I discendenti di Asclepio

di Epicuro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Moriremo tutti!!! ***
Capitolo 3: *** Operazione Mastro Lindo ***
Capitolo 4: *** Non tutte le ciambelle escono col buco: parte 1 ***
Capitolo 5: *** Non tutte le ciambelle escono col buco: parte 2 ***
Capitolo 6: *** Non tutte le ciambelle escono col buco: parte 3 ***
Capitolo 7: *** Alla ricerca del tempio inesistente. ***
Capitolo 8: *** Dica! ***
Capitolo 9: *** Indovina chi ***
Capitolo 10: *** Toccatemi tutto, tranne la mia auto! ***
Capitolo 11: *** Salvare Seiya non ha prezzo ***
Capitolo 12: *** I Love Shopping! ***
Capitolo 13: *** Aiolos alla riscossa! ***
Capitolo 14: *** Come rischiare di morire dissanguati ***
Capitolo 15: *** Tutto mondo è paese. ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


I discendenti di Asclepio.

 

I personaggi presenti nella fanfic sono una creazione di Masami Kurumada.

 

La storia non è realizzata a scopo di lucro, ma esclusivamente a fini ludici.

 

INTRODUZIONE:

Per chi avesse il piacere di seguire questa storia e non avesse seguito la serie dall’inizio...

Ecco a voi un pratico riassunto con gli avvenimenti essenziali.

 

Finalmente, dopo i lunghi e sofferti scontri tra la dea Atena e i suoi antagonisti, la Terra può tirare un sospiro di sollievo e l’umanità godersi la pace da poco conquistata.

Atena ha quindi ricollocato al suo posto i santi d’oro, con stipendio dimezzato, dopo aver scoperto il loro imbroglio: al “Muro del Pianto”, i dodici paladini della giustizia, non si erano dissolti in un “Mondo di luce”, ma , con una magistrale messa in scena, si erano teletrasportati tutti a Ibizza a far baldoria. Lasciando agli sfigat...(hem volevo dire valorosi) cinque cavalieri di bronzo l’onore di proteggere la dea (...quando si dice che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo...).

Perfino Saga della costellazione dei Gemelli è stato rintracciato nella clinica psichiatrica in cui si era rifugiato dopo il teatrale, ma finto, suicidio. Qualcuno doveva pur pagare gli ingenti danni provocati dalla sua guerra intestina! E stessa sorte era toccata al suo compagno lavativo Aiolos del Sagittario, che, approfittando dello scontro con Shura di Capricorn, aveva preso la palla al balzo per spacciarsi morto e trasferirsi alle Hawaii (fregando i biglietti dell’aereo a Sion, che ormai non poteva far altro che osservare il tutto da dentro la fossa, rimpiangendo il viaggio di una vita che non poté più fare per colpa di Saga. Per chi volesse saperne di più rimando a: AAA. Baby sitter cercasi!).

In più, Atena ha eletto un nuovo Grande Sacerdote di nome Epicuro e si è buttata nel settore abbigliamento con una linea di intimo.

Ades, invece, dopo essere stato ferito da Seiya e bastonato da Atena per l’ennesima volta, finalmente si è fatto due calcoli:

“Cavolo, se me le sono prese da una negata come Saori e pure dal suo inutile e brocco ronzino...forse è meglio che cambio aspirazione e invece di sterminare il genere umano lo sfrutto a mio vantaggio e mi faccio i soldi!” (e sì, il dio denaro fa proseliti ovunque!)

Ed è così che il signore degli inferi ha messo su un’agenzia multinazionale di Pompe Funebri (l’Ade s.p.a) con tanto di slogan: “Dove c’è un lutto c’è Ade! Vi accompagniamo nel regno dei morti con stile!”

Quindi i tre Giganti infernali hanno finito per fare doppio lavoro: generali delle truppe infere e manager dell’agenzia del loro signore. In particolare: Radamente commercialista, Minosse legale e Eaco addetto alle comunicazioni e settore pubblicitario. Pandora è stata declassata a segretaria, mentre Ipnos e Tanatos si sono beccati l’ingrato compito di gestire l’afflusso di dannati e occuparsi del buon funzionamento dei gironi infernali. Le due divinità gemelle hanno inoltre messo su un groppo metal insieme a Pharao.

Il temuto dio infero si è inoltre riappacificato con la moglie Persefone grazie ad un’abile manovra diplomatica dell’inconsapevole Shura, cosa che ha permesso un’alleanza tra Ade ed Atena per mano del nuovo G.S. (Per i dettagli rimando a: The lost wife: la sfiga di Ade).

Nettuno, invece, fiutando l’affare, ha preferito rispolverare il suo corpo mitologico e trasformare il suo regno sottomarino in un parco divertimenti. Ha inoltre aperto una catena di discoteche dove hanno trovato collocamento i suoi ex Generali, trasformati nel gruppo di spogliarellisti più in voga del momento: “Generals Dream Men” (tra di essi c’è finito anche Aiolia. Per sapere come rimando al Cap. VI di “Quando anche le stelle ti girano le spalle”).

 

 

Per chi non conosce il nuovo Grande Sacerdote e il suo operato

(per chi già lo conoscesse, passi pure direttamente alla storia)

 

Vi basti sapere che:

Un nuovo Grande Sacerdote è stato eletto direttamente per volere di Atena; non un Gold, non un Silver e nemmeno un Bronze Saint...ma un servo, precisamente quello di Aiolos del Sagittario. Poco cosmo, ma tanta astuzia, unita ad una sana perfidia, che in un Gran Sacerdote non guasta mai, avevano indirizzato la scelta di Atena su di lui, dopo averlo coinvolto nel mettere alla prova le capacità dei santi d’oro, durante uno sciopero dei dipendenti del santuario (per saperne di più rimando a “Quando anche le stelle ti girano le spalle...”)

Il suo nome è Epicuro e, pur essendo in carica da poco, si è subito messo al lavoro stilando un progetto di ristrutturazione del santuario che prevede: area svaghi con campi da calcio e sala giochi con bar (gestito da Mario e Mu), restauri ai decrepiti monumenti, ascensore alle 12 case, e alloggi per i dipendenti, che quindi non sono più costretti a sopportare 24 ore su 24 gli asfissianti cavalieri d’oro.

Doko, invece, ha accettato la carica di Gran Consigliere, a patto di non essere coinvolto in incombenze burocratiche.

 

Oltre ai personaggi originali di Masami Kurumada ci sono tutta una serie di personaggi di mia invenzione, di umili origini, riportati in breve qui di seguito:

 

Epicuro: Ex assistente di Aiolos, nonché nuovo Grande Sacerdote soprannominato il G.S.

               Tra lui è il saint di Sagitter non corre buon sangue.

 

Mario (ex soldato semplice appassionato di fantasy): assistente di Mu

 

Palmira (aiuto cuoco): assistente di Aldebaran

Carlos (cuoco): assistente di Aldebaran

 

Lucio (dark lecchino ed inopportuno): assistente di Saga

 

Salvatore: cugino disonesto di Calogero alias Death Mask del Cancro. Assistente del suddetto saint.

 

Luca: assistente bastardo di Shaka. Il suo hobby preferito è mettere in cattiva luce il cavaliere della

           Vergine, devastandone la reputazione e non solo.

 

Leda: badante di Doko. Ha avuto una tresca con Saga quando era Grande Sacerdote. Poi l’ha

          mollato dopo che quest’ultimo si è ritrovato in bolletta per il risarcimento versato ad Atena.

          Attualmente ha una tresca con Kanon.

 

Cassandra: assistente di Milo e sua fidanzata (per sapere dove, come e quando si sono messi

                   assieme, rimando a: Di eroi e di Maiali, che, badate bene, non è un porno!

                   Semplicemente i paffuti animaletti hanno un ruolo importante nella storia.)

Nestore: assistente di Milo. Fra Nestore e Milo non corre buon sangue.

 

Penelope: ex assistente di Shura, nonché ex Silver Saint del Tucano, nonché tremendo avvocato

                 femminista soprannominata “Il terrore dei tribunali”. Fra lei e Shura non corre buon

                sangue. Penelope ha una cotta, non ricambiata, per Radamante (vedi: The Lost Wife: la

                sfiga di Ade)

 

Natalia: ex assistente di Camus, nonché sua ex amante. Attualmente esercita la professione di

              modella alle dipendenze di Atena.

Riccardo: fisioterapista e massaggiatore. Non corre buon sangue tra lui e Afrodite di Pesci.

 

Ugo: postino (tra lui e Camus non corre buon sangue).

 

Antonio: elettricista

 

Brunilde: infermiera bionda, tracagnotta, baffuta e appassionata di Body Building. Ha un

                debole per Shaka.

 

Aiolina: zia attempata ed impicciona di Aiolos a Aiolia. Su ordine dell’attuale G.S. è diventata la

              nuova assistente del saint di Sagitter.

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Capitolo 2
*** Moriremo tutti!!! ***


MORIREMO TUTTI!!!

 

«Moriremo tutti!!!»

Ade, il temuto e spietato dio degli inferi, correva urlando disperato da una parte all’altra della sala del trono del Tredicesimo Tempio del Santuario di Atena.

Poseidone stanco del fracasso, fece lo sgambetto al fratello:

«Abbassa il volume! Non vedi che sono al telefono con il mio commercialista?»

Ade quindi piantò una tremenda facciata sul pavimento in marmo, proprio davanti alla moglie:

«Ho sposato un cretino! Mia madre me lo diceva sempre!» sospirò Persefone che poi si girò in richiesta d’aiuto verso il Grande Sacerdote di Atena.

Epicuro era da un settimana che non chiudeva occhio (cosa che certo non si poteva dire di Atena, che ronfava beatamente sul trono da quando era iniziata la riunione) e osservando le divinità riunite nella sala pensò: “Siamo nella melma più totale! Zeus se li mangerà in un boccone questi qui! Ma la cosa più assurda e che li farà fuori con ragione!”

 

E pensare che tutto era iniziato con uno STUMP!

«Ehi! Cosa è stato?» aveva chiesto Camus, mentre controllava il bilancio annuale del Grande Tempio insieme al G.S, nello studio di quest’ultimo.

«Sarà stato un piccione. Quei dannati non risparmiano nemmeno la statua di Atena! Milo l’ha già ripulita quattro volte dall’inizio dell’anno!» aveva risposto Epicuro.

«Uhm... e da quando i piccioni hanno un cosmo elevato quanto quello di un dio?»

Epicuro alzò lo sguardo su un cavaliere dell’Acquario serissimo ed entrambi andarono quindi a vedere da cosa era stato provocato il rumore.

Quando però si ritrovarono davanti alla porta finestra che dava su un terrazino del Tredicesimo Tempio, Camus rimase spiazzato:

«Peter Pan? Non ci posso credere, allora esiste veramente!»

«Mi spiace deluderti Cam, ma quello è Hermes che ha avuto la pessima idea di vestirsi di verde!» ed Epicuro aprì la porta finestra ad un incazzato dio dei Mercanti/Ladri/Postini.

«Ma che diavolo! Avete alzato altre barriere all’insaputa del sommo Zeus?» aveva quindi brontolato il dio.

«No, sono vetri infrangibili a prova di Aiolos. Il cavaliere del Sagittario ogni tanto, facendo finta di sbagliare mira, cerca di accopparmi. Piacere, io sono il Grande Sacerdote di Atena. Lei deve essere il sommo Hermes se non erro...»

«Come avete fatto a riconoscermi?» aveva chiesto stupito il dio.

Il G.S. osservò il dio: «Sandali alati e caduceo?»

«Ah, ehm, già! Comunque questa è da parte di Zeus. Buona fortuna» disse quindi Hermes, per poi levare le tende.

Epicuro aveva quindi aperto la lettera che riportava scritto:

Mi sono stancato del tuo comportamento da principessina viziata, Atena! In questi secoli non hai fatto altro che giocare alla guerra con quei deficienti dei miei fratelli e ora hai perso, insieme a loro, ogni dignità mettendoti al livello degli umani realizzando una linea di intimo! Sei una vergogna come Ade e Poseidone che hanno offeso l’onore della famiglia olimpica trasformando il regno sottomarino in un parco divertimenti e l’Ade in un’agenzia di pompe funebri, in cu è possibile decidere in che girone spedire la suocera su lauto compenso! Nemmeno più gli umani vi prendono sul serio! Ma le vostre cattive abitudini finiranno presto, perché invierò delle vere divinità olimpiche degne di questo nome a rifarvi i connotati! Firmato: Zeus.

«Cosa dice la lettera?» aveva chiesto curioso Camus.

«Che Atena ha un piede nella fossa!»

Fu così che nel giro di tre giorni il G.S. si era ritrovato al Grande Tempio sia Ade che Poseidone in cerca di aiuto. Entrambi con il loro seguito: Poseidone era infatti arrivato con i suoi Generali, mentre Ade era arrivato con Persefone, Pandora, i tre Giganti infernali e pure Ipnos e Tanatos, cosa che fece vedere i sorci verdi ad Epicuro per trovare una sistemazione più o meno pacifica per tutti o quasi..

Camus aveva infatti accolto senza problemi Isaac nella sua casa, così come Shura aveva ospitato volentieri Pandora, Eaco e Minosse, mentre Radamante era finito negli alloggi di Natalia, di cui era diventato amante, dopo averla incontrata durante una sfilata di intimo, realizzata dalla modella per promuovere i capi di Atena agli inferi. Le divinità avevano invece trovato alloggio nel Tredicesimo Tempio, mentre per gli altri era stato più complicato. Saga si era tassativamente rifiutato di ospitare Kanon, che aveva quindi accettato di buon grado l’ospitalità di Libra, per via di Leda, cosa che fece incazzare Saga, geloso nero della bella bionda arrivista: le risse erano quindi all’ordine del giorno. Baian aveva invece trovato alloggio presso la casa dell’Ariete a patto di iscriversi al fun club del Signore degli Anelli, ma i veri problemi erano sorti con Misty con il quale il Generale litigava in continuazione per chi avesse copiato l’altro nella creazione del proprio colpo. Sorrento era finito a casa di Milo, il quale, per la prima volta in vita sua, fu concorde con Nestore nel far sparire il flauto del Generale prima di farlo ingoiare al suddetto guerriero, stufi delle sue serenate non richieste. La convivenza forzata tra Krishna e Shaka alla Casa della Vergine si svolgeva invece nell’indifferenza reciproca dei due. Uno meditava a destra, l’altro a sinistra. Era solo un casino attraversare la sesta, perché se qualcuno malauguratamente faceva rumore e disturbava la meditazione dei due santoni si beccava due caziatoni al posto di uno. Io di Scilla era invece finito con Afrodite con il quale aveva trovato un argomento comune nella passione per i massaggi: Riccardo li avrebbe volentieri stozzati entrambi. Infine lo sfigato di Kasa era finito in una tenda perché faceva schifo al mondo.

 

Epicuro sospirò rassegnato. Non che non ci avesse pensato a lavarsene le mani e lasciare quegli impiastri di dei al loro destino, ma troppi posti di lavoro e il suo stesso stipendio dipendevano dalle vite di quei tre buoni a nulla. Aveva infatti appurato, tramite un’abile ricerca su internet, che il sommo padre degli dei vedeva di buon occhio la modernità, soprattutto perché tramite la rete si scaricava i filmini hot e poteva tenere i contatti con le amanti, e che avrebbe quindi mirato solo alle tre divinità, visto che avevano più volte messo a rischio la sua riserva preferita di caccia: le giovani fanciulle umane con cui cornificava Era di continuo. Il G. S. si diede quindi animo e, evitando di ricordare ulteriormente i giorni passati a chattare con Zeus sotto il falso nome di Pamela, cercò di concentrasi per trovare una soluzione il più possibile indolore per risolvere la questione.

«Ehmbé, non hai nulla da suggerire Grande Sacerdote?» lo rimbeccò Poseidone, per poi rivolgersi ad Ade: «Tsk, sei il solito idiota! Questo umano no sa nemmeno lui che pesci pigliare! Ascolta me, mettiamo su un esercito e spodestiamo Zeus!»

«Certo, con i guerrieri che ci troviamo il sommo Zeus creperà di sicuro... dal ridere però!» sbottò Persefone.

«Non è colpa mia se tuo marito ha convertito i suoi Giganti in uomini d’affari in giacca e cravatta!» la rimbeccò Poseidone.

«Ha parlato il dio che comanda i terribili Generals Dream Men! Il Gruppo di spogliarellisti più temuto dei sette mari! Con quelli riusciresti solo a far felice Afrodite!» rispose acido Ade.

«Giusto, ma perché non ci ho pensato prima! Gli spogliarellisti! Sommo Ade siete un genio!» esclamò Epicuro.

Le tre divinità in contesa si bloccarono e si voltarono stupiti verso Epicuro:«Che centrano gli spogliarellisti adesso?»

«Chi si spoglia, Seiya?»

Epicuro si passò una mano sulla faccia. «No, somma Atena, non si spoglia nessuno, tanto meno Seiya. Ritorni pure a dormire!»

«Ah, che peccato. Comunque mi andava bene anche Kanon... Ronf!» la dolce dea della Giustizia ritornò nel mondo dei sogni mentre il G.S. pensò “Che fatica gestire una dea adolescente in piena crisi ormonale!” per poi tornare a cose più serie e fare quindi cenno alle altre divinità presenti di avvicinarsi a lui:

«Diciamo che il talento dei generali di Poseidone potrebbe tornarci utile. Ecco il piano...»

 

Mentre l’infido G.S. confabulava con Poseidone, Ade e Persefone su come gabbare gli inviati di Zeus...

 

Alla Casa di Libra...

 

«Brutto bagarozzo!»

«Cof, cof!»

«Mollalo, non mi ha ancora intestato la Ducati!!!»

 

Doko e Lucio, con i popcorn in mano, stavano assistendo allo strangolamento di Kanon per mano di Saga, mentre Leda cercava di separare i due fratelli.

«Non ti ricorda la scena di un cartone animato?» chiese Doko a Lucio.

«Si, i Simpson, quando Homer strozza Bart. Sono proprio uguali!»

«Che dici, li divido?»

«Naaa!!! É troppo divertente»

«Ma cos’ha in più di me Kanon?» disse Saga rivolgendosi a Leda.

«Vuoi il disegno?»

«Ma se fisicamente siamo due gocce d’acqua!»

«Ma cosa hai capito! Parlavo del portafoglio, fattene una ragione e lasciaci in pace!»

Saga basito mollò la presa, mentre Kanon riprendeva a respirare normalmente.

«Grazie Leda!» disse il Dragone del Mare.

«Di nulla, mi servi vivo, altrimenti chi mi compra la villa al mare?» e così dicendo Leda prese sottobraccio Kanon per avviarsi fuori dalla casa di Libra.

«Non prendertela Saga. Non è una gran perdita. Leda ci proverebbe pure con me, se non avessi già intestato la casa ai Cinque Picchi a Shiryu e Shunrei. Quella è solo un’arrivista assetata di denaro facile!» disse Doko dando una manata sulla spalla ad un Saga depresso.

«Parole sante Doko! Quella è solo un sanguisuga. Un giorno ringrazierai tuo fratello, Saga. Eccome se lo ringrazierai!» commentò Lucio finendo l’ultima manciata di popcorn.

 

... e alla Casa dello Scorpione...

 

«Milo, mi ami?»

«Si, ti amo!»

«Ma quanto mi ami?»

«Tanto, tanto!» rispose Milo a Cassandra, baciandola con passione. Finalmente, dopo una settimana, erano riusciti ad avere la casa dello Scorpione tutta per loro e ne avevano quindi approfittato per pomiciare in santa pace nella camera del suddetto saint. Avevano infatti convinto Sorrento a esibire le sue doti musicali al concorso di musica antica, che si teneva ogni anno a Rodorio, mentre Nestore si era preso una giornata di permesso per andare al centro commerciale.

Il saint infilò le mani sotto la maglietta della sua fidanzata, per sganciarle il gancetto del reggiseno, ingaggiando con esso una lotta serrata, quando venne bruscamente interrotto da una voce indesiderata:

«Disturbo?» Camus, con la sua solita espressione impassibile, aveva infatti fatto il suo ingresso nella camera dell’amico e si era accomodato su una poltrona senza nemmeno aspettare la risposta.

«No guarda! Aspettavamo solo te!» rispose leggermente incazzato Milo. Già non era facile trovare momenti di intimità con la sua donna, per i suoi impegni di saint, e per una volta che ci erano riusciti e stava andando tutto alla grande, Camus doveva arrivare a rompere le palle!

“Se tornassi indietro non insisterei più per diventare suo amico!” sospirò pentito Milo rimettendosi la maglia, mentre Cassandra si mise a sedere a gambe incrociate sul letto:

«Ehi, ghiacciolo, un minimo di tatto quando si entra in casa d’altri?»

«Quindi se entri ancora una volta in camera mia senza bussare, potresti prendertele! Se avessi fatto una cosa del genere quando filavi con Natalia, mi sarei procurato una bara di ghiaccio!» sbottò Milo

«Appunto, Natalia! E di lei che volevo parlarvi... insomma non riesco a crederci che...»

«Si sia messa con un altro?» chiese Milo calmandosi, intuendo lo stato depressivo dell’amico, nonostante la consueta espressione atona.

«Scusa la franchezza, ma che ti aspettavi? È una splendida ragazza e tu non hai mai mosso un dito per fare in modo che i vostri rapporti tornassero come prima, dopo la falsa notizia del tuo tradimento con spogliarelliste dell’est, messo in circolo da Salvatore!» replicò Cassandra.

«Quel che è stato è stano. Morto un papa se ne fa un altro, non è quello il problema...»

«Effettivamente posso capire che per un saint sia un forte oltraggio, che la propria ex abbia una tresca con uno dei Giganti degli Inferi, ma fattene una ragione. In più ormai siamo alleati!» disse Milo.

«Non è nemmeno quello il problema...»

«E allora cosa?» chiese Cassandra esasperata.

«Insomma, ma come fa a stare con uno che va in giro con la maglia di Dylan Dog! O Martin Mystère o nulla!» sbottò infervorato il saint dell’Acquario togliendosi la camicia ed esibendo così la sua canottiera della salute con sopra l’effige del personaggio Bonelliano: «Lui si che è un figo!»

«Camus...»

«Ditemi!»

«Ma vaf@@@@@lo!»

 

Nel frattempo all’M&M (il bar dato in gestione a Mario e Mu)...

 

«E che p@@le! Basta con gli scacchi, Ipnos. Non ne posso più, facciamo qualcos’altro!» sbottò Tanatos dopo aver perso l’ennesima partita. Le due divinità minori avevano scaltramente saltato la riunione fingendosi affetti da colite e si erano quindi rifugiati nel suddetto bar.

«Tipo?» chiese con poco entusiasmo Ipnos.

«Partitina alla play? Ho visto che qui hanno dei giochi di guerra niente male!»

«Per usare la Play sono 3 euro l’ora e sono a carico vostro, in quanto l’uso della sala giochi non è compreso nel buono bar fornitovi dal Grande Tempio.» disse Mario servendo a Ipnos il suo tè verde al gelsomino e una rossa media a Tanatos.

«Noi siamo dei! Come vi permettete di chiederci i soldi! E già tanto che vi permettiamo di vivere!» sbraitò Tanatos in direzione di Mario.

«Chi non paga, fuori dal locale. Qui non si fanno favoritismi. Mu sbattili fuori.»

«Eh? Perché io!» esclamò Mu da dietro il bancone mentre serviva due caffè macchiati a due graziose ancelle.

«Perché fra noi due sei tu il cavaliere!»

«Due contro uno per 3 euro. Tu sei scemo!» commentò il saint, mentre la porta del locale venne aperta da un bel giovanetto alato, vestito griffato e munito di arco e frecce con punta a cuoricino. Alla vista del nuovo arrivato, le donne presenti andarono in visibilio:

«O per la dea, ma quello è Eros! Il dio dell’amore!» e il ragazzo venne assalito dalle donne presenti nel locale, che si gettarono ai suoi piedi in adorazione, mentre le cameriere del bar si affrettarono a rimediare un posto al dio, facendo sloggiare due soldati semplici dai loro posti. Eros quindi passò con disinvoltura e aria di sfida davanti a Ipnos e Tanatos, per poi sedersi al tavolo preparato apposta per lui e ordinare un aperitivo della casa.

«Ma chi si crede di essere! È una divinità minore tanto quanto noi!» sbottò Tanatos infastidito.

«Ma a quanto pare è molto più popolare e oggetto di profonda venerazione delle femmine umane» commentò Ipnos impassibile, sorseggiando il suo tè, mentre le fanciulle presenti si prendevano per i capelli per riuscire anche solo ad ottenere uno sguardo del dio.

Fanciulla 1: «Vi prego sommo Eros, il mio fidanzato Renato mi ha lasciato. Cosa posso fare per riconquistarlo?»

Eros sfilò una delle sue frecce rosa dalla faretra e la mise in bella mostra di fronte alle giovani in estasi: «Con una di queste il gioco è fatto. Lascia fare a me!»

Fanciulla 2 (non prettamente avvenente): «Mi scusi divino Eros, funzionano anche sui cavalieri d’Oro?»

«Certo, anche sugli dei! C’è qualcuno in particolare che ti piace?»

La cameriera si voltò con un sorriso sognante verso Mu: «Lui!»

«Ehm, scusate, mi sono ricordato di aver lasciato l’arrosto nel forno!» ribatté il suddetto saint, per poi darsi alla macchia.

«Ma se sei vegetariano!» ribatté la giovane per poi iniziare a rincorrerlo.

«Ah! L’amore!» sopirò con fare da divo, Eros.

«Ehi, pennuto, ti ha inviato Zeus?» Tanatos si diresse con fare minaccioso verso Eros.

«Ma guarda, un prete al Grande Tempio!»

«Non fare l’idiota Eros, sono Tanatos!»

«L’avevo intuito. Il tuo pessimo gusto nel vestirsi è inconfondibile!»

«Come osi! Io ti disintegro!» disse il dio prendendo Eros per il colletto della camicia griffata.

«Come se ne fossi capace, tu piuttosto, stai attento a non farmi arrabbiare... o per te saranno guai seri!» e il dio dell’amore si svincolò dalla presa del parigrado.

«Uhhh, che paura che mi fanno le tue frecce rosa confetto!» lo derise Tanatos.

«Puoi anche non avere paura di me, ma di Zeus ti conviene. Sono infatti stato inviato a fare un sopralluogo nelle basi di Ade, Atena e Poseidone e quello che ho visto non piacerà al capo, così come il tuo comportamento. Comunque, fossi in te, non sottovaluterei nemmeno le mie frecce, perché me ne basta una ben piazzata per rovinarti l’esistenza!» Sorrise maligno il dio, per poi alzarsi ,tra la delusione delle sue devote:

«Quanto ti devo?»chiese il dio a Mario.

«Offre la casa!»

E il dio, in posa da figo, salutò i presenti per poi lasciare il locale e recarsi in rapporto da Zeus.

«Ehi! Ma non avevi detto che non facevi favoritismi?» sbottò incazzato Tanatos a Mario.

«Ma lui è Eros, la cosa cambia! Non hai visto quanti clienti ha attirato nel locale solo con la sua presenza? Voi in vece, da quando siete qui, non fate altro che spaventare le persone e non entra più quasi nessuno! E poi non c’è storia, quello si che è un vero dio che sa il fatto suo! Voi...» Mario guardò dall’alto al basso i due gemelli «No comment, che è meglio» e l’assistente di Mu ritornò al bancone.

«Ipons, di qualcosa anche tu!» sbottò a quel punto Tanatos, ferito nel suo orgoglio di dio, al fratello.

«Che vuoi che dica! L’umano ha ragione. Sei il solito pirla, Tanatos. Hai fatto infuriare Eros, che sicuramente riporterà una versione gonfiata dei fatti a Zeus. Bravo, se già prima non avevamo una bella nomina sull’Olimpo, per via del nostro gruppo metal, che riscuote più pomodori che successi, ora saremo sfottuti a vita per opera di quel marmocchio alato!»

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Capitolo 3
*** Operazione Mastro Lindo ***


OPERAZIONE “MASTRO LINDO”*

 

«Ehi, Pandora, che stai combinando?» Minosse entrò sbadigliando nella cucina della casa del Capricorno insieme ad Eaco.

«Per ringraziare Shura dell’ospitalità ho pensato di preparare il pranzo!» cinguettò la dark lady dell’averno, porgendo al giudice un mestolo con dentro una rivoltante sbobba gelatinosa color prugna.

«Assaggiate e ditemi che ne pensate! È una ricetta di mia invenzione!»

Eaco si tappò il naso per l’olezzo della pietanza, mentre Minosse, esclamò: «Nemmeno alla mensa degli Inferi servono roba così disgustosa! Eaco, tira fuori il buono bar fornito dal G.S. Meglio un panino, che un biglietto di sola andata per il pronto soccorso!» e i due Giganti infernali tagliarono la corda.

«Finalmente sono riuscita a levarli di torno» disse Pandora svuotando la sua sbobba nella pattumiera, per poi scoperchiare una seconda padella.

«Che buon profumino!» Shura fece il suo ingresso nella stanza: «E si che Minosse e Eaco, mi avevano avvertito di non entrare in cucina!» disse lo Spagnolo adocchiando la padella: «Paella! Non pensavo la sapessi cucinare! È da una vita che non la mangio!» esclamò quindi Shura che accettò di buon grado la cucchiaiata che la segretaria di Ade gli porgeva.

«Non sai quante cose si imparano a fare per amore» commentò a bassa voce Pandora.

«Scusa, hai detto qualcosa?» chiese Shura intento a farsi imboccare per una seconda volta della ragazza.

«Ehm... che so fare anche la crema catalana!»

«Ma dai! Il mio dolce preferito!»

“E non sai quanto ho faticato per scoprirlo... per avere questa informazione ho dovuto cedere a Salvatore il monopolio del commercio di alcolici nel regno degli Inferi.” Pensò Pandora, mentre Shura si accomodava a tavola.

«Certo che Minosse e Eaco non li capisco! Preferire un panino alla paella... e l’hai pure fatta bene!»

«Che vuoi che ti dica! Poco male, vorrà dire che pranzeremo da soli....» costatò furbastra Pandora, accendendo la candela che aveva opportunamente posto al centro del tavolo apparecchiato solo per due.

«Allora, Pandy, come ti stai trovando al Grande Tempio? Ha fatto qualche conoscenza?» chiese Shura alla ex sacerdotessa intenta a servirlo.

«Ho conosciuto Cassandra! É simpatica, ma non avrei mai pensato che una ragazza così femminile fuori, potesse essere così camionista dentro!»

«Effettivamente è una degna concorrente di Saga in fatto di doppia personalità. Oggi cos’hai in programma?»

«Vado a fare shopping con Natalia e Radamante. Non è che potresti venire anche tu? Sì, insomma, per non farmi reggere il moccolo...» disse con occhioni da cerbiatta spaurita Pandora, che poi aggiunse mentalmente “così facciamo una uscita a quattro!”.

«Perché no? Magari lo chiedo anche a Minosse e Eaco, così andiamo tutti assieme a vederci un film. Ultimamente i due giudici li vedo giù di morale, soprattutto Eaco.»

«Per forza, Violante l’ha castrato!»

«Co...Cosa!? Ecco spigato il motivo della voce strana del Garuda! Quella donna è pericolosa!» deglutì Shura provando una tremenda compassione per il Gigante infernale.

«Sì, Violetta quando si vendica non va tanto per il sottile! Comunque non credo sia un bene invitarli. Si insomma... Minosse e giù di morale perché Rada è con una modella, mentre lui prende picche pure quando va a pagamento e Eaco, portarlo in giro per negozi potrebbe ricordargli quando lo faceva per comprare i completini a Violante.» corse subito ai ripari Pandora, vedendo sfumare la sua giornatina messa a punto con Natalia per far in modo di poter rimanere sola con il Capricorno.

«Hai ragione, non ci avevo pensato... vorrà dire che il film lo affitto e magari, per tirarli su di morale, prima di tornare a casa, passiamo a prendere della pizza da asporto!»

«Eccellente! Hai sempre una soluzione a tutto. Sei il migliore Shura» esordì Pandora felice, immaginandosi lui e lei, mano nella mano ad osservare la città di Atene al tramonto dall’acropoli.

I ringhi di un cane e le urla di un uomo la fecero però tornare alla realtà:

«Ma che succede?» esclamò Pandora verso Shura, che invece non si scompose.

«È Ugo il postino, rincorso da Ugo, il Cane di Camus. Ogni volta che il postino passa per le 12 Case per consegnare la posta, il cavaliere dell’Acquario toglie il guinzaglio al suo cane lupo, addestrato a rincorrere postini. Ormai è un tormentone del Grande Tempio» e Shura si alzò da tavola per recarsi nell’androne:

«Ehi Ugo! Al volo!»

«Di fisso, io non mi fermo di sicuro! E da parte del G.S.... ARGH! Maledetto francese, morissi ibernato una buona volta!»

WUOF WUOF GRRR

«Correre fa bene! Fammi poi sapere se, quando arrivi in fondo, hai ancora le chiappe al loro posto!»

Il postino di risposta fece il dito in direzione dello spagnolo, per poi dileguarsi verso la rampa di scale che portavano alla Casa del Sagittario.

«Che dice la missiva?» chiese quindi Pandora cercando di sbirciare il contenuto della lettera.

«Che oggi si terrà una riunione straordinaria nell’arena del Grande Tempio. Mi sa che la giornata per negozi salta. É infatti richiesta la presenza di tutti al cospetto di Atena, Ade e Poseidone. Ho la brutta sensazione che una nuova guerra è alle porte...» Shura chiuse la lettera e rivolse uno sguardo serio a Pandora, che lo ricambiò preoccupata.

 

Nel frattempo...

Olimpo, Tempio di Zeus.

 

Sommo padre di tutti gli dei e garante dell’ordine, se il nostro comportamento ha recato disonore e grave offesa alla Vostra persona e alla genia olimpica, ci rimetteremo al Vostro volere e accetteremo il Vostro castigo, ma, prima di sancire il verdetto, Vi chiediamo di darci la possibilità di dimostrare che come dei siamo ancora oggetto di fervente devozione, nonostante le nostre millenarie diatribe e le nostre recenti occupazioni terrene. Siamo quindi lieti di invitare i vostri inviati presso il Grande Tempio di Atena per verificare.

 

Cordiali saluti.

                                                                                                                   Firmato:

                                                                                                                    Atena

                                                                                                                    Ade

                                                                                                                    Poseidone”

 

Il sommo padre degli dei richiuse la lettera e si massaggiò il la folta barba pensieroso:

«Hermes!!!»

«Sì sommo Zeus?»

«Porta la mia risposta al Grande Tempio di Atena!»

 

Ore 15:00 Grande Tempio di Atene.

Arena.

Ora locale.

 

La grande arena era al completo e il brusio tra gli spalti risuonava nell’aria. Non che i saint non si aspettassero questo chiaro segnale d’allarme; già l’arrivo di Ade e Poseidone con il loro seguito, non era stato un buon segno, ma la modalità in cui era stata indetta la riunione lasciava molte perplessità tra gli astanti. Infatti, oltre ai temuti guerrieri in armatura delle tre divinità, che facevano bella mostra di se impettiti in prima fila, erano stati convocati anche gli inservienti del Santuario.

Il brusio cessò quando Atena, Ade, Persefone, Poseidone e il G.S. fecero il loro solenne ingresso nel centro dell’arena.

