Radioactive

di Gipsy Danger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 000. Incipit. Mydriasis ***
Capitolo 2: *** 001 - 005. Il Nido. ***
Capitolo 3: *** 006 - 010. La Serra. ***
Capitolo 4: *** 011 - 015. La Villa. ***



Capitolo 1
*** 000. Incipit. Mydriasis ***



“Si chiama W.I.L.D, Wake Initiated Lucid Dream Device, ed è quanto l'uomo ha sempre sognato: una console interattiva dalle più svariate capacità, dalla riproduzione di DVD, Blueray e giochi in formato tridimensionale al download di migliaia di Terabyte di musica, e ancora come enciclopedia, archivio di file, computer e sistema di comunicazione. Portatile, leggero e versatile, oppure fisso, più elegante e comodo, ogni dispositivo W.I.L.D condivide con gli altri modelli una peculiarità mai riscontrata nella storia della tecnologia – donare all'utente la capacità di controllare i propri sogni, creando un universo tutto per sé, secondo i gusti, le necessità, i desideri e le aspirazioni. Due elettrodi alle tempie sono sufficienti a sincronizzare macchina e proprietario: non appena questo cade in un sonno profondo, W.I.L.D si sintonizza sulle lunghezze d'onda emesse dal centro nervoso principale dell'utente per stimolare l'inserzione e la direzione di dati precedentemente immessi, dando vita a esperienze oniriche del tutto uniche, così tangibili e realistiche da far sembrare sembrare ben più grigia l'esistenza sulla Terra.”
(Articolo di Marie Callhagan, The Guardian, Febbraio 2110)

“Il W.I.L.D è troppo comodo. Non seda unicamente l'agitazione dei singoli, ma arriva a distogliere l'attenzione dai problemi amministrativi, dagli scontri fra nazioni. Toglie il supporto alle organizzazioni criminali, creando – con l'introspezione progressiva che porta a preferire i sogni alla veglia – una società senza nemici e senza bisogno di eserciti per contrastare le minacce. Nessun test nucleare, nessun arma da fuoco potrebbe ottenere un risultato simile.
[...]
Cliniche specializzate vengono istituite in tutto il globo per chi sceglie un coma intenzionale, di comodo, garantendosi così una vita a proprio piacimento nel mondo costruito dalla propria mente. L'accidia è benaccetta. La fuga dal reale, accolta e pubblicizzata.
Godiamo della nostra Utopia, finché vive e respira.”
(Cronache Moderne, edizioni Scholastic, Jean – Philippe Lousseau)




Incipit


“Fate rarely calls upon us the moment of our choosing”









{ I'm waking up to ash and dust
I wipe my brow and I sweat my rust
I'm breathing in the chemicals }

~

000.  Mydriasis.


*

É finita.
Sei circondato, in trappola. Odi ogni volto, ogni fucile puntato su di te.
Quando ti dicono di inginocchiarti con le mani dietro la nuca, tuttavia, obbedisci - e la speranza muore in quel gesto.

Sai che ti vogliono vivo. Finché non ti muovi, non spareranno.
Sai anche cosa succederà, quando verrai riportato indietro, con un cappuccio sulla testa e i polsi ammanettati.
Sai cosa ti faranno.

Non lo potrai impedire. È questa la parte peggiore.
Prima ti saresti ribellato. Avresti combattuto, ad ogni passo.
Ora?
Hanno già vinto.

Carponi vicino al cadavere del tuo migliore amico, ti arrendi.
Shinpachi aveva ragione, infine.
La sottomissione ce l'hai nel sangue.


*

{ I'm breaking in, shaping up,
Then checking out on the prison bus }


This is it, the Apocalypse.





