Cambio di gioco

di scoiattolo17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Basta fare la brava bambina ***
Capitolo 2: *** Informazioni segrete ***
Capitolo 3: *** Cosa mi nascondi? ***
Capitolo 4: *** La verità ***
Capitolo 5: *** Un nuovo caso ***
Capitolo 6: *** Tutta una questione di denaro? ***
Capitolo 7: *** La ragnatela ***
Capitolo 8: *** Appuntamento ***
Capitolo 9: *** Proposte e rivelazioni ***
Capitolo 10: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 11: *** Il piano inizia ***
Capitolo 12: *** Il quarto ***
Capitolo 13: *** Kiss in the sky ***
Capitolo 14: *** Lo spettacolo ha inizio ***
Capitolo 15: *** Giustizia ***
Capitolo 16: *** Tutta la felicità del mondo ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Basta fare la brava bambina ***


Pioggia. Fitte e grosse gocce di pioggia sbattevano violentemente sul vetro della finestra.
Kaori guardava il cielo plumbeo e minaccioso.
Quel tempo non le piaceva. Aveva una brutta sensazione. Sapeva che di li a poco sarebbe successo qualcosa, ne era sicura.
Si girò verso il comodino la sveglia proiettava una flebile luce rossa: 3:07 AM. Si distese di nuovo. Ryo non era ancora tornato. “sarà dalle sue donnacce” pensò tristemente -ma quando torna ci penso io!!!- disse ad alta voce facendo comparire un grosso martello da 100 t nelle sue mani.
 
Fuori era un tempo da lupi. Una sagoma camminava sotto la pioggia avvolta da un impermeabile grigio. Barcollava, quasi non riusciva a reggersi in piedi, perdeva sangue. Nella mano stringeva la sua 357 magnum ancora calda. Prese il cellulare dalla tasca, compose un numero:
-signor Kitoshi, il lavoro è stato ultimato –
-bene- rispose una voce roca dall’altra parte –allora il suo debito nei miei confronti è saldato… Arrivederci Saeba-
-addio- disse l’uomo stringendosi una spalla con la mano sinistra. Detto questo s’incamminò nel buio della notte.
Arrivò davanti al Cat’s eyes. Le luci erano accese. Quando entrò Falcon senza girarsi disse
-credevo non saresti tornato- poi aggiunse con tono beffardo –Sta volta quanti erano 40 o 50?!-
-ti sbagli Umi-chan, erano solo in 30 ma più arrabbiati del solito- disse l’altro con flebile voce.
Umibozu capì subito che  qualcosa non quadrava, si girò –ti hanno colpito?!-
-si, ad una spalla, ma non è niente di grave-
-Dal sangue che perdi non sembra poi così poco grave come dici, vieni, ho il kit medico di là-.
Ryo lo seguì e le luci del Cat’s Eyes si spensero.
 
La luce dell’aurora filtrava debole dalla finestra. I primi raggi del sole stavano per fare capolino sulla grande città. Kaori si svegliò. Si era addormentata e non era riuscita a sentire se Ryo era tornato oppure no.
Subito si diresse a corsa verso la sua camera ma la trovò vuota e buia. Non era ancora tornato. Venne avvolta da una grande angoscia. Appoggiò le spalle al muro e scivolò a sedere in terra. Una lacrima le rigò il viso “dove sei Ryo?”
 
-Non vuoi dire niente a Kaori?-
-no, non deve sapere nulla. Non voglio che venga coinvolta in questa sporca faccenda-
-ma ormai hai saldato il tuo debito quindi…-
-non importa non deve sapere niente- disse Ryo sorseggiando il caffè
-guarda che non è stupida. Si accorgerà che sei ferito prima di quanto tu immagini- rispose Umibozu.
Ryo si alzò dalla sedia. Tirò verso di se la porta che fece entrare i primi raggi di luce all’interno del locale –grazie per quello che hai fatto stanotte, ma non ti impicciare più dei miei affari-
Detto questo uscì senza neanche salutare.
Falcon rimase stupito del suo comportamento “sta tornando ad essere la fredda e violenta macchina da guerra che era prima di conoscere Makimura, ma che diavolo ti sta succedendo Saeba?!”.
 
Lo scatto della chiave nella toppa fece sobbalzare Kaori che subito materializzò un super martellone da 500t con sotto la scritta “vendetta per una notte insonne” che tipo boomerang fece le scale per avventarsi su di Ryo.
Poco dopo scese anche lei ma una scena insolita le si propose davanti agli occhi: Ryo era riuscito a schivare il super martello che si era conficcato nel muro senza il suo bersaglio.
Era la prima volta da quando lo conosceva che non era riuscita a centrarlo, ma cosa era successo?!
-Mi spieghi dove cavolo sei stato fino a ora?- chiese una Kaori arrabbiata più che mai
-non sono cose che ti riguardano- rispose un Ryo freddo e distaccato come il ghiaccio.
A Kaori si raggelò il sangue nelle vene.
-Non sono cose che mi riguardano?! Certo, infatti sono solo sette anni che viviamo nella stessa casa e facciamo lo stesso lavoro cosa vuoi che mi importi di te e di come mai torni a mattina inoltrata!-.
ma Ryo rimase in silenzio. Lo sguardo spento, privo di ogni emozione.
Kaori lo guardò per un istante negli occhi. Un istante infinito in cui capì che quella notte era successo qualcosa, qualcosa di grave. Quello non era il Ryo di sempre, non era quello che aveva conosciuto, non era il suo Ryo. Sembrava un automa pronto a eseguire gli ordini.
-cosa è successo Ryo?-
L’uomo, che la fissava ormai da molto, solo allora si accorse di averla davanti a sé. Kaori aveva gli occhi pieni di lacrime e cercava in tutti i modi di non dare libero sfogo alla rabbia e alla frustrazione che provava.
Ryo non rispose. Si girò e iniziò a dirigersi verso la sua camera.
-Aspetta Ryo! Perché non mi rispondi?- disse Kaori dirigendosi verso di lui.
E poco dopo gli fu davanti. Fu un istante. Un istante in cui si sentì prendere i polsi dalle possenti mani di Ryo.
-così mi fai male!- disse Kaori stringendo i pugni per il dolore
-cosa vuoi da me Kaori? Perché non mi lasci in pace?!- adesso era Ryo ad urlare
La donna lo guardò. Non sembrava lui. Doveva fare qualcosa e subito.
Riuscì al liberarsi dalla forte morsa dell’uomo e l’unica cosa che le venne in mente di fare fu di abbracciarlo. Non sapeva però che nel gesto gli aveva colpito la ferita, riaprendola. Ryo la prese per le spalle con violenza e la spostò di lato facendogli battere una mano contro il muro, poi se ne andò in camera senza dire una parola.
 
Kaori era lì. Piangeva. Cosa era successo quella notte?!. Doveva scoprirlo. Poi si guardò la mano; era sporca di sangue. Ryo era ferito.
Salì le scale a corsa. Pochi attimi dopo era davanti alla porta della camera del socio. Doveva fare qualcosa. Ma cosa? Lui non gli avrebbe permesso di fare nulla. Forse avrebbe reagito male come poco prima. Rimase molto tempo lì, con la mano sulla maniglia, era immobilizzata, aveva paura di rivedere quegli occhi freddi e cupi, ma allo stesso tempo doveva sapere se stava bene.
Quando entrò Ryo dormiva gia.
 
La ragazza camminava a testa china per la strada. aveva lasciato Ryo nel suo letto che dormiva e lei era uscita. Che diavolo era successo? Se lo chiedeva ormai da molto. Doveva trovare delle informazioni, e chi meglio di Falcon poteva dargliele. Mentre camminava si guardò la mano. Poco prima era sporca del sangue del suo socio. Ma quale socio? Quell’uomo rappresentava tutta la vita per lei, era l’unico che aveva e forse l’unico che avrebbe voluto avere.
Ormai era la medesima essenza che costituiva la sua anima a ricercarlo, sempre  e comunque, se era necessario anche nei sogni.
Si guardò i polsi. Erano arrossati. Sentiva ancora la forte morsa dell’uomo stringerla mentre urlava che non si sarebbe dovuta impicciare dei suoi affari. Una lacrima le rigò il volto. La porta del Cat’s Eyes si aprì ed al suo interno intravide due sagome.
 
Ryo si svegliò di soprassalto. Si sentiva uno schifo. Forse per la ferita o forse per come aveva trattato poco prima Kaori. Tanto stà però che non si ricordava ciò che le aveva detto precisamente e quindi non si porse neanche il problema di chiederle scusa. Uscendo dalla stanza chiamò più volte il nome di Kaori, ma tutt’intorno solo il desolato eco delle sue parole riecheggiò solitario. Andò in camera sua. Ma la ragazza non c’era nonostante fosse ormai sera inoltrata. La finestra era aperta e il vento entrando faceva muovere dolcemente le tende. Ryo si avvicinò pensando che tantissime volte aveva spiato la sua bellissima socia addormentata alla finestra, quando i suoi occhi erano pieni di lacrime, che lui stesso aveva fatto sgorgare.
Poi si avvicinò al comodino. Vi era una cornice di fiori d’argento che racchiudeva una foto in cui tre sagome sorridenti si rincorrevano in un parco. Makimura e Ryo correvano a gambe levate inseguiti da una serena Kaori che brandiva un martello da 100t.
In un istante, come in un flashback, fu catapultato nel passato. Vide il buio del fronte, la guerriglia, i suoi amici che morivano uno dopo l’altro, il viaggio in America, poi la luce con Maki, con la sua Kaori.
Sebbene lei gli avesse ridato quella vita che aveva sempre voluto, lui non riusciva a non farla piangere talvolta, a non offenderla, tutto per il suo stupido orgoglio.
 
Era ormai da molto all’interno del Cat’s Eyes. Falcon le aveva più volte ripetuto che non sapeva niente della storia di Ryo e che anche se avesse saputo non le avrebbe detto nulla comunque. Ma Kaori di tutta risposta disse che non se ne sarebbe andata di lì finchè non avesse avuto notizie sul nuovo cliente e sulla faccenda del suo socio.
-Non posso dirti niente e adesso devo chiederti di lasciare il Cat’s Eyes…- brontolò Falcon per l’ennesima volta, quella sera.
La ragazza capì allora che non avrebbe scoperto niente continuando per quella strada, doveva trovare un piano alternativo. Si diresse verso la porta accompagnata da Miky
- Kaori rassegnati- disse Miky con flebile voce quando furono entrambe sull’ uscio del locale –anch’io non so niente di questa storia, Falcon non mi vuole svelare nulla anche se è mio marito, non posso che aver fiducia in lui-.
-Sono stanca di aver fiducia in tutto quello che Ryo fa, non ne ho più voglia- detto questo salutò l’amica, montò in macchina, ma non si diresse verso casa, non aveva ancora voglia di vederlo.
 
Era più di un’ora che girava per le strade della città. A quell’ora deserta.  Gli avvenimenti del giorno non facevano che riproporsi nella sua mente come un film. Guardò nuovamente l’ora: le 5.29 A.M. Sarebbe dovuta tornare a casa. Probabilmente Ryo era a letto.
 
Quando chiuse la portiera della macchina si rese conto che la mano sinistra le faceva male, l’aveva battuta al muro quando era stata spinta da Ryo.
Salendo le scale si accorse che vi era ancora la luce accesa in casa. Dubitò un attimo se salire o rimanere lì. Ma si rese conto che non avrebbe potuto evitarlo ancora per molto. Aprì la porta di casa. Entrando notò la sagoma di Ryo ergersi di fronte alla finestra. Era arrabbiato, si vedeva lontano un miglio. Ma si fece coraggio; lei lo era ancora di più.
 
-dove sei stata?-
-Credo che non siano cose che ti riguardano-
-SMETTI DI FARE LA BAMBINA KAORI!- urlò Ryo –mi stai procurando solo guai-.
-E allora tu smetti di fare il super-uomo!- detto questo corse in camera sua chiudendosi la porta alle spalle. Era arrabbiata. Per come Ryo la trattava. Per come la trattavano tutti. Non aveva neanche voglia di piangere. Voleva solo scaricare quella rabbia che si portava dentro da troppi anni ormai. Ma come?. Avrebbe trovato un modo.
Il sole sorse nello stesso momento in cui Kaori chiuse gli occhi cadendo in un sonno profondo. Solo una frase, ripetuta tante volte prima di addormentarsi, echeggiava ancora nella sua testa:             “Basta fare la brava bambina”. 

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Capitolo 2
*** Informazioni segrete ***


Ryo socchiuse la porta di camera di Kaori. Si era intrufolato per vedere come stava, ma la ragazza dormiva ancora. Si sentiva un verme. Qualunque cosa dicesse o facesse continuava costantemente; a offenderla, a trattarla male. Forse quella di ieri era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, forse questa volta se ne sarebbe andata per sempre. Lui aveva sempre cercato di allontanarla da quel mondo, ma adesso un velo di tristezza non faceva che ricoprire i suoi occhi.
 
Quando Kaori si svegliò la casa era vuota ed era pomeriggio inoltrato. Mentre faceva “colazione” si rese conto che quella notte le era stata molto utile per meditare sull’accaduto. In fin dei conti non poteva obbligare Ryo a dire ciò che non voleva, ne nessun altro, avrebbe trovato le informazioni che cercava da sola. Non se ne sarebbe andata da quella casa, sapeva che scappando non avrebbe risolto niente. Non si sarebbe preoccupata neanche troppo di Ryo, in fin dei conti lei non si doveva impicciare dei suoi affari, il loro legame sarebbe stato solo di tipo lavorativo.
 
Dopo essersi fatta una bella doccia ed essersi vestita andò alla stazione di Shinjuku per controllare la lavagna, c’ era una richiesta, annotò tutto su un foglietto e riprese la strada di casa.
Durante il tragitto si fermò alla centrale di polizia, vi era un grande caos:
-scusi, sto cercando l’ispettore Nogami-
Il poliziotto alzò lo sguardo dai documenti che stava sistemando
- non c’è, se ripassa tra un’oretta forse la trova -
-grazie-
Uscendo si scontrò in pieno con Reika.
-Scusa Kaori! Non ti avevo vista!-
-oh Reika! Ma che diavolo sta succedendo? La centrale è in subbuglio, stavo cercando Saeko, però mi hanno detto di ripassare più tardi -
-Accidenti! La stavo cercando anch’io!-
-Senti ti va di andare a prendere qualcosa di caldo al bar qua dietro? Ti devo chiedere alcune informazioni…-
-ok-
 
-Reika tu non sai niente di quello che stà succedendo in città? Insomma la centrale era in pieno caos per cosa?-
- certe informazioni si comprano Kaori, non sono obbligata a risponderti-
- cosa vuoi in cambio?!-
- voglio Ryo-
A Kaori si raggelò il sangue nelle vene.
- ok! Tutto qua? Sei libera di fare quello che vuoi con lui, a me non interessa, in questo momento ho solo bisogno delle informazioni che cerco-
-Ehi Kaori guarda che stavo scherzando!-
- vieni al dunque Reika, non ho tempo da perdere- disse Kaori impaziente.
-ok, ok… non so molto, perché la cosa è di portata nazionale, se ne stanno occupando l’Interpol e alcuni reparti speciali della polizia. Sembra che sia stata riorganizzata una delle più spietate organizzazioni criminali: la Dark Butterfly. Questa associazione è presente da molto in America e nell’Europa occidentale. In Giappone era stata sventata, ma sembra che adesso si stia ricomponendo, più potente di prima. Hanno già minacciato Kyoto di alcuni attentati, e adesso stanno facendo lo stesso con Tokyo. La cosa importante è che questa organizzazione ha al vertice più alto non uno solo, ma ben si tre capi, essi prendono decisioni all’unanimità e non si incontrano mai.
-perché non si incontrano?-
-beh, probabilmente perché se ne venisse intercettato uno e arrestato, gli altri due avrebbero tutto il tempo di mettersi al riparo, e nominarne un altro-
-hanno pensato proprio a tutto-
-già… Kaori stai attenta non ficcare il naso in questa faccenda… Questa non è una semplice banda di delinquenti, questi hanno armi potenti e sono schierati su più fronti.. Facciamo così. Io non ti ho detto niente, e tu farai il possibile per scordare. Saeko non deve sapere che ti ho raccontato tutto. Sono informazioni altamente segrete di portata nazionale.
- Non ti preoccupare Reika, terrò per me quello che mi hai raccontato. In compenso puoi fare quello che ti pare con Ryo, ho chiuso con quel pervertito-
-cos’è avete litigato di nuovo?-
-diciamo che adesso ho chiarito un paio di cosette- detto questo Kaori si alzò, dette un ultimo sorso al suo the e prese la borsa, poi aggiunse – senti Reika se ti capitano sotto mano altre informazioni su questi tizi fammelo sapere- andò alla cassa a pagare e poi –ciao Reika, stammi bene- e uscì dal locale.
Reika seduta al tavolo fece un sorrisetto fra se e se: “a quanto pare adesso sei diventata una donna anche te, Kaori”
 
Quando tornò a casa la mano sinistra le era gonfiata molto e le faceva un male cane. “vuoi vedere che quello stronzo mi ha rotto qualcosa” pensò.
L’appartamento era vuoto. Si fasciò la mano come meglio poté, pensando che magari avrebbe fatto bene l’indomani ad andare dal dottore.
Preparò la cena, ma non aveva fame e lasciò quindi tutto a Ryo, poi si chiuse nello studio a fare qualche ricerca sulla persona del messaggio alla stazione.
 
Era ormai da un’ora di fronte al computer
“Takumy Kitoshi. Arrestato nel 89 per spaccio di stupefacenti, ma grazie ai suoi avvocati ha fatto solo pochi giorni di carcere. È scomparso dalla circolazione dall’89 ad oggi. E’ considerato deceduto dal 1994. Figlio di Yusuke T. Kitoshi”
-Una brava personcina insomma- pensò Kaory –adesso cerchiamo qualche notizia sul padre:
accesso negato. File protetto da password. Informazioni segrete”
-Ufff… vabbè domani ci riproverò, adesso ho troppo sonno- detto questo prese tutto ciò che aveva raccolto, stampato e archiviato in delle cartelle nascondendole nell’armadio di camera sua.
In casa regnava il silenzio.  La luna invernale illuminava solo in parte la grande sala, per il resto solo buio ed ombra.
Kaori era in cucina a bere un sorso d’acqua prima di andare a letto quando la porta si aprì improvvisamente.
-Ehi Kaori igh! Come va?! Igh!- Ryo ubriaco fradicio barcollava vicino all’uscio di casa.
-Ti pareva che non fossi andato per bar, siamo al verde e tu non fai che spendere e spandere a destra e a sinistra, ma come cavolo fai ad essere così stup…-
non riuscì a finire la frase che Ryo le si era letteralmente buttato tra le braccia, abbracciandola in una forte presa. Sentiva il suo respiro sul collo e le piaceva avvertire quel senso di protezione, assaporando quell’istante fino in fondo.
-Senti Kaory io… Sigh dato che non ho trovato nessuna che ne dici di passare la notte con me?!- “BUM-SBANK-STONK-SPLASH-SLAM-CRASH...” ecco che Kaori lo stava colpendo con tutto ciò che aveva a portata di mano…
-Sei uno stupido, cretino, scemo, imbecille, depravato , ti pare possibile che tu debba andare a parare sempre li?!!!!!!-
-Ehi Ehi va bene igh! Stai calma Igh! Vedrai che un giorno di questi ti denuncerò per maltrattamento di persona! Igh! Vedrai igh e allora …- STUNK! Ryo era caduto a terra in un sonno profondo.
 
Flebili raggi di sole attraversavano le finestre della sala. Quando Ryo si svegliò qualcuno armeggiava in cucina preparando la colazione.
Aveva mal di testa e a giudicare da dove aveva dormito doveva essere tornato a casa stra-ubriaco.
Era infatti a terra:un cuscino sotto il capo, avvolto in due morbide coperte di lana che la sua socia doveva aver procurato per lui da chissà quale armadio di casa.
Quella ragazza era troppo speciale, nonostante quello che le faceva passare, lei era sempre pronta a dargli una mano in qualunque genere di situazione.
Stette molto disteso a terra cercando di ricordare ciò che aveva fatto la sera precedente. Vuoto.
Quando finalmente riuscì a mettersi in piedi per poco non cadeva al suolo nuovamente:
-Ma quanto cazzo ho bevuto ieri sera?!-
-sicuramente troppo- la sua socia era in piedi accanto alla finestra, con un piatto ed una tazza di caffè fumante in mano –qui c’è la colazione, io esco, devo fare alcuni giri, non credo di tornare a casa per pranzo…-
-Ok….- rispose un Ryo ancora più di là che di qua
- ah Ryo?…-
-Cosa c’è ancora?! guarda che so badare a me stesso non c’è bisogno che ti atteggi a fare la balia…-
- Niente… Ha chiamato Umibozu ha detto se passi dal locale in mattinata.. ciao!-
Come al solito era riuscito a trattarla male ancora una volta. Si sentiva uno schifo.
 
