Equilibrio

di Goran the Ancient
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno e Realtà ***
Capitolo 2: *** Unione e Isolamento ***
Capitolo 3: *** Smarrimento e Speranza ***
Capitolo 4: *** Passato e Progresso ***
Capitolo 5: *** Futuro e Ricordi ***
Capitolo 6: *** Cura e Malattia ***
Capitolo 7: *** Riunione e Separazione ***
Capitolo 8: *** Furia e Pace ***
Capitolo 9: *** Realtà e Sogno ***



Capitolo 1
*** Sogno e Realtà ***


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Capitolo 1 – Sogno e Realtà

 
Sa che, sulla Terra, la tentazione ha molti volti: c’è chi la vede come un rosso satiro dalla coda a punta e armato di forcone,chi come una serpe e, altri ancora, come una rossa e lucente mela…
Ma, per lei, non è così!
Ha imparato quale sia il vero volto della tentazione diversi mesi fa, durante quell’assurdo addestramento intrapreso in preparazione allo scontro finale con le Trix… credeva di non dover più rivedere questo posto, eppure… sperava di non rivedere più questo posto, eppure…
Di tanto in tanto, la notte… sempre più frequentemente…
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Non è mai stata tanto stremata: è da giorni che è rintanata in quel suo piccolo ‘santuario’ sicuro…
Sin dal primo momento ha scoperto l’inefficacia di una difesa statica, a fronte di un mondo perpetuamente cangiante, e, per questo, è già una settimana che non dorme.
Certo, il controllo sui suoi poteri non è mai stato tanto perfetto e la sua mente non è mai stata tanto flessibile ma… la prolungata mancanza di sonno la sta devastando, tanto mentalmente quanto fisicamente.
È il nono giorno di veglia quando scopre che il suo eremo non è poi così solitario: dalle ombre, a malapena illuminate dal verde lucore emesso dalla sua barriera, emerge una figura terrificante e ammaliante al contempo…
La preannuncia il soffice ticchettio dei suoi passi…
Il massiccio addome coperto d’aculei, le otto lunghe e sottili zampe da ragno, le grandi mandibole aracnidi, i raccapriccianti occhi e, al di sopra di essi, come una qualche distorta parodia di un centauro, il sinuoso torso di una bellissima donna dai seni floridi e la pelle candida… e il suo viso…
Oh, il suo viso!
Il suo viso pare una maschera di porcellana con lineamenti affilati e sensuali, altri otto occhi neri contrastano con il candido volto, e così anche le scure e piene labbra, una coppia di corna ricurve la incoronano, delimitando l’attaccatura della lunga chioma corvina dai riflessi violacei.
La ferale seduttrice si avvicina lentamente e fa scorrere le lunghe dita artigliate sul campo di forza; non lo graffia, lo accarezza…
Il suo sguardo è divertito e interessato e, mentre il mondo attorno a lei inizia a svanire, sussurra un provocatorio “A presto…”
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Tecna si sveglia, nella luce del mattino, con un sussulto; è sudata e ansimante e sente il cuore battere con una furia tale da minacciare di esplodere!
Una furia tale che solo questi incubi possono provocare.
Mentre si riprende, nota due fatti che la lasciano interdetta: il primo, è eccitata… perché le basta ripensare a Silansha per risentire quell’umido calore fiorirle nel basso ventre? Il secondo dato strano è… è sola!
Dov’è Timmy?
Si alza dal letto, cercando di scrollarsi di dosso il sogno/incubo che l’ha strappata dal meritato riposo; vaga per l’appartamento che, da qualche anno, condividono, a Magix: il salotto è vuoto, e così anche la piccola cucina… le scarpe sono all’ingresso e la tuta da specialista e ogni abito, che riesca a ricordare, sono ancora nell’armadio, ergo è ancora in casa!
Il solo posto che non ha ancora controllato è…
Bussa dolcemente alla porta del bagno “Timmy? Timmy, sei lì?”
L’unica risposta è un rivoltante suono di rigurgito.
“Timmy!” colta dalla preoccupazione, Tecna spalanca la porta e le si presenta l’immagine del suo amato riverso sulla tazza del WC, con la bocca ancora viscida e grondante.
“C-ciao… Tecna…”
“’Ciao Tecna’ un corno! Che cos’hai? Posso fare qualcosa? Qualsiasi cosa?” domanda lei, preoccupata.
“Si, passami il collutorio e, per il tuo bene, sarà meglio che, per un po’, non mi b-baci… ugh!” un nuovo conato lo costringe a volgersi di nuovo ai servizi igienici, mentre un fiotto di fluido maleodorante fuoriesce dalla sua bocca.
“Ma guardati! Hai sempre avuto l’intelletto per capire quali situazioni andassero oltre i tuoi limiti, e ora fai il duro! Lascia che ti analizzi e poi ti prendi qualche giornata di riposo! Ci parlo io con quelli di Roccaluce; saranno comprensivi, vedrai!”
“N-non ce bisogno della scansione… è da un po’ di tempo che mi sento fuori forma e ho già consultato un medico: d-dice che è un virus intestinale che c’è in giro; qualche giorno di antibiotici e antiacidi e-e sarò come nuovo…” tenta di rassicurarla, lui.
“’Da un po’ di tempo’? E che aspettavi a dirmelo?Avrei saltato il viaggio a Zenith della settimana scorsa, se l’avessi saputo!”
“E rinunciare a-a rivedere i tuoi? E-erano mesi che n-non rincasavi… e do-dopo la storia di Flora e le Trix… come p-potevo negartelo?”
Timmy… il suo Timmy… non primeggerà in battaglia, ma sa sempre ricordarle per quale motivo s’è innamorata di lui!
“Timmy, anzi, Timothy… come genio, sai davvero essere un idiota! “
“M-ma io-“
“Niente ‘ma’! Raus!“, mentre aziona lo sciacquone e l’aiuta a raggiungere il lavandino, lo comanda come farebbe una severa insegnante “Tu ora ti dai una rinfrescata e poi torni a letto!” la voce di lei si addolcisce “E, fino a guarigione avvenuta, io sarò la tua infermiera… ti va?”
Timmy arrossisce, immaginando la sua bella in uno striminzito e aderente completino bianco-rosso.
“N-non che l’idea non mi alletti ma… n-non voglio abusare del tuo tempo per una cosa che potrebbe essere una sciocchezza…”
Lei sbuffa, stremata… perché ostinarsi tanto nei confronti di una gentilezza? È solo normale che una ragazza si premuri della salute di colui che ama, no?
“Allora facciamo così: io ora ti scansiono, se vedo che non è nulla di preoccupante me ne vado… altrimenti, sei mio!”
Il ragazzo non ha tempo di rispondere, prima che un fascio di luce verde scaturisca dalle mani della fata… e impallidisce!
Sa quanto Tecna sia brava a dissimulare le emozioni, eccezionale persino a confronto di molti altri zenithi, e vederla sbiancare a tal modo gli provoca brividi terribili.
“Tecna? Tecna, che succede? Mi stai spaventando, lo sai?”
Lei lo guarda, come fosse uno spettro, e materializza in silenzio un ologramma di lui: nel suo addome nota una grande massa nera, che si avvolge ai suoi organi vitali come una mostruosa piovra affamata.
“T-Tecna… che significa tutto questo?”
La voce di lei trema, ed è evidente che sta per scoppiare a piangere.
“Timmy… tu hai un tumore…”

