School Days di Nezuchan Sketch (/viewuser.php?uid=96135)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Be my king! Pt.1 ***
Capitolo 3: *** The thunder of friendzone pt1 ***
Capitolo 4: *** I'm an idiot pt1 ***
Capitolo 5: *** Be my king! Pt.2 ***
Capitolo 6: *** I'm an idiot pt2 ***
Capitolo 7: *** The thunder of friendzone pt2 ***
Capitolo 8: *** Be my king! Pt.3 ***
Capitolo 9: *** I'm an idiot pt3 ***
Capitolo 10: *** The thunder of friendzone pt3 ***
Capitolo 11: *** Darkness ***
Capitolo 12: *** Be my King! pt 4 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
School Days
"Ragazzi,
queste sono le vostre nuove compagne di
classe. Vengono dall'Inghilterra, quindi siate gentili con loro e
aiutatele ad
ambientarsi. Ragazze, presentatevi" La prima a scrivere il suo nome
alla
lavagna fu una ragazza dai corti capelli grigi e dalle punte nere, con
gli
occhi verde acqua e pelle chiara.
Scrisse
il suo nome alla lavagna in giapponese e non pochi
rimasero sorpresi dal suo singolare e altisonante nome.
"Mi
presento, sono Dearche Kings Claudia, piacere di
fare la vostra conoscenza" la sua voce era tranquilla, come se fosse
abituata a parlare davanti a molte persone.
La
seconda a parlare fu una ragazza dai capelli marroni e
corti, e con occhi blu. Scrisse velocemente il suo nome alla lavagna,
mentre
diceva: "Mi chiamo Stern Starks, piacere"
La
terza era anche quella dall'aspetto più inconsueto. Aveva
i capelli blu chiaro, quasi azzurri ed occhi viola acceso. "Mi chiamo
Levi
Russel, spero che mi aiuterete ad ambientarmi!" Lei e Stern fecero
l'inchino dopo aver parlato, mentre Dearche non si mosse. "Bene...
quelli
sono i vostri posti" disse il professore, indicando loro tre banchi
vuoti
in fondo all'aula.
Anche
nell'aula accanto c'era una nuova alunna, di aspetto
molto simile a Dearche, ma con i capelli e gli occhi di colore diverso:
infatti
aveva i capelli castani, gli occhi blu e sorrideva felice. Le sue due
amiche,
Nanoha e Fate, avevano sul viso lo stesso sorriso. "Io sono Hayate
Yagami,
piacere di conoscervi" Fece un inchino, sorridendo cortese, prima che
il
professore le indicasse il suo posto vicino a Nanoha.
Le ore
passarono in fretta ed arrivò l'ora di pranzo. Le tre
ragazze inglesi non si erano portate nulla da casa, così
andarono in mensa. Davanti
al cibo gli occhi di Levi si illuminarono, mentre deglutiva. "Dearche,
posso davvero prendere ciò che voglio?" le chiese, con occhi
sognanti.
"Si Levi, basta che non svuoti la mensa” Levi prese
velocemente il
vassoio, mettendosi in fila, mentre Dearche e Stern la raggiungevano,
prendendosi il loro tempo. Dopo si diressero verso l’unico
tavolo vuoto della
mensa e solo una volta sedute la mora guardò il vassoio di
Levi, che traboccava
di cibo e così le disse in inglese: “Do you know
that you will get fat, don’t
you?”[1]
Levi sbuffò,
rispondendole nella
stessa lingua: “Shut up. I
will find a sport, so I won’t be fat!”[2]
“Scusate,
questi posti sono liberi?” Dearche alzò gli occhi
verso il gruppetto composto da tre ragazze, ovvero Fate, Hayate e
Nanoha. “Si,
sedetevi pure.” La sua voce sembrò far finire la
discussione tra Levi e Stern,
che ritornarono a mangiare. “Siete le ragazze nuove
dell’altra classe?” chiese,
timidamente, Fate.
“Si,
io sono Dearche Kings Claudia, lei è Stern Starks e la
ragazza che si ingozza è Levi Russel”
“
Ehi!
Non
metterti anche tu!” Protestò Levi, ignorata dalle
sue amiche.
"Io sono Fate, lei è Nanoha e questa è Hayate" Quest'ultima guardò un
attimo Dearche, prima di chiedere: “Dearche della gens
Claudia [3]? E’ un nome…
egocentrico”
“Almeno
se leggo al contrario il mio cognome non mi dice che
sono gay”[4] Hayate rimase un attimo in silenzio, prima di
scoppiare a ridere.
“Sei la prima persona che lo nota, sai?”
“Sono
la prima a fare molte cose” il ghigno divertito non
lasciò la faccia di Dearche, che continuò a
parlare con la mora.
“Ma
è sempre così?” chiese Levi a Nanoha,
in un giapponese
fortemente condizionato dall’accento della madrepatria.
“Già, non preoccuparti.
Anche se non capisco se la tua amica la stava offendendo prima o
no”
“Nah,
non penso. E’ più creativa quando vuole offendere
qualcuno”
Le
ragazze continuarono a parlare tra di loro, fino a quando
la campanella non suonò, mettendo fine alle loro
chiacchiere. “Ci si vede
all’uscita, piccolo re” Disse Hayate, salutando
tutte e facendo infuriare
Dearche, che non riuscì a dirle nulla perché la
mora scappò in classe.
*Tre
anni dopo*
“Hayate,
penso che questa sia la peggiore idea che ti sia
venuta in mente fino ad ora” Fate guardò
l’amica, la quale stava seguendo da
lontano l’oggetto del suo agguato.
“Su, Fate, non ti fidi di me?” Rispose la mora,
guardandola con la coda dell’occhio
ed un sorrisetto in viso.
“Si
arrabbierà, e lo sai. E comunque no, non mi fido di te
quando hai queste malsane idee di farti uccidere di prima
mattina.” Hayate
sbuffò, alzando gli occhi al cielo, prima di avvicinarsi
alle spalle di un'ignara Dearche e palparle il seno, dicendole all’orecchio:
“Buondì, mio re” Si
allontanò velocemente, giusto in tempo per non prendere in
pieno un pugno della
ragazza, che era rossissima in viso: “Ti ammazzo!”
Fate
sospirò, mentre le due ragazze la usavano come palo,
finché Dearche non si fermò ed Hayate si
scontrò contro di lei poco dopo. Il
sorriso diabolico sulle labbra dell’inglese
terrorizzò la mora, la quale chiese
pietà mentre Dearche le tirava un orecchio.
“Buondì, ragazze” Nanoha
salutò le
amiche ed il viso di Fate si illuminò, solo per spegnersi
poco dopo, quando
notò che la rossa stringeva la mano a Stern.
“Buongiorno.”
“Nanoha!
Salvami!” Disse Hayate, implorando l’amica
d’infanzia.
“Dearche, potresti lasciarla?”
“Perché dovrei?” Stern
sospirò, capendo che
doveva sfoderare la sua arma segreta. Si tolse gli occhiali, si
chinò su un
ginocchio e guardò Dearche con faccia tenera, dicendo:
“Ti prego, mio lord”
La
ragazza sospirò, e lasciò Hayate, che si
massaggiò l’orecchio.
“Mi sono persa qualcosa?” Chiese Levi, che era
appena arrivata e aveva una
fetta biscottata alla marmellata in mano. Il suo giapponese era
migliorato da
quando erano arrivate tre anni fa.
“Niente, il solito” Le rispose Fate, sospirando.
“Che
ne dite di incamminarci, sennò arriviamo in
ritardo.” “Hayate,
guarda che è colpa tua se siamo in ritardo”
“E’
mai possibile che nessuno sta dalla mia parte?!”
[1]: "Sai che diventerai grassa così, non è vero?"
[2]: "Sta zitta, Farò qualche sport per non ingrassare!"
[3]: Traduzione libera del cognome di Dearche.
[4]: Al contrario, il cognome di Hayate si legge "imagay", ovvero I'm a Gay.
Ecco la nuova fan fict su Nanoha. Questa è ambientata in un
AU, dove Dearche, Levi e Stern sono studentesse di un programma di
scambio culturale e così si ritrovano in giappone
all'inizio. Poi grazie ai soldi di Dearche grazie alla
buona volontà della ragazza, continuano a frequentare la scuola.
Per quanto riguarda Fate e Nanoha, non preoccupatevi, semplicemente per
motivi rilevanti alla trama, Nanoha ora esce con Stern (da dire che nel
gioco ci prova con lei davanti alla povera fate *coff coff*) Spero che
vi sia piaciuto il prologo :3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Be my king! Pt.1 ***
be my king pt1
Dearche
diede un pugno al sacco appeso in palestra,
arrabbiata. Aveva fatto la fredda per tutte quelle ore, ma adesso
poteva
sfogarsi. Non aveva nulla contro il fatto che Hayate fosse gay
– le sue due
migliori amiche lo erano, e la cosa non la colpiva minimamente
– ma odiava
quando quella stupida ragazza la molestava. Di norma qualcuno del club
di kick
boxing, sport che ormai praticava da due anni, le chiedeva di
allenarsi, ma
quando era infuriata in quel modo la evitavano, lasciando che si
sfogasse con
il sacco e non con loro. Quando si allenava Dearche indossava un top
viola,
assieme ad un pantalone da ginnastica nero. I suoi guantoni erano dello
stesso
colore del top.
‘La odio, la odio, LA
ODIO!’ A volte
sembrava che Dearche odiasse tutto della mora: il tono di
voce con cui la chiamava ‘mio re’, il sorriso
malizioso che a volte le
rivolgeva, le palpate che a volte le dava. Ma più di ogni
altra cosa, odiava il
fatto che, ogni volta che era arrabbiata con lei, la ragazza iniziava
ad occupare
i suoi pensieri, fino a diventare l’unica cosa a cui pensava.
E questo, Dearche
non riusciva a sopportarlo. Diede un calcio al sacco, un calcio veloce
e forte,
che la costrinse a fermarlo perché si stava muovendo troppo.
Di
solito, Dearche era una persona calma e fredda ed era
raro che perdesse il controllo. Ma, per una qualche strana ragione al
mondo,
Hayate riusciva a farle dimenticare tutto ciò che i suoi
genitori le avevano
insegnato sull'essere freddi e razionali. Ma spesso, ciò non
andava a favore
della mora, come quando Dearche se la prendeva con il suo orecchio.
Pur se
si infuriava, la ragazza inglese non era così idiota
da lasciarle lividi che sarebbero stati visibili dal resto della
famiglia
Yagami.