-Non vi sono fratture, ma è una brutta contusione. Le farò una fasciatura molto stretta, prenda alcuni antidolorifici nel caso le faccia ancora male e mi raccomando cerchi di muoverla il meno possibile non è una lesione da niente -
-Grazie dottore-
Uscendo dall’ambulatorio una ventata di aria ghiaccia la distolse Kaori dai suoi pensieri “l’inverno è ormai alle porte”
 
-Ciao Saeko-
-ciao Kaori! qual buon vento ti porta alla centrale?-
-vedi dovrei fare una ricerca su un cliente, ma il mio computer si è rotto, e dato che qui avete uno schedario enorme mi chiedevo se…-
-sai che lo schedario può essere utilizzato solo dal personale addetto-
-lo so ma non potresti fare uno strappo alla regola?!-
-no… ma potresti utilizzare il computer nel mio ufficio. Io non ci piazzo le mani ma credo che contenga quasi tutte le informazioni presenti nello schedario-
- ok!-
Kaori entrò nell’ufficio accompagnata da Saeko.
-non so proprio come sdebitarmi..-
-beh un modo ci sarebbe…-
Kaori la guardò perplessa
- ma te e Ryo…-
 
 L’uomo avvolto nell’impermeabile camminava per strada. Mani in tasca, testa china e sciarpa blu a quadri intorno al collo.
-Brrrrrr che freddo! Odio l’inverno! Tutte queste strafiche ricoperte da strati di maglioni e cappotti! E le curve spariscono!-
-ma nessuno mi fermerà- si strinse ancora di più la sciarpa al collo – Dopo l’inverno arriverà la primavera e allora lo stallone di Shinjuku farà di nuovo la sua apparizione più arrapato che mai! Yuppiii!!!- disse Ryo entrando nel Cat’s Eyes
-Ehi stallone non è che il ghiaccio ti ha ibernato quell’unico neurone solitario che ti ritrovi?- Rispose la grossa sagoma dietro il bancone.
-Umi-chan sei sempre più spiritoso, ehi a proposito dov’è Miky?-
-E’ andata a fare compere-
-peccato, beh allora io me ne torno a casa ciao Umi-chan!-
-Ryo hai saputo la novità- disse Umibozu con tono serio –sembra che la Dark Butterfly sia stata riorganizzata-
-Avevo un presentimento, il ritorno di Kitoshi, la sua richiesta… Stanno macchinando un piano-
-lo credo anch’io, senti per quanto riguarda Kaori… ieri è venuta al Cat’s Eyes, voleva delle informazioni su quello che sta succedendo… non le ho detto nulla, se ne andata ma non sembrava intenzionata a lasciar perdere questa storia, fai qualcosa Ryo, prima che si metta nei guai…-
-si, si…-
 
-WOW!!!!!! Altro che schedario, il computer di Saeko è proprio una bomba, qui si può trovare tutto su tutti! Si vede proprio che non ci chiappi nulla piccola Saeko di elettronica, se avessi saputo ciò che posso trovare con questo coso non mi avresti mai permesso di usarlo…-
Kaori si stiracchiò sulla poltrona. –mettiamoci all’opera!-
“Yusuke T. Kitoshi. Mmmmmh... sembrerebbe un normale cittadino... aspetta un attimo… Accusato di far parte dell’organizzazione Dark Butterfly e di aver ucciso il sig. Hoichi Hoashi..
non essendo mai stata ritrovata l’arma del delitto, una pistola automatica Lugher, è stato scagionato e messo in libertà.
L’archivio dove erano custodite le prove della sua probabile appartenenza al clan criminale è scomparso nell’incendio doloso scoppiato alla centrale di polizia nel giugno del 90. E’ stato quindi assolto per mancanza di prove.
Scappato all’estero nel 1991 non è più rientrato in Giappone”.
-che famigliola tipo!-
“Hoichi Hoashi morto assassinato il 7 settembre 1989 Tokyo in circostanze sconosciute, tutt’oggi l’FBI i l’Interpol indagano sulla sua scomparsa. Sweeper famoso nell’Hokkaido. Fedina penale stra-pulita, per quale motivo si trovava  a Tokyo?”
-Uff mi si sta incasinando il cervello! Non ci capisco più niente! Bah me ne ritorno a casa!-
dopo aver stampato tutto e attaccato un piccolo post-it con su scritto “grazie” al computer di Saeko, Kaori prese la strada di casa.
 
Tornata a casa non vi trovò nessuno. Ne approfittò per dare un occhiata al fascicolo contenente informazioni sulle pistole che Ryo negli anni aveva ampliato.
-Vediamo un po’ Lugher…. Eccola qua: pistola automatica di casa tedesca 25 colpi più uno… usata dalle truppe nazi-fasciste SS nella II Guerra Mondiale. Arma rarissima. fino al 1989 queste pistole erano 11 esemplari al mondo. 7 di esse si trovano nei musei di Londra, Roma, Madrid, Parigi, New York, Boston e Chicago.  3 sono denunciate a nome di privati.  1 è stata rubata nel 1989 dal museo di Tokyo, si pensa si trovi ancora sul commercio illegale di armi, numero di matrice 1777.
 
Stava per richiudere il fascicolo quando notò una piccola croce a lapis vicino il nome Lugher.

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Capitolo 3
*** Cosa mi nascondi? ***


Correva velocemente per le scale. Tutte le armi crocettate sul fascicolo erano presenti nell’armamentario di Ryo.  Entrò nell’armeria, le luci al neon si accesero dando alla sala un aspetto ancora più freddo del solito.
Iniziò a scrutare fra le varie vetrine. La collezione di Ryo vantava molte armi e le ci volle un bel po’ di tempo per trovare ciò che cercava: Colt, Beretta, Desert Eagle  ce ne erano di tutti i gusti, poi ad un tratto lo sguardo le si posò su un’arma antiquata. Lugher.
La prese in mano. Non le piaceva il freddo metallo delle pistole. Non le era mai piaciuto anche se era ben 7 anni che ci conviveva ogni giorno.
Teneva la pistola fra le mani. Era molto pesante. “ma come poteva Ryo avere una pistola tanto rara? E se fosse stata quella rubata dal museo di Tokyo nel 1989?” ciò avrebbe provato inconfutabilmente che il suo socio era un ladro.
Girò la pistola cercando il numero di matrice. Fece un profondo respiro e voltò l’arma. 1777.
Le si mozzò il fiato in gola. Come era possibile? Ryo non avrebbe mai rubato, non era un ladro, lei lo conosceva bene. Ma quella Lugher dimostrava altro.
 
Ryo rientrava in casa proprio in quel momento. Dalle scale notò le flebili luci dei neon dell’armeria, subito si diresse nel seminterrato impugnando la sua fedele Phyton.
Quando entrò puntando l’arma ad altezza uomo Kaori era dall’altra parte delle vetrine, di spalle. Ryo rimise subito la pistola nella fondina e si diresse silenziosamente verso lei.
La sua socia aveva qualcosa fra le mani ma non capiva cosa, avvicinandosi comprese che doveva trattarsi sicuramente di una pistola.
Kaori sentì la presenza di qualcuno dietro di sé e si voltò di scatto.
-Kaori che stai facendo?- disse Ryo avvicinandosi ancora di più a lei
-no Ryo cosa stai combinando tu- rispose la ragazza tendendogli la Lugher.
Allo sweeper si gelò il sangue nelle vene vedendo quella pistola in mano alla sua socia.
-questa pistola è rubata Ryo! Che diavolo ci fa nell’armeria?-
Ryo prese l’arma. La ripose nella vetrina al suo posto. Se ne stava andando ma Kaori lo fermò ponendosi sulla porta.
- questa volta mi devi rispondere Ryo, perché quell’arma si trova qui?-
-credi che sia stato io a rubarla?!-
-non so più che credere sul tuo conto… mi devi delle spiegazioni Ryo, adesso non puoi più rimandare-
Ryo sospirò –Kaori smetti di ficcare il naso nelle faccende che non ti riguardano…-
-Che non mi riguardano?! Ryo sei tornato ferito quella sera e non mi hai dato neanche un chiarimento!!! Cosa devo fare? Devo stare a guardare???!! No adesso non ce la faccio più! So che probabilmente c’entra con il fatto che la Dark Butterfly è di nuovo in città, so che c’entra l’omicidio di Hoichi Hoashi e so che c’entra il signor Kitoshi, quindi se veramente non vuoi che mi metta nei guai ti prego dimmi la verità!-
-Come hai scoperto tutto questo Kaori? Chi ti ha dato le notizie?-disse con tono severo l’uomo
-Forse non sono affari che ti riguardano!-
-RISPONDIMI KAORI! Non ho voglia di scherzare- disse Ryo prendendole con forza una mano
- Lasciami ! mi fai male!- disse Kaori con una smorfia di dolore sul volto. Ryo la lasciò subito e solo  poco dopo si rese conto che la mano era fasciata.
-Cos’hai fatto alla mano Kaori?!- disse con tono preoccupato
-ma come non te lo ricordi? Sei stato tu! Sei stato tu quella sera a buttarmi contro il muro ed è lì che mi sono fatta male!-una lacrima le rigò il volto- Eri strano, non sapevo che ti fosse preso e non lo capisco neanche adesso!  Non smetterò di cercare la verità su quella sera e su questa pistola finché non mi dirai cosa è successo!-.
 
Ryo le voltò le spalle e se ne andò.
Kaori rimase lì. Con una mano si reggeva quella fasciata. Perché non voleva che sapesse? Sicuramente dietro c’era qualcosa di grosso, doveva sapere a tutti i costi.
Per la prima volta si rese conto di odiare Ryo, l’uomo che amava, per il quale avrebbe dato la vita, non si fidava di lei.  Doveva sapere. Avrebbe saputo. Non si lasciava intimorire dai discorsi di una persona che, dopo sette anni, ancora non si fidava di lei.
Salì le scale di corsa. Ryo la vide sparire in camera sua. Sapeva che non le sarebbe andato giù il discorso che le aveva fatto ma non si sarebbe mai aspettato di vederla uscire, poco dopo, con in mano un piccolo borsone.
Si stava dirigendo verso la porta quando i loro sguardi si incrociarono.  Con grande sorpresa Ryo non vide negli occhi della sua socia l’amara tristezza e le lacrime che spesso sgorgavano copiose, non vide debolezza, ne fragilità. Vide un solo e unico sentimento, che egli stesso nelle sua vita aveva provato tante volte: odio.
Non ebbe neanche il tempo di dire qualcosa che la ragazza era già uscita di casa, chiudendosi la porta alle spalle senza dubitare un istante.
 
Il silenzio regnava nella casa. Ryo era ancora in piedi a guardare la porta ormai chiusa. Fu invaso da un misto di tristezza e angoscia, era riuscito a far scappare l’unica persona al mondo che aveva amato, che lo aveva fatto sentire un uomo, non più una macchina creata per uccidere. Nonostante questi mesti pensieri nella sua testa riecheggiava la solita frase : “meglio così”.
 
Kaori camminava speditamente. Aveva appena parcheggiato la macchina e si stava dirigendo al Cat’s Eye.  Doveva sapere e per farlo avrebbe dovuto mentire, non c’era altra soluzione. Non l’aveva mai fatto, ma per tutto c’è una prima volta.
Quando entrò nel locale non salutò neanche Miky che le aveva porto uno dei suoi più cordiali saluti, andò diretta da Falcon, senza mai chinare lo sguardo.
-Ho bisogno di parlarti in privato Falcon- disse chiaramente senza timidezza, senza ombra di dubbio.
Falcon che non aveva mai visto Kaori tanto sicura di sé decise di non dire niente, si voltò e con un cenno del capo fece capire alla ragazza di seguirlo nel retro. Entrambi sparirono nel retrobottega lasciando una Miky stupita e scioccata allo stesso tempo dall’atteggiamento strafottente di Kaori. Stava accadendo qualcosa fra Ryo e Falcon, stava accadendo qualcosa in città,  la sua amica doveva aver scoperto tutto.
- cosa vuoi ancora Kaori! Sai che non posso dirti niente e non lo farò…-
-So gia tutto Falcon, Ryo mi ha spiegato. Mi ha detto della Dark Butterfly, della Lugher rubata, di Kitoshi-
Falcon era stupito. Poco più di un giorno prima sembrava che Ryo non avesse la minima intenzione di parlare di quella sporca faccenda alla sua assistente, adesso invece lei sapeva tutto.
-Quindi te ne ha parlato?!-
-si… ma non mi ha detto tutto, se ne è andato poiché Saeko l’ha chiamato urgentemente alla centrale. Ci sono state degli svolti sull’intera faccenda. Prima di andarsene Ryo mi ha detto che probabilmente si trattava del fatto che il sig. Kitoshi sia di nuovo a capo della butterfly, ma sono venuta comunque qui per sapere se anche tu sapevi qualcosa-
-No, non so molto. Forse dopo il lavoro sporco che Kitoshi ha affidato a Ryo l’altra notte è stato scoperto il movente e il fatto della rivalità fra quella famiglia e lo stesso Kitoshi lo ha messo in prima fila su un lungo elenco di sospettati-
Kaori non poteva credere alle proprie orecchie, il suo piano stava funzionando. Certo non si sarebbe mai aspettata, da quello che aveva capito, che il suo socio potesse lavorare per uno come Kitoshi.
- Quindi secondo te Kitoshi ha fatto il nome di Saeba alla centrale? Ciò vorrebbe dire che Ryo potrebbe essere arrestato!-
- non credo, Kitoshi è si una persona spregevole, ma non si abbasserebbe a dire agli sbirri con chi collabora; inoltre può contare su avvocati dalla fama internazionale, vedrai che fra pochi giorni uscirà,  come quando uccise Hoichi salvando la pelle a Ryo, rimase in carcere 4 giorni e poi fu scarcerato per mancanza di prove- fece una pausa ma vedendo il viso preoccupato della giovane continuò – Kitoshi non è uno sprovveduto, non si fa incastrare tanto facilmente, fa scomparire le prove come per la Lugher con la quale uccise Hoichi-.
Adesso i conti tornavano. Aveva scoperto tutto, era stata un genio a far credere a Falcon che Ryo le aveva raccontato la storia, ora poteva sparire di lì. Il gigante non ci avrebbe messo troppo a capire di essere stato bleffato da Kaori.
-se mi dici così allora non mi preoccupo più di quello che potrebbe succedere a Ryo… Ci vediamo presto Falcon, magari stasera passiamo per un caffè… Ciao a dopo!- Disse una Kaori raggiante. Aveva recitato perfettamente la sua parte, ne era sicura, voltandosi uscì dal buio retrobottega per trovarsi nel bar. Salutò Miky e si dileguò all’istante.
 
Montò in macchina e partì, adesso doveva solo incastrare i pezzi di ciò che le aveva raccontato Falcon, ciò che aveva saputo da Reika e ciò che era riuscita a scoprire con le sue ricerche. Non mancava molto alla verità. Le era vicina.
Parcheggiò vicino al parco. Ormai era il tramonto. Le persone se ne stavano andando. Poco dopo il suo arrivo si trovò completamente sola, adesso poteva ragionare tranquillamente.
 
Ryo entrò nel Cat’s Eyes che erano le nove di sera. La sua assistente se ne era andata è vero, ma non voleva compiangersi ancora per molto, la vita continuava, e adesso non aveva limiti, il suo mokkori power avrebbe fatto scintille. Rimase comunque deluso quando non vide la sagoma della socia all’interno del bar.
Erano in chiusura, il locale era completamente vuoto, Falcon stava asciugando alcuni piatti mentre Miky fece capolino da dietro il bancone poco dopo aver sentito la porta del locale aprirsi
- era l’ora! vi stavamo aspettando… Ehi Saeba dov’è Kaori?- chiese Miky
-Non ne ho idea dolce Miky, ma adesso che non c’è che ne dici se io e te andiamo a spassarsela da qualche parte? Dai, dai, lascia qui lo scimmione a badare al locale che io e te…-
-Basta Saeba!- disse la donna inferocita – cosa hai fatto a Kaori, oggi aveva detto che sareste passati di qui insieme!-
Ryo rimase sbalordito. La sua socia era quindi realmente passata di lì
- Stamattina se ne è andata inferocita da casa dopo avermi chiesto per l’ennesima volta notizie sulla faccenda dell’altra sera. Da allora non l’ho più rivista- disse senza troppe preoccupazioni.
Subito il rumore di cocci che cadevano fece voltare i due verso Falcon che poco più in là aveva ascoltato tutto. Il piatto gli si era frantumato fra le mani come fosse terra.
-Quindi tu non hai mai detto niente a Kaori ? – disse Falcon sbattendo le mani sul bancone.
-perché avrei dovuto? Sai che la voglio tenere lontana da questa sporca faccenda!- rispose Ryo poi aggiunse –perché mi fai questa domanda?-
-Quindi oggi non sei stato chiamato da Saeko in centrale?-
-No, è un mese che non ho notizie di Saeko, rispondi alla mia domanda Falcon cosa è successo?-
-oggi Kaori è passata di qui, mi ha detto che le avevi raccontato tutto, si è inventata una storiella da quattro soldi, ci sono cascato…-
-Cosa sa Kaori?!- disse Ryo preoccupato
-Credo che ormai sappia tutto- rispose Falcon mortificato.
- Complimenti Falcon! Ti sei fatto giocare da una pivellina come quella- detto questo si alzò dallo sgabello, era ormai vicino all’uscita quando aggiunse – devo trovarla prima che si metta nei guai- si chiuse la porta alle spalle e la sua sagoma si dissolse nel buio della notte.
 
 

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Capitolo 4
*** La verità ***


La piccola luce dell’auto rischiarava la sagoma della giovane avvolta dal buio del parco. Erano ore che meditava. Solo una soluzione le si proponeva davanti: Hoichi Hoashi , Sweeper dell’ Hokkaido,
era venuto a Tokyo per uccidere Ryo. Quest’ultimo era stato salvato da Kitoshi, che, utilizzò per ucciderlo la Lugher rubata al museo, lasciandola di conseguenza nelle mani di Ryo.
Il tutto doveva per forza essere accaduto fra l’89 e il 90, dopo la scomparsa dal museo della Lugher e prima del processo contro Kitoshi. Di fatto il Kitoshi che aveva salvato la pelle a Ryo doveva essere per forza Yusuke, padre di Takumi che, a quanto pare, era sparito dalla circolazione proprio in quegli anni.
Kaori guardò fuori dall’abitacolo, ma vide soltanto la sua immagine riflessa nel vetro della macchina. Aveva scoperto la maggior parte della storia. Mancavano solo alcune risposte che la tormentavano. Suppose che la Butterfly si stesse riorganizzando in Giappone sotto l’egida di Kitoshi, tornato dopo una lunga assenza, e che lo stesso Kitoshi avesse assoldato Ryo per sgominare una “famiglia” che lo stava intralciando. Come mai proprio Ryo? Forse perché doveva ripagare il suo debito, in fin dei conti era stato proprio lui, lo stesso Kitoshi che lo aveva salvato anni prima, uccidendo lo sweeper Hoichi. Erano solo supposizioni, ma si sarebbe accorta solo poco tempo dopo che erano giuste. Solo una cosa non le tornava: perché il figlio di Kitoshi aveva cercato City Hunter? Era forse una trappola macchinata da padre e figlio per uccidere Saeba?
Non ne aveva idea. Lo avrebbe scoperto. Tirò fuori dalla borsetta il cellulare ed un piccolo foglietto su cui aveva annotato un numero. Lo compose.
-Pronto?-
-pronto, parlo con Takumi Kitoshi?-
- con chi parlo?-
-City Hunter…-
 
Ryo tornò a casa alle 6 di mattina. Aveva cercato la sua socia dappertutto. Ma di lei nessuna traccia.
Era passato da Saeko, da Reika, da Kasumi e Mick, aveva persino telefonato alla sorella a New York, ma nessuno gli sapeva dire dove Kaori fosse finita. Non aveva lasciato tracce. Aveva tante volte provato a chiamarla sul cellulare ma si inseriva la segreteria telefonica ripetutamente. Era scomparsa. Certo se la Dark Butterfly l’avesse rapita avrebbero gia chiamato per il riscatto, ma nessuno si era fatto vivo.
Il telefono squillò:
-pronto, Kaori?- disse lo sweeper d’istinto.
-sono Falcon, nessuna traccia di Kaori?!-
-no nessuna,  è scomparsa nel nulla-
-volevo avvertirti che anche io e Miky la stiamo cercando, mi sento responsabile… ti daremo una mano-
-la colpa e soltanto mia- disse Ryo – avrei dovuto prevederlo… comunque grazie, accetto il vostro aiuto-
Riagganciò. Era stanco. Tutta la notte non aveva fatto altro che girare in città alla ricerca della socia. Se continuava così non sarebbe andato molto lontano, doveva curarsi la ferita alla spalla e riposarsi per recuperare le forze. Si diresse verso camera sua, accorgendosi solo allora del vuoto che avvolgeva quella casa senza Kaori.
 
