Riportando Tutto A Casa

di SHUN DI ANDROMEDA
(/viewuser.php?uid=19740)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Fowl Manor ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - E' Tempo Per La Famiglia ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Fowl Manor ***


Fandom: Artemis Fowl
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Artemis Fowl, Leale, Spinella, Famiglia Fowl, Juliet, Polledro, Altri
Tipologia:
ThreeShot
Genere:
Fluff, Sentimentale, Malinconico
Avvertimenti: SPOILER, Post-TLG
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

RIPORTANDO TUTTO A CASA

CAPITOLO 1

FOWL MANOR

Aggrappato debolmente ad un collo stranamente morbido e familiare al tatto, senza però la certezza dell'origine di tale familiarità, Artemis Fowl fluttuava in uno stato di semi-incoscienza e faticava a tenere gli occhi aperti.

Da dietro, Leale lo sorreggeva: avrebbe voluto prenderlo in braccio, liberarlo dalla fatica di restare ancorato alla realtà e donargli un attimo di respiro e riposo ma sapeva che al ragazzo lucido e presente che conosceva lui l'idea non sarebbe piaciuta quindi si trattenne; ci sarebbe stato tempo più avanti per occuparsi di lui.

Spinella camminava invece molto lentamente al fianco di Polledro e teneva stretta tra le sue dita la mano del Fangoso e sembrava non avere intenzione di mollare la presa: i suoi occhi erano lucidi e le spalle sussultavano di tanto in tanto.

Con la mano rimasta libera, l'eurasiatico la rassicurò dandole una pacca amichevole tra le scapole, come a volerle dire: “Va tutto bene. Ora è davvero finita.”

Ghh...”

Un gemito però strappò entrambi alle proprie elucubrazioni, un gemito sofferente che Artemis, esausto, si era lasciato sfuggire: Polledro, per una volta genuinamente in pensiero, fermò la propria già seppur lenta marcia e Spinella si chinò ansiosamente a spiare il volto imperlato di sudore dell'amico.

Ma fu Leale il primo ad agire veramente.

La guardia del corpo, infatti, aveva sollevato seduto il proprio protetto per passargli un lembo di camicia sul viso prima di riadagiarlo contro il morbido corpo del centauro; il ragazzo aveva il respiro affannoso, sembrava debolissimo e in procinto di andarsene da un momento all'altro, pallido al punto che Leale dovette assicurarsi che il battito fosse regolare.

Per fortuna lo era.

Fu quando appena le grandi mani della guardia del corpo ebbero lasciato la presa sul polso di Artemis che questi sollevò le palpebre, fissando confusamente la corolla di amici che lo circondavano: si sentiva strano, come se fosse tornato a casa dopo un viaggio lunghissimo e senza fine; sapeva istintivamente di essere al sicuro, qualche sprazzo di ricordo baluginava in un angolo remoto della sua mente, ed era conscio del fatto che la solitudine gelida fosse finita ma nel suo cuore c'era un vuoto immenso colmato da una nostalgia lancinante senza pari mentre faticava a riconoscere i volti preoccupati attorno a sé.

Manca ancora poco, Artemis...” sussurrò Spinella, la sua voce suonava distorta: “Resisti.”

Fa male... Fallo smettere...” rantolò lui con voce rotta: “Aiutatemi...”

Era fragile da far crepare il cuore.

Leale si passò una mano sul volto duro - per un attimo la sua espressione fu di puro smarrimento - mentre Spinella non sapeva che altro fare: continuava a stringere la mano di Fowl nella speranza di lenire quel dolore immenso che attanagliava non solo il ragazzo ma anche lei.

Artemis!”

La vocetta di Myles ruppe il silenzio e il piccolo Fowl fu visto correre a spron battuto lungo il sentiero, seguito dal gemello: entrambi indossavano semplici shorts beige e delle magliette a tinta unita, sporchi di terra fino ai capelli ma con gli occhi che splendevano per l'aspettativa.

Rivedere il proprio fratello creduto morto non era cosa da poco.

Sbalorditi, Leale e Spinella si scambiarono un'occhiata – con l'animo decisamente più leggero – all'oscuro di chi avesse avvertito i due bambini.

