Burning Hogwarts - Una piccola macchia nel perfetto mondo Dursley

di BurningIce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come rovinare la cena del capo di papà ***
Capitolo 2: *** 2. Louis Weasley nuoce gravemente alla salute ***
Capitolo 3: *** Una serie di sfortunati incontri ***
Capitolo 4: *** Messaggi da nessuno ***



Capitolo 1
*** Come rovinare la cena del capo di papà ***


Una piccola macchia nel perfetto mondo Dursley



1. Come rovinare la cena del capo di papà

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Privet Drive è un posto piuttosto tranquillo; trasuda normalità da ogni singolo comignolo delle case ben ordinate. Se qualcuno si trovasse a guardarlo dall’alto, vedrebbe un paesaggio perfettamente simmetrico e preciso: le case grigie, i giardini ben curati – un po’ giallognoli a causa della siccità – e le station wagon scintillanti alla luce del sole. C’è anche un parco giochi, un bel parco giochi ristrutturato recentemente, dove qualche bambina di buona famiglia si diverte a giocare sull’altalena. Le risate cristalline delle ragazzine sulle giostre si sentono anche dal Numero 4: una casa uguale a tutte le altre, così tremendamente ordinaria e noiosa. Le grandi finestre bianche sono aperte, nella speranza di indurre una brezza inesistente a entrare.* Il caldo della tarda estate non accenna a diminuire, ma c’è ancora qualcuno che si ostina a guardare la tv su una vecchia poltrona, ignorando le goccioline di sudore che scendono sul viso grasso e tondo.
“E adesso lo sport: il Manchester United ha battuto con un sonoro quattro a zero i rivali del City, portandosi in testa alla classifica. Colleghiamoci con Jacob Green per maggiori dettagli. Mi senti, Jacob?”
Una ragazza grande e grossa fissa lo schermo quasi ipnotizzata, sgranocchiando ininterrottamente le sue patatine. Prende il telecomando dal tavolino di fronte a lei, sospirando per lo sforzo.
Borbotta qualcosa sull’inutilità di quello stupido sport e cambia canale, premendo ripetutamente lo stesso tasto.
«MAMMA!» Urla, spazientita. «QUANDO TI DECIDERAI A COMPRARE UNA TELEVISIONE NUOVA? QUESTO TELECOMANDO NON FUNZIONA!»

Una ragazzina decisamente diversa dalla precedente, nascosta tra la siepe giallognola e la finestra, sospira: sa che è l’inizio dell’ennesima sfuriata di Marge Dursley. Lily è molto più minuta di sua sorella Marge e non ha i capelli biondi e sottili come lei; in realtà in testa si ritrova una grande matassa rosso-scuro. Per non parlare degli occhi: Marge li ha piccoli e porcini, quelli di Lily sembrano veri e propri smeraldi.
A lei piace molto il calcio e benedice letteralmente il telecomando che non vuole funzionare: probabilmente Marge avrebbe preferito vedere qualche insulsa soap opera. A pensarci bene, è tutto molto strano. Suo padre ha comprato la tv meno di un mese fa, ad un prezzo esorbitante, e non ha mai avuto disfunzioni come queste.
Lily sembra piuttosto triste: no, non vuole andare a giocare con le altre bambine nel parco, non vuole avere la tv tutta per sé. Il suo problema è ben più grande; si sente un’estranea in quella famiglia, in quel quartiere, in quella città.
È conosciuta da tutti come la “piccola, stramba Dursley” e a scuola non fanno altro che canticchiare sottovoce quel soprannome in ogni momento della giornata.
Perché Lily non ha amiche, tra quelle sciocche ragazzine che frequentano la sua scuola elementare. Lily sente di non fidarsi di nessuno, di essere diversa. E forse anche le altre non si fidano, hanno paura: nessuno è mai riuscito a spiegarsi le stranezze che accadono in sua presenza. Come quando è scomparsa dalla classe, per sfuggire alle angherie di Samantha Polkiss, ed è riapparsa sul tetto della scuola. O come quando Mary, la migliore amica di Samantha, si è gonfiata come un pallone aerostatico.
Perciò Lily è giunta ad una conclusione più che giusta: le altre evitano lei e lei evita le altre.
A casa la situazione non è poi così diversa: i nonni e la prozia Marge la disprezzano profondamente, paragonandola a una scansafatiche morta da tempo di cui Lily ignora anche il nome, mentre la sorella sembra aver sviluppato una spiccata attitudine a picchiarla o a torturarla. Mamma e papà cercano di difenderla, a volte, ma non capiscono realmente quanto Marge possa essere cattiva.
Come potrebbero capire, d’altronde? Sono estremamente normali e noiosi anche loro.

«Linda? Linda, dove sei?» Sua madre è l’unica che continua ancora a chiamarla con quello stupido nome: almeno sei o sette bambine lo hanno uguale, a scuola, e Lily odia essere uguale a loro.
Lily si alza dal prato, controvoglia, ed entra in casa.
«Sono qui, mamma!» Risponde, cercando di non sembrare troppo seccata.
«Oh, tesoro, dove ti eri cacciata? Sei tutta sporca, guardati!» Violet Dursley la squadra, sconcertata. Sua madre è una donna sulla quarantina, fissata con la pulizia e con l’ordine; per questo va molto d’accordo con quell’arpia di nonna Petunia.
Posa lo strofinaccio su un mobile nuovo di zecca e si precipita su per le scale, trascinando Lily verso la camera che – purtroppo per lei – condivide con Marge.
È talmente ansiosa! Vuole fare proprio una bella figura, questa sera, alla cena dei Polkiss, così si prepara a sottoporre le figlie ad un lungo discorso sull’abito migliore da scegliere.
Marge, miracolosamente staccatasi dalla sua postazione, sta già provando il suo vestito – delle dimensioni di una tenda da soggiorno. Non è un bello spettacolo: sembra un goffo salsicciotto, col grasso che straripa da ogni parte. Forse Violet Dursley avrebbe dovuto scegliere una taglia più grande, ma non riesce a vedere la figlia per quella che è: una sedicenne grassa e brutta.
«Allora, tesoro, cosa devi dire stasera alla signora Polkiss?» Chiede la madre con una vocina zuccherosa.
Marge, mentre cerca di districarsi tra le maniche del suo vestito, risponde, annoiata:
«Signora Polkiss, dove ha preso quel vestito? È assolutamente magnifico!»
La signora Dursley squittisce orgogliosa, unendo le mani e sospirando qualcosa sulla sua graziosa signorina perfetta.
Lily, dal suo canto, si sente estremamente ridicola, forse anche più di Marge: detesta tutti quegli abiti che la fanno sembrare una Barbie ritardata, soprattutto se il rosa pallido del vestito fa a pugni con i suoi capelli.


*


Dudley e Violet hanno insistito molto affinchè le bambine giocassero insieme dopo cena: Lily si è ritrovata intrappolata nell’enorme cameretta fucsia di Samantha, insieme a Mary e ad altre due bambine di cui non ricorda il nome. Marge preferisce restare ad abbuffarsi di arrosto in sala da pranzo e a lanciare di tanto in tanto in tanto occhiate languide a PJ Polkiss, un suo coetaneo con la faccia da topo.

Samantha e le sue amiche stanno giocando alle modelle e continuano a cambiarsi d’abito, truccate con i cosmetici della signora Polkiss. Lily deve ammettere di provare un pizzico di invidia nei loro confronti: sono molto più alte di lei, sembrano già delle ragazze. Samantha porta addirittura una prima di reggiseno, di cui va incredibilmente orgogliosa. L’unica cosa che può fare è rimanere sul letto a riflettere sulla loro stupidità, mentre Samantha sfila davanti a lei con una minigonna di jeans. Mary sta mettendo un rossetto rosso sulle labbra sottili; sembra nonna Petunia, conciata così. Lily soffoca una risata, attenta a non farsi sentire: non vuole che la disturbino.
Ma, ovviamente, accade tutto il contrario. Mary si accorge che Lily è persa nei suoi pensieri, accoccolata sul grande letto di Samantha; un ghigno si apre sulle sue labbra tinte di rosso e questo non è un buon segno.
«Ehi, Lily, non giochi?» Chiede, per niente gentile. Le altre smettono di armeggiare con la matita per gli occhi e si schierano vicino a Mary, come un esercito pronto a colpire. È straordinario quanto possano essere cattive delle bambine di undici anni.
«Lascia stare, Mary!» Esclama Samantha, scuotendo i lunghi capelli castano chiaro, acconciati in perfetti boccoli da bambola.
«Riesci a immaginare la piccola stramba Dursley con i miei vestiti?» 
Mary ridacchia, scambiandosi un’occhiata di intesa con le altre due. Non si accorge, però, che lo sguardo di Lily è cambiato: è letteralmente furiosa. Una sola parola potrebbe farla scoppiare, adesso, ma si sa che le ragazze superficiali come Mary e Samantha non hanno una buona memoria; hanno dimenticato cosa succede quando Lily Dursley si arrabbia veramente. E questo è uno di quei casi.
«Ma guardala, non ha nemmeno le tette!» Soffia maliziosa Samantha, alzando un sopracciglio con aria di superiorità.
Lily stringe i pugni e la sua vista si annebbia. Le giungono ovattate due frasi su quanto sia stata fantastica Sam, le risate di quelle ragazzine le rimbombano in testa.
E accade l’inevitabile: i loro ghigni si trasformano in smorfie di terrore. Perché la carnagione di tutte loro ha assunto una particolare sfumatura di verde acido e i loro capelli sembrano esser diventati dei cespugli molto aggrovigliati.
Samantha si guarda allo specchio, inorridita, e lancia un lungo urlo acuto. In quel preciso istante, Lily si rende conto di essere nei guai. Daranno a lei la colpa di tutto, anche se non ha idea di come questo tutto sia potuto succedere. In fondo, non ci si aspetta niente di diverso dalla piccola stramba Dursley.
La signora Polkiss e suo marito Piers accorrono, trafelati, seguiti dagli altri genitori. Spalancano la porta e urlano anche loro, terrorizzati. La gente del posto è davvero molto superficiale; potete benissimo immaginare le loro reazioni nel vedere le figlie conciate in quel modo.
Negli attimi a seguire c’è un trambusto infernale nella cameretta di Samantha Polkiss. I genitori si precipitano a verificare le condizioni delle figlie: la signora Polkiss si abbassa e prende tra le mani il viso di Samantha, come si farebbe con un malato in fin di vita. La madre di Mary chiede disperata l’aiuto di qualcuno, i signori Dursley cercano Lily, chiamandola a gran voce, in mezzo a tutto quello scompiglio .
Quest’ultima si è limitata a restare rannicchiata sul letto, chiudendo le tende e sperando che nessuno la trovi, almeno per il momento. Ma dal baldacchino rosa appare il faccione da maiale di sua sorella, che non esita a chiamare i genitori, tutta orgogliosa.
«Mamma, mamma, ho trovato Linda!» Urla, sovrastando i pianti delle ragazzine trasfigurate in qualcosa di simile a una Ninfa dei boschi. Violet Dursley sa già che è stata sua figlia a provocare quel guaio; spalanca le tende e prende Lily per un braccio, senza curarsi di essere delicata.
«Andiamo, signorina!» Dice con un tono estremamente controllato – almeno lei vuole mantenere la sua dignità. La cena è stata un disastro e suo marito non riceverà la promozione. Tutta colpa di quella ragazzina pestifera!
Prima che la famiglia Dursley possa scappare dalla stanza, Samantha si rivolge a Lily con occhi fiammeggianti.
«Strega!» Esclama, tra i singhiozzi.
Per l’ennesima volta, Lily riceve la conferma che in lei c’è qualcosa di diverso. Qualcosa di strano, di sbagliato, forse. 
Ha sempre saputo che la villetta a Privet Drive non sarà mai la sua vera casa, ma adesso ne è più che certa.
Quando i Dursley escono da casa Polkiss, ogni singolo abitante di Magnolia Crescent può sentire la sfuriata di Violet e spettegolare alle spalle della piccola stramba Dursley.


*


Dopo lunghe discussioni, Violet e Dudley Dursley sono giunti alla conclusione di dover chiamare uno psicologo nel loro immacolato soggiorno, per capire finalmente che problema abbia Linda. Inizialmente volevano prenotare qualche seduta da uno psicologo piuttosto rinomato nella loro zona, ma nonno Vernon e zia Marge hanno argutamente fatto notare che mandare la loro nipotina da uno strizzacervelli sarebbe stato come ammettere pubblicamente la sua anormalità.
Per questo Cindy Sullivan, una donna di mezz’età dall’aspetto ben curato – che ha attirato da subito le simpatie di Petunia e di Violet – siede compostamente sul divano di casa Dursley.
Lily sbuffa rumorosamente e in continuazione, per segnalare il suo crescente malumore. Non si fida di questa sconosciuta, preferirebbe confidare i suoi segreti a Samantha Polkiss. Quest’ultima è tornata normale dopo appena una notte, ma è ancora molto scossa, come del resto Mary e le altre due.
Violet ha mandato decine di lettere di scuse ai coniugi Polkiss, che non si sono presi minimamente la briga di rispondere. 
«Ciao, Linda» Esordisce la psicologa, con un tono che dovrebbe sembrare rassicurante, ma che a Lily provoca solo un gran fastidio.
«Mi chiami Lily.» Ordina quest’ultima, incurante della buona educazione. La madre le scocca un’occhiataccia nervosa, torturandosi le mani fresche di manicure.
«Va bene, Lily» Continua la dottoressa Sullivan, con un sorriso piuttosto irritante. «Facciamo un gioco: parla con me come se fossi la tua migliore amica!» Esclama, come se avesse davanti una bambina di tre anni.
Lily trattiene a stento una smorfia disgustata e risponde, lapidaria:
«Io non ho amiche.»

