Fraternity Nightmare

di LittleMusicGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Si parte per Boston ***
Capitolo 3: *** Casa Blake ***
Capitolo 4: *** L'interrogatorio ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Prologo:
Jade Shane, un'agente dell'FBI, specializzata anche in dottorato e interrogatori, un semplicissimo giorno come tutti gli altri va in ufficio dai suoi colleghi e scopre che un killer, lo stesso che hanno cercato di prendere due anni fa e che ha ucciso la sua famiglia, è ancora in circolazione, facendo stragi di famiglie a Boston. La ragazza, dovrà fermarlo. Suo fratello, il killer, dovrà essere preso questa volta.



Capitolo Uno: Un caso illogico.
La sveglia suonò ripetutamente verso le sette del mattino. Imprecai, allungando la mano, prima immersa nelle coperte, per spegnere quell'affare, mettendoci tutta la mia volontà per non buttarlo fuori dalla finestra.
Sbuffai, trovando un pizzico di forza per alzarmi e scendere in cucina a farmi la colazione. Accesi il televisore guardando qualche stupidissimo programma di prima mattina. Personalmente, ogni cosa era stupida e irritabile nei miei confronti appena sveglia.
"Sono le otto..." Pensai, considerando le alte probabilità di un pugno in faccia da parte dei miei colleghi, quando sarei arrivata per l'ennesima volta in ritardo. Afferrai le chiavi della mia macchina e, appena scesi, mi misi al volante, accendendo la radio.
Guidai fino all'ufficio della B.A.U.
***
Spalancai lentamente la porta di vetro. Morgan stava parlando al telefono mediante un'auricolare, emettendo versi e annuendo con la testa, Hotch stava osservando delle foto appese ad un cartellone sul muro, Garcia invece stava osservando dei computer. Tutti gli altri erano seduti davanti ad un tavolino di legno, in silenzio. Mi sedetti accanto a JJ, salutando gli altri con la mano. Loro si limitarono a sorridermi, piuttosto che rompermi le scatole per il ritardo.
"Strano. Molto strano... E' successo qualcosa qui." Pensai, rendendomi conto dell'aria tesa che mi aveva investito non appena fui li dentro.
Emily mi osservava con aria torva, mentre io facevo il possibile per sfuggire al suo sguardo.
Morgan attaccò la chiamata, abbandonando le mani sul tavolo, facendo girare Hotch.
<< Shane... Sei ancora in ritardo. >> Mi fece notare. Ed eeeeeecco la normalità.
Annuii chiudendo gli occhi.
<< Lo so. >> Mormorai.
<< Ma questa volta non importa. >> Alzai un sopracciglio, inviando uno sguardo interrogativo a Reid. Lui fece spallucce arricciando il naso, poi la parola passò a Jason.
<< Sono state trovate delle vittime dentro dei cassonetti di Boston, ad Allston. >> Iniziò, poggiando davanti a me delle immagini.
<< Allston? >> Chiesi. Quella città era.... Era?... Qualcosa mi ricordava, comunque. Elle annuì.
<< Abbiamo trovato anche questo qui, sopra il corpo  di una donna, violentata. >> Spencer aprì la sua borsa, dandomi un blocco note.
Sopra c'era scritta una poesia, non nuova. La lessi tutta, senza neanche respirare, che in quel momento era molto, molto difficile.
<< Lo state facendo apposta!? Mio fratello è morto. >> Dissi. Okey, detto così potrei sembrare una pazza appena uscita dal manicomio con addosso ancora la camicia di forza, ma la verità era che mio fratello è un killer. Due anni fa uccise mia madre, mio padre e molte altre persone, ma dopo scappò. Non lo trovammo piu in America, probabilmente era scappato in chissà quale luogo. Ma come era possibile che fosse tornato? E perche? Sa che lo stiamo cercando, sa che il suo caso è ancora aperto. Avrebbe potuto lasciarci a mani vuote, con un punto interrogativo a bucare le nostre menti. Ma prima si è fatto credere morto. E poi era tornato?
Sfogliai il blocco note, notando delle chiazze di sangue ovunque.
<< Sai bene che Gabe Shane non è morto. >> Mormorò David. Lo guardai, puntando i miei occhi verdi dritti nei suoi.