Kaori aveva dormito in una piccola locanda tradizionale in uno dei tanti quartieri di Tokyo. I due anziani proprietari l’avevano accolta cordialmente, dandole la camera anche dopo le undici di sera. Era una coppietta sulla settantina, ancora arzilli e molto affettuosi. Le avrebbero dato vitto e alloggio per due settimane ad un prezzo relativamente basso.
Si svegliò dopo che la signora, entrata in camera, le aveva aperto la finestra facendo inondare la stanza di luce.
-buongiorno signorina!- disse la signora –mi aveva detto di svegliarla alle  sei e mezza e così eccomi qua- poi aggiunse con tono allegro –su, su si alzi, che giu la stà aspettando un’abbondante colazione che le ho preparato io con le mie mani!-
-uhmm? Buongiorno- disse la sweeper ancora assonnata –scendo subito-
Quando uscì dalla locanda era poco più delle sette e mezzo. Doveva sbrigarsi, sarebbe dovuta passare da casa e poi andare all’appuntamento con Takumi Kitoshi. Voleva prendere la sua pistola nel caso la situazione si mettesse male.
Quando scese di macchina e vide la palazzina in cui aveva abitato per tutti quegli anni, un misto di tristezza e malinconia la avvolse. Si fece forza ed entrò.
Nell’armeria trovò tutto il necessario. Prese la sua pistola, due piccoli revolver facili da nascondere, tante munizioni, qualche bomba a mano, cannocchiali, ricetrasmittenti, cimici, tutto l’occorrente per lo spionaggio. Vi era anche un segnalatore di posizione. Lo prese fra le dita. Era soprannominato da Ryo “il bottone” e tante volte lei se lo era ritrovato addosso senza sapere come.. Quell’affarino l’aveva salvata tante volte da situazioni in cui non vi erano via di fuga. Con quello Ryo l’avrebbe ritrovata anche in capo al mondo. Lo guardò. Era piccolo, ma era sempre stato il suo angelo custode.
Lo posò nuovamente. Fece una piccola panoramica di tutto quello che stava “rubando” a Saeba: aveva preso tutto. Stava per andarsene quando si ricordò di fare una cosa.
Poco dopo usciva dalla casa senza problemi, così come era entrata. Prima di andarsene diede un’occhiata alla finestra di camera di Ryo. Sicuramente dormiva ancora. Non poteva sapere che il suo socio era andato a letto poco prima del suo arrivo, dopo una notte passata a cercarla.
 
Quel bar in un basso quartiere di Tokyo era il luogo migliore per incontrarsi con il cliente. Vi erano solo pochi habitué e per di più la mattina era poco frequentato.
Quando Kaori entrò venne avvolta da un atmosfera cupa. Come locale era poco illuminato, vi era solo una piccola finestra in alto che non faceva molta luce. Alcune delle lampade erano accese, non tutte, molte delle quali ricreavano un’atmosfera soffusa. All’interno vi erano solo quattro persone più il barista. Dette uno sguardo tutt’intorno. Due uomini parlavano di politica al bancone mentre sorseggiavano il loro caffè, un altro leggeva il quotidiano commentando alcuni fatti con lo stesso gestore. L’ultimo, ad un tavolo in fondo al bar con una sigaretta in bocca, sembrava aspettare qualcuno. Doveva essere quello il suo uomo. Si avvicinò titubante, incerta.
-credevo che City Hunter fosse un uomo- disse la sagoma togliendosi la sigaretta dalla bocca, espirando la maggior parte del fumo.
-io mi occupo delle richieste di lavoro, ma ultimamente mi sto mettendo in proprio- disse Kaori sedendosi di fronte senza lasciar trapelare la paura che sentiva dentro di sé.
-meglio così, preferisco lavorare con le belle donne anziché con gli uomini-.
La ragazza gli sorrise e solo allora lo vide chiaramente in faccia. Doveva avere circa trentacinque – trentotto anni. Aveva capelli chiari, biondi, sfumati di bianco vicino alle tempie. Occhi verde scuro non facevano trasparire alcuna emozione. I lineamenti del viso erano belli ma molto marcati.
-lei è Takumi Kitoshi giusto?!-
-si- disse l’altro spegnendo nel posacenere la sigaretta e accendendone un’altra
-per quale motivo le serve l’aiuto di City Hunter?-
-voglio uccidere mio padre-
A Kaori si raggelò il sangue nelle vene. Era una cosa immorale.
-per quale motivo, se mi è concesso saperlo-
-ha ucciso mia madre, mia sorella, voleva a tutti i costi che divenissi io l’erede del suo sporco e fottutissimo impero di contrabbando-
vi fu un momento di silenzio, poi la ragazza riprese la parola:
-senta non posso negarle che io stessa ho fatto delle ricerche su di lei e su suo padre-disse Kaori appoggiando una mano sul tavolino –non ho scoperto molto però; la maggior parte delle notizie che riguardano la vostra famiglia sono altamente private. So che suo padre era stato implicato come possibile capo di un’associazione chiamata Dark Butterfly, che era stato accusato di omicidio e che è ricomparso da poco qui in città-.
-tutto vero. Mio padre è il capo della Butterfly assieme ad altri due. Vede quando ero giovane il mio sogno era di diventare come lui. Mi inserii nel contrabbando della droga, ma venni arrestato poco dopo. Gli avvocati di mio padre mi tirarono subito fuori da quella faccenda ed in pochi giorni ero nuovamente libero. Mio padre, però, mi obbligò a lasciare Tokyo per un po’, fino a che le acque non si fossero calmate.
Andai in Europa, con mia madre e mia sorella. Lì la mia vita è cambiata del tutto. Ho conosciuto persone che mi hanno insegnato molto, più di quanto mio padre avesse fatto. Non sarei mai più rientrato in Giappone , avevo deciso. Un giorno una telefonata di mio padre mi impose di tornare, dovevo prendere le sue redini. Io mi rifiutai, mia madre e mia sorella mi appoggiarono credendo che fossimo al sicuro in Francia. Non era così. Gli scagnozzi di mio padre ci trovarono e le uccisero sotto i miei occhi, era un avvertimento, sarebbe successo anche a me se avessi continuato a rifiutare la sua proposta-
Takumi smise di parlare. Vide lo sguardo scosso della donna di fronte a lui. Poi aggiunse:
-quel bastardo non le ha uccise solo per costringere me a tornare, lo ha fatto perché dopo aver lasciato Tokyo anche loro si erano ricostruite una vita, erano diventate persone per bene, avrebbero potuto testimoniare contro di lui. Vede ciò che a mio padre manca per andare in carcere sono i testimoni, loro lo erano, avrebbero potuto far fallire i suoi schifosissimi piani-
-di certo suo padre non è uno che si fa scrupoli…-
-già…-
-cosa è successo dopo l’omicidio?- chiese Kaori
-vedi fu io il primo sospettato della loro morte dalla polizia francese, faceva tutto parte del piano architettato da mio padre. Decisi di fuggire il più lontano possibile, dove mi sarei rifatto una vita lontano da lui. Ma il piccolo aereo privato su cui viaggiavo è precipitato. Mi hanno ritrovato nell’oceano in fin di vita e ricoverato d’urgenza nell’ospedale di S. Miguel in Cile. Da allora vivo solo per vendicare la morte di mia madre e di mia sorella. Sono tornato in Giappone perché è arrivato il momento di farlo-
Kaori aveva la pelle d’oca. Non poteva sapere se quella storia era vera o fosse una farsa, un piano macchinato da Kitoshi per uccidere City Hunter. Cosa poteva fare? Lei avrebbe accettato, quell’uomo aveva tutto il diritto di vendicarsi dopo quello che aveva fatto il padre. Ma Ryo? Lui avrebbe accettato?
Guardò gli occhi tristi dell’uomo.Aveva perso tutto, la famiglia, la casa, una vita normale. Poteva assomigliare alla situazione passata di Ryo per alcuni punti di vista.
Fu un momento. Un lampo che le attraversò gli occhi. Non era mai stata capace di aiutare Ryo, non avrebbe fatto lo stesso con quell’uomo.
-accetto il caso- disse senza esitare –ma ad una condizione-
-mi dica-
-lavorerò solo io per lei, il mio socio non deve sapere-
-non ci sono problemi-
 
 
Era ormai pomeriggio quando Ryo si svegliò. Dopo essersi fatto una doccia si preparò nuovamente ad andare alla ricerca di Kaori. Quella ragazza non faceva altro che incasinargli la vita, non sapeva stare lontana dai guai. Stava scendendo le scale quando, all’improvviso, gli sembrò di sentire il dolce profumo della socia. Poco dopo entrava nell’armeria.
Si rese subito conto che era stata lì. Non vi erano alcune pistole ed altri oggetti. Aveva fatto incetta d’armi. Sbatté un pugno contro la parete.
“dove ti sei cacciata Kaori?” pensò. Poi qualcosa attirò la sua attenzione. Sopra un freddo tavolo di alluminio, accanto a dei bossoli vi era un foglio.
Si avvicinò, riconobbe subito la scrittura morbida e sinuosa della donna.
Non ti preoccupare per me, sto bene. La promessa che hai fatto a mio fratello da oggi è annullata. Ho scoperto tutto quello che hai cercato di nascondermi, perché non hai fiducia in me? Io nei tuoi confronti l’ho sempre avuta.
Mi sono licenziata, sei libero di trovare un’altra assistente. Puoi prenderti Reika visto che l’hai sempre di gran lunga preferita a me.
Da oggi saremo nemici.                                                                            Addio.      K. Makimura”
Che intenzioni aveva quella stupida? Si sarebbe fatta ammazzare. Ma in fondo era prevedibile. Forse era solo colpa sua e del suo stupido orgoglio se Kaori aveva deciso di andarsene. Il loro rapporto si era incrinato già da un bel po’, o forse lo era sempre stato. Il non avergli detto la verità era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. In fondo lei gli chiedeva soltanto un po’ di fiducia. Lui non era mai stato capace di dargliela.
Strinse la lettera nella mano, accartocciandola. Era veramente tutto finito. Forse anche la sua stessa vita, lontano dalla donna che amava, non sarebbe durata a lungo. Se ne era andata così, senza lasciare un indirizzo o un numero telefonico.
Le avrebbe dato più fiducia. La lasciava libera.
Alzò lo sguardo immaginandosi gli occhi di Kaori. Gia gli mancava terribilmente.
Si diresse verso la porta. Prima di chiuderla si guardò intorno.  La sua socia aveva però lasciato una cosa in quella fredda stanza di grigie armi… Il suo profumo.
 
Falcon e Miky giravano per le vie della città. Avevano chiesto notizie dell’amica ovunque: nei negozi, nei bar, negli alberghi, ma di lei nessuna traccia. Ad un tratto il cellulare dell’uomo squillò:
-Pronto?-
-Falcon sono Ryo- disse la voce dell’altra parte della cornetta
-Saeba, notizie di Kaori?-
-no, nessuna, senti Falcon lasciate perdere questa storia, se ne è andata, non tornerà più-
-cosa? Vuoi mollare le ricerche?-
Miky avendo inteso il discorso dei due strappò il telefono dalle mani di Falcon:
-Ascoltami bene Saeba!- disse impetuosamente – Kaori è una mia amica non smetterò di cercarla! E sai una cosa? Ha fatto benissimo ad andarsene lontano da te per come l’hai sempre trattata! Lei ti ama e sono sicura che sta soffrendo più di noi tutti messi insieme e tu cosa fai? L’abbandoni nel momento in cui lei ha più bisogno… fammi capire, ma hai proprio così tanta paura di amare qualcuno? Dovresti temere molto di più il tuo mestiere! Sei solo un vigliacco!-
Vi fu un momento di silenzio, durante il quale Miky si pentì di quello che furiosamente aveva appena detto a Ryo.
-Hai ragione- rispose l’uomo – ma è stata lei a decidere di andarsene. Come hai detto tu non faccio che farla soffrire. Lontano da me potrà farsi una nuova vita come tutte le donne di questo mondo-
detto questo riattaccò senza lasciare a Miky l’ opportunità di rispondere

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Capitolo 5
*** Un nuovo caso ***


-Mi tolga un dubbio- disse Kaori, mentre erano imbottigliati nel traffico intenso della capitale –non ha paura che qualcuno che lavora per suo padre la possa riconoscere?!-
-no. Scommetto che neanche mio padre mi riconoscerebbe- fece una pausa –vede quando sono andato in Europa ero poco più che un ragazzino, avevo diciassette anni. Credo di essere cambiato da allora, per questo non ho problemi a farmi vedere in giro…-
-Capisco… Quanto è stato lontano dal Giappone?-
-ventidue anni-
- E’ molto tempo-
-Già…-
-senta per quanto riguarda il piano…-
-non ci sono problemi- la interruppe l’uomo –abbiamo quattro mesi per prepararlo nei minimi particolari-
-Cosa quattro mesi?- 
-cosa c’è signorina? Ho aspettato 22 anni, non mi faccio intimorire da 4 mesi!- disse con tono sarcastico, poi aggiunse: -ho saputo che fra quattro mesi arriverà a Tokyo Toshiro Nakisa. Lui è uno, assieme a mio padre ed a un altro, dei capi della Butterfly. Ho piazzato sul suo telefono una microspia, nonché localizzatore a onde elettromagnetiche di precisione. Il giorno in cui sarà sul suolo giapponese e chiamerà mio padre, sarà il momento in cui localizzerò la posizione reciproca dei due cellulari-
-Ma è proprio sicuro di aver bisogno di uno sweeper? Mi sembra non se la cavi per niente male…-
-Infatti non l’ho assunta come sweeper, signorina Makimura… l’ho assunta come assistente-
Kaori lo guardò stupita
-Non mi guardi in quel modo Kaori, vede anch’io prima di contattarla ho fatto delle ricerche su City Hunter… e lei risulta impedita con ogni genere di pistola… e poi non avrei mai fatto sporcare di sangue le mani di una bella donna come lei…-
-quindi le servirà l’aiuto del mio socio…- disse Kaori rassegnata
-no… se non mi sbaglio non era nei patti- disse lui con un sorrisetto beffardo sulla faccia –e come le ho detto preferisco la compagnia delle belle donne anziché degli uomini… lei mi dovrà solo dare una mano nell’organizzare un ottimo piano, per il resto penserò a tutto io…-
Kaori si stava tranquillizzando. Il figlio di Kitoshi era una brava persona aveva fatto bene ad accettare il lavoro. Chissà cosa avrebbe pensato Ryo vedendola lavorare con quell’uomo? “adesso basta pensare  a Ryo, ormai ho mollato tutto quello che lo riguarda” pensò fra se e se. Stava ancora ripromettendosi di non pensare più a Saeba quando un –Dopo il semaforo svolti a sinistra- la fece rinsavire.
Poco dopo era di fronte ad un albergo
-prendo la mia valigia e scendo subito- disse Takumi
-ok- rispose un affascinante Kaori
mentre era in macchina si guardò il polso fasciato. Poteva togliersi la fasciatura , oramai non le faceva più male. Si mise quindi a  levarsi le bende, ripensando a quel giorno in cui tutto era cambiato. Forse era stato un segno del destino incontrare Takumi.
 
Quando la ragazza entrò nella piccola pensione in cui aveva dormito la notte precedente accompagnata da quell’affascinante uomo non poté evitare i discorsi dei due vecchi proprietari come: –non sapevo che fosse sposata signorina Kaori!- -ma che bel ragazzo che ha!-
- siete veramente una bella coppia- -vi faccio le mie congratulazioni- -e figli maschi!-.
Quando rimasero soli nella loro stanza Takumi rivolse la parola alla sua bella partner
-non che mi crei problemi il fingere di essere sposato con lei, anzi, ma vorrei chiederle il motivo per cui non siamo potuti rimanere in albergo-
-perché lì mi avrebbero trovato- disse Kaori d’istinto, si pentì subito e riprese il discorso-i creditori del mio socio!!! Vede, siccome non ha un briciolo di soldi e continua a spendere e spandere ovunque adesso cercano me per pagarli…-
-capisco… comunque è un buon posto. E’ tranquillo e qui nessuno ci verrebbe a cercare… E poi è anche molto romantico no?!- disse indicando il piano di sotto dove si trovavano i due proprietari.
Kaori si mise a ridere seguita dallo stesso Takumi.
 
-pronto?-
-Ryo! Ciao come stai?!-
-Reika?!-
-Già sono proprio io… senti ho saputo che Kaori se ne è andata e mi chiedevo se ti serviva un’altra assistente, più bella e più in gamba!- disse la ragazza scherzosamente
-fai come credi, per me non ci sono problemi- disse Ryo riagganciando… E’ vero, forse Reika era veramente più in gamba, ma non sarebbe mai stata più bella della sua Kaori.
Guardò nuovamente la lettera della sua socia, o per meglio dire ex-socia. Era accartocciata vicino ad una foto di Ryo e Hideyuki. “Perdonami Maki, ho rotto la promessa che ti ho fatto…” pensò Ryo.
Certo non poteva continuare a commiserarsi ancora per molto, non avrebbe mai pensato che quel maschiaccio di Kaori lo potesse ridurre in quel modo … Guardò l’ora. Erano le nove di sera…
Finì di sistemarsi a puntino. Prima di uscire si guardò intorno : -Evvai adesso che non c’è quella rompiballe di Kaori posso uscire quando voglio Yuuuupppy!!!!!- poi si chiuse la porta alle spalle.
 
Takumi era  farsi una doccia quando Kaori risistemò alcune delle sue cose. Rovesciando la borsa sul letto notò che il cellulare era spento.
Quando lo accese una scarica di messaggi invase lo schermo del piccolo telefono.
Una trentina erano chiamate perse di Ryo, una decina di Miky ed altri di Kazue, Saeko e Reika.
Si doveva essere sparsa la voce che se ne era andata, e adesso tutti la stavano cercando. Le piaceva essere così al centro dei pensieri di tutti, ma le ci volle poco per capire che si era comportata male, soprattutto con Miky.
- Pronto Kaori? Stai bene?-
-si, Miky, è tutto ok… senti mi volevo scusare per come mi sono comportata, andarmene senza un motivo è stata una carognata… potrai mai perdonarmi?-
-ma cosa dici sciocchina! Qua nessuno ti da colpe… sappiamo tutti quanto è dura avere a che fare con Ryo, e ci domandavamo come hai fatto a non scoppiare prima…Senti ma dove sei?-
-Sono… bèh sto seguendo un caso, ne avrò per qualche mese… poi passerò a trovarti…-
-Kaori mi raccomando… tieniti lontana dalla Butterfly, è gente pericolosa… anche Falcon li teme-
-non ti preoccupare so quello che faccio. Ciao, stammi bene!- detto questo Kaori riattaccò senza dare a Miky l’opportunità di continuare il discorso.
-Con chi stavi parlando? Con il tuo ragazzo?- Chiese Takumi appena uscito dalla doccia con solo un lungo asciugamano in vita
-no, no…- disse Kaori arrossendo –io non ho il ragazzo-
-bèh- disse l’uomo –tanto meglio per me!-.
 

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Capitolo 6
*** Tutta una questione di denaro? ***


Era la mattina del 17 dicembre. Nella locanda un dolce profumo di colazione si stava spandendo.
Kaori si svegliò cullata dolcemente da un tenero sogno. Quando aprì gli occhi non riconobbe all’istante la stanza in cui si trovava. Poi come un flashback tutto le ritornò alla memoria. Tutti gli avvenimenti del giorno prima che avevano cambiato la sua vita in maniera radicale. Si ricordò di Takumi e girandosi nel letto lo vide accartocciato sul piccolo divano, avvolto in una pesante coperta di lana. Era stato lui stesso ad insistere per dormire sul divano, secondo lui era “un peccato mortale dormire nello stesso letto con una bella donna senza poterci fare nulla” così aveva deciso per il piccolo sofà scassato. Un piccolo sorriso si fece largo sulla faccia della bella donna ripensando alle parole del suo amico. Poi pensò a Ryo. Chissà cosa stava facendo, forse aveva già contattato Reika per divenire la sua nuova assistente, forse… si era comunque ripromessa di non pensare a lui e così si alzò di scatto dal letto, prontissima ad affrontare una nuova giornata.
 
Nello stesso momento Ryo si svegliò. Non vi era il profumo della colazione che la sua socia preparava apposta per lui, non vi erano i soliti rumori provenienti dalla cucina, ne le urla di quel maschiaccio di Kaori che lo intimava ad alzarsi … tutta la casa era sprofondata nel più totale silenzio. Si rigirò nel letto. “che pace…” pensò prima di riaddormentarsi. Per lui la giornata ancora non sarebbe iniziata, avrebbe tardato un altro po’.
Fu destato dallo scampanellio incessante della porta.
-Che palle chi è che rompe a quest’ora?!-
aprendo la porta si ritrovò davanti una smagliante Reika
-buongiorno capo, cosa si fa oggi?-
-tu fai quello che ti pare, io me ne ritorno a letto- girò i tacchi e se ne ritornò da dove era venuto senza pensarci due volte lasciando sulla porta una più che stupita Reika.
Non si sarebbe mai immaginata una risposta del genere da Saeba, solitamente sarebbe venuto fuori con una risposta del tipo –amiamoci!!!!-  -oggi facciamo del salutare esercizio fisico: MOKKORI!!-
Invece l’aveva liquidata in quattro e quattr’otto. “cosa fa fare l’amore!” pensò Reika accomodandosi nell’ampio salotto.
 
