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Premetto, questa fic è una mattata. Venuta fuori da
una diabolica conversazione tra me e la
Elly_Mello
su msn, ci siamo dette “ma perché non fare una fic su questo nostro sclero ?”. E
così ecco che il povero Nearviene
torturato a dovere dal nostro amato Mello… Cosa vi
aspettavate da noi?XD
Ringraziamo tutti i
lettori delle nostre altre fic! Speriamo che anche
questa mattata dal clima dark (che bella questa parola!>////< NdLolly) vi piaccia! Aspettiamo recensioni numerose!
Lolly&Elly_Mello
Alone in the
dark
Ore 02:24 – 14 ottobre 2000
Manca poco. Tutto è pronto. E’ stato davvero un ottimo
lavoro quello che avevano compiuto nel giardino. Nessuno se ne è accorto,
l’angolo che avevano scelto è riparato sotto una decina di alberi che formano
una specie di piccolo boschetto.
Né professori, ne altri orfanelli
della Whammy’s House hanno fatto caso ad uno strano
buco per terra che si era allargato ogni giorno di più in quella settimana.
Esattamente una settimana, da quando quei due bambini un po’ curiosi avevano trovato
nel capanno degli attrezzi una vecchia cassa di legno di forma rettangolare,
munita addirittura di un lucchetto arrugginito a cui
era appesa la chiave. Ci avevano giocato un po’ tirandola fuori e nascondendosi
a turno, e poi… L’idea.
Geniale. Brillante. Diabolica.
Tutta la settimana passata laboriosamente a scavare ed ecco
che si è presentata la sera perfetta per attuare il piano. Il temporale. Piove
come non mai, le gocce sono gigantesche e battono contro il terreno e il tetto
dell’orfanotrofio con una forza che da a quel momento
un qualcosa di sovrannaturale.
Un bambino con i capelli biondi, vestito di tutto punto con
degli abiti neri, aspetta paziente all’interno della hall di fianco alla grande
scalinata centrale, uno strano sorriso maniacale dipinto sul volto. Vuole
giocare, Mello. Lui si diverte a fare quelle cose,
quegli scherzi innocenti. Ne ha
sempre fatti, a tutti. Nascondere i vestiti dopo la doccia, rubare le
merendine, fare sgambetti… Con una persona particolare però si diverte sempre il
doppio, se non il triplo. Qualcuno che lui odia con tutto il cuore, qualcuno
che era piombato nella sua vita tutto d’un tratto, accompagnato da un paio di
assistenti sociali e un pezzo di carta su cui era stato scritto che quel
bambino lì era particolarmente idoneo a entrare in quel tipo di istituto.
Quella gente non poteva immaginare come Mello si
sarebbe sentito. Umiliato. Tradito. Secondo. Sempre e solo secondo.
Peccato che tra poco tutto sarà finito. Vuole fargliela
passare lui la voglia a quel Near, a quel moccioso
dai riccetti bianchi tutto pallido e silenzioso di
mettergli i bastoni tra le ruote. Basta fargli un po’ di paura. Niente di male.
Appunto, uno scherzetto. Dopo quello che gli succederà
ci penserà due volte prima di metterlo ancora in ridicolo, eccome se ci penserà!
E pensare che in teoria quel marmocchio gli si è pure un po’
affezionato. Per qualche motivo ignoto è lui che cerca quando
ha paura. Quando fuori ci sono i temporali. Lui arriva ogni volta nella sua
camera, trascinando i piedi e un orsacchiotto, e gli chiede se può dormire nel
suo letto. La cosa può apparire strana, ma non lo è poi così tanto se ci si
pensa. In fondo, l’unico con cui il piccolo Near ha
delle relazioni più o meno sociali è Mello. Non
importa se poi il loro rapporto non sia roseo. Mello
è l’unico con cui relaziona, l’unico con cui ha una certa confidenza, seppur
questa sia sottilissima. E’ normale che sia così il primo a
cui pensi nei momenti di panico. E i temporali per Near,
sono alcuni dei rari momenti in cui la sua spaventosa razionalità fa cilecca.
Li odia. Deve avere qualcuno vicino, ne ha il bisogno. E ora che la sua mamma non c’è
più… All’inizio se lo chiedeva spesso. Come avrebbe fatto durante i temporali
di notte? Nessuno lo avrebbe preso nel letto come lei faceva ogni volta
amorevolmente. Così aveva ripiegato sull’unica persona che almeno aveva un
minimo di considerazione per lui, che ammetteva
la sua esistenza.
La prima volta Mello l’aveva
cacciato e il più piccolo non se ne era stupito per niente. Era rimasto tutta
la notte contro la porta della sua stanza e si era addormentato così fino a quando lui stesso non l’aveva trovato.
La seconda volta gli aveva permesso di restare in camera.
Aveva dormito sul tappeto.
La terza lo aveva ammesso nel suo letto e lo aveva fatto
dormire lì, come un fratello maggiore.
E così, nulla è più cambiato. Di giorno non perde occasione
di rovesciargli il vassoio del pranzo e a urlargli sopra ogni tipo di qualificazione poco educata, la notte pronto ad
accoglierlo se questo ha paura.
Mello è certo che se piove in
questo modo Near andrà in camera sua. E’ anche certo
che non trovandolo inizierà a cercarlo, e prima o poi arriverà anche nella
hall…
Matt, il suo migliore amico è al
suo fianco, un’aria a metà tra il preoccupato e il curioso di terminare il loro
scherzetto per osservarne le conseguenze. Si gratta il capo dalla chioma rossa,
mentre rumina una gomma da masticare. Non è convinto come l’amico del cuore di
quello che stanno per fare. Questa volta non è poi così innocuo. Il biondo può dire quello che vuole, ma non può non
ammettere che corrono un certo rischio. In qualsiasi senso. Tutti.
“Mello… Non so, forse dovremmo
tornare a letto…”
“Shhh! Fai silenzo
e aspetta! Vedrai che arriva.”
E Near infatti
si fa vivo poco dopo. I piedini nudi che avanzano con passo tremolante giù per
la scala gigantesca in confronto al suo corpicino, il pigiama immacolato mezzo
sbottonato, un orsetto stretto tra le mani coperte dalle maniche troppo lunghe.
Si fa avanti, incerto, si guarda attorno
spaesato in quel buio e quel ticchettio costante e assordante della
pioggia, gli occhi grandi spalancati, la bocca semiaperta.
E’ quasi arrivato in fondo alle scale
quando un tuono più forte degli altri gli fa fare un salto e emettere un
gemito. Mello si trattiene a stento dal ridere. Che
razza di zecca che è Near…
A passettini veloci lo vede arrivare al portone. Gira la
grossa serratura con un po’ di fatica per le sue manine piccole e delicate
aprendo poi uno spiraglio. E’ molto riluttante a guardare fuori. Gli fa una
paura terribile. Quei lampi, quei tuoni… Sono orribili. Non che non sappia cosa siano, ma i temporali proprio non gli piacciono,
ora meno che mai. Ora che Mello non è nella sua
stanza, non sa da chi andare per rassicurarsi. Per questo era andato a cercarlo,
deve trovarlo e chiedergli se anche quella notte possono dormire insieme. Sa
che riceverà uno dei suoi soliti “Sei proprio una palla al piede, pidocchio.” Prima di rientrare nella sua stanza e di permettergli di
raggomitolarsi nelle sue stesse coperte.
Sporge il viso al di là dello stipite. Intorno a lui solo la
pioggia incessante. Sicuramente il biondo non è uscito con quel tempaccio, però
ormai non sa più molto dove guardare. Aveva subito pensato alla camera di Matt, alla cucina e alla dispensa, eppure tutti quei tre
luoghi li ha trovati deserti. Che sia in giro con il rosso a combinarne una
delle sue è fin troppo ovvio. Il dove è tutta un'altra questione.
E’ talmente occupato nei suoi stessi pensieri che non
avverte minimamente i passi felpati di qualcuno alle sue spalle. E’ un attimo.
Le mani lo agguantano prima che possa urlare, una premuta con forza sulla
bocca, l’altra a serrargli il busto.
“Presto Matt!”
La voce è un sussurro, ma esprime ordini ben precisi. Una
voce inconfondibile, dal timbro chiaro. Mello.
“Vieni qui, aiutami a portarlo
fuori! Prendilo per le gambe! Ecco così!”
Prova a dimenarsi, a muoversi, a scappare via. Non ci
riesce. Sono due, sono più grandi. L’hanno preso di sorpresa. Si maledice.
La porta. Il temporale. Non vuole uscire! Gli fa paura e Mello lo sa! Lo sa che non sopporta i tuoni e i lampi!
Non riesce a gridare, la mano sulla bocca glielo impedisce.
L’unica cosa che riesce a emettere sono dei lamenti flebili. Le gambe sono
strette da una figura indistinta, ma che riconosce come il miglior amico del
biondo. Sì, non può essere nessun altro con quei capelli.
Lo stanno trascinando via. Fuori. La pioggia è fortissima.
Le gocce sono violente e sferzano i tre visi con forza inaudita. Il giardino è
fangoso, scivoloso.
Si dimena più che può, il piccolo Near.
Ce la mette davvero tutta, ma è inutile. Non capisce, non capisce cosa sta
succedendo attorno a lui, dove quei due pazzi lo stanno portando a quell’ora di
notte. Non comprende… Finché non sente quella stessa voce di prima dire certe
cose con un po’ di fatica, visto lo sforzo che fa per trasportarlo. Frasi che
lo fanno rabbrividire fino al midollo, ma che sembrano divertire Mello come non mai.
Se lo chiede davvero in questo momento. Si sente di dover
mettere in dubbio il fatto che quel biondino innocuo solo per l’aspetto sia una
persona normale. Sta farneticando, non c’è altra spiegazione…
“Siamo oggi qui riuniti… Per dare
l’ultimo saluto al nostro… Nostro amato Near… Ci ha
lasciati nel fiore degli anni… E tutti… Piangiamo disperatamente la sua
prematura scomparsa… Affidiamo la sua Anima virtuosa al Signore…”
Un funerale. Stanno organizzando il suo funerale.
Tenta per l’ennesima
volta di divincolarsi, il sangue che gli va al cervello, il cuore che scoppia.
Non dev’essere così, è un incubo. Mello
non può fare una cosa del genere, è totalmente assurdo. E’ vero che ama fare burle
anche pesanti, ma questo non ha assolutamente l’aria di essere uno scherzo. Sta
giocando con la sua vita. Non può farlo, non ne ha alcun diritto.
“Preghiamo insieme… Insieme… Perché Near
arrivi presto in Paradiso e possa bearsi con i cori angelici… Dello splendore
di Dio Padre…”
Cambia tattica. Cerca di lasciarsi a peso morto, in modo da
risultare più pesate. Niente. Matt scivola, quasi
cade, ma tiene l’equilibrio sporcandosi solo un po’ i pantaloni.
Riesce a vedere che lo stanno portando verso un gruppo di
alberi, anche se la vista è annebbiata.
Ci avranno messo un quarto d’ora per trascinarlo fino a lì.
Appena Mello toglie la mano dalla
sua bocca non può far altro che gridare. Urla con tutto il fiato che ha in
gola, eppure le sue parole sono strozzate.
"Mello, lasciami
andare! Ho paura! Mello, ho pau…"
Un forte tuono interrompe la frase. Istintivamente si
dibatte più forte riuscendo a sgusciare via dalle mani bagnate di pioggia e
fango dei due amici. Il pantano attutisce il suo impatto con il terreno. Ci sta
riuscendo… Deve solo farsi forza, un ultimo piccolo sforzo per mettersi in
piedi e correre via da quei due malati di mente.
Non ha nemmeno il tempo di tentare di alzarsi. Due paia di
mani lo spingono facendolo rotolare in uno strano buco. Si sente cadere, cerca
di aggrapparsi alla gamba di Mello, ma questo la
scrolla e lo spinge giù con violenza.
In un buco. Giù in basso. Sente la testa battere con
violenza contro qualcosa che sembra legno. Gli fa
terribilmente male il cranio.
“Non… Non lasciatemi qui…”
Le due figure
sembrano non sentire il suo lieve lamento. Si limitano a fissarlo con due
sorrisi sbilenchi. Gli occhi di Mello… Sono
terribili. Non li ha mai visti così.
Il compagno di giochi lascia cadere l’orsacchiotto che aveva tenuto stretto sotto il braccio insieme alla vittima.
“Chiudi la cassa, Matt. E’ ora che
il corpo mortale del piccolo Near riposi in pace.”
Non ha il tempo di chiedere niente altro. Ne
un “Per favore!”, ne un “Vi prego!”. Tutto diventa buio. Troppo buio.
Batte i pugni. Grida. Nessuno gli risponde. Da fuori
arrivano strani rumori di riversamenti di terra e ordini.
“Mettine un po’ lì. Deve essere omogeneo lo strato.”
Near è paralizzato. Lo stanno
davvero facendo… Lo stanno sotterrando vivo. Morirà. E’ sicuro che morirà. Non
ha mai avuto tanta paura in vita sua. Senza ossigeno, senza cibo, ne acqua. Sa bene cosa succede in casi come questo. La
vittima sale al creatore senza più poter respirare, disidratata. Soffrendo.
Pian piano anche i rumori si fanno sempre più ovattati, fino
a non udire più nulla. Il vuoto.
Fuori, i due aguzzini osservano il proprio operato.
Semplicemente perfetto. Nessuno avrebbe mai capito cosa nasconde sotto la terra
che hanno appena rimesso a posto.
“Però Mello, poi lo andiamo a
riprendere…”
La voce di Matt è insicura. Ha un
po’ di timore. L’espressione terrorizzata di Near
impressa nel cervello. Non vorrebbe certo esserci lui lì sotto. Gli viene male
solo al pensiero. E’ una vera e propria tortura quella in cui l’amico l’ha
convinto ad intraprendere.
“Tranquillo. Un paio d’ore, torniamo e lo tiriamo fuori. Gli
abbiamo solo fatto un po’ di paura, tutto qui. Andiamo nella mia camera ad
aspettare che passi il tempo.”
Si allontanano correndo sotto la pioggia.
Si sente solo nel buio, il piccolo Near.
E in quel momento dopo tanto tempo in cui non l’aveva più
fatto… Si mette a piangere.
E’ buio. Tremendamente buio. Da quanto tempo sarà lì sotto?
Non lo sa, potrebbero essere tre ore come dieci minuti.
Near si trova a pancia in su, l’orsacchiotto stretto al petto. Non vede niente. Il
respiro è affannato. Sempre più veloce, come i battiti del suo cuore. Ha paura
che l’aria a disposizione finisca.
Si sente schiacciare, è un topolino in gabbia. E’ costretto
ad aspettare la morte, così, soffrendo.
“Mamma… Mamma… Voglio uscire… Ho tanta paura, mamma…”
Parla da solo, anche se è perfettamente cosciente che
nessuno lo sta ascoltando. Figurarsi sua madre, che è morta da anni.
Inizia mancargli il respiro. In più ha sete, vorrebbe bere.
Deve riuscire a uscire da quell’Inferno.
Una mano si posa sul soffitto della cassa. E’ legno, come il
resto. Comincia a grattare. Sempre più velocemente, più disperatamente. Le
unghie graffiano la superficie con movimenti bruschi. Non gli importa se sente
male, se le schegge iniziano ad infilarsi nei polpastrelli delicati. Deve
uscire. In qualsiasi modo, ma deve uscire.
Si arrende poco dopo portandosi un dito dolorante alla
bocca. Ha un sapore metallico. Sangue.
“Ho paura…”
La sua voce è ora un sussurro rassegnato. Grossi lacrimoni gli scorrono caldi sulle guance.
Non ha mai lasciato che le emozioni dilaniassero il suo
corpo, da quando sua madre era morta. Solo durante i
temporali, quando era costretto ad andare da Mello
per riuscire a dormire. Era così rassicurante poter andare da lui… Si stringeva
al suo petto anche se l’altro non lo abbracciava certo
come faceva sua madre prima di morire, e lui si addormentava. Il calore del
corpo di una persona è qualcosa di estremamente rilassante. Adorava sentirsi
così vicino a qualcuno di vivo, la paura svaniva all’istante, mentre adesso…
Adesso non c’è nessuno con lui.
Teme che Mello non torni. Che si
dimentichi di lui, involontariamente. E’ sicuro che avesse
intenzione di tirarlo fuori, non è di certo un assassino, ma magari potrebbe
lasciar trascorrere troppo tempo…
“Auitatemi…”
Il suo corpo è scosso da singhiozzi. La claustrofobia lo
dilania poco a poco, facendolo tremare.
Oltretutto inizia ad avere caldo. All’inizio era tutto il
contrario, aveva freddo, soprattutto agli arti. Aveva dovuto portarsi le mani
alla bocca per riscaldarle succhiando le dita e riempiendosele di bava, mentre
strusciava le dita le une contro le altre.
Ora invece suda, perché quella specie di bara sta diventando
una fornace man mano che l’aria comincia a viziarsi. I capelli sono incollati
alla fronte, la camicia del pigiama mezz’aperta lascia intravedere il petto e
la pancia dilatata che si alzano e si abbassano convulsamente al ritmo della
respirazione alterata, ricoperti di goccioline bollenti.
Ansima, non ce la fa più. Sente il sangue pulsargli nelle arterie
del collo e arrivare con forza al cervello che duole terribilmente. Gli si
chiudono gli occhi, anche se fanno male, come se fossero gonfi.
“Ti prego, Mello… Torna a
prendermi…”
Sente le forze abbandonarlo pian piano facendolo scivolare
in un sonno senza sogni.
Il sole inizia pian piano a sorgere colorando il cielo che
fa da sfondo alla Whammy’s House, l’orfanotrofio per
piccoli geni, di un rosa pallido.
Due ragazzini di una decina d’anni corrono per il giardino a
grandi falcate. Il primo, quello che sembra più affannato ha i capelli biondi
acconciati in un taglio piuttosto femminile, con una frangetta a coprirgli la
fronte, il secondo ha i capelli rossi e porta una maglia a righe. In mano tiene
una bottiglietta da mezzo litro riempita d’acqua fresca del rubinetto.
“Presto, dobbiamo dissotterarlo!”
grida quello che risponde al soprannome di Mello.
“Doveva essere un paio d’ore, Mello!
Abbiamo aspettato troppo… Non deve morire, non volevamo ucciderlo… Io non ci
dovevo nemmeno entrare in sta storia…”
Si mettono a scavare con le mani in mezzo ad un gruppo di
alberi riparato come forsennati, le lacrime agli occhi.
Near non deve morire. Era uno
scherzo, d’accordo, ma non un omicidio. Non possono averlo ucciso, non in quel
modo… In fondo lui è piccolo, indifeso, non ha potuto nemmeno opporre
resistenza, ci ha provato ma è stato inutile…
Arrivano in fondo. Le loro mani giungono a toccare qualcosa
di duro e ruvido. La cassa dove l’avevano rinchiuso.
“Presto, presto! Dobbiamo aprirla! Potrebbe essere rimasto
senz’aria! Mello… Aiutami!”
Pian piano riescono a liberare il coperchio dalla terra
fangosa. Lo aprono a fatica, è pesante. Alla fine però ci riescono. Rimangono
imbambolati, a fissarne il contenuto, ignorando volutamente lo strano odore che
questo emana, un misto di sudore, suppurazione e urina.
Near è disteso in posizione
supina, la testa rivolta di lato, con gli occhi arrossato aperti
in un espressione terrorizzata e nel frattempo vuota. Una mano è stretta
all’orsetto di peluche che gli avevano lasciato per
tenergli compagnia, o forse solo per crudele ironia, tenuto al petto, sul
cuore, per rassicurarsi, l’altra invece è artigliata al fondo del pigiama
sbottonato. Le dita sporche di sangue scuro, rappreso, così come intorno alle
labbra e sui piedi, fango secco un po’ dapertutto.
Non si muove. Non sbatte le ciglia. Il petto è immobile.
Matt si lascia cadere
all’indietro, tremando come una foglia, la bocca spalancata, incapace di dire
frasi sensate.
“E’… E’… L’abbiamo ucciso… Dio santo… E’ morto…”
Mello al contrario rimane in piedi, paralizzato. Osserva quel corpicino scomposto, che
sembra aver lottato con tutte le sue forze per uscire da lì visti i tagli. Dev’esserseli fatti cercando disperatamente di aprire la
cassa.
“No, Matt… Non può essere morto…
Non è possibile, non Near…”
Si inginocchia e arrivando appena ad afferrare il cadavere
per un braccio, lo issa lentamente sul terreno.
“Passami l’acqua.”
Mello si è inginocchiato e tiene Near con il busto sollevato, un braccio a reggerlo per le
spalle.
Non ci può credere. Non vuole credere. Near…
Il suo rivale… Aveva desiderato spesso di ucciderlo. Troppe volte. Eppure non
doveva succedere in quel modo. Non era stato leale.
“Mel, ascolta, è morto, è inutile
che…”
“Passami l’acqua, ho detto!” lo interrompe gridando.
Matt obbedisce e versa nel palmo
sporco di terra che l’amico gli porge qualche dita di
acqua fresca.
“Devi bere, Near…” sussurra
avvicinando la mano al suo viso “Non fare così… Era un brutto scherzo, lo so,
ma adesso è finito, siamo venuti a prenderti… Dai, Near,
non farmi spaventare…”
Il liquido scivola sulle labbra screpolate colando sulle
guance e sul mento.
“Near, ti prego rispondi! Dimmi
che non ti ho ucciso! Ti supplico!”
La testa candida intaccata da fango e sudore si riversa all’indietro quando prova a scuoterlo. Non si muove. Può
intravedere il palato biancastro, e l’interno delle narici pieno di muco secco.
“L’abbiamo ammazzato… L’abbiamo ammazzato come un cane…”
La litania di Matt gli inonda
dolorosamente la scatola cranica. E’ tremendo sentirlo dire quelle frasi
crudeli, un supplizio.
“No, non è vero, non può essere morto… Near! Non puoi lasciarmi così! Maledetto, Non farmi
questo!"
E’ terrorizzato, preso da panico. Near
non ci sarà mai più. Nessuna sfida. Nessuna testolina chiara a chiedere di
infilarsi sotto le sue coperte. Nessuno sgambetto dato sulle scale. Nessun
“Vedrai che ti batterò sta volta!”. Niente di niente.
" Ti odio, ti odio... Ti
odio, Near! Giuro che se questo è uno scherzo di
cattivo gusto prendo i tuoi fottuti giocattoli e te
li butto via! Near!"
Come se le minacce potessero servire a qualcosa. Non
possono fare niente. Near è morto, è un dato di
fatto. Soffocato malgrado tutto, forse per la mancanza d’acqua.
Mello lo stringe fortissimo
immergendo il viso sui suoi vestiti sudici, i capelli biondi che si spargono su
di essi, mossi dai suoi singhiozzi sconsolati.
“Mel… Dobbiamo dirlo a Roger. Dobbiamo dirgli cos’abbiamo fatto a questo
poveretto! Ci… Ci metteranno in prigione, ma… Non possiamo non fare niente…”
“No, Matty! Ti prego,
ascolta, dobbiamo…”
“Dobbiamo cosa?!Mello, Near è morto, morto! E
l’abbiamo ammazzato noi…”
Il biondo emette un urlo. Un lungo e sonoro urlo. Le
tempie che pulsano, la testa in fiamme…
Fino a che non si ritrova seduto nel letto, le
coperte ammonticchiate di lato, la luce del sole che gli acceca la vista. E’
sudato fradicio, i capelli scompigliati.
Un sogno. Solo uno stupido sogno. Ed ora… Ora è già
troppo tardi.
Si da mentalmente
dell’idiota. Dovevano essere un paio di ore, e lui si è addormentato! Come farà
ad andarlo a prendere, con la luce del giorno? Non vuole avvertire gli
insegnanti, si metterebbe nei guai, e soprattutto trascinerebbe Matt con sé. E’ fuori discussione.
Dovrà aspettare la sera. La sera andrà a prenderlo.
Sperando che il piccolo Nearresista
per tutto quel tempo… Avrà mai tutta quella forza, quel piccolo mucchietto di
polvere?
Wow! Che dire! XD
siamo proprio felici che la nostra ficci vi piaccia!
Oddio povero mucchietto di polvere...sento già uno sguardo omicida tra di voi...vero adorabilissima Adaralbion?
^^'''' lo so abbiamo esagerato...ma dai...infondo un
po’ di suspance ci vuole no?
Passiamo ai
ringraziamenti^^:
Dark Rose: ( Amoreee!!!!!nd Elly!) siamo davvero felici che la ficci ti sia piaciuta! Dai! Adesso lo sai, abbiamo 2 nuovi
fan club grazie a questa ficci! XD Sei un tesoro! non sai quanto ci faccia piacere sapere che il capitolo ti è
piaciuto! Abbiamo anche deciso che questa non sarà l'unica ficci
che scriveremo insieme! eheh!!!
Preparati per i
prossimi chappy! ghgh!
T.V.T.T.B
Unkissone by LElly_Twins
Betta90: Mmm...Matt non è succube di mello...o meglio, si lo è
però...uhm...vabbè! XD
Lo scherzo ne sono
convinta pure io ( Elly) che fa rabbrividire! XD Ma a quanto pare le nostre
menti messe insieme sono talmente diaboliche da non avere molta pietà...nemmeno
per quel piccolo mucchietto di polvere! ghgh!
Siamo felici della
tua curiosità! Aggiorneremo presto anche il prossimo capitolo! promesso! ^^
Un kissonebyLElly_Twins
LadyGaara: Beeneeee
Un'altra che sopporta poco Near! XD bene benebene!
Almeno te non ci picchierai per quello che abbiamo combinato al piccolino! ( Ti assicuro però che nonostante non lo sopporto, scrivendo
questo capitolo mi veniva male comunque a me, nd
Elly)
Speriamo tantissimo
che continuerai a leggere e a dirci cosa ne pensi! ^^
Unkissone by LElly_Twins
Adaralbion: Ehm... Ok Adorabilissima Adaralbion...^^''''' Abbiamo già preparato la nostra di
bara, dopo quello che abbiamo fatto ci aspettiamo di
tutto da te XD...però avverto! se ci fai sparire non
saprai mai come stàNear
quindi è meglio se ci lasci in vita nonostante la tua voglia di punirci per il bruttssimo scherzo XD
Grazie 1000 per i
complimenti! ** Speriamo tanto che il seguito continui a piacerti! ^^ Ma ti
preghiamo...non farti venire degli infarti leggendo XD Lo sappiamo, è doloroso
per te vedere Near in queste condizioni ma cerca di
farcela ok?^^ (Buahbuahbuah!!!NdLolly)
Un kissone by LElly_Twins
MiyuNamiKaze: Bene! Lo scherzo ti è piaciuto eh? ^^
Speriamo che la tua idea non cambi dopo tutto
ciò...^^''''' Oddio poveretti...mi vien
male...°_°''''' (A me no!XD NdLolly)
Un kissonebyLElly_Twins
Sleepless: Oddio abbastanza inquietante lo è,
dobbiamo ammetterlo! XD Tranquilla!^^ Come puoi vedere siamo veloci e
aggiorneremo presto anche il prossimo capitolo! ^^
Grazie 1000 per i
complimenti! ** Facci sapere cosa ne pensi! (Tu sei l’amica
della MellosBarOfChocolate! Il tuo nick mi ricorda un manga, Loveless!^^
Vabbe, sorvoliamo!XD A prestooo!
NdLolly)
Un kissonebyLElly_Twins
MarlaSinger: Un Near
zombie...? Uhm...chi lo sa...potrebbe anche essere XD
Povero Mello in quel caso XD Matt
non è troppo remissivo...anzi...XD Vedrai poi cosa
abbiamo in mente ghghgh!!!
“Cosa? Non possiamo aspettare così tanto! Quello ci crepa
prima, Mel, ci metterei la mano sul fuoco!”
Le urla scioccate di Matt invadono
la camera da letto. Mello di fronte a lui lo fissa
con un aria ancora più sconvolta, il cuore che batte a
mille. Non ci voleva. Matt che si ribella in quel
modo non è assolutamente buon segno.
“Non possiamo fare altro! Se ci scoprono per noi è finita,
capito? Finita!”
“Ma ti rendi conto di quello che dici? Near
ci muore, e se succede siamo stati noi i responsabili!”
“Ti prego, Matty, lo so bene…
Credimi, ma non abbiamo scelta! Sta sera andiamo a prenderlo il prima
possibile, te lo giuro!”
Gli occhi del rosso stanno per schizzare fuori
dalle orbite. Mello sta dicendo delle cose
assurde. Non possono lasciare Nearin
quella cassa tutto il giorno, senz’acqua, senz’aria e senza cibo.
Riprenderlo la sera quando nessuno può vederli equivale a condannarlo a morire
tra sofferenze assurde e inutili.
Doveva essere un gioco, solo uno stupido gioco… Ed ora si era
trasformato in un incubo… Si maledice per aver dato retta a quel pazzo di Mello.
Oltretutto, ora un dubbio atroce si sta insinuando in lui…
Che Mello voglia davvero uccidere Near
in quel modo? In fondo, la cosa sarebbe solo a suo vantaggio. Near sparito nel nulla, tutti gli onori a lui. E Mello è sempre stato pieno di gelosia verso quel bimbo
pallido e taciturno. Certo, non ne è sicuro al 100%, ma il semplice sospetto di
una tale cosa verso il suo migliore amico lo inquieta
assai.
“Mello, dobbiamo dirglielo! Non mi
importa se finiremo nei guai, Near rischia di morire!
Te ne rendi conto o no? Non è più uno scherzo, è un faccenda
seria!”
“Certo che me ne rendo conto! Ma se non l'hai capito
rischiamo veramente tanto, Matty! Ci butteranno per
strada dopo quello che è successo se non peggio! E
poi…”
“E poi nulla, Mello!” lo interrompe
il rosso, lasciando l'amico a bocca aperta.
No, decisamente Matt non si è mai
comportato così. E’ strano, gli da completamente contro.
“Allora dimmi, Mel... Cosa faresti se adesso ci fossi io al posto di Near?”
A tale domanda Mello si sente quasi
mancare. La sola idea, la sola ipotesi che Matt, il
suo migliore amico si trovi in una situazione del genere lo fa rabbrividire.
“Allora mi rispondi si o no? Cosa
faresti?”
“Ecco... Ecco io...”
Vuole rispondere sinceramente, ovvero che sarebbe corso a
tirarlo fuori infischiandosene dei professori e delle conseguenze, ma qualcosa
gli impedisce di tirare fuori le parole. Sa che se gli rispondesse
così, Matt avrebbe un motivo in più per convincerlo a
fregarsene degli effetti... E così azzarda l'altra risposta, quella che mai e
poi mai avrebbe dovuto dire al suo migliore amico, con una freddezza tale da
diminuire i dubbi di Matt.
“Io... Mi comporterei allo stesso modo, Matt...
Esattamente come sto facendo ora con Near.”
Lo sguardo dell’amico, che inizialmente era sconvolto, si fa
pericolosamente cupo.
“Come vuoi, Mel... Ma ti avverto... Nel caso che quando lo tiriamo fuori, Near è morto, la responsabilità è esclusivamente tua... La
mia unica colpa sarebbe quella di essermi fidato di colui che reputavo una
brava persona... E il mio migliore amico... Perciò ascoltami bene: se quando
apriamo quella maledetta cassa troviamo Near che è
morto soffocato come una povera bestia, te per me non esisti più. Sparirai
dalla mia vita all'istante ed io dirò tutto a Roger.
Perché vedi, se Near muore, tu sei un assassino, Mello... Ed un assassino non può minimamente pensare di succedere
ad un detective come L, ne tanto meno essere mio
amico.”
Detto questo si allontana lungo il corridoio a grandi
falcate veloci, senza voltarsi.
Mello rimane immobile a vedere
quella figura farsi sempre più piccola e sparire dietro un angolo. L'angoscia
aumenta, e ora, nemmeno il migliore amico è lì a rassicurarlo. Rassicurarlo di
cosa poi? L'unica persona che sarebbe dovuta essere rassicurata se ne stava
sottoterra. Da solo. Con un peluche come unica
compagnia, a soffrire a causa di colui che reputava una figura di riferimento.
Avrebbe finito per scoppiare a piangere nel corridoio, Mello, se non fosse stato per la campanella delle lezioni
suonata in quel momento. Si fa forza, cercando di pensare positivo, di pensare
che Near sopravvivrà... e che tutto si sistemerà.
Passate solo due ore, ma per il bambino, in una situazione
del genere, due ore equivalgono ad un'eternità. Il prof di storia continua a
spiegare, ma lui non lo sente. La vicenda della Guerra Fredda gli passa sulla
testa come niente, entra da un orecchio e esce dall’altro.
Lo sguardo fisso fuori dalla
finestra, in quel punto preciso del terreno… Il cuore batte all'impazzata e gli
occhi si arrossano. Lui è lì sotto. A pochi metri. Vuole correre. Vuole andare
da lui e farlo uscire da quella trappola mortale, da quella buia fornace in cui
l'aveva rinchiuso. Starà gridando, o forse non ha già
più la forza. Può quasi udire le sue unghie grattare contro il soffitto di
legno, e piccoli gemiti di terrore e angoscia.
Sente la testa scoppiare. Eppure lo sa, non è nulla in
confronto a quello che sicuramente il piccolo sta patendo segregato nella sua
bara.
Il cuore batte all'impazzata nella gabbia toracica. Come se
da un momento all'altro questo gli potesse esplodere nel petto causandogli morte istantanea. Ma ancora non è nulla in confronto. Ogni
minuto, ogni minuto sembra eterno e sprecato… La testa gli gira terribilmente.
I sensi vengono meno. Lacrime a solcargli le gote arrossate dal pianto. Lui
stesso non si è reso conto che sta piangendo. La vista si offusca, mentre il
corpo si fa sempre più pesante.
Riesce a sentire solo il rumore di passi svelti, dopo di che
la visione si appanna del tutto e l'unica cosa che scorge dell'intera classe quando riapre gli occhi è un bambino dai capelli
rossi che lo fissa, che lo guarda con espressione neutra seduto su uno
sgabello. Matt.
Era svenuto in classe.
Adesso è in infermeria, gli occhi che ancora gli pizzicavano
per il pianto, e il suo " migliore" amico che lo fissa, con un
bicchiere d'acqua tra le mani.
“Tieni, Mello... Bevi un po’, ti
farà stare meglio.”
Lui la prende e l'assaggia piano, a lente sorsate. In effetti ora va meglio... Mello
ha una sete pazzesca e l'acqua è tutto ciò che in quel momento possa
desiderare...
Anche Near deve avere sete... Tanta
sete... Ma a lui di acqua non ne è concessa…
Mello si guarda attorno, la vista
inizia a farsi più nitida ora...
“Matt... Come
mai sono qui?”
“Ti sei sentito male durante la lezione di storia... Hai
iniziato a piangere e a tremare, il prof è corso da te a vedere cosa avevi, ma
non ha fatto in tempo a chiederti spiegazioni che sei svenuto... Così ci ho
pensato io a portarti in infermeria...”
Non lo vuole ammettere Matt, ma
lui è stato il primo ad accorgersi delle stato in cui
stava l'amico. Vederlo cadere a terra dalla sedia e sbattere la testa contro il
pavimento gelato lo aveva spaventato non poco.
Ce l'ha con lui però, è vero. Ma
nonostante ciò non ha potuto non preoccuparsi.