Era
uscita dagli spogliatoi per ultima, con i capelli ancora
umidi dopo la doccia fredda che si era fatta. Con se aveva la borsa con
i
guantoni e si diresse a casa. “Anche tu hai finito tardi, mio
re?” Dearche per
poco non imprecò e si voltò, la rabbia che
iniziava a salirle.
“Che
diamine ci fai tu qui?!” chiese, quasi ringhiando.
Hayate le sorrise dicendo: “Lo sai che sono nel club di arti
marziali,
semplicemente oggi ho fatto tardi.” Dearche non
notò che non la stava guardando
negli occhi, ma più in basso.
“Che
coincidenza…” mormorò, alzando gli
occhi al cielo.
“Sai,
è un vero peccato che non mi sia iscritta anche io a
kick boxing”
“In
effetti avrei un motivo per darti calci e pugni senza
essere sospesa. Però non ne varrebbe la pena se in cambio
dovrei tenerti per
altre due ore vicina.”
“Mi
ferisci così, Dearche… e poi, è un
peccato che non
faccia quello sport, perché con il top sei davvero
carina” L’inglese avvampò,
girandosi verso Hayate e ricordandosi solo in quel momento che si era
rimessa
il top e che aveva la felpa aperta.
“Mi
hai stancata! Perché diamine continui a provarci con
me?! Le tue ragazze non ti soddisfano più?”
L’espressione di Hayate le fece
venir voglia di ridere, perché sembrava smarrita, come se
avesse perso al suo
stesso gioco, però poi ghignò:
“Provarci
con te? Io
non ci provo con te, Dearche… o forse vorresti che lo
facessi?”
“Se
già non ti sopporto ora! Sei tu che mi vieni dietro
sempre, anche quando sei fidanzata!”
“Che
diamine dici?”
“Il
palparmi in
pubblico, chiamarmi mio re e il resto lo dimentichi?!” Hayate
restò un attimo
in silenzio.
“Ah
si, è vero. Me ne ero dimenticata. Non è colpa
mia se
sono morbide” Alzò gli occhi al cielo, pensando
che non doveva abbassarsi al suo
livello, ma ormai era troppo tardi.
“Ma
se non le palpi per più di un secondo?”
“Se
vuoi te le palpo anche per più tempo, devi solo
chiedere”
“ne
faccio a meno, grazie.” Hayate si mise davanti a lei,
guardandola
negli occhi, seria.
“Perché
non facciamo una sfida? Se tu perdi, sarai per un
giorno la mia fidanzata, con tutti i pro e contro che comporta. Se
perdo io,
sarò la tua maid per un intero giorno, servendoti e
riverendoti, chiamando
Ojou-sama e vestendo il classico outfit da cameriera”
– la proposta era molto
allettante e Dearche la guardò, mordendosi il labbro
inferiore con un
espressione che Hayate trovò dannatamente sexy.
“D’accordo.
In
cosa
vogliamo sfidarci?”
“Che
ne dici di tre partite a scacchi e tre scontri? “
“Mi
sta bene. Ma niente calci o pugni in faccia, Hayate.”
“Non preoccuparti, non voglio rovinare il tuo bel faccino,
Dearche. Che ne dici
di tornare a scuola, così ci togliamo di mezzo il pensiero
almeno per gli
scacchi.” Sapevano entrambe che il club di scacchi aveva
perso da alcuni mesi
la chiave per la stanza, ma non ne avevano denunciato ancora la
scomparsa.
In
quell’aula regnava un ordine maniacale e Hayate si mosse
tra i tavoli, andando a prendere i pezzi per la scacchiera, aiutata da
Dearche.
Era strano come, anche se litigavano spesso, le due sapessero lavorare
assieme.
Le tre
partite durarono a lungo e finirono tutte in stallo,
in quanto rimaneva sempre e solo il re. Questa loro intelligenza si
vedeva
anche nei punteggi scolastici, in quanto entrambe riuscivano sempre ad
essere
le seconde a pari merito della graduatoria, con Stern per prima. Non si
erano
accorte dell’orario che si era fatto finché una
Reinforce preoccupatissima non
chiamò Hayate, chiedendole se stava bene.
“Penso
che dovremmo rimandare il resto della sfida, sai?” le
disse, dopo aver attaccato.
“Si,
ho sentito tua cugina a telefono. Sembrava
preoccupatissima.” Dearche non riuscì a reprimere
un sorriso divertito ogni
volta che pensava alla ragazza dai capelli argentei che gestiva, con
Hayate e
le altre, la libreria degli Yagami.
“Che
ne dici di spostare a sabato il resto della sfida? Così
domenica passiamo al premio e ci togliamo il pensiero.”
Hayate guardò Dearche,
che annuì, e poi le diede un bacio sulla guancia, dicendole:
“A domani allora,
mio re…” Quella volta Dearche non si
infuriò come al solito, non le disse
qualche battuta ormai già sentita che faceva parte del loro
copione. Si limitò
a guardarla andarsene, prima di seguirla per tornare a casa anche lei.
Sabato
arrivò in fretta e, quando Dearche tornò a casa,
nessuno capì perché era infuriata, e
perché blaterasse qualcosa su
cioccolatini, fiori e una certa idiota che aveva certamente barato.
Note: Mi ero dimenticata di dire che questo AU è molto simile a quello di innocent, semplicemente cambiano alcune cose. Sono rimasti invariati la libreria di Hayate, il negozio di Precia e Lindy ed altre cose.
Note dell’autrice: Eccoci qui con il primo capitolo. I
capitoli saranno rinominati in tre modi: Be my king, I’m an
idiot e The thunder
of friend zone, in base alla coppia di cui parleranno. Spero che vi sia
piaciuto :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** The thunder of friendzone pt1 ***
Da pubblicare the thunder of friendzone pt1
Fate
stava dormendo, avvolta dal calore delle coperte,
quando sentì il suo telefonino squillare. Lo
ignorò, aspettando che la persona
desistesse, o che rispondesse la segreteria telefonica, e dopo molti
squilli
ripiombò il silenzio. Si rigirò, e mentre stava per
ripiombare tra le braccia di
Morfeo il cellulare la disturbò di nuovo. Si mise a
sedere,
sbadigliando, e rispose, senza vedere chi era: “Chi
è?” chiese, con voce
sonnolenta.
“Nee,
Fate, oggi… o meglio, tra poco, posso venire da te per
tutta la giornata?” – Conosceva bene quella voce e
quel modo di parlare.
“Levi,
ma che… che diamine di ore sono?”
“Le
nove di mattina. Ti prego Fate! Se necessario aiuterò
anche in negozio! Non voglio rimanere sola a casa” Fate
sospirò: “Sola? Dearche
e Stern non ci sono?”
“Dearche
ha qualcosa da fare, ma non so cosa di preciso.
Ieri blaterava di qualcosa riguardante un appuntamento, ma non ci ho
capito
molto. Stern invece si vede con Nanoha.” La bionda
capì perché Levi sembrava
così giù.
“Ok,
va bene. Puoi venire. Dammi cinque minuti che vado ad
avvisare Lindy e Precia”
“Oh,
non penso che ce ne sarà bisogno” Levi chiuse la
chiamata e Fate scosse la testa, alzando la serranda e guardando il
cielo. Era
una bella giornata, perfetta per uscire e sospirò di nuovo.
Andò
a sciacquarsi la faccia e a pettinarsi, prima di
scendere giù.
“Buondì
okaa-san, onee-san… LEVI?!”
“Good
morning, Fate!” – la ragazza dai capelli blu la
salutò, alzando la mano in cui aveva un cornetto. Fate per
un attimo fu tentata
di sbatterla fuori, capendo il senso delle sue ultime parole.
Però, non si
poteva neanche lamentare, poiché spesso aiutava al negozio
di Lindy e sua
madre, ovvero il Treasure and Hobby.
Così semplicemente
accettò il fatto che si fosse imbucata a casa.
“Ciao,
Levi. Sei previdente, vedo: prima ti auto inviti e
poi mi chiami. Okaa-san, Lindy dov’è?”
– Precia Testarossa si girò a guardare
la figlia: la donna aveva capelli neri, occhi viola e un fisico che
spesso
attirava attenzioni indesiderate dai clienti, dato che non dimostrava
l’età che
aveva.
“Buondì,
Fate. Lindy è andata al negozio a fare
l’inventario
e con lei ci sono Chrono e Amy” Fate annuì,
pensierosa. La sua famiglia e
quella di Lindy erano sempre vissute assieme, e le due donne erano
molto
amiche, anche se Fate si aspettava che prima o poi una delle due se ne
uscisse
che stessero assieme. Non che ci credesse molto, ma di solito due
amiche non si
trasferiscono con tutta la loro famiglia per vivere assieme come una
grande
famiglia felice.
Fate
si sedette a tavola, prendendo la tazza di latte che le
porse sua madre e i biscotti dal barattolo, iniziando a mangiare.
“Dopo io e
mamma andiamo ad aiutarli. Potete anche restare a casa, se
volete” Disse
Alicia, la sorella maggiore di Fate, la quale era diventata quasi la
mascotte
del negozio. Era lei che faceva da arbitro agli eventi che
organizzavano,
indossando il suo particolare costume.
“D’accordo, al
massimo andiamo a fare un giro per i negozi, se Levi vuole.”
Fate si girò a
guardare l’amica, notando che era silenziosa
perché stava mangiando. Sospirò,
mentre Precia sorrideva a vedere qualcuno che apprezzava i suoi
cornetti. Ormai
la donna considerava l’inglese di famiglia, dato che spesso e
volentieri
rimaneva lì a mangiare, a studiare o a dare una mano al
negozio e in casa.
Nonostante
Fate la vedesse come una ragazza con la testa tra
le nuvole, sapeva cucinare molto bene e fare i servizi, molto di
più di quello
che aveva immaginato quando l’aveva conosciuta.
“Certo!
Dobbiamo portarvi qualcosa per pranzo al negozio?”
–
Levi lo chiese inclinando leggermente la testa, ma Precia scosse la
mano. “Non
preoccuparti, ha già pensato Lindy a tutto.”
“Okaaaay,
boss” Fate rise alla frase di Levi, prima di
dirle: “Hai la guancia sporca, Levi” e si sporse a
pulirla con un tovagliolo.
Una volta finita la colazione, Fate andò a farsi una doccia
veloce, mentre Levi
si piazzava davanti al televisore. La bionda uscì dal bagno
un oretta dopo, e
sentì l’altra cantare ad alta voce la sigla di
Adventure Time.