La prima a prendere parola fu Atena:

«Generali, Saint, Spettri, sarò rapida e concisa: siamo nella melma, ma forse se agiamo con astuzia e saggezza abbiamo ancora qualche possibilità di scampare all’ira di Zeus»

Mormorii di stupore e panico si alzarono per tutta l’arena. “Zeus: oh c@@@o! Allora siamo veramente nella melma!” pensarono tutti.

Poseidone si accodò quindi al discorso della nipote:

«Esattamente, Zeus ha intenzione di eliminare me, Ade e Atena, per avere infangato, a suo dire, il nome delle divinità olimpiche con il nostro comportamento, quindi è vostro preciso dovere, come nostri guerrieri e devoti fare in modo che questo non avvenga.»

«Aspettate un attimo sommo Poseidone; volete per caso dire che Zeus è incazzato solo con voi e non con l’intera umanità, come solito di divinità varie ed eventuali?» chiese a quel punto Kanon, sentendo puzza di bruciato.

Poseidone annuì, mentre Ade sbottava:

«Quel panzone barbuto di mio fratello dice tanto a noi, ma lui vuole darci solo una lezione perché con i nostri dissidi abbiamo messo a rischio la sua riserva di caccia preferita: le giovani e compiacenti femmine umane!»

Kanon quindi assunse un sorriso bastardo e fece il gesto dell’ombrello verso le tre divinità: «Allora col cavolo che mi faccio pestare a sangue per voi! Andate tutti e tre a quel paese! Se non sapete fare gli dei non è colpa nostra. Arrangiatevi!»

Un’ovazione si alzò nell’arena all’urlo: «Kanon, vai così, sei tutti noi!» a cui si aggiunse un: «Nudo! Nudo! Nudo!»

Persefone si voltò incredula verso Atena, mentre Epicuro fece finta di non conoscere Saori:

«Che c’è? Che ho detto di male?» fece Saori sventolando una mazzetta di euro in direzione di Kanon.

Poseidone tossicchiò per coprire la nipote pensando“Ok che va in bianco dall’era mitologica, ma diamine un po’ di contegno!” per poi riportare tutti all’ordine:

«Vorrei ricordarti, Kanon, che essendo tu uno dei miei generali sei tenuto a combattere per me! Per che cosa credi che ti abbia dato l’armatura? E poi qualunque fedele dovrebbe schierarsi a spada tratta per difendere il proprio dio!»

«Sul fatto che io e le altre persone qui presenti abbiamo fede in voi tre, tolto quel pirla di Radamante, (il suddetto venne agguantato dai suoi due compari prima che saltasse addosso al Generale), avrei qualcosa da ridire. Se poi parliamo di questa corazza...» Kanon indicò la sua armatura: «Te la puoi anche riprendere, visto che ultimamente giro più vestito da succinto poliziotto, nei tuoi locali hard per donne, che in assetto da guerriero! Anni di allenamento buttati nel cesso!» cosa a cui fece eco l’assenso degli altri Generali.

“Maledizione, se i Generali di Poseidine si ammutinano, chi diavolo è che mi intrattiene Afrodite! Poseidone è il solito cretino! Ma d’altronde, da uno che ha avuto la splendida idea di affidare regno ed esercito al primo venuto, che potevo aspettarmi?” pensò Epicuro, mentre Poseidone incazzato si esibiva in un discorso di pura retorica sulla fede che gli uomini dovevano dimostrare agli dei, tra l’altro poco credibile se detto da uno vestito da imprenditore texano pappone, con tanto di cappello bianco da cawboy. Decise quindi di intervenire prima che la situazione degenerasse:

«Scusatemi se vi interrompo...» disse quindi con garbo il G.S. al dio dei mari.

«Come osi interrompermi mentre sto indottrinando queste capre sovversive!» sbottò il dio irato, ma venne bloccato da Persefone:

«Poseidone, calmati e lascia fare a lui. Un uomo sa parlare meglio ad un altro uomo, più di un dio.»

Il dio dei mari quindi fece un cenno seccato al G.S. intimandogli di darsi una mossa, mentre Epicuro ringraziò con un inchino la regina degli inferi e poi prese parola:

«Kanon, se non sbaglio stai ancora finendo di pagare le rate del mutuo per la tua casa ad Atene...»

«Sì, e quindi?» sbuffò il Dragone del mare.

«E chi è che ti sgancia lo stipendio per poterlo fare?»

«Poseidone» rispose secco Kanon.

«Esatto. Quindi, anche se non hai tutti i torti nel sostenere che effettivamente come dei, perdonatemi la franchezza, hanno perso di autorità e che abbiano combinato più casini che altro; questo non toglie che come imprenditori diano da mangiare a diverse persone. É di conseguenza nostro compito permettere che queste persone possano continuare a mantenere il loro posto di lavoro. Mi sono spiegato?»

Il silenziò calò tra i presenti poco convinti ed Epicuro sospirò: «Ho capito... sarò più chiaro: Sveglia, se questi tre ci lasciano le penne per volere di Zeus; ci troviamo tutti sotto un ponte!»

L’arena all’urlo del Grande Sacerdote si ridestò di scatto tra un cozzare di corazze e armi, mentre i Generali di Poseidone (con in testa Kanon), i saint di Atena (che vennero svegliati dall’urlo del loro Sacerdote, eh sì, Atena è contagiosa!) e i tre Giganti di Ade (con Radamante che piuttosto di rinunciare alla supplice e alla sua BMW avrebbe decapitato anche sua madre), si alzarono al grido: «Tutti alle armi per difendere i nostri stipendi!»

«ALT! Chi vi ha detto che useremo le rami?» Intimò Epicuro, per poi riprendere il suo solito contegno pacato e il suo sorriso sornione.

«Ma come faremo allora da affrontare il nemico!» sbottò Aiolos puntando un dito verso il G.S.

«Sagitter, hai mia sentito il termine: leccaculo?» disse mieloso Epicuro.

«Sì, ma che centra?»

Epicuro si rivolse quindi alle quattro divinità presenti, più Ipos e Tanats giunti nel frattempo nell’arena: «Vi chiedo di sorvolare su quello che sto per dire, ma è per il vostro bene» per poi tornare a rivolgersi alla folla:

«Perché leccare il culo è proprio quello che faremo! Leccheremo infatti il divino deretano degli inviati di Zeus, per il tempo necessario a distrarli dal loro compito e convincerli così più facilmente, che il terribile Ade, il possente Poseidone e la saggia Atena siano ancora divinità degne di tale nome e non solo più degli affaristi venduti alle leggi di mercato!. Perché quello che desiderano le divinità ed essere adorate dagli uomini. Quindi noi davanti li adoreremo, mentre da dietro li incu... ehm scusate, fregheremo!» concluse il G.S.

«E come pensi di fare?» chiese Radamante preparandosi taccuino e penna per gli appunti.

Il G.S sorrise bastardo:«Con una bella rimpatriata di famiglia qui al Grande Tempio, dove, come in ogni buon incontro tra parenti, la padrona di casa, ed in questo caso anche Ade e Poseidone, faranno vedere quanto non siano da meno dei loro parigrado, sfoggiando una dimora e un servizio impeccabile per gli ospiti, offrendo loro tutti confort»

«E credi davvero che accetteranno di venire qui e che questa messa in scena abbia successo?» chiese Aiolos scettico.

«Ti posso garantire che sull’Olimpo con i bagordi non ci vanno piano e che sono sempre pronti a far festa e a scroccare vitto e alloggio; come ogni parente da quando è mondo. Insomma funziona un po’ come tra voi umani; non ci si vede mai, ma se c’è da ingozzarsi a gratis per un qualche evento spuntano tutti fuori come funghi!» rispose Persefone.

«Comunque, mio caro Sagitter, hanno già accettato! Se sono io il G.S. e non tu c’è un motivo, perché come diceva Sage: un Grande Sacerdote deve essere sempre in grado di prevedere le mosse degli dei!» sorrise smagliante il G.S. leggendo la lettera di risposta arrivata dall’Olimpo:

 

Perché no! Intanto farvi fuori prima o dopo non mi fa nessuna differenza e poi un sovrano retto e giusto concede sempre una seconda chance ai suoi sottoposti, per quanto deludenti.

 

                                                                                                                             Firmato

                                                                                                                               Zeus”

 

«Quindi adesso come dovremmo muoverci?» chiese a quel punto Kanon.

«E qui che viene il bello! Non sapendo di preciso quali divinità verranno inviate abbiamo pensato ad un piano strategico da attuare per tutti i possibili candidati.» disse Epicuro.

«Esattamente, ed ognuno di voi, singolarmente o in gruppo, verrà assegnato a leccare e distrarre un divinità.» spiegò Persefone.

«In particolare i miei uomini si occuperanno di Afrodite in qualità di spogliarellisti» disse Poseidone.

«Insieme a Riccardo il fisioterapista e massaggiatore del Santuario» disse Epicuro.

“Bhe, infondo non è poi così male questa missione” si dissero fra se i Generali, mente Riccardo esclamò un “Evviva! Finalmente massaggerò una donna e non più cavalieri effeminati!”

«Invece i miei Giganti si occuperanno di Ares, così potrà mandarli all’Ade a suo piacimento. Intanto poi li resuscito» disse tranquillo Ade... i suoi tre gerarchi infernali però lo erano un po’ meno.

«Io invece mi occuperò di Bacco. Lo zio di Tony, il cuoco della proloco**, ha un’azienda di vini che produce ottimo succo d’uva. Una bella ordinazione e Bacco si attacca alla damigiana e non calcola più nessuno!!!» esordì Persefone con cellulare alla mano.

«Apollo invece lo affido a Natalia e Leda. Mi raccomando un bel lavoro ok?» disse quindi il G.S.

«Quanto guadagna?» chiese però Leda.

«Una fraccata di soldi!» disse Atena.

«Allora non avete da che preoccuparvi. Consideratelo già ai miei piedi.»

Atena quindi si rivolse a Penelope: «Ti affido Artemide. Non è una personcina facile, ma sulle pari opportunità potreste trovare argomento di conversazione, visto che siete due femministe convinte.»

Penelope annuì, speranzosa di riuscire ad annoverare una divinità di quel calibro nel suo nuovo movimento per l’emancipazione femminile dallo slogan “I maschi servono solo a procreare e forse nemmeno a quello”.

«Hermes è invece di competenza di Salvatore e Death Mask, che saranno dotati di un permesso speciale per mettere su bische clandestine per intrattenere il dio. Invece Efesto sarà competenza di Mu e Mario per ovvi motivi. Ah. Senti Mu...» disse il G.S.

«Dimmi!»

«Reperiscimi Spaccaossa. Pensavamo infatti di organizzare un bel party come botta conclusiva dell’inculata!»

«Sarà fatto!» rispose Mu svanendo in un PUF.

«Infine il nostro Afrodite si occuperà di Demetra cercando di tenerla il più possibile lontana da Ade. Praticamente rinchiudila nel tuo roseto! Estia, per quanto ne so, non si è mai immischiata in queste cose e ha sempre preferito farsi i cavoli suoi. Bene mi sembra che i più papabili li abbiamo menzionati» disse Epicuro ritrovando conferma da Atena, Poseidone e Ade, che nel frattempo si era dato una toccatina scaramantica al pensiero della suocera, mentre Persefone cinguettava “Dai che rivedrò mammina!”.

«Eros?» intervenne Ipnos.

«Ci penseranno le ancelle del tempio a occuparlo con il gossip. Vi chiedi solo una cortesia sommo Ipnos... cercate di tenere lontano dal dio dell’amore vostro fratello... per precauzione!» disse Epi, mentre Tanatos guardava torvo verso il gemello.

«Era e Zeus?» chiese a quel punto Aiolos.

«Non penso che il top del top si scomodi, Sagitter, ma nel caso di Era si occuperà Palmira con le sue ricette di cucina e per Zeus... so dove portarlo! Se ne inviasse di diversi vi aggiornerò in corso d’opera.» disse il G.S.

«E tutti gli altri cosa dovranno fare?» sbottò Aiolia sentendosi escluso insieme ai restanti Gold, Silver e Bronz.

«Prendete esempio dai cinque paraculati di bronzo e leccate, leccate, leccate! Inoltre dovrete seguire le direttive di Tatsumi!»

Tutti i saint si girarono torvi verso il maggiordomo di Saori, che li ricambiò picchiettando la sua spada di bambù sulla mano con fare intimidatorio.

«Scherzi vero?» sbottarono i gold.

«Assolutamente no. Io essendo il Grande Sacerdote non potrò insegnarvi la nobile arte del maggiordomo in quanto sarò occupato a verificare che tutto vada liscio! Quindi sarà lui il vostro insegnate. Voi infatti fungerete da assistenti delle nostre tre divinità sotto esame e dovrete quindi servirle in modo impeccabile, mentre per gli abitanti del santuario...qualunque cosa accada carini e coccolosi!***»

 

XXXXXXXXXXXXXXXX

NOTE

 

* il termine “Mastro Lindo” è usato nel gergo della mia cerchia di amici per definire i lecca culo, ed è nato costatando come alcune persone siano talmente abili in questa operazione, tanto da rendere puliti e splendenti i deretani altrui, proprio come dovrebbe fare l’omonimo prodotto con le superfici da pulire.

 

** Per sapere chi è Tony e come mai Persefone conosca un cuoco di una proloco veneta rimando a The lost wife: la sfiga di Ade. (Capitolo: Vai col liscio!)

 

*** Cit: i pinguini di Madagascar.

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Capitolo 4
*** Non tutte le ciambelle escono col buco: parte 1 ***


Non tutte le ciambelle escono col buco

Parte 1

 

Tredicesimo Tempio.

Sala da pranzo.

 

STONK

«Ahia!»

«Petto in fuori, pancia indentro e vassoio dritto, Sagitter!» berciò Tatsumi dopo aver dato una poderosa bastonata sul fondoschiena di Aiolos, per poi tirare uno scappellotto a Milo, che gli faceva le boccacce da dietro le spalle, mentre armeggiava con le posate da servizio.

«Bravo Tatsumi, picchialo più forte, che così impara bene a fare il casalingo e finalmente si trova la ragazza. Sciagurato di un nipote, a cosa ti servono tutti quei muscoli se non riesci a rimorchiare uno straccio di fidanzata?» sbottò Aiolina, che, per ordine di Epicuro, faceva l’esaminatrice dei Gold in versione pinguino, insieme a Doko.

«Zia ti prego abbassa la voce o ci faccio una figuraccia! Epicuro, ti odio!» sibilò il Sagittario per poi fulminare con lo sguardo il fratello, che stava ridacchiando.

«A proposito Aiolia, quand’è che ti dai una mossa con quella rossa? Eh? Dai che lo so che ti piace, ma se sei troppo timido glielo dico io» disse Aiolina per poi rivolgersi a Marin, che stava cercando di domare una tovaglia insieme a Shaina: «MARIN, MIO NIPOTE AIOLIA TI TROVA UNA GRAN UMPF!»

Aiolia si precipitò ad ingozzare la zia con i pasticcini che stava servendo al tavolo, urtando Shura che rovesciò la frutta, sulla quale scivolò Saga, che piantò una sonora sederata, mentre il vaso con l’acqua per i fiori che aveva in mano finì dritto, dritto in testa al biondino della Vergine.

Shaka bagnato fradicio si sfilò il vaso dalla testa e si rivolse ai presenti:

«Io sono il Gold Saint della Vergine, l’uomo più vicino ad un dio! Non posso abbassarmi a questo! Basta, io vado a lamentarmi dal Grande Sacerdote!» sbottò la Vergine.

«Bravo! Così ti toglie la connessione ADSL e col cavolo che poi ti faccio adoperare la mia!*» disse Camus, che con fare impeccabile servì lo spumante a Doko.

Mentre Aldebaran, per tirare su il morale del collega azzardò un: «Dai che il grembiulino col pizzo ti dona». Vi lascio immaginare lo sguardo di fuoco lanciato dalla Vergine al povero Toro.

«Sicuro di essere nato per fare il cavaliere e non il cameriere, Camus?» chiese invece impressionato Tatsumi all’Acquario.

«Si, sicurissimo, ma la classe non è acqua in qualsiasi situazione!»

«Già, la classe del pinguino impagliato non si smentisce mai, soprattutto quando entra senza bussare nelle camere altrui!» disse alterato Milo intento a servire il tè ad Aiolina.

«Ancora arrabbiato perché ti ho interrotto sul più bello con Cassandra? Quante storie!» rispose Camus.

«Ma vattene un po’ a fan... Ahia!» Milo si ritrovò a massaggiarsi nuovamente il capo per l’ennesimo scappellotto del maggiordomo personale di Atena.

«Ragazzo, modera i termini e ricordati che in sala bisogna sempre sorridere, essere gentili, educati e lasciare i propri problemi fuori dalla porta!»

«Giusto gli ospiti mica ne hanno colpa! Come mi diverto a fare il cameriere! Guardate, riesco a portare fino ad otto piatti!» disse Aldy felice come una pasqua, mentre Saga e Shura, che a malapena riuscivano a portarne tre senza rovesciarne il contenuto, lo guardarono torvi.

«A proposito, Aiolina, quand’è che partono le tue lezione di ricamo?** Io e Palmira non vediamo l’ora.»

«Appena raggiungiamo il numero, tesoro.» rispose la zia.

«Beh, dai ragazzi, perché non venite anche voi? Si chiacchiera, si cuce e si mangia la torta al cioccolato»

Il silenzio piombò nella sala:

«Che ho detto di male?» chiese spaesato il Toro.

«Torna a lucidare l’argenteria che è meglio.» gli risposero in coro i restanti saint.

 

Poco dopo... durante il tragitto per arrivare all’arena per gli allenamenti...

 

«E adesso che lezione ci tocca?» chiese un Aiolia scazzato all’ennesima potenza.

«Quella di lecchinaggio alle tre divinità» rispose Shura sbirciando sulla tabella di marcia fornita dal G.S.

«Tolti i cinque paraculati di bronzo, chi pensi ci sia a tener lezione?» chiese Saga, ancora più scazzato di Aiolia.

«Per Ade, Pandora, che essendo la segretaria, ne tiene l’agenda ed avendolo servito come sorella dall’epoca del mito, conosce vita, morte e miracoli del dio degli Inferi. Per Poseidone, mi pare abbiano ingaggiato Teti, che da fonti indiscrete, cioè Sorrento, pare sia l’amante, nonché segretaria del dio dei mari» rispose il Capricorno.

«Certo che con la sacerdotessa di Ade, ultimamente te la intendi parecchio...» disse Milo.

«Che maligni che siete! Uno non può avere un rapporto civile con una ragazza che subito pensate male!» sbottò Shura.

«Allora perché sei diventato tutto rosso?» chiese Aldebaran.

«Ma ha 16 anni e io 26! Ci sono dieci anni di differenza!»

«Se è consenziente che te ne frega?»

Tutti si girarono torvi verso Camus.

«Era una battuta!»

«Certo come no! Cuore di giaccio!» disse Milo.

«Ehi, ma per chi mi hai preso?»

«Per quello che viene scaricato dalla fidanzata e pensa a Martin Mystère» ringhiò Milo.

«Da quando ti sei messo con Cassandra ti sei proprio rammollito, amico mio!» ribatté Camus, mentre Aiolia si mise tra i due prima che partisse la rissa.

«Ehi, ragazzi, che ci fanno là i 5 raccomandati?» Aiolos attirò l’attenzione di tutti verso i bronzini che si stavano allenando nell’arena, manco dovessero partire per una battaglia.

«Ma non dovevate farci lezione su come lecca... ehm onorare la nostra dea?» chiese Aiolia, incuriosito, ai cinque protagonisti della serie.

«Macché! Dobbiamo accompagnare Saori a fare shopping in vista dell’arrivo dei suoi parenti» sbottò un incazzatissimo Ikki.

«I rinforzi per le braccia ce li hai Shun?» chiese Hyoga.

«Sì, eccoli!» disse il saint di Andromeda.

«Menomale! L’ultima volta che ha fatto compere, ci ha caricati di pacchi in un modo inverosimile. Nemmeno il mio maestro mi ha mai sottoposto ad uno sforzo fisico e mentale del genere» sospirò rassegnato Shiryu.

«Volete fare scambio con me, che mi tocca sorbirmi tutti i cambi d’abito di Saori? Ore e ore passate a dirle se gli abiti che indossa le stanno bene, con l’unico problema che fanno tutti veramente schifo! Quando poi entra in un negozio di scarpe è la fine! Paraculati un bel corno!» e Seiya furente lasciò l’arena mandando a quel paese tutti i Gold presenti.

«Ma se non sono loro a tenere banco, chi ci sarà?» chiese Aldebaran.

«Siete in ritardo. Dove diavolo vi eravate cacciati!» Jabu, vestito da professore con tanto di registro, e le altre comparse di bronzo, guardarono con aria severa i gold.

«Questo è troppo. È la volta buona che denuncio questo maledetto autore di fanfic per maltrattamento di personaggi non suoi. Se qualcuno mi cerca sono a telefonare ad un buon legale.» e Shaka di Virgo lasciò a sua volta l’arena imprecando contro il qui presente scribacchino.

 

Un paio di giorni dopo, al sorgere del sole...

 

“Speriamo che vada tutto liscio” pensò il G.S. mentre passava in rassegna i Saint, i Giganti e i Generali tirati a lucido e schierati, a mo’ di paggetti, all’entrata del Grande Tempio, addobbata a festa, con tanto di fiori e striscioni di benvenuto.

Secondo le informazioni recuperate da Persefone dal parrucchiere personale di Afrodite, le divinità scelte come esaminatori sarebbero dovute arrivare quel giorno ed in totale erano sei; tre delle quali facilmente raggirabili e una ampiamente menefreghista e tranquillamente corrompibile con il giusto compromesso. A preoccupare il Grande Sacerdote erano però le restanti due; l’una ampiamente di parte e smaniosa di rovinare l’esistenza di una delle tre divinità in bilico e l’altra troppo sveglia e sospettosa per farsi fregare così facilmente; soprattutto dagli uomini.

Epicuro emise un lungo sospiro e, dopo aver dato una rapida occhiata ad Atena, Ade, Persefone e Poseidone, che gli fecero segno di assenso, si apprestò ad accogliere l’arrivo degli olimpici ospiti.

Il primo ad arrivare fu Apollo, con il suo splendente carro del sole.

“Però, al dio del sole piacciono le ferrari testa rossa!” pensò Epicuro mentre apriva lo sportello del carro a foggia di ferrarino e aiutava il dio a scendere dal mezzo.

«A quanto pare siete riusciti a prevedere il nostro arrivo!» commentò il dio notando lo striscione, con la sua gigantografia circondata di cuoricini, srotolato dalle ancelle del tempio, che stavano sbavando in direzione del figone numero uno dell’Olimpo.

«La cosa non dovrebbe sorprenderti, Apollo. Dopotutto sono la dea della saggezza e della strategia militare» disse Atena con un sorriso raggiante.

«Nell’era mitologica forse... oggi ho qualche dubbio. Scommetto che quella scema di Afrodite ha starnazzato tutto al suo parrucchiere, che avrà poi riferito a Persefone!»

«Artemide! Che piacere rivederti!» trillò la sposa di Ade.

«Il piacere è tutto tuo!Ancora con quel becchino? Sei masochista cugina.» rispose la dea della caccia e della luna, mentre Epicuro fece segno a Marin e a Shaina di aiutare la dea a scendere dal suo cocchio. Artemite ringraziò le due guerriere, facendo scorrere lo sguardo sui corpi statuari delle due sacerdotesse, per poi passare in rassegna i guerrieri presenti, storcendo il naso:

«Troppi uomini, poche donne. Questo posto non mi piace per niente!» disse con aria schifata la dea della Caccia.

«Ma se è un paradiso! Cielo quanto ben di dio! E sono tutti alle dipendenze di Atena?» Afrodite, la dea dell’amore, scese dal suo cocchio a forma di limousine rosa confetto, accettando volentieri il braccio di Epicuro.

«Sì, Somma Afrodite.» rispose il G.S.

«Mica scema, ma d’altronde se è la dea della saggezza c’è un motivo; sagace l’idea dell’harem personale camuffato da esercito. Non ci avevo mai pensato!» commentò la dea per poi rivolgersi al G.S.:«Con chi ho il piacere di parlare, uomo?».

«Il Grande Sacerdote di Atena, al servizio degli dei e dell’umanità» gli rispose Epicuro esibendosi in un baciamano da manuale e facendo cenno ai presenti di dare il via al piano:

«Questo umile omaggio floreale spero che sia di vostro gradimento» si fece avanti Kanon con fare ammiccante e con un mazzo di rose rosse in mano, seguito dagli altri Generali.

«Oh, per tutti gli Olimpi! Voi siete i Generals Dream Men! Ho il vostro poster in camera!» esclamò Afrodite prendendo le rose: «Ma che ci fate qui?»

«Siamo i Generali di Nettuno!» rispose Kanon.

«Esatto, quindi non fare complimenti. Anzi sarei lieto se potessi dare loro qualche lezione di strip e non solo!» disse Poseidone facendo un lieve inchino verso Afrodite, che esclamò:

«Puoi contarci Poseidone, sarò ben felice di farlo! Uhmmm che addominali ragazzo! Qui sì che ci sarà da lavorare!»

«Afrodite, non siamo qui per divertirci!» la riprese furibonda Aretemide.

«Parla per te cocca!» rispose la dea dell’Amore, intenta a palpeggiare Kanon senza farsi tanti problemi.

«Artemide ha ragione, prima il dovere e poi il piacere!» disse Apollo per poi rivolgersi ad Ade.

«Ehi, zio, sempre pallido come un morto vero?»

«Negli Inferi non c’è il sole» disse piatto Ade.

«Già. Ecco perché te e il tuo regno mi state letteralmente sulle p@@@e... o sarà per la sorte che ha subito mio figli Asclepio...»

Il sorriso di Ade, già molto tirato, si serrò in una fessura sibilante: «Asclepio aveva superato ogni limite arroccandosi compiti non suoi»

«Già! Ti dava fastidio che mio figlio fosse più abile di te nel resuscitare i morti!»

«Vorrei ricordarti che l’operato di tuo figlio andava contro l’ordine naturale delle cose e che anche Zeus era d’accordo. E poi di che ti lamenti! Asclepio vive da nababbo nei campi Elisi, gli è stata solo tolta la possibilità di incarnarsi tra gli umani!» sbottò Ade.

“Oh, oh, qui si mette male, bisogna mettere subito fine alla questione, prima che degeneri in una rissa! Non voglio che devastino il Grande Tempio; l’abbiamo finito di restaurare l’anno scorso, cribbio!” pensò allarmatissimo Epicuro, facendo cenno a Natalia e Leda di darsi una mossa.

«Sommo Apollo, avrete sicuramente bisogno di ristoro dopo il viaggio che avete compiuto, prego seguiteci, saremmo liete di prepararvi un bagno degno di un dio... la vasca del Tredicesimo Tempio è molto grande!» disse Natalia, mentre Radamante veniva trattenuto dai suoi colleghi. Alla Viverna l’idea che Natalia facesse la cascamorta con il dio del Sole non piaceva nemmeno un po’, e se non fosse stato per salvare il suo signore, si sarebbe già dato da fare a spaccare il muso di Apollo, che guardava con fare lascivo la scollatura della modella.

«...» commentò infatti il dio, soffermandosi sulle due biondone che gli sorridevano seducenti «Pensandoci bene, non avete tutti i torti... Ade, se non è un problema, rimanderei il nostro discorso.» disse quindi il dio del sole.

«Fai pure con comodo, caro!» disse quindi Persefone, mentre tratteneva Ade, alterato per la sfacciataggine del nipote.

“Pfiù, per fortuna che è figlio di suo padre!” sospirò Epicuro, mentre Artemide incredula bloccò il gemello:

«Non ci posso credere Apollo! Ma ti sembra il modo di onorare un compito assegnatoci da nostro padre?»

«Come dice lui, cara sorella, ogni lasciata è persa!» rispose il dio del sole facendo spallucce.

«Ma è mai possibile che voi maschi non ragioniate mai con il cervello, ma solo con il piffero!»

«Avete perfettamente ragione somma Artemide, è una vergogna che in questo mondo siano ancora gli uomini a dettare legge nonostante la loro comprovata inettitudine al comando, vista la loro inclinazione a lasciarsi corrompere da un semplice paio di curve.»

La dea della caccia si ritrovò a fissare una donna dai magnetici occhi verdi, il cui solo incedere aveva fatto ammutolire e tremare tutto il genere maschile presente (compresi Ade e Poseidone).

«Donna, il tuo punto di vista mi piace. Concordo sul fatto che il futuro sia donna. A quanto pare tra tutto questo letame c’è anche un fiore. Dimmi, chi sei?»

«Penelope Fernandez. Silver saint in congedo e avvocato. Sono inoltre la promotrice di un movimento femminile che ha come scopo la totale sottomissione del genere maschile a quello femminile.» disse Penelope porgendo ad un’Artemide notevolmente incuriosita, un volantino del movimento.

«La cosa è molto interessante»

«Allora che ne dite se ve la espongo in modo più dettagliato e preciso, lontano da questa mandria di bifolchi trogloditi?» disse quindi Penelope, estraendo una cartellina dalla sua 24 ore.

«Molto volentieri!» disse Artemide, lasciandosi guidare da Penelope, il cui schiocco di dita, fece scattare a molla il Silver della Balena e quello di Cerbero, che prontamente recuperarono i bagagli della dea.

«Mi piace come riesci a terrorizzarli, donna!» disse impressionata Artemide.

«Merito di anni di pestaggio. É un po’ come con i cani; bisogna subito far loro capire chi è il padrone!» rispose l’avvocato, mentre Aretemide le rivolgeva un sorriso compiaciuto.

«Vedo che anche la mia sorellina irritabile e sospettosa ha trovato con chi chiacchierare. Menomale, quando c’è lei in giro non si può mai fare niente. È sempre la solita guastafeste!» disse Apollo, la cui attenzione venne però catturata da Leda.

«Scusi Divino Apollo, non è che potrebbe farmi un autografo? Sono una sua fervente ammiratrice!» disse Leda, porgendogli un taccuino verde.

«Certo, c’è sempre tempo per un autografo. Va bene qui?»

«No, firmi sotto l’importo. Grazie!» e Leda si mise in tasca il libretto degli assegni, sotto lo sguardo sorridente di Apollo.

«Ehi, quella ragazza ha stile! Apollo è invece il solito pollo, quando non c’è Artemide a fargli da cane da guardia, lo spennano tutti!» disse Hermes, sbucando fuori dalla folla, vestito in borghese (jeans e maglietta).

«Ma come hai fatto ad entrare senza che nessuno se ne accorgesse?» disse Atena, che non aveva minimamente avvertito il cosmo del dio.

«Sono il dio dei ladri e dei truffatori sorellina!» disse il dio con un sorriso sornione.

«Ehi, chi mi ha ciulato il portafoglio?» sbottò Aiolos.

«Per caso è questo?» disse il dio, lanciando al Sagittario l’oggetto perduto.

«Ma è vuoto!» esclamò il saint.

«E che ti aspettavi? Che te lo restituissi pieno? é già tanto se ti ho lasciato i documenti» rise il dio.

«Sommo Hermes, siamo lieti di avervi tra noi...» disse Epicuro.

«Lascia perdere umano. Certo che avete messo in scena una bella inculata...» disse sottovoce Hermes al G.S.

«Vi ringrazio sommo Hermes e ditemi, quanto mi costerà la vostra “recita”?» disse a sua volta il G.S.

Hermes sorrise: «Vedo che parliamo la stessa lingua. Quindi non ci girerò attorno. Il tuo guerriero più potente: Shaka di Virgo. Ho intenzione di trassare un giro di scommesse ad un torneo di arti marziali»

«Intendete far combattere un guerriero munito di cosmo passandolo come un comune combattente?»

Hermes annuì

«Allora ho una controproposta. Atena non mi permetterebbe mai di barattare Shaka; è troppo pratico di e-bay***!» disse il G.S.

«Vuoi patteggiare con un dio? Audace! Avanti spara.»

«Per un lavoro del genere, Shaka comunque non sarebbe appropriato. È troppo orgoglioso e pieno di se, per accettare di esibirsi contro avversari non alla sua altezza. Inoltre non è tipo da dare spettacolo, che è quello che vuole il pubblico. I suoi colpi infatti uccidono senza che lui si sporchi le mani. Ma c’è un cavaliere, tra i gold, che non si farebbe sfuggire l’occasione di pestare gente senza il minimo sforzo e rimorso di coscienza e di cui Atena non rimpiangerebbe l’assenza»

«Chi è costui?»

«Death Mask»

«Il nome è già un programma. Mi piace! Affare fatto. Le voci, che un nostro conoscente in comune mi ha riportato su di voi, sono vere G.S.: proprio bastardo dentro!» disse Hermes, per poi battere il cinque a Salvatore:

«Ehilà! Come ti butta Salva?»

«Alla grande Hermy, ho sentito che hai barattato la tua versione a Zeus in cambio di mio cugino!, Dai che te lo presento, come fa scoppiare le risse lui, non le fa scoppiare nessuno! E anche bravo a riscuotere il pizzo!» disse l’assistente e cugino di Death.

«Si conoscono?» chiese quindi Atena al G.S., stupita dalla scena.

«Frequentano lo stesso bar per le scommesse sportive.» spiegò Epicuro alla sua dea.

«Non per mancarti di rispetto, Atena, ma toglieremo il disturbo. Avremmo da fare.» disse Hermes, mentre si scambiava con Salvatore un’occhiata furbastra, per poi sparire tra la folla, al consenso di Atena.

“E bravo Salvatore, sapevo che mandando te avrei fatto centro, dopo aver scoperto, ciattando con Zeus, qual’era il quartier generale delle truffe del dio dei Ladri, Mercanti, Truffatori ecc...” pensò soddisfatto il G.S. per poi ritrovarsi ad osservare, allarmato, l’arrivo delle due ultime divinità mancati.

SKRRREEEK, CRASH

«Presto! Andate in soccorso dei due incidentati!» si affrettò ad ordinare Epicuro.

Un cocchio a forma di damigiana era arrivato infatti a tutta birra, andandosi a scontrare con uno decorato con spighe di grano, che stava facendo manovra per parcheggiare.

«Dionisio, ma chi ti ha dato la patente! Possibile che devi sempre essere ubriaco fradicio?» gracchiò una vocina che fece sbiancare all’inverosimile il dio dei morti, mentre Aiolia e Afrodite si precipitarono ad aiutare Demetra ad alzarsi.

«Sai com’è zia...Hic... che dio del vino e dell’ebbrezza sarei ...hic...se non dassi il buon esempio! E Zeus ci tiene tanto al fatto... hic... che gli dei devono dare il buon esempio agli umani... hic» disse Dionisio, aiutato a sua volta da Milo e Radamante, che pensò “Cribbio, questo è più alcolizzato di me!”, mentre sosteneva il dio ubriaco fradicio.

«Ma quanta bella gente! Hic Qui ci sta un baccanale! Hic, vai con la sbronza collettiva yeee!!!» disse gasato il dio del vino sventolando una bottiglia di lambrusco, per poi cadere a terra con uno STUMP!

“Certo che il vinello fatto recapitare a Dionisio, come omaggio per corromperlo dalla regina degli Inferi, deve essere una bomba!” pensò il G.S., mentre Atena allarmata esclamò:

«O per tutti gli dei, cos’ha Dionisio?».

«Tranquilla Grande Atena, nulla di grave, si è solo appisolato per effetto della ciucca. Ci penso io a fargli passare la sbronza. Di queste cose me ne intendo» disse Radamante per poi issarsi Dionisio, che ronfava della grossa, in spalla, mentre Persefone si gettò tra le braccia della madre:

«Mammina, come sono felice di vederti!»