Mello distoglie lo sguardo,
fissando la finestra. Accenna un " Grazie, Matt."
poco convinto, per poi richiudere gli occhi e sprofondare
nuovamente nel sonno. E’ stanco, aveva passato una nottata orrenda. Si
riaddormenta su quel lettino, sperando con tutto il cuore che la giornata passi
il più velocemente possibile, che tutto finisca, che Near
torni ad essere il suo rivale di sempre.
“Mello... Hey, Mello...”
Una voce lo desta dal sonno con suo
disappunto. Apre gli occhi lentamente... AncoraMatt.
“Dai, Mello, sono le 13:00... E’ ora di pranzo.”
“Eh? Ho dormito tre ore? Solo tre ore?”
“Solo? Avanti, Mello, alzati, gli
altri ci staranno aspettano in sala da pranzo...”
“Tu va’ intanto, Matty, ti
raggiungo subito.”
“Ok.”
Mello si veste lentamente. La
testa continua a dolergli. Arriva in sala da pranzo e si siede barcollando al
solito posto vicino aMatt...
Peccato che quest'ultimo sembra non aver alcuna intenzione di parlargli. Volta la
testa verso l'altra fila di tavoli... Un posto è
vuoto. Quello di Near... A tavolo tutto in fondo, il
posto vicino alla parete, il più lontano e discreto possibile dal resto. Il
panico comincia a riprendere possesso del corpo di Mello.
“Matt...”
“...”
“Ascoltami... Lo so che tu... Che tu non mi vuoi parlare... Però...Ti prego, stasera resta con me, qualunque
cosa succeda... Non mi abbandonare mentre siamo lì, io...”
“Piantala di sparare idiozie, Mello...
Te l'ho detto che verrò ad aiutarti a tirarlo fuori... Nel caso tutto andasse
bene io non dirò nulla, ma se invece...”
Non termina la frase per via delle persone che gli stanno
intorno. Non può farsi sentire, ma Mello ha capito
tutto. Il rosso allontana lo sguardo e comincia a mangiare, anche se dopo quello che è successo non ha molta fame.
Mello avvicina la forchetta al piatto, ma quella roba che ha piazzata davanti alla sua
faccia non lo attira minimamente, anzi, lo disgusta. Si fa forza, e con una
punta di ribrezzo mette un primo boccone in bocca, masticandolo. Lo butta giù a
fatica. Poi il secondo...
La mente vola a Near... Tutto solo dentro quella cassa che sicuramente gli impedisce
di respirare... Avrà fame, questo è sicuro...
Mastica il pezzo, riluttante all'idea di stare bene e poter
mangiare, quando il suo piccolo rivale, un bambino indifeso di nove anni,
rischia di morire nel modo più lento e atroce che lui
stesso ha avuto il coraggio di condannarlo... E non era nemmeno sua
intenzione...
Il boccone gli va di traverso e il respiro gli manca improvvisamente,
senza che lui possa avere il tempo di rendersene conto. Si sente quasi
soffocare finché non riesce a mandarlo giù faticosamente, mentre la testa
riprende a fare malissimo, a pulsare come non mai. Con un gemito se la tiene
tra le mani, appoggiando i gomiti al tavolo.
“Cos'hai?” Chiede Matt mettendo in
bocca una forchettata.
“Non... Non sto bene, scusa... Io
esco di qui, sto troppo male!”
Detto questo si alza di scatto avviandosi verso i bagni maschili,
seguito a ruota dall’amico.
“Insomma Mello! Lo so che stai
male per Near! Andiamo a prenderlo, cavolo!”
“Non... Non possiamo... Non
possiamo ancora, M-Matt...”
“Mello! Questo non è un gioco! Non
è una sfida tra te e lui, è questione di vita o di mort...”
“Ma cosa ne vuoi sapere tu?! Hai
idea di quanto ciò mi faccia male? Hai idea di quanto stia soffrendo io stesso per quello che è successo? Pensi
che non abbia una coscienza? Che sia una macchina pronta a fare scherzi idioti
e basta? Che non abbia sentimenti?”
Scoppia Mello. Scoppia a piangere
improvvisamente scagliandosi su Matt, che lo guardava
esterrefatto.
“Mello lasciami! Mi fai male! Sei
impazzito?”
“Pensi forse che lo abbia fatto apposta? Che lo abbia fatto
per liberarmene definitivamente e prendere il posto di L? Eh? Ti sbagli, Matt! Io volevo solo fargli uno scherzo! Un fottutissimo scherzo! Io non volevo ucciderlo! Non volevo!”
Lo spinge a terra scuotendolo per il colletto della maglia,
fuori di sè. Gli fa male a strattonarlo così. Matt lo conosce fin troppo bene, è una delle sue solite
crisi isteriche, si deve sfogare, ma questa volta non sarebbe stato lui la
cavia, il capro espiatorio.
Con uno scatto ribalta la situazione, bloccando il biondo a
terra, a pancia in su.
Quest'ultimo tenta di divincolarsi, seppur la stretta delle
mani di Matt sia troppo forte. Anche se è più piccolo
di qualche mese rispetto a lui, ha un corpo leggermente più robusto e forte.
Serra le dita di una mano intorno al suo collo. Mello si sente quasi mancare l'aria, mentre con le mani
cerca di liberarsi da quella stretta che lo soffoca.
E’ un attimo. Matt chiude la mano
libera a pugno, e senza pensarci due volte lo colpisce dritto allo stomaco,
facendolo urlare dal dolore.
Il biondino si contorce, mentre l’altro che lentamente si
sta calmando, si alza in piedi e se ne va via, lasciando il compagno steso a
terra sul pavimento del bagno.
Il colpo è stato violento, dato con tutta la forza che Matt aveva nella mano. Gli ha fatto tremendamente male. E’
un attimo.
Mello sente un cattivo sapore
salirgli su per l’esofago. Fa a mala pena in tempo ad alzarsi e a voltarsi in
cerca della porta di una cabina con lo sguardo. Non è abbastanza veloce, visto
il colpo subito, che gli ha annebbiato i sensi. Un conato lo prende
all’istante, tossisce, la gola dilatata.
Nel frattempo, un uomo che cammina nel corridoio sente
strani rumori nel bagno. Colpi di tosse rabbiosi. Capendo all’istante che uno
dei bambini sotto la sua tutela sta per vomitare, apre la porta, proprio quando il biondino inizia a vomitare per terra il
poco cibo che aveva ingoiato con tanta fatica una mezz’ora prima.
Roger è costernato davanti a
quello spettacolo. Sulle mattonelle una chiazza giallastra e densa, all’interno
della quale navigano quelli che sembrano pezzettini di carne non ancora ben
digeriti.
“Mello… Mello,
va tutto bene? Dev’esserci un virus in giro per
l’istituto... Sai, Matt mi
ha detto che anche Near sta male, ed è in camera
sua…”
Al nome del bambino rinchiuso nella cassa, Mello sussulta, le lacrime agli occhi.
“Forse è meglio che tu vada a riposarti come fa lui… Se hai
qualche problema posso…”
Non arriva a finire la frase. Il biondino è già corso via
piangendo diretto nella sua camera.
In questo momento non ha più Near,
non ha più Matt, le uniche persone che lo facevano
sentire qualcuno. Se solo Near ce la facesse… Deve
riuscirci, per una volta deve arrivare a lottare per sopravvivere!
Piccolo mucchietto di
polvere…
Ed eccoci di nuovo qui con un nuovo capitolo! Stiamo lavorando
in fretta! Purtroppo io (Lolly) credo di avere un
problema al pc, e non so se potrò continuare ad
assicurare tutta questa puntualità negli aggiornamenti, vedrò di ingegnarmie di fare il
possibile! Vi amiamo tutte di bene, lettrici!^^
DarkRose86: Lo
sappiamo, siamo state tremende… Comunque, io (Lolly)
quel film di cui parli l’ho visto! Infatti ci pensavo
mentre scrivevo! E poi come vedi, ho di nuovo usato la cara espressione
“piccolo mucchietto di polvere” che tanto amiamo!XD Si, mi piace dirlo! Penso
che la utilizzerò sempre più spesso! Grazie per la recensione, sei sempre
fantastica! Baci!<3
Adaralbion: Susu, Addy… Non fare così… Guarda come soffre anche Mellino in questo capitolo, disperatamente… Siamo comunque
felicissime che il chappy ti sia piaciuto!!! Da te poi, che sei unanostra amata sensei! Grazie per aver recensito!!! TVB!!!<3333
Mello Sexy Doll:
Perché dici che la recensione era stupida? A noi ha fatto molto piacere
riceverla! Grazie 1000! Speriamo che invece recensirai anche questo capitolo!
Grazie!>///<
Soleya: Oddeo, te sei completamente presa dalla morte di Near! Che sadica!XD (Parliamo noi che lo stiamo
torturando…*_*). Invece no, starà lì a soffrire ancora un po’… Resisterà? Chi
lo sa… A presto! Grazie per la recensione!!!<3
Slepless: Grazie per i complimenti! Siamo
felicissime che la fic ti abbia “presa”, davvero
molto! E da quello che dici, il nostro intento di rendere la storia altamente dark sta riuscendo a meraviglia! Siamo anche
contente che ti piacciano le descrizioni!^^ Grazie 1000 davvero! A prestoooo! <333
MiyuNamikaze: Paura, eh? L’abbiamo fatto apposta a dare
l’idea che non fosse un sogno ma la realtà!XD Comunque
siamo contentissime che la storia ti abbia presa, problemi con internet di Lolly permettendo, cercheremo di aggiornare con regolarità!
A prestoooo!^^ <3
KLMN: Io e te ci
conosciamo già!^^ <3 (NdLolly) Grazie per esserti
interessata anche a questa fanfic! Povero Near, ha ragione te… Chissà se riuscirà a resistere là
sotto… Ce la farà? Comunque Lolly non è d’accordo su
Light… (E’ tanto bello e secsi!!!NdLolly) XD A prestoooo!<3333
MellosBarOfChocolate: Abbiamo rovinato il tuo entusiasmo!T_T Ci dispiace profondamente… Sembravi così gioiosa ad una
prematura morte di Near… Spero che continui a piacere
lo stesso… Comunque un Mello dilaniato (siiiiii!*__*) dai rimorsi come vedi te
lo abbiamo messo! A prestoooo! Speriamo che
recensirai ancora!<3
Betta90: Grazie per
aver detto ke ti regalava delle sensazioni
palpabili!*___* Siamo onoratissime, perché era la nostra intenzione! (Sei una fedele mia recensitrice…
*___* Alla tua centesima recensione ti regalo un peluche a forma di L! NdLolly) Grazie mille, e recensisci ancora! (Hehe, ti ho motivata scommetto… NdLolly)
<33333
Mello non si è fatto vedere per
tutta la giornata. Si era chiuso nella sua camera e non ne è più apparentemente
uscito. Matt non ha avuto nessuna intenzione di
andare a trovarlo. Solitamente passano assieme i pomeriggi, è raro vederli
separati. Questa volta è uno di quei casi.
Matt aveva passato il pomeriggio
in solitario nella sala comune a giocare con il suo amato gameboy,
senza che nessuno gli si potesse avvicinare. Non aveva voluto pensare a Mello. E’ venuto a sapere che l’amico aveva vomitato e che
era andato a dormire. Il fatto che avesse rigettato il
pranzo in seguito al pugno che gli aveva violentemente tirato nello stomaco è
più che evidente. Non aveva potuto fare altro per calmarlo, anche se gli
dispiace un pochino per il gesto.
Di certo però, all’inizio non aveva alcuna voglia di
parlargli. Troppo arrabbiato, troppo deluso da suo comportamento. Sembra
davvero che abbia preso il suo scherzo pericoloso come un vero e proprio gioco.
Non gli piace per niente. Lo vede dilaniato dalla voglia di salvare il piccolo
rivale, e nel frattempo dalla paura di venir scoperto e radiato dall’istituto
per il suo atto infame. Al rosso sembra evidente che cosa sia la cosa giusta da
fare, eppure per Mello non è così.
Oltretutto si sente la coscienza sporca: avrebbe dovuto
fermarlo, fargli capire che stava sbagliando all’inizio, e non assecondarlo
nella sua crudele bravata. Si rende conto di essersi comportato da vero idiota.
Ha dei forti sensi di colpa.
Non si reputa comunque responsabile interamente di quello
che il biondo aveva combinato. I tre quarti della
colpa sono solo suoi! L’idea era stata sua e se Nearmorisse… Beh, sarebbe stato lui l’assassino. Lui aveva
voluto lasciarlo lì.
In ogni caso, Matt si sente
complice. Non è nemmeno riuscito a concentrarsi a dovere a giocare con il suo gameboy e ha dovuto lasciar perdere. L’unica soluzione per
togliersi di dosso quella fastidiosa sensazione deve essere parlare con Mello.
Si ritrova così a correre verso camera sua. Vuota. L’amico
se ne era andato senza dire niente, ne farsi troppo notare.La sala comune, ancora niente. Biblioteca
piena di ragazzini studiosi, ma di lui nemmeno traccia. Sente di non avere
altra scelta oltre a quella di lasciar perdere. Si è nascosto per bene.
Evidentemente non vuole essere disturbato.
Matt decide di uscire in giardino.
Prendere un po’ d’aria fresca può fargli solo bene, e lui non è un tipo che sta
fuori spesso. Magari dirigersi verso l’improvvisata tomba di Near, anche se non ne sa bene il motivo…
Eccola. La terra smossa si nota appena. Hanno fatto
maledettamente un bel lavoro.
Sospira. Chissà come sta Near, lì
sotto, così vicino eppure irraggiungibile per lui da solo.
A terra c’è un oggetto. Non ci fa molto caso in quel luogo… Ma poi… E’ Mello. Mello è stato lì! Una catenina di grani lucidi, in fondo
una croce. Il suo rosario lì abbandonato. Lo ha lasciato apposta, Matt ne è certo. Lo ha fatto per Near…
Mello, è una persona religiosa, lo sanno tutti alla Whammy’s House. E’ l’unico che può aver fatto un gesto del
genere… Proteggere il bambino sepolto vivo là sotto, a modo suo… Matt non è sicuro che basti. Certo, non ha mai creduto
potenzialmente in Dio, e qui la sua poca Fede non gli permettere di credere che
sia sufficiente un rosario buttato lì per mantenere in vita Near.
Rimane a fissare il suolo e quell’oggetto per parecchi
minuti, senza muoversi. Gli fa davvero male tutta
quella situazione degenerata in così poco tempo…
Tutto ad un tratto, mentre i suoi occhi verdi sono posati
sui lucidi grani e sulla croce ha un’illuminazione.
Sa dove può essere Mello. Perché
non ci ha pensato prima? E’ dannatamente ovvio. Conoscendo l’amico, non poteva
non pensare a quel luogo.
Le gambe del rosso si muovono in automatico verso una
direzione precisa.
All’istituto della Whammy’s House
era annessa una piccola cappella dedicata alla madre di Cristoin stile goticheggiante, nel retro del giardino. Mello
a volte ci andava, per pregare un po’ da solo. Nessuno aveva mai capito perché
un bambino come lui, dispettoso e scalmanato, fosse così tanto attaccato alla
religione. Doveva essere legato a qualcosa del suo passato che aveva vissuto
prima di giungere all’orfanotrofio. Qualcuno lo aveva senza dubbio educato ad
avere una Fede profonda.
Matt apre il portone cigolante che
si trovava già in uno stato semiaperto.
La chiesetta è immersa nell’oscurità. La fioca luce penetra
dalle strette vetrate disegnando sul pavimento dei mosaici colorati. C’è odore
d’incenso nell’aria, di cera sciolta.
Si direbbe deserta se non fosse per lo strano suono
singhiozzante che viene dal lato sinistro. Una fievole litania interrotta da
singulti regolari. Una preghiera detta tra le lacrime da una vocina disperata. Matt riconosce il timbro vocale dell’amico.
“Deus meus, ex toto
corde poenitet me omnium meorumpeccatorum, eaquedetestor, quia peccando, non solumpoenas a Te iustestatutaspromeritussum, sedpraesertimquia offendi Te, summumbonum, acdignum qui super omnia diligaris…”
Sta dicendo l’Atto di Dolore. Non che Mattsia un fanatico di preghiere, che non sia mai, eppure
ha già sentito Mello pregare innumerevoli volte. E’
normale che capisca che tipo di preghiera lui stia compiendo.
Compie qualche passo che sembra estremamente pensante, visto
come rimbomba sul pavimento in pietra.
Mello è inginocchiato a terra, il
volto basso, le mani giunte. Davanti a lui si erge con una paradossale
imponenza una statua della Madonna. Lo sguardo di questa è per uno strano
scherzo di posizioni puntato direttamente sul ragazzino piangente, ma non è
assolutamente un’espressione di rimprovero. Sembra quasi in un
attitudine compassionevole, una mano in ceramica rosata tesa in avanti,
l’altra portata al petto, il velo che quasi sembra vero a coprirle per metà la
chioma castano chiaro.
“Mello…”
“Ideo firmiterpropono,
adiuvantegratia Tua, de ceterome non peccaturumpeccandiqueoccasionesproximasfugiturum…”
“Mello!”
Il biondo leva lo sguardo verso l’amico. Ha gli occhi
arrossati e gonfi di chi piange da tempo, le pupille
dilatate, l’iride più chiaro che mai.
“Mello, cosa stai facendo?”
Non risponde subito. Si limita a fissarlo spalancando
leggermente la bocca, tirando su col naso appena dopo.
“Sto pregando…”
“Lo vedo che stai pregando… Per Near.
Mel… Tiriamolo fuori! E’ inutile far così, te l’ho
già detto!”
“E io ti ho già detto che non possiamo!”
La voce del biondo è spezzata. E’ completamente dilaniato,
tra i suoi sentimenti e quello che sarebbe meglio fare per lui. Eppure la sua
posizione è ferma. Non possono correre rischi.
Near deve farcela ad ogni costo.
Per questo era andato a pregare per lui. E’ convinto che Dio
ascolterà forse la sua piccola supplica e salverà il bambino. Perché è così che
fa il Signore: lui ascolta i lamenti muti dei più deboli… Almeno, è così che quell’uomo gli aveva insegnato da piccolo…
Ciò può apparire assurdo in confronto al suo comportamento
generico con Near. Ogni occasione buona per fargli
scherzi più o meno pesanti (Anche se questo li superava di gran lunga tutti.).
Il fatto è che Mello si considerava innanzitutto una
vittima del talento del più piccolo. Era lui che veniva
quotidianamente calpestato… Ed era lui che Dio avrebbe dovuto ascoltare.
Riabbassò il capo, e le sue labbra si mossero ancora una
volta a ripetere la nenia che era stata interrotta. La stessa che ripeteva da ore.
“Deus meus, ex toto
corde poenitet me omnium meorumpeccatorum, eaquedetestor, quia peccando…”
Matt sospira. Indietreggia di qualche passo,
aspettando una qualche reazione. Potrebbe alzarsi e seguirlo, dirgli per una
misera volta che ha ragione. Una sola. Si sente terribilmente sottomesso. Mello invece è sempre troppo orgoglioso, non ammette mai di
aver sbagliato.
“Ci
si vedrà a cena… Ah… Mi dispiace di averti fatto male prima... Ho saputo che hai vomitato. Credo… Credo che sia stata colpa
mia… Per il pugno.”
Non
riceve alcuna risposta.
“Spero
per te che non te ne dovrai pentire… E che sta sera non dovrai essere costretto
a tornare qui per dire un Eterno Riposo…”
Un
singhiozzo più forte, di disperazione pura.
Matt si allontana pian piano, sconsolato. Non
potrà far altro che aspettare l’ora della verità, in quella stessa sera.
Mancano ormai poche ore e tutto sarà finito...
Matt mangia la sua cena lanciando
ogni tanto qualche occhiata di sfuggita a Mello che,
al contrario del rosso, se ne sta immobile con lo sguardo puntato sul suo
piatto, seduto come sempre accanto all'amico.
" Mello..."
" ..."
Niente... Il biondino non accenna a
parlare.
" Ascolta Mello... Cerca di
mangiare qualcosa... Lo so che non hai fame ma se tieni conto che hai rimesso
quel poco che avevi mangiato a pranzo sentendoti male e non hai più toccato
cibo... Se non mangi nemmeno stasera finirai per non avere abbastanza energia per tirare fuori la cassa..."
" Nemmeno lui mangia... Perchè
io dovrei? Spiegamelo."
"Perchè se stanotte ti senti male io non posso tirarlo fuori da solo... Vuoi aspettare un'altra giornata? Ok che ti
piace andare in chiesa a pregare ma non credo che sia
piacevole doverlo fare per un morto..."
Mello sentite quelle parole trema
al solo pensiero... No... Se avesse dovuto aspettare un'altra giornata... Non ce l'avrebbe fatta. Sarebbe stato condannare Near a morte una volta per tutte. Si sarebbe direttamente
buttato giù da un burrone piuttosto che passare un'altra giornata auto-convincendosi
di essere un fottuto assassino.
Anche se controvoglia così, si sforza di ingurgitare la
carne che ha nel piatto, mentre con la mano libera stringe forte la stoffa
della tovaglia.
Deve resistere ancora qualche ora, solo qualche ora... Ancora poco e avrebbe rivisto quel piccoletto che tanto lo
aveva fatto dannare per tutti quegli anni...
Sperava vivamente che continuasse così ancora a lungo. Una
vita senza il piccolo e moccioso Near per lui non era
vita...
Arriva il momento tanto atteso finalmente.
Mello è in cucina a riempire due
bottiglie di acqua, mentre Matt si è già avviato
verso il punto in cui è sepolto il bambino.
Tutti dormono e, esattamente come la notte precedente, c'è
il temporale. La pioggia batte violenta sui loro piccoli corpi e sulle grandi vetrate
in stile vittoriano dell’istituto.
Quando Mello raggiunge l'amico
cominciano a scavare senza indugi.
Non ci vuole molto, è facile arrivare a toccare la cassa...
Pochi secondi, pochissimi... E avrebbero saputo la verità
riguardo la sorte del loro compagno...
Bene bene! E un'altro capitolo è
terminato...finalmente tra poco si saprà come stà il
nostro piccolo " Mucchietto di polvere"...avremo una ragione in più
per chiamarlo così oppure no...?
( MA IO TI AMMAZZO!!!! ndAdaralbion)( ...Lolly! Nascondi
Mello! Ho paura che Adaralbion
abbia voglia di ammazzarlo di botte! nd
Elly! *Lolly nasconde Mello
dietro di sé*)
Susu...scherzo! XD Dai! apparte gli scherzi ^^ adesso passiamo alle
risposte^^ Mamma mia quante recensioniii!!!^^
Adaralbion: Dunque adorabilissima Adaralbion...tanto
per cominciare...^^ non è il momento di saltare a conclusioni affrettate non
pensi? ^^ Mello non voleva ucciderlo e questo lo puoi
vedere tu stessa...dai non odiarlo così tanto...non penso che volerlo vedere
soffrire sia la cosa migliore...Mello che soffre non
è una cosa bella da vedere...cioè...è bella per le lettrici come me ( Elly) (e
me!!!Lolly) che amano le
scene tristi ma...ç_ç è anche straziante ç____ç
Sù col morale Ada!!!^^
Siamo felici che la
nostra ficci ti prenda così tanto XD
Facci sapere cosa ne
pensi eh!
Unkissone by Elly
& Lolly!
Jael:
Ma ce l'avete tutti con Mello?
XD Povero piccolo!!! ç__ç Lo sappiamo che ha esagerato
ma...( VERAMENTE SIETE VOI CHE AVETE DECISO DI FARMI ARCHITETTARE STò SCHERZOOO!!! ndMello / susu… in fondo ammettilo
che ti è piaciuto rinchiuderlo lì!NdLolly) ehm...lo
so il piccolo Near forse ne ha passate fin troppe a
causa sua ma...che mondo sarebbe senza i salutari giochi di Mello...?^^'''''...
( Fatemi uscireee!!!!!! ndNear/ TACI! NdElly&Lolly)
...Riguardo lo shock...^^ sono perfettamente d’accordo
con te, anche se Mello non lo reputo una testa di
gallina XD Aspetta e vedrai! ghgh!
Grazie per il
commento!^^
Un kissoneby Elly & Lolly
Soleya: Wow! Una che dice " Povero Mellino!"
Soleya! L'ho sempre detto che sei un genio! ** (
Elly)
Continua a leggere mi
raccomando! Non hai idea di cosa lo aspetta il nostro angioletto biondo!
Un kissoneby Elly & Lolly
MellosBarOfChocolate: MxM...? Uhm...se
intendi scene esplicite yaoi...nada
mi dispiace...però Mello e Matt
avranno un bel po di cose da chiarire nel corso della
storia e vedrai...oh si che vedrai Mella...ghgh colpi di scena a non finire in questa ficci^^ ( e io
preparo già i fazzoletti nd Elly)
Continua a seguirci (
salutami Near! nd
Elly)
Un kissoneby Elly & Lolly
Gollum93: Non hai idea di quanto ci renda immensamente felici il tuo commento *___* Il fatto è
che il nostro primo obbiettivo era proprio quello di rendere realistico al
massimo il sogno di Mello!!! *_* E sembrerebbe
proprio che sia stato portato a termine!^^ E ora abbiamo un nuovo
obbiettivo...vedremo se ce la faremo a portarlo a termine Ghgh!!!
(Questo è più difficile…=_= NdLolly)
Ancora grazie mille!
Continua a seguirci mi raccomando!
Un kissoneby Elly & Lolly
Betta90: I problemi al PC di Lolly
fortunatamente sono terminati e si spera non ne arrivino altri!!!(Preghiamo…NdLolly) ^^
Fantastico! Siamo proprio felici che questo chappy ti
sia piaciuto!!! ^^
Bene bene! facci sapere che cosa ne
pensi anche del seguito!^^
Un kissone by Elly & Lolly
KLMN: Tessoraaaaa!!!!! ( Elly)
Tranquilla tranquilla! ^^ presto saprai come stà il mucchietto di polvere! ^^ ( Ma quanto adoriamo
questo termine ghghndElly&Lolly)
Continua a seguirci
mi raccimando! ^^
Un kissone by Elly & Lolly
MiyuNamikaze: Pucchan...?(ke soprannome kawaii!NdLolly) Uhm...vedrai
vedrai ^^ Eh già...mellino
rischia davvero di perdere Matt! ç_____ç Povero
piccolo angioletto! ç____ç
Tranquilla! Continua
a seguirci e saprai cosa succederà! ^^ Ghghgh TMPCP
in azione! ( e con questo ho detto tutto! nd Elly ( se non lo sai vuol dite:
Tortura Mello più che puoi!)) ^^
Un kissoneby Elly & Lolly
Mello sexy doll:
Oddio!!! Hai rinchiuso tua cogina
in cabina??? X°°°D Che tremenda che dovevi essere! XD Grazie 1000 per il
complimento!^^ siamo veramente felici che ti piaccia tanto! ^^
Near in modalità cadavere come abbiamo già
mostrato è una cosa veramente deprimente... ._.
Continua a seguirci!^^
Un kissoneby Elly & Lolly
Dimea :HeylàDimea! XD
Ecco Miss Spoiler!!! XD Mannaggia!
Mi fai spoilerare sempre tutto! XD ( nd Elly) non riguardo questa storia ovviamente ghgh questa non la spoilerizzo
stanne certa! Eccoti accontentata con il seguito^^
Un kissoneby Elly & Mello
DarkRose86: Bella domanda...Sopravviverà
il " Mucchietto di polvere"?...chissà poi perchè
gli ho dato sto soprannome...ah giusto! XD perchè è bianco ,
fastidioso ( certe volteNdElly/ Confermo!!!NdLolly) ed è ovunque come la polvere! X°D...e
per altri motivi XD
Fecero un respiro profondo e, dopo essersi scambiati un'occhiata
d'intesa, spostarono il coperchio di legno da sopra la cassa
Ore 21:51 – 14 ottobre 2000
I due ragazzini fanno un respiro profondo e, dopo essersi
scambiati un'occhiata d'intesa, spostano il coperchio di legno da sopra la
cassa.
Mello trema. Ha paura di scoprire
l'orribile verità. Di scoprire quel piccolo corpicino adagiato sulla cassa.
Esanime. Come nel suo incubo. Quel bambino di nove anni la cui unica colpa era
stata quella di essere il migliore dell'istituto. Migliore di lui.
Non vuole ucciderlo. Non vuole perderlo. Non vuole mettere
fine alla sua vita in un modo tanto crudele. Doveva essere uno scherzo. Un brutto, ma purissimo scherzo.
Con un ultimo sforzo i due ragazzini alzano il coperchio
spingendolo via.
Matt, senza indugiare si sporge
sulla cassa per vedere le condizioni del bambino, mentre Mello,
che ha un vago senso di timore, rimane impietrito con lo sguardo fisso
sull’amico.
Vedendolo fermo a osservare l'interno della cassa di legno
un forte dubbio lo coglie, provocandogli una forte fitta
al petto. No. Non può essere vero... Non può essere mort...
“Mello! Mello,
presto porta l'acqua! E dammi una mano! E’ vivo! E’ ancora vivo!”
Il biondo a quelle parole scatta verso di lui guardando il
corpo del piccolo.
Strabuzza gli occhi nel trovarsi di fronte una scena
tanto... Non trova nemmeno le parole per descriverla...
Il piccolo è adagiato sul fondo della cassa, gli occhi gonfi
leggermente aperti rivolti verso di lui, rossi per il pianto. Rossi come il
resto del viso. La camicia del pigiama è sbottonata ed il petto che si alza e
abbassa lentamente, sudato fradicio. La bocca schiusa non emette alcun rumore,
a parte il leggerissimo respiro che a malapena si scorge.
Una mano giace abbandonata sulla pancia, mentre l'altra è
stesa lungo il fianco, che stringe un orsacchiotto.
I capelli, che prima erano candidi come la neve, adesso sono
incrostati di fango. Lo stesso fango in cui era caduto la notte prima, nel
tentativo disperato di liberarsi dalla loro stretta. Quella stretta che lo
aveva condotto ad una tortura talmente atroce da sconvolgerlo. Sconvolgerlo
fisicamente e psicologicamente.
Le unghie delle mani sono sporche di sangue secco e
leggermente rotte.
E’ anche disidratato il piccolo. Le labbra sono screpolate e
la pelle, che inizialmente era sempre stata liscia come una pesca... Come la pelle di tutti i bambini... Adesso è rovinata, quasi
ruvida al tatto.
Lo guarda. Guarda Mello con i suoi
occhioni pieni di lacrime, pieni di angoscia, pieni di paura. Dicono tutto e
nello stesso tempo non dicono nulla. Vuoti. Fissi su quelli del biondo. Rossi
per il pianto e con le pupille dilatate per il buio che lo circondava fino a
poco fa.
Quel piccolo cuore che batte ancora. Lentamente, ma batte
ancora.
Matt non fa in tempo ad allungare
un braccio per prenderlo, che Mello ci si è già fiondato sopra.
Infila lentamente un braccio sotto la testa di Near e col l'altro gli prende le
gambe.
Lo tira fuori lentamente, facendo attenzione a non fargli
male. E’ sicuramente disidratato. Sanno bene che possono venirgli dei crampi ai
muscoli così cercano di non muoverlo troppo, non vogliono farlo stare ancora
più male. Un crampo adesso, sarebbe tremendo.
Matt gli si avvicina, aiutandolo ad adagiarlo a terra. La testa candida, macchiata di fango
sta ora appoggiata al braccio di Mello. La tengono alzata
per vedere se si riprende. Tutto inutile.
Gli occhi neri aperti cercano ancora lo sguardo del biondo.
Percepisce un terribile dolore al petto e l’amaro in bocca prendendo la bottiglia
dell'acqua che gli porge Matt.
Adesso viene il difficile... Come
potrebbero fare per farlo bere, ridotto in quello stato?
“Near... Hey, Near, siamo noi! Sono
io, Mello! Near! Mi
riconosci?”
“...”
Il piccolo continua a fissarlo senza muovere un muscolo. Una
lacrima gli solca le gote arrossate fino al mento.
“Mi dispiace Near... Non sai
quanto mi dispiaccia per quello che è successo...”diceMatt, avvicinandosi anche lui
e prendendogli delicatamente una manina insanguinata.
Mello versa un po’ d'acqua nel palmo
della sua mano e lo avvicina alle labbra del piccolo facendogliela bere,
lentamente.
Il bambino la ingoia piano. La gola che gli brucia terribilmente
e la testa che fa male da impazzire gli impediscono di mandarla giù ammodo, ma
la sete è altrettanto forte.
Non riesce a parlare. Le corde vocali sono talmente
affaticate dopo gli urli tirati in preda al terrore della morte e per via del disidratamento e del caldo, che non riescono ad emettere il
minimo suono.
Gli arti sono immobili, non può muoverli. E’ troppo esausto
e tutto il corpo gli duole da impazzire.
Lo stomaco è l'unico ad emettere forti rumori. E’ affamato Near. Non mangia dal giorno prima
e il suo organismo richiede disperatamente energia per andare avanti.
Mello continua a farlo bere adagio,
per qualche minuto, mentre Matt gli pulisce le ferite
delle mani arrangiandosi con l'acqua al momento e fasciandole con un fazzoletto
che ha portato dietro.
Nel frattempo la mente di Mello è
sempre più dilaniata… Già le condizioni fisiche di Near
lo preoccupano, e quelle mentali... Avrebbe retto la
sua psiche dopo un'esperienza tanto traumatica? Un bambino di nove anni... Un genio, è vero, un bambino prodigio... Ma pur sempre un
piccolo bambino indifeso...
Dopo avergli fatto un primo blando soccorso, Matt lo prende in braccio e, sotto la pioggia che cade
fittissima sui loro corpi, corre all'interno dell'istituto insieme a Mello.
Si dividono così i compiti.
Roger non deve assolutamente
vedere Near in quello stato, così decidono di
portarlo in camera di Mello e di tenerlo lì finché
non si fosse ripreso.
Mattlo
porta subito in camera, come deciso, per potergli fare un bagno caldo,
pulendolo così dal fango e dal sangue rappreso che sporcavano il suo corpo e
poterlo disinfettare per bene.
Mello invece si dirige verso la
cucina.
Near non ha mangiato da un giorno
ed ha bisogno assolutamente di proteine, in fretta. Certo, non può fargli
mangiare qualcosa di pesante, anche perchè non si è ancora ripreso a tal punto
da poter masticare.
Ci vuole qualcosa che contenga
proteine per farlo rimettere in sesto velocemente, qualcosa che gli dia almeno
un po’ di energia, ma che sia facile da ingerire. Un liquido ad esempio sarebbe
perfetto.
Opta per del normalissimo latte intero, tanto lì alla Whammy’s House ce ne sono scorte abbondanti.
Fruga velocemente nell’enorme credenza in cerca di qualcosa
per poterglielo far bere senza problemi.
L'unica cosa che trova rovistando è un biberon che le
ragazze più grandi, utilizzano per dare da bere ai neonati che vengono portati all'orfanotrofio in casi di emergenza,
oppure semplicemente per gli ospiti più giovani che a volte hanno la mancanza
di quell’oggetto così materno.
E’ vero, Near non è assolutamente
un neonato, ma non ha altra scelta, l'importante è che il piccolo si riprenda.
Un biberon è l’ideale, non dovrebbe faticare per berne il contenuto. Accende il
fornello e mette a scaldare il latte in un pentolino, attendendo impazientemente
che questo sia abbastanza caldo.
Vuole andare da Near. Vuole vedere
come sta. Vuole davvero fare il possibile, Mello, per
aiutarlo.
