Una porta per un nuovo mondo

di magixludo
(/viewuser.php?uid=161627)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La scelta ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Il mio nome è Angela ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Una ragazza senza memoria ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Un talento insospettabile ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Conto alla rovescia ***



Capitolo 1
*** Prologo: La scelta ***


Prologo: La scelta
 
<< La situazione sta degenerando, di questo passo i tre mondi – anzi i quattro mondi – collasseranno l’uno sull’altro… se non facciamo subito qualcosa finiremo male… >>
<< Non abbiamo altra scelta, ci serve qualcuno al di sopra delle parti che possa prendere il controllo della situazione, ci servono loro due… in fondo hanno già sistemato tutta una volta… >> due voci, due persone, forse, stavano discutendo di qualcosa.
<< Credo che non sia possibile, non dimenticare che abbiamo fatto credere loro che sia stato tutto un sogno. >>
<< Credo che qui quella che dimentica qualcosa sia tu, Bianca… a giudicare dal numero di furti inspiegabili avvenuti in quella città credo proprio che ricordino o, quantomeno, ricorda Lei… >>
<< Perché tu non hai niente a che fare con i furti, vero, Nera? Quando Lei uccide tu non sei mai nei dintorni, dico bene?>>
L’altra non diede segno di avere ascoltato l’interruzione o la frecciatina e continuò il suo discorso: << In ogni caso, spedirle di nuovo lì potrebbe essere complicato, lasciamo che ci vadano da sole, mettiamole solo in condizione di farlo… >>
<< Ma questo non sarebbe corretto… >>
<< Mi spiace, ma proprio per questo tuo carattere questa missione non fa per te, lì non ci sarà nessuno di corretto, mi spiace ma non puoi venire… >> e con un colpo di coda la mise fuori combattimento facendola svenire << questa volta ci andrò da sola. >>
<< Neanche tu sei corretta, abbiamo sempre combattuto insieme… >> rispose l’altra con un lamento prima di svenire.
<< Vedi, è questa la differenza tra me e te, tu pensi al bene di tutti gli essere umani… io al mio… >> sospirò << …e al tuo… >> fece un sorriso mesto – facendo spiccare i bianchi canini affilati in contrasto con la pelle nera come la notte – mentre le ombre l’avvolgevano e la ritrascinavano nell’oscurità da cui era venuta; la sua controparte sarebbe stata bene, ma doveva muoversi adesso che era fuori combattimento o le avrebbe potuto dare solo problemi << …sorella. >>

 
 
 
 
_________
 
Angolo Autrice:
Chi saranno queste due misteriose entità? Se qualcuno ha letto la mia fic del fandom  Yu-Gi-Oh! 5D's (L'inizio della fine) potrebbe già aver capito qualcosa (in effetti è il “sogno” a cui le due misteriose entità si riferiscono), in ogni caso quella storia non è ancora finita quindi anche se ho ripescato le due OC da lì le carte in tavola cambieranno.
Che altro dire? Ah, sì, il prologo è un po’ breve ma i prossimi capitoli saranno più lunghi.
Altro? Niente, a parte che spero in qualche piccola recensione.
A breve dovrebbe arrivare il primo capitolo in cui conoscerete la protagonista (e d’ora in poi la storia sarà narrata dal suo punto di vista!) e vedrete come queste due “entità” la spediranno ad Heartland City.
Ah, quasi dimenticavo, per questa storia ho deciso di accettare i vostri OC, ma non adesso, tra un paio di capitoli; quindi se volete partecipare continuate a seguire la storia.
Alla prossima,
Ludo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1: Il mio nome è Angela ***


Capitolo 1: Il mio nome è Angela
 
Cammino su di una stretta striscia di terra, è così piccola che devo mettere un piede davanti all'altro per avanzare. Un sasso si stacca dal bordo e cade nel burrone. Rabbrividisco. Non posso permettermi di sbagliare oppure potrei fare una brutta fine.
D'un tratto c'è una luce accecante davanti a me. Alzo lo sguardo da terra e lo vedo, un gigantesco portone chiuso da una catena con tanto di lucchetto centrale.
<< Colui che riesce ad aprire questa porta otterrà un nuovo immenso potere, tuttavia per accedere a questo potere bisogna rinunciare a quanto di più prezioso si possiede al mondo… >> disse la porta con voce roca e cavernosa, poi s'illuminò di una luce rossa.
"Dovrei rinunciare a quanto ho di più caro?" penso e mi ritraggo spaventata, porto indietro una gamba, pronta a scappare di corsa, ma il terreno si distrugge sotto i miei piedi ed io cado nel vuoto.
 
Mi alzo dal letto e mi guardo intorno, sono nella mia stanza, nel mio letto, come ogni mattina, e quello era solo un sogno dovuto al troppo guardare anime. Soprattutto quello che rappresenta la mia ultima passione, ossia Yu-Gi-Oh! Zexal lo guardavo sempre su K2 quando lo trasmettevano anche se adesso lo hanno sospeso.
Ma lasciate che mi presenti, il mio nome è Angela Hungets, ho 16 anni e sono una normale studentessa del liceo, almeno in apparenza perché in realtà io sono...
<< Angy, muoviti! >> e questa è mia madre che come al solito interrompe i miei interminabili monologhi con la scusa che è tardi e che devo muovermi o farò tardi a scuola. Questi genitori! Non capiscono proprio le passioni dei figli! Tipo le mie: io sono un'otaku incallita e adoro qualsiasi cosa riguardi anime e manga, e proprio per questo proprio l'altro giorno ho comprato in fumetteria una 'Chiave dell'imperatore' - sì avete capito bene, proprio quella di Yuma - che porto sempre al collo, perché è una collana, nascosta sotto la felpa/maglia/camicia, infatti se la vedessero i miei amici non capirebbero, e poi ho una reputazione da difendere, infatti, anche se lo nascondo a tutti, io sono...
<< Allora, ragazzi, fatti i compiti? >> e questa è la mia professoressa di matematica, anche lei interrompe sempre i miei monologhi – tanto che questo era lungo mi ha fatto percorrere tutta la strada da casa a scuola – con la scusa di "fare lezione", ma chi si crede di essere, un'insegnate? Ok, non sono divertente, lo ammetto, ma diciamo che non è nel mio carattere fare umorismo, preferisco l'ironia pungente, infatti si abbina molto di più a me ed alla mia natura.
Altro da dire su di me? Non saprei, ah, sì, abito in Italia e... boh, ho appena iniziato e sono già a corto d’idee.
Stringo la Chiave sotto al maglione. "Energia al massimo!" penso, e forse sorrido come una stupida perché i miei compagni mi guardano straniti, ma chi se ne frega! Se sapessero veramente chi sono mi guarderebbero terrorizzati! Quindi forse è meglio così, almeno per loro...
Devono passare sei ore prima che le lezioni finiscano, ma almeno adesso sono libera fino a domani. Mi trattengo una mezz’ora con i miei compagni di classe per discutere della giornata appena passata, poi li saluto e mi dirigo verso casa. Il mio riflesso in una vetrina mi fa ricordare che non vi ho ancora detto niente sul mio aspetto fisico: ho due grandi occhi blu zaffiro, biondi capelli boccolosi che arrivano alle spalle e vesto sempre in tinte chiare e colori sgargianti, almeno fino a quando non mi cambio per...
<< Sono a casa! >> urlo aprendo la porta. Ok, devo ammettere che questa volta mi sono interrotta da sola e che non ho scusanti, in ogni caso non c'è ancora nessuno a casa. Mi faccio un panino al prosciutto e inizio a pranzare da sola. Mentre mangio guardo su internet un episodio di Zexal, lo scelgo a caso e mi capita il numero 41 Il Rapimento Di Hart, scelgo sempre a caso perché ormai li ho visti tutti questi tradotti in italiano e quindi non ha importanza quale guardo, tipo ieri ho visto il primo, e deve essere questo il motivo del mio assurdo sogno, in effetti mi piacerebbe tanto trovarmi ad Heartland City…
Sorrido mestamente, queste sono solo sciocchezze, non è possibile finire dentro un cartone anima- cioè volevo dire “dentro un anime”, scusate sono molto puntigliosa su questo punto.
Continuo a mangiare mentre guardo l’episodio, anche se conosco la fine, ed in fondo è un vero peccato che abbiano perso tanto tempo a cercare Hart, se fossero arrivati prima – sia Yuma che Kite – forse Tron non avrebbe catturato il minore dei fratelli Tenjo e non avrebbe assorbito tutti i suoi poteri, se solo avessi la possibilità mi piacerebbe avvertirli…
Adesso però basta fare queste ipotesi assurde “se si corre solo dietro ai sogni, si perde di vista la realtà!” e questa era una citazione ad un altro dei miei anime preferiti, qualcuno riconosce il manga da cui è tratta?
Finisco di mangiare e finisce anche l’episodio, vorrei vedere anche il seguito ma adesso devo proprio studiare.
Spengo il computer e mi sedio alla scrivania.
 
