School Days

di Nezuchan Sketch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Be my king! Pt.1 ***
Capitolo 3: *** The thunder of friendzone pt1 ***
Capitolo 4: *** I'm an idiot pt1 ***
Capitolo 5: *** Be my king! Pt.2 ***
Capitolo 6: *** I'm an idiot pt2 ***
Capitolo 7: *** The thunder of friendzone pt2 ***
Capitolo 8: *** Be my king! Pt.3 ***
Capitolo 9: *** I'm an idiot pt3 ***
Capitolo 10: *** The thunder of friendzone pt3 ***
Capitolo 11: *** Darkness ***
Capitolo 12: *** Be my King! pt 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


School Days

"Ragazzi, queste sono le vostre nuove compagne di classe. Vengono dall'Inghilterra, quindi siate gentili con loro e aiutatele ad ambientarsi. Ragazze, presentatevi" La prima a scrivere il suo nome alla lavagna fu una ragazza dai corti capelli grigi e dalle punte nere, con gli occhi verde acqua e pelle chiara.

Scrisse il suo nome alla lavagna in giapponese e non pochi rimasero sorpresi dal suo singolare e altisonante nome.

"Mi presento, sono Dearche Kings Claudia, piacere di fare la vostra conoscenza" la sua voce era tranquilla, come se fosse abituata a parlare davanti a molte persone.

La seconda a parlare fu una ragazza dai capelli marroni e corti, e con occhi blu. Scrisse velocemente il suo nome alla lavagna, mentre diceva: "Mi chiamo Stern Starks, piacere"

La terza era anche quella dall'aspetto più inconsueto. Aveva i capelli blu chiaro, quasi azzurri ed occhi viola acceso. "Mi chiamo Levi Russel, spero che mi aiuterete ad ambientarmi!" Lei e Stern fecero l'inchino dopo aver parlato, mentre Dearche non si mosse. "Bene... quelli sono i vostri posti" disse il professore, indicando loro tre banchi vuoti in fondo all'aula.

 

 

Anche nell'aula accanto c'era una nuova alunna, di aspetto molto simile a Dearche, ma con i capelli e gli occhi di colore diverso: infatti aveva i capelli castani, gli occhi blu e sorrideva felice. Le sue due amiche, Nanoha e Fate, avevano sul viso lo stesso sorriso. "Io sono Hayate Yagami, piacere di conoscervi" Fece un inchino, sorridendo cortese, prima che il professore le indicasse il suo posto vicino a Nanoha.

 

Le ore passarono in fretta ed arrivò l'ora di pranzo. Le tre ragazze inglesi non si erano portate nulla da casa, così andarono in mensa. Davanti al cibo gli occhi di Levi si illuminarono, mentre deglutiva. "Dearche, posso davvero prendere ciò che voglio?" le chiese, con occhi sognanti. "Si Levi, basta che non svuoti la mensa” Levi prese velocemente il vassoio, mettendosi in fila, mentre Dearche e Stern la raggiungevano, prendendosi il loro tempo. Dopo si diressero verso l’unico tavolo vuoto della mensa e solo una volta sedute la mora guardò il vassoio di Levi, che traboccava di cibo e così le disse in inglese: “Do you know that you will get fat, don’t you?”[1] Levi sbuffò, rispondendole nella stessa lingua: “Shut up. I will find a sport, so I won’t be fat!”[2]

“Scusate, questi posti sono liberi?” Dearche alzò gli occhi verso il gruppetto composto da tre ragazze, ovvero Fate, Hayate e Nanoha. “Si, sedetevi pure.” La sua voce sembrò far finire la discussione tra Levi e Stern, che ritornarono a mangiare. “Siete le ragazze nuove dell’altra classe?” chiese, timidamente, Fate.

“Si, io sono Dearche Kings Claudia, lei è Stern Starks e la ragazza che si ingozza è Levi Russel”

Ehi! Non metterti anche tu!” Protestò Levi, ignorata dalle sue amiche. "Io sono Fate, lei è Nanoha e questa è Hayate" Quest'ultima guardò un attimo Dearche, prima di chiedere: “Dearche della gens Claudia [3]? E’ un nome… egocentrico”

“Almeno se leggo al contrario il mio cognome non mi dice che sono gay”[4] Hayate rimase un attimo in silenzio, prima di scoppiare a ridere. “Sei la prima persona che lo nota, sai?”

“Sono la prima a fare molte cose” il ghigno divertito non lasciò la faccia di Dearche, che continuò a parlare con la mora.

“Ma è sempre così?” chiese Levi a Nanoha, in un giapponese fortemente condizionato dall’accento della madrepatria. “Già, non preoccuparti. Anche se non capisco se la tua amica la stava offendendo prima o no”

“Nah, non penso. E’ più creativa quando vuole offendere qualcuno”

Le ragazze continuarono a parlare tra di loro, fino a quando la campanella non suonò, mettendo fine alle loro chiacchiere. “Ci si vede all’uscita, piccolo re” Disse Hayate, salutando tutte e facendo infuriare Dearche, che non riuscì a dirle nulla perché la mora scappò in classe.

 

 

*Tre anni dopo*

“Hayate, penso che questa sia la peggiore idea che ti sia venuta in mente fino ad ora” Fate guardò l’amica, la quale stava seguendo da lontano l’oggetto del suo agguato.
“Su, Fate, non ti fidi di me?” Rispose la mora, guardandola con la coda dell’occhio ed un sorrisetto in viso.

“Si arrabbierà, e lo sai. E comunque no, non mi fido di te quando hai queste malsane idee di farti uccidere di prima mattina.” Hayate sbuffò, alzando gli occhi al cielo, prima di avvicinarsi alle spalle di un'ignara Dearche e palparle il seno, dicendole all’orecchio: “Buondì, mio re” Si allontanò velocemente, giusto in tempo per non prendere in pieno un pugno della ragazza, che era rossissima in viso: “Ti ammazzo!”

Fate sospirò, mentre le due ragazze la usavano come palo, finché Dearche non si fermò ed Hayate si scontrò contro di lei poco dopo. Il sorriso diabolico sulle labbra dell’inglese terrorizzò la mora, la quale chiese pietà mentre Dearche le tirava un orecchio. “Buondì, ragazze” Nanoha salutò le amiche ed il viso di Fate si illuminò, solo per spegnersi poco dopo, quando notò che la rossa stringeva la mano a Stern. “Buongiorno.”

“Nanoha! Salvami!” Disse Hayate, implorando l’amica d’infanzia. “Dearche, potresti lasciarla?” “Perché dovrei?” Stern sospirò, capendo che doveva sfoderare la sua arma segreta. Si tolse gli occhiali, si chinò su un ginocchio e guardò Dearche con faccia tenera, dicendo: “Ti prego, mio lord”

La ragazza sospirò, e lasciò Hayate, che si massaggiò l’orecchio. “Mi sono persa qualcosa?” Chiese Levi, che era appena arrivata e aveva una fetta biscottata alla marmellata in mano. Il suo giapponese era migliorato da quando erano arrivate tre anni fa.
“Niente, il solito” Le rispose Fate, sospirando.

“Che ne dite di incamminarci, sennò arriviamo in ritardo.” “Hayate, guarda che è colpa tua se siamo in ritardo”

“E’ mai possibile che nessuno sta dalla mia parte?!”


[1]: "Sai che diventerai grassa così, non è vero?"
[2]: "Sta zitta, Farò qualche sport per non ingrassare!"
[3]: Traduzione libera del cognome di Dearche.
[4]: Al contrario, il cognome di Hayate si legge "imagay", ovvero I'm a Gay.

Ecco la nuova fan fict su Nanoha. Questa è ambientata in un AU, dove Dearche, Levi e Stern sono studentesse di un programma di scambio culturale e così si ritrovano in giappone all'inizio. Poi grazie ai soldi di Dearche grazie alla buona volontà della ragazza, continuano a frequentare la scuola. Per quanto riguarda Fate e Nanoha, non preoccupatevi, semplicemente per motivi rilevanti alla trama, Nanoha ora esce con Stern (da dire che nel gioco ci prova con lei davanti alla povera fate *coff coff*) Spero che vi sia piaciuto il prologo :3

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Capitolo 2
*** Be my king! Pt.1 ***


be my king pt1

Dearche diede un pugno al sacco appeso in palestra, arrabbiata. Aveva fatto la fredda per tutte quelle ore, ma adesso poteva sfogarsi. Non aveva nulla contro il fatto che Hayate fosse gay – le sue due migliori amiche lo erano, e la cosa non la colpiva minimamente – ma odiava quando quella stupida ragazza la molestava. Di norma qualcuno del club di kick boxing, sport che ormai praticava da due anni, le chiedeva di allenarsi, ma quando era infuriata in quel modo la evitavano, lasciando che si sfogasse con il sacco e non con loro. Quando si allenava Dearche indossava un top viola, assieme ad un pantalone da ginnastica nero. I suoi guantoni erano dello stesso colore del top.

‘La odio, la odio, LA ODIO!’ A volte sembrava che Dearche odiasse tutto della mora: il tono di voce con cui la chiamava ‘mio re’, il sorriso malizioso che a volte le rivolgeva, le palpate che a volte le dava. Ma più di ogni altra cosa, odiava il fatto che, ogni volta che era arrabbiata con lei, la ragazza iniziava ad occupare i suoi pensieri, fino a diventare l’unica cosa a cui pensava. E questo, Dearche non riusciva a sopportarlo. Diede un calcio al sacco, un calcio veloce e forte, che la costrinse a fermarlo perché si stava muovendo troppo.

Di solito, Dearche era una persona calma e fredda ed era raro che perdesse il controllo. Ma, per una qualche strana ragione al mondo, Hayate riusciva a farle dimenticare tutto ciò che i suoi genitori le avevano insegnato sull'essere freddi e razionali. Ma spesso, ciò non andava a favore della mora, come quando Dearche se la prendeva con il suo orecchio.

Pur se si infuriava, la ragazza inglese non era così idiota da lasciarle lividi che sarebbero stati visibili dal resto della famiglia Yagami.