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Capitolo 2
*** Unione e Isolamento ***


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Capitolo 2 – Unione e Isolamento

 
Un tempo, sarebbero state di più… un tempo, sarebbero state sette…
Siedono al tavolo di un piccolo bar… in quattro… e su di loro è calata un’impenetrabile coltre di silenzio assordante; tre di loro fissano, a bocca aperta e occhi sgranati, la quarta.
“N-non può essere vero…” sussurra Musa.
“Tecna, io… n-non so cosa dire…” mormora Stella.
“S- sei sicura di non esserti sbagliata? N-non so… hai provato a consultare uno specialista?” domanda Aisha.
“Ho rifatto la scansione diciannove volte, solo quella mattina, e poi abbiamo chiesto il parere di sette diversi oncologi, solo su Zenith, e altri undici nel resto della dimensione magica: Timmy ha sviluppato un tumore maligno allo stomaco, le cui metastasi hanno ormai preso piede su diaframma, fegato, intestino e reni… è solo questione di tempo prima che siano coinvolti anche i polmoni…” Tecna risponde, con voce stanca e affranta.
“M-ma ci deve essere qualcosa che si possa fare, no?” la fata della musica chiede, con un’ombra di speranza.
“Ogni singolo medico concorda sul fatto che sia ancora vivo per miracolo e che iniziare la chemioterapia, o qualsivoglia alternativa, non farebbe altro che regalargli qualche settimana d’inferno… Faragonda mi ha sconsigliato di rivolgermi a Bloom, poiché le capacità taumaturgiche del fuoco del drago potrebbero avere l’effetto più indesiderato concepibile, accelerando la rigenerazione delle cellule tumorali… perfino i più convinti detrattori dell’eutanasia ci hanno consigliato di trovare un pianeta su cui sia legale e farne uso… ma io…”
“Ma tu?” domanda la fata di Andros, che conosce Tecna e sa per certo che non è tipo da arrendersi.
“I-io… io non posso abbandonarlo così! È l’uomo che amo, e io non posso arrendermi! Sono giorni che creo simulazioni di ogni genere, con ogni possibile cura di cui abbia trovato il benchè minimo riferimento, tanto quelle scientifiche quanto quelle magiche… persino alcune miste! Nessun successo… ho addirittura teorizzato nuove metodologie e perfezionato alcune già esistenti… tutte inutili, giunti a questo stadio, e la soluzione migliore trovata finora lascia al mio Timmy una possibilità di sopravvivenza del 4%… ma io non posso… io non voglio arrendermi… nonostante la stanchezza…”
Sul gruppo, per qualche istante, cala nuovamente il silenzio, mentre le amiche assimilano la terribile mole di dati sulle innumerevoli e inumane fatiche passate da Tecna…ed è Stella la prima a reagire.
“Tecna… a quanto ci hai detto, sei venuta a sapere del male di Timmy non più di una settimana fa, giusto? Non fraintendermi: nessuno, più di noi, sa quale straordinaria fata e persona tu sia ma… da quando hai saputo del tumore, ti sei mai fermata, anche solo un paio d’ore, a riposare?”
“Non c’è tempo, per questo, Stella…ogni minuto in cui mi riposo è un minuto in cui rischio di arrivare in ritardo! Non ci sono pause contemplate; quello a cui mi trovo davanti non è un nemico umano: non si fermerà a riflettere, riposare o vantarsi in interminabili monologhi vanagloriosi… non è un gruppo di streghe che si ritira per pianificare, non è un antico male che attende le nostre reazioni o uno stregone che gongola e si culla nell’autocompiacimento; anche mentre parliamo, le cellule tumorali, dentro il ventre di Timmy, continuano la loro incessante corsa verso l’annichilimento e-“
“Ed è per questo che non sei nemmeno qui con noi?”
Musa e Aisha guardano con incredulità la principessa di Solaria, mentre Tecna si limita a fissarla con freddezza.
“Tu sei abile, lo riconosco, ma ho affrontato le illusioni di Darcy abbastanza volte da capire quando ho di fronte una persona in carne e ossa o un’immagine riflessa, e poi… io sono la fata del sole e della luna: i miei poteri vengono dalla, e sono, luce! Credi davvero che un ologramma, ovverosia un costrutto di energia luminosa, possa trarmi in inganno? Mi sottovaluti, sai? A dire il vero, lo fate tutte!”
Dopo tutte le volte in cui è rimasta scottata, Stella ha oramai preso la decisione di abbandonare la maschera di oca dalla testa vuota che ha fin troppo a lungo indossato… ha scelto di essere se stessa!
“Che posso dire…” la voce di Tecna, per quanto possibile, si fa ancora più bassa e stanca “Io ci ho provato! Non avevo intenzione di mentirvi o prendermi gioco di voi ma, al momento, ho altre priorità! Mi auguro che voi possiate comprenderlo…”
Senza più la necessità di nascondersi, l’ologramma mostra finalmente il reale stato in cui versa la fata della tecnologia: i capelli sono fuori posto ed è evidente che, in alcuni punti, sono caduti; le guance sono incavate e la pelle è pallida, quasi cadaverica; profonde occhiaie adornano occhi lucidi e arrossati e, su mani e braccia, sono annotate intricate formule chimiche e matematiche di ogni sorta e lunghezza.
“Tecna… cosa ti sei fatta?” domanda, decisamente sconvolta, Aisha.
“Non è evidente?” replica, con freddezza, Stella.
“Cos’è che sarebbe evidente, Stella?” domanda, con tono seccato, Tecna.
“Cosa, Tecna? Che sei impazzita!” è la risposta, data con tono di sufficienza.
“Stella, tu sei mia amica ma non ti permetto di-“
“Le mie accuse e constatazioni non sono mosse a cuor leggero, Tecna… tu ti stai autodistruggendo, proseguendo in una ricerca disperata, e ignori la domanda più importante di tutte… anche al di sopra dei tuoi mille quesiti scientifici: Timmy accetterà di vivere, se il prezzo sarà la tua vita?”
Le due si fissano con sguardi intensi, ciascuna decisa a non recedere le proprie posizioni…
Poi, senza aggiungere altro, l’ologramma si dissolve.
Mentre Musa e Aisha s’interrogano sul motivo dell’aggressività dimostrata da Stella, questa, in cuor suo, prega che Tecna faccia la scelta giusta.