«Anch’io tesoro!» disse Demetra abbracciando la figlia, per poi rivolgere ad Ade, che stava cercando di sgattaiolare via dalla vista della suocera: «Dove credi di andare, sciagurato di un fratello infame! Siccome sapevi che non avrei mai dato mia figlia in moglie ad un cretino come te, hai escogitato il piano della fuitina e del melograno! Mi hai fregato proprio bene, ma ti posso garantire che è la volta buona che me la paghi!» sbottò severa la dea delle messi.

«Suvvia, cara Demetra, ormai è acqua passata! Che ne dici di metterci una pietra sopra, visto che il nostro è un matrimonio felice?» disse Ade sudando freddo.

«Si ho visto negli ultimi secoli quanto è stata felice la vita di mia figlia per opera del tuo comportamento da marito impeccabile! Lei rinchiusa in quella villa sui colli Euganei e tu a giocare ai soldatini con questi altri due scemuniti!» replicò seccata la dea guardando severa Atena e Poseidone, che azzardò un:

«Ti vedo in forma Demetra!»

Cosa a cui la dea rispose sfoderando uno spray al peperoncino:

«Stai lontano da me maledetto allupato! (per chi non lo sapesse, Poseidone, nell’epoca del mito, aveva usato violenza su Demetra)» Disse la dea spruzzando l’arnese in direzione del dio dei mari.

«Azzo, brucia!» berciò il dio portandosi le mani agli occhi, completamente in fiamme.

«Certo che sta roba umana è portentosa!» esclamò Demetra rivolta allo spray: «Ricordami di regalartene uno, Persefone, che con i tuoi zii non si sa mai.»

«Grazie, mamma, ma che ne dici se facciamo un giretto turistico per il Grande Tempio?» disse Persefone, prendendo sotto braccio sua madre, con l’intento di allontanarla al più presto da Ade e Poseidone.

«Già, abbiamo uno splendido giardino nella Sesta Casa e un roseto rigoglioso nella Dodicesima!» disse Saori pensando “Che poi le rose siano velenose e, alcune varietà di nuovo innesto di Afro, narcotizzanti, è un piccolo dettaglio!”.

«E sarò ben lieto di accompagnarvi. Sono Afrodite di Pesci. Giardiniere personale di Atena e gold saint. Per servirla» disse il gold, inchinandosi per poi affrettarsi recuperare i bagagli della dea.

«Beh, dopo un invito così galante non posso che accettare. Poseidone, guarda e impara come si deve fare con una donna! E per quanto riguarda te, caro Ade, col cavolo che ci metto una pietra sopra!» e Demetra si accinse ad intraprendere la scalinata delle dodici case scortata da Afro e Persefone, tra il sospiro di sollievo di Ade e Poseidone.

«A parte qualche inghippo dovuto a vecchi rancori sepolti, l’accoglienza è andata bene.» disse Atena

«Sì, ma gli eventi possono sempre evolvere in corso d’opera, e gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Sarà una bella sfida, non c’è che dire! Speriamo che vada tutto liscio, e che Persefone riesca a drogare sua madre con le rose di Afro, in modo da tenerla il più possibile lontano da Ade e Poseidine, e Penelope a tenere a bada Artemide in modo che non ficchi il naso dappertutto!» sospirò Epicuro incrociando le dita.

 

XXXXXXX

 

NOTE

 

* Per chi non lo sapesse l’ADSL è l’arma con cui il G.S. minaccia Shaka per tenerlo a bada. Per i dettagli rimando a “Halloween Party; non costume no ADSL”

 

**In “Quando anche le stelle ti girano le spalle...” Aldebaran ha scoperto di avere una spiccata vocazione per il cucito.

 

*** Shaka compra le sue cianfrusaglie orientali (statue del Budda, mobili e vestiario) su internet, perché andare al centro commerciale è un atto troppo terreno per un Gold come lui. Atena puntualmente si unisce a lui nelle ordinazione per risparmiare sul costo della spedizione.

 

XXXXXXXXXX

 

Salve a tutti, chiedo scusa se il mio biografo personale non riesce più a postare regolarmente i capitoli, biascicando scuse come impegni di lavoro. Siccome nessuno è perfetto vi chiedo quindi di perdonarlo.

Vi ringrazio per la cortese attenzione.

 

                                                                       Firmato

                                                                        Il G.S.

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Capitolo 5
*** Non tutte le ciambelle escono col buco: parte 2 ***


AVVERTENZE!

In alcune parti di questo capitolo, visto la presenza al Grande Tempio di un’Afrodite alquanto ingorda, si tratteranno argomenti a luci rosse, non credo sia necessario cambiare rating, dato che non ci saranno descrizioni osé (nel caso fatemelo presente).

Chiedo umilmente perdono a Kanon e Saga, ma soprattutto al saint della Vergine, per come li ho trattati.

 

Non tutte le ciambelle escono col buco

Parte 2

 

«Quindi nei giorni feriali fai il Generale di Nettuno e nei weekend lo spogliarellista! Sei un uomo versatile, mi piace. E dimmi, temi gli dei?» Disse Afrodite intenta a sbottonare la camicia di Kanon.

«Ho tentato di fregare Poseidone per conquistare il mondo e ci sarei pure riuscito, non fosse stato per i cinque marmocchi di bronzo. Quindi fate un po’ voi!» rispose Kanon, che, senza farsi troppi problemi, allungò le mani sull’invitante fondoschiena della dea dell’amore, tirandola a se con ardore.

«Uhmm, focoso e irriverente, è così che mi piacciono gli umani sotto le lenzuola!»disse la dea intenta ad armeggiare con la cintura dei pantaloni del Dragone del Mare.

«Chi ti ha dato il permesso di entrare in casa mia, Kanon?»

La pomiciata venne interrotta da una voce che Kanon conosceva fin troppo bene:

«La Somma Afrodite aveva una certa urgenza e la tua casa era più a portata di mano rispetto a quella di Libra, fratellino» disse con un sorriso bastardo Kanon, pensando “Ti rode che vada a letto con la donna che ti piace, e che ora mi sto per fiondare Afrodite nella tua camera da letto, mentre tu picche! Così impari a rinchiudermi a Capo Sounion!”, mentre la dea, puntando lo sguardo su Saga, vestito da cameriere, esclamò:

«Ma cos’è oggi? Natale? Adoro fare le cose a tre con dei gemelli!»

Il sorriso bastardo di Kanon svanì dalla sua faccia, sulla quale si dipinse un’espressione schifata, mentre il suo sguardo indugiò in direzione del fratello, che ricambiò disgustato. Alla sola idea di dividere lo stesso letto, anche se di mezzo c’era Afrodite (e badate bene non di Pesci), faceva venire il voltastomaco ad entrambi.

«Ehm, somma Afrodite io non credo che sia una buona idea... piuttosto facciamo a turno!» cercarono di correre ai ripari i due fratelli.

«Non ditemi che non avete mai fatto una cosa a tre!» rise divertita la dea, che, dopo aver agguantato Kanon per i pantaloni e Saga per la cravatta, esclamò: «Dai che vi insegno io, pulcini! Lo sapevo che qui c’era da lavorare!» e Afrodite se li trascinò entrambi in camera da letto chiudendo la porta a chiave...

 

Nel frattempo...

 

Tanatos si aggirava annoiato per il Grande Tempio. Tutta questa storia di piani, macchinazioni e lecchinaggio non gli si addiceva. Lui era un terrificante dio infero e mai si sarebbe abbassato a fare il ruffiano. Meglio morire che perdere il proprio onore, ma Ade la pensava diversamente e quindi gli aveva intimato di stare il più possibile alla larga dai nuovi arrivati.

Quindi per ammazzare il tempo, aveva deciso di fare due passi. Girovagando qua e girovagando là, finì nei pressi di una balconata di un terrazzino....

 

Intanto, in cima la terrazzino....

 

«E questo è tutto Marin.» disse Penelope soddisfatta, dopo aver finito di raccontare a Marin il suo incontro con Artemide.

«Incredibile, sei riuscita a far aderire al tuo movimento Artemide, che ti ha preso così tanto in simpatia da chiederti di diventare una delle sue Ninfe. E tu cosa le hai risposto?» chiese la silver saint dell’Aquila.

«Che ci pensavo» ripose Penelope.

«Come mai? Qui non hai futuro come guerriera. Più del rango di silver, una donna non può aspirare.»

«Nemmeno come Ninfa potrei far carriera, con la schiena che mi ritrovo! Poi il mestiere di avvocato mi piace.» disse Penelope.

«Ma allora perché ti vuole tra le sue devote a tutti costi?»

«Va a sapere! Piuttosto non capisco come mai Radamante continui a filare con quell’ oca di modella! Cos’ha più di me Natalia!» sbottò incazzata Penelope.

«Nulla, ma credo che tu, a volte, terrorizzi un po’ l’altro sesso e... il tuo attuale movimento femminista certo non ti aiuta!» disse Marin.

«Dici?»

«Beh, sostenere che gli uomini vadano schiavizzati dalle donne, potrebbe renderli indisposti nei tuoi confronti, non credi?»

«Uhm... quindi mi consigli di cambiare atteggiamento se voglio riconquistare Radamante?» disse Penelope appoggiandosi di schiena alla ringhiera del terrazino.

«Attenta al vaso!» esclamò Marin.

«Quale vaso?» chiese Penelope, prima di urtare col gomito qualcosa di duro.

CRASH

«Ma Porca Venere! Chi è quel pirla che ha fatto cadere questo dannato vaso di fiori! Ma io lo ammazzo!» berciò una voce oltre le colonnine in pietra, che proseguì con altri insulti che eviterò di riportare per l’alto tasso di volgarità.

Penelope e Marin si precipitarono quindi giù dal terrazino per vedere cosa era successo:

«Cielo, hai quasi ucciso un prete!» esclamò Marin rivolgendosi a Penelope, che esclamò incredula:

«E che ci fa un prete al Grande Tempio? Non dovremmo essere tutti pagani o quasi?».

«Lurida donna io non sono un prete! Ma Tanatos il dio della morte! Quindi trema innanzi a me e, se non vuoi che ti uccida, chiedimi scusa in ginocchio, baciando il suolo su cui cammino!» tuonò il dio puntando incazzatissimo il dito verso l’avvocato, mentre la malcapitata piantina, che era dentro il vaso, faceva bella mostra sul capo del dio.

Una venetta pulsante apparve sulla fronte di Penelope: «Lurida donna a chi? Ma io ti cambio i connotati»

«Ahia! Ma cos’è che mi ha punto il sedere, maledizione!» imprecò Tanatos, massaggiandosi il posteriore, per poi ritrovarsi a faccia a faccia con Penelope che lo centrò in pieno muso con un gancio.

«Però, meglio di quanto pensassi!» sorrise un ragazzo alato, vestito griffato, con un’espressione demoniaca dipinta sul volto angelico, che uscì dall’ombra di una colonna, impugnando un arco rosa confetto.

«Eros?» chiese stupita Marin, mentre Penelope, ormai a cavalcioni sull’addome di Tanatos a terra, continuava a farcirlo di cazzotti.

«Azzeccato bambola! Nessuno può insultarmi e passarla liscia! MUAHAHAHAH!!!» rispose Eros, esibendo una terrificante risata satanica, per poi alzarsi in volo, lasciando Marin a contemplare Tanatos, con gli occhi a cuoricino, che continuava a dire,:

«Si, così! Ancora! Di più! Tu si che sei la donna della mia vita!»

“Promemoria: mai fare incazzare Eros, potrebbe essere l’errore più grosso della propria vita!” pensò l’Aquila, mentre un brivido di terrore le corse lungo la schiena.

 

Tempio di Gemini.... diverse, ma diverse ore dopo...

 

«Afrodite è una dea veramente temibile!» disse Kanon, lasciandosi scivolare sul divano del soggiorno, visibilmente sfinito.

«Puoi dirlo forte fratello!» rispose Saga, sfatto pure lui.

Tra i due gemelli cadde il silenzio, e Kanon e Saga si guardarono, per poi esclamare all’unisono: «Che nulla di oggi esca da queste mura, intesi?»

 

Intanto, alle 12 Case....

 

«Non male quei due, ma fra di loro, nulla da fare, erano troppo restii.» commentò Afrodite mentre si aggirava per le 12 case a caccia della sua preda, che trovò nel Tredicesimo Tempio, immersa in una fitta lamentela con il Grande Sacerdote.

«Prima le lezioni da cameriere, poi quelle di Jabu e adesso Dionisio e Radamante che hanno organizzato un baccanale con ambientazione New Age nel mio giardino! E no! Questo è troppo! Io sono il Cavaliere della Vergine, l’uomo più vicino a un dio!» sbottò Shaka.

«E io sono il Coniglietto di Pasqua! Non ho tempo per starti a sentire, ho cose più importanti a cui badare che il tuo dannato giardino!» rispose il G.S., mentre Afrodite esclamò:

«Finalmente ti ho trovato, Shaka di Virgo! Non sai quanto ti ho cercato: l’uomo più vicino ad un dio sotto le lenzuola!»

«Scusate, credo di non aver capito bene!» disse Shaka spiazzato, rivolgendosi ad Afrodite, che intanto gli si era spalmata addosso.

«Su di te ho sentito cose grandiose, guru del Kamasutra! Me le ha dette un bel biondino che presta servizio alla sesta casa, a cui ho dato una botta e via mentre venivo qui!» disse Afrodite facendo le fusa.

A Shaka comparve un impercettibile tic al sopracciglio destro:«Luca... sempre lui»

«Ti prego cavaliere fammi raggiungere il Nirvana!»

«Ehm veramente io...» iniziò Shaka scostando freddamente la dea da se, ma non ebbe il tempo di finire, che si ritrovò in ginocchio per opera di un’abile mossa del G.S., che diede un calcio alla parte posteriore del ginocchio destro di Shaka, fecendolo cedere.

«Il Saint di Virgo, sarà lieto di farvi raggiungere l’illuminazione dei sensi grazie alle sue prestazioni» disse quindi il G.S. tappando con la mano la bocca del biondo, prima che potesse replicare.

«Ti aspetto nel Tempio della Vergine allora!» trillò Afrodite sparendo tra le colonne.

Shaka incazzato come una bestia si rivolse al G.S.:

«Il mio corpo e la mia anima sono un tempio immacolato e non ho alcuna intenzione di sporcarlo per accontentare quella.... quella....»

«Divinità allegra»

«Si, esatto. Se mai deciderò di concedermi da una donna, dovrà essere con una fanciulla illibata, pura e casta come me, possibilmente illuminata, con la quale unirmi anima e corpo finche morte non ci separi!» sbottò inviperito il saint.

«Se aspetti Cenerentola buona fortuna allora, perché non siamo in Disney! Comunque datti una calmata e smettila di urlare, che c’è sempre una soluzione a tutto» e il G.S. compose un numero sul suo cellulare.

 

Poco dopo, studio del G.S.

 

«Poseidone mi ha detto di recarmi da voi e di eseguire i vostri ordini. Di che si tratta?» Kasa era arrivato al cospetto del G.S. al cui fianco c’era Shaka.

«Dovresti prendere le sembianze del Saint di Virgo, recarti nella Sesta Casa e farti Afrodite» disse Epicuro indicando il biondino.

«Di Pesci? Manco per idea.» rispose il Generale girando sui tacchi.

«Non di Pesci, ma Afrodite la dea dell’amore» rispose il G.S.

Kasa si bloccò di colpo drizzando le orecchie: «Non mi state prendendo per i fondelli?»

«No. La dea dell’amore ha espresso il desiderio di sollazzarsi con il qui presente cavaliere, che però non ne vuole sapere. Solo che un rifiuto del genere potrebbe renderla indisposta nei nostri confronti... capisci Kasa?»

Il Generale sorrise: «Non preoccupatevi, mi sacrificherò volentieri e sostituirò il qui presente cavaliere. Ho solo una domanda» e Kasa si rivolse a Shaka: «Ma sei gay?»

«Ma come ti permetti, sottospecie di viscida salamandra rivoltante! Non sono gay, ma non voglio che il mio onore di saint venga infangato in questo modo!» sbottò un incazzatissimo Shaka.

«Ah., capito... l’impotenza è una brutta bestia!» e Kasa, prendendo le sembianze di Shaka, lasciò la sala, alquanto soddisfatto.

«...» fu il commento di Shaka, mentre il G.S. si voltò verso la Vergine tirando un sospiro rassegnato: «Certo che te le cerchi proprio col lanternino, Virgo!»

 

Intanto, mentre Shaka, ehm, Kasa faceva raggiungere il Nirvana dei sensi ad Afrodite (non di pesci, ma la dea), nella Dodicesima Casa...

 

«Splendido roseto!» Demetra stava passeggiando nella serra di Afrodite (questa volta di Pesci), mentre il suddetto saint, tenendola a braccetto, la condusse verso delle splendide rose rosa.

«Strane queste rose, non le ho mai viste!» disse la dea delle messi.

«Sono una nuova razza di mia invenzione. Creata appositamente per ordine di Sion, che purtroppo è deceduto prima che portassi a conclusione l’esperimento. Le ho chiamate “Maria-rosa”.» disse Afro, mentre Persefone invitava la madre ad avvicinarsi ai fiori, stando però ben attenta ad non inalarne il profumo.

«E senti che fragranza soave!»

«Hai ragione Persefone... sono favolose e... non so perché, ma improvvisamente inizio a vedere tutto più rosa...»

 

Più tardi... lungo la scalinata delle 12 case...

 

«Maledizione Afro! Dobbiamo ritrovarla al più presto!» Persefone allarmatisima correva come una dannata lungo la scalinata in cerca della madre insieme ad Afrodite (di pesci!).

«Ve l’avevo detto che era roba forte, progettata per quel tossicodipendente del precedente legittimo Grande Sacerdote!*»

«Si, ma non avrei mai immaginato che si mettesse a recitare le freddure del “La saggezza del Vaffangala”, per poi sparire appena abbiamo abbassato la guardia!» disse desolata Persefone.

I due, ormai giunti alla casa del Sagittario, incontrarono un Aiolos alquanto allarmato:

«Avete per caso visto la mia armatura d’oro?»

«No, ma tu hai visto Demetra?» chiesero, Afro e Persefone.

«Guardate in salotto. Mi sembra che sia in compagnia di mia zia Aiolina, Doko e Ade!»

Presefone e il saint di Pesci si rivolsero uno sguardo allarmato, per poi fiondarsi nel salotto della casa di Sagitter.

 

«Disse il mulo alla gru del Nilo: il termometro dove lo infilo? Disse la gru del Nilo al mulo: infilatelo su per il... (Cit. La saggezza del Vaffangala. Colorado)»

«Mamma!» esclamò Persefone, ritrovatasi ad osservare Demetra atteggiata a guru mistico, con tanto di rosa narcotizzante al posto del tulipano bianco, tra gli applausi di Doko.

«Tua madre è uno spasso! Perché non ce l’hai presentata prima, Persefone!» esclamò la Bilancia.

«Già! Hai visto quanta bella gente c’è al Grande Tempio?» esclamò fatta come una pera Demetra per poi prendere sotto braccio il fratello, sniffando a pieni polmoni la Maria-rosa di Afrodite (di Pesci!): «Ade, sei un cretino sfigato, ma in fondo mi fai pena! Che ne dici se mettiamo una pietra sopra al passato e tu e mia figlia venite da me per Capodanno insieme a questo simpatico cavaliere di Libra, per una bella cena a quattro in famiglia per poi giocare a tombola e raccontarci le barzellette?»

Penelope guardò a bocca aperta sua madre che dava un buffetto affettuoso al dio dei morti, pensando “Per Zeus, la Maria-rosa è un fiore spaventosamente miracoloso!”.

«E dato che ci siete sfornatele un paio di marmocchi!» disse Aiolina guardando severa Ade e Persefone: «Non riesco proprio a capire come mai i giovani d‘oggi non si diano più da fare come quelli di una volta! Iniziano troppo presto e poi quando è ora di fare sul serio fanno cilecca, come quel buon a nulla di Aiolos! Aiolia... è una caso disperato con quella rossa!» commentò la vecchia zia scuotendo la testa, per poi recarsi in cucina a preparare il tè.

«Già, Ade, renditi utile a qualcosa una buona volta e metti in cantiere una bella coppia di gemelli!» disse Demetra per poi partire ad inneggiare all’amore universale e a ricordare i bei tempi passati a fare l’hippy danzando per i campi, mentre Ade rispose sorridendo alla moglie: «Dai cara, vedi che finalmente anche tua madre approva? Chi l’avrebbe mai detto che una rosa al giorno mi avrebbe levato la suocera di torno!»

Persefone raggiante si rivolse al cavaliere di Pesci: «A quanto le vendi le tue rose? Perché prenoto tutti i piantini!»

 

Intanto ad Atene...

 

«Una fraccata di soldi e uno, una fraccata di soldi e due, una fraccata di soldi e tre! Aggiudicato al magnate Russo laggiù in fondo!» trillò Hermes, per poi rivolgersi a Salvatore.

«Certo che abbiamo fatto un mucchio di soldi vendendo all’asta i pezzi dell’armatura del Sagittario!»

«Anche con le foto che ho fatto ai saint sotto la doccia, a loro insaputa, ho fatto affari d’oro! Delle fan si sono addirittura malmenate per quella di Camus senza veli nella sauna! Certo che l’acquirente delle foto di Shaina e Marin, mi ha lasciato perplesso!» disse Salvatore contando la consistente mazzetta di soldi che aveva in mano.

«Chi è stato?»

«Stata, piuttosto. Le ha acquistate Artemide!»

«Ma dai? Ho sempre sospettato che fosse lesbica!» disse Hermes divertito, mentre dava un’occhiata alle foto rimaste invendute:

«Ma anche tu! Pensavi davvero di riuscire a vendere le foto delle comparse di bronzo?»

Salvatore fece spallucce: «La fotocamera è istallata fissa nella sauna e negli spogliatoi e scatta ogni volta che qualcuno entra nell’ambiente. Quindi visto che le avevo ci ho provato.»

«E chi è la masochista che si è comprata le foto di Seiya?»

«Atena ovviamente»

«I gusti di mia sorella non li capirò mai!» disse Hermes guardando l’orologio «Sarà meglio andare o farò tardi alla cena organizzata dal G.S. come conclusione dell’inculata e non voglio assolutamente mancare, anche perché voglio coinvolgere quei due alcolizzati di Dionisio e Radamante e quel fesso di Aiolos ad un giro di poker ovviamente truccato! Devo dire che questa gitarella si è rivelata più proficua del previsto!» disse Hermes al compare, mentre si avviava sciallato verso il Grande Tempio.

 

XXXXXXXXXXXXX

 

NOTE

 

* per chi non lo sapesse Sion si faceva di maria (per i dettagli rimando a “A.A.A- BABY SITTER CERCASI”)

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Capitolo 6
*** Non tutte le ciambelle escono col buco: parte 3 ***


AVVERTENZE:

 

Afrodite è Afrodite e pensa e parla solo di una cosa...Perdonatela!

Quindi se quando c’è lei nei paraggi i dialoghi rasentano lo scurrile, portate pazienza.

 

Non tutte le ciambelle escono col buco

Parte 3

 

Gira e rigira, a rimetterci, è sempre il solito pirla!

 

Ormai tutto era pronto per la cena e il dopo cena.

I Generali di Poseidone ripassavano lo spettacolo hard in onore di Afrodite dietro le quinte del palco allestito per l’occorrenza. Le cucine erano in fermento e Palmira e Carlos erano intenti ad impartire ordini e a realizzare capolavori culinari degni dei palati più fini dell’Olimpo, mentre i più fedeli guerrieri di Ade e di Atena facevano bella mostra con le loro armature, in perfetto stile “tappezzeria da parata” nel salone d’onore del Tredicesimo Tempio, adibito a lussuosa sala per simposio. Radamante era truce, impettito e composto come da protocollo del perfetto spectre, Eaco era visibilmente scazzato, mentre Minosse guardava sconcertato il puccioso e sorridente Shun nella sua armatura rosa, Ikki che scrutava con sguardo da duro tutti i presenti in sala, mentre infilzava spilli su una bambola vudù con le sembianze del saint di Virgo*, Hyoga intento a rimorchiare un’ancella facendosi consolare con la scusa della madre morta, Shiryu tutto preso a lucidare il suo scudo infrangibile fino a prova contraria e il leggendario Seiya che sgranava il rosario mentre guardava preoccupato Saori, che gli lanciava sguardi tutto zucchero. (tenendo conto che Saori da piccola voleva ficcarlo a novanta per fargli fare il cavallo, con tanto di frustino, sono comprensibili i timori del povero ronzino).

«Ehm... Rada... ricordami perché siamo qui a fare da belle statuine con questi cinque marmocchi»

«Perché siamo i migliori armati di Ade e siamo quindi qui per rappresentare la potenza del nostro signore ed intervenire in caso di emergenza; ergo sorveglianza all’ingresso e buttafuori.»

«E loro?»

«Sono le guardie del corpo personali della dea Atena.»

«Ah! Ma con tutti i guerrieri cha ha a disposizione proprio quelli doveva scegliere?»

«Credo che in realtà siano gli unici idioti disposti a rischiare seriamente l’osso del collo per salvarla. Quindi o pessimi gusti o sfiga. Sinceramente non l’ho ancora capito.»

 

Intanto gli inviati di Zeus si erano accomodati sui triclini su invito di Atena, che, da perfetta padrona di casa aveva dato il via al banchetto insieme a Persefone, Ade e Poseidone.

Così, mentre i gold, sotto la guida di Tatsumi, servivano le portate (tranne Camus, che essendo l’addetto a versare il vino era stato praticamente accalappiato da Dionisio e quindi si era subito rassegnato a stare impalato vicino al signore della sbronza per riempirgli ogni tre secondi il calice), gli dei si abbuffavano e... trincavano di brutto, facendo onore ai leggendari bagordi sull’Olimpo tramandati fin dall’epoca del Mito!

Epicuro quindi, per non far mancare il prezioso nettare rosso agli dei e tenere sotto controllo la situazione, aveva dimesso momentaneamente i panni del G.S. per riassumere quelli di maggiordomo e rivestire il compito di coppiere degli dei.

«Coppiere, altro vino!» disse Poseidone.

«Ottima idea!» esclamò Hermes: «Versa ad Apollo, che lo vedo giù di tono e se si sbronza dopo lo spenno meglio a poker! »

«YAWN! Perché, no? Un goccetto non fa mai male! Mannaggia, non pensavo che il viaggio dall’Olimpo fin qua mi avrebbe stancato così tanto! Mi sono addormentato nell’idromassaggio e non so nemmeno per quanto ho dormito!» sbadigliò il dio del Sole.

Epicuro si apprestò quindi a versare il vino ad un Apollo ancora visibilmente mezzo addormentato, ritrovandosi a pensare: “Natalia ci è andata giù pesante con Apollo! Radamente è un uomo fortunato. Bellissima, sexy e stramaledettamente fedele! Piuttosto di tradirlo, ha imbottito il drink che ha offerto al dio del Sole, con un potente sonnifero fornitole da Ipnos! L’ho sempre detto; Camus è stato un fesso a farsela sfuggire!” per poi essere attirato dalla voce poco cordiale di Poseidone:

«Ehi, e a me non versi il vino? E da quando è iniziata la cena che salti sempre me, Ade, Persefone e Atena, mentre agli altri non fanno in tempo a svuotare il bicchiere, che tu glielo hai gia riempito!»

«Se non lo faccio ho i miei buoni motivi. Fidatevi di me» disse quindi a bassa voce Epicuro, per poi passare a servire con galanteria Artemide e Demetra, intenta a sniffare la maria-rosa che Ade le aveva offerto, sotto lo sguardo attonito della dea della Caccia, che mai in vita sua aveva visto la dea delle messi andare così d’accordo con il fratello.

«Che diavolo avrà in mente quell’uomo?» chiese quindi Poseidine a Persefone seduta vicino a lui.

«Non preoccuparti e mantieniti sobrio e con un atteggiamento composto!» sorrise furbescamente la regina degli inferi.

Intanto, poco più in là Afrodite (la dea), ormai completamente brilla, aveva iniziato a dare consigli non richiesti ad Atena (che iniziava ad alterarsi) su come vestirsi e rimorchiare i ragazzi:

«Insomma Atena, se ti vesti così è normale che poi nessuno ti fili! E non venirmi a raccontare la favola sul fatto che vuoi rimanere vergine, altrimenti perché richiamare intorno te tutti questi manzi da monta!» disse Afrodite intenta a palpare il fondoschiena dei camerieri che le capitavano a tiro, con una toccatina di riguardo in più per il povero Shaka, che cercava disperatamente di passere il meno possibile nei pressi della dea dell’Amore.

«Questi manz... ehm, volevo dire cavalieri, non sono qui per sodd... ehm servire me, ma per proteggere l’umanità e la giustizia!»

«Seee come no! Guarda che ho notato come spogli con gli occhi il tuo puledro alato. Certo andrebbe un po’ svezzato, ma chissà che con un corso intensivo io non possa trasformarlo in uno stallone da competizione e...»

CRAK

Il bicchiere che Atena aveva in mano andò in frantumi e gli occhi di Saori si fecero due fessure incandescenti, mentre la sua favella divina andava a farsi benedire:

«Provaci a toccarlo e giuro che ti infilo il bastone di Nike su per...»

«Allora finalmente lo ammetti che è dall’era mitologica che ci provi con il saint di Pegaso! E da un pezzo che lo sospettavo! Comunque potrebbe essere un’esperienza interessante... è bello lungo e du...» disse Afrodite osservando interessata lo scettro di Atena. Saori si ritrovò a guardare la parigrado completamente scioccata.

«Mamma! Un po’ di contegno!» esclamò Eros.

Afrodite fece spallucce: «Ho fatto di peggio Eros!» per poi rivolgersi a Saori: «Rilassati Atena, orami dopo la performance di questo pomeriggio l’unico che voglio è Shaka della Vergine e poi... non sono un’amante dell’orrido! Ma come fai ad andare dietro a quel tipo» fu il commento di Afrodite.

«L’amore è cieco, madre!» replicò Eros.

«E anche pirla a quanto vedo...» rispose Afrodite osservando Seiya parlottare con Shiryu senza accorgersi che Minosse lo aveva preso per un tiro al bersaglio usando della gomma da masticare e un foglio di cartone arrotolato come cerbottana.

«Smettetela di parlare in questo modo di Seiya, non riesco proprio a capire perché lo sfottano tutti! E si che lui è così valoroso, intrepido, leale, caparbio...»

«Ne hai una bella dose!» ridacchiò Eros.

«Peccato che era dopo era non ti abbia mai filata di striscio... non è che per caso sei vergine non per scelta, ma perché l’unico uomo di cui ti sei innamorata è ben lungi dal dartelo e preferisce fare a cazzotti con gli spectre che passare il tempo con una frigida come te?» disse Afrodite andando a ficcare il coltello in una piaga.

«...» fu il commenti di Saori, mentre Epicuro si affrettò ad intervenire prima che scoppiasse una rissa.

«Somma Afrodite, lo spettacolo realizzato apposta per voi dai Generals Dream Men, dove, per l’occasione, si esibirà anche Kasa...ehm, Shaka della Vergine, sta per cominciare nel locale adibito a discoteca!»

«Se c’è Shaka allora corro!» esclamò Afrodite in estasi.

Epicuro sospirò: “Mi sa che il vero Shaka mi ammazzerà per questa ennesima lesione alla sua immagine, ma è per il bene di Atena” pensò, mentre Afrodite si fiondava di corsa nella sala attigua.

«Epicuro»

«Sì, o mia divina»

«Credi davvero che Seiya preferisca fare a botte piuttosto che stare in mia compagnia?»

«Non si preoccupi, ha solo quattordici anni e le posso garantire che fra qualche anno cambierà idea. Nel frattempo non dia retta ad Afrodite e non pensi a queste cose fino a quando non avrà raggiunto almeno la maggiore età.» rispose il G.S. tirando un lungo sospiro rassegnato, per poi andare alla ricerca di Ipnos.

 

Intanto nella sala adibita a discoteca le divinità ormai brille da far schifo, tranne Ade, Poseidone e Persefone, si davano alla pazza gioia, tanto da lasciare sconvolti i Saint, gli insevienti, i Generali e i Giganti presenti, mentre Spaccaossa in veste da DJ, metteva le musiche più in voga del momento.

Afrodite infatti, finito lo strip dei Generali, che per accontentarla avevano visto i sorci verdi, aveva deciso di esibirsi a sua volta in uno spogliarello con tanto di lap dance, usando uno sconvolto Shaka (questa volta quello vero e non Kasa, che, esausto per il tour de force nel pomeriggio e il bis post strip, aveva deciso di ritirarsi) come palo, con movimenti degni delle più disinibite porno strar. Dionisio vomitava in un angolo insieme ad Eros. Apollo, ormai come Latona lo aveva fatto, per aver avere perso pure le mutande giocando a poker con Hermes, rincorreva le ancelle in perfetto stile Zeus di Pollon, dimostrando di essere il degno figlio di suo padre. Demetra nel contempo, cercava di spacciare le rose narcotizzanti di Afrodite (di Pesci) a destra e a manca, con l’ausilio di Salvatore.

«Ora capisci cara perché non ho mai voluto partecipare alle gozzoviglie organizzate da mio fratello sull’Olimpo?» disse Ade con una smorfia di disgusto sul volto.

«Per tutti i dannati, sono peggio dei comuni mortali in discoteca!» disse Persefone sconvolta.

«E poi sarebbero loro quelli degni del nome di divinità?» chiese Poseidone.

«Da chi credete che gli uomini abbiano imparato i comportamenti peggiori, se non imitando gli dei dell’Olimpo?» disse Epicuro: «Sommo Ipnos, state filmando tutto?»

Il dio del sonno annuì.

«Sommo Poseidone, se non vi ho versato il vino era per evitare che vi riduceste come loro, comportandovi come dei mortali dissoluti. Così, nel caso provassero a riferire a Zeus la vostra non idoneità come divinità, basterà far recapitare al sommo padre degli dei questi filmati e poi voglio vedere chi è più meritevole di chi!» disse il G.S.

«Sagace, quindi è per quello che li hai fatti sbronzare! In modo che perdessero di credibilità per poterli eventualmente ricattare» disse Poseidone.

Il G.S. Annuì.

«E Atena?» chiese Persefone.

«L’ho lasciata alla custodia di Seiya e i bronz. Anche se è la reincarnazione di una dea mitologica è pur sempre ancora una ragazzina di tredici anni. Quindi non mi era sembrato educativo farle vedere tutto questo.» disse Epicuro per poi ritrovarsi pensoso a guardare i presenti: «Umm... mi sembra che manchi qualcuno...» per poi girarsi allarmato verso le altre divinità ed esclamare: «Artemide!»

 

Nel frattempo in uno dei corridoi del Tredicesimo Tempio.

SCIAF

Penelope schiaffeggiò per l’ennesima volta il dio della morte, che ormai aveva la faccia più gonfia di una zampogna.

«Perché continui a rifiutarmi infarto del mio cuore?» disse Tanatos.

«Perché sei un irritante dio della morte, puzzi di cadavere e non sei biondo; riassumendo mi fai schifo!» disse Penelope per poi girare sui tacchi, venendo però bloccata dal dio contro la parete del corridoio.

«Non fare così crisantemuccio mio, dammi una possibilità, posso cambiare!»

«Sinceramente... non credo proprio!» disse impassibile Penelope piantando una tremenda ginocchiata a Tanatos, proprio dove non batte il sole.

«Per Ade che dolore! Sei impazzita, volevi castrarmi?»