 

Era uscita dagli spogliatoi per ultima, con i capelli ancora umidi dopo la doccia fredda che si era fatta. Con se aveva la borsa con i guantoni e si diresse a casa. “Anche tu hai finito tardi, mio re?” Dearche per poco non imprecò e si voltò, la rabbia che iniziava a salirle.

“Che diamine ci fai tu qui?!” chiese, quasi ringhiando. Hayate le sorrise dicendo: “Lo sai che sono nel club di arti marziali, semplicemente oggi ho fatto tardi.” Dearche non notò che non la stava guardando negli occhi, ma più in basso.

“Che coincidenza…” mormorò, alzando gli occhi al cielo.

“Sai, è un vero peccato che non mi sia iscritta anche io a kick boxing”

“In effetti avrei un motivo per darti calci e pugni senza essere sospesa. Però non ne varrebbe la pena se in cambio dovrei tenerti per altre due ore vicina.”

“Mi ferisci così, Dearche… e poi, è un peccato che non faccia quello sport, perché con il top sei davvero carina” L’inglese avvampò, girandosi verso Hayate e ricordandosi solo in quel momento che si era rimessa il top e che aveva la felpa aperta.

“Mi hai stancata! Perché diamine continui a provarci con me?! Le tue ragazze non ti soddisfano più?” L’espressione di Hayate le fece venir voglia di ridere, perché sembrava smarrita, come se avesse perso al suo stesso gioco, però poi ghignò:

 “Provarci con te? Io non ci provo con te, Dearche… o forse vorresti che lo facessi?”

“Se già non ti sopporto ora! Sei tu che mi vieni dietro sempre, anche quando sei fidanzata!”

“Che diamine dici?”

 “Il palparmi in pubblico, chiamarmi mio re e il resto lo dimentichi?!” Hayate restò un attimo in silenzio.

“Ah si, è vero. Me ne ero dimenticata. Non è colpa mia se sono morbide” Alzò gli occhi al cielo, pensando che non doveva abbassarsi al suo livello, ma ormai era troppo tardi.

“Ma se non le palpi per più di un secondo?”

“Se vuoi te le palpo anche per più tempo, devi solo chiedere”

“ne faccio a meno, grazie.” Hayate si mise davanti a lei, guardandola negli occhi, seria.

“Perché non facciamo una sfida? Se tu perdi, sarai per un giorno la mia fidanzata, con tutti i pro e contro che comporta. Se perdo io, sarò la tua maid per un intero giorno, servendoti e riverendoti, chiamando Ojou-sama e vestendo il classico outfit da cameriera” – la proposta era molto allettante e Dearche la guardò, mordendosi il labbro inferiore con un espressione che Hayate trovò dannatamente sexy.

“D’accordo.  In cosa vogliamo sfidarci?”

“Che ne dici di tre partite a scacchi e tre scontri? “

“Mi sta bene. Ma niente calci o pugni in faccia, Hayate.”
“Non preoccuparti, non voglio rovinare il tuo bel faccino, Dearche. Che ne dici di tornare a scuola, così ci togliamo di mezzo il pensiero almeno per gli scacchi.” Sapevano entrambe che il club di scacchi aveva perso da alcuni mesi la chiave per la stanza, ma non ne avevano denunciato ancora la scomparsa.

In quell’aula regnava un ordine maniacale e Hayate si mosse tra i tavoli, andando a prendere i pezzi per la scacchiera, aiutata da Dearche. Era strano come, anche se litigavano spesso, le due sapessero lavorare assieme.

 

Le tre partite durarono a lungo e finirono tutte in stallo, in quanto rimaneva sempre e solo il re. Questa loro intelligenza si vedeva anche nei punteggi scolastici, in quanto entrambe riuscivano sempre ad essere le seconde a pari merito della graduatoria, con Stern per prima. Non si erano accorte dell’orario che si era fatto finché una Reinforce preoccupatissima non chiamò Hayate, chiedendole se stava bene.

“Penso che dovremmo rimandare il resto della sfida, sai?” le disse, dopo aver attaccato.

“Si, ho sentito tua cugina a telefono. Sembrava preoccupatissima.” Dearche non riuscì a reprimere un sorriso divertito ogni volta che pensava alla ragazza dai capelli argentei che gestiva, con Hayate e le altre, la libreria degli Yagami.

“Che ne dici di spostare a sabato il resto della sfida? Così domenica passiamo al premio e ci togliamo il pensiero.” Hayate guardò Dearche, che annuì, e poi le diede un bacio sulla guancia, dicendole: “A domani allora, mio re…” Quella volta Dearche non si infuriò come al solito, non le disse qualche battuta ormai già sentita che faceva parte del loro copione. Si limitò a guardarla andarsene, prima di seguirla per tornare a casa anche lei.

 

 

Sabato arrivò in fretta e, quando Dearche tornò a casa, nessuno capì perché era infuriata, e perché blaterasse qualcosa su cioccolatini, fiori e una certa idiota che aveva certamente barato.

 

 


Note: Mi ero dimenticata di dire che questo AU è molto simile a quello di innocent, semplicemente cambiano alcune cose. Sono rimasti invariati la libreria di Hayate, il negozio di Precia e Lindy ed altre cose.
Note dell’autrice: Eccoci qui con il primo capitolo. I capitoli saranno rinominati in tre modi: Be my king, I’m an idiot e The thunder of friend zone, in base alla coppia di cui parleranno. Spero che vi sia piaciuto :D

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Capitolo 3
*** The thunder of friendzone pt1 ***


Da pubblicare the thunder of friendzone pt1

Fate stava dormendo, avvolta dal calore delle coperte, quando sentì il suo telefonino squillare. Lo ignorò, aspettando che la persona desistesse, o che rispondesse la segreteria telefonica, e dopo molti squilli ripiombò il silenzio. Si rigirò, e mentre stava per ripiombare tra le braccia di Morfeo il cellulare la disturbò di nuovo. Si mise a sedere, sbadigliando, e rispose, senza vedere chi era: “Chi è?” chiese, con voce sonnolenta.

“Nee, Fate, oggi… o meglio, tra poco, posso venire da te per tutta la giornata?” – Conosceva bene quella voce e quel modo di parlare.

“Levi, ma che… che diamine di ore sono?”

“Le nove di mattina. Ti prego Fate! Se necessario aiuterò anche in negozio! Non voglio rimanere sola a casa” Fate sospirò: “Sola? Dearche e Stern non ci sono?”

“Dearche ha qualcosa da fare, ma non so cosa di preciso. Ieri blaterava di qualcosa riguardante un appuntamento, ma non ci ho capito molto. Stern invece si vede con Nanoha.” La bionda capì perché Levi sembrava così giù.

“Ok, va bene. Puoi venire. Dammi cinque minuti che vado ad avvisare Lindy e Precia”

“Oh, non penso che ce ne sarà bisogno” Levi chiuse la chiamata e Fate scosse la testa, alzando la serranda e guardando il cielo. Era una bella giornata, perfetta per uscire e sospirò di nuovo.

Andò a sciacquarsi la faccia e a pettinarsi, prima di scendere giù.

“Buondì okaa-san, onee-san… LEVI?!”

“Good morning, Fate!” – la ragazza dai capelli blu la salutò, alzando la mano in cui aveva un cornetto. Fate per un attimo fu tentata di sbatterla fuori, capendo il senso delle sue ultime parole. Però, non si poteva neanche lamentare, poiché spesso aiutava al negozio di Lindy e sua madre, ovvero il Treasure and Hobby.  Così semplicemente accettò il fatto che si fosse imbucata a casa.

“Ciao, Levi. Sei previdente, vedo: prima ti auto inviti e poi mi chiami. Okaa-san, Lindy dov’è?” – Precia Testarossa si girò a guardare la figlia: la donna aveva capelli neri, occhi viola e un fisico che spesso attirava attenzioni indesiderate dai clienti, dato che non dimostrava l’età che aveva.

“Buondì, Fate. Lindy è andata al negozio a fare l’inventario e con lei ci sono Chrono e Amy” Fate annuì, pensierosa. La sua famiglia e quella di Lindy erano sempre vissute assieme, e le due donne erano molto amiche, anche se Fate si aspettava che prima o poi una delle due se ne uscisse che stessero assieme. Non che ci credesse molto, ma di solito due amiche non si trasferiscono con tutta la loro famiglia per vivere assieme come una grande famiglia felice.

Fate si sedette a tavola, prendendo la tazza di latte che le porse sua madre e i biscotti dal barattolo, iniziando a mangiare. “Dopo io e mamma andiamo ad aiutarli. Potete anche restare a casa, se volete” Disse Alicia, la sorella maggiore di Fate, la quale era diventata quasi la mascotte del negozio. Era lei che faceva da arbitro agli eventi che organizzavano, indossando il suo particolare costume.

“D’accordo,  al massimo andiamo a fare un giro per i negozi, se Levi vuole.” Fate si girò a guardare l’amica, notando che era silenziosa perché stava mangiando. Sospirò, mentre Precia sorrideva a vedere qualcuno che apprezzava i suoi cornetti. Ormai la donna considerava l’inglese di famiglia, dato che spesso e volentieri rimaneva lì a mangiare, a studiare o a dare una mano al negozio e in casa.

Nonostante Fate la vedesse come una ragazza con la testa tra le nuvole, sapeva cucinare molto bene e fare i servizi, molto di più di quello che aveva immaginato quando l’aveva conosciuta.

“Certo! Dobbiamo portarvi qualcosa per pranzo al negozio?” – Levi lo chiese inclinando leggermente la testa, ma Precia scosse la mano. “Non preoccuparti, ha già pensato Lindy a tutto.”

“Okaaaay, boss” Fate rise alla frase di Levi, prima di dirle: “Hai la guancia sporca, Levi” e si sporse a pulirla con un tovagliolo. Una volta finita la colazione, Fate andò a farsi una doccia veloce, mentre Levi si piazzava davanti al televisore. La bionda uscì dal bagno un oretta dopo, e sentì l’altra cantare ad alta voce la sigla di Adventure Time.