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Capitolo 3
*** Smarrimento e Speranza ***


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Capitolo 3 – Smarrimento e Speranza

 
Come si permette di giudicarla?
Come si permette di dirle cosa è giusto?
Come si permette di dirle cosa non è giusto?
Come fa a sapere ciò che è giusto e perché lei non ci ha pensato prima?
Eppure…
Eppure, che altro potrebbe mai fare? Piegarsi al fato? Chinare il capo e aspettare che il suo Timmy scivoli via dalle sue mani?
Come potrebbe?
Lei ha dei progetti: vuole continuare a vivere al suo fianco, vuole lavorare ancora assieme per la sicurezza e il progresso di Magix, vuole salire con lui all’altare, vuole godersi la più meravigliosa delle lune di miele, vuole mettere al mondo uno o più meravigliosi bambini e poi vuole attendere assieme la vecchiaia e, quando sarà il momento, con lui, o, al massimo, separati da pochi anni, andarsene dolcemente fra le braccia dell’inevitabile e accogliente dama falcata…
Ma non così presto!
Non in questo modo!
Questo è ciò che brama e desidera… eppure sentente che la speranza inizia ad abbandonarla: ha perso il conto del numero di simulazioni effettuate finora e il peso degli insuccessi la sta spezzando…
Possibile che, in un intero universo di scienza e magia, dopo aver affrontato minacce d’ogni genere e forma, sia proprio il male più infimo e nascosto a sconfiggerla?
“Ora basta…”
Una voce, alle sue spalle, la fa sussultare “T-Timmy, ma cosa-“
“Ora basta, Tecna… basta così!”
Se uno spettatore esterno vedesse i due amanti, ora uno di fronte all’altra, non direbbe certo che il malato sia l’uomo, visto lo stato pietoso in cui versa la fata.
“Guardati… sei praticamente ridotta all’ombra di te stessa; sei uno straccio, e lo sai! Sei troppo intelligente per non capire quello che ti stai facendo… quello che non capisco è… perché?”
“C-come sarebbe a dire ‘perché’? Per te, mi pare ovvio! So di essere restia ad esprimere ciò che provo ma non azzardarti a dubitare dell’amore che mi lega a te!” il suo è un tono forte e deciso “Se davvero credi che io possa starmene qui, con le mani in mano, mentre ti avvicini alla morte… allora mi conosci molto meno di quanto io credessi!”
Le parole di Tecna sono dure e sentite, ma non riescono a far vacillare la decisione che divampa in Timmy.
“Se davvero credi che io possa starmene qui, con le mani in mano, mentre ti avvicini alla follia e all’autodistruzione, allora mi conosci molto meno di quanto io credessi!”
La fata della tecnologia rimane come paralizzata, quando le sue stesse parole le vengono rivoltate contro, e quasi non si accorge del momento in cui il suo amato la stringe a sé… in una stretta molto meno forte di quel che dovrebbe essere…
La mente iperattiva di Tecna non può fare a meno di notare questo fatto e riconoscerlo come un ulteriore segnale di quanto il tumore stia drenando le forze e la vita stessa dello specialista, come un vampiro affamato.
Ciò che nessuno ancora sa, tuttavia, è che il tumore non è l’unico male a pascersi dell’infermità del ragazzo: infatti, nella testa di lei, si sta facendo strada una malattia, se possibile, ancora più infida e inesorabile…
Una malattia chiamata follia!
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Il buio che la circonda è accecante, il silenzio che la schiaccia è assordante… è perduta!
Per quanto si sforzi, non riesce a percepire nulla di ciò che la circonda… sempre che, qualcosa, ci sia!
Volge il capo a destra e a sinistra e gira su se stessa…
Il nulla…
Solo un’infinita distesa di tenebra…
Poi, come se si fossero generati dal nulla, otto lumi divampano e la fissano.
Mentre sente il piano onirico scivolare via da lei, ode una calda voce femminile sussurrarle “Ti sto aspettando!”
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Tecna sgrana gli occhi, inspirando con forza, come dopo una lunga apnea.
Perché?
Perché Silansha continua a tormentarla?
Perché proprio ora, che avrebbe bisogno di lucidità?
Guarda al suo fianco, Timmy sta ancora dormendo; il fiato di lui è debole e di lì a pochi giorni dovrà essere ricoverato.
Scivola via dal letto con la grazia di un gatto e la destrezza di una serpe; si sciacqua rapidamente il viso e mette qualcosa nello stomaco, poi torna alla stanza da lei riadattata a eremo di studio: così come le sue braccia, anche ogni schermo, parete o superficie disponibile è coperto di scritte di vario genere… con la mente, sebbene non di molto, più fresca e riposata, riesce ad analizzare, con maggiore lucidità, quanto fatto fino a quel momento: magia, laser, radiazioni, chimica… nessuna soluzione logica s’è dimostrata fruttuosa!
In un modo o nell’altro, ogni tentativo è fallito… ogni scenario o si dimostra inefficace nell’arrestare il generarsi delle cellule tumorali, o termina col corpo di Timmy che cede, incapace di resistere all’intensità della terapia… la logica, a cui lei è tanto legata, ha fallito…
È disperata… cosa le resta, oramai?
“A presto…”
Come un lampo a ciel sereno, le parole le risuonano nella mente.
“Ti sto aspettando!”
Illuminata dalla speranza che sboccia nella malattia mentale, Tecna sorride.
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Timmy si sveglia all’improvviso, destato dal suono del campanello.
Subito nota il vuoto al suo fianco e, sospirando, accetta il fatto che Tecna si sia di nuovo immersa nel lavoro.
Svogliatamente, si dirige alla porta e, con sua grande sorpresa, si trova di fronte a Riven e Brandon.
“Ma come, Timmy?” Riven pare stupito “Sei ancora in pigiama? Eppure Tecna ci ha chiamato per dirci che il ricovero era stato anticipato ad oggi e-“
“Lei ha fatto cosa?” Timmy non riesce a credere a ciò che sente, Tecna ha chiamato i suoi amici per portarlo all’ospedale in anticipo? Ma che le è saltato in testa?
Allarmato dal pensiero suscitatogli da Riven, il ragazzo corre nello studio, spalanca la porta e…
Lei non c’è…
Si guarda attorno, ma non trova alcuna traccia di vita… poi, con la coda dell’occhio, trova un piccolo dispositivo metallico nel centro del pavimento, con affisso un post-it che recita “Per Timmy.”
Lui si china e preme il pulsante lampeggiante sul bordo del piccolo oggetto circolare e subito da esso si proietta un ologramma di Tecna che, con un ampio sorriso e una luce malsana negli occhi, pronuncia solo una parola.
“Aspettami!”

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Capitolo 4
*** Passato e Progresso ***


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Capitolo 4 – Passato e Progresso