Che bella fiducia che avete in me, non invitarmi alla festa... Pff.”

Bombarda Sterro, in tutta la sua magnificenza – come direbbe lui – era comparso accanto al centauro, uscito da un cumulo di terriccio smosso da poco.

Ho pensato fosse meglio avvertire i Fangosetti, chissà che non vi servisse una mano,” replicò questi, scrollandosi il terriccio di dosso: “Riportare il piccolo Arty a casa potrebbe essere più difficile del previsto.”

E tu come lo sai?” chiese Spinella, sbalordita per l'improvvisa comparsa dell'amico.
“Secondo te, dove sono stato negli ultimi mesi?” chiese lui, levandosi un pezzo di insetto dagli incisivi.

I due piccoli, intanto, aveva coperto la breve distanza che li separava dal gruppetto variegato di appartenenti al Piccolo Popolo e umani, non rivolsero la minima occhiata a Leale ma piuttosto si lanciarono su Artemis, che venne aggredito da un Beckett singhiozzante e da un Myles ugualmente commosso ma più composto rispetto al gemello.

Fratellone...” piagnucolava Beckett, abbracciato al ragazzo semi-incosciente: “Cosa ha?” l'altro si rivolse a Leale come se ne avesse notato la presenza solo in quel momento.

Vostro fratello ha bisogno di riposo.” Spinella aveva preso in mano le redini della situazione: “Potete guidarci rapidamente a casa?”.

Myles annuì: “Seguiteci.”.

§§§

Tra due ali di folla ammutolita per lo stupore, piccoli contadini con le zappe in mano diretti verso i campi e semplici curiosi, Domovoi Leale portava in braccio Artemis Fowl mentre i bambini lo guidavano decisi lungo il sentiero erboso che conduceva al corpo principale di Fowl Manor.

Tutti credevano che il primogenito della famiglia fosse morto durante il Grande Crollo Tecnologico, dopo sei mesi avevano assistito al dolore di Angeline Fowl e della famiglia più stretta, si erano raccontate storie incredibili su di lui che ne avevano ammantato la figura con un alone di leggenda, ma non era mai stato negato né confermato nulla, men che meno il fatto che fosse stato praticamente suo il merito di aver salvato il mondo dal tracollo generale e l'umanità dalla morte.

Un eroe, in pratica.

Ora, in silenzio, tutta quella gente che lo stesso Artemis neppure conosceva ma che era da loro conosciuto, gli si strinse attorno, come a volergli dare il bentornato in una casa troppo vuota fino a quel momento.

Andiamo a chiamare papà...” sussurrò Beckett, aggrappato al braccio di Myles: “Papà aiuterà il fratellone...”.

Myles annuì e scrutò Leale come a volerlo avvertire di qualcosa, poi il piccolo, col fratello alle calcagna, sfrecciò verso casa e lo stesso Leale li vide infilarsi nel pesante portone lasciato semi-aperto.

Da parte sua, invece, con Artemis rantolante in braccio, il massiccio eurasiatico s'inginocchiò a terra e lo distese sull'erba morbida, indugiando ad accarezzargli il volto pallido e sudato: voleva bene a quel ragazzo tanto quanto lo stesso Artemis li aveva messi nei guai e oltre.

Quindici anni di vicinanza stabile non si cancellano neppure con la morte e ormai da tempo Leale aveva mandato al diavolo gli insegnamenti di Madame Ko, affezionandosi al suo datore di lavoro e vedendolo come un secondo fratello minore.

Ora mancava davvero poco: dovevano solo rimettere assieme qualche pezzo delle loro vite poi sarebbe tornato tutto come prima, più o meno.

Niente più missioni suicide, niente più pericoli – il massimo sarebbe stato Juliet e le sue discutibili arti marziali insegnate ad Artemis – e finalmente la pace.

Con la coda dell'occhio, Leale scorse un brillio sopra la propria testa e sorrise: Spinella vegliava su di loro, non avevano nulla da temere.

Forza Arty, sei a casa.” sussurrò lui, stringendoselo al petto.

§§§

"Papà! Papà!"