È mezzanotte, sono nel mio letto e fisso il soffitto, sono bagnata di sudore freddo, gli occhi sbarrati. Ho fatto di nuovo il sogno di ieri, solo che oggi sono precipitata per un bel po’ prima di svegliarmi, ed è stato terribile.
<< Non mi dirai che ti sei fatta spaventare da un sogno, spero. Non lo accetterei, da tua sorella, forse, ma da te proprio no! >> è questo ciò che dice una voce dentro la mia testa, credete sia il mio io interiore? Vi sbagliate di grosso perché in realtà è…
<< Non sono spaventata, solo che ho una brutta sensazione, tutto qui… >> scusate se ho lasciato la frase in sospeso, ma dovevo assolutamente rispondere.
Mi stringo nelle spalle, poi sposto le coperte e mi alzo dal letto. Ho lasciato la Chiave dell’Imperatore sul comodino accanto al letto, la stringo forte, e anche se è solo plastica sento le punte pungermi il palmo. C’è veramente qualcosa che non va, me lo sento, ed io non sbaglio mai, soprattutto quando mi fido dell’istinto.
<< Vorresti essere lì, vero? >> domanda la voce.
<< Piantala, lo sai meglio di me che non è possibile. >> la stanza è buia quindi la mia cara “voce” non si può manifestare e non possiamo parlare faccia a faccia, ma non per questo mi farò intimorire.
<< Credevo che per noi – che per te – non esistesse la parola “impossibile” >> è insistente, troppo. Dove vuole andare a parare?
<< Cosa vuoi? >> adesso mi sono fatta più guardinga, basta giochetti stupidi, andiamo subito al dunque.
La cara “voce” però non risponde, è buio e non vedo ciò che fa, ma percepisco chiaramente che si sta avvolgendo intorno a me come un bozzolo, per poi entrare nella chiave.
<< Ma che… >> non riesco a formulare un pensiero coerente; e comunque, se anche ci riuscissi, non farei in tempo a formularlo. Infatti una luce nera – non chiedetemi come faccia una luce ad essere nera ed a risplendere nella totale oscurità perché non saprei cosa rispondervi – si manifesta così accecante che sono costretta a chiudere gli occhi.
Il brutto presentimento che provo da questa mattina, alla fine, si è avverato.
 
Freddo. Duro. Dolore.
Apro prima un occhio, poi l’altro. Mi sento un po’ dolorante, ma cerco di mettermi almeno seduta, perché mi rendo conto di essere stesa a terra, in strada. Non saprei dire dove sono, è buio e non c’è nessuno, sembra uno di quei quartieri malfamati delle città – con tanto di bidoni rovesciati e ratti giganteschi che scorrazzano in giro. Dove cavolo è camera mia?
Sto per alzarmi e dirne quattro alla cara “voce” quando altre due voci mi fanno girare. Parlano a voce abbastanza alta, segno evidente che non pensano ci sia qualcuno nei paraggi che li possa ascoltare, e mano a mano che si avvicinano il tono si alza ancora di più.
I due si avvicinano molto lentamente e sono avvolti nell’oscurità quindi non saprei dire chi sono, anche perché non sono solita frequentare questo genere di posti. In compenso – per i motivi sopra spiegati – riesco tranquillamente ad ascoltare quello che si stanno dicendo.
<< E così anche per stanotte abbiamo finito la caccia, che ne dici di tornare a casa? >> una voce maschile, un ragazzo, forse un paio di anni più grande di me; deve essere vestito di nero perché altrimenti spiccherebbe di più nell’oscurità del vicolo da cui sta uscendo. Vicino a lui c’è qualcuno di basso e piccolo, aguzzo la vista per capire chi, o meglio, cosa sia, ma la frase che dice mi da la risposta che cercavo.
<< Subito, capo. >> e il mio cuore perde un battito perché non mi serve più aspettare che escano dal vicolo per vedere chi sono, ormai li ho riconosciuti, so chi sono.
Cerco di rimettermi in piedi, ora che ho capito con chi ho a che fare – per quanto vorrei restare – credo sia molto meglio andare via di qui. Purtroppo, nella fretta di scappare, inciampo nei miei stessi piedi e ricado a terra. Ma che cavolo mi succede? Di solito non sono così incapace, soprattutto quando si tratta di scappare, proprio io che sono…
Ma non ho il tempo di finire il pensiero che le due figure escono dal vicolo e le vedo, e mi vedono. Rabbrividisco.
Fisso i due che mi stanno davanti sperando che non mi abbiano visto, o che decidano di ignorarmi andando oltre, ma non sono mai stata molto fortunata, perché infatti il ragazzo si avvicina a grandi passi e si pianta a meno di cinquanta centimetri da me. Mi fissa impassibile, con sguardo accusatore, come se mi avesse beccata a fare qualcosa che non dovevo, sento qualcosa che si attorciglia nello stomaco, anche se – se non fossi in questa situazione così assurda – forse, in fondo ai suoi occhi di ghiaccio, riuscirei a notare la punta di curiosità e di stupore che lo ha spinto ad avvicinarsi.
Il suo fedele robottino gli è subito accanto e si mette a studiarmi anche lui.
Il ragazzo non perde un istante di più e mi chiede, imperioso: << Chi sei? E che ci fai qui? >>
Fantastico! Sono ad Heartland City – perché ormai ho capito dove quell’idiota della “voce” mi ha spedita – da neanche cinque minuti e già mi trovo faccia a faccia con questo robot completamente inutile di nome Orbital 7, e con la creatura più affascinante e pericolosa che il mondo sia mai stato in grado di creare, il biondo cacciatore di numeri Kite Tenjo.

_________
 
Angolo autrice:

 
Ed eccomi qui con il primo capitolo. Spero vi sia piaciuto. In questo capitolo avete visto la protagonista che non so perché ha fatto una figura dopo l’altra, vi assicuro che di solito non è così incapace.
Angela: Vorrei ricordarti che qui quella che sta scrivendo sei tu…
Sottigliezze… spero comunque che abbiate gradito, anche se ho messo in mezzo vari interrogativi, primo tra tutti: chi è questa “voce” che Angela sembra conoscere tanto bene? E, soprattutto, chi è in realtà Angela? E perché ogni volta che cerca di rivelarlo non finisce mai la frase?

