Il Giorno di Quercia

di Zodiac
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Giorno di Quercia ***
Capitolo 2: *** Impronte nella Sabbia ***
Capitolo 3: *** La cattura della Luna ***
Capitolo 4: *** Tra Favole e Sogni ***
Capitolo 5: *** Eroi e Nebbia ***
Capitolo 6: *** Ombre di Coraggio ***



Capitolo 1
*** Il Giorno di Quercia ***


 Quella mattina i due fratellini si sarebbero svegliati eccitati ed euforici.
Era il grande giorno.
Lo attendevano ogni mese, ed ogni vota che terminava aspettavano il successivo con ansia.
Thorin si sarebbe dedicato ai nipoti completamente, per tutta le giornata, portandoli a visitare i posti più impensati e meravigliosi.


Balin lo aveva affettuosamente e scherzosamente denominato “Il Giorno di Quercia”.
Immaginarsi i piccoli Fili e Kili quanto si divertissero anche solo a nominarlo.
In fondo, risuonava bene se urlato a tutto fiato per le sale sotto la montagna.
E laggiù, l’eco ha qualcosa di magico, si sa.
Una magia. Ecco cos’era quella fantastica giornata: pura magia.
Cosicchè tutta l’allegria dei piccoli Durin si diffondeva a macchia d’olio attraverso ogni nano di Erebor.


Kili e Fili cominciarono a competere fin dall’alba.
Infatti questa giornata riusciva a risvegliare ancor di più l’innocente competitività che legava i due fratellini.



                                                                                      **    Fili   **
Mio fratello crede di essere più furbo di me! Come potrebbe esserlo? Io sono il maggiore, dovrà pur valere qualcosa!
Sono IO, il più veloce! IO ho le gambe più lunghe, sì! Me lo ha confessato anche Dwalin, ecco!
Devo sbrigarmi… credo che lo spintonerò. E se non funzionerà, lo farò vacillare in qualche modo.
Non ne avrei comunque bisogno… d’altronde ho le gambe più lunghe.
Mmm… sta ancora sonnecchiando nel suo piccolo letto. Forse non avrò bisogno di impegnarmi.

                                                            

                                                                                       **  Kili **
Fili ancora crede a questo trucchetto.
Ringrazio Balin ogni volta per avermelo insegnato… Pensa che stia dormendo.
Che nanetto sciocco!
E pensare che dovrebbe essere il più grande… di sicuro non in intelligenza.
*ridacchiò sotto ai baffi che un giorno gli sarebbero cresciuti*
Che lo show abbia inizio!




Kili si levò di scatto, sorprendendo il fratellone.
Corse il più in fretta possibile fuori dalla stanza che condividevano rumorosamente.
Fili lo inseguì subito dopo essersi ripreso dalla sorpresa. Il fratellino era davvero un osso duro.
Si spintonarono fino alla grande sala, facendosi boccacce e piccole smorfie.
Si fermarono di colpa innanzi al maestoso trono di Thror.
<< Buon Giorno di Quercia, nonno! >> gridarono con felicità i due fratelli, per poi riprendere senza tregua la loro sfrenata corsa. Un sorriso increspò il volto del re.


Ecco, l’arrivo! Entrambi puntarono l’enorme porta di rosso legno…
Fili, arrivato per primo, piombò sonoramente nella stanza, seguito da un esausto Kili.

Spalancarono gli occhi. Possibile che lo zio non fosse nella sua stanza?
Fili si voltò verso il fratello << E’ il Giorno di Quercia. Come può averlo dimenticato? Non lo dimentica mai! Che si sia dimenticato di noi? >>
Per tutta risposta, gli occhi di Kili iniziarono a diventare lucidi e tremolanti.
La quieta prima della tempesta.
Pochi secondi e la montagna avrebbe sussultato per il fracasso di pianti, lacrime ed urletti.


<< BU!>> Tuonò alle loro spalle Thorin, con un maestoso sorriso che riempiva il suo volto.