“Che stagione è?” ogni tanto lo guardava, soprattutto quando lei e Alicia si svegliavano tardi.

“Quella con la principessa di fuoco” fu la risposta e si sedette accanto a lei.

“Come va con Stern?” chiese, cautamente. Sapeva che era un tasto dolente, ma Fate sperava che Stern si accorgesse di Levi, in modo che lasciasse perdere Nanoha. Purtroppo, non era ancora cambiato nulla.

“Intendi se mi continua ad ignorare ogni volta che le chiedo di uscire, mi confesso o la guardo con occhi sognanti? Si, continua a farlo. Lo sai che se fosse successo qualcosa mi trovavi da te, a qualsiasi ora, per dirtelo”

“Lo so, lo so. Scusa è che vorrei tanto che lasciasse perdere Nanoha…” Levi si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Fate aveva tante qualità, ma l’essere coraggiosa con la rossa non era una di queste.

“Confessati. Mettiti in gioco. Potrebbe anche lasciarla e Nanoha si mette con uno di quelli che sembrano dei modelli. O con Chrono. E lì sarebbe peggio” – Fate sbiancò all’ultima frase di Levi, prima di darle un pizzico sulla guancia. “Non provare neanche a dirlo! Se Chrono si mettesse con lei… lo farei a pezzi!”

Fate era infuriata, e Levi l’allontanò con un dito. “Calma, stavo solo ipotizzando. Comunque, giochiamo a qualcosa?” L’inglese la guardò con i suoi occhioni viola e Fate sospirò. “Scegli tu che gioco?” Levi l’abbracciò, in un impeto di affetto, dandole un bacio su una guancia e andando subito a prendere un gioco dalla mensola.

Fate la guardò, con un sorriso divertito sul viso. Levi era come una sorella minore, sempre iperattiva e entusiasta, schietta su ciò che pensava e combina guai. Neanche la bionda, però, aveva notato la tristezza dietro a quel sorriso.


Note dell'autrice: Questo è il secondo capitolo, dove si parla di Fate e di Levi. Come si può facilmente capire, entrambe non hanno una vita amorosa facile. Mi scuso per eventuali errori grammaticali/ortografici. Spero vi sia piaciuto ^^

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Capitolo 4
*** I'm an idiot pt1 ***


DA PUBBLICARE i'm an idiot pt1

Non dovrebbe stare lì. Stern sospirò e si rigirò nel letto, affondando la testa nel cuscino, sentendo un odore familiare nella stoffa. Nel profondo, sapeva che quello che stava facendo era sbagliato, ma era da sola, e nessuno poteva sorprenderla in quel momento di debolezza. ‘devi vederti con Nanoha. Non ricordi che hai inventato questa scusa per evitarla?’ il pensiero la colpì come una secchiata di acqua fredda e si mise a sedere, subito, guardandosi attorno alla ricerca dei suoi occhiali. Erano sul suo letto, e così si sporse a prenderli. Era miope e senza ci vedeva malissimo. Sospirò, aggiustando il letto dove si era stesa per un ora a scappare dai suoi stessi pensieri.

Andò in bagno, lavandosi velocemente e sciacquandosi la faccia. Ogni volta si sentiva un automa. Non sapeva neanche come riusciva a guardarla in quei suoi occhi viola da cucciolo bastonato e a rifiutarla ogni volta. ‘non pensarci. Vai avanti come hai sempre fatto’ Andò a scegliere dei vestiti dall’armadio, e prese i primi che le capitarono d’avanti. Una maglia viola a righe verticali, una gonna nera, delle calze dello stesso colore e degli stivali per completare.

Un miagolio distolse la sua attenzione dai vestiti e guardò uno dei suoi gatti, Steyn – come lo aveva chiamato Levi. Aveva il pelo marrone e occhi blu, e per la ragazza dai capelli blu somigliava all’inglese dai capelli castani. Stern lo accarezzò, dicendo: “Si, lo so, devo mettervi il cibo.” Il gatto miagolò, come se capisse Stern e si allontanò, diretto verso la cucina.

Stern mise in una ciotola i croccantini, dicendo: “Non sono tutti tuoi, ok?” Steyn miagolò soddisfatto, prima di tuffare la testa nella ciotola.

Dopo aver preparato una borsa con il portaocchiali ed altre cose uscì, diretta dall’amica. ‘no, non amica. E’ la tua ragazza.’ A volte Stern odiava il suo cervello. “Sta zitto” mormorò, tra se e se. Una volta arrivata a casa di Nanoha bussò, aspettando che aprissero. Fu la sorella di Nanoha ad aprire, la quale la guardò: “Sola?”Stern si ricordò delle parole della rossa sul fatto che sua sorella adorava Dearche [1]. “Si, solo io” rispose, sorridendole. “Mia sorella sta ancora nel letto, se vuoi andare a svegliarla.”

Annuì, salutando i genitori di Nanoha mentre saliva in camera sua. Una volta lì aprì le tende, alzando la serranda e poi togliendo la coperta da sopra la testa della rossa, che la guardò con occhi pieni di sonno. “Ti odio, quando fai così.” Stern rise, chinandosi a darle un bacio sulla fronte. “Buondì anche a te. Vuoi poltrire a letto vedendo qualche film, studiare o uscire.” Nanoha ci pensò un attimo, prima di risponderle: “Vada per i film. Però prima devo fare colazione. E’ mai possibile che sei sempre così mattiniera?” Sbuffò la rossa, guardando Stern. “Sei tu che dormi troppo.” Nanoha la guardò, prima di prendere la mora per un braccio e attirarla a se. “Che ne dici di un bacio del buongiorno?” Stern le diede un bacio leggero sulle labbra, staccandosi quasi subito. Nanoha rise alla sua espressione e le scompigliò i capelli. “Vado a fare colazione. Tu hai già mangiato?”

“Si, ho preso qualcosa per strada.” Mentì, anche se non le importava molto. Aveva imparato a controllare la fame da tempo, ormai.

“okay, okay. Scegli un film da vederci nel frattempo, allora” Nanoha si alzò, mettendosi le pantofole e scendendo a fare colazione. Sapeva che Stern, in realtà, non provava nulla nei suoi confronti a parte amicizia, anche se si divertiva a stuzzicarla. Inoltre, Stern le dava una mano con lo studio, cosa che non le dava affatto fastidio. Quando ritornò su, trovò Stern sul letto, che la aspettava mentre giocava con il suo DS. “Brain training?” chiese, dato che di solito giocava a sudoku da lì. “E’ così ovvio?” Nanoha rise, e si stese accanto a lei. “Che film hai scelto?”

“Madoka, il primo”

“Non è giusto! Così mi costringi a vederlo.”

“Almeno io non lo so a memoria come Levi ed Hayate.”
“Solo perché sei senza cuore. Sennò avresti risposto già si ad ogni cosa che ti avrebbe chiesto Levi” A quella frase Stern si incupì e non rispose. Ogni volta che rifiutava qualcosa a Levi si sentiva male, come se stesse facendo qualcosa di sbagliato, anche quando le diceva no ad una sciocchezza. “vediamoci il film, va.”

Nanoha si morse il labbro inferiore, sapendo di averla ferita, e mise play.

Alla frase “sono davvero un idiota” di Sayaka, Stern non poté che trovarsi d’accordo. Era davvero un idiota.



[1]: Non so se in una doujinshi o no, comunque c'è la sorella di Nanoha che spupazza Dearche. Qui

Note: Già sto al terzo capitolo °^° stranamente per questa storia ho l'ispirazione, quindi finché c'è la sfrutto xD come al solito, spero che non ci siano errori, in caso contrario vi chiedo scusa, e spero vi sia piaciuto. Per preucazioni (tipo che qualcuno mi voglia ammazzare per il bacio tra Stern e Nanoha) vado a chiudermi in un bunker. Alla prossima! 

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Capitolo 5
*** Be my king! Pt.2 ***


DA PUBBLICARE

Dearche era fuori alla porta di casa di Hayate, con in mano un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini. Indossava una giacca blu che copriva una camicia nera con sotto una gonna viola, e non sembrava esattamente essere a proprio agio a stare lì fuori, mentre attendeva che qualcuno le aprisse la porta, sperando che non fosse Signum o Vita. Non sapeva se Hayate aveva detto qualcosa alla sua famiglia, o almeno a tutti i suoi componenti. Per fortuna, fu la mora ad aprirla, che la salutò con un bacio sulla guancia, vicino alle labbra, facendola arrossire.

“Buongiorno - disse la ragazza dai capelli grigi, aggiungendo poco dopo – Sono per te.” E le porse i fiori e i cioccolatini. Hayate sorride. “Buondì a te. Grazie per il pensiero” La mora pensò per un attimo di darle un bacio, ma non voleva farla imbarazzare ancora di più. “Entra un attimo, che così vado a posare i fiori e a prendere le ultime cose prima di uscire” Dearche annuì ed entrò, andando a sedersi sul divano e sospirando, mentre Hayate spariva dalla sua vista. Si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, pensierosa. Doveva ammettere che non sapeva dove portare l’altra di preciso. Aveva pensato al cinema, ad una passeggiata al parco, ma non aveva altre idee. Stern le aveva consigliato di ‘essere se stessa’, ma non sapeva quanto potesse essere una strategia vincente. Sospirò di nuovo. Perché si stava facendo mille problemi per una sola giornata? Dopotutto, il giorno dopo sarebbe tornato tutto come prima.

“Dearche, andiamo?” Hayate stava scendendo le scale e lei si alzò, guardandola. La mora indossava un cappello bianco, una felpa azzurra ed un pantaloncino di jeans. L’inglese annuì, e iniziarono ad incamminarsi verso il parco.