Fowl Senior era seduto in riunione con alcuni contadini della zona quando i figli irruppero nello studio che era stato del primogenito facendo un chiasso indiavolato: pur essendo abituato alla loro allegria che attenuava non poco il lutto che provavano per Artemis, l'uomo non poté non stupirsi quando li vide più agitati del solito, Myles compreso, e avvertì un senso di attesa crescere nel suo petto assieme ad una vaga punta di ansia: "Che succede?" chiese lui alzandosi.

Ridendo, i due gemelli lo strattonarono: "È il fratellone! È il fratellone! Le fatine hanno riportato il fratellone!" strillò Beckett con le lacrime agli occhi.

Myles annuì, stralunato e con le lacrime che si affollavano agli angoli degli occhi: “E' vero, papà.” disse il secondo figlio, abbracciando il gemello, “Artemis è fuori con Leale.” disse con voce tremante.

Fowl Senior restò senza parole per un attimo, col cuore fermo in petto e l'udito ovattato: in piedi e con il peso poggiato sulla gamba artificiale – non era sicuro che la sua gamba in carne e ossa potesse reggerlo – il capofamiglia guardò i figli e, nei loro occhi, non vide il minimo segno di bugia.

A quel punto capì che non poteva essere un sogno dei due piccoli e neppure un qualsiasi scherzo troppo crudele da architettare.

Scusatemi, è subentrato...” Fowl Senior si era tempestivamente voltato verso gli ormai dimenticati interlocutori ma anche loro scossero la testa e si alzarono: “Abbiamo sentito tutto.” disse uno di loro, con le mani callose sporche di terra come la salopette, “E' la famiglia ad avere la precedenza, qualunque altra cosa può essere rimandata.” soggiunse un altro, “Sarà un giorno di festa.” decretò un altro ancora soddisfatto.

Con gran stridio, il gruppo di ospiti spostò le sedie e fece crocchio attorno ai due bambini e al padre: “La accompagneremo noi fuori.”.

Fowl Senior annuì riconoscente, poi s'inginocchiò dinanzi ai figli: “Andate a chiamare la mamma, svelti.” disse con un sorriso.

Sì!” strillò Beckett, scapicollandosi fuori dallo studio con Myles alle calcagna.

Mamma! Mamma!” gridarono in coro i due piccoli una volta all'esterno, arrancando negli enormi corridoi di Fowl Manor, evitando persone e cose lasciate impunemente in giro e cercando disperatamente in ogni figura femminile quella di Angeline Fowl; la trovarono nella piccola serra costruita sul retro, da sola intenta ad accudire i fiori.

Mamma! Mamma!” Beckett era esaltato, piangeva e rideva e, quando la madre lo vide, temette si fosse fatto male: “Che succede?!” chiese con un vago sentore di ansia attanagliarle il cuore.

Mamma! Artemis è tornato! E' tornato!” gridò il piccolo: “Le fatine hanno riportato qui Artemis!” ripetè come già aveva fatto col padre e cercando al contempo il conforto dello sguardo fermo di Myles, che annuì prima di gettarsi tra le braccia di Angeline, “Mamma, Artemis è fuori, è con Leale...” sussurrò il bimbo commosso, “Dorme ma sta bene.” disse con convinzione.

A quelle parole, tutto il colore sparì dal viso della donna, le cui labbra divennero improvvisamente livide mentre un singhiozzo le saliva spontaneo alle labbra.
“Papà ci ha detto di venirti a chiamare... Il fratellone è fuori, andiamo a vederlo...” piagnucolò Beckett.

Ci sta aspettando...”

§§§

Quando Leale sentì il portone cigolare ed aprirsi, istintivamente si pose dinanzi ad Artemis ancora privo di sensi e fece per estrarre un coltellaccio che teneva riposto in una fodera nel polpaccio, poi si vergognò nel vedere Fowl Senior correre in testa ad un gruppo di lavoratori e s'affrettò a riporlo mentre l'uomo, a larghi passi, li raggiungeva.

C'era fin troppo da spiegare.

Buongiorno.” disse soltanto Leale, alzando però una mano in segno di saluto e pace.

Non riesco a crederci...” rantolò l'uomo, cadendo in ginocchio prima di afferrare convulsamente la mano del primogenito: “Arty... Ma come...?” chiese con espressione sbalordita e confusa.