“Che
stagione è?” ogni tanto lo guardava, soprattutto
quando
lei e Alicia si svegliavano tardi.
“Quella
con la principessa di fuoco” fu la risposta e si
sedette accanto a lei.
“Come
va con Stern?” chiese, cautamente. Sapeva che era un
tasto dolente, ma Fate sperava che Stern si accorgesse di Levi, in modo
che
lasciasse perdere Nanoha. Purtroppo, non era ancora cambiato nulla.
“Intendi
se mi continua ad ignorare ogni volta che le chiedo
di uscire, mi confesso o la guardo con occhi sognanti? Si, continua a
farlo. Lo
sai che se fosse successo qualcosa mi trovavi da te, a qualsiasi ora,
per
dirtelo”
“Lo
so, lo so. Scusa è che vorrei tanto che lasciasse
perdere Nanoha…” Levi si trattenne
dall’alzare gli occhi al cielo. Fate aveva
tante qualità, ma l’essere coraggiosa con la rossa
non era una di queste.
“Confessati.
Mettiti in gioco. Potrebbe anche lasciarla e
Nanoha si mette con uno di quelli che sembrano dei modelli. O con
Chrono. E lì
sarebbe peggio” – Fate sbiancò
all’ultima frase di Levi, prima di darle un
pizzico sulla guancia. “Non provare neanche a dirlo! Se
Chrono si mettesse con
lei… lo farei a pezzi!”
Fate
era infuriata, e Levi l’allontanò con un dito.
“Calma,
stavo solo ipotizzando. Comunque, giochiamo a qualcosa?”
L’inglese la guardò
con i suoi occhioni viola e Fate sospirò. “Scegli
tu che gioco?” Levi l’abbracciò,
in un impeto di affetto, dandole un bacio su una guancia e andando
subito a
prendere un gioco dalla mensola.
Fate
la guardò, con un sorriso divertito sul viso. Levi era
come una sorella minore, sempre iperattiva e entusiasta, schietta su
ciò che
pensava e combina guai. Neanche la bionda, però, aveva
notato la tristezza
dietro a quel sorriso.
Note dell'autrice: Questo è il secondo capitolo, dove si parla
di Fate e di Levi. Come si può facilmente capire, entrambe non
hanno una vita amorosa facile. Mi scuso per eventuali errori
grammaticali/ortografici. Spero vi sia piaciuto ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** I'm an idiot pt1 ***
DA PUBBLICARE i'm an idiot pt1
Non
dovrebbe stare lì. Stern sospirò e si rigirò nel letto,
affondando la testa nel cuscino, sentendo un odore familiare nella
stoffa. Nel
profondo, sapeva che quello che stava facendo era sbagliato, ma era da sola, e nessuno
poteva sorprenderla in quel momento di debolezza. ‘devi
vederti con Nanoha. Non
ricordi che hai inventato questa scusa
per evitarla?’ il
pensiero la colpì come una secchiata di acqua fredda e
si mise a sedere, subito, guardandosi attorno alla ricerca dei suoi
occhiali.
Erano sul suo letto, e così si sporse a prenderli. Era miope
e senza ci vedeva
malissimo. Sospirò, aggiustando il letto dove si era stesa
per un ora a
scappare dai suoi stessi pensieri.
Andò
in bagno, lavandosi velocemente e sciacquandosi la
faccia. Ogni volta si sentiva un automa. Non sapeva neanche come
riusciva a
guardarla in quei suoi occhi viola da cucciolo bastonato e a rifiutarla
ogni
volta. ‘non
pensarci. Vai avanti come hai
sempre fatto’ Andò
a scegliere dei vestiti dall’armadio, e prese i primi
che le capitarono d’avanti. Una maglia viola a righe
verticali, una gonna nera,
delle calze dello stesso colore e degli stivali per completare.
Un
miagolio distolse la sua attenzione dai vestiti e guardò
uno dei suoi gatti, Steyn – come lo aveva chiamato Levi.
Aveva il pelo marrone e
occhi blu, e per la ragazza dai capelli blu somigliava
all’inglese dai capelli
castani. Stern lo accarezzò, dicendo: “Si, lo so,
devo mettervi il cibo.” Il
gatto miagolò, come se capisse Stern e si
allontanò, diretto verso la cucina.
Stern
mise in una ciotola i croccantini, dicendo: “Non sono
tutti tuoi, ok?” Steyn miagolò soddisfatto, prima
di tuffare la testa nella
ciotola.
Dopo
aver preparato una borsa con il portaocchiali ed altre
cose uscì, diretta dall’amica. ‘no, non
amica. E’ la tua ragazza.’
A volte Stern odiava il suo cervello. “Sta
zitto” mormorò, tra se e se. Una volta arrivata a
casa di Nanoha bussò,
aspettando che aprissero. Fu la sorella di Nanoha ad aprire, la quale
la
guardò: “Sola?”Stern si
ricordò delle parole della rossa sul fatto che sua
sorella adorava Dearche [1]. “Si, solo io” rispose,
sorridendole. “Mia sorella
sta ancora nel letto, se vuoi andare a svegliarla.”
Annuì,
salutando i genitori di Nanoha mentre saliva in
camera sua. Una volta lì aprì le tende, alzando
la serranda e poi togliendo la
coperta da sopra la testa della rossa, che la guardò con
occhi pieni di sonno.
“Ti odio, quando fai così.” Stern rise,
chinandosi a darle un bacio sulla
fronte. “Buondì anche a te. Vuoi poltrire a letto
vedendo qualche film,
studiare o uscire.” Nanoha ci pensò un attimo,
prima di risponderle: “Vada per
i film. Però prima devo fare colazione. E’ mai
possibile che sei sempre così
mattiniera?” Sbuffò la rossa, guardando Stern.
“Sei tu che dormi troppo.”
Nanoha la guardò, prima di prendere la mora per un braccio e
attirarla a se.
“Che ne dici di un bacio del buongiorno?” Stern le
diede un bacio leggero sulle
labbra, staccandosi quasi subito. Nanoha rise alla sua espressione e le
scompigliò i capelli. “Vado a fare colazione. Tu
hai già mangiato?”
“Si,
ho preso qualcosa per strada.” Mentì, anche se non
le
importava molto. Aveva imparato a controllare la fame da tempo, ormai.
“okay,
okay. Scegli un film da vederci nel frattempo,
allora” Nanoha si alzò, mettendosi le pantofole e
scendendo a fare colazione.
Sapeva che Stern, in realtà, non provava nulla nei suoi
confronti a parte
amicizia, anche se si divertiva a stuzzicarla. Inoltre, Stern le dava
una mano
con lo studio, cosa che non le dava affatto fastidio. Quando
ritornò su, trovò
Stern sul letto, che la aspettava mentre giocava con il suo DS.
“Brain
training?” chiese, dato che di solito giocava a sudoku da
lì. “E’ così
ovvio?”
Nanoha rise, e si stese accanto a lei. “Che film hai
scelto?”
“Madoka,
il primo”
“Non
è giusto! Così mi costringi a vederlo.”
“Almeno
io non lo so a memoria come Levi ed Hayate.”
“Solo perché sei senza cuore. Sennò
avresti risposto già si ad ogni cosa che ti
avrebbe chiesto Levi” A quella frase Stern si
incupì e non rispose. Ogni volta
che rifiutava qualcosa a Levi si sentiva male, come se stesse facendo
qualcosa
di sbagliato, anche quando le diceva no ad una sciocchezza.
“vediamoci il film,
va.”
Nanoha
si morse il labbro inferiore, sapendo di averla
ferita, e mise play.
Alla
frase “sono davvero un idiota” di Sayaka, Stern non
poté che trovarsi d’accordo. Era davvero un idiota.
[1]: Non so se in una doujinshi o no, comunque c'è la sorella di
Nanoha che spupazza Dearche. Qui
Note: Già sto al terzo capitolo °^° stranamente per
questa storia ho l'ispirazione, quindi finché c'è la
sfrutto xD come al solito, spero che non ci siano errori, in caso
contrario vi chiedo scusa, e spero vi sia piaciuto. Per preucazioni
(tipo che qualcuno mi voglia ammazzare per il bacio tra Stern e Nanoha)
vado a chiudermi in un bunker. Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Be my king! Pt.2 ***
DA PUBBLICARE
Dearche
era fuori alla porta di casa di Hayate, con in mano
un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini. Indossava una giacca
blu che
copriva una camicia nera con sotto una gonna viola, e non sembrava
esattamente essere
a proprio agio a stare lì fuori, mentre attendeva che
qualcuno le aprisse la
porta, sperando che non fosse Signum o Vita. Non sapeva se Hayate aveva
detto
qualcosa alla sua famiglia, o almeno a tutti i suoi componenti. Per
fortuna, fu
la mora ad aprirla, che la salutò con un bacio sulla
guancia, vicino alle
labbra, facendola arrossire.
“Buongiorno
- disse la ragazza dai capelli grigi,
aggiungendo poco dopo – Sono per te.” E le porse i
fiori e i cioccolatini.
Hayate sorride. “Buondì a te. Grazie per il
pensiero” La mora pensò per un attimo
di darle un bacio, ma non voleva farla imbarazzare ancora di
più. “Entra un attimo, che così vado a posare i
fiori e a prendere le ultime cose prima di uscire” Dearche
annuì ed entrò, andando a sedersi sul divano e
sospirando, mentre Hayate spariva dalla sua
vista. Si
mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, pensierosa.
Doveva ammettere che
non sapeva dove portare l’altra di preciso. Aveva pensato al
cinema, ad una
passeggiata al parco, ma non aveva altre idee. Stern le aveva
consigliato di
‘essere se stessa’, ma non sapeva quanto potesse
essere una strategia vincente.
Sospirò di nuovo. Perché si stava facendo mille
problemi per una sola giornata?
Dopotutto, il giorno dopo sarebbe tornato tutto come prima.
“Dearche,
andiamo?” Hayate stava scendendo le scale e lei si
alzò, guardandola. La mora indossava un cappello bianco, una
felpa azzurra ed
un pantaloncino di jeans. L’inglese annuì, e
iniziarono ad incamminarsi verso
il parco.
Una
volta lì la mora cercò la mano di Dearche,
stringendola
e sorridendole. “Come sta andando con la libreria?”
Chiese l’altra,
intrecciando le sue dita con quelle di Hayate. “Gli affari
stanno andando bene.
Stavamo progettando di aprire un altro negozio, magari
dall’altra parte della
città.” Dearche annuì, pensierosa.