Giurò che mai e poi mai sarebbe tornata in quell’inferno… e invece, eccola di nuovo lì!
L’osserva dall’orbita, ancora al sicuro da quell’atmosfera intossicante: le cime montuose contorte e affilate, le sterminate selve di vegetali senzienti, le praterie coperte di bestie di ogni forma e colore… il tutto racchiuso nella perenne coltre di nebbia violacea che dona il soprannome a quel luogo… quello strano, terrificante e, al contempo, inebriante luogo: Silansha, la luna purpurea!
Comincia la sua lenta discesa verso la superficie irregolare del folle satellite, scivolando fra le impetuose correnti che, nel loro eterno vagare, portano con sé l’aroma della lussuria e i richiami d’amore delle molte fiere che scorrazzano sul planetoide; si dirige verso le ripugnanti formazioni rocciose che, per aspetto e disposizione, tanto ricordano un’orripilante spina dorsale; schiva agilmente una coppia di massicce piovre volanti dal volto umanoide e sorvola un branco di rettili dal lungo muso e dalla spessa corazza dermica… le sembra quasi di stare rivivendo il passato, mentre fluttua oltre le immonde creature indigene, alla ricerca del suo vecchio rifugio.
Eccolo!
Come in passato, come in tutti i suoi incubi e sogni… la piccola fenditura nascosta nel punto di giuntura fra la terza e la quarta ‘vertebra’… ora come allora…
Atterra sull’umido suolo roccioso coperto di viscido muschio e si guarda attorno: oltre il verde lucore della sua barriera, ogni dettaglio è rimasto identico a quanto è scolpito nella sua memoria… ironico, per un mondo così cangiante!
In effetti, una cosa è diversa: questa volta, non ha aspettato a rivelarsi…
I suoi sedici occhi, tanto gli otto del volto quanto gli otto ventrali, la fissano con uno sguardo mellifluo e le labbra, del colore della notte, s’incurvano in un sorriso di soddisfazione.
“Ci hai messo meno di quanto credessi, bambina mia… me ne compiaccio caldamente!”
Come nel sogno, passa uno dei suoi lunghi artigli sulla sfera energetica che avvolge la fata, dissolvendola.
“Cosa… come hai-“
“’Come ho’ cosa? Come ti ho trovata? Come sono entrata nei tuoi sogni? Come ho annullato le tue difese? Piccina… oramai sei una donna stupenda nel corpo, nell’animo e nella mente… ma non per questo sai tutto né, tantomeno, hai bisogno di sapere tutto! Gli universi sono ricettacoli di domande e, posso assicurarti, solo un’infinitesima frazione di queste ha trovato risposta… e ancor meno una risposta esatta! Eppure, piccola mia…” le accarezza la guancia e, stranamente, Tecna non sente minimamente il bisogno di rifuggire il contatto “Io sento che la domanda che ti sta a cuore è solo una… correggimi se sbaglio…”
La fata della tecnologia annuisce e, mentre una lacrima le sfugge, implora “Ti prego, dimmi come posso salvare Timmy!”
La donna-ragno la stringe a sé; il suo carapace è soffice e caldo e le trasmette uno strano senso di sicurezza.
“T’insegnerò, mia preziosissima bambina, ma…prima dovrai rispondere a due domande con totale sincerità: voglio sapere se questo ‘Timmy’ è davvero meritevole di tutto ciò che, per lui, affronterai e se, sapendo che andrai contro a tutto ciò in cui credi e che rischierai di perdere te stessa, sei disposta ad arrivare fino in fondo… piccola mia, non vacillare e sii sicura di ciò che dirai!”
È credenza comune che gli occhi siano lo specchio dell’anima… e gli occhi del colore del mare della fata non mostrano alcun segno d’esitazione o insicurezza.
“A entrambe le domande, la risposta è la medesima: si!”

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Cade a terra, è madida di sudore e stremata, tanto fisicamente quanto mentalmente… giusto per rincarare la dose, per istruzione della sua mentore, non può alzare il suo campo di forza e, per questo, gli afrori degli animali la investono a piena forza, destabilizzandola mentre si tiene in equilibrio sul già terribilmente precario confine della follia.
“Mi affligge il saperti così sofferente…” come sempre, l’aracnide non lascia il suo fianco “Ma ancora non dai ascolto a quello che ti dico! Ti comporti come se questo addestramento servisse a rafforzare la tua mente e a renderla più controllata e metodica… ma non è così! Oramai, hai capito che vi sono casi in cui ordine e logica si rivelano fallaci… e allora, perché sei tanto restia a entrare in sintonia col caos? Durante la tua prima visita riuscisti ad avvicinarti al risultato così tanto… eppure mi pare che tu abbia abbandonato ogni progresso… perché, bambina mia?”
“I-io non lo faccio apposta…” ammette, quasi imbarazzata, Tecna “L-la logica è tutto ciò che ha sempre guidato la vita su Zenith… ciò che ha sempre guidato la mia vita! T-tu riusciresti a lasciare alle tue spalle tutto ciò che sei?”
Le lunghe zampe segmentate si flettono, permettendo alla creatura di abbassarsi fino al suo livello, per poterle accarezzare con affetto il capo.
“Piccina mia… io l’ho fatto!”
Tecna è esterrefatta: davvero la sua insegnante, che ancora non le ha rivelato il suo vero nome, ha percorso lo stesso cammino su cui, ora, lei stessa si trova? E questo, forse, significa che-
“Non avere timore, se saprai trovare il giusto equilibrio col caos dentro di te, non incorrerai nel rischio di alcuna mutazione!” la rassicura, leggendo il timore e il dubbio sul suo volto.
“E… e se fallissi?” non può fare a meno di volgere il pensiero anche alla peggiore delle ipotesi.
“In tal caso, il tuo corpo si adatterebbe alle nuove energie al suo interno, ma non vi è modo di sapere il modo in cui ciò accadrà fino al momento in cui tale evenienza si verifica.”
Tecna, per qualche istante, tace, mentre riflette.
“Te ne sei mai pentita?”
La risposta è, al pari della domanda, semplice e spontanea.
“No!”
Facendosi aiutare dalla nativa, la fata si rialza e, col sorriso, le domanda “Continuiamo?”

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Capitolo 5
*** Futuro e Ricordi ***


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Capitolo 5 – Futuro e Ricordi