Cindy Sullivan comprende di trovarsi davanti a un caso piuttosto difficile: quella ragazzina che assottiglia gli occhi minacciosamente non sarà facile da trattare. Lily incrocia le braccia, senza smettere di guardarla negli occhi.
Cindy Sullivan sta per parlare di nuovo, ma non riesce a emettere nessun suono quando una grossa civetta blu notte entra dalla finestra, con una lettera nel becco. Ha sempre avuto paura dei volatili: rimane pietrificata e stringe convulsamente il cuscino del divano, improvvisamente molto pallida. Dudley e Violet cercano di cacciare l’uccellaccio, ma invano. Il signor Dursley ha un brutto presentimento: l’ultima volta che un gufo è entrato in casa sua ha avuto a che fare con qualcosa da cui si è tenuto il più alla larga possibile: magia.
La civetta si posa sulla testa della dottoressa Sullivan, provocando a Lily un accesso di risa. Quell’animale ha uno sguardo intelligente, molto più di quello di sua sorella Marge – o di qualunque componente della sua rispettabile famiglia.
Capisce subito che la lettera è indirizzata a lei; si sporge leggermente per prenderla e accarezza il capo della civetta, affascinata.
Sulla busta, che sembra fatta di pergamena, c’è uno strano sigillo. Lily sa che la lettera cambierà fatalmente la sua vita, lo presagisce. Il suo cuore fa un balzo quando legge l’elegante scritta smeraldina che sovrasta lo stemma:



Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts


*


 

Rose Weasley adora la sensazione che si prova dopo un volo sulla sua fedele scopa. Nella sua personale classifica delle dieci cose più belle al mondo, volare rientra decisamente nella top tre, in dura lotta con il cioccolato e la vendetta. A pensarci bene, è da tanto che non si vendica di qualcuno: wow, dev'esser proprio diventata matura. In effetti, a quasi diciassette anni suonati, un po' di maturità ci sta tutta. Giusto un po', eh, che non si esageri troppo! Ha giusto il tempo di aprire la porta che l'urletto di sua madre le perfora i timpani: devono essere arrivate le lettere da Hogwarts. Magari Hugo è stato nominato prefetto e questa è la fonte della felicità di mamma, oppure è così euforica perché il fatto che quelle lettere siano a casa sua è la prova che non sono stati espulsi durante una ponderata decisione del corpo docenti nella tregua estiva. Con i figli che si ritrova, Hermione non può mai essere sicura di nulla.
Rose entra svogliatamente in cucina e un turbine castano le si catapulta addosso, apparentemente e stranamente incurante dello sporco gentilmente lasciato sul pavimento dalla figlia. 

«Oh, Rose!»La suddetta si ritrova stretta nell'abbraccio della madre, che si perde in un monologo abbastanza privo di senso. «Tu eri fuori e ho visto che la lettera era più pesante, così ho pensato... beh, sai che non avrei voluto aprirla, però... era più forte di me e, oh, Rose, praticamente alla pari coi prefetti!»
Rose afferra il senso delle sue parole solo quando sua madre le lascia un attimo di respiro e le porge una scintillante spilla verde. 

«C-capitano?»Balbetta, incredula. Per la spilla e per l'entusiasmo di sua madre, che non è mai stata una grande fan del Quidditch. Dev'esserci sotto qualcosa. Guarda meglio sua madre e capisce che, sotto quella maschera di improbabile felicità, è visibilmente preoccupata. Non vuole farle domande né rovinare quell'improbabile attimo di armonia familiare, così esce rapidamente dalla cucina con la scusa di posare la sua spilla al sicuro. Lo sguardo le cade su un giornale nascosto piuttosto male dentro il cesto della biancheria. 

Lo afferra, chiedendosi il motivo della strana ubicazione, e scruta la prima pagina con attenzione.

Un uomo dal sorriso inquietante ammicca dalla foto in bianco e nero. La didascalia spiega: "Antonin Dolohov, sessantatre anni, Ex-Mangiamorte, evaso da Azbakan la scorsa notte."





BurningIce's Space

Ed eccomi ritornata ad infestare Efp con un nuovo progetto, diverso dai precedenti, con una coppia - che presto vedrete - assolutamente inedita. Quando ho letto una dichiarazione di J.K. Rowling sulla sua iniziale volontà di inserire una piccola Dursley nel prologo, ho subito pensato a Linda/Lily. Come avrete già capito, ci sono numerose analogie con alcune scene dei primi libri di Harry Potter, totalmente volute. Per esempio la citazione contrassegnata dall'asterisco, dovevo metterla. Mi piaceva immaginare Linda un po' come Harry da piccolo... mi sono molto divertita a scrivere questo piccolo prologo. Per quanto riguarda le ragazzine, le rivedremo più avanti e - potete giurarci - peggioreranno molto.
Naturalmente, qui la protagonista è ancora molto piccola, ma tra poco passeremo alla parte interessante della storia e la vedremo un po' più cresciuta.
Ho inserito questa storia nella serie: "
Sono una ragazza perfettamente nella norma.O forse no."  perchè ovviamente, tra un po', compariranno anche i protagonisti dell'altra mia storia, specialmente uno. Ma non voglio anticiparvi niente! Non è necessario leggere l'altra, ma potete benissimo passare, mi farebbe molto piacere. Eccovi il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=754691&i=1
Uh, dimenticavo. Il mio profilo Fb: Aniva BurningIce Efp
Detto ciò, mi dileguo! Un bacione,
-Iv.

 

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Capitolo 2
*** 2. Louis Weasley nuoce gravemente alla salute ***


Lui_LucyHPBumbixMarty Evans che hanno recensito. Grazie, grazie di cuore.
E a 
Flaqui, perchè la adoro <3


 

Una piccola macchia nel perfetto mondo Dursley


2. Louis Weasley nuoce gravemente alla salute

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Dudley Dursley è un uomo molto rispettato nel suo quartiere: ha una bella casa, un’adorabile moglie e una Mercedes che molti gli invidiano. La sua potrebbe sembrare una famiglia come tutte le altre, se trascuriamo un piccolo dettaglio che risponde al nome di Linda Dursley.
Linda è completamente diversa dal resto della famiglia: no, non solo fisicamente. È una strega 
– una strega undicenne, per l'esattezza  che si appresta a iniziare la sua istruzione magica.
Per questo, oggi, la famiglia Dursley al completo è stata accompagnata davanti a un muretto di mattoni rossi da una giovane donna con un cappello piuttosto buffo. Se il signor Dudley ricorda bene, quest’ultima dovrebbe essere l’insegnante di Desolazione, o giù di lì. Anche se è piuttosto strano che in una scuola – piena di matti, ma pur sempre una scuola – insegnino agli studenti come deprimersi.
Dudley non è mai entrato nel mondo del suo fratellastro, prima di oggi. E crede di star sognando, quando le vetrine colorate di Diagon Alley si presentano davanti ai suoi occhi, in quel tortuoso vicolo affollato che si snoda fino alla Gringott. Dallo sguardo meravigliato e per niente spaventato di Linda, capisce qualcosa che lo fa sorridere amaramente: questo è il vero mondo di sua figlia, un mondo a cui lui non appartiene.
E la scuola tanto decantata da Harry, che lui lo voglia o no, diventerà la sua casa.


*


Dudley Dursley fa spesso delle telefonate di nastosto, rifugiandosi nel sottoscala, assicurandosi ripetutamente che sua moglie non sia a portata d’orecchio. Ma Violet Dursley è una donna molto sospettosa: quando ha scoperto Dudley a sussurrare al telefono chiuso in quello spazio di un metro quadrato, si è infuriata come mai aveva fatto nella sua piatta vita da casalinga di classe media ed è arrivata a pensare che Dudley abbia un’amante. Ha trascorso l’intera mattina sul divano, in una specie di trance, pensando alle conseguenze che un eventuale divorzio porterebbe: i vicini non smetteranno più di chiacchierare alle loro spalle e lei rimarrà la povera Violet, tradita e abbandonata dal marito. Emily Polkiss, poi, la deriderà di sicuro  sottilmente e velatamente  al club del cucito. Violet si lascia sfuggire un singhiozzo, coprendosi la bocca col fazzoletto di pizzo. È un periodo così difficile per lei… prima la cena disastrosa dei Polkiss, poi quella strana lettera priva di senso e adesso questo. Trattiene gli altri singhiozzi: non vuole che le bambine sappiano, che sospettino qualcosa. Deve tenerle all’oscuro di tutto il più a lungo possibile. Quando Dudley torna dal lavoro, non trova nessun pranzo ad aspettarlo. La tavola è stata sparecchiata in fretta e in furia, le bambine hanno già mangiato – Linda è in camera sua a rileggere per l’ennesima volta la lettera incriminata, Marge ha preso possesso della poltrona e della tv in salotto – e Violet lo aspetta alzata davanti ai fornelli spenti, con le braccia conserte e un’espressione tesa e seria.
Dudley la guarda per un momento, disorientato, prima che lei gli dia addosso con la sua invettiva sui valori del matrimonio, sussurrata a denti stretti per non attirare l’attenzione di Marge e Linda. E così Dudley decide che quello è il momento di raccontarle la storia, che Violet non può restare ancora all’oscuro di tutto. Perché Dudley, dopo numerosi ripensamenti, ha preso una decisione: Linda andrà ad Hogwarts.
Man mano che racconta, il volto di Violet si fa sempre più stupito e incredulo, ma sa che sua moglie crede alle sue parole, per quanto assurde possano suonare. Sta finalmente collegando tutti gli avvenimenti strani che accadono in presenza di Lily, comprendendo pian piano che in sua figlia non c’è niente di normale. Dudley le spiega che sa tutto già da tempo, ma non ha voluto affrontare la faccenda e ha tenuto la sua famiglia lontano dalla magia e da tutti i maghi che conosce. Già; perché Harry, il fratellastro di Dudley, è un mago. E sono anche in buoni rapporti: quando Lily, a soli tre anni, aveva fatto galleggiare nell’aria il suo sonaglino preferito, Dudley aveva composto in fretta e in furia il numero di Harry.
Era la prima di una lunga serie di telefonate, conclusasi quella mattina.
Harry e la sua famiglia incontreranno finalmente Lily e le spiegheranno tutto – anche se Dudley è certo che sua figlia abbia capito già un bel po’ di cose. Linda è una bambina sveglia, dopotutto.


*

Linda aspetta i Potter con ansia ed eccitazione: non vede l’ora di conoscere delle persone come lei. Dei maghi, dei maghi veri. Stringe convulsamente la stoffa della poltrona, guardando di tanto in tanto dalla grande finestra che dà sul giardino. Chissà come arriveranno, magari con delle scope volanti vere!
Ha divorato la sua lettera in pochi minuti: sa che ben presto una professoressa di cui non ricorda il nome verrà a spiegarle meglio il contenuto della missiva ed è contenta di arrivare ben preparata a quel momento. Lo zio Harry – uno zio mago! – chiarirà tutti i suoi dubbi. E le spiegherà sicuramente come cavalcare una di quelle scope, anche se non è del tutto sicura che esistano. In realtà, la lettera potrebbe essere uno scherzo gigantesco e maligno organizzatole da Marge e dall'omonima zia. Ma sa che suo padre non permetterebbe mai una cosa del genere, o almeno lo spera. Lo spera con tutte le sue forze.
È piuttosto contrariata quando si precipita ad aprire il portone e trova Emily e Samantha Polkiss, entrambe con la stessa, identica espressione imbronciata e supponente sul viso altero. Samantha indossa uno svolazzante abito pervinca, in tinta con il vistoso cerchietto che le ferma severamente i capelli castani. Lily si chiede come faccia certa gente ad essere così in tiro già alle cinque del pomeriggio.
Violet si precipita alla porta, cercando contemporaneamente di dare un aspetto presentabile ai capelli, e le fa accomodare con un sorriso tanto smagliante quanto falso. Immagina già il motivo della loro visita: sono lì per esigere delle umilianti scuse formali.
Le Polkiss si siedono sull’elegante divano del salotto, guardandosi attorno e registrando ogni minimo granello di polvere della stanza. Devono raccogliere materiale per i pettegolezzi che diffonderanno quando si siederanno su un altro di quei salotti, con la stessa ipocrisia di chi non ha nient’altro di meglio da fare nella vita che criticare qualsiasi cosa o persona. Lily sta per tornare a malincuore nel salotto con sua madre e le due megere, quando un enorme boato la fa bloccare sul posto. Dal camino spento è uscita una quantità spropositata di cenere, che si è prontamente depositata sui pregiati abiti di Emily e Samantha. Adesso stanno dando di matto in giro per il salotto, spaventate e oltraggiate.