Hayate si ricordava ancora il giorno in cui
avevano scoperto che l’inglese era brava in economia. Erano
riunite tutte al
T&H, il negozio della famiglia di Fate, e mentre davano una
mano a
sistemare tutto per il torneo, Lindy aveva chiesto a Precia di andare
in
disparte. Avevano iniziato a discutere, fino ad alzare la voce,
facendosi
sentire dalle ragazze. Dearche aveva chiesto se c’era
qualcosa che non andava e
aveva preso il libro del conto in bilancio, iniziando a fare vari
calcoli per
controllare che tutto fosse corretto. Dopo un ora aveva trovato
l’errore e
aveva riconsegnato tutto alle due donne, che la guardavano stupita.
“Ehi,
terra chiama Hayate! Cosa vuoi fare?” Hayate la
guardò
un attimo confusa, elaborando la domanda prima di rispondere.
La
giornata passò in fretta, forse troppo in fretta per
Hayate. L’inglese aveva mostrato un lato gentile che la mora
non conosceva
affatto, un lato quasi cavalleresco.
L’aveva portata a
pranzo in uno dei migliori ristoranti della città, poi
erano andate alla sala giochi e al cinema. Hayate aveva scelto un film
romantico – o, per meglio dire, smielato e
Dearche non si era lamentata. Era stata una giornata dolce, una
giornata in cui
nessuna delle due aveva cercato di litigare con l’altra.
Anche se mancava
ancora qualcosa per completare la serata, secondo la mora.
Avevano
deciso passare gli ultimi minuti assieme sedute su una panchina nel
parco,
in un luogo separato dalla via centrale. Hayate aveva poggiato la testa
sulla
spalla di Dearche e la guardava, mentre si stringeva nella giacca che
le aveva
dato. “Ti è piaciuta la giornata di
oggi?” le chiese, insicura, Hayate. Aveva
paura di un rifiuto, o di un secco no.
“Tutto
sommato, si. Sei una persona simpatica quando non
tenti di saltarmi addosso.” Si sentì rassicurata
da quelle parole, ma non poté
fare a meno di avvicinarsi al suo orecchio, mormorando: “Sei
un egocentrica
senza speranze, sai?”
“Senti chi parla…” I loro volti erano
vicini, e Hayate riusciva a sentire il
respiro di Dearche sulle sue labbra, quasi come una tentazione. Si
guardarono
negli occhi, entrambe rosse in viso, prima che una delle due annullasse
quella
distanza che li separava. Quando le loro labbra si unirono, Hayate
rabbrividì,
stringendosi a Dearche mentre la baciava. La mora si sentiva strana.
Quello non
era il suo primo bacio, eppure sentiva il cuore batterle forte e si
sentiva
dannatamente insicura delle sue azioni. Mise le braccia attorno al
collo
dell’inglese, mentre sentiva l’altra cingerle la
vita.
Leccò
il labbro di Dearche per un secondo, imprimendosi nel
pensiero il dolce sapore delle sue labbra, prima di continuare a
baciarla,
mettendole una mano tra i capelli. Si staccarono solo per un attimo, e
Hayate
sentì l’altra mormorare il suo nome con voce
imbarazzata e leggermente bassa,
quasi roca, cosa che le bastò per farla rabbrividire di
nuovo. La baciò, questa
volta facendo in modo che l’inglese le permettesse di
approfondire il bacio. Si
erano completamente dimenticate di dov’erano, immerse nel
loro piccolo mondo.
Hayate emise un piccolo mugolio, prima che la suoneria del cellulare di
Dearche
le costringesse a staccarsi. La mora osservò per un attimo
l’altra, che aveva
le pupille leggermente dilatate e le guance rosse, non solo per
l'imbarazzo. “Rispondi,
su…” le mormorò, anche se non era
quello il suo desiderio. “O-okay…”
Dearche sembrava tenera in quel momento,
completamente diversa dalla persona che Hayate ogni giorno stuzzicava.
Era così
carina da farle venire voglia di averla tutta per se. Quando Dearche
vide il
nome sul display, però, sembrò riassumere la sua
solita compostezza, e rispose.
“Good
morning, mother… I am
fine, thanks. You and father?... ah, I see. I’ll try to take
the first fly for
London, then. I will call you when I have the ticket, ok? Yes.
Goodbye” [1]
Hayate
aveva seguito la conversazione,e aveva notato la
faccia dell’inglese diventare più seria. Una volta
che posò il telefono la guardò,
dicendole: “Penso che la nostra serata debba finire qui,
Hayate.” Quelle parole
la ferirono, assieme allo sguardo freddo e quasi senza sentimenti che
la caratterizzavano.
“O-ok…”
Dearche la riaccompagnò a casa, salutandola. “Ci
vediamo domani, no?” Chiese la
mora, sulla soglia della porta. “Non lo so. Penso che
sarò assente per un po’
da scuola.” “Okaaaay. Spero che torni presto da
Londra.” Chiuse la porta dietro di se, andando direttamente in
camera sua, mordendosi il labbro inferiore, senza capire perché
provava un improvviso bisogno di piangere.
Una
volta a casa Dearche si mise una mano tra i capelli,
sospirando. Sapeva che sarebbe spuntato qualcosa dalle analisi di suo
padre
prima o poi – era un fumatore accanito, ed era anche
leggermente obeso, anche
se non l’avrebbe mai ammesso – ma non si aspettava
che stesse male e svenisse a
casa, e proprio alcuni giorni prima di concludere un affare.
Andò in camera
sua, senza neanche controllare se Stern e Levi fossero tornate, e si
mise a
cercare un biglietto aereo. Solo una volta che si stese sul letto si
concesse
di pensare a ciò che era successo, e si sfiorò le
labbra, pensierosa.
Si ricordava il suo mugolio,
la sua
espressione e ciò che aveva provato quando si erano baciate.
E la cosa la
preoccupava quasi quanto le notizie su suo padre. Sospirò,
leccandosi le labbra
in un gesto involontario e sentì il sapore di Hayate,
capendo perché quella
mattina era così preoccupata: non voleva deluderla.
“Sono
a casa!” – la voce di Levi la distolse dai suoi
pensieri, e si alzò, andando ad accoglierla per darle la
notizia.
Note:
[1]: “Buongiorno, madre… Sto bene, grazie. Tu e
papà?... Ah, capisco. Tenterò di trovare il primo
volo per venire a Londra,
allora. Ti chiamo quando ho i biglietti, d’accordo? Si,
ciao”
Note
dell’autrice: Se continuo così in un mese finisco
la
Fan fict o.ò Anyway, buondì. Questo capitolo
(come si può vedere) è incentrato
su Dearche e Hayate. Devo farvi le mie scuse perché nel
prologo e nel primo
capitolo ho descritto Dearche come bionda a causa di alcune fan art, ma
in realtà
ha i capelli grigi. Dopo questo capitolo cercherò di aggiornare
anche qualche altra storia che non aggiorno da una vita. Alla prossima,
quindi^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** I'm an idiot pt2 ***
DA PUBBLICARE I'm an idiot pt2
Levi
guardò Hayate, che sembrava triste. Era da cinque
giorni che Dearche era ritornata a Londra, e la mora era diventata meno
allegra
del solito. Tranne Stern e Nanoha, le altre tre ragazze del gruppo
sembravano
essersi spente e l’inglese dai capelli blu e la mora erano
fin troppo
silenziose. Alla fine, a causa di un test imminente, Levi chiese aiuto
ad
Hayate per studiare
– ed anche perché Stern l’aveva
convinta dicendo che avrebbero visto un film assieme se
l’avesse fatto.
Così
quel giorno Levi si era presentata a casa sua, con un
mezzo sorriso sul viso: “Sorry Hayate, ma non so a chi altro
chiedere.” Le
disse, sulla soglia della porta, mentre entrava.
“Non
preoccuparti Levi, non sei di troppo. Anzi, non sapevo
che altro fare” Si misero sul tavolo in cucina e Hayate
iniziò a spiegarle ciò
che non aveva capito – ovvero gran parte degli argomenti che
doveva portare.
Dopo un po’ la mora capì che, per far impegnare
Levi, doveva premiarla con
qualcosa ogni volta che rispondeva bene, ricordandole Zaphira, il suo
cane.
Verso
le sei Signum ritornò a casa e guardò Levi per un
attimo, prima di sospirare e sedersi sul divano, accendendo la tv. La
donna dai
capelli rosa aveva un conto in sospeso con Dearche perché
aveva fatto piangere
Hayate, e lei non era gentile come Reinforce.
“passiamo alla notizia
dell’ultimo minuto: il proprietario della catena degli hotel
Excalibur [1], Arthur Kings Claudia, è morto a
causa di
una malattia cardiaca.” –
Levi, sentendo il nome si alzò, andando a
sedersi accanto alla donna, guardando interessata la TV
“certo che Dearche avrà
un bel po’ da fare ora, eh?” mormorò tra
se e se, senza essere sentita da
Hayate.
“… lasciando il gravoso
compito di gestire l’attività alla figlia quasi
maggiorenne, Dearche Kings
Claudia, da poco tornata in Inghilterra per…” “CHE
COSA?!” Hayate quasi
gridò e guardò prima Levi e poi la TV, mentre
l’inglese si ricordò che nessuna
delle loro amiche giapponesi sapeva di preciso cosa faceva la famiglia
della
ragazza: sapevano solo che era molto ricca.
“Levi…
non c’è mica qualcosa che devi dirmi?”
Levi guardò la
sua borsa, che stava alle spalle di Hayate e sorrise, dicendo:
“No, nulla –
Hayate fece per avvicinarsi e lei aggiunse – io non
devo dirti nulla.
Penso che sia una decisione di Dearche se dirtelo o no.”
“Stern lo sa?” – chiese la mora, mentre
Levi si preparava ad uscire.
“Si. I genitori erano… cioè, sono soci
in affari dei Kings Claudia, quindi si,
lo sa” Levi fece per andarsene, ma l’altra la
fermò: “Ti stai dimenticando il
film per te e Stern, Levi.”
“Oh…
Thank you, Hayate”
Levi
era tornata a casa entusiasta, dato che quella sera
Stern avrebbe dovuto vedersi un film con lei. L’amica le
aveva prestato Fucking
Amal , film a detta sua molto bello. Ma non sapeva quanto potesse
fidarsi del
giudizio di Hayate, quindi aveva lasciato correre.
Dopo
cena Stern si sedette sul divano, mentre Levi andava a
mettere il disco, felice come un bambino il giorno di natale e poi si
sistemò
tra le braccia dell’altra, che fu costretta a stendersi.