Le parole crudeli che Matt gli aveva proferito quella mattina gli invadono la mente. Il senso
di colpa gli dilania l'anima. Le ennesime lacrime di disperazione scivolano lente
giù dalle sue guance. Non avrebbe dovuto. Non avrebbe dovuto fare tutto questo
a Near… Il povero
piccoloNear…
Matt apre la porta del bagno con
l'aiuto di un piede facendo comunque attenzione a non farla sbattere, dato che
le mani erano occupate a tenere in braccio il piccolo Near.
Non ha fatto molta fatica a trasportarlo, si rende conto. Spogliandolo, nota
ancora di più come sia proprio ancora piccino per la sua età, magro, con un ossatura leggera.
Si avvicina alla vasca da bagno a
passi felpati. Fa per adagiarci dentro quel corpicino che gli pare più fragile
che mai prima di aprire l'acqua ma, forse per il terrore, forse per la forma
della vasca che ricorda tanto quella della cassa, inizia a dimenarsi tra le
braccia del rosso. Lievi spasmi provocati dalla paura e un forte tremore
invadono quel corpo, tanto traumatizzato quanto indifeso.
Si calma all’istante non appena l'acqua sfiora il suo
fragile corpo beandolo di una sensazione rilassante, sempre per quelle poche
sensazioni che quest'ultimo riesce ancora a avvertire. Lo avvolge un lieve
tepore che lo culla come le braccia di una madre. E’ un eternità
che non prova queste dolci percezioni…
“Ecco Near, non agitarti, non
voglio farti del male... E sono sicuro che nemmeno Mello
ne avesse intenzione...”
Gli lava i capelli, liberandolo del sudicio pantano che li
ricopre, massaggiandogli la testa molto delicatamente. Poi passa al resto del
corpo, con l'ausilio di una morbida spugna profumata, facendo attenzione a non
dimenticare nemmeno una parte.
Near non si muove. Sta immobile
con lo sguardo fisso nel vuoto, pensando a chissà cosa. Forse al buio che lo
aveva circondato fino a poco prima, forse a Mello e a
quanto avesse desiderato essere rassicurato dalle sue braccia durante quella
sua lunghissima prigionia all'interno di una cassa sotterrata, o forse alla sua
mamma... Quella che lo aveva lasciato un brutto giorno
di tanti anni prima.
Cinque minuti dopo Matt esce dal
bagno, Near fra le sue braccia, il corpo avvolto in
un asciugamano.
Mello, che era seduto sul letto
con il latte tra le mani, scatta in piedi, correndo a prendere uno dei suoi
pigiami puliti, per farglielo indossare. Non si era mai sognato prima d'ora di
prestare uno dei suoi vestiti a quel mocciosetto bianco,
eppure in questo momento il " mocciosetto
bianco" non esiste... Esiste solo " Near",
solo una bambino di nove anni che era stato sottoposto
ad una tortura orrenda che lui stesso gli ha procurato. Un bambino che sta
tremendamente male, talmente male da non riuscire più a parlare, ne a muoversi.
I sensi di colpa aumentano sempre di più e Mello trattiene a stento le lacrime che minacciano di
riprendere possesso del suo viso vedendolo ancora in quello stato.
Come se non bastasse, il suo migliore amico non accenna a
volergli parlare, o meglio, sì, si parlano, ma non più come prima... E forse
non lo sarebbe stato davvero mai più.
Mentre glielo infila facendo attenzione a non fargli
compiere movimenti troppo bruschi, Matt si occupa delle
ferite alle mani disinfettandole. Sicuramente aveva tentato preso dalla
disperazione di spostare il coperchio della cassa battendo e graffiando,
finendo solo per farsi del male.
Una volta terminata la medicazione Matt
si siede su una sedia senza dire nulla, e Mello, con Near tra le braccia, si distende sul letto, la schiena
appoggiata alla spalliera in una posizione comoda. Lo regge per le spalle con
un braccio serrandolo contro di se.
Lo stringe forte, immergendo la testa del bimbo nella sua
maglia per rassicurarlo, prendendo ad accarezzargli i capelli nuovamente
bianchissimi e profumati.
“Scusami... Perdonami, Near, io...
Io non volevo farti questo... Meriterei davvero di essere cacciato via di qui
per quello che ti ho fatto passare... Sarebbe stato meglio se mamma avesse davvero
potuto fare come desiderava...”
Sentendo quell'ultima frase, nonostante Mello
stesse parlando a voce bassissima, Matt ne rimane un
po’ scosso. Sua madre? Cosa non aveva potuto fare sua madre? Mello non aveva mai accennato a quel discorso, nemmeno con
lui.
In quel momento però i suoi pensieri vengono
brutalmente interrotti, poiché si accorge di avere qualcosa in tasca, qualcosa
che appartiene a Mello.
“Ah, Mello...”
“Eh?”
Il biondino si volta verso Matt quasi
piangendo quando quest'ultimo invoca il suo
pseudonimo. Il rosso abbassa lo sguardo tirando fuori l'oggetto dalla tasca e
porlo al proprietario.
“Questo... E’ tuo giusto? L'ho trovato... Sì, insomma... L'ho
trovato nel giardino oggi... L'ho lasciato lì fino a stasera perché pensavo che
fosse importate che rimanesse dove tu l’avevi lasciato, poi prima...
Quando abbiamo tirato fuori Near l'ho
ripreso... Tieni.”
“Grazie, Matty...”
Mello lo prende in mano accennando
un lieve sorriso. Si rilega al collo il rosario e torna ad occuparsi di Near.
“Forza, Near... Lo so che ti fa
male la gola... Siam… Sono stato un idiota a farti uno scherzo simile...”si corregge da solo sentendo che
l'unico ad avere la colpa di tutto è lui, e che Matt
è solo stato messo in mezzo “Però ora cerca di bere il latte... Ti farà bene,
ti darà un po’ di energia...>
Avvicina il biberon appoggiandolo alle labbra di Near, che immediatamente dischiude, e anche se a fatica,
inizia a bere, continuando a fissarlo. E’ davvero affamato. Poppa con tutta la
forza che riesce a metterci riempiendosi le guance prima di ingoiare. Sembra
davvero un bimbo piccolo.
Si sente distruggere a vederlo così, a vedere Near, il suo rivale, in quelle condizioni è straziante... Ed è tutta colpa sua...
Si sente un lurido verme... E poi quegli occhi che lo fissano,
che sembrano chiedere spiegazioni, che sembrano chiedere aiuto... Near non riesce a parlare per lo shock,
ma i suoi occhi comunicano... Eccome se comunicano.
Gli asciuga con il pollice una piccola goccia candida che aveva preso a colare all’angolo delle labbra.
E’ un attimo... Near
si stacca dal biberon quasi vuoto ed appoggia la testa sul petto di Mello, che sussulta a quel gesto improvviso. Lo guarda per
qualche secondo con i suoi occhioni assonnati.
Il corpo ora non trema più come prima, ma quando il più
grande gli mette una mano sulla fronte per accarezzarlo si rende conto che
questa scotta da far paura. Si è raffreddato a causa della pioggia. Il cambio
di temperatura è stato fortissimo nel suo caso e gli ha provocato una bella
influenza.
Near sbadiglia completamente abbandonato
tra quelle braccia rassicuranti, e dopo pochi secondi cade nel regno di Morfeo,
chiudendo lentamente le palpebre, ascoltando quel battito regolare che pulsa
nel petto del biondino... Quel battito cardiaco che
tanto lo rilassa... E che tanto lo rassicura nelle notti di temporale.
Un lungo capitolo in
cui ci siamo impegnate un macello! Insomma, alla fin fine, Near
è vivo, anche se in condizioni un po’… Diciamo che non è molto in forma. Lo
sappiamo, appare un po’ OOC, ma bisogna pensare che è fortemente
traumatizzato… E poi vedrete in seguito…
Vi ringraziamo solo
in lista, perché siete davvero troppe, scusateci!
“Mello, cosa devo dire ai
professori? Che siete ancora entrambi ammalati e che non potete venire a
lezione?”
Mello annuisce con un leggero
cenno del capo. E’ seduto sul letto, la schiena appoggiata al cuscino messo
dietro di lui. Near gli è praticamente sopra, la
testa appoggiata al suo petto. Dorme placidamente respirando a bocca aperta,
emettendo così piccoli sibili infantili. La pancia si alza e si abbassa
regolarmente ora, eppure la sua fronte è bollente, così come le sue guance sono
rosse. Ha la febbre e anche piuttosto alta.
Mello vuole stargli vicino il più
possibile per rimediare a quello che gli ha fatto.
Starà con lui fino a che non si sarà rimesso del tutto, si prenderà cura di lui
come una madre. Glielo ha mentalmente promesso. Deve sanare il debito con quel
batuffolo bianco che ora sonnecchia rannicchiato ascoltando il suo cuore
battere.
“Allora ci vediamo più tardi.”
Matt alza le spalle e se ne va,
chiudendo piano la porta dietro di sé per non fare troppo rumore e svegliare il
piccolo malato.
Passa un po’ di tempo in quella posizione, con i muscoli che
si intorpidiscono, prima di vedere Near strizzare gli
occhi, alzare malamente i pugnetti dalle dita fasciate
per grattarsi gli occhi con un lamento di fastidio. Il sole inizia a entrare
prepotentemente nella stanza tormentando il suo sonno.
Mello sospira. Dovrà provvedere
anche a quello…
Si alza piano scostando il corpo del più piccolo lentamente
di lato, e scende dal letto per chiudere le tende.
Intanto Near si è svegliato del
tutto. Tiene le palpebre socchiuse, e le pupille nere sono puntate su di lui.
Chissà a cosa sta pensando…
Non fa in tempo a pensarci troppo che lui si è messo a guardare da un'altra parte. Una bottiglietta
d’acqua rimasta lì dalla sera prima, mezza vuota. Sicuramente ha molta sete. Mello si precipita ad afferrarla.
Dopo quello che ha passato è meglio
fargli recuperare i liquidi. Versa l'acqua in un bicchiere e lo avvicina alle
sue labbra.
Near beve lentamente, nonostante
la gola continui a fargli malissimo. Prende a tossire. Brucia... Brucia da morire.
Una volta finito di bere il piccolo
si riadagia sul materasso con l'aiuto di Mello, che gli tira su le coperte fino al collo,
rimboccandolo per bene. Non deve prendere freddo.
"Aspettami qui, Near... Vado
a prenderti qualche giocattolo in camera tua per tenerti compagnia, torno
subito."
Il biondino esce velocemente dalla porta per fare il più
presto possibile, Near dal canto suo non può fare
altro che guardarlo sparire di corsa, mezzo nascosto sotto il piumone. Non può
parlare, non ci riesce... Non riesce a dire alcun che.
In quel momento, eppure, non sono i giocattoli quello che vuole.
Lui vuole qualcuno, vuole sentire ancora il calore di un
corpo che lo stringe a sé... Come fece Mello la notte prima... Come faceva una volta la sua
mamma...
Tempo pochi minuti e Mello torna con alcuni peluche tra le braccia. Sembra una babysitter che
porta i pupazzi al bambino che gli è stato affidato. Li posa sulla poltrona
vicino al letto e si avvicina a Near.
Il bimbo non si muove dalla sua postazione. Gli occhi chiusi
ed il respiro sempre regolare.
Sente il materasso muoversi leggermente .
Apre appena le palpebre per vedere e si ritrova davanti il
suo peluche preferito. Il coniglietto bianco, Roger.
La testa bionda di Mello si
intravede dietro un lato del materasso mentre questi
si schiarisce la voce ed inizia a far muovere il pupazzo.
" Tirutirutirutuuu*! Ciao piccolo
Near!"
" ..."
" Ohhh... Cos' è quel musetto
tlistetliste?
"
Il pupazzetto inizia a muoversi avanti e indietro davanti a
lui.
"..."
Near si volta dal lato opposto
dando le spalle a Mello, rannicchiandosi.
" Hey, Near...
Non dirmi che sei arrabbiato! No! Sei arrabbiatooo?E con
chi con chi? Dimmelo, dai, lo sai che ti puoi fidare
del tuo peluche del cuore…"
"..."
"Uhm... Oppure hai fame? Se
hai fame il tuo Roger ti va a prendere quello che
vuoi! A proposito di Rooogeeer... Ho
sentito dire che quel vecchio bacucco che si prende cura di voi si chiama come
me! Che umiliazione... Un nome bello come il mio non è
adatto a lui! Sai perchè è bello il mio nome, Near?
Eh? Ma come, non te lo ricordi? Me lo hai dato te
questo nome..."
Niente... Non riesce a farlo
parlare. E’ normale d'altronde dopo quello che gli
aveva fatto. Sicuramente non gli avrebbe più rivolto la parola per il resto
della vita.
" Ah! In ogni caso ho un messaggio da recapitarti da
parte di un ragazzo... Hai presente quel mocciosetto biondo combinaguai?
Quello che una volta mi ha quasi bruciato dopo avermi rapito? Beh, mi ha
chiesto di dirti che ieri non voleva farti del male... Che
doveva solo essere uno stupido scherzo, invece si è trasformato in un incubo...
Anche per lui. Lui ti vuole bene, anche se molto spesso se la prende con te, ti
tormenta e ti rompe i giocattoli… Ora vorrebbe chiederti scusa... Non ti chiede di perdonarlo, anche perchè lui stesso sa di
averti fatto una cosa orribile, ma a lui basterebbe anche soltanto che tu
riprendessi a parlare... Ti va?"
Sente un lieve
singhiozzo rompere l'ultima frase e si volta.
Il viso arrossato del biondo fa capolino da dietro le
lenzuola. I suoi occhi sono gonfi di lacrime.
" Non volevo, Near... Io... Non volevo... Ti ho fatto del male, e non volevo…"
Lo guarda per qualche istante con il suo sguardo neutro. Mello ha gli occhi serrati. Gli pizzicano e non riesce più
a fermare le lacrime.
Sente qualcosa però sfiorargli appena le mani. E’ Near. Ha allungato le braccia verso di lui come per cercare
nuovamente il suo abbraccio. Le sue dita fasciate una ad una sfiorano la sua
pelle.
Vuole solo quello, Near, in quel
momento. Vuole sentirsi stringere forte. Vuole sentirsi coccolato. Vuole
sentire di nuovo quel calore.
Ha freddo. Tanto freddo.
Mello gli si avvicina infilandosi
sotto le coperte anche lui, mentre gli si stringe forte, strofinandosi contro
il suo pigiama per ricercare calore. Il biondino si accorge di quanto sia
freddo. La febbre deve essere aumentata. Lo stringe a se infilando la mano sotto
la camicia del suo pigiama strofinandola sulla sua pancia per scaldarlo. E’
tutta piena di brividi, ruvida al tatto, forse un pochino gonfia.
Il viso del piccolo affonda ancor più nella sua spalla,
posandogli un leggerissimo bacio, quasi impercettibile, sul collo. Si
addormenta.
Mello non sa esattamente quanto
tempo passa mentreNear
dorme tra le sue braccia. Si limita ad osservarlo, percepire il suo respiro
lieve sulla pelle. Ora è così tranquillo… Chissà cosa sta sognando, sembra
tanto beato…
Peccato che abbia quella brutta febbre. Le caldane si
alternano a momenti di freddo in cui lo sente scosso da tremiti. La pelle gli
si accappona diventando ruvida al tatto.
All’ennesimo attacco di gelo Mello
lo stringe forte afferrandolo per i fianchi e portandoselo più vicino, le mani
sempre sotto la sua camicia che si muovono su e giù disperatamente per
scaldarlo. Non se ne è reso conto, ma anche le sue gambe si sono attorcigliate
alle sue. Le pance strusciano una contro l’altra.
Vuole fare davvero di tutto per Near…
Non c’è più nessuna ostilità, non le vede più come un nemico da battere, da
distruggere. Ora esiste solo quel bambinetto
febbricitante.
Dal canto suo Near si appiccica a Mello più che può in cerca di calore. La bocca è
praticamente incollata a bavare sul suo pigiama, le
palpebre serrate fino a sentire male.
“Mamma…”
Gli manca la sua mamma, eccome se gli manca. Sente un enorme
e indiscutibile bisogno di sentire il suo profumo, di vedere le sue labbra
sorridere, il tintinnio della sua catenina dorata. Mello
non può dargli quello che vuole nemmeno se si sforzasse
con tutto se stesso. Ripete quella parola forte, un urlo
soffocata dalla stoffa dei vestiti ai quali si aggrappa con tutte le sue
forze. Le sue prime parole dopo quell’incubo... Sono
rivolte a lei.
“Mamma! Mamma! Voglio la mia mamma!”
Quando lui aveva la febbre lei c’era sempre per coccolarlo e
confortarlo. Anche se a dire tutta la verità, erano rarissimi i momenti in cui
lo lasciava da solo. Era una donna spasmodicamente attaccata al figlio. Non lo
lasciava mai solo, faceva qualsiasi cosa per lui, e non perdeva mai l’occasione
di stringerlo e di ripetergli che lo adorava e lo amava follemente.
Near aveva capito che il suo era
un sentimento oppressivo e malato… Ma ciò non voleva dire che non fosse
piacevole.
I suoi occhi lucidi di lacrime incontrano quelli del biondo,
che non può far altro che osservarlo preoccupato, senza sapere cosa fare per
lui. Più che stringerlo, di dirgli che tutto va bene, che non deve temere più
nulla…
“Mello, ridammi
la mia mamma, ti prego…”
Il più grande rimane interdetto. Ogni parola gli muore in
gola. Glielo chiede come se lui potesse fare qualcosa, come se gliel’avesse
sottratta di proposito, come uno dei suoi pupazzi… Sembra ancora molto
attaccato alla donna che gli ha dato la vita. Mello
ne è parecchio incuriosito.
“Near… Vuoi parlarmi… Della tua
mamma?”
Il bambino tira su con il naso.
“Lei mi voleva bene… Mi diceva sempre che mi amava e che non
mi avrebbe mai abbandonato… Mi teneva tra le sue braccia appena poteva, non mi
mollava un istante. Mi ripeteva che ero speciale… Che ero il più bel regalo che il Signore avesse potuto farle…”
Mello sente una profonda fitta al
petto. Una profonda ferita che sembrava sanata, pian piano si riapre. Non aveva
dimenticato? Nascosto tutto in un angolino del
cervello a imputridire? Pare proprio di no… Non ha nemmeno il coraggio di
fermare Near, di dirgli di smetterla. E’ una tortura
che si sta infliggendo da solo, lenta e straziante…
“Dormivo nel letto grande con lei,poi la mattina mi svegliava con un
bacio e mi prendeva in braccio, mi portava in cucina e mi preparava la
colazione… Le madeleines con il latte, a me piacevano
tantissimo. Non mi faceva uscire, aveva paura che prendessi troppo sole e che
poi mi sentissi male… Però… Non mi faceva mancare
niente.”
Mello tira su col naso. Non fa in
tempo a ribattere, e forse è solo un bene. La porta si riapre lentamente, e la
figura di Matt scivola all’interno della stanza.
Rimane un po’ di sasso a vedere i due abbracciati nel letto, e il suo imbarazzo
si nota dal colorito rosato che ha iniziato a tngere
le sue guance.
“Ciao, Matty.”
“Ciao, Mello. Disturbo? Volevo
vedere come stava Near.”
Si avvicina al letto a piccoli passi tentennanti, mentre Mello si sfila dalle coperte e si rimette in piedi. Deve
fare una cosa per Near… E’ una buona idea, ne è
certo!
“Tu hai da fare ora?” chiede all’amico.
“Non molto… Perché?”
“Volevo chiedermi se per caso volessi darmi il cambio per un
po’. Anche se… Insomma… Per favore, Matt. Non per
molto tempo, dopo ci penso io.”
Matt scruta la figurina tremolante
di Near rannicchiata in mezzo alle coperte. Ha il
volto che tende al purpureo, gli occhi rossi mezzi chiusi, ansima pesantemente.
Ora che osserva bene, anche Mello ha gli occhi
leggermente arrossati. Sarà una coincidenza?
“Sta bene, vai pure. Ci penso io a lui.”
Mello non aspettava davvero altro.
Si lancia praticamente nel corridoio. Non avrebbe resistito, sarebbe scoppiato
in lacrime da un momento all’altro davanti a Matt, e
ciò non doveva accadere. Sarebbe stato umiliante per lui in quel momento
preciso.
Oltretutto ha davvero qualcosa da fare per sollevare un po’
il morale decadente del piccolo Near. Aveva detto che
gli piacevano molto le Madeleines con il latte…
Poteva andargliene a preparare, bastava trovare la ricetta, vedere se c’erano tutti gli ingredienti e il gioco sarebbe stato fatto!
Sono le sei di sera passate quando
finisce il proprio lavoro, e si avvia soddisfatto dalle cucine della Whammy’s House con un vassoio pieno di piccole madeleines in un piattino e un bicchiere di latte verso la
camera da letto dove Near e Matt
lo aspettano da tutto il pomeriggio. E’ vero ci ha messo un po’, mancavano
alcuni ingredienti ed ha dovuto chiedere un permesso per uscire e andare a
comprarli, e si sa, la burocrazia in questo genere di cose è sempre lenta.
Fortunatamente, ora è tutto pronto.
Ha però mal di testa e si sente un po’ indebolito. Le ossa
sono come fragili e gli dolgono leggermente. Non ci fa molto caso. Succede a
volta la sera, dopo che si ha lavorato tanto di essere
stanchi.
E’ quasi arrivato in cima… Sente dei passi. Passi veloci,
passi di qualcuno di fretta… Passi rabbiosi.
Un giramento, è costretto a posare il vassoio a terra per
reggersi la testa con una mano. E’ proprio una seccatura.
Nel frattempo la persona che aveva
camminato in quel modo fino a lì appare. E’ Matt,
e dall’espressione che ha dipinta sul viso, sembra furibondo. Non appena
riconosce la figura di Mello gli si getta addosso
prendendolo per la maglia e iniziando a scuoterlo.
“Si può sapere dove sei stato? Si può sapere?” grida “Avevi
detto che saresti tornato presto, e invece mi hai lasciato tutto il pomeriggio
da solo con quel coso febbricitante! Ero preoccupato! Non capivo se per caso ti
fosse successo qualcosa, e nel frattempo non potevo muovermi lasciandolo solo!
Mi sono annoiato a morte! Per fortuna avevo il gameboy!
Oltretutto Nearha anche
rigurgitato una schifezza gialla, ovviamente senza fare in tempo ad
arrivare al bagno, sennò non era bello uguale! Ho dovuto pulire il pavimento, e
nella camera c’è ancora la puzza di quella roba!”
Non fa in tempo a finire di lamentarsi che un peso morto crolla
tra le sue mani lasciandosi cadere all’indietro. Matt
stringe la stoffa dei suoi vestiti con tutte le sue forze ritirando Mello verso di sé.
“Ma che diavolo…”
Solo quando il corpo inerme dell’amico gli ricade addosso
completamente abbandonato su di lui si rende pienamente conto che è
effettivamente svenuto… E che la fronte che preme sulla sua spalla scotta da
morire.
*Grazie a DarkRose86 per questo suono che abbiamo “imprestato”:
ammettilo cara, ci stava troppo bene!XD
Scusate il ritardo,
ma gli esami ci hanno tenute impegnate! Ma non vi preoccupate, d’ora in poi
aggiorneremo con più rigore! Scusate ancora!
Non capisce cosa stia succedendo intorno a lui. Tutto è
sfocato, i contorni degli oggetti sono inidstinguibili.
Matt lo ha preso di scatto per il
colletto della sua maglia nera scuotendolo violentemente sul bordo delle scale,
ma lui non capisce. Non sente niente, nessun suono giunge alle sue orecchie.
Perchè Matt fa così?
Ecco. I sensi iniziano a venire meno, e, tra uno scatto e
l'altro dell'amico, il suo corpo si appesantisce. Le gambe non lo reggono più
in piedi e le palpebre si chiudono lentamente, coprendo del
tutto quelle sue iridi azzurre.
Il corpo si abbandona alla forza di gravità senza porre la
minima resistenza e, in bilico sul bordo di un gradino, l'esile figura finisce
per cadere all'indietro, rischiando di precipitare giù per le scale senza
potersene rendere conto.
Rischia davvero di rompersi l’osso del collo... Ma ecco che
quelle mani che fino a pochi istanti prima lo scuotevano violentemente, lo
afferrano per la maglia traendolo verso il corpo a cui
appartengono.
Il suo viso sbiancato di colpo finisce nell'incavo del collo
di Matt. I biondi capelli sono sparsi sulla sua
spalla e quella fronte calda bolle a contatto col corpo del rosso.
" M-Mello? Ma cosa..."
Non finisce la frase che il corpo di Mello,
ormai privo di sensi, si accascia strusciando lungo quello di Matt che, prontamente, lo blocca infilando le braccia sotto
le ascelle del biondino per evitargli la caduta.
Gli appoggia la mano sulla fronte. Scotta, e tanto anche.
"Mello! Hey,
Mello! Mello, svegliati!"
Lo adagia sul freddo pavimento del corridoio alzandogli la
testa per vedere se recupera i sensi. Nulla.
Opta allora per portarlo nella propria camera... D'altronde
quella dell'amico è occupata dal piccolo Near, e non
è il caso di spostarlo. Oltretutto, sta dormendo.
Lo prende tra le braccia per poi dirigersi verso la stanza,
ma i suoi occhi verdi si posano su qualcosa che ancora non aveva
notato... Un vassoio con sopra una tazza di latte fumante e dei dolci...
Probabilmente, anzi, senza alcun dubbio, per Near.
Ecco dove era stato Mello fino a
tardi... Sentiva di aver esagerato con lui. Gli aveva
urlato contro senza sapere niente. Ne è davvero molto dispiaciuto.
Arriva nella stanza che fortunatamente è a pochi metri da
quella del biondo. Apre la porta servendosi del gomito e, facendo attenzione a
non svegliarlo, adagia il ragazzino sul suo letto per poi coprirlo con le
proprie coperte.
E’ completamente sudato.
Corre in bagno a prendere un piccolo asciugamano, e senza
pensarci due volte, lobana
sotto l’acqua del rubinetto, per posarlo sulla sua fronte, ormai bollente.
Ansima lentamente, con la bocca semiaperta. Gli occhi
serrati in un'espressione colma di dolore... Non l'ha
mai visto così.
Si muove. Si dimena.
Matt si siede accanto a lui
tentando di tenerlo fermo: agitarsi sarebbe peggio. Non ci pensa due volte a
tenergli bloccati i polsi sul letto con fermezza.
Non sa cosa stia succedendo. Forse ha stretto troppo la
presa, forse è stato poco delicato... Fatto sta che Mello, ancora privo di coscienza, al tocco dell'amico
emette un forte grido che rischia di attirare l'attenzione degli adulti… E di Roger, ultima cosa che loro vorrebbero.
"Mello! HeyMello sono io! Sono Matt!"
"N-non è colpa mia, io... Non
sono stato io a desiderarlo, te lo giuro..."
"Eh?"
"Perchè lo hai fatto? Lui era... Era..."
Sta delirando, non c’è nessun altra spiegazione. Si muove
convulsamente nel sonno, la fronte fradicia e Matt
che gli si è sdraiato letteralmente addosso per impedirgli di agitarsi.
Non capisce.. Cosa diamine sta
sognando quel pazzo del suo amico? Non sa più cosa pensare, ne
cosa deve fare. Non lo comprende più. Non lo riconosce più.
Escogita scherzi pericolosi rivolti al suo peggior rivale, e
poi se ne pente cadendo in una depressione acuta... Sparisce
per un pomeriggio intero e ricompare di fronte a lui in quello stato... E ora è
pure impazzito. Parla nel sonno accennando frasi a cui
non ha mai fatto riferimento prima d’ora...
Di una cosa però è certo: la situazione sta degenerando, e
anche di parecchio. Forse sarebbe davvero meglio se Roger
venisse a sapere tutto. Sarebbe meglio per Near, che riceverebbe
delle cure più appropriate... Sarebbe giusto per se
stesso... Almeno si toglierebbe il pensiero una volta per tutte e... E Mello?
Matt sa che verrebbe
cacciato via... Sa che perderebbe immediatamente il suo posto come successore
di L e, a parere suo, se lo meriterebbe anche.
Non si sente cattivo, Matt, affatto...
E’ stufo di quella situazione. Certo. Non può abbandonare Mello
in quella situazione, non sarebbe giusto, dopotutto anche lui ha partecipato
allo scherzo però... Ormai la decisione di Matt è quasi conclusa.
Essere suo amico? Certo, ma mai più il migliore amico...
L'ha combinata troppo grossa... Deve
prendersi le sue responsabilità e il rosso sente che quello è il metodo migliore.
Mello dovrà imparare a cavarsela senza di lui... Ovviamente quando tutto questo finirà.
Eppure... Eppure qualcosa gli
impedisce di auto-convincersi di aver preso la decisione più giusta.
Mello apre lentamente le palpebre
dopo una decina di minuti. Nel frattempo si era calmato e Matt,
ormai tranquillo, era andato a recuperare il vassoio e lo aveva portato in
camera di Near, per poi tornare a prendersi cura del
biondino.
" Come stai?" chiede Matt
sedendosi sulla poltrona accanto al letto.
Mello lo guarda con occhi appena schiusi,
ancora rossi e gonfi per il pianto... Già, aveva pure
pianto durante il sonno.
Non risponde e mette una mano sulla sua fronte, toccando il
panno bagnato, che ormai si è fatto caldo. Esattamente come il suo corpo.
Avrebbe troppa voglia di farsi un bagno per liberarsi di tutto quel fastidioso
calore.
"Ti sei beccato l'influenza... Forse sei stato troppo a
contatto con Near..."
A quel nome Mello ha un sussulto. Si
sarebbe precipitato da lui se non fosse stato per le sue condizioni che non gli
permettono di muoversi. E’ debole. Troppo.
" Matt..."
" Dimmi Mello."
"Ascolta io... Mi dispiace di averti lasciato da solo
con Near per tutto il pomeriggio... Non volevo
rovinarti la giornata... E’ sempre colpa mia..."
" No, non preoccuparti, non sono arrabbiato. Ho visto
che avevi preparato dei dolci per lui, così glieli ho già portati in camera,
nonostante dormisse ancora. Ah, e riguardo prima... Non
volevo farti del male. Sto diventando troppo impulsivo ultimamente, scusami..."
" No scusami te. Sono un impiastro,
non riesco mai a combinare nulla di buono... Beh, dopotutto non sono mai stato
qualcosa di positivo."
Si muove lentamente facendo leva sulle braccia. Non vuole
più aspettare. Vuole andare da lui a vedere come sta.
" Dove vai?"
Matt si alza di scatto dalla poltrona
bloccandolo per un polso.
“Stai ancora male! Ci penso io a lui!"
Mello accenna un sorriso.
" Grazie ma...lo devo fare io...è colpa mia, solo colpa mia Matt, anzi...guarda
non ti chiederò più nulla te lo prometto...voglio solo..."
Cammina traballando visibilmente, come un ubriaco che tenta
di rincasare dopo una serata di gozzoviglia... E’ troppo debole.
"Andare da lui..."
Un'ultima frase prima che il biondino esca dalla stanza
chiudendo la porta lentamente.
Matt si ributta seduto sulla
poltrona, lo sguardo fisso sul pavimento. Le pupille si dilatano e vari
pensieri affollano la sua mente...
Mai più migliori amici... Che sia
la cosa giusta? E’ giusto rinunciare definitivamente al proprio migliore amico?
Anche con la cosciente gelosia che batte nel petto nel vederlo perennemente
insieme ad un altro bambino?
Mello dal canto suo aveva
arrancato a fatica fino alla porta di camera sua. Ogni passo era estremamente
difficoltoso, e la testa era pesantissima. Rischiava di trascinarlo a terra
facendolo cadere.
Apre la porta aggrappandosi letteralmente alla maniglia.
Scivolò dentro con uno sforzo immane.
La stanza è immersa nella semioscurità. La lampada del
comodino è l’unica debole fonte di luce, che, pallida e ovattata, illumina un
piccolo bozzo di coperte sul letto, dalle quali spunta fuori un piccolo ciuffo
di capelli candidi.
“Near… Sono Mello…”
La sua voce è spossata e un po’ rauca.
“Sono venuto perché c’è una cosa per te…”
Si avvicina al più piccolo e si inginocchia davanti al letto.
Il vassoio è appoggiato lì sul tavolino da notte accanto alla abatjour con
sopra ancora tutte le madeleines e il bicchiere di
latte ormai freddo.
“Near, svegliati.” Soffia
dolcemente al suo orecchio.
Near si gira, schiude un poco gli
occhi, ancora intontito. Si gratta le palpebre con le manine e emette qualche
flebile mugugno di indignazione che forse ha l’intenzione di far intendere un
radicale disappunto. Riesce solo, al contrario, a far intenerire Mello, che gli accarezza una guancia.
“Ti ho portato una piccola sorpresa.” Ripete “Tirati su, da
bravo.”
Lo aiuta facendo estrema attenzione a non fargli male a
sistemarsi seduto appoggiato contro il cuscino.
“Le ho fatte per te!” gli dice cercando di tirare gli angoli
della bocca in modo da fare un sorriso amabile.
Near lo fissa interrogativo,
ancora insonnolito, gli occhi neri mezzi chiusi. Si arriccia con un dito una
ciocca di capelli.
Il biondo gli porge un dolcetto avvicinandoglielo alle
labbra. Il bambino lo scruta con curiosità arricciando li
naso prima di dare un piccolo, unico morsetto.
Mello si sente felice. E’ contento
di aver fatto qualcosa per far star meglio Near. Aver
preparato quei dolci è stata dura, ma alla fine ne è più che soddisfatto.
Febbre o meno non importa.
“Perché lo hai fatto?”
La voce cruda di Near lo riporta
improvvisamente alla realtà. Non è sicuro di aver ben capito. Near non sembra… Felice.
Ha uno sguardo severo, arrabbiato.
“Perché lo hai fatto? Non dovevi!” ripete più forte.
Mello rimane a bocca aperta e con
gli occhi sgranati, senza riuscire a e esprimere alcun suono.
“Io, io…”
“Tu non sei la mia mamma! Non dovevi prepararmi questa roba!
Buttali via! Vattene! Vattene via!”
Con un impeto di rabbia e le lacrime che rigano prepotenti
le guance bollenti lo vede buttare a terra il vassoio spingendolo giù dal
comodino. Le madeleines finiscono sul pavimento, il
bicchiere si frantuma in mille pezzi, mentre il latte schizza in ogni
direzione.
“La mamma mi voleva bene! Mi amava tanto lei! Tu invece… Tu…
Lei non ha mai tentato di soffocarmi!”
Un’altra lunga, dolorosa fitta al petto di Mello. Il solo suono della parola “soffocamento”, lo fa
star male, e molto anche.
Cade all’indietro.
“Vattene! Esci di qui! Subito!”
La porta si apre di scatto. Matt.
Dalla sua camera ha sentito i rumori e si è precipitato a
vedere cosa succede. Lo trova lì, a terra, con un’espressione smarrita stampata
sul volto. E’ seduto sul pavimento con lo sguardo fisso su Near
che si dispera singhiozzando.
Il latte e i dolci che aveva preparato
sono a terra, ormai immangiabili. Gli viene male per Mello,
aveva speso tutto il pomeriggio per fare quella sorpresa a Near
e...
" Mello!"
Il biondino si guarda intorno, sempre al suolo, gli occhi
ancora vuoti, ma arrossati. Si appresta a raccattare i
dolcetti e a riporli sul vassoio per portarli via, e senza rendersene conto
appoggia la mano sui cocci della tazza. Si taglia. Un taglio netto e profondo.
Non geme. Fissa la ferita sulla mano sanguinare.
