo sai anche tu che non puoi offrirle quello di cui ha
bisogno.”
“Ma
chi ti credi di essere per dire una cosa del genere? Ti ho sempre
considerata superiore a me. Tu eri la perfezione. La persona che non
falliva mai e che mi concedeva la sua amicizia per pura
bontà di cuore. Invece mi sbagliavo. Tu per tutto questo
tempo mi hai considerato solo un povero diavolo da aiutare. Forse da
salvare dal suo destino segnato. Mi davi dei consigli perché
hai sempre pensato che fossi capace di fare solo passi falsi. Mi hai
giudicato sempre , Lily! Tu mi guardavi con pietà
dall’alto della tua fantastica vita. Nella tua fantastica
casa. Con il tuo fantastico marito e il tuo fantastico figlio. Mentre
io scorrazzavo nella disperazione di una vita vuota in cerca di un
rimedio ai miei mille errori , nella speranza di disprezzarmi un
po’ di meno ed assomigliarti di più.
Sentirti
parlare così mi ha aperto gli occhi. A tuo parere non
avrò niente da offrirle … ma è solo
un’altra delle tue sentenze. Hermione mi accetta per
l’uomo burbero e cinico che sono. Sopporta i miei sbalzi
d’umore ed il mio passato e io non voglio altro che
dargli tutto me stesso se questo basta per renderla felice.”
Prendendo
un profondo sospiro, Severus si rivolse un’altra volta a Lily
seduta ,questa volta, senza parole e con qualche lacrima a riempirle
gli occhi.
“Io
credo profondamente in quello che sto facendo. Spero che un giorno
riuscirai a capire che è la cosa migliore che mi sia mai
capitata nella vita e sarai pronta ad essere felice per me. Solo allora
mi sarai veramente amica. Fino ad allora ,quello che pensi non mi
riguarda.”
Senza
concedere alla donna alcuna replica , Severus lasciò la
stanza. Si sentiva frastornato , quasi ebbro per tutte quella parole.
Si
rese conto solo allora che le voci della cucina si erano spente.
Veloce
si diresse nell’ingresso. Hermione era in piedi davanti alla
porta. Stringeva convulsamente il manico di una valigia troppo grossa
per un viaggio di un solo giorno ed era leggermente pallida in volto.
Quando lo vide apparire gli rivolse un sorriso provato. Lui le si
precipitò incontro e in un abbraccio la sollevò
da terra. Non si scambiarono nemmeno una parola su quello che era
appena successo. Si aggrapparono soltanto l’uno
all’altra, perché in quel momento era
l’unica cosa che contava davvero.
Legati
ancora in quella stretta , si smaterializzarono.
Erano diretti a Zagabria.
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Capitolo 31 *** Un piccolo spettacolo personale ***
Un piccolo spettacolo personale
Buondì a tutti !
Sono riuscita finalmente a tornare a postare qualcosa ( che tra l'altro
non mi soddisfa molto :/ )! Mi scuso per le mie assenza prolungate ...in questo periodo però ho proprio litigato con la scrittura.
Non trovo stimoli in quello che scrivo e mi sembra tutto brutto e
banale. Spero , tuttavia , di superare questo momento e di portare a
termine la storia , alla quale mancano veramente pochi capitoli!
Ringrazio comunque tutti coloro che leggono e che hanno la pazienza di
non abbandonare la mia storia ^^ , vi adoro profondamente!
Buona lettura!
Il sole calava sulla città di Zagabria , quando un crac
annunciò l’arrivo di due maghi su una via sterrata
di collina da cui era possibile ammirare quasi tutta la
città.
Hermione e Severus , nonostante la sensazione nauseabonda della
materializzazione, non sciolsero subito il loro abbraccio ma si
crogiolarono per qualche istante della bellezza di quella
sensazione.
Fu la giovane ad allontanarsi per prima dalle braccia
dell’uomo , per guardarsi intorno.
La strada in cui si trovavano era deserta, costeggiava da una parte il
fianco della collina che dall’altra declinava dolcemente in
un dirupo verso la città. Non ne riusciva a
scorgerne l’inizio e la fine, come se la via fosse sospesa
nel niente.
Trascinando la grossa ed ingombrante valigia, la ragazza
cominciò a percorrere il percorso in salita,mentre Severus
la seguiva un po’ assente. Il dispiacere per gli eventi di
casa Potter aleggiava nell’aria pesante e tossico.
Camminarono in silenzio per un po’, fianco a fianco, tra le
piccole nuvolette pallide provocate dalla ghiaia spostata dalle ruote
della valigia e dei loro passi.
Hermione si arrestò solo dopo una curva a gomito oltre cui
si cominciava ad intravedere una minuscola abitazione di un
piano che doveva aver conosciuto giorni migliori prima di
essere abbandonata al tempo e ai rampicanti.
“Stanno lì?” domandò. Il suo
tono di voce faceva trasparire una certa apprensione.
Severus sembrò riscuotersi dai suoi pensieri.
“No.” Sospirò “Quando ci siamo
materializzati , ho pensato ad una Zagabria a me familiare …
non ho attivato l’incantesimo per localizzare i
tuoi.” Si passò una mano sul volto,sembrando molto
vecchio e stanco. “Scusami.”
Hermione gli rivolse una sorriso timido.
“Sta’ tranquillo. E’ stata
dura.” Commentò laconica, distogliendo lo sguardo
per posarlo sulla casa fatiscente.
Distolse di nuovo lo sguardo quando l’uomo premette le labbra
sottili e fredde sulle sue. Fu un bacio breve anche se i loro visi non
si allontanarono ma rimasero a studiarsi ad un soffio di distanza.
Hermione si perse negli occhi scuri dell’uomo. Era come se
quei pozzi neri fossero illuminati da una luce nuova, una
consapevolezza che voleva uscire fuori. Parlarle in qualche modo.
Sembrava che le volessero confessare qualcosa che il loro proprietario
ancora la taceva. La giovane cominciò a sentirsi a disagio
davanti a quello sguardo così intenso, perciò si
voltò di nuovo a guardare la casa con fare interessato.
“Questa sarebbe la Zagabria a te familiare?”
chiese. Severus fece una smorfia.
“Più o meno.”
“C’è un incantesimo per dissuadere i
babbani ad avventurarsi qui , giusto?”
“Che io sappia no.”
“E’ una locanda magica?”
“No.”
“E’ un passaggio per la Zagabria magica? Una specie
di passaporta?”
“No.”
“Oh insomma! Smettila di rispondermi a monosillabi e dimmi
che cos’è quella casa.”
sbottò la riccia.
Severus alzò un sopracciglio e sospirò.
“E’ esattamente quello che hai detto tu , Hermione.
Una casa.”
La giovane lo guardò scettica.
Non poteva credere che quella catapecchia fosse solo quello che vedeva.
Doveva esserci dell’altro, altrimenti perché a
Severus sarebbe venuto in mente proprio quel posto così
lugubre.
“Entriamo.” Propose Hermione , avviandosi decisa
verso il cancello rugginoso e dondolante della casa.
“Preferirei di no.” L’afferrò
per un braccio Severus “ Andiamo verso il centro cittadino.
Lì troveremo una locanda per la notte. Ci riposeremo e
domani andremo alla ricerca dei tuoi genitori.”
Aveva usato uno dei suoi toni più decisi. Quelli che
facevano paura. Hermione sapeva che puntare i piedi non sarebbe servito
a niente. Andare contro un ostacolo così di petto voleva
dire schiantarcisi sopra. Era necessario aggirarlo.
“Ok.” Acconsentì la riccia, ma non
appena l’uomo lasciò la presa, scattò
verso la casa sparendovi dentro.
Era sicura di aver sentito Severus ringhiare.
***
L’interno della casa era umido. La poca luce che filtrava
dalle finestre sbarrate da delle travi non permetteva di vedere quasi
niente. Solo un ambiente della casa era visibile , poiché la
finestra era priva di imposte. Hermione vi entrò. La mobilia
rispecchiava l’aspetto esterno dell’edificio.
C’erano un tavolo tarlato , una sedia nelle stesse condizioni
e dal lato opposto un letto singolo sfatto.
Era una casa squallida e , trovò Hermione , anche molto
triste.
D’istinto si strinse le braccia al petto.
Forse avrebbe dovuto dar retta a Severus … quella era solo
una casa. Non c’era niente di magico , ne di interessante da
vedere lì.
Eppure qualcosa di strano la tratteneva. Tutta la casa era polverosa e
abbandonata. Mentre quella stanza sembrava esser stata , seppur
approssimativamente, sistemata.
Le lenzuola accartocciate ai piedi del letto erano pulite ; sul tavolo
c’era un bicchiere anch’esso troppo pulito e nuovo
per appartenere al resto della casa.
Lì c’era vissuto qualcuno e nemmeno troppo tempo
fa …
“Ora che hai fatto questa bella esplorazione , possiamo
andarcene? Non vorrei che i topi ti considerassero la loro prossima
cena.”
Severus se ne stava sulla soglia della porta e la osservava serio.
Sembrava oltremodo infastidito dal quel luogo.
Hermione stava per seguirlo fuori dalla casa quando un pensiero le
attraversò la mente. Guardò perciò
l’uomo con gli occhi sgranati.
“Abitavi qui , quando eri a Zagabria.”
Severus sbuffò e lei capì di aver fatto centro.
“C-come …” balbettò Hermione.
Severus scrollò le spalle. “E’ un posto
isolato. Era quello di cui avevo bisogno per star solo.”
Spiegò spiccio.
“Saresti potuto stare solo anche in un posto più
… più umano!” esclamò
Hermione.
Severus sospirò.
“Non ero certo partito per fare una vacanza di piacere.
Quello che volevo era non aver in mezzo ai piedi nessuno ed ero certo
che questa casa avrebbe fatto al caso mio. E poi
…” l’uomo fece una pausa come per
soppesare le parole che stava per rponunciare “ ho pensato
che fosse adatta a me.”
“Che vuoi dire?”
Gli occhi di Severus vagarono assenti per la stanza, per poi tornare a
posarsi su di lei. Un velo di tristezza li offuscava mentre un sorriso
amaro gli si disegnò sul volto.
“La desolazione e l’abbandono si sono mangiati
tutto quello che c’era di buono in questo posto tanto che
l’unica cosa in cui può sperare è che
la sua ossatura finalmente crolli, permettendo alla polvere e
alla terra di ricoprirla mettendo un misero punto alla sua fatiscente
vita. La gente stessa quando la guarda aspetta quel momento
perché sa ,Hermione , che la collina tornerà ad
essere meravigliosa senza questa tetra presenza, forse non subito , ma
prima o poi dove c’era il marcio la vita riporterà
i fiori.” Severus sospirò “Non ci vuole
molta fantasia a pensare che la mia esistenza non sia poi
così diversa da quella di questa casa.”
Hermione distolse lo sguardo. Le pizzicavano forte gli occhi e
soffermarsi ancora su quelli tristi di lui l’avrebbe fatta
sicuramente scoppiare a piangere.
Sentirlo parlare così di se stesso le faceva male. Possibile
che solo lei riuscisse a vedere quanto di buono ci fosse in lui? Le
scene della sua litigata con James le passarono davanti agli occhi e il
suo stomaco si contrasse.
“Mi pare di capire … che in questa stupida metafora
della tua vita la collina dovrei essere io.”
Commentò rabbiosa , stando però rivolta verso la
finestra sgangherata.
Le mani affusolate di Severus le si posarono sulle spalle provocandole
immediati brividi caldi.
“La perspicacia è indubbiamente uno dei tuoi
pregi.” Le disse , prima di posarle un bacio in mezzo ai
ricci arruffati.
“Superficiali.” Sbottò ad un certo punto
la ragazza, guadagnandosi uno sguardo perplesso dal suo ex professore.
Liberandosi dalla sua presa Hermione si voltò a
fronteggiarlo.
Ora che il pericolo delle lacrime era scampato , aveva intenzione di
chiudere il capitolo commiserazione una volta per tutte.
“La gente che pensa quello che dici tu. Sono superficiali
perché , per un cancello traballante e un paio di assi
malandate , non trovano il coraggio di entrare e vedere se ci sia
qualcosa di più. Qualcosa di bello per cui valga la pena
rischiare.”
“Mi vuoi far credere che consideri superficiali anche i
pensieri delle persone a cui sei affezionata?” la interruppe.
La sua voce era ancora grave, come oppressa dai soliti pensieri.
“No. Ma penso che i pregiudizi siano duri a morire , se
nessuno ha la forza di estirparli.”
“E tu ce l’hai?” le chiese in un
sussurro, come se pronunciare quella domanda lo spaventasse.
“Si , ce l’ho. Io ho avuto il coraggio di entrare
in questa casa, Severus. E non mi interessa se le persone a me vicine
non mi comprendono. Io quel qualcosa di speciale l’ho trovato
e so che ne verrò ripagata!” Per quelle ultime
parole boccheggiò. Non sapeva nemmeno lei cosa avesse voluto
dire.
Severus la contemplò stupito, poi sorrise.
“Ah sì?” Il suo tono si era fatto
leggero , come un battito d'ali.
Si fissarono un attimo senza parlare. Lo sguardo di Severus divenne di
nuovo intenso e così pieno di parole non dette che Hermione
si sentì quasi sopraffatta. Si voltò
,aggrappandosi con entrambe le mani al davanzale della finestra dalla
quale si intravedeva uno scorcio della città dove le prime
luci erano accese e brillavano come deboli e danzanti fiammelle. Il
vento fresco le accarezzò il volto e un sorriso raggiante le
si dipinse sulle labbra , anche se Severus non poteva vederlo.
“Certo … da questa finestra Zagabria è
un sogno. Questa casa ti regala una vista splendida ma soprattutto
unica nel suo genere. E poco importa se nessuno si
arrischierà tanto da conoscerla …
vorrà dire che rimarrà per sempre il mio piccolo
spettacolo personale.”
***
La campanella tintinnò al loro ingresso nella locanda.
Non era molto diversa dal Paiolo Magico anche se la clientela lasciava
un po’ a desiderare. Hermione infatti, non appena vi mise
piede, non potè fare a meno di sentirsi osservata.
D’istinto si strinse al fianco di Severus , che le cinse le
spalle con un braccio.
“Fai parlare me.” Le sussurrò laconico ,
mentre l’oste gli andava incontro con un sorriso viscido
sulle labbra.
Quell’uomo non prometteva nulla di buono.
“Buonasera signori sono Lovro … come posso
aiutarvi?” biascicò l’oste, spostandosi
dagli occhi un ciuffo dei capelli, sfuggito dalla coda con cui teneva a
bada il resto della lunga chioma biancastra. Rivolse un
ghignò strano ad Hermione.
Severus tuttavia prese la parola, costringendo l’uomo a
guardarlo.
“Buonasera Lovro” iniziò con tono
carezzevole, cosa che non prometteva nulla di buono “io e mia
moglie avremmo bisogno di un posto per cenare e passare la
notte.”
Hermione trattenne a stento un sussulto.
Sua moglie?!
Lovro sembrò studiarla, non molto convinto dalle parole di
Severus. Lei gli rivolse un sorriso stiracchiato.
“Prego seguitemi.”
Li scortò così tra i tavoli dai quali li
avventori più di una volta alzarono la testa dalle loro
birre per osservarli e lanciare occhiate inopportune alla riccia che
percepì la stretta di Severus farsi più decisa.
Lovro li fece accomodare ad un tavolo in disparte rispetto al resto del
locale. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Almeno non
sarebbe stata più al centro dell’attenzione.
Severus spostò la sedia per farla accomodare , poi si
sedette a sua volta. Aveva lo sguardo scuro. Sembrava
all’erta.
Hermione sospirò con aria sognante. “E’
stata veramente una cerimonia stupenda.”
“Come?” si ridestò l’uomo.
“Dicevo … che la funzione è stata
perfetta. Certo , la luna di miele per ora lascia un po’ a
desiderare …” poi aggiunse maliziosa “
ma sono sicura di potermi aspettare grandi cose per la prima notte di
nozze.”
Severus sgranò gli occhi per
quell’insolita audacia, ma presto si ricompose e serio
avvicinò il suo viso a quello un po’ arrossato
della giovane.
“Ti pregherei di non fare niente che possa far pensare che
quello che ho detto non sia vero. Sono decisamente stanco e scappare
è l’ultima cosa di cui ho voglia in questo
momento.”
“Perché mai dovremmo scappare?”
domandò la ragazza preoccupata.
Severus ghignò. “Come … mi stupisci. La
più grande ed insopportabile secchiona che Hogwarts abbia
mai conosciuto non conosce le tradizioni e i costumi dei maghi croati?
Sono più che sicuro che il professor Ruf ve ne abbia parlato
almeno in due o tre lezioni.”
Hermione sbuffò.
“Beh , mi ricordo i miti e alcune leggi poco civili. Niente
comunque che risalga a meno di tre secoli fa’.”
“La civiltà magica muta costumi e pratiche molto
più lentamente di quella babbana. Pratiche o leggi in uso
quattro o cinque secoli fa per un mago sono sostanzialmente ancora
delle avanguardie.”
Questa volta fu Hermione a sgranare gli occhi. Cominciava a capire in
che situazione si erano andati a cacciare.
“Mi vuoi dire …” deglutì
“che la legge ,per cui viaggiare o passare la notte con un
uomo senza vincolo matrimoniale è illegale, è
ancora in uso? Le donne scoperte vengono equiparate a delle prostitute.
Si permette agli uomini di abusare di loro, fino a che non si
decide di ucciderle per quella trasgressione …” La
gola le si era improvvisamente seccata.
“Usano dei veleni piuttosto interessanti ,a dire la
verità.”
“Quella è una legge medievale e tu ti soffermi
sulla varietà dei veleni usati!? ”
Sbottò Hermione, attirando su di sé gli sguardi
di alcuni ospiti della locanda.
Severus le afferrò un braccio e sibilò irritato:
“Sei impazzita? Se ti è cara la pelle , evita di
dare inizio ad una filippica sui diritti delle donne qui dentro. Non la
gradirebbero affatto.”
La giovane trattenne il respiro e con esso anche la sua risposta acida.
Si rendeva conto che non erano nella posizione di discutere
né di quell’argomento né su altro. Lei
avrebbe dovuto recitare la parte della mogliettina docile e remissiva ,
se non voleva far passare dei guai a Severus e soprattutto a se
stessa*.
“Comunque avremmo potuto evitare un tale rischio.”
“E come?”
“Saremmo potuti andare in una locanda babbana , dove
sicuramente non avrebbero infilato del veleno nella mia zuppa oppure
avresti potuto prendere due camere separate in modo che nessuno potesse
credere che io ... beh... giacessi
con te.” Spiegò irritata.
Severus la guardò con fare annoiato, come se avesse
pronunciato una enorme serie di baggianate.
“Ho escluso la locanda babbana , perché non ho
soldi adatti e tu non vuoi che usi su della gente indifesa un
confundus.”
Hermione ripensò a quando , ormai una vita fa’, lo
aveva rimproverato per aver confuso dei gestori di una rosticceria
babbana. A quel ricordo sorrise.
Quella volta le aveva detto che le sue parole non gli interessavano
… eppure dopo così tanto tempo le aveva prestato
ascolto.
“Per quanto riguarda le due camere separate
…” il suo tono si era fatto basso e suadente ed
Hermione si sentì avvampare “ …
è indubitabile che ognuno di questi ubriaconi o
l’oste stesso ,se solo osassi lasciarti in una camera da sola
stanotte, si azzufferebbero per riuscire a giacere con
te.”
“Ma … ma io non vorrei mai …”
“Questo di certo non li dissuaderebbe.”
La ragazza deglutì rumorosamente.
Severus le prese una mano. “Sta’ tranquilla. Non
permetterò a nessuno di sfiorarti nemmeno con un dito.
Facciamo in modo di non destare sospetti per stanotte e domani
cercheremo una nuova sistemazione.”
Hermione annuì. Si fidava di Severus.
La giovane però non ebbe il tempo di aggiungere
perchè Lovro aveva raggiunto il loro tavolo e con garbo gli
aveva posato davanti le loro ordinazioni. Entrambi lo ringraziarono e
si interessarono alle pietanze fumanti, l’oste invece si
fermò ad osservarli.
Ad Hermione venne la pelle d’oca sotto quello sguardo
indagatore, perciò non si azzardò ad distogliere
lo sguardo dall’etichetta della bottiglia di birra su cui un
ometto dalla prominente pancia e dei lunghi baffi continuava a brindare
rovesciando grosse quantità di schiuma e birra dal boccale
che stringeva nella mano grassoccia.
“Ha bisogno di qualcosa?” chiese seccato Severus.
L’oste gli rivolse un sorriso storpio.
“Niente signore. Ero incuriosito solo dall’assenza
delle vere sui vostri anulari.”
Erano spacciati.
D’istinto la ragazza portò una mano alla bacchetta
e con l’altra strinse il manico della borsa in cui aveva
infilato anche la sua voluminosa valigia. Era pronta a fuggire,quando
si accorse che Severus si era messo a ridere.
Non era suono sincero , era graffiante, orribile in confronto al suono
dolce e seducente della sua vera e così rara risata.
Lovro rimase interdetto.
Forse era convinto di coglierli di sorpresa, ma evidentemente Severus
era abituato a ben altri agguati per farsi prendere dal panico per
quelle insinuazioni, come invece aveva fatto lei.
La riccia perciò sollevò la testa e
cercò di mostrarsi del tutto rilassata e a suo agio,
esattamente come il suo compagno.
“Signore , noi siamo dei pozionisti. Siamo in viaggio alla
ricerca della pianta del Lippocano. Un arbusto terribilmente urticante
e corrosivo. Ne abbiamo raccolte giusto ieri delle foglie …
pensa che avremmo potuto tenere le nostre fedi al dito, rischiando di
rovinarle?” concluse Severus. Il suo tono non ammetteva
obbiezioni.
Lovro infatti era costernato.
“Mi perdoni signore, se mi sono permesso di insinuare
qualcosa ma …”
“Ma?”
Ad Hermione tornarono i brividi.
“… Sua moglie è così giovane
che credevo fosse poco probabile foste sposati …”
“Ho voluto una donna giovane , per essere sicuro che mi desse
molti figli.” Tagliò corto Severus. Hermione
invece trattenne di nuovo un sussulto.
E lei che pensava che la situazione non potesse peggiorare
…
Tuttavia le spiegazioni spicce del professore di pozioni sembrarono
soddisfare Lovro, che si congedò e non si
avvicinò più a loro fino a quando non li dovette
condurre nella loro stanza.
I due dal canto loro non avevano più scambiato una parola da
quando l’oste li aveva lasciati soli.
Solo quando la porta della loro stanza si chiuse alle loro spalle e
Severus l’ebbe insonorizzata , Hermione si decise a parlare.
“Cos’è di preciso il raro arbusto del Lippocano?”
Severus arricciò le labbra e fece spallucce. “Non
so … un parto della mia fantasia, suppongo.”