E' lungo da spiegare... Ma Artemis è qui e sta bene.” assicurò lui, accarezzando la fronte del ragazzo: “Dobbiamo portarlo dentro.”.

La sua stanza è sempre la stessa.” Fowl padre strinse tra le proprie le dita del figlio: “E' pallido... Sei certo che...” la voce gli morì in gola, non sapeva come chiedere una cosa del genere dopo tutto quel tempo trascorso nella convinzione che il figlio da lui tanto amato fosse morto, non voleva rompere l'incanto di quell'illusione.

Leale sorrise incoraggiante: “Ha solo bisogno di un po' di pace...” concluse lui, prendendolo tra le braccia, “Lo porto io.”

Sopra di loro, Spinella si asciugò distrattamente una lacrima.

Bentornato a casa, Artemis, amico mio...”


NOTE DEL LEMURE:

ThreeShots con SpinellaxArtemis a profusione!

Il prossimo capitolo sarà allucinantemente pieno di feelz.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - E' Tempo Per La Famiglia ***


RIPORTANDO TUTTO A CASA

CAPITOLO 2

E' TEMPO PER LA FAMIGLIA

Era mattina, la luce del Sole entrava dalla finestra della stanza di Artemis ma per il giovane genio era ancora buio: la sua mente era immersa in una placida oscurità, un sonno privo di sogni e riposante per la prima volta dopo molto tempo.

Niente corse contro il tempo per salvare il mondo, niente morti davanti ai suoi occhi, niente di niente.

Solo pace e solitudine.

E la sensazione di stare galleggiando su di una nuvola mentre tutto attorno il tempo continua a scorrere senza fretta.

Artemis non voleva svegliarsi, non ancora almeno: quel tepore era piacevole e non si sentiva ancora pronto per tornare nella vita reale.

Con un lento cigolio, la porta si aprì quel tanto che bastava per far entrare due piccoli esserini zompettanti, coi piedini avvolti in un paio di vecchi ma caldi calzini; il basso bisbiglio dei due non sarebbe stato sufficiente per svegliare il ragazzo più grande ma loro volevano solo sincerarsi di una cosa.

Sicuro che il fratellone Artemis stia bene?” borbottò Beckett, sporgendosi al di là della spalla del gemello; Myles restò in silenzio, praticamente immobile, per alcuni secondi poi annuì: “Papà dice di sì.”.

E la signora fatina?” continuò Beckett preoccupato.

Il fratello scosse la testa, della fatina non avevano più avuto notizie da qualche ora, neppure Leale – che montava la guardia fuori dalla stanza senza sosta – l'aveva vista.

Mentre Myles era perso nei propri pensieri, però, Beckett non sembrava intenzionato a stare fermo e, rapido e silenzioso, il piccolo si arrampicò sul letto del fratello maggiore, sfruttando le lenzuola e le coperte come liane.

Quando Myles se ne accorse, era però troppo tardi: appollaiato sul petto di Artemis, il bimbo lo fissava nella penombra con un'aria frustrata: “Artemis sempliciotto!” bisbigliò dalla sua posizione, “Artemis sempliciotto!” ripeté, accompagnando il tutto ad un colpetto sulla fronte.

Beckett, scendi da lì!” esclamò l'altro, cercando di imitarlo per raggiungerlo e tirarlo giù da lì: “Lascialo stare, dorme!” aggiunse.

Ma Beckett non si scompose e continuò a chiamare Artemis, con le lacrime che minacciavano di scendere ad ogni lettera appena mormorata: “Non vuoi vedere i fiori della mamma?” lo sentì sussurrare Myles.

Con un sospiro, il più giudizioso dei due bimbi imitò il fratellino e si arrampicò a propria volta, restando in ginocchio nel fazzoletto di spazio lasciato libero dal corpo mingherlino del primogenito dei Fowl; spiando il volto del maggiore con un'aria addolorata, lo punzecchiò col dito sul braccio: “Artemis.” lo chiamò, “Ci manchi, fratellone.” disse con un filo di voce.

Da sopra le loro teste, a Spinella sfuggì un singhiozzo.