“Sai,
Stern… mi fa piacere vedere questo film assieme…
perché così siamo per un po’
vicine…” Stern la circondò con le
braccia,
dicendole: “sei una stupida, Levi.”
“La
tua stupida.” Mormorò l’altra, a bassa
voce.
“Non
sei mia.” ‘purtroppo’
pensarono entrambe, ma per
motivi diversi: Levi lo pensò perché Stern
continuava a respingerla, mentre Stern aveva le sue motivazioni.
“Lo
so, lo so…” mormorò Levi, a bassa voce,
imbronciandosi e
girandosi a guardare il film. Il broncio non durò a lungo,
anche perché era tra
le braccia della ragazza che amava.
Per
quanto potesse essere bello il film, Levi si addormentò
verso metà a causa dei troppi dialoghi, della sola luce
della tv ad illuminarle
e del calore che riceveva dalla mora. Stern se ne accorse subito che
Levi
dormiva e sospirò, accarezzandole delicatamente i capelli
per non svegliarla.
“Come
devo fare con te?...” sospirò lei, a bassa voce,
osservandola, lasciando perdere il film. Di fatto, aveva fatto la
proposta a
Levi solo per passare un po’ di tempo con lei in silenzio,
senza che dovesse
fare la stronza e negarle tutto. Le piaceva guardare Levi mentre
dormiva,
perché assumeva un aria carina e tranquilla, ed inoltre
perché le faceva dimenticare
per un po’ i suoi problemi. Verso la fine del film le diede
un bacio a fior di
labbra, sorridendo divertita quando Levi mugolò nel sonno,
stringendosi a lei.
‘se solo stare assieme
non fosse così difficile…’ quel
pensiero le scurì il viso e così scosse
Levi per svegliarla. Quando vide che l’altra non si sarebbe
svegliata la prese
in braccio, sapendo che era leggera, portandola nella camera che
dividevano, e
la stese sul suo letto.
Si
sedette sul suo, pensando a come sarebbe stato svegliarsi
al suo fianco. ‘non
puoi, è inutile che
ci pensi ‘ Si morse
il labbro inferiore, prima di andare a dormire, dando
le spalle a Levi. “Perché è
così difficile ignorarti anche quando dormi?”
[1]: In
Nanoha A’s Portable: the battle of Aces, l’attacco
più potente di Dearche è
Excalibur.
Note
dell’autrice: Ecco il secondo capitolo su Stern e Levi,
dove si capisce che Stern
è masochista è
un idiota, in tutti i sensi. Spero che vi
sia piaciuto e che non ci siano errori grammaticali! Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** The thunder of friendzone pt2 ***
The thunder of friendzone pt2
Fate
sospirò, guardando da lontano Nanoha. Si ricordava
ancora le parole di Levi: “confessati.
Mettiti in gioco” la
faceva facile lei, tanto Stern sapeva ciò che provava
– solo un cieco non si sarebbe reso conto di ciò
che Levi provava per l’altra –
mentre Fate aveva paura di far cessare la loro amicizia, o peggio.
Anche se non
riusciva ad immaginare qualcosa di peggio di Nanoha che non la
considerava più
un amica.
Si era
innamorata di lei da quando, anni prima, era entrata
nel negozio, con due amiche. Fate era rimasta a fissarla per un
po’, finché sua
sorella non le aveva tirato la guancia. Grazie al videogame che stavano
pubblicizzando era riuscita a conoscerla e non riusciva a ricordare un
momento
in cui aveva guardato qualcun altro nello stesso modo in cui guardava
Nanoha. E
le dava sui nervi che Nanoha non si fosse accorta di nulla, uscendo con
Stern
appena lei gliel’aveva chiesto. Si odiava anche
perché non le aveva detto
nulla.
“Ehi,
Fate!” Si girò, vedendo Levi arrivare felice. Era
raro
che avesse un espressione così allegra in viso.
“Come mai così felice, levi?”
“Stern
mi ha baciata!” - Fate rimase un attimo senza parole.
Stern aveva baciato Levi? La mora che da sempre la trattava male, quasi
come
uno zerbino
- o a volte anche peggio,
secondo Fate.
“Che
le hai dato per convincerla?” disse, non riuscendo a
credere alle parole dell’inglese
“EHI! Mi ha baciata davvero… Almeno
credo” – la bionda alzò un sopracciglio.
“Credi?
Come puoi dire di credere che ti abbia baciata,
Levi? O lo ha fatto, o non lo ha fatto. E’ semplice anche per
te” la ragazza
ignorò l’insulto, rispondendole:
“Beh
si, stavo dormendo ed ho sentito qualcuno darmi un
bacio, ma… dove stai andando?” Levi la
seguì, notando che Fate si stava
allontanando. “Vado a sotterrare la mia speranza da qualche
parte. Diamine
Levi, stavi dormendo. E quando dormi dici di sognare unicorni
arcobaleno”
“Solo
se guardo My little pony. E poi che c’entra questo con
il fatto che Stern mi ha baciato?”
“Levi,
tu sogni di andarci a letto con Stern – a quelle parole
l’inglese avvampò – Sogni di fare di
tutto, con la tua amata. Quindi, non mi
sorprende che tu abbia sognato che Stern ti abbia baciato. Ed io che ti
stavo
pure a prendere sul serio” Levi sbuffò offesa,
mentre si dirigeva in classe
senza salutare l’amica.
Ad ora di pranzo, Fate raccolse tutto il suo coraggio e andò
dalla rossa, che stava prendendo il suo bento: “Nanoha, non
potresti venire un
attimo con me sul tetto? Devo dirti una cosa” Nanoha le
sorrise, uno di quei
sorrisi che facevano sciogliere Fate, prima di annuire. Il tetto era
solitamente vuoto, soprattutto ad ora di pranzo. Al massimo
c’erano le
attrezzature del club di astronomia, ma nient’altro e quindi
era un posto
perfetto per una confessione d’amore.
Una
volta lì Fate iniziò a giocare nervosamente con
la
manica della camicia, preoccupata. Si sentiva la bocca improvvisamente
asciutta
e fu Nanoha a dire per prima: “Cosa dovevi dirmi,
Fate-chan?” La bionda
sospirò, girandosi in modo da stare di fronte a lei.
“Beh…
ecco… non so da dove iniziare. Insomma… Ti
ricordi
quando mi avevi chiesto perché non uscivo con
nessuno?”
“Si,
me lo ricordo.”
Nanoha si appoggiò
alla rete di sicurezza, guardandola.
“mi
arrivavano delle lettere di persone che erano
interessate a me, ma io li respingevo sempre, perché ero
interessata a qualcun
altro.” Si avvicinò a Nanoha, guardandola negli
occhi, mettendo un braccio sulla
rete.
“E
a chi eri interessata?” – la domanda di Nanoha era
un
mormorio e Fate si avvicinò a lei, fino a quando le separava
solo un soffio. “A
te. – le diede un bacio sulle labbra, che durò
meno di un secondo, ma che fu
abbastanza per Fate. – Nanoha, vuoi uscire con me?”
Fate sperava in un si, non
sentendo più il solito peso nel petto, ma quando vide lo
sguardo dispiaciuto di
Nanoha capì che aveva sbagliato tutto. Le parole
dell’altra le giunsero
lontane, ma quando le ascoltò le sembrò che tutto
andasse a pezzi: “mi
dispiace, ma per me sei solo un amica” Fate si
allontanò, ignorando Nanoha che
la chiamava, andandosene da li. Sentiva il cuore farle male e trattenne
le
lacrime, andando in bagno. Solo lì iniziò a
piangere, singhiozzando.
“L’ho
persa per sempre” mormorò tra le lacrime, triste
come
non lo era mai stata.
Nanoha aveva guardato Fate andare via, senza sapere cosa
dirle. Aveva tentato di fermarla, ma era rimasta paralizzata sul posto.
Non
aveva mentito alla bionda: lei la considerava un’amica, la
sua migliore amica,
e non aveva intenzione di perderla. Quella rivelazione
l’aveva lasciata
spiazzata e si chiese quante volte avesse ferito l’altra, e
come continuasse a
farlo uscendo con Stern e baciando a volte l’altra davanti a
lei.
Si
sentiva male al pensiero, e si mise a sedere, sentendo
che le si era chiuso lo stomaco. Come avrebbe fatto a salutarla di
nuovo, come
se nulla fosse, e ad andare avanti, sapendo di averla ferita per anni?
Eccoci con il nuovo capitolo! Mentre Diavolo Bianco era via ho fatto
rinforzare la porta del bunker. Questo capitolo è incentrato
sull'abilità di Friendzonatrice di Nanoha, abilità nota
in tutta la serie di Nanoha (Dato che prima spara in faccia a Fate uno
Starlight Breaker e poi le dice "sei la mia migliore amica" ).
Spero che vi sia piaciuto, e mi scuso in anticipo per errori
grammaticali/ortografici. Alla prossima ^w^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Be my king! Pt.3 ***
Be my king pt 3
Erano passate due
settimane da
quando Dearche era andata via, e Hayate era sempre più
giù di morale, tanto che
stava ormai quasi sempre ad occuparsi della libreria per non pensarci.
Quella
mattina non si aspettava di trovarla lì fuori, ad aspettare
lei e le altre.
Rimase per un po’ a guardarla dalla finestra, prima di finire
di vestirsi e
uscire di casa, saltandole letteralmente addosso. “Mio re!
Sei tornata!” Disse
felice, stringendosi a lei mentre Dearche tentava di scrollarsela da
dosso:
“Che diamine ti sei messa addosso, della colla?!
Staccati!” Disse, già nervosa
di suo a causa del fuso orario. Alla fine Hayate si limitò
ad abbracciarla,
stranamente calma, mormorando in modo che solo lei potesse sentire
“Mi sei
mancata, Dearche” prima che l’altra potesse
rispondere, Levi le interruppe,
arrivando in quel momento: “Smettetela di fare le piccioncine
voi due! Non
è gentile nei confronti di noi povere
sfortunate in amore!”
Hayate si staccò,
sorridendole e scusandosi, mentre Dearche guardava prima lei e poi
Fate, che
sembrava giù di morale.
“Cosa è successo?” – chiese,
rivolta ad entrambe.
“Nah, niente.
Fate si è
confessata a Nanoha ed è stata rifiutata”
– rispose l’inglese, facendo
avvampare la bionda.
“Ho la bocca anche io, sai? E poi, perché
gliel’hai detto?”