-cosa si fa oggi?- chiese Kaori mentre erano a fare colazione
-cosa vuoi fare, andremo ad allenarci in palestra, oggi come per i prossimi quattro mesi-
-dobbiamo allenarci?-
-certo vuoi essere o no la mia assistente? Dovrai essere al massimo delle forze quando arriverà il giorno, ti insegnerò qualche trucchetto del mestiere, vedrai..-
- non me la racconti giusta… dove li hai imparati i trucchetti del mestiere tu?!-
-in Cile. Appena mi sono ripreso sono entrato a far parte dei ribelli, e diciamo che ho imparato lì tutto quello che so sul mestiere-
-capisco, mi sorprendi ogni giorno di più-
-modesti a parte non hai ancora visto niente… comunque i giorni si distribuiranno così: mattina palestra, sera corsa, alternata a piscina ed al poligono, il sabato e la domenica saranno votati  alla pianificazione e a delle prove per l’attuazione del piano-
-abbiamo del tempo per respirare?-disse Kaori ironicamente
-fammi controllare… no!- rispose Takumi altrettanto scherzosamente.
- mettiti abiti comodi per andare in palestra- aggiunse poco dopo l’uomo, poi si alzò e dopo aver ringraziato la vecchia proprietaria della locanda per l’ottima colazione si diresse in camera.
Lì lo raggiunse poco dopo Kaori. Si era appena vestita quando Takumi la prese per un polso:
-perché mi aiuti?- Kaori si ritrovò spiazzata di fronte ad una domanda del genere. Vedeva solo quegli occhi verdi di fronte a sé che cercavano di strapparli una risposta
-perché me lo chiedi?-
-perché non ti sei nemmeno interessata a quanto sia il tuo compenso per tutta questa storia, che professionista sei se accetti un lavoro senza sapere quanto ti verrà retribuito?-
Kaori si rese conto che l’aveva presa dritta dritta in rete. Non poteva raccontargli la verità, su Ryo, sul perché aveva accettato, non aveva ancora la piena fiducia dell’uomo che si trovava di fronte, non poteva rivelargli cose così private.
-non posso dirtelo per adesso- disse Kaori abbassando lo sguardo –un giorno ti dirò tutto, ti chiedo solo un po’ di fiducia-
-fiducia accordata- disse l’uomo lasciando la presa –ma anche tu dovrai avere un po’ più di fiducia nei miei confronti-
-ok!-
 
Quando Ryo si decise ad alzarsi erano poco più delle 11 di mattina. Prima di scendere si affacciò alla finestra. La giornata aveva assunto toni decisamente autunnali. Grosse nuvole grigie e un forte vento minacciavano la città di un violento acquazzone. Un tempo così faceva venire la voglia di starsene tutto il giorno a letto.
Quando scese trovò Reika seduta sul divano intenta a leggere una delle tante riviste della sua socia.
-pensavo te ne fossi andata-
-e invece sono qui-
-sei già passata dalla stazione per vedere se c’erano delle richieste?!-
-si ma non c’era nulla… in compenso ti ho portato alcune informazioni su dei miei clienti, adesso che siamo soci dobbiamo scegliere insieme quale accettare e quale no…-
-abbiamo addirittura la scelta?-
-certo cosa credi? Non si frigge mica con l’acqua!!!- disse Reika facendo l’occhiolino.
 
-Alza la guardia Kaori, devi proteggere il viso con tutti e due i bracci, poi focalizza la parte del tuo avversario che vuoi colpire, trova il momento adatto e… colpisci!- disse Takumi imitando i gesti della ragazza
-quando avrai imparato voglio, dieci piegamenti in terra, cinque alla sbarra e trenta addominali…-
-guarda che se mi dici così faccio di tutto per non impararlo…-
-andiamo forza, non ti pago mica settanta milioni di yen per dormire!-
-settanta … milioni?… cosa? Ma è tantissimo! Ma è proprio sicuro?-
-certo! E se l’affare andrà come dico avrai un premio di venti milioni…-
appena finì di dirlo Kaori riprovò la mossa che le aveva appena insegnato rifacendola alla perfezione
-adesso  o capito come si fa ad insegnarti- disse Takumi facendo con la mano il gesto dei soldi –ho proprio capito!-
 
-Ho capito bene Reika? Cioè tu vuoi che io accetti il caso di questa suocera soprappeso solamente perché paga di più di una bellissima ragazza super attraente?! Cioè non se ne parla proprio!- disse Ryo
- cosa? La suocera soprappeso paga ben venti mila yen in più della tua super modella, vorresti lasciar perdere? Ora ho capito perché gli affari in questa casa vanno sempre male!- rispose Reika mettendosi una mano sulla fronte.
Chi gliela aveva fatto fare di divenire la socia di Ryo? Una cosa era sicura se fosse tornata Kaori lei sarebbe potuta andarsene senza troppe spiegazioni. Doveva trovare Kaori e farla tornare, o sarebbe andata in banca rotta con quello stupido di Ryo come socio…
 
Passò Natale, e tutte le feste di seguito. Il tempo sembrava volare.
 
Kaori per di più si era fatta una vita lontana da Ryo, non vi era giorno in cui non pensasse a lui, ma sapeva che con il tempo le sarebbe passato. Si allenava tutti i giorni, con l’aiuto di Takumi stava diventando molto abile nella lotta libera, per quanto riguardava la pistola era proprio una frana, non c’erano scuse, le mancava la mira. Takumi aveva tentato e ritentato a insegnarle, ma proprio non le riusciva. Con l’uomo era diventata molto amica, era una persona speciale, l’aveva capito dal primo giorno, quando lo aveva incontrato nel bar.
 
Ryo per di più si era fatto una vita lontano da Kaori, non vi era giorno in cui non pensasse a lei, ma sapeva che con il tempo gli sarebbe passato. Tutti i giorni faceva infuriare Reika che ormai aveva preso in prestito i martelloni da 100 t ,trovati nell’armadio di Kaori, con i quali assicurava quel “pervertito” alla giustizia. Gli affari andavano male, tutta colpa di Ryo che sbavava dietro le clienti. La poverina non ne poteva più, tanto da creare in casa un piccolo tempietto, con tanto di candele, devoto a Kaori, sul quale ogni mattina pregava perché l’ex-socia del suo amico tornasse, o le desse la forza per iniziare una nuova giornata in compagnia di quel mandrillo.
 
Era febbraio inoltrato e come tutte le mattine Kaori e Takumi andavano correndo fino alla palestra.
-mamma, oggi fa freddissimo!- disse Kaori
-gia, saranno si e no cinque gradi-
-non vedo l’ora di arrivare in palestra, almeno mi riscaldo rompendo di botte Shin. Te lo avevo raccontato che l’altra volta quello stupido mi ha lanciato una sfida? Non so più come farlo ragionare, continua a sfidarmi a lotta libera e finisce sempre con l’essere atterrato da una “donna”- disse Kaori galvanizzandosi di quella nuova situazione.
Takumi si voltò per un attimo a fissarla, poi con un sorrisetto stampato sulla faccia rivolse lo sguardo avanti a se, continuando a correre.
-cos’è che ti fa tanto ridere?-
-il fatto che sei cambiata tantissimo da quando ti ho conosciuta… sei molto più sicura di te e molto più bella- disse l’uomo toccando la piccola treccia di capelli della ragazza poi aggiunse vedendola arrossire –chissà cosa direbbe il tuo socio se ti vedesse così-
-non direbbe niente!-disse Kaori sicura di sé –non ne avrebbe il tempo! PRIMA CHE APRA QUELLA BOCCA PER DARLE FIATO SAREI GIA PIOMBATA SU DI LUI ! destro, sinistro e stramazzerebbe al suolo in men che non si dica!- disse Kaori imitando i gesti di lotta.
-o mio Dio! Ho creato un mostro!-
-Esatto! Un giorno potresti pentirtene!- disse l’altra con tono scherzoso
 
Quando entrarono la palestra era semi vuota. Qualcuno era a fare i pesi, altri cyclette e macchine.
Il grosso tappeto quadrato per la lotta era libero e Kaori ci si fiondò sopra.
-andiamo Takumi, insegnami qualche trucchetto per battere Shin in tre secondi prima che arrivi!-
-oggi non facciamo lotta! ho chiesto al padrone di tenerci libera la stanza di aerobica, ci alleneremo lì-
-cosa aerobica? Ma non ho voglia di fare aerobica!-
-io sono il maestro e io scelgo cosa fare-
-va bene maestro- disse Kaori solennemente –i vostri insegnamenti sono sacri ed inviolabili, prometterò di farne un buon uso-
Entrando Kaori notò uno strano baldacchino al centro della stanza. Tanti pali con altrettanti fili e campanelli creavano una specie di percorso.
-e quello che sarebbe?-
-ti piace? L’ho fatto io!- disse Takumi galvanizzandosi – fra un po’ capirai-
 
 

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Capitolo 7
*** La ragnatela ***


Ryo e Reika stavano, come al solito, litigando sulla scelta dei clienti, quando la porta di casa Saeba si aprì all’improvviso.
-Hai sentito la novità?- disse Falcon entrando nella stanza
-no, che è successo?-
-sembra che il figlio di Kitoshi sia tornato in città-
-cosa? Non era morto?-
-sembrava, ma non è così-
-quindi è tornato per prendersi il regno del padre?-
-Forse… Voci indiscrete dicono che è tornato per l’eredità, altre perché vuole vendicarsi del padre-
-qual è la più attendibile?-
-la seconda-
-la Dark Butterfly allora sarà in subbuglio…-
-sembra che gli scagnozzi della Butterfly siano dappertutto, lo vogliono stanare a tutti i costi. Le ricerche vanno avanti da più di un mese, ma ancora non l’anno trovato. Sai cosa accadrà quando lo troveranno vero?!-
-Kitoshi mi ingaggerà per farlo fuori…-disse Ryo avvicinandosi alla finestra.
-Esatto- rispose Falcon. –Bèh io ti ho avvertito, quando si farà vivo starà  a te accettare o no la proposta- detto questo se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Reika aveva ascoltato tutta la conversazione.
-Ryo cosa c’entri tu con la Butterfly?- gli chiese
-Questa domanda me la ha già fatta una persona- disse Ryo fra se e se
-Cosa hai detto?!-
-Uno dei capi di questa associazione mi salvò la vita, beccandosi una pallottola al posto mio e rischiando la prigione, era un uomo spregevole e con la sua associazione contrabbandava armi e droga, mi aveva però comunque salvato da morte certa e dissi che gli dovevo un favore-
-Allora credi che ti chiederà di uccidere suo figlio?-
-ho già pagato il mio debito, ma probabilmente, adesso che è tornato in Giappone, non vuol far ricadere i sospetti di un omicidio sulla sua organizzazione, e  vorrà ingaggiare il migliore sweeper in circolazione-
-puoi sempre rifiutare-
-non posso, soprattutto perché non so dove si sia cacciata Kaori, se mi rifiutassi, farebbe sicuramente delle ricerche su di me, potrebbe trovarla e minacciarmi-
-capisco… cosa farai allora?-
-o Kaori torna, o dovrò uccidere il figlio di Kitoshi…-
 
-Hai capito Kaori?-
-forse…Quindi tu stai al centro, io dovrò spostarmi attraverso questi fili, stando attenta a non fare rumore, in meno tempo possibile, e devo pure disarmarti?-
-esatto!-
-perché non mi chiedi di volare, sarebbe più facile!-
-andiamo Kaori, è una cosa fattibile, sennò non te l’avrei chiesta…-
-ma… se lo dici tu…-
-ascoltami io sarò bendato, quando mi darai il via attiverò il cronometro, mi dovrai dare lo stop solo quando sarai di nuovo all’esterno della ragnatela con la mia pistola, non dovrai fare alcun  tipo di rumore, in altre situazioni potresti rischiare la vita-
-in altre situazioni non credo dovrò mai disarmare un uomo bendato, in mezzo a una ragnatela di fili
e campanellini, in un tempo cronometrato…-
-Dammi il via quando vuoi- disse Takumi posizionandosi al centro della Ragnatela
-VIA-
Kaori si spostava lentamente fra un filo e l’altro, abbassandosi, strisciando, voltandosi, molto impacciata nei movimenti. Ad un tratto un Dlin dlin la fece fermare, aveva sbagliato.
-ricomincia da capo-
-Ok-
-Ricorda che non sempre la via più breve per avvicinarsi ad un bersaglio è anche la più semplice-
-VIA- disse nuovamente la ragazza
prima di infilarsi nella fitta ragnatela esaminò filo per filo, trovando un passaggio più semplice. Memorizzò prima le mosse che avrebbe dovuto fare e poi si gettò all’interno.
Era molto vicina al bersaglio quando perse l’equilibrio poggiando un piede troppo rumorosamente a terra
-ti ho sentita, saresti morta, inizia di nuovo-
La terza, quarta, quinta…. Compiva sbagli, respirando troppo affannosamente, colpendo i campanelli, facendo rumore con i piedi. Non era semplice ma neanche impossibile, se ne rese conto quando, dopo molti tentativi si trovò faccia a faccia con Takumi. Non si era accorto della sua presenza e lei si apprestava a prendergli la pistola.
L’aveva di lato, agganciata alla cintura dei pantaloni. La prese lentamente, si girò e altrettanto lentamente stava cercando di svignarsela ma una mano dell’uomo le bloccò un braccio.
-Scoperta! Quando hai disarmato un bersaglio devi scappare velocemente, non puoi rimanere molto tempo nelle vicinanze, quello potrebbe nascondere un'altra pistola e spararti-
Kaori lo guardò, era stanca, non ne poteva più, erano tre ore che tentava e ritentava, e adesso era proprio OUT.
-Comunque sei stata proprio brava! Figurati che a me ci vollero ben sei giorni prima di avvicinarmi al bersaglio senza destare sospetti- disse Takumi lasciando la presa.
-che dici andiamo a pranzo?!-
-si, si ho una fame!- disse Kaori di nuovo piena di energie.
 
I giorni scorrevano tranquilli in casa Saeba. Qualche lavoretto qua e là, e tutto si risolveva.
Reika si era per lo più trasferita da Ryo, poteva tenerlo di più sott’occhio e soprattutto cercava di fargli un po’ di compagnia in maniera che non risentisse troppo della lontananza di Kaori. Tutte le mattine tornava  ubriaco fradicio, e poi qualcuno si doveva occupare della casa.
Era una giornata come le altre da due mesi a questa parte. Ad un tratto lo squillo del telefono destò Ryo dalla “lettura” delle sue riviste.
-Reika! Il telefono!-
“ma dove si è cacciata?!” pensò lo sweeper, poi molto lentamente si diresse verso l’apparecchio
-pronto?-
-saeba come vanno gli affari?-
chiese una voce bassa, molto rauca. Ryo capì subito
-Kitoshi…-
-esatto… avrei un lavoretto per te-
vi fu un momento di  silenzio, nel quale Ryo si chiese qual’era la cosa giusta da fare, poi gli balenò un lampo negli occhi, era il suo mestiere, era il destino, era nato per uccidere, era uno sweeper, era sempre stato il suo lavoro, Kaori era riuscita a tirarlo fuori da quel tunnel nero che lo stava inghiottendo, ma adesso lei se ne era andata lasciandolo solo, “quando il gatto non c’è i topi ballano!” pensò l’uomo fra se e se.
-Accetto, ci accorderemo domani, mi farò vivo io, al solito posto?-
-perfetto- rispose la roca voce dall’altra parte del telefono, poi riagganciò
 
alla tavola calda dove i due stavano mangiando Kaori guardava assorta fuori dalla grande vetrata del locale. Kitoshi era a parlare con un tizio poco più lontano e lei ne approfittava per godersi il panorama della città in movimento.
-brutte notizie- disse Takumi sedendosi di fronte alla ragazza
-cosa?- chiese
-la Butterfly sa che sono in Giappone, mio padre è in allerta, appena mi trovano assolderà un killer-
-quanto tempo credi che abbiamo prima che ci scoprano?-
-a seconda dei miei informatori hanno gia perquisito da cima a fondo la zona est, nord, e centro di Tokyo. Avrò qualche altro giorno di libertà ma poi mi occorrerà stare nascosto, fino a che quella maledetta telefonata non arriverà-
-come intendi agire allora?-
-agirai tu per conto mio, ormai sai la maggior parte di cose che uno sweeper sa, magari non ci hai fatto caso, ma i tuoi riflessi sono triplicati come la forza e l’agilità, adesso puoi tenere testa ad un killer professionista…-
-ti dimentichi una cosa… io non sono nata per uccidere-
-e questo nessuno te lo chiede. E un pò di giorni che penso ad un allenamento diverso dallo sparare, e se i miei calcoli sono giusti, ti rimarrà più facile apprendere-
-se lo dici tu, mi fido di te-
-fai molto bene-
-e poi ormai siamo in gioco no?!!! Allora giochiamo!!!!- disse Kaori sicurissima di sé.
 
Il giorno dopo il sole splendeva nel cielo di Tokyo. Un vento gelido spazzava via le nuvole dall’ aria tersa ed in apparenza tutto era tranquillo. Ma il caos di Tokyo non bada al tempo, ne alle persone che in quella giornata apprezzavano il sole immerse in magnifici giardini.
 
Ryo era seduto su di una panchina. Quel luogo era bello ma pieno di guardie. Il giardino della villa di Kitoshi doveva essere più di mille ettari, ma quello centrale era mozzafiato. Cascate, fontane, spruzzi, acqua, scorrevano da tutte le parti.
“hai capito che posticino si è fatto il vecchio a spacciare droga e armi!” pensò Ryo
poi notò un piccolo bocciolo di rosa, in un cespuglio di rovi e spine poco più lontano.
Quella rosa era nata troppo presto sarebbe morta per il freddo. Ma il suo colore chiaro gli ricordò il colore della pelle della sua Kaori. Il suo pensiero continuava a cercarlo nella notte, nei sogni, anche nella realtà. Era la donna della sua vita, e l’aveva persa, così come tutte le persone care; solo un pensiero lo rincuorava, che era ancora viva, forse aveva avvertito il pericolo di stare vicino a uno come lui ed era corsa ai ripari il prima possibile. Aveva fatto bene.
-Saeba è molto che aspetti?- disse un uomo che si stava avvicinando
-no sono arrivato da poco-
-che ne pensi di questo giardino?-
-bellissimo- disse Ryo guardando un’ ultima volta il boccio di rosa – un po’ meno l’accoglienza- riprese indicando due cecchini che, da sopra un albero, lo tenevano sottotiro , pronti a sparare se lui avesse fatto una sola mossa falsa verso il loro capo.
-il tuo fiuto non smetterà mai di stupirmi- disse il vecchio facendo un segno con la mano ai due cecchini, che prontamente abbassarono le armi –ma passiamo agli affari…-.
 
Nel giardino della vecchia locanda c’era invece chi si reputava un maestro e dava lezioni di vita alla sua allieva.
-vedi l’altra sera ho capito che è quasi impossibile non saper centrare un bersaglio dopo l’estenuante allenamento che abbiamo fatto- fece una pausa, poi guardando la faccia dubbiosa della ragazza seduta a terra continuò –quindi ho supposto che il tuo è tutto un fatto psicologico. Tu non vuoi uccidere nessuno, per questo sbagli centro-
-alcune persone- disse seria Kaori –hanno sempre cercato di tenermi lontano da questo mestiere, sapevano che uccidere qualcuno, sia esso buono o cattivo, comporta dubbi, incertezze e pentimenti, non volevano che le mie mani si tingessero di sangue. Capii che queste persone mi volevano veramente bene, e ho sempre evitato il contatto con le pistole, o con qualunque altro genere di arma letale-
-esatto- disse Takumi –non è che non hai mira, è solo che non vuoi avere la mira-
-ma credimi! Io non cerco di scansare il bersaglio volontariamente, non mi riesce punto e basta!-
-per questo ho trovato un’arma che fa proprio al caso tuo: è maneggevole, efficace e solo se usata con l’intenzione di farlo può uccidere, altrimenti fa solo molto male, senza bisogno di inutili spargimenti di sangue-
detto questo la tirò fuori da una tasca della giacca, la pose in mano a Kaori e aspettò un suo commento
-Wow! Una fionda! Quando ero piccola ci giocavo sempre con mio fratello!-
-bella vero! Sono andato a cercarla apposta per te; ti piace?!- disse girandola fra le mani di Kaori. Solo allora la giovane donna poté vedere la meravigliosa incisione sull’impugnatura dell’arma. Era un piccolo bocciolo di rosa contornato da fini rovi che si arrampicavano fino all’estremità della fionda. Accanto ad esso si trovava incisa una lettera: K. Solo il piccolo carattere era bianco, tutta l’arma era di un colore scuro come la notte.
-grazie!-disse Kaori saltando al collo di Takumi che, colto alla sprovvista, cadde a terra.
-ehi ehi! Calmati! Prima fammi vedere quello che sai fare o mi riprendo la fionda!- disse l’uomo posizionando una lattina vuota sopra un piccolo tavolo, poi si avvicinò di nuovo alla donna
-con molto piacere!- rispose Kaori raccogliendo un sasso da terra.
Prese la mira, entrambi gli occhi aperti  per centrare meglio il suo bersaglio, tese l’elastico, poi  un respiro.
Takumi la guardava incuriosito, aveva un modo molto insolito di tenere la fionda, solitamente si tiene dritta davanti a se, mentre lei la teneva obliqua da un parte, così come si tira con un arco. 
Non avrebbe mai fatto centro tenendo quell’arma così era ovvio, stava per dirle qualcosa quando il sasso schioccò velocemente verso il suo bersaglio. Centro . La lattina cadde al suolo colpita.
-per fortuna non ho perso la mano!- disse Kaori fiera di sé – quando ero piccola facevo nove centri su dieci, ma forse adesso sono un pò peggiorata!-
Takumi la guardava stupito
-a quale distanza?!-
-direi dieci, quindici metri non di più-
-non sono pochi, riprova!- disse andando a posare nuovamente la lattina  sul tavolo.
Non ebbe neanche il tempo di sistemarla che lei l’aveva gia colpita, da una distanza doppia a quella di prima.
-potevi farmi male!-
-ma cosa dici! Non l’avrei fatto se non fossi stata sicura di centrare il bersaglio!-
-mi stupisci ogni giorno di più-
 
Continuarono ad allenarsi con le lattine vuote per molto poi, Takumi, vedendo che la ragazza non se la cavava niente male neanche con gli oggetti in movimento, decise di fare una pausa.
- hai sempre tirato con i sassi ma adesso proverai con queste- disse appoggiando sulla mano della ragazza un sacchettino pieno di biglie di acciaio.
-queste, se tirate con forza ad una distanza minima, possono anche uccidere, a seconda del punto a cui si mira. Ma se lanciate con moderazione, a punti non vitali, possono far perdere i sensi al tuo avversario- poi aggiunse –la fionda può sembrare un’arma non pericolosa, non è così, ma ho visto che hai un’ottima mira, questo ti permetterà di salvare la pelle in molte occasioni, senza dover uccidere qualcuno-
-grazie Takumi, non so proprio come sdebitarmi…-
-non mi ringraziare ancora, ho bisogno che tu faccia una cosa per me stasera, e dovrai essere preparata a qualunque evenienza…- disse l’uomo guardandola dritta negli occhi.
 

