Mukasi no Hikari - The rise of the Guardian Spirit

di Cat in a box
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo incarico per il nuovo luogotenente ***
Capitolo 2: *** Shinigami sulla Terra e tanti guai! ***
Capitolo 3: *** Scontro con gli Arrancar a Karakura ***
Capitolo 4: *** Shiroi Akuma, il coraggio di Yuki ***
Capitolo 5: *** La vendetta di Grimmjow - parte prima ***
Capitolo 6: *** La vendetta di Grimmjow - parte seconda ***
Capitolo 7: *** Addio, Karakura... addio, Soul Society! ***



Capitolo 1
*** Primo incarico per il nuovo luogotenente ***


Salve a tutti e benvenuti in questa fiction! *^* Mi chiamo Alessandra e sono l’autrice di questa pazza storia…
 
Kon: Siete ancora in tempo per scappare! *sussurra ai lettori*
 
Autrice: ARGH! Dannato surrogato felino! Vai a farti cucire i vestiti da Sailor Moon da onee-san!
 
Kon: Chiedi venia, chiedo perdonooooooo!! *viene trascinato via da una malvagia presenza*
 
Dunque… riprendiamo in mano la situazione. ^0^ Immagino che siate qui perché avete delle aspettative su questa storia e io, in qualità di fan-writer della sopracitata saga anime, spero di non deluderle; ma per evitare fraintendimenti, ho pensato di lasciarvi un più completo quadro delle caratteristiche di questa storia e se questo non basta a orientarvi, scrivetemi un messaggio privato con le vostre incertezze.
 
Titolo: Mukasi no Hikari, the rise of the guardian spirit
Generefluff, romantico, malinconico, avventura, comico
Tipo di coppia: Het
PairingUlquiorra x Nuovo Personaggio (Yuki Kuroi) e forse, ma dico forse, dipende se avrò tempo e voglia, pensavo di inserire anche qualche altra coppia.
Personaggi: Hinamori MomoToshiro HitsugayaNuovo Personaggio, Rangiku Matsumoto, Urahara Kisuke, Abarai Renji, Ichigo Kurosaki, Inoue Orihime, Ishida Uryuu, Chado Yasutora, Kuchiki Rukia, Kuchiki Byakuya, Aizen Sosuke, Arrancar (Espada), Ulquiorra Schiffer, Grimmjow Jaggerjack e buona parte dei Capitani e luogotenenti. Quelli in grassetto sono i principali protagonisti.
Ratingverde/giallo (ho dovuto mettere il giallo, anche se la mia descrizione di scene violente è di bassa lega e non ho in programma di descrivere scene splatter, in quanto al linguaggio colorito di alcuni personaggi ho deciso di mantenerlo perché voglio mantenerli il più possibile IC!)
NoteNessuna… davvero? Spero solo di non mandare i personaggi OOC
AvvertimentiOtherverse e spoiler, anche se faccio fatica a dirvi da quale episodio di preciso.
 

Ricordate che i commenti sono sempre ben accetti e che rafforzano l’autostima della sottoscritta autrice! ^0^ Ok, ciance alle bande (?) e vi auguro buona lettura!
 


Prologo. Tre amici e una promessa
 


All’epoca eravamo solo tre ingenui ragazzini legati da una forte amicizia.
 
Ricordo perfettamente il giorno della nostra prima e ultima promessa, come se fosse stato ieri…
 
Era il primo giorno di Primavera e il cielo a pecorelle stava iniziando a promettere pioggia. Toshiro diventava sempre febbricitante durante quella particolare stagione di intermezzo tra l’inverno e l’estate, che preannunciava l’arrivo del caldo e della stagione che lui proprio non riusciva a soffrire. Hinamori, d’altro canto, riusciva sempre a essere spensierata e imperturbabile in ogni stagione e in ogni giorno dell’anno, anche se l’indomani avrebbe frequentato il suo primo giorno all’accademia per shinigami. In quanto a me, la Primavera era il momento migliore dell’anno, perché potevo vedere i ciliegi in fiore e trascorrere maggior parte del mio tempo a meditare sotto di essi o in questo caso particolare, a fantasticare a occhi aperti sul mio futuro come shinigami. Ero elettrizzata e sentivo il petto gonfiarsi d’orgoglio al solo pensiero che ero a un passo dal coronare il mio sogno: sarei diventata shinigami, proprio come lo erano stati prima di me i miei defunti genitori.
 
Mi voltai verso Toshiro e Hinamori, che come me, se ne stavano supini sul morbido manto erboso a guardare le nuvole sparire all’orizzonte. Stava per arrivare un temporale e la cosa, stava mettendo di buon umore il mio amico dagli occhi di ghiaccio e dai capelli candidi come la neve.
 
D’un tratto mi drizzai a sedere e mi schiarii la voce.
 
«Shiro-chan? Hina-chan?» richiamai la loro attenzione «Vi va di fare una promessa?» domandai di punto in bianco.
 
«Che genere di promessa?» chiese Hinamori, spalancando gli occhi.
 
«Promettiamoci che qualsiasi cosa accada, quando saremo diventati shinigami, non combatteremo mai l’uno contro l’altro.»
 
«Tsk! Non c’è bisogno di promettere cose del genere… è ovvio che non potrei mai far del male a delle ragazze!» rispose Toshiro pieno d’orgoglio.
 
«Io ci sto Yuki-chan!» disse Hinamori drizzandosi a sedere «E direi anche di aggiungere che qualsiasi cosa accada, non ci separeremo mai.»
 
«E tu Shiro-chan, cosa ne pensi?» mi voltai verso di lui.
 
Ci squadrò per un istante, poi si drizzò a sedere pure lui e infine disse «Ci sto anch’io!»
 
«Allora è una promessa…» annunciai, mettendo una mano al centro tra di noi e aspettando che anche gli altri posassero la loro mano sulla mia «… qualsiasi cosa accada, non ci separeremo mai e non combatteremo mai l’uno contro l’altro.»
 
«Promesso!» risposero gli altri due all’unisono.
 
«Da domani però chiamatemi solo Toshiro.» sentenziò l’albino, alzandosi in piedi e spolverandosi i pantaloni dall’erba «Non vorrei passare per moccioso.» si curò di spiegare.
 
«Va bene Shiro-chan!!» lo provocammo all’unisono, facendolo diventare paonazzo.
 
«Dannate! Avete solo da provarci e vedrete quello che vi farò!!» sbraitò, gesticolando con fare minaccioso, mentre io e Hinamori avevamo preso a farci rincorrere da lui.
 
 
All’epoca non pensavano che il futuro avrebbe messo a dura prova la nostra promessa.
 

....


....
 
 
Capitolo 1. Primo incarico per il nuovo luogotenente
 
 
 
Svoltai l’angolo del corridoio e mi ritrovai davanti alla sua porta.
 
Due ufficiali della nostra stessa brigata erano stati messi di guardia all’ingresso e nessuno, a parte poche persone, avevano il permesso di accedere dentro quella stanza. Erano state prese diverse precauzioni da quando la Soul Society aveva subìto un colpo basso, dopo il complotto dei tre capitani che avevano disertato e l’assassinio di tutti i membri della Camera dei Quarantasei.
 
Da quel giorno, molte cose erano cambiate.
 
«Buonasera luogotenente Yuki Kuroi!» mi salutarono in modo formale le due guardie, spostandosi dalla porta per lasciarmi libero il passaggio.
 
Luogotenente… - pensai. Era una parola con cui non avevo ancora molta familiarità e mi sembrava ancora discordante quando accompagnava i due ideogrammi del mio nome. Che cosa avevo fatto io, in fondo, per diventarlo? C’era chi, prima di me, aveva dedicato interi anni della propria vita a impegnarsi ogni giorno per raggiungere quel posto e io, glielo avevo portato via senza batter ciglio, senza aver fatto nulla per meritarlo. Mi sentivo completamente inadeguata a ricoprire quel ruolo, ma c’erano certi scapestrati dell’alto consiglio che non la pensavano così…
 
Aprii la porta scorrevole e mi introdussi nella stanza.
 
L’arredamento dell’infermeria era essenziale e prevedeva lo stretto necessario. Notai che il capezzale del letto era illuminato da una lanterna appoggiata su un comodino e Hinamori, ex-luogotenente della Quinta brigata, sembrava immersa nella lettura di un libro che indubbiamente le aveva lasciato Toshiro.
 
«Yuki!!» la ragazza dai capelli corvini si voltò verso di me allargando un sorriso e credo che, se non fosse stato per la ferita che la costringeva a letto, avrebbe avuto voglia di saltarmi addosso per la gioia di vedermi.
 
«Hina-chan! Come ti senti?» chiesi dolcemente, sedendomi accanto al letto.
 
«Sto bene… anche se dicono che non posso ancora camminare...» abbassò lo sguardo e iniziò a fissare il distintivo che indicava il mio grado. Prima di passare a me, quello apparteneva a lei. Notai che aveva perso un po’ del suo entusiasmo e iniziai a sentirmi in imbarazzo.
 
«Scusami Hina-chan…» ruppi il silenzio, attirando di nuovo la sua attenzione «… non volevo prendere il tuo posto, davvero… io non lo merito…»
 
«Va bene così Yuki!» mi sorrise una seconda volta, interrompendomi «Ti sta davvero bene e sono contenta che abbiano scelto te e non qualche d’un altro per occupare il mio posto… meritavi di diventare luogotenente già molto tempo fa!»
 
«Oh grazie Hina-chan!!» la abbracciai commossa.
 
«Dopo quello che ho fatto, non merito neanche di essere qui…»
 
«Non dire così!» la ammonii subito, separandomi dall’abbraccio «Non eri in te e poi Shiro-chan ti ha già perdonata….» la guardai con aria severa. 
 
«Sono orribile…» singhiozzò lei, per poi iniziare a piangere a dirotto. Lasciai che si accoccolasse sulle mie ginocchia e che sfogasse tutto il suo dolore. Dopotutto, non aveva passato una situazione facile e io, non ero stata lì, per aiutarla. Tutto quello che potevo fare ora, era solo confortarla.
 
Era trascorsa una settimana dal mio rientro nel Seireitei*, dopo una lunga missione di ricognizione sulla Terra che era durata più di un mese. Dovevo restare nel mondo degli umani fino a nuovo ordine, ma da quando i contatti con la Soul Society si erano bruscamente interrotti, avevo iniziato a sospettare qualcosa e tornai su mia iniziativa. Sapevo che disubbidendo agli ordini del mio capitano avrei rischiato di venir declassata o peggio ancora, essere espulsa dalla mia brigata, ma l’impulso era stato più forte di me.
 
Quando tornai, le cose alla Soul Society stavano andando per il peggio e mi era venuto a mancare il respiro quando mi informarono che i miei migliori amici erano stati gravemente feriti in combattimento. Non so quale fosse stata la notizia più sconvolgente, quando mi dissero che il comandante della mia brigata aveva disertato. Aizen Sosuke, fino a prova contraria era un uomo di tutto rispetto e ammirato dai membri della sua brigata, specialmente da Hinamori. Un uomo carismatico, gentile, sensibile e paterno… perché proprio lui doveva tradirci? Non nego che anch’io, come Hina-chan, ero rimasta piuttosto sconvolta da questo repentino cambiamento. Possibile che il lato buono di quell’uomo che credevamo di conoscere, non fosse stato altro che uno specchio per le allodole? Poco dopo essere stata informata sulle condizioni dei miei amici, mi era stato proposto di prendere il posto di Hinamori, dal momento che ero ufficiale terzo seggio e quindi di grado più vicino a luogotenente. Se avessi potuto avrei declinato l’offerta, ma la Quinta compagnia era in una situazione disastrata rispetto alle altre brigate. Senza un capitano e un luogotenente come punto di riferimento per gli ufficiali, nessuno sapeva più da chi prendere ordini e per questo motivo era la più disorganizzata e vulnerabile; così accettai di ricoprire il ruolo. 
 
«Yuki…» sentii la voce di Hinamori chiamarmi.
 
«Sì?» risposi subito, vedevo che si era drizzata col busto e che ora sedeva a bordo letto.
 
«Ora che so che ci sei tu…» disse, cambiando tono di voce «… vorrei chiederti un favore.»
 
Restai in silenzio ad ascoltare, mentre il cuore aveva iniziato a palpitare inspiegabilmente.
 
«Io penso che Aizen-sama non volesse uccidermi veramente… » si portò una mano sulla ferita che aveva all’addome  «…se avesse voluto farlo, mi avrebbe pugnalata dritta in qualche organo vitale, non pensi?» non so il perché, ma qualcosa mi frenò dal rispondere alla sua domanda.
 
«Yuki… ti prego, non dire nulla a Toshiro, so di potermi fidare solo di te…» si aggrappò disperatamente alla manica del mio kimono, mentre alcune lacrime avevano iniziato a rigarle le guance «… riporta indietro Aizen-sama! Lui non è il traditore che tutti pensano, non può essere un uomo del genere, tu lo hai conosciuto!» mi bastò incrociare i suoi occhi, per capire che Hinamori non era più in sé, ma ancora rimasi impassibile «… ti prego Yuki…» mi supplicò ancora una volta.
 
A quel punto, non riuscii più a trattenermi e mi alzai in piedi, scura in volto.
 
«No.» dissi, stringendo forte l’elsa della zanpakuto* «Non riporterò indietro quel traditore.»
 
«E così anche tu la pensi come Toshiro! Perché nessuno mi vuole credere!?» gridò con la voce rotta dalle lacrime. «Lui… lui non è un traditore… perché nessuno lo vuole capire?»
 
«ZITTA!» le urlai diretta davanti alla faccia «Stai zitta! Non posso continuare ad ascoltarti mentre parli così!»
 
Hinamori sussultò, spalancando gli occhi terrorizzata. Non era la prima volta che mi vedeva nera di rabbia, ma sicuramente era la prima volta in assoluto che si prendeva una strigliata dalla sottoscritta.
 
«Ti ha usata! Ti ha fatto un buco nella pancia e saresti morta se Toshiro non ti avesse trovata in tempo. Adesso smettila di piagnucolare… raccogli tutti i pezzetti del tuo cuore infranto e dimentica l’uomo che hai amato… lui non è mai esistito.»
 
La mora rimase a fissarmi a occhi sgranati, con uno sguardo pieno di terrore. Ammettevo di essere stata un po’ dura con lei, ma una reazione del genere mi sembrava un po’ troppo esagerata. Un secondo dopo, mi accorsi che dalla guardia della mia Soul Slayer stava scaturendo una spaventosa ombra nera…
 
«Basta così Yuki!» sentii una voce maschile sopraggiungere alle mie spalle. Mi voltai, ritrovandomi di fronte a Toshiro.
 
L’ombra si dileguò.
 
«Vieni con me… » disse, non curante del fatto che fossi rimasta stupita della sua rapida ripresa, dal momento che solo fino all’altro giorno era anche lui ricoverato in infermeria. «Yamamoto ha indetto un’assemblea d’emergenza e ha richiesto anche la tua presenza.»
 
«Va bene…» risposi come se quello che mi avesse appena detto fosse una cosa di poco conto e mi voltai per lanciare una rapida occhiata a Hina-chan. Stava bene e il suo viso aveva cambiato espressione.
 
«Solo ‘va bene?’» incalzò un istante dopo il ragazzo albino «Dovresti essere più formale quando ti rivolgi a un Capitano e ricorda che per un luogotenente è un onore poter partecipare a queste assemblee!»
 
«Va bene Shiro-chan!» cinguettai, beccandomi un’occhiata omicida dall’amico. Riuscii a strappare anche un leggero sorriso a Hinamori e dopo esserci congedati con lei, uscimmo dalla sua stanza.
 
 
Toshiro, Hinamori e io, eravamo sempre stati buoni amici sin dai tempi dell’infanzia. Eravamo legati da una forte amicizia e tale rimase anche quando decidemmo di frequentare l’accademia per shinigami. I nostri destini si separarono non molto tempo dopo, quando io e Hina-chan decidemmo insieme di entrare nella Quinta brigata, mentre Toshiro entrò qualche tempo dopo e venne allenato dal capitano Ukitake in persona, che lo aiutò a gestire i suoi incredibili poteri. Anche se eravamo cresciuti e per qualche tempo eravamo rimasti distanti, nulla poteva mutare il nostro legame… nemmeno la nostra differenza di grado.
 
«Almeno, quando saremo davanti agli altri Capitani, ricordati di chiamarmi Capitano Hitsugaya!» si curò di puntualizzare Toshiro, non appena fuori dalla stanza di Hinamori.
 
Lo guardai di traverso.
 
«Ti sembra questo il modo di accogliermi?» sbottai «Non ci siamo visti per settimane, durante le quali qui è scoppiato l’inferno e hai rischiato la vita… e tu ti preoccupi del fatto che ti devo chiamare ‘Capitano Hitsugaya’?» intanto iniziammo ad avviarci lungo il corridoio.
 
«E poi perché ti preoccupi tanto? Lo so come ti devo chiamare quando siamo davanti agli altri, Shiro-chan!» dissi, reprimendo un risolino vergognoso per non farlo alterare ulteriormente. Non avevo il suo permesso di chiamarlo a quel modo quando eravamo in giro per i corridoi, non si sapeva mai se da un momento all’altro sarebbe sbucato fuori qualcuno…
 
«Yuuuu-kiiii!!!» sbraitò ancora l’argentato, mentre ci stava superando il fascinoso capitano della Sesta brigata, Kuchiki Byakuya.
 
Mi morsi il labbro inferiore, mentre seguivo con lo sguardo il suo candido mantello da capitano e i lisci capelli corvini che ondeggiavano sulla schiena. Era avvolto da una piacevole luce che aveva lo stesso colore dei fiori di ciliegio e che solo io ero in grado di vedere. Quella era la reiatsu* del capitano della Sesta compagnia, Kuchiki Byakuya. Iniziai a sognare ad occhi aperti Byakuya che mi sussurrava frasi sdolcinate all’orecchio, mentre sistemava tra i miei capelli un fiore di camelia, paragonandomi alla sua bellezza e…
 
 
«Dannazione Yuki!!» mi sentii urlare nelle orecchie dall’argentato, ignara di cosa fosse successo durante il mio trip mentale «Ti stai dissanguando dal naso!» mi fece notare, affrettandosi a porgermi un fazzoletto che aveva tirato fuori dalla tasca.
 
«Oh!» fu tutto quello che riuscii a dire in quel momento, quando realizzai che Byakuya si era già dileguato e che io avevo irrimediabilmente macchiato il mio kimono nero.
 
 Accettai il fazzoletto di Toshiro e mi tamponai il naso.
 
«Non capisco perché tutte le volte che c’è Byakuya nei paraggi ti deve sempre sanguinare il naso… sarà colpa della sua potente reiatsu?» stava iniziando a ipotizzare il giovane capitano non spiegandosi la mia reazione, mentre la sottoscritta stava cercando di escogitare un modo per fermare l’emorragia.
 
«Vai pure all’assemblea senza di me…» dissi d’un tratto «… io cercherò di raggiungerti al più presto!» e corsi via, senza lasciargli il tempo di rispondermi. Non potevo permettermi di presentarmi a un’assemblea ufficiale con tutti i capitani in questo stato pietoso (specie se all’assemblea c’era anche Byakuya!).
 
Mi dileguai alla vista di Shiro-chan, sfruttando la mia tecnica shunpo* e arrivando in un battibaleno nei dormitori degli ufficiali seggi.
 
- Dannazione Yuki… sei proprio un disastro! – pensai, mentre mi bagnavo i polsi sotto la corrente dell’acqua gelida. Notai in quel momento che la reiatsu della zanpakuto stava emanando una tenue luce rosa, simile al colore dei fiori di ciliegio. – Uff… ci risiamo…- sbuffai.
 
Di tutti i poteri che una zanpakuto poteva avere, il mio era di sicuro quello più bizzarro. La mia era una Soul Slayer in costante rilascio e la lama era ininterrottamente illuminata dalla mia reiatsu, che mutava colore e intensità di luce a seconda delle mie emozioni. Talvolta potevo controllarle e talvolta no, dipendeva tutto dal mio autocontrollo. Ovviamente, mi era più difficile mantenere il controllo sulla reiatsu quando provavo emozioni molto intense; come l’odio per la persona che aveva tradito e quasi ucciso la mia amica, scaturito dalla guardia della katana sotto forma di spettrale ombra nera o la tenue luce rosa che compariva quando pensavo a un ‘certo’ capitano. Inoltre, avevo un’abilità chiamata ‘sintonia dell’anima’ che mi permetteva di vedere le reiatsu altrui in forma di aura. Nessuno in tutta la Soul Society possedeva un simile potere. Nonostante questa particolarità, la mia zanpakuto non aveva nulla di straordinario in confronto alle altre e a dirla tutta, non avevo ancora capito la sua reale funzione in battaglia. 
 
«Yuki!» la voce di Shiro-chan mi fece perdere il filo dei miei pensieri, riportandomi coi piedi sulla terraferma. «Perché sei scappata in quel modo!?» chiese, guardandomi in cagnesco «Idiota! Te lo potevo dare io del ghiaccio, non ricordi che ho questa capacità?» mi rimproverò, porgendomi un panno in cui erano stati avvolti grossi ciocchi di ghiaccio.
 
«Grazie.» accettai il favore e mi poggiai il ghiaccio sulla fronte.
 
In tutta sincerità, dovevo ammettere che ero un po’ invidiosa dei miei amici. Il nostro grado non centrava più di tanto, quanto il fatto che loro avessero sviluppato capacità straordinarie a differenza di me. Hinamori era maestra indiscussa del kidou e Toshiro poteva creare ghiaccio dal nulla senza nemmeno attivare il rilascio iniziale. Non era un caso se nel giro di poco tempo una era diventata luogotenente e l’altro capitano.
 
«E adesso che ti prende?» disse a un certo punto l’argentato, notando che me ne stavo in contemplazione della mia immagine riflessa nello specchio del bagno con aria assorta.
 
«Shiro-chan… c’è una cosa che volevo chiederti…» mi voltai verso di lui, notando che aveva disteso la fronte e ammorbidito l’espressione, come se avesse capito che c’era qualcosa che mi turbava «… secondo te, Hinamori si riprenderà del tutto?» 
 
«Lo sai anche tu che Hina-chan è una ragazza forte…» rispose, compiacendosi della mia reazione di sorpresa per aver usato un nomignolo al posto del suo nome «… certo che si riprenderà.»
 
Ecco perché ammiravo tanto Hinamori. Lei era una ragazza forte, che lottava sempre per ciò che credeva e difendeva il suo onore, le sue idee e i suoi sentimenti. Anche quando veniva sconfitta non perdeva il suo onore: si rialzava, imparava in fretta dai suoi errori e al secondo tentativo riusciva sempre a raggiungere l’obiettivo. Era un esempio per me, che a differenza di lei, ero cresciuta con un carattere debole e vulnerabile.
 
Il sangue finì di sgorgare, così mi diedi una veloce sciacquata alla faccia.
 
«Sono pronta, adesso possiamo and…» non riuscii a terminare in tempo la frase, che l’argentato mi afferrò per lo stomaco e iniziò a correre a tutta birra.
 
«Idiota! Ma che stai facendo!?» gli urlai a gran voce, mentre venivo trascinata fuori dal mio dormitorio «Lasciami andare!!» continuai a protestare, scalciando l’aria come una bambina piccola che fa i capricci, mentre ci spostavamo da un tetto all’altro.
 
«Zitta! Se non vuoi che ti congeli quella lingua!» mi ammonì, lanciandomi il secondo sguardo omicida della giornata «Ti avverto che non sono mai arrivato in ritardo a una sola assemblea… e non ho intenzione di perdere il record a causa tua.» aggiunse, zittendomi del tutto.
 
Obiettare in quel momento sarebbe stato utile quanto insegnare a una gallina a volare, così mi lasciai trasportare, aspettando in silenzio che raggiungessimo il luogo dell’assemblea, che tra l’altro, ora che vi facevo per la prima volta caso, era a me era ignoto.
 
«Ciao Yuki-chan!» ci raggiunse alle spalle la voce argentina di Rangiku Matsumoto «Come mai il Capitano ti sta trascinando?» domandò ingenuamente, guardandomi come se fossi stata la preda serrata tra gli artigli di un’aquila.
 
«Chiedilo a lui…» sbuffai, serrando le braccia, cercando di non fare caso al suo scandaloso decolté che metteva in mostra i suoi seni prosperosi «…pare che lo abbia fatto un tantino alterare.» aggiunsi.
 
«Cattiva ragazza! Che hai combinato questa volta?» mi punzecchiò lei con uno sguardo malizioso, al quale risposi con un’espressione di assoluta indifferenza.
 
«Levatelo dalla testa Rangiku! Qualsiasi cosa tu stia pensando, levatelo dalla testa!»
 
«Ohi! Ohi! Come puoi dire ciò? Se non sai nemmeno a che stavo pensando!»
 
Non ebbi il tempo di rispondere, che il bravo Shiro-chan mi scaricò gentilmente a terra con la stessa grazia di un contadino che scarica sacchi di patate.
 
«Ahi!» bofonchiai, massaggiandomi la parte offesa su cui avevo sbattuto. «Non ci potevi mettere un po’ più di grazia?» mi lamentai, ma Toshiro ignorò completamente la mia protesta.
 
 
Eravamo arrivati davanti alla porta del Comandante generale del Gotei 13 e oltre quella porta, tutti e tre, potevamo avvertire le reiatsu più potenti di tutta la Soul Society. Riconobbi quella dei capitani e di qualche luogotenente. Sembrava che l’assemblea d’emergenza fosse iniziata senza di noi.
 
Toshiro aprì la porta scorrevole ed entrò, seguito da Rangiku e poi da me.
 
«Capitano Hitsugaya, sei arrivato in ritardo.» osservò l’anziano Yamamoto, squadrandoci uno per uno, con lo sguardo più glaciale e penetrante che avessi mai visto. Lo interpretai come un cattivo segno.
 
Shigekuni Yamamoto mi inquietava. All’apparenza poteva dare l’impressione di essere una persona pacata e mansueta, ma da quando avevo messo piede in quella stanza, ero stata investita dalla sua potentissima reiatsu. Tutti i presenti potevano percepirla, ma con l’abilità che possedevo, essa era addirittura amplificata e potevo vederla sotto forma di aura rossa che dava l’impressione di vedere Yamamoto avvolto dalle fiamme e come se non bastasse, sembrava che l’aria attorno a lui si elettrizzasse.
 
Non riuscii a sostenere il suo sguardo per più di due secondi e abbassai lo sguardo, per poi andare a prendere il posto che occupava il tenente della Quinta brigata, tra Abarai Renji e Isane Kotetsu, rispettivamente tenenti della Sesta e della Quarta divisione. Notai che l’anziano Yamamoto mi stava seguendo con lo sguardo, il che non fece che aumentare ulteriormente il mio livello di ansia. Poi, inaspettatamente, mi indicò.
 