“Tanto lo
avrebbe saputo comunque
dalla sua ragazza… o no, Hayate?” prima che la
mora rispondesse, Dearche disse,
con tono freddo e sguardo quasi di ghiaccio: “Non
è la mia ragazza. Muoviamoci
che sennò facciamo tardi a scuola” A quella frase
tutte e tre si fermarono a
guardarla. Hayate fu la prima ad abbassare lo sguardo, ferita dalle sue
parole.
Era stata una stupida
a
pensare
che quell’appuntamento e quel bacio fosse significato
qualcosa per Dearche.
Mentre lei ci aveva pensato in quelle settimane, probabilmente
l’inglese non si
era fermata neanche un momento a rifletterci. Si avviarono a scuola,
mentre
Levi si mordeva il labbro inferiore, sentendosi in colpa per la frase
che aveva
detto.
“Sono
già uscite le liste di chi
farà la parte dei protagonisti nella recita?”
“Escono oggi,
ed hanno scelto di
rivisitare la bella addormentata per il festival”
“In che
senso?”
“Nel senso
è un misto tra la
bella addormentata e Biancaneve. Inizia con lei che conosce il principe
figo, e
finisce che lui la bacia per svegliarla. Ma senza Drago, malefica,
sette nani e
roba figa” – Levi sbuffò, annoiata.
“Io volevo
essere il drago!”
disse, riuscendo a strappare un sorriso ad Hayate. Nella bacheca vicino
all’entrata c’erano affissi il foglio con i nomi
delle persone che avrebbero
partecipato e il ruolo scelto.
Stern stava
già lì e guardò
Dearche, dicendole: “Buona fortuna, principe.” E si
allontanò per entrare in
classe. La ragazza si avvicinò alla bacheca, velocemente,
osservando i nomi,
sperando di aver capito male ciò che Stern aveva detto.
Principe:
Dearche Kings Claudia;
Principessa:
Yuri Eberwein
Come controparte
della
Principessa, nel caso che a Yuri fosse capitato qualcosa,
c’era Hayate e
Dearche sospirò, sperando che a Yuri non succedesse nulla
fino a recita finita.
Yuri era una ragazza
più piccola
di un anno rispetto a loro e che Dearche aveva preso sotto la sua
protezione,
in quanto l’aveva difesa da dei bulli. Da allora erano
diventate amiche, in un
certo senso. Aveva i capelli biondi ed occhi dorati, la pelle era
chiara ed era
più bassa dell’altra. “Così
sarai tu il mio principe, Dearche?” Le chiese,
sorridendole.
“A quanto pare
devo sempre
salvarti, Yuri.” – Hayate guardò male
Yuri, quasi fulminandola con lo sguardo.
Non la sopportava, ma in quel momento l’avrebbe voluta
eliminare dalla faccia
della terra. Avrebbe fatto lei la principessa ed avrebbe avuto lei un
bacio da
Dearche.
‘ma
non sarà un bacio
come quello nel parco.’
Al pensiero Hayate
arrossì, e si congratulò con le due per i loro
ruoli, mentre si dirigeva in
classe.
Dopo due giorni,
Hayate
riuscì a
trovare il coraggio di chiedere a Dearche di andare a casa sua dopo
scuola per
provare un po’, giusto nel caso che Yuri non riuscisse a
partecipare alla
recita – cosa che Hayate sperava vivamente.
Dearche entrò
in camera di
Hayate, posando la cartella a terra, vicino alla scrivania, mentre
Hayate si
era seduta sul letto, guardando l’inglese.
“Da che scena
vuoi iniziare,
allora?” le chiese quest’ultima, sperando che la
risposta non fosse quella
ovvia che pensava. “Dalla scena in cui si incontrano, e poi
continuiamo con
tutte le scene in cui sono assieme, ok?” Il tempo
passò velocemente mentre le
due provavano, fino ad arrivare alla scena del bacio. Hayate si stese
sul
letto, chiudendo gli occhi, e sentì Dearche avvicinarsi.
‘perché
il mio cuore
batte così velocemente? E’ solo un semplice bacio
a fior di labbra, una semplice scena da provare. Sono sicura che il suo
non
batte così’ pensò
Hayate, arrossendo quando sentì il peso dell’altra
sul
letto. Dearche si mise a cavalcioni su di lei, appoggiandosi con una
mano al
letto prima di chinarsi a baciarla, un bacio che durò
leggermente più a lungo
del necessario, e, quando si staccarono, l’inglese le
mordicchiò il labbro
inferiore, facendola arrossire leggermente.
‘la
scena non prevedeva
questo’
pensò la mora, ricongiungendo le
loro labbra in un altro bacio, che questa volta durò di
più, con sommo piacere
della ragazza, la quale mise le braccia attorno al collo di Dearche,
approfondendo il bacio. Quando si staccarono l’inglese la
guardò, sorridendo
quando notò le guance rosse. “Sei diventata
così rossa per un bacio? Non mi
aspettavo che fossi così pudica…” prima
che Hayate potesse protestare, però, le
diede un altro bacio, facendole emettere un mugolio di protesta. La
baciò con
calma e alla fine Hayate si sciolse, ricambiando il bacio. Sentiva il
braccio
di Dearche attorno alla sua vita e l’altra che le accarezzava
il fianco, quasi
distrattamente. Quando la strine a se Hayate mugolò di
nuovo, questa volta di
piacere, senza staccarsi dall’umido bacio e le strinse
leggermente la camicia,
imbarazzata. Baciare qualcuno non l’aveva mai fatta
imbarazzare tanto e non
l’aveva neanche fatta rilassare così tanto. Passo
le dita tra i suoi capelli,
staccandosi per guardare l’altra negli occhi e in faccia.
“Anche tu sei
diventata rossa, mio re…” mormorò
Hayate, abbassando lo sguardo, prima di
ribaltare le proprie posizioni, facendo in modo che Dearche stesse
sotto. I
suoi capelli erano sparsi sul cuscino, e la sua aria estremamente
carina fece
sorridere la mora, che si chinò come per baciarla, ma si
fermò a dei centimetri
dalle sue labbra.
“Sai…
non sapevo che eri l’erede
di una catena di alberghi.” A quelle parole Dearche
sembrò riprendersi, e
guardò l’altra con sguardo strafottente.
“Ed allora? Cambia qualcosa?” – Il suo
tono era duro, ma Hayate non ci fece caso, dicendo: “Per me
non cambia nulla,
cara. Perché non ce lo hai mai detto?”
“Non lo
ritenevo necessario…
Hayate?” – Dearche guardò scocciata la
ragazza.
“Che
c’è?” Chiese innocentemente
la mora, ricambiando il suo sguardo.
“La smetti di
palparmi il seno?”
Hayate rise, continuando a tenere la mano lì prima di
stendersi al suo fianco.
Sentiva il cuore di Dearche battere tranquillamente, come se non avessero fatto nulla.
“Rimaniamo un
po’ così?” chiese
Hayate, a bassa voce, stringendosi leggermente a lei.
Non voleva che se ne
andasse di
nuovo, come l’altra volta. Non voleva ancora che quella
giornata finisse. “Sei
una zecca” Disse Dearche, facendola ridere: sapeva che quello
era un si e così
si accoccolò per bene tra le sue braccia, chiudendo gli
occhi, rilassandosi grazie alla presenza dell'altra. "Ne, Hayate?" - la mora mugolò in risposta, senza spostarsi per guardarla in faccia.
"Anche tu mi sei mancata."
Note dell'autrice: Questo capitolo doveva andare in un altro modo,
più triste, ma mi sono resa conto che non posso fare metà
personaggi depressi e metà stronzi, quindi ho cambiato i miei
piani. Ringrazio Wanna be a Neko che ascolta i miei scleri e Diavolo Bianco e Homu homu per le recensioni. Spero che vi sia piaciuto e che non ci siano errori
grammaticali, alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** I'm an idiot pt3 ***
I'm an idiot pt3
Nella
camera il rumore dei loro baci sembrava riecheggiare,
dato che nella penombra era l’unica cosa che si sentiva. Le
due ragazze stavano
sul letto a baciarsi, felici di farlo finalmente senza problemi. Stern
mise le
braccia attorno al collo di Levi, guardandola con sguardo dolce e
felice. Levi
sorrideva come un idiota, prima di darle un bacio
all’eschimese. “Stern, ti
amo” quel sussurro fece sorridere Stern, che le
accarezzò i capelli blu. “Anche
io idiota”
Levi
le diede un bacio sulla guancia, e poi sotto
l’orecchio: “Ripetilo…”
“Cosa,
idiota?” Levi le diede un morsetto sul collo,
dicendo: “Non quello” Sentì la risata
della mora, mentre le baciava un punto in
particolare tra il collo e la spalla, sapendo che l’avrebbe
fatta sciogliere in
poco tempo. “T-ti amo…”
mormorò, tra un sospiro e l’altro, accarezzandole
la
schiena. Levi
si staccò per guardarla in
faccia. Le sue guance rosse, il suo sguardo imbarazzato e il suo
sorriso felice
erano per l’altra la perfezione. Tutto era perfetto.
“Ti potrei divorare di
baci, se continui a guardarmi in questo modo”
Mormorò, dandole un bacio sulla
guancia. “Perché non lo fai allora?”
Quelle parole fecero avvampare Levi, che
la guardò con sguardo emozionato, prima di baciarla di
nuovo…
“Levi,
svegliati… Leeevi, ti sposti così mi fai alzare?
Grazie” Levi aprì gli occhi, e guardò
con sguardo ancora immerso nel mondo dei
sogni Stern e disse: “Buondì” prima di
darle un leggero bacio sulle labbra. Lo
schiaffo che ricevette la svegliò, e guardò la
mora, che era innervosita e…
imbarazzata?
Guardandola,
Levi si ricordò che aveva poggiato la testa sul
suo braccio quella notte, dopo aver avuto un incubo e essere scivolata
nel
letto di Stern, spaventata. La mora si era svegliata e le aveva tenuto
compagnia fino a quando non si erano addormentate entrambe. Si
spostò senza
dire nulla, liberando il braccio di Stern, prima che
quest’ultima la
scavalcasse per scendere dal letto.