 
Le sono occorse quasi due settimane, due settimane passate sul filo del rasoio, per arrivare ai risultati odierni: una minuscola massa energetica sfreccia fra le sue dita, si piega e si contorce per adattarsi al vento e per non toccare le sue mani… pare quasi liquida.
Senza dare preavviso alcuno, il globo si dissolve in una scarica elettrica, andando a colpire un ramoscello secco e spinoso…
Il vegetale pare tremare e poi, in un’esplosione di vita, comincia a mutare e rigenerarsi: la corteccia acquista colore, passando da nera a viola, gli aculei si gonfiano e si dischiudono in meravigliosi fiori color pesca mentre nuove radici affondano nel terreno e i viticci, come fossero rampicanti, ricoprono le pareti della caverna.
“Ottimo lavoro, piccola mia! Sono fiera di te!”
Mentre Tecna osserva il frutto del suo operato con meraviglia, l’aracnide si avvicina a lei e, rimanendo alle sue spalle, l’abbraccia; oramai la fata s’è abituata alle perpetue dimostrazioni d’affetto della creatura, arrivando addirittura a trovare confortevole la presenza dell’altra e rassicurante la sua voce.
È strano… sente di provare affetto verso la donna-ragno… non l’affetto che proverebbe per un amante, come le esalazioni di Silansha potrebbero portarla a supporre, ma qualcosa di più simile a quello che proverebbe verso un famigliare a lei caro.
“Non solo sei riuscita a imbrigliare e a fare tue magie e abilità nate dal caos, ma, oramai, ti sei anche abituata all’afflusso ininterrotto di feromoni a cui questo mondo ti sottopone costantemente! Significa che, a livello inconscio, hai già utilizzato su te stessa un po’ dei tuoi nuovi poteri mutageni, scatenando un piccolo adattamento evolutivo; è qualcosa di straordinario!”
“Ehm… io… io non merito tanti complimenti…” sussurra Tecna, mentre le gote arrossiscono.
“Non dire assurdità! La modestia è una cosa buona, a piccole dosi… dovresti essere più orgogliosa di te; almeno quanto lo sono io!”
Le parole del ragno sono sincere e le scaldano il cuore; si gira e, finalmente, ricambia l’abbraccio.
Dopo alcuni minuti, in cui ognuna si crogiola nel calore altrui, la creatura allenta la presa.
“Ora però, mia dolce piccina, dobbiamo salutarci…”
“C-cosa? Ma…” Tecna è confusa, finora le ha sempre dimostrato tanto amore… e poi la allontana?
Intuendo il malessere della ragazza, la creatura le parla con tono materno “Hai raggiunto l’obbiettivo prefissatati e, per quanto suoni fatalista, il tuo Timmy non potrà aspettarti in eterno… và e non volgerti mai indietro! Il tuo grande amore ti attende e io, se lo vorrai, sarò sempre qui ad attenderti!”
La fata, anche se mestamente, annuisce e si posiziona all’ingresso della caverna, dispiegando le ali.
“Almeno, prima che io me ne vada…” dal tono di lei traspare una grande curiosità, a malapena smorzata da un velo di malinconia, “Potresti dirmi il tuo nome e dirmi come facevi a sapere così tanto su di me?”
Il ragno scuote la testa “Mi dispiace, piccina mia, ma il nome e i poteri di un demone sono i suoi più grandi e preziosi segreti! Non posso rischiare che, per un qualsivoglia motivo, qualcuno lo scopra, cerca di capire… potrebbero arrivare a farti del male, pur di scoprirlo, e io non voglio assolutamente porti in una simile situazione! Per ora, limitiamoci a dire che puoi chiamarmi ‘Filatrice’… d’altro canto,riesci forse a concepire un nome migliore, per un ragno?”
“Si…” risponde Tecna, suscitando l’interesse dell’altra, “Credo che ‘Amica’ sia una più che valida alternativa… ma anche ‘Filatrice’ non è male, te lo concedo…”
Poi, col sorriso sulle labbra, si alza in volo e abbandona Silansha.
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Dopo alcune ore dalla partenza di Tecna, lei è ancora lì…
I suoi innumerevoli occhi, tanto quelli facciali quanto quelli sacrali, fissano il punto esatto, nel cielo, in cui la sua adorata discepola è svanita…
La sua piccina… sempre così acuta e brillante!
Se solo potesse dirle la verità…
Col sole che cala e il cuore greve, rientra nella caverna.
Le è piaciuto averla lì.
Ma ora, coi ricordi della fata così freschi nella mente, molte altre memorie si fanno strada verso la superficie: correre con quella bambina, così simile a lei, per i grandi prati silicei di Zenith, crescere fianco a fianco, contando i tanti tramonti che scandivano lo scorrere del tempo, condividendo pianti e risate, entrare nella tanto stimata scuola di Alfea, studiare assieme e assistersi l’un l’altra nelle materie più difficili… e poi, dopo il diploma, l’innamoramento, il matrimonio e il concepimento della sua bambina… rimembra le notti passate, con la collaborazione del compagno di lei, a cercare di rassicurarla che la tragica fatalità appena avvenuta su Domino e l’ondata di terrore da essa derivata non l’avrebbero raggiunta… e poi… il tanto atteso parto!
I vagiti della piccola dal ciuffo violaceo la colmarono di gioia e speranza… riesce ancora a rivederla mentre viene allattata al seno, protetta dalle braccia di sua madre, come fossero un insormontabile bastione, e cullata fra di esse, come fossero il giaciglio degli angeli…
Due anni dopo, incontrò uno dei tanti frammenti vaganti del suo Principe e, contro la volontà di tutti, lo seguì… ricorda il bacio d’addio e le lacrime sul volto della sua meravigliosa gemella, mentre la implora di restare.
“Sophitia, ti scongiuro, non farlo!”
Ma non valse a nulla…
I grandi occhi turchesi di sua nipote sembravano chiederle dove andasse… una domanda a cui impose che nessuno le desse mai risposta!
I primi tempi sulla luna purpurea furono segnati da null’altro che una continua sequela di atti orgiastici, compiuti in onore del suo sovrano… mutò poiché, inizialmente, si dimostrò incapace di contenere e governare gli immani poteri a cui egli, che ancora è rinchiuso nelle viscere di Silansha, la indottrinò.
Ritrovarla, dopo tanti anni, fu un sorso d’acqua fresca in un deserto di fuoco.
Mentre accede a quella parte più profonda e oscura della caverna, che ha sempre tenuto nascosta a Tecna, viene accolta dai sibili, fischi e ruggiti dei suoi innumerevoli e abominevoli figli: ognuno di loro è un aberrante ibrido di tratti umani e aracnidi.
Osserva la sua progenie e poi pensa alla fata che poche ore fa si è congedata da lei.
Volge di nuovo lo sguardo all’esterno e, al nulla, sussurra “Sorella mia, hai davvero una figlia meravigliosa!”

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Capitolo 6
*** Cura e Malattia ***


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Capitolo 6 – Cura e Malattia


I molti amici che lo circondano gli danno forza e sostegno, eppure non può fare a meno di sentire il gravoso peso della mancanza  di colei alla quale, più di tutti, tiene…
Prova a parlare, ha la gola secca…
“Aspetta, non sforzarti, ti aiuto io!” Aisha preme con dolcezza un bicchiere contro le sue labbra, lasciando che l’acqua cristallina gli dia sollievo.
“G-grazie… a-ancora nessuna notizia di lei?”
“No, Timmy, mi spiace… oramai sono quasi due settimane che-“
“Musa!” Stella interrompe l’amica “Tecna tornerà, e presto, ne sono certa!”
“Beata te!” sputa, acido, Riven “Non so dove sia finita, ma spero che abbia un motivo valido!”
“Sono certa che il suo motivo è molto più che valido! E che entrerà dalla porta da un momento all’altro!”
Incurante della pericolosità dello scontro di due personalità dominanti quanto quelle del rosso e della bionda, Timmy le volge uno sguardo di amicizia e comprensione.
“Apprezzo lo sforzo, Stella, e anche l’impegno di tutti voi… ma, guardiamo in faccia alla realtà: a me, oramai, rimane poco tempo, forse alcune ore, e Tecna, se tornerà, non farà mai in tempo e-“
Sorprendendo i presenti, un varco d’energia verde squarcia lo spazio in corrispondenza della porta e, attraverso esso, lei fa la sua comparsa!
Pare diversa: i capelli sembrano più lunghi di quel che dovrebbero, è coperta di tagli e abrasioni e i suoi occhi rilucono di un bagliore selvaggio che prima non avevano…
Ma la cosa importante è che lei sia lì!
Che Tecna sia tornata!
I presenti restano letteralmente a bocca aperta per l’improvvisa apparizione della zenitha, anche se Stella si domanda come facesse a sapere, con tanta precisione, ciò che sarebbe successo… non ha tirato a indovinare, lei lo sapeva!
Ma non c’è tempo per questo, non ora!
“Sai, a-avevo quasi scordato quanto t-ti piacesse sbugiardarmi!” scherza, il malato, con la nuova arrivata.
“Scusa se ti ho fatto aspettare, tesoro, ma…” si blocca, vedendo lo stato in cui versa l’amato: è pallido come un cencio e gli occhi sono vitrei, è scheletrico e le macchie marroni sul camice le fanno capire quanto sangue lui abbia tossito… scatta verso il letto e passa lo sguardo dalla cartella clinica agli schermi delle molte macchine collegate al corpo di lui…
Sarà difficile, ma può farcela!
“Ragazzi…” i suoi occhi lasciano trasparire una decisione senza eguali “Ho bisogno che mi facciate spazio e, Musa, devo concentrarmi al massimo; riesci a creare una zona di silenzio?”
“S-si, cero ma-“
“T-Tecna, che vuoi fare?” il ragazzo a letto comincia a preoccuparsi.
“Timmy, tesoro mio, abbi fiducia! Non è che sia stata lontana da te per divertirmi, sai? Tutti voi, abbiate fiducia e lasciatemi fare!”
Specialisti e fate paiono discutere fra loro a suon d’occhiate, prima di annuire e schiacciarsi contro i muri, per lasciare campo libero a Tecna, mentre la magia di Musa sopprime ogni suono presente attorno a loro.
La fata dalla chioma viola scambia un bacio fugace col suo compagno e poi prende posizione; si pone di fronte a lui e ripensa agli insegnamenti di Filatrice: spalanca le palpebre e guarda il mondo con occhi diversi… osserva cose e persone con altre forme e altri colori, vede i legami fra loro e mille altri dettagli e peculiarità…
Tutto il mondo muta, visto attraverso la lente del caos e della follia.
Individuato il suo obiettivo, solleva le mani e lascia che da esse s’irradino folgori e filamenti d’energia, che immediatamente penetrano nel ventre di Timmy.
È straordinario come le scariche incontrino la carne senza danneggiarla minimamente, ma la vera impresa inizia solo ora: a detta di tutti, Tecna è una fata dall’intelletto fuori dal comune, in grado di sorpassare tutti i noti metri e metodi di misurazione, ma adesso dovrà imbrigliare le forze caotiche in ogni cellula per alterarla a livello genetico per riportarla alla sua natura originaria e prevenire una ricaduta nella degenerazione.
È faticoso… sente il sudore imperlarle la fronte e il suo equilibrio interiore vacillare… ma la resa non è un’opzione!
Come fosse morbida argilla fra le sue mani, ha la sensazione di sentire il genoma del ragazzo riplasmarsi mentre, lentamente, le metastasi vengono riassorbite dai tessuti normali.
Ha il fiato breve; mutare quel rovo non è stato nemmeno lontanamente paragonabile a questo!
Il tumore lotta, per non dover sparire, ma, a ogni suo tentativo di ripresa, la controffensiva di Tecna si fa più feroce e spietata: polmoni, diaframma, fegato… tutto torna all’apice della propria salute, fino a che non resta un ultimo, sparuto, gruppetto di cellule maligne.
È stata troppo avventata!
Non ha nemmeno aspettato di recuperare tutte le energie spese fra addestramento, portale e viaggio… che sciocca!
Più questa sua lotta avanza, più sente di venire drenata della sua stessa essenza ma, oramai, s’è spinta troppo oltre: anche l’ultima cellula tumorale superstite cede, tornando a essere null’altro che una minuta particella organica fra le tante che costituiscono la parete esterna dello stomaco.
Non appena il flusso, fra il malato e la fata, si disperde, Musa annulla la zona di silenzio.
“Non ho idea di come tu abbia fatto…” osserva Stella, prendendo nota dell’evidente miglioramento nel colorito di Timmy, “Ma ce l’hai fatta! Hai fatto l’impensabile!”
“Ora, non credi sia il momento di riposarsi?” domanda Aisha, mettendo una mano sulla spalla dell’amica, salvo ritrarla immediatamente, folgorata.
“Tecna! Ma cosa-“
L’intero corpo della fata della tecnologia è avvolto da un sottile strato di energia verde e i suoi occhi sono vuoti.
“Cadere al primo tentativo… che figuraccia! Scusami se ti ho deluso, Filatrice…”
Il mondo si fa nero.