«Tu ragazza, fai un passo avanti e dimmi il tuo nome.» ordinò perentorio. Se lo avessi anche fissato negli occhi, mi sarei squagliata all’istante per la paura.
 
Con movimenti quasi meccanici e un po’ impacciati, avanzai di un passo e mi abbassai in un profondo inchino. Poi, mi presentai.
 
«Il mio nome è Kuroi Yuki, ex terzo seggio, ora attuale luogotenente della Quinta brigata.» la voce mi tremò per l’emozione.
 
Notai che dal fodero stava affiorando una scintilla viola. – Dannazione! – sperai che nessuno l’avesse notata, ma a quanto pareva, era inevitabile non attirare l’attenzione su di me in quel momento.
 
«Puoi alzarti Kuroi...» disse l’anziano saggio «…e mostrami la tua Soul Slayer.»
 
Rimasi sbigottita alla sua inaspettata richiesta e francamente anche un po’ riluttante a mostrargli la mia zanpakuto, ma lui era il Comandante generale e aveva un potere assoluto su tutte le tredici brigate. Sarebbe stato molto irrispettoso non assecondare il suo ordine.
 
Sfoderai la zanpakuto e come mi aspettavo, la lama ardeva già di un’intensa luce color lavanda e questo suscitò il commento non gradito dei tenenti, che trovavano sfacciato il fatto che avessi evocato il mio shikai davanti al sommo Yamamoto. Il problema era che non potevo controllare la mia reiatsu e in un modo o nell’altro, quello era l’aspetto standard della mia Soul Slayer.
 
«Interessante… » fu la prima cosa che disse l’anziano saggio «… che una lama ordinaria come quella di un ufficiale abbia questo bizzarro potere. Dimmi, Kuroi, qual è il nome della tua zanpakuto?»
 
«Mukasi no Hikari*» risposi.
 
«Luce dei tempi antichi... è un nome nobile per una spada della Luce.» disse, mentre mi sentivo esaminare sottecchi dalla testa ai piedi da tutti i presenti.
 
Inutile dire che l’imbarazzo mi mise a dura prova, considerando che quella era anche la prima assemblea riservata esclusivamente a capitani e luogotenenti a cui io partecipavo. Non mi era mai successo prima d’ora di vedere tutti i pezzi grossi della Soul Society riuniti in una sola stanza, dovevo ammettere con me stessa che mi faceva uno strano effetto, quasi mi faceva andare in panico.
 
«Puoi rinfoderarla… luogotenente della Quinta brigata, Yuki Kuroi.»  irruppe la voce di Yamamoto.
 
«S-sì.» incespicai con le parole, eseguendo l’ordine e tornandomene tra le file dei luogotenenti.
 
Istantaneamente, sentii il petto iniziare a gonfiarsi d’orgoglio. – Mi ha appena chiamata luogotenente? Davanti a tutti!? Questo significa che il mio ruolo adesso è ufficiale! - lanciai una fugace occhiata a Toshiro, che ricambiò con un sorriso a fior di labbra.
 
Passai una veloce occhiata davanti a tutti i capitani e sentii un fremito, quando mi accorsi che Byakuya, mi aveva guardata per qualche istante e poi, si era di nuovo voltato verso il Comandante generale. Sentii subito un’ondata di calore salirmi alla testa e pensai di essere diventata paonazza, perché mi sentivo ribollire tutta la faccia. Cercai di sedare quel complesso di emozioni, prima che la reiatsu della mia spada iniziasse a venirne influenzata.
 
Sospirai debolmente, mentre Rangiku aveva iniziato a guardarmi di sottecchi con aria perplessa e sospettosa. Finalmente, riuscii a darmi un certo contegno e ascoltai lo svolgere dell’assemblea.
 
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Al termine dell’assemblea, non sapevo ancora spiegarmi bene il come, il quando, ma soprattutto il perché, mi era stato impartito l’ordine di seguire in missione sulla Terra il luogotenente della Sesta brigata, Abarai Renji, per indagare sulle strane reiatsu che la divisione scientifica aveva registrato nella città di Karakura. Sembrava che una nuova specie di Hollow, detti Arrancar, avesse fatto la sua prima comparsa e questo non poteva che palesare lo zampino di Aizen. L’indomani ci saremmo recati a Karakura, per cercare il gruppo di ryoka che aveva fatto irruzione nel Seireitei all’inizio dell’estate. Yamamoto, pensava, che sarebbero stati i più vulnerabili, dal momento che erano bersagli facili da trovare a causa della loro ingente forza spirituale. Francamente, non vedevo l’ora di conoscerli. Si diceva che in quel gruppo di quattro umani, due di loro avessero poteri sconosciuti, mentre uno era un Quincy che era riuscito a dare filo da torcere persino a Mayuri Kurotsuchi, il perfido capitano della Dodicesima compagnia e l’ultimo, Ichigo Kurosaki, era l’umano dalle capacità più straordinarie di tutti. Era la prima volta che sentivo parlare di un umano cui era stato concesso il titolo di ‘sostituto shinigami’ e a quanto avevo sentito dire da Rangiku alla fine dell’assemblea, sembrava che fosse persino riuscito a vedere il leggendario Senbonzakura Kageyoshi* di Byakuya.
 

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 •°¤*(¯.. Note dell’Autrice..´¯)*¤°• 

 
Siete arrivati fino a qui? O.O Wow! Complimenti! ;D
 
Bene, direi che ho superato il punto critico di tutta la storia, cioè di scrivere e pubblicare il prologo e il primo capitolo. Perché pubblicarli insieme? Semplicemente perché il prologo era una cosetta talmente corta che ho pensato non valesse la pena dedicare una pagina solo per pubblicare poche righe, così l'ho accorpato al primo capitolo. Il punto critico è stato quello di inserire a metà della trama un personaggio nuovo e non è un’impresa facile! Tantomeno descrivere in che rapporti si trova con i protagonisti della storia e tutti gli altri personaggi con un ruolo secondario. Adesso mi sto scervellando perché vorrei sapere che cosa ne pensate di Yuki *^* sarei già tentata di chiedervi se vi piace, se la trovate divertente, se vi stuzzica un po’ di curiosità o se vi dà l’aria di essere una Mary Sue (oddei, spero proprio di no! D: ); ma penso che sia ancora troppo presto e tutto quel che ho da dirvi a riguardo, è solo che nei prossimi capitoli la conoscerete meglio (vale anche per la descrizione fisica, che ho deciso di inserire nel secondo capitolo perché si adattava meglio al contesto). Se avete delle domande, non abbiate paura di scrivermi! Sono aperta anche alle critiche.
 
Come piccolo spoiler vi lascio il titolo del prossimo capitolo... (eh già, sono un'autrice molto avara in fatto di spoiler, penso che rovinino l'effetto sorpresa!)
 
Capitolo 2. Shinigami sulla Terra e tanti guai!
 
Per la pubblicazione dovrete aspettare fino all’anno prossimo. In tanto, vi auguro Buone Feste!! ;D


 
 

Chi avesse bisogno di rispolverare alcuni termini, come quelli che sono stati contrassegnati da un asterico (*) qua sotto troverete una breve traduzione.
 
*Seireitei: Corte delle anime Pure
*Zanpakuto: Soul Slayer o 'mieti-anime', è il nome della spada che usano gli shinigami.
*Reiatsu: forza o energia spirituale
*Shunpo: tecnica dei passi veloci
*Mukasi no Hikari: significa letteralmente ‘luce dei tempi antichi’ ed è stato inventato dalla sottoscritta, quindi non illudetevi che esista veramente una zanpakuto con quel nome in Bleach!
*Senbonzakura Kageyoshi: letteralmente tradotto ‘austero gioco di luce dei mille ciliegi’ è il bankai di Kuchiki Byakuya.

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Capitolo 2
*** Shinigami sulla Terra e tanti guai! ***


Capitolo 2. Shinigami sulla Terra e tanti guai!
 
 
Avevamo appena messo piede nella scuola frequentata dal gruppo di ryoka, che già gli studenti ci stavano scrutando dalla testa ai piedi come se fossimo una banda di teppisti (e in effetti non gli si poteva dare torto).
 
Rangiku era piuttosto discutibile nella sua uniforme scolastica, che risaltava ancora di più le sue generose curve femminili e il prosperoso davanzale, messo ben in mostra dalla generosa scollatura della camicetta. Shiro-chan sembrava un bambino delle medie con i capelli bianchi e solo per il fattore colore-dei-capelli, destava già parecchi sguardi indiscreti. Ikkaku aveva deciso di raggirare l’ordine di Hitsugaya che gli aveva proibito di portarsi dietro la sua zanpakuto, così si era portato appresso una spada di legno che teneva ancorata alla cintura dei pantaloni. Yumichika non passava inosservato per le piume colorate attaccate alla sua faccia, mentre Renji stava mettendo in discussione tra loro molti studenti, per via dei tatuaggi e i capelli rosso fiamma. Almeno io, potevo vantare di sembrare quella più normale e avevo ben poco per cui mettermi in mostra. I miei capelli non erano di colori sgargianti, ma di un semplice e anonimo castano scuro e scendevano lunghi fino a metà schiena, mentre gli occhi erano color miele. Avevo una carnagione chiara e qualche lentiggine costellava il naso e le zone sotto gli occhi. Ero di corporatura esile e le mie forme rientravano nella normalità. L’unica cosa per cui mi potevo far ricordare, forse, era la mia bassa statura. Infatti, ero alta appena un metro e cinquantaquattro centimetri, ma ne andavo fiera (ero pur sempre più alta di Shiro-chan e di Hina-chan, seppur di poco). In termini umani, potevo tranquillamente passare per una ragazza di sedici anni, ma in realtà ne avevo così tanti che le candeline al mio compleanno avrebbero ricoperto un’intera torta matrimoniale a tre piani.
 
 
 
«Eccola!» disse d’un tratto Renji, indicando una targhetta nera che spuntava fuori dal muro e recitava in una scritta bianca ‘1 – 3’ affianco ad una porta. «Questa è la classe di Ichigo!» spiegò, aprendo la porta scorrevole.
 
Ci ritrovammo di fronte al suddetto ragazzo e passò qualche lungo istante, prima che lui potesse capacitarsi dell’idea che fossimo tutti lì, di fronte ai suoi occhi, in carne e ossa dentro un gigai*.
 
«’Giorno! Come stai Ichigo?» lo salutò il rosso, vedendo che il ragazzo non dava segni di risposta.
 
«Renji! Ikkaku! Yumichika! Rangiku!» esclamò lui con evidente stupore, dopo averci squadrato in una frazione di secondo.
 
«Capitano Hitsugaya, se permetti.» si presentò Shiro-chan, sopprimendo uno sguardo omicida per essere stato palesemente ignorato.
 
«E io sono Kuroi Yuki, piacere!» mi presentai facendomi avanti e sventolando una mano per attirare la sua attenzione su di me, che altrimenti sarei passata inosservata.
 
«Che cosa ci fate qui?» domandò il ragazzo dopo quello che sembrò un singulto.
 
«Ordini dall’alto. Ci è stato detto di venire sulla Terra a indagare sulle diverse apparizioni di Arrancar registrate dalla divisione scientifica a Karakura e di unirci al sostituto shinigami per sventare i piani di Aizen.»
 
«Gli Arran-chi?» chiese inarcando un ciglio.
 
«Non mi dire che non hai avvertito quelle terribili presenze qui a Karakura!?» irruppe d’un tratto una voce femminile alle spalle del ragazzo.
 
Tutti si voltarono in direzione della finestra, dove era provenuta la voce e scorgemmo una sagoma accerchiata dalla luce accecante del mattino.
 
«Rukia!!» esclamò Ichigo con evidente stupore, quando riconobbe la shinigami grazie alla quale aveva ottenuto i suoi poteri di ‘sostituto shinigami’ e per la quale, aveva ribaltato l’intera Soul Society pur di salvarla dall’esecuzione. Ora che ci facevo per la prima volta caso, mi ero accorta che l’aura di Ichigo aveva qualcosa di insolito.  
 
Tra tutte quelle che avevo osservato, che si trattasse di umani, shinigami oppure Hollow, tutte avevano un’unica aura. Ichigo ne aveva due. Un’aura bianca e l’altra nera, sembravano in costante conflitto, scontrandosi e respingendosi a vicenda, come se stessero lottando tra loro. Sembrava che l’una volesse sopraffare l’altra, cosicché soltanto una delle due avrebbe predominato.
 
La nostra conversazione fu interrotta dal suono della campanella e dall’arrivo del professore, un certo tizio che aveva più rughe lui in faccia di una prugna rinsecchita, che ci cacciò ognuno nelle rispettive aule. Rukia rimase nella stessa classe di Ichigo, mentre io, Rangiku, Renji, Ikkaku e Yumichika fummo mandati in un’aula diversa, ma dello stesso anno. Hitsugaya fu l’unico a ritrovarsi da solo, probabilmente per via del suo aspetto molto giovane, fu mandato a seguire le lezioni insieme alle matricole del primo anno.
 
Quel giorno, avremmo dovuto comportarci come semplici umani.
 
 
….
 
 
….
 
 
 
Dopo le prime ore estenuanti a lezione di algebra e il tempo passato a guardare Rangiku costruire aeroplanini di carta che poi lanciava sulla schiena di Ikkaku con l’intento di fargliene atterrare uno sulla testa, decisi di dividermi dal gruppo durante l’intervallo per cercare il bagno.
 
Scesi le scale per raggiungere il secondo piano e imboccai il corridoio. La luce bianca del mattino filtrava dalle finestre e uno squarcio di cielo azzurro e limpido, preannunciava il bel tempo. Mi fermai per un istante a guardare fuori dalla finestra, osservando le chiome degli alberi che venivano gentilmente scosse dal fiacco vento estivo. Mi resi conto che seppure avessi passato molto tempo sulla Terra, perché effettivamente un mese e mezzo era un bel po’ di tempo per uno shinigami, c’erano ancora così tante cose che non conoscevo…
 
D’un tratto avvertii delle vibrazioni nell’aria.
 
Si stavano avvicinando delle reiatsu molto potenti. Mi voltai e iniziai a cercare con lo sguardo tra gli studenti che passavano in corridoio la fonte di quella energia spirituale, e la trovai. Erano tre studenti.
 
Precisamente due ragazzi e una ragazza, della stessa età di Ichigo e probabilmente suoi compagni di classe e amici. Sì, doveva essere senz’altro così. Due di loro emanavano un’aura che mi era apparentemente sconosciuta, qualcosa che non avevo mai visto prima e l’altro, il ragazzo snello con gli occhiali, era circondato da un’aura tipica di un Quincy*, sebbene dovetti ammettere che fosse l’aura più potente che avessi mai avvertito prima in uno della sua specie.
 
 
«Ciao!» dissi, avvicinandomi a loro, i quali ricambiarono il mio saluto.
 
«Scusa, ma… ci conosciamo?» domandò il ragazzo con gli occhiali, il Quincy.
 
«Voi siete gli amici di Ichigo Kurosaki, giusto? Quelli che sono andati con lui nel Seireitei all’inizio dell’estate passata, non sbaglio?»
 
«Sì.» rispose timidamente la ragazza, mentre i suoi compagni sembravano ancora piuttosto riluttanti nel dare così tanta confidenza a un’estranea. Allora decisi di presentarmi.
 
«Il mio nome è Yuki Kuroi…» feci un inchino «… luogotenente della Quinta brigata.» quando alzai lo sguardo, notai subito che avevano cambiato espressione e sembravano più disposti a prendere confidenza con me.
 
«Io mi chiamo Inoue Orihime.» si presentò la rossa, ricambiando con una stretta di mano.
 
«Io sono Ishida Uryuu.» il Quincy imitò il gesto della ragazza.
 
«Chado Yasutora.» si presentò con una voce baritonale, il ragazzo con la carnagione scura e alto quanto bastava perché dovessi alzare lo sguardo per vederlo in viso. Aveva l’aria di essere un tipo molto riservato e anche taciturno.
 
«Che cosa porta uno shinigami del tuo rango a Karakura?» domandò Orihime.
 
«Siamo qui per indagare sulle recenti reiatsu che sono apparse qui nei dintorni. Ichigo pare non saperne nulla… »
 
«Non mi sorprende, Ichigo ha le stesse capacità sensitive di un vegetale!» disse Uryuu «Le abbiamo avvertite anche noi, ma scompaiono molto in fretta, senza lasciare tracce… abbiamo pensato si trattassero di Hollow.»
 
«Non sono Hollow…» lo corressi «… sono qualcosa di diverso e più potente. Stiamo pensando che Aizen stia evolvendo gli Hollow grazie al potere dell’Hougyoku*.»
 
«Non dovremmo parlare qui di queste cose.» sussurrò Uryuu, guardandosi attorno con fare furtivo.
 
«Siamo circondati da semplici esseri umani, di cosa ti preoccupi?» chiesi.
 
«Sono umani e non possono vedere gli Hollow, questo è certo, ma anche loro possono sentirli. La gente non è più tranquilla da quando sono apparsi quei mostri e basterebbe poco per scatenare il panico tra gli studenti.»
 
Mi guardai intorno.
 
Effettivamente, poteva essere come aveva detto Uryuu. Non ci avevo fatto caso, ma tutti gli studenti, eccetto i tre ragazzi di fronte a me, erano avvolti da una debolissima reiatsu che si materializzava sotto forma di ombra grigia – Hanno paura… - intuii - …sentono il pericolo, anche se non sanno dove esso si trovi o che aspetto abbia. – la situazione era più grave di quel che sembrava.
 
 
….
 
 
….
 
 
 
Nel primo pomeriggio ci ritrovammo tutti a casa di Ichigo.
 
Rangiku, Renji, Ikkaku e Yumichika optarono per un’entrata ad effetto dal soffitto, passando dal lucernario. Rangiku lo aveva fatto apposta solo per poter rifilare una battuta a Ikkaku sulla sua pelata e al fatto che la sua testa somigliasse a una lampadina. Io e Hitsugaya optammo di passare dalla finestra, sempre in grande stile.
 
«Oneeeessaaaaan!!» una voce gracchiante spuntò fuori dal nulla e un peluche a forma di leone prese vita, balzando in direzione di Rangiku «Quella è una uniforme davvero scandalosaaaa!!»
 
Con un calcio ben assestato dalla bionda, quel pupazzo demoniaco si ritrovò fuori gioco in una frazione di secondo.
 
«E quello che cos’è?» chiese Renji, anticipando la mia domanda.
 
«Ah quello?» Ichigo lanciò una rapida occhiata dove era stato scaraventato il peluche posseduto «È un’anima modificata*.» rispose con non curanza.
 
«Una… un’anima modificata hai detto!?» esclamò sorpreso Ikkaku «E lo fai stare dentro un peluche?»
 
«Ehi! Senti un po’ testa di rapa che non sei altro!» il peluche si rianimò all’improvviso «Quando mi presenti agli altri devi usare il mio nome. Mi chiamo Kon! Capito? Kappa, ooooo, enneeee!»
 
«Sta zitto.» Rukia lo zittì piantandogli un piede sulla testa e schiacciandolo a faccia in giù sul pavimento, mentre quello continuava a dibattersi.
 
 
«Come mai siete venuti in così tanti?» chiese il ragazzo, dopo averci scrutato tutti con una rapida occhiata.
 
Renji mutò espressione e assunse un’aria pensierosa. «Bhe… ti confesso che mi è difficile ricordare bene la dinamica dei fatti. Yamamoto aveva scelto Rukia perché era la persona che ti conosceva meglio.»
 
«Non è vero! Sono stata scelta per le mie capacità!» irruppe Rukia, in difesa del suo orgoglio.
 
«Poi sono stato scelto io perché ero quello più vicino a Rukia tra tutti i combattenti disponibili e ha aggiunto che potevo portarmi dietro una persona di fiducia che fosse sotto il grado di capitano e ho scelto Ikkaku.» fece una breve pausa e si grattò la nuca «Poi, quando Yumichika è venuto a sapere che Madarame sarebbe venuto con me in missione, ha insistito a volersi unire.»
 
Ichigo sembrò iniziare a perdersi in tutto quel discorso contorto.
 
«Poi, Matsumoto è venuta a sapere da Yumichika che saremmo partiti in missione sulla Terra e trovando l’idea eccitante si è voluta imbucare pure lei, poi non contenta di essere l’unica donna nel gruppo, ha voluto trascinarsi dietro anche Kuroi e all’ultimo se n’è saltato fuori Hitsugaya, dicendo che non poteva lasciare che la sua luogotenente combinasse guai sulla Terra.»
 
- Ecco come diamine centravo in tutto questo! – pensai, non appena compresi le complesse e caotiche dinamiche in cui si erano svolti i fatti. Non dovevo aver seguito molto l’assemblea, da quanto dovevo essere stata impegnata ad analizzare in ogni suo particolare la reiatsu di Byakuya.
 
«Non ricordo di averti mai vista prima…» mi sentii trascinare giù dalle nuvole dalla voce di Ichigo, che in quel momento mi stava fissando con la fronte corrugata e un’espressione che avrei definito diffidente nei miei confronti.
 
«Oh bhe io…» incespicai nelle prime parole, pensando a come arrangiare un discorso «… ero in missione sulla Terra quando tu arrivasti alla Soul Society.»
 
Non vidi nessun cambiamento nella sua espressione.
 
«Yuki era ufficiale della Quinta brigata ed era stata mandata da Aizen in missione sulla Terra.» si premurò di spiegare Toshiro «Ha trascorso molto tempo in attesa di ricevere l’ordine di rientrare, il quale non è mai arrivato, perché nel frattempo Aizen aveva già disertato.»
 
«Tra tutti, però, sembri quella che ha meno ragioni di stare qui…»
 
«Meno ragioni?» incalzai subito a quella provocazione, scendendo dal davanzale della finestra su cui mi trovavo seduta e serrando i pugni «Aizen ha tradito la mia brigata, ha calpestato i sentimenti di Hinamori e ha ferito i miei amici… ho tutte le ragioni di essere qui e di volerlo fermare!». Un guizzo di luce rossa avvampò dal palmo della mia mano, ma mi sforzai a controllare la mia reiatsu.
 
Rabbia. Ecco la ragione per cui ero qui.
 
«Lei ha tutte le ragioni di essere qui, come noi…» sopraggiunse Yumichika con fare diplomatico «… pensiamo che dietro all’apparizione degli Arrancar ci sia Aizen.» decise di deviare l’attenzione su un altro argomento.
 
«Aizen?» domandò con certa sorpresa lui «Che cosa ha lui a che vedere con gli Arrancar? E poi che cosa diavolo sarebbero?»
 
«Hollow che hanno rotto la maschera…» spiegò Rukia, illustrando su un blocco da disegno degli orsetti stilizzati, rivelando le sue dubbie doti artistiche «… non so come facciano ad evolvere, ma pensiamo che Aizen stia usando il potere dell’Hougyoku per crearli. Inoltre, quelli non sono Hollow e basta, ma dei Menos*.»
 
«Avrei capito anche senza album da disegno…» borbottò, offendendo Rukia che in risposta gli lanciò il blocco da disegno.
 
«Ricordi quello che hai sconfitto una volta?» chiese la mora.
 
«S-sì. Il Menos Grande.» annui lui.
 
«Quello era un Gillian.» irruppe all’improvviso Hitsugaya «Appartengono alle categorie più basse dei Menos. Sono lenti e stupidi, tu sei riuscito a sconfiggerne uno dopo aver avuto i tuoi poteri di shinigami. Sono in tanti a Hueco Mundo e alla Soul Society li consideriamo la loro fanteria. Poi, ci sono gli Adjuchas e da qui la situazione si complica…» levò un sospiro, posando il suo sguardo di ghiaccio su Ichigo, che aveva assunto un’espressione ancora più dura «…sono di dimensioni più piccole rispetto ai Gillian e sono in numero minore, ma sono più astuti e veloci, sarebbero capaci di ferire gravemente anche un capitano. Infine, la massima forma evoluta di un Menos sono i Vasto Lorde. Hanno forma e dimensioni quasi umane e sono rari in tutto Hueco Mundo. La loro forza supera di gran lunga quella di un capitano del Gotei 13… se Aizen portasse sotto il proprio controllo anche solo una decina di loro, sarebbero sufficienti a spazzare via l’intera Soul Society.»
 
Ci fu una pausa. Un lungo silenzio che nessuno ebbe il coraggio di interrompere.
 
«Capisci, Ichigo, perché adesso siamo qui? Aizen si sta preparando per una guerra e noi dobbiamo fermarlo.» concluse Toshiro.
 
«Questi Arrancar…» iniziò in tono incerto Ichigo «… avete detto che sono apparsi solo qui a Karakura, giusto?»
 
«Sì.»
 
«Questo vuol dire che Aizen sta cercando qualcosa in questa città?»
 
«Esatto.» convenne Abarai Renji, che non aveva proferito più parola fino a quel momento «E pensiamo che sia interessato a te.»
 
 
….
 
 
….
 
 
 
Sul fare del tramonto decidemmo di uscire da casa di Ichigo, ora che tutti dovevamo preoccuparci di trovare una sistemazione per la notte. Almeno, il tempo trascorso sulla Terra mi era servito ad apprendere alcune cose utili sul mondo degli umani…
 
 
«Ah! E così dici che in queste case chiamate ‘alberghi’ si può chiedere una stanza dove passare la notte in cambio di denaro?» chiese sbalordita Rangiku, l’unica del gruppo ad avermi seguita oltre a Toshiro.
 
«Sì.» annuii.
 
«Mmmh…» si posò l’indice sul mento e assunse un’aria pensierosa «… avrei preferito chiedere a Inoue di ospitarmi a casa sua…» confessò.
 
«Quello si chiama scroccare.»
 
«Scroccare?»
 
«Sì, significa vivere a spese di qualcun altro a casa sua.» le spiegai.
 
«Ah! Come fa Renji all’emporio di Urahara dove abbiamo affittato questi gigai!»
 
«Deduzione brillante, Matsumoto.» commentò Shiro-chan, che ci stava seguendo da dietro «Yuki, quanta strada dovremo fare ancora prima di arrivare?»
 
«Dobbiamo arrivare almeno in centro città, per trovare un albergo. Ci vorranno ancora dieci o forse quindici minuti.»
 
«Uff… mi sento stipato dentro questo gigai…» borbottò lui.
 
«A chi lo dici…» si aggiunse la bionda «… io vorrei farmi una bella doccia! Sono parecchio sudata, soprattutto qua in mezzo…» indicò con la punta dell’indice il suo seno.
 
In quel momento, avevamo appena imboccato una strada in cui stavano passeggiando un gruppo di ragazzini, che si fermarono a guardare Rangiku a occhi sgranati e di seguito a commentare il suo abbigliamento.
 
«Rangiku, sai, non penso che qui sia buon costume lasciare così scoperte e in vista certe parti del proprio corpo…»
 
«A dire il vero non lo è neanche alla Soul Society…» commentò Toshiro sottovoce.
 