Angela: Ripeto, sei tu che stai scrivendo…
Ancora sottigliezze… in ogni caso, non so se lo avete notato ma il titolo del capitolo richiama quello del primo episodio di Zexal.
Altro da dire? Ah, sì, per chi non l’avesse riconosciuta o non la conoscesse, la citazione all’interno del capitolo – "se si corre solo dietro ai sogni, si perde di vista la realtà!" – è di Conan Edogawa, quindi del manga Detective Conan, più precisamente, Volume 44 File.10 La fuga, il mini-detective la rivolge a Kaitou Kid, nel capitolo Angela la rivolge a sé stessa, ma sottigliezze... Abituatevi perché potrebbero capitare spesso riferimenti ad altri anime/manga che seguo.
Ora vi lascio sperando di ricevere vostre recensioni in attesa del prossimo capitolo, il cui titolo ricalcherà quello del secondo episodio di Zexal: Una ragazza senza memoria.
Nel nuovo capitolo Angela dovrà vedersela con Kite (la “creatura più affascinante e pericolosa” che potrà detenere il suo primato fino a quando non arriveranno i Bariani XD) e sarà l’intervento provvidenziale dell’“inutile” Orbital ad evitare che qualcuno si faccia male, e non vi conviene essere tanto sicuri che quel “qualcuno” sia Angela…
 
Arrivederci al prossimo capitolo,

Ludo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2: Una ragazza senza memoria ***


Capitolo 2: Una ragazza senza memoria
 
<< Allora? Sto aspettando una risposta! >> in piedi, di fronte a me che sono ancora seduta a terra, mi sovrasta e mette anche soggezione. Alza un sopracciglio e mi studia, impassibile.
E ora? Che faccio? Di spiegargli che sono capitata qui per un brutto scherzo giocatomi dalla mia "voce interiore" non se ne parla proprio; penserebbe che lo sto cercando di fregare o prendere in giro, si potrebbe arrabbiare, perdendo la pazienza, e quindi decidere di strapparmi l'anima, e a quel punto avrei problemi maggiori… e visto che non posso raccontargli tutto mi rimane una sola possibilità, e farò bene a dare fondo a tutte le mie doti di attrice perché devo assolutamente risultare credibile: << In realtà me lo sto chiedendo anche io, non ricordo proprio come sono finita qui e… >>
Lui mi guarda, io lo guardo di rimando e capisco che non l’ha bevuta, devo essere più convincente: << Scusa la domanda, ma ci conosciamo? Cioè, intendo, per caso sei un mio amico/parente venuto a recuperarmi perché non mi trovavate da giorni? >> metto su un'espressione interrogativa e perplessa, o la va o la spacca. Mi arrischio a buttare un occhio ad Orbital vicino a lui, mi guarda preoccupato: e uno è andato, ora arriva il difficile.
Kite mi scruta per qualche secondo – che però mi sembra durare delle ore – poi risponde: << No, non ti conosco, ti ho appena incontrata e non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa ci facesse una ragazzina come te in giro per questi quartieri a quest'ora di notte. >>
E ora che gli rispondo? << Mi dispiace non poter placare questo tuo dubbio, ma non lo ricordo… forse ho preso una botta e ha perso la memoria… >> e per rendere più credibile la spiegazione mi massaggio dietro la nuca, come se mi facesse molto male. Alla fine, una volta capito il trucco, è facile rispondere: essendo senza memoria non posso rispondere.
E sembra che la prova fosse proprio quella e che l'abbia superata perché il biondo cacciatore rilassa impercettibilmente i muscoli che fino a quel momento aveva tenuto in tensione, evidentemente ha stabilito che per lui non rappresento un pericolo.
E passato il "pericolo" scema anche la sua attenzione per me, perché si rimette in cammino – Orbital lo segue immediatamente –, mi supera e mi da le spalle; non posso fare a meno di pensare che la sua sia stata una valutazione frettolosa ed una decisione avventata, se lo avessi abilmente ingannato – come infatti è successo – e avessi intenzioni omicide adesso sarebbe del tutto privo di protezione, con la guardia abbassata, e basterebbe un colpo rapido e ben piazzato per porre fine alla sua esistenza.
Quando mi rendo conto del pensiero appena formulato rabbrividisco, sono arrivata da neanche mezz'ora e già mi voglio far conoscere? Meglio evitare. Prendo quindi la sofferta decisione di non ammazzare nessuno mentre sono qui e decido di rialzarmi, una buona volta!
Non faccio neanche in tempo a piegare le ginocchia che Kite si è già girato e riavvicinato, i muscoli di nuovo in tensione: << Che stai facendo? >> domanda imperioso, poco ci manca che mi punti contro l'indice accusatore.
<< Anche se non so dove andare, diciamo che l'idea di passare il resto della notte in questo posto >> e con un braccio indico l'ambiente circostante << non mi stuzzica. Chiamami schizzinosa se vuoi, ma le cose stanno così >> rispondo pronta (mentre, per un a buona volta, riesco a mettermi in piedi), anche se sono stupita per la rapidità con cui ha reagito: ma quale "valutazione frettolosa" e "decisione avventata", qui, quella che ha fatto un errore di calcolo, sono io.
<< Chissà >> aggiungo poi << forse prima di perdere la memoria ero una qualche principessa di un qualche paese lontano... >>
Lui mi guarda con occhio critico (forse l'ultima frase me la potevo risparmiare!) poi fa una cosa del tutto inaspettata: mi mette una mano dietro la schiena, poi mi passa un braccio sotto le gambe e, praticamente, mi prende in braccio.
<< Andiamo Orbital >> dice risoluto di fronte all'espressione scioccata del robottino << la signorina senza memoria viene con noi, non possiamo certo lasciarla qui da sola. >>
<< Subito, capo >> risponde e si trasforma in un paio di ali meccaniche che si attacca alla schiena di Kite, che con un balzo si solleva in volo.
Probabilmente dalle sue parole potrebbe sembrare che non si sia mosso a pietà, ma dal tono con cui lo ha detto, e dalla luce che gli brillava negli occhi, credo mi veda più come una specie di ostaggio; mi sa che ha preso un po' troppo sul serio la storia della principessa smarrita.
Non ho però neanche il tempo di preoccuparmi che atterriamo di fronte all’ingresso dell’Heartland Tower; è stato un volo breve.
Orbital si stacca dalle spalle del suo capo e torna al suo aspetto originale, poi corre ad aprire la porta visto che Kite ha entrambe le mani occupate, occupate da me.
Mi aspetto che adesso mi metta giù, invece avanza deciso ed entra.
L’interno non è illuminato, ma non mettiamo neanche un piede dentro che un uomo di corporatura massiccia ci affianca e chiede: << Allora, com’è andata la caccia? Mr.Heartland mi ha detto di aspettare il tuo ritorno per poi dirti di andare subito a fare rapporto da lui >> non deve neanche finire la frase che già ho capito chi è – anche perché gli occhi si sono abituati alla penombra – è Gauche, e a giudicare da come si rivolge solo a Kite non sembra essersi accorto della mia presenza, e non so se considerarlo un bene o un male.
<< D’accordo, riferiscigli che sono arrivato >> concede Kite, anche se si nota benissimo che ha la stessa voglia di incontrare il sindaco di Heartland City di quanta ne avrei io di prendere un’insufficienza ad un compito scolastico – ossia pari a zero – e forse per questo ci tiene ad aggiungere: << E digli anche che lo incontrerò domani mattina presto – e non m’importa se sta dormendo – perché per stasera ho da fare… >>
Gauche sta per chiedere << cosa? >> ma, seguendo lo sguardo del giovane cacciatore, mi vede e chiude la bocca di colpo rimanendo perplesso. Poi il suo sguardo s’illumina e, dopo aver dato un’affettuosa pacca sulla spalla ad un Kite che non sembra affatto gradire, se ne va, trascinandosi – per qualche oscura ragione – via con lui Orbital, e dicendo qualcosa del tipo: << Non ti preoccupare, ci penso io a coprirti con mr.Heartland, tu divertiti! >>
Kite non ringrazia neanche, ma riprende a camminare verso non so quale meta – dagli episodi non si capisce molto della struttura interna di quest’immensa torre – e mentre lui va io cerco d’immaginare cosa possa fare uno come lui di tanto divertente stanotte – un qualcosa per cui non è necessaria la presenza di Orbital, da cui non si separa quasi mai – e poi, purtroppo, ci arrivo.
Questo tipo ha appena lasciato intendere che lui… che noi… oh, *censura*!
Comincio a dimenarmi e non so come in un attimo sono sgusciata via dalle su braccia e sono di nuovo in piedi sulle mie gambe; forse mi ha aiutata un po’ – ok, tanto – l’effetto sorpresa, ma l’espressione di stupore/perplessità/disappunto/frustrazione(per essersi, in effetti, lasciato sfuggire la preda catturata) sul suo volto è impagabile, e, anche se il buon senso mi direbbe di scappare mentre è ancora intontito, rimango qui ferma, in parte curiosa di vedere come andrà a finire questa storia, anche perché so che se si arrivasse ad uno scontro – di un qualsiasi tipo – non sarei io a perdere.
Kite mi fissa (e a ben pensarci è da quando ci siamo incontrati che non sta facendo altro), poi si avvicina pericolosamente e io sento un brivido attraversarmi la colonna vertebrale – anche perché ha un’espressione indecifrabile che rende impossibile anche solo immaginare cosa gli stia passando per la testa – allunga la mano e sento i miei muscoli tendersi, reagisco d’istinto e scarto rapidamente di lato mentre lui abbassa la maniglia e apre la porta che c’era alle mie spalle.
Oh, questa non me l’aspettavo.
Dopo aver aperto la porta si sposta per lasciarmi passare. Entro.
La stanza è grande e spoglia, ci sono giusto un grande baldacchino, una scrivania e, nell’angolo, un armadio di legno.
Mi volto per dirgli qualcosa, ma lui mi precede: << Passa pure la notte qui e domani mattina sparisci >> sono sicura che vorrebbe incenerirmi con lo sguardo << la mia stanza è qui accanto >> e indica una porta accanto che prima non avevo visto << se hai bisogno di qualcosa chiamami >> ma, dall’occhiataccia che mi lancia, capisco che non devo azzardarmi a farlo. Mi domando allora perché me lo abbia proposto, poi ricordo la storia della principessa, e penso che forse abbia cercato di salvare le apparenze.
<< Ehm, allora ciao >> concludo e chiudo la porta.
Kite non saluta nemmeno, ma si dirige direttamente verso la sua camera.
Chiusa la porta mi appoggio ad essa con la schiena con il proposito di riprendere fiato dopo tutte queste emozioni e fare il punto della situazione, ma subito sento un tonfo e scatto in piedi riaprendo la porta. Sgrano gli occhi quando vedo Kite – lo stesso Kite che fino ad un attimo prima era tutto sicuro di sé e camminava impettito – accovacciato sul pavimento, piegato in due dal dolore. Vorrei aiutarlo ma, conoscendo il suo carattere individualista, so che non se lo – o me lo – perdonerebbe mai; so anche, però, che è di tempra forte e sono sicura che si riprenderà. Infatti, poco dopo, si rialza ed entra in camera sua, come se niente fosse successo; probabilmente si è trattato di uno degli attacchi che cominciano a venirgli a metà serie a causa dell’uso della trasformazione fotonica. Chissà in che stagione sono capitata?
Rientro nella mia stanza e mi dirigo verso il letto – Kite non mi ha vista – mi stendo e chiudo gli occhi – ed io non ho intenzione di dirgli che l’ho visto così fragile.
Sprofondo subito in quell’oblio chiamato sonno. Per una volta non faccio sogni assurdi.
 