«Ehi, Fred, ti avevo detto di aspettare!» Esclama la voce seccata di un ragazzo.
Sono loro, pensa Lily. Forse sono davvero loro.
«Beh, Lou, non ho mica tutto il giorno, io!» Replica una seconda voce, con una punta di divertimento.
«Fuori di qui, babbei, fate spazio agli altri!» Una ragazza particolarmente irritata è intervenuta nella conversazione; contemporaneamente, due figure interamente ricoperte di fuliggine sono saltate fuori dal camino, sotto lo sguardo incredulo di Lily, Samantha, Emily e Violet. Quest’ultima si getta sul divano con sguardo vacuo e si fa aria con la mano, chiedendosi cos’abbia fatto di male per meritarsi degli spazzacamini indesiderati nel salotto di casa sua. Le Polkiss rimangono impietrite, dimenticando anche di lamentarsi per il terribile inconveniente dei vestiti.
Il più piccolo dei due ragazzi, a occhio e croce un quattordicenne, si è già tolto di dosso la cenere e si è precipitato a fare il baciamano a Samantha Polkiss, che adesso ha un’espressione a metà tra il compiaciuto e lo spaventato. Lily deve ammettere che il nuovo arrivato, in effetti, è proprio un bel ragazzo: capelli nerissimi, spettacolari occhi blu e una pelle lattea ancora macchiata da qualche piccola traccia nera di fuliggine.
È lui a parlare nuovamente, guardando Samantha dritta negli occhi.

«Tu devi essere Lily» Constata, con un sorrisetto malizioso. La ragazzina ridacchia scioccamente, senza accennare a rispondere, troppo occupata a sbattere le ciglia con fare civettuolo. A quel punto Lily decide di intervenire e di entrare nel salotto, infastidita per l'equivoco. Nessuno può associare il suo nome a una ragazzina stupida e superficiale come la Polkiss.
«Veramente» Sentenzia, con un tono autoritario di cui lei stessa si sorprende. «Lily Dursley sono io.»
«Oh»  Esclama il ragazzo, imbarazzato, trovando comunque il tempo di rivolgere un rapido occhiolino a una ridacchiante Samantha.
«Credevo… sei già in età da Hogwarts? Caspita, li fanno sempre più piccoli!»
Riflettendoci su, non è poi questa gran bellezza. Le sembra insulso. E imprudente, anche. Nessuno può dirle che è troppo piccola per qualcosa. O semplicemente che è piccola.
Lily alza le sopracciglia fino all’inverosimile e sta per ribattere, quando un’altra ragazza apparsa dal camino – la stanza si sta rapidamente popolando di sconosciuti – squittisce con entusiasmo: 
«Oh, anche tu ti chiami Lily!»
Le corre incontro, calpestando con le scarpe sporche il tappeto tanto amato da Violet, che sussurra qualcosa come “vandali” e “che diamine sta succedendo”, per poi riprendersi e precisare che sua figlia si chiama Linda, non Lily. Ma a nessuno sembra importare quello che ha da dire, soprattutto perché un uomo dagli occhiali rotondi è appena entrato – anche lui dal camino – e sta sgridando la moltitudine di ragazzi che lo hanno preceduto.
«Li avrete spaventati! Come vi siete permessi? Vi avevo detto di restare fermi.» Sbraita, cercando qualcuno con lo sguardo. Si rivolge a un ragazzo alto e magrissimo, dai grandi occhi verdi. Occhi verdi del tutto identici ai suoi: stessa forma allungata, stesso colore smeraldino. A pensarci bene, somiglia ad alcuni di quei ragazzi più di quanto somigli a sua sorella. L’uomo sta per riaprire bocca, ma viene interrotto da un altro boato. Una seconda ondata di sconosciuti si riversa gradualmente nel salotto: adesso sono in tutto una ventina.
I soprammobili di Violet giacciono a terra, in frantumi, e il vocio dei ragazzi si placa immediatamente quando una signora con una crocchia stretta ed elegante li richiama una volta per tutte. Emily Polkiss, indignata e spaventata, sta per chiamare la polizia al cellulare, ma l’uomo con gli occhiali rotondi glielo impedisce, intimandole con gentilezza di non far niente e sfilandole il telefono dalle mani tremanti. Marge è accorsa nella stanza e guarda tutti con una stupida espressione vacua negli occhi porcini. Questa volta il ragazzino del baciamano evita di accogliere la nuova arrivata con le sue indesiderate galanterie.
L’uomo con gli occhiali si schiarisce la voce, imbarazzato, e si avvicina a Lily, tendendole la mano.

«Ciao, Lily» Le dice, con voce calma e rassicurante. «Io sono zio Harry.»
Harry scruta la ragazzina con sorpresa e attenzione: forse è solo una sua impressione, ma è più o meno la copia di sua madre a undici anni.


*


Lily conosce ormai tutta la famiglia Potter-Weasley, anche se ha una certa difficoltà nel ricordare tutti quei nomi. Le è rimasto particolarmente impresso quello del ragazzo che l’ha spudoratamente presa per una bambina; non dimentica facilmente chi la umilia. Emily e Samantha, invece, sembrano aver dimenticato tutto. Zio Harry ha spiegato a Lily che alcune persone, al loro Ministero, sono in grado di modificare i ricordi dei Babbani… chissà come sarebbe cancellare la memoria di Marge e farle credere di essere un maiale che si rotola nel fango.
Dudley Dursley, al volante, suda per il caldo e per il nervosismo. Violet asciuga ripetutamente il collo ormai madido del marito con il suo prezioso fazzoletto, ricamato nella bellezza di un mese; anche lei è visibilmente tesa. Sua figlia sta andando in un luogo pieno di gente di cui prima aveva sentito parlare solo nei film horror, dispersa chissà dove nella Gran Bretagna. E lei non può neanche vederla, quella scuola, figuriamoci entrare e controllare che tutto vada bene. Soffoca nuovamente un singhiozzo e si soffia il naso nel fazzoletto non più immacolato con cui pochi secondi prima ha asciugato il collo di Dudley, fregandosene altamente della sua fobia dei germi.
Anche Lily è piuttosto preoccupata, ma c'è una cosa che la rassicura. Suo padre sembra stimare molto lo zio Harry: quando è tornato a casa e lo ha visto, lo ha addirittura abbracciato. Certo, era un po’ impacciato e decisamente incerto su quel gesto, ma per Dudley Dursley è già molto. Lily lascia scivolare via quei pensieri e guarda fuori dal finestrino, mentre le distese verdi scorrono veloci davanti a lei.
Ci sta andando. Ci sta andando davvero.
Si volta verso Marge, che emette rumori simili a dei grugniti mentre dorme profondamente, e pensa che non c’è bisogno di un incantesimo per farle credere di essere un maiale. Scuote la testa per il pensiero decisamente cattivo appena formulato; in fondo, perfino sua sorella le mancherà.

King’s Cross è più affollata che mai; i treni scintillano tra i muri di mattoni rossi e la gente si affaccenda per la stazione con passo svelto. Ogni tanto Lily scorge qualcuno con un baule simile al suo – sua madre era restia a portarsi dietro quell’aggeggio così ingombrante – e si alza in punta di piedi per vedere se è Lily Due, Harry o qualcuno della loro famiglia. Storce il naso al pensiero che ci sarà anche quel Louis… spera solo di non finire nella sua stessa Casa.
Harry, sua moglie e due dei ragazzi che ha conosciuto qualche giorno fa arrivano presto, tempestandola di domande su quanto sia emozionata prima ancora di salutarla. Beh, lo è sicuramente tanto. L’altra Lily le rivolge un sorriso comprensivo – non sa se odiarla o ritenerla simpatica perché ha il suo stesso nome – e il ragazzo con gli occhi identici ai suoi le scompiglia i capelli affettuosamente, per poi sparire tra la folla e agguantare per un braccio una ragazza dai grandi occhiali neri, che gli sorride un po’ impacciata.*
Prima di attraversare con loro il passaggio di cui le ha parlato zio Harry, si volta indietro per salutare la sua famiglia. A volte ha sentito di odiarli, ma oggi ha un groppo in gola quando pensa che non rivedrà più il sorriso affettuoso di suo padre o l’espressione condiscendente di sua madre quando non vuole indossare il vestito che le ha comprato. Ed è proprio Violet a farsi avanti, con le lacrime agli occhi. Lily è stupita e incredula quando sua madre si inginocchia e la stritola in un abbraccio, scoppiando in singhiozzi.

«P-promettimi che farai la brava» Riesce a raccomandarle tra le lacrime. «Mi raccomando, spazzola i capelli ogni sera.» Aggiunge, con un tono più sicuro. Poi la lascia andare e si asciuga le lacrime, mentre anche Dudley la saluta, con due semplici parole che devono costargli molto.
«Fatti onore.» Sussurra, mentre Marge alza gli occhi al cielo. Lily sta per salutarla, piuttosto controvoglia, ma la sorella fa due passi indietro e la guarda dall’alto in basso. “Mostro” Sillaba, in modo che i genitori non la vedano, poi le porge una mano grassoccia, in una pallida imitazione di un saluto. Entrambe stringono più del dovere, poi Lily capisce che è venuto il momento di andare.

Dall’altra parte della barriera, la aspetta un altro mondo: uno scintillante treno rosso è circondato da delle persone vestite in modo strano, con lunghe tuniche nere; ma i ragazzi della sua età, almeno, sono vestiti come lei. Qualche gufo sfuggito al proprietario svolazza seminando il panico tra un gruppo di ragazze già in divisa. Scorge una degli intrusi nel suo salotto – Rose o qualcosa del genere – salutare con uno schioccante bacio sulle labbra un ragazzo alto e biondo, sotto lo sguardo oltraggiato di suo padre. La signora dalla crocchia elegante gli sussurra qualcosa all’orecchio e l’uomo boccheggia. L’attenzione di Lily viene ben presto calamitata da un gruppetto capitanato da quello stupido Louis Weasley: individua subito un paio di ragazze civettuole che le ricordano molto Samantha Polkiss e le sue amiche. Allora ci sono anche a Hogwarts, pensa. Si sente piccola come non mai, quando Louis la saluta con un sorrisetto ironico, mentre una di quei surrogati della Polkiss sussurra maliziosamente qualcosa all’orecchio del ragazzo.
Si affretta a distogliere lo sguardo, senza ricambiare il saluto, e si rende conto di quanto poco conosca quella gente, mentre vari gruppi di ragazzini si incontrano e si salutano entusiasti, meravigliandosi del nuovo taglio di capelli dell’amica o di qualche avventura estiva già accennata dopo i primi saluti.  
Quando lo zio Harry le posa una mano sulla spalla, con un gran sorriso comprensivo, si sente già meno fuoriposto.


*

Il viaggio è stato stressante. Niente da dire sul treno, meraviglioso e confortevole, ma i rumorosi cugini Weasley-Potter hanno tutti cercato di corrompere Lily per farla finire nella loro casa. Per adesso ha solo una gran confusione, ma di una cosa è certa: non andrà mai in Grifondoro. Ha ancora il mal di testa per il vociare dei cugini scalmanati di quella Casa. Forse Serpeverde, magari… Rose e il suo ragazzo le sono sembrati piuttosto simpatici e – in realtà – il biondo è veramente molto carino, altro che quel Louis. Ma per il momento non si interessa più di tanto ai ragazzi, sono creature stupide e pericolose. Purtroppo deve dire lo stesso di un gruppo di ragazzine che, fiere nella loro divisa dallo stemma verde-argento, l’hanno spintonata volutamente e malignamente mentre trasportava il suo baule diretta allo scompartimento, prima che Lily Due si offrisse gentilmente di portarlo al suo posto. Lily ha appuntato le loro facce nel suo libro nero mentale, in attesa di poter dar loro quello che si meritano. Le sembra passata un'eternità da quando ha attraversato il passaggio per il binario Nove e Tre Quarti, adesso che si ritrova in fila per essere smistata. Cerca con lo sguardo i vari ragazzi che le hanno reso il tragitto per Hogwarts praticamente impossibile, e ne individua molti al tavolo dei Grifondoro, mentre altre facce note siedono sotto stendardi blu e bronzo. Lily non ricorda il nome di quella casata, ma quando vede Louis, ancora insieme a quella ragazza della stazione, prova un improvviso desiderio di non essere smistata proprio tra i ragazzi in blu. È con le gambe tremanti che si avvicina al vecchio cappello bruciacchiato, guardandosi intorno nervosamente. A pensarci bene, potrebbero anche rispedirla a casa. Un’anziana professoressa le cala il cappello fin sotto le orecchie e Lily è sempre più nervosa. Non era preparata ad eventuali prove, né ad un cappello che grida i nomi delle Case ai quattro venti. Chiude gli occhi, ascoltando con attenzione una vocina nella sua testa.
“Vedo ambizione. Tanta. E un pizzico di malizia, anche. Quella che basta, non fraintendermi… non sei una cattiva ragazza.” Il cappello ridacchia e Lily pensa che abbia qualche rotella da aggiustare. O qualche filo, nel suo caso. “Farò finta di non aver sentito quello che hai appena pensato, carina” Prosegue il cappello, un tantino oltraggiato. “Beh, direi di non prolungare oltre…” Borbotta, per poi aggiungere:

«CORVONERO!» Lily si alza, disorientata dal boato scoppiato in uno dei tavoli. Il tavolo blu e bronzo, per la precisione. Quello in cui Louis Weasley applaude educatamente, divertito dall’imbarazzo della ragazzina. Quello in cui Lily si lascia cadere, mentre decine di mani vogliono stringere la sua, ma lei è davvero troppo stanca per accorgersi di chi saluta.
Quattro anni dopo, a quello stesso tavolo, Lily Dursley scoprirà qualcosa che la farà andare su tutte le furie.