“Ecco … la tua allenata fantasia non conosceva un
modo migliore a meno offensivo per spiegare a
quell’impiccione , perché stessi con una donna
molto più giovane di te? Non ti è venuto niente
di meglio in mente che classificarmi come un’efficiente
macchina riproduttiva?!” sbottò la giovane,
seriamente irritata da quella situazione.
Possibile che il mondo magico fosse tanto arretrato riguardo alla
parità tra i sessi?
Quella faccenda l’aveva innervosita oltre modo.
C’era mancato un pelo che fosse uccisa perché
dormiva con l’uomo che amava solo perché non aveva
messo una firma su una pergamena … poi l’idea
dell’essere considerata come sforna-figli era stato troppo.
Dalla sua bocca sfuggì uno sbuffò scocciato ,
mentre gettava in malo modo la sua borsa sul letto.
Quando Severus tentò di baciarla , la giovane
scansò il viso. L’uomo sospirò.
“Se gli avessi detto una cosa del genere ci avrebbe creduto
subito. Volevi veramente essere scoperta? Ci avrebbero dato la caccia
per tutta Zagabria, mentre noi dobbiamo restare qui per i tuoi
genitori. Mi dispiace che te la sia presa … ma ti assicuro
che non penso quello che ho detto.”
Hermione lo fissò, si vedeva dagli occhi che era sincero.
Tuttavia voleva tenerlo ancora sulle spine.
Perciò si liberò dal suo abbracciò ed
iniziò a gironzolare per la stanza come se volesse
studiarla,anche se era piuttosto anonima e priva di oggetti
interessanti. Percepiva lo sguardo di Severus bruciarle sulla pelle.
Quando si voltò l’uomo era ancora immobile davanti
al letto. “Come faccio a sapere che è
vero?”
“Perché lo è. Ma solo tu puoi scegliere
se credermi o meno.”
Era vero. Solo lei poteva scegliere se avere o meno fiducia in
quell’uomo così complicato e misterioso. Beh,
quella scelta l’aveva fatta già molto prima di
allora.
Gli sorrise. “Io ti credo … anche se delle volte
temo che tu mi circuisca con le parole per farmi fare quello che
vuoi!” scherzò.
Severus rise. “Se fosse davvero come dici, in questo momento
non staremmo ancora qui a chiacchierare ma nudi sotto le lenzuola
…” soffiò avvicinandosi alla giovane.
“Sei un presuntuoso!” borbottò Hermione
con poca decisione.
Il modo di fare dell’uomo era irresistibile … con
due parole aveva il potere di farle mancare le ginocchia.
L’ascendente che aveva su di lei era stupendo e spaventoso
allo stesso tempo. In certi momenti sentiva di esserne completamente
succube.
“Presuntuoso? E perché mai? Pensavo che fosse un
clichè … la prima notte di nozze.”
Mormorò prima di posarle un bacio su una spalla.
Hermione sentì le labbra dell’uomo allargarsi in
un ghigno sopra la sua pelle e le sue guance avvampare.
Aveva avuto solo un’occasione per metterlo a disagio e lui
puntualmente le aveva reso il favore. Sembrava impossibile prenderlo
alla sprovvista.
Si disse che avrebbe dovuto ribattere subito con una frase tagliente,
ma si rese conto di non essere in grado di farlo, in balia delle
carezze delle carezze del suo compagno.
Alcune volte …non era poi così male soccombere.
* Voglio precisare che l'aver descritto i maghi croati come dei barbari
, non vuol mandare nessun messaggio discriminatorio verso la Croazia e
i suoi abitanti nella realtà. Li ho dipinti così
solo per creare un siparietto simpatico tra Severus e Hermione.
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Capitolo 32 *** Monica e Wendel Wilkins ***
Monica e Wendel Wilkins
Perdono , perdono ,
perdono!
Spero che il capitolo vi piaccia e mi risparmiate dai pomodori o da
altri oggetti contundenti ^^
Hermione
si portò stancamente un pezzo di cornetto alla bocca e
tornò a guardare torva la strada che fiancheggiava il
luminoso
locale in cui lei e Severus stavano facendo colazione.
Avevano
lasciato la stanza in fretta quella mattina per iniziare le
ricerche dei suoi genitori.
La
ragazza si
era ritenuta fortunata quando l’incantesimo li aveva fatti
smaterializzare davanti ad un colorato bar babbano, non particolarmente
affollato e con ampie vetrate su tre lati che le permettevano di
controllare l’ambiante interno senza dare troppo
nell’occhio. Aveva ringraziato inoltre la sua buona stella
nell’esatto momento in cui aveva scorto ,seduto ad un
tavolino
con una grossa tazza di caffè e un bombolone, suo padre. Con
dispiacere aveva notato sui capelli nuove striature bianche e
qualche nuova ruga sul volto di un uomo che ricordava diverso e che si
colpevolizzava per aver abbandonato così a lungo.
“Stare
in piedi a fissare dentro ad un bar è da svitati. Penso sia
opportuno entrare.”
Severus
l’aveva richiamata dai suoi pensieri e l’aveva
guidata con
sé dentro il locale dove avevano preso posto ad un tavolo
tra il
bancone e quello occupato da suo padre, ancora intento a consumare la
sua colazione ed ignaro di essere oggetto d’attenzione dei
due
forestieri appena entrati.
La
riccia era
riuscita a stento a rimanere al suo posto quando , proveniente dal
bancone , li aveva oltrepassati una donna. Sua madre.
L’aveva
osservata trepidante fino a quando la donna si era accomodata
vicino a suo padre , rivolgendogli un sorriso.
Nonostante
i
segni del tempo e della lontananza, ogni particolare su di loro era per
lei carico di ricordi. Suo padre indossava una cardigan rosso
che
lei stessa gli aveva regalato diversi Natale prima, mentre al polso di
suo madre brillava ancora un fine bracciale acquistato nella bellissima
vacanza in Francia , fatta prima del suo terzo anno ad Hogwarts. Ne
aveva avuto lei stessa uno uguale che purtroppo era andato
perduto durante la guerra.
Senza
resistere
oltre , si era alzata in piedi , decisa a parlare con i suoi genitori.
Severus tuttavia l’aveva trattenuta costringendola
ad
sedersi di nuovo , incurante delle sue proteste.
L’uomo
aveva cercato di spiegarle che i suoi non l’avrebbero
riconosciuta e un’azione così avventata li avrebbe
solamente spaventati , se non danneggiati.
Hermione
da quel momento , pur capendo le buone intenzioni di Severus , si era
chiusa in un mutismo di protesta.
“Mi aspettavo
un comportamento
più maturo e soprattutto più saggio da parte
tua.”
Esordì Severus , rivolgendosi alla
giovane che
continuò a non proferire parola.
Avrebbe voluto dirgli
che se il suo
era un comportamento immaturo , il suo era da stronzo. Come
poteva chiederle di rimanere lontana dai suoi genitori, dopo tutto
quello che aveva passato? Rimanere lì immobili non avrebbe
restituito la memoria a nessuno. Dovevano avvicinarli, in qualche modo
… eppure lui si ostinava a starsene lì, con le
gambe
accavallate a sorseggiare il suo solito caffè con
l’aria
di chi non ha niente di meglio da fare.
La giovane
sospirò nel tentativo di calmarsi, ma senza successo.
“Tu non
capisci.” Mormorò rabbiosa.
“Ti sbagli.
Io ne capisco
abbastanza da dirti che c’è bisogno di tempo.
Credevi
forse che saremmo entrati nel bar e con un colpo di bacchetta avresti
riavuto i tuoi genitori? Spero che tu non sia così ingenua
… gli incantesimi di memoria sono difficili da rimuovere.
Potrebbero volerci giorni e soprattutto è necessario un
luogo
sicuro, lontano dai babbani , dove poter eseguire il contro incantesimo
e assorbirne le conseguenze.” L’uomo
sospirò “
Pensa cosa succederebbe se eliminassi l’incanto in questo
istante. I tuoi riacquisterebbero i loro ricordi, rischiando di
impazzire.”
“Stai
esagerando …”
“No,
Hermione. Non sto esagerando. Devi
resistere. Chiuso il discorso.” La
bloccò Severus, guadagnandosi l’ennesimo sguardo
malevolo dalla giovane.
Per lui era facile
stare lì,
non gli importava niente di quelle persone che alla fine erano poco
più di due estranei. La loro vicinanza invece lei la
sentiva.
Era come un formicolio sulla pelle ,e allo stesso tempo una forza
straordinaria e invitante a cui non c’era modo di resistere
…
Scattò in
piedi.
“Hermione.”
Severus
pronunciò il suo nome come un rimprovero annoiato, ma lei
non
gli prestò attenzione.
Quella era la sua
famiglia, non
poteva certo pretendere che qualcun altro lo facesse al posto suo
… lei sola poteva affrontare i suoi genitori. Solo
così
avrebbe capito fino a che punto la loro memoria fosse stata cancellata
dal suo incantesimo.
Tutta la sua
determinazione
però scivolò via davanti
all’espressioni
interrogative di sua madre e suo padre. Si rese conto allora di quanto
fosse ridicola lì, in piedi di fronte al tavolino
dove i
suoi stavano placidamente mangiando, senza aver niente da dire e
completamente pietrificata da quei due paia di occhi in cui non
c’era nemmeno un’ombra di discernimento nei suoi
confronti.
Aprì la
bocca per tentare di
dire qualcosa, spiegare almeno perché se ne stesse
lì ma
il suo cervello scelse di non collaborare. Perciò chiuse la
bocca ,mortificata e con gli occhi che le pizzicavano per le lacrime
imminenti.
“Ha bisogno
di qualcosa
signorina?” le domandò suo padre , cercando di
essere
cortese ma evidentemente a disagio per il suo comportamento bizzarro.
Hermione lo
guardò disperata
con la voglia , ormai quasi irrefrenabile, di scoppiare a piangere.
“Ecco, io …” balbettò in
preda al panico.
“Niente. Scusate il disturbo …”
mormorò la
riccia, tornando sui suoi passi.
“Hermione,
potresti smettere di essere così timida e chiedere
gentilmente ai signori quelle
informazioni.”
La voce strascicata di
Severus le
arrivò alle spalle. Si voltò e se si
trovò il
petto dell'uomo ad un passo dal naso. La stava osservando , dall'alto
della sua statura, con la sua solita maschera di
tranquillità , tradita solo dalla luce degli occhi neri che
sembravano dirle che di quella cavolata ne avrebbero discusso
più tardi.
Spiazzata, la
ragazza cercò di aggrapparsi a quelle parole ma
senza riuscirci.
Non aveva la
più pallida idea di che informazioni avrebbe dovuto chiedere!
Con un sospiro,
Severus prese
di nuovo la parola “Scusate la mia amica, volevamo solo
sapere se
anche voi eravate in visita alla città. Avevamo bisogno di
aiuto
e l’idea di aver trovato qualcuno che capisca la nostra
lingua
l’ha resa euforica più del dovuto.”
Concluse
l’uomo con un sorriso , notò Hermione , un
po’
traballante.
Possibile che l’essere davanti ai suoi genitori lo mettesse
in difficoltà?
Quel pensiero
così buffo
l’aiutò a cacciare indietro le lacrime e
a
concentrarsi su quello che stava accadendo. Era risultata
già
abbastanza strana.
I coniugi Granger si
guardarono , poi fu suo padre a prendere la parola.
“Si
… siamo a Zagabria
da diverso tempo. Stiamo cercando … volevo dire , visitando
ogni
parte della città. Se volete accomodarvi al tavolo
con
noi, potremo parlare con più
tranquillità.”
L’invitò l’uomo con un gesto della mano.
Hermione allora
sentì la
pressione delle dita di Severus sulla schiena che la costrinsero a
prendere posto sulla sedia accanto a sua madre, mentre lui si sistemava
su quella più vicina a suo padre.
Il profumo di sua madre
l’avvolse in un istante. Era dolce e fresco , proprio come se
lo
ricordava. Non dando troppo nell’occhio respirò a
pieni
polmoni nel tentativo di trattenere dentro di sé quella
fragranza che le riportava alla mente mille dolci ricordi.
Con la coda
dell’occhio
guardò sua madre che , notando lo sguardo perso della
ragazza , le rivolse un sorriso dolce, ma totalmente
inconsapevole. La giovane perciò interruppe immediatamente
quel
contatto e , sbattendo ripetutamente le ciglia per scacciare
l’ennesime lacrime, si costrinse a prestare attenzione alla
conversazione tra Severus, composto in una posa eccessivamente rigida
persino per lui, e suo padre che parlava in modo sempre più
concitato , indicando un articolo sul giornale babbano che teneva
disteso sul tavolo.
“Ho sempre
amato il football!
Apprezzo anche gli altri sport è ovvio, ma cerco non
perdermi
nemmeno una partita … anche se a Zagabria non è
molto
facile. Sa, il nostro albergo è un posto carino ma ha il
piccolo
difetto di avere la televisione unicamente nella hall. Lei invece? Le
piace il football?” sorrise il signor Granger.
Hermione trattenne a
stento una
risata. Severus se ne stava lì, imbronciato e con le
sopracciglia corrucciate nel coraggioso tentativo di trovare qualcosa
che soddisfacesse l’interesse di suo padre, ma evidentemente
senza successo.
La risposta
dell’uomo
infatti arrivò flebile e cupa, come un brontolio di
protesta.
“Sono poco incline allo sport.”
“Fai male!
Posso darti del tu
,vero? Lo sport è importante per la propria salute,
soprattutto” si avvicinò con fare
cospiratorio“
quando si comincia ad avere qualche annetto in più sulle
spalle.” concluse con un occhiolino
d’intesa,
per poi scoppiare a ridere di fronte allo sguardo allibito ed indignato
di Severus.
La risata
diventò presto
contagiosa e Hermione ridacchiò sommessamente per quella
conversazione , domandandosi come Severus ci fosse finito dentro.
Non potendo
infatti spiegare a
suo padre, a cui l’incantesimo di memoria aveva tolto tutti i
ricordi ma non l’animo atletico e giovanile, che
l’unico
sport che seguiva era il Quidditch e che a quarant’anni un
mago
era ancora piuttosto giovane, Severus si imbronciò ancora di
più.
“Caro non
essere scortese!
Ognuno deve fare quello che vuole, senza che tu ti ostini a impartire
consigli da salutista !” lo rimproverò
bonariamente la
moglie “ Torniamo al punto di partenza. Che generi di
problemi
avete avuto?”
“L’albergo
ha disdetto
la nostra prenotazione. Stamattina ci siamo ritrovati per strada con le
nostre valige ed un sacco di frottole. Ci siamo fermati in questo bar,
dopo esserci completamente persi ...” mentì
così
prontamente Severus , che Hermione si chiese se non avesse
già
pianificato tutto da tempo. “Potrete immaginare
perciò
come ci siamo sentiti sollevati nel trovare qualche nostro connazionale
a cui chiedere un aiuto.”sorrise seducente l’uomo.
La signora
Granger si
portò una mano al petto . “O cielo! E’
ovvio che
abbiate bisogno d’aiuto … come si chiama la
locanda dove
alloggiamo?” attirò l’attenzione del
marito, quasi
sventolandogli la mano sotto il naso.
L’uomo si
sfregò il
mento con l’indice e il pollice in una posa
pensierosa.
“Mi pare si chiami Malik …”
“Beh ,
potreste provare ad
informarvi lì. E’ un posto delizioso e per di
più
si trova proprio su questa strada … con un po’ di
fortuna
eviterete di trascinarvi quella valigia per tutta Zagabria!”
propose la signora Granger , indicando con la mano l’enorme
valigia di Hermione, ancora abbandonata al loro precedente tavolo.
“Sarebbe
un’ottima
soluzione ... non sapremo mai come sdebitarci.” Aggiunse
allora
Severus il cui volto , prima teso e concentrato , aveva
assunto
un’espressione più distesa.
“Non abbiamo
fatto niente di
speciale!” rise la signora Granger “ Anzi , se
avrete di
nuovo bisogno di noi stasera venite a cercarci. Basterà
chiedere
di Monica e Wendel Wilkins.”
***
L’interno della locanda Malik
era luminoso e molto accogliente. Hermione era felice di trovarsi
finalmente in un posto normale in cui non aveva mille occhi
puntati addosso.
Stava già
beatamente pensando
a quando avrebbe rincontrato i suoi quella sera , quando lei e Severus
si avvicinarono alla reception per chiedere una camera. Gli venne
incontro una donna dalla pelle olivastra ,poco più grande di
lei. La divisa dell’albergo, notò la riccia ,
sembrava le
fosse stata disegnata addosso e il rosso scuro del tessuto metteva in
risalto il bel viso incorniciato da lunghissimi capelli corvini tenuti
fermi da una voluminosa treccia.
D’istinto
Hermione si strinse
al fianco di Severus che , usciti dal bar, non le aveva praticamente
rivolto parola. Probabilmente arrabbiato per la sua improvvisata.
“Buongiorno
signori! Come posso esservi utile?” salutò cortese
la donna.
“Vorremmo due
camere singole, grazie.” Chiese l’uomo , uscendo
per la prima volta dal suo mutismo.
Hermione rimase a
bocca.
Se quella era una
punizione per la
piccola stupidaggine del bar , allora lei e Severus avrebbero dovuto
fare una lunga chiacchierata sul vero significato della parola immaturità.
La donna fece un
controllo veloce.
“Non abbiamo camere singole allo stesso piano. Una
è
al secondo e l’altra al quarto, va bene lo stesso?”
“Ovviamente.”
Rispose Severus con un ghigno.
“Devo
avvertirla che non sono due camere esattamente identiche
…” spiegò la donna.
“Non si
preoccupi, ci arrangeremo.” Tagliò corto Severus.
La riccia non fece
nemmeno in tempo
a protestare, che l’uomo aveva già ricevuto le
chiavi
delle due stanze e stava per prenderle la valigia. Ormai nervosa,
però, l’afferrò risoluta e si
avviò a passo
deciso verso l’ascensore.
Non si voltò
nemmeno allo
sbuffo contrariato dell’uomo dietro di lei ma lo
guardò
solo una volta dentro l’ascensore.
Severus aveva le labbra
arricciate
in una smorfia annoiata e davanti al suo sguardo arrabbiato
alzò
le sopracciglia, come in cerca di spiegazioni.
“Beh? Non
Sali?” chiese acida, trattenendo le porte
dell’ascensore perché non si chiudessero.
L’uomo la
squadrò un
attimo in silenzio. “No. Le scale sono decisamente
più
tranquille.” Aggiunse poi con un ghigno.
“Bene.”
Disse Hermione “ dovresti darmi le chiavi della mia
camera.” Aggiunse lasciando andare le porte
dell’ascensore.
L’uomo gliele
lanciò al volo e poi ,senza aggiungere altro, si diresse
verso le scale.
“Non correre
mentre sali … alla tua età rischi un
infarto!” gli ringhiò alle spalle.
Giurò di
averlo sentito ridere mentre le porte dell’ascensore si
chiudevano.
***
Hermione uscì dal bagno
avvolta da una nube di vapore al muschio bianco. Una doccia rilassante
e il pensiero di aver ritrovato i suoi genitori era quello che ci
voleva per farle tornare il buon umore e distogliere i pensieri da un
certo uomo burbero che due piani più sotto occupava una
stanza ,
sperava , più minuscola della sua .
Esausta si
lasciò cadere sul
lettino della sua camera. Le sembrava di essere stata infilata in uno
sgabuzzino. In quella stanza c’era a stento spazio per la sua
valigia e i suoi pensieri. Problema quello che probabilmente non
avrebbe avuto nessuna importanza , se Severus fosse stato con lei.
Mentre sbuffava e si
frizionava i capelli con un asciugamano, bussarono alla porta.
“C-Chi
è?”
domandò incerta e maledì mentalmente il suo uomo
per
averla relegata in quel buco tutta sola.
“Servizio in
camera.” Replicò la voce ironica di Severus.
La giovane rimase un
attimo in
silenzio indecisa sul da farsi. Se avesse dato ascolto alla sua indole
polemica , probabilmente lo avrebbe lasciato in corridoio anche per
tutta la notte. Aprendogli però sperava di avere qualche
buona
notizia sui suoi genitori , delle scuse o almeno di ricevere
qualche spiegazione.
“Hermione per
cortesia mi faresti entrare?” borbottò
l’uomo fuori dalla porta.
La ragazza
sospirò e si decise ad aprire.
“Alla
buon’ora.” Sbottò Severus , entrando
trafelato nella stanza.
“Ciao anche a
te.”
Replicò la riccia. “A cosa devo l’onore
di questa
visita?” continuò acida.
Severus alzò
gli occhi al
cielo. “Speravo che il tuo umore fosse migliorato.”
Disse
mellifluo, mentre si aggirava per la piccola stanza come in cerca di
qualcosa.
Hermione
preferì sorvolare su
quel commento. “Si può sapere come stai facendo?
Se credi
che io possa nascondere qualcosa o qualcuno, sappi che in questa stanza
non c’è posto!” sbottò.
Severus si
fermò , rivolgendole un ghigno sempre più
divertito.
“Non ero alla
ricerca di
qualcosa. Mi domandavo solo se la stanza fosse tutta qui.” le
disse vago, roteando l’indice della mano come ad indicare il
perimetro della camera.
“Certo ...
perché la tua non è così?”
domandò curiosa la giovane.
L’uomo si
strinse nelle
spalle. “E’ simile.” Poi aggiunse con un
lampo di
perfido piacere negli occhi “Ovviamente la ragazza della
reception avrà pensato che un uomo della mia età
avesse bisogno di più confort. Come un piccolo salotto con
un
bel caminetto acceso, un letto più grande e
…”
l’uomo si sporse oltre la porta del bagno , per poi tornare a
guardare Hermione ,ormai a bocca aperta, “… una
bella
vasca.”
“Sarai
contento adesso!” lo accusò la giovane.
“Assolutamente
no.” Rispose questi , divenuto serio “ ma suppongo
sia quello che ti meriti.”
“Quindi
è come pensavo … è una
punizione!”
“Non essere
sciocca.”
Mormorò Severus , sedendosi sul letto e facendole cenno di
accomodarsi accanto a lui. Hermione ostinata non si mosse ma
incrociò le braccia al petto. L’uomo
mugugnò
“Se il problema è la stanza , potrai prendere la
mia.”
Alla giovane
sfuggì un
risolino ironico. “Sono stata in condizioni peggiori
… Non
me ne frega un tubo se la mia camera è grande quanto la tana
di
un topo. Quello che mi infastidisce è non stare con
te!”
“Beh su
questo non ti posso accontentare .” Ribattè questa
volta risoluto l’uomo.
“E si
può sapere perché no?!” insistette.
“Perchè
in quel
maledetto bar tu non mi hai dato ascolto!” ringhiò
Severus, per poi distogliere lo sguardo ed cominciare a studiare con
eccessivo interesse il pesante copriletto dai ricami consunti.