Ogni
volta che aveva un incubo, Levi andava a farsi
consolare da Stern, infilandosi nel suo letto e svegliandola, per poi
farsi
calmare dalla mora fino a quando non si addormentava di nuovo. Poi
pensò al
fatto che, ancora sognante, l’aveva baciata e
avvampò. La guancia non le faceva
male – lo schiaffo che le aveva dato Stern non era
così forte da farle male o arrossarle
la pelle, però si chiese se ora la ragazza la odiasse. E
pensare che quello era
anche il suo primo bacio. “A saperlo, glielo davo
meglio” mormorò, parlando a
se stessa. Sospirò e sistemò il suo letto e
quello di Stern, prima di aprire il
comodino vicino al suo letto e guardare i due biglietti. Quella sera
c’era il
concerto delle SKE48 in città, aveva lavorato molto per
ottenere i soldi
necessari per comprare i biglietti, eppure non aveva ancora avuto il
coraggio
di chiedere a Stern se voleva andare con lei.
Li
prese ed uscì dalla stanza, facendo affidamento al suo
coraggio e al suo atteggiamento idiota, dirigendosi verso il soggiorno,
sperando che la ragazza fosse lì. Quando la vide
sospirò e disse, puntando il
dito verso di lei a mo’ di Phoenix Write: “Ehi tu!
Stasera vuoi venire al
concerto delle SKE con me?” Stern e Dearche la guardarono,
prima che la seconda
scoppiasse a ridere e la prima sospirasse. Era una scelta difficile. A
causa
del fatto che Levi, spesso – troppo spesso –
cantava o ascoltava le loro
canzoni, sapeva che erano a sfondo amoroso, quindi sapeva che non era
un caso
che l’avesse invitata al loro concerto. Però, se
non accettava avrebbe dovuto
sopportare la sua espressione da cucciolo bastonato per tutta la
giornata e,
per quanto riuscisse ad evitare di cedere alle richieste di Levi, non
pensava
che sarebbe riuscita a resistere per tutto il giorno. Inoltre, lei e
Nanoha si
erano lasciate e non sapeva che scusa inventare per evitare di uscire,
dato che
non avevano nessun test per il resto del mese.
“Si,
ci vengo, basta che non fai l’idiota.” Levi,
aspettandosi un rifiuto, iniziò a dire: “Ma dai,
stasera non hai nulla...
Aspetta… Hai accettato?!” I suoi occhi si
illuminarono, prima che iniziasse a
saltare per la stanza, diretta in camera sua, felicissima, dicendo ad
alta
voce: “Io e Stern usciamo assieme!”
“Lo
sai vero che ora sarà così per tutta la
giornata?”
Chiese Dearche, a bassa voce, a Stern, la quale annuì.
“Sai
anche che ti starà molto vicina, vero?”
“Si,
lo so. Diciamo che per un giorno sarà la mia
Hayate.” A
quelle parole Dearche sospirò, e si mise una mano tra i
capelli.
“Non
me la ricordare, ti prego. Almeno non ha ancora fatto
capitare un ‘causale incidente’ a Yuri, o
peggio.”
“Oggi
non uscite assieme?” La ragazza scosse la testa.
“No.
Insegna giapponese ad un’amica di Reinforce. Nachtwal
mi pare si chiami. E’ tedesca” disse, muovendo la
mano come per dire ‘è strana’.
“Rimani
a casa, quindi?” – Questa volta fu il suo turno di
scuotere la testa.
“No,
vado ad aiutarla e a provare un po’. Vi ho preparato
qualcosa da mangiare per pranzo, ok?”
“Mi
lasci da sola con Levi?” – Sul viso di Dearche
comparve
un ghigno divertito. “Ovvio! Questa giornata è
solo per voi. Tratta Levi bene,
sennò subirai la mia terribile vendetta” Pur se
doveva essere uno scherzo,
Stern sapeva che era seria.
Dearche
era già uscita quando Levi ritornò con i capelli
bagnati per fare colazione. Si vedeva che era felice, anche
perché canticchiava
e sorrideva come un ebete. Anche Stern sorrise, dato che vedere Levi
davvero felice
era una cosa rara. Odiava essere uno dei motivi di quel broncio, e per
una
volta voleva fare in modo che quel sorriso non si spegnesse.
“Uhm…
Stern? – La ragazza arrossì leggermente quando
l’altra
la chiamò, accorgendosi che la stava fissando –
Beh.. solo per oggi… non
potresti essere più gentile con me?” Quella
piccola richiesta aveva quasi fatto
svanire la felicità dal viso dell’inglese, e Stern
annuì, sporgendosi per
accarezzarle la guancia che le aveva colpito quella mattina.
“Certo. E scusa se
ti ho dato uno schiaffo, questa mattina. Semplicemente, non mi
aspettavo il
bacio.”
Levi
chiuse gli occhi a quel contatto, sorridendo, per poi
baciarle il palmo della mano. “Non preoccuparti,
ok?”
“Okaaaay.”
La
giornata passò velocemente, anche perché Stern
decise di
accontentare la maggior parte delle richieste di Levi, la quale pensava
spesso
che doveva essere il paradiso, quello. Fu durante il concerto, mentre
le SKE
cantavano Kataomoi Finally, che, durante il ritornello,
sentì Stern dirle, stringendole
la mano: “I love you”
Note: ed eccoci qui, eh già! Le SKE48 sono un gruppo di Idol
j-pop, 'sorelle' delle AKB48. Un tempo le seguivo molto di più
di ora, ma a causa del fatto che alcuni membri del gruppo se ne sono
andate, le seguo di meno. Eh che dire, Stern che si confessa a Levi
è semplicemente tenera =w= Chissà come la prenderà
Levi. Spero che non ci siano errori e che vi sia piaciuto. Alla
prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** The thunder of friendzone pt3 ***
the thunder of friendzone pt3
Nanoha
guardò Fate uscire dalla classe, salutandola a
malapena. ‘Idiota…
Fate-chan, sei un
idiota!’ La
rossa salutò Hayate,
avviandosi da sola e di malumore a casa. Fate la evitava da quel
giorno,
inventando ogni giorno una nuova scusa, sempre più assurde.
Una delle ultime
era stata “Voglio
imparare il tedesco e
quindi vado a fare ripetizioni da Reinforce”
A
volte si chiedeva se Fate pensasse che era davvero così
idiota da credere a quelle terribili e alquanto improbabili scuse. Non
riusciva
a stare da sola con lei per un attimo da dirle che aveva lasciato Stern
– la
quale non l’aveva presa male, anzi le aveva sorriso e le
aveva augurato buona
fortuna con Fate – e che voleva essere sua amica senza farla
soffrire.
Senza
Fate si sentiva triste. La bionda era sempre stata al
suo fianco, da quando avevano nove anni e non riusciva a vederla
lontana da
lei. Non avevano mai avuto una vera discussione, ed era la prima volta
che si
trovavano in una situazione come quella. I suoi tentativi di
chiarimento
andavano a vuoto, e ciò la faceva solo sentire
più infelice e frustrata. Quando
inventava una di quelle scuse aveva voglia di prenderla a calci fino a
casa
sua.
Così
quel pomeriggio uscì di casa, diretta al negozio
T&H, dove era sicura di trovare Fate, dato che di solito il
venerdì era di
turno. Era vestita ancora con gli abiti della scuola,
e
non se ne era neanche resa conto. Era semplicemente
arrabbiata, e voleva chiarire con Fate, anche a costo di inseguirla per
mezza
città. Entrò, salutando Amy –
l’ormai abituale commessa del negozio e ragazza
di Chrono – con la mano, mentre cercava con lo sguardo Fate.
La notò che stava
sullo scaletto a sistemare alcune merci nello scaffale. Si diresse
verso di lei
a passo deciso, e le disse: “Fate, dobbiamo
parlare”
Fate
non si girò neanche a guardarla. Conosceva quella voce,
e non c’era bisogno che vedesse a chi appartenesse quel tono
scocciato,
arrabbiato e frustrato. “Sto lavorando, Nanoha, non
vedi?”
Il
tono di voce della bionda era vuoto, quasi apatico, come
se non le interessasse ciò che l’amica doveva
dirle. In realtà, non voleva
soffrire di più di quanto già non facesse, e per
questo la ignorava e cercava
di evitarla. Ma lì non poteva scapparsene, e Nanoha
l’aveva intrappolata.
“E
quando posso parlarti, allora, se scappi sempre?” Fate si
morse il labbro inferiore, pensando ‘mai’,
ma non lo disse, rispondendole invece:
“Aspetta l’orario di chiusura del negozio,
ok?”
Nanoha,
però, non si accontentava di quella frase detta solo
per farla contenta.
“Promettimelo”
– Fate si voltò a guardarla, e per la prima
volta la rossa notò nei suoi occhi rabbia nei suoi confronti.
“Accontentati
di quello, Nanoha. E se non devi comprare
nulla, vattene.” Il tono di Fate la ferì e
annuì, dicendole: “Okay, me ne vado.
A più tardi.”
Nanoha
si allontanò dal negozio, andando a prendere un
gelato lì vicino. Per sua fortuna faceva ancora abbastanza
caldo per poterlo
mangiare, anche se si stava avvicinando l’inverno. Dato che
doveva aspettare
delle ore, andò a fare una passeggiata nel parco,
pensierosa. Si ricordava
ancora il giorno in cui Stern le aveva chiesto se poteva diventare la
sua
ragazza.
Pioveva,
e Nanoha guardò fuori,
sospirando. Si stava annoiando, e Stern
le aveva chiesto improvvisamente se poteva venire da lei ed ora la aspettava. Si chiese
cosa ci fosse di tanto urgente per far
venire Stern, la ragazza con i voti migliori della scuola, a casa sua
con così
poco preavviso il giorno prima di un test. Doveva davvero essere
qualcosa di
grave.
Stern bussò poco
dopo alla porta di casa,
bagnata fradicia.
"Non ti sei portata
l'ombrello?" Le
chiese mentre la faceva entrare.
"Avevo fretta" rispose lei,
guardandola con sguardo indecifrabile. "Cosa è successo,
Stern?" Le
chiese, mentre andavano in camera sua, in modo da asciugare i capelli
della
mora.
"Levi... Levi mi ha detto...
che mi
ama." Era poco più di un sussurro, ma Nanoha sorrise, prima
che l'inglese
continuasse: "e l'ho rifiutata. E stava facendo quella faccia da
cucciolo... mi sentivo in colpa."
"Perché l'hai
rifiutata?" Era stato
sempre lampante che la ragazza dai capelli blu avesse una cotta per lei
e Stern
ne era consapevole, eppure aveva sperato che le passasse.
"Perché i miei non
l'accetterebbero mai.
Dovrei tornare in Inghilterra e stare tre mesi senza vederla. Per non
dire che
quando inizierà l’università,
diventerebbero poche le occasioni per stare con
lei… La farei solo soffrire.”
Nanoha sospirò, capendo che Stern, in realtà,
amava Levi. L’abbracciò,
sentendola tremare.