Una volta lì la mora cercò la mano di Dearche, stringendola e sorridendole. “Come sta andando con la libreria?” Chiese l’altra, intrecciando le sue dita con quelle di Hayate. “Gli affari stanno andando bene. Stavamo progettando di aprire un altro negozio, magari dall’altra parte della città.” Dearche annuì, pensierosa. Hayate si ricordava ancora il giorno in cui avevano scoperto che l’inglese era brava in economia. Erano riunite tutte al T&H, il negozio della famiglia di Fate, e mentre davano una mano a sistemare tutto per il torneo, Lindy aveva chiesto a Precia di andare in disparte. Avevano iniziato a discutere, fino ad alzare la voce, facendosi sentire dalle ragazze. Dearche aveva chiesto se c’era qualcosa che non andava e aveva preso il libro del conto in bilancio, iniziando a fare vari calcoli per controllare che tutto fosse corretto. Dopo un ora aveva trovato l’errore e aveva riconsegnato tutto alle due donne, che la guardavano stupita.

“Ehi, terra chiama Hayate! Cosa vuoi fare?” Hayate la guardò un attimo confusa, elaborando la domanda prima di rispondere.

 

La giornata passò in fretta, forse troppo in fretta per Hayate. L’inglese aveva mostrato un lato gentile che la mora non conosceva affatto, un lato quasi cavalleresco.  L’aveva portata a pranzo in uno dei migliori ristoranti della città, poi erano andate alla sala giochi e al cinema. Hayate aveva scelto un film romantico – o, per meglio dire, smielato e Dearche non si era lamentata. Era stata una giornata dolce, una giornata in cui nessuna delle due aveva cercato di litigare con l’altra. Anche se mancava ancora qualcosa per completare la serata, secondo la mora.

Avevano deciso passare gli ultimi minuti assieme sedute su una panchina nel parco, in un luogo separato dalla via centrale. Hayate aveva poggiato la testa sulla spalla di Dearche e la guardava, mentre si stringeva nella giacca che le aveva dato. “Ti è piaciuta la giornata di oggi?” le chiese, insicura, Hayate. Aveva paura di un rifiuto, o di un secco no.

“Tutto sommato, si. Sei una persona simpatica quando non tenti di saltarmi addosso.” Si sentì rassicurata da quelle parole, ma non poté fare a meno di avvicinarsi al suo orecchio, mormorando: “Sei un egocentrica senza speranze, sai?”
“Senti chi parla…” I loro volti erano vicini, e Hayate riusciva a sentire il respiro di Dearche sulle sue labbra, quasi come una tentazione. Si guardarono negli occhi, entrambe rosse in viso, prima che una delle due annullasse quella distanza che li separava. Quando le loro labbra si unirono, Hayate rabbrividì, stringendosi a Dearche mentre la baciava. La mora si sentiva strana. Quello non era il suo primo bacio, eppure sentiva il cuore batterle forte e si sentiva dannatamente insicura delle sue azioni. Mise le braccia attorno al collo dell’inglese, mentre sentiva l’altra cingerle la vita.

Leccò il labbro di Dearche per un secondo, imprimendosi nel pensiero il dolce sapore delle sue labbra, prima di continuare a baciarla, mettendole una mano tra i capelli. Si staccarono solo per un attimo, e Hayate sentì l’altra mormorare il suo nome con voce imbarazzata e leggermente bassa, quasi roca, cosa che le bastò per farla rabbrividire di nuovo. La baciò, questa volta facendo in modo che l’inglese le permettesse di approfondire il bacio. Si erano completamente dimenticate di dov’erano, immerse nel loro piccolo mondo. Hayate emise un piccolo mugolio, prima che la suoneria del cellulare di Dearche le costringesse a staccarsi. La mora osservò per un attimo l’altra, che aveva le pupille leggermente dilatate e le guance rosse, non solo per l'imbarazzo. “Rispondi, su…” le mormorò, anche se non era quello il suo desiderio. “O-okay…” Dearche sembrava tenera in quel momento, completamente diversa dalla persona che Hayate ogni giorno stuzzicava. Era così carina da farle venire voglia di averla tutta per se. Quando Dearche vide il nome sul display, però, sembrò riassumere la sua solita compostezza, e rispose. “Good morning, mother… I am fine, thanks. You and father?... ah, I see. I’ll try to take the first fly for London, then. I will call you when I have the ticket, ok? Yes. Goodbye” [1]

Hayate aveva seguito la conversazione,e aveva notato la faccia dell’inglese diventare più seria. Una volta che posò il telefono la guardò, dicendole: “Penso che la nostra serata debba finire qui, Hayate.” Quelle parole la ferirono, assieme allo sguardo freddo e quasi senza sentimenti che la caratterizzavano. “O-ok…” Dearche la riaccompagnò a casa, salutandola. “Ci vediamo domani, no?” Chiese la mora, sulla soglia della porta. “Non lo so. Penso che sarò assente per un po’ da scuola.” “Okaaaay. Spero che torni presto da Londra.” Chiuse la porta dietro di se, andando direttamente in camera sua, mordendosi il labbro inferiore, senza capire perché provava un improvviso bisogno di piangere.

 

Una volta a casa Dearche si mise una mano tra i capelli, sospirando. Sapeva che sarebbe spuntato qualcosa dalle analisi di suo padre prima o poi – era un fumatore accanito, ed era anche leggermente obeso, anche se non l’avrebbe mai ammesso – ma non si aspettava che stesse male e svenisse a casa, e proprio alcuni giorni prima di concludere un affare. Andò in camera sua, senza neanche controllare se Stern e Levi fossero tornate, e si mise a cercare un biglietto aereo. Solo una volta che si stese sul letto si concesse di pensare a ciò che era successo, e si sfiorò le labbra, pensierosa.  Si ricordava il suo mugolio, la sua espressione e ciò che aveva provato quando si erano baciate. E la cosa la preoccupava quasi quanto le notizie su suo padre. Sospirò, leccandosi le labbra in un gesto involontario e sentì il sapore di Hayate, capendo perché quella mattina era così preoccupata: non voleva deluderla.

“Sono a casa!” – la voce di Levi la distolse dai suoi pensieri, e si alzò, andando ad accoglierla per darle la notizia.

 


Note: [1]: “Buongiorno, madre… Sto bene, grazie. Tu e papà?... Ah, capisco. Tenterò di trovare il primo volo per venire a Londra, allora. Ti chiamo quando ho i biglietti, d’accordo? Si, ciao”

Note dell’autrice: Se continuo così in un mese finisco la Fan fict o.ò Anyway, buondì. Questo capitolo (come si può vedere) è incentrato su Dearche e Hayate. Devo farvi le mie scuse perché nel prologo e nel primo capitolo ho descritto Dearche come bionda a causa di alcune fan art, ma in realtà ha i capelli grigi. Dopo questo capitolo cercherò di aggiornare anche qualche altra storia che non aggiorno da una vita. Alla prossima, quindi^^

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Capitolo 6
*** I'm an idiot pt2 ***


DA PUBBLICARE I'm an idiot pt2

Levi guardò Hayate, che sembrava triste. Era da cinque giorni che Dearche era ritornata a Londra, e la mora era diventata meno allegra del solito. Tranne Stern e Nanoha, le altre tre ragazze del gruppo sembravano essersi spente e l’inglese dai capelli blu e la mora erano fin troppo silenziose. Alla fine, a causa di un test imminente, Levi chiese aiuto ad  Hayate per studiare – ed anche perché Stern l’aveva convinta dicendo che avrebbero visto un film assieme se l’avesse fatto.

Così quel giorno Levi si era presentata a casa sua, con un mezzo sorriso sul viso: “Sorry Hayate, ma non so a chi altro chiedere.” Le disse, sulla soglia della porta, mentre entrava.

“Non preoccuparti Levi, non sei di troppo. Anzi, non sapevo che altro fare” Si misero sul tavolo in cucina e Hayate iniziò a spiegarle ciò che non aveva capito – ovvero gran parte degli argomenti che doveva portare. Dopo un po’ la mora capì che, per far impegnare Levi, doveva premiarla con qualcosa ogni volta che rispondeva bene, ricordandole Zaphira, il suo cane.

Verso le sei Signum ritornò a casa e guardò Levi per un attimo, prima di sospirare e sedersi sul divano, accendendo la tv. La donna dai capelli rosa aveva un conto in sospeso con Dearche perché aveva fatto piangere Hayate, e lei non era gentile come Reinforce.

“passiamo alla notizia dell’ultimo minuto: il proprietario della catena degli hotel Excalibur [1], Arthur Kings Claudia, è morto a causa di una malattia cardiaca.” ­– Levi, sentendo il nome si alzò, andando a sedersi accanto alla donna, guardando interessata la TV “certo che Dearche avrà un bel po’ da fare ora, eh?” mormorò tra se e se, senza essere sentita da Hayate.

“… lasciando il gravoso compito di gestire l’attività alla figlia quasi maggiorenne, Dearche Kings Claudia, da poco tornata in Inghilterra per…” “CHE COSA?!” Hayate quasi gridò e guardò prima Levi e poi la TV, mentre l’inglese si ricordò che nessuna delle loro amiche giapponesi sapeva di preciso cosa faceva la famiglia della ragazza: sapevano solo che era molto ricca.

“Levi… non c’è mica qualcosa che devi dirmi?” Levi guardò la sua borsa, che stava alle spalle di Hayate e sorrise, dicendo: “No, nulla – Hayate fece per avvicinarsi e lei aggiunse – io  non devo dirti nulla. Penso che sia una decisione di Dearche se dirtelo o no.”
“Stern lo sa?” – chiese la mora, mentre Levi si preparava ad uscire.
“Si. I genitori erano… cioè, sono soci in affari dei Kings Claudia, quindi si, lo sa” Levi fece per andarsene, ma l’altra la fermò: “Ti stai dimenticando il film per te e Stern, Levi.”

“Oh… Thank you, Hayate”

Levi era tornata a casa entusiasta, dato che quella sera Stern avrebbe dovuto vedersi un film con lei. L’amica le aveva prestato Fucking Amal , film a detta sua molto bello. Ma non sapeva quanto potesse fidarsi del giudizio di Hayate, quindi aveva lasciato correre.

Dopo cena Stern si sedette sul divano, mentre Levi andava a mettere il disco, felice come un bambino il giorno di natale e poi si sistemò tra le braccia dell’altra, che fu costretta a stendersi.