«Uuuh! Ma tu guarda che carini!» esclamò la bionda, quando la sua attenzione fu catturata dalla vetrina di un negozio che sfoggiava vestiti gothic lolita.
 
Mi voltai verso Shiro-chan, che aveva un’aria decisamente esasperata e ci scambiammo un’occhiata reciproca che avrebbe voluto dire…
 
«Rangiku, è un caso perso.»
 
 
 
 
  •°¤*(¯.. Note della pazza Autrice..´¯)*¤°•
 
Buon anno nuovo a tutti e speriamo che questo 2014 ci porti buone favelle! ^0^
 
Questo capitolo l’ho trovato più come un intermezzo, un tassello per sostenere la trama e agganciare il capitolo successivo, visto che succederanno parecchie cose interessanti (si prevedono i primi combattimenti). Per questo capitolo mi sono ispirata direttamente alle puntate 114 e 115, reinterpretandole a modo mio e se per caso vi state chiedendo se Ichigo si è già scontrato con gli Arrancar, la risposta è no. Ichigo non è riuscito nemmeno a percepire la loro presenza (chissà perché… ci sarà qualche oscuro motivo dietro o la deduzione di Ishida è corretta?), a voi lascio lo spazio per altre domande. In tanto, le mie mani prudono per pubblicare il prossimo capitolo, che francamente mi sono divertita a scrivere e per una buona volta, mi sento soddisfatta di qualcosa che ho scritto (cosa molto rara). Pensavo di pubblicarlo verso sabato o domenica, sempre che la connessione non mi freghi prima!
 
E adesso… rullo di tamburi! Il prossimo capitolo si intitolerà…
 
 
Capitolo 3. Scontro con gli Arrancar a Karakura
 
 
Tanto per cominciare l’anno con qualche sana risata, ho pensato di inserire qualche caricatura sui miei personaggi preferiti… - hehehe - a me questa ha fatto rotolare dalle risate per un quarto d’ora!
 

 
 
 
Dizionario ‘Bleach – Italiano’ e ‘Italiano – Bleach’, da oggi disponibile anche su EFP! 
 
*Gigai: tradotto letteralmente significa ‘corpo temporaneo’, si tratta in un corpo fittizio in cui gli shinigami possono risiedere ed essere visti, quindi, dagli esseri umani.
*Quincy: esseri umani sopravvissuti agli attacchi di Hollow, che poi hanno sviluppato poteri per potersi difendere proprio da loro. Usano un arco fatto di energia spirituale e le dimensioni dell’arco dipendono dalla forza del Quincy stesso.
*Anima modificata: dette anche ‘modsoul’, furono create per bilanciare il numero degli shinigami, che era sempre inferiore rispetto a quello degli Hollow e creare un corpo d’avanguardia abile nel combattimento. Tuttavia, il progetto sulle anime modificate fu abbandonato presto, perché considerato disumano, dal momento che venivano adoperati come contenitori di queste modsoul, i cadaveri umani. Le modsoul furono bandite e distrutte, ma alcune, come Kon, riuscirono a sopravvivere.
*Hougyoku: chiamato ‘tesoro sgretolante’ o ‘sfera della distruzione’, oggetti misteriosi che hanno conferito ad alcuni umani come Orihime e Chado i loro poteri; ma non si conosce con esattezza quale sia la loro esatta funzione. A inventarli è stato Urahara Kisuke, quando era ancora capitano della divisione scientifica.
*Menos: centinaia di migliaia di Hollow che si aggregano per formare un’entità di dimensioni gigantesche, detto Menos Grande. 

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Capitolo 3
*** Scontro con gli Arrancar a Karakura ***


Avviso i lettori che questo sarà un capitolo estremamente lungo, vi porgo le mie più sentite condoglianze! xD
 
 
Capitolo 3. Scontro con gli Arrancar a Karakura
 
Erano trascorsi tre giorni da quando eravamo arrivati sulla Terra e non avevamo ancora percepito nessuna traccia degli Arrancar. Le lezioni impegnavano le nostre giornate e Toshiro aveva iniziato a trovare interessanti le lezioni di algebra. In quanto a me, mi sembrava di essere ritornata ai tempi di quando frequentavo la Shinoureijutsuin*, anche se le materie erano ovviamente diverse (e noiose). Non sapevo come facessero gli umani a passare otto ore al giorno, col fondoschiena incollato a una sedia dura come il marmo, ad ascoltare dei vecchi bacucchi raggrinziti che sembravano dei matusalemme. Le materie all’accademia si basavano sì sulla teoria, ma esisteva anche una base pratica, anche se lo scopo dell’insegnamento era di formarci a combattere contro gli Hollow; ma non tutte le materie erano teoriche (per mia fortuna). Infatti, trovavo svago durante le ore di kendo, l’unica attività in cui eccellevo, anche ai tempi in cui ero un’allieva all’accademia. Spesso, nei ritagli di tempo, ne approfittavo per sfidare Ikkaku e ingaggiare con lui combattimenti fino alla stregua delle forze, nella palestra della scuola. Tutte le volte, attiravamo anche un discreto pubblico, anche se Shiro-chan continuava tutte le volte a ripeterci che era sbagliato attirare l’attenzione degli umani e che avremmo potuto rischiare di far saltare la nostra copertura.
 
Ovviamente, noi non davamo per nulla retta alle sue continue avvisaglie.
 
 
«Sai Yuki, comincio a chiedermi perché non sei entrata nella nostra brigata.» disse Yumichika, che stava seguendo il combattimento dalle tribune, rimaste vuote perché molti studenti quel giorno erano andati in gita.
 
«Senza offesa…» dissi, mentre paravo un fendente di Ikkaku «… ma Kenpachi non mi piace e poi, ho fatto una promessa.» vibrai una stoccata verso l’avversario e riuscii a rompere la sua guardia.
 
Ikkaku accusò il colpo e gettò a terra la sua bokken*.
 
«Una promessa?» incalzò il moro col caschetto, evidentemente incuriosito dalla mia risposta.
 
«Sì…» dissi «… ho promesso a Hinamori che sarei entrata con lei nella Quinta brigata.»
 
«Ed era lì che tu volevi veramente andare?» chiese Ikkaku col fiatone, mentre si rialzava in piedi.
 
«Io…» mi fermai. Forse, non era una buona idea rispondere o non era il momento adatto per farlo. Non avevo mai detto a nessuno che avevo sempre desiderato entrare nella Sesta compagnia, più o meno, da quanto avevo posato gli occhi su Byakuya. Sapevo che non era giusto scegliere una brigata in base a quanto fosse ‘bello’ il capitano, ma in fin dei conti, se Hinamori voleva unirsi alla Quinta brigata perché ammirava segretamente Aizen, non vedevo che male ci sarebbe stato se lo avessi fatto anch’io! Ma, chissà per quale recondito motivo, quando mi chiese di seguirla, accettai.
 
Con gli anni, avevo imparato a farmene una ragione, se non addirittura a scherzarci su! Infatti, più di una volta avevo detto a Hinamori di avermi ‘salvata’ dalle mie stesse mani, perché se fossi entrata dove volevo io, sarei morta dissanguata nel giro di una settimana (se non meno), considerando le forti epistassi che avevo tutte le volte che Byakuya mi passava vicino.
 
 
Ikkaku mi sorprese all’improvviso con un’imbroccata e mi colpì al fianco.
 
«Sei distratta!» disse.
 
«Scusami…» risposi atona «… ma ho perso l’entusiasmo.» appoggiai la mia bokken sulla rastrelliera e me ne andai, seguita dagli sguardi interrogativi dei due ufficiali dell’Undicesima divisione.
 
 
La verità era che, nonostante fossero passati anni da allora, non ero soddisfatta della mia posizione: mi trovavo nella brigata in cui non volevo stare e avevo i sensi di colpa per aver occupato il posto della mia migliore amica. Più fuori luogo di così, non potevo sentirmi. Se mi trovavo in questa situazione, era solo colpa mia. Solo perché non ero riuscita a dire ‘no’ nei momenti giusti e alle persone giuste. Mi odiavo. Sì, decisamente mi odiavo, per via del mio carattere debole e per il fatto che qualsiasi cosa mi si dicesse di fare, la facevo, che mi piacesse o meno. Il fatto che mi trovassi qui ne era un’evidente dimostrazione. Era stata Rangiku a trascinarmi in questa missione e se non fosse stato per lei, non credo neanche mi sarei proposta. Ora, Ichigo, non sembrava più avere tutti i torti, quando l’altro giorno disse che sembravo essere quella ad avere meno ragioni degli altri di trovarsi qui.
 
 
Ero uscita dalla palestra e mi ero allontanata di quel po’ dall’edificio della scuola, uscendo dal cancello e prendendo una strada che nemmeno conoscevo. Stavo percorrendo l’intricato reticolo di strade in un quartiere residenziale, quando mi resi conto di essermi persa. Non ero dell’umore adatto per pensare a come uscirne, avevo solo bisogno di camminare e di stare da sola, con i miei pensieri.
 

 
 
Presto si fecero le tre del pomeriggio e il sole splendeva ancora alto in un cielo azzurro e limpido.
 
Sospirai.
 
«Dannazione… devo tornare indietro.» dissi, resami conto di essermi allontanata troppo dalla scuola. Cercai di recuperare invano il senso dell’orientamento, guardandomi un po’ attorno. C’erano solo stradine e vicoli.
 
– Ma questa dannata città è un labirinto! – realizzai sull’orlo dell’esasperazione.
 
 
D’un tratto, avvertii delle spaventose vibrazioni nell’aria e un lampo proiettarsi nel cielo, per poi scaricarsi sul terreno, poco più avanti, in corrispondenza del parco della città. L’aria si fece carica di tensione e laddove era caduto il lampo, notai materializzarsi un’enorme aura nera con due deboli contorni, uno rosso e l’altro verde. Senz’altro dovevano trattarsi di due reiatsu.
 
«Sono gli Arrancar!» intuii, iniziando a correre nella direzione del parco.
 
Il cuore iniziò a martellarmi nel petto e nonostante sentivo di correre veloce, le gambe erano pesanti. Nella mia forma spirituale potevo correre dieci volte più veloce, dovevo solo trovare un posto dove nascondere il mio gigai e poi, materializzarmi in forma di spirito.
 
 

 
 

 
 
 
Il fulmine si scaricò a terra, formando un cratere profondo diversi metri, al centro del quale, si erano materializzate due figure dalle sembianze umane, vestite di bianco.
 
Uno era un gigante e l’altro un ragazzo di statura normale, dai capelli corvini e uno sguardo freddo e calcolatore.
 
«Siamo già venuti un sacco di volte in questa città ed è noiosa come al solito.» brontolò l’Arrancar gigante.
 
«Non lamentarti.» rispose l’altro in tono calmo, ma rivolgendogli uno sguardo tagliente «Volevo occuparmene da solo. Sei stato tu a voler venire qui, Yami.»
 
«D’accordo… scusa, scusa…» rispose l’altro non curante, uscendo dal cratere.
 
 
Nel frattempo, attorno alla cavità che si era formata dall’impatto, erano accorsi diversi essere umani, incuriositi dal misterioso fenomeno. Sebbene avessero la parvenza di avvertire il pericolo, nessuno di loro poteva vedere i due Arrancar.
 
Yami uscì allo scoperto e squadrò gli umani che si gli paravano dinanzi, con disprezzo.
 
«Che gli prende a questi tizi? Non avete un briciolo di potere spirituale per vedermi?» sbottò il gigante, infastidito da quella moltitudine di esseri umani che stava circondando la zona, per lui nient’altro che misere mosche «Levatevi di mezzo!» digrignò, dopodiché iniziò a succhiare via le loro anime con il *Gonzui.
 
 
In tanto, il compagno Arrancar lo aveva raggiunto.
 
«Bleah… disgustose!» commentò Yami, dopo aver finito di succhiar via anche l’ultima anima rimasta e lasciando una distesa di corpi senza vita.
 
«Naturalmente è impossibile che anime così sottili possano essere gustose.» commentò l’altro.
 
«L’ho fatto solo perché mi stavano irritando!» si giustificò «Mi guardavano come se fossi uno spettacolo da baraccone.»
 
«Quelle persone non potevano vederti, per cui non potevano stare a guardarti.» rispose l’altro, mantenendo sempre lo stesso tono di voce.
 
«Lo so, ma mi fa comunque arrabbiare!» si difese «Allora, quanta gente dobbiamo uccidere?» disse d’un tratto, sogghignando malevolmente.
 
«Solo uno.»
 
«Ne uccidiamo uno solo in tutta la mandria?»
 
«Questi sono gli ordini di Aizen. Posso percepire due reiatsu avvicinarsi rapidamente e non sembrano essere shinigami...»
 
Yami si scrocchiò le nocche.
 
«Voglio pensarci io a loro.»
 
 

 
 

 
 
Stavo correndo a perdifiato.
 
Avevo avvertito poco fa un’aura alimentarsi di energia spirituale e le reiatsu di numerosi umani spegnersi. L’Arrancar si era appena nutrito delle loro anime, non avevo alcun dubbio. Poco fa, avevo sentito le reiatsu di Chado e Orihime, avvicinarsi in direzione del parco.
 
– Idioti! Non sanno a cosa vanno incontro! – era mio dovere proteggerli, era mio dovere di shinigami proteggere gli umani dagli Hollow, a costo della mia stessa vita.
 
Ero vicina, molto vicina… potevo vedere davanti a me stagliarsi i cancelli del parco.
 
Le reiatsu dei miei compagni erano piuttosto distanti. Tutti erano rimasti a scuola, ma ero sicura che avessero percepito anche loro le reiatsu degli Arrancar e che tra non molto, mi avrebbero raggiunta.
 
Per il momento, dovevo combattere da sola.
 
 

 
 

 
 
 
Il gigante aveva già messo fuori gioco Chado, l’unico che poteva avere qualche abilità spirituale da poter sostenere un combattimento contro di lui. L’aveva schiacciato al suolo e la sua ferita, ora, stava sanguinando copiosamente.
 
«Uuuuulquioooorra?» domandò il gigante all’Arrancar dai capelli corvini «Devo uccidere anche questa umana?»
 
«Yami, se solo guardassi più attentamente la sua reiatsu saresti in grado di risponderti da solo.» stava studiando l’umana «È solo spazzatura.» sentenziò freddamente.
 
Il gigante rivolse a Inoue un sorriso poco rassicurante e sollevò un pugno, pronto a scontrarsi contro la ragazza completamente indifesa.
 
«Ti schiaccerò come un insetto!» ghignò l’Arrancar, ma il suo colpo diretto alla rossa, finì per scontrarsi contro qualcos’altro.
 
 
 
«Colpire una ragazza disarmata?» parai il colpo appena in tempo «Cielo… voi non sapete proprio cosa sia la vergogna!» respinsi il suo attacco con la zanpakuto, ora accesa di un’ardente luce arancione come il tramonto.
 
«Ulquiorra? Cosa mi dici di questo shinigami?» chiese il gigante al suo compagno, che gli rispose sempre con voce atona «È solo altra spazzatura.»
 
Approfittai del fatto che il gigante avesse abbassato la guardia per allontanare Inoue dal campo di battaglia. La afferrai per la vita e con un balzo la portai a una buona distanza dagli Arrancar.
 
«Inoue! Cura Chado e poi allontanatevi.» le ordinai.
 
«Sì!» disse di rimando, avvicinandosi al suddetto ragazzo per curarlo.
 
Nel frattempo, l’Arrancar era già pronto per combattere e questa volta, la sua espressione era più ostile di prima.
 
«Vi schiaccerò tutti!» urlò, battendo un pugno sul terreno e sollevando alcune zolle di terra attorno a lui. La sua forza bruta era potente, ma non mi spaventava. I suoi movimenti sembravano lenti e la sua guardia aveva un punto debole.
 
«Mukasi no Hikari, teru*!» la luce sulla lama avvampò e si irradiò fino all’elsa, di un languido rosso scarlatto.
 
Mi scagliai sul gigante con un fendente dall’alto e lo colpii all’addome.
 
«Cosa?» rimasi sorpresa, quando notai che l’attacco non gli aveva inferto neanche un graffio.
 
Il gigante rise e poi, mi scaraventò a qualche metro di distanza con un pugno.
 
Andai a sbattere con la schiena contro un albero e per poco non persi i sensi. – Dannazione… - avevo il sapore del sangue in bocca – Possibile che lo abbia sottovalutato? Cazzo… non posso svenire… devo proteggere Inoue… - mi rialzai in piedi, tremante.
 
La reiatsu che irradiava la zanpakuto non aveva perso colpi, era pronta a sferrare un nuovo attacco.
 
«Mukasi no Hikari, demone bianco che squarcia i cieli!» evocai l’offensiva più potente della zanpakuto. La lama si tramutò in una lingua di fuoco, accesa di un vivido rosso rubino e sprizzava scintille dorate.
 
Caricai il gigante e finsi un attacco dal basso, ma all’ultimo lo colpii di nuovo dall’alto e riuscii a mozzargli un orecchio e ad aprirli una profonda ferita alla spalla.
 
L’Arrancar gigante si dimenò dal dolore e fu ancora più adirato di prima.
 
Mi diresse una sfuriata di colpi che riuscii a schivare senza troppe difficoltà con lo shunpo. Notai che aveva abbassato la guardia, così attaccai una seconda volta dal fianco, ma non riuscii a rompere la sua guardia. Il gigante riuscì di nuovo a colpirmi e a scaraventarmi al suolo.
 
Persi la presa sull’elsa e la mia spada venne scaraventata a metri di distanza.
 
«Sei morta shinigami!» ghignò l’orribile bestione, sollevando il pugno con l’intenzione di schiacciarmi. Mi resi conto in quel momento che avevo esaurito le forze e che non sarei riuscita a evitarlo.
 
Era arrivata la mia fine…
 
 
 
«Non oggi!» subentrò una voce famigliare, arrestando il colpo di Yami con una zanpakuto.
 
«Kurosaki-kun!» gridò Inoue di felicità.
 
«Ichigo!» esalai, sorpresa che lui fosse riuscito a fermare il colpo del gigante. In fondo, anche se aveva i poteri di un sostituto shinigami, restava pur sempre un umano.
 
«Allontanati Yuki, ora è il mio turno!» mi ordinò.
 
 
 
«Uuuulquioooorra?» intanto il gigante stava scorrendo lo sguardo tra me e Ichigo, indeciso su chi attaccare.
 
«Sì Yami, è lui quello che stavamo cercando.» rispose ancora atono il ragazzo dai capelli corvini che fino a quel momento era rimasto a osservare il nostro combattimento, senza intervenire. Quasi mi ero dimenticata che lui fosse lì.
 
Il gigante di nome Yami digrignò i denti e si scagliò su Ichigo.
 
Mi separai dal combattimento e andai ad aiutare Inoue a portare i superstiti in un luogo più sicuro. Afferrai Chado per le braccia e iniziai a trascinarlo.
 
Prima di allontanarmi, lanciai un’ultima occhiata verso Ichigo e il gitante, per esaminare la situazione. – Perché l’altro non attacca? – mi domandai, osservando l’Arrancar coi capelli corvini con più attenzione e cercando di capire quel comportamento.
 
Inaspettatamente, lo vidi voltarsi verso la mia direzione e posare lo sguardo su di me. Mi diede l’impressione che mi stesse snobbando, guardandomi all’alto al basso, con i suoi occhi ferini. – Tsk! Non ti montare la testa Arrancar tappo… non avete ancora vinto… - pensai, mentre stringevo l’elsa della mia Soul Slayer che avevo appena recuperato dal campo di battaglia. La lama si era nuovamente accesa e brillava di un azzurro pallido.
 
«Yuki? Che stai facendo?» mi chiese Inoue, non spiegandosi perché stavo brandendo ancora la spada.
 
«La mia battaglia non è ancora finita…»
 
«Eh!? Non puoi combattere con quelle ferite!» cercò di convincermi, facendomi notare che ero a un passo dallo sfinimento. Dovetti lasciare la presa su Chado.
 
Tossii e sputai il sangue che avevo in bocca.
 
«Yuki-chan!» la rossa si precipitò da me, intenta a curarmi coi suoi bizzarri poteri.
 
Notai in quel momento che tre fatine stavano svolazzando attorno a lei. Era dunque quello, il suo potere? Chado, invece, aveva un braccio completamente ricoperto da una specie di armatura o qualcosa del genere. Non avevo tempo, in quel momento, di analizzare i loro poteri.
 
«No Inoue! Non c’è tempo… dobbiamo portare Chado in salvo, prima che…»
 
Non riuscii a terminare la frase, che avvertii la reiatsu di Ichigo indebolirsi inaspettatamente. Mi voltai e vidi che il ragazzo si stava facendo pestare dal gigante.
 
«Ma che sta facendo quell’idiota!?» sbraitai.
 
Inoue non ebbe neanche il tempo di realizzare quello che stava accadendo, che io stavo già iniziando a correre verso il campo di battaglia brandendo la Mukasi no Hikari. Non potevo permettere che Ichigo venisse ucciso. Non potevo lasciare questa vittoria ad Aizen.
 
Evocai ancora una volta il demone bianco. Una luce cerea avvampò sulla lama, che venne ricoperta da piccole fiammelle di un pallido verde stagno.
 
– Merda! Sono al limite… - ero alla stregua delle forze e non sarei riuscita a scagliare un’offensiva abbastanza potente. Tutto quello che potevo fare, era creare un diversivo e salvare quel ragazzo prima che venisse schiacciato.
 
 
«Ehi brutto scimmione!» attirai la sua attenzione con facilità, difatti rispose subito con un attacco, ma riuscii a evitarlo ancora senza difficoltà e ad avvicinarmi a Ichigo.
 
«Ichigo!» lo chiamai, ma senza ricevere alcuna risposta. Aveva perso i sensi. Evitai un altro colpo e mi portai vicina al ragazzo. Lo afferrai per la vita e lo sollevai.
 
«Uhmf! Quanto diavolo pesi?» brontolai, cercando di allontanarmi al più presto con lui, prima che il gigante potesse afferrarci. Notai che nonostante fosse svenuto, stringeva ancora saldamente l’elsa della sua zanpakuto.
 
«Basta scappare! Non mi diverto se scappate!» ruggì di rabbia lo scimmione, mentre mandava a vuoto l’ennesimo colpo.
 
«Sono troppo veloce per te?» lo provocai, mentre mi allontanavo dalla sua portata per lasciare Ichigo alle cure di Inoue, che era tornata indietro apposta.
 
«Prenditi cura di lui!» dissi, abbandonando il corpo del ragazzo sull’erba, lontano dal campo di battaglia. Inoue attivò subito una barriera con il suo potere e sembrò iniziare a guarirlo.
 
 
Tornai rapidamente indietro, brandendo la Soul Slayer a due mani, come in un duello di kendo.
 
«Non scapperò più scimmione!» gridai, avvicinandomi rapidamente con una carica. La lama iniziò a brillare intensamente, mutando la luce in un verde smeraldo, via via, sempre più vivace. Non conoscevo quella luce, ma stava promettendo bene, dal momento che mi stava infondendo qualche speranza di trafiggerlo.
 
Con quel colpo, dovevo riuscire a metterlo fuori combattimento.
 
Finsi un attacco diretto al torace e come previsto, lui tentò di proteggersi di nuovo l’addome, invece colpii in basso e recisi di netto i tendini della sua caviglia sinistra. Il gigante urlò e poi si piegò su un ginocchio.
 
«E adesso il colpo di grazia!» sollevai la lama sulla mia testa, ma inaspettatamente, la luce che prima irradiava la lama si spense e la Mukasi no Hikari ritornò alla sua forma originale. – Cosa? – rimasi sorpresa. Avevo consumato tutta la mia forza spirituale in quel solo attacco?
 
Il gigante ghignò e approfittandosene del fatto che avessi abbassato la guardia, riuscì ad afferrarmi e a schiacciarmi al suolo.
 
«Mi hai dato filo da torcere… ma adesso dobbiamo chiudere la partita!» sollevò un pugno con l’intento di schiacciarmi al suolo. Questa volta nessuno mi avrebbe salvata.
 
– Hina-chan… Shiro-chan… mi dispiace se ho fallito… - lasciai andare una lacrima e chiusi gli occhi.
 
 
Sentii un sibilo e poi qualcosa andarsi a scontrare contro l’Arrancar.
 
 
Riaprii gli occhi e vidi lo scimmione che si contorceva perché qualcuno gli aveva appena reciso un braccio. Un istante dopo, mi sentii cingere per la vita e sollevare dal suolo. Riconobbi il profilo dell’uomo che mi stava salvando, era Urahara.
 
«Ti sembra un buon giorno per morire questo? Eh Yuki-san?» mi chiese. Non riuscii a risponderli, perché la vista si stava appannando e i suoni stavano iniziando a diventare sempre più ovattati. Stavo perdendo i sensi? Ero arrivata alla stregua delle mie forze così presto?
 
Afferrai per un lembo dei pantaloni Urahara e per un istante, riuscii a incrociare il suo misterioso sguardo, celato sotto quel bizzarro cappello a righe.
 
«G-gr-grazie…» mi era persino difficile parlare.
 
«Yourichi! Porta in salvo Kuroi!» l’ultima cosa che vidi, furono un paio di occhi ambrati.
 
….
 
 
«Vieni Yami, ce ne andiamo. Ho già ottenuto le informazioni che mi servivano.» sentenziò Ulquiorra, interrompendo il combattimento.
 
«Ma Ulquiorra! Voglio combattere contro quell’uomo!» protestò.
 
L’Arrancar dai capelli corvini lo colpì all’addome senza trattenere la sua forza e il gigante indietreggiò.
 
«Idiota. Ti stai montando troppo la testa. Questi tipi sono Urahara Kisuke e Shihouin Yourichi. Al tuo attuale livello non saresti in grado di sconfiggerli. Ce ne andiamo.» con un semplice gesto, Ulquiorra riuscì a fendere l’aria e ad aprire un garganta* per Hueco Mundo.
 
«Cerchi di scappare?» tentò di provocarlo Yourichi.
 
«Una tale provocazione non è da te.» si voltò, rivolgendole uno sguardo tagliente «È ovvio chi ha il vantaggio… non potete combattere e proteggere allo stesso tempo quella inutile immondizia.» poi, spostò lo sguardo su Ichigo, il quale era ancora privo di sensi «Ho completato la missione che mi è stata affidata. Vado a fare rapporto ad Aizen-sama. Gli dirò che lo shinigami su cui aveva messo gli occhi è solo spazzatura che non vale nemmeno la pena di uccidere.»
 
Il garganta si richiuse e i due Arrancar, scomparvero.
 
«Yourichi, portiamo i ragazzi all’emporio.» disse Kisuke, avviandosi a soccorrere Ichigo, che più di tutti, sembrava quello aver più bisogno di cure.
 