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Capitolo 8
*** Appuntamento ***


La sagoma si muoveva velocemente nei sobborghi di Tokyo a quell’ora deserti. Aveva un passamontagna nero che le copriva completamente il volto.
Era molto freddo, ma nonostante tutto indossava solo una tuta nera che la confondeva con la notte.
Correva veloce e sicura. Doveva trovare il suo bersaglio. Chissà se era vero quello che avevano saputo dall’informatore segreto. Doveva accertarsene.
Quando arrivò sul luogo si accorse che i suoi obbiettivi erano di già lì, si nascose.
Era un vicolo molto buio, pieno di bottiglie di birra abbandonate al suolo e cartoni degradati.
Quelle che vedeva erano poco più che ombre e solo un leggero brusio di voci arrivava sino a lei.
Doveva avvicinarsi, e lo doveva fare il più silenziosamente possibile. Ma come poteva fare?!
Poi come un lampo una frase nella sua mente si fece più forte delle altre
 “ricorda che non sempre la via per avvicinarsi ad un bersaglio è anche la più semplice”.
Solo allora si mise a scrutare attentamente tutto ciò che era intorno a lei.
Bingo! Aveva trovato ciò che faceva al caso suo.
Uscì dal vicolo altrettanto silenziosamente e subito si diresse sul tetto del palazzo il cui muro creava parte della viuzza. Appena in cima si avviò sulle scale antincendio. Scendendo sarebbe arrivata dritta dritta sul capo dei due senza destare sospetti.
Iniziò la discesa, così silenziosamente che i due non si resero conto della presenza di un terzo neanche quando era solo a tre metri di distanza da loro.
Da lì avrebbe ascoltato tutto senza problemi.
Fino ad allora solo una delle due persone aveva parlato e solo di cose futili poi l’argomento si fece interessante…
-Il capo vuole fare fuori suo figlio e pare che abbi assoldato un killer di fama mondiale-
-non sapevo che Kitoshi avesse un figlio-
-ma cosa vuoi sapere pivellino! E’ una storia che risale a più di venti anni fa-
-come mai stiamo ancora qui! E’ più di mezzora che aspettiamo “il killer di fama mondiale”, fa un freddo cane e questo stronzo non arriva! Perché non ce ne andiamo ci avrà dato buca!-
-No, aspettiamo, vedrai che arriverà-
Kaori capì solo allora che i due erano scagnozzi di Kitoshi, il suo bersaglio doveva ancora arrivare.
Passarono altri dieci minuti buoni, quando un’ombra comparve all’entrata del vicolo
Kaori impugnò la sua fionda, stringeva in mano la sfera d’acciaio, pronta a colpire il bastardo che voleva uccidere Takumi. Lui le aveva detto di scoprire solo l’identità del killer, ma lei non si poteva far sfuggire un occasione del genere.
Non riusciva ancora a vedere chi era veramente, quando sentì i due tirapiedi impugnare le loro pistole…
-ehi ragazzi, non vorrete far fuori il killer più abile di Tokyo!-disse la sagoma che si avvicinava.
Kaori fu scossa da un tremito. Quella voce era maledettamente familiare, non voleva credere che il killer che doveva ammazzare Takumi era…
La sagoma dell’uomo si avvicinò abbastanza perché la ragazza potesse vederlo in viso…
Era Ryo…
Kaori fu presa dal panico e per un solo istante perse di vista l’obbiettivo di quella sera. La biglia d’acciaio che teneva stretta in mano le scivolò cadendo proprio vicino ai tre uomini. Che insospettiti guardarono in su.
In un istante Kaori capì che era stata scoperta, aveva fallito e subito si rese conto che doveva scappare il più veloce possibile.
Si alzò in fretta ed iniziò a salire le scale antincendio.
Subito i due sgherri cominciarono a sparare mentre Ryo usciva di corsa dal vicolo.
Quando la ragazza si ritrovò sul tetto della palazzina udì il rumore dei passi sulle scale dei due che si stavano avvicinando.
Si era fatta scoprire come una dilettante. Aveva promesso a Takumi che non avrebbe causato guai e adesso doveva rimediare. Prese due biglie. Una la teneva stretta con le labbra mentre l’altra era già posizionata sull’elastico che puntava verso le scale.
Appena vide uno dei due scagnozzi fare capolino schioccò, quello cadde rovinosamente all’indietro, cascando addosso all’altro facendo così, entrambi, le scale a ruzzoloni.
Centro! Ed aveva usato una sola biglia! Era proprio in gamba…
- ti faccio i miei complimenti!- disse una voce alle sue spalle
Kaori si voltò. Ryo l’aveva aggirata, passando all’interno del palazzo; come aveva fatto a dimenticarsi di lui? Eppure lo sapeva che non si arrendeva mai.
-non è da tutti avere una mira come la tua non c’è che dire!- continuò quello
Cosa poteva fare? Se si fosse girata per scappare le avrebbe sparato senza problemi, non mortalmente, ma finché non capiva che era una donna lo avrebbe sicuramente fatto.
-perché non mi fai vedere la tua faccia? Non sparo a chi non vedo-
-Fai bene!- rispose Kaori, alterando il tono della voce.
Ryo si rese conto che chi aveva davanti era una donna e rimase sconcertato per un istante, Kaori se ne accorse e ne approfittò. Prese la biglia che non aveva lanciato prima e schioccò in direzione dell’unico lampione della strada di fronte. In un attimo furono le tenebre.
Kaori si spostava tanto silenziosamente che neanche Ryo si accorse della sua presenza vicino a lui, in un attimo lo disarmò e corse verso la scala antincendio.
Solo allora gli occhi di Ryo si abituarono al buio ed iniziando ad intravedere le cose si mise all’inseguimento della donna.
Kaori intanto scese dalle scale balzando con un leggero salto dal primo piano direttamente al piano terra. Poi corse veloce e silenziosa nella notte che la nascose avvolgendola.
Quando Ryo arrivò in fondo alle scale antincendio si rese conto che ormai non poteva raggiungerla. Poco più in là trovò la sua pistola, la donna misteriosa l’aveva lasciata a terra, accanto ad essa una sfera d’acciaio riluceva alla flebile luce della luna invernale.
Ryo raccolse la sua Magnum e strinse la biglia nella mano. Durante il tragitto verso casa non fece altro che guardarla. Un sorrisetto si fece largo sulla sua faccia. Stava proprio invecchiando, era la prima volta che veniva bleffato da una donna… non poteva sapere che quella donna era proprio la sua Kaori.
 
 
Kaori correva veloce nella notte. Calde lacrime le rigavano il volto.
Perché? Perché fra tutti i killer che vi erano, proprio Ryo era stato assoldato da Kitoshi? Perché aveva accettato? Non poteva lasciare da solo Takumi, ma non voleva neanche che Ryo lo uccidesse, cosa poteva fare? Non lo sapeva, era disperata. Aveva sempre pensato che allontanarsi da Ryo sarebbe stato un bene per tutti e due, ma non avrebbe mai immaginato che li avrebbe portati ad essere nemici, a rischiare la pelle l’uno contro l’altro.
Si arrampicò sull’edera della locanda, era troppo tardi per svegliare i proprietari e poi avrebbero inteso qualcosa, aprì la finestra ed entrò nella piccola stanza, levandosi il passamontagna. Era di spalle quando si sentì chiamare da una voce dietro di lei
-Kaori?-
si girò trattenendo le lacrime, ma i suoi occhi lucidi e tristi facevano trapelare i suoi sentimenti.
Vide Takumi seduto sul divano che leggeva un giornale nell’attesa che lei tornasse, aveva un’aria preoccupata.
-Kaori è successo qualcosa?-
quelle semplici parole fecero perdere ogni stabilità al carattere forte della donna che scoppiò nuovamente a piangere, fra i singhiozzi si mise a sedere accanto a Takumi che l’abbracciò.
Stettero così per molto, poi una domanda dell’uomo ruppe il silenzio della stanza.
-devi dirmi cosa è successo? Stai bene, non sei ferita vero?-
Kaori si tranquillizzò, doveva parlarne con Takumi di quella faccenda, avrebbero trovato una soluzione.
-io sto bene ma…-
-meno male, l’importante è quello!- rispose subito l’uomo
-però vedi… ho scoperto chi è l’assassino assoldato da tuo padre…E’ il mio ex-socio…-
-cazzo! Non ci voleva-
-comunque io ho preso un impegno con te e non ho intenzione di mollarti proprio adesso, e poi fra non molto arriverà quella maledetta telefonata… e dovremmo agire-
-no, lascia perdere, non voglio che tu e il tuo socio finiate per farvi fuori a vicenda, forse Kaori è meglio se  lasci questo lavoro, io non vorrei che…-
-non dire niente Takumi, non voglio lasciarti solo, e poi dal momento che ho accettato sono stata consapevole dei rischi…-
-ma diavolo! Kaori te ne rendi conto! Kitoshi ha assoldato Saeba per farmi fuori,e io ho assoldato te per far fuori Kitoshi! E’ un circolo vizioso, finireste col ammazzarvi a vicenda, e io non voglio che tu stia male per questa faccenda, dammi retta vattene, torna dal tuo Saeba e scordati di tutto-
-non ci penso neanche… se proprio ci tiene sarà lui a mollare il lavoro propostogli da Kitoshi, io non intendo farlo-
-ascoltami, ne parleremo domani, tu sei stanca devi riposare, stai tranquilla troveremo una soluzione, non ho dubbi-
 
Ryo si sedette sul divano, testa bassa, i gomiti appoggiati sulle ginocchia. In una mano stringeva la sua fedele Phyton, amica fidata nelle sue battaglie, nell’altra la sfera d’acciaio caduta a quella donna che era riuscita a disarmarlo senza che lui percepisse la sua presenza. Chi diavolo era? E soprattutto perché li stava spiando? Era forse stata assoldata dal figlio di Kitoshi? Doveva scoprire la sua identità a tutti i costi. Doveva sapere chi lei fosse.
 
 

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Capitolo 9
*** Proposte e rivelazioni ***


Ryo camminava veloce, avvolto dal suo impermeabile grigio. Il freddo pungente dell’altra notte aveva portato grosse nuvole bianche sopra Tokyo, che minacciavano una forte nevicata.
Quando entrò nel locale, si diresse direttamente da Falcon, senza importunare Miky con i suoi soliti modi da depravato.
-Falcon sai per caso niente su una detective, che utilizza una fionda?-
-questa mi è nuova… una donna sweeper? No mai sentita nominare… se vuoi mi informo…-
-non credo scopriresti molto, credo sia nuova-
-perché me lo domandi? Hai avuto  a che farci qualcosa?!-
-l’altra notte… si ma niente di che… comunque dobbiamo stare in campana, non se la cava niente male-
-come era fatta? Se me lo dici magari è più facile riconoscerla-
-bèh… aveva un passamontagna nero, una tuta nera e dato che era notte l’ho vista ben poco… ma posso metterci la mano sul fuoco che era una donna-
 
La donna aprì gli occhi nello stesso istante in cui poco più lontano da lei il suo socio usciva silenziosamente dal Cat’s Eye.
Un sonno senza sogni. Si mise a sedere sul letto, gomiti appoggiati sulle ginocchia. Il suo Ryo… questa volta era lui che si era cacciato in un enorme guaio, e lei avrebbe dovuto tirarlo fuori dai casini… eppure lui sapeva che uomo era Kitoshi… perché aveva accettato comunque?…
Si alzò dal letto. La stanza era vuota. Dopo essersi vestita trovò Takumi intento a fare colazione di sotto.
-Buongiorno- disse quello a bocca piena
Kaori lo guardò. Certe volte assomigliava proprio a Ryo, eppure avevano dei caratteri opposti.
-buongiorno- rispose lei abbozzando un sorriso
durante la colazione non proferirono parola, soltanto quando Takumi si alzò ringraziando la vecchia locandiera si rivolse a Kaori –appena hai finito vieni su, dobbiamo parlare-
 
-ho un piano alternativo… ma dovrò rompere il patto che abbiamo fatto la mattina in cui ci siamo conosciuti-
-se può in qualche modo migliorare la situazione ti ascolto…-
-dovrai cercare di far passare Saeba dalla nostra parte, lo cercherei io se potessi, ma gli scagnozzi di mio padre girano da queste parti e rischierei di mandare a monte il piano…-
Kaori ascoltava presissima, senza lasciarsi sfuggire niente
-vedi se Saeba fosse dalla nostra, le probabilità di riuscita raddoppierebbero, se lavorassimo insieme noi tre potremmo non solo uccidere mio padre, ma distruggere la Dark Butterfly una volta per tutte-
-mi stai chiedendo di andare da Ryo, chiedergli scusa in ginocchio, e implorargli di passare dalla nostra?! No mai!…-
-prima di tutto non ti ho detto di farti riconoscere da lui, e poi io voglio solo che sia dalla mia parte, lascio a te il modo con cui glielo proporrai o imporrai, è ovvio… Kaori non te lo sto chiedendo, è la tua nuova missione, se non l’accetti sei licenziata- disse Takumi seriamente
-in fin dei conti- disse Kaori con un sorrisetto sulla faccia – non mi dispiace suonarle a Ryo di santa ragione, sarà un ottimo metodo di sfogo…- disse lei ironicamente, poi andò in bagno a farsi una doccia. Si vestì velocemente, e quando uscì guardò Takumi orgogliosa –vedrai che te lo porto qui, anche imbavagliato se necessario-
-fai te… prima delle 10 di sera ti voglio qui con lui, se non ce la farai neanche questa volta non ti ripresentare nemmeno…-
-non ti deluderò- disse Kaori chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
Quando arrivò davanti alla casa una miriade di sensazioni l’avvolsero. Ma questa volta non si sarebbe lasciata sopraffare.
Entrò dai garage. Era una via più sicura. Addentrandosi notò la macchina di Reika parcheggiata al posto della sua. La assalì un misto di rabbia e gelosia, che però sparì poco dopo mentre si metteva il passamontagna a coprirle il viso. In fin dei conti glielo aveva proposto lei stessa nella lettera…
Adesso era il momento di entrare in azione.
Passò la porta che separava le scale della palazzina dai garage. Silenziosamente si mise in ascolto. Sembrava non esserci nessuno. Allora si avvicinò alla tromba delle scale, guardò in su. Via libera. Si fermò davanti all’armeria… doveva pur trovare qualcosa per mettere fuori gioco Reika, e le era venuta una splendida idea…
Entrando si diresse senza dubitare nel luogo esatto dove Ryo teneva l’arma forse più micidiale ed istantanea che c’era. Aprì il mobiletto. Subito le saltò all’occhio la boccetta con su scritto: cloroformio. Prese un panno e lo imbeve nel liquido chiaro. Sistemò tutto e poco dopo era nuovamente per le scale.
Questa volta era vicinissima  alla porta. La aprì tanto silenziosamente che Reika, seduta sul divano a leggere le sue solite riviste di gossip, non si accorse di niente.
Le era vicinissima quando uno sparo la prese di striscio ad un braccio
-guarda chi si rivede!- disse Ryo appena tornato dal Cat’s Eye
Reika sentito lo sparo si era alzata di scatto impugnando anche lei la pistola contro l’ospite inatteso.
-ehi Reika non mi dire che non ti eri accorta di niente, stai diventando più pivellina di Kaori!- disse lui, poi aggiunse con tono beffardo verso l’altra –comunque noi due abbiamo un conto in sospeso-
-hai detto bene… solo noi due- rispose Kaori alterando la voce per non destare sospetti –di lei non abbiamo bisogno- disse indicando con un gesto della testa Reika.
Con un balzo improvviso le fu addosso immobilizzandola . Reika tentava di rompere quella stretta morsa ma non era affatto facile.
-non provare a torcile un capello!- urlò Ryo puntando la pistola ad altezza uomo
-non credo ti convenga Saeba, o lei muore…- disse l’altra usando la ragazza ormai immobile come scudo, subito le portò sul viso il panno imbevuto, coprendo bocca e naso, Reika tentò di liberarsi ma non ci riuscì.
Ryo si avventò su Kaori, che si scansò velocemente, lasciando che Reika cadesse sul divano svenuta.
Vi fu un momento di corpo a corpo tra i due, ma Kaori ebbe la meglio riuscendo a colpire con un forte gancio destro l’addome di Ryo che rimase spiazzato dalla potenza della donna.
Poco dopo quella scappava su per le scale. Ryo la seguì velocemente impugnando la Colt.
Kaori avanzava rapidamente per le scale quando si accorse di perdere sangue dal braccio, la pallottola di Ryo l’aveva solo sfiorata ma il sangue era abbastanza copioso. Era già la seconda volta che le faceva male, questa gliela avrebbe fatta pagare.
Arrivata sull’enorme terrazza si nascose.
Quando Ryo uscì con l’arma in mano si accorse troppo tardi di essere caduto in trappola. Kaori gli si avventò addosso facendolo cadere a terra, bloccandolo con il suo corpo. Subito gli puntò la sua fionda ad altezza viso, ma Ryo fece lo stesso mirando al petto della ragazza la sua Magnum.
Momento di stallo. In cui nessuno sa quando agirà l’altro. Un momento in cui scommetti tutto, in cui ti giochi la vita.
-sei in svantaggio baby- fece una pausa – le fionde non uccidono-
-ti sbagli di grosso… vuoi provare? però poi non lo racconti…-
-umpf… mi inviti a nozze… tu non sai con chi hai a che fare…-
-ti sbagli anche su questo. So tutto su di te City Hunter, o Ryo Saeba, so la tua vita, so con chi hai a che fare, e so anche dove si trova la tua socia, quella vera, Kaori Makimura…-
in quel preciso istante la situazione si capovolse Ryo atterrò Kaori bloccandola con il suo corpo.
La posizione delle armi era rimasta immutata.
-parla! Dov’è?!-
Kaori rimase interdetta, non si sarebbe aspettata una tale reazione da Ryo. –ti dico dov’è se tu accetti la mia proposta-
-non ci penso neanche! Se non hai capito sono io che comando la situazione non tu!- disse caricando la pistola –dimmi dov’è Kaori!-
In quel preciso momento qualcuno aprì la porta del terrazzo. Una grossa sagoma ne uscì. Kaori approfittò del momento per levarsi di dosso Ryo che indietreggiò. La sagoma venne allo scoperto.
-Falcon? Che diavolo vuoi ?-
-darti una mano… -
-non ci pensare proprio lei è mia! Devo farla cantare, sa alcune cose-
-e allora perché non lo hai ancora fatto? Cos’è non ti riesce sconfiggere più le donne?! Prova con il tuo fascino magari ti è più facile!-
-non rompere! O sparo prima a te che a lei!-
-provaci! Non aspetto altro!…- (…)
Kaori poco più in là si godeva la scena… stavano per fare nuovamente a cazzotti doveva fermarli, e vi era solo un modo… prese la fionda.
-Ehi tu! City Hunter è mio!- disse ad alta voce puntando contro Falcon, quello prese la pistola e fece altrettanto…Uno sparo squarciò l’aria.
La sfera d’acciaio cadde vicino al corpo di Falcon, che poco dopo si accasciò al suolo privo di sensi.
Kaori era riuscita a schivare la pallottola e adesso tornava a puntare la sua arma contro Ryo
-complimenti, non c’è che dire,hai appena messo ko uno fra i migliori sweeper in circolazione, ma torniamo al nostro conto in sospeso!-disse Ryo puntando la pistola verso Kaori ad altezza uomo.
-dimmi dov’è Kaori!-
-ascolta la mia proposta prima. se mi uccidi, non saprai comunque dove si nasconde, quindi l’unico a perdere sarai tu-
-ma tu perderai la vita-
- ma tu non saprai dove si trova…-
-ti ascolto-
-il mio capo vuole che lavori per lui, lascia perdere Kitoshi e la Dark Butterfly, alleati con noi-
-a quale nome parli?-
-parlo per Takumi Kitoshi, il figlio di colui che ti ha ingaggiato, distruggeremo la Butterfly, uccideremo Kitoshi, e mi dispiacerebbe dover fare lo stesso con te-
- e se non accetto?-
- Kaori morirà per colpa tua…-
-non te lo permetterò!- disse caricando l’arma
-sarai tu ad ucciderla, non io…- disse Kaori con le lacrime agli occhi
-chi sei tu?-
-chi vuoi che sia?-
-non scherzare, togliti il passamontagna e rivela la tua faccia o ti sparo-
-non spareresti mai ad una donna…-
-sono cambiato-
quelle parole pesarono come un macigno sulla coscienza di Kaori che non resse un colpo così duro.
Gettò la fionda a terra e si diresse verso di lui.
-non ti avvicinare!-
-spara se hai il coraggio e fammi vedere cosa sei diventato!- poco dopo gli era di fronte.
Si avvicinò ancora di più sentendo la phiton di Ryo premerle sull’addome.
-provaci- lo incoraggiò nuovamente
Ryo era esterrefatto. Quella donna, il suo modo di fare, poteva essere…
Kaori si levò il passamontagna.
-spara adesso…- disse con le lacrime agli occhi
Ryo lasciò cadere la pistola a terra, era confuso da tutta quella situazione, ma l’unica cosa che voleva era abbracciare Kaori a sé, e non lasciarla mai da quell’abbraccio.
La tirò a sé, le mise una mano fra i capelli molto più lunghi di quanto ricordasse, mentre l’altra la teneva stretta, immobile vicino al suo corpo, tanto da sentire i suoi singhiozzi scuoterla.
La prima neve che cadde su Tokyo li trovò stretti in un caldo abbraccio.
 