“Hai ragione
,Severus. Davanti
ai miei mi sono comportata come una stupida, mettendoci in una
situazione ridicola ma … Ehm … non credo che le
due cose
siano collegate.” Si avvicinò la ragazza,
prendendo posto
sul letto. Severus sembrava veramente nervoso.
“Hermione tu
non vuoi capire.” Brontolò questi “ Io
avevo un piano e tu l’hai scombinato.”
“Se tu me ne
avessi parlato forse …”
“Non ti ho
detto niente
perché eri troppo agitata e non mi saresti stata di nessun
aiuto. Avevo sperato solo che ti fidassi di me.”
Mormorò
l’uomo.
Hermione prese a
torturarsi un labbro. Quell’uomo era riuscito a ribaltare le
loro posizioni! Era lei
che doveva avercela con lui per averla tenuta all’oscuro dei
suoi progetti. Lei
avrebbe dovuto fargli venire i sensi di colpa per come era stata
trattata …
“Avremmo
dovuto seguire i tuoi
genitori da lontano.” Riprese a parlare Severus
“Fino ad
arrivare al posto in cui alloggiavano. Solo allora avresti potuto
avvicinarli e invertire l’incanto. Invece tu hai complicato
tutto! Io non avrei mai voluto … dannazione, ho dovuto
rimediare
al tuo pasticcio!” L’uomo si passò una
mano tra i
capelli.
La sua tensione era
palpabile ed
Hermione cominciò seriamente a preoccuparsi.
“Severus, non
capisco … ok, ho peggiorato tutta la faccenda ma non
è
andata poi così male!”
Si pentì
subito delle sue
parole. Severus si voltò verso di lei con lo sguardo
più
nero che avesse mai visto. “Non hai notato niente di strano,
vero? Non ti è sembrato bizzarro il modo in cui i tuoi
genitori
ci hanno accolto? Non erano forse troppo disponibili nei confronti di
due perfetti estranei?”
Hermione stava per
rispondere che no, lei
non aveva notato niente di tutto ciò, quando il
dispiacere negli occhi scuri di Severus la illuminò.
“La
maledizione
Imperius.” Capì di aver indovinato ,
perché
l’uomo chinò il capo colpevole. “Hai
… hai
usato una maledizione senza perdono sui miei
genitori?”domandò ancora incredula.
“Mi dispiace
…”
farfugliò Severus stringendo con le lunghe dita il
copriletto
“Quando ti ho visto precipitarti al loro tavolo io
… io ho
perso il controllo. Ho avuto paura che ci notassero e che non avremmo
più potuto seguirli, come avrei voluto. Sarebbe stato ancora
più difficile trovarli in un posto isolato se …
credevo
che – che sarebbero stati più … Ti
giuro ,Hermione
, che non gli ho fatto alcun male. Non lo avrei mai fatto.”
Tentò di prenderle una mano, ma Hermione si
scansò e lui
si ritrasse in fretta.
“Lasciami
sola.” Mormorò la ragazza, senza guardarlo.
“Come
preferisci.” Severus si alzò immediatamente.
Solo quando
girò la maniglia
Hermione si voltò verso di lui. La stava fissando. Aveva gli
occhi tristi ed era pallido da far spavento.
Era doloroso vederlo
così ,
ma lo era ancora di più quello che aveva fatto. E
non
erano i suoi genitori a preoccuparla. Loro non si erano resi conto di
niente e non avrebbero avuto nessun ricordo dell'incanto. Il problema
era la facilità con lui era tornato a praticare quel
tipo di magia. Cosa avrebbe dovuto aspettarsi? Ogni volta che ci fosse
stato un problema lui l’avrebbe risolto con una maledizione?
Era
forse vero che un mangiamorte sarebbe rimasto per tutta la vita una
mangiamorte?
Con quelle domande che
le frullavano prepotentemente nella mente, Hermione chiuse gli occhi.
Aveva la
necessità di pensare senza la pressione di quegli occhi
tristi e colpevoli su di sè.
“Va’
via.” Ordinò di nuovo.
La porta si chiuse
all'istante.
|
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Capitolo 33 *** Volim te ***
volim te
Salve a tutti! Lo so, sono
sparita e non ho scuse, se non il semplice fatto che ci sono periodi in
cui definirsi "impegnata" è un eufemismo.
Mi scuso per non aver risposto alle recensioni, che sono sempre
bellissime e ultra-gradite :)
Buona
lettura!
Le vetrate colorate
della locanda Malik tremarono sotto il fragore di un tuono, mentre
Severus sedeva, solo, ad un tavolo del piccolo ristorante interno
all’albergo.
Era già
passata una buona mezz’ora da quando aveva lasciato la sua
stanza e si era rifugiato in quella saletta ancora deserta a rimuginare
e a sperare che Hermione facesse il suo ingresso, magari in cerca dei
genitori.
Il senso di colpa gli
serrò lo stomaco.
Come poteva esser stato
così stupido? Avrebbe dovuto immaginare quale sarebbe stata
la reazione della ragazza alla sua confessione.
Allora utilizzare la
maledizione Imperius sui coniugi Granger gli era sembrata
un’ottima idea o almeno la più pratica, ora invece
giudicava la sua scelta come la peggiore della sua vita.
Si prese la base del
naso tra l’indice e il pollice e chiuse gli occhi.
Cosa avrebbe fatto se
l’avesse persa? Hermione aveva sempre combattuto per la loro
relazione, anche quando lui stesso gli remava contro. Aveva sacrificato
molto, troppo,
per i suoi vent’anni. Come avrebbe potuto biasimarla se
avesse scelto di mettere fine a quella tortura?
Spesso aveva
considerato il suo interesse esclusivamente come il capriccio
di una giovane donna nell’avere un amante più
grande. Dentro di lui però, la parte più intima
della sua anima bramava credere che quello non fosse un capriccio ma
che fosse veramente quello che la ragazza gli aveva confessato in
lacrime molto tempo prima. Voleva fosse amore …
Mentre vedeva la
pioggia fitta trasformarsi in grandine, si passò una mano
sul petto all’altezza del cuore, come per alleviare il peso
che lo opprimeva
E lui? Lui che
l’amava non glielo aveva confessato mai …
“Buonasera
signore , cosa posso portarle?”
Trasalì alla
voce del cameriere che aspettava il suo ordine ,con un sorriso cordiale
sul volto.
Severus si
sforzò di racimolare almeno un po’ di gentilezza
“Le spiacerebbe tornare dopo? Attendo un'altra ospite
dell’albergo.” Sempre
che lei abbia ancora voglia di condividere il suo tempo con me. Brontolò
mentalmente.
Non appena il cameriere
si fu congedato, Severus afferrò rabbiosamente il
menù. Sperava di tenere in quel modo la testa impegnata e
far così tacere la sua coscienza che continuava a
rinfacciargli ogni sua mancanza nei confronti della donna che sapeva
d’amare, ma alla quale aveva ben tenuto nascosto quel
fondamentale dettaglio.
Dei passi annunciarono
l’arrivo di qualcuno. Il suo cuore perse inutilmente un
battito, poiché nella stanza fece il suo ingresso solo
un’allegra coppietta.
Osservandoli, Severus
si disse che non potevano essere altro che essere degli sposini
novelli, viste le mille smancerie che si scambiavano.
Mentre li scrutava
torvo, non potè fare a meno di chiedersi se lui sarebbe mai
stato in grado di dimostrare apertamente i suoi sentimenti e se fosse
quello ciò che Hermione desiderava.
Solo allora
l’oggetto dei suoi pensieri apparve sulla soglia della sala.
I suoi grandi occhi castani si posarono immediatamente su di lui.
Severus
deglutì sempre più teso, quando la ragazza
cominciò ad avvicinarsi con passo incerto.
Si alzò per
aiutarla ad accomodarsi, spostandole la sedia, ma Hermione lo
guardò nervosa e lui fece immediatamente marcia indietro.
“Faccio da
sola.” Gli disse spiccia prima di prendere posto
davanti a lui ed iniziare a leggere il menù, dimostrando un
totale disinteresse nei suoi confronti.
Passati pochi minuti,
che a Severus sembrarono secoli, la riccia sbottò facendolo
trasalire “Quella è magia oscura.”
“Lo so” borbottò mortificato. Si
studiarono un po’ in silenzio. Severus prese a giocherellare
impaziente con una fetta di pane scivolata sulla tovaglia dal piccolo
cestino di vimini che la conteneva.
Se quello era il
momento della verità , almeno sperava che tutto finisse in
fretta. Avrebbe così trascinato l’inutile zavorra
del suo corpo via da quel posto , per passare poi il resto
della sua esistenza a leccarsi le ferite che, come al solito,
era bravissimo a procurarsi da solo. Guardò di sbieco la
giovane nel tentativo di capire, magari dalla sua espressione, quali
fossero le sue intenzioni ma senza alcun successo. Hermione
infatti si era voltata a guardare la coppia che prima lo
aveva così tanto irritato.
Sembrava profondamente
assorta ma, per sua fortuna, non arrabbiata. Quando i begli
occhi della ragazza si posarono di nuovo su di lui riuscì a
resistere alla tentazione di distogliere lo sguardo.
Era un uomo adulto, per
Salazar! Il fatto che fosse intimorito, anzi terrorizzato, da quello
che Hermione era sicuramente in procinto di dirgli non voleva dire che
glielo avrebbe mostrato. Almeno se lo avesse piantato, si sarebbe
risparmiato quell’ulteriore umiliazione.
“La
coercizione è una forma di violenza … Tu
l’hai usata sui miei genitori deliberatamente. Ti chiedo
… come pensi che mi senta adesso?”
Gli occhi di Hermione
esprimevano un tormento tale che Severus si sentì contorcere
le viscere.
“Sono stato
un pazzo ed un irresponsabile. Ma ti giuro che non
… non volevo far loro del male. Se è per questo
che sei preoccupata non devi temere … Io ... ciò
non mi giustifica ed è ovvio che tu sia furiosa con me ma
...”
L’avrebbe
voluta supplicare … ma di fare cosa? Di perdonarlo? Dargli
un’altra opportunità? Ma con che coraggio avrebbe
mai potuto farlo.
Si passò una
mano fra i capelli teso.
“Hai
indovinato. Sono preoccupata. Ma non per loro.”
“Che vuoi
dire?”
La giovane
sospirò e Severus notò come i suoi occhi si
fossero velati di lacrime. Il senso di soffocamento gli dava nausea.
“Qualche
volta ho paura che tutto questo non cambierà mai.”
la voce di Hermione tremò “Severus, sono
terrorizzata che ogni volta ci sarà un problema tu
sceglierai la strada della magia oscura … e io non potrei
sopportarlo.”
Severus credeva di aver
perso la capacità di parlare. Avrebbe voluto fermare quel
discorso ma non ne aveva le forze. Si sentiva spogliato di tutto.
Hermione aveva le
guance bagnate di lacrime. “Ero convinta che non fossi
più quel tipo di persona … che quella parte di te
non esistesse … che fosse una finzione creata per la guerra.
Invece forse non è così … forse
è stata solo una mia fantasia l’idea che tu non
fossi quello che tutti ti accusavano di essere.” Alla ragazza
sfuggì un singhiozzo
Un pianto silenzioso
interruppe il corso delle parole.
Severus avrebbe voluto
che la sua voce suonasse sicura, ma riuscì solo a emettere
dei suoni striduli ed intrisi di panico “I-io non lo
farò mai più.”
“Perché dovrei crederti?” lo
incalzò la giovane tirando su con il naso.
Severus prese un
profondo respiro. “Perché l’idea di
perderti è talmente spaventosa che so per certo che non
farò mai più nulla che ti possa allontanare da
me.” Deglutì “So di non meritarmi la tua
fiducia. Ma se le mie azioni ti spingono a pensare il contrario, ti
prego credi almeno...”Severus osservò un attimo la
ragazza la quale, prima pallida, ora aveva le guance splendidamente
imporporate.
Se era disposta a
starlo ad ascoltare un’altra volta, dopotutto poteva ancora
sperare.
In uno slancio di
coraggio, Severus si protese sul tavolo e le afferrò una
mano, stringendola tra le sue. Ebbe un tremito di gioia quando Hermione
non scostò la piccola mano fredda dal suo tocco ma si
limitò a fissarlo con i grandi occhi marroni sgranati per
quel suo insolito comportamento.
“Se mi fossi
reso conto subito di quanto tenevo a te, probabilmente ci avrei
risparmiato un sacco di sofferenza … Fidati di me
quando ti dico che non ti deluderò più. Io
…”
“Eccovi qui!
Non vi avevamo più incontrato e non sapevamo se aveste
seguito il nostro consiglio oppure no!” la voce squillante
della signora Granger li colse alla sprovvista in quel momento
così delicato.
Severus, lottando per
non mettersi a gridare dalla frustrazione, fece scivolare la sua mano
lontano da quella di Hermione la quale sembrava turbata quanto lui.
Entrambi tentarono
comunque di rispondere in modo tranquillo all’insistente
interrogatorio della donna che, seppur non più sotto la
maledizione imperius, li trattava con familiarità e
gentilezza. Jane si informò su quanto ci avessero messo a
trovare l’albergo, di come fossero le loro stanze e
addirittura gli diede alcuni consigli sul menù.
Severus
lasciò che fosse Hermione a rispondere a quella valanga di
domande, notando come la ragazza fosse felice per le premure della
donna.
Jane si
congedò solo all’arrivo del marito, con la
promessa che il giorno seguente avrebbero fatto colazione insieme.
Rimasti soli, Severus
cercò di racimolare il coraggio di continuare il discorso,
ma l’imbarazzo e la frustrazione lo tenevano inchiodato in
quel limbo di silenzio. In più la giovane teneva lo sguardo
fisso sulla propria ordinazione, come se temesse che incontrando i suoi
occhi sarebbe successo qualcosa di irreparabile.
Il silenzio li
seguì anche dopo aver lasciato la calda sala dove avevano
consumato la cena.
Severus continuava a
lanciare occhiate nervose verso Hermione. La ragazza tuttavia non
accennava nè a parlare nè a guardarlo.
Quella situazione lo
avrebbe fatto impazzire. Aveva iniziato a pensare che
un’esplicita manifestazione dei suoi sentimenti sarebbe
potuta servire a qualcosa. A tavola la ragazza lo aveva ascoltato,
mentre le confessava solo un briciolo di ciò che provava per
lei. Tuttavia non era certo tipo da dichiarazioni d’amore e
questo Hermione lo aveva sempre saputo. Eppure forse la ragazza si
aspettava proprio quello. Una dichiarazione d’amore, con
parole languide e sussurrate, con sospiri e grandi promesse.
Istintivamente si
allargò il collo della camicia con due dita a causa di una
fastidiosa sensazione di disagio che gli aveva serrato improvvisamente
la gola.
Ne sarebbe stato
capace? Ne dubitava profondamente. Lui non era un tipo da cuori di
cioccolata e frasi mielose e non sarebbe certamente cambiato a
quarant’anni.
Sovrappensiero,
sbuffò. “Penso che potremmo salire in
camera.” Propose e si maledì per essere suonato
così crudo e distaccato. Quelle parole sarebbero dovute
suonare pacifiche e non sembrare un invito con scopi osceni.
“ … per parlare” precisò in
fretta nel timore di vedere Hermione mollarlo su due piedi. La giovane
gli lanciò uno sguardo strano e annuì. Si
avvicinò perciò al vecchio ascensore nella hall,
sfiorando leggermente con i polpastrelli il tasto verde.
“Sali con me?” mormorò, non appena le
porte scorrevoli si aprirono mostrando le pareti di specchi
fumé. Severus non se lo fece ripetere due volte e, seppur a
malincuore, entrò nell’abitacolo che traballando
leggermente iniziò la sua lenta salita.
Non aveva mai amato gli
ascensori babbani, ma quella volta pur di non contrariare ulteriormente
la ragazza, avrebbe probabilmente fatto in su e giù da solo
dentro quel meccanismo infernale se solo fosse stata lei a chiederlo.
Dopo
un’eternità, per puro tormento di Severus, un
lieve suono li avvertì che erano arrivati al secondo piano.
La stanza era spaziosa
e con grandi vetrate che, una volta aperte le pesanti tende, mostravano
la Zagabria babbana illuminarsi con il calare della notte. Hermione
fissava incantata quello spettacolo, permettendo a Severus di ammirare
ammaliato il profilo della giovane a quella tenue luce riflessa. Aveva
quasi dimenticato i loro problemi, quando la giovane lo
stupì parlando per prima. “Di che cosa volevi
parlare?” Severus la fissò un attimo perso, mentre
si allontanava dalla finestra e prendeva posto su una poltroncina del
piccolo salotto che faceva da ingresso alla camera. “Pensavo
fosse ovvio. Prima a cena siamo stati interrotti … dovremmo
chiarire la situazione. Credo.” Sospirò.
Probabilmente per lei non c’era altro da dirsi se non addio.
Si sentì debole come non lo era da tempo. Era evidente che
non c’erano altri argomenti. Probabilmente
un’ammissione sul fatto che le cose non andavano, sarebbe
stata sufficiente e soprattutto avrebbe salvato quel poco di
dignità che gli restava.
“Non
posso dire niente a mia discolpa, Hermione, se non che mi dispiace
averti deluso un’altra volta.” Un sorriso amaro gli
increspò le labbra “ sembra che non sappia fare
altro.”
Scosso, si sedette
sulla poltrona accanto a quella della giovane e le prese una mano.
“Sai anche farmi stare bene come nessun altro.”
Hermione gli sorrise “Ovviamente, quando non sei occupato a
scappare o ad affatturare i miei cari.”
“Già.”
Mormorò l’uomo “Io te l’avevo
detto che sarebbe andato tutto male, che saresti stata infelice con me
al tuo fianco, e che io anche non volendo avrei trovato tutti i modi
migliori per farti soffrire.” Strinse più forte la
mano della giovane, perché la disperazione era troppa anche
per lui.“Eppure tu hai continuato ad assillarmi, fino a che
non sono capitolato. Perché, dannazione, sono ai tuoi piedi
… e lo sono da molto più tempo di quanto mi vada
ammettere.” Continuò il monologo a testa china,
con gli occhi che pizzicavano. Sperava che fosse la polvere e non le
lacrime, altrimenti quella umiliazione sarebbe stata doppia.
“E’ accaduto quello che temevo … e io
non ti tratterrò con me, perché so che non
vuoi.”
Aveva la nausea ma
sperò di poter farcela ad alzare gli occhi su Hermione e
vederla andarsene per sempre dalla sua vita senza vomitarle
l’intera cena sui piedi.
La ragazza
però non dava nessun segno di volersene andare, anzi teneva
le dita ancora intrecciate alle sue. La guardò sempre
più confuso, mentre sul bel viso di formava un sorrisetto
divertito.
Quella poi. Offeso,
Severus tentò di ritrarre la mano. Aveva sbagliato e ne
avrebbe pagato le conseguenze, ma pensava di non meritarsi di essere
deriso senza nessuna pietà. La presa di Hermione
però si fece più salda intorno alla sua mano.
Avrebbe dovuto strattonarla con violenza per liberarsi, ma non voleva
farle male. “Lasciami.” Ringhiò.
“Dove vorresti andare?” domandò di nuovo
seria Hermione. “Fuori da questa stanza, lontano da questo
stupido albergo e da te, che ridi di me mentre mi stai mollando. Deve
darti un certo piacere sbarazzarti di me dopotutto.”
sputò con tutta la rabbia che aveva nel cuore.
“Io non provo
nessun piacere a lasciarti, perché non è quello
che sto facendo.” La voce di Hermione suonava lieve, ma seria
allo stesso tempo. Severus smise di divincolarsi. “E rido
solo perché … te l’ha mai detto nessuno
che sei melodrammatico quando sei triste?” la ragazza
sospirò e gli sorrise di nuovo. Severus si stava a stento
trattenendo dal non fissarla a bocca aperta. “Ero arrabbiata
prima di cena e lo sono ancora… ho pensato addirittura di
venire in questa stessa camera e schiantarti. Anzi dopo potrei pure
farlo. Ma…” Hermione si sporse verso Severus, come
se dovesse confessargli un segreto. “ Proprio adesso, dopo
tutti i miei affanni, speri veramente che ti abbandoni? Mi spiace
deluderti, ma ti sbagli di grosso. Finalmente ti ho con me. E non mi
importa quanto lavoro ci sarà da fare per abbattere le tue
brutte abitudini, ho intenzione di tenerti con me per molto, moltissimo
tempo.” Severus perse un battito. Era sua, nonostante
tutto era ancora, totalmente, sua. Senza sapere come, si
ritrovò in ginocchio davanti alla giovane. Le ginocchia
facevano male contro il duro pavimento in marmo, ma lui si sentiva come
scollegato da quella parte del suo corpo che non fosse concentrata
sulla donna che gli stava davanti. “Ti amo.”
Aveva detto tutto in un filo
di voce, ma quello sembrava bastare perché il dolce viso di
Hermione, tanto vicino al suo da far sfiorare i loro nasi,si aprisse
nel sorriso più dolce che avesse mai visto. La ragazza
annuì piano. “Lo so.” Mormorò
commossa. “L’hai sempre saputo.” aggiunse
lui, prima di baciarla.
Nda:
Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, volevo fare una piccola
precisazione: il titolo del capitolo ( e non a caso della storia)
è "Volim te", perchè in croato questa espressione
è l'equivalente del nostro "ti amo".
|
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Capitolo 34 *** Reverto Oblivium ***
capitolo 34
“Reverto
… oblivion … mh, forse è oblivion
reverto. No. Accidenti …”
Severus
spalancò gli occhi. Gli anni passati a fare la spia gli
avevano permesso di sviluppare un udito molto fine e un sonno
eccessivamente lieve, perché quel mormorio concitato non lo
svegliasse. Lentamente passò la mano sulla parte di letto
accanto a sé. Hermione doveva essersi alzata da tempo,
poiché le lenzuola non conservavano più il calore
del suo corpo.
Muovendosi piano, il
pozionista squadrò la camera in cerca dell’oggetto
dei suoi desideri. La vide rannicchiata su una poltrona accanto al
camino, dove le braci ancora roventi scoppiettavano allegre. Teneva lo
sguardo fisso sui tizzoni, la fronte aggrottata dalla concentrazione e
muoveva rapidamente le labbra, come quando ai tempi della scuola
ripeteva la lezione prima di entrare in classe.
Gli sfuggì
un sorriso. Il suo studio, il profumo degli ingredienti
freschi nel suo laboratorio … aveva sempre amato la placida
quiete di quei luoghi. Se non ci fosse stata la seccatura di avere
sempre intorno quelle capre di studenti probabilmente avrebbe
seriamente valutato l’idea di riprendersi il suo vecchio
posto. Ovviamente tutto ciò era impossibile dal momento che
Hogwarts era una scuola e dubitava che potesse liberarsi dei suoi
alunni.