«Hai fatto un ottimo lavoro.» si rivolse a Inoue, che stava cercando di far rimarginare tutte le ferite del ragazzo con il potere della sua barriera.
 
 

 
 

 
 
 
Due bianche figure stavano facendo ingresso nell’immensa sala a Las Noches.
 
Un’innaturale tenebra regnava nella sala e altre figure, di fattezze umane, si stagliavano ai lati, scrutando i due Arrancar di ritorno dalla missione affidatagli da Aizen. Al centro della sala, si ergeva un alto trono in alabastro, su cui sedeva comodamente un uomo, dai capelli castani lisciati indietro e con una ciocca sbarazzina che gli era sfuggita davanti al viso. I suoi lineamenti erano piacevoli e l’espressione distesa in un sorriso appena accennato sulle labbra, gli conferiva quell’aria indecifrabile, che ai tempi in cui era stato capitano nel Gotei 13, gli aveva permesso di non far ricadere su di lui il minimo sospetto.  
 
«Siamo tornati, Aizen-sama.» disse il quarto Espada, facendo un leggero inchino.
 
«Bentornati a Las Noches, Ulquiorra… Yami.» li accolse con voce soave, guardandoli dall’alto del suo trono e analizzando le ferite di Yami. Qualcosa, gli suggeriva, che doveva essere stato un incontro interessante quello che avevano avuto nel mondo reale.
 
«Adesso Ulquiorra, fammi ascoltare il tuo rapporto, qui davanti ai tuoi venti fratelli e sorelle.» gli ordinò, quasi incapace di aspettare e avido di apprendere ogni singolo dettaglio sull’intera faccenda «Mostraci quello che hai visto nel mondo degli umani.»
 
«Sì, Aizen-sama.» rispose fedele Ulquiorra, estraendo un occhio dall’orbita oculare, come se quello fosse stato un gesto comune e che aveva ripetuto altrettante volte. Quando se lo tolse, non trasparì la minima espressione di sofferenza sul suo viso o qualsivoglia altra espressione.
 
Trattenne per qualche breve istante, nel palmo della mano, il suo occhio e lo strinse nella morsa tra le dita, finché non si ruppe, rilasciando una sottile nebbiolina che si andò a propagare in tutta la sala.
 
Quelli, erano i suoi ricordi, catturati dai suoi occhi a cui non sfuggiva nulla.
 

 
«Capisco.» sentenziò d’un tratto Aizen «Quindi è per questo che hai deciso che non valeva la pena di ucciderlo.»
 
«Sì. Il suo ordine era di ucciderlo se poteva diventare un problema.» rispose Ulquiorra.
 
 
«Che stronzata!» irruppe Grimmjow, il sesto Espada dai capelli celesti e il volto affilato «Io avrei ucciso quel teppista con uno sputo! Se l’ordine di Aizen era di ucciderlo, allora è ovvio che ti saresti dovuto limitare a uccidere.»
 
«Io la penso allo stesso modo.» intervenne un altro Arrancar, che indossava un eccentrico copricapo «È un nostro nemico, magari non c’è una ragione per ucciderlo, ma nemmeno una per lasciarlo in vita.»
 
«In ogni caso, Yami ti sei fatto prendere a calci un culo da una femmina di shinigami?» commentò ancora Grimmjow, sorridendo per quello che era accaduto al gigante.
 
«Grimmjow, bastardo... non hai guardato? Mi ha pestato il tipo coi sandali!»
 
«Però quella femmina è riuscita a mozzarti l’orecchio e conciarti per le feste… non che tu possa diventare peggio di quel che eri prima, brutto scimmione.» lo provocò.
 
«Insolente! Come ti permetti!» Yami sentì improvvisamente le mani iniziare a prudere e avrebbe voluto conciare per le feste anche lui, se non ci fosse stato qualcosa a trattenerlo.
 
«Fermo.» Ulquiorra arrestò la sua furia appena in tempo, parando un braccio davanti al gigante.
 
«Grimmjow, comprendi che questo ragazzo non è un problema per noi?» si avvicinò a passi calibrati nella sua direzione, sicuro di sé, fissandolo dritto nei suoi occhi di un pallido zaffiro «Aizen non era interessato al suo stato, quanto al suo potenziale. La sua reiatsu è costantemente scissa a metà, in due poli che cercano di sopraffarsi a vicenda… di questo passo è molto probabile che distruggerà sé stesso. Per questo sono tornato senza ucciderlo.»
 
«Per questo dico che è una stronzata!» ribatté rabbioso Grimmjow «E se quel verme diventerà forte abbastanza da combattere contro di noi!?»
 
«Se dovesse accadere, lo finirò io stesso.» rispose affabilmente Ulquiorra.
 
«Tsk!» fu tutto quello che riuscì a rispondere il sesto Espada, rimasto completamente spiazzato da quella inaspettata risposta.
 
«Adesso non hai più nulla di cui lamentarti, Grimmjow.» convenne Aizen, che aveva osservato compiaciuto tutta la scena «A me non importa, puoi fare come ritieni più opportuno Ulquiorra.»
 
«Grazie mille, Aizen-sama.» fece un profondo inchino. Grimmjow, nel frattempo, dovette trattenersi di quel po’ da non insultarlo davanti ad Aizen.
 
«E adesso vorrei affidarti un nuovo incarico…»
 
«Sì.» il quarto Espada prestò attenzione.
 
«Portami la shinigami, Kuroi Yuki, viva e disarmata.» fu il mandato di Aizen.
 
«C-che cosa?» irruppe nuovamente Grimmjow, saltandosene in piedi «Lei era l’obiettivo della mia scorsa missione! Perché stai affidando a lui l’incarico?» protestò.
 
«Perché tu hai fallito.» rispose semplicemente.
 
«Ho fallito perché lei è ritornata alla Soul Society prima del dovuto!»
 
«E tu dovevi fare di tutto purché restasse sulla Terra.» disse di rimando Aizen, zittendolo del tutto «Ma adesso basta così, Grimmjow. Lascia che se ne occupi Ulquiorra.»
 
Grimmjow Jaggerjack non aveva mai guardato con così tanto odio profondo il quarto Espada. Giurò a sé stesso, che da quel momento in avanti, avrebbe trovato un modo per mettergli i bastoni tra le ruote. Lo avrebbe fatto fallire, lo avrebbe disintegrato, lo avrebbe umiliato… davanti ad Aizen!
 
Da quel momento, avrebbe pianificato la sua vendetta.
 





 
 •°¤*(¯.. Angolino degli scleri dell’Autrice..´¯)*¤°• 
 
Con questa odissea di capitolo si conclude l’inquadramento del mio personaggio. Cosa ne pensate? ^o^ È stata una gara dura trovare un nome ai suoi attacchi, tra cui ‘teru’ che significa ‘risplendi’ quando potenzia il suo shikai (considerate che la sua zanpakuto è a rilascio costante, quindi essendo il shikai sempre attivo, può solo potenziarlo); mentre ‘demone bianco che squarcia i cieli’ mi è venuto pensando alla Murciélago di Ulquiorra, che tradotto dallo spagnolo vuol dire ‘pipistrello’, ma è una connotazione giapponese per ‘grande demone con ali nere’. Adesso, parlo a nome di tutti i fans di Ulquiorra, ma ci pensate a come si sarebbe chiamata la sua zanpakuto in dialetto veronese? Sergnappola! xD Ok, stasera sono un po’ fuori dalle righe, quindi veniamo al dunque: vi anticipo che la pubblicazione del Cuarto capitolo segunda etapa dovrà tardare di qualche dì, perché lo sto ancora scrivendo e nel frattempo dovrò anche rimpatriare dalla mia settimana “bianca” in Polonia.
 
 
Detto questo, visto che non posso lasciarvi nessuno spoiler, vi delizierò con questa simpatica vignetta che ho trovato su Deviantart e quando l’ho vista, ho subito pensato: “Sorbole! Ma è identica al personaggio che ho inventato per la mia fic su Bleach!” – anche se premetto che Yuki ha gli occhi più chiari. Buona Epifania! ;D
 
 

 
 
Dizionario ‘Bleach – Italiano’ e ‘Italiano – Bleach’, da oggi anche in formato tascabile!
 
*Shinoureijutsuin: accademia per shinigami, fondata 2000 anni prima, rispetto agli eventi di Bleach, da Genryuusai ShigekuniYamamoto.
*Bokken: spada di legno giapponese che imita la forma della katana, usata negli allenamenti di spada.
*Gonzui: tradotto letteralmente significa ‘succhia-anima’, Yami se ne serve per succhiare via le anime degli abitanti di Karakura nell’episodio 113.
*Teru: traduzione dal giapponese di ‘splendere’. Yuki lo pronuncia quando evoca il shikai della sua zanpakuto e la luce che irradia la lama si ravviva e diventa rossa.  
*Garganta: portale dimensionale che porta a Hueco Mundo (la sottoscritta autrice ne ha uno proprio nel suo armadio… tutti i calzettini che scompaiono inspiegabilmente, in realtà, finiscono a Hueco Mundo).

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Capitolo 4
*** Shiroi Akuma, il coraggio di Yuki ***


Capitolo 4. Shiroi Akuma, il coraggio di Yuki  
 

Riaprii lentamente gli occhi.

La luce mi stava accecando, così cercai di proteggermi la vista dietro il palmo della mano, aspettando, a poco a poco, di mettere a fuoco l’ambiente.

Mi trovavo supina sul morbido manto erboso, sotto ai rami cadenti di un ciliegio in fiore. – Com’è possibile… - pensai, voltando la testa per analizzare l’ambiente - … che mi trovi in un posto del genere? – mi drizzai a sedere.

Ero circondata da un tappeto d’erba e dai profumi della Primavera. Un cielo a pecorelle mi sovrastava, riportandomi a delle vecchie memorie che avevo di un luogo simile e di una certa promessa.

«I fiori di questo mondo appassiscono quando non sei sicura di te stessa…» sentii prorompere una voce baritonale. Mi guardai intorno con circospezione, ma non vidi nessuno.

«Chi sei?» chiesi, alzandomi in piedi.

«Tu chiedi a me chi sono? Dovresti conoscere il mio nome…»

Una bianca figura comparve davanti ai miei occhi.

Aveva le fattezze di un uomo, né vecchio né giovane, dai lunghi capelli argentati. I lineamenti del viso erano delicati, quasi femminili e la testa era sormontata da due corna caprine arricciate. La sua pelle era nivea, persino diafana in alcuni punti; tanto da riuscire quasi a confondersi con i suoi indumenti del medesimo colore. Solo gli occhi, creavano un forte distacco in tutto quel bianco; infatti, le iridi erano di un acceso rosso carminio, mentre le sclere erano completamente nere. 

«Shiroi Akuma*!» esalai, riconoscendo lo spirito della mia zanpakuto.

«Lo sai che il coraggio è come un albero che cresce, fiorisce …» disse, poggiando una mano sulla corteccia dell’albero « …e se è forte, riesce a sopravvivere anche a lunghi inverni e alle intemperie.»

«Quello… sarebbe il mio coraggio?» chiesi ingenuamente, indicando il ciliegio.

Il demone si limitò ad annuire.

Scrutai l’albero, che a giudicare dalle sue cospicue dimensioni, stava a dimostrare che non ero nient’affatto una codarda. Però, qualcosa non andava. Alcuni rami, ricoperti di gemme, sembravano malati.

«Perché le sue gemme stanno appassendo?» chiesi al demone.

«Perché hai paura.» Quella parola mi suscitò un brivido. «Quando vacilli, il tuo mondo interiore appassisce, crolla, si spezza...» Shiroi Akuma sprofondò la mano nella corteccia dell’albero, oltrepassandola e cercando di afferrare qualcosa dall’interno «… io posso lenire le tue paure, darti gli strumenti per combatterle… ma tu, Yuki, dovrai diventare più forte.»

«Lo diventerò!» promisi «Diventerò più forte per proteggere le persone che mi sono vicine!»
 
Il demone piegò gli angoli della bocca, in quello che sembrò un sorriso compiaciuto, che mostrava appena la sua dentizione perfetta e un paio di affilatissimi canini. Poi, con un movimento rapido, estrasse qualcosa dal tronco dell’albero.

Era un’ombra, nera come l’inchiostro.

L’aveva afferrata per un lembo e la teneva ben stretta nella morsa creata dalle sue dita lunghe e affusolate. Sapevo molto bene che cos’era: una reiatsu negativa, una materializzazione delle mie paure. Da quando l’aveva tirata fuori, i rami malati del ciliegio erano guariti istantaneamente.

L’ombra iniziò a dimenarsi come un serpente, sibilando e contorcendosi in modo spasmodico, tentando di divincolarsi dalla sua presa. Shiroi Akuma la strinse nel pugno, finché questa, con un gridolino soffocato, esplose.

«Era ora di fare pulizia.» Disse sogghignando, mentre stringeva ancora qualcosa nel pugno.

Si avvicinò a me, a passi lenti e calibrati, poi, mi lasciò qualcosa tra le mani.

Sentii un debole pulsare, come il battito d’ali di un uccellino che tentava di spiccare il volo, e un piacevole tepore. Aprii le mani e vi trovai una piccola fiammella bianca, che un istante dopo, svanì nel nulla.

«Che cos’era?» domandai con disappunto.

«Il tuo nuovo potere.» Rispose, con un’espressione indecifrabile. «Quando vorrai usarlo, dovrai dire: ‘scudo di luce dello spirito guardiano’.»

«… dello spirito guardiano?» ripetei un po’ stranita, cercando qualche spiegazione; ma Shiroi Akuma, così com’era arrivato, era già sparito, lasciandomi in balia di numerose incertezze.

 
Mi voltai verso il ciliegio, che ora fioriva robusto e rigoglioso.
 
«Grazie.» dissi con un fil di voce, sicura che da qualche parte, nel mio mondo, il demone bianco avrebbe sentito.
 
Chiusi gli occhi e presi un lungo respiro.
 


 

A poco a poco, sentii ogni estremità del mio corpo iniziare a formicolare, riuscii a muovere una mano e a sentire il tepore delle coperte che mi avvolgevano. Mi stavo risvegliando.
 
Riaprii gli occhi.
 
«Yuuuuu-kiiiiiii!!!» Mi sentii assalire dalla squillante voce di Rangiku, che con ben poca delicatezza, mi stritolò come un piovra in un abbraccio, rischiando di soffocarmi tra i suoi seni giganteschi. «Sono così contenta che Yuki-chan sia ancora viva!»
 
«Lo sarà ancora per poco se continuerai a tenerle la faccia là in mezzo!» proruppe con tempismo Toshiro.
 
«Ops!» esclamò la bionda, allentando la presa e permettendomi di liberarmi da quell’eccessivo contatto fisico. Finalmente, annaspai con avidità la mia prima boccata d’aria.
 
«Sai, Yuki, il capitano è stato molto in pensiero per te…» mi informò la bionda.
 
«Ehi! Non esagerare!» sbottò freddamente l’albino, il quale, si stava preoccupando che troppo sentimentalismo avrebbe potuto rovinare la sua immagine di capitano del Gotei 13.
 
Mi drizzai a sedere; ma non con poche fatiche, visto che ogni mio movimento era seguito dalle fitte che avevo un po’ in tutto il corpo.
 
«Come ti senti?» si preoccupò Shiro-chan.
 
«Come se un Arrancar gigante mi avesse appena pestata…» risposi schietta, ma vedendo l’espressione preoccupata di Rangiku, cercai subito di sdrammatizzare «… comunque sto bene.»
 
«Dove sono gli umani?» chiesi un attimo dopo, quando mi balenarono in mente Chado e Ichigo, i quali erano ridotti piuttosto male dopo l’incontro «Come stanno?»
 
«Sono vivi, grazie a te.» mi informò l’argentato.
 
Levai un sospiro di sollievo, sentendo il cuore essersi appena tolto un macigno di dosso. Erano vivi, ero riuscita a salvarli…
 
«No…» dissi dopo un po’ «… di certo non grazie a me.» Ammisi, scorgendo un’ombra dietro al paravento e riconoscendone il profilo.
 
Mi alzai in piedi, cercando di trattenere una smorfia di dolore ogni volta che avanzavo un passo in direzione della porta. Rangiku, preoccupata, cercò di convincermi a tornare a letto, ma me ne infischiai.
 
Aprii la porta scorrevole, rivelando che le mie supposizioni erano corrette.
 
«Ohayoo gozaimasu* Yuki-san! Vedo che ti senti meglio.» Mi salutò solare Urahara, che come di consueto, era vestito stravagante, con tanto di cappello a righe e ventaglio in mano.
 
«Io…» mi sentivo così imbarazzata che non sapevo nemmeno da che parte cominciare. Se non fosse stato per il suo intervento, sarei stata carne morta da ore e i ryoka sarebbero andati incontro al mio stesso infausto destino.
 
«Io volevo ringraziarla…» presi coraggio «… di averci salvati tutti.»
 
«Non c’è di che.» Disse semplicemente, lasciandomi di sale.
 
«M-ma…?» boccheggiai. Che razza di risposta era ‘non c’è di che’? Non riuscii a pensare come ribattere, che sentii dei passi in corridoio avvicinarsi a noi.
 
 
«Yuki!» mi sentii chiamare.
 
Mi voltai e vidi Renji, insieme al resto della squadra: Rukia, Ikkaku e Yumichika.
 
«Sgancia!» disse di punto in bianco Ikkaku, tendendo una mano verso Renji «Te l’avevo detto che si riprendeva dopo il primo giorno.»
 
Il rosso sbuffò e tirò fuori dalla tasca un sacchetto di monete.
 
«Avete scommesso su di me???» chiesi, mentre mi sentivo avvampare per la rabbia.
 
«Trentamila Yen che ti saresti ripresa dopo il primo giorno!» vuotò il sacco Yumichika «L’idea è stata mia, geniale?» mi fece l’occhiolino.
 
«BAKAAA!!» lo misi K.O. con un gancio ben assestato alla mascella «Ci ho quasi rimesso le penne! Dove cavolo eravate tutti?» domandai furibonda.
 
«Siamo rimasti a scuola.» intervenne Rukia «Non abbiamo percepito nessuna reiatsu degli Arrancar e per un certo momento, neanche la divisione scientifica è riuscita a rilevare qualcosa…» spiegò, scavalcando con nonchalance il corpo esanime di Yumichika «… è stato quando abbiamo sentito la tua reiatsu indebolirsi, che abbiamo pensato che qualcosa non andasse.»
 
Rimasi un attimo a pensare.
 
In effetti, ora che ci facevo caso, le reiatsu degli Arrancar non le avevo percepite, ma le avevo viste per via dell’aura e soprattutto perché mi trovavo nei paraggi.
 
«A quanto pare hai un potere davvero interessante, Yuki-san.» convenne Urahara, dandomi l’impressione di avermi appena letto nel pensiero.
 
«E lei come ha fatto a sapere degli Arrancar?» domandai sospettosa.
 
«Un caso fortuito.» Rispose. «Ho sentito la reiatsu di uno shinigami che se la stava vedendo brutta e il mio emporio si trovava a pochi isolati dal parco.» Spiegò, anche se non riuscii del tutto a convincermi.
 
«Che fine hanno fatto i due Arrancar?» Mi informai.
 
«Sono tornati con la coda tra le gambe dal loro padrone.» Intervenne Yourichi, che era sbucata fuori all’improvviso alle spalle di Toshiro, facendo pigliare un mezzo infarto al giovane capitano.
 
«Scusami piccolino, ti ho spaventato?» domandò innocentemente la donna, spettinando scherzosamente i capelli a Toshiro (altro gesto che lui detestava).
 
Ebbi un singulto.
 
Riuscii a prevedere in anticipo la reazione che avrebbe avuto: notai la sua faccia passare dal rosso vivo al viola lavanda, lo sguardo assottigliarsi minacciosamente in una delle sue classiche occhiate omicide e la mano avvicinarsi trepidante all’elsa della sua zanpakuto. Avevo sentore che di lì a un momento sarebbe scoppiato il pandemonio, così mi ritirai in fretta, tallonata da Rangiku, nella mia stanza, prima di sentire l’argentato gridare…
 
 
«Troneggia sui cieli ghiacciati… HYOURINMARU!!»
 
 
 

 
 


 
 
 
Nello stesso momento, a Las Noches, qualcuno stava cercando di affogare i propri dispiaceri con qualche amara risata.
 
«Un mucchio di stronzate!» Grimmjow batté un pugno sul tavolo fino a spaccarlo a metà. «Aizen-sama là! Aizen-sama qua! Grazie mille Aizen-sama, non la deluderò!» digrignò tra i denti, mentre i suoi Fracciòn* che lo circondavano stavano ridendo a crepapelle, trovando l’imitazione di Ulquiorra piuttosto divertente.
 
«Gli insegnerò io a stare al suo posto!» disse infine, alzandosi in piedi e sfondando con un pugno una parete della stanza e mancando di poco uno dei camerieri che stava passando di lì per puro caso.
 
«TU!» disse l’Espada dai capelli celesti «Sì! Proprio tu!» indicò il cameriere rimasto impietrito dalla paura nel corridoio «Vieni qua dentro e mettiti quella scodella sulla testa!» gli ordinò, mentre uno dei suoi Fracciòn gli porgeva una ciotola di ceramica bianca e gli indicava di mettersela sul capo.
 
Il cameriere impaurito eseguì l’ordine, suscitando ancora di più l’ilarità del gruppo.
 
«Bene! Adesso ripeti dopo di me – Sì Aizen-sama! Porterò io i suoi calzini sporchi in lavanderia! – mentre ti inchini.» gli ordinò Gimmjow con un sorriso sghembo dipinto sulla faccia.
 
Il cameriere ripeté l’azione perfettamente, senza neanche far cadere la scodella dalla testa. Tutti risero di gusto.
 
«E adesso ripeti – Aizen-sama, posso portare in lavanderia anche i mutandoni di Yami? – fallo!» il servitore eseguì anche questa umiliante azione, impeccabilmente. Qualche Fracciòn rise al punto da ribaltarsi all’indietro dalla sedia e continuando a sganasciarsi dalle risate sul pavimento.
 
«Sei patetico Ulquiorra!» sentenziò serio Grimmjow a un certo punto, ormai stufo degli scherzi, facendo regredire nel silenzio le risate dei presenti. Si alzò dalla sedia e scaraventò il cameriere contro una parete, uccidendolo sul colpo.
 
«Ti insegnerò io a stare al tuo posto!» ruggì di rabbia, mentre tutti i presenti lo fissavano, certi con timore altri con venerazione.
 
«Ho intenzione di andare sulla Terra a fare un po’ di casino…» decise « …voglio trovare quello shinigami dai capelli arancioni e ridurgli quella minuscola testa che si ritrova in poltiglia!»
 
Poi, rifletté per un istante, mentre un ghigno sadico si imprimeva nei suoi lineamenti, dando quasi l’impressione di proseguire la sua maschera da Hollow.
 
«Perché no... già che ci sono porterò anche quella shinigami per Aizen.»
 
 

 
 
 
 

 
 
Nel pomeriggio, ricevetti la visita inaspettata di Inoue, che per sdebitarsi del fatto che le avessi salvato la vita, mi aveva portato un piatto di daifuku* fatti in casa.
 
«Arisawa dice che la mia cucina è strana e che ho gusti bizzarri…» mi informò, dopo che avevo preso in mano uno dei dolcetti e lo stavo quasi per addentare «…ma spero che a Yuki-chan piacciano i miei dolci!»
 
Esaminai il dolce che avevo in mano. Beh, cosa avrei potuto rischiare mangiando un dolcetto così piccolo? E poi, aveva un aspetto invitante ed emanava un gradevole profumo di riso dolce e pasta di fagioli. Che male avrebbe potuto farmi?
 
Lo addentai. Masticai il primo boccone, assaporando tutti gli aromi che potevo riconoscere e oltre agli ingredienti tradizionali, sentii che c’erano anche della noce moscata, cannella, liquirizia, vaniglia, menta piperita, peperoncino, chiodi di garofano, canditi, anice e una generosa dose di zucchero. 
 
«Com’è?» chiese la rossa, che aveva iniziato a guardarmi con due occhioni acquosi da quando avevo addentato il dolcetto.
 
«Buonissimo!» commentai, finendo in un sol boccone il resto del daifuku.
 
«D-davvero?» a Orihime brillarono gli occhi «Non avevo mai incontrato nessuno a cui piacessero i miei dolci!» iniziò a gongolare.
 
 
Passammo diverse ore a parlare di ricette di dolci e della favolosa torta ‘cream pie’ che servivano in una tavola calda in centro città, e che Orihime frequentava almeno una volta alla settimana, per concedersi una doppia porzione della suddetta bomba di grassi idrogenati da quattromila calorie al grammo. Da lì, iniziai a capire perché la rossa si ritrovasse con un seno così sviluppato alla ‘tenera’ età di 15’anni (…superando di gran lunga la media femminile della scuola).
 
«Oh giusto!» Disse d’un tratto Orihime, battendo un pugno contro il palmo della mano, come se avesse appena ricordato qualcosa di importante che doveva fare. «Ero venuta qui anche per un’altra cosa…» si avvicinò «… posso rigenerare le tue ferite.»
 
«Rigenerare?» ribattei scettica.
 
Non conoscevo nessuno che avesse quell’abilità al di fuori del capitano della Quarta divisione, Retsu Unohana, la più anziana e saggia tra i capitani del Gotei 13. Inoltre, per padroneggiare un’abilità così complessa come la rigenerazione, ci volevano secoli di addestramento!
 
«Sì!» Annuì semplicemente la rossa. «Lascia che te le curi, come gratitudine per averci salvato.»
 
«Come vuoi…» risposi, anche se piuttosto scettica che possedesse per davvero un’abilità del genere. Le mie ferite, secondo Urahara, mi avrebbero costretta a letto per almeno altri cinque giorni e prima di allora, non avrei potuto camminare o fare eccessivi sforzi per evitare che si riaprissero.
 
Mi coricai. Inoue si mise in ginocchio e posizionò le mani in avanti, su di me.
 
«Ayame! Shunou!» gridò. Due fatine spuntarono fuori dai fermagli che aveva nei capelli e crearono una barriera dorata che mi avvolse completamente.
 
– Che razza di potere è quello? – cercai di darmi una spiegazione, mentre rapidamente sentivo il dolore affievolirsi sempre di più, fino a scomparire del tutto.
 
Le due fate svanirono così come erano apparse. Mi drizzai a sedere sul tatami* e notai che non avevo più nessuna fitta. Mi sciolsi le bende che avevo intorno agli arti e alla vita, dove avevo le ferite, ma non era rimasto nulla. Nemmeno il segno delle cicatrici.
 
«Va meglio?» chiese Orihime con un timido sorriso, rimettendosi a sedere di fronte a me.
 
«S-sì…» balbettai stupita «… hai un potere davvero straordinario!» commentai, guardando le misteriose spillette a forma di fiocco di neve da cui prima erano scaturite le fatine.
 