“Mi dispiace,
Stern...” L’inglese si strinse
a lei, mentre cercava di non piangere.
“Nanoha, mi puoi fare
un favore? – La rossa
annuì, e così le disse – Non potresti,
per un po’, uscire con me?”
Nanoha
sorrise, ricordando quel giorno, prima di guardare l’orario.
Senza
accorgersene, il tempo era volato ed era quasi orario di chiusura.
Guardò Fate,
che stava all’uscita, e la chiamò, attraversando.
Per i pedoni era verde, e si
diresse verso la ragazza, in modo che non riuscisse a scappare di
nuovo. Vide
la sua espressione passare da scocciata a allarmata, e sentì
qualcuno frenare,
prima che piombasse il buio.
“… Uno uno nove, emergenza?”
“Una
mia amica è stata investita! Mandate un ambulanza,
presto!”
Dopo tanto tempo, ecco il nuovo capitolo. Ringrazio Homu sia per
l'aiuto datomi per la fine del capitolo e perché mi fa stare nel
suo rifugio. Spero vi sia piaciuto e che non ci siano troppi errori
ortografici. Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Darkness ***
Darkness
Nanoha POV
Dove sono? E’ tutto
buio qui attorno a me.
“Nanoha! Nanoha, apri
gli occhi! Guardami, ti prego!” Chi mi chiama? Questa
voce… è familiare? Dove l’ho
già sentita? Ah… La testa mi fa male. Apro a fatica gli
occhi, e guardo la
ragazza che mi tiene tra le sue braccia. Ha gli occhi rossi e i capelli
biondi,
e piange. Vorrei dirle di non piangere, ma non ci riesco. La lingua non
sembra
voler funzionare, così mi limito a sorriderle, per farle capire
che sto bene.
“Nanoha, mi dispiace,
mi dispiace…”
Nanoha si risvegliò in ospedale, con
attorno la sua famiglia,
che la guarda preoccupata. “Nanoha! Stai bene?”
Sorrise, mettendosi a sedere mentre diceva:
“Si, mi fa solo
un po’ male la testa, non preoccupatevi. Piuttosto,
cos’è successo?”
“Sei stata investita da una macchina,
tesoro… - Nanoha se lo
ricordava, anche se a frammenti. Ricordava i rumori e le sensazioni che
aveva
provato, ma non ciò che aveva visto – E’ stata
Fate-chan ad avvisarci. Ha visto
tutto… Quella ragazza è così preoccupata per te,
sai?” – La rossa rimase per un
po’ in silenzio, prima di chiedere:
“Posso parlare un attimo con lei da
sola?” I familiari si
guardarono un attimo, prima che la madre annuisse: “Certo tesoro.
Ora la
facciamo entrare” Era stata Fate a chiamare l’ambulanza, e
avevano visto il
dolore negli occhi di quella ragazza quando erano entrati. Speravano
solo che
Nanoha non ce l’avesse con lei.
Quando uscirono dalla stanza, fu il fratello di
Nanoha – Kyouya – a dirle che Nanoha voleva
parlarle.
Fate entrò
titubante, guardando l’amica sul letto. Questa guardava la
finestra, e sembrava
concentrata nei suoi pensieri.
“Nanoha… Mi
dispiace…”
mormorò, attirando l’attenzione della rossa, la quale
notò il suo sguardo
imbarazzato e mortificato.
“Non sei stata tu ad
investirmi, quindi non penso che debba scusarti di qualcosa.
Piuttosto… Noi due
ci conosciamo?” – Improvvisamente, a Fate sembrò che
l’avessero investita con
un camion. Nanoha… Non si ricordava di lei.
Si, lo so, questo capitolo è più breve degli altri, ma
non potevo non renderlo breve. Anche perché non volevo parlare
dei millemila complessi mentali di Fate sul fatto che Nanoha si
è dimenticata di lei. Ci sarà tempo per questo più
tardi. Al prossimo capitolo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Be my King! pt 4 ***
Be my king
Erano le nove di
mattina
e
Dearche e Hayate erano sedute in un bar, il tavolino che avevano scelto
quella
mattina era il più appartato del locale. La sera prima
Dearche l'aveva
chiamata, chiedendole di vedersi il mattino dopo lì. La cosa
che aveva convinto
la mora ad accettare di vederla a quell'ora presto era stato il tono
della
ragazza, il quale le sembrava dispiaciuto e, in un certo senso anche
speranzoso.
"Allora, cosa dovevi
dirmi
di tanto importante?" le chiese Hayate, una volta arrivate le loro
ordinazioni.
"Come saprai, sono
l'unica
erede di una catena internazionale di alberghi. Tra due mesi
compirò diciotto
anni, e per quella data mia madre vuole trovarmi un fiancé;
possibilmente di
buona famiglia, con senso degli affari e con un attività
avviata magari."
Hayate la guardò con un sopracciglio alzato, senza capire a
cosa volesse
alludere l'inglese.
"Cosa centro io in
tutto
ciò?" Dearche sospirò, sorseggiando il the mentre
la guardava.
"Beh, mi sembra che
tu
abbia
fiuto per gli affari, ed inoltre hai da poco aperto un altra libreria
in città.
- lo sguardo confuso di Hayate per poco non la fece sospirare di nuovo
-
Hayate, ti sto chiedendo se vuoi diventare la mia fidanzata" La ragazza
dagli occhi blu la guardò incredula, assimilando
ciò che Dearche le aveva
detto. Dearche Kings Claudia, miliardaria inglese, definita da lei miss
perfidia, le aveva appena chiesto di diventare la sua fidanzata.
"H-Ho capito bene?
Vuoi
che
io... diventi la tua fiancé?" Hayate la guardava insicura,
sperando di non
aver frainteso le sue parole.
Dearche
annuì, leggermente rossa
in viso: "Beh, preferirei passare il resto della vita con te, invece
che
con qualcuno scelto da mia madre. Come ho notato nell'ultimo mese, non
sei
l'idiota che tenti di far credere a tutti. Inoltre..." L'inglese si
zittì,
diventando ancora più rossa e la mora ridacchiò
tra se e se, pensando che fosse
carina.
"E poi cosa, mio re?"
le chiese, con un sorriso leggermente malizioso in viso. La ragazza
distolse lo
sguardo da Hayate, cercando di trovare le parole giuste per dire
ciò che
pensava, prima di riuscire a dire:
"Trovo la tua
compagnia
gradevole, e penso che... che tu mi piaccia. Molto" Dopo quell'ultima
parola, le guancie di Dearche erano diventate rosse ed aveva abbassato
lo
sguardo, iniziando a guardare il suo the.
Hayate era davvero,
in
quel
momento, la sua unica ancora di salvezza dall'inferno che la madre le
stava
prospettando; inoltre, non sarebbe riuscita a sopportare l'idea di non
vedere
la mora per tutto quel tempo.
"Si, accetto di
diventare la
tua fiancé, Dearche" Il sorriso felice di Dearche le
scaldò il cuore, e si
avvicinò leggermente per darle un leggero bacio sulle
labbra, prendendola per
mano. Era strano come quel semplice contatto servisse a rassicurare
entrambe.
L'inglese la
guardò, cercando di
trovare le parole giuste, prima di sganciare la bomba: "Mia madre
arriverà
la prossima settimana, e probabilmente dopo che le darò la
notizia vorrà
incontrarti." Hayate annuì ascoltandola, mentre
mangiucchiava un biscotto.
Una volta che
finirono
di fare
colazione, la mora le chiese se voleva andare un po' a casa sua per
farle
compagnia, dato che gli altri erano a lavoro.
Hayate chiuse la
porta
dietro di
se, dirigendosi in camera sua, seguita da Dearche. Si sedettero sul
letto, parlando
del più e del meno, fino a quando la giapponese non
allungò la mano per
accarezzarle la guancia.
"Sai... anche se la
tua
richiesta non veniva esattamente dal cuore... Grazie. Mi hai resa
felice e
spero di non deluderti. Non mi importa ciò che
dirà tua madre, io rimarrò
sempre al tuo fianco"
"Sei una stupida,
Hayate" mormorò Dearche, mentre l'altra si avvicinava a lei,
sorridente.
"Tua. Per sempre" le
rispose, prima di baciarla, un bacio casto e dolce al quale seguirono
molti
altri; ogni volta che le loro labbra si rincontravano i loro baci
diventavano
sempre più passionali e desiderosi. Le mani di Hayate
iniziarono ad accarezzare
timidamente il corpo di Dearche, la quale non pensava minimamente a
fermarla.
Non era la prima volta che andavano oltre i baci, ma non avevano mai
fatto
nulla che superasse i preliminari.
Quando fece per
toglierle la
camicia la guardò incerta sul da farsi, continuando quando
notò il cenno di
assenso che fece con la testa. Aveva immaginato svariate volte il corpo
della
ragazza, ma ora era imbarazzata a guardarla e si riscosse solo quando
Dearche
le disse: "Idiota... Non eri tu quella che mi spiavi nello
spogliatoio?" quella frase, detta per farla riscuotere, la fece
ridacchiare, e le rispose a fior di labbra.
"Non mi sembra che ti
dispiacesse farti osservare, mio re" La zittì con un bacio
prima che
potesse rispondere, facendola mugolare lamentosamente prima che le
scappasse un
mugolio di piacere per la mano di Hayate sul suo seno. Quando la mora
si staccò
la guardò in viso: non aveva mai visto l'inglese
così rossa e così imbarazzata;
ai suoi occhi quel rossore la rendeva solo più tenera ed
attraente. Scese con i
baci, decisa a farla finalmente sua.
Hayate guardò Dearche appisolata
al suo fianco, accarezzandole i capelli. Non riusciva ancora a credere
che
avevano fatto l'amore e che l'inglese si fosse finalmente lasciata
andare con
lei; osservandola in quel momento, sapeva di avere uno stupido sorriso
in viso,
ma non poteva farne a meno. "Ti amo, stupida inglese"
mormorò tra se
e se Hayate, scostandole dal viso una ciocca di capelli, anche se
sapeva che
stava dormendo. Sarebbe rimasta tutta la vita a guardare
quell'espressione
pacifica e tranquilla che raramente l'inglese mostrava in pubblico e
che aveva
visto solo poche volte sul suo viso. Hayate sospirò, prima
di chiudere gli
occhi e iniziare ad appisolarsi anche lei.
Ecco l'atteso (?) nuovo capitolo di School Days, incentrato su
Dearche e Hayate. Spero che vi sia piaciuto ^^ alla prossima UwU
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2434311
|