“Sai, Stern… mi fa piacere vedere questo film assieme… perché così siamo per un po’ vicine…” Stern la circondò con le braccia, dicendole: “sei una stupida, Levi.”

“La tua stupida.” Mormorò l’altra, a bassa voce.

“Non sei mia.” ‘purtroppo’ pensarono entrambe, ma per motivi diversi: Levi lo pensò perché Stern continuava a respingerla, mentre Stern aveva le sue motivazioni.

“Lo so, lo so…” mormorò Levi, a bassa voce, imbronciandosi e girandosi a guardare il film. Il broncio non durò a lungo, anche perché era tra le braccia della ragazza che amava.

Per quanto potesse essere bello il film, Levi si addormentò verso metà a causa dei troppi dialoghi, della sola luce della tv ad illuminarle e del calore che riceveva dalla mora. Stern se ne accorse subito che Levi dormiva e sospirò, accarezzandole delicatamente i capelli per non svegliarla.

“Come devo fare con te?...” sospirò lei, a bassa voce, osservandola, lasciando perdere il film. Di fatto, aveva fatto la proposta a Levi solo per passare un po’ di tempo con lei in silenzio, senza che dovesse fare la stronza e negarle tutto. Le piaceva guardare Levi mentre dormiva, perché assumeva un aria carina e tranquilla, ed inoltre perché le faceva dimenticare per un po’ i suoi problemi. Verso la fine del film le diede un bacio a fior di labbra, sorridendo divertita quando Levi mugolò nel sonno, stringendosi a lei.

‘se solo stare assieme non fosse così difficile…’ quel pensiero le scurì il viso e così scosse Levi per svegliarla. Quando vide che l’altra non si sarebbe svegliata la prese in braccio, sapendo che era leggera, portandola nella camera che dividevano, e la stese sul suo letto.

Si sedette sul suo, pensando a come sarebbe stato svegliarsi al suo fianco. ‘non puoi, è inutile che ci pensi ‘ Si morse il labbro inferiore, prima di andare a dormire, dando le spalle a Levi. “Perché è così difficile ignorarti anche quando dormi?”

 


[1]: In Nanoha A’s Portable: the battle of Aces, l’attacco più potente di Dearche è Excalibur.

Note dell’autrice: Ecco il secondo capitolo su Stern e Levi, dove si capisce che Stern è masochista  è un idiota, in tutti i sensi. Spero che vi sia piaciuto e che non ci siano errori grammaticali! Alla prossima!

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Capitolo 7
*** The thunder of friendzone pt2 ***


The thunder of friendzone pt2

Fate sospirò, guardando da lontano Nanoha. Si ricordava ancora le parole di Levi: “confessati. Mettiti in gioco” la faceva facile lei, tanto Stern sapeva ciò che provava – solo un cieco non si sarebbe reso conto di ciò che Levi provava per l’altra – mentre Fate aveva paura di far cessare la loro amicizia, o peggio. Anche se non riusciva ad immaginare qualcosa di peggio di Nanoha che non la considerava più un amica.

Si era innamorata di lei da quando, anni prima, era entrata nel negozio, con due amiche. Fate era rimasta a fissarla per un po’, finché sua sorella non le aveva tirato la guancia. Grazie al videogame che stavano pubblicizzando era riuscita a conoscerla e non riusciva a ricordare un momento in cui aveva guardato qualcun altro nello stesso modo in cui guardava Nanoha. E le dava sui nervi che Nanoha non si fosse accorta di nulla, uscendo con Stern appena lei gliel’aveva chiesto. Si odiava anche perché non le aveva detto nulla.

“Ehi, Fate!” Si girò, vedendo Levi arrivare felice. Era raro che avesse un espressione così allegra in viso. “Come mai così felice, levi?”

“Stern mi ha baciata!” - Fate rimase un attimo senza parole. Stern aveva baciato Levi? La mora che da sempre la trattava male, quasi come uno zerbino  - o a volte anche peggio, secondo Fate.

“Che le hai dato per convincerla?” disse, non riuscendo a credere alle parole dell’inglese
“EHI! Mi ha baciata davvero… Almeno credo” – la bionda alzò un sopracciglio.

“Credi? Come puoi dire di credere che ti abbia baciata, Levi? O lo ha fatto, o non lo ha fatto. E’ semplice anche per te” la ragazza ignorò l’insulto, rispondendole:

“Beh si, stavo dormendo ed ho sentito qualcuno darmi un bacio, ma… dove stai andando?” Levi la seguì, notando che Fate si stava allontanando. “Vado a sotterrare la mia speranza da qualche parte. Diamine Levi, stavi dormendo. E quando dormi dici di sognare unicorni arcobaleno”

“Solo se guardo My little pony. E poi che c’entra questo con il fatto che Stern mi ha baciato?”

“Levi, tu sogni di andarci a letto con Stern – a quelle parole l’inglese avvampò – Sogni di fare di tutto, con la tua amata. Quindi, non mi sorprende che tu abbia sognato che Stern ti abbia baciato. Ed io che ti stavo pure a prendere sul serio” Levi sbuffò offesa, mentre si dirigeva in classe senza salutare l’amica.

 
Ad ora di pranzo, Fate raccolse tutto il suo coraggio e andò dalla rossa, che stava prendendo il suo bento: “Nanoha, non potresti venire un attimo con me sul tetto? Devo dirti una cosa” Nanoha le sorrise, uno di quei sorrisi che facevano sciogliere Fate, prima di annuire. Il tetto era solitamente vuoto, soprattutto ad ora di pranzo. Al massimo c’erano le attrezzature del club di astronomia, ma nient’altro e quindi era un posto perfetto per una confessione d’amore.

Una volta lì Fate iniziò a giocare nervosamente con la manica della camicia, preoccupata. Si sentiva la bocca improvvisamente asciutta e fu Nanoha a dire per prima: “Cosa dovevi dirmi, Fate-chan?” La bionda sospirò, girandosi in modo da stare di fronte a lei.

“Beh… ecco… non so da dove iniziare. Insomma… Ti ricordi quando mi avevi chiesto perché non uscivo con nessuno?”

“Si, me lo ricordo.”  Nanoha si appoggiò alla rete di sicurezza, guardandola.

“mi arrivavano delle lettere di persone che erano interessate a me, ma io li respingevo sempre, perché ero interessata a qualcun altro.” Si avvicinò a Nanoha, guardandola negli occhi, mettendo un braccio sulla rete.

“E a chi eri interessata?” – la domanda di Nanoha era un mormorio e Fate si avvicinò a lei, fino a quando le separava solo un soffio. “A te. – le diede un bacio sulle labbra, che durò meno di un secondo, ma che fu abbastanza per Fate. – Nanoha, vuoi uscire con me?” Fate sperava in un si, non sentendo più il solito peso nel petto, ma quando vide lo sguardo dispiaciuto di Nanoha capì che aveva sbagliato tutto. Le parole dell’altra le giunsero lontane, ma quando le ascoltò le sembrò che tutto andasse a pezzi: “mi dispiace, ma per me sei solo un amica” Fate si allontanò, ignorando Nanoha che la chiamava, andandosene da li. Sentiva il cuore farle male e trattenne le lacrime, andando in bagno. Solo lì iniziò a piangere, singhiozzando.

“L’ho persa per sempre” mormorò tra le lacrime, triste come non lo era mai stata.

Nanoha aveva guardato Fate andare via, senza sapere cosa dirle. Aveva tentato di fermarla, ma era rimasta paralizzata sul posto. Non aveva mentito alla bionda: lei la considerava un’amica, la sua migliore amica, e non aveva intenzione di perderla. Quella rivelazione l’aveva lasciata spiazzata e si chiese quante volte avesse ferito l’altra, e come continuasse a farlo uscendo con Stern e baciando a volte l’altra davanti a lei.

Si sentiva male al pensiero, e si mise a sedere, sentendo che le si era chiuso lo stomaco. Come avrebbe fatto a salutarla di nuovo, come se nulla fosse, e ad andare avanti, sapendo di averla ferita per anni?



Eccoci con il nuovo capitolo! Mentre Diavolo Bianco era via ho fatto rinforzare la porta del bunker. Questo capitolo è incentrato sull'abilità di Friendzonatrice di Nanoha, abilità nota in tutta la serie di Nanoha (Dato che prima spara in faccia a Fate uno Starlight Breaker e poi le dice "sei la mia migliore amica" ).
Spero che vi sia piaciuto, e mi scuso in anticipo per errori grammaticali/ortografici. Alla prossima ^w^

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Capitolo 8
*** Be my king! Pt.3 ***


Be my king pt 3

Erano passate due settimane da quando Dearche era andata via, e Hayate era sempre più giù di morale, tanto che stava ormai quasi sempre ad occuparsi della libreria per non pensarci. Quella mattina non si aspettava di trovarla lì fuori, ad aspettare lei e le altre. Rimase per un po’ a guardarla dalla finestra, prima di finire di vestirsi e uscire di casa, saltandole letteralmente addosso. “Mio re! Sei tornata!” Disse felice, stringendosi a lei mentre Dearche tentava di scrollarsela da dosso: “Che diamine ti sei messa addosso, della colla?! Staccati!” Disse, già nervosa di suo a causa del fuso orario. Alla fine Hayate si limitò ad abbracciarla, stranamente calma, mormorando in modo che solo lei potesse sentire “Mi sei mancata, Dearche” prima che l’altra potesse rispondere, Levi le interruppe, arrivando in quel momento: “Smettetela di fare le piccioncine voi due!  Non è gentile nei confronti di noi povere sfortunate in amore!”  Hayate si staccò, sorridendole e scusandosi, mentre Dearche guardava prima lei e poi Fate, che sembrava giù di morale.

“Cosa è successo?” – chiese, rivolta ad entrambe.

“Nah, niente. Fate si è confessata a Nanoha ed è stata rifiutata” – rispose l’inglese, facendo avvampare la bionda.
“Ho la bocca anche io, sai? E poi, perché gliel’hai detto?”