«Sei perspicace!» e Penelope glaciale sparì dietro una porta di uno dei bagni del Tredicesimo Tempio, lasciando Tanatos piegato in due nel corridoio.

 

«Certi uomini sono proprio fastidiosi! Se una ti dice che le fai schifo, le fai schifo!!!» borbottò Penelope sistemandosi il trucco davanti allo specchio.

«Hai ragione, anche a me gli uomini fanno schifo, ma tu si che sai come rimetterli in riga! Mi piaci!»

La voce alle spalle di Penelope le fece prendere un colpo e l’avvocato si ritrovò ad osservare il volto della dea della Caccia alle sue spalle, riflessa nello specchio:

«Ti ho spaventato?»

«Non immaginavo foste qui, somma Artemide»

«Non sopportavo la vista di tutti quegli inutili ammassi di muscoli privi di cervello intenti a pavoneggiarsi con Afrodite»

«Vi capisco. Non capirò mai perché Atena continui a circondarsi di uomini, che sono facilmente corrompibili con una minigonna e una profonda scollatura, quando le donne sono più valorose, integerrime e leali.»

«E io non capisco perché una donna come te continui a rimanere tra le schiere di Atena. Entra a far parte delle mie Ninfe e ti posso assicurare che saprò essere molto generosa in cambio dei tuoi favori!» replicò Artemide, che nel frattempo si era avvicinata all’avvocato, tanto che Penelope riusciva a sentire il suo fiato sul collo che, puzzava terribilmente di vino.

«Ehm... somma Artemide... non è che per caso avete alzato anche voi un po’ troppo il gomito?»

«Cosa te lo fa pensare?»

«Il vostro alito e la vostra mano sul mio fondoschiena»

«E devo farti i miei complimenti! Nemmeno quello di Callisto è così sodo!»

«Eh? No aspetti, c’è stato un malinteso... si insomma io non...» farfugliò in preda al panico l’avvocato.

«Non c’è nulla di male per una Ninfa amare con tutta se stessa la propria dea, quindi lascianti andare e non avere timore o soggezione della mia natura, intanto non verrà a saperlo nessuno!»

«Ehi, un momento! Quindi le vostra attenzione nei miei riguardi non era legata alle mie qualità di guerriera e avvocato!»

«E che ti aspettavi? Per via della tua schiena non puoi più essere utile in battaglia e poi io sono una dea che vive sull’Olimpo; quindi che me ne faccio di un avvocato?» Disse Artemide cercando di sbottonare la camicetta di Penelope, che incazzata nera replicò allontanandola da se in malo modo:

«Che foste diversa dai vostri parenti! Ma ora almeno ho capito che l’unica dea, per me degna di devozione, è soltanto Atena e che solo per lei e la giustizia darò sempre e solo tutta me stessa!»

Un lampo di odio balenò negli occhi di Artemide, mentre il suo cosmo esplose azzittendo l’avvocato, che indietreggiò.

«Atena, sempre lei! É mai possibile che il sogno proibito di ogni donna dell’altra sponda debba sempre essere quella strega della dea della Guerra? Cos’ha lei in più di me, tolto lo scettro di Nike, il conto in banca del vecchio Kido, la fama di essere imbattibile, il primo posto nella classifica delle dee più potenti del Mondo e una quarta di reggiseno, mentre io ho solo una seconda imbottita!» sibilò Artemide.

«Eh?» esclamò Penelope, mente Artemide, in preda all’ira, sbottò frustrata:

«Persino le mie Ninfe hanno il suo poster in camera con lei in armatura divina! Ma e se io non posso avere una donna non potrà averla nemmeno lei!» disse la dea della Caccia inviperita come una iena.

«Ehi, un momento, c’è stato un malinteso! Io sono etero!»

«Cosa? Quindi era tuta una montatura per cercare d’ingannarmi ed ottenere il mio favore!»

«Non è affatto come credete...»

«Umana, non sono scema, ho capito benissimo che tutto questo è stato allestito solo per rabbonirci e se ho retto il gioco era solo per aggiudicarmi anch’io la mia fetta di torta e aggiungere un’altra bambolina alla mia collezione, ma visto che così non è stato e che per una divinità, essere rifiutata ad un mortale, è fonte d’infamia, ora dovrò fare in modo che tu non possa raccontare il mio insuccesso!»

«ARGH!»

 

Intanto, nella sala dei banchetti...

 

Ikki, Shun, Shiryu e Hyoga stavano parlottando del più e del meno tendendo però un orecchio in direzione di Seiya che, poco più in là, era stato costretto a tenere compagnia a Saori.

«Seiya...»

«Ditemi Lady Saori»

«C’è una cosa che volevo chiederti da diverso tempo!»

Seiya deglutì: «Cosa?»

«Il motivo che ti spinge a sacrificarti sempre fino all’ultimo respiro per salvarmi»

«Le esigenze del copione....» sfuggì a Ikki, che poi si affrettò a tornare a parlare con Shun, facendo finta di non aver sentito e detto nulla, dopo aver incrociato lo sguardo inceneritore di Saori.

Il saint di Pegaso cercò di tergiversare per non confermare le parole diella Fenice:

«Sinceramente non saprei... la devozione?... un ideale?... la giustizia?»

Il farfugliamento del Saint di Pegaso venne però interrotto da Artemide che fece irruzione nella sala dei banchetti, armata di tutto punto.

“Fiu, appena in tempo” pensò Seiya, che svicolò dalla situazione critica, mentre la dea della Caccia urlò inviperita puntando la sua freccia contro Atena:

«E COSÍ PENSAVI DI RIUSCIRE A RAGGIRARMI COME I MIEI FRATELLI, MA TI È ANDATA MALE: HAI SCELTO LA PEDINA SBAGLIATA E LA MIA VENDETA SARÁ FUNESTA!!!»

«Aspetta Artemide, parliamone...» esclamò Atena, per poi sbiancare alla vista della freccia scoccata dalla sorella nella sua direzione.

Tutto si consumò in un attimo e quando la dea della Guerra aprì gli occhi si ritrovò sana e salva a sorreggere Seiya centrato in pieno dal dardo di Artemide:

«Seiya, allora è come sospettavo, lo fai perché in fondo mi ami!» esclamò Atena commossa.

«Sinceramente... è solo che ormai ci ho fatto l’abitudine!» disse il saint di Pegaso prima di esalare l’ultimo respiro tra le braccia di Saori.

 

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NOTE

 

* Per chi non lo sapesse: Virgo scartavetra le cosidette a Ikki per convincerlo a diventare suo allievo e intraprendere così anche lui la via dell’illuminazione. Vi lascio immaginare la gioia di Ikki, che cerca in tutti i modi di levarsi di torno il logorroico e altero Shaka. Per i dettagli rimando ad “Halloween party”)

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Capitolo 7
*** Alla ricerca del tempio inesistente. ***


Aiolos e Saga

In

 

Due idioti alla ricerca del tempio inesistente

 

«Ma che diamine...» Epicuro, giunto di corsa nella sala del banchetto insieme agli altri, allarmati dal cosmo spaventosamente aggressivo di Artemide, si ritrovò ad osservare: Seiya privo di vita tra le braccia di un’Atena in lacrime, i restanti quattro bronz sconvolti e la dea della Caccia con ancora in mano l’arco, che rideva da sadica pazzoide.

«Ben ti sta, Atena, questo è il giusto prezzo da pagare per chi cerca di fregarmi, anche se devo ammettere che il mio bersaglio eri tu, ma, visto che ti disperi tanto per questo lurido ragazzo umano, vuol dire che a lui ci tenevi e che quindi infondo non mi è andata poi così male; visto che ora soffrirai ancora di più per via della sua perdita !» esclamò la dea per poi sparire soddisfatta nel nulla.

«Eh, sì, la gelosia è una brutta bestia!» commentò Apollo sbadigliando in direzione del G.S., che lo guardò interrogativo.

«Artemide ha sempre sofferto di un complesso d’inferiorità nei confronti di Atena; più bella, più vincente nella vita, più coccolata da Zeus e con più ammiratrici donne di lei, cosa che gli ha sempre dato fastidio. Quindi non aspettava che un pretesto qualunque per attaccare briga» spiegò quindi Eros.

«Senza contare che quando si sbronza perde il lume della ragione e diventa violenta. Insomma, sia da ciucca, che da sobria, è sempre una gran guasta feste!» disse Dionisio barcollando con una bottiglia in mano.

«...» fu il commento di Epcuro, che tra se pensò “Merda, questo non l’avevo proprio previsto!”

«E se malauguratamente viene rifiutata da una donna diventa una furia!» concluse Afrodite.

mentre un iratissimo Tanatos fece irruzione nella sala, con in braccio una cerbiatta tremante dagli occhi verde smeraldo.

«Dov’è quella maledetta megera che ha osato fare questo alla mia ambrosia all’arsenico!» tuonò il dio della morte.

«Penelope?» chiese sconcertato Epicuro, mentre la cerbiatta faceva segno di assenso.

«Ma che è successo?»

«Artemide, convinta che la mia dolce cicuta fosse dell’altra sponda, le ha fatto delle avances andate a vuoto...»

«Come le tue, visto come cammini» disse Ipnos senza scomporsi, mentre il gemello tossicchiò sonoramente, dopo averlo incenerito con lo sguardo, per poi proseguire:

«... scoprendo così che era la mia donna...ahia...ho capito Penelope non baro, ma tu leva lo zoccolo dai miei gioielli di famiglia... beh, dicevamo... scoprendo così che in realtà Penelope non è lesbica e, gridando all’inganno ordito da Atena, ha giurato che si sarebbe vendicata su di lei» concluse Tanatos.

«Sempre la solita, la mia sorellina; prende fischi per fiaschi e poi se la prende con gli altri. Beh, comunque non è successo nulla di grave! Atena è sana e salva e, a parte questo piccolo inconveniente, direi che il nostro sopraluogo è stato proficuo. Il sommo Zeus sarà lieto di sapere quanto la grandezza degli dei Olimpici risplenda anche sulla Terra. L’ora però è tarda e direi che è quindi giunto il momento di tornare a casa! Gran bella festa comunque» disse Apollo per poi girare sui tacchi.

«Come non è successo nulla? Seiya è morto e il mio avvocato è stato trasformato in un cerbiatto!» esclamò irata Atena.

«Beh, il mondo è pieno di uomini cara, fattene una ragione!» disse Afrodite, uscendo anch’essa dalla sala insieme ad Eros.

«E il cerbiatto sfumato con del vino rosso è ottimo!» commentò Dionisio, per poi seguire gli altri dei.

«Che dire, la festa è finita ed è stato un piacere! Salvatore, ci si vede al circolo» disse Hermes salutando tutti, mentre Demetra si rivolse ad Ade e Persefone:

«Ci vediamo a Capodanno! Puntuali mi raccomando e fatemi recapitare altre di queste fantastiche rose!» e anche lei uscì dalla sala.

«E mi lasciate così?» urlò Atena, senza però ottenere risposta. Soltanto i suoi saint, il G.S., Poseidone, Ade, Persefone e i due gemelli inferi, rimasero nella sala.

«Ade, Poseidone, fate qualcosa!» esclamò Persefone, mentre guardava addolorata Tanatos e Atena che avevano aperto i rubinetti.

«Rivoglio la mia pralina al cianuro alla sua forma originale e con la sua quarta abbondante!!!» piagnucolava Tanatos.

«E io non posso vivere senza il mio Seiya! Se no la prossima volta chi mi salva il fondoschiena! Ma non poteva crepare Saga!» esclamò Atena, mentre il suddetto saint si diede una toccatina scaramantica.

“O Aiolos” commentò mentalmente il G.S. tirando un lungo sospiro rassegnato. I loro stipen... ehm i loro dei erano salvi, ma il prezzo da pagare era stato.... beh...ecco, dire alto non era corretto, soprattutto per Seiya, visto che non era poi quella grande perdita, ma l’idea di sobbarcarsi l’onere di dover sopportare un’Atena in lacrime, era veramente un prezzo troppo alto per le sue orecchie.

Epicuro quindi si rivolse ad Ade e Poseidone: «Voi insieme a Zeus, siete i più alti gerarchi dell’Olimpo e quindi non dovrebbe essere un particolare problema ridare forma e vita a due umani. Inoltre se vi siete salvati dall’ira di Zeus, e, in caso contrario, messi in sicurezza...» il G.S. accarezzò la cassetta contenete il video compromettente sugli dei dell’Olimpo: «... è grazie al nostro intervento. Credo quindi che lo dobbiate alla Grande Atena»

«E dai, che vi costa?» chiese Persefone.

«E va bene, ma che non diventi un’abitudine!» disse Poseidone ridando forma a Penelope.

«La mia cerbiattina è tornata come prima!» Esclamò Tanatos piangendo di gioia, mentre cercava di abbracciare Penelope, che gli piantò una ginocchiata allo stomaco:

«Giù le zampe!»

«Ma tatina!»

«Tanatos... lasciatelo dire... secondo me ti conveniva di più se rimaneva cerbiatto e se seguivi il consiglio di Dionisio!» commentò Ipnos osservando il gemello piegato in due, mentre Ade posò una mano sulla fronte si Seiya:

«Guarda cosa mi tocca fare in questa fic! Pure salvare la pelle a Pegaso!» disse il dio degli inferi, per poi assumere un’espressione perplessa.

«Qualcosa non va?» chiese la moglie.

«Non ci voleva. Per farlo tornare in vita bisogna prima rimuovere la freccia di Artemide. Mi dispiace Atena, ma ora come ora, non posso far altro che bloccare la sua anima nel Limbo» disse Ade.

«E voi non potete toglierla?» chiese ansiosa Atena.

«Ehi, lui è il dio dei Mari e io dei Morti; non siamo dei Guaritori!!! Un conto è sciogliere una metamorfosi effettuata da una divinità a noi inferiore di grado, o per me resuscitare i morti, un’altro è estrarre un’arma divina da un corpo e curarne la ferita. Dato che sono state tutte indistintamente progettate per infliggere danni mortali agli stessi dei, per un’operazione del genere è necessaria una mano esperta! Inoltre le armi divine rispondono solamente al proprio padrone.»

«Quindi l’unica a poter estrarre la freccia è Artemide?» chiese Atena.

«Oppure....» disse Ade.

«Oppure?» chiese Atena sulle spine.

«Oppure chi possiede l’arma gemella di quella di tua sorella... nonché grandi doti da guaritore»

«Ergo Apollo» disse il G.S.

«Esattamente»

«Non mi è sembrato però molto favorevole ad intervenire e lo capisco; finire nelle ire di Artemide per salvare un umano non vale la candela» disse Poseidone, tra l’assenso di Ipnos.

«E se invece ci rivolgessimo a qualcuno che ha ereditato il cosmo guaritore del dio del Sole? Potrebbe funzionare?» chiese Persefone.

«Asclepio è fuori discussione! Ti ricordo che gli è stato tassativamente vietato da Zeus di mettere piede sulla terra! E non mi sembra il momento adatto per sfidare la volontà di mio fratello»

«Rivolgiamoci dunque a Panacea!» Esclamò Doko attirando l’attenzione di tutti presenti.

«Il problema è che della figlia di Asclepio si sono perse le tracce da diversi secoli!» disse Ade.

«Questo perché anche lei, come Atena, ha scelto di scendere sulla terra incarnandosi ogni volta in un essere umano e, amando l’anonimato, ha sempre sbrigato i suoi affari senza sventolare la sua vera identità ai quattro venti» rispose pacato Doko.

«E tu come fai a saperlo?» chiese Epicuro.

«Beh... ecco... finita la penultima guerra sacra, Panacea ha avuto una relazione con Sion!» rispose il cavaliere di Libra e nella sala calò il silenzio, interrotto da mormorii di commenti tipo “Anvedi Sion”, “Ah però!”, “Vecchio marpione”; tra cui spiccò un “NOOO!!! MI AVEVA SEMPRE DETTO DI ESSERE RIMASTO CASTO E PURO IN ONORE AD ATENA; MI È CADUTO UN MITO!” (da parte di Aiolos).

«Ti ringraziamo per la succosa notizia di gossip, Doko, ma la penultima guerra sacra è stata combattuta più di duecento anni fa! Va a sapere se in quest’epoca Panacea si è reincarnata!» disse il G.S., ormai rassegnato all’idea di dover aprire un mutuo per i fazzolettini di carta e a cercare un altro idiota disposto a prendere il posto di Seiya, per salvare le rosee chiappette di Saori.

«Aspetta a disperarti, Epicuro! Dalla relazione tra la nipote di Apollo e Sion è infatti nato un figlio che ha avuto discendenti, con cui il mio vecchio compagno darmi era rimasto in contatto. Sai, dopo i cent’anni un medico risulta sempre essere utile, ancor di più se è un tuo lontano parente! Potremmo quindi chiedere a loro se ne sanno qualcosa» disse Doko, per poi aggiungere, massaggiandosi la schiena: «Sion mi aveva dato i loro recapiti per recarmi per farmi prescrivere una pomata portentosa contro i reumatismi! Datemi solo il tempo di recuperare la mappa con l’indirizzo!»

Gli occhi della dea della Giustizia si illuminarono: «Allora c’è ancora una speranza!»

“Allora forse non dovrò forarmi i timpani come Aldebara contro Sorrento!” pensò felice come una Pasqua Epicuro.

«Aiolos!» esclamò Epicuro.

«Saga!» esclamò Atena.

«A voi il compito di recarvi nel luogo che Doko vi indicherà a reperire informazioni su Panacea!» dissero infine all’unisono Saori e il G.S.

«Eh? Ma siete impazziti! Dato il mio trascorso non credo che mi accoglieranno a braccia aperte! Vi ricordo che ho ucciso il loro avo!» esclamò Saga.

«Appunto, mi farebbero un favore, visto che non sei riuscito nemmeno a suicidarti come si deve!!!*» disse Atena sfoderando il suo sorriso smagliante da “e adesso sono tutti c@@i tuoi”, mentre Aiolos protestò:

«Ma Saga ha già cercato di farmi fuori una volta!** Chi mi dice che non ci proverà di nuovo?»

«Appunto, è quello che spero!» disse il G.S. con un ghigno bastardo dipinto sul volto, per poi assumere un’espressione solenne: «Bene, allora è deciso! Partirete questa notte in modo da essere a destinazione il prima possibile!»

 

Nei pressi di Epidauro.

7:30, ora locale.

 

«Ehi, passi per la roba di Saga, ma perché devo portare anche il tuo bagaglio?»

Lucio, l’assistente del cavaliere dei Gemelli guardava torvo e affaticato il saint del Sagittario, che era riuscito a recuperare i pezzi dell’armatura solo grazie all’intervento di Atena, che li aveva richiamati al Grande Tempio con lo scettro di Nike.

«Perché mia zia Aiolina è troppo vecchia per farmi da facchino ed è rimasta a casa, quindi, essendo l’unico servitore nei paraggi, ti tocca! E poi non vedi che ho le mani occupate?» rispose Aiolos, buttando per l’ennesima volta l’occhio sulla vecchia cartina ingiallita e scarabocchiata fornitagli da Doko.

«Almeno la sapessi leggere una cartina!» sbuffò Lucio, cercando di sistemarsi meglio i bagagli sulle spalle, stanco morto. I tre stavano infatti girovagando da diverse ore nei dintorni della cittadina di Epidauro, senza trovare il tempio indicato dalla mappa.

«Lucio, ha ragione, da a me! O continueremo a girare in tondo come due idioti!» disse quindi Saga porgendo la mano ad Aiolos per ricevere il richiesto.

«Stai insinuando anche tu che sarei cosi stupido da non sapermi orientare nemmeno con una mappa?» sbottò alterato il Sagittario.

Saga sbuffò sonoramente: «No, ci riusciresti... ma solo se la tenessi per il verso giusto!» e il saint di Gemini prese la cartina dalle mani del compagno d’armi, la capovolse, e gliela ridiede: «Ecco, forse ora riuscirai a trovare la strada giusta!», per poi precedere, insieme a Lucio, il Sagittario, che rimase incredulo a guardare la cartina a bocca aperta per qualche secondo, per poi affrettarsi a raggiungere Saga.

Un’ora dopo aver finalmente imbroccato il giusto verso della cartina, i tre si ritrovarono finalmente di fronte al vasto complesso templare di Asclepio, famoso fin dall’epoca del mito per l’eccellenza dei suoi sacerdoti nell’arte medica, che si presentò loro in tutto il suo antico fascino: con i suoi due accessi, il tempio del dio, il teatro, il ginnasio, la palestra, gli edifici per il ricovero dei malati e tante altre strutture sacre, lasciando completamente di melma i due cavalieri e l’inserviente.

«Ma è completamente in rovina!» esclamò infatti incredulo Aiolos, mentre l’attenzione di Saga venne attirata da un bambino, che gli tirava un lembo dei pantaloni.

«Mi scusi signore, può farmi una foto ricordo con il mio babbo?».

Saga si ritrovò così a costatare che il complesso stava iniziando a riempirsi di chiassosi turisti in vacanza, e che più che la sontuosa dimora dei Gran Maestri di Asclepio, di cui gli aveva parlato Doko, quello che si parava innanzi a loro non era nulla di più che un comune sito archeologico.

«Dovevo immaginarlo che quel’infame di Epicuro ci aveva dato la cartina sbagliata! Quello mi odia!» sbottò frustato il Sagittario.

«È normale, visto che cerchi di farlo fuori con la scusa di sbagliar mira!» lo rimbeccò Saga.

«Ehi, non sono io il killer psicopatico della serie, che fa fuori il Grande Sacerdote di turno per prendergli il posto!» sbottò a quel punto Aiolos.

«Come no! Lo sai che potrei citarti in tribunale per plagio?» ringhiò Saga.

«Provaci se hai il coraggio!» rispose con aria di sfida il Sagittario.

«Ehi, voi due datevi una calmata, non siamo qui in villeggiatura come questi turisti! Quindi invece di litigare, cercate di attivarvi per capire dove si trova il vero tempio! Visto che se riusciste a salvare la vita a quel ronzino, sono sicuro che Atena potrebbe rivalutarvi entrambi!» disse Lucio parandosi fra i due.

«Ma è questo il tempio non lo vedi? Il Grande sacerdote ci ha presi in giro! Sarà sicuramente tutta una montatura per mettermi in cattiva luce con la dea!» sbottò a quel punto il Sagittario, mentre Saga, ridatosi un contegno, si rivolse pensieroso ad osservare nuovamente le rovine:

«Può darsi, ma non credo che, per quanto sia bastardo, abbia potuto fare una cosa del genere in un frangente simile; ne va dei suoi timpani e del fondoschiena di quella gagna malefica, che ci sgancia lo stipendio!» disse Gemini, rabbrividendo al pensiero di chi avrebbe potuto ottenere il ruolo di paraculo divino, se Seiya fosse schiattato definitivamente. Già si vedeva infilzato al posto di Pegaso con Atena che gioiva per la perdita, per aggiungere quindi speranzoso: «Magari questo non è altro che il tempio costruito dagli uomini in onore del dio, ma la dimora dei suoi Maestri non coincide con esso, come Il Grande Tempio con il Partenone!»

«Effettivamente il ragionamento quadra, potrebbe esserci una barriera nei paraggi che ne occulta la vista ai visitatori non desiderati. Sarà meglio dividerci e cercarla. Devo ammettere che infondo non sei poi così scemo come sembri, ma sono sicuro di riuscire a trovarla prima io!» disse Aiolos, mentre Saga trattenne il fiato e contò fino a centomila per non saltare addosso al collega e farcirlo di botte, limitandosi solamente a pensare un: “Ma senti chi parla!”, per poi schizzare dalla parte opposta al Sagittario, intenzionato a non far vincere la sfida al rivale.

«Se quei due la trovano, mangio un cane! Sono peggio di due bambini dell’asilo e la cosa sconcertante è che hanno quasi trent’anni!» fu il commento di Lucio, che scosse sconsolato il capo.

 

Infatti... diverse ore dopo...

 

«Trovato niente?»

«No, e tu?»

«Nulla di nulla, inizio a propendere per l’ipotesi che Epicuro e Doko ci abbiano preso per il culo, dandoci una mappa sbagliata.» disse Saga, mentre si sedeva affranto su una colonna caduta, vicino a Lucio, mentre Aiolos si esibiva in un sermone di storia dell’arte per un gruppetto di giovani turiste Norvegesi, interessate più al suo fondoschiena che alle emerite cazzate che stava sparando. Saga guardò il collega inarcando il sopracciglio e, dopo l’ennesimo sospiro che diceva “ma tra tutti i cavalieri d’oro proprio lui mi doveva toccare? Questa è la punizione per aver cercato di fare fuori il capo!”, si alzò e disse:

«Io torno in città a mettere qualcosa sotto i denti e poi riprendo le ricerche, che fai, vieni con me o continui a fare lo scemo?»

«Ehi, come ti permetti! Sto istruendo queste giovani e innocenti fanciulle assetate di cultura, come da decalogo del perfetto cavaliere!»

«Si, peccato che quelle siano più interessate al tuo cul che al resto! Senza contare che tu parli norvegese come io swahili!» commentò Lucio osservando le ragazzine fotografare il posteriore della loro improvvisata guida turistica con il cellulare, mentre Saga, agguantò il collega per il colletto, trascinandolo via.

«Siete solo invidiosi della mia cultura!» sbottò il Sagittario offeso.

«Certo, certo... e comunque le decorazioni che stavi indicando erano dei  triglifi***, non dei geroglifici!» lo corresse Saga, esasperato.

 

Lucio, Saga e Aiolos si sedettero così ad un tavolo di una locanda tipica e, mentre il saint dei Gemelli e il suo assistente ne approfittavano per usufruire dei servizi, il Sagittario si ritrovò ad osservare una giovane donna dai capelli scuri, visibilmente stanca, entrare nel locale e avvicinarsi al bancone.

«Ciao Nene! Anche oggi doppio turno?» disse il proprietario.

«Questa notte ho dovuto assistere mio fratello in una delicata operazione d’urgenza a cuore aperto e questa mattina ho il turno da infermiera.» rispose la donna.

«Scommetto che l’operazione è andata buon fine!» disse l’uomo e la donna annuì.

«Ma d’altronde se tuo fratello è detto il dio del bisturi c’è un motivo!»

«Già. È il miglior chirurgo sulla faccia della terra! Scusa, se non ho tempo per le chiacchiere, ma tra mezz’ora devo essere di nuovo in clinica!» disse Nene.

«Allora ti faccio portare il solito al tavolo» disse il proprietario e la donna gli rispose con un sorriso, per poi voltarsi in direzione del cavaliere.

Aiolos non poté quindi non rimanere colpito dal color lilla degli occhi della donna, rimanendo a fissarli, cercando di rammentare dove gli avesse già visti.

«Scusi, questa sedia è libera?»

Aiolos ritornò di soprassalto alla realtà:

«Sì, prego» rispose il cavaliere, mentre la donna iniziò a guardare incuriosita il contenitore del Cloth del Sagittario che faceva capolino da sotto il tavolo.

«Saint di Atena, deduco» disse quindi la donna rivolgendo un sorriso a Aiolos, che rimase interdetto:

«Scusi prego?»

«Galaxian Wars, ha presente? Qualche hanno fa i giornali ci hanno fatto venire la nausea con quel torneo e con il furto del Cloth che lei ha sotto il tavolo. Quindi ho è un’imitazione o siete un ladro, oppure, dato il vostro cosmo, il cavaliere titolare dell’armatura»

«...» fu il commento di Aiolos.

«C’era una coda incredibile per i servizi! Il cameriere è già passato per le ordinazioni?» chiese Saga ritornato al tavolo insieme a Lucio, rimanendo impalato alla vista della donna che conversava con il compagno d’armi.

«Ehi, Saga, quegli occhi non ti sono famigliari? Hanno la stessa tonalità di lilla di...» disse Lucio, che però non poté finire la frase perché venne centrato da una calcio di Saga alla caviglia.

Nene si ritrovò così a guardare incuriosita l’uomo che, pallido come un cencio, si stava accomodando vicino al Sagittario.

«Se lui è il Sagittario, voi dovete essere Genimi: i due Gold Saint inviati dal Grande Tempio per chiedere il nostro aiuto. Piacere di conoscervi, io sono Irene, ma potete chiamarmi Nene, sacerdotessa di Asclepio. Vi attendevamo questa mattina al nostro santuario, ma non vi abbiamo visti. E si che tramite fax avevamo inviato alla fondazione Grado il nostro indirizzo preciso.» disse Nene.

«Indirizzo, quale indirizzo? A noi il Grande Sacerdote ci ha dato solo questa mappa sgualcita mezza scarabocchiata del cavaliere di Libra!» e Aiolos porse la cartina a Nene, che la prese e la guardò, per poi scoppiare a ridere:

«O santi numi, Epicuro ci aveva avvisato che, beh, insomma... non eravate tanto svegli, ma non pensavo fino a questo punto!» per poi mostrare sul retro della mappa un appunto di Doko, scritto a caratteri cubitali, che riportava: Clinica privata della Miracolosa Guarigione, via betelapesca 12 bis.

«Eh? Ma noi credevamo fosse un appunto senza valore, scritto lì per mancanza di carta a portata di mano! Non l’indirizzo della dimora del Gran Maestro di Asclepio! Insomma, chi mai avrebbe pensato che il vostro tempio fosse una clinica nel centro di una città...»

«Si, è un classico, non siete i primi a credere che il santuario di Asclepio debba essere una vecchia catapecchia dell’inizio del IV secolo a.C., come il Grande Tempio di Atene. La medicina ha però fatto passi da gigante dall’epoca in cui il nostro fondatore Asclepio ha lasciato definitivamente questo mondo e noi abbiamo fatto in modo di rimanere sempre aggiornati e al passo con i tempi! È quindi naturale che ci siamo trasferiti in una struttura moderna con attrezzature all’avanguardia» disse Nene, per poi offrirsi di accompagnarli in clinica, tra le vie del centro di Epidauro, una volta finito il pranzo.

«Bene, ora vi devo lasciare, il mio turno inizia tra dieci minuti. Andate alla reception e chiedete di Chirone, il primario, lui saprà darvi la consulenza che cercate.» E Nene li lasciò all’ingresso principale dell’ospedale.

«Ah, però, clinica per ricconi extra lusso! Mica scemi i discendenti di Asclepio» commentò Lucio, contemplando l’ingresso.

«Non so perché ma credo che qui per una parcella medica ci spenneranno!» commentò Saga.

«Intanto paga Atena, quindi zii suoi. Dai entriamo che la facciamo finita!» disse Aiolos.

E i tre entrarono nell’ingresso ultra moderno in cristallo con intelaiatura in acciaio inox inossidabile, su cui campeggiava il simbolo del dio della medicina.

 

NOTE

 

* Nell’intro di “Quando anche le stelle ti girano le spalle...” avevo ipotizzato che saga non si fosse suicidato realmente, ma che avesse solo fatto scena, per poi fuggire in una clinica psichiatrica, in cui Atena, grazie alla fondazione Grado, era riuscita a rintracciarlo per fargli pagare i restauri alle 12 case, come risarcimento danni.

 

** Nell’intro di “Quando anche le stelle ti girano le spalle...” avevo ipotizzato che Aiolos non fosse realmente morto, ma che avesse fatto finta di avere ferite più gravi del reale e, sotto l’influenza e gli insegnamenti del fu Sion, sbologare la piccola dea al primo che passava di lì per caso (culo vuole per Atena che fosse un ricco magnate. I casi della vita!), per poi lavarsene le mani e trasferirsi alle Hawaii con i biglietti che Sion non avrebbe più potuto usare!

***http://it.wikipedia.org/wiki/Triglifo

AUGURI DI BUONE FESTE A TUTTI!!!

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Capitolo 8
*** Dica! ***


Dica!

 

Saga, Aiolos e Lucio entrarono stupefatti nella hall della clinica privata della Miracolosa Guarigione; sede del Gran Maestro di Asclepio e dei suoi discepoli.

Poco da dire e poco da fare, il “tempio”, se così si poteva chiamare quello del dio della medicina, nulla aveva a che fare con quello di Atena.

Infatti, mentre lo stile del Santuario era ancora ancorato pressoché al periodo di Fidia, la struttura in cui si trovavano era un ospedale di ultima generazione, con architettura all’avanguardia e attrezzature ipertecnologiche.

I tre, con il naso per aria a contemplare l’elaborata volta emisferica dalle linee essenziali e funzionali, firmata Renzo Piano, si recarono, come indicato da Nene, alla reception, dove trovarono un’infermiera non più giovanissima, cotonata e con occhiali, intenta a sbrigare delle pratiche su un sofisticato computer.

Il primo a prendere parola fu Aiolos:

«Mi scusi...»

«Dica!» rispose la donna senza alzare gli occhi dal computer.

«Io sono Aiolos del Sagittario e lui Saga dei Gemelli con il suo assistente e siamo venuti qui in nome del Grande Sacerdote per...»

«... poterci illuminare sul cammino della salvezza perché siamo nel 2012 e la fine del mondo si avvicina. Spiacenti, non ci interessano riviste di oroscopo, cianfrusaglie scaccia malocchio, tarocchi o roba del genere.» rispose la donna sempre lavorando al computer.

«Veramente noi saremmo dei saint...» balbettò Aiolos.

«Non acquistiamo nemmeno bibbie, vangeli apocrifi e santini. Per quanto riguarda la beneficenza, gestiamo una onlus di medici senza frontiere, spiacenti.»

«Ma...» cercò di ribattere Aiolos.

«Non siamo nemmeno interessati ad enciclopedie, aspirapolveri e tappeti.» rispose l’infermiera, per poi sospendere il suo lavoro al computer e guardare in faccia il Sagittario.

«Sentite, ragazzi, sarò chiara e concisa: ne abbiamo le palle piene di venditori porta a porta, che cercano di rifilarci di tutto, insieme alle compagnie telefoniche che a ogni ora telefonano per propinarci piani tariffari di ogni sorta. Qui c’è gente che lavora e non ha tempo di star dietro a due bell’imbusti scansafatiche come voi, che cercano di raggirare le ragazzine e gli anziani con le loro truffe da astrologi e maghi falliti. Qui si fa solo sana e meticolosa scienza medica per chi ne ha bisogno! Quindi o levate le tende o faccio sguinzagliare i dobermann!» squittì l’addetta alla reception.

«Ciao, Matilde. Questi due modelli mancati da dove spuntano?» disse però una voce di donna alle loro spalle e i tre si ritrovarono ad osservare una bionda di bella presenza sui trent’anni, per poi voltare lo sguardo in direzione dell’ascensore, da cui era uscito un uomo in camice bianco.

«Tesoro, ti ricordo che sei mia moglie e che mi avevi giurato che avresti tagliato i ponti con il tuo passato!» disse l’uomo; alla vista del quale Saga sbiancò di botto, facendosi piccolo, piccolo, per non farsi notare. L’uomo era infatti la fotocopia di Sion, salvo per i capelli portati corti e gli occhi azzurri.

La donna però ridacchiò portandosi una mano alla bocca: «Lo sai che mi piace solo farti ingelosire, per tenere vivo il rapporto. Poi il biondo è sicuramente un babbeo, non saprà nemmeno da che parte mettere le mani. Si vede dalla faccia...»

Aiolos guardò truce verso la donna, mentre Saga pensò “Questa si che sa inquadrare subito le persone, quando le vede”.

«... mentre il tipo con i capelli lunghi e blu è sicuramente gay e se la farà con il facchino dark! Quindi non hai nulla da temere!» concluse la bionda, stringendo sotto braccio il marito. Lucio si ritrovò così a dover tentare di tenere a freno Saga sul cui volto comparve scritto: “Ritiro quello che ho pensato. Io quella l’ammazzo!!!”, mentre berciò un: «Non sono gay! Chiedi ad Afrodite e vedi che ne riparliamo!»