I fratellini balzarono in aria per lo spavento.
Difficile immaginare come due nani avessero potuto saltare così in alto!

Le paia di occhi limpide si fissarono, senza girarsi verso l’amato zio.

<< IL GIORNO DI QUERCIA!>> urlarono all’unisono, svegliando tutto il reame.

 

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Capitolo 2
*** Impronte nella Sabbia ***


Gandalf: Sto cercando qualcuno con cui condividere un'avventura.

Bilbo: Un'avventura? No, immagino che nessuno a ovest di Brea abbia molto interesse per le avventure.
Cose brutte, fastidiose e per di più scomode. Fanno far tardi a cena.

 













Il broncio di Kili è qualcosa di dolce e magico allo stesso tempo  pensò Thorin mentre tentava di trascinarlo per la manina verso la misteriosa destinazione.
Accanto li seguiva fieramente Fili, a petto in su e a gran falcate, con un sorrisetto stampato sull’innocente viso.

Fili aveva vinto.
Era piombato per primo nella stanza dello zio, quindi avrebbe deciso lui dove avrebbero passato il Giorno di Quercia, stavolta.
Non che precedentemente avesse mai scelto Kili. Non riusciva mai a batterlo. O a vincere correttamente.

 
Due piccoli pony li attendevano all’ingresso di Dale, pronti a sopportare il piccolo e innocuo peso dei fratellini.

Lo zio Thorin stava tenendo per mano Kili.
Lo stava guidando.
La ruvida pelle che accarezzava la soffice manina.

Il solo pensiero risvegliò la felicità di Kili, che cominciò a punzecchiare il fratellone non appena giunti ai rispettivi pony. E non appena Thorin si era allontanato per ripagare adeguatamente il fornitore.

<< Lo zio non ti ha mai portato per mano, mai. A me sì, proprio oggi! >>

<< Perché io non ne ho bisogno. Sono indipendente, IO.
Un giorno sarò re e non avrò bisogno di nessuna mano per guidare il mio popolo >> rispose con poca convinzione Fili, visibilmente scosso dalla asserzione del fratello.

Il viaggio verso la segreta meta cominciò molto presto, ed altrettanto presto Fili si rese conto che non era quella da lui prescelta.
I suoi occhi diventarono lucidi.
Prima aveva dovuto resistere alle parole del fratello. Ora alla inaspettata decisione dello zio.
Preferiva Kili, per caso?

Cercò di mostrarsi forte, in fondo aveva bisogno solo della sua spadina. E niente di più.
Per diventare un grande re bisogna saper affidarsi solo a se stessi pensò Fili.

Thorin, che si aspettava delle obiezioni da parte del nipotino, decise di non spiegare ciò che stava succedendo.

Il viaggio proseguiva, entrambi i fratelli nel silenzio più totale.

Né “quanto manca?”  né “siamo arrivati?” usciva dalle piccole bocche dei fratellini.
Kili avrebbe dovuto sopportare ancora una volta uno degli orrendi luoghi scelti dal fratellone.
Fili, fortemente amareggiato, aveva invece deciso di non rivolgere più una parola.
Thorin nascondeva un piccolo sorriso.


Dopo verdi paesaggi, rigogliosi e invitanti, Thorin annunciò il poco atteso arrivo.
 
<< Benvenuti, piccoli miei, ad Esgaroth!>> disse con voce eccitata lo zio.
C’era poco che rimandasse all’eccitazione nei piccolini, invece.

I fratellini si guardarono.
<< Voglio tornare a casa!>> urlò disperato Kili << Voglio proprio sapere perché hai scelto un posto in cui siamo già stati!>>
Kili stava per saltare sul fratello, quando Thorin lo bloccò.
Le lacrime di Fili sull’orlo del precipizio, scesero a cascata sul suo volto.
La cascata fu seguita dal torrente di quelle di Kili.