<< Il fatto è: Se è tornato, c'è un motivo. Ha ucciso davvero tantissime famiglie, compresa... >> Continuò JJ.
<< Ha ucciso molte famiglie. >> Si affrettò a correggerla Reid. Sapeva che ci stavo abbastanza male per la perdita dei miei.
<< Esatto. Quindi vorrei che tu interrogassi James Williams. Fatti dire cosa ricorda di quel giorno, quando sono stati uccisi sua moglie e i suoi tre bambini. >>
<< Vuoi che lo interroghi io? >> Chiesi sorpresa. Non mi facevano quasi mai interrogare nessuno, ma questa era la volta buona.
<< Si, Spencer e Elle verranno con te. >> Disse. Annuii. Per Elle va bene, ma se volevano farmi un favore a portarmi dietro il dottore, allora stanno sbagliando tutto. E purtroppo sbaglio anche io a chiedermi ancora perché mi piaceva così tanto Reid. Una tortura senza fine, avevo realizzato da tempo di essermi innamorata di qualcuno che era troppo impegnato per potermi ricambiare.
<< Andiamo. >> Mi incitò Elle, vedendo il mio sguardo assente.
Mi alzai scattosa dalla sedia, afferrando il mio giacchetto e le chiavi della mia Citroen.
Guidai fino ad un'edificio dove tenevano tutti i killer che prendevamo, tra cui anche il signor Williams. Appena entrammo mostrai il distintivo ad una delle guardie, che ci portò nella sala dell'interrogatorio, dove mi aspettava un'uomo molto grande. Seriamente faceva paura. 
Jade maniteni la calma.
Entrai e mi sedetti, con le foto delle vittime in mano.
<< James Williams, 41 anni, giusto? >> Dissi, posando il foglio con i suoi dati sul bancone che mi divideva da lui.
<< Si. >> Mormorò con voce cupa. Degludii, lanciando un'occhiata a Spencer ed Elle che osservavano e sentivano tutto attraverso un vetro.
<< Daccordo... >> Sospirai.
<< Che cosa vuoi da me. >> Continuò l'uomo.
<< Solo delle semplici domande signore. Stia tranquillo...>> Rassicurai.
<< Ricorda quando c'è stata quella strage in casa sua? Ricorda il volto dell'uomo? >>
<< Ho gia risposto a domande simili. Ho detto di no. >>
<< Bene, sa dove andava per caso? Ha accennato qualche strana frase? >> Continuai, come se sapessi gia le risposte che mi avrebbe dato.
<< Cazzo ho detto di non sapere niente. >> Urlò alzandosi dalla sedia. Il mio cuore evitò un paio di battiti.
<< Signor Williams, stia seduto. >> Disse Elle entrando, accompagnata da Reid. La mia collega fece per avvicinarsi a me, ma io allungai una mano per fermarla.
<< Senta. Forse questa volta potremmo scoprire la verità. Non vuole sapere chi è l'uomo  che ha ucciso la sua famiglia? >> Dissi. Probabilmente le mie parole lo irritarono molto.
<< Mi stai provocando? >> Tuonò l'uomo.
<< Abbiamo trovato corpi di altre vittime. Non la sto provocando, solo chiedendo di aiutarci in questo caso. >> Dissi, guardandolo dritto negli occhi, per non far vedere che avevo un piccolo timore.
<< Ha violentato mia moglie e ucciso i miei figli. >>
<< Come? Ha visto quale tattica utilizzava? >>
<< Ha portato i miei figli nelle loro camere e li ha fatti soffocare davanti ai miei occhi. Ha staccato tutti i loro arti e frantumato le ossa. Poi, passò a mia moglie. La violentò, legandola al letto. Poi gli sparò. >> Spiegò.
<< Daccordo, questo può bastare. >>
<< Ma ora voglio che voi figli di puttana massacriate quel bastardo. >> Disse quando fui quasi per uscire. Mi bloccai udendo quelle parole per pochi secondi, poi uscii.
<< Te la sei cavata bene. >> Si congratulò Elle.
<< Non ci ha detto tutto. >> Commentò invece il ragazzo.
<< Lo so. Ma provocarlo sarebbe servito a qualcosa? Naah, non credo. Avrebbe solo mentito. Era su tutte le furie, amava ancora sua moglie e i suoi figli. >>
<< Ma ricordati che era drogato. E per colpa della droga picchiò sua figlia, la quattordicenne. Non so se ci ha aiutato per il motivo che riteniamo noto. >>