Sangue che esce lento dall’apertura sulla sua pelle, e che
cade sul pavimento. Il taglio è profondo ma lui non mostra
segni di dolore, anzi, lo guarda incuriosito, come se fosse la prima volta.
Matt dal canto suo non può fare
altro che precipitarsi a soccorrerlo mentre il liquidi
scarlatto continua ad uscire sempre più velocemente macchiando del tutto la
mano, ormai completamente rossa e i suoi vestiti.
" Mello! Fa... Fa vedere, presto!"
Matt gli prende il polso ed estrae
un fazzoletto dalla tasca dei propri pantaloni per bendare la mano, giusto per
bloccare l'uscita del sangue mentre cerca qualcosa per
disinfettare.
Il biondo non reagisce. Solo gli occhi e il corpo tremante
mostrano il suo terrore.
Near non dice nulla.Guarda Mello da
sotto le coperte, lo sguardo liquido, la bocca tremante, il corpo scosso da
brividi e... Non riesce a parlare.
Non sa cosa gli sia preso. Non voleva... Non
voleva che Mello tentasse di imitare un gesto della
sua mamma, la sua adorata mamma. Mello non può
minimamente paragonarsi a lei. Lui è dispettoso, cattivo, lo maltratta sempre e
ora cerca di farsi perdonare imitando sua madre? No. Non lo accetta.
Non da Mello. Non da quel bambino
che non capisce nulla di lui e che pensa di sapere tutto. Non doveva osare
cercare di sostituirsi a lei, è un gesto quasi… blasfemo.
Matt ha finito di fasciare Mello ed ora quest'ultimo, dopo essersi faticosamente
alzato da terra, si dirige traballante verso Near.
Il piccolo si copre il volto, aspettandosi un gesto rabbioso
da parte di Mello per quello che gli ha fatto… Ma
niente, nessuno schiaffo e nemmeno un urlo. Solo un peso. Qualcosa di pesante
che gli si accascia addosso a peso morto sul suo piccolo corpo.
Tira fuori la testa dalla coperta per vedere.
Mello è lì, steso di traverso sul
letto,il corpo
inerme sopra il suo. Non muove un muscolo e i capelli sono sparsie coprono il suo
viso.
Matt, scioccato, corre verso di
lui. E’ svenuto di nuovo!
Lo fa voltare a pancia in su
tenendogli su la testa e chiamandolo per nome
" Mello! Mello,
svegliati! Mello!"
Niente. La febbre è troppo alta e lui troppo debole.
“Mello, ti prego, riprenditi!”
L’unica cosa che gli resta da fare
è caricarselo di peso addosso e pregare che le sue ginocchia esili non cedano
fino alla sua stanza.
Quel piccolo mostriciattolo bianco… Gli ha rubato Mello. Glielo ha portato via prepotentemente in un modo
subdolo, facendosi desiderare, rifiutandolo per portarlo ad una
estenuante dipendenza. Ne è assolutamente convinto, Matt.
“Near.” Si rivolge a lui con
sguardo truce “Vergognati.”
Non dice altro. Nessun’altra parola, prima di girare i
tacchi e uscir portandosi via l’amico.
Fortunatamente, con non poco sforzo riesce ad arrivare al proprio
letto, poggiandoci sopra Mello.
Lo mette di nuovo sotto le coperte, coprendolo per bene. Ha
paura che si agiti come aveva fatto poco prima, per questo gli rimane accanto,
osservando le sue reazioni con estrema attenzione.
Il suo respiro è regolare anche se affaticato. Sente di
poter tirare per il momento un sospiro di sollievo riguardo all’amico… Già,
solo un amico ora…
E’ sempre più convinto di star per fare la cosa più giusta
per entrambi. Una piccola pausa di riflessione. Sì, è così che deve essere.
In questo modo, entrambi potranno riflettere sui loro
sentimenti l’uno verso l’altro, e sulle conseguenze delle proprie azioni.
Salveeee! Siamo di nuovo qui! Siamo molto felici,
come sempre, del successo che sta avendo questa fic! Le
cose continuano a complicarsi, e sembra che molti dei problemi che stanno
nascendo siano legati al passato dei piccoli Mello e Near… Chissà perché?XD
La mano di Matt passa leggera e delicata tra i capelli del
biondo. E’ sudatissimo e bagnargli la fronte ogni cinque minuti non basta
a farlo stare meglio. Il respiro è sempre regolare, ma la febbre non
diminuisce. Copiose lacrime che escono dalle sue palpebre nonostante non sia
cosciente, e Matt, che non sa più cosa fare, fa avanti e indietro dal
bagno al letto ogni pochi minuti per cercare di curarlo come può.
Passa una buona mezz'ora e la febbre sembra calare. Matt si
è nuovamente seduto sulla poltrona accanto al letto.
La testa appoggiata sul materasso, è stanchissimo.
Ormai è tardi e sarebbe ora di dormire, ma non
può. Mello ha la febbre alta e Near, quel piccolo maledetto moccioso sta
male pure lui.
Come se non bastasse quando Mello riaprirà gli occhi
gli dovrà dire anche della decisione riguardo la loro amicizia e
ciò lo preoccupa non poco... Mello è un ragazzino che si lascia
trasportare troppo dalle, emozioni e qualche altro scatto di rabbia o di
depressione non è il caso di fargliela venire... Però...
Non termina i suoi ragionamenti che una mano, caldissima e
umidiccia, stringe la sua. Gli occhi di Mello si aprono lentamente. Lo fissano.
" Mel!"
" Matt... Mi fa male... La testa..."
Fa per rialzarsi e mettersi seduto, ma Matt lo blocca
facendolo ristendere delicatamente.
"Non ti sforzare, sei malato, hai la febbre... Adesso
stai fermo qui."
"Ma Matt, io..."
"Ti ho detto di non muoverti! Aspettami qui, ho una
cosa per te."
Matt si alza dalla sua postazione lasciando Mello sdraiato
sul letto, ancora mezzo addormentato. Torna poco dopo con una tazza di
cioccolato fumante e gliela porge.
"Adesso beviti questa, Mello. Non hai mangiato nulla...
Ti farà stare meglio ne sono sicuro..."
Il biondino lo guarda per qualche istante. Gli occhi fissi
sui suoi si stavano arrossando vistosamente.
“Ecco assaggia!
E’ cioccolata calda! Sono sicuro che ti sentirai meglio dopo averla
bevuta, Mihael!”
Matt ricambia lo sguardo, preoccupato. Perchè Mello
lo guarda in quel modo?
" G-grazie, Matty." allunga le mani e prende
timidamente la tazza, ne beve poi un sorso appoggiandosi contro lo schienale
del letto. Chiude gli occhi gustandosi il dolce aroma di quella sostanza da cui
ormai è dipendente. Adora il cioccolato… E’ come una
dolcissima droga.
“Ecco, da bravo,
bevila tutta. Sono sicuro che non voleva farti del male, piccolo... Lo sai che
lei sta male... Molto, molto male.”
Frasi che pensava di aver rimosso ritornano a galla...
Beve Mello, butta giù il cioccolato strizzando gli
occhi sempre più forte. Non vuole che le lacrime continuino a solcargli
il volto... E per cosa poi? Per qualcosa che doveva essere stato cancellato da
tempo.
“Per stanotte rimarrai
qui, va bene? Domani ti riaccompagno io a casa, adesso starà dormendo...
Tu pensa a riposarti, Mihael ... E prega... Prega per lei ... Che tra qualche
mese non ti sentirai più solo...”
Le lacrime ricominciano ad uscire, sempre più prepotentemente.
Il corpo trema visibilmente davanti alla figura di Matt che, a quella vista,
non sa più cosa fare...
"M-Mello... Ascolta..."
“Non ti sentirai
più solo. E avrai qualcuno con cui giocare.”
"Io... Ecco io volevo dirti che..."
“E se lei non potrà
farlo, ci penserai te, perchè te sei un bravo bambino, Mihael!”
"Mello... Io non posso più essere il tuo
migliore amico..."
La tazza cade a terra frantumandosi non appena Matt
pronuncia queste parole. Lo sguardo di Mello, fisso su di lui, in un'espressione…
scioccata?
Matt si morde il labbro inferiore, ma ormai ha deciso, e
vuole arrivare fino in fondo. Deve dargli innanzitutto una spiegazione sul
perché di queste sue dure parole, senza farsi prendere dal panico.
"Già... Ecco, vedi... Penso che abbiamo bisogno
di una pausa... Forse non abbiamo ancora in mente cosa significhi essere
migliori amici e... Cavolo, Mel, io ci sono rimasto male per quella tua idea
sullo scherzo! Near poteva davvero morire! Penso che sarebbe il caso che ognuno
si prenda le proprie responsabilità. Non dico che non voglio più
essere tuo amico, questo mai, ma ho l'impressione che tu mi stia usando, ecco!
Io non voglio essere utilizzato per scherzi pericolosi come quelli! Capisci
cosa intendo Mell… Mello?"
Lo sguardo allucinato di Mello non si è spostato di
un centimetro da dove era puntato... E’ ancora fisso sui suoi occhi. La
bocca schiusa, il labbro inferiore che trema, e le esili dita che stringono
forte le lenzuola sporche di cioccolato.
"No... No, no... Matt... Che stai dicendo? Io non... Io
non ti ho usato Matty, io... Io..."
"Mel, non dire idiozie... Forse tu non lo sai, ma lo
pensano tutti qui alla Wammy's... Sai cosa dicono? Dicono che io sono il tuo
cagnolino! E che tu mi usi per fare quello che ti pare senza curarti di quello
che io penso!"
"E tu gli credi?"
"Cosa dovrei pensare, eh? Dimmelo, cosa dovrei pensare?
Mello, insomma... Ci conosciamo da tanto tempo, lo sappiamo entrambi che ti
piace dare gli ordini. A tutti, nessuno escluso... Nemmeno me! E poi toglimi
una curiosità... Dici che sono il tuo migliore amico... Perchè
allora non mi hai mai raccontato quello che hai passato prima di arrivare
qui?"
Una forte fitta al cuore. Ecco cosa prova Mello ora...
E’ amarezza, è delusione… Come se qualcosa di fragile come
cristallo dentro di lui si fosse spaccato in mille pezzi.
"Tu sai tutto di me... Sai dei miei genitori, di come
sono morti... Sai tutto quello che ho passato... Io di te ancora non so
nulla... Mi sono sempre detto che magari è meglio così. Magari
non era il caso di chiedertelo perchè è qualcosa di terribile
e..."
"Addio."
Fredda. Una risposta secca, buttata lì, scaturisce
dalle labbra di Mello, mentre quest'ultimo si alza a fatica e si incammina a
passo malfermo verso la porta rischiando di cadere per l'ennesima volta.
" C-Cosa? Mello, aspe..."
" No, Matt!"
Un singhiozzo spezza la frase. Si volta verso il rosso, gli
occhi gonfi.
"Mi sono rotto, Matty! Tanto finisce così ogni
volta! Pensi che io sia facile? Pensi che tutti riescano a parlare
tranquillamente di quello che hanno passato? Eh, Matt? E ora vieni fuori con la
storia che non siamo più migliori amici perchè... Perchè
secondo tutti io ti sfrutto! E te dai loro pure retta!"
"No! Aspetta, hai capito mal..."
"E’ esattamente quello che hai detto, Matt!
Scusa, sarà che sto poco bene, sarà che Near a quanto pare mi
odia più di quanto lo odiassi io, ma... Voglio starmene da solo."
Esce di corsa dalla porta sbattendola, dirigendosi in un
qualche luogo lontano dal ragazzino. Matt rimane immobile, in piedi davanti
alla porta con aria inebetita.
Ecco... Ancora una volta è stato troppo avventato e
senza rendersene conto ha perso, forse completamente, l'unica persona che
tenesse veramente a lui.
Mello aveva cercato di correre per svariati minuti prima di
giungere dove si trovava ora. La testa gli pulsa come non mai, il cuore pompa
litri di sangue ad una velocità esagerata battendo furiosamente nel suo
petto.
Dentro la solita chiesa, suo nido sicuro, al riparo da
sguardi indiscreti, al riparo da quel mondo crudele dove tutti sembrano
odiarlo, perfino Matt… Matt che ha rotto i ponti con lui, proprio il
giorno in cui sta male, proprio quando anche Near sembra ribellarsi alle sue
attenzioni.
La vita è davvero ingiusta, le sfortune si
accaniscono.
Osserva attentamente nella semioscurità creata dalle
candele un grosso dipinto situato nella parte sinistra del transetto. Una
pittura a olio settecentesca. In uno cielo irreale, con i piedi poggiati su una
nuvola quasi impalpabile, la
Madonna vestita di un manto ceruleo, tiene in braccio il
piccolo Gesù, un bel bimbetto con i capelli biondi, e il viso florido. I
loro giochi di sguardi trasmettono una tenerezza intrinseca, che Mello,
nonostante la sua giovane età, riesce ad afferrarecomprendere…
E questo gli fa male. Molto male.
Le lacrime ricominciano a scorrere lentamente sulle sue
guance senza quasi che lui se ne accorga. Nella sua mente un ricordo che
avrebbe dovuto essere dimenticato, si staglia più vivido e doloroso che
mai…
“Sei un
maledetto! Devi sparire dalla mia vita, hai capito? Hai capito? Non voglio
più vederti, piccolo mostro!”
“Mamma!
Io… Io…”
“Smettila! Stai
zitto, non osare chiamarmi mamma! Io non sono tua madre!”
Una donna con lunghi e
lisci capelli neri urlò con tutte le forze che possedeva al bambino
rannicchiato in un angolo della camera da letto, la testa tra le mani e le
lacrime agli occhi.
Ogni volta… Ogni
volta le stesse identiche parole velenose che gli schiacciavano l’anima.
Si chiedeva spesso il perché, perché doveva dirgli cose tanto terribili.
Alla fine, aveva smesso di prsi tale inutile quesito. Era così e basta.
Claire Keehl aveva
raramente misura nelle parole quando sentiva di dover dire quello che pensava
al figlio. Gli vomitava addosso tutti gli insulti che aveva accumulato dentro senza
preoccuparsi di ferirlo. In fondo… Se lo meritava, secondo lei.
“Tu non dovresti
essere qui! Non dovresti nemmeno esistere! Lo sai che solo a guardarti mi sento
morire? Lo sai, vero, Mihael?”
“Io…
Io…”
Il piccolo lo sapeva
eccome se lo sapeva. Leggeva solo disgusto nei suoi occhi, ogni volta che il
suo sguardo si posava su di lui.
“Rispondimi,
piccolo stronzo!”
La paura lo aveva
paralizzato, incollato al muro, reso incapace di pronunciare qualsiasi parola
di senso compiuto. Si limitava a singhiozzare piano, guardandosi i piedi.
La donna fu allora
presa da un impeto incontenibile di collera. Come osava quel mostriciattolo non
ammettere le sue colpe?
Lo afferrò con
forza per un braccio strattonandolo e con la mano libera iniziò a
picchiarlo. Colpiva dove riusciva con tutta la violenza che poteva, mentre il
bimbo si dimenava e gridava cercando inutilmente di schivare i colpi.
Stringe forte la testa contro le sue esili dita, quasi
facendole penetrare nella carne del cranio. Sente ancora quella voce, quelle
grida, quelle mani che non perdevano occasione per fargli del male per
qualsiasi motivazione. Non aveva mai potuto opporsi, troppo piccolo, debole,
impaurito…
Vuole Matt... Vuole stare con Matt, con il suo migliore
amico. Anche se lui non lo considera più tale per Mello non conta:
è il suo migliore amico, lo
vuole vicino!
Volge lo sguardo verso il tabernacolo. Illuminata da alcune
candele la statua marmorea di Maria è si staglia vicino all'altare,
accanto ai gradini.
A passo lento e traballante si avvicina ad essa, le lacrime
che continuano a rigargli il volto.
“Non mi importa
nulla di te! Ne tanto meno di lui!”
“
Matt..."
“Vorrei che non
fossi mai nato! Sei orribile! Sei identico a lui! Non meriti nemmeno di
chiamarti Mihael! Lui è un Angelo, .tu… Tu.. Sei un
demonio!”
" Non è colpa mia... Io non ho chiesto di
nascere... Perchè?"
E’ arrivato. Con il fiatone e la testa che minaccia di
scoppiargli per il male che gli fa, si appoggia alla statua cadendole davanti
in ginocchio. Non riesce a respirare bene a causa dell'incenso che gli entra
nelle narici peggiorandogli il mal di testa. Alza in volto verso quello della
statua. Accenna un lieve sorriso ammirando il viso misericordioso della
Madonna. E’ sereno, sorridente... Perchè sua madre non gli aveva
mai rivolto uno sguardo così? Perchè?
Un'ultima lacrima solca le sue guance mentre lui a voce
bassa pone un'ultima domanda, cheha più l'aria di essere una supplica...
" Io… Non sono un peccato... Vero?"
Chiude gli occhi addormentandosi accanto ad essa. Vorrebbe
rimanere lì, in quella Chiesa. L’unico posto dove si senta
veramente al sicuro.
Piove a dirotto... Un
bambino, disteso sull'erba del proprio giardino in piena notte, accucciato
contro il muro come un gattino, venne soccorso dal vecchio parroco del paese.
Si risvegliò
qualche ora dopo, sdraiato su un letto vicino al camino acceso. Riconobbe
subito quella figura che gli stava accanto sorridendogli...
“Ciao, Mihael...
Dormito bene?”
“Father
John...”
Non ricordava bene
cosa fosse successo... Solo urla e pianti, e poi le mani che lo
picchiavano… Infine quella persona che lo scaraventava nel giardino,
chiudendosi la porta alle spalle, la frase “Vattene, non voglio
più vederti!” che usciva dalla bocca di lei, di quella
donna…
“Ti ho trovato
che dormivi in giardino sotto la pioggia... In piena notte, Mihael...”
“Ah!... Mi
perdoni! Io... L'ho fatta arrabbiare di nuovo e lei mi ha... Non volevo, le
giuro che non volevo!”
Il piccolo
iniziò a piangere a ripensare alla madre che lo buttava fuori di casa...
E perchè poi? Non lo sapeva nemmeno lui. Sapeva solo di aver fatto
qualcosa di grave anche se non sapeva cosa.
“Su, su... Dai,
non piangere... Bevi un po’ di cioccolata. L'altra volta quando te l'ho
fatta assaggiare avevi detto che ti piaceva, Mihael...”
Disse il parroco
porgendogli la tazza fumante.
“Grazie... Ah,
ehm... C'è una cosa che le volevo chiedere...>
“Dimmi
pure.”
“Cosa
significa... Essere frutto di un peccato?”
Il silenzio
regnò sovrano per qualche secondo. Il vecchio guardò Mihael con
aria afflitta e imbarazzata. Aveva capito benissimo a cosa si riferiva il
piccolo, ed era una tortura dover rispondere a quella domanda.
Come mai questa
domanda, Mihael?”
“Mamma... Lei ha
detto che sono frutto di un peccato... Gravissimo nei suoi confronti... Dice
che è per questo che mi odia.”
“Vedi, Mihael...
Te sei nato dall'unione tra tua madre... E un'altro uomo...”
“Lo so...
E’ papà…”
“Esatto tuo
padre... Purtroppo di tuo padre non sappiamo nulla... Vedi, piccolo, il fatto
è che tua madre ha subito alcune azioni da parte di quell'uomo contro il
suo volere... Delle azioni che normalmente sono dettate dall’amore, ma
che in quel caso erano solo dettate dalla cattiveria e dall’odio… E
in seguito sei nato tu. Quello che ha commesso tuo padre è un peccato,
certo, per questo tua madre dice che tu sei nato a causa di esso... Ma non te
ne devi fare una colpa. Non è a causa tua...”
“Colpa?
Quindi... Il fatto che io sia nato è una colpa. Io non sarei mai dovuto
nascere, ha ragione lei...”
Father John sii rese
conto troppo tardi di aver detto troppo. Era andato oltre e rischiava di
peggiorare le cose, invece di migliorarle. Non voleva far star male quel
bambino ancora di più…
“Ascoltami bene,
Mihael, perché quello che sto per dirti è molto importante. Se tu
sei tra noi è perchè qualcuno lassù ha voluto che tu
nascessi... Forse tua mamma non ti ama come dovrebbe... Ma ricordati che non
sei solo. hai due mamme, Mihael... Una è colei che ti ha dato la vita...
E l’altra Maria. aria è la madre di tutti noi, piccolo. Ama tutti
incondizionatamente, compreso te.”
Matt corre per l'orfanotrofio. Ha guardato ovunque, ma
dell'amico nessuna traccia. Come se non bastasse non si deve fare scoprire da
Roger! Sarebbe un vero guaio! Esce in giardino per vedere se lo trova
lì... Nulla... Rimane solo la cappella dietro l'orfanotrofio: è
l'unico posto in cui non ha ancora cercato e, conoscendo Mello, potrebbe anche
essersi rintanato al suo interno, anche se l'idea di nascondersi in una chiesa
in piena notte gli mette i brividi.
E’ confuso, Matt. Non sa cosa gli stia prendendo. Non
sa più quello che vuole, si è spiegato male! Lui non voleva
assolutamente perdere l'amicizia di Mello, anzi... Si è reso conto che
alla fine è impossibile per lui passare il tempo senza il suo amico del
cuore. Non può pensare nemmeno di non passare una giornata senza i
battibecchi con il biondino... Senza quel profumo di cioccolata... Senza gli
urli e gli schiamazzi... No! Deve parlarci! Deve chiarire che non era sua
intenzione rifiutare la sua amicizia.
Non voleva ferirlo facendolo ripensare al suo passato,
qualunque esso fosse, non voleva accusarlo di essere un cattivo amico... Non
vuole assolutamente lasciarlo solo, chissà dove, proprio ora che sta
male.
Apre il portone della chiesa a fatica. E’ buio dentro.
Si fa il segno della croce in segno di rispetto una volta entrato, mentre si
guarda intorno alla ricerca di Mello.
è buio pesto, non vede nulla tranne...
Ha un sussulto, rimane spiazzato.
Vicino al tabernacolo, stesa sui tre gradini che portano
verso l'altare, una figura esile è illuminata dalla tenue luce provocata
dalle candele, accanto alla statua di Maria. I biondi capelli sparsi sul suo
viso, il corpo steso di fianco.
Si precipita verso di lui. E’ Mello!
Si inginocchia accanto a lui senza dire una parola,
appoggiandogli una mano sulla fronte... La febbre è quasi svanita,
è solo leggermente caldo.
"M-Mello..."
Lo scuote lentamente per vedere se si riprende. Deve aver
perso i sensi a causa dell'influenza e del fastidioso odore d'incenso... Non si
sveglia. Lo prende tra le braccia stringendolo forte, disperatamente. Lo chiama
per nome diverse volte, prima a voce bassa, poi più forte, a causa del
panico che lo sta assalendo.
Mello lo sente... Si sveglia e apre lentamente gli occhi
corrugando le sopracciglia... Guarda davanti a se... E’ sdraiato e ha la
testa appoggiata a qualcosa di morbido...
L'immagine, dapprima sfocata, viene messa a fuoco
lentamente… Matt! Matt che lo guarda triste. Che lo stringe forte e gli
accarezza i capelli con una mano.
Mello sente caldo, ma non il caldo provocato dalla febbre,
ora sta meglio, gli è scesa... E’ qualcosa che viene da dentro,
una sensazione che lo rassicura.
"Matt... Cosa ci fai qui?” chiede il biondino a
voce bassa, guardandolo negli occhi.
"Shhh... Non dire nulla... Scusami, scusami tanto Mel,
sono stato un idiota... Mi sono reso conto solamente ora che…
Che..."
Ha le lacrime agli occhi. Vedere Mello in quello stato, a
terra all'interno di una chiesa, in piena notte, gli ha fatto male, malissimo.
Ha avuto una paura folle che gli fosse capitato qualcosa.
Non aveva mai provato una sensazione simile, mai.
"Mello, io... Io..."
Il biondo fa per aprire bocca per rassicurarlo, per dirgli
che non si deve preoccupare e che non ce l'ha più con lui... Che per lui
non è cambiato nulla e che sono ancora migliori amici...
Ma non può.
Ormai quel "migliori
amici" non potrà più esistere, e ci mette poco a
realizzarlo... Quel poco che basta a Matt per soffocargli le parole in bocca
con le sue labbra.
Un bacio… Un soffice, tenero bacio dettato
dall’istinto…
Ed ecco che il peccato ritorna come un manto cupo sul povero
bambino dai capelli color del sole... Prima attraverso un atto impuro commesso
dal padre, adesso da un bacio sulle labbra dato da un ragazzo del suo stesso
sesso all'interno di una chiesa e davanti agli occhi di Maria...
Il rosso si stacca dalle sue labbra lasciando il biondino
spiazzato. Mello lo spinge via puntando gli occhi bagnati verso la statua della
Vergine.
"Scusa… Non so cosa mi sia preso... Perdonami, ma
stando con te ho capito che... Te sei più di un amico per me... Non mi
è mai successo... Sono geloso, tremendamente… Te sei il primo
ragazzo che mi fa questo effetto..."
Le pupille si dilatano. Un forte fremito esce dalle labbra
di Mello, che scoppia a piangere all'istante.
Lo ha fatto di nuovo. E’ sempre lui la causa di
tutto...
Claire Keehl...
Near...
E adesso anche Matt...
Ha compiuto un gesto orribile, un gesto blasfemo, contro
natura, contro Dio… Nella sua casa!
Sente il mondo crollargli addosso.
“Sei un
disgraziato, Mihael! Tu mi porterai alla pazzia!”
Bene bene...vediamo
già la faccia della Mella che da felice e contenta è rimasta
sconvolta...oddio speriamo che questa reazione di Mello non vi abbia shokkati!
°_°
Che dire...ci siamo
veramente impegnate in questo capitolo! Non vedevamo l'ora di arrivarci a dire
la verità! XD
Come potete ben
vedere, si inizia a capire qualcosa riguardo il passato del nostro biondino
preferito ^^ ... e di Matt che, a quanto pare, iniziava davvero a non
considerare Mello il suo migliore amico...lo considerava di più!
Eheh...Matty Matty...
Le cose si faranno
ancora più intriganti ghgh" Viva il TMPCP!!!!! nd Elly&Lolly"
Ehm...ok la smetto si
sclerare con il TMPCP! XD
Speriamo che il
capitolo sia di vostro gradimento^^
Il pranzo era prontonella piccola
villetta dove ClaireKeehl
viveva sola con il figlio Mihael. La donna era andata
velocemente a recuperare il bambino all’asilo dopo la fine del suo lavoro per
quella mattina e, arrivati a casa, si era subito messa a cucinare per entrambi.
Durante il tragitto,
come spesso accadeva, tra i due non si instaurava alcun tipo di dialogo al di
fuori dei convenzionali saluti. Lui era sempre troppo timoroso per iniziare a
parlare, e lei non pareva mai particolarmente in vena di discorrere un
qualsiasi argomento con il figlio. Oltretutto, era meglio non farla arrabbiare,
no?
Era così che se ne era
rimasto tutto il tempo chiuso in un religioso silenzio, lo sguardo fisso fuori dal finestrino ad ammirare il paesaggio primaverile
sfrecciare.
Si era come svegliato
dal quel torpore che lo avvolgeva, solo quandoClaire aveva affermato che avrebbe cucinato del riso al
curry. Aveva annuito distrattamente emettendo un flebile “Sì.”
Per poi tornare a guardare fuori.
A casa non si erano
più rivolti la parola fino a quel fatidico momento del pasto.
La donna servì con
malagrazia un paio di cucchiaiate di riso nel piatto del figlio.
“E’ caldo, soffia
prima di mettere in bocca. E mangia come si deve, prendi bene quel cucchiaio.”
“Va bene…”
Di nuovo, il silenzio
assoluto. L’unico rumore era quello delle posate che stridevano a contatto con
la ceramica dei piatti, e quello delle mascelle in movimento.
Claire si passò distrattamente la mano tra i
capelli neri mentre scrutava il bambino che mangiava
assorto.
Quando il suo sguardo
si posava su di lui, c’erano sempre mille domande che si spintonavano
all’interno della sua testa. Sarebbe stato davvero meglio se lui non ci fosse
stato? Avrebbe mai potuto guardarlo in un altro modo? Perché ogni suo gesto,
ogni sua parola e azione, sembravano tutte dirette ad arrecargli qualche
offesa?
“Svegliati a finire
quel piatto, non ho tempo da perdere, io.” Ordinò
secca “Questo pomeriggio ho un appuntamento con Gregory
alle 14, e vorrei essere in orario.”
Mihael aveva preso a portare alla bocca in cibo
con più lentezza, e a masticare con indolenza. Il segno evidente del fatto che
fosse più che sazio.
“Non ho più fame…”
La donna scattò in
piedi battendo un pugno ben curato sul tavolo, facendolo sobbalzare.
“Perché? Mi spieghi
perché, razza di disgraziato? Perché io devo farmi in quattro per te, cucinare
e tutto il resto, quando tu non mi fai nemmeno il santo piacere di mangiare
quello che ti preparo? Spiegamelo, Mihael! Io non ne
posso più di te! Lo fai apposta? Lo fai apposta per farmi dannare, non è così?
Certo che è così… Siete identici, cosa potevo aspettarmi… Figlio ingrato…”
Mihael posò lo sguardo nel piatto su cui si
stagliava un piccolo cumulo di riso ormai colloso e mezzo freddo. Non voleva
farla arrabbiare, non voleva proprio! Ma se non aveva più fame, non poteva fare
altro. Cercò di spiegarle la cosa con calma.
“Io non ho solo più
fame…”
“Piantala con le tue
lagne! Mi dai i nervi quando inizi a fare quella vocetta
lamentosa di merda!”
Dopo quella breve sfuriata,
Claire si ricompose e fece un lungo respiro. Non era
il momento di perdere le staffe. Doveva incontrare Gregory,
sarebbe stato tutto sommato un buon pomeriggio… Perché rovinarlo?Meglio
distrarsi, cambiare discorso.
Sbarazzò la tavola
senza osservare più la piccola figura che continuava a star seduta con le gambe
penzolanti sulla sua sedia troppo alta.
“Cosa ti hanno fatto
fare all’asilo oggi?” chiese con un tono che sembrava tranquillo, ma che
tradiva una certa agitazione.
Il figlio deglutì
arrossendo, si portò una mano a grattarsi la testa bionda.
“Un disegno…” rispose
evasivo.
“Un disegno su cosa?”
“La propria famiglia…”
Claire si bloccò all’istante, le mani che
iniziavano a tremare.
“Fammelo vedere.
Subito.”
Il suo non era un
desiderio. Era un ordine, e i suoi ordini era meglio non discuterli, se non si
voleva farla davvero arrabbiare.
Mihael corse a prendere il foglio di carta A4 che
aveva utilizzato per eseguire il compito e glielo porse. Le sue guance erano
sempre più rosse, così come la punta delle orecchie. Spostava il peso da un
piede all’altro ritmicamente in segno di nervosismo.
La mano della sua
mamma tremava per lo stesso identico motivo. Gli angoli della sua bocca erano
severamente piegati all’ingiù.
Con i pennarelli Mihael aveva disegnato tre figure dall’apparenza umana. Tre
e non due. Su una specie di rettangolo rosso che doveva rappresentare qualcosa
di simile ad un divano erano sedute tre persone. La prima, tutta a destra,
aveva dei lunghi capelli neri e lisci, due puntini dello stesso colore per gli
occhi e una linea rossa dritta per la bocca. Claire
si riconobbe all’istante.
La seconda persona,
situata in mezzo alle altre due, era più piccola. Aveva i capelli biondi lunghi
fino alle spalle… Come la terza, tutta a sinistra.
Era stata quest’ultima
ad attirare principalmente lo sguardo di Claire. Che
fosse un essere umano, non c’erano dubbi. Il corpo e gli arti corrispondevano.
Era la testa a lasciarla perplessa… Difatti, non c’era un vero e proprio viso.
Un’ovale di un bel rosa acceso, vuoto. Né occhi, né naso, né bocca. Un uomo
senza volto.
Aveva perfettamente
capito che cosa, o piuttosto chi, il figlio aveva cercato di ritrarre… E la
cosa la faceva infuriare.
“Chi è?” chiese
indicandolo nonostante sapesse già la risposta.
“E’… E’ papà… Visto
che non so come sia fatto, io…”
“Come hai potuto? Come
hai potuto disegnare lui nella nostra famiglia? Lui che mi ha fatto passare
l’Inferno! Sei un maledetto mostro! Come, come… Vattene! Vattene via! Sparisci
dalla mia vista! Non voglio più vederti!”gridò con tutto il fiato che aveva in
gola spaventandolo.
Mihael corse in camera sua, le lacrime agli occhi,
il cuore che come a solito batteva forte facendogli male.
Come al solito… Sua madre riusciva a farlo sentire il bambino
meno desiderato che potesse essere nato…
“Maledizione a te! E
maledizione a me che mi sono lasciata convincere a
metterti al mondo!”
Si alza in piedi ed indietreggia di qualche passo Mello... E’ sconvolto, non ci vuole credere. Le labbra gli
tremano, come il resto del corpo, gli occhi sono spalancati al massimo,
allucinati, lei iridi azzurre contratte.
Matt lo guarda, ancora seduto per
terra. Sente di aver fatto una stronzata. Una grossa stronzata. Di aver
nuovamente dato retta all'istinto, ma... Non pensava
che sarebbe stata questa la sua reazione.
Mello continua ad indietreggiare,
fino ad inciampare sui gradini cadendo all'indietro emettendo uno strilletto di sorpresa. Con un tonfo si ritrova a terra.
Gli occhi rivolti verso il volto di Maria, ancora una volta. Lei e il suo volto
dolce…
Matt gli si avvicina per aiutarlo ma lui schiva la sua presa rimettendosi in piedi da
sé con un movimento impacciato e impaurito.
Il rosso lo guarda triste. Sconvolto. Pentito.
"Matt... Scusa,
io... Io non volevo... Scusami... E’ colpa mia!"
Scappa via ancora una volta uscendo velocemente dalla casa
di Dio, dove ha commesso l'ennesimo peccato. Ha fatto commettere un atto contro
natura al suo migliore amico. E’ colpa sua! Solo sua! Ora Matt
è un blasfemo. Se lui non fosse esistito, questo non sarebbe mai successo…
E ancora una volta se lo chiede, perchè non è possibile… Maria
non lo può amare. Non può voler bene ad un mostro come lui, un essere fonte di
peccato.
Per l’ennesima volta un'altra domanda… Perchè sua madre non
lo aveva abortito come desiderava? Sarebbe stato anche quello un peccato… Ma
sarebbe finita lì. Se lui non fosse nato, nessuno avrebbe sofferto a causa sua.
Né lei, né Near, né Matt.
MihaelKeehl, al
contrario della maggior parte dei bambini della sua età, amava stare solo in
casa. Quando sua madre non c’era tutto era molto più tranquillo. Nessuno che
gli gridasse addosso o che lo picchiasse, non doveva nemmeno fare attenzione a
come parlava per evitare di sfiorare argomenti delicati.
Se ne stava in camera
sua, tutto tranquillo, a giocare con i pochi giocattoli che quella donna gli
aveva comprato nei suoi rari momenti di benevolenza, inventandosi un mondo
fantastico tutto suo.
Era
quando sentiva la serratura
dell’entrata scattare e la porta a aprirsi cigolando leggermente, che il cuore
iniziava a battergli freneticamente ed era costretto ad ingoiare tremante
grossi gropponi salivosi.
Sapeva bene anche cosa
doveva fare: se sentiva la voce di sua madre che parlava con rispondendo ad una
maschile, non sarebbe dovuto uscire da lì per alcun motivo. Se Gregory veniva a casa, gli era assolutamente vietato farsi
vedere. A quanto pareva Claire non aveva alcuna
intenzione di mostrare quel figlio di cui tanto si vergognava all’uomo con cui
da qualche mese aveva intrapreso una relazione.
Quel giorno invece,
nessuna voce. Mihael tirò un sospiro di sollievo…
Forse un po’ troppo presto.
La donna entrò come
una furia nella sua camera, sbattendo la porta. Mihael
non ebbe il tempo di reagire, di rendersi conto di cosa stava succedendo… Gli
strinse violentemente un braccio, scaraventandolo via lontano dalla piccola
città in lego che stava costruendo con dedizione.
“Tu… Tu sei un
malefico demonio…” Sibilò “Per colpa tua non ho fatto altro che pensare tutto
il pomeriggio a quel disegno di merda… Non mi sono minimamente rilassata e
questo ha inquietato anche Greg… E’ colpa tua... Tua, tua, solo ed unicamente tua! Ti odio, disgraziato! Ma
adesso vedrai… Ci penso io a te…”
Lo scaraventò nel
bagno. Il piccolo era incapace di rispondere, di muoversi. L’unica cosa erano
le grosse e calde lacrime che avevano incominciato a solcargli le guance.
Quando vide che le mani di Claire avevano afferrato
un paio di forbici, mentre con l’altra mano continuava a stringergli il braccio
tanto forte che avrebbe potuto disarticolarglielo, iniziò a gridare e a
dimenarsi, preso dal panico.
Aveva tanta paura, il
piccolo Mihael… Sapeva che purtroppo la sua mamma era
capace di tutto, avrebbe potuto tagliargli i capelli o i vestiti, come
pugnalarlo. Era assolutamente imprevedibile e senza la minima pietà verso
quello che considerava il più grosso errore della sua vita.
“Ti prego, mamma! Non
farlo! Mamma!”
Cercava in tutti i
modi di divincolarsi, gridando preso dal panico, afferrando con le piccole mani
ogni appiglio disponibile per sfuggire… Eppure era tutto inutile. Era’ troppo debole, troppo spaventato.
Gridare non serviva a
niente.
Un dolore, acuto e
lancinante alla mano sinistra con cui aveva cercato di difendersi. Una colata
calda si riversò nel palmo della sua mano, la stessa mano con cui cercava
disperatamente di difendersi.
Il tempo si fermò per
pochi interminabili attimi.
Claire si lasciò cadere in ginocchio lasciando il
braccio del figlio, lo sguardo annebbiato dalle lacrime. Le forbici caddero a
terra con un forte rumore metallico.
Lo aveva ferito. Gli
aveva aperto un piccolo taglio nel palmo, armeggiando con quelle forbici, ed
ora stava lì, impietrita, a fissarlo con angoscia, ad osservare immobile il suo
pianto di bambino.
Si pentì all’istante
di quello che aveva fatto, davanti a quel piccolo che urlava di dolore, il viso
tendente al color melanzana rigato di lacrime, il muco che gli colava lento dal
maso finendogli sulle labbra aperte.
“Mihael…”
Sussurrò quasi impercettibilmente con voce spezzata “Mi dispiace
tanto, piccolo mio… Io… Io non volevo farti del male…”
Le sue braccia
tremanti si strinsero attorno alle sue spalle tirandolo a sé. Lo schiacciò
affannosamente contro il suo petto in un rozzo ed inesperto abbraccio
soffocando le sue urla contro la sua maglia, bagnandosi delle sue lacrime.
“Mi dispiace, mi dispiace…
Piccolo mio, piccolo Mihael… La tua mamma non voleva
farti piangere, non voleva farti del male…”
Gli baciò
ripetutamente la fronte sudata, i capelli aggrovigliati e fradici con un impeto
angoscioso.
Lo portò nel suo letto
facendolo sedere sul bordo e prendendo a medicargli la mano. Lui piangeva senza
tregua. Sentiva dolore, tanto dolore.
Una volta finita la
medicazione lo fece sdraiare, mentrecontinuava ad accarezzargli i capelli
tentando di tranquillizzarlo.
Quando Mihael smise di piangere il suo sguardo era ormai perso a guardare
un punto fisso del soffitto. La sua mamma continuava a guardarlo preoccupata e
a baciargli dolcemente la mano lesa, seduta sul pavimento.
Lo sapeva, Mihael. Sapeva che non sarebbe durata a lungo quella
tregua. Era sempre così...
Quella donna era
pazza. Lo sgridava, lo picchiava, lo odiava, eppure...
Ogni tanto il suo
istinto materno che rimaneva per la maggior parte del tempo rinchiuso un
qualche angolo della sua mente tornava a galla. Lei si calmava e prendeva a
coccolarlo come avrebbe fatto una vera madre... Anche se in modo molto meno aggraziato.
Non sarebbe stato così
per molto, conosceva ormai quel comportamento, per questo aveva anche
rinunciato a godersi quei pochi istanti. Tanto sarebbero finiti e lui ci
sarebbe rimasto nuovamente male...
“Ascolta, Mihael..." disse lei dandogli
un ultimo bacetto lieve sulla mano fasciata "Che
ne dici se adesso ci mangiamo qualcosa di buono? Ti va?"
Il piccolo le rivolse
lo sguardo per qualche secondo e annuì silenziosamente.
“Bene... Vediamo... Cosa potrei preparare al mio piccolo
principe?"
Lo sguardo del bimbo
non cambiava. Vuoto su di lei. Mille pensieri che gli correvano nella mente a cui non sapeva dare una risposta... Perchè sua mamma non
poteva essere sempre così? Perchè non lo coccolava ogni volta in quel modo? Perché
la vita doveva essere tanto crudele con lui? Gli faceva avvertire l’odore della
felicità, e subito dopo gli toglieva il boccone dal
piatto.
La madre ci pensò un
po’ su, ma sinceramente non le veniva in mente nulla. Non aveva la minima idea
di cosa piacesse al figlio...
"Mamma..."
"Dimmi, Mihael!" disse la donnacon un’espressione luminosa, vedendo
che il figlio aveva ripreso a rivolgerle la parola.
"Mi prepari... Della cioccolata calda?"
"Ma certo! Corro
subito a prepararla! Tu intanto riposati, faccio il prima possibile!"
Lasciò il bambino nel
suo lettone dirigendosi velocemente verso la cucina
per preparare quell'insolita cena che il figlio aveva richiesto... Ed erano
rare le volte in cui lui potesse fare una richiesta alla madre, anche
trattandosi di cibo.
Tornò dopo pochi
minuti a chiamarlo. Si diresse verso di lui e gli accarezzò la guancia
delicatamente. Si stava addormentando.
Senza preavviso la
donna lo prese in braccio dirigendosi verso il salotto
e facendolo sedere sul divano.
"Eccoti la
cioccolata, Mihael..."
Gliela porse. Lui
assaggiò il liquido. Era dolce e buonissimo. Sua madre si era anche preoccupata
di dosare bene lo zuccherò e di non dargliela troppo bollente.
Prese una tazza di
cioccolata anche lei ed iniziò a bere.
"Sai, hai avuto
proprio una buona idea, piccolo mio! Ogni tanto un po’ di cioccolata ci
vuole..."
Lui annuì lasciandosi
scappare un leggero sorriso.
Ecco, quella era la
mamma che voleva. Che avrebbe voluto avere... Peccato però che sarebbe durata
poco... Magari fino al mattino dopo quand, svegliandosi con il figlio tra le braccia, la donna
avrebbe ripreso la sua normale routine quotidiana...
E così finì...
La sera la madre lo
portò nel suo lettone stringendolo stretto al suo corpo e accarezzandogli i
capelli, riempiendolo di caldi e amorevoli baci.
Lui immerse la testa
sul cuscino e si addormentò a contatto con il caldo corpo materno che lo
stringeva, che lo coccolava.
Allungò la piccola
manina verso il ventre di lei, toccandolo lievemente. Un tocco di gelosia si
stava espandendo nel suo piccolo cuore di bambino... Però
non voleva farlo notare alla mamma. Non voleva che lei se la prendesse
di nuovo.
Lui non poteva averla
completamente tutta per se purtroppo... Se non in quei pochi momenti in cui lei
cambiava personalità... Ma chissà, forse si sbagliava,
.forse in seguito sua madre avrebbe davvero capito
cosa significava voler bene ad un figlio...
Sperava con tutta l’anima
che lei cambiasse, Mihael... E magari quella che si
prospettava davanti sarebbe stata una buona occasione... Doveva
solo aspettare.
Si addormentò
lentamente cullato dalle sue braccia...fino al mattino
seguente...
E tutto
riprese a scorrere come prima...
Uscito a gambe levate dalla chiesa in cui si era rintanato, e dove il suo migliore amico aveva commesso
quell’orrendo gesto impietoso, Mello prende a correre
verso l'orfanotrofio. Non ce la fa. Non vuole vedere Matt.
Non ora!
Apre il portone cercando di non farsi sentire da Roger e si dirige verso il corridoio che porta alla sua
camera. Già... La sua camera. Adesso è Near ad occuparla e il piccoletto ha pure espresso
apertamente di non volerlo vedere...
Non può nemmeno andare in camera di Matt
dato quello che è successo.
Vaga a vuoto per il corridoio, come un fantasma, fino ad
arrivare alla scalinata che porta ai piani superiori.
Si siede su un gradino immergendo la testa tra le ginocchia.
E’ stanco, non ce la fa più ad andare avanti così. Il mondo sembra crollargli
addosso in ogni momento. Svariate volte ha pensato al peggio, che la cosa
migliore fosse farla finita... Ma evidentemente non ne
ha mai avuto il coraggio... Che codardo. Ecco come si definiva, solo un gran pisciasotto.
E’ ancora immerso nei suoi pensieri quando,
da dietro l'angolo, un'ombra gli si avvicina lentamente. Una figura tutta bianca
fa capolino dietro di lui, oscurandogli la vista con la sua ombra.
Mello si volta di scatto. Il nuovo
arrivato ha mano destra immersa nei capelli e lo sguardo vago rivolto verso il
basso...
Near.
Il biondo lo guarda un po’ stralunato... Cosa
ci fa Near in piedi a quell'ora di notte? E nelle sue
condizioni per di più!
"Near, perchè sei qui?"
"Mello... Io…"
Tadan! Vi lasciamo
in sospeso!XD Lo sappiamo, siamo tremendamente crudeli… Nonché membri del
TMPCP! Povero Mellino, gliene facciamo passare di
cotte e di crude… Chissà cosa vorrà dirgli adesso Near!
Il biondo lo fissa visibilmente scosso. I suoi occhi sono
visibilmente gonfi e arrossati. Ha pianto. Si vede lontano un chilometro.
Deve essere per quello che gli ha detto prima, per aver
offeso il suo lavoro. Ci aveva messo molto a preparare quelle madeleines, e sicuramente ci aveva impiegato molta
dedizione, ed eco che lui le aveva buttate a terra e gli aveva urlato delle
parole cattive.
“Vorrei che venissi in camera… Con
me.”
Mello lo
scruta dal basso verso l’alto. Osserva le gambe che si intravedono attraverso
la stoffa bianca e leggera dei pantaloni, le dita della mano sinistra
stropicciare un lembo della camicia, lo sguardo che pare neutrale, la destra
impegnata a torturare una ciocca di capelli.
Visibilmente, non ha più tanta
voglia di disdegnare le sue attenzioni, ora che è
solo. Arriccia il naso, Mello, in segno di completo
disappunto.
“Perché ora vieni a cercarmi?”
“Te l’ho detto… Voglio che vieni a
dormire con me… Io non ci riesco più da solo. Ho fatto un brutto incubo…
Vieni.”
Mello
sbuffa. Perché Near deve venirlo a cercare adesso?
Non è il momento di richiedere affetto, non da lui. Chissà cosa potrebbe
succedere. Ovunque vada, è sempre la stessa storia. Lo farà soffrire di nuovo
in qualche modo. E’ il suo destino, è qualcosa che ha incollato addosso.
“Per favore… Mi dispiace per
prima. Non volevo buttare le tue madeleines, ma… Non
ho potuto fare altro… Stavo male e vederle lì…”
“Sta bene, sta bene… Piantala
adesso.”
Si rialza lentamente facendo leva
sulle braccia. Un anca cricchia nel movimento. Cammina
con passi veloci e nervosi senza curarsi che l’altro lo segua. Near cammina dietro, ancora troppo indebolito per
sgambettare al suo fianco.
Vede la mano avvolta da una
fasciatura. Al centro del palmo si staglia una macchia scarlatta.
“Ti sei ferito.”
“Lo so. Non è niente.”
“Mi dispiace di aver rotto il
bicchiere.”
“…”
Il dialogo tra i due va a
deteriorarsi. Non si parlano più fino a giungere in camera. Mello
indica il a Near il suo letto disfatto con l’indice,
segno che deve tornarci per dormire. Dormirà sulla poltroncina, lui.
Near,
obbediente, si arrampica sul letto e si compre fino al
mento. Osserva il più grande che gli rimbocca con
movimenti secchi le coperte, per poi poggiargli una mano sulla fronte. E’
calda, ma molto meno di prima. Le sue condizioni fisiche sembrano migliorare
poco a poco. Ciò dovrebbe rallegrarlo, invece la cosa gli
pare indifferente. Sono successe troppe cose nel frattempo…
Ora non si tratta più solo di Near, ma anche di Matt, di lui.
Questioni più grandi di lui, più grandi di tutti.
“La febbre ti sta passando. Matt mi ha detto che hai vomitato, forse è quello che ora
ti fa stare un pochino meglio.” Constata atono.
“Lo sai, Mello...
La mia mamma mi rimboccava sempre le coperte…”
“La mia invece non lo faceva mai,
adesso chiudi gli occhi e dormi.”
Near si
accoccola rannicchiandosi in posizione fetale, continuando con una mano a
torturarsi i capelli candidi.
Mello si
siede nella poltrona, osservandolo severamente. Gli gira ancora la testa e si
sente un po’ debole.
“Mello…”
riprende una vocina.
“Dormi, Near.”
“Quando ero piccolo e vivevo con
la mia mamma spesso mi faceva dormire con lei nel suo letto.”
Mello
rimane in silenzio. Non vorrebbe che Near parlasse di
sua madre. Gli fa tremendamente male, è una ferita dolorosa nel petto… Eppure
non riesce a reagire.
Se ne rimane fermo, completamente
immobile, a guardarlo con quegli occhi un po’ rossi e un po’ tristi,
mordicchiandosi nervosamente un indice.
Near non
può vederlo rincantucciato com’è.
“Lei mi voleva davvero molto bene…
Era quasi… Soffocante… Però a me piaceva che si
comportasse così. Mi riempiva di attenzioni, viveva solo per me. Non vivevamo
con mio padre, lei era andata a vivere lontano da lui con me perché aveva dei
problemi di alcolismo. Non voleva che mi facesse del male…”
Nella testa del piccolo Near i ricordi iniziano ad affiorare…
“Nate? Nate? Dove sei, piccolo mio? Dove ti sei nascosto? La mamma ti
ha preparato una cosa buonissima per pranzo! La frittata con i piselli che ti
piace tanto!”
Sarah River camminava a passo veloce per il
salotto dell’appartamento che condivideva ormai dai più di un anno con il
figlio Nate, a suo avviso, il più bravo e bel bambino che una
donna avesse mai potuto desiderare di mettere al mondo.
Era stato davvero un dono del cielo per lei, lei che aveva tentato per
anni di rimanere incinta… Si ricordava perfettamente il giorno in cui vide quel test positivo. Era successo
quando aveva rinunciato a credere in ogni speranza e si era ripromessa
che se ne sarebbe presa cura per dargli il meglio, non lo avrebbe mai e poi mai
fatto star male o soffrire in alcun modo. Era così che il
piccolo NateRiver, tre anni e mezzo, viveva
in una specie di campana di vetro, servito e riverito da quella donna che lo amava
e lo adorava più della sua stessa vita.
“Ma eccoti, amore mio! Dai, vieni, che è ora di pranzo!”
La donna si diresse verso l’angolo del tappeto, dove il figlio ancora
in pigiama giocava facendo scontrare due macchinine in
plastica. Alzò i grandi occhi neri verso di lei con sguardo interrogativo.
La donna lo prese in braccio con un po’ di
fatica.
“Dammi un bacio, angioletto!” gli chiese sorridendo.
Il figlio le incollò la bocca alla guancia dandole un bacio colloso e
tanto veemente da quasi farle cadere gli occhiali dalla montatura sottile dal
naso. Sarah rise divertita dal gesto impacciato mentre
lo portava a sedersi.
Iniziarono a mangiare in silenzio, ma non un silenzio ostile, era un
silenzio fatto di sorrisi e sguardi dolci.
Tutto sembrava trascorrere per il meglio quella mattina. Era un giorno
come tanti… Finché qualcuno non suonò alla porta.
La madre che stava lavando i piatti trasalì, messa subito in allarme.
Non doveva ricevere visite.
Prima di andare ad aprire la porta, si sistemò velocemente una ciocca
di capelli biondi dietro le orecchie, e diede una veloce occhiata al figlio per
vedere cose stesse facendo. Era steso sul tappeto, un dito ad arrotolare un
ricciolo di capelli candidi, mentre con l’altro braccio era impegnato a
stringere il suo pupazzo preferito, il coniglietto Roger.
“Non muoverti da lì, mi raccomando, mio piccolo angelo. Mamma apre solo
la porta per vedere chi è.”
Il suo sorriso però mutò immediatamente in un’espressione severa appena
aprì la porta. Era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere, quella che si
presentava in quel momento davanti a lei. Non doveva essere lì, proprio non
doveva. Gliel’aveva detto che sarebbe dovuta sparire dalla sua vita, che non
voleva più vederla.
“Buon pomeriggio, Sarah…”
Era un uomo di una trentina d’anni, piuttosto alto e robusto, con i con
corti capelli castani che tendevano ad arricciarsi.
“Ti avevo detto che non ti volevo più vedere, Francis. Esci di qui
immediatamente.”
“No, Sarah! Io e te dobbiamo parlare!”
“Non abbiamo niente da dirci!”
“Invece sì! La mia permanenza al centro per gli alcolisti mi sta
aiutando molto! Voglio vedere Nate, Sarah! Devo vederlo, è un mio diritto! E’
mio figlio! Sarà un anno che mi è proibito di incontrarlo, ma io ho il bisogno
di…”
“Esci di qui o chiamo la polizia!” la donna urlava senza paura contro
quell’uomo che sarà stato due volte più grande di lei
“Il tribunale non ti ha dato la permissione di vedere Nate, e io mi opporrò a
te con tutte le mie forze! Nate è mio! Solo mio!”
Il bambino sentiva la sua mamma gridare dal corridoio e la cosa
iniziava ad inquietarlo. Non era bello sentire la sua mamma urlare, lei che non
lo faceva mai. Era così… Innaturale.
“Ascoltami, ti prego…”
“No, Francis! Esci di qui! Tu e il tuo alcolismo avete finito di
rovinarmi la vita, come non inizierete a guastare quella di Nate per nessun
motivo!”
Era troppo. Il bambino, curioso e preoccupato, fece capolino
timidamente nel corridoio.
“Mamma?”
L’uomo di nome Francis River si bloccò
impietrito. Un misto di commozione e strana tristezza lo assalì di colpo. Era
un anno che quella donna gli proibiva in tutti i modi di poterlo vedere, ed ora
era lì, davanti ai suoi occhi.
Era un po’ cresciuto, ma rimaneva sempre quel bimbo pallido, con quei
capelli candidi, gracile, che aveva conosciuto. Poteva comprendere il dolore
dell’ex-compagna, la voglia che aveva di proteggerlo dopo averlo tanto
desiderato… Ma anche lui voleva vederlo.
“Nate!” disse spingendo indietro la donna cercando di entrare “Nate,
sono io, sono papà!”
“Esci! Non provare a mettere piede in casa mia! Fuori! Subito!”
La donna chiuse la porta a fatica, chiudendola a doppia
mandata sotto lo sguardo allibito del figlio.
Si lasciò scivolare con la schiena contro la porta gemendo. Non voleva
che quell’uomo entrasse di nuovo nella sua vita e in quella di Nate.
Gliel’avrebbe portato via, ne era sicura, e ciò non doveva accadere. Nate era
suo, era lei che lo aveva desiderato disperatamente, era lei che lo aveva messo
al mondo. Aveva il dovere di proteggerlo.
“Mamma…”
“Vieni qui, amore mio…”
Il piccolo corse ad abbracciare la donna buttandosi contro di lei. La
donna lo coccolò stringendolo a sé e baciandolo sul viso.
“Promettimi che non abbandonerai mai la tua mamma…”
“Te lo prometto.”
“Sei davvero un bravo bambino…”
La donna posò un bacio delicato sulle labbra del figlio. Il piccolo si
strinse al seno di lei, lasciandosi accarezzare i capelli.
Le voleva bene… Tanto bene…
“Mello…”
La voce di Near
risuona fievole e un po’ intimorita nella stanza del biondo.
“Cosa vuoi adesso?”
“Posso andare in bagno?”
“Hai bisogno di aiuto o fai da
solo?”
“Faccio da solo.”
Near
scende pian piano dal letto e si dirige a piccoli passi malfermi verso il
gabinetto. Mello lo osserva distrattamente, ma quando
lo vede sparire dietro la porta, decide di chiudere gli occhi e lasciarsi
andare.
La descrizione che Near ha appena fatto di sua madre… E’ totalmente diversa
dalla sua. Quanto avrebbe pagato per aver avuto una madre come quella donna,
qualcuno che tenesse a lui più che alla sua vita? Come al
solito è Near ad avere tutte le fortune. Vorrebbe
sotterrarlo di nuovo, sì… Le mani gli prudono terribilmente.
Potrebbe quasi picchiarlo appena
esce dal bagno, farlo piangere, spezzargli le dita una ad una, vederlo
soffrire, invocare aiuto… Sarebbe così facile…
No! Che razza di pensieri gli
stanno venendo? Lui non può farlo, è fuori discussione. Fare ancora del male a Near… Sono passati due giorni che quasi l’ha ammazzato e
adesso vuole riprovarci?
Mello si
sente orrendo... Sembra proprio che sua madre avesse
ragione su di lui.
“Sono un mostro…” sussurra
debolmente a sé stesso prima di addormentarsi del tutto.
Dal canto suo, Near,
impegnato a svuotarsi la vescica, pensa allo strano comportamento di Mello. E’ davvero tutta colpa sua o c’è dell’altro dietro?
Teme che la vera risposta sia la seconda.
Il fatto che Matt
non sia lì con loro, e che Mello non abbia accennato a dove questo si trovi in quel momento gli
suggerisce che nel lasso di tempo che va da quando Mello
era uscito dalla sua stanza a quando l’aveva trovato a piangere sulle scale,
tra lui e il rosso fosse successo qualcosa di strano e grave.
Potrebbero aver litigato. E’ la
risposta più ovvia, ma su cosa? Near non riesce a
trovare una spiegazione, in fondo la loro amicizia era stata solidissima fino al giorno in cui lo avevano tirato fuori dalla cassa.
Decide di non pensarci, dopotutto
non sono affari suoi. Si tira su i pantaloni e tira lo sciacquone, dirigendosi
nuovamente in camera.
Mello si
è addormentato. Il suo respiro è regolare, la testa inclinata di lato.
Lo guarda per qualche secondo per
poi andare a dormire anche lui. Si rimette pian piano sotto le coperte,
scivolando di nuovo nel mondo dei sogni… E dei ricordi…
“Nate! Nate! Fai attenzione a non farti male!”
Era raro che Sarah River facesse uscire il figlio, ma questo fatto straordinario a volte accadeva. La
donna aveva convenuto che portare fuori il figlio da casa qualche volta avrebbe
potuto far del bene alla sua salute.
Così, dopo averlo imbacuccato per bene, con tanto di cappellino e
scarpina dai colori sgargianti, lo aveva portato al piccolo parco nel quale
andavano in quelle speciali uscite.
Non lo perdeva mai di vista, ovviamente. Lo seguiva a pochi i metri in
tutti i giochi e faceva un’estrema attenzione affinché non cadesse o potesse farsi male in qualche modo.
Oltretutto sapeva bene che era nei giardinetti come quello che spesso i
pedofili attiravano le piccole vittime sotto gli occhi delle madri distratte, e
solamente l’idea che suo figlio potesse essere una potenziale vittima, essendo
così carino e delicato, con quel visetto innocente e i suoi riccetti candidi,
le faceva venir male al cuore.
Lo osservava con attenzione costante.
“Nate! Attento a non andare troppo in alto con l’altalena! Potresti
cadere piccolo mio!”
“Sì, mamma…”
“Nate! Aspetta! È meglio se scendi da lì! È troppo pericolosa! Andiamo
a prenderci un gelato, è meglio, amoruccio mio!”
“Ok, mamma…”
Near avrebbe voluto tanto assaggiare un gelato al gusto di cioccolato, peccato
che la madre non fosse d’accordo…
“Cioccolato? Meglio di no, piccolo mio! Potrebbe farti venire il riscald,o angioletto della mamma…
Che ne dici di un bel gelato alla fragola?”
“Ok, mamma…”
“Aspetta! Mangialo a morsetti piccoli! Dopo ti va di traverso tesoro!”
“Va bene, mamma…”
Era una donna ossessiva, forse troppo. Però Near
le voleva un bene dell’anima… Il modo in cui lo adorava era qualcosa di
assolutamente fuori dal comune e straordinario.
“Vieni, tesoro! Andiamo fino agli scivoli! Ti va?”
“Sì! Mamma!”
“Ti voglio bene, Nate… Sei il mio piccolo tesoro…”
La donna lo prese per mano portandolo con sé…
Quella fu l’ultima volta che poterono stare insieme.
Quando la mattina seguente Near
apre gli occhi, Mello è ancora lì. Sta seduto sulla
poltrona accanto alla finestra e dorme, dorme profondamente. La testa è
appoggiata al bracciale della poltrona e il corpo è disteso di traverso.
E’ stanco, Mello, stanchissimo. Near dal letto può udire il suono del suo respiro. Non
russa ma emette ugualmente leggeri rumori provocati dal sonno pesante in cui è
caduto.
Passi che provengono dal corridoio. La porta si apre
velocemente. Matt.
Guarda prima nel letto. Near gli
rivolge uno sguardo assonnato per poi riconcentrarsi sulla figura del biondo. A
quel punto anche il rosso guarda da quella parte e... Mello
è lì.
E’ tornato nuovamente nonostante quello che era successo la
sera prima, e ora dorme profondamente. Gli si avvicina. Lo guarda per qualche
secondo per poi dirigersi verso l'armadio ed estrarne una coperta, che adagia
delicatamente sul corpo addormentato del biondino, tentando di non svegliarlo.
Sembra davvero un angelo quando
dorme: le labbra schiuse ed i capelli sparsi sulla stoffa rossa della poltrona.
Sembra sereno... Almeno i suoi
sonni sono tranquilli per il momento...
Matt si volta verso Near volgendogli uno sguardo severo. Gli fa cenno di
alzarsi e di seguirlo.
Il piccolo non se lo fa ripetere e, prendendo il suo
coniglietto Roger tra le braccia, segue il rosso fuori dalla porta. Matt la
richiude delicatamente per evitare a Mello di
svegliarsi...
Il mistero si infittisce!XD L’infanzia di Near
sembra totalmente antitetica in rapporto a quella di Mello!
Cosa sarà successo a sua madre quel giorno? Lo scoprirete presto!
Quando la mattina seguente Near apre gli occhi, Mello è ancora lì
Ore 23:48 – 28 agosto
1995
"Mamma! Cosa stai
facendo?"
“Via! Allontanati
subito da me, piccolo bastardo!"
"Ma-mamma, mettilo via! Ti prego, per favore, calmati!"
"Non me ne frega
proprio nulla di quello che accadrà! Sei un bastardo! Uno stronzo!
Hai deciso di rovinarmi la vita, non è vero? L'hai fatta apposta a venire in
camera mia stanotte! Sapevi benissimo che non ero sola, maledetto ingrato! Tu
mi odi! Mi detesti!"
La madre di Mello stringeva un coltello tra le mani puntandolo contro
il figlio che era seduto per terra contro un angolino
della sua cameretta, tremante e spaventato, gli occhi colmi di lacrime di terrore
a vedere quell'oggetto la cui lama luccicava davanti ai suoi occhi. Puntato
contro di lui.
"Mi vedi, Mihael? Mi vedi? Capisci in che situazione sono? Sono di
nuovo al punto di partenza!"
Lo sguardo del piccolo
si volse verso il ventre materno... Era gonfio.
"Sai come mai è
così, Mihael? Lo sai?"
“Sì... Mamma, ti
prego... Metti via quel coltello... Ti prego..."
Le lacrime presero a
scorrergli giù per il viso. Sentiva che sarebbe potuto
finire tutto da un momento all'altro. Sarebbe bastato un movimento della madre e
tutto sarebbe finito. Ormai non aveva più alternative.
Claire avrebbe potuto avere uno scatto verso di
lui... E questa volta ne era certo: non si sarebbe salvato.
Sentì una pozza calda
iniziare a formarsi nel punto in cui stava rannicchiato, sotto di lui. Un odore
pungente e inconfondibile di urina gli salì alle narici… Aveva talmente paura
di morire che non era riuscito a trattenere la vescica.
"Allora vedi che
lo capisci? Lo sapevi benissimo! Lo sai perfettamente che aspetto un figlio da Gregory! E tu cosa fai? Mi rovini il rapporto che ho con
lui! Mi ha mollata te ne rendi conto? Mi ha pure dato della pazza! Ah, ma se
credi che abbia intenzione di allevare un altro demonio come te ti sbagli di
grosso! Non ti voglio più vedere! Non voglio più sentir parlare di bambini da
qui in avanti!"
Il piccolo vide la
lama del coltello voltarsi verso di lei senza alcun preavviso.
"Mamma! No! Aspet…"
La frase fu spezzata
da un grido acuto. Un grido di dolore.
Gli occhi azzurri del
piccolo si persero nel rosso scarlatto che macchiava il pavimento della sua
cameretta, sgorgando da un punto preciso della pancia della donna.
Gli unici suoni che
riuscì ad udire dopo l'accaduto, erano solo quelli provocati dall'ambulanza in
corsa, le uniche immagini che scorsero nella sua testa per mesi erano quelle
riguardanti la madre quando fu dimessa
dall'ospedale...
Ma il pancione non
c'era più.
Gli occhi si spalancano di scatto. E’ sudato, ha il respiro
affannato. E’ successo ancora... Mello
si guarda intorno. E’ sdraiato sulla poltrona della sua stanza vicino alla
finestra, stava sognando... Ancora una volta quell'orribile incubo... Non
riesce a trattenere alcune lacrime ma se le asciuga immediatamente
guardando in direzione del letto... Near è sparito.
Proprio in quel momento la porta si apre ed il piccolo, Roger in mano, fa capolino nella stanza rivolgendo a Mello un lieve e timido sorriso, dopodiché, si dirige verso
il suo letto e ci si siede, riprendendo ad attorcigliarsi la solita ciocca di
capelli.
"Buongiorno, Mello..."
"'ngiorno, Near." biascica di risposta
con la bocca ancora impastata dal sonno "Come stai?"
"Meglio, Mello... Grazie..." continua lui senza
togliere il dito dai capelli.
Osserva Mello con attenzione
cogliendo ogni particolare dei suoi movimenti e ripensando a quello che gli ha
detto Matt...
"Hey, Near...
Sicuro di stare bene? Mi sembri ancora strano
oggi..."
"Veramente sei te quello
strano... Hai gli occhi rossi, è successo qualcosa?" risponde lui
sdraiandosi nuovamente, poiché la testa sta riprendendo a fargli male.
Il biondo arrossisce vistosamente a quella domanda. Il suo
sguardo si fa cupo all'improvviso e gli occhi iniziarono a pizzicargli. Tenta
di mentire con un semplice " No, sono solo un po’ stanco.",
maNear gli lancia un'occhiata che lascia
intendere perfettamente di non essersela bevuta.
"Ecco io... Ho fatto un incubo..."
“Un incubo? Cosa hai sognato di preciso?"
Mello è titubante all'idea di
parlarne con Near... Non ne
ha mai parlato nemmeno a Matt di quella cosa ed il rossino è il suo amico più caro...
Proprio in questo momento quest'ultimo, che era tornato in
camera sua per rifare il letto, sta camminando per il corridoio, deciso più che
mai a raccontare tutto a Roger una volta per tutte.
Vuole mettere fine a questa storia.
Passa davanti alla camera di Mello
e, sentendo la sua voce, si ferma ad origliare da dietro la porta,
appoggiandoci l’orecchio contro.
"Mi sono sognato... Mia mamma."
Near lo guarda con il solito suo
sguardo inespressivo... Uno sguardo che non lascia
trasparire la verità, ovvero che inizia ad incuriosirsi.
"Cioè? Perchè un incubo? E’ successo qualcosa con tua
madre?"
Fa finta di non sapere niente, Near.
Deve fingere se vuole sapere di più... Nonostante non
abbia mai detto nulla a nessuno, conosce il biondino da più tempo rispetto agli
altri orfani della Wammy's House, eccome se lo
conosce...
Mattnel frattempo, da dietro la porta si
morde con rabbia il labbro inferiore. Come si permette quel piccolo stronzo di impicciarsi in quel modo della vita passata di Mello? Non pensa che magari ha passato
qualcosa di terribile e non ne vuole parlare? Se nemmeno lui sa cosa gli
successe in passato, ci sarà un motivo, no? Non ha alcun diritto di torchiarlo
in quel modo!
Dal canto suo, Mello è ancora
indeciso se aprire bocca o no... Anche se dopotutto tenersi tutto dentro gli farebbe ancora più male…
Decide di esternare il suo passato. A Near.
Convinto che lui, forse, possa capire.
"Vedi… Mia madre non mi ha mai voluto. Io sono nato dal
rapporto tra lei ed un' uomo che l'ha... Violentata..."
Fa una pausa di pochi secondi per ingoiare il nodo che gli
si è formato in gola alla parola “violentare”, per poi riprendere a parlare.
"Lei non mi voleva, era decisa a interrompere la
gravidanza... Se non fosse stato per il parroco della
zona che la convinse a tenermi... Lei mi avrebbe abortito. Me l'ha ripetuto
centinaia di volte, come se per me dovesse essere una colpa. Mi urlava. Mi
picchiava... Una volta ha anche tentato di... Di affogarmi
nella vasca da bagno... Tentò di soffocarmi..."
Gli occhi di Mello ricominciavano
a pizzicare al pensiero di quelle scene...
Lui che, convinto di non correre rischi era andato a farsi
il bagno... Sua madre che entrava dalla porta e...
"Bastardo! Devi
morire! Devi uscire dalla mia vita! Sei un demonio! Uno schifoso demonio!"
"Mamma! lasciami ti prego!"
"Devi morire!
Nessuno ti vuole qui! Pensi davvero che qualcuno ti voglia vivo? Nessuno!
Nessuno ti ama e nessuno ti amerà mai!"
"Mamm..."
"Se io ti uccido
nessuno mi darà dell'assassina! Nessuno! Tutti ti vogliono morto, Mihael!! Ne sono certa! Tu non sei
mio figlio! Tu sei un demone! Un demone venuto al mondo per rovinarmi! Ma non
te lo permetterò!"
Lo sguardo del bambino
era indescrivibile. La madre era una folle.
"Potrai anche
essere nato da me, Mihael! Ma sappi che non me ne
importa! Con questo sacrificio libererò il mondo da un essere ripugnante come
te!
Si ritrovò
improvvisamente con la testa sott'acqua e le mani di lei intorno al suo esile
collo. Lo stringevano forte.
Sentì i sensi svanire
e l'acqua salirgli su per le narici provocandogli un dolore lancinante alle
tempie e al petto.
Lo serrava tanto
violentemente fino a lasciargli dei segni rossi sulla pelle.
Voleva vederlo morire.
Voleva vedere la sua vita giungere al termine. Voleva liberarsi di quella
macchia che gli era stata imposta con la forza anni prima. Voleva essere lei a
sentire gli ultimi battiti del suo cuore.
Aveva bevuto molta
acquae, quando
sua madre si accorse di quello che stava facendo... Quando si accorse che il
figlio aveva la testa immersa nell'acqua e non respirava più...
"Mihael! Mihael, ti prego parlami!"
Il corpo del piccolo
giaceva inerme tra le braccia di lei. I capelli zuppi che gli ricadevano sul
viso.
Andò nel panico più
totale rendendosi conto di quello che aveva appena fatto. Aveva tentato di
uccidere suo figlio.
Fu in quel momento che
i vicini, attirati dagli urli strazianti della donna, accorsero a vedere cosa
era successo. Videro il piccolo adagiato sul letto, inzuppato dalla testa ai
piedi. La pancia non produceva il minimo movimento, non respirava.
La madre rannicchiata
in un angolino che piangeva, ma che nello stesso tempo
aveva il viso contratto in un ghigno. Un ghigno di pazzia pura. Di sadismo.
Gli occhi sbarrati
puntati verso il letto e la voce tremante.
"Ce l'ho fatta... L'ho ucciso! Ho liberato il mondo da
quell'essere ripugnate di mio figlio! Il Signore me ne sarà grato per
l'eternità!"
La coppia che era
accorsa la guardò allibita. La donna, sulla cinquantina, accorse verso il
piccolo per controllare se era vero. Se era vero che quella donna, quella
pazza, aveva davvero ucciso il figlioletto. L'uomo si avviò verso il telefonino
per chiamare i soccorsi quando la moglie gli disse che
Mihael non respirava più.
"Fermati! Non
toccarlo! E’ mio figlio e decido io cosa deve esserne di lui! E’ un demonio! E’
stato giusto così! Doveva morire!"
Arrivarono i soccorsi,
e mentre l'uomo teneva ferma Claire,
sua moglie prese tra le braccia il piccolo portandolo fuori verso
l'ambulanza.
Dovettero fargli la
respirazione artificiale diverse volte. Sembrava che non si riprendesse e che
lei fosse riuscita nel suo intento, ma, dopo alcuni minuti, Mihael
iniziò a tossire, sputando tutta l'acqua che aveva bevuto... Si
svegliò nel giardino di casa sua. I vicini che lo guardavano preoccupati e i
soccorritori che, delicatamente, alzavano il suo corpo adagiandolo sulla
barella.
Qualcuno gli stava
tenendo la mano... Riuscì ad intravedere la figura vestita di nero dai lineamenti
maschili che gli ripeteva qualcosa che lui però non
riusciva a capire.
Poco
prima che la porta
dell'ambulanza si chiudesse, l'uomo gli mise qualcosa intorno al collo.
Un rosario di perline
rosse e bianche. In fondo alla catenina un piccolo crocifisso.
"Pregherò per te,
Mihael... Adesso dormi piccolo, io rimarrò con te
finché non ti riprenderai."
Capì solo in quel
momento chi era... FatherJohn... Chi altri poteva dirgli certe cose se non lui?
Chiuse gli occhi
accennandogli un lieve sorriso, mentre la madre, ancora scioccata, veniva portata via da un'altra ambulanza...
Matt è ancora dietro la porta con
l'orecchio teso. Trema. Trema da capo a piedi ad ascoltare una cosa simile... Mello... Il suo adorato Mello...
Allora è questo che aveva passato
prima di essere portato alla Wammy's House...
Il biondino tira su col naso mentreNear continua a fissarlo.
"Mi spiace..." azzarda
abbassando lo sguardo " Non pensavo che tua madre... Avesse cercato di
ucciderti..."
"Non preoccuparti... In ogni
caso in seguito io fui ricoverato per qualche giorno e lei fu portata in un
manicomio. Era pazza. non era capace di intendere e di
volere perciò non l'hanno arrestata... Io fui affidato al parroco, quello che
anni prima convinse mia madre a non abortire... Mi tenne con lui per due anni
fino a quando mia madre non fu fatta uscire. Durante quel periodo mi insegnò
tante cose... A pregare... A credere in un Dio che mi voleva bene... Questo rosario è lo stesso che mi diede quel giorno. Gli
volevo tanto bene. Mi diceva continuamente che non era colpa mia se mia madre
era così. Che non era colpa se mio fratello..."
"Fratello?" Near lo
interruppe.
Fratello? Mello aveva un fratello?
"Si... Il mio
fratellino..."
"Come si chiama?"
" Non è mai nato... Prima di
tentare di uccidere me... Alcuni mesi prima mia madre, mentre era incinta fu
lasciata dal suo compagno. Una notte non riuscivo a dormire e così mi diressi
verso la sua stanza sperando che per quella volta mi tenesse con sé... Quando aprii la porta e vidi che Gregory
era con lei sul letto, rimasi pietrificato. Gregory
non doveva sapere della mia esistenza, mamma lo aveva ripetuto tante volte...
E’ solo colpa mia... Lei mi si avventò contro picchiandomi e dicendomi che ero
un mostro, che non sarei dovuto essere lì e che gli
stavo nuovamente rovinando la vita. Se quell'uomo non l'avesse
fermata io sarei morto sicuramente, mi avrebbe ucciso anche lì, davanti a
lui... Lui la lasciò dandole della pazza isterica con cui non voleva più avere
niente a che fare... Lei aspettava un bambino... Per la seconda volta aspettava
un bimbo da un uomo che l'aveva fatta soffrire. Quando lui se ne andò, lei si
diresse verso la cucina e prese un coltello. Mi minacciò, ma poi..."
Mello inizia a piangere. Non
riesce più a trattenere i singhiozzi.
" Io... Io non volevo... Io
volevo il mio fratellino! La mamma si è accoltellata al ventre e lo ha perso
per sempre! E io, io che avrei potuto avere un fratellino sono rimasto
nuovamente solo! Ed è tutta colpa mia, mia e solo mia!"
Near gli si avvicina scendendo dal
letto.
Piange, Mello. Non riesce più a
trattenersi. Deve sfogarsi con qualcuno o rischia di esplodere.
"Per questo in seguito la mamma tentò di uccidermi. Mi
riteneva responsabile di tutto. La mia sola esistenza era causa di dolore."
" Mi dispiace...io non credevo che..."
Fa per sfiorargli la mano, ma il grido straziante di Mello lo blocca.
"Voglio Matt! Dove è Matt?"
Matt? Cosa centra ora il suo amico?
"Matt! Perchè? Perchè finisce
sempre così? Matt era l'unico che considerassi
alla pari del mio fratellino! Era l'unico a cui tenevo
a tal punto! E adesso pure con lui è finita! Prima dice di non voler più essere
il mio migliore amico... E poi... E poi lui..."
Matt, che stava sentendo tutto, si
portò una mano alla bocca scivolando a terra, contro la porta... Cosa aveva detto Mello? Non
riusciva a crederci... Non immaginava minimamente che Mello,
il suo migliore amico, la persona per cui aveva
scoperto da poco di provare dei sentimenti che vanno oltre la semplice
amicizia... E che aveva fatto soffrire più di chiunque altro, lo considerasse
come un fratello minore. Per di più lo aveva sostituito al fratellino che non
aveva mai potuto avere...
Si sentì una vera merda, Matt.
"Mello, adesso
calmati..."
Near tenta di tranquillizzarlo, la
situazione sta degenerando... Se avesse saputo cosa aveva passato Mello di certo non sarebbe andato a chiederglielo...
Ma sapere per lui era molto importante. Troppo.
"No che non mi calmo, accidenti! Mia madre è morta! Mio
fratello non è mai nato e Matt... Matt non so più come lo devo considerare! Non mi
vuole più bene! Non mi vuole più come amico! Ne sono certo! Per non parlare di
te! Ti ho quasi ucciso, Near! Avrei potuto essere
davvero un assassino!"
"Mello..."
Per un attimo Near non pensa alle
conseguenze e pone un'ultima domanda al biondino.
"Avanti Mello... Sfogati pure..."
"Eh?"
Si guardano per qualche secondo, poi Near
continua...
"Come... Come è morta tua
mamma?"
Matt da dietro la porta piange.
Avrebbe voglia di spalancare la porta e prendere Near
a pugni in faccia. Vuole che se ne stia zitto. Che la finisca
di torturare il suo amico in quel modo, non ha senso quello che fa… Tempestarlo
di domande private nel momento in cui lo vede più debole… Sicuramente quella di
porre quesiti del genere ora, non è assolutamente una scelta casuale da parte
di una persona come lui.
"P-perchè ti interessa?"
"E’ tua mamma che ti fa star
male... E’ pensare a lei, Mello... Se ti sfoghi
magari... Magari ti passa, ecco."
Il biondo ci pensa un poco su... Perchè
sta dicendo tutto a quel piccolo mostriciattolo bianco? Perchè proprio a lui e
non a Matt? In fondo, il secondo è il suo migliore
amico, avrebbe dovuto già raccontargli quelle cose… Almeno, era il suo migliore amico.
Forse è perché non gliene importa più nulla, tanto la sua
vita è già uno schifo e peggio non può andare. Non ha niente da perdere.
"Mia mamma... Si è suicidata.”
Quando l'hanno fatta uscire dal
manicomio dopo che tentò di affogarmi, lei venne a prendermi a casa di FatherJohn dicendo che era
cambiata e che voleva riprendere a vivere con me. Io le credetti
e la seguii in macchina convinto che ci saremo diretti immediatamente a casa
nostra... Ma lei prese un'altra strada che portava da tutt'altra
parte... Riuscii a malapena a rendermi conto che accelerava quando lei, con un
tono fin troppo tranquillo, mi disse...
“Sai, Mihael, ho avuto un'idea mentre
ero rinchiusa là dentro, visto che ho avuto molto modo di meditare... Penso che
né me né te meritiamo di vivere... Tu mi hai rovinato la vita, piccolo, me
l'hai distrutta. Completamente...”
"Io la guardavo, ma non osavo aprire bocca... Sapevo
benissimo cosa aveva in mente eppure tentare di fermarla non sarebbe servito a
nulla..."
“Però... Misno resa conto che anche io
sono stata una cattiva madre. Sono stata orribile nei tuoi confronti, piccolo
mio, e... Mi dispiace davvero tanto... Tutti e due abbiamo sbagliato. Io per
prima, e il perchè lo sappiamo entrambi... Avrei
dovuto abortire quel giorno in cui scoprii che ti portavo in grembo, ma dopo le
parole di FatherJohn, non
ce la feci… Ti ho perfino dato il nome di un angelo sperando che fossi davvero
stato un dono del Cielo come afermava quell’uomo, ma
così proprio non è stato. Ho fatto un grosso errore, perciò... Oggi rimedierò al danno che ho fatto. Addio, Mihael.”
"Fu solo in quel momento che tentai di fermarla preso
dal panico. Mi buttai su di lei cercando ditogliergli le mani dal volante. Lei
sbandò e la macchina andò a finire in mezzo ad un prato... Me lo ricordo ancora
vagamente... Però non riuscii ad impedirgli di
compiere quel gesto assurdo e l’automobile si schiantò contro un albero. Svenni
sul colpo, ma sopravvissi... Quando mi svegliai in
ospedale mi dissero... Che lei era morta, non c’era stato niente da fare."
Mello non versa più alcuna
lacrima. E’ come paralizzato nel ricordare quelle cose terribili... E la cosa
che lo fa star ancora più male è che lui, la causa di tutto, se l'è cavata
svenendo...
"Mello... Perchè...
Non riesco ad odiarti?"
"Eh?"
La frase del piccolo risveglia Mello
dai suoi pensieri. Cosa ha detto? Perché dovrebbe odiarlo? Non capisce, non
capisce e ha quasi paura di ascoltare. Se Near l’ha
detto ci dev’essere una motivazione. Non fa mai nulla
a caso.
"Tu non lo sai perchè nell’impatto hai perso i sensi...
Io però quel giorno ti ho visto... Ho visto tutto…"
" Eh? Ma che stai dicendo, Near?
Tu..."
"Io quel giorno ero lì, Mello.
La mia mamma mi aveva portato a giocare al parco... In quel prato... Ed è in
quel prato che l'ho vista l'ultima volta... E’ stata travolta dall'auto di tua
madre."
Waaaaa… nuove rivelazioni! Eheh…
Non ve lo aspettavate, vero? Un colpo di scena su Near!
E anche uno sul rapporto tra Mello e Matt! Come si evolverà secondo voi la cosa? Hehe… Lo scoprirete leggendo…
Vi abbracciamo tutte!
Grazie per le vostre recensioni che ci spingono davvero a continuare!
Near osserva Mello con sguardo atono, continuando ad avvolgersi la
ciocca ribelle nel dito indice della mano destra
Ore 10:20 – 18 ottobre
2000
Near osserva Mello
con sguardo inespressivo, continuando ad avvolgersi la ciocca ribelle nel dito
indice della mano destra.
Osserva il suo corpo, paralizzato nell'udire quella frase.
Le sue labbra prendono a tremare di fronte ad una simile rivelazione e gli
occhi, rossi, assumono un'espressione vuota, spaesata, persa.
Forse... Che sia tutta opera della
sua mente? Magari quello che ha udito è un processo del suo inconscio che lo
spinge a prendersi la responsabilità di tutto e dell'essere colpevole di ogni
cosa che accade? Magari è così. Pensa di aver capito male, di essersi
auto-convinto a tal punto di essere colpevole da creare avvenimenti
inesistenti...
Near continua a guardarlo.
Comprende il suo stato d'animo, in fondo... Eppure
quelle frasi sono la sua vendetta personale. Anche se si è affezionato al
biondino e gli faccia male vederlo soffrire... Anche
dopo essersi reso conto della situazione che aveva passato, qualcosa dentro di
lui chiede vendetta.
Vendetta per avergli portato via la figura materna...
Vendetta per averlo maltrattato per tutto quel tempo...
Vendetta per lo scherzo che quasi gli era costata la vita...
E quel qualcosa sta prendendo il sopravvento trasformando il
piccolo ragazzino innocuo in una vera e propria macchina di tortura psicologica.
Le sue reazioni sono un’amara soddisfazione.
"Proprio così, Mello... Quel giorno ero presente. Ho visto la macchina di tua madre
schiantarsi contro l'albero investendo in pieno la mia... Come
pensi che mi sia sentito? La persona per cui contavo di
più al mondo era appena scomparsa… Quando i soccorritori arrivarono per mia
madre non c'era più nulla da fare e io non riuscii nemmeno a piangere... Mi fa
male pensarci, sai, Mello? In quel momento mi voltai
verso il resto delle macerie osservando altri uomini che tiravano fuori il
corpo privo di vita di tua madre e poi... E poi te. Eri ancora vivo nonostante
i numerosi lividie
i tagli provocati dallo schianto. Estrassero il tuo corpo insanguinato dalle macerie mentre eri privo di sensi... Gli unici sopravvissuti
siamo noi due, Mello. Uno dei soccorritori mi prese
in braccio allontanandomi da mia madre e facendomi salire sull'ambulanza, la
stessa in cui portarono te. Sento ancora le loro voci... E’ tutto ancora vivido
nella mia mente. Continuavano a chiedermi se mi ricordavo
il mio nome e se riuscissi a sentirli. Pensavano che fossi impazzito per lo
shock e che fosse per questo che non accennavo parola... Invece
io stavo benissimo... Io... Stavo male per la morte di mia madre, ma allo
stesso tempo... Mi sentivo felice... Libero... E’ una cosa strana, vero? Quando
arrivammo in ospedale e tu ti svegliasti, io ero dietro la porta della tua
stanza. Ero venuto per vedere se stavi bene. Non sapevo a chi rivolgermi, non
avevo più nessuno. Ero solo per la prima volta in tutta la mia vita... Però allo stesso tempo c'eri te... Sentivo di essere
legato a te dopo l'accaduto e allora qualcosa mi convinse a provare a parlarti,
però mi bloccai quando, da dietro la porta, ti sentii piangere. Ti avevano
appena detto di tua madre, che era morta... Piangesti
per più di mezz'ora e lì pensai di non poter reggere il confronto... In questo
stesso momento me lo chiedo... Io stesso non piansi per mia madre, che mi
voleva tanto, davvero tanto bene... Come hai fatto tu, a piangere per una
persona che ti voleva abortire, che ti odiava e che desiderava la tua morte? In
seguito, alcuni mesi dopo fui portato qui. Mi dissero che era il posto più
adatto ad un bambino come me... Fu una bella sorpresa
scoprire che tu eri stato portato nello stesso istituto, così pensai che magari
saremmo potuti diventare amici... Mi ripromisi anche che non ti avrei mai e poi
mai detto di quello che era accaduto a mia madre a causa dell'auto della tua...
Non volevo farti soffrire ancora di più, anche perchè la tua stessa mamma era
stata coinvolta nell'incidente... Però..."
Near si ferma per qualche secondo.
Il suo sguardo assume un'espressione leggermente severa rivolta al biondo.
"Però quando mi hai detto che... Che
tutto... Che il tentato suicidio di tua madre... Che l'incidente... E che la
morte della mia mamma sono avvenuti a causa della tua stessa nascita... Allora
ho pensato che forse sarebbe davvero stato meglio che tu non fossi mai nato, Mello. Davvero. Potrò sembrare crudele a dirti ciò, ma
questa è la pura verità, non posso mentirti... Se tu
non fossi mai nato io ora non sarei qui, sarei ancora con la mia mamma... Se tu
non fossi mai nato tuo fratello sarebbe vivo e magari avrebbe un carattere
migliore del tuo... Se tu non fossi qui, tua madre sarebbe viva e pure la
mia... Ci hai mai pensato? La vita è tremendamente ingiusta..."
Mello sembra non sentire. Lo
sguardo allucinato è sempre puntato nel vuoto.
"C-che hai detto, Near? Stai... Scherzando, vero?
Dimmi che è tutto uno scherzo..."
"Affatto. E’ la pura verità... Tu sei nato solo per
portare dolore agli altri... Ma non credo che tu possa
capirl..."
Non finisce la frase che il biondo gli si avventa contro
stringendolo al collo. Forte.
"Io... Io...Io ti
ammazzo!"
Preso da un raptus di pazzia dato dalle parole velenifere
rivolte dal più piccolo Mello inizia a stringere
forte quell'esile corpo, rischiando davvero di ucciderlo.
Near terrorizzato inizia a
dimenarsi tentando, con le poche forze che ha, anche a causa della febbre, di
liberarsi da quella stretta mortale. Inutile.
"Mello... Mi... Non riesco a
respirar.. Re..."
Mello non ragiona più. Non sente
le parole del piccolo. Preme i pollici contro la sua pelle tentando di
bloccargli del tutto la respirazione. Vuole ucciderlo.
Vuole ucciderlo sul serio, vuole vederlo morire per quello che ha detto. Non
importa se è più piccolo, non importa se non riesce a difendersi.
Near nel frattempo tenta di
liberarsi del suo aggressore in ogni modo. Si dimena, si agita, le sue piccole
dita sono strette attorno a quelle mani assassine per staccarle, senza
successo.
Ha terribilmente male alle testa,
ai polmoni e alla gola. L’aria arriva a fatica.
“Bastardo… Muori, bastardo…”
“Mel… No… Mi…”
Che lotti pure quanto vuole, che si lamenti disperatamente…
Vuole vedere il lume vitale dissolversi dai suoi occhi… Ma
non ci riesce. Qualcosa da dietro lo stringe forte
intorno alla vita traendolo indietro. Due braccia coperte da due maniche a
righe... Matt.
"Mello! Lascialo! Ti prego
non fare pazzie, Mello!"
Nell'udire la voce del rosso, Mello
ritorna in sé osservando con gli occhi sbarrati quella figura che cerca aria
disperatamente stesa sul materasso con gli occhi fissi su di lui e i lacrimoni.
Lo molla all'istante lasciandosi stringere dall'amico.
Near inizia a tossire convulsamente
e a piangere, il sangue che riprende a circolare normalmente.
"Mello! Mel,
cos'hai? Cos’hai fatto? Che succede?"
Smette di singhiozzare rivolgendo nuovamente lo sguardo
verso il suo aguzzino. Matt lo stringe forte a sé mentre lui, preso da un attacco di panico, inizia a
tremare forte tra le sue braccia. La bocca serrata e gli occhi sbarrati fissi
sulla sua maglia.
Lo scuote per cercare di farlo riprendere, ma lui al massimo
gli rivolge uno sguardo impaurito, mentre le lacrime prendono a solcare le sue
guance.
"E’... E’ colpa mia, M-Matt... E’ colpa mia.... Per tutto, Matt...
Faccio schifo! Faccio schifo! Ho quasi ucciso Near!
Sei tu non mi avessi fermato io, io… Io l’avrei
soffocato… L’avrei ammazzato, Matty, l’avrei
ammazzato…"
"Adesso smettila di tremare, ti prego... Mi fai star
male, Mello, ti prego..."
"Non ci riesco, Matt..."
risponde in un sussurro strozzato “Non ci riesco…”
Near, che adesso riesce a
respirare come prima, si rende conto di quello che sta succedendo... E si
accorge di non essere riuscito a misurare le parole e a trattenere l'istinto.
Non è da lui.
Guarda Mello rendendosi conto
della situazione che si è creata. Non voleva, lui. Non voleva dire cose così
orribili a quel ragazzo, ma qualcosa in lui aveva preso il sopravvento e...
Si avvicina lentamente scendendo a tentoni
dal letto. Allunga la mano verso Mello ma, non appena
sta per sfiorargli la spalla, questa viene all'istante
allontanata.
Matt lo stringe ancora più forte
lasciando che si sfoghi rivolgendo uno sguardo severo verso Near.
Quel piccolo bimbetto amorfo ne aveva combinate abbastanza.
Era riuscito a dire talmente tante cattiverie rivolte verso Mello
da farlo cadere in una crisi profonda. Aveva tirato fuori discorsi sul suo
passato che Mello non avrebbe mai dovuto sapere e
adesso... Adesso non si può permettere nemmeno di
sfiorarlo. Non dopo quello che ha fatto.
Near abbassa lo sguardo mordendosi
un labbro, conscio di quello che ha combinato.
"Mi... Mi dispiace..." inizia riprendendo ad attorcigliarsi il solito ciuffetto,
ormai del tutto ripreso "Scusa, Mello... Non
volevo ferirti, è tutta colpa mia..."
Il biondo continua a singhiozzare contro la maglia di Matt senza rispondere al piccolo. Si sente male al pensiero
di quello che gli aveva dettoNear.
Non aveva torto, davvero tutto era accaduto in seguito alla sua nascita. Ogni
avvenimento spiacevole era avvenuto per colpa sua…
Matt è seduto sulla poltrona, non
accenna a voler mollare l'amico che, ancora sotto shock, si è accasciato a
piangere sconsolato sulle sue ginocchia.
Vuole piangere e basta, è l'unica cosa che forse lo faccia sentire meglio... Esattamente come quando morì sua
mamma. Lei lo aveva maltrattato per anni, lo aveva picchiato e aveva pure
tentato di ucciderlo... Ma in fondo era sua madre... E
anche se di rado, qualche volta il suo cuore cedeva e lo coccolava
amorevolmente facendolo sentire al sicuro...
Lei era sua madre, ed era morta.Era scoppiato disperatamente a piangere quel
giorno.
Matt continua a fissare Near, che nel frattempo si è seduto sul letto guardando
ancora Mello.
"Mello... Ti
prego... Mello, non volevo…"
"Near, non fiatare." sibila Matt continuando ad
accarezzare amorevolmente la chioma bionda.
"Mello, non lo pensavo
davvero... Io... Io non..."
"Ti ho detto di stare zitto! Ti rendi conto di ciò che
hai fatto? Mello sta male da giorni e te che fai?
Peggiori le cose insultandolo!"
Near si zittisce all'istante mentreMello, il cui corpo
sta lentamente smettendo di tremare, si alza traballando sciogliendosi dalla
stretta dell'amico.
Guarda Near con i suoi occhi
tristi e gli si avvicina lentamente, con l’andatura sbilenca e instabile di uno
zombie.
L'albino alza lo sguardo preoccupato.
"Scusami, Near... Io...non
potrò mai farmi perdonare per quello che è successo, ormai è chiaro... E’
chiaro come il fatto che non potrò mai più restituire la vita ne a tua madre, ne alla mia... E nemmeno al mio fratellino,
che sempre per colpa mia non ha potuto vivere nemmeno un giorno... Hai
maledettamente ragione, ti ho rubato tutto, Near… Per
colpa mia hai tanto sofferto, hai rischiato di morire anche tu due volte… Avevi
ragione quando hai detto che la mia sola esistenza è causa di dolore... Mia
madre aveva ragione... Se potessi in questo momento darei la mia vita per
restituirti tua madre, ma non è possibile. Però..."
Si volta a guardare Matt
rivolgendogli un sorriso malinconico che l’amico, purtroppo, non riesce ad
interpretare in tempo.
Le lacrime riprendono a scorrere lungo il suo viso e,
innumerevoli singhiozzi, spezzano il silenzio che si era
creato per pochi istanti.
Senza più dire una parola Mello si
incammina verso il corridoio uscendo dalla porta.
Matt tenta di fermarlo dopo
qualche secondo di stallo, ma Mello ormai è sparito
dietro l'angolo. Near è impietrito sul suo letto a
ripensare alle parole che gli ha detto il biondo.
Matt ha paura...Paura che Mello possa fare una cazzata.
Scusate se ci abbiamo messo un po’, ma ora abbiamo iniziato anche RippingHeart, e la cosa ci
prende tempo… Noi però non vi abbandoniamo! Infatti
ecco il nuovo capitolo, speriamo vivamente che sia gradito, e che l’attesa non
sia stata troppo snervante!
Baci a tutti quelli
che leggono, in particolare a tutti i nostri accaniti recensitori
di fiducia!
Quell'orfanotrofio è gigantesco e Mello
può essere ovunque... Tranne in chiesa. Ormai quel
luogo non è più adatto a un tipo come lui... Assolutamente.
Lo conosce bene, si sente di sicuro troppo impuro
per entrarci. La chiesa non è fatta per persone sporche di peccato come lui.
Almeno non secondo la mentalità del ragazzino.
Suona la campanella della mensa e Matt,
che ormai si è arreso, si dirige seguendo alcuni compagni alla grande sala da
pranzo.
Si guarda attorno per vedere se riesce a scorgere il
biondino. Niente. Vede invece la chioma bianca di Near
che, dopo essersi finalmente ripreso dallo shock, ha deciso di degnare i
compagni della sua presenza. Se ne sta al suo solito angolino spizzicando a
piccoli bocconi ciò che ha nel piatto e masticando con estrema lentezza, i
grandi occhi neri puntati sul cibo.
Piccolo stronzo... Ecco cosa pensa Matt di lui. Quel
piccoletto si è approfittato della sua debolezza fisica per far stare male Mello e questo gli fa venire ancora più voglia di prenderlo
a pugni...
Non ha idea Near dei momenti che avevano passato lui e Mello mentre
era sotto terra. L'angoscia provata dal biondino, la rabbia di Matt nei confronti dell'amico, la depressione, i pianti... Le preghiere disperate di Mello...
Matt aveva anche rinnegato la loro
amicizia, e per cosa poi? Per quel piccolo demonio.
Quel mostriciattolo bianco dall’apparenza fragile e innocua
capace di torturare Mello servendosi del suo passato,
servendosi della scusa della morte della propria madre... Non
era stato Mello ad ucciderla.
Mello si era fatto in quattro per
curare quel bambino che tanto odiava... Che tanto lo
faceva soffrire e che era ammirato più di lui per i suoi voti e la sua
intelligenza...
Mello odiava a morte il piccolo,
ma nonostante ciò si è preso la responsabilità di curarlo, e lo aveva fatto con
tanta dedizione, dopotutto era sua la colpa... E quella stessa colpa si è fatta
sentire sempre di più, minuto per minuto. Giorno per giorno.
Matt si avvicina lentamente a lui
guardandolo dall'alto in basso una volta giunto al suo
tavolo.
"Near."
"Non volevo Matt... Davvero."
"Non dire stronzate piccolo
bastardo... Giuro... E quando giuro non scherzo, Near... Che se Mello arriva a
stare ancora più male per causa tua io ti ammazzo con le mie stesse mani. L’ho fermato quando ti è saltato al collo, è vero, ma non per te.
L'ho fatto solo perchè sarebbe finito lui nei guai e non se lo merita. A me non
importa nulla della successione e nemmeno di restare qui... Se accade qualcosa
a Mello io ti assicuro, Near...
Che quel coltello che ora tieni in mano te lo ritroverai piantato nello stomaco
senza complimenti."
Si volta dando le spalle al piccolo e avviandosi verso il
tavolo dove è solito sedersi senza dire una parola di più. Non ce ne è bisogno.
Near è rimasto zitto tutto il
tempo rendendosi conto di quello che aveva causato.
Arrivato al suo tavolo, con sua grande sorpresa, Matt trova Mello seduto al solito
posto accanto al suo. Gli si avvicina sorridendogli e il compagno fa
altrettanto.
"Mel, ascolta..." inizia il rosso vedendo che l'amico non accenna a toccare il
suo cibo "Cerca di mangiare qualcosa. Sei appena uscito anche tu dalla
convalescenza e sei debole… Non devi ascoltare quello che dice Near. Dice solo un mare di stupidaggini..."
"No, Matty... Sono vere quelle cose..."
"Ascolta ho detto... Io ero dietro la porta mentre parlavate… Scusami, lo so, non era mia
intenzione origliare ma ero preoccupato per te e... Quando hai detto... Che per
te ero come un fratellino mi è balzato il cuore in gola... Ecco, io non pensavo
che fossi talmente affezionato a me, Mello."
Mello alza gli occhi stralunati
verso l’amico. Le guance sono tinte di una strana tonalità color melanzana.
“Per me sei sempre stato importante… Da sempre…
Anche se per me è sempre stato difficile dirti in modo esplicito cosa
significavi per me…”
Matt continua a sorridergli. Non
deve farlo sentire a disagio, non ce ne è motivo. Vuole fargli sentire la sua
amicizia in quel momento tanto difficile.
“Questo ha davvero significato molto per me. Mello, lo sai che ti voglio bene.”
L’altro però non sembra ascoltarlo. Gli occhi sono fissi
davanti a lui. E’ assente.
Matt non può far altro che
sospirare sconsolato. Quel Mello lo preoccupa, quel Mello non gli piace per niente. E’ pericoloso, non è più
quello di prima.
Ora che ci pensa bene, nulla sembra che possa tornare alla
normalità… Se solo quella notte non avessero fatto a Near
quello stupido scherzo, nessuno ci sarebbe andato di mezzo.
Non riesce a farlo mangiare che pochi bocconi. Vederlo
ridotto così lo uccide dentro.
L’idea di andare da Roger e
spiegargli lo stato di salute dell’amico ritorna a farsi spazio nei suoi
pensieri. E’ certo che il biondo però non apprezzerebbe per niente, ed è
proprio questo che lo fa desistere da recarsi nell’ufficio del direttore.
Quando Mello si alza senza dire
nemmeno una parola e si allontana con il vassoio praticamente pieno di carne e
verdure fredde, Matt non lo segue. Non vuole stargli
addosso, anche se è quello il suo primo istinto. Decide di aspettare la sera
per parlargli di nuovo, di lasciargli degli spazi di privacy. E’ un suo
diritto.
La giornata senza di lui però passa fin troppo lentamente.
Le ore sembrano non finire mai.
Non ce la fa più. Alla sera deve andare a trovarlo, è
imperativo. Non riesce a stare senza di lui, non dopo che l’ha visto ridotto in
quello stato di depressione. Sta molto male, e non può fare a meno di
accertarsi che non stia tentando niente di stupido.
Dopo la frase che aveva pronunciato, ancora fresca e vivida nella sua mente
come marchiata a fuoco…
Sono le sei di sera quando
finalmente entra senza bussare nella stanza di Mello.
Spalanca la porta chiamando il suo nome… Ma non c’è
nessuno.
La stanza è completamente vuota. Il rosso rimane senza
parole, inchiodato sull’uscio. Il letto è disfatto, le coperte sono tutte
appallottolate sul fondo, per terra ci sono mucchietti di vestiti, un generale
disordine che non è assolutamente proprio del carattere di Mello.
Il crocifisso in legno che solitamente stava appeso
sopra la testata del letto è stato tolto. Il chiodo è ancora lì piantato nel
muro.
Si guarda a destra e a sinistra in cerca di qualcosa che non
sa nemmeno lui, per poi notare qualcosa. Qualcosa che lo fa rabbrividire, e che
fa battere forte il cuore nel suo petto.
C’è una pozzanghera a terra. Parte dalla porta del bagno.
Sta uscendo da lì l’acqua…
I suoi movimenti sono istintivi. Nella testa poche parole: Mello, acqua, paura, morte.
Spalanca la porta respirando affannosamente per la paura che
lo invade. Sulle mattonelle del pavimento qualche millimetro di acqua… E la
vasca da bagno che straborda.
Due, forse tre secondi di sgomento gli impediscono di
muoversi. Paura delle conseguenze? Paura di vedere Mello
morto? Forse…
Si avvicina a piccoli passi tremanti. Non riesce nemmeno a
chiamare il suo nome. Le sue corde vocali sono come ingarbugliate. Ha paura che
se provasse a dire qualcosa, dalle labbra non scaturisca altro che un gemito
strozzato.
L’amico è nella vasca da bagno, nudo…
Immerso.
Solo la parte superiore del volto è fuori. Le narici
rasentano il pelo dell’acqua. Gli occhi sono semi chiusi, assenti. Non lo
guarda.
Matt teme che sia già troppo
tardi… Ed è ora che il suo corpo scatta finalmente, come sbloccato da quella
visione terribile.
Chiude il rubinetto per prima cosa, poi, invocando il suo
nome con un grido spaventato, lo afferra tuffando le proprie braccia ancora
vestite nella vasca e tirandolo fuori di peso.
Lo appoggia a terra, per precipitarsi su un asciugamano e
poi coprirlo, facendolo mettere seduto.
“Mello! Mello!
Che diamine stavi facendo? Cosa facevi nella vasca?” urla.
Lo strofina energicamente, senza preoccuparsi del fatto che
si sta inzuppando i vestiti.
E Mello tutto ad un tratto, come
risvegliatosi da un incubo, punta gli occhi spalancati su di lui agitandosi
nella stretta dell’asciugamano, sputacchiando acqua.
“Io… Io… Credo di essere stato sul punto di addormentarmi…”
“Mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo stessi affogando!”
Mello rimane zitto. Si guarda
attorno confuso, e poi scuote la testa.
“Va tutto bene…”
Abbozza un sorriso triste, uno di quelli che rivolge sempre
più spesso all’amico. Si rialza malamente e si dirige
in camera sua a passi traballando lasciando cadere l’asciugamano a terra, senza
alcuna vergogna di farsi vedere nudo da Matt.
Il rosso è sconcertato. Mello sta
davvero dando i numeri. Addormentarsi in quel modo nella vasca… Se non fosse
arrivato avrebbe finito per affogare.
Gli viene in mente una scena che aveva sentito origliando
alla porta… Sua madre che tentava di soffocarlo proprio facendogli il bagno, e
poi, pentita lo tirava fuori salvandolo… No, non ci deve pensare, almeno lui.
Scuote la testa per scacciare quella visione grottesca e
cerca di pensare ad altro. Ai suoi vestiti ad esempio. Sono zuppi d’acqua.
Meglio andare a cambiarsi.
Esce dal bagno, osserva Mello
ancora senz’abiti sdraiato mollemente sul letto
sfatto. Sembra tranquillo…
“Vado a cambiarmi…”
Il biondino fa un debole cenno del capo.
Matt è in camera sua in cerca di
vestiti asciutti da mettersi. Opta per il pigiama, dopotutto dopo quello che è successo gli è passata la fame e, conoscendo Mello, nemmeno lui sarà in grado di cenare.
È sempre più convinto che quello
della vasca non sia stato un incidente, nonostante tenti di non pensarci,
nonostante non voglia pensarci. Mello non può tentare
il suicidio. Non è da lui, nemmeno in casi del genere.
Dopo una decina di minuti decide di tornare a controllare in
che situazioni è l’amico.
Bussa stavolta, aspettandosi una sua risposta.
“Mello… Sei sveglio?”
“Mh…”
La risposta è un breve mugolio, ma almeno Matt è tranquillo. Entra.
Il biondino è ancora nudo, seduto sul letto. In mano ha un
bicchiere vuoto. Matt si avvicina a lui sedendosi
vicino e tentando di non arrossire alla visione del suo amico totalmente privo
di abiti. Avrebbe dovuto vestirsi, non è salutare, ed è appena guarito. Si
potrebbe ammalare di nuovo.
“Mello, non hai freddo? Forse
sarebbe meglio che ti mettessi un pigiama.”
Non risponde.
Continua a fissare il pavimento con il labbro inferiore tremulo. Una goccia di
sudore cola dalla sua tempia.
Il rosso lo
guarda preoccupato, è pallido in volto. Pallidissimo. Lo prende per le spalle
voltandolo verso di sé per vedere se sta piangendo. Gli fa male vederlo
soffrire a quel modo…
Rimane scioccato quando, girandolo, si rende conto che le sue
pupille sono stranamente dilatate.
“Mel? Mel, che hai?”
Mello cade a peso morto
addosso a Matt facendo scivolare a terra il bicchiere
che si frantuma. Sconvolto, l’amico lo volta a pancia
in su stendendolo sul letto. Trema. E’
immobile e non da segni di vita, gli occhi chiusi e la labbra
di un insolito colore violaceo.
"Mello! Hey,
ti prego! Svegliati, Mello! Svegliati!"
Lo scuote per vedere se riesce a svegliarlo. Nulla.
Sta per uscire a cercare aiuto ma, poco prima di uscire
dalla porta, nota sul comodino accanto al letto delle cartine buttate alla
rinfusa. Si avvicina per vedere di cosa si tratti e,
con orrore, si rende conto che sono delle bustine che contenevano vari tipi di
medicine molto forti. Come diamine aveva fatto a prenderle? Dove le aveva
trovate?
Ha un flash di poco prima. Mello
ha appena bevuto qualcosa, aveva un bicchiere tra le mani.
Non perde tempo a cercare aiuto, non c’è tempo. Si butta
invece sul letto e si mette a ginocchioni vicino al
corpo dell'amico. Con una mano gli solleva delicatamente la testa
mentre gli infila l'indice e il medio della mano libera in bocca
tentando di fargli salire la nausea e quindi rimettere tutto quello che aveva
ingoiato… Ma niente. Mello non sembra reagire.
"Accidenti a te, Mello! Accidenti
a te!" urla senza riuscire a trattenere i lacrimoni
"Non puoi farmi questo! Non puoi abbandonarmi così con quel coso bianco!
Se muori io non glielo perdono!"
Vedendo che non arriva a indurlo al vomito in quel modo
sfila le dita filamentose di saliva fuori dalla bocca
osservando il suo corpo inerme adagiato sulle lenzuola.
Il suo cuore si sente a malapena. E’ un flebile battito
appena percettibile.
"Accidenti... Accidenti!"
Matt si stringe i capelli per la
rabbia. Si sente impotente, e di lì a poco se non avrebbe fatto qualcosa, il
suo migliore amico sarebbe morto per avvelenamento.
Guarda con rabbia Mello mentre le lacrime continuano a scorrere. Non può fare
niente altro, c’è una sola soluzione.
"Scusami, Mel, non ho altra
scelta, credimi..."
Si sistema sopra il suo corpo reggendosi sulle ginocchia e
con una mano.
"...Ma a questo punto o la va o la spacca!"
Solleva la mano destra stringendola a pugno e, con un colpo
ben assestato, gli prende in pieno lo stomaco più volte.
Ci mette tutta la rabbia che ha dentro di sé in quei pugni.
Pensa a Near, a sé stesso, a ClaireKeehl… Non è sicuro che funzioni ma se Mello è ancora cosciente, anche se a malapena, forse
riuscirà a fargli rimettere quel cocktail mortale.
"Accidenti, Mello! Devi
piantarla di fare cazzate!"
Un ultimo colpo. Violento. Talmente violento che Mello
sente una fortissima fitta alla pancia. Si sveglia di colpo strabuzzando gli
occhi. Fissi su Matt.
Boccheggia con dei singulti strozzati per pochi istanti ma non fa in tempo a dire nulla prima di ritrovarsi
a terra a vomitare.
Matt, che per lo spavento è
rimasto immobile per qualche secondo sul letto incapace di qualsiasi gesto,
scatta verso di lui sostenendolo. Si sta sentendo malissimo.
Rimette tutto il contenuto dello stomaco accasciandosi addosso
a Matt subito dopo, privo di forze.
Ansima affannosamente, il cuore gli batte all'impazzata e
avverte un forte dolore allo stomaco, senza riuscire però a parlare.
Matt lo stringe forte a sé
scoppiando a piangere ancora più forte, mentre Mello
trema ancora con gli occhi sbarrati a fissare il pavimento.
"Non farlo mai più! Mello, ti
prego! Ti scongiuro, mai più! Mi hai fatto prendere un colpo! Ho temuto di
perderti per sempre, Mello, e io non voglio! Non
voglio perderti! Sei il mio migliore amico, se la persona più importante della
mia vita!"
Mello a sentire quelle parole si
stringe a lui come per rassicurarlo, lo sguardo ancora fisso sul pavimento,
mentre le lacrime iniziavano a solcare le sue pallide gote, morendo sulle sue
labbra, ancora violacee. Le sue dita sono artigliata alla sua schiena. Non
vuole mollarlo.
I farmaci che aveva rubato quel pomeriggio dall’infermeria
lo avrebbero ucciso in poco tempo se non fosse intervenuto Matt
a salvarlo. Aveva fatto in modo di mescolare le medicine più forti ed esagerare
le dosi per far si che la morte fosse veloce... Ma non
aveva funzionato...
Le pupille sono ancora dilatate e fissano quella macchia
verdognola a terra.
Si addormenta lentamente addosso all'amico facendolo
sussultare. Matt quando lo sente accasciarsi su di
lui ha paura che si risenta male, ma quando lo volta si accorge che sta solo
dormendo per sua fortuna.
Lo tira su e lo adagia sul letto, coprendo il suo corpo
ancora nudo con le coperte.
Decide di non muoversi più dalla stanza per tutta la notte.
Deve stargli vicino. Più vicino ora che mai…
Eccoci! Ancora pochi capitoli… Siamo quasi alla
fine… E Mello sembra star sempre più male! Chissà
come la storia andrà a finire…
Matt si sveglia strizzando le
palpebre, colpite dai raggi del sole che illuminano la stanza.
Apre gli occhi stiracchiandosi. Si era addormentato sul
letto di Mello, accanto a lui, le braccia del biondo strette intorno alla sua vita ed il viso nascosto
dai capelli. Fa tenerezza a guardarlo ora, ha un’aria beata. Sembra un angelo,
un vero e proprio angelo, con il respiro regolare che gli accarezza un braccio,
le labbra semiaperte e la cascata di capelli biondi sparsa sulle lenzuola.
Si ricorda adesso che l'amico è nudo dalla sera prima.
Arrossisce di colpo Mattpensandoci
mentre, imbarazzato, tenta di sciogliersi da quell'abbraccio.
Sposta il corpo dell'amico ricoprendolo con il lenzuolo,
facendo attenzione che questo non si svegli. Non dopo quello che è successo la sera prima, è meglio che si riposi
ora...
Vedendo che Mello continua a
dormire decide di assentarsi giusto il tempo per recuperare dei vestiti e
tornare a cambiarsi da lui.
Corre facendo il più veloce possibile, ma una
volta tornato in camera dell'amico, si accorge che Mello
è sveglio e che lo sta guardando ancora da sotto le coperte con sguardo
assonnato, gli occhi semichiusi.
"’Ngiorno, Matt..."
"Buongiorno, Mello..."
Mello sbadiglia stiracchiando
braccia e gambe e mettendosi a pancia in su a fissare
il soffitto. La sua espressione, adesso che è sveglio, non è più rilassata come prima, anzi, pare malinconica. Nemmeno
arrabbiata, no, solo infinitamente triste. La sua mente vaga tra i ricordi
offuscati della sera prima, a quando Matt, mentre lui
era mezzo moribondo sul pavimento dopo aver rimesso tutto il veleno ingerito,
lo stringeva forte a sé piangendo disperato.
Il biondino è ancora stralunato... Colpa di quel cocktail di
medicine che aveva bevuto? Forse. Resta il fatto che
il suo organismo lo ha rifiutato e che ora è fuori pericolo.
Gli occhi che si rifiutano di aprirsi completamente,
regalandogli solo una vista ovattata. Un'altro sbadiglio.
Un'altro pensiero gli invade la mente mentre si volta
nuovamente verso Matt...
"Nemmeno la morte mi vuole con sé... Che roba..."
Matt lo guarda silenzioso, ancora
sulla porta.
"Hey, Matt..."
"Dimmi!"Risponde lui, curioso di sentire cosa
abbia da dirgli Mello.
"Ho fame... Andiamo a fare
colazione?”
Il rosso rimane immobile senza riuscire a dir nulla per
qualche istante, convinto di non aver capito bene.
Dopo quello che era successo...
Dopo i suoi gesti, perchè ne è sicuro, quello della vasca non era stato un
incidente come voleva fargli credere... Dopo tutto questo, Mello
riesce solo a dire che aveva fame? Beh, è naturale che abbia fame,
il giorno prima aveva a malapena ingerito qualche boccone...
"Ok, vado a vestirmi..."
Se ne va sotto lo sguardo ancora frastornato di Mello che, non appena l'amico chiude la porta, si dirige in
bagno a passo lento a vestirsi anche lui.
Dieci minuti dopo si ritrovano fuori dalla
sala da pranzo, come sempre.
Insieme si dirigono verso il loro tavolo e, alla vista di Mello, Near ha un sussulto. Vuole
andare da lui a chiedergli scusa e, al diavolo Matt,
non ci pensa due volte ad alzarsi dal suo posto e muoversi verso di lui.
"M-Mello..."
Uno stentato sussurro strozzato. Il petto quasi gli scoppia
per paura di dire qualcosa che possa fare nuovamente male al compagno più
grande.
Mello si volta verso di lui.
" Ciao Near..."
" Ecco... Io volevo chiederti
scusa per ieri... Non volevo dirti quelle cose!" gli dice alzando la testa
verso il suo viso per guardarlo negli occhi.
Mello lo guarda un po’, sempre con
lo sguardo sconvolto con cui si era svegliato per poi
accucciarsi di fronte a lui.
"Near, te l'ho già detto, va
tutto be... Bene..."
I suoi occhi intravedono il leggero segno rosso provocato
dalle sue dita quando queste, in un raptus di pazzia,
strinsero forte il collo dell'albino. Strisce rosate che risaltano sulla sua
pelle lattea.
"Accidenti..." sussurra
tastando la sua pelle macchiata con i polpastrelli delle sue dita "Ti ho
lasciato proprio un brutto segno... Non volevo..."
Near scuote forte la testa.
"No! Tu non mi hai fatto nulla! è
colpa mia Mello..."
"Scusa, Near, ora dobbiamo
andare a fare colazione... Ho un po’ di fame, ieri non ho mangiato quasi
nulla... Semmai ci vediamo dopo, ciao... E scusami ancora..."
Matt segue Mello
senza dire nulla. E’ strano, troppo strano oggi.
Near rimane imbambolato
sull'uscio, a fissare quella figura esile dirigersi al suo tavolo con passo
oscillante.
Una volta arrivati al tavolo i due
iniziano a mangiare la colazione. Mello sembra
tranquillo e questo non può che sollevare il morale a pezzi di Matt. Continua nonostante tutto però a scrutare il modo con
cui l’amico mangia. Inguia lento piccoli bocconi di
cereali, masticando con una flemma esasperante.
Il rossino si decide a distogliere
da lui lo sguardo e guardare verso la porta, solo quando viene
attirato da alcuni rumori. Fa capolino la figura agitata di Roger
che, insieme ad altre persone, corre a destra e a
manca scrutando tutto ciò che gli sta intorno preoccupato. Entra nella sala da
pranzo dirigendosi verso Mello e Matt
col respiro affannato dalla corsa. Sembra elettrizzato, il direttore.
Matt lo guarda sghignazzando: non
sa che i vecchietti della sua età dovrebbero prendersela con calma?
"Mello! Matt!"
"Si, Roger?" chiede
educatamente Mello alzando la testa dalla sua tazza.
"Ascoltate... Tra qualche sera ci sarà la festa di Halloween come ben sapete..."
"Si, e quindi?"
Roger si guarda intorno ansimando
per poi osservare nuovamente loro due.
"Mi raccomando, niente guai! Non buttate all'aria
nulla! Niente disordine e guai a voi se rompete qualcosa..."
Termina la frase correndo via verso gli altri uomini che
erano con lui a fare su e giù per la casa.
Matt scoppia a ridere alla visione
di un Roger come quello. Si vede che si è
rincoglionito a causa della sua età.
"Povero Roger!" esclama
divertito " Dovrebbero metterlo in una casa di riposo per anziani! Ahahah!"
Mello sorride leggermente e si
rimette a bere la sua cioccolata, dopodiché, una volta che entrambi hanno
finito la colazione, propone all'amico di uscire a prendere una boccata d'aria.
Matt non capisce cosa gli stia prendendo a Mello. E’
sempre più confuso.
E’ cambiato all'improvviso nel giro di poche ore... Che abbia deciso di tornare alla sua normale vita e non dare
retta a quel piccolo mostriciattolo? In cuor suo spera sia veramente così, che
tutto torni alla normalità, ma lo sa bene che Mello
non è il tipo che lascia perdere certi avvenimenti così facilmente... No, Mello ha in mente qualcosa, se
lo sente. E la cosa lo spaventa terribilmente.
Decide però di non dare a vedere la sua inquietudine. Meglio
far finta di niente.
Gli sorride accettando la proposta e, sempre insieme a lui , si dirige verso il cortile dell'orfanotrofio.
Appena fuori dal portone, il biondo
lancia un'occhiata alla chiesa, scrutandola dal basso verso l'alto. Poi,
vedendo che Matt lo sta osservando, prende a correre
verso l'albero sotto il quale è solito sedersi. Ovviamente l'altro lo segue
senza aprire bocca…
Mello si sdraia sull'erba, lo sguardo
sempre puntato verso l’edificio sacro.
"Mel..." attacca Matt che gli si è appena
seduto accanto.
"Dimmi..."
"Perchè l'hai fatto? Mi riferisco..."
"Alle medicine?" lo precede Mello
con un sorrisino sarcastico " Non lo so... E’ che tutto d'un tratto il mio
passato mi è ripiombato addosso... Lo so, sono un codardo, Matty... Ma ho pensato di
non avere la forza di ripercorrere tutti quei ricordi, e quando Near ha detto di sua madre... Allora ho sentito il bisogno
di farlo... Pensavo che sarebbe stato meglio... Io non sono che un danno…"
Matt a sentire quelle parole si
sente quasi male. Lo abbraccia di scatto stringendolo forte a sè, sentendosi morire. Vuole fargli sentire, vuole fargli
capire quanto quel suo gesto lo abbia fatto
preoccupare...
Purtroppo però Mello pare non
reagire a quell’azione disperata. Ne sembra insensibile, ne sembra
assolutamente immune. E’ come se il suo affetto non lo sfiorasse. Rimane
impassibile, immobile con lo sguardo rivolto sempre verso la chiesa.
"Mello, ti prego! Non farlo
mai più! Promettimelo! Giuramelo!"
" Io non giuro, Matty, non ho
mai giurato."
Con l'ultima frase Mello fa
intendere all’amico che non gli è passata, che nulla potrà tornare come prima.
"Ora scusami, Matt... Devo
andare a fare i compiti... Ieri non ho studiato..."
Si dirige a passo lento verso l'edificio scomparendo dalla
vista del rosso, sempre preoccupato.
Matt decide di lasciarlo andare, nonostante
abbia paura che tenti nuovamente qualche cazzata è
meglio non stargli troppo addosso...
All'ora di pranzo si avvia verso la
mensa e lo trova sempre al solito tavolo. Near pure è
sempre al suo, da solo, mentre osserva Mello con
insistenza con quei suoi occhi neri... E ciò a Matt
non piace affatto.
Si dirige senza pensarci due volte verso Near
che, una volta che egli gli è vicino, lo guarda negli occhi precedendolo nel
discorso.
"Ascolta, Matt, io... Io non sono il migliore amico di Mello.
Quello sei tu. Purtroppo non posso fare molto per lui nonostante sia in gran
parte mia la colpa per tutto ciò... Ho solo una cosa da dirti... Mello si sta comportando in modo troppo strano."
Matt lo scruta freddo.
"Cosa intendi?"
"Intendo che è da quando è
arrivato e si è seduto che non fa altro che starsene immobile al proprio posto,
senza toccare cibo ne acqua e ad osservare tutto ciò che gli sta intorno... Ogni
tanto punta lo sguardo verso Linda, dopodiché si fissa a guardarla, finché non
viene distratto dagli altri..."
“Near... Lo sanno tutti che Mello anche se
ha sempre negato, è sempre stato affezionato a Linda." Risponde Matt cercando di farsi vedere sicuro
anche se, in cuor suo, ha una folle paura che Mello
stia davvero impazzendo...
Il biondo si volta verso di loro vedendoli stranamente
insieme, così, accorgendosi di aver destato la loro attenzione si limita a sorridergli
per far capire che va tutto bene... Ma è appunto il
suo bizzarro sorriso a far capire il contrario.
Se tutto fosse tornato alla normalità Mello
avrebbe semplicemente chiamato Matt per pranzare con
lui, magari avrebbe anche indirizzato un insulto gratuito a Near...
Tutt'altro invece.
Mentre quest'ultimo fa per avvicinarsi, Mello
si alza dal tavolo salutandoli e dirigendosi in cameretta dicendo semplicemente
di non avere appetito e di avere delle cose da fare.
Matt lascia perdere sedendosi e
ripetendosiper
l’ennesima, disperata volta che va tutto bene e che l’amico non farà nulla di
avventato.
Passano dieci minuti... Poi
mezz'ora... Poi due ore.
Solo dopo tutto quel tempo decide di andare a trovare
l'amico. Ha giocato insieme agli altri anche se senza
di lui non si diverte. Apre la porta sperando di non trovarsi le scene del
giorno prima... E quasi gli viene un colpo.
Tutto in perfetto ordine, ecco come trova la stanza.
Mello l'ha riordinata sistemando
tutto al proprio posto. Anche il crocifisso è nuovamente attaccato al muro,
sopra il letto.
E’ stranissimo. Il biondo è sempre stato un ragazzo
piuttosto disordinato. Non ha mai visto la sua stanzetta lustra come ora.
Entra chiudendo la porta, rivolgendo l'attenzione alla
figura che sta inginocchiata accanto a quello stesso letto con il viso nascosto
tra le mani giunte.
" Mel? Hai sistemato tutto,
incredibile... E io che ero preoccupato che ti stessi sentendo ancora male..."
Gli si avvicina sedendosi sul materasso e osservandolo in
tutta la sua concentrazione. Gli tornano in mente i momenti di crisi in cui si
rifugiava nella chiesa. Ha rinunciato ad andarci per pregare, dopo quello che è capitato. E’ stata l’ultima volta…
Si ricorda delle brutte parole che Matt
gli ha rivolto quandoNear
stava ancora in quella cassa... A quando gli ha dato un pugno in bagno
facendogli rimettere ciò che aveva mangiato... E ancora, a quando ha preparato
i dolci per Near mentre lui, pensando che l'amico
fosse andato a divertirsi, loha
aggredito sulle scale rischiando di farlo cadere, vendendolo poi perdere i
sensi tra le sue braccia a causa di una forte influenza che Near
gli aveva trasmesso.
Alla fine di tutto, dopo quell'orribile scherzo... Mello avrebbe dovuto sentirsi in
colpa... Stare male anche lui, ma non fino a questo punto.
Near sapeva anche delle cose
orribili riguardo l'infanzia di Mello
e ha deciso pure di utilizzarle in un periodo di crisi come quello...
Alla fine a rimetterci veramente è stato il biondino.
Continua a pregare senza distrarsi. E’impressionante la sua
capacità di rimanere in ginocchio per ore davanti ad un'immagine di Cristo... Come se stesse pregando per qualcosa di importante.
Matt trova tutto ciò abbastanza
inquietante.
Osserva ancora Mello in ginocchio quando, senza preavviso, la porta viene
spalancata.
Roger, di nuovo.
"Ragazzi!"
I due lo guardano senza capire cosa stia succedendo. Cosa vuola ancora, quel vecchio rimbambito?
"Cosa... Cosa c'è, Roger?" azzarda Matt
guardandolo.
"E’ tutto a posto qui? Ve lo ripeto ancora, vedete di
non buttare in disordine nulla, capito?"
"Signor Roger..."
Un ragazzo con uno scatolone pieno di festoni in mano lo
chiama dal corridoio per avere attenzione.
"Si, dimmi, ragazzo!"
"Dove li metto questi?"
"Attaccali per tutto il corridoio, la festa di Halloween è vicina!"
I due ragazzini lo guardano male... Alla
festa di Halloween mancano ancora diversi giorni, non
c’è motivo di agitarsi in quel modo a dir poco ridicolo... Vero che l'istituto
è enorme, ma non ci vuole molto per appendere ai muri qualche ghirlanda e
scavare una decina di zucche.
"Ah! Un'altra cosa ragazzo! Va a dire ai tuoi compagni
che voglio vedere il giardino ben rastrellato per stasera, di raccogliere le
cartacce e di pulire il cancello! deve essere tutto in
perfetto ordine! Sia chiaro anche per voi!" dice rivolgendo poi lo sguardo
a Mello e Matt che
annuiscono immediatamente.
"Non preoccuparti, Roger."
rispondeMello alzandosi in
piedi, ma non prima di aver fatto il dovuto e rispettoso segno della croce
rivolto al crocifisso "Entro stasera sarà tutto a posto, vedrai, non so
per cosa tu stia preparando tutto questo ma... Te lo assicuro. Entro stasera la Wammy's House
sarà più pulita che mai."
Il vecchio lo guarda sorridendo. Non ha mai visto Mello fare un discorso simile, ma a parte la sorpresa ne è
davvero felice. Può tirare un sospiro di sollievo.
"Bene, Mello. Sono felice di
vedere che stai meglio rispetto agli altri giorni. Mi aspetto molto da te,
quindi, mi prometti che stasera sarà tutto in ordine?"
"Non ti preoccupare, lascia fare a me."
Il direttore sorride ad entrambi i ragazzini per poi
congedarsi insieme all'altro ragazzo chiudendosi la porta alle spalle. Matt volge lo sguardo nuovamente a Mello.
Sta sorridendo, e questa volta è un sorriso vero.
"Mello... Come
mai all'improvviso ti è venuta voglia di aiutarlo a pulire l'istituto? Te non
lo detestavi Roger?"
"Uh? Non mi pare di aver detto nulla di strano, ho
voglia di rendermi utile, visto che ho finito i compiti con largo anticipo. Ora
scusami, Matty, ma devo andare a ripulire questo
posto... E’ piuttosto sporco... Non penso che a Roger
piaccia vedere il suo istituto in questo stato ..."
Detto questo anche lui segue Roger
lasciando Matt da solo in camera, in piedi a fissare
la porta chiudersi.
Le ore passano in fretta ed arrivano le 7.30 di sera...
Matt si è deciso a sua volta ad
aiutare ad addobbare i corridoi insieme ad altri
ragazzi, quando all'improvviso, dal fondo del corridoio, vede Near correre verso di lui con il fiatone.
"Matt! Matt!
Hai visto Mello?"
" Mel? No, è andato a pulire anche
lui l’istituto alcune ore fa ma non l'ho più visto, perchè?"
"Perchè Roger ha detto che ci
vuole tutti e tre nel suo ufficio, pare che ci debba parlare urgentemente di stasera ma non sono ancora riuscito a trovare Mello."
"Uhm... Facciamo così. Te vai a cercarlo ai piani superiori, io invece vado in
cortile, può darsi che sia ancora lì."
Near obbedisce correndo a piccoli
passetti svelti verso le scale, mentre Matt si dirige
verso il giardino.
Arriva fuori guardando in ogni direzione. Nulla. Di Mello nemmeno l'ombra.
Opta per andare a vedere dietro la chiesa, magari è andato a
sistemare anche vicino al garage.
Pochi passi, la grande ombra della quercia situata accanto
alla chiesa a coprire la sua.
Sente il rintocco delle campane suonare
quando, dall'alto, qualcosa di luccicante gli cade accanto provocando un
suono metallico.
Cade a terra il rosario di Mello
insieme alla croce.
Matt, completamente frastornato,
lo raccoglie osservandolo. Non c'è dubbio, è proprio il suo. Che diamine sta
succedendo? Cosa ci fa lì quell oggetto tanto caro
all’amico?
Distrattamente rivolge lo sguardo al cielo assumendo dopo
alcuni attimi di trance per lo shock un'espressione sconvolta, spaventata... Terrificata.
Il cuore gli si blocca in gola.
"M... Mello..."
Bene! Eccociquì
con il penultimo capitolo! Già, siamo quasi alla fine...ci mancherà anche a noi
autrici questa storia ç_ç Eh? Vi state forse
chiedendo cosa è successo a Mello...?...
non facciamo commenti ...._.
...lasciamo alla vosta immaginazione il resto, almeno
fino alla pubblicazione dell'ultimo capitolo...Speriamo di riuscire a
pubblicare presto, scusateci tanto per il ritardo ma sono subentrati alcuni
problemi ^^'''''
Mandiamo un'enorme bacione a tutti
coloro che ci hanno seguito ed hanno recensito! <3
hizumichan
Mello sexy doll
_ ISA _
Black Lolita
DarkRose86
__Aiko__
Soleya
MiyuNamikaze
Isuzu
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto e che ci
seguirete anche nel nostro ultimo ( sighnd Elly & Lolly) capitolo ^^
"Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di
un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo
Ore 19:45 – 19 ottobre
2000
"Ognuno ha il
proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a
memoria e di cui gli amici possonosolo leggere il titolo."
Virginia Woolf
Ha preso a correre più veloce che può. Non può fermarsi. Non
ora.
Stà sudando freddo ed il cuore a
malapena si sente.
Solo dei dolori lancinanti al petto accompagnati dai lacrimoni che a stento riesce a trattenere.
Sensazioni di nausea sempre più forti e tremore.
Gli occhi fissi davanti a se. Il peluche stretto al petto.
Ha preso a correre più veloce che mai. Non può fermarsi. Per
nessun motivo.
Stringe il rosario nel pugno destro provocando il tintinnio
della croce che urta contro le perline bianche e scarlatte.Rabbia profonda. Paura.
Affaticamento. Forte dolore alle gambe ed al petto a causa
della fatica. Ma deve continuare a salire. Ancora. E ancora.
" M...Mello..."
Gli occhi ancora imperlati di lacrime per ciò che ha visto.
No. Non può.
Il fruscio delle fronde degli alberi accompagnavano con un
suono sinistro quella visione. Quella figura nera.
Eretta sulla ringhiera in ferro battuto in cima al campanile
della cappella senza tenersi.
Con lo sguardo puntato verso il basso ed i capelli mossi dal
vento.
Una figura ben visibile anche da una delle stanze dell'orfanotrofio.
Quella dove sta Near.
Matt lo chiama tentando di
suscitare la sua attenzione. Mello lo vede, ma non
risponde.
" Scendi immediatamente da lì, idiota! Ti prego non
fare cazzate, Mello! Ti
scongiuro!"
Niente. Mello non gli risponde.
" A... Ascoltami... Vuoi forse rinnegare tutto ciò che
hai detto fin'ora Mello? Non eri tu il numero uno?
Non eri te coluiche
doveva battere Near? Cosa penserà L se fai una cosa simile?"
" ..."
Niente da fare, Mello sembra non
pensare nemmeno ad L in quel momento. E’ come in uno stato di trance.
Matt non vede altre soluzioni. Corre dentro la chiesa
dirigendosi verso la scalinata che porta al campanile prendendo a correre più
veloce che può... Sperando con tutto se stesso di arrivare in tempo.
Ad ogni piano sporge la testa dalle finestre per assicurarsi
che non si sia lasciato cadere.
" Signor Roger..."
" Si? Dimmi pure, hai sistemato tutte le stanze?"
" Si, ho fatto come lei mi ha
chiesto. Volevo chiederle... Ma non è un po’ presto per iniziare ad addobbare?"
" Assolutamente no... Deve essere tutto PERFETTO! Ah...
A proposito, hai visto Mello, Matt e Near?"
" Uhm... No mi dispiace, signore..."
" Capisco... Vabbé, vorrà
dire che chiederò a lui di
cercarli... Penso proprio che Mello farà i salti di
gioia, ultimamente èpiuttosto
strano quel ragazzo...”
Mello guarda fisso davanti a sé.
Matt è sparito dalla sua visuale. Sa perfettamente che tra poco se lo vedrà
comparire davanti... Eccolo.
Matt arriva dinnanzi a lui con il fiatone, si regge al muro
con una mano prendendo fiato.
Mello gira la testa subito.
Entrambi i piedi sono sul bordo del muretto, una mano a reggersi
alla colonna in pietra, gli occhi azzurri persi a guardare ilcielo quasi spenti.
" M... Mello..."
Si volta lentamente il biondo. Gli sorride timidamente.
" Ciao Matt... Scusami..."
" Mello, non fare cazzate!
Scendi immediatamente di lì!" Urla il rosso avvicinandosi lentamente, non
vuole fare agitare ilcompagno...
" Mello... Ti supplico... Vieni qui, io... Io
non voglio perderti..."
Le lacrime iniziano a solcargli il viso mentre Mello, sempre più convinto di quello che vuole, inizia a
indietreggiare versoil
vuoto con un piede.
" Mello! Avanti finiscila! Fermati!"
" Ormai ho deciso, Matty... Scusami
se sono stato un peso in questi anni... E’ solo colpa mia... E’ colpa mia se
mia madre è morta! E’ colpa mia se è morta anche la madre di Near! E’ colpa mia se miofratello non è mai nato! E Near stava per morire, sempre per colpa mia! Faccio schifo
Matt! Sono un assassino…"
" Non è vero, io... Mello, se
tu ti butti mi butto anche io!"
" Non ci provare ,Matty!"
" Scommetti? Io non ti lascio!"
" Ecco, hai visto allora? Sono io la causa di tutto! Ti
sono diventato amico e... E ora basta! BASTA!"
Un'altro passo verso il vuoto. Un
pezzetto di roccia si stacca dal muretto cadendo a terra. Si frantuma.
E’ molto alto il campanile. Se Mello
cadesse da quell'altezza non avrebbe scampo.
Se si salvasse rimarrebbe sicuramente paralizzato a vita e
Matt non può permettere che accada.
" Melloascoltam..."
"NO!... Ormai ho deciso... Addio
Matt..."
Il bambino vede la figura davanti a se scivolare
all'indietro. Nel vuoto.
Con uno scatto istintivo il rosso si butta verso di lui
acchiappandolo con una mano per un braccio.
Dolore.
Mello è pesante e la sua caduta
nel vuoto gli causa un leggero strappo muscolare all'arto con cui l'ha
afferrato. Digrigna identi trattenendo
un gemito.
" Matt... Ma che..."
Mello è sospeso a mezz'aria. Matt
lo tiene stretto per una mano cercando di mantenersi in equilibrio. E’ in
ginocchio sul muretto, mentre con la mano libera si tiene alla colonna per non
cadere.
" Aspetta che tutto sia finito... E questa me la paghi,
Mello, stanne certo!"
Stringe i denti, Matt. Mello non è
pesante, ma sospeso nel vuoto è come un peso morto. Come
se non bastasse il biondino guarda verso il basso rendendosi conto di essere
molto in alto.
" Matt, mollami... Ti ho detto... Di mollarmi..."
Il biondo piange, non vuole essere la causa della morte di
qualcuno ancora una volta. Non sarebbe giusto.
" Scordatelo, Mel! Sarei un
bastardo se ti mollassi. Non me lo perdonerei mai!"
La testa gli gira. è troppo in
alto.
Non riesce a tenersi in equilibrio Matt.
Pensa davvero che ormai non ci sia nulla da fare, che ormai
tutto sia finito. E per cosa poi? E’ iniziato tutto per unoscherzo... Uno stupido scherzo fatto a
quell'idiota di Near... Era davvero necessario
arrivare a quel punto? A suicidarsi, tutti e due? No,
non aveva senso. Era terribilmente ingiusto.
La schiena gli fa male e le gambe non reggono più... Ma non
lo mollerà.
Ha intenzione di salvarlo. E nel caso non ci riuscisse... Beh,
Matt non ha nulla da perdere, pensa. Lo seguirà.
Intanto le forze iniziano ad abbandonarlo. Lentamente.
Non ha nemmeno la forza di urlare. Piange Matt. Scoppia in
un pianto disperato mentre, il sudore causato dallo sforzo,rischia di far scivolare la mano di Mello dalla sua.
Il suo corpo traballa verso il vuoto...
" Matt! Accidenti
a te, lasciami andare, cretino!" scalcia e si dimena. Con le unghie
inizia a graffiargli la pelle perincitarlo a lasciare la presa... E causa
l'effetto opposto.
Un gesto istintivo. Matt allenta la presa della colonna a
cui si teneva preso dal dolore finendo per cadere in avanti insiemeal compagno.
Il biondo si rende conto di quel che è successo stringendosi
forte all'amico che gli è caduto addosso. Stanno precipitando nel vuoto.
Finiscono entrambi sulla chioma dell'imponente quercia che
sta accanto al campanile graffiandosi a causa dei rami.
Matt continua a reggere. Non può mollare la presa. Il braccio, fa male, terribilmente male, ma la stretta delle
sue dita non diminuisce. Resta salda, quasi stritola quel braccio pallido e
magro pur di non mollare, contro ogni legge dell'istinto…
Se lo lasciasse andare Mello
potrebbe ancora farsi molto male da quell'altezza, e lui deve salvarlo.
Mello deve sopravvivere. Ad ogni
costo.
Anche se la sua mano sudata non può trattenerlo ancora per
molto. Solo un miracolo potrebbe impedire all'amico di sfracellarsi aterra.
Il biondo nel frattempo si dimena ancora, anche se con molto
meno vigore di prima. Lo spavento della caduta è stato grande.Ha visto il muro della chiesa scivolare
davanti ai suoi occhi ad una velocità straordinaria, i secondi lunghi come oreaspettando solo la
morte che non è ancora avvenuta. Guarda in basso, il cuore che batte in gola e
dondola i piedi avanti edindietro.
Chiude le palpebre, mentre Matt grida.
Una nota arrochita, la gola raschiata dalle urla precedenti.
E Mello cade di nuovo.
Il direttore della Wammy's House è
nel suo ufficio a riordinare alcuni documenti, ignaro della tragedia che si sta
consumandonel
giardino del suo istituto, quando sente bussare alla porta. Risponde con un
cordiale ma deciso "Avanti." Vedendosi poiarrivare davanti un uomo più o meno
della sua età.
“ Mam... Mamma...”
Apre lentamente gli occhi sentendosi stretto da due braccia.
La testa viene accarezzata da una mano più adulta rispetto alla
sua.
“ Mello?”
“ Eh?”
Ancora frastornato per via del botto tenta di fare perno
sulle braccia. Un dolore lancinanteproveniente dal bracciosinistro, rimasto bloccato sotto al proprio
corpo in seguito alla caduta... Già, la caduta!
Come è possibile che sia ancora intero dopo essere precipitato
da quell'altezza?
Rimane bloccato in quella scomoda posizione senza riuscire a
muovere un muscolo... E’... Paralizzato?
“ Mello…”
Ancora la voce di prima, ma non è Matt.
Muove la nuca per guardare in faccia la persona che continua
a chiamarlo, rendendosi conto solo ora di essergli addosso.
A terra c'è un ragazzo. La carnagione molto chiara ed un
viso dai lineamenti magri.
I capelli di un nero corvino arruffati e delle
spesse occhiaie sotto gli occhi.
Guarda Mello ansimante continuando
a chiamare il suo nome.
“ Hey, Mello...
Tutto bene?”
“ Non... Riesco a muovermi... Perché?”
Il biondo inizia a tremare sopra di lui mentre le braccia
del ragazzo si spostano lentamente, aiutando Mello a
mettersi inuna
posizione più comoda.
Lo volta senza fretta facendo attenzione a non fargli male.
Nonostante sia riuscito ad attutirgli la caduta, l'impatto c'èstato, e pure
abbastanza violento.
Mello muove il braccio sinistro
urlando dal dolore. Gli fa malissimo, potrebbe essersi rotto avendo ricevuto
tuttoil peso
del suo corpo su esso.
“ Fa vedere...” Sussurra il moro
facendolo prima sdraiare a terra per non rischiare che faccia movimenti bruschi
e poi osservando il bracciodolorante.
“ Non mi toccare!” gli urla contro il biondo iniziando a
piangere “Chi sei tu? Perché mi hai salvato? Io... Ioadesso... Adesso rimarrò bloccato per
tutta la vita, te ne rendi conto? Io volevo morire! E invece sono ancora qui e
come senon
bastasse non potrò nemmeno più muovermi!”
Da dietro un' angolo, il piccolo Near osserva la scena. Vedendo Mello
a terra che piange e rendendosi conto che questo non riesce più a muoversi, è
assalito dal panico, anche se non ci tiene a dimostrarlo.
Possibile che uno scherzo andato male abbia portato a tutto
ciò?
Stringe forte il coniglietto Roger avvicinandosi lentamente
agli altri. Matt è ancora sull'albero e sta scendendo lentamente senza levare
lo sguardo dall'amico steso a terra.
Il moretto continua a guardare Mello
senza rispondere all'accusa riprendendo ad osservare il polso.
“Adesso calmati Mello, andrà tutto
bene... Sei preso dal panico, devi cercare di calmarti.” dice prendendo l'arto
rotto tra le mani ed osservandolo“E’ rotto, bisognerà sistemarlo. C'è un
dottore all'interno dell'edificio?”
“No... Bisogna chiamarlo, ma è un po’
distante da qui.> risponde Matt avvicinandosi ai due e sedendosi
accanto a Mello.
“Mel, andrà tutto bene... Vedrai che tornerai a muoverti, ne
son certo.” gli sussurra tentando di sembrare sicuro di quelloche dice... Ma in
cuor suo Matt inizia a dubitare, data la caduta.
“Non sei bravo a fingere Matt...”
prende lentamente a piangere il biondo.
Forse quella era la giusta punizione per aver tentato un
atto simile?
“Mello... Mordi
il braccio di Matt non appena sentirai dolore.> disse il moro prendendo il
braccio rotto con entrambe le mani.
“Cosa?”
“Tu fidati... Se ti può far stare meglio sappi che io sono
L, puoi fidarti. Sono qui per incontrare Roger ma adesso non èquesto che conta. Questo
braccio va sistemato, niente di complicato, tranquillo, sono capace... Ma
sentirai molto dolore, perciò concentrati sul braccio di Matt.”
Sentendo il nome del ragazzo, Mello
si sente quasi mancare.
Quello sarebbe L? E’ uno scherzo? L, il suo idolo. Il grande
detective L che ha sempre venerato in questo momento si trova accanto a luie lo sta aiutando...
E lui l'ha appena insultato ammettendo di preferire la morte piuttosto che
continuare a vivere.
“Mello! Sei pronto?”
“Eh? Si...”
Si riprende afferrando il braccio di Matt. Ha i lacrimoni
agli occhi ed il cuore gli batte a mille.
Non sa più che pensare ne cosa
fare.
Morde fortissimo l'arto di Matt sentendo un dolore
lancinante al proprio braccio. Un colpo secco ed L gliel’ha sistemato.
Il biondino tenta di trattenere le lacrime per non farsi
vedere debole, inutilmente.
“Guarda che il pianto è una reazione normale. Non devi trattenerti,Mello...”
Ma Mello non lo ascolta.
Stringe i denti trattenendo a forza le lacrime ed i
singhiozzi che rischiano di farsi sentire da un momento all'altro.
E’ immobile a terra con una mano serrata alla maglia del
migliore amico. Le labbra violacee marcate dai segni dei denti.
Matt non dice nulla rimanendo immobile ad osservarlo,
nonostante il suo morso non gli abbia fatto bene: vorrebbe fare qualcosa per
aiutarlo ma non sa come.
Near è poco distante, anche lui
osserva la scena in silenzio seguendo con lo sguardo i lenti movimenti del
detective che, alzatosi, prende in braccio il biondino per portarlo in
infermeria.
“Ti porto in infermeria, Mello.”
Gli trema tra le braccia notando come il tono della voce del
moro si era fatta, anche se leggermente, più dura rispetto aprima.
L lo avrebbe visto in cattiva luce ora che sapeva le sue
reali intenzioni?
E cosa ne sarebbe stato di lui? E se fosse rimasto
paralizzato in eterno?
Troppe domande percorrono la sua mente portandolo nuovamente
alla più totale disperazione. Inizia a piangereininterrottamente nascondendo il viso
nella candida maglia di L. I singhiozzi si fanno sempre più forti e le lacrimepercorrono senza
tregua le sue gote ormai completamente arrossate.
“ ...”
L non dice nulla continuando imperterrito il tragitto fino
all'edificio dove Roger, avvisato da Watari, gli
corre incontro affannato chiedendosi come fosse potuta succedere una disgrazia
simile.
“Mello! Oddio, cosa è successo?”
“E’ caduto da un albero insieme a Matt,
probabilmente stavano giocando. Chiamate un dottore e ditegli di venire
il più prestopossibile,
Mello non riesce più a muoversi dalla schiena in
giù.” risponde il detective senza perdere la calma mentre il biondo, disperato,
continua a singhiozzare sempre più sonoramente.
Viene portato in infermeria dove Matt, per nulla disposto a
lasciarlo solo, continua a tenergli la mano senza dire unaparola. E’ davvero molto scosso Matt.
Sono bastati pochi giorni per far si che si consumasse una vera tragedia.
Gli occhi verdi stanno immobili puntati sul detective.
Non è per niente convinto da quello strano ragazzo che si
era presentato all'improvviso come "L". Gli è grato per aver salvato
la vita all'amico... Eppure ancora non lo convince. Osserva con attenzione ogni
suo gesto rivolto verso Mello, dal modo in cui lo
adagia alle espressioni adottate nel constatare la gravità della situazione,
dalle parole usate per calmarlo agli strani gesti che compie.
Il moro fa uscire sia l’agitatissimo Roger che Watari, ma evita di far uscire Matt, ovvero l'unica persona
di cui il biondino magari sifida, visto che ancora non accenna a mollargli la mano.
Immobile sul materasso, Mello
continua a piangere da sotto le candide lenzuola, nascondendo il viso sotto
esse.
“Mello, non devi
preoccuparti, sicuramente si tratta di un blocco dovuto alla caduta, ma non
permanente. Domani staraimeglio.” dice L sedendosi sulla sedia
accanto al lettino senza cambiare espressione. Mello
continua ad ignorarlo piangendo senza tregua.
“Tra poco arriverà il dottore, però prima...
Potrà sembrarti inopportuno chiedertelo in un momento simile, ma vorrei sapere
il motivo di un gesto come quello che hai compiuto. Speravo di non
trovarmi più nella situazione di avere come possibile successore un ragazzo con
istinti suicidi... Dietro al tuo gesto ci sono
sicuramente molte cose che noi non conosciamo ma credimi, non vale la
pena di togliersi la vita:
qualunque siano le tue "motivazioni".”
Il tono del detective continua ad apparire duro, manonostante ciò si
può scorgere una punta di amarezza nel parlare di tale argomento: come se non
fosse la prima cosa che succede una cosa simile.
“Se vuoi parlarne, io sono qui.”
Si porta una mano in tasca estraendone un lecca lecca con il pollice e l'indice.
Matt lo guarda mentre scarta il dolcetto caramellato e
ripone la carta nella tasca dei jeans. Lo porta in bocca volgendo poi lo
sguardo al rosso che, al momento, lo osserva allibito.
“Ne vuoi uno anche tu?”
Matt scuote velocemente la testa riportando la propria
attenzione all'amico.
Cosa accadrebbe se L venisse a
sapere dello scherzo? Mello verrebbe espulso?
Sente un'irrefrenabile voglia di rivelare il tutto al
detective per mettere fine alla storia, ma allo stesso tempo non vuole recare
danno a Mello, che già sta male.
Rendendosi conto che non ha alcuna intenzione di
rispondergli, L prova ad avvicinarsi al ragazzino, ma
non appena sposta il lenzuolo si rende conto di quanto le cose stiano
peggiorando di minuto in minuto.
Mello molla la presa iniziando a
tremare convulsamente e a respirare a pieni polmoni. Si sente soffocare dal
pianto, come se l'aria gli mancasse improvvisamente. Gli occhi spalancati a
fissare il soffitto e la testa che inizia a girare.
“Matt! Presto,
vai a chiamare il dottore e digli che è un'emergenza!” ordina al rossino avvicinandosi ancora all'altro.
Matt obbedisce scattando in piedi fulmineo.
“Mello, calmati, respira... Andrà
tutto ben...> non termina la frase che Mello lo afferra per la maglia con la poca forza che ha nel
braccio ancora sano. Inizia ad ansimare e a cercare aria senza riuscire a
fermare le lacrime che ancora gli scorrono sul viso. Sente caldo. Caldissimo.
Pochi secondi, ed una figura vestita completamente di bianco
entra nella stanza insieme ad un Matt ormai disperato. Riesce amalapena a scorgere i suoi passi verso di sé.
L che lo guarda con un'espressione neutra sul volto mentre il dottore estraeuna siringa
iniettandogli qualcosa nel braccio.
"Hai la stessa espressione di Near,
L..." solo questo riesce a formulare la sua mente,
il resto è il buio totale.
Salve a tutte/i!!! Scusateci per l'enorme ritardo ma... ci siamo rese conto
ch il capitolo finale sarebbe stato troppo lungo e quindi abbiamo deciso di
dividerlo in due capitolo per cui... ebbene si! Dovrete sopportare un capitolo
in più di scleri da parte nostra U_U
Ma non preoccupatevi!
Il finale c'è già ma dobbiamo scriverlo ^^ Non ci metteremo troppo! Assicurato!
<3
Detto questo...
passiamo ai ringraziamenti!
KLMN ( Che ci ha letto nel pensiero! >.>
MI hai fatto rimanere non ti dico come quando ho letto
la tua recensione... speravamo fosse una sorpresa! XD ndElly)
DarkRose86 ( Tesoro,
non sei felice? XD Avrai ancora un capitolo la leggere
per sapere la sua sorte! ghghgh
( noi cattive! <3) Che dire... siamo troppo felici che questa storia sia
piaciuta a così tante persone e che tu l'abbia perfino pubblicizzata!!! *_* Secondo te come finirà? Siamo curiose di sentire la
tua opinione! ^^ Ah! Piaciuta la sorpresa di L? XD Non poteva mancare,
ovviamente! eh! XD Grazie ancora,
tesoro! Kiss!)
Black Lolita ( EhhhNear... E pensare che la storia inizialmente
era tutta incentrata su di lui... poveretto, anche lui la sua parte di
torture l'ha avuta! Ha fatto compassione anche a noi che non lo copmpatiamo!)
MiyuNamikaze ( Non è nemmeno il massimo della drammaticità
che possono creare le nostre menti contorte, già già... U_U)
Soleya ( Ma noi siamo nate per far prendere i
colpi alle lettrici??? XD Dai! Adesso potete tirare un
sospiro di sollievo! XD)
Mello sexy doll ( Erieccoci, anchge se in ritardo!
^^ Per il finale dovrai aspettare, sorry^^''')
_ ISA _ ( Ma grazie!
Ci fa piacere di rendere il tutto realistico! *_*)
kokuccha ( Ma vi abbiamo spaventate tutte! eh? XD nada...impiccarsi
non è tra le nostre idee di tortura per Mello... non
è abbastanza cattiva come cosa...)
reidina (
Ormai cara lo sai... Mello è nato per svenire nelle
nostre FF! XD )
__Aiko__
(NON si è
tagliato le vene/buttato giù/pugnalato al cuore/sparato/impiccato... visto? ^^
XD )
Betta90 ( eh si! Matt
è il super eroe di turno! XD )
_pEaCh_
( GRAZIE! GRAZIE E ANCORA GRAZIE!!! Noi troppo felici
per la tua recensione al primo capitolo!!! GRAZIE! ç__ç)
patri_lawliet
( anche se sei arrivata/o al cap 11: GRAZIE!)
E’ passato un tempo interminabile dall’ultima parola
pronunciata da L.
Mello sembra essere tornato in condizioni stabili, dorme
placidamente. Matt non ha fatto altro che stare al suo fianco, non lo ha
abbandonato mentre il dottore cercava di calmarlo, ma quando lui si sveglia,
non è lì. C’è solo quel ragazzo che ha detto di essere L e nessun altro.
I suoi occhi sono ancora semichiusi, liquidi, le pupille si
spostano lentamente da un angolo all’altro della stanza in cerca del viso
familiare di Matt. E invece niente. Solo quello strano
tipo che lo scruta appollaiato su una sedia di fianco a lui sorseggiando
placidamente una tazza di tea.
“Ben svegliato, Mello.” Dice con un’espressione che può
definirsi un sorriso “Hai dormito bene? Sono passati due giorni da quando il
dottore ti ha sedato…”
“Ma cosa… Perché? Cosa mi è successo?”
“Hai avuto una crisi, lo shock per la caduta è stato troppo
forte, e alla fine non sei riuscito a reggerlo. Il medico ha dovuto
somministrarti dei calmanti. Comunque non preoccuparti,
ora sei stabile, ti riprenderai presto.”
Mello è stufo di sentirsi ripetere sempre le stesse cose.Che
lui sarebbe guarito, che lui ce l’avrebbe fatta… Perché questa volta è diverso.
Nonostante tutto fa
un ultimo estenuato tentativo. Scosta la coperta con il braccio che non è
ingessato costatando così di essere in pigiama, e si concentra. L lo osserva
curioso.
Nulla. Le sue gambe sottili rimangono immobili esattamente
al loro posto. Ormai arreso del tutto, emette un accorato sospiro di dolore.
Perché soffrire inutilmente illudendosi? La verità è davanti
ai suoi occhi.
“Cos’hai, Mello?” chiede L facendo
palesemente finta di non capire.
“Se tu fossi davvero L mi lasceresti in pace, perché avresti
capito che per me non c’è speranza… Non riesco a muovermi, è inutile! Devo
essermi rotto qualcosa nella schiena!”
“Abbiamo controllato, l’unica cosa rotta è il braccio che
ora hai ingessato, per il resto sei rimasto miracolosamente illeso. Hai avuto
una grande fortuna. Avresti potuto morire, anche se
era proprio questo ciò che volevi a quanto pare. Peccato che tu non abbia preso
in considerazione un fatto. Avresti potuto finire la tua vita sul colpo, ma
anche terminarla dopo giorni di indicibili sofferenze, per emorragie interne o trauma
cranico. Non ci hai pensato? Invece sei salvo e quasi del tutto integro.”
“No, non è vero… Non ci credo… Non potrò muovermi mai più…”
L alza le spalle e appoggia la
tazza sul comodino. Si sporge in avanti sollevando delicatamente con la punta
delle dita della mano sinistra una gamba, e scopre il polpaccio tirandogli su
il pigiama fino al ginocchio. L’indice e il pollice dell’altra sua mano invece
vagano lentamente sulla sua pelle, come se fossero alla ricerca di qualcosa in
particolare.
“Se tu avessi la schiena rotta, i tuoi arti inferiori
avrebbero completamente perso ogni sensibilità.”
La schiena del bambino è percorsa da un brivido freddo. Se
solo avesse potuto, sarebbe scappato via all’istante.
“Che cosa vuoi fare?!”
“Darti la prova che potresti muoverti, se solo ci mettessi
un po’ di volontà.”
Decide di lasciar perdere le parole di L, il biondino.
Scosta il viso voltandolo dal lato opposto per non vedere in faccia quella
persona.
Aveva tanto sognato di vederlo. Di poter incontrare il suo mito
in ben altre circostanze… E invece eccolo costretto in un lettino
dell’infermeria, paralizzato e come se non bastasse con la voce gelida di quel
ragazzo che si dice L a rimbombargli nelle orecchie… E’ fastidioso!
Stringe gli occhi gridando forte nel sentire una scossa di
dolore percorrergli l’arto che poco prima il moro stava percorrendo con le
bianche e ossute dita.
L smette all’istante di tastare la
pelle del bambino mentre un leggero sorriso gli illumina nuovamente il viso.
“ Perdonami” azzarda rimettendosi comodamente appollaiato
sulla sedia “ Non era mia intenzione farti stare ulteriormente male, ma non
avevo altra scelta che stimolarti un nervo della gamba per provarti che la
sensibilità c’è ancora”
“ Male… detto!”
“ Me lo dicono in molti che esagero… Ma dopotutto non potrei
essere il miglior detective del mondo se non facessi di tutto per dimostrarti
che le mie teorie sono esatte, non pensi?”
Vorrebbe potersi mettere seduto e stringere forte quella
gamba dolorante, Mello, ma la paralisi glielo impedisce rendendo ancora più
doloroso il calvario. Fa per imprecare nuovamente contro quel ragazzo che
sembra volergli solo rendere più difficile la vita, ma le parole vengono ancora
una volta soffocate da un’ altro gemito di dolore,
stavolta ancora più forte,proveniente
dall’altra gamba.
Ancora L.
“ Bene, sembra che anche questa gamba sia ancora sensibile,
Mel…”
“ Lasciami in pace! La finisci? Tu non sei L! Sei solo un
sadico a cui piace vedermi soffrire… Se è l’inizio di una punizione per lo
scherzo che ho fatto a Near… Beh, preferisco essere espulso piuttosto di
succedere ad un pazzo!”
Il grande detective si blocca di scatto come cadendo dalle
nuvole.
“ Ma di cosa stai parlando,Mello? La questione è stata risolta, Matt ha confessato
giusto poche ore fa e si sta preparando per andarsene… Non vedo cosa tu possa
centrare con questa faccenda.”
Il dolore sembra non esistere. L’espressione colma di dolore
che fino a poco fa era dipinta sul chiaro viso del bambino tramuta di un misto
tra stupore ed angoscia… Cosa ha detto L? Cosa centra Matt con tutto questo?
“ Non… Non capisco, Matt non…”
“ Guarda…” L si alza lentamente dirigendosi verso la
finestra della camera volgendo lo sguardo all’enorme cancello in ferro battuto
nel cortile della Wammy’s House “ Stà giusto uscendo
adesso. Mi ha detto di dirti che gli dispiace non essere passato a salutarti ma
che non voleva farti stare ancora più male, Mello. Non pensavo che fosse il
tipo da fare scherzi tanto pericolo…”
“ Non è vero! Matt non centra nulla! Sono stato io a fare lo
scherzo a Near e non Matt! La colpa è mia e di nessun’ altro!”
Tenta di fare forza sulle braccia per alzarsi,
Mello. Invano.
Le lacrime iniziano a solcargli imperterrite le gote
arrossate morendo sulle labbra.
“ Mello non sforzart…”
“ Zitto! Stai… Zitto, tu!”
Non può più sentire quella voce. Non può più sentire quelle
insulse frasi di circostanza. L’unica cosa che gli importa ora è Matt e nient’
altro.
“ Matt! Non… Non puoi andartene, Matt!”
Tenta il tutto per tutto, Mello.
Il dolore alla schiena è tremendo e le gambe risentono
ancora dello stimolo provocato dall’altro ragazzo, che ora stà immobile ad
osservare la scena vicino alla finestra.
Ma Mello non lascia perdere. Anche nel caso che la schiena
fosse ancora sana, rischierebbe di rompersela veramente pur di fermare Matt.
Con un ultimo sforzo riesce a tirarsi seduto ed a muovere
una delle gambe. Un “ crack” proveniente dal bacino rimasto immobile per 48 ore
consecutive… E Mello, ansimante, tenta di muoversi verso il pavimento.
“ Matt! Mat…!”
Cade a terra con un tonfo facendo allarmare leggermente L,
che gli si avvicina per aiutarlo. Mello non bada nemmeno al fatto di essersi
riuscito a muovere preso com’era dalla notizia. Piange ininterrottamente
continuando ad invocare il nome dell’amico… Che nemmeno un minuto dopo sbatte
forte la porta della stanza facendo capolino davanti ai due.
“ Mello! Cosa è successo?”
“ M… Matt…” non capisce, Mello.
Matt doveva essersene appena andato… E invece era difronte a lui come se non
sapesse nulla di ciò di cui aveva parlato il detective.
Lo abbraccia forte, il rosso, scostandolo da L. Mello
continua a piangere e a chiamare l’amico non rendendosi ancora conto che la
partenza di Matt era stata solamente una menzogna di L per spaventarlo
ulteriormente e far si che si muovesse da solo.
“ Mello, cosa succede? Che ci fai a
terra?”
“ Non andartene! È solo colpa mia se Near è stato male e non
devi essere te a prenderti la colpa di tutto! Non voglio!”
“ Ma che…”
“ Scusa se ti ho mentito, Mello, ma questa era l’unica
maniera che mi rimaneva per provarti che puoi muoverti.”
Solo adesso Mello inizia a calmarsi,
riprendendo a respirare lentamente. Ma la sua attenzione si pone su un
particolare… Come fa L a sapere dello scherzo?
Matt aiuta Mello a sdraiarsi sul
letto mentre L riprende a parlare.
“ Near mi ha raccontato tutto. Ma
non pensate male su di lui, non aveva intenzione di fare la spia, anche perché
da quello che ho capito in seguito allo scherzo sono successe molte cose. Ed è
da questo che ne è derivato il gesto azzardato compiuto da Mello alcuni giorni
fa, giusto?”
Matt volse lo sguardo al compagno che annuì silenziosamente
senza guardare il detective negli occhi… Era stato Near
a rivelare tutto, se lo sarebbe dovuto aspettare dopo
quello che gli aveva combinato. Non riusciva a dagli
torto.
“ Mi ha raccontato della giornata trascorsa in quella cassa,
di quanto stesse male e volesse uscire. Poi, ha detto che la sera siete tornati
per tirarlo fuori, che nonostante non riuscisse ne a
muoversi e nemmeno a parlare per lo sforzo, riusciva a percepire la
preoccupazione da parte vostra, in particolare quella di Mello. Mi ha detto che
non lo hai mai trattato come nei giorni seguenti e che hai fatto di tutto per
farti perdonare… Ma non ha voluto proseguire. Mi ha detto che quello che successe
dopo è la causa del tuo gesto ma non si è sentito di parlarmi dellla cosa senza
il tuo permesso.”
Mello arrossisce un poco. Sì, dev’essere lui a raccontare cos’è successo in seguito, se
ne rende perfettamente conto. Non deve vergognarsi. A L in persona sente che
deve confessare tutto, ormai convinto del fatto che si trovi realmente davanti
al suo idolo.
“Ero preoccupato per Near…
Moltissimo. Così ho cercato di prendermi cura di lui, esattamente come ti ha
detto.”Racconta “Però poi in pochi
giorni tutto è precipitato, e io mi sono ricordato di mia madre, di quando
vivevo con lei… E poi… Di come è morta… Per colpa mia. Lei non mi ha mai
voluto, perché mio padre era un uomo che le aveva fatto del male, e poi era
rimasta incinta… Mi ripeteva ogni volta che ero la sua più grande disgrazia e
che mi odiava… Poi sono venuto a sapere che il suicidio di mia madre ha
implicato anche la morte della madre di Near… Io mi
sono sentito malissimo… Non avrei dovuto nemmeno
esistere…”
Si ferma un attimo. Raccoglie il respiro, perché sente che
se non dovesse concentrarsi rischierebbe di mettersi di nuovo a piangere. Ha le
lacrime facili, Mello, in questo stato.
L lo guarda curioso, con quei suoi occhi spalancati che
tanto lo fanno assomigliare ad un gufo accoccolato su quella sedia, mentre si
mangiucchia un dito.
“Interessante…” dice “I ricordi hanno scatenato in te dei
sensi di colpa non indifferenti… Davvero molto, molto interessante… E io che
portandoti qui in infermeria pensavo che centrasse la tua posizione in
classifica dietro Near… Mi ero sbagliato all’inizio,
lo ammetto, ma ora che so tutta la storia è tutto molto più chiaro. Si può dire
che eri profondamente depresso. Peccato che a mio avviso, un tuo eventuale
suicidio non avrebbe potuto risolvere di molto le cose, non ti pare?”
Mello rimane in silenzio a
rimuginare. Il suo sguardo su sposta dal suo stesso
grembo allo strano viso di L, per poi passare a quello preoccupato di Matt e di
nuovo verso il basso infine. Si sente un po’ a disagio a farsi psicanalizzare
in quel modo dal detective. Oltretutto può sentire il suo biasimo verso quel
gesto avventato e pericoloso, e la cosa di certo non lo aiuta a mettersi in
buona luce con lui. Decide così di non rispondere, evitandosi delle brutte
figure. Perché lui in realtà di motivazioni ne ha eccome, ma non se la sente di
dar torto al grande L, il suo idolo.
“Ok, capisco…” riprende L “Forse sarebbe meglio se io e te parlassimo un po’ tête à tête. Matt… Potresti
lasciarci un po’ da soli? Credo che Mello in questo
modo possa raccontarmi le cose più liberamente.”
Matt annuisce, malgrado non abbia alcuna voglia di lasciare
l’amico. Dopo quello che è successo, non se la sente.
Un silenzio
imbarazzante cade nuovamente nella stanza. Mello si
rintana sotto le coperte riuscendo adesso a muoversi, come a volersi creare una
barriera che lo protegga da quello sguardo che lo scruta con insistenza come se
fosse un interessante oggetto di studio per capire la psiche umana: non
sopporta di essere visto in quel modo dopo quello che
ha passato.
“ Ascolta Mello, ti sembrerò
rompiscatole e fastidioso mentre ti parlo in questa strana posa che mi fa sembrare
una civetta impicciona… Ma sappi che se in questo momento sono qui a parlare
con te è perché vorrei che la faccenda non prendesse nuovamente una brutta
piega…”
Il biondino stavolta si gira verso di lui
, senza però scostarsi le coperte di dosso.
“ Mi è già successo anni fa un caso simile… E purtroppo non
è finito come il tuo caso… Lui era il migliore dell’istituto, prendeva voti
altissimi e pensa… Era perfino più bravo di Near.
Penso che tu l’abbia conosciuto, ma si tratta di parecchi anni fa ed eri qui da
poco. Questo ragazzino però… Soffriva di una depressione acuta dovuta allo
stress per essere appunto il migliore dell’istituto. Aveva timore di non
esserne all’altezza e così… Un giorno decise di togliersi la vita. Neppure il
suo migliore amico, Rue, riuscì a fermarlo”
“Rue? Ma…”
“ Si esatto, si tratta di lui. Ma non è di B che ho
intenzione di parlare oggi. Tu dovresti ritenerti fortunato, Mello. Matt ha fatto di tutto per salvarti la vita, ha pure
rischiato di morire insieme a te. Fortunatamente poi sono arrivato io nel
momento giusto e sono riuscito a pararti la caduta. Mi ha fatto veramente male
scoprire che anche tu volevi toglierti la vita e…”
Non finisce la frase. Viene interrotto dallo scricchiolio
della maniglia della porta.
Fa capolino nella stanza una testolina bianca. Near.
Accortosi però della presenza del detective, quest’ultimo
sussulta un istante facendo per ritirarsi in silenzio.
“ Aspetta!” Lo blocca la voce di L.
Near allora si ferma, alzando lo
sguardo verso il moretto e poi verso Mello. Il
biondino rivolge un gesto di assenso. Dunque può entrare, anche se dopotutto
non se la sente in presenza dell’adulto.
“Accomodati pure, Near. Stavamo
giusto parlando di ciò che è accaduto in questi giorni, penso sia giusto
parlarne anche in tua presenza dato che sei stato personalmente coinvolto, no?”
Annuisce senza alzare lo sguardo. Ha paura che Mello se la prenda, sapendo che è stato lui a raccontare
tutto ad L.
“ Ho parlato con il tuo compagno… Spero abbia capito che il
suo gesto non sarebbe servito a nulla se non a rendere il tutto più drammatico
di quanto già fosse, in ogni caso… Vorrei rivolgere un’opinione personale anche
a te, riguardo il tuo comportamento assunto in questi
giorni nei confronti di Mello, Near.
Io… Io capisco perfettamente come ti sei sentito durante la reclusione in
quella cassa, Near, nonostante non mi sia mai
capitato per mia fortuna… Quello che realmente non concepisco è il modo in cui
ti sei accanito contro Mello per vendicarti. Il fatto
che tu, nonostante sapessi del suo pentimento e di quanto soffrisse per ciò che
era accaduto in passato sia arrivato a volergli far pesare ancora di più la
cosa. Da quello che ho sentito dire su di te, tu non ami metterti in mostra e
non fai nulla per suscitare l’attenzione da parte dei tuoi compagni. Non hai
mai attaccato briga con nessuno restandotene sempre in disparte… Eppure in
questi giorni sei riuscito a tirare fuori la rabbia repressa accanendoti contro
la persona a te più vicina, in questo caso Mello. In
parte la potrei reputare una cosa positiva, ma avendo provocato tale danno mi
dispiace dirlo ma questo tuo comportamento mi ha in parte deluso…”
Continua ad avvolgersi la ciocca di capelli nell’ indice continuando a guardare verso il pavimento.
“ Tornando a te, Mello… Penso
ormai che tu abbia capito l’inutilità e la folliadi un gesto come il tuo… A parte
questo spero non si ripetano mai più azioni simili a quelle che hai compiuto
nei confronti di Near. Con la vita non si scherza, Mello, ma penso che tu abbia imparato la lezione ormai…”
Mello fa un cenno di assenso col
capo.
L si alza dalla sua postazione volgendo lo sguardo ad
entrambi. Tira su le coperte a Mello per coprirlo
ammodo e dà una carezza sul capo a Near
incamminandosi infine verso l’uscita.
“ Mi dispiace lasciarvi soli, ma adesso
devo proprio scappare. Roger mi aspetta in ufficio, vuole sapere le tue
condizioni, Mello. Ah, dimenticavo… Se in questi
giorni vi siete chiesti il perché di tutta questa agitazione, sappiate che il
mio compleanno cade durante la festa di Halloween, ragazzi. Spero di vedervi
entrambi la sera, perciò… Near, vedi di non cacciarti
nuovamente nei guai e Mello, stai a
riposo per qualche giorno e vedrai che riprenderai a saltare e correre molto
presto.
A presto, ragazzi.”
I due salutano in silenzio con un cenno della mano.
Sono da soli ora, in quella stanza dell’infermeria.
L’albino non accenna ad aprire bocca, quel silenzio lo
infastidisce. Vorrebbe riuscire a chiedere scusa a Mello
ancora una volta per l’accaduto ma le parole non gli escono di bocca.
Mello da parte sua non se la sente
di iniziare a parlare per primo, è ancora un po’ scosso e non ha intenzione di
rischiare ancora una volta di ferire il più piccolo con le sue frasi e le sue
azioni.
Il silenzio regna sovrano per alcuni minuti. Minuti che
paiono interminabili. Minuti di riflessione interiore per entrambi. Giungono
infine alla stessa conclusione, forse la migliore per entrambi anche se leggermente
drastica. Adesso è Mello che decide di aprire bocca
per primo.
“ Ascolta Near… Mi dispiace per
ciò che ti ho fatto, non volevo… Non volevo sbarazzarmi di te quando ti ho
fatto quello scherzo e… Mi dispiace per le nostre madri e per ciò che hai subito
a causa mia, ma ormai penso di averti chiesto scusa già diverse
volte per tutto questo e… Non mi piace essere ripetitivo su queste cose,
non è da me.”
Il tono si fa leggermente più duro, ma non cattivo.
“ Io penso che la cosa migliore da fare sia ricominciare…
Capisci cosa voglio dire, Near?”
“ …si” Un leggero sussurro esce dalle sue labbra “ Si, capisco cosa vuoi dire. Io… io non sono mai riuscito ad
esternare i miei sentimenti… e l’unica volta che ho provato a farcela non ho
fatto altro che peggiorare una situazione già complicata. Mi spiace. È brutto
da dire ma in effetti non ci sono molte soluzioni…”
“ Allora… Va bene per entrambi?”
“ Sì! È la soluzione migliore.”
“ Bene…”
Near si alza dalla sua postazione
dirigendosi verso l’uscita.
Ormai la decisione è presa. Ognuno tornerà alla propria
vita, ai propri doveri… Near tornerà ad essere il
freddo e distaccato bambino prodigio primo nella classifica… Mello, il numero due, il suo eterno rivale.
Fuori piove, nel cielo grigio di Londra un fulmine cade
vicino all’istituto producendo un forte rombo. La luce provocata dal lampo
illumina la stanza facendo sobbalzare Near
sull’uscio.
Il tremore del giovane è ben visibile.
“ Near…”
“ Si?”
“ Se stanotte non riesci a dormire… Vieni pure da me…”
Un leggero sorriso si dipinge sul volto ancora pallido del
biondino. Lo stesso che si scorge in quello perennemente neutrale di Near.
“ Grazie…”
Ragazze!!! è con grande piacere che vi annunciamo... LA FINE DI
" Alone in the Dark"!!! ç___ç Che tristezza ç__ç Questa storia ci
mancherà da impazzire, veramente... eh? Cosa sono quegli sguardi?... ahhh... scommettiamo che vi
state chiedendo che fine abbia fatto Matt e come andrà al compleanno di L, eh?
^^ Niente paura^^ La storia è terminata, certo ^^ Ma lo special
non lo toglie nessuno!!! Perciò vi invito ad attendere
il prossimo capitolo speciale, ovvero: IL COMPLEANNO DI
L!!!