 

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Capitolo 10
*** Di nuovo insieme ***


Kaori si staccò dall’abbraccio con violenza, e subito dette uno schiaffone a Ryo che per un attimo rimase in silenzio
-sei uno stupido Ryo!-disse Kaori con ancora le lacrime agli occhi –perché hai accettato il lavoro di Kitoshi?-
-potrei farti la stessa domanda-
Kaori ebbe un attimo di esitazione –almeno io non lavoro per uno spacciatore, ne per un assassino-
-già, hai ragione, lavori solo per uno che vuole uccidere suo padre-
-ha i suoi buoni motivi credimi-
-non lavorerò per lui-
-ti prego Ryo ragiona! Non scherzavo prima quando ho detto che sarei morta se tu non avessi accettato la mia proposta- fece una pausa –se non accetti saremo veramente nemici sta volta, io devo uccidere il tuo capo, mentre tu dovrai uccidere il mio, finiremo con lo scontrarci, e io non voglio questo-
-non accadrà; tu da oggi non ti muoverai da questa casa, fin quando questa storia non sarà finita, è per il tuo bene, …-
-cosa credi? So difendermi, ho imparato, e non ti lascerò impormi le tue decisioni! Non questa volta!-
-adesso basta Kaori! Non voglio discutere dell’altro tu farai quello che dico!-
Kaori non tollerò quelle parole, e subito si scagliò su di Ryo.
Ryo la schivò, ma non si aspettava che l’altra gli facesse lo sgambetto, cadde in terra. Poco dopo però era di nuovo in piedi. Guardò Kaori pronta ad attaccare ancora, era cambiata, era diventata più agile, più scattante e svelta. I suoi colpi di rado mancavano il bersaglio.
-chi ti ha insegnato queste mosse?!-
-E’ stato Takumi, perché? Non ti va bene che io sappia difendermi?-
-Cosa c’è fra te e Takumi? Hai il suo odore addosso-
Kaori rimase sconcertata da quella domanda. La felpa che indossava era stata appoggiata per tutta la notte su di una camicia di Takumi, e ne aveva preso il profumo. Ma questo non significava che il suo ex-socio potesse azzardare certe ipotesi.
Kaori non rispose. Sentiva la rabbia crescerle dentro. Credeva che Ryo sapesse che i sentimenti da lei provati nei suoi confronti erano più forti e duraturi di quei pochi mesi passati lontani. Si lanciò nuovamente all’attacco. Ryo sta volta fu più svelto e la prese per un braccio, lo stesso che era stato colpito di striscio dalla pallottola pochi minuti prima.
Kaori sentì un dolore lancinante, ma rimase lucida, senza far trasparire il dolore che provava.
-mollami , non mi toccare!- disse smovendo il braccio con forza per essere lasciata.
Ryo lasciò immediatamente la presa, e con stupore si ritrovò la mano imbrattata del sangue della sua socia.
Kaori colse all’istante il rammarico di Ryo
-chi sa cosa sarai capace di farmi se continui così! Ma non lo vedi? Sei diventato una macchina da guerra che sa solo eseguire gli ordini!-
-non pensavo di averti colpito-disse Ryo avvicinandosi dispiaciuto alla donna
-come non pensavi di avermi fatto male alla mano…- rispose prontamente Kaori allontanandosi.
-ma non lo capisci?- aggiunse poi –da quando Kitoshi è tornato tu sei cambiato, non ti si riconosce più- fece una pausa le lacrime iniziarono a sgorgare nuovamente dai bei occhi della donna –sei uno stupido se credi che fra me e Takumi ci sia qualcosa, vedi solo ciò che vuoi vedere. Dimmi Ryo sai perché me ne sono andata? Perché non mi sono fatta viva e perché ho iniziato ad allenarmi? Perché ho avuto paura di te quella mattina, perché non avevo avuto alcuna spiegazione, perché tu non avevi fiducia in me, non l’hai mai avuta… se tieni veramente a me allora accetta la proposta di Takumi ti prego…-
Ryo ammirò la donna versare lacrime amare per lui. Poi sentì il caldo sangue della socia che imbrattava la sua mano diventare freddo. Quella che aveva di fronte a lui era la sua donna, lo era sempre stata, ma solo adesso se ne rendeva conto. Lei lo amava, lo aveva sempre fatto, e lui non era mai riuscito a dimostrarle il suo affetto. Forse era giunto il momento di credere in lei, di amarla come lei aveva sempre fatto nei suoi confronti.
-accetto la tua proposta Kaori- sussurrò all’orecchio della socia delicatamente.
Gli occhi della donna si illuminarono per la felicità e subito saltò al collo dell’uomo
-ma ad una condizione! Che tu vada immediatamente a farti una doccia, non sopporto questo odore sulla tua pelle!- aggiunse con tono beffardo -intanto cerco in qualche modo di far rinvenire Falcon e Reika! Dirò loro che sei riuscita a scappare… chissà che direbbero se sapessero che a metterli ko è stata la piccola e impedita Kaori!-
-fai quello che vuoi… io vado davvero a farmi una doccia…- rispose di tutto punto Kaori.
 
Kaori uscì dalla doccia con ancora i capelli bagnati. Si vestì velocemente, jeans e canottiera. Voleva sapere se Falcon e Reika erano già rinvenuti, le dispiaceva molto esser passata alle maniere forti con i due che di fatto non c’entravano nulla, ma era stato l’unico modo per dialogare con Ryo senza problemi. Non sarebbe riuscita in altro modo.
Quando scese di sotto Ryo era alla finestra ad osservare la strada di fronte. Si avvicinò all’uomo che si accorse della sua presenza solo quando la vide affianco a sé. Ormai l’abitudine la portava a non fare rumore anche quando non ce ne era bisogno.
-se continui così mi farai prendere un infarto- disse Ryo
-non lo faccio apposta, è solo che mi viene naturale… senti come stanno Reika e Falcon?-
-bèh non è che tu ci sia andata tanto leggera… Reika si è svegliata quasi subito, era un po’ stordita ma niente di grave, le ho dato il giorno libero, mentre Falcon, sembrava piuttosto scocciato per essere stato battuto da una donna… a proposito non ti ho ancora fatto i complimenti per l’ottima mira socia-
-ma… mi viene spontaneo pure quello…-disse Kaori toccandosi i capelli ancora bagnati.
-come va la ferita?-
-tutto ok… tanto fumo e niente arrosto, è solo un tagliettino… l’ho medicato vedrai che fra qualche giorno sarà sparita anche la cicatrice…-
Ryo guardò Kaori. Era bella con i capelli più lunghi, e quell’aria da super donna la rendeva ancora più affascinante. Avrebbe voluto abbracciarla come poco prima, dirle che gli era mancata terribilmente e farle promettere che non lo avrebbe lasciato più, ma qualcosa lo tratteneva.
-ha iniziato a nevicare- disse riferendosi al tempo per sdrammatizzare la situazione di caos totale che ormai rivoluzionava le sue capacità…
-già… mi è sempre piaciuta la neve-
-non ti pare l’ora di andare ad asciugarti i capelli e magari metterti qualcosa addosso? Non mi stupisco se ti becchi un raffreddore…-
-adesso vado… però prima, Ryo, volevo dirti, che mi hai reso molto felice accettando la proposta di Takumi, e non sai che gioia mi ha dato anche solo poterti rivedere, mi mancavi, sono stata una stupida ad andarmene in quel modo, senza una spiegazione, senza lasciare traccia, ma non me ne pento affatto, perché questi mesi lontano da te mi hanno dato la possibilità di riflettere, di migliorare e di trarre delle conclusioni…- detto questo si voltò e tanto silenziosamente come era arrivata se ne andò ad asciugarsi i capelli. 
Ryo la guardò esterrefatto. Non era migliorata solo nella difesa, ma anche caratterialmente. Quella frase che solo qualche mese prima non avrebbe mai pronunciato così schiettamente, senza dubitare e  senza arrossire ne era la prova. Era più sicura delle sue azioni. Avrebbe dovuto diventarlo anche lui.
Quando Kaori tornò nella stanza Ryo aveva appena finito di caricare la pistola. Si girò guardando Kaori intenta ad allacciarsi la zip della felpa.  Si accorse tardi che la donna dopo essersi vestita lo stava fissando con un’aria interrogativa… -Ryo? Andiamo sei pronto?-
-ehm si arrivo!- disse quello mettendo la Colt nella fondina
Era vicinissimo a lei quando qualcosa incrinò la stabilità del suo carattere che si frantumò in mille pezzi nel momento in cui sentì il profumo della socia. Subito la prese e l’abbracciò:
-Scusa ma non sapevo come dirtelo, non sono bravo con le parole come lo sei diventata tu- disse stringendola ancora più forte –mi sei mancata anche tu socia- sussurrò all’orecchio della donna –questo profumo mi piace da impazzire…-
Questa volta fu Kaori a non reggere il colpo che subito si allontanò dall’abbraccio dell’uomo arrossendo fortemente…
-Ehm… andiamo?!- disse lei uscendo velocemente dalla stanza.
Ryo la seguì poco dopo con un sorrisetto beffardo sulla faccia… in fondo non era cambiata poi così tanto… la sua Kaori.

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Capitolo 11
*** Il piano inizia ***


Il viaggio in macchina fu dei più silenziosi. Entrambi avrebbero voluto fare domande all’altro ma non sapevano da dove cominciare, quindi l’atmosfera silente avvolgeva il piccolo abitacolo della mini rossa che sfrecciava veloce fra le vie di Tokyo.
-Ecco è qui, accosta- disse Kaori indicando la vecchia locanda
-adesso ho capito perché nessuno è riuscito a trovarti… chi vivrebbe in una topaia simile?-
-ti sbagli! E’ vero all’esterno sembra un po’ cupa ma dentro è molto…- si fermò di scatto. Fu un attimo. Ryo guardò la faccia della socia. Un velo di terrore e smarrimento compariva attraverso i suoi occhi.
-Kaori?…-
la ragazza uscì con un balzo dalla macchina e subito si diresse correndo verso la porta della casa.
Solo allora Ryo capì la situazione. La porta della locanda era stata forzata e all’interno s’intravedevano cocci, pezzi di vetro e sedie buttate in terra. Anche lui, quindi, scattò fuori dall’abitacolo impugnando la sua Colt.
All’interno trovò solo un grande caos. La socia doveva essere ai piani di sopra, salì le scale velocemente e poco dopo la trovò in una stanza messa interamente sotto sopra.
Era seduta sul letto, preoccupata. In mano stringeva un foglietto.
-hanno preso Takumi- continuando a guardare di fronte a se –lo uccideranno entro la mezzanotte- disse accartocciando il piccolo biglietto
-dobbiamo agire- disse l’altro
-ma come? Non so dove lo hanno portato e poi… siamo solo in due, non possiamo sconfiggere l’armata della Butterfly da soli-
-cosa intendi fare allora ?!- le chiese
-non ne ho idea… so solo che…- non riuscì a terminare la frase. Uno strano suono ripetitivo le mozzò le parole in gola.
Ryo si allarmò. Poteva sembrare il segnale di una cimice, oppure il timer di una bomba, un suono strano acuto, ma allo stesso tempo corto, mozzato, e continuo.
Kaori si alzò di scatto e velocissima si diresse verso la fonte. Iniziò a frugare fra i cocci, i vestiti buttati in terra come fosse qualcosa di vitale importanza. Anche Ryo, vedendo la socia iniziò a darle una mano.
Finalmente lo toccò lievemente con la punta delle dita e afferrandolo lo estrasse dalle “macerie” sotto le quali era sepolto. Ryo rimase stupito vedendo fra le sue mani un piccolo palmare al plasma.
-ma come? Tanto fumo e niente arrosto… da quanto strillava  credevo fosse chissà cosa!-
-cazzo!- imprecò Kaori prendendo il palmare dalle mani di Ryo –lo schermo è rotto-
-mi vuoi spiegare a che cosa serve?-
-non adesso, abbiamo bisogno di un computer… seguimi!-
Kaori si diresse correndo verso le scale impugnando il piccolo palmare, con agilità saltò la rampa di scale e si ritrovò al piano terra. Con sorpresa scoprì le facce attonite dei due proprietari scrutare la stanza e dirigersi poco dopo verso di lei in maniera interrogativa.
-signorina Kaori ma cosa è successo qui? noi siamo tornati adesso da fare la spesa e…-
- Ehm… ci sono stati i ladri- disse Kaori guardando Ryo – ma non vi dovete preoccupare! Mio marito è andato a fare la denuncia alla polizia, vedrete che si sistemerà tutto… io e questo agente- disse indicando Ryo che la guardò allibito –siamo sulle tracce dei rapinatori e adesso se ci scusate abbiamo fretta…- disse avvicinandosi alla vecchia signora,
-noi lasciamo la camera… verrò a riprendere le mie cose in settimana, e questo è quanto le devo, la ringrazio e la saluto…- disse Kaori lasciando nelle mani della gestrice un assegno. Fatto questo si dileguò dalla stanza correndo fuori dalla locanda seguita da Ryo che ancora rideva sotto i baffi per la storia appena inventata dalla sua abile e astuta socia.
L’anziana signora era ancora confusa quando guardò l’assegno della ragazza:
-Cosa? Ma caro quella signorina deve essersi sbagliata! In questo assegno c’è uno zero in più di quello che avevamo accordato!-
 
La mini sfrecciava veloce fra le macchine.
-ok… dove stiamo andando?-disse Ryo attaccato alla maniglia dell’auto
-Come? Non ci sei ancora arrivato? Mi serve un computer e il posto più vicino è la centrale di polizia… mettiti in tiro perché andiamo a trovare Saeko- rispose l’altra sterzando bruscamente per evitare lo scontro frontale con un’altra auto
-maledizione kaori! Ci voglio arrivare vivo alla centrale! Ma perché cazzo ti ho fatto guidare?!-
-perché te l’ho chiesto io, perché non ti saresti mai immaginato che avessi la guida così sportiva e perché non ti puoi rendere conto quanta importanza ha questo palmare che pigola da mezz’ora!- controbatté lei accelerando ulteriormente.
Arrivarono alla centrale dando molto nell’occhio.  Entrarono nel parcheggio in derapata, per finire con un mezzo testacoda. Le guardie di sorveglianza rimasero stupite dall’automobilista e si avvicinarono correndo verso la mini.
Kaori sgusciò fuori in men che non si dica e subito si diresse agile verso l’entrata. Ryo, invece, scombussolato al massimo, venne accerchiato dalle guardie che gli intimarono di uscire dall’abitacolo con le mani sulla testa. “questa me la paghi piccola Kaori!” pensò tra se e se mentre lo portavano all’interno della centrale.
Kaori intanto correva veloce per la rampa delle scale, quando comparve la porta con su scritto ‘ispettore Saeko Nogami’ non esitò ad aprirla senza neanche bussare. Al suo interno Saeko era al telefono e rimase stupita dalla presenza della ragazza di fronte a lei.
-ho bisogno del computer- disse la ragazza con tono affaticato dalla corsa per i cinque piani della centrale, e subito senza ricevere una risposta dalla donna si sedette alla scrivania e si mise ad manipolare i cavi  dietro al pc.
-Kaori? Tutto bene? E’ una vita che non abbiamo tue notizie… ma dove…?- chiese Saeko riagganciando la cornetta
-non adesso Saeko è una faccenda importante- disse Kaori continuando a manipolare i cavi.
Saeko la guardò. Era cambiata. Aveva capelli lunghi e un’aria da donna. Tempo prima non si sarebbe mai permessa di irrompere nella stanza in quel modo, ma adesso sembrava più sicura di sé.
-sei sicura di saperne di computer, non mi pareva che ne fossi molto amante…- tentò di interloquire l’ispettrice
-guarda che ti sbagli, sei tu quella che non ci chiappa niente di elettronica… io bene o male me la sono sempre cavata… vediamo… questo qui, quest’altro lo collego a questo,e questo qua… e tombola!- esultò la ragazza vedendo il monitor caricare le informazioni…
Saeko rimase a guardare la ragazza muovere il mouse con destrezza attraverso le caselle che le si aprivano di fronte e rimase molto sbalordita, poco dopo, nel vedere comparire la mappa di Tokyo sullo schermo, e due puntini rossi che lampeggiavano a tempo con il suono del palmare che Kaori aveva allacciato al suo computer.
-ma che diavolo…- sbottò Saeko
-finalmente- disse Kaori, poi guardò Saeko, le doveva alcune spiegazioni ma non per forza le doveva la verità.
-Saeko- disse guardandola negli occhi – questi puntini che lampeggiano sono due miei clienti. Mi hanno ingaggiato e pagano molto bene… purtroppo il mio palmare si è rotto e non posso seguirli. Loro dovrebbero rimanere dove si trovano adesso ma se a volte si spostassero me lo devi far sapere-
Saeko guardò Kaori. Sembrava sincera e forse quel caso era molto importante per lei, l’avrebbe aiutata.
-ok- disse alzandosi, si diresse verso un armadietto e tirò fuori due ricetrasmittenti. Le sincronizzò sullo stesso canale e ne porse una a Kaori –rimarremo in contatto con queste, tanto io sono bloccata qui per faccende diplomatiche e ogni tanto butterò uno sguardo al computer… ma questa è l’ultima volta che ti tiro fuori dai guai…- disse con tono beffardo verso l’altra.
-non ti preoccupare- rispose scattante Kaori. Poi prese una penna, un piccolo foglietto sul quale annotò velocemente le vie nelle quali lampeggiavano i puntini sul monitor e si avviò verso la porta.
-mi devi un favore Kaori!- parlottò l’altra componendo nuovamente un numero al telefono
-in realtà te ne devo due… vedi… Hanno trattenuto Ryo prima, suppongo sia ancora giù per le formalità… magari se ci metti una buona parola…-…
 
Poco dopo Ryo e Kaori uscivano dalla centrale.
-Kaori giuro sul mio onore che questa me la paghi con gli interessi-
-si si… a proposito Ryo che ore sono?!-
- cinque alle tre, e ho una fame che non ci vedo…- rispose l’altro –ancora non mi hai detto cos’era quel marchingegno…-
-E’ un segnalatore di posizioni… precisamente mi dice dove si trovano i capi della Dark Butterfly in questo momento-
Ryo rimase stupito dall’affermazione della socia, ma non era l’unico. Qualcuno seduto ad una scrivania trasalì ascoltando segretamente la conversazione dei due. 
 