«Così, domani, anche Yuki-chan potrà tornare a scuola!» asserì, sorridendo soddisfatta.
 
 
 
D’un tratto, udimmo qualcuno bussare alla porta.
 
«Avanti.» Dissi.
 
La porta scorrevole si aprì e Rukia e Ichigo entrarono nella stanza.
 
«Inoue!» esclamò il ragazzo sorpreso nel ritrovarsi di fronte la sua compagna di classe «Non pensavo fossi qui…» si grattò la nuca e distolse lo sguardo, come se avesse trovato d’impiccio la sua presenza (o almeno, in quel momento).
 
«Kurosaki-kun! Io…» la rossa si alzò in piedi ed esaminò con una rapida occhiata Rukia e Ichigo, poi, comprese che era di troppo «… me ne stavo giusto per andare.»
 
Orihime ci salutò e uscii dalla stanza di fretta, quasi come se non avesse visto l’ora di andarsene. Era la prima volta che la vedevo comportarsi in quel modo e, probabilmente, doveva esserci sotto qualcosa. Rangiku era molto brava a capire questo genere di situazioni e incredibilmente, la bionda ci sapeva anche azzeccare. Peccato che io non avessi il suo ‘talento’, perché non so cosa avrei dato in quel momento per capire che cosa stesse succedendo tra Ichigo e Orihime.
 
Tuttavia, il loro non era l’unico comportamento ad incuriosirmi; anche Ishida era da qualche giorno che si presentava a scuola con le braccia ricoperte di lividi ed ecchimosi, un segno che aveva persino allarmato i professori. Dopotutto, Ishida era uno studente modello ed era l’immagine della scuola. Non sarebbe stato onorevole venire a sapere che facesse a botte fuori nel tempo libero, o magari si comportasse come un teppista di quartiere.
 
 
 
Rukia diede un energico spintone al ragazzo, facendolo avanzare fino al centro della stanza. Erano entrati già da qualche minuto e ancora non avevano proferito parola. Ichigo, tra l’altro, se ne stava ben piantato sui piedi, davanti a me, senza dire nulla.
 
«Volevi parlarmi?» chiesi, notando che Rukia si era ritirata di qualche passo indietro e stava fissando con uno sguardo severo il ragazzo, mentre se ne stava a braccia conserte, aspettando che facesse una mossa.
 
«Sì…» iniziò con tono incerto, grattandosi dietro la nuca «… io… ecco, io… » intuii che non sapeva nemmeno da che parte cominciare.
 
Rukia sembrò perdere quel poco di pazienza che aveva rimasto. Afferrò il ragazzo per la collottola e lo costrinse in un profondo inchino, poi, a gran voce gridò:
 
«IO, KUROSAKI ICHIGO, TI RINGRAZIO DI AVERMI SALVATO!».
 
Cercai di reprimere una risata per quella buffa scena che mi si parava davanti.
 
«E…» riprese lui «… volevo scusarmi per quello che ho detto all’inizio. Mi sono sbagliato sul suo conto, luogotenente Yuki Kuroi.»
 
Rukia mollò la presa, sembrando soddisfatta di aver sentito quelle parole e Ichigo poté rialzarsi. Indugiò con un’occhiata su di me, in attesa di una mia reazione o magari di una risposta.
 
Accennai a un sorriso, nel tentativo di allentare la tensione.
 
«Non chiamarmi luogotenente...»
 
Se Hitsugaya mi avesse sentita in quel momento, avrebbe subito pensato che fossi fuori di melone; ma cosa ci potevo fare in fondo se non riuscivo, o meglio, non volevo abituarmi al mio nuovo grado? Ero stata ufficiale per tanti anni ed ero sempre stata chiamata solo per nome; e poi, non mi piaceva farmi ricordare di aver preso il posto di Hinamori.
 
«…Yuki, andrà più che bene.» Dissi.
 
Alzai lo sguardo su Ichigo e ancora una volta, analizzai la sua aura.
 
Le due reiatsu continuavano a respingersi a vicenda, ma questa volta, con forza eguale. Sembrava che avessero raggiunto una specie di equilibrio e che non fossero più in lotta tra loro.
 
Non sapendo come altro spiegarmi quell’inaspettato cambiamento, associai il fatto alla presenza di Rukia. Era un ufficiale degno della sua brigata, per via del suo carattere imperturbabile, deciso e talvolta, persino autoritario, come quello di un vero capitano. La qualità che più ammiravo in lei, era però la sua nobiltà d’animo, che faceva onore al motto della Sesta compagnia. Era l’opposto che si contrapponeva perfettamente a Ichigo, che seppure lo avessi osservato per poco tempo, ero riuscita a inquadrare in lui un carattere impulsivo, incontrollato e un modo di agire spontaneo, senza premeditazioni o senza aver prima soppesato la situazione. Come lo dimostrava il fatto che si fosse gettato in combattimento contro l’Arrancar gigante, senza valutare la situazione o pensare a quante chance avrebbe avuto di sopravvivere. Rukia era in grado di dargli quella sicurezza di agire, che lui, normalmente, non possedeva.
 
Insieme, erano una squadra davvero affiatata.
 








 
Sul fare della sera, l’emporio si svuotò e tutti, a parte Renji, tornarono alle rispettive case. In quanto a me, non avevo un motivo per prolungare la mia degenza, ora che le mie ferite erano guarite; ma, avendo visto come aveva combattuto Urahara contro gli Arrancar, decisi che gli avrei chiesto di allenarmi e magari, di insegnarmi qualche nuova tecnica.
 

«È permesso?» bussai alla porta della sua stanza.
 
«Ah sei tu Yuki-san! Prego, entra.» Rispose la sua voce dall’altra parte del paravento.
 
Aprii la porta scorrevole ed entrai. Lo trovai seduto nella penombra, su un cuscino da genuflessione, davanti a un tavolino basso e rotondo, mentre sorseggiava una tazza di tè. Notai, che il tavolo era apparecchiato per due.
 
«Mi scusi Urahara-sama, stava aspettando qualcuno?» domandai, pensando che da un momento all’altro Yourichi avrebbe fatto il suo ingresso.
 
«Non necessariamente...» rispose con fare misterioso «… tengo sempre una tazza in più per gli ospiti. Gradisci del tè bianco?»
 
«No, grazie.» Declinai l’offerta. «Veramente, io ero venuta qui per chiederle una cosa…»
 
L’uomo sorseggiò la sua tazza. Feci caso che non indossava più quel bizzarro cappello a righe, rivelando un’ispida chioma biondo cenere che terminava circa all’altezza del mento e alcune ciocche sbarazzine che gli ricadevano sul naso.
 
«Non vorrei chiedere troppo, ma… » presi un profondo respiro per allentare la tensione «… potrebbe allenarmi a combattere contro gli Arrancar?» dissi quasi tutto d’un fiato.
 
Urahara posò la tazza sul piattino e poi, alzò lo sguardo su di me.
 
«Perché vieni proprio da me a chiedermi di allenarti?» 
 
«Si dice che lei sia stato capitano della Dodicesima divisione, più di un secolo tempo fa… » mi inchinai in segno di rispetto «… ora che l’ho vista combattere non ho alcun dubbio. La prego, mi insegni, Maestro
 
«E cosa vuoi che ti insegni, precisamente, Yuki-san?»
 
«Come sconfiggere un Arrancar.»
 
«Non so cosa ti faccia pensare che io sappia come sconfiggerne uno, ma ... devo confessare che sono incuriosito da alcune abilità della tua zanpakuto.»
 
Il mio viso si illuminò.
 
«Se non vado per errato, è una Soul Slayer elementare di tipo luce.» disse, esaminando la guardia della katana da cui affiorava un lembo di reiatsu che emanava una calda luce dorata.
 
«Giurerei di averla vista cambiare colore diverse volte durante il combattimento…»
 
«Mi ha vista combattere!?» esclamai sbalordita «Ehm... sì, comunque cambia colore e intensità a seconda delle mie emozioni. Questo è il suo potere.» Cercai subito dopo di recuperare, per non dare a vedere che la cosa avesse un certo peso per me. Essere guardata in combattimento da un ex-capitano del suo calibro, era quasi come ricevere un complimento da Kuchiki Byakuya in persona! Cercai in tutti i modi di non montarmi la testa.
 
«Questo è il suo potere, dici?» ripeté «Ne parli come fosse una cosa separata da te, quando al contrario shinigami e zanpakuto dovrebbero diventare una sola entità. È così che uno shinigami raggiunge il bankai.»
 
Quell’affermazione mi fece impallidire e allo stesso tempo si stupii.
 
«Mukasi no Hikari non è solo un compagno di battaglia, Yuki-san. Ricordalo, sempre.»
 
«Come fa a sapere il suo nome?» domandai sbigottita, non ricordando di averglielo mai rivelato.
 
«Semplicemente perché te l’ho sentito pronunciare in combattimento.»
 
«Ah… giusto…» sentii una vampata di calore sulle guance.
 
«Sono disposto ad allenarti…» disse di punto in bianco, dopo quella che sembrava una profonda riflessione durata appena cinque secondi «… ma in futuro mi dovrai un favore.»
 
«Sì! Grazie mille Urahara-sama!» mi inchinai.
 
«L’allenamento inizierà domani mattina all’alba.» sentenziò, rovesciando dell’altro tè nella tazza «Potrai fermarti qui per la notte, se vorrai. Tessai ti darà una stanza.»
 





 
 •°¤*(¯.. Note dell’Autrice da strapazzo..´¯)*¤°• 

Confesso che questo capitolo è stato un parto! @__@ Ho dovuto fare i tripli salti mortali con avvitamento all’indietro questa settimana per trovare il tempo di scrivere. Non voglio farla tanto lunga, quindi parlerò solo dei punti salienti del capitolo e se avete curiosità o domande, sapete che potete mandarmi un messaggio privato o scriverlo nella recensione. ;) Dunque, l’idea del coraggio che viene rappresentato dal ciliegio in fiore è un allegoria, che ho preso ispirandomi a una canzone dei The Rasmus che faceva: “Fear is like a three that grows inside of me silently…”, mentre qui è il coraggio ad essere l’albero che cresce nel mondo interiore di Yuki. Uh sì! Come avete trovato la parte in cui Shiroi Akuma estrae dal nucleo del ciliegio quell’ombra nera che si dimenava come una biscia? *^* Spero che qualcuno l’abbia apprezzata, perché questa volta ho lavorato di fantasia! Se volete sapere qualcosa sul demone bianco, leggete sotto nel dizionario, perché ho scritto qualche riga in più sulle sue caratteristiche. Bene, finalmente la storia prende una nuova svolta! Yuki sarà allenata da niente po’ po’ di meno di Urahara Kisuke… chissà, ci sarà un motivo per cui l’ex capitano ha accettato di allenare Yuki? E quale sarà il favore che chiederà in cambio? Oddei!! Non pensate subito male! Non fate i Rangiku, vi prego! O.O Poi, riguardo Grimmjow, penso che sia assolutamente scontato a chiunque che farà la sua comparsa nel prossimo capitolo, che guarda caso si intitolerà…

 
5. La vendetta di Grimmjow
 
Il prossimo capitolo sarà pubblicato tra una settimana, quindi verso giovedì o venerdì, se non prima (dipende dal tempo che trovo ^^' ).

E tanto perché siamo in tema di Grimmjow (e perché non trascinare anche Ulquiorra), ho ripescato questa simpatica vignetta dalla mia cartella immagini… bollicineee!! ^o^
 
 

 
Dizionario ‘Bleach – Italiano’ e ‘Italiano – Bleach’, in edicola con Panorama a soli settenepenti €! L’offerta è valida solo fino al 32 Gennaio, fino a esaurimento scorte.

*Shiroi Akuma: ‘shiroi’ = bianco, ‘akuma’ = demone; quindi “Demone Bianco”. Il suo carattere è mite, riflessivo, misterioso e taciturno. Non fatevi ingannare dal fatto che sia un demone, perché è tutto fuorché malvagio, sadico, doppiogiochista e tutto quello che vi potrebbe passare per la testa. Anzi, Shiroi Akuma, a dirla tutta, ha anche un codice d’onore fondato sul coraggio, la giustizia e il bene. Più avanti saranno rivelati altri interessanti dettagli su di lui.
*Ohayoo gozaimasu: in giapponese significa ‘buona mattina’ o ‘buongiorno’, è un saluto informale.
*Baka: vuol dire ‘scemo’ o ‘idiota’, anche se non è un gran offesa, considerata la moltitudine di volte in cui viene usata in svariati manga e anime, anche in contesti come di due amici che bisticciano tra loro per questioni frivole.
*Fracciòn: tradotto dallo spagnolo vuol dire “frazione”, connotazione giapponese per “ufficiali subordinati”; infatti sono Arrancar che prendono ordini da un Espada (un po’ come gli elfi domestici in Harry Potter… “ma che cazz’ centra?” nda___ Tite Kubo ).
*Daifuku: dolce giapponese fatto di riso glutinoso e pasta di fagioli rossi dolce (detta ‘anko’). Hanno l’aspetto di palline colorate, bianche, rosa o verde pallido e di solito nel ripieno si possono mettere anche pezzi di frutta. La sottoscritta le ha provate una volta al Wok e devo dire che non sono affatto male. ^o^
*Tatami: pavimento giapponese tradizionale fatto di pannelli rettangolari realizzati con paglia di riso intrecciata poggiate sul pavimento. Si vedono in molti film nipponici.

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Capitolo 5
*** La vendetta di Grimmjow - parte prima ***


Ho scritto ancora un capitolo troppo lungo e così ho deciso di dividerlo in due parti. Lo so, fa schifo! xD Però dovevo metterci un ‘fine primo tempo’ per alleggerirvi la lettura, altrimenti gli occhi vi diventavano di cartapesta. Spero che vi piaccia! ^o^ ~ Enjoy it with Ulquiorra-kun! 

Capitolo 5. La vendetta di Grimmjow – parte prima
 

Erano passati tre giorni dall’ultimo scontro con gli Arrancar e avevamo deciso di dividerci, per proteggere i ryoka, i quali erano il principale bersaglio di Aizen. Toshiro e Rangiku erano andati a stare da Inoue, mentre Rukia si era insediata sin dall’inizio a casa di Ichigo. Ikkaku e Yumichika non avevano ancora trovato una sistemazione, ma non sembravano preoccupati del fatto di dover dormire all’addiaccio. Io e Renji ci eravamo stabiliti all’emporio Urahara ed eravamo stati etichettati affettuosamente dai bambini, Jinta e Ururu, come: ‘Scroccone-san’ e ‘Scroccona-chan’. In tanto, passavo intere giornate ad allenarmi con Urahara sotto al suo emporio.
 
 
«Teru!» la reiatsu avvampò sulla lama e sferrai una serie di fendenti contro l’avversario, che con estrema rapidità riuscì a schivare.
 
L’uomo si portò alle mie spalle con un balzo.
 
«Nake, Benihime*!» un raggio scarlatto fu scagliato contro di me.
 
«Scudo di luce!!» evocai la difensiva della mia zanpakuto.
 
Dalla reiatsu della lama affiorarono dei getti di luce azzurra e si unirono per formare una barriera, che prese rapidamente la forma di uno scudo circolare. Il raggio energetico colpì lo scudo e rimbalzò contro l’avversario, questa volta, con il doppio della potenza.

Il raggio si scagliò diretto contro Urahara, inghiottendolo successivamente in una nube di polvere e fumo. Vidi alcuni brandelli di stoffa volare per aria.
 
«Dov’è andato?» mi domandai, quando la nube si diradò e non vidi più la sagoma dell’uomo in sandali e cappello.
 
«Dietro di te.» sentii la sua voce alle mie spalle.
 
Mi voltai rapida, dirigendogli una stoccata.
 
«Prova a rompere la mia difesa, se ci riesci.» mi provocò, dopo aver intercettato il colpo.
 
Lo feci indietreggiare con una serie di fendenti che finirono per andare a vuoto. Al terzo colpo, scartò di lato e con lo shunpo si portò facilmente alle mie spalle. Riuscii a parare un’imbroccata appena in tempo, poi indietreggiai, e finsi una stoccata diretta al torace. All’ultimo deviai l’azione per colpire le gambe, ma il mio attacco fu annientato da una potente parata che mi fece perdere la presa sull’elsa. La zanpakuto mi sfuggì di mano, per poi cadere a diversi metri di distanza.

Urahara bloccò ogni mia possibilità di movimento, puntandomi la lama alla gola.
 
Avevo perso il duello.
 
«Usi troppe finte, il tuo stile di combattimento è facilmente prevedibile.» disse «Sorprendere l’avversario alle spalle è più facile, ma ovvio. Quello che un nemico non si aspetta…» mi puntò la lama all’altezza del petto «…è un semplice attacco diretto.»
 
Poi, inaspettatamente, stirò gli angoli della bocca in un tiepido sorriso e rinfoderò la katana.
 
«Per oggi la lezione termina qui.»
 
«Grazie, Maestro.» mi inchinai prima di congedarmi.
 
Andai a recuperare la mia Soul Slayer dal campo di battaglia.

Il nuovo potere che Shiroi Akuma mi aveva dato, secondo Urahara, era una tecnica kidou avanzata, ma pericolosa da usare. Lo scudo di luce che potevo creare con la mia reiatsu, era in grado di proteggermi dalle offensive più potenti e di respingerle contro l’avversario con il doppio della potenza iniziale. La difficoltà stava nel fatto che per mantenere lo scudo, dovevo rimanere concentrata.

Una minima distrazione poteva costarmi la vita.
 

Salii la lunga scalinata che portava al pian terreno, precisamente all’ingresso del negozio.
 
Notai che si era già fatta sera, a giudicare dalla luce blu che filtrava dalle finestre e dal buio che inondava la stanza. Sotto l’emporio, il soffitto dipinto per imitare il cielo di giorno, dava l’impressione che il tempo non passasse mai.
 
 
«Konbanwa Scroccona-chan!»
 
Fui riscossa dalla voce del bambino dai capelli rosso fiamma, che stava seduto cavalcioni su una sedia, nella penombra.
 
«Buonasera a te, Jinta-kun!» dissi di rimando, schiacciando l’interruttore per accendere la luce. La stanza si illuminò e il ragazzino sbuffò imbronciato.
 
«Scroccona-chan, come hai fatto a capire che ero io?»
 
«Jinta, non dovresti chiamare così Kuroi-sama…» disse con tono sottomesso Ururu, che si trovava affianco a lui.
 
«Dannazione! Non ho chiesto il tuo parere!» Jinta iniziò a sfregare le nocche sulla testa della bambina scompigliandole i capelli; ma lo fermai in tempo, afferrandolo per la collottola e tirandolo su come una gatta faceva con i propri piccoli.
 
«Mettimi subito giù Scroccona-chan! Voglio darle una lezione!» brontolò il rosso menando pugni all’aria.
 
«Chiedi ‘scusa’ a Ururu-chan e ti lascerò andare.» dissi in tono perentorio.
 
«Maledetta!» fulminò la mora «Voi femmine fate presto a stringere alleanze… non le chiederò mai scusa!» serrò le braccia e fece una smorfia di disgusto.
 
«Come vuoi Jinta-kun!» sorrisi malignamente, ribaltando il rosso a testa in giù.
 
«Odio stare a testa in giù! Dai va bene, adesso basta! Non è divertente!» si lamentò, cercando di divincolarsi dalla mia presa. Alla fine, dopo dieci secondi di lotta e insulti, si arrese.
 
«Scusami...» sbuffò, sdegnato di essersi dovuto arrendere.
 
Lasciai la presa e lo feci cadere per terra come un salame.
 
«Grazie Kuroi-sama.» disse timidamente Ururu.
 
«Non c’è di che.» sorrisi e le scompigliai gentilmente i capelli con una carezza. Poi, ripetei lo stesso gesto anche su Jinta, che non apprezzò e brontolò qualcosa sottovoce.

Andai per ritirarmi nella mia stanza. L'allenamento mi aveva sfinita e feci un ultimo sforzo per trascinare le gambe fino al secondo piano. Aprii la porta scorrevole e mi sdraiai sul futon*, sbadigliando vergognosamente come un ippopotano, tanto che dovetti preoccuparmi di essermi fatta sentire in tutta la casa!
 
– Non mi alzerò più da qui... - pensai, crogiolandomi nel tepore delle coperte. 
 
Mi voltai su un fianco e chiusi gli occhi.
 
....


....
 

 
Era una tiepida notte.

Su Karakura vegliava una limpida Luna calante, circondata dalla sua volta stellata. La coltre notturna variava di colori che spaziavano dal blu profondo fino all’azzurro pallido che si stagliava ancora all’orizzonte. Una debole brezza estiva spazzava le strade deserte della città, ormai, addormentata.

Si preannunciava un’altra notte tranquilla, se solo di lì a poco non fosse successo qualcosa di estremamente insolito…

Il cielo sembrò fendersi da solo, aprendo uno spazio vuoto da cui scaturirono sei figure vestite di bianco, guidate da un noto leader dai capelli celesti.

«Qual è la missione?» chiese uno dei suoi Fracciòn.

«Uccidete chiunque possegga del reiatsu, non fate nessuna distinzione…» rispose l’azzurro «… e risparmiate solo la shinigami femmina. Aizen, la vuole viva.»

«Sì.»

I cinque subordinati si allontanarono ognuno in una direzione differente, mentre Grimmjow, sogghignò per l'eccitazione, pensando che presto sarebbe riuscito a completare la sua vendetta e umiliare un ‘certo’ Espada davanti lo stesso Aizen.


...


...

 
Sentii qualcosa vibrare dentro la tasca del mio hakama*.

– Che palle… - pensai infastidita, estraendo il cellulare dalla tasca e sperando che non fosse di nuovo uno dei messaggi di quella stalker di Rangiku, che insisteva per trascinarmi in città in chissà quale bettola da sbronza.

La sua astinenza da alcool aveva portato i livelli della sua (già scarsa) capacità di autocontrollo, ai minimi sindacali. Inoltre, Toshiro, non era un buon compagno di bevute perché era astemio; mentre Orihime, da brava studentessa modello, declinava la sua offerta giustificandosi che doveva pensare a essere in piedi alle sette in punto della mattina per andare a scuola. Avrei voluto avere anch'io una scusa...

Aprii lo schermino del telefono e sbiancai.

– La divisione scientifica! – notai sei punti rossi lampeggianti sullo schermino, che erano stati intercettati dai radar – Sono di nuovo gli Arrancar! – per lo meno, potevo stare sicura che, questa volta, tutti erano al corrente del pericolo. La divisione scientifica e lo stesso Mayuri Kurotsuchi, erano riusciti a sintonizzare le frequenze per intercettare le reiatsu degli Arrancar, anche dalle onde più deboli, cosicché non saremo più stati colti alla sprovvista.

 
Uscii dal gigai e mi materializzai in forma di spirito.

Schizzai a gran velocità verso il pian terreno e raggiunsi Renji all’esterno dell’edificio. Lo trovai intento a esaminare lo schermino del cellulare con aria assorta.

«Sono in sei questa volta…» dissi, nascondendo un tono di preoccupazione.

«Si stanno dirigendo verso le fonti di reiatsu…» rispose il rosso «… sembra che vogliano attaccare chiunque possegga del reiatsu, indifferentemente da quanto esso sia forte.»

«Cosa!?» guardai i punti sul radar, che si stavano rapidamente avvicinando ai ryoka.

«Hanno teso un’imboscata… questo sarà uno sterminio!» concluse Renji.

«Ichigo è al sicuro con Rukia…» lo rassicurai, cercando di percepire tutte le reiatsu dei miei compagni «…Rangiku e Hitsugaya sono da Inoue, mentre Ikkaku e Yumichika sono insieme in centro città…» potevano cavarsela da soli, in fondo, erano tutti e due dell’Undicesima divisione; poi mi focalizzai sugli altri ryoka rimasti «… Chado e Ishida sono gli unici a essere soli!» mi allarmai.

«Andrò io.» rispose il rosso, in procinto di andare.

«No, Renji! » lo fermai afferrandolo per l’avambraccio «Non arriveresti in tempo. Col mio shunpo sarò da loro in meno di un minuto.»

Il rosso mi squadrò indeciso, ma dovette ammettere con sé stesso che avevo ragione e lui non sarebbe mai riuscito a fare in tempo. 

Annuì.

«Vai tu Yuki…» si decise «… ma vedi di tornare intera, capito?»

Lo guardai con disappunto. Da quando al luogotenente della Sesta brigata importava qualcosa di un suo pari di un’altra brigata? Alla Soul Society, a parte rare eccezioni, non ci si preoccupava di quelli che non facevano parte della propria brigata.

Ovviamente, escludendo l’Undicesima divisione, i cui membri erano in costante competizione tra loro per accaparrarsi il posto di terzo seggio e anche la Dodicesima, dove il capitano non si faceva di certo scrupoli a usare come cavie da esperimento i suoi stessi subordinati.

«Non farti strane idee…» si spiegò il rosso «…è solo che non voglio che Hitsugaya ce l’abbia a morte con me, se ti capita qualcosa. È chiaro?»

Abbozzai un sorriso divertito.

«Lo stesso vale per te.»

Renji rimase interdetto.
 

...


...


Nello stesso momento, Hitsugaya e Rangiku erano pronti per l’imminente battaglia. Il gigai di Matsumoto stava proteggendo Inoue, tenendola lontana e al sicuro, cosicché non sarebbe stata coinvolta durante il combattimento.

Hitsugaya poggiò una mano sull’elsa della zanpakuto, pronto a estrarla.

«Tieniti pronta Rangiku…» disse, assottigliando lo sguardo verso un punto del cielo «…ora!»

Come un lampo a ciel sereno, due bianche figure si materializzarono davanti a loro, proprio in quell’istante. Uno, era un Arrancar alto e slanciato, che indossava quello che all’apparenza sembrava un eccentrico copricapo, quando invece, si trattava della sua maschera da Hollow. I suoi capelli erano raccolti in una sottile treccia che terminava all’altezza del petto. L’altro, era un grosso energumeno con metà faccia celata dalla sua maschera Hollow e lo sguardo truce.

«Piacere di conoscervi… shinigami.» pronunciò l’ultima parola con tono di spregio, poi, senza tante cerimonie, si scagliò dritto in un corpo a corpo contro Hitsugaya.

Il giovane capitano intercettò il colpo e lo parò con la zanpakuto.

«Qual è il tuo nome?» chiese l’argentato, respingendo il suo attacco.

«Io sono l’Arrancar Undici, Shawlong.» rispose automaticamente l’Arrancar.

«Io sono il capitano della Decima divisione, il Capitano Hits - ...» fu interrotto improvvisamente. «Non mi interessa chi sei!» sbottò l’avversario «Tra poco tanto sarai morto… tappo

«Tappo?» ripeté Toshiro, rimasto spiazzato da quell’affronto. Di sicuro non era uno spilungone tra i capitani, ma nessuno aveva mai osato prima d’ora fare cenno alla sua modesta statura.