Thorin sorrise. Si chinò per guardarli dritti negli occhi.
< Kili, tuo fratello non aveva scelto questa destinazione.
E Fili, questo non è veramente il posto che ho intenzione di visitare. Ci siamo fermati qui per rifornirci. >>

Entrambi i nanetti spalancarono gli occhietti, ancora ricolmi d’acqua.

<< Si parte per una inaspettata avventura, tenevi pronti! >> urlò eccitato lo zio.

I fratelli scoppiarono per le lacrime, anche stavolta.
Lacrime di gioia.

Si tuffarono tra le braccia di Thorin.
Sembravano una composizione floreale: tre diversi fiori uniti in un solo bouqet.


Thorin inviò il piccolo Kili ad avvisare le guardie di Esgaroth del loro arrivo, poiché li stavano aspettando.
Fili lo avrebbe aiutato a portare i pony all’interno della città.

Il maestoso nano avvertì una stretta che proveniva dal basso.
Fili stava strattonando la sua tunica per attirare l’attenzione.
Thorin si fermò e guardò il biondo nipotino.
<< Zio, perché non mi tieni mai la mano? >> chiese tutto d’un fiato
<< Un giorno sarai re ed io non ci sarò.
E sarai pronto, stanne certo.
Potrai vedere le mie impronte nella sabbia accanto alle tue, proprio come ora.
Non hai bisogno di una mano, per sentirti guidato >>
detto ciò, stampò un piccolo bacio sulla fronte del nipote, visibilmente sollevato.









 

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Capitolo 3
*** La cattura della Luna ***


Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?

Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga

di riandare i sempiterni calli?
 
 









Erano una simpatica visione quei tre, per le vie di Esgaroth.
La gente del posto, sempre molto schiva, li scrutava da dietro le finestre o nascosta negli angoli bui ed ombrosi della città.
Tuttavia nessun volto poteva fare a meno di incresparsi con un sorriso alla vista della dolce combriccola.
 
Thorin, con un’imponente camminata, occupava la posizione centrale.
I due nipotini, uno alla sua destra, l’altro alla sua sinistra, cercavano di tenere il lungo passo dello zio.
Due piccoli nanetti che correvano ai lati di un maestoso nano provando a tenersi con una manina salda ed incollata alla tunica blu scuro di quello.
I pony li seguivano pacamente, mostrando nemmeno il minimo interesse per ciò che stava accadendo.


Si era fatta sera, ormai la luna era alta in cielo e li seguiva con il suo materno sguardo, nonostante fosse coperta da una fievole nebbiolina.
Avevano trascorso l’intera giornata ad Esgaroth, prima in una gelida e misteriosa locanda in cui l’unica fonte di luce e calore erano delle lievi e tremolanti fiaccole.
Poi in giro per le viottole di antica pietra e legno consumato, strette e magiche.

Un sorriso perenne aveva accompagnato i loro volti per tutto il giorno.


I nipotini di Thorin amavano fissare l’acqua immobile, quasi senza vita, dei bacini che riempivano il paese.
Si affacciavano agli instabili ponti che attraversavano il centro di Esgaroth e passavano le ore ad immaginare cosa potesse nascondere quello specchio inanimato e mai trapassato.

Perché quell’acqua doveva avere un segreto, se passava la sua esistenza a tenere fuori il mondo.


La luna improvvisamente si affacciò nella tenebrosa lastra d’acqua.
Kili sussultò. Poche volte aveva avuto l’occasione di vederla così da vicino.
Certo, è facile ammirarla quando si tiene lontana e a distanza dal mondo, alta nel cielo blu, con aria altezzosa.
Ma è raro e prezioso vederla a pochi passi dagli occhi.
Catturata dall’acqua, in balia dell’oscurità.



<< Zio! La… la luna! E’ stata presa! L’acqua l’ha immobilizzata! Ti prego, aiutiamola! >> gridò Kili a Thorin, che stava ammirando lo spettacolo di luce ed ombre che si creava in quel luogo misterioso e quasi magico.