A svegliarmi è la luce del sole che fa capolino dai pesanti tendaggi che coprono l’unica finestra della stanza. La sera prima, complice forse il buio, non mi ero accorta della sua presenza. E adesso che sono fresca e riposata mi accorgo anche dell’aria viziata e del pungente odore di chiuso. Sbatto le coperte e una nuvoletta di polvere si posa sul pavimento già sporco di suo; starnutisco.
Mi rendo conto che questa stanza non deve essere stata usata da molto tempo, chissà a chi apparteneva prima? Chiunque fosse, quando è andato via, deve essersi portato l’arredamento con sé.
Mi alzo con molta calma e con movimenti controllati. Appena aperti gli occhi credevo di trovarmi in camera mia, ma subito dopo è arrivata la sconcertante verità: sono davvero qui, sono ancora qui. E ora come torno a casa?
Visto che sono arrivata qui a mezzanotte in quel quartiere assurdo, la risposta più plausibile è che il portale si riaprirà di nuovo stasera lì, quindi ho la possibilità di passare un’intera giornata ad Heartland City. Cosa può chiedere di meglio un’otaku accanita come me?
Scendo dal letto e sento il freddo del pavimento sotto le piante dei piedi, vedo ai piedi del letto un paio di stivali neri, eppure sono certissima di non essermi spogliata prima di andare a dormire. Sempre in fondo al letto mi accorgo di un qualcosa di nero, mi avvicino per analizzare meglio e capisco che sono vestiti. E allora tutti i tasselli vanno al loro posto, è stata la mia adorata “voce interiore”, che forse ha voluto farsi perdonare questo brutto scherzo; in ogni caso da ieri sera non si è fatta più sentire. Chissà che le è successo? Non che sia preoccupata, intendiamoci, non so come ma riesce sempre a trovare un modo per tornare, per tornare da me.
A questo punto, sola e spersa in una città che non conosco, non mi resta che prepararmi ad affrontare la giornata. Prendo i vestiti e mi avvicino all’armadio, lo apro e, come avevo immaginato, ci trovo uno specchio a figura intera. Non so se è maggiore lo shock di trovare una cosa pulita qui in mezzo, oppure, proprio perché pulita, l’immagine di me che mi rimanda.
Infatti, per qualche assurdo motivo, sono cambiata, forse il mio aspetto era troppo normale per questo posto e quindi venendo qui mi sono trasformata. Niente d’assurdo di cui preoccuparsi, intendiamoci, niente capelli rosa alla Super Sayan, per capirci, però sono diversa.
Contemplo il mio riflesso: i miei capelli si sono schiariti, non più biondo dorato ma sul biondo platino, e adesso mi arrivano ad oltre metà schiena con delle ciocche azzurro metallizzato davanti alle orecchie ad incorniciarmi il viso. Anche gli occhi si sono schiariti, ora sono azzurro ghiaccio. C’è qualcosa che non va in questo aspetto, ho la sensazione di averlo già visto su qualcuno…
Inutile dire che anche gli abiti sono cambiati, sono molto diversi da quelli che metto di solito e me ne accorgo mentre mi rivesto: collant bianchi con gonna nera, maglia grigia a collo alto con manica a ¾, giubbotto in pelle nera con chiusura a zip e poi stivali alti lucidi e neri. Mentre seduta sul letto li sto infilando, un luccichio mi fa accorgere di qualcosa al loro interno: due pugnali gemelli dal bordo seghettato, piccoli ed affilati; anche se ho promesso di non ammazzare nessuno mentre sono qui, questo non vuol dire che non possano tornare utili.
Aggancio in vita la cintura con i deck e l’attrezzatura da combattimento – gentile omaggio della “voce interiore” benché io non sappia duellare, o almeno non ricordi di averlo mai fatto – e sono pronta.
Mi rimiro allo specchio e finalmente capisco chi mi ricorda questo aspetto: con capelli biondi e azzurri, occhi quasi grigi e look total black sono la copia femminile di Kite.
Per un attimo non riesco a connettere, poi mi rendo conto che è stata la prima persona che ho incontrato e forse per questo nel momento di cambiare look mi sono ritrovata così perché la carissima “voce interiore” si è ispirata all’unica persona di questo universo che conosceva. Spero solo che il diretto interessato non lo noti troppi.
Sto per uscire dalla stanza quando noto un luccichio sulle coperte del letto. Un altro pugnale? Mi avvicino e trovo la mia Chiave dell’Imperatore, quella che mi ha portato qui, solo che anche questa è cambiata: non è più plastica, ma vero oro massiccio, ma non oro giallo come quella di Yuma, questo è oro nero. Passò un dito sulla chiave e sento il freddo del metallo contro la pelle. Anche il piccolo pallino verde vicino all’impugnatura ha cambiato colore, ora è viola.
Metto la chiave al collo, ma poi mi rendo conto che – sebbene non sia la chiave di Yuma – se uscendo dovessi incontrare Kite potrebbe credere che in qualche modo sia imparentata con lui, allora la metto nella tasca della giacca e la chiudo lì. O, per meglio dire, c’è ancora una questione da risolvere, questa sicuramente non è più la Chiave dell’Imperatore, e allora deve cambiare anche nome oltre che aspetto: Chiave dell’Imperatore Oscuro? Che banalità! Chiave dell’Imperatrice? Ma per favore! E poi capisco come la voglio chiamare: Chiave della Fenice.
Esco dalla stanza e, prima di andarmene, decido di fare una follia, così mi dirigo verso la stanza di Kite per salutarlo, busso ma non ottengo nessuna risposta, quindi abbasso la maniglia ma non si apre, poi mi ricordo del suo colloquio con mr.Heartland e capisco che deve già essere uscito, peccato, in fondo avrei voluto ringraziarlo per quello che ha fatto.
Cambio quindi direzione e, a passo deciso, esco dal corridoio, e sbatto contro qualcuno, ci metto qualche istante a capire che quel qualcuno è Gauche; sento dei passi che si avvicinano rapidi, non so chi sia, ma ho la sensazione che sia meglio non farmi vedere, quindi scappo via, o almeno corro rapida fino a girare l’angolo, una volta “in salvo” mi fermo per ascoltare la conversazione e capire anche di chi erano gli altri passi.
<< Ma sbaglio o quella appena uscita dalla camera di Kite era una ragazza? >> dice la voce che appartiene ai passi appena sopraggiunti: voce di donna, donna giovane, sulla ventina o forse di meno, comunque più grande di me. A questo punto identificarla è facile: è la partener di Gauche, ossia l’odiosissima Droite.
<< Sì >> risponde serafico Gauche, che evidentemente non ha avvertito la punta di terrore presente nella voce della compagna, e continua imperterrito: << se l’è portata ieri sera dopo che è tornato dalla caccia, aveva detto che aveva “da fare per la serata” e che non poteva parlare con mr.Heartland, così l’ho coperto dicendo al capo che ancora non era tornato. Spero che almeno si sia divertito… >>
Se adesso mi sporgo rischio che mi scoprano, ma non so quel che darei per vedere l’espressione di capelli viola in questo preciso istante, sono sicura che sarà verde d’invidia e rossa di gelosia insieme, e poi anche indignata, orripilata, disgustata… e via dicendo, perché sicuramente anche lei ha capito quello che ha capito Gauche ieri sera. E, se a questo aggiungiamo che dal corridoio da cui sono sbucata non si capiva bene da che camera uscissi, credo proprio di aver fatto una saggia scelta nel non farmi vedere da Droite, altrimenti adesso non sarei qui a parlare.
Sono felice mentre mi dirigo verso l’uscita della Heartland Tower e, se sapessi fischiettare, forse in questo momento lo farei. Peccato che questo mio stare con la testa tra le nuvole non mi faccia notare che sto andando a sbattere contro la seconda persona nel giro di pochi minuti, e questa volta mi va anche peggio di prima perché cado, o almeno sarei caduta se la persona contro cui ho sbattuto non mi avesse presa al volo. Sempre quell’anima pia mi aiuta a rimettermi in piedi e, solo quando sono di nuovo salda sulle mie gambe, mi arrischio ad aprire gli occhi e… ed è come guardarmi allo specchio. Deglutisco sorpresa quando mi rendo conto che la persona che mi sta davanti è Kite, lui mi squadra prima con stupore – evidentemente è sorpreso che sia ancora qui – poi con perplessità – evidentemente si è appena reso conto della somiglianza tra di noi. Prima che possa dire qualsiasi cosa e mettermi in difficoltà, lo prevengo: << Ah, proprio te cercavo, volevo ringraziarti di ciò che hai fatto per me ieri e- >> ma lui mi interrompe: << È mezzogiorno, che fai ancora qui? Non ti avevo detto di sparire? >> e, senza darmi il tempo di rispondere, mi passa le mani intorno ai fianchi e poi mi carica in spalla (neanche fossi un sacco di patate!) e mi deposita fuori dall’Heartland Tower, non saluta neanche e torna dentro. Devo costringere il mio corpo ad obbedirmi per riprendere a camminare e, mentre cerco di trovare una spiegazione razionale allo strano calore che sento propagarsi in tutto il corpo, non posso fare a meno di pensare che, anche se era visibilmente arrabbiato, quando mi ha caricata in spalla è stato anche molto attento a non farmi male, o forse si è trattata solo di una mia impressione…
Vabbé, è inutile pensarci oltre, ormai è finita, ho altre dodici ore in questa città e poi si torna a casa! Chissà quali avventure mi aspettano…?