“La formula
esatta è reverto
oblivium.” Disse interrompendo il mormorio
continuo della giovane che si voltò spaventata.
“Mi dispiace,facevo molto rumore?” Severus scosse
la testa e si accomodò a sedere sul letto“No. Temo
di essere abituato a dormire con un occhio aperto.” Hermione
sorrise, tuttavia non sembrò tranquillizzarsi.
“Che ne
sarà dei miei genitori se non riesco a invertire
l’incantesimo? E’ passato così tanto
tempo … e se non fossi in grado di riportarli
indietro?” rivelò, mordicchiandosi nervosa un
labbro. Si passò le mani tra i capelli ispidi senza smettere
di guardarlo. Il riflesso bianco della luce lunare le illuminava appena
il volto facendo risaltare l’espressione triste degli occhi.
Severus non escludeva che avesse pianto. Si maledì per non
aver percepito subito quanto fosse preoccupata. Avrebbe dovuto trovare
il modo di calmarla altrimenti la buona riuscita
dell’incantesimo sarebbe stata veramente poco probabile.
Sbuffò,
fingendosi annoiato “Sei sempre stata una strega piuttosto dotata ,
un incantesimo di memoria non ti creerà nessun
problema. Devo forse ricordarti che in quel campo riusciva ad eccellere
anche quell’idiota di Allock?” Solo dopo
pensò che se qualcosa fosse andato storto
quell’argomento gli si sarebbe ritorto contro.
“Beh, questo
è solo il tuo parere.” Rispose triste la ragazza.
Equivocando quelle parole, Severus sibilò acido:
“Il mio
parere, Hermione , è un buon parere anzi, è un
ottimo parere ed è inferiore a pochissimi altri nel mondo
magico. E per di più è l’unico di cui
disponi al momento, perciò accontentati.” Offeso,
distolse lo sguardo e incrociò le braccia al petto.
Sentì la ragazza sospirare sonoramente e strinse forte le
labbra per non aggredirla ulteriormente.
Per Merlino, voleva aiutarla ma non le avrebbe permesso di denigrarlo.
“Severus mi hai frainteso.” Rivolse alla giovane
un’occhiata velenosa, che parve non intimorirla affatto.
“ Le tue opinioni sono assolutamente valide ma …
magari nei miei confronti potrebbero essere un tantino
parziali.” Severus continuò a tacere.
“Insomma” continuò la giovane,
giocherellando con un piccolo taglio sulla pelle della poltrona su cui
ancora sedeva “dopo tutto quello che abbiamo passato
… le nostre litigate, tutte le volte che abbiamo fatto pace
…” Severus si trovò a combattere con
l’istinto di abbracciarla e trascinarla sotto le coperte con
sé. Al diavolo il suo stupido caratteraccio! “Ieri
sera mi hai anche detto che mi ami.” Severus
ringraziò il cielo di non aver pensato di accendere una luce
e di poter così far finta di non essere furiosamente
arrossito a quel ricordo. “Credo sia normale che il tuo
pensiero possa essere facilmente influenzato.”
Severus fece una
smorfia. Quello che diceva Hermione era vero, ma solo in parte. Fin dai
tempi della scuola l’aveva sempre reputata
un’allieva brillante e dotata di raro talento. Ovviamente non
lo avrebbe mai ammesso allora, vista la sua casa di appartenenza, ma in
quel momento era stato semplicemente sincero.
“Ti giudicavo
allo stesso modo anche quando per te ero solo il Professor Piton,
oppure il Pipistrello gigante, come alcuni dei tuoi compagni
più intelligenti avevano l’abitudine di
chiamarmi.” confessò riluttante.
“Ovviamente la tua arroganza Grifondoro e la tua saccenza
oscuravano quasi del tutto le tue
capacità.” aggiunse tentando di sminuire
quell’ammissione, davanti all’espressione di puro
stupore dipinta sul volto della giovane.
Avrebbe dovuto darci un taglio con quei discorsi a cuore aperto.
Hermione non parve dar
peso alle sue ultime parole. “Quindi credi veramente che io
sia una strega capace …”. A giudicare dal tono
esultante della voce della ragazza, Severus ritenne superato il
pericolo di crisi imminente. “Si. Lo penso veramente ma non
sperare di sentirmelo dire spesso.” Borbottò
“Ora sarebbe meglio se tu tornassi a letto. Non vorrai
addormentarti sulla bacchetta domani mattina?”
Scostò perciò le coperte invitandola a tornare
accanto a lui.
Hermione fece un
risolino. “Certamente, professor
Piton.” Sussurrò per poi spostarsi
dalla poltrona e muoversi piano verso il letto, permettendo a Severus
di ammirare il bel corpo che fin troppo bene si intravedeva
dalla sua maglia che la ragazza aveva indossato come pigiama. Il senso
di colpa alla vista di tutta quella gioventù si fece sentire
come una puntura allo stomaco, ma Severus scelse stavolta di non
curarsene mentre Hermione si infilava tra le sue braccia.
“Cento punti a Grinfondoro, signorina Granger.”
***
La mattina seguente
arrivò in fretta. Hermione e Severus si prepararono e non
parlarono molto. Tra di loro aleggiava una soffice tensione, niente a
che vedere con il panico della notte passata. Severus pensò
che le sue poche parole avessero gonfiato a sufficienza
l’orgoglio di Hermione da reprimere almeno qualche spiacevole
crollo isterico.
Solo prima di lasciare
la stanza Severus si concesse di accarezzare il viso della giovane
donna che gli stava accanto. Con la punta del dito indugiò
sui lineamenti leggermente contratti della giovane, che si spinse
contro il suo tocco per chiederne di più. Cingendole
così la vita con l’altra mano, la strinse a
sé e le baciò i capelli.
“Andrà tutto bene.” Mormorò e
percepì Hermione rispondere al suo abbraccio con altrettanto
entusiasmo. Poi non riuscendo a trattenere un sogghigno disse
“Sempre se rispetterai i nostri piani.”. La
giovane, prima abbandonata sul suo petto, gli rivolse uno sguardo furbo
“Il capo sei tu.” Gli rispose con un sorrisino.
“O così ti piacerebbe farmi credere.”
Aggiunse lui, arricciando le labbra. Quel pensiero era quanto mai
veritiero, viste le sue condizioni.
Si punzecchiarono per
tutto il corridoio fino all’ascensore a cui Severus
lanciò uno sguardo scettico. “Sei giovane.
Potresti benissimo prendere le scale invece di questo
trabiccolo.” Brontolò, sperando di evitare un
altro viaggio in quella scatola traballante. Hermione
sbuffò. “ Non mi va di scendere tutti quegli
scalini. Che c’è? Non avrai mica paura degli
ascensori?” domandò sarcastica.
Severus la
osservò ostile. La sua compagnia sembrava aver dato alla
Grifoncina una spolverata di animo serpeverde. “Gli ascensori
non mi creano nessun tipo di ansia quando sono affidabili come quelli
magici. Semplicemente non mi fido di questa scatola da scarpe appesa ad
un filo, senza incantesimi di sicurezza ad ammortizzare una sua prevedibile caduta
nel vuoto.” Grugnì. La riccia liquidò
quelle parole alzando gli occhi al cielo ed entrò
nell’abitacolo appena arrivato, sfidandolo con
un’occhiata a fare altrettanto. Scuotendo la testa, Severus
la seguì.
Non appena le porte
scorrevoli si furono chiuse, la riccia si appoggiò al suo
fianco e gli prese la mano. Il pozionista la chiuse immediatamente con
la sua poi si schiarì la gola. Sarebbe stato meglio
precisare alcune cose prima di essere alla presenza dei Granger.
Sperava che Hermione si dimostrasse più collaborativa di
quanto lo era stata fino ad allora.
“Hermione,
credo che dovremo evitare di stare troppo vicini davanti ai tuoi
genitori. Anzi meglio cominciare da subito.”
Esordì, allentando la presa sulla mano della ragazza che lo
fissò smarrita. “Cosa intendi dire? Pensavo che mi
saresti stato accanto mentre eseguivo
l’incantesimo.”
L’uomo sbuffò mentalmente. Per una volta quella
benedetta ragazza avrebbe potuto acconsentire senza costringerlo a
spiegazioni imbarazzanti.
“Ovviamente. Io intendevo … beh, non vorrei che i
tuoi genitori percepissero qual è il nostro
rapporto.” Aveva appena finito di parlare che
l’ascensore si frenò bruscamente. Spaesato
studiò le porte scorrevoli che però rimasero
inermi. Se fossero arrivati si sarebbero dovute aprire. Che diavolo
stava succedendo?
Fissò un
attimo Hermione, placidamente appoggiata ad uno dei vetri
fumè che riproducevano mille volte la loro immagine.
“Qualsiasi cosa tu abbia combinato smettila
subito.” Ringhiò. La riccia lo guardò
seria di rimando. “Prima spiegami cosa hai in
mente.” Nervoso, Severus sogghignò “Mi
basta un colpo di bacchetta per muovere questo aggeggio.”
Hermione si strinse nelle spalle “E’ vero, ma non
lo farai perché se non ti degnerai di darmi una spiegazione,
Severus, io potrei metterti in difficoltà un’altra
volta e sappiamo bene tutti e due quali sarebbero i
risultati.”.
La ragazza lo aveva
messo alle strette. Avrebbe dovuto dargli una spiegazione, nonostante
non ne avesse nessuna voglia.
Arresosi ,
sospirò. “Gli incantesimi di memoria hanno
l’effetto di cancellare i ricordi della persona su cui
vengono effettuati …”
“Saltiamo le
cose ovvie, non possiamo tenere l’ascensore bloccato per
un’eternità senza che qualcuno se ne accorga e
chiami soccorsi!” lo interruppe Hermione. Severus le
scoccò uno sguardo truce a cui lei rimase impassibile.
Sembrava che avesse sviluppato un’irritante
immunità a quei suoi particolari atteggiamenti da cattivo.
“Se fossi
così cortese da farmi finire.”sibilò
acido e nervoso per quella situazione poco piacevole
“Nonostante questo effetto, gli incantesimi di memoria non
impediscono a chi li ha subiti di crearne dei nuovi. Perciò
un contro incantesimo che permetta di riacquistare i ricordi persi ,
non cancellerà le memorie ottenute nel frattempo. Ritengo
perciò opportuno evitare di lasciare nella memoria dei tuoi
genitori tracce di qualcosa che potrebbe sconvolgerli una volta che si
saranno ricordati che sei la loro figlia. Saranno scossi a sufficienza
già dal solo vederti. Hanno lasciato una ragazzina di
diciotto anni e ritrovano una donna. Dovrai raccontargli della guerra e
di ciò che è successo a causa di essa. Non mi
pare il caso che debbano anche affrontare il fatto che tu hai una
relazione con un tuo ex docente con il doppio dei tuoi anni. Renderebbe
tutto ancora più complicato per loro e per noi.”
Concluso il discorso, Severus si sentì soddisfatto. Il suo
era un ragionamento logico a cui la ragazza avrebbe dovuto cedere per
forza di cose.
“E come
dovrei spiegare che sono qui da sola con te?”
L’uomo
alzò gli occhi al cielo. La ragazza non aveva nessuna
intenzione di demordere. “Semplice. Gli dirai che sono il tuo
mentore e che volevi il mio supporto nell’esecuzione di un
incantesimo complesso.”
“E come
dovrei giustificare il fatto che ieri sera a cena mi tenevi la
mano?” sbottò Hermione, ancora appoggiata alla
parete dell’ascensore e con le braccia incrociate al petto.
Severus
percepì un inopportuno calore diffondersi sul viso.
Pregò di non essere arrossito. “E’ un
gesto d’affetto che non dà motivo di pensare ad
implicazioni sentimentali.”
“Perché
non me l’hai detto subito?” Dal tono si capiva
quanto fosse arrabbiata e Severus si sentì un po’
in colpa. “Avrei voluto parlartene subito ma poi
c’è stato il bar, la maledizione imperius, la
litigata … ho dovuto preoccuparmi di altre cose.”
“E’
per questo che abbiamo due camere separate?”
“Ovviamente.
In questo modo evitiamo che i tuoi genitori possano pensare che, oltre
a lavorare insieme, tra noi ci siano altri generi di
rapporti.” A disagio, si schiarì la voce e
cercò di guardare altrove piuttosto che verso la ragazza.
Perciò fu colto di sorpresa quando avvertì la
presenza del corpo della giovane pressato contro il suo. Spaesato
fissò il volto di lei tanto vicino al suo che gli sarebbe
bastato un respiro per poterla baciare.
“Credi
veramente che bastino due stanze diverse per nascondere
un’evidenza?” gli mormorò
all’orecchio. “Lo spero.” Severus
implorò se stesso di restare razionale davanti a quel
comportamento della giovane fin troppo seducente, nonostante il cuore
gli battesse ferocemente e la gola fosse già arida. Si disse
tuttavia che quella vicinanza non sarebbe dovuta andar sprecata. Stava
infatti per avvolgere la ragazza e godere un po’ di quegli
ultimi attimi di intimità quando questa gli
scivolò lontano e premette il bottone per far ripartire
l’ascensore che arrivò all’istante a
destinazione.
Seccato,
osservò la ragazza che lo precedeva fermarsi e rivolgersi a
lui con il dito indice puntato verso il suo viso. Non potè
fare a meno di alzare le sopracciglia. “Farò come
mi chiedi, ma sia ben chiaro che non mentirò ai miei
genitori per sempre.”
***
Severus uscì
dalla camera al secondo piano chiudendosi la porta alle spalle. Appena
fu solo nel corridoio poco illuminato, appoggiò le spalle al
muro e tirò un sospiro di sollievo. L’incantesimo
era riuscito, ma la paura che non avesse avuto l’effetto
sperato era così viva sulla sua pelle che la poteva ancora
sentire camminare lungo le braccia come un insetto viscido e fastidioso.
Sotto le sue palpebre
chiuse scorrevano ancora le immagini dell’ultima ora.
Hermione
pronunciava l’incantesimo senza esitazione e i suoi genitori
crollavano dalle loro sedie come delle marionette a cui avevano
tagliato i fili. Le urla della ragazza quando non li aveva visti
alzarsi. Le sue suppliche perché lui rimediasse a quello che
lei aveva fatto. La sua sofferenza nell’avere le mani legate
davanti ad un fenomeno totalmente imprevisto e alle lacrime di Hermione
in ginocchio accanto ai corpi che respiravano appena.
Si passò una
mano sulla fronte ancora madida di sudore. Era stato un incosciente.
Non aveva fatto ricerche. Non si era domandato neppure per un momento
cosa avrebbe voluto dire invertire un incantesimo così
resistente, dopo anni dalla sua esecuzione. Come aveva potuto spingere
Hermione verso un rischio simile senza pensare alle conseguenze? Se
fosse andato tutto storto la ragazza avrebbe incolpato lui e, peggio
ancora, se stessa per quella leggerezza. Le avrebbe rovinato
la vita.
Esausto si
accovacciò accanto alla porta della stanza dalla quale
giungevano l’eco di frasi e risate.
Da quando era diventato
uno sprovveduto che agiva prima di pensare? Da quando aveva iniziato a
comportarsi più da Grifondoro che da Serpeverde?
Il chiacchierare
concitato di Hermione gli solleticò l’orecchio
più vicino alla porta e gli strappò un sorriso.
Aver visto i coniugi Granger aprire gli occhi era stata una gioia per
lui, perciò poteva solo immaginare cosa provasse in quel
momento la giovane che aveva lasciato tra le braccia amorevoli della
sua ritrovata famiglia.
Si era volontariamente
congedato, nonostante le insistenze di tutti i Granger,
perché voleva concedere ad Hermione tutto il tempo
necessario per stare con i suoi genitori e anche perché
tutto l’amore, che era riaffiorato sulle espressioni dei due
genitori alla vista della loro figlia in lacrime, lo aveva sopraffatto
e fatto sentire così di troppo che aveva sentito il bisogno
di andarsene.
Un rumore di passi lo
fece trasalire. Veloce si mise in piedi e aggiustò gli abiti
babbani. Fissò un attimo la porta della camera indeciso se
riapparire oppure no ma, sentendo distintamente la signora Granger fare
una raffica di domande alla figlia preferì lasciar perdere e
iniziò a scendere le scale.
Mentre camminava per le
vie ampie e luminose di Zagabria, l’uomo concentrò
i suoi pensieri di nuovo sul suo comportamento. L’avere
accanto Hermione lo aveva reso cieco e avventato, a discapito purtroppo
di entrambi.
In un lampo la sua
coscienza gli riportò alla mente il litigio a casa dei
Potter prima della loro partenza. Non si pentiva di quello che aveva
fatto. Anche lì in mezzo a quella via babbana avrebbe
gridato al mondo la sua gioia nell’aver accanto quella
stupenda strega. Tuttavia quel giorno aveva ignorato che le conseguenze
dei suoi comportamenti si sarebbero ritorti anche contro la vita di
Hermione. Come si sarebbero comportati i Potter e tutto quel restante
gruppo di idioti nei confronti della giovane? L’avrebbero
accusata o allontanata perché aveva scelto di stare con lui?
Probabilmente no. Ma come poteva essere stato così egoista
da non pensare a cosa sarebbe successo dopo? I Potter erano stati una
seconda famiglia per Hermione. L’avevano accolta, curata ed
amata quando lui ancora la considerava una ragazzina saccente e
petulante, eppure lei non aveva esitato un secondo a battersi e a
rinunciarvi per lui. Certo, non negava che quel comportamento lo avesse
fatto sentire amato come non gli era mai capitato, ma questo non lo
giustificava.
Inoltre cosa sarebbe
successo con il ritorno dei coniugi Granger? Hermione avrebbe
sicuramente scelto di tornare a vivere con i suoi. Da quel momento che
ruolo avrebbe avuto lui nella sua vita, finalmente tornata alla
normalità? Forse si sarebbe presto stancata di avere con
sé una zavorra vecchia e cupa, preferendogli qualcuno di
più giovane e simile a lei.
Severus
corrugò la fronte e perso nei suoi cupi pensieri
continuò a passeggiare in mezzo alla folla senza meta.
Era già
pomeriggio inoltrato quando si fermò in un piccolo bar per
arrestare i morsi della fame. Speluzzicò qualcosa e
sorseggiò distrattamente una tazza di pessimo
caffè. La luce arancione del tramonto colorava
già gli edifici intorno al piccolo locale, quando
l’uomo decise di alzarsi e tornare verso l’albergo.
Solo allora si rese conto di due cose che lo demoralizzarono ancora di
più: primo non aveva la più pallida idea di dove
si trovasse, visto la sua limitata conoscenza della Zagabria babbana;
secondo non aveva con sé la bacchetta, che stupidamente
aveva lasciato nella sua stanza. In poche parole si era perso.
Sbuffando,
cercò di far riemergere dalla nebbia delle proprie
preoccupazione la strada che aveva percorso dall’albergo a
quel posto sconosciuto.
Entrò nella
hall poco dopo mezzanotte e la attraversò con ampie falcate.
“Camera
7d.” sbottò verso il custode di turno che lo
guardò storto. Se avesse avuto la forza probabilmente gli
avrebbe detto di smetterla di squadrarlo e di sbrigarsi a consegnargli
la chiave, ma esausto si limitò ad ignorare il fatto che
l’uomo oltre il bancone fingesse di non trovare la chiave che
gli aveva chiesto per il puro gusto di farlo ulteriormente innervosire.
“A lei la
chiave.” Gli sorrise maleducato il custode, sbattendo
sonoramente il portachiavi numerato sul bancone. Severus era
già sulle scale quando lo sentì rivolgersi di
nuovo a lui. “Credo comunque che una signorina la stia
aspettando nel salottino qui accanto.”
Un brivido gli corse la
schiena. Hermione.
La trovò
seduta su una poltroncina con un libro sulle ginocchia e con quella che
poteva probabilmente essere la centesima tazza di tè della
serata.
Lo stava aspettando. Un
senso di calore gli nacque nel petto. Non era la prima volta che gli
succedeva da quando quella giovane strega gli aveva sconvolto
l’esistenza, tuttavia quella piacevole sensazione lo coglieva
sempre impreparato.
“Severus
…” mormorò appena lo vide, prima di
alzarsi e posargli le mani sul petto come se volesse controllare che
fosse veramente lì. D’istinto lui le cinse la
vita.
Il volto della ragazza
era serio. “Ma dove ti eri cacciato?”. Distratto la
seguì mentre si accomodava su un piccolo divanetto a due
posti senza mollargli la mano.
“Ero uscito
per una passeggiata che purtroppo è diventata più
lunga del previsto” borbottò l’uomo.
Hermione continuava a tacere, evidentemente insoddisfatta della sua
laconica spiegazione. Severus alzò gli occhi al cielo.
“Mi sono perso.” Sputò e fu sicuro di
vedere un lampo di divertimento attraversare il volto della giovane.
“Non conosco bene la Zagabria babbana e ho stupidamente
dimenticato la bacchetta.” Ammise a malincuore. Ad una risata
evidentemente repressa rivolse alla ragazza uno sguardo velenoso.
“Divertiti pure, ma sappi che è stato frustrante
dover chiedere a chiunque capisse almeno un briciolo lingua delle
indicazioni per questo pulcioso hotel.” Sibilò.
“E lo è ancora di più ora che so che
eri qui sola ad aspettarmi.” Confessò con un filo
di voce. “Visto la gente che ci lavora.” I suoi
pensieri volarono subito al custode notturno. Forse l’aveva
importunata.
“Non sono
sola da molto, i miei genitori sono andati da poco a riposare. Volevano
attendere il tuo ritorno ma il contro incantesimo ha avuto come effetto
collaterale una brutta emicrania per entrambi” un sorriso
birichino si dipinse sulla labbra di Hermione “E io credo di
averla aggravata con tutto quello che ho raccontato. Gli ho
letteralmente riempito la testa di informazioni, alcune
difficili da digerire.” Con una alzata di spalle aggiunse
“comunque hanno detto che saranno felici di parlare con te
domani mattina a colazione.”
“Con me?
Perché vogliono parlare con me?”
domandò immediatamente Severus sulla difensiva. Era sicuro
di essere stato chiaro con la ragazza sul tenere i suoi genitori
all’oscuro riguardo alla loro relazione. Hermione glielo
aveva promesso. Avrebbe fatto come diceva lui. Avrebbe …
Il filo dei suoi
pensieri fu interrotto dal tocco di Hermione sulla sua guancia.
“Non vogliono parlare con te per i motivi che sospetti tu. Ho
rispettato il nostro patto. Semplicemente desiderano ringraziarti per
avermi condotto da loro e per avermi aiutato
nell’incantesimo.” Il sorriso sulle labbra della
ragazza si allargò ancora di più.
“Inoltre penso siano un po’ curiosi.”
“Cioè?”
Quella conversazione lo stava mettendo a disagio.