Angolo autore:

Non vi preoccupate, non vi starò ad annoiare troppo.
Come potete leggere negli avvertimenti, si tratta di una raccolta di drabbles incentrate su un'unica trama. Niente papiri, questa volta.
La distopia è un genere che amo, pur non essendomi mai cimentata in queste particolari storie prima d'ora. Può darsi che qualcuno storca il naso davanti alla "solita" pappardella tristeangst su Hakuouki: in quel caso, liberissimi di andare, o lasciare un parere negativo. Non mi offendo, finché sono esposte su questa pagina. A chi rimane, ricordo che questa categoria di racconti è intesa per essere un pugno nello stomaco. Io stessa finisco per farmi venire i nervi a fior di pelle, rileggendo Orwell, Bradbury e altri autori. Benché non aspiri minimamente a quel livello, spero di dare appena qualche spunto di riflessione.
Un ringraziamento particolare a Ellie, che mi ha incoraggiata a suo tempo a riprendere in mano questo racconto; a Tsuki, per avermi aiutata a sviluppare le meccaniche di un paio di situazioni; a ElenaIcire, per un paio di essenziali lezioni di sopravvivenza.  
E, naturalmente, a chiunque deciderà di seguire Radioactive.



 
Mydrasys: movimento di dilatazione della pupilla, normalmente ottenuto come risposta non fisiologica.
Radioactive, Imagine Dragons.











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Capitolo 2
*** 001 - 005. Il Nido. ***



Articolo 147.  Per contrastare l'avanzata della Nebbia e la situazione critica nel piano lavorativo, ogni Libero Cittadino è chiamato a dedicarsi unicamente al lavoro per lui predisposto. Si suggella dunque l'approvazione dei nuovi Centri di creazione e raccolta schiavi, destinati ad ospitare, preparare e rieducare al loro nuovo compito gli individui la cui condizione preveda la completa dipendenza all'arbitrio e alla volontà del proprietario, come pena giudiziaria per crimini commessi contro lo Stato.
(...)
In seguito alle manifestazioni del Settembre 2330, per garantire il rispetto dei diritti umani, la Società dichiara che nessun Libero Cittadino la cui vita sia conforme alle norme di stato è  riducibile a questo incarico. Lo schiavo non è un essere umano, quanto un oggetto vivente. Appartiene legalmente al richiedente dei suoi servizi e copre le funzioni richieste dal proprietario nel limite dell'ambito e della specializzazione.  (v. comma 1). (v. comma 1.5 riguardo l'impiego in ambito personale).
(...)
Aggiornamento del Febbraio 2335. Allo scopo di limitare le possibilità di aggressione, contagio o incidenti , e per garantire il rispetto dei diritti cittadini e umanitari, la Società s'impegna ad abolire l'utilizzo  di fuggitivi come prima risorsa dei mercati entro il 2340, in favore dell'esclusivo impiego di schiavi nati in vitro e cresciuti secondo le regole sanitarie e comportamentali delle rispettive Serre (v. comma 2)."
(Dalla Costituzione Globale dei Liberi)

First Act.


“Per Aspera ad Astra. Through hardship towards the stars.”








I. Il Nido
~

001.


Passa la prima settimana in sala operatoria, inchiodato ad un lettino duro. Il tempo gli scorre addosso, acqua su un sasso.
A stento smaltisce il sedativo tra una sessione e l'altra: quando si sveglia si trova irrimediabilmente modificato.
Gli cancellano di dosso qualunque imperfezione. Le scarificazioni sulla schiena fioriscono in intrecci armonici. La pelle torna liscia, i muscoli gonfi – ormoni e nutrienti, null'altro.
Rifiuta il primo pasto. Gli calano una cannula nello stomaco, sfamandolo a forza, perché ormai appartiene a loro.

Le ribellioni non sono tollerate.

Non ci riproverà più.

Al termine della cura, la cicatrice sullo stomaco è l'unica rimasta.
Non sarà mai perfetto, ma non è una vittoria.


002.

Gli rubano la solitudine. Nelle docce comuni imperversa la massa, una calca di corpi nudi che si scontrano, sotto getti di acqua fredda e violenta. Uno stuolo di braccia e gambe, eterogenee in colore, simili per forma.  
Sono solo Comuni. Di nome e di fatto. Ottusi, miti.
Due o tre vengono da Fuori, come lui. Fuggitivi, galvanizzati, confusi. La ragazzina che lo precede, invece, è nata qui: non parla quando viene spinta fuori dalla fila. Non lotta quando la girano e la controllano, la strizzano e la torcono.