«Dai Saga, calmati! Dovresti saperlo che i capelli lunghi possono ingannare! Così come il fatto che indossi mutande rosa!» disse quindi l’assistente del saint dei Gemelli, per placare il padrone, ottenendo però il risultato opposto.

Lucio si ritrovò infatti a pochi centimetri dal viso infuriato di Saga, che l’aveva agguantato per il colletto della maglia:

«Questo solo perché quando fai il bucato non separi mai i bianchi dai colorati!» sibilò Saga.

«Se non ti soddisfo come domestico, puoi sempre lavartela da solo la roba! Due mani ce l’hai pure tu!» rimbrottò però Lucio, mentre Aiolos si affrettava a separare i due prima che partisse la rissa.

«Visto tesoro, te l’avevo detto che erano omosessuali, litigano proprio come marito e moglie! Non sono tenerissimi?» commentò quindi Vivian.

L’uomo tossicchiò sonoramente, per richiamare l’attenzione della moglie intenta a guardare commossa la scena: «Sarà, ma non sono cose che ci riguardano. Allora andiamo a pranzo? E Albert?»

«L’ho rifilato a tua sorella!» rispose la bionda, proprio mentre un’infermiera, alquanto irritata e stanca, fece il suo ingresso nell’ambiente. In mano aveva una peretta e, sotto braccio, un chiwawa.

«Nene! Sono contento di rivederti! Potresti dire all’addetta alla reception che noi non siamo venditori porta a porta?» disse Aiolos, sfoderando un sorriso sollevato e raggiante, che però non sortì l’effetto sperato. Irene infatti non lo calcolò di striscio per dirigersi a passi marziali verso la bionda.

«Vivian, il fatto che hai incastrato mio fratello facendoti ficcare un anello al dito, non vuol dire che sei autorizzata a trattami come una serva! Sono stanca di farti da dog sitter nei momenti meno indicati! Hai voluto questa sotto specie di ratto? Ca@@i tuoi allora! Ho una clinica da mandare aventi, io!»

«Asclepio ci aiuti lei! Ci risiamo!» disse l’addetta alla reception, per poi rivolgersi al trio del Grande Tempio: «Ve lo dico con il cuore, levate le tende prima che potete! Perché tra un po’ inizieranno a prendersi per i capelli!»

I due saint e Lucio si trovarono così a guardare perplessi prima l’infermiera attempata e poi l’allegra famigliola riunita.

«Nene, che ti costa occuparti di Albert mentre io e mio marito andiamo a pranzo fuori! Sei sempre la solita scansa fatiche! E visto che ci sei fagli anche il bagnetto» disse la bionda.

«Cosa? Scansa fatiche a chi? Vuoi farti tu il giro di clisteri e bidè ai pazienti e assistere mio fratello durante gli interventi chirurgici, nonché occuparti della gestione del personale dell’ospedale, dell’ateneo, delle serre con le piante medicinali e del laboratorio di ricerca? Non so cosa siano le ferie e se dormo tre ore al giorno è già un miracolo, per stare dietro a tutto! Quindi come ti permetti di darmi della fannullona proprio tu che sai solo sfondarti di shopping! Dovresti solo tacere, maledetta gatta morta dalla quinta in silicone!»

«Come osi! Sono tutta al naturale, sei solo invidiosa perché tu hai una terza scarsa!»

«Sì certo, come Afrodite è vergine!» sbottò Nene.

«Su sorellina, non prendertela per così poco! E tu Vivian, lascia perdere, non vedi che Irene è stressata?» cercò di mettere le mani avanti Chirone, ritrovandosi così guardato malissimo dalla moglie e con un clistere puntato dritto in mezzo agli occhi per mano della sorella:

«Diglielo anche tu, che non ho le tette rifatte!» disse Vivian.

«Se tua moglie non smette di trattarmi come la sua serva le infilo questa peretta su per...»

«Ehm... scusate l’interruzione, ma noi avremmo un appuntamento con...» balbettò il Sagittario verso Nene, Chirone e Vivian, che si ritrovarono a guardarlo truce, esclamando alterati un :

«Che vuoi?»

Nene, però, rendendosi finalmente conto anche della presenza dei saint, distese il suo volto in un sorriso bastardo:

«Aiolos e Saga, che piacere rivedervi! Vi presento il primario, nonché Gran Maestro di Asclepio e la sua dolce, si fa per dire, metà» per poi girarsi sorniona verso il fratello.

«Chirone, questi sono i saint di Atena, mandati dalla fondazione Grado per chiederti consulenza privata! Sono tutti tuoi!»

«Cosa? La fondazione Grado, quella di quella ricca ereditiera? E non potevate dirlo subito!» esclamò l’addetta alla reception, mentre i suoi occhi assumevano la forma dell’euro.

«Se ci avesse lasciato spiegare...» fu il commento di Aiolos in direzione dell’infermiera attempata.

«Ma sono in pausa pranzo!» protestò però Chirone, rivolto alla sorella.

«Stellina! Sai quante pause pranzo ho saltato io per colpa di Vivien? Inoltre non possiamo fare aspettare un cliente del calibro della signorina Kido! Lo sai anche tu che la prima regola del giuramento di Asclepio è “il paziente innanzi tutto”!»

Chirone sbuffò:

«Spiacente Vivian, ma il pranzo salta!»

«Come salta?»

«Sei sorda? Sai com’è, se vuoi continuare a poterti permettere il tuo stile di vita da vamp di Hollywood, uno di voi due deve lavorare! E, dato che ci sei, ripigliati il ratto!» E Nene, prima di riprendere il suo giro di clisteri, rifilò il cane alla cognata, che esclamò:

«Chirone, Albert mi sta sbavando sul vestito nuovo!»

«Tieni Vivian, ricompratelo e assumi un dog sitter! Così finalmente le mie orecchie avranno un po’ di pace.» e il primario diede alla moglie la sua carta di credito, per poi rivolgersi ad Aiolos, Saga e Lucio.

«Quindi voi sareste il saint di Gemini, e quello del Sagittario?»

i due annuirono.

«Bene, seguitemi nel mio studio.»

 

Quindi, il quartetto, dopo aver preso l’ascensore per raggiungere l’ultimo piano dell’edificio, si avviarono per i corridoi della clinica, che oltre ad essere un ospedale era anche sede di un ateneo e di un laboratorio di ricerca omeopatica.

Aiolos comminava di fianco al primario, Lucio dietro ai due e Saga a debita distanza dal trio.

«Vi chiedo scusa per la pessima accoglienza, ma siamo veramente tartassati dai venditori porta a porta. Pensate che un’agenzia di pompe funebri, una certa “Ade s.p.a”, ha pure cercato di assicurarsi il monopolio dei funerali dei trapassati in questa clinica, tramite tangente. Peccato che noi non abbiamo mai registriamo decessi.»

«Ah però, ospedale efficiente. Se ne vedono pochi in giro» commentò Aiolos.

«Sa com’è, la medicina e la guarigione sono la nostra specialità.» rispose Chirone per poi aggiungere: «Se non è un problema, vi chiederei anche di stendere un velo sul comportamento di mia sorella e mia moglie. Irene ultimamente lavora troppo ed è sempre nervosa, mentre Vivian... beh... è un tantinello viziata e crede che tutto il mondo giri intorno a lei. Ma d’altronde da una ex Escort di Afrodite, non ci si può certo aspettare grandi doti intellettive; e sì, non si può avere tutto nella vita, ma vi assicuro che in altre cose sa il fatto suo. Avete visto che tette no?»

«Nessun problema è come se non avessimo mai assistito alla scena» rispose Aiolos.

«Cambiando discorso... signor Saga» Chirone si fermò e si girò in direzione del Saint di Gemini, che iniziò a sudare freddo:

«Sì? C’è qualcosa che non va?»

«Me lo dica lei... la vedo pallido. È sicuro di sentirsi bene?» chiese il primario aggrottando la fronte.

«Sto benissimo, ve lo assicuro...» balbettò Gemini.

«Oh, lei è molto gentile dottore, ma non deve preoccuparsi» disse Lucio, per poi aggiungere: «E solo che lei assomiglia tantissimo a Sion, il Grande Sacerdote che Saga ha portato alla tom..Ahia!» Lucio venne azzittito da Saga, con un calcio alla caviglia.

«... a cui ho portato tanta stima. Deve sapere che ho sempre avuto un’enorme considerazione per il vostro avo. Un uomo prodigo ed efficiente. Una gran perdita per tutti noi.» corse quindi ai ripari il saint di Gemini, facendo finta di asciugarsi le lacrime inesistenti con il fazzoletto.

«Già, un vero modello per il Grande Tempio. Io in particolare ho sempre cercato di seguirne le orme.» disse Aiols portandosi una mano sul cuore, per poi rivolgersi a Saga.

«Certo che non avrei mai pensato stimassi così tanto il nostro amato ex Grande Sacerdote!»

«Le azioni ingannano» fu il commento asciutto di Saga.

«Strano» commentò invece Chirone: «A me era giunta voce che Sion fosse un inutile fancazzista... bah, siamo arrivati!» E il primario, aprendo la porta del suo studio, invitò i tre ad accomodarsi.

«Allora, spiegatemi bene la situazione. Il Grande Sacerdote ci ha accennato qualcosa per telefono, ma è rimasto molto vago per paura di intercettazioni da parte di una divinità di cui non ha specificato il nome, per precauzione.»

«Beh, ecco non saprei da dove cominciare...» iniziò a dire Aiolos, cosa che fece sbuffare Saga che decise quindi di prendere in mano la situazione:

«Seiya, il galoppino di Atena, è finito in coma per mano di Artemide ubriaca durante una festicciola in famiglia al Grande Tempio.» riassunse velocemente Gemini per poi rivolgersi ad Aiolos: «Ci voleva tanto?»

«Ma così hai omesso troppi particolari come le vivande servite al buffet!» Disse Aiolos.

«Dettagli veramente rilevanti!» commentò ironicamente Saga.

«Nel caso di avvelenamento, si!» ribatté il Sagittario.

«Genio, Seiya è stato centrato al cuore da una freccia!!! Cosa diamine c’entra il veleno?»

«Magari prima è stato avvelenato! Come nei film gialli dove tutti pensano una cosa e poi invece è un altra!» intervenne Lucio pensieroso.

«Non ti ci mettere anche tu!» disse quindi Saga verso il servo, che sbuffò.

«Era per fare conversazione, che noia!»

«Fatemi capire bene... questo ragazzo è quindi stato mandato in coma da una freccia della dea della caccia? Incredibile! Le armi divine sono progettate per uccidere gli dei, figuriamoci un umano! Già un graffio avrebbe dovuto mandarlo all’altro mondo, altro che coma!» commentò Chirone.

«Infatti, ma Ade ha bloccato la sua anima nel limbo. Siamo quindi venuti qui per chiedere il vostro aiuto, per poter rimuovere la freccia e curare la ferita. Potete farlo?» disse Saga.

«Sono desolato, ma noi, per quanto eccelsi, siamo comunque solo medici. Non possiamo nulla contro il volere di una divinità, soprattutto del calibro di Artemide. L’unica cosa che potete fare è chiederlo al sommo Apollo, ma dato che si tratta della volontà della gemella, non credo che acconsentirà alla vostra richiesta. Mi dispiace.» rispose Chirone.

«E Panacea?» chiese però Aiolos.

«Scusi prego?» chiese il primario, sbigottito.

«Doko, il saint di Libra, ci ha parlato di Panacea, la figlia di Asclepio, colei che ha la facoltà di curare tutti i mali.» disse il Sagittario.

«Non saprei, è dall’epoca del mito che si sono perse le sue tracce, lo sanno tutti.» rispose Chirone.

«Peccato che, a conclusione della penultima guerra tra Atena ed Ade, Panacea abbia avuto un figlio con Sion, di cui voi e vostra sorella, data la somiglianza con il defunto Grande Sacerdote, dovreste esserne i discendenti.» lo incalzò Saga.

«Sì, è vero che tra i nostri avi è presente Sion dell’Ariete, ma mi duole deludervi, la donna con cui ebbe la relazione era una semplice crocerossina votata al nostro dio. Nulla di più. Mi dispiace che Doko di Libra vi abbia illuso, ma di Panacea non abbiamo più tracce nemmeno noi da molto tempo. Sono desolato. Probabilmente il nostro antenato, per vantarsi, avrà esagerato con Doko, raccontandogli di essersi fatto una divinità. Tra amici può capitare di gonfiare un po’ le cose.» spiegò quindi Chirone.

«Effettivamente è plausibile.» fu il commento di Saga e Lucio.

«Quindi non c’è proprio nulla da fare per Seiya?» chiese invece Aiolos.

«Solo accettare il corso naturale delle cose. Questa è la vita ragazzi: c’è chi nasce e c’è chi muore.» disse il primario.

«Beh, allora grazie e ci scusi per il disturbo» disse Saga, che fece per alzarsi insieme agli altri, ma venne fermato da Chirone:

«Signori...»

«Le è venuto in mente qualcosa per aiutarci?» chiese speranzoso Aiolos.

«Ehm, no! Ma stavate dimenticando la mia parcella per la consulenza!» e il primario diede il foglio ad Aiolos e Saga, che sbiancarono alla vista della sfilza di zeri dopo l’uno:

«Grazie ad Atena che questa missione è a spese sue!!!»

 

 

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Chiedo scusa per i tempi biblici di risposta alle recensioni, ma è il tempo che manca. Scusatemi.

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Capitolo 9
*** Indovina chi ***


INDOVINA CHI

 

Saga, Aiolos e Lucio si ritrovarono a girovagare depressi per il centro della cittadina di Epidauro, dopo aver appreso che le voci sulla relazione tra il fu Sion e la figlia di Asclepio erano solo delle inattendibili vanterie. Il saint di Gemini e quello di Sagitter erano inoltre particolarmente preoccupati per come Atena ed Epicuro avrebbero preso la cosa:

«E ora chi glielo dice che per Seiya non ci sono più speranze?» commentò Aiolos.

«Certo che Sion l’ha sparata grossa! Dire di essersi fatto una divinità, quando era solo una semplice infermiera! E Doko che ci ha pure creduto! Mannaggia, sono sicuro che Atena per sfogarsi se la prenderà con me!» disse Saga immaginandosi già sulla forca.

«Vogliamo parlare allora di come reagirà Epicuro? Quello mi odia e sono sicuro che userà questo fallimento per mettermi in cattiva luce e rovinare la mia reputazione!» esclamò il Sagittario.

«Fossi in voi, più che per la reputazione, che intanto ve la siete già giocata da un pezzo, mi preoccuperei di più per il vostro posto di lavoro! Dato  che non avete nemmeno un diploma, se venite licenziati, l’unica strada per voi appetibile è quella del cicisbeo. Se siete fortunati potreste forse trovare una vecchietta facoltosa e con un piede nella fossa disposta a mantenervi in cambio di prestazioni in natura. Fossi in voi proverei anche ad inviare un curriculum a Poseidone. Come spogliarellisti magari potreste trovare un posto!» commentò quindi Lucio, beccandosi occhiate di fuoco dai due gold.

«Ehi! Ma voi siete i due saint di Atena! Perché quelle facce smorte? C’è il sole, siete fighi, le rose sono in fiore ed è una bellissima giornata, dovreste essere felici!» una voce non nuova fece voltare Saga e Aiolos, che si ritrovarono così a guardare truci Vivian, la moglie del Gran Maestro di Asclepio, intenta a fare compere nei negozi del centro.

«Già una splendida giornata se non fosse che la nostra missione si sia risolta in un fallimento! Al Santuario di Asclepio non abbiamo infatti trovato l’aiuto che cercavamo» sbuffò Saga.

«Impossibile! I Maestri di Asclepio sono in grado di risolvere qualunque problema di salute vi affligga, su lauto compenso ovviamente!» ribatté Vivian.

«Non lo mettiamo in dubbio, ma per salvare la vita del galoppino di Atena, c’è bisogno dell’intervento di un dio guaritore. Le capacità di un umano non bastano. Ce l’ha confermato anche Chirone.» sospirò rassegnato Aiolos.

«Beh, c’è Panacea per queste cose, no?» rispose la bionda.

«Peccato che di lei non si abbiano più tracce da diverso tempo!» rispose ironico Saga.

Vivian guardò i due alquanto perplessa, per poi esclamare:

«Ma se le avete pure parlato!».

«Cosa scusi?» chiese quindi incredulo Aiolos, per poi aggiungere: «Ma se Chirone ci ha detto che non ne sapeva nulla di Panacea!».

«Questo perché mio marito non ha le palle e le regge sempre il gioco! Panacea piuttosto di avere a che fare con i suoi parenti e i saint di Atena, si farebbe pure congelare nel Cocito! E pensare che la somma Afrodite è sempre stata così premurosa e gentile con lei! Figuratevi che circa duecento anni fa,  per trovarle un fidanzato tra gli dei, si è attivata tantissimo, ma a quella ingrata di Panny non andava bene mai nessuno degli scapoloni presentatigli! Infatti  Fantaso non le piaceva perché era ambiguo e aveva le tette, Iceo non le garbava perché era troppo animalesco e aveva il vizio di sbavare, Morfeo la faceva dormire, mentre di Oniro diceva che non aveva la testa a partito ed era sempre nel mondo dei sogni. Ipnos era troppo scarso nel gioco degli scacchi, mentre Tanatos non voleva manco sentirlo nominare in quanto dio della morte e quindi suo avversario per principio! Insomma, una marea di storie e poi per cosa? Per finire con un cavaliere d’oro fancazzista e maledettamente stronzo, che l’ha sedotta e poi mollata!» disse la ex Escort della dea dell’amore per poi rivolgersi al trio del Grande Tempio: «Venite con me. È ora che Panny la smetta di ignorare i suoi doveri di dea mascherandosi da comune infermiera!» disse Vivian con un sorriso bastardo stampato sul volto, per poi agguantare i due Gold e marciare con fare perentorio verso la clinica della Miracolosa Guarigione, gustandosi la sua imminente rivincita.

 

«Nene, dobbiamo parlare!» Vivian fece irruzione nel laboratorio di ricerca, trascinandosi dietro i gold, mentre Irene stava seguendo e correggendo gli studi di alcuni allievi dell’Ateneo annesso alla clinica.

«Vivian, cosa è successo? Ti si è rotto un tacco o non hai trovato il fondotinta che volevi al centro commerciale e vuoi comunicare la cosa a tutti i giornali? Escort di Afrodite, tutte stramaledettamente oche e petulanti come la loro dea!» commentò seccata Nene.

«Spiritosa, tu piuttosto, capisco che con il Grande Tempio non vuoi avere più nulla a che fare dopo la fregatura che ti sei beccata con quel cavaliere, ma questi ragazzi non hanno colpe! Lo sai che rifiutare soccorso ad un moribondo per motivi personali va contro l’ordine di Asclepio! Mio marito me lo ripete di continuo quando si deve fermare per un’emergenza!» inveì la moglie del primario, cosa che fece assumere al volto dolce di Nene un’espressione dura.

«Ma di che diamine stai parlando?» rispose Nene.

«Di loro la verità e ammetti che ti mascheri sotto mentite spoglie solo per non avere a che fare con i tuoi divini parenti e con i saint di Atena dopo i risvolti amorosi della tua vita precedente!» disse Vivian.

Nene però sorrise sicura di se: «Scusa, ma non ti seguo. Oltre che la sorella minore del Gran Maestro di Asclepio e sacerdotessa del dio della guarigione, che altro dovrei essere? Volete che vi faccia vedere la carta d’ identità,  il codice fiscale o preferite l’estratto di nascita? O devo fare il test del DNA per fugare ogni dubbio?»

«Non sto discutendo sul fatto che biologicamente e all’anagrafe sei ciò che dici di essere: la sorella di Chirone! Peccato che, oltre a questo tu sia anche la reincarnazione di Panacea; la figlia prediletta di Asclepio, nonché dea della guarigione!» la rimbeccò Vivian.

Irene emise un lungo sospiro ed invitò gli studenti a lasciare il laboratorio, scusandosi per l’intervento sconsiderato della cognata. Gli aspiranti Maestri non se lo fecero ripetere due volte consci che quando la sacerdotessa di Asclepio e la moglie del Gran Maestro erano nella stessa stanza marcava male.

«Cara Vivian... come credi di poter dimostrare questa tesi ai nostri due saint? Per essere ciò che tu sostieni, dovrei avere il cosmo di una divinità, ma il mio non arriva nemmeno al livello di quello di un semplice inserviente di Asclepio. Qui si fa carriera per i propri meriti e studi, non perché paraculati dalle selle! Quindi come la mettiamo?»

«Questo è vero. Da lei non avverto provenire nessun cosmo» sfuggì ad Aiolos.

«Visto?» sottolineò Nene.

«Questo perché sei in grado di controllarlo a tuo piacimento e di espanderlo solo in caso di bisogno. Non ci vuole una scienza a capirlo. Pure Atena lo sa fare ed è tutto detto!» ribatté  la ex Escort.

«Anche questo è vero. Quindi non ci resta che appurare chi fra voi stia dicendo la verità!» disse severo Saga, incrociando le braccia.

«Saga, perché non provi a picchiare l’infermiera? Così per difendersi sarebbe costretta a usare il suo cosmo e, se fosse Panacea, ce ne accorgeremmo subito, dato il cosmo gigantesco di una divinità. Intanto la cosa non dovrebbe crearti problemi di coscienza dato che non sarebbe la prima volta che alzi le mani su una dea, visto che hai già cercato di accoltellare Atena quando era in fasce! Se invece è una comune donna beh… un’infermiera in meno e un posto di lavoro in più per qualcun altro!» disse quindi Lucio rivolto al saint di Gemini che sbuffò:

«Che stress, uno cerca di infilzare una divinità una sola volta ed ecco che viene subito taggato da tutti come il cattivo della serie!»

«Ah, no! Non lascerò che si alzino le mani su una donna! Secondo il decalogo del perfetto cavaliere un vero paladino deve salvare le donzelle in pericolo e poi, se sono gnocche, eventualmente farsele, ma mai picchiarle!!!» esclamò Aiolos prendendo posto accanto a Nene con fare protettivo, cosa che fece guadagnare al Sagittario uno sguardo perplesso dall’infermiera, che gli disse:

«Tu hai seri problemi, lo sai vero? » per poi aggiungere rivolta a Vivian e Saga: «Comunque vi ricordo che Saori, anche se è una dea, sarebbe la prima a crepare in battaglia senza i suoi guerrieri; lo sanno tutti quelli che hanno letto il manga o visto gli episodi in TV! Quindi, a meno che non vogliate rischiare una denuncia per verificare le teorie di una ex Escort dalla fervida immaginazione, vi consiglio caldamente di evitare anche solo di sfiorarmi. Anche perché mi sono stati dati i recapiti di un avvocato piuttosto in gamba nella difesa delle donne. Una certa Penelope Fernandez....» Nome che fece sbiancare sia Lucio che Saga.

«Ehm... Saga... ritiro la mia idea. Il conto in banca della terza casa è già in rosso. Quindi se ti trovassi contro Penelope, mi sa che finisci veramente con Kanon a fare lo strip in un locale per fan allupate!» disse Lucio.

«E preferirei evitarlo» disse il sanit di Gemini, conscio del fatto che una fan con gli ormoni a mille può diventare un avversario molto più temibile degli dei dell’Olimpo.

«Quindi madamigelle, chi di voi dice il vero?» chiese Aiolos.

«Oh, beh, c’è un modo molto semplice per capirlo» sorrise infame Vivian, per poi rivolgersi al Sagittario: «Basta che tu pesti a sangue il tuo collega!»

«Eh? Giammai un cavaliere alza la sua mano su un altro cavaliere del suo stesso credo! Quindi l’unico che potrei al massimo pestare e Shaka siccome è buddista e non pagano!» protestò il Sagittario, che però venne centrato all’altezza del cuore da un colpo violentissimo di Saga.

«Spiacente, ma non ho voglia di rimanere qui fino a domani a discutere su chi sia o non sia Panacea» disse asciutto il cavaliere dei Gemelli, mentre il Sagittario annaspava per respirare, in preda ad un arresto cardiaco.

«Enbeh? Ora che dovrebbe succedere?» chiese quindi Saga alle due donne.

«Cosa vuoi che succeda! Schiatta se non facciamo qualcosa! Mi sembra ovvio!» sbottò Nene, che si precipitò a soccorrere Aiolos praticando massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca.

«Ne... Nene, perché mi baci se non ti ho ancora salvato? Secondo il manuale: Il principe azzurro insegna:1001 modi per approcciarsi ad una donzella in pericolo, prima la si mette in salvo con un gesto eroico e solo dopo ella è tenuta a ringraziarlo con un bacio o quant’altro, in base all’entità dello sforzo compiuto nell’impresa dal cavaliere!» disse quindi con disappunto Aiolos, tornando a respirare, mentre Irene sbottò un:

«Ma chi ti bacia cretino! La prossima volta ti lascio crepare!»

«C’è poco da fare, se si vuole una cosa fatta bene, bisogna farsela da soli» commentò invece Vivian passandosi una mano sulla faccia, per poi rivolgersi a Saga con fare ammonitore: «Ragazzo, una divinità come Panacea non ha bisogno di ricorrere al suo cosmo per una bazzecola simile con tutti i progressi che la scienza medica ha compiuto in questi anni! Per farla uscire allo scoperto ci vuole qualcosa di più definitivo!»

 La moglie del primario afferrò quindi  uno dei bisturi del laboratorio e lo piantò senza fare una piega nel collo di Saga che, preso alla sprovvista, non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo.

«Cribbio! Hai ucciso il Saint dei Gemelli! Atena ti sarà eternamente grata, ma io no! E adesso come faccio a trovarmi un altro impiego come domestico con la crisi del lavoro che c’è in Grecia! Dovrò trasferirmi all’estero!» esclamò Lucio, mentre Saga rantolava sul pavimento, su cui una pozza di sangue andava estendendosi a macchia d’olio.

Vivian sfoderò quindi un sorrisetto beffardo: «Però, i fascicoli di Esplorando il corpo umano sono serviti a qualcosa: ho centrato in pieno l’aorta! E adesso come la mettiamo, mia cara infermiera? Ti ricordo che la prima regola del giuramento di Asclepio è: adoperarsi sempre e con tutti i mezzi a disposizione, siano essi scientifici o derivanti dal cosmo, per salvare una vita dalla morte. Quindi dimmi, lo lascerai morire per salvare la tua copertura, buttando quindi infamia su di te e tutto l’ordine di Asclepio di cui sei garante, o farai ciò che devi svelando la tua vera natura? Sai che non hai scelta mia cara!»

«Maledetta strega, questa giuro che me la paghi con gli interessi!» fu il commento asciutto di Nene.

«Certo, certo. Intanto inizia ad usare il tuo cosmo, prima che sia troppo tardi! Di che ti scoccia dover salvare un saint di Atena!» ribatté con un sorriso soddisfatto Vivian.

 

 

Qualche ora dopo …

 

Saga, pallido come un cencio, si risvegliò su un letto della clinica della Miracolosa Guarigione. Fece per alzarsi, ma venne colto da un malore e si ritrovò così nuovamente sdraiato.

«Hai perso molto sangue e, anche se ho fatto in modo di accelerare la formazione della quantità di sangue che hai perso, fossi in te eviterei di alzarmi ancora per un po’» la voce truce di Nene lo fece voltare in direzione della donna.

«Ma cosa è successo? Mi ricordo solo di essere stato centrato alla gola da un bisturi…» disse il saint di Gemini.

« Già, ti chiedo scusa, ma l’ho fatto solo perché era l’unico modo per portare allo scoperto la vera natura di Nene. Le Escort di Afrodite (la dea, non il saint) seguono infatti la regola del “Fate l’amore e non la guerra” e siamo abili nel dare piacere, ma non nelle arti belliche. Siamo anche brave nell’organizzare addii al celibato ed esperte di Bunga Bunga! Ecco, questo è il recapito di Melinda Boccadoro in arte Poppea, l’attuale braccio destro della somma Afrodite, che gestisce il giro di prostituzione sacra della dea.  Tra i nostri clienti ci sono anche diversi politici, sapete?» disse Vivian dando ad un interessato Lucio il biglietto da vista della sua ex collega, per poi continuare: «Comunque, tornando alla nostra cara Panny… dovete sapere che per entrare nell’ordine di Asclepio bisogna giurare di rispettare i comandamenti del dio, che obbligano ogni suo inserviente ad adoperarsi sempre e comunque in difesa di indigenti, moribondi e bisognosi. Quindi era ovvio che Nene avrebbe fatto uso del suo cosmo per risanare la ferita mortale del saint dei Gemelli, visto che lei è il pilastro portante di tutto l’ordine e come tale è la prima  a dover dare il buon esempio!» rispose Vivian.

«Quindi alla fine siete voi Panacea?» chiese Saga massaggiandosi la gola, che non riportava più traccia della ferita, indicando Irene.

«Sì, il suo cosmo, che ha usato per guarirti, ne è stata la prova. Ne sono testimone» disse Aiolos, per poi rivolgersi a Nene:

«Le vostre capacità guaritrici sono strabilianti! Avete rimarginato la ferita di Saga alla velocità della luce!»

«Ma dai? Si da il caso che io sia la nipote di Apollo, citrullo, quindi per me risanare un danno del genere è una bazzecola! Vi ricordo inoltre che mio padre era in grado di risuscitare i morti, quindi non c’è nulla da stupirsi!» borbottò Panacea, rivolta al cavaliere del Sagittario.

«Quindi per voi non sarà un problema far tornare Seiya tra i vivi! E vai! Saga non verrà licenziato e io non finirò a vendere tappeti sotto i portici» esclamò Lucio.

«Fossi in voi eviterei tutto questo entusiasmo. Io non posso risuscitare i morti. Zeus ha fissato una rigida normativa a riguardo. Mi dispiace, ma per il vostro amico ucciso dalla freccia di Artemide non posso farci proprio nulla. Per le risurrezioni dovete rivolgervi allo sportello degli inferi e pregare che Ade non vi spedisca a fargli compagnia!» sbottò Nene.

«Quello non è un problema. Infatti non siamo venuti qui per far risorgere Seiya, ma solo per chiedervi di estrarre la freccia e risanare la ferita. In questo modo l’anima di Seiya, bloccata da Ade nel Limbo, potrà ritornare nel corpo del suo proprietario» spiegò Aiolos.

«Te pareva, Ade farsi i cavoli suoi mai, eh? Quanto mi sta sulle balle! Ma voi del Grande Tempio non ve le siete sempre date di santa ragione con il re degli Inferi? Avete sempre causato un sacco di vittime e costretto quindi noi ad adoperarci come crocerossini sui vostri campi di battaglia, per salvare il salvabile ed evitare troppi danni ai civili» commentò irritata Nene.

«Il nostro attuale Grande Sacerdote è riuscito ad ottenere un trattato di pace ed ora siamo in buoni rapporti con loro.» spiegò Saga.

«E per quale motivo Artemide avrebbe cercato di uccidere il vostro amico? L’aveva vista in bikini in spiaggia? Mi ricordo che per una cosa del genere, una volta, ha sterminato i bagnanti maschi di una zona balneare, anche se ad avere torto marcio era lei! Insomma, se non vuoi essere vista da nessuno va in una spiaggia deserta, non nella zona più in della Costa Smeralda!!! Quanto odio i miei parenti e le loro fisse senza senso!» borbottò Panny, mentre Lucio disse:

«Allora si metta comoda… perché ne sentirà della belle!»

 

 

XXXXXXXXXX

 

Yeee!!! Finalmente sono riuscito ad aggiornare!!! Purtroppo i miei tempi si sono allungati per via di vari impegni che non mi permettono di scrivere se non con il contagocce (un grazie al portatile e alla pausa pranzo!). Portate pazienza, ma una riga dietro l’altra riuscirò stoicamente ad andare avanti, anche perché, se succede il contrario, il G.S. mi ha minacciato di farmi aiutare Saori a scrivere un libro dal titolo: “I love shopping: come utilizzare 12 ammassi di latta in tempo di pace”.

 

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Capitolo 10
*** Toccatemi tutto, tranne la mia auto! ***


Attenzione:

Per quanto riguarda Callisto, non mi sono basato minimamente su Next Dimension, che non conosco, perché non lo sto seguendo. Quindi la qui presente Ninfa non ha nulla a che fare con quella di Kurumada. Ne ho solo ripreso il nome.

Scusate se ci sono andato un po’ pesante con Saga e Aiolos, ma era troppo divertente!

 

 

 

TOCCATEMI TUTTO, MA NON LA MIA AUTO!!!

 

 

«Cosa???» Esclamò incredula Nene dopo aver ascoltato la spiegazione dei Gold e di Lucio.

«Quindi io dovrei venire fino al Grande Tempio con la possibilità di incappare nell’ira di quella lesbica psicopatica di Artemide con il rischio di coinvolgere i miei Maestri in una possibile guerra e il tutto per delle avance andate a male?»

«Esattamente» rispose asciutto Saga.

«Voi siete matti» concluse la donna.

«Ma pensi alla grande soddisfazione e gioia nel compiere una buona azione!» disse Aiolos.

«E al fatto che ne va dell’onore dell’ordine di Asclepio!» puntualizzò Vivian.

«Fanculo onore e altruismo. Spiacenti, ma da qui non mi schiodo per un litigio tra due zitelle isteriche!» sbottò la reincarnazione di Panacea.

«Effettivamente non ne vale la pena, senza contare che ad aiutare gli altri ci si rimette sempre e con l’onore non si campa!» commentò pragmatico Lucio tra gli sguardi contrariati di Saga e Aiolos, per poi rivolgersi a Nene: «Se non volete collaborare sono pronto ad appoggiarvi, l’unica cosa è che dovrete però assumermi come uomo delle pulizie… sa che sono bravissimo a fare il bucato?»

«Ehi, cos’è tutto questo trambusto?» Chirone entrò nell’ambulatorio in cui si trovava la combriccola, ritrovandosi ad assumere uno sguardo interrogativo alla vista dei presenti.

«La tua adorabile dolce metà ha smontato la mia copertura e ora devo scegliere se infangare il nome di Asclepio o rischiare di ritrovarci immischiati in una guerra contro Artemide per futili motivi dato che sono sicura che la docile dea della Caccia non prenderebbe bene la nostra interferenza nei suoi capricci. Tua moglie sa solo creare casini! Odio il Grande Tempio, odio Atena e i suoi saint e soprattutto odio i mie divini parenti Olimpici!» sbottò Nene per poi uscire incavolata dall’ambiente.

«…» fu il commento dei presenti.

«Vivian?» disse Chirone con uno sguardo di rimprovero verso la moglie.

«Che c’è? Ho solo fatto il mio dovere in mondo che Panny faccia il suo!» commentò la ex Escort.

«Non prendermi in giro, la tua è stata solo una ripicca.» rispose il primario.

«Certo che da voi mi sarei aspetto più onestà d’animo. Che Gran Maestro siete se siete disposto ad abbandonare un povero innocente al suo destino per mantenere la copertura di vostra sorella? Non vi vergognate? » sbottò Aiolos.

«Vi chiedo scusa, ma tenete presente che siamo solo medici, non guerrieri e ci sono stati troppi morti in passato tra in nostri discepoli proprio per essere stati coinvolti nelle vostre beghe, tanto da rischiare la scomparsa dell’ordine. Per questo la somma Panacea ha deciso di far perdere le sue tracce in modo da poter svolgere in santa pace i sui compiti. Comunque ormai il danno è fatto, quindi lasciate fare a me. Sono sicuro di sapere come convincerla. Ne va del buon nome dell’ospedale e sono proprio la fama e la buona pubblicità che portano i clienti e con i tempi che corrono non possiamo certo permetterci una nomea negativa nemmeno tra gli dei dell’Olimpo. Soprattutto se si tratta di una ricca ereditiera…» disse Chirone uscendo a sua volta dall’ambiente.