Fili, avvertendo la preoccupazione del fratellino, colse un sassolino da terra e lo lanciò verso la pallida figura riflessa.
La trapassò. La figura tremò per un istante.
Ma la luna continuava a specchiarsi nell’acqua.


Tutto ad un tratto, Fili, nella disperazione del fratello, si rese conto che la giornata stava per terminare e che non avrebbero avuto modo di visitare il luogo prescelto dallo zio per il Giorno di Quercia.
Un macigno stavolta si tuffò nell’acqua del suo cuore.
Thorin, per l’ennesima volta, si trovò davanti agli occhi lucidi dei suoi nanetti.
Stavano per piangere, un’altra volta? Questa giornata si stava rivelando un catino per le lacrime pensò dolcemente Thorin, mentre un sorriso affettuoso gli riempiva il viso.


Si mise in ginocchio, all’altezza dei suoi nipoti e li abbracciò.

<< Zio, la LUNAAA! E’stata catturata! >> gridò Kili disperato.
<< Zio, la LUNAAA! E’ arrivata per cacciare il sole! La giornata sta per terminare! >> si unì così al grido Fili.
Entrambi i nanetti compresero la preoccupazione dell’altro.
Piccole lacrime minacciavano gli occhi dei fratelli.

<< Amati nipoti, è vero, la giornata sta per terminare. Ma, a dirla tutta, non ho tutta questa voglia di tornare ad Erebor. E voi? Il tempo è volato per i miei occhi, catturati dalla vostra presenza >> rispose Thorin, cingendoli ancora tra le possenti braccia lavoratrici.

<< E… e quindi, zio? >> disse, tirando su con il naso, il piccolo Fili.
<< E quindi, caro, direi che domani sarà un altro Giorno di Quercia! Insomma, chi è che decide quando stabilirlo?! >>
<< NOI!  Sì, zio… Grazie! Ci porterai davvero in una avventura?>> rispose Fili.
Thorin rispose con un sonoro bacio stampato sulle piccole guancette fresche dei due nipotini
<< Vi voglio bene! >> disse infine.



Kili, ancora preoccupato per la sua luminosa amica, non riuscì ad esultare quanto avrebbe voluto.
L’abbraccio era terminato, lo zio si era alzato proclamando che avrebbero dovuto dirigersi in una locanda per trovare un posto dove passare la notte.

<< Zio >> sussurrò flebilmente Kili << E la luna? La portiamo con noi? >>
<< La luna, che tu lo voglia o no, segue tutti.
Ogni cuore spezzato, ogni nuova vita, ogni sorriso, ogni lacrima di gioia...vede tutto la regina della notte.
E non è mai stanca di ammirarci.
Lei è immortale, ma non vive. Può farlo solo attraverso di noi >> rispose Thorin.
<< Guarda ora! la luna si è leggermente spostata. Ama riflettersi nell’acqua, ma non rimanerci, stanne pur certo! >> e detto ciò si avviarono verso i pony che ruminavano alla luce buia della notte.




Deve sentirsi sola, la luna. Nessuno la cerca, nessuna stella osa avvicinarcisi.
E quando qualcuno la cattura, lei se ne fugge via, spaventata
pensò tristemente Kili.
<< Hai il permesso di seguirmi! >> gridò infine, con il naso all’insù.




 

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Capitolo 4
*** Tra Favole e Sogni ***


Ma non disprezzare i racconti tramandati per lunghi anni;

potrebbe darsi che le nonne rammentino alcune cose che in passato i saggi era bene conoscessero.

[ J. R. R. Tolkien ]








La scritta Locanda dell’Occhio Solitario, incisa su di un pannello di legno scuro e consumato, sovrastava il cielo tra la fievole nebbia della notte.


Thorin, Kili e Fili avrebbero alloggiato in una modesta camera fino al seguente mattino.
Era piccola, ma contenente tutto il necessario per dei nani: due letti, uno a due piazze e l’altro singolo, un caminetto, delle piccole candele che risultavano essere l’unica sorgente di luce disponibile, oltre al bagliore del fuoco emesso dal legno bruciacchiato del camino.