Guarda lui, disperata, per un attimo. Non serve altro perché si avventi sul Keeper.

Riesce a rompergli il naso, prima che lo fermino.


003.

Impara in fretta che con il morso è impossibile chiudere la bocca, tenere dentro la lingua e non farsi colare la saliva sul mento.
Soffre di un paio di incubi – sudore e brividi freddi - prima di rifiutare l'acqua. L'unica priva di droghe è quella che gli iniettano in vena.
Il frustino elettrico non lascia ustioni visibili. Impara anche questo, con qualche incidente di percorso.
Si dimentica di continuo che il metallo del collare è dotato di elettrodi. È per questo che non servono catene né manette.

Ha una sola certezza: nessun Keeper può obbligarlo ad amare ciò che gli stanno facendo.

In silenzio, nutre il suo odio.

004.

“Ben uscito dal ciclo di rieducazione, 101868. Sei pronto a scusarti?”
Il suo collo è rigido nell'esoscheletro plastico: uno schiavo scorticato è  invendibile. L'imbrago, tuttavia, l'ha reso temporaneamente muto.
“So che non devi forzare le corde vocali, dopo l'operazione. Non temere: lavoreremo sul linguaggio più tardi. Capirò, se t'impegni.”
Oh, ora comprende.
La Keeper vuole un inchino. Glielo porge, mano sinistra sul cuore. Vuole uno sguardo docile, sottomesso, e un'espressione tranquilla.

L'accontenta, lasciandosi sciogliere un sorriso sulle labbra come fosse miele: è la sua arma migliore, l'ordine più semplice da eseguire – perché ne vale la pena, non sono riusciti ad aggiustare il naso della donna come si deve.


005.

I battenti non aprono finché non è tutto pronto.
Ad ogni Comune viene assegnata una divisa – pantaloni di denim, maglietta di cotone. Grigi, entrambi – un contrassegno con le indicazioni generali – sesso, età, provenienza, dettagli attitudinali – da legare al polso sinistro e un numero di fila.
Il Sole deve ancora sorgere. Qualcuno dice di aver sentito suonare la sirena Antinebbia.
Quando lo chiamano, comunque, tutto è calmo.
A lui spetta l'espositore.  Mezzo metro per uno di vetro antiproiettile, vuoto, con un'apertura stretta e serrata. Per il cartellino, dicono: si aprirà a tempo debito.
Lo chiudono dentro, e torna il silenzio.

Settecento schiavi allineati aspettano l'alba.




Angolo Autore

A voi il secondo capitolo. Questa, salvo intermezzi, sarà la struttura definitiva dei prossimi capitoli. Non svelo altro, riguardo la trama, preferirei non dare indizi.
Un ringraziamento a IAmWillyWonka, che mi ha gentilmente recensita, e a chiunque sia passato o passerà in futuro.




Per Aspera ad Astra: "attraverso le difficoltà, verso le stelle". Citazione attribuita a Lucio Anneo Seneca.

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Capitolo 3
*** 006 - 010. La Serra. ***


II. La Serra
~


006.


Si accendono le luci e la danza comincia, una girandola di volti, colori e voci.
Il Nido è il retroscena, la Serra è il palco: i fili che tirano gli schiavi, muovendo i loro sorrisi, i loro gesti, la loro quieta efficienza, sono ben nascosti.
Ci sono Comuni, con un collare neutro, senza funzione. Gli Specializzati danno prova delle loro abilità. I bambini trascinano la famiglia a scegliere un cucciolo – bambini loro coetanei, costosi giocattoli viventi.

Li osserva, dalla teca. Si sente male. Sono tutti nati in vitro, progettati sul gusto dei padroni, allevati per una vita d'asservimento.
Tutti, a parte lui.

Ora capisce perché la chiamano Serra.

007.