<< Teneva dei bracciali con scritto il nome dei figli. Era sotto effetto di droga, dottore. >> Continuai.
<< Certamente vuole la sua vendetta. >> 
<< E l'avrà. Quello stronzo di mio fratello morirà. Punto. >> Dissi secca, camminando piu avanti dei due. 
<< Da dove cominciamo allora? >> Disse Reid quando fummo gia in macchina.
<< Prima torniamo in ufficio e vediamo che hanno da dire. >> Rispose Elle, accanto a me.
<< Se Gabe ha staccato gli arti dei bambini... Potrebbe trattarsi di qualcosa di personale.>> Mormorai.
<< Mercato nero? >> Ipotizzò Spencer.
<< Mmmh... Non saprei. Eppure, questo è stato due anni fa. Probabilmente ha cambiato non solo soggetti, ma anche tecniche. Guardate le foto. Prima ho notato che tutte le vittime sono donne e, se fate attenzione alle loro braccia, c'è un tatuaggio. Una croce. >> Dissi, rendendogli nota la cosa.
<< Quindi? >> Disse la ragazza, osservando bene la foto.
<< Quindi forse, quella croce potrebbe essere un punto di riferimento per il killer. >> Spiegai.
<< Oppure un modo per confonderci. >> Continuò il giovane dottore.
<< Potrebbe... >> Rifletté lei.
<< Ci sta confondendo. Ancora una volta, dannazione! >> Commentai. I due annuirono.
***
Tornammo all'ufficio della B.A.U, dove ci aspettavano Morgan e Garcia.
<< Avete interrogato Williams? >> Chiese appena entrammo.
<< Non è servito a molto. Questa è la registrazione. >> Disse Spencer, dandogli una cassetta dove c'era registrato l'interrogatorio. Lo guardarono, mentre io e Reid eravamo stati incaricati di riflettere sul caso, partendo da alcuni prototipi del corpo delle donne. 
<< Allora, abbiamo visto che c'erano dei tatuaggi... Qui... >> Dissi incidendo sul prototipo un segno con la penna.
<< No aspetta che fai? >> Disse con voce un po' assente, il ragazzo.
<< Ma come che faccio? Indovina un po genio?! >> Protestai.
<< Io personalmente credo che tutto questo sia inutile. >> Commentò. 
<< Forse hai ragione... Allora, proviamo a renderci utili. Ad esempio, ripensa alle foto. Le croci disegnate sul corpo delle vittime. Probabilmente servivano a qualcosa. Forse era un modo per legarle al letto. I bambini li soffocava ma le donne, le portava al letto. Le violentava uccidendole. E' una specie di maniaco del sesso, non so se mi spiego. Ha in mente altre vittime,questo è palese ormai. >>
<< Ma non ha un senso. Perché lo fa? >> Commentò il ragazzo.
<< Non consiste in questo il nostro lavoro? >> Gli feci notare.
<< I prototipi? >> Mi ricordò.
<< Proviamo a verificare. Non c'è teoria senza pratica. >> Dissi, segnando una croce sul polso del prototipo. Presi una piccola corda e la legai dal suo braccio al bordo del lettino.
<< Vedi, il tatuaggio forse serviva a nascondere i segni. E' esattamente in questo punto che la corda sega, perciò ha fatto questo per nascondere la segatura. Ma sicuramente qualcuno le avrebbe sentite urlare... >> Commentai spostando l'argomendo da "Cosa ha fatto esattamente" a "dove ha violentato quelle povere donne".
<< Forse gli ha messo qualcosa in bocca... >> Ipotizzò il ragazzo.
<< Scotch? La colla avrebbe lasciato dei segni... Credo che fossero solo legate, nel corpo ritrovato non abbiamo rilevato alcun segno sulla faccia, eccetto lividi. >> Teoria del ragazzo, scartata.
<< Ma se non c'erano segni allora non era neanche bendata... >> Iniziò.
<< E se non era bendata, dopo averla violentata l'ha uccisa.>> Conclusi io.
<< Se rimaneva viva allo stupro. >> Soggiunse Reid.
<< Buttando il suo corpo nella spazzatura. Quale razza di idiota farebbe una cosa simile? Lo avremmo scoperto, e lui lo sapeva. E molto bene anche. >> Continuai.
<< Non ha senso tutto questo. >> Si arrese lui.
<< Non ha un filo logico, ma alla fine un senso cell'ha. Dobbiamo solo trovare l'ordine giusto dei fatti. >> Pensai ad alta voce.
Uscimmo dalla sala, andando a riferire quello che ci eravamo detti ad Hotch e gli altri.