“Beh, non
hanno mai sentito parlare di te prima di ora. Inoltre ai tempi di
Hogwarts hanno conosciuto Harry, Ron, Ginny e i signori Weasley e non
hanno avuto altri contatti con altri maghi o streghe, ne tanto meno con
i miei professori. Perciò non li posso certo biasimare se
hanno voglia di sapere qualcosa di più su di te come mio
mentore e come mago in generale.”
Severus fece una
smorfia. Non gradiva l’idea di essere studiato, come strano
esemplare di essere umano.
“Non penso
che sia una buona idea che io parli con loro, Hermione.”
pronunciò la frase con un tono che non ammetteva repliche.
“Non sono una persona che piace alla gente e questo
potrebbe rendere le cose ancora più complicate di
quanto non lo siano già.”
Hermione
sospirò e appoggiò la testa alla sua spalla. Lui
iniziò ad accarezzarle distrattamente i capelli arruffati.
“Loro non sono come gli altri. Sono sicura che vedrebbero in
te ciò che ho visto io.” Rispose piccata la
ragazza.
Severus
ghignò e la strinse a sè “Il tuo
giudizio è ovviamente ottenebrato da ...”
“No.”
La risposta secca di Hermione lo sorprese. “Non sono confusa
né dall’amore né dagli ormoni
né da qualsiasi altra cosa. Sono profondamente convinta che
tu sia una persona con cui sia piacevole parlare, perché sei
brillante ed intelligente. Il tuo unico difetto però
è quello di non permettere praticamente a nessuno di
avvicinarti. Anche …”
“Anche?”
la incalzò serio l’uomo. Hermione
arrossì. “Anche a scuola, dopo le lezioni uscivo
dalla tua aula con la mente piena di domande, approfondimenti da
discutere …”
Severus
sbuffò “Questa cosa non ha nessuna pertinenza con
il discorso che stiamo facendo.”
“Invece
sì. Io … avrei voluto discutere con te, parlare
come facevo con gli altri professori. Se lo avessi fatto avrei scoperto
prima che eri ... migliore.”
“Non mi pare
che tu però ti sia mai scomodata.”
Ribattè tagliente Severus.
“E come avrei
potuto, quando ti vedevo guardare tutti con un tale disprezzo? E con la
paura di come ti saresti comportato con me?”
“Io non
…” Severus rinunciò subito a replicare.
Ma chi voleva prendere in giro? Era vero che trattava tutti con astio e
che probabilmente se Hermione avesse tentato di chiedergli qualcosa
l’avrebbe mortificata ed umiliata.
“Perciò
… ” riprese a parlare la ragazza con voce
carezzevole “Se per una volta rinunciassi al tuo contegno
ostile, sono certa che i miei conoscerebbero un uomo piacevole ed
interessante.”
“Hermione
…”
“Puoi farlo
per me?”
Quello era un
atteggiamento scorretto. Quella piccola serpe sapeva benissimo che non
avrebbe mai avuto la forza di dirle di no.
“Dannazione,
farò quello che vuoi!” ringhiò, mentre
Hermione lo abbracciava.
“Grazie.”
Mormorò la giovane prima di baciarlo.
Quella giornata
estenuante sembrava aver preso una finalmente una piega a lui
favorevole. Subito attirò Hermione contro di sé e
la sentì passargli le mani intorno al collo, mentre le sue
dita affondavano tra i ricci castani.
“E’
meglio che inizi immediatamente ad essere meno astioso, così
sarò pronto per domani mattina.”
Sussurrò e Hermione ridacchiò contro le sue
labbra prima di coinvolgerlo in un bacio ancora più
profondo. Con un mormorio roco Severus le fece sedere su di
sé.
Due piccoli colpi di
tosse li fecero trasalire. Il guardiano li guardava con palese
disapprovazione. “Scusate
, io dovrei proprio chiudere quest’ala
dell’albergo, vista l’ora.”
“Andiamo
subito.” disse Hermione, abbandonando le ginocchia di Severus
e precedendo la sua risposta acida “Grazie ancora per avermi
permesso di aspettare qui il mio … ragazzo.” la
giovane si mordicchiò il labbro inferiore, guardandolo
imbarazzata.
“Fidanzato.”
La corresse Severus alzandosi anche lui dal divano e rivolgendo uno
sguardo glaciale al custode che li osservava con le braccia conserte.
Quel tipo cominciava
veramente a dargli sui nervi, ma per tenere fede a quanto promesso ad
Hermione lasciò cadere nel vuoto la frase acida che gli era
venuta in mente limitandosi, serrandole la mano, a portarla lontano
dalle occhiate a suo parere fin troppo interessate dell’uomo.
Fermatosi davanti
all’ascensore, non provò nemmeno a proporre le
scale.
“Cosa
è che ti fa tanto ridere?” sbottò
mentre le porte scorrevoli si aprivano. Hermione gli scoccò
un’occhiata divertita. “Sei il mio
fidanzato.” Disse con una voce volutamente pomposa.
“Il termine
fidanzato potrà sembrarti pure antiquato ma sul momento non
mi è venuto in mente niente di meglio. Credo comunque che
tutto fosse meglio del vocabolo ragazzo che non mi si addice
più da molto, anzi moltissimo tempo.”
mugugnò infastidito.
Hermione
sospirò. “Non devi mica prendertela! Io scherzavo
… va benissimo anche fidanzato.”
L’ascensore
iniziò a salire e lei lo abbracciò.
“Infondo, non
conta quale parola usiamo. L’importante è che il
risultato non cambi.”
NDA:
Lo so ... sono una persona orribile, che sparisce e poi riappare dopo
mesi con un capitolo così indefinibile. Sono
imperdonabile T.T
Purtroppo la storia mi sta proprio sfuggendo dalle mani,ma vi rinnovo
la promessa di finirla anche perchè mancano pochi capitoli (
al massimo quattro). Spero che abbiate la pazienza di attenderli.
Ringrazio tutti quelli che ancora seguono, ricordano, preferiscono e
soprattutto recensiscono la mia storia, vi dovrebbero fare un
monumento! Anzi ve lo dovrei fare io!
un mega abbraccio!
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Capitolo 35 *** Nuove prospettive ***
capitolo 35
Salve a tutti! Lo so, lo so
... il ritardo è ormai all'ordine del giorno per questa
storia. Rinnovo però la promessa di portarla a termine,
anche se magari in più tempo del previsto.
Ringrazio perciò tutti coloro che continuano a seguire e a
leggere la storia per la loro pazienza, spero che questo capitolo vi
piaccia! Fatemi sapere!
Ps. visto che sono di corsa, se notate degli errori ditemelo.
Buona lettura!
Il signor Granger bevve lentamente un sorso del suo tè,
senza però smettere un attimo di studiarlo.
Severus si domandò se avesse un aspetto così
strano e poi decise di fissarlo a sua volta, nella speranza di farlo
smettere.
L’uomo davanti a lui aveva i capelli, seppur corti,
aggrovigliati in quello che poteva diventare un cespuglio, fin troppo
familiare. Il sorriso era bello e regolare, quello che ci si
aspetterebbe da un dentista, se non fosse stato per i due denti
frontali sproporzionati rispetto alla perfetta arcata dentale. Sembrava
che i difetti, per lui non più tali, di Hermione fossero
solo merito dei geni paterni, dai quali aveva ereditato anche
l’eccesso di parlantina.
“Possiamo dire che lei nel mondo … come dite voi,
bambina?” il signor Granger rivolse un sorriso brillante ad
Hermione seduta al suo fianco. “Babbano,
papà.” “Giusto! Nella scuola babbana lei
sarebbe un insegnate di chimica e biologia con tanto di provette,
esperimenti e animaletti sezionati.”
“Credo di si.” Borbottò Severus,
rivolgendo il sorriso più autentico che riuscì a
fornire in quel momento.
Come gli era venuto in mente di cacciarsi in una situazione simile? Non
ricordava di essersi sentito mai così in
difficoltà ed in imbarazzo.
Inoltre si era promesso di far notare ad Hermione che non era per
niente appropriato usare quello sguardo adorante, non solo
perché era un atteggiamento che lo irritava, ma soprattutto
perché erano seduti allo stesso tavolo con i suoi genitori
che però sembravano non averci fatto minimamente caso.
“Robert forse Severus … ” intervenne la
signora Granger “Non sa che materie siano la chimica e la
biologia.” Poi gli rivolse una sorriso incoraggiante, molto
simile a quello di Hermione. Robert Granger sembrò
realizzare solo allora la cosa, mettendosi a ridere. “Non ci
avevo pensato. Mi dispiace se l’ho messa in
difficoltà. Era solo … per capire.”
L’amarezza che Severus percepì nel tono
dell’uomo lo stupì.
Infondo però era comprensibile. Doveva essere difficile per
due genitori non conoscere il mondo che ormai aveva del tutto
inghiottito la loro figlia. Non c’era possibilità
per loro di proteggerla, anche semplicemente di consigliarla. Che
avessero voluto o no, Hermione se l’era dovuta a
cavare da sola.
Provò un moto di simpatia verso quell’uomo
così avido di risposte e si disse che per una volta avrebbe
potuto concedere risposte più lunghe di un paio di
monosillabi.
“Non si preoccupi. Nella mia classe si sezionano animaletti,
non per studiarli, ma come ingredienti delle pozioni stesse.”
Disse sperando di non averli impressionati. L’idea di piccole
rane o topi tagliuzzati non era un’immagine che tutti
gradivano a colazione, o in altri momenti della giornata.
“Ma lo fate fare agli studenti?”
continuò Robert, evidentemente non disgustato
dall’argomento.
“Ovviamente. L’arte di distillare pozioni sta anche
nell’abilità di preparare gli ingredienti.
Hogwarts ha il compito di formare gli studenti alle loro carriere
future. Che se ne farebbe il San Mungo di studenti di medimagia che non
sapessero estrarre un occhio da una salamandra?”
Temette di aver esagerato. I coniugi Granger avevano assunto
un’espressione meditabonda. Incerto guardò
Hermione che invece gli sorrideva teneramente.
“Hermione, se non ho capito male tu studi
medi…magia?” si rivolse a lei Robert,
costringendola ad interrompere il contatto visivo.
“Esattamente papà! È un po’
come studiare medicina babbana, ma in modo diverso!”
L’uomo sembrò divertito. “Accidenti, non
riesco proprio ad immaginarti, con le tue manine nelle viscere di
qualche bestiola!” Severus non potè fare a meno di
sollevare un sopracciglio. “Beh non sono cose che si fanno
nella vita di tutti i giorni ma … il mondo magico
è così!”spiegò spiccia ed un
po’ imbarazzata Hermione.
“Questo l’ho capito, ma concedi al tuo
papà di stupirsi. Io ti ricordo ancora come la mia bambina
dai capelli sempre arruffati che piangeva per la caduta di ogni dentino
da latte e che non si voleva guardare allo specchio perché
le sue gengive erano brutte e viscide!” ridacchiò
l’uomo.
Severus non riuscì a trattenere un ghigno, perciò
lo nascose dentro un sorso di caffè.
“Oppure quella volta …”
“Papà per favore non cominciare!” si
lamentò la giovane, ora con le guance rosso vivo.
“Robert non credo che Severus sia interessato ai denti da
latte di tua figlia.” Intervenne di nuovo la signora Granger
a salvare la situazione. Severus notò come Hermione stesse
ben attenta a non girarsi verso di lui.
“Jane, che male c’è a parlare dei denti
da latte! Anche Severus da bambino li avrà persi e li
perderanno sicuramente anche i suoi figli! A proposito, lei ha
figli?” chiese Robert. Il ghigno di Severus si
gelò all’istante.
Figli? Come diavolo erano finiti a parlare di figli?
“No.” Sibilò. Avere di nuovo tutta
l’attenzione su di sé e riguardo ad un argomento
così spinoso non lo rendeva per niente contento. Sperava
comunque che una risposta seccata sarebbe bastata a farli demordere.
Ovviamente si parlava sempre dei geni che avevano dato vita a Hermione
Cocciuta Granger, come poteva pensare che il discorso si chiudesse
lì?
“Ma senza dubbio le piacerebbe averli.” insistette
Robert.
“Un giorno.”
No. Era la risposta che sarebbe dovuta uscire. No. Quella che aveva
sempre dato a se stesso e a quei pochi che avevano osato porglierla.
Giurò di aver sentito Hermione trattenere il respiro.
Jane parve percepire quella tensione e cambiò brutalmente
argomento. Severus non l’avrebbe mai potuta ringraziare
abbastanza.
“Lei gioca a Quidditch?”
Quella domanda lo sorprese. Non era una domanda così strana
nel mondo magico, ma il sentirla pronunciare con una tale naturalezza
da una babbana la rendeva quasi affascinante. Che ne sapeva lei del
Quidditch?
“Hermione ce ne ha parlato molto. Anche Arthur Weasley ha
provato diverse volte a spiegarcelo, dicendo che è un gioco
molto popolare sia tra i ragazzi che tra gli adulti. Perciò,
mi domandavo se fosse davvero un passatempo così diffuso
oppure fosse solo l’enfasi del signor Weasley.”
Spiegò la donna.
Severus represse un ghigno.
La donna gli stava molto più simpatica del marito
impiccione. Almeno sapeva valutare le persone per quelle che erano. Un
brivido gli percorse la schiena.
Preferiva non domandarsi come avrebbe considerato lui.
“Non gioco a Quidditch attualmente e ci ho giocato veramente
poco anche da ragazzo. Mi limito a guardare qualche partita e a leggere
le notizie più in vista sulla Gazzetta del
Profeta.”
“Quindi non si tratta di un amore universale, come aveva
tentato di farci credere Arthur.” Jane sorrise, come se gli
fosse tornato in mente un aneddoto molto buffo.
Severus scrollò le spalle. “Penso sia
più onesto dire che non è una mia
passione.”
“E qual è la tua passione?”
Quella piccola, infida, subdola ragazzina tremendamente audace
…
Per la prima volta, da quando avevano iniziato la colazione Hermione
aveva parlato direttamente a lui e lo fissava con la miglior
imitazione di volto angelico che avesse mai visto.
Le rivolse un sorriso professionale, quello che si addice ad un
professore quando è interpellato dal suo pupillo.
“Dedico molto tempo allo studio e alla ricerca, come sai
già.” Rispose tentando di incenerirla con gli
occhi, poi si concentrò nuovamente sulla signora Granger che
sedeva alla sua destra.
“Molti lo considereranno un passatempo più noioso
del Quidditch” spiegò a Jane “Ma
ovviamente non tutti siamo uguali o portati per le stesse
cose.”
La donna annuì convinta. “Ora capisco come lei ed
Hermione andiate così d’accordo. Mia figlia
passerebbe intere giornate con il naso attaccato a un qualsiasi libro.
Qualche volta mi sono domandata se si conservasse del tempo anche per
le altre cose.”
“Anche io l’ho pensato spesso” aggiunse
Severus con tono mellifluo. “Hermione, devi concederti delle
distrazioni ogni tanto, sei giovane.”
Severus ghignò, vedendo i coniugi Granger annuire e la
ragazza ridurre gli occhi a due fessure, segno che il suo tentativo di
metterla in imbarazzo era andato a buon fine.
“Vorresti suggerirmi qualcosa?” chiese secca la
giovane e lui ghignò soddisfatto.
“Non saprei …” temporeggiò
“Un fidanzatino sarebbe un passatempo adeguato per la tua
età.”
A quelle parole Severus si era aspettato un balbettio e un acceso
rossore, ma aveva sottovalutato il solito, stupido atteggiamento
grifondoro.
Hermione infatti ghignò furba “Io un fidanzato ce
l’ho già.” La tensione lo
tradì facendogli tremare leggermente la mano. Il suo stesso
gioco gli si stava ritorcendo contro. In più, presi dalla
loro piccola diatriba, entrambi avevano dimenticato i genitori di
Hermione che ora la osservavano curiosi.
“Tesoro, finalmente hai dato una chance a quel povero ragazzo
così tanto innamorato di te!” esclamò
all’improvviso Jane, lasciando a bocca aperta tutto il resto
del tavolo.
“E chi sarebbe questo tanto innamorato?” intervenne
Robert sulla difensiva e Severus non potè che essere
d’accordo. Ora chi diavolo era questo?
“Mamma, Ron è solo un amico.”
puntualizzò Hermione, sistemandosi nervosamente un ciuffo
ribelle dietro l’orecchio.
“Ho sempre detto che era meglio Harry.”
brontolò il signor Granger, afferrando il giornale come per
trincerarsi contro un argomento fastidioso. Severus digrignò
i denti.
Weasley. Hermione aveva parlato a sua madre della sua cotta per quel
babbeo pel di carota.
Cercò di dissimulare il suo fastidio, bevendo
l’ennesimo sorso del suo caffè.
Era normale che una ragazzina confessasse le sue prime cotte alla
madre. Molte di quelle probabilmente erano iniziate e finite in una
chiacchierata con la donna.
Tentò di rilassarsi, sentendo piano piano scendere la
tensione.
Purtroppo però quella cotta era andata ben oltre …
La rabbia lo colpì come un’onda in pieno petto, al
ricordo del tentativo di bacio a cui Hermione si era sottratta solo un
paio di giorni prima. “Weasley.” Sputò
velenoso, puntando gli occhi dritti in quelli di Hermione.
“Mi sarei aspettato qualcosa di meglio da te, Hermione.
Magari qualcuno più brillante, che valorizzasse la tua
personalità e non che ti avvilisse come quello
zotico.” Continuò, ormai senza controllo.
“Infatti tra me e Ron non è durata.”
Reagì immediatamente la giovane “La persona che
ora ho accanto è arguta ed elegante. Sto bene con lui, spero
solo che a lungo andare non si dimostri altrettanto stupido.”
“Come hai detto?” ringhiò Severus.
“Ho detto …” riprese la riccia con voce
un po’ stridula.
“Credo che l’importante sia che tu stia
bene.” La voce risoluta di Jane Granger li
ammutolì entrambe. “Non è
così, Severus?” lo interpellò la donna
con un tono lievemente più morbido.
“Assolutamente sì.” Rispose, cercando di
darsi un contegno. La madre di Hermione lo osservò un attimo
in silenzio, lui si costrinse a non distogliere lo sguardo.
Perfetto! Si era mostrato palesemente geloso di sua figlia.
Provò a prendere tempo afferrando la sua tazza che
scoprì vuota. La caffeina lo aveva abbandonato proprio nel
momento del bisogno.
La signora Granger gli rivolse un sorrisetto e distolse da lui la sua
attenzione, per dedicarsi alla figlia che in quel momento stava
sfogando la sua collera strappando rabbiosamente i mirtilli dal suo
muffin ancora intatto.
“Confido che ce lo farai conoscere, quando verremo a
trovarti?”
“Promesso.” Borbottò la ragazza, senza
nemmeno guardarla.
Quando verremo a trovarti?
“Non tornerete indietro con noi?” la domanda gli
era uscita di getto e se ne pentì subito amaramente.
Entrambi i coniugi, anche Robert riemerso da dietro il giornale, lo
guardavano sorpresi.
“Hermione, non glielo hai detto?”
“Non ho avuto il tempo di raccontargli molto …
è tornato tardi. Ero stanca …”
balbettò la ragazza a disagio.
Severus era consapevole che la scorsa notte avevano entrambe preferito
di gran lunga le coccole e i baci alle parole, perciò le
venne in aiuto. “In realtà, sono stato io a
suggerire ad Hermione di affrontare tutte le novità
direttamente stamattina piuttosto che a notte inoltrata.” Si
schiarì la voce “Quindi perdonatemi se sono
sorpreso, ma pensavo che sareste tornati a casa vostra, con
Hermione.”
Definirsi stupito di quella notizia era poco. Come potevano resistere
al solo pensiero di separarsi di nuovo da quella splendida creatura
…
Un senso di frustrazione cominciò a serpeggiare in lui. Come
potevano farle questo? Lei aveva bisogno della loro presenza, del loro
amore. Lui questo lo sapeva. Come sapeva di non essere abbastanza per
coprire la loro assenza.
Jane percepì il suo disagio “Non ci giudichi male.
Hermione …” lanciò
un’occhiata alla figlia che però studiava il volto
di Severus “ … è la nostra vita e lo
sarà per sempre.”
“Malgrado ciò non vi fate grandi problemi a
lasciarla.” Sibilò.
“Non siamo affatto contenti di dividerci di nuovo”
esordì Robert a difesa della moglie, che tuttavia non
sembrava per niente sconvolta dalla reazione di Severus.
“Ieri abbiamo discusso a lungo ed Hermione ci ha rassicurato.
Ci ha raccontato di aver vissuto per tanto tempo a casa di Harry Potter
e dei suoi genitori, che non le è stato fatto mancare nulla
e che l’hanno fatta sentire sempre parte della loro
famiglia.” Di nuovo un’ombra di tristezza
velò gli occhi dell’uomo “Questo non
vuol dire che non vorremmo essere stati noi a farla star bene, ma come
sa questo ci era impossibile visto che la nostra stessa figlia ci aveva
cancellato la memoria.” come in cerca di un appiglio
l’uomo strinse la mano della moglie “Inoltre
Hermione comunque non sarebbe tornata a vivere con noi,
perchè presto si trasferirà in un piccolo
appartamento più vicino al luogo in cui lavora …
perciò abbiamo tutti e tre abbiamo concluso che non avrebbe
senso tornare a vivere dove non abbiamo più
niente.”
Severus ringraziò gli anni di spionaggio per averlo reso
così abile nel mascherare le sue vere emozioni. Una persona
meno controllata avrebbe strabuzzato gli occhi e spalancato la bocca
come un idiota.
Quale malattia sconosciuta aveva colpito la mente di Hermione? Per
quale motivo si era inventata quella enorme balla?
Si limitò tuttavia ad assentire con un cenno della testa,
mentre con la coda dell’occhio notò la giovane
mordicchiarsi un labbro, tesa.
Faceva bene ad essere nervosa, visto le spiegazioni che avrebbe dovuto
dargli.
“Avete in progetto di rimanere a Zagabria?”
domandò. Voleva accertarsi di tutte le conseguenze delle
azioni di Hermione, per poter così proporzionare la sua
sfuriata.
“In realtà …”
iniziò Roberto “credo che presto ci trasferiremo
in Normandia.” Fece una risata davanti
all’espressione confusa di Severus “Ci saremmo
comunque stabiliti lì a breve, per lavoro. Dopo essere
tornati in Europa dall’Australia, viaggio di cui non abbiamo
nessun ricordo …”
Severus pensò che fosse merito di una passaporta dimenticata
da qualche mago imbecille, ma ritenne più saggio sorvolare
l’argomento.
Ignaro delle congetture dell’uomo di fronte a lui il padre di
Hermione continuò “ … abbiamo girato il
vecchio continente in lungo e largo.”
Un brivido spiacevole gli percorse la schiena. Averli trovati era stato
un colpo di fortuna più unico che raro, si sarebbe potuto
veramente pensare al destino ...