_________
 
Angolo autrice:

 
E sono tornata, con una settimana di ritardo sulla tabella di marcia, ma sono tornata!
Allora, che dire? Il capitolo doveva venire più lungo ma ho pensato di tagliarlo così voi potete iniziare a leggere questo mentre io scrivo l’altro pezzo. Nel frattempo sono bene accette recensioni.
Nel capitolo c’è una citazione al mio anime preferito, ossia Sailor Moon, vediamo chi la trova? Lasciate perdere, è difficile. Diciamo che nel punto in cui Angela si fa i film mentali su cosa Kite abbia in mente-
Angela: Cavolo, sei tu che scrivi!
e poi lui si “avvicina pericolosamente” è una citazione al primo appuntamento tra Seiya e Usagi (quando lei crede che voglia baciarla, ma in realtà deve solo prendere il telefono alle sue spalle).
Sì, vabbé, quella che si fa i film mentali qua sono io. XD
E allora, in questo capitolo si è scoperto qualcosa in più su Angy-chan(?) ma i misteri sono ancora tanti…
A cominciare dal perché prima Kite la salvi e poi la ignori brutalmente, la mia teoria a riguardo è che il cacciatore si sentiva in colpa, probabilmente ha pensato che qualcuno di quelli a cui aveva appena sottratto l’anima fosse un qualche parente di Angela e che quindi adesso la sua famiglia sarà distrutta come la sua; questa naturalmente è la mia versione-
Angela: Lo sai che sei TU l’autrice della storia, vero?
ma credo proprio che quella del diretto interessato non la sentiremo mai, conoscendone il carattere…
In ogni caso, nel prossimo capitolo Angela deciderà di partecipare al Carnevale Mondiale di Duelli e cercherà di completare il suo cuore e poi succederà qualcos’altro che la metterà nei guai con il sopraccitato biondo cacciatore.
Ah, riguardo agli OC, se volete inviarmeli via messaggio privato il modulo da compilare è questo:
 
Nome:
Cognome:
Età:
Sesso:
Provenienza:
Carattere:
Aspetto fisico ed abbigliamento:
(mi raccomando, che rispetti gli assurdi canoni zexal!!!)
Hobby ed aspirazioni:
Background:
(breve storia del personaggio e del perché si trovi ad Heartland City; se è un duellante e che tipo di deck usa; se partecipa al Carnevale Mondiale di Duelli e perché, se passa le qualifiche o perde prima; se caccia numeri e perché o anche solo conosce la loro esistenza; se ha relazioni particolari – parente/fidanzato/roba-simile – con altri personaggi della serie, ecc…)
 
Questo era il modulo, compilatelo in maniera esaustiva in ogni sua parte – serve a dare spessore ai personaggi – ed anche in maniera creativa, cercherò di accettare tutto nei limiti del possibile, ma, poiché questa storia ricalca le vicende della prima serie, eviterei bariani o pseudo-astrali a piede libero per le strade della città.
Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo!
Ludo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3: Un talento insospettabile ***