Author ^_^
Salve geeente :DD
Questa è una Fanfiction scritta un po' così, dove ho unito diverse puntate di Criminal Minds e ne è uscita fuori questa cosa. In pratica diciamo che se ci sono errori grammaticali o frasi che non filano date colpa al Derby Roma-Lazio XD
Comunque spero che vi piaccia almeno un pochino ino ino :)) BYE BYE, alla prossima

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Capitolo 2
*** Si parte per Boston ***


Capitolo Due: Si parte per Boston.
 

Le ipotesi che erano uscite fuori dalla mia mente e quella di Reid, adesso erano le basi del caso.
<< Si parte per Boston, ragazzi. >> Disse Hotch.
<< Di gia? Non sappiamo dove cercare! >> Protestai.
<< Ti sbagli Jade, sappiamo benissimo dove cercare. Abbiamo trovato il numero di una sua vicina. Dice che non c'è mai a casa, ma passa intere giornate fuori. Quindi questo è gia un'indizio. Garcia potrebbe rintracciare le donne che prende e noi protemmo gia avere un piano. >> Disse sorridendo.
<< Abbiamo un piano? >> Chiese perplesso Reid.
<< No. >> Negò JJ. Dovetti reprimere una risatina alla vista della faccia delusa di Spencer.
<< Quindi quando si parte? >> Chiesi.
<< Tra qualche minuto. >> Rispose Devid, guardando l'orologio.
<< Daccordo, si parte ragazzi. >> Comunicò Jason, entrando nell'ufficio.
***
Eravamo sull'aereo. 
<< Allora qual'è la prossima tappa? >> Chiese Morgan.
<< Andremo a parlare con l'unica donna sopravvissuta, in ospedale. Dopo di che, Garcia cercherà di rintracciare Gabe o le donne che rapisce. Dovremmo dividerci però. >> Rispose David.
Ma qualcosa non quadrava lo stesso. Troppo facile. Lui voleva di piu. Mio fratello è razionale almeno quanto me e non ci avrebbe mai reso le cose così semplici, a meno che non lo volesse.
Scossi la testa.
<< Qualcosa non va? >> Chiese a bassa voce Spencer, per non farsi sentire dagli altri.
<< Stiamo sbagliando tutto. Stiamo facendo esattamente quello che vuole lui. Stiamo facendo tutto al posto suo. Lui vuole noi. >> Spiegai. Lui sembrò comprendermi.
<< Lo so. Se è vero che è tuo fratello è intelligente, e quello che sta facendo non è sistematico. C'è qualcos'altro sotto. >> Disse.
<< Ma per ora è meglio fare come dicono loro. >> Continuò. Annuii.
***
Atterramo ad Allston. Chiamammo Garcia per farci dire dove risiedeva una certa Suzanne Klare, vittima dello stupro di Gabe.
Andammo in ospedale, per parlare con la ragazza.
<< Salve, siamo dell'FBI. >> Disse Morgan mostrando il distintivo.
Il dottore annuì.
<< Chi cercate? >>
<< Suzanne Klare. >> Lui ci portò in una stanza al terzo piano, dove una donna stava leggendo un libro. Appena entrammo ebbe un sussulto.
<< Tranquilla, siamo dell'FBI, vorremo chiederle qualche cosa. >> La rassicurò Reid.
<< Da-daccordo. >> Balbettò lei. Morgan fece un segno a Spencer, che si avvicinò a lei, noi altri aspettammo invece fuori.
Quando il ragazzo uscì ci disse cosa aveva detto di interessante la ragazza.
<< Ha detto che Gabe l'ha portata in un posto buio. Vedeva la luce. Ha detto di essere in un garage. >>
<< Nient'altro? >> Chiesi.
<< Le ha inniettato del sonnifero, quindi non ricorda niente, neanche la voce dell'uomo. Solo che con lei c'erano altre donne. >>
<< Bene, può bastare. Chiamate Garcia, se le donne sono ancora vive, forse possono essere rintracciate. >> Ordinò Jason.
***
Chiamammo quindi Garcia, ma niente. Mio fratello si era organizzato bene, disattivando ogni via di comunicazione tra le donne ed il mondo esterno.
<< Allora dobbiamo avere un piano. Mandiamo una di voi ragazze da Gabe, così vi rintracceremo e prendiamo il killer. >> Disse Morgan sorridendo.
<< Scusami?! >> Chiesi allarmata.
<< Io non mi faccio stuprare da nessuno! >> Protestò JJ.
<< Non vi succederà niente. Il piano sembra logico. >> Continuò Morgan ridendo.
<< Che si è bevuto questo? >> Sbuffò JJ.
<< Seriamente Morgan, non stiamo scherzando, ora. >> Dissi seria.
<< Daccordo, che facciamo allora? >> Disse lui, ritrovando la sua serietà.
<< Ci dividiamo. >> Propose Reid.