“In questo viaggio abbiamo conosciuto molte persone. Alcune
di loro ci hanno offerto un lavoro. All’inizio non volevamo
…” Robert si scambiò
un’occhiata di intesa con Jane “ … ci
sembrava come se, fermandoci in un posto, avessimo rinunciato a cercare
qualcosa.”
Severus annuì. L’uso della passaporta doveva aver
modificato l’incantesimo, facendo riaffiorare qualche
sentimento a cui i coniugi ovviamente non erano in grado di dare un
significato.
“Con il passare del tempo, comunque ci siamo convinti che non
fosse nulla e abbiamo accettato una di quelle proposte. Inutile dire
che avremmo abbandonato tutto per Hermione”
accarezzò la guancia della figlia“ma lei ha
insistito così tanto che non abbiamo avuto modo di dirle di
no. È terribilmente cocciuta!” concluse Robert con
un’altra risata.
“L’avevo notato.” Rispose Severus,
fissando volutamente Hermione che arrossì. “Quando
avete in programma di partire?” chiese.
“Saremmo dovuti partire oggi stesso, ma gli eventi delle
ultime ventiquattro ore hanno sconvolto i nostri programmi. Quindi non
so, penso che partiremo non appena Hermione ci dirà di
farlo.”
“Papà, io non so.” Mormorò la
giovane.
“Saprai almeno quando dovrai rientrare a lavoro?”
Senza bisogno di chiamarsi Hermione e Severus si guardarono negli
occhi.
Il lavoro. Mancava da più di due giorni a lavoro e a nessuno
dei due era venuto in mente quel, poi non tanto piccolo, particolare.
“O cielo …”singhiozzò
Hermione.
“Che succede piccola?” le chiese il padre.
“Ho … siamo partiti all’improvviso e io
… o accidenti … non ho avvertito della mia
assenza!” esclamò la giovane, mentre la
realizzazione della cosa lasciava posto al panico.
“Non ti preoccupare.” Le mise una mano sulla
guancia Severus “Se mi sbrigo, il mio gufo
raggiungerà Plump in serata e sistemerà
tutto.”
Era già in piedi, quando lo raggiunse la voce di Jane.
“Forse è meglio che Hermione rientri.”
“No! Io voglio stare con voi!” si
lamentò la ragazza.
“Posso risolvere la cosa, mi basterà trovare le
poste magiche di questa zona …” replicò
Severus agitato. Non sopportava di vedere Hermione in quello stato.
“Calmatevi!” esclamò allora la donna
“Tesoro mio, non ti sto cacciando. Ti sto suggerendo solo di
tornare a mettere in ordine la situazione, così potrai
tornare da noi senza pensieri. Ora che si siamo di nuovo insieme, non
ci perderai più così facilmente.”
Spiegò dolcemente Jane, mentre il marito annuiva
accarezzando i capelli della figlia.
“Forse avete ragione voi. Severus?”
“E’ certamente la soluzione migliore. Se partiamo
entro oggi, per domani avrò trovato una
soluzione.” Disse, incapace di guardare direttamente gli
occhi già umidi della ragazza.
“Allora partiremo stasera.” Concluse Hermione,
lasciando libero sfogo alla lacrime e affondando immediatamente
nell’abbraccio dei suoi genitori.
***
Un
picchiettare lieve svegliò Severus. Stordito
ispezionò l’ambiente circostante. Era nella
piccola camera del quarto piano. Si ricordò poi di essersi
concesso un attimo di riposo dopo la lunga e tormentata colazione di
quella mattina.
Doveva aver dormito parecchio. Guardò l’orologio
appeso al muro spoglio della stanza e scattò a sedere.
Merlino, erano le sei di pomeriggio! Aveva dormito
un’infinità di tempo!
Due colpi forti sulla porta lo fecero trasalire. “Severus, lo
so che sei lì dentro, ho fatto un incantesimo di rivelazione
… ti prego, apri.” La voce di Hermone oltre la
porta suonava stanca e triste.
In un attimo la fece entrare. Dovevano parlare, ma alla vista della
giovane con gli occhi spenti e il viso rigato di lacrime
aprì semplicemente le braccia perché lei vi si
potesse infilare dentro.
Rimasero un po’ così, stretti in quella minuscola
camera sorreggendosi l’uno all’altra.
“Perché?” chiese poi l’uomo,
rompendo il silenzio.
Aveva bisogno di capire cosa avesse spinto la ragazza a fare una scelta
così folle.
Hermione singhiozzò, ma non rispose. Lui aumentò
la pressione delle sue braccia sui suoi morbidi fianchi.
“Parlami.” La supplicò.
La giovane allora si staccò da lui e con il dorso della mano
si asciugò goffamente le guance e il naso.
“Ho stravolto il loro mondo …”
mormorò “ Gli ho cancellato la memoria
…”
“Li hai protetti!” replicò
l’uomo.
Hermione scosse la testa. “Li ho difesi, ma li ho lasciati in
quelle condizioni per anni. Erano soli e senza più delle
radici … per colpa mia.” Singhiozzò la
giovane. Severus con due dita le sfiorò la guance,
invitandola a continuare. “Ora che hanno davanti a loro una
nuova strada, come potrei essere così egoista da
strappargliela via di nuovo? Desidero averli con me più di
ogni altra cosa al mondo, ma non sono delle bambole, Severus, non posso
giocare con le loro vite ancora.”
“E questo vuol dire vivere ancora lontano dai tuoi genitori?
Non hai pensato che il loro desiderio sia quello di stare con
te?” ribatté deciso l’uomo.
Hermione si mise a sedere sul letto e lo guardò seria.
“Questo non può più succedere e lo sai
anche tu.” Per un momento Severus si sentì confuso
come non gli capitava da tempo. Era forse lui il motivo della sue
scelte?
Un nodo alla gola lo tenne per un attimo in silenzio.
“E’ per … potrei … mi
sembrava una presunzione credere che io possa essere uno ostacolo tra
te e i tuoi, ma se mi fossi sbagliato … penso che dovresti
lasciar perdere me e riunirti a loro.” Si sentiva fin troppo
responsabile nei confronti di Hermione, non avrebbe sopportato
un’altra colpa.
Alla risata della giovane arcuò un sopracciglio.
“Severus, è il destino che mi ha diviso dai miei
genitori, molto tempo prima che tu entrassi nella mia vita. Il giorno
che mi hanno ammessa ad Hogwarts è stato chiaro a tutti che
entravo in un mondo che sarebbe sempre stato precluso ai miei genitori.
Io lo so, come lo sanno loro. Perciò, è giusto
che i miei genitori seguano le loro opportunità e io le
mie.”
“Perciò la tua scelta è
definitiva.” Si sentiva stranamente amareggiato.
“Si.” Rispose sicura la ragazza. “ Sembri
arrabbiato. Perché?”
Quella domanda lo prese in contropiede.
“Perché … tu hai una famiglia, eppure
ci rinunci.” A lui invece il lusso di avere una vera famiglia
non era mai stato concesso.
“Non rinuncio a loro. Li vedrò e
passerò del tempo con loro più spesso di quanto
credi. Diciamo però che ho preferito il loro bene al mio
egoismo, che li vorrebbe nella casa in cui sono nata e cresciuta in
attesa che la loro figlia, strega, si faccia vedere quando
può.”
Per un attimo, sostennero in silenzio gli sguardi l’uno
dell’altra. Ognuno perso nei propri pensieri e nel proprio
passato.
Severus contemplò, ancora una volta stupito, la fibra
così tenace di quella ragazza che, con la metà
dei suoi anni, continuava ad impartirgli lezioni di vita.
Hermione pregò di avere la forza di fare il bene di tutti e
sperò di avere accanto Severus.
“Mamma e papà ci attendono nella hall per
salutarci.” Annunciò Hermione.
“Hai già fatto la valigia?” le chiese.
“Si, mi ha aiutato mamma.” Gli rispose, e sorrise
per quella piccola routine ritrovata.
“Bene. Io ci metterò un attimo.” Con un
colpo di bacchetta le sue cose si piegarono e volarono ordinatamente
dentro la sua borsa.
Severus, ancora perso nei suoi pensieri, seguì Hermione
lungo il corridoio. I loro passi lenti si sentivano appena sul
pavimento coperto di moquette.
C’era un pensiero che non gli dava tregua. Forse era meglio
dire una speranza.
“Dove andrai una volta che saremo tornati a
Londra?” domandò alla ragazza che lo precedeva.
Era più facile se non la guardava negli occhi.
Hermione si voltò immediatamente e si strinse nelle spalle.
Sembrava non essere pronta per quella domanda.
“Immagino che i Potter ti accoglieranno a braccia
aperte.” Disse a labbra strette.
“Speravo che l’avremmo deciso insieme.”
Mormorò invece la giovane. I grandi occhi castani della
ragazza avevano incatenato i suoi, in trepidante attesa di una sua
risposta.
Avrebbe risposto, se non fosse rimasto completamente pietrificato.
Decise perciò di agire. Le prese il viso tra le mani e la
baciò famelico, sperando che quel bacio la facesse capire
che non aveva nulla da temere, perchè lui
l’avrebbe tenuta con sé.
***
Severus
osservava la scena in disparte. Si era educatamente congedato
dai coniugi Granger e si era ritirato per lasciare alla famiglia il
tempo di cui avevano bisogno per salutarsi.
Turbato dagli ultimi eventi e dalle nuove prospettive che essi portato
con sè, aveva deciso di distrarsi andando a pagare il conto.
Non disponendo di soldi babbani, aveva risolto tutto con un confundus
che avrebbe tenuto adeguatamente nascosto ad Hermione, soprattutto in
quel momento.
Si era appena allontanato furtivo dal bancone della reception, quando
una voce lo ridestò dai suoi pensieri.
La madre di Hermione era in piedi a pochi passi da lui e lo stava
evidentemente aspettando lui. Ebbe l'istinto di nascondersi, peccato
fosse troppo tardi. In un attimo Jane gli fu vicino e lui
sentì il disagio farsi sempre più pressante.
“Prenditi cura di lei.” quasi lo
supplicò la signora Granger, andando dritta al punto.
“Glielo prometto.” Rispose Severus, sorprendendosi
lui stesso per la sicurezza della sua voce.
“E’ dura per una madre sapere la propria figlia
lontana, ma …” abbassò la voce, come se
dovesse confessarsi “ho come l’impressione che tu
non gli farai mancare niente.”
A quelle parole, un rossore furioso gli riscaldò le guance.
Si diede dello stupido e per la prima volta dopo tanto tempo si
trovò a corto di parole.
Senza aggiungere altro la donna raggiunse il marito, ancora abbracciato
alla figlia.
Dopo ancora qualche parola e lacrima i coniugi Granger salirono su un
taxi, lasciando Hermione e Severus liberi di smaterializzarsi dietro un
angolo dell’albergo.
L’uomo scelse di apparire a Spinner’s End. Era un
luogo sufficientemente neutro e calmo dove decidere il da farsi.
Esausto e un po’ confuso dalle parole di Jane si
accomodò sulla sua poltrona, nonostante l’immenso
strato di polvere, poi alzò gli occhi in cerca di Hermione.
La trovò intenta a studiare una busta che levitava a
più o meno un metro e mezzo da terra.
Sembrava che le conseguenze dei loro gesti li avessero aspettati
…
“Chi la manda?” domandò.
“Harry.”
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Capitolo 36 *** Traguardi da raggiungere ***
CAPITOLO 36
La lettera volò via
dalle mani di Hermione e in un attimo la voce del suo migliore amico
risuonò nel salotto di Spinner’s End.
In pratica
Harry aveva creato una strilettera che non strillava, ma
perché? Credeva forse che lei avrebbe volutamente ignorato
una sua missiva?
Quel
pensiero la rattristò un po’.
Ciao Hermione,
spero che quando ascolterai
queste mie parole tu stia bene. - Un sospiro interruppe il monologo- Ti
scrivo, perché sarei venuto immediatamente da te se avessi
ben capito dove vi siete cacciati tu e Piton.
Ti starai chiedendo
perché ho creato una lettera vocale …
l’ho fatto perché entrambi le prestiate attenzione
e capiate che io sono dalla vostra parte.
Hermione
lanciò uno sguardo a Severus, il quale sembrava voler
incenerire la pergamena parlante con gli occhi.
Iniziamo dal principio. Dico,
avreste potuto aspettare che tornassi a casa prima di far esplodere una
bomba del genere, o almeno avreste potuto avvertimi in modo che mi
tenessi alla larga il tempo necessario perché digerissero la
cosa?
Sono invece rientrato ignaro
dello scompiglio che avrei trovato. Papà sbraitava a Sirius
attraverso il camino, mamma aveva la mani fra i capelli e non diceva
una parola. -un altro sospiro – La situazione è
addirittura peggiorata quando si sono accorti della mia presenza
… mi hanno fatto il terzo grado e temo che si siano
arrabbiati con me, perché vi ho coperto.
Lo stomaco
di Hermione si contrasse in modo doloroso. Non aveva minimamente
pensato in che guaio avrebbe lasciato il suo migliore amico …
“Avrebbe
potuto mentire” sbottò Severus “Avrebbe
potuto dire che lui non ne sapeva niente ed evitare ogni
problema.”
Le
successive parole di Harry strapparono un sorriso ad Hermione.
Sicuramente Piton
dirà che avrei potuto mentire e sollevarmi da ogni
responsabilità, ma non avrei mai potuto non difenderti,
Hermione.
Gli ho detto infatti che
appoggiavo in pieno la tua scelta, perché non ti avevo mai
vista più felice di così. Ovviamente questo ha
provocato altri strepiti di papà e altre lacrime di mamma
… e una predica furente di Sirius il giorno dopo.
Non voglio giudicarli. Loro
non possono capire. Non riescono a percepire la tua
felicità, perché non ti conoscono come ti conosco
io.
Sono sicuro perciò
che con l’impegno di entrambe le parti e con un po’
di tempo potremo trovare una soluzione.
Quelle
parole così concilianti di Harry rilassarono Hermione. Forse
un giorno avrebbe potuto ancora avere accanto a sé sia
l’uomo che amava sia la sua seconda famiglia.
Spero di non aver sbagliato a
mandare questa lettera a Spinner’s End. Però, ti
prego, appena, e se, ascolterai questa lettera avvertimi …
Ti abbraccio
Ps: per il lavoro al San Mungo
non ti preoccupare. Papà ha parlato con il signor Plump e
gli ha spiegato la situazione. Purtroppo, sconvolto come era, ci ha
anche litigato ma stranamente il tuo posto è salvo!
Dopo gli
ultimi saluti, la lettera si chiuse e planò delicatamente a
terra. Hermione emise un lungo e profondo sospiro, poi si
avvicinò a Severus e gli si accomodò in grembo.
L’uomo non disse una parola.
Evidentemente
non voleva condizionarla con un suo giudizio. Il suo silenzio sembrava
dire “fa quel che vuoi, io voglio solo la tua
felicità.”
“Risponderò
ad Harry e gli racconterò cosa è accaduto a
Zagabria.”
“Mh.”
“Poi
un giorno andrò da loro.” Annunciò, e
giurò di aver sentito la pressione delle mani di Severus sui
suoi fianchi farsi più forte.
“Se
vuoi andare ora, non ti tratterrò.” Disse
laconico. Questa volta fu Hermione a stringersi a lui.
“Non
è il momento giusto. Ho bisogno di un po’ di tempo
per riordinare le idee …” si interruppe non
sapendo bene che dire.
Il momento
di parlare delle cose serie era arrivato molto prima del previsto. Lei
avrebbe voluto restare con Severus, ma tutto quello che sarebbe potuto
succedere da quel momento in poi la spaventava un po’. Dove
sarebbe andata a vivere? Certamente i Potter l’avrebbero
riaccolta a braccia aperte, le sarebbe bastato bussare alla loro porta.
Ciò però avrebbe sicuramente compromesso la
serenità di tutti.
In cuor suo
aveva ingenuamente sperato che arrivati al dunque Severus avrebbe preso
le redini della situazione e risolto ogni loro problema. Ovviamente il
principe azzurro salvava la principessa solo nelle favole. Nella
realtà infatti il principe mezzosangue si limitava a
starsene fastidiosamente in silenzio, immerso nei suoi cupi pensieri.
“Dobbiamo
mangiare qualcosa.” Annunciò
all’improvviso, facendola sobbalzare.
“Dobbiamo
anche parlare …” borbottò piano la
ragazza.
“Per
quello c’è tempo.” tagliò
corto l’uomo, poi porgendole il cappotto la costrinse a
seguirlo fuori.
Spinner’s
End era ancora più lugubre quella sera. Hermione si strinse
nel suo cappotto leggero, mentre Severus era di nuovo precipitato in un
terribile mutismo.
La giovane
cominciava a preoccuparsi. Cosa era cambiato da qualche ora prima?
Quell’atteggiamento era dovuto alla lettera di Harry?
“Severus.”
lo chiamò, tentando di attirare l’attenzione
dell’uomo. Quello all’inizio sembrò
volerla ignorare, ma dopo qualche passo si fermò e la
guardò dritta negli occhi. Solo in quel momento, la ragazza
si rese conto che nell’umida notte di quello squallido
quartiere il suo animo non era l’unico ad essere
disorientato. Nel nero degli occhi di Severus guizzavano
così tante emozioni che Hermione si domandò se
fosse umanamente possibile sopportarle tutte insieme. Improvvisamente,
l’idea di cercare un posto dove svolgere
un’attività finalmente normale, come mangiare, le
sembrò una cosa saggia. Dopo aver intrecciato le dita della
mano con quelle ben più lunghe del ex professore, riprese a
camminare lasciando comunque che fosse lui a condurla.
In un
angolo appartato si smaterializzarono. Quando Hermione riconobbe la
piccola locanda, dove si erano finalmente dichiarati tanto tempo prima,
sentì le farfalle esplodergli nello stomaco.
“Perdona
la poca fantasia.” borbottò Severus.
“Non
potevi scegliere posto migliore.” Gli sorrise invece
Hermione. Quel piccolo ristorante era una nicchia di ricordi felici ed
era esattamente quello di cui aveva bisogno.
“Se
avessi saputo che questa taverna ti piaceva così tanto ti ci
avrei portato più spesso.” Constatò
Severus, avendo notato il delicato sorriso che si era formato sul volto
di Hermione all’entrata della locanda.
“Mi
piace per i momenti che mi riporta alla mente …”
replicò la riccia, poi arrossendo lievemente aggiunse
“Anche tu ti ricordi, vero?”
Gli occhi
di Severus lampeggiarono.
“Certo.”
un ghigno si disegnò sulle sue labbra “Come
dimenticare tutto il freddo che sopportai per arrivare in questo locale
sperduto*?”
Hermione
non replicò. Lo si vedeva dagli occhi che non era serio e
che aveva solo voglia di stuzzicarla un po’.
“Tornavamo
da quel negozio di ingredienti per pozioni …”
continuò la giovane, ripensando a quella giornata.
“Dove io avevo cacciato il naso in quei fiori rossi*
… quelli che assumono il profumo di ciò che si
desidera di più.” rise e Severus fece una smorfia
di disappunto.
Quel giorno
il profumo di sua madre le era entrato dentro al cuore come una lama,
se non ci fosse stata Severus a portarla via sarebbe impazzita.
“Ora
che ho ritrovato i miei genitori, i fiori avranno un profumo
diverso?”
Severus
arricciò le labbra. “Quei fiori hanno un profumo
diverso ogni volta che cambia ciò che desideri e non
necessariamente deve essere qualcosa che hai conosciuto in
passato.”
“Cioè?”
“I
fiori assecondano la tua brama, indistintamente che questa si manifesti
sotto forma di nostalgia o fantasia. Tu provavi nostalgia, ma qualcuno
potrebbe, per esempio, avere il sogno di abbandonare la
città ed andare a vivere in un posto sperduto sulle
montagne, un altro potrebbe desiderare un figlio … i fiori
risponderanno alle voglie di ciascuno con un odore diverso.”
Hermione
era affascinata. “Fammi capire, chi desidera un figlio
potrebbe sentire profumo di latte?”
“Esattamente.”
“Ma
è meraviglioso!” esclamò la riccia e
l’espressione di disappunto di Severus si fece ancora
più evidente.
“E’
meraviglioso se quel sogno è realizzabile. Rifletti, una
coppia che vuole creare una famiglia e non può avere figli
… quell’odore la condurrebbe alla
follia.”
“Non
ci avevo pensato.” Borbottò Hermione, perso ogni
entusiasmo. Il pozionista le accarezzò il dorso della mano.
“Probabilmente
se annusassi ora quei fiori, la mia mente immaginerebbe una casa nuova
piena di scatoloni da aprire, di mobili da sistemare, di libri da
riordinare …”
A quelle
parole, percepì Severus irrigidirsi.
Allora era
quello il problema. Non gradiva l’idea che potessero vivere
insieme.
Il pensiero
la ferì. Imporgli la sua presenza era l’ultima
delle sua intenzioni. Aveva però ingenuamente creduto che
l’avrebbe voluto anche lui. Ovviamente si sbagliava.
La dolce
atmosfera si raffreddò di colpo.
“Spinner’s
End non è un’opzione valutabile,
Hermione.”
Appunto.
La riccia
annuì. “L’avevo intuito.
Cercherò una stanza vicino al San Mungo.” Rispose
atona. Il viso pallido di Severus si fece triste.
Beh? Quella
dispiaciuta e triste doveva essere lei …
“Se
vorrai il mio aiuto …” iniziò
l’uomo, in evidente difficoltà.
Hermione
gli mandò uno sguardo rabbioso.
“Non
credo che sarà necessario.” Ringhiò
“Ho bisogno di un po’ d’aria.”
Annunciò e afferrato il cappotto si precipitò
fuori.
Almeno
avrebbe potuto lasciar sbollire la frustrazione e frenare le lacrime
imminenti.
Aveva
sempre creduto che lo volesse anche lui. Eppure si sbagliava di grosso
…
Hermione
sospirò e si avvolse più stretta nel cappotto.
Era uscita
e lui non si era degnato di seguirla. Che bastardo.
Pochi
minuti dopo l’oggetto di varie offese mentali, la raggiunse.
“Io
non ti capisco.” Esordì Severus.
“Sinceramente
nemmeno io ti capisco.” Sbottò la riccia.
In risposta
l’uomo inarcò le sopracciglia.
Hermione si
passò le mani su viso esasperata. “Tu mi farai
diventare pazza.” Si lamentò.
“Io
penso che tu già lo sia, ma non comprendo come possa esserne
il responsabile.”
L’avrebbe
preso a pugni, ora ne era certa. Era quasi impossibile capire cosa gli
frullasse per la testa … un momento era l’uomo
più innamorato della terra, quello dopo era schivo e
distante.
“Severus,
tu vuoi stare con me?” Una domanda chiara e concisa a cui si
poteva rispondere o si o no.
“Mi
pareva che ci fossimo chiariti su questo punto.”