I nanetti erano distrutti… che giornata avevano appena trascorso! In giro per il paese, senza sosta.
L’allegria non riusciva a farli smettere. Lei aveva combattuto con la stanchezza… e aveva vinto, fino a quel momento.
Esausti si gettarono su l’unico lettone della camera, lasciando poca scelta al povero Thorin.
Domani mi sveglierò con un incredibile mal di schiena pensò il nano fissando torvo il lettino, sebbene troppo felice per poter trattare e controbattere.



Thorin rimboccò le coperte ai nipotini e si avviò tristemente, a testa bassa, al suo personale luogo di tortura.
<< Buona notte! >> sibilò infine Thorin.
Silenzio.
Si sono già addormentati! Questa giornata deve proprio averli affaticati pensò dolcemente.
Ancora silenzio.
Solo il fruscio delle fronde fitte di alberi che imprigionavano la luce lunare interrompeva la quiete.


Tutto ad un tratto, il silenzio si ruppe. L’eco risuonò nella stanza, nei cuori, e nelle anime dei tre nani.
<< Zio! >> urlò sotto voce il piccolo Kili << E la favola della buona notte? >>
Fili spalancò i suoi enormi occhioni scuri, scintillanti per il riflesso del fuoco.
Giusto! Ce ne stavano per dimenticare! pensò con un sorriso.
L’aria era calda ed eccitante in quella stanza.
<< Sì, zio! La favola! Sai che non riusciamo a dormire senza! >> rispose Fili all’urlo del fratellino, approvando pienamente.

Thorin si issò, ancora caldo nelle coperte, e guardò i suoi nipoti.
Non potè resistere a quei dolci occhi.
In un istante si ritrovò seduto in mezzo ai nanetti, con le braccia che li cingevano.
<< Ragazzi miei, credo proprio che stasera ci affideremo alla mia inventiva. E non ne ho molta, credetemi. Non come Dìs, sicuramente. >> disse dolcemente, scompigliando i capelli di Kili che lo stava guardando con occhi sognanti.

Le favole hanno sempre questo effetto, fanno sognare.

E’ un po’ una controindicazione. Dovrebbero specificare, in ogni libro che si rispetti, la grande possibilità che finita la storia  si ritorni nel mezzo di una vita normale.

<< C’era una volta un drago alato sputa fiamme che… >> esordì Thorin, per nulla eccitato dalla sua poca fantasia.
<< Zio, i draghi sputano? >> chiese stupito Fili.
<< Mh, va bene, hai ragione. Allora… >> ri-esordì Thorin << C’era una volta un drago lancia fiamme che viveva… >>
<< Zio… i draghi come fanno a lanciare qualcosa? >> ri-chiese ancora più sorpreso Fili.
<< Zio… i draghi esistono!? >> urlò infine Kili, terrorizzato dalla storia del lancia-fiamme con le ali.



Forse i draghi non sono l’argomento migliore, in verità riflettè il maestoso nano.
<< D’accordo, vediamo… C’era una volta una principessa rinchiusa in una torre piena di orchi che aspettava… >> cominciò questa volta più convinto.
Stavolta fu Kili ad interromperlo.
<< Zio, ma… ma cos’è una principessa? >>
<< Una principessa è qualcuno che un giorno condividerà la sua vita con te >> rispose dolcemente.
<< Ma io non voglio! Le principesse sono brutte e puzzolenti! E poi, non voglio il reame pieno di orchi, possono anche tenersela nella torre… >> replicò sicuro il nanetto.
<< Io non avrò una principessa! >> lo punzecchiò cantilenando il fratellone

Kili non rispose, gli bastò una sola linguaccia.
Probabilmente è meglio che non accenni alla regina che toccherà a Fili ponderò stavolta Thorin.


<< Va bene, riproviamo. C’era una volta un re malvagio che cercava di conquistare tutta la Terra di Mezzo >> stavolta, pensò, nessuno mi interrompe. Bene.