La bambina davanti alla teca ha gli occhi castani. Grandi e liquidi, da cerbiatto.
Si chiede cosa veda, da sotto quelle ciglia così lunghe. Dove diavolo sono i suoi genitori? Perché non la portano a mangiare zucchero filato, o qualcosa del genere?
È logorante. Eppure non riesce ad odiarla. E prima che riesca a controllarsi le sue labbra si aprono, si muovono.
“Vai a casa,” sibila. Di più non osa.
La bambina fa un passo indietro.
Mi avrà sentito?
Fa per andarsene.
L'ho spaventata.
(Questo pensiero gli fa male).

Un istante dopo una manina timida si chiude sulla sua, bloccata nel metallo.
Lo stringe e non lo lascia andare.

008.

Si chiama Yukimura Kodou, ed è il suo nuovo padrone.
È stanco e la gola gli brucia. Ha fame, terribilmente. Vorrebbe togliersi di dosso quella divisa troppo larga – vorrebbe sfilarsi il collare, prima che diventi parte di lui.
Sorride, invece, porgendo i suoi migliori saluti a quell'uomo tanto gentile da comprarlo nonostante la sua provenienza.  Lo ringrazia per la fiducia, giura che farà del suo meglio – i Keeper vigilano, sempre.
La bambina con gli occhi castani si nasconde dietro la gamba del padre. Non l'ha più guardato.
Mentre il suo prezzo viene saldato, si concentra su di lei.

La sua vita costa 1957 crediti. Non gli appartiene più.

009.

Lasciarlo guidare alla prima uscita è un gesto incauto, da parte di Kodou, ma per uno schiavo è disdicevole non rendersi utile.
I due musetti gemelli si rincorrono sul sedile posteriore. Maschio e femmina, lui zitto e immusonito, lei a bisbigliargli domande.
“Quanti anni hai?”
“Ventitré, oujo-san.”
“Da dove vieni?”
“Una provincia esterna, ojou-san.”
“Perciò non sei della Serra, vero?”
“No, ojou-san.”
Parla piano, discreta, quasi riluttante. Gli confida di chiamarsi Chizuru, e solo allora il gemello sbuffa, guance gonfie.
Non tollero una parola di più, dice il suo sguardo nello specchietto retrovisore.

“Io sono Kaoru.” borbotta. “E tu non mi piaci.”
Lui gli sorride, placido.
Nemmeno tu, stai tranquillo.

010.

La fatidica domanda non arriva mai. Yukimura la stronca sul nascere, prima che ci pensino i bambini. Gli ha appena servito il suo primo the, guadagnandosi uno sguardo pensoso.
“Ti chiami Sanosuke.”
Non è un quesito, ma Sano china il capo.
“Hai, Master.”
“Non ho memoria per i nomi lunghi. Non avevi un diminutivo?”
Il profumo del miele sciolto nella bevanda è stucchevole. Posa la tazza sul tavolino, senza alzare gli occhi.
“Sano, Master. O 101868”.
“Oppure?”
Il primo è troppo fraintendibile. Il secondo troppo complesso.
Sano deglutisce.
“S.”
Yukimura annuisce, meditabondo.
“S può bastare,” concorda. “Benvenuto.”
S si inchina.
“...Grazie, Master.”



Angolo Autore

A voi il nuovo aggiornamento, con l'introduzione di nuovi personaggi. Sono stata piacevolmente sorpresa dal fioccare di recensioni a posteriori, dunque i miei ringraziamenti vanno a Ellie_x3, Shinkutsuki e sjnscale per il supporto. Risponderò ai commenti quanto prima, con un po' di pazienza.
Un ulteriore ringraziamento, come sempre, a chi legge e leggerà.




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Capitolo 4
*** 011 - 015. La Villa. ***


III. La Villa
~


011.

É meglio di quanto pensasse. La casa è enorme, nessuno lo disturba e svolge i suoi compiti in autonomia.
Ci vuole tempo. Con calma ricostruisce il proprio corpo – e la sua massa muscolare torna in forma. Di sera è indolenzito, ma passerà, esercitandosi meglio.
Dopo un paio di settimane può addirittura di sistemare il laboratorio di Kodou.
È la prima volta che vede l'apparecchiatura W.I.L.D.
“Pensavo fossero state abolite”.
Yukimura non lo rimprovera, né lo punisce. S non domanda più altro.