“Tanto lo avrebbe saputo comunque dalla sua ragazza… o no, Hayate?” prima che la mora rispondesse, Dearche disse, con tono freddo e sguardo quasi di ghiaccio: “Non è la mia ragazza. Muoviamoci che sennò facciamo tardi a scuola” A quella frase tutte e tre si fermarono a guardarla. Hayate fu la prima ad abbassare lo sguardo, ferita dalle sue parole.

Era stata una stupida a pensare che quell’appuntamento e quel bacio fosse significato qualcosa per Dearche. Mentre lei ci aveva pensato in quelle settimane, probabilmente l’inglese non si era fermata neanche un momento a rifletterci. Si avviarono a scuola, mentre Levi si mordeva il labbro inferiore, sentendosi in colpa per la frase che aveva detto.

“Sono già uscite le liste di chi farà la parte dei protagonisti nella recita?”

“Escono oggi, ed hanno scelto di rivisitare la bella addormentata per il festival”

“In che senso?”

“Nel senso è un misto tra la bella addormentata e Biancaneve. Inizia con lei che conosce il principe figo, e finisce che lui la bacia per svegliarla. Ma senza Drago, malefica, sette nani e roba figa” – Levi sbuffò, annoiata.

“Io volevo essere il drago!” disse, riuscendo a strappare un sorriso ad Hayate. Nella bacheca vicino all’entrata c’erano affissi il foglio con i nomi delle persone che avrebbero partecipato e il ruolo scelto.

Stern stava già lì e guardò Dearche, dicendole: “Buona fortuna, principe.” E si allontanò per entrare in classe. La ragazza si avvicinò alla bacheca, velocemente, osservando i nomi, sperando di aver capito male ciò che Stern aveva detto.

Principe: Dearche Kings Claudia;

Principessa: Yuri Eberwein

Come controparte della Principessa, nel caso che a Yuri fosse capitato qualcosa, c’era Hayate e Dearche sospirò, sperando che a Yuri non succedesse nulla fino a recita finita.

Yuri era una ragazza più piccola di un anno rispetto a loro e che Dearche aveva preso sotto la sua protezione, in quanto l’aveva difesa da dei bulli. Da allora erano diventate amiche, in un certo senso. Aveva i capelli biondi ed occhi dorati, la pelle era chiara ed era più bassa dell’altra. “Così sarai tu il mio principe, Dearche?” Le chiese, sorridendole.

“A quanto pare devo sempre salvarti, Yuri.” – Hayate guardò male Yuri, quasi fulminandola con lo sguardo. Non la sopportava, ma in quel momento l’avrebbe voluta eliminare dalla faccia della terra. Avrebbe fatto lei la principessa ed avrebbe avuto lei un bacio da Dearche.

‘ma non sarà un bacio come quello nel parco.’ Al pensiero Hayate arrossì, e si congratulò con le due per i loro ruoli, mentre si dirigeva in classe.

 

Dopo due giorni, Hayate riuscì a trovare il coraggio di chiedere a Dearche di andare a casa sua dopo scuola per provare un po’, giusto nel caso che Yuri non riuscisse a partecipare alla recita – cosa che Hayate sperava vivamente.

Dearche entrò in camera di Hayate, posando la cartella a terra, vicino alla scrivania, mentre Hayate si era seduta sul letto, guardando l’inglese.

“Da che scena vuoi iniziare, allora?” le chiese quest’ultima, sperando che la risposta non fosse quella ovvia che pensava. “Dalla scena in cui si incontrano, e poi continuiamo con tutte le scene in cui sono assieme, ok?” Il tempo passò velocemente mentre le due provavano, fino ad arrivare alla scena del bacio. Hayate si stese sul letto, chiudendo gli occhi, e sentì Dearche avvicinarsi.

‘perché il mio cuore batte così velocemente? E’ solo un semplice bacio a fior di labbra, una semplice scena da provare. Sono sicura che il suo non batte così’ pensò Hayate, arrossendo quando sentì il peso dell’altra sul letto. Dearche si mise a cavalcioni su di lei, appoggiandosi con una mano al letto prima di chinarsi a baciarla, un bacio che durò leggermente più a lungo del necessario, e, quando si staccarono, l’inglese le mordicchiò il labbro inferiore, facendola arrossire leggermente.

‘la scena non prevedeva questo’ pensò la mora, ricongiungendo le loro labbra in un altro bacio, che questa volta durò di più, con sommo piacere della ragazza, la quale mise le braccia attorno al collo di Dearche, approfondendo il bacio. Quando si staccarono l’inglese la guardò, sorridendo quando notò le guance rosse. “Sei diventata così rossa per un bacio? Non mi aspettavo che fossi così pudica…” prima che Hayate potesse protestare, però, le diede un altro bacio, facendole emettere un mugolio di protesta. La baciò con calma e alla fine Hayate si sciolse, ricambiando il bacio. Sentiva il braccio di Dearche attorno alla sua vita e l’altra che le accarezzava il fianco, quasi distrattamente. Quando la strine a se Hayate mugolò di nuovo, questa volta di piacere, senza staccarsi dall’umido bacio e le strinse leggermente la camicia, imbarazzata. Baciare qualcuno non l’aveva mai fatta imbarazzare tanto e non l’aveva neanche fatta rilassare così tanto. Passo le dita tra i suoi capelli, staccandosi per guardare l’altra negli occhi e in faccia. “Anche tu sei diventata rossa, mio re…” mormorò Hayate, abbassando lo sguardo, prima di ribaltare le proprie posizioni, facendo in modo che Dearche stesse sotto. I suoi capelli erano sparsi sul cuscino, e la sua aria estremamente carina fece sorridere la mora, che si chinò come per baciarla, ma si fermò a dei centimetri dalle sue labbra.

“Sai… non sapevo che eri l’erede di una catena di alberghi.” A quelle parole Dearche sembrò riprendersi, e guardò l’altra con sguardo strafottente. “Ed allora? Cambia qualcosa?” – Il suo tono era duro, ma Hayate non ci fece caso, dicendo: “Per me non cambia nulla, cara. Perché non ce lo hai mai detto?”

“Non lo ritenevo necessario… Hayate?” – Dearche guardò scocciata la ragazza.

“Che c’è?” Chiese innocentemente la mora, ricambiando il suo sguardo.

“La smetti di palparmi il seno?” Hayate rise, continuando a tenere la mano lì prima di stendersi al suo fianco. Sentiva il cuore di Dearche battere tranquillamente, come se non avessero fatto nulla.

“Rimaniamo un po’ così?” chiese Hayate, a bassa voce, stringendosi leggermente a lei.

Non voleva che se ne andasse di nuovo, come l’altra volta. Non voleva ancora che quella giornata finisse. “Sei una zecca” Disse Dearche, facendola ridere: sapeva che quello era un si e così si accoccolò per bene tra le sue braccia, chiudendo gli occhi, rilassandosi grazie alla presenza dell'altra. "Ne, Hayate?" - la mora mugolò in risposta, senza spostarsi per guardarla in faccia. "Anche tu mi sei mancata."


Note dell'autrice: Questo capitolo doveva andare in un altro modo, più triste, ma mi sono resa conto che non posso fare metà personaggi depressi e metà stronzi, quindi ho cambiato i miei piani. Ringrazio Wanna be a Neko che ascolta i miei scleri e Diavolo Bianco e Homu homu per le recensioni. Spero che vi sia piaciuto e che non ci siano errori grammaticali, alla prossima!

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Capitolo 9
*** I'm an idiot pt3 ***


I'm an idiot pt3

Nella camera il rumore dei loro baci sembrava riecheggiare, dato che nella penombra era l’unica cosa che si sentiva. Le due ragazze stavano sul letto a baciarsi, felici di farlo finalmente senza problemi. Stern mise le braccia attorno al collo di Levi, guardandola con sguardo dolce e felice. Levi sorrideva come un idiota, prima di darle un bacio all’eschimese. “Stern, ti amo” quel sussurro fece sorridere Stern, che le accarezzò i capelli blu. “Anche io idiota”

Levi le diede un bacio sulla guancia, e poi sotto l’orecchio: “Ripetilo…”

“Cosa, idiota?” Levi le diede un morsetto sul collo, dicendo: “Non quello” Sentì la risata della mora, mentre le baciava un punto in particolare tra il collo e la spalla, sapendo che l’avrebbe fatta sciogliere in poco tempo. “T-ti amo…” mormorò, tra un sospiro e l’altro, accarezzandole la schiena.  Levi si staccò per guardarla in faccia. Le sue guance rosse, il suo sguardo imbarazzato e il suo sorriso felice erano per l’altra la perfezione. Tutto era perfetto. “Ti potrei divorare di baci, se continui a guardarmi in questo modo” Mormorò, dandole un bacio sulla guancia. “Perché non lo fai allora?” Quelle parole fecero avvampare Levi, che la guardò con sguardo emozionato, prima di baciarla di nuovo…

 

“Levi, svegliati… Leeevi, ti sposti così mi fai alzare? Grazie” Levi aprì gli occhi, e guardò con sguardo ancora immerso nel mondo dei sogni Stern e disse: “Buondì” prima di darle un leggero bacio sulle labbra. Lo schiaffo che ricevette la svegliò, e guardò la mora, che era innervosita e… imbarazzata?

Guardandola, Levi si ricordò che aveva poggiato la testa sul suo braccio quella notte, dopo aver avuto un incubo e essere scivolata nel letto di Stern, spaventata. La mora si era svegliata e le aveva tenuto compagnia fino a quando non si erano addormentate entrambe. Si spostò senza dire nulla, liberando il braccio di Stern, prima che quest’ultima la scavalcasse per scendere dal letto.