Era rimasta tutto il tempo appollaiata tra le travi di legno del soffitto, intenta a vegliare il suo Fangosetto preferito, ma non era pronta ad una simile tempesta emotiva da parte di quei due scriccioli, copie in miniatura del suo caro amico.

Avrebbe voluto scendere e rassicurarli ma neppure lei sapeva bene cosa avrebbe potuto dire loro: era certa, però, che l'unica persona in grado di rassicurarli sarebbe stato lo stesso Artemis, una volta svegliatosi.

Sì, ma quando?

Era già da una giornata intera che dormiva, così profondamente che neppure gli scanner cerebrali di Polledro erano in grado di rilevare qualcosa e cominciava a preoccuparsi alquanto: che fosse...

Spinella, a quel pensiero oscuro, scosse vigorosamente la testa: non doveva essere pessimista, Artemis si sarebbe svegliato e lei lo avrebbe preso a calci dove non batte il Sole, e se Leale si fosse opposto... avrebbe preso a calci anche lui!

Calma,” si disse subito dopo, inspirando profondamente: “Non è una reazione corretta...” continuò, sbirciando poi nella stanza sottostante.

I due bambini erano usciti senza che lei se ne fosse minimamente accorta: stava perdendo colpi, e tutto per colpa di quel dannato Fangosetto!

Planando silenziosamente, atterrò in ginocchio sul letto ormai disfatto per il continuo passaggio e si avvicinò al corpo di Artemis, ne osservò il volto da vicino, poteva quasi contare i capillari sotto la pelle traslucida, e gli occhi chiusi, cerchiati di nero, poteva sentirne il respiro fievole sul viso, tanto erano vicini: era praticamente poggiata sul suo petto.

Spinella... Non per dire... Ma mi stai facendo male...”

La voce arrochita che le giunse improvvisamente alle orecchie la fece sobbalzare e Spinella si alzò di scatto, librandosi quel tanto che bastava per spiare il viso del Fangoso.

L'occhio azzurro era aperto e la guardava confuso.

A-Artemis...” balbettò lei.

Il ragazzo annuì, scuotendo la testa e muovendosi faticosamente sotto le coperte: “Ho la testa che sembra voler scoppiare...” grugnì, massaggiandosi le tempie: “Tu cosa... fai qui...?” riuscì a chiedere, anche parlare gli risultava estremamente difficoltoso.

Spinella atterrò e si sedette infine nel piccolo spazio vuoto dove già Myles si era accomodato: “Da solo non sei molto affidabile, vorrei evitare di doverti nuovamente venire a recuperare all'inferno.” disse, pentendosi subito dopo delle proprie parole, era evidente che Artemis fosse provato e riesumare così repentinamente l'esperienza vissuta non era stata la più grandiosa delle idee.

Non esiste l'Inferno...” sussurrò lui, aprendo piano anche il secondo occhio: “Solo tanto buio... E tanta solitudine.”.

Cosa vuoi dire...?” chiese l'elfa.

Dico... che l'Inferno non esiste. Spinella, c'era solo buio e nient'altro. Nessuna anima, nulla di nulla. Una solitudine perenne e un gelo che ti penetra nelle ossa prima dell'oblio definitivo. Quando poi il tempo è tornato a scorrere anche per me, ero talmente stanco...” Artemis sembrava confuso, tremava al punto che Spinella – istintivamente – gli drappeggiò una coperta sulle spalle, coperta rivenuta in fondo al letto e lasciata lì abbandonata.

Vuoi che vada a chiamare Leale?” tentò lei ma il ragazzo scosse la testa: “N-non sono ancora pronto...” bisbigliò, tremando come una foglia.

Rimasero per alcuni minuti in silenzio, durante i quali l'elfa non smise un attimo di sfregare le mani piccine sul corpo dell'amico per cercare di riattivarne la circolazione, poi alla fine si decise a lasciare andare il peso che le gravava sul cuore: “Ricordi... quello che è successo, quindi?”.

Lui annuì: “Non tutto ma in gran parte... E' stato un piano... avventato. Ma era la sola possibilità.” confessò a mezza voce, “Ma il dopo... è stato doloroso. Non ho mai provato una cosa del genere... Quando sono... è stata una liberazione. E poi, di nuovo la luce e vi.. vi ho visti...” ella non aveva mai visto Artemis così fragile, così indifeso e non aveva la più pallida idea di come comportarsi: riusciva solo a stargli vicino, in silenzio, conscia che tutte le parole sarebbero state superflue se non dannose.