Assottigliò pericolosamente lo sguardo, immaginando a come avrebbe trucidato selvaggiamente ‘Mr. Treccina’, mentre Rangiku, che aveva assistito a tutta la scena, ebbe un singulto.
 

«Perché hai quella faccia, shinigami?» le domandò l’altro Arrancar.

La bionda sorrise beffarda.

«Dire il nostro nome è solo una cortesia per il nostro avversario…» spiegò, mentre sfoderava Haineko* «… prima che venga ucciso.»

«Tsk! Se è così, allora io mi chiamo Nakeem Greendina.»

«Io sono il luogotenente della Decima divisione, Rangiku Matsumoto.»

La battaglia iniziò.
 

...


...


Chado stava correndo per il reticolo di strade del quartiere residenziale in cui abitava.

Si sentiva braccato.

Il suo petto si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro ansante, mentre le costanti scariche di adrenalina gli davano la forza di continuare a correre, senza mai fermarsi, ignorando le fitte che avevano iniziato a pungergli sotto al costato.

Quella sinistra reiatsu che aveva avvertito appena dieci minuti fa, sembrava la stessa di un Arrancar e lo stava indubbiamente seguendo. Le sue ferite non erano ancora guarite dall’ultima battaglia e il suo braccio non era ancora in grado di resistere a un combattimento, ma se si fosse ritrovato alle strette non avrebbe esitato al combattimento.

D’un tratto, una bianca figura si materializzò dinanzi a lui, al centro di una strada.

«Finalmente ti ho trovato.» disse l’Arrancar.

Aveva le sembianze di un ragazzo, dai capelli bianchi e i denti deformati, simili a una cerniera. Al centro del petto, ben in mostra, era visibile il suo buco Hollow. Il resto della sua maschera sembrava una specie di conchiglia che gli faceva da copricapo.

«Cosa saresti tu? Uno shinigami?» chiese l’albino, squadrando Chado con occhi famelici «Non ha importanza… » disse d’un tratto «Tanto sei già morto!»

L’Arrancar si scagliò ferocemente in un attacco diretto, ma la sua offensiva fu intercettata appena in tempo.
 

«Io sono uno shinigami!» dissi «Perché non te la prendi con uno al tuo livello?» respinsi il colpo e l’Arrancar indietreggiò, scrutandomi con una rapida occhiata.

Mi voltai verso Chado.

«Vattene da qui.» gli dissi.

«E tu… saresti al mio livello?» rispose l’Arrancar «Sembri così piccola e fragile che potrei spazzarti via con uno starnuto.» mi provocò, ridendo beffardo.

«Demone bianco!» la reiatsu avvampò sulla lama, facendola diventare una vera e propria lingua di fuoco rosso.

«Cosa sarebbe quella? La tua lucina per la notte?» mi canzonò.

«Questa sarà l’ultima luce che vedrai!»

Mi scagliai contro di lui.

«Non ho interesse a combattere contro di te, shinigami.» bloccò un fendente trattenendo la lama con una mano sola «E adesso fatti da parte!»

Mi scaraventò di lato, ma riuscii a bloccare la mia caduta e a interrompere un nuovo attacco diretto su Chado.

«Sei fastidiosa!» digrignò ‘denti a cerniera’.

«Hai qualche pregiudizio sulle donne?» incalzai «O hai paura che ti riduca come lo scimmione della settimana scorsa?»

«Tsk! Quello stronzo di Yami… non ho nulla a che fare con lui.» bloccò il quarto fendente con le braccia e poi si allontanò indietro con un balzo.

«Va bene shinigami, combatterò contro di te e quando sarai esangue, ucciderò il tuo amico davanti ai tuoi occhi!»

Mi voltai indietro con un terribile presentimento. Chado si trovava ancora alle mie spalle e non aveva mosso un muscolo da quando gli avevo detto di scappare.

Gli lanciai uno sguardo furente.

«Ti avevo detto di andartene, perché sei ancora qui?» sbottai.

«Io posso combattere.» fu il suo motivo. Se avessi potuto gli avrei assestato un gancio allo stomaco, ma vedendo com’era malridotto il suo braccio e il suo fisico stremato dalla corsa, decisi che sarebbe stato il caso di risparmiarmelo per evitare di metterlo K.O. .

«Accidenti! Lo vuoi capire che se continui a stare qui quel coso ti farà a pezzi!?» indicai l’Arrancar, che in risposta alla denominazione ‘quel coso’ aveva ridotto gli occhi a due fessure.

«Il mio nome è D-Roy…» irruppe improvvisamente «… e sono l’Arrancar numero sedici.»

«Io sono il luogotenente della Quinta divisione, Kuroi Yuki.» brandii la Mukasi no Hikari e lasciai perdere quel testardo di Chado (con lui avrei fatto dopo i conti) e mi lanciai sull’avversario con un nuovo attacco.

Il duello ebbe inizio.


...


...


Dall’altra parte della città, ignaro delle battaglie che stavano infuriando tra Arrancar e shinigami, stava camminando per strada un ragazzo coi capelli a caschetto. Sapeva di vedere cose strane che gli altri non vedevano o di udire urli e schiamazzi che la gente normale non udiva.

– Forse sei schizofrenico. – gli aveva detto una volta sua sorella maggiore.

In effetti, non era assolutamente normale, per un ragazzo di sedici anni, vedere fantasmi, sentire suoni sinistri durante la notte e avere la costante impressione di sentirsi pedinati da qualcosa o qualcuno.

– Ma tu guarda se mi tocca uscire di casa nel cuore della notte per andare a comprare un succo a quella bastarda ingrata… - pensava ‘affettuosamente’ a sua sorella, mentre infilava le monetine nella bocchetta del distributore.

Un improvviso urlo rabbioso gli provocò un singulto.

– C-che cosa è stato? – si guardò intorno con aria circospetta. Poi, ritornò a fissare il distributore, dove si era immancabilmente incastrato il cartone di succo all’ACE e non aveva proprio intenzione di cadere.

«Dannata macchinetta infernale!» il ragazzo stava per sferrare un calcio al distributore, ma la sua azione fu interrotta, quando di sorpresa il muro accanto crollò.

«AAAAAAAAAAAAAAAH!!!» urlò con voce strozzata.

Si levò una nube di polvere, che si diradò lentamente, lasciando trasparire una sagoma nera.

– Che succede? – stava macchinando nella sua testa di aver appena assistito a un atto vandalico o magari, il Giappone era appena entrato in guerra con l’America, oppure era scoppiata addirittura una terza guerra mondiale mentre lui era andato a comprare il succo a sua sorella!

Non era nulla di tutto questo, ma qualcosa di molto peggio...

Riconobbe due figure in mezzo a quella foschia. La prima, aveva un’aria vagamente famigliare, che lo ricondusse a un certo tizio dall'aria poco raccomandabile che aveva visto nella sua scuola. Probabilmente frequentava le lezioni di kendo. Calvo, sguardo sanguinario, due linee di ombretto rosso sopra gli occhi, una bokken sempre infilata nella cintura dei pantaloni e un atteggiamento da classico teppista.

Quanti potevano essercene così? Soltanto uno, per lui.

L’opzione migliore sarebbe stata quella di approfittarsene del fatto che fosse di spalle, tanto per svignarsela come se niente fosse e strisciare fino a casa a mani vuote da sua sorella. Era sempre meglio beccarsi una strigliata dalla suddetta, piuttosto che essere coinvolti in cose che non lo riguardavano e che potevano solo portagli problemi in casa. E chi voleva avere problemi? Di sicuro non lui. Tutto questo, sarebbe stato possibile fino a qualche secondo fa, se non fosse rimasto lì imbambolato per la curiosità.

L’altra figura che notò, era un omone massiccio e incredibilmente alto. Era vestito di bianco e anche lui aveva l’aria da delinquente, visto la testa rapata a metà e uno sbuffo di capelli rossi da un lato. Quello che lo lasciò impressionato, fu un buco al centro del petto. Come poteva avere un buco laddove ci sarebbe stato il cuore ed essere ancora vivo?

Il calvo, che in quel momento aveva percepito la sua presenza alle spalle, lo guardò con la coda dell'occhio.

«Uhm? Tu sei il compagno di classe di Ichigo…» disse Ikkaku, ricordando appena vagamente la sua faccia. Doveva averlo minacciato di morte, ecco perché se lo ricordava.

L’Arrancar si approfittò della sua distrazione per sferrargli un gancio, che lo stese a terra accanto all’umano.

«Tutto qui quello che sai fare shinigami?» lo canzonò il rosso.

«Shi-shinigami come… Dio della morte?» balbettò Asano, squadrando la katana e la divisa nera di Ikkaku. Forse, era il nome di una gang di mafiosi?

Il calvo si riprese dal colpo, che lo aveva solo leggermente stordito.

«Senti un po’ tu…» disse Ikkaku, rialzandosi in piedi e afferrando Asano per il bavero della camicia «… voglio proporti un patto.» Gli rivolse uno dei suoi sorrisi terrificanti degni di Kenpachi. «Al momento non abbiamo un posto dove andare, se ci ospiterai per un po’ a casa tua, io ti proteggerò da quel tizio.» indicò l’Arrancar.

«Eh?» esalò il ragazzo, che in quel momento non ci stava capendo più niente, tra shinigami, katane, muri crollati, atti di terrorismo e…

«Che cazzo di risposta sarebbe ‘eh’?» lo riscosse dai suoi pensieri «Io ti ho fatto una fottuta domanda, devi rispondere con un ‘sì’ o un ‘no’!» urlò, strattonandolo.

«S-Sìììììì!!!» gridò terrorizzato il moro.

Lo shinigami sorrise compiaciuto e allentò la presa, facendolo cadere a terra come un sacco di patate.

«Va bene, è deciso.»

Ikkaku brandì la katana e si scagliò contro l’Arrancar in un grido di battaglia.


...


...


Renji stava affrontando Yylfordt Grantz, l’Arrancar numero quindici, sopra l’emporio di Urahara e si stava facendo dare filo da torcere. Il combattimento si stava facendo pesante e tra un colpo e l’altro si alternavano brevi pause, senza che nessuno dei due cedesse terreno all'altro.

«Perché non sfoderi la spada?» chiese il rosso.

«Non è necessario contro di te.» rispose l’altro con sufficienza.

«Te la farò usare prima o poi, vedrai…» Renji scartò di lato per evitare un colpo e riuscì a rompere la guardia dell’avversario, colpendolo al torace con la Zabimaru* «Dannato! Perché non sanguini?»

Rimase sorpreso quando si accorse che quel fendente non aveva inferto alcuna ferita al biondo, che lo derise.

«La pelle di noi Arrancar è dura come l’acciaio, perciò non abbiamo bisogno di estrarre la spada per combattere.»

Grantz si portò rapidamente alle spalle di Renji e lo scolpì alla schiena, facendolo precipitare da un’altezza di diversi metri, per poi farlo schiantare sull’asfalto, sul retro dell’emporio.

«Tutto qui quello che riesci a fare?» lo derise ancora, in procinto di sferrare come colpo di grazia un Cero.

«Sayonara, shinigami.»

 
Una freccia colpì la mano dell’Arrancar, impedendogli di sferrare il Cero contro Renji.

«E tu chi cazzo sei?» sbottò il biondo, quando si accorse della presenza di un tizio vestito di bianco, con tanto di mantella e un arco di reiatsu da cui era scoccata la freccia di prima.

«Non ho motivo di dirti il mio nome, feccia che non sei altro.»

«Ishida!» Renji lo guardò sorpreso. Uno shinigami che veniva salvato da un Quincy? Con quale faccia sarebbe ritornato alla Soul Society se fosse trapelata una notizia del genere? Si rialzò in piedi e brandì nuovamente la zanpakuto.

«Sappi che non ho intenzione di farmi salvare il culo da te, quattrocchi!» sbottò.

«Non sono venuto a salvarti…» rispose Ishida, aggiustandosi la montatura degli occhiali «…non riuscivo a dormire con tutto il fracasso che stavate facendo.»

«Se permetti sto salvando i fondelli a tutti gli abitanti di questa città, te compreso, quindi dovresti essermi riconoscente!»

«Ah sì?» il moro inarcò un ciglio perplesso «A me sembra che stavi solo per farti ammazzare.»

Il rosso non seppe più cosa rispondere e sentì le mani aver iniziato a prudergli. Se non fosse stato per l’Arrancar, avrebbe volentieri assestato un gancio per tappare la bocca al Quincy.

«Quanto tempo dovrò aspettare?» sbadigliò teatralmente Grantz, mentre si fingeva interessato allo stato delle sue unghie.

«Non è valido uno scontro due contro uno…» ragionò Ishida, mentre si voltava verso Renji con un ghigno malefico, a dir poco inquietante, tanto da far preoccupare il luogotenente Abarai di domandarsi quali fossero le sue promiscue intenzioni.

Alla fine, la risposta ai suoi dubbi non tardò ad arrivare.

«Facciamo sasso, carta, forbici!» propose il moro di punto in bianco, lasciando come un baccalà il rosso «Chi perde starà in panchina a guardare il combattimento!»

L’Arrancar sbuffò annoiato e si finse di nuovo interessato alle sue unghie.


....


....

 
Rukia e Ichigo si erano allontanati da casa.

Ichigo voleva evitare ad ogni costo che la sua famiglia fosse coinvolta nei combattimenti, che già da più di un’ora, stavano infuriando in quasi ogni angolo della città.

«Yuki è riuscita a salvare Chado!» lo informò Rukia, che stava tenendo sotto controllo la situazione dal radar «Ne è rimasto soltanto uno…»

«Quello sarà mio.» disse Ichigo, fermandosi bruscamente al centro di una strada. La mora frenò la corsa e continuò a guardare il puntino rosso lampeggiante che si stava via via facendo sempre più vicino alla loro posizione.

«È qui.» lo informò.

Come previsto, l’Arrancar si materializzò all’istante davanti a loro.

«Finalmente avete smesso di scappare.» sogghignò famelico l’azzurro, squadrando i due shinigami come fossero due prede spaurite. Poi, assottigliò lo sguardo, focalizzandosi sul ragazzo dai capelli arancioni... aveva trovato il suo obiettivo.


«Io sono la Secsta Espada.» decise di presentarsi «Grimmjow Jaggerjack.»

«Secsta… Espada?» ripeté con aria interrogativa il ragazzo.

«Sì.» fece l’azzurro «Apri bene le orecchie, perché non te lo spiegherò una seconda volta… siamo dieci in tutto Hueco Mundo e più il nostro numero è basso, maggiore è la nostra potenza. Lo stupido scimmione che avete preso a calci in culo la settimana scorsa, era l'ultimo degli Espada.»

Si percepì un cambiamento della sua inflessione di voce, quando pronunciò la parola 'ultimo' con certo disprezzo. Quindi, pensò Ichigo, se lui era il sesto tra gli Espada, quanto sarebbe stata distruttiva la sua potenza? 


...


...


 
 •°¤*(¯.. Angolino della maledetta autrice da strapazzo..´¯)*¤°•

Notate bene che quando Grimmjow ha detto ai suoi Fracciòn di lasciare in vita la shinigami femmina, loro non avevano idea che ce ne fosse più di una, per questo Yuki e Rangiku avranno un combattimento più o meno facilitato. Grimmjow è l’unico, effettivamente, a sapere qual è la shinigami che interessa ad Aizen, perciò non risparmierà la povera Rukia. La nostra fata turchina riuscirà a tornare trionfante da Aizen-sama con l’ostaggio? Riuscirà a mettere in mutande Ulquiorra davanti a tutti (voce dal nulla: speriamo di sì! *^* ) e soprattutto, riuscirà a portare a termine la sua vendetta?

Dante: Perché fai tutte queste domande? Dovresti saperlo tu maledetta autrice da strapazzo! u.u

Autrice: E tu come sei finito qui? O.o Tornatene subito nel tuo fandom! è__é

Ichimaru: Ehm… sbaglio oppure ho appena visto passare la mia copia sputata prima della mia paresi facciale perenne per abuso di botox?

Autrice: *pat-pat* Almeno Gin ti puoi consolare col fatto che non sembri un cesso coi pedali come un certo ‘Gelman’…
 
In quel momento, da qualche parte a Las Noches…
 
Aizen: Eeeeettt-ccciiiùùù! *tira su col naso* Devo essermi raffreddato oppure qualche fangirl sta facendo di nuovo sogni erotici su di me…

Ulquiorra: Chi osa fare sogni equivoci sul mio Aizen-sama? Chiunque sia le farò conoscere il mio Cero Oscuras…

Aporro: Lo sai che potrebbe sembrare equivoco quello che hai appena detto? *gli fa l’occhiolino e cerca di appoliparsi al suo braccio*

Ulquiorra: Cero!

Una luce verde investe il povero Aporro, che aveva solo caste intenzioni (seh come no...) nei confronti della Cuarta Espada e ne rimane solo un piccolo mucchietto di polvere glitterata (?).
FINE.

 

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Nake, Benihime: ‘nake’ = canta, ‘Benihime’ = principessa scarlatta; è la frase pronunciata da Urahara quando usa la sua zanpakuto per scagliare contro l’avversario un raggio energetico rosso altamente distruttivo.
* Konbanwa: significa ‘buona sera’.
*Futon: letteralmente 'materasso arrotolato'. Un materasso di cotone, tipico della cultura nipponica, che viene appoggiato sul tatami e usato come giaciglio.   
* Hakama: indumento tradizionale giapponese che assomiglia ad una larga gonna-pantalone a pieghe, gli indossano sia gli shinigami (neri) che alcuni Arrancar (bianchi).
* Haineko: letteralmente ‘gatto cenere’, è il nome della zanpakuto di Rangiku Matsumoto.
* Zabimaru: vuol dire ‘coda di serpente’, è il nome della Soul Slayer di Renji Abarai. Anche se il nome farebbe pensare solo alla coda di un serpente, in realtà lo spirito è un babbuino che al posto della coda ha un serpente.
* Sayonara: significa ‘arrivederci’.

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Capitolo 6
*** La vendetta di Grimmjow - parte seconda ***


Capitolo 5. La vendetta di Grimmjow – parte seconda 
 
Il combattimento stava andando avanti da diverso tempo. I colpi si susseguivano a un ritmo quasi serrato, con brevi intervalli l’uno dall’altro. Il mio corpo aveva iniziato ad accusare i primi sintomi della stanchezza e stavo respirando con affanno. In quanto al mio avversario, sembrava che avesse iniziato solamente da pochi istanti a entrare nel vivo del combattimento, infatti, aveva deciso di contrattaccare con la sua zanpakuto.

Da allora, la sua guardia era diventata impenetrabile.

Ogni mia offensiva era prontamente schivata o bloccata e quando i colpi mi venivano restituiti, potevo solo limitarmi a respingerli.

«Mi sto stufando shinigami…» disse d’un tratto con aria annoiata.

A d’un certo punto lo vidi sparire all’improvviso e riapparire a una decina di metri più avanti. Aveva usato lo shunpo? Come faceva a conoscere una tecnica che solo gli shinigami potevano usare?

«Impressionata?» disse D-Roy, compiaciuto.

«Come fa un Arrancar a saper usare lo shunpo?» chiesi, pensando alla faccia inorridita di Byakuya, se fosse venuto a sapere che una nobile tecnica Hoho, che si apprendeva in non meno di cento anni di addestramento, venisse usata come se niente fosse anche dai nostri avversari.

«Shunpo?» ripeté con sguardo interrogativo «… noi lo chiamiamo Sonido.»

Appurai che Aizen aveva creato dei veri e propri mostri con l’Hougyoku. Per quanto diversi all’apparenza, avevano molte cose in comune con uno shinigami e queste somiglianze, mi preoccupavano.

«È ora di finire i giochi.»

Lo vidi spalancare la bocca e un globo di luce cremisi generarsi tra le sue fauci, con l’intenzione di sparare un Cero nella direzione di Chado.

– Merda! Non riuscirà a schivarlo in tempo! – pensai in fretta, precipitandomi con lo shunpo davanti a Chado per proteggerlo.

«Scudo di luce dello spirito guardiano!» lo evocai in difesa. Tentacoli di luce azzurra si unirono rapidamente tra loro per erigere una barriera e arrestare l’offensiva.

L’impatto del Cero contro la barriera mi fece indietreggiare di diversi metri.

Non ero abituata a respingere offensive così potenti come il Cero di un Arrancar. Se avessi perso anche la concentrazione, la difesa non avrebbe trattenuto il raggio e avrebbe colpito sia me che Chado.

Stesi le braccia in avanti e piegai le ginocchia, cercando la posizione più stabile possibile per respingere il Cero con la mia reiatsu. Dopo qualche intenso momento di lotta, finalmente riuscii a respingerlo in direzione dell’avversario.

Il raggio cremisi aveva acquisito il doppio della potenza iniziale e investì D-Roy, inghiottendolo completamente.

La battaglia era finita.


Lo scudo si spezzò, crollando in tanti piccoli pezzi. Erigere quella difensiva e respingere l’attacco mi aveva quasi prosciugato le forze e ora, mi sentivo debole.

«Perché non sei scappato?» mi rivolsi a Chado, guardandolo di traverso.

Il ragazzo non rispose.

«Bhe non ha importanza… andiamo a cercare gli altri.» dissi con un’alzata di spalle, mentre cercavo di raccogliere le ultime forze rimaste per ritornare da Renji, quando d’un tratto…

 
«Tsk! Pensavi di disintegrarmi col mio stesso Cero?»

Mi voltai in direzione della voce e vidi D-Roy, incolume, sospeso a mezz'aria che mi squadrava con uno sguardo glaciale. – Come aveva fatto a sopravvivere a quel Cero? – pensai, era il doppio della sua potenza ed ero sicura di averlo colpito!

«Facciamo un gioco…» disse, mentre sorrideva mefistofelico da un orecchio all’altro «…giochiamo a quanti Ceri riesci a fermare.»

Dalla bocca comparve un nuovo globo di luce cremisi.
 


 


 

Ishida se ne stava seduto sul tetto dell’emporio, seguendo i combattimenti con aria annoiata. Ovviamente, a vincere alla mora cinese, era stato Renji, aggiudicandosi la possibilità di combattere contro Grantz.

– Sarà meglio per lui che non si faccia pestare… - stava pensando con impazienza, mentre la lotta nel cielo continuava imperterrita da almeno tre quarti d’ora.

Nessuno dei due sembrava demordere, anche se Renji pareva essere in difficoltà, dal momento che stava combattendo in bankai e Grantz si era deciso a mala pena a sfoderare la sua zanpakuto.

«Tutto qui quello che riesci a fare?» lo provocò il biondo, dopo aver nuovamente respinto un’offensiva del bankai.

L’Arrancar usò il sonido per portarsi rapidamente davanti a Renji e sferrò un fendente obliquo, riuscendo a rompere facilmente la sua guardia.

«Bastardo!» digrignò Renji, accusando il colpo.

«È tutto qui quello sa fare un luogotenente del Gotei 13?» inveì «Certo che sono proprio mal ridotte le tredici brigate…»

Colpì ancora col sonido, questa volta attaccando alle spalle il rosso e aprendogli una ferita che iniziò a sanguinare copiosamente. Infierì con un altro colpo e poi, con un calcio all’addome lo fece schiantare rovinosamente al suolo.

Grantz rise di gusto.

Renji tentò di rialzarsi, ma ogni parte del suo corpo era dolorante e la vista gli si stava offuscando.

– Maledetto bastardo narcisista… - avrebbe voluto pronunciare quelle parole ad alta voce, ma doveva conservare il fiato.
 

Ishida stava valutando la situazione, chiedendosi se fosse stato il caso di intervenire. Tuttavia, ripensò al fatto che gli shinigami avessero una specie di codice d'onore e qualche frivola regola che sosteneva che non si doveva mai intervenire nel combattimento di uno shinigami, quando questo doveva difendere il proprio orgoglio. 

– Bah… queste cose io proprio non le capisco… - pensò, mentre cercava una posizione più confortevole per il suo fondoschiena, su quelle dure tegole.

 
Renji iniziò a rialzarsi.

 


 

 

Hitsugaya stava combattendo contro Shawlong da diverso tempo, e fino a d’ora, nessuno dei due sembrava volesse cedere terreno all’altro; ma Toshiro, aveva perso alcuni colpi da quando l’Arrancar aveva iniziato a combattere nella sua forma rilasciata.

I suoi arti si erano tramutati in lunghi artigli bianchi, la schiena era sormontata da una colonna di vertebre, che proseguivano fino a terminare in una coda ossea con un pungiglione.  

Toshiro lottava in bankai. Le ali di ghiaccio che si scioglievano e rigeneravano costantemente dietro la sua schiena, stavano a testimoniare che non gli restassero molte energie per concludere il combattimento. Inoltre, dei tre fiori di ghiaccio iniziali, ne era rimasto soltanto uno.

«Sei tenace ragazzino!» commentò l’Arrancar «Ma sei ancora troppo giovane per poter padroneggiare quel bankai.»

«Sta zitto e combatti!» ruggì l’argentato.

 
Poco lontano dalla battaglia, un suono gracchiante attirò l’attenzione dell’altro Arrancar, Nakeem, che credeva di aver appena messo fuori gioco Rangiku; ma si sbagliò. Il luogotenente della decima divisione, stava cercando di rialzarsi, nonostante fosse arrivata alla stregua delle sue forze.

«Ti sei già ripresa…» ghignò sadico l’energumeno, mentre si scrocchiava le nocche «… ti metterò subito a nanna, non ti preoccupare.»

In quel frangente, notò che la shinigami stava tenendo in mano uno strano oggetto, simile a un braccialetto, da cui provenivano degli strani rumori.

 
«Matsumoto Rangiku, luogotenente della Decima divisione…» parlò una voce leggermente disturbata al radiofono «…col presente ordine siete autorizzati a usare la piena potenza!»

La voce che aveva parlato era un tecnico delle trasmissioni del dipartimento scientifico.

«Grazie!» esalò Rangiku, che fu così sollevata da rialzarsi in piedi, nonostante si reggesse a stento sulle gambe.

«Che succede?» domandò Nakeem smarrito; ma senza che lei gli degnasse la minima attenzione, si rivolse a Toshiro.


«Capitano! Abbiamo il permesso di rompere la limitazione!» gridò.

«Limitazione?» ripeté Shawlong, arrestando un colpo e rivolgendo uno sguardo interrogativo a Rangiku, che in tanto stava brandendo di nuovo la sua Haineko.

«Yuki! Renji! Abbiamo il permesso di rompere la limitazione.» parlò vicina al radiofono, mettendosi in contatto con gli altri compagni che, come loro, stavano ancora combattendo.

In quel momento, un tatuaggio nero a forma di anemone, segno distintivo della decima brigata, comparve sul petto dei due shinigami.