<< Daccordo, Tu, Jade ed io andiamo dalla sua vicina. >> Disse JJ. Così fu e andammo quindi nel suo palazzo, da una vecchia signora di nome Louren.
<< Salve signora, siamo dell'FBI. >>
<< Salve a voi, ragazzi. >> Salutò l'anziana donna, sorridendo. Ci fece entrare in casa sua, molto bella personalmente. Sembrava molto accogliente, era caldo li dentro.
<< Signora Louren giusto? >> Chiese Reid. La donna annuì.
<< Fantastico ha davvero una bella casa... Ma se non le dispiace, siamo qui per farle alcune domandine su Gabe Shane, lei lo conosce molto bene, non è vero? >> Continuai io.
<< Si è un ragazzo davvero gentile, spesso viene ad aiutarmi a fare dei lavoretti per la casa, sa alla mia età dice che non dovrei sforzarmi molto... >> Iniziò a raccontare lei, con un tono molto fiero nei confronti del killer. JJ mi lanciò un'occhiata un po' confusa.
<< E questi ultimi... Mesi, o forse giorni, le è sembrato un po'... strano o almeno diverso dagli altri giorni? >> Chiese il giovane dottore.
<< Bhe, è diventato molto irrequieto persino nei confronti del mio gatto, che venera davvero tanto... >> La donna parve quasi sussurrare, quando il suo gatto le sal' in braccio.
<< Irrequieto dice? >> Le feci eco. Lei scosse la testa quasi sospirando.
<< Non c'è mai qui, non posso darvi giudizi affrettati. >>
<< Scusi signora Louren, ma ora abbiamo la necessità di giudizi, affrettati o meno che siano. Ci racconti quali sono i strani fatti che ha notato nel ragazzo. >> Dissi.
Lei non sembrò molto sorpresa del mio comportamento.
<< Parlava spesso di costellazioni. Si fermava ad osservare il cielo e a disegnare le costellazioni zodiacali, credo, su un foglio di carta. Diceva che non dovevo toccarli. Non so nient'altro. Non mi ha piu chiamata, dato che passa spesso le sue giornate in garage. >> Ci disse.
<< Costellazioni? >> Sottolineò Spencer.
<< Grazie signora Louren, c'è stata molto d'aiuto. Ultimissima cosa: Sa dove tiene le chiavi di casa? >>
<< Non posso dirvi dove tiene nascoste le chiavi.>> Disse, accasciandosi sul divanetto sulla quale si era seduta. 
<< Siamo dell'FBI, sappiamo cosa facciamo. >> Disse freddamente JJ. L'anziana donna sbuffò un poco.
<< Sotto il tappeto. >> Disse.
***
Aprimmo la porta e davanti a noi c'era una casa piccolissima, con massimo tre stanze.
<< Ma cos'è? >> Bisbigliò JJ.
<< Le costellazioni... >> Riflettei a bassa voce.
Davanti ai nostri occhi c'erano infatti tutte immagini di stelle, dodici calendari messi di fila, con tutti i mesi dell'anno.
<< E' ossessionato davvero... >> Osservò Reid. Annuii con la testa, avvicinandomi ad un tavolo.
<< Disegni... Delle costellazioni zodiacali... >> Osservai. JJ e Spencer mi raggiunsero.
<< Sono solo undici. >> Notò la ragazza.
<< Guardate qui: Una lettera. E' c'è disegnato un simbolo. L'ultimo segno dello zodiaco, l'aquario. >> Continuò Reid, andando verso un piccolo davanzale, accompagnato dalla biondina.
<< Ragazzi, i disegni sono undici, su dodici. Non vorrei dire una cavolata, ma ogni disegno rappresenta una vittima, per me. Quindi manca ancora una donna da uccidere. >> Pensai ad alta voce. I due si girarono verso di me, guardandomi con la busta in mano.
<< L'aquario... >> Disse il giovane dottore, notando che la busta era gia aperta.
Guardò i fogli posti all'interno, che indicavano un'indirizzo con un nome di una donna.
<< Oddio. La starà gia cercando! >> Esclamò JJ.
<< Si ma allora c'è un complice. Non ha fatto tutto da solo: Qualcuno gli ha mandato queste lettere per undici volte di fila, esclusa questa, naturalmente. >> Continuò Reid.
<< E' stata mandata una settimana fa. >> Dissi avvicinandomi alla lettera.
<< Nel frattempo Gabe scriveva poesie per la vittima, la chiamava al cellulare fino ad entrare in contatto con lei. Poi, la stuprava e la uccideva. >> Dissi, prendendo le foto e la poesia scritta su un blocco note.
<< Con qualcosa di pesante, credo... >> Aggiunse Spencer.
<< Gia, queste chiazze di sangue sono dovute per forza a qualche metallo... >> Affermò la ragazza. Poi dalla cucina si sentì un rumore. Sobbalzammo e ci affrettamo ad afferrare la pistola.