Capitolo 3: Un talento insospettabile
 
Cammino per le strade di Heartland City e mi guardo intorno, curiosa. Esploro ogni angolo della città per vedere cose che nell’anime non sono state mostrate – e che, non essendo state mostrate, non so dove si trovino e che quindi non posso vedere –, ma alla fine mi ritrovo nel parco della città. Mi chiedo che ore siano, a giudicare dalla posizione del sole direi che sono le due, prima di tornare a casa ci vuole ancora molto tempo e non so che fare.
Mi siedo su una panchina lì vicino e osservo le persone che passeggiano, in realtà si tratta per lo più di ragazzi esuberanti che corrono da una parte all’altra tutti eccitati.
Chissà perché tutta quest’agitazione… mi piacerebbe davvero tanto saperlo.
Non so quanto tempo ho passato seduta, ma adesso sento il bisogno di rialzarmi e rimettermi a camminare, non sono mai stata un tipo molto paziente, anche se so che spesso la calma è necessaria; ma, soprattutto per quello che faccio io, contano molto di più rapidità e precisione.
Mi alzo e mi guardo intorno, indecisa su dove andare adesso.
Sto per rimettermi a camminare quando la mia attenzione viene attirata da un ragazzo che si sta dirigendo verso i cancelli del parco, ha l’aria abbattuta e sconfitta.
Non faccio neanche in tempo a chiedermi cosa gli possa essere capitato che lui si gira e mi lancia un’occhiataccia di fuoco, poi esce.
Sto già per andargliene a dire quattro quando mi rendo conto che non ce l’aveva con me, ma con una ragazza che si trovava alle mie spalle e che ora mi è passata di fianco – senza notarmi o degnarmi dj uno sguardo – e ora si sta dirigendo anche lei verso l’uscita. Probabilmente lei non mi ha vista, ma io l’ho notata eccome, non so come spiegarlo ma nel momento in cui mi è passata affianco ci siamo quasi urtate, sfiorate, ho avvertito qualcosa di “diverso” in lei, qualcosa che non appartiene a questo mondo, e poi qualcosa di oscuro, di stranamente familiare.
Osservo con più attenzione la ragazza, deve avere la mia età, forse un anno in meno, ma è comunque alta quanto me. Cammina con passo spedito senza guardarsi intorno, o meglio volta la testa a destra e sinistra quasi freneticamente come se ci fosse un qualcosa che sta seguendo.
«Piantatela!» dice d’un tratto. Ma con chi ce l’ha? «Non è stato un duello inutile. Anche se quel ragazzo non aveva Numeri con sé, la vittoria mi è comunque servita per aggiungere un frammento al mio cuore. Guardate» e dicendo questo solleva davanti a sé un oggetto che tiene nel palmo della mano aperta, è una cornice di un cuore dorato con dentro due frammenti rossi «con questo» e avvicina l’altra mano alla prima come per inserire qualcosa, poi l’allontana ed ora di frammenti scintillanti ce n’è uno in più «me ne mancano solo altri due.»
Ha un’espressione molto soddisfatta in volto, ma poi si ferma di botto – come se qualcuno l’avesse chiamata – e assume un’espressione indignata, mentre dice, gelida: «Sì che ce la farò a completarlo in tempo, siamo solo al secondo giorno, non c’è nessuna fretta» e riprende a camminare, decisa, con una leggera aria strafottente.
Mi guardo intorno, ma nessuno ha assistito allo scambio di battute, solo io. È strano, ma almeno mi sono chiare alcune cose: primo, sono capitata durante il Carnevale Mondiale di Duelli – durante il secondo giorno, per l’esattezza – e secondo, la ragazza ha nominato i “Numeri da recuperare”, il sesto senso mi fa presagire che sia una cacciatrice o qualcosa di simile, ma non mi pare di averla mai vista nell’anime, dev’essere successo qualcosa che però non riesco a spiegarmi.
La seguo con lo sguardo fino a quando non lascia il parco cercando d’imprimermela bene nella memoria, perché ho come la sensazione che la rincontrerò: ha i capelli neri con delle mèche viola e un incarnato molto chiaro; indossa una gonna nera come la maglietta scollata, sopra porta una giacca viola, converse viola ai piedi; neanche questa volta saprei spiegare il perché ma mi da la sensazione di averla già vista, o comunque di aver già visto qualcuno che le somiglia.
Sono quasi tentata di scoprire qualcosa in più su di lei, quando un altro strano desiderio ha la meglio: voglio duellare. Partendo dal presupposto che il mio massimo sono state le partite ad “asso piglia tutto” con i miei amici, mettermi a sfidare qualcuno adesso a Duel Monster non mi pare proprio il caso. Eppure, non riesco neanche a terminare il pensiero, che sento un peso nella tasca della giacca, non è quella che contiene la chiave, è l’altra. Leggermente titubante infilo la mano e sento il freddo del metallo. Capisco cos’è ancor prima di estrarlo. Un cornice dorata a forma di cuore scintilla nel palmo della mia mano sotto la luce di questo pomeriggio primaverile, incastonato nella punta un frammento di un rosso scintillante. Stringo il pugno e sento la punta che preme nel mio palmo, poi mi giro e fisso la mia ombra dicendo acida: «Si può sapere che cavolo hai in mente?» nessuna risposta, me lo dovevo aspettare, in compenso alcune persone si sono girate incuriosite dal mio scatto improvviso, sicuramente devono avermi preso per una matta, devo assolutamente trovare il modo di deviare le attenzioni da me a qualcos’altro. Mi guardo un attimo intorno e poi vedo seduto, sulla panchina su dove fino a un attimo fa c’ero io, un ragazzo che guarda con aria soddisfatta il suo cuore con due frammenti, senza neanche pensare esclamo: «Ehi tu, ti sfido!» il ragazzo alza la testa e mi guarda incuriosito, poi però nota il cuore che ho in mano ed accetta con grande entusiasmo.
«Duel disk, attivazione!» urla mentre gli compare il Duel disk. Incerta su cosa fare prendo quello che ho nella cintura e lo lancio in aria dicendo la formula di rito, in un attimo al mio braccio sinistro c’è attaccato un Duel disk simile a quello di Yuma o Shark, solo di colore nero, tanto per cambiare.
«Duel Gazer, attivazione!» il mio Duel Gazer invece ha una forma allungata quasi a mascherina con delle "piumette" al lato con il vetro viola ed il bordo ed il microfono nero.
«Realtà aumentata in funzione!» dice la voce.
«Combattiamo!» esclamiamo noi due, in coro.
Ora, la buona notizia e che nessuno mi guarda più, mi considerano solo una delle tanti duellanti con stupidi sogni di gloria che ultimamente vedono aggirarsi per le strade della città; la cattiva notizia è che non so cosa fare.
«Se permetti inizio io!» dico e pesco una carta dal deck. Mossa geniale, non c’è che dire, invece di fare iniziare l’avversario e vedere come si fa, inizio io che non sono affatto pratica. Il problema è che ho agito d’istinto, come se il mio corpo ricordasse qualcosa da tempo persa nei meandri della memoria. Guardo le carte che ho in mano cercando un mostro forte da schierare, poi, leggendo i loro effetti capisco che strategia devo adottare e anche perché era necessario che iniziassi per prima. Sorrido, perché ormai ho la vittoria in pugno.
«Per prima cosa evoco sul terreno Falco Nero della Morte in posizione di attacco!» e compare sul mio terreno un falco, solo che ha le piume completamente nere, apre le ali con fare minaccioso  pronto a fiondarsi sulla sua preda appena avvistata.
 