<< Zio, ma tu non sei cattivo! >>
<< I re non sono malvagi! >>
esplosero uno dopo l’altro i due Durin.


<< Avete vinto! Avete vinto! >> disse con le mani alzate in segno di resa il povero zio << Potete scegliere voi il tema della favola! >>

I piccoli iniziarono ad elencare parole e temi e personaggi senza collegamento tra loro.
<< Nani… cavalli… elfe… cibo… stelle… spade… fuoco… >>
Continuarono così finchè Thorin cadde nel sonno.

<< Ci siamo riusciti a farlo addormentare! >> bisbigliò Fili al fratellino che rideva a bassa voce.
Entrambi si sistemarono ai suoi fianchi, nel calore paterno dello zio, cullati tra le sue braccia.
Nell’oscurità, i denti di Thorin, scoperti da un affettuoso sorriso, scintillarono.
Il mio cuore prega che questa  favola non finisca mai pensò prima di addormentarsi veramente.



 

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Capitolo 5
*** Eroi e Nebbia ***


 

A un uomo che fugge la propria paura,
 
può capitare di scoprire che ha solo imboccato la scorciatoia per incontrarla.
 
[ J. R. R. Tolkien ]










Silenzio.
Il fracasso di lenzuola agitate.
Poi, di nuovo la quiete notturna che sovrastava Esgaroth.





Il sole stava sorgendo, dipingendo la nebbia perenne della città con colori pallidi e fiochi.
Pennellate di un’artista ancora assonnato.
Agli abitanti piaceva quella strana luce che aleggiava a quell’ora della giornata.
Dava un senso di malinconia e pace allo stesso tempo: sembrava che il sole volesse aspettare ad offuscare tutto con i suoi potenti raggi.


Thorin si svegliò pacamente.
Non dormo così profondamente da tempo pensò mentre scendeva dal candido letto.
Cercò di ricomporsi e sistemarsi prima di scendere alla sala principale della locanda dove il locandiere si apprestava a preparare la prima colazione, un’abitudine degli hobbit che si era trasferita ormai per tutta la Terra di Mezzo.
Scese per le scale a chiocciola di legno consunto molto lentamente, quasi stesse ancora dormendo.
Quella prima giornata tra i vicoli stretti di Esgaroth aveva esaurito le sue forze… effetto che non riuscivano mai ad ottenere le giornate a caccia di orchi, o di lavoro nelle potenti e maestose miniere.


Amava i suoi nipoti.
E quando si passa del tempo con una persona amata, l’anima fa di tutto per vivere pienamente ogni singolo secondo.
Soprattutto quando sa che quel tempo è prezioso e che non avrà una seconda occasione.
Non c’è dolore più desiderato e amato di questo: un po’ di tempo e spazio che non tornerà dietro.


La sala era ancora in ombra, poche fiaccole risplendevano lungo le panche di legno fredde ed oscure. Solo un uomo sedeva ad un angolo, il più buio di tutta la stanza.
Era difficile scorgere i suoi lineamenti. Si intravedeva solamente la luce fioca e lontana del suo occhio color ghiaccio.


Thorin, così stanco da riuscire solamente a trascinare le sue possenti gambe per il pavimento ruvido,  si gettò su di una sedia coordinata al resto del mobilio davanti ad una delle panche centrali, aspettando la venuta del locandiere.
Il nano, nonostante fosse in uno stato semicosciente, riuscì ad avvertire la presenza dell’uomo oscuro che sembrava fissarlo. Oppure stava semplicemente consumando il suo pasto?



Giunse tutto ad un tratto il locandiere, il mio nome è Cratippo rivelò cordialmente la sera appena trascorsa, risvegliò Thorin dal suo torpore << Buon giorno, venerando nano. Spero abbiate passato una buona nottata, lei e i suoi piccoli accompagnatori >> disse con un sorriso carico d’affetto, inusuale per uno hobbit residente ad Esgaroth.