 

Ore dopo…

 

Il trio del Grande Tempio era seduto in una delle sale d’aspetto quando Nene, la reincarnazione di Panacea, e Chirone, suo fratello mortale, fecero il loro ingresso, puntando dritto verso di loro.

«Partiremo domani mattina; il tempo per lasciare le ultime disposizioni» disse asciutta Nene.

«Quindi alla fine avete deciso di aiutarci! Cosa vi ha convinto?» chiese Saga.

«Atena.» rispose sempre asciutta la dea minore: «Saori mi ha telefonato personalmente su richiesta di mio fratello».

«Eh, sì! La Somma Atena vi avrà persuaso con il suo alto senso di giustizia e il suo ammirevole altruismo» sospirò Aiolos.

«Veramente mi ha promesso un assegno da capogiro per sostenere le nostre ricerche contro il cancro e dato che i fondi stanziati dal governo per la ricerca sono stati tagliati, non mi posso permettere di fare la schizzinosa.» rispose Nene per poi rivolgersi al Gran Maestro: «Chirone, accompagnali nelle stanze allestite per gli ospiti»

«Quelle situate nell’area sacra dell’ateneo?»

«Sì, quelle. Non voglio che questi tre combinino casini in giro per l’ospedale.»

«Come vuoi Nene.» rispose Chirone per poi apprestarsi a condurre i due gold e Lucio nelle stanze fatte preparare apposta per loro.

 

Saga, Aiolos e Lucio vennero così accompagnati dal primario nella parte riservata ai discepoli del dio della medicina, ovvero il sancta sanctorum della clinica dove era collocata una sorta di cappella con la statua del dio, un chiostro e gli alloggi dei Maestri e degli infermieri.

«Ecco qua la vostra stanza» disse Chirone «Vi chiedo solo cortesemente di non allontanarvi troppo e di rimanere nei paraggi. Se volete fare due passi potete usare il chiostro.»

«Non dovete preoccuparvi, comprendiamo la vostra necessità di riservatezza» lo rassicurò Saga.

«Veramente non è per quello. Qui non è come il Grande Tempio. Niente misteri, solo scienza medica ed anche lo stesso cosmo è trattato dai nostri Maestri con lo stesso rigore scientifico delle altre materie di studio. Figuratevi che abbiamo anche una rivista specializzata dove pubblichiamo i risultati delle nostre ricerche. Il motivo del mio consiglio è semplicemente pratico. La clinica è molto grande e con molti reparti, quindi se vi allontanate da soli c’è il forte rischio che vi perdiate, dato il vostro grande senso dell’orientamento, e preferirei evitare di dover mobilitare gli infermieri per ritrovarvi. Nene ha già le scatole abbastanza girate»

«Ah!» fu il commento di Saga, Aiolos e Lucio.

La restante parte della giornata venne così passata dal trio con un bagno rilassante (tutte la stanze dei Maestri erano infatti fornite di vasca idromassaggio con cromoterapia e sauna, per la gran gioia di Saga) e una cena leggera e bilanciata, ma nonostante la vasca extralusso e i letti con materassi anatomici e antiallergici in lattice, Saga non riusciva proprio a prendere sonno.

Il cavaliere dei Gemelli quindi si alzò per fare due passi nel chistro con la speranza di tranquillizzarsi e di riuscire a smettere di pensare. Era infatti dal suo arrivo alla clinica che era inquieto e dopo aver saputo che Panacea, oltre ad essere l’amante del fu precedente Grande Sacerdote, ne era anche la discendente in linea di sangue (sì, gran bel casino!) il suo stato di ansietà era peggiorato, soprattutto dato che la dea della guarigione non vedeva di buon occhio i saint e che, un volta giunta al Santuario, sarebbe sicuramente venuta a sapere che era proprio per mano sua che Sion era passato a miglior vita.

L’aria della sera era fresca e il cielo trapuntato di stelle e il cavaliere si fermò ad osservare sovrappensiero le costellazioni e una in particolare.

«Quella che stai guardando è la costellazione dell’Ofiuco o Serpentario. Diciamo che la si può considerare una sorta di omaggio funebre di Zeus, per scusarsi con Apollo della sentenza riservata a mio padre. Sinceramente avrei preferito un rimborso danni in denaro che un inutile ammasso di astri.» disse una voce alle sue spalle che lo fece trasalire dallo spavento.

«Nene… siete voi?» balbettò il cavaliere.

«No, sono Bincaneve e tu sei finito in un crossover con personaggi Disney» rispose la donna alle cui parole il cavaliere sbiancò di botto.

«Tranquillo, stavo solo scherzando. Paura eh?»

Saga tirò un sospiro di sollievo: «Effettivamente ho temuto il peggio… cosa ci fa ancora alzata a quest’ora?»

«Avevo bisogno di un po’ d’aria. Soffro d’insonnia. Senza contare che il vostro arrivo mi ha fatto ritornare alla mente Sion e ora non riesco a fare a meno di pensare a lui…»

«A chi lo dice…» rispose Saga tirando un lungo sospiro.

«Scusa, prego? Non dirmi che hai avuto anche tu una tresca con lui?» esordì Panacea incredula.

«Ehi, aspettate un momento…» cercò di spiegarsi meglio il saint, ma Nene lo aveva ormai agguantato in malo modo per il collo della maglietta, iniziando a scuoterlo manco stesse preparando un aperitivo alcolico.

«Ecco, ci mancava solo che scoprissi che quel brutto bastardo fancazzista ballista e fattone era pure bisessuale!!! Quindi scommetto che Doko alla fine era più che un semplice compagno di bevute, come mi aveva sempre fatto credere! Non gli bastava avermi messo le corna con quella sgualdrina bionda fissata con le sciarpe, che andava in giro con un’armatura d’argento praticamente inesistente e con addosso solo un paio di micro pantaloncini giro passera con pure la bottega slacciata! E tutto questo mentre io ero incinta di suo figlio! Ora capisco il motivo per cui non riesci a guardarmi in faccia e tremi ogni volta che ti rivolgo la parola! Sei stato pure tu un suo amante! È proprio vero che il maiale viene vecchio e il vecchio viene maiale*!» Sbottò la dea minore.

«Somma Panacea lasciatemi spiegare meglio…» cercò di calmarla Saga, ma inutilmente.

«Sai qual è l’unica cosa che mi consola?»

«Ehm, no» rispose Saga ormai rassegnato a farsi scuotere come una bomboletta spray prima dell’uso.

«Che quello stronzo ha avuto la morte che meritava! Senza gloria e pure fregato da uno dei suoi! Ah, quanto vorrei sapere chi è stato a farlo fuori per potergli stringere la mano! Non puoi nemmeno immaginare come stimo quell’uomo per aver compiuto ciò che avrei voluto fare io, ma che non ho potuto per via del giuramento di Asclepio che impedisce ai sui adepti di mandare all’Ade i vivi anzi tempo! Purtroppo il Grande Tempio ha sempre tenuto uno stretto riserbo sull’accaduto! Ma tu, tu lo sai vero?» concluse la dea, continuando a  sbatacchiare Genimi come una campana il giorno di Pasqua.

«Sì, so perfettamente chi ha ucciso Sion e lo sta strangolando in questo momento, almeno che lei non lasci la presa sulla mia maglietta!» sbottò a quel punto Saga.

«Eh?» Nene smise di scrollarlo come un nocciolo durante il periodo della raccolta.

«Grazie al cielo. Non riuscivo più a respirare! È dura essere il personaggio preferito di questo autore psicopatico!» disse Saga in un filo di voce, per poi rivolgersi a Nene: «Se invece di lasciarvi andare a conclusioni affrettate mi aveste lasciato spiegare..»

«Quindi non sbiancavi e tremavi perché avevi paura che scoprissi una tresca con quell’infame?»

«No. Io sono etero e il fatto che in questa fic tutti mi stiano dando del gay, sta iniziando ad innervosirmi! Comunque il motivo per cui sbiancavo è perché sono stato io, Saga di Gemini a portare alla tomba Sion per prendergli il posto e accoltellare Atena, quindi essendo voi una sua discendente e in contemporanea, in un'altra vita, la donna madre della sua progenie avevo timore di incappare nella vostra vendetta e in quella di vostro fratello! Ecco l’ho detto. Mi sono tolto un peso»

Nene al sentire quelle parole prese le mani di Saga tra le sue: «Ma quale vendetta! Io ti stimo e a Chirone non gliene può fregare di meno di un lontano parente che non ci ha nemmeno lasciato un soldo in eredità! Hai tutto il mio appoggio! Per te le porte delle Clinica della Miracolosa Guarigione saranno sempre aperte ed esenti dal tiket!» disse quindi la dea, per poi abbracciare in lacrime il saint dei Gemelli: «Grazie Saga! L’ordine di Asclepio ti è debitore per aver tolto dalla circolazione quell’inutile uomo e aver tentato di preservare quest’epoca da quella rompiballe di Atena e dal suo brocco ronzino! Se hai bisogno di protezione non esitare a chiedere!»

Saga in lacrime ricambiò quindi l’abbraccio:«Grazie somma Panacea! Sapere che esiste qualcuno che ha compreso il mio gesto significa molto per me!»

 

Il giorno seguente….

Reception della Clinica della Miracolosa Guarigione.

 

Saga stava fischiettando tranquillo in attesa della partenza per il Grande Tempio.

«Ti vedo di buon umore oggi, Saga. Dormito bene?» chiese Aiolos al collega.

«Diciamo che mi sono tolto un dente cariato.» rispose Gemini.

«Ecco, te l’ho sempre detto che a forza di ingozzarti con le caramelle gommose di Hello Kitty per completare l’album delle figurine, ti si sarebbero cariati i denti e sai quanto costano i dentisti al giorno d’oggi?» sbottò Lucio.

«Cretino, era un modo di dire! Diciamo che mi sono assicurato il sedere coperto dalle ripicche di Atena… e poi non erano le caramelle di Hello Kitty, ma quelle delle Winx. Flora è troppo figa.» brontolò Saga, mentre Lucio si chiese come si potessero scambiare le figurine delle Winx con degli adesivi porno, ma poi ripensando ai succinti abiti delle fatine si diede una risposta e si ritrovò a concordare con il padrone; Musa non era niente male.

«Ciao Saga, come va?» Nene aveva raggiunto il trio nella hall.

«Tutto bene.  Lei?» rispose Saga.

«Dopo la chiacchierata di ieri molto meglio! Durante il viaggio voglio i dettagli degli ultimi istanti di Sion! Ah, dimenticavo, dammi pure del tu!»

«Come ti capisco Panacea… anche per me non essere riuscito a stare accanto al defunto Grande Sacerdote nei suoi ultimi attimi di vita è stato fonte di rammarico» commentò Aiolos portandosi una mano al cuore.

«Veramente era per gioire della cosa. E poi chi ti ha dato il permesso di usare così tanta confidenza nei miei confronti, Sagittario?» rispose la dea minore, per poi tornare a conversare con Saga: «Ha avuto una morte cruenta, vero?»

«Sì… discretamente»

«Bene, allora seguitemi che partiamo, così ci leviamo il pensiero» commentò Panny per poi condurre i tre nel garage sotterraneo della clinica.

«Bene, siamo arrivati. Questa è la mia macchinina.» disse Nene togliendo l’antifurto alla sua auto.

«Ma è… è… » balbettarono in coro Lucio e Saga.

«Una Bugatti. Figa eh? Pure Zeus se la sogna! Avere tra i propri clienti umani di riguardo ha i suoi vantaggi! Pensate che mi è stata regalata come ex voto per un intervento ben riuscito!» rispose soddisfatta la dea della guarigione, per poi rivolgersi ad Aiolos che si era avvicinato alla vettura per guardarla meglio: «Fossi in te eviterei di appoggiarti al cofano perché se malauguratamente me lo righi con i bottoni dei jeans potrei non rispondere più delle mie azioni!»

«Ma non è un veicolo poco consono ad una donna?  Già le automobili sono cose per uomini, visto che le donne normalmente non sono molto abili nel maneggiarle, figuriamoci un’autovettura del genere!» commentò Aiolos.

«Sai che hai perfettamente ragione Sagittario?» rispose Nene.

«Allora lasci che guidi io come da protocollo del perfetto gentiluomo.»

«Ma non avevi detto che quest’auto non era per donne?» sorrise Nene mentre faceva cenno a Saga e a Lucio di salire in macchina, per poi aggiungere: «Il pullman da Epidauro per Atene parte tra dieci minuti dalla piazza principale della città. Fossi in te mi darei una mossa»

«Ehi, un momento! Cosa vorrebbe dire?»

«Che se lo perdi te la fai a piedi! Ma intanto per un uomo valoroso come te, dotato del settimo senso e della capacità di muoversi alla velocità della luce, non dovrebbe essere un problema! Ci vediamo al capolinea dei bus ad Atene, zuccherino! E cerca di essere puntuale» gli urlò Nene dal finestrino, mentre il rombo del motore della Bugatti rimbombava nel garage per poi partire a tutta birra facendo rimanere Aiolos con un palmo di naso.

«Non ci sono più le donzelle di una volta, che sanno riconoscere un vero cavaliere quando lo incontrano!» borbottò Aiolos, tossicchiando per via delle esalazioni dei tubi di scappamento.

 

Più tardi….

Capolinea dei bus ad Atene.

 

«Ehi, Saga, tutto bene?» chiese Nene al saint di Gemini notando la sua carnagione tendente al verde, dopo aver parcheggiato.

In risposta il cavaliere scese fulmineo dalla vettura per recarsi a vomitare in un cespuglio.

«Potevi anche dirmelo che pativi le curve! Avrei preso l’autostrada!» commentò Irene.

«Il problema non sono le curve. Mai pensato di darvi al rally? Avreste veramente un futuro» rispose Lucio uscendo pallido dall’abitacolo.

«Sì, effettivamente ci avevo pensato, ma è il tempo che mi manca. Bene, non ci resta che aspettare quell’inutile pallone gonfiato del vostro amico e poi recarci da Atena. Intanto non c’è fretta e la voglia di vedere quella rompiballe che sa solo cacciarsi (e cacciare) tutti nei guai, mi scappa da tutte le parti.» disse quindi Nene andando a sedersi su una panchina: «Dici che ci sia riuscito a prendere il pullman?»

«Io avrei qualche dubbio» commentò Lucio andandosi a sedere di fianco a Nene.

Infatti un paio d’ore dopo Aiolos fece finalmente il suo arrivo al capolinea.

«Ti vedo sudato» commentò Panacea.

«Ovvio! Me la sono fatta di corsa!» commentò il Sagittario.

«Ma se la matematica non è un’opinione, come mai siamo arrivati prima noi, se tu ti muovi alla velocità della luce, mentre la mia Bugatti raggiunge i 412 km/h senza contare i limiti di velocità e la strada a curve che ho preso?» constò la dea della guarigione.

«Ti sei perso vero?» chiese Lucio.

«Ehm, sì» ammise il Sagittario.

«Come al solito avrai preso la cartina al contrario» commentò quindi Saga, che nel frattempo si era ripreso dal mal d’auto grazie a Nene.

«Guarda che non è così semplice saper leggere una cartina!» sibilò Aiolos, ma la litigata imminente venne interrotta da una voce femminile.

«Chiedo scusa per l’interruzione, ma abbiamo ricevuto l’ordine di farvi fuori» una giovane e avvenente donna bionda in armatura, accompagnata da altre due (una bruna e una rossa), si erano avvicinate con fare minaccioso al quartetto.

«Eh? Un barboncino, un terranova e un bassotto? Ma che razza di foggia hanno le vostre armature? E a quale divinità verrebbe mai in mente di far vestire i sui guerrieri da cagnette?» esclamò Aiolos, mentre Panny salutò la bionda.

«Ciao Callisto, come va? Ok che è la dea della caccia, ma le fantasie erotiche di Artemide sono peggiorate ultimamente…, ma cambiando discorso, l’operazione di Arty ha migliorato le sue prestazioni?»

«Ah, sì, decisamente. Quello vero è molto meglio di quello di quello finto» rispose la Ninfa per poi rivolgersi offesa ad Aiolos: «Comunque le nostre armature riprendono un doberman, un rottweiler e un cane lupo, ignorante!»

«Ma di che operazione state parlando…» chiese Lucio incuriosito a  Panacea, che rispose a bassa voce:

«Artemide si è fatta mettere il cambio, ma è una cosa top secret. Gli altri dei non devono saperlo.» per poi rivolgersi a Callisto e compagne:

«Quindi che ne dite di lasciare cadere la cosa del farci fuori, dato l’ottimo lavoro svolto dalla mia clinica? Sì insomma… infondo sto solo facendo il mio lavoro! Invece di minacciare me, andate a fare il mazzo ad Atena! Dopotutto è con lei che Artemide è infuriata!»

«Il culo di Atena ce lo faremmo molto volentieri, ma purtroppo anche noi stiamo lavorando e visto che il ronzino alato è parte essenziale della vendetta della nostra signora, puoi ben capire che non possiamo lasciarti campo libero, Panacea. Ci dispiace veramente, non sei pure malaccio, ma come si dice, di questi tempi bisogna tenersi stretto il proprio impiego. Quindi niente rancore se ti stacco la testa a morsi? Oppure puoi sempre ritirarti…» disse Callisto.

«Purtroppo ho già accettato il bonifico. Spiacente » rispose Nene.

«Allora salutami tuo padre nei Campi Elisi.» Urlò Callisto, per poi scagliarsi contro Irene, ma il colpo venne fermato da Aiolos, frappostosi tra la Ninfa e la dea della guarigione.

«Spiacente, ma la qui presente Panacea non si tocca. Dovrete prima passare sul cadavere di Saga!» disse Aiolos in posa da figo.

«Ma va a farti fottere Aiolos!» fu il commento del saint dei Gemelli, mentre il Sagittario, senza calcolarlo di striscio, si rivolse a Nene: «Vi ho salvato dal colpo di Callisto, adesso sì che ci sta il bacio di ricompensa!» cosa che fece assumere una faccia schifata ad Irene, che si rivolse a Callisto:

«Potresti uccidere questo cretino anche da parte mia?»

«Con piacere» rispose la Ninfa.

«Grazie, sei un’amica!» concluse Irene, mentre Callisto richiamò all’azione le sue compagne:

«Bradamante, Olimpia, voi occupatevi del finocchio** con i capelli azzurri, che se la farà sicuramente con il facchino dark, mentre io rimonto la carrozzeria di questo babbeo che ho davanti!»

«Signorsì, signora!»

«Ma porca paletta! Volete finirla con sta storia del gay! Era meglio quando mi davano dello schizzato deicida!!! E perché io contro due e Aiolos contro uno! Non è giusto!» si lamentò Saga, inveendo contro il qui presente cronista, ma venne subito messo a tacere da una ginocchiata allo stomaco di Bradamante e da un colpo alla nuca da parte di Olimpia che fece imprimere la faccia del saint dei Gemelli sull’asfalto in stile Seiya vs colonna del Tredicesimo Tempio. (mai contraddire l’autore, Saga, mai contraddire l’autore!).

Nel frattempo ad Aiolos non stava andando molto meglio. Callisto aveva infatti dato sfogo alla sua passione per gli stampi imprimendo la fisionomia del Sagittario su tutte le portiere delle macchine parcheggiate a portata di mano.

«Però, le Ninfe di Artemide ci sanno fare… popcorn?» chiese Lucio.

«Sì, grazie. Certo che i due saint sono ottimi incassatori… se le stanno buscando di brutto. Cola?» rispose Nene passando la lattina all’assistente di Saga.

«Anni di addestramento al Grande Tempio, mia signora» commentò il dark succhiando dalla cannuccia, mentre Nene si rivolse ai due cavalieri.

«Ehi, voi due schiappe, è inutile che fate tanto i galanti perché il primo requisito per diventare Ninfe di Artemide è quello di essere lesbiche, quindi non ve la sgancianooo!!!»

«Cosa centra!!! Che uomo sarei se alzassi mano su una donna!!!» rispose Aiolos prima di piantare una tremenda facciata sulla portiera di una multipla.

«Ora capisco perché il cloth del Sagittario è sempre accorso in aiuto di Seiya: ha un debole per i babbei!» commentò Lucio, mentre Saga, stufo di fare la parte che di solito spetta al ronzino alato, lasciando il suo profilo ricordo su ogni muro che capitava a tiro delle sue avversarie (se Seiya è in coma, qualcuno de pur farne le veci, no?), afferrò fulmineo il braccio di Olimpia, per poi scaraventarla addosso a Bradamante.

«Spiacenti, madame, ma io non mi faccio problemi come il mio collega. Dopo aver tentato di infilzare una poppante in fasce non è che mi turbi più di tanto il prendere a calci due donzelle! ANOTHER DIMENSION: THE ISLAND!» Sbraitò Saga, facendo scomparire le due Ninfe nel varco spazio-dimensionale creato dal suo colpo.

«Ma questo è nuovo!» esclamò Lucio.

«Già, visto che quello vecchio era pacco e tutti riuscivano a tornare indietro, il G.S. ha deciso che era ora di modernizzarlo e ora chi viene colpito finisce dritto nel reality “l’Isola dei Famosi”.» spiegò Saga.

«Quale edizione?» chiese incuriosito Lucio.

«Quella con Albano.»

«Terrificante!!!» commentò Nene per poi cacciare un urlo: «NOOOO, LA MIA BUGATTI!!!!» per poi partire in quinta verso Aiolos (la cui sagoma faceva bella mostra sul cofano della fuoriserie) e Callisto, la quale lasciò la presa sul saint per concentrarsi su Panacea, che fece appena in tempo a schivare il calcio della Ninfa.

«Hai così fretta di morire? E per giunta per correre in soccorso di questo saint?» commentò Callisto.

«Ma chi se ne frega del Sagittario!!!! La mia Bugatti piuttosto!!! Ma io ti faccio finire nella mia clinica e poi ti devasto con una delle mie parcelle!» sbottò Nene incavolata nera.

«E come pensi di farmi finire in ospedale, dottoressa? Che io ricordi tu e i tuoi adepti non avete grande fama come guerrieri. Non siete una sorta di sbarbini pacifisti?». La schernì la Ninfa.

«Sbarbina pacifista a tua sorella! E poi le persone cambiano.» rispose Panacea, facendo scroccare le nocche delle mani, per poi fiondarsi su Callisto e ribaltarla con una mossa di Judo, placcarla con una di wrestling ed infine ficcarla a novanta, mentre un ago di cosmo dorato andava comparendo nella sua mano.

«Ehi? Ma tra i vostri giuramenti non c’era quello di non poter uccidere?» esclamò sconvolta Callisto.

«Sì, ma questo non vieta di poter frequentare corsi di autodifesa e diventare cintura nera di tutte le arti marziali e stili di lotta conosciuti» sorrise beffarda Panacea, per poi calare il suo ago di cosmo in direzione del deretano della Ninfa esclamando: «PERETTA COSMICA!»

«ARGH» fu l’ultima cosa che i due saint e Lucio sentirono prima di vedere schizzare Callisto alla velocità della luce verso i bagni pubblici.

«Bene, per un po’ ce la siamo tolta di torno» commentò la dea, per poi preoccuparsi di risanare le ferite di Saga.

«Gran bel colpo Nene» commentò entusiasta Gemini.

«Ehi, ci sarei anch’io!» esclamò quindi Aiolos, che malconcio e zoppicante si diresse speranzoso di cure verso Irene.

«Ah già, è vero. Callisto non è nemmeno riuscita a farti fuori, ma solo a rovinarmi l’automobile. Visto che sei ancora vivo, renditi utile e vammi a cercare un carrozziere e fatti fare un preventivo. Questa Artemide me la paga cara, anche se dovessi recarmi sull’Olimpo per farmi rimborsare il danno!» tuonò Panacea inferocita, mentre si recava verso il Grande Tempio con Saga e Lucio al seguito, lasciando Aiolos con un palmo di naso, tra gli applausi dei presenti che pensavano di aver assistito alle prove del sequel di “Immortal”.

 

 

 

NOTE

 

*Cit: mia nonna. E sì, Shaka ne ha ancora da imparare!!!

 

**Chiedo scusa alle fan di Saga per come lo sto trattando, ma state tranquille non è dell’altra sponda; è maschio doc,  e solo che il capello lungo e sbarazzino, le mutande rosa e l’album di figurine delle Winx tendono ad ingannare chi non lo conosce!

 

 

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Finalmente ci sono riuscito!!! Come si dice: meglio tardi che mai. Spero solo che l’attesa sia valsa la pena!

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Capitolo 11
*** Salvare Seiya non ha prezzo ***


SALVARE SEIYA NON HA PREZZO

Per tutto il resto c’è mostercard!

 

«Questo posto è proprio come me lo ricordavo: decrepito ed infestato dai piccioni. Vi prego, ditemi che avete almeno installato i servizi igienici e l’acqua corrente!» Nene accompagnata da Saga e Lucio, era finalmente giunta al Grande Tempio di Atena.

«Sì, li ho fatti istallare io durante i tredici anni in cui ho usurpato la carica di Grande Sacerdote. Se aspettavamo Sion eravamo a posto. Quello era un ultraconservatore» rispose Saga.

«Grazie a Zeus! Non avrei retto nuovamente la vista di quelle puzzolenti latrine comuni a cielo aperto, che ho dovuto usare durante la mia permanenza in questo luogo nel XVIII sec.!» commentò Panacea.

«Non le ho usate tantissimo, visto che Saga l’ha fatto fuori quando aveva quattordici anni, ma mi ricordo che facevano veramente schifo» commentò Lucio.

«Già, puoi dirlo forte, ma diamoci una mossa. Prima finisco e prima me ne vado!» commentò Nene facendo cenno a Saga e a Lucio di precederla per le stradine del Santuario fino a raggiungere il piazzale della meridiana e con essa l’imboccatura delle rampe di scale che portavano alle 12 case.

«Oh, no! Mi ero dimenticata di questa dannata scalinata! Che cosa mi tocca fare per un misero milioncino di euro!» sbottò Nene.

«A dire il vero il nuovo Grande Sacerdote ha istallato un ascensore! Prego, da questa parte!» disse invece Saga porgendo il braccio alla dea minore.

«WOW! Quanto siamo diventati tecnologici!» ridacchiò Nene accettando l’invito del saint di Gemini.

«E abbiamo anche la connessione ADSL!» aggiunse gasato Lucio.

«Allora è proprio vero che quest’anno finisce il mondo! E io che pensavo usaste ancora le civette di Atena per inviare la posta! Avete avuto problemi con il maghetto londinese per arrivare a tanto, vero?» commentò Panacea.

«Beh, Perry Porter ci ha citato in tribunale per  plagio, ma abbiamo vinto la causa: i testi mitologici non hanno lasciato scampo sul fatto che Atena usasse le civette al posto dei piccioni viaggiatori molto prima di lui. Comunque il motivo per cui l’attuale G.S. ha voluto passare all’ADSL non è quello, ma perché in effetti è molto più pratico, efficiente e comodo. Con le civette facevamo prima a portare le lettere direttamente noi gold a mano» spiegò Saga, mentre entravano nell’ascensore e Lucio pigiava il tasto del tredicesimo piano.

 

 

Poco dopo…

Tredicesimo Tempio. Sala del Trono.

 

Saga e Irene erano stati fatti accomodare su delle poltrone, mentre Lucio era tornato alla Terza Casa.

«Sono lieta di vederti e di sapere che hai accettato di aiutarmi, anche se mi è costato un bel po’ di grana!» esordì Saori  seduta sul suo trono, affiancata da Epicuro, esibendo un raggiante sorriso verso Panacea, per poi assumere un’espressione delusa alla vista di Saga: «E tu come mai sei ancora vivo? Avevo avvertito il tuo cosmo affievolirsi fino a sparire quasi del tutto»

«Effettivamente ci sono andato vicino, Grande Atena, ma la Somma Panacea ha evitato il peggio» rispose Saga.

«Ah! Dovevi proprio Panacea?» commentò Saori un po’ delusa.

«Sì. Sia per via del giuramento del mio ordine, sia perché sono in debito con questo saint, per aver fatto ciò che avrei voluto fare con le mie mani, ma non ho potuto. Comunque chiamami pure Irene o, se preferisci, Nene; mi piace di più. Panacea è troppo obsoleto.» commentò la nipote di Apollo, mentre Saori rivolgeva uno sguardo interrogativo al G.S.

«Credo stia parlando della morte di Sion. Dalle indiscrezioni di Doko pare che il defunto ex legittimo Sacerdote le abbia messo le corna con una biondona» bisbigliò Epicuro alla Kido, per poi rivolgersi a sua volta a Nene:

«Somma Irene, lasciate che anch’io vi dia il benvenuto nella umile dimora dei saint di Atena. Il mio nome è Epicuro e sono l’attuale Grande Sacerdote»

Nene però guardò impassibile la mano tesa di Epicuro:

«Scusami, nulla di personale contro di te, ma preferisco mantenere le distanze dai Grandi Sacerdoti di Atena. Mi è bastato conoscere Sion.»

«Figuratevi, vi capisco. Conoscere Sion è stato un dramma per molte persone.» commentò il G.S. senza scomporsi, per poi cambiare discorso: «Noto l’assenza del Cavaliere del Saggittario… non è che per caso è…»

«Morto? No, purtroppo è ancora tra noi. Quella buona a nulla di Callisto è solo stata capace a devastarmi l’automobile. Ho quindi spedito quel babbeo a cercarmi un carrozziere» spiegò la dea.

«Peccato» fu il commento rassegnato di Epicuro.

«Ehm, scusate, ma mentre noi chiacchieriamo Seiya è ancora più di là che di qua, quindi non è che potremmo rinviare a dopo la conversazione?» chiese Saori.

«Sì, buona idea Atena. Dove si trova il ragazzo?»

«Ti accompagno» disse quindi Saori alzandosi dal trono.

Nene venne così scortata da Atena lungo i corridoi del Tredicesimo Tempio fino a raggiungere la stanza in cui era stato collocato il corpo di Seiya centrato dalla freccia di Artemide. A vegliare sul ragazzo c’erano Ade e Persefone.

“Ok, ora ho la conferma. I Maya ci hanno azzeccato; il 21/12/2012 finisce il mondo!” pensò Panacea alla vista di Ade al capezzale del saint di Pegaso, mentre Persefone si rivolse ad Atena:

«A che punto siamo con le ricerche?»

«Trovata. Infatti ecco a voi Panacea» disse Saori con un sorriso indicando Nene, mentre Ade, al sentire nominare la figlia di Asclepio deglutì:

«È lei?»

«Sì, Ade. Sono proprio la reincarnazione di Panacea. Tranquillo nemmeno per me è un piacere vederti e ne avrei fatto volentieri a meno» disse Nene.

«Ehm… comunque, per la storia di tuo padre… non è che ce l’avessi con lui, ma l’ordine prestabilito andava…» cercò di scusarsi Ade.

«Preservato. Lo so. Mio padre ha sbagliato è ha pagato e comunque nei Campi Elisi non se la passa male, anzi, non avendo più l’onere dell’ordine sulle sue spalle si dà alla pazza gioia. Peccato che io non possa dire altrettanto, dato che la patata bollente me la sono beccata io, ma ormai è acqua passata, quindi spostati e lasciami lavorare.» tagliò corto Irene, per poi avvicinarsi a Seiya ed esaminare la freccia e la ferita.

«Maledizione è più grave di quanto pensassi. Bisogna dire che Artemide ha proprio una mira infallibile. Ha centrato in pieno il  cuore ed è piantata bene in profondità.» commentò Panacea.

«Quindi?» chiese ansiosa Saori.

«Ci impiegherò un po’» disse Panacea, per poi espandere il suo cosmo e richiamare così i suoi attrezzi del mestiere.

«Quella valigetta cosa contiene?» chiese curiosa Persefone indicando la capiente borsa argentata comparsa al richiamo di Nene.

«È la mia 24ore personale con dentro gli strumenti chirurgici e medici che Apollo donò a mio padre il giorno della sua consacrazione a dio della medicina. Ovviamente ho apportato ad essi alcune modifiche durante i secoli in modo da tenerli sempre a passo con i tempi» spiegò Panacea apprestandosi ad operare il saint di Pegaso indossando guanti e mascherina antisettica, per poi aggiungere guardando Saori: «Chi è di stomaco debole è pregato di lasciare la stanza perché dovrò praticare un’apertura piuttosto profonda per estrarre la freccia»

«Non ti devi preoccupare. Ti ricordo che sono la dea della Guerra» brontolò Atena risentita.

«Hai intenzione di operare senza anestesia?» chiese invece Persefone.

«Nello stato in cui verte il paziente l’anestesia è superflua, dato che senza l’intervento di Ade sarebbe già definitivamente morto da un pezzo, visto che il cuore è messo malaccio. Dovrò usare un’ingente quantità di cosmo per risanare i tessuti danneggiati. Io però, più che estrarre la freccia e riportare il corpo allo stato originario, non posso fare. A ridargli la vita spetta ad Ade.» rispose Panacea, per poi adoperarsi a praticare le incisioni necessarie ad estrarre il corpo estraneo dal petto del saint.

«Certo che bisogna avere proprio una mano ferma» commentò Ade.

«Già, soprattutto per evitare di apportare ulteriori danni.» disse Panacea mentre con cautela incideva sempre più in profondità fino ad arrivare al cuore trafitto del saint.

«Ehi, Atena, tutto bene? Ti vedo pallida» chiese Persefone.

«Non preoccuparti, sto una meraviglia» disse Saori poco convinta, per poi svenire sul pavimento alla vista della freccia sporca di sangue che Panacea stava estraendo dal corpo di Seiya.

«Meno male che era la dea della Guerra! Spero solo che non si sia fatta male» commentò sarcastica Nene, mentre si apprestava a risanare il cuore e la ferita tramite il suo cosmo rigenerante.

«Tranquilla, quella ha la pelle dura e uno sfacciato fondoschiena. Credo comunque che sia svenuta per via della freccia d’oro. Non ho seguito molto i dettagli perché in quel periodo ero più intento a cercare di reperire il mio contenitore umano, ma mi è giunta voce che deve avere avuto una brutta esperienza al riguardo» commentò Ade.

«Andiamo bene allora! Se una dea della guerra sviene per una freccia cambi mestiere! Insomma, un dio che si fa intimorire da un graffietto è veramente ridicolo!» disse Panacea con disappunto, mentre Ade la guardò torvo.

«Io per essere stato ferito da un umano ho deciso di nascondere il mio corpo nell’Elision, quindi staresti insinuando che sarei ridicolo?»

«Esattamente. Scusa, ma lasciatelo dire: un dio immortale signore dell'oltretomba, che ha paura della morte è proprio ridicolo. E come se io avessi la fobia degli aghi o del sangue!» disse Panacea ripulendo i suoi strumenti.

«Allora, precisiamo: io non ho paura della morte o del dolore, ma sto bastardo di Pegaso ha deturpato il mio bellissimo viso! Guarda!» sbottò Ade indicando una minuscola cicatrice sulla fronte, coperta tatticamente da una ciocca di capelli.

«Però, non ti facevo così fissato sulla tua immagine!» disse Nene.

«Invece sì. Quando si tratta della sua cura personale e soprattutto del suo viso è peggio di una donna. Pensa che ogni giorno passa ore e ore in bagno tra ginnastica facciale e creme antirughe. In più si fa pure la ceret..» esordì Persefone, ma Ade fulmineo tappò la bocca alla moglie prima che potesse finire la frase.

«Eh, eh eh! Mia moglie scherza sempre!» cercò di correre ai ripari il dio dei morti.

«Oh, per me puoi anche farti di botulino, sai che me ne frega! Comunque, se ti più interessare, la mia clinica ha un reparto di chirurgia estetica all’avanguardia. Ma tornando a Pegaso… che ne dici di unire la sua anima al suo corpo? Altrimenti potevo starmene ad Epidaruro!» disse Panacea.

«Devo proprio farlo…» sfuggì ad Ade.

«Sì, caro. Ti ricordo che siamo in debito con Atena, il suo Grande Sacerdote, il saint di Capricorn* ed il saint dei Pesci. Senza contare che se non lo fai vai in bianco per un mese!» lo rimbeccò Persefone.

«E sia allora» Ade appoggiò così la sua mano sulla fronte di Seiya, espanse il suo nero cosmo e… niente. Il corpo immobile di Seiya rimase tale.

«Embhe? Quanto tempo ci metti a recuperare un’anima dal limbo? Ti sei un po’ arrugginito o sbaglio?» commentò con un sorrisetto bastardo Nene.

«Finiscila di sfottere Panacea, non è il momento!» sibilò il re degli Inferi per poi borbottare tra l’incredulo ed il deluso: «Non ci riesco! Assurdo! Eppure la freccia è stata rimossa e il corpo risanato!».

«Non è che per caso la freccia è maledetta?» Chiese Persefone, mentre Irene si affrettava a pulire la punta della freccia dal sangue del saint di Pegaso.

«Merda, non ci voleva» imprecò Nene passando l’arma ad Ad, che a sua volta non poté non notare le incisioni in greco sulla punta della freccia che indicavano l’anatema scagliato da Artemide sull'arma.

«Già. Questa è una freccia anti resurrezione. Spiacenti, ma se non si scioglie prima la maledizione l’anima non può tornare nel corpo» commentò Ade osservando i caratteri greci incisi sull’arma.

«E adesso chi glielo dice ad Atena?» chiese Persefone.

«Chi volete che glielo dica, il medico curante no? Uno di voi svegli la bella addormentata che al resto ci penso io.» disse Irene.

«Non hai che da chiedere. Ho un metodo infallibile per questi casi…» rispose Ade sfoderando un’inquietante risata satanica.

 

 

Poco dopo…

Sala del Trono.

 

«Eeetchù!!!»

Atena aveva finalmente ripreso conoscenza dopo essere stata gettata con poca grazia da Ade in una vasca piena di acqua gelida.

«Ma non c’erano altri modi?» brontolò Saori ancora tremante, mentre Epicuro le porgeva una coperta per riscaldarsi.

«Sì, ma erano meno divertenti» rispose Ade, mentre la moglie scuoteva la testa pensando “Maschi, peggio dei bambini!”.

«Già, ammetto che vedere Atena svegliarsi di soprassalto nel panico più totale  urlando “Attentato, si tratta di attentato** Tutti i saint alle armi”, per qualche litro d’acqua è stato parecchio esilarante.  E menomale che non sei stata gettata in una piscina,  altrimenti che facevi?» chiese Panacea, mentre Atena le rispondeva mettendo il broncio.

«Hai filmato vero?» domandò quindi Ade alla dea minore.

«Ovvio. È già tutto su Facebook!» rispose Nene baciando il suo cellulare ipertecnologico.

«Grazie, così vado a vedermi la scena su internet» sussurrò  quindi il G.S. a Nene in modo da non farsi sentire da Saori, ancora intenta a battere i denti.

«Di nulla. È un favore che ho fatto al mondo.» commentò Irene.

«Comunque, tolta questa piccola parentesi, come sta Seiya?» chiese serio il G.S.

«Sì, come sta il mio Seiyuccio? Sei riuscita a risanare la ferita?» domandò Atena speranzosa tra uno starnuto e l’altro.

«Beh, ecco… la ferita è stata risanata, ma… come posso dire… nada!» rispose Nene.

«Come nada?» sbottò Saori.

«Nulla. È morto e tale resterà. La freccia di Artemide era maledetta e l’anatema scagliato impedisce all’anima del ragazzo di rientrare nel suo corpo e né io, né Ade possiamo fare nulla contro una maledizione del genere. Spiacete, ma questa è la vita» disse Panacea.

«Non è vero, non può essere!» strillò quindi Saori, per poi rivolgersi ad Ade: «Di la verità: è tutta colpa tua che non vuoi riportarlo in vita perché all’epoca del mito ti ha fatto un graffietto! Senza contare che te lo sei praticamente procurato da solo, visto che per evitare il colpo di Pegaso ti eri scansato di lato, senza accorgerti di una colonna, finendo così per sbatterci contro una tremenda facciata!»

«Ma come osi darmi dell’inetto proprio tu che senza l’aiuto dei tuoi saint inciampi pure sui tuoi piedi!» sbottò Ade facendo comparire la sua spada.

«Ha parlato quello che non riesce nemmeno a controllare il corpo umano di un bimbominchia come Aron e Shun!» sbraitò Atena puntando contro lo zio lo scettro di Nike.

«Ehi, calma gente! Non è il caso di fare scoppiare un’altra Guerra Sacra anzi tempo per Seiya! Pensate alle vostre finanze che ne risentirebbero di un conflitto!» intervenne a quel punto Epicuro mettendosi fra i due.

«Già Ade, ragiona! E poi Atena ha detto solo la verità.» intervenne Persefone.

«Quindi anche tu mi consideri un inetto? Ma perché nessuno mi teme?» sbottò a quel punto Ade, frustrato.

«Ovviamente perché hai dimostrato più volte di essere un incapace, caro!» rispose la regina degli inferi, mentre Ade partiva a commiserarsi da solo ripetendo “Nessuno mi vuole perché sono piccolo e nero***” e “Ava come lava****” e Saori apriva i rubinetti dicendo: “Rivoglio il mio amoruccio”.

Epicuro, Panacea e Persefone furono così costretti a tapparsi le orecchie.

«Ve ne prego, Somma Irene, non è che conoscete un modo o qualcuno in grado di sciogliere la maledizione? Ne va delle nostre orecchie!» Disse quindi il G.S.

«Ovviamente potrebbe farlo chi l’ha lanciato e chi utilizza gli stessi anatemi. Ergo mio nonno.» disse Panacea.

«Aspetta, quindi c’è ancora una speranza?» esclamò Atena smettendo di frignare.

«Apollo, ma non mi era sembrato molto incline ad aiutarci.» commentò Persefone.

«A meno che non si tocchino i tasti giusti. Tipo gli occhioni dolci della sua adorata nipotina avuta dal suo figlio prediletto. Somma Irene, non è che potreste intercedere per noi presso vostro nonno?» chiese Epicuro.

«Questo significherebbe salire sull’Olimpo e rivedere tutti i miei parenti, ve ne rendete conto?» rispose Nene.

«Quanto mi costerà la tua intercessione Nene?» chiese quindi Saori, ringraziando mentalmente il giorno in cui Aiolos l’aveva scaricata al vecchio Kido.

«Un paio di zeri in più sul mio bonifico e la tua carta di credito. Perché quando si vanno a trovare dei parenti che non si vedono da secoli, non si può certo andare a mani vuote!»

 

 

NOTE

*Per la faccenda rimando a “The lost wife: la sfiga di Ade” della serie “Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote”.

 

**Cit. Beppe Braida

 

***Cit. Calimero

**** Cit. Calimero. Messggio promozionale.

 

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BUONE VACANZE A TUTTI da parte di tutto lo staff del Grande Tempio!

 

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Capitolo 12
*** I Love Shopping! ***


I LOVE SHOPPING!

Soprattutto se la carta di credito è di Atena!

 

«Con questo dovrei aver annotato tutto l’occorrente per la mia gitarella sull’Olimpo» commentò Nene, rileggendo ancora una volta la lista della spesa per essere sicura di non aver dimenticato nulla.

«Avete per caso bisogno di manodopera non qualificata?» chiese quindi Epicuro.

«Sì, grazie, un facchino mi farebbe comodo…»

TOK, TOK

La messa a punto degli ultimi dettagli per la missione di salvataggio di Seiya venne però interrotta da un insistente picchiettare sulla porta dello studio del G.S.:

«Chi è?» chiese quindi Epicuro.

«Sono Aiolos del Sagittario e chiedo udienza per far rapporto sui danni arrecati dalla Ninfa Callisto a danni di terzi!» rispose quindi la voce del suddetto cavaliere al di là della porta.

«Torna più tardi. Non ho tempo per star dietro ai tuoi piagnistei sull’onore e la giustizia! E comunque, con tutte le tasse che paghiamo al Comune di Atene, me ne frego se è stata danneggiata la proprietà pubblica. Il Grande Tempio non scuce un euro dato che è stata quella ad attaccar rogna per prima! Se poi proprio ci tieni, puoi sempre ripagare il danno di tasca tua!» rispose quindi seccato il G.S. pensando “Ma perché questo autore lo ha riesumato? Era tanto bella la versione originale in cui Aiolos crepava durante la notte degli inganni!”.

«No, aspetta, fallo entrare! Deve recapitarmi il preventivo del carrozziere!» esclamò però Panacea ed Epicuro fu quindi costretto ad alzarsi ed andare ad aprire la porta del suo studio per ricevere il Sagittario.

«E ti costava tanto dire preventivo invece di tutta quella pappardella?»

«Se non capisci la mia favella forbita non è colpa mia!» rispose con sufficienza Aiolos, mentre recapitava il foglio con i prezzi a Nene, che si mise le mani nei capelli tirando giù non poche imprecazione ad Artemide e alle sue Ninfe.

«C@@@o! Questo ad Arty lo metto in conto! Lo giuro! Va beh… sarà meglio consolarsi con un po’ di sano shopping con la carta di credito generosamente offerta da Saori, così non penso alla mia Bugatti!» borbottò quindi Nene, mentre Epicuro si rivolgeva ad Aiolos con un’espressione alla Death Mask sul volto:

«Bene, Aiolos… dato il tuo alto livello culturale ho proprio la missione che fa al caso tuo!»

«Ottimo, era ora che mi venisse affidato un incarico degno del mio valore!» disse quindi il Sagittario tutto orgoglioso.

«Allora preparati ad accompagnere Panacea a fare compere ad Atene. Ne va della vita di Seiya»

«Non si preoccupi Grande Sacerdote, farò da scorta alla misericordiosa dea della guarigione a costo della vita.» ribadì quindi il saint, per poi esibirsi in un baciamano: «Non dovete temere, o dolce Panacea, con me sarete al sicuro»

«Ehm…ti ringrazio Epicuro per la tua cortesia, ma non è il caso di disturbare uno dei tuoi migliori guerrieri per dei semplici acquisti!» disse però Panacea rivolgendo uno sguardo schifato verso il saint, sottraendo la sua mano dal contatto con le labbra umide di saliva del Sagittario, per poi affrettarsi a recuperare del disinfettante in gel.

«Non dovete preoccuparvi somma Panacea, per me sarà un piacere e sono contento che dopo il mio brillante intervento contro Callisto abbiate notato il mio valore » rispose quindi Aiolos visibilmente soddisfatto per poi partire a ricontare a Irene tutte le sue gloriose gesta, mentre Nene, chiedendosi fino a che punto potesse arrivare la stupidità umana, si rivolse ad Epicuro.

«Scusa, ma con tutti saint che hai a disposizione, proprio lui? Ti avviso che potrebbe non tornare integro al Santuario».

«Infatti è ciò che spero. Quindi non preoccupatevi se malauguratamente finisce sotto un autobus. Il Grande Tempio se ne farà una ragione. Assicuro comunque il mio appoggio per far passare la cosa come un incidente. Non che non avrei voluto già farlo di persona, ma essendo il Grande Sacerdote devo purtroppo dare il buon esempio e far finta di sopportarlo» sussurrò quindi Epi a Nene che rispose:

«Ammetto che l’idea dell’autobus mi piace, ma purtroppo i miei voti mi impediscono di fare una cosa del genere anche se si tratterebbe di un gesto umanitario, dato il soggetto»

«Potreste sempre chiedere una mano a Saga. Anche in tale caso assicuro il mio appoggio ed una copertura per il saint di Gemini» commentò il G.S.

«Fammici pensare…» meditò quindi Panacea a bassa voce, per poi rivolgersi ad Aiolos ancora intento a lodarsi da solo per imprese mai compiute:

«Ehi, cavaliere dei miei stivali, ci vediamo tra un quarto d’ora davanti alla prima casa. Io passo da Gemini per chiedergli una cosa e poi ti raggiungo»

 

 

Più tardi ad Atene…

 

SKRRREEEK!!!!!!!!!

«IDIOTA! GUARDA PRIMA D’ATTRAVERSARE O LA PRISSIMA VOLTA TI METTO SOTTO!!! » urlò un furibondo autista dal finestrino di un autobus, dopo aver fatto una brusca frenata d’emergenza.

«Mi scusi, non l’ho fatto apposta, devo essere inciampato su qualcosa!» si scusò mortificato Aiolos, mentre Nene si rivolgeva ad un Saga deluso per il suo ennesimo tentativo andato a vuoto.

«Però qui ad Atene gli autisti hanno i riflessi pronti. Peccato, ma non preoccuparti, prima o poi riusciremo a farlo fuori, l’importante è essere ottimisti. Comunque bello sgambetto!» commentò Panacea per poi entrare nel centro commerciale seguita dai due saint.

 

Il centro commerciale era pieno di gente caotica che andava e veniva. Saga e Aiolos dovettero quindi aguzzare bene la vista e affrettare il passo per non perdere Nene, che faceva la gincana tra comitive di amiche vocianti e famigliole con bambini, per poi entrare in un negozio di intimo femminile per acquistare la prima voce della sua lista.

«Oh, somma Panacea, sono lusingato nel sapere che vi affidiate al mio consiglio per la scelta di capi così strettamente riservati! Atena normalmente mi convoca solo per buttare fuori la spazzatura del Tredicesimo Tempio!» Commentò commosso Aiolos, mentre Saga pensò “Già e riesci pure a sbagliare i bidoni della differenziata e poi tocca a me frugare tra il pattume per rimediare!”.

Irene, dal canto suo guardò basita il saint di Sagitter per poi dire: «Sono sempre più convinta che tu abbia seriamente bisogno di un buon psichiatra. Ma ti pare che mi possa passare per la testa di chiederti consiglio in fatto di intimo? Comunque non sono qui per me, ma per Efesto.»

«Cosa? Efesto porta intimo femminile?» chiesero quindi increduli i due saint.

«Diciamo che ha una collezione di mutandine autografate da donne famose. Dato che per il suo aspetto non prettamente avvenente, non gli resta che fantasticare, è diventata prassi comune, da parte degli altri dei, portargli in dono tali souvenir dopo una scampagnata tra gli umani» rispose Nene, per poi rivolgersi a Gemini: «A proposito, Saga: durante i tuoi tredici anni di governo hai fatto anche le veci di Atena che era in Giappone giusto?»

«Sì, perché?»

«Sapresti quindi falsificare una sua firma?»

«Certamente»

«Ottimo. Perché non credo che Saori autograferebbe delle mutandine per Efesto di sua spontanea volontà» commentò quindi Panacea, frugando tra i vari articoli in esposizione.

«Ma questa è una truffa!» protestò però il Sagittario.

«Se si vuole salvare quel ragazzino è meglio avere dalla propria parte più divinità possibili, dato che sono convinta che appena andrò a piagnucolare da nonnino Apollo, la cara e vecchia Arty non sarà molto contenta. Quindi occorre fare buon viso e cattivo gioco. E dato che Efesto ha sempre avuto un debole per Atena da quando è mondo, un così sospirato pezzo da collezione, come le mutandine autografate della verginella dea della Giustizia nonché dell’ereditiera più ricca della Giappone, potrebbe valerci il suo utile appoggio in caso di necessità» spiegò quindi Nene, per poi estrarre dall’espositore un tanga trasparente di pizzo rosso.

«Sì, direi che può andare» commentò Irene.

«Ma è troppo peccaminoso per la nostra amata dea!» sbottò Aiolos, per poi mettersi a frugare pure lui tra slip e simili per poi passare ad Irene un paio di mutandoni ascellari.

«Ecco. Questo va meglio» disse quindi il Sagittario.

Nene e Saga guardarono perplessi l’indumento.

«Ma che razza di gusti hai Aiolos?» commentò sconcertato Saga.

«Ehi! È degli indumenti intimi della dea Atena che stiamo parlando! Sei tu piuttosto che sei un depravato a pensare che possa portare una cosa così scandalosa!»

« Idiota! Mica lo deve indossare!» sospirò rassegnato Saga, mentre Nene guardò sbigottita il Sagittario.

«Ma a te ti hanno portato con la cicogna o ti hanno trovato sotto un cavolo? E te l’hanno mai detto che Babbo Natale non esiste, ma che era Sion travestito? Perché vedi, credo che nemmeno Atena riuscirebbe a metterebbe quella cosa anti stupro che hai in mano. Insomma, ok che probabilmente Saori non saprà nemmeno da dove nascono i bambini, ma qualsiasi donna, se ha un minimo di buon gusto in fatto di vestiario…» disse quindi Panacea per poi però fermarsi e, dopo una breve riflessione aggiungere:

«Ok vada per i mutandoni della nonna. Sono più realisti. E poi all’agenzia viaggi».

 

Infatti, poco dopo ...

 

 

«Perfetto il pacchetto termale  con tanto di massaggiatore figo c’è. Ora al negozio degli articoli per la casa» disse Nene spuntandolo dalla lista.

«Sì, direi che la settimana alle terme sarà un regalo gradito ad Afrodite, dato il soggetto» commentò Saga.

«Veramente è per Era» disse Panacea.

«Eh?» fu il commento di Saga.

«Beh, dopo tutti i millenni passati a portare corna era ora che si desse una svegliata pure lei, ed iniziasse a pretendere i suoi spazi, no? Insomma, se Zeus va a zoccole è pure giusto che Era si possa prendere una settimana di relax con figone annesso» replicò Nene.

«Ma Zeus non potrebbe prendere male la cosa?» chiese quindi Saga.

«Naaa. Ormai i miei illustri bisnonni sono una coppia che non ha più nulla da dirsi da diverso tempo. Figuratevi che Era si è pure rotta di perseguitare le donnine allegre che frequenta il marito; basta solo che Zeus si levi dalle palle e non le rompa le cosiddette con il “lava, stira e cucina”»

«Non vorrai mica dirmi che Zeus ed Era sono sul procinto di divorziare?» chiese Aiolos sconvolto.

«Diciamo che sono separati in casa. Era è troppo taccagna per avviare una pratica legale e Zeus ha già il suo bel da fare a sganciare il mantenimento per tutti suoi figli illegittimi sparsi per il mondo. Ormai con il test del DNA non scappa neppure lui.»

«Allora i piatti e i bicchieri per chi sono?» domandò Saga.

«Dionisio. Sai, presentarmi con una bottiglia di vino mi sembrava banale e sapendo che ad ogni festicciola che organizza a casa sua, puntualmente qualche coccio si rompe per via degli invitati un po’ alticci, sono sicura che un po’ di vasellame di scorta gli farà piacere. Soprattutto in vista di Capodanno…»

«Un po’ di vasellame? Con tutta la roba che avete comprato si potrebbe allestire una tavolata per tutto il Grande Tempio!» commentò Aiolos.

«Non hai mai visto un baccanale di Dionisio! Fidati, meglio abbondare» rispose Panacea osservando con sana perfidia Aiolos caricato tipo mulo con gli scatoloni da imballaggio preparati dagli inservienti del negozio.

Cassiera rivolta ad Irene: «Sicura signorina che il signore riesca a portare tutto da solo? Se vuole possiamo anche consegnarle la merce a casa»

«Oh! Non si preoccupi. Il Superman qui presente, non ha problemi! Vero tigre?» rispose Panny per poi assestare una poderosa pacca sulla spalla al Sagittario.

«Argh! Piano che qui è tutto in equilibrio precario! Comunque il mio cloth riprenderebbe un centauro non una tigre» commentò Aiolos cercando di mantenere in pila gli scatoloni, per poi rivolgersi a Saga: «Ehm… un aiutino?»

«Ehi! La missione è stata affidata a te! Non vorrai mica non dimostrarti all’altezza del compito?»

«Giammai!»

«Ottimo! Allora alla nostra prossima meta: il negozio di elettronica!» annunciò Nene prendendo sotto braccio Saga.

 

Il negozio di elettronica era affollatissimo e Aiolos fu quindi costretto ad aspettare fuori, mentre Panny e Saga effettuavano gli acquisti.

«Signorina, a chi è che dovrei consegnare il pacco?» chiese un commesso a Nene, mentre la dea e il Saint dei Gemelli uscivano dal negozio.

«A quel tizio con la faccia da babbeo che ci sta venendo in contro» disse Nene, facendo segno al Sagittario di avvicinarsi.

«È sicura? Lo vedo già abbastanza appesantito …» commentò l’uomo.

«Oh, non si preoccupi e carichi pure, che intanto non patisce» disse quindi Saga, mentre Aiolos si ritrovò in pila un altro pacco.

«Se non è indiscreto potrei sapere che cos’è?» chiese quindi il Sagittario incuriosito, mentre con la testa di lato cercava di tenere il passo degli altri due e soprattutto vedere dove stava andando visto che le scatole iniziavano ad ostruirgli la visuale.

«È una Nintendo Wii per Estia. Dato che non è una che ama molto uscire di casa, almeno così si diverte e passa il tempo» rispose Nene, spuntando l’acquistato dal foglio.

«E la fotocamera digitale?» chiese invece Saga.

«Quella serve a me. Pensavo di fare un poster per Afrodite.»

«Un poster?» chiese perplesso Aiolos.

«Veramente in origine, dati alcuni pettegolezzi piccanti che mi ha riportato Epicuro, avevo in mente un dolcetto con sorpresa, ma purtroppo la suddetta “sorpresa” si è tassativamente rifiutata di entrare nudo dentro la torta, sottolineando che per lui, la vita di Seiya non è così importante, e la controfigura è impegnato in una tournee  nei night club di Poseidone sotto le false spoglie di Brad Pitt. Quindi la cara e dolce Afrodite (non di Pesci) si dovrà accontentare di un poster e di una collana di diamanti.» commentò Nene.

«Invece la figata di telefonino che ha in mano per chi è?» chiese incuriosito Aiolos, sbirciando oltre la pila di fronte a se.

«L’iPhone 5 ed è per Zeus. Così può twittare ovunque si trovi.» disse la dea minore, riponendo poi il gioiello tecnologico nella borsa.

«Quindi cosa manca ancora?» domandò Saga.

«Ummm… vediamo… su consiglio di Persefone, dei piantini di Maria-rosa per Demetra, ma questi sono da reperire alla Dodicesima Casa del Grande Tempio, quindi adesso andiamo prima a prendere un carabina per Eros, che adora il tiro a segno, e poi a prendere un set da poker placcato in oro per Hermes. Dopo di ché passiamo dal carrozziere a confermare la rimessa a nuovo della mia Bugatti, così a quella stronza di Artemide porto in omaggio il conto dei danni che la sua ninfa ha arrecato alla mia auto.»

«Ehm… somma Panacea, quindi posso dedurre che gli acquisti voluminosi siano finiti?» chiese speranzoso Aiolos.

«Al dire il vero ci sarebbe ancora il mio adorato nonnino….»

 

Di fatti, più tardi in un negozio di strumenti musicali…

 

«State scherzando vero?» chiese Aiolos.

«Assolutamente no!» rispose Panacea sorridendo perfida.

«Ma Apollo non suonava la lira?» deglutì il Sagittario sudando freddo.

«All’epoca del mito. Attualmente…. preferisce il pianoforte a coda!»

«Do!»

«Pensa positivo Los! Un po’ di sollevamento pesi può farti solo bene. Quindi muoviti a caricartelo sulle spalle che ci aspetta un bel pezzo da fare a piedi per arrivare al Santuario» disse quindi Saga con un sorriso compiaciuto alla vista del collega sovraccaricato, mentre si avviava per il Grande Tempio con Nene sottobraccio.

Una volta però giunti alle porte del santuario a Saga sorse un dubbio:

«Nene, non è che ti sei scordata qualcuno?»

«Tipo?» chiese Panny

«Ares» rispose Saga.

«O c@@@o! Ares! Mi sta così simpatico che l’avevo rimosso!» esclamò la dea minore portandosi una mano alla fronte.

«Allora torniamo indietro?» domandò Saga.

«No! Pietà!» supplicò Aiolos.

«Uhmmm… fammici pensare… no, non è necessario tornare ad Atene. Forse mi è venuta un’idea per prendere due piccioni con una fava....» disse però Nene.

«Grazie Somma Panacea, voi sì che siete una dea magnanima!» sospirò sollevato Aiolos, mentre la dea minore gli rivolgeva un sorriso subdolo, per poi dire, con tono mieloso:

«Senti Aiolos, hai impegni nei prossimi giorni?».

«No perché?»

«Non è che avresti voglia di venire con me sull’Olimpo?»

«Devo farvi da scorta?»

«Diciamo che potresti tornarmi utile… soprattutto con il dio della guerra»

«Non si preoccupi, conti pure su di me!»

«Eccellente!» rispose quindi Nene per poi rivolgersi bisbigliando a Saga: «Dai che forse ho trovato il modo per togliercelo finalmente dalle scatole senza che nessuno di noi si debba sporcare le mani….»

 

Ore dopo, poco prima dell’ora di cena…

Sesta Casa. Grande Tempio di Atena.

 

“♪In radio c’è un pulcino. E il pulcino Pio e il pulcino Pio, e il pulcino Pio e il pulcino Pio…

Questo era il motivetto che Shaka cantava serafico a mo’ di mantra sotto la doccia mentre una esile ed agile figura si insinuava all’interno del suo giardino e si arrampicava su uno degli alberi che davano sulla finestra del bagno…

 

«Ottimo, da qui ho una perfetta vista doccia! Però non avrei mai detto che potesse piacergli “Il Pulcino Pio”. Quante cose che non si immaginano!» commentò fra se Nene accoccolata su uno dei rami, mentre estraeva dalla tasca dei pantaloni una fotocamera digitale in attesa che la sua preda finisse di lavarsi.

 

Nel frattempo Shaka, ignaro di tutto, dopo aver sciacquato via dai suoi capelli dorati anche l’ultima traccia di balsamo contro le doppie punte, scostò le tenda della doccia e appena mise piede sul tappetino del bagno venne accecato da una raffica di flash.

«Oh no! Delle fan girl sono riuscite ad entrare al Grande Tempio! Tutti noi Gold Saint, eccetto Aledebaran, sono in grave pericolo! Devo dare l’allarme prima che sia troppo tardi» esclamò allarmato Shaka, raccattando velocemente un asciugamano per coprirsi i gioielli di famiglia.

«Rilassati barbie made in India! Sono Panacea» esclamò quindi l’improvvisato paparazzo uscendo dalle fronde degli alberi per poi sedersi per nulla imbarazzata sul davanzale della finestra: «E ringrazia che ho optato per il poster e non ho insistito per farti uscire nudo dalla torta»

«Eh?» sfuggì ad un incredulo saint di Virgo per poi sbottare furibondo: «Ma come osate spiarmi mentre faccio la doccia! La visione del mio corpo immacolato e puro è un privilegio che solo io ho il diritto di concedere a chi reputo degno di tale onore e…»

«Shaka o come diamine ti chiami, vedi di darci un taglio. Sono un medico e vedere un uomo nudo non mi fa ne caldo ne freddo e tu dolcezza non fai eccezione. Quindi non montarti la testa. E di sicuro non ti saresti mai messo in posa per uno scatto senza veli di tua spontanea volontà. Quindi a mali estremi, estremi rimedi. Ma cambiando discorso… non è che sai indicarmi qualcuno nei paraggi che sappia usare Photoshop?»

«E a che ti serve?»

«Beh, se non si fa qualche ritocchino la differenza con Kasa si nota parecchio sai?» spiegò Panny .

«…» fu il commento di Shaka.

«Su non prendertela. Infondo non sì può essere sempre i migliori in tutto. Comunque, per superare il trauma di tale scoperta, ti consiglio la meditazione. È un ottimo rimedio per vedere le cose da un’ottica migliore!» lo consolò la dea della guarigione per poi saltare agilmente giù dal davanzale e scavalcare il muro di cinta del giardino.

 

XXXXXXXXX

 

In ritardassimo, ma come si dice in questi casi: meglio tardi che mai (almeno spero!).

Shaka prima o poi mi ucciderà o, ancora peggio, mi citerà in tribunale assoldando Penelope per come lo sto riducendo in questa serie (o lo faranno le sue fan?) solo il domani potrà dirlo!

Va beh, la smetto di vaneggiare… e vi lascio con un paio di quesiti: ce la farà Nene ad imitare Pollon? e soprattutto riuscirà a far uccidere Aiolos?

 

P.S: Se qualcuno se lo fosse chiesto: mi sono ispirato ad Apposai di Ranma per il personaggio di Efesto ^.^

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Capitolo 13
*** Aiolos alla riscossa! ***


AIOLOS ALLA RISCOSSA

O forse no?

 

«Somma Panacea, mi sorge un dubbio. Non è che mi avete chiesto di accompagnarvi sull’Olimpo solo perché vi serviva qualcuno che vi facesse da facchino?» chiese Aiolos, caricato peggio di un convoglio merci, arrancando sullo scosceso sentiero a strapiombo in salita.

«Ma cosa ti salta in mente Los! Ti ho chiesto di accompagnarmi perché sei un cavaliere valoroso e prestante, quindi chi meglio di te potrebbe proteggere la mia persona in caso di pericolo?» rispose serafica Panny, per poi aggiungere mentalmente: “Poi un sacco da box per Ares è sempre un regalo gradito, soprattutto se Saint”.

«Sono commosso da tanta considerazione nei mie confronti, divina dea della guarigione! Al Grande Tempio mi trattano infatti tutti come se fossi un babbeo e non capisco proprio il perché!» disse quindi il Sagittario con le lacrime agli occhi.

«Sì, sì, intanto cammina, che ci siamo quasi»

Panacea (al secolo Irene), dea minore della guarigione e figlia di Asclepio, figlio di Apollo che fece una palla di pelle di pollo…

Oh scusate, mi sono fatto prendere un po’ la mano …

Comunque, dicevamo…

Irene (la reincarnazione di Panacea) e Aiolos erano partiti per il monte Olimpo al sorgere dell’aurora ed erano arrivati quasi in cima quando uno strano boato li mise in allarme.

«Somma Nene, che siano i tuoni che accompagnano i fulmini di Zeus?» chiese Los impressionato.

«No, sono i postumi della mia Peretta Cosmica. Sarebbe stato troppo bello riuscire ad arrivare in cima senza che Arty ci mandasse le sue cagnette sadomaso» fu il commento di Panacea e difatti, poco dopo, il loro cammino venne sbarrato  da Callisto con altre due Ninfe (quelle precedenti erano infatti ancora imprigionate  nel reality “L’Isola dei famosi” per opera dell’ ANOTHER DIMENSION: THE ISLAND di Saga).

«Ciao Callisto, noto che abbiamo qualche problema di meteorismo» commentò quindi ironica Nene.

«Come osi sfottere! Per colpa tua ho passato due giorni sul water, maledetta strega!» ringhiò la Ninfa.

«E si sente!» commentò Aiolos tappandosi il naso.

«Io vi ammazzo!» sbraitò quindi Callisto scagliandosi in primis contro il Sagittario.

«Aiolos, attento!» urlò di conseguenza Panny.

«Non temete per me, la saprò respingere!» disse Los, mettendosi in posizione di difesa.

«Veramente mi stavo riferendo ai miei acquisti» commentò Nene, mentre un altro boato risuonò nell’aria.

«Merda!» fu la conseguente esclamazione di Callisto che, rivolgendosi alle sue subordinate, aggiunse: «Basilissa, Megara, occupatevene voi di questi due! Io ho un urgente bisogno da espletare. Al mio ritorno voglio vedere le loro teste mozzate!»

«Sì signora, ai suoi ordini signora!» dissero quindi le Ninfe, per poi ringhiare alla volta di Aiolos e Nene, mentre Callisto spariva alla velocità della luce.

«Nene state indietro, ci penserò io a proteggervi!» esclamò quindi Aiolos in posa da figo dopo aver indossato l’armatura, sfoderando un sorriso abbagliante.

«Ok che l’importante è crederci, ma questa volta cerca anche di darle oltre che di prenderle!» rispose quindi Nene, preoccupandosi di mettere al sicuro i regali per i suoi divini parenti, mentre le Cagnette… pardon, le Ninfe di Artemide si scagliavano come furie sul Sagittario, a suon di calci e pugni.

“Ah, però, allora è vero che l’armatura non gliel’hanno data per pietà!” commentò mentalmente Panny, notando che Los, spostandosi alla velocità della luce, riusciva sorprendentemente a tenere il ritmo delle avversarie e a schivare addirittura i loro colpi, per poi aggiungere: “Comunque potrebbe anche contrattaccare ogni tanto!”.

«Ehi Los, guarda che non abbiamo tutto il giorno per socializzare con queste due! Quindi, almeno che non te lo porti dietro solo per bellezza, vedi di usare l’arco in dotazione al tuo Colth!» gli urlò infatti Nene.

«Ottima idea Somma Panacea» disse quindi il Sagittario per poi portarsi con un balzo alla distanza giusta per scagliare il suo dardo: «State a vedere, le renderò inoffensive entrambe con un colpo solo!»

Detto fatto; Aiolos scagliò il suo dardo che però passò ad un bel po’ di centimetri di distanza delle due Ninfe che, dopo il primo momento di perplessità si attivarono nel pestarlo. Megara era infatti riuscita a bloccare Los da dietro, mentre Basilissa lo farciva di cazzotti come un cappone nel giorno del ringraziamento.

«Mai pensato ad un tranquillo posto da impiegato invece che fare il saint?»  fu il commento di Nene, mentre il Sagittario sputava un paio di denti andati irrimediabilmente perduti per opera di un dritto di Basilissa.

Comunque, al di fuori di ogni aspettativa, la freccia dorata di Los era andata a segno e infattu si era conficcata nella parte alta della parete rocciosa che delineava la strada, creando una crepa che si era ramificata in ogni direzione.

«Eh? Che cos’è questo rumore? Callisto è già di ritorno?» chiese infatti Basilissa sentendo un boato sinistro.

«No… è… è una frana!» Fu la risposta di Megara, che per la sorpresa allentò la presa sul Sagittario, il quale ne approfittò per liberarsi e lavarsi dagli impicci prima di venire investito dai massi insieme alle due Ninfe, che finirono nello strapiombo.

“Però, alla fine non è poi così scemo. Sagace l’idea della frana!” si ritrovò così a pensare Panacea osservando il Gold che ritornava da lei, mentre si toglieva la polvere dall’armatura.

«Ehi, Nene, visto che culo? E io che avevo sbagliato pure mira! Beh, perché mi guardi così?» disse il Sagittario, notando l’espressione basita di Nene, che disse:

«Ritiro quello che ho pensato. Sion quando ti ha dato l’armatura doveva essersi fatto sicuramente un cannone da paura» per poi continuare il cammino seguita da Los, che nel frattempo si era nuovamente caricato tutti i borsoni.

Fu così che un paio di ore di cammino più tardi i due raggiunsero finalmente la loro meta, ovvero la cima del monte Olimpo.

«Embhè, io non vedo nulla! Dove sono gli Olimpici?» chiese Aiolos osservando il panorama roccioso in cui non si scorgeva anima viva.