«Limitazione, rilascio!» gridarono all’unisono i due, sprigionando una forte reiatsu che si innalzò in cielo sotto forma di colonna di luce.

 


 

 

«Alla buon ora si sono decisi a farci spezzare la limitazione.»

Commentò Ikkaku, rompendo il silenzio che era piombato tra lui e l'umano, di cui non ricordava più il nome. 

Era stato il primo a terminare il combattimento, anche questo gli era costato qualche graffio in più; tanto da aver dovuto chiedere a quell'umano di aiutarlo a camminare. 

«Eh? Limitazione?» ripeté il suddetto ragazzo, guardando con aria interrogativa lo shinigami.

«Già… » gli rispose «…sappi che quella forza con cui mi hai visto combattere poco fa, è solamente un quinto di quello che sarei stato capace di fare.»

Il ragazzo non se la sentì di contrariarlo.

A giudicare da quanto aveva visto durante il combattimento, aveva deciso che non avrebbe mai messo in dubbio la parola di quello shinigami.

«Come se ce ne fosse stato bisogno… » irruppe una nuova voce «…per abbattere quello scimmione con quei capelli orrendi.»

Li raggiunse con aria disinvolta un ragazzo dai capelli a caschetto e delle bizzarre piume incollate alla faccia. Asano, l’aveva visto a scuola, nel gruppetto di nuovi studenti.

«E lui chi è?» chiese Yumichika, indicando l’umano.

«Ci ospiterà in casa sua.» tagliò corto Ikkaku.

Ovviamente, Asano non si sarebbe mai permesso di ribattere qualcosa o addirittura di rifiutare di ospitare anche quell’eccentrico ragazzo con le piume! Ma chissà come l’avrebbe presa sua sorella, quando al posto del succo, gli avrebbe portato in casa quei due shini… no, anzi, quei due teppisti!

Asano iniziò a pregare silenziosamente tutti i kami, purché su di lui non si abbattesse l’ira funesta di sua sorella.
 


 


 

Il raggio del Cero si scontrò a gran velocità contro lo scudo.

Era il quarto che riuscivo a parare, ma questa volta, la barriera aveva iniziato a creparsi. Facevo fatica a mantenere la concentrazione perché mi trovavo ormai vicina al limite.

«Stai diventando brava…» commentò D-Roy «… ma riuscirai a pararne due allo stesso tempo?»

Dalla bocca generò un nuovo globo di luce.

– Dannazione! Non ce la farò a pararne due allo stesso tempo! – mi allarmai, mentre la barriera si stava spezzando. Se fosse penetrato oltre la barriera, il Cero avrebbe spazzato via l’intero quartiere.


D’un tratto sentì un brusio di sottofondo.

«Yuki!» sentii la voce di Rangiku al radiofono «Abbiamo il permesso di rompere la limitazione!»

Finalmente sentii la fortuna girare dalla mia parte.

«Limitazione, rilascio!» gridai.

Lo scudo si ingrandì e nello stesso momento, il secondo Cero si scontrò sulla barriera. Questo generò una fortissima luce e poi, tutta l’energia fu deviata verso l’avversario con una potenza spropositata.

«Che succede?» l’Arrancar con la bocca a cerniera rimase di sale.

Un raggio che avrebbe avuto il diametro di una decina di metri e con una potenza di venti volte superiore al suo Cero, stava per investirlo.

«NOOOOOOOOOO!» sentii il suo urlo, prima di venir inglobato dal raggio.

La luce svanì e lo scudo si frantumò come se fosse stato fatto di vetro.

«Ce l’ho fatta…» crollai a terra.

«Kuroi!» il ryoka si avvicinò a me e mentre gli occhi si stavano chiudendo lentamente, lo vidi muovere le labbra. Mi stava dicendo qualcosa, ma la sua voce non raggiungeva le mie orecchie.
Stavo perdendo i sensi.

– Stupido… perché non sei scappato? – avrei voluto dirgli.

Chiusi gli occhi e fu il buio.
 


 


 

Una forte luce avvampò improvvisamente da un angolo di Karakura.

«Che diavolo era quello?» domandò Grantz, soffermandosi a guardare il raggio che aveva appena incenerito qualcosa o qualcuno. Poi, si accorse che non percepiva più la reiatsu di D-Roy.

«A quanto pare il tenente Kuroi ha appena terminato la sua battaglia… » disse Renji, rialzandosi dalle macerie sotto cui si trovava, impugnando l’elsa della Zabimaru.

«Lezione numero uno…» Renji si scagliò a tutta velocità contro l’Arrancar, cogliendolo di sorpresa «… mai staccare gli occhi dal tuo avversario!» lo colpì con un fendente obliquo.

Grantz accusò il colpo, portandosi una mano alla vita, dove era stata aperta una ferita. Le mani si macchiarono del suo sangue.

«Questo te l’ho restituito.» sogghignò il rosso.

«M-ma… come!?» l’Arrancar faticava a parlare, il sangue gli era arrivato fino alla gola.

«Come vuoi sapere?» sorrise beffardo «Per evitare di influenzare inutilmente le anime del mondo reale, ai Capitani e ai luogotenenti delle tredici brigate viene limitata drasticamente la reiatsu tramite un sigillo unico per ogni brigata, prima di venire qui.»

Scostò leggermente la stoffa del kimono per mostrare lo stemma della sua brigata, la camelia.

«Il quantitativo sigillato… è l’80% del nostro massimo.»

L’Arrancar si irrigidì, sgranando gli occhi.

«In altre parole… » continuò «…adesso siamo tutti cinque volte più forti di prima.»

Grantz tentò di fuggire, ma Renji non era intenzionato a lasciarlo andare. Non prima di terminare lo scontro.

«Hikotsu Taihou*!» gridò.

Il bankai si scontrò feroce sull’Arrancar e lo disintegrò.

 
«Pppff! Che spaccone…» commentò Ishida, sistemandosi la montatura degli occhiali.
 

...
 


 

«No… non è possibile!» Shawlong stava iniziando in quel momento ad accusare i colpi che fino ad ora gli erano stati inferti da quel bambino coi capelli bianchi.

«Ryuusenka*!» esclamò Toshiro.

Shawlong tentò di aprire un garganta per fuggire, ma su subito intercettato dall’argentato e venne centrato in pieno dalla tecnica kidou, tramutandosi in un enorme blocco di ghiaccio.

Era arrivata la sua fine. Il ghiaccio si sgretolò, esplodendo in una scia di minute particelle.

«Capitano!» lo chiamò Rangiku «Non riesco a sentire la reiatsu di Ikkaku!» lo informò.

«Ikkaku ha vinto lo scontro.» rispose sicuro di sé.

«Come ha fatto a capirlo?»

«Perché non sento la reiatsu dell’altro Arrancar…» sicuramente lo aveva sconfitto, ma chissà come doveva uscito mal ridotto dalla battaglia, per aver abbassato così drasticamente la sua reiatsu.


In quel momento, Orihime uscì allo scoperto, tallonata dal gigai di Matsumoto.

«State bene?» domandò, scorgendo Rangiku e Toshiro sul tetto di un edificio.

«Solo qualche graffio…» la informò l’argentato, scendendo in strada con un balzo «… dovremmo cercare gli altri e curare i feriti.»

«Capitano!» lo chiamò con voce rotta la sua luogotenente «Il suo haori!»

In quel momento, l’argentato si portò entrambe le mani all’addome e avvertì un dolore lacerante pervadergli il corpo. Il suo haori da capitano si era macchiato di sangue e lui, stava perdendo coscienza.

 – Maledizione! – Toshiro crollò a terra, davanti alla rossa.

«Ayame! Shunou!» Orihime evocò immediatamente una barriera per guarire le sue ferite.



 


 

L’ultimo combattimento, stava per volgere al termine.

― Ichigo… perché stai sogghignando? Sembri piuttosto sicuro di te stesso… vero? Quanto pensi di andar lontano da solo? ― una risatina fredda e agghiacciante echeggiò tra i suoi pensieri.

― Sta zitto una buona volta! ― gli rispose Ichigo ― Cazzo… gli ho solo fatto un graffio. Questo è tutto quello che riesco a fare con il Getsuga Tenshou? ― pensò, dopo aver appena scagliato un’offensiva contro il sesto Espada, che al momento stava sogghignando, perché finalmente erano entrati nel vivo del combattimento (o così sembrava).

«Ehi! Non sognare ad occhi aperti mentre sono qui Shinigami!» si spazientì subito l’azzurro.

― Fai combattere me… fammi combattere contro di lui! ― urlava dentro di lui quella voce. La voce del suo Hollow.

― Basta!! ― gli rispose, afferrandosi la testa tra le mani, come nel tentativo di farlo uscire fuori dai suoi pensieri.

Grimmjow lo guardò stranito.

 
In quel momento, si aprì un garganta alle spalle dell’Espada.
 
«Rinfodera la spada, Grimmjow.» irruppe la voce di Kaname Tousen.

Ichigo si soffermò a osservare la scena dal basso.

«Tousen! Perché diavolo sei qui?» borbottò l’azzurro, incrociando le braccia.

«Perché, mi chiedi?» disse in tono calmo, anche se Tousen stava facendo appello a tutta la sua buona volontà di non prenderlo a calci in culo in quel momento «Davvero non lo sai? Ti sei preso la briga di invadere il mondo reale, mobilitare cinque Arrancar e poi perderli in battaglia. Stai violando i tuoi ordini. Capisci? Aizen-sama è furioso, Grimmjow.»

― Furioso, eh? ― pensò, inarcando un ciglio indispettito. Aizen Sosuke non perdeva mai la calma. Poteva crollargli addosso l'intera Las Noches e non avrebbe mai fatto un piega. 

«Vieni.» lo esortò a seguirlo nel garganta «La tua punizione sarà decisa a Hueco Mundo.»

Grimmjow sbuffò e fece spallucce, per seguire Tousen.

 
«Dove stai andando? Torna qui!» gli urlò Ichigo.

«Chiudi quella fogna!» gli disse di rimando l’azzurro «Stiamo tornando nell’Hueco Mundo.» fu la sua risposta, che ad averla detta così, sembrava aver giustificato tutto.

«Non prendermi per i fondelli! Vieni qui ad attaccarmi e poi te ne vai via quando vuoi? Porta subito qui il culo e chiudiamo la partita!» ribatté lo shinigami.

«Zitto idiota!» ringhiò l’Espada «Se me ne vado questa è l’unica cosa che potrebbe averti salvato, shinigami!» Il ragazzo cambiò espressione. Sembrava aver perso tutto il suo entusiasmo. «Posso dirlo semplicemente guardandoti che l’uso di quella mossa danneggia il tuo corpo… non hai la minima possibilità contro la mia forma rilasciata!»

«Forma… rilasciata?» ripeté Ichigo.

«Vedi di ficcarti bene in quella testa il mio nome… Grimmjow Jaggerjack!» ghignò sadico «E prega di non risentirlo di nuovo, perché la prossima volta che lo sentirai… sarà l’ultima.»

Il garganta si richiuse.

 
― Fanculo! ― pensò, mentre la risatina del suo Hollow gli echeggiava ancora da un orecchio all’altro.

― Sei debole… sei debole! E non avrai mai speranze contro di lui, ficcatelo bene in quel misero cervello, Ichigo! ― cantilenò divertito l’Hollow.

 
«L’Arrancar è tornato a Hueco Mundo, eh?» la voce di Renji fece capolino tra i suoi pensieri, distraendolo dalla voce dell'Hollow «L’hai sconfitto?» chiese.

A Ichigo ci volle una lunga pausa prima di rispondere a quella domanda. Non aveva neanche alzato lo sguardo ed era rimasto lì, fisso su Zangetsu. Poi, ammise l'amara verità. 

«Ho perso.» rispose cupo.

«Deficiente! Se sei vivo vuol dire che hai vinto.» gli disse il rosso, tentando di risollervargli il morale.

«Non mentirmi.» Incalzò, voltandosi verso il rosso, che ora aveva cambiato espressione e lo stava guardando stupito, per risposta inattesa. «Se fossi stato al mio posto, non lo diresti. Non ho saputo proteggere nessuno… né Rukia, né Yuki, né Chado e tanto meno Ishida… e non sono riuscito a sconfiggere nessuno di quello che ci hanno ferito.»

«Stanno tutti bene, Ichigo.» cercò di confortarlo Abarai, anche se quello, non sembrò il motivo per cui Ichigo continuasse a crucciarsi in quel modo. Qualcos'altro stava turbando il cuore del giovane sostituto shinigami. Qualcosa, che andava oltre la sua comprensione. 
 

...
 
 


«Bentornato, Grimmjow.» furono accolti dalla voce soave di Aizen; il quale, se ne stava come di sua consuetudine, seduto a suo agio sul trono in alabastro, con le gambe accavallate e una mano che sosteneva il mento affilato. 

L’azzurro rimase in silenzio e non sollevò neanche lo sguardo.

«Beh? Non hai niente da dire Grimmjow?» sbottò Tousen.

«No, davvero.» replicò con astio, mentre se ne stava con lo sguardo perso nel vuoto e le mani ben affondate nelle tasche del suo hakama.

«Come osi!?» digrignò Tousen, che in quel momento stava perdendo la pazienza.

«Va bene così Kaname… non sono arrabbiato, credo che le azioni di Grimmjow siano state un tentativo di compiacermi sfuggitogli di mano. È corretto?» domandò, scrutando la Secsta Espada che stava cercando di dimostrarsi indifferente di fronte alla gravità della situazione. Quasi, sembrava volesse sfidare la sua, fino ad ora, indiscussa autorità.

«Esatto.» fu tutto quello che ebbe da dire in risposta l'azzurro, non scomponendo minimamente la sua postura.

Kaname lo afferrò per il colletto della giacca e lo strattonò verso di sé.

«Che diamine hai Tousen?» si arrabbiò l’azzurro.

«Aizen-sama! Mi dia il permesso di giustiziarlo!» sentenziò deciso.

«Kaname…» esalò Aizen, senza riuscire a portare avanti quella frase. Grimmjow si era divincolato dalla presa e si era allontanato di qualche metro. 

«Te lo sogni!» ruggì «Proprio non mi sopporti, vero? È giusto che un ufficiale al comando si comporti così?»

«Io credo che coloro che disturbano la pace non dovrebbero essere perdonati.»

«Basta così…» li interruppe Aizen in tono pacato «… Grimmjow, per farti perdonare confido che offrirai il tuo supporto a Ulquiorra nella prossima missione, non è così?»

Grimmjow si sentì prendere contropiede con quella richiesta inaspettata.

Anzi, era quella che suonava come una richiesta, ma era evidente che si trattava di un ordine. Rifiutare gli ordini di Aizen sarebbe stato equipollente a morte sicura. Certo che sarebbe potuto capitargli qualcosa di peggio, come essere radiato dagli Espada o venir gonfiato di botte da Tousen e invece… era riuscito a farla franca!

Qualunque altro Arrancar sarebbe stato entusiasta della cosa, ma non lui. – …offrire il mio supporto a Ulquiorra? – meditò, mentre un tic nervoso aveva iniziato da poco a fargli amicare senza intenzione l’occhio sinistro. – Dovrei prendere ordini da Ulquiorra? – strinse i pugni.

«Allora, Grimmjow? Sto aspettando una risposta.» la voce di Aizen proruppe nei suoi pensieri.

«Sì.» rispose distrattamente.

Si voltò verso Kaname Tousen e vide che sul volto del cieco, si stava dipingendo un tenue sorriso. Giustizia era stata fatta per lui, Grimmjow era stato punito e ovviamente stava sorridendo per quel motivo. Quell’odioso sorriso. Un giorno, Grimmjow, avrebbe voluto cancellarglielo dalla faccia.


L’azzurro soffocò un ringhio di protesta e lasciò la sala, seguito dallo sguardo di Aizen, che in quel momento, aveva iniziato a sorridere pure lui.

 
– L’irriverenza della Secsta Espada mi fa sempre sbellicare… ― stava pensando tra sé e sé.




 
 •°¤*(¯´..Angolino delle zucche..´¯)*¤°• 
 

Grimmjow: Perché angolino delle zucche?

SQUAAASSSSHHHH! *una zucca centra in pieno il suddetto Espada*

Autrice: Ecco perché! ^o^ ― fufufufufu ― *se ne va via saltellando in una buca per conigli*

Grimmjow: Dov’è andata??? *si ripulisce dalla polpa di zucca e brandisce Pantera* Ti troverò e farò un portachiavi con zampe di autrice (?)!

Aporro: Sei molto macho tutto zozzo di polpa arancione… *gli fa l’occhiolino*

Grimmjow: Prima sistemerò te scherzo della natura! *inizia a rincorrere Aporro*

In tanto, l’autrice esce dalla tana dei conigli e se ne va via saltellando tutta allegra lasciando una scia di coriandoli colorati. ~ Fine.

 


Finalmente questa odissea di capitolo è finita! x___x Avevo dimenticato di avvisare che qualche personaggio sarebbe stato leggermente OOC, mi riferisco a Shawlong e a Grantz. L’ho fatto apposta per dare una nota di colore alle battute! Poi, D-Roy è sopravvissuto più a lungo nel combattimento e magari potrebbe sembrare leggermente OOC, perché nel manga si faceva sconfiggere in un modo davvero banale da Rukia. Gli ho dato una fine più “dignitosa” (…polverizzato da un Cero?). In quanto a Yuki, era mostruosa quella mossa! (mi stupisco anch’io di come mi sia venuta in mente… O.O ) In pratica, al 20% del suo potenziale, poteva al massimo respingere un Cero con il doppio della sua potenza iniziale. Dopo il rilascio della limitazione, quindi al 100%, la potenza del Cero era diventa DIECI VOLTE PIÙ POTENTE! E visto che D-Roy (che intelligentone), ha pensato di lanciarle due Ceri allo stesso tempo, il risultato finale è stata una ‘quasi’ catastrofe nucleare… avete presente quando Ichigo in versione Hollow spara un Cero a Ulquiorra trasformato dopo la Ressuctiòn segunda etapa? Yuki ne ha lanciato uno che era la metà. ^o^ (brava la mia bambina! *pat-pat*) Ok, non credo riscriverò mai più un capitolo dove salto da un combattimento all’altro, perché questo giro ho rischiato di perderci la testa! x___x
 

Se avete domande, critiche, osservazioni da fare, non esitate a commentare o mandarmi un messaggio privato (gradisco sempre i feedback, belli o brutti che siano, purché mi possano aiutare a migliorare ^o^). 

Ok, ciance alle bande e passiamo al prossimo capitolo, che si intitolerà…

6. Il rapimento 

In tanto, deliziatevi gli occhi con la nuova pettinatura all’ultimo grido di Byakuya… farebbe impallidire persino Ulquiorra (?).

 
 

Bibbia ‘Bleach – Italiano’ e ‘Italiano – Bleach’, per diffondere il Credo in ogni angolo del mondo! Da oggi disponibile anche nell’edizione macro-tascabile alla modica cifra di ventordici euri, approfittate dell’occasione.

*Kami: secondo la religione shintoista, la più diffusa in Giappone, i kami sono dei, spiriti o fenomeni naturali, che governano le forze della natura e dai cui l’umanità dipende. Tra i kami principali ci sono anche gli shinigami, dei della morte.
*Sonido: dallo spagnolo ‘suono’, connotazione giapponese per 'movimento alla velocità del suono'. Il motivo del nome? Chi ha guardato l’anime sa che il sonido fa un rumore particolare, tipo quello che si sente quando si cambia stazione radio e si spegne un vecchio televisore. È simile allo shunpo degli shinigami e lo usano gli Arrancar per spostarsi rapidamente.
*Cero: raggio energetico che usano gli Hollow. Di solito è di colore rosso, ma per gli Espada pare che possa cambiare colore. Ad esempio: il Cero di Ulquiorra è verde, quello di Nnoitra è giallo, quello di Starrk è azzurro e così via…
*Haori: indumento bianco che indossano i capitani del Gotei 13.
*Ryuusenka: letteralmente ‘grandine di fiori del drago’, è un’offensiva che Toshiro usa quando è in bankai ed in grado di ghiacciare completamente il nemico. Questa abilità può essere utilizzata sia in acqua che in cielo, non fa differenze.
*Hikotsu Taihou: tradotto significa ‘cannone d’ossa di babbuino’, potente offensiva che adopera Abarai Renji quando è in bankai.

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Capitolo 7
*** Addio, Karakura... addio, Soul Society! ***


Scusate il ritardo! Ho dovuto posticipare di qualche dì la pubblicazione, perché avevo 3 esami in una settimana e sono arrivata off-limits! x__x Non ho avuto molto tempo per riguardare gli errori, se ne trovate qualcuno, non abbiate paura di segnalarmelo! Anche se da oggi, affiderò la correzione dei capitoli al mio fidato beta-reader, nonché la Secsta Espada! ^o^
 
Grimmjow: Io? Ma se sono quasi analfabeta! Non potevi chiederlo ad Aporro che ha una trentina di lauree? u.u
 
Aporro: Mi avete chiamato? *entra in tutù rosa facendo una piroetta*
 
Grimmjow: Perché ti sei conciato così? *sguardo orripilato*
 
Aporro: E io che ne so? *fa un’altra piroetta* È lei che mi manovra come vuole! *indica la sottoscritta*
 
Autrice: Io non faccio proprio niente… *sorseggia una tazza di camomilla con aria disinvolta*
 
In tanto, nelle profonde viscere nell’inconscio dell’Autrice…
 
Es: Che cosa facciamo stasera?
 
Super-Io: Quello che facciamo tutte le sere, amico mio… tentare di conquistare il mondo! – uhahahahahau!
 
 

 
Capitolo 6. Addio, Karakura… e addio, Soul Society!
 

I rami spogli del ciliegio parevano lunghi e nodosi artigli che si proiettavano verso il cielo, cingendo la Luna piena in una morsa creata dalle loro grinfie. Il vento soffiava gelido, scotendo leggermente qualche ramo e facendo prendere vita per un istante, a quella natura morta che mi si parava davanti agli occhi in modo agghiacciante.
 
Sospirai.
 
Avanzai qualche passo e sentii il crepitìo della neve che calpestavo sotto i piedi scalzi: una neve nera come fuliggine, che aveva dato vita a un’immensa distesa di oscurità.
 
Poi, in mezzo a tutto quel buio, vidi con sorpresa una figura bianca fare capolino e voltarsi verso di me. Sentii il fiato mozzarmisi in gola. – È lui! Non può che essere lui! – pensai esultante, correndo nella sua direzione.
 
«Shiroi!» gridai «Shiroi! Ti prego… dimmi come fare a uscire da questa oscurità!»
 
Mi fermai a pochi passi e lo vidi sollevare lo sguardo su di me. Mi guardò con aria di sufficienza e prima di svanire, pronunciò nuovamente l’omonima frase.
 

«Sei tu padrona di questo mondo, solo tu puoi salvarlo dall’oscurità che lo sta affogando.»
 
«Io… io non so come fare, per favore… non mi abbandonare!» cercai di trattenere alcune lacrime, prima di lasciarmi crollare a terra e avvertire la fastidiosa sensazione che qualcosa mi stava ancora avvinghiato al braccio.
 
«Non otterrai mai quel bankai…» ghignò l’ombra, questa volta mostrando un paio di vispi occhietti rossi, insieme alla solita fila di denti acuminati «… finché continuerai ad avere paura, io potrò alimentarmi della tua reiatsu e prendere forma. Il Demone Bianco non può venire a salvarti, lui ti ha abbandonata.»
 
«Sta zitto.»
 
«Tsk! Non dirmi quello che devo fare.»
 
«Questo è il mio mondo, con le mie regole e sono io che decido!»
 
«Ah sì? E allora perché non riesci a mandarmi via?»
 
Rimasi interdetta.
 
«Vedi? Sei così debole che Shiroi Akuma si rifiuta di prendere ordini da una sciocca ragazzina come te.» l’ombra rise di nuovo.
 
«Sta zitto sottospecie di schifosa sanguisuga!» tentai di scrollarmelo di dosso.
 
«Mi sa che mi divertirò molto con te, Yuki… » allargò un sorriso inquietante «… divorerò lentamente i tuoi poteri e poi mi nutrirò della tua reiatsu, fino a prosciugarla
 
La sua risata iniziò ad echeggiare in ogni angolo della mia anima.
 

 
 
Mi svegliai di soprassalto.
 
La stanza era inondata dalla luce della Luna e un vento tiepido stava soffiando contro le tende di lino, sollevandole. Sentii alcune goccioline di sudore scendermi lungo la schiena.
 
Mi afferrai la testa tra le mani e cercai di svuotare la mente da ogni pensiero.
 
«Era solo un incubo… » mi voltai verso la zanpakuto che avevo appoggiato vicino al futon e vidi un debole lembo di reiatsu defluire dalla spada.
 
– Ancora quella strana ombra… - osservai preoccupata lo strano fenomeno.
 


 

Il mattino seguente, dopo le solite lotte per la presa in possesso del bagno, l’aiuto a Tessai per spostare alcuni pesanti scatoloni in magazzino e i costanti battibecchi tra Jinta e Renji a pranzo, decisi di saltare per quel giorno gli allenamenti con Urahara e di prendermi una pausa per andare a trovare Shiro-chan e Rangiku a casa di Orihime.
 
Quando arrivai, trovai soltanto Toshiro in casa. Mi spiegò che Inoue era andata a scuola quel giorno e che Rangiku, per ovvie ragioni, l’aveva seguita con lo scopo di proteggerla da un eventuale attacco.
 
«E tu perché sei rimasto qui da solo?» gli domandai sull’uscio, trovando l’albino col morale sotto i piedi. Toshiro mi fece entrare in casa e ci accomodammo in soggiorno.

Poi, dopo un lungo sospiro, decise di vuotare il sacco.
 
«Ho parlato con il comandante generale questa mattina...» disse con tono mortalmente serio, tanto da farmi preoccupare di chissà quale cataclisma che avrebbe causato l'imminente fine del mondo «… Ukitake, Shunsui e Kurotsuchi hanno indagato tra gli ultimi file trafugati da Aizen alla grande biblioteca spirituale…»
 
«E cosa hanno scoperto?» domandai impaziente.
 
«Stava cercando il modo di costruire la leggendaria chiave per entrare nella sala del trono del Re Spirito. È pensabile che voglia ucciderlo e prenderne il posto.»
 
«Ma questo è assurdo!» ribattei scettica «Anche se trovasse il modo di creare quella chiave, poi come fa a sapere dove si trova la sala del trono? Si dice che sia in un’altra dimensione e che solo la divisione zero ne conosca le coordinate, no?»
 
«In ogni caso, non deve avere quella chiave ed è probabile che quello che stia cercando, si trovi in questa città.»
 
 
D’un tratto fummo interrotti da un ronzio che proveniva dalla stanza affianco.
 

«Che cos’è?» chiesi stralunata.
 