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Capitolo 7
*** Riunione e Separazione ***


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Capitolo 7 – Riunione e Separazione

 
“-na… e-‘na… T’-na… Tecna!”
Sentendo chiamare il proprio nome, con indolenza e riluttanza, riprende i sensi.
“Cosa… cosa sta… Musa?”
“Va tutto bene, Tecna, mantieni la calma, ok?”
Se la fata della musica avesse voluto impegnarsi a trovare parole più sbagliate, non ci sarebbe riuscita.
“P-perché mi dici questo? Dov’è Timmy? Sta bene?”
“Si, è fuori pericolo; si sta riposando e-“
“E allora cosa?”
Poi capisce: nota che ancora vede il mondo con gli occhi del caos, e ciò le dice tutto.
“Sono io… è successo qualcosa a me, vero?” lo sguardo della fata di Melody è più eloquente di qualsivoglia opera di fine oratoria.
Sospira e solleva una mano e, benchè abbia ancora la flessibilità e la sensibilità di un arto in carne e ossa, ciò che vede è un braccio metallico, simile a quello di un avanzatissimo aneroide.
“Non è una protesi, vero?”
Musa scuote il capo.
“No.”
Inspira profondamente e fa cenno all’amica di farle posto, così da potersi rialzare senza problemi; mentirebbe a se stessa se dicesse di non temere ciò che la attende.
Il lieve clangore dei suoi piedi che toccano terra le fa abbassare lo sguardo e trovare un paio di zampe caprine; al pari delle braccia, il suo intero corpo è coperto da una pelle metallica nera, solo dal seno in su e i palmi delle mani il derma è bianco… nota un movimento, alle sue spalle, e scopre che, dal suo coccige, si protrude una lunga e liscia coda sinuosa, simile a un cavo, terminante in una spina elettrica.
“Ok, manteniamo la calma… ho la coda, ho gli zoccoli e, a quanto pare, sono coperta da pelle di metallo organico… altre bizzarrie? Hai uno specchio?”
“Tecna, forse-“
“Musa, ti prego, non ricadiamo nei cliché, voglio solo…” nota la telecamera di sicurezza all’angolo della stanza in cui, dopo il suo mancamento, è stata alloggiata “Lascia perdere, faccio da sola!”
Dalla sua schiena, sotto ad una delle scapole, fuoriesce un cavo sottilissimo che, adattando la sua estremità, si connette al dispositivo video e si osserva, non sa come sapesse di poterlo fare, le è semplicemente venuto naturale!
Si osserva con attenzione: su spalle e anche vi sono ‘pannelli dermici’ che emettono una debole luminescenza verde, sulla schiena, dove, in forma di fata, emergerebbero le ali, fuoriescono due lucidi coni di tanto in tanto attraversati da brevi scariche energetiche, il suo viso è completamente latteo e, dal lato destro della sua fronte, proprio in corrispondenza della sua caratteristica frangia fa capolino un affilato corno rivolto verso l’alto; la definizione dell’immagine è abbastanza alta da vedere il forte contrasto fra le iridi verde acqua e le sclere nere.
Tace…
È molto da assimilare: non è un ragno, e questo è già qualcosa ma… ciò non rende la situazione meno complessa.
“Sono un demone… sono un demone cyber-organico…”
La calma le viene stranamente naturale: non è la calma fredda e analitica che, un tempo, la caratterizzava, ma una calma nata dalla tranquillità e dall’accettazione… sa che dovrebbe essere shockata, eppure non la è!
Osserva con interesse il proprio nuovo corpo, analizza ogni dettaglio e, sorprendentemente, si scopre già a conoscenza di ogni sua capacità: è conscia della esatta resistenza ed elasticità del suo insolito derma, sa dei piccoli tentacoli retrattili sul suo dorso, uno dei quali sta usando per collegarsi alla telecamera, sa quanto i suoi artigli siano affilati e come usarli per non ferire… è come se, fin falla nascita, il suo corpo si stesse preparando a tutto ciò… questo è il suo corpo!
Questa è la vera Tecna!
“T-Tecna… tutto bene?” domanda, cauta, la fata della musica, mentre l’interpellata si disconnette.
“Oh, si! Devo dire che sto alla grande!”
Si muove per tentativi, ansiosa di sperimentare ciò che questo suo nuovo stato d’essere può trasmetterle.
“Mi sento incredibilmente su di giri: sento di riuscire a liberare la mente e a smettere di dare peso a ciò che ha senso e a ciò che non ne ha… è fantastico! È questo che provate, quando vi rilassate? Avrei dovuto provare prima! Se questi sono gli effetti del caos, allora sono veramente lieta di aver perso il controllo e-“
“Ferma un attimo; caos? A cosa ti stai riferendo?”
“Al caos primordiale, che altro? Di certo non al disordine nella stanza di un bambino! Sono tornata su Silansha e-“
“Cosa?” la interrompe, urlando, Musa “Ma sei impazzita? L’ultima volta non sei uscita di testa per miracolo!”
“Musa, era per la salvezza di Timmy e-“ Tecna cerca di spiegarsi, prima di venire nuovamente intercettata.
“E ora sei diventata una specie di robot-demone! Prima Bloom, poi Flora e Roxy… e adesso tu? Io… io… Tecna… è solo una mia impressione, o stiamo cadendo una dopo l’altra?”
“Non so cosa risponderti… ammetto che sia inverosimile pensare  che siano solo coincidenze ma, in tutta onestà, le mie priorità, per ora sono altre: dov’è Timmy?”
A Musa non piace che i suoi timori e le sue preoccupazioni vengano ignorati, ma può ben comprendere il motivo che spinge l’amica a farlo.
“È nella stanza accanto: ti abbiamo messa in questa perché, come avrai notato, sono tutte singole…”
Tecna annuisce e, prima d’oltrepassare l’amica, le posa una mano sulla spalla.
“Non ho snobbato ciò che mi hai detto: semplicemente, ora, tutto ciò che voglio è tornare ad abbracciare l’uomo per cui ho fatto tutto questo… almeno un’ultima volta…”
Musa la lascia passare e, solo una volta che la demone varca la soglia, pare realizzare quanto le sia appena stato detto.
“’Almeno un’ultima volta’? Aspetta un attimo… Tecna!”

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Capitolo 8
*** Furia e Pace ***


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Capitolo 8 – Furia e Pace

 
Sente distintamente le infermiere sobbalzare e Musa invocare il suo nome a gran voce, mentre passa da porta a porta… e sceglie di ignorare tutto ciò.
Stringe il pomello fra le dita e entra nella stanza: Riven è appoggiato di schiena al muro oltre il quale, fino a poco tempo fa, riposava, Aisha è di fianco a una finestra e, l’uno appoggiato all’altra, Brandon e Stella riposano su una coppia di sedie; Timmy sta ancora dormendo.
La sua ‘terapia’ ha avuto pieno successo; lo può facilmente capire dalle energie che gli fluiscono attorno e dallo spettro cromatico della sua aura… l’uomo che per lei è tutto è salvo!
L’attenzione di tutti si volge a lei e i loro spiriti si tingono di stupore e incredulità o, almeno, quelli della maggior parte di loro: Stella s’avvicina a lei e risplende di pace e soddisfazione come un faro benefico, anche se l’energia in lei è così incostante…
L’abbraccia, incurante del suo nuovo aspetto.
“Era ora! Due settimane d’assenza e questo tuo improvviso ‘pisolino’… non credi che sia ora di passare un po’ di tempo col tuo bello?”
Mentre Tecna sorride, per quelle parole, Musa irrompe nella stanza.
“Tecna! Che diavolo significa ‘Almeno un’ultima volta’? Non avrai intenzione di sparire come ha fatto Bloom, vero?”
L’atmosfera cambia: lo smarrimento generale lascia immediatamente spazio alla preoccupazione e la fata della musica e la principessa di Solaria irradiano puro furore.
“Tecna…”
Col volto parzialmente coperto dalla chioma bianca, la voce della fata del sole e della luna pare ancora più minacciosa e, per un attimo, le sembra di vedere gli occhi di lei divenire rossi come il sangue e ardenti come le fiamme.
“Non ti azzardare… non perderò un’altra amica! E non me ne frega nulla se ‘Potremo raggiungerti dove andrai’ come per Bloom, su Pyros… tu non te ne andrai, è chiaro? Te lo proibisco!”
La voce di lei è la più iraconda che mai le abbia sentito usare e la sua aura è quella di una vera e propria minaccia, eppure Tecna mantiene una calma serafica, decisamente in contrasto con le sue nuove parvenze, e sorride.
“Voi tutti, amiche e amici miei, vorrei che comprendeste perché io non possa più restare qui: Zenith è un mondo logico e razionale e, ora, io ne sono un antitesi e-“
“E allora? C’è tutto il resto della Dimensione Magica in cui puoi-“
“Musa… in tutta onestà, guardiana o meno, quanti posti credi che possano essere disposti ad accettare una demone come me? Non è che ci sia esattamente la fila con posti numerati per aggiudicarsi questo ‘privilegio’… zampe caprine e corna non sono esattamente ben viste, senza offesa per le fate-satiro di Sibilla, s’intende!”
“Come fai a scherzarci sopra?” sbotta la fata dei fluidi.
“E che dovrei fare, Aisha? Disperarmi? Strapparmi i capelli e urlare? A che servirebbe? Tanto vale prenderla con umorismo e riderci su! Oramai è accaduto e io non posso e non voglio certo rimpiangerlo: ha salvato Timmy, e tanto mi basta! Ci amiamo, e un pianeta o due di distanza non cambierà la cosa, non credete?”
“I-io, veramente, ti preferirei qui con me…”
La voce che pronuncia queste parole è flebile, ma a causa del sonno e non della malattia… finalmente!
“Timmy! T-tu sei… non guardarmi, ti prego!”
Trovandosi faccia a faccia con l’amato, e conscia della sua attuale condizione, si scopre improvvisamente pudica.
“Perché?” chiede lui, forzandosi d’appoggiare la schiena alla testiera del letto per raggiungere la posizione seduta, “Speravo di passare finalmente un po’ di tempo con te ora che, a quanto pare, mi hai salvato la vita…”
“Timmy, nessuno può immaginare quanto io, ora, non desideri altro che buttarmi fra le tue braccia, stringerti a me e donarti tutto l’amore di cui sono capace ma… ora sono ciò che vedi: sono un demone, e nessuno può amare un demone! Ed ora credo sia meglio che io vada…”
Lei si gira e si prepara ad uscire, ma il ragazzo sospira e la riprende.
“Tecna, continuo proprio a non capire il motivo per cui dovresti andartene… o anche quello per cui non dovrei amarti, s’è per questo!”
Stella sorride; glielo legge in quegli occhi sgranati e in quelle labbra spalancate: con sole poche parole è riuscito a far vacillare Tecna e a farla dubitare delle proprie idee… è come se il filo rosso che li lega fra loro splendesse, tanto è evidente la volontà dei due di rimanere uniti.
“Tu sei la mia Tecna! La fata straordinaria che ha sconfitto streghe, stregoni e chissà quali altri mali, colei le cui imprese, compiute fianco a fianco con le sue più care amiche, hanno salvato l’intera Dimensione Magica e la donna che ha sacrificato se stessa per un pavido ragazzo occhialuto! Ti ho già perso due volte: prima quando sparisti nel collasso del portale che collegava la Dimensione Omega ad Andros e poi in queste ultime settimane e posso dirti che ogni singolo giorno senza di te era un’agonia! Non sto dicendo che sarà facile ne che saremo subito accettati, credo, ma… rimani con me… non farmi soffrire così una terza volta! Zoccoli, coda e corno sono solo dettagli; tu sei la mia Tecna… e questo è tutto ciò che conta! Resta con me…”
Timmy estende la mano verso la demone e la guarda con quei suoi lucidi occhi da cucciolo… non passa molto tempo prima che senta le lisce dita metalliche di lei stringere le sue e la voce commossa di Tecna promettergli “Con te, per sempre!”
Mentre i restanti cinque abbandonano la stanza, sentendosi di troppo, lui si fa da parte, creando per lei spazio a sufficienza sul lettino, e, non appena l’ex-fata s’accoccola al suo fianco, i due s’addormentano, l’uno cullato dal calore dell’altra.

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Capitolo 9
*** Realtà e Sogno ***


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Capitolo 9 – Realtà e Sogno

 
È mattina avanzata, quando Tecna apre gli occhi e sbadiglia…
Timmy sta ancora dormendo.
È così bello… fa scorrere le dita sui lineamenti di lui e usa l’estremità affilata per radere con cautela quel poco di barba incolta che gli rende ispido il mento… molto meglio!
Si avvicina leggermente e gli scocca un fugace bacio a fior di labbra; starà pure dormendo, ma vede brillanti colori di felicità irradiare da lui… è così dolce e innocente che non riesce a trattenere un risolino acuto e leggiadro come campanelle al vento.
Si libera con leggiadria dall’abbraccio e scende silenziosamente dal letto; mentre si stiracchia, osserva il corpo del ragazzo e si rende conto di non vedere l’ora che si riprenda completamente… è evidente, considera, che la sua nuova natura la renda maggiormente ‘disinibita’… non che non fosse già arrivata a determinati ‘traguardi’ con lui ma… certe idee…
Si morde il labbro inferiore, mentre osserva il petto dell’amato alzarsi e abbassarsi ritmicamente e…
Qualcuno bussa!
Sobbalza, sgrana gli occhi e s’irrigidisce, come una bambina birichina beccata nel bel mezzo della sua più ardita marachella.
Bussano di nuovo.
Mentre Timmy, pigramente, inizia a svegliarsi, lei deglutisce e distende i nervi…
Non c’è nulla di cui preoccuparsi, in fondo, no?
Probabilmente è solo un dottore o un’infermiera che passa a verificare la salute del paziente o uno dei loro amici che ha deciso di venirli a trovare; niente di che!
Insomma, non è che ora aprirà la porta e si troverà faccia a faccia con Re Cryos, no?
Con nonchalance, apre la porta e…
Il pizzetto color carota, la cybertuta nera integrale con circuiti verde acceso e il lungo mantello…
Non appena i loro occhi s’incontrano, senza una parola, Tecna chiude di scatto la porta e si pone di schiena contro di essa, per puntellarla.
“Tecna, che succede?” domanda Timmy, strappato definitivamente al sonno dallo sbattere del legno contro il legno, “Cos’è tutto questo caos?”
“Innanzitutto…” lo riprende lei, senza spostarsi, “Sarà meglio che, da adesso in poi, t’abitui al caos! Sai com’è”
Tornano a bussare.
“Ma, Tecna… insomma, chi è alla porta?”
“Ecco… Re Cryos!”
“Oh! Non credevo che sarebbe arrivato tanto presto…”
Tecna sgrana gli occhi… tutto sommato, a un osservatore esterno, potrebbe sembrare un’immagine in negativo, visto il volto latteo e le sclere d’inchiostro.
“T-tu lo sapevi? M-ma come…” l’incredulità della demone è più che palese.
“Beh… suppongo che gli infermieri l’abbiano avvisato; in fondo, aveva chiesto di venire avvertito nel momento in cui tu fossi tornata…” spiega lui, come fosse ovvio.
“Cosa?” domanda lei, allarmata, “E-e perché?”
“Temo che la colpa sia mia ma, tanto per fugare ogni dubbio, potresti chiedere a lui, non credi? In fondo, è proprio fuori dalla porta!”
“Colpa tua? M-ma come? Quando? E-e poi, se mi vede così io…”
“Tecna!” la interrompe “Calmati! Perdere la calma e cedere al panico non serve a nulla, lo sai… ora fai un profondo respiro e riprova, ok?”
Lei annuisce e, lentamente, inspira ed espira…
Apre la porta e si fa da parte cosicché, finalmente, il sovrano possa farsi avanti e… si sente meno intimorita di quanto s’aspettasse… l’aura di lui, mentre la osserva, si tinge di curiosità.
“Tu devi essere Tecna… devo ammettere che, nonostante il personale ospedaliero m’avesse avvisato, trovo le tue apparenze… ‘intriganti’! Da quanto ne so, non esistono riscontri di creature analoghe…”
“R-Re Cryos, non è che io non sia felice della vostra visita ma… ecco… senza tanti giri di parole: perché siete qui?”
Il re sorride.
“Sono qui perché, in tua assenza, il qui presente Timothy mi ha contattato e mi ha mostrato il frutto delle tue ricerche…” lo sguardo confuso di Tecna cerca quello di Timmy che, infilandosi gli occhiali, le sorride “Sono conscio dello stato in cui versavi e delle motivazioni che ti spingevano; logica vuole che la tua mente fosse ottenebrata e distante e, per quanto noi zenithi siamo maestri di razionalità, è incredibile la genialità delle tue teorie: grazie ad esse, le cure oncologiche e le scienze e le magie mediche saranno in grado di raggiungere livelli altrimenti impossibili in meno di, secondo le mie stime, almeno dieci anni! Ora, tutto ciò che occorre è il tuo consenso, così da poterle diffondere pubblicamente… ergo, Tecna, darai libero accesso alle tue ricerche alla comunità scientifica e alla comunità magica?”
Le sembra quasi di avere le vertigini, per quanto rapidamente la sua situazione si sia evoluta.
“I-io… si, certo! Insomma, perché non dovrei? Non voglio che qualcuno debba attraversare ciò che abbiamo attraversato io e Timmy, per cui… sono tutte vostre!”
Cryos sorride, china il capo e s’avvia alla porta; prima di sparire oltre essa, volge un ultimo sguardo alla ex-fata e le annuncia “Sappi che ho intenzione d’insignirti di un titolo onorifico e, non appena il tuo compagno verrà dimesso, si terrà la cerimonia a fronte dell’intera dimensione magica!”
Tutto ciò che Tecna riesce a pronunciare, dopo che il re se n’è andato è “Ok!”
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Rientrare in casa, dopo tanto tempo, è una sensazione stupenda!
Ogni stanza è esattamente come la ricordava!
Lancia su una mensola l’olo-disco che proietta la dicitura del suo nuovo status in quanto ‘Demone del Progresso’ e, come se fosse una bambina, corre a tuffarsi sul letto; quando Timmy la raggiunge, il suo sguardo trasmette tutto fuorché infantile innocenza.
Tirando a sé il ragazzo, gli sussurra “Lascia che t’induca in tentazione…”
Inutile dire che lui accetta più che volentieri.
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“E dunque, tutto è andato per il meglio, mi pare di capire…” constata, soddisfatta, una demone.
“Direi proprio di sì e… oh! Ora scusami, ma è ora che mi svegli… a presto, Filatrice!” le risponde un’altra.
“A presto, piccola mia, e continua a rendermi fiera di te!” augura, silenziosamente, la zia alla nipote.

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