Ogni volta che aveva un incubo, Levi andava a farsi consolare da Stern, infilandosi nel suo letto e svegliandola, per poi farsi calmare dalla mora fino a quando non si addormentava di nuovo. Poi pensò al fatto che, ancora sognante, l’aveva baciata e avvampò. La guancia non le faceva male – lo schiaffo che le aveva dato Stern non era così forte da farle male o arrossarle la pelle, però si chiese se ora la ragazza la odiasse. E pensare che quello era anche il suo primo bacio. “A saperlo, glielo davo meglio” mormorò, parlando a se stessa. Sospirò e sistemò il suo letto e quello di Stern, prima di aprire il comodino vicino al suo letto e guardare i due biglietti. Quella sera c’era il concerto delle SKE48 in città, aveva lavorato molto per ottenere i soldi necessari per comprare i biglietti, eppure non aveva ancora avuto il coraggio di chiedere a Stern se voleva andare con lei.

Li prese ed uscì dalla stanza, facendo affidamento al suo coraggio e al suo atteggiamento idiota, dirigendosi verso il soggiorno, sperando che la ragazza fosse lì. Quando la vide sospirò e disse, puntando il dito verso di lei a mo’ di Phoenix Write: “Ehi tu! Stasera vuoi venire al concerto delle SKE con me?” Stern e Dearche la guardarono, prima che la seconda scoppiasse a ridere e la prima sospirasse. Era una scelta difficile. A causa del fatto che Levi, spesso – troppo spesso – cantava o ascoltava le loro canzoni, sapeva che erano a sfondo amoroso, quindi sapeva che non era un caso che l’avesse invitata al loro concerto. Però, se non accettava avrebbe dovuto sopportare la sua espressione da cucciolo bastonato per tutta la giornata e, per quanto riuscisse ad evitare di cedere alle richieste di Levi, non pensava che sarebbe riuscita a resistere per tutto il giorno. Inoltre, lei e Nanoha si erano lasciate e non sapeva che scusa inventare per evitare di uscire, dato che non avevano nessun test per il resto del mese.

“Si, ci vengo, basta che non fai l’idiota.” Levi, aspettandosi un rifiuto, iniziò a dire: “Ma dai, stasera non hai nulla... Aspetta… Hai accettato?!” I suoi occhi si illuminarono, prima che iniziasse a saltare per la stanza, diretta in camera sua, felicissima, dicendo ad alta voce: “Io e Stern usciamo assieme!”

“Lo sai vero che ora sarà così per tutta la giornata?” Chiese Dearche, a bassa voce, a Stern, la quale annuì.

“Sai anche che ti starà molto vicina, vero?”

“Si, lo so. Diciamo che per un giorno sarà la mia Hayate.” A quelle parole Dearche sospirò, e si mise una mano tra i capelli.

“Non me la ricordare, ti prego. Almeno non ha ancora fatto capitare un ‘causale incidente’ a Yuri, o peggio.”

“Oggi non uscite assieme?” La ragazza scosse la testa.

“No. Insegna giapponese ad un’amica di Reinforce. Nachtwal mi pare si chiami. E’ tedesca” disse, muovendo la mano come per dire ‘è strana’.

“Rimani a casa, quindi?” – Questa volta fu il suo turno di scuotere la testa.

“No, vado ad aiutarla e a provare un po’. Vi ho preparato qualcosa da mangiare per pranzo, ok?”

“Mi lasci da sola con Levi?” – Sul viso di Dearche comparve un ghigno divertito. “Ovvio! Questa giornata è solo per voi. Tratta Levi bene, sennò subirai la mia terribile vendetta” Pur se doveva essere uno scherzo, Stern sapeva che era seria.

Dearche era già uscita quando Levi ritornò con i capelli bagnati per fare colazione. Si vedeva che era felice, anche perché canticchiava e sorrideva come un ebete. Anche Stern sorrise, dato che vedere Levi davvero felice era una cosa rara. Odiava essere uno dei motivi di quel broncio, e per una volta voleva fare in modo che quel sorriso non si spegnesse.

“Uhm… Stern? – La ragazza arrossì leggermente quando l’altra la chiamò, accorgendosi che la stava fissando – Beh.. solo per oggi… non potresti essere più gentile con me?” Quella piccola richiesta aveva quasi fatto svanire la felicità dal viso dell’inglese, e Stern annuì, sporgendosi per accarezzarle la guancia che le aveva colpito quella mattina. “Certo. E scusa se ti ho dato uno schiaffo, questa mattina. Semplicemente, non mi aspettavo il bacio.”

Levi chiuse gli occhi a quel contatto, sorridendo, per poi baciarle il palmo della mano. “Non preoccuparti, ok?”

“Okaaaay.”
 

 

La giornata passò velocemente, anche perché Stern decise di accontentare la maggior parte delle richieste di Levi, la quale pensava spesso che doveva essere il paradiso, quello. Fu durante il concerto, mentre le SKE cantavano Kataomoi Finally, che, durante il ritornello, sentì Stern dirle, stringendole la mano: “I love you”


Note: ed eccoci qui, eh già! Le SKE48 sono un gruppo di Idol j-pop, 'sorelle' delle AKB48. Un tempo le seguivo molto di più di ora, ma a causa del fatto che alcuni membri del gruppo se ne sono andate, le seguo di meno. Eh che dire, Stern che si confessa a Levi è semplicemente tenera =w= Chissà come la prenderà Levi. Spero che non ci siano errori e che vi sia piaciuto. Alla prossima!

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Capitolo 10
*** The thunder of friendzone pt3 ***


the thunder of friendzone pt3

Nanoha guardò Fate uscire dalla classe, salutandola a malapena. ‘Idiota… Fate-chan, sei un idiota!’  La rossa salutò Hayate, avviandosi da sola e di malumore a casa. Fate la evitava da quel giorno, inventando ogni giorno una nuova scusa, sempre più assurde. Una delle ultime era stata “Voglio imparare il tedesco e quindi vado a fare ripetizioni da Reinforce”

A volte si chiedeva se Fate pensasse che era davvero così idiota da credere a quelle terribili e alquanto improbabili scuse. Non riusciva a stare da sola con lei per un attimo da dirle che aveva lasciato Stern – la quale non l’aveva presa male, anzi le aveva sorriso e le aveva augurato buona fortuna con Fate – e che voleva essere sua amica senza farla soffrire.

Senza Fate si sentiva triste. La bionda era sempre stata al suo fianco, da quando avevano nove anni e non riusciva a vederla lontana da lei. Non avevano mai avuto una vera discussione, ed era la prima volta che si trovavano in una situazione come quella. I suoi tentativi di chiarimento andavano a vuoto, e ciò la faceva solo sentire più infelice e frustrata. Quando inventava una di quelle scuse aveva voglia di prenderla a calci fino a casa sua.

Così quel pomeriggio uscì di casa, diretta al negozio T&H, dove era sicura di trovare Fate, dato che di solito il venerdì era di turno. Era vestita ancora con gli abiti della scuola,  e non se ne era neanche resa conto. Era semplicemente arrabbiata, e voleva chiarire con Fate, anche a costo di inseguirla per mezza città. Entrò, salutando Amy – l’ormai abituale commessa del negozio e ragazza di Chrono – con la mano, mentre cercava con lo sguardo Fate. La notò che stava sullo scaletto a sistemare alcune merci nello scaffale. Si diresse verso di lei a passo deciso, e le disse: “Fate, dobbiamo parlare”

Fate non si girò neanche a guardarla. Conosceva quella voce, e non c’era bisogno che vedesse a chi appartenesse quel tono scocciato, arrabbiato e frustrato. “Sto lavorando, Nanoha, non vedi?”

Il tono di voce della bionda era vuoto, quasi apatico, come se non le interessasse ciò che l’amica doveva dirle. In realtà, non voleva soffrire di più di quanto già non facesse, e per questo la ignorava e cercava di evitarla. Ma lì non poteva scapparsene, e Nanoha l’aveva intrappolata.

“E quando posso parlarti, allora, se scappi sempre?” Fate si morse il labbro inferiore, pensando ‘mai’, ma non lo disse, rispondendole invece:
“Aspetta l’orario di chiusura del negozio, ok?”

Nanoha, però, non si accontentava di quella frase detta solo per farla contenta.

“Promettimelo” – Fate si voltò a guardarla, e per la prima volta la rossa notò nei suoi occhi rabbia nei suoi confronti.

“Accontentati di quello, Nanoha. E se non devi comprare nulla, vattene.” Il tono di Fate la ferì e annuì, dicendole: “Okay, me ne vado. A più tardi.”

Nanoha si allontanò dal negozio, andando a prendere un gelato lì vicino. Per sua fortuna faceva ancora abbastanza caldo per poterlo mangiare, anche se si stava avvicinando l’inverno. Dato che doveva aspettare delle ore, andò a fare una passeggiata nel parco, pensierosa. Si ricordava ancora il giorno in cui Stern le aveva chiesto se poteva diventare la sua ragazza.

 

Pioveva, e Nanoha guardò fuori, sospirando. Si stava annoiando, e Stern le aveva chiesto improvvisamente se poteva venire da lei ed ora la aspettava. Si chiese cosa ci fosse di tanto urgente per far venire Stern, la ragazza con i voti migliori della scuola, a casa sua con così poco preavviso il giorno prima di un test. Doveva davvero essere qualcosa di grave.

Stern bussò poco dopo alla porta di casa, bagnata fradicia.

"Non ti sei portata l'ombrello?" Le chiese mentre la faceva entrare.

"Avevo fretta" rispose lei, guardandola con sguardo indecifrabile. "Cosa è successo, Stern?" Le chiese, mentre andavano in camera sua, in modo da asciugare i capelli della mora.

"Levi... Levi mi ha detto... che mi ama." Era poco più di un sussurro, ma Nanoha sorrise, prima che l'inglese continuasse: "e l'ho rifiutata. E stava facendo quella faccia da cucciolo... mi sentivo in colpa."

"Perché l'hai rifiutata?" Era stato sempre lampante che la ragazza dai capelli blu avesse una cotta per lei e Stern ne era consapevole, eppure aveva sperato che le passasse.

"Perché i miei non l'accetterebbero mai. Dovrei tornare in Inghilterra e stare tre mesi senza vederla. Per non dire che quando inizierà l’università, diventerebbero poche le occasioni per stare con lei… La farei solo soffrire.”
Nanoha sospirò, capendo che Stern, in realtà, amava Levi. L’abbracciò, sentendola tremare.