«Ho fatto installare una linea di emergenza per le telecomunicazioni e tenerci in diretto contatto con la Soul Society.» spiegò Toshiro, avviandosi verso la stanza da cui proveniva il ronzio.
 
Lo seguii, entrando nella camera e notando l’enorme televisore che occupava un’intera parete. – Il gusto per l’orrido di Kurotsuchi non si smentisce mai… - pensai, osservando la tetra cornice di carne, ossa e vasi sanguigni che contornava lo schermo.
 
Di punto in bianco, sullo schermo comparvero le figure di Ukitake Jushiro e Hinamori Momo.
 
 
«Hina-chan!» gridai contenta dalla sorpresa, sorridendo all’amica che mi stava guardando dall’altra parte dello schermo.
 
«Ragazzi! Come state?» chiese lei di rimando, mentre i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime dalla felicità di vederci.
 
Sembrava stare meglio rispetto a come l’avevamo lasciata. Il suo aspetto generale non era più pallido ed emaciato, ma era roseo e vivo. E poi, tutti e due, notammo che era in grado di reggersi in piedi e camminare; segno che la ferita inferta da Aizen era guarita.
 
Prima della nostra partenza, Toshiro aveva chiesto a Ukitake di prendersi cura di lei e ovviamente da buon filantropo che era, aveva accettato. Era incredibile come fosse riuscita a riprendersi così in fretta! Sembrava che l’ombra lasciata da Aizen si fosse dileguata e il suo umore fosse migliorato notevolmente.
 

Per un po’ parlammo del più e del meno.
 
Ukitake era rimasto con le spalle appoggiate allo stipite della porta, con un sorriso appena abbozzato e l’aria rilassata, se ne stava in allerta a controllare che nessuno ci scoprisse. Toshiro, al contrario, si stava agitando per il fatto che se Yamamoto fosse venuto a sapere che usavamo una linea d’emergenza per queste frivole chiacchierate, non si sarebbe di certo risparmiato di farci il terzo grado.
 
Beh, sentire come stava la mia migliore amica, per me, era una questione urgentissima!
 
 
«Ehi Yuki-chan!» vidi Hinamori estrarre qualcosa dalla manica del suo kimono «Yachiru mi ha dato questa e ha detto che è per te!» disse sogghignando, avvicinando alla schermo una fotografia.
 
Era la foto di un bambino paffuto dell’età di circa sei mesi, mentre faceva il bagnetto come-mamma-l’aveva-fatto attorniato da alcune paperelle e da un mare di schiuma. I capelli erano bruni e gli occhi di un familiare grigio cenere.
 
«N-non mi dirai che… q-quello lì è…» le mie mani iniziarono a tremare inspiegabilmente.
 
«È una foto di Byakuya da piccolo!» chiocciò lei.
 
Mi sentii avvampare la faccia e poi, come di consueto, iniziai a perdere sangue dal naso come un rubinetto aperto. – Ci risiamo… - pensai esasperata, portandomi una mano al naso e frugando nelle tasche del mio hakama un fazzoletto.
 
«Tieni.» l’albino mi porse il suo fazzoletto di stoffa, con aria un po’ irritata.
 
«Scusa, hai detto che quella foto te l’ha data Yachiru?» domandai, quando sentii affluire un po’ di sangue al cervello e portare un po' d'ossigeno.
 
«Sì.»
 
«Come fa a sapere di Byakuya!?» mi allarmai.
 
«Tranquilla Yuki-chan, a parte noi quattro, nessuno sa della tua cotta.»
 
«Noi… quattro?» ripetei, inclinando la testa da un lato e guardando di traverso la mora.
 
«Beh… adesso lo sa anche il capitano Ukitake.» asserì lei quasi con un fil di voce, abbassando lo sguardo e scontrando gli indici.
 
«Tranquilla Yuki-chan!» interferì il suddetto che era stato appena tirato in causa, stirando le labbra in un largo sorriso di circostanza «Non dirò a nessuno che hai una cotta per Byakuya!»
 
«Dannazione Hina-chan!» mi avvicinai allo schermo bisbigliando, mentre Toshiro mi guardava con esasperazione e 
in modo quasi teatrale si portava  una mano per coprirsi la faccia «E se poi lo viene a sapere anche Shunsui, sai che sarà la fine della mia reputazione?»
 
«E non ti preoccupi di Yamamoto?» sbottò Toshiro, ormai rassegnato ai nostri sproloqui.
 
«Ma no, suvvia!» riprese Hinamori «Il capitano non potrebbe mai rivelare il tuo segreto a Shunsui…» lanciò un’occhiata di sbieco all’uomo argentato dietro di lei, cercando di ottenere la sua approvazione.
 
In quel momento, mi parve di vedere Jushiro sbiancare più del solito e mi preoccupai che ci fosse una qualche correlazione a un certo segreto non mantenuto, invece, diede dei colpi di tosse così violenti che tutti fummo costretti a rivolgere a lui la nostra attenzione.

 
«Scusate…» mostrò le mani sporche di sangue «… non credo di sentirmi bene.» disse, quasi con la stessa disinvoltura di uno che ti fa notare di avere una foglia d’insalata incastrata fra i denti dall’ora di pranzo.
 
«Jushiro!» Hinamori si precipitò ad aiutarlo a reggersi in piedi.
 
«Forse ho solo bisogno di riposarmi un po’…» continuò a sorridere per sdrammatizzare la situazione, nonostante avesse un aspetto davvero inquietante in quel momento: il suo haori era tutto imbrattato di sangue e persino alcune ciocche di capelli non erano state risparmiate da alcuni schizzi.
 
«Ci sentiamo appena possibile!» disse Hina-chan, poco prima che la conversazione si interrompesse.
 
Lo schermo ritornò nero.
 
 
Toshiro si voltò verso di me, con un punto interrogativo stampato sulla faccia.

«Jushiro? Come può rivolgersi a un capitano usando il suo nome?» brontolò un attimo dopo.
 
Non mi era di certo sfuggita la confidenza che aveva con il capitano della Tredicesima divisione ed era un fatto estremamente insolito, dato che Hinamori non era di certo quel tipo di persona da scavalcare la differenza di grado tra un superiore e un subordinato, specie se di un’altra brigata, permettendosi di chiamarlo per nome.
 
– Qui gatta ci cova! – pensai sospettosa, mentre Toshiro mi squadrava in attesa di una spiegazione.
 
«Mi dispiace Shiro-chan, ma sei ancora troppo giovane per comprendere il complicato universo femminile.» lo provocai trattenendo una risata, prima di ricevere come risposta una specie di brontolio sommesso di cui recepii un – …non mi interessano queste cose… - .
 
Ero contenta per Hinamori. 
 
 

 
 

 
 
Erano trascorse circa tre settimane dall’ultimo attacco da parte degli Arrancar e l’autunno si stava affacciando timidamente su Karakura, tingendo le chiome degli alberi di colori caldi e accorciando le ore di luce durante il giorno. Forse, si trattò di pura coincidenza o forse, si trattò più probabilmente di una serie combinata di casi, quando una domenica di Ottobre, accettai di farmi trascinare da Rangiku in centro città per una giornata all’insegna dello svago (così l'aveva chiamata lei).
 
In realtà, la motivazione principale era stata dettata da un disperato bisogno di staccare dai numerosi problemi che mi stavano circondando in quel periodo. Avevo bisogno di distrarmi dagli scarsi risultati che stavano producendo i miei allenamenti e dai costanti incubi che ogni notte mi privavano del sonno e a testimonianza di questo, quel giorno, due aloni violacei circoscrivevano le zone sotto agli occhi.
 
Insomma, se non fosse stato per tutta una serie di circostanze che mi avevano spinta quasi sull’orlo dell’esasperazione, non mi sarei mai arrischiata di farmi trascinare in ogni negozio di abbigliamento da Rangiku, a provare un vestito più scollato e indecente dietro l’altro!
 
 
«Avanti Yuki-chan!» cinguettò la bionda fuori dal camerino «Non fare la timida e fatti vedere!» la sentii soffocare un risolino, mentre mi stavo provando un vestito attillato con un decolté piuttosto vistoso.
 
«Ma è indecente!» brontolai.
 
«Dai, fatti vedere!» insisté.
 
«Non ci penso proprio… adesso me lo tolgo subito.» annunciai.
 
«Conto fino a cinque…» minacciò Rangiku «… poi sfonderò la porta.» disse, iniziando il conto alla rovescia. Il commesso del negozio osservò la scena visibilmente preoccupato.
 
«Rangiku-san, non stai esagerando un po’ troppo?» chiese Inuoe, anche lei leggermente nervosa per l’attenzione che stavamo attirando.
 
«Va bene… ok!» sbuffai, uscendo dal camerino di malavoglia con quel vestito addosso, cercando di sistemarmelo in modo che coprisse il più possibile le mie nudità.
 
Rangiku allargò la bocca in un sorriso a trentadue denti e alzò un pollice in segno di approvazione. Il commesso svenne in quel preciso istante, ma a nessuno importò. La rossa mi squadrò per qualche istante con aria indecisa, poi azzardò a dir la sua nel modo più gentile possibile.
 
«Forse… forse è un po’ troppo scollato?» osservò, continuando a mantenere il contatto visivo sull'abbondante scollatura del vestito.
 
«Te l’avevo detto che era indecente!» sbraitai alla bionda, tornado dentro il camerino per infilarmi i miei vestiti, che senz’altro erano più comodi e sobri.
 
«Eddai! Stavi così bene!!» replicò Rangiku, scontenta.
 
 
Dopo diverse ore di shopping selvaggio, decidemmo di intrufolarci in una tavola calda suggerita da Inoue e presto, ci ritrovammo davanti a una tazza fumante di tè e a una porzione abbondante di cream pie.
 
Rangiku si era seduta davanti a noi e aveva occupato un’intera poltrona con tutti i suoi acquisiti, contenuti in un trilione di buste colorate sparse qua e là. Aveva comprato almeno una cosa in ogni negozio che avevamo visitato. E dire che dovevo essere io la maniaca ossessiva-compulsiva di abbigliamento! Ma con tutti gli abiti indecorosi che Rangiku mi aveva propinato per tutto il primo pomeriggio, avevo perso ogni attrattiva di acquistare qualcosa.
 
Inoue, al contrario, aveva preso qualcosa per Ichigo.
 
Non pensava mai a sé stessa, sembrava che ogni cosa vorticasse attorno a quel ragazzo e la cosa triste, era che quella testa di legno non la degnava nemmeno di uno sguardo. Era una ragazza carina, con le curve al punto giusto e dall’animo altruista.

– Vai a capire cosa vogliono i ragazzi d’oggi… - iniziai a sognare ad occhi aperti un certo capitano, mentre assaporavo il quarto boccone di cream pie e mi gustavo la crema al burro che si scioglieva sul palato.
 

In quel preciso istante, mi sentii investire da una fortissima reiatsu, tanto che mi fece andare di traverso il boccone di torta.
 
«Tutto bene, Yuki-san?» mi chiese preoccupata la rossa, dandomi delle leggere pacche sulla schiena.
 
«Sto bene…» biascicai, mandando giù il boccone.
 
Sentii ancora quella spaventosa reiatsu e sembrò che si stesse avvicinando a noi.

Rangiku non dava segni di vita. Era stesa sul tavolino a faccia in giù con aria sofferente per via di una indigestione. Aveva mangiato ben quattro porzioni di torta alla crema!

Cercai di mantenere per un attimo la calma e aprii lo schermino del cellulare, notando che non mandava alcun segnale.
 
– Dannazione! Avrà azzerato la reiatsu per non farsi stanare… - intuii, richiudendo lo schermino del telefono.
 
«C’è qualcosa che non va?» domandò la rossa, guardandomi preoccupata. Rangiku sollevò la testa per un attimo, giusto per rendersi conto anche lei di quello che stava succedendo.  
 
«C'è un Arrancar. Riesco a percepire la sua reiatsu, ma il dipartimento scientifico non mi dà segnale. Dobbiamo andarcene da qui!»
 
Lasciai una manciata di banconote sul tavolo per saldare il conto e poi iniziai ad avviarmi rapidamente verso l'uscita, trascinandomi dietro sia Rangiku che Orihime.
 

«I miei acquisti!» protestò la bionda.

 
«Tornerai a riprenderle più tardi, adesso dobbiamo allontanarci da qui. C’è troppa gente!» la trascinai fuori dal locale e iniziammo a correre per la strada affollata.
 

«Inoue! Conosci un posto dove non va mai nessuno?» domandai. Se i miei presentimenti fossero stati giusti e l’Arrancar ci stava braccando, non avrei voluto che venissero coinvolte delle persone, come era successo la prima volta.
 
«Lungo il canale del fiume non c’è mai nessuno a quest’ora, credo...» mi informò un po' incerta.
 
«Portaci lì!» ordinai.
 
La rossa iniziò a farci strada tra la folla di gente e facendoci passare per un labirinto di vicoli e strade. Dopo circa una decina di minuti di corsa ininterrotta, Rangiku era pronta per sputare fuori un polmone, ma almeno avevamo raggiunto i sobborghi di Karakura.

Ci fermammo dalle parti di uno spiazzo per i pescatori, accanto al canale del fiume.

Mi guardai intorno con aria circospetta e levai un sospiro di sollievo quando mi accorsi che a parte noi, non c'era nessuno nei dintorni. Questa volta, non avremmo coinvolto nessun umano nel combattimento.


«Lo senti ancora?» irruppe Rangiku, che stava ancora boccheggiando, mentre si stringeva la milza per la probabile fitta.
 

«Ti devi un po' rimettere in forma, Rangiku-san!» le feci l'occhiolino.

Mi guardai intorno e cercai di focalizzarmi sulla reiatsu dell'Arrancar. Potevo sentire le onde emesse dalla sua debole aura e vedere il cielo oscurarsi all'orizzonte. Molto probabilmente, ci aveva già individuate e ci stava raggiungendo.


Una improvvisa folata di vento si levò sopra le chiome degli alberi.


«Ci ha trovate.» preannunciai. 
 
Quasi simultaneamente, si materializzò col sonido l'Arrancar che si stava braccando.


Rimasi sorpresa quando riconobbi subito il suo volto. Lo avevo visto circa un mese prima, accompagnato da quel grosso energumeno che aveva risucchiato le anime degli abitanti, senza alcuna pietà. Il suo aspetto sembrava quasi surreale.
 
La carnagione era pallidissima. Due linee verticali scendevano dagli occhi, terminando oltre il mento, sottile e affilato. Metà del capo era coperto dalla maschera Hollow e ciocche corvine scendevano ai lati del viso. Gli occhi, questa volta riuscii a vederli da vicino, e constatai la pupilla a forma di sottile linea verticale. Attorno a lui, aleggiava un’aura nera con un debole contorno verde. Era qualcosa di spaventoso da percepire, perché sembrava che la stessa aura fosse capace di trasmettere una pallida sensazione di frustrazione. Non era la stessa che avevo finora percepito dai suoi compagni, qualcosa mi allertava che non si trattasse di un semplice Arrancar...
 
 
– Questo è un Espada! – intuii.
 
 
«Rangiku! Orihime!» mi voltai verso di loro, ragionando in fretta su cosa dire. Se avessi detto loro che si fosse trattato di un Espada, Rangiku non sarebbe corsa ad avvisare gli altri, ma sarebbe rimasta ad aiutarmi e nessuno avrebbe protetto Inoue.
 
Non mi restò altro da fare. «Allontanatevi e avvisate gli altri!»
 
«Sì.» disse di rimando la bionda non sospettando nulla, afferrando per la vita Inoue e allontanandosi a tutto shunpo dal campo di battaglia.
 
 
L’Espada non aveva fatto ancora una piega, era rimasto lì a fissarmi, in silenzio, con quello sguardo freddo e calcolatore. In quel momento, mi domandai quante possibilità avrei avuto contro di lui? Avevo perso i miei poteri da quando il Demone Bianco era svanito e non potevo scagliare nessuna offensiva potente. Solo lo scudo avrebbe potuto salvarmi; ma non lo potevo utilizzare finché non mi avrebbe attaccata.
 
«Che numero sei tra gli Espada?» ruppi il silenzio, cercando di prendere tempo per decidere come attaccarlo.
 
Notai le sue ciglia incurvarsi leggermente, in una specie di espressione di sorpresa. Che non si aspettasse che me ne sarei accorta?
 
«Sono la Cuarta Espada…» rispose atono «… Ulquiorra Schiffer.»
 
«Io sono il luogotenente della quinta brigata, Yuki Kuroi.» uscii dal gigai brandendo la zanpakuto «Teru, Mukasi no Hikari!» al comando, la lama si irradiò di un languido rosso scarlatto. 
 
«Non sono venuto per combattere…» disse d’un tratto «… sono venuto qui con l’ordine di portarti da Aizen-sama a Hueco Mundo.»
 
Il mio cervello si bloccò sull’ultima parte della frase. Aizen aveva ordinato, a un Espada, di portarmi a Hueco Mundo?
 
– Mi vuole come ostaggio! – dedussi.
 
Aizen era a conoscenza della posizione che rivestivo e sapeva della mia amicizia fraterna per Toshiro, capitano della decima divisione. Probabilmente, sperava che rapendomi, Toshiro avrebbe ceduto a qualunque ricatto pur di salvarmi. Furbo, ma non troppo.

 
Impugnai l’elsa a due mani.
 
«E immagino che dovrei seguirti di mia spontanea volontà, senza opporre resistenza, giusto?»
 
«Esatto.» rispose semplicemente Ulquiorra, affondando le mani nelle tasche del suo hakama bianco e non scomponendosi minimamente.
 
«Non verrò con te da nessuna parte, né ora né mai, e ora combatti!» mi scagliai su di lui con un fendente diretto, ma fu troppo tardi quando mi accorsi di aver commesso un errore fatale.
 
L’Espada bloccò l’offensiva senza difficoltà, trattenendo la lama con una mano soltanto e stringendola al punto da frantumarla. Mi rimase in mano solamente l’elsa. Senza troppi complimenti, approfittò della mia distrazione per assestarmi un pugno allo stomaco, ma riuscii a intercettarlo in tempo per scansarmi di lato con lo shunpo.
 
– Ci è mancato poco… – indietreggiai, pensando in fretta a qualche soluzione. Non potevo sperare di batterlo in uno scontro corpo a corpo e la Mukasi no Hikari era spezzata. La mia ultima risorsa era il kidou.
 

Mi portai a distanza e assunsi la posizione per lanciare l’incantesimo. Avevo avuto la fortuna di allenarmi insieme a Hinamori all’accademia e lei era rinomata per essere la più brava della classe a utilizzare le tecniche kidou. Non l’avrei delusa.
 
«Spruzzato sulle ossa della bestia! Torre, cristallo rosso, anello di acciaio. Muoviti e diventa vento, fermati e diventa calma. Il suono di lance da guerra riempie il castello vuoto!»
 
Una forte onda di luce dorata si scagliò contro l’avversario. Nessuno poteva uscirne senza un graffio da una tecnica kidou di livello 63 lanciata con l'incantesimo e l’onda che riuscii a lanciare, fu anche di cospicue dimensioni.
 
L’impatto provocò un suono sordo. L’energia esplose contro l'obiettivo, sollevando una nube di polvere tale, che per un attimo inghiottì l’avversario.
 
Quando la nube si diradò, vidi Ulquiorra fare capolino dalla polvere, illeso e incolume. Era riuscito a fermare una tecnica kidou di alto livello!  
 

Comparve un istante dopo col sonido, a qualche metro da me.
 

«È tutto inutile, shinigami.» disse «Non hai la forza di combattermi.» assottigliò lo sguardo e vidi le pupille ridursi a due spilli «E adesso vieni con me, shinigami. Non parlare. L’unica parola che ti è permessa è ‘sì’, qualsiasi altra cosa tu dica è morte, non per te, ma per i tuoi compagni.»
 
«Tsk! Tu sei da solo, mentre i miei amici sono in sette… anche se sei un Espada, da solo non uccideresti nessuno di noi!» 
 
«Io non sono solo.» ribatté, fissandomi con lo stesso sguardo di superiorità che mi aveva rivolto la prima volta che lo vidi.
 
– Cosa!? – sgranai gli occhi turbata.
 
«Con le tue capacità di leggere le reiatsu, non ti sei ancora accorta che i tuoi amici stanno combattendo contro cinque di noi Espada da almeno dieci minuti?»
 
Mi accorsi, solo in quel momento, delle potenti reiatsu che provenivano quasi dall’altra parte della città. Le reiatsu dei miei compagni stavano oscillando pericolosamente e sembrava che se la stessero vedendo brutta, nonostante ora potessimo lottare senza la limitazione del potere.


«Arrenditi e sarà loro risparmiata la vita. Rifiuta e li ucciderò davanti i tuoi occhi.»
 

Era riuscito a mettermi con le spalle al muro. – Merda! Che cosa faccio adesso? - l’unica cosa saggia che avrei potuto fare, sarebbe stato arrendermi e farmi portare da Aizen. L’ultima volta che lo avevo visto era ancora capitano della mia brigata… e ora, lo avrei visto come mio nemico e traditore della Soul Society.
 
«Mi arrendo…» dissi, staccandomi il segno distintivo della mia brigata che avevo sempre legato alla manica del kimono.
 
Almeno, se Toshiro fosse venuto a cercarmi e avesse trovato il mio distintivo, avrebbe capito che avevo disertato e non mi sarebbe venuto a cercare (o così speravo). Volevo che almeno lui, non cadesse nella ragnatela di Aizen.
 
Ulquiorra assistette la scena, come incuriosito dal mio gesto.
 
«Perché lo fai?» chiese. La sua improvvisa domanda mi spiazzò. Se avesse capito le mie intenzioni di sabotare il piano di Aizen, non mi avrebbe mai permesso di farlo! 
 
«È una tradizione...» risposi semplicemente.
 
Lo vidi assottigliare leggermente lo sguardo, come se cercasse di capire se stavo mentendo o no.
 
«Aizen-sama non me ne ha mai parlato.» concluse infine, voltandosi di spalle e fendendo l’aria con un gesto, aprendo un garganta per Hueco Mundo.
 

«Seguimi, shinigami.» disse, aspettandomi sulla soglia del portale.
 

«Dammi solo un momento... » mi voltai indietro, guardando il cielo incendiato di rosso dal tramonto e scrutando le ombre che si stavano allungando all’orizzonte. Quello, sarebbe stato il mio ultimo minuto nel mondo reale.
 

«Questo allora è un addio… » bisbigliai, guardando il mio distintivo appoggiato sull'asfalto «… addio Toshiro e addio Hinamori... giuro che qualsiasi cosa accada, io vi proteggerò.» 
 

Mi voltai verso l’Espada.


«Sono pronta, possiamo andare.» annunciai, entrando nel portale.
 

 
Il garganta si richiuse, sigillando il mondo reale alle nostre spalle.
 

Buio.

.
.
.

 


 
•°¤*(¯´..Angolino dell’autrice ritardataria..´¯)*¤°•
 

Salve a tutti! ^o^ Spero che questo capitolo vi abbia entusiasmato più del precedente e mi scuso ancora per l’attesa, ma ho dovuto sospendere causa di forza maggiore (questi maledetti esami non finiscono mai @__@ ).

Il titolo doveva essere diverso, infatti avevo scritto nello spoiler che si sarebbe intitolato “il rapimento”, ma non mi sfagiolava e così l’ho cambiato. ^o^ L’inizio del capitolo, in teoria, sarebbe il seguito di “La sfida di Shiroi Akuma”, una one-shot dove Yuki chiede allo spirito della sua zanpakuto di fargli ottenere il bankai. Vi consiglio di leggerla se ancora non l’avete ancora fatto! ;)

In tanto, avevo accennato nel primo capitolo che forse avrei introdotto una nuova coppia… Ukitake Jushiro x Hinamori Momo! Lo so, è strano e sono rimasta ancora più sconvolta dal fatto che nessuno, prima di me, avesse dedicato una storia con questo pairing. O.o Indi per cui, sono pronta ad accogliere i vostri commenti a riguardo, ma risparmiatemi come del tipo: “perché Ukitake è troppo vecchio” (Yama-jii è vecchio!), “perché Ukitake sta bene solo con Unohana” (Unohana ce la vedo meglio con Kenpachi e non cambio idea), “perché Hinamori sta bene solo con Toshiro” (ma per favore, è un bambino! Dategli il tempo di crescere, per tutti i kami! xD E poi, io li vedo come fratello e sorella… ) o “Shunsui e Ukitake sono fatti l’uno per l’altro” (non ho niente contro gli omosessuali, ma non mi piacciono le storie yaoi e poi Shunsui è PALESEMENTE etero!). Comunque, pensavo di dedicare una flash-fic su di loro tra una settimana e per il momento ho scritto già un capitolo. ^^ Sarà di genere “guerra/generale/fluff” e ho intenzione di svilupparla in parallelo a questa storia, che sarà la trama principale. Chi fosse interessato, è invitato a seguirmi! ;D Fine della pubblicità, ora torniamo alla storia…

Yuki è stata rapita dalla Cuarta Espada e nel prossimo capitolo sarà condotta davanti ad Aizen! Finalmente, sarà svelato perché sia tanto interessato a lei. Riuscirà a resistere a Las Noches senza i suoi poteri? Tutto questo nel prossimo capitolo, che si intitolerà (e questa volta per davvero!) …

7. Primo giorno di prigionia a Hueco Mundo
 

 
State tranquilli lettori! Da ora in avanti, i futuri capitoli saranno corretti e revisionati personalmente da Grimmjow, che si premurerà anche di offrire latte e biscotti fatti in casa a tutti quelli che recensiranno i capitoli della mia storia! ^o^
 
                                               ~ Enjoy it  with la Secsta Espada! 


Tanto perché ho scelto come tema per le note lo stemma della tredicesima divisione, ho ripescato questa simpatica scenetta tra Shunsui e Ukitake. ^o^
 
 

Bibbia ‘Italiano – Bleach’ e ‘Bleach – Italiano’, da oggi disponibile nella versione integrale, a soli centotrentordici euri e trentordici centesimi iva esclusa.


Bankai: significa “rilascio finale” ed è l’ultimo rilascio di una zanpakuto, con cui lo shinigami padroneggia al massimo la sua potenza. Ogni bankai è unico e differente dall’altro.
Cream pie: o ‘creampie’ è un tipo di torta alla crema, di origine americana.  
Hueco Mundo: in spagnolo “mondo inghiottito” o conosciuto anche come “mondo Hollow”. Che dire? Spiagge bianche, suggestiva panoramica, Ulquiorra… ci andrei subito in vacanza! ^o^
Kidou: letteralmente “via del demone”, è un tipo di magia che usano gli shinigami. Sono una serie di incantesimi numerati dall’1 al 99, e quanto più è alto il numero e più e forte l’incantesimo. Però, quelli di alto livello sono anche più difficili da padroneggiare. Yuki riesce a usare incantesimi fino al 63’esimo livello. 

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