Di tanto in tanto Chizuru passa a trovarlo. Arriva e sparisce prima che possa salutarla.
Prima di coricarsi trova una caramella rosa nella tasca della divisa.

012.

Cerca le cesoie a tentoni e trova, invece, un piedino scalzo. Sobbalzano tutti e due, Chizuru per lo spavento; lui per la sorpresa...poi per l'orrore.
È in ginocchio prima ancora di rendersene conto, a profondersi in scuse prima che lei scappi in lacrime dal padre.
Chizuru lo guarda, seduta per terra. Batte le palpebre,  indica i bulbi con un ditino paffuto.
“Sono gigli?” chiede.
“...Sì?”
“Bianchi?”
S esita. Non lo sa, non ha guardato la busta. Parla senza pensare.
“Ma certo, ojou – san. Bianchi.”

Chizuru gli sorride. Con tutto il cuore, e pochi dentini.
“Sono belli,”soffia.

S prega che quei maledetti fiori vengano su candidi.

013.

A nessuno dei due piace essere lasciato a casa solo, ma Kodou è un uomo impegnato, e la sua sembra più un incidente di percorso che una famiglia.
Kaoru diventa ancora più intrattabile. Sfascia due delle aiuole rifatte la settimana scorsa e si rinchiude in camera.
Chizuru tace.  Per tutto il giorno. Fa i suoi compiti diligentemente – una bambina di quattro anni a studiare? Di già? - gioca secondo le regole, è obbediente.
Quando la depone a letto per la notte, però, non lo lascia.
“C'è la Nebbia.” mormora.
“Siamo sotto lo Schermo, ojou-san. Non può arrivare fin qui.”
“La sento.”
Lo capisce, quel terrore cieco.

Rimane.

014.

Si sveglia tre volte. Due perché crede davvero che la coltre argentea sia lì, a picchiettare contro la finestra – una perché una mano di Chizuru gli si posa sulla guancia, alla cieca. Allora si ricorda di essersi addormentato, inginocchiato vicino al letto, in una casa troppo grande e troppo vuota per due bambini.
Il pavimento è quasi comodo, coperto di soffice moquette. Fuori, il cielo è un velluto liscio e uniforme.

Non andartene docile in quella buona notte, i vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria contro il morire della luce...

Le palpebre pesano. Si raggomitola per terra, su un fianco.

Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta-

Il resto della poesia non gli viene in mente. Shinpachi la ricordava tutta. Ma Shinpachi è morto, e lui è solo S.  
Chiude gli occhi, dimenticandosi di tutto il resto.
Sogna la Nebbia.

015.

Arriva come l'ha vista giungere nei territori esterni allo Schermo, durante la fuga: una marea di volute senza consistenza, l'approcciare di un temporale senza fulmini né rombi di tuono. Il silenzio gli riempie le orecchie, dilaga nel suo naso. È umido, impalpabile, e amplifica il battito del suo cuore al punto da fargli credere che se ne nutra.
Sappiamo com'è arrivata, non che cosa sia. Sappiamo che è letale, non perché danneggi e aggredisca ogni creatura vivente.
Nel sogno scopre qualcosa che nessun antico rapporto ha svelato.
La Nebbia ha una voce, e bisbiglia il suo nome.

È di nuovo Sanosuke. Solo Sanosuke.

Si sveglia di scatto. Qualcosa non va.



Angolo Autore

Un nuovo aggiornamento. Non in ritardo come temevo, ma mi scuso ugualmente per aver rallentato il ritmo. Non voglio bruciare mettere troppa carne al fuoco :)
Mi ritaglio una piccola comunicazione riguardo Derail - entro la settimana mi metterò a lavorare sul prossimo capitolo per rimetterlo a nuovo. Nel frattempo, un ringraziamento a chi segue, legge e recensisce, come sempre.



Non andartene docile in quella buona notte: poesia di Dylan Thomas (1914 - 1953)

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