AUTHOR :3
Eccomiiii!! E anche in tempo record (?)
No okey... Questo è un'altro capitolo, spero che vi piaccia. Ci si vede verso... Giovedi, venerdi.

BAI PIPOL :D

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Capitolo 3
*** Casa Blake ***


Capitolo Tre: Prossima tappa: Casa Blake.
 
Entrammo in cucina, da dove proveniva un rumore di pentole cadute a terra. Avevamo la pistola in mano e aprimmo la porta.
<< Poliz... i... a... >> Disse JJ delusa, vedendo che era solo un gatto che leccava i resti di cibo da un piatto.
<< Okey, se lo chiedono: Era un ladro, al massimo un pittbul. Non un gatto spelacchiato. >> Dissi, seguendo con lo sguardo quell'animaletto, che scendeva piano piano per poi sparire.
<< Daccordo, andiamo, credo che qui abbiamo finito. >> Disse Reid, uscendo dalla porta di legno. Io indietreggiai un'attimo, fino ad una poltroncina a dondolo impolverata, dove Spencer aveva lasciato la busta trovata poco fa sul davanzale di ceramica blu.
<< Questa prendiamola... >> Mormorai tra me e me, mettendomela in tasca, per poi catapultarmi fuori da quell'edificio.
L'aria quasi mi congelò non appena tornai a vedere il cielo.
Gli altri sarebbero arrivati tra poco per portarci in un ufficio.
<< Avete trovato qualcosa? >> Chiese Rossi, non appena fummo dentro l'auto.
<< Altroché! >> Mi affrettai a dire. Reid e JJ mi guardarono un po' spaesati.
<< Scusa, genio, ma sta volta il mio quoziente intellettivo ha superato il tuo. >> Mormorai, porgendo a David la lettera che avevo appena preso.
<< Se siamo in tempo, sappiamo dove trovare il nostro S.I. >> Continuai, fiera di me.
<< Hai ragione... >> Disse a bassa voce Reid.
<< Lo so. >> Gli sussurrai. Lui sorrise.
<< Newtown. >> Pensò ad alta voce, Rossi.
***
<< Come si chiama la tizia? >> Chiese Penelope Garcia, appena tornammo nell'ufficio.
<< Jennifer Blake. Trovi niente? >> Risposi, girandomi piu volte con la sedia girevole di pelle nera, attirando occhiatacce da parte di Reid - cosa che trovavo divertentissima -.
<< Trovato tutto quello che serve sapere. >> Comunicò Garcia, vestita con migliardi di colori differenti, ombretti compresi. Mi bloccai subito con la sedia, guardando il computer.
<< 23 anni, vive a Newtown, da sola e lavora come psicologa infantile. Può bastare questo? >> Ci informò Penelope.
<< Assolutamente si. >> Disse Reid, per poi allontanarsi, dopo avermi fatto cenno di seguirlo.
<< Grazie Garcia. >> Dissi, andando dagli altri miei colleghi.
<< Potremmo arrivare in tempo se partiamo ora. >> Entrai mentre Derek sembrava essere un po' turbato. Evitai di chiedere cosa stesse succedendo, altrimenti me ne sarei pentita. Conoscevo bene Morgan, si arrabbiava per niente e altre volte riusciva a rimanere calmo anche durante una terza guerra mondiale. Di trattare con i suoi sbalzi umoristici? Ci avevo ufficialmente rinunciato.
<< Andiamo? >> Incalzai. 
<< Si, andiamo. >> Disse Hotch.
***
Eravamo ancora una volta in aereo, per Newtown, sta volta. Ero seduta in una delle poltroncine, giocherellando con le mani, con un'auricolare nelle orecchie.
<< Non ce la faremo mai, è troppo tardi. >> Disse Emily, irruppendo nel silenzio.
<< Evviva l'ottimismo. >> Commentai, togliendomi le cuffie e procurandomi al contempo un'occhiataccia da parte sua.
Intanto Jason si sedette sfogliando le foto delle vittime e mormorando qualcosa di incomprensibile, persino per Elle, che stava accanto a lui.
***
Atterrammo finalmente a Newtown e ci diressimo verso la casa di Jennifer, la "futura" vittima, se così si può definire.
<< Signora Blake? Siamo agenti dell'FBI! >> Urlò Morgan bussando voracemente alla porta.
<< Si è tappezzata dentro. >> Notò Emily.
<< Oppure non è proprio in casa... E questo non so se sia positivo o negativo. >> Presupposi.
<< Come l'apriamo? C'è una chiave in giro? >> Chiese Reid.
<< Naah, non c'è tempo per giocare alla caccia al tesoro. >> Rispose Derek, sfondando la porta. Entrammo e l'unica cosa che c'era li dentro erano macchie di sangue. Sangue ed acqua, proveniente da una vasca da bagno troppo piena, finita per allagare tutto. A terra c'erano fogli strappati e sparsi, persino una sedia rotta e la cucina era totalmente caotica.
<< E' gia successo quello che credevamo sarebbe successo... >> Borbottò la voce di Hotch, che si chinò ad osservare i resti di sedia.
<< Cosa pensi sia successo? >> Irruppe la voce di JJ, dietro di lui. L'uomo si rialzò dritto in piedi.
<< Bhe, direi che il nostro S.I è stato qui... E di sorpresa ha legato la donna alla sedia, l'ha picchiata e l'ha portata a fare compagnia alle altre ragazze che hanno subito la stessa sorte. >> Rispose.
<< Presumo che la donna vivesse da sola.>> Disse David.
Morgan annuì con la testa, afferrando un post-it sul frigorifero. Lo lesse, aggrottando le sopracciglia.
<< Cos'é? >> Chiesi. Lui mosse la mano, facendomi segno di avvicinarmi. Così feci, leggendo il foglietto: C'era scritta la stessa identica poesia che c'era scritta sul blocco-note che mi avevano dato i miei colleghi qualche giorno fa.
<< E non è finita. Dietro c'è scritto un'indirizzo. >> Soggiunse la voce di Spencer, che mi sfilò il post it dalle mani, girandolo. 
<< E' un piccolo edificio di questa città... Ci sono stata diverse volte da piccola, ma poi l'anno chiuso. E' diventato un grosso magaz... >> Commentai, prima di rendermi conto cosa stesse pensando il dottore. Gli lanciai un'occhiata.
<< Potrebbe trovarsi lì. >> Disse Jason, notando che ne io ne Reid eravamo intenti a dire una parola.