Hermione
ispirò profondamente. “Severus, dannazione, si o
no!”
Il
pozionista sospirò“Si, Hermione, voglio stare con
te.” Rispose calcando le parole, poi
più delicatamente aggiunse “Si può
sapere che ti prende?”
La giovane
scosse la testa. “Non …”
“Cosa
ti fa dubitare che io voglia stare con te?” la interruppe
l’uomo, molto serio.
“Le
tue parole. I tuoi gesti.”
Severus
corrugò le sopracciglia. “Ho fatto di tutto per te
…” con un gesto della mano bloccò la
replica rabbiosa di Hermione per continuare “… e
lo rifarei. Comunque non sono io quello che se ne vuole andarsene per i
fatti suoi.”
“Prego?”
“Hai
capito benissimo.” Sibilò Severus.
“Io
me ne vado per i fatti miei perché tu hai chiarito che non
mi vuoi con te.” Sbottò Hermione.
“Io
ho solo detto che la casa di Spinner’s End non è
un’opzione.” Replicò l’uomo,
che ad un tratto parve capire. “Non avrai pensato che ti
stessi lasciando in mezzo ad una strada?”
Hermione si
strinse nelle spalle. Severus si massaggiò il collo.
“Volevo solo dire che quella casa malandata può
andare bene per me ma certamente non per te. Tu meriti di
meglio.”
“Ah.”
“Ah.” La
imitò l’uomo “Magari avresti potuto
chiedere spiegazioni, invece di usare inutilmente quella testolina
sempre così propensa ai drammi.”
“Quindi
hai valutato anche la possibilità che noi
…”
“Hermione,
mi è sembrato il minimo non farti pressioni. Sei giovane e
una convivenza è un passo forse troppo grande per la tua
età.” Spiegò Severus, cupo.
“Ma
io voglio te!” ribattè sicura la riccia.
“E
io te.” Le labbra di Severus si aprirono in un piccolo
sorriso. “Siamo d’accordo su questo punto. Dai,
vieni qui.”
Hermione
non se lo fece ripetere due volte e in un attimo fu tra le braccia di
quel uomo burbero che non poteva far a meno di amare.
N.d.a
*L'episodio a cui si fa riferimento ( sia per quanto riguarda il
ristorante, sia i fiori) è narrato nel capitolo 21. Scusate
la precisazione ma è passato molto tempo tra quel capitolo e
questo, perciò ho pensato fosse meglio dare qualche
direttiva.
Per il resto non ho molto da dire. E' un capitolo di passaggio che mi
serve soprattutto per preparare la fine della storia, decisamente
prossima!
Grazie a tutti quelli che recensiscono ( sono pane per la mia
ispirazione), a quelli che hanno messo tra le seguite/ricordate/
preferite la storia e anche a chi legge e basta. Spero di non
avervi deluso!
A presto!
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Capitolo 37 *** Bugiardo ***
capitolo 37
Quel
tardo pomeriggio libri e fogli d’appunti erano sparsi un
po’ ovunque sul tappeto davanti al camino. Hermione
sbadigliò sonoramente osservando il casino intorno a lei. Si
domandava come avesse fatto a spargere tutto in quel modo e soprattutto
dove avesse
messo gli appunti sulla lezione della settimana precedente. Quella
tenuta dal signor Plump in persona.
Si mise perciò in ginocchio in mezzo a quel
macello, nella speranza di trovare quello che cercava.
Stava impilando l’ultimo dei libri, quando dei
fogli gli furono sventolati davanti al naso.
“Gli appunti di tossicologia!”
esclamò, tentando di afferrare le carte che però
sfuggirono alla sua presa. Fintamente contrariata sollevò lo
sguardo per incontrare quello di Severus.
“Deduco che tu stia cercando questi.”
Ghignò.
“Si! Se fossi così gentile da
ridarmeli, li potrei studiare.” Rispose a tono la ragazza.
“Mh. Non saprei. Dovresti avere più
cura delle tue cose.” Il ghigno di Severus si fece
più evidente, mentre guardava distrattamente i fogli.
Hermione, alzatasi di scatto, tentò di
rubarglieli senza risultati. “Dove li hai trovati?”
chiese.
“Dove tu li hai lasciati.”
“Molto divertente!” si finse esasperata
la ragazza. “Allora?”
“Erano finiti sotto il letto … mi
domando come.”
Hermione sorrise maliziosa, iniziando con l’indice
a giocare con i bottoni della camicia di lui. “Forse
perché la scorsa settimana …”
cominciò scandendo la voce con un tono carezzevole
“Quando sono tornata a casa, qualcuno mi ha teso
un’imboscata spargendo tutte le mie cose sul pavimento della
camera da letto.”
La smorfia di Severus si trasformò in un sorriso.
“E’ una spiegazione plausibile.” Disse,
porgendole infine i fogli.
“Grazie.” Lo baciò.
“Vai da qualche parte?” chiese poi, notando che
indossava il mantello.
“Vado a prendere una cosa …”
rispose criptico.
“Cioè?”
“Lo vedrai …” disse
l’uomo, già quasi alla porta.
Hermione lo seguì “Possibile che tu
debba sempre essere così misterioso?”
“A tra poco, Granger.”
La salutò l’uomo prima di sparire.
La giovane sbuffò e con gli appunti ancora in
mano tornò verso il piccolo salotto. Sulla soglia della
stanza si fermò. Un sorriso le nacque spontaneo sulle
labbra. Ancora non riusciva a trattenere la gioia, quando pensava che
quella era la loro casa.
Erano rimasti a Spinner’s End diverso tempo.
Trovare una sistemazione più confortevole si era dimostrato
più difficile del previsto. Avevano girato Londra magica e
babbana in lungo e in largo in cerca di una nuova casa, fino a quando
quell’appartamento li aveva conquistati entrambi.
Era in un quartiere babbano ma distava pochissimo da diversi
accessi al mondo magico e permetteva ad Hermione di arrivare
agevolmente al San Mungo e a Severus di recarsi alle varie farmacie
magiche con cui aveva iniziato a collaborare.
Quella nuova vita li aveva piacevolmente colti di sorpresa.
Hermione non poteva essere più felice e sapeva che anche
Severus provava le stesse bellissime sensazioni, anche se probabilmente
non l’avrebbe mai ammesso.
Dopo un mese dall’inizio della loro convivenza la
ragazza aveva invitato a cena Harry e Ginny. I due,prima intimoriti, si
erano ben presto ambientati e la venivano a trovare spesso, provocando
il profondo disappunto del loro ex-professore.
Di James e Lily chiedeva notizie ad Harry. Il suo migliore
amico le aveva raccontato che chiedevano spesso di lei. Più
di una volta le aveva addirittura portato delle lettere di James.
Diverse volte era stata sul punto di contattarli, ma tutte le volte
aveva sentito come un peso sul petto che l’aveva fatta
desistere. Si sentiva un’ingrata nei confronti di chi le era
stato così vicino in uno dei momenti più brutti
della sua vita, ma allo stesso tempo non avrebbe sopportato
l’idea che loro si interponessero di nuovo tra lei e Severus.
Si era domandata se il loro rapporto sarebbe mai tornato
alla normalità. Le lettere di James la facevano ben sperare,
ma il silenzio di Lily la feriva ogni giorno di più.
Forse aspettava che fosse lei a fare il primo passo? Avrebbe
aspettato in eterno.
Nonostante tutto, le giornate con Severus scivolavano via
serene e così volò anche il Natale in
Normandia insieme ai suoi genitori.
Erano passati già sei mesi dal giorno del loro
trasloco. Ricordava come fosse ieri la fatica di riordinare
l’enorme numero di libri che lei e Severus avevano con se.
Hermione bloccò il flusso dei suoi pensieri.
Sei mesi.
Sorrise lasciandosi cadere sulla poltrona di pelle nera,
unica eredità di Spinner’s End.
Che Severus avesse intenzione di festeggiare quella
ricorrenza?
Si mordicchiò un’unghia indecisa su
cosa fare. Poi pensò che, qualsiasi fossero le intenzioni di
Severus, avrebbe potuto organizzare lei qualcosa.
Con un colpo di bacchetta radunò la sua roba
sparsa sul pavimento e la impilò sulla sua scrivania.
Svelta apparecchiò la tavola e corse in camera da
letto.
Si concesse una doccia veloce e si dedicò ai suoi
capelli, nel tentativo di renderli meno crespi. Dopo si
infilò il vestito che aveva indossato a capodanno. Era un
abito nero aderente e con la scollatura che metteva in risalto le sue
forme minute.
Il suono del campanello interruppe la sua preparazione.
Ancora scalza corse alla porta. Si aggiustò i
capelli ancora una volta mordicchiandosi tesa il labbro inferiore, poi
aprì la porta.
Il primo istinto fu quello di chiudere ma una rabbia, che
non credeva di serbare nel suo animo, la spinse a parlare.
“Severus non c’è.”
Disse con tono piatto e freddo. Il senso di colpa in quel momento
taceva lasciando spazio alla rabbia, o forse alla paura.
La donna le rivolse un sorriso triste. “In
realtà lo speravo … sono qui per te.”
Aveva gli occhi così tristi. “Posso entrare? Non
ti ruberò più di un minuto.”
Hermione ebbe l’istinto di cacciarla ma lo
represse.
Dopo tutto quello che aveva fatto per lei glielo doveva ...
Mentre si spostava per farla entrare, gli occhi della donna
la studiarono. Arrossì.
“Ti ho disturbato.” disse.
“No … cioè … Non
è un tuo problema.” Sbottò. Non voleva
darle spiegazioni, sarebbe stato … sbagliato.
“Ovviamente.” Rispose l’altra
con un sussurro. “Non ce l’avere con Harry
perché mi ha dato il vostro indirizzo. Era mosso solo dalle
migliori intenzioni.”
“Non ho dubbi. Harry ha il complesso
dell’eroe da sempre.” Rispose la riccia
accomodandosi sulla poltrona di Severus.
Lily sedeva sul divano in silenzio. Aveva i capelli raccolti
mollemente con un elastico, il verde così intenso dei suoi
occhi sembrava sbiadito, le mani non smettevano di torturarsi, eppure
brillava ancora di quella bellezza che è innata in certe
persone.
Davanti a quella donna Hermione si sentì ridicola
con il suo vestito scollato e i suoi capelli tanto curati. Si sentiva
una bambina piccola di fronte a quell’amore tanto profondo da
sminuire ogni gesto vissuto con lei.
“Cosa vuoi.” Le chiese con voce
strozzata.
“Solo vedere come stavi.”
“So che Harry vi parlava di me.”
Gli occhi di Lily divennero rossi come se combattesse per
non piangere. “Avevo bisogno di vederlo con i miei occhi
…” prese un respiro profondo “Forse ho
sbagliato a venire qui. James mi aveva detto di non farlo …
ma … tu sei e sarai sempre importante per me.”
Hermione deglutì a vuoto. “Anche tu sei
importanti per me.”
Lo scattò della porta fece sobbalzare entrambe.
Lily sgranò gli occhi e si alzò in mediatamente
dal divano. Aveva l’aria di una pronta a scappare.
Nonostante i loro attriti, Severus non le avrebbe mai fatto
alcun male …
L’uomo fece il suo ingresso nella stanza. Teneva
nella mano destra una bottiglia di champagne e con gli occhi
più scuri che Hermione gli avesse mai visto fissava Lily che
sostenne lo sguardo senza scomporsi.
“Che ci fai tu qui.” sibilò
Severus, poggiando bruscamente la bottiglia su un mobile.
“Volevo vederla.”
“Mi sembrava di essere stato chiaro.”
“Non ce la facevo più.”
replicò Lily, come per scusarsi.
I due continuarono a parlare ma Hermione smise di ascoltare.
“Volevo
vederla.”
“Mi sembrava di
essere stato chiaro.”
“Non ce la
facevo più.”
Qualcosa non tornava. Lui l’aveva vista? Ci aveva
parlato? Avevano parlato
di lei?
Un crampo doloroso le contrasse l’esofago. Fu come
soffocare.
Bugiardo.
“Hermione, ti giuro che non era mia intenzione
intromettermi … io volevo solo vedere che stavi
bene.” Lily attirò la sua attenzione.
“Lily … credo che tu debba
andartene.”
Hermione guardò le difese della donna crollare,
poi la vide sparire. Solo quando sentì la porta sbattere
posò i suoi occhi su Severus. L’uomo era
più pallido del solito.
“Vi siete incontrati?”
domandò. Sentiva una frenesia contorcerle le viscere.
“Si.”
“Sei andato tu a cercarla?”
“Si.”
Hermione si passò una mano tremante tra i
capelli. Severus cercò di raggiungerla ma lei fece un passo
indietro.
“Le ho solo chiesto di non cercarti, almeno che
non fossi stata tu a contattarla.”
“Perché l’hai
fatto?”
“Perché volevo essere certo che non si
sarebbe mai più intromessa tra di noi.”
La giovane chiuse gli occhi ma le lacrime corsero libere
sulle sue guance.
“Sei stato tu.
Tu
l’hai di nuovo coinvolta nella nostra vita. Non riesci
proprio a fare a meno di lei, Severus?”
“Cosa? No. Hermione, io l’ho fatto per
te, per noi.”
“L’hai fatto per me, eppure me
l’hai tenuto nascosto.” Mormorò Hermione.
“Se tu avessi voluto, l’avresti potuta
cercare! Io non te l’ho impedito, ma tu non l’hai
fatto altrimenti l’avrei saputo.”
“Appunto!” singhiozzò la
ragazza “E’ questa la differenza tra me e te. Io
non ti avrei mai tenuto all’oscuro di una cosa
così importante. Tu invece l’hai fatto!”
Severus le si avvicinò e posò le mani
sulle spalle della ragazza, scossa dai singhiozzi. “Non
pensare che io non abbia fiducia in te. Io ho creduto che fosse le
scelta migliore …”
“E’ questo il punto.” Si
scansò Hermione “Non sei tu che non hai fiducia in
me. Sono io che l’ho appena persa in te.”
Detto questo, uscì dalla stanza.
Per un attimo nel piccolo appartamento regnò il
silenzio, poi sentì i passi di Severus avvicinarsi.
Non gli avrebbe permesso di parlare ancora. Di raggirarla
un’altra volta.
Un’altra lacrima sfuggì al suo
controllo.
Questa volta non l’avrebbe abbracciato e
perdonato. Il dolore e la paura erano troppo forti.
Si mise le scarpe e indossò il cappotto.
“Ho bisogno di un po’ d’aria”
annunciò. Lui non la trattenne e lei si vietò di
guardarlo negli occhi. Sapeva che ci avrebbe trovato tristezza e
rammarico, forse anche paura.
Quel giorno però si sarebbe presa cura delle sue
di ferite.
***
Girovagava ormai da due ore. Prima di smaterializzarsi,
aveva pensato di andare da Harry ma aveva desistito. C’era di
mezzo sua madre. Subito i suoi pensieri erano andati a Ginny, ma ben
presto aveva capito che non poteva coinvolgere lei senza creare
problemi anche ad Harry. Escluse anche i suoi genitori. Troppe
spiegazioni.
Arresa, aveva camminato un po’ per Diagon Alley.
Forse il silenzio le avrebbe schiarito le idee meglio delle parole.
Chissà quando era andato da Lily. Forse durante
uno dei suoi lunghi turni al San Mungo, oppure quel giorno che lei
aveva passato a dipingere le pareti della loro camera.
Umiliata.
Nascose un singhiozzò portandosi la mano alla
bocca.
Una stupida ed un bugiardo. Ecco cosa erano loro due.
Un rumore sordo di roba caduta e vetri infranti la fece
trasalire.
“Maledetto gattaccio! Prima o poi ti prendo e ti
faccio arrosto! Miseriaccia i nuovi ordini!” Quel lamento
attirò la sua attenzione.
Si rese conto di essere davanti alle vetrine dei Tiri Vispi
Weasley. Il negozio doveva essere chiuso, perché
all’interno tutte le luci erano spente. La voce proveniva dal
retro dell’edificio.
Ron faceva lievitare una serie di scatoloni e si scambiava
occhiate malevole con un gattone spelacchiato che dal muro su cui era
seduto gli soffiava rabbioso.
“Schifoso sacco di pulci.”
Borbottò il rosso, afferrando bruscamente l’ultimo
scatolone.
“Hai sempre un pessimo rapporto con i gatti, eh
Ron?”
Il ragazzo si voltò a guardarla sorpreso.
Era passato così tanto tempo
dall’ultima volta che si erano parlati. Lui non le aveva mai
perdonato di aver scelto Severus e lei non aveva avuto altra scelta se
non quella di fare a meno di lui anche come amico.
“Hermione” il rosso abbandonò
lo scatolone che aveva in mano “Che ci fai qui? Sei
sola?”
“Si”
“E’ tardi.”
La riccia si strinse nelle spalle e non rispose. Aveva paura
di scoppiare a piangere, se si fosse azzardata ad aprire bocca.
Si domandò che aspetto dovesse avere in quel
momento, con quel vestito elegante e gli occhi arrossati.
“E’ successo qualcosa?”
continuò Ron, andandole incontro. Gli occhi azzurri erano
già pieni di preoccupazione. Quando le mani calde del rosso
si posarono sulle sue spalle, come una morbida e rassicurante carezza,
non riuscì più a trattenersi e scoppiò
in lacrime.
“Ha rovinato tutto.”mormorò
tra le lacrime.
“Ti ha fatto del male? Quella bestia ti ha messo
le mani addosso? Hermione, rispondi! Io l’ammazzo quello
stronzo!” Ron, ora paonazzo per la rabbia, la strinse a
sé. Lei, anche se in parte impossibilitata nei movimenti
dalle braccia del ragazzo, scosse la testa. “Non mi ha fatto
del male … non fisico almeno.”
Le accarezzò i capelli.
“So di non essere il migliore in queste cose
… ma che ne dici di raccontarmi cosa ha combinato
quell’idiota del tuo fidanzato davanti ad un bel bicchiere di
idromele? Ne abbiamo una bottiglia in negozio, ce l’ha
regalato un nostro cliente e a dire di George dopo averlo bevuto ti
senti un dio!”
“D’accordo.”
Accettò Hermione.
Sul viso lentigginoso di Ron si aprì un
sorriso bello e genuino. “Allora entriamo.”
***
Mancavano poche ora all’alba quando Hermione
rientrò. Parlare con Ron era stato confortante, ma non si
sentiva ancora per niente bene.
Chiuse la porta e vi si appoggiò. Una luce
proveniva dal salotto.
Lentamente si diresse nella stanza. Severus era abbandonato
sul divano con in mano un bicchiere con una quantità
eccessiva di whiskey incendiario. La bottiglia di champagne, che aveva
comprato per la loro serata, giaceva vuota ai piedi
dell’uomo. Faceva roteare il liquore nel bicchiere e lo
fissava come fosse ipnotizzato.
Quanto poteva averne già bevuto?
“Sei tornata.” Le disse senza
però girarsi a guardarla. “Dove sei stata fino a
quest’ora?” sussurrò l’uomo.
“Non sono affari tuoi.”
“Ah.” Scolò il bicchiere e si
pulì le labbra sottili con il dorso della mano “E
da quando non ho più il diritto di sapere dove
vai?”
Questa volta le aveva puntato gli occhi addosso.
“Da quando hai smesso di dirmi la
verità.”
L’uomo sbattè il bicchiere sul tavolino
davanti al divano. “Io ti ho sempre detto la
verità!” sbottò, passandosi le dita tra
le ciocche di capelli corvini.
“Prima hai dimostrato il contrario.”
“E’ stata una sola, stramaledetta volta
e l’ho fatto per noi! Per proteggerci!”
Tuonò Severus.
“Invece hai rovinato tutto.”
Strillò la giovane.
“Dove sei stata, Hermione.” chiese
l’uomo in modo più rude.
La ragazza si torturò un labbro. “Da
Harry.” mentì.
“Bugiarda. Gli ho mandato un gufo almeno due ore
fa. Con chi eri, Hermione.”
“Ero con Ron. Contento adesso?”
La risata graffiante e ubriaca di Severus le
graffiò il cuore e la pelle.
“Weasley. Il nostro caro Weasley.” La
sua voce era roca e trasudava disprezzo. Hermione si sentì
contorcere lo stomaco.
“E ti sei divertita?”
“Ron, è un amico e mi ha
ascoltata.”
“Si. Me lo immagino. Quel pezzo di imbecille
è buono giusto per abbassarsi i calzoni.”
“Non hai il diritto di dire una cosa del
genere!”
“Ah no?” traballante Severus
lasciò il divano e si fermò ad un palmo dal suo
viso. Il suo alito puzzava di whisky. I suoi occhi erano persi.
“Eppure scommetto che non ti è dispiaciuto per
niente ricordare i bei tempi andati.” Sibilò.
Lo schiaffo rimbombò tra i due. Severus si
portò una mano a massaggiare la guancia arrossata.
“Io ti amo più di quanto ti ama
lui.”
“Ron è solo un amico.”
“Weasley ha smesso di essere tuo amico il giorno
che te lo sei scopato.” Sibilò rabbioso.
“Infondo tra il fatto e il desiderato la
differenza è poca.”
Incapace di continuare la ragazza si rintanò
nella camera. Chiuse la porta con un incantesimo e affondò
il volto su un cuscino. Severus la seguì ma non
spezzò l’incantesimo.
“Hermione, ti prego.” Furono le ultime
parole che le disse, prima che tutto fosse avvolto nel silenzio.
La mattina seguente, quando Hermione si alzò
scoprì l’incantesimo ancora intatto sulla porta.
Lo sciolse ed uscì dalla stanza. La casa era avvolta nel
silenzio. Le braci nel camino scoppiettavano ancora. Il salotto era
stato ripulito . La poltrona preferita di Severus non c’era
più.
N.d.A.
Salve a tutti! Spero che non abbiate in progetto di uccidermi
... questo è un punto di svolta, anche se forse ora non lo
sembra. Prima della fine della storia infatti tutte le faccende dovranno
essere sistemate e chiarite, perciò non vi arrabbiate e
incrociate le dita per quei due sventurati!
Ringrazio tutti coloro che leggono e commentano la mia storia! Vi adoro
tutti!
Alla prossima,
Amelia
ps: sto pubblicando in fretta quindi se mi fosse scappato qualche
errore grammaticale dalla tastiera per favore fatelo sapere ^^
|
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Capitolo 38 *** Io scelgo di stare con te ***
capitolo 38
Vi assicuro che sono
più stupita di voi per l'aggiornamento!
Ringrazio tutti coloro che leggono per la pazienza con cui attendete i
capitoli.
Spero di aver prodotto qualcosa di buono!
Buona lettura ^^
Severus aveva sempre odiato la sua casa di Spinner’s End ed
in quel momento avrebbe voluto distruggerla pezzo per pezzo. Era sicuro
che il suo mal di testa avrebbe trovato giovamento se avesse incendiato
quel divano logoro o che il suono dei piatti rotti sul pavimento
avrebbero potuto mettere a tacere il suo senso di colpa.