«Ma tu, in questi anni, dove hai vissuto?» chiese quindi spiazzata Nene da tanta stupidità.

«Alle Hawaii. Durante la notte degli Inganni avevo fregato il biglietto di Sion per sfuggire alle mire di Saga, perché?»

«Perché se non te ne fossi ancora accorto è prassi comune degli Olimpici quella di munire le loro dimore di barriere anti intrusi, Grande Tempio compreso!» sbottò quindi Nene.

«Ma la tua clinica non ha barriere!» puntualizzò quindi Aiolos.

«Perché a differenza dei miei parenti gestisco un ospedale privato per ricconi e non un covo di fanatici» fu la conseguente risposta di Irene.

«Quindi come facciamo ad accedere alla dimora degli dei se c’è una barriera che ci impedisce anche solo di vederla?» chiese Sagitter perplesso.

«Il mio sangue ci aprirà la via.» e così dicendo Nene fece apparire uno dei suoi bisturi e si ferì un polso, lasciando poi che il suo sangue colasse sul terreno andando a delineare il simbolo di Zeus: un’aquila (sì, Zeus è della Lazio!) il cui sguardo puntava verso uno sperone di roccia. Nene sorrise.

«Aiolos, quello è l’ingresso»

«Io vedo solo una parete rocciosa» commentò il saint, mentre Panny si passava una mano sulla faccia:

«E tu avresti dovuto essere il Grande Sacerdote?Altro che storie, l’umanità deve essere riconoscente a Saga per ciò che ha fatto!»

«Perché dovremmo essere riconoscenti nei confronti di Gemini?» domandò quindi confuso Los.

«Nulla, lascia stare. Piuttosto avvicinati. L’Olimpo non è posto per i mortali, almeno che non siano benedetti dal sangue di una divinità.» e dicendo così Nene si sporcò un dito con il suo sangue per poi tracciare il simbolo della Croce Rossa sulla fronte del Sagittario. Dopo di che rimarginò senza fatica la sua ferita tramite il suo cosmo risanatore.

«O Divina Panacea sono onorato da tale dimostrazione di affetto nei miei confronti! Atena non ha mai versato una goccia di sangue per benedire i suoi guerrieri!» piagnucolò commosso Aiolos soffiandosi il naso.

«Perché tolto Pegaso, voi non siete mai stati altro che carne da cannone. Comunque vedi di non montarti la testa: sono donatrice di sangue» commentò piatta Nene.

«Cosa? Ma dicono che il sangue divino ha poteri miracolosi!» esclamò incredulo il Gold.

Nene fece spallucce: «Che vuoi che ti dica! Fortunato chi l’ha ricevuto! Allora, entriamo?» e Panacea seguita dal suo titubante facchino…ehm, nuovo protetto, svanì all’interno dello sperone indicato dall’aquila, in perfetto stile “Binario 9 e ¾” di Harry Potter (ebbene sì, Aiolos ci sbatté una capocciata d’iniziazione prima di riuscire a passare! Infatti non tutti sanno che Zeus, oltre ad essere un ninfomane è anche un gran burlone nonché fan accanito del famoso maghetto!).

 

Che dire sulla meravigliosa cittadina dimora degli dei oltre a…

«Ma è uguale ed identica al Grande Tempio! Non avrei mai detto che il Santuario di Atene avrebbe mai potuto essere copiato dagli dei! Anche se devo ammettere che l’Olimpo è tenuto molto meglio» esclamò infatti Aiolos osservando le case arroccate sul pendio che portavano al sontuoso Tempio di Zeus in marmo e oro.

«Veramente è il contrario. È stata Atena a fare la copiona data la sua spiccata fantasia. Comunque, tolto questo, come puoi ben vedere per arrivare fin da mio nonno, dovrò passare a trovare tutti i miei parenti. Atena mi è debitrice a vita!» disse quindi Nene, indicando l’undicesima casa che spiccava per l’alone abbagliante che la circondava e il maxi garage che conteneva la collezione di fuori serie del dio del sole.

«Le altre di chi sono?» chiese quindi curioso Aiolos.

«Beh, la prima, nonché la più lontana da Zeus è quella di Ares. Dato che il dio della guerra ha già tentato più volte di sostituirsi al vecchio. Quindi Zeus preferisce non averlo come vicino. Poi metterlo al “primo piano” è un buon deterrente per chi vuole salire per via del suo caratterino non molto conciliante» spiegò Nene, mentre si avviava verso un Tempio Rosso davanti al quale spiccava un campo da calcio ed una sorta di palestra.

«Però, non pensavo che Ares fosse amante dello sport!» commentò Aiolos.

«Diciamo che gli piace tutto ciò che è fisico, dalla box al wrestling, dalle arti marziali al tifo violento negli stadi. È anche un fan accanito della Roma. Anche se a calcio non è un asso. Infatti quando organizzano le partite di calcetto tra gli Olimpici e le altre stirpi divine, finisce sempre espulso dal campo dopo cinque minuti per i suoi falli.» spiegò Nene, mentre due uomini imponenti,vestiti da tamarri, si avvicinavano con fare minaccioso verso i due.

«Ehi tu, maledetta sgualdrina! Dove ti eri cacciata! Ares ti sta cercando dappertutto! E chi è questo damerino?» disse infatti alterato uno dei due, ritrovandosi però a faccia a faccia con Aiolos.

«Come osi! È con la misericordiosa dea della Guarigione che stai parlando, bifolco!»

Il tizio si girò quindi perplesso verso il compare: «Bifolco? E che vuol di?»

«E che ne so, sarà inglese! Mica sono nato studiato io! In ogni caso meniamolo per essere sicuri!» rispose quindi l’altro.

«Ehi, non è necessario arrivare alle mani, il mio inserviente voleva solo essere cortese. Bifolco infatti è un complimento.» intervenne quindi Nene placando gli animi, per poi aggiungere mentalmente  un “Tamarri di Ares, se non sono scemi e palestrati non li assume! Lui ed Atena sono proprio fratelli!”, ed infine dire: « Comunque non credo di essere chi state cercando, infatti io sono Panacea, la nipote di Apollo.»

«Ehi, sai che ha ragione?» disse quindi uno dei due osservando bene una fotografia tirata fuori dalle tasche dei Jeans: «La tipa della foto che cerca il capo ha gli occhi scuri, i capelli lisci e ha più tette.»

«Uh? Fa un po’ vedere… già c’ha più tette!» replicò quindi l’altro strappando la foto di mano al collega.

«Ehm… ora che finalmente abbiamo appurato che la ragazza che cercate ha più tette di me, potreste cortesemente farci passare per la Casa di Ares?» chiese quindi Nene gentilmente (anche se un tic nervoso al sopracciglio destro tradiva un certo nervosismo, mentre si annotava mentalmente di metter anche questo in conto ad Atena).

«Non so, tu che dici? Il capo non c’è e non ci ha detto niente sul far passare o meno la gente da casa sua» disse quindi uno dei due Tamarri al compare, cosa che fece sbottare mentalmente a Irene un “Dannazione, Ares è sempre utile come un due di picche! E adesso chi mi fa fuori Aiolos senza che nessuno si sporchi le mani? Va beh, almeno evito di portarmi tutti i regali da sola fin da mio nonno… il pianoforte pesa!”

«Beh se non ci ha detto nulla, possiamo farli passare. Intanto a noi che ce frega. Poi se questa è Panacea non voglio grane con Apollo, che poi non ci fa più usare il suo solarium. Comunque per sicurezza menerei sto sfigato, tanto per far vedere che il minimo sindacale lo abbiamo fatto» considerò quindi l’altro, mentre sul viso di Nene si stampava un sorriso subdolo:

«Affare fatto.»

«Cosa? Io non sono minimamente d’accordo!» sbottò quindi Aiolos.

«E dai Los,che ti costa farti malmenare un po’! Per Atena lo fai sempre e per me che ti ho posto pure sotto la mia protezione non lo fai?» lo ruffianò Panny sbattendo gli occhioni lilla.

«Oh somma Panacea, ma voi tenete così tanto a me da essere gelosa di Atena?» disse quindi il saint commosso, prendendo le mani di Nene tra le sue con gli occhi luccicanti.

«…» fu il commento di Nene mentre le compariva un enorme gocciolone sella fronte.

«Allora se le cose stanno così per voi farò questo ed altro!» esclamò quindi il Sagittario gasato ed in posa da paladino della giustizia (stile sailor moon per intenderci).

«Qualcuno lo ricoveri» commentò Panny rassegnata, per poi però aggiungere alla vista dei due Tamarri che, felici come due bambini con un nuovo giocattolo, davano il via al pestaggio del saint, un: «Ma non vi concedo di giocare con lui per più di 20 minuti, che poi dobbiamo andare, intesi?» per poi accomodarsi su una panca di pietra e godersi lo spettacolo di Aiolos che faceva le veci dei bronzini lasciando il suo stampo su tutte le colonne dell’ingresso del Tempio di Ares con un sorriso ebete sulla faccia.

 

 

XXXXXXXXXXXXXXXXX

 

Chiedo scusa per il periodo di sospensione della fic, ma purtroppo non ho più avuto né il tempo né l’ispirazione a causa di motivi personali.

 

Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno seguito e recensito le mie storie, con la speranza di riuscire a farvi ancora divertire.

 

Epicuro.

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Capitolo 14
*** Come rischiare di morire dissanguati ***




AVVERTENZE:

Il sottoscritto non si assume le responsabilità di eventuali emorragie nasali. Per eventuali querele rivolgesi direttamente ad Afrodite (la dea).

 

COME RISCHIARE DI MORIRE DISSANGUATI

 Mai dimenticarsi a casa i fazzolettini di carta!

 

«Però, i sottoposti di Ares sono stati gentili a farci passare senza pestarmi troppo» commentò Aiolos tenendo premuto il sacchetto del ghiaccio sulla parte destra della faccia, sulla quale spiccava un vistoso ed esteso livido.

«Già, quegli esseri inutili hanno fatto proprio solo il minimo sindacale… che delusione!» commentò Irene costatando che il saint aveva soltanto un paio di costole rotte, un trauma cranico ed una frattura alla gamba sinistra, per poi apprestarsi a curarlo con il suo cosmo.

Panacea e Aiolos dopo il passaggio per il Tempio di Ares si erano infatti fermati a sostare su uno dei pianerottoli delle scale che portavano alla seconda dimora dell’Olimpo, per visionare i danni riportati dal Sagittario.

«Oh, somma Panacea, nessuna donna si è mai presa cura di me con così tanto amore!» fu quindi il commento commosso di Los, mentre prendeva dolcemente le mani di Nene tra le sue.

«Veramente lo sto facendo solo perché con la gamba rotta non puoi fare le scale e quindi portare i miei pacchi.» fu il commento della donna, mentre sottraeva con disgusto le sue mani da quelle del Sagittario.

«Lo so che parlate così solo perché non volete mettere in mostra il vostro animo generoso  e sensibile, ma non temete, io vi apprezzo proprio per la vostra modestia!» le rispose di conseguenza Aiolos, con il fare da psicologo esperto.

«Certo che tu sei proprio uno che capisce tutto al volo eh?» fu la conseguente risposta ironica di Nene, per poi osservare pensierosa il Tempio di Ares.

«Qualcosa vi turba, somma Panacea?» chiese Los.

«Il fatto che Ares non fosse nel suo tempio. Normalmente se gli dei non sono sull’Olimpo vuol dire che sono sulla Terra e il fatto che i Tamarri stiano cercando qualcuno vuol dire che qualcosa sta bollendo in pentola… va beh, al massimo vorrà dire che Ade farà affari d’oro con la sua agenzia di pompe funebri. Per quanto riguarda noi… meglio affrettarsi» concluse Nene mettendosi in cammino con Aiolos alle calcagna, carico di pacchi, pacconi e pacchetti.

«Di chi sono i prossimi templi?» chiese quindi il Sagittarrio, osservando curioso i quattro edifici che si intravedevano sul declivio del monte.

«Il primo innanzi a noi è quello di Afrodite, che ha scelto questa location perché così era vicina ad Ares. Efesto sì è quindi accaparrato il successivo per tenere sott’occhio la moglie. Il villone laggiù in fondo con le vigne è invece quello di Dionisio ed infine quello tra il tempio di Efesto e quello di Dionisio è quello di Atena» rispose Nene, indicando rispettivamente un edificio che sembrava una casa della Barbie, una sorta di officina più simile ad una carrozzeria che alla bottega di un fabbro, i ruderi di quello che un tempo doveva essere un tempio ionico, e il fax simile della villa di S. Martino ad Arcore*.

 «Eh? Quindi quei muri diroccati sono il tempio divino di Atena? Chi ha osato ridurlo in quello stato!» esclamò indignato il Sagittario.

«Ehm.. il tempo?» commentò Panny.

«Quindi  è stato quel bastardo di Crono… lo sapevo che doveva esserci il suo zampino!» sibilò il cavaliere stringendo i pugni.

«Ma che hai capito, cretino! Semplicemente dato che Atena è dall’era mitologica che non rimette piede sull’Olimpo, il suo tempio è stato lasciato all’incuria del tempo. E sai com’è, se per migliaia di anni non fai fare nessun tipo di lavoro di manutenzione, questo è il risultato! Un cumulo di macerie! E dato che gli dei sono piuttosto menefreghisti, se Atena non si preoccupa in prima persona di casa sua, figuriamoci gli altri!» spiegò la dea minore, per poi aggiungere: «Ma d'altronde con i vicini che si ritrova è più che normale che abbia deciso di tagliare la corda»

«In che senso?» chiese Los perplesso.

«Beh, gli inquilini dei templi sottostanti  sono immischiati in un triangolo amoroso: Afrodite è infatti la tipica moglie libertina che si è sposata solo per interesse e che si fa il palestrato come amante.  Efesto invece è il tipico marito ciospo e cornuto, ma con la grana sotto il materasso, che minaccia di togliere i viveri alla moglie se non la smette di darla in giro. Peccato che la moglie sappia perfettamente di avere il coltello dalla parte del manico poiché, avendo un figlio, in caso di divorzio, sarebbe solo lei a guadagnarci.  Ti lascio immaginare le liti. In più Efesto ha il pessimo vizietto di essere uno spione e di aver un debole per Atena. Se ci aggiungiamo che l’inquilino del piano di sopra è solito organizzare festini al limite della decenza è più che naturale che Atena se la sia data a gambe, preferendo di gran lunga degli umani servizievoli a dei parenti schizzati» 

«E non poteva scegliersi un altro Tempio?» chiese basito Aiolos.

«Purtroppo quando Zeus ha assegnato gli alloggi lei era in bagno e come si dice: chi tardi arriva, male alloggia!» gli rispose Panny per poi fare per entrare all’interno del tempio di Afrodite , venendo però fermata da Aiolos:

«Lasci andare me per primo. Non si sa mai; potrebbe essere pericoloso!» esclamò il Sagittario con fare protettivo in direzione della dea, per poi però andare a sbattere contro qualcosa che non era una colonna, finendo con il sedere a terra.

«Ma che diamine!» sbottò il Sagittario, mentre si ritrovava a fissare un viso conosciuto.

«Shaka? Ma che ci fai qui?» chiese quindi confuso il cavaliere rialzandosi, ma non ricevendo nessun tipo di risposta dal compare aggiunse innervosito: «Perché non mi rispondi? Non dirmi che sei passato al nemico!»

«Idiota, non vedi che è una statua a grandezza naturale?» gli disse quindi Panacea per poi sospirare un “quanta pazienza!”.

«E che ci fa una statua di Shaka nel tempio di Afrodite?» chiese spiazzato il saint.

«Quello che fa una bambola gonfiabile nella camera da letto di un uomo! Sai com’è, in mancanza dell’originale bisogna accontentarsi!» la voce di Afrodite riecheggiò nel tempio, per poi lasciare il posto alla  dea dell’amore in tenuta casalinga: ovvero abiti adamitici.

«È di marmo?» chiese Panacea osservando incuriosita l’effige che riproduceva fedelmente e nei minimi particolari il saint della Vergine.

«Ovvio, più duro è, meglio è» commentò con fare innocente Afrodite, per poi aggiungere: «Mi fa piacere rivederti Panacea, è da molto che non fai un salto da queste parti.  Hai per caso bisogno di consulenza per trovarti un uomo? »

«Veramente sono solo di passaggio. Volevo andare a trovare il nonno» rispose Panny, per poi aggiungere:

«Non è che potresti metterti addosso qualcosa, prima che Los mi muoia dissanguato? Sai, mi serve vivo per portare il pianoforte fin da Apollo»

Afrodite si accorse quindi finalmente anche della presenza del Sagittario intento a tamponare con scarso risultato una copiosa emorragia al naso.

«Uhm… il tuo viso non mi è nuovo. Ci siamo già visti da qualche parte?» domandò dubbiosa la dea dell’amore.

«Al Grande Tempio di Atena. Sono Aiolos, il Gold Saint del Sagittario» disse il cavaliere, cercando invano di non perdere altro sangue.

«Ah, sì, mi ricordo di te! Sei quell’idiota che s’è fatto derubare da Hermes e di cui hanno venduto l’armatura all’asta!» esclamò quindi Afrodite facendo mente locale, per poi squadrare severa Nene:

«Panny, insomma, Sion non ti è bastato? Tutti i più scemi del Grande Tempio te li vai a pescare tu! Sei masochista o cosa?»

«Ehi, frena! Io e lui non stiamo assieme! È solo il mio facchino! E poi Sion non era scemo… ma un fancazzista strafatto!» sbottò Irene.

«Certo, come no! E da quando si chiamano “facchini”?» malignò Afrodite, mentre Los cercava di attirare le attenzioni delle due:

«Ehm, scusate, non è che per caso avete dei fazzoletti di carta?»

Il povero Saint di Sagitter iniziava ad essere pallido per via della perdita di sangue.

«Ok, ho capito, vado a mettermi qualcosa! Scusate se in casa mi piace stare comoda!» sbottò quindi Afrodite, per poi aggiungere in direzione di Aiolos: «Ma che è? Non hai mai visto una donna nuda?»

«Sì… cioè no… sì insomma… mai così gnocca!» balbettò il Sagittario preso alla sprovvista.

Afrodite sorrise compiaciuta della risposta per poi rivolgere la sua migliore faccia da stronza verso Irene, facendole una radiografia completa:

«Beh, ti posso capire. Panacea non è certo un gran ché!»

«Ma brutta baldra…» iniziò a sibilare Irene, per poi però mordersi la lingua ripetendosi mentalmente “Pensa all’assegno! Pensa all’assegno!”, mentre Afrodite scompariva dietro una porta per poi ricomparire con addosso  una vestaglia trasparente.

«A beh, ora si che cambia tutto!» commentò sarcastica Nene a bassa voce, per poi però estrarre un paio di pacchetti da uno degli zaini in dotazione ad Aiolos (che nel frattempo aveva perso una quantità di sangue sufficiente a far tornare in vita un cloth), pensando “Meglio darmi una mossa a leccarle per bene il deretano e levarmela dalle balle, o finisce che non rispondo più delle mie azioni!”.

«Sono per me?» chiese quindi emozionata Afrodite, battendo eccitata le mani.

«Sì. Siccome per via dei miei impegni non riesco mia a far visita ai miei adorati parenti come si deve, ho pensato di farmi perdonare con un piccolo presente. Sì, insomma, solo proprio un piccolo pensierino» rispose Panny (falsa come l’anima di Giuda), mentre la dea dell’amore si apprestava a spacchettare i doni:

«Ma è fantastica! Avrai speso una fortuna! Non dovevi!» rispose Afrodite osservando la collana in diamanti naturali.

«Una sciocchezza!» disse  Panny da protocollo, intanto che la dea dell’amore sfilava l’anello di ferro di quello che aveva l’aspetto di un poster. Appena Afrodite l’ebbe srotolato cacciò un gridolino di pura gioia esclamando:

«Ma è il mio Shaka con il pipino al vento!» per poi saltare al collo di Panny felice come una pasqua: «Non puoi nemmeno immaginare quanto tu mi abbia fatto felice! Ma come hai fatto?»

«Sono un medico professionista, quindi è normale che nel mio studio la gente si spogli durante le visite» disse Nene, staccandosi la dea libertina di dosso.

«Però quello che c’è sullo sfondo a me più che uno studio, sembra un bagno» commentò perplessa Afrodite.

«A caval donato non si guarda in bocca» rispose piatta Irene.

«Giusto! No so proprio come ringraziarti! Nemmeno su internet sono riuscita a trovare immagini così dettagliate! Chiedimi pure tutto quello che vuoi! A proposito, Ares si è mollato con la sua tipa ed ora è single. Vuoi che ti combini un appuntamento così ti dimentichi di questo scemo di un saint?»

«Ti ringrazio, ma non è necessario, dato che tra me è lui non c’è un fico secco. Quindi mi basta solo che tu ci lasci passare per la tua casa e che in caso di bisogno metti una parolina buona su di Atena, con gli altri dei . Ma, cambiando discorso, tu e Ares non eravate amanti?» chiese Panny incuriosita.

«Al dire il vero Ares è sempre e solo stato un amico di letto. Inoltre il mio cuore ormai palpita solo più per Shaka: il mio adorato guru del Kamasutra!» cinguettò la dea sbaciucchiando il poster, mentre Aiolos si grattava la testa perplesso:

«Però, non avrei mai immaginato che a Shaka potessero piacere le canzoni di Paola e Chiara! Adesso so cosa regalargli per Natale!»

Un enorme gocciolone comparve sulla fronte delle rispettive due dee. Panny quindi si affrettò a salutare Afrodite:

«Bene, direi che è ora di andare. Tante belle cose e alla prossima!» per poi spingere fuori dal tempio della dea dell’amore un Aiolos confuso:

«Beh, che ho detto di male?»

«Lascia perdere e cammina! Hai perso troppo sangue e l’ossigeno non riesce più ad arrivarti al cervello… o almeno voglio pensarla così, per il mio benessere psicofisico!» commentò Nene esasperata.

 

 NOTE

*Ebbene, sì, il buon Dionisio  si è fatto fare un villone in stile casa dei festini di Silvio! http://it.wikipedia.org/wiki/Villa_San_Martino_%28Arcore%29

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Capitolo 15
*** Tutto mondo è paese. ***


TUTTO IL MONDO È PAESE!

 Soprattutto se si tratta di corruzione!

 

Il passaggio per il tempio di Afrodite, nonostante si fosse svolto senza troppe complicazioni (a parte le copiose emorragie nasali) aveva lasciato un certo nervosismo nell’aria. Panacea, la dea minore della guarigione, era infatti piuttosto truce, cosa che lasciava perplesso Aiolos. Il povero Sagittario non riusciva infatti a capire l’improvviso incupimento della dea che da quando erano usciti dalla casa della Barbie… pardon di Afrodite (non di pesci)… si era chiusa in un austero mutismo. Decise quindi, da manuale del “perfetto cavaliere”, di cercare di smorzare la tensione provando ad intavolare un discorso…

«Tutto bene, divina Panacea?»

«Magnificamente! Perché questa domanda?»

«Beh, da quando siamo usciti dal tempio della dea dell’amore non mi avete ancora dato del pirla» costatò Los preoccupato.

«Perché non ho voglia di parlare con un cretino. Così va meglio?» bofonchiò la dea.

Aiolos le scoccò uno sguardo poco convinto, ma poi decise di cambiare discorso, aggiustandosi i conetti di carta che aveva infilati nel naso e che fungevano da tamponi:

«Comunque la somma Afrodite è una dea veramente temibile, voi non trovate? Nemmeno quando sono stato preso a spadate da Shura ho perso così tanto sangue!»

«Aiolos, fammi la cortesia di chiudere la bocca, che mi prudono già le mani» fu il commento incazzato di Nene.

«Sinceramente non riesco a capire il motivo del vostro nervosismo» disse Aiolos.

«Deficiente! Ma l’hai sentita o no? Quella stronza mi ha praticamente dato della cessa! Ok che è la dea dell’amore, ma come si permette di trattarmi così! Senza contare che anche lei ce l’ha uguale a tutte le altre!» sbottò a quel punto la dea minore.

«Divina Panacea, non è il caso di prenderla così a male! Guardi l’altro lato della medaglia; lei ha un sacco di altre qualità: è intelligente, colta, di buon cuore…» cercò di calmarla il Sagittario.

«Aiolos… ancora una parola e ti uccido!» lo sguardo inceneritore di Nene gelò il saint sul posto, cosa che lo fece correre subito ai ripari.

«Ehm… gli adepti al culto di Asclepio non hanno il divieto di uccidere?» 

«Sì, ma…» Nene si guardò attorno sfoggiando un ghigno satanico: «… qui siamo soli; quindi niente testimoni e fidati… un posticino per occultare un cadavere lo trovo tra questi dirupi»

Aiolos deglutì: « Sta scherzando vero?»

«Chi lo sa?»

«Ma io preferisco lei ad Afrodite, anche se non ha una quinta. Lo giuro!» pigolò il saint.

«AIOLOS» ringhiò Panny.

«Ok va bene sto zitto!»

«Bravo. E muoviti.» concluse Irene, ancora più incazzata, affrettando il passo, seguita a ruota da un Aiolos mogio, perché non capiva dove aveva sbagliato. Infondo lui voleva solo tirarle su il morale facendo un po’ di conversazione…

Aiolos ebbe comunque il buon senso di tenere la bocca chiusa fino all’arrivo al Tempio di Efesto, entrati nel quale il Sagittario assunse un’espressione piuttosto perplessa alla vista della carrellata di autovetture extralusso con la scritta “ULTIMA OCCASIONE” e “EDIZIONE LIMITATA”; con tanto di petroliere arabo intento a contrattare con un venditore il prezzo di una decapottabile con rivestimenti in oro.

«Non che fossi mai stato il primo della classe in mitologia greca, ma Efesto non era il dio dei fabbri e degli artigiani? » chiese Los a Panny.

«Sai com’è, con l’arrivo dell’industria e della tecnologia anche lui ha dovuto aggiornarsi.  Quindi ha deciso di convertire la sua bottega in un’autorimessa per ricconi con tanto di carrozzeria e officina meccanica annesse per dare un servizio completo ai clienti» rispose Irene, mentre una delle commesse del salone esposizioni si avvicinava ai due.

«Buongiorno, posso esservi d’aiuto?»

«Oh, sì. Starei cercando Efesto, dove posso trovarlo?»

«Avete un appuntamento?»

«No, ma scommetto che per la nipote di Apollo un po’ di tempo lo trova!» disse Nene facendo l’occhiolino alla commessa.

«Lei è Panacea? Mi scusi non l’avevo riconosciuta!» esclamò quindi la commessa imbarazzata esibendosi in mille inchini.

«Non si preoccupi. È normale dato che non vengo quasi mai da queste parti e che mi reincarno in corpi umani per gestire il business dell’Ordine di Asclepio»

«Prego, vi faccio strada.» disse quindi la donna, facendo segno di seguirla, per poi aggiungere un: «A proposito, la Bugatti che le ha fatto recapitare il signor Efesto per il favore che lei sa, andava bene?»

«Sì, benissimo! Se non fosse che quella stronza di Artemide ne ha devastato la carrozzeria. A proposito non è che potete farmi un preventivo in merito? Mi raccomando che sia bello salato perché ho l’intenzione di farmelo risarcire da quella schizzata!»

«Sarà fatto. Prego, accomodatevi! Il signor Efesto vi raggiungerà a momenti» rispose l’inserviente facendoli sedere in un salottino di una delle sale d’aspetto di cui era fornita l’autorimessa.

«Cosa significa che la Bugatti vi è stata fatta recapitare da Efesto? Non era un ex voto di un facoltoso umano?» chiese sospettoso Los a Nene appena la loro accompagnatrice uscì dalla stanza.

«Beh, ecco, diciamo che è la copertura ufficiale per un favorino che da millenni la mia clinica fornisce ad Efersto. Nulla di che comunque.» rispose evasiva Panny.

«Cioè? Non sarà mica una cosa illegale?» chiese sconvolto Los.

«Diciamo che la gamba zoppa di Efesto è stata una messa in scena per far lievitare il risarcimento danni che Zeus ha dovuto versargli, su giudizio di Atena, per il volo che gli ha fatto fare giù dall’Olimpo e che noi continuiamo a coprire, con certificati falsi, in modo che possa avvalersi della pensione di’invalidità.» Rispose Nene con fare innocente.

«Ma è una cosa vergognosa!!!» sbottò Los.

«Ma mi aveva promesso una Bugatti! Capisci… una Bugatti! Cerca di chiudere un occhio!» disse Panny facendogli gli occhioni dolci.

«Certo che se mi guardate così non posso far altro che cedere!» commentò Aiolos rassegnato.

«Bravo. Vedi di tenere la bocca chiusa!»

«Certo che siete proprio corruttibile…»

«Lo so. Infatti vorrei ricordarti che il motivo per cui sono qua è proprio perché Saori mi ha corrotto tramite un assegno con moooolti zeri!» sorrise serafica Irene, mentre la versione togata e ciospa di Dott. House faceva il suo ingresso nella stanza.  

«Oh! Qual buon vento ti porta sull’Olimpo, cara Panacea?È da secoli che non ci si vede!» salutò il vecchio fabbro “zoppo” andandosi ad accomodare in una poltrona davanti ai due.

«Niente d’importante. Solo una visitina al mio vecchio nonnino» rispose innocentemente Nene, cosa che fece ridacchiare Efesto, che disse:

«Che non ti senta dargli del vecchio, o Apollo andrà su tutte le furie! A proposito, la mia commessa mi ha accennato al fatto che Artemide ti ammaccato la carrozzeria della Bugatti. Che è successo?»

«Nulla degno di nota. Ho solo accettato un lavoretto su lauto compenso per ordine di Atena e la dolce Arty non l’ha presa bene e mi ha mandato in visita le sue cagnette» spiegò brevemente Nene.

«Spero che nessuno si sia fatto troppo male» commentò quindi preoccupato Efesto.

«No, tranquillo, le sue Ninfe sono ancora tutte intere: Callisto infatti è solo finita in un’impegnativa seduta di gabinetto, mentre Bradamante in un reality su un’isola deserta.» rispose Nene.

«Ah, ecco! Mi sembrava di aver visto un volto conosciuto ieri sera facendo zapping in TV, così come mi sembrava strano che Zeus si fosse messo a sparar tuoni e fulmini invece che sfondarsi di pippe davanti al portatile.» commentò il dio dei fabbri meditabondo, per poi buttare l’occhio su Aiolos: «E lui chi è?»

«Aiolos del Sagittario Gold Saint di Atena, signore.» rispose Los alzandosi e facendo un inchino.

Efesto aggrottò le sopracciglia: «Scusa, ma non avevi detto che avevi chiuso con i saint di Atena dopo che quel drogato dell’Ariete ti aveva messo le corna con quella sgualdrina della Gru?»

«Ehi! Guarda che hai frainteso! Lui è solo un facchino!» protestò Nene.

«Si chiamano così adesso?» commentò Efesto con un sorrisetto sornione sulle labbra.

Panacea roteò gli occhi al cielo mentre le ritornava in mente il motivo per cui odiasse così tanto andare per parenti; ovvero che non sapevano mai farsi i cavoli loro e che puntualmente arrivavano sempre alla conclusione sbagliata!

Aiolos invece era rimasto perplesso siccome era già la seconda volta che veniva sottolineato il suo ruolo di facchino con una certa ilarità.

«Non capisco cosa ci sia di male se per via della mia prestanza e resistenza la Somma Panacea mi ha concesso l’onore di farle da facchino» disse infatti risentito il saint, facendo diventare viola Nene, mentre Efesto assumeva uno sguardo malizioso.

«Ah però! L’hai scelto prestante e resistente… se lo sapesse il buon Apollo, gli verrebbe un infarto!» ridacchiò Efesto, mentre Irene sibilava un “Dopo io e te facciamo un bel discorsetto” in direzione di Aiolos che la ricambiava con sguardo interrogativo in quanto non aveva minimamente capito le allusioni e quindi nemmeno la mina che si era sparato.

«Cambiando discorso, tu come te la passi? Vedo che la tua attività va a gonfie vele!» corse quindi ai ripari Panny, prima che mandasse al diavolo i suoi voti e facesse una strage.

«Sì, del mio attuale lavoro non mi lamento anche se non nego che preferirei dedicarmi esclusivamente alla mia vena artistica. Il mio sogno infatti è quello di sfondare come scultore bronzeo; ma a parte questo, a mia moglie che è una zoccola e che per mantenere la mia farsa di zoppo non posso fare causa per plagio ad Happosai poiché io pratico la nobile arte di ladro di mutande da molto più tempo di lui… non mi posso lamentare.» disse Efesto.

«A proposito di mutande… ho un piccolo presente per te!» esclamò Panacea porgendo ad Efesto un pacchetto.

«Oh, ma grazie, non dovevi!» disse il dio, scartando il suddetto regalo con un certo interesse per poi rimanere completamente di stucco alla vista dei mutandoni ascellari da nonna “firmati” (si fa per dire) da Atena con tanto di cuoricino, numero di cellulare e la scritta “Chiamami” (Ebbene sì… Saga sa essere perfido… mooolto perfido!).

«Io ti sono debitore a vita! Ma come hai fatto?» esclamò al settimo cielo dalla gioia Efesto con le lacrime agli occhi, mentre strusciava il suo viso sul suddetto capo di intimo.

«Eh, eh, eh! Ho i miei segreti mio caro! Comunque ti basti sapere che, anche se all’inizio ha fatto un po’ la ritrosa, poi si è sbloccata e ha scritto di suo pugno. Secondo me è solo tanto timida!» gli fece l’occhiolino Panacea (E, sì, anche la cara Panny quando ci si mette, sa il fatto suo in stronzaggine!).

«Infondo lo sapevo che lei mi ha sempre pensato nonostante tutte le volte che ci ho provato mi ha sempre preso a bastonate! L’ho sospettavo da quando mi ha dato ragione contro Zeus nonostante dicesse che mi ha spalleggiato solo perché era suo dovere di dea della Giustizia punire un reato come quello di scagliare la gente giù da un monte!» farfugliò in visibilio Efesto.

«Beh, che dire…  in bocca al lupo! Noi intanto dobbiamo proprio scappare. Comunque, se Arty dovesse ancora dare noia a me o ad Atena, non è che potresti, come dire, darci man forte?»

«Puoi contarci!» esclamò Efesto.

«Ottimo, allora alla prossima! Credo verrò a farti visita per un lavoretto alla mia Bugatti!» e detto questo Irene uscì dalla stanza trascinandosi appresso un sempre più perplesso Aiolos che chiese:

«Ma da quando Atena ha una cotta per Efesto? Io non ne sapevo nulla! E poi non è sposato?»

Panacea però non rispose. Si limitò a sfoderare un sorrisetto bastardo alla Gin Ichimaru*.

 

XXXXXXXXXXXXXXXXX

Poco più tardi …

Atene.

Grande Tempio di Atena.

 «SE BECCO LO STRONZO CHE HA DATO IL MIO NUMERO DI CELLULARE AD EFESTO GIURO CHE LO AFFOGO NELLA PISCINA DEL TREDICESIMO TEMPIO!!!!»

L’urlo di Atena rimbombò per tutte le 12 case dello Zodiaco, mentre sul volto di Saga compariva un sorrisino compiaciuto alla Sosuke Aizen**, mentre posava la sua tazza di tè sul tavolo.

 

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NOTE

*Personaggio di Bleach

**Personaggio di Bleach

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Con un po’ di ritardo nell’aggiornare…. Grazie a tutti coloro che mi seguono!

Buon San Valentino a tutti da G.S. e Company!

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