“Mi dispiace, Stern...” L’inglese si strinse a lei, mentre cercava di non piangere.

“Nanoha, mi puoi fare un favore? – La rossa annuì, e così le disse – Non potresti, per un po’, uscire con me?”

 

Nanoha sorrise, ricordando quel giorno, prima di guardare l’orario. Senza accorgersene, il tempo era volato ed era quasi orario di chiusura. Guardò Fate, che stava all’uscita, e la chiamò, attraversando. Per i pedoni era verde, e si diresse verso la ragazza, in modo che non riuscisse a scappare di nuovo. Vide la sua espressione passare da scocciata a allarmata, e sentì qualcuno frenare, prima che piombasse il buio.

 

“… Uno uno nove, emergenza?”

“Una mia amica è stata investita! Mandate un ambulanza, presto!”


Dopo tanto tempo, ecco il nuovo capitolo. Ringrazio Homu sia per l'aiuto datomi per la fine del capitolo e perché mi fa stare nel suo rifugio. Spero vi sia piaciuto e che non ci siano troppi errori ortografici. Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Darkness ***


Darkness

Nanoha POV

Dove sono? E’ tutto buio qui attorno a me.

“Nanoha! Nanoha, apri gli occhi! Guardami, ti prego!” Chi mi chiama? Questa voce… è familiare? Dove l’ho già sentita? Ah… La testa mi fa male. Apro a fatica gli occhi, e guardo la ragazza che mi tiene tra le sue braccia. Ha gli occhi rossi e i capelli biondi, e piange. Vorrei dirle di non piangere, ma non ci riesco. La lingua non sembra voler funzionare, così mi limito a sorriderle, per farle capire che sto bene.

“Nanoha, mi dispiace, mi dispiace…”

 

Nanoha si risvegliò in ospedale, con attorno la sua famiglia, che la guarda preoccupata. “Nanoha! Stai bene?”

Sorrise, mettendosi a sedere mentre diceva: “Si, mi fa solo un po’ male la testa, non preoccupatevi. Piuttosto, cos’è successo?”

“Sei stata investita da una macchina, tesoro… - Nanoha se lo ricordava, anche se a frammenti. Ricordava i rumori e le sensazioni che aveva provato, ma non ciò che aveva visto – E’ stata Fate-chan ad avvisarci. Ha visto tutto… Quella ragazza è così preoccupata per te, sai?” – La rossa rimase per un po’ in silenzio, prima di chiedere:

“Posso parlare un attimo con lei da sola?” I familiari si guardarono un attimo, prima che la madre annuisse: “Certo tesoro. Ora la facciamo entrare” Era stata Fate a chiamare l’ambulanza, e avevano visto il dolore negli occhi di quella ragazza quando erano entrati. Speravano solo che Nanoha non ce l’avesse con lei.

Quando uscirono dalla stanza, fu il fratello di Nanoha – Kyouya – a dirle che Nanoha voleva parlarle.

Fate entrò titubante, guardando l’amica sul letto. Questa guardava la finestra, e sembrava concentrata nei suoi pensieri.

“Nanoha… Mi dispiace…” mormorò, attirando l’attenzione della rossa, la quale notò il suo sguardo imbarazzato e mortificato.

“Non sei stata tu ad investirmi, quindi non penso che debba scusarti di qualcosa. Piuttosto… Noi due ci conosciamo?” – Improvvisamente, a Fate sembrò che l’avessero investita con un camion. Nanoha… Non si ricordava di lei.


Si, lo so, questo capitolo è più breve degli altri, ma non potevo non renderlo breve. Anche perché non volevo parlare dei millemila complessi mentali di Fate sul fatto che Nanoha si è dimenticata di lei. Ci sarà tempo per questo più tardi. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 12
*** Be my King! pt 4 ***


Be my king

Erano le nove di mattina e Dearche e Hayate erano sedute in un bar, il tavolino che avevano scelto quella mattina era il più appartato del locale. La sera prima Dearche l'aveva chiamata, chiedendole di vedersi il mattino dopo lì. La cosa che aveva convinto la mora ad accettare di vederla a quell'ora presto era stato il tono della ragazza, il quale le sembrava dispiaciuto e, in un certo senso anche speranzoso.

"Allora, cosa dovevi dirmi di tanto importante?" le chiese Hayate, una volta arrivate le loro ordinazioni.

"Come saprai, sono l'unica erede di una catena internazionale di alberghi. Tra due mesi compirò diciotto anni, e per quella data mia madre vuole trovarmi un fiancé; possibilmente di buona famiglia, con senso degli affari e con un attività avviata magari." Hayate la guardò con un sopracciglio alzato, senza capire a cosa volesse alludere l'inglese.

"Cosa centro io in tutto ciò?" Dearche sospirò, sorseggiando il the mentre la guardava.

"Beh, mi sembra che tu abbia fiuto per gli affari, ed inoltre hai da poco aperto un altra libreria in città. - lo sguardo confuso di Hayate per poco non la fece sospirare di nuovo - Hayate, ti sto chiedendo se vuoi diventare la mia fidanzata" La ragazza dagli occhi blu la guardò incredula, assimilando ciò che Dearche le aveva detto. Dearche Kings Claudia, miliardaria inglese, definita da lei miss perfidia, le aveva appena chiesto di diventare la sua fidanzata.

"H-Ho capito bene? Vuoi che io... diventi la tua fiancé?" Hayate la guardava insicura, sperando di non aver frainteso le sue parole.

Dearche annuì, leggermente rossa in viso: "Beh, preferirei passare il resto della vita con te, invece che con qualcuno scelto da mia madre. Come ho notato nell'ultimo mese, non sei l'idiota che tenti di far credere a tutti. Inoltre..." L'inglese si zittì, diventando ancora più rossa e la mora ridacchiò tra se e se, pensando che fosse carina.

"E poi cosa, mio re?" le chiese, con un sorriso leggermente malizioso in viso. La ragazza distolse lo sguardo da Hayate, cercando di trovare le parole giuste per dire ciò che pensava, prima di riuscire a dire:

"Trovo la tua compagnia gradevole, e penso che... che tu mi piaccia. Molto" Dopo quell'ultima parola, le guancie di Dearche erano diventate rosse ed aveva abbassato lo sguardo, iniziando a guardare il suo the.

Hayate era davvero, in quel momento, la sua unica ancora di salvezza dall'inferno che la madre le stava prospettando; inoltre, non sarebbe riuscita a sopportare l'idea di non vedere la mora per tutto quel tempo.

"Si, accetto di diventare la tua fiancé, Dearche" Il sorriso felice di Dearche le scaldò il cuore, e si avvicinò leggermente per darle un leggero bacio sulle labbra, prendendola per mano. Era strano come quel semplice contatto servisse a rassicurare entrambe.

L'inglese la guardò, cercando di trovare le parole giuste, prima di sganciare la bomba: "Mia madre arriverà la prossima settimana, e probabilmente dopo che le darò la notizia vorrà incontrarti." Hayate annuì ascoltandola, mentre mangiucchiava un biscotto.

Una volta che finirono di fare colazione, la mora le chiese se voleva andare un po' a casa sua per farle compagnia, dato che gli altri erano a lavoro.

 

Hayate chiuse la porta dietro di se, dirigendosi in camera sua, seguita da Dearche. Si sedettero sul letto, parlando del più e del meno, fino a quando la giapponese non allungò la mano per accarezzarle la guancia.

"Sai... anche se la tua richiesta non veniva esattamente dal cuore... Grazie. Mi hai resa felice e spero di non deluderti. Non mi importa ciò che dirà tua madre, io rimarrò sempre al tuo fianco"

"Sei una stupida, Hayate" mormorò Dearche, mentre l'altra si avvicinava a lei, sorridente.

"Tua. Per sempre" le rispose, prima di baciarla, un bacio casto e dolce al quale seguirono molti altri; ogni volta che le loro labbra si rincontravano i loro baci diventavano sempre più passionali e desiderosi. Le mani di Hayate iniziarono ad accarezzare timidamente il corpo di Dearche, la quale non pensava minimamente a fermarla. Non era la prima volta che andavano oltre i baci, ma non avevano mai fatto nulla che superasse i preliminari.

Quando fece per toglierle la camicia la guardò incerta sul da farsi, continuando quando notò il cenno di assenso che fece con la testa. Aveva immaginato svariate volte il corpo della ragazza, ma ora era imbarazzata a guardarla e si riscosse solo quando Dearche le disse: "Idiota... Non eri tu quella che mi spiavi nello spogliatoio?" quella frase, detta per farla riscuotere, la fece ridacchiare, e le rispose a fior di labbra.

"Non mi sembra che ti dispiacesse farti osservare, mio re" La zittì con un bacio prima che potesse rispondere, facendola mugolare lamentosamente prima che le scappasse un mugolio di piacere per la mano di Hayate sul suo seno. Quando la mora si staccò la guardò in viso: non aveva mai visto l'inglese così rossa e così imbarazzata; ai suoi occhi quel rossore la rendeva solo più tenera ed attraente. Scese con i baci, decisa a farla finalmente sua.

 
 

Hayate guardò Dearche appisolata al suo fianco, accarezzandole i capelli. Non riusciva ancora a credere che avevano fatto l'amore e che l'inglese si fosse finalmente lasciata andare con lei; osservandola in quel momento, sapeva di avere uno stupido sorriso in viso, ma non poteva farne a meno. "Ti amo, stupida inglese" mormorò tra se e se Hayate, scostandole dal viso una ciocca di capelli, anche se sapeva che stava dormendo. Sarebbe rimasta tutta la vita a guardare quell'espressione pacifica e tranquilla che raramente l'inglese mostrava in pubblico e che aveva visto solo poche volte sul suo viso. Hayate sospirò, prima di chiudere gli occhi e iniziare ad appisolarsi anche lei.


Ecco l'atteso (?) nuovo capitolo di School Days, incentrato su Dearche e Hayate. Spero che vi sia piaciuto ^^ alla prossima UwU

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