La notte precedente era rimasto accanto alla porta della camera da
letto che divideva con Hermione fino a quando i singhiozzi
della ragazza non si erano spenti, segnale che stremata si era
addormentata.
Dopo di che aveva minuziosamente ripulito il salotto, cercando di
cancellare ogni traccia del suo comportamento indecente. Aveva raccolto
le bottiglie che si era scolato, facendo riaffiorare i pessimi geni
paterni, indugiando un attimo sulla bottiglia di champagne che aveva
comprato quello stesso giorno. Voleva festeggiare i primi sei mesi
vissuti insieme in quella casa. Non era un comportamento da lui, ma
sapeva che lei lo avrebbe ricompensato con un meraviglioso sorriso
innamorato e questo gli sarebbe bastato per sentirsi un uomo migliore.
Si passò una mano tra i capelli, fissando il soffitto di
quella che sperava non sarebbe più stata la sua casa ma in
cui rifiniva puntualmente dopo ogni sua cazzata.
Una volta che il salotto aveva ripreso un aspetto normale si era
domandato che fare.
Poteva sciogliere l’incantesimo che sigillava la porta della
loro camera e stendersi accanto ad Hermione, ma lei avrebbe voluto
svegliarsi con lui accanto? Non aveva il coraggio di formulare la
risposta.
Avrebbe potuto attendere la mattina sul divano e cercare di farla
ragionare.
Pensò alle parole che le aveva rivolto durante il loro
litigio. Era un pazzo … le aveva sputato contro delle accuse
senza senso, accecato dalla gelosia e dalla paura di perderla.
Distrattamente si sfiorò la guancia con le punta delle dita.
Gli aveva tirato uno schiaffo, come biasimarla.
Aveva scelto perciò l’unica soluzione che
conosceva. Si era smaterializzato a Spinner’s End. Come
punizione, quello spostamento aveva rimescolato tutto l’alcol
dentro il suo stomaco, facendolo rimettere nel mezzo del salotto.
Stremato si era accasciato sul divano, sul quale si era svegliato poco
prima.
Lentamente si mise a sedere e si prese la testa tra le mani tentando di
farla smettere di pulsare, poi si trascinò in cucina. Un
caffè lo avrebbe sicuramente aiutato. Aprì
furiosamente gli sportelli di alcune mensole per rendersi conto che la
cucina era vuota. Ringhiò frustrato.
Non c’era più niente lì. I suoi
pensieri volarono al piccolo appartamento in periferia. Si
domandò se Hermione si fosse già alzata. Se
avesse già scoperto che lui l’aveva abbandonata
… un’altra volta.
“Che diavolo sto facendo.”mormorò,
valutando per la prima volta lucidamente quello che aveva fatto.
Se ne era andato, aveva tradito la sua fiducia non parlandole del suo
incontro con Lily e poi era scappato di notte come un ladro,
confermando così le paure della ragazza. Il timore che lei
non fosse poi così importante per lui.
Con passi barcollanti tornò in salotto ed iniziò
a cercare la sua bacchetta.
Doveva tornare da Hermione. L’avrebbe pregata di perdonarlo,
di essere per l’ennesima volta comprensiva con lui. Si
sarebbe prostrato ai suoi piedi se fosse stato necessario.
Dopo aver tolto i cuscini dal divano ed aver imprecato diverse volte,
trovò la bacchetta tra la polvere sotto un mobile. Doveva
essere rotolata là sotto quando si era addormentato.
Di nuovo in piedi racimolò tutta la concentrazione che
possedeva per smaterializzarsi.
Non poteva permettersi di spaccarsi ...
Un furioso bussare alla porta però lo fece vacillare. Chi
poteva venire a cercarlo lì?
Decise che non gliene importava assolutamente niente. Riprese
perciò posizione. Al tre si sarebbe smaterializzato. Uno.
Due …
Un rumore di vetri infranti proveniente dalla cucina lo
bloccò di nuovo. Impugnò rabbioso la bacchetta.
Chiunque fosse, aveva scelto il momento peggiore per disturbarlo.
Spalancò la porta della cucina e rimase di sasso. Non poteva
credere ai suoi occhi. Un cespuglio di capelli, più
arruffato che mai, stava entrando in casa sua dalla finestra.
“Hermione” la chiamò guardandola,
disarmato. La giovane, che aveva il viso arrossato e gli occhi
spaventati, con un balzo scese dalla finestra e gli venne incontro.
Indossava ancora il vestito della sera precedente, quello che aveva la
notte di capodanno. Il tessuto aderente e le gambe scoperte fino alle
caviglie dove iniziavano delle scarpe da ginnastica rosse, per niente
adatte al resto dell’abbigliamento, la facevano apparire
più giovane e bella che mai. Avrebbe iniziato a brontolare
se la situazione fosse stata diversa.
Rimase immobile sotto lo sguardo indagatore della ragazza che lo
scrutava come fosse sicura che fosse ferito. Gli si avvicinò
infatti, senza dirgli una parola, ed iniziò a tastargli le
braccia, a percorrergli con le mani il collo e l’addome.
Severus emise un sospiro di apprezzamento ma un colpo improvviso sul
petto gli mozzò il respiro.
A quel colpo ne seguì un altro e poi un altro ancora e
così via, fino a che non le bloccò i polsi.
Hermione lo guardò rabbiosa e non gli permise di tirarla a
sé.
“Sei un idiota.” Mormorò con gli occhi
gonfi di lacrime.
“Lo so.” Le rispose Severus senza distogliere lo
sguardo da quello della ragazza che tentava di divincolarsi dalla sua
presa serrata.
“Te ne sei andato!” Non potè non chinare
la testa colpevole. “Stavo tornando da te
…” cercò di giustificarsi “Ma
tu sei arrivata prima … perché mi stavi
cercando?” si pentì subito di aver posto una
domanda così stupida.
La ragazza sbuffò contrariata, costringendolo a lasciare la
presa sui suoi polsi. “Mi chiedi perché ti stavo
cercando? La tua mente così arguta non arriva a comprendere
l’ovvio?” replicò, portandosi le mani
sui fianchi. Assomigliava vagamente a Minerva.
“L’ovvio mi è chiaro, ma non credere che
ti solleverò dal compito di dirmelo in faccia. Sei una
Grifondoro non dovrebbe essere troppo
difficile.”ringhiò.
Alle sue parole il volto arrabbiato della giovane si fece perplesso poi
assunse un’espressione strana. “Beh?” la
incalzò confuso. L’alcol ancora in circolo nel suo
sangue non lo aiutava per niente.
“Non sono venuta qui per lasciarti.”
Puntualizzò allora Hermione “Possibile che per te
esista solo il nero o il bianco?” aggiunse.
Severus scrollò le spalle, cercando di mantenere un briciolo
di contegno. “Perché non è
così?”
“Non nel mio modo di vedere le cose.”
Sospirò la giovane.
“Avevi detto che, questa volta, se me ne fossi andato non mi
saresti venuta a cercare. Io credevo …” Severus si
bloccò senza sapere come proseguire. La frase Credevo che non mi avresti
più nemmeno voluto guardare in faccia non gli
sembrava la più favorevole alla sua posizione, soprattutto
dal momento che Hermione era lì, nonostante quello che aveva
detto la sera prima.
“… che non ti avrei più voluto dopo
ieri.” Concluse per lui la giovane, guardandolo seria.
“Te lo meriteresti, visto come ti sei comportato e quello che
mi hai detto.” Severus fece per parlare ma
dall’occhiata di Hermione intuì che non aveva
ancora finito. “Avevo bisogno di sapere dov’eri
… temevo che ti fossi spaccato visto quanto avevi bevuto.
Avresti potuto essere in gravissime condizioni … alle volte
sei così stupido.” Confessò la ragazza
e Severus si sentì ancora peggio.
“Non avresti dovuto preoccuparti per me, non me lo
merito.” Disse in un sussurro.
“In realtà comincio a pensare che tu non te lo sia
mai meritato …” a quelle parole le viscere di
Severus si contrassero dolorosamente “… ma io ti
amo e sapevo fin dall’inizio che per stare con te avrei
dovuto convivere con le tue pessime abitudini.” Concluse con
un sorriso Hermione.
Possibile che nella loro relazione fosse sempre lui quello in difetto?
“Hermione io …” iniziò. Se
lei era veramente davanti a lui allora doveva almeno provare a
spiegarle che non aveva nulla da temere riguardo a Lily, anche quella
confessione comportava dei rischi. “non è come
pensi, con Lily intendo.”
Quell’argomento, notò, l’aveva messa
sulla difensiva. Hermione infatti lo fissava seria con le braccia
incrociate al petto.
“Sono andato da lei, subito dopo la Croazia. Avevo
… ho
sempre avuto paura che loro ti avrebbero portato via da me e io non
potevo permetterlo. Perciò, l’unica cosa che avevo
in mente quando mi sono presentato a casa Potter era di raccontargli
una menzogna.” Fece una pausa, temendo quello che avrebbe
detto dopo. “Non avevo veramente intenzione di incontrare
Lily, mi bastava un componente a caso della famiglia. Sono sempre stato
bravo a persuadere le persone, sarebbe stato facile fargli credere che
tu eri rimasta delusa del loro comportamento e che avevi bisogno di non
vederli ne sentirli. Tu avresti pensato che non ti avessero perdonato
l’amore per me e, nella migliore delle ipotesi, loro si
sarebbero tenuti a distanza. Ti avrei tenuta con me, senza
più il pericolo di perderti …”
La sua voce quasi echeggiava nel silenzio denso che regnava sulla
stanza. La sua piccola Grifondoro si sedette, come se il peso di quella
rivelazione fosse troppo. Lui la imitò. Si sentiva
terribilmente allo scoperto in quel momento.
“Non ero preparato a quello che successe dopo. Ero convinto
che chiunque mi avesse aperto la porta mi avrebbe aggredito, offeso
… invece non è stato così.”
Si passò una mano tremante sulla fronte, senza il coraggio
di guardare Hermione. “Lily quando mi vide, non si
adirò ma mi accolse in casa sua senza battere ciglio. Mi
chiese subito se avessimo trovato i tuoi genitori e se tu stessi bene
… si mise a piangere quando le disse che era andato tutto
bene, mi chiese il permesso di poter avvertire suo marito e mi
ringraziò per essermi preso cura della sua bambina.”
Un singhiozzò strozzato di Hermione gli strinse il cuore ma
si disse che doveva continuare. “Non ho più avuto
la forza di portare fino in fondo il mio intento ma avevo ancora paura.
Perciò ho cercato di tenerti lontana almeno lei, la persona
che ti avrebbe potuto far dubitare di me più di tutti gli
altri …” concluse, sentendosi un uomo orribile.
Hermione inoltre, apparentemente non intenzionata ad affatturarlo o a
maledirlo, se ne stava seduta immobile con lo sguardo perso nel vuoto.
“Parlami.” La supplicò.
“Merlino, Severus …” La riccia di prese
la testa tra le mani “Come … come hai potuto solo
pensare di fare una cosa del genere …”
balbettò la ragazza.
“Io …”
“Possibile che tu non capisca quanto vali per me?”
Quella domanda lo spiazzò. Si aspettava che parlasse di ben
altro. “Contavo di avertelo dimostrato
…” la riccia sospirò “Davvero
credi di non poter essere amato? Perché sappi” lo
fissò, questa volta determinata “ Che io scelgo di stare
con te ogni giorno, perché reputo la mia vita migliore con
te a fianco e nessuno può decidere della mia vita se non
io.” Terminò Hermione con la voce rotta. Nella
foga si era alzata in piedi e in quel momento lo fissava con le guance
arrossate dall’agitazione e dalle lacrime.
Severus non sapeva veramente che dire.
Non era quello che sarebbe dovuto succedere … la ragazza
avrebbe dovuto infuriarsi con lui, sputargli addosso tutto il
risentimento per quello che aveva fatto, invece gli ribadiva il suo
più sconfinato amore.
Rimase perciò a sedere immobile fissandola con quella, che
temette, fosse l’espressione più stupida che si
fosse mai formata sul suo viso.
“Maledetto zuccone!” sbuffò Hermione,
quindi gli gettò le braccia al collo, sorprendendolo ancora
di più. Decise comunque di approfittare di quella
inaspettata sfortuna e la abbracciò a sua volta cullandola
fino a quando i singhiozzi che la scuotevano non si placarono.
“Non mi aspettavo questo.” Mormorò
indeciso se fosse saggio farle notare che avrebbe dovuto essere
disgustata.
Hermione alzò la testa dall’incavo del suo collo e
lui si pentì subito di aver parlato.
“Immagino ti aspettassi una sfuriata contro il tuo piano
diabolico.” Si strinse nelle spalle in risposta, mentre la
giovane grifondoro alzò gli occhi al cielo.
“Non ce la faccio ad arrabbiarmi per un’idea
così stupida.” Spiegò con tono saccente
“Se tu avessi detto una cosa del genere a chiunque dei miei
amici, prima di tutto nessuno ti avrebbe creduto. Poi, avrebbero
pensato a qualche pozioni o droga somministrata da te a mio danno.
Infine, ti saresti trovato la casa di Spinner’s End invasa
nel giro di poche ora da una spedizione di salvataggio.” La
ragazza non riuscì a trattenere un sorrisetto furbo
“Dovresti averlo imparato ormai che i Grifondoro hanno dei
seri problemi a rispettare i divieti.”
Severus considerò che viste così le sue azioni
suonavano stupide anche a lui ma non lo avrebbe mai ammesso.
Si limitò così ad incupirsi, fissando la finestra.
“Perché non ti sei direttamente smaterializzata in
casa, invece di frantumare una finestra come un vandalo?”
chiese allora, notando i pezzi di vetro sul pavimento e quelli ancora
incastrati sulla cornice della finestra “Ti saresti potuta
ferire con quei vetri … non mi sembra che tu abbia
l’abbigliamento adatto per scavalcare finestre.”
Hermione sembrò rendersi conto solo in quel momento di
quello che aveva fatto. Scrollò le spalle “Ero
agitata e non mi è venuto in mente di usare la magia
…” Severus alzò le sopraciglia stupito
mentre la ragazza si imbronciava.
“Comunque quello che è fatto è fatto
… ora vorrei tornarmene a casa.” Disse, poi lo
guardò maligna“E se ti conosco un po’ tu
hai un gran bisogno di caffè in questo momento.”
Severus fece una smorfia per cui la ragazza
sogghignò. “Probabilmente è
proprio per quello che stavi per rincasare.”
“Tu non sai quanto ti sbagli.” le rispose, prima di
afferrare la mano della giovane e farsi smaterializzare in quella che,
inaspettatamente, poteva ancora chiamare casa.
***
Il rumore della tazza di caffè rimbombò nella sua
testa in modo innaturale, sicuramente Hermione non si era premurata di
posarla con delicatezza sul comodino.
“Come ti senti? Passato il capogiro?” gli chiese
senza moderare la voce e quindi aggravando quella spiacevole sensazione
di compressione alla testa provocata dalla smaterializzazione.
Arrivati nel loro appartamento aveva appena fatto in tempo a
raggiungere il letto. Sarebbe stato terribilmente umiliante svenire a
causa dell’ennesima capriola del suo stomaco.
“E’ questo perciò il modo che hai scelto
per farmela pagare?” sussurrò senza
però aprire gli occhi. “Torturarmi mentre sono
reso immune dai postumi di una sbronza? Un comportamento davvero poco
Grifondoro.” Il suo tono di voce non risultò
tagliente come sperava.
“Ben svegliato.” Sospirò Hermione e gli
si stese accanto, lui continuò a starsene immobile e con gli
occhi serrati.
“Non cerco vendetta come credi …”
iniziò la giovane, questa volta con voce bassa tanto da
essere quasi un sussurro nel suo orecchio “Ma tu continui a
comportanti da stronzo ...” A quell’appellativo
Severus aprì gli occhi e li puntò sul viso di
Hermione ad un soffio dal suo.
Sarebbe bastato un piccolo movimento per baciarla, ma lei non avrebbe
voluto e sicuramente lui avrebbe dovuto darsi una pulita prima di
avvicinarla più di così. In imbarazzo per quel
pensiero si scostò mettendo qualche centimetro di distanza
in più tra loro.
Hermione fece scorrere la punta del dito sul suo profilo,
solleticandogli le labbra. “Perciò …
credo proprio che dovrai scontare una qualche pena ma solo dopo che ti
sarai ripreso da questo ridicolo stato post-sbronza.” lo
canzonò la giovane, ridacchiando. Severus pensò
che con una pozione sarebbe passato tutto ma che Hermione non
gliel’avrebbe mai preparata.
“Hai dormito quasi tutto il pomeriggio
…”lo informò la riccia accarezzandogli
i capelli, lui si sporse di più verso quel contatto tanto
piacevole e di cui, pensava, non avrebbe più potuto rigodere
“ … devi proprio mangiare qualcosa.”
Continuò e lui rispose con un grugnito.
Sentendo le mani di Hermione allontanarsi
l’afferrò per la maglietta “Rimani
qui.” la supplicò con voce roca.
“Ti aspetto in cucina ma prima fatti una doccia, non hai un
gran buon odore.” Lo avvertì, lasciandolo poi solo
ed imbarazzato nella loro camera da letto.
Senza altra scelta si trascinò fuori dal letto fino alla
doccia, dove il getto di acqua ghiacciata gli fece riacquistare qualche
funzione celebrale.
Quando entrò in cucina, la Grifondoro stava mettendo una
scodella di minestra sulla tavola apparecchiata per uno. Severus si
domandò che ore potessero essere, sbirciando dalla finestra
infatti supponeva che non fosse passata l’ora di cena.
“Mangia qualcosa.” Gli ordinò la ragazza
costringendolo a sedere e poi accomodandosi vicino a lui.
Severus notò che si era cambiata, indossava una maglietta
leggera e dei pantaloni di una tuta rossi. Era certamente scalza, in
tutti quei mesi non l’aveva mai vista usare delle ciabatte a
meno che non fossero le sue che ogni tanto gli rubava per farlo
innervosire.
Come un automa si portò il primo cucchiaio di minestra alle
labbra. Il liquido caldo ma dal sapore delicato scivolò
giù nel suo stomaco e per la prima volta da quando si era
svegliato si rese conto di essere affamato.
“Pensi veramente che io sia stata con Ron?” Si
aspettava una domanda del genere. Se fosse stato del tutto sincero
avrebbe dovuto dire Si,
hai qualche prova del contrario? Sei andata da lui sconvolta e sei
tornata all’alba. Quello zotico ti voleva già
quando eri una bimbetta dai denti sproporzionati e tu hai passato del
tempo con lui vestita con un dannato straccetto.
Soppesò quelle parole, rendendosi conto che avrebbero
rovinato una situazione già precaria.
“Mi fido di te che mi dici di no.” Rispose
perciò.
Hermione lo osservò un po’, come in cerca di un
cedimento in quel comportamento.
“E’ un passo avanti …” gli
sorrise “Ma non sperare di sottrarti al tuo
castigo.” Disse e una scintilla di trionfo le
illuminò gli occhi.
“Mi sottoporrai ad una tortura?” chiese,
stranamente più sereno nonostante la minaccia.
“Non corporale ma certamente mentale.”
Replicò la giovane.
Alzò un sopraciglio “ Bene, sono pronto. Dimmi
cosa mi aspetta.”
Hermione gli mise una lettera tra le mani e lui la guardò
interrogativo. “E’ arrivata mentre dormivi e ho
pensato che fosse esattamente quello che ci voleva.”
Spiegò la Grifoncina.
Severus posò incerto gli occhi sul pezzo di pergamena.
C’erano scritte sopra poche righe ma con una calligrafia che
non avrebbe scordato per nulla al mondo. Anche il senso di fastidio gli
era familiare.
“Io
non prendo ordini da Potter.”
Aveva tentato di modulare la voce ma il risultato era stato ancora
più cupo.
L’espressione di Hermione gli disse che la ragazza non
sarebbe scesa a compromessi quella volta.
“Quello di Harry è un gentile invito a
raggiungerlo a casa sua.”
“Grazie per la traduzione minuziosa dei geroglifici del tuo
migliore amico. Ma non intendo …”
“Ci saranno tutti.” Insistette la riccia,
visibilmente tesa.
“Ragione in più perché io stia alla
larga da quella casa. Non so cosa di importante Potter abbia da dire ma
non credo che la mia presenza sia fondamentale …”
Borbottò, gettando la lettera sul tavolo, oltre il piatto
vuoto.
“L’invito è indirizzato ad entrambi ed
andare vorrebbe dire mettere in chiaro le cose con le persone
importanti per me, una volta per tutte.”
“Potter mi ha nominato solo per carineria nei tuoi
confronti.” Sbottò.
“Harry non è fatto così. Lui fa le cose
di cuore e se ti ha incluso è perché tu hai una
qualche importanza nella sua mente. Comunque se l’avesse
fatto solo pensando a me, sarebbe la prova che si fida le mie scelte e
rispetta chi amo …”
Quelle parole significavano molto di più e Severus lo
comprese subito.
“Dunque io dovrei seguirti per lo stesso motivo? Dovrei
rispettare chi ami?” chiese retorico, con una nota dolce
nella voce.
La ragazza si abbracciò le ginocchia e si
rannicchiò di più sulla sedia, come se non si
aspettasse una domanda così diretta da lui. Il suo animo
tuttavia voleva ancor sentirlo dire da quelle labbra imbronciate che
per lei lui era ancora importante e che lo voleva accanto a
sé nonostante ci fossero persone che le avrebbero dato molto
di più di quello che lui aveva da offrirle.
“Sì.” Mormorò la ragazza,
guardandolo attraverso le lunghe ciglia.
Allora Severus si sporse verso di lei e, sciolto l’intreccio
delle mani sulle gambe, se la tirò in grembo.
L’ammirò per un attimo, gustandosi il sapore della
sua pelle e l’adorabile espressione stupita che le si era
dipinta in volto.
“Vorrà dire che andremo ad ascoltare
quell’impiastro di Potter.” Disse, sfiorandole il
collo con la punta del naso adunco. Hermione lo premiò con
un caldo e profumato abbraccio, prima di posare la bocca sulla sua.
Senza riuscire ad aspettare oltre approfondì il bacio. Si
riassaporarono in quella posizione scomoda per un tempo indefinito.
Hermione gli morse il labbro inferiore strappandogli un sorriso. Se
quella era la sua tortura, allora voleva essere punito per tutta la
vita. Si strinsero forte su quella sedia come a rimarcare il possesso
l’uno dell’altra.
Quando Hermione, qualche minuto dopo, lasciò le sue labbra
gli sorrise e lui si sentì completamente in pace.
“Allora … non sei curioso di sapere cosa ci
aspetta a casa Potter?”
Severus le tirò una ciocca di capelli.
Lui non ci trovava niente da ridere.
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