Il profumo della menta e il melograno magico.

di Gretel85
(/viewuser.php?uid=447175)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno di ottobre. ***
Capitolo 2: *** Un incubo senza fine. ***
Capitolo 3: *** L'alba di un nuovo giorno. ***
Capitolo 4: *** Un'altra notte senza te. ***
Capitolo 5: *** Perdersi o ritrovarsi? ***
Capitolo 6: *** Il sapore dell'autunno e l'inganno d'amore. ***
Capitolo 7: *** Come sai il mio nome? ***
Capitolo 8: *** Una storia destinata a ripetersi. ***
Capitolo 9: *** Strani sogni, due donne, un piano. ***
Capitolo 10: *** Di allievi, misteri e notti in bianco. ***
Capitolo 11: *** Sicuri di essere soli? ***
Capitolo 12: *** I gavettoni di Obaba. ***
Capitolo 13: *** (Non) tutto è bene quel che finisce bene. ***
Capitolo 14: *** Piacere, sono sempre io: Ranma Saotome. ***
Capitolo 15: *** Le dimensioni dell'infinito. ***
Capitolo 16: *** Fuga d'onore. ***
Capitolo 17: *** Nessun rimpianto, nessun rimorso. ***
Capitolo 18: *** Buona la seconda. ***
Capitolo 19: *** Il verdetto è assai strano: una rehab al sapor di melograno. ***
Capitolo 20: *** Tutto il mondo è palese. ***
Capitolo 21: *** E ventuno sia. ***



Capitolo 1
*** Un giorno di ottobre. ***


*Almeno piove a dirotto...* Si ritrovò a pensare la più piccola delle Tendo, sfiorando con la fronte il gelido vetro della finestra. Era una fredda giornata di inizio ottobre e una brutta influenza l'aveva costretta, suo malgrado, a rimanere a letto negli ultimi tre giorni. Confinata in camera sua, si annoiava moltissimo e non sapeva cosa fare. Di scendere di sotto non se ne parlava proprio. Sapeva già che cosa le avrebbero detto.

-Akane, ma cosa ci fai qui? Rimani in camera, ti devi riposare!- Una sorella eccessivamente premurosa.

-Bambina mia, buahhhh! Non voglio che tu muoia!- Un padre incorreggibile.

-Ehi sorellina, che intenzioni hai? Non vorrai mica attaccare la tua influenza a tutti? Se vuoi, dopo ti vengo a fare compagnia. Ho giusto bisogno di un paio di scatti... Kuno è molto preoccupato per la tua assenza, lo sai?- Un'altra sorella, decisamente incommentabile.

Sempre i soliti. Sarebbe stata rispedita in camera sua immediatamente, proprio com'era successo un'ora prima. E proprio quando aveva sperato che qualcuno, e non uno qualsiasi, la difendesse e la trattasse come un essere umano e non un morto vivente, ci si era messo anche lui che, stranamente gentile, le aveva consigliato di tornare in camera sua. Più tardi le avrebbe portato un tè. E solo davanti a quella gentilezza inaspettata le erano tremate le gambe e per una volta nella vita, con il volto ancora più bollente, aveva deciso di obbedire, senza fiatare.

Ma ora era pentita di non essersi opposta. *Uffa, che noia...* E mentre la sua mente formulò questo pensiero, si ritrovò a stringere gli occhi per focalizzare, attraverso la pioggia battente, la versione femminile del suo fidanzato, che in giardino e sotto la pioggia tirava calci e pugni a un invisibile avversario. Sorrise lievemente. La figura del suo ragazzo quando si allenava o combatteva era sempre forte ed elegante. Difficile non rimanere ammirati. Ad un tratto si accorse che lui, o meglio lei, non stava più combattendo e che, ferma in mezzo al giardino, la fissava.

Akane si rese conto solo in quel momento di aver mantenuto il sorriso carico di affetto che gli aveva riservato fino a un secondo prima e si affrettò a liberarsene. Solo quando vide una sua mano muoversi in un cenno di saluto, realizzò che sarebbe stato molto, ma molto scortese non ricambiare. Sorrise di nuovo alzando la mano destra.
*Ora fai ciao con la manina, Akane...* S'impose mentalmente. Si sentiva rigida e imbarazzata, ma ormai lui l'aveva vista ed era meglio far finta di niente.

E poi all'improvviso, una nota e lunga chioma lilla e un grande ombrello bianco le coprirono la visuale.
-Ni-hao, amole! La tua Shampoo è qui, sei contento?-
-Sha-Shampoo! Lasciami...così mi strozzi!-

Un ghigno infuriato sostituì il bel sorriso di Akane Tendo e le sue piccole, ma potenti, cinque dita sbatterono contro la scrivania sotto di lei.
-Che diavolo stanno facendo?-
Incurante di parenti e ospiti e soprattutto del proprio stato di salute, Akane si precipitò al piano di sotto.

-Che succede, Akane?- Si affrettò ad affacciarsi Kasumi dalla cucina. Nessuna risposta. Prima che Soun e Genma potessero alzare il loro sguardo dalla scacchiera e prima che Nabiki avesse il tempo di chiudere la scatola dei biscotti, Akane si era già precipitata di fuori, scalza e sotto la pioggia.
-Che cosa stai facendo, Akane?- Si girò di scatto Ranma.
-Perchè? È forse vietato prendere una boccata d'aria nel proprio giardino?- Chiese acida e con finta noncuranza la fidanzata. -E poi, forse, potrei chiedere la stessa cosa a te, non credi?-
-Guarda che non è come pensi, mi ha preso alle spalle e non sapevo che... ehi ma dico, sei impazzita? Non lo vedi che piove? Hai la febbre, vai subito dentro!-
-Si lasciaci soli, Akane... mi occupo io di lui.- Miagolò sensuale l'indesiderata ospite.

Al diavolo le apparenze.

-Non ho posto la domanda a te, Shampoo e tu non azzardarti a darmi ordini, Ranma. Comunque tranquillo, ero solo scesa a fare due passi; vi lascio subito soli, visto che ci tieni tanto!-
-Ma ti ho già detto che mi ha preso alle spalle e... -
-Etciùùù!-
-Ecco, lo vedi? Guarda che hai fatto, scema! Sei fradicia.- Ranma fece per avvicinarsi. -Shampoo, lasciami andare e vai a casa, per piacere.- Si liberò.
-Lanma, ma come? Io sono qui pel te e tu non sai dilmi altlo?-

Ranma afferrò Akane per un polso. Era bollente.
-Sei uno stup...- Provò a divincolarsi debolmente la ragazza, prima di perdere i sensi.
-Lanma!- Si aggrappò con più forza la cinesina alla spalla del suo pseudo amore.
-Accidenti, Shampoo! Ti ho detto di andare a casa!- E con un calcio, non troppo forte, le fece saltare l'ombrello dalle mani.

Mentre rimpiccioliva e perdeva, almeno nell'aspetto, la sua natura umana, Shampoo ebbe la certezza che in quel momento il suo cuore si fosse fermato. Sotto la pioggia, il suo sguardo felino si inumidì di lacrime. Vedere lui che con pazienza, preoccupazione e rabbia le dava le spalle e, raccolto da terra quell'essere odioso di Akane, l'aveva stretta a sé e portata dentro casa, era stata un'immagine troppo forte per lei. Non si meritava questo.
Abbandonando vestiti e ombrello nel giardino dei Tendo, la piccola gattina rosa saltò oltre il muro e corse via, facendo a se stessa una piccola, grande promessa.
Non sarebbe successo mai più.

* * *

Erano ormai le nove di sera, quando qualcuno suonò alla porta. -Chi sarà mai a quest'ora? Vado io!- Annunciò come d'abitudine la dolce Kasumi.
-Buonasela, Kasumi.-
-Oh buonasera, Shampoo. Entra, prego.- Kasumi non sapeva cosa dire, anche lei sorpresa da tanta gentilezza. -Cerchi Ranma o Akane? O...-
-Celcavo tutti voi, a dile il velo. Innanzi tutto cledo di avel lasciato qui il mio omblello e dei vestiti e volevo lecupelalli.- Spiegò la cinesina, una nota deliziososamente squillante nella voce.
-E poi oggi non mi sono compoltata bene con Lanma e Akane e con tutti voi in genelale. Vi do semple tante noie. Quindi ho deciso di poltalvi un pensielo.- Rivelò, mostrando due thermos. -È un tè buonissimo che la mia bisnonna ha appena complato e ho pensato di condividello con voi...pel fale pace!-
Kasumi si era fermata già alla parola tè.
-Oh ma che gentile, non dovevi! Vieni, accomodati.- Il sorriso della felicità.

-Come ti senti ora, Akane?- Seduto a gambe incrociate e fintamente disinteressato, Ranma guardò la sua fidanzata con la coda dell'occhio. Da quando Kasumi l'aveva asciugata e messa a letto, non l'aveva abbandonata un secondo.
-Sto meglio, grazie, Ranma.- Sorrise l'altra da sotto le coperte.
Ranma ricambiò il sorriso, per poi tornare subito serio. -Sono contento che la febbre non sia aumentata...- Scattò in piedi. -Ma si può sapere cosa pensavi di fare, eh? Sei proprio una sciocca!- Si maledì nello stesso istante in cui pronunciò quelle parole, ma era davvero arrabbiato e soprattutto con se stesso. La risposta della sua dolce fidanzata non si lasciò troppo attendere.
-Ranma, se ti scoccia tanto stare qui, puoi anche andartene sai?- Non sorrideva più ora. - Ti ho già ringraziato e...-
      -Akane, è permesso?-
-Sì certo, Kasumi, vieni.-
-Akane, Ranma, c'è una visita per voi. Shampoo è qui e...-
-E figuriamoci se poteva lasciarci in pace per un giorno intero!- Si alterò Akane.
-Ha portato del tè per fare pace. Sembra davvero molto dispiaciuta per quanto successo oggi.- Concluse amabilmente Kasumi.

Akane saltò su a sedere; voleva alzarsi dal letto, ma un presa forte e decisa sulla sua spalla la fermò.

-Senti, Akane.- Era Ranma. -Ora promettimi una cosa. Tu stai tranquilla qui, ce la sbrighiamo noi. Ascoltami una buona volta, per piacere. Appena posso ti porterò una tazza di tè, va bene? Te l'avevo promesso in fondo.-
Kasumi annuiva concorde e lui le aveva detto quelle ultime parole con tanta fermezza che non ebbe la forza di fare altro, se non ricascare sul cuscino borbottando.
-Uffa, va bene.-

Quando Ranma scese di sotto, suo padre e l'intera famiglia Tendo, eccetto Akane, avevano già preso posto intorno alla tavola. Tutti avevano assunto un'espressione ambigua. Soun aveva l'aria di uno che non aspettasse altro che saltargli addosso e chiedergli “Ranma, sai dirmi cosa significa tutto questo?”; al suo fianco suo padre guardava verso il pavimento, uno sguardo che Ranma conosceva molto bene. *Si starà chiedendo se oltre al tè ci sono anche dei dolcetti...*. Sbuffò. A capotavola Kasumi gli sorrideva, come al solito, ad occhi semichiusi e, accanto a lei, una Shampoo, stranamente ancora ferma al suo posto, faceva altrettanto invitandolo a sedersi. Chiudeva il cerchio Nabiki. Un biscotto ancora in bocca, lo guardava, avrebbe potuto giurarlo, estremamente divertita.

E allora Ranma prese posto.

-Oh Lanma, mi dispiace tanto che Akane non sia dei nostli.- Iniziò Shampoo. -So che non sta bene e che se ora sta ancola peggio, è tutta colpa mia.- Si inchinò improvvisamente ossequiosa la cinesina. -Sono davvelo dispiaciuta per questo, scusatemi.-
*Ma è impazzita?* Non potè fare a meno di pensare Ranma. E non fu il solo.
-Ma no, figurati!- Intervenne Kasumi con la solita dolcezza e poggiandole delicatamente una mano sulla schiena. -Non devi preoccuparti, non è vero Ranma?-
-Eh? Ah sì, certo. Akane si riprenderà e dopo le porterò una tazza del tuo tè, così...-
-Splendido!- Battè inaspettatamente le mani la ragazza. -Ottima idea, Lanma. Spelo tanto che applezzelà il mio pensielo. Ci tellei molto.-

Ranma non sapeva più cosa dire. Gli occhi di tutti erano sgranati. Tranne quelli di Nabiki, è ovvio. Era estremamente difficile sorprenderla.

-Beh, direi di assaggiare questo tè speciale allora, ahahahah!- Si rilassò Soun cercando di sdrammatizzare la situazione.
-Ben detto, amico mio!- Lo seguì a ruota Genma con rinnovato entusiasmo. -Abbiamo anche qualcosa da sgranocchiare, per caso?- E Kasumi capita l'antifona si diresse per l'ennesima volta in cucina.
*Lo sapevo,è sempre il solito.* -Ma non ti vergogni, papà? Hai appena finito di....-
Un improvviso profumo, fresco, pungente, ma delizioso, inondò la stanza.
-...cenare.- Concluse quasi in un sussurro.

Shampoo aveva aperto il primo thermos. Tutti rimasero senza parole, estasiati da un profumo così intenso e buono.

-Buono, velo? Ve l'ho detto, è un tè speciale alla menta che ha complato la bisnonna; tla tutti quelli che ho plovato, questo è davvelo il migliole, ve l'assiculo.- Commentava sorridendo mentre versava con attenzione il caldo infuso in tutte le tazze.
-Ops, il plimo Thelmos è finito! Aspetta un attimo, Lanma. Ne ho ancola un po', per foltuna.- Indicò il secondo Thermos. -Intanto polta questo ad Akane e salutala da palte mia.- Concluse porgendogli una tazza ancora fumante.
Ranma afferrò esitante la tazza e, senza fiatare, si diresse in camera di Akane.

-Sono io, posso entrare?-
-Entra pure, Ranma.-
-Eccomi.- Sorrise. -Come vedi non ti ho mentito. Ti ho portato una tazza di tè... sembra buono.-
Akane seduta nel suo letto rimase affascinata dall'improvviso profumo nella sua stanza.
-Accidenti.- Ammise. -Devo dire che dal profumo sembrerebbe delizioso, poggiamelo sul tavolo, per piacere. Lo berrò appena si fredda un pochino.- Si voltò per guardare meglio i movimenti di lui, lenti e accorti.
-E grazie, Ranma. Mi dispiace per oggi.- Aggiunse chinando leggermente il capo da un lato.
Lui arrossì. Akane era tranquilla. Non era il caso di farla arrabbiare di nuovo, riportandole i saluti di Shampoo.
-Non preoccuparti, piuttosto pensa a riposarti, testona.-
-Com'è questo tè?- Cercò di apparire disinvolta.
-Non l'ho ancora assaggiato, ora scendo e lo provo.-
Akane sembrò delusa, sperava che lui rimanesse lì con lei ancora un po'. E forse l'espressione sul suo viso fu particolarmente evidente, perchè Ranma, giunto alla porta, si fermò un istante.
-Akane...- Richiamò il suo sguardo. -...a dopo, dai.-
Era stato chiaro.

 

-È già andata via?- Chiese Ranma a Kasumi quando scendendo trovò una persona in meno a tavola. Era sorpreso.
-Ti dispiace?- Insinuò Nabiki, richiamando immediatamente l'attenzione dei due padri.
-Ma che vai dicendo! Dico solo che è stata gentile e non l'ho salutata, tutto qui.-
-Non preoccuparti, Ranma.- Intervenne Kasumi. -Sembrava aver fretta. La saluterai un'altra volta. Tieni, questa è la tua tazza di tè, l'abbiamo tenuta da parte.-

Akane afferrò la piccola tazza di terracotta. *Certo, senza manico è complicato! È davvero bollente...* Inspirando a pieni polmoni quel caldo e delizioso profumo di menta, avvicinò lentamente la tazza alla bocca, immergendovi a malapena il labbro superiore.
-No. Decisamente troppo caldo.- E appoggiata nuovamente la tazza sulla scrivania, spense la luce e si infilò sotto alle coperte.
A poco a poco si rese conto che le voci dal basso le sembravano più lontane; l'odore di erbe che la tazza fumante emanava vicino al suo letto era intenso e così gradevole da stordire i sensi. Pensava a Ranma. Tra poco sarebbe passato da lei.
*Se chiudo gli occhi cinque minuti, non succederà niente, no?*
Cadde nel sonno più profondo.

 

Ad un tratto la porta della sua stanza si aprì e Akane, come se fosse rimasta sveglia tutto il tempo, si tirò subito su a sedere. Nel buio sforzò gli occhi per vederlo meglio. Sorrise. Indubbiamente era lui, i contorni della sua figura non li avrebbe mai potuti confondere. E poi quel codino...
*Ranma, sei tu?*
-....?-
Ebbe paura.
-...!-
Molta paura.

Aprendo la bocca come per urlare, fece un ultimo tentativo. Ma nulla.
Non un suono usciva dalla sua bocca. Atterrita, cominciò a indietreggiare, per quanto possibile, nel letto. La figura di lui avanzava e mai come in quel momento le sembrò tanto minacciosa.
Camminava in modo strano, tutto storto; con una mano la salutava inquietante.

Un balzo e fu sopra la sua scrivania e in quel momento Akane credette seriamente di morire di infarto. Lui non era lui. Era l'ombra di lui, bidimensionale e nera, si divertiva a saltellare da una superficie all'altra della stanza. Da sopra la scrivania, si spostò all'armadio e poi da lì a sedersi sopra la cornice del quadro di fronte al suo letto. Camminando al contrario sul soffitto, faceva finta di cadere a terra, per poi sparire velocemente e ricomparire un attimo dopo da un'altra parte.

Il silenzio era spaventoso. Voleva mettere fine a quell'incubo e subito, ma per quanto si sforzasse di urlare, non riusciva ad emettere alcun suono.
Disperata e inorridita, si voltò allora verso il muro e cominciò a sbattere i pugni contro di esso, nella vana speranza di farsi male e svegliarsi.

* * *

-Svegliati, è ola di andale.-
Un sussurro gli fece aprire gli occhi. Doveva essere l'alba. La testa gli pesava enormemente, come un macigno eppure...eppure era vuota, alleggerita di qualche cosa che lì per lì non gli sembrò importante.
Davanti a lui una giovane ragazza lo fissava sensualmente, con amore. I lunghi capelli le scivolavano lungo il corpo; illuminata dai raggi rosa dell'alba, le apparve davvero bellissima. Arrossì e distolse lo sguardo. E proprio guardandosi intorno, cominciò ad agitarsi.
- Dove mi trovo? E tu chi sei?- Si alzò di scatto.
-Come chi sono, non licoldi? Sono Shampoo, la tua fidanzata.-
-La mia cosa? Ma io non ti ho mai vista!-
-Shhh, non stlillale, o sveglielai tutti.- E con un gesto della mano indicò uno strano gruppo di persone ancora addormentate per terra.
-Arghh! Cosa ci fa un panda qui?- Si focalizzò il ragazzo sulla pelosa e gigantesca figura che giaceva accanto a lui.
-Ti eri perso e sei arrivato fino a qui, Lanma.- Ignorò la sua ultima domanda. -Ma ola io ti ho ritlovato e insieme tolnelemo a casa. Durante il viaggio ti spiegherò meglio, amole mio.-

Ranma si voltò verso di lei. Era combattuto. Si guardava intorno spaesato. All'improvviso gli sembrò di essere appena nato.
Non sapeva dove si trovava, non aveva ricordi, non aveva un nome e non sapeva chi era. Lei lo chiamava Lanma, sembrava conoscerlo da molto e aveva un vestito cinese, come lui.
*Che sia un indizio?* Sentendosi perso, decise di darle fiducia. 
-So che ola sei confuso, ma fidati di me e tieni.- La piccola ragazza dai capelli lavanda aprì un palmo della mano. Al centro di esso tre chicchi rossi di melograno.
-Come hai detto che ti chiami, scusa?-
-Shampoo, amole. Tieni, mangiali. Li ho poltali per te. Sono chicchi magici: ti falanno limettele in fletta e salai più folte di plima.-
Quelle parole avrebbero convinto chiunque, soprattutto lui, e pur non sapendo bene il perchè, si avventò sui tre chicchi di melograno, divorandoli avidamente.

-Bene, amole.- Si avvicinò la cinesina, fissandolo negli occhi. Con una mano gli accarezzò il volto.
Aspettava quel momento da una vita.

-E ola plomettimi che salai mio per semple.-


-Noooo!- Un urlo liberatorio e finalmente Akane riuscì a svegliarsi.
La coperta e il cuscino per terra, le sue gambe intrecciate al lenzuolo e il cuore che le batteva ancora furiosamente.
*Sono tutta sudata, accidenti!*

Una manciata di secondi e la normalità della sua stanza, ora illuminata a giorno dai primi raggi dell'alba, tornò ad accoglierla con calore. S'impose di calmarsi.
Velocemente si alzò in piedi, era troppo presto per alzarsi, ma aveva bisogno di tranquillizzarsi un po'. Abbassando lo sguardo notò la tazza di tè sul tavolino. Sedendosi alla scrivania, l'afferrò con una mano. Il profumo era svanito, la tazza era gelida. *Pazienza.* Fece spallucce e alzò lo sguardo verso i tetti delle case.

Scattò in piedi.

Per un attimo, un solo istante, sbattè le palpebre perplessa.
Da lontano le era sembrato di vedere una figura a lei nota saltare di tetto in tetto verso il sole.
Chiuse e aprì gli occhi una seconda volta.
Niente.
Non c'era niente.
*Ho dormito proprio male stanotte!* Sbadigliò.
Con calma ed estrema lentezza di movimenti si chinò a raccogliere cuscino e coperta.

Cinque minuti dopo si era riaddormentata.

* * *

 

Ciao a tutti! Eccomi qui con il mio secondo tentativo di ff in più capitoli. È una storia che mi frulla per la testa da un po'... :) Se avete tempo e voglia, fatemi sapere cosa ne pensate! Mi fa sempre molto piacere.

Baci. Gretel.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un incubo senza fine. ***


Sbatté le palpebre almeno tre volte prima di riuscire a mettere a fuoco la sveglia davanti a sé e l'ora che essa riportava. -Mmmh.- Brontolò Akane, avvolgendosi il capo nel cuscino. *Ma sono solo le otto?* Era più che intenzionata a rimanere a letto. Eppure...eppure quel tiepido raggio di sole che le scaldava il braccio la invogliò ad alzarsi. Si sentiva meglio, anzi, davvero bene, talmente bene da avere una fame da lupi. *E ci credo.* Sorrise fra sé e sé. *Ieri sera non ho mangiato niente!*

Dopo una notte del genere, così sfiancante e disturbata, si sentiva stranamente in forze; aveva voglia di farsi una doccia, mangiare e fare un po' di movimento. Decisamente stava meglio. Lentamente scese dal letto e si avviò verso la porta. Nel corridoio che dava sulle scale si fermò a riflettere davanti allo specchio. *Accidenti...* Pensò sfiorandosi con il dito indice la piega che il cuscino le aveva lasciato sulla guancia. *Ma tu guarda, sembro uno straccio; ora ci manca solo che quello stupido mi prenda in giro...* E fu proprio nel momento in cui formulò quest'ultimo pensiero che si bloccò all'istante, il dito ancora fermo sulla guancia, gli occhi improvvisamente inquieti.

Fissava sé stessa con apprensione.
Un silenzio assordante le richiamò immediatamente alla memoria le angoscianti immagini della notte appena finita.
Non era certo mezzogiorno, ma casa Tendo non era mai stata famosa per essere un'abitazione silenziosa, fin dalle prime ore del mattino.
Un brivido lungo e fastidioso le fece accapponare la pelle alla base del collo. Questo silenzio non era normale e non le piaceva per niente. Non un rumore dalla cucina, non un passo, non una voce, neanche il più flebile sussurro.

Solo il battito del suo cuore, improvvisamente impazzito, le risuonava nelle orecchie.

Con mano leggermente tremante si appoggiò al corrimano delle scale e lentamente iniziò a scendere al piano inferiore. Non era da lei avere tutta questa paura, no davvero, eppure era come pervasa da un senso di vago terrore. Terrore di non sapere cosa avrebbe trovato al piano di sotto.

E poi la vide.

Prima la punta delle dita, poi l'intera mano, quella di suo padre, riversa a terra, il palmo verso l'alto, immobile, tra la veranda e il soggiorno.
Tirò un sospirò di sollievo. *Che sciocca che sono. Si saranno ubriacati come al solito e addormentati lì.* Accelerò il passo fino a piombare davanti all'entrata del soggiorno.

-Papà, ma ti sembra il caso di...-

Le parole le morirono in gola.

Sembrava un incubo destinato a non finire mai. Con gli occhi sgranati fissava ora la sua famiglia al completo, o quasi, che immobile giaceva a terra.
Come se per nessuno di loro vi fosse più un domani.

-Papà! Papà! Kasumi! Nabiki! Signor Saotome!- Si trovò a strillare spostandosi rapidamente da un corpo all'altro e scuotendoli con energia uno per uno.
Nessuna risposta.
-Ranma!!! Dove sei?- Urlò allora con disperazione. *Che diavolo è successo qui?* Il bel viso ormai pieno di lacrime. *Dov'è finito quel baka?*
-Akane, che succede? Che ci faccio qui?-
-Ka-Kasumi!- Si fiondò la piccola Tendo ad abbracciare la sorella ancora stordita. -Oh Kami! Per un attimo ho temuto che... ma che è successo qui?-
-Oh mio!- Si spaventò la maggiore, non appena si rese conto della situazione. -È mattino fatto e non ho ancora preparato la colazione!-
Akane per poco non cadde a terra. Sua sorella non si smentiva mai.

-Yahwwn!- Sbadigliò rumorosamente qualcuno alle sue spalle. -È già ora di cena per caso?- Chiese il grosso panda tirando fuori dal nulla uno dei suoi molteplici cartelli.
-Signor Saotome, sta bene vedo... e tu, papà?- Spostò velocemente lo sguardo sul padre che stava aprendo gli occhi. -E perché Nabiki ancora dorme?-
-Se la smettessi di urlare, sorellina, te ne sarei molto grata. Non fa piacere a nessuno svegliarsi così, lo sai?- La rimproverò la mezzana, mentre, stiracchiandosi, si tirava su a sedere.
Ormai erano tutti svegli e al sicuro. Akane non si trattenne più.
-Ma insomma, si può sapere cosa vi è successo? Perché avete dormito tutti di sotto? E Ranma dov'è?-
-Non lo so.- Azzardò la maggiore delle Tendo. -Io ricordo solo di essere stata qui ieri sera; è venuta Shampoo e...-
-Il tè era buono, ma i pasticcini di più...- Continuò il signor Saotome impugnando un altro cartello.
-E poi stanotte... ah amico Saotome, che incubi! Non riuscivo a svegliarmi, sapessi!- Piagnucolò il capo famiglia. -Ma ora è tutto passato. Che ne dite di fare colazione, eh? Ahahahaha!-
-Hai detto incubi, papà?- Si impensierì subito Akane. -Che genere di incubi?-
-È meglio che non te li racconti, figlia mia.- Tornò improvvisamente serio il signor Tendo. -È stato davvero terribile, davvero.-
-Io credo di poter rispondere alle tue domande, sorellina.-
Tutti si girarono interrogativi verso Nabiki.
-Allora?- La incalzò Kasumi. -Non tenerci sulle spine, dai!-
-Ma è semplice!- Assunse immediatamente l'aria scaltra che amava sfoggiare nelle grandi occasioni. -Pensateci bene: da quando ieri sera abbiamo bevuto l'ennesimo intruglio di Shampoo nessuno di noi ha più ricordi. Secondo voi cosa vuol dire ciò?-
-Il tè era drogato!- Si stupì Akane dell'ovvietà della sua stessa risposta.
-Esattamente, sorellina. E non in modo leggero evidentemente. Tu l'hai bevuto?-
-A dire il vero? No. Era troppo caldo. L'ho appena annusato.-
-E hai dormito della grossa. Pensa noi... papà se n'è fatte fuori due tazze.-
-Eh? Ahahahah! Ma che c'entro io, ora? Era buono e poi...-
-Va bene, Shampoo ne ha fatta un'altra delle sue.- Lo interruppe Akane, cominciava ad alterarsi davvero. -Ma questo non spiega dove si sia andato a cacciare Ranma!-
-Anche in questo caso posso darti una mano. Ma visto il tuo crescente interesse, temo che ti costerà qualcosina...-
-Nabiki!!!- Grugnì l'altra. La sua pazienza era al limite.
-Va bene, va bene. Allora, ammetto di aver passato una notte infernale, ma questa mattina nel dormiveglia ho fatto un sogno strano e più mi chiedi di Ranma e più mi convinco del fatto che non si sia trattato di un sogno.-
-E cioè?-
Tutti ora fissavano Nabiki con estremo interesse.
-Dunque, a un certo punto, verso l'alba, ricordo di aver sentito distintamente delle voci sussurrare qualcosa vicino a me. Non so dirti cosa, ma sono abbastanza sicura che una delle due voci fosse quella di Ranma.-
-E l'altra?-
-Non lo so, ma era sicuramente una voce femminile. Ora, tutti noi dormivamo e se non eri tu a parlare con lui...- Alzò gli occhi al cielo, dubbiosa.
In un lampo Akane si tirò su in piedi.
-Bambina mia, che cosa vuoi fare?-
-Te lo dico io come sono andate le cose, papà! Quel buono a nulla si è svegliato, non ha trovato la colazione pronta e si sarà diretto con e da Ukyo a riempirsi lo stomaco, mentre qui dormivamo tutti!-
E prima che qualcuno dei suoi familiari potesse fermarla o dirle di calmarsi, Akane era salita in camera sua. Cinque minuti dopo, lavata e vestita, era pronta a dirigersi al piccolo ristorante della cuoca di Okonomiyaki.
-State tranquilli, lo vado a recuperare io!- Sbatté la porta.

-E pensare che aveva la febbre alta ieri sera!- La osservò allontanarsi la sorella maggiore.
Alle sue spalle, tutto il resto della famiglia, panda compreso, annuiva silenziosamente.

* * *

-Ukyo? Ukyo, ci sei?- Bussava Akane alla porta del ristorante. Dopo un po' una voce assai scocciata la rimproverò dalla finestra del piano superiore. -Ma si può sapere chi è a quest'ora? Vi sembra questo il modo? Sono solo le nove e mezza di domenica matt.... Ah! Ma sei tu, Akane! Che succede?-
-Ranma è da te?- La domanda era talmente chiara, semplice e diretta che la bella cuoca non poté fare a meno di arrossire e mettersi a squittire pudicamente. -Ma no, Akane! Ma come ti vengono in mente certe cose? Io sono una ragazza per bene, lo sai! Ahahahah!-
Notando l'espressione quasi delusa sul volto dell'amica/rivale in amore, Ukyo tornò rapidamente in sé.
-Akane, senti hai già fatto colazione?-
-Veramente... no.-
-Allora entra! E raccontami tutto.-

Neanche dieci minuti dopo la fidanzata carina e quella ufficiale correvano per le strade di Nerima alla volta del ristorante Il Gatto.

-Quella malefica cinese... se scopro che ha fatto qualcosa di male a Ran-chan, altro che problemi con il giapponese! Farò in modo che non possa parlare più alcuna lingua!-
Akane arricciò le labbra in un sorriso involontario; questa volta concordava con lei.
-Lo sai, Ukyo? Speravo proprio tanto che Ranma fosse da te.- ­ Ammise con sincerità continuando a correre.

Il ristorante Il Gatto era chiuso, ma ciò non rappresentava la normalità per il locale delle cinesi. Infatti, e il cartello era chiaro in proposito, la domenica a pranzo il ristorante era solitamente aperto e quindi, alle dieci del mattino, qualcuno di loro avrebbe dovuto essere già lì per sistemare e approntare qualcosa.
Ad Akane la cosa non quadrava. E quadrò ancora di meno nel momento in cui si rese conto che la porta del locale non era chiusa ermeticamente.
Scambiandosi una furtiva occhiata d'intesa, le due entrarono rapidamente.

Buio, odore di chiuso e un vago senso di abbandono le accolsero.

Su alcuni tavoli, i piatti sporchi della sera precedente facevano ancora bella mostra di sé. A terra un menù giaceva solitario, ancora aperto ed evidentemente calpestato da più persone. Avvicinandosi alla cucina, ad Akane sembrò di percepire un odore familiare, più fresco e pungente rispetto a quello acre delle pietanze avanzate.

*Avrà preparato qui il suo tè.* Concluse con amarezza.

Quel silenzio ingombrante e privo di risposte certe tornò ad attanagliarle lo stomaco come una morsa. -Qui non c'è nessuno, Ukyo.-
Abbassò lo sguardo a terra; cominciava davvero a disperare.
-Forse ti sbagli, Akane!- Ukyo, ferma in mezzo alla stanza, era vigile e sull'attenti, quasi si aspettasse, da un momento all'altro, l'agguato di un esercito.
Entrambe parteciparono a lungo al silenzio che regnava nel locale.
-Io non sento proprio niente, Ukyo!- Sbottò nuovamente la minore delle Tendo.
-Shhh! Ascolta! Lo senti questo scricchiolio? Viene da lì dentro!- Puntò il dito contro una porticina. Era quella che dava sullo sgabuzzino.
Insieme le due ragazze si avvicinarono. -Al mio tre.- Le propose Ukyo, una mano già sulla maniglia.

Non c'era niente da fare, la cuoca di Okonomiyaki. stava dimostrando molto coraggio quella mattina, ben più di Akane.

-Uno...-

-Due...-

-Tre!-

 

-...-

-Mousse!- Strillarono all'unisono.

Il povero ragazzo, legato e imbavagliato a dovere, si dimenava in fondo allo stanzino, in mezzo a scope e conserve. Non era un bello spettacolo e le due, impietosite, lo liberarono subito. Ma Akane non aveva voglia di provare pietà a lungo. -Oggi è una domanda che mi tocca fare fin troppo spesso, Mousse. Ma posso sapere cosa è successo qui e cosa sta succedendo in generale?- Chiese e nel tono della sua voce risuonava un misto di veemenza e apprensione.
Mousse non si reggeva in piedi, i muscoli intorpiditi e gli arti inferiori leggermente addormentati non l'aiutavano di certo.
-Vieni, ti aiuto.- Gli propose la cuoca e insieme ad Akane, lo trascinarono ad un tavolo.
Due bicchieri di acqua dopo, Mousse sollevò il viso verso le sue interlocutrici, con una mano si lisciò la capigliatura e con l'altra si levò, inaspettatamente gli occhiali. Era davvero provato.
-Non lo immaginate da voi?- Fu l'unica fredda, anzi, glaciale e ironica risposta che il ragazzo seppe proferire.

Akane accarezzò con le dita la tovaglia, cercando di trovare le giuste parole per non assalire il giovane cinese con la propria foga.
Ukyo la fissava, come incapace di dire alcunché.
-Preferirei che mi raccontassi la storia dall'inizio, Mousse.-
L'interessato alzò lo sguardo, inforcò gli occhiali e serio, come poche altre volte in vita sua, iniziò a raccontare ciò che sapeva.

-Tutto è iniziato due sere fa, quando al locale è arrivato un pacco per la vecchia. Da quello che ho capito, deve averglielo inviato una sua amica di infanzia, direttamente dal nostro villaggio, Yukasai. Ovviamente non mi è stato permesso di vedere cosa ci fosse dentro, ma buona parte del contenuto l'ho scoperta a mie spese.-

-Cosa intendi, Mousse?- Lo incalzò Akane, sporgendosi leggermente verso di lui.

-Era un tè, Akane. Ma non un tè qualsiasi. Un tè verde, smeraldo scuro, il cui profumo di menta è estremamente attraente per l'olfatto umano. I suoi effetti però sono devastanti. Si tratta di un'arma storica per le amazzoni di Joketsu, un modo per soggiogare abilmente l'avversario, addormentarlo e incatenarlo al sonno tramite incubi altrimenti inimmaginabili.-
-Hai detto, incubi?- La voce di Ukyo tremava.
-Sì e Akane dovrebbe sapere bene a cosa mi riferisco, giusto?- Spostò lo sguardo sulla ragazza. Quest'ultima spalancò gli occhi.
-E tu come lo sai?-
-Me lo ha detto Shampoo. Volontariamente, mentre con l'inganno mi faceva bere un tazza di questo tè, mi ha svelato una parte del suo piano e anche il secondo e, in parte, il terzo ingrediente contenuto nel pacchetto per Obaba.-
-Vai avanti, Mousse. Ranma è scomparso per cui...spiegati meglio, per piacere.- Akane era quasi supplicante e per un momento lo sguardo di Mousse si addolcì notevolmente. Provava pena per lei.

-Il tè che Shampoo mi ha offerto ieri sera serviva loro per farmi fuori e dargli il tempo di allontanarsi indisturbate. Avevano deciso tutto nei minimi dettagli. Addormentare voi in modo sicuro e fuggire via, non senza aver prima reclamato il proprio premio. E non guardarmi così Akane, sto parlando di Ranma e lo sai.-
-Ma...ma com'è possibile?- Intervenne improvvisamente Ukyo alzandosi rumorosamente in piedi. -Ran-chan non avrebbe mai fatto una cosa del genere!-
-Ranma, no. Ma una persona con la mente vuota al punto da non sapere più neanche come si chiama, forse sì.-

Per le due ragazze fu come ricevere un pugno in pieno stomaco.
-Stai scherzando, vero?- Lo assalì Ukyo.
-Ma che razza di intruglio era?- Si agitò ulteriormente Akane.
-Evidentemente era diverso da quello che avete bevuto tu e la tua famiglia...-
-Io non l'ho bevuto, l'ho solo annusato e poi mi sono addormentata.-
-Bene, allora questo significa che per quanto incredibile ti possa sembrare, avrai passato certamente una notte migliore rispetto a me e ai tuoi.- A quelle parole Akane si sentì terribilmente in colpa. Aveva notato gli occhi umidi di Kasumi al suo risveglio, ma lì per lì non ci aveva fatto troppo caso. Suo padre le aveva accennato qualcosa, ma lei era stata troppo presa dalla sparizione di Ranma per badarvi. Si ripromise, una volta a casa, di approfondire l'argomento con la sua famiglia.
-Mousse!- Ukyo era fuori di sé. -Ci spieghi, per cortesia, cosa ti ha detto ieri Shampoo, per filo e per segno?-
Il cinese la guardò serio e respirò profondamente. Faticava a richiamare alla memoria gli eventi della sera prima.

* * *

-Ti piace, vero Mousse? Bravo paperotto, bevine ancora! Sono davvero contenta che sia di tuo gradimento.- Seduti a un tavolo del locale ancora vuoto, Shampoo fissava sorridente, i gomiti sul tavolo e le sottili dita intrecciate a supporto del mento, la sua papera preferita. Gli aveva preparato un tè con le sue mani e Mousse non ci aveva pensato un momento. Seduto di fronte a lei, sorseggiava avidamente quella bevanda ancora bollente e annuiva estasiato.
-E tuttavia, Mousse, quello che ho preparato per Lanma sarà ancora più buono.- Continuò la ragazza, usando la ben più familiare lingua natia.
-Ch...che vuoi dire, Shampoo?- Smise di bere.
-Ma è semplice!- Si strinse nelle spalle la cinesina con innocenza. Sorrideva amabilmente. -Quello che stai bevendo è il famoso tè alla menta delle amazzoni. Quel tè che un'amica di bisnonna ci ha spedito ieri. Strano che proprio tu non l'abbia riconosciuto...- Si portò un dito al mento, guardando verso l'alto. Sembrava sinceramente stupita.
La tazza del ragazzo si schiantò al suolo, sbreccandosi in più punti. Neanche una goccia del suo contenuto sporcò il pavimento. Mousse se l'era bevuto tutto.

-Pe...perché, Shampoo?- Era passato troppo poco tempo perché l'infuso facesse il suo effetto, ma l'idea di essere stato drogato in modo tanto crudele dalla donna che amava e che evidentemente voleva liberarsi di lui, lo fece tremare e balbettare di paura. Non era in grado di alzarsi in piedi.
-Perché? Perché ho intenzione di andarmene di qui, Mousse. Sono stufa di questa vita misera e sempliciotta e ancora più stufa della gente che abita in questo quartiere...-
-Tu...sei stufa dei Tendo, più che altro, non è così?-
-Di un membro di quella stupida famiglia in particolare, direi. Ma comunque sono stanca. Io sono un'amazzone, Mousse, e i miei compiti sono essenzialmente tre: vincere, essere bella e ottenere ciò che voglio. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, sai a chi mi riferisco. Ho una tradizione da rispettare e una tribù da accontentare. Abbiamo già aspettato a sufficienza.-
-Saotome...-
-E già, Mousse, vedo che sei ancora bello sveglio, nonostante il tè. Sai, ne ho preparata una bella dose anche per i Tendo; Questa notte si divertiranno molto, ahahah! E poi ne ho anche una versione speciale per il mio Lanma...- Sorrise, lo sguardo sognante.
-Che versione....special..e?- Tra uno sbadiglio e l'altro.
-Ma non hai imparato proprio niente quando eravamo piccoli, Mousse!- Si alzò di scatto la cinese, cominciando a camminare in circolo intorno al tavolo.
-Non ricordi il potere che le foglie di questa menta particolare acquisiscono quando diventano gialle e secche?-
-Non parlerai...del tè dell'o..blio?-
-Ma bravo, Mousse! Hai indovinato! Lo farò bere a Ranma e domani mattina la sua mente sarà priva di ricordi e memoria e allora io sarò per lui l'unica persona in grado di dargli un nome e un senso alla sua esistenza. Non esiterà a seguirmi, vedrai!- Sorrideva beffarda.
-Sei malefica...Shampoo.- La testa ormai pesante. -Sei...una persona cattiva...cattiva dentro...-
-Sta zitto, Mousse!- Era stizzita. -Il destino mi ha dato questa possibilità e io intendo sfruttarla. Sarò sincera con te. Non sarei voluta arrivare a tanto, ma oggi ho avuto l'impressione che questo “tanto” sia necessario.-
-E cosa ti fa credere che lui sia disposto a seguirti tanto facilmente?- Si riprese per un momento il povero ragazzo. -Se non ricordo male il tè dell'oblio non ha effetti permanenti...-
-Questi sono dettagli che non ti riguardano, Mousse. Posso anche darglielo ogni giorno e sono certa che lo accetterà, visto che ho un ulteriore asso nella manica...-
-Di che diavolo parli ora, Shampoo?- Mousse si prese la testa fra le mani e cercò di tenerla su, aprendosi gli occhi con le dita, con tutte le sue forze.
-Sei proprio curiosa stasera, stupida papera. È un frutto, Mousse, leggendario e dell'amore. E ora basta, ti ho detto fin troppo! Addio, Mousse! Devo andare ora!-
-Shampoo...- Ma ormai lei non lo ascoltava più.
-Bisnonna, è pronto il tè?- Si diresse verso la cucina.
-Sham....poo...-

* * *

-Non so cosa successe dopo. Avevo resistito anche troppo. So solo di essermi svegliato nelle condizioni in cui mi avete trovato.-
-Mousse...- Le due ragazze erano rimaste impietrite dal racconto. Ad un tratto Akane si alzò in piedi, i pugni ancora chiusi sul tavolo, lo sguardo basso. Non avrebbe mai pensato di dire al cinese le seguenti parole.
-Mousse, ti prego, aiutami.- Respirava pesantemente, cercando di ricacciare verso il basso un pesante nodo alla gola. -Se Ranma ha seguito Shampoo in Cina, al vostro villaggio, tu sei l'unico che può aiutarci. Io... io devo andare a riprenderlo, Mousse!-
Il ragazzo sospirò gravemente. Si aspettava una richiesta del genere. Anche Ukyo lo fissava. Era chiaro che Akane aveva parlato per entrambe.
-Se volete andare, non esiterò a darvi tutte le informazioni necessarie. Ma io non verrò.-

Asciutto e risoluto.

-Come sarebbe a dire che non verrai?-
-Quello che ho detto Ukyo. Cosa verrei a fare? La conversazione che vi ho appena raccontato, per quanto non abbia mutato i miei sentimenti nei confronti di Shampoo, certamente mi ha fatto capire la profondità del suo disprezzo per me.- Alzò lo sguardo. -E il tè alla menta mi ha fatto rivivere gli eventi di ieri sera, in modo ancora più vivido, terribile e crudele. Per tutta la notte sono rimasto intrappolato nel peggiore incubo della mia vita, incapace di svegliarmi e al mattino la mia paura più grande è diventata realtà.- Nel pronunciare quell'ultima frase fissò Akane. -Con quale spirito pensi che potrei mai partire? A che scopo? E non ditemi: “per andartela a riprendere”; sareste crudeli e io mentirei a me stesso se solo per un attimo ci credessi ancora.-
Akane lo fissava, devastata.
Le ultime parole di Mousse l'avevano molto colpita. Un frase in particolare. *Al mattino la mia paura più grande è diventata realtà...*
Il nodo alla gola tornò a farsi sentire prepotentemente.
*Ranma...Ranma che mi saluta in giardino...La sua ombra...La sua ombra che entra in camera e mi saluta, mi saluta e se ne va via. Via per sempre. Via da me.*
La veridicità di quel pensiero la colpì come una sferzata al cuore.
Aveva resistito fin troppo.
Senza alcun controllo e ritegno, copiose lacrime le rigarono il viso.  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'alba di un nuovo giorno. ***


La piccola Tendo non si accorse nemmeno della presa solida e confortevole sulla sua spalla. Ukyo cercò di infonderle coraggio. -Non preoccuparti, Akane. Noi partiremo comunque; non lasceremo Ran-chan laggiù ad affrontare da solo un destino che non si è scelto, tranquilla.- Così dicendo, alzò uno sguardo accusatorio nei confronti del cinese. Quest'ultimo, ancora seduto nella penombra del locale, taceva, immerso in chissà quali pensieri.

Qualche minuto di imbarazzante silenzio più tardi, Akane si impose la calma. Non era da lei perdere il controllo in quel modo e in quel momento le sue lacrime erano solo un'inutile perdita di tempo. Non accettando il rifiuto di Mousse, cercò di tentare una via alternativa per convincerlo ad aiutarle.
-Mousse.- Lo richiamò con lo sguardo. -Capisco perfettamente come ti senti...-
-No, non lo puoi capire, Akane.- La interruppe immediatamente il ragazzo, tagliente come la sua arma preferita.
Aveva sbagliato approccio, ma non aveva intenzione di darsi per vinta tanto facilmente.
-Ok, d'accordo, hai ragione. Non lo so. Ma neanche tu sai quel che sto provando io in questo momento. Sai invece perfettamente che senza il tuo aiuto non saremo mai in grado di affrontare questo viaggio. E allora, Mousse, io non ti sto chiedendo di venire con noi per riprenderti Shampoo.- Improvvisamente gli occhi del cinese incontrarono i suoi.
Aveva catturato il suo interesse.
-Io ti sto chiedendo di aiutarmi come amica a combattere contro l'enorme torto che è stato fatto a tutti noi, te compreso.-
Le labbra di Mousse si storsero in un sorrisetto ironico. Akane capì quello che il ragazzo stava pensando.
-So a cosa stai pensando e hai ragione anche su quello. Perché dovresti aiutarci? In fondo non siamo mai stati grandi amici e Ranma è davvero l'ultima persona che vorresti soccorrere. Questo lo capisco bene. Ma ne abbiamo passate tante insieme, Mousse, e se deciderai di darmi una mano, ti assicuro che te ne sarò grata infinitamente e potrai contare per sempre sulla mia amicizia più profonda e sincera.-
Nessuna risposta.

-Ma insomma, Mousse! Ti stiamo supplicando, non lo vedi? Almeno potresti degnarci di una...-
Ma un gesto della mano di Akane mise fine all'ira di Ukyo.
-Non importa, non preoccuparti, Ukyo.- Ora la voce di Akane era fredda come il ghiaccio.
-Capisco quanto debba essere difficile per lui in questo momento. Shampoo ha superato ogni limite e di certo non si è dimostrata troppo onesta e interessata a lui.-
Fece per girarsi verso l'uscita, ma si bloccò strategicamente sulla soglia della porta.
-Ma lasciati dire un'ultima cosa, Mousse. Shampoo non ricambierà il tuo amore e certamente non lo merita, visto quel che ti ha fatto. Ma tutto quello che è successo mi ha convinto anche di un'altra cosa. Lei non ama nemmeno Ranma e non l'ha mai amato. È solo obbligata a rispondere a delle stupide leggi, con tutto il rispetto per le vostre tradizioni. Lei ha drogato te per farti dormire e lui per farsi amare e manovrarlo come un burattino. Questo non solo non è amore, ma è quasi un gesto di disperazione da parte di una persona ridotta a ricorrere a subdoli e infimi mezzucci per far contento qualcun altro. Ti dirò di più. Da un certo punto di vista, provo persino pena per lei. E ora andiamo Ukyo, vieni a pranzo da me.- Un piede già fuori dal locale.
-Ci vediamo, Mousse.- E le due uscirono dal ristorante.
Ukyo era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Mentre camminavano fianco a fianco per i vicoli di Nerima, ogni tanto si trovava a fissare di sottecchi l'amica. Non avrebbe mai pensato che Akane potesse tirare fuori un discorso tanto profondo, vero e convincente. E non si stupì più di tanto quindi, quando, nella solitudine delle strade, tipicamente deserte e silenziose di domenica, percepì la presenza di qualcuno dietro di sé. Quel qualcuno, abbigliato con una stravagante tunica bianca, le stava chiaramente seguendo, diretto anche lui al dojo Tendo.
Ukyo sorrise fra sé. -Ottimo lavoro, Akane.-
Quest'ultima si fermò e, voltandosi, aspettò che Mousse le raggiungesse. Dopo di che, in silenzio assoluto, i tre continuarono il loro cammino.

* * *

-Che cosa?- A Soun caddero le bacchette di bocca, non appena Akane, terminato il pranzo, ebbe finito di raccontare a tutta la sua famiglia ciò che era successo nelle ultime dodici ore.
-Oh mio... ma com'è possibile?- Kasumi cessò persino di sparecchiare tanto grande era lo shock.
-Ora capisco molte cose.- Annuì Nabiki. -Quindi era Shampoo a parlare con Ranma stamattina...-
-Che figlio rammollito che ho messo al mondo! Ah! Che vergogna! Lasciarsi rimbecillire da un tè alla menta!- Con un tono carico di sdegno, Genma nascondeva, poco abilmente a dire il vero, il solito timore di essere cacciato via da casa Tendo.
-Non è un tè qualsiasi, signor Saotome.- Intervenne dall'altro lato del tavolo Mousse. Fino a quel momento lui e Ukyo erano rimasti in silenzio, ma ora sentiva di dover dire qualcosa. Non che volesse difendere Saotome junior in qualche modo, è ovvio. -Quel che ha detto Akane è vero. Ha effetti talmente potenti...-
-Ma perché proprio un tè?- Lo interruppe anche Kasumi. Non voleva arrendersi all'idea che la sua bevanda preferita potesse essere usata per scopi tanto malvagi.

-Il problema non è il tè, ma la pianta.- Riprese Mousse pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo. -Questa menta particolare cresce solo nelle zone limitrofe al nostro villaggio e da secoli viene coltivata e impiegata dalle amazzoni di Joketsu che ne conoscono le segrete e oscure proprietà. Sia che l'infuso sia fatto con le foglie fresche o secche. Nel primo caso terribili incubi catturano la mente del malcapitato per molte, troppe ore. Nel secondo caso l'oblio, il buio e l'oscurità avvolgono la mente della vittima, la quale è incapace di ricordarsi alcunché. L'effetto è quindi differente, ma in entrambi i casi incredibilmente potente. Non vi è modo di opporsi.-
-Ma che razza di pianta è?- Chiese a quel punto Ukyo.
Tutti aspettavano una risposta, inquieti ed affascinati. Pendevano dalle labbra del cinese.
-Questo non ve lo so dire con precisione e non credo abbia molta importanza. Però il fatto che sia menta e non rosmarino non dovrebbe stupirvi più di tanto. La menta è una pianta leggendaria e fredda, come la vendetta cui simbolicamente è associata.-
-Vendetta?- Akane iniziava a fare due più due.
-Esatto, Akane. Se Shampoo avesse voluto semplicemente addormentarvi...-
-Avrebbe usato un normale sonnifero.- Completò Ukyo con incredula indignazione.
-Ma questo è inaudito!- Si adirò improvvisamente il capofamiglia Tendo alzandosi in piedi.
-Perché... perché Shampoo voleva vendicarsi di tutti noi, Mousse?-
Mentre a beneficio di tutti, Akane poneva questa semplice domanda, si rese conto di averne sempre saputo la risposta.

Il ragazzo si strinse nelle spalle. -Suppongo per il semplice desiderio di lasciarvi non senza prima essersi vendicata di tutti voi, che in un modo o nell'altro avete prolungato la sua permanenza qui e ritardato il suo ritorno in Cina con Ranma.-
Nessuno sapeva come spezzare il silenzio in cui il soggiorno dei Tendo era piombato al termine dell'ultima frase di Mousse.
Ci pensò Nabiki. Con la solita egoistica noncuranza.
-Beh... devo dire che da un certo punto di vista mi conforta l'idea che non sia stata la mia mente a partorire volontariamente sogni tanto orripilanti. Stasera andrò a dormire più serena.-
Quelle parole ricordarono ad Akane il suo proposito e decise di attuarlo immediatamente.
-Prima non potevo immaginare che anche voi aveste avuto degli incubi tanto inquietanti e non vi ho chiesto nulla. Ma ora vorrei sapere, se vi va di dirmelo, cosa avete sognato?- E per prima fissò la mezzana.
Nabiki assottigliò gli occhi come un serpente.
-Neanche morta o sotto tortura, sorellina.- Evidentemente si trattava di soldi, perdite, improvvisa miseria e quant'altro.
-E tu, papà...?-
Il signor Tendo sospirò rattristato. Non sapeva se lasciarsi andare e confessare quanto aveva sognato o meno. Alla fine decise per la prima opzione.
-Ho sognato la vostra mamma, Akane. Ma sapevo che non era lei. Il suo sguardo era duro, le sue parole crudeli e sempre uguali. Lei non era così. Ce l'aveva con me per come vi ho cresciute, mi ha ripetuto all'infinito di essere stato un pessimo padre, di aver fallito anno dopo anno nel mio compito di genitore e altre cose indicibili che non ho voglia di ripetere.-
Tremante, Akane avvicinò la sua mano a quella del padre e la strinse forte.
-Mi dispiace, papà. Ma stai tranquillo ora; erano tutte bugie e lo sai. La mamma non potrebbe mai neanche pensare una cosa del genere.-
Anche Kasumi si era avvicinata e gli aveva posto delicatamente le mani sulle spalle, gli occhi leggermente umidi.
-Anche io ho sognato una cosa simile, papà. Dal punto di vista di una figlia, però.- La voce di Kasumi, solitamente dolce e melodiosa, si incrinò per un istante. Uno solo però. -Ma sono contenta e sollevata di sapere che si è trattato solo di un brutto incubo generato con l'inganno.- Sorrise con maggiore convinzione.
Nabiki, rimasta in disparte, fissava i suoi parenti, ammutolita. Forse si era appena resa conto che il suo incubo era stato tutto sommato meno pesante, più superficiale e una piccolissima parte di sé se ne vergognò.

Akane invece si rattristò profondamente alla vista di quella scena. Chissà quanto la sua famiglia aveva dovuto penare quella notte per colpa sua e del suo fidanzato. Non erano mai riusciti ad essere chiari, con gli altri e soprattutto con se stessi. E questo ora era il risultato. Ma non era tempo di colpevolizzarsi. Doveva reagire.
-Mousse.- Il ragazzo la guardò incuriosito. -Se ho capito bene l'effetto di questo tè non è permanente, giusto? Abbiamo ancora qualche speranza allora!-
Il cinese scosse negativamente il capo. -Non te lo so dire sinceramente, Akane. Ti ho già detto che non so molto del terzo ingrediente di cui Shampoo mi ha parlato ieri sera...questo misterioso frutto dell'amore. Potrebbe essere una sciocchezza, oppure... -
-Vale comunque la pena tentare!- Lo incitò la piccola Tendo. -Non ho intenzione di rimanere qui con le mani in mano.-
-E nemmeno io!- L'appoggiò Ukyo alzandosi in piedi.

-Non sarà facile. Il viaggio è lungo e difficile. Anche partendo domani mattina, non abbiamo i mezzi per arrivare lì presto e bene. Ti ho già detto che Obaba aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, non hanno perso tempo e, se le conosco bene, facendo un piccolo investimento, saranno partiti con l'aereo per arrivare prima. Qualora poi ce la facessimo ad arrivare, il villaggio delle amazzoni è tutto fuorché un luogo amico. È impenetrabile, le amazzoni sono forti, addestrate ad uccidere e noi...noi siamo solo tre.- Il tono di voce di Mousse era sincero e obiettivo.
-Ma...- Akane non sapeva cosa replicare di fronte a tanta convinzione.
-Amico Soun, se sei d'accordo come credo, penso che anche noi dovremmo partire e dare ai ragazzi tutto il nostro aiuto e sostegno.- Un Genma, insolitamente serio, aveva appena pronunciato una delle frasi più sensate della sua vita e il suo amico, ovviamente, non poté che essere d'accordo.
-Hai ragione, Genma. I ragazzi hanno bisogno di noi e questo è il momento per due padri di fare qualcosa di concreto per i propri figli!-
-Beh detto, Tendo! Ahahah! Vedrai! Sarà come tornare ad essere giovani e alla fine torneremo da questa avventura tutti sani e salvi, pronti a festeggiare degnamente la riunificazione dei nostri pargoli!- E un secondo dopo i due cominciarono a saltellare allegri per la stanza, gioiosi all'idea di un finale tanto allegro quanto desiderato.
*Ci risiamo.* Pensò Akane infastidita da tanta stupidità e leggerezza da parte dei due genitori. Le sue sorelle li guardavano, una divertita e l'altra con indifferenza, mentre i due ospiti, a dir poco imbarazzati, rimasero attoniti in silenzio.
-No.- S'impuntò improvvisamente Akane bloccando la ridicola scenetta. -Mi dispiace, papà, ma non voglio rischiare nulla. Domani mattina noi tre partiremo all'alba, non c'è un secondo da perdere. Non importa quanto sia grande il rischio da affrontare, sono pronta a farlo. E comunque non sarò sola.- E girandosi verso Ukyo e Mousse, trovò nei loro sguardi un tacito assenso alla sua proposta. -Ma voi.- E si rivolse nuovamente ai due padri, improvvisamente ammutoliti. -Rimanete qui, per piacere; datemi la fiducia di poter portare a termine questo viaggio senza il vostro aiuto. Sono certa che ce la caveremo e poi qui c'è la palestra da mandare avanti e...-
Ma non ebbe il tempo, né il motivo, di terminare la sua frase.

I due genitori, senza alcun ritegno, avevano ripreso a danzare gaudenti.
-Amico Tendo!-
-Amico Soun! Che ragazzo fortunato che ho! Tua figlia ci tiene così tanto da essere pronta a partire e...- Ma Akane aveva già smesso di ascoltarli.
Leggermente arrossita, abbassò lo sguardo e, suo malgrado, sorrise.
Poteva prenderlo per un sì.

 

* * *

 

Un sentiero impervio, scosceso e apparentemente senza fine li attendeva all'inizio di una verdeggiante e bellissima foresta. Nonostante fossero le prime ore di un lunedì mattina, tiepido e sereno, Ranma si sentiva stanco e spossato. Non sapeva con precisione dove si trovasse, a parte il fatto di essere da qualche parte in Cina. Il viaggio in aereo in compagnia della sua bella e alquanto inaspettata fidanzata e della sua anziana, ma arzilla, bisnonna era durato quasi dieci ore. Decollati il mattino precedente dall'aeroporto della città in cui, assai misteriosamente, si era risvegliato e che poi aveva scoperto essere Tokyo, il bel ragazzo in abiti cinesi e le due donne erano giunti a tarda sera all'aeroporto della capitale cinese.

Il viaggio in aereo era stato interminabile. La sua fidanzata non aveva fatto altro che abbracciarlo e parlare, sotto lo sguardo compiaciuto della vecchia ultracentenaria e raccontargli dettagli sulla sua vita di cui lui sembrava proprio non aver conservato alcuna memoria. Ma lei appariva così felice e convinta delle proprie parole che lui si era sentito in colpa per non aver ricordato nemmeno il più piccolo particolare dei suoi racconti.

Atterrati a Pechino, erano saliti rapidamente su una corriera notturna, diretti chissà dove. Shampoo gli aveva offerto allora una tazza di ottimo tè e poco dopo era stato sopraffatto dalla stanchezza.

Del viaggio in corriera non ricordava nulla, se non di aver avuto un sonno disturbato e reso inquietante da immagini a lui vagamente familiari, probabilmente appartenenti a un sogno già vissuto.

Una di queste, in particolare, lo aveva notevolmente angosciato.

Scostando una piccola tenda, era entrato in quella che aveva tutta l'aria di essere una cucina, grande e luminosa. Era certo di essere stato già lì. I mobili, i colori, gli oggetti, ogni cosa aveva ai suoi occhi un'aria familiare. E se in un primo momento gli era sembrato di essere solo in quella stanza, alzando lo sguardo nuovamente davanti a sé, si era accorto di una figura esile e femminile che di spalle preparava qualcosa da mangiare. Indistintamente poteva sentire il rumore del coltello tritare qualcosa su un tagliere di legno. Piano piano aveva cominciato ad avvicinarsi a quella sconosciuta e il rumore del coltello all'improvviso era cessato. Senza che se ne rendesse conto, l'apparentemente rassicurante figura femminile si era girata verso di lui, il coltello ancora in pugno, lanciando uno strillo a squarciagola.

-Non osare avvicinarti, Ranma!-

Ma non fu tanto quello a gelargli il sangue nelle vene, quanto il fatto che alla bella ragazza mancasse completamente il viso. O meglio, il viso c'era e lui ne era cosciente e tuttavia era come se fosse sfocato. Non riusciva a immaginarlo, focalizzarlo e più si sforzava, più la donna sconosciuta strillava, fino a quando il suo strillo si era fatto tanto acuto da obbligarlo a chiudere gli occhi e a farsi inghiottire nuovamente dall'oscurità.

-C'è qualcosa che non va, amole?- Lo richiamò la bella fanciulla dalla lunga chioma lavanda accanto a lui. Anche la vecchia che li precedeva spedita, zompettando sul suo bastone, si fermò nel mezzo del sentiero ad aspettarli.
Ranma scosse pensieroso la testa e poi si riprese velocemente.
-Non c'è niente che non vada, mia cara.- Le si rivolse, sorridendo, per tranquillizzarla.
E invece sì che c'era qualcosa che non andava. La sua misteriosa e inspiegabile amnesia, quell'incubo notturno il cui solo ricordo gli faceva venire i brividi ogni volta che ci ripensava e, non ultimo, il suo rapporto con la fidanzata.
*Com'è che si chiama? Ah. Sì. Shampoo.*
Ogni volta che le si rivolgeva non poteva fare a meno di abbracciarla, toccarla e vezzeggiarla con sdolcinati nomignoli. Non che ci fosse niente di strano, intendiamoci. In fondo era la sua ragazza ed era anche molto bella. Ma Ranma si sentiva strano in questo ruolo. In fondo al suo cuore sapeva che non era da lui avere un simile atteggiamento.
-Sbrigatevi, piccioncini!- La voce sgraziata e fintamente gentile della vecchia Obaba lo richiamò. -Non manca molto e siamo quasi giunti al luogo del nostro appuntamento con la mia amica Tamami. Sarà felice di fare la tua conoscenza, futuro marito.-
E la dolce coppietta riprese a camminare, mano nella mano.

*Probabilmente è solo questione di tempo.* Si disse il giovane rimanendo pensoso.
Inspirando quanta più aria possibile, cercò di rilassarsi.
*Aria di casa.* Si ritrovò a pensare, con assai poca convinzione e un filo di inspiegabile malinconia.

* * *

-E questa sarebbe una barca, Mousse?- Ukyo e Akane fissavano la minuscola e assai insicura bagnarola che il giovane cinese aveva affittato con tutti i loro risparmi al porto di Tokyo.
-Con questa non andremo da nessuna parte, temo!- Akane era sconsolata.
-Ma ragazze, cosa vi aspettavate, insomma? Con quei pochi Yen che abbiamo a disposizione...-
-Che avevamo a disposizione, vorrai dire, Mousse!- Lo corresse Ukyo, visibilmente alterata.
I tre sospirarono all'unisono, fissando con scarso interesse il fondo di legno dello pseudo natante. Arrabbiarsi era inutile.
-E ora che facciamo?- Sospirò la cuoca.
-Ak...Akane! Che ci fai qui?- E in tre si girarono contemporaneamente verso di lui, l'eterno disperso. Come al solito non aveva occhi che per lei.
-Ryoga!- Sorrise sorpresa la diretta interessata. -Che ci fai tu qui, piuttosto?-
-Akane...- Ispirato dalla sua musa, Ryoga aveva chiuso gli occhi. Le stava per rivelare il suo grande progetto.
-Ho deciso di partire per un lungo e avventuroso viaggio. Imparerò tante cose e vivrò grandi avventure, ma non temere, dolce Akane, al mio ritorno stai pur certa che ti porterò un souvenir e...-
-E dove saresti diretto di preciso?- Lo interruppe Ukyo, leggermente divertita e curiosa di saperne di più.
-Vedete la barca dietro di me? Appartiene a quel simpatico pescatore. Mi sono appena messo d'accordo con lui; salpiamo tra dieci minuti. Destinazione: Sud America!- Esclamò trionfante aspettandosi un -Ohhhh!- di stupore da parte dei suoi amici.

-Veramente, figliolo, stiamo per andare in Cina, è la quarta volta che te lo dico!- Il simpatico signore dietro di lui intervenne spazientito.
Mousse soffocò una risata nella manica del suo vestito. Il povero Ryoga era di tutti i colori. -Beh, ecco, va bene, sì... volevo dire Cina...-
-In Cina?- Strillarono gioiose le due ragazze intravedendo per loro una nuova speranza. -Possiamo venire con voi, per piacere?-
-Ma Akane... io non so se sia il caso...sì insomma...noi due, da soli, la luna...il mare...- Farfugliava Ryoga puntellandosi gli indici all'altezza del viso.
E probabilmente solo le sue dita udirono quel melenso e sdolcinato miscuglio di parole senza senso.

-Ehi Ryoga, vuoi darti una mossa? Noi siamo già a bordo!- Lo richiamò Ukyo dietro di lui.

-Piacere, ragazzi, il mio nome è Zhang.- Si presentò gentilmente il pescatore cinese. Era un signore di mezza età, robusto e gioviale. -Da quel che ho capito avete necessità di arrivare in Cina. Beh la Cina è grande, ma se vi accontentate della costa a sud-est, sarò più che lieto di aiutarvi, a patto che, come mi aveva promesso quel ragazzino lì.- E così dicendo, indicò il povero Ryoga che stava salendo a bordo. -Mi diate una mano a tenere pulita la barca e a preparare i pasti. Per il resto la vostra compagnia mi ripagherà di tutto. Si tratta di almeno due giorni di viaggio, dipende dal tempo, e sarò più che lieto di affrontarlo in compagnia. Non capita tutti i giorni.- Sorrise sincero.

Era il benvenuto più caldo ed accogliente che i ragazzi si potessero mai aspettare. Akane sentì il cuore esploderle di felicità. Per la prima volta nelle ultime ventiquattro ore, avvertì la speranza riaccendersi dentro di sé. Mentre le ragazze si presentavano a loro volta, Ryoga si avvicinò con sospetto al ragazzo cinese .
-Ehi, Mousse! Si può sapere cosa sta succedendo qui?-
-Ci sarà tempo e modo per spiegarti tutto, Ryoga.- Gli rispose l'altro rimanendo serio.

Poi sorrise.
Non aspettava altro.
-Per il momento ti basti sapere che stiamo andando in Cina a salvare quel casanova di Saotome.-

L'espressione di Ryoga lo ripagò di quasi tutto quel che gli era capitato negli ultimi due giorni.

Il viaggio era cominciato.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un'altra notte senza te. ***


*Sembrano due gemelle.* Ranma osservò divertito le due signore davanti a lui. Entrambe aggrappate al proprio bastone, evidentemente inseparabile, saltellavano con grazia procedendo spedite verso la sottile e pallida linea rosa che illuminava ancora l'orizzonte.

Il sole era da poco tramontato, ma sollevando il volto verso l'alto, poteva già vedere le prime stelle della sera illuminare il firmamento. Una in particolare, sfavillava quasi prepotentemente, in netto contrasto con lo sfondo del cielo, color indaco scuro. Sembrava volesse esplodere da un momento all'altro.

Accanto a lui, Shampoo camminava con un'espressione felice, lievemente trionfante, dipinta sul volto. Il ragazzo però non vi badò troppo, troppo preso e affascinato dalla vista di quel paesaggio meraviglioso. Al tempo stesso ripensava all'incontro con la vecchia Tamami, avvenuto all'incirca due ore prima, al limitare della foresta.

 

Subito aveva trovato la situazione estremamente divertente. Le due anziane si conoscevano da lungo tempo, chissà quanto, e poi si assomigliavano in maniera imbarazzante. Stessa altezza, stessa lunga e liscia capigliatura, anche se nel caso di Tamami, ancora nera e appena illuminata da qualche striatura argentata.

*Che siano tutte così le vecchie del villaggio?* Perso nei suoi pensieri, non aveva fatto caso nemmeno al vaghissimo cenno d'intesa che le due donne si erano scambiate.

-Finalmente, Ranma! Figliolo, sei tornato a casa! Ti trovo bene.- Con queste parole la vecchia Tamami si era avvicinata a lui. A lungo lo aveva fissato aspettando una sua reazione.

Che però non era venuta.

-Non ti ricordi di me?- Aveva chiesto allora, fingendo delusione e un pizzico di amarezza.

*A dire il vero? No.* Fortunatamente per lui e per le sue capacità dialettiche, Ranma non aveva avuto bisogno di inventarsi alcuna scusa.

-Nel suo ultimo viaggio di addestramento Ranma ha purtroppo perso la memoria, cara Tamami. Per questo motivo ha tardato tanto a tornare a casa e siamo dovute andare a cercarlo.-

Aveva spiegato leziosa la bisnonna di Shampoo, il sorriso sulle labbra non accennava a spegnersi.

Poche parole, molti sguardi, qualche cenno d'intesa e poco dopo avevano ripreso il cammino.

Le due anziane donne, saltellando affiancate e parlottando tra loro, avevano da subito distaccato di almeno venti metri Ranma e la sua fidanzata. E in questa precisa formazione avevano continuato a camminare a lungo.

 

Non sapeva bene in quale momento del viaggio gli fosse preso un dubbio atroce. Ovvero, quello di trovarsi con persone per lo più a lui note, ma in qualche modo nel luogo sbagliato. Questo pensiero lo tormentava già da molto e negli ultimi dieci minuti era diventato un vero e proprio tarlo nella mente, che lo attanagliava e gli rendeva il bel viso scuro e preoccupato.

-Siamo quasi allivati.- Lo ridestò dalle sue preoccupazioni la sua dolce metà. -Tla poco salemo a casa e il Gran Consiglio delle amazzoni salà plonto a licevelti come meliti.-

E finalmente, sollevando lo sguardo davanti a sé, Ranma le vide.

Nel mezzo della piccola valle in cui erano da poco entrati, si stagliavano le alte, fortificate e imponenti porte del villaggio delle amazzoni di Joketsu. Illuminate da molteplici fiaccole, apparivano ancor più inquietanti, in contrasto con l'oscurità che ormai aveva avvolto loro tutti.

Sospirò.

Una strana sensazione di vuoto mista ad un'inspiegabile emozione lo pervase. Non sapeva cosa aspettarsi e come affrontarlo.

Alzò i fieri occhi color cobalto al cielo, un'ultima volta. E si stupì non poco, quando si ritrovò a guardare la stessa stella di prima. Con tutto il suo cuore, per la prima volta in vita sua, forse, pregò.

Pregò che qualcuno da lassù gli desse una mano ad affrontare quella situazione a lui definitivamente ignota e, seppur in maniera impercettibile, inconsciamente ostile.

* * *

*Ti prego, fa che questo incubo finisca presto e che riesca a ritornare a casa mia.*

Con tremolanti e simpatici bagliori la piccola e luminosissima stella sembrò volerle dare una risposta.

*Non senza di lui, però.* Si affrettò ad aggiungere allora la piccola Tendo. Un leggero sorriso le increspava le labbra. Da ore, ormai, fissava quel meraviglioso cielo sopra di lei. Non le era mai capitato di essere così lontana dalla sua famiglia e da lui contemporaneamente. E nemmeno di trovarsi in un peschereccio di notte, in mezzo al mare e di avere, quindi, la possibilità di ammirare nell'oscurità più totale, migliaia, se non milioni di astri sopra di lei.

Quello spettacolo era riuscito a rasserenarle il cuore.

Ma per poco.

Un brivido di freddo e si tirò su il collo del giacchetto.

*Dove sei?*

Per quanto in buona compagnia, si sentì improvvisamente sola. Nel nulla. Senza di lui.

Il nero del cielo rispecchiava perfettamente l'oscurità in cui la sua anima si sentiva avvolta.

Non era una sensazione rassicurante.

Una piccola e solitaria lacrima accarezzò la sua guancia sinistra. Sapeva che non era né il luogo né il momento di lasciarsi andare a simili pensieri, ma non ce l'aveva proprio fatta a trattenersi. Voltandosi per rientrare sottocoperta, scorse un'ombra distesa dalla parte opposta della piccola imbarcazione.

*Mousse!* Riconobbe il ragazzo dietro di lei.

*Chissà a cosa sta pensando anche lui...o forse si è solo addormentato.*

In quel momento Akane provò un'incredibile tenerezza per il ragazzo cinese. Come lei, anche lui era rimasto in silenzio per gran parte della giornata. Si era dato molto da fare sul pontile, mentre Ukyo aveva preferito rimanere sottocoperta per dedicarsi alle pulizie interne e alla preparazione dei pasti. Inspiegabilmente Ryoga aveva insistito per rimanere con lei. Tutto il giorno.

Non che Ukyo fosse d'accordo inizialmente. La bella cuoca avrebbe voluto che almeno la cucina fosse una sua esclusiva prerogativa. Ma Ryoga si era impuntato e alla fine Ukyo non se l'era sentita di rifiutare il suo aiuto.

*Che strano!* Giudicò Akane il comportamento dell'amico, ripensando agli eventi della giornata appena trascorsa. *Chissà...forse ha paura dell'acqua! Ahahahah.* Sbottò quasi a ridere ripensando alla sciocchezza che la sua mente aveva appena formulato.

Beata ingenuità.

-È una serata davvero bella per guardare le stelle, non è vero?- Le chiese improvvisamente conferma, con voce calda ed affettuosa, una figura corpulenta, appena uscita dalla minuscola porticina che dava sul pontile.

-Sì.- Lo riconobbe subito Akane. -Davvero meravigliosa.- Si rimise a sedere per terra.

Aveva voglia di scambiare due parole con qualcuno; qualcuno di estraneo possibilmente, con cui non avere paura di raccontare la propria storia.

-È in notti come questa che, beh, soprattutto in estate a dire il vero, amo dormire all'aperto. Nessun rumore, nessuna luce, nessuna presenza. Tutto ciò aiuta incredibilmente a riflettere e a pensare al proprio passato, ai propri errori. Tutti abbiamo i nostri pensieri; non è vero, signorina Akane?-

-Immagino di sì, signor Zhang.- Ammise con un filo di mestizia l'altra, mentre il suo interlocutore si sedeva vicino a lei.

-Ma dammi del tu, per piacere, altrimenti mi farai sentire troppo vecchio.- Le propose l'anziano pescatore con un sorriso benevolo.

Akane annuì, leggermente imbarazzata. -E lei...e tu fai altrettanto, per piacere, Zhang.- Si corresse rapidamente la ragazza.

Appoggiando un palmo della mano dietro di sé per osservare meglio il cielo, che tanto bene conosceva, il marinaio le pose infine la fatidica domanda. -Cosa vi porta fino in Cina, Akane?-

La piccola Tendo lo guardò di sottecchi. Si aspettava quella domanda e forse, in cuor suo, non vedeva l'ora che qualcuno gliela ponesse. La barca ondeggiò lievemente sotto la spinta delle leggere e invisibili onde del mare. Un mare solo apparentemente calmo. Come il suo animo.

Iniziò a raccontare la sua, anzi, la loro storia e per quasi un'ora e mezza non si fermò più.

* * *

Arancione. Questa fu la prima parola a cui Ranma pensò, quando, finalmente introdotto nel mitico villaggio, si ritrovò al centro di una piccola arena, illuminata a giorno da numerose torce. Era letteralmente circondato da una nutrita, relativamente minacciosa e prevalentemente femminile schiera di guerriere. Giovani e anziane, insieme, lo fissavano serie e curiose. Le fiamme storcevano sgraziatamente le loro ombre e i loro lineamenti.

Il silenzio si fece improvvisamente insopportabile. Era chiaro che gli alti membri del consiglio dovevano ancora arrivare. Obaba, Tamami e Shampoo attendevano al suo fianco. Davanti a lui, tre scranni posti al centro della fila più alta dell'arena, evidentemente riservati alle più importanti cariche del villaggio, erano ancora vuoti.

Per buoni dieci minuti attese che venissero occupati.

Cominciava ad essere nervoso. E non era il solo.

-Non preoccuparti, futuro marito.- Lo rassicurò con tono sempre amabile, ma estremamente serio la vecchia Obaba. -Tra poco sarà tutto finito e potremo andare a riposare, finalmente.-

Ranma le dedicò un'occhiata poco convinta. La sua fidanzata gli strinse la mano ancora più forte. Sembrava concentratissima.

E poi le vide.

Tre piccole figure si fecero velocemente largo, accolte da un solenne silenzio, carico di riverenza e timore.

Due delle anziane donne presero posto, mentre la terza, di fronte allo scranno centrale, rimase in piedi fissando a lungo Ranma e la piccola compagnia che lo accompagnava.

Il suo sguardo colpì il ragazzo.

La donna, i lunghi capelli, bianchi come la luna, raccolti in un alto chignon, indossava una semplice veste amaranto. A vederla da lontano, i gesti semplici come il suo abbigliamento e il volto segnato da sottili e molteplici rughe, si sarebbe detta un'innocua vecchina come tante altre.

Ma i suoi occhi, grigio ferro e affilati come lame, non lasciavano dubbi.

Non solo appartenevano al capo della tribù amazzone e ad una guerriera probabilmente assai temibile, ma denotavano perfettamente il grado di saggezza e fierezza, raggiunto nel corso di una lunga, lunghissima esistenza.

Quello sguardo indagatore lo scrutava, sembrava riuscire a leggergli l'anima e Ranma ebbe non poche difficoltà a sostenerlo. Percepiva sempre di più l'importanza del momento.

Il silenzio cominciò a farsi davvero pesante e ad un tratto fu interrotto da un rumore, lieve ma nettamente percepibile, che Ranma giudicò provenire dalla sua sinistra.

Era stata Obaba. Aveva semplicemente fatto roteare il bastone intorno al palmo della propria mano, saldamente ancorata intorno ad esso. Chissà, forse un segno di cedimento.

Oppure di crescente nervosismo.

-Ranma Saotome!-

Una voce, femminile e leggera, ma priva di qualsiasi calore, lo riportò ad incollare immediatamente i suoi occhi a quelli della sua proprietaria che, al contrario di quanto pensato da Ranma in un primo momento, non era il capo delle amazzoni.

A parlare era stata, infatti, la donna seduta immediatamente alla sua sinistra. Evidentemente un'altra delle cariche più importanti del consiglio. Obaba aggrottò la fronte, segno che per lei questo costituiva un imprevisto. Shampoo assottigliò a sua volta lo sguardo; stava lì, in piedi vicino a Ranma. Avrebbe voluto accostarsi di più al suo amato e fare la sua parte al meglio, ma le sue gambe, solitamente snelle e leggere, proprio non ne volevano sapere di schiodarsi dal terreno, improvvisamente pesanti come il piombo.

-Ranma Saotome!- Lo chiamò una seconda volta quella donna e Ranma si trovò a stringere i pugni più forte; non sembrava volesse dargli un caloroso benvenuto.

-Forse la tua fidanzata non ti ha istruito bene sulle regole del nostro villaggio.- E a tale insinuazione, pronunciata tra l'altro in perfetto giapponese, spostò il temibile sguardo sulla bisnipote di Obaba. Quest'ultima abbassò lo sguardo stringendo più forte le palpebre già chiuse. Sapeva che quello era il momento più delicato. Una parola di più e tutto il suo sogno sarebbe svanito. Obaba si schiarì la voce, pur non avendo alcuna necessità di prendere parola. Era a disagio. Ma tutto questo Ranma non ebbe tempo di notarlo.

-Le tue imprese, il tuo coraggio e le tue capacità di artista marziale sono a noi ben note.- Riprese la terribile vecchia, ancora comodamente seduta al suo posto. -E per questo siamo davvero liete che tu sia qui per mettere tali qualità a nostro servizio. Ma sei pur sempre un uomo e, come tale, non hai il permesso di rimanere in piedi e fissare direttamente e con tanta insolenza il nostro capo, la venerabile amazzone Mutsumi.- E con un gesto della mano indicò la donna che, ancora in piedi, lo fissava austera.

*E così Mutsumi è il suo nome...*

-Dovresti saperlo!- Terminò con un aspro tono di rimprovero, rimprovero rivolto non solo a lui, a dire il vero.

*Dovrei?*

Lo sguardo di Ranma da ansioso si fece, con estrema rapidità, dapprima stupito e poi fin troppo divertito. Stava per dirne una delle sue.

-Ah! Ma stiamo scherz...ehi!-

La presa, forte e decisa, con cui la sua ragazza gli si aggrappò al braccio destro, mise fine al suo tentativo di prendere parola. Si voltò a guardarla, sorpreso.

Lo sguardo di Shampoo, terribilmente spaventato e stranamente sottomesso, lo supplicava di tacere. E poi improvvisamente i suoi occhi si abbassarono.

-Futuro marito, fa come la venerabile Naoko ti ha appena ordinato.- Sibilò Obaba e non era un consiglio, ma un ordine.

-Pel piacele, Lanma.- Sussurrò appena la fidanzata. -Inchinati e plesto salà tutto finito.- E mentre diceva queste parole si ritrovò involontariamente a spingere e trascinare verso il basso il braccio e poi tutto il corpo del suo presunto fidanzato.

In men che non si dica e con suo grande stupore, Ranma si ritrovò inginocchiato a terra, il capo chino, stava obbedendo all'ordine impartitogli.

*Ma che diavolo sto facendo?* Non poté fare a meno di chiedersi.

-Molto bene.- La voce, ora più rilassata, della vecchia Naoko non gli permise di pensare oltre. -Per il resto, sono molto lieta, Cologne, di rivedervi al villaggio. Avete portato a termine la vostra missione e siete tornate con il ragazzo. Non credo che ci sia molto altro da dire e penso di parlare a nome di tutte, se ritengo che questo benvenuto sia durato già a sufficienza.-

*Benvenuto? Perché non bentornato?*

-Come in precedenza discusso con gli altri membri del consiglio, il matrimonio che sancirà la vostra unione sarà celebrato la prossima notte di luna piena, ovvero fra tre giorni, in occasione della sacra ed antichissima festa di Zhōngqiū jié. È un grande onore, dovreste essere grati per questo.- Terminò il suo intervento Naoko, un tono monocorde, quasi burocratico, di chi ha fretta di sbrigare una semplice trattativa.

*Festa... di che?* Ranma non aveva capito un accidenti delle ultime parole pronunciate dal braccio destro di Mutsumi. Alla parola “matrimonio” si era come bloccato. Quella parola e l'evento a essa legato gli avevano provocato un'improvvisa e fastidiosa fitta alla tempia.

Obaba si rilassò. Il consiglio aveva fretta di sciogliere la seduta evidentemente. Con maggiore tranquillità fece un passo avanti. -Onorevoli membri del cons...-

-Aspettate un secondo!-

Le tre semplici parole pronunciate da Mutsumi, rimasta fino a quel momento in silenzio, furono casualmente accompagnate da una leggera e fredda brezza che fece rabbrividire Ranma, e non solo lui, congelandolo in quella ossequiosa posizione, a lui estranea e inconsciamente assurda.

-Ranma Saotome, alzati!- Gli ordinò con voce imperiosa il capo supremo della tribù amazzone.

-E guardami!-

Anche questa volta Ranma non poté che ubbidire. Si sentiva improvvisamente sveglio, i suoi sensi gli suggerivano di non aprire bocca ed aspettare. Nettamente percepì il respiro della sua fidanzata mozzarsi e il nervosismo di Obaba e Tamami accrescere a dismisura.

*Ci siamo.* Pensò. *Mi sembrava tutto troppo semplice.*

-Io ho un'ultima domanda da porti, ragazzo.-

E i due si squadrarono a lungo. Per Ranma fu come prepararsi ad un combattimento, si sentiva messo alla prova, giudicato. E non poco si sorprese, quindi, quando il venerabile e tanto temuto capo della tribù gli rivolse la seguente e semplicissima domanda.

-Sei venuto da noi di tua spontanea volontà?-

* * *

Un brivido di freddo e Akane strinse le ginocchia al proprio petto con maggiore forza. Aveva appena finito di raccontare la sua storia al vecchio Zhang. Da sottocoperta non veniva più alcun rumore, segno che ormai i suoi compagni di viaggio dovevano essere da un pezzo nel mondo dei sogni.

*Chissà quanto è tardi. Ho parlato troppo, forse. Lo avrò annoiato?- Si chiese la giovane temendo di aver esagerato. Non che lei fosse una persona particolarmente logorroica normalmente, ma quella chiacchierata, o meglio, quel monologo le era stato incredibilmente di aiuto. Raccontare la propria storia ad un estraneo si era rivelato inspiegabilmente un toccasana per la sua psiche.

Il pescatore aveva fissato per tutto il tempo il cielo sopra di loro. Talvolta serio e pensieroso, talvolta divertito, aveva seguito con silenzioso interesse e semplici cenni del capo quanto raccontatogli dalla giovane Tendo.

-Conosco bene il villaggio delle amazzoni.- Disse all'improvviso rompendo il silenzio.

Akane lo guardò stupita. -E come mai?- Si trovò a chiedere con ingenua leggerezza.

Il vecchio accanto a lei sorrise amaramente nel buio.

-È una lunga storia, Akane. Comincia ad essere tardi e forse è il caso che entrambi andiamo a dormire.- La scoraggiò da qualsiasi tentativo di saperne di più.

-Se domani il tempo ci dovesse assistere come oggi, in serata potremmo arrivare ad attraccare al porto nei pressi della baia di Fuzhou. - Il sorriso di Akane si allargò.

-Comunque.- Riprese il vecchio porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.- Dalle parti del villaggio della tribù di Joketsu, abita una mia vecchia amica, si chiama Wu e sicuramente sarà lieta di ospitarvi per tutto il tempo che ne avrete bisogno.- E nel dire queste poche, ma gentilissime, parole, il suo sguardo, anziano e provato, si illuminò di una tenerezza infinita.

Akane lo notò appena. Poté solo aggrapparsi alla mano del pescatore e stringerla ancora più forte. I suoi occhi si erano appena riempiti di infinita gratitudine e rinnovata speranza.

Lo ringraziò una, due e poi tre volte e probabilmente avrebbe proseguito fino al mattino, ma lo spazio sottocoperta era limitato e alla fine, almeno per quella notte, si salutarono e le loro strade si separarono.

* * *

Ranma spalancò gli occhi. Non si aspettava una domanda del genere. E sì che era una richiesta semplicissima, doveva rispondere solo sì o no. Accanto a lui Shampoo aveva appena deglutito un po' troppo rumorosamente.

Improvvisamente si sentì a disagio. Sinceramente? Non sapeva cosa dire. Non voleva mentire né offendere, ma qualcosa non quadrava. Che stava a significare quel tipo di domanda?

*Se io qui sono di casa...perché dovrei essere tornato contro la mia volontà?*

Da quando aveva fatto il uso ingresso nell'arena aveva avuto spesso l'impressione che quelle persone lo stessero osservando per la prima volta in vita loro. E più le guardava o le ascoltava e più si convinceva di questa idea. Continuando a fissare negli occhi il capo delle amazzoni, per un tempo che a tutti apparve interminabile, alla fine Ranma decise di stare al gioco, almeno per il momento. Più tardi avrebbe chiesto delucidazioni alla vecchia o alla sua ragazza.

-Perché qualcuno avrebbe dovuto costringermi?- Disse improvvisamente e la sua domanda suonò a tutti come una risposta più che sufficiente. Shampoo si rilassò definitivamente e, avvicinatasi, gli passò un braccio intorno alla vita, stringendolo a sé. Ancora preso a sostenere lo sguardo di Mutsumi, Ranma non si accorse nemmeno di avere nel frattempo contraccambiato l'abbraccio della sua fidanzata, con particolare vigore.

Un brusio si levò improvviso dalle varie file dell'arena. Tutte avevano preso a parlottare fra loro, commentavano, bisbigliavano, guardavano i giovani e futuri sposi davanti a loro. Non era difficile cogliere qua e là, anche se in cinese, qualche frase e giudizio compiaciuto.

Il popolo delle amazzoni approvava quell'unione.

-Bene.- Riprese Mutsumi e i brusii di sottofondo cessarono immediatamente. -Meglio così. Venerabile Cologne, vi auguro un buon riposo e una buonanotte.- E così dicendo, con un gesto della mano sciolse la riunione e in un lampo sparì.

Obaba sorrise. Era andato tutto liscio come l'olio.

O quasi.

Camminando in mezzo al villaggio, lungo il sottile sentiero che portava all'abitazione di Obaba e Shampoo, Ranma si bloccò tutto a un tratto.

-Che c'è, amole?-

-Ehm?- Si voltarono anche Obaba e Tamami.

-C'è che ho delle domande da porvi e vorrei subito delle risposte.- Chiese il ragazzo, improvvisamente sulla difensiva.

-Da quanto siamo entrati al villaggio e poi anche dopo, durante la seduta del consiglio, ho avuto l'impressione di non essere mai stato qui e che quelle persone non mi avessero mai visto prima, è così?-

-Ma...Lanma! Cosa dici? Come puoi pensale una cosa del genele?- Si allarmò la giovane cinese, avvinghiandosi possessivamente a lui.

-E allora mi spieghi, mia cara, cosa significa la domanda che Mutsumi mi ha posto alla fine?- Chiese acido.

-Futuro marito! Non credo che tu possa rivolgerti al nostro capo con tutta questa confidenza. Comunque...forse non ti abbiamo spiegato bene la situazione. Credevo che dopo tutto ti ricordassi qualcosa, ma evidentemente non è così.-

Ranma si calmò. Forse la vecchia aveva intenzione di raccontargli qualche altro particolare della sua vita passata. Era tutt'orecchi.

-Al villaggio ci sei stato eccome, spesso e a lungo ospite a casa mia in qualità di fidanzato di Shampoo. Ma questo è un villaggio di amazzoni, Ranma, e la presenza maschile è a malapena tollerata, a meno che non si tratti di forti guerrieri, sposati con le nostre fanciulle migliori. E Shampoo è la migliore.- Sorrise compiaciuta e con il bastone indicò la bella nipote, quasi stesse esponendo a un possibile acquirente una mercanzia pregiata e costosa.

-È per questo che alla maggioranza di noi e soprattutto al nostro capo tribù non eri ancora mai stato presentato. La presentazione ufficiale avviene tradizionalmente solo quando viene fissata la data del matrimonio. Nel vostro caso, stasera. Peraltro vi hanno dedicato la festa dello Zhōngqiū jié, altrimenti detta festa della luna o di metà autunno. La venerabile Naoko aveva ragione a riguardo. Dovreste essere grati per questo, è un onore grandissimo!-

-Oh, bisnonna! Ma noi lo siamo, velo Lanma? Vedlai amole, salà bellissimo!- Cinguettò Shampoo battendo le mani, felice come una bambina.

Ma la bisnonna non aveva ancora finito.

-La domanda della venerabile Mutsumi serviva semplicemente a mettere alla prova la tua volontà di sposarti. Loro non sanno che a causa di un incidente durante il tuo ultimo viaggio di addestramento in Giappone hai perso la memoria. Sanno solo che ti sei assentato molto a lungo dalla nostra abitazione e che siamo dovute venirti a cercare, quasi non volessi più mantenere il tuo impegno con Shampoo. Volevano solo essere certe, tutto qui.-

Era quasi l'una di notte, la spiegazione della vecchia aveva una sua logica e Ranma era davvero troppo stanco. Non era del tutto convinto, qualcosa gli sfuggiva ancora, ma almeno per il momento poteva accontentarsi.

-Non è così amole, velo? Non ti senti costletto a stale con me? So che non ti licoldi più di noi, ma...- Gli chiese timidamente la ragazza, il tono mesto e lo sguardo basso da cucciolo abbandonato.

Ranma si sentì molto in colpa. Le parole, gli sguardi e i gesti di Shampoo riuscivano a farlo sentire così, quasi sottomesso. Inevitabilmente si avvicinò a lei e con un gesto delicato della mano le accarezzò una guancia sollevandole il viso perché lo guardasse meglio. Senza neanche sapere bene il perché, si affrettò a rassicurarla.

-Perdonami, Shampoo. Mi dispiace di aver detto quelle cose e di essermi fatto venire dei dubbi. Io ti amo, lo sai e fra tre giorni ci sposeremo. Poi saremo felici, ne sono certo...-

-Oh, Lanma! Quanto mi lendi felice!- Mai nella sua vita avrebbe creduto di sentire quelle parole provenire da lui, leggermente imbarazzato ed arrossito solo ed esclusivamente per lei. Nonostante la stanchezza, lo abbracciò stringendolo al punto da toglierli il fiato. Le due vecchie intanto avevano ovviamente assistito a tutta la scena e sorridevano divertite e compiaciute. Una in particolare.

-Andiamo, consorte! Ci sarà tempo per godere degli abbracci della tua bella! È tardi ed è ora per queste povere ossa di trovare riposo in un caldo e comodo letto! Ahahahah!-

-Sì, andiamo, bisnonna!- E stringendo a braccetto il suo ragazzo, la bella cinesina riprese a camminare, così come il resto del gruppo.

-Lo so che è taldi. Ma una tazza di tè non potlà falci male plima di dolmile, non cledi?-

-Tu dici?- Si grattò una guancia il giovane giapponese.

-Buona idea, nipote!- Gracchiò la vecchia. -E poi...-

 

E poi le loro voci si persero nella notte.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Perdersi o ritrovarsi? ***


-Avanti, fatti sotto se hai il coraggio! Hai forse paura di me?- Non c'era niente da fare. Memoria o non memoria, Ranma rimaneva il solito sbruffone e, complice l'ennesimo, lungo sonno ristoratore, si sentiva ora pieno di forze, pronto ad affrontare una nuova giornata, iniziando ovviamente con un po' di allenamento.

-Allora? Che c'è? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?- In mezzo alla bellissima radura, poco distante dal villaggio e dall'abitazione di Obaba, Ranma si trovò nuovamente ad incitare quel che inizialmente e scherzosamente aveva definito il suo “valletto”. Il giovanissimo e mingherlino Qi-chao, figlio di una qualche amazzone, gli era stato presentato e affidato il giorno prima come suo aiutante personale, a patto che lo allenasse per farne un giorno un grande combattente come lui. Inaspettatamente Ranma non aveva avuto niente da ridire e non solo perché questo privilegio, che gli era stata riservato, aveva accresciuto smisuratamente il suo ego, come un fuoco alimentato da continue raffiche di vento. Ma anche perché con quella bandana e i canini leggermente appuntiti, il giovane aveva suscitato in lui un'immediata simpatia, quasi gli ricordasse qualcuno. E poi c'era anche da dire che per un uomo non era poi tanto male l'idea di avere un po' di compagnia maschile in quel ginepraio di sole donne.

-N...no, no, signore.- Rispose il dodicenne balbettando; indietreggiò leggermente assumendo una pressoché ridicola posizione di guardia.

*Uff... e ci risiamo!*

-Chao, te l'avrò detto già dieci volte da quando siamo giunti qui: non chiamarmi signore, per piacere!-

-Ma io...-

-Ma io...niente! Chiamami Ranma e fammi vedere di cosa sei capace, avanti!- Lo sfidò nuovamente il codinato, assumendo, lui sì correttamente, la stessa posizione del ragazzino con tutta la forza e precisione di cui era capace.

Nella sua posizione di guardia, così tesa e tecnicamente perfetta, nessuno avrebbe potuto smuoverlo di un centimetro.

Figuriamoci Chao.

I due si fissarono a lungo, l'uno tranquillo e divertito, l'altro intimorito e decisamente meno sereno.

Dopo alcuni lunghi e silenziosi minuti però, il ragazzino si fece coraggio e, presa una rincorsa necessaria per il salto in lungo, si scagliò con sorprendente velocità e precisione contro il suo maestro. La gamba sinistra tesa, mirava al volto del giovane giapponese. Quest'ultimo sembrava fissarlo sbalordito, senza muoversi di un centimetro.

Meno di due secondi e il piccolo tallone di Chao avrebbe teoricamente centrato in pieno il mento di Ranma.

Teoricamente.

*Pollice, indice e medio...tecnica Saotome dello svita-lampadine!* si ritrovò a pensare automaticamente il giovane, mentre afferrando con le tre dita la sottile caviglia dell'allievo, ne frenava la corsa e, rigirandola, come una lampadina appunto, lo faceva cadere dritto per dritto a terra, steso di fronte a lui.

Per un attimo, un attimo solo Ranma si fissò le tre dita con cui aveva appena atterrato Chao.

*Ma che razza di tecniche mi vengono in mente?* Davvero non sapeva proprio da dove gli fosse venuta una tale sciocchezza, seppur efficace.

Nel frattempo, da terra, Chao lo fissava, la bocca semiaperta per lo stupore e nel notarlo Ranma si riprese immediatamente. In fondo era il suo primo giorno da maestro, doveva assolutamente levarsi quell'espressione incredula di dosso e darsi un contegno.

-Vedo che abbiamo molto, ma molto da imparare.- Sospirò allora ad occhi chiusi, grattandosi con l'indice la guancia.

Ma poi sorrise e senza alcuna malignità.

In fondo era felice di avere quella specie di allievo. Non solo lo gratificava l'idea, ma sentiva di essere portato per l'insegnamento, probabilmente un progetto coltivato da sempre.

-Andiamo.- Gli offrì una mano per alzarsi da terra. - E ricominciamo, ti va?-

E continuarono fino a che il sole non iniziò a tramontare. Sfiniti e a terra, fissavano entrambi il cielo, incamerando quanta più aria possibile.

*Per oggi può decisamente bastare.* Si disse Ranma, spiando la sua povera vittima prendere avidamente fiato accanto a lui. *Non se la cava male, devo ammetterlo. Ma non credo si sia mai allenato tanto in vita sua...poveraccio!* E notando la velocità con cui il petto del ragazzino si alzava ed abbassava, sorrise, decisamente divertito. Tra poco sarebbe dovuto rientrare, ma quella brezza fresca e leggera che si era appena levata lo distolse dall'intento; era stanco, non aveva mangiato e le sue palpebre iniziarono a farsi notevolmente pesanti. Chiuse gli occhi e in breve tempo il suo respiro divenne regolare.

Solita porta, solite scale, solita tendina e solita cucina. Ma questa volta dentro non vi trovò nessuno ad affettare le verdure. Ormai Ranma sapeva che, quando si trovava in quel luogo, voleva dire che stava sognando. Perché era di nuovo in quella casa, apparentemente abitata, ma vuota? No, un momento. Anche stavolta non era solo, non completamente almeno. Un rumore sordo e regolare, di pietra ridotta in frantumi, lo richiamò all'esterno dell'abitazione.

Quasi avesse sempre saputo dove andare, girò intorno alla casa.

*Accidenti, quanto è grande.* E i suoi passi, inconsapevoli, lo trascinarono là dove il rumore era più insistente. -Una palestra? Che ci fa una palestra qui?- Senza indugiare oltre, salì i due gradini e accostò l'orecchio a una delle porte. Ormai ne era certo. Là dentro qualcuno si stava allenando.

*A rompere tutto, evidentemente.* Pensò sarcastico.

Poteva percepire la presenza dell'altra persona dall'altra parte della parete, le urla che accompagnavano i suoi attacchi, il suo ansimare e riprendere fiato.

Per un attimo il coraggio gli mancò.

*Andiamo, Saotome? Di cosa hai paura?*

Ma Ranma lo sapeva benissimo. Dopo il primo sogno ambientato in quel luogo, era rimasto profondamente shockato e l'idea di rincontrare quella donna, essere evidentemente riconosciuto da lei, ma non riuscirne a focalizzare il viso e a richiamarne il ricordo, semplicemente lo dilaniava.

Si fece coraggio e, fatta scorrere la porta che lo separava da lei, entrò in quella che definitivamente era una palestra, modesta ma grande.

E non si era sbagliato; al centro dell'enorme sala, una giovane donna, la stessa dell'altra volta, indosso abiti decisamente sportivi, gli dava le spalle. Picchiando duramente e infrangendo grossi blocchi di cemento con la pressione di una sola mano, sembrava non essersi accorta del suo ingresso.

Istintivamente Ranma fece due passi verso di lei, era più forte di lui. Sentiva l'esigenza di raggiungerla e, se possibile, di scorgerne, almeno questa volta, il viso. Il parquet scricchiolò sotto il suo terzo passo e questo bloccò immediatamente la ragazza. Rimanendo ferma e di spalle disse solo -Sei tu, Ranma, non vero?- E non era una domanda.

*Quella voce...* Non poté fare a meno di pensare.

-C...chi sei tu?- Le chiese in tutta risposta. Ma fu un errore, un grande errore.

Una furia si voltò verso di lui, una furia molto carina si tranquillizzò il giovane, non appena si accorse di essere in grado di focalizzarne, anche se non perfettamente, i lineamenti. Non ebbe modo però di indugiare oltre sul bel volto della ragazza.

-Ranma!!! Sei uno stupido! Lo sapevo. Lo sapevo!! Ti sei dimenticato di tutti noi!-

Iniziò ad attaccarlo con forza, precisione e tanta, tanta rabbia.

-Ti sei dimenticato di me!- E a quelle parole, urlate con tanta disperazione nella sua testa, Ranma si bloccò immediatamente, incapace di muoversi e schivare i colpi della sconosciuta. Un ultimo colpo, particolarmente forte, lo atterrò, facendogli sbattere la testa e il buio lo avvolse.

Ma i colpi continuavano a martellargli le tempie.*Strano, non fanno nemmeno troppo male.*

-Futuro marito, svegliati! È ora di prepararsi!- Lo richiamava la vecchia Obaba picchiettandogli la testa con la nodosa cima del suo secolare bastone.

-Pensi che con una secchiata d'acqua si sveglierà?- Intervenne la sua amica Tamami che l'aveva accompagnata a cercare il futuro consorte.

La vecchia amazzone sembrò bloccarsi all'improvviso, presa da un dubbio atroce. Quello davvero era un aspetto che fino a quel momento non aveva considerato e per questo, bisbigliando con fare cospiratorio, le rispose -Meglio di no. È un maledetto di Junsenkyo, nelle condizioni in cui si trova non è proprio il caso di farlo trasformare.-

La vecchia accanto a lei annuì saggiamente.

-Ehi, ma che diavolo succ...ah!- Si spaventò lì per lì Ranma. -Obaba, Tamami, siete voi!- Si calmò immediatamente tirandosi su a sedere.

-Succede, futuro marito.- Gli rispose prontamente Obaba, con fare dolce e assai sospetto. -Che il sole sta per tramontare e se non ti sbrighi e non corri a prepararti, stasera farai tardi...al tuo matrimonio!-

-Eh?- Si riprese velocemente il ragazzo, lo sguardo stralunato. Temendo che la vecchia potesse leggergli la mente, in quel momento occupata da tutti altri pensieri, con sfrontatezza e un furbo sorrisetto continuò.

-Non preoccuparti, nonna! Non farò aspettare tua nipote all'altare. Ranma Saotome sarà pronto in men che non si dica.- E afferrata la sua casacca da terra, corse via a prepararsi.

La vecchia Tamami era tanto d'occhi. Non riusciva più a chiudere la bocca per la sorpresa.

-Dì un po', Cologne! Ma tu permetti che quel mocciosetto ti dia tutta questa confidenza?-

-Ah! Questi giovani....- Fu l'unica risposta in grado di darle l'altra, l'aria leggermente sognante, anche lei tutto sommato vittima del giovane e intrigante fascino del futuro sposo di sua nipote.

A breve il loro sogno e più grande progetto si sarebbe finalmente realizzato.

* * *

-Non ce la faccio più!- Si inginocchiò a terra Ukyo sciacquandosi abbondantemente il viso con l'acqua fresca che il piccolo torrente d'acqua davanti a lei le offriva.

Dopo aver salutato Zhang, il gentile e simpatico pescatore che li aveva accompagnati e dopo aver trascorso una notte di riposo in un'angusta ed economica pensione nei pressi del porto, il piccolo gruppo aveva ripreso il mattino seguente il lungo percorso verso il villaggio delle amazzoni. Erano due giorni che viaggiavano, alternando lunghi chilometri di cammino a brevi, ma provvidenziali passaggi, talvolta offerti da generosi viaggiatori.

-Non manca ormai molto.- Rassicurò tutti Mousse. Abituato a lunghe scarpinate e rinvigorito dall'aria di casa, il giovane cinese non sembrava risentire troppo della fatica del lungo viaggio, anzi. A braccia conserte osservava i suoi affaticatissimi compagni senza perdere una sola goccia di sudore.

-Ma...ma come fai?- Gli chiese sorpresa Akane, a gambe incrociate a terra, prendeva avidamente fiato. Non ce la faceva davvero più.

Il giovane sorrise compiaciuto.

-Abitudine.- Rispose con tranquillità iniziando a camminare tutto intorno, quasi non volesse raffreddare i propri muscoli.

-Ehi, ma ti vuoi stare fermo?- Sbottò Ryoga all'improvviso. Negli ultimi due giorni era stato costretto a seguire Mousse anche al bagno.

-Ti ricordo che sono ancora legato a te! Vorrei sapere perché mai poi!-

Tutti lo fissarono sorpresi, per poi scoppiare contemporaneamente a ridere. Un momento di leggerezza e ilarità in un viaggio altrimenti governato da un'atmosfera un po' tesa.

Ryoga era bordeaux. Sembrava sinceramente non capire il motivo di tanto divertimento.

-E te lo chiedi?- Lo guardò divertita, ma con affetto, Ukyo. -Ti ricordo che se non fosse per te a quest'ora saremmo già arrivati da un giorno all'abitazione della signora che Zhang ci ha raccomandato!- Gli ricordò poi più seriamente. -Ieri abbiamo perso ben quattro ore per tornare indietro e cercarti.-

Ryoga era imbarazzatissimo. Prenderlo in giro così, davanti alla sua dolce Akane.

-È...è che mi sono fermato un attimo, mi sono distratto e non c'eravate più e...- Balbettava puntellandosi gli indici.

Faceva tenerezza.

-Ma il sentiero era solo uno ed era dritto, Ryoga. Solo tu, alzando lo sguardo, puoi decidere di proseguire prendendo la direzione da cui sei venuto...- Sotto le spesse lenti dei suoi occhiali, Mousse se la rideva. Doveva ammettere che in fondo quella piccola, grande avventura gli stava piacendo. La compagnia non era male e negli ultimi giorni aveva imparato a conoscere e ad apprezzare molto di più i suoi amici/avversari di Nerima.

-Non preoccuparti, Ryoga.- Lo tranquillizzò la piccola Tendo sfoderando un sorriso talmente dolce da far invidia a Kasumi e poggiandogli amichevolmente una mano sulla spalla.

-Presto saremo arrivati e ci potremo riposare e rifocillare...-

-Sempre che questa signora Wu sia disposta ad ospitarci!- Puntualizzò Mousse, ultimamente tendente a vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto.

-Certo che lo sarà, Mousse.- Vedendo avvicinarsi la meta, Akane era invece in un momento di grande fiducia e speranza. -Se Zhang ci ha detto di andare da lei ci sarà un motivo. Sono certa che che a casa della signora Wu troveremo aiuto ed ospitalità.- Il suo sguardo ora nuovamente serio non lasciava spazio ad alcun dubbio. Era certa di quel che diceva.

-A...kane, io... non so come ringraziarti...io...tu sei sempre così...così...- Farfugliava intanto Ryoga in sottofondo, per lo più ignorato da tutti.

-Benissimo! Allora, ci muoviamo o no?- Propose Ukyo con rinnovato entusiasmo. - Tra un po' farà buio e io non vedo l'ora di farmi un bel bagno caldo e riempirmi lo stomaco!-

Per tutta risposta Akane le sorrise. Quella ragazza era una sua rivale, è vero, ma proprio non ce la faceva a non trovarla simpatica.

* * *

Come da tradizione aveva scelto il colore rosso, simbolo d'amore, desiderio e passione. Ma neanche per un momento aveva dimenticato di essere una guerriera. Aveva optato infatti per un completo classico, aderente, casacca e pantalone a tre quarti, amaranto scuro e inserti in argento. Questi ultimi consistevano in un sottile ramo di fiori, finemente ricamato, che si arrampicava lungo la sola gamba sinistra, per poi aprirsi in una moltitudine di rami fioriti sulla schiena e in parte sulla parte sinistra del busto, dalla clavicola alla cinta. Della stessa foggia erano le piccole ed eleganti ballerine indossate ai piedi.

E sempre in argento brillante, due retine a maglia larga rivestivano gli immancabili chignon color lavanda. Migliaia di altri sottilissimi e simili filamenti scorrevano lungo la rimanente capigliatura, che perfettamente e sofisticatamente intrecciata con piccoli fiori bianchi, simili al mughetto e ai ricami del vestito, contribuiva a conferirle un aspetto principesco.

Raffinati pendenti a goccia, diamanti e oro bianco, completavano il tutto.

Era semplicemente meravigliosa e quella notte avrebbe realizzato il suo più grande desiderio. Shampoo si mirava e rimirava allo specchio. Oramai il sole era tramontato da un pezzo e la notte era scesa. Attendeva, sola nella sua stanza, l'arrivo della bisnonna e delle damigelle che l'avrebbero scortata fino al lago sul cui pontile lei e il suo amato si sarebbero scambiati l'eterna promessa. Il suo popolo, le stelle e le meravigliose lanterne tipiche della festa della di metà autunno avrebbero fatto da splendida cornice al suo evento.

Fremeva.

E trasalì non poco, quando qualcuno per ben tre volte bussò alla sua porta.

Corse ad aprire e sorrise. Dalla porta della sua casa un lungo e leggero tappeto bianco correva lungo il terreno fino a perdersi nel bosco, direzione: il lago delle amazzoni. Centinaia di lanterne illuminavano alberi e percorso. Davanti a lei, la sua bisnonna e l'inseparabile Tamami la guardavano con affettuosa ammirazione in compagnia di una ventina di sorridenti giovani amazzoni, elegantemente abbigliate per l'occasione.

-Andiamo, bambina.- Fu l'unica cosa che la vecchia Obaba riuscì a dirle, anche lei evidentemente molto presa dal momento.

-Andiamo, bisnonna.- Era il ritratto della felicità.

* * *

Ormai si era fatto buio e, tuttavia, si potevano distintamente percepire i rumori e intravedere le luci provenienti da un piccolo centro abitato. Quel piccolo centro abitato.

*Zhang aveva ragione, questa signora Wu abita davvero molto vicino al villaggio delle amazzoni.* Pensò Akane, mentre fissava la presunta abitazione dell'amica del pescatore. Era sollevata ed emozionata. *Ce l'ho fatta...non posso crederci!* Sorrise tra sé e sé, i pugni stretti sulle spalline dello zaino. Alzò lo sguardo al cielo. Le bluastre creste degli degli alberi intorno a lei incorniciavano perfettamente quella notte stellata, resa ancora più luminosa dalla presenza di una meravigliosa e tondeggiante luna piena.

*Sono qui, Ranma.*

-Akane, questa casa sembra disabitata!- Si allarmò Ukyo, le mani intorno al viso, spiava dalle finestre buie della piccola casa di legno, cercando un qualsiasi segno di vita al suo interno.

-Uh?- La piccola Tendo si riscosse immediatamente dai propri romantici pensieri. -Scherzi, vero?-

-Assolutamente no! Guarda tu stessa! Tutte le luci sono spente, ho bussato già tre volte e...nessuna risposta.-

-E ora che facciamo?- L'entusiasmo di Akane era improvvisamente svanito, così come il suo sorriso.

Il piccolo gruppo si guardò intorno sconsolato.

-Non preoccuparti, dolce Akane!- Intervenne il solito Ryoga, seriamente ispirato. -Andrò io a cercare la vecchia Wu, magari non si è allontanata molto. La riporterò qui e in men che non si dica...-

-Allora verrò con te.- Lo interruppe Mousse.

-E perché mai, si può sapere, eh?-

-Non intendo assolutamente slegarti. Anche volessi fare un semplice giro intorno alla casa, saresti capace di perderti, arrivare fino al villaggio delle amazzoni e farti cuocere arrosto per cena, ecco perché!-

I due iniziarono a guardarsi in cagnesco. Ryoga non poteva proprio accettare di essere deriso in tal modo. A vedere i due fronteggiarsi tanto apertamente per una sciocchezza, le due ragazze scoppiarono contemporaneamente a ridere, alleggerendo nuovamente l'atmosfera.

-E comunque non disperate.- Riprese poi il cinese serafico. -Oggi è una festa importante dalle nostre parti, è la festa della luna o di metà autunno. È possibile in effetti che la signora Wu si sia allontanata per poco e...-

-Mi era sembrato di sentire delle voci e a quanto pare non mi sono sbagliata!- Lo interruppe improvvisamente una voce dietro di loro. -Chi siete? E cosa ci fate davanti a casa mia?-

-Signora Wu! Speravamo proprio di trovarla!- Si fece avanti Akane presentandosi per prima al cospetto della minuta e graziosa vecchina davanti a lei.

-Piacere, mi chiamo Akane Tendo e loro sono Mousse, Ukyo e Ryoga, i miei amici.-

Alla parola “amici” Ryoga quasi svenne, mentre la vecchina si avvicinò incuriosita e con fare se possibile ancora più affabile.

-Sì, piacere, il mio nome è Wu, ma vedo che ne siete già a conoscenza. Cosa vi porta qui, ragazza mia?-

-È una lunga storia, signora.- Continuò Ukyo per lei. -Ma il suo amico Zhang al porto ci ha consigliato di venire da lei e...- Ma non poté continuare la frase. La bella cuoca ebbe infatti l'impressione di aver appena detto qualcosa di sbagliato. Al solo sentir pronunciare il nome dell'anziano e gentile pescatore, gli occhi di Wu si erano spalancati per lo stupore e poi gradualmente illuminati di una luce carica di affetto e malinconia.

Quel breve momento di silenzio imbarazzò tutti, ma per fortuna durò poco.

-Il vostro amico stava dicendo una cosa giusta.- Riprese a parlare Wu, come se nulla fosse. -Oggi è una bella ed importante festa per noi e io, anche se sola, stavo festeggiando sul retro della casa; un piccolo fuoco, qualcosa da mangiare e le nostre tradizionali lanterne. Venite con me, sarà una bella serata.- Sorrise in modo tanto dolce che nessuno ebbe il coraggio, né ovviamente il desiderio, di replicare. E così si avviarono, Akane in testa, stanca, ma felice, seguita da Ukyo e quindi da Mousse. Quest'ultimo cominciava ad accusare tutta la stanchezza del viaggio o forse era solo il peso di Ryoga ancora legato a lui.

-Ma insomma! Ti vuoi alzare da terra e seguirci con le tue gambe almeno?-

Ma l'eterno disperso non lo sentì nemmeno e fino al retro della casa si lasciò trascinare come un sacco di patate. Seduto per terra e dando le spalle al resto della comitiva, confidava alla notte l'unica ragione del suo momentaneo shock.

-A...aa...aaamici....-

Si sarebbe ripreso presto.

 

 

 

 

 

 

* * *

 

Ed eccoci finalmente alla fine del quinto capitolo. Molte cose sono successe e tante ancora devono accadere, ma poiché non l'ho ancora fatto fino ad ora, colgo l'occasione per ringraziare tutti voi, lettori e recensori.

Siete sempre gentilissimi e io vi ringrazio tutti, davvero, di cuore.

Gretel

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il sapore dell'autunno e l'inganno d'amore. ***


Era tutto come lo aveva sempre sognato. In fondo al piccolo e stretto pontile di legno, che caratterizzava il lago vicino al villaggio amazzone, lui, il suo Ranma, la stava aspettando. Era bellissimo. In un completo simile al suo, ma blu come la notte e con ricami argentati, che al contrario dei suoi disegnavano sulla schiena un drago, simbolo di forza e coraggio, il futuro consorte era davvero elegante.

Posto vicino all'officiante, un importante membro del consiglio delle amazzoni, l'attendeva e con lo sguardo ne seguiva l'arrivo. Shampoo, accompagnata dalle amazzoni e dalla bisnonna, procedeva lentamente. Non c'era musica, solo un'atmosfera da favola. La luna piena si rifletteva prepotentemente sul lago, creando un poetico quanto immaginario proseguimento al tappeto bianco che dalla casa di Shampoo si srotolava fino ai piedi dello sposo. Tutto intorno, sulla riva, l'intero popolo amazzone si era riunito, in mano una lanterna, rossa per l'occasione, pronta per essere accesa e lasciata libera nel cielo, alla fine della cerimonia.

Quando passo dopo passo la sposa ebbe raggiunto il famoso combattente straniero, come alcune amazzoni lo avevano soprannominato, Chao ebbe modo di avvicinarsi di più alla coppia di futuri sposi.

In quei giorni aveva imparato a comportarsi con maggiore disinvoltura nei confronti del suo maestro. Fin da subito ne era rimasto affascinato e ammirato. Ranma era un ragazzo poco più grande di lui, sembrava sapere il fatto suo ed essere davvero fortissimo. Non avrebbe potuto ambire ad avere un maestro migliore, gli stava simpatico e anche se ancora qualche volta gli metteva un po' di soggezione, aveva l'intenzione di dimostrargli di saperci fare anche lui e di essere disposto ad imparare tutto.

Il pontile non era molto grande e quindi solo le amazzoni più importanti, fra cui ovviamente compariva anche il capo villaggio, Mutsumi, avevano avuto modo di avvicinarsi alla coppia. L'amazzone celebrante aveva cominciato il suo discorso; parole, parole e paroloni troppo grandi e incomprensibili per un giovane della sua età, ma a quanto poteva vedere, anche per il suo maestro. La cerimonia, in effetti, si stava tenendo in cinese e Chao dubitava fortemente che lo sposo fosse in grado di capire anche solo mezza parola. Ma non fu solo questo particolare a impensierire il piccolo figlio delle amazzoni. Ranma e Shampoo, posti in piedi, l'uno di fronte all'altra, si fissavano concentrati.

Se lo sguardo di lei si perdeva con adorazione e dolcezza in quello di lui, gli occhi del ragazzo sembravano andare oltre, cercando qualcosa o qualcuno che in quel momento non riuscivano a vedere.

Questo fatto colpì particolarmente il piccolo Chao. Lo sguardo del suo maestro non era sereno, non rispecchiava tutto l'amore e la felicità che uno sposo dovrebbe provare in quel momento. La venerabile Cologne suggeriva al giovane i passaggi più importanti e, quando fu il suo turno, il “sì” di Ranma risuonò forte e chiaro. Anche a riva tutte lo avevano sentito e fu in quel momento che Chao lo vide per la prima volta.

*Il frutto dell'amore!* Pensò meravigliato. Non ne sapeva molto, le sue conoscenze in merito sfioravano la leggenda, eppure ora era lì e per la prima volta nella sua giovane vita assisteva a quel rituale tanto antico quanto magico. Come l'officiante spiegava e l'ignaro sposo poteva a malapena comprendere, quel frutto apparteneva al segreto e antico albero di melograno delle amazzoni. Una pianta che Chao non aveva nemmeno mai visto. Sapeva solo che era uso e tradizione nei matrimoni amazzoni che i due sposi assaggiassero ognuno una metà del magico melograno, frutto e sapore dell'autunno per eccellenza, che li avrebbe legati per sempre, in un amore capace di fronteggiare qualsiasi avversità e di rimanere immutato nel tempo.

Nel silenzio più totale Chao sentì distintamente il suo maestro addentare la propria metà del frutto, macchiandosi leggermente di rosso sangue la manica del bel vestito.

Quel che vide subito dopo gli fece abbassare lo sguardo, arrossendo per l'imbarazzo.

Con un semplice gesto della mano Mutsumi diede il segnale al resto della folla sulla riva.

Ora si poteva festeggiare.

* * *

-E così siete venuti per recuperare il tuo fidanzato, ho capito bene?- Chiese allegra Wu a cena ultimata.

Quei ragazzi le erano davvero simpatici, aveva ascoltato rapita l'intera vicenda, aveva riso alle battute che alcuni di loro, soprattutto i due uomini, spesso e volentieri si erano scambiati, ma neanche per un momento aveva smesso di fissare la giovane con i capelli corti. Gli occhi della ragazza, infatti, troppo spesso riflettevano seri e perplessi le allegre fiammelle del fuoco. Quando Akane le aveva accennato alla questione relativa al tè alla menta e a un certo frutto dell'amore, aveva assunto un'espressione accigliata.

La vecchia Wu aveva uno strano presentimento. La storia che le avevano raccontato non le quadrava molto. Non che le avessero mentito, anzi, ma proprio per questo, nonostante l'allegria del momento, non poteva fare a meno di provare pena e preoccupazione, soprattutto per la giovane.

Da un certo punto di vista la capiva.

*Bambina, non sai in che guaio ti sei cacciata.*

-E quindi hanno organizzato tutto i vostri genitori, giusto? E quando dovreste sposarvi?- Chiese rivolgendosi direttamente alla piccola Tendo. Voleva cambiare argomento e, tutto sommato, non ce la faceva proprio a non trovare l'idea di un matrimonio combinato divertente e molto, molto antiquata, persino per lei che di anni ormai ne aveva fin troppi.

-Eh...- Sospirò la diretta interessata, mentre le chiacchiere del resto del gruppo si annullarono immediatamente. Akane si abbracciò le ginocchia. -In realtà i nostri genitori ci hanno già provato una volta, ma non è andata come speravano.-

*Come speravamo.*

-E voi?- Wu non era propriamente quel che si dice una vecchina all'antica. Voleva distrarre la giovane facendosi il più possibile gli affari suoi. -Voi lo speravate?-

In cuor suo Ryoga si stava chiedendo lo stesso, mentre Mousse lo guardava con la coda dell'occhio. Sapeva bene cosa volesse dire essere nelle condizioni del giovane con la bandana.

Akane arrossì, le fu impossibile non imbarazzarsi a quella domanda tanto diretta.

Inaspettatamente Ukyo venne in suo aiuto, evitandole di rispondere.

-Fu colpa nostra, se non ha funzionato.- Tutti la fissarono. -Di tutti noi.- Abbassò gli occhi a terra, in parte divertita dalla sua stessa confessione, tanto spontanea, in parte per il senso di colpa e la spiacevole sensazione, ancora presente in lei dopo vari mesi, di aver dato in qualche modo al suo Ran-chan un dispiacere.

Akane la fissava sorpresa, Ukyo non sapeva come continuare e anche i due ragazzi optarono per il silenzio.

Wu, dall'alto della sua saggezza e furbizia, aveva già capito molto dei rapporti che intercorrevano fra quei ragazzi, Shampoo e Ranma compresi. Decise di rompere il silenzio una seconda volta, ma in modo più delicato.

-Si è fatta mezzanotte, ragazzi. Suvvia, è il momento di festeggiare!- Disse afferrando dietro di sé alcune bottiglie di Saké e una scatola di lanterne. -Ognuno ne prenda una e facciamo omaggio alla luna d'autunno lasciandole libere di volare nel cielo.- Suggerì.

Subito la sua proposta fu accolta con allegria. Akane si alzò in piedi, avvicinandosi al piccolo burrone che dava sulla vallata. Anche se buio poteva scorgere da lontano le luci provenienti dal villaggio amazzone. Sospirò silenziosamente, mentre, cercando di non bruciarsi le dita, tentava di accendere la propria lanterna. Dietro di lei, poco distante, Ryoga la fissava, quasi volesse con i suoi occhi scorgere dentro di lei. Strinse i pugni ancora più forte. Non era certo che il fremito che aveva appena scosso le spalle della sua dolce Akane fosse dovuto solo al freddo.

-E quelle?- La domanda di Ukyo catturò l'attenzione e tutti si ritrovarono a fissare immobili il punto indicato dal dito della giovane cuoca.

Era del resto impossibile non vederle. Una, due, tre...e poi dieci...venti...

-Ma quante sono?- Si stupì Akane, ammirando inquieta la moltitudine di lanterne rosse levarsi da un punto non ben definito della piana.

-Vengono dal villaggio.- Si avvicinò serio Mousse, un particolare di quelle lanterne lo disturbava molto, ma proprio non riusciva a capire quale. I quattro giovani e Wu si fermarono ammirati ad assistere a quello che poteva ben dirsi uno spettacolo unico al mondo.

-Se la devono divertire parecchio al villaggio delle amazzoni.- Si stupì con tono ironico Ukyo.

-Puoi ben dirlo, ragazza mia.- Le si accostò la vecchia Wu.

E poi fece una cosa del tutto inaspettata.

Pose una mano sul braccio di Akane. La ragazza a quel contatto si irrigidì.

-Quelle lanterne, rosso vivo, le usano solo in un'occasione particolare.-

-Sarebbe a dire?- Incapace di distogliere lo sguardo dalle lanterne, Akane sussurrò la sua domanda al vento, il tono monocorde di chi sa che sta per sentire qualcosa che non avrebbe mai voluto sapere.

-Per festeggiare un matrimonio appena concluso, bambina.- Rispose l'anziana, una nota di tristezza e malinconia nella voce, stringendo più forte il braccio tremante della ragazzina accanto a lei.

-...-

-Sta scherzando, vero?- Si sporse a guardarla, Ukyo. Ma era una domanda fin troppo inutile. -Maledetta Shampoo!- Urlò quindi a denti stretti la ragazza, sbattendo con forza la propria spatola a terra.

-Oh Ran-chan! Che ti hanno fatto?- Inginocchiata a terra, la giovane cuoca sembrava disperata. Con tutta quella rabbia in corpo avrebbe potuto distruggere tutto ciò che la circondava e probabilmente non avrebbe ottenuto nulla, data la poca lucidità.

-Smettila, Ukyo.- La rimproverò Mousse continuando a fissare la valle di fronte a lui. La sua Shampoo, sì per lui era sempre sua, alla fine ce l'aveva fatta. Aveva raggiunto il suo obiettivo. Il cinese, le braccia incrociate dentro le larghe maniche del suo vestito, strinse forte i pugni graffiandosi le braccia. Per un momento, la sua vista, già normalmente fortemente compromessa, si annebbiò ancora di più.

-Tu! Tu!!- Riprese Ukyo alzandosi e dirigendosi come una furia contro il povero Ryoga. Quest'ultimo, shockato per la notizia appena ricevuta, guardava Akane, ancora immobile come una statua, con apprensione.

Si faceva schifo, si vergognava profondamente del primo pensiero che alla parola “matrimonio” il suo cervello aveva formulato. Fatto fuori Ranma, già si era visto felice e sposato con la sua Akane e un esercito di putti e cuoricini aveva riempito la sua fantasia, ma non appena aveva posato lo sguardo sulla fidanzata del suo miglior nemico, era stato costretto a ingoiare il boccone più amaro della sua vita e a provare profonda vergogna per se stesso.

Solo dopo che Ukyo lo ebbe afferrato per la maglietta e sbattuto a terra, si rese conto che non erano soli.

-Se non fosse per te...maledetto...- Inveiva la cuoca su di lui, le lacrime agli occhi, mirava a colpirlo più con le parole che con le mani. -A quest'ora saremmo arrivati da un pezzo e forse tutto questo si sarebbe potuto evitare!- Strillava piena di rabbia, tanto che le sue parole spesso erano incomprensibili anche per lei.

Ryoga non reagì nemmeno. Solo dopo che Mousse ebbe sollevato di peso la ragazza, costringendola a entrare in casa, l'eterno disperso trovò la forza di alzarsi e avvicinarsi, seppur con timore, ad Akane.

Fino a quel momento la ragazza non si era mossa né aveva detto una parola.

Non sapeva che dirle. Lasciò che fosse il cuore a parlare per lui.

-Mi dispiace, Akane. Sono desolato e...-

-No, non è colpa tua, Ryoga. Non preoccuparti.- Lo interruppe la giovane.

Aveva parlato lentamente, scandendo tranquillamente le poche parole, ma sul suo volto non vi era ombra di serenità, così come di calore nella sua voce. Abbassò lo sguardo.

-Vorrei rimanere ancora un po' qui, se non vi dispiace.- Aggiunse solo.

-S...Sì.- Balbettò l'amico, una mano ancora protesa verso di lei, mentre veniva trascinato dalla buona Wu dentro casa.

Rimasta finalmente sola, Akane tornò a fissare il cielo. Cercò le stelle, ma non le vedeva.

*Troppa luce.* Mentì a se stessa, fissando la moltitudine di lanterne rosse, che continuava a occuparle buona parte della visuale. Seguendone il tremolante tragitto verso il cielo, si accorse, a un certo punto, di non essere nemmeno più in grado di distinguerle l'una dall'altra.

Ai suoi occhi, ormai pieni di lacrime, quella moltitudine di piccole sorgenti luminose si era fusa in una fastidiosa macchia rossastra.

Ebbe un'idea romanticamente assurda. Seppur scossa da qualche singhiozzo e incapace di vedere bene, si chinò a terra a raccogliere la sua lanterna gialla, un colore che lei amava, ma che in quel momento le sembrava tanto banale.

Per accenderla consumò quattro cerini, ma alla fine alzò le braccia al cielo e riuscì a lasciarla andare.

Per un attimo temette che la sua lanterna sarebbe andata a finire dritta dritta nel burrone, ma, complice un alito di vento, prese quota gradualmente, prendendo la giusta direzione, verso l'alto, verso le stelle. Si asciugò inutilmente le guance; seduta per terra guardava l'incerto percorso della sua lanterna, triste e solitaria, come lei quella notte, ma ancora in grado di andare avanti.

Rimase così, immobile, fino a quando la piccola sorgente di luce, ormai lontanissima, sparì fra le nubi.

Negli occhi ancora tante lacrime, in testa un unico pensiero.

*Io non ti abbandonerò, Ranma.*

Solo molti minuti dopo, quando una folata di vento le accarezzò le guance ormai asciutte, si decise a rientrare. Non c'era più niente da vedere.

Ma non fece in tempo a voltarsi e ad alzarsi in piedi che una piccola mano le si appoggiò con delicatezza sulla spalla. Era Ukyo, ma non era sola. C'erano tutti dietro di lei. Per qualche interminabile secondo le due ragazze si guardarono intensamente negli occhi. Poi la giovane cuoca sorrise mestamente. -Non preoccuparti, Akane. Domani andremo a cercarlo.-

Dietro di lei Ryoga annuiva. Non vedeva l'ora di suonargliele di santa ragione a quell'idiota di Ranma, non appena fosse rinsavito, è chiaro.

-Ukyo, ha detto il giusto.- Continuò Mousse. -Shampoo ha solo portato a termine una parte del suo piano, ha fatto contento il suo popolo, ma con l'inganno ed è proprio per questo che noi riusciremo a disfare il suo bel castello di carte.- Asserì convinto il giovane cinese, una nota di astio nella voce nei confronti della sua amata connazionale che lo aveva tanto ferito.

Preferiva pensare al futuro, al momento in cui tutto sarebbe tornato alla normalità, a quando tutti loro sarebbero tornati a Nerima sani e salvi, compresa, magari, la sua cocciuta Shampoo.

Forse si stava ingannando. Forse questo non sarebbe mai successo e loro non sarebbero mai riusciti a portare a termine questa missione, ma in quel momento quel pensiero lo confortava e lo aiutava a non pensare al fatto che quella era anche la prima notte di nozze della sua amata.

La sua prima notte di nozze, senza di lui.

*Maledetto Saotome! Tè o non tè, prova solo a sfiorarla con un dito e sei morto!*

Akane sorrise lievemente, infinitamente grata a tutti loro. Anche Ukyo e Ryoga si scambiarono un sorriso, segno che nel frattempo si erano chiariti.

-È ora di rientrare.- Li richiamò la vecchia Wu dalla porta sul retro. -Comincia a far freddo e sarete stanchi. Vi ho preparato una camera per riposarvi stanotte.-

Supportandosi l'uno con l'altro, ma senza sfiorarsi, i quattro amici accettarono di buon grado l'invito dirigendosi a passi lenti e insieme verso la casa. Per nessuno di loro sarebbe stata una notte serena.

* * *

-Mi plepalo un secondo e sono subito da te, amole!- Squittì felice Shampoo al suo sposo, dirigendosi sensuale e felina verso il bagno della loro camera da letto, la loro camera matrimoniale.

Ranma era esausto. Bevendo un ultimo goccio del tè che Obaba gli aveva preparato, si lasciò cadere mollemente sul morbido e comodo materasso del loro letto a due piazze.

Chiuse un momento gli occhi. *Mi sono sposato.* Realizzò felice e innamorato. Da quando la cerimonia era finita si sentiva leggero come una piuma, legato a quella ragazza dai lunghi capelli lavanda da un amore che fino a poco prima non gli sarebbe mai stato possibile immaginare. La testa evidentemente vuota però non gli impedì di formulare poco dopo un pensiero assurdo.

*Finalmente, stavolta ce l'ho fatta!*

Aprì gli occhi di scatto, quasi temesse di perdere il contatto con la realtà. *Ma che significa?* -Perché ho pensato una sciocchezza del genere?- Si rigirò pensieroso su un fianco. Quanto era comodo quel letto... *Bah... si vede che sono stanco...ma non posso addormentarmi...devo asp...are... -mpoo.* Farfugliò nella sua mente, prima di scivolare in un sonno profondo.

-Eccomi qui, amole!- Si annunciò la bellissima cinese facendo la sua comparsa sulla porta che divideva il bagno dalla camera da letto. Non c'è che dire, si era data da fare. Era semplicemente la quintessenza della sensualità.

Ben presto si rese conto, però, che per lei non ci sarebbe stata nessuna prima notte di nozze.

Smise di sorridere.

 

 

Ranma alzò lo sguardo verso il secondo piano della casa che ormai abitava nei suoi sogni. Tutte le finestre erano buie, nessun cenno di vita. Era notte fonda. Si guardò intorno, in tempo per rendersi conto di essere vestito in modo semplicemente assurdo. -E questa che roba è?- Si sfiorò con le mani il completo bianco ed elegante, evidentemente da cerimonia, che aveva addosso. Era certo di averlo già visto da qualche parte.

*Ma certo! Deve essere un sogno ricorrente!* Optò per la risposta più semplice e logica, almeno dal suo punto di vista. Cominciò a passeggiare per quel giardino che ormai gli era familiare.

Giunto nei pressi della palestra del sogno precedente, si bloccò. Qualcosa era diverso stavolta. I fiori e i festoni che decoravano tutta quella parte della casa gli mozzarono il respiro.

Non poteva morire, stava sognando del resto, ma quella visione gli provocò un dolore all'altezza del cuore e un vago senso di malessere e tristezza. Aveva come l'amara sensazione di aver provato, un tempo, un dispiacere molto forte e di averlo in qualche modo dimenticato.

Si fece forza e si avvicinò alla porta di ingresso. Qualcosa non tornava. La porta semplicemente non c'era, o meglio c'era, ma era per terra, distrutta ai suoi piedi. Fece il suo ingresso nella palestra.

*Ma che è successo qui dentro? Sembra che sia passato l'esercito con almeno dieci carri armati!*. La sala appariva buia, desolata e semidistrutta. Anche se immerso nell'oscurità, sfiorando con una mano l'antico legno delle pareti, Ranma fu certo di sentirne i bozzi e i graffi. Rapito com'era da quelle sensazioni, si girò con inaspettata lentezza quando sentì dietro di lui qualcuno sospirare tristemente.
 

 

-Oh, ma non è possibile!- Commentò lamentosa la giovane sposina guardando il suo bel marito profondamente addormentato. Si avvicinò al comodino per osservarlo meglio.

-....- Sospirò.

Aveva necessità di parlare immediatamente con la bisnonna.

 

 

-Chi sei?- Le chiese per l'ennesima volta e la voce gli tremò nuovamente alla vista della ragazza dei suoi sogni. Anche lei stavolta aveva qualcosa di diverso. Davanti a lui, infatti, seduta per terra in una nuvola di seta e organza bianca, morbida e luminosa, la bella sconosciuta si accarezzava le pieghe del vestito, sospirando silenziosamente, come se fosse sola, come se non lo vedesse.

Ranma si avvicinò di qualche altro passo, intimorito e incantato al tempo stesso. Vedere quella ragazza, tanto forte e violenta nel sogno precedente, quanto minuta, fragile e bellissima in quello che ora stava vivendo, gli diede coraggio.

-Chi sei? Che cosa ti è successo?- Le chiese con maggiore convinzione inginocchiandosi vicino a lei.

Ma la ragazza non rispondeva. Raccolto un fiore da terra, simile a quello che aveva tra i capelli, era assorta ad accarezzarne i petali, quasi fosse la cosa più importante e cara al mondo.

Anche stavolta Ranma non riusciva a scorgere perfettamente il viso di lei, ma quando una singola lacrima le rigò una guancia, non poté più resistere e poggiato una palmo sulla mano della fanciulla, alzò la voce. Voleva che lei lo sentisse. -Si può sapere perché piangi, scema?-

Non seppe nemmeno perché l'avesse apostrofata in quel modo e si sarebbe anche scusato, se lei non gli avesse pronunciato una frase che probabilmente, non fosse stato un sogno, lo avrebbe ucciso per davvero.

-Doveva essere il nostro matrimonio, Ranma!-

Con la voce evidentemente rotta dal pianto, la sconosciuta voltò il proprio sguardo altrove, impedendogli di guardarla.

Ranma indietreggiò atterrito, il cuore gli batteva forte nel petto, avrebbe voluto alzarsi, ma ad ogni tentativo le gambe gli cedevano lasciandolo cadere e dandogli solo la possibilità di indietreggiare rimanendo seduto.

-Doveva essere il nostro matrimonio, Ranma!- Ripeté la donna una seconda volta, fra le lacrime.

Ranma si sentì male, uno sconosciuto e immotivato senso di colpa lo stava divorando.

Raccolse tutte le forze, non voleva rimanere lì un minuto di più. Si alzò in piedi e presa una direzione qualsiasi, che fortunatamente per lui corrispose con quella della porta, fuggì nel silenzio di quella notte nera, fuori dalla palestra e poi dalla casa, per strade e vicoli anonimi e inquietanti. Mentre correva a perdifiato, e non poteva farne a meno, si interrogò sull'utilità della sua fuga.

Non era più tanto certo di sapere da cosa stesse scappando, se da un sogno, da una visione o da un ricordo.

E il dubbio l'atterriva.

 

-Bisnonna, io e te dobbiamo pallare!- Si fiondò in cucina Shampoo, usando per comodità e non solo, la lingua giapponese, ignota alla maggior parte del suo popolo.

Ma la bisnonna non era sola. Accucciata sulla sedia vicino al tavolo, illuminato da qualche candela, sembrava si stesse divertendo un mondo giocando a carte con la sua cara amica Tamami.

L'inaspettato ingresso della nipote interruppe l'allegra partita. -Che succede Shampoo?- Le chiese, improvvisamente sorpresa.

-Che c'è? Il tuo maritino si è per caso già addormentato?- Intervenne ironica Tamami.

Voleva scherzare, ma non sapeva di aver centrato in pieno il problema.

-È ploplio questo il punto!- Si avvicinò al tavolo la giovane in sensuale sottoveste.

-Quel tè...salà anche necessalio...ma...- E per la prima volta la fiera amazzone abbassò lo sguardo, imbarazzata. Certo, accennare a un problema del genere con la propria bisnonna non era facile, anzi.

-Ogni notte si addolmenta appena sfiola il letto e non c'è velso di svegliallo pel almeno dodici ore e...-

E proprio non sapeva come continuare. Ma la vecchia Obaba non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni. In fondo, non per nulla aveva raggiunto i trecento anni di età.

-Ho capito, Shampoo. Non c'è bisogno che tu dica altro.- Commentò saggiamente, gli occhi chiusi e l'espressione leggermente assorta, ma compiaciuta e divertita.

-Comprendo il tuo...ehm...chiamiamolo così, disappunto.- Continuò poi seria. -Ma sai perfettamente che per il momento non possiamo fare diversamente. Ora il matrimonio è finito, il sacro melograno ha fatto il suo effetto e Ranma sarà sempre innamorato di te, ma dobbiamo agire con prudenza. Se da un giorno all'altro, e di tempo non ne è passato ancora a sufficienza, il consorte dovesse ricordarsi tutta la sua vita precedente, ciò potrebbe avere degli effetti anche sul sentimento che ora prova per te. È meglio che per un po' rimanga ignaro di tutto. Con il tempo ricorderà gradualmente e potrai alleggerire la dose di tè fino a farla scomparire del tutto. Ma per ora è meglio di no; fidati nipote, il mio istinto non sbaglia mai.-

Shampoo la guardava scocciata, le braccia conserte. Sbuffava come una bambina capricciosa.

Sapeva che la bisnonna aveva maledettamente ragione, ma in quel momento sentì tutta la frustrazione che il suo piano perfetto avrebbe comportato.

-Eh va bene.- Sospirò. *Aspetterò.* -Allola...buonanotte, a domani.- Si avviò nuovamente verso la camera da letto senza attendere nemmeno una risposta.

-Buonanotte, Shampoo.- Le risposero le due vecchie all'unisono, ma ormai la nipote aveva già chiuso la porta.

Scoppiarono a ridere contemporaneamente.

-Ah, questi giovani! Quanta vitalità, ahahahah! Alla gioventù!- Sentenziò Tamami, estremamente divertita, proponendo all'amica d'infanzia l'ennesimo brindisi. Afferrato il suo bicchierino di Saké, Obaba annuì, scoppiando poi in una fragorosa e gracchiante risata.

Non era solita darsi all'alcool, ma doveva ammettere che quella notte aveva davvero un valido motivo per festeggiare.

Prese da quell'atmosfera gioiosa, non si accorsero di essere spiate. Qualcuno, nascosto in giardino sotto una delle finestre, aveva appena origliato e soprattutto compreso tutta la loro compromettente conversazione.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Come sai il mio nome? ***


Listen to your heart
when he's calling for you.
Listen to your heart
there's nothing else you can do.
I don't know where you're going
and I don't know why,
but listen to your heart
before you tell him goodbye.

(Roxette, Listen to your heart).

 

 

 

-È una bellissima giornata di sole, non trovi?- I gomiti appoggiati al davanzale di una piccola finestra del soggiorno, Ukyo lasciava che i primi raggi del sole le scaldassero le guance.

-Eh? Ah, sì, beh, a dire il vero non sono stato ancora fuori! Ti sei alzata presto, Ukyo.-

-Beh, anche tu sei mattiniero, Ryoga. Non posso fare a meno di pensare a quello che è successo ieri sera e sinceramente non vedo l'ora di muovermi, trovare Ran-chan, fare nera quella maledetta gattaccia e, soprattutto, tornare a casa.-

-Capisco...Anche se Ranma non merita nemmeno la metà delle attenzioni che gli date, lo sai questo, vero?- Il ragazzo le si avvicinò, era serio.

-Non pensare male anche di me, Ryoga. Al di là di tutto Ranma è l'amico più caro che ho al mondo. Non ci tengo a perderlo in modo tanto meschino.-

-Dormono ancora tutti?- Era meglio cambiare argomento.

-Se ti interessa sapere di Akane, chiedimelo direttamente, no? Comunque no. Wu si è già alzata da un pezzo, è fuori a passeggiare e ha detto di non aspettarla. Mousse è sul retro della casa che fa qualche esercizio di riscaldamento mattutino, come l'ha chiamato lui, e Akane.... Akane è sotto la doccia, se ti interessa saperlo.- Lo guardò di sottecchi, improvvisamente maliziosa.

-P...p...perché dovrebbe interessarmi?- L'eterno disperso assunse tutte le sfumature di rosso possibili.

-Ahahahah! Andiamo Ryoga, almeno con me puoi stare tranquillo, su.- Ukyo non riuscì a trattenersi dal ridere.

-Parlavate di me?-

-A...Akane! Buongiorno!-

-Buongiorno a te, Ryoga, come stai?- Gli si rivolse quella con inusuale dolcezza.

-Mai stato meglio in vita mia!- Le mani giunte in preghiera e due cuoricini al posto degli occhi erano un improvviso e palese segno dello stato di estasi in cui il ragazzo si trovava.

-Si, Akane, aspettavamo giusto che fossi pronta! Wu ci ha lasciato qualcosa per fare colazione. Non appena avremo finito, possiamo incamminarci. Cosa ne pensi?- Chiese pratica e positiva la bella cuoca.

-Benissimo!- Sorrise la piccola Tendo. Quella notte aveva riposato poco e male, ma ora non aveva intenzione di perdere un minuto di più.

Poco dopo si ritrovarono in quattro intorno all'invitante tavola imbandita in cucina. Ryoga e Ukyo iniziarono a divorare a velocità impressionante tutto quello che avevano davanti.

-Ragazzi, se continuate così, al primo duello vi stendono in due secondi!- Li punzecchiò Mousse, la bocca piena, con fare quasi materno.

A quella scena Akane non si trattenne più. Per quanto non ci fosse niente da ridere in quel momento, non riuscì a non trovare la situazione estremamente divertente. Non era sola ad affrontare quell'avventura, i suoi amici erano con lei e bisognava ammettere che in diverse occasioni sapevano, seppur inconsapevolmente, creare situazioni estremamente comiche.

Tutti la guardarono come se fosse impazzita e proprio di fronte ai tre sguardi stupiti, Akane riuscì finalmente a trattenersi e, senza smettere di sorridere, ammise candidamente:

-Non è niente, sono solo felice di essere qui con voi, siete dei veri amici!-

Gli altri tre si guardarono con poca convinzione. Nessuno di loro era partito per aiutare Akane. Ognuno aveva come proposito, a seconda dei casi, quello di salvare Ranma o di salvaguardare i propri interessi, ma ora, forse anche a causa degli eventi della sera prima, cominciavano a vedere le cose diversamente.

Il giovane con la bandana ammirava silenzioso e serio il viso finalmente sorridente della sua dolce Akane. Ricordava perfettamente come si era conclusa la serata precedente, ci aveva ripensato tutta la notte, rivivendo quei momenti in cui aveva visto le lacrime bagnare gli occhi di lei. Lacrime che lei non aveva e non avrebbe mai versato per lui. E allora, se recuperare quella mezza calzetta di Ranma era l'unico modo per vederla felice, l'avrebbe aiutata fino alla fine, impegnando tutte le sue energie.

*Fosse l'ultima cosa che faccio, la farò per te, Akane.* Pensò Ryoga, mentre ad occhi chiusi e molto più lentamente finiva la propria ciotola di riso. Doveva ammettere che, non fosse stato per lei, non avrebbe avuto tante ragioni per avercela con Ranma, anzi. Talvolta stare in sua compagnia era stato persino divertente, ma in quel momento lo detestava con tutto se stesso.

*Aspetta che ti metta le mani addosso, idiota che non sei altro! Vedrai come ti faccio tornare la memoria!* E al solo pensiero sorrise amaramente. Ma dopo? Qualora fossero riusciti a tornare a casa sani e salvi, cosa avrebbe fatto? Anche lì la risposta era fin troppo semplice. *Farsi da parte.* Mai e poi mai avrebbe potuto vivere troppo lontano da lei, il suo cuore e i suoi piedi lo avrebbero sempre riportato lì, nei pressi del dojo, ma sapeva fin troppo bene che nella mente e nel cuore di Akane c'era posto solo per lui, per Ranma. Del resto, dopo la loro ultima semi tragica avventura in Cina, sapeva bene quanto quel sentimento che Akane provava per il suo rivale, fosse da quest'ultimo corrisposto con altrettanta passione e tenacia.

Le lacrime, la tristezza e la disperazione che aveva visto sul volto di lei la sera prima, stringendogli il cuore come in una morsa di ferro, erano le stesse che diversi mesi prima aveva giurato di scorgere e percepire su quello di Ranma, uno strafottente cuore di pietra, ma solo in apparenza.

Dissimili, ma non troppo, erano i pensieri che in quel momento occupavano la mente della ragazza accanto a lui. Mentre in silenzio finiva di sorseggiare il suo tè, fissando un chicco di riso caduto a terra, Ukyo non poté fare a meno di provare un leggero senso di vuoto e di malinconia. Perché era lì? Chi glielo faceva fare? Bastava l'affetto che provava per Ran-chan a giustificare almeno una settimana di chiusura del suo locale, il lungo viaggio e gli scontri che sicuramente ne sarebbero derivati? Perché non ammetteva più semplicemente che ancora, nonostante fosse pienamente cosciente di non avere molte speranze, sperava di vedere il suo sentimento ricambiato?

Ma in fondo perché poi? Che tipo di amore provava per lui? Aveva passato diverse ore della notte a interrogarsi su questa apparentemente semplice domanda e solo una risposta le era venuta in mente. *Evidentemente un amore diverso da quello che prova lei.* Pensò riferendosi alla piccola Tendo. Le loro reazioni la sera precedente erano state tanto diverse quanto spontanee e sincere e chi avrebbe mai potuto dire quale delle due fosse più innamorata e meritevole di vedere il proprio sentimento ricambiato? Ma anche Ukyo sapeva e, ripensando al suo sfogo isterico della sera prima, si era vergognata molto, paragonandosi a Shampoo, bambina capricciosa che al primo sgarbo sa solo sbattere i piedi a terra e strillare.

Arrossì al solo pensiero e alzò lo sguardo su Mousse. Il cinese, seduto di fronte a lei, sembrava calmo. Un chicco alla volta, con movimenti lenti e meccanici, finiva la sua porzione di riso. Era evidentemente preso da un pensiero molto avvincente per aver dimenticato tutto il resto del mondo intorno a sé. In effetti, il ragazzo stava a suo modo tentando di farsi del male, ricostruendo con immaginazione fin troppo fervida, minuto per minuto e ora dopo ora, la prima notte di nozze della sua amata con quell'ignobile Casanova. Le aveva pensate tutte, di cotte e di crude, e mai avrebbe immaginato di essere tanto lontano dal vero. Per ogni scena che la sua mente gli presentava vividamente davanti agli occhi, giurava segretamente vendetta, agognando il momento in cui avrebbe potuto sfogare la propria ira e frustrazione su colui che, senza alcun merito, aveva preso il suo posto nel cuore di Shampoo. Ok, forse lui non era aveva mai occupato nemmeno il più piccolo angolino del cuore di Shampoo, ma questo era solo un dettaglio.

Al pensiero di sbattere Saotome come un tappeto contro un albero, tenendolo solo per il codino, scoppiò a ridere da solo, in un improvviso attacco di ingiustificata ilarità.

-Stai bene?- Gli chiese Ukyo, improvvisamente preoccupata.

-Sì...sì...ahahahahah....sto bene..ahahahah!-

-Bah...a me non sembra!- Aggiunse Ryoga perplesso. -Ehi, ma dov'è finita Akane?-

-Non lo so, era qui un attimo fa.- Gli rispose Mousse, ancora con le lacrime agli occhi.

-Sono qui!- La diretta interessata apparve sulla porta della cucina con lo zaino in spalla.

-Sono pronta! Che dite, andiamo?-

-Sì, hai ragione, credo sia ora di andare.- Si alzò anche Ukyo.

-Ok, anche io sono pronto.- Le fece eco Ryoga, alzandosi e dirigendosi verso l'uscita.

-Ehi, aspetta un attimo tu, dove credi di andare?-

-Uh?- Ryoga si voltò indietro, in tempo per vedere Mousse, un sorrisetto ironico e divertito ancora dipinto sul suo volto, agitare una fune, a mo' di lazo.

-Non provarci nemmeno, Mousse!- Lo minacciò l'altro nascondendosi scioccamente dietro le spalle di Ukyo.

-Ehi, ma che modi!- Replicò la ragazza indignata.

-E tu non provare nemmeno a scappare che è inutile!- Prese Mousse a inseguirlo per tutta la stanza. Erano ridicoli.

-Ma perché devo seguirvi legato come un salame, scusa!-

-Ci sarà un motivo perché ti chiamano “eterno disperso”, no?-

-Eh? Davvero?- Ryoga era semplicemente stupito.

Tutti annuirono.

-Beh, comunque non ho alcuna intenzione di seguirti come un cane! Dovrai costringermi, bello mio!- Lo sfidò il ragazzo con la bandana.

-Non chiedo di meglio!- Mousse passò all'attacco.

-Mousse, liberami immediatamente, ti sembro forse Ryoga??- Si lamentò Ukyo.

-Eh? Oh scusami, Akane, ho sbagliato mira! Dov'è andato?-

-Sono Ukyo, scemo! E comunque è scappato di fuori! Vedi di sbrigarti che dobbiamo andare!-

Per almeno dieci minuti la solitaria radura in cui si ergeva la casa di Wu divenne uno dei luoghi più rumorosi dell'intera Cina. Tra urla, minacce e tecniche dell'esplosione varie, alla fine il piccolo gruppo si ritrovò al principio del sentiero.

-Ma non mi dire...Ryoga ha ottenuto la sua libertà?- Commentò polemica Ukyo.

Il cinese, un po' malconcio, la guardò storto.

-Più che altro ho pensato che se dovessero attaccarci, è meglio che sia libero di combattere.-

-Si, si! Dicono tutti così! Ahahahah!- Lo canzonò l'altro, dandogli sonore pacche sulla spalla.

-Non farmi cambiare idea!- Digrignò Mousse tra i denti.

-Uh, sai che paura! Perché sennò cosa fai?- Un secondo dopo, in una nuvola di polvere e ferraglia, i due si stavano azzuffando di nuovo.

Le ragazze li fissavano perplesse.

-Va bene... noi andiamo allora, eh?- Li avvertì Ukyo.

Akane annuì, non era proprio il caso di perdere altro tempo.

Solo dopo che le due si furono allontanate di almeno cento metri, i ragazzi si resero conto di essere rimasti soli.

-Uh?-

-Eh?-

-Aspettateci!!!- Urlarono all'unisono e, sporchi di terra, sudati e trafelati iniziarono a correre.

* * *

-Allora Chao, sei pronto per il nostro allenamento quotidiano? Oggi abbiamo molte cose da fare.- In compagnia del suo giovane allievo e aiutante, Ranma Saotome si dirigeva verso la consueta radura. Nonostante l'entusiasmo che provava ogni volta all'idea di combattere e insegnare contemporaneamente, il suo sguardo e il suo tono di voce quella mattina non lasciavano trapelare nessuna particolare allegria. Chao se ne accorse. Per essere un dodicenne era molto scaltro e sensibile, in qualche modo aveva il dono di percepire i sentimenti degli altri.

Guardandolo, si fece coraggio e prese parola. -Posso chiederle una cosa, maestro?-

-Uh? Sì certo, Chao. Solo se mi chiami Ranma e mi dai del tu, te l'ho già detto.- Rispose piatto l'altro, senza smettere di camminare.

-Sì, ok... dunque...Ranma, io, ecco, beh, io vorrei sapere se sei felice...-

A quella domanda il suo maestro si bloccò improvvisamente in mezzo al sentiero, non se l'aspettava.

-Perché mi chiedi una cosa del genere, scusa?- Non era arrabbiato, solo sinceramente stupito. Nonostante la situazione in cui si trovava in quel momento fosse tranquilla e serena, il luogo fosse bellissimo e lui stesso fosse fresco di un apparentemente riuscito matrimonio, non poteva fare a meno di porsi la stessa domanda. Soprattutto ogni mattina al risveglio, quando, appena aperti gli occhi, le immagini dei suoi sogni ricorrenti erano ancora troppo vivide nella sua mente.

-Beh, no, così...- Il ragazzino continuò. -È solo che a volte ho come l'impressione che tu non sia contento di essere qui con noi...- Ammise tutto di un fiato, alzando gli occhi sul suo maestro. In quel momento giurò di scorgere nello sguardo di Ranma un velo di malinconia mista a qualcosa che assomigliava molto alla paura, o meglio all'angoscia. Aveva fatto centro. La sua adolescenziale e ingenua curiosità gli diede la forza di continuare.

-So che hai perso la memoria e non ricordi nulla di quel che ti è capitato prima, però...-

-Però?- Lo incoraggiò Ranma, improvvisamente desideroso di sapere dove Chao volesse andare a parare. Aveva la gola secca.

-Però non ho potuto fare a meno di chiedermi se per caso non ci sia qualcosa che temi di aver dimenticato in particolar modo o...-

Ma non poté continuare perché Ranma gli era passato avanti, riprendendo a camminare. Chiaro segno che non aveva alcuna intenzione di rispondere.

Temendo di essere stato in qualche modo inopportuno, Chao si sbrigò a raggiungerlo.

-Scusami, io...-

-Non fa niente, non preoccuparti. Pensa a concentrarti, oggi ci aspetta un duro allenamento.- E con questa frase, pronunciata più freddamente di quanto desiderasse, Ranma continuò il suo percorso rimanendo in silenzio per tutto il tempo.

Dentro di lui, la tempesta.

* * *

-Senti un po', Mousse, sei sicuro che sia questo il percorso?- Ryoga era sinceramente dubbioso.

-Ma tu senti da che pulpito! Certo che siamo sulla giusta strada, conosco questi boschi come le mie ampie maniche e fin dall'infanzia!-

-Mah, sarà... a me sembra solo di camminare da ore senza una meta...-

-Questo è quello che fai sempre tu, sciocco. Ma non temere, siamo quasi arrivati!-

-Shhhh! Volete fare un po' di silenzio, voi due?- Li rimproverò Ukyo.

-Eh?-

-Perché? Che c'è, Ukyo? Io non sento niente...-

-Questa da parte tua non mi giunge nuova, Akane! Il villaggio è relativamente vicino e non si sente nemmeno un rumore...questo non vi fa pensare a niente?-

Con un dito Mousse inforcò meglio gli occhiali sul naso, improvvisamente serio. Ukyo aveva ragione. Era stato uno sciocco a non pensarci.

-Mi fa pensare al fatto che...- Se i suoi occhi spesso lo tradivano, in compenso il suo udito era davvero fino. -Anche gli alberi hanno le orecchie!- E come un fulmine scagliò contro le fronde dell'albero dietro di lui una delle sue famose catene. Quando, due secondi dopo, l'arma tornò indietro trascinando con sé l'urlante corpo di una giovane amazzone, a tutti prese un colpo.

-Accidenti, siamo spiati!- Realizzò la piccola Tendo.

-Attenta, Akane!- Senza pensarci due volte Ryoga vinse ogni imbarazzo e gettandosi su di lei come spesso faceva il suo rivale, evitò che fosse colpita in pieno viso da un bonbori. Evidentemente un'arma molto diffusa da quelle parti.

Akane si aggrappò a lui, spaventata. Per un attimo, ma che a uno dei due apparve infinito, i due rimasero sdraiati a terra uno sopra l'altro. -Gr...grazie, Ryoga..- Gli sussurrò con riconoscenza lei, quasi senza fiato per lo spavento preso. Ma il giovane Hibiki era ormai andato, perso nel calore di quell'abbraccio inaspettato. Non gli era mai capitato e forse non gli sarebbe capitato mai più.

*Perché deve essere tanto difficile?* Strinse gli occhi con forza.

-D...di niente, Akane.- Si sbrigò ad alzarsi, rosso in volto. Doveva distrarsi il prima possibile e riuscì rapidamente nel suo intento, quando, voltandosi, si trovò a schivare rapidamente un secondo bonbori che la bella cinesina di fronte a lui gli aveva appena tirato. Immediatamente si scagliò contro la ragazza, furioso come non mai. Una terza amazzone, comparsa da chissà dove e armata di una sciabola, aveva appena attaccato Ukyo, ma la giovane cuoca con la sua spatola si stava difendendo bene. Akane, ancora a terra, fissava la scena allucinata. Tutti i suoi amici stavano combattendo, tranne lei. Il loro primo scontro era appena cominciato. Erano stati davvero sciocchi a non pensarci. Era ovvio che nei pressi del villaggio i boschi fossero sorvegliati dalle amazzoni e del resto anche la loro presenza, poco silenziosa, non sarebbe potuta mai passare inosservata. Sapeva che sarebbe stato difficile raggiungere incolumi il villaggio, ma certo non credeva che sarebbero stati attaccati subito e senza alcun motivo apparente.

*Sono davvero un popolo di terribili guerriere.* Rifletté accigliata.

-Akane, tu vai avanti intanto!- Le ordinò Ryoga, mentre continuava ad affrontare l'abile amazzone.

Le parole di Ryoga la ridestarono dai suoi pensieri e con un muto cenno di assenso la ragazza cominciò lentamente a indietreggiare fino a nascondersi dietro ad un albero. Preso fiato, iniziò a correre, lasciandosi dietro tutti gli altri.

-Ma sei stupido o cosa?- Urlò Mousse, impegnato a combattere con la connazionale che si era riuscita velocemente a liberare dalle sue spire.

-Perché?- Gli chiese Ryoga farfugliando, mentre cercava di evitare i potenti calci che la sua sfidante, ormai disarmata, aveva appena iniziato a tirargli.

-Perché se Akane dovesse incontrare altre guerriere che sorvegliano il bosco, si ritroverebbe a fronteggiarle da sola, Ryoga!- Le urlò Ukyo esasperata, schivando per un centimetro l'ennesimo colpo di sciabola. La sua avversaria era davvero abile, doveva ammetterlo. E mentre loro tre si scambiano queste battute, anche le tre amazzoni parlottavano tra loro, ignare del fatto che almeno uno di loro fosse in grado di comprenderle alla perfezione.

-Non hanno notato la fuga di Akane, per ora!- Continuando a combattere, Mousse rassicurò tutti.

-Va bene, ma comunque sbrighiamoci e cerchiamo di raggiungerla!- Sentendosi in colpa per la leggerezza del suo gesto, Ryoga prese a combattere con maggior foga di prima. Nel giro di dieci minuti tutti e tre avevano sconfitto le rispettive avversarie.

* * *

-Accidenti!- Un pugno ben assestato sulla guancia sinistra e Ranma si era ritrovato steso a terra.

-Sc...scusami!- Balbettò mortificato il piccolo Chao fissandosi meravigliato la propria mano, ancora stretta a pugno. Aveva appena colpito il suo maestro. Era la prima volta che ci riusciva, non poteva crederci! Ma infatti... *Com'è possibile?* Si chiedeva.

-Bravo, Chao! Mi sono distratto un secondo e ne hai approfittato per mettermi al tappeto, non male.- Ranma si alzò in piedi tranquillamente, il colpo di Chao non era stato assolutamente troppo forte, ma in ogni caso se lo era meritato. Pensieroso continuava a fissare un punto invisibile nella foresta.

-C'è qualcosa che non va, Ranma? Ti ho fatto male per caso?- Chao si avvicinò a lui con un atteggiamento leggermente divertito e spaccone, era fiero di se stesso per la prodezza appena compiuta.

-Sì, in effetti.- Gli rispose il suo maestro senza dargli troppa soddisfazione. Ma poi si riprese subito. -Ehi, non farti strane idee, ragazzino! Mi hai colpito solo perché mi sono distratto un momento, capito? E comunque...non senti anche tu degli strani rumori provenire da quella parte? Delle voci... sembra che qualcuno stia combattendo!-

-Ah! Beh, è possibile!- Trotterellò l'allievo intorno a lui, entrambe le mani incrociate dietro la testa. Non vedeva l'ora di raccontare a casa quanto successo. -Ogni giorno le nostre sentinelle nel bosco trovano pane per i loro denti!- Mormorò orgoglioso.

Ma voltandosi, vide che Ranma non lo ascoltava più. Tacque immediatamente, ammirando l'andatura del suo maestro. A passi felpati il giovane con la treccia si dirigeva, silenzioso e all'erta, verso un cespuglio molto alto. Giunto di fronte al muro verde, rimase per un momento in assoluto silenzio, fissando alcune piccole foglie muoversi da sole.

Chao aveva smesso di respirare. Aveva paura che da un momento all'altro sarebbero stati attaccati come minimo da un mostro gigantesco.

Ancora due secondi e con un improvviso gesto, quasi invisibile a occhio nudo, Ranma infilò il braccio nel cespuglio tirandone fuori un attimo dopo il presunto e temibile mostro.

-Ti ho preso!-

-Ahia!-

*Una ragazza?* Chao spalancò gli occhi meravigliato.

Il suo maestro aveva appena tirato fuori da un cespuglio una giovane in jeans e felpa gialla, anche lei evidentemente straniera e, come Chao aveva avuto subito modo di notare, molto, ma molto carina.

Fermi in una ridicola posizione, la mano di lui ancora intorno al sottile polso di lei, sembravano due belle statuine.

Il suo maestro era come impietrito. I due si fissavano incapaci di proferire alcunché, occhi negli occhi, i volti a pochi centimetri di distanza; nel silenzio più assoluto persino i loro respiri erano percepibili. Altri due secondi e Chao sarebbe stato costretto ad abbassare lo sguardo, imbarazzato come la sera precedente. Era evidente che tra i due ci fosse un legame.

-Ranma...- Appena un sussurro, strozzato e commosso.

*Lo sapevo! La ragazza lo conosce!* Chao spalancò gli occhi ancora di più, in tempo per notare che il suo maestro aveva appena fatto altrettanto.

La mano di Ranma tremò, lasciando libero il braccio della misteriosa fanciulla. Si sentiva sospeso, fra sogno e realtà.

*Forse sto dormendo! Lei...lei è... * Un improvviso dolore alla testa lo costrinse ad accucciarsi a terra, gli occhi chiusi, le mani strette sulle tempie. *No, non è possibile!*

-Ranma, stai bene?- Le si accostò subito la bella sconosciuta, scrollandolo lievemente per le spalle. -Rispondimi, per piacere!-

Ma con un gesto secco della mano il ragazzo si staccò da lei, allontanandosi da quel contatto. -Lasciami! E rispondi piuttosto a queste domande: chi sei? Come sai il mio nome? E cosa vuoi da me?- Alzatosi nuovamente in piedi, Ranma le si era rivolto quasi con astio, ma Chao non aveva potuto fare a meno di notare una nota di disperata supplica nella sua voce.

Akane, dal canto suo, lo fissava inorridita, ancora seduta a terra. Credeva che da un momento all'altro il cuore le sarebbe scoppiato in mille pezzi, eppure, quando poco prima si erano trovati a poca distanza l'uno dall'altro, era certa di aver visto qualcosa negli occhi di lui. Qualcosa di non troppo distante da quello che, anche se per un solo istante, aveva provato anche lei.

Sollievo.

E felicità.

Il labbro inferiore iniziò a tremarle violentemente, ma non doveva e soprattutto non voleva piangere.

*Brutto stupido...* E come al solito l'ira ebbe il sopravvento.

Alzandosi di scatto, gli mollò un inaspettato ceffone.

-Sei sempre il solito! Possibile che ti sia dimenticato di tutti? Anche di me, Ranma?-

Con la guancia ancora rossa per il colpo appena ricevuto, il ragazzo era sotto shock.

*Questa voce...quella frase...* Era certo di averla già sentita da qualche parte. Per un momento rimase così, incerto sul da farsi.

*Ahia! Non è proprio la tua giornata Ranma, se le prendi anche dalle donne!* Pensò divertito l'allievo. La situazione si stava facendo troppo interessante. In quel momento avrebbe tanto voluto avere qualcosa da sgranocchiare.

Ranma invece avrebbe desiderato avvicinarsi di nuovo a lei, ricominciare da capo, chiederle mille cose, capire.

Ma quel che riuscì a fare fu solo esplodere.

-Ehi, ma sei proprio violenta, lo sai? Forse in apparenza sembrerai anche una ragazza indifesa come tante altre, ma sei solo un maschiaccio privo di fascino!-

Con sua grande sorpresa il volto della ragazza di fronte a lui si illuminò di un sorriso e di una speranza che valevano più di mille parole.

*E sei davvero carina quando sorridi...* A quel pensiero anche i tratti del suo viso si rilassarono, tendendo a un timido sorriso.

-Ti sembra questo il modo di trattare una ragazza?- Ranma fece appena in tempo a voltarsi. Dietro di lui due ragazzi e una ragazza vestita da uomo lo fissavano seri. Spostando lo sguardo, tornò a fissare l'autore della domanda che lo aveva appena distratto dalle sue riflessioni. Un ragazzo con una bandana in testa lo fissava con odio profondo, scrocchiandosi minacciosamente le dita.

-E ora voi chi siete?- Chiese con sincero e ingenuo stupore il codinato grattandosi una guancia con il dito.

-Ran-chan...- Si fece timidamente avanti la ragazza vestita da uomo. -Proprio non ti ricordi di noi? I tuoi amici? Sono Ukyo...la tua amica di infanzia, la tua fidanzata carina...- Il tono dolce della ragazza tradiva una certa emozione.

-E figuriamoci!- In sottofondo, Akane non poté fare a meno di esprimere il suo disappunto.

Chao si stava divertendo un mondo. Nessuno faceva caso a lui, ma non gli importava.

-Facciamo gli smemorati, Saotome?- Mousse aveva atteso tutta la notte quel momento e ora non gli sembrava vero di avere davanti a sé il suo rivale.

-Ma...io davvero non ricordo...-

Ma i due sconosciuti iniziarono ad avvicinarsi minacciosi.

-Vieni qui che te la faccio tornare io la memoria, Ranma!- Ryoga sorrise. -Preparati a...-

-Fermi!- Ukyo si parò davanti a loro. -Non è questo il nostro piano! Prima dobbiamo portarlo via da qui e...-

-Tranquilla, Ukyo. Qui non c'è nessuno, lo convinceremo con le buone o, come più probabile, con le cattive. Ma funzionerà, vedrai.- Disse Ryoga superandola senza grandi difficoltà.

-Se lo dici tu... ma se esagerate, interveniamo, capito?- Ukyo si avvicinò ad Akane.

Quasi le due signore non fossero presenti, i tre uomini ripresero a conversare in libertà.

Troppa libertà.

-E allora...sappiamo che ti sei sposato, Ranma...sei felice? Ti sei divertito la tua prima notte di nozze?-

*Ma che razza di domande gli fa?* Per un attimo persino Ryoga si voltò a guardare stupito Mousse. In realtà il cinese non vedeva l'ora di saperne di più, aveva bisogno di sentirselo dire, di sapere e poi, solo a quel punto, accecato dalla rabbia, lo avrebbe attaccato con tutta la sua forza.

Ranma rimase di sasso a quella domanda. Proprio non riusciva a capire questo improvviso interesse per la sua vita privata. *Se solo sapessero...* E non arrossì nemmeno, visto che sapeva di non averne motivo. Assunse invece e improvvisamente un'espressione estremamente divertita e di sfida.

-Certo che mi sono divertito!- Guardava verso l'alto, le braccia incrociate dietro la nuca. Un secondo dopo tornò a fissare di sottecchi l'incredulo cinese.

-Cosa credi? Sono un vero uomo io!-

Chao soffocò una risata.

Mousse aveva la bocca talmente spalancata che avrebbe potuto toccare terra, Ryoga era rosso all'inverosimile e Ukyo si era appena portata entrambe le mani davanti alla bocca, soffocando un -no!-

L'unica a non aver avuto alcuna reazione evidente era stata Akane. Non aveva nemmeno considerato quell'aspetto. I begli occhi sgranati, fissava le spalle di Ranma, cieca di rabbia, imbarazzo e gelosia. Sentendosi due occhi puntati addosso, Ranma si voltò impercettibilmente per osservare la reazione della ragazza.

*Ma che diavolo sto dicendo?*

-Ma...maledetto...me la pagherai!- Il ragazzo con gli occhiali e gli abiti cinesi sembrava essersi ripreso velocemente e si stava fiondando, cieco di ira e in compagnia dell'altro, contro di lui.

-Ma si, fatevi sotto, non mi fate paura!- Ranma recuperò velocemente una posizione di guardia.

-Ahahahahahahahahahahahahahahahah!- A quel punto Chao aveva cominciato a rotolarsi per terra dalle risate.

E la scenetta si bloccò così. Ranma in posizione di difesa, gli altri due in fase di attacco, le due fanciulle in sottofondo. Tutti si ritrovarono a fissare basiti l'allievo di Ranma, considerandolo per la prima volta da quando erano giunti lì.

-Ehi tu, ragazzino...mi spieghi cosa ci trovi di tanto divertente?- Il primo a prendere parola fu Ryoga, seriamente infastidito dal quel modo tanto greve di interrompere un serio e sano combattimento.

-Ahahahahah!- Ma Chao sembrava non riuscire a smettere di ridere. -Sc..Scusate!- Continuò, asciugandosi le lacrime. -Ma siete troppo divertenti! Se siete suoi amici, come dite, perché lo assalite in quel modo?-

Mousse e Ryoga si guardarono divertiti. -Che vuoi saperne tu, ragazzino? Lasciaci fare il nostro lavoro e torna a casa dalla mamma!-

Chao smise di ridere, improvvisamente serio e risentito. Incrociando le braccia, sorrise.

-Ne so molto più di voi, evidentemente! Anche perché, a dirla tutta, il mio maestro stanotte non ha fatto altro che dormire.-

-Il...tuo...maestro?- Chiese Ryoga.

E con il piccolo indice Chao si trovò a indicare Ranma, il quale a braccia conserte e a occhi chiusi sbuffava. -C'era proprio bisogno di essere tanto sinceri, Chao?-

Ma in fondo gliene importava poco. O forse no? E poi...come faceva Chao a saperlo? Ma non era il momento di indagare.

-Ah...ah...ah...ahahahahahahahah!- Sotto gli occhi di tutti, anche Mousse aveva iniziato a ridere fino alle lacrime. Era felice di sapere ciò e trovava esilarante il fatto che, memoria o meno, il suo nemico fosse rimasto sempre il solito. Anche Ryoga doveva pensarla allo stesso modo, visto che poco dopo lo seguì per terra, rotolandosi nella generale ilarità. Mentre Ukyo ringraziava mentalmente tutti i suoi antenati ristoratori, Akane, nella sua sconfinata ingenuità, ci aveva messo due secondi di più a realizzare quanto detto. Ma poi sul suo volto si era dipinta un'espressione rilassata e di pura gioia.

-E allora? Cosa c'è da ridere? Avevo sonno!- Ranma iniziava ad offendersi, ma non appena ebbe voltato lo sguardo verso la ragazza con i capelli corti, non poté fare a meno di sorridere anche lui di fronte all'impagabile espressione di lei.

-Lanma! Amole? Dove sei?-

Chao era inspiegabilmente felice di aver contribuito a quel momento di allegria e proprio per questo si tenne pronto a intervenire.

-Ranma, ti cercano!- Disse attirando immediatamente l'attenzione. Le risate cessarono improvvisamente.

-Lanma! Sei qui?- Poco dopo la sensuale mogliettina del suo maestro faceva il suo ingresso nella bella radura.

-Oh, finalmente ti ho tlovato! Ma sei solo? Mi ela semblato di avel sentito delle voci...- Si guardò intorno dubbiosa.

-Ma...ma no, cara! Cosa vai a pensare...- Le rispose distrattamente Ranma, mentre anche lui si guardava intorno, spaesato. Eppure era certo di non aver sognato!

-Mmmm...siculo che vada tutto bene, amole?- La sensuale cinesina gli cinse le spalle con le braccia, strusciandosi contro di lui.

-Ma, si certo, tesoro! Te l'ho già detto!-Ranma ricambiò l'abbraccio nervosamente, approfittandone per guardarsi ancora intorno.

-Maledett...- Un bisbiglio, prontamente soffocato, provenne da un cespuglio.

-Cosa è stato?- Shampoo si staccò dall'abbraccio, nuovamente sospettosa.

-Io non ho sentito niente!-

-Ne sei celto?-

-Ma sì...-

*Allora non è stato un sogno!* Rinfrancato da questo pensiero, Ranma ebbe la netta sensazione che la cosa migliore da fare al momento fosse quella di allontanarsi quanto più velocemente di lì.

-Senti...- Si avvicinò nuovamente a Shampoo, prendendola dolcemente per mano. -Perché non andiamo a casa, che ne dici? In fondo ho una fame...- E assunse l'espressione da cucciolo bastonato a cui la bella mogliettina non sapeva dire di no.

E non solo lei.

-Ma celto, amole. Shampoo ola ti plepala un planzetto buonissimo!-

 

Nascosto dietro a un albero, Chao osservò i due allontanarsi verso il villaggio.

*C'è mancato un pelo!* Tirò un sospiro di sollievo. Fissando il cespuglio da cui, poco prima, persino lui aveva sentito provenire il cortese epiteto, si fermò a riflettere un momento.

Ora sapeva cosa fare.

 

 

I know there's something in the wake of your smile.
I get a notion from the look in your eyes, yea.
You've built a love but that love falls apart.
Your little piece of heaven turns too dark.

Sometimes you wonder if this fight is worthwhile.
The precious moments are all lost in the tide, yea.
They're swept away and nothing is what is seems,
the feeling of belonging to your dreams.

Listen to your heart
when he's calling for you.
Listen to your heart
there's nothing else you can do.
I don't know where you're going
and I don't know why,
but listen to your heart
before you tell him goodbye.

(Roxette, Listen to your heart).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Una storia destinata a ripetersi. ***


 

Met you by surprise
I didn't realize that my life would change forever
Saw you standing there didn't know I care
there was something special in the air
(Richard Sanderson-Reality)

 

 

-Senti, ma dimmi un po', era proprio il caso di venircene via così, in tutta fretta?- Ukyo, in vena di polemiche, non intendeva arrendersi.

Da un bel pezzo, ormai, i quattro si erano incamminati sul sentiero per fare ritorno a casa di Wu.

-Ti ho già detto di sì.- Le rispose per l'ennesima volta uno spazientito Mousse. -Non potevamo intervenire, non avremmo avuto alcuna possibilità!-

-E perché no, scusa?- La bella cuoca non riusciva proprio a capire.

A quel punto il cinese si bloccò in mezzo alla stradina, impuntandosi.

-Perché Shampoo ha raggiunto quel damerino da quattro soldi di Saotome e noi non potevamo sapere se fosse sola o meno!-

-Che vuoi dire?-

-È semplice, Ryoga; poco prima abbiamo sconfitto tre amazzoni in mezzo al bosco. La notizia di questo combattimento e del fatto che degli stranieri si stessero aggirando nelle zone limitrofe al villaggio, doveva già essere arrivata da un pezzo alle orecchie del consiglio. Non potevamo rischiare.-

Ryoga assentì concorde. L'unica che sembrava meno convinta continuava ad essere Ukyo. Stava per intervenire di nuovo, ma fu bloccata nuovamente dalle parole del cinese, che intanto aveva ripreso a camminare.

-E poi c'era quel ragazzino. Ok, devo ammettere che il suo intervento è stato divertente e sembra un ragazzo sveglio e simpatico, ma non sappiamo chi sia. Comprende perfettamente la nostra lingua, e per quanto ne sappiamo, a quest'ora potrebbe essere già andato a spifferare tutto a chissà chi! Insomma, non potevamo rischiare.-

-Dobbiamo escogitare un piano diverso.- A occhi chiusi Ryoga decise di dare il suo contributo al logico commento di Mousse.

-Ma...-

-Niente “ma”, Ukyo!- Esplose con vocetta quasi stridula Mousse. Anche a lui non aveva fatto piacere non poter fare di più e soprattutto scorgere tra le foglie del cespuglio, in cui prontamente loro quattro si erano nascosti, l'abbraccio che la sua amata e quel Casanova incallito di Saotome si erano scambiati, ma una parte di sé, quella più razionale e meno istintiva, sapeva di aver fatto la cosa migliore. -Per colpa tua e dei tuoi commenti fuori luogo... - Continuò rivolgendosi alla ragazza dai lunghi capelli castani. -Stavamo quasi per essere scoperti!- In fondo in fondo, Mousse ancora non accettava che qualcuno potesse criticare così apertamente la ragazza che da sempre amava.

Solo lui aveva questo diritto.

-Oh, scusa, non dirò più che la tua Shampoo è una maledetta, ok? Sei contento così?- Lo punzecchiò Ukyo, cominciava davvero ad arrabbiarsi. Distratti come erano, se in quel momento qualcuno li avesse attaccati, sarebbero stati sconfitti in meno di tre minuti.

-Ora basta, ragazzi.- Ryoga si frappose saggiamente fra i due. -Non è il caso di litigare per queste sciocchezze e poi...-

-Ti sembra una sciocchezza chiamare Shampoo “maledetta”?- Gli ringhiò il cinese prendendosela improvvisamente con lui.

-Eh! Eh! Eh! No, certo che no...tranquillo...- Provò a calmarlo Ryoga, ridacchiando.

-Ehi, ma dov'è finita Akane?- La domanda di Ukyo richiamò l'attenzione di entrambi, di Ryoga soprattutto. Tutti si voltarono a guardarsi indietro.

-Che vuol dire, Ukyo? Non era accanto a te?- Le chiese Ryoga, improvvisamente agitato.

Ma fortunatamente per Ukyo e per tutti loro, non ebbero motivo di attendere molto. Qualche secondo e l'incerta figura di Akane fece la sua apparizione da dietro a un albero, era solo rimasta molto indietro e, osservandola, i tre poterono anche capire il perché. Gli occhi, ancora rossi, si muoveva con agilità e leggerezza tra le piccole rocce, disseminate sul sentiero, saltando da un masso all'altro quasi fosse una danza, e li stava raggiungendo, ma lo faceva come se fosse un automa, guardava fisso a terra, persa fra i suoi pensieri, muovendosi meccanicamente.

Non si aspettava quella reazione da parte di Ranma. Chissà, forse si era illusa che il solo vederla e sentirla gli avrebbe fatto tornare la memoria.

*Sono stata proprio una stupida.* Strinse i pugni ancora più forte, cercando di trattenersi dal versare altre lacrime.

Non appena Shampoo si era palesata nella radura, l'ira più cieca si era impossessata di lei e, a stento, Ryoga aveva dovuto trattenerla dal farsi scoprire. Quando poi Ranma, il suo Ranma, aveva ricambiato l'abbraccio della cinese, Akane aveva nettamente sentito crollare in mille pezzi il suo bel mondo, fatto di risate, avventure e acide battute con lui. Il dubbio si era insinuato in lei. E se, intruglio o non intruglio, lui fosse felice con Shampoo? Sembrava tanto preso...

Questa domanda le dilaniava la mente da ormai quasi un'ora.

Alzò lo sguardo accorgendosi di aver ormai raggiunto gli altri. Nessuno ebbe il coraggio di dirle nulla. Ukyo si scambiò un rapido sguardo di intesa con i due ragazzi, che ripresero a camminare. Fianco a fianco, le due ragazze continuarono a procedere in silenzio per tutto il resto del tragitto.

Bussarono alla porta di Wu che il sole era ormai tramontato. Quando la buona donna venne loro ad aprire, il primo viso che si trovò davanti fu quello di Akane. Immediatamente li fece entrare.

 

* * *

Native these words seem to me
All speech directed to me
I've heard them once before
I know that feeling
(Ultravox-The voice)

 

Seduto su uno sgabello del bagno, Ranma Saotome fissava la sua immagine nello specchio. Nella vasca l'acqua scorreva liberamente da almeno dieci minuti; l'aveva lasciata così, aperta, e se ne era completamente dimenticato, tanto era preso a fissare i suoi stessi occhi, blu e profondi come il mare, quasi essi potessero fornirgli le risposte di cui sentiva sempre più l'esigenza.

Chi erano quelle persone? Cosa volevano da lui? Perché non riusciva proprio a ricordarle? E perché le loro parole, in particolar modo quelle della ragazza con in capelli corti, gli suonavano tanto familiari? Non riusciva a togliersele dalla testa...

*Ranma, ti sei dimenticato di me?*

E quegli occhi, caldi e profondi, come non ne aveva mai visti.

Lei, o meglio loro, lo conoscevano e lui? Chi era per quelle persone? Cosa avevano a che fare con il suo oscuro passato?

*Chi sono io?*

I gomiti appoggiati sulle ginocchia, Ranma si prese la testa fra le mani, improvvisamente scosso da un brivido.

Se la donna che aveva incontrato quel giorno nella radura era la stessa dei suoi sogni, ciò avrebbe spiegato molte cose, ma più ci pensava e più non riusciva a immaginare quali. E poi, perché aveva mentito a sua moglie? Perché aveva coperto i quattro, non appena lei lo aveva raggiunto nella radura?

Paura?

Istinto?

Abitudine?

Non lo sapeva. Ma non aveva intenzione di rimanere così a lungo. Doveva parlare con Shampoo...chiederle di più, chiederle del suo passato, cosa che fino a quel momento non aveva avuto occasione di fare.

*Già, perché non ci ho pensato prima?*

Si alzò velocemente, chiuse l'acqua e raggiunse la bella mogliettina in veranda.

Non appena ebbe chiuso la porta dietro di sé, però, si bloccò divenendo subito di mille colori.

Davanti a lui, seduta su una poltroncina di bambù, a malapena vestita, si sarebbe detto, Shampoo lo aspettava, in posa estremamente provocante, una fumante tazza di tè tra le mani.

-Finalmente hai finito, amole...vieni ce n'è una tazza anche per te...- Ticchettò con le esili dita la propria piccola coppa di ceramica. Squadrandolo lentamente dal basso verso l'alto, osservava il ragazzo quasi fosse una preda, indugiando e risalendo con lo sguardo lungo i muscoli delle sue braccia, fino ad arrivare a incastonare i suoi occhi con quelli di lui.

-Lo sai che stasela siamo soli? La bisnonna non c'è...- Le sue labbra si incresparono in un sorriso tanto allusivo e sensuale che Ranma non poté fare a meno di deglutire vistosamente. Era rimasto semplicemente di sasso, la mano ancora sulla maniglia. Si chiese se fosse sempre stato tanto imbranato in quelle situazioni, senza sapere che la risposta era davanti ai suoi occhi.

Per un attimo non poté fare a meno di pensare che se Shampoo avesse sfoggiato un taglio corto in quel momento, per il suo povero cuore sarebbe stata proprio la fine.

Ma forse quest'ultimo pensiero era meglio non esternarlo e tenerselo per sé.

Con tutte le sue forze cercò di controllarsi.

-Senti, Shampoo, io...vorrei parlarti un momento.- Disse invece, muovendo i primi meccanici passi e prendendo, assai lentamente, posto accanto a lei.

-Qualcosa non va, tesolo?- Si preoccupò subito lei. Il modo in cui lui, per tutto il giorno, era rimasto freddo e distaccato, non le piaceva per niente. Aveva deciso di giocarsi quest'ultima carta, prima di essere certa che lui non le nascondesse qualcosa.

-M...ma...no cosa dici, cara?- Fece appena in tempo a sedersi e in meno di un secondo si ritrovò avvinghiato tra le amorevoli braccia di Shampoo. Le labbra, il profumo, i grandi occhi...tutto di lei era troppo vicino e proprio riflettendosi nel suo sguardo che Ranma intravide la lunga strada della perdizione.

Mantenere il controllo era terribilmente difficile.

Decise per un diversivo e voltandosi velocemente verso il tavolino accanto a lui, afferrò la propria tazza di tè, ancora fumante ed evidentemente bollente, scolandosela tutta di un fiato.

Se il ragazzo era ignaro dell'effetto che l'infuso avrebbe avuto di lì a poco su di lui, così non era per la bella cinese.

Shampoo dovette trattenersi dall'urlare un “no” che avrebbe probabilmente svegliato tutto il villaggio.

-Ah! Ma che buono! Sai che ne avevo proprio voglia?- Con il dorso di una mano Ranma si asciugò le labbra.

-...- Shampoo era allibita. Se solo le avessero detto che mantenere in piedi il suo sogno le sarebbe costato tanto, non vi avrebbe comunque rinunciato, ma di sicuro avrebbe trovato qualche altro espediente, meno frustrante e con un numero inferiore di effetti indesiderati rispetto a quello attuale. Decise di reagire, a modo suo, facendo ciò che da sempre le riusciva meglio.

-Di cosa volevi pallalmi, Lanma?- Richiamò l'attenzione del giovane a sé, facendo aderire completamente il suo fisico slanciato al corpo del giovanissimo consorte.

Ranma iniziò a sudare. Il tè era stato davvero bollente.

Una parte di lui gli suggeriva di lasciar perdere tutto, di lasciarsi andare e di vivere felicemente il suo matrimonio. Ma più lei lo riempiva di attenzioni, carezze e dolci bisbigli, più il timore che aveva provato anche il giorno che era arrivato lì, quello di essere la persona sbagliata nel luogo sbagliato, lo pervadeva, infondendogli uno spiacevole senso di angoscia e disagio.

La testa iniziò a girargli. In fondo era stata una giornata lunga, doveva essere stanco.

E quella voce...

-Ma...no, niente...ecco, vedi io...-

Era come se lo chiamasse.

*Ranma...*

-Allola? Dimmi...tesolo...- Lo incoraggiava lei, bisbigliandogli nell'orecchio.

-Io...beh, sai che non ricordo niente del mio passato, no?-

*Ranma...Non ti ricordi di me?*

-E...allola?- La ragazza si portò le mani di lui intorno alla vita.

-...non ti ho mai chiesto di noi, del nostro passato...non ricordo niente di me...-

Un primo sbadiglio fra i capelli di lei.

*Sei sempre il solito stupido!*

-È tanto impoltante pel te...?- Con il mento appoggiato sulla sua spalla e le dita affusolate intorno al codino di lui, Shampoo non intendeva cedere.

-Beh, direi di sì...mi piacerebbe mi raccontassi qualcosa...- Un secondo sbadiglio. Stavolta persino la ragazza lo sentì. Tirò un mezzo sospiro di sollievo.

Prima si fosse addormentato e meglio sarebbe stato per lei.

Non sapeva cosa dirgli, non se l'aspettava. E sì che Ranma prima o poi le avrebbe posto quel tipo di domande.

Rimase in silenzio.

Non quella sera, non così.

-Se ploplio lo desideli, amole...domani ti laccontelò ogni cosa...- Un ultimo sussurro.

*Mi sembrava iniziasse per A...*

In piedi, l'uno contro l'altro, sentì il corpo di lui farsi più pesante su di lei, fino a quando non dovette fare affidamento su tutta la sua forza per non cadere a terra sotto il suo peso e trascinarlo lentamente e con fatica fino in camera da letto.

Adagiato Ranma sul letto, Shampoo gli si sedette accanto, guardandolo dormire serenamente.

Con tutto il suo cuore sperò che le domande di lui fossero dettate da semplice curiosità e nulla di più.

Era rattristata e delusa.

Ma decisa a non arrendersi, non quella notte.

 

* * *

 

Dancing with tears in my eyes,

weeping for the memory of a love gone by.

Dancing with tears in my eyes,

Living out a memory of a love that died.

(Ultravox – Dancing with tears in my eyes).

 

Seduti intorno al tavolo della cucina, i quattro amici mangiavano in silenzio ciò che Wu, con cura, aveva preparato loro per cena. L'anziana donna li osservava con interesse, aveva ascoltato con cura il resconto della giornata e per tutto il tempo non era stata in grado di intervenire. Era senza parole. Possibile che una storia tanto triste fosse destinata a ripetersi? Osservando i gesti meccanici e vuoti con cui la giovane dai capelli corti finiva di malavoglia la sua ciotola di riso, si decise a intervenire. Era ora di dire loro tutta la verità.

O forse no.

-Ciao, Wu! È permesso?- Fece il suo ingresso il piccolo Chao, il solito sorriso sbarazzino e ingenuo dipinto sulle labbra.

Con quattro, semplici parole si attirò cinque paia di occhi addosso. Senza curarsene minimamente, prese posto vicino a Wu.

-Ciao, caro. Come stai?- Le chiese gentilmente l'anziana, costretta a rimandare almeno per il momento il suo racconto.

-Non c'è male, Wu. Posso avere anche io un po' di riso?- Chiese il giovane. Sembrava fosse di casa.

Il primo a recuperare il dono della parola fu proprio Ryoga.

-Ma tu...- Assentì alzandosi in piedi e indicandolo con fare quasi accusatorio. -Tu sei l'allievo di Ranma?-

Mousse si sistemò meglio gli occhiali sul naso. Quasi non l'avesse capito.

Le ragazze, invece, continuavano a fissarlo a bocca aperta.

-Però...- Chao alzò i piccoli e furbi occhietti, guardando dritto dritto in quelli di Ryoga. -Allora non sono passato completamente inosservato!-

-Beh...direi...- Non sia mai che un ragazzino riesca a lasciare l'eterno disperso senza parole.

-Sì.- Riprese Chao con tranquillità, iniziando a ingurgitare la sua porzione di riso. -Ranma è il mio maestro, mi è stato presentato qualche giorno fa e da allora ha iniziato ad allenarmi. È proprio forte!- Sorrise.

*Ci credo!* Non poté fare a meno di pensare Mousse sogghignando.

-E io sono il suo allievo e aiutante.-

-E cosa dovresti aiutarlo a fare? A vestirsi e lavarsi?- Ryoga era proprio in vena quella sera.

-Non è divertente! Lo aiuto negli allenamenti. Lo assisto insomma e lui mi insegna. Anche Ranma aveva capito male, inizialmente. Mi ha persino definito “il suo valletto”- Fece una smorfia divertita. -Non mi sorprende siate suoi amici!-

-Ahahahah!- Ukyo scoppiò a ridere improvvisamente. -”Il suo valletto”...è proprio da Ranma! Ahahaha!-

Anche Akane sorrise lievemente. Il piccolo Chao le aveva suscitato un senso di simpatia fin dall'inizio.

-Come fai a essere tanto sicuro che siamo suoi amici?- Ryoga non sembrava aver alcuna intenzione di lasciarsi andare.

Chao si fece improvvisamente serio e poggiò la sua ciotola, ormai vuota e lucida sul tavolo.

-La vostra voglia di combattere e dargliele di santa ragione non può essere tanto forte da farvi affrontare un viaggio del genere, dico bene?- Inarcò un sopracciglio.

Quel ragazzino era proprio sveglio.

-Fossi in te non ne sarei tanto certo, si vede che sei piccolo e certe cose non le puoi capire.- Sbuffò Ryoga ispirato, ma dentro di sé profondamente colpito dalle parole del dodicenne.

-Sarà... e pensare che ero convinto che quella fosse la “sua” ragazza...- E senza tanti complimenti indicò la piccola Tendo.

-Ch...che cosa?- La diretta interessata aveva improvvisamente ripreso colore, cosa che non piacque affatto al ragazzo con la bandana e alla ragazza col fiocco in testa. Se infatti Akane aveva già la mano destra protesa in avanti, pronta a difendersi, come d'abitudine, da tale insinuazione, qualcun altro prese parola al posto suo.

-Ma stiamo scherzando?- Anche le buone abitudini di Ukyo erano dure a morire. -Sono io la fidanzata carina di Ranma!-

-Ah si?- L'espressione di Chao era decisamente divertita. Quei ragazzi erano uno spasso.

-Senti un po', ragazzino.- Mousse decise di porre fine a quella ridicola scenetta. -Ancora non ci hai detto cosa ci fai qui...ci hai seguiti per caso?-

-In parte sì...- Ammise subito con spensierata ingenuità. -Ero curioso di sapere dove alloggiavate. Ma per venire a casa di Wu non ho certo bisogno del vostro permesso!- Rispose, leggermente risentito dal sottile tono di rimprovero che il connazionale aveva, suo malgrado, assunto.

-Forse è il caso che vi spieghi un po' di cose.- Intervenne improvvisamente la padrona di casa. Fino a quel momento era rimasta in silenzio, ma ora era giunto il momento di prendere parola.

-Ci sono tante cose che non vi ho detto e che invece dovrei raccontarvi. Molto ha a che fare con la mia vita.- Si scambiò uno sguardo d'intesa con Chao. -E, però, se è come penso, quel che ho da dirvi, potrebbe tornarvi molto utile.- Tutti fissarono l'anziana donnina con improvviso interesse.

-Innanzi tutto, lui è Qi-Chao...- E con un delicato gesto della mano, accarezzò la spalla del giovane.

-Salve...-

Wu ignorò la spiritosaggine del ragazzino. -È il nipote di una mia carissima amica al villaggio, Fujiko. Siamo cresciute insieme, una volta eravamo inseparabili...- Una nota di mestizia nella sua voce diede a tutti il tempo di realizzare.

-Tu eri un'amazzone?- Akane non riuscì a trattenere il proprio stupore.

Wu alzò il proprio sguardo, improvvisamente vecchio e stanco, e posò i propri occhi sulla giovane.

-Sì, bambina. È passato tanto tempo, ma una volta anche io ero un'amazzone giovane, bella...-

*Possibile che tutte le amazzoni da giovani fossero belle e desiderabili e poi da vecchie diventino come Obaba?* Non poté fare a meno di domandarsi Mousse, cercando di immaginarsi, non senza un brivido, la sua bella Shampoo aggrappata ad un bastone.

-...e innamorata.- Continuò senza ulteriori indugi Wu, gli occhi improvvisamente ridenti al solo ricordo.

Gli sguardi di Ukyo e Akane si fecero immediatamente languidi e sognanti.

*Donne...* Pensarono Ryoga e Chao contemporaneamente, storcendo il naso.

-Lui era un giovane artista marziale del villaggio, siamo cresciuti insieme fin da bambini e un giorno, per caso, ci siamo scoperti innamorati.-

Improvvisamente Mousse si levò i pesanti occhiali per seguire meglio il filo del discorso.

-Sono stai giorni felici e quei giorni sono lentamente diventati mesi e poi...e poi nel giro di una notte tutta la mia vita cambiò, distrutta da un tè e una specie di frutto mitologico, fiore all'occhiello della stregoneria amazzone, di cui all'epoca avevo a malapena sentito parlare.-

-Lo stesso tè alla menta che hanno dato al mio Ran-chan?- Chiese con veemenza Ukyo, interrompendo il racconto di Wu.

-Aspetta!- Un gesto di Akane e Ukyo si rimise a sedere. -Per piacere, Wu, vuoi raccontarci tutta la vicenda?- Il tono di Akane, improvvisamente seria e attentissima, tradiva un'impellente necessità di sapere.

Guardando nel vuoto, Wu riprese la sua storia.

-Lui era giovane, bello e diverse erano le ragazze del villaggio innamorate di lui. Una di loro era particolarmente cara all'allora capo villaggio Kahori, una donna forte e indubbiamente capace, ma poco incline al rispetto delle regole e delle tradizioni. Con l'aiuto di Kahori, Oki, la mia rivale, ottenne ciò che più desiderava, l'amore dell'uomo che amavo. Sapete bene, perché me lo avete raccontato, che le amazzoni usano un forte e particolare tè alla menta come strumento per svuotare la mente del nemico da tutti i suoi ricordi. Quel che forse non sapete è che nel villaggio è custodito un antico albero di melograno e che quest'albero ha il dono di far innamorare perdutamente una persona di sé, basta che, appena dopo averne mangiato qualche chicco, gli venga ordinato di amare una persona e lui ubbidirà fedelmente. Ed è quello che fu fatto al mio adorato...una notte e via. Il giorno dopo si risvegliò e non si ricordava assolutamente di me, in compenso però, era follemente innamorato di Oki. A quel punto in preda alla disperazione feci l'unica cosa che potevo fare...-

Akane si rese conto di aver smesso di respirare. -Ovvero?- La sua voce tremò leggermente.

-Me ne andai. Per sempre. Mi rifugiai qui, perché questa è la mia terra e qui sto bene, ma via, fuori da quel villaggio di serpi.- Il tono di Wu si fece improvvisamente duro. -Tra le altre cose, in quell'occasione fu violata un'importante regola, relativa all'uso del cosiddetto frutto dell'amore...-

-Quale?- Chiesero tutti.

-Fu impiegato al di fuori di un matrimonio!- La buona vecchia quasi rabbrividì per la rabbia.

-Quindi avevo ragione!! Quello che ho visto al matrimonio di Ranma e Shampoo era proprio il leggendario frutto dell'amore!-

-Tu eri al matrimonio di Ranma???- Un coro di voci e sguardi inondò il povero Chao.

-Beh, sì...- Sorrise quest'ultimo, per la prima volta seriamente preoccupato per la sua incolumità.

-Ma che significa?- Ryoga era davvero curioso.

-Significa, mio caro ragazzo, che da secoli quel frutto è impiegato solo ed esclusivamente nei matrimoni, il che del resto rispecchia un'antichissima tradizione cinese. Il melograno è simbolo di passione e fertilità. Quel melograno, assaggiato dai nubendi durante una cerimonia nuziale, ha il potere di legarli ancora di più e solo in quell'occasione si può usare. Questa regola fu stabilita nel nostro villaggio secoli e secoli or sono. Ma nel mio caso fu infranta totalmente, con l'appoggio, cosa ancor più grave, del capo villaggio.- Wu fece una pausa, rievocare quei ricordi le faceva male, ma quel che stava per dire, forse, anche di più. -Stando a quanto mi avete raccontato, credo proprio che con il vostro amico la storia si stia ripetendo...-

-Come fai ad esserne tanto sicura?- Mousse non seppe trattenersi.

-Conosco molto bene Shampoo e, soprattutto, la sua bisnonna, Cologne. Lei faceva parte del gruppo che appoggiò il piano di Oki e Kahori ai miei danni. Cologne è un'amazzone incredibilmente abile, ma anche lei è fin troppo attratta da questi abili trucchetti. E voi mi avete raccontato talmente tante cose che non posso che essere giunta alla giusta conclusione. La storia si sta ripetendo e il tutto per facilitare la sua adorata nipote.-

Gli occhi di tutti si spalancarono per lo stupore, persino quelli di Mousse. Non quelli di Akane però. La giovane Tendo fissava le proprie mani e il tavolo, tormentandosi le dita.

-Non c'è quindi alcun rimedio?- Chiese quasi a se stessa.

Wu tornò a guardarla con dolcezza.

-Non è detto, bambina.- Sorrise alzandosi e dirigendosi, improvvisamente e assai misteriosamente, in un'altra stanza. Tutti attesero con impazienza il suo ritorno.

-Eccomi qui.- Si rimise a sedere. Tra le mani un anonimo sacchettino di stoffa.

-Non pensate neanche per un istante che io non abbia provato, nel corso del tempo, a salvare quel ragazzo dal suo terribile destino. In una delle mie incursioni notturne al villaggio scoprì ed ebbi modo di procurarmi l'antidoto contro il melograno magico, vale a dire, un incenso ottenuto dalla corteccia essiccata del medesimo albero. Ed eccolo qui.- Ondeggiò il sacchettino porpora di fronte allo sguardo improvvisamente speranzoso di Akane. -È sufficiente che il diretto interessato respiri il suo profumo per rinsavire.- Sorrise, per poi tornare immediatamente seria. -Ma due condizioni sono fondamentali: deve essere notte e il ragazzo deve essere sveglio e questo non sarà facile perché di notte sicuramente dorme o è ancora sotto l'influenza del tè dell'oblio...-

-Questo è poco ma sicuro!- Intervenne Chao.

-E tu che ne sai?-

-Ho origliato, per caso, sotto le loro finestre, la sera dopo il matrimonio. Ho sentito Shampoo lamentarsi per il fatto che Ranma si fosse già addormentato e Cologne raccomandarle di continuare, almeno per il momento, a drogare il consorte, così lo chiamava, per evitare rischi...Non so di cosa stesse parlando ma...è per questo che so “quelle cose”!- Sorrise improvvisamente allusivo e, quasi ce ne fosse bisogno, strizzando un occhio in direzione di Mousse.

-Quella maledetta vecchiaccia! Quanto vorrei ridurla in polvere e spazzarla via insieme all'immondizia!- L'istinto di Ukyo prevalse come sempre.

-Hanno paura.- Wu riprese il suo discorso come se nulla fosse. -Hanno paura che il cuore del ragazzo fosse talmente impegnato in precedenza da non aver dimenticato del tutto. Per questo temono, e a ragion veduta credo, che se smettessero domani di somministrargli la dose quotidiana di tè alla menta, il ragazzo non solo ricorderebbe le persone che hanno fatto parte della sua vita passata, e cioè voi, ma anche i sentimenti che lo legano al suo passato. Odio, rabbia, affetto e...amore.- E in quel momento guardò direttamente Akane che arrossì timidamente.

-Di fronte alla potenza della verità, non c'è magia che tenga. Di questo hanno paura.-

-Ma allora cosa bisogna fare, Wu?- Chao sembrava davvero intenzionato a darsi da fare.

-Perché il tè smetta di fare il suo effetto...è necessario che la persona non ne beva una goccia per più di dodici ore almeno! E poi, come già detto, bisogna fargli respirare l'incenso da sveglio e di notte, solo così il suo cuore tornerà ad essere libero.-

A quelle parole tutti si zittirono di colpo.

-Non sarà facile...- Ryoga espresse a parole il pensiero di tutti.

-Dovremmo intrufolarci in camera sua ogni notte e sperare che non dorma già? Praticamente impossibile!- Sentenziò Mousse, lapidario.

Anche Akane rifletteva e più pensava ad una possibile soluzione, più il suo sguardo si faceva basso e triste. *Ranma...*

-Ehi, aspettate a buttarvi giù!- Intervenne il piccolo Chao, il volto improvvisamente sorridente e fiero. -Io ho appena avuto un'idea geniale!-

 

* * *

Non era certo di conoscere quel luogo, una piccola radura rocciosa nei pressi di una cascata. Aveva aperto gli occhi e si era trovato lì, sdraiato per terra, i capelli leggermente bagnati da luminose e minuscole goccioline di vapore acqueo, che continuavano a scivolargli lungo il viso. Anche se non sapeva perché, si sentiva stanco e provato. Girando il volto a destra e a sinistra, cercò di mettere meglio a fuoco il luogo in cui si trovava.

Non c'era nessuno, era solo. O almeno così credeva, perché si sbagliava e ne ebbe la prova non appena tentò di tirarsi su a sedere.

Un peso sul petto si era appena materializzato su di lui, all'altezza del cuore.

Tremò.

Abbassando lo sguardo verso il suo stesso ventre, riuscì finalmente a vedere cosa, o meglio chi, bloccava i suoi movimenti e per poco non rischiò di rimanerci per davvero.

Un piccolo caschetto bruno, a lui ormai noto, giaceva inerme sul suo petto e quell'adorabile capigliatura apparteneva a un corpo di giovane donna, nudo e leggermente ferito in più punti, il busto a malapena coperto dalla sua stessa casacca rossa.

Alzando lentamente una mano per cercare di sollevare delicatamente quel capo da sopra di lui, Ranma si rese conto pienamente della situazione e di quel corpo, che chiaramente apparteneva alla bella sconosciuta dei suoi sogni, sdraiato accanto a lui.

*Ancora lei...*

Per un attimo un tuffo al cuore lo fece arrossire violentemente e chiudere gli occhi. Ma fu solo un istante.

Turbato li riaprì velocemente e si alzò di scatto a sedere, facendo attenzione che la giovane sopra di lui non cadesse per terra.

Una premura quanto meno sciocca, in un sogno.

Ma era un sogno quello? Le sensazioni di paura e angoscia che in quel momento provava erano quanto di più reale avesse mai potuto immaginare. Le sue mani tremarono nel momento in cui, per la prima volta da quando quei sogni erano iniziati, sollevato il capo di lei e scostandole i capelli dalle guance, riuscì finalmente a scorgerne il bellissimo viso.

Rimase incantato.

Afferrandola piano sotto le ginocchia e dietro la schiena, la fece accomodare fra le sue gambe incrociate, stringendola, neanche lui sapeva perché, contro il suo petto.

Il capo chino, avrebbe potuto accarezzarla con lo sguardo per l'eternità.

Ma più la guardava, più i suoi occhi avevano iniziato a riempirsi di lacrime.

Quella ragazza, la donna dei suoi sogni era lì, tra le sue braccia.

 

Completamente priva di vita.

 

*Perché...*

Neanche lui lo sapeva. Ma un senso, sempre meno vago, di disperazione lo fece tremare e stringere il corpo della sconosciuta contro il suo.

*Non può essere vero...ti prego, dimmi almeno il tuo nome.*

Ma più il ragazzo si disperava in silenzio, stringendo quanto più forte possibile le sue mani intorno a quella pelle profumata, più quel corpo rimaneva vuoto e lui senza risposte.

Ancora un brivido e perse completamente il contatto con la realtà; le sue labbra si avvicinarono al volto di lei, e ormai prive di alcun controllo, le sussurrarono all'orecchio, come una supplica, un'infinità di promesse, scuse e parole che lui non credeva sarebbe mai stato in grado di pronunciare.

Non sapeva nemmeno lui cosa stesse dicendo o facendo, sapeva solo che se qualcuno glielo avesse permesso, sarebbe rimasto volentieri lì tutta la vita, tante erano le cose che aveva da dirle.

 

 

Dreams are my reality, a wondrous world where I like to be
I dream of holding you all night
and holding you seems right
perhaps that's my reality.

(Richard Sanderson-Reality)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Strani sogni, due donne, un piano. ***


Dear, I fear we're facing a problem
you love me no longer, I know
and maybe there is nothing that I can do
to make you do

(The Cardigans – Lovefool)

 

Infilandosi sotto le coperte, Shampoo si accostò piano al suo consorte che beatamente dormiva. Va bene il tè alla menta, ma la ragazza aveva in mente solo un proposito quella sera e non intendeva rinunciarvi a causa di uno stupido infuso ed uno scrupolo.

Mentre con lo sguardo accarezzava il bel profilo del giovane accanto a lei, i suoi occhi si velarono di un'improvvisa tristezza. Da quando era diventata così debole? Solo qualche giorno fa sorrideva felice all'altare, coronando il sogno di sempre e godendo dei baci del suo amato.

E ora una piccola parte di lei avrebbe tanto voluto che Ranma fosse sveglio in quel momento, che il suo fosse un matrimonio normale e felice, che lei fosse ricambiata, che lui fosse in sé mentre le diceva quanto amore provava per lei...

*Basta!* S'impose la giovane cinese asciugandosi una sottile e semi invisibile lacrima sulla guancia.

Girandosi, spense piano la luce e con lenti e sensuali movimenti si avvicinò al bell'addormentato. Cingendo con le braccia il busto del marito, incastonò dolcemente il capo tra il collo e la testa di lui, azzardando alcuni baci all'altezza dell'orecchio e una carezza sul viso.

Inebriata dal suo profumo, prese a chiamarlo.

-Ranma...- Un sussurro.

 

-Ranma...-
Aprì gli occhi solo quando fu certo di aver sentito bene. La mano di lei sulla sua guancia, il pollice sottile che con delicati movimenti rotatori asciugava via le sue ultime lacrime e la sua voce, leggermente strozzata...
-Ranma...-
Che lo chiamava.
-Ranma...-

Il ragazzo non se lo fece ripetere un'altra volta; abbassò piano il capo per guardare ancora una volta quel viso, rabbrividì temendo che fosse tutto frutto della sua già tormentata immaginazione.
Ammesso che sia possibile, smise di respirare.

Due occhi, aperti, grandi e scuri attendevano i suoi, ansiosi di perdervisi.

Nella profondità di quello sguardo Ranma lesse la purezza di un sentimento che aspettava solo di essere ricambiato.

Pur non riuscendo a staccare il suo sguardo da quello della donna fra le sue braccia, la luminosità del sorriso, che lei gli regalò improvvisamente, non passò di certo inosservata.

E fu proprio in quel momento che Ranma ebbe la certezza di sentire il suo cuore battere nuovamente, più forte che mai.

 

 

Iniziava quasi a disperare. Non era possibile andare avanti così. Per quanto si stringesse a lui e gli sussurrasse dolci parole all'orecchio, Ranma sembrava proprio non avere alcuna intenzione di svegliarsi.

Dovette reprimere con tutte le sue forze una voglia, quantomeno inusuale per lei, di piangere.

Stava per desistere, quando improvvisamente un braccio di lui le passò intorno alla vita, stringendola più forte a sé.

Come un sonnambulo Ranma prese a girarsi verso un'esterrefatta ed emozionata Shampoo. La bella cinese non poteva crederci e si sentì al settimo cielo quando, ritrovandosi sotto di lui, si rese conto con quanta forza e desiderio le labbra di Ranma cercassero le sue.

Era chiaro che il ragazzo dormiva ancora, ma non le importò più di tanto.

Con gesti fin troppo esperti e delicati, lui aveva preso ad accarezzarle i capelli con una mano e il viso con le labbra, rendendo gradualmente i suoi baci sempre più frequenti e decisi.

Sembrava mosso da un amore represso e disperato.

Sfiorando con la punta del naso la sua guancia, Ranma portò la bocca all'altezza del suo orecchio, quasi avesse qualcosa da dirle.

Shampoo si aggrappò ancora più forte alle spalle di lui.

Ogni suo gesto le dava i brividi.

Era estasiata.

 

-A...kane...-
Immediatamente due occhi si spalancarono nel buio. Aveva sentito bene?
Le sottili braccia della cinese caddero pesantemente lungo i fianchi, abbandonate a se stesse.

Certo che aveva sentito bene.
*No...* Le mancò il respiro.

Sopra di lei, un giovane uomo che avrebbe dovuto desiderare solo e soltanto lei, sognava l'amore di un'altra persona. Quella persona.

-Akane...-
Una seconda volta, ancora quel nome, stavolta pronunciato con maggior ardore.

Shampoo sentì il suo cuore piombare tre metri sotto terra.

Immobile, la testa girata di lato, la ragazza si accorse improvvisamente che anche il solo respirare era divenuto un'impresa per lei.

Si fece forza.

Divincolandosi istericamente dalle braccia di lui, lasciò il consorte a dimenarsi abbracciato a un cuscino.

Senza nemmeno voltarsi indietro, corse furiosamente fuori dal loro letto, dalla stanza e poi dalla casa. Si accucciò nervosamente per terra, i capelli tra le mani, tremava e non solo per la rigida temperatura.

Nel silenzio di quella fredda notte versò tutte le sue lacrime.

* * *

Non appena ebbero finito di ascoltare il piano del simpatico dodicenne, il gruppo di ragazzi ospiti dell'anziana Wu si scambiò un'occhiata lievemente perplessa.

-Mi sembra un'ottima pensata, caro. Bravo!- Wu interruppe quel silenzio complimentandosi per prima con Chao.

Ma i quattro non sembravano altrettanto entusiasti e convinti. Mousse in particolare.

-Come fai a essere tanto sicuro che funzionerà?- Gli chiese con tono leggermente polemico.

-Lo so e basta! Se mi lasciate fare come detto, vi prometto che non fallirò!- Il tono convinto e fiero di Chao fece increspare le labbra di Akane in un sorriso gentile e di ammirazione.

Aveva ascoltato con estremo interesse il piano del giovane allievo di Ranma e l'aveva trovato semplicemente geniale. Un po' di fortuna sarebbe stata loro certamente necessaria, è vero. Ma se tutto fosse andato per il verso giusto e quello zuccone del suo fidanzato avesse deciso di collaborare, sarebbero riusciti a salvarlo e a tornare finalmente a casa.

*Casa...* I suoi occhi si fecero improvvisamente malinconici. La sua vita, la sua famiglia, la sua quotidianità con lui...tutto le mancava terribilmente.

Ma per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, era pronta a tutto. Avrebbe rischiato anche la sua stessa vita e lo avrebbe fatto volentieri, con il cuore. Cosa che non le riusciva mai difficile.

-Va bene.- Espresse a voce alta il suo consenso.

-N..ne sei sicura, Akane?- Un Ryoga, ancora evidentemente frastornato da tutti quegli eventi e propositi, era quello che forse si era posto più dubbi fino a quel momento. -Un'idea del genere potrebbe funzionare ma... se qualcosa dovesse andare storto?-

Akane sorrise teneramente al giovane che immediatamente assunse in viso una tonalità tendente al vermiglio.

-Sei gentile, Ryog...- Ma anche qualcun altro aveva da dire la sua in quel momento.

-Beh, anche io non sono molto d'accordo!- Si fece sentire Ukyo, gli occhi chiusi e le braccia conserte. -Perché noi dovremmo limitarci a fare di guardia nella foresta e lasciare che Akane vada da sola? E poi, perché lei?- E indicò con l'indice sinistro quella che in fin dei conti era sempre la sua rivale numero uno.

*Ancora? Proprio non ce la fai, eh?* La piccola Tendo storse la bocca in una buffa smorfia.

Chao sorrise lievemente. Quella giovane cuoca era davvero uno degli elementi più spassosi del gruppo. Il piccolo non potè fare a meno di pensare che se solo anche lei avesse visto lo sguardo che il suo maestro e Akane si erano scambiati nella radura, avrebbe certamente smesso di avanzare pretese.

Anche Wu sorrise dolcemente. Dall'alto della sua saggezza ormai sapeva come affrontare queste spinose situazioni.

-È semplice, ragazzi. Voi avete dimostrato già di sapervela cavare nel caso di un attacco da parte delle amazzoni. Inoltre, la tua spatola è davvero un'arma incredibile, Ukyo. Sei molto abile, ragazza, e per questo Chao ti ha reputato più idonea a rimanere nel reparto “difesa”, se così vogliamo chiamarlo.- E si scambiò una rapida occhiata con Akane.

La piccola Tendo, la cui tendenza al fraintendimento era forse nota anche in Cina, al sentirsi dare apertamente dell'incapace era già pronta a reagire mostrando la sua forza. Suo malgrado, dovette mordersi la lingua e ringraziare mentalmente l'anziana donna per quanto detto.

Al suo fianco, infatti, Ukyo già gongolava per i complimenti appena ricevuti e per il fatto che qualcuno avesse riconosciuto la sua superiorità rispetto ad Akane.

-Va bene.- Tornò improvvisamente seria, ma la scena era talmente divertente che persino Ryoga e Mousse accennarono un sorriso. -Contate pure su di me!- Si alzò in piedi ispirata, lo sguardo verso l'alto.

Akane tirò un sospiro di sollievo.

-Bene, ragazzi. Domani sarà una giornata lunga, avremo molte cose da preparare e pensare, per cui credo che sia giunto il momento di andare a dormire, che ne dite?- Propose la padrona di casa con fare quasi materno. In fondo era contenta di partecipare a quell'avventura e di avere un po' di giovani per casa.

Per tanti anni era stata sola...

-Bene.- Ryoga fu il primo ad alzarsi, seguito velocemente dagli altri.

-Io vado a casa, Wu. Grazie per la cena.- Si congedò anche il piccolo Chao. E poi rivolgendosi agli altri continuò. -Ci vediamo domani sera, allora.-

I giovani assentirono in silenzio.

Qualche minuto dopo tutte le luci erano spente.

* * *

-Shampoo! Ma cosa ci fai qui?- Saltellando sul suo bastone, la vecchia Obaba aveva appena raggiunto la spaziosa veranda di legno antistante alla sua casa. Rannicchiata in un angolo, il pigiama ancora addosso, i bei capelli scompigliati dal vento, Shampoo si era addormentata così. All'idea che la nipote avesse dormito tutta la notte di fuori e al freddo, Obaba si preoccupò e costringendola a svegliarsi, trascinò la nipote all'interno dell'abitazione.

-Ma insomma, si può sapere cosa ti è successo?- La guardò fissa negli occhi ancora assonnati e parlando in cinese, segno che, essendo già l'alba, non aveva intenzione di rischiare di essere sentita da Ranma.

Shampoo rimase qualche secondo frastornata. Le sue estremità erano gelide, la pelle del viso ancora tirata dalle lacrime ormai asciutte. Non sapeva come iniziare il discorso. Non aveva voglia di raccontare tutto, di rendersi così vulnerabile di fronte alla sua bisnonna. Da stimata amazzone qual era, Obaba di certo non avrebbe approvato un comportamento del genere.

Per un uomo poi...

“L'onore, nipote mia! L'onore! Dov'è finito il tuo?” Poteva già sentire la sua voce gracchiarle qualcosa del genere.

Solo dopo aver bevuto un primo sorso di tè caldo, iniziò lentamente a mettere in fila qualche parola e, ripristinato l'abituale sguardo di ghiaccio, arrivò immediatamente al punto.

-Lui si ricolda di lei.-

Gli occhi di Obaba, già enormi di loro, divennero talmente grandi da occuparle tre quarti del viso; le labbra appena dischiuse per la sorpresa, l'anziana amazzone strinse più forte il bastone fra le mani.

-E come lo sai?- Chiese incerta.

-Ha pronunciato il suo nome nel sonno.- Continuò la ragazza nella sua lingua madre. I leggeri rumori che sentiva provenire dalla camera da letto erano segno che Ranma si stava per svegliare. -Per ben due volte.- Fissò la bisnonna negli occhi.

Per un momento la venerabile Cologne rimase esterrefatta. Questa complicazione davvero non se l'aspettava. Doveva parlarne a Tamami quanto prima.

Ripresasi immediatamente, il suo sguardo si fece durissimo. Meno di un secondo è la nodosa estremità del suo secolare supporto di legno si scontrò contro quella testaccia dura di sua nipote.

-Ahia! Ma bisnonna, io che c'entro ora?- Si lamentò la nipote, una mano ad accarezzarsi la testa.

-Mi spieghi cosa ti dice il cervello? Mettersi per protesta a dormire in veranda al freddo e al gelo?-

Per un attimo Shampoo sospettò che la bisnonna si fosse preoccupata per lei.

Ma fu un attimo molto breve.

-E se qualcuno ti avesse visto? Cosa avrebbe pensato? Una giovane sposina cacciata dal letto nuziale dal proprio marito? In un villaggio di amazzoni poi? Ma scherziamo?- Obaba era una furia. Ma Shampoo era sempre la sua unica ed adorata nipote.

Qualche secondo e il suo sguardo si addolcì. O quantomeno tornò normale.

-Questo comunque spiegherebbe molte cose...- Continuò con fare misterioso.

-Che significa, bisnonna? Cosa sai?-

Obaba sembrò non sentirla. Iniziò a saltellare intorno al tavolo, persa nei suoi ragionamenti, quasi fosse in trance.

-Oh insomma, bisnonna! Mi fai venire il mal di testa così! Mi spieghi cosa sta succedendo?- Il fare capriccioso di Shampoo si riaffacciò prepotentemente.

Obaba si fermò a guardarla.

-Succede, bambina, che ho passato tutta la notte in riunione con il nostro capo villaggio e altre amazzoni del consiglio. Forse non lo sai, ma ieri mattina nei nostri boschi è avvenuto uno scontro e tre delle nostre migliori guerriere sono tornate ferite.-

Shampoo si portò una mano alla bocca sogghignando lievemente, in una perfetta imitazione di Kodachi Kuno. -Ma è ovvio! Tutte al villaggio sanno che sono io la migliore. Ci fossi stata io...-

-Non è questo il punto, nipote! Non essere sciocca e ascolta.- Ora il tono di Obaba era davvero di rimprovero. -Le tre amazzoni hanno riferito di aver combattuto con degli stranieri.- Cercò uno sguardo d'intesa con la ragazza che però tardava a capire. Sospirò. -Una notte al gelo e ti sei dimenticata anche come si ragiona, eh?-

Shampoo fece improvvisamente due più due. -Intendi dire che...-

-Temo proprio di sì. A meno che in Cina non ci siano dei sosia dei tuoi più cari “amici”: un ragazzo con pesanti occhiali e capelli lunghi e neri, uno con una bandana gialla in testa e una ragazza con una spatola gigantesca vestita da uomo.-

Un suono strozzato, misto di stupore, paura e rabbia uscì dalla gola di Shampoo.

-Questo l'identikit fornito dei tre o forse quattro...-

-Quattro?-

-Sì, le nostre guerriere non ne sono sicure, ma credono di aver visto anche un'altra ragazza, che poi è stranamente sparita.-

-E dov'è successo questo scontro?- La voce di Shampoo si fece improvvisamente tremante.

Se lo percepì, Obaba fece finta di nulla.

-A poche decide di metri dalla radura dove si allena Ranma.- Si voltò poi con fare quasi indifferente a preparare un po' di colazione. -Perché? Devi dirmi qualcosa che non so, Shampoo?-

La nipote abbassò il capo. -Quando ieri ho raggiunto Ranma alla radura, ero certa che fosse in compagnia. Da lontano si potevano distinguere chiaramente più voci e anche diverse risate...-

Al ricordo e soprattutto al sospetto che Ranma le potesse aver mentito strinse con maggiore forza la sua piccola tazza. -Ma quando sono arrivata lì non c'era nessuno. Solo lui.-

Obaba non fece in tempo a voltarsi che si trovò l'oggetto della loro conversazione lì, in piedi, sulla porta della cucina.

-Yahhhwn! Che dormita! Ho proprio bisogno di una doccia!- E senza degnare di uno sguardo la giovane mogliettina e la sua venerabile bisnonna, Ranma si diresse al bagno, grattandosi distrattamente la testa.

-Buongiorno, consorte...- Lo salutò interdetta Obaba, quando ormai non c'era più nessuno da salutare.

A quel punto le due donne si scambiarono uno sguardo estremamente preoccupato.

* * *

-È già mattina.- Constatò la piccola Tendo aprendo entrambi gli occhi e osservando la spettacolare veduta che la finestra di fronte al suo letto le offriva. Al suo fianco, Ukyo dormiva ancora della grossa. Rimanendo sotto le coperte, al caldo, Akane sorrise, osservando quel meraviglioso cielo rosa e indaco e lasciando che la luce dell'alba si riflettesse suoi occhi. Un nuovo giorno, carico di impegni, avventura e aspettative era appena iniziato.

Non poté resistere un minuto di più.

L'esigenza di respirare quell'aria, indubbiamente frizzante e profumata, fu più forte di lei. Indossando ancora il pigiama, afferrò solo una felpa per coprirsi di più e, facendo attenzione a non svegliare nessuno, si precipitò di fuori. Socchiusa la porta alle sue spalle, fece appena due passi sull'erba ancora intrisa dell'umidità della notte e, stringendosi le braccia intorno all'esile figura, respirò a pieni polmoni, immaginando già il momento in cui lo avrebbe finalmente rivisto.

-Siamo mattiniere, eh?- Una voce a lei nota la ridestò dai suoi pensieri, costringendola a voltarsi verso sinistra.

Seduta su una piccola sedia di legno posta accanto all'ingresso, l'anziana Wu, ancor più mattiniera, l'aveva preceduta.

-Anche a me piace molto respirare l'aria dell'alba. Ma...vieni, bambina, non stare sull'erba che è bagnata, prendi posto vicino a me.- Le indicò un'altra sedia.

A quelle parole il cuore di Akane si strinse ancora di più. Con quei modi tanto gentili e le affettuose premure, Wu le ricordava sua nonna. Erano anni che non la vedeva.

Ripromettendosi, una volta tornata a casa, di farle visita, obbedì e andò a sedersi accanto a Wu.

-Oggi sarà una splendida giornata.- Sorrise Wu, guardando verso l'alto. -Vedi?- Indicò il cielo. -Nemmeno una nuvola. Un buon auspicio.- Sorrise di nuovo guardandola negli occhi.

Di fronte a tanta dolcezza Akane poté solo ricambiare il sorriso. Abbassando lo sguardo, tentò di nascondere i sentimenti contrastanti che in quel momento albergavano in lei. Entusiasmo, gioia, ansia e paura. Soprattutto di non farcela.

A malapena si accorse della mano, piccola e leggermente rugosa, che andò a coprire la sua. -Stai tranquilla, Akane.- Era la prima volta che Wu le si rivolgeva chiamandola per nome. -Vedrai che andrà tutto bene. E poi Chao sa quel che fa. È un ragazzino molto sveglio per la sua età, sai?-

Le sorrise di nuovo.

La piccola Tendo avrebbe voluto abbracciarla. Con poche parole le aveva trasmesso molta sicurezza. Prese fiato.

-Grazie, Wu. Sei sempre tanto gentile.-

Alzando lo sguardo tornò a fissare il panorama di fronte a sé. Per alcuni minuti rimasero così, in silenzio.

Un piccolo sospiro di Wu, l'anziano volto illuminato dall'arancione del sole, e Akane trovò il coraggio di chiederle ciò che fin dalle rivelazioni della sera precedente le premeva sapere.

-Wu, posso farti una domanda? Una domanda personale?- Chiese senza distogliere il proprio sguardo dall'orizzonte.

-Se posso risponderti..- Le rispose l'altra dopo qualche secondo.

-Il giovane di cui ci parlavi ieri, quello che è rimasto vittima del tè alla menta e del melograno, beh, ecco, lui...-

-Lui si chiama Zhang, sì.- Wu completò per lei la domanda ancora inespressa. Ancora un sospiro. -Lui è il pescatore che vi ha inviato qui.- Sorrise.

Akane si rilassò; temeva di aver chiesto qualcosa di sbagliato.

-Ma se lui ora è lì, libero dal villaggio e da tutto il resto...posso chiederti come andarono le cose poi? Se non ti va, non devi rispondermi...- Accennò un sorriso imbarazzato.

-Non è un segreto, Akane, tranquilla-. Tornò a fissarla negli occhi, sorridendo; il suo sguardo però si era velato di un'indefinibile malinconia. Akane se ne dispiacque molto, ma non ebbe modo di dire altro. Wu continuò il suo racconto da dove l'aveva interrotto la sera prima.

-Zhang rimase prigioniero del villaggio per cinquant'anni. Cinquanta lunghi anni in cui io ho tentato con tutte le mie forze di salvare il suo cuore e forse anche il mio. E ho sempre fallito. Sola sono e sola ero e da soli non si va lontano, bambina mia. Per questo motivo devi ritenerti fortunata ad avere amici tanto cari. Davvero.- Le piccole mani di Wu presero a contorcersi nervosamente, a dispetto dell'imperturbabilità del suo volto.

-Giorno dopo giorno lo spiavo, lo cercavo, ho visto i segni del tempo comparire sul suo volto come sul mio, ho sempre sperato e aspettato che qualcosa cambiasse, ma non è mai successo nulla. Alla fine Oki morì prematuramente in una battaglia e solo allora, vecchio e solo, Zhang fu lasciato libero di tornare proprietario dei propri sentimenti e ricordi e abbandonò il villaggio. Sapeva che abitavo qui, ma non è mai venuto a cercarmi. E forse è meglio così.- Una piccola lacrima le attraversò rapida il volto andando a fare compagnia a quelle che ormai da un pezzo rigavano le guance di Akane.

Si riprese subito. In fondo era stata un'amazzone.

-Il solo fatto che sia stato lui a mandarvi da me, mi ha comunque riempito di gioia, lo sai?- Il volto nuovamente sereno. -Significa che ancora si ricorda di me e soprattutto che sta bene. Questo mi basta.-

Akane rimase in silenzio. Anche se gli occhi di Wu erano nuovamente ridenti e tranquilli, la sua storia l'aveva colpita profondamente. Forse sarebbe stato meglio non chiedere.

-E io?- Wu la riscosse da questi ultimi pensieri. -Io te la posso fare una domanda personale?-

Con un lieve cenno del capo Akane assentì.

Fu un attimo e si trovò una mano di Wu sulla guancia. Con affetto e delicatezza le accarezzò via l'ultima lacrima.

-Ci tieni proprio tanto a questo ragazzo, vero?-

Le guance di Akane si fecero immediatamente bollenti. Normalmente sarebbe saltata su, orgogliosa e punta sul vivo, pronta a giurare tutto e il contrario di tutto.

Ma non lì, non in quel momento, non con quella donna tanto cara che le aveva appena confidato tutte le ragioni della sua esistenza.

-Sì...- Si sciolse in un sorriso che piacque molto a Wu, visto che lo ricambiò subito.

-Anche se a volte è talmente baka che solo una martellata in testa può rimetterlo al suo posto!- Concluse con un filo di dolcezza in meno.

Wu la fissò un secondo, quasi non si aspettasse quelle parole da lei.

Ma poi reagì in un modo che lasciò di stucco Akane.

Sforzandosi per non cadere dalla sedia, l'amazzone scoppiò sonoramente a ridere.

 

-Ahahahah! Ma come con tutti gli uomini, bambina mia!-

 

E anche Akane rise con lei.

* * *

-Ora io andrò da Tamami, mentre tu, non appena il consorte sarà uscito di casa con Qi-Chao, andrai ad allenarti con le altre, come se nulla fosse, intesi?- Quello appena espresso in cinese stretto e appena sussurrato da Obaba era un ordine. Da non contraddire assolutamente, dato il tono.

Shampoo annuì, sempre obbediente nei confronti della bisnonna che tanto rispettava. Fece per alzarsi, mentre l'anziana amazzone si dirigeva verso la porta, quando un urlo disumano, proveniente dal bagno, bloccò entrambe nelle loro posizioni.

-Aaaaaaaaaaah! Ma che diavolo mi succede?-

Bisnonna e nipote sudarono freddo. I guai quella mattina erano appena cominciati.

Si precipitarono in bagno, tanto per constatare quel che avevano già capito. Nessuna delle due si stupì quindi di trovarsi di fronte la versione femminile di Ranma, che ancora nella vasca da bagno, strillava come un'aquila, maledicendo tutti gli antenati di cui non aveva memoria e incapace di chiudere quel getto di acqua fredda che da sopra continuava a bagnarlo.

Le due donne, ancora ferme sulla porta, fissavano incredule la scena. Sorprendentemente la prima a scattare fu la più giovane.

-La smetti di ullale così, amole?- Gli urlò Shampoo sbrigandosi a chiudere il rubinetto dell'acqua fredda e ad aprire quello dell'acqua calda. Qualche secondo dopo Ranma si calmò.

-Come ti è venuto in mente di fale una doccia fledda in questo peliodo dell'anno?-

-S...s...sono di nuovo io!- Ranma non le rispose nemmeno, troppo preso a fissarsi le mani e il petto. Era davvero sotto shock e per un attimo Shampoo ebbe pena di lui. Poi si ricordò che il ragazzo era nudo e in una vasca. Si girò immediatamente dall'altra parte.

-Copliti, per piacele!- Gli passò velocemente un asciugamano.

-Mi spiegate che cosa mi è successo? I..Io ero una ragazza...non sto sognando vero?- Ranma continuava ad essere agitato. Comprensibilmente.

-No, tu in sogno fai ben altlo!- Continuò la bella mogliettina, visibilmente contrariata, le braccia conserte e una sottile punta di gelosia nella voce, appena appena percepibile.

-Shampoo, chiudi le tende!- La richiamò la bisnonna indicandole la finestra.

Voltandosi di scatto, la ragazza fece appena in tempo a vedere la tondeggiante testolina di Chao sparire sotto la finestra, la bocca ancora spalancata per la scena a cui aveva appena assistito.

-Maledetto impiccione! Liplesentati fla almeno venti minuti, il tuo maestlo non è ancola plonto!- Strillando dalla finestra, con un rapido gesto chiuse le tende e, per sicurezza, pure gli scuri.

-Consorte...- Iniziò la vecchia Obaba che ne sapeva una più del diavolo. -Rimani tranquillo e vestiti; quando sarai pronto, raggiungici in cucina. Questo è un serio particolare del tuo passato che ancora dovevamo raccontarti...-

-Noto...- Sbuffò Ranma; stava cominciando a riacquisire il dono della battuta acida. Non sapeva esattamente cosa gli fosse successo e non vedeva l'ora di capirlo, ma mentre si rivestiva, non poté fare a meno di chiedersi perché Shampoo non glielo avesse detto prima. Questo particolare, non tanto da poco conto, lo stava facendo innervosire e in più lei sembrava in qualche modo avercela con lui quella mattina.

*Chissà come mai...* Si guardò di nuovo allo specchio.

Ma rispetto a quel che gli era appena successo, scoprì che, dopo tutto, non gliene importava poi un granché.

 

* * *

 

Avevo in mente di postare questo capitolo in settimana, ma ho deciso di anticiparlo a oggi. Spero tanto che vi piaccia e colgo l'occasione per ringraziare, come sempre e di cuore, tutti voi che leggete o recensite; siete davvero tanti, sempre gentili e impagabili.

Il vostro supporto è per me fondamentale ed è giusto che lo sappiate.
Baci.
Gretel.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Di allievi, misteri e notti in bianco. ***


Comodamente seduto al tavolo della cucina, Ranma attendeva ansioso che la vecchia Obaba iniziasse a dargli delle spiegazioni su quanto avvenuto poco prima nel bagno. A capotavola, sua moglie continuava a scrutarlo, di tanto in tanto, con uno sguardo tra il preoccupato e il contrariato. Nessuno apriva bocca.

Roteando meccanicamente uno dei suoi lunghi artigli, l'anziana amazzone disegnava invisibili cerchi sul piano di legno, senza per questo mai distogliere i grandi e inquietanti occhi da quelli del giovane di fronte a lei.

Ranma era perplesso. Che diamine aspettavano a dirgli qualcosa? Sembrava quasi intendessero temporeggiare...

Tutto a un tratto la vecchia Obaba saltò giù dalla sedia per dirigersi a prendere una piccola tazza ancora fumante. Tornata al suo posto, pose il caldo e profumato infuso di fronte al naso del giovane.

-Prendi una tazza di tè, consorte. È buono!- Gracchiò.

Senza pensare all'assurdità della situazione, Ranma si mise una mano sullo stomaco assumendo una smorfia strana e poco convinta. -Ma veramente...- Con tutto il tè che si era bevuto negli ultimi giorni il suo stomaco cominciava a soffrire leggermente di una quantomai indesiderata acidità.

-Niente “ma”, ragazzo. Questo è un buonissimo tè nero di queste zone, l'ho appena ricevuto in dono. Provalo, vedrai che ti piacerà!- Sorrise la vecchia, per una volta sincera.

Leggermente riluttante, ma incapace di replicare, Ranma iniziò a bere.

-Bene.- Riprese Obaba. -Torniamo a noi e a quanto successo poco fa. Siamo davvero dispiaciute che tu sia venuto “nuovamente” a conoscenza di un dettaglio così importante del tuo passato e in modo tanto shockante. Se non te lo abbiamo raccontato prima è perché non ce n'è stato tempo e in ogni caso non intendevamo nasconderti nulla, visto che, come avrai potuto notare, non si tratta di un dettaglio di poco conto!-

-Direi!- Ranma, decisamente più tranquillo e a suo agio in versione maschile, annuì.

Quando capì di aver catturato l'attenzione del giovane, la vecchia iniziò il suo racconto senza servirsi della menzogna.

A suo dire, ovviamente.

Infatti qualcosa la omise. Ma se omettere non è mentire e inventare è un'arte, il racconto di Obaba fu semplicemente un ingegnoso atto creativo.

Non parlò di strani panda, né tanto meno di viaggi di addestramento in compagnia di una assai dubbia figura paterna. Raccontò invece la storia di due bambini, fin dall'infanzia predestinati a passare il resto della loro vita insieme, che allenandosi per gioco nei pressi di alcune misteriose e magiche sorgenti, erano caduti per sbaglio in due di esse.

Tanta poesia, tanto romanticismo e soprattutto nostalgia per i bei tempi andati. Al termine del suo racconto Obaba aveva quasi le lacrime agli occhi per la commozione.

In meno di dieci minuti Ranma aveva visto passare davanti ai suoi occhi una vita che semplicemente non aveva vissuto. Incredulo aveva ascoltato il racconto della vecchia, spremendosi le meningi nello sforzo di ricordare quanti più particolari possibili. Ma più si sforzava, più l'anziana amazzone aggiungeva nuovi dettagli cui lui voleva, anzi, doveva prestare attenzione, e si distraeva.

Quando poi la bella mogliettina, in fase dimostrativa, aveva preso una caraffa d'acqua e risvegliato in lui un'antica fobia per l'intero mondo felino, la scena si era fatta, se possibile, ancor più tragicomica.

-Ora hai capito perché non ci tenevamo a dirtelo subito?- Ormai Obaba era entrata in modalità “affabile e convincente vecchina di paese”. -Non volevamo ti spaventassi o subissi uno shock tanto grande, non dopo aver perso in chissà quale misterioso e sfortunato incontro la memoria...-

Una fresca e profumata brezza autunnale accarezzò i volti dei presenti in quel momento, agitando lievemente le tendine della finestra. Accanto a lui, Shampoo sorrideva tranquilla, la bisnonna era davvero in gamba con le parole.

Ranma rimase un secondo in silenzio, ancora lievemente traumatizzato dall'inquietante trasformazione di sua moglie. Non sapeva cosa dire, né cosa pensare. Ora che Shampoo aveva ripreso le sue sembianze, tutta la scena davanti a lui appariva nuovamente rassicurante e familiare.

Tuttavia una parte del suo cuore non si rassegnava all'idea che quella potesse essere la risposta tanto semplice quanto diretta a un problema, appena scoperto, enormemente grande per lui e per la sua psiche.

*Mi stanno nascondendo qualcosa, non so cosa, ma ne sono certo.* E senza darlo a vedere, strinse forte i pugni sotto al tavolo. *Lo scoprirò!*

-Va bene.- Disse a un tratto alzandosi in piedi. -Ora però è proprio il caso che vada. Se Chao mi ha visto trasformato vorrà delle spiegazioni e dovrò tenerlo a bada. E poi è da molto che mi attende quindi...- E salutando le due donne con un semplice gesto della mano, si diresse verso la porta.

-Ci vediamo stasera.-

Appena Ranma ebbe chiuso la porta alle sue spalle, Shampoo abbassò il capo, i grandi e profondi occhi viola improvvisamente cupi e tristi.

-Che c'è, Shampoo? Ho detto qualcosa che non va?- A Obaba non sfuggiva mai nulla.

-Sono pleoccupata, bisnonna. Lanma non è mai stato blavo a mentile.-

-Lo so, Shampoo. Me ne sono accorta.- In quella grande recita, che si era appena svolta in cucina, evidentemente nessuno aveva dato il meglio di sé come attore.

-Ora vai ad allenarti; io andrò a parlare con Tamami. Ma cerca di rimanere tranquilla, nipote. Abbiamo la situazione sotto controllo, capito?-

 

* * *

Waiting, waiting for a sign,

to bring us back again

to the place where we began

when everything was pure

so this is my chance to show you

and the rest of the world

how I feel about our time apart

I miss you, I miss you.

Adept (Love The False.)

 

-Accidenti, che male!!!- Si lamentò la giovane Tendo, appena caduta a terra, massaggiandosi vigorosamente il fondoschiena. -Ehi, ma dico! Potevi andarci un po' più piano, no?-

Una tazzina evidentemente bollente tra le piccole mani, Wu si era appena seduta sulla panca antistante alla sua bella casetta. Non voleva perdersi neanche una scena di quello che si prospettava essere l'allenamento più divertente della storia.

-Oh scusa, zuccherino, se ti ho fatto male!- La bella cuoca era in vena quella mattina. -Ma se stasera vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, dobbiamo darci da fare! Non puoi cascare a terra come una pera ogni due secondi e lamentarti che ti sei fatta male!-

-A chi hai detto “zuccherino”??- Akane strinse un pugno in direzione dell'amica in segno di minaccia e subito si rialzò in piedi. -Riprovaci solo un'altra volta e te la faccio ingoiare quella spatola!-

-Ma bene, vedo che abbiamo energia, fatti sotto!-

Ma la sua principale rivale in amore prese tempo a scrollarsi la polvere di dosso. Non aveva ancora finito con le parole. -Se poi ti sembra leale combattere con un arma come quella contro una persona disarmata...-

-Che c'è? Hai paura?- Gli occhi di Ukyo brillarono di luce propria alla sola idea.

-Io?- Akane non aspettava altro che qualcuno le rivolgesse quelle due “paroline magiche”. -Mai!- E passò all'attacco.

Ryoga distolse velocemente il proprio sguardo, chiudendo gli occhi e stringendo un pugno di fronte a sé.

-Akane...la tua forza, il tuo stile, il tuo temperamento, tutto di te riesce a intrappolare il mio sguardo e a renderlo tuo schiavo come...-

-Stai parlando a voce alta, stupido!- Dietro di lui, Mousse, le mani sui fianchi era pronto al rimprovero materno. -Invece di perdere tempo a guardare le ragazze, dovremmo allenarci anche noi, non credi?-

-Oh Akane...- L'eterno disperso iniziò invece una lenta manovra di avvicinamento verso le due donne.

-Ehi, ma mi ascolti? Ehi!- Mousse allargò le braccia sconsolato, lasciandole cadere poco dopo e pesantemente sui fianchi. -Sei proprio tale e quale a Ranma, un Casanova incallito!- Gli urlò dietro a gran voce, non notando l'anziana donna che li ospitava sbellicarsi dalle risate al suo fianco.

-Allora, che fai, hai paura ora, eh?- Akane, punzecchiata dalle parole di Ukyo, aveva ripreso a combattere con maggior foga e stava ora mettendo in seria difficoltà la sua avversaria. Entrambe le ragazze erano talmente prese dal loro allenamento che non si accorsero dell'arrivo del povero ragazzo.

Ormai vicino e più che mai rosso in viso, Ryoga tentò di attirare la loro attenzione, lo sguardo basso, si grattava nervosamente la nuca.

-Ehm... A...Akane, ecco, io pensavo che... beh, sì, se stasera dovremo scontrarci con delle amazzoni e le amazzoni s...sono donne come te...forse potremmo allenarci insieme...s...se ti va...-

-Attento!- Ma troppo tardi l'avvertimento di Ukyo arrivò alle orecchie del giovane; una spatola in pieno viso lo aveva già steso facendogli vedere le stelle.

-Ryoga!- La piccola Tendo si fiondò su di lui. -Ti sei fatto male?-

E le stelle improvvisamente si trasformarono in cuoricini svolazzanti.

-Akane...- Lo sguardo sognante. -Ma figurati!- Recuperò subito alzandosi in piedi, la forma della spatola ancora rossa sul viso. -Non è niente, ahahahaha! Resisto a tutto, io! Ahahahah!-

*Che imbarazzo per il genere maschile!* Borbottò fra sé e sé il cinese grattandosi perplesso la fronte.

Anche Ukyo sorrideva divertita, per quanto leggermente invidiosa dell'effetto che la sua avversaria sembrava avere, al contrario di lei, su molti, troppi individui di sesso opposto.

-Bene, sono contenta!- Sorrise Akane dolcemente per poi tornare a rivolgersi a Ukyo. -Allora, ricominciamo?- Era davvero piena di energia.

-Sì... ma scusami, Ryoga, volevi dirci qualcosa?- Si interessò inaspettatamente l'altra.

.-Chi, io?- Disse l'uomo di pietra.

-Beh, chi altro sennò? Perché ti sei avvicinato?-

-Beh..dunque...ahahahahah!- Il nervosismo gli impediva di parlare ora che aveva gli occhi di Akane puntati addosso. Mousse, suo malgrado, decise di dargli una mano.

-È semplice.- Intervenne il cinese. -Stasera dovremo scontrarci con delle amazzoni e le amazzoni sono donne, quindi volevamo chiedervi di combattere anche contro di voi, in modo da capire come calibrare al meglio i nostri colpi nei confronti di un avversario forse fisicamente meno forte, ma indubbiamente più agile e veloce. Che ne dite?-

E mentre il povero Ryoga fissava invidioso il suo compagno, ammirandone la dialettica chiara e semplice, Akane e Ukyo annuirono. Non era in effetti una cattiva idea.

-Mi sembra un'ottima pensata, ragazzo!- Intervenne anche l'anziana Wu, lo sguardo brillante, estremamente vigile e divertito. -Ma io ne ho una ancora migliore...- Continuò avvicinandosi al gruppo. Ryoga ebbe un brivido, qualcosa non stava andando per il verso giusto. -Le due ragazze sono abbastanza equilibrate e possono allenarsi e combattere bene fra loro, ma se voi due avete realmente intenzione di sfidare una donna per capire eventuali punti deboli e di forza, forse potreste darvi da fare con me.- Alzò il fiero sguardo sui due ragazzi completamente ammutoliti.

-Ne è sicura, Wu?- Ryoga deglutì rumorosamente.

-Che c'è? Hai paura?- Lo sfidò la cuoca.

-Io? Vorrai scherzare!-

-Oh, ma non vi preoccupate ragazzi! In questi anni mi sono mantenuta sempre in allenamento! Dieci minuti di corsetta ogni giorno e via! Ahahahaha!-

-Eh?- Per poco i due ragazzi non caddero a terra. Stavano quasi per replicare, ma ovviamente non ne ebbero modo.

-Allora, andiamo?- Wu si rivolse ai due, mentre, ormai di spalle, si dirigeva verso il retro della casa. -Nel pomeriggio, ragazze, darò qualche consiglio anche a voi!-

-Va bene!- Risposero le due all'unisono ed entusiaste, mentre osservavano i loro compagni seguire a passi lenti e leggermente rassegnati, soprattutto Ryoga, l'anziana amazzone. Non solo gli toccava allenarsi con una presumibilmente fiacca e debole vecchina, ma il suo sogno di un combattimento corpo a corpo con la sua dolce Akane era appena sfumato. Peggio di così...

Due ore dopo, mentre riprendevano fiato, le ragazze si divertirono un mondo a contare quante volte i loro compagni volavano nell'alto nei cieli.

-Ecco Ryoga! E fanno sedici! Però...non c'è che dire...-Sentenziò Ukyo, il palmo della mano ancora sulla fronte per osservare meglio l'amico in volo. -La nostra cara Wu è si è mantenuta davvero bene!-

-Già! Alla faccia dei dieci minuti di corsetta!- Anche Akane sorrise divertita, ma la terribile morsa allo stomaco si fece nuovamente sentire. Appena sperava di essersi distratta un momento, ecco che quella dolorosa e insieme piacevole sensazione tornava a pervaderle la mente e i sensi. L'idea di non sapere esattamente cosa di lì a poche ore le sarebbe successo, continuava a provocarle forti scariche emotive. Al pensiero di rivedere lui, poi, tali sensazioni si intensificavano in maniera tale da toglierle quasi il fiato. Quando meno se l'aspettava.

-Tutto bene, Akane?- Ukyo la fissò improvvisamente preoccupata, quasi potesse leggerle nel pensiero.

-Sì, perché?- Mentì sorridendo.

Il viaggio era stato lungo e tante cose erano successe da quando aveva salutato la sua famiglia la settimana prima. Ma la vera avventura stava per iniziare e lei ce l'avrebbe messa tutta. Era lì per lui, per salvarlo, per riportarlo a casa con sé. Più palese di così. Riconfermando a se stessa quella piccola, grande realtà dei fatti, sorrise nuovamente osservando il cielo limpido. Non le importava più nulla di quello che il resto del mondo avrebbe pensato, aveva già rischiato tanto e, soprattutto, aveva visto il suo peggior incubo prendere vita e concretizzarsi: essere costretta a vivere un'esistenza senza di lui. Ripensò a quante volte Ranma aveva affrontato viaggi ben più penosi e lunghi per venirla a salvare. Il suo cuore batté più forte. Ora capiva il perché.

Ma anche lei non si era arresa, neanche di fronte all'evidenza di una cerimonia nuziale, che al contrario della sua, si era conclusa senza intoppi. Era lì, pronta a battersi con estranei in quella terra straniera.

Per lui.

Non che il luogo facesse la differenza; sarebbe andata a riprenderselo anche in capo al mondo.

 

* * *

 

-Ahia!!! Ma possibile che debba fare così tanto male??- Seduto a terra e piegato con il busto in avanti, le gambe divaricate, il povero piccolo Chao soffriva tutto il peso del suo maestro che, seduto sulla sua schiena, lo aiutava, a suo dire, a sciogliere quei ciocchi di legno che erano le sue gambe.

-Allungare i muscoli è necessario per un artista marziale che si rispetti, non lamentarti in continuazione o ti lascio in questa posizione altri venti minuti!- Lo minacciò Ranma a braccia conserte. Non era certo di aver fatto bene a raccontargli tutta la vicenda delle sorgenti e della sua maledizione e ad aprirsi con il suo allievo a questo tipo di confidenze, per le quali ancora provava sincero imbarazzo al solo pensiero, ma se Chao lo aveva visto tanto valeva spiegargli come stavano le cose.

-E comunque ricordati, questa storia deve rimanere fra noi due, intesi?-

-S...sì, c..certo...- Balbettò l'altro cercando di opporre un'inutile resistenza al dolore. Ancora non si era abituato a quella specie di tortura cinese cui Ranma lo sottoponeva ogni giorno, prima di iniziare l'allenamento vero e proprio. Quella mattina, però, complici gli eventi ai quali aveva assistito e l'insperata disponibilità del suo maestro a raccontargli quanto appreso dalla venerabile Cologne, Chao era rimasto più in silenzio del solito, catturando ogni parola del racconto di Ranma e cercando di riflettere su come attuare al meglio il suo piano.

-Comunque non è poi tanto male se ci pensi...- Riprese Chao improvvisamente più sicuro di sé. Le unghie infilzate nel terreno, cercava di distrarsi il più possibile.

-Eh? Che vuoi dire, scusa? A me sembra una piaga bella e buona!- Borbottò Ranma dietro di lui.

-Sì, ma ti poteva andare peggio, no? Saresti potuto cadere in una sorgente e trasformarti in chissà quale mostro! E poi da donna hai la possibilità di fare un sacco di cose che da uomo non ti sono concesse...- Il fatto di non potere guardare il suo interlocutore negli occhi stava dando a Chao la possibilità di parlare con maggiore libertà.

Forse troppa.

-Bah... allievi!- Si lamentò Ranma come se avesse alle spalle un'esperienza pluriennale e con tono quasi lievemente pentito. -Tu gli dai un dito e loro si prendono tutto il braccio! E sentiamo, tu cosa faresti al mio posto?-

-Beh, secondo te? Voglio dire, essere un uomo in un villaggio di amazzoni ha molti svantaggi, mentre da donna...capisci cosa voglio dire, no?-

-Uhm?- Ranma l'aveva a malapena sentito. Neanche per un momento aveva smesso di pensare a quanto poco il racconto di Obaba l'avesse convinto. Doveva indagare, scoprire, ma come fare? E tuttavia non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

-Un uomo? Tu? Ahahahahah! Ma se sei un bambino! Comunque sì, in fondo immagino che tu non abbia tutti i torti...- Concluse tornando serio.

-Pfff! Sarò pure un bambino...-

-Hai detto qualcosa?-

-No. Anzi, sì.- Chao prese fiato. -Tornando al discorso di prima, vorrei farti una domanda...-

-Dimmi...-

-Ma tu hai ricordi di quanto successo alle sorgenti e dei racconti della venerabile Cologne?-

-No, Chao, non c'è verso per me di ricordare un accidente...- Sbuffò Ranma con tono piatto. La curiosità di quel ragazzino era davvero senza limiti. Che avesse fatto davvero male a raccontargli tutto?

-Sempre che poi sia vero...- Senza riflettere aveva parlato a voce alta.

-Che vuoi dire?- Chao smise persino di respirare.

-Non lo so, Chao. Non so che pensare. Certo, la mia maledizione potrebbe costituire una valida prova di quanto mi è stato raccontato, ma credevo che il tremendo shock provato mi avrebbe aiutato a ricostruire una parte del mio passato. E invece non ricordo nulla!-

Rievocando l'immagine di Ranma “versione donna” sotto la doccia, Chao soffocò un risolino. Per sua fortuna Ranma non vi badò.

-E poi, tu c'eri, no?-

-Quando?-

-Dai, quando quegli strani individui sono apparsi qui nella radura; li hai visti anche tu, no?-

-Ma chi?- Chao cominciava a divertirsi davvero.

-Ehi, vuoi forse prendermi in giro?- Ranma si agitò. -Oppure preferisci che ti rinfreschi la memoria?- Lo minacciò sedendosi quasi sul collo del ragazzino, ora costretto a piegarsi completamente in avanti.

-No! No! Stavo scherzando, dai, ti prego!- Piagnucolò l'altro.

-Ahahahah!- Ranma si alzò. -Ok, per ora può bastare. L'importante è che non provi più a darmi del pazzo.-

-Non ci penso proprio!- Si lamentò il ragazzino, finalmente libero di alzarsi in piedi e recuperare i poveri muscoli sotto stress.

-Quindi te li ricordi anche tu, vero?- Ranma non aveva intenzione di desistere.

Assottigliando lo sguardo per scrutare di sottecchi la reazione del suo maestro, Chao assunse un'aria maliziosa e furba.

-Certo, non sono mica cieco! Ricordo soprattutto una bella brunetta dai capelli corti...-

Ranma non fece in tempo a rispondere che era già diventato di mille colori.

*Touché, maestro.*

-Ehi, levati quell'espressione beata dal viso, ragazzino! Cosa vorresti insinuare? Sono un uomo sposato ora e poi non ho la più pallida idea di chi fosse quella ragazza!-

-Stai facendo tutto da solo, io non ho detto nulla... comunque lei sembrava aver perfettamente idea di chi fossi tu e questo è davvero un mistero.-

-Eh? Sì, in effetti è un mistero. Accidenti!- Si mise nuovamente seduto, la testa tra le mani. -Se continuo così impazzirò prima o poi...- Già non sapeva chi era e da dove veniva, e ora, come se non bastasse, iniziava a temere di non potersi fidare più di nessuno.

Insomma era solo e aveva paura.

Quasi percepisse una tanto remota possibilità, Chao ebbe pena per lui. Era ora di dare un'accelerata a quella farsa.

-Sì, un mistero...- Continuò come se nulla fosse. -Ma non è l'unico.-

-Eh? Cosa intendi dire?- Ranma sollevò immediatamente il suo sguardo verso il ragazzino.

-Mmmm... non so se questo dovrei raccontartelo però... è un segreto del villaggio.- Chao assunse un'aria innocente, lo sguardo verso l'alto, l'indice poggiato sul mento, appena sotto il labbro inferiore arricciato. Avrebbe convinto chiunque.

-Beh, ma ora faccio parte anche io del villaggio, no? Di me ti puoi fidare, Chao, sono il tuo maestro!-

-Non lo so...ho promesso alla mamma che non avrei detto nulla. I bravi bambini non disubbidiscono, giusto?- Continuò l'altro storcendo il naso.

*Ma tu guarda che testa dura! Ha intenzione di vendicarsi perché gli ho dato del poppante? Staremo a vedere!* E assumendo un'aria poco interessata, Ranma volse lo sguardo altrove riprendendo a camminare. -Come vuoi... non deve essere poi chissà che cosa...-

*C'è cascato...* Chao sorrise e iniziò a contare i passi del suo maestro rimanendo in silenzio. *Uno...due....tre...quattro...cinque....sei...set...*

-Oh insomma, dimmelo o da domani puoi cercarti un altro maestro!-

-Oh! Accidenti alla mia lingua lunga! Va bene te lo dico, ma devi promettermi che per nessun motivo al mondo ne farai parola con qualcuno, neanche a casa, capito? Se si venisse a scoprire che te l'ho detto, per me sarebbe la fine, te lo assicuro. Tu non conosci mia madre...-

-Sì, sì, va bene, ho capito, giuro! Ora dimmi!- A quel punto la curiosità del giovane era all'apice. Accucciandosi a terra, lasciò che Chao, con fare timoroso e cospiratorio, si avvicinasse al suo orecchio.

-Allora...- Prese fiato, quasi stesse per levarsi un grande peso dalla coscienza. Indubbiamente in quel villaggio le sue doti recitative erano le migliori. -Devi sapere che da quando sei arrivato accadono strani fatti di notte...-

Gli occhi di Ranma si spalancarono per la sorpresa.

-Che genere di fatti?- Pendeva dalle sue labbra.

-Inizialmente pensavo fossero solo voci, ma l'altra notte sono rimasto in piedi appositamente e l'ho sentita anche io...-

-Chi?-

-...la donna che piange e si lamenta...-

-Quale donna? Io non ho mai sentito nulla!-

-Mamma dice che è uno spirito che abita la valle e che si è risvegliato, qualcun altro crede che sia un'amazzone innamorata, mentre qualcun altro ancora sostiene che si tratti di una straniera... insomma, nessuno lo sa. Sinceramente pensavo fosse una sciocchezza per mettermi paura e farmi andare a letto presto, ma dopo ieri sera non ho più dubbi. L'ho sentita anche io!-

-E perché piange?-

-Piange perché ha perso ciò che di più caro aveva al mondo...- I piccoli occhi di Chao lo fissarono tanto intensamente che sembrava volessero trasmettergli con la forza del pensiero il reale significato di quelle belle parole.

-Ovvero?-

Non riuscendoci evidentemente.

-Non lo so, non l'ho capito bene. Ma io ti abito di fronte, Ranma, possibile che tu non abbia mai sentito nulla?-

-No, la sera sono sempre tanto stanco, quella tazza di tè mi rilassa tanto che...-

Chao non se lo fece ripetere due volte.

-Hai detto tazza di tè? Parli del tè alla menta per caso?-

-Sì, quello, perché?-

Chao scoppiò a ridere divertito.

-Che c'è da ridere, scusa?-Immediatamente risentito.

-C'è che se non sei abituato, è ovvio che ti addormenti come un sasso. Conosco quel tè, anche io spesso lo bevo.- Continuò a mentire. -Ma pur essendo buonissimo, è estremamente rilassante, ti addormenti e nemmeno te ne accorgi!-

-Dici davvero?-

-Aahahaahah! Certo! Ora capisco come mai la prima notte di nozze...- Solito sorrisino malizioso e altrettanto eloquente gesto della mano a indicare un nulla di fatto.

-Ehi, ma come ti permetti, ragazzino? Cerca di non farmi arrabbiare! Piuttosto, visto che siamo in vena di confidenze, tu come sai quelle cose?-

*Accidenti!* Per un attimo Chao avrebbe voluto mordersi la lingua. Aveva esagerato, ma decise di non mentire.

-Passando per caso sotto le finestre di casa tua, quella notte ho sentito Shampoo parlare con la sua bisnonna. Si stava lamentando perché ti eri già addormentato; forse sperava in un finale diverso il giorno del vostro matrimonio...-

Ranma, nuovamente rosso d'imbarazzo, rimase senza parole. Non che fosse difficile, ma normalmente non avrebbe mai permesso a un ragazzino di lasciarlo ammutolito in quel modo. Però...

Però le parole di Chao avevano suscitato in lui l'ennesimo atroce dubbio. Se la sua bella mogliettina voleva che di notte rimanesse sveglio, per quale motivo continuava a offrirgli quella maledetta tazza di tè ogni sera? Forse Shampoo credeva che lui, grande e grosso, avrebbe resistito tranquillamente all'effetto “rilassante” dell'infuso. Eppure c'era qualcosa che non gli quadrava. Osservandosi le mani, ebbe quasi la netta sensazione di percepire, stretti intorno ai polsi, dei lunghi ed invisibili fili. L'improvvisa sensazione che qualcuno lo stesse manovrando, a regola d'arte, come una marionetta, gli fece stringere i pugni ancora più forte.

-E comunque il fatto che questi misteriosi pianti e lamenti di donna siano cominciati da quando sei arrivato è anche di per sé un mistero. Magari non c'entra niente, eh?- Riprese Chao. Nonostante si fosse accorto della reazione del maestro, aveva un discorso da portare a termine.

-Però non intendo arrendermi, stasera rimarrò sveglio fino a quando non sentirò iniziare questo strano lamento e poi ne andrò a cercare l'origine. Voglio capire!- Terminò risoluto.

All'odore della sfida, cui sempre volentieri partecipava, Ranma si ridestò dai suoi pensieri e avvicinandosi al suo allievo, gli appoggiò con fare fraterno una mano sulla spalla.

-Ci sto! Verrò anche io, Chao. Non dormirò stanotte. Appena esci di casa, bussami alla finestra, o inventati qualcosa. Voglio essere presente!- Sorrise convinto, indicando se stesso con il pollice destro.

-Va bene!- Annuì l'altro. -Ma mi raccomando, acqua in bocca!-

Poche ore dopo, congedandosi, si diedero nuovamente appuntamento per quella notte.

Guardando il suo maestro tornare a casa, Chao sorrise. La prima parte del suo piano era andata a gonfie vele. Ora doveva correre da Wu.

 

* * *

Suddenly something has happened to me

As I was having my cup of tea

Suddenly I was feeling depressed

I was utterly and totally stressed

Do you know you made me cry?

Do you know you made me die?

(Cranberries-Animal Instinct)

 

I lunghi capelli lavanda leggermente mossi dal vento, Shampoo attendeva che Ranma, terminata la doccia, la raggiungesse. Seduta in veranda, osservava immobile il tramonto. Più ripensava alla notte precedente, a quell'odioso nome, sussurrato dalle labbra che tanto amava, e alle copiose lacrime versate al freddo e al buio, più si sentiva pervadere da una tremenda sensazione di ansia. Il suo piano, progettato nei minimi dettagli era perfetto. Doveva esserlo. Altrimenti sarebbero stati guai, grossi guai, soprattutto per lei e la bisnonna. Possibile che quell'insignificante ragazzina dai capelli corti, la stupida papera e gli altri due tirapiedi fossero arrivati fin lì per portarle via il suo sogno?

*Il mio sogno...* Ripeté a se stessa, tentando, ma inutilmente, di convincersi che quella fosse davvero la realtà che aveva sempre desiderato. Ma più i giorni passavano, lenti e inesorabili, e più era certa che Ranma le stesse nascondendo qualcosa di molto importante, a partire dal contenuto dei suoi sogni.

Inoltre non poteva mentire ulteriormente a se stessa. Anche lei sentiva che la convinzione, che tanto l'aveva animata inizialmente, stava scemando lentamente per fare spazio ad una ben più inquietante paura.

Quella di essere scoperta e perdere tutto.

Stando a quanto Tamami aveva riferito alla bisnonna, non c'era da preoccuparsi. Nessun membro del consiglio sospettava qualcosa e se anche i quattro fossero riusciti, liberi o prigionieri, a mettere piede nel villaggio e a tentare con parole indubbiamente vere di smascherare il suo piano, lei avrebbe avuto a suo vantaggio la storia della perdita della memoria di Ranma, il fatto che poche persone conoscevano il giapponese nel villaggio e tanti altri assi nella manica. A partire dal magico melograno. Grazie a quel frutto, che Tamami aveva sottratto di nascosto al secolare albero delle amazzoni e spedito in Giappone, era riuscita a far innamorare Ranma di sé e a condurlo al suo villaggio. Nessuno aveva scoperto il furto e tutto era andato liscio come l'olio. Un secondo e condiviso assaggio, durante il matrimonio, aveva reso i suoi sentimenti per il bel ragazzo maggiormente radicati nel suo cuore e per questo motivo ora, di fronte ad una gelosia e ad un senso di frustrazione tanto devastanti, si sentiva sola ed impotente. *Me la devo giocare bene!* Era una questione di sopravvivenza. La sua. Ma si incupì. Erano solo altre bugie da inventare, da sostenere. Per chi poi? Per un uomo che di notte sognava un'altra? Questo non tanto insignificante particolare la distruggeva. Non riusciva proprio a capacitarsene.

Anche Ranma aveva assaggiato quel melograno e per ben due volte, ma, in qualche modo, la sua reazione all'incantesimo più potente del mondo non era stata quella sperata.

Scrollò il capo, sconsolata.

Persa in questi pensieri, non mancò di avvertire un rumore dietro di lei.

Si girò sfoderando un luminoso sorriso.

Un'altra recita stava per iniziare. Un altro gioco al massacro psicologico contro un ragazzo, suo marito, che evidentemente aveva dei sospetti, forse anche su di lei.

-È andato bene oggi l'allenamento con Qi-Chao, amole?-

-Sì, è andato tutto come sempre, cara.- Ranma sorrise, soddisfatto e sereno. Nonostante quella giornata fosse stata piena di novità, alcune anche abbastanza shockanti, e nuovi dubbi fossero affiorati nella sua mente, aveva fatto una promessa e intendeva mantenerla. Non avrebbe rivelato niente, non avrebbe lasciato che sua moglie si insospettisse, né tantomeno che gli propinasse nuovamente una tazza di quel tè, tanto forte da impedirgli di sentire qualcuno piangere e lamentarsi di notte sotto le sue finestre.

Prese posto accanto a lei e per lunghi, infiniti istanti, rimasero così. In silenzio.

La verità è che non avevano niente da dirsi, erano insieme, eppure soli, ognuno perso nel proprio mondo. Quello della paura da un lato. Quello del sospetto e della ricerca della verità dall'altro.

Il timore che Shampoo lo avesse in qualche modo ingannato si stava facendo sempre più strada in lui; razionalmente sapeva che questa considerazione lo avrebbe dovuto ferire dandogli un enorme dispiacere, tuttavia il suo cuore rimase integro. Quasi fosse intrappolato da una stretta catena, era come se aspettasse la chiave giusta che lo liberasse da quella costrizione, sprigionando e concentrando in un'unica direzione i sentimenti tanto contrastanti che fino a quel momento aveva tenuto sopiti.

Confusi pensieri, un miscuglio di sogni e vissuto, assoggettavano la sua mente in quel momento. Quanto avvenuto negli ultimi giorni, la perdita di memoria, il matrimonio, le parole di Chao, la scoperta della sua maledizione, sarebbe stato troppo per chiunque. Non per lui che aveva aggiunto a quella lista una serie di sogni, alcuni inquietanti e altri...decisamente meno. E poi l'incontro con lei. Quella ragazza esisteva davvero, era reale, non apparteneva solo ai suoi sogni. Sempre che poi di sogni si trattasse.

*Chissà dov'è in questo momento e perché mi cercava...*

Quel giorno, al risveglio, aveva avuto come l'impressione di essere riuscito a dare un nome alla bella sconosciuta, ma, pochi secondi dopo aver riaperto gli occhi, quel nome gli era sfuggito e non era riuscito più a ricordarlo.

Proprio in quel momento la sua memoria gli regalò un'esplicita immagine riassuntiva del suo ultimo sogno con lei.

Arrossì involontariamente.

-Ehi, ma mi hai sentito, amole?-

-Eh? Scusa, cosa hai detto?-

-Se vuoi, il tè è plonto, devi solo plendello in cucina.- Un sorriso appena accennato celava l'ennesima espressione delusa. -È accanto al mio, lo polti anche a me?-

Ranma rimase un secondo perplesso. Cosa fare? Come tirarsi fuori da quella situazione?

*Se le dico che non lo voglio, potrebbe rimanerci male o insospettirsi...* Annuì serio e si alzò. *Ma potrei svuotare la mia tazza nel lavandino e non lo scoprirebbe mai...*

Fissando le due tazze, la sua, verde scuro e quella della moglie, rosa e con un gattino stilizzato, malamente dipinto sulla ceramica, Ranma ebbe un sussulto. *Ora ne capisco il motivo.* Rabbrividì al pensiero della maledizione di sua moglie.

Guardando intensamente il contenuto della sua tazza, alla ricerca di una via d'uscita, improvvisamente non poté fare a meno di notare un particolare quantomeno strano.

Si accostò con il naso alle due tazze per annusarne il contenuto.

*Menta.* Pensò in entrambi i casi.

-Non le tlovi, Lanma?- Lo richiamò lei da fuori.

-Sì, sì, tranquilla, arrivo!- Doveva sbrigarsi.

 

Poco dopo, le tazze ancora fumanti tra le mani, i due ragazzi fissavano le prime stelle della sera, rabbrividendo, di tanto in tanto, per il freddo.

Con il naso all'insù, Ranma attendeva. Prima che la sua unica ed ultima certezza crollasse, sperò di essersi sbagliato.

Per essere arrivato a tanto, la situazione doveva essere davvero disperata. Ma la sua azione, poco onesta, trovò un'improvvisa giustificazione, non appena sentì la tazza di Shampoo cadere a terra e infrangersi in tanti piccoli pezzi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Sicuri di essere soli? ***


 

A hundred days have made me older
Since the last time that I saw your pretty face
A thousand lies have made me colder
And I don't think I can look at this the same

But all the miles that separate

Disappear now when I'm dreaming of your face

I'm here without you, baby
But you're still with me in my dreams


And tonight it's only you and me.

(3 Doors Down – Here without you)

 

Ranma rimase qualche secondo imbambolato, fissando al buio la sagoma accanto a lui. Shampoo si era addormentata all'istante, riuscendo a malapena a sussurrare qualche incomprensibile parola in cinese. Spostando lo sguardo sulla sua tazza di tè, ancora mezza piena e fumante, senti le mani tremargli per il freddo e non solo.

Era stato ingannato.

Per qualche motivo a lui ancora non particolarmente chiaro, da quando era arrivato al villaggio gli era stato servito un intruglio che lo facesse dormire. Un tè evidentemente diverso da quello che Shampoo aveva solitamente riservato a se stessa. Tranne quella sera.

L'angosciante timore di non avere più alcuna certezza al mondo non gli fece però perdere lucidità. Iniziando a sospettare di tutto e di tutti, si ricordò che a breve Obaba sarebbe rientrata. Non era proprio il caso di farsi trovare ancora in piedi e con Shampoo in quello stato. Il cuore e la mente ancora in subbuglio si affrettò a rientrare.

*Scopa...paletta...tazza.* Ordinandosi meccanicamente cosa fare, passò i primi dieci minuti a recuperare e prontamente nascondere i cocci della tazza di Shampoo. La ragazza intanto continuava a dormire profondamente in veranda; seduta in maniera evidentemente scomposta, russava leggermente. *Alla faccia della delicatezza femminile!* Sorrise amaramente Ranma fra sé e sé, nonostante non ci fosse nulla da ridere in quel momento. Soprattutto per lui.

Sistemata la questione in cucina, riuscì fuori e, afferrata la consorte di peso, la portò velocemente in camera da letto. Sperava che nessuno l'avesse visto e soprattutto che Obaba, al suo rientro, non si accorgesse di nulla.

Non dovette attendere molto. Aveva da poco spento la luce e raggiunto il letto, quando sentì la vecchia saltellare con il suo bastone in cucina e poco dopo dirigersi verso la sua stanza.

*Bene...* Sospirò di sollievo. Ora aveva tutto il tempo necessario per pensare a quel che gli era appena successo, fare mente locale ed escogitare un piano per estorcere la verità alla sua -non tanto più adorabile- mogliettina.

Ma prima che iniziasse a fare qualsiasi ragionamento si ricordò di un piccolo particolare.

Non aveva tutta la notte a disposizione. *Accidenti!* D'istinto si girò verso il grosso orologio a pendolo appeso al muro. *Le dieci. Ho sicuramente ancora un po' di tempo prima che Chao arrivi.*

Già, il piccolo Chao. Ranma ci mise qualche secondo a realizzare il motivo per cui quella sera era rimasto sveglio. E no, non si trattava del mistero della donna che piange, o almeno non solo di quello. Di scatto si alzò a sedere, i begli occhi spalancati per lo stupore di non esserci arrivato prima. Dopo aver bevuto il tè di Shampoo e non essersi minimamente addormentato come le sere precedenti, il discorso che Chao gli aveva fatto nella radura sul tè delle amazzoni dal potere altamente rilassante e via dicendo, non aveva più molto senso. Era ormai evidente anche a lui che il tè che fino a quel momento aveva bevuto ogni notte fosse una droga per farlo dormire.

Che il suo allievo lo sapesse? E se sì, quante altre cose sapeva di lui?

*L'ho bevuto spesso anche io! Sì, certo, come no?* Scimmiottò nel buio le infantili movenze del suo allievo, compiacendosi della sua perfetta imitazione.

*Forse Chao voleva semplicemente che non dormissi stanotte per farmi capire di essere stato ingannato...* Sbuffò gesticolando. *Ma tu dimmi se devo persino sentirmi grato nei confronti di un ragazzino!* Gli scocciava ammetterlo, ma la sua ipotesi era altamente plausibile.

 

Tornato serio, si girò a fissare Shampoo. *Guarda come dorme...* Improvvisamente si sentì stupido. Al posto di sua moglie c'era stato lui fino al giorno prima. Si coprì il volto con le mani, reprimendo un ringhio gutturale poco rassicurante, quasi a voler nascondere il sentimento di rabbia e frustrazione che nel giro di pochi secondi lo aveva nuovamente pervaso. Strinse forte i pugni contro la fronte e dovette compiere un certo sforzo per trattenersi, non saltare addosso alla donna accanto a lui e tentare di farla tornare in sé.

Avrebbe voluto chiederle, capire, costringerla subito ad ammettere la verità, ma per esperienza personale sapeva che, in quello stato, non ci sarebbe stato alcun verso di ottenere nulla da lei.

Impaziente, non aveva però intenzione di aspettare fino al giorno dopo e rimanere con le mani in mano.

Chao faceva proprio al caso suo quella notte; lo avrebbe costretto a raccontare tutto quel che sapeva.

Sollevando a ogni sbuffo la folta frangia, rimase per svariati minuti così, seduto a gambe incrociate sul letto, le braccia conserte, fissando l'orologio a pendolo.

*Ancora?* Ebbe modo di pensare quando l'apparecchio inizio a battere le dieci e mezza.

Un tocco, poi due e poi la fine.

Il terzo rintocco gli entrò direttamente nel cervello e come se un ordigno fosse appena esploso accanto a lui, per qualche secondo Ranma ebbe l'impressione di aver perso vista e udito. Un dolore acuto e insopportabile gli attraversò le tempie e lo fece ricadere pesantemente sul letto. Un fischio perforante e insistente sembrava produrre un eco infinito in quella che una volta era stata la sua povera testa. Con le mani afferrò la nuca, che qualcuno stava evidentemente tentanto di aprire con un apriscatole, e, piegato in ginocchio, si ritrovò a mordere il cuscino con forza inumana, pur di reprimere un urlo di dolore tanto disperato che avrebbe probabilmente risvegliato l'intero continente asiatico.

 

* * *

 

-E quindi Ranma non è l'unico di voi ad essere caduto nelle sorgenti maledette di Jusenkyo?- Chiese sempre più divertito Chao rivolgendosi al connazionale con gli occhiali, mentre, a capo della piccola compagnia, che nella più totale oscurità lo seguiva da ormai tre ore, si dirigeva a passo spedito verso le mura del villaggio amazzone.

Mousse annuì per l'ennesima volta, reprimendo l'istinto animale che era in lui di beccare in testa a quel ragazzino troppo curioso e cercando di resistere alla tentazione di fare altrettanto con le mani di Ryoga. L'eterno disperso, a quell'innocente domanda, era letteralmente trasalito stringendo forte il folto piumaggio del cinese che da qualche minuto teneva in braccio.

Il povero Mousse, non proprio famoso per la sua vista, non era riuscito ad evitare una profonda pozza nel bosco, finendoci dentro con tutte le vesti. La trasformazione era stata istantanea e le domande di quel ficcanaso dodicenne altrettanto inevitabili.

Ryoga rimase in silenzio, osservando il cielo limpido e privo di nuvole sopra di loro. Sospirò di sollievo. *Non dovrebbe piovere...*

Ma qualcos'altro lo preoccupava ora. Non erano nemmeno arrivati al villaggio e già avevano un problema. Per quanto Mousse fosse un'abile papera, così trasformato costituiva una difesa in meno. Perché non ci avevano pensato prima? Forse portarsi un thermos di acqua calda sarebbe stato opportuno.

Le due ragazze, rimaste leggermente indietro, apparivano più spensierate dei ragazzi.

Certo, Ukyo non aveva ancora digerito completamente l'idea di dover lasciare andare Akane da sola a recuperare il suo Ran-chan, ma le parole che Wu le aveva riservato la sera prima l'avevano convinta a ricoprire quel ruolo di fiera e utile combattente che, a suo dire, le calzava a pennello.

Il passo pesante come il suo cuore, Akane avanzava con maggiore lentezza. Nel pugno sinistro il sacchetto che Wu le aveva consegnato poche ore prima, sulla soglia di casa.

 

-Andrà tutto bene, vedrai. Mi raccomando usa questo incenso non appena ne avrai occasione, è fondamentale, così come il fatto che lui sia sveglio in quel momento, capito, bambina?- Le aveva raccomandato al momento di salutarsi. Un'ultima carezza, lieve e piena d'affetto, aveva commosso la piccola Tendo. -Ora andate, sono certa che ci rivedremo presto.- Pochi passi dopo, Akane aveva sentito l'umidità della notte avvolgerla, nel momento in cui Wu aveva chiuso la porta di casa, abbandonando lei e i suoi amici all'oscurità più totale. Ma era giusto così, ora toccava a lei. Dopo tanto allenamento, incoraggiamenti e belle parole, era giunto il momento di giocarsi il tutto per tutto.

 

-Sei preoccupata, Akane?- La piccola e ancora scarsamente marcata voce di Chao la fece trasalire. Non si era nemmeno accorta che il simpatico e quanto mai provvidenziale allievo di Ranma l'aveva raggiunta e camminava ora accanto a lei.

-Un po'...- Ammise senza vergogna. -Spero tanto che Ranma abbia colto e non abbia bevuto quello schifo stasera, anche se non ne sono tanto sicura, sai? A volte è proprio un testone senza speranza...-

Chao sorrise. Quella ragazza era davvero simpatica e carina; il suo maestro era proprio un ragazzo fortunato. -Stai tranquilla. Tu lo conosci bene e sicuramente hai ragione; è per questo che mi sono inventato la storia di questo spirito, sono certo di aver risvegliato la sua curiosità.- Di certo Chao non poteva immaginare che il suo maestro fosse andato molto oltre il semplice rifiutarsi di bere il tè di Shampoo.

-Avrà fatto di tutto per rimanere sveglio stanotte e aspettarmi, o meglio, aspettare te...- Il solito sorrisetto comparve sul suo volto. Nella sua ingenuità non riusciva a non sentirsi fiero del ruolo che stava rivestendo in questa storia: un salvatore di innamorati.

Akane arrossì, ma non ebbe né il tempo né la forza di replicare.

-Shhh! Fate silenzio ora, ci siamo!- Chao richiamò il resto del gruppo che intanto aveva continuato a parlottare o, a seconda dei casi, a starnazzare tutto il tempo.

-E ora come faremo a entrare?- Bisbigliò Ryoga adeguandosi immediatamente al monito di Chao e fissando le alte e invalicabili mura del villaggio.

-Venite qui!- E quattro uomini e una papera si accucciarono dietro a un cespuglio.

-Allora.- Riprese Chao con fare cospiratorio, atteggiandosi a colui che tutto sa. In fondo lì era di casa. -Innanzi tutto voi non dovete entrare. Già sarà rischioso per me portare Akane fino all'abitazione di Cologne, ma altri tre individui passerebbero ancor meno inosservati. Vedete quella porticina? È un'entrata secondaria che ogni giorno io e il mio maestro...-

A sentire il modo in cui Chao continuava a rivolgersi con tanto rispetto a quel mezzo-uomo di Ranma a Ryoga scappò un risolino. Ma il gelido sguardo di tutti lo bloccò immediatamente. Serio si schiarì la voce. -Ehm, scusa. Dicevi?- Chao riabbassò lo sguardo per concentrarsi meglio.

-Che io e il mio maestro usiamo quella porticina ogni giorno per andarci ad allenare nella radura qui dietro. Voi ci aspetterete lì, è chiaro? Se le amazzoni attaccano lo fanno sempre fuori le mura, non all'interno del loro villaggio. Amano gli attacchi a sorpresa e sanno bene come muoversi e nascondersi in questi boschi. Dobbiamo fare attenzione.-

Ukyo rabbrividì. Lei, così leale e palese nei suoi attacchi, temeva moltissimo quelli a sorpresa. Odiava l'idea di essere spiata di nascosto e il fatto che fosse notte non aiutava.

-Va bene.- Annuì Ryoga, subito seguito da Mousse. -Akane, mi raccomando, fai attenzione.- *Saotome, tu fai sì che non le capiti niente o ti giuro sul mio onore che sei un uomo morto.*

-Gr..grazie, Ryoga.- Gli sorrise di rimando la piccola Tendo, lievemente sorpresa e rincuorata dall'incoraggiamento dell'amico.

-Ok, andiamo, Akane. È ora.- L'afferrò per mano Chao.

Un ultimo sguardo ai suoi amici e attraversata la piccola porta di legno, si ritrovò a fare i suoi primi passi nel luogo in quel momento a lei più avverso e temibile del mondo.

 

* * *

 

Rannicchiato in un angolo del letto, quello più freddo e lontano dalla sua consorte ormai ampiamente nel mondo dei sogni, Ranma tremava e sudava l'anima per non cedere al dolore e impazzire definitivamente. Le dita quasi conficcate nella carne, strette a tenere ferma quella testa che, pulsante, gli girava da morire, quasi stesse per scoppiare da un momento all'altro. Se fosse sopravvissuto, giurò, non lo avrebbe mai raccontato a nessuno, ma in quella situazione, nel silenzio e nella solitudine che regnava nella sua stanza, nonché nella sua vita, si sentì libero di non farsi troppi problemi.

E pianse.

Lacrime amare e di sincero tormento rigarono il suo visto. Quello che la sua mente e il suo corpo stavano provando in quel momento era un vero e proprio stillicidio. Insopportabile per chiunque non fosse come lui, abituato a sopportare in silenzio estenuanti prove fisiche. Ma anche Ranma non era più tanto sicuro di riuscire ad andare avanti in quel modo. Ma che accidenti gli stava prendendo? Per un momento invidiò la ragazza accanto a lui. Forse avrebbe fatto meglio a bere l'altro tè e, volente o nolente, a svegliarsi direttamente il mattino successivo. Fino a quel momento almeno aveva sempre dormito tranquillamente e sognato...

Ranma sgranò gli occhi nel buio. Al pensiero dell'oggetto dei suoi sogni dovette soffocare un altro urlo nel cuscino, rannicchiando maggiormente le ginocchia al petto. Un scossa lancinante attraversò il suo corpo, già fortemente provato.

Un altro minuto così e certamente avrebbe perso i sensi.

 

Ma poi e improvvisamente la crisi finì. Così come era iniziata.

 

Aggrappandosi al lenzuolo, Ranma dovette farsi coraggio prima di stendere una per volta le gambe e tentare, partendo dagli addominali, di rilassare il suo corpo, sdraiandosi a rallentatore in posizione supina. Gli occhi ancora chiusi, respirava affannosamente. C'era qualcosa di diverso. Non solo perché la testa gli doleva sempre di meno. Ad un occhio esterno sembrava stesse dormendo. Ma Ranma era ben sveglio e più che mai lucido. Era solo una questione di coraggio e a lui ne servì moltissimo quando decise di aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà.

 

Fu come essere inondati da una fonte di luce.

Sua madre, suo padre, la scuola, gli amici...gli occhi fissi al soffitto, gli sembrava di guardare un film, ma quella era la sua vita, il suo passato.

Quello era lui.

I combattimenti, Jusenkyo, la maledizione, il suo luogo preferito: il tetto di casa Tendo.

E poi lei...

Quasi fosse la sua pietanza preferita, la conservò per ultima, per gustarne meglio ogni ricordo, ogni istante.

*Queste sono le mie tre figlie...scegli pure quella che più ti piace, sarà la tua fidanzata.*

-Akane.- Sussurrò nel buio quel nome che tanto a lungo aveva cercato di ricordare.

*Sei un maniaco, un depravato, non ti sopporto, non mi piaci neanche un po'...*

*Il sentimento è reciproco bellezza, addio...*

Come un folle scoppiò a ridere da solo, al ricordo del loro primo incontro.

*Ma davvero le ho detto questo?* Il suo bel sorriso si allargò ancora di più.

Ma se il dolore era passato e finalmente era tornato in possesso dei suoi ricordi, per quale diavolo di motivo i suoi occhi non smettevano di lacrimare?

 

* * *

 

Accucciati dietro ad un altro cespuglio, questa volta a pochi metri dall'abitazione di Obaba, Akane e Chao rimasero immobili ad aspettare che Ranma desse un qualche cenno di vita. Era già il quarto sasso che tirava contro la persiana, ma la finestra della camera da letto del suo maestro non accennava ad aprirsi.

-Non capisco...-Mormorò Chao, leggermente affranto. -Ero certo che avrebbe fatto di tutto pur di non addormentarsi stanotte.-

-Può darsi che non abbia sentito.- Provò a insistere Akane. -Se gli avevi detto che avresti bussato, possiamo tentare di avvicinarci ancora di più e farlo; sono certa che funzionerà.- Gli sorrise nel buio fiduciosa.

-Akane, non lo so... già è tanto essere arrivati fin qui senza aver incontrato anima viva. Ma se ora ci spostiamo sotto la finestra, saremo completamente visibili e vulnerabili.-

-È un rischio che voglio correre, Chao. Non sono venuta qui per tornare a casa a mani vuote, mi capisci?- Lo guardò con un'aria tanto seria che Chao ne ebbe ammirazione. Più la conosceva e più si convinceva del fatto che lei e il suo maestro fossero perfetti per stare insieme, tanto erano simili in determinate situazioni.

-Va bene, andiamo, ma fai piano!- Le sussurrò il ragazzino, fintamente scocciato.

Veloci e acquattate, due ombre si spostarono come fulmini nella notte.

Due secondi dopo Chao fece il suo primo tentativo, bussando lievemente. In fondo quella era pur sempre anche la camera di Shampoo e francamente voleva evitare di trovarsi il terribile sguardo della cinese sopra la sua testa.

Un secondo tentativo, un secondo buco nell'acqua.

-Riprova!- Gli urlò bisbigliando Akane.

-È inutile, Akane, mi dispiace, evidentemente ho fallito, va bene? È troppo pericoloso rimanere qui, dobbiamo andare ora. Riproveremo domani!- La prese per mano come per trascinarla con sé.

-Assolutamente no! Non ci penso nemmeno, Chao.- Akane si alzò in piedi, avendo notato che una delle due persiane sporgeva lievemente. -Domani voglio essere lontana da qui e Ranma sarà con me, che gli piaccia oppure no! Io entro!-

-Che cosa? Ma sei impazzita, per caso? Non pensarci nemmeno, Akane!-

-E invece sì, Chao. La finestra è aperta e io saprò cavarmela, vedrai. Tu torna alla radura con gli altri e aspettami lì!-

-A...Aspetta, Akane! E se Shampoo si sveglia?-

Il sopracciglio di Akane si inarcò sensibilmente.

-Pensi davvero che dopo tutto quel che ho dovuto passare, abbia paura di quella “ruba fidanzati con l'inganno”?- Sorrise rassicurante. -Stai tranquillo, andrà tutto bene.-

Due secondi dopo era sparita dentro, come il peggiore degli scassinatori.

 

Il povero Chao si trovò a fissare il buio da solo. Era perplesso e preoccupato. Aveva fiducia in Akane, ma cosa diamine avrebbe raccontato ora ai suoi amici?

 

Accucciata sotto il davanzale, Akane rimase qualche secondo immobile, cercando di abituare la vista al buio di quella stanza. Poteva percepire nettamente la presenza di lui. E non solo quella.

*Bleah...che disgustoso profumo di rose e vaniglia.*

 

* * *

 

Sentendo un mano più pesante dell'altra, Ranma si ritrovò a fissare il sottile anello di metallo pregiato che gli circondava l'anulare sinistro, con aria seria e lievemente preoccupata, come se solo in quel momento si fosse reso conto di essere un uomo sposato e, in particolare, di esserlo con Shampoo.

*Chissà come l'ha presa lei e chissà dov'è ora...* Si domandò nuovamente rendendosi pienamente conto che non solo i suoi sogni ricorrenti avevano ora finalmente una spiegazione, ma anche che Akane ed i suoi amici erano venuti a cercarlo qualche giorno prima.

*È venuta fin qui per me...* Pensò emozionato, non senza chiedersi il perché di quella assai strana visita. Gli eventi che lo avevano portato dal Giappone alla Cina ancora non gli erano particolarmente chiari; come avesse perso la memoria ancora di meno.

E avrebbe potuto continuare a interrogarsi per ore, se questo comportava, almeno parzialmente, pensare anche a lei, ma un leggero e improvviso fruscio alle sue spalle lo immobilizzò all'istante.

*Chao!* Pensò subito. *Mi ero quasi dimenticato di lui.* Sorrise di nuovo, all'ironia delle sue parole. *Strano, gli avevo detto di bussare alla finestra*. Ma il fatto di essere stato impegnato negli ultimi minuti a non svenire per il dolore, rendeva plausibile il non essersi accorto del suo arrivo.

Improvvisamente in vena di scherzi, Ranma decise di far finta di dormire. Voleva divertirsi un po' alle spalle del suo allievo e, nel momento in cui si fosse avvicinato troppo a lui, mettergli paura. Una sciocchezza, niente di più. Eppure...

*Accidenti...dorme sul serio...*

Eppure più attendeva che il ragazzino si avvicinasse, più qualcosa non gli tornava. Chao non aveva mai avuto un passo leggiadro. Va bene che lui era un maestro molto in gamba, ma di certo non lo aveva istruito così bene in una settimana da essere riuscito a fargli annullare, quasi del tutto, la sua presenza. Anche ad occhi chiusi Ranma Saotome sapeva percepire certe differenze.

La figura nel buio si avvicinò sempre di più, fino al punto di inginocchiarsi accanto a lui.

Ranma non sapeva cosa fare. Ma fu quando sentì una mano accarezzargli dolcemente il viso che ogni dubbio venne fugato.

*Non dovevi dormire...stupido!* Il cuore di Akane ebbe un sussulto.

*Ora basta!* E afferrando la mano che, ancora sulla sua guancia, era divenuta improvvisamente bollente, Ranma si alzò di scatto a sedere sul letto, attirando il bel viso che aveva di fronte, a un palmo dal suo; la mano ancora libera, stretta intorno alla sua bocca per evitarle di urlare.

-Chi sei? Cosa vuoi? Ho capito subito che non eri Chao, cosa credi?- Parlò chiaramente, ma non a voce alta.

Obaba dormiva da un pezzo, ma era meglio non rischiare.

-Uhmmmmpf!- Si lamentò la bocca sotto la sua mano.

-Eh? Ah! Scusa! Io ti lascio, ma tu non strillare, capito?- E per estorcere tale promessa e guardare meglio negli occhi chi aveva davanti a sé, trascinò il viso sconosciuto ancora più vicino al suo. Solo la sua stessa mano, ancora salda sulle labbra altrui, li separava. -Hai capito?-

Un raggio di luna, infiltratosi tra le fessure della persiana, illuminò lievemente le due figure.

In quello stesso istante Ranma realizzò due cose.

Quanto sottile fosse il polso che le sue dita ancora stringevano, e quando profondi, caldi e conosciuti fossero i due occhi che lo fissavano. Come paralizzato da tale visione, iniziò a staccare debolmente la mano dal viso di lei, assaporandone, con il palmo della mano, il respiro, caldo e affannato, quasi quanto il suo.

-Ciao Ranma...- Sorrideva, ne era sicuro.

-Akane...- Ancora un soffio e nessuna distanza li avrebbe mai più separati.

A sentirlo pronunciare il suo nome, la vista le si annebbiò per l'emozione. Non credeva sarebbe più capitato.

Rendendosi conto di stringere ancora con forza eccessiva il braccio di Akane, Ranma mollò immediatamente la presa, portando in un gesto istintivo la mano sul volto di lei e accarezzando una guancia con il pollice. No, non era un sogno. Lei era lì, davanti a lui.

-Ti sei ricordato tutto?- Era una domanda stupida e inutile, ma Akane ancora non poteva crederci e poi se lui non levava subito la mano dal suo viso, rischiava di rimanerci per davvero.

Ranma annuì, evidentemente felice.

-Ma tu cosa ci fai qui in Cina? Qui in camera mia?- Un altro bisbiglio, quasi a fior di labbra.

-Stupido...sono venuta per portarti a casa...- Gli sorrise lei con tenerezza, quasi fosse una cosa ovvia.

Ma la replica di Ranma non fu proprio quella sperata. Abbassando lo sguardo e separandosi da lei, ricadde pesantemente sul cuscino. Quella morsa di ferro intorno al cuore sembrò richiamarlo al luogo cui ora apparteneva, come fosse un guinzaglio.

-Io...non posso, Akane.- Balbettò con tanta frustrazione e poca convinzione che Akane ne ebbe quasi pena, ma si aspettava quella reazione.

-Akane...- Ancora un sospiro. Voleva spiegarle. -Probabilmente Shampoo mi ha mentito o ha fatto qualcosa che non doveva e ancora devo scoprirlo, ma l'ho sposata, le ho promesso di rimanere e per quanto non sappia dirti esattamente bene perché lo abbia fatto, io...- Abbassò lo sguardo, in un'espressione che solitamente avrebbe fatto impazzire la piccola Tendo. Di tenerezza o di rabbia.

Con sua grande sorpresa, la diretta interessata non reagì né in un modo né nell'altro. In silenzio aveva preso ad armeggiare con qualcosa che Ranma non poteva vedere.

Il ragazzo, ancora dubbioso su come completare il suo discorso, rimase improvvisamente perplesso non sentendo arrivare alcuna reazione di lei.

-Ma che stai facendo?- Si tirò nuovamente su a sedere. Ma era ormai inutile chiedere.

Le sue narici furono pervase da un pungente profumo di legno e bosco.

Chiuse gli occhi per inspirarne meglio l'odore, frastornato dal piacere di sentire, finalmente, ogni peso scivolargli via dal cuore.

 

Quando li riaprì lei era ancora lì, davanti a lui e lo guardava con il sorriso di chi ha appena afferrato la felicità per mano.

Si guardarono per un attimo davvero infinito, ma poi, volente o nolente, Ranma fu costretto ad abbassare lo sguardo, imbarazzarsi ulteriormente, temere per la propria vita e cominciare, come sempre, a gesticolare, quasi fosse posseduto.

-Non è come pensi, Akane, te lo giuro!- Avvinghiata alla sua vita, una sempre dormiente Shampoo, reclamava, almeno in sogno, il ragazzo che tanto faticosamente si era conquistata.

Anche a luce spenta, Akane poté percepire il suo imbarazzo.

Era sempre il solito, era sempre lui.

Il suo Ranma.

Sorrise e tese una mano tremante verso di lui. Gliela avrebbe fatta pagare in un secondo momento.

-Direi che ora possiamo andare, cosa ne pensi? Personalmente è rischioso per me rimanere qui.-

Frastornato dalla dolcezza con cui lei aveva pronunciato l'ultima frase, Ranma avvertì il proprio cuore prendere la rincorsa. Voleva evitare di indugiare oltre e imbarazzarsi ancora di più. Quasi fosse per lui una missione impossibile, fece finta di avere difficoltà a liberarsi dalle spire di sua moglie e poi, afferrata con forza la piccola mano di fronte a lui, guardò Akane negli occhi, ancora un volta.

-Non preoccuparti per lei, non si sveglierà fino a domani. Ha bevuto il tè che era riservato a me...-

Akane rimase di stucco, non si aspettava una mossa del genere. -Ok...credo che dovrai raccontarmi un po' di cose non appena ne avremo modo. Ora andiamo però, va bene?-

-Sì, ma...ecco, in realtà io starei aspettando una persona...- Akane rise sommessamente, guardandolo divertita.

-Ehi, cosa ho detto di tanto divertente ora?-

-Ranma, accidenti, sei proprio un credulone. Non c'è nessuna donna o spirito che piange e si lamenta di notte; Chao e gli altri ci stanno aspettando nella radura, fuori dal villaggio. Appena saremo fuori pericolo, prometto che ti spiegherò ogni cosa. Ora andiamo però, dobbiamo sbrigarci.- E dandogli le spalle fece per avviarsi verso la finestra, trascinandolo con sé.

-Aspetta!-

-E ora cosa c'è?- Si girò di scatto, trovandoselo improvvisamente in piedi davanti a sé, lievemente illuminato dalla luce naturale proveniente dall'esterno.

Capì.

-Fammi almeno vestire, maschiaccio...-

Questa volta la testa girò a lei e non solo per averlo avuto mezzo nudo a un palmo dal suo viso fino a quel momento, ma anche e soprattutto per il sorriso estremamente attraente che aveva accompagnato quella frase. Quell'epiteto poi, solitamente odioso, ora le suonava come un vezzeggiativo e una conferma. Decisamente lui era tornato in sé.

-Sbri...gati.- Fu tutto ciò che Akane riuscì a formulare, volgendo velocemente lo sguardo altrove.

 

Dieci minuti dopo avevano raggiunto e silenziosamente attraversato la porticina in legno che separava il temibile villaggio di guerriere dal resto del mondo. Per tutto il breve tragitto non si erano rivolti neanche una parola. Akane davanti, Ranma dietro, ma per mano, uniti.

Lei era andata a riprenderselo, voleva fargli da guida fino alla fine.

Ranma sorrise al solo pensiero. Eh già, questa volta era stata lei a salvarlo, a correre mille rischi e a intraprendere un lungo viaggio, solo per lui.

E lui?

*Ranma Saotome, sei un cretino.* Si rimproverò mentalmente in un alquanto insolito momento di autocritica.

-Siamo quasi arrivati alla radura, Ranma.- Ad Akane non sembrava vero di essere riuscita nella sua missione, indubbiamente la più rischiosa ed emozionante della sua vita. Procedeva lentamente, furtiva si guardava intorno a ogni angolo, non voleva rischiare. Pochi metri e avrebbero raggiunto gli altri.

-Aspetta un momento, Akane.- Il ragazzo la trattenne, facendola girare rapidamente verso di lui.

*Oh no...di nuovo...* Ritrovandosi a pochi centimetri da lui, Akane sentì il suo cuore accelerare i battiti in modo quasi inaccettabile.

-Dimmi, Ranma...-

-Ora che siamo ancora soli, io...- Se Ranma fosse imbarazzato come al suo solito o meno, Akane non ebbe modo di capirlo, tanto era impegnata a mantenere un briciolo di autocontrollo. All'improvviso le mancò il fiato, ritrovandosi stretta fra le braccia di lui, la testa poggiata sul suo petto. Il fatto di sentire il cuore di lui battere in modo altrettanto inaccettabile le diede sollievo.

-Grazie...- Appena un sussurro, impacciato, ma carico di sincera gratitudine.

Valeva più di mille parole.

-N...non c'è di che...- Non riuscì a trattenere una lacrima. Lui era lì, l'abbracciava, la stringeva a sé e soprattutto...la ringraziava!

Alzò lo sguardo verso di lui, rivelandogli gli occhi lucidi.

-Ho...Ho detto qualcosa che non va?-

-Hai detto solo “grazie”, scemo! Come puoi aver detto qualcosa che non va?- Rise nervosamente tra le lacrime per la stupidaggine appena detta dal suo fidanzato. Ma Ranma la fissava serio. Akane cercò di giustificarsi.

-No, è solo che...beh, ecco, io....- Dove diavolo erano finiti tutti i pensieri positivi che tanto coraggio le avevano dato quello stesso pomeriggio?

*Lui è mio, vorrei urlarlo al mondo intero, non mi importa più di niente ormai.*

Si, tante belle parole, ma poi? Circondata dalle sue braccia, la sensazione era molto differente. Abbassò lo sguardo, addolcendo il sorriso. Voleva evitare di tremare.

-È solo che sarei davvero molto felice se riuscissimo a tornare a casa. Insieme.- Disse tutto di un fiato, temendo di dimenticare qualche parola.

Un breve momento di silenzio, le fece temere di essere andata oltre.

L'improvvisa mano di lui sotto al mento, di essere già passata a miglior vita.

-Anche io.-

Mai nella sua vita insieme a lui, Akane aveva visto un'espressione simile sul suo volto.

Non era divertito, non era ironico, non era saccente, né tanto meno sbruffone.

Quel che Ranma sfoderava in quel momento era un sorriso dolce. Solo per lei.

E il bello è che più si fissavano, più quel sorriso si stava pericolosamente avvicinando alle sue labbra.

La distanza tra loro era ormai talmente insignificante che Akane percepì distintamente -e per la prima volta nella sua vita- la netta differenza che intercorre tra il panico dettato dalla paura e quello suscitato da un brivido di ben altro genere.

 

-Sono molto delusa, consorte!- Gracchiò una voce proveniente dal centro della radura.

 

Istintivamente i due giovani si separarono, rossi in viso, memori di tutte le volte che in passato ben altri disturbatori li avevano interrotti.

Ma quella era una situazione diversa e quella voce, odiosa e vecchia, non prometteva niente di buono.

Avvicinandosi velocemente, ma con cautela, alla radura, riuscirono a scorgere l'anomala ombra dell'anziana amazzone, arrampicata come sempre sul suo bastone.

 

Obaba era lì. Immobile e minacciosa.

 

E non era sola.

 

* * *

 

Le splendide battute che Ranma e Akane si scambiano la prima volta che si incontrano a casa Tendo non mi appartengono, ma sono tratte dalla prima puntata dell'Anime. Per il resto eccoci qui, finalmente anche il tanto atteso incontro tra i due è avvenuto. Spero vi sia piaciuto e di non aver deluso le vostre aspettative :) Grazie di cuore ancora a tutti voi che leggete e recensite. Siete straordinari e impagabili come sempre .

Gretel.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** I gavettoni di Obaba. ***



I put a spell on you
And now you're mine
You can't stop the things I do
I ain't lyin'

It's been three hundred years
Right down to the day
Now the witch is back
And there's hell to pay

I put a spell on you
And now you're mine!

(Hocus Pocus soundtrack - I put a spell on you.)




-Obaba! Tamami! Che cosa ci fate qui?- Serrando i pugni e piazzandosi davanti ad Akane in posizione di difesa, Ranma assunse immediatamente uno sguardo serio e preoccupato.
Non se l'aspettava. 
-Ahahahah!- La vecchia amazzone scoppiò a ridere, ma tutto si poteva dire, fuorché fosse una risata gioviale e spontanea. -Ma tu guarda...pensavo di chiederti la stessa cosa, consorte! Dove pensi di andare?- Senza perdere l'equilibrio si sbilanciò un pochino verso sinistra per guardarli meglio, l'arcigna e dura espressione del volto impossibile da nascondere anche nell'oscurità.
-Ma bene...vedo che hai ritrovato la tua amichetta; complimenti Akane, non ti credevo capace di tanto.- Ammise quasi stupita. -Tu l'avresti mai immaginato, Tami?-
-Sinceramente? No.- Rispose prontamente e divertita l'amica d'infanzia. E insieme scoppiarono a ridere nuovamente, in modo assai sguaiato.
La piccola Tendo, che fino ad un istante prima aveva continuato a guardarsi intorno preoccupata per gli altri, chiedendosi dove fossero finiti, si accigliò all'istante. Superando Ranma, fece altri due passi verso Obaba, visibilmente offesa.
-Ehi? Che cosa vuole insinuare? E dove accidenti sono finiti gli altri?-
-Ahahahah! Sei una ragazzina troppo curiosa, Akane Tendo. Mi fai davvero ridere!- Vedere Obaba così spavalda, sicura di sé e tanto acida con la fidanzata cominciava a innervosire Ranma.
-Ti ha fatto una domanda, rispondi!-
L'espressione di Obaba si fece improvvisamente e se possibile ancora più dura. Akane indietreggiò.
-Uhmpf! Sei proprio un testone maleducato, consorte. Mi duole enormemente non esserti riuscita ad insegnare un po' di buona educazione nei confronti di chi è più anziano ed esperto di te! Se comunque vi riferite a quel gruppo di buoni a nulla che vi attendevano qui sperando di aiutarvi a fuggire, beh, mi dispiace...- Chiuse per un momento le pesanti palpebre con fare solenne.
-Che cosa significa?- Akane non seppe trattenersi.
-Sono stati già fatti fuori.- Concluse amabilmente l'altra amazzone, come se fosse normale.
Il puro terrore si impadronì del bel viso di Akane, una furia cieca degli occhi del ragazzo accanto a lei.
-Che cosa?- Fece per avanzare.
-Ma sì, consorte. Ammira tu stesso.- E con l'indice ossuto della mano destra indicò un punto non ben definito tra le fronde degli alberi sopra di loro.
Istintivamente i due ragazzi sollevarono lo sguardo e, non senza un po' di fatica, data la scarsa illuminazione, riuscirono a individuare un enorme bozzolo di funi e nodi, penzolante sopra di loro. Il nucleo di suddetto bozzolo era costituito da tre esseri umani e una papera. I loro amici e il piccolo Chao.
Tutti legati come salami e imbavagliati.
Akane era senza fiato. -Che cosa gli hai fatto?- Si girò di scatto contro la vecchia, dandole poco rispettosamente del tu.
-Hanno cercato di ostacolarmi e gli abbiamo fatto capire che devono rimanere al loro posto, ragazzina, cioè lì! Ahahahah!- Indicò nuovamente il bozzolo. -Ma non temere, non sono mica storditi. Ben vigili e svegli, da lassù hanno la possibilità di godersi il panorama, le stelle...-
-Nonché le vostre impacciate effusioni, piccioncini!- Concluse Tamami per lei.
Evitando di tramutarsi istantaneamente in pietra per l'imbarazzo, Ranma reagì.
-Stai zitta!- Intimò, mentre un brivido gli percorreva la schiena. Ora che la vecchia Tamami aveva pronunciato quelle parole, sentiva su di sé, acuto e perforante, lo sguardo dell'eterno disperso. 
Cercò di ignorarlo.
E lo stesso fece Akane, che rossa di imbarazzo ed ira, cercava di preoccuparsi per il piccolo Chao e non sentire i mugugni soffocati di una scocciatissima Ukyo.

 -Non temere, Akane. A breve li raggiungerai!- Approfittando di un suo momento di distrazione, la vecchia Cologne si era già preparata per attaccare l'insulsa ragazzina dai capelli corti che tanto  potere aveva sul consorte.
-Non provarci nemmeno!- Ma Ranma aveva intuito la sua mossa.
*Ranma...*
-Rispondi piuttosto alle mie domande!- Si indicò fiero e autoritario. -Che cosa vuoi da me? Cosa mi avete fatto? E come hai fatto a scoprirci?-
Obaba iniziava ad innervosirsi. Voleva sbrigare la vicenda in fretta e liberarsi degli intrusi, Akane compresa. Ma sapeva che Ranma non era un ostacolo da poco; al contrario dei suoi amici, avrebbe potuto rivelarsi un avversario pericoloso. Il suo proposito, non appena aveva scoperto della sua fuga, era stato quello di bloccarlo e riportarlo con le buone o le cattive a casa. Un po' di tè e qualche chicco di melograno avrebbero fatto il resto. Certo non si aspettava tutto quel circo di persone. Ma questo non aveva mai rappresentato un problema per lei.
-Sei stato drogato e ingannato, Ranma, per quasi una settimana...- Prese a parlare velocemente Akane. Non le importava più quel che sarebbe successo. L'avrebbero attaccata, le avrebbero fatto del male. Ma lui doveva sapere tutta la verità e lei era di certo l'unica persona in quel luogo che aveva intenzione di dirgliela.
-Ricordi il tè alla menta di Shampoo? Non ha solo un effetto, ma due: sonnifero e perdita della memoria. Per questo non ricordavi più niente altro...-
Ranma si voltò a guardarla sinceramente impressionato. Finalmente qualcuno gli stava raccontando come stavano le cose.
-Akane non sta mentendo, ma non ti ha ancora detto tutto.- Intervenne, con grande sorpresa di tutti, Obaba. Anche Tamami la guardò, ma solo per un istante, con perplessità. -Hai sconfitto Shampoo in combattimento tre anni fa. Da quel momento la mia bellissima e forte pronipote è diventata la tua futura sposa. Era ora che tu venissi qui e onorassi questo villaggio con la tua presenza e la tua esperienza di artista marziale. Abbiamo solo pensato di facilitarti la partenza.- Come un serpente pronto ad attaccare, Obaba assottigliò gli occhi in modo tanto fastidioso che Akane non riuscì a nascondere un smorfia sprezzante.
Ranma, invece, sorrideva compiaciuto. Obaba  si stava giocando una carta interessante; conosceva i punti deboli del ragazzo e il suo ego smisurato.
Evidentemente, però, non conosceva il suo cuore.
-Ahahahah! Sì, ammetto che su alcune cose devo darti ragione. Tuttavia, ti è sfuggito un piccolo particolare, vecchia maledetta: io non ho mai desiderato sposare Shampoo!-
-Eppure l'hai fatto, consorte. Guardati il dito!- Replicò quella senza scomporsi.
Obbedendo all'ordine di Obaba, Ranma si ricordò della fede che portava all'anulare sinistro.
-Maledetta strega! Non so perché lo abbia fatto, così come non so nemmeno perché non abbia ancora tolto questa trappola di metallo!- E con un rapido gesto si sfilò il sottile anello, scagliandolo contro la vecchia amazzone.
-Riprendetela, è tutta tua!-
Obaba l'afferrò all'istante e, due secondi dopo, cercò nuovamente con sguardo colmo di odio la piccola Tendo.
-Volete sapere come ho fatto a scoprirvi? Innanzi tutto mi sono subito insospettita quando non ho trovato Shampoo ad attendermi in piedi. Ha sempre aspettato che tornassi le notti precedenti, tanto più che Ranma dormiva come al solito della grossa. E poi, stavo quasi per addormentarmi, quando il mio istinto mi ha fatto riaprire le palpebre, avevo percepito la seppur scarsa aura combattiva di Akane.- La diretta interessata grugnì in tutta risposta. -Su certe cose le mie ossa non mentono mai! Mi sono alzata per controllare che steste dormendo e cosa trovo? Una finestra aperta, Shampoo evidentemente drogata che dorme da sola nel vostro letto e un'inconfondibile puzza di legno bruciato. Non so come tu abbia fatto, ragazzina, ma sei riuscita a procurarti l'antidoto contro il potere del sacro melograno....-
-Quale melograno? Di cosa stanno parlando, Akane?- Ranma non era ancora pienamente cosciente di tutti i dettagli che avevano caratterizzato la sua ultima settimana in Cina.
Akane si apprestò ad avvicinarsi a lui. Avrebbe desiderato avere più tempo per spiegargli tutto con calma, ma evidentemente era destino che le cose andassero diversamente.
-Non ti scomodare, Akane.- La interruppe però Obaba. -Ci penserò io a raccontargli tutto.- Dietro di lei, Tamami sorrideva beffarda. Ranma si voltò nuovamente a guardarle.
-Ti ascolto, mummia! Ma vedi di sbrigarti, non abbiamo tutta la notte!- Obaba incassò il complimento senza fiatare. Un ghigno malefico si dipinse sul suo volto, segno che aveva ancora una carta importante da giocarsi, prima di passare all'azione.
-Il sacro melograno delle amazzoni ha un potere immenso, ovvero quello di legare per sempre due persone comunque destinate a rimanere l'una con l'altra. Il sentimento che i due già provano diventa così indissolubile e profondissimo; i suoi chicchi ti hanno solo legato maggiormente alla donna che in fondo al tuo cuore hai sempre amato. Facendoti inspirare quell'incenso che annulla l'effetto dei chicchi di melograno, la tua amichetta ti ha riportato alla condizione di prima, quando non eri felice, non eri soddisfatto e in fondo al tuo cuore sapevi che ti mancava qualcosa. Brava, Akane. Molto altruista, complimenti!-
Ranma rimase in silenzio, leggermente confuso. Akane rabbrividì.
La perfidia della vecchia Obaba era davvero infinita.
Tremando, lo sguardo basso, la piccola Tendo si avvicinò a lui. -Sta mentendo, Ranma. Ti prego, non le credere...- Sussurrò appena, con meno convinzione di prima. Aveva sempre temuto il confronto con Shampoo, soprattutto sul piano estetico e ora che la vecchia aveva pronunciato quelle parole, una parte di lei, quella più debole, insicura e innamorata, temeva che in quelle parole Ranma potesse leggervi un fondo di verità.
Lunghi secondi passarono in silenzio. Tramontata la luna, i quattro si fissavano ormai nella più totale oscurità. Anche i quattro prigionieri sopra di loro continuavano a fissarli, incapaci, in tutti i sensi, di proferire parola.
Di lì a poco, però, uno di loro avrebbe cominciato ad agitarsi notevolmente.
Ranma si voltò lentamente a guardare Akane. Non ne era sicura, per via del buio, ma la ragazza  poteva percepire chiaramente il suo sguardo duro ed accusatorio.
-È così, Akane?- 
*Ranma...* Improvvisamente Akane sentì un disperato senso di vuoto arrivare a inumidirle gli occhi. Ma non avrebbe pianto. Non ancora almeno.
-Ranma, ma cosa dici? Era solo un incantesimo, una delle loro solite diavolerie! Credimi...- Balbettò lievemente, indietreggiando, senza ottenere alcuna risposta. Ma lui fu più rapido ad avvicinarsi e allora alzò lo sguardo, convinta di potergli trasmettere con i suoi occhi la veridicità delle sue parole. Anche se distanti, Akane poteva udire le due vecchie sogghignare lievemente. In quel momento le odiò profondamente.
Ryoga sopra di loro iniziò a far dondolare pericolosamente l'alveare di funi in cui lui e gli altri erano rinchiusi; una corda a tappargli la bocca, l'eterno disperso imprecava rumorosamente.
-Ran..a...sei...un....bas.....rdo!-
*Ti prego!*
I due ragazzi si fissavano.
E alla fine le lacrime uscirono fuori. Non poteva perderlo di nuovo, non così facilmente! Gli prese le mani nelle sue. Quelle di Ranma grandi e calde, nonostante la temperatura, le sue piccole e fredde, di paura per lo più. Si lasciò andare.
-Se...Se io avessi saputo che in qualche modo tu saresti stato felice qui, ti avrei lasciato andare, te lo giuro, Ranma...-
-Ah sì?- Pericolosamente Ranma si avvicinò di più a lei. Impossessandosi improvvisamente dei suoi polsi, le portò entrambe le braccia dietro la schiena, immobilizzandola con tutta la sua forza, quasi non avesse alcuna intenzione di farla scappare.
-E su cosa me lo giuri, Akane?- Ancora uno strafottente bisbiglio, udito però da tutti. 
Stretta in quella trappola, il suo corpo completamente aderente a quello di lui e il volto oltre la sua spalla, Akane rimase qualche secondo perplessa, incapace di reagire. Non se l'aspettava. A quel contatto, stranamente un sottile piacere si era impossessato della sua mente. Ma non era certo il momento di lasciarsi andare a simili pensieri.
Improvvisamente si ricordò della situazione e del fatto che non fossero soli. Sopra di lei, i quattro continuavano ad agitarsi sempre di più. Cercò di riflettere velocemente.
*Te lo giuro su tutto quello che provo per te* era un'opzione decisamente da scartare. La parola “amore” poi, neanche da prendere in considerazione. Infine ebbe un'idea.
Sussurrando in modo che solo lui potesse sentirla, scelse con cura le parole. Con scarso successo.
-Te lo giuro...sulla palestra, quella di mio padre, che però un giorno sarà nostra e...-
*Accidenti!* Non era esattamente questa la frase che voleva dire.
Ma a Ranma bastò.
Liberando immediatamente i polsi di lei dalla sua stretta, continuò a tenerla vicina, cingendola in un imbarazzato abbraccio, supportato dal buio, ma non per questo invisibile.
Incerta sul da farsi, timidamente e lentamente Akane ricambiò il suo abbraccio.
Ad un centimetro dal suo orecchio, Ranma sorrise divertito, replicando con leggera ironia.
-Akane....guarda che sono un baka, non uno stupido!-
-...-

La ragazza ci mise qualche secondo a realizzare. E a riprendere fiato.

-Ma...è la stessa cosa, scemo!- Sibilò tra i denti, non senza nascondere però un leggero sorriso di sollievo e felicità.
Sarebbe rimasta tutta la vita in quell'assurda posizione. Pochi secondi dopo però, Ranma si era già staccato da lei, pronto ad affrontare la vecchia megera.
Obaba li fissava leggermente disgustata e preoccupata. Era davvero un osso duro quell'Akane.
-Ci sei cascata, eh? Ti ho sempre ritenuta una malefica strega, Obaba, ma sinceramente non credevo ti saresti abbassata a tanto per tua nipote! Tra le altre cose...- Ranma assunse finalmente una posizione di attacco. -Melograno o meno, Shampoo non è mai stata la ragazza dei miei sogni e prima di essere trascinato fin qui con l'inganno, ti assicuro che ero felice e soddisfatto della mia vita...-
Sperava che Akane lo avesse sentito. Si sentiva un po' in colpa per averla fatta spaventare poco prima, ma quei momenti con lei le erano mancati terribilmente e non era riuscito a trattenersi. E poi il buio gli aveva celato le lacrime di lei, altrimenti non sarebbe mai andato tanto oltre con quella stupida messinscena.
In ogni caso Akane l'aveva sentito. E non solo lei.
-Sao...me! Te la  fa.. p...gare cara ...tua...inso....nza!- Accompagnato da starnazzi di vario genere, Ryoga era fuori di sé. Il bozzolo appeso al ramo, ormai oscillava come un'altalena impazzita, pronto a staccarsi e a precipitare da un momento all'altro.
Ma Ranma, faccia a faccia con Obaba e Tamami, era troppo impegnato per preoccuparsene.
-E poi avevo capito da un pezzo che mi stavate ingannando...- Mentì spudoratamente col solito fare spaccone.
Obaba annuì paziente. Sapeva che sarebbe andata a finire così.
-Quindi sei stato tu a drogare la mia nipotina stanotte?- Chiese gravemente.
-Non appena mi sono accorto che il mio tè era più scuro del suo, nonostante la mia tazza fosse verde e la sua bianca, ho fatto due più due e scambiato i tè. Geniale, non trovi?-
-Ehm, Ehm!- Tossì leggermente Akane dietro di lui.
-Eh? E va bene, sì, qualche suggerimento esterno mi ha aiutato a rendermi conto del vostro inganno e mi dispiace se Shampoo domattina non si ricorderà nulla, ma francamente se l'è meritato. E ora lasciaci andare, dannazione!- Concluse con rinnovata ira nella voce.
-Mi duole davvero molto non averti convinto con le buone, consorte. Perché ormai tu appartieni al villaggio, non puoi prendere e andartene come ti pare. E di certo non sarò io ad aiutarti nella fuga con quell'insulsa ragazzina tanto importante per te. Anzi, sai cosa penso?- Continuò Obaba scendendo dal suo bastone e grattandosi rumorosamente le rughe del mento. -Tutto ciò che mi hai raccontato mi fa pensare ad una cosa, ovvero che senza di lei la tua vita sarebbe decisamente migliore e il tuo animo più tranquillo o sbaglio?-
Akane smise di respirare. Troppe volte aveva visto Obaba in azione per non temerne un attacco volutamente violento. Istintivamente Ranma indietreggiò verso la ragazza, senza smettere nemmeno per un secondo di fissare, con maggior odio di prima, la vecchia amazzone.
-Quindi.- Riprese questa con noncuranza, come se non ci fosse nessun altro con lei, a parte la collega. -Temo proprio che Akane sia il primo obiettivo da eliminare stanotte, Tamami. E poi toccherà a loro. Non voglio testimoni.- Terminò indicando i prigionieri.  Tamami assentì.
-Sei pronto, consorte?- Si voltò di scatto a guardarlo. -Ora faremo un gioco, s'intitola “Elimina il passato”; scommettiamo che per la tua bella non ci sarà più un domani?- Gracchiò Obaba, rivelando dietro di sé un cesto colmo di piccole sfere molli.
-Che razza di roba è quella?-
-Sono palloncini, consorte. Sai cosa contengono? Un inebriante infuso alla menta, ahahahah!- Ne prese uno in mano.
-Non osare avvicinarti...- Un doloroso ringhio di frustrazione e ansia gli uscì dalla gola. Ranma sentiva il proprio cuore battere all'impazzata.
-Hai scherzato con il fuoco, consorte e ora la pagherai! Uno alla volta cadrete addormentati e qualcuno si sveglierà domani senza ricordi, qualcun altro non si sveglierà affatto. Regole semplici e chiare, no?- 
Ma un inquietante “crack” seguito da un tonfo spaventoso fece girare tutti di soprassalto. In men che non si dica, i quattro prigionieri furono finalmente liberi di muoversi. Mentre Akane correva verso di loro per aiutare Chao e un evidentemente leggermente stizzita Ukyo a districarsi dalle corde, Mousse in versione papera si alzò immediatamente in volo, libero di muoversi. Aveva visto tutto, sentito tutto. La sua vendetta contro Ranma avrebbe potuto attendere. Lui aveva drogato la sua Shampoo e per questo affronto avrebbe pagato più tardi, ma ora il nemico da sconfiggere era comune e rappresentato dalle temibili Obaba e Tamami.
Ranma non aveva neanche fatto in tempo a girarsi verso di loro che si era ritrovato Ryoga, un pezzo di fune ancora in bocca, a un palmo dal volto. Afferrato l'eterno rivale per il bavero della casacca rossa,  Ryoga blaterava parole incomprensibili. Era davvero furioso.
-Scusa, ma così non ti capisco!- Gli rispose Ranma ironico tirandogli fuori dalla bocca la corda. In fondo era felice di non essere più solo a fronteggiare quella pericolosa situazione.
-Maledetto bastardo! Ti giuro che stavolta te la faccio pagare...preparati a morire!-
Assicurandosi con una rapida occhiata che la vecchia mummia fosse ancora a distanza di sicurezza, Ranma si riprese, afferrando a sua volta il ragazzo per le spalle.
-Lo farei molto volentieri se ne avessi il tempo, razza di idiota! Ma se non collabori e non ci aiuti, qui finirà male per tutti stanotte! Hai sentito cosa ha detto la vecchia? Il suo primo obiettivo è Akane!-
Ok, aveva giocato sporco, ma aveva detto la verità in fondo.
Quasi fosse stato appena travolto da una secchiata gelida, Ryoga si trasformò. Non in porcellino però, quanto piuttosto nel ragazzo più collaborativo del mondo. Staccandosi serio da lui, mostrò fiero i canini, scrocchiandosi le dita.
Rivolto poi alla vecchia amazzone, minacciò. -Ci deve solo provare!-  
-Bene ci siete tutti!- Osservò Obaba, mentre Akane e Ukyo raggiungevano i due ragazzi. La piccola Tendo, non senza insistere, aveva convinto Chao a nascondersi e allontanarsi.
*Quel ragazzino ha proprio una testa dura!* Pensò, lo sguardo ancora rivolto verso il bosco.  Non era stato facile convincerlo, ma non poteva permettersi di metterlo in guai maggiori di quelli in cui già si era cacciato per causa loro.
-La pagherai cara per tutto quel che hai fatto a Ran-chan...- Sibilò accanto a lei Ukyo, la spatola nuovamente in mostra.
-Ahahahah! Sono davvero felice che vi siate uniti a questo giochetto...- Obaba abbassò nuovamente lo sguardo. Era il suo momento.
-Vi farò fuori definitivamente, uno per uno! Tranne te, consorte. Sai già qual è il tuo destino no? La tua fede è qui che ti aspetta!- Sogghignando si accarezzò una piaga del vestito che evidentemente nascondeva una tasca.
-Staremo a vedere!- Sorrise beffardamente il ragazzo.
-Pronti? Via!- Con un salto impressionante Obaba spiccò letteralmente il volo, elevandosi ben al di sopra delle loro teste.  Un rapido gesto della mano e il primo palloncino venne scagliato. Con quell'oscurità, cui solo gli anziani occhi di Obaba erano abituati, era praticamente impossibile percepire la direzione di quelle dannate bombe di tè amazzone.
Fu quindi per puro caso che Mousse si trovasse a starnazzare davanti a Ukyo, facendole, suo malgrado, da scudo. Colpito in pieno petto dal primo gavettone, si accasciò a terra.
-Mousse!- Si inginocchiò Ukyo verso di lui, subito seguita dagli altri.
Presto fu evidente a tutti che il ragazzo, colpito da quel tè ancora lievemente caldo, si era ritrasformato.
-S..Sto bene!- Ebbe finalmente modo di rispondere il cinese.
Una mano sulla sua spalla, Ukyo sospirò di sollievo. -Meno male!- Ma fu solo un attimo. Staccandosi da lui, quasi fosse affetto da una grave malattia, la vergognosa cuoca si voltò verso Ranma e gli altri, squittendo agitata.
-Che c'è?- Le chiese Ranma avvicinandosi ulteriormente ai due.
-Per tutte le pizzerie occidentali! Fatelo rivestire!!-  Farfugliò agitata tirando fuori dalla sua borsa i vestiti di Mousse, ancora bagnati, che aveva raccolto al momento del suo incidente nella pozza.
Consegnandoli velocemente a Ranma, corse via verso Akane. Era davvero una ragazza timida, ma leale e coraggiosa. Akane la rincuorò con un sorriso.
-Ahahahah!- Obaba aveva appena iniziato e già si stava divertendo un mondo.
-Che gioventù ridicola!- Commento acida Tamami, spartendosi con Obaba tutto il contenuto del cesto.
-E questo era solo l'inizio, ragazzi! Ora inizia il bello!-
Ranma e gli altri si voltarono nuovamente verso di loro, trovandosi improvvisamente a brancolare nel buio.
Apparentemente erano rimasti soli nella radura.
-Dove diavolo sono finite?- Si agitò Ryoga.
-Maledette mummie! Devono essersi nascoste tra gli alberi.- Osservò Mousse, al sicuro nei suoi abiti. Ranma e il resto del gruppo indietreggiarono andando a costituire un piccolo cerchio di giovani posti di spalle l'uno contro l'altro.
In teoria erano pronti a qualsiasi attacco.

In pratica erano in trappola.
Guardando in tutte le direzioni, cercavano di scorgere o sentire il benché minimo movimento.
Infiniti secondi trascorsero nel più assoluto silenzio, il loro respiri, affannati di ansia e timore, l'unico sussurro percepibile.
Ranma sapeva che Akane gli era accanto. Allungando tremante una mano, tentò inspiegabilmente di raggiungerla, aveva bisogno di rassicurarsi. Ancora poco e avrebbe sfiorato almeno la sua manica, ma qualcosa e qualcuno lo interruppero.
-Attenta, Akane!- Ebbe solo modo di sentire.
Pochi secondi dopo le sue narici furono investite da un profumo familiare. Il secondo palloncino giaceva rotto ai suoi piedi. E non solo quello.
Davanti a lui Akane era immobilizzata a terra.
Sopra di lei, Ryoga.
Il tempo di realizzare la situazione e Ranma fu investito da un'acuta fitta di gelosia.
Ryoga aveva sentito il malefico gavettone arrivare, lui no.
Ryoga l'aveva salvata, lui no.
Ryoga era sopra di lei e indugiava ad alzarsi, lui...
Era troppo.
Un secondo dopo aveva sollevato di peso un assai riluttante eterno disperso.
-Ottimo, Ryoga, ora staccati però, eh? Tutto bene, Akane?- L'aiutò ad alzarsi, mal celando la sua preoccupazione.
-Si, Ranma, sto bene.- Le rispose lei, ma la sua voce tradiva una certa paura. -Grazie Ryoga, mi hai salvata di nuovo...- Si rivolse poi a quell'altro che, come al solito, prese a gongolare, rosso in viso.
-N..non c'è di che, A..kane...-
*Di nuovo??* Non poté fare a meno di chiedersi Ranma, decisamente irritato.
-Ahahahah! Siete proprio divertenti!- Gracchianti risate richiamarono la loro attenzione. Le due vecchie si muovevano rapide, invisibili e in circolo, tra le fronde degli alberi.
Impossibile prevedere  il prossimo attacco.
E quello successivo fu davvero inaspettato.

A turno, i cinque ragazzi si trovarono ad aguzzare la vista, prima che, e ormai era già troppo tardi, si rendessero conto di stare per essere investiti da una pioggia di palloncini ripieni di nauseante tè alla menta.

 
Your wretched little lives
Have all been cursed
'Cause of all the witches working
I'm the worst

I put a spell on you
And now you're mine
  (Hocus Pocus soundtrack - I put a spell on you.)

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** (Non) tutto è bene quel che finisce bene. ***


-Tappatevi la bocca e il naso e fate attenzione!- Fece appena in tempo a urlare Ranma, prima che lui e il resto del gruppo venissero travolti letteralmente da una pioggia di infuso stregato.

-Accidenti!- Ukyo aveva iniziato a sventolare a mo' di bandiera la sua spatola, pronta a colpire e a rispedire al mittente le micidiali bombe liquide.

Peccato che il calore del tè, unito alla fragilità dell'involucro, facesse esplodere i palloncini al minimo contatto. Talvolta la pressione stessa dell'aria, in fase di lancio, li rompeva, creando sulle loro teste una perpetua nuvola di liquido nebulizzato dall'odore fresco e ormai stucchevole.

Anche Mousse si era dato subito da fare. Il fine udito che compensava la sua scarsa vista, gli permise di individuare a distanza molte di quelle armi improprie e con le sue lunghe catene riuscì a farne scoppiare diverse, lontano da loro.

Il problema era che la scorta delle due malefiche vecchie sembrava essere infinita.

-Che schifo!- Si lamentava Ukyo. -La mia povera spatola...puzzerà a vita!-

-Non mi sembra questo il momento di preoccuparsi di una spatola, Ukyo!- Come impazzito, Ryoga aveva preso a correre da una parte all'altra. Il suo timore principale? Essere colpito da un gavettone d'infuso più freddo degli altri.

-La smetti di correre in tondo come un cretino?- Ranma era fuori di sé, impegnato com'era a individuare tutte le bombe liquide indirizzate ad Akane, ovvero la maggioranza, e aiutarla a schivarle.

Non aveva saputo difenderla dal primo attacco. Non avrebbe ripetuto lo stesso errore.

Preso com'era, non si accorse che uno di quei gavettoni stava per colpirlo dritto in viso.

-Attento, Ranma!-Se Akane un attimo prima era dietro di lui, un attimo dopo era davanti a lui, ma non era diventata super veloce. Semplicemente lo aveva strattonato verso di sé, facendolo girare. Un secondo dopo giacevano entrambi a terra, lui sopra di lei, nella solita posizione imbarazzante. Ma almeno il gavettone aveva colpito e bagnato la schiena del ragazzo.

-St...stai bene?- Tirandosi su con i gomiti, Ranma iniziò a tastare in modo frettoloso e maldestro il viso di lei. -Mi rispondi, Akane? Ti ha preso?- Disperatamente cercava di capire se il liquido avesse colpito anche il viso della fidanzata.

-No...no, stai tranquillo, Ranma, non mi ha preso...- Un sospiro di sollievo. Che però durò poco.

-Ma sei scema o cosa? Che cosa pensavi di fare?-

Akane si accigliò. Respirò profondamente. E poi contò fino a tre.

Al diavolo i pensieri d'amore.

-Cosa pensavo di fare, Ranma? Salvarti, brutto stupido! Io cerco di aiutarti e tu mi ringrazi in questo modo?- Iniziò a divincolarsi, inutilmente, sotto di lui.

-Guarda che non mi aiuta il fatto che ci sia anche tu in questa situazione, lo capisci?-

-Ah sì, eh? Beh, mi dispiace essere un peso per te, Ranma, ma vedi, baka smemorato che non sei altro, se mi trovo qui, è stato per venirti a riprendere e farti tornare a casa, quindi non illuderti, anche io non mi sto divertendo affatto!-

Per un attimo Ranma rimase senza parole.

Stavolta Akane aveva ragione. Anche avesse voluto, lei non avrebbe potuto essere in nessun altro luogo in quel momento. E se ora si trovava lì, nei guai e in pericolo, era come sempre per colpa sua.

Fissandosi negli occhi, senza vedersi per via del buio, il respiro di Ranma tornò regolare.

-Scusa...- Sussurrò appena, decisamente non era la sua parola preferita. -E scusami anche per prima: intendevo solo prendere in giro Obaba, non volevo farti preoccupare.-

Akane increspò le labbra in un sorpreso e conciliante sorriso. -Prima mi ringrazi, ora addirittura ti scusi...non è che ti è stato fatto un terzo incantesimo di cui non sono a conoscenza?- Chiese non senza un filo di ironia.

-Molto divertente, maschiaccio...- Rispose Ranma incassando il lieve pugno sul fianco che aveva accompagnato le parole di lei.

-Ehi voi due! Avete per caso intenzione di colloquiare uno sopra l'altro per tutta la notte?- L'istinto di sopravvivenza di Ukyo non le aveva fatto dimenticare del tutto la sua gelosia per Ran-chan.

-Chi? Cosa?- Correndo alla cieca, le parole della cuoca ebbero il potere di riscuotere Ryoga dai suoi pensieri. -Ranma, che diavolo stai facendo? Se scopro che stai approfittando del buio per allungare le mani io...aaaaaaah!- Due secondi dopo si ritrovò steso lungo a terra. Era inciampato in un masso? Una buca? No, due persone. Voltandosi rapidamente Ryoga riuscì a scorgere dietro di sé le sagome dei due ragazzi ancora sdraiati.

Stringendo forte il pugno, si rialzò immediatamente dimenticando tutto il resto. Aveva tutta l'intenzione di ricambiare il favore che gli aveva fatto prima Ranma, allontanandolo il più velocemente possibile dalla sua dolce Akane.

-Ranma! Brutto bast...-

Splash.

-Uh? Che c'è, Ryoga?- Si alzò in piedi Ranma, seguito da Akane.

Non sentendo il suo rivale rispondere, si avvicinò a lui. Ancora due passi e un pugno ben assestato al centro dell'addome lo costrinse a piegarsi in due.

-M...maledetto!- Le mani di Ryoga tremavano. Alzando lo sguardo, Ranma capì il perché.

L'odore era ormai inconfondibile.

-Sono stato colpito, dannazione!- Si disperò il povero ragazzo, calde lacrime di tè scorrevano ancora sul suo volto.

-Che diavolo dici, Ryoga?- Lo avvicinò ulteriormente Ranma, subito seguito dagli altri.

-Fuori uno! Ahahahah!- Gracchiò Tamami tra gli alberi. Ma nessuno vi badò.

Akane, entrambe le mani davanti alla bocca, era come sotto shock.

Nonostante il micidiale pugno nello stomaco, che in qualche modo sentiva di aver meritato, Ranma fu il primo a parlare, afferrando per le spalle quel che alla fine era il suo miglior nemico e avversario.

-Ryoga, ascolta...non temere...- Ma l'eterno disperso, per quanto ancora vigile, si era già accasciato pesantemente su di lui. Prontamente Akane intervenne, fornendo a tutti ulteriori spiegazioni. -A meno che non se ne beva una tazza al giorno, l'effetto del tè dura solo ventiquattro ore e domani, costi quel che costi, non sarai solo, Ryoga, tranquillo...- Finalmente Ranma comprese anche il perché gli fosse tornata improvvisamente la memoria.

Certo, ripensando a quanto aveva sofferto quella stessa notte, quando l'effetto del tè era cessato, non poté che commiserare il povero Ryoga.

E tremare. All'idea che questo potesse accadere anche a lei.

Improvvisamente un gesto di Akane lo distrasse.

Una carezza di affetto sulla spalla del ragazzo semi incosciente e il cuore di Ranma impazzì definitivamente.

Quanto forte poteva essere la gelosia? Non lo sapeva.

Ma si vergognò profondamente per alcuni pensieri che gli erano appena passati per la mente. Ryoga non aveva fatto nulla di male e nemmeno Akane. Se tutti in quel momento stavano rischiando grosso, era solo per colpa sua. Aveva percepito e compreso la paura di Ryoga. Chi non ne avrebbe avuta in fondo, sapendo che il giorno dopo si sarebbe risvegliato completamente solo al mondo e con il timore di essere abbandonato da tutti?

Ryoga poi, che solo era sempre stato...

Sforzandosi per sorreggere il crescente peso del ragazzo, Ranma dovette reprimere un certo nodo alla gola.

Inaspettato giunse un ultimo sussurro. -Tu pensa solo a prenderti cura di lei...-

Stringendogli più forte le spalle, in segno di conferma, Ranma finì con l'adagiarlo delicatamente a terra.

Ormai era andato.

Ukyo e Mousse rimasero immobili e ammutoliti per tutto il tempo. Il loro silenzio rotto solo da qualche sporadico “splash” di gavettoni infranti sul prato.

-Maledette streghe!- Esordì Ranma, sfogando al vento e all'ignoto la sua improvvisa frustrazione e piazzandosi proprio al centro della radura. -Venite fuori! Avete per caso paura di confrontarvi apertamente con me?-

Nessuna risposta.

Sembrava lo stessero prendendo in giro.

Gli altri tre lo raggiunsero in fretta. Nessuno aveva il coraggio di dire qualcosa per paura di coprire un rumore sospetto.

Improvvisamente un fruscio alle loro spalle li fece tremare e voltare di scatto.

-Allora avete paura?- Ripeté Ranma alla notte, esasperato dall'attesa.

 

-...-

-...-

 

-Di chi? Di lei? Assolutamente no!-

Splash.

 

-Noooooooo!- Urlò disperata la bella cuoca, portandosi in ritardo le mani al volto.

-Fuori due! Ahahahah!-

-Ukyo!!- Ranma si precipitò verso l'amica d'infanzia, troppo stordita persino per reggersi in piedi. Il gavettone, stavolta proveniente dal basso, l'aveva colpita a tradimento sulla guancia sinistra.

Le due vecchie scimmie erano finalmente scese dagli alberi. Ma solo Akane se ne era accorta.

-Non è possibile!- Tremò la piccola Tendo di rabbia voltandosi verso le due oscure figure. -Siete disoneste, due streghe...solo un mostro può fare una cosa del genere!- Akane non ce la faceva più. Era stremata.

Ormai erano le due del mattino e, in qualità di semplice essere umano, la sua forza e pazienza cominciavano ad esaurirsi.

Anche Ukyo era un fiume di lacrime e rabbia. Parole sconnesse le uscivano di bocca, tra i singhiozzi.

-Dannazione! Io non voglio! Mi dispiace Ran-chan...non sono riuscita a evitarlo...-

Ranma si sentì improvvisamente impotente. Iniziava davvero a temere di non farcela. E mentì.

-Stai tranquilla, Ucchan. Un giorno, solo un giorno e poi ci ritroveremo qui tutti insieme...-

-Andrà tutto bene, sì...- Confermò anche Mousse, solitamente non incline alla menzogna. Sentiva tuttavia di dover dare il suo contributo. Non appena il respiro dell'amica si fece regolare, il cinese la prese in braccio. L'avrebbe messa vicino a Ryoga.

Alzandosi in piedi e voltandosi, però, i due ragazzi ebbero la più amara delle sorprese.

 

Dietro di loro, tre figure li fissavano in posizione immobile. E quella posizione in particolare mozzò il respiro a Ranma.

Seduta a terra, incapace di muoversi, Akane respirava affannosamente, il volto leggermente sollevato da una vecchia e rugosa mano munita di inconfondibili artigli.

Dietro di lei, Obaba.

Sotto il suo collo, la brillante lama di un pugnale.

 

-Il gioco è finito, consorte.- Sentenziò crudele e deliziata la vecchia amazzone, mentre, di fronte a lei, Tamami faceva saltellare tra le mani l'ultimo gavettone disponibile. -Vuoi vedere come la tua bella abbandona questo mondo?- Gli chiese l'assistente di Obaba.

Mousse per poco non lasciò cadere Ukyo a terra; ormai non aveva più dubbi: era davvero la fine per tutti loro.

 

Ranma sembrava in iperventilazione. Il cuore gli pulsava all'altezza delle tempie e i pugni, ormai stretti da far male, giacevano immobili lungo i fianchi.

Per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa fare.

Non si era mai trovato in una situazione del genere. Lui era un artista marziale, combatteva a mani nude, ma di fronte a un'arma di quel genere, ad un'azione tanto disonesta e, soprattutto, a quegli occhi, i suoi occhi, che di certo lo stavano fissando e supplicando nel buio, avrebbe preferito essere risucchiato in una voragine e scomparire per sempre, piuttosto che assistere a quella scena.

 

Provò ad avanzare; strategia decisamente sbagliata.

-Avvicinati di un altro passo e la trafiggo davanti ai tuoi occhi, consorte!- La minaccia di Obaba suonò eccessivamente seria. Era davvero intenzionata a farla fuori.

Il respiro di Ranma, carico di ira e frustrazione, si fece ancora più pesante.

Agì d'impulso come suo solito.

-E va bene. Dammi quel tè, vecchia...- Disse infine. -Farò tutto quel che volete, ma lasciatela andare.-

Chiuse improvvisamente gli occhi, troppo stanchi per sopportare ancora quella vista.

-Ranma...no!- Udì appena.

-Ahahahah! Ma che cuore nobile ha questo consorte, Obaba! Non trovi?-

-Ahahahah! Sì, decisamente. Passaglielo, dai.- Obaba acconsentì alla proposta di Ranma allentando lievemente la presa su Akane. Non che avesse intenzione di lasciar andare quella ragazzina. Ma mentire era la sua attività preferita, soprattutto quando si trattava di conseguire gli obiettivi che si era preposta.

La vista di Akane, già fortemente limitata dalla pressoché assente illuminazione, si velò ulteriormente di lacrime. Sentiva Ranma avvicinarsi, a passi lenti, per prendere dalle mani di Tamami il veleno che avrebbe reso tutta quella fatica inutile e lo avrebbe nuovamente condannato ad una vita di bugie e sofferenze.

 

*Mai!* Pensò.

E fu anche il suo ultimo pensiero.

 

Scostandosi velocemente dalla stretta di Obaba e tagliandosi in profondità il braccio a causa del suo pugnale, Akane riuscì a sottrarre a Tamami l'ultimo palloncino e a farselo scoppiare davanti al viso, versandosi tutto il suo contenuto direttamente in gola.

 

-Nooo! Stupida, odiosa ragazzina!- L'urlo sgraziato di Obaba fece alzare lo sguardo di Ranma che non si era accorto di nulla.

 

*Akane!* Temendo il peggio si avvicinò più rapidamente.

 

-Stai lontano consorte! Indietreggia immediatamente o la faccio fuori!- Obaba, ora decisamente infuriata, aveva recuperato prontamente la presa sulla ragazza. -La tua stupida fidanzata, in un atto di insolito coraggio, è riuscita ad afferrare l'ultimo gavettone e svuotarselo tutto...pensa che scema!Faremo dell'altro tè, non è vero Tamami? E tu nel frattempo aspetterai qui, consorte, ma ben lontano da me se non vuoi che le accada qualcosa di peggio, intesi?-

Tremando visibilmente, Ranma obbedì indietreggiando verso Mousse. Visto che la cosa sembrava dover andare per le lunghe, il cinese fece accomodare Ukyo a terra.

Appoggiando una mano sulla spalla dell'amico, si ritrovò a commiserarlo e mai avrebbe pensato che un giorno avrebbe provato un sentimento del genere per il suo principale rivale in amore.

La condanna del suo rivale era quella di rimanere per sempre accanto a una donna, Shampoo, di cui lui era sempre stato innamorato, ma per Ranma questo sacrificio significava solo due cose: perdere la propria identità e il ricordo di un vero amore.

Un amore tra le altre cose, anche evidentemente corrisposto, al contrario del suo per Shampoo. Mousse provò una pena infinita per quel ragazzo che, davanti a lui, contava i secondi che lo avrebbero separato definitivamente e nuovamente dalla sua realtà.

-Farò qualsiasi cosa perché non le accada niente...- Gli sussurrò sincero. Sapeva che era l'unica cosa che in quel momento avrebbe interessato Ranma.

Ma quello non rispose, troppo preso com'era a cercare di trattene un urlo di rabbia, mista a paura e disperazione, che già da circa dieci minuti gli stava bruciando le viscere.

 

-Ora vai, Tamami e torna presto, mi raccomando, non abbiamo ancora finito...- Ordinò Obaba.

 

L'altra annuì appena. Tuttavia non fece in tempo a voltarsi verso il bosco che una voce la richiamò.

 

-Tamami! Non provare ad allontanarti di un solo passo! E tu, Cologne, lascia immediatamente andare la ragazza!-

 

-Siete sotto tiro, quindi ubbidite immediatamente.- Minacciò un'altra voce in perfetto giapponese.

 

E la scena fu improvvisamente illuminata.

 

*Non è un po' presto per l'alba?* La stanchezza giocò a Mousse un brutto scherzo facendogli formulare un pensiero tanto assurdo quanto sciocco.

Ranma ebbe appena il tempo di aprire bocca e inspirare a pieni polmoni, prima di rendersi conto che quelle che si stavano riflettendo nei suoi occhi erano le luci di decine di torce.

Un nutrito gruppo di amazzoni, archi e frecce puntati su di loro, li circondava, osservandoli immobili.

Al centro lei, seria, austera, immobile. In un parola: Mutsumi, il capo villaggio.

Al suo fianco un'anziana sconosciuta che più tardi Ranma avrebbe scoperto rispondere al nome di Wu.

E poi lui. Il piccolo Chao.

Non aveva fatto nemmeno in tempo a notarlo che il ragazzino aveva preso a correre, ma non verso di lui.

Urlava.

Stordito da tale repentino cambiamento di scena, Ranma si rese conto di essersi completamente isolato dal mondo esterno.

Seguendo come un automa la corsa di Chao a rallentatore, ne individuò la traiettoria e, senza che il suo cervello avesse impartito alcun ordine preciso, anche le sue gambe iniziarono a correre disperatamente.

*Akane!!!* Urlò la sua mente, mentre si precipitava sul corpo ormai privo di sensi della fidanzata. Chao era già lì. -È ferita a un braccio, Ranma! Mi serve dell'acqua, presto!-

Dietro di loro, in un coro di proteste, incomprensibili minacce, rumore di ferraglia e fruscii di lunghi abiti, Tamami e Obaba venivano portate via.

-Eh?-

-Dell'acqua Ranma, mi serve dell'acqua!- Chao provò a richiamarlo alla realtà. Ranma era evidentemente sotto shock.

-Prendila tu, per piacere.- Riuscì solo a dire, usando un tono che non ammetteva repliche, ma piano e stancamente, mentre, seduto a terra stringeva, per la seconda volta in meno di un anno, il corpo spento di lei.

Chao capì al volo.

Non aveva avuto neanche il tempo di dirle qualcosa prima che si addormentasse. Di farle una promessa. Di dirle che lui ci sarebbe stato sempre per lei, anche il giorno dopo, quando lei non avrebbe più ricordato nemmeno il proprio nome. Anche ventiquattro ore dopo, quando la sua mente avrebbe sofferto le pene dell'inferno.

*Sono proprio un pessimo fidanzato...* Sorrise amaramente alla veridicità del suo stesso pensiero.

 

Dopo la loro precedente avventura in Cina, quella era una situazione che si era ripromesso non avrebbe più vissuto né le avrebbe fatto più vivere.

Nuovamente in Cina, la storia si era ripetuta e lui non era stato in grado di mantenere ben due promesse. Quella fatta a Ryoga quella stessa sera e quella fatta a se stesso diversi mesi prima.

 

Gli occhi gli bruciavano miseramente e forse stava anche piangendo, ma non gliene poteva importare di meno in quel momento. Nemmeno si era accorto che qualcuno lo aveva separato da lei, lo aveva allontanato; abbassando lo sguardo, notò diverse figure muoversi vicino ad Akane, intente a prestarle soccorso. Alzò lo sguardo e vide Mousse coprire con una coperta i loro due amici addormentati a terra. Fatto ciò, anche Mousse si alzò in piedi e prese a fissare un punto diverso dal suo. Seguendo la traiettoria dei suoi spessi occhiali, Ranma capì cosa il cinese stesse fissando con tanta attenzione e trasporto. Sorretta malamente da due amazzoni, Shampoo, i capelli scompigliati e ancora in sottoveste, era stata trascinata, evidentemente con la forza, e svegliata alla bell'e meglio. Anche se distante, poteva sentirla biascicare assurde domande esistenziali.

-Chi sono io? Dove sono?- La testa le ricadeva in continuazione e pesantemente in avanti.

Sembrava ubriaca.

*Occhio per occhio!* Pensò Ranma con un gesto di stizza.

Ma fu solo quando Shampoo venne portata via che Ranma notò le pesanti catene che circondavano le braccia della ragazza. Istintivamente tornò a fissare Mousse. Sapeva che il ragazzo avrebbe sofferto moltissimo nel vederla ridotta così e che avrebbe desiderato con tutto se stesso essere al posto di lei in quel momento.

Ci aveva visto giusto.

Senza mai abbassare lo sguardo, il cinese continuava a guardare in direzione della donna da sempre amata. Con una sola piccola differenza.

Si era tolto gli occhiali.

 

 

You know I never meant to see you again
and I only passed by as a friend
All this time I stayed out of sight
I started wondering why

Now I, I wish it would rain down, down on me
Yes I wish it would rain, rain down on me now

(Phil Collins - I wish it would rain down)

 

 

 


 

* * *

 

Sorpresina della domenica sera! Stavolta ho aggiornato presto direi ;) Spero che anche questo capitolo, con tanto di svolta annessa, sia stato di vostro gradimento e, come sempre, ne approfitto per ringraziarvi infinitamente per le preziose recensioni e le numerose visite.

Gretel

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Piacere, sono sempre io: Ranma Saotome. ***


-Eccoci arrivati.- Aprendo la porta di un piccolo casolare in legno, seminascosto nel bosco, Wu indicò a Ranma un giaciglio dove far accomodare Akane, ancora ovviamente addormentata, ma almeno viva e medicata a dovere dalle sapienti mani delle amazzoni.

Ranma era stanchissimo. Erano ormai le cinque di mattina.

Quella che pochi minuti prima si era presentata come Wu gli aveva spiegato tutta la situazione, di come nel bosco avesse incontrato Chao, di come insieme avessero dato l'allarme e, soprattutto, convinto Mutsumi e le altre guerriere a seguirli verso la radura.

Un processo per Shampoo, Obaba e Tamami era previsto per il giorno dopo, soprattutto per il fatto che Shampoo quel giorno al suo risveglio non sarebbe stata certamente in sé.

Anche Ranma e gli altri sarebbero stati presenti, ma non tanto per il fatto che Shampoo fosse ancora sua moglie. Anzi. Più di una volta Wu lo aveva rassicurato da quel punto di vista.

L'ex amazzone aveva lasciato loro intendere che forse non sarebbero stati nemmeno costretti a presenziare, ma non appena Ranma si era scambiato uno sguardo con Mousse, subito aveva replicato che loro non si sarebbero persi per nulla al mondo il processo.

Nessuno di loro.

Non potevano lasciare Mousse da solo a fronteggiare il terribile destino che probabilmente sarebbe toccato in sorte a Shampoo.

Grato per tale intervento, Mousse aveva preso ad avviarsi, accompagnato da due amazzoni che lo aiutavano a trasportare Ukyo e Ryoga, verso tutta un'altra direzione.

-Ma dove vai?- Gli aveva chiesto Ranma, ingenuamente stupito.

-Domani, che poi ormai è oggi, non sarà un giorno semplice per Ryoga, Ukyo e Akane. E io so quanto tieni a quest'ultima. Ti lascio solo con lei, Ranma; so che saprai gestire la situazione nel migliore dei modi, senza rischiare che qualcuno se ne approfitti come al solito.-

E senza attendere una risposta aveva voltato le spalle a Ranma, dirigendosi verso il villaggio, dove evidentemente lui e gli altri avevano ottenuto un alloggio e dove, questo Ranma lo sapeva bene, Mousse sarebbe stato più vicino alla prigione in cui Shampoo era rinchiusa, delirante e legata come un animale.

Non gli aveva detto nulla, ma l'infinita gratitudine e rispetto che provava in quel momento per il cinese si erano di certo riflessi nei suoi occhi blu oltremare. Mousse era davvero un amico.

Preso ancora da questi pensieri fece non poca fatica ad adagiare Akane con delicatezza sul morbido letto, leggermente impolverato, ma tanto invitante a quell'ora.

-Questo era un mio rifugio di quando ero ragazza.- Wu lo richiamò dolcemente. -Qui potrete trascorrere tranquillamente questa difficile giornata e domani verrò a riprendervi quando sarà il momento di avviarci al processo, va bene?-

Ranma si voltò lentamente a guardarla e per la prima volta dopo ore le sue labbra, nonché i suoi occhi, ritrovarono il sorriso. Si inchinò leggermente come solo Kasumi gli aveva insegnato a fare.

-Grazie, Wu, davvero. E grazie anche a te, Chao.- Richiamò l'attenzione del ragazzino che, nonostante fosse visibilmente assonnato, aveva voluto accompagnare Wu al rifugio. Almeno sapeva dove il suo maestro alloggiava. In caso Ranma avesse avuto bisogno di aiuto, lui sarebbe corso immediatamente.

-Nessun problema!- Sorrise Chao accompagnando la sua battuta con un eloquente gesto della mano che stava più o meno a significare “ai suoi ordini, signore!”.

Ranma sorrise di nuovo. Quel ragazzino, che così inaspettatamente era entrato nella sua vita, era davvero straordinario. In parte gli somigliava e forse proprio per questo gli piaceva tanto.

-Noi vi lasciamo soli allora. Riposati anche tu e...- Senza smettere di guardare Ranma con affetto materno, Wu appoggiò una mano sulla spalla di Chao, quasi volesse trascinarlo fuori. -...beh, buona fortuna!- Gli sorrise, con meno dolcezza.

Ranma sgranò gli occhi. Per un attimo gli era sembrato di leggere qualcos'altro nell'anziano sguardo della simpatica Wu.

Qualcosa di molto simile ad una maliziosa insinuazione.

*Devo essere proprio stanco!*

-Grazie ancora...- Si riprese subito, accompagnandoli alla porta.

-Buona notte, Ranma, per quel che ne rimane.- Si congedò definitivamente Wu, trascinandosi via il povero Chao che ormai dormiva in piedi.

Un brivido di freddo e Ranma richiuse la porta.

Voltandosi, i suoi occhi incontrarono subito la figura di Akane sdraiata sul letto. Sembrava davvero una statua, immobile, prigioniera di un sonno artificiale e innaturale. E domani? Domani sarebbe stato il giorno più assurdo della sua vita, pensò Ranma ricordando la propria esperienza personale, mentre prendeva posto accanto a lei, senza badare al consueto imbarazzo.

Il fatto di avere in mano lui la situazione in qualche modo lo tranquillizzava.

Al diavolo il resto del mondo. Ora erano davvero soli e lui se la sarebbe cavata benissimo.

Lei aveva bisogno di lui? Lui ci sarebbe stato.

La testa sul cuscino, seguì lentamente con lo sguardo il profilo di lei; una lunga serie di segrete riflessioni accompagnò quel gesto innocente. *Sei proprio un codardo, Saotome.* Fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi.

 

 

* * *

 

-AHIA!!!- Fosse stato di latta gli avrebbe probabilmente aperto uno squarcio sulla fronte, con tanto di vista panoramica sul cervello. Essendo il secchio di legno però, il colpo contribuì solo a svegliarlo immediatamente. Massaggiandosi la fronte, Ranma aprì gli occhi.

-Ma dico, Akane, sei impazzita per caso?-

In piedi davanti a lui, la ragazza teneva sollevato sopra la testa il già citato contenitore, pronta a colpire una seconda volta.

Resosi conto della situazione, Ranma ebbe paura.

E non del secchio.

-Akane, ho fatto qualcosa di male? Ti giuro che non volevo, dormivo...-

-Si può sapere chi diavolo è questa Akane? Chi sei tu? E che accidenti ci faccio io qui?-

I begli occhi di Ranma si spalancarono. Se l'era, quasi, dimenticato.

Velocemente cercò di recuperare.

-Il mio nome è Ranma. Ranma Saotome. Guarda che non ho intenzione di farti nulla. Tu mi conosci e...- Velocemente si alzò in piedi.

-Non fare un altro passo o...-

-O cosa? Mi colpisci di nuovo?- Grugnì improvvisamente offeso. -Ci sono abituato sai?-

Colpita dal suo fare sincero, Akane abbassò la guardia.

-Mi conosci così bene?- Continuava a non fidarsi.

-Non sai quanto...- Ranma cercò di mantenere la calma.

-Bene, signor “so tutto”, spiegami allora che diavolo succede qui!- Fece un passo verso di lui.

Ranma tirò un sospiro di sollievo. Il temibile momento del risveglio di lei era stato appena superato. A fatica sfoggiò un sorriso rassicurante.

-È una lunga storia. Ti va se mettiamo qualcosa sotto i denti e intanto ti racconto?-

-V...va bene.-Le fu impossibile dire di no a quel sorriso. -Ma questo viene con me!- Si riprese subito, abbracciando il secchio.

 

Lo stomaco di Ranma fece le capriole non appena scoprì che Wu aveva lasciato loro qualche cosa da mangiare. Il vecchio angolo cottura era rimasto in perfette condizioni e il cucinino sembrava ben fornito. Mentre armeggiava alla ricerca di piatti e pentole, con la coda dell'occhio non poté fare a meno di osservare la fidanzata, che ignara per il momento anche di essere tale, sedeva al tavolo sotto la finestra. Guardava di fuori, riscaldando il proprio viso contro un tiepido raggio di sole.

Spettinata, gli abiti sporchi e il viso ancora segnato dal sonno era comunque una piacevole visione.

-Guarda, abbiamo avuto fortuna! C'è una piccola piastra elettrica e qualche riserva. Ti va del riso e...- Ranma deglutì schifato, non appena ebbe notato il contenuto del barattolo di fronte a sé. -Ehm...qualche cipolla in salamoia?- Concluse con meno entusiasmo di prima. Voltandosi a guardarla rimase affascinato. Akane gli sorrideva leggermente divertita.

Ora sì che era davvero un bello spettacolo.

-Il riso andrà benissimo.- Gli rispose serena.

Era incredibile. Probabilmente non si sarebbe mai capacitato di come Akane potesse cambiare repentinamente e in modo tanto drastico atteggiamento con lui.

Sì con lui, solo con lui.

Perché con gli altri non si comportava così e ormai lui lo sapeva.

*Visto che in teoria non si ricorda di me, deve essere proprio una questione d'istinto...* Si ritrovò a pensare.

Sforzandosi enormemente, Ranma si concentrò sulla colazione, voleva evitare di rimanere lì imbambolato a fissarla come un Ryoga qualsiasi.

Pochi minuti dopo sedevano entrambi al tavolo, ognuno con una ciotola di riso caldo tra le mani.

-Allora?- Chiese Akane al secondo boccone.

-Sei sempre impaziente!- Sorrise Ranma con la bocca già piena. Ma mentiva.

In più di un'occasione Akane aveva dimostrato di essere una persona molto paziente.

Soprattutto con lui.

-Allora, come ti ho detto il mio nome è Ranma Saotome, mentre tu...tu sei Akane, Akane Tendo. Sei la figlia di un amico di mio padre e al momento ci troviamo qui in Cina perché...-

-Siamo in Cina?-

-Sì, in Cina, ma fammi finire per piacere.-

Cinque ciotole di riso più tardi, Ranma decise che un riassunto della situazione era necessario.

-Quindi, ricapitolando, io sono stato ingannato da una nostra amica/nemica in comune e tu sei venuta a salvarmi. Ci sei riuscita, ma nel frattempo hai avuto un piccolo incidente. Per ventiquattro ore non ricorderai nulla del tuo passato, nemmeno chi sei. Ma domani sarà diverso, stai tranquilla e poi... - *E poi ti darò una mano io...* Avrebbe voluto aggiungere, ma non ne ebbe il tempo. Voltandosi a guardare la ragazza, per poco non si strozzò.

A dir poco dubbioso, il sopracciglio sinistro di Akane si stava pericolosamente sollevando in direzione dell'attaccatura dei capelli. Aveva ascoltato l'intera storia con estremo interesse ma...

-Mmm...non so perché ma non riesco proprio a ricordare nulla di tutto ciò.- Schioccò la lingua sonoramente. -E poi...noi due saremmo fidanzati? Sei sicuro di non prendermi in giro, Ra...ehm, Ramen?-

-Il mio nome è Ranma!-

-Va beh, dai, è quasi uguale. Comunque l'unica cosa certa è che ho perso la memoria, quindi, per quel che ne so, potresti approfittartene e raccontarmi ciò che vuoi. Come posso fidarmi di te?-

Per un attimo Ranma sembrò in difficoltà. Akane non aveva tutti i torti e lui si vergognò moltissimo per non aver fatto all'epoca un ragionamento del genere. Che fosse tanto facile ingannarlo? In ogni caso nessuno si sarebbe approfittato di Akane quel giorno. Tanto meno lui.

-Beh, innanzi tutto non hai altra scelta. E poi...andiamo su, come puoi non fidarti di Ranma Saotome? Il più grande artista marziale di tutti i tempi?- La sua rinnovata auto-presentazione sortì l'effetto (in parte) sperato.

Akane scoppiò a ridere.

-Ahahahah! Tu? Il più grande artista marziale di tutti i tempi? Stai scherzando, vero?-

-Assolutamente no, bellezza!- Le rispose l'altro a braccia conserte, offeso, ma solo per finta.

Lo sguardo di Akane si fece, se possibile, ancora più vivo e brillante.

 

-Mmm...vuoi combattere per caso?-

Quella domanda, buttata lì, lo lasciò senza fiato.

 

-Eh? Perché? Ne sei forse in grado?- Appoggiando il gomito sul tavolo si avvicinò di più al suo viso.

Senza scomporsi Akane fece altrettanto. Sbilanciandosi con lo sguardo verso destra, come per guardarlo meglio e osservarne la fisionomia, si prese qualche secondo di tempo, prima di rispondere con un tono di voce limpido e dolce come i cristalli di zucchero.

-Assolutamente sì, ragazzo col codino!-

Era deliziosa.

-E...e come lo sai?- Formularono a fatica le sue labbra cercando di rimanere indifferente all'epiteto di Kuneiana memoria che lei gli aveva appena, stranamente, affibbiato.

-Che hai il codino?- Lo guardò come se fosse la domanda più stupida del mondo.

-Ma no! Che sai combattere intendo...-

In un attimo Akane sembrò voler annullare la distanza fra loro.

 

-Lo so e basta!- Gli sussurrò in un orecchio.

 

Saltellando felice come una bambina, si diresse quindi alla ricerca del bagno. Aveva proprio bisogno di darsi una rinfrescata per iniziare al meglio quella giornata di straordinaria follia.

Per almeno dieci secondi una scultura granitica di nome Ranma Saotome rimase seduta nella stessa identica posizione in cui lei lo aveva lasciato. Un improvviso e sorprendentemente piacevole senso di malessere all'addome fece riprendere vita alla suddetta statua.

Era sempre lei. La sua Akane. Scorbutica, dolce, accattivante, decisa e meravigliosamente costante, nel suo essere lunatica.

Mezzora dopo era pronta.

-Allora? Vuoi farmi vedere di cosa sei capace?-

Ancora seduto al tavolo, Ranma si voltò.

Si era cambiata usando un abito che Wu le aveva lasciato. Un tradizionale vestito da guerriera.

Fasciata in un'aderente completo pantaloni a tre quarti neri e tunica rosso fuoco, Akane, per quanto giapponese, era la più bella amazzone che lui avesse mai visto.

Questo Ranma non poté fare a meno di pensarlo. Ma si guardò bene dal dirlo.

-Che hai da guardare? Non ti piace forse?- Gli chiese compiendo un'aggraziata giravolta su se stessa.

-M...Ma che vuoi che abbia da guardare?- Si imbronciò subito Ranma. Nonostante tutto, però, non riuscì a nascondere nella voce una nota di sincera ammirazione.

-Aspettami qui, mi cambio e andiamo...-

 

 

* * *


Prendendo posto accanto al letto di lei, Mousse non poté non chiedersi che cosa lo avesse spinto ad andarla a trovare, abbandonando, seppur momentaneamente, i due begli addormentati.

Non aveva nemmeno incontrato qualche difficoltà.

Considerando che tutti sapevano del momentaneo vuoto di memoria di Shampoo, le amazzoni di guardia lo avevano fatto entrare tranquillamente.

E ora, osservando la minuta figura, legata, imbavagliata e rannicchiata su quella penosa e arrugginita brandina, Mousse ebbe chiaro il concetto di rovina, quella rovina che avrebbe di lì a poche ore coinvolto la sua amata e, per forza di cose, anche il suo cuore.

Shampoo non dormiva e per lunghi, infiniti istanti rimasero così, in silenzio, a fissarsi negli occhi. Da una parte quelli striati di sfumature color porpora di lei, grandi, persi e forse anche spaventati. Dall'altra quelli di lui, come sempre nascosti da una pesante montatura inflittagli da madre natura.

Con un rapido gesto della mano le abbassò il bavaglio.

-Grazie.- Appena un sussurro in cinese, ma che fece tremare la mano a Mousse. Tra tutte le cose che credeva una persona priva di memoria avrebbe detto o chiesto per prima cosa, di certo non si aspettava un ringraziamento. Non da lei.

-Non c'è di che.- Le rispose secco.

Shampoo respirava a pieni polmoni l'aria stantia e soffocante della sua cella.

-Chi sei? Chi sono io?- Riprese con improvvisa ansia e affanno.

-Il tuo nome è Shampoo, sei un'amazzone della tribù di Joketsu, in Cina. Il mio nome invece è Mousse. Siamo amici fin da bambini. O quanto meno ci conosciamo fin dall'infanzia.- Si corresse subito.

-Vuoi dire che non siamo amici?-

-Non direi, no.-

-Perché?-

-Perché?- Sorrise amaramente. -Perché agli amici si vuole bene. E tu non me ne hai mai voluto davvero.-

-Ma...mi dispiace...io non ricordo...dici sul serio?- Sembrava quasi sottomessa.

Mousse annuì.

-È per questo che ora mi trovo in questa situazione?- Parlava lentamente, sinceramente spaventata.

-No, Shampoo. Non è per questo. Nonostante tutto quel che mi hai fatto, ti assicuro che fosse per me saresti già libera. Non so se sia il caso di raccontarti tutto. Ora hai perso la memoria, ma domani ricorderai ogni cosa e ti assicuro che non sarà piacevole.-

-Che cosa vuoi dire?- Si agitò la bella cinese, tirandosi su a sedere.

-Ti sei macchiata di un crimine molto grave presso il tuo popolo, Shampoo. E domani verrai giudicata per questo.-

-Perché non oggi?- L'onore prima della curiosità.

-Perché, come ti ho già detto, per via di un intruglio che hai bevuto, hai perso la memoria. Non potevi affrontare un processo in queste condizioni.-

-Un...un processo? Ma di cosa sono accusata?-

-Di furto, Shampoo.-

-Sono quindi una persona povera?-

-Di beni non tanto. Di animo sì.-

-...-

-...-

-Perché sei così cattivo con me?-

-Non sono cattivo, Shampoo. Sono sincero.-

La ragazza abbassò lo sguardo. Sembrava colpita.

Ma era solo apparenza.

-E cosa avrei rubato?- Cominciò ad innervosirsi.

-L'amore.-

-L'amore?- Scandì la parola in questione con voce improvvisamente graffiante come un diamante sul vetro. -Ma non siamo ridicoli! L'amore non si può rubare!-

Mousse rimase calmo.

-O sì che si può e tu lo hai fatto, Shampoo. Con un inganno ti sei impossessata come una ladra dell'amore di una persona che non ti ama, facendo soffrire e mettendo in pericolo molte persone e...-

-Taci! Stai mentendo! Io non posso aver fatto una cosa del genere!- Iniziò a strillare la bella cinese, scuotendo la voluminosa chioma. Se solo avesse potuto, si sarebbe tappata volentieri le orecchie.

-Mi dispiace, Shampoo, ma è la verità. E la verità non solo fa male, ma prima o poi emerge e, beh ecco, il tuo popolo non ha apprezzato questo tuo gioco di menzogne. Per questo sei qui ora.-

-Non è vero...sei un bugiardo. Chi ti ha mandato qui, eh?-

-Non guardarmi così, Shampoo. Se tu solo per una volta nella tua vita ti fossi messa nei miei panni, sapresti la fatica che sto facendo ora nel dirti queste misere parole. E piangeresti. Di tristezza e paura.-

-Chi ti ha detto che non abbia mai pianto?- Shampoo era sempre più confusa e risentita.

-Nessuno. E non posso saperlo, ma per ora non vedo nemmeno l'ombra di una lacrima nei tuoi occhi.-

- Ma perché scusa, con quegli occhiali tu ci vedi?-

 

-A volte anche fin troppo bene.-

-...-

-...-

 

-E va bene. Ti sfido. Fammi piangere. Raccontami tutta la storia dall'inizio.-

-Non sono tenuto a prendere ordini da te, Shampoo e ora, se non ti dispiace, devo andare. Ci vediamo domani.- Fece per alzarsi.

 

-Aspetta, Mousse! Mousse...giusto? E va bene, ti chiedo scusa per il mio comportamento. Mi sento solo un po' persa, ecco...te lo richiedo per piacere. Mi racconteresti cosa è successo?-

 

Mezzora più tardi Mousse si allontanò, intenzionato a tornare quanto più velocemente possibile dagli altri. Ormai dovevano essersi svegliati da un pezzo.

Ancora turbato, pensò a come l'aveva lasciata, ammutolita e accucciata in un angolo del letto. Davanti a lui non aveva pianto, ma, ne era certo, lo avrebbe fatto dopo.

Amaramente ripensò anche alla sua ultima richiesta. Di certo un pensiero carino, ma animato più dalla paura che da altro.

-Non mi lasciare sola domani, ti prego.- Una supplica sussurrata, mentre lui era già sulla porta.

 

-Non potrei mai.- Ripeté nuovamente, fra sé e sé, la risposta che le aveva dato.

 

* * *

 

*Ma dove accidenti mi trovo?* Ukyo sbatté le palpebre una terza volta. Aveva male alla testa, alle ossa, semplicemente a tutto. Eppure si trovava in un comodo letto, tra lenzuola calde e profumate. *Deve essermi successo qualcosa, dannazione! Non ricordo niente.* Abbassando lo sguardo, strinse le braccia intorno al corpo.

*Ma come posso non ricordare nemmeno il mio nome?* Gli occhi le si riempirono di lacrime, aveva davvero paura. Per almeno dieci minuti rimase rannicchiata su un fianco a pensare. Qualcosa non le tornava. Non sapeva cosa le fosse successo e tra le tante cose che non ricordava, aveva l'amara sensazione di aver dimenticato un particolare importante, quasi una parte di lei avesse conservato il ricordo di un dispiacere. Il dispiacere che si può avere, ad esempio, quando si prende coscienza di aver perso una lunga e disperata battaglia, alla conquista di qualcosa che non sarà mai tuo.

*Sì, esattamente.* Si disse riaprendo gli occhi, più tristi di prima. Aveva sete. Decise di alzarsi.

 

Ryoga sognava. Ed era un sogno bellissimo. Il mare, le palme, il tramonto. E poi lei.

La bella sconosciuta dai capelli corti. Gli sorrideva, lo chiamava...come lo chiamava? Non lo riusciva a capire. Ma che importanza aveva? Erano insieme, abbracciati, la testa di lei sulla sua spalla. Non aveva bisogno di altro per sentirsi felice. Sarebbe rimasto così, immobile come una bella statuina, per l'eternità.

Ma anche stavolta non era destino.

-Lasciala stare!- Gli intimò improvvisamente il mostro dalla ridicola acconciatura, scostandolo velocemente dall'abbraccio con la sua dolce...?

-E tu chi saresti per darmi ordini?- Ryoga era furioso.

-Chi sono?- Lo sbeffeggiò l'altro, cingendo con un braccio la vita della ragazza. -Non solo hai un pessimo senso dell'orientamento, ma pure la memoria corta, eh?-

-Stai zitto e lasciala andare o te la dovrai vedere con me!-

-Lasciarla andare? Chi? Lei? Tesoro, ma tu conosci questo individuo?-

-T..t...tesoro?-

-In realtà non so perché mi stia sognando, caro. Io non l'ho mai visto in vita mia...- Lentamente la ragazza si avvicinò all'eterno smemorato. A un palmo dal suo viso, il caldo sorriso di lei gli apparve per quello che era: un'inquietante e irriconoscibile maschera.

-Chi sei?- Gli chiese.

-Co...come chi sono?-

-Chi sei?-

-Io...io...non me lo ricordo!-

-Chi sei?-

-Basta, ti prego! Smettila!-

 

-E tu chi diavolo sei?-

Di scatto aprì gli occhi.

 

-Ahhhhrg! Ma che diamine fai?- In piedi sul letto, esattamente sopra di lui, un'altra sconosciuta, mezza svestita, gli puntava un'enorme spatola di metallo sotto il mento.

-Rispondi! Chi sei? Cosa ci fai nel mio letto?- Lo sguardo minaccioso, Ukyo non aveva fatto in tempo ad alzarsi che si era accorta dell'estranea presenza che evidentemente aveva condiviso il sonno con lei. Solo il sonno? Sperava sinceramente di sì.

-N...nel tuo letto? Ma io mi sono appena svegliato qui! Che vuoi che ne sappia? Tu piuttosto...chi sei?- Ryoga, sconcertato, cercò di non balbettare. La situazione, bisognava ammetterlo, era a dir poco imbarazzante. Pregò con tutto il suo cuore di non aver commesso una qualche sciocchezza, ma mentre arrossiva al solo pensiero, la risposta di lei gli diede un improvviso sollievo.

-Non lo so...- Ammise mestamente, abbassando gradualmente l'arma e lo sguardo.

-Nemmeno io...- La seguì a ruota.

Guardandosi fisso negli occhi, pochi secondi dopo scoppiarono entrambi a ridere.

-Ahahahah! Andiamo bene...- Fece Ukyo leggermente sollevata, mentre appoggiando l'enorme spatola a terra, si rimetteva a sedere a gambe incrociate sul letto.

-E già...-

Non riuscivano a smettere di guardarsi.

*Accidenti, che bel ragazzo...* Si ritrovò suo malgrado a pensare. Non che ne avesse intenzione ovviamente. Improvvisamente divenne di tutti i colori. Un piccolo, insignificante particolare le era appena saltato agli occhi.

Iniziò pericolosamente a gesticolare emettendo assurdi gridolini.

-Eh? Che c'è ora?-

-P...puoi rivestirti p...per piacere?- È proprio vero che i ricordi non sono tutto.

Ryoga abbassò lo sguardo, rendendosi conto in quel momento di indossare solo i suoi boxer.

Rosso in viso si affrettò a cercare a terra la sua maglietta. E tuttavia, non appena ebbe infilato istintivamente la solita felpa gialla, si trovò a sorridere tra sé e sé. Non sapeva niente. Cosa gli fosse successo, dove fosse, chi fosse. Ma quella ragazza era davvero carina, il suo imbarazzo e senso del pudore per un attimo lo avevano emozionato, facendogli dimenticare, anche se solo per un momento, tutti i problemi con cui si era svegliato pochi istanti prima.

Che fosse lei la chiave di volta per capire cosa avrebbe dovuto fare della sua vita?

-Sembra che non ci sia nessuno in casa.- Ukyo tornò in camera con due bicchieri d'acqua.

-Ma prima o poi dovrà tornare chi si è preso cura di noi e spiegarci cosa diamine ci è successo.- Continuò Ryoga afferrando il suo bicchiere. -Comunque grazie, avevo davvero sete.-

-Secondo te chi siamo? Ci conosciamo? Cosa abbiamo dimenticato?-

-Eh? Non saprei...io so solo di aver fatto dei sogni strani stanotte, inquietanti per certi versi e da quando mi sono svegliato è come se avessi la sensazione di... ah, lascia perdere...-

-Di aver perso qualcosa o qualcuno?-

-E tu come fai a saperlo?-

-Perché questo è ciò che provo anche io da quando mi sono svegliata. È come se in precedenza avessi solo un obiettivo nella vita, mentre ora ho l'amara sensazione di dover accettare una sconfitta. C'è qualcosa di cui volente o nolente devo farmi una ragione, ma non so cosa.-

-Sì, è esattamente questo il punto.-

-...-

-...-

-Senti...io lo so che ti sembrerà assurdo, ma...-

-Dimmi. Non potrà essere più assurdo di così.-

-No, lascia stare, non è niente.-

Ma i segnali c'erano tutti e Ryoga capì. In quella situazione in cui nessuno dei due sapeva niente di se stesso né dell'altro, tutto gli venne più naturale. Accostandosi più vicino a lei, le mise un braccio intorno alle spalle evitando di stringerla troppo. Non voleva essere frainteso o aver capito male.

*Era questo che volevi?*

E quando il capo di Ukyo finì con l'accomodarsi definitivamente sulla sua spalla, Ryoga si rilassò, appoggiando il mento sulla sua testa e trovandosi a inspirare beatamente, per alcuni lunghi e piacevolissimi minuti, il profumo della sua folta capigliatura castana.

Per essere una giornata assurda, non era iniziata poi in modo tanto tragico.

-Ma...ma...ma ragazzi! Non vi si può lasciare soli un attimo! Non vi conoscete nemmeno!-

Immediatamente i due si staccarono, imbarazzatissimi, come se avessero fatto qualcosa di decisamente sbagliato.

Ritrovandosi a fissare stupiti lo strano ragazzo cinese che indossava una lunga tunica bianca e dei ridicoli fondi di bottiglia al posto di semplici occhiali, i due gli diedero il benvenuto in perfetta sincronia.

-E tu ora chi diavolo sei?-

Mousse sospirò.

Non ne poteva già più di sentirsi fare la stessa domanda. Senza rispondere, prese una sedia e iniziò a trascinarla verso il letto.

Per la seconda volta quella mattina avrebbe avuto il delicato e alquanto indesiderato ruolo di narratore.

 

* * *


-Non ti stai impegnando!- Sbuffò Akane, abbandonando per un momento la posizione di guardia per asciugarsi il sudore dalla fronte.

-Eh? Ma come posso impegnarmi con una donna? Ti farei male, no? E poi sei anche ferita al braccio...- Sospirò. -Eh..proprio non ce la faccio, capisci?- Non voleva ammetterlo, ma Ranma si stava divertendo moltissimo. Era una situazione davvero assurda.

-Eh? Ma senti senti...che fai ti preoccupi per me, forse? Comunque non mi fa tanto male e poi non cambiare argomento! Possibile che tu sia solo in grado di schivare i miei colpi?-

Appoggiato ad un tronco, le mani incrociate dietro la nuca quasi fosse lì solo per rilassarsi all'aria aperta, Ranma non seppe più trattenersi.

-Ahahahah! I tuoi colpi? Non ci ammazzeresti nemmeno le mosche, Akane!-

Se c'è una cosa che gli riusciva bene era far arrabbiare la sua fidanzata. La reazione di Akane, infatti, non tardò ad arrivare.

-Che cosa? Ma come ti permetti? Secondo me hai solo paura...-

-Ah si? E di chi? Di te?-

-Sissignore! Ne sono fermamente convinta.- Asserì sincera.

-Molto bene.- Lentamente Ranma prese nuovamente posto di fronte a lei. -Sicura di volerlo?-

-Naturalmente...-

-D'accordo. Allora facciamo così. Io ti do dieci secondi. Scommettiamo che tra massimo dieci secondi sarai distesa a terra a supplicarmi di lasciarti andare?-

L'insolenza di lui era davvero insopportabile.

-Sei proprio uno sbruffone. Staremo a vedere. Fatti sotto.- Akane riprese subito la sua abituale posizione di guardia. Era difficile, estremamente difficile concentrarsi.

Lui era lì, così sfacciato, così arrogante, così... attraente.

E le parole che seguirono contribuirono solo a farle tremare ulteriormente il cuore.

-Come la signora desidera.- Assumendo una ben più minacciosa posizione di attacco, Ranma sussurrò con voce roca le ultime parole, sfoggiando il sorriso più accattivante del suo repertorio. Quello della sfida e dell'eccitazione che essa comporta.

-Comincia a contare...- La invitò caldamente.

Incapace di replicare, Akane ubbidì.

*Uno...*

*Due...*

*Tre...*

*...ma che fa? Non si muove?*

-A quanto sei arrivata?- La distolse dai suoi pensieri.

-Ora a quattro.- Gli rispose.

-Perfetto.- Sorrise di nuovo. -Anche io.-

E con uno scatto, che Akane giurò di non aver nemmeno visto, si portò dietro di lei.

-Cinque!- L'afferrò per il polso destro obbligandola a girarsi verso di lui, a pochi centimetri dal suo viso.

-Sei... come sei davvero carina, lo sai?- Akane fece per indietreggiare, colpita più che altro da quel complimento.

-Sette!- Un semplice sgambetto dietro le sue gambe e si ritrovarono entrambi a terra.

-Otto...- Le sussurrò.

-...-

-Meno di dieci secondi, mia cara. Direi che ho vinto.-

I corpi perfettamente aderenti l'uno sull'altro, le braccia bloccate lungo i fianchi, Akane non riusciva a smettere di sbuffare.

-Ma come diavolo...- Tentò di divincolarsi, ovviamente senza successo.

Non poteva crederci. Ma chi accidenti era quel ragazzo?

-Allora?- E poi quegli occhi la fissavano in un modo tale che...-Questa supplica?-

-...-

Il sorriso strafottente e affascinante della soddisfazione stampato in volto, Ranma aspettava solo una sua parola. E forse non solo quella.

-...-

-Dai...devi solo fare la donna e dirmi “Oh Ranma, ti prego, lasciami andare!”- Imitò in modo pessimo la voce della fidanzata. -E sarai libera...-

Ranma ostentava un'insolita sicurezza, ma dentro di sé il calore se lo stava divorando vivo. Se solo lei fosse stata in sé, quella situazione sarebbe stata perfetta. Di momenti così ne avevano vissuti parecchi, ma qualcuno li aveva sempre interrotti. E poi, già la sera prima ci erano andati così vicini...

Stava sognando ad occhi aperti.

-...- Una smorfia di dolore sul volto di lei, però, lo riportò immediatamente con i piedi per terra. Sollevandosi sui gomiti per lasciarle le braccia libere, si preoccupò.

-Che c'è, ti ho fatto male? Ti peso?-

Akane riprese a sorridere, portando le sue dita sottili intorno al bavero della casacca di lui e sfiorando con l'indice la sua mascella in quel che aveva tutta l'aria di essere un gesto di sensuale affetto.

Improvvisamente non sembrava essere troppo dispiaciuta della situazione.

-È che vedi...io so benissimo...-

Perso nei suoi occhi, si accorse troppo tardi di averle lasciato fin troppo spazio.

-...liberarmi da sola, pervertito!-

Un secondo dopo, un piede puntato nel suo stomaco, Akane aveva reso giustizia alle sue parole catapultando Ranma oltre le sue stesse spalle.

-A...kane...- Si lamentò il povero ragazzo a terra.

-Che c'è? Ti ho fatto male forse?- Gli si avvicinò la ragazza divertita.

-Sei...sei il solito omaccione nerboruto privo di fascino!- Non mancò lui di ricordarle, coprendosi istintivamente la testa. Sapeva che memoria o meno, non l'avrebbe passata liscia.

-Sì sì, certo, come no? Ahahahah!- Lo sorpassò invece la ragazza, dirigendosi allegra verso casa e lasciandolo piacevolmente stupito. Continuando a ridacchiare, non gli risparmiò un consiglio.

-La prossima volta parla di meno!-

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Le dimensioni dell'infinito. ***


 

There's no time for us,
There's no place for us,
What is this thing that builds our dreams, yet slips away from us.

(Queen - Who wants to live forever)

 

 

 

-Ti piace?- Le chiese Ranma tentando di sbirciare al buio la sua reazione.

-È bellissimo.- Rispose meravigliata la piccola Tendo, gli occhi spalancati per l'emozione. Quel cielo stellato sopra di lei, anzi, sopra di loro, era uno spettacolo della natura capace di zittire anche l'animo più indomabile ed irrequieto.

-Vieni, ho portato due coperte, possiamo sdraiarci qui, se ti va.- Continuò Ranma sistemando al centro della piccola radura, fredda e silenziosa, una delle due coperte di lana trovate nel rifugio di Wu e porgendo l'altra ad Akane.

-Con questa puoi coprirti. Comincia a fare freddo e...-

-Hai pensato proprio a tutto, eh?- Lo interruppe dolcemente Akane accompagnando la sua domanda con un sorriso che se fosse stato ancora pieno giorno, gli avrebbe fatto certamente tremare le gambe.

-Beh...sì...- Arrossì l'altro.

Con un semplice gesto la ragazza si sdraiò e condivise con lui la coperta. Ranma non trovò niente da ridire. In fondo faceva davvero freddo, ma ne valeva la pena.

L'aria era così pulita e il cielo terso e scuro che una pioggia di pietre preziose sembrava voler ricadere su di loro.

A lungo rimasero in silenzio.

*Chissà a cosa sta pensando?* Si chiese Ranma voltandosi su un fianco per osservarla meglio. La giornata appena trascorsa insieme era stata una delle più belle fino a quel momento. Ma anche una delle meno spontanee vista la perdita di memoria di lei e questo aspetto, ripensandoci, gli lasciava un senso di amarezza. Avevano lottato, riso, chiacchierato e persino cucinato insieme. O meglio, Ranma le aveva insegnato a bollire il riso senza farlo attaccare alla pentola, ma alla fine è il concetto che conta, no? Era stato come vivere un sogno. Perché non poteva essere sempre così?

In ogni caso era fiero di sé. L'aveva protetta da qualsiasi minaccia esterna possibile ed immaginabile. Altro che Ryoga. Quel maiale le sarebbe saltato addosso al primo sorriso.

Eppure...

Ancora poche ore e finalmente la sua Akane sarebbe tornata completamente in sé. E questo era un bene. Ma anche un male, visto l'inferno che avrebbe dovuto passare. Di questo particolare Akane non era a conoscenza. E se una parte di lui credeva di aver fatto bene a non dirle niente -perché farle vivere ventiquattro ore di terrore?- a mano a mano che i minuti passavano e il tempo dell'Akane smemorata stava per finire, iniziava ad essere divorato dai sensi di colpa.

-Perché guardi me e non il cielo?-

*Accidenti!* L'aveva beccato.

-Mi sembrava di aver capito dai tuoi racconti che ti piacesse guardare le stelle...?- Una sottilissima insinuazione si nascondeva nella sua voce. In fondo, certe cose non cambiano mai.

*E chi ti dice che non ne stessi guardando una?* Tra sé e sé Ranma sorrise sdraiandosi nuovamente in posizione supina.

-Ma niente...pensavo e mi sono distratto...che vuoi che ci sia poi di tanto speciale nelle stell...-

-Accidenti che fidanzato noioso mi ha trovato mio padre...- Sussurrò con finto tono di rimprovero Akane, accomodando inaspettatamente il capo sulla spalla di lui.

*Speriamo che questo Akane non se lo ricordi, altrimenti sono finito.* Pensò l'uomo pietra. Soprattutto perché l'ignara piccola Tendo aveva appena trovato un modo assai più piacevole e pericoloso di una martellata per zittirlo all'istante.

-E tuttavia sei stato davvero molto gentile con me oggi.- Continuò tranquillamente. -Non so come sarà domani, ma...ecco, volevo ringraziarti.-

-Non c'è di che...- E con una mano fece finta di essere impegnato a sistemare meglio la coperta. La vicinanza di Akane, il profumo dei suoi capelli e quella mano dalle dita sottili sul suo petto gli stavano infondendo un calore inimmaginabile. Non era decisamente un abile parlatore e viste le condizioni di lei, non c'era niente che sarebbe stato giusto dirle in quel momento.

Evidentemente però, Akane era di un altro parere quella sera.

-È il cielo più bello che abbia mai visto...-

-Ci credo, non ne ricordi altri!- Non aveva resistito.

-Ma si fa per dire, baka che non sei altro!-

-Come hai detto?-

-Che l'ho detto solo per dire..perché è belli...-

-No, dico, come mi hai chiamato?-

-Baka. Ti ho offeso? Scusa! Certo che sei sensibile solo quando ti pare...-

-Sempre carina, eh? Comunque no, non mi sono offeso. È solo che normalmente è il tuo aggettivo preferito quando ti riferisci a me.-

-Ahahahah! Dici davvero? E vorrà dire che te lo meriti probabilmente...-

-Forse hai ragione.- Sorrise anche lui, stringendola più a sé. Di fronte a quel sorriso non avrebbe potuto arrabbiarsi mai.

-Comunque guardando questo cielo, che è meraviglioso solo perché non ne ricordo altri...-Puntualizzò acidamente. -Mi stavo chiedendo...-

-Cosa?-

-Tu cosa vedi?-

-Eh? Ma come cosa vedo, Akane? Il cielo e le stelle. Ah, e anche qualche pipistrello, ogni tanto.-

-Lo vedi che faccio bene a chiamarti “scemo”? Dico, cosa ti ispira? A cosa ti fa pensare uno spettacolo del genere?-

-Mah...non saprei...a te cosa fa pensare?- Perplesso e confuso si grattava la mascella con un dito. Non sapeva cosa rispondere, né tanto meno capiva dove Akane volesse andare a parare con quel discorso.

-Non lo so, mi sento tanto affascinata quanto insignificante di fronte a tutto ciò. Milioni di stelle, altri pianeti...e pensare che tutto questo non abbia mai fine. Riesci ad immaginare le dimensioni dell'infinito, Ranma?-

In condizioni normali, al solo sentirsi porre una domanda filosofica da Akane, Ranma l'avrebbe presa in giro per tutto il resto della loro vita. Ma in quella situazione, con quell'atmosfera e con lei così vicina, decise di contenersi.

-Beh, se è infinito, direi proprio di no.-

-Appunto. Secondo me l'infinito è lì dove il tempo e lo spazio cessano di esistere. Le sue dimensioni sono l'assenza delle dimensioni stesse, capisci cosa intendo? -

-Deve essere un posto molto lontano, allora.- Faticava a non ridere, ma Akane era serissima.

-A me però piacerebbe sapere cosa si prova.- Ignorò la sua ultima battuta.

-A fare cosa, scusa?-

-A trovarmi per un momento in un luogo senza tempo e spazio. Sarebbe come avere la sensazione di vivere in eterno, non credi?-

Silenziosamente Ranma assentì. In effetti, ripensandoci, il discorso di lei non era tanto male. Forse non era riuscita a spiegarsi al meglio, ma le domande e gli assurdi desideri che Akane gli aveva appena rivelato erano in fondo gli stessi che tante volte lui stesso si era silenziosamente posto di notte, guardando il cielo di Nerima dal tetto di casa Tendo. Sorrise. Akane non si era mai aperta tanto con lui. Gli sarebbe piaciuto continuare quell'assurda conversazione con lei, ma il tempo stava per finire e lui aveva appena avuto un'idea, a suo dire, geniale. L'avrebbe fatta addormentare prima dello scadere delle ventiquattro ore e, forse, le avrebbe evitato tutto il dolore che lui aveva dovuto provare. Magari non avrebbe funzionato, ma tentare non costava nulla.

-Senti...che ne dici se andiamo ora? Comincia a far davvero freddo e...- Ma nessuna risposta arrivò dal suo fianco. Ranma abbassò il volto verso quello di lei. Per quanto fosse buio, a chilometri di distanza avrebbe riconosciuto il respiro regolare e leggero di Akane quando dormiva.

 

Sorrise soddisfatto, mentre si avviava verso casa con la ragazza in braccio.

-Sarà tutto più semplice così...-

 

* * *

There's no chance for us,
It's all decided for us,
This world has only one sweet moment set aside for us.

(Queen - Who wants to live forever)

 

 

-Non ti hanno fatto entrare, vero?- Seduta su uno sgabello al di fuori dell'abitazione che le amazzoni avevano messo loro a disposizione, Wu sapeva che Mousse sarebbe tornato poco dopo. Da attenta osservatrice quale lei era, aveva capito da un pezzo lo strano giro di rapporti e desideri che muoveva quel curioso gruppo di amici/rivali, pertanto sapeva perfettamente quanta sofferenza si nascondesse dietro il principale esponente dei perdenti di quel gruppo. Il giovane connazionale scosse mestamente il capo prima di crollare a terra e sollevare lo sguardo per far finta di scrutare in silenzio il cielo. Dietro a quell'aspetto imperturbabile e di ghiaccio, il giovane doveva aver pianto e anche molto, Wu poteva giurarci. Alzandosi in silenzio, rientrò dentro casa. Immaginava volesse rimanere da solo e aveva ragione.

La crisi di Shampoo sarebbe stata la prima a presentarsi in ordine cronologico e considerando l'ora in cui approssimativamente Ryoga e Ukyo ne sarebbero stati colpiti, Mousse aveva sperato di avere tempo a sufficienza per essere presente nel momento in cui lei sarebbe stata tanto male.

Senza neanche finire di cenare, aveva trovato una scusa e si era precipitato alla prigione del villaggio. Inizialmente non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea di rivederla prima del giorno dopo. Ma poi non gli era importato più di nulla. Conosceva Shampoo da talmente tanti anni che l'orgoglio in amore ormai non sapeva più cosa fosse. Lei lo aveva trattato malissimo, lo aveva sempre rifiutato, lo aveva persino drogato per scappare nottetempo con un altro, ma l'amore, quando c'è ed è vero, non si può controllare a piacimento. Anche quando non è corrisposto.

Evidentemente però era destino che le cose dovessero andare diversamente.

Non appena arrivato alla porta della prigione si era visto sbarrare l'accesso da almeno dieci tra le amazzoni meno femminili di tutto il villaggio. Non poteva entrare, non ora che Shampoo stava riacquistando la memoria. Ogni visita era vietata prima del processo.

Stringendo forte i pugni, Mousse aveva valutato seriamente l'ipotesi di farsi prendere dalla follia, attaccare tutte quelle donne e farsi strada con la violenza. Ma la sua componente razionale lo aveva frenato. Loro erano pur sempre un'esigua minoranza contro un villaggio intero. Non poteva mettere in pericolo anche gli altri per una sua azione sconsiderata.

Una ad una le amazzoni di guardia avevano quindi sgranato gli occhi per la sorpresa. Mousse si era seduto a terra, a gambe incrociate, davanti a loro e alla porta d'ingresso ed era rimasto così, immobile per quasi un'ora ad ascoltare, da fuori e fino alla fine, i solitari spasmi disperati di Shampoo, soffocati dal bavaglio che le avevano imposto.

*Shampoo, un giorno potrò dirti che ero solo a pochi metri da te e tu lo apprezzerai.*

È proprio vero che la speranza è l'ultima a morire.

 

-Basta, mi sono stufata! Sei veramente il peggior giocatore di “uomo nero” che abbia mai visto, Ryoga!- Esclamò esasperata Ukyo.

-Ma...ma...non è colpa mia! E poi come fai ad essere tanto certa che io sia il peggiore se non ricordi nulla?- Esclamò offeso il suo interlocutore.

-Ah! Se avessi già incontrato qualcuno tanto imbranato stai pur certo che me ne ricorderei! No, ma dico, è la ventesima partita che giochiamo e ancora non hai capito? Se non lo hai tu l'uomo nero e siamo solo in due, devo averlo io per forza, capisci?-

-Guarda che fin qui ci sono arrivato!-

-Sì, ma a fatica. E poi ogni volta che tocca a te pescare dal mio mazzo, mi è sufficiente alzare leggermente una carta, ovviamente l'uomo nero, per fartela pescare...è noiosissimo giocare con te! Ci caschi sempre! Mi spieghi come fai?-

Lo sguardo allucinato, Ryoga si alzò in piedi additandola con fare accusatorio.

-Quindi...quindi tu bari! Mi hai imbrogliato!- Sembrava sotto shock.

-Che cosa??? No, mi rifiuto, basta...- Con un rapido gesto Ukyo lasciò libere le carte, che aveva ancora in mano, di prendere il volo dietro di sé. Alzandosi di scatto in piedi, fece per andarsene.

-Ehi aspetta!-

-Ci rinuncio!-

-Dove vai?-

-In cucina, ho voglia di un tè. Spero che questa notte passi in fretta perché questa situazione comincia davvero ad esasperarmi.-

Silenziosamente Ryoga la seguì sedendosi al tavolo. Mentre Ukyo preparava con cura e, nonostante tutto, una tazza di tè anche per lui, l'eterno disperso si ritrovò a pensare alla storia che il cinese aveva raccontato loro quella mattina. Era stato davvero troppo per loro. Insieme alla ragazza, che aveva poi scoperto chiamarsi Ukyo, avevano passato il resto della giornata a chiacchierare e ad interrogarsi sulla veridicità delle parole del cinese. Se davvero, come Mousse gli aveva raccontato, lui aveva occhi solo per un'altra, come mai non riusciva a ricordarsi nulla di questa ragazza? E, soprattutto, cosa significava quella piacevole sensazione che per pochi minuti aveva provato al mattino, abbracciando la bella sconosciuta davanti a lui? E perché ora provava di nuovo il desiderio di alzarsi in piedi e stringerla di nuovo a sé e chiederle scusa per averla fatta arrabbiare? Era solo perché si sentiva solo? Perché, anche se non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, il buio che avvolgeva la sua mente lo spaventava più di qualsiasi altra cosa al mondo?

Oppure...

Avrebbe voluto saperlo, avrebbe voluto potersi dare una risposta. Di certo non poteva immaginare che i pensieri di Ukyo in quel momento non fossero molto dissimili dai suoi, ma in ogni caso non ebbe il tempo nemmeno di alzare lo sguardo per guardarla un'ultima volta. Cadendo di peso dalla sedia, Ryoga si accasciò a terra, la sensazione di una lancia infilzata nel cranio.

-Ryoga!- Urlò Ukyo spaventata precipitandosi su di lui. Qualcosa o meglio qualcuno però la fermò.

-Non ti avvicinare!- La trattenne saldamente Wu per un braccio.

-Perché?- Ma nessuno le rispose.

Un secondo dopo Mousse si precipitava in cucina e cominciava a trafficare intorno al povero Ryoga ancora steso a terra. Il giovane sembrava delirante.

-Accidenti, pensavo di avere ancora del tempo!- Ammise il cinese servendosi delle sue corde.

-Ma perché lo legate come un salame?- Ukyo era shockata, non riusciva a capacitarsi.

-Può essere pericoloso Ukyo, stai indietro!- La zittì Mousse, sospirando di sollievo solo quando ebbe completato la sua opera. Se l'era vista brutta.

Un solo indice piantato a terra in quel momento di dolore e disperazione e Ryoga sarebbe stato in grado di distruggere l'intero villaggio delle amazzoni.

Il silenzio scese in cucina, rotto soltanto dalle frustranti urla del giovane imbavagliato.

-Lo so che mi odi, Ryoga e che appena tornerai in te vorrai sfogare sul mio stomaco la tua ira, ma cerca di stare buono su!- Lo rimproverava Mousse di tanto in tanto, tentando di tenere fermo il grosso baco di funi.

Di lì a poco anche Wu ebbe il suo bel da fare con Ukyo, la ragazza sembrava tollerare molto meno il terribile dolore e questo riportò la mente di Mousse alla sua Shampoo. Lei non aveva avuto nessuno, era l'unica ad essere rimasta sola. Nonostante tutto, ancora una volta, provò pena per lei.

E poi pensò a Ranma e alla sua solita fortuna. Lui avrebbe potuto aiutare Akane.

Non c'era niente da fare. Per un motivo o per un altro avrebbe avuto sempre qualcosa da invidiare a quel ragazzo.

Ma poi si vergognò di questo pensiero. In fondo non c'era niente di allettante nella situazione che Ranma stava per affrontare. Chissà come se la sarebbe cavata?

 

* * *

 

Un urlo agghiacciante e un tonfo lo svegliarono di soprassalto. Dov'era? Dove si trovava? Ah, sì! A letto, nella capanna di Wu. Ehi un momento! *Akane!* Perché non era accanto a lui? Con una mano iniziò stupidamente a tastare la coperta, quasi la fidanzata potesse essersi nascosta sotto un lembo del lenzuolo.

L'aveva messa a letto, si era addormentato e...

-Ahhhhhhhh!- Immediatamente si affacciò dal bordo del letto.

-Akane!-

Rannicchiata per terra, dopo esservi probabilmente caduta, Akane si rotolava sul pavimento, le mani strette intorno alla nuca, lo sguardo vuoto e atterrito. Tremava e piangeva.

-Che diavolo mi sta succedendo?- Alzandosi in piedi, Ranma la guardò spaventato agitarsi in quelle che avevano tutta l'aria di essere convulsioni. Non sapeva come avvicinarla.

-Ahiaaaaaaa!- Singhiozzò più forte Akane, sbattendo la fronte e i piedi a terra.

Ranma ebbe paura.

Paura di non essere affatto pronto ad aiutarla come avrebbe voluto. Guardandosi le mani tremò anche lui. Di rabbia. *Perché diavolo mi hanno lasciato solo? Io...*

-Aiuto...- Fu l'ultimo flebile sussurrò che sentì. Due secondi dopo si era precipitato da lei.

Stringendola tra le braccia poté valutare la situazione. Era disastrosa.

Akane era già un bagno di lacrime e sudore, tremava e i suoi occhi apparivano totalmente spenti e abbandonati. Ma, soprattutto, non si muoveva più.

-Akane!- Ranma la strinse a sé cercando di scaldarle le braccia con un movimento frenetico della mano. Il cuore gli batteva all'impazzata. Per lui non era andata così...

-Akane, rispondi!-

Già per lui. Ma Akane non aveva la sua stessa resistenza fisica. Non ci aveva pensato.

-Akane, mi senti?-

E se non si fosse più ripresa?

-Non farmi scherzi, scema, hai capito?-

Se fosse impazzita del tutto?

-Non fare la stupida...- Poggiando la fronte su quella di Akane, si ritrovò ad aggiungere altre lacrime al viso già abbastanza rigato di lei.

-Akane...ti prego...-

-Shhhh...stai zitto...-

-Akane!-

-...-

-...-

-Mi hanno già tagliato la testa vero? Sì, deve essere così...fa...fa troppo male per essere vero...-

-Akane, ma che stai dicendo?-

Sragionava.

-Ti prego, se questa agonia dovesse continuare...-

-Ma non dire sciocch...-

Ma un improvviso urlo disumano lo interruppe. Inarcando il bel corpo all'indietro Akane espresse tutto il dolore e la disperazione causatole da un'ultima lancinante fitta alla testa.

Abbracciandola stretta, Ranma fece non poca fatica a tenerla ferma.

 

Seduto a terra, le gambe incrociate, rimase a lungo così. Akane fra le braccia, un braccio intorno alla vita, una mano sulla testa di lei, la cullava, come una bambina. Le bisbigliava parole senza senso, per poi stringerla più forte, ogni volta che lei soffocava un urlo sulla sua spalla.

Aveva temuto questo momento, ma da diversi minuti ormai la realtà stava superando di gran lunga la peggiore delle sue previsioni.

Era insopportabile, forse peggio di quando lo aveva vissuto lui in prima persona. L'idea che lei stesse passando e rischiando seriamente tutto questo solo per lui e che lui non potesse fare niente per evitarglielo rappresentava la sconfitta più grande della sua vita.

-Tu sei più forte, Akane, ce la puoi fare...dai...- Continuava senza sosta a sussurrarle tra i capelli da almeno mezzora.

-Se per una volta mi darai ascolto, ti prometto...ti prometto che non ti farò più arrabbiare, mangerò tutte le schifezze che mi preparerai senza fiatare e, senti questa, farò del mio meglio per non chiamarti maschiaccio, che ne dici? Certo, non te lo posso assicurare sempre sempre...-

Un piccolo sospiro all'altezza del suo orecchio lo zittì di colpo.

-E io...che per un attimo avevo pensato che fossi diventato una persona normale, idiota...- Sussurrò flebilmente una voce di sua conoscenza.

 

Stringendo più forte gli occhi già chiusi, Ranma avvertì sensibilmente il suo viso contratto sciogliersi in un sorriso tirato. Forse non tutto era perduto.

-Mi vuoi tutto ciliegi in fiore e improponibili metafore come Kuno?- Chiese stringendola più forte a sé.

-No...-

-Basta che tu lo dica e io provvedo, sai?- Sorrise tirando su con il naso.

-Ma stai zitto...- Lo ammonì con tono divertito Akane, sollevando a fatica la testa per guardarlo finalmente in viso. Senza perdere un momento di tempo e continuando a tenerla tra le sue braccia, Ranma si alzò in piedi. Mentre adagiava nuovamente il corpo di Akane sul letto, la piccola mano di lei accarezzò distrattamente la sua spalla e l'espressione sul suo viso si fece visibilmente corrucciata.

-Accidenti, ti ho bagnato tutta la camicia.- Osservò stancamente.

-Questo perché sei figlia di tuo padre. Non puoi fare a meno di piangere a fontana...-

-E quelle sul tuo volto cosa sono?- Lo punzecchiò

-Effetti dell'inondazione Tendo, non ti illudere...- Sorrise sdraiandosi su un fianco di fronte a lei.

-E tu non approfittare della mia debolezza...-

-Non lo farei mai.- La coprì come meglio poteva con il lenzuolo.

-Lo so.- Sussurrò poco prima di addormentarsi. -Non te ne andare...-

-Non me ne vado.- Rispose il ragazzo di fronte a lei senza esitazione alcuna.

 

* * *

 

But touch my tears with your lips,
Touch my world with your fingertips,
And we can have forever,
And we can love forever,
Forever is our today.

(Queen - Who wants to live forever)

 

Neanche un'ora dopo Akane riaprì gli occhi. Era notte fonda, ma lui era ancora lì. E la guardava. Forse, dopo quanto successo, avevano qualcosa di cui parlare e Ranma la stava aspettando.

La mano sinistra di lui, ancora stretta sulla sua vita, in quello che doveva apparire come un gesto di affetto e supporto, iniziava a pesarle come un macigno. Da quando quei terribili momenti erano passati e tutti i suoi ricordi le erano tornati in mente, Ranma non aveva chiuso occhio. Per lei.

Cosciente di quanto vicini, liberi e bene insieme fossero stati in quella folle giornata, per lei priva di freni, imbarazzi e ricordi, Akane deglutì amaramente. Perché non poteva essere sempre così?

Era stanca, provata e il sudore freddo sulla sua pelle iniziava a darle i brividi. Improvvisamente desiderò annullare quella distanza che la separava da lui e da quel calore tante volte segretamente sognato. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma non sapeva da dove cominciare.

Anzi. Al solo pensiero la solita e inspiegabile sensazione le fece attorcigliare ancora una volta lo stomaco.

E Ranma notò il cambiamento, sotto la sua mano Akane tremava di nuovo e respirava sempre più affannosamente.

-Ti senti male?- Le chiese subito, schiarendosi la voce a metà frase.

La risposta di Akane si fece attendere qualche secondo.

-No...-

-E allora cosa c'è?- Senza nemmeno accorgersene, fece scivolare la mano lungo la sua schiena, avvicinandosi ancora di più al suo profilo.

-Credo di aver paura...- Un flebile sussurro.

-Di cosa?-

*Di me?* Per un instante Ranma temette davvero quanto pensato e di essersi avvicinato troppo. La risposta di lei però lo tranquillizzò.

-Di desiderare.- Ammise scandendo a malapena le due parole.

-Desiderare cosa, Akane?- Ormai a un palmo dal suo viso, Ranma si rese conto di aver iniziato a respirare affannosamente quanto lei.

-Che tutto cambi.- Pronunciarono le sue labbra sfiorando appena il suo mento.

Ranma chiuse gli occhi. Da tre anni aspettava un momento simile. Non che in precedenza non fosse capitato, ma lui era stato sempre troppo preso o imbarazzato per cogliere l'occasione. E ora l'ammissione di Akane suonava tanto come una definitiva richiesta di chiarimento.

Era un gesto inequivocabile che lei voleva? Non l'avrebbe delusa.

 

-Io invece no.- Bisbigliò con voce sempre più bassa e roca, abbassando il suo volto quel tanto che bastò alle sue labbra per incontrare finalmente quelle di lei, piccole e morbide.

 

Per qualche secondo rimasero così, immobili, pregustando il sapore di un amore nato già molto tempo prima, ma mai vissuto davvero come tale.

Ben presto, però, quello stesso bacio si trasformò in qualcosa di più profondo, istintivo e passionale.

Mani ansiose e inesperte si incontrarono a più riprese, rendendo il tatto l'unico senso testimone del fatto che non stessero sognando.

 

Prendere fiato fu una spiacevole necessità per entrambi.

E Ranma lo fece lungo il collo di lei, non poteva guardarla negli occhi proprio ora. Risalendo con le labbra fino al lobo del suo orecchio, tentò inutilmente di diminuire i battiti del suo cuore.

Temeva che lei li sentisse, temeva di bloccarsi, temeva quel che stava per dire.

-E poi io cosa dovrei fare, allora?- Intrecciò le dita tra i capelli di lei.

-Perché?- Ormai quelli di Akane erano solo sospiri.

-Perché anche io ho paura di desiderare troppo.-

-E....cosa...?-

-Te.-

 

Ok, era finita. Forse sarebbe morto a breve, ma ne era valsa la pena.

Ma Akane lo sorprese, stringendolo ancora di più a sé.

 

-Questo perché avevo ragione fin dall'inizio...- Sussurrò ridacchiando nervosamente al suo orecchio. -Sei un maniaco.-

Ranma si rilassò.

-E figuriamoci!- Sorrise ironico prima di sollevare il volto e unire nuovamente le labbra a quelle di lei.

Una volta, una seconda, una terza e più i minuti passavano più l'emozione iniziale del momento si andava trasformando per entrambi in pura eccitazione. In febbrile necessità.

Portandosi sopra di lei, sorrise malizioso, assaporando ogni centimetro del suo collo.

-Mi hai dato anche del “noioso” stasera...-

-Mah...

….per quello direi che possiamo lavorarci su...-

Per quanto inebriato dal profumo di lei e assordato dal calore del sangue pulsante nelle orecchie, il giovane non poté fare a meno di notare un particolare.

Sollevandosi leggermente senza mai smettere di sfiorare le sue labbra, portò una mano dietro di sé. Fingendo incredulità, prese a sfiorare divertito le gambe della fidanzata, la quale forse nemmeno si era accorta di averle incrociate intorno ai fianchi di lui, in quella che solitamente è una posizione abbastanza inequivocabile.

A quel punto Ranma si rese conto di essere non solo al culmine dell'eccitazione, ma anche dell'umana sopportazione.

-E poi sarei io il pervertito?- Con un'insolita e profonda voce gutturale le rivolse quelle parole di scherno, facendo aderire il corpo ancora di più a quello di lei e spingendola istintivamente e per la prima volta nella sua vita verso la parete posta dietro il cuscino.

L'inaspettato gemito di piacere che Akane si lasciò sfuggire, inarcando la schiena e facilitandogli l'ingresso della mano al di sotto del sottile strato di stoffa rossa che ancora la copriva, ebbe per Ranma il valore di un sì.

E non solo per la domanda che lui le aveva rivolto.

Abbandonandosi alle sue mani e a quelle carezze, tanto audaci quanto desiderate, Akane vinse ogni imbarazzo e con identica passione iniziò a rispondere a tono a ogni singola, dolce provocazione di lui.

Pochi minuti dopo, distesi ancora uno sopra l'altro, i due ripresero fiato, rendendosi conto solo in quel momento, di non avere più neanche un centimetro di stoffa a separarli.

Per un attimo si fermarono a guardarsi negli occhi. Entrambi desideravano non porsi più dubbi o domande. Il limite era stato abbondantemente superato e non c'era posto quella notte per parole come “razionale”, “evitare”, “conseguenze”...

Accarezzando il più dolcemente possibile il volto di lei, Ranma si impose la calma. Akane non proferiva più parola e per esperienza sapeva che quando lei non parlava più era solitamente per due motivi: o era arrabbiata con lui o aveva paura.

Considerando che la prima ipotesi era da scartare...

E tuttavia notò all'improvviso, mentre le accarezzava con un pollice il labbro inferiore, che ciò non era esattamente vero. Akane gli stava parlando.

I suoi occhi parlavano per lei. Gli dicevano qualcosa che a parole non sarebbe mai riuscita ad esprimere.

Ranma sapeva cosa.

E prontamente rispose.

-Anche io, Akane...-

Senza aspettare che lei si stupisse di quelle parole, si impossessò nuovamente e con ferma dolcezza delle sue labbra, lasciando che la sua inesperienza fosse guidata dall'istinto.

La voleva. La desiderava, come mai aveva desiderato qualcosa in vita sua.

 

Pochi istanti dopo Akane si trovò a divorare il buio con gli occhi, incredula e incapace di dare un nome a quella sensazione piacevolmente devastante e del tutto nuova per lei. Li richiuse. Non poteva essere vero, non stava accadendo a lei, altrimenti il suo cuore non avrebbe retto a quella travolgente felicità. Accompagnando spontaneamente l'ansimare di lui, si lasciò trasportare da quel mare in tempesta, fino a quando credette di essere naufragata direttamente in paradiso.

Ma si sbagliava.

Non appena Ranma portò a fatica la bocca all'altezza del suo orecchio, spiegandole in modo breve e conciso cosa intendesse con la sua ultima battuta, Akane aprì violentemente gli occhi.

Seguita pochi secondi dopo dal suo fidanzato, si sentì finalmente libera di abbandonarsi alla più sublime, fisica ed effimera conseguenza dell'amore.

Quella sensazione che, anche se per un solo istante, ti dà l'ineffabile certezza di sapere quali siano le dimensioni dell'infinito.
 

* * *

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Fuga d'onore. ***


Mentre sorrideva ai primi raggi del sole, rannicchiata sotto le lenzuola in un angolo del letto, Akane non riusciva a smettere di pensare a quanto le era appena successo.

Se solo qualcuno le avesse detto pochi giorni prima che di lì a breve avrebbe osservato l'alba da tutta un'altra finestra e con una luce negli occhi completamente diversa, non ci avrebbe mai creduto.

Non vi era modo di descrivere la moltitudine di sensazioni e pensieri che stavano pervadendo in quel momento la sua mente e il suo corpo.

Quella notte, in Cina e in un'impensabile capanna abbandonata nel bosco, lei e Ranma avevano fatto l'amore.

Lei si era lasciata andare, lui non era scappato e, anzi, le aveva detto chiaramente cosa provava per lei. Al solo pensiero rabbrividì di nuovo. Non si era nemmeno rivestita, ma di certo non aveva freddo. Non con lui accanto almeno. Certo, al contrario di lei Ranma aveva trovato subito il modo di recuperare le energie e da un paio di ore russava beatamente dall'altra parte del letto. Ma non le importava. Da una parte lo invidiava persino, lei non aveva più chiuso occhio.

E come avrebbe potuto del resto?

Rise di nuovo, fra sé e sé, nascondendo il viso nel cuscino, persa in qualche pensiero che forse è opportuno non rivelare. Un indice puntato sulla spalla la fece sobbalzare di colpo.

-Che c'è di tanto divertente? Visto che mi hai svegliato, fai ridere anche me, no?-

Una insolitamente maliziosa insinuazione alle sue spalle la fece diventare di tutti i colori.

Ranma si era svegliato.

O forse lo aveva svegliato lei. Fatto sta che voltandosi leggermente verso di lui, fece una fatica immensa a recuperare il dono della parola. Comodamente sdraiato a pancia in su, le braccia incrociate dietro la testa e coperto dal lenzuolo solo fino all'ombelico, il suo fidanzato la osservava, curioso e divertito. Era proprio bello.

Akane iniziò a gesticolare con una mano, tenendo saldamente con l'altra il lenzuolo intorno a sé.

-Ma niente, mi stavo solo alzando per prendere un bicchiere d'acqua. T...tu hai se...te?-

Ranma assunse la classica espressione stupita. -Stai bene, Akane?- Ma era tutta scena.

-Ma sì...certo, tranquillo!- Avvolta come un salame, tentò di alzarsi in piedi di scatto, inciampando immediatamente.

Un braccio intorno alla vita le evitò di cadere a terra e fare le fine di un treppiedi rotto.

-Ma vieni qui!- Si sentì trascinare nuovamente sul letto.

-Ranma, ma che fai?- Protestò divertita ritrovandosi nuovamente sotto di lui.

-Vuoi per caso farmi morire di freddo portandoti via tutta la coperta?- Le sorrideva. Uno di quei sorrisi che ti mozzano il fiato. Ma Akane sapeva recuperare in fretta.

-Potresti anche rivestirti, se hai tanto freddo, sai?-

-Lo stesso vale per te, cara mia...- Le sussurrò sfiorandole con la punta del naso il labbro inferiore. Normalmente Ranma non avrebbe mai avuto il coraggio di avvicinarsi tanto a lei, se non in situazioni di estremo pericolo. Il fatto che si fosse preso questa piccola libertà con lei già di primo mattino le allargò il cuore. Finalmente, forse, qualcosa era cambiato.

Quasi le avesse letto nella mente, però, il ragazzo si allontanò immediatamente.

-Dove vai?- Gli chiese trovandosi a guardare nervosamente altrove.

-Volevi l'acqua? Ti porto un bicchiere d'acqua.- Si allontanò l'altro tranquillamente, indossando solo i suoi boxer.

Due minuti dopo faceva ritorno. -Tieni.- Le allungò da sopra la spalla un bicchiere. Dandogli le spalle e in posizione fetale, Akane lo prese scolandoselo fino all'ultima goccia.

Ranma sorrise. Scoprì in quel momento quanto gli piacesse vederla imbarazzata per lui.

-Me la sono meritata un po' di coperta, che dici?- La provocò abbracciandola da dietro e cercando di liberare un minimo Akane dallo scudo protettivo che si era creata. -Oppure hai intenzione di tenerla tutta per te e rimanere indifferente alla mia sofferenza? Non sono mica un ragazzo da una notte e via io, eh?- La rimproverò fintamente risentito.

Voltandosi verso di lui e ritrovandosi tra le sue braccia, Akane scoppiò finalmente a ridere.

-Tu un ragazzo da una notte e via? Ahahahah! Ma fammi il piacere! E poi...non potrei mai...- Tornò improvvisamente seria e, se possibile, più rossa in volto di prima. -Non dopo quello che mi hai detto stanotte.- A un palmo dal suo viso, alzò lo sguardo, brillante e felice.

Ranma la guardò, scuotendo leggermente il capo e alzando lo sguardo verso l'alto.

-Perché? Che ho detto stanotte?-

La sottile e pericolosissima aura blu che circondò la sua ragazza, i cui capelli e il lenzuolo stesso avevano già preso ad ondeggiare, mossi da un vento invisibile, gli fecero temere di aver parlato con troppa leggerezza. Come avrebbe reagito all'ira funesta che si stava per abbattere nuovamente su di lui?

-RAN...!- Ancora un bacio rubato alle labbra di lei la zittì di colpo.

Un bacio veloce, perché aveva qualche altra cosa da aggiungere.

-Sto scherzando, Akane.- La strinse di più a sé. -Me lo ricordo perfettamente.-

-Allora ridimmelo...-

-Solo se tu mi dici a cosa stavi pensando prima di tanto divertente.-

-Pensavo al fatto che in teoria tu sei ancora sposato...- Mentì brillantemente.

-E sempre teoricamente anche in pratica. E quindi?-

-E quindi, dopo quanto successo stanotte, forse dovrei sentirmi una “rovina famiglie”, che ne dici?-

Scoppiarono a ridere insieme.

-Carina questa...me la devo ricordare.-

-Eh?-

-Beh, sai quanto sarebbe fiera di me mia madre?- Si tirò su in ginocchio e prese a gesticolare come un attore di teatro. -Sposato con una, amante di un'altra, insomma un tripudio di virilità!- Concluse indicando fieramente se stesso e gli addominali indubbiamente notevoli.

-Ahahahah! Amante...ora non ti sembra di esagerare?-

-Che c'è, sei gelosa per caso?-

-Non montarti la testa, pervertito!-

-Senti chi parla...- Chinandosi nuovamente su di lei, tentò di eliminare ogni distanza fra loro.

Ma con scarso successo.

-No, scusa, non ci riesco. L'idea di te ”rovina famiglie” fa troppo ridere...Ahahahah!-

-Ranma Saotome, sto ancora aspettando! Ti ho detto cosa stavo pensando, ora tocca a te.-

-Sei proprio sicura di poter reggere nuovamente una tale emozione? Fino ad ora l'unico che si è aperto un po' sono stato io, bellezza!-

-Che vuoi dire?-

-Che non mi hai ancora risposto, Akane...- In quegli occhi grandi e tormentati come il mare in tempesta per la prima volta Akane lesse qualcosa di diverso. Ansia, incertezza e...necessità.

Di una sua conferma verbale.

Sorrise abbassando lo sguardo.

-Tu rinfrescami la memoria. Chissà che non riesca ad accontentarti.-

 

* * *

 

-A...a...a...ak...- Ryoga aveva appena inserito la modalità “vocale ad intermittenza”.

-Akane e Ranma in una capanna nel bosco? Da soli? Ma siamo impazziti?- Ukyo venne in suo soccorso alzandosi di scatto dalla sedia che cadde rovinosamente a terra. Era furiosa. Prima Shampoo, ora Akane. Ma quando sarebbe venuto il suo turno?

-A...a...a....-

-E tu non ci hai detto niente ieri, Mousse? Hai fatto il vago tutto il giorno? Ti sei approfittato del nostro stato e...-

-Ma veramente io...- Provò a intervenire inutilmente il cinese.

-A...a...a...a...-

-E basta, Ryoga.- Una spatolata in pieno viso, Ukyo cercò di interrompere il fastidioso nastro rotto in sottofondo. -Riprenditi immediatamente, stupido, dobbiamo andare a cercarli!-

-A...a...a....a...- Inutile.

-Dove si trova questa casa?- Tornò a rivolgersi a Mousse.

-Due contro uno non posso certo fermarvi, ma siete due illusi se pensate che vi dirò mai che direzione prendere.-

-Caro, carissimo Mousse, tu hai voglia di farmi arrabbiare stamattina, vero? Già devo tollerare l'idea di aver lasciato Ran-chan da solo con Akane ieri, ora se tu non mi dici immediatamente...-

-Si può sapere perché ti comporti così, Ukyo? Passi Shampoo, ma questo non è da te.- Gli costava moltissimo esprimersi in questo modo, ma in fondo era la verità.

-E tu si può sapere perché non ci vuoi aiutare? Perché ieri non ci hai detto niente?-

-Già, perché?- Intervenne anche Ryoga, tornando finalmente in sé.

-Posso parlare?- Mousse attese un secondo di silenzio e poi continuò. -Guardate che io ieri ve l'ho detto e lo sapete benissimo. Piuttosto, perché vi scoccia tanto ammettere di non aver avuto alcun interesse ad andare a disturbare due persone di cui non ricordavate nemmeno le fattezze? Non potete prendervela con me adesso. E poi, ragazzi, è anche ora che vi diate una svegliata.- Si alzò in piedi accompagnando le sue parole con un ampio ed esasperato gesto delle braccia. -Volete una buona volta guardare in faccia la realtà?-

-Parla lui!-

-Non prendermi in giro, Ryoga. Intanto io so quello che vedo...- Minacciò puntando l'indice contro un grosso vaso di fiori.

-Che deve essere molto poco quindi...- Lo canzonò l'eterno disperso.

-Ah si?- Al diavolo la miopia. Mousse si girò di scatto in direzione di quella faccia da schiaffi di Ryoga. -Beh, sapete cosa ho visto ieri? Due persone che, pur non riconoscendosi minimamente, non appena ne hanno avuta l'occasione, hanno trovato conforto l'una nelle braccia dell'altra. Sapete a chi mi riferisco, no?- Lo sapevano ovviamente. -Buona colazione, cari.- Terminando la sua frase con una nota insolitamente maliziosa nella voce, Mousse chiuse le ante della porta dietro di sé. Era tranquillo. Non sarebbe stato seguito, non ora che due dei pretendenti più testardi della storia avevano appena smesso di respirare, fissandosi rossi in volto ai due estremi del tavolo.

Ukyo si vergognava, si era sforzata di rimuovere quel pensiero che, da quando le era tornata la memoria, l'aveva tormentata tutta la notte, facendola riposare poco e male. Ma era stato tutto inutile. Lei si era dimenticata di Ranma. Intruglio o meno, la sua fedeltà al concetto di “fidanzata carina” del giovane Saotome, le rendeva impossibile accettare una simile e imperdonabile mancanza. E, dal suo punto di vista, il tutto prendeva una piega ancora più grave se ripensava a come si era sentita felice, nell'incoscienza più totale, quei pochi minuti che aveva trascorso tra le braccia di quel che credeva un perfetto (e attraente) sconosciuto. Forse Mousse non aveva tutti i torti. Il fatto che il suo sentimento non fosse ricambiato ormai era chiaro anche a lei. Ma non era quella di verità a farle tanto male in quel momento, quanto il dover prendere coscienza di un fatto ben più grave. Quando il giorno prima Mousse aveva raccontato a lei e Ryoga dell'esistenza di due ragazzi di cui loro erano teoricamente innamorati, né l'eterno disperso, né tanto meno lei si erano sforzati troppo di ricordare e andare a cercare gli altri due, preferendo trascorrere il tempo l'uno in compagnia dell'altro, interrogandosi scherzosamente sulla presunta veridicità delle parole del cinese. E il bello è che non le era dispiaciuto affatto, si era trovata bene in compagnia di Ryoga, aveva riso con lui, discusso, giocato a carte e con una tale libertà e confidenza che mai avrebbe immaginato di poter avere con un ragazzo. Certo questo non significava che fosse innamorata di Ryoga, però...

Stringendosi le braccia intorno al corpo, sospirò.

Era poi un fallimento tanto grande il dover ammettere di aver rivolto le proprie attenzioni sempre nella direzione sbagliata precludendosi, forse, altre possibilità? Sollevando il suo sguardo verso quello di Ryoga, in silenzio di fronte a lei, Ukyo ripensò a suo padre, alla sua infanzia, a ciò che l'aveva portata fin lì e sorrise.

Un carretto di Okonomiyaki non valeva tanto.

 

*Ranma...* Sbuffò tra i suo pensieri Ryoga, anche lui altamente incerto sul da farsi. Ricordava alla perfezione gli ultimi pensieri avuti la sera precedente prima di cadere rovinosamente a terra. Si era interrogato più volte su chi fosse l'Akane citata da Mousse, su che tipo di legame avesse con lei e sul perché non riuscisse a ricordarne nemmeno il più piccolo particolare. E ora che i ricordi erano tornati a popolare la sua mente, stranamente non poteva fare a meno di porsi domande molto simili. Cosa lo legava tanto alla piccola Tendo? Affetto sincero? Quello indubbiamente. Fin dall'inizio era stata l'unica persona, oltremodo bella e affascinante, a mostrarsi gentile con lui. Che il cuore di lei non gli fosse mai appartenuto gli era chiaro ormai da tempo, eppure non aveva mai desistito. Tante volte aveva provato a dirle addio, aveva persino creduto che con Akari avrebbe trovato la felicità, ma non aveva funzionato. Perché? Era davvero a causa di Akane o forse c'era qualcosa di più profondo che ancora non aveva avuto il coraggio di ammettere nemmeno a se stesso? Alzò lo sguardo incontrando quello timido e tremante della cuoca.

*Ukyo...* Già, era tutta colpa sua se lui ora si sentiva così. Non riusciva a togliersi dalla testa l'emozione e il brivido provato il giorno prima, quando lei aveva ricambiato il suo abbraccio. L'abbraccio di un uomo, non di un animale domestico. La sensazione era stata del tutto diversa. Non che questo significasse qualcosa, ben intesi. Però...

Questa serie di circostanze lo aveva tenuto sveglio tutta la notte portandolo a rivalutare non solo il suo sentimento per Akane, ma anche il ruolo che lei aveva rivestito fino a quel momento nella sua lotta contro il suo nemico numero uno. Fin dal primo scontro nei giardini del Furinkan, quasi tre anni prima, Ryoga aveva capito quanto il rivale fosse legato alla ragazza e quando, anche se in veste di P-Chan, aveva trovato il modo di infilarsi nottetempo nel letto di lei, provocando nell'altro insopportabili episodi di gelosia, il suo inconscio aveva fatto due più due e Akane era diventata improvvisamente il suo premio più ambito.

Soffiarla definitivamente a Ranma sarebbe stata la sua vittoria più grande. Altro che colpo del leone. Sorrise amaramente stringendo i pugni.

Innamorarsi di lei non era stato difficile e, del resto, non lo sarebbe per nessuno. Tristemente doveva ammettere, però, che il suo era un amore insano, nato dai presupposti più sbagliati che ci possano essere: l'odio e il senso di rivalsa per una persona che, fin dall'infanzia, gli aveva rubato la scena. Ma potevano un panino ai gamberetti in meno e un appuntamento mancato a tredici anni valere tanto?

La risposta era ormai fin troppo ovvia anche per lui. In quel momento prese una decisione. Akane avrebbe sempre mantenuto un posto speciale nel suo cuore e sarebbe stato tremendamente difficile per lui smettere di sperare, ma non l'avrebbe più ostacolata.

Se solo Ranma si fosse mai azzardato a farla soffrire o a metterle le mani addosso però ...

*A proposito di mani addosso!* Il solo pensiero lo ridestò immediatamente. Dirigendosi lentamente verso Ukyo, Ryoga mostrò i canini in un sorriso altamente divertito. Fino a quel momento avevano parlato solo con se stessi, ma era ora di darsi una mossa. Le tese la mano in segno di accordo.

-Ne riparliamo a Nerima?-

-Affare fatto!- La ragazza ricambiò immediatamente la stretta, visibilmente più rilassata.

Dirigendosi verso la porta di casa, Ryoga si voltò nuovamente a guardarla. Era serio, ma una nuova luce brillava nei suoi occhi.

-Allora? Che stiamo aspettando? Non credi che quei due siano rimasti un po' troppo da soli?-

-Sai, mi stavo giusto chiedendo quanto ci avresti messo a chiedermelo. Ho proprio bisogno di scaricarmi un po'.- Sorrise l'altra, ruotando la scintillante e gigantesca spatola come una majorette.

Un minuto dopo due figure veloci schizzarono rapide in direzione del bosco.

-Ma dove andate?- Gli urlò dietro Mousse, rimasto fino a quel momento a meditare all'aria aperta.

-Torneremo in tempo per il processo, tranquillo!- Gli risposero quelli in lontananza. Sembravano due bambini, felici di sfuggire al controllo genitoriale per godersi in santa pace il loro gioco preferito. La caccia al tesoro.

-Ah!- Con un gesto secco della mano Mousse si rimise a sedere sull'erba. -Ma fate un po' come vi pare!- Poco dopo si ritrovò immerso nuovamente nei suoi pensieri, preoccupato e in ansia. Davvero non sapeva cosa aspettarsi da quella giornata.

*Shampoo...*

* * *

-Ranma! Ranma! Sono Chao, aprimi!- Bussava il ragazzino alla porta della piccola capanna nel bosco. In cuor suo sperava di aiutare il suo maestro, senza per questo rompergli lui stesso le uova nel paniere. Mousse lo aveva spedito ad avvisare Ranma e Akane dell'impellente e assai probabile arrivo dei due noti disturbatori. Tuttavia, di fronte a quella porta chiusa e al silenzio innaturale intorno a lui, Chao si trovò a sperare ardentemente di non aver interrotto niente di particolare con il suo arrivo.

-Un attimo!- Gli urlò da dentro una voce maschile leggermente impastata e più roca del solito. -Chissà che sta succedendo...?- Si rivolse poi ad Akane, mentre entrambi finivano velocemente di rivestirsi. -Il processo dovrebbe iniziare fra due ore, perché tutta questa fretta?-

-Già...- Annuì mestamente la ragazza, ancora seduta sul letto e intenta a riabbottonarsi la tunica. Il suo tono di voce però non piacque a Ranma che si voltò a guardarla di nuovo. Per un attimo temette di aver fatto lui qualcosa di sbagliato, ma poi si diede dello stupido per non esserci arrivato prima. Akane forse temeva che usciti da quella casa, da quella dimensione magica, innaturale e dedicata solo a loro, tutto sarebbe tornato come prima.

*Non ha tutti i torti...* Si ritrovò a pensare, valutando quanti ostacoli avevano fino a quel momento impedito loro di realizzare concretamente quanto provavano l'uno per l'altra.

Le afferrò una mano per farla alzare. -Akane, vedrai che andrà tutto bene. Cerchiamo solo di tornare a casa tutti insieme e poi ti prometto che a Nerima sarà tutto diverso.-

-Eh?- Lo guardò lei con aria interrogativa. -Ma di che parli, Ranma?-

-Beh...io...ecco, mi sembravi...-

-Cosa?- Era già accigliata.

-Mi...mi sembravi preoccupata per la situazione e...- Adesso sì che era nei guai.

-Oh! Capisco. E così già pensavi che io stessi temendo un tuo ripensamento o qualcosa del genere, eh?-

-No...no...non intendevo questo!- Ma perché non imparava mai a stare zitto?

-Guarda che se ti ho risposto in modo un po' svogliato è solo perché ho dormito a malapena un'ora nelle ultime ventiquattro ore e sono un po' stanca, lo sai questo, no?-

Indietreggiando intimorito, Ranma sfogliò mentalmente il suo repertorio alla ricerca di una via di fuga.

*Ehi, ma non ti rilassi mai?*

*Non potresti essere più gentile qualche volta?*

*Guarda che se è per questo, nemmeno io ho dormito troppo...*

No. Tutte ipotesi decisamente da scartare.

Persino a lui suonò incredibile, ma finalmente aveva imparato qualcosa. Afferrandola per un polso la riportò vicino a sé.

-E io che volevo fare un gesto carino assicurandoti che quando torneremo metterò in chiaro ogni cosa e farò in modo di evitare che storie come questa si ripetano...- Sbuffò a un palmo dal suo viso.

*Vogliamo crederci?* Si ritrovò a pensare la diretta interessata. Ma ormai il suo cuore batteva troppo forte per dare voce ad un pensiero tanto acido. Addolcendo i tratti del volto, sorrise e decise di sorprenderlo a sua volta.

-Scusami e...grazie, Ranma. Non me lo aspettavo.-

Gli fu impossibile trattenere gli angoli della bocca dal sollevarsi in un tenero ed imbarazzato sorriso. L'aveva sorpresa. A parole. Lui.

Un cosa che raramente gli era riuscita di fare e, del resto, se Akane ancora tendeva a fraintendere i suoi maldestri tentativi di approcciarsi a lei in maniera differente, non poteva in fondo biasimarla. Per anni aveva limitato i suoi dialoghi con lei ad acidi botta e risposta conditi dei più fioriti e falsi insulti.

Sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, finì del tutto volontariamente con l'attirare il viso di lei verso il suo.

-Ranma, mi vuoi aprire, sì o no?- Troppo tardi.

-Uff...fantastico...- Si voltò scocciato a guardare in direzione della porta. Ma Akane prese a trascinarlo per mano. -Andiamo, dai. - Lo esortò, di nuovo allegra.

Aprendo la porta di casa, Chao, detto “il fulmine”, si precipitò dentro agitato. Per qualche istante rimase in silenzio, guardandosi intorno senza rivolgere parola ai due ragazzi. Sembrava avesse fretta di fare qualcosa.

-Chao, mi spieghi...- Tentò Ranma.

-Non ora, maestro.- Individuata la sua meta, il ragazzino si precipitò verso una stanza scomparendo due secondi dopo dietro la porta. -Scusate, ma devo andare al bagno!-

Con l'indice ancora sollevato per porre la sua domanda, Ranma rimase di sasso. Dietro di lui Akane ridacchiava sotto i baffi. Stringendo i pugni e digrignando i denti, Ranma montò su tutte le furie. -Ma non potevi andare al bagno a casa tua? Sei venuto fin qui e mi hai interrotto per...-

-Oh, mi dispiace, ho interrotto qualche cosa?- Gli chiese da dentro il bagno Chao, in parte intimorito, in parte divertito da tale palese ammissione. *Beccato.*

Ranma ci mise meno di un secondo a prendere tutto un altro colorito. -Ehi, cosa vuoi insinuare? E poi chi mai vorr...- *Accidenti!* Si morse la lingua. -Chi mai vorrebbe raccontare a te gli affari propri...eh?- Si corresse immediatamente, non senza un notevole sforzo di fantasia.

Compiaciuta da tale modifica, la piccola Tendo appoggiò il secchio di legno, ormai suo inseparabile amico, nuovamente per terra. *Forse dovrei portarlo via con me...* Sorrise.

Finalmente Chao riaprì la porta. -Non intendevo farmi gli affari tuoi, Ranma.- Ammise il ragazzino. -Volevo solo avvisarvi che stanno venendo a cercarvi...-

-Chi?- Chiesero all'unisono i due giovani. Ma ormai era troppo tardi. Inarcando un sopracciglio, l'espressione perplessa di chi ha dimenticato ancora una volta i pop-corn a casa, Chao si appoggiò allo stipite della porta e con l'indice indicò l'ingresso di casa. -Loro.-

Dalla porta, ancora mezza aperta, Ranma e Akane poterono tranquillamente scorgere i loro due compagni di avventura che, in piedi, li attendevano sul prato, a pochi metri dall'ingresso.

-Ti sei divertito a fare “due cuori e una capanna”, Ranma, eh? Non avrai davvero pensato di passarla liscia?- Lo minacciò immediatamente l'eterno disperso.

-Ma come hanno fatto a trovarci?-

-Uffa...ci risiamo!- Insieme li raggiunsero all'esterno, mantenendosi a debita distanza.

-Ran-chan, come hai potuto fare una cosa del genere alla tua fidanzata carina? Abbandonarmi alla sofferenza dell'oblio per occuparti di Akane? Mi hai davvero ferita!- Piagnucolò ad arte la sua amica di infanzia, per poi proseguire senza alcuna logica. -Deve essere uno dei tuoi soliti trucchetti, Akane!-

-Ma che diavolo dici, Ukyo? Non mi avrai mica scambiata per Shampoo!-

-Shampoo è fuori gioco ormai, siamo rimaste io e te. Preparati allo scontro!-

-E tu lo sai a cosa ti devi preparare, vero?- Ryoga si rivolse con un ghigno al suo nemico preferito, soppesando senza sforzo il pesantissimo e celebre ombrello.

-Sì, sì, a morire. Lo dici sempre.- Completò l'altro con noia, mentre tentava di prendere in braccio la fidanzata.

-Ranma, che diavolo fai?-

-Una corsetta di primo mattino, non ti va?- Quasi fosse la cosa più normale del mondo.

-Ranma! Questa si chiama fuga! Mi avevi promesso un'altra cosa...-

Per un attimo Ranma le mise le mani sulle spalle, fissandola intensamente negli occhi, e sempre per un attimo Akane temette seriamente che lui avesse intenzione di baciarla. Lì, all'aperto. Davanti a tutti.

-Sì è vero, te l'ho promesso, ma ho detto anche un'altra cosa...- Con un rapido gesto fece scivolare le mani lungo la sua vita, tutt'altro che larga.

-Levale subito le mani di dosso, Ranma!- Si avvicinarono i due. -Cosa le hai promesso Ran-chan?-

-Che cosa?- Fece appena in tempo a chiedere Akane, prima di ritrovarsi caricata come un pacco postale sulla spalla del suo fidanzato a fissare il suolo allontanarsi sotto la potente spinta delle gambe di lui.

-Lo farò a Nerima!- Le rispose Ranma ridacchiando, saltando da un ramo all'altro, immediatamente seguito dagli altri due, inferociti al punto giusto.

-Bastardo, vieni qui!-

-Ran-chan! Dove pensate di scappare?-

-Mettimi subito giù, stupido!-

-Fossi matto!-

Era il suo divertimento preferito.

Fissando i quattro che comparivano e scomparivano tra le fronde degli alberi intorno a lui, urlandosi offese e minacce al limite del ridicolo e lanciandosi armi improprie, Chao sorrideva divertito. Sapeva che prima o poi Ranma e gli altri sarebbero ripartiti e che tutto questo gli sarebbe mancato molto.

-Certo che sono strani, eh?- Commentò ad alta voce notando una presenza accanto a lui.

-Vedila così.- Lo accarezzò dolcemente Wu su una spalla. -È il loro modo di volersi bene e rimanere in forma.-

-Forse hai ragione.-

-Se te lo dico io...e comunque è ora di andare, il processo inizierà fra un'ora.- Continuando a fissare i movimenti rapidi e veloci dei quattro giovani tra gli alberi, Wu prese a concentrarsi sempre di più.

-E come pensi di fare per richiamarli?-

-Così!- E approfittando del momento più opportuno, lanciò in aria quattro pesanti catene, tirate fuori da chissà dove, afferrando a mo' di lazo le quattro ignare caviglie.

Un secondo dopo in una nuvola di polvere, foglie e auree combattive, i quattro giovani giacevano a terra, accatastati uno sopra l'altro.

-Complimenti, Wu!- Batté la mani Chao, sinceramente ammirato.

-Oh, beh, me la cavo ancora, ragazzo! Ahahahah!-

Ma il chiacchiericcio non era ancora terminato.

-Sei ingrassato, maiale, eh? Levati subito di dosso, Ryoga!-

-Non ci penso nemmeno, bastardo!- Approfittando del fatto che Ranma fosse bloccato alla base di quella specie di piramide umana, Ryoga caricò il primo pugno in direzione del viso di Ranma, il quale, per un pelo, riuscì a schivare il temibile destro.

-Ukyo, sei ridicola, levami subito questo aggeggio di metallo da sotto la gola!- Anche Akane non si trovava di certo in una posizione favorevole. Sopra di lei, in piedi sulla schiena di Ryoga, la bella cuoca era riuscita a bloccare i movimenti della rivale.

-Non ci penso nemmeno e poi si chiama spatola, ignorante!-

-Ignorante a me?- A sentirsi apostrofare in quel modo, la piccola Tendo afferrò a due mani il manico della spatola. -Ha parlato il premio Nobel della ristorazione!-

-Stai fermo con quella zucca vuota, maledetto Saotome!- Prese a divincolarsi Ryoga, sempre più scocciato e in difficoltà. La libertà di movimento era davvero poca anche per lui.

-Non sono mica venuto al mondo per essere il tuo bersaglio, idiota!-

-Ryoga, stai un po' fermo, mi stai facendo cadere!- Si lamentò la cuoca.

-E dammi questa dannata spatola!- Prese a tirare Akane, mettendo in seria difficoltà l'equilibrio già precario di tutto il gruppo.

-Ti sei divertito eh? Scappare e sposarti con un'altra, far soffrire Akane in quel modo...non avrai davvero sperato di farla franca con me, vero?-

-Ancora? Sei monotono, maiale! Non ero in me, quante volte devo dirtelo?-

-Piantala di chiamarmi “maiale”!-

Per un momento, un attimo solo, Ranma ripensò a tutte le volte che Ryoga, proprio in veste di porcellino, aveva dormito stretto al petto della sua Akane. Fu sufficiente. Istinto e follia ebbero il sopravvento. Incurante del peso di tre persone sopra di lui, si alzò di scatto afferrando solo Ryoga per il bavero della maglia, facendo saltare le due ragazze lontano da loro. Trascinando l'eterno disperso con sé, Ranma rotolò diversi metri più in là, invertendo le posizioni.

-E tu...- Sibilò ansimando a un centimetro dal suo viso. -Piantala di morire dietro ad Akane. Lei...è la mia fidanzata, hai capito?-

 

-Insomma, si può sapere cosa vuoi da me, Ukyo?- Le spalle contro un albero, Akane era in trappola. Le mini spatoline della cuoca la tenevano bloccata contro la corteccia e davanti a lei Ukyo continuava a tenerla sotto scacco, agitandole davanti e minacciosamente la grossa arma di metallo. Non che avesse intenzione di farle del male, né Ranma né Ryoga l'avrebbero mai perdonata. Voleva solo divertirsi un po'.

-Una tua ammissione, Akane.- Sorrise.

-Uh?- Il viso di Akane si fece assai perplesso. -Vuoi che ti dica che hai vinto? Che mi hai bloccata come un salame? Che sei la più brava? Sai che non lo farò mai!-

-Oh santo cielo...siete proprio uguali...- Esasperata, Ukyo chiuse gli occhi. -No, Akane, non parlo di tecniche di combattimento o di cucina, altro campo in cui peraltro ti batto a occhi chiusi.-

-Ma come ti perm...-

-Parlo di Ranma! R-a-n-m-a, hai presente? RANMA! Perché una buona volta non ammetti di esserne innamorata definitivamente e non giustifichi il tuo comportamento sempre strano ed ambiguo, il motivo che ti ha spinto ad affrontare questo incredibile viaggio, nonché il tuo palese desiderio di rimanere sola con lui?- E con un rapido gesto della mano infilò nuovamente la grossa spatola nella custodia dietro la schiena.

-E perché tu non fai altrettanto, allora?-

-A parte che l'ho sempre fatto. Sono e sarò sempre la sua fidanzata carina, ricordatelo.- Sorrise avvicinandosi a lei e iniziando a staccare una ad una le piccole spatole che bloccavano la sua rivale.

Akane era interdetta, non se l'aspettava.

-È così evidente?- Chiese a bassa voce.

-Direi di sì...-

-Mi dispiace, Ukyo.-

-Non devi, Akane. Non è mica colpa tua se lui ha sempre scelto te.- Infilando le ultime spatoline nella sua borsa, le porse una mano, in segno di accordo. -Ran-chan occuperà sempre un posto speciale nel mio cuore e se per lui sarà altrettanto, sarò felice e mi basterà. Ma tu cerca di meritartelo e, per piacere...- Sospirando fece una pausa. -Impara a cucinare.-

Akane ricambiò il sorriso e la stretta. Più vigorosamente del dovuto.

-Ci proverò.- Sibilò a denti stretti, sapeva perfettamente di essere una catastrofe in cucina.

 

Riprendendo faticosamente fiato sotto il peso e la stretta di Ranma, inaspettatamente Ryoga sorrise, un misto di amarezza e malizia.

-Eh...e ti ci voleva tanto a mettere in chiaro la tua posizione, “signor Orgoglio Saotome”?- Istintivamente Ranma mollò la presa, sorpreso non solo dall'atteggiamento di Ryoga, ma anche dalle sue parole. Non solo l'eterno disperso aveva ragione, ma con quella frase lo aveva invitato apertamente a...una resa? Fissandosi negli occhi per lunghi secondi, i due ripresero fiato.

Era il loro modo di comunicare apertamente.

*Non azzardarti a infilarti più nel suo letto.*

*Non azzardarti a farla soffrire di nuovo.*

Altre parole non erano necessarie.

O forse no?

-Ma forse preferisci che ti chiami “signorina Orgoglio Saotome”? Sai con voi donnicciole...-

-Stai zitto!-

E ripresero ad azzuffarsi.

 

-Ora basta, ragazzi. Bello spettacolino, davvero, ma è ora di andare non credete?- A quelle poche parole, pronunciate con tanta severità, le due coppie di giovani si bloccarono, avvicinandosi lentamente ai due spettatori.

-Buongiorno, Wu.- La salutò Ranma come se l'avesse notata solo in quel momento.

-Buongiorno, ragazzi. Noto con piacere che state tutti bene e in forma. Mi dispiace disturbarvi, ma il processo inizierà tra poco e sarà il caso di avviarci velocemente se non vogliamo arrivare tardi. Strada facendo, cercate di darvi una ripulita, soprattutto tu, Ranma, sei pieno di foglie. In qualità di sposo di Shampoo, verrai sentito come testimone e forse interrogato direttamente dalla venerabile Mutsumi, non vorrai mica presentarti così?- Lo rimproverò dolcemente l'anziana. Le ragazze ridacchiarono.

-Ho capito, ho capito, andiamo.- Sbuffò il giovane Saotome e in silenzio i quattro si avviarono. L'allenamento mattutino era finito.

Giunti alla grande arena, dove la sera del suo arrivo Ranma era stato presentato al villaggio intero, il piccolo gruppo di sei persone notò che tutto sommato erano arrivati in tempo. L'arena era ancora mezza vuota, ma qualcuno di loro conoscenza sedeva già per terra in prima fila. Lo sguardo perso nel vuoto, le ginocchia al petto, attendeva.

-Mousse!- Istintivamente Akane si portò le mani alla bocca, esternando così un senso di colpa che colse anche gli altri tre, nel momento in cui si resero conto di aver completamente dimenticato il loro amico.

Troppo presi da se stessi e dalle emozioni che li avevano travolti nelle ultime ventiquattro ore, i quattro si erano quasi dimenticati del processo, della gravità della situazione e di conseguenza dell'ansia e dell'angoscia che in quel momento dovevano attanagliare la mente del giovane cinese.

Ranma iniziò a camminare, intimando agli altri con un solo gesto della mano di rimanere ancora per un attimo in disparte. Voleva parlargli da solo.

Inginocchiandosi alla sua altezza e poggiandogli una mano sulla spalla lo riscosse dai suoi pensieri.

-So che non ci speravi più, ma ce l'abbiamo fatta, siamo tutti qui.-

-Grazie, Ranma.- Balbettò l'altro immobile.

-Mousse, cos'è questa faccia? Non vorrai dirmi che queste quattro nonnine ti fanno venire la pelle d'oca?- Trattenne a stento un risolino per la battuta, a suo dire geniale. Ma Mousse non aveva intenzione di dargli alcuna soddisfazione.

-Non lo so, Ranma. Mi sembra tutto così assurdo.- Sospirò alzando lo sguardo di fronte a sé. -Più sto qui, guardo le vecchie bacucche arrivare una ad una, respiro quest'aria pesante e intrisa di antiquata, tradizionalista e ottusa solennità e più mi sento male.- Voltandosi verso un Ranma improvvisamente ammutolito e serio, continuò. -Io davvero non so se stavolta ce la faremo.- Disse tutto di un fiato, ammettendo senza riserve le sue paure per l'esito di un processo che sembrava tanto ignoto quanto segnato.

-Non dirlo nemmeno per scherzo, Mousse. Andrà tutto bene.- Intervenne al suo fianco una voce femminile a lui nota. Ranma alzò lo sguardo accigliato.

*Zuccona...mai una volta che mi dai retta, eh?* Ma poi si accorse che anche tutti gli altri l'avevano seguita.

Sorrise. Se c'era un dono che Akane aveva, oltre alla forza bruta e al temperamento da sexy maschiaccio che tanto amava, era la generosità e il saper cogliere con poche parole il punto della situazione. Stringendo più forte la spalla dell'amico, Akane non si smentì.

-Nerima non sarebbe la stessa senza Shampoo, Mousse. Non torneremo senza di lei, tranquillo.-

 

 

 

So no one told you life was gonna be this way
Your job's a joke-You're broke-Your lovelife's D.O.A.
It's like you're always stuck in second gear
When it hasn't been your day, your week, your month, or even your year
But I'll be there for you (when the rain starts to pour)
I'll be there for you (like I've been there before)
I'll be there for you ('cause you're there for me too)

(The Rembrandts – I'll be there for you)

 

 

* * *

 

 

E finalmente riesco a pubblicare anche questo capitolo. Un capitolo un po' lungo e di passaggio, ma mi dispiaceva l'idea di non approfondire alcuni aspetti. Spero che sia di vostro gradimento e colgo l'occasione, come sempre, per ringraziare tutti voi che mi state accompagnando, leggendo e/o commentando, in questa avventura. Buone Feste a tutti voi :D

Gretel.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Nessun rimpianto, nessun rimorso. ***


No, you won't understand

that I'm not sorry

I'm not worried

I'm not ashamed to be the girl I am

I can't hide it

Not trying to fight it

I'm just doing the very best that I can

You want me to lie and apologize

for what's inside of me

But I'm not sorry...

(Celeste Buckingham – I'm not sorry).

 

 

Per alcuni interminabili secondi l'unico rumore che sembrò scandire il tempo fu il suono prodotto dalla punta della piccola ballerina grigia, indossata al piede destro, contro la pedana di legno sulla quale si trovava. Strofinando in tal modo i propri affusolati polpacci, Shampoo mal celava un certo nervosismo. Letteralmente circondata dal suo passato, più o meno recente, e dal futuro, che per una manciata di giorni era certa di essersi assicurata, la giovane cinese affrontava fieramente e in silenzio le centinaia di occhi puntati su di lei. La sua paura più grande ormai si era concretizzata. Era stata scoperta e tra poco sarebbe stata punita. Tanto valeva fronteggiare a testa alta anche questa prova.

Alla sua destra, l'intera arena colma di vecchie bacucche la studiava,formulando mute sentenze, scambiandosi sguardi severi e giungendo alla conclusione più giusta. Era colpevole.

Davanti a lei, su un'altra pedana uguale alla sua, la bisnonna e Tamami fissavano un punto invisibile oltre le sue spalle. Tutto, pur di non girarsi ed incontrare lo sguardo di ghiaccio di Mutsumi e degli altri membri del consiglio; non certo per timore, quanto per un orgoglio duro a morire.

*Siamo proprio nei guai stavolta, cara bisnonna...* Non poté fare a meno di pensare la ragazza, le belle labbra increspate in un ghigno sfrontato.

E ciò non era niente rispetto a quanto l'attendeva alla sua sinistra. Al diavolo l'intero popolo amazzone! Da quel lato sapeva di avere addosso solo sguardi compiaciuti della sua situazione, impazienti di vederla punita nel peggiore dei modi. Giovani invidiose, false e ipocrite che fin dalla loro infanzia avevano dovuto subire la superiorità, estetica e non solo, di lei, Shampoo, nipote di Cologne. Certo, doveva essere stata dura per loro crescere nel suo mito; ancor più dura il dover assistere al suo ultimo successo: un matrimonio da favola con un ragazzo da favola.

Un brivido le percorse la schiena. Già, un ragazzo da favola. Bello, forte come pochi altri al mondo e in grado di sconfiggere lei, la migliore delle giovani amazzoni. Avrebbero costituito una coppia perfetta da qualsiasi punto di vista, vincente e da far invidia. Proprio quell'invidia giustificava ora la febbrile attesa delle sue numerose giovani colleghe sedute a terra. Sfregandosi le mani, attendevano il momento del giudizio, la sua rovina e forse anche le sue suppliche.

Povere illuse.

Conoscendosi, Shampoo sapeva che difficilmente avrebbe esaudito quest'ultima richiesta.

E poi c'erano loro. Inutile fare finta di niente; erano seduti in prima fila, a pochi metri da lei.

Senza abbassare mai il capo, Shampoo spostò lentamente il suo sguardo, neutro ed impenetrabile, su ognuno di loro. Disposti su un'unica fila, i suoi amici/rivali preferiti erano tutti lì, forse per lei, forse solo a causa sua. Aggrottando le sopracciglia, si ritrovò a constatare quanto la disposizione scelta dal piccolo gruppo ed il linguaggio del corpo parlasse per loro.

Il primo a sinistra era il piccolo Qi-Chao, impegnato a ingozzarsi di pannocchie arrosto; presenziava il tutto come solo un dodicenne ignaro della gravità della situazione potrebbe fare. Ancora non sapeva in quale misura, ma era certa che il moccioso doveva aver avuto un ruolo determinante nel processo che aveva portato alla distruzione del suo sogno. Strinse i pugni. Accanto a lui una vecchia sconosciuta, l'aspetto fiero e guerriero di un'amazzone, sedeva composta, sostenendo tranquillamente, anche troppo, il suo sguardo. Sembrava scrutarla con un misto di materna dolcezza e severo rimprovero.

Di seguito Ryoga, Ukyo, Akane e Ranma, stretti l'uno contro l'altro per il poco spazio a disposizione, la guardavano, sfuggenti e silenziosi. Assordante era però il rumore dei loro pensieri. Non riuscivano a stare fermi. Si agitavano, scambiandosi a turno sguardi irosi, imbarazzati, adoranti e di sfida. Riuscivano a discutere anche senza parlare. Incredibile.

Per un solo attimo Shampoo sgranò le belle iridi violacee. Qualcosa non tornava.

Se il solito Ryoga tentava di tanto in tanto di raggiungere con lo sguardo la sua dolce Akane, incrociando fatalmente quasi sempre quello tempestoso e di sfida di Ranma, ogni qual volta la giovane cuoca lo sfiorava inavvertitamente con la mano, abbassava gli occhi, arrossendo leggermente, fissando per lunghi secondi il punto in cui lei lo aveva sfiorato.

Ma questo era niente in confronto all'intensità degli sguardi e al calore sprigionato dal contatto, assai meno casuale, che Ranma e l'insulsa ragazza violenta si scambiavano in quei solenni momenti di attesa.

Doveva essere successo qualcosa, il suo istinto non la tradiva mai.

Stretti come sardine, i due sembravano molto meno a disagio del solito, la guardavano di tanto in tanto, esprimendole sentimenti e mute considerazioni altamente contrastanti.

Era perplessa. Con un gesto di antica stizza e disprezzo si ritrovò a scuotere leggermente la lunga chioma, non appena intravide la sua principale rivale guardarla e sussultare leggermente.

Akane aveva pena di lei.

Deglutì schifata, arricciando il naso. Semplicemente insopportabile.

Inaccettabile, invece, giudicò la spontaneità del gesto di Ranma, a conti fatti suo marito, nel momento in cui lui, continuando a guardare nella sua direzione, appoggiò una mano in segno di conforto su quella della fidanzata ufficiale. Per qualche secondo rimase immobile e anche Shampoo non poté abbandonare quelli occhi meravigliosamente attraenti e strafottenti che le parlavano, le confermavano una scelta. Una scelta che lei, la stupida e cocciuta amazzone non aveva mai saputo accettare. Solo l'orgoglio le impedì di versare la sua prima lacrima di fronte a quel gesto, tanto semplice quanto chiaro. Forse, in quegli istanti, avrebbe fatto meglio a pensare più a se stessa e a come mentire al meglio per salvarsi la pelle in un momento tanto delicato, e invece, ripensando all'incontenibile gioia provata nei pochi momenti in cui aveva creduto di aver vinto, per quanto con l'inganno, il cuore di Ranma, si ritrovò a rinnovare a se stessa la più sciocca e futile delle promesse.

*Akane Tendo, prima o poi me la pagherai cara.*

Eh già. Se davvero pensavano che fosse dispiaciuta o pentita, che avesse capito di aver esagerato o sbagliato, beh, allora non la conoscevano affatto. L'ultimo membro di quel gruppo di matti tanto meno. Mousse, la sua papera, era l'autore di quelle parole tanto dure, cattive e indubbiamente vere, che nel giorno più assurdo della sua vita e una volta rimasta sola nella sua cella, l'avevano fatta piangere; un imperdonabile momento di debolezza dovuto ovviamente alla temporanea amnesia.

Come al solito lui, il suo compagno di giochi, il suo cameriere, il suo spasimante più convinto e testardo, era stato l'unico a preoccuparsi per lei.

Mentre lo guardava sprezzante, il ragazzo abbassò lo sguardo improvvisamente.

*Stupido Mousse...* Avrebbe voluto dargli della talpa, ma non ci riuscì. Il capo chino, i gomiti sulle ginocchia e le mani incrociate a supporto della fronte, il senso di preoccupazione e disperazione che si stava evidentemente divorando il giovane connazionale, non le passò inosservato. Un'improvvisa ondata di ansia la investì, trovandola del tutto impreparata.

Tremo leggermente, ma fu appena un istante.

 

* * *

 

-Va tutto bene, Mousse?- Il sussurro di Ranma spezzò per un momento quel fiume in piena che erano i suoi pensieri. Anche stavolta non ce l'aveva fatta. Per quanto poco dotato di natura, il destino aveva voluto che, proprio in quel momento, lui fosse perfettamente conscio di avere su di sé l'intenso sguardo di lei. Un brivido lo aveva fatto tremare, costringendolo involontariamente a riabbassare il capo. Un brivido che non era evidentemente sfuggito a quel naso fino del suo amico/rivale, ufficialmente ancora sposo della donna che amava più di se stesso, ma anche una persona tutto sommato onesta e schietta. Più di tanto non poteva avercela con lui. Anche lui non aveva saputo mai imporsi con Shampoo. Sospettava infatti di non aver fatto abbastanza per evitarle una fine del genere. Scuotendo leggermente il capo annuì, sperando di aver risposto adeguatamente alla domanda di Ranma.

Desiderava rimanere indisturbato in compagnia dei suoi soli pensieri.

Era incredibile l'effetto che gli faceva ogni volta il solo vederla e mai avrebbe pensato di riuscire a controllarsi e di rimanere fermo al suo posto, senza reagire minimamente, alla vista atroce che il consiglio delle amazzoni non gli aveva risparmiato.

Era bella. Era bella da far male la sua Shampoo.

I capelli sciolti e spettinati, una sottile e lacera veste grigia indosso, la giovane non riusciva comunque a nascondere la fierezza di un fisico asciutto, forte ed incredibilmente sensuale. Il portamento sicuro e lo sguardo sempre alto e di sfida, avevano riacceso in lui il desiderio, solitamente irrefrenabile, di correre da lei. Quel particolare, pesante da digerire come un macigno, però, lo frenava. La sottile e probabilmente indistruttibile catena di metallo, che scorreva lungo tutta la schiena di Shampoo, univa in modo indissolubile ed estremamente pericoloso i sottili polsi di lei, ammanettati dietro la schiena, al lucente e pesante cerchio di metallo che circondava il suo morbido collo.

Conciata in quel modo non avrebbe potuto muovere un dito senza rischiare di strozzarsi da sola.

*Bella precauzione, complimenti.* Pensò acido il ragazzo, considerando che la stessa sorte era toccata anche alle due anziane amazzoni. Ma in fondo delle due vecchie non gliene poteva importare di meno. Rialzò lo sguardo.

Fosse stato per lui, le avrebbero anche potute bruciare in pubblica piazza, non ne avrebbe sofferto.

 

* * *

 

-Alzatevi in piedi.- Un voce, dal timbro duro e affilato come la roccia, rimbombò in tutta l'arena, richiamando immediatamente l'attenzione di tutti. Impossibile disubbidire. Come un esercito di marionette, l'intero popolo amazzone si alzò in piedi, seguito pochi istanti dopo dai cinque giovani in prima fila, scioccamente sorpresi da tanta riverenza e, nel caso di Ranma e Ryoga, anche leggermente scocciati. Perché non potevano rimanere comodamente seduti? Mistero. Ma non era il momento di mostrarsi irritati o infastiditi. Erano pure sempre in minoranza e decisamente circondati.

Ottenuto il giusto grado di attenzione e sottomissione, Naoko, braccio destro di Mutsumi, riprese a parlare in cinese.

-Non è di certo un giorno allegro, popolo di Joketsu, quello che ci vede oggi qui riunite e...- Quasi schifata voltò lo sguardo sulle scarse e perlopiù estranee presenze maschili. -Riuniti a giudicare tre delle nostre migliori guerriere: Tamami, la venerabile Cologne, membro del Gran Consiglio e sua nipote Shampoo.-

Al sentire pronunciare il suo nome e il suo titolo in modo tanto falso e affettato, la vecchia Obaba alzò finalmente lo sguardo, puntandolo serio e acuto direttamente negli occhi di Mutsumi. Privata del suo secolare bastone, incatenata come una bestia rabbiosa e sotto insindacabile giudizio di un gruppo di anziane giovinette, almeno rispetto ai suoi trecento anni di età, Obaba non si era mai sentita tanto desiderosa di scatenare lo spirito combattivo che era dentro di lei e che di certo avrebbe ridotto in pagliuzze argentate la vergognosa e squallida catena in cui l'avevano rinchiusa. Ma non poteva, non ora che anche la sua adorata nipote si trovava nella stessa situazione. Non che si sentisse in colpa, assolutamente no. Il senso del dovere e delle tradizioni era troppo radicato in lei, attraverso i suoi insegnamenti lo aveva trasmesso a sua nipote e, ora, per questo stesso rispetto avrebbe atteso il verdetto.

Certo, non sapeva bene cosa aspettarsi, ma ci teneva ad apparire tranquilla. Nemmeno il freddo l'avrebbe fatta rabbrividire. Ammesso che sia possibile immaginarlo, sorrise malvagia.

-E per questo...- Riprese Naoko.

Ma un gesto rapido della mano di Mutsumi la zittì di colpo. Alzandosi in piedi, senza mai smettere di fissare l'insolente e rugoso volto, che diversi metri sotto di lei la minacciava sorridendo, Mutsumi decise di intervenire in prima persona. Al bando le formalità.

-Cologne, è inutile che provi a sfidarmi così apertamente.- Spostando lo sguardo sulla bisnonna, Shampoo ebbe, per un istante, l'impressione di vedere la congiunta tremare lievemente, non si aspettava un'uscita del genere da parte del grande capo.

-Forse non hai colto la gravità della situazione.- Continuò Mutsumi in perfetto giapponese e non solo perché ci teneva ad essere compresa dai giovani stranieri, ma anche perché ciò avrebbe costituito per l'anziana compatriota un'umiliazione ancora più grande. Obaba non sorrideva più. -Non siamo qui oggi per una qualche stupida questione di onore o rivalità e sai perché? Per il semplice fatto che con la vostra azione vergognosa e squallida avete disonorato l'intero villaggio. Vi siete servite di una delle nostre armi più potenti e segrete, il tè dell'oblio, per raggirare estranei innocenti in primo luogo e quindi ingannare e prendere in giro me e tutto il mio popolo. Ma il vostro distorto concetto di onore e rispetto per le nostre sacre tradizioni non si è fermato a questo, anzi, vi ha spinto a fare di più. Sottraendo uno dei nostri preziosissimi e potenti frutti di melograno, avete profanato la nostra pianta più sacra, esportato il suo magico frutto al di fuori della nostra terra usandolo per gli scopi più bassi che ci possano essere. So che in caso sei pronta a intervenire scoppiando come una bomba ad orologeria e a scatenare ogni tuo potere, ti conosco fin troppo bene, Cologne, ricordatelo. Ma è per farti rendere conto dell'inutilità di ogni tua azione che non intendo attendere la fine di questo processo per rivelarti la sorte tua e di Tamami.-

Sorprese dalla velocità con cui il loro capo intendeva chiudere la questione con Cologne e Tamami, le amazzoni presero a scambiarsi sguardi confusi tra loro. Il tutto rappresentava una rottura con la tradizione.

Cologne e Tamami non avrebbero beneficiato di un processo regolare.

Anche i giovani in prima fila erano seriamente preoccupati, la vicenda stava prendendo una piega inaspettatamente pericolosa.

*Che Mousse avesse ragione?* Di sottecchi Ranma spiò la reazione del cinese accanto a lui, intento a sistemarsi meccanicamente gli occhiali sul naso. Lo faceva sempre quando era nervoso.

Non badando al brusio intorno a sé, Mutsumi, gli occhi ridotti a due fessure, diede voce al suo pensiero con calma agghiacciante.

-Potrai anche innalzare il tuo temibile spirito fino al cielo e combattere contro tutte noi se lo vorrai, Cologne. Ma sarà un gesto stupido, dettato dalla furia cieca del momento e, come detto, inutile. Ciò che il giorno dopo ti rimarrà non sarà comunque differente. Da questo momento e fino alla fine dei vostri giorni, Cologne e Tamami, non appartenete più alla nostra tribù, non sarete più presenze gradite qui come in tutto il resto della Cina e ovunque il nostro sguardo potrà spaziare e il nostro orecchio arrivare, sarà meglio per voi condurre una vita riservata e nascosta, ben lontane dall'onore e dal prestigio che il considerarsi un membro della tribù delle amazzoni di Joketsu può dare ad una qualsiasi guerriera nel mondo.-

Al termine di quelle parole un profondo silenzio cadde fra tutti loro, interrotto solo di tanto in tanto da leggeri brusii del popolo amazzone, sottilmente compiaciuto da tale punizione.

Se solo avesse potuto, Shampoo si sarebbe portata volentieri le mani alla bocca per soffocare un singhiozzo disperato, imitando quella che del resto era stata la reazione spontanea delle sue due rivali giapponesi. Ma anche i ragazzi non erano stati da meno e, ancora sbalorditi, fissavano a bocca aperta la vecchia mummia. Mousse era incredulo. Non che la sorte di Obaba gli interessasse in qualche modo, ma se quella era la punizione destinata alle due vecchie, una pena terribilmente umiliante e definitiva, non aveva davvero idea di cosa Mutsumi avesse in mente per la sua Shampoo. Impossibilitato a intervenire, tremò.

Di nuovo.

I lamenti e i singhiozzi di Tamami, che alla sentenza era caduta in ginocchio rischiando il soffocamento, contrastarono con le labbra contratte e cucite di Obaba. La vecchia bisnonna, la lunga chioma d'argento mossa dal vento, nella sua piccola tunica verde prato sembrava improvvisamente invecchiata di altri cento anni. Ad occhi chiusi optò per il silenzio, almeno per il momento.

Rifletteva. Non se l'aspettava, no davvero. E di questo Shampoo ne era certa; aveva visto qualche secondo prima i grandi occhi della bisnonna spalancarsi per lo shock. Incapace di dire qualcosa di sensato, Shampoo si morse il labbro inferiore abbandonandosi ad un brivido di paura. Cercò di riflettere. Esilio e disonore erano quanto di peggio sarebbe potuto accadere alla sua bisnonna. Obaba avrebbe di certo preferito una gloriosa fine in combattimento. Ma lei? Cosa le avrebbe riservato la terribile Mutsumi? La stessa fine? O forse anche di peggio? In quei tre anni passati in Giappone, aveva imparato a disintossicarsi notevolmente da molte costrizioni della sua terra. L'avessero punita con la medesima condanna, tutto sommato non ne avrebbe sofferto troppo. L'unica cosa che contava era rimanere vicina al suo Lanma. Certo, inizialmente il fatto che ci fosse una tradizione da rispettare nel suo villaggio aveva inciso molto sul suo rapporto con lui, ma poi, con il tempo, si era trovata a desiderare le attenzioni del giovane, a prescindere da tutto il resto.

Sapeva che lui non ricambiava il suo sentimento; quei giorni di menzogna e inganni erano stati uno stillicidio di infinite umiliazioni anche per lei, ma, e di questo ne era certa, prima o poi lui avrebbe capito e sarebbe stato suo.

Per sempre.

La ragazza violenta e le altre oche di Nerima avrebbero costituito per lei una sfida eccitante e in ogni caso, dentro al suo cuore, sarebbe rimasta per sempre un'amazzone.

Al diavolo la sentenza, il suo posto non era più lì.

Sorrise lievemente e il suo sguardo si riaccese.

-Questa storia mi piace sempre meno. Guarda Shampoo, sembra tranquilla...- Ukyo indietreggiò lievemente.

-Anche troppo...- Annuì la piccola Tendo.

-Ma infatti, prima non te lo volevo dire, Akane, ma ti sei bevuta il cervello per caso? Fare una promessa del genere a Mousse! Potevamo liberarcene una volta per tutte...- Sussurrò scocciata Ukyo, temendo che il cinese la sentisse.

-Chissà a cosa sta pensando...- Si chiese la giovane Tendo senza dare spago alle parole dell'amica.

*Lasciamo che questa stupida recita faccia il suo corso....* Richiesta esaudita.

-Quanto a tua nipote.- Quasi avesse letto nei suoi pensieri, Mutsumi decise di frenare immediatamente l'entusiasmo di Shampoo. -Il mio popolo è giovane e io come una madre mi sento in dovere di educarlo al meglio. Se per la maggior parte delle mie giovani amazzoni la vostra età e pena rappresenta un qualcosa di terribile, ma distante e poco concreto, sarà forse nella punizione di tua nipote che si rispecchieranno maggiormente, conservando in modo più vivido il ricordo di ciò che spetta a chi disonora il nostro popolo. Per questo motivo la sua punizione sarà esemplare, definitiva e inesorabile.-

-Non osare alzare un dito su mia nipote, Mutsumi!- Se solo Obaba avesse saputo in quel momento di essere in totale sintonia con i pensieri di Mousse...

Ignorandola con sufficienza, Mutsumi tornò a rivolgersi con lo sguardo a Shampoo, additandola in maniera minacciosa.

-Sempre per questo motivo, per lei e solo per lei, ho deciso che starò a sentire ciò che alcuni testimoni, o forse dovrei dire vittime, hanno da raccontare in proposito. Venerabile Wu, puoi raggiungermi, accompagnando il piccolo Qi-Chao e i tuoi ospiti qui, al centro dell'arena?-

 

* * *

 

Al solo sentire, per la prima volta nella sua vita, il proprio nome pronunciato dal capo delle amazzoni, per poco Chao non si strozzò con l'ultima pannocchia rimasta.

-Vai tranquillo, caro. Sii te stesso e sincero, mi raccomando.- Furono le poche parole che Wu riuscì a sussurrargli, prima di aiutarlo ad emergere dalla folla che ora lo fissava, curiosa di sapere cosa quel piccolo ed insignificante nanerottolo ed i suoi amici avessero da raccontare.

Giunto al centro dell'arena, proprio in mezzo alle due pedane, Chao tentò con tutto se stesso di farsi coraggio. Senza mai alzare lo sguardo, si inchinò sgraziato, imitando il suo altrettanto imbarazzato maestro, e tremando visibilmente. Faceva tenerezza.

Persino Mutsumi rilassò il suo viso per qualche secondo.

-Rialzatevi ragazzi e tu, Qi-Chao, puoi anche guardarmi, non devi avere paura. Da quanto ho appreso, hai reso un grande servizio a tutte noi e vorrei che proprio tu iniziassi raccontandoci gli eventi degli ultimi dieci giorni, dal tuo punto di vista e senza farti influenzare da nessuno.

*È una parola!* Considerò tra sé e sé il ragazzino, sentendosi stretto tra due fuochi, da un lato Shampoo, dall'altro la sua temibile bisnonna e Tamami. Le tre donne lo fissavano con astio e disprezzo.

-A...A...allora...- Deglutì. -Beh, ecco, io...- Non stava iniziando nel modo migliore.

-Ma tu guarda che figure mi fa fare!- Borbottò sommessamente Ranma, le braccia conserte.

Una gomitata di Akane, accompagnata da un'eloquente occhiataccia, lo fece desistere dal continuare. -Non sei mica suo padre.- Gli sussurrò neutra Ukyo.

-Pff...peggio, sono il suo maestro!-

Proprio indicando il ragazzo col codino, Chao si fece improvvisamente coraggio ed iniziò a parlare.

-Lui...dal primo giorno che ho iniziato a fare lezioni con lui ho capito che c'era qualcosa di strano.

Non ricordava nulla del proprio passato e spesso aveva dei momenti in cui nutriva dei dubbi su quanto gli era stato raccontato da Cologne e Shampoo. Ho cominciato ad avere dei sospetti, però, solo quando la sera del matrimonio, per puro caso, ho sentito una conversazione a notte fonda tra Cologne e Shampoo. La ragazza si lamentava, scontenta del fatto che Ranma dormisse sempre della grossa di notte, ma Cologne le raccomandava di continuare a somministrargli ogni giorno un certo tè per evitare che, ricordando il suo passato, lui decidesse di abbandonarle.-

-Ma blavo! Il mocciosetto ha le olecchie lunghe come i conigli!- Sfoderando uno dei suoi sorrisi più truci, Shampoo decise all'istante che nessuno degli eredi suoi e di Ranma avrebbe mai portato il nome di quel vermiciattolo brufoloso.

-Ma non potevi dirmelo prima, Chao? Che razza di allievo sei?- Anche la reazione di Ranma non tardò ad arrivare. A stento Mousse dovette trattenerlo dal fiondarsi sul dodicenne.

-Scusa, me la presti un attimo? Grazie...- Senza aspettare una risposta, Ryoga sfilò la pesante arma di metallo che Ukyo teneva fissata dietro la schiena.

Un secondo dopo spatola batteva testa di Ranma uno a zero.

-Una stellina...guarda, Akane, due stelline...l'infinito...- Delirava il suo fidanzato, steso a terra.

-Vai avanti, Chao...- Poggiandogli una mano sulla spalla, Akane incoraggiò il timido dodicenne sorridendo.

-T...T...Tuttavia, più passavano i giorni e più Ranma mi appariva insicuro e triste, ma è stato solo dopo l'incontro nella radura...-

-Quale incontlo nella ladula?- Sbottò nuovamente Shampoo con voce stridula.

-Silenzio lì! Di quale incontro stai parlando, Chao?- Mutsumi si trattenne dal sorridere. Quel gruppo era estremamente divertente. -Parli del giorno in cui le nostre guerriere sono state sconfitte da alcuni estranei qui nei dintorni?-

-Esattamente. Quegli estranei erano loro.- Indicò soddisfatto i ragazzi dietro di lui. -Cercavano Ranma e sapevano dove trovarlo evidentemente. Dopo aver sconfitto le nostre guerriere, la ragazza con i capelli corti prima e poi gli altri tre ci hanno trovati nella radura. Quando il maestro ha visto lei è rimasto come paralizzato, chiaramente le ricordava qualcuno. Non appena hanno sentito Shampoo raggiungerci, però, se la sono data tutti a gambe e io li ho seguiti.-

-Lanma! Come hai potuto falmi una cosa del genele? Mi avevi detto che non c'ela nessuno lì con te, mi hai ingannata!- Con scarso successo cercò di apparire il meno incredula e delusa possibile.

-Senti chi parla!- Le gambe incrociate, Ranma sbuffò sfiorandosi il dolorante bernoccolo in testa.

-Ho detto di fare silenzio! È un processo, non un comizio!- Sospirò stancamente il capo villaggio. Era proprio difficile tenere a bada quel gruppo di adolescenti. -E dopo cosa hai fatto, Chao?-

-Seguendoli, ho scoperto che alloggiavano a casa di Wu e, cenando insieme a loro, ho avuto modo di conoscerli e capire che erano giunti fin qui per ritrovare Ranma e riportarlo a casa.-

-Wu, confermi quanto raccontato da Chao fino ad ora?-

-Ogni singola parola, venerabile Mutsumi. Ma, se me lo permetti, vorrei aggiungere ancora qualcosa.-

-Prego.-

-Durante la cena ulteriori elementi della vicenda sono emersi e abbiamo ricostruito le modalità del rapimento di Ranma. Il nostro tè alla menta è stato usato per far perdere la memoria al ragazzo e, cosa ancora più grave, uno dei nostri frutti di melograno è stato impiegato, al di fuori di un rituale nuziale e lontano dalla nostra terra, come arma per costringere una persona innocente a piegarsi alla volontà della ragazza e a corrispondere forzatamente al suo sentimento. Questo atto mi ha richiamato alla memoria i tristi eventi della mia giovinezza, eventi che conosci bene anche tu, venerabile Mutsumi. All'epoca non eri tu il capo villaggio, ma ricordi bene quel che successe e anche l'appoggio che Cologne diede alla vicenda. Certo, stentavo a crederci anche io all'inizio, ma purtroppo era la spiegazione più semplice. La storia si stava per ripetere e il tutto per permettere alla nipote di realizzare un sogno e a lei di rientrare a testa alta nel villaggio.-

-Voi...voi non avete plove, nemmeno uno stlaccio di plova per dimostlale che io abbia usato uno di questi flutti di meloglano plima del matlimonio!- Se la bisnonna aveva deciso di rimanere stranamente in disparte, Shampoo non aveva nessuna intenzione di subire in silenzio ogni singola accusa.

-Nessuno ti ha dato il diritto di aprire bocca, ragazzina.- La rimproverò severamente Mustumi. -E poi sei in errore. I frutti del sacro albero sono per ovvie ragioni assai preziosi e contati frequentemente. Non appena abbiamo ascoltato l'intera vicenda raccontata da Wu e Chao, l'altro ieri sera, abbiamo verificato e constatato che ne manca uno. Immagino che questa sia stata opera tua, vero Tamami?-

-Non è come sembra! Giuro che non è come sembra, venerabile Mutsumi, io ho solo cercato di aiutare un'amica di infanzia che in più di una lettera mi supplicava di inviarle uno di questi frutti, non trovando alcun modo per convincere il ragazzo a sposare la nipote. Ad un certo punto sono stata costretta a farlo...- Piagnucolava.

-Stupida vecchia, stai zitta!- Ora sì che le lacrime cominciavano a riempirle gli occhi. Lei, la bellissima Shampoo, ridotta a drogare un uomo per farsi sposare. Certo, era la verità e lo sapeva anche lei, ma al sentirla raccontare ad alta voce da qualcun altro e di fronte ai due visi angelici e sottilmente soddisfatti delle sue due rivali, quella verità le bruciava le viscere in modo terribile ed insopportabile.

-Taci anche tu, nipote!- Obaba riacquistò nuovamente il dono della parola, non dimenticando di lanciare uno sguardo carico di disprezzo alla sua amica di infanzia. *Maledetta traditrice.*

Ignorandole Mutsumi riprese a parlare.

-E poi cosa è successo, Wu?

-Proprio in memoria di quel che successe a me e al mio adorato Zhang...-

-Quello Zhang?- Sussurrò stupita Ukyo ad Akane.

-Proprio lui.- Akane annuì amaramente.

-Ma pensa...-

-...decisi di aiutare i ragazzi. Io conosco il tipo di antidoto contro il melograno magico e gliene ho fornito un po'. Con l'aiuto di Chao, Akane Tendo si è intrufolata in camera di Shampoo e Ranma, due notti fa, è riuscita a farlo tornare in sé e a fuggire con lui. Peccato che Cologne li abbia intercettati nella radura e il resto...beh, lo sai.-

-Già. Anche questo costituisce un'aggravante cui non avevo pensato in effetti. Il risveglio dal terribile tè dell'oblio è una delle torture più potenti e devastanti per la mente umana che ci siano. Ciò che avete inflitto a questi giovani innocenti è semplicemente imperdonabile.-

-E non solo a noi...- Sbuffò la giovane Tendo.

-Ragazza straniera, che lingua lunga! Vieni avanti per piacere. Da quanto ho capito, tu devi essere Akane Tendo, la fidanzata giapponese di Ranma.-

-A dire il vero la fidanzata giapponese e carina sarei io!- S'intromise Ukyo, scocciata di essere sempre l'ultima ruota del carro e sgomitando per farsi largo tra gli altri.

-Eh?- *Ma quante donne ronzano intorno a quel ragazzino? Bah...che umiliazione per il genere femminile.* Pensò l'anziana Mutsumi grattandosi il mento. Osservando meglio la fisionomia tanto forte e sana quanto morbida e femminile della giovane dai capelli corti, sorrise. Riusciva ora a comprendere gli sguardi di odio puro che l'elegante gazzella Shampoo le dedicava dalla sua pedana. *Bene, bene...* Non sarebbe stato difficile trovare una punizione esemplare per la nipote di Cologne. Ignorando l'intervento della ragazza vestita da uomo, indubbiamente meno interessante in quel frangente, Mutsumi decise di dare spago alla giovane Tendo. -Che cosa intendevi con quella tua battuta di poco fa?- Le chiese, catturando immediatamente anche l'attenzione di Ranma.

Rossa in volto per l'emozione, Akane si fece avanti. Accidenti a lei e a quando non stava zitta. Aveva promesso a Mousse che sarebbero tornati tutti insieme a Nerima, non poteva esagerare con le accuse, ma nemmeno mentire.

-Ecco, vede, signora, la sera che Ranma è stato drogato, prima di essere portato via, anche la mia famiglia ha subito lo stesso trattamento, con una versione più leggera di questo tè. Ma questo comunque è solo un piccolo particolare, abbiamo avuto qualche incubo, niente di più...ahahahah!- Provò a sminuire il valore delle sue parole sorridendo.

Non funzionò. Ranma sapeva quando Akane mentiva e istintivamente strinse i pugni voltandosi pieno d'ira verso la sua sposa ufficiale. Non era al corrente di questo particolare.

-Cerca di contenerti, idiota.- Lo fermò l'eterno disperso, una mano sulla spalla. Voltandosi verso di lui, Ranma si bloccò all'istante. Da dietro le spalle di Ryoga, anche Mousse lo pregava di non scaldarsi eccessivamente.

Rimase in silenzio. Se mai fossero riusciti a tornare tutti a casa, sani e salvi, avrebbe messo definitivamente le cose in chiaro con Shampoo.

-Di male in peggio...- Osservò imperturbabile il capo villaggio. Lentamente scese due gradini dell'arena, quasi volesse osservare più da vicino l'insolito gruppo. -Un cosa non mi è ancora chiara, però. L'antidoto contro il melograno magico va assunto di notte e da svegli. Se il giovane in questione veniva drogato ogni notte, com'è possibile che l'antidoto abbia fatto effetto?-

Ormai sicuro di sé, Chao si fece avanti.

-Beh, diciamo che mi ero inventato una storia plausibile e oserei dire geniale per convincere il mio maestro a non bere quel tè e a rimanere sveglio per seguirmi nottetempo in una certa avventura. Ranma ha evidentemente abboccato subito e quindi...-

-Ehm! Ehm! Il giovane in questione sarei io comunque!- Ranma alzò la mano come a scuola. -Quindi, se non vi dispiace, vorrei raccontare io come sono arrivato a capire che Shampoo mi stava ingannando.-

-Ma prego...-

-Beh, in parte già avevo dei sospetti e devo ammettere che in più di un'occasione le parole di Chao mi hanno fatto riflettere, ma poi due sere fa ho notato che i nostri tè avevano colori differenti e...-

-Hai invertito le tazze, consorte!- Gracchiò improvvisamente Obaba. -Questo è il ringraziamento per chi ti ha accolto in casa propria con tanti onori?- Ancora le era difficile accettare che Ranma potesse aver fatto qualcosa di male alla sua nipotina.

-Ma possibile che non riesca mai a finire una frase? E poi tu chi saresti per giudicarmi, vecchia strega? Dopo tutto quello che ci hai fatto passare, non azzardarti a chiamarmi mai più consorte o futuro marito, è chiaro?- Ranma era furioso.

Schiarendosi la voce, Mutsumi richiamò su di sé gli sguardi di tutti.

-A proposito di “consorte”... Ricordi questa pergamena, giusto?- Inarcò un sopracciglio in attesa di una risposta che tardava ad arrivare. -È il tuo contratto nuziale con Shampoo, Ranma. A conti fatti siete ancora sposati e solo io ho il potere di rendere nulla tale unione. Ranma Saotome, perché mi hai mentito? Perché la prima sera mi hai detto che nessuno ti aveva costretto a venire?-

-Eh? Ma...-

-Che significa, Ranma???- Alle sue spalle, due Oni di sembianze femminili già lo lambivano.

Uno in particolare.

-Ma...ma...non è come sembra! E poi è semplice! Sotto l'effetto del tè e del melograno, ero sincero in quei momenti e certo di non essere stato manovrato, lo giuro...- Riuscì sorprendentemente a difendersi. Akane si calmò immediatamente, sorpresa soprattutto dalla frase di senso compiuto appena espressa dal fidanzato.

-Mmmm, sarà.- Poco convinta, Mutsumi si rimise a sedere su un fianco, sorreggendosi il viso con pollice e indice. -Comunque io posso sciogliere un matrimonio solo se è andato in bianco. Puoi darmi delucidazioni anche su questo aspetto?- Il tono di voce piatto e indifferente di chi ha appena ordinato una ciotola di riso al ristorante.

-C...C...Che significa “in bianco?”- Balbettò Ranma, ma il colorito sul suo viso tradiva la sua presunta ignoranza.

-Amico mio...- Si avvicinò mellifluo Ryoga, mentre si scrocchiava le dita. -Vuole sapere se, per una volta, hai fatto il maiale o meno.-

-A...e...i...- *Certo che no!* Ma perché non riusciva a proferire parola? In fondo gli altri già lo sapevano. Certo che però metterlo nero su bianco di fronte a tutte quelle donne...

-Insomma, Saotome, rispondi sì o no?- Gli si avventò addosso Mousse scaraventandolo a terra. I nervi del giovane cinese iniziavano ad essere messi a dura prova.

-Ranma...- Un sussurro tremante alle sue spalle lo fece voltare immediatamente verso di lei.

-Oh, ma insomma, questo matrimonio è stato consumato, sì o no?- Chiese nuovamente Mutsumi. -Ma...ma certo che no, è ovvio...- Si divincolò velocemente dalla presa del cinese. -E poi dormivo sempre....- Asserì con maggiore convinzione, ripensando a tutti i sogni che avevano, talvolta assai piacevolmente, accompagnato le sue notti.

Guardandolo negli occhi, Akane si rilassò di nuovo e, visibilmente rincuorata, sorrise.

*Te lo levo io quel sorrisetto compiaciuto dal viso...* Fosse stata libera di muoversi, Shampoo avrebbe scelto proprio quel momento per ravvivarsi la folta chioma.

Sorrise beffarda, silenziosa e folle. Era il suo momento.

-Non hai mai avuto il sonno tloppo pesante, però, tesoluccio. Mi dispiace che tu lo abbia dimenticato, scemone...io sento ancora su di me il calole del tuo colpo, lo sai?- Sensualità all'ennesima potenza.

E per una volta non stava nemmeno mentendo. Non del tutto almeno.

Nel giro di due secondi un pesante silenzio cadde fra tutti loro.

Voltandosi a rallentatore verso Akane, Ranma rimase senza fiato. L'espressione di lei, a priori addolorata e delusa, ma ancora e nuovamente in attesa di una smentita da parte sua, gli fece attorcigliare lo stomaco. Era il momento di esporsi apertamente e dopo quanto accaduto tra loro l'ultima notte, la più bella della sua vita, lo avrebbe fatto volentieri. Doveva fare qualcosa, doveva dire qualcosa, ma non davanti a tutti...accidenti!

*Parla Ranma, dannazione apri la bocca!* Si ordinava con scarso successo.

Più i secondi passavano e più la sua posizione si faceva estremamente difficile.

Come si dice?

Ah, sì. Chi tace, acconsente.

Si maledì. Anche gli altri lo squadravano silenziosi, le espressioni indecifrabili.

Non capivano che il suo era solo imbarazzo?

Lentamente si alzò sulle ginocchia protendendo una mano verso di lei. Deglutì rosso in viso.

-Akane, non è...-

Troppo tardi.

Tempo scaduto.

Il secchio di legno aveva appena fatto il suo trionfale ingresso in scena. Di nuovo.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Buona la seconda. ***


Tale as old as time
True as it can be
Barely even friends
Then somebody bends
Unexpectedly

Just a little change
Small, to say the least
Both a little scared
Neither one prepared
Beauty and the Beast

(Beauty and the Beast Soundtrack – Tale as old as time).

 

 

*Fa male, accidenti!* Riaprì piano gli occhi e un silenzio innaturale lo avvolse. Sapeva che tutti lo stavano guardando, ora era lui ad essere sotto giudizio. Eppure qualcosa non tornava, qualcun altro stava catturando una notevole dose di attenzione e, al contrario di lui, di comprensione e supporto, in particolar modo da parte del pubblico femminile.

La cercò con lo sguardo.

Akane.

Akane di spalle.

Akane che si fa lentamente largo tra le amazzoni.

Akane che si allontana.

Akane che se ne va.

Ad ogni battito di ciglia un fotogramma confuso gli confermava la sua paura più grande.

Aveva sbagliato, di nuovo.

*No!* Aprì definitivamente gli occhi, percependo distintamente il dolore spostarsi dalla testa al petto, in una parte del suo corpo ben più intima e segreta. Non senza sforzo, si rialzò in piedi.

-Sei proprio un idiota, Ranma.- Alle sue spalle, lo strafottente commento di Ryoga fece eco ai suoi stessi pensieri. Quantomeno ciò stava a significare che il maiale lo credeva innocente. Non che al momento gliene importasse qualcosa dell'opinione altrui. E tuttavia, il dolce sguardo di Wu, che complice e silenziosa lo incitava con un eloquente gesto delle braccia ad intraprendere il medesimo percorso della fidanzata, ebbe su di lui un effetto rassicurante.

Iniziò a correre.

-Dove pensi di andare, Ranma?- Domandò un coro tutto femminile costituito da Mutsumi, Ukyo e Shampoo. Ognuna aveva le sue ragioni. Mentre ancora di spalle iniziava a rallentare gradualmente il suo passo, nello sforzo sovrumano di formulare una risposta sincera, Ranma si accorse di aver iniziato a sudare, tanta era la fatica di ammettere davanti a tutti e ad alta voce di avere una debolezza.

Umana. Inevitabile. Dolce.

Deglutì.

Scrollò la testa e si voltò di scatto.

-Akane è la mia fidanzata. La vado a recuperare e torniamo subito!- Sbottò tutto di un fiato, con poca galanteria, forse, ma tanto, tanto coraggio.

Impaziente, non attese nemmeno il cenno di assenso del capo villaggio. Non gli sfuggirono però le impagabili espressioni di Ukyo e Shampoo, né tanto meno quella materna ed orgogliosa di Wu.

Era sulla buona strada.

Il tempo di un sorriso sghembo di sfida, soprattutto nei confronti della bugiarda cinese, e riprese a correre.

*Speriamo che stavolta sappia quel che fa!* Sorrise Mousse, sotto i baffi che non aveva.

 

*Da quando è diventata così veloce?* Si ritrovò a formulare mentalmente per non sprecare fiato. Doveva ammetterlo: stare dietro ad Akane, quando si metteva in testa di correre, era praticamente impossibile. Sorrise, osservando la deliziosa figura di lei che, lontana, gli dava le spalle.

Cocciuta, caparbia e probabilmente furiosa, proseguiva per la sua ignota direzione.

Un secondo dopo non sorrideva più. -Ma dove si è cacciata?- Si accasciò, la schiena contro un tronco. Complice il bosco e l'innumerevole presenza di alberi secolari, Akane aveva trovato il modo di sparire davanti ai suoi occhi. Riprese a camminare.

-Akane, dove sei? Esci fuori dai!- La chiamava ad alta voce. -E dai...ti devo parlare!-

Nessuna risposta, ma se l'aspettava. Improvvisamente, un luogo a lui ormai familiare lo accolse, come una casa.

Ed eccola lì, in piedi in mezzo alla radura, non gli dava nemmeno le spalle.

Sarebbe stato un atteggiamento troppo capriccioso e femminile per lei. Per un attimo gli mancò il respiro e non solo per la lunga corsa, ma anche perché illuminata dai raggi del sole, la sua figura non gli era mai parsa tanto bella e desiderabile. Avrebbe dato non sapeva nemmeno lui cosa per avvicinarsi e sfiorarle il viso.

Già, il viso.

Quell'espressione sul volto di lei, difficilmente interpretabile, forse triste, forse delusa, forse irrimediabilmente arrabbiata, gli impediva di formulare un pensiero degno di nota. Spaventato si accorse che stavolta Akane non piangeva nemmeno. Doveva averla combinata davvero grossa.

-Akane...- Un primo passo verso di lei. Un grugnito soffocato della fidanzata gli diede coraggio.

-Akane, io...- Altri due passi.

-Non mi dovevi parlare Ranma? Bene, sono qui. Ma se non sai fare altro che ripetere il mio nome, non credo che andremo molto lontani...- Le braccia abbandonate lungo i fianchi, sembrava di pietra.

Non l'aveva mai vista così.

-M...mi dispiace...- Sinceramente intimorito diede voce al suo pensiero.

-Ti dispiace, fantastico. Grazie, Ranma, ora sì che mi sento meglio.- Abbassò lo sguardo affranta.

-Sì, mi dispiace che tu abbia dovuto ascoltare quelle parole, ma per quello che ha detto Shampoo, non è...-

-Oh basta, Ranma! Non ne posso più di sentire i tuoi “non è come pensi, Akane!”; sono anni che questa storia va avanti, hai mai provato a metterti nei miei panni?-

-...-

-Dimmi, ci hai mai provato, Ranma?-

-Ma io...-

-Ovvio che no!- Sospirò. -E pensare che solo stamattina credevo che qualcosa fosse cambiato tra noi, le tue parole, i tuoi gesti, noi due insieme...- Arrossì, ma fu appena un istante. -Per non parlare delle tue promesse che evidentemente valgono meno di zero!-

Gesticolando, camminava su e giù: era un fiume in piena.

-Sai quanto mi è costato venire fin qui?- Si fermò di colpo, quasi rassegnata. -Assistere in lontananza ai festeggiamenti del tuo matrimonio con Shampoo? Far correre più di un pericolo a tutti noi? E per cosa, poi?- Voltandosi di scatto, lo raggiunse nuovamente in due passi, puntandogli l'indice direttamente in mezzo al petto. -Per ascoltare quella gatta morta farti le fusa davanti a tutti e alludere al fatto che insieme avete colorato quel matrimonio di tutte le sfumature dell'arcobaleno e...?-

*Adesso basta...* Più rapido di lei, le afferrò con forza il polso. Non che volesse farle male, ovviamente.

-Ma mi fai parlare?-

-Risparmia il fiato!- Si allontanò di nuovo, divincolandosi dalla presa. -Non voglio neanche saperlo, guarda! Mi sento così stupida...sei proprio una bestia...-

-Ma non è vero!- Iniziava a offendersi.

-E tra tutte, ti dirò, il maiale è quella che più ti si addice! Che schifo...- Dandogli le spalle, non lo ascoltò nemmeno.

*Sei proprio una testaccia dura!* Le si avvicinò piano alle spalle, le mani intorno alla bocca a mo' di megafono.

-Non è vero, Akane! In che lingua te lo devo dire?- Urlò a squarciagola approfittando del momento di silenzio.

-Eh?- A un passo da lei, catturò finalmente il suo sguardo.

-Non c'è mai stato niente con Shampoo. Ho dormito tutto il tempo, lo vuoi capire, sì o no?-

-E perché non l'hai detto prima, scusa?- L'espressione di lei, diffidente, ma già meno furiosa, lo incoraggiò .

-Lo avrei fatto se me ne avessi dato il tempo!-

-Mi sembrava abbastanza convinta mentre ti chiamava “scemone mio”, però!-

-Beh, sa recitare bene e poi sai anche tu quante volte mi si è strusciata addosso! Ma se avessi fatto una cosa del genere ti giuro che me lo ricorderei...e invece io ricordo solo te...-

-Ma è possibile che tu non sappia pensare ad altr...- Pur rischiando di essere azzannato, le pose un indice sulle labbra.

-Intendo dire che ti ho sognata ogni notte, scema. Come vedi, nonostante il tuo carattere per niente gentile e poco disposto al dialogo, una parte di me ha davvero provato a ricordarsi di te...-

Andata. Questo si sarebbe detto nell'osservare l'espressione della piccola Tendo.

E tuttavia, sarebbe stato un errore, perché la sua era l'espressione di chi, per quanto sorpreso ed emozionato, non ha tuttavia intenzione di lasciar cadere il discorso.

-E allora si può sapere perché non hai aperto bocca quando Shampoo ha insinuato quelle cose? Se non è la verità, è forse perché ti diverte tanto umiliarmi davanti a tutti?-

Ranma alzò gli occhi al cielo.

-Dov'è mio padre con quei dannati cartelli quando serve? Ma te lo devo scrivere, Akane?- Riabbassò lo sguardo, rosso in viso come solo Ryoga nei suoi momenti migliori sapeva fare. -Ero imbarazzato, accidenti, avrei voluto vedere te al posto mio...- *Mi conosci, no?*

-È proprio perché ti conosco che posso dirti che sei un imbranato, un egocentrico, uno sbruffone, pensi solo per te e...- Ma più faceva caso al volto di lui, acceso a livelli di guardia, più non riusciva a trattenere le labbra dall'incresparsi in un sorriso estremamente divertito.

-Ehi! Vacci piano...- Brontolò l'altro, fintamente offeso. -E apprezza il fatto che una volta tanto non ti stia rispondendo per le rime...- Abbagliato dal riflesso del sole negli occhi di lei, sussurrò appena le ultime parole, cingendole delicatamente la vita.

-Ci devi solo provare...- Lo sorprese, abbandonandosi al suo abbraccio.

-Non ci penso nemmeno. Sto cercando di fare del mio meglio...-

Reprimendo la tentazione di rispondergli con una battuta acida che probabilmente sarebbe passata alla storia, Akane ignorò le sue ultime parole, sollevandogli con le dita sottili la frangia e rimirando seria il suo ultimo capolavoro sottopelle sulla fronte di lui.

-Ti fa ancora male?-

-Un po' sì.- Le prese la mano posandosela sul petto, in alto a sinistra.*Mi fa più male se te ne vai.*

Seguendo con lo sguardo il tragitto che separava la sua stessa mano, chiusa in quella di Ranma, dallo sguardo di lui, limpido e disarmante come poche altre volte, abbassò il volto imbarazzata.

-Scusa...devo imparare a controllarmi.- Aveva capito.

-Eh....mi scoccia moltissimo ammetterlo, ma forse, e sottolineo forse, qualcosina devo impararla anche io...-

-Ma non mi dire? Per esempio?-

-A non farti arrabbiare...-

-Impossibile. È una missione fallita in partenza.- Lo stuzzicava, con le parole e gli sguardi.

-Scommettiamo che ci riesco?- Sempre il solito.

-Andata.-

-Allora chiudi gli occhi.-

Inclinando il capo, si perse nel profumo dei suoi capelli.

-Che ne dici di questo?- Sussurrò al suo orecchio, prima di poggiare delicatamente le labbra sul suo collo.

-...-

-O questo?- La sua guancia.

-O...- Le sue labbra. -...questo?-

-Direi...- E la voce di lei tradiva un misto di emozione e deliziata incredulità. -Direi che come inizio non c'è male...-

Il volto accaldato e gli occhi chiusi, Akane si aspettava ancora qualcosa.

Ranma non se lo fece ripetere e, stringendola più forte a sé, si arrese nuovamente a quel viso, specchio dei suoi sogni, e all'irresistibile sapore che solo un amore vero sa trasmettere.

 

Fu pertanto una vera e propria violenza quella che si impose qualche istante dopo, nel tentativo di recuperare un minimo di lucidità.

-Perdonami...- Sussurrò appena.

Afferrandole i polsi e facendo un mezzo giro su se stesso, se la caricò sulle spalle.

-Uh?- Ebbe appena il tempo di chiedere Akane, riaprendo gli occhi.

-Dobbiamo andare, ci stanno aspettando al processo e poi...- Insinuò malizioso. -Non vorrei farti venire strane fantasie...-

-Lo vedi? Lo vedi?? Sei proprio una bestia! Aspetta che recuperi il mio secchio...- Rise aggrappandosi più forte al collo di lui.

-Argh! Akane, così mi strozzi! E comunque ho brutte notizie per te, cara!-

-Perché?-

-Me l'hai spaccato in testa!-

-Bah...Non provare più a dirmi che non ho una buona mira, allora!-

-Non mi permetterei mai, “lancia oggetti a tradimento!”- Rise con lei.

 

Prese a correre. Più veloce e leggero che mai.

 

* * *


Un silenzio, carico d'attesa ed intuitivamente poco amichevole, li accolse al loro ritorno nell'arena. Centinaia di occhi puntati su di loro ebbero il potere di smorzare immediatamente i due sorrisi complici e divertiti.

-Ehm...- Si schiarì la voce la piccola Tendo. -Ranma, forse è il caso che mi fai scendere...-

-Forse hai ragione...- Lentamente e fianco a fianco presero a dirigersi verso il centro dell'arena, dove i loro amici ancora li aspettavano. Impazienti, anche se per diverse ragioni.

-Noto con piacere che siete tornati insieme...- Osservò severa Mutsumi.

-Sì, signora.- Rispose Akane per entrambi.

-Bene, allora se non vi dispiace, vorrei augurarmi che episodi di questo genere non si ripetano. Abbiamo un processo da portare a termine.-

-Mi scuso per il mio comportamento.- Continuò la ragazza con un piccolo inchino che non dispiacque al capo villaggio. Ranma sorrise. Incredibile quanto Akane gli ricordasse Kasumi in determinate occasioni. Occasioni che raramente lo riguardavano, è ovvio.

*Ma in fondo è meglio così...*

-Ranma Saotome!- Lo richiamò Mutsumi. -Se non sbaglio, eravamo rimasti alle insinuazioni di Shampoo. Ho bisogno di sapere se questo matrimonio è stato consumato o meno. Vuoi cortesemente degnarci di una risposta?- Chiese nuovamente spostando lo sguardo gelido in direzione di Shampoo.

La cinesina, dal canto suo, nemmeno se ne accorse. Infastidita dal comportamento del consorte e della ragazza violenta, guardava i due in silenzio, accigliata e sempre più sospettosa.

Avvertendo nuovamente la spiacevole sensazione di avere gli sguardi di tutti puntati su di sé, soprattutto quelli dei suoi “amici” di sempre, per un attimo Ranma rabbrividì. Con la scioltezza di un robot poco oliato fece due passi in avanti, calpestando inavvertitamente un frammento ligneo di quel che una volta era stato il mitico secchio.

Al “crack” che ne seguì Akane sollevò lo sguardo e, addolcendo i tratti del volto, fece una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Lei per prima.

Accostandosi al fianco di Ranma, unì la mano a quella di lui.

-No.- Fu il monosillabo che forte e chiaro risuonò per tutta l'arena. -Ho dormito ogni notte, profondamente, per cui sono sicuro al cento per cento della mia risposta.- Proferì tutto di un fiato il ragazzo, senza mai distogliere lo sguardo dal capo villaggio e forte del calore di quella piccola mano stretta intorno alla sua.

Per qualche secondo nessuno fu in grado di proferire parola. Gli unici rumori distintamente percepibili furono i sospiri di sollievo di Mousse e i grugniti di rabbia repressa di Shampoo. Chao e Wu si sorridevano complici. Tamami guardava altrove, troppo intenta a scegliersi una meta dove emigrare. Obaba, invece, respirava affannosamente. La situazione le piaceva sempre di meno. Ukyo e Ryoga, infine, appartenevano alla categoria “modelli di cera per un giorno”.

Immobili come statue, sembravano incapaci di distogliere lo sguardo dalle mani dei loro due amici, intrecciate come non le avevano mai viste.

Osservando il comico quadretto nel suo insieme, Mutsumi non poté fare a meno di sorridere lievemente.

-E ci voleva tanto?- Fu l'unica cosa che disse, prima di allungare con eleganza la pergamena, che ancora teneva in mano, dentro il braciere accanto a lei, riducendo in polvere ciò che a conti fatti non aveva mai avuto una consistenza maggiore della polvere stessa.

-No!!!!!!!!- Era davvero troppo. -Questo è ingiusto! La mia palola non conta niente?- Prese a strillare come un'aquila Shampoo. Non che non se l'aspettasse, anzi. Più che altro era indignata per non essere stata presa troppo sul serio praticamente da nessuno, nemmeno da quella papera cieca d'amore di Mousse.

-Silenzio! Chi fa della menzogna e dell'inganno il proprio mestiere non può pretendere poi di essere creduto, ragazzina. Non te l'ha insegnato la tua bisnonna?- La ammonì Mutsumi, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Cologne.

-Per quanto mi riguarda...questo matrimonio non è mai stato celebrato.- Continuò, godendosi per un attimo lo sguardo felice che i due giovani giapponesi sotto di lei si erano appena scambiati.

Un attimo destinato a durare poco.

-Felmi tutti! È la velità che volete? Bene, ve la dilò!- Si riprese la cinese catturando nuovamente tutti gli sguardi su di sé, cosa che adorava a prescindere dal contesto. Conoscendo Akane, non aveva bisogno di mentire per dividere definitivamente le mani dei due, ancora insopportabilmente l'una nell'altra. -È velo, Lanma ha dolmito semple di notte e sognato, sognato tanto....-

*Dove accidenti vuole andare a parare?* Si chiese il diretto interessato, adottando per precauzione un colorito più acceso del dovuto.

-Che cosa intendi dire, Shampoo?- La incitò incuriosita Mutsumi dall'alto del suo seggio.

-Quello che voglio dile...- Ripeté assottigliando gli occhi in direzione dello sguardo interrogativo di Akane. -È che Lanma si è lasciato andale a stlani sogni in queste notti, plotagonista di tali visioni nottulne ela la lagazza violenta e io...-

-Oh, ma vi prego, fatela tacere, è imbarazzante!- Si sbracciò spazientito Mousse, affiancato da un altrettanto agitatissimo Ranma. -Chiudi quella boccaccia, Shampoo!-

-No, no, aspettate, fatela finire!- Li zittì sorprendentemente Akane.

-Io che elo sveglia e semple vigile ci ho messo poco a capile che si tlattava di sogni poco innocenti!-

-In quel senso, Shampoo?- Chiese Akane ostentando ingenuità e avvicinandosi con fare cospiratorio alla cinese.

-In quel senso, Akane Tendo...- Confermò l'altra con l'aria di chi gli uomini li conosce come le proprie tasche.

-Oh...ma davvero, Ranma? Interessante...e cosa dovrei fare secondo te, Shampoo? Arrabbiarmi? Picchiarlo con il mio martello o lanciarlo in orbita? Avanti, perché non mi dai un suggerimento?-

-Umpf! Che fai, mi plendi in gilo, Akane? Sei celta piuttosto di avel capito bene?-

Anche Ranma non poté fare a meno di chiedersi la stessa cosa.

-Ho capito fin troppo bene, Shampoo e lasciatelo dire, hai davvero toccato il fondo! Secondo te io vengo fin qui per recuperare il mio fidanzato, sì hai capito bene, il mio fidanzato, vittima dei tuoi soliti trucchetti e pensi davvero che il fatto che lui faccia certi sogni su di me possa sconvolgermi più di tanto?-

-Io...io...- Prese a balbettare improvvisamente l'altra, incapace di replicare. Questa davvero non se l'aspettava.

Ranma e gli altri tanto meno.

-Mi desse mai ascolto una volta!- Continuava a lamentarsi Mousse con un interlocutore visibile solo a lui.

-Ahahahah!- Scoppiò a ridere improvvisamente Shampoo. Era andata. -Lo sapevo, ne elo celta da quando vi ho visti insieme prima. Fla voi è successo qualcosa, non è velo?- Chiese quasi miagolando. Ma anche stavolta la reazione disattese le sue aspettative.

Dopo un primo momento di evidente imbarazzo, Akane e Ranma si guardarono.

Volgendo nuovamente lo sguardo verso Shampoo, Akane si prese del tempo per riflettere. Certo, di motivi per mentire ancora una volta ne avrebbe avuti a bizzeffe. Ma proprio per questo scrollò le spalle e sorrise alla cinese, neanche fosse la sua migliore amica.

-E anche se fosse?- Disse semplicemente.

Tre secondi dopo un insolito ed irripetibile spettacolo venne offerto al sempre più divertito e partecipe pubblico di amazzoni cinesi. Tutto questo per gentile concessione di Akane Tendo, ovviamente.

Da un lato Shampoo, crollata sulle ginocchia e sotto shock per le parole della sua rivale numero uno, aveva quasi rischiato di strozzarsi per via della catena.

Nonostante i buoni propositi e il profilo serio e saggio mantenuto fino a quel momento, Mousse aveva mandato tutto al diavolo, occhiali compresi, fiondandosi, all'urlo dì “Shampoo, non morire, per piacere!”, verso la sua amazzone preferita. O almeno così gli sarebbe piaciuto.

-E va bene che sono piccolo, ma scambiarmi per una donna, no!- Offeso e in difficoltà, Chao cercava di scansare la stretta del connazionale.

-Mousse! Ti ci metti pule tu, stupida papela? Come osi scambialmi pel un dodicenne sudato e blufoloso?-

Al centro, tra le due pedane, Ranma non se la passava meglio. Il ragazzo era steso a terra sotto il peso di Ryoga, che lo minacciava di morte violenta ed immediata, mentre, accanto a lui, Ukyo batteva il tempo a terra come un arbitro in un incontro di boxe. Solo che, al posto dei numeri, ripeteva in preda ad una crisi isterica “che significa Ran-chan? Che significa?” con una resistenza polmonare ed un'ostinazione da far invidia ad Azusa Shiratori.

Infine anche la mummia sotto processo aveva deciso di entrare in scena.

Sì perché, per quanto legata come un salame, Obaba aveva ovviamente ripreso vita e, scavalcata la propria pedana con un agile balzo, aveva preso a saltare sulla schiena dell'ormai ex consorte all'irresistibile ritmo di “hai...tradito...mia...nipote!”

Mutsumi e Wu si guardarono allibite; mai avrebbero pensato di assistere ad un circo del genere.

Un guazzabuglio internazionale di minacce, pericolose armi volanti, pianti, lamenti e quant'altro.

-No, ma non mi aiutare, eh? Ce la faccio da solo, Akane, tranquilla!- Si lamentava Ranma.

-Ne sono certa!- Gli sorrideva lei a debita distanza, ignorando il tono ironico di lui.

*Ora basta!* Pensò Mutsumi, prima di mettere fine a quel teatrino, ironia della sorte, con un altro tipo di secchio. Pieno, stavolta, di acqua gelida.

 

* * *

 

 

Ed eccoci alla fine anche di questo capitolo, più breve del solito (e in parte forse è anche meglio), ma spero vi piaccia comunque. Colgo l'occasione come sempre per ringraziarvi di cuore per tutto l'affetto mostrato per questa storia, siete davvero impagabili :)
Un abbraccio a tutti voi, con affetto.

Gretel.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Il verdetto è assai strano: una rehab al sapor di melograno. ***


Want you to make me feel like I'm the only girl in the world
Like I'm the only one that you'll ever love
Like I'm the only one who knows your heart
Only girl in the world...
Like I'm the only one that's in command
Cause I'm the only one who understands how to make you feel like a man

(Rihanna - Only girl in the world)


 

 

-Vuoi lascialmi il piede, stupida papela?-

-Ma perché mi tratti così, Shampoo? Non vedi che ho occhi solo per te?-

-Ah beh, allola sì che sono più tlanquilla!-

 

-Ran-chan, mi vuoi rispondere?-

-Hai...tradito...mia...nipote!-

-Accidenti che fiato anche la vecchia bacucca!- Non poté fare a meno di notare il piccolo Chao accompagnando le sue parole con un sonoro fischio di approvazione.

-Qi-Chao!- E quando Wu lo chiamava con il suo nome completo non era mai un buon segno. -Chi ti ha insegnato ad esprimerti in modo tanto rozzo ed irrispettoso?-

Mortificato il ragazzino abbassò lo sguardo. -Mah....non saprei!- Sorrideva e non era il solo: poco più in là Akane gli faceva silenziosamente compagnia. Per quanto Wu avesse ragione, era impossibile non trovare divertenti certe uscite del piccolo cinese. Le ricordavano tanto quelle di un'altra persona.

Ben più grande e matura.

In teoria.

-Dannata mummia incartapecorita! E anche tu, idiota, vuoi levarti di dosso una buona volta?-

-Non ci penso nemmeno, gran maestro dei depravati nonché principe dei viziosi!-

-Ne sei certo, “Nuovo P-Chan 1992”? Fossi in te mi guarderei le spalle...-

-Ma cos...AAAAARGH! Levati, levati! Coprimi, coprimi!-

 

Splash.

 

-Ryoga!- Akane si affrettò ad avvicinarsi, sorpresa ed agitata. *Non posso crederci!*

Invertite rapidamente le posizioni, Ranma, o per meglio dire, il suo accattivante alter ego dai fulvi capelli, si ritrovò grondante d'acqua a far da scudo a Ryoga, cromaticamente passabile per un lenzuolo dalle sembianze solo vagamente antropomorfe.

 

-”Levati, coprimi, coprimi, levati”.- Lo scimmiottava l'avvenente rivale, ancora supina su di lui, sbuffando altrove i rigagnoli d'acqua che le scivolavano lungo il viso.

-E tu sei il principe degli allocchi, non te l'ha mai detto nessuno?- Scocciata si rialzò in piedi.

-Eh, eh, eh....sì un pa...pa...paio di volte, mi sembra.- Immobile ed incredulo a terra, l'eterno disperso sembrava quasi sotto shock. Ancora una volta se l'era cavata per un pelo.

-Ryoga, io non sapevo che avessi tanta paura dell'acqua...- Esclamò la piccola Tendo, nella voce un tono di eccessiva e seria apprensione che non piacque per niente al fidanzato. Ora capiva come mai durante il viaggio sul peschereccio il ragazzo se ne fosse rimasto tutto il tempo sottocoperta.

Se c'era una cosa che aveva il potere di far scattare Ryoga sull'attenti e di fargli riacquistare un certo colorito, quella era la voce della sua bella.

-Ma cosa vai a pensare, Akane! È solo che con il freddo che fa....ahahahah!-

-Siamo cagionevoli di salute, eh? Ha paura di ammalarsi, poverino!- Lo stuzzicava la rossa, fingendo indifferenza.

-Ranma! Non ti devi permettere!- Grugnì Ryoga, fumante di rabbia.

-Mi permetto eccome! E piuttosto...mi devi anche questa, ricordatelo, supremo imbecille!-

-Non ti devo proprio niente! Il conto fra noi è ancora aperto, torna uomo se hai il coraggio e combatti!-

-Non ti arrendi proprio mai, eh? Mi sembrava di essermi già spiegato poco fa nel bosco o forse devo chiarirti nuovamente il concetto?-

-Taci maledetto! Ho capito fin troppo bene, ma non per questo ti ho mai dato il permesso di approfittare della dolce Akane e di profanare...oh, Kami non ci posso pensare! Non posso metterti le mani addosso in quello stato, torna immediatamente te stesso e lasciati distruggere una volta per tutte!-

-P...p...profanare?- Balbettò Ranma, rendendosi conto solo in quel momento di aver sottovalutato le capacità intellettive del ragazzo di fronte a lei. -Tu...tu sei tutto matto se pensi davvero che io abbia bisogno del tuo permesso per...e comunque mi dispiace per te, ma credo proprio che per un po' rimarrò così!- Si riprese subito, facendogli l'occhiolino e accennando maliziosamente alle sue invidiabili forme.

-Akane?- Anche alla bella cuoca non erano sfuggite le parole di Ryoga.

-Che c'è, Ukyo?- Chiese fissando la mano dell'altra, “amichevolmente” appoggiata sulla sua spalla.

-C'è forse qualcosa che dovrei sapere?-

-No.-

-Ne sei sicura?-

-Assolutamente sì...- Sibilò Akane, gli occhi ridotti a due fessure, allungando a dismisura la già abbondante presenza di fricative nella sua esclamazione.

-Sicura, sicura?-

Nel frattempo, poco più in alto rispetto a loro, un sopracciglio inarcato tremava visibilmente.

-Rispettabile Naoko, posso gentilmente porti un quesito?-

-Mi dica, venerabile Mutsumi.-

-Correggimi se sbaglio, ma non avevo detto “ora basta”?-

-Sono spiacente, in realtà credo che voi l'abbiate solo pensato.-

-Mmm. Bene, cioè male. Provvedo subito.- Detto ciò chiuse gli occhi e prese fiato. -Adesso...basta!!! Fate silenzio!- E in un attimo anche il vento smise di soffiare.

-Che comportamento vergognoso! Non avete il minimo ritegno!- Mutsumi era davvero su tutte le furie. -Potrei sapere di grazia quale delle parole “questo è un processo” non vi è particolarmente chiara?- Da destra a sinistra, spostava lo sguardo duro e tuttavia curioso, fissando ora la giovane dai capelli rossi, ora il pennuto ed occhialuto connazionale che con la sua presenza aveva funto da scudo alla sua bella, impedendo a Shampoo di trasformarsi e presumibilmente di liberarsi dalla pesante catena.

-Sei ploplio stupido, Mousse!-

-Quack!!!-

-E poi qualcuno mi spiega questa piega muta-forma che l'intera vicenda ha preso? Fate parte di un circo o cosa?-

-Sono maledetti di Jusenkyo, venerabile Mutsumi!- Intervenne il piccolo Chao.

-Ah. Beh, certo ora si spiegano molte cose.- Esclamò davvero sorpresa il capo villaggio. Sorridendo lievemente, fissò Shampoo, di cui conosceva da tempo la maledizione, e poi inspiegabilmente anche il ragazzo con la bandana. -Meno male che non sono stati colpiti tutti, altrimenti sai che giardino zoologico qui?- Anche Akane sorrise, non cogliendo la doppia allusione di Mutsumi, allusione che per qualche istante aveva fatto nuovamente sudare freddo il povero Ryoga. Era davvero in gamba quella donna!

Risalendo con calma i gradini che la separavano dal suo scranno, Mutsumi decise di alleggerire la situazione a modo suo.

-Direi che giunti a questo punto sia il caso di procedere con la sentenza senza attendere oltre. Cosa ne pensi, Naoko?-

-Concordo pienamente, venerabile Mutsumi.-

-E allora vieni avanti, Shampoo della tribù delle amazzoni di Joketsu.-

-So camminale pelfettamente da sola!- Si ribellò la ragazza all'aiuto non richiesto di due accompagnatrici dai tratti assai poco femminili.

-Dunque...sei accusata di furto, truffa, falso con altrui inganno e, non ultimo, circonvenzione di incapace. Niente male per un'incensurata...-

-In...incapace?- Si risentì immediatamente Ranma sgranando gli occhioni color cobalto. -Ehi, un momento! Incapace a chi?-

-Beh in effetti...- Sussurrò innocente e divertita Akane.

*Ma non è possibile!* Sbattendosi un palmo sulla fronte, Mutsumi impallidì di fronte all'ennesima interruzione.

-Vuoi stare zitto, razza di cretino?- Non senza sforzo, Ryoga si ritrovò a bloccare da dietro il rivale, già pronta a scagliarsi contro la temibile quanto potente autrice di quell'accusa.

-E tu vuoi levarmi quelle mani di dosso o devo forse pensare che la mia struggente bellezza non ti lasci proprio indifferente, P-Chan?- Divincolandosi facilmente dalla presa dell'eterno disperso, Ranma si girò velocemente afferrandolo per il bavero della maglia.

Al solo udire parole tanto odiose quanto ambigue, Ryoga prese a sbracciarsi, il volto acceso di mille colori. In fondo era un ragazzo timido e riservato. E anche per lui il rischio pietrificazione era dietro l'angolo.

-Si può sapere cosa c'entra P-Chan ora? È qui per caso?- Ecco, appunto.

-La smetti di chiamarmi “P-Chan”?- Reagì il poveretto, ignorando le solite ingenue richieste della sua dolce Akane.

-E perché mai, Ryoguccio caro?- Lo sguardo seducente e supplicante di chi spera in una coppa di gelato gratis, Ranma era pronto a esplodere. -Forse non lo sai ma la “P” sta per...pezzo d'idiota!- E con un calcio ben assestato nello stomaco lo scaraventò a terra, diversi metri più in là.

-Ranma! C'era proprio bisogno di attaccarlo in quel modo?- Indignata come sempre, Akane si precipitò insieme ad Ukyo ad aiutare il ragazzo.

-Eh figuriamoci, ci avrei scommesso! Certo, io ci sto provando ad essere diverso, a rimanere calmo, ma tu hai proprio un dono e...e...Akane sei proprio una...!- Ma le parole, fortunatamente, le morirono in gola. Di fronte a lei, Ryoga era già in piedi che la fissava tra lo scocciato e il divertito. Troppo divertito. Ci mise due secondi, ma poi capì il perché. Mentre le due ragazze, con dolcezza e pazienza aiutavano Ryoga a ripulirsi la maglia dalla polvere, la sua fidanzata lo aveva anche preso per mano e guardandolo mortificata gli aveva chiesto scusa da parte sua.

-Perdonalo, Ryoga, lo sai che è solo geloso...-

-Geloso? Chi sarebbe geloso?- Ma questa volta non poteva proseguire. Non dopo tutto quello che era successo. Non mentre Ryoga la fissava in quel modo.

*Chi è l'idiota adesso?*

*Stai zitto!*

-Ah...è così eh? Bene, non preoccuparti, Akane.-

-Dove pensi di andare, Ryoga?-

-A cercare dell'acqua calda, Ranma. Mi sono stufato.- La salutò allontanandosi.

-Ma fai un po' come ti pare...- Non ebbe nemmeno il tempo di sedersi, però, che Akane le era già accanto.

-Cosa stavi per dire prima, Ranma?-

-Eh? N...niente, perché?-

-Meglio così. Non azzardarti a prendertela con me. Sai che Ryoga non alzerebbe mai una mano su una donna; non lo faresti nemmeno tu. Detesto quando te ne approfitti, per cui è meglio se torni uomo e alla svelta.- Concluse più tranquilla, sedendosi accanto a lei.

Imbronciata come una bambina, la rossa non rispose. Detestava dover dare ragione al suo maschiaccio. Sbuffò. Con tutto il calore che aveva sviluppato negli ultimi minuti, iniziava a dubitare seriamente di aver bisogno dell'acqua calda per tornare uomo.

 

-Senta...desidera farli legare ed imbavagliare?- La povera Naoko non sapeva più come evitare una possibile crisi di nervi al suo capo.

-Eh...la tentazione è forte! Tuttavia, ho il vago sospetto che servirebbe a poco.- Sospirò Mutsumi. -Sarà meglio ignorarli e andare avanti come se nulla fosse. Cologne! Shampoo! Quanto avvenuto negli ultimi minuti...- Riprese approfittando dell'insolito momento di silenzio. -...mi ha dato molto da pensare. Temo proprio che la vostra prolungata permanenza in Giappone vi abbia eccessivamente influenzato e fatto perdere di vista quelli che sono i nostri antichi valori, ciò per cui siete nate e cresciute in una delle tribù di combattenti più importanti e famose al mondo.-

-Ci sta per caso dando dei poco di buono?- Osservò Ukyo a bassa voce.

-Così sembrerebbe...- Akane era perplessa.

-Arriva al punto, Mutsumi...- La incitò Obaba con un filo di astio nella voce. La sua aurea combattiva tradiva ansia e preoccupazione come non mai.

-Come desideri, Cologne. Shampoo è una frivola ragazzina cresciuta negli ultimi anni lontana da casa e nel delicato quanto fondamentale compito di insegnarle ed inculcarle in testa i precetti del codice d'onore di una vera amazzone, hai fallito su tutta la linea, Cologne.-

*Concordo pienamente...* Non poté fare a meno di pensare Ranma, grattandosi la tempia.

-E tuttavia, è giovane e abile. Per questo motivo non ho alcuna intenzione di lasciarla andare.-

-Che cosa significa?- Nessuno aveva mai visto Obaba impallidire.

-Shampoo si è dimostrata, anche durante il processo, una persona senza scrupoli e pericolosa per gli altri. Per questo motivo rimarrà qui.-

-Quacccck!-

-Per sempre.- Sentenziò Mutsumi, ignorando il richiamo da fattoria in sottofondo.

-Che cosa???- Ranma scattò in piedi.

-Quacccck!-

-Taci, Mousse! Che cosa significa: “rimarrà qui, per sempre”?-

-Giovane fanciulla prima uomo, te l'ha mai detto nessuno che non è consentito interrompere il capo villaggio mentre formula una sentenza?- La richiamò con malcelata pazienza Naoko, reprimendo a fatica l'istinto naturale di fare fuori quella fastidiosa presenza a mani nude.

-Ehi, il mio nome è Ranma Saotome, sono un uomo e soprattutto sono la stessa persona di prima!-

-Se lo dici tu...- Sbuffò con sufficienza il braccio destro di Mutsumi.

-Ranma, ti prego, non è il momento...- L'ammonì dolcemente l'amica d'infanzia.

-Possibile che tu debba sempre farti riconoscere?- La zittì definitivamente la sua fidanzata.

-In qualità di capo villaggio, mi auguro che non consideriate questa una condanna! Anzi, dal mio punto di vista il fatto che Shampoo debba rimanere qui è un onore e voi dovreste esserne grati. Tuttavia, la ragazza deve imparare dai propri errori, ma per fare questo deve capire in profondità l'errore commesso. Sapete, ho sempre amato il detto “occhio per occhio”.-

-Cosa intendete fare, venerabile Mutsumi?- Con rispetto ed apprensione anche Wu prese finalmente parola.

-È semplice. Riconoscete questo?-

-Il melograno magico!-

-Esattamente, Akane Tendo. Ranma Saotome, probabilmente sei un combattente davvero notevole e indubbiamente avremmo plaudito la vostra coppia se la sua formazione fosse stata sincera e voluta da entrambe le parti. Così non è stato e non è un comportamento degno di un'amazzone quello di struggersi dietro a un uomo che non la considera nemmeno. Come donna, posso chiudere un occhio di fronte alla sua giovinezza ed inesperienza, ma come capo villaggio sono costretta a prendere delle misure per evitare che fatti del genere si ripetano in futuro. Accentuando il sentimento che Shampoo prova per te, Ranma, lontano e ormai irraggiungibile per lei, arriverà il momento in cui il suo amor proprio riemergerà e la fissazione che ha per te e che è stata causa di tutto questo pasticcio sarà solo un lontano ricordo. Per questo motivo Shampoo...- Si alzò in piedi, subito seguita dal gran consiglio al completo. -...io ti condanno a subire gli effetti del tuo stesso inganno, accentuando alla follia il tuo sentimento per il giovane Saotome e a trascorrere il tuo primo anno di permanenza qui al villaggio rinchiusa nella camera di deprivazione sensoriale. Fra un anno ne riparleremo.-

-La...la...c...camela di deplivazione sensoliale?- Nessuno aveva mai Shampoo sentito balbettare.

-Uno strumento di tortura psicologica tanto antico quanto crudele....- I sussurri della vecchia Obaba si persero nel vento. Sembrava come in trance; il peggiore dei suoi incubi stava avendo luogo.

-Una cella imbottita di un materiale particolare, buia e completamente isolata. Ventiquattro ore in quella stanza sono sufficienti per perdere completamente il senso della realtà e la percezione dei sensi.- Spiegò Wu con gravità. Anche lei non riusciva a credere che Mutsumi avesse davvero intenzione di punire la ragazza tanto severamente.

-Ma...è terribile!- Akane sembrava la più shockata di tutti.

-Oh no, non direi, ragazzina. Con vista e tatto completamente annullati, il cervello ha la possibilità di potenziare le proprie funzioni ed è proprio quello che voglio per la mia giovane amazzone.- La corresse Mutsumi, lieta di essere finalmente riuscita a formulare il suo verdetto.

-Quacccck! Quacccck! Quacccck!- Il povero Mousse starnazzava come un'oca impazzita prima dell'abbattimento.

-Ah! Cosa le fa pensale che ingoielò tanto facilmente quei chicchi?- La gelida battuta di Shampoo sorprese tutti. Tranne Mutsumi.

-Ho pensato anche a questa eventualità. Sapevo che non saresti riuscita a tenere quella boccaccia chiusa fino alla fine del processo; sei una ragazza ostinata e con te ci vogliono le maniere forti. Siediti per piacere e scegli. O accetti questa sentenza oppure, per quanto mi riguarda, puoi rimanere gatta per sempre. Sai perfettamente che sono in grado di bloccare la tua maledizione. Perderesti la tua bellezza, la tua avvenenza e ti ridurresti ad una misera vita animale in cui il massimo che potresti fare sarebbe strusciarti contro le gambe del tuo padrone elemosinando una lisca di pesce.- Un grugnito di frustrazione la fece sorridere. -Dimmi, è questo che vuoi?-

-Dammi quei dannati chicchi!- Scandì la cinesina in perfetto giapponese, prendendo posto sulla sedia posta al centro dell'arena.

-Molto bene. Vedila così cara, è una cura certo, ma fra un anno, quando uscirai di lì, sarai una persona diversa, più matura e in grado di concentrarti finalmente, solo ed esclusivamente sul combattimento. Ciò per cui sei nata.- La raggiunse rapidamente Mutsumi, scendendo con tre balzi i trenta gradini che la separavano dalla condannata.

-Molte glazie davvero...-

-Non possiamo permetterlo, Ranma...- Aggrappata al suo braccio, Akane tremava.

-Lo so!- *Accidenti, con Mousse in quello stato...e Ryoga? Proprio ora quel maiale doveva andarsi a fare una passeggiata?*

-Apri la bocca, Shampoo.-

-Ranma!- Ad una voce Ukyo e Akane lo implorarono di fare qualcosa, ma fu verso la sua fidanzata che la diretta interessata si voltò, seria come non mai e prendendole le mani fra le sue.

-Perdonami, Akane.-

-Cos...!-

-Io ti obbligo ad amare ancor più intensamente Ranma Saotome!-

-Sarà fatto, signora!- Esclamò la rossa prima di sostituirsi a Shampoo con una non proprio delicata botta di fianchi ed addentare l'intero frutto prodigioso direttamente dalle mani di Mutsumi.

-Ranma, no!!!!-

 

* * *

 

 

I love myself today
Not like yesterday
I'm cool, I'm calm
I'm gonna be okay! Uh huh
I love myself today
Not like yesterday
Take another look at me now
'Cause it's your last look
Your last look forever

 

(Bif Naked – I love myself today)

 

 

Se un viandante o un estraneo si fosse presentato qualche minuto dopo nell'arena del villaggio amazzone, avrebbe assistito ad uno spettacolo raro al mondo. Silenzio ed immobilità era ciò che caratterizzava quel presepe vivente di amazzoni cinesi e occasionali guest stars nipponiche. L'unico rumore e movimento proveniva dalle fauci di una ragazzina dai capelli rossi, intenta a divorarsi fino all'ultimo chicco un delizioso melograno. Mutsumi, le mani ancora sollevate, sembrava pietrificata dall'orrore.

Finito che ebbe di leccarsi anche le dita, Ranma si avviò, improvvisamente pallida, verso Akane.

-Ra...Ranma, stai bene?- Le venne incontro la fidanzata.

-Non lo so...mi gira un po' la testa, ahahahah!- Sembrava ubriaca.

-Eh? Che c'è da ridere?-

-Vedi...- Giunta, barcollando, a pochi centimetri da Akane, Ranma le prese nuovamente le mani, sollevando lo sguardo verso la ragazza più alta di lei. -I tuoi occhi sono sempre stati una droga per me, ma solo ora mi rendo conto del perché...- Continuò fissandola con disarmante sincerità e...amore.

-Ma...ma...ma cosa dici, Ranma!- Assumendo in volto la stessa tonalità della casacca del fidanzato, Akane prese ad agitarsi, volgendo il capo a destra e sinistra, pregando che nessuno avesse sentito quelle parole. Una speranza quantomai vana.

-Ranma! Che significa questa messa in scena?- La richiamò Ukyo, mentre una fiamma blu come il gas accendeva i contorni di Shampoo ancora a terra.

-Ti prego, guardami di nuovo!- La supplicava la rossa incurante di tutto il resto.

-Acqua! Ho portato l'acqua!- Il perfetto tempismo di Ryoga interruppe nuovamente la scena. Lanciando il bollente contenuto della teiera in direzione del rivale, l'eterno disperso prese due piccioni con una fava. Vale a dire Ranma e il povero Mousse. Ma soprattutto ottenne uno spettacolo cui non avrebbe mai voluto assistere. Né come viandante, né come estraneo.

-Non avrei mai creduto di sentirmi così, Akane...- Finalmente uomo, il fidanzato la richiamò, sgranando gli occhi per lo stupore. Fissandola, le accarezzò il volto. Sotto il tocco della sua mano, però, Akane sentì la sua stessa mascella irrigidirsi. Qualcosa non quadrava. Quando un istante dopo vide il ragazzo iniziare ad accarezzarsi il volto, capì. E inorridì.

-Nei tuoi occhi, così profondi e brillanti, io...- Sorrise come impazzito, passandosi una mano tra i capelli. -...posso specchiarmi alla perfezione, capisci?-

-Eh?-

-Ma è meraviglioso! Accidenti, quanto sono bello! Certo, sono ancora indeciso se meglio uomo o donna, però...ridatemi dell'acqua, devo verificare!- Saltellando da una parte all'altra e incurante delle centinaia di sguardi attoniti su di sé, Ranma continuò a sbracciarsi, ora abbracciandosi appassionatamente, ora ammirando, piacevolmente stupito, le curve che i muscoli disegnavano sul suo addome e sulle braccia.

*È inguardabile!* Pensarono Mousse e Ryoga, le mascelle ancora a terra per lo stupore.

*È insopportabile!* Frignò Ukyo stringendo per precauzione la sua spatola, nel caso Ranma si fosse avvicinato troppo a lei.

*È inaccettabile!* Decise risoluta la piccola Tendo, interrompendo quel tutto sommato gradevole spettacolo con un singolo, sonoro ceffone.

-Akane...- Avvilito, Ranma si calmò, accarezzandosi l'adorata guancia. -Io ti capisco e chiedo il tuo perdono, ma vedi...come si dice? Al cuore non si comanda e io...credo proprio di essermi innamorato...sì , beh, ecco....- Sembrava una scolaretta imbarazzata alle prese con il primo amore. -...di me stesso!- Ammise tutto di un fiato ciò che ormai era palese. E poi scoppio a ridere. Una risata liberatoria, argentina, ma affatto contagiosa. Soprattutto per la piccola Tendo. Normalmente Akane si sarebbe lasciata guidare dall'istinto e l'avrebbe fatto rinsavire a suon di pugni. Ma stavolta era troppo anche per lei. Incapace di reagire e di credere a quanto appena udito, ebbe solo il tempo di accorgersi che le sue ginocchia stavano per cedere, prima di accasciarsi al suolo, priva di sensi.

-Akane!- Un secondo dopo Ryoga era da lei.

-Levati maiale! Akane! Akane! Non puoi farmi il torto di svenire proprio ora! Come faccio senza il mio riflesso?? Aaaaargh!-

-E comprati uno specchio, idiota!- Ryoga sgomitava per riprendere il suo posto accanto alla ragazza.

-Ran-chan, ti prego torna in te! Wu, che facciamo ora?- Disperata la bella cuoca si rivolse alla loro guida. Quest'ultima fece spallucce, era davvero senza parole. Mai come in quell'occasione sentiva il bisogno di una tazza di tè. Possibilmente corretto.

Approfittando dell'ennesima pausa, Mousse si avvicinò con circospezione alla bella cinesina. Tanto per sincerarsi. -Shampoo, tu non hai ingoiato nemmeno un chicco di quel melograno, vero?-

Ma ciò che ottenne fu solo uno sguardo più gelido e pericoloso del bacio della morte.

-Levati di tolno immediatamente, Mousse!-

Improvvisamente un gran caos si levò per tutta l'arena. Pur non conoscendo bene la lingua giapponese, anche il popolo amazzone non riuscì a rimanere indifferente a quanto aveva appena visto. Un attacco di ilarità coinvolse quindi l'intero pubblico di guerriere. Loro musa ispiratrice? Il piccolo Chao ovviamente. Sdraiato a terra, il ragazzino piangeva letteralmente.

Dal ridere.

 

-Ehm ehm...Naoko?-

-Sì, venerabile Mutsumi?-

-Credo sia giunto il momento.-

-Sì signora...-

-Prendi funi, bavagli e quant'altro. -

-Certo...-

-E mi raccomando...-

-Sì...-

-Non fare economia di nodi!-

 

 

 

* * *

 

 

Con un'abbondante settimana di ritardo riesco finalmente a postare questo capitolo e per questo inizio subito chiedendo venia. Per un po' sono stata impossibilitata, ma spero di essermi fatta perdonare. Tornata a casa e alla mia solita vita, vi prometto di recuperare subito tutti gli arretrati, recensioni comprese! Per quanto riguarda la storia siamo quasi giunti alla fine e devo dire che un po' mi dispiace. In questo capitolo desideravo creare un momento di gran confusione e caos continuo. Spero di esserci riuscita, senza per questo rendere particolarmente difficoltosa ed ostica la lettura del capitolo stesso. Un bacione grande a tutti e come sempre grazie in anticipo per il vostro supporto :)

Gretel.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Tutto il mondo è palese. ***


Ciao a tutti! Finalmente siamo giunti al penultimo capitolo. Sono passati quattro mesi dalla pubblicazione del primo...mi sembra un'eternità! E davvero mi dispiace essere quasi giunta alla conclusione. Ancora una volta non posso che ringraziare tutti voi che fin dall'inizio avete letto e in particolare recensito e commentato ogni capitolo, spronandomi ad andare avanti, supportando le mie scelte e dandomi un'incredibile energia positiva. Siete davvero grandiosi e io non vi ringrazierò mai abbastanza. In particolare però, in questo capitolo vorrei ringraziare Spirit99 per la sua meravigliosa fanart che vi propongo qui di seguito e che si riferisce al capitolo precedente, al momento in cui Ranma, innamorato di se stesso, si riflette negli occhi di Akane. Una fantastica sorpresa che mai avrei creduto di meritare. Grazie di cuore. :D

Gretel.

P.S. Chiedo perdono in anticipo per il cronico ritardo e per il fatto di aver trascurato un po' le recensioni negli ultimi giorni. Prometto di recuperare presto!


 

 

 

In nòreni per ìpe,
in noreni coràh;
tiràmine per ìto,
ne dominà.

 

Ne ròmine tirmèno,
ne ròmine to fa,
imàgina pro mèno per imentirà

 

(Vangelis – Conquest of Paradise)

 

 

 

 

 

-Lasciatemi subito andare!- Protestava Ranma, legato insieme agli altri al tronco di un'ampia conifera. Era stato fin troppo facile.

Con Akane svenuta e Ukyo, Ryoga e Mousse ancora ampiamente sotto shock per l'atteggiamento assai ambiguo del loro amico, le amazzoni non avevano avuto alcuna difficoltà e, attaccando singolarmente, avevano bloccato gli ospiti uno ad uno.

Chao era riuscito a scampare alla punizione, tornando immediatamente serio e composto non appena aveva visto Naoko scendere i gradini dell'arena agitando a mo' di lazo una fune.

La piccola Tendo ancora non si era ripresa.

*Akane...* Rifletteva l'eterno disperso. *Maledette! Pagheranno amaramente questo affronto!*

Ma poi si era girato verso la bella cuoca legata accanto a lui ed era rimasto di sasso. Ukyo aveva lo sguardo basso e triste.

-Ukyo, che c'è ora? Ti hanno fatto male?- Chiese con tono sorprendentemente preoccupato.

La diretta interessata alzò lo sguardo e sorrise.

-Io...- Non si aspettava l'interesse del ragazzo. Non per lei, almeno.

-La mia pelle soffre la stretta di queste ignobili funi! Come avete osato?- L'ennesima esternazione d'amore di Ran-chan le diede la forza di far uscire quelle lacrime che già da qualche minuto teneva per sé.

-Io non ce la faccio a vederlo così, Ryoga! Guardalo! Si è persino dato al Kuneismo di ultima generazione! Buahhh!-

Fosse stato libero di muoversi, Ryoga sarebbe caduto a terra per lo sconcerto.

-Pe...pensavo che dopo quanto successo ci avessi messo una pietra sopra!- Ammise tutto di un fiato e fu impossibile non cogliere una nota di disappunto nella sua voce.

-Tu lo hai fatto con Akane?- Replicò la ragazza tornando seria.

-Ecco io...- Parlavano liberamente, tanto Akane non era in grado di sentire e Ranma...beh, lui era troppo preso da se stesso per ascoltarli.

-Oh, non essere ridicolo, Ryoga! Sai che con me non devi fingere. Puoi dire ciò che vuoi, ma non appena la tua bella ha perso i sensi ti sei precipitato da lei e sono certa che non gliela farai passare liscia a Ranma, quando ne avrai la possibilità. Abbiamo capito tutti che fra loro è successo qualcosa di irreparabile...- Disse pronunciando l'ultima parola con il labbro inferiore che tremava visibilmente.

Ryoga chiuse gli occhi infastidito. Non voleva pensarci.

-E allora? Akane è Akane e per me sarà sempre una persona speciale, ma in fondo credo di aver rinunciato a lei molto prima che questo viaggio avesse inizio.- Poi, notando lo sguardo interrogativo della ragazza si sbrigò ad aggiungere. -Beh, non mi farai tanto scemo da non aver capito che ciò che lei desidera più di ogni altra cosa al mondo è lo spiantato accanto a me! Lo ha persino definito ufficialmente il suo fidanzato poco fa!-

-Sì, capisco cosa intendi...- Si rilassò Ukyo, ripensando alla conversazione privata con Akane avvenuta poche ore prima e all'ammissione della piccola Tendo.

-Che poi lui meriti di morire quotidianamente questo è un altro discorso...-

-Ehi! Non parlare così di Ran-chan!- Protestò simpaticamente Ukyo.

-Oh! Mai più rivedrò quegli occhi color cobalto che tanto mi fecero innamorare quella volta in cui...-

-Ma lo senti?? Si sta persino auto-celebrando!-

Del tutto inaspettatamente Ukyo scoppiò a ridere.

-Lo sai, Ryoga? Sei un ragazzo davvero sensibile e generoso.- Istintivamente abbassò lo sguardo e arrossì. -Sarà fortunata la prossima ragazza che conquisterà il tuo cuore...- Era sincera e per il povero Ryoga fu impossibile non assumere in viso una sfumatura vicina al color amarena.

-Gr...gr...grazie...Ukyo...-

-E tu? Come mi consideri?- Si riprese subito la cuoca. -Una povera pazza che ancora non si è arresa all'evidenza come Shampoo o...?-

Anche Ryoga cercò di darsi subito un professionistico contegno.

-Uff...no, credo tu abbia capito da un pezzo, ma che l'affetto che provi per lui non ti permetta di rimanere sempre lucida e di distinguere l'amore vero da una bella amicizia.- Asserì senza problemi.

Ukyo rimase in silenzio, deglutendo tristemente. Non che avesse tutti i torti, ma erano comunque parole amare da digerire. Anche Ryoga si rese conto all'istante di aver esagerato e cercò di rimediare.

-Dai, non ci pensare. Cerchiamo di salvare nuovamente il principe dell'autocompiacimento, la principessa delle ingenuità e sua altezza degli inganni di terza categoria e leviamo le tende da qui che la vedo male!-

Sorridendo, Ukyo annuì. -Va bene. Hai un piano?-

-No.- Ammise l'altro tranquillamente scrollando le spalle.

*E figuriamoci!* Sbuffò fra sé e sé una loro conoscenza che aveva ascoltato per filo e per segno tutto il loro discorso.

 

*Shampoo, perché non mi degni di uno sguardo?* Si chiedeva disperato Mousse dall'altra parte del tronco, mentre fissava da qualche minuto l'albero di fronte. Non poteva sapere che in realtà Shampoo lo stava guardando per davvero. Lo aveva drogato, ingannato, abbandonato, trattato sempre malissimo. Ma lui era lì e non sembrava dare segni di cedimento.

*Mousse, che diamine sei venuto a fare fin qui? Davvero l'hai fatto per me?* Si morse il labbro inferiore. Che domanda stupida. *Sapevo che eri una papera sciocca e cieca, ma non fino a questo punto!*

-Datemi uno specchio! Io devo assolutamente avere uno specchio! Akane, quanto ci metti a riprenderti? Può la mia beltà attendere tanto a lungo? Io non credo! Chi l'avrebbe mai detto...- Declamava il suo ex marito ad alta voce.

*Lanma, è tutta colpa mia se adesso sei ridotto così.* Chiudendo gli occhi, cercò di allontanare l'immagine di lui che cercava disperatamente di consolare e baciarsi le braccia costrette nelle micidiali funi delle amazzoni. Ma del resto, anche fosse stato in condizioni normali, lui non avrebbe avuto occhi che per Akane. E lei lo sapeva bene.

-Naoko, ma...e i bavagli?- Scocciata dal continuo chiacchiericcio dal basso, Mutsumi non si trattenne dal precisare le sue disposizioni.

-Provvedo subito!- Pronta ad intervenire, Naoko schioccò le dita in direzione delle sue amazzoni di fiducia.

-La pagherete amaramente per tut....- Fu l'ultima affermazione di Ranma, prima di trovarsi in bocca un fazzoletto accompagnato dal pugno intero di una guerriera cinese di fronte a lui.

-E vuoi stale un po' zitto, stlanielo? Ti si sente solo a te!-

Ottenuto finalmente il silenzio che da almeno due ore desiderava, Mutsumi sospirò.

*Quel Ranma...* Sorrise tra sé e sé . *Per poco non mandava tutto all'aria .*

-Bene.- Asserì subito dopo di fronte ad una platea ormai silente ed attenta ad ogni suo intervento. -Direi che siamo pronte finalmente per procedere con l'esecuzione della condanna.- E, afferrato un altro frutto di melograno dalle mani di un membro del gran consiglio, prese a dirigersi nuovamente verso Shampoo. Non appena vide il capo villaggio procedere verso di lei, la bella cinesina non riuscì a nascondere un brivido. Ora ne era certa: nessuno sarebbe venuto a salvarla.

Stretto nella sua fune e incapace di proferire parola, Mousse s'irrigidì. Aveva capito cosa stava per succedere e tremava. Insieme a lei.

-Allora Shampoo.- Si rivolse Mutsumi alla ragazza ancora incatenata. -Finalmente possiamo portare questo processo a termine...-

-Un momento!- E stavolta era stata la voce di Wu a interrompere per l'ennesima volta il capo villaggio.

*Ancora?*

-Wu?- Con sua grande sorpresa, Mutsumi alzò lo sguardo verso la connazionale di fronte a lei. Anche Naoko e le altre si scambiarono uno sguardo sconcertato. -Cosa c'è ancora?-

-Le chiedo umilmente perdono, venerabile Mutsumi. Potrei scambiare privatamente due parole con lei prima che la sentenza venga eseguita?- Chiese l'ex amazzone, seria come non mai, dirigendosi automaticamente verso il capo villaggio. Non avrebbe accettato un “no” come risposta.

-Sì....- Rispose l'altra quasi in un soffio. Non se l'aspettava. -Sì, certo, vieni pure.- E come due vecchie compagne di gioco, si appartarono in un angolo dell'arena, lontane da orecchie indiscrete. Cioè praticamente da tutti.

-Non crede di aver esagerato con la sentenza, venerabile Mutsumi?- Chiese Wu senza alcuna remora e arrivando subito al sodo.

-Eh?- Sinceramente stupita l'altra sgranò gli occhi grigio ferro. -Wu, da te non me lo sarei proprio aspettato; in fondo tu sei stata vittima di un simile inganno e io credevo che un provvedimento del genere potesse in qualche modo riscattare anche il torto che ti è stato fatto decenni fa...-

Inarcando il sopracciglio ed arricciando le labbra in un sorriso insoddisfatto, Wu anticipò tutto il suo disappunto. -Venerabile Mutsumi, io la ringrazio per aver tenuto in considerazione l'enorme torto da me subito in giovinezza. Ma non è certo questo che desideravo per quei ragazzi...- E con un dito ossuto indicò Akane e gli altri.

-Ma cara Wu, hai visto anche tu che non sono in grado di rimanere in silenzio per più di un minuto. È inaccettabile! Dovevo prendere dei provvedimenti...-

-E su questo non posso darle torto, ma sono pur sempre dei ragazzi, venuti fin qui per salvare i loro amici...-

-Mmmm, sei molto affezionata a loro, eh?-

-Sì, si vede che sono legati l'un l'altro da una forte amicizia, non meritano tutto questo.- Ammise Wu, più seria che mai.

-Eh....ho notato! Quel Ranma poi...-

-A proposito, che facciamo con lui?- La interruppe prontamente l'ex amazzone. -Di antidoto io non ne ho più. Bisognerà procurarselo, non vorrete lasciarlo così per sempre, Mutsumi!-

Il capo villaggio non riuscì a nascondere un sorriso. -Io ne ho ancora un po'. Ma con lui non ce ne sarà bisogno.-

-Che cosa intendete?-

-Non l'hai ancora capito, Wu? Io sto aspettando un'ammissione di colpa, una supplica da parte di Shampoo. Cosa che non è ancora avvenuta. È proprio cocciuta quella ragazzina. Devo ammetterlo. In ogni caso, non mi aspettavo di certo una reazione del genere da parte di Ranma. E tuttavia il ragazzo deve aver capito il mio obiettivo evidentemente...-

-Ranma?-

-Certo. Quello che ha ingoiato era un comunissimo melograno. Lo stesso che avrei dato alla ragazzina, non fossi stata interrotta.- La tranquillità con cui Mutsumi le rivelò quel particolare ebbe il potere di sorprenderla oltre ogni dire.

-V...V...Volete dire che sta fingendo?- Balbettò Wu incredula, spostando lo sguardo sul ragazzo.

-Già. Ma in fondo è meglio così; ho ancora un po' di tempo per far redimere quella gattina selvatica della mia amazzone!-

-Quindi voi non avete mai avuto intenzione di rinchiuderla nella camera di deprivazione sensoriale per un anno e di drogarla? Non volevate...? Oh!- Alzò le braccia al cielo in segno di resa. -E quel ragazzo sta abilmente recitando da mezzora?-

-Esattamente, Wu.- Annuì compiaciuta Mutsumi, -In effetti devo ringraziare gli antenati se quel ragazzo è abbastanza sveglio da aver capito al volo. Io voglio solo intaccare definitivamente e davanti a tutto il mio popolo l'orgoglio di roccia della piccola Shampoo. È una testa calda quella ragazza, ma deve imparare ad aver paura delle conseguenze causate dalle sue azioni e dalla fiducia spropositata che negli anni ha riposto in quella squinternata della sua bisnonna. Ovviamente poco fa non scherzavo: la sentenza di Cologne e Tamami è valida a tutti gli effetti. Non voglio più vederle qui. Ma Shampoo è solo una ragazzina, vittima anch'essa dell'influenza di Cologne e delle scempiaggini che la vecchia bisnonna le ha messo in testa. Desidero solo che si penta pubblicamente dei suoi errori. Conoscendola, sarebbe la sua più grande sconfitta.-

Wu era piacevolmente incredula e ammirata. -Siete un gran capo villaggio, Mutsumi.-

-Lo so!- Sorrise soddisfatta l'altra alzando le spalle.

-Ma non definirei “scempiaggine” una delle tradizioni più radicate nel tuo stesso popolo, cioè quella di dover sposare l'uomo che ti ha sconfitta...-

-E hai ragione, ma la saggezza sta sempre nel mezzo. Ci sono diverse tipologie di sconfitta al mondo. Un sentimento non ricambiato è una di queste, ma tradizione o meno, a tutto si trova una soluzione. Quel che la ragazza e la sua bisnonna avrebbero dovuto fare tre anni fa, poco dopo essersi accorte che il ragazzo non aveva alcuna intenzione di seguirle in Cina per onorare le nostre tradizioni, sarebbe stato tornare qui e ammettere pubblicamente questa doppia sconfitta. Non ci sarebbe stata alcuna conseguenza. E invece hanno usato le nostre tradizioni come scudo per difendere e celare il loro orgoglio. E questo non si può perdonare.-

-Già...-

-E ora fammi tornare alla mia sentenza. Ne vedremo ancora delle belle, credo.- E facendo l'occhiolino all'ex collega, si allontanò in direzione di Shampoo. La cinesina prese a tremare di nuovo.

* * *

 

-Svegliati, bambina. È ora di riprendere i sensi, su!- Una piccola fiala sotto le narici, Wu decise che era ora di mettere fine alla sceneggiata, per quanto assai credibile, del giovane Saotome.

Pervasa da un dolce e pungente profumo di viole, Akane dovette sbattere le palpebre almeno quattro volte prima di rendersi conto della situazione. Era imbavagliata e legata e Ranma, accanto a lei, continuava a declamare versi d'amore a se stesso nonostante il bavaglio.

*Ranma, che cosa hai combinato?* Si chiese disperata. Ma non appena il fidanzato si accorse del suo risveglio dovette abbassare lo sguardo imbarazzata. Imponendo ad entrambi il silenzio puntando il dito indice lungo il proprio naso, Wu abbassò il bavaglio ai due.

-Akane, temevo non ti svegliassi più! Finalmente posso specchiare la mia figura...!- Prese a sussurrarle lui adorante.

Basta. Era troppo.

-Baka che non sei altro! Come hai potuto fare una sciocchezza del genere? Quindi non vedevi l'ora che mi risvegliassi solo per ammirare la tua figura nei miei occhi, è così?-

Per un secondo, un secondo solo, Ranma la fissò davvero divertito. Poi assentì.

-Oh sì...non vedevo l'ora...- E fu con il suo occhiolino che finalmente la principessa della ingenuità capì. E Sorrise insieme a lui, ricambiando il suo sguardo, perso ed innamorato. E non di se stesso.

 

*Maledizione!* Si ritrovò a pensare Shampoo non appena senti la ruvida buccia del melograno premerle contro le labbra. *Perché? Perché mi hai fatto questo, bisnonna?* Inginocchiata a terra, furtivamente lanciò un'occhiata alla sua sinistra. Obaba la osservava preoccupata e in ansia. La colpa era principalmente sua. Con tanta crudeltà e senza alcun criterio si era comportata nei confronti di lei, dei suoi sentimenti e dei suoi amici/nemici! E tuttavia non riusciva ad avercela troppo con la centenaria parente: mai le era sembrata tanto vecchia e stanca. Deglutì, riportando lo sguardo sul melograno sotto il suo naso. Era giunta la sua ora.

Ranma era ormai perso in se stesso, gli altri non potevano che disprezzarla e Mousse, l'unico a provare un reale interesse nei suoi confronti, era stato trattato così male da lei stessa che davvero non si sarebbe mai aspettata un suo intervento.

-Apri la bocca, Shampoo. Io ti ordino di amare per sempre Ranma Saotome!- Inesorabile, la voce di Mutsumi le impartì il fatidico ordine.

-No...- Reagì. Ma il tono della sua voce era tutt'altro che ostile.

L'ombra del sorriso di Mutsumi si fece, se possibile, ancor più malvagia e sinistra.

-Non lo ripeterò una seconda volta, Shampoo. Apri la bocca!-

-Io...-

-Shampoo!-

-La plego, mi peldoni, venelabile Mutsumi....- Sentì il suo respiro farsi corto. -Io...io...mi...-

Mutsumi attendeva. Con un leggero movimento di polso spinse il fatidico frutto ancora più contro le labbra della giovane.

Shampoo chiuse gli occhi.

-...mi pento di quanto fatto!- E il suo grido si levò di fronte ad un'arena attonita ed incredula.

Ma per quanto fortemente compiaciuta dall'ammissione della ragazza, Mutsumi non aveva alcuna intenzione di cedere.

-È troppo tardi, Shampoo. Addenta questo melograno o sarai gatta per sempre, lo sai. -

*Sono proprio una stupida!* Pensò la ragazza, sentendo gli occhi bruciarle, tanto erano colmi di lacrime e rimpianto. In quello stesso istante un sapore agrodolce investì le sue papille gustative.

-Shampoo! Noooooo!- La forza dell'amore, quello vero, supera qualsiasi barriera. Anche se si tratta di una fune dura come il ferro. Un secondo dopo Mousse, la stupida papera, aveva liberato se stesso e gli altri dalle corde e, fiondandosi come un pazzo in direzione della cinesina, aveva preso a lanciare le sue pesanti catene in ogni direzione, contro le amazzoni che istintivamente si erano messe fra lui e la condannata.

-Fermo, Mousse!- Ma la voce di Ranma non lo raggiunse nemmeno.

Un istante dopo era accanto a lei. *E come ti sbagli?* Sorrise amaramente Shampoo, prima di perdere i sensi. Tra le braccia di lui.

 

 

* * *

 

-Che cosa le avete fatto?- Chiese il giovane cinese, tremando di rabbia e con il fiato corto. Tra le braccia il corpo inerme della donna da sempre amata. Non aveva paura di fronteggiare lo sguardo di Mutsumi, lui.

In breve fu raggiunto da Ranma e gli altri. Davanti a lui, Mutsumi sorrideva e guardava perplessa il piazzale dell'arena. -Mi hai fatto fuori quasi mezzo esercito, lo sai?-

-Wow, Mousse!- Ranma si voltò sorpreso a guardare lo stuolo di giovani guerriere ai loro piedi. -Non sai quante belle donne aspettano che ora tu chieda la loro mano!-

-Vi sembra questo il momento di scherzare? E anche tu Ranma, da te non me lo sarei mai aspettato!- Nonostante il fiatone e la paura, il cinese era davvero infuriato.

-Stai tranquillo, giovane Mousse.- Riprese seria Mutsumi. -Shampoo è solo svenuta di fronte alla paura di un destino ormai segnato. Quello che ha addentato era un comunissimo melograno.- Poi alzò lo sguardo di fronte a sé. -Come quello ingoiato con voracità quasi animale dal vostro amico qui presente.- Ranma sorrise strofinandosi soddisfatto il dito sotto al naso.

-Che cosa??- Allibiti Ukyo e Ryoga fissavano il ragazzo con il codino, mentre sotto i baffi Akane sorrideva, felice per una volta di non essere sempre l'ultima a scoprire le cose.

-Ciò significa che hai recitato tutto il tempo, Ran-chan?-

-Cos'altro avrei dovuto fare, Ukyo? Poco dopo aver addentato il melograno ho capito che quello di Mutsumi voleva essere solo un inganno per spaventare Shampoo e allora sono stato al gioco!-

-Ma non mi dire? Non ti facevo così intelligente, sai?- Lo rimbeccò subito l'eterno disperso.

-Ah sì?- Era un'occasione d'oro. Ranma non poteva lasciarsela sfuggire. -Oh, ma lo sai, Ryoga? Sei un ragazzo davvero sensibile e generoso.- Cinguettò. -Sarà proprio fortunata la prossima ragazza che conquisterà il tuo cuore...- In meno di un secondo Ryoga e Ukyo si tramutarono in pietra.

-Grrrr....maledetto Ranma! Non lo sai che è da maleducati origliare le conversazioni altrui? Prendi un'agendina e stavolta stampatelo bene in mente!-

-Che cosa?-

-Che ti do appuntamento sul retro di casa mia giovedì prossimo alle quattro!

-Ah! Oh Kami! Speriamo almeno che non piova! Altrimenti mi ammalerò di sicuro a furia di attenderti!-

-Non farmi anticipare il nostro appuntamento, bastardo!-

-E dovrei aver paura forse?-

-Quei due non cambieranno proprio mai!- Pur non avendo compreso molto di quanto avvenuto negli ultimi minuti, Akane sospirò rassegnata.

-Già...ahahah!- La seguì a ruota Ukyo, facendo la vaga.

-Quindi...quindi...- Nel frattempo Mousse aveva capito. Prontamente Ranma gli poggiò una mano sulla spalla. -Non è innamorata di me, tranquillo. Almeno non più di prima, eheheh!-

-Sei sempre il solito Casanova pieno di sé, eh Ranma?-

-Aspettate un momento. Non è del tutto esatto.- Li interruppe Mutsumi.

-Che significa?- Chiesero in coro i ragazzi.

-Che anche se non particolarmente forti, Shampoo risente ancora degli effetti del magico melograno addentato durante il matrimonio...- Spiegò Mutsumi serenamente, inginocchiandosi all'altezza della cinesina. -Ma a questo si può sempre porre rimedio, fortunatamente.- E con grande sollievo di tutti, soprattutto di Akane tirò fuori dal nulla un altro incenso anti-melograno, accendendolo direttamente sotto le narici dell'amazzone.

In silenzio tutti osservarono con meraviglia i semplici gesti del capo villaggio. Dopo pochi secondi Shampoo riprese conoscenza.

-Mousse...- E la sua prima parola fu per lui.

-Sh...Shampoo...- Visibilmente emozionato il ragazzo non si trattenne dallo stringerla ancora di più a sé.

-P...per...donami per come ti ho trattato...- Un flebile sussurro tra i lunghi capelli corvini di lui, diede al ragazzo la fugace sensazione di aver conquistato il paradiso.

-Non importa, Shampoo. È tutto passato ormai.- Quella che Mousse stava impartendo a tutti loro era una grande lezione: di certo il ragazzo sapeva come e in quale misura mettere da parte l'orgoglio. Al contrario di qualcun altro. Anche Ranma arrossì, sentendo su di sé lo sguardo di Akane.

-E comunque non è a me che dovresti chiedere scusa, lo sai...- Proferì il cinese a voce più alta.

Shampoo detestava quando lui la rimproverava come una bambina capricciosa. Ma non era di certo quello il momento di fare la difficile o di insultarlo. La sua era una posizione delicatissima.

-Vi chiedo scusa...spelo, spelo potlemo almeno limanele amici...- Disse tutto di un fiato, lo sguardo basso, rivolgendosi ai quattro ragazzi in piedi sopra di lei. Sollevò gli occhi, ma solo per un attimo, catturando lo sguardo di Ukyo e Ryoga. Non ce l'avrebbe mai fatta a guardare in direzione di Ranma e Akane. Eppure fu proprio quest'ultima ad avvicinarsi. Dietro di lei, il fidanzato la guardava scettico, ma fiero.

-Non importa, Shampoo. Alla fine tutto si è risolto ed è giunta l'ora di tornare a casa, non credi?-Odiosa, insulsa e sempre troppo comprensiva. Shampoo non fece in tempo a formulare questo pensiero che i suoi begli occhi color porpora si spalancarono per la sorpresa.

Girandosi piano verso Mutsumi e Wu, la cinesina deglutì.

-Questo significa che...- Ma aveva quasi paura di dirlo.

-Significa che sei libera di andare, ragazza. Noi non tratteniamo nessuno contro la sua volontà...- Lo sguardo di Mutsumi si fece improvvisamente duro, una freccia in pieno petto avrebbe fatto meno male alla ragazza. E tuttavia quella conferma le allargò il cuore. -La condanna per la tua bisnonna e la sua amica sono ovviamente valide.- Proseguì seria il capo villaggio. -Ma se lo desideri puoi tornare a gestire il tuo locale in Giappone.-

Portandosi le mani istintivamente davanti agli occhi, Shampoo non riuscì a trattenere un singhiozzo liberatorio.

-...e tuttavia, ad una condizione.- Riprese Mutsumi pochi secondi dopo.

-Quale?- Chiesero Shampoo e Mousse all'unisono.

-Non hai più nessuna tradizione da rispettare per quanto mi riguarda. Quindi non azzardarti a fare ulteriori danni, perché la prossima volta potrei non essere altrettanto indulgente.- Concluse con un tono che non ammetteva repliche.

Incapace di proferire verbo, Shampoo si limitò ad annuire. Ubbidire le sarebbe costato da morire. Melograno o meno, il suo sentimento per Ranma non era frutto di un inganno o di una tradizione da rispettare. D'ora in avanti avrebbe dovuto lottare ad armi pari per conquistare l'uomo amato. Come una donna normale. Oppure...oppure avrebbe dovuto iniziare a spostare il proprio interesse altrove, constatò abbassando lo sguardo sulle braccia di Mousse, ancora strette intorno a lei. Sospirò, mentre qualcuno la liberava della pesante catena che da troppe ore ormai le piegava la pelle del collo e dei polsi. Quasi avesse letto nei suoi ultimi pensieri, Mutsumi si rialzò stancamente in piedi e riprese a parlare.

-Anzi, fossi in te, figliola, inizierei a guardarmi meglio intorno. Di certo da qualche parte c'è qualcuno che sarebbe disposto a fare di tutto per te, qualcuno assai più meritevole delle tue attenzioni...- Per sua fortuna, Mousse non ebbe nemmeno il tempo di arrossire.

-Non mi risulta difficile crederlo!- La frecciatina di Ryoga non si fece attendere.

-Ehi, non ti permettere, maiale!- La replica di Ranma nemmeno.

-Uh! Quanto gli scoccia non essere sempre il primo in tutto!- Alzò gli occhi al cielo Akane. Non aveva nessuna intenzione di arrabbiarsi.

-In ogni caso desidero che il comportamento di Shampoo venga costantemente controllato, almeno per un anno.- Riprese Mutsumi e tutti smisero immediatamente di fiatare.

-Intendete...spiarmi?- Chiese leggermente risentita la ragazza. Come potevano non fidarsi di lei?

-Io direi “sorvegliarti”, piuttosto. E no, tutto sarà fatto alla luce del sole, mia cara.- Scambiandosi uno cenno d'intesa con Wu, Mutsumi sorrise.

-E come sorvegliante speciale...- Dolcemente Wu si avvicinò alle spalle di un ignaro ragazzino. -Abbiamo pensato a te, Chao.-

-A me?- Gli occhi del dodicenne si spalancarono per la sorpresa e un enorme sorriso si dipinse sul suo volto.

-E a chi altrimenti?- Sorrise Wu. -Ranma è indubbiamente un maestro molto in gamba e credo che tu abbia ancora molto da imparare da lui. Sarà istruttivo e in più avrai modo di controllare la situazione da vicino. Allora, cosa ne pensi?-

Domanda inutile. Emozionato come un bambino la notte di Natale, Chao aveva preso a saltellare a destra e a sinistra, cercando con lo sguardo la sua famiglia fra il pubblico.

-Posso, mamma? Posso?-

-Ovviamente se per voi va bene...- Si rivolse poi Wu a Ranma e Akane.

-Non potremmo esserne più felici.- Sorrise la piccola Tendo, certa di poter parlare anche a nome del suo fidanzato. E aveva ragione. Ranma era emozionato.

Chao sarebbe stato a tutti gli effetti il suo primo allievo. Il primo di una lunga serie, sperò il ragazzo in cuor suo. Ora sì che non vedeva l'ora di tornare a casa.

-Molto bene. Allora è deciso.- Dichiarò ad alta voce il capo villaggio. -Bada di comportarti onestamente, Shampoo, altrimenti stai pur certa che verrò a saperlo immediatamente. La seduta è tolta.-

 

E con queste parole giunse finalmente a termine il processo più assurdo della storia del villaggio delle amazzoni cinesi.

 

* * *

 

Quando poche ore dopo guardarono le porte del villaggio amazzone chiudersi definitivamente dietro le loro spalle, nessuno di loro riusciva a crederci.

Era finita.

*Casa...* Pensò Ranma, guardando la lunga strada davanti a sé. Finalmente tutto era risolto. Beh, insomma, quasi tutto. Con Obaba non aveva avuto ancora modo di parlare e, non che ne avesse voglia ben intesi, ma lasciare un discorso in sospeso con la vecchia mummia non era mai saggio.

Si ripromise che, alla prima sosta per la notte, avrebbe messo in chiaro le cose anche con lei.

Sospirò.

Congedarsi non era stato facile. Soprattutto dalla buona e simpatica Wu che tanto aveva fatto per loro. Anche il capo villaggio si era trovata in difficoltà con lei.

 

-Sei certa di non voler rimanere a vivere qui con noi, Wu? Sei sempre un'amazzone e appartieni a questo villaggio lo sai...-

-Una volta forse, ma la mia casa non è più qui da tanto, troppo tempo ormai. Però vi sono estremamente riconoscente Mutsumi, è un bellissimo gesto il vostro e lo apprezzo davvero molto, credetemi.- Aveva sorriso poi l'ex amazzone, sentendo un peso che per lunghi anni aveva portato con sé, scivolarle via dal cuore.

-Promettimi almeno che qualche volta ci verrai a trovare, cara Wu. Ricorda, sarai sempre la benvenuta qui.-

-Non mancherò.- Aveva promesso con sincerità, prima di voltarsi emozionata verso colei che più di tutti era riuscita a farla uscire dal suo guscio di solitudine ed amarezza. Colei che con la sua storia, così simile alla sua, era riuscita a risvegliarle quell'insaziabile desiderio di giustizia che tanto l'aveva animata da giovane. Colei che era riuscita a farsi amare come una figlia, la figlia che non aveva mai avuto.

-Abbi cura di te, bambina...- Le aveva detto, accarezzandole dolcemente il mento già umido di lacrime.

-Io ti devo tutto, Wu...- Si era inginocchiata Akane, abbracciando l'anziana amazzone di fronte a tutti.

-Non è vero e lo sai, avessi avuto la metà della tua testardaggine e della tua forza di volontà, la mia vita sarebbe stata diversa. Ero certa del contrario fino a qualche giorno fa, ma tu mi hai fatto ricredere...-

-Non è mai troppo tardi, Wu.- Le aveva sussurrato Akane.

-Si che lo è.-

*No, che non lo è.* Testarda fino alla fine, la ragazza aveva sorriso.

-E ora vai, o partirete con il buio. E mi raccomando, scrivimi di tanto in tanto.-

*Non c'è nemmeno bisogno di chiederlo.* Annuendo, Akane si era congedata con un piccolo inchino.

-E tu...- Aveva detto poi Wu, rivolgendosi affettuosamente a Ranma. Ma non aveva aggiunto altro, se non uno di quegli sguardi che storicamente significano una ed una cosa sola: vedi di meritartelo.

Con un lieve cenno del capo, il ragazzo aveva sorriso.

 

Riflettendo su quanto era capitato loro nelle ultime due settimane, Ranma non si era nemmeno accorto che erano passate già due ore da quando avevano lasciato il villaggio. Una calda luce arancione illuminava il volto della fidanzata accanto a lui. Silenziosa, Akane sembrava persa in un ragionamento tutto suo.

Lentamente e lungo il sentiero, camminavano in direzione di uno dei tramonti più belli di sempre.

Dietro di loro, Ryoga e Ukyo, appena eletti “coppia preferita” da parte di Chao, cercavano di zittire il ragazzino che incessantemente poneva loro domande sulla cultura giapponese e sulla vita a Nerima.

Ad un tratto il dodicenne fece un errore. Fatale. -Ma sapete che insieme siete proprio una bella coppia? Perché non siete fidanzati?- Chiese con disarmante semplicità. Due secondi dopo vinse in cambio la prima spatolata in testa della sua vita.

Chiudevano quello strano corteo quattro cinesi. Di tanto in tanto Obaba picchiava col suo bastone la testa di Tamami, intimandole di scegliere un'altra strada e dichiarando conclusa per sempre la loro centennale amicizia.

-Il mondo è tanto grande, maledetta traditrice! Proprio dietro di noi devi venire?-

-Ma io non so dove andare!- Piagnucolava l'altra.

Shampoo, camminava assorta nei suoi pensieri. Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma il sentimento che la dominava in quel momento era la vergogna. Pura e semplice. Per un bel pezzo non avrebbe avuto il coraggio di rivolgere la parola a nessuno.

E Mousse lo sapeva. Per questo camminava accanto a lei in silenzio. Non l'avrebbe mai lasciata sola.

 

-A cosa stai pensando?- Vinto dalla curiosità, si era rivolto alla ragazza.

-Vuoi proprio saperlo?- Divertita Akane accennò ad un sorriso.

-Beh...sì...-

-Sto pensando che ho lasciato i miei fantastici jeans e la mia felpa gialla nella capanna di Wu e che ormai è troppo tardi per andarli a recuperare! Uff....quella felpa era la mia preferita!- Sospirò seria, lasciando di sasso il fidanzato.

*Ah beh...quel che si definisce un completo da sexy maschiaccio! Una gran perdita davvero!* Sorrise divertito Ranma, fiero di essere riuscito ancora una volta a trattenere il suo pensiero dal farsi parola.

Era davvero unica la sua Akane. Lei era l'anima di tutto quel gruppo di matti e nemmeno se ne accorgeva. Senza di lei, nessuna amicizia, nessuna rivalità, nulla avrebbe avuto senso. E in tutto ciò, era lui ad aver avuto la fortuna di conquistare il suo cuore. Si fece coraggio e timidamente allungò la mano, afferrando delicatamente quella di lei. Portandosela dietro la schiena la costrinse a cingergli la vita, prima di fare altrettanto con la sua. Camminavano abbracciati.

-Te ne comprerò una nuova.- Sussurrò tra i suoi capelli.

-Ranma...-

E per una volta nessuno ebbe il coraggio di attaccarli.

 

 

A volte succede qualcosa di dolce e fatale
come svegliarsi e trovare la neve
o come quel giorno che lei mi sorrise
ma senza voltarsi e fuggire
vederla venirmi vicino fu quasi morire
trovare per caso il destino
e non sapere che dire
ma invece fu lei a parlare
"mi piace guardare la faccia nascosta del sole
vedere che in fondo si muove
dormire distesa su un letto di viole" mi disse
e a te cosa piace?

"mi piace sentire la forza di un'ala che si apre
volare lontano
sentirmi rapace, capace di dirti ti amo
aspettiamola insieme l'estate."

(Daniele Silvestri - L'autostrada.)

 

 

 

* * *

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** E ventuno sia. ***


Hai mai seguito il volo
di un falco o di un gabbiano,
traiettorie ardite nel vento,
dentro al cielo lontano?
Io sono così
e ho voglia di volare,
mentre dico che ti avrò.
E ti avrò.

(Enrico Ruggeri – Ti avrò)

 

 

Sbatté le palpebre un'altra volta. A momenti si addormentava. Seduto a gambe incrociate vicino ad un fuocherello ancora allegro e scoppiettante, Ranma osservava le cinque tende montate di fronte a lui, soprattutto quella più a destra, dove Ukyo e Akane dormivano.

Mai si sarebbe sentito tranquillo fino al loro ritorno a Nerima. E se le amazzoni ci avessero ripensato? Se fosse stato tutto uno scherzo per poi attaccarli nella notte?

-Meglio rimanere di guardiaaaaa....!- Si disse sbadigliando.

Certo, il crepitio della legna arsa era tanto dolce e regolare e quella notte stranamente mite e piacevole che...

-È così che monti la guardia, fut...ehm, Ranma?- Un odioso sussurro gracchiato, ma debole e stanco, ebbe il potere di ridestarlo di soprassalto. Osservando quasi sorpreso la piccola ed anziana figura di Cologne sedersi accanto al fuoco e allungare le ossute dita verso la fonte di calore, Ranma ebbe solo il tempo di realizzare quanto gli era stato appena detto.

È di incendiarsi più del fuoco vivo.

-Spero non ti offenderai, vecchiaccia, se ti dico che non è certo per te che sto qui all'aperto!-

-Oh...- I grandi occhi fissi sulle fiamme, Obaba non si voltò nemmeno. -Ma figurati.- Rispose fissando con la coda dell'occhio la tenda di Akane.

-So perfettamente difendermi da sola, ragazzino. E comunque non temere. Hai la loro parola e benedizione; non può succedervi nulla.-

-E chi ti ha detto che è delle amazzoni che temo un attacco?-

A quelle parole Obaba inarcò impercettibilmente le sottili sopracciglia.

-Mmmm. Se è a me che ti riferisci, beh, mi fa molto piacere sapere di farti ancora un certo effetto, sai? E comunque, per quanto mi riguarda, puoi rilassarti e smetterla di fissarmi in quel modo.-

Un boccata di fumo dalla pipa e chiuse gli occhi. In certi momenti Obaba era in grado di non farti sentire la mancanza del vecchio maniaco.

-Sì, come no?- Le braccia conserte, Ranma aveva voglia di fare dell'ironia.

-Che c'è? Non ti fidi?-

-Sgrunt! Devo forse ricordarti la tua abilità con armi non propriamente consone al nostro tipo di combattimento?-

-Uh? Intendi il mio coltello? Ah! Ah! Ahahah!- Gettando all'aria la pipa, Obaba non si trattenne più e, quasi fosse del tutto impazzita, iniziò a ridere stringendosi con entrambe le braccia l'ossuto ventre.

-Cosa ci trovi di tanto divertente, maledetta vecchia?-

-Rido...rido perché sei ridicolo, Ranma!- Tornò subito seria. - E dimmi, possono dirsi una gigantesca spatola da Okonomiyaki o un ombrello di metallo armi convenzionali forse?-

Per un attimo Ranma ebbe difficoltà a trovare una risposta sensata. In effetti la mummia non aveva tutti i torti.

-Si può? Avanti, rispondi!-

-Non provare a cambiare discorso, Obaba. Quella notte nel bosco tu hai attaccato una persona non in grado di difendersi e hai minacciato di farla fuori con un coltello. Nessuno di noi farebbe mai una cosa del genere!-

-Ma io non sono una di voi. Sono un amazzone, Ranma!-

-Vorrai dire “eri”!-

-Umpf! Sei delicato come un ammasso di roccia in pieno viso! Sei fortunato che stasera io non sia in vena di combattere, altrimenti avresti il tuo buon quarto d'ora, te lo posso assicurare. Sei ancora un poppante e faresti meglio a non provocare. Essere un'amazzone non è una mera questione di titoli...- Pronunciò l'ultima frase sussurrandone il concetto più a sé stessa e al fuoco che al suo sfacciato interlocutore. Per un attimo Ranma provò per lei un sentimento simile alla pena, ma si trattò di appena una frazione di secondo.

-Quella notte con Akane non ho giocato sporco. Volevo solo fare un po' di teatro con te, ma non le avrei mai fatto del male. Tra le altre cose la vista del sangue mi ha sempre fatto un po' schifo. Peccato che la tua ragazza sia stata tanto sciocca da ferirsi da sola per salvarti...bah!-

E scoppiò a ridere di nuovo.

Ranma era allibito da tutta quell'allegria ingiustificata. *Che per caso abbia bevuto?* La osservò per un attimo, prima di interromperla nuovamente.

-E ora che accidenti c'è da ridere? Guarda che tutto quel che è successo, tutto dannazione, è colpa esclusivamente tua, lo capisci, sì o no?-

-Taci, Ranma!- Un grugnito spaventoso uscì dalla gola dell'ex amazzone. -Non provare mai più a farmi la ramanzina, intesi? Io ho perso ogni cosa e se a stento trattengo la mia ira è solo per mia nipote. Lei non meritava conseguenze tanto pesanti. Tutto sommato le è andata bene e ora è mio dovere portarla il più velocemente possibile lontano da qui.-

-Oh! Ma che nonnina premurosa!- Gli scappò detto.

Obaba sospirò.

-Sei il solito insolente, ragazzo. Vedi di non farmi arrabbiare che la strada per Nerima è ancora lunga.- E con un rapido movimento del suo bastone, evidentemente multiuso, recuperò la pipa ancora a terra.

-Ad ogni modo...- Continuò. -Spero avrete cuore di perdonare Shampoo. In fondo lei ha agito con le migliori intenzioni e non voleva fare del male a nessuno.- E tre anelli di fumo uscirono dalla sua bocca.

*Potrebbe fare a gara con Happosai.* Pensò il ragazzo prima di reagire con il consueto garbo.

-Senti, io devo proprio chiedertelo: sei certa di sentirti bene, Obaba? No perché, perdonami, ma...migliori intenzioni? Hai detto per caso “migliori intenzioni?” Drogare diverse persone, ingannarle e rapirne una...tutto questo ti sembra agire con le migliori intenzioni? Ma chi vuoi prendere in giro?-

-Beh, migliori intenzioni rispetto a quello che era il suo obiettivo: onorare una tradizione. Cerca di essere meno cocciuto e di usare quella zucca vuota ogni tanto. Prendi la cosa più importante che hai, può essere anche una persona sai?- Insinuò al limite del sopportabile.

-E ora dimmi: non giocheresti sporco, contro tutti e tutto, pur di ottenere ciò che vuoi?-

Solo al pensiero di Akane, il respiro di Ranma si fece affannato ed irregolare. Fissando intensamente la punta delle proprie scarpe, ripensò a tutti i momenti con lei e anche a quei momenti in cui pur essendo con lei, la ragazza non era in sé.

-No.- Risoluto scosse la testa. -Io sono una persona onesta!-

-Mmmm. Staremo a vedere, ragazzo.-

-Che cosa intendi dire? Hai già ritrovato il fiato per minacciare?-

-Minacciare? Minacciare chi?-

-Akane...- Ma il nome di lei gli morì in gola.

-Ah. Quindi è Akane la cosa più importante che hai?-

-Eh?- Si sentì immensamente stupido. -Ma...ma...ma no, intendevo dire...- Doveva mentire e subito.

-Non mentire, Ranma. Non con me. Lo hanno capito tutti, anche i sassi. Quindi smettila di fingere e rilassati. Te l'ho già detto, non ho intenzione di farle niente. Certo, non ho mai capito né capirò mai come tu possa sprecare il tuo talento e la tua presenza accanto ad un essere tanto inferiore, ma...-

-Modera i termini, vecchia!-

-Ma ormai non ho più alcun motivo per ostacolarvi, ricordi?- Continuò l'altra alzando la voce e ignorando il cortese epiteto del ragazzo. -Se mia nipote dovesse continuare ad essere interessata ad un traditore della tua specie, che non ha apprezzato quanto gli è stato offerto, non metterò un veto al suo interesse. Ciononostante, mi auguro vivamente possa dirigere il suo sguardo altrove e rientrare a testa alta un giorno nella sua tribù. Ma per quanto mi riguarda stai sereno e non ti scaldare troppo. Pensa solo a quanto ti ho detto.-

*Non mi comporterò mai in modo disonesto nei confronti di Akane o per lei...io...* Pensò risoluto il ragazzo, i pugni stretti davanti a sé.

-Tu sei una fonte di guai, ragazzino e lei...- Indicò con il nodoso bastone la tenda delle ragazze. -Un alveare di tentazioni. Con me o senza di me, non avrete vita facile, credo.-

La fissò sbalordito, calmandosi. Quella di Obaba non sembrava essere una minaccia, quanto piuttosto un avvertimento. Che volesse farsi perdonare in qualche modo?

-Se stai cercando di scusarti, potresti farlo direttamente senza inventarti strane storie e lasciarti andare ad oscure premonizioni. Capisco che sia nella tua natura di strega, ma...-

-Ragazzo?- Con malcelato nervosismo Obaba si rialzò in piedi e richiamò la sua attenzione.

-Lungi da me.- Concluse gelida come la terza ora di una notte di gennaio, prima di dirigersi verso la sua tenda e fare la sua uscita di scena.

Ovviamente senza scusarsi.

Fissando l'oscuro cielo sopra di lui, le mani incrociate dietro la testa, Ranma si accigliò. La vecchia non sembrava voler costituire più una reale minaccia per loro e questo era un bene. Tuttavia, quanto gli aveva detto circa il futuro e i problemi che lui ed Akane avrebbero dovuto affrontare come c... -*c...c...coppia?* Arrossì del suo stesso pensiero.- lo impensieriva.

Che il lemure rinsecchito avesse ragione? In effetti molte cose fra lui e la sua fidanzata erano cambiate in quei pochi giorni. E in meglio. Ma questo avrebbe comportato delle conseguenze, soprattutto nel momento in cui avrebbero rimesso piede al dojo. Rabbrividì al pensiero dei loro padri, delle foto di Nabiki, delle chiacchiere dei loro amici, delle minacce romanzate di Kuno...ma poi sorrise ripensando alla metafora che la vecchia aveva usato per descrivere la sua fidanzata.

Un alveare di tentazioni.

Sì.

Di tentazioni dolci come il miele.

*E come darle torto?* Il viso bollente si voltò su un fianco, quasi temesse di essere visto da qualcuno e, chiusi gli occhi, strinse tra le mani un ciuffo d'erba, incapace di trattenere la scarica di adrenalina che solo un pensiero semplice e felice sa infondere.

Non aveva più dubbi. Ne sarebbe valsa la pena. Sempre.

Il tempo di sdraiarsi supino sul soffice manto erboso ed inspirare un po' di aria fresca che di scatto si rialzò su a sedere.

 

-Esci subito fuori dalla mia tenda, insopportabile voltagabbana!-

-Ahia! Ahia! Ahia! Mi fai male, Cologne!-

Perplesso e divertito il ragazzo si ritrovò a fissare il bastone della vecchia Obaba battere duramente la testa mora e rotonda di Tamami.

-Ma ti ho già detto che non so dove andare, abbi pietà!- Frignava fuori dalla tenda l'amica d'infanzia della mummia.

-Io non dormo con i traditori, mi urtano il sonno!-

Ignorando le due arzille e odiose centenarie, Ranma soffocò un altro sbadiglio.

-Aaahhh! Qualcosa mi dice che questa notte sarà molto lunga...- Coricatosi nuovamente vicino al fuoco, ormai quasi spento, lasciò che le sue palpebre decidessero per lui.

 

E la realtà si mescolò al sogno.

 

* * *

 

-Zhang!- L'allegria che percepì nella voce di Akane nel pronunciare con tanto entusiasmo un nome maschile, lo turbò, ma solo per un attimo. Non appena vide la ragazza correre incontro ad un anziano pescatore intento a sistemare le funi della sua modesta ma solida imbarcazione, Ranma si ricordò di quanto Akane gli aveva raccontato sulla giovinezza di Wu, dell'amore per “quello Zhang” e del ruolo che sua altezza delle mummie aveva avuto anche in quell'occasione. Sorridendo, accelerò il passo. Non solo non vedeva l'ora di fare la conoscenza di quel tipo, ma già pregustava il momento in cui gli occhi di Zhang avrebbero incontrato quelli di Obaba.

Dietro di lui, la vecchia ebbe nel frattempo un sussulto. Ricordava bene quell'uomo e mai si sarebbe aspettata che quel gruppo di folli giovani fosse venuto fin lì proprio grazie a lui.

*Ora si spiegano molte cose.* Pensò, riflettendo sul ruolo che Wu aveva avuto in tutta quella vicenda.

-Ragazzi!- Sorrise sorpreso, ma sempre cordiale, il buon pescatore. -Chi l'avrebbe mai detto? Vi facevo ancora persi da qualche parte in questa immensa nazione! E invece...eccovi qui! Ahahah!- Scoppiò a ridere, contagiando immediatamente la componente giapponese del gruppo e il piccolo Chao.

-Già!- Sorrise felice la piccola Tendo. -Speravamo proprio di incontrarti nuovamente, Zhang!-

-Avete bisogno di un passaggio in Giappone? Avete fortuna! Stavo appunto per salpare. Oh! Ma a quanto vedo...- Spostò lo sguardo sui nuovi componenti del gruppo. -Avete centrato la vostra missione, eh?-

Guardando di sottecchi Ranma e arrossendo leggermente, Akane annuì.

-Bene. Piacere, ragazzo. Il mio nome è Zhang.- Senza farla tanto lunga allungò una mano verso il ragazzo con il codino.

-P...piacere, Ranma. Io...io so molto di voi e vorrei ringraziarla per...-

-Oh, lascia stare. È stato un piacere ragazzi. E così sono famoso, eh?- Strizzò l'occhio verso la ragazza con il caschetto, prima di avvicinarsi con confidenza all'orecchio di Ranma. -Ma mai quanto te, ragazzo.- Gli sussurrò scoppiando poi in una fragorosa risata e sbattendogli amichevolmente l'enorme palmo della mano sulla spalla. Rumorosamente Ranma tossì.

*Accidenti che forza!*

-Ma prego, salite, salite a bordo ragazzi! Qualcosa mi dice che stasera avremo una cenetta con i fiocchi, non è vero?- Questo fu il suo benvenuto a Ukyo e Ryoga.

-Ma certo!- Squittì felice la cuoca. Il suo ambiente naturale le era mancato come l'aria.

-E tu?- Si rivolse poi a Ryoga. -Sempre deciso ad emigrare in Sud America?- Zhang sembrava proprio felice di vederli quella sera. Imbarazzato l'eterno disperso scosse il capo.

-I...il Giappone andrà benissimo.-

-Bene. Oh e tu chi sei, piccoletto?-

-Mi chiamo Chao, sono l'allievo di Ranma e fra due mesi faccio tredici anni! Non sono tanto piccolo!- Si indicò il ragazzino, fiero della sua presentazione.

-E allora c'è posto anche per te, ragazzo!- Con tenerezza e velocità afferrò il piccolo cinese sotto le ascelle e lo posizionò direttamente dietro di sé. Poi ebbe un sussulto.

Si fermò di colpo, notando le figure femminili dietro il connazionale con gli occhiali.

-Buonasera, Mousse. Vedo che sei in compagnia.- Sembrava tranquillo, ma il sorriso nei suoi occhi si era spento. Difficile non accorgersene.

Mousse però non c'entrava nulla. Con tutto se stesso, Ranma pregò che quella situazione si risolvesse quanto prima.

Un folata di vento agitò i capelli del ragazzo con gli occhiali. Deglutì e fece quanto normalmente non avrebbe mai avuto la forza di fare. Prese il coraggio a due mani e con un mano sola, strinse quella di colei che più di tutti rappresentava la sua battaglia quotidiana. Il suo tesoro d'inestimabile valore.

-Lei è Shampoo.- Con ferma dolcezza costrinse la cinesina, ammutolita da almeno due giorni, a farsi avanti. -Mentre loro...- E con un semplice gesto dietro di sé indicò le due anziane donne. -Sono Cologne, la bisnonna di Shampoo, e la sua amica Tamami.- Non aggiunse altro e non ne ebbe bisogno.

-Cologne...Cologne...- Pensieroso Zhang alzò lo sguardo verso il cielo indaco e rosa delle sei di sera. -Il nome mi dice qualcosa, ma...- Sorrise nuovamente facendo loro cenno di salire a bordo. -Certamente mi confondo con un'altra persona. Abbiate pazienza, la memoria gioca brutti scherzi con l'età, sapete?- E scoppiò a ridere di nuovo.

Ranma tirò un sospiro di sollievo. E non fu l'unico. *È davvero in gamba quest'uomo...* Pensò, prima di notare, accanto a lui, gli occhi della fidanzata brillare di silenzioso e commosso dispiacere.

*Zhang...*

-La ringrazio anche a nome di mia nipote, signore. Lei è davvero gentile...- Pur intrisa di sospetto, Obaba non mancò di riconoscere a quel pescatore un valore degno del suo rispetto.

Ulteriori sguardi non furono necessari.

-Non c'è problema.- Riprese Zhang come se nulla fosse. -Allora ragazzi, pronti a partire?- Sbattendo le mani si rivolse a tutti gli altri. -Mousse, se lo desideri puoi mostrare alle signore gli alloggi sottocoperta. Sono piccoli e un po' scomodi, ma l'ideale per riposare.-

-Sì...certo...-Affermò in un soffio il ragazzo la cui mano ancora stringeva quella di Shampoo.

-E anche questa bella ragazza credo abbia bisogno di un po' di riposo, non è vero?- Il mite sorriso del pescatore ebbe il potere di ridestare la cinesina dai suoi pensieri.

-Glazie...- Disse solo, prima di sentire i grandi occhi bruciarle di nuovo di vergogna ed umiliazione per quanto vissuto. E per tanta immeritata cortesia. Trascinando Mousse con sé, si sbrigò a sparire sottocoperta.

-Ehm.- Si schiarì la voce Zhang. -Se tu lo desideri Chao, puoi aiutarmi a finire di spiegare le vele...ti andrebbe ti imparare?- Gli occhi del ragazzino si illuminarono. Era un lavoro di responsabilità!

-Certo!- Gioì con entusiasmo.

-Ukyo, se lo desideri, la cucina è stata appena pulita e rifornita di tutto il necessario. Mentre se a te non va, Ryoga, puoi rimanere a darmi una mano insieme a Chao...-

-Già, scegli tu, Ryoga...- Le braccia conserte, Ukyo lo guardò di sottecchi estremamente divertita.

-Ehm...Zhang...- Richiamandolo per la manica, Akane fece timidamente segno al pescatore di avvicinarsi a lei.

-Ecco, vede...- Si accostò la piccola Tendo al suo orecchio. -Non insista troppo; sa, credo che il mio amico abbia paura dell'acqua...- Sussurrò. Ma con scarso successo, tant'è che mentre Ryoga scartabellava già mentalmente le opzioni a sua disposizione per farla finita una volta per tutte con tale misera esistenza, Ukyo e Ranma lottavano contro le loro stesse mascelle per evitare di scoppiare a ridere apertamente.

-Oh, capisco!- Bisbigliando a sua volta, Zhang non riuscì a nascondere un'espressione di divertita sorpresa. *E questo ragazzo voleva emigrare verso i caldi lidi del Sud America? Bah.* Si grattò perplesso la fronte. Voltandosi poi verso il povero Ryoga, rosso in viso come non mai, con un semplice gesto della mano annullò quanto detto poco prima.

-Ma ripensandoci, ragazzo mio, credo che stasera mi piacerebbe nuovamente assaggiare quella tua favolosa zuppa della scorsa volta, era una vera delizia! Che ne dici?- E senza risparmiarli un'altra delle sue poderose pacche sulla spalla, lo spedì direttamente in direzione della porticina della cabina. Ranma però, non ebbe tempo di riaversi dalla meravigliosa scenetta che il volto di Ryoga, serio come non mai, gli apparve accanto, oltre il vetro di un finestrino. Un semplice gesto del dito e Ranma fu caldamente invitato a seguirlo.

Immediatamente.

-Che vuoi, P-Chan?- Lo sbeffeggiò affacciandosi verso l'interno. -Non dirmi che non trovi più la cucina?-

-Fai poco lo spiritoso, Ranma! E levati immediatamente quell'espressione sfacciata e divertita dalla faccia!-

-Tzt! Ryoga, Ryoguccio, dolce P-Chanuccio, ma non impari mai? Si può sapere cosa ti ho fatto stavolta? Non è colpa mia se Akane ha frainteso tutto. È quasi una disciplina olimpionica per lei, sai? E poi in fondo di cosa ti lamenti? Non dirmi che preferiresti sapesse la verità?-

-Non ti azzardare nemmeno a tirare fuori un'ipotesi del genere!- Prese a sbracciarsi l'altro, in preda al panico al solo pensiero.

-No, perché se lo desideri, posso sempre intercedere per te...- Non era ovviamente vero, mai Ranma avrebbe giocato sporco con Ryoga e poi anche lui temeva la reazione che Akane avrebbe potuto avere di fronte ad una scoperta del genere.

Afferrato il rivale per il bavero della casacca, Ryoga lo minacciò viso a viso.

-Non provarci nemmeno.- Sibilò, prima di venire strozzato dal colletto della sua stessa maglia.

-Andiamo, Ryoga, o non faremo in tempo a preparare i miei manicaretti per tutta questa gente! C'è da lavare le verdure, tritare, sminuzzare, soffriggere...aaaah!- Lo trascinò via un'Ukyo furiosa ed emozionata di rimettere mano ai fornelli.

-R...ricorda...- Riuscì ad ammonirlo Ryoga con un filo di voce, mentre spariva dietro l'angolo. -Giovedì...giovedì alle quattro!-

-Buon divertimento!- Li salutò allegro Ranma, prima di voltarsi verso l'uscita ed impallidire.

 

-Lanma...-

 

* * *

 

-E tu, Akane? Che ci fai qui tutta sola?-

-Adoro il profumo del mare e i colori del tramonto. È bellissimo, Zhang...-

-Dì la verità...- La provocò con una dolce gomitata sul braccio. -Stai aspettando qualcuno, non è vero?-

Imbarazzata la ragazza sorrise e rispose. Come normalmente non avrebbe mai fatto.

-Beh, c'è sempre qualcuno che ci aspetta, no?- E si rese conto solo nell'istante in cui terminava la frase di aver forse espresso con eccessiva leggerezza il suo pensiero. Afferrando la balaustra e guardando serio di fronte a sé, l'anziano pescatore lasciò che uno solo dei suoi sospiri si perdesse nel vento. -Già...-

Per qualche istante i due rimasero in silenzio.

-Sai, lei sta bene, Zhang.-

-Ti ringrazio, Akane. Sono davvero contento di saperlo.-

-E...ti sta aspettando.- Questa volta la pausa dell'uomo fu ancora più lunga.

Percependo la mano di lui tremare lievemente accanto alla sua, Akane gli appoggiò una mano sul braccio. -Zhang...-

-È tutto a posto, Akane. Davvero.- Si riprese subito l'altro sorridendo. -Sono passati tanti di quegli anni...no, non si può fare...- Scosse la testa seguendo un pensiero tutto suo.

-Ma perché?-

-È passata una vita. Io non l'ho mai cercata, lei non ha mai cercato me, un po' per il dolore, un po' per orgoglio...- Era la prima volta che Zhang si apriva tanto con lei. -Ora siamo vecchi, tante cose sono cambiate e io, sai, credo...credo che lei non mi riconoscerebbe nemmeno...- Concluse quasi sussurrando prima di voltarsi verso il volto della sua giovane interlocutrice, già brillante per via delle sottili lacrime che lo rigavano. Quelle poche parole l'avevano davvero colpita.

-N...non è mai troppo tardi, Zhang...- Bisbigliò commossa Akane cercando di recuperare tutta l'energia che contraddistingueva la sua testardaggine. -Lei ti sta aspettando, da sempre. Io...io lo so. E poi...-

-Ti prego, Akane...-

-E poi il tempo che passa non può essere una scusa, Zhang! Sono certa che lei saprebbe riconoscerti anche fra cento anni e...- Ma l'improvvisa e gioiosa risata del pescatore ebbe il potere di bloccare immediatamente il suo accalorato discorso. Trattenendosi a stento la pancia, Zhang prese a piangere davvero. Dal ridere.

-Ma...ma ho detto forse qualcosa di...-

-No, ahahah! No, Akane, scusami...ahahah! È solo che...- Si riprese asciugandosi il viso. -Beh, sì insomma, io sono già piuttosto in là con l'età e se davvero ci incontrassimo fra cento anni, sai che fiera degli orrori? Ahahah!-

Resasi conto dell'assurda romanticheria uscita dalla sua bocca, anche la piccola Tendo scoppiò a ridere. -Beh, io mi auguro che tu non ci metta tanto. Promettimi che ci penserai...- Riprese seria.

Zhang sospirò. -Non ho mai smesso nemmeno un minuto, bambina.-

-E allora...-

-Un giorno, chissà.- Le fece un occhiolino che poteva significare tutto o niente, ma il volto di Akane si illuminò comunque.

-E ora perdonami, ma...ma cosa stai facendo, ragazzino?- Si voltò di scatto correndo verso il piccolo Chao.

-S...st..sto manovrando la nave come mi ha detto lei, signore!- Rispose a fatica il piccoletto, aggrappato braccia e gambe al timone.

-Innanzi tutto è una semplice barca, ma ti ringrazio. E ora spostati, per piacere. Guarda, ti faccio vedere come si fa...- Pazientemente il pescatore riprese la guida della sua imbarcazione.

Voltandosi verso l'immensa distesa di acqua, Akane chiuse gli occhi e sorrise.

Era vero. Lo stava aspettando. *Dove diavolo ti sei cacciato, baka?*

 

* * *

 

-Shampoo.-

Le braccia conserte ed un aspetto estremamente trasandato e triste, la cinesina era a pochi passi da lui. Non sembrava nemmeno lei. Non che lui l'avesse troppo notata da quando erano partiti.

In ogni caso non era sola.

Alle sue spalle, appoggiato ad una trave e seminascosto dalla penombra, Mousse attendeva di portare a termine il suo compito. Aveva probabilmente convinto lui Shampoo a farsi avanti e a dire qualcosa a Ranma. E non solo perché era giusto. Ma anche perché sapeva che probabilmente quello sarebbe stato l'unico modo di rivedere un po' di serenità nello sguardo della donna che amava.

-Lanma, io...-

*Che diavolo vuoi, Shampoo?* Avrebbe tanto voluto dirle. Ma la vista di Mousse ebbe su di lui un immediato effetto calmante. Non poteva. Non doveva. Compiendo uno sforzo enorme per rimanere serio e calmo, cercò di rivolgersi a lei come ad una persona normale.

-Dimmi, Shampoo.-

Sorpresa per la disponibilità di lui, quanto per la freddezza della sua voce, una piccola, quasi invisibile, lacrima rigò il viso di Shampoo. Ma si sbagliava se sperava di poter sortire in quel modo un qualche effetto su di lui. Shampoo infatti non poteva immaginare quanto le lacrime di Akane, per non parlare delle sue urla strazianti la notte che la crisi aveva colto la sua mente, avessero reso Ranma praticamente immune da qualsiasi forma di piagnisteo capriccioso proveniente da qualsiasi altra donna che non fosse la sua fidanzata.

-Allora? Sto aspettando...- Ripeté il ragazzo calmo e serio.

Deglutendo amaramente, Shampoo si fece coraggio, doveva fare presto. Lui le stava dando una possibilità. E l'idea di non avere molta voglia di starla a sentire.

-Lanma, io...io ho sbagliato e vollei tanto scusalmi con te. Ancola non l'ho fatto e non vollei pensassi male, ma...-

*Peggio di così?* Arricciò il naso Ranma.

-Ma mi dispiace. Pel tutto.- Il capo chino e lo sguardo basso, Shampoo sembrava sinceramente pentita e a quella vista, tanto insolita, Ranma si sentì per la prima volta da quando erano ripartiti, molto più sereno. Percependo nettamente l'aura nervosa e impaziente di Mousse, il sorriso comparve sul suo volto e per poco non scoppiò a ridere.

 

* * *

 

Blue moon
You saw me standing alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own
Blue moon
You know just what I was there for
You heard me saying a prayer for
Someone I really could care for

(Rod Stewart – Blue Moon)

 

 

 

Avrebbe riconosciuto fra mille la leggerezza di quei passi dietro di sé. Da uomo, ma lievi, sempre all'erta. Quasi felini. Sorrise. *Era ora. * Fece finta di nulla e continuò a dargli le spalle.

 

A cinque passi da lei Ranma si bloccò. La sottile figura di Akane che dalla prua osservava il tramonto sul mare era da levare il fiato. Si osservò le mani, grandi e forti. Mani che in quei pochi giorni avevano condiviso con lui l'esperienza più bella della loro vita, quella di poter esprimere con un semplice gesto, tutto quel mondo di sensazioni e sentimenti che per troppo tempo aveva portato e costruito dentro di sé. E ora anche lei ne faceva parte. Ma la costruzione era appena iniziata, tanto c'era ancora da fare ed era giunta l'ora di comportarsi da uomo, quale lui era. Maledizione a parte ovviamente.

Sospirò e si avvicinò definitivamente. Sperava di riuscire a trovare le parole giuste per non essere frainteso e vedere subito il sorriso comparire sul suo viso.

 

Non appena fu certa di averlo alle spalle sospirò. E s'irrigidì di imbarazzo, quando abbassando lo sguardo vide le mani di lui passare oltre la sua vita, per poi cingergliela in un timido quanto inaspettato abbraccio. Si rilassò e senza dire una parola si lasciò andare all'indietro sul petto di lui.

-Ti stavo aspettando da un po'...- Si accoccolò deliziosamente tra le sue braccia. -...Ryoga.-

-...-

-...-

Per un attimo temette di aver esagerato, ma quando l'abbraccio intorno alla sua vita si fece ancora più stretto, si tranquillizzò.

-Oh Akane Tendo, mio fiore...- Le sussurrò all'orecchio.

-No. Non ci siamo. Quello è più Kuno, Ranma. Quando la finirai di prendere lezioni da lui?- Rise.

-E tu?- La voltò rapidamente verso di sé. -Quando la finirai di fare tanto la spiritosa?-

-Mmmm...non lo so...- A pochi centimetri da lui era ancora più bella. -Sinceramente speravo ci cascassi almeno un pochino, mi hai fatto aspettare tanto...-

-Ah certo e quindi ci mettiamo a fare gli scherzi, giusto?- La provocò. La voglia di annullare definitivamente ogni distanza fra loro divenne impellente urgenza.

Ma ovviamente non poteva essere tutto così semplice. Non con lei.

-Cosa hai fatto fino ad ora?- Gli chiese a bruciapelo. Ranma sospirò. Non voleva rovinare quel momento nominandole la cinesina, ma non desiderava nemmeno mentirle. Si sforzò oltre l'immaginabile.

-Mousse e Shampoo mi hanno bloccato, lei voleva chiedermi scusa.- Disse tutto di un fiato e la placida espressione di sorpresa negli occhi di Akane lo rassicurò. Non sembrava arrabbiata.

-E...e tu?- Non se l'aspettava.

-Le ho detto che possiamo rimanere amici a patto di non importunarci più e...-

Errore.

-Potrà rimanere amica tua forse! A me non ha nemmeno rivolto parola! E poi...- Ma il rossore sulle guance di lui le impedì di andare oltre.

-Sono certo che troverà il modo di farsi perdonare anche da te. E comunque non è per questo che sono venuto qui.- Si bloccò. Era il momento di farsi avanti. -Io, ecco io in realtà volevo parlarti di un'altra cosa...-

Il tramonto, il mare, loro due soli. Sarebbe stato perfetto.

Sarebbe.

Ci aveva pensato e ripensato, ma ora, di tutte quelle belle parole nemmeno il più pallido ricordo. Contrariamente a quest'ultimo, il suo volto era già un tripudio di sfumature di rosso. Anche Akane se ne accorse e del resto impossibile sarebbe stato il contrario. Rimase senza fiato. Lottando con tutta se stessa per rallentare il ritmo improvvisamente accelerato del suo cuore, sorrise ai propri piedi e stringendo più forte le mani intorno alle braccia di lui lo incitò.

-Dimmi, Ranma, ti ascolto...-

-Ecco sì, io beh...- Ora sì che stava eseguendo una perfetta imitazione di Ryoga. -A proposito di quella p...promessa...io volevo chiederti...secondo te quanto dobbiamo aspettare prima di dirlo ai nostri genitori e quindi...oh beh insomma, lo sai, no?- Grugnì lievemente sul finale.

Un paio di morbide labbra, delicatamente poggiate sulle sue, fermarono per sua fortuna quell'imbarazzante sproloquio.

-No, non lo so, Ranma.- Lo rimproverò sforzandosi di sorridere. Certo, bisogna ammetterlo. Fino all'ultimo secondo era stata fortemente tentata di sollevarlo di peso e spedirlo a farsi un bagno. Ma poi aveva deciso di reagire diversamente. Leggermente arrossita per l'audace spontaneità del suo stesso gesto, continuò. -Sei proprio una frana, fattelo dire. Ma prima che tu vada avanti, anche io ho qualcosa da dirti.-

Era seria e lo guardava dritta in volto. E per la prima volta nella sua giovane vita Ranma conobbe l'amara e del tutto fisica sensazione che la paura più grande per chi è innamorato sa dare.

Quella di un rifiuto.

-Io non desidero sposarmi...- Ecco, appunto.

Si può sentire il cuore di qualcuno infrangersi in mille pezzi? Sì, si può. E nello stesso istante in cui intravide un'ombra di panico negli occhi di lui, Akane si affrettò a completare la sua frase.

Ma era già troppo tardi.

-Ah!- Tempi di reazione eccellenti, bisogna dirlo. -Ma chi ha mai parlato di matrimonio, Akane? Tu pensavi davvero che...? Sposarci? Di nuovo? Ma io aspetterei di vedere almeno se riusciamo ad andare d'accordo una settimana di fila senza tirarci i piatti, cara mia! E poi ti ricordo che in teoria sarebbero già le terze nozze per me nell'arco di un anno. Non ti credere che io abbia tutta questa voglia di....- La minacciosa aura della fidanzata gli fece morire le ultime parole in gola.

-Ah sì? Sai, Ranma, sei proprio il Sensei degli imbecilli! Anzi, no. Chao è troppo intelligente per te!-

-Che cosa? Ma scusa prima fai tutta la dolce e la carina, cosa assai rara lo ammetto, e poi io voglio farti un discorso serio e tu l'unica cosa che sai dire senza neanche farmi finire di parlare è “io non voglio sposarti”?- Era arrabbiato e profondamente ferito. Dentro di sé Akane sorrise.

-A parte che se quello era un discorso serio, io sono la migliore cuoca del Giappone. E poi io ho detto “sposarmi”, ma come al solito tu non hai capito un accidenti e io non ho nessuna intenzione di stare a sentire questo mucchio di sciocchezze uscire da quella boccaccia che ti ritrovi...- Minacciosa, ma va detto, quantomai sensuale, si avvicinò di più a lui afferrandolo per la casacca e fissandolo con una luce negli occhi che ebbe il potere di chiudergli definitivamente il cervello a doppia mandata. -Se mi avessi lasciato finire di parlare, ti avrei detto che non desidero sposarmi dopodomani, non che non desidero sposarmi affatto....-

-Ah...- L'espressione impagabile sul volto di lui le fece toccare il cielo con un dito. -Ah sì?-

-Sì...- Soffiò a pochi centimetri dal suo mento. -Posso finire il mio discorso ora?-

-T...ti ascolto...-

 

Qualche momento dopo guardavano insieme le prime stelle della sera fare capolino nel cielo ancora chiaro. Tra poco sarebbero dovuti rientrare, ma nessuno dei due ne aveva veramente voglia. Ammirando le meravigliose sfumature violacee dell'imbrunire riflettersi su una tavola d'acqua grigio argento, Akane ripensò al suo viaggio di andata. Alle sue speranze, alle sue paure e a come i sentimenti di pochi giorni prima, contrastassero fortemente con la felicità raggiunta nelle ultime ore. Sembrava un sogno...

*A proposito di sogni...* Si voltò curiosa e divertita verso il fidanzato.

-Ranma?-

-Uh?-

-Posso farti una domanda?-

-Sì...-

-Senti, ma a proposito di quei sogni che dici di aver fatto su di me e di cui anche Shampoo ha parlato al processo...non è che ti andrebbe di...-

 

SPLASH.

 

-Torna subito qui, Ranma! -

 

* * *

 

Erano già passati tre giorni da quando erano tornati a Nerima e tutto sembrava essere tornato alla normalità. O quasi. Non era mai capitato, da quando lui e suo padre si erano trasferiti dai Tendo, di trascorrere ventiquattro ore senza che nessun rivale, pretendente o maniaco facesse irruzione in casa. Per fortuna le loro famiglie non si erano accorte di nulla, troppo prese com'erano a festeggiare il loro ritorno.

-Oh basta, papà, ti prego! È la terza volta in dieci minuti!- Sentì la fidanzata lamentarsi dalla cucina.

Da quando erano tornati, Soun non faceva altro che piangere e cercare la figlia per casa per chiederle un abbraccio. Quando due sere prima se li era ritrovati davanti alla porta del dojo, tutto il quartiere aveva sentito le sue grida di gioia. *Pover'uomo...* Rifletté poi serio. In fondo è così che un padre dovrebbe reagire. Non come il suo che per le prime ventiquattro ore lo aveva rincorso per tutta Nerima affibbiandogli i peggiori epiteti. Le motivazioni? Essersi dimenticato così facilmente di lui, aver tradito in modo tanto infimo la fiducia che la famiglia Tendo aveva riposto in lui, aver fatto preoccupare tutti, costretto Akane a partire e, non ultimo, essere tornato senza aver trovato un rimedio per la loro maledizione.

*Al diavolo!* Sbuffò girandosi su un fianco. Almeno il giorno dopo avrebbe avuto modo di scaricare un po' di tensione combattendo contro il suo rivale. Sempre che tale si potesse ancora definire. Infatti, quando, una volta tornati, le loro strade si erano divise, aveva percepito distintamente qualcosa di strano negli sguardi dell'eterno disperso e della sua amica di infanzia. E non solo perché Ryoga aveva accettato di rimanere ospite per un po' da Ukyo e poter così, a detta sua, onorare il suo impegno con Ranma, ma anche per via della vicinanza con cui i due si erano allontanati insieme in direzione del ristorante dell'amica.

*E bravo Ryoga...* Sdraiato in veranda e aspettando la cena, Ranma sorrise al solo pensiero. Doveva essere successo qualcosa durante il loro viaggio, qualcosa che ancora gli sfuggiva, ma al momento non aveva tempo per preoccuparsene. Aveva una recita da mandare avanti.

-Ehi Ranma, non vai a dare una mano ad Akane?-

Scattò subito su a sedere. Nabiki la serpe, la più pericolosa delle sue avversarie in quel momento, era appena entrata in azione. Difficile ingannarla.

-Eh?- Reagì come d'abitudine. -Chi, io? E perché mai dovrei, scusa?-

-Beh, perché è la tua fidanzata e sarebbe un gesto carino da parte tua...-

-Puah, se la sa cavare perfettamente da sola! E poi chi mai vorrebbe dare una mano a...-

-Sì, sì, fai come ti pare, cognatino...- Si allontanò con un gesto secco della mano e l'espressione indifferente di chi non la beve. -Se pensate di farmela...- Sibilò salendo le scale.

*Ecco, appunto... * Si maledì il ragazzo. Doveva assolutamente migliorare le sue capacità recitative se voleva accontentare Akane.

Per fortuna, almeno per il momento, la presenza di Chao era servita a confondere un po' le acque. Catturando su di sé tutta la curiosità della famiglia, le amorevoli attenzioni di Kasumi, le frecciatine sospettose di Nabiki e le felicità dei loro genitori, all'idea di avere come ospite (anche se non pagante) quello che sarebbe stato il primo allievo ufficiale di Ranma, nessuno aveva eccessivamente badato a loro due. E al fatto che stessero facendo di tutto per mantenere ufficialmente il loro rapporto fermo allo stadio antecedente la loro partenza. Forse non sarebbe durata a lungo, già dopo sole settantadue ore Ranma non ne poteva più. Era maledettamente difficile fingere tutto il giorno di non sopportarsi come sempre, per poi scambiarsi fugacemente un gesto d'affetto di nascosto.

*Se solo sapessero... * Rabbrividì quasi divertito. Ma capiva Akane e il suo desiderio di aspettare ancora un po'. Anche lui, in fondo, per quanto convinto delle proprie intenzioni, non disdegnava l'idea di vivere un normale e spensierato periodo di fidanzamento con lei. “Che femminuccia smidollata mi sei diventato, Ranma!” Poteva già sentire suo padre rimproverarlo per aver avuto un pensiero tanto poco virile. Ma ci doveva pur essere un modo per rendere partecipe la loro famiglia, senza risvegliarsi in smoking il giorno dopo, legato ed imbavagliato ad un altare.

-Bambina mia, buahhhh!-

*No. Non non c'è.* Sospirò rassegnato, ma felice. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, quella sera avrebbero avuto un po' di tempo tutto per loro.

-Bleah...ma cos'è questa puzza terribile?- Il commento di Chao lo richiamò alla dura realtà: era ora di cena. Alzandosi in piedi e accompagnandolo di malavoglia verso la tavola, Ranma condivise con il suo giovane allievo la regola più importante di casa Tendo.

Quando Akane è in cucina, la tragedia è vicina.

 

* * *

 

La cenetta di Kasumi era stata squisita. Peccato fosse giunto il momento del dessert.

-Li hai cucinati tu questi?- Con il solito tono tra lo schifato ed il perplesso Ranma eseguì senza grandi difficoltà la migliore delle sue imitazioni. Quella di se stesso.

-Certo, sono dolcetti di riso al cioccolato. Li ho fatti con le mie mani!- Sorrise Akane poggiando un vassoio che profumava di spazzatura sulla tavola.

-Akane si è impegnata tutto il pomeriggio per prepararli, non è stato un pensiero carino?- Sottolineò dolcemente la maggiore delle Tendo.

-Come no...?- Gli veniva da vomitare.

-Ahahah! Quando si dice l'ultima cena, amico Tendo, eh?-

-Cosa vorresti insinuare, Saotome?-

-Niente, niente! Ahahah! Solo quanto sia fortunato il mio figliolo ad avere come fidanzata una ragazza dolce come tua figlia, ahahah!-

-Ah beh! Baciato dalla fortuna, direi!- Preoccupato all'inverosimile Ranma si tappava il naso. Doveva ammetterlo, Akane ci si era messa davvero d'impegno stavolta. Travolto dalla puzza, Chao si era nascosto dietro di lui.

-E allora perché non ne provi uno, Ranma?- Gli si avvicinò con sguardo assassino la ragazza.

-Eh? Fossi matto! Mi vuoi morto, forse?-

-Ranma!!!-

-E dai, Akane, abbi pazienza, ma tu ne hai provato uno almeno?-

-Beh...no...- Con quella domanda riusciva sempre a metterla in difficoltà.

-E...allora?-

-Ma non è mia abitudine assaggiare in corso d'opera, stupido!-

*D'opera?* Fu il pensiero collettivo.

-E perchè dovrei farti da cavia proprio io, scusa?-

-Da...da....da cavia??? Io li avevo fatti apposta per te e tu...tu...tu come al solito sei un baka dalle dimensioni infinite!- Urlò più forte che mai, prima di scappare di corsa in camera sua.

-Ahi! Ahi! Sei nei guai, cognatino!- Lo rimproverò con poca convinzione Nabiki.

-Ma io che c'entro? Assaggiateli voi se ci tenete tanto!-

-Ma sono per te, ingrato di un figlio! Possibile che tu non capisca mai niente? Ah! Povero me, ma cosa ho fatto di male nella mia vita per meritare una disgrazia del genere? Ditemelo, vi prego!-

*Che padre ridicolo!* Non poté fare a meno di pensare. Per fortuna la trasformazione in Oni di Soun non si fece attendere.

-Ranma!!!-

-Va bene, va bene, vado a scusarmi!- Si allontanò scocciato in direzione delle scale. Mentre le saliva, sentì il campanello suonare.

*Tempismo perfetto!* Si affrettò.

 

* * *

 

-Akane? Akane, dai apri la porta, non te la prendere come sempre!-

-Non me la sono presa!-

-Lo sai che non dovresti entrare in cucina nemmeno per sbaglio, no?- Continuò ad alta voce entrando in camera della ragazza e chiudendo la porta dietro di sé.

-Me lo hai già detto milioni di volte, stupido!- Gli dava ancora le spalle.

In meno di due passi la raggiunse. -E che questo grembiule non ti dona affatto?- E con un gesto tanto delicato quanto dolce le sciolse il fiocco dietro la schiena.

-So anche questo...- Affermò Akane a voce improvvisamente più bassa.

-Per non parlare del resto.-

-Cos'ha il mio vestito che non va?- Sentendosi eccessivamente osservata, Akane si voltò verso di lui. La sua vicinanza le era mancata terribilmente, ma come sempre, ogni volta le dava i brividi e lei detestava il non saperli contenere.

-Secondo te?-

-P...pensavo parlassimo di cucina.- Non credeva di poter resistere ancora a lungo. Non di fronte a quel sorriso.

-E allora indossa questa...-

-Ranma...- Fu tutto ciò che fu in grado di dire.

-Non è uguale a quella che avevi, ma spero ti piaccia...-

-È un pensiero bellissimo...- Leggermente commossa si ritrovò a stringere una morbida felpa gialla al petto per poi infilarsela subito dopo. -È perfetta!- Sorrise.

Anche lui la pensava così, ma invece di dirglielo salì sulla sua scrivania e spalancò la finestra. -Prendi anche questo.- Le sistemò un giacchetto sulle spalle. -Fuori fa freddo.-

Il felice sguardo interrogativo della fidanzata lo fece annuire.

-Sì.- Sussurrò. -Loro sono qui e noi ce ne andiamo via.-



 

* * *

 

-Shampoo...- Con un filo di voce e l'intera famiglia alle sue spalle, persino Kasumi, la cortesia e la calma fatte persona, non riuscì a nascondere un certo stupore nel trovarsi la bella cinesina alla porta di casa.

-Buonasela, Kasumi. Mi scuso pel l'ola, ma sapete, sono davvelo dispiaciuta per quanto successo in questi ultimi giolni e quindi per scusalmi con tutti voi, vi ho poltato...- Sorrise tirando fuori a sorpresa da dietro la schiena un grosso thermos. -Un po' di squisito tè velde che la mia bisnonna ha appena complato!- Dietro di lei, Mousse si scambiò uno sguardo d'intesa con Chao e sorrise.

-Ma come sei gentile, Shampoo...- Reagì dopo un'istante di esitazione la maggiore delle Tendo invitando gli ospiti ad entrare. Asciugandosi con un fazzoletto il viso, Soun impallidì. -D...D...davvero un pensiero carino, sì....-

-Mmmm, ma cos'è questa puzza tellibile? E dove sono Lanma e Akane?- Si tappò il naso la ragazza, accigliandosi sospettosa.

-Mia sorella ha preparato il dessert, Ranma l'ha offesa, hanno litigato e ora sono al piano di sopra in camera di Akane.- Rispose piatta e diretta Nabiki indicando con il pollice il piano superiore. Quella storia puzzava, più dei dolcetti di Akane. Il suo sesto senso non mentiva mai. E infatti...

-Il mio Lanma in camela della lagazza violenta? Tieni questo, Mousse!- Si voltò lanciando letteralmente il grosso thermos contro il povero ragazzo. -Lanma!!- Si precipitò quindi urlando su per le scale, immediatamente seguita da Chao e Mousse. -Shampoo, aspettami!- Piagnucolava quest'ultimo.

Giunti in cima alle scale la loro corsa si fermò e guardandosi per un attimo a vicenda fecero irruzione in camera di Akane, come previsto, già vuota da un pezzo.

Un sensuale occhiolino e una stretta di mano, i due cinesi si congedarono dal loro piccolo connazionale. -Lanma! Dove pensi di scappale?- Strillò odiosa un'ultima volta la ragazza, prima di imboccare insieme a Mousse la via della finestra e sparire nella notte, in direzione del loro ristorante.

 

* * *

 

Lontane da tutto e tutti, due ombre correvano nella notte, lungo un percorso fatto di tetti e comignoli sconosciuti, rischiarati dalla meravigliosa e soffice luce di una luna piena come non mai.

Correvano e ridevano, ma stavolta non c'era nessuno ad inseguirli. Ad un tratto si fermarono per riprendere fiato. Akane soprattutto. -Aspetta...- Affannata la ragazza lo trattenne per la manica.

-Uh? Sei fuori allenamento, eh?-

-Sempre...gentile...-

-E dai, sto scherzando.- E prendendola per mano la costrinse a sedersi sul tetto e ad accomodarsi davanti a lui. -Senti...- Si fece coraggio, doveva proprio chiederglielo. Da quando lei glielo aveva detto, quel “non voglio sposarmi dopodomani” gli ronzava per la testa senza dargli tregua. Voleva sapere, voleva capire. Oh insomma, glielo doveva, punto e basta.

-Sì?-

-Quando mi hai detto di aspettare...- Si schiarì nuovamente la voce. -...non che io non sia d'accordo, eh? Però...per quanto riguarda l'altra cosa...-

-Sette volte tre.- Lo interruppe prontamente la fidanzata.

-Uh?-

-Sette volte tre, Ranma.-

-Hai per caso mangiato una delle tue polpette di riso avvelenate?-

-Scemo. Sei...proprio...scemo...- Rise, ma l'emozione le impediva tanto di arrabbiarsi, quanto di voltarsi e guardarlo negli occhi. -So che non sei un genio in matematica, ma se fai un piccolo sforzo, otterrai l'età che ho sempre desiderato avere per...-

-Eh?-

-Perché è l'età che anche mia madre aveva quando...beh, dai hai capito...-

Sì. Decisamente non era un genio in matematica. Ma fino a lì ci arrivava e per questo sorrise. Alzando lo sguardo verso la luna, rimase in silenzio, stringendo più forte le braccia intorno al suo futuro e inspirandone il delicato profumo dei capelli.

Si poteva fare.

Per un po' Akane rimase immobile, in febbricitante attesa. Ma poi, abbassando lo sguardo, sentì gli occhi bruciarle per le lacrime. -Dì la verità. Non ci sei arrivato.- Lo provocò acida, senza riuscire però a nascondere la delusione che la mancata risposta di lui le aveva trasmesso.

-Shhh. Sì che ci sono arrivato, testona.-

-E allora sorprendimi, Einstein!- Si voltò di scatto verso di lui. Era nervosa, fremente, rossa in viso.

Praticamente come lui. *Meglio così.* Pensò Ranma prendendo fiato.

Per nessun motivo al mondo si sarebbe perso il sorriso che di lì a poco avrebbe illuminato il viso di lei.

 

-E ventuno sia.-

 

And then there suddenly appeared before me
The only one my arms will ever hold
I heard somebody whisper please adore me
And when I looked the moon had turned to gold

Blue moon
Now I'm no longer alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own

 

Now I have a girl of my own

(Rod Stewart – Blue Moon)

 

 

 

* * *

 

È stato un parto ma ce l'ho fatta! Finalmente siamo giunti alla fine. Il capitolo è lunghissimo, lo so.

Avrei potuto dividerlo in due parti, so anche questo. E tuttavia non ce l'ho proprio fatta. C'erano tante cose da dire e spero di non aver annoiato nessuno, né tanto meno di aver deluso le vostre aspettative. È finita e, lo ammetto, mi dispiace un bel po'. E ora veniamo a voi che fin dall'inizio mi avete seguita con tanto entusiasmo ed affetto. Io vi ringrazio, dal primo all'ultimo. A voi che avete letto ogni singolo capitolo e, in particolare, a voi che avete anche trovato il tempo e la voglia di recensirmi dandomi così lo stimolo e il supporto necessario per proseguire fino alla fine. Un mega grazie, di cuore e sincero. Ma come per il capitolo precedente, non posso non riservare un ringraziamento speciale a Spirit99 che con il suo indiscutibile talento ha dato vita alle mie parole e disegnato le meravigliose fanart che avete trovato anche in questo epilogo. Ancora grazie, davvero. :)

Lo so, sono terribilmente monotona con i ringraziamenti, per cui la chiudo qui e vi do appuntamento alla prossima ;)

Un abbraccio forte.

Gretel.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2203199