Author:
Ciao ragazzi!! Questo è il terzo capitolo e spero tanto che vi piaccia *_* Io mi sono divertita tanto a scriverlo ^^
Comunque sia... Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi e magari, se volete, recensite pure, di certo non mi arrabbio XD
Al prossimo capitolo xx

 

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Capitolo 4
*** L'interrogatorio ***


Capitolo Quattro: L' interrogatorio 
Il buio avvolgeva la città, rendendola ogni minuto che passava sempre piu oscura e inquietante. Il furgone della BAU parcheggiò e, non appena Hotch tirò il freno a mano, ci catapultammo tutti di fuori, diretti alla centrale della polizia del posto, che aveva avuto qualche discussione col mio capo, in quanto volevano occuparsene loro del caso. 
Feci scivolare le mie mani nelle tasche del giacchetto nero, sfiorando delle chiavi e dei residui di cartaccia. Nell'aria si poteva respirare il profumo della benzina.
<< Hotch, se vuoi possiamo abbandonare il caso. Non sta a noi occuparcene per forza.>> Disse la voce di Elle, ruppendo il silenzio. Il mio capo scosse la testa, senza staccare gli occhi verdi dal terreno.
<< Aspettate qui, noi due andiamo a parlare con l'agente William. >> Disse la sua voce, fredda come al solito. Così Aaron e Jason si diressero verso l'edificio alto e blu, mentre io e la mia collega restammo davanti al furgone.
Lei afferrò un pacco di sigarette, sporgendolo un po' verso di me. Io spostai lo sguardo su di esse.
<< No grazie, non fumo. >> Risposi, gesticolando con la mano, mentre lei fece spallucce e ne afferrò una.
Un cellulare squillò.
<< Mio... >> Dissi, afferrando il mio telefonino bianco.
<< Dimmi tutto... Dov'è che siete? Tranquillo qui è tutto okey... Morgan non abbiamo bisogno di alcun... Morgan?! >> 
<< Era Derek? >> Chiese Elle, fingendo di fare la faccia stupita.
<< Si e sta venendo qui. >> Risposi scocciata.
<< Motivo? >> Continuò lei, prima che un'intensa nube di fumo le uscisse dalla bocca.
Alzai le spalle.
<< Non ne ho la minima idea. >> Mormorai. Come gia detto, se Morgan si sente di fare qualcosa, la fa... Lui la chiama istinto, io rompimento di scatole, a volte utile però.
Mi accasciai sul furgone bianco, guardando le stelle per un minuto, provando a ripensare a diverse cose, prima di udire un botto enorme ed un urletto strozzato.
Un brivido mi percorse la schiena e l'istinto mi disse di lanciare uno sguardo ad Elle: Non c'era.
Afferrai la pistola, facendo il giro del camion e trovando la ragazza che veniva letteralmente presa a calci da un uomo in passamontagna. Classico.
<< Ehi, feramti! >> Dissi puntando la pistola sulla sua testa, per fargli paura... Tentativo fallito. E alla grande, Dato che prese la mia amica persino per il collo...
"Tanto per prendersi gioco di un'agente..." Pensai, insicura se provare pena per lo stolto aggressore.
Non mi lasciava altra scelta, oltre che a sparargli sulla gamba destra. Questo cadde con un urlo di dolore, lasciando finalmente la mia collega che mi guardò in segno di ringraziamento. L'aiutai a rialzarsi, mentre Morgan, Emily e Jennifer erano gia arrivati e quest'ultima aveva gia messo le manette all'uomo. 
Derek gli tolse il passamontagna, scoprendo il volto di un signore sulla mezza età, grande e soprattutto pelato.
<< Ti assomiglia... >> Scherzai, riferendomi chiaramente al mio collega. Lui fece un verso di scherno, per concludere poi in un sorrisetto divertito.