Falco Nero della Morte
Livello: 2 | Dark | ATK 0 / DIF 0
 
«Cos’è uno scherzo?» domanda il mio avversario, che a quanto leggo dal display si chiama Gingka, cercando di deridermi.
“No, è la tua rovina...” ma questo mi astengo dal dirlo e mi limito a continuare a sorridere, un sorriso non molto rassicurante però, e deve accorgersene anche Gingka perché fa un passo indietro, come di riflesso – forse guidato dall'istinto di sopravvivenza? –, leggermente intimorito.
«E ora attivo il suo potere speciale! È un potete speciale molto speciale, perché può essere attivato solo se evoco questo mostro quando né io, né il mio avversario abbiamo mostri sul terreno.» il che sarebbe stato difficile già a cominciare dal secondo turno «La sua capacità è quella di infliggerti 800 punti di danno per ogni carta che ho in mano, e al momento né ho esattamente...» fingo di contarle, ma è superfluo, perché sappiamo benissimo entrambi quante me ne restano «...cinque, e cinque per 800 fa... oh, guarda che fortunata/sfortunata moltiplicazione, il risultato è 4000!»
Gingka mi guarda atterrito: «Ma non scherziamo, nel primo turno non puoi attaccare!»
Sogghigno, mente rispondo: «Lo so, ma io non ti sto attaccando, sto usando un potere speciale, e quindi è più che valido! E ora vai, Falco Nero, attaccalo con Raffica di Oscurità!»
Il mio adorato falco si alza in volo fino a fronteggiare il mio sventurato avversario, poi inizia a sbattere le ali fino a produrre una terribile bufera che fa volare via tutti i suoi preziosi Life Point. Appena ha finito torna al mio fianco, appena prima di sparire perché la realtà aumentata si è disfatta, visto che ho vinto.
Mi avvicino al mio avversario e gli do una mano ad alzarsi, visto che la violenta bufera lo ha fatto volare a terra.
«È stato un bel duello, mi ha fatto capire che non avrei dovuto sottovalutarti, te li sei proprio meritati» e mi passa la sua cornice dorata con i due frammenti di cuore, che ora mi sembrano dello stesso colore del sangue «spero che un giorno potremo di nuovo duellare l’uno contro l’altra.»
“Lo sai che non è possibile: entro stasera sarai sparita, non illuderlo!” «Ne sono più che sicura, combatteremo ancora insieme!» sorrido; mentire ed illudere sono due cose che mi sono sempre riuscite bene. Poi gli di le spalle e me ne vado.
“E ora che faccio?” mi domando appena uscita dal parco. Guardo il cuore scintillante nella mia mano – quei due frammenti erano perfettamente compatibili con il mio – poi lo stringo forte.
Visto che sono in ballo, tanto vale ballare, o, meglio, duellare.

 
 
________
 
Angolo autrice:
Immagino che dopo questo chappy(?) praticamente tutti si stiano chiedendo che razza di “lavoro” faccia Angela, io un indizio ve l’ho dato nel Prologo, poi sta a voi decidere se spoilerarvi un pezzo di storia oppure scoprire tutto piano piano.
Mi scuso per il ritardo e la “lunghezza”, ma, teoricamente, questo ed il prossimo capitolo avrebbero dovuto essere uniti (infatti se guardate, nelle scorse anticipazioni c’era qualcosa che nel capitolo non compare), ma in questo periodo mi scoccio un po’ di scrivere – o meglio trascrivere ciò che ho scritto a mano al computer –, così vi posto quello che già ho così almeno avete qualcosa da leggere.
Ah, il “Gingka” contro cui duella Angela è una citazione al personaggio di Gingka Hagane della “Metal Saga” di Beyblade, mentre il potere speciale della carta di Angela è una citazione alla carta di un tipo(?) che Yusei ha sfidato nella scorsa serie quando va a recuperare il suo (ex-)amico nel deserto (se avete visto la scorsa serie capirete di che sto parlando).
Inoltre, in questo capitolo è comparso già un OC; vi avviso che non compariranno in ordine di come me li avete mandati ma da come mi servono per la storia. Spero di aver capito bene il carattere dei vostri personaggi e di saperlo rendere al meglio, per qualsiasi cosa non esitate e farmelo notare.
Nel prossimo capitolo: siamo al secondo giorno del Carnevale Mondiale di duelli, e questo significa che i duellanti hanno ancora un giorno per completare il cuore, ma ad Angela basterà ed avanzerà questo. Inoltre “secondo giorno del Carnevale” è anche sinonimo di “guai per la famiglia Tenjo” e questo Angela lo ha già visto negli episodi e potrebbe impedirlo… lo farà?
Ci vediamo al prossimo capitolo. STOP Attendo vostre recensioni. STOP (sì, quest’ultimo rigo sembrava un telegramma XD).
Ludo

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4: Conto alla rovescia ***


Capitolo 4: Conto alla rovescia


Sono quasi le sette quando mi ritrovo ai cancelli di Heartland City. Perché sono qui? Non lo so neanche io.
Droite è in piedi davanti alla porta e mi scruta con occhio critico; non penso mi possa riconoscere, mi ha vista solo di sfuggita e di spalle, però una puntina di dubbio rimane sempre.
Non dice niente, aspetta che sia io a fare la prima mossa; sospiro e con un rapido gesto tolgo la mano dalla tasca della giacca e l’allungo davanti a me a palmo aperto. È palesemente sorpresa dalla velocità del momimento – che ormai mi viene naturale, visto che estrarre la pistola con rapidità è alla base di quello che faccio –, ma lo sarebbe ancora di più se sapesse quanto tempo ho impiegato a completare l’oggetto adagiato nel mio palmo. Quattro ore o poco meno per vederlo scintillare ai raggi di un tramonto del suo stesso colore scarlatto.
«Potresti leccarlo?» dice scettica, restando ad una certa distanza.
Per un attimo rimango perplessa, poi mi ricordo che proprio quella stessa mattina lei e Gauche hanno avuto dei problemi con Flip e con Yuma per quella faccenda dei cuori truccati.
Sbrigata la “formalità”, Droite tira fuori il suo D-pad e cerca il mio nome nella lista degli iscritti al torneo per segnare che ho completato il cuore e posso passare alla fase successiva.
«Come hai detto che ti chiami?» domanda, con un occhio guarda lo schermo, con l’altro me.
In realtà non l’ho detto, ma non mi sembra sia il caso di precisarlo. Sto per dirle il mio nome quando un pensiero improvviso mi fulmina: io su quella lista non ci sono! Porto l’altra mano all’altra tasca dove custodisco la Chiave e, sentendo una scossa di elettricità che mi attraversa dalla punta delle dita di quella mano alle altre, rispondo: «Angela, cerchi bene...» non ritengo necessario fornire anche il cognome.
Da’ un’altra ricontrollata al monitor poi annuisce e digita qualcosa sulla tavoletta, finisce e torna a rivolgere la sua attenzione a me, mi scruta con attenzione e sta per aprire di nuovo bocca quando sullo schermo appare il volto di un isterico Gauche che quasi sbraita, come se non volesse farsi sentire solo dalla sua collega ma dall’intera città, mentre dice: «Droite, lascia perdere qualsiasi cosa tu stia facendo e torna alla torre, ora!» e senza darle tempo di replicare chiude la comunicazione. Noto, non senza una punta di soddisfazione, che è leggermente impallidita.
Faccio per andarmene, ormai avrà altro a cui pensare più importante di me, ma lei mi ferma dicendo: «Aspetta, per caso, noi ci siamo già incontrate da qualche parte?»
Gelo sul posto, i miei peggiori sospetti erano fondati. Poi, con una facilità impressionante, dico l’ennesima bugia della giornata: «Ovviamente. Alla cerimonia di apertura del Carnevale, no?»
Droite sembra ancora scettica, ma lo schermo del suo D-pad inizia a lampeggiare, avvisandola di un’altra chiamata in arrivo, ora deve proprio andare, quindi si limita ad annuire: «Ovviamente.»
Si dirige verso i cancelli – e anche io ormai me ne sto andando –, digita il codice d’apertura – ormai deve aver perso l’interesse verso di me –, e mentre aspetta che il meccanismo entri in funzione si volta e mi dice: «Ci vediamo alle qualifiche, Angela.»
E stavolta se ne va davvero, sparendo oltre i cancelli che si richiudono alle sue spalle.
Gelo di nuovo sul posto. Ormai è ufficiale, quella donna mette i brividi; mi chiedo come facciano Gauche e Kite a sopportarla, e quasi li compatisco, poi mi rendo conto che il primo dei due è più solare ed allegro della sua partner e forse è in grado di scioglierla, mentre il secondo… beh, il secondo è molto più glaciale, quindi non penso risenta troppo del calo di temperatura.
E con questi molto “intellettuali” pensieri in testa riprendo a camminare per le strade della città.

