Only For Her

di CrystalRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Walk ***
Capitolo 2: *** Midgard ***
Capitolo 3: *** Memento ***
Capitolo 4: *** Tears ***
Capitolo 5: *** Godspeed ***
Capitolo 6: *** The Avengers ***
Capitolo 7: *** Subjugation ***
Capitolo 8: *** Warlords ***
Capitolo 9: *** Earth Shaker ***
Capitolo 10: *** A promise ***
Capitolo 11: *** Lokasenna ***
Capitolo 12: *** Into Eternity ***
Capitolo 13: *** And The Heavens Shall Tremble ***
Capitolo 14: *** An Unlikely Alliance ***
Capitolo 15: *** Eternal Flame ***
Capitolo 16: *** Shadows of Loki ***
Capitolo 17: *** Danuvius ***
Capitolo 18: *** Leaving Hope ***
Capitolo 19: *** Reaching ***
Capitolo 20: *** Prophecy ***
Capitolo 21: *** Waiting between worlds ***
Capitolo 22: *** The Fire Within ***



Capitolo 1
*** Walk ***


walk
ONLY FOR HER

Asgärð, Bifrost


Loki guardò negli occhi, per l’ultima volta, colui che fino a poco tempo prima riteneva suo padre.

Odino non fece trasparire nessuna emozione dal suo viso regale. Era deluso dal comportamento di Loki.

Il giovane principe, d’altro canto, voleva esser accettato per quello che era, uno Jötunn. Voleva dimostrare che poteva essere un valido successore al trono di Asgärð proprio come suo fratello.

Essere re era suo diritto di nascita ma anche Thor aveva quel diritto, quindi due re per lo stesso trono non ci potevano essere.

Una lacrima solcò il viso di Loki che lasciò la presa dallo scettro che lo teneva aggrappato alla vita e a Thor.

-Loki noooooo!- fu l’urlo del suo amato fratello, che impotente lo osservava cadere nell’oblio.

Il dio dal mantello verde venne risucchiato nel portale che si era aperto a causa della rottura del ponte Bifrost.

L’ultima cosa che Loki vide fu la disperazione negli occhi blu del dio del tuono.

 

 

 

 

Una mano afferrò quella dell’Ingannatore, arrestando la sua caduta.

Ora il giovane principe era prigioniero di Thanos.

 

 

 

 

Pianeta Chitauri.

 

Loki aprì gli occhi. Ridacchiò nel scoprirsi ancora vivo.

-Che hai da ridere asgardiano?- tuonò una voce lì vicino.

Il dio si guardò intorno e si accorse di essere seduto contro una parete rocciosa e incatenato.

La voce che aveva parlato, proveniva dall’oscurità.

-Dove sono?- domandò.

-Sei prigioniero dei Chitauri, principessa- disse la voce uscendo allo scoperto.

Loki sorrise malefico e ruotò la mano destra di novanta gradi.

Una piccola luce verde illuminò il luogo angusto dove si trovavano.

Il Chitauro sparì, dopo esser stato colpito dalla magia dell’asgardiano.

-Buon viaggio, principessa-

Si alzò a fatica ma non poteva muoversi per una lunga distanza poiché le catene erano corte.

All’improvviso nella sua mente si palesò un ricordo: Miðgarð da qualche parte possedeva un oggetto che un tempo apparteneva ad Asgärð. Era un cubo blu, fonte inestimabile di energia che se fosse entrato in suo possesso avrebbe aumentato la sua magia.

Ma erano un bel po’ di tempo che nessuno aveva notizie del cubo. Sapeva per certo che era sulla Terra. Doveva cercarlo.

Il Tesseract, questo il nome del cubo, doveva essere suo.

Voleva vendicarsi di Odino e di Thor, lui meritava di essere re.

Lui, soltanto lui!

Quel cubotto poteva essergli d’aiuto ma doveva scappare da dove si trovava.

Ruotò nuovamente la mano destra con l’intento di liberarsi dalle catene.

Non accadde nulla.

Senza perdersi d’animo ritentò una, due, tre volte.

-Dannazione!- esclamò tirando le catene verso di sé in un impeto di frustrazione.

-Non te ne andrai facilmente da qui, gigante di ghiaccio-

Il dio degli inganni si irrigidì.

-Benvenuto sul pianeta dei Chitauri-

Loki si voltò ritrovandosi a faccia a faccia con L’Altro.

Era un personaggio alquanto singolare. Portava una strana armatura color ghiaccio rifinita d’oro, lo copriva fin sul naso. Un mantello nero con cappuccio lo avvolgeva quasi completamente. Un velo grigio, incrociato, gli copriva gli occhi.

Quell’essere non aveva bisogno di vedere, lo faceva con la mente. Ed era molto pericoloso.

Il dio non fece in tempo a ribattere che L’Altro lo fece cozzare di schiena contro la parete. E quello fu soltanto l’inizio.

 

I giorni passavano sotto le più atroci sofferenze.

Loki veniva sottoposto a svariate torture col fuoco. Veniva esposto per ore al contatto di una fiamma. Legato mani e piedi, pativa quel supplizio per molte ore al giorno.

Per molto tempo. Finché i giorni non divennero settimane e le settimane mesi. Fino a che passò un anno.

I Chitauri contavano che da Asgärð sarebbe arrivato qualcuno a reclamare il giovane principe ma non venne mai nessuno. Non volevano ucciderlo, poteva sempre servire loro per ottenere qualcosa in uno dei Nove Regni, un dio fa sempre comodo.

Un giorno, arrivò la voce che qualcuno su Miðgarð avesse trovato un vecchio oggetto asgardiano, cercato da Thanos da moltissimi anni.

Il Tesseract.

Era giunto, finalmente, il momento di sfruttare il loro prigioniero. Essendo di Asgärð sicuramente sapeva come funzionasse il cubo e come recuperarlo. Ma non sapevano che l’Ingannatore cercasse la stessa cosa.

 

Loki era spossato sia fisicamente sia mentalmente.

Non capiva cosa volessero da lui, forse sarebbe stato meglio se fosse morto cadendo dal Bifrost.

Non aveva mai pensato che essendo un Gigante di Ghiaccio avrebbe patito così tanto il caldo. I Chitauri non erano così stupidi come pensava.

Aveva molte scottature sul corpo, alcune vecchie e altre più fresche.

Era stanco e la sua magia lo stava abbandonando. Gli sembrava di essere lì da secoli, il rancore che provava aumentava di giorno in giorno. Aveva capito che lo tenevano in vita prima per ottenere qualche sorta di scambio col suo regno ma poi, visto che nessuno era venuto a salvarlo, le torture si interruppero da un giorno all’altro.

Forse la sua fine era vicina perché erano tre giorni che era stato liberato dalla tortura giornaliera e stava meditando la fuga.

Si era ricordato di aver visto da qualche parte il passaggio che dal mondo dei Chitauri portava ad uno dei Nove Regni.

Assomigliava alla postazione di controllo di Hemidall su Asgärð, solo che questa, invece di essere dorata era nera come le tenebre.

Non sapeva dove andare, di certo non su Asgärð, poi si ricordò del Tesseract.

Per alcuni giorni pensò al modo di raggiungere il portale, ma prima doveva trovare il modo di liberarsi delle catene.

Dopo due giorni di tentativi, riuscì finalmente a trovare l’incantesimo giusto per liberarsi. Ci voleva ben altro per fermare il dio degli inganni.

Agì di notte per non essere scoperto, non che facesse differenza agire di notte o di giorno, quel pianeta era perennemente al buio. I Chitauri avevano il sonno pesante, difficilmente si sarebbero accorti della sua fuga.

Una volta raggiunto il portale, si ritrovò di fronte due Chitauri che, ben svegli, facevano la guardia.

I due alieni fecero appena in tempo a rendersi conto chi avessero davanti, che sparirono in una nuvoletta verde.

Loki attivò il portale, muovendo l’unica leva presente. Non funzionava esattamente come quella del Bifrost.

Scelse ovviamente Miðgarð. Senza sapere che la sua vita lo stava portando su un sentiero inaspettato.

 

Miðgarð, Oxford University

 

Erin si era incantata a guardare le gocce di pioggia che scivolavano sul vetro delle grandi finestre e immaginava.

Immaginava  battaglie tra gli dei della mitologia norrena contro quelli della mitologia greca.

Thor contro Zeus. Tuono contro tuono, fulmine contro fulmine.

-...e così Thor dopo aver ucciso Miðgarðsormr, morì dopo aver inalato il suo soffio velenoso…- il professor Harris, intanto, portava avanti la sua lezione di mitologia norrena.

Erin non sapeva chi avrebbe vinto tale scontro, forse Thor o forse Zeus.

-…Bene, ragazzi per oggi abbiamo finito. Settimana prossima analizzeremo le figure femminili: Frigg, Sif e Sigyn-

Erin si riconnesse con il mondo, si alzò e scese le scale stancamente. Era stata una giornata pesante, tutto il giorno chiusa in biblioteca tra i libri di mitologia norrena e classica.

Era una ragazza qualunque, capelli lunghi castani e occhi blu mare, carina sì, ma nulla di straordinario. Era all’ultimo anno del college, quel corso lei lo aveva già frequentato ma doveva parlare con il professor Harris per il progetto finale del suo corso di studi, il quale prevedeva un confronto tra gli dei pagani greci e norreni.

-Oh signorina Hall, allora come procede la sua ricerca?- le domandò il professor Harris, non appena la vide avvicinarsi alla cattedra.

-Procede, grazie. Le volevo chiedere alcuni titoli di opere che si sono occupate di mitologia norrena nel Seicento-

-Certo, al momento non mi viene in mente molto di rilevante, passi domani in ufficio e le farò avere la lista completa-

Erin sorrise mestamente.

“E te pareva” pensò. “Buco nell’acqua”.

Se l’avesse saputo prima avrebbe evitato di sorbirsi due ore di lezione.

Adorava la mitologia norrena e il modo di spiegare di Harris, ma quel giorno era veramente stanca, voleva solo buttarsi sul letto e dormire minimo 24 ore di fila.

 

Qualche minuto dopo, era già in auto diretta nella sua casa di campagna, un poco isolata rispetto a Oxford. Tagliò per il piccolo bosco, come era solita fare.

All’incirca a metà strada notò, una figura nera sul ciglio della strada.

Fermò la macchina e scese senza ombrello per verificare cosa fosse.

Una pioggerellina fastidiosa iniziò a inumidirgli il viso.

Avvicinandosi notò che quelle erano due gambe, vestite di nero.

Si augurò vivamente che, tra i cespugli, esistesse anche una parte superiore. Non voleva fare un macabro ritrovamento di un cadavere smembrato da qualche pazzo psicopatico.

Quando fu vicino, vide che l’uomo non si muoveva. Sangue non ce n’era quindi spostò le frasche e con sorpresa notò che era un giovane ragazzo, dai capelli neri abbastanza lunghi. Il viso presentava sulla pelle candida delle ferite. Forse dovute all’impatto con le frasche.

Era completamente vestito di pelle nera, qualche sbuffo di verde e molto metallo sul petto ed avambracci.

Le ricordava qualcuno ma non sapeva chi.

Si accovacciò accanto a lui e posò due dita sulla carotide del ragazzo per verificare se avesse ancora battito. Per fortuna sì.

Cercò di muoverlo ma aveva deboli reazioni.

Lo afferrò per la mano sinistra e cercò di muoverlo, pesava troppo per lei. Così prese anche l’altra mano e lo trascinò alla macchina.

-Madre- mormorò il ragazzo.

La studentessa alzò gli occhi al cielo.

-No, non sono tua madre. Tu sicuramente hai bevuto troppo ad un party universitario, anche se carnevale è passato da un bel po’-

Si voltò un secondo per guardare quanto mancasse alla macchina e vide accanto alla portiera aperta un grosso lupo nero con due occhi verdi che la osservavano. Dal collo pendeva un ciondolo rettangolare senza alcuna incisione. Erin lo riconobbe come Wird, ovvero la runa bianca che rappresentava l’ignoto e il destino.

Ammesso che fosse una runa.

Lo guardò terrorizzata.

Che ci faceva un lupo nei dintorni di Oxford?

L’animale le se avvicinò, mansueto, leccò il viso al ragazzo e si strusciò sulle gambe di una Erin paralizzata dal paura.

-Fenrir- mormorò il ragazzo.

Guardò il ragazzo con gli occhi sbarrati, fece mente locale tra i suoi colleghi del corso di Harris, mai visto prima.

E poi Fenrir era molto più grande di quel lupo.

Sicuramente aveva bevuto ma lo caricò lo stesso in auto, a fatica, e lo portò a casa sua.

Senza sapere che il suo destino, predetto dalle rune alla sua nascita, aveva iniziato pericolosamente a prendere vita.

 

 

A million miles away

Your signal in the distance

To whom it may concern.

I think I lost my way,

Getting good at starting over […]

Walk – Foo Fighters

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti!

Questa è la mia prima fic in questa sezione, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che la storia vi intrighi ^^

Non sarà molto lunga, almeno credo, al momento sono 16 capitoli in tutto.

La storia di fondo è quella narrata dalla Marvel nei film e in questa what if, vi svelo cosa c’è dietro in realtà alla “pazzia” di Loki, sempre secondo la mia fervida immaginazione. Ci sarà anche un po’ di mitologia norrena a farci compagnia, insieme agli Avengers ;) spero di non fare pasticci con la mitologia ma mi sono affidata a blog specializzati. Verrà fuori una cosa carina, spero!

Erin al momento non ha la più pallida idea di chi si stia portando in casa, la sua vita cambierà sicuramente. Tranquilli non ci saranno smielose, anche perché abbiamo a che fare con Loki :D

Ah il lupo non è Fenrir, diciamo che Loki ha avuto un sorta di “segnale dal futuro” XD però tenetevelo a mente.

Per quanto riguarda le rune legate a Erin, lo scoprirete tra qualche capitolo (devo mantenere la suspence!)

Ultima cosa, spero che abbiate colto il riferimento musicale, a me piace scrivere abbinando un capitolo a una canzone, infatti alcuni tra i titoli dei capitoli si rifanno alla colonna sonora dei film.

Grazie di cuore a tutti quelli che si sono fermati a leggere e che vorranno continuare a farlo.

Un abbraccio

CrystalRose.

 

Ps: credo di aggiornare una volta alla settimana ;)

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Capitolo 2
*** Midgard ***


Midgard OFH

In the middle of the universe you will find the world of man. Some say that Miðgarð bears the most beautiful leaves on the worldtree Yggdrasil, but the world of man is a very fragile world and it is under a permanent threat. The sophisticated balance between polarities which is the fundament of Miðgarð, could easily be disturbed. If that would happen the forces of chaos will inundate the earth and the end will be the only future for mankind.

Miðgarð - Therion

 

Una volta parcheggiato nel garage, Erin cercò di svegliare il ragazzo.

Per fortuna, ottenne un po’ di collaborazione da parte sua che stancamente socchiuse gli occhi e si lasciò guidare fin al primo piano della casa.

Erin viveva da sola, i suoi genitori vivevano a Londra, quella era la loro casa estiva di campagna che la ragazza ormai usava come fissa dimora per il college.

Lo adagiò sul suo letto e sotto al peso dello sconosciuto, il soffice piumone rosa a fiori lo inglobò quasi del tutto.

-Ricordi il tuo nome?- chiese.

-Loki- mormorò il ragazzo.

La ragazza alzò gli occhi al cielo. Le mancava solo un mitomane.

-Travestimento a parte…-

-Quale travestimento?- domandò il presunto Loki, sistemandosi meglio sul letto tenendo però gli occhi chiusi.

-Ok, hai battuto la testa. Dovrei…- mormorò allungando una mano verso i fermagli che tenevano fermo il suo mantello verde sulle sue spalle.

Era imbarazzata, non aveva mai spogliato uno sconosciuto. Uno sconosciuto che affermava di essere un dio norreno.

E se fosse stato un serial killer?

Il moro le afferrò il polso risoluto.

-Ferma- tuonò e la strattonò via dalla sua spalla sinistra.

-Mi fai male- protestò lei.

Lui lasciò la presa senza proferir parola, anzi aprì gli occhi fissandola.

La trovò carina, due occhioni blu e dei capelli lunghi castani che le incorniciavano il viso rotondo. Ora capiva cosa ci trovasse Thor in quella midgardiana di cui blaterava essersi innamorato, le donne di quel regno erano molto, molto carine.

Lei lo guardò torva, nonostante rimase sorpresa dai suoi occhi. Erano di un verde talmente chiaro e intenso che non parevano umani. In ogni caso, riprese con l’intento precedente. Il dio, stavolta, la lasciò fare.

Lo aiutò a sedersi sul letto, togliendogli il mantello e sfilandogli le parti metalliche della sua veste.

-Posso fare da solo- mormorò continuando a fissarla.

-Ok- rispose lei allontanandosi dal letto- Vado a prendere del disinfettante-

Erin sparì dietro una porta bianca.

Loki fissò  per qualche attimo il legno bianco e iniziò a liberarsi degli indumenti superflui. Se fosse stato meno debole, sarebbe rimasto volentieri completamente nudo, giusto per far arrossire quella ragazza. Ma preferì restare seduto con la maglia di lino verde e i pantaloni neri che portava sotto tutta quella pelle nera.

La ragazza tornò in camera con in mano una bottiglietta di plastica  bianca, del cotone, alcune bende e un tubetto blu.

-Come ti chiami?- le chiese il dio, mentre lei si sedeva sul bordo del letto.

-Erin- rispose lei, mettendo del disinfettante sul cotone e premendolo leggermente sulla fronte del ragazzo.

-Erin…Mmmmh mi piace. Perché mi hai salvato?-

-Non potevo fare finta di nulla. Eri privo di sensi…-

-Ma io sono un mostro…- mormorò.

Erin fece finta di non capire.

-Chi è stato?- domandò quindi.

-Chi è stato cosa?-

-A farti questo-

Erin cercava di capire se fosse matto o fosse davvero chi diceva di essere.

-I Chitauri-

-I cosa?-

Questi nella mitologia non esistevano.

Perché gli stava dando corda sul fatto di essere un dio?

-Sono degli alieni- spiegò.

Erin passò a disinfettargli i graffi sulle mani.

-Perché lo hanno fatto?-

Loki la guardò indeciso se risponderle o meno. Lei notò l’esitazione e alzò lo sguardo posandolo sui suoi occhi verde smeraldo.

-Perché pensavano che qualcuno da Asgärð sarebbe venuto a salvarmi-

-E non è stato così?-

-Mi credono morto.  Un anno fa sono caduto dal Bifrost, Thor ha cercato di salvarmi, insieme a Odino ma…-

Gli occhi del ragazzo diventarono rossi, riempiendosi subito di lacrime.

La giovane d’istinto si protese in avanti e lo abbracciò.

-Non volevo farti piangere- mormorò contro il collo del dio.

Loki rimase sorpreso da tale sincerità e spontaneità.

-Non importa- sussurrò lui contro la morbida pelle di lei. Senza però ricambiare l’abbraccio.

La ragazza sciolse l’abbraccio a disagio. Non era solita comportarsi così. Aveva seguito l’istinto. Aveva l’espressione di uno bisognoso di un abbraccio.

Lo fece sdraiare, poi, sul letto. Prese il tubetto che aveva appoggiato sul comodino e mise un po’ di crema sulle bruciature del dio. Che erano quasi ovunque.

Lo aiutò a sfilarsi la maglietta e rimase stupita da come era ridotto.

Numerose scottature macchiavano la sua pelle candida.

Preferì non dire nulla al riguardo.

-Quindi sei davvero un dio?- domandò arrendendosi forse all’ovvietà.

-Certo, midgardiana- ghignò lui.

-Mi chiamo Erin, gigante di ghiaccio- lo rimbeccò indispettita.

Il dio degli inganni sbarrò gli occhi sorpreso, domandandosi come faceva a sapere. Di solito su Miðgarð nessuno conosce gli altri Regni. Nessuno sapeva che non era figlio di Odino.

Erin, che sembrò leggergli in volto la domanda, continuò: - So tutto sugli dei di Asgärð e i Nove Regni-

-Come?-

-Non ora. Ti conviene riposare, sarai anche un dio come dici di essere, ma ti assicuro che non hai una bella cera-

-Ma...-protestò debolmente il dio.

-Cerca di dormire. Se hai bisogno chiama-

Loki si sentiva strano in presenza della ragazza. Non riusciva a disobbedire, a fare di testa sua come la sua natura di ingannatore voleva.

Forse era solo stanco e debole.

Sì era di sicuro così.

Erin guardò Loki chiudere gli occhi e poi scese al piano di sotto.

 

Con un sospiro si sedette sul divano.

Doveva essere impazzita: si era portata in casa uno sconosciuto, per di più uno che credeva di essere il dio Loki e lo aveva lasciato prendere possesso della sua camera da letto. Luogo che considerava sacro. Non molte persone di sesso maschile avevano varcato quella soglia. Anzi, solo il suo ex, Devin.

Cominciò a pensare che il ragazzo potesse dire davvero la verità. Insomma, l’abito nero che portava corrispondeva alle numerose descrizioni che aveva letto riguardo al dio degli inganni e anche dalle numerose raffigurazioni, il ragazzo era molto somigliante.

Decise di chiamare il professor Harris. Prese il cordless da sotto un cuscino che ornava il divano, sì era molto disordinata, e compose il numero.

-Pronto?- domandò una voce maschile dall’altro capo.

-Professor Harris?- chiese titubante. Non voleva farsi scoprire da Loki, o quello che era. Pensava a cosa sarebbe accaduto se si fosse presentato davanti a lei con uno sguardo omicida, come accadeva nei film.

-Sì, chi parla?-

-Sono Erin Hall-

-Oh signorina Hall, è successo qualcosa?-

-Ehm, io…io credo…ho bisogno del suo aiuto. È urgente-

-Cosa è successo?-

-Lei crede che gli dei norreni esistano nella realtà?-domandò a bruciapelo.

-Hall, sono solo leggende. Come mai mi chiama per questo?-

-Allora dovrebbe vedere con i suoi occhi-

-Cosa? Si spieghi-

-Loki-

-Loki?-

-Sì. Lo so che è strano ma…è qui. Loki, il dio degli inganni, è qui-

 

Erin non seppe bene cosa portò davvero il professor Harris a casa sua, se la curiosità o la voglia di capire se la sua allieva fosse impazzita, quel che era certo che arrivò in meno di quindici minuti.

In quel lasso di tempo, la ragazza era tornata dal dio che nel frattempo si era addormentato. Prese la sua veste nera e la mise su una gruccia appendendola sopra lo specchio del suo piccolo armadio bianco. Aveva cercato e poi trovato anche dei vecchi vestiti di Devin e li aveva lasciati sul baule ai piedi del letto, affinché Loki si potesse cambiare l’indomani.

Tornò di sotto al suono del campanello di casa.

 

-Allora?- domandò l’esperto in mitologia norrena, senza nemmeno salutare.

-Da questa parte- fece strada la ragazza.

Una volta in stanza, il professore fece una faccia sorpresa: occhi sbarrati e mascella cadente.

Erin in un altro frangente avrebbe riso. Quell’uomo sulla sessantina, quasi calvo, era davvero un personaggio. Ma la sua reazione le fece intendere che il ragazzo non mentiva.

L’uomo girò intorno al letto, osservando il dio addormentato. Sempre in silenzio studiò la veste nera e verde appesa.

-Cosa gli è successo?- mormorò, indicando le fasciature.

-Dice che sono stati i Chitauri-

-Mai sentiti-

-Sono alieni-

-Uhm… Dove l’ha trovato?-

-Sul sentiero del bosco che porta qui-

-Notato qualcosa di strano?-

-Tipo l’apertura del Bifrost?-

-Esatto-

-No. La prima cosa che ha fatto è stata chiamare la madre e poi...-

La ragazza si interruppe nel sentire Loki rigirarsi nel letto.

-…è comparso un lupo dal pelo nero-

-Un lupo?-

-Sì. All’inizio mi ha studiata, si è avvicinato con cautela, ha leccato il viso di Loki e poi si è strusciato contro di me ed è scappato-

Non seppe il perché, ma preferì tenersi per sé il dettaglio della runa.

-Nient’altro?-

-Loki ha mormorato “Fenrir” quando l’animale si è avvicinato a lui-

-Ma Fenrir è un lupo enorme-

-Lo so, infatti non poteva essere-

-A guardarlo, sembra ancora giovane. Non può aver già avuto i suoi figli. Ma il lupo è l’ultimo dei nostri problemi-

-Quindi?-

-Quindi, ragazza mia, le cose sono due: o è un bravo cosplayer o…- sussurrò.

-O?-

-O è davvero Loki Laufeyson-

-Ma non è possibile!-

-Se un miliardario americano è diventato un eroe nazionale e vive con un reattore piantato nel petto e se ne va in giro con un’armatura rossa e gialla, credo che possiamo credere all’esistenza di un dio pagano-

Erin annuì. Anche se tra Tony Stark e un dio c’era un bel po’ di differenza.

-Cercherò aiuto da un mio collega norvegese, partirò il prima possibile- disse il professore uscendo dalla stanza della ragazza.

-E io?- chiese Erin, giunti di sotto.

-Lo trattenga qui fino al mio ritorno. E mi raccomando stia attenta, potrebbe fuggire-

-Non si regge in piedi, dove vuole che vada?-

-Ricordati che è il dio degli inganni, è capace di tutto. Sta’ attenta- concluse infine, dandole del tu, assumendo un atteggiamento paterno.

La stava pur sempre lasciando da sola con il peggiore degli dei norreni.

-Stia tranquillo-

 

Spazio autrice:

 
Ciao a tutti!

Eccoci con il secondo capitolo. Erin ha capito che si è portata un dio in casa, e non uno qualsiasi! Proprio quel furbacchione di Loki. Cosa accadrà? La convivenza sarà semplice o no? Forse qualche attrito ci sarà, specie all’inizio. Il prossimo si dilungherà ancora un po’ su queste prime ore di Loki su Miðgarð e dal quarto le cose accelereranno un pochino, perché altrimenti alla fine non ci arriveremo più XD

Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno letto, messo tra le seguite e preferite, davvero grazie! Se ve la sentite di commentare mi fareste un piacere altrimenti nulla, capisco che la storia vi sta piacendo comunque (almeno spero). 

Il capitolo come avete potuto notare è una canzone dei Therion intitolata Midgard (nello stesso album troverete anche altre canzoni dedicate agli altri 8 regni)

A settimana prossima!!
CrystalRose.

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Capitolo 3
*** Memento ***


Memento OFH

Loki il mattino dopo si sentiva meglio, certo non era nel pieno delle sue forze ma era meglio del giorno prima.

Svegliandosi aveva visto la luce del sole filtrare dalle finestre. Si sedette sul letto e notò la sua veste appesa ad uno specchio. Vide anche dei vestiti midgardiani ai piedi del letto, decise di indossarli. Insomma, si era autoesiliato lì, tanto valeva mimetizzarsi in quel regno.

Uscì dalla stanza e scese di sotto.

Trovò la sua salvatrice che dormiva sul divano in maniera scomposta.

Una gamba nuda e un braccio, altrettanto nudo, penzolavano dal divano. Una mano teneva appoggiato al seno, un libro con delle rune scritte sopra.

Loki sorrise malefico, era veramente una ragazza carina e si avvicinò a lei.

Si chinò accanto a lei e fece per accarezzarle la gamba scoperta dagli shorts ma la ragazza lo sorprese svegliandosi e ritirando la gamba.

-Non credevo fossi già sveglio-

-Oh lo sono eccome- mormorò avvicinandosi al viso di lei.

-Scordatelo-disse lei affondando la testa sul cuscino per ritrarsi.

Il dio salì sul divano, restando inginocchiato tra le gambe della ragazza, le braccia tese ai lati del viso della giovane.

Erin diede una ginocchiata nel basso ventre del giovane che si allontanò subito dolorante.

-Bada bene a quello che fai Laufeyson, non ho paura di far del male a un dio- lo minacciò alzandosi dal divano e appoggiando l’antico libro di mitologia sulla mensola sopra il divano.

Loki sghignazzò.

-Come siamo violente, Erin- cercò di suonare sarcastico ma nella voce si sentiva ancora una nota di dolore per il colpo appena subito.

La ragazza prese dal tavolino difronte al divano, un oggetto colorato dalle piccole dimensioni, strano agli occhi del dio.

Erin si avvicinò a lui con aria di sfida, sedendosi a cavalcioni sulle gambe dell’uomo.

-Intraprendente- mormorò il dio compiaciuto dal cambio di programma repentino.

-Oh non sai quanto- fu la risposta sarcastica.

La ragazza portò lo strano oggetto davanti al viso del dio, con un movimento rapido del pollice, dall’oggetto uscì una piccola fiamma.

Loki sbiancò.

-Vedo che ci siamo capiti- replicò alzandosi.

-Ok, forse siamo partiti col piede sbagliato. Cos’era quel libro?-

-Un libro di cucina-

-Vuoi mentire al dio degli inganni? Sei intrepida a osare tanto-

La ragazza lo guardò sorpresa.

-E va bene. È un vecchio libro sulla magia norrena-

-Posso?-

La ragazza sospirò, riprese il libro e sbuffando lo allungò al dio, rimanendo in piedi, sulla difensiva.

Loki studiò la copertina in pelle marrone, sopra vi erano incise delle rune che riportavano la dicitura “Magia”, sotto al centro c’era la runa Thurs, simbolo della protezione e Loki sapeva perfettamente che rappresentava Thor, suo fratello.

-Perché lo leggevi?- domandò senza nemmeno aprirlo.

-Cercavo di capire di cosa tu fossi capace- confessò sedendosi.

-Oh, ma un libro midgardiano non lo può spiegare…- replicò il moro con un ghigno.

-Provamelo-

Erin si morse il labbro inferiore subito dopo, si era resa conto di averlo sfidato sul serio.

Loki non se lo fece ripetere due volte e ruotò appena la mano destra.

-Erin!- esclamò una voce maschile a lei familiare.

La ragazza si voltò d’istinto e quello che vide la fece boccheggiare.

Devin era lì, davanti a loro due, sorridente. Non poteva essere.

Guardò l'altro occupante del divano esterrefatta.

-Perdonami, io ti amo ancora- continuò Devin portandosi entrambe le mani sul cuore.

La ragazza terrorizzata si fece piccola contro il divano e strizzò gli occhi per non vedere.

-Mandalo via- sussurrò con voce rotta, tenendo sempre gli occhi chiusi.

Loki la guardò sorpreso e mosse appena la mano per far sparire l’illusione, come per cancellarla.

-Tutto ok?- domandò. Non pensava di causare una simile reazione.

-Come sapevi di lui?-

-C’era una sua foto nel cassetto del comodino-

Erin spalancò gli occhi sorpresa e si protese verso il dio infuriata.

-Hai frugato nei miei cassetti?-

-Non pensavo che questo ragazzo ti avesse fatto soffrire. Pensavo ti avrebbe fatto piacere l’illusione-

-Bè ti sei sbagliato!-

-Sono un dio, non un indovino- replicò seccato.

Erin ritornò al suo posto.

-Ok sei un dio, per quanto mi possa sembrare strano, ma basta con giochetti simili o…-e indicò l’accendino con la testa.

-Ricevuto- replicò Loki cauto.

Aveva trovato una ragazza con carattere. Era certo che quella midgardiana di cui si era invaghito il suo amato fratello, non fosse così tosta. La considerava debole e stolta, come Thor.

-Come mai hai un libro sulla magia?- continuò l’ingannatore.

-Ne ho anche uno dove è raccontata tutta la tua vita-

Loki scoppiò a ridere.

-E cosa c’è scritto? Che sono uno Jötunn? Che non sono figlio di Odino?-

Erin cadde dalle nuvole.

-Odino? No, tu sei figlio di Fàrbauti e Laufey-

-Fàrbauti?-

-Non-non lo sapevi?-

-Fino a qualche tempo fa credevo di essere Loki Odinson, fratello di Thor. Ora so di essere figlio di Laufey-

Alla ragazza venne in mente il lupo del pomeriggio precedente.

-Quindi tu non sai di avere dei figli?- domandò preoccupata dall’eventuale risposta. Sapeva che Loki, dal punto di vista riproduttivo, era alquanto “particolare”.

-Figli?- rise nervoso – In realtà ne ho uno – si avvicinò col viso a Erin – Sleipnir- soffiò.

La ragazza sbarrò gli occhi, incredula.

-Quindi tu…tu ti sei trasformato in…e poi...-

-Sì- rispose.

-Oddio- rispose lei alzandosi.

Loki scoppiò a ridere di gusto.

-Esperimento giovanile-

-Che schifo, non lo voglio sapere- disse lei voltandosi per non guardarlo.

-Bè non ero propriamente io, era solo una trasformazione corporea, la mia anima è candida-

-Evita-

-Hai detto figli, al plurale, ne avrò altri?- chiese curioso.

-Tanti. Alcuni animali, come Sleipnir, altri umanoidi e una moglie dalle sembianze umane davvero devota-

-Oh, e saresti tu?- chiese mellifluo.

-Smettila. È una dea, non dovrei nemmeno dirtelo, magari cambierebbe il corso della storia-

-Sul tuo libro non c’è scritto che sono stato adottato da Odino, quindi non credo che indovini molto-

-C’è Sleipnir- disse tornando al divano.

-Era un esperimento personale-

-Possiamo non parlare della tua vita sessuale?-

-T’imbarazza?-

-Se è zoofilia mi ripugna-

-Preferisco le donne…- disse allungando una mano verso il viso della giovane.

-Loki…- replicò severa.

Il dio si divertiva a imbarazzare quella ragazza, anche se di preciso non capiva perché si imbarazzasse in quel modo, un ragazzo lo aveva già avuto.

-Perché sei qui?-

Rimase sorpreso dalla domanda, non era sicuro di volerglielo dire.

-Sono caduto dal Bifrost perché ho lottato contro Thor e ora mi credono morto. Non so come, mi sono risvegliato nel mondo dei Chitauri dove mi hanno tenuto prigioniero e torturato, finché non sono riuscito a scappare e sono finito qui. Devo cercare il Tesseract -

-Il Tesseract sarebbe?-

-Sul tuo libro non c’è?-

Erin fece no con la testa.

Passarono la mattinata a parlare del Tesseract, delle sue potenzialità. Il dio non nascose alla ragazza che lo stava cercando per vendicarsi di Odino e Thor. La ragazza cercò di farlo desistere dal vendicarsi, che avrebbe dovuto perdonarli. Ma lui non le diede retta.

 

Verso l’ora di pranzo lo stomaco di Erin iniziò a brontolare.

Guardò il dio imbarazzata.

-Forse è il caso di mangiare..- commentò Loki.

-Hai fame?- domandò.

-Non molta ma tu devi mangiare dato il rumore fastidioso che emette il tuo stomaco-

-Sempre caustico?- replicò lei alzandosi per andare in cucina.

Loki la seguì. La vide tirare fuori della carne dal frigo e una piccola piastra da un mobile.

-Accenditi- brontolò nervosa la ragazza nei confronti del fornello che non ne voleva sapere di accendersi.

-Spostati, o quella carne andrà bene solo per le mosche-

Il dio si concentrò e ruotando la mano destra accese il fuoco.

Erin fissava il fornello stupefatta.

-Sapresti cuocerla?-

Domanda scema.

L’uomo ridacchiò compiaciuto.

-Non me lo hai chiesto- affermò incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al bordo del tavolo bianco.

Erin si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

Prese la carne e fece per metterla sulla piastra quando le sparì dalle mani.

Stava per imprecare contro Loki quando un profumo di carne alla griglia invase la cucina.

La studentessa si voltò e trovò apparecchiato con la carne già impiattata e fumante.

Spense il fornello ma ovviamente lo trovò già spento.

Non sapeva che dire. Era stupefatta.

Intanto Loki si era accasciato a terra, le lunghe dita a massaggiare le tempie.

-Loki!- lo richiamò spaventata.

-Non è nulla- alzò lo sguardo – Non ho più le forze per queste magie-

-Allora non avresti dovuto- lo rimproverò lei, rialzandosi.

-Ti conviene mangiare o si fredda- replicò con un ghigno.

Lo aiutò ad alzarsi e a farlo sedere su una sedia.

Prese un bicchiere d’acqua e corse in bagno a prendere delle aspirine, che mise dentro al bicchiere.

Loki la guardò interrogativo.

-Per il mal di testa- rispose lei accomodandosi.

Con aria schifata, il dio bevve.

-Buona?- domandò non appena la ragazza provò il primo boccone di bistecca.

Gli occhi di Erin si spalancarono dalla sorpresa.

-Non ne avevo mangiata una così buona-

Il moro le sorrise divertito e finì quello che aveva nel bicchiere.

Il suo esilio iniziava abbastanza bene, fino a che non avrebbe ripreso le forze andava bene così.

 

Miðgarð, casa di Erin, due settimane dopo.

Erin rientrò in casa, esausta dopo un’intera giornata chiusa in biblioteca.

Harris non aveva dato segni di vita, infondo erano passate solo due settimane dall’arrivo di Loki.

Non che le desse fastidio la sua presenza, anzi, si erano entrambi abituati l’uno alla presenza dell’altra.

La casa sembrava tranquilla, nulla di fuori posto.

-Loki?- chiamò.

Andò di sopra e lo trovò sul suo letto a leggere.

-Potevi rispondere-

Non le diede retta e continuò a leggere.

-Antipatico- brontolò infastidita tornandosene di sotto.

La porta bianca della sua camera le si chiuse in faccia e ci andò quasi a sbattere.

Si voltò con uno sguardo omicida.

Il dio le fece un sorriso sghembo.

-Ti diverti?!-

-Oh sì- rispose suadente.

-Scendi dal mio letto ed esci da camera mia- ordinò.

-Non ti ha mai dato fastidio che venissi qui a leggere- constatò lui chiudendo il libro.

Lei alzò gli occhi al cielo.

Lui la trovava adorabile quando si arrabbiava. D’altronde era la sua indole far irritare la gente ma con lei ci provava davvero gusto. Era smanioso di vedere le sue reazioni che trovava buffe anche se con ogni probabilità non lo erano.

-Sappi che abbiamo ospiti a cena- dichiarò e aprì la porta.

-Aspetta- Loki gattonò sul letto e poi scese raggiungendola- Avevamo fatto un patto-

-Lo so. Ma dato che resterai qui un bel po’, io ho bisogno di vedere persone diverse-

-Non ti basta l’università?- domandò accigliato.

-Intendevo fuori. E comunque non ti mangia nessuno-

-E come pensi di presentarmi?-

-Cugino?-

Rise.

-Devo proprio?-

-Bah fa come vuoi, vado a preparare la cena-

 

Quella sera Loki scoprì che la ragazza in realtà aveva organizzato una festa di sole ragazze.

Pigiama-party.

Aveva pensato bene di chiudersi in mansarda a pulire la sua veste e leggere, mentre dalla camera di Erin arrivavano solo risate.

Infastidito dopo qualche ora di chiacchiere e risate scese al primo piano e bussò alla porta della camera da letto della giovane.

La porta venne aperta da Erin, indossava un baby-doll come tutte le altre tre ragazze nella stanza.

Il dio ponderò l’idea di chiudersi in camera con tutte e quattro ma si fece distrarre da Erin che sembrava particolarmente alticcia e attraente vestita in quel modo.

-Carino tuo cugino!- esclamò una ragazza bionda.

Erin scoppiò a ridere.

-Ce lo presti per una notte?- commentò un’altra.

L’ingannatore sorrise compiaciuto. Si voltò per osservare la reazione della sua salvatrice.

Erin era tornata seria. Il dio ne approfittò, afferrandola per il gomito e portarla fuori di lì.

-Ve la ridò subito- commentò, richiudendo la porta.

Una volta nella penombra del corridoio, Loki spinse Erin contro il muro opposto all’entrata della camera.

-Avete finito?-

-Perché?-

-Siete rumorose. E se non la smettete ci penso io- concluse lascivo, giocherellando con l’orlo del babydoll.

La studentessa lo spinse via.

-Idiota-

-Come osi parlarmi in questo modo?- il dio si avvicinò alle spalle di lei –Insolente- le sussurrò con voce bassa all’orecchio.

Un brivido di piacere percorse Erin.

Lui se ne accorse perché ridacchiò soddisfatto.

-Farete un po’ di silenzio?-

-Pffff- sbuffò sonoramente lei. L’Ingannatore poteva giurarci che avesse alzato gli occhi al cielo.

-Grazie- le disse abbracciandola e dandole un bacio tra il collo e la spalla sinistra.

-Tornate in mansarda và- disse lei allontanandosi senza guardarlo.

Aprì la porta ed entrò. Non chiuse ma si voltò e sbucò sulla soglia solo con la testa.

-Loki?- lo richiamò a bassa voce.

Il dio si voltò, ancora con il piede destro sul primo gradino della scala.

-Buonanotte- sussurrò Erin.

-Buonanotte-



Spazio autrice:
Ciao a tutti!!
Eccoci finalmente al terzo capitolo....Ah Loki, vecchio marpione, Erin sa il fatto suo XD
Il libro di magia norrena me lo sono "bellamente" inventato io. Serve per far capire che Erin, non solo studia mitologia, ma che la sua è una passione che viene dalla sua famiglia ed in particolare dalla nonna, la quale ha istruito molto bene la nipote sui Nove Regni, rune (lo vedrete poi nel prossimo capitolo) e addirittura la lingua norrena. Piccolo spoiler: più avanti vedremo Erin parlare norreno quindi non meravigliatevi. Non vi dico perché e come lo farà, seguite e lo saprete :D Sì pare strano che un personaggio midgardiano del XXI secolo parli il norreno ma so di gente che ha imparato l'elfico di LOTR quindi può essere verosimile ;)
Il riferimento a Sleipnir è fatto perchè questo adorabile cavallo a otto zampe nel primo film di Thor compare (Odino vi è in sella nella scena su Jotunheim). Per chi non lo sapesse Sleipnir è figlio di Loki e
Svaðilfari (la puledra era Loki, just sayin'...). Odino poi lo chiese in dono poiché era il cavallo più veloce esistente.
Tornando a noi, l'ultima scena sembra un po' campata per aria, in realtà è solo una slice of life dato che dal prossimo capitolo la vicenda accelererà un bel po'. Però nel prossimo ci sarà una lunga introduzione ache vi spiegherà cosa ci siamo persi nei due mesi che non racconterò.
Volevo ringraziare Keyla99 per la sua recensione e tutti coloro che in questa settimana hanno letto silenziosamente e tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate.
Di solito aggiorno il mercoledì mattina, oggi è capitato di sera perché è stata una giornata un po' incasinata :P
Un bacio a tutti
Lalla.


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Capitolo 4
*** Tears ***


Tears OFH

Passarono un paio di mesi dall’arrivo di Loki, il professor Harris stava raccogliendo informazioni sul dio da solo, poiché il suo collega era deceduto da poco e lui non ne era a conoscenza.

Erin si stava abituando alla presenza di un dio in casa. Le dispiaceva vederlo così pieno di rancore verso la sua famiglia. Aveva imparato molto su di lui in quei mesi che da un semplice libro. Lui le aveva raccontato di Frigga (ossia Frigg per la mitologia), la sua madre adottiva, che gli aveva insegnato tutta la sua magia. Erin comprese che il giovane dio teneva moltissimo alla Signora del Cielo ed era l’unica verso cui non provava risentimento nonostante anche lei gli avesse mentito.

Parlava raramente di Thor, mentre per Odino aveva solo rabbia.

Assisteva anche al lungo recupero dei poteri dell’ingannatore norreno: ogni tanto Loki faceva comparire dei fiori che Erin trovava appena tornata dalla biblioteca. Altre volte era vittima degli scherzi del dio, il quale era costretto a rimettere tutto in ordine minacciato dall’accendino della ragazza.

 

Anche Loki aveva imparato qualcosa in più su Erin, sapeva che lei era ferratissima sulla mitologia e che questa passione le era stata trasmessa dalla nonna Teamhair, di origine irlandese. La donna alla nascita di Erin aveva estratto dal sacchetto della divinazione tre rune.

Tre, perché la prima runa estratta avrebbe rappresentato la domanda posta durante la divinazione, ossia scoprire il destino della neonata Erin; la seconda avrebbe indicato la forza decisionale, cioè cosa l’avrebbe fatta agire nell’andare incontro al suo destino. Mentre l’ultima avrebbe dato il significato globale alla risposta, o meglio, il come bisognava agire.

La prima estratta fu Eoh, la runa dell’albero della vita, che rappresentava la mortalità del corpo e l’immortalità dell’anima. Era davvero di buon auspicio alla nascita di una nuova vita. La runa venne posta dalla nonna sulla coperta verde che avvolgeva la bambina nella culla.

La seconda, che venne posta alla destra della prima, fu Iss, la runa che rappresentava il ghiaccio e la conservazione. Mentre Erin raccontava questo passaggio, Loki aveva sorriso nel collegare la runa alla sua origine di Jötunn e vide una sorta di destino tra lui e la ragazza.

La terza e ultima runa, venne posta alla sinistra Eoh, fu la runa Reid. Era la runa delle Valchirie, rappresentante la Cavalcata, indicava la forza che anima un atto coraggioso o d’amore, affrontato con spavalderia.

Secondo le rune quindi Erin avrebbe vissuto a lungo e avrebbe compiuto un grande atto d’amore coraggioso mossa dall’impossibilità di cambiare le cose.

Suonava strano a Loki, non aveva creduto molto alle divinazioni praticate su Miðgarð. Erin, dal canto suo, non dava molto peso a questo suo destino divino.

 

Inoltre, Loki, aveva scoperto cosa avesse fatto Devin alla ragazza per farla reagire così alla visione di qualche tempo prima. La ragazza l’aveva scoperto a letto con la sua migliore amica, un classico su Miðgarð come Erin aveva giustificato l’accaduto, in più aveva messo incinta un’altra ragazza o forse la stessa. Loki non aveva capito bene, dato che la ragazza aveva iniziato a piangere e a singhiozzare durante il racconto. In un’altra occasione, il dio si sarebbe innervosito a questa reazione così infantile ma con sua sorpresa sentì stringersi il cuore nel vedere la sua salvatrice soffrire per quello stupido midgardiano, che se solo l’avesse trovato gliel’avrebbe fatta pagare. Così l’aveva abbracciata. Sorprendendo sé stesso e la ragazza per quel gesto spontaneo.

Loki sospettava che quella ragazza gli stesse facendo sciogliere il suo cuore pieno d’odio, ma lui non poteva innamorarsi, no, non poteva.

Eppure…

 

Miðgarð, casa di Erin, tardo pomeriggio.

 

-Non ci riesco- sbuffò Erin.

-Concentrati- la riprese Loki, che la osservava con le braccia incrociate.

La ragazza alzò gli occhi al cielo.

-Non sono una dea-

Il dio le girò attorno, fermandosi alle sue spalle.

-Puoi farlo- fece una pausa nella quale si avvicinò di più alla ragazza e sussurrò, con tono autorevole, nel suo orecchio: -Avanti-

Erin fissò il vaso vuoto sul davanzale interno della finestra del corridoio al piano terra, strinse gli occhi appena, come se dovesse metterlo a fuoco meglio. Alzò il braccio destro con lentezza e ruotò la mano di novanta gradi di scatto. Nel mentre, si figurava nella mente il vaso con una margherita al suo interno. All’improvviso il fiore comparve ma, per lo stupore, Erin perse la concentrazione e la margherita sparì dopo una frazione di secondo.

-Ce l’ho fatta!- esclamò saltellando sul posto.

Loki la osservava compiaciuto, finalmente dopo un mese di prove era riuscito a farle creare un’illusione.

-Non dovevi perdere la concentrazione- commentò il moro.

La ragazza sbuffò voltandosi verso il dio.

-Non ti accontenti mai, eh?-

-Puoi fare di meglio-

In realtà, come umana, Erin non avrebbe potuto fare nulla del genere. Infatti era opera di Loki.

Sapeva che non poteva restare lì tutta la vita, doveva cercare il Tesseract. I suoi propositi di vendetta non si erano di certo placati. E non era sua intenzione portarsi dietro Erin. Non era stupido come Thor, ma era convinto che la ragazza dovesse avere qualcosa in cambio per la sua ospitalità. Così, una notte, s’intrufolò in camera della giovane mentre dormiva e le fece specie di incantesimo, per proteggerla. La runa di Eoh, non poteva fare tutto da sola per lei. L’effetto collaterale dell’incantesimo era ottenere una minima parte delle capacità illusorie del dio, quindi tanto valeva che imparasse ad usarle con la sua supervisione, che da sola.

In realtà Loki la voleva proteggerla per un altro motivo, che difficilmente avrebbe ammesso.

 

-Anche tu puoi fare di meglio- commentò lei.

Fece un passo verso Loki, il quale forse intuì l’intenzione della ragazza e si irrigidì.

Lei si alzò sulle punte dei piedi.

-Erin…non…noi…- la voce del giovane dio era appena udibile.

Loki vide le labbra rosee e carnose di Erin avvicinarsi pericolosamente alle sue, sottili e bianche.

Si sfiorarono appena ma bastò a Loki per perdere il controllo della situazione. Le prese il viso fra le mani e la baciò come se fosse la sua unica riserva d’aria.

-Io non sono fatto per queste cose, Erin- mormorò lui dopo il bacio.

Erin sorrise mesta, abbassando lo sguardo. Non riusciva a sostenere il suo sguardo smeraldo.

-Lo so-rispose.

Voleva provarci, perché sentiva che prima o poi lui sarebbe andato via, e non le piaceva di vivere con il rimpianto del “e se ci avessi provato?”. Voleva donargli il suo cuore, si era innamorata in così poco tempo, dimenticandosi subito di Devin e del male che le aveva fatto. Non le importava che il dio degli inganni le avrebbe potuto fare ancora più male. All’inizio temeva che fosse un incantesimo di Loki, per farle abbassare la guardia e fuggire ma col passare del tempo aveva capito che il suo sentimento era autentico.

Sapeva anche che nel suo cuore pieno di rancore non c’era posto per l’amore.

Ci aveva provato e aveva fallito.

-Guardami- le disse lui sollevandole il mento con due dita- Io non so gestire l’amore, ho vissuto per anni nella menzogna, non voglio ferirti. E voglio tenerti al sicuro, voglio che tu stia al sicuro. Gli altri regni possono essere molto pericolosi per una midgardiana-

-Provaci. Almeno per una volta-

Il dio si chinò per baciarla nuovamente e decise che forse poteva da retta a Erin. La fece sedere sul davanzale della finestra, facendo cadere il vaso e cogliendo di sorpresa la giovane.

Erin sfilò la maglietta verde a Loki, il quale fece scorrere la zip della felpa fucsia di lei per aprirla.

-Potrebbe essere pericoloso per te- ansimò il moro, dopo un lungo bacio.

-Non importa-

La giovane si aggrappò alle spalle del dio mentre lui le sfilava i leggins neri e gli slip in un solo movimento. Subito dopo si disfò anche dei suoi indumenti che rimanevano al di sotto della vita.

E fecero l’amore così, aggrappati l’una all’altro, su quel davanzale, con la stessa passione di chi sa che potrebbe essere l’ultima.

Anche se erano inconsapevoli che la fine, per entrambi, era vicina.

 

Loki si svegliò per primo, il mattino seguente, e si mise a sedere sul letto.

Non poteva credere che aveva fatto l’amore con Erin per tutta la notte pur sapendo che avrebbe dovuto abbandonarla presto.

Il Tesseract era il suo chiodo fisso. Erin non era un ostacolo, pensava che poteva conquistare uno degli altri regni pur di restare con lei. Miðgarð era alla sua portata ma sapeva che quello scricciolo di umana glielo avrebbe impedito. Gli avrebbe impedito di lasciarla.

Ma lui era un dio e non poteva ignorarlo ancora per molto tempo.

La osservò per un attimo, lì addormentata, con quel ridicolo piumone rosa che la copriva a malapena. Così innocente e indifesa.

Già indifesa.

Da troppo tempo aveva seppellito il ricordo che i Chitauri lo stavano cercando. Non poteva di certo farsi trovare con Erin.

Era anche vero che ancora non l’avevano trovato ma è vero che il tempo su Miðgarð scorre più velocemente. In teoria sarebbero passati solo tre giorni dalla sua fuga. Per questo motivo, adesso, ogni giorno midgardiano era buono per trovarseli alla porta di Erin.

Per questo aveva fatto sulla ragazza quell’incantesimo. Non era molto ma su Miðgarð l’avrebbe resa “immortale” ai Chitauri.

 

Erin si svegliò a causa della luce che filtrava dalla finestra.

Si sentiva felice. Aveva passato la notte più bella della sua vita. Le speranze che forse lo aveva convinto a restare erano aumentate. Almeno un pochino.

Sentì qualcosa di freddo sul suo petto. Ci portò una mano sopra e incontrò un pezzo di metallo. Si mise a sedere e lo esaminò, sorridendo nel vedere una runa agganciata ad una catenina.

Era la runa Dagaz, la cui forma ricordava un fiocco stilizzato. Simboleggiava il completamento, la luce del giorno dopo la notte. La vittoria del Bene sul Male.

-Oggi è il primo giorno del resto della nostra vita- mormorò Loki al suo fianco, spiegando il sentimento legato a quella runa.

Erin si voltò appena con le lacrime agli occhi. Non di certo per quello che le aveva detto Loki, che le faceva comunque piacere, ma per l’altro significato che la runa portava se usata come amuleto.

-Non ti piace?- chiese il dio, spostandole i capelli dietro alla spalla e donando un casto bacio su di essa.

-Lo sai che anch’io conosco il significato delle rune, vero?-

-Certo, altrimenti non l’avrei creata per te-

-Lo sai che cosa significa usata come amuleto?-

-L’amore universale?- bluffò.

-Oltre a quello. Rappresenta l’aiuto nel distaccarsi dalle persone non più in linea con il nostro percorso evolutivo-

Lui chiuse gli occhi mesto.

Era più furba di lui.

Quando li riaprì, vide Erin piangere.

Tentò di abbracciarla ma venne respinto con rabbia.

-Erin…-

Lei si era già alzata e si stava rivestendo con gesti stizziti, prendendo vestiti a caso dall’armadio.

-Avrei dovuto lasciarti su quel sentiero. Forse a quest’ora starei meglio-

-Forse sì. Ma credimi…-

-No. Non ti credo- abbaiò voltandosi – Hai avuto quello che volevi fin dal primo giorno, no? E ora te ne vuoi andare. Forse avrei dovuto concedermi prima e mi sarei fatta meno del male-

-No!- esclamò lui, inginocchiandosi sul letto e afferrandola per i polsi per avvicinarsi a lei, impedendole di mettersi una tshirt rossa.

-Lasciami-

-No. Adesso mi ascolti. Io…io devo recuperare il Tesseract, lo capisci? Se venissi con me saresti un bersaglio facile-

-Non sai nemmeno dov’è-

-E’ per questo che lo devo cercare. Mi stanno cercando-

-Chi?- domandò preoccupata.

-I Chitauri-

-Come fai a dirlo?-

-Il tempo sugli altri regni scorre più lentamente ed è per questo che agli occhi di un midgardiano avrei più di quattordicimila anni-

-Sai se sono già qui?- ora aveva paura, tant’è che Loki aveva lasciato la presa e l’aveva fatta sedere in grembo.

-No. Non voglio che mi trovino qui con te. Saresti in pericolo- disse accarezzandole una guancia.

-Ma…-

-Niente ma. Ho fatto un incantesimo su di te più di un mese fa- Erin sgranò gli occhi sorpresa- Ti proteggerà da qualsiasi attacco esterno a Miðgarð e solo se resti qui-

-Per questo ieri sono riuscita a far apparire la margherita e insistevi tanto perché imparassi?-

Annuì.

-La mia Erin- sorrise baciandole la tempia.

-Non voglio perderti-

-Se sopravvivo, tornerò. Non voglio fare il sentimentalista ma sai…ho dato un occhio al tuo libro di mitologia e tu sei molto meglio di quella Sigyn raffigurata- la guardò malizioso facendola stendere sotto di lui.

-Loki, non avresti dovuto aprire quel libro-

-Ti sei rivestita troppo in fretta- le sussurrò sul collo, cambiando argomento –Sei molto più bella senza- soffiò poi sulle sue labbra e infilando una mano sotto la coppa del reggiseno.

Suonarono al campanello.

-Di qua non ti muovi- facendo pesare un po’ il suo corpo su di lei.

Il campanello suonò di nuovo.

-Signorina Hall?- una voce maschile la chiamò proprio dal porticato sul quale si affacciava la finestra della camera.

-Professor Harris?- spinse Loki da parte e si affacciò alla finestra per verificare

– Arrivo- disse poi.

Loki la guardava perplesso e decise che era il caso di scendere di sotto.

 

Will you tonight give your promise to me?
For one day the silence will sleep in your dreams
I've been waiting for so long time
To see the light of the golden bright sun
I feel no sorrow in the heart of mine
For the tears of life are now gone

Tears - Ensiferum

 

NdA: Teamhair è un nome irlandese che si può tradurre come Tara.




Spazio autrice:

Ciao a tutti!!
Quarto capitolo bello denso, lo so che è successo tutto "in fretta" ma il riassunto all'inizio mi sembra sia efficace (ditemi se sbaglio).
La divinazione l'ho torvata su un blog specializzato in rune ed avviene nel modo che vi ho descritto. La risposta complessiva però l'ho fatta io tirando le somme tra le tre rune che ho scelto e il dove va a parare questa storia, quindi se non è precisissima mi scuso ma non sono esperta in materia anche se mi sono documentata.
Loki si è lasciato andare ai suoi sentimenti, avrà fatto bene? Davvero Erin ha portato di nuovo un po' di amore nella sua vita? Può il dio degli inganni amare?
Finalmente si entra nel vivo della questione. Cosa ha scoperto Harris? Io vedo gli Avengers all'orizzonte...
Ringrazio Arceere999 per il commento e anche tutti coloro che hanno aggiunto la storia alle seguite/preferite. Mi fa piacere di avere un buon seguito, grazie davvero!!
La canzone qui citata è degli Ensiferum, quella dello scorso capitolo era "Memento" degli Eluveitie.
Buona serata a tutti e alla prossima! ^^
Lalla.

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Capitolo 5
*** Godspeed ***


godspeed OFH Disclaimer: questa fanfiction è frutto della mia fantasia, non scrivo a scopo di lucro. I personaggi appartengono al mondo Marvel, tranne Erin e il professor Harris che mi appartengono (intellettualmente parlando :D ).

Miðgarð, casa di Erin, due settimane prima

 

Erin osservava, da dietro una finestra, Loki in giardino esercitarsi con la sua magia.
Faceva comparire oggetti strani, tipo una palla che si scomponeva in un’elica simile al DNA e poi spariva in una nuvola verde. Faceva volteggiare le foglie sotto gli alberi, creava altri alberi e ne abbatteva alcuni con un semplice movimento della mano.
Temeva che quello fosse il minimo di ciò di cui era veramente capace.
Sapeva regalarle dei fiori che crescevano solo su
 Asgärð, come quelli che erano sotto al suo naso in quel momento, nel vaso sul davanzale interno del corridoio del piano terra. Ma sapeva farle anche degli scherzi, come farle trovare delle cavallette in frigo. Aveva urlato per venti minuti buoni, anche se Loki aveva rimediato dopo circa dieci secondi dall’apertura del frigo stesso. Non riusciva a farla stare zitta. Alla minaccia di un incantesimo riuscì a farla chetare.

Era qualche giorno che era indecisa se scrivere a Harris ma non aveva trovato né il tempo né il coraggio.
Si scostò dalla finestra e andò in salotto a prendere il portatile e portarlo di sopra, in camera sua.
Una volta acceso decise di aprire la casella mail e iniziare a comporre il messaggio:

 

Ho bisogno che cerchi quante più notizie sul Tesseract.

Stando a quanto mi ha raccontato Loki ha dei poteri immensi e si trova qui, sulla Terra.

Lo vuole per sé per vendicarsi di Odino, non ho idea di come potrebbe usarlo.

Conosco la sua magia e so che potrebbe fare di più ma si limita per non dare nell’occhio.

Non oso immaginare cosa potrebbe fare con quel cubo di energia e non voglio che lo faccia.

È soltanto ferito nel profondo.

 

Era meglio essere concisi e diretti. Non fece in tempo a rileggere che sentì i passi di Loki per le scale, cancellò velocemente l’ultima frase e inviò il messaggio.

-Si può?- domandò il dio, sulla soglia della camera.

Erin chiuse il laptop di scatto e si affrettò a farlo entrare.

-Tutto bene?- chiese.

-Certo- Erin sapeva che per mentirgli doveva sforzarsi di controllare le sue emozioni.

-Sicura?- sospettava che le stesse mentendo ma non capiva il perché.

-Che stavi facendo?-

-Controllavo se il pro…il progetto di una mia amica fosse stato approvato nello studio di architettura dove lavora. Controllavo se mi avesse scritto per mail- si corresse subito. Loki non sapeva di Harris.

-Non me ne avevi mai parlato-

-Non è che ti racconto tutto- commentò un po’  infastidita alzandosi per fermarsi davanti a lui.

-Sei sicura che vada tutto bene?-  l’ingannatore era davvero preoccupato e non sapeva spiegarsi perché si preoccupasse così tanto per lei, infondo farle quell’incantesimo era stata la dimostrazione che teneva troppo a quella ragazza ma non capiva il perché.

Non sapeva nemmeno se lei ricambiasse.

-Come sei assillante oggi- sbuffò lei.

-Lo sai che se c’è qualcuno che ti dà fastidio basta che tu me lo dica che io…- non concluse la frase ma sorrise malefico.

La ragazza alzò gli occhi al cielo.

-Tranquillo sto bene- lo rassicurò mettendogli una mano sulla spalla per poi superarlo e scendere le scale.

 

 

Miðgarð, casa di Erin, due settimane dopo.

 

Erin si rimise la felpa di volata, raccogliendola dal pavimento.

Loki, dietro di lei, fece sparire i cocci del vaso con un gesto della mano.

-Chi è il professor Harris?- domandò.

Non ottenne risposta. Intanto la giovane aveva aperto la porta.

-Salve! Come sta? Entri, entri-

-Bene cara. Mi scuso, ma è stato impegnativo…- s’interruppe quando il suo sguardo si posò su Loki che lo osservava truce con le braccia conserte.

La porta si richiuse con un clack sonoro.

-Loki ti presento il mio professore di mitologia norrena. Professor Harris, lui è Loki-

-È un onore- mormorò appena il docente.

Loki si avvicinò indagatore, Erin non aveva mai ricevuto visite, pigiama party escluso. Era stata brava a proteggerlo. Ma ora? Poteva fidarsi?

Guardò la ragazza: -Possiamo fidarci?-

-Certo che sì!-

-So dov’è il Tesseract- tagliò corto il nuovo arrivato, sapendo di attirare l’interesse dell’asgardiano.

Gli occhi di Loki si illuminarono.

-Dov’è?- chiese.

-In New Mexico-

-Suppongo da quella astrofisica…-

-Quale astrofisica?- chiese Erin spaesata.

-Jane Foster. Pare che qualche mese fa, Thor sia sceso sulla terra perché bandito da Asgärð- raccontò Harris.

Erin guardò Loki, il quale fece spallucce.

-Io te l’avevo detto- commentò.

-E che Loki abbia cercato di impossessarsi del trono di Asgärð, mettendo anche a ferro e a fuoco una cittadina nel New Mexico-

-Non mi sono impossessato del trono. Mia madre mi ha concesso il comando. Io sono il re legittimo di Asgärð!- tuonò.

Erin si avvicinò al dio per calmarlo.

-E il Tesseract?- domandò dunque la ragazza.

-È stato trovato dallo S.H.I.E.L.D. che lo tiene in custodia–

-Da chi?-

-Gli stessi che avevano preso in custodia il Mjölnir- spiegò il dio.

Loki si allontanò.                                                                                   

-Dove vai?-

L’uomo si voltò appena.

-Lo sai-

-No! Loki, ti prego-

-Erin, devo. Non avrò pace se non sarà mio-

-Lo sai che non devi-

Le diede un bacio sulla fronte.

-Sei al sicuro, lontana da me-

Andò di sopra a recuperare la sua veste nera.

-Hall?- la richiamò il suo professore.

-Sì?-

-Non è quello che penso io? Non è diventata la donna di Loki?-

La ragazza annuì.

-Ma cosa le è saltato in mente? Anche la signorina Foster pare si sia innamorata di Thor! Cosa avete nella testa voi donne?! È pericoloso. Loki  è pericoloso!-

-Non mi farebbe mai del male-

-Ti ha ingannata-

-Sono sincero- rispose Loki, raggiungendoli di nuovo, vestito completamente di nero e verde.

Erin rimase senza fiato. Era così regale.

-Allora è ancora peggio- disse Harris.

-Tranquillo. Non credo che sia incinta- sorrise beffardo.

La studentessa intanto era paonazza dalla vergogna.

-Partiremo domani. All’alba. Niente magia, non desteremo i sospetti dello S.H.I.E.L.D.- commentò Harris, lasciando cadere il discorso.

 

Poco dopo che Harris se ne fu andato, Erin andò a chiudersi in camera. Era furiosa. Voleva che Loki restasse.

Il dio, dal canto suo, la lasciò stare e andò nel solito boschetto a esercitare la sua magia.

Fu di ritorno nel tardo pomeriggio.

-Erin?- la chiamò ma non ottenne risposta.

La casa era tranquilla, niente fuori posto.

Dalla sua posizione avrebbe visto la macchina allontanarsi, ma la ragazza l’aveva lavata il giorno prima e non l’aveva rimessa nel garage, per questo motivo era ancora in giardino.

Il dio pensò che si fosse addormentata quindi andò nella loro camera.

Provò sollievo nel trovare la porta chiusa.

Una volta nella stanza il terrore si impadronì di lui.

Il letto era ancora sfatto ma di Erin non c’era traccia. La chiamò nuovamente ma non ottenne risposta.

Sentì un rumore alle sue spalle e si voltò.

Lo specchio era diventato un portale di accesso sul pianeta dei Chitauri, lo riconosceva perché era buio.

Si lanciò al suo interno richiamato dalla voce dell’Altro.

 

Fu circondato da un gruppo di Chitauri, in modo tale che non fuggisse.

-Bene, bene. Finalmente ti abbiamo ritrovato. Abbiamo un compito per te. Vogliamo il Tesseract-

-E se non volessi collaborare?-

-Bè credo che lei farebbe una brutta fine- e indicò alla sua destra.

Loki si voltò e vide Erin trattenuta dai due Chitauri.

Era talmente spaventata che non riusciva a parlare.

Il dio fece per muovere la mano ma l’Altro fu più veloce che lo bloccò.

-Non ci provare-

Fece un cenno con la mano sinistra e un Chitauro consegnò nelle mani de l’Altro uno scettro dorato, semi uncinato all’estremità superiore con una sfera blu luminosa. A sua volta lo scettro venne dato in mano a Loki.

-Portaci il Tesseract e se fallisci, lei morirà-

-Loki!- urlò Erin.

Il dio si voltò verso la ragazza e il suo cuore si spezzò per la seconda volta. Non poteva vederla in quello stato.

Con lo scettro colpì l’Altro, giusto per avere il tempo di ottenere numerose versioni di sé per ingannare gli altri Chitauri.

Riuscì a circondarli  e raggiungere i due che tenevano Erin che sparirono dopo un movimento repentino della mano destra del dio.

-Fermatelo!- ordinò l’Altro, rimasto escluso dal cerchio dell’illusione creata da Loki.

L’ingannatore circondò con un braccio la vita della ragazza.

-Ora ce ne andremo. Non preoccuparti, ti metto al sicuro-

Con l’inganno, Erin sparì dal fianco di Loki, finendo nascosta su una rupe.

-Dov’è la ragazza?- urlò l’Altro cercando di sfondare la linea dell’illusione a più riprese. Questo mise a dura prova la concentrazione di Loki.

I Chitauri lo assaltarono subito.

Venti contro uno.

L’Altro continuava il suo attacco dall’esterno, poi decise di cercare la ragazza.

Quando l’ebbe trovata, l’afferrò per un braccio e la trascinò vicino al cerchio dell’illusione.

-Asgardiano!- tuonò.

Dentro al cerchio magico erano rimasti solo la metà dei Chitauri. Vedere Erin con una lama puntata alla gola, gli fece perdere la concentrazione.

L’illusione svanì e i restanti Chitauri gli furono nuovamente addosso.

L’Altro si avvicinò al dio, ormai intrappola.

-Bada bene che posso controllarti-

Loki sorrise beffardo ma poco dopo il sorriso gli morì sul volto.

Cadde inginocchiato, con la testa fra le mani.

-Non cercare di resistere-

Nella sua mente risuonava la voce dell’Altro. Loki cercava di respingerlo, con tutte le sue forze ma dovette cedere. Era troppo forte. Lo portò in una dimensione parallela, dove il leader dei Chitauri, lo costrinse all’obbedienza mostrandogli cosa avrebbe potuto fare a Erin.

Gli mostrò in quanti modi poteva ucciderla facendola soffrire terribilmente.

Le immagini erano così vivide che il dio iniziò a urlare. Ritornò in sé quando l’Altro abbandonò la sua mente.

Erin lo guardò in viso. Gli occhi del dio pagano erano diventati neri momentaneamente e ora erano tornati verdi. Ma non era lo stesso verde brillante di prima.

Il viso era stanco e spossato per l’estenuante battaglia fisica ma soprattutto psichica.

-Ora va’!- ordinò.

-Ti salverò- disse guardando gli occhi pieni di lacrime di Erin- Questo lo faccio solo per te-

 

Loki venne rimandato su Miðgarð attraverso lo stesso specchio.

Si ritrovò nuovamente di fronte al letto in cui aveva trascorso la notte con Erin. Strinse lo scettro nella mano destra, non era riuscito a proteggerla.

Giurò a sé stesso che avrebbe preso il Tesseract e il controllo di Miðgarð. Era l’unico modo per liberare Erin e muovere guerra contro Asgärð, possibilmente sfruttando i Chitauri.

Scese di sotto poiché aveva sentito dei rumori. In casa non doveva esserci nessuno.

In salotto trovò il professor Harris.

-Loki- disse il docente sobbalzando.

-Deve andarsene-

-Dov’è lei?-

Il dio non rispose.

-Dov’è la ragazza?- chiese più autoritario.

-L’hanno presa-

L’uomo sgranò gli occhi.

-Sono passati più di tre giorni, vi ho cercati ovunque. I genitori di Erin stanno venendo qui da Londra. Cosa dirò loro?-

-Che è scomparsa-

-Non dirò che è scomparsa-

-Ma non può nemmeno dire che non è più in questo regno- disse superandolo.

-Cosa ha intenzione di fare?-

Loki si voltò appena e lo guardò torvo.

-Conquistare Miðgarð e salvare Erin-

-No!-

-Se dirà loro che Erin è scomparsa, non soffriranno nel caso in cui lei non dovesse fare più ritorno-

-La lascerà morire?-

-Io amo... – s’interruppe un secondo. L’aveva ammesso – Erin, in ogni caso, non tornerà più su Miðgarð. La porterò su Asgärð e ne farò mia moglie. La mia regina-

-Non può cambiare la storia! Sigyn, sarà la sua terza moglie, quella che ha fattezze di un’umana. Salva Erin, riportala qui e dimenticala- concluse cambiando registro.

-Non m’importa di Sigyn o quelle che verranno prima o dopo. Erin sarà la mia compagna-

Detto ciò, con quella poca forza che gli restava raggiunse, servendosi della sua magia, il New Mexico, dove vi era la sede dello S.H.I.E.L.D. e luogo in cui il Tesseract era custodito.

 

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti!!

Mi scuso per il ritardo, ma ultimamente il mercoledì mattina mi ritrovo sempre in università nonostante abbia la mattina libera…

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto J Finalmente entriamo nel vivo della storia, Loki deve prender possesso del Tesseract come sua vecchia intenzione solo che ora lo deve fare per salvare Erin e non vendicarsi di Odino. Cosa accadrà ora? Vi dico solo che arriveranno Fury e Burton nel prossimo episodio, ossia l’inizio di The Avengers.

Povera Erin prigioniera dei Chitauri, cosa avrà in serbo per lei il destino?

Ringrazio i numerosi lettori dello scorso capitolo e Arceere999 per il commento dello scorso capitolo (ho aggiunto il primo flashback nella storia, ora vedo di metterne altri qua e là).

“Godspeed” è il titolo di una canzone degli Audiomachine, se volete ascoltarla ve la consiglio. Alcuni capitoli che verranno saranno influenzati da questa musica epica :D

Alla prossima,

Lalla.

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Capitolo 6
*** The Avengers ***


the avengers OFH

Disclaimer: i dialoghi appartengono a  Joss Whedon, le eventuali modifiche sono state apportate da me per l'adattamento alla trama. Il tutto fatto senza nessun scopo di lucro o intenzione di violare il copyright.

Miðgarð, New Mexico, S.H.I.E.L.D. Headquarters

 

Loki era riuscito ad aprirsi un varco per penetrare all’interno del laboratorio dello S.H.I.E.L.D., sfruttando la potenza del Tesseract.

Apparì al centro della grande stanza, il suo sguardo si posò subito davanti a lui. Il Tesseract risplendeva della sua energia, energia che lui stesso stava utilizzando con lo scettro che portava con sé.

Per molto tempo aveva desiderato quel cubo per vendicarsi di Thor e Odino e ora il suo obiettivo era cambiato: salvare Erin.

Notò che quattro guardie si avvicinavano con delle armi puntate verso di lui.

Sorrise loro malefico.

Studiò i volti di tutti i presenti.

Un uomo alto, vestito di nero con una benda sull’occhio. Accanto a lui, un ragazzo più giovane con degli occhi azzurro cielo.

Dietro c’erano una donna e Selvig, un amico dell’astrofisica di cui Thor si era invaghito.

-Signore la prego. Metta via quell’arma- parlò l’uomo con la benda sull’occhio.

Il dio norreno guardò lo scettro che aveva in mano.

Un’arma. Oh sì, e molto potente.

Decise di attaccare, ben sapendo che lo scettro regolava i flussi di energia provenienti dal cubotto.

Atterrò le quattro guardie e mandò a gambe all’aria tutti gli altri.

Si avvicinò al ragazzo dagli occhi azzurri che cercò invano di colpirlo, bloccandolo.

-Tu hai cuore-

Loki puntò la punta dello scettro sul suo cuore.

Gli occhi del giovane divennero momentaneamente neri e poi tornarono di un azzurro innatuarale.

Ora Loki era padrone della sua mente.

Doveva ringraziare L’Altro per questo simpatico trucchetto.

Mentre stava prendendo possesso della mente di un altro agente dello S.H.I.E.L.D., notò che l’uomo che aveva parlato stava portando via il Tesseract.

-Ti prego no-

L’uomo si fermò.

-Mi serve ancora- continuò Loki.

L’altro si voltò.

-Non rendiamo la cosa più complicata- disse cercando di suonare diplomatico.

-Invece sì. Vengo da lontano con un incarico. Io sono Loki, da Asgärð. E sono ricolmo di gloriosi propositi-

-Loki, il fratello di Thor- intervenne Selvig avvicinandosi al dio.

Il dio dal mantello verde lo guardò seccato. Lui non era il fratello del dio col martello.

-Non abbiamo dispute con il tuo popolo- continuò l’uomo vestito di nero.

Il dio controllò nella mente del ragazzo dagli occhi azzurri il nome di quell’uomo con cui stava conversando.

Nick Fury.

-Una formica e uno stivale hanno dispute-

-Il tuo piano è di calpestarci?- chiese sarcastico Fury.

-Giungo a voi con la lieta notizia, di un mondo reso libero-

-Libero da cosa?-

-Dalla libertà. La più grande menzogna della vita. Una volta che getterai questo, nel tuo cuore- si voltò di scatto verso Selvig, puntando lo scettro sul suo cuore – conoscerai la pace- concluse.

-Sì, parli di pace ma tu intendi il suo contrario-

Hawkeye, questo il nome del ragazzo dagli occhi azzurri, si diresse verso Loki.

-Signore, il direttore Fury sta prendendo tempo. Stiamo per essere colpiti da 35 metri di raggio. Intende seppellirci- infatti sopra il luogo da cui Loki aveva fatto il suo ingresso, si era formato un vortice di energia generata dal Tesseract.

-Come i faraoni nell’antichità-

-Ha ragione – confermò Selvig, osservando i monitor – il portale sta collassando. Tra due minuti la situazione diventerà critica-

Loki guardò Hawkeye.

-Bene-

“Spara” fu, invece, il comando mentale che diede.

Hawkeye obbedì sparando verso Fury, colpendolo.

Si diressero verso la valigetta che conteneva il cubo blu.

Hawkeye la prese in consegna e Loki guidò quella piccola combriccola.

Era spossato per la battaglia sul pianeta dei Chitauri e il viaggio tra i mondi. Inoltre, il viso di Erin terrorizzata continuava a tormentarlo, aumentando la spossatezza mentale.

Si diressero nei sotterranei per raggiungere le auto e fuggire di lì.

-Ci servono questi veicoli- ordinò Hawkeye all’agente Hill.

La donna in tuta blu scuro parlò: - Lui chi è?- riferendosi al dio.

-Non me l’hanno detto- mentì l’uomo, su ordine di Loki.

L’agente Maria Hill li lasciò andare, finché dalla sua radio trasmettitrice non sentì il direttore Fury che la informava che Hawkeye avesse tradito.

Si voltò e Occhio di Falco le sparò contro.

Fece appena in tempo a ripararsi.

Le auto sfrecciarono via, l’agente Hill saltò su una jeep e partì all’inseguimento, dopo aver ricevuto l’ordine dal direttore di fermarli.

Loki fece saltare un paio di SUV dello S.H.I.E.L.D. mentre Maria riuscì a superare il loro pick-up e a opporsi cercando di fermarli con la sua jeep.

Occhio di Falco riuscì a liberarsene ma lei continuò nell’inseguimento.

Il portale era collassato nel frattempo, risucchiando velocemente tutto il quartier generale.

L’agente Hill rimase bloccata dai detriti appena prima di uscire dal tunnel che portava all’aria aperta.

Il pick-up con Loki e gli altri raggiunse il deserto, ritrovandosi davanti l’elicottero con a bordo Fury, il quale iniziò a sparare contro di loro.

Loki scagliò un raggio luminoso blu dallo scettro, colpendo la coda dell’elicottero facendolo precipitare.

Finalmente guadagnarono la strada che portava dritta nel deserto.

La prima parte del piano era terminata con successo.

Ora veniva la parte migliore: conquistare Miðgarð.

 

New York, basements, unknown place

 

Con un enorme sforzo, Loki trasferì tutti a New York, con un incantesimo.

L’Altro era molto collaborativo nel donargli la forza necessaria.

Ordinò a Selvig di riattivare il Tesseract per aprire il portale, lo dotò degli uomini necessari. Hawkeye ricevette l’ordine di fare la guardia mentre lui riposava.

Loki trovò un angolo riparato dal freddo, si sdraiò con lo scettro in mano. Imprecò mentalmente di non essere nel letto di Erin, avvolto in quel ridicolo piumone rosa a fiori che in quel momento rimpianse di non avere per ripararsi dal freddo.

Sapeva che era un freddo che una semplice coperta non avrebbe potuto attenuare. Stava congelando i suoi sentimenti per restare lucido e vigile. Era il gelo del cuore.

Voleva avere Erin fra le braccia, scaldarsi con il calore del suo corpo. Sentire la sua pelle setosa sotto di lui, farla sua. Ma non poteva.

Era colpa sua se Erin era prigioniera. Non l’aveva protetta.

Aveva fallito una volta, non si sarebbe mai permesso un altro errore.

Si addormentò esausto ma i suoi sogni erano solo pullulati da incubi della peggior specie.

Sognò di quando cadde dal Bifrost, dello sguardo spaventato di Thor che voleva a tutti i costi salvarlo. Odino, invece, lo guardava senza trasparire emozioni. Voleva solo renderlo orgoglioso di lui, proprio come era orgoglioso di Thor, nonostante le malefatte.

Era il re legittimo di Asgärð ma aveva intuito dallo sguardo che Odino gli rivolse, che fosse veramente deluso dal suo comportamento, e sentì doveva lasciare la presa. Morire per risolvere il problema alla radice.

Sognò il risveglio sul pianeta dei Chitauri, le torture e la via di fuga.

Infine sognò lei. Non poteva essere altrimenti.

Sognò di come si fosse presa cura di lui, sognò tutti i momenti in cui l’aveva fatta sorridere con una semplice magia o l’aveva fatta infuriare con uno dei suoi scherzi.

Sognò la mattina in cui le mise la catenina con la runa Dagaz al collo, mentre era ancora addormentata con un sorriso sereno. Anche lui era sereno, finalmente, anche se il suo cuore sanguinava perché sapeva che l’avrebbe presto abbandonata. Quella mattina sembrava tanto lontana, ma era passata poco più di una settimana.

Sognò i Chitauri che la torturavano, proprio come avevano fatto con lui. La sentiva gridare disperata il suo nome, implorava di salvarla ma lui rimaneva lì impotente. Incapace di muoversi perché i Chitauri lo tenevano fermo ad assistere. L’Altro le se avvicinò e la uccise senza pietà, sgozzandola. Erin cadde dissanguata sui primi gradini di una scala dai bagliori blu.

Loki si risvegliò urlando, incrociò lo sguardo di Occhio di Falco. Lo aveva svegliato lui.

-Tutto bene?- chiese.

Il dio annuì, cercando di cancellare quell’immagine raccapricciante dalla mente.

Si sentì in ogni caso rigenerato da quella dormita.

-Hai dormito per due giorni- lo informò.

L’uomo andò via e Loki rimasto seduto e ricevette la visita dell’Altro che prese possesso della sua mente, trasferendola sul suo pianeta.

-I Chitauri sono irrequieti-

-Che si preparino all’azione. Io li condurrò nella gloriosa battaglia-

Creò una copia di sé per parlare con l’Altro, il quale continuava a materializzarsi e a smaterializzarsi da un punto all’altro.

-Battaglia? Contro la misera potenza della Terra?-

-Gloriosa, non lunga- precisò il dio degli inganni – Se la tua forza sarà formidabile come affermi-

-Tu dubiti di noi? Dubiti di Lui? Che ha messo lo scettro nelle tue mani e ti ha donato l’Antica Sapienza, un nuovo proposito dopo che sei stato bandito, sconfitto…-

-Io ero un re. Il legittimo re di Asgard. Tradito-

-La tua ambizione gretta, nasce da un bisogno infantile. Noi guardiamo oltre la Terra…-

Loki iniziò a guardarsi intorno, sperando di trovare segni di Erin.

Trovò invece una scala, ogni gradino era illuminato da un bagliore blu. La guardò bene, forse sperando di trovare Erin in cima. Aveva già visto quella scala.

Il ricordo lo congelò sul posto. Era la stessa scala dove aveva sognato Erin che veniva sgozzata.

Scacciò via il pensiero, concentrandosi sulla conversazione che stava avendo.

-…a mondi più grandi, che il Tesseract rivelerà-

-Voi non avete ancora il Tesseract-

L’Altro si avvicinò minaccioso con una mano alzata, pronto a usare la sua magia.

-Non è una minaccia- si difese Loki, puntando lo scettro verso il suo interlocutore – Ma finché non aprirò il portale, fin quando la tua forza sarà al mio comando, sei solo parole- lo minacciò tagliente.

Sì, loro avevano Erin. Ma era anche vero che L’Altro gli aveva donato la sua forza per recuperare il Tesseract, mettendo i propri Chitauri al suo servizio.

In questo momento Loki aveva un vantaggio su di loro, doveva sfruttarlo. Il fallimento avrebbe comportato il ribaltamento della partita e conseguentemente, la morte di Erin.

-Avrai la tua guerra, asgardiano. Se fallirai, se il Tesseract non ci verrà consegnato, non esisteranno regni, né lune deserte né crepacci dove lui non verrà a trovarti e ti porterà al cospetto della ragazza e la ucciderà davanti a te. Non senza prima averla torturata. E tu starai lì a guardare, finché non le taglierà la gola- minacciò L’Altro, girando intorno al dio – Credi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore possa essere reale-

Loki ritornò in sé, la presenza libera dalla sua mente.

L’Altro gli aveva predetto il suo sogno: la morte di Erin.

Aveva già perso in partenza? Era destinato a fallire?

Il terrore si stava impadronendo di lui ma capì subito che era ciò che voleva Thanos.

Quindi si convinse di potercela fare, la sua sete di vendetta e rabbia diventava sempre più forte ma non era a conoscenza di ciò che Fury stava preparando per fermarlo.

 

Stava radunando un gruppo di supereroi.

Gli Avengers.

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti!

Finalmente riesco a pubblicare di mattina!!!

Voglio partire ringraziando tutti coloro che stanno leggendo questa storia e coloro che l’hanno messa tra le seguite e preferite, siete diventati un bel po’ e mi fa un immenso piacere ^^ Grazie davvero. Un super ringraziamento va alle mie commentatrici dello scorso capitolo Sakura Yamamori e Loki__Laufeyson (a te grazie anche per le altre recensioni^^)

Bene, veniamo al capitolo. Allora ho deciso di eliminare la scena bonus del primo Thor perché non riuscivo a incastrarla nella trama :D

The Avengers verrà trattato solo con le scene che hanno Loki come protagonista (che peccato vero? :D ) più delle scene che aggiungerò io per dar un po’ più di vita alla trama.

Simpatico L’Altro eh? Erin è davvero in pericolo di vita? Insomma c’è un dio pronta a salvarla anche se stanno arrivando i Vendicatori.

Prossimo capitolo: Stoccarda + Thor e Loki che fanno Shakespeare in the park, come direbbe Tony Stark ahahahahah

Il titolo del capitolo riprende la theme song del film “The Avengers” di Alan Silvestri.

Se avete dubbi, perplessità, complimenti, critiche, commentate pure ^^

Alla prossima

Lalla.

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Capitolo 7
*** Subjugation ***


Subjugation OFH

New York, basements

 

-Dove hai trovato tutte queste persone?- domandò Selvig dal suo laboratorio improvvisato.

-Lo S.H.I.E.L.D. non è a corto di nemici, dottore- rispose Hawkeye, maneggiando un tablet – è questo quello che le serve?- chiese poi mostrando il tablet allo scienziato.

-Sì, l’iridio. Si trova nei meteoriti, produce antiprotoni. È difficilissimo da trovare-

-Soprattutto se lo S.H.I.E.L.D. sa che le serve-

-Io non lo sapevo- vide Loki avvicinarsi da dietro Occhio di Falco e cambiò argomento – Hey! Il Tesseract mi ha mostrato un sacco di cose. È più che conoscenza, è verità-

-Lo so- rispose il dio compiaciuto.

Oh, se lo sapeva cosa poteva fare quel cubo blu. I Chitauri nemmeno se lo immaginavano.

D’altronde era un oggetto di Asgärð e lui ne sapeva sulla magia.

-Cosa ti ha mostrato, Agente Burton?- domandò il dio a Hawkeye.

-Il prossimo obbiettivo-

-Dimmi cosa ti occorre-

-Mi serve un diversivo e un bulbo oculare- affermò prendendo da una cassa la sua arma prediletta: l’arco.

 

Stoccarda

 

Mentre Burton si preparava, con alcuni uomini, a prelevare l’iridio da un’azienda che ne possedeva in quantità, Loki si occupò di fare da diversivo e recuperare l’occhio in questione.

Vestito elegantemente di nero, con una sciarpina oro e verde al collo, osservò dall’alto di una terrazzina, alcuni midgardiani a un ricevimento che conversavano sulle note di un’aria di Schubert.

Chissà se Erin apprezzerebbe quella mise, di certo non quello che si apprestava a fare.

Scese le scale di marmo bianco con lo scettro in mano, tipo bastone da passeggio. Aveva individuato il suo obbiettivo.

Un uomo sulla sessantina, il dottor Shaffer, aveva appena preso la parola.

Mano a mano che il tempo passava, Loki vedeva la vittoria vicina.

Fece roteare il bastone e colpì una guardia, senza che questi si rendesse conto di cosa l’avesse colpito.

Afferrò Shaffer per le spalle e lo spinse contro una scultura di due tori che si davano le spalle e creavano una sorta di tavolo. Ce lo spinse sopra, facendogli fare una mezza capriola.

Lo tenne fermo con lo scettro, mentre con l’altra mano tirò fuori dallo spolverino uno scanner oculare molto particolare.

La gente si allontanò con un mormorio spaventato. Loki con forza mise lo scanner sopra l’occhio sinistro dell’uomo e lo estrasse in modo tale che Burton ricevesse il segnale completo della retina con rapidità.

La piccola folla fuggì urlante e il dio li osservò soddisfatto, con un ghigno malefico.

Quando ebbe finito, lasciò il dottore a morire dissanguato, con lo scanner ancora incastrato nella carne del viso. Andò fuori e con un incantesimo si ritrovò nuovamente nella sua veste, dotato di elmo dorato.

Attraversò la strada, distruggendo una volante di polizia, e raggiunse la piccola folla che si era radunata in piazza.

La circondò con alcune copie di sé affinché non fuggissero.

-Inginocchiatevi- ordinò.

La piccola folla tentò di fuggire invano.

-In ginocchio- ripeté battendo lo scettro a terra, creando una catena illusoria collegata alle sue copie di sé stesso, che non avrebbe permesso loro di fuggire

-Ora!- ringhiò, ottenendo finalmente, ciò che voleva.

Iniziò a camminare in mezzo a loro, scrutando i loro volti terrorizzati.

-Non vi sembra semplice? Non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell’umanità. Voi bramate l’asservimento. Il luminoso richiamo della libertà. Riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere. Per una identità. Voi siete nati per essere governati. Alla fine vi inginocchierete sempre-

Un uomo anziano si alzò, guardando Loki quasi con sfida.

-Non davanti a uomini come te- affermò appena in piedi.

Loki ridacchiò.

-Non esistono uomini come me-

-Esistono sempre uomini come te-

-La voce saggia del popolo- puntò lo scettro verso l’uomo – Che lui sia d’esempio-.

Il raggio azzurro partì ma s’infranse contro qualcosa e tornò indietro colpendo il dio, che cadde a terra.

Loki alzò lo sguardo e trovò un uomo mascherato e in calzamaglia azzurra con una stella bianca sul petto e un ridicolo scudo circolare.

Odiava perdere tempo. Specie ora, che ne valeva la vita di Erin.

-Sai, l’ultima volta che sono stato in Germania- parlò l’uomo vestito d’Azzurro– e ho visto un uomo innalzarsi su tutti gli altri… abbiamo scelto il dissenso-

-Il soldato?- lo riconobbe. Era Capitan America. L’Agente Burton era a conoscenza di un progetto dello S.H.I.E.L.D. e l’Ingannatore non esitò a sbirciare nella sua mente, visto che Thor figurava tra i protagonisti.

Il dio si alzò e continuò a parlare: -L’uomo senza tempo-

-A te ne è rimasto poco di tempo-

Un aereo drone si piazzò alle spalle di Capitan America. Da lì, una voce femminile gli intimò di gettare l’arma e arrendersi.

Loki per tutta risposta colpì con un raggio il drone e lo mancò di poco.

Rogers lanciò il suo scudo che colpì in viso il dio e poi si accanì su di lui.

Iniziarono una lotta, Loki lo scagliò quasi subito lontano.

Lanciò nuovamente lo scudo ma Loki lo deviò con lo scettro. Lo scontro corpo a corpo riprese, Loki aveva la meglio e mentre Rogers era inginocchiato, si avventò su di lui tenendogli il capo chino con lo scettro dorato.

-In ginocchio- ordinò. Non poteva perdere tempo con questa specie di Puffo.

Capitan America afferrò la mano libera del dio norreno e si rialzò colpendolo.

-Non oggi- replicò.

L’ingannatore mandò al tappeto il Capitano per l’ennesima volta.

Steve Rogers si rese conto che, quello che diceva di essere un dio, era davvero molto forte.

Loki si guardò intorno sentendo una strana musica, era la stessa che Erin gli aveva fatto sentire tempo prima mentre gli parlava di un certo Tony Stark. Il gruppo si chiamava AC/DC.

Non fece nemmeno in tempo a metterlo a fuoco che Iron Man lo colpì con i suoi raggi laser e lo scaraventò sui gradini della piazza.

-Fa la tua mossa, piccolo cervo- ironizzò Stark.

L’avevano fregato.

Loki decise di arrendersi momentaneamente.

I due abbassarono le armi e lo caricarono sull’aereo drone.

 

Mentre era immobilizzato sull’aereo e i due supereroi commentavano come due acide il combattimento, scoppiò improvvisamente un temporale.

Loki capì subito a chi fosse dovuto questo repentino cambio di tempo meteorologico.

Visibilmente agitato attirò gli sguardi di Rogers e Stark.

-Cos’è, ti spaventano un paio di fulmini?- chiese il paladino a stelle e strisce.

-Io non apprezzo quello che ne seguirà-

I due si guardarono perplessi.

All’improvviso qualcosa di pesante colpì l’aereo.

Stark si rimise la maschera e aprì il portellone.

Thor fece il suo ingresso senza proferir parola e colpì Stark con il Mjölnir.

Loki lo guardò terrorizzato, pensando che lo avrebbe riportato ad Asgärð, il che avrebbe comportato la morte di Erin. Thor afferrò il fratello per la collottola e lo portò giù dall’aereo.

Atterrarono su una roccia. O meglio, Thor atterrò in piedi, Loki si ritrovò a colpire il suolo roccioso con la schiena.

-Dov’è il Tesseract?- domandò Thor, senza troppe cerimonie.

-Anche tu mi sei mancato – commentò Loki ironico.

-Ti avverto che non sono di buon umore-

-Oh, dovresti ringraziarmi- parlò sarcastico, rialzandosi – Ora che il Bifrost è andato, quanta energia oscura ha raccolto Padre Tutto per farti manifestare qui, sulla tua preziosa Terra?-

Il Mjölnir cadde con un tonfo metallico.

Thor lo afferrò e lo costrinse a guardarlo negli occhi.

-Ti credevo morto- gli confessò mesto.

-Eri in lutto?- lo provocò l’altro. Non sapeva nemmeno lui cosa aspettarsi dal biondo dio.

-Lo eravamo tutti. Nostro padre...-

-Tuo padre- lo corresse Loki caustico, liberandosi della presa del fratello. – Ti ha rivelato le mie discendenze, è vero…- continuò allontanandosi, tenendosi una mano sulla schiena per la botta che aveva preso.

-Siamo stati allevati insieme, abbiamo giocato insieme, abbiamo combattuto insieme. Non ricordi nulla di questo?-

L’Ingannatore si voltò per guardare il fratello in viso.

-Ricordo un’ombra. Una vita all’ombra della tua grandezza. Ricordo che tu mi hai scaraventato nell’abisso. Io che ero e che dovevo essere re-

-E prendi il mondo che amo per una ricompensa per una tua visionaria inferiorità?-

Loki lo guardò stranito.

Lo stava facendo per Erin, ma questo Thor non lo doveva sapere. Doveva sembrare ancora la sua vecchia brama di vendetta contro di lui.

-No, la Terra è sotto la mia protezione, Loki- lo minacciò Thor avvicinandosi.

L’altro ridacchiò a mo’ di scherno.

-E ammetto che stai compiendo un lavoro egregio. Gli umani si uccidono tra loro in massa mentre tu ti agiti pigramente. Io intendo governarli per una giusta causa-

-Tu ti ritieni superiore a loro?-

-Bè sì- rispose come se la cosa fosse ovvia.

Se lo avesse sentito Erin, si sarebbe offesa a morte. Ma lei era diversa, era intelligente e parlava norreno. Decisamente una mente superiore e sprecata per Miðgarð. Il fatto che fosse midgardiana era un semplice dettaglio, lei era diversa. Per lo meno ai suoi occhi.

-Ti sfugge il vero significato della parola governare, fratello. Un trono non è adatto a te-

Loki lo colpì al petto irritato, andandosene nella direzione da cui era venuto.

-Io ho visto mondi che tu nemmeno conosci- la sua pazienza era esaurita – Sono cresciuto figlio di Odino, nel mio esilio. Ho visto il vero potere del Tesseract. E quando lo esercito…-

-Chi ti ha mostrato questo potere? Chi controlla il mancato re?-

Come diamine faceva a sapere che L’Altro lo stava manipolando?

-Io sono un re!- urlò.

-Non qui. Devi rinunciare al Tesseract. Devi rinunciare a questo delirio venefico!- lo scosse -E tornartene a casa..- concluse Thor.

Loki avvertiva le lacrime che gli pungevano gli occhi.

Tornare ad Asgärð. Sarebbe stato bello ma ora non poteva.

Doveva salvare Erin.

Ridacchiò per dissimulare i suoi sentimenti.

-Non è qui con me-

Questo fece irritare il dio del tuono che riprese il Mjölnir in mano.

-Serve il cubo per riportarmi a casa ma l’ho spedito lontano. Non so dov’è- disse con lo stesso tono di un bambino dispettoso.

-Ascoltami bene fratello…-

Qualcosa di luminoso colpì Thor e lo fece precipitare a valle.

-Ascolto- concluse sarcastico Loki.

Oh questo sì che era interessante.

Iron Man contro Thor.

Loki si sedette sulla roccia per ammirare lo spettacolo. Poteva fuggire sì, ma ora aveva un piano.

 

The Avengers’ headquarters

 

Loki venne scortato verso la sua prigione. Passò davanti al laboratorio del Dottor Banner e gli sorrise quasi benevolo mentre l’altro lo guardò impaurito.

No, non lo diede a vedere ma Loki si accorse che aveva paura.

Per questo l’Ingannatore ne approfittò.

Venne rinchiuso in una cella circolare composta solo da vetro e metallo.

Fury lo stava aspettando.

-Per essere molto chiari. Cerca di fuggire o prova solo a scalfire quel vetro-

Sotto la cella si aprì come una botola dalla quale entrava aria, Loki si avvicinò al vetro per guardare di sotto.

-Finirai giù a 30 mila piedi. Dentro in una trappola d’acciaio. Hai capito come funziona?- concluse Fury, chiudendo la botola. –Formica- e indicò il prigioniero – Stivale- indicò il computer che controllava l’accesso alla cella e alla botola.

-È una gabbia stupefacente. Non costruita, credo, per me?-

-Per qualcosa di molto più forte di te-

“Bravo Fury, hai abboccato. Ora guarda come funziona la mente dell’Ingannatore. Se ci riesci” pensò il dio.

-Oh immagino…-guardò verso la telecamera di sorveglianza – Una bestia dissennata, che simula di essere un uomo. Devi essere molto disperato, se ricorri a tante creature smarrite per difenderti!-

-Quanto sono disperato? Minacci di guerra il mio mondo, rubi una forza che non puoi sperare di controllare, parli di pace e uccidi per divertimento. È vero, mi hai reso molto disperato. Forse ti pentirai di averlo fatto-

-Uuuh ti brucia, esserci andato così vicino? Avere il Tesseract, avere il potere. Uno smisurato potere. E per cosa? Far condividere all’umanità un raggio di luce, per poi rammentarle che cos’è il potere vero?-

-Fammi sapere se il vero potere vuole una rivista da leggere o qualcos’altro- disse Fury andandosi, non potendo più reggere il confronto dall’irritazione.

Il dio sorrise, Fury nemmeno si immaginava di cosa fosse in grado di fare Loki Laufeyson.

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti!

Che capitolo affollato di personaggi :D

Niente, Loki versione midgardiana a Stoccarda lascia sempre senza parole per l’eleganza (l’eleganza certo…. :D ) e Stark *.*…ahem scusate, torno a fare la persona seria.

Thor sa sempre tutto sul suo fratellino, ma purtroppo Loki non può essere aiutato anzi non vuole proprio il suo aiuto. Perdonerà mai il biondo dio? Thor, anche se è infuriato, gli vuole ancora bene. Tenero lui!!

Questo capitolo è di passaggio nella storia, a parte seguire la trama di The Avengers non ci sono grosse novità. Nel prossimo vedremo come Erin e Loki gestiranno la loro situazione di prigionieri.

Nel frattempo, ringrazio come sempre tutti coloro che stanno leggendo la storia ^^ e in particolare un grazie va alle tre commentatrici dello scorso capitolo: KaterinaVipera, Loki__Laufeyson e Sakura Yamamori. Sempre gentilissime!! ^^

“Subjugation” è il titolo della musica di sottofondo alla scena di Stoccarda, composta da Alan Silvestri.

Bè questo è quanto per questa settimana.

Un abbraccio,

Lalla.

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Capitolo 8
*** Warlords ***


Warlords OFH

Disclaimer: ribadiamo, che male non fa: i dialoghi del film appartengono a Josh Whedon. Non vengono riutilizzati a scopo di lucro ma solo per portare avanti la storia. Mi scuso in anticipo per il "mewling quim", non è il massimo della finezza. Ma è la battuta che è stata scritta così.

Pianeta Chitauri

 

Erin se ne stava seduta con le gambe incrociate all’indiana, si rigirava la runa Dagaz tra le dita.

Loki era andato via da qualche ora e lei era finita dietro a delle sbarre magiche, se le toccava prendeva una leggera scossa elettrica. Si domandò come ci fosse arrivata su un pianeta alieno la corrente elettrica. O forse non era elettricità ma qualche strana magia.

La sua cella era arroccata su una roccia, da lì aveva la vista sull’universo intero.

Sopra di lei si riusciva a scorgere Yggdrasil. Era proprio fuori dal mondo, come si suol dire.

In quelle poche ore di prigionia aveva capito che per intimorire i Chitauri bastava parlare il norreno, la lingua di Asgärð. Gliel’aveva insegnata sua nonna quand’era una bambina. Aveva quattro o cinque anni. I suoi genitori non l’avevano mai saputo perché non volevano che la piccola si interessasse a quelle stranezze pagane.

Sua nonna era, probabilmente, l’unica nel mondo che credeva negli dei norreni. Era una lunghissima e vecchia tradizione di famiglia, lo custodivano come un segreto. Non tutti erano disposti a credere.

Nemmeno Erin ci aveva mai creduto, aveva visto il tutto come una grande e bellissima favola, fino a quando Loki non era apparso nella sua vita. In quel momento capì che l’anziana donna avesse sempre avuto ragione. Anche Erin cominciò a credere che se davvero esistesse un dio quello era Odino con tutta la sua schiera di dei che vivevano su Asgärð.

Ah se solo nonna Teamhair fosse ancora viva per vedere tutto ciò!

Però c’era ancora lei che poteva portare avanti quella bizzarra tradizione secolare della sua famiglia.

Ammesso che Loki ce l’avesse fatta.

No, no. Doveva farcela. Era un dio, no? Per principio era più forte di questi mostri che la tenevano prigioniera.

E poi? Cosa ne sarebbe stato di lei una volta libera?

Di sicuro Loki l’avrebbe riportata a casa, su Miðgarð. Non si sarebbe mai perdonato di metterla di nuovo in pericolo.

L’avrebbe rivisto? Si sarebbe vendicato di Thor e Odino?

Il tempo di Erin passava così, tra dubbi e paure. Era tranquilla, i Chitauri l’avevano chiusa lì e si erano dimenticati di lei.

Voleva soltanto abbracciare il dio degli inganni.

Non chiedeva altro.

 

Miðgarð, Avengers’ Headquarters

 

Loki passeggiava su e giù per la cella, attendendo che gli animi si scaldassero tra quei ridicoli midgaridani e suo fratello, che volevano fermarlo.

All’improvviso sentì una presenza alle sue spalle. Aveva visite.

Ottimo.

Poteva scatenare l’incendio e metterli fuori gioco.

-Sono poche le persone che possono prendermi alle spalle-

Si voltò e vide l’unica donna del gruppo.

Di media statura, capelli ricci e rossi e un bel corpo, doveva ammetterlo.

L’agente Natasha Romanov, detta Vedova Nera, amica intima dell’agente Burton. Così come aveva potuto appurare personalmente dai pensieri dell’uomo.

-Ma immaginavi che sarei venuta- constatò lei.

-Dopo. Dopo tutte le torture che Fury avesse escogitato, saresti stata un’amica, un balsamo. E io avrei collaborato-

-Dimmi che cosa hai fatto all’agente Burton- replicò lei astutamente.

-Direi che ho ampliato la sua mente-

La donna avanzò, avvicinandosi al vetro della cella.

-E quando avrai vinto, quando sarai il re dei re, che fine farà la tua di mente?- chiese incrociando le braccia sotto al seno.

-Uuh questo è amore agente Romanov?-

-L’amore è per i bambini. Io sono in debito con lui-

Loki indietreggiò.

-Racconta- la sollecitò sedendosi sulla panchina infondo alla cella.

La donna era sorpresa dalla richiesta.

Loki la fissò, la rossa non se ne accorse ma era il dio che la stava manipolando.

-Prima di lavorare per lo S.H.I.E.L.D. io…-si sedette su una sedia- Bé io avevo una certa popolarità. Sono dotata di un’abilità molto specifica. Non m’importava per chi la usassi. O su chi. Ero sul radar dello S.H.I.E.L.D. con profilo negativo. Inviarono l’agente Burton per uccidermi, lui decise in modo diverso-

-E che cosa farai se io promettessi di risparmiarlo?-

-Non ti farò uscire- rispose un po’ ironica.

-Oh ma la cosa m’intriga. Il vostro mondo è in bilico e tu tratti per un solo uomo-

-I regimi cadono ogni giorno. Non verso lacrime per questo, sono russa. O lo ero-

-E ora che cosa sei?-

Natasha si alzò.

-Non è poi così complicato. Quella nota rossa sul registro, deve essere cancellata-

-Davvero? Riusciresti a cancellare quella nota così rossa? La figlia di Traigov, San Paolo, l’incendio all’ospedale? Burton mi ha detto ogni cosa- incalzò l’ingannatore sfruttando ciò che aveva carpito dalla mente di Burton.

Natasha iniziò ad avere paura e Loki lo capì.

Si alzò anche lui avvicinandosi al vetro parlando con parole piene di veleno e inganno:

– Il registro sta grondando. Il rosso sgorga e credi che salvare un uomo più virtuoso di te, possa cambiare qualcosa? Questa è la più vile forma di sentimentalismo! È la preghiera di un bambino, patetico. Tu menti e uccidi al servizio di bugiardi e assassini. Fingi di essere diversa, di avere un tuo codice, per espiare agli errori commessi. Ma sono una parte di te e non ti lasceranno mai più-

Il dio picchiò un pugno sul vetro, gesto che spaventò la rossa risvegliandola dall’inganno.

-Abboccherò Burton non finché ti avrà ucciso, lentamente, interiormente con tutti i modi che lui sa che tu temi- Il viso di Natasha era terrorizzato - Poi si sveglierà per il tempo necessario per vedere il suo operato e quando urlerai, gli fracasserò il cranio. È questo il mio patto, vulvetta lamentosa-

-Sei un mostro- mormorò lei dandogli le spalle.

-Eheh no. Voi avete portato il mostro-

La donna si voltò.

-Allora, Banner? È questo il tuo piano- parlò sopprimendo il terrore che aveva provato fino a un secondo prima.

-Cosa?- domandò spaesato Loki.

-Loki ha intenzione di scatenare Hulk- disse al microfono nascosto che portava con sé, allontanandosi – Banner è in laboratorio. Sto arrivando, chiamate anche Thor-

Loki la seguì, cercando di capire come avesse fatto a scoprire il bluff.

-Grazie, per la tua collaborazione-

L’aveva fregato. Ora si sarebbe vendicato.

Prese il controllo del suo scettro. E attraverso di esso manipolò le menti di tutti coloro che erano all’interno del laboratorio. L’incendio si era scatenato.

 

All’improvviso un urlo primordiale raggiunse la cella del dio dal mantello verde.

Loki ridacchiò soddisfatto.

Il piano aveva funzionato.

In poco tempo Burton aveva trovato la sua cella e lo aveva liberato.

Ce ne aveva messo di tempo!

Loki sapeva chi l’avrebbe cercato per primo e pianificò un inganno perfetto.

 

Dall’entrata che portava alla prigione entrò, infatti, Thor trafelato per la corsa. In quel momento suo fratello stava aprendo la cella per fuggire.

-Nooo!- urlò il dio del tuono correndo sulle scale che portavano alla porta, per placcare il fratello e ributtarlo all’interno della cella.

In quel momento la figura del dio degli Inganni svanì e Thor si ritrovò in gabbia al posto suo.

-Possibile che tu ancora non abbia imparato?- lo rimproverò seccato Loki.

Thor picchiò con il martello contro il vetro, la struttura cedette di poco e il vetro presentava solo una crepa.

Loki ridacchiò sollevato.

-Gli umani ci credono immortali- disse il dio moro avvicinandosi ai comandi – Vogliamo verificarlo?-

Proprio mentre stava per premere il tasto di apertura della botola, l’agente Coulson gli intimò di allontanarsi. Così il dio fece.

-Ti piace?- chiese Coulson riferendosi all’arma che teneva in mano- Abbiamo lavorato al prototipo dopo che hai mandato il Distruttore- continuò facendo riferimento di quando Loki era re su Asgärð e aveva mandato il Distruttore a uccidere Thor che si trovava bandito su Miðgarð.

Loki si avvicinò cauto.

-Neanch’io so cosa faccia- confessò l’agente, caricando l’arma – Vogliamo verificarlo?-

Alle spalle dell’agente il vero Ingannatore lo infilzò con il suo scettro.

-Nooo!- urlò Thor dalla cella.

Coulson vide di fronte a sé Loki sparire, era un’illusione quella con cui aveva appena parlato.

Loki tornò ai comandi e aprì la botola.

Thor fremeva di rabbia ma Loki guardò il fratello esitante.

“Avanti, premi quel tasto” la voce de L’Altro risuonò nella sua testa.

Loki obbedì e premette il tasto che liberava la cella dai suoi agganci, facendola precipitare nel vuoto.

Fece per andarsene ma la voce di Coulson lo fermò facendolo voltare.

-Tu sarai sconfitto- mormorò.

-Davvero?-

-È nella tua natura-

-I vostri eroi sono disseminati, la vostra fortezza fluttuante sta precipitando. Quale sarebbe il mio discapito?- domandò avvicinandosi.

-Manchi di convinzione-

Loki si arrabbiò a quelle parole, era più motivato di lui. Questo era certo.

-Non credo di essere…-

Non fece in tempo a finire la frase che venne colpito dall’arma di Coulson che lo fece volare a qualche metro di distanza.

-Ecco che cosa fa- constatò Coulson, ma subito dopo spirò.

Loki ruzzolò a terra, accusando il colpo.

Si era stufato di questi giochetti. Era tempo di sorvolare.

Raggiunse l’aereo che Burton aveva preparato e volò via, direzione Stark Tower.

“Ti salverò, Erin” pensò il dio.

 

Pianeta Chitauri

 

Erin sentì i Chitauri agitarsi. Infatti dalla sua cella se guardava di sotto, vedeva un esercito di mostri alieni che si dirigevano verso dei serpenti metallici, ne contò quattro di essi.

-Cosa stanno facendo?- si chiese a bassa voce.

Un primo serpente puntò in alto, verso Yggdrasil.

La ragazza lo seguì con lo sguardo dal basso verso l’alto.

Puntava verso uno dei Nove Regni e se non si sbagliava quello era Miðgarð. Casa sua.

Cosa stavano costringendo Loki a fare?

Non era una bella sensazione quella che sentiva.

Velocemente gli altri tre seguirono il primo.

Guardò meglio Yggdrasil, i nove pianeti parevano posizionati in maniera diversa, come se si stessero quasi….Nah, non poteva essere… Si alzò per guardare meglio l’albero sopra di lei.

Perché? Non pensava potesse succedere, nemmeno il Ragnarök lo prevedeva. Eppure…

Eppure i Nove Regni si stavano allineando tra loro.

 

 

Spazio autrice:

Hola!

Che bel capitoletto succulento :D povera Erin dimenticata in una cella :D

Piccola precisazione, come ben sapete il tempo fuori dalla Terra scorre mooooolto più lentamente, per questo per Erin, Loki è andato via da poco anche se in realtà è via da un po’.

Inoltre The Dark World è subito dopo The Avengers, per questo motivo i Nove Regni hanno iniziato il loro allineamento. Eh da qualche parte Malekith è già al lavoro ;)

Io vi chiedo perdono di nuovo per il mewling quim, è terribile lo so XD

Ho tagliato i battibecchi tra gli Avengers perché la storia non si incentra su di loro ma su Loki, quindi spero non vi dispiaccia questo taglio.

Nel prossimo avremo il finale del film, sapete già come va a finire no? La scena post-credit invece sarà nel decimo capitolo perché sarà allungata di molto.

Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la storia, chi l’ha aggiunta nelle seguite e le tre donzelle che hanno recensito lo scorso capitolo: KaterinaVipera, Loki__Laufeyson e Sakura Yamamori.

Ah “Warlords” è il titolo di una canzone degli Audiomachine.

A settimana prossima!!
Lalla.

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Capitolo 9
*** Earth Shaker ***


Earth shaker OFH

Miðgarð, New York, Stark Tower

 

Loki sapeva che sarebbero arrivati, ma era troppo tardi per fermarlo.

Ora che aveva il Tesseract doveva aprire il portale per far arrivare su Miðgarð i Chitauri, conquistare l’intero Regno e tornare da Erin.

Selvig era sul tetto della Stark Tower, pronto ad attivare il Tesseract.

Il dio andò sulla terrazza dell’appartamento all’ultimo piano dell’edificio e vide Stark arrivare in volo.

Avrebbe iniziato con lui.

Iron Man atterrò sul lato opposto della terrazza e si diresse dentro l’appartamento, mentre Jarvis, l’intelligenza artificiale, predisponeva tutto per togliere l’armatura a Stark. Quest’ultimo studiava il dio, mentre entrambi, ai lati opposti del terrazzo entravano nell’edificio.

-Ti prego, dimmi che farai appello alla mia umanità- Cominciò Loki sarcastico.

-Ah, in realtà intendo minacciarti-

-Ahah avresti dovuto indossare l’armatura- continuò il dio avanzando.

-Sì ha fatto qualche chilometro di troppo e tu…hai la bacchetta del destino- replicò avvicinandosi al bancone del bar.

Il dio guardò il suo scettro sogghignando.

-Ti va un drink?- propose Stark. Il dio rise.

-Prendere tempo non cambierà niente-

-No, no, è una minaccia. Niente drink? È sicuro? Io lo prendo- continuando a parlare mentre da una mensola del bar sceglieva cosa bere.

Loki si guardò intorno innervosito.

Probabilmente stava cercando di fregarlo ma non aveva capito ancora come avrebbe potuto.

-I Chitauri stanno arrivando- disse cercando di prendere lui tempo, osservando fuori dalla finestra -Nulla può cambiare. Cosa dovrei temere?- chiese voltandosi.

-I Vendicatori- affermò piatto Stark, stappando la bottiglia di vetro e versarsi il drink in un bicchiere.

L’Ingannatore lo guardò stranito.

-Ci facciamo chiamare così. Una specie di squadra. Gli eroi più forti della terra, roba simile- spiegò il miliardario.

-Sì, li ho conosciuti- replicò l’altro sarcastico.

-Già… Ci mettiamo un po’ a riscaldarci, questo te lo concedo. Ma facciamo la conta dei presenti: tuo fratello, il semi-dio…-Stark notò l’irritazione di Loki e approfittando della sua distrazione, prese due bracciali in metallo speciali e ne indossò uno per polso – Un super soldato, una leggenda vivente, un uomo con grossi problemi nel gestire la propria rabbia, un paio di assassini provetti. E tu, bell’imbusto, sei riuscito a far incazzare tutti quanti-

-Era questo il piano-

-Non è un granché. Quando verranno, e lo faranno, verranno per te- disse avvicinandosi.

-Ho un esercito-

-Noi abbiamo un Hulk-

-Il bestione non si era perso?-

-Ti sfugge il punto, non c’è nessun trono. Non esiste una versione in cui tu ne uscirai trionfante. Forse verrà il tuo esercito e forse sarà troppo forte per noi ma ricadrà su di te. Se non riusciremo a proteggere la Terra, stai pur certo che la vendicheremo- asserì col bicchiere in mano avvicinandosi al dio.

Anche Loki si avvicinò minaccioso.

-E come potranno i tuoi amici pensare a me, quando combattono te?-

Stark lo guardò spaventato mentre il dio puntava il suo scettro contro il suo cuore.

Non funzionò grazie al Reattore Arc che inibì l’energia proveniente dallo scettro e dal Tesseract.

L’ingannatore rimase sorpreso e riprovò invano una seconda volta.

-Di solito funziona- commentò corrucciato.

-Può capitare di fare cilecca sai, non è così raro, una volta su cinque…-

Il dio lo afferrò per il collo e lo scaraventò a terra.

-Jarvis- chiamò Stark – Quando vuoi-

Loki lo riacciuffò per il collo.

-Vi piegherete tutti al mio cospetto- ringhiò l’Ingannatore, ormai seccato di avere sempre qualcuno che gli impedisse di portare a termine il suo compito.

-Avvia- Stark lo ripeté una seconda volta, prima di essere scaraventato fuori dalla finestra dal dio.

Loki si voltò nel sentire un rumore strano provenire dal fondo della stanza.

Si spostò appena in tempo per evitare di esser travolto dall’armatura di Iron Man che volava fuori dalla finestra.

-C’è anche un altro che hai fatto incazzare…- disse Iron Man presentandosi davanti alla finestra dalla quale era stato gentilmente fatto uscire – Si chiamava Phil- caricò l’arma e Loki alzò lo scettro per difendersi.

Non fece in tempo che venne colpito e mandato a terra da Stark.

 

Il Tesseract finalmente, grazie a Selvig e all’energia che produceva la Stark Tower, entrò in funzione e nel cielo azzurro di Miðgarð si aprì il portale.

I Chitauri vi passarono attraverso, pronti allo scontro.

Iron Man si allontanò dalla Tower per cercare di fermare gli invasori.

Ma erano troppi e da solo non poteva impedire la ormai avviata distruzione della città.

Loki tornò alla terrazza, nel punto in cui Stark era atterrato qualche minuto prima e osservava compiaciuto la sua opera.

Sapeva che Erin avrebbe avuto da ridire ma non poteva fare altro.

Era stato costretto. Inoltre poteva avere un regno tutto per sé, proprio come fece Odino a suo tempo. Solo a quel punto Erin sarebbe stata al sicuro.

-Loki!- la voce familiare di Thor lo fece voltare -Spegni il Tesseract o lo distruggerò!-

-Non puoi. Non c’è modo di fermarlo. C’è soltanto la guerra-

-Così sia-

Il dio degli inganni saltò giù, attaccando il dio del tuono.

Lo scontro tra il Mjölnir e lo scettro causò un’onda d’urto che fece precipitare la lettera k, del logo Stark, appeso fuori dalla torre.

Poco dopo il drone guidato dalla Vedova Nera e Occhio di Falco sorvolò le teste dei due dei, Loki colpì un’ala con lo scettro prima di essere placcato dal fratello.

 

Dal portale discese anche il primo serpente alieno che portava con sé altri Chitauri.

-Guarda bene, guardati intorno- ordinò il dio biondo a Loki.

La città era sotto assedio, in parte già distrutta.

Loki obbedì, il respiro affannoso. Stava riacquisendo la lucidità che L’Altro gli offuscava.

-Pensi che questa follia cesserà con il tuo regno?-

Loki sembrò rendersi davvero conto di cosa L’Altro lo avesse costretto a fare.

Di come in realtà lo avesse usato per accedere al controllo di Miðgarð.

Per la prima volta si rese conto che Erin fosse spacciata fin dall’inizio.

-Ormai è troppo tardi- disse – è troppo tardi per fermarlo-

E per salvarla.

Una lacrima solcò il viso del dio a quella rivelazione.

-No. Possiamo farlo, io e te. Insieme-

Stava per rispondergli di sì; con Thor avrebbe avuto più possibilità per salvare Erin ma L’Altro lo riportò sulla retta via e istigò Loki a ferire il dio del tuono con un piccolo pugnale.

-Sentimentale- commentò duro il dio moro, avendo nuovamente perso il controllo della sua razionalità.

Thor lo colpì e Loki si lanciò nel vuoto.

Atterrò su una navetta dei Chitauri e guidò un gruppo di loro.

 

Poco dopo gli Avengers riuscirono a fermare il primo serpente alieno, grazie al lavoro di squadra.

-Manda gli altri- ordinò Loki a L’Altro.

Dal portale discesero altre serpenti metallici, gli stessi che aveva visto Erin dalla sua cella.

 

Loki si mise all’inseguimento della Romanov che si era impossessata di una navetta dei Chitauri.

In cima ad un edificio, Occhio di Falco scagliò una freccia in direzione del volto di Loki.

Il dio la fermò appena in tempo con una mano, si voltò all’indietro sorridendo beffardo ma la freccia esplose scaraventandolo giù dalla navetta finendo di nuovo alla Stark Tower. Lo scettro volò poco lontano da lui.

Non fece in tempo a rialzarsi che Hulk lo raggiunse sul terrazzo e lo scaraventò dentro l’appartamento con un pugno.

Il dio cozzò contro il muro.

Hulk stava per attaccare quando Loki sia alzò.

-Ora basta!- gridò infuriato –Voi siete inferiori a me. Io sono un dio, creatura ottusa. Non subirò angherie da parte…-

Non finì la frase perché la creatura verde lo afferrò per le caviglie e lo sbatacchiò per circa cinque volte a terra come se fosse una bambola di pezza.

Lo lasciò lì, semi agonizzante con gli occhi sbarrati.

-Un dio gracile- commentò Hulk andandosene.

 

Il portale venne chiuso grazie alla Vedova Nera che aiutata da Selvig al quale suggerì di penetrare la barriera di energia con lo scettro di Loki che avevano recuperato dal terrazzo.

Stark portò fuori da Miðgarð la testata nucleare che i vertici dello S.H.I.E.L.D. avevano fatto partire per salvare la Terra. Iron Man sfruttò il portale prima che venisse chiuso. La bomba colpì l’astronave che conteneva l’esercito dei Chitauri.

Poco dopo tutti i supereroi si ritrovarono alla Stark Tower per prendere Loki, che si stava riprendendo dall’aggressione di Hulk.

Quest’ultimo si sentì vagamente braccato e si voltò verso di loro.

-Se per voi va bene, accetterei quel drink-

Quegli stolti pensavano di aver vinto la guerra.

Sapeva che il cubo blu sarebbe ritornato nelle sue mani.

Ora che nella sua mente era stata liberata da L’Altro poteva ragionare con più lucidità.

Salvare Erin era ancora la sua priorità.

Doveva farcela anche senza i Chitauri.

Sapeva che Thor lo avrebbe riportato a casa.

Conosceva Asgärð meglio di Odino, ci avrebbe impiegato un secondo a trovare il luogo dove avrebbero nascosto il Tesseract. 

Avrebbe fatto più in fretta questa volta.

Ma qualcosa dentro di lui, urlava il suo fallimento. E cioè che per Erin non ci fosse più niente da fare.

Non poteva pensare a questa eventualità. No, non ancora.

 

 

Pianeta Chitauri.

 

Erin vide una luce bianca e un rumore tremendo che fece tremare la terra sotto i suoi piedi.

Il punto di raccolta dei serpentoni metallici era esploso, non sapeva il perché ma il suo cuore si riempì di gioia.

Loki ce l’aveva fatta!

Stava per salvarla, poteva rivederlo.

Guardò verso Yggdrasil e notò che il portale che si era aperto su Miðgarð si stava richiudendo velocemente, risucchiando una figura che non riusciva a distinguere.

-No!- urlò disperata la ragazza.

Credeva che la potenza del portale avesse trascinato nuovamente Loki sulla Terra.

Si sedette a terra e per la prima volta da quando era stata fatta passare attraverso lo specchio, si mise a piangere.

Quello che non sapeva Erin, era che quella figura apparteneva a Tony Stark.

 

 

Asgärð, palazzo Fensalir

 

Frigga camminava pensierosa intorno alla fontana che ornava la sua stanza.

Era preoccupata non tanto per la sorte di Erin, ma per il figlio, l’Ingannatore.

Il Tesseract stava per essere portato su Asgärð, Loki non ci avrebbe impiegato molto a recuperarlo. Aveva paura di cosa potesse scatenare Loki per avere la midgardiana con sé.

Doveva fare qualcosa e subito.

Si voltò verso la fontana e si chinò sopra l’acqua, passò una mano sopra il livello del liquido e una visione del pianeta Chitauri apparve.

Quello che la Signora del Cielo vide, non le piacque per niente.

Previde la furia di Loki se lo avesse scoperto. Si alzò e si diresse al Frohheimr.

Forse poteva fare ancora qualcosa, ma non ne era sicura.

 

 

Miðgarð, New York

 

Il Tesseract venne riposto all’interno di un cilindro, le cui estremità vennero prese una dalla mano di Thor e l’altra da Loki.

L’Ingannatore era stato ammanettato e gli era stato posto un bavaglio speciale per impedirgli di proferir parola.

Thor attivò il Tesseract e i due sparirono da Miðgarð per far ritorno su Asgärð.

 

 

 

So go and tell all your friends
That I'm a failure underneath
If it makes you feel like a bigger man
But it's my… my heart, my life!
That you're calling a lie
I've played this game before
And I can't take anymore

A New Way To Bleed – Evanescence

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ciao!!

Salutiamo gli Avengers che ci hanno tenuto compagnia per un po’ nel nostro racconto (vabbé Thor tornerà più avanti).

Allora, Loki al momento ha fallito la sua missione ma è deciso ad andare avanti una volta a casa.

Erin per la prima volta ha veramente paura per la sua sorte.

C'è qualcuno che dal Regno degli dei sta vegliando sull'Ingannatore fin dall'inizio. Cosa avrà visto Frigga? Ma soprattutto cosa c’è al Frohheimr? Non ve lo dico o rovino la sorpresa, posso dirvi che quello che c’è a palazzo Frohheimr è legato a una runa delle tre rune di Erin. Se non resistete su Wikipedia troverete la spiegazione. Forse capirete il nesso con le rune ma non quello che è apparso a Frigga.

Comunque lo scoprirete nel prossimo capitolo, dove Erin sarà l’assoluta protagonista. Preparate i fazzoletti. Tanti fazzoletti.

Loki tornerà nel capitolo undici con l’inizio di The Dark World.

Vi lascio ad arrovellarvi sul prossimo capitolo per tutte le vacanze di Pasqua :D Il capitolo segnerà la vera svolta nella storia ;)

Il titolo del capitolo “Earth Shaker” è una canzone degli Audiomachine, mentre “A new way to bleed” degli Evanescence è nella “Music Inspired by the Motion Picture: The Avengers”.

Ringrazio come sempre i miei lettori silenziosi e le due commentatrici: Loki__Laufeyson e Sakura Yamamori.

Buona Pasqua e a mercoledì.

Lalla.

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Capitolo 10
*** A promise ***


A promise OFH

Spazio autrice: “A promise” è il titolo della canzone composta da Alan Silvestri per la scena di Central Park in The Avengers, sì quella triste triste: http://www.youtube.com/watch?v=Ji1KMkmJklU I fazzoletti li avete? :D buona lettura, ci si legge alla fine!!

 

 

 

Pianeta Chitauri

 

-Umani, non sono i codardi e i vili che ci avevano assicurato. Combattono, insorgono. Pertanto non possono essere governati. Sfidarli è lusingare la Morte- constatò L’Altro al suo padrone.

Thanos si voltò sorridendo.

-Sai cosa fare- disse al suo fedele servitore.

 

L’Altro tornò sul suo trono.

Era irritato per il fallimento di Loki.

-Mai fidarsi di un dio!- tuonò sedendosi – Portatemi la ragazza- ordinò a due Chitauri accanto a lui.

Poco dopo Erin venne portata al cospetto dell’alieno.

Il volto era ancora rigato di lacrime. Non mostrava nessuna emozione, non sapeva nemmeno lei cosa provare. Rassegnazione? Speranza?

-A quanto pare il tuo caro Loki ha fallito miseramente-

Il cuore della ragazza perse un battito e sgranò gli occhi spaventata.

Se Loki non c’era più, lei era spacciata. Ma che importava? Il suo mondo aveva iniziato a ruotare intorno al dio degli Inganni, se non c’era lui, il resto non importava molto.

-Si è fatto catturare da un gruppetto di supereroi in calzamaglia e ora il suo fratellone Thor lo sta riportando ad Asgärð con la coda fra le gambe- l’Altro scoppiò in una sadica risata.

Erin si sentì sollevata, forse poteva ancora salvarla.

-Il vecchio Odino non lo perdonerà per lo scompiglio creato su Miðgarð. Un dio che non riesce a conquistare uno dei Nove Regni, è un buono a nulla. Proprio come dei buoni a nulla sono tutti gli Jötunn!-

Questa volta a ridere scoppiarono gli altri sei Chitauri presenti sulle scale che portavano al trono.

Erin stava fremendo dalla rabbia. Doveva far qualcosa.

-Non credo che potrà salvarti, ora che paparino lo metterà in punizione- continuò in modo di scherno- E non ci porterà il Tesseract!- concluse infuriato, picchiando il pugno sul bracciolo del trono.

La giovane stava osservando le possibili vie di fuga di quel luogo, se si fosse lanciata dalle scale di certo non sarebbe finita in uno dei nove Regni. L’unica era di scendere la gradinata e cercare l’accesso del portale, sperando poi di finire su Asgärð, nonostante non avesse la minima idea di come funzionasse. Ma aveva altre scelte?

-Il che ci porta a te-

Erin riportò il suo sguardo sul Chitauro.

-Sei una ragazza carina, peccato che tu debba morire-

Estrasse una spada e si avvicinò puntandola verso Erin.

La ragazza indietreggiò, scendendo qualche gradino, pensò in fretta sul da farsi, vedeva solo una soluzione e una sola possibilità di farcela.

Raccolse tutta la forza e la sfacciataggine di cui poteva disporre e poi parlò.

-Prova a prendermi-

L’Altro inclinò appena il capo, come se non avesse sentito bene.

Erin chiuse gli occhi e cercò di creare delle copie di sé, sfruttando gli insegnamenti di Loki.

La Convergenza dei Nove Regni le permise di utilizzare quel trucchetto fuori da Miðgarð, ma questo lei non lo poteva sapere. Cercava solo di salvarsi.

Riuscì a creare l’illusione e questo servì a distrarre tutti.

-Che magia è questa?! Un’umana non può farlo!!-

Erin riaprì gli occhi e si fece strada tra i sei Chitauri, distratti dalla sua illusione.

Corse a perdifiato lungo le scale che portavano alla terra ferma. La scala era illuminata da lievi bagliori di luce blu. Doveva far attenzione a non precipitare nel vuoto.

Purtroppo la sua mente non era allenata come quella del dio.

Fu questione di secondi.

L’illusione svanì.

-Sta scappando!-

I Chitauri le furono subito addosso, era a pochi gradini dalla sua salvezza.

L’afferrarono per le braccia per tenerla ferma.

La ragazza urlò per lo spavento.

L’Altro le fu davanti e le trapassò l’addome con la spada, da parte a parte, senza esitare.

Erin sentì solo freddo e il respiro spezzarsi. I Chitauri la lasciarono andare.

Si sentì improvvisamente stanca.

L’Altro le rise in faccia spudoratamente.

Per non cadere, si sorresse con le mani intorno all’impugnatura della spada che L’Altro ancora teneva.

-Loki ne hann monr gleyma. Hann monr hefna mína hel-inn (Loki non dimenticherà. Vendicherà la mia morte)-minacciò in norreno, guardando in volto L’Altro.

La spada venne estratta ed Erin cadde sui gradini.

Annaspava in cerca d’aria, non voleva morire, no.

Sapeva però che stava accadendo.

Alzò faticosamente una mano verso il cielo, là dove Yggdrasil sorreggeva i Nove Regni. Ormai erano del tutto allineati per via della Convergenza, ma riusciva ancora scorgere distintamente Asgärð.

-Minn konungr…Loki  (Mio re…Loki)- sussurrò a malapena udibile.

La mano cadde pesantemente.

Quelle furono le ultime parole di Erin, prima di morire.

 

-Gettatela di sotto. Loki non verrà mai a vendicarla- ordinò L’Altro, pulendo la spada dal sangue di Erin col mantello mentre risaliva la scala per godersi lo spettacolo dal suo posto di comando.

Due Chitauri si avvicinarono al corpo della ragazza per buttarla nell’infinito dell’universo. L’afferrarono tanto malamente che la catenina al collo della ragazza si staccò finendo sullo scalino con un lieve tintinnio metallico.

All’improvviso, una forte luce invase la scalinata e il trono che stava in cima.

L’Altro si voltò non capendo.

Dalla base della scala si era aperto un portale, la luce che proveniva dal suo interno era accecante.

Si fece strada una donna, alta, armata di tutto punto con elmo e lancia. La sua armatura era di un rosso scintillante. Una lunga treccia castana ricadeva dalla spalla sinistra. Lo sguardo colmo di sfida. Era in sella ad un lupo dal pelo nero, dagli occhi verdi e con la runa Wird appesa al collo.

Scese dall’animale e si avvicinò minacciosa ai due che tenevano Erin per le braccia e gambe, senza alcuna pietà, pronti a lanciarla nel nulla.

-Chi sei?- tuonò L’Altro.

-Il mio nome è Hervör. Sono una Valchiria guardiana del Valhalla. Ho l’ordine di portare il corpo della ragazza ad Asgärð-

-Ti manda Loki?- domandò L’Altro, timoroso che la minaccia di Erin fosse già realtà.

-No- rispose secca la valchiria- Vengo per conto della Signora del Cielo, Frigga-

-Se non volessi?-

La guerriera in un attimo atterrò con la sua lancia tutti i Chitauri presenti, eccetto il loro re.

-Distruggerò questo posto insignificante. Quel corpo verrà con me. Ad Asgärð- rispose battendo la base della lancia sul primo gradino facendo vibrare l’intera struttura della scala.

Salì alcuni gradini e prese in braccio il cadavere, incurante di sporcarsi di sangue e ritornò da dov’era venuta. Il lupo afferrò delicatamente con i denti la catenina di Erin e se ne andò.

Il portale si chiuse e la scala tornò buia.

-Maledetti- fu il commento de L’Altro.

 

 

Asgärð, palazzo Frohheimr, sala Valhalla.

 

Hervör adagiò il cadavere di Erin su un tavolo dorato.

Le altre sette valchirie si riunirono intorno ad esso.

-Non è mai stata fatta una cosa del genere- parlò Hnoss, la figlia di Freya, la valchiria più bella e dall’armatura azzurra.

-Lo so. Ma è il volere della Signora del Cielo- commentò Hervör.

-Per quale motivo? Per fare un favore a Loki?- continuò l’altra, infastidita.

-Dovremmo disobbedire?- la riprese scioccata Brunilde, la valchiria figlia di Odino, dall’armatura dorata.

-Dico soltanto che non servirà a nulla. Lei resterà qui con noi e non potrà rivedere l’Ingannatore in ogni caso. Solo Odino ha accesso al Frohheimr- si spiegò meglio la valchiria dall’armatura azzurra.

-Cosa suggerisci di fare?- domandò Hlaðguðr, la valchiria cigno dall’armatura bianca, sorella di Hervör.

-Non possiamo tenerla qui. Facciamole una veglia funebre piuttosto- suggerì dunque Hnoss.

-Deve diventare una di noi. È il suo destino- intervenne Hervör.

-Il suo destino era di restare legata a Loki, non possiamo farla diventare una valchiria solo perché è morta- ribatté la guerriera dall’armatura azzurra.

-Ti sbagli. Proprio perché è legata a Loki dobbiamo riportarla tra noi- le rispose la valchiria dall’armatura rossa.

-Il destino delle Valchirie è quello di essere in nove. Se Frigga ha ordinato questo, vuol dire che lei sa- tuonò Sigrdrífa, la valchiria della conoscenza, la sua armatura era grigia.

-Va bene. Ma temo ripercussioni-

-Che intendi?- domandò Hlaðguðr.

-Loki lo dovrà pur sapere che si trova qui, no? Altrimenti perché riportarla in vita?-

-Va avanti- fu il coro interessato della sue consorelle.

-Presto o tardi, verrà qui per vederla e credo che non sarà troppo felice quando gli diremo che non può entrare. Troverà il modo di farlo-

-Stai dicendo che potrebbe attaccare Asgärð dall’interno?- domandò Brunilde stupita.

-È un sovversivo e nemmeno un asgardiano- rispose Hnoss aspra.

-Basta. Stiamo perdendo tempo- tagliò corto Hervör, prendendo per mano le sue consorelle più vicine.

Le altre fecero lo stesso.

Hnoss sbuffò ma convinse se stessa che era la cosa giusta. Piuttosto avrebbe fermato lei Loki.

Di certo non aveva paura dell’Ingannatore.

Intonarono un antico canto norreno, ripetendolo più volte:

                                  

Fimm húndruð dura
ok um fjórom tøgom,
svá hygg ek at Vallh
ǫllo vera;
átta hundruð einherja
ganga senn ór einom durom,
þá er þeir fara at vitni at vega. *

 

 

Furono avvolte da una forte luce accecante.

Il corpo di Erin si sollevò dal tavolo e i vestiti si disintegrarono e venne avvolta da una tunica bianca.

Quando la luce scemò e tutto tornò tranquillo, il corpo di Erin tornò sul tavolo.

Hervör le accarezzò una guancia di nuovo rosa.

-Svegliati sorella. Risplendi di nuova luce- le sussurrò all’orecchio destro.

Erin aprì gli occhi respirando a fondo come se fosse rimasta senza ossigeno da troppo tempo.

-Ha funzionato!- esclamò Hlaðguðr, eccitata da avere una nuova consorella.

-Avevi dubbi?- la rimbeccò Hnoss.

-Dove sono?- chiese Erin.

-Nel Valhalla- le sorrise Hervör.

-Sono morta?!- esclamò sedendosi sul tavolo.

-Lo eri ma Frigga ha voluto che diventassi una Valchiria come noi- le spiegò amorevolmente la valchiria dall’armatura rossa, accarezzandole i capelli.

-Frigga? Una Valchiria? Come…?-

-Sì, era scritto nel tuo destino alla nascita. Non doveva accadere in questo modo ma abbiamo forzato i tempi-

Erin, si distrasse dalla spiegazione di Hervör perché vide un lupo con la runa Wird al collo che passava davanti ai suoi piedi. Sembrava lo stesso di quando vide Loki la prima volta.

Il lupo saltò sul tavolo, accucciandosi tra le sue gambe.

La ragazza sussultò dallo spavento.

-Lui…è…-

-Sì è lo stesso lupo. Ti ha protetto per tutto questo tempo. Lo aveva mandato Frigga per proteggere suo figlio. Ora è tuo, se lo vorrai-

-Ma come...?- protestò Hnoss. Non tutte le valchirie maggiori potevano disporre di un lupo, fin dalle prime ore.

-Ssshhh- la zittirono le altre.

Erin annuì e accarezzò la testa dell’animale, sorridendo.

-Loki?- chiese subito dopo, rimanendo abbracciata al lupo.

-Credo stia bene. Ma non sappiamo come potrà punirlo Odino-

-Perché cosa…?-

-Ha cercato di distruggere Miðgarð per poi prenderne possesso con i Chitauri-

Erin sapeva che era stato costretto a comportarsi in quel modo, per salvarle la vita.

-Il Tesseract?-

-E’ qui su Asgärð. Sei al sicuro ora-

-Voglio vedere Loki-

-Temo che non sarà possibile. Devi riposare e prendere confidenza con la tua nuova forma-

 

 

(*) Cinquecento porte
e ancora quaranta
credo vi siano nella Valhǫll.
Ottocento Einherjar
da ciascuna porta usciranno insieme
quando andranno a battersi col lupo.

Edda Poetica, Il discorso di Grímnir, stanza 24

 

 

 

NB: Le 540 porte è il numero delle stanze del Valhalla, dietro ad ognuna vi è un Einherjar, ossia un guerriero morto con gloria di cui le Valchirie si sono prese cura. Il lupo di cui si parla è Fenrir, il figlio di Loki, e lo scontro è il Ragnarök.

 

Spazio autrice:

Ciao! Non mi tirate verdure marce XD basta lacrime o si allaga EFP XD

Piccolo appunto: le valchirie maggiori sono nove. Erin sostituisce Thurd, la valchiria figlia di Thor e Sif. Essendo che nei film Thor non ha figli né tanto meno ha legami con Sif, ho usato questo escamotage per riportare Erin in vita. Voleteme bbbene! ;)

La trama si è complicata parecchio. Erin è una valchiria, chiusa nel Valhalla e non può uscire né comunicare con l’esterno. Loki è su Asgärð ad attendere la sua condanna e non sa nulla sulla sua amata. Frigga non può sapere se il suo ordine è stato eseguito, perché ha già agito di nascosto da Odino quindi tornare al Frohheimr sarebbe rischioso. Quindi la dea potrebbe averla salvata ma non lo sa, cosa dovrebbe dire a Loki? Che è morta o dargli la falsa speranza che forse è ancora viva?

Stay tuned!!

Ho quasi finito di scrivere la storia, mi mancano due capitoli (il 15 e il 16), per come l’ho pensato ha il finale un po’ così…devo vedere se aggiungere qualcosa o meno ;) 

Il norreno di Erin non so quanto possa essere corretto, nel senso, mi sono appoggiata a un blog che tratta di lingua norrena, ho cercato le parole e le ho declinate secondo la grammatica norrena citata nel blog, ho usato vecchie reminescenze di latino per mettere giù la frase, se c'è qualche esperta/o che nota errori me lo faccia sapere pure!!

Ringrazio chi ha letto lo scorso capitolo chi l’ha aggiunta alle seguite, chi ha commentato: Sakura Yamamori e Loki__Laufeyson. Mi spiace che qualcuno abbia tolto la storia dalle preferite, pazienza. Spero che continui comunque a seguirla.

A settimana prossima!!

Lalla.

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Capitolo 11
*** Lokasenna ***


Lokasenna OFH

Asgärð, palazzo Válaskjálf, sala del trono

 

Loki era ammanettato ovunque. Collo, polsi, fianchi e caviglie.

Su ogni manetta vi erano incise delle rune, un vecchio incantesimo che gli impediva di utilizzare la sua magia.

Anche se ormai la sua magia non gli sarebbe servita più a nulla.

Aveva fallito.

Probabilmente Erin era morta, cercava di non pensarci. Forse sarebbe potuto fuggire, recuperare il Tesseract e salvarla.

Sì insomma, fino a poco tempo prima lui comandava i Chitauri, sapeva dove fosse il Tesseract.

Poteva ancora salvarla.

Doveva.

Thor non se ne sarebbe nemmeno accorto se fosse evaso. Conosceva Asgärð meglio di lui.

 

Fu scortato al cospetto di Odino da alcuni Einherjar.

Giunto alla sala del trono, vide sua madre Frigga alla sua sinistra.

-Loki- richiamò la sua attenzione la Signora del Cielo.

-Salute, Madre- la salutò –Ti ho reso orgogliosa?- chiese il dio, sfrontato.

-Ti prego, non peggiorare le cose - rispose Frigga affranta.

Affranta nel vederlo in catene, come se fosse un animale.

Affranta per la sorte di Erin. Come poteva dare a Loki un dolore simile? Non sapeva se le Valchirie avrebbero eseguito gli ordini e non poteva biasimarle se non avessero accettato. Non erano tenute a obbedirle. Obbedivano solo a Padre Tutto.

Quindi ufficialmente Erin era morta.

La Signora del Cielo per la prima volta si sentì impotente.

L’aveva vegliato da Asgärð sin dalla sua caduta dal Bifrost, aveva assistito alle torture sul Pianeta Chitauri, aveva visto come quella giovane avesse cercato di portare un po’ di amore in Loki e di come ci fosse riuscita. Per questo voleva salvarla nell’unico modo che le era concesso. In cuor suo, sperava che le Valchirie le avessero obbedito e che in quel momento la stessero riportando in vita. Non le era dato sapere. Anche lei aveva dei limiti al suo potere. Aveva agito di nascosto che Padre Tutto non se n’era nemmeno accorto. Se Odino se ne fosse accorto, avrebbe potuto condannare a morte la ragazza.

Per come stavano le cose in quel momento, non poteva dire a Loki che Erin era morta.

Non ce l’avrebbe mai fatta.

-Definisci peggiorare- fu la risposta tagliente di Loki.

-Basta- fu l’ordine di Odino –Parlerò con il prigioniero da solo-

Frigga guardò il figlio per un’ultima volta. Sperava solo che il suo consorte fosse clemente.

La donna però non lasciò la sala, si appostò dietro a una colonna. Voleva sapere.

Il giovane dio avanzò di due passi e fece un finto saluto militare, i suoi modi arroganti e superbi, come sempre, non lo avevano abbandonato.

-Non vedo il motivo di tutto questo subbuglio…- sghignazzò.

-Realmente non comprendi la gravità dei tuoi crimini? Ovunque tu vada, c’è guerra, rovina e morte- tuonò Odino.

-Sono sceso sul regno di Miðgarð per regnare come un dio benevolo. Esattamente come te-

-No, noi non siamo dei. Nasciamo, viviamo e moriamo. Proprio come gli umani- rispose Odino.

-Cinquemila anni in più o in meno- replicò sarcastico l’Ingannatore.

-E tutto questo perché Loki ha bramosia di un trono…- sentenziò Padre Tutto.

-Un mio diritto di nascita- lo interruppe Loki duro.

-Il tuo diritto di nascita era morire, da bambino. Abbandonato su rocce di ghiaccio. Se non ti avessi preso, ora non potresti essere qui a odiarmi-

Frigga a quelle parole si sentì morire.

Odino non parlava mai così, perché trattare Loki in questo modo?

Aveva sbagliato, questo era chiaro, ma aveva i suoi motivi.

Ma questo Frigga non lo avrebbe mai rivelato a nessuno.

Dopo le parole di Odino, dentro Loki prese di nuovo il sopravvento il sentimento di aver fallito con Erin anche se non ne aveva certezza e forse non l’avrebbe mai avuta.

-Se la scure mi attende, per amor della misericordia, finiscimi- quasi lo supplicò. Se Erin era già morta, tanto valeva… -Non è che io non ami i nostri colloqui, è solo che…non li amo-

-Frigga è l’unico motivo per cui sei ancora vivo e non potrai più rivederla. Trascorrerai il resto dei tuoi giorni nei sotterranei-

Loki sbarrò gli occhi incredulo. Non poteva fargli questo. Non poteva togliergli anche sua madre.

La Signora del Cielo si coprì la bocca con una mano e scappò via dalla sala, diretta alle sue stanze.

Questo era troppo, non poteva privarla di suo figlio.

Loki venne quasi trascinato via, incredulo.

-E che ne sarà di Thor? Nominerai quello stolto villano re, mentre io marcirò in catene?-

-Thor dovrà rimediare ai tuoi danni, restituirà l’ordine nei Nove Regni e poi, sì, diventerà re-

Il dio dal mantello verde continuava a guardarlo con aria di sfida anche se dentro stava morendo.

Non poteva scappare.

Anche se non lo sapeva, Odino aveva condannato a morte Erin, nel caso in cui fosse ancora viva.

Loki venne strattonato via e portato nei sotterranei a scontare la sua pena.

 

Asgärð, palazzo Frohheimr, sala Valhalla.

 

Erin passeggiava in cerchio nella sala, ancora vestita nella sua tunica bianca.

Non le avevano ancora dato un’armatura perché stava ancora prendendo la mano con la sua nuova natura di Valchiria. Doveva imparare a combattere, proprio lei che di atletico non aveva mai avuto nulla, doveva diventare una guerriera. Hervör si prendeva amorevolmente cura di lei, come se fosse sua madre.

A proposito di sua madre… In una sala del palazzo Frohheimr esisteva una stanza buia con al centro una grande sfera blu e bianca da dove si poteva controllare qualsiasi cosa o persona presente sui Nove Regni.

Sulla Terra la situazione tornata era tranquilla, tranne a Oxford dove i suoi genitori piangevano una figlia scomparsa nel nulla. Non poteva mostrarsi loro perché senza armatura non poteva scendere in uno dei Regni ma in ogni caso le era vietato.

Il professor Harris sapeva che Loki gli aveva detto che l’avrebbe portata su Asgärð ma dopo New York non era più sicuro dove si trovasse la sua allieva.

Questa era la sua sorte su Miðgarð: scomparsa.

Erin non ne era felice, insomma le mancavano i suoi genitori. Doveva convivere con questo sentimento per l’eternità, se solo l’Ingannatore fosse al suo fianco, le cose sarebbero diverse.

 

La ragazza si diresse quindi alla sala della Sfera, voleva vedere Loki.

Hnoss la incrociò lungo la strada.

-Dove stai andando?-

-Voglio vederlo dalla Sfera-

-Non ti è concesso-

-Perché? Posso osservare tutti e lui no?-

-Ci metteresti in pericolo, non si possono osservare le prigioni-

-Le prigioni?-

-Sì, Odino lo ha appena condannato alla prigionia perpetua-

-Posso andare a trovarlo?-

-No. Ai prigionieri è vietato che ricevano visite- rispose autoritaria la guerriera.

-Ti prego, ho bisogno di sapere se sta bene. Fammelo vedere dalla Sfera!-

-Sta benissimo, fidati-

-Come lo sai?-

-Il Principe è molto forte, saprà resistere alla prigionia-

-Sa di me?-

-Questo non so dirtelo e anche se lo sapessi, non potrei dirtelo-

-Perché?-

-Ci è vietato. Ora basta fare domande, torna nella tua stanza-

Erin non la contraddisse e tornò indietro.

Di certo non si accontentava delle parole della sua consorella.

 

Asgärð, Prigioni

 

Nessuno era mai riuscito ad evadere dai sotterranei di Asgärð, nemmeno la sua magia poteva fare nulla. Le celle erano progettate appositamente per annullare i suoi poteri e quelli degli altri prigionieri.

Era un lungo corridoio grigio, ogni cella era illuminata da una forte luce bianca, un vetro magico chiudeva le celle.

La prigione di Loki era l’ultima del primo corridoio e faceva angolo, quindi disponeva di due vetri magici invece che uno solo.

-La veste- ordinò una guardia.

Il dio si voltò a guardarlo in cagnesco.

-Come prego?-

-La veste, mio principe-

-Ora va meglio- si rivoltò e fu avvolto da una luce dorata e la veste arrivò piegata fra le mani della guardia dall’armatura dorata.

Venne lasciato con dei pantaloni neri e una maglietta verde di lino. Si guardò i vestiti e si ricordò di quando Erin l’aveva salvato.

Trattenne le lacrime.

Un’altra luce dorata lo inglobò facendo comparire un’altra veste, più semplice di quella che portava solitamente. Non voleva avere nulla di concreto che le ricordasse il tempo trascorso su Miðgarð, faceva troppo male.

Forse una piccola possibilità era rimasta. Non era un bene  continuare ad aggrapparsi a quella possibilità, eppure continuò a farlo. Anche se parte di lui la soffocava con il cinismo per preservarsi, ma era inutile.

Voleva soltanto abbracciare quella midgardiana di cui si era innamorato perdutamente.

 

 

Spazio autrice:

Saaaalve!

Lo so è un capitolo cortissimo ma il prossimo credo sia il più lungo scritto finora. Nel prossimo avremo, oltre a Frigga, Erin & Loki, anche Thor & Jane. Quest’ultima arriverà su Asgärð con l’Æther nel corpo e Frigga farà di tutto pur di proteggerla, come ha fatto con Erin (se avete visto il film saprete quello che succederà alla dea nel prossimo capitolo).

Hnoss è proprio simpatica, eh? Tenetela d’occhio, perché non andrà molto d’accordo con Erin. :D

“Lokasenna” è il titolo della canzone per la ost di The Dark World, composta da Brian Tyler. Solo che “Loki’s trial” (che è la musica del film per questa scena) non mi piaceva quindi ho optato per Lokasenna la cui musica è più suggestiva. Vabbè fisse mie XD Una parte della Lokasenna dell’Edda Antica, invece, la metterò tra due capitoli.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo, recensito (Loki__Laufeyson e Cho Yamamori) e tutti gli altri che l’hanno aggiunta tra le seguite e preferite.

A settimana prossima!!

Lalla.

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Capitolo 12
*** Into Eternity ***


Into eternity

In the distance I heard a call, I awoke and I held the spindle in my hand
My other hand it held new life, the Goddess had been by my side and her blessing was mine.

Frigga’s Web – Hagalaz’ Runedance

 

 

Asgärð, Prigioni

 

Dopo qualche giorno le porte dei sotterranei vennero riaperte.

-Odino si diverte a mandarmi nuovi amici. Molto premuroso- constatò Loki osservando i nuovi prigionieri da dietro il vetro della sua cella.

-I libri che ti ho mandato non ti interessano?- domandò premurosa Frigga, che era andata a trovare il figlio servendosi di un ologramma.

Il dio si voltò.

-È così che dovrò passare l’eternità? Leggendo?- chiese di rimando sarcastico.

-Ho fatto ogni cosa in mio potere per farti avere conforto, Loki-

Frigga andava a trovarlo ogni giorno e ogni giorno ormai era buono per cercare di dirgli della morte di Erin ma non ce l’avrebbe mai fatta.

Il Valhalla si era chiuso in uno strano silenzio, non aveva saputo più nulla.

Purtroppo non era facile comunicare con quella parte del regno, le poche comunicazioni che arrivavano erano centellinate. Era pur sempre il regno dei morti.

Ma se le Valchirie erano diventate nove, come doveva accadere, lo avrebbero detto no?

Forse Erin non era la predestinata ad essere una Valchiria, eppure le rune alla sua nascita parlavano chiaro. La runa delle Valchirie apparteneva al suo destino.

Aveva aspettato una risposta e, dato il silenzio, doveva parlarne a Loki.

-Ah davvero?- suo figlio interruppe i suoi pensieri – Odino condivