lionheart » the true pack.

di lostgirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Tessa & Nicole ***
Capitolo 2: *** 2. Il risveglio di Tessa ***
Capitolo 3: *** 3. Sensazioni ***
Capitolo 4: *** 4. Connessioni ***
Capitolo 5: *** 5. Paure ***



Capitolo 1
*** 1. Tessa & Nicole ***


Le parole di Deaton lo tormentavano. Dopo la morte di Jennifer, Scott era quasi tornato alla sua vita normale: andava a scuola la mattina, passava i suoi pomeriggi al lavoro e il tempo libero lo divideva tra i suoi amici e la famiglia, ma nonostante tutto non poteva mettere da parte il fatto di essere un licantropo, il fatto di essere diventato un vero alfa e ciò che Deaton gli aveva detto quel pomeriggio lo stava mettendo in una brutta posizione.
Sapeva benissimo che a causa di quello che avevano fatto lui, Stiles ed Allison per salvare i loro genitori, presto qualcosa di nuovo sarebbe successo e che avrebbero attirato a Beacon Hills altre creature strane ma in quel momento gli sembrava tutto normale: sua madre era a casa sana e salva; suo padre era tornato e anche se né lui, né sua madre l'avevano perdonato, lui era a casa e tutto era tornato esattamente come prima che lui andasse via; i suoi amici stavano bene e anche se gli dispiaceva che Derek fosse andato via da Beacon Hills, cercava di essere felice per lui e continuava a sperare che anche lui trovasse un po' di pace altrove.

Scott in quel momento era sereno. Cercava di essere positivo sempre su tutto, ma sapeva che Deaton aveva ragione. Non poteva affrontare le nuove minacce da solo. Non ora che Derek era andato via. Non poteva contare solo sulle forze di Isaac e non poteva chiedere tanto a Stiles, Allison e Lydia: loro erano il suo branco in un certo senso, ma erano pur sempre umani e più “deboli”.
Deaton gli aveva chiesto di crearsi un branco vero e proprio: ne aveva bisogno, aveva detto, e lui di Deaton si fidava ciecamente. Sapeva che aveva ragione, ma non voleva trasformare nessuno anche se un pensiero gli si stava velocemente infilando in testa. Balzò giù dal letto in un nanosecondo e si precipitò alla porta, per dirigersi verso la stanza degli ospiti che ormai era diventata di Isaac, bussò ed entrò senza aspettare la risposta dell’amico.
- Credo di aver trovato una soluzione. -
Isaac si voltò verso di lui ed annuì, sorridendogli. - Cosa farai? -
- Deaton ha ragione, ho 17 anni e ci saranno milioni di nuove minacce nella mia vita da affrontare ed io ho bisogno di più beta nel mio branco. -
- Quindi trasformerai qualcuno. -
Scott ci pensò ancora un attimo, come se la risposta che stava per dare all’amico fosse la sua decisione finale, come se non potesse cambiarla più. Infine annuì, perchè quel pensiero che gli si era infilato in testa gli piaceva. Scott non voleva mordere nessuno perchè non voleva condannare qualcuno a vivere quella vita: l’essere un licantropo aveva sì, i suoi vantaggi, ma portava pericoli costanti e ogni giorno erano in pericolo di vita, ma Scott aveva qualcuno in mente per il suo branco e più ci pensava e più l’idea gli piaceva.
Scott si assicurò che non ci fosse suo padre in giro e chiuse la porta, poi si avvicinò all’amico. - L’ospedale, Isaac. Mia madre ha a che fare con gente che sta male, gente che rischia di morire, tutti i giorni… Non so perchè non ci ho mai pensato ma io posso salvare qualcuno. -
- Erica e Boyd sono morti comunque. Hanno avuto la loro possibilità, ma sono morti… -
- Lo so. Ma Derek ha spiegato a cosa andavano incontro, quando li ha morsi, lo hai detto tu per primo. E loro  hanno detto di sì comunque... - Si fermò un attimo e Isaac capì che la decisione che aveva preso Scott era stata difficile per lui.
Quando Derek era andato via, Isaac era rimasto solo di nuovo. Non aveva intenzione di seguirlo e si era ritrovato senza alfa, quindi aveva chiesto subito a Scott di poter far parte del suo branco: il ragazzo gli era quasi scoppiato a ridere in faccia, ma alla fine gli aveva risposto che anche se era stato Derek a morderlo lui era parte del suo branco dal momento in cui aveva deciso di fidarsi di lui, la sera della partita in cui Gerard li aveva minacciati.
- Se trasformerò qualcuno, io darò la vita per loro. Il mio unico obiettivo sarà quello di proteggerli fino alla fine dei miei giorni, dovessi morire io. -
Isaac sapeva di essere incluso in quel discorso quindi si limitò ad abbassare la testa, a sorridere e ad annuire. Poi si alzò e prese la sua giacca di pelle, se la infilò e guardò l’amico. - Hai già quacuno in mente? -
Scott pensò ad una delle cene con sua madre di qualche mese prima e poco dopo annuì di nuovo. Senza aggiungere altro si voltò ed uscì dalla stanza, seguito da Isaac.

“Salvare chi non ha alternative”.
 

Tessa
 

Le pareti bianche, le lenzuola dello stesso colore, l’odore di diversi prodotti chimici, i suoi genitori che la guardavano con le lacrime agli occhi e che piangevano la sua morte quando lei era ancora in vita, lo sguardo addolorato dei medici, il suo riflesso pallido allo specchio, le guance scavate, la forza che la abbandonava sempre di più e le fitte di dolore che le tormentavano il corpo e le impedivano persino di muoversi, a volte: due anni prima, Tessa non aveva neanche voluto sapere che tipo di malattia le avevano diagnosticato. Si era solo limitata ad acconsentire a tutte le cure possibili, a starsene tranquilla nella sua stanza d’ospedale durante i cicli di chemioterapia e a sperare che un giorno tutto sarebbe finito e lei sarebbe potuta tornare ad una vita normale. E invece ora, a diciassette anni, Tessa continuava a guardarsi allo specchio, quasi spaventata dall’immagine che aveva davanti, consapevole che tutto stava per finire davvero. Nel peggiore dei modi, però.
- Continua a non rispondere a nessun tipo di cura. Abbiamo provato tutto ciò che era a nostra disposizione, ma il suo corpo continua a peggiorare. Mi dispiace tanto, ma non c’è altro… - Persino la voce del dottore era rotta dal pianto quando era entrato nella sua stanza per dare l’annuncio. Gli occhi dell’infermiera vicino a lui erano pieni di lacrime, mentre cercava di consolare sua madre e mentre suo padre stringeva le mani di Tessa seduta sul bordo del letto.
Due anni e lei non aveva mai voluto sapere, e continuava a non volerlo sentire, il nome della malattia che le stava facendo tutto quello. Non voleva sapere cosa la stava distruggendo giorno per giorno.

Quel giorno Tessa aveva insistito per far tornare a casa i suoi genitori, convinta a voler rimanere sola per un po’, ma non appena fu realmente sola il panico l’assalì violentemente. 
Per la prima volta da quando le avevano detto che non aveva più scampo, tutto le sembrò reale: uscì dalla sua stanza e rimase a guardare da lontano la sala d’aspetto dell’ospedale terrorizzata. Ciò che aveva davanti le faceva male più di qualsiasi altra cosa: le faceva male vedere il ragazzo che abbracciava la sua ragazza nella sala d’aspetto, sapendo che lei non avrebbe mai vissuto momenti così;  le faceva male vedere una bambina che aspettava seduta sulle gambe della madre, perchè sapeva che lei non avrebbe mai potuto essere al posto di quella donna e non avrebbe mai potuto stringere sua figlia. Sapere che le mancava poco tempo e che non avrebbe potuto fare molte cose era all’improvviso la cosa più terrificante, perchè Tessa aveva una voglia infinita di vivere, di fare cose stupide, di uscire con un ragazzo, soffrire per amore, divertirsi con gli amici e avere un lavoro e una famiglia, un giorno.
Tessa si era accasciata a terra, contro la parete esterna della sua stanza, con le gambe tremanti e gli occhi pieni di lacrime pungenti. Si era rannicchiata a terra a piangere disperatamente, senza la forza e la voglia di rialzarsi, e rimase lì finchè qualcuno si abbassò vicino a lei e senza dire nulla la prese in braccio con la forza e la portò di nuovo nella sua stanza.

 

Nicole

 

Nicole era in super ritardo. Aveva appuntamento con compagni di scuola per delle ricerche in meno di mezz’ora e non era ancora pronta ad uscire di casa: già odiava le persone con cui il professore l’aveva messa in gruppo, quindi non le andava proprio di arrivare in ritardo per dar loro un motivo per sparlare di lei. Cercò di vestirsi e di preparare la sua borsa con tutto l’occorrente più in fretta che poteva, ma non ce l’avrebbe mai fatta ad arrivare in tempo a piedi, quindi mentre si vestiva, chiamò urlando sua madre.
Quando sua madre fu sulla sua porta, Nicole non la guardò nemmeno. - Posso prendere la tua auto per uscire? Sono in ritardissimo! -
Sua madre ci pensò su, mettendosi a braccia conserte, poi sospirò ed annuì. - Si, ma stai attenta per strada. Le chiavi sono all’ingresso. - disse prima di sparire nel corridoio. Nicole la ringraziò da lontano e la sentì sbuffare di nuovo e sorrise tra sè e sè.
Appena fu pronta, uscì di casa di corsa e salì in macchina velocemente, maledicendo sè stessa per il ritardo e maledicendo il brutto temporale che aveva deciso di arrivare proprio in quel momento. Si mise in strada, nonostante la pioggia che veniva giù aumentava sempre di più e la visibilità era pessima: cercò di guidare con molta calma, dato che aveva la patente da poco e la strada in quelle condizioni la spaventava un po’, ma non servì a nulla. La pioggia era troppo forte e dopo aver guidato per qualche chilometro, Nicole non riuscì a vedere più la strada: frenò ma la ruote dell’auto scivolarono sull’acqua e perse il controllo dell’auto finendo sulla corsia opposta e in pochissimo tempo un’auto che veniva dal senso contrario la centrò in pieno.
Qualche ora dopo Nicole si svegliò e si guardò intorno: era al centro di una sala d’aspetto di un ospedale ma non le sembrava di essere davvero lì e nessuno sembrava vederla davvero. Si infilò nella prima stanza che incontrò e guardò il letto al centro della stanza. Si avvicinò e solo allora si rese conto che non si era davvero svegliata e che sotto all’enorme maschera che le copriva il viso, c’era il suo corpo che giaceva sul letto quasi senza vita.



NOTA AUTORE: Non so da dove esce questa cosa, ma ho scritto il primo capitolo di getto e l'ho pubblicato. Ho altre storie ancora non finite, ma quando l'ispirazione chiama, non rispondere è scortese XD
Quindi eccomi qui! Fatemi sapere cosa ne pensate (:

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Capitolo 2
*** 2. Il risveglio di Tessa ***


- Fermati, lasciami. Fermatevi... - Tessa si sentì afferrare e sollevare da due braccia troppo forti per lei e si lamentò, ma fu completamente inutile.
- Sssh, tranquilla, sta ferma... Ti sto solo portando nella tua stanza. -
Quando quelle braccia la posarono sul letto, qualcun'altro si avvicinò a lei e si sedette sul bordo del suo letto, mentre Tessa teneva gli occhi chiusi e aspettava che le fitte di dolore passassero.
Quando aprì gli occhi riuscì finalmente a vedere bene i due ragazzi: erano entrambi volti familiari, ma non riusciva a ricordare chi fossero. - Che volete? -
Il ragazzo moro seduto vicino a lei guardò l'amico che l'aveva portata dentro e poi tornò a guardare lei... - Vogliamo aiutarti... Io sono Scott -
Stava per aggiungere altro ma Tessa finì per lui. -... McCall. Scott McCall. Sei il figlio di Melissa. - disse velocemente. Le era tornato in mente in quell’esatto momento Melissa che si fermava da lei per tenerle compagnie e non faceva altro che parlare di suo figlio.
Lui annuì e le sorrise dolcemente. - Mia madre ti ha parlato di me? Lui invece è Isaac, è un amico. -
La ragazza annuì e si tirò su a sedere con le spalle contro la testata del letto. - Grazie per avermi aiutato a tornare a letto, Scott e Isaac...  Non vorrei essere scortese ma se non vi dispiace preferirei rimanere sola adesso... - Non sapeva neanche perchè avesse detto di voler rimanere da sola, dato che non era vero, e dovette ammettere a se stessa che fu quasi felice di vedere entrambi i ragazzi mettersi a braccia conserte ed assumere un’espressione che parlava da sola.
- No, credo che prima di andare via dovrai ascoltarci per un momento. Ho qualcosa da dirti… Da proporti, anzi. - Fu Scott a parlarle e lei lo fissò per un attimo negli occhi senza dire nulla, confusa. Perchè quei due sconosciuti sembravano così interessati a parlare con lei?
- Beh qualsiasi cosa tu abbia da propormi, come puoi vedere da solo, non credo sarò in grado di accettare. Mi sfinisce anche stare qui a parlare, perciò... - Abbassò lo sguardo e le sue mani iniziarono a tremare. Isaac si allontanò un po’ dal letto per chiudere la porta ed abbassare le tapparelle delle vetrate che davano sul corridoio, ma Scott le rimase affianco e quando si accorse del suo tentativo di smettere di tremare, le prese una mano tra le sue. -
Tessa sussultò al suo tocco, ma si tranquilizzò subito e guardò il ragazzo ancora più confusa di prima: era come se tutto il dolore che le pervadeva il corpo iniziasse ad attenuarsi un po' e diminuisse con il passare del tempo... - Io posso aiutarti Tessa. -
Lei in risposta ritrasse velocemente la mano e scosse la testa. - No. Non puoi. Sentite, io non vi conosco e non so cosa volete da me, ma sappiate che voi non potete fare nulla per me, quindi andate via. -
- Ascoltaci almeno, prima di mandarci via. - Fu il biondo a parlare questa volta e Tessa lo guardò alzando le sopracciglia.
- No. Scusami Scott, ma con quel “posso aiutarti” sei partito molto male. - Provò ad alzarsi ma Isaac che era di nuovo vicino a lei la prese per le spalle e la costrinse a stare ferma. - Non potete, nessuno può. Quindi se non volete che chiami un dottore o la sicurezza, dovete sparire subito. -
- E se ti dicessi che io invece posso farlo sul serio? Che posso guarirti quando nessuna cura funziona su di te? -
Tessa sentiva il suo cuore rallentare. Quel ragazzo la uccideva così: erano le parole che sperava di sentire da mesi e mesi, ma sapeva perfettamente che non era possibile. - Ti direi che sei un pazzo e che mi dispiace parecchio che Melissa debba portare al più presto suo figlio in un manicomio. Mi piace tua madre. -
Scott si passò una mano sul viso e sospirò: parlarle di tutta quella storia e “offrirle” il morso era più difficile di quanto avesse immaginato e non aveva quasi idea di come andare avanti con il discorso.
Ci stava ancora pensando quando Isaac si sedette sull’altro bordo del letto di Tessa, respirò a fondo e poi parlò tutto d’un fiato. - Ragazzina, noi siamo licantropi e il nostro caro Scott qui ti sta offrendo il morso. Se accetterai di diventare una di noi, il morso ti guarirà e tu vivrai. -
Tessa ora aveva gli occhi  lucidi, ma in risposta si avvicinò con il viso a lui e scosse la testa. - Tu sei ancora più matto di lui. Oppure non siete reali ma siete solo una mia allucinazione. -
Scott aveva dato un pugno sul braccio dell’amico perchè non voleva essere così diretto. - Non siamo pazzi e non siamo un allucinazione, te lo prometto. E posso mostrarti che quello che Isaac ha appena detto è vero. Quando ti ho toccata poco fa, ti sei sentita meglio, non è vero? Ho assorbito un po’ del tuo dolore e se tu mi dirai di sì, se vorrai essere una di noi, ti prometto che vivrai la tua vita e morirai tra tanti, tanti anni… quando sarai vecchia e avrai vissuto una vita intera. -
- I licantropi non esistono. -
Isaac alzò una mano e si osservò le dita: Tessa seguì il suo sguardo e vide le sue unghia trasformarsi completamente. Quando alzò lo sguardo anche il suo viso era cambiato. La cosa che più la sorprendeva era la totale assenza di paura. Al contrario, una piccola speranza stava nascendo di nuovo in lei. Si sarebbe aggrappata a qualsiasi cosa, pur di vivere, anche ad una cosa del genere. E se anche quella si fosse rivelata un’allucinazione, si sarebbe svegliata e non sarebbe cambiato nulla… ma se invece tutto quello era reale? Poteva davvero avere una possibilità di vivere? In quel momento le venne in mente una canzone che aveva sul suo ipod.

 

“Is there something I’m not seeing, something you’re not telling me, cause I’ve been hearing different stories, I don’t know what to believe. Is there a reason I’m not healing or am I learning from this pain? I’ve had a little trouble kneeling, I don’t know what to believe. But I’m ready to question that life is a blessing, so give me a sign I’m a follow it blind.”

 
- Tessa. - Scott le diede un po' di tempo ma dopo un po' la richiamò.
Prima di rispondere a Scott, la ragazza si pose mille domande ma l'unica cosa che riuscì a pensare fu che non le interessava niente. Licantropi. Le veniva quasi da ridere all'idea. - Fai qualsiasi cosa. Guariscimi. - disse infine, distogliendo lo sguardo.
- Prima di farlo ho bisogno di dirti tutto... Tutto quello che vuol dire essere parte del mio branco, tutti i rischi che corri. Tutto. -
In risposta Tessa questa volta si limitò ad annuire e ad ascoltarlo mentre lui gli raccontava ogni cosa dal principio, partendo da Peter Hale al Kanima, fino ad arrivare al Darach, senza tralasciare nulla. Le parlò di Derek, degli Argent, di  Erica e Boyd e Tessa ascoltò tutto quasi senza fiatare.
Aveva già deciso fin dall'inizio e la sua decisione non era cambiata a fine storia. - Mi piace tua madre, Scott McCall. È l'unica "amica" che ho qui dentro... E penso che potresti piacermi anche tu. - Cercò di alzarsi dal letto, ma Isaac e Scott che erano seduti sui due lati del letto, glielo impedivano. - Fallo. -
- Potresti non sopravvivere al morso Tracy... -
Tessa guardò Isaac sconvolta. La sua presenza iniziava ad irritarla. - Il mio nome è Tessa e se non l'avessi notato, io sto già morendo. Se non ti dispiace.. - gli fece cenno di spostarsi perchè voleva alzarsi dal letto e lui si alzò sbuffando, mentre Tessa tornava a guardare Scott - Lui devi tenerlo per forza? -
- Posso sentirti, sono ancora qui dietro! -
- Buono a sapersi. - Tessa scese troppo in fretta dal letto e muoversi velocemente non fu una buona idea. Si sentì all'improvviso ancora più debole e le sue gambe cedettero. Dovette appoggiarsi al letto per non cadere ma sentì che Isaac le si avvicinò per aiutarla e sorreggerla.
Quando si riprese lasciò il braccio del ragazzo e prima che potesse dire qualcosa Scott fu davanti a loro e guardò l'amico mentre Tessa si sedeva sul bordo del letto.
- Credo sia meglio se ci lasci da soli per un po'. Mi occupo io di lei! -
Isaac si morse il labbro superiore ed annuì, per poi uscire dalla stanza senza aggiungere altro.
 

Isaac stava camminando su e giù nella sala d'aspetto dell'ospedale quando Scott lo raggiunse.
- Tutto bene là dentro? -
Scott non sapeva ancora bene come sentirsi. Aveva odiato Peter per averlo morso e per quello a cui lo aveva "condannato" e per quello si era promesso che lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere a qualcun'altro e anche se ora la situazione era comletamente diversa si sentiva comunque strano.
- Non lo so. -
- Che vuol dire che non lo sai? È viva? -
- Si... è viva, ma le serve tempo per guarire da una malattia del genere. Dobbiamo portarla via da qui... -
Isaac annuì. - Ci penso io, non preoccuparti... C'è una cosa che dovresti sapere intanto... C'è un'altra ragazza che potresti aiutare. È stata portata qui oggi dopo un incidente... è in coma ma è ancora viva solo grazie ad una macchina. -
- Non posso trasformare tutto l'ospedale Isaac! Mi dispiace ma per ora mi fermo a Tessa. -
- Ti sto solo informando Scott. Una delle prime cose che Derek mi ha detto quando mi ha morso era che gli servivano tre beta per formare un vero branco. Ma è una tua decisione! -
- Ci penserò. Prima voglio parlare con gli altri! Tieni d'occhio Tessa, io torno appena posso. -

 

Tessa spalancò gli occhi e fu subito investita da un raggio di luce insopportabile. Si alzò con la schiena e si mise a sedere al centro del letto portandosi un braccio davanti agli occhi per ripararsi dalla luce. Si guardò intorno confusa: non conosceva quel posto e non aveva nemmeno idea di chi erano i vestiti che aveva addosso, ma chiaramente erano di un uomo. Avevano un buon odore.

Si sentiva completamente diversa e per lei quello era un buon segno: scese di corsa dal letto e si avvicinò alla finestra per osservare il suo riflesso. I suoi occhi erano gialli, proprio come quelli di Isaac. Voleva dire che era guarita?
Chiuse gli occhi e quando li riaprì l'azzurro originale era tornato.
- Sei sveglia finalmente! -
Tessa si voltò verso la persona a cui apparteneva la voce e sorrise appena. Anche se le era sembrato irritante la prima volta, ora era felice di vederlo. - Esisti davvero quindi... Dov'è Scott? Che ci faccio qui? Che posto è questo? E tu... tu che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola o qualcosa del genere? -
- Calma, calma con le domande! Scott si sta occupando di qualcun'altro. Sei a casa di un amico, ti ho portato io qui perchè credevamo fosse meglio non lasciarti in ospedale ed oggi è domenica quindi no, niente scuola. -
- Mi hai portato tu qui. Mi hai rapito? Da quanto sono qui? -
Isaac guardò l'orologio - Da 32 ore. Il tuo corpo ha impiegato un po' più del necessario ad accettare il morso ma ora... -
- Sto bene. - Tessa si rese conto di sentirsi davvero bene come non si sentiva da secoli. Si sentiva forte e libera da ogni macigno che si portava dentro da tempo. Stava per piangere ma si impose di non farlo. - I miei genitori. Staranno dando di matto perchè sono sparita. -
- Non preoccuparti... Melissa e lo sceriffo stanno risolvendo tutto. -
Tessa annuì. - Ho passato anni a provare tutte le cure possibili ma non funzionavano su di me... E ora questo mi ha guarita? Perchè sono guarita, vero? Voglio dire... non ricordavo nemmeno la sensazione, ma sto bene ora. -
- Non sono un medico e probabilmente ti conviene fare delle analisi, ma si... sei guarita. Almeno ora hai un buon odore. -
- Ancora non credo che sia possibile una cosa del genere... Aspetta. Che cavolo vuol dire "almeno ora hai un buon odore"? - disse infine Tessa aggrottando la fronte.
- I tumori hanno un odore particolare, non esattamente buono. Il tuo era molto forte ma io sono stato qui tutto il tempo e più passavano le ore e più quell'odore si affievoliva e ora è sparito quindi suppongo che tu stia bene. -
Tessa sorrise e trattenne la maglietta che le cadeva sulle spalle, dato che era troppo larga per lei e stava quasi rischiando di rimanere senza vestiti. - Questi sono del proprietario della casa? Mi piacerebbe riavere i miei di vestiti! -
- No, quelli sono i miei. Ho chiesto ad un amica di portarti dei vestiti per poter uscire, arriverà a momenti. -
Tessa pensò che dopotutto Isaac non era così irritante come aveva pensato. - Perchè sei rimasto qui tutto il tempo? -
- Fai tante domande per essere una che si è svegliata 5 minuti fa! Perchè il tuo è un caso particolare, comunque. -
- Oh beh... mi dispiace torturarti con un paio di domande ma sei l'unico ad essere qui e dato che non mi va di uscire con i tuoi vestiti addosso e non ho altro dovrai rispondermi tu. Che intendi con caso particolare? -
- Scott mi ha chiesto di stare con te e controllare che tutto andasse bene... Io e Scott non abbiamo dormito durante il nostro processo di trasformazione, eravamo svegli e Scott si stava preoccupando perchè tu invece hai dormito tutto il tempo e non ti svegliavi. -
- Umh... grazie per essere stato qui allora... -

Tessa iniziava ad essere quasi in imbarazzo sapendo che indossava i suoi vestiti e che lui era rimasto lì tutto il tempo...  Tornò a sedersi sul bordo del letto e guardò verso la finestra quando un paio di voci le riempirono la testa. Si portò le mani sulle tempie e chiuse gli occhi: sentire voci e non capire da dove arrivavano era assurdo.
- Sentire qualcuno da lontano rientra nelle vostre… nostre abilità, vero? Altrimenti credo di essere pazza. -

Isaac ridacchiò per la prima volta e scosse la testa. - Si e riuscirai a controllarlo presto! Non è difficile. - Il ragazzo si alzò e si diresse vero la “porta” scorrevole del posto e l’aprì, ritrovandosi subito davanti una ragazza dai capelli rossi con varie buste in mano e un ragazzo minuto intento a bussare.
- Ci hai sentiti arrivare? Stavo per bussarti in faccia. - fu il ragazzo a parlare e Isaac lo guardò mentre si metteva a braccia conserte.
- Io non ero in ascolto in realtà, ma la ragazzina laggiù non controlla ancora il suo super udito e vi ha sentiti parlare. -
I due entrarono e fu il ragazzo ad avvicinarsi a Tessa per primo. - Tu devi essere la ragazza di cui tutti parlano, io sono Stiles… -
- Stilinski. Sei il miglior amico di Scott. Lo so. Melissa mi ha parlato di suo figlio così tanto che probabilmente so anche quando ha fatto i suoi primi passi e cose del genere e ovviamente c’eri anche tu, dato che a quanto pare state sempre insieme. -
- Io sono Lydia invece, è un piacere avere altre donne in questo… branco! - Tessa le sorrise e abbassò lo sguardo. Dal racconto di Scott prima di offrirle il morso, aveva capito che lui considerava questa Lydia parte del suo branco, anche se non era un licantropo come lui.
- Tessa! - disse infine allungando una mano per stringerla sia a Stiles che a Lydia.
- Ti ho portato qualcosa da mangiare e da metterti addosso! Credo che i miei vestiti ti stiano meglio di quelli di Isaac! -
Tessa prese la busta che Lydia le stava porgendo e le sorrise di nuovo. - Grazie, grazie infinite! Giuro di farteli riavere non appena metto piede in casa mia e non appena passerà il mio momento da miracolata! -
La ragazza sentì Isaac trattenere una risata ma rimase a guardare Lydia e Stiles. - Immagino che Scott vi abbia già informato sul perchè ha trasformato me… -
- Si, sappiamo tutto! -

- Bene… quindi avete una qualsiasi idea su come tornare a casa ora? Cosa faccio? Busso alla porta di casa mia e quando mia madre verrà ad aprirmi le dico “Ciao mamma! Lo so che sono sparita nel nulla per più di 30 ore perchè qualcuno mi ha rapito” - disse alzando la voce sulla parola “qualcuno” per farsi sentire da Isaac - “ma ora sono tornata e guarda... sono guarita! Chiama Vivi per miracolo, stiamo per diventare ricchi e famosi!” -
Mentre l’ascoltava Lydia si era seduta sul tavolo e ora la guardava ridendo appena mentre dondolava le gambe - Tu mi piaci, ragazza. Comunque, i cittadini di Beacon Hills dovrebbero essere grati a te e a Scott! Due “miracoli” nel giro di pochi giorni è una cosa buona per l’ospedale e per la città. -
Tessa si era alzata dal letto e si era seduta su una sedia vicino alla ragazza: Lydia le passò la busta con del cibo e Tessa si accorse in quel momento di avere una fame tremenda, perciò aprì la busta e iniziò a mangiare patatine fritte, anche se non era ancora l’alba.
- Due? Perchè due? -
- Perchè mentre tu dormivi e guarivi, i tuoi nuovi amici hanno convinto Scott a mordere qualcun’altro che non aveva speranze. -
Isaac si era avvicinato e aveva guardato dentro la busta del cibo che Stiles e Lydia avevano portato. - Quanto cibo avete preso? Quanto credete che possa mangiare una ragazza delle sue dimensioni? -  disse prima di prendere delle patatine.
Prima che qualcuno potesse rispondere ad Isaac, Tessa lo guardò e gli tolse la busta dalle mani. - Perchè Scott ha trasformato due persone e tu hai rapito solo me?? -
Isaac si riprese la busta e rispose con calms - Perchè l’altra persona era in coma. E svegliarsi dal coma è meno strano del guarire miracolosamente dal cancro. E la ferita di Nicole è guarita subito, i medici non se ne sono neanche accorti, dato che è stata Melissa a controllarla. La tua era più difficile da nascondere dato che ha impiegato più tempo per guarire! E non ti ho rapito. -
- Mi hai portato qui contro il mio volere, io lo chiamo rapimento. -

- Puoi andare via quando vuoi, io non ti trattengo. -
- Smettetela voi due! Senti Tessa, facciamo così: quando vuoi tu, quando sarai pronta, ti accompagno io a casa tua. Potresti raccontare che non ricordi perchè sei scappata dall’ospedale e che ti sei svegliata solo quando noi ti abbiamo trovata nei boschi. Che ne dici? -
Tessa guardò Lydia ed annuì. - Dico che non posso fare altrimenti. E in questo modo mi crederebbero subito, dato che è già successo prima. Avere vuoi di memoria dico… Fare qualcosa e non avere la più pallida idea di come sia arrivata in un posto... - 
Tessa mangiò ancora un po’ e quando fu sazia, si alzò per prendere la busta dei vestiti di Lydia. - C’è un posto in cui posso cambiarmi, qui? -
- Dovrai accontentarti di cambiarti dietro quel muro - disse Isaac indicandogli un punto con il dito.
Chi diavolo ci viveva in quel posto? Chi era il cretino che aveva il letto nel bel mezzo del locale principale e non aveva neanche qualcosa che assomigliasse ad una cucina?
- Avrai tempo per capire tutto, promesso. - la voce era quella di Scott: non l’aveva sentito arrivare, forse perchè troppo concentrata su ciò che dicevano Lydia, Stiles e Isaac, ma appena era entrato si era recato davanti a lei e aveva notato il suo sguardo ancora leggermente confuso.  Era seguito da una ragazza che non conosceva: non le fu difficile capire chi era, però.
- Mi abituo facilmente, non preoccuparti. Ciao Scott. - Tessa gli sorrise e lo guardò riconoscente. Doveva letteralmente la sua vita a quel ragazzo: l’aveva salvata davvero alla fine. Era riuscito davvero a guarirla e lei gli sarebbe stata riconoscente a vita.
- Hai già fatto la conoscenza di tutti vedo… Lei è Allison. -
Tessa spostò la busta sull'altro braccio, sorrise ad Allison e le strinse la mano - Tessa Donovan! È un piacere conoscere qualcuno fuori da quell’ospedale finalmente! - "Ed è un piacere essere viva e sana!"
-  È un piacere anche per me! Sono contenta che tu abbia la possibilità di farlo... -
Tessa la ringraziò e le indicò la busta per indicarle che sarebbe andata a cambiarsi. Si diresse verso il muro che le aveva indicato Isaac e cercò con lo sguardo una porta: la trovò poco dopo e ci si infilò dentro ritrovandosi in un vecchio bagno mal ridotto. Si guardò meglio allo specchio per la prima volta e si accorse di essere diversa: era magrissima come sempre ma ora a differenza di qualche giorno prima aveva ripreso colorito. I suoi occhi sembravano più luminosi e persino i suoi capelli sembravano avere più vita.
Vuotò il contenuto della busta nel vecchio lavabo e scelse un paio di shorts neri ed un top rosso, se li infilò velocemente e tornò dagli altri poco dopo.
Si avvicinò ad Isaac e gli passò i suoi vestiti. - Non ti chiederò come ci sono finiti questi addosso a me in principio, dato che dormivo, ma grazie comunque… - 
Il ragazzo rispose solo con un cenno della testa e un mezzo sorriso e la guardò per un attimo mentre lei si voltava per appoggiarsi con la schiena contro il muro e guardare da lontano il gruppetto di Scott, Allison, Stiles e Lydia.
- Posso chiedere che fine ha fatto l’altra ragazza? -
- è ancora in ospedale. Ho appena sentito mia madre e dice che l’hanno già visitata. Non si spiegano come sia uscita dal coma e perchè non abbia nessun danno, ma è così… credo ci raggiungerà appena sarà fuori di lì e avrà un po’ di pace. -
- Va bene… Credo sia giunto il momento di tornare in ospedale anche per me. Chi mi accompagna? Come diceva Lydia, qualcuno di voi deve dire di avermi trovato da qualche parte… -
- Io. Ti accompagno io in ospedale. Dammi solo un momento! - Scott l’aveva guardata e le aveva strizzato un occhio, poi era tornato a parlare con gli altri tre. Poco dopo Scott salutò con un bacio sulla guancia Allison e si diresse verso Tessa.
- Sei sicura di essere pronta? -
La ragazza annuì e salutando gli altri con un cenno della mano, seguì Scott in strada. Gli porse un casco senza dire nulla e lei lo prese: mentre se lo infilava e lo allacciava sotto il mento, chiamò il ragazzo, intendo ad accendere la sua moto. - Scott. -
- Che c’è? -

- Io… io non so davvero cosa mi aspetta ora, ma qualsiasi cosa sia, grazie. Credo di essere pronta anche a combattere il mostro delle nevi, se significa avere la possibilità di.. di vivere. E lo devo solo a te. -
- Il mio mentore mi ha chiesto di crearmi un branco, forse devi questa possibilità a lui. Ma sono felice di aver aiutato te. Mia madre non parla mai dei pazienti dell’ospedale perchè non può, ma ha accennato il tuo nome a volte e l’ho vista molto giù, mentre parlava di te. -
Tessa accennò un sorriso. - La mia vita è così da tempo ormai. Salta fuori il mio nome e vedo solo gente piangere. -
- Non devi più preoccuparti, ora, no? Adesso piangeranno di felicità! Salta su, forza. E stringiti! - Tessa annuì e salì sulla moto senza dire altro. Scott l’accompagnò con la moto poco lontano dall’ospedale e poi l’accompagnò da Melissa.
Scott rimase un po’ in disparte mentre Melissa la portava nella sua stanza e mentre chiamava i suoi genitori per avvertirli che qualcuno aveva trovato Tessa e l’aveva riaccompagnata lì, ma la seguì in ogni stanza.
- I tuoi genitori stanno arrivando, Tessa. Sai già cosa fare e dire a loro e allo sceriffo? Probabilmente passerà a farti alcune domande… -
Tessa sospirò e annuì. Era estremamente contenta che lei sapesse tutto di suo figlio, che sapesse cosa aveva fatto per lei e che ora li stava aiutando. - Si, so già cosa dire… -
- Mamma grazie mille per l’aiuto, ma c’è qualcos’altro che dovresti fare per me. -
Melissa si voltò a guardare il figlio e si portò le mani sui fianchi - Qualcosa come modificare i risultati delle su si portò le mani sui fianchi. - Qualcosa come modificare le sue analisi e far sì che sembrino delle normalissime analisi da umano? Ci ho già pensato, posso farlo. -
Scott le si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia. - Sei la migliore. -
- Lo so! - Melissa uscì dalla stanza sorridendo ad entrambi e quando Scott rimase solo con Tessa, la vide camminare nervosamente su e giù per la stanza.
Era successo tutto troppo in fretta per lei e ancora non aveva avuto davvero tempo di pensare ai suoi e a cosa sarebbe successo adesso. - Andrà tutto bene Tessa, non essere nervosa. Quanto credi che impiegheranno i tuoi ad arrivare qui? -
- Non meno di 20 minuti credo… -

- Bene. Perchè prima che arrivino qui, c’è qualcuno che dovresti conoscere. -

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Capitolo 3
*** 3. Sensazioni ***


Gialli. I suoi occhi erano gialli. Quando Nicole si era svegliata dal coma, aveva trovato Scott McCall nella sua stanza che camminava nervosamente da una parte all'altra della stanza: lo conosceva solo di vista e se non si sbagliava lui aveva un anno più di lei, ma l'aveva incrociato tante volte lungo i corridoi della scuola insieme ai suoi amici. Le aveva spiegato con calma chi era davvero e quello che aveva fatto, ma lei lo aveva cacciato in malo modo dalla sua stanza e aveva chiamato i medici, che nel giro di pochi minuti furono da lei.  
Dopo diversi esami e visite di amici e familiari, era rimasta sola e ebbe finalmente tempo per riflettere.
"Credavamo che non ti saresti svegliata mai più... Ci avevano detto che eri... morta, Niki..."
Morta. Eppure era lì. E poteva giurare di aver visto i suoi occhi assumere una sfumatura di giallo per un momento.
Quello che Scott McCall gli aveva raccontato era assurdo, ma era l'unica spiegazione che le venisse in mente e lei aveva quella sensazione strana addosso, che le suggeriva di credergli. E dio, si sentiva dannatamente diversa.
Era passato poco più di un giorno dal suo risveglio, ma i medici stavano comunque pensando di rimandarla a casa al più presto dato che non presentava nessun tipo di danni e dato che lei non aveva intenzione di restare in quel posto un minuto di più, quella mattina approfittò della pace delle 6 di mattina per saltare giù dal letto e raccogliere le sue cose. Si tolse il camice dell'ospedale e si infilò i suoi vestiti.
- Nicole! -
La ragazza si voltò verso la porta e vide Scott accompagnato da una ragazzina bionda dai grandi occhi azzurri che non conosceva. - Niki. - disse solamente per poi voltarsi e riprendere a mettere a posto tutta la sua roba nella sua borsa. - Hai portato i rinforzi oggi? Hai paura che non ti creda di nuovo? -
- Veramente volevo solo che conoscessi un'altra parte del tuo branco, dato che ora mi credi… o mi sbaglio? -
Niki si voltò definitivamente verso di lui ed esitò un momento prima di parlare. - Ho solo una domanda. Se tu non mi avessi fatto quello che hai fatto, sarei morta sul serio? -
- Non ti saresti più svegliata... -
Niki sospirò e rimase per un po’ a guardare i due poi si alzò dondolando le braccia. - Bene. Auguri ad entrambi allora, dovrete sopportarmi per parecchio. -
- Ti fanno già uscire? Sei qui da quanto? - Tessa la guardò confusa e sperò che mandassero anche lei a casa al più presto.
- Due giorni fa ho fatto un incidente in macchina. Sono finita qui e poche ore dopo ero in coma, a quanto pare in vita grazie alle macchine. Ieri mattina mi sono svegliata e dopo vari esami i medici hanno detto che sono inspiegabilmente sana come un pesce. Perciò mi dimetteranno a breve, spero di poter andare via oggi stesso. -
- Io sono Tessa comunque... -
-  L'altro 33% del branco, immaginavo... -
- Il 25% in realtà. -
- Chi altro c'è? -
- Un ragazzo estremamente bello ed intelligente. - Isaac entrò nella stanza di Niki e rispose alla sua domanda, appoggiandosi al muro tra Tessa e Scott.
Tessa si coprì il viso con una mano per non ridere, mentre Niki si mise a braccia conserte. - Isaac Lahey. -
- Vi conoscete già? - Scott guardò l'amico e lui gli rispose abbassando leggermente la voce, anche se sapeva benissimo che le ragazze potevano ancora sentirlo perfettamente. - Sua sorella usciva con mio fratello quando noi eravamo bambini e prima che lui partisse per far parte dell'esercito. -
Tessa osservò Isaac mentre parlava e notò un po' di malinconia nei suoi occhi: anche se lo trovava irritante a volte le venne un incredibile voglia di sapere di più su di lui e di conoscere il motivo degli occhi tristi.
- E poi dopo quello che è successo non ci siamo più visti se non in giro per Beacon Hills. -
Tessa non capiva e guardando Scott capì che era l'unica a non sapere di cosa stessero parlando, ma non osò chiedere nulla. Prima che potessero dire altro Melissa entrò nella stanza per avvisare Tessa che i suoi genitori erano lì: la ragazza lanciò un ultima occhiata a tutti e poi uscì, senza dire nulla per andare dai suoi.

Tessa si lasciò andare tra le braccia della madre, nervosamente. Non sapeva di preciso il perchè ma voleva Scott, o Isaac magari, lì con lei in quel momento: le avrebbe fatto comodo un supporto morale in quel momento. Come le era venuto in mente di tornare lì così presto? Come avrebbero spiegato tutto quello?
- Amore mio, non fare mai più una cosa del genere. Sono quasi morta di paura quando non ti ho visto qui e nessuno sapeva dov’eri. Cos’è successo? -
Alzò appena la testa e guardò la madre negli occhi. Non ce l’avrebbe mai fatta a mentirle spudoratamente.
- Io… io non lo so. Credo di essere uscita per respirare un po’ d’aria fresca e… non lo so, magari mi sono allontanata. -
- Come sei tornata fino a qua? Chi ti ha dato quei vestiti? -
Tessa riaffondò la testa sulla spalla di sua madre, evitando di rispondere per un po’. - L’ho trovata io, signora Donovan. Aveva addosso solo il camice dell’ospedale, prima di riportarla qui ho chiesto qualche vestito ad un’amica.  -
La madre di Tessa si staccò un po’ dalla figlia, per guardare il ragazzo sulla porta e Tessa seguì il suo sguardo anche se sapeva già chi c’era. Si aspettava Scott, dato che avevano già pensato di dire che l’aveva trovata e portata lì lui, ma quando vide Isaac pensò solo che Scott avesse mandato l’amico, perchè lui era impegnato con Niki.
- Grazie, grazie infinite per averla riportata qui. Come posso sdebitarmi? -
Isaac guardò Tessa negli occhi per un po’ e quasi si dimenticò di rispondere immediatamente, poi si riprese e spostò lo sguardo sulla madre. - Non mi deve niente, io non ho fatto nulla di speciale. -
La donna annuì e si sporse verso di lui per stringergli la mano. - Grazie di nuovo, allora. -
- Mamma. - quando Tessa la chiamò, lei si voltò di nuovo verso di lei e sorrise appena. Anche se conosceva il destino di sua figlia, non era pronta a lasciarla andare e non sopportava l’idea di non sapere dove si trovasse, soprattutto nelle sue condizioni. Ma ora era di nuovo lì in ospedale, grazie a quel ragazzo e lei la vedeva completamente diversa. Aveva una luce nuova negli occhi che non vedeva da tempo e quella cosa le riempì il cuore di gioia: magari era questione di tempo, ma vederla in forze era la cosa più bella del mondo per lei.
La ragazza indietreggiò un po’ e nascose le braccia dietro la schiena, sorridendo alla madre. - Puoi lasciarmi sola con lui per un attimo? Vorrei parlargli da sola… -
La donna annuì e le diede un bacio sulla fronte, prima di uscire. Tessa fu felice del fatto che le tendine della sua stanza erano chiuse e chiese ad Isaac di chiudere la porta. Si sedette sul bordo del letto, quasi tremando e Isaac le si avvicinò piegandosi sulle gambe per guardarla: aveva avuto paura per un attimo che stesse male o avesse qualche sintomo della sua malattia, ma quando lei portò le mani tremanti sulle sue gambe notò che si stava trasformando involontariamente e lui non aveva la più pallida idea di cosa fare.
- Non funzionerà, tutto questo non funzionerà. Non riuscirò a nasconderlo ai miei e loro… i medici… si faranno domande quando capiranno che sono guarita, e scopriranno tutto e noi… oddio. Dovevo dire di no. Dovevate lasciarmi morire. -
- Non essere stupida adesso, Tessa. Guardami. - Isaac aveva alzato la voce, ma la abbassò subito e le prese le mani. - Non farti prendere dal panico, cerca di calmarti e di non trasformarti. Beacon Hills è una città piccola, ci riusciremo. -
- Come faccio secondo a te a calmarmi? - Tessa si stava innervosendo ancora di più e oltre alle mani, sentiva che anche il suo viso, sotto le lacrime, stava cambiando e l'idea che i suoi potessero rientrare da un momento all'altro. -
- Pensa a qualcosa di bello, distraiti, che ne so! Pensa che sarà successo da qualche parte nel mondo che qualcuno è guarito inspiegabilmente, no? Potremmo far sembrare la cosa graduale, magari. Chiederò a Melissa di modificare le tue analisi in modo tale che sembri che tu stia guarendo lentamente… Sarà meno strano. -
Tessa si concentrò sulla sua voce e su quello che diceva e quasi senza accorgersene, si calmò. Le sue mani avevano smesso di tremare e avevano afferrato quella di Isaac. Abbassò lo sguardo e vide le sue unghia tornare normali lentamente. Sfilò una mano dalla stretta di Isaac, si tastò il viso e  l'unica cosa che trovò furono le lacrime.
Tirò su con il naso e rise mentre lui sospirò sollevato.  - Ha funzionato... -
Lui in risposta le sorrise e Tessa strinse un po' di più la mano di Isaac in segno di ringraziamento.
Quando la madre di Tessa rientrò trovò il ragazzo ancora a terra in ginocchio davanti alla figlia e con una mano nella sua: entrambi ritirarono velocemente le mani e Isaac si alzò immediatamente. - Sono fuori se ti serve qualcosa... - Tessa annuì e si alzò quando lui uscì, rimanendo in piedi e in imbarazzo davanti a sua madre.
- Mmh. -
- "Mmh" cosa? -
- C'è qualcosa che non capisco, sai? Tipo una sensazione strana che non comprendo a pieno. -
- Che vuoi dire? -
- Tessa... amore.. tu conosci la tua situazione. Per me questa vita è uno strazio. Preferirei mille volte morire io stessa piuttosto che perdere te... eppure ora che sei qui è come se un peso enorme che fino a poco fa mi stava uccidendo fosse improvvisamente sparito. Ho come una sensazione che da ora andrà tutto bene. E quel ragazzo... sono entrata qui dentro ed ho visto il suo sguardo. Sembra che ci tenga a te, anche se ti ha trovato solo un paio di ore fa. Ed è un'altra sensazione strana, perchè l'ho guardato per pochi secondi ed è come se sapessi che lui è un pezzo importante. Chi è lui, a proposito? -
Strane perchè nella sua mente tutto quello non era possibile. - È solo il ragazzo che mi ha portato qui, mamma. E credo che ogni persona normale si mostri preoccupato in un caso del genere, no? - “E credo sia un rompiscatole, ma credo possa essere un buon amico.” avrebbe voluto aggiungere, ma non lo fece perchè in teoria, per come stavano raccontando le cose a sua madre, per lei non era altro che il ragazzo che l’aveva accompagnata lì e trovato qualcosa da mettersi addosso. - Ho un paio di cose da chiederti… -
- Dimmi pure, tesoro… -
- Ricordi quando i medici mi hanno offerto la possibilità di tornare a casa e venire qui solo per i controlli, dato che non sto affrontando nessun tipo di cura al momento ed io ho detto di voler rimanere qui? Ho cambiato idea. Credi sia ancora possibile tornare a casa e venire qui per i controlli? -
- Si. Si, credo si possa fare. Sono così felice che tu voglia tornare a casa… So che è difficile per te, ma io ti voglio lì più di ogni altra cosa. Vado a parlare subito con il dottore, sono sicura che non avrà nulla da ridire. -
Tessa sorrise e annuì soddisfatta. - C’è un’altra cosa che devo chiederti… Voglio che lasciate perdere tutta questa storia, per favore. Probabilmente mi sono allontanata da sola dall’ospedale e ho fatto confusione e non so dove sono finita, ma ora sono qui… lasciate fuori lo sceriffo e dimenticate tutto, vi prego. -
- Vuoi che ritiriamo la denuncia che abbiamo fatto quando sei scomparsa dall’ospedale… Perchè? -
- Perchè non ha senso. Sto bene, non mi è successo nulla. Mi sento quasi meglio di prima e l’unica da incolpare per la mia assenza per qualche ora dall’ospedale sono io. -
- Se è questo che vuoi, lo faremo. Ritireremo la denuncia e dimenticheremo tutto… -
L’abbracciò e passò ancora un po’ di tempo con lei, ma dopo poco si alzò per andare a parlare con il dottore e suo padre che nel frattempo era entrato di nuovo nella stanza per passare un po’ di tempo con sua figlia, andò invece a parlare con lo sceriffo.
Quando nessuno fu più nella sua stanza, Isaac rientrò nella stanza per assicurarsi che andasse tutto bene.  - Va tutto bene? -
- Tutto bene. Ho chiesto a mia madre di ritirare la denuncia che hanno sporto quando qualcuno qui mi ha rapita. In questo modo potranno mettere da parte almeno questo. Oh, e probabilmente tornerò a casa anch’io presto, dato che in realtà non stavo seguendo nessuna cura. -
- Quindi ti basta parlare qualche minuto con tua madre e con i tuoi occhi da cucciola risolvi tutto così? -
- I mille vantaggi dell’essere destinata a morire. Non mi piace far leva su questo, ma dato che ora sto a meraviglia, non posso far altro. Come va di là? -
- Ho parlato a Scott di quello che ti ho detto prima. Pensa possa funzionare, ora ne sta parlando con Melissa… Di là va tutto bene, non preoccuparti, Scott si occupa di seguire Niki per ora.  -
- E tu invece hai il compito di seguire me… - Tessa abbassò lo sguardo e nascose un sorriso, poi guardò di nuovo il ragazzo. - Dimmi, ti paga almeno per farmi da baby sitter? -
- Chi ti dice che io voglia qualcosa in cambio? Sei parte anche del mio branco, ora.-
Isaac la incuriosiva sempre di più: più lui le parlava e più le veniva voglia di sapere qualcosa in più su di lui.  - Credo di doverti ringraziare ancora una volta... Non avrei saputo gestire la crisi di prima da sola. -
- è per questo che sono sempre nei dintorni, Tessa. -  
Voleva rispondergli ancora, ma Tessa si limitò a guardarlo e a rimanere in silenzio per un po’, pensando a quello che stava per accadere.
- Quindi ora cosa succede? - disse dopo un po’. - Voglio dire, tralasciando tutto questa cosa del “guarire miracolosamente”. -
- Per il momento è quello il nostro problema principale… Scott te l’ha già detto, ha morso te e Nicole perchè sa di aver bisogno di aiuto quando qualcos’altro arriverà a Beacon Hills, ma per ora sembra tutto tranquillo. -
- Quindi cosa fate voi persone normali nel mondo là fuori mentre aspettate nuove... "avventure"? -
- Facciamo gli adolescenti normali! - Isaac la osservò per un attimo, si mise a braccia conserte e ridacchiò. - Tu sei più preoccupata di tornare a vivere normalmente più che del fatto di essere un licantropo, non è vero? -
La ragazza lo guardò aggrottando la fronte e si avvicinò a lui per dargli un colpo sulla spalla. - Sono felice che questa cosa ti diverta tanto. - Fece una pausa e gli diede un altro colpo sulla spalla - Ma le uniche persone che vedo regolarmente da due anni a questa parte sono medici o professori e gli unici posti che frequento sono quest'ospedale e casa mia. Non ricordo nemmeno com’è il mondo normale. - Cercò di dargli un altro colpo ma lui bloccò il suo braccio afferrandola per il polso a mezz'aria e la ragazza si ritrovò a pochi centimetri da lui. Tessa lo odiò per un momento e strattonò il braccio per liberarsi dalla sua presa.
- Scusami. Ma la mia risata non era per il fatto che sei preoccupata per questo…  È comprensibile... -
- Per cos’era allora? -
Isaac lasciò il polso della ragazza e sorrise di nuovo, alzando le spalle. - Sei quasi carina quando ti preoccupi. - cercò nella sua tasca qualcosa e tirò subito fuori il suo telefono. Lesse un messaggio, emise un verso preoccupato e si recò verso il vetro della stanza che dava sul corridoio per guardare attraverso la tenda.
- Che c'è? Che succede? -
- L'ultima creatura psicopatica che abbiamo affrontato era una nostra insegnante e noi non ce ne siamo accorti. Ce l'avevamo sotto gli occhi e non capivamo. Nemmeno il mio vecchio alfa che aveva una relazione con lei aveva capito... -
- Tutto questo è interessantissimo, ma a cosa serve ora? -
- Abbiamo percepito i gemelli perchè sono licantropi, ma non lei. Scott crede di aver avvertito qualcosa qui dentro... -
- Qualcosa come...? -
- Non ne ha idea, ha detto solo  che "sente" qualcosa di... magico. -
Tessa non rispose ed istintivamente si avvicinò a lui quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza ed entrò senza attendere la sua risposta. Un ragazzo di pochi anni più grande di loro, li guardò sorridendo e mettendosi a braccia conserte davanti a loro. Anche lui aveva un volto familiare per Tessa, ma non sapeva esattamente dove l'aveva già visto.
- Tessa ed Isaac, proprio i due ragazzi che cercavo. Una parte, almeno... Posso sempre chiamarvi ragazzi, giusto? O devo chiamarvi licantropi, lupi, figli della luna... cosa preferite? -
Non aveva un tono arrogante e non sembrava avere cattive intenzioni, ma il fatto che quel ragazzo sapesse di loro preoccupava entrambi, soprattutto dopo il messaggio di Scott. - Potresti non chiamarci affatto, che ne dici? Chi sei? - Isaac si era spostato leggermente davanti alla ragazza per coprirla e la sentì subito sfiorare la sua schiena e il suo braccio, in attesa di una risposta dello sconosciuto.
- Jared. - il ragazzo fissò prima Isaac e poi Tessa, che lo guardò con la fronte aggrottata rimanendo dietro Isaac.
- Ora si che è tutto più chiaro. -
- Tranquilla Tessa, sono dalla vostra parte. E vi dirò chi sono tra qualche secondo, quando i vostri amici si precipiteranno qui da voi. Non ho voglia di ripetere tutto due volte, sarebbe noioso! - quando Jared finì di parlare alzò un pugno chiuso e contò fino a cinque silenziosamente. Al termime della sua conta, Scott aprì la porta e si precipitò dentro con Nicole.
- Scott, Nicole... vi stavamo giusto aspettando. -
Scott guardò il nuovo arrivato e fece qualche passo avanti, verso di lui. - Perchè ci stai cercando? -
- Stavo dicendo al tuo branco, che io sono Jared. E non sono una minaccia, non siate così diffidenti! -
- Cosa saresti allora? - Nicole si avvicinò a Scott e fu lei a rispondere al ragazzo.
- Umh… Per farla breve, sono … il ragazzo delle pulizie. Tu e i tuoi amici avete trascinato qui me e la mia famiglia, con il vostro… chiamiamolo sacrificio, qualche settimana fa. - Il ragazzo ci pensò un po’ su e si avvicinò a Tessa, che rimase immobile e lo fissò quasi con aria di sfida..
- Trascinato qui per cosa, per pulirmi la stanza? Grazie, ma credo che mi serva una normalissima agenzia di pulizie per questo, non una creatura… strana. -
Jared sorrise a Tessa, a pochi centimetri da lei e si avvicinò per spostare i capelli della ragazza e guardarla meglio. - Io non sono una creatura strana, dolcezza. -
- Ma sei qualcosa, giusto? Altrimenti non saresti qui. - Mentre Scott gli chiedeva cosa fosse attirando la sua attenzione, Isaac si tirò indietro, trascinando con sè Tessa che non si oppose ai movimenti di Isaac.
- Te l’ho già detto. Sono il ragazzo delle pulizie. Ci chiamano “i pulitori”, usiamo la magia per modificare la storia agli occhi degli umani. Cancelliamo ogni traccia del sovrannaturale dalle loro menti quando questo viene esposto. -
- E hai detto che sei qui per aiutarci, perchè dovresti farlo? - Isaac lo giardava ancora con sospetto.
- Perchè so riconoscere chi merita di essere aiutato e chi no. E perchè qualcuno che conosco da molto tempo e di cui mi fido, crede in te,  Scott ed io sono sempre disposto ad aiutare il nostro Deaton. Mi ha chiesto di risolvere i vostri problemi ed eccomi qua. -
Nicole guardò prima i suoi compagni di branco e poi guardò Jared accennando un sorriso. - Quindi sei qui per nascondere le nostre guarigioni miracolose? -
- Posso far sparire dalla tua vita il tuo incidente e il coma. Voi, e chiunque sia a conoscenza del sovrannaturale, ricorderete tutto, per gli altri invece non sarà mai successo. Ricorderanno di averti vista uscire e poi tornare a casa normalmente qualche ora dopo. -
- E per me cosa farai? Modificherai anni e anni della mia vita? -
- Posso farlo, se vuoi. -
Tessa rivolse uno sguardo a Scott, che la rassicurò con un piccolo sorriso. Poi guardò Nicole ed Isaac, soffermandosi qualche secondo in più sugli occhi del ragazzo.
"Il suo sguardo. Sembra che tenga a te anche se ti ha trovato solo un paio d'ore fa."
- No. Non voglio che dimentichino tutto. Voglio che pensino che l'ultima cura ha funzionato e che ora sto bene. Puoi farlo? -
- Posso fare qualsiasi cosa dolcezza, sono qui per questo dopo tutto. Evitare che il mondo scopra di noi, di voi e di tutte le creature... strane e bla bla bla! - Jared tirò fuori dalla tasca interna della sua giacca un  piccolo pugnale e due fialette con i loro nomi scritti su delle targhette.
- Ho solo bisogno di qualcosa di vostro prima di procedere. - Si avvicinò a Nicole e le fece cenno di alzare una mano. Quando lei la poggiò sulla sua lui incise un simbolo con la punta del pugnale sul palmo della sua mano. Jared girò la mano della ragazza e fece cadere alcune gocce di sangue nella fialetta con il suo nome e quando la voltò la ferita incisa da Jared stava già guarendo.  Fece lo stesso con Tessa e quando stava per rimettere le due fialette nella sua giacca, Scott lo afferrò per un braccio e gliele rubò di mano. - Non ti dispiace se faccio una telefonata a Deaton per confermare prima di ridartele, vero? -
- Fai pure. - Giocò per un attimo con il pugnale e poi lo porse a Scott dalla parte del manico, per dimostrargli che le sue intenzioni erano buone. L’alfa era ancora un po’ diffidente nei suoi confronti, ma afferrò il pugnale ed uscì dalla stanza per telefonare a Deaton. Poco dopo tornò e riconsegnò tutto a Jared: di Deaton si fidava ciecamente e lui aveva confermato che i Pulitori erano una razza
magica neutra che agiva di solito per il bene e che ci si poteva fidare della famiglia del ragazzo.  - Deaton dice che possiamo fidarci ed io mi fido. Fai quello che devi e grazie per l'aiuto! - Jared sorrise soddisfatto e strizzò l'occhio in direzione delle due ragazze.
- I vostri problemi saranno risolti in men che non si dica! Ci vediamo fuori da questo posto! - disse prima di uscire dalla stanza, lasciando Tessa, Isaac, Scott e Nicole soli a discutere di quello che era appena successo.

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Capitolo 4
*** 4. Connessioni ***


Era quasi sera ormai e i ragazzi erano ancora in ospedale. La madre e il padre di Tessa si erano allontanati qualche ora prima per andare a parlare prima con i medici per un eventuale ritorno a casa di Tessa e con lo sceriffo per ritirare la denuncia, ma non erano ancora tornati da lei e la ragazza aveva quasi paura a chiamarli per sapere dove erano finiti. Anche Nicole stava ancora aspettando che sua madre venisse in ospedale, ma quel giorno non si era presentata e dato che lei la stava aspettando, si decise a chiamarla per scoprire se fosse cambiato qualcosa nelle ultime ore.
Isaac e Scott si erano allontanati per un momento dalle due ragazze, e Niki stava per afferrare il suo telefono quando notò lo sguardo vuoto e perso di Tessa, che fissava un punto del corridoio senza quasi respirare.
- Tessa. - la ragazza non rispose e non si mosse, ma invece continuò a fissare il muro come se non sentisse o vedesse nulla intorno a lei. - Tessa, guardami. - Niki prese la ragazza per le spalle e la scosse più volte, senza risultati. Le diede anche dei leggeri colpi sulle guance per svegliarla, ma nulla. Chiamò a gran voce Scott, che si voltò subito verso di lei e notando che c’era qualcosa che non andava da lontano, attraversò il corridoio a grandi passi seguito da Isaac e fu davanti alle due ragazze in pochi secondi.
- Scott, cosa le sta succedendo? - Niki si tirò indietro e lasciò posto a Scott, mentre il ragazzo si piegava un po’ verso Tessa per guardarla negli occhi assenti. - Non ne ho idea. Tessa. Tessa, sveglia. - Scott la scrollò esattamente come aveva fatto poco prima Niki, e Tessa sbattè velocemente le palpebre, aspirando quanta più aria poteva.
- Stai bene? Che è successo? -
Era spaesata, ma fissò comunque Scott negli occhi. Cercò di scuotere la testa ma quasi non ci riuscì perchè Scott gliela teneva stretta tra le sue mani.  
- Io.. sto bene. Tranquillo, va tutto bene. Io ho visto qualcosa, credo sia stato Jared a mostrarmelo. -
- Mostrati cosa? -
- Credo siano le modifiche che ha fatto alla mia vita. -
- L'ha fatto davvero, allora. - Isaac fece una smorfia, stupito del fatto che l'avesse fatto davvero. Scott lo guardò alzando un sopracciglio e lui scrollò le spalle - Che c'è? Onestamente non mi fido molto e quel tizio non mi piace. -
Scott ignorò l'amico ma sorrise e guardò le due ragazze. - Ed è tutto come avevamo detto? Qual è la versione ufficiale, sei guarita tempo fa con una cura andata bene? -
Tessa annuì sorridendo a Scott e lui gli strinse una mano.
- So che è il vostro primo giorno da licantropi, ma io so di potermi fidare e so che riuscirete a controllarvi. Vi va di tornare a casa? Come vi sentite? -
- Benissimo, credo di poter gestire… tutto questa da sola, per questa sera. -  Nicole fu la prima a rispondere e Scott le sorrise annuendo. Lui aveva imparato in fretta a gestire i suoi poteri e sentiva che anche loro sarebbero riuscite a farlo.
Tessa annuì e guardò l’alfa. - Io mi sento viva come non mai. E mi sento come una che andrebbe volentieri a nuoto in Europa. E sì, sento rumori e odori che non dovrei poter sentire, mi sento strana e forte ma va più che bene. Starò benissimo a casa mia questa sera. -
- In ogni caso noi saremo nei dintorni in caso voi aveste bisogno… Accompagna tu Tessa a casa, ok? Io accompagno Nicole e mi assicuro che Jared mostri non so cosa e che tu stia bene. - disse Scott infine, rivolgendosi all’amico e a Nicole.
- Io non vengo da nessuna parte con te, se continui a chiamarmi Nicole. Ho detto che è Niki, per gli amici. -
Scott sorrise e si scusò. - Io porto a casa Niki, allora. Andiamo? -
Niki sbuffò, si infilò la giacca che portava tra le braccia. - Casa mia, è piuttosto lontana. Credo che un passaggio possa farmi comodo. - Salutò gli altri alzando una mano ed uscì, seguita da Scott.
Quando rimasero soli, Isaac si voltò verso Tessa e le indicò la porta con la testa. - Mi dispiace per te, ma ti tocca quello che deve accompagnarti a casa a piedi. Dimmi che non abiti lontano. -
Tessa accennò un sorriso e scosse la testa. - Puoi andare con loro, io posso tornare a casa da sola, non è un problema. -
- No, stavo solo scherzando, non è un problema per me. -
- Bene, perchè c’è qualcosa che volevo chiederti. -
- Ti ascolto, vai. - Isaac andò ad appoggiarsi sul bordo del letto e guardò da lontano Tessa che si sistemava i capelli in una coda.
- Mi pare di aver capito che Scott è un tipo molto impegnato, non è vero? -
Lui scrollò le spalle ed annuì appena. - Umh... C'è sempre qualche minaccia da qualche parte e lui vuole sempre cercare di proteggere tutti. E ha Allison, sua madre, la scuola e sta cercando di essere migliore e più presente per tutti, quindi si è sempre impegnato in qualcosa. -
- E tu? -  
- Io cosa? -
- Tu sei rimasto tutto il giorno qui nei dintorni per me, mentre Scott era impegnato con Niki e altre cose. Tu non sei impegnato con.. Non so,  con altre cose?  -
Isaac distese le labbra in un sorriso e Tessa si ritrovò a maledirlo nella sua mente. Era quasi adorabile quando sorrideva.
- Al momento il mio unico impegno è la scuola. E tu, dato che a Niki ci pensa Scott. -
- Questo mi porta direttamente a quello che volevo chiederti. Voglio che tu mi insegni a fare quella cosa con le mani... Quello che ha fatto Scott a me quando siete venuti la prima volta nella mia stanza. E a controllare il super udito ad esempio… e a combattere. Se davvero “qualcosa” arriverà prima o poi, io voglio essere pronta a combattere.  -
Isaac avanzò lentamente verso di lei. - Perchè vuoi che sia io? Scott è il tuo alfa. Ti ha trasformato lui e anche se ha impegni per te e Niki ci sarà sempre. Potrà conoscervi da poco ma è responsabile per voi e darebbe la sua vita per il branco. -
- Lo so. È lo stesso per me. Io... Io sento... - Tessa non sapeva esprimere a parole quello sentiva, ma cercò comunque di finire la frase. - Io ho questa sensazione dentro, è come se la mia vita ora fosse legata alla sua. Credo sia la stessa sensazione che prova chi ha subito un trapianto nei confronti del donatore. Sento di avere una  connessione particolare con lui e so di dovere la mia vita a lui e per questo so che rischierei volentieri la mia per la sua.  -
- Stai cercando di dirmi che preferivi che ci fosse Scott qui ad occuparsi di te? Quindi te lo chiedo di nuovo… perchè chiedi a me e non a lui? -
- No, stupido! Non è quello che cerco di dire. Chiedo a te perchè ci sei tu qui con me, perchè sei tu a dovermi "controllare" e perchè io… Scott non è l’unico a cui mi sento legata. C’è qualcosa che mi lega a te ed è una connessione completamente diversa che io non capisco. -  
Tessa notò un piccolo cambiamento nel ragazzo quando finì di parlare: prima le era sembrato quasi infastidito ed offeso poi invece assunse un'espressione completamente diversa, più rilassata, soddisfatta e felice.
- E non capisci nemmeno perchè ti senti legata a me, ma non a Niki quando dovresti essere legata anche a lei oppure  a nessuno dei due, dato che siamo entrambi beta. -
La ragazza alzò le sopracciglia e fissò Isaac per un momento. - Come lo sai? -
- Lo so perchè la sento anch'io e non so perchè ho questa connessione particolare con te e non con Niki. -
- Quindi mi aiuterai? -
- Sei un licantropo da tre giorni e hai dormito per la maggior parte del tempo. Io non posso rischiare di lasciarti fare stupidaggini da sola, quindi sì. Ti aiuto, ma non ora. Stasera ti accompagno a casa e questa settimana, dopo scuola, cercherò di aiutarti in qualche modo. -
Tessa accennò un sorriso. Sapere che anche lui sentiva una connessione con lei l'aveva quasi tranquillizzata, ma ancora non capiva. Poteva dare una spiegazione al suo legame con Scott, ma quella sensazione che aveva nei confronti di Isaac era strana.
- Va bene. Credo di poter aspettare qualche giorno... Accompagnami a casa per questa sera allora. -
Isaac annuì sorridendole e si avviò verso l'uscita dell'ospedale senza aggiungere altro, per accompagnare la ragazza a casa.

La mattina seguente Tessa si svegliò nel suo letto, a casa sua e fu quasi sorpresa si ritrovarsi lì. Tutto quello che era successo negli ultimi giorni le sembrava incredibile e per un attimo ebbe paura che si fosse trattato di un sogno e che in realtà lei stava ancora morendo.
La voce di sua madre che canticchiava a voce bassa al piano di sotto e il rumore della macchinetta del caffè però le ricordarono chiaramente che non era stato tutto un sogno, ma che Scott e gli altri esistevano davvero e lei era davvero un licantropo.
Non era abituata a sentire così da lontano, a vedere le cose che le stavano intorno così chiaramente o a muoversì così velocemente, ma la ragazza adorava tutto quello. Aveva la testa piena di ricordi, ma stranamente tutto era perfettamente chiaro e al suo posto nella sua mente. Sapeva cosa era successo realmente e cosa invece credevano gli altri e sapere tutto la rassicurava parecchio. L'unica cosa che la preoccupava ora era la scuola: a quanto pareva nella versione creata da Jared lei era guarita da tempo ormai e ora era giunta l'ora di tornare a fare l'adolescente normale e di tornare a scuola. Quell'aspetto non le piaceva proprio, ma i suoi avevano già pensato a tutto e lei doveva iniziare quella mattina.
Si vestì in fretta e dopo aver preparato tutto il necessario scese al piano di sotto quasi correndo. Salutò i genitori con un bacio veloce e si versò una tazza di caffè mentre rubava un toast dal piatto della madre.
Fece colazione velocemente e rifiutò il passaggio in auto dal padre per arrivare a scuola. Quindici minuti dopo si ritrovò all'inizio del lungo corridoio della scuola, ancora desolato. Guardò l'orologio e si diresse in segreteria per ritirare le sue cose, poi tornò verso il corridoio alla ricerca del suo armadietto. Le voci degli studenti le torturavano la testa, ma anche se non aveva imparato ancora ad escluderle e a decidere lei cosa ascoltare o meno, stava imparando almeno ad ignorarle.
- Tessa! - La ragazza si voltò appena sentì la voce di Scott pronunciare il suo nome e sorrise, felice di vedere una faccia amica. - Cosa ci fai già qui? -
- Sono guarita da tempo, giusto? A quanto pare per i miei è giunta l'ora che io torni a frequentare le lezioni e dare gli esami come tutti gli altri! -
- A me fa piacere averti qui a scuola... Io e Isaac possiamo tenerti meglio sotto controllo se sei qui con noi e così abbiamo più tempo per conoscerci meglio. Siamo una sorta di famiglia ora! -
Tessa abbassò lo sguardo per sorridere guardando a terra. - Io però riesco a sentire che c'è qualcosa che ti preoccupa ed io credo anche di sapere di cosa si tratta.  -
- E cosa sarebbe? -
- Quando mi hai offerto il morso mi hai detto che ci sono altre minacce, che alcuni tuoi amici sono morti e che molti licantropi sono assassini. Tu hai paura che possa accadere qualcosa a me o a Niki, perchè in quel caso ti riterresti colpevole. Oppure hai paura di aver scelto le persone sbagliate e che una di noi possa diventare davvero un assassina o qualcosa del genere. -
Scott l’ascoltò in silenzio, sorridendo appena e camminando vicino a lei mentre Tessa cercava ancora il suo armadietto. Quando lo trovò, ci si appoggiò contro e guardò l’alfa, che scosse la testa quasi compiaciuto. - No, ti sbagli! - disse quasi ridendo. - So di aver scelto bene, mi fido del mio istinto e di voi.  Ma hai ragione sul fatto che sono preoccupato... Mi preoccupa ciò che sta per arrivare, la vostra prima luna piena... e Allison e Stiles che hanno incubi a causa di quello che abbiamo fatto. -
- Hanno incubi? E tu? Va tutto bene? -
Scott sospirò e scrollò le spalle, poi sorrise di nuovo e passò un braccio sulle spalle di Tessa. - Non preoccuparti per me, io starò benissimo. -
- Credo che non sia un'opzione questa. Siamo una specie di famiglia, no? Preoccuparsi per la famiglia è normale ed io ho intenzione di farlo per te e per Isaac e per Niki. Tu mi hai salvato, meriti la mia devozione. Inoltre sembri adorabile, quindi credo che tutto questo… tu, io, Niki… Isaac, e gli altri anche… possa funzionare. -
- Bene, sono davvero felice di avere persone vicino come te e Niki. -
- Dov’è a proposito? -
- Umh, l’ho vista prima che correva in qualche aula, probabilmente era in ritardo… -
- Okay… la vedrò a pranzo, immagino. Credo sia meglio se andiamo o faremo tardi anche noi. -
Scott annuì e quando vide dietro di lei Allison e gli altri, le disse che l’avrebbe raggiunta subito. Tessa si voltò a salutare Allison, Lydia e Stiles alzando una mano e poi  si avviò verso la sua aula, sperando di arrivare prima degli altri e di trovare ancora posti vuoti. Trovata l’aula, Tessa entrò lentamente e al suo interno trovò un volto conosciuto.
Era una sensazione splendida vedere quel volto. Per tutta la mattina aveva avuto la sensazione di essere uscita di casa dimenticando qualcosa di importante: era come se le mancasse qualcosa, come se un pezzo di lei non ci fosse e come se avesse una sensazione di vuoto dentro, ma entrare in quell’aula e fissare quel volto l’aveva “riempita”. Aveva trovato la sua parte mancante. Aveva quella parte vicino e lei non era più vuota. Era completa e quella sensazione un po’ la spaventava, soprattutto se la provava per quel volto che conosceva da così poco.
Il ragazzo, seduto quasi in fondo all’aula, si allungò verso il banco vicino al suo e prese la sua borsa che aveva poggiato lì per occupare il posto. Fece segno alla ragazza di sedersi lì e Tessa si diresse verso quel posto, senza esitare.
- Mi hai tenuto il posto in un’aula vuota? -
- Saresti potuta arrivare quando l’aula era già piena e a quel punto ti saresti trovata senza posto. -
Tessa si sedette vicino a lui e gli sorrise. C’era qualcosa in lui che le aveva dato quasi fastidio il primo giorno, quando lui e Scott erano entrati nella sua stanza per offrirle il morso, ma poi quando la mattina precedente si era svegliata in quell’appartamento, trovando solo lui si era quasi sentita al sicuro con lui. L’aveva apprezzato molto il giorno prima e quando l’aveva accompagnata a casa e avevano parlato un po’ durante il tragitto a piedi, Tessa si era sentita come se quella connessione che sentiva di avere con lui si fosse allargata ancor di più, tanto da sentirsi completa solo ora che lo aveva davanti.  E si sentiva incredibilmente stupida per questo.
-  Grazie mille, allora. -
Poco dopo l’aula si era quasi riempita: Lydia ed Allison furono le ultime ad entrare e la rossa si sedette alla sua destra. Poggiò la borsa a terra e le sorrise alzando lo sguardo verso di lei. - Sei già tornata a scuola! -
Tessa annuì solamente e Lydia le strizzò un occhio. - Giusto in tempo per la festa! -
Voleva chiederle di cosa stesse parlando, ma un professore entrò nell’aula e si accomodò sulla sua cattedra, perciò lasciò stare per il momento promettendo a sè stessa che avrebbe chiesto subito dopo le lezioni.

Niki seguì le lezioni con lo stesso interesse di sempre, che in realtà era praticamente quasi inesistente. Subito dopo la lezione di inglese si alzò in fretta dal suo banco e si precipitò verso il corridoio per raggiungere il suo armadietto e prendere i libri per la lezione successiva. Stava per finire addosso a qualcuno che inizialmente nemmeno vide in faccia ma che  la bloccò per le braccia prima che potesse davvero sbattere contro di lui.
- Attenta, lupetta! -
Niki alzò lo sguardo verso il ragazzo e lo guardò quasi sconvolta. - Mi dispiace, mi dispiace davvero, scusa. Come mi hai chiamato? -
- Lupetta. Sei un licantropo, no? E a me non dispiace affatto, comunque. -
Niki si sentì quasi mancare. Chi era quel tizio e cosa ne sapeva lui? Era così facile riconoscerli e tutti quanti sapevano della loro esistenza? Dio quante cose non sapeva su tutta quella faccenda!
- Io sarei un licantropo Tu cosa sei invece, Sailor Moon? -
Lui rise e scosse la testa. - So cosa sei perchè sono un licantropo anch’io e posso sentirlo. -
Potrà anche averla “sentita” ma lei non aveva sentito proprio niente e non aveva capito che era un lupo anche lui.
- Sono Aiden. Immagino che tu abbia incontrato Scott McCall, ultimamente. -
- Mi dispiace esserti venuta addosso, Aiden, ma chi ho incontrato e cosa sono non sono affari tuoi, quindi se non ti dispiace ora vado a seguire la mia prossima lezione. -
- Perfetto, sto venendo anch’io a seguire la prossima lezione. Posso venire con te. -
Niki lo guardò aggrottando la fronte e portando una mano sul fianco - Non sai nemmeno qual’è la mia prossima lezione e non ti ho mai visto nel mio corso, quindi non credo sia lo stesso.. -
- Non m’importa, la seguirò comunque. Il destino ti ha appena buttato nelle mie braccia ed io non ho nessuna intenzione di oppormi al fato, perciò sento il dovere di seguirti. -
- Tu sei pazzo.  -
- Un pazzo a cui piacerebbe molto sapere il tuo nome. -
Niki sorrise e scrollò la testa e poi alzò le spalle, indietreggiando un po’. - Umh… No, non ho voglia di dirtelo. - Niki indietreggiò ancora un po’, poi si voltò e corse fino al suo armadietto. Prese di corsa i suoi libri e quando entrò nella sua nuova aula, si ritrovò di nuovo Aiden davanti, che la guardava a braccia conserte con le sopracciglia alzate.
- Nicole. È Nicole, okay? Ora mi lasci seguire la lezione in pace, da sola? -
- Non posso chiedere a tutti di andare via, mi dispiace... -
Niki si passò una mano sul volto e scosse la testa. - Fai quello che vuoi, io mi limiterò a sedermi e ad ignorarti. -
- Per me va bene, è pur sempre un inizio. E smetterai di farlo, non puoi evitare il mio bel faccino per sempre! -
Niki oltrepassò il ragazzo scuotendo ancora la testa. Gli era solo andata quasi addosso e già si comportava così? Ed era un licantropo anche lui. Era confusa. Lui l’aveva confusa. Prese posto a metà aula e alzò gli occhi al cielo quando Aiden la seguì e si sedette alla sua destra, facendole l’occhiolino, controllò il telefono quando lo sentì vibrare e sorrise appena quando lesse l’sms di Scott che le chiedeva se andava tutto bene.
- Voglio anch’io il tuo numero. -
- Umh… No. Non ci penso proprio. Perchè sei qui poi, non hai niente di meglio da fare? Non hai qualche lezione da seguire o degli amici? -  gli fice segno con la mano di allontanarsi, ma lui sorrise.
- Si, ce l’avrei. Ma cosa vuoi, ho trovato qualcosa che mi interessa di più al momento! Non credi all’amore a prima vista? Perchè io sì e credo che sia quello che sta succedendo qui… -
- Oh, tu sei davvero pazzo. L'unica cosa in cui credo è il pestaggio a prima vista, ok? -
- Cambierai idea. -
Aiden le sorrise di nuovo e si alzò dal suo posto, riprendendo le sue cose per poi uscire camminando all’indietro per non smettere di guardarla. Niki lo seguì con lo sguardo, e lui voltò solo sulla porta, ritrovandosi faccia a faccia con una professoressa.
- Ho sbagliato aula, mi scusi. - Uscì senza aggiungere altro, lasciando Niki a fissare la donna appena entrata, con la strana voglia di alzarsi e seguire il ragazzo piuttosto che seguire la lezione.

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Capitolo 5
*** 5. Paure ***


Seduta al tavolo della caffetteria di sua madre, Tessa la osservava dietro al bancone mentre lavorava. Era felice di vederla sorridere così ai clienti, di vederla attiva e solare e non più distrutta dal dolore per lei. Non aveva mai pensato che le cose potessero cambiare così tanto in poche settimane: la maggior parte delle persone che le stavano intorno erano già abituate a tutto quello grazie ai cambiamenti di Jared, e pian piano si stava abituando anche a lei al fatto di stare bene, di essere tornata a scuola, di avere delle persone, dei nuovi amici, di cui sapeva di potersi fidare, quando solo tre  settimane prima era chiusa in un ospedale, sola e condannata a morte. Ma ora… tutto quello le piaceva immensamente.
Era preoccupata per l'imminente arrivo della sua prima luna piena, ma allo stesso tempo cercava di rassicurarsi ripetendosi che Scott non le avrebbe mai permesso di far del male a qualcuno e dato che Isaac stava mantenendo la sua promessa e la stava aiutando insieme a Scott a controllare le sue nuove abilità, a volte riusciva a credere che sarebbe andato tutto bene.
- Tessa! -
- Scusa, mi sono persa  un momento nei miei pensieri, cosa dicevi? -
- Dicevo che la tua cioccolata calda sta per diventare non-più-così-calda se non la finisci. -
Tessa abbassò lo sguardo sul tavolo e sulla sua tazza e scrollò le spalle. - La mia cioccolata va benissimo così, stavi parlando d'altro, no? -
- Vediamo... luna piena, catene,  probabili omicidi... -
- Niki ti prego. Non potresti parlare di qualcosa di più allegro? Qualcosa tipo unicorni e arcobaleni! Per cose da licantropi credo che bastino già Scott e Isaac. -
Niki si mise a braccia conserte, poggiò la schiena contro la sua poltrona e la guardò socchiudendo gli occhi. - Vuoi parlare di altro? Possiamo parlare di ragazzi? -
Tessa annuì convinta e soddisfatta e guardò con più attenzione Niki. - Oh. Ora si ragiona. -
- Perfetto! Parliamo di Scott e Isaac, per esempio! Ti ricordi il "vorrete uccidere qualsiasi cosa vi passi davanti" di Scott? Perchè io me lo ricordo molto bene. -
Tessa roteò gli occhi e scosse appena la testa sorridendo. Non si era sentita da subito legata a Niki ma durante quelle ultime settimane aveva iniziato ad apprezzarla e a sentirsi connessa in un certo modo anche a lei. Ma quella connessione non era affatto strana per Tessa: non le faceva paura come le faceva paura quella che aveva con Isaac, perchè alla connessione che aveva con Niki sapeva dare un nome, mentre a quella con il ragazzo no. Con lei era semplicemente amicizia, con lui... qualcos'altro.
- Lo so che hai paura anche tu, quindi parliamone. -
- Non c'è nulla da dire Niki!  Scott è un ottimo alfa e ci ha ripetuto mille volte tutto quello che c'è da sapere. Non possiamo fare altro che aspettare che arrivi la luna piena e sperare che vada tutto bene. Se hai proprio voglia di parlare di qualcosa perchè non mi parli di quel tipo che ti sta attorno da un po’? Guarda che ti vedo sparire con lui, ogni tanto... -
- Mi tieni sotto controllo? -
- Oh puoi giurarci cara. -
- Non c'è nulla da dire su di lui. -
- Non ne parlano bene... -
- Tessa. Non ho voglia di parlare di Aiden. Perchè non parliamo del tuo di interesse? -
- umh. forse perchè non ne esiste uno? -
- Questo è quelli che racconti a te stessa... ma qualcuno c'è ed è piuttosto ovvio... - Niki increspò le labbra, respirò a fondo e poi si alzò poggiando le mani sul tavolo. - Credo che per non pensare troppo a questo genere di cose tornerò a casa a studiare un po'. -
- Va bene. Ci vediamo domani a scuola...-
La ragazza si infilò il giubbotto e salutò l'amica con un gesto della mano ed uscì dal locale lasciando Tessa con la sua cioccolata calda.
La ragazza osservò ancora per un po’ sua madre e la salutò da lontano, sorridendole quando lei alzò lo sguardo verso di lei. Abbassò lo sguardo subito dopo e si voltò un po’ per nascondere il volto sotto le mani e parlare a bassa voce. - Mi sento osservata e a disagio. Mi stai ascoltando, non è vero? Alza il sedere, vieni qui e non farmi sembrare una pazza che parla da sola… -
Poco dopo Isaac si sedette davanti a lei, confuso. - Come…? Come hai fatto a vedermi? -
- Non l’ho fatto. -
- Non l’hai fatto. Quindi cosa fai, chiedi sempre se qualcuno ti sta ascoltando quando sei sola? -
- Sapevo che eri qui e basta, okay? Smettila. Piuttosto… stavi ascoltando davvero. - Tessa si appoggiò allo schienale della sua poltrona, mettendosi a braccia conserte per guardare il ragazzo. - Potrei farti molte domande a riguardo. -  disse ridendo appena. - Perchè sei qui? -
- è l'unico locale decente, non posso passare un pomeriggio tranquillo in un posto carino? -
Tessa sorrise di nuovo. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso esattamente come non ci riusciva lui e Tessa sapeva che non era lì per il posto carino. Alzò la tazza in alto e la scosse per fare un cenno a sua madre.
- Cosa stai facendo? -
- Sto chiamando lei...  - disse indicando la donna e Isaac si voltò a guardarla per un attimo, riconoscendola subito. La vide afferrare qualcosa ed uscire da dietro al bancone per dirigersi verso di loro. Due minuti dopo era in piedi davanti loro con un'altra tazza di cioccolata calda e un piatto di biscotti. Li poggiò davanti ad Isaac e sorrise dolcemente. - Per gli amici di Tessa offre la casa! - gli strizzò l'occhio e poi tornò al suo lavoro.
- Spero ti piaccia, altrimenti non credo potremmo mai più essere amici. -
Isaac tornò a guardarla e questa volta il suo sguardo colpì particolamente Tessa. C'era qualcosa di diverso, ora. - Cocco e cannella... tranquillo, non ti avveleniamo mica... -
- Io amo questo, Tes. - disse annuendo leggermente con la testa.
- Allora che c'è? -
- Nulla... nulla. -
Tessa l'osservò ancora un po' in silenzio mentre lui assaggiava la cioccolata. C'erano dei momenti in cui vedeva in Isaac tristezza, nostalgia e un pizzico di paura. Erano davvero pochi i momenti in cui lasciava spazio al suo lato "fragile", ma di tanto in tanto lo faceva e quello era decisamente uno di quei momenti. Lui non le aveva mai detto nulla su di lui ma con il passare dei giorni aveva più o meno capito la sua situazione e quindi capiva perfettamente quei momenti. - Non è vero, ma va bene così. Non ho intenzione di insistere… -
Isaac poggiò il mento sulla sua mano e la guardò sorridendo appena. - Era una cosa di famiglia. Mia madre andava pazza proprio per questo ed è uno dei pochi ricordi che ho di lei.  -
- Mi dispiace… è solo che io la prendo solo così e volevo fare una cosa carina, non volevo riportare a galla vecchi ricordi... -
- Va bene così, non preoccuparti...  Non parlo mai di loro, ma questo non vuol dire che non ci penso ogni giorno...  -
Tessa in risposta si sporse un po' sul tavolo e scelse un biscotto. Lo porse ad Isaac e sorrise dolcemente. - Ok, sai una cosa? Ci conosciamo da poco meno di un mese, eppure a me sembra di conoscerti da sempre. Ma ci sono ancora molte cose che non so di te e che mi piacerebbe sapere ma non insisto, ma se un giorno ti intristirai pensando a loro sappi che qui hai una cioccolata calda gratis quando vuoi... -
Isaac non disse nulla inizialmente, ma si limitò a sorriderle affettuosamente e annuendo quasi impercettibilmente con la testa. Il fatto che lei non stava chiedendo nulla, pur morendo dalla voglia di sapere, gli piaceva. Sapere che qualcuno era interessato a lui e alla sua storia lo faceva sentire un pochino più importante.
Non abbassò più il viso, ma puntò gli occhi su quelli di Tessa e non li distolse mai, neanche per un secondo, mentre le raccontava ciò che aveva vissuto. La morte di sua madre, poi suo fratello, suo padre che diventava violento e si sfogava su di lui, la sua morte e poi Derek. Il morso, Derek che lo cacciava via lasciandolo senza un posto in cui vivere e la morte di Erica e Boyd.
Tessa lo ascoltò senza interromperlo mai. Aveva il cuore a pezzi per lui. Sapeva già a grandi linee cosa aveva passato, ma sentirlo dire da lui era diverso. Il fatto era che più l'aveva vicino, più passava del tempo con lui e parlava con lui e più sentiva quello che sentiva lui. In quel momento era dolore, nostalgia, anche se Isaac cercava di parlare con un tono di voce normale, che non trasmettesse quelle emozioni. Tessa si limitò a stringergli una mano sopra il tavolo e a dirgli che era felice del fatto che lui le stesse dando la possibilità di conoscerlo un po' meglio.
Rimasero seduti a quel tavolo fino all'ora di cena a parlare. Il pomeriggio era volato e ad un certo punto Tessa si alzò e si infilò giubbotto, sciarpa e cappello. Isaac la accompagnò fuori e lì presero strade diverse per tornare ognuno a casa propria.
Tessa però si fermò e si voltò per chiamarlo non appena lui si avviò verso casa dei Mccall.
- Isaac, aspetta. - lo raggiunse e appoggiò una mano sul suo braccio. - Che c'è? -
- Niente... niente. È solo che... io... oggi sono... -
Isaac sorrise e si avvicinò. Le diede un bacio leggero sulla guancia e poi si avvicinò al suo orecchio. - Anch'io. Ci vediamo domani Tessa! - Non aggiunse altro e se ne andò, lasciando Tessa immobile lì, da sola.


La mattina seguente a scuola Tessa aveva preso posto per l'ultima lezione del giorno vicino ad Isaac, come sempre. Poggiò le sue cose sul banco e guardò l’amico, sorridendo nervosamente.
- Ciao. -
Il ragazzo rispose accennando un sorriso. Sospirò e si sistemò sulla sua sedia. Guardò davanti a sè e giocò nervosamente con la penna rigirandola più volte tra le mani e tamburellando un po’ sul banco.
- Sei nervoso. Perchè? Non dirmi che ho dimenticato qualche test o interrogazione. -
- C’è che ho una cosa da dirti… anzi, da chiederti prima che lo faccia qualcun’altro. -
Tessa guardò il ragazzo interessata e poggiò il mento su una mano. - Oh. Ok. Ti ascolto. -
Isaac stava per parlare, quando entrò il professore seguito da un ragazzo e una ragazza più grandi di loro. Sospirò e poi guardò la ragazza vicino a lui - Ne parliamo dopo con calma. -
Tessa si morse un labbro e annuì sorridendo, curiosa di sapere cosa doveva chiederle.
- Buongiorno ragazzi. Prima di iniziare, vorrei farvi conoscere questi due ragazzi. Vengono dall’Europa, sono universitari e sono qui per una sorta di tirocinio. Staranno qui per un po’, sicuramente li incontrerete spesso in giro per scuola e avrete l’occasione di fare due chiacchiere, dato che sono qui per delle ricerche, perciò mi hanno gentilmente chiesto di potervi far fare dei piccoli test per dei sondaggi, e di parlarvi del loro paese e delle loro origini. -
Tessa guardò gli altri alunni e vide tra i banchi gente che sbuffava, che rideva soddisfatto per una lezione diversa e spaventata. Guardò i due giovani europei e cercò di inquadrarli per bene. Lui poteva avere sui trent’anni. Era incredibilmente bello, ma c’era qualcosa in lui che non le piaceva e che quasi le incuteva terrore. Lei al contrario, poteva avere alcuni anni meno di lui e aveva un volto che probabilmente avrebbe messo a proprio agio anche l’essere più ansioso del mondo.
Il professore aveva rivolto ai due ragazzi alcune parole sotto voce e i due si erano divisi per distribuire fogli agli alunni. Il telefono di Tessa vibrò nella sua tasca e la ragazza lo tirò fuori per leggere l’sms, prima che le consegnassero il test. Stava per spegnerlo e rimetterlo a posto quando qualcuno poggiò una mano sulla sua spalla premendo forte le dita, provocandole un brivido lungo la schiena.
- è tempo di spegnerlo quello e di pensare al test. -
- L’ho dimenticato acceso, era quello che stavo facendo. -
- Ottimo. Potete iniziare. -
Tessa si massaggiò la spalla, non appena l’uomo si fu allontanato. Le bruciava quasi. Finirono il test in poco più di dieci minuti e una volta riconsegnato i due uscirono, lasciando il professore a far lezione da solo.
Il professore stava iniziando un discorso generale sull’antica Grecia e sulla mitologia greca, mentre Tessa continuava a massaggiarsi la spalla. Più passavano i minuti e più la spalla le dava fastidio. Si scostò leggermente la camicia sotto gli occhi sempre più preoccupati di Isaac.
- Tessa, che diavolo è quello? Cosa…? -
La ragazza scostò un po’ di più la camicia, terrorizzata: aveva una bruciatura che combaciava con i punti in cui l’uomo aveva premuto poco prima. Si coprì subito, prima che qualcun’altro potesse vederla e scosse la testa. - Non lo so. Non ti preoccupare, guarirà. -
- è venuta fuori dal nulla, non puoi chiedermi di non preoccuparmi. è… - Isaac ci pensò su e si passò una mano sul volto, sbiancando quasi. - è stato quell’uomo. Ti ha fatto qualcosa. -
- Avrà solo stretto troppo, possiamo pensarci dopo? Abbiamo una lezione da seguire… -
Tessa cercò di concentrarsi per seguire il professore, ma il dolore alla spalla continuava ad aumentare. Il contatto della pelle con la maglia le provocava un fastidio e un dolore che non provava da un po’ di tempo ormai. Socchiuse gli occhi ed affondò il viso tra le mani, cercando di non pensarci per un attimo, sperando che andasse via, ma quando riaprì gli occhi e rialzò il viso il dolore alla spalla non era più l’unica cosa che la preoccupava. Si sentiva la testa pesante, gli occhi in fiamme. Si guardò intorno e pochi secondi dopo il ragazzo seduto davanti a lei si voltò, mostrandole gli occhi gialli e le zanne da licantropo. Le ringhiò contro e Tessa scattò all’indietro, spaventata.
- Tessa. - sentì la voce di Isaac vicino a lei, ma non ebbe il coraggio di rispondere, perchè ogni singolo alunno della sua classe si stava trasformando. Si erano alzati, le ringhiavano contro e stavano avanzando verso di lei lentamente, mentre lei faceva sempre più passi indietro. Tutto quello non poteva essere vero.
- Di cosa hai paura Tessa? - Il professore era vicino a lei ora, le sorrideva tranquillo come se non stesse succedendo nulla intorno a lui. Isaac e Scott la guardavano tranquilli, senza capire e lei tornò a guardare i suoi compagni di classe, tutti trasformati in licantropi, che continuavano a ringhiare contro di lei. La osservarono in silenzio e in un batter d’occhio i licantropi infuriati si buttarono non contro di lei, ma su Isaac e Scott. In meno di mezzo minuto, erano entrambi morti, con le gole tagliate dagli artigli affilati dei licantropi.
Tessa stava singhiozzando, ma non riusciva ad emettere altri suoni, anche se avrebbe voluto mettersi ad urlare a sguarciagola per ciò che aveva appena visto davanti ai suoi occhi. Indietreggiò sempre di più finchè non trovò la porta dell’aula e una volta in corridoio corse più in fretta possibile in bagno. Le mancava l’aria, non riusciva a respirare ed aveva gli occhi che le bruciavano a causa delle lacrime e il cuore le scoppiava nel petto per il dolore.
Si appoggiò al lavandino, cercando di calmarsi e di riprendere a  respirare ad un ritmo normale, ma alzò lo sguardo verso lo specchio e davanti a sè vide la Tessa di qualche settimana prima, pallida, con gli occhi vuoti, più magra del solito e con addosso il camice dell’ospedale. Si tirò indietro, andando a sbattare contro il muro, piangendo. - Cosa… -
- Cosa credevi Tessa? Che fosse tutto vero? Stai sognando tutto, tutto questo… tu che guarisci miracolosamente e torni a scuola. Pensi che i licantropi esistano sul serio e che Scott ti abbia salvata? Tutto questo non esiste davvero. -
Tessa scosse la testa più volte. - No, no. Non è vero. - con le spalle contro il muro si lasciò andare a terra e affondò le mani tra i capelli.  - Isaac non può... Io non ho... -
- Isaac non esiste. è una proiezione della tua mente, non capisci? è quello che vorresti, ma è un sogno. - Tessa capì che la voce che sentiva apparteneva all'uomo che l'aveva toccata e le aveva lasciato una bruciatura sulla spalla.
Rimase per diversi minuti seduta a terra tremando, con la testa nascosta tra le mani, a piangere  disperatamente per Isaac e Scott. Vederli morire le aveva lacerato il cuore e quella sensazione di completezza che sentiva quando era con Isaac ora aveva lasciato il posto alla peggior sensazione del mondo.
Tessa era appena diventata un guscio vuoto.
- Tessa! - la voce che pronunciò il suo nome questa volta le era familiare. Scattò in piedi e appena vide Scott ricominciò a piangere di nuovo.
- Tu non sei reale. Tu non esisti. Non puoi esistere. - Abbassò lo sguardo sul suo corpo e scosse la testa, confusa. Le si erano insinuati nella mente troppi idee in contrasto tra di loro e non riusciva più a capire cos’era vero o no.
- No, Tessa, guardami. Io sono reale, guardami. - Scott le si era avvicinato e cercava di tenerle ferme le braccia mentre lei cercava di liberarsi dalla sua stretta.
- Ti ho visto morire, tutto questo non può essere vero. -
Mentre Scott tentava di tenerla buona e di farla tornare in sè, sentì la campanella suonare e segnare la fine dell’ora. Afferrò il telefono e scrisse a Isaac di raggiungerlo in bagno prima che potesse entrare qualcuno e lui fu lì seguito da Allison in pochissimo tempo.
Isaac cercò di andare da lei non appena fu lì, ma Scott lo fermò.
- Chiudete la porta, non fate entrare nessuno. Ha le allucinazioni, non capisce cosa sta succedendo.  -
Allison annuì e si occupò lei di bloccare la porta come meglio poteva. Isaac invece ignorò l’amico e si avvicinò a Tessa, che era tornata a sedersi per terra contro il muro mentre ripeteva in continuazione parole ormai senza senso, con la testa affondata tra le mani.
- Cosa facciamo? - Isaac guardò Scott. - Come la riportiamo indietro? -
- Il dolore ti rende umano… Lei guarirà, posso provare. Magari funziona anche in questo caso. -
Isaac era preoccupato, ma annuì e guardò Allison che lo imitò. Scott si inchinò vicino a Tessa, preparandosi a “ferirla” in qualche modo, e Isaac fece lo stesso, sedendosi vicino a lei e chiamandola per nome, cercando di tranquillizzarla.
Qualcosa dentro Tessa scattò quando Isaac la chiamò. Alzò il viso e puntò gli occhi pieni di lacrime sui suoi mentre Isaac le sorrideva appena e le afferrava la mano. Osservandola, a Scott bastarono pochi secondi per capire che non era il dolore che le serviva in quel momento.
- Scott, dovresti muoverti, la gente fuori tra poco inizierà a chiedersi perchè il bagno è bloccato e chiameranno qualcuno. -
Il ragazzo guardò Allison e sorrise. - No, aspetta. Credo di non dover essere io a fare qualcosa. Non dobbiamo far nulla in realtà… -
Tessa era ancora confusa e non riusciva ancora a capire ciò che era successo. Quello che sapeva in quel momento era però che vedere Isaac le faceva bene. Vedere Scott era diverso. Con lui continuava a non capire cosa aveva davvero davanti, ma con Isaac era tutto chiaro. Era reale. E se lui era reale, tutto quello che aveva visto e sentito non aveva senso. Il terrore che poco prima la stava divorando scomparve.
- Siete reali. E vivi. -
- Si. Si, stai tranquilla, qualsiasi cosa tu abbia visto... non è successo. Stiamo benissimo. Stanno tutti bene. Cos'è successo? -
Il suo cuore stava tornando a battere regolarmente, ma non riusciva a smettere di piangere ed era ancora confusa. Era stordita e anche se iniziava a capire che loro erano lì sul serio, c’erano ancora mille dubbi nella sua testa.
- Io… non lo so. -
- Va bene, non preoccuparti. Ora ti portiamo via da qui, okay? Non appena ti sarai ripresa, parleremo. - Lei annuì e si alzò, aiutata da Isaac. - Tu ora vieni da me, dobbiamo davvero capire cosa sta succedendo. Io cerco gli altri, Isaac... la accompagni tu? -
Il ragazzo guardò di nuovo Tessa e strinse ancora la sua mano, quando notò il suo sguardo vuoto e perso.  - Si, si la accompagno io. Non preoccuparti, non la perdo di vista. -
Scott annuì e uscì dal bagno insieme ad Allison, lasciandoli soli.
- Tes. -
Tessa alzò gli occhi verso di lui e sorrise appena, tremando ancora un po' per la paura.  Non disse nulla ma buttò le braccia intorno al collo del ragazzo, poggiò una mano sui suoi capelli e il mento sulla sua spalla e si strinse a lui, cogliendolo di sorpresa. Neanche Isaac capiva a pieno quello che era appena successo, ma si era preoccupato per lei dal momento in cui aveva visto la bruciatura e aveva capito che c’era qualcosa di strano, e ora riusciva a sentire quanto era scossa, quindi ricambiò l’abbraccio, stringendola per un po’ con il tentativo di tranquillizzarla.
- Tranquilla Tes, tranquilla... va tutto bene... - le sussurrò dolcemente accarezzandole la schiena.  - Cos’è successo? -
Tessa non voleva staccarsi, ma poco dopo si liberò dall’abbraccio e fece qualche passo indietro. Ci pensò su un attimo e scosse la testa… - Ho visto delle cose e in quel momento sembrava tutto reale, davvero… - Tessa si fermò per un attimo per respirare a fondo, chiudendo gli occhi. - Vi ho visto morire davanti a me. E qualcuno tentava di convincermi che sono ancora in ospedale, e che tutto questo... Scott, tu, il branco... è tutto frutto della mia mente. Ho visto Scott dopo averlo visto morire e me ne sono convinta davvero, perchè non capivo... -
- E ora? Ora sai cos’è reale? -
Tessa lo guardò di nuovo ed annuì, sorridendo debolmente mentre si inumidiva le labbra. - Io so che tu sei reale. Non so come hai fatto, ma è grazie a te se so che cos'è reale o no... Ti prego ora portami via da qui. -
Isaac le sorrise: senza neanche accorgersene aveva preso di nuovo la mano della ragazza, avvolgendo il mignolo con il suo... - Mi dispiace, ti tocca di nuovo il passaggio a piedi. -
Tessa emise una breve risata e scosse la testa. Alzò la sua mano all'altezza della spalla, trascinando quella di Isaac con la sua e cambiò posizione, intrecciando le dita a quelle del ragazzo.  - Credo che andrà più che bene... -
Poco dopo, dopo aver recuperato tutte le loro cose dall'aula, si ritrovarono a camminare vicini per strada, senza sfiorarsi e senza parlare, verso casa Mccall. Solo quando furono a poche centinaia di metri da casa Isaac si decise a fermarsi per mettersi davanti a lei e parlarle.
- Dovremmo smetterla di girarci intorno così e parlare. -
- Isaac... di che parli? -
- Di quello che provo io per te e di quello che provi tu per me. Perchè proviamo entrambi qualcosa, lo so, e continua a crescere sempre di più ed è strano e... e bellissimo. -
Non avevano più parlato di quella connessione dalla prima sera, in ospedale, perciò Tessa fu colta quasi di sorpresa dal fatto che lui ora ne stesse parlando, ma dovette ammettere a sè stessa che era felice perchè era assolutamente vero. Lei provava qualcosa. E dopo quello che era appena successo, sentiva che il legame con lui era sempre più forte.
- Magari non è il momento giusto, ma io devo davvero chiedertelo... - fece una pausa e Tessa continuò a fissarlo senza dire nulla, aspettando che lui continuasse. - Dovremmo uscire insieme. Tipo... al più presto. C’è la festa a scuola domani, vieni con me... -  Tessa lo osservò per un attimo ancora senza parlare, poi sorrise davvero per la prima volta da quando era uscita da scuola. - E tu dovresti davvero dire qualcosa, perchè non stai dicendo nulla e metti ansia. Tu... tu la senti ancora quella connessione con me, vero? -
- Un appuntamento. Tu mi stai chiedendo di uscire… per un appuntamento. Noi due. -
Isaac la guardò spalancando appena la bocca e gli occhi, senza sapere cosa dire. - Si… Si, io… io starei provando a chiedertelo… -
- Io provo decisamente qualcosa. - Tessa lo fissò ed annuì decisa.
- È il tuo modo per dirmi sì? -
- Si, Is... - Tessa lo osservò mentre lui la guardava soddisfatto e poi riprese a camminare verso casa Mccall, gli passò affianco e prese di nuovo la mano del ragazzo.  - Noi due dovremmo decisamente uscire insieme... e poi noi due siamo già qualcosa.  - Tessa parlò facendo segno di sì di continuo con la testa e
Isaac la imitò.
Prima di allora Tessa non era mai stata pronta ad ammetterlo, neanche a se stessa. Non voleva neanche pensare a certi sentimenti, perchè in realtà non credeva fosse possibile svilupparli così velocemente, ma il senso di completezza solo quando era con lui, il vuoto dentro quando invece non c'era, il bisogno continuo di guardarlo, di sentire la sua voce o di avere un contatto fisico con lui, l'attrazione sia mentale che fisica, le impedivano di negare ancora ciò che realmente provava: si stava innamorando di Isaac.
Distolse lo sguardo da lui ma continuarono a camminare vicini, in silenzio, questa volta con le mani unite.

Solo dieci minuti dopo Tessa era seduta sul bordo del letto di Scott e tutti gli altri erano in piedi vicino a lei. Aveva gli occhi di Stiles, Scott, Allison, Lydia, Niki e Isaac puntati addosso e quasi si sentiva a disagio. Aveva dimenticato per un attimo l'allucinazione e la luna piena, grazie ad Isaac, ma ora tutte le sue preoccupazioni erano tornate.
- Cos'è successo questa mattina in classe, Tessa? - Fu Scott a rivolgerle quella domanda, subito dopo essersi assicurato che stesse bene.
Lei in risposta si alzò, si sbottonò lentamente la camicia e se la sfilò, rimanendo in cannottiera e poi si voltò spostando i capelli da un lato per mostrare meglio la bruciatura sulla sua spalla.
Scott si avvicinò per guardare meglio e poggiò una mano sulla sua spalla facendo combaciare ogni punto con le sue dita e il suo palmo.
- Credi che questa sia la causa? Ti ha provocato un'allucinazione marchiandoti a fuoco... -
Allison guardò la spalla della ragazza aggrottando la fronte, confusa. Si avvicinò ed esitò prima di parlare.
- Non so cos'abbia fatto, io so solo che prima stavo bene, poi quell'uomo ha stretto in questo punto ed è comparsa questa. E poco a poco ha iniziato a far male, a bruciare sempre di più. Poi le allucinazioni. Scott e Isaac sono morti ed io ero di nuovo malata.  - Tessa rispose a Scott, ma guardò Allison e poi Stiles che la guardavano entrambi con lo stesso sguardo.
- La tua spalla. Io non vedo niente. -
- E neanche io. - Stiles scosse la testa guardando gli amici.
- Lydia, Niki. Voi riuscite a vederlo? -
Entrambe fecero segno di sì con la testa alla domanda di Scott e lui annuì. - Vuol dire che gli umani non possono vederlo. -
- E tutto questo non ci aiuta a capire molto su che tipo di minaccia possa essere... - Allison guardò la ragazza ed accennò un piccolo sorriso, mentre Lydia guardava Allison scuotendo la testa. - Tessa. Cosa significa per te quello che hai visto?  -
Tessa ci pensò su per un po', ci fu silenzio nella stanza per un paio di minuti che sembrarono un'infinità,  poi le gambe le cedettero e tornò a sedersi sul letto. - Paura. Credo abbia usato le mie paure. -
- Sapevo che avresti trovato qualcosa. Perchè dici proprio la paura? - Lydia si sedette vicino a lei e le sorrise, poggiando una mano sulle sue.
- Prima che tutti si trasformassero ho visto il professore chiedermi quali fossero le mie paure. E quando sono scappata sentivo la voce di quell'uomo ripetere che i licantropi non erano reali e che io ero ancora in punto di morte. Tutto quello che sentivo era il terrore crescere dentro di me sempre di più. Se voi non foste entrati in bagno probabilmente sarei impazzita in poco tempo. Ed io sapevo che non poteva essere vero quello che stavo vedendo… sapete… a causa del fatto che si sono trasformati tutti e poi la sua voce che mi ripeteva che non tutto questo non esisteva, ma allo stesso tempo sentivo che qualcosa stava succedendo davvero. La paura era reale. -
- Ha sfruttato le tue paure per farti impazzire? Perchè?- Nessuno rispose ad Allison e Tessa scrollò le spalle, increspando le labbra.
- Credo sia quello che dobbiamo scoprire, no? -
- Sappiamo come fermare le allucinazioni prima di impazzire, almeno... -
Stiles guardò Scott esasperato. - Qualcuno aggiorna anche noi? Perchè in realtà noi non lo sappiamo. -
- Credo abbia trovato la sua ancora capace di farla tornare alla realtà. -
- Umh. Facile. - Stiles guardò l’amico ed annuì, mentre Tessa alzavo lo sguardo verso Isaac per soridergli imbarazzata.
- Non nel modo in cui pensi tu,  però... Si, forse anche in quel senso ma credo ci sia altro. "L'uomo coraggioso non è colui che non prova paura, ma colui che riesce a controllarla". Io credo che vedere lui mi abbia aiutato a controllare le mie paure. Avevo paura che voi foste morti o che addirittura non foste reali e vedere lui vivo mi ha aiutato. -
- Scottie, credo che qui serva una bella chiacchieratina con il tuo capo. Magari lui sa dirci qualcosa in più con queste poche informazioni... -
- Ho intenzione di andare da lui ora. Qualcuno viene con me? -
- Io devo tornare a... a casa. Ho taaanto tanto da fare. Ci vediamo dopo, ok? - Niki si rivolse al suo alfa, lui sbufffò ma annuì, quindi la ragazza salutò gli altri e uscì di fretta.
- Credete sia un problema? -
- Oh uno psicopatico che usa qualche strano potere per far vedere alla gente le proprie paure realizzate e portarli alla pazzia dici? No, no problem. Tranquilla. -
Tessa guardò Stiles alzando le sopracciglia. - Ho rischiato io di impazzire, so bene che quello è un problema bello grosso. Intendevo Niki. L'unica cosa che ha da fare è... uno di quei gemelli che non ci piacciono. -
- Non credo siano un problema. Non mi fido di lui, ma non le farà nulla. -
- Come lo sai? -
- Perchè sono omega in cerca di un branco ora e io sono l'unico alfa qui. Vogliono che io mi fidi di loro tanto da accettarli nel branco quando verranno a chiedermi di poterne fare parte. -
- È questo è esattamente il motivo per cui è un problema... Potrebbe essersi avvicinato a lei per questo, così quando verranno da te, sarai costretto ad accettare o potrebbero usare lei... -
Allison guardò Tessa mentre lei parlava a Scott e si sedette vicino a lei sul letto, circondandole le spalle con un braccio.  - Non preoccuparti per lei, risolveremo anche quello. -
- Okay, credo di aver già abbastanza cose a cui pensare oggi. Credo che me ne andrò a casa se non è un problema. -
- Per me è un problema. Stiamo per sprofondare di nuovo nelle follie di Beacon Hills, ma domani c'è una festa a cui vorrei andare e festa vuol dire shopping. Un paio d’ore di distrazione ti faranno bene, tu vieni con noi. -
Tessa annuì e sorrise a Lydia. - Si, mi farebbe davvero bene... - Le andava davvero di stare un po' con loro e in effetti ora aveva anche qualcosa da comprare per la sera seguente.
- Va bene ragazzi, non è necessario che veniate... andremo noi e vi aggiorneremo in caso Deaton sappia qualcosa. -
Nel giro di pochi minuti Lydia trascinò Allison e Tessa fuori anche se la prima continuava a ripetere che non era il caso di andare a fare shopping in quel momento e Scott uscì insieme a Stiles e Isaac per andare da Deaton.

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