<< I miei nipoti! >> urlò improvvisamente in preda all’angoscia.
Mai ci fu un risveglio più tremendo di quello.
<< Dove sono, i miei nipoti? Cosa ne avete fatto? >> continuò rivolto verso Cratippo.
Si alzò scompostamente, sconvolto ed agitato.
Possibile che sia riuscito a dimenticarmi di loro? Come ho potut? Pensò sbattendo il suo poderoso pugno sulla panca.
Iniziò a vagare senza meta per la sala, urlando frasi insensate, mentre il locandiere tentava di fargli mantenere la calma, cercando a tratti di ribadire che non fosse colpa sua.


<< Mi permetta, principe >> disse ad un tratto l’uomo torvo che poco prima lo fissava dall’oscurità del suo angolo. Una voce fredda, strisciante, sibilante.
Lo conosceva? Come poteva sapere che fosse un principe?
Era torvo, curvo, quasi senza capelli, con la faccia segnata dal tempo.
Un occhio solo dominava il famelico viso mentre l’altro era accuratamente ed insolitamente coperto da una ruvida benda chiara.
Un brivido scorse sulla pelle del nano.
 
Thorin si voltò verso di lui, con gli occhi sgranati, lasciando trasparire tutta la sua paura.
Vedrai le mie impronte nella sabbia. Ci sarò sempre, anche se non ti tengo per mano.
Quelle parole che poco prima aveva riferito a Fili iniziarono a rimbombare nella sua testa. Provocando sempre più dolore. Li aveva traditi, delusi.


<< Bisogna stare attenti, per le strade di Esgaroth. Ultimamente troppe creature, piccoli uomini, piccoli nani, piccoli hobbit, sono scomparse nel nulla. Sembra che la nebbia le risucchi. Spero che non sia il vostro caso, nano. O altrimenti non potreste fare più niente per salvarli. Non avrebbe più importanza fingere di fare l’eroe >> disse fissandolo da lontano, quasi con tono di sfida.



Thorin iniziò ad immaginare i suoi nipotini dispersi per la città, probabilmente in compagnia di qualche mal fidato.


Un eroe. Non era mai stato un eroe.
Non c’era posto per lui nelle loro vite bisognose di modelli.
E probabilmente non ci sarebbe più stato.


Questi pensieri, scaturiti da quella figura torva, inondavano il cuore di Thorin.
Il suo cuore stava andando alla deriva, sarebbe annegato.
Avrebbe avuto bisogno lui di un eroe, in quel preciso istante.



<< Siete stato voi! >> gridò alla fine disperato puntando il dito verso l’uomo.
Si lanciò per afferrarlo, per mostrargli che non avesse paura o timore, quando il portone arrugginito della locanda si spalancò di colpo.

<< E’ successo, di nuovo! >> gridò ansimando un uomo similmente torvo.
<< L’ho visto con i miei occhi! >> aggiunse infine con il viso sopraffatto dal terrore.


Thorin però riuscì solamente a percepire in lontananza, per i piccoli viali, la voce del suo piccolo Fili.

Kili, hai visto? L’hanno presa! Urlava al fratellino con voce preoccupata.

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Capitolo 6
*** Ombre di Coraggio ***


Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi.

Gli occhi vedono solo ciò che è limitato.

Guarda col tuo intelletto, e scopri quello che conosci già, allora imparerai come si vola.









<< Non possiamo lasciarla da sola! >> disse Fili al fratellino visibilmente impaurito
<< E’ nostra amica! >> aggiunse tutto d’un fiato, cercando di convincere Kili.
Il nanetto, come risposta, lo guardò intensamente negli occhi.
Erano sicuri, avevano fame di avventura.
Ma cos’era quella lucina che brillava in fondo a tutta quell’oscurità?
Coraggio pensò Kili.
Non era mai stato coraggioso, lui. Gli bastava piagnucolare ed aprire i suoi occhi dolci per far cadere tutti ai suoi piedi.
Lo sapeva bene ed ora  temeva per entrambi.
Non sono in grado di aiutare le persone in pericolo, né tanto meno di partire per un’avventura con il mio coraggioso fratello. A cosa potrei servire?
Fili, quasi avvertendo i suoi pensieri, lo prese con fermezza per mano  << Ha bisogno di noi >> disse fissandolo di rimando << Ed… ho bisogno di te >>.
E detto ciò, lo trascino con sé, correndo in aiuto della nuova amica.


**********


Thorin, dopo aver avvertito quelle poche parole che l’aria aveva trasportato come un fidato messaggero, si avventò verso la porta urtando contro l’uomo che poco prima aveva fatto irruzione nella locanda.
Dove corre! gli parve di sentirsi urlare dietro, mentre Cratippo osservava impaurito la sua lunga chioma scomparire dietro l’immensa porta di legno.
 

Si guardò intorno, ancora più agitato.
Cosa stava succedendo in quel paese?
Nessuno occupava le vicinanze, mentre il sole rincorreva sempre più in alto un colorato volatile.
Nebbia, solo nebbia.
Si voltò di scatto da destra a sinistra per cercare i suoi nipoti << Fili! Kili! >> urlava con tutta la voce che poteva, ininterrottamente.
Nessuno parve rispondere al suo richiamo.
La vista cominciava ad annebbiarsi.


Rientrò nella locanda.
Possibile che abbia avuto un’allucinazione? Cosa mi sta succedendo?
La testa cominciò a girargli e l’ultima cosa che vide furono Cratippo e il nuovo arrivato che accorrevano a sorreggerlo.
Dopo di che, il buio.



**********



Cratippo si sedette per un attimo accanto a Lucs, mentre esponeva ciò a cui aveva appena assistito. Si stavano prendendo cura di Thorin nel frattempo. Ancora non si era ripreso e non dava segno di voler riprendersi.
<< Strano malore >> aveva detto Cratippo quando lo adagiò su di una panca
<< Mai vista una cosa simile >> aveva aggiunto l’altro.


L’uomo torvo, ora non più nell’oscurità, se ne era andato poco dopo, lasciando una generosa mancia al locandiere.
Aggiunse di essere terribilmente di fretta e che non avrebbe potuto fermarsi di più.
Uscì dalla porta principale non prima di aver mirato di sottecchi Lucs che rispose immediatamente con uno sguardo d’intesa.


<< Ho visto un’ombra oscura, era difficile poter veder di più con tutta quella maledetta nebbia. Poi un’ombra più piccola che la seguiva. Probabilmente di un altro piccolo abitante catturato. Dove stiamo finendo? >> disse a Cratippo, che ora lo fissava concentrato.
<< Ho provato ad inseguirlo, ma non sono riuscito per la scarsa visibilità ad andare molto lontano >> aggiunse infine, come se non vedesse l’ora di togliersi il peso di quella visione.
<< Credi che siano stati catturati anche i piccoli nanetti? >> chiese poi il locandiere, onestamente preoccupato.
<< Non saprei. So solamente che ad Esgaroth nessuno è più al sicuro >> rispose con voce profonda.


Lucs, dopo aver discusso a lungo con il suo amico, si alzò per tornare alla sua bottega che attendeva di essere aperta.

Cratippo stava per salutarlo con una stretta di mano quando Thorin apparve all’improvviso alle loro spalle, ancor più agitato di come lo avessero lasciato.


<< Cos’è questa? >> chiese sconvolto mentre mostrava una piccola foglia verde scura.











 

Volevo ringraziare tutti coloro che sono riusciti a sopportarmi fin qui, tutti coloro che mi hanno aggiunta alle storie seguite, preferite o da ricordare.
Ringrazio inoltre tutti i lettori silenziosi e soprattutto LadyDenebola, Virgo00, Yavannah e Dragasi che continuano a farmi sciogliere con le loro recensioni.

Spero che continuiate tutti a seguire questa fanfiction… e che continui a piacervi!
Ogni recensione è ben accetta! :)

Un abbraccio a tutti!
- Zodiac

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