Passeggio per l’ultima volta per le strade di Heartland City, a breve – giusto un paio d’ore – lascerò la quiete di questa tranquilla cittadina per tornare nel caos della metropoli da cui provengo e sono certa che questa calma mi mancherà.
Un urlo. Squarcia la quiete notturna. Voci concitate che si susseguono. Automobilisti impazziti che strombazzano a più non posso.
Mi sa che ho parlato troppo presto.
Incuriosita mi immetto nella strada principale per vedere cos’è che ha provocato tutto quel rumore, la folla di curiosi ed i giornalisti con i cameraman mi fanno subito capire dove devo guardare ed a cosa devo rivolgere la mia attenzione: in mezzo alla strada, riverso su di un lato, c’è un gigantesco camion di non so quante tonnellate. Potrebbe sembrare un semplice incidente, ma il gigantesco buco al centro perfettamente circolate fa scattare un campanello d’allarme nella mia testa, che però non mi riesco a spiegare.
Mi infilo in una via laterale e cerco di riflettere con calma, sono sicura che da qualche parte, nell’episodio che ho visto, ci sia la soluzione a quello che è successo. Mi spremo le meningi e passando in rassegna tutto quello che è successo quel giorno, fino ad arrivare alla chiamata frettolosa di Gauche a Droite, ed allora, miracolosamente, una lampadina si accende nella mia mente ed illumina le tenebre che l’avvolgono: oggi è il secondo giorno del Carnevale Mondiale di Duelli, quello durante il quale Flip ha cercato d’ingannare per passare le selezioni, quello in cui Yuma ha duellato contro Gauche e Droite mentre Astral combatteva contro Numero 96, ma soprattutto... oggi è il giorno della fuga di Hart!

Non so che fare, l’istinto di conservazione mi dice di andarmene a casa seduta stante, il buon senso mi dice di rintracciare Kite e dirgli che so che suo fratello è con Yuma e che sta bene. Solo che questa scelta porterebbe con sé tante domande e non pochi problemi, molto meglio andare via, sì, è sicuramente la scelta più giusta e saggia, tanto Hart se la caverà anche senza di me...
«Kite! Dove sei?» per mia sfortuna non sono mai in grado di fare la cosa giusta, e per questo sto correndo per le strade alla ricerca di quel dannatissimo cacciatore di numeri. Idea non molto geniale visto che dopo pochi minuti mi ritrovo ansimante e col fiatone e sono costretta a fermarmi.
No, vagare in giro senza una meta non è per niente una buona idea.
Non so che fare né dove andare a recuperare Kite, quando la Chiave nella mia tasca comincia a vibrare, la estraggo e quella si solleva dal mio palmo girando su sé stessa, come l’ago di una bussola, per poi fermarsi ed indicare una direzione ben precisa. Capisco immediatamente dove mi vuole portare e tenendola per il laccio della collana la lascio fluttuare davanti a me affinché mi indichi la direzione giusta.
Alla fine mi porta ai piedi di un palazzo abbastanza alto e, come se la situazione non fosse già abbastanza complicata di suo, l’“ago della bussola” punta verso l’alto.
Alzo lo sguardo e vedo la figura di qualcuno in piedi sul tetto del palazzo, è molto in alto ed i suoi contorni non sono ben definiti, ma scommetto che è Kite, l’unico tra le mie “conoscenze” di questa città abbastanza incosciente da fare una cosa del genere.
“Idiota!” mi viene da pensare ma immagino che quando hai un paio di ali meccaniche attaccato alla schiena e la capacità di strappare l’anima alle persone automaticamente nella tua testa scatti qualche assurdo meccanismo che porti a considerare e ritenere di essere il dio del mondo e quindi in grado di stare sopra un palazzo di venti e passa piani senza rischiare di cadere, o qualcosa del genere, insomma. E io che ero anche venuta ad aiutarlo perché ero in pensiero... quasi quasi me ne vado... però ormai sono qua è quindi tanto vale...
Sto per entrare nel palazzo quando mi rendo conto che non posso semplicemente entrare e prendere l’ascensore per l’ultimo piano, nella più probabile delle ipotesi mi considererebbero un’aspirante suicida. Sento un formicolio sulla schiena, specialmente all’altezza delle scapole, però non credo sia una grande idea, genererebbe solo altre domande, ma se proprio non c’è altra soluzione...

Kite guarda la città che si estende sotto i suoi piedi, buia e silenziosa, l’ha sorvolata tutta in volo un paio di volte e adesso Orbital è stanco e lui è frustato perché non sa più dove cercare... forse ho fatto bene a non andarmene...
«Kite!» si volta sentendo il suo nome – ritengo sia un brutto segno, la preoccupazione per il fratellino deve avergli prosciugato parecchie forze e i suoi riflessi devono essere parecchio calati per non essersi accorto prima della mia presenza – e rimane basito vedendomi ansimante vicino al cornicione del palazzo. Eh, no, mio caro signor. Dio del mondo, non sei l’unico in grado di stare in piedi sul bordo di un palazzo di venti e passa piani.
«Che ci fai tu qui? Come ci sei arrivata tu qui
Domande plausibili che mi aspettavo a cui però non risponderò perché non c’è più molto tempo se lo voglio aiutare e tornare a casa in tempo. Quindi, senza dargli il tempo di sprecare altro tempo domandando altro, lo precedo: «Non ora!» poi prendo un bel respiro e sputo fuori quel che dovevo dire senza quasi dargli il tempo di capire: «Kite, so dov’è tuo fratello! So dov’è Hart!»
Fatto, è stato facile, no? Ora che ho finito posso anche andare, no?
Kite si prende qualche istante per collegare e trovare un senso a tutte le parole che ho sputato fuori ed io riprendo fiato.
Ed è proprio in quegli istanti che mi rendo conto di aver commesso l’errore più grande della mia vita, anzi tre.
Lui non mi ha mai detto di avere un fratello, non mi ha mai detto il nome di suo fratello, ma soprattutto non mi ha mai detto il suo, di nome.
Gelo sul posto aspettando che anche Kite noti i miei errori e decida di strapparmi l’anima.
Poi nei suoi occhi sgorgo una scintilla; se n’è accorto.
Giuro che la prossima volta seguo l’istinto di conservazione e non il buon senso, ma dal luccichio che vedo negli occhi di Kite forse dovrei iniziare a dubitare che per me ci sarà una prossima volta.


Angolo autrice:

E così si conclude anche quest’altro capitolo, la situazione per la nostra protagonista si sta complicando... ma non preoccupatevi troppo non permetterò che le venga strappata l’anima sin dai primi capitoli.
Kite: Ah, no? (ritira la mano fotonica)
Assolutamente no, Kite, altrimenti addio storia!
In ogni caso, volevo solo scusarmi con voi lettori se il codice HTML fa così schifo, ma sono fuori città, in vacanza, ed ho dovuto scrivere tutto dal cellulare ed ho dovuto digitare io stessa tutti i codici, però appena mi sarà possibile prometto che cercherò di sistemare. (EDIT AL MOMENTO DI POSTARE: ho scoperto che l’HTML era inservibile anche da cellulare, vabbe per questa volta è andata, perdonatemi!)
Vi avviso inoltre che non aggiornerò nessuna delle mie storie almeno fino a settembre perché, questa volta è stato un capitolo breve e digitare tutto non è stato poi così difficile, ma con capitoli più lunghi potrebbero sorgere dei problemi.
Kite: In realtà sta lavorando ad una One-Shot estiva, sempre su questo fandom, e quindi vorrebbe dedicarsi a quella per riuscire a pubblicarla in tempo, prima dell’inverno... e non mi guardare in quel modo, considerando il ruolo che vuoi farmi ricoprire in quell’assurda fiction considerala la mia piccola vendetta personale...
Kite, le tue precisazioni – anche se corrette – sono inopportune, quindi ignoriamolo ed andiamo avanti.
Stessa discorso va fatto per risposte ad mp e recensioni (che spero di ricevere anche per questo capirlo), posso leggere ma per mie risposte dovrete aspettare fino alla fine dell’estate perché non mi piace molto scrivere dal cellulare, però leggo tutto e prometto che risponderò anche a quelle dei capitoli precedenti.
Ora vi lascio ma prima vi auguro buone vacanze. Spero possiate riposarvi e tornare in forma per settembre, quando ricomincerà il solito tran-tran quotidiano.
Ci vediamo al prossimo capitolo,
Ludo

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2418908