<< Interroghiamolo, forse sa dirci qualcosa. >> Disse Emily, sistemandosi i capelli neri in una coda.
***
<< Hotch, vuoi interrogarlo tu? >> Chiese Jason, nell'ufficio, mentre io sistemavo una cartella con dei fogli. Il mio capo mi lanciò un'occhiata.
<< Vuoi farlo tu? >> Mi chiese.
<< Per questa volta passo. >> Dissi, sorridendo, ma senza staccare gli occhi dalla cartellina gialla.
<< Daccordo, andiamo ora però. >> Informò Jason. Hotch annuì. Io li seguii quasi subito.
Il mio capo entrò nella sala dove lo attendeva il nostro "amico" per l'interrogatorio. Io mi sedetti in una sedia girevole, mettendomi le cuffie per sentire ed osservare (mediante un vetro) il lavoro che svolgeva Hotch, che si sedette di fronte all'altro.
<< Allora signor... Jake Stone, non è vero? >> Chiese. Lui sorrise annuendo.
<< Allora, vuole raccontarci qualcosa che possa interessarci o devo costringerla? >> Continuò.
<< Ho due figlie ed una moglie che mi aspettano a casa... Questo è solo un equiv... >>
<< Allora direi di non farle aspettare molto... Racconti tutto a noi e decideremo se sarà libera o meno, signor Stone. >> Il volto dell'interrogato divenne cupo e pieno d'odio allo stesso tempo. 
<< Non ho niente da dire. >> Affermò secco, giocherellando con degli anelli d'oro che aveva al dito.
<< Bhe, io credo di si. Allora, immagini cosa potrebbero pensare le sue figlie se venissero a scoprire il loro padre qui dentro... Non sarebbe un bell'insegnamento da dar loro. >> Hotch alzò un sopracciglio come per accertarsi di esser riuscito ad estrarre qualche parolina dal corpo possente dell'uomo, che invece si limitò a muoversi e a far sbattere la catena delle manette sul tavolino difronte a lui. Sospirai.
<< Daccordo. Vuoi che dica quel che so? Solo se dopo sarò di nuovo libero. >> Disse.
"Non farlo Hotch, non farlo..." Pensai. Eppure, il mio capo lo fece: Annuì con un sorriso. E purtroppo garantisco che non stava scherzando.
<< Bene... Io lavoro per Gabe Shane. Lui è... Io sono in debito con lui per un non recente favore, e così lui mi ha chiesto di inviargli alcune informazioni private di... Donne. Molto piu vecchie di lui ed io non potevo rifiutare. Così mi ha chiesto indirizzo e numero di dodici ragazze e dopo di che ha detto che avevo ripagato il mio debito. E' tutto quel che so, nient'altro. >> Disse, fingendo una voce innocente.
Hotch aggrottò la fronte e storse la testa.
<< Perché hai attaccato un'agente. Una donna... ? >> Chiese, con voce calma.
<< Perché credevo che la polizia mi avrebbe incastrato. Ma io non ho fatto altro che eseguire degli ordini. >>
<< Sorpresa sorpresa, la polizia ti ha gia preso. Hotch, così può bastare. >> Disse la JJ. Lui si passò una mano tra i capelli, mentre l'altra faceva segno alla sua collega di farci andare tutti via.
<< Vieni. >> Mi sussurrò la biondina, passando accanto a me. Mi alzai, lasciando tutto nelle mani di Reid, anche se provavo ad immaginarmi Spencer davanti a quel bestione alto tre metri... Sarebbe stato davvero umiliante, a parer mio.
AUTHOOOR :3
Quarto capitolo e ci avviciniamo alla fine della storiaa :P 
Come al solito spero che vi piaccia e se volete recensite :D (ma so che non succederà), quiiiindi.... Al prossimo capitolo SHIAOO e.e

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