Mi dispiace.”.

Quelle parole ebbero l'effetto di una bomba per Spinella, la quale sobbalzò, prima di guardare l'amico con aria confusa: “Mi dispiace... per avervi fatti preoccupare.” ammise con un filo di voce.

Ma l'elfa scosse la testa, sorridendo appena: “Fangosetto, non è da te dire certe cose, non vorrei che la Terra saltasse per aria perchè Artemis Fowl ha chiesto pubblicamente scusa per un suo piano bislacco.” e poi si lasciò scappare una risatina sollevata.

Il giovane uomo sospirò, cercando di imitarla ma ottenendo solo un gorgoglio affaticato: “Ci vorrà ancora un po' di tempo prima di riprendermi... Ma vorrei... vorrei vedere mia madre... Se possibile...” rantolò, i pugni stretti attorno ad un lembo del lenzuolo, la nostalgia per la sua famiglia era fortissima: sapeva dove si trovava e l'idea che fossero così vicini lo lancinava nel profondo.

Spinella annuì e balzò giù dal letto: “Leale è qui fuori, vado a chiamarlo, d'accordo? Non posso farmi vedere dai tuoi genitori, non ancora almeno.” concluse, allontanandosi verso la porta.

Poco prima di aprirla, però, si voltò verso il letto: “E comunque, sono contenta di rivederti. La vita senza di te è piuttosto noiosa da queste parti.” disse solo, uscendo nel corridoio.

§§§

Quando la porta della stanza a cui faceva la guardia da più di 24 ore si aprì cigolando, per un attimo a Leale mancò la terra sotto i piedi.

D'istinto, estrasse la pistola che riposava nella fondina, maledicendosi un attimo dopo: non poteva che essere Artemis, era l'unico lì dentro e i gemelli erano già usciti da qualche minuto.

Quando infine Spinella Tappo emerse dall'oscurità, la prima cosa che ella vide fu la canna della pistola lucente puntata contro il proprio petto, elevatosi all'altezza di quest'ultima per via del librarsi in volo dell'elfa.

Scusa.” disse soltanto l'eurasiatico, rifoderandola.

Nervi tesi, scommetto.” disse lei, planando a terra senza fare rumore.

Non sapevo fossi lì dentro.” ammise lui.

Volevo solo assicurarmi che le cose andassero bene.”.

Leale sospirò, poi le fece un po' di spazio e lei poté nascondersi nell'ombra proiettata dal massiccio guardiano: “E allora?” chiese questi, squadrandola da capo a piedi.

Artemis è sveglio. Sta bene.” precisò subito: “Vuole vedere i suoi genitori... E credo anche i due Fangosetti.”.

Il cuore di Leale minacciò seriamente di fermarsi.

Era indeciso se lasciarsi cadere in ginocchio, nella solitudine di quel corridoio deserto, o se precipitarsi all'interno della stanza.

Artemis era sveglio, finalmente.

Non gli sembrava vero.

Grand'uomo, se vuoi piangere, io certo non te lo impedirò” ribatté lei con espressione amichevole: “Solo, ti chiedo di andare a chiamare in fretta chi di dovere. Il piccolo Arty sembra parecchio stanco e non vorrei che si facesse un altro pisolino lungo qualche decina di ore.”.

L'ironia di Spinella nascondeva un'emozione palpabile per ciò che stava accadendo ma Leale fu abbastanza delicato da soprassedere e non infierire: “D'accordo. Me ne occuperò io. Tu potresti restare qui fino a quando non sarò tornato?”.

L'elfa annuì e assistette all'allontanarsi dell'amico con nel cuore la segreta speranza di una vita finalmente normale.

Leale, da parte sua, corse lungo i corridoi deserti, ignorando le persone che di quando in quando incrociavano la sua strada, in testa un solo obiettivo.

E fu solo quando giunse infine nella serra di Angeline Fowl che si fermò, col cuore in gola, sulla soglia.