Il piccolo fast food in cui si fermarono era completamente vuoto. Solo una famigliola, apparentemente in gita, parlottava a  sette tavoli di distanza.
-Ok, e adesso che sai dove si trovano che cosa vuoi fare?- chiese Ryo addentando un cheesburger
-finirò il lavoro iniziato da Takumi- disse  la donna sfilando una patatina dal piatto di Ryo poi aggiunse  –il suo piano prevedeva l’annientamento della Butterfly -
-tu sei pazza, come credi di farcela?! E’ impossibile… quasi tutte le polizie del mondo hanno tentato di distruggere l’organizzazione, ma quella si riformava, sempre, continuamente, è un ordigno che non avrà mai fine…-
-certo che non ci sono riusciti… perché non hanno capito che il loro punto di forza è anche il loro punto debole…-
-e il tuo amichetto Takumi l’avrebbe capito?- disse Ryo con tono beffardo
-no, in realtà l’idea è venuta a me, comunque non ti preoccupare, se non ti va non ti chiederò di aiutarmi…-
-ma sentila! Sei stata tu a venirmi a supplicare di allearmi a voi e adesso…-
-e adesso cosa Ryo?- lo interruppe Kaori –il mio problema era la tua alleanza con Kitoshi, non Kitoshi, o la stessa Butterfly, io non volevo uccidere te, ne tanto meno essere uccisa da te, sono convinta di riuscire nel mio intento, adesso, e non mi puoi fermare-.
Mi pagano molto bene per questo incarico, e non mi tiro indietro, perché ormai sono una sweeper-
quelle parole, pronunciate dalla socia pesarono come un macigno su Ryo, che intravide, negli occhi della donna, quello smarrimento, quell’odio, quella cinica razionalità dei killer. Ma l’aveva vista? O l’aveva solo immaginata? Cosa era potuto accadere in quei mesi che era stata lontano da lui? Come era possibile che la sua Kaori fosse diventata ciò che lui stesso e Hideiuki avevano sempre temuto e  dal quale, sempre, avevano tentato di tenerla lontano.
-e quale sarebbe il piano?- chiese Ryo serio, cosciente dei suoi sbagli e dei suoi errori con la ragazza
-vedi, i punti di forza della Butterfly sono l’enorme numero di scagnozzi che ne fanno parte, e il fatto che abbia tre  capi. Ora guarda da questo lato: la polizia ha sempre tentato di prendere uno dei capi e farlo parlare, ma non vi può essere mossa più sbagliata e azzardata di questa. Un capo, preso singolarmente, non parlerà mai, neanche sotto tortura. E comunque, senza prove, non può neanche essere incarcerato, e se anche lo fosse gli altri due avrebbero tutto il tempo di nominarne un altro- guardò Ryo, prese un’altra patatina e se la infilò in bocca
-Secondo il mio piano, invece, occorre colpire i tre capi nello stesso istante, nel medesimo momento, in maniera che essi non si possano eventualmente consultare, né che vengano informati delle morti degli altri. L’enorme macchina da guerra che è la Butterfly, in quel momento si rivolgerà contro se stessa. Immagina cosa accadrebbe, le sfide, fra i successori ai tre troni. Il caos, ecco cosa accade, prima che qualcosa scompaia per sempre. Si sa, non vi è stabilità senza l’equilibrio. Senza i tre capi, la Butterfly non sopravvivrà a lungo-.
Ryo la guardò stupito. Era proprio lei? La ragazza che aveva conosciuto, della quale si era innamorato… veramente questo piano diabolico era stato creato da lei? Non sapeva se farle i complimenti o se iniziare ad avere paura. Era diventata una sweeper, non vi erano più dubbi.
Certo era che quel piano aveva veramente una possibilità di riuscita. Ma non affrettando i tempi. Per un buon esito occorreva una buona preparazione, nei minimi dettagli, sarebbero occorsi giorni.
-bèh come piano non sembra male… in quanti giorni credi di riuscire a prepararlo?-
-vorrai dire ore… metti in conto che uccideranno Takumi a mezzanotte, come era scritto nel biglietto, dovremmo agire verso le dieci per riuscire a metterlo in salvo, quindi abbiamo  sei ore e mezzo, non un minuto di più-
Ryo riuscì solo a sgranare gli occhi e sbottare un –CHE COSA?!- prima di accorgersi di aver urlato richiamando l’attenzione della famigliola ammutolita e dei due inservienti vicino al bancone.
-ufff… andiamo volpe, per fortuna ho te che non attiri mai l’attenzione, paga e sloggiamo di qui- disse Kaori alzandosi dal tavolo e avviandosi verso la porta. Improvvisamente la radiolina che aveva in tasca, e che quasi si era dimenticata di portare, gracchiò, facendo sussultare la ragazza. Uscì velocemente dal locale, seguita poco dopo da Ryo.
-Kaori mi sentì?- stridè la ricetrasmittente
-Si Saeko dimmi-
-sono appena tornata in ufficio e sul monitor è comparsa una nuova spia-
-perfetto!- esclamò Kaori –dove si trova?-
-nei pressi della località Fujiama, non ti dovresti sbagliare, vi è solo una grande villa, ed è proprio lì che segna la luce-
-ok! Grazie Saeko, non so proprio come sdebitarmi-
-non ti preoccupare, mi farò viva io quando ce ne sarà bisogno…- controbatté la donna seduta di fronte alla sua scrivania.
 
La mini sfrecciava nuovamente per le vie della città.
-mi presti il tuo cellulare? Il mio è rimasto alla locanda…-chiese dolcemente la sweeper all’uomo.
Ryo la guardò per un istante incuriosito, poi tirò fuori dalla tasca il piccolo telefono e lo porse alla socia, puntando poi nuovamente gli occhi sulla strada. Questa volta guidava lui, non voleva certo farsi nuovamente arrestare per la guida pericolosa di Kaori.
-pronto? Falcon? Sono Kaori… avrei un lavoro per te… troviamoci a casa di Ryo fra mezz’ora (…)-
Ryo, che aveva ascoltato la conversazione ebbe un moto di sorpresa…
-cosa? Perché hai chiamato Falcon? Quello scimmione, potevi invitare Miki se proprio ci tenevi a fare due chiacchiere con qualcuno…-
-uffff… il ritorno della volpe 2… guarda che non voglio fare una rimpatriata, ho ingaggiato Falcon per un motivo ben preciso… vediamo se ci arrivi… noi siamo in due, i capi della Butterfly tre, cosa credi che mi sdoppio per farli fuori tutti???!!!-
 
Dall’altra parte Falcon riattaccò la cornetta.  Kaori era tornata. Dal tono di voce sembrava che veramente avesse un lavoro per lui, forse un omicidio? O semplici ricerche? Doveva comunque esserci all’appuntamento. Non disse nulla a Miki pensando che volesse andare con lui per rivedere l’amica, ma non potendo far altro che risentire nella sua mente il tono serio della voce di Kaori decise che era meglio così e uscì di soppiatto dal bar lasciando un piccolo biglietto sul bancone :
“E’ finito lo zucchero sono andato al super mercato”
 

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Capitolo 12
*** Il quarto ***


La casa era silenziosa. Kaori era seduta su di una sedia... Aveva gli avambracci appoggiati allo schienale e la testa china. Fissava un punto imprecisato del pavimento, seria. Quella sera avrebbe dovuto agire, doveva mettere in pratica tutto quello che aveva imparato in quei tre mesi. Prese la fionda. La guardò. Fra poche ore avrebbe dovuto macchiarsi le mani del sangue di un uomo; sia esso innocente o colpevole, lo doveva uccidere comunque. Lo doveva fare per Takumi, per la giustizia, e forse lo doveva fare anche per se stessa.
Ryo guardava fuori dalla finestra. Il sole splendeva ancora, alto, come un fuoco immerso in un cielo terso e spazzato da un vento gelido.  Aveva un’espressione cupa sul volto, quella di chi sa di non poter più continuare a tenere nascosto un sentimento, quella di chi sa che è giunta l’ora di schierare le proprie carte in tavola. Guardò Kaori. Era preoccupata, le si leggeva sul volto.
Il piano prevedeva di dividersi per uccidere i capi della Butterfly, non avrebbe potuto proteggerla. Non poteva stare vicino alla sua socia, alla sua amica, alla sua donna. Ce l’avrebbe fatta lo stesso a portare a termine la sua missione con questo pensiero in testa? Ce l’avrebbe fatta a non farsi ammazzare perché troppo preoccupato per le sorti della sua Kaori?
Ad un tratto i pensieri dei due si focalizzarono sul suono acuto del telefono di casa che squillava forte, squarciando ad intervalli il silenzio ovattato della stanza.
 
Ryo si avvicinò alla cornetta, la tirò su
-pronto?-
-Saeba, da quant’è che non ci sentiamo e?- rispose una voce rauca dall’altra parte
-kitoshi…- esclamò l’uomo. A quelle parole Kaori ebbe un sussulto e subito si diresse vicino a Ryo, tendendo l’orecchio verso la cornetta
-ascoltami… ho trovato mio figlio, vagli a fare una visitina, è a Nikko. Mi raccomando, non voglio più sentire parlare di lui-
Ryo guardò Kaori che gli fece un cenno col capo.
-perfetto-
stava per riagganciare quando la voce del vecchio continuò
-ah! Devi sapere un’altra cosa. Sembra che abbia una specie di guardia del corpo, molto abile con la fionda. Probabilmente si farà viva stanotte, quindi uccidi anche lei, non voglio nessun testimone, chiaro?- a quella affermazione i due rabbrividirono ma nessuno lasciò trapelare i propri sentimenti.
-non si preoccupi- rispose Ryo. detto questo riagganciò.
 
-Bene, sappiamo dov’è il tuo amico Takumi, cosa intendi fare adesso?- sbottò Ryo
prima che l’altra potesse rispondere il campanello di casa suonò ripetutamente, doveva essere Falcon.
-se aspetti qualche minuto lo spiego a tutti e due- replicò l’altra
dopo una quindicina di minuti di spiegazioni, Falcon aveva ben chiara la situazione e accettò di far parte a quella missione. Adesso dovevano elaborare approssimativamente un piano degno di questo nome.
Si sedettero intorno al tavolo di cucina, di fronte a loro un’enorme mappa di Tokyo e dintorni, che prendeva gran parte del ripiano.
-allora- iniziò Kaori –abbiamo tre indirizzi, ed è proprio lì che si trovano i presidenti della Butterfly. Ora, i tre, si trovano qui- disse tracciando tre grosse croci sulla mappa –quindi dobbiamo per forza agire separati-
-e con Takumi come la metti?- chiese Ryo
-tu ed io andiamo a tirarlo fuori da Nikko, dopodiché ci separeremo-.
Vi fu un momento di silenzio. La tensione era alle stelle.
-Falcon, tu che hai più tempo agirai nella via più lontana di Tokyo, questa- continuò la ragazza indicando una delle tante croci sulla cartina.
-ok- rispose Falcon
-E’ la tenuta di Kitoshi- intervenne Ryo –ci sono già stato, entrare non è molto difficile, ci sono poche guardie, qualche telecamera e occhio ai cani, ce ne saranno una quindicina fra mastini e dobermann –
-per fortuna che era semplice… e chi mi ritrovavo se era difficile?- sbottò Falcon
-una quindicina di gatti- rispose Ryo con tono beffardo
A quel solo pensiero Falcon rabbrividì, si alzò dalla sedia e si incamminò verso la porta
-aspetta Falcon!- disse Kaori –tieni questa, dobbiamo agire nello stesso istante, posizionati vicino all’obbiettivo senza dare nell’occhio ma non fare niente fino al mio via- continuò la ragazza ponendo nelle mani dell’uomo un auricolare con tanto di microfono incorporato
-Kaori mi stupisco di te- gracchiò una voce dalla tasca di Kaori. Falcon si fermò e Ryo rimase in ascolto.
-Saeko?!- rispose la ragazza con la radiolina in mano.
-esatto sono proprio io… sai, la tua radiolina è in viva-voce, è da questa mattina che ascolto le tue conversazioni e sono a conoscenza dell’intero piano-
-e io che credevo che non ci sapessi fare con l’elettronica…-
-infatti… e’ stato solo un colpo di fortuna-
-bèh adesso che sai quello che voglio fare che intenzioni hai?!- chiese Kaori
-voglio aiutarti, non sopporto più la situazione che si è venuta a creare in questa città da quando la Butterfly si è ricostituita…-
-perfetto! Allora siamo in quattro… tu Saeko dovrai restare in contatto con tutti noi, devi darci una mano per localizzare i tre presidenti all’interno delle loro abitazioni. Se guardi con attenzione il monitor del computer, troverai in fondo a destra un più e un meno. Se premi il più e ti sposti sulla cartina vedrai che questa aumenta lo zoom sugli obbiettivi. Sarà più facile intercettare ognuno di loro con la mappa della loro residenza-
-chiaro-
-ok- riprese il discorso Kaori riposizionandosi davanti al tavolo. Posò  la ricetrasmittente su di esso così da farsi sentire meglio anche da Saeko, lo stesso Falcon riprese posizione davanti alla cartina
- io e Ryo dobbiamo andare a recuperare prima Takumi a Nikko e poi dirigersi verso i nostri obbiettivi…-
-Kaori tu sai dove si trova Nikko?- porse la domanda Ryo
-in realtà no…-
-bèh è a circa 150 km da Tokyo… non ce la faremo mai ad andare a prenderlo e poi tornare… sarebbe già mattina-
-cazzo- sbottò Kaori; il suo piano stava per incrinarsi quando la voce di Saeko tornò a farsi sentire
-non ti preoccupare Kaori… posso farti avere un elicottero ad una condizione…-
-quale?!- chiese velocemente Kaori
-che tutti i miei debiti con Ryo vengano cancellati all’istante-
-perfetto condizione accordata, non ci sono proble…-
-COSA????!!!! No, no e poi no! Non intendo scancellare i miei debiti con te per alcun motivo al mondo!-  proruppe Ryo
-Ryo ti sembra il momento questo di mettersi a discutere?! E’ così punto e basta!-rispose a tutto punto Kaori che non tollerava più quella situazione fra i due
-non sono d’accordo! È un mio diritto…-
-vedi di esserlo o ti ammazzo in quest’istante! Lo giuro!- lo interruppe Kaori con uno sguardo a dir poco omicida. Ryo si zittì e chinando il capo firmò la sua resa.
-ufff! Bene manda l’elicottero prima che puoi; magari con due ricetrasmittenti uguali alle nostre, cosicché potrai parlare anche con Ryo e Falcon-
-ok… passo e chiudo- rispose Saeko
-perfetto… dopo che avremmo recuperato Takumi il tuo obbiettivo, Ryo, sarà questo. Memorizzati la mappa-
-continuo a chiedermi una cosa Kaori… come mai devo venire anch’io a Nikko? Non puoi recuperarlo da sola il tuo amichetto?-
-no, così non desterai sospetti di tradimento nei confronti di Kitoshi… dovremmo ingaggiare un combattimento vero… dopodiché noi fuggiremo… tu ci inseguirai, faremo perdere le nostre tracce e scapperemo con l’elicottero-
-tutto questo perché?-
-perché non voglio che la tua fama di sweeper venga incrinata da un tradimento che ti ho chiesto io di compiere-
Il loro dialogo fu interrotto dal rumore di un elicottero che si avvicinava. Kaori e Ryo si guardarono per un istante negli occhi, poi presero le loro cose. Kaori il suo passamontagna, Ryo le munizioni per la sua Colt.
Falcon vedendo il passamontagna nelle mani della ragazza capì subito che era stata lei a metterlo ko quella mattina sul tetto del palazzo, non disse niente però, non voleva creare motivo di discussione per i due sweeper.
Salirono sul tetto. La sagoma dell’elicottero si avvicinava.
-mi sono dimenticato di prendere le munizioni a salve con l’inchiostro rosso vado a prenderle…-
-non ce ne sarà bisogno…-lo fermò Kaori
-devo spararti o no? Ho bisogno di quelle per farlo-
-no, mi sparerai con le munizioni vere-
Un attimo di silenzio cadde fra i tre, squarciato solo dall’arrivo imminente del veicolo.
-ragiona Ryo, se mi manchi con le munizioni a salve i tirapiedi di Kitoshi  se ne accorgeranno, se mi manchi con le munizioni vere nessuno ci farà caso-
-stai scherzando?! No è troppo rischioso, potrei colpirti-
-tu mira solo vicino a parti del corpo non mortali, non importa se mi colpisci, non ci sono problemi-
-CHE CAZZO DICI KAORI?! Non posso fare una cosa del genere!-
-se mi vuoi aiutare cerca di farlo- rispose l’altra seria avvicinandosi all’elicottero in fase di atterraggio sul tetto della palazzina. Salì all’interno per riaffacciarsi poco dopo per porgere la radiolina mandata da Saeko a Falcon. Quello la prese.
-il piano inizia adesso- disse Kaori alzando la voce per farsi sentire dagli altri due – abbiamo a disposizione circa quattro ore di tempo per posizionarci di fronte agli obbiettivi, teniamoci in
 contatto- detto questo si mise a sedere all’interno dell’elicottero, raggiunta poco dopo da Ryo che le si sedette abbastanza lontano. Fece un cenno al pilota e il veicolo si alzò in volo, per scomparire poco dopo fra i grattacieli di Tokyo.
Falcon rimase a guardarlo fino a che non lo vide dissolversi all’orizzonte. Aveva in mente solo una  domanda che si poneva mentre scendeva le scale : “Chissà se Saeba riuscirà ad affrontare anche questa sfida…”
 

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Capitolo 13
*** Kiss in the sky ***


L’elicottero solcava veloce i cieli di Tokyo. L’aria era imbrunita e il sole tramontava silenzioso verso ovest, tuffandosi in un mare cosparso da miriadi di scintille dorate.
Kaori guardava fuori dal finestrino. I fatti accaduti in quel giorno l’avevano distrutta, ma doveva riprendersi alla svelta o oltre che rischiare la propria vita avrebbe messo a repentaglio anche quella di Ryo e di Takumi.
Guardava il sole calare nel mare. Chissà se l’avrebbe visto sorgere nuovamente.
Ryo guardava il viso della donna illuminato dagli ultimi raggi di sole. Avrebbe voluto stringerla a sé, dirle quanto le era mancata, parlargli delle nottate in cui era stato sveglio a rimirare la sua stanza ricordando quelle volte in cui era rimasto a guardarla dormire, tranquilla, silenziosa, bella. Ma qualcosa lo frenava e turbava il suo animo inquieto come un lupo selvaggio in gabbia. Aveva paura di poter abbracciare la sua donna, assaporare il suo profumo e un attimo dopo, sempre fra le sue braccia, vederla morire, uccisa da quel mestiere, da quella vita, dalla quale aveva sempre cercato di tenerla lontana. Rimase a contemplarla ancora un po’, poi, con sguardo vuoto e assente, tornò a guardare fuori l’imponente montagna del Fujiama.
-Ryo…-
si voltò chiamato da Kaori. Guardò il volto triste della donna aspettando che continuasse, ma sentiva che il fiato le si mozzava in gola.
-dimmi- rispose con voce sicura Ryo, incoraggiandola a continuare.
-volevo solo dirti che, finita questa storia, non lavorerò più con te-
Ryo la guardava silenzioso, adesso era lui a non avere più parole
-questo mondo non mi piace, non mi è mai piaciuto, voglio rifarmi una vita lontana dalle armi, magari sposarmi, avere una famiglia, insomma, fare ciò che tutte le ragazze fanno… basta vedere gli uomini morire…-
Ryo pensò che era la prima volta che gli confidava qualcosa di intimo, di personale, ma nonostante tutto odiava il solo pensiero di perderla nuovamente, adesso che l’aveva ritrovata.
-ti sei innamorata di Takumi?!-
ecco che nuovamente quella domanda pesava enormemente sull’animo di Kaori che alzò lo sguardo a cercare l’uomo. Lo vide a testa china guardare un punto imprecisato del suolo, i gomiti appoggiati alle ginocchia, un’aria mesta, triste, e per la prima volta nella sua vita Ryo le sembrò solo un uomo, separato dal mondo e dalle persone comuni, incompreso per il suo passato e solo. Era stata proprio lei a tramutarlo in questo? Dove era il Ryo che aveva conosciuto? Forte, indomabile, temerario  e cascamorto con le donne?
Si avvicinò a lui, chinandosi per riuscire a guardarlo negli occhi
-ma non lo capisci che io sono innamorata unicamente di te? Perché continui a chiedermi di Takumi quando è stato proprio lui, la sua vicinanza, a farmi comprendere quanto sei fondamentale per me? Ed è proprio perché ti amo così tanto che…-
non finì la frase perché Ryo la prese, avvicinandola a sé, dandole un delicato bacio sulle labbra. Un bacio semplice, tenero. In quel momento Kaori capì quanta dolcezza e amore era capace di darle Ryo, quanto affetto una persona come lui, che non aveva mai amato, era capace di donare.
 