*
 

Lily prepara svogliatamente il baule, gettandoci dentro libri e vestiti a casaccio, sicura che sua madre sverrà quando vedrà quell’inaccettabile disordine. Dopo quindici, lunghi anni Violet non ha ancora imparato ad accettare che Lily è la quintessenza del caos: niente è equiparabile alla sua stanza nei suoi giorni di pigrizia massima. E quei giorni sono molto frequenti. I Weasley-Potter dovrebbero arrivare a momenti; hanno preso l’abitudine di andare spesso a trovare il cosiddetto zio Babbano. In realtà, alcuni dei ragazzi sono divertiti dall’effetto che semplici trucchi magici fanno sulle ragazze del luogo. Fred non fa che raccontare di quella volta in cui una biondina gli ha detto che la sua sembrava vera magia, ma Lily sa che questa volta non verrà. I ragazzi più grandi sono partiti per una lunga vacanza in giro per l’Europa e non torneranno molto presto, con grande disappunto dei loro genitori. Alza gli occhi al cielo al pensiero di rivedere Louis Weasley nelle sue tranquille vacanze estive e di portarlo ad ogni singola festa organizzata da Samantha Polkiss, che da due anni non fa che invitarla gentilmente, ricordandole di portare Lou. Lou, che nome sciocco. Samantha non sa che Louis e Lily non si salutano nemmeno, quando si incrociano per i corridoi di Hogwarts. Diffidenza e antipatia reciproca, forse. O magari la mancanza di possibili interessi in comune. Tuttavia, la Polkiss non riesce a dimenticare Weasley da quando l’ha incontrato nuovamente nell’estate del secondo anno di Lily. Sono usciti insieme, quel lontano pomeriggio, e Samantha si è presa un’irreparabile cotta per il ragazzo – dopo un passionale bacio che non ha mancato di raccontare a tutto il vicinato –  che sembra fare questo effetto più o meno a tutte le sue coetanee. E Samantha e le altre non possono fare eccezione: sono in quel periodo della vita di una ragazza in cui si ragiona esclusivamente con gli ormoni, il che è facilitato notevolmente dal fatto che non abbiano un cervello con materia pensante. Lily sospira e scende le scale di corsa, stanca di sentire per l’ennesima volta il suono del campanello. I Weasley-Potter hanno fatto passi avanti, dall’irruzione in casa sua per mezzo del camino. Adesso si presentano a casa sua come delle persone normali. Quasi.
Apre la porta, seccata, e un turbine rosso le si getta addosso, ricordandole quanto sia cresciuta – “ci assomigliamo sempre di più, sai?
Lily non nota poi tutta questa somiglianza con Lily Due. Con suo sommo disappunto, oltre a Hugo e alla sua omonima c’è proprio Louis Weasley, pronto ad illudere magistralmente le sue prede estive – puntualmente Samantha, Mary o qualcuna del loro gruppo, che litigano ogni estate per contendersi un ragazzo che non sarà mai di nessuna di loro. Sono addirittura arrivate ad escludere la povera Jane August perché ha ballato con Louis ad una delle feste sfrenate della Polkiss. Dicono che a scuola sia diventata lo zimbello delle cosiddette Quattro, che si divertono a renderle la vita impossibile come un tempo facevano con Lily.
Hugo ha finito Hogwarts l’anno scorso ed è già una riserva dei Chudley Channons – a breve partirà per il ritiro estivo. Anche lui è stato adocchiato dalle ragazze del posto nei brevi periodi che ha trascorso a Privet Drive, ma è totalmente diverso da Louis, quindi non ha pensato nemmeno per un attimo di tradire la ragazza del quale è follemente innamorato, una certa Alice Paciock. Inutile dire che Samantha e Mary sono rimaste estremamente deluse dal comportamento del ragazzo, ma si sono subito riprese constatando la disponibilità del cugino. A Lily viene il voltastomaco se pensa che, tra poche ore, lei e la sua famiglia dovranno presenziare alla festa dei Polkiss, che come ogni anno vede una cena formale con le famiglie seguite da un amabile ritrovo tra giovani per bene, come ama sottolineare la mamma di Samantha. Lily non pensa che ragazze ubriache in cerca di compagnia per quella notte e ragazzi che fumano qualsiasi sostanza a portata di mano siano giovani per bene, ma evidentemente sua madre ha una grande necessità di restare nel giro. E di farci restare anche lei – tempestata di inviti ogni volta che i Weasley alloggiano a casa sua.
Hugo e Lily, dopo l’entusiastico saluto iniziale, si sono già messi a cercare Marge per giocarle qualche brutto tiro. La Dursley maggiore sta studiando per l’università; inutile dire che non è riuscita a concludere molto, nonostante le continue pressioni di sua madre, e che la sessione estiva va peggio che mai. Lily prova quasi pietà per lei, in un certo senso: i rapporti sono decisamente migliorati dai suoi primi due anni a Hogwarts, se migliorati significa una totale indifferenza interrotta di tanto in tanto da qualche sguardo sprezzante.
Louis, intanto, è ancora sulla porta. Lily alza un sopracciglio, in un implicito e svogliato invito ad entrare, ma il ragazzo si limita ad appoggiarsi al muretto dell’ingresso di casa Dursley e ad accendersi una sigaretta. Se Violet Dursley lo vedesse in quel momento, perderebbe tutto l’affetto che prova verso quel ragazzo – già, perché la madre di Lily, come ogni essere femminile nel raggio di chilometri, sembra adorarlo. A volte ha scorto perfino Marge lanciargli occhiate simili a quelle che di solito riserva a un buon arrosto o a un piatto grondante di patatine fritte.



*
 

Lily deve ammettere che quest’anno Samantha Polkiss si è superata. L’enorme giardino è rischiarato dalla luce soffusa di innumerevoli lanterne, alcune delle quali galleggiano nella piscina. Qualche coraggioso sta facendo il bagno, nonostante la temperatura, di notte, si sia abbassata parecchio. Qualcuno ha costruito un ingegnoso sistema che fa scorrere lo champagne come in una fontana attorno a cui parecchi assetati si radunano spesso. Lily dubita che ci sia qualcuno sobrio alla festa, oltre a lei. Certo, ha bevuto due bicchieri di Martini, giusto per dare l’impressione di aver qualcosa da fare, e si è abbandonata su uno di quei divanetti bianchi appartati che solitamente vengono occupati da coppiette tubanti, probabilmente formatesi sul momento. Il dj, PJ faccia-da-coniglio Polkiss, diffonde per tutto il parco della villa martellanti canzoni Babbane di dubbio gusto, al ritmo delle quali alcuni membri della cricca di Samantha – tra cui una Mary ubriaca fradicia – si agitano sopra dei cubi portati lì per l’occasione. Lily osserva distrattamente le goccioline dorate sul suo bicchiere triangolare, pensando che le feste clandestine di Hogwarts sono molto meglio della pagliacciata a cui assiste. I Polkiss hanno ritenuto opportuno invitare solo gente popolare, ovvero quei ragazzini che stavano tanto antipatici a Lily ai tempi delle elementari e che, crescendo, sono diventati solo peggio.
È decisamente seccata di trovarsi in mezzo a quella gente stupida. Non le importa di rimanere ad aspettare Louis, Lily e Hugo, che sua madre ha gentilmente invitato a dormire nella camera degli ospiti. Nessun problema per gli ultimi due, ma non le piace avere Lou in casa, per ovvi motivi. Si alza dal divanetto e oltrepassa il vialetto di pietre con non poca difficoltà, diretta verso la camera di Samantha per recuperare la sua borsa e il suo cellulare. A pensarci bene, sua madre l’avrà chiamata decine di volte e sapere quello che le aspetta arrivata a casa le mette i brividi.
Maledice quei tacchi piuttosto alti che – tanto per cambiare – Violet le ha consigliato di mettere. Mai ascoltare i consigli delle madri, specialmente quando si chiamano Violet Dursley e si vestono come bambole bon ton troppo cresciute.  
Dopo aver vagato un po’ per la casa trova finalmente la porta che cercava, inconfondibilmente contrassegnata dalla scritta “La principessa dorme qui.” Scosta la porta e fa per entrare, ma dei rumori sospetti la interrompono.

«Oh, sì, Lou» Ridacchia una voce che le sembra quella di Samantha. Sbircia dalla porta, curiosa e disgustata, e si ritrova davanti una scena che non avrebbe mai voluto vedere, perché vedere le due persone da lei più odiate, per giunta insieme, prossime al procreare possibili bambini uguali a loro è qualcosa che Lily non augura nemmeno ai suoi peggiori nemici. O, in questo caso, ai due ragazzi che si danno da fare sul letto a baldacchino della Polkiss. Quest’ultima, a cavalcioni su un Louis seminudo, lo sta baciando con foga, con le mani tra i suoi capelli neri e il vestito scivolato in alto che ormai non le copre più granché. Weasley ha le mani saldamente piantate sul sedere della ragazza e ricambia con trasporto il bacio, pensando che le Babbane non sono niente male. È troppo per gli occhi di Lily, però, quando la Polkiss afferra una mano di Louis e la porta sulla sua scollatura volgare e pronunciata, ridacchiando ancora tra un bacio e l’altro. Certo, deve usufruire di quella quarta di cui tanto si vanta da un paio di anni – mentre Lily è arrivata ad una misera seconda riempita a malapena. Così, quest’ultima, dimenticando che in teoria non dovrebbe render nota la sua presenza, si lascia scappare un esplicito verso di disgusto. I due si interrompono, guardandosi intorno circospetti. Lily sa che Samantha ha paura che sua madre l’abbia colta in flagrante, demolendo l’immagine di ragazzina casta e innocente che ogni signora che si rispetti ha della figlia. Louis, invece, si limita a sorridere malignamente in direzione di Lily, ancora con le mani in posizioni sconvenienti sul corpo della Polkiss. Lo sguardo che le rivolge è tale da farla arrossire impercettibilmente. E Lily sa che né la Polkiss né Weasley gliela faranno passare liscia per quel commento indesiderato.
«Che ti succede, piccola stramba Dursley?» Insinua Samantha, maligna. «Credevi che i bambini li portasse la cicogna?»

 





Angolo di Aniva (che sono io)

Beh, ecco qui, ho finalmente aggiornato! E chi se ne frega, direte voi. Ma io vi rompo i cosiddetti lo stesso e continuo dicendovi che sì, HO FINITO GLI ESAMI! Finalmente libera dal liceo, non potete immaginare che sensazione! No, dai, mi mancherà, in fondo. Molto in fondo. A proposito, sondaggio: chi di voi ha avuto la maturità quest'anno? (Tipo alcolisti anonimi, riuniamoci!) 
Ma parliamo di cose serie: il capitolo. Per quanto seria possa essere una mia storia. No, non lo è per niente. 
Bene, la nostra Linda-Lily o chiamatela come volete è cresciuta ed è diventata ormai una quindicenne - sigh, ricordo ancora i tempi in cui era così piccola... parentesi romantica finita. La pianto di fare la scema, davvero! 
* Ah, c'era un asterisco!! Beh, il ragazzo ovviamente è Al e la ragazza che saluta è Crecy Canon, per chi avesse letto l'altra mia long, 
Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no. 
Se non l'avete letta e cliccate per sbaglio sul link... beh, dite addio alla vostra sanità mentale. Perchè Rose è peggio di me... e per essere peggio di me ce ne vuole! Ma sto divagando, di nuovo. Ah, ecco! Ovviamente il biondo che Rose bacia non è altri che *tadaaaan* Scorpius Malfoy. Se volete sapere di più sui Weasley Potter, beh, il link della storia sopra fa al caso vostro. O forse no, tanto per citare il titolo.
Oh, e c'è una novità!! Ho una pagina anche io. Sì, una pagina vera! Se vi va, passate, ecco l'ennesimo link: 
https://www.facebook.com/BurningiceEfp?fref=ts
Il mio profilo, tanto per essere ripetitiva, è Aniva BurningIce Efp. Ne ho anche uno vero, ma non posso postarlo qui per ovvie ragioni ^.^ In ogni caso, sono ben felice di accettare le vostre richieste, in privato posso benissimo dirvi chi sono! Wooow, questa identità segreta fa tanto supereroina del male. Tipo Scarlett Johansson, sono la Vedova Nera. Con meno tette. 
Beh, penso di aver detto tutto <3 (Ecco, chi vi ricorda Marge che dice "Mostro?" E Louis con "li fanno sempre più piccoli?") 
Vi saluto, ringraziandovi davvero tanto per le recensioni, le seguite, le ricordate, le preferite, le semplici visite. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, sono lieta di parlare con voi del capitolo e non solo, è importantissimo per me conoscere le vostre opinioni!!
Un grosso bacio, 
-Iv.

P.s. Lo ammetto, volevo mettere Lily in Serpeverde. Ero così tentata! Ma no, mi serve in Corvonero lei!! Ok mi dileguo. 


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Capitolo 3
*** Una serie di sfortunati incontri ***


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Eccovi invece quello della pagina: https://www.facebook.com/BurningiceEfp

Il mio profilo, per chi volesse aggiungermi, è Aniva BurningIce Efp. Ovviamente è un fake, ma accetto anche richieste di amicizia sul reale, tutto rigorosamente in segreto ;) Ci vediamo giù, carissimi!




Una piccola macchia nel perfetto mondo Dursley




3. Una serie di sfortunati incontri



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«Che ti succede, piccola stramba Dursley?» Insinua Samantha, maligna. «Credevi che i bambini li portasse la cicogna?»

Lily alza le sopracciglia, più che altro per prendere tempo. È imbarazzata, sì, e se una voragine si aprisse sotto i suoi piedi non le dispiacerebbe affatto. Si pente di aver lasciato la sua bacchetta a casa, invece di metterla saggiamente nella borsa, poi ricorda che è un po’ troppo giovane per fare magie fuori dalla scuola. Peccato, quella Maledizione che le avevano insegnato a Difesa… è da parecchio che non sente quel soprannome e ricordare tutte le angherie a cui la sottoponeva il gruppetto di Samantha non è per niente piacevole.

«Mi serve la mia borsa» Replica secca, con lo sguardo ostinatamente fisso sull’armadio di Samantha. Non vuole guardare quella scena un secondo di più. Poi ricorda che la sua borsa è esattamente su quel letto, ammucchiata a quelle delle altre invitate, e che per raggiungerla deve inevitabilmente avvicinarsi a quei due. Deglutisce e fa qualche passo in avanti, mentre la Polkiss risponde con una risatina stupida ad un’occhiata complice di Louis.
«Ehi, piccola stramba Dursley» Ripete un’altra voce, quella del Weasley più molesto del secolo. «Vuoi per caso unirti a noi?»
Lily si blocca a metà strada tra la porta e il letto, constatando tra sé e sé che non può davvero far finta che non esistano e recuperare la sua pochette come se niente fosse. Sospira, piuttosto stupita dal fatto che anche Louis abbia usato quell’appellativo. In fondo tra loro due non c’è nessun rapporto: nessun saluto nei corridoi della scuola né in Sala Comune, nessuna amicizia, nessuna antipatia palese. Lily si domanda perché debba cominciare a rompere quel delicato equilibrio proprio in quel momento. Chiude gli occhi e conta mentalmente fino a tre, poi si gira e guarda Louis con un’espressione gelida che lo rende improvvisamente serio.
«Tu» Sibila. «Non osare mai più ripetere quello che hai detto, o giuro su Merlino che ti ritroverai impiccato fuori dalla torre di Astronomia.»
Lily sa di essere stata abbastanza spaventosa, ma a quanto pare Weasley e la Polkiss non vogliono prenderla sul serio. Samantha scende da Louis con un movimento aggraziato e sistema la gonna, per poi raggiungerla con passi rapidi e decisi. Si ferma a pochi centimetri da lei, sempre con lo stesso sorrisino maligno, e le prende in mano una ciocca di capelli, con falsa gentilezza. La sovrasta di circa quindici centimetri; Lily odia confrontarsi con qualcuno più alto di lei, la fa sentire impotente e patetica. Ma è abbastanza orgogliosa da alzare lo sguardo e fronteggiarla con disprezzo.
«Dai, Lou, guardala» Sputa Samantha, scettica. «è ancora una ragazzina, come potrebbe anche solo pensare di fare certe cose?» 
Deve assolutamente calmarsi – non vorrebbe incappare ancora una volta nella magia involontaria, questa volta ci sarebbero conseguenze. Conseguenze gravi, come un’espulsione da Hogwarts, e l’ultima cosa che vuole è essere bandita dal posto in cui anela di ritornare da più di un mese.

«Questa ragazzina è più grande di te di due mesi, se non mi sbaglio» Ribatte Lily, realmente infuriata, premurandosi di lanciare uno sguardo rabbioso in direzione di Louis, ancora beatamente sdraiato.
«Ah, azzuffatevi pure davanti a me, strappatevi i vestiti, lottate nel fango… non mi disturba, tranquill…» Viene zittito da un’occhiataccia di entrambe le ragazze, troppo occupate ad insultarsi per prestare attenzione alle sue battute di dubbio gusto.
«Chiamarti ragazzina era un chiaro riferimento alle tue esperienze, Linda cara» Samantha sorride, melliflua. «Esperienze che potrebbero essere paragonate a quelle di una dodicenne, si intende»
«Preferisco di gran lunga essere una dodicenne che una squallida troietta come te, Samantha» Ringhia Lily, punta sul vivo e infastidita dall’uso del suo vero nome – Samantha voleva solo graffiare, ma invece ha letteralmente trafitto. Perché, per quanto sia difficile ammetterlo, ha decisamente ragione. E adesso Lily comincia a perdere la pazienza.
«Ripetilo» Mormora la Polkiss, minacciosa, le sopracciglia sottili aggrottate e frementi.
«Squallida troietta» Lily fa attenzione a scandire bene le parole e incrocia le braccia, soddisfatta di aver finalmente detto alla sua peggior nemica quello che pensa di lei da anni.
«Insulsa ragazzina, tu non sai chi hai davanti…»
«…Samantha Polkiss, la regina di Little Whinging e bla bla bla. Sei noiosa. Noiosa e ripetitiva.» Ghigna Lily. Poi lancia un’occhiata a Louis, che intanto si è accomodato meglio sui cuscini, e le rivela quello che nessuna ragazza vorrebbe sapere.
«E anche stupida, aggiungerei. Non hai ancora capito che ti sta usando?»
«Almeno io ho qualcuno disposto a usarmi. Ma guardati, sei così bassa che potrei comodamente schiacciarti con uno dei miei tacchi» Sbotta Samantha, in un chiaro e infantile tentativo di offesa.
«Che pensiero profondo, Sam, davvero… brucia!»
«E poi hai visto i tuoi capelli? Cosa usi, shampoo speciale balle-di-fieno?» Louis non trattiene una risatina davanti al viso rosso e infuriato di Linda.
«Pessima»
«Impiccati»
«Cruciati»
«Che?»
Ma Lily non ha il tempo di rispondere, perché Louis le ha già raggiunte, perennemente ridacchiante, e le ha gentilmente spinte di lato prima che accada l’inevitabile.
«Samantha, non darle ascolto» Le mormora lentamente all’orecchio, con una voce suadente che farebbe sciogliere anche i Gargoyle di pietra dell’ufficio del preside, senza però smettere di guardare sfrontatamente Lily. Davanti all’intimità di quei due, Lily si sente come una bambina di cinque anni che spia i genitori e arrossisce furiosamente – spera che Weasley non se ne accorga.
Louis fa scivolare via con studiata lentezza la mano dalla schiena della Polkiss e la posa sulla sua spalla, come si farebbe – appunto – con una ragazzina particolarmente tarda. Scuote la testa e si abbassa fino ad arrivare all’altezza del suo viso, per guardarla negli occhi. Uno strano brivido percorre la schiena di Lily quando si sorprende ad osservare le sfumature violacee delle iridi di Weasley; rimane impalata, in attesa che quest’ultimo parli.

«Lily, Lily, Lily» Sospira, teatralmente. «Ora lasci lo zio Louis e la zia Samantha continuare dove avevano interrotto e vai a nanna, ok?» Davanti all’occhiata scettica di Lily sta per perdere la sua serietà del tutto costruita, ma si convince ad andare avanti per il suo puro, cattivo divertimento. Adora vederla sul punto di scoppiare, imbronciata e offesa. «Ah, e non preoccuparti, ti spiegherò tutto quando sarai più grande»
Prima che Lily possa dire qualcosa, la spinge letteralmente fuori dalla stanza, le ficca in mano la pochette e chiude la porta, non prima di averle fatto un occhiolino complice.
Lily vorrebbe tanto rientrare e continuare ad insultarli, ma sa che se aprirà quella porta un’altra volta commetterà senza ombra di dubbio un duplice omicidio. Con o senza la sua bacchetta.


*
 

Il ritiro estivo delle Holyhead Harpies è la cosa più difficile che Rose Weasley abbia mai affrontato – sono determinate a vincere il campionato e le più grandi tendono a massacrare le nuove reclute più del dovuto. Nonostante ami giocare a Quidditch, è piuttosto contenta di tornare a casa. Le manca Londra, le manca il suo loft nella City, le mancano le sue quotidiane sedute di relax da Starbucks, i giorni passati con Scorpius. Scorpius – non lo vede da circa un mese e gli ha scritto solo un paio di volte, presa com’era dagli allenamenti.
Si trascina stancamente fuori dall’ascensore, facendo attenzione a non far incastrare la sua Nimbus tra le porte automatiche, e sospira di sollievo davanti all’elegante ingresso del grande appartamento in cima al Malfoy&Dixon Palace Hotel. Scorpius ha sempre avuto fiuto per gli affari, ma non si aspettava che potesse addirittura gestire con successo un hotel magico nel cuore della Londra Babbana. Certo, se poi si aggiunge l’ingente patrimonio della sua famiglia, intatto nonostante le traversie, e il talento organizzativo di uno dei loro più cari amici degli anni di Hogwarts – Aaron Dixon, già felicemente sposato con sua cugina Roxanne e padre di due gemelle – tutto diventa decisamente più credibile. Infila la chiave nella toppa dopo un paio di tentativi e spinge la porta con una spalla. Getta distrattamente il mazzo di chiavi sul tavolino all’ingresso e si stampa un sorriso radioso sul viso, impaziente di vedere che faccia farà Scorpius quando la vedrà tornare con un giorno di anticipo. Lancia un’occhiata al bagliore metallico dei grattacieli oltre la vetrata nella calda luce del tramonto e decide che, sì, Londra le è decisamente mancata. Quella città è ormai parte di lei come possono esserlo i suoi capelli rossi o la sua scopa. Impreca contro il solito caos assoluto di Scorpius – come se lei non fosse altrettanto disordinata – quando si ritrova a inciampare in un paio di pantaloni, ma niente può guastare il suo buonumore.

«Scorpius, tesoro, sono tornat… »
Quando alza lo sguardo la voce le muore in gola. Naya Patil, l’affascinante segretaria di Scorpius di cui lei stessa aveva sospettato – per poi darsi della stupida – un paio di volte, è pietrificata e terrorizzata davanti a lei, con addosso solo una camicia aperta che riconosce come una delle migliori del suo ragazzo e uno striminzito completino intimo nero. Stringe convulsamente la bottiglia di champagne che tiene in mano e abbassa lo sguardo, per poi accennare un non del tutto convinto “non è come sembra”.
Oh, per favore, come nelle peggiori commedie demenziali.
Dire che la situazione in cui è stata catapultata sia un cliché le sembra altamente riduttivo.
Rose la ignora e si avvicina a Scorpius con uno sguardo che non promette nulla di buono. In questo momento sente solo disprezzo, disprezzo e amara delusione. Ricaccia indietro le lacrime e getta a terra il borsone, proprio davanti al divano in cui Scorpius, fino a pochi secondi prima, era beatamente stravaccato davanti a un mazzo di carte.
Dev’essere strip poker, pensa Rose con una fitta al cuore. Le fa rabbia che abbia utilizzato il loro gioco con quella sciacquetta da quattro soldi. Eppure Rose se lo sentiva, quando la vedeva arrivare in perfetto orario con la camicia fin troppo sbottonata e la gonna più corta del dovuto. Se lo sentiva, quando Scorpius la chiamava per informarla che avrebbe lavorato fino a tardi. Se lo sentiva, quando il suo ragazzo aveva comprato un libro di cucina afrodisiaca indiana. E lui non aveva mai toccato un fornello in vita sua.

«Scorpius Hyperion Malfoy» Sbotta, infondendo in ogni sillaba quanto più odio riesce a recuperare nei meandri della sua ira. Ed è tanto, davvero tanto. «Mi fai schifo.»
Il ragazzo boccheggia, si passa una mano tra i capelli biondi e cerca di darsi un contegno, tristemente consapevole di avere un visibile succhiotto sul collo e di indossare solo i boxer. Tende una mano verso quella che ormai suppone essere la sua ex ragazza, visto che Rose non è particolarmente propensa a perdonare, di solito, ma ormai è troppo tardi.
Rose ha già recuperato la borsa, sbattuto la porta dietro di sé e si è lanciata giù per le scale, ignorando lo sguardo stupito e fastidiosamente curioso di chi la incrocia e nota inevitabilmente le lacrime che le scorrono sul viso.
Odia piangere, specialmente in pubblico, a causa di un ragazzo – il ragazzo.

Ed è fermamente convinta di una cosa: non vedrà mai più Scorpius Malfoy, dovesse anche scoppiare la Terza Guerra Magica.

Scorpius spalanca la porta, ignorando le proteste di Naya, che vuole continuare il gioco nonostante la scenata di gelosia a cui ha appena assistito. Adesso che anche l’ultimo ostacolo è stato eliminato, niente la separa da una possibile relazione col suo capo, relazione a cui aspira dal primo giorno in cui ha messo piede nell’ufficio di Scorpius Malfoy.
Fermo in mezzo al pianerottolo, con lo sguardo fisso nel vuoto, incurante del suo abbigliamento indecente, Scorpius Malfoy scorge la chioma cremisi di Rose allontanarsi giù per le scale.

Ed è fermamente convinto di una cosa: quella che ha fatto è stata un’enorme, irrimediabile, incredibile cazzata.


*
 

Rose vuole fuggire lontano, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici che le farebbero mille compassionevoli domande. E lei odia essere commiserata – preferisce non condividere con nessuno i suoi affari privati, specialmente se si tratta di sconfitte e delusioni.
Pensa, Rose, pensa.
Appena fuori dall’hotel, si Smaterializza immediatamente nel primo posto che le salta in mente; suo fratello le aveva accennato che quella settimana sarebbe stato da Lily Dursley, quindi perché non raggiungerlo?
Un sano bagno di quiete e oblio nel noioso mondo dei babbani, cosa c’è di meglio per finire in bellezza la sua già deprimente estate?


*
 

I Weasley sono a casa sua da appena due giorni, ma Lily è già stanca. Si chiede perché anche Louis debba presentarsi alla sua porta ogni anno, perché le sue vicine di casa siano così oche da attirare la sua attenzione e soprattutto perché sua madre abbia deciso di organizzare quella stupida cena di Fine Estate, con tanto di inviti ufficiali e grandi pulizie in cui si è trovata – giustamente – coinvolta.
Adesso è occupata a togliere minuziosamente ogni foglia secca dal giardino, visto che Lily e Hugo hanno deciso di passare il pomeriggio a Londra, condannandola a fare tutto senza magia. Beh, ci sarebbe Louis, da poco maggiorenne, ma non si abbasserà mai a chiedere il suo aiuto. Mai.
Soprattutto perché quest’ultimo la sta fissando con un sorrisetto ironico da parecchi minuti, comodamente disteso sulla sedia a sdraio che Violet ha prontamente portato fuori per lui. È davvero irritante vederlo rilassarsi beatamente, con un braccio dietro la testa e l’altro che tiene pigramente un bicchiere di limonata, mentre lei è costretta a rastrellare il prato, scostandosi ogni due secondi quei maledetti capelli che continuano ad appiccicarsi sulla sua fronte. Deve avere un aspetto terribile.

«Tesoro, potresti portarmi altra limonata?» Cinguetta Louis, con un’ironia per niente divertente. Weasley non deve pensarla così, visto che ridacchia fastidiosamente sotto i baffi, con quella fastidiosa aria canzonatoria su quella fastidiosa faccia da schiaffi.
Lily alza il rastrello, minacciosa, e le foglie gialle e rosse cadono lentamente ai suoi piedi, scricchiolando in un silenzio innaturale. Si asciuga la fronte e si avvicina a Louis, decisa finalmente ad esplodere di rabbia e a rendergli noto che il suo è un comportamento stupido e infantile. Che lui è stupido e infantile, per l’esattezza. È a pochi centimetri dal ragazzo quando un crac sospetto li fa voltare entrambi verso la siepe che delimita il giardino di casa Dursley.
Qualche secondo dopo una Rose Weasley dall’aspetto distrutto almeno quanto il suo fa capolino dallo steccato, trasportando un grande borsone con lo stemma delle Holyhead Harpies.

«Beh, che hai da guardare?» Sbotta, rivolta a Louis, per poi rivolgere un occhiolino a Lily. «Vieni qui ad aiutarmi, ridicolo scansafatiche che non sei altro»
Lily ha sempre adorato Rose, certo – ricorda che, al suo primo anno, la ragazza l’aveva addirittura nominata sua erede o qualcosa del genere – ma in questo momento ha deciso di eleggerla sua personale paladina della giustizia. Louis si alza con una smorfia seccata e si dirige mollemente verso la cugina, mentre  Lily crolla finalmente sulla sdraio, incurante del fatto che teoricamente dovrebbe essere lei ad accogliere l’ospite. Ma per un’accanita odiatrice delle faccende domestiche lavare il pavimento della sala da pranzo, spolverare ogni singolo inutile oggettino sui mobili della cucina e dare un aspetto quantomeno passabile al giardino è fin troppo, quindi si limita a restarsene distesa sulla sedia in attesa che Rose venga a salutarla e Louis rivendichi il possesso del suo trono di pigrizia.
«Linda!» Riconoscerebbe ovunque la sfumatura che assume la voce di sua madre quando deve ordinarle di fare qualcosa di particolarmente noioso. Alza gli occhi al cielo e si costringe a voltarsi verso la porta, dove Violet Dursley è appena apparsa nella sua più temibile tenuta casalinga – fascia tra i capelli, grembiule e strofinaccio.
«Potresti anche raccogliere una volta per tutte quelle maledette foglie e smetterla di poltrire come…» Si interrompe quando vede la nuova arrivata. Lily può benissimo vedere il suo cervellino lavorare mentre realizza contemporaneamente di aver fatto una pessima figura, di non essere nemmeno lontanamente presentabile e di aver finalmente raggiunto quel terribile momento da lei presagito ogni giorno (“potrebbe arrivare un ospite inatteso da un attimo all’altro, cosa direbbe se trovasse questo scempio in casa nostra?”)
Cerca comunque di salvarsi la faccia e il suo tono si fa più zuccheroso che mai quando squittisce un “Oh, Rose adorata, non ti aspettavamo!” Inutile dire che per lei Rose non è per niente adorata, non l’ha ancora perdonata per quella volta in cui ha letteralmente distrutto le sue sacrosante violette. In realtà, sembra non sopportare quasi tutta la famiglia Weasley, tranne per Hugo, Lily e Louis che – a quanto pare – sono dei ragazzi a modo. È per questo che si ostina ad invitarli ogni estate, in un disperato tentativo di affibbiare uno dei due ragazzi a Marge. Ha ormai perso la speranza con i Babbani, quindi ha deciso di sorvolare sul fatto che entrambi i Weasley siano dei maghi, preferendo soffermarsi sul loro innegabile bell’aspetto.
Violet le riserva un’occhiataccia, ben attenta a non farsi vedere da Rose, e corre a prendere il borsone, per poi gettarlo sulla pancia di Lily con voluta malagrazia.
Sarà una lunga, lunghissima giornata.


*
 

La cena di Fine Estate è una cerimoniosa evenienza che si tiene da qualche anno nel giardino dei Dursley, prontamente addobbato per l’occasione. Le luci spente lasciano il posto a candele poste strategicamente per creare la giusta penombra, il tagliaerba e i vari attrezzi di Dudley vengono sostituiti da eleganti tavolini collocati con precisione millimetrica da Violet, affinché non siano né troppo vicini né troppo lontani l’uno dall’altro, una musica rilassante si diffonde dalle casse di fronte all’ingresso e l’umore di Lily peggiora a dismisura.
L’unica cosa che la consola è che, almeno, i suoi zii maghi verranno a quella stupida cena di gala – buona notizia controbilanciata dal fatto che anche l’immancabile prozia Marge sarà presente.
Con un’occhiata nervosa all’orario, Lily si dice che è ora di spegnere il computer e scendere di sotto. Un brivido le attraversa la schiena: non ha voglia di sopportare tutti quegli invitati per un’intera serata; è decisamente una delle sue giornate-solitudine. Un bel film, il suo divano e la comoda tenuta casalinga che ha dovuto far sparire sotto le occhiate assassine di Violet.
Prima di uscire dalla sua camera ed andare incontro al peggio, passa distrattamente davanti allo specchio e fa una smorfia nel guardare il suo riflesso. Abitino verde acqua, capelli raccolti e tacchi decisamente alti. Ridicolo, agghindarsi e mettersi in bella mostra per un gruppo di insulsi Babbani di mezz’età. Ma ci saranno anche Louis e Samantha, pensa. E vestita così non dovrebbe sembrare una bambina – o almeno lo spera.
Apre distrattamente la porta e si ritrova di fronte un Louis Weasley elegante come raramente l’ha visto. Si ferma pochi centimetri prima che possa scontrarsi rovinosamente con lui, alza lo sguardo e incrocia i suoi occhi azzurri.
Smoking, papillon e sguardo ammaliante, una combinazione perfetta per far cadere ai suoi piedi più o meno il novantacinque percento delle ragazzine del quartiere – l’altro cinque percento è rappresentato da lei. Improvvisamente, il silenzio intorno a loro sembra pesare quanto un macigno. Lily non intende perdonarlo tanto presto per le battutine che le ha propinato dai Polkiss. Fa qualche passo incerto cercando di non prendere una storta – sicura, Lily, sicura e adulta – poi gli chiede, glaciale:

«Che ci fai ancora qui?»
Louis la squadra dall’alto in basso con un sorrisetto enigmatico, poi indica la porta della stanza di Marge.
«Ero venuto a prendere tua sorella. Sai, tua madre mi ha velatamente fatto capire che sarebbe stato carino se noi due ci fossimo presentati insieme» Spiega, con una smorfia. Oh, le solite manie per i matrimoni combinati di Violet Dursley. Lily non può far a meno di pensare che sua madre deve smetterla immediatamente con le telenovelas argentine.
«Oh» Commenta Lily, passandogli davanti con nonchalance e accorgendosi che un grande, terribile ostacolo la separa dalla sua meta. Le scale.
Si tiene saldamente alla ringhiera e scende i primi due gradini, consapevole della pessima figura che sta facendo. Adulta e sicura, come no

«Oh porca Morg…» Una presa improvvisa sul suo braccio le tronca sul nascere l’imprecazione.
«Weasley» Ringhia, fulminandolo con lo sguardo. «Non ho bisogno del tuo aiuto.»
«Mettiamola così, Dursley» Louis sorride e Lily deve ammettere che potrebbe benissimo lavorare per qualche pubblicità – demenziale, però, esattamente come lui. «Questa è pura cavalleria. Perciò chiudi quella boccaccia e lascia che ti accompagni»
Lily non sa cosa la spinga ad ascoltare le parole di Louis, ma durante il breve tragitto non dice una parola. Anche se volesse parlare, sarebbe troppo imbarazzata per farlo. Quando escono in giardino, sotto gli occhi del centinaio scarso di ospiti, Violet le rivolge un’occhiata di orgoglio e approvazione. Lily la ricambia con una smorfia seccata, che maschera abilmente con un sorrisetto non appena vede il volto livido di rabbia di Samantha Polkiss, volgare più che mai nel suo abito succinto e scollato fino all’inverosimile. La Polkiss viene presto affiancata da Mary, anche lei sorpresa da quell’entrata in scena. Lily non ha voglia di sopportare le loro domande e non intende passare un attimo in più con quel bellimbusto che si ritrova accanto, per quanto si senta a suo agio col braccio intrecciato al suo. Lo strattona e si allontana di qualche passo, cercando di mostrarsi più neutra e fredda che mai.
«Mia sorella ti starà aspettando» Sentenzia, poi gira i tacchi e raggiunge sua madre, intimandole di non dire una sola sillaba. Ma non può evitare a lungo Samantha e la sua cricca: hanno già preso posto al suo tavolo, senza lasciarle via di scampo.
Lily è morta e quello è il suo inferno personale.


*
 

Agnes si accende una sigaretta e passa l’accendino a Dalya, che armeggia per qualche secondo prima di riuscire ad accendere la sua. Mary e Samantha si godono il loro bicchiere di champagne, preferendo assumere un’aria distinta. Giocano tanto a fare le donne vissute, con il solo risultato di apparire inesperte e patetiche. Ai suoi occhi, ovviamente, dato che a scuola sembrano essere piuttosto popolari. Lily ringrazia ogni giorno il gufo che le ha portato la lettera per averla salvata dallo squallido liceo della sua città. 
L'unico problema è che nessun gufo può salvarla, in quel momento. Ha dovuto accettare di fare una passeggiata in giro per il piccolo giardino pur di allontanarsi dai nonni e dai loro discorsi appassionanti come il telegiornale delle sei.

«Allora, Lily» Esordisce Dalya, scuotendo i lunghi capelli biondi. Tinti. «Puoi finalmente spiegarci come hai conosciuto Louis Weasley a quella tua Accademia di Non-so-cosa in Scozia?»
«C’è qualcosa tra di voi?» Aggiunge Agnes.
«Oh, per favore!» Trilla Mary, come se l'ipotesi di Agnes fosse ridicola. Lily accarezza per un attimo l’idea di baciare Weasley davanti a tutte loro, giusto per dare una bella lezione a quelle ragazze viziate. Poi realizza che la sua idea, oltre che impossibile, è davvero stupida e disgustosa. Insomma, baciare Louis Weasley. Come le è passato per la testa?
«Quante volte devo dirvelo che Louis si vede con me?» Sospira Samantha teatralmente. Povera illusa.
Ha appena finito di parlare quando il suddetto Weasley sbuca da dietro l’angolo della casa e afferra la mano di Lily, trascinandola lontano dalle quattro.

«Vi dispiace se ve la rubo un attimo?» Dalle quattro ragazze non proviene nessuna risposta.
«Cos…?» Chiede la ragazza, irritata. Intanto, le sue care amiche hanno cominciato a confabulare dietro di lei, convinte seriamente che ci sia qualcosa tra di loro. Che lo credano pure, pensa la parte più civettuola e orgogliosa di Lily. Una parte molto piccola, ma pur sempre rilevante.  
Louis si ferma, senza però lasciarle la mano. Traccia piccoli cerchi sul suo palmo e Lily si sente strana.
No, non deve ricadere in quei suoi incantesimi.
Una volta Caitlyn le ha raccontato che la bisnonna di Louis era una sorta di creatura leggendaria che poteva stregare gli uomini con un solo sguardo. Non ha del tutto torto quando pensa che le tattiche di seduzione di Weasley siano vere magie – totalmente inutili e mal funzionanti con lei, si intende.

«Cerco di farmi perdonare» Ammette con un’alzata di spalle. Lily spalanca la bocca, sinceramente sconvolta. Da dove proviene questa immensa umanità? È lo stesso ragazzo che solo qualche giorno prima l’ha volutamente bistrattata davanti alla sua peggiore nemica?
«Non ci stai riuscendo»
«Dammi un secondo.» Le lascia la mano e si avvicina. «Lily, io non sono così. Non… non sono uno stronzo, te lo giuro. Mi dispiace che tu mi abbia conosciuto in questo modo, ecco…» Sembra sincero e imbarazzato. Ed è così vicino, così tanto che Lily può vedere tutte le lentiggini sul suo naso anche alla tenue luce delle candele. Non risponde, né si sposta quando Louis si avvicina ancora di più. Sente solo qualcosa, dentro di lei, contorcersi non troppo piacevolmente. Le labbra di Louis sono quasi sulle sue e lei ha già chiuso gli occhi, ma una risata riscuote il suo cervello dal breve letargo in cui è caduto.
«Per Merlino, Lily!» Esclama Louis, senza smettere di ridere. «Dovevi vedere la tua faccia!»
Linda Dursley e Louis Weasley si sono tranquillamente ignorati per ben quattro anni, certo, ma questo cambia tutto. È guerra, guerra spietata e senza regole.


*
 

Come Lily ha ben presto imparato a sue spese, le disgrazie non vengono mai da sole. Così, quando ha mollato Louis dopo il suo simpatico scherzetto del giorno per raggiungere finalmente gli unici parenti che può chiamare tali senza vergognarsene si è ritrovata placcata dalla prozia Marge.
«Bella ragazza, la mia Marge.» Borbotta la donna orgogliosa, guardando la nipote, stretta in un abito delle dimensioni di un tendone da circo. «Ma non sono mica scema, io. Ho visto come la guarda il ragazzino bruno, eh! Venisse un colpo a me e a Squarta, ci giurerei che tra quei due c’è sotto qualcosa.» Ridacchia, passando un biscottino al cane. «Tu ne sai niente?» Le chiede, brusca.
«Cosa?» Lily non ha ascoltato granchè del monologo della prozia, persa nei suoi pensieri. Non riesce a credere che Weasley l’abbia ingannata così… così facilmente.
«Il ragazzo là in fondo» Indica proprio quel Weasley, intento a parlare con Lily, con un dito grosso come un salsicciotto. «E la nostra Marge» 
Fortunatamente possono guardare tutto da una siepe senza essere viste; non sopporterebbe l'umiliazione di incontrare il suo sorrisetto trionfante. A pensarci bene, potrebbe darsi alla clandestinità per l'intera serata. 
Lily scoppia a ridere, sprezzante. 
«Louis e Marge?» Si rende conto che il suo tono è stato fin troppo infastidito. Immagina già i figli: ondate di bambini brufolosi con un ego spropositato. «L’unica relazione di Marge è stata quella con la torta di poco fa. E dubito che sia finita bene, visto che l’ha disintegrata in – non so – due secondi?»
«Suvvia, sciocca ragazzina invidiosa. Ti piacerebbe essere al suo posto, eh?» Improvvisamente Lily prova la fortissima voglia di farla esplodere conficcandole uno spillo dritto nel didietro di grandezza spropositata.
«Un mucchietto di ossa, ecco cosa sei. Quasi quasi Squarta vorrebbe giocare con te, vero Squarta?» La sua voce si addolcisce mentre pronuncia il nome del cucciolo di Rottweiler. 
«A volte mi chiedo da dove tu sia uscita, ma poi mi ricordo di quella Lily – Lily, che nome insulso – com’è che si chiamava suo marito? Ah, Potter. Beh, sei identica a lei, ragazzina, e non è mica un vant…»
Marge Dursley ha smesso di parlare, il faccione roseo contratto in un’espressione di orrore. Si sta lentamente sgonfiando, fino a diventare una sagoma appiattita sulla scalinata del retro.
«Oh Merlino» Sussurra Lily, in preda al panico. «Oh santo Merlino» 
Lancia uno sguardo terrorizzato a ciò che rimane della prozia Marge e corre via prima che Squarta possa addentarla, alla ricerca dello zio Harry. Deve rimediare al danno prima che i presenti se ne accorgano – e allora sì che rischierebbe l’espulsione immediata da Hogwarts.

Quando Harry Potter si trova davanti il tappetino informe che è diventato zia Marge, non riesce a trattenere una risata. Ironia della sorte, Marge Dursley è appena stata sgonfiata.

«Non preoccuparti, Lily» La tranquillizza. «Ho una certa esperienza in merito»


*
 

«Direi che è ora» Un uomo annoiato si stende sulla sedia più comodamente, incrociando le gambe con eleganza.
«Ora, signore?» Il ragazzo alla sua destra, un ventenne dall’aria sveglia, si sporge in direzione dell’uomo, incuriosito ed eccitato.
«Quando dovremmo agire?» Interviene una seconda voce. Ogni singola persona presente nella sala ammutolisce, aspettando con ansia e trepidazione la risposta.
«Una settimana esatta, all’apertura di Hogwarts. Penso sia il momento più adatto.» Il suo tono è lento e misurato, consapevole dell’enorme attenzione che i presenti gli stanno rivolgendo. Si alza e oltrepassa velocemente il tavolo, fino a fermarsi davanti a un arazzo che copre l’intera parete. I ghirigori dell’antica stoffa sono quasi del tutto coperti da una serie di foto – foto di ragazzi tra gli undici e i diciassette anni di età.
In una di esse, una ragazzina dai folti capelli rossi sorride spensierata all’obiettivo. 





Note:
-Abbiamo introdotto finalmente Rose, che conosceremo meglio. L'abbiamo incontrata in "Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no." E adesso vediamo le sue avventure da grande.
-A proposito di avventure, ecco introdotto l'elemento-mistero... ne vedremo delle belle già dal prossimo capitolo, in cui avverrà il tanto atteso arrivo a Hogwarts.
-Avete presente la battuta di Lily, "brucia"? Beh, è un omaggio alla divina Emma Stone in "Easy A". Guardatelo, è spassosissimo!
-La scena di Scorpius e Naya è liberamente ispirata al film "Due settimane per innamorarsi", con quell'altro geniaccio di Sandra Bullock. Sia lodata quella donna! 
-"L'esperienza di una dodicenne" è un piccolo riferimento a Ginny in una sua sfuriata nel sesto libro.
-Zia Marge sgonfiata è un chiaro riferimento all'episodio in cui la suddetta grassona si gonfiò come un pallone aerostatico.
-Dalya è un personaggio ispirato alla serie "Suburgatory", che vi consiglio se volete qualcosa di spensierato e anche un po' demenziale. 
-Il titolo è un omaggio a "Una serie di sfortunati eventi"; che personalmente io adoro. 
-Squarta è in realtà Squarta Terzo. Il vecchio Squarta è morto e sepolto!

Sì, vi ho propinato un bel capitolone, è vero. Spero che vi sia piaciuto, anche perché ho inevitabilmente notato che le recensioni si sono praticamente dimezzate... se c'è qualcosa che non vi è piaciuto, davvero, ditemelo. Considero ogni piccola correzione un preziosissimo aiuto per crescere e far crescere questa storia. Detto ciò, ringrazio infinitamente 
Marty Evans e Lui_LucyHP Grazie, grazie di cuore! Spero di non avervi deluso. 
Beh, allora un paio di domandine: cosa ne pensate di questo Louis? E del finale "a sorpresa"? Uh, e di Rose?
Dimenticavo, da questo momento questa storia può essere ufficialmente considerata il seguito di "Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no." Beh, giusto perché lo sappiate! Ma non è assolutamente necessario leggere l'altra, anche se mi farebbe lo stesso piacere. 
Un bacio, 
-Iv.

P.s. Bess, grazie per il consiglio! Questo capitolo è anche per te.


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Capitolo 4
*** Messaggi da nessuno ***


A Fra, perché ti adoro. Sempre. (Citazione di Piton e di Peeta, ma adesso anche mia.)


Una piccola macchia nel perfetto mondo Dursley

 

4. Messaggi da nessuno

 

Lily sa che questo è un grande giorno: gli uccellini cinguettano, splende un gran sole, il ritorno a Hogwarts si avvicina e Louis Weasley va via da casa sua e dalla sua dannatissima vita – almeno per un paio di settimane. Dopo il miracoloso e tempestivo intervento di zio Harry sulla faccenda zia Marge sgonfiata, il destino le ha riservato un altro momento d'oro: generalmente odia le partenze, ma questa è una bella eccezione. 
Potrebbe anche offrirsi volontaria di portare giù le valigie a quella rovina umana, pensa, con un gran sorrisone stampato in volto, mentre cerca distrattamente il libro di Incantesimi in quella giungla che è diventata la sua stanza.
Niente pensieri molesti, niente battutine, niente umiliazioni, niente Melissa Polkiss, niente…
«Weasley
» Sbotta, esasperata.
«Dursley
» Le risponde una voce divertita. Il suo incubo peggiore ha appena fatto capolino dallo stipite della porta, con un sorrisino che non promette nulla di buono. Lily cerca di sintonizzare i pensieri su quel meraviglioso cappello da strega che ha visto a Diagon Alley, deviandoli ogni qual volta la sua mente traditrice accenna a far riaffiorare il quasi-bacio. Il non-bacio. O quel che è, poco importa.
Fortunatamente, Louis non è da solo: Rose Weasley lo segue a ruota inciampando su una pila di libri che adesso giacciono sparsi sul pavimento, peggiorando ulteriormente la situazione del parquet.
«Oh ciao Li…
» Il suo saluto viene stroncato da un agguato tesole dal comodino, evitato all’ultimo secondo. Rose decide saggiamente di rimanere ferma in quel punto della stanza, prima di slogarsi una caviglia o rompersi un braccio. Sembra assurdo che una delle giocatrici di Quidditch più talentuose della sua generazione sia così imbranata sulla terra ferma.
«Che ci fai tu qui?
» Lily aggira il letto per trovarsi faccia a faccia con Louis, a testa alta, e si sforza di non far trasparire alcuna delle sue emozioni. Ci riesce piuttosto bene, quando si impegna. Solo il tremolio frenetico della gamba la tradisce – fino a quando non si rende conto che comportarsi così davanti a Rose è sospetto e fuoriluogo. Quella ragazza è sveglia.
«Oh, Rose
» Esclama a voce un po’ troppo alta. «Siediti pure.» Si rende conto con un certo imbarazzo che il suo invito è alquanto improbabile, dato che non esistono superfici libere nel raggio di chilometri.
Louis inclina leggermente la testa, come a valutare un’opzione impossibile, e aggrotta le sopracciglia.
«Dubito che possa farlo, Linda cara…
» Pausa ad effetto. «...in ogni caso, passavo a salutarti» 
Si avvicina di un passo e il respiro di Lily accellera. Da qualche parte nel suo campo visivo, Rose alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia.
«Piantala, Louis…
» Cantilena poco convinta.
Louis accarezza leggermente la guancia di Lily, poi si ritrae velocemente ed alza le spalle con fare derisorio.
«Per Merlino, Lily
» Louis ripete le stesse parole di qualche giorno fa, compiaciuto. «Avresti dovuto vedere la tua faccia.»
Lo schiocco sonoro di uno schiaffo risuona per la tromba delle scale, prima che Louis possa scansarsi. Non le importa se la cugina del ragazzo che ha appena schiaffeggiato è ancora lì; in questo momento vuole solo strappargli le budella, lanciargli un Anatema che uccide e resuscitarlo solo per ripetere il tutto.
Ancora e ancora.
«Louis!
» Rose attraversa la stanza lottando temerariamente contro il rischio di capitombolare a causa di qualche oggetto fuori posto. Il ragazzo non ha il tempo di rispondere, che un secondo schiaffo lo colpisce sull’altra guancia.
«Ehi!
» Esclama. «E adesso che ho fatto?»
Lily sente la sua stima per Rose crescere a dismisura. «Niente che tu possa capire, Louis Weasley. E adesso fuori da questa stanza.»
«Ehi, è la mia stanza!» Sbotta Lily, sorprendendo i due cugini e anche se stessa. Insomma, dovrebbe essere grata a Rose, teoricamente.
«Volevo dire…
» Si corregge con imbarazzo.
«Fuori dalla mia dannatissima stanza!
»
«Ma…»
«FUORI!» Gridano all’unisono Rose e Lily, quest’ultima piuttosto esterrefatta dal fatto che Rose si sia schierata così platealmente contro il cugino – che si defila confuso borbottando qualcosa sulle donne e sui loro cinque giorni di dolori e scatti nervosi.
Dopo qualche secondo di silenzio, interrotto solo da Lily che si schiarisce rumorosamente la voce, Rose sbuffa ed esclama:
«Non ci credo. Mi sembra di esser ritornata indietro di anni
» 
«Cosa… cosa vuoi dire?» Chiede Lily, ancora più confusa. Quella – quella sì che è una famiglia di matti. Quasi più della sua.
«Che ho avuto a che fare con un ragazzo esattamente uguale ai tempi di Hogwarts
» Rose sorride amaramente e Lily si chiede se non si stia riferendo a Scorpius Malfoy.
«Tronfio, spocchioso, sicuro di sé e dannatamente bello.
»
Ok, Rose, non siamo ad un incontro di Cuorispezzati Anonimi. Non sei nemmeno dal tuo Psicomago.
Lily non capisce dove voglia andare a parare.
«Stai molto, molto attenta, Lily Dursley. Io te lo dico adesso. Stai attenta alle complicazioni.
»
Che razza di complicazioni?
«Ragazzi come lui possono portare effetti collaterali gravi…” Fa qualche passo nella sua direzione, con uno sguardo inquietante. «… anche a distanza di anni. Di molti anni. Molti. Anni.
»
Fa davvero paura con quel sorriso folle e con i capelli rossi ostinatamente scompigliati.
«Ok, Rosie, credo sia il caso di prepararti una tisana…
» Azzarda Lily, sentendosi tanto simile a sua madre e ricordandosi solo all’ultimo di aver usato un soprannome tabù.
«Ok, Linda, credo sia il caso di lasciarti nella tua beata negazione.
» Replica scimmiottandola. «Ma poi non dirmi che non ti avevo avvertita.»
Avvertita di cosa?

Fermo sul secondo scalino, Louis Weasley ha ascoltato tutta la conversazione. La Dursley è assolutamente in suo pugno e quest’anno, a Hogwarts, ci sarà da divertirsi.
Quando anche Rose abbandona la camera di Lily, su suo caldo invito, per un attimo la Dursley pensa che la famiglia Weasley potrebbe anche mancarle. L’attimo dopo realizza che no, non vorrebbe di certo rimpiangere la sua sanità mentale in un futuro molto prossimo. Al ricordo del gesto di Louis arrossisce e si siede sul letto con un gran broncio, mancando di poco un mucchio informe di vestiti. Al diavolo il libro di Incantesimi e il disordine irrimediabile della sua camera, nonché l’iniziale proposito di spedire Weasley letteralmente fuori da casa sua con tanto di bagagli in mano.
Che se le porti da solo, le valigie.

 


*

 

Quando Rose arriva nella sua stanza al Paiolo Magico, non trova solo lo specchio più insopportabile che abbia mai visto (“Dai una sistemata a quei capelli, per Merlino!” “Ma che razza di valigia è quella?”) e la solita Gazzetta del Profeta. Sul suo letto, in bella mostra, c’è  un enorme mazzo di rose rosse.
«Vomito.
»
Legge svogliatamente il bigliettino, nonostante sa già chi sia il mittente.
«Ti prego, Rosie.” Ahi-ahi, parti male, caro. “Perdonami. Sono stato un vero idiota, lo so, ma posso spiegarti tutto e bla bla bla...” Quel biglietto è un’accozzaglia di stronzate su stronzate e termina ancora peggio di com’è iniziato: chiede ripetutamente a Rose di incontrare Scorpius al più presto. Il fedifrago la aspetta alla gelateria all’angolo. Si chiede se non abbia fatto seguire i suoi spostamenti – probabile. Quel ragazzo è inquietante.
Rose ha intenzione di andare all’incontro, oh sì. Scorpius Malfoy non ha ancora conosciuto il significato della parola furia.
A ben pensarci, però, sarà meglio dare ascolto allo specchio: nessuna ragazza può causare rimpianto e disperazione se non si mette ben in tiro.
Bleah, sembro quasi Dominique.

La nuova gelateria di Fergus Fortebraccio – figlio del ben più famoso Florian, ma con un talento per i dolci abbastanza buono da essere quasi paragonato a quello del padre – è un locale molto carino che offre uno scorcio caratteristico sulle vetrine luccicanti di Diagon Alley. Rose vi scorge una scopa da corsa molto simile alla sua e per un attimo è tentata di mandare al diavolo l’incontro e di dare un’occhiata a quel gioiellino.
Prima il dovere e poi il piacere, Rose, si ripete, nonostante questa frase non sia mai stata il suo mantra.
Rose Weasley tende ripetutamente ad evitare le gravi difficoltà. Ma questa volta sarà diverso. Questa volta dirà a Scorpius tutto quello che si merita, senza affatturarlo. Prima del dovuto, si intende.
Scorpius è già seduto ad un tavolo – chissà da quanto si trova lì – e sta leggendo il menù con aria apparentemente molto concentrata. Rose ha un tuffo al cuore quando lo vede, ma riesce ad arrivare al tavolo in maniera piuttosto dignitosa. Ovvero facendo fuori una sola sedia di un tavolo a cui sono sedute delle ragazzine dai cappelli colorati che, quando la vedono, lasciano cadere il cucchiaino nella coppetta piuttosto platealmente. Wow, sta già diventando famosa.
Concentrazione, Rose, concentrazione.
Si schiarisce la voce cercando di sembrare pomposa come il ragazzo di Molly e si ritrova come catapultata alle loro vecchie liti degli anni di Hogwarts.
«Scorpius Malfoy, quale immenso onore
» Scorpius alza gli occhi dal menù e per un impercettibile istante arrossisce. Sensi di colpa a profusione, così va bene.
«Rose
» Esordisce, poco convinto. «V-vuoi sederti?» Patetico tentativo.
«Non direi
» Risponde lei, glaciale.
«Sono venuto per sistemare le cose, lo sai…
» Sussurra.
«E io sono venuta per mandarti a fanculo
» Dopodichè rovescia la sedia destinata a lei – questa volta di proposito – e gli volta le spalle. Non prima di avergli diretto un bell’incantesimo non verbale, uno di quelli di cui zia Ginny sarebbe tanto fiera.
Scorpius Malfoy ci mette qualche secondo prima di accorgersi di essere vittima di una Fattura Orcovolante, come ai bei vecchi tempi. La gente ai tavoli dietro di lei viene letteralmente assalita dal panico, prima che qualcuno ristabilisca la situazione. Se qualcuno, per assurdo, riuscirà a capire che Rose è stata la responsabile, le arriverà una bella multa per disturbo alla quiete pubblica. Sarà citata ripetutamente sulla Gazzetta del Profeta e sul Settimanale delle Streghe e, perchè no, in tribunale.
Ma non le importa: Scorpius, almeno per il momento, è stato rimesso al suo posto. E addio ai dialoghi civili, addio ai buoni propositi. 
Addio al biondo più turbolento della sua vita.

 

*

 

Il caldo a Little Whinging, durante gli ultimi sprazzi di estate, sa essere davvero asfissiante. Lily non riesce a dormire – forse ripensa a Louis Weasley, forse pensa al suo imminente ritorno a Hogwarts. In ogni caso, quella notte le sembra infinitamente lunga e calda. Anche quando si assopisce, il suo sonno non è dei migliori.
Sogna Melissa Polkiss su una passerella, splendida e colossale, accompagnata da un altrettanto attraente Louis Weasley in smoking. Entrambi la indicano e ridono di lei. Poi Louis bacia Melissa appassionatamente e le risate continuano a risuonare, insopportabili, nella sua testa. Per un attimo si rende conto di aver sostituito Melissa nel sogno, poi lo scenario cambia e le risate si trasformano in urla. Urla agghiaccianti.
Trisha Shacklebolt è intrappolata in una sorta di scatola metallica. Un ascensore, ecco. Lily si chiede cosa diamine ci faccia Trisha in un dannatissimo ascensore a quell’ora. Avverte una forte, immensa sensazione di pericolo, acuita dalle urla disperate di Trisha che non accennano a smettere. Alle sue spalle, uno specchio incrinato reca qualche traccia di inchiostro rosso. Lily si rende conto suo malgrado che si tratta di sangue. Non riesce a distinguere bene la scritta, ma le sembra che sia qualcosa del tipo “Il tempo sta finendo”. Quale tempo? Perché il sangue?
Le ricorda alcune vicende inquietanti sui libri di Storia della Magia, così lontane per epoca e per soggetti… ad un certo punto Trisha la vede e spalanca gli occhi. Sa di non essere sola lì dentro.
“Lily. Lily, ti prego, devi aiutarmi! È il quattro la risposta, il quattro!” La sua voce si affievolisce e il buco di metallo viene rimpiazzato dal buio. Solo buio.
Lily si sveglia con una soffocante sensazione di angoscia. Non ricorda molto di quello che ha sognato, ma una sola parola lampeggia a caratteri cubitali nella sua mente.
Quattro.
Prova a dormire ancora, ma il suo sonno è ormai compromesso.
Maledette notti d’estate, pensa, rimpiangendo la brezza di settembre nella sua Hogwarts.


 

*

 

Sono le sette del mattino quando Lily scende a far colazione. Di dormire non se ne parla – strano, lei è stata sempre una grande sostenitrice de sonno prolungato fino a ora di pranzo durante le vacanze estive – ed è nervosa più che mai, per un insieme di ragioni che non riesce a comprendere.
Violet e Dudley la guardano come se avesse addosso uno Schiopodo Sparacoda, quando si siede a far colazione insieme a loro, sbadigliando e lamentandosi. Marge, naturalmente, è ancora a ronfare in camera sua. In qualcosa, almeno, si somigliano.
I rumori in sottofondo – la voce di un giornalista, il ronzio del tostapane, i piatti distribuiti accuratamente da sua madre – le danno la nausea. Si convince che non ci sia niente che non va.
«Dudley, caro, potrei per caso cambiare canale? Questo telegiornale mi sta oltremodo deprimendo
»
Oltremodo dev’essere una nuova parola appena imparata da qualche soap opera. Violet non manca di rifilare un'occhiataccia a Lily; non l'ha ancora perdonata per il grave incidente della prozia Marge, nonostante tutto si sia risolto per il meglio.
Dudley ignora la moglie e continua a bere il suo caffè lungo. Ricorda benissimo quando anche lui si lamentava dei telegiornali – ma aveva quindici anni, non quaranta. Quella di guardarli è un abitudine che ha preso durante i suoi anni all’università, quando ha scoperto che il mondo non era fatto solamente di incontri di pugilato e buon cibo.
Grazie al cielo.
Intanto, la voce affabile dell’uomo in tv  continua ad elencare disgrazie su disgrazie, tra cui l’evasione di un paio di famosi criminali da un carcere di massima sicurezza e il crollo di un ponte nei pressi di Ottery St. Catchpole. Oro per i giornalisti a caccia di sventure.
“Ci giunge da Londra un aggiornamento in tempo reale sulla scomparsa della quindicenne Trisha Shacklebolt, figlia dell’importante diplomatico straniero Kinglsley Shacklebolt. La ragazza sarebbe stata avvistata l’ultima volta nei pressi del numero quattro di…” Lily ha smesso di ascoltare. Le ultime parole della voce che le giunge ormai ovattata alle orecchie hanno risvegliato i ricordi della notte precedente – il sogno, l’ascensore, il sangue, le urla disperate di Trisha… in qualche assurdo modo Lily sa che era tutto vero. E che Trisha è in grave pericolo. 
«Linda… Linda, quella non è per caso la ragazza della foto in camera tua?
» Domanda sua madre, apprensiva. Deve riferirsi al poster in cui lei e Trisha si abbracciano contente dopo la fine degli esami.
Un'immagine che raffigura Trisha su uno sfondo innevato – la riconosce, l’ha scattata lei mesi prima a Hogsmeade – è stata appena mandata in onda, insieme a un messagio vocale del padre, disperato e minaccioso insieme. Lily sa quanto Kingsley Shacklebolt possa essere autoritario; non a caso è il ministro della Magia in carica. Molto probabilmente gli Auror dell'intera Gran Bretagna sono già all'opera, insieme alle forze armate Babbane. Ma Lily ha un cattivo presentimento.

È ancora confusa e terrorizzata quando un ticchettio sordo proveniente dal vetro della finestra attira la sua attenzione. Un gufo di un innaturale rosso vermiglio freme per consegnarle una lettera dello stesso colore. I suoi genitori la guardano con aria interrogativa: sanno bene che la posta inaspettata non è mai un buon segno. Specialmente di Domenica.
«Avanti, cara, vai a prenderla
» Sussurra sua madre con un fil di voce. Una parte di Lily si chiede se davvero Violet Dursley ha appena pronunciato la parola cara rivolta proprio a lei.
Si avvicina lentamente alla finestra e la apre con mani tremanti, poi afferra la lettera scarlatta, delle dimensioni di un biglietto di auguri.
Nessuna firma.
La apre lentamente, avendo cura di non farla vedere ai suoi genitori.
Quando ne legge il contenuto, ha un tuffo al cuore.
Un numero – il numero quattro, per la precisione – ricopre quasi tutta la superficie del foglio. In un angolino, vergate in una calligrafia sottile ed elaborata, ci sono esattamente quattro parole:

“Verrà il tuo turno”

«Linda?» La voce di suo padre le giunge lontana anni luce. «Linda, di cosa si tratta?»
Lily si sforza di mantenere un tono di voce che non desti alcun sospetto.
«Niente, papà. Solo Martha che scrive dalle Canarie.
»
 

*
 

Martha Zaye è tranquillamente sdraiata al sole quando una lettera le cade dolcemente sopra il pareo verde acqua. Lo sciabordio delle onde la culla in quel piacevole dormiveglia che si può raggiungere solo in vacanza, mentre qualche granello di sabbia le si insinua tra i capelli biondi. 
Quando la apre, soffoca appena un urlo di terrore.
A migliaia di chilometri di distanza, due lettere quasi identiche vengono recapitate ad altrettante streghe. 



MI SENTO IN COLPA E MI FACCIO SCHIFO DA SOLA.
Lo so. Lo so, sono secoli che non aggiorno. E che non recensisco. Ho iniziato il primo anno di università - so che non è una giustificazione - e ho cercato, davvero, ho cercato con tutta me stessa di ritagliare del tempo. Ma quello che scrivevo mi faceva schifo. Ma adesso eccomi qui, con tre settimane di vacanza pura, e con tanta voglia di scrivere. E di farmi perdonare. So che questo non basta e che probabilmente vi siete scordati di me e delle mie storie, ma io non mi dimentico di voi. Vi voglio un bene immenso, ricordatelo sempre, anche quando io vengo risucchiata dalla mia turbinosa vita universitaria - ehi, fa figo dirlo! E siete una famiglia, per me. Anche se non vi conosco di persona. Anche se vi abbandono.
Perdonatemi e fatemi sapere, se vi va, se la mia storia vi interessa ancora. Giuro di non sparire più per così tanto tempo. E dedico questo capitolo alle mie amiche di sempre su Efp - recensirò TUTTO, giuro - e a coloro che mi seguono, che leggono, che recensiscono, che cliccano sul tasto "preferiti", o... beh, che condividono la mia passione. 
E in particolare, Francesca - o Flaqui - questo capitolo, così come un intero personaggio che scopriremo presto, è tutto tuo. Perchè ti voglio bene. Perchè sei mia sorella anche a distanza. E perchè te lo meriti, piccola mia. Un bacio grande quanto il mondo, magico e non. 
Vi lascio e vi auguro un buon week end. 
Sempre vostra,
-Iv.

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