Dentro, in una bolla di pace e tranquillità, c'erano i due coniugi e i gemelli, accompagnati da una Juliet dai capelli cortissimi: il maggiore dei due fratelli non aveva approvato del tutto la decisione della sorella di tagliarseli, seppur anche per evitare che si impigliassero durante i numerosi tornei di lotta libera a cui partecipava di frequente, ma era contento di rivederla a casa.

Fu proprio lei ad accorgersi della presenza di Leale, balzando in piedi per accoglierlo: “Ho saputo della notizia. Come sta?!” chiese subito, non dandogli manco il tempo di salutarla.

Sono venuto qui proprio per questo.” replicò, muovendo un passo in avanti: “Artemis è sveglio e vuole vedervi.” aggiunse, il viso rivolto verso la famiglia riunita, famiglia che era un po' anche la sua.

Angeline si portò le mani alla bocca, commossa, mentre i gemelli, scapicollandosi, corsero oltre Leale e sparirono nel corridoio.

Vi accompagno.” si offrì subito.

Fowl senior e consorte annuirono e, seguiti a brevissima distanza da Juliet, i tre uscirono dietro i gemelli in fuga.

§§§

Spinella stava seduta a gambe incrociate sul pavimento quando sentì distintamente il suono di piedi in corsa, fu lesta quindi ad attivare la schermatura ma subito si pentì di averlo fatto: non erano i signori Fowl ma piuttosto i Fangosetti esagitati come mai li aveva visti.

Fratellone!” gridò Beckett, battendo i pugnetti sulla porta: “Fratellone!” ripetè.

Calmati.” lo rimbrottò Myles: “Aspettiamo mamma e papà.”.

Ma voglio vederlo!” si lamentò Beckett, con una lacrima che minacciava di scendere e il labbro inferiore che tremava: “Mi manca il fratellone...”.

Bambini, calmatevi.”

L'elfa riapparì dal nulla, facendo sobbalzare i due bambini: “La fatina!” esclamò Beckett, con la bocca aperta a formare una piccola O.

Shhh!” lo rimproverò Myles per la seconda volta in pochi minuti: “Sta arrivando la mamma, loro non sanno delle fatine.” disse lui.

Ho poco tempo, quindi. Ascoltatemi, Artemis è sveglio ma non sta ancora bene. Se ve lo affido, voi siete in grado di occuparvene?”.

Certamente. Non abbiamo più tre anni, siamo perfettamente in grado di prenderci cura di Artemis-sempliciotto.” Myles sembrava irremovibile.

Allora d'accordo. E ricordate, voi non mi avete vista.” concluse Spinella, sparendo di nuovo, schermata.

MYLES! BECKETT!”.

Angeline Fowl comparve pochi istanti dopo, seguita dal marito e dai due fratelli Leale: “Bambini, non dovete scappare così.” li rimproverò il padre, inginocchiandosi alla loro altezza, “Scusa...” borbottarono in coro i due, allungando le manine a stringere quelle dell'uomo.

Il massiccio eurasiatico si fece avanti e bussò due volte, col cuore in gola.

In un angolo, non vista, Spinella li osservava spasmodicamente, tendendo l'orecchio.

Avanti...”.

Una voce fievole si udì dall'altra parte, presto coperta dal tramestio dei bambini che si affannavano a cercare di arrivare alla maniglia.

Furono preceduti da Leale, che la abbassò cautamente prima di spingere la porta, che si aprì con un lento cigolio.

Juliet, agguantando Beckett per il colletto, lo fermò prima che facesse il suo solito chiasso, e al contempo offrì il braccio ad Angeline per eventualmente sorreggerla.

Ma seppur pallida, la donna declinò gentilmente l'offerta e si mosse sulle proprie gambe, dando la mano al figlio più tranquillo per entrare.

Leale senior entrò dietro la sorella e, nel corridoio deserto, restò soltanto Fowl senior, osservato curiosamente da Spinella stessa.

So che sei qui. E ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per la mia famiglia.” disse improvvisamente lui con tono criptico mentre guardava insistentemente verso il punto dove l'elfa si trovava, in aria.

Ma non poteva vederla, vero?

L'uomo non disse altro: entrò soltanto, lasciandola preoccupata e confusa.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2420251