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Capitolo 14
*** Lo spettacolo ha inizio ***


Ad un tratto l’elicottero poggiò a terra e i due si guardarono in torno. Erano arrivati, dovevano scendere. Il pilota spense i motori. Era troppo pericoloso continuare,a Nikko avrebbero potuto accorgersi della presenza del velivolo. Kaori e Ryo avrebbero dovuto continuare a piedi.
Scesero entrambi. Kaori stava parlando con l’agente al comando dell’elicottero, mentre Ryo si guardava attorno: l’aria era carica di tensione, ma doveva farcela, per Kaori.
-andiamo Ryo- lo chiamò la ragazza distraendolo dai suoi pensieri.
Nikko é un grande parco in cui si ergono grandi templi scintoisti e buddisti, immersi in un piccolo boschetto.
La sera era ormai calata avvolgendo tutto di un colore più scuro ed il silenzio regnava nell’immensa radura. Una sola stella brillava nel cielo, tutto il resto era ombra.
-senti Ryo- disse Kaori – il piano è questo: io entro a Nikko prendo Takumi, appena esco dal tempio tu ci fermi, spari due colpi, io contraccambio e scappiamo nel bosco, tu ci insegui, facciamo perdere le nostre tracce e ci ritroviamo all’elicottero. Chiaro?!-
Ryo prima di rispondere pensò che il tono della socia era cambiato, sull’elicottero era dolce, caldo, adesso freddo e cinico… era stato lui ad tramutarla in questo?. Fece un sospiro –ok-
Si fermarono davanti al bosco. Avrebbero dovuto separarsi proprio lì. Si guardarono per un attimo infinito negli occhi, giurandosi amore eterno senza utilizzare futili parole.
-vediamo come te la cavi socia!- sdrammatizzò Ryo con aria di sfida
Kaori lo guardò, si mise il passamontagna ed impugnò la sua fionda –sicuramente meglio di te!- rispose quella con tono sicuro e sprezzante di qualunque pericolo stessero  per trovare sulle loro strade. Detto questo fece un gesto col capo, e scomparve fra gli alberi del buio bosco.
Ryo guardò la sua sagoma muoversi sinuosa fino a che gli fu possibile, poi impugnò la sua Phiton e s’incamminò lungo il sentiero: “lo spettacolo ha inizio”
 
La donna correva ormai da una decina di minuti buoni. L’allenamento di quei mesi le era servito molto, tanto che quella corsa non le pesava la minima fatica. Anzi.
Correva leggera e silenziosa, si muoveva sinuosa senza creare il minimo rumore.
Quando iniziò ad intravedere i templi diminuì la velocità.
Era ormai buio nel bosco. I suoi sensi ampliati al massimo. Sentì lo scorrere di un ruscello e poco dopo si trovò ad attraversare un ponte in stile tradizionale.
Si chiedeva quanto distante fosse Ryo da lei.
Avvicinandosi al ponte prese la sua fionda. C’erano due guardie. Ma il suo silenzio e il buio le permisero di acquattarsi in tutta tranquillità, prendere la mira e poco dopo oltrepassare il ponte del tutto indisturbata.
Continuò veloce, avvolta dalla notte che era ormai scesa inesorabile.
Il signor Kitoshy non aveva mandato là molte delle sue guardie. Ne vedeva 6 all’esterno del tempio e una o due sagome all’interno data la flebile ombra proiettata sulla finestra.
Non poteva però colpirle tutte, dato che dovevano vedere Ryo all’opera. Decise di aggirare il tempio, cercare una seconda entrata e mettere al tappeto le guardie all’interno.
Scivolò via leggera senza destare il minimo sospetto così come era arrivata.
Trovò una serie di piccole finestrelle. Si arrampicò ed entrò furtiva.
Sentiva delle voci. Provenivano dalla stanza a fianco. Fece pochi passi e si bloccò. Sentì un colpo sordo, qualcuno era caduto a terra. Sembrava che le guardie stessero riempendo di botte Takumi, cercavano di estorcergli delle informazioni.
Si avvicinò alla porta. La fionda in mano carica, una biglia fra le labbra.
Scostò la porta ma quella cigolò. Sentì che nell’altra stanza impugnarono le pistole.
Non aveva via di scampo il corridoio era stretto e per colpire lei doveva mettersi allo scoperto e se quelli avessero fatto fuoco per lei non ci sarebbero state molte speranze. In pochi secondi sentì che quelli si avvicinavano si guardò attorno.  Le venne un’idea.
Ryo camminava nel bosco. La sua 357 magnum nel fodero come conviene ad uno sweeper professionista. Mai impugnare l’arma se non c’è un pericolo reale, in quel caso, tra l’altro, lui era stato chiamato a fare un lavoro ‘semplice’, ovvero uccidere qualcuno disarmato e probabilmente legato e imbavagliato. Sapeva persino perché Kitoshi aveva chiamato lui e non aveva fatto fare quel lavoro a una delle sue guardie.
Quel sadico come molta altra gente della malavita pensava che per uccidere qualcuno di importante occorresse qualcuno di pari valore o di grande fama. E poiché era suo figlio per non disonorare il nome della famiglia, per quanto non lo fosse già nel compiere un tale assassinio, Kitoshi aveva chiamato lui.
Quel luogo che di giorno si affollava di turisti adesso gli sembrava uno dei suoi peggiori incubi.
Avrebbe voluto stringere la sua Phyton in mano, essere pronto per sé, per Kaori, ma doveva recitare bene la sua parte.
Quando raggiunse il ponte e notò le due guardie svenute tirò un sospiro di sollievo, forse si stava preoccupando troppo.
La sua socia era in gamba lo sapeva, l’aveva sempre saputo. Aumentò il passo.
 
 
Kaori rientrò nella stanza dalla quale era entrata.  Così il campo d’azione era maggiore per lei e minore per loro che avrebbero dovuto oltrepassare la porta.
Attese. Una delle guardie entrò nella stanza puntando l’arma ad altezza uomo ma Kaori veloce la colpì facendola finire al tappeto, la seconda guardia fu colpita con un destro all’addome e bloccata a terra in men che non si dica. Kaori lo colpì alla nuca facendogli perdere i sensi.
Corse veloce nell’altra stanza. Takumi era a terra. Aveva la bocca sanguinante e contusioni sul corpo e sul viso. Era legato e sembrava ridere.
-bel lavoro Kaori!- disse quello piano, stringendo i denti per il dolore che provava
-ho un buon maestro- aggiunse l’altra facendo l’occhiolino –andiamo adesso, ti porto via- continuò quella con tono dolce
Lo slegò ed una volta accertatasi che il suo amico potesse alzarsi e camminare gli spiegò la situazione.
All’esterno nessuna delle guardie aveva idea di quello che stesse succedendo all’interno, ma tutte si voltarono con l’arrivo di Ryo che tutto trafelato urlò –c’è qualcuno! Le guardie al ponte sono state raggirate! State all’erta!!- le guardie sapevano che City Hunter era stato mandato lì dal signor Kitoshi e subito scattarono in direzione del tempio.
Ma non ebbero il tempo di avvicinarsi alla scalinata che Kaori uscì allo scoperto con Takumi al fianco
-troppo tardi!- disse lei con tono beffardo, con un colpo stese una guardia, le altre estrassero le pistole e in men che non si dica iniziarono a fare fuoco verso di lei e Takumi che veloci scapparono in lato al tempio.
Le 5 guardie rimaste si divisero capeggiate da Ryo. Tre li seguirono, le altre 2 e Ryo si affrettarono verso il ponte, unica via di accesso e quindi di uscita.
 
Kaori correva rallentata da Takumi malconcio. Ma quella sceneggiata poteva finire lì. Si fermò e una volta ferma prese la mira e 2 guardie finirono a terra. L’altra estrasse la Beretta e nascosta dietro un albero faceva fuoco. Purtroppo per lui scaricò il caricatore in men che non si dica e questo provocò l’ilarità di Kaori che veloce si avvicinò e lo colpi con un  destro alla mascella e quello finì a terra.
In poco raggiunsero il ponte.
Kaori uscì allo scoperto mentre Takumi rimase nascosto.
La donna col passamontagna teneva le mani in alto e si avvicinava lentamente –mi arrendo!- disse con tono, poi aggiunse –Kitoshi è morto l’hanno colpito le guardie-
Ryo estrasse la pistola. Le guardie idem.
Kaori adesso era vicino ad una delle guardie e continuava ad avvicinarsi; quello capendo che chi aveva di fronte non era altro che una donna abbassò la guardia e subito fu colpito da Kaori alla nuca, Ryo allora fece fuoco ma dovette scansarsi alla svelta poiché Takumi era uscito allo scoperto con la fionda in mano e cercava di colpirlo.
L’ultima guardia rimasta fu velocemente disarmata da Kaori e messa a terra. Ma non la colpì, quello doveva essere il ‘testimone’ che Ryo stava facendo il suo lavoro.
Kaori raggiunta da Takumi adesso aveva di nuovo la fionda e mirava contro Ryo che si nascose dietro un albero. Anche lui fece fuoco un paio di volte, schivandoli ovviamente.
Adesso la strada si spianava di fronte a loro. Takumi iniziò a correre sul ponte mentre Kaori puntava l’arma alla guardia disarmata e a Ryo.
Ryo fece ulteriormente fuoco ma non aveva previsto che la sua socia in quel momento si voltasse per correre al di là del ponte.
Fu un attimo.
L’aveva colpita.
Kaori si era fermata, era in piedi sul ponte. Takumi osservava la scena all’ingresso del bosco.
‘non c’è due senza tre’ pensava Kaori mentre cercava di rimanere lucida al dolore
La spalla le faceva un male cane. Ma quella fece una cosa che ne Ryo ne la guardia si aspettavano;
 riprese a correre.
Ryo tirò un sospiro di sollievo sparò di nuovo, questa volta la mancò di un chilometro e poi si dette all’inseguimento.
La guardia sentì altri spari nel bosco e poi il silenzio, prese il cellulare ed informò il suo capo dell’avvenuto.

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Capitolo 15
*** Giustizia ***


L’elicottero accese i motori appena vide la sagoma di Kaori uscire dal bosco seguita da Takumi.
Pochi secondi dopo arrivò Ryo  e l’elicottero poté decollare.
Ryo si avvicinò preoccupato alla ragazza che già era stata soccorsa da Takumi che le stava sfilando la felpa.
Ma nel mentre quello le stava per sfilare anche la maglietta per controllare la ferita fu fermato da Ryo: -non ci provare amico- disse mostrando la sua gelosia nei confronti di lei.
-ti sembra il momento?- proruppe Kaori del tutto cosciente e che cominciava a sentire dolore, dato che l’adrenalina in corpo ormai andava diminuendo.
Ryo non disse niente, la prese sulle sue ginocchia e le strappò la maglietta quanto serviva per poter vedere la ferita senza che la socia dovesse togliersela.
Prese il kit medico indicatogli dal pilota dell’elicottero e disinfettò la ferita, la pallottola non doveva aver preso nessun arteria dato il poco sangue. Tamponò come meglio poté e vi pose un grosso cerotto. Sapeva che il peggio sarebbe stato quando avrebbe dovuto togliere la pallottola. Ma per il momento poteva andare bene così.
Takumi guardò i due battibeccare
-faresti meglio ad andare in pensione! Hai perso la mira!-
-stai zitta! Sei tu che ti sei voltata!-
-ma sentilo!-
-e poi è colpa tua, io volevo usare le pallottole a salve!-
- quindi già eri al corrente che ti era calata la vista?-
-stronza!-
-stupido!-
-vieni qua piccola- disse Ryo abbracciandola ponendo fine a quella lite.
Kaori rimase spiazzata ed arrossì lievemente. Takumi voltò lo sguardo con rammarico.
La ragazza se ne accorse e staccandosi da Ryo si avvicinò all’uomo.
-che succede?- disse guardandolo negli occhi
-ho di nuovo perso contro mio padre-
- ancora non puoi dirlo- disse quella prendendo la radiolina che aveva lasciato sull’elicottero
-Saeko?-
-dimmi Kaori-
-Dov’è Umibozu?-
-è gia appostato alla villa di Kitoshi, lo tiene sotto tiro-
Lo sguardo di Takumi si riaccese, con un barlume di speranza, Kaori lo guardò
-perdonami ma ho chiamato anche Falcon, voglio spengere per sempre la Butterfly stanotte. Occorrono 3 ottimi uomini- disse con tono sarcastico
Takumi le sorrise. Quella donna ne sapeva una più del diavolo.
Kaori contattò di nuovo Saeko e con il suo aiuto fece appostare poco dopo Ryo di fronte all’edificio di Nakisa, secondo capo della butterfly, e per ultimo Takumi che s’intrufolò all’interno della residenza di Carl Smith, che era stato segnalato come uno dei capi dalla presenza del segnale luminoso sul palmare.
Kaori avrebbe voluto partecipare ma nelle sue condizioni ne era impossibilitata e fu obbligata prima da Ryo e poi da Takumi a rimanere sull’elicottero.
 
Quando il segnale di Saeko arrivò sembrò squarciare l’aria.
Un fremito nel cuore di Kaori
Giustizia nel cuore di Ryo
Vendetta in quello di Takumi
La Butterfly era stata sconfitta. I suoi tre capi cadevano nel medesimo istante.
 
 L’alba sopraggiunse accogliendo una Tokyo un po’ più libera dalla malavita.
Takumi era rientrato sull’elicottero e con Kaori stavano raggiungendo casa Saeba. Ryo  e Umibozu li avrebbero raggiunti poco dopo.

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Capitolo 16
*** Tutta la felicità del mondo ***


Kaori era sdraiata sul letto supina. Ryo le aveva tolto il cerotto e disinfettato la ferita. Fece cenno agli altri due uomini assieme a lui di tenerla ferma. Doveva toglierle la pallottola dalla spalla.
-sei pronta Kaori?- fece quello
-si- mugolò lei già stringendo i denti
Quando Ryo inserì le pinze Kaori ebbe un fremito. I suoi muscoli s’irrigidirono, il dolore era forte tanto che avrebbe voluto alzarsi e mettere tutti e tre al tappeto. Si era rotta di quella situazione. Falcon e Takumi ebbero il loro bel da fare per tenerla ferma. Lei istintivamente cercava di divincolarsi. Non voleva più soffrire. Non tanto per il dolore fisico che provava. Era quello che aveva nel cuore a non andarle più bene. Tutta quella situazione, Ryo, la loro storia che durava ormai da molto tempo. Tante immagini le affollarono il cervello: Suo fratello che le aveva dato tutto l’affetto del mondo prima di scomparire, Ryo che l’aveva presa con se e le aveva dato una casa e un po di amore a modo suo, Takumi che le aveva dato la possibilità di diventare più forte e audace.
Ma perché? Perché? Avrebbe voluto scappare da tutto e da tutti, per un attimo, da quella vita, da tutto quel sangue. Strinse gli occhi, il male era tanto nel suo cuore e nella sua testa. Strinse gli occhi ancora più forte, i muscoli contratti. Tutto ciò che sentiva dentro uscì fuori con un urlo.
Ryo estrasse la pallottola poco prima che lei perdesse i sensi.
Takumi si avvicinò subito al volto della ragazza chiamandola ripetutamente per svegliarla, ma Ryo lo fermò.
‘non la toccare!’ disse istintivamente
‘non vedi che è svenuta??’
‘e tu non vedi che adesso il suo viso è sereno? Lasciala stare, l’ho già fatta soffrire abbastanza..’
Takumi smise di chiamare la donna e si spostò dietro Falcon che stava medicando la ferita.
Ryo sbatté  prepotentemente un pugno alla parete. Anche lui soffriva. Soffriva da tutta la vita. Ma il suo male non poteva essere cancellato ne dimenticato. Ad attenuarlo era stato Makimura e dopo di lui la sua dolce sorellina. Solo Dio sapeva quanto l’amava, l’amava così tanto da tenerla lontana da lui e da quello schifo di lavoro per quanto poteva.
Ma adesso; dopo quello successo, dopo quello che gli aveva detto sull’elicottero, dopo averla cercata per mesi, dopo averle sparato per sbaglio, dopo aver sentito il suo profumo, dopo aver ricominciato a respirare, cosa avrebbe fatto? Lei gliel’aveva detto: quella vita non faceva a caso suo. Se ne sarebbe andata? Questo lo tormentava più di qualunque peggiore incubo.
Scostò il pugno dal muro, uscì dalla stanza. Sapeva che Kaori era nelle mani di Falcon, poteva stare tranquillo.
Dal canto suo Falcon sapeva cosa tormentava l’amico. E lo capiva bene.
 
Falcon era andato via da poco e Takumi era nella stanza degli ospiti a riposare quando Kaori si svegliò. Era nella stanza di Ryo. Si alzò di scatto ma sentì subito un forte dolore alla spalla che la bloccò per un istante. Guardò attorno e vide il kit medico appoggiato sulla sedia affianco a lei. Ripassò velocemente nella sua testa i fatti avvenuti il giorno prima.
Cercò Ryo in casa ma non c’era. Salì le scale che portavano alla terrazza sul tetto. Quando aprì la porta vide la sagoma dell’uomo appoggiata alla ringhiera che guardava un punto imprecisato tra i grattacieli di Tokyo. Si avvicinò lentamente senza fare troppo rumore. Gli era dietro quando istintivamente si appoggiò sulla schiena dell’uomo.
Ryo senti il caldo abbraccio della socia e veloce si girò abbracciandola e poggiandogli una mano sulla testa. Gli accarezzò i capelli e poi le avvicinò la testa al suo petto.
Kaori era calma stranamente. Sapeva di aver conquistato finalmente quel cuore che adesso sentiva battere forte nel petto di Ryo.
Stettero così, vicini, per qualche minuto, in silenzio, dicendosi tutto con quel semplice abbraccio. Tutto quello che tormentava entrambi era svanito. Si erano trovati finalmente. Sapevano entrambi che nessuno dei due avrebbe più potuto far a meno dell’altro. Che vicini o lontani sarebbero stati insieme ormai per la vita.
 
Quando si staccarono dall’abbraccio Ryo guardò negli occhi la sua bella socia.
-vuoi andartene sempre?- disse con aria triste
-in realtà- disse quella -non mi hai fatto finire la frase sull’elicottero-
Ryo la guardò incuriosito
-è vero ho detto che avrei voluto rifarmi una vita lontano dalle armi, sposarmi ed avere dei figli magari, come qualsiasi ragazza. Ma ho detto anche che ti amo, per te farei qualsiasi cosa. Potrei anche sopportare questa vita, l’importante è che al mio fianco ci sia tu e che quella famiglia che voglio sia con te-
Non vedendo nessuna reazione da parte di Ryo fece qualche passo indietro, sentiva che avrebbe iniziato a piangere e non voleva farsi vedere da lui.
Si girò e lentamente si avvicinò alla porta, stava per andarsene quando Ryo la fermò da dietro tenendola per il braccio.
Lei si voltò e guardando il volto di Ryo notò una lacrima solcargli la guancia.
Non ci credeva. Non l’aveva mai visto così.
- ti amo anch’io Kaori ed il resto della mia vita la voglio passare con te e per te-
Detto questo la tirò a se e  la baciò appassionatamente.
Kaori era così felice che scapparono anche a lei due lacrime, prontamente asciugate dal suo socio.
Quando scesero in sala Kaori e Ryo si tenevano per mano, lei era ancora un po’ imbarazzata e lui continuava a prenderla in giro
-hai la faccia come un pomodoro! Ahahah..-
-dai non continuare! guarda che vado a prendere la fionda-
-ma che vuoi fare? In queste condizioni non riusciresti nemmeno a tendere un elastico!-
-uffaa! Allora ti mordo!- disse quella iniziando a rincorrere un Ryo sorridente per tutta casa.
 
Ad un tratto la porta si aprì e Miki e Falcon fecero capolino da dietro ridendo della scena appena vista con Kaori che cercava di mordere Ryo sul divano.
Kaori e Ryo appena notati gli amici si ricomposero, un po’ imbarazzati e facendo finta di nulla
Miki saltò addosso a Kaori con le lacrime agli occhi –Kaori! Mi hai fatto stare in pensiero! Non lo fare mai più, non devi andartene mai più così chiaro?-
- perdonami Miki, mi sono comportata male…-ma non finì il discorso che Ryo si avvicinò a Kaori e mettendole una mano sulla spalla disse a Miki:- non temere Miki, Kaori ha promesso che resta- poi aggiunse con tono ironico – ma resta con me! Non con te!!-
Miki si mise a ridere e guardò sorridendo Kaori. Adesso anche loro avevano trovato la loro strada, la strada del loro cuore. E non sarebbero più stati soli. Poteva solo augurare alla sua amica e a Saeba tutta la felicità di questo mondo.
 

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


Qualche giorno dopo Takumi salì su un taxi accompagnato con lo sguardo da Kaori e dallo sweeper affianco a lei. Si erano salutati poco prima. Kaori l’aveva abbracciato forte, ringraziandolo per tutto quello che aveva fatto per lei, per tutto quello che le aveva insegnato e soprattutto per la pazienza che aveva dimostrato in quei mesi. Lui le aveva regalato un bellissimo ciondolo appartenuto a sua sorella. Le aveva detto che nei suoi occhi rivedeva lei e che anche a sua sorella aveva insegnato ad usare la fionda, proprio come Makimura con Kaori. Alla ragazza erano scese due lacrime, in fin dei conti non erano molto differenti loro due. Augurò a Takumi una vita felice e tanto bene. Dal canto suo Takumi disse lo stesso a lei; le disse che era una ragazza speciale, una goccia bianca in un mare nero, di rimanere sempre così.
Takumi e Ryo si strinsero la mano, nessuna parola, solo sguardi fieri e di ringraziamento, poi quello partì e loro aspettarono fino a che il taxi non sparì inghiottito nel traffico caotico di Tokyo.
 
Kaori guardò Ryo.
-su a lavoro! Dobbiamo rimboccarci le maniche andiamo a Shinjuku a vedere se ci sono delle richieste per noi!-
-stai scherzando?? Io torno a letto…-
-dove stai andando????!!- disse Kaori tenendo Ryo per un orecchio –spiegami un po’???!!-
-ma kaoriuccia il piccolo Ryo è stanco, ha sonno, vuole andare a letto!-
-mmmm…- fece quella trattenendolo –non credo proprio!-
-se vuoi però ti posso portare con me- ammiccò l’altro
-se proprio insisti allora..- ribattè lei poco prima di essere baciata appassionatamente...
 
 
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Finisce così la mia prima FF! mi auguro sia piaciuta!! Per favore recensite! ditemi come vi è sembrata, sono ben accette le critiche per non commettere gli stessi errori in futuro. Fatemi sapere e un grazie immenso a tutti per la lettura!!!!!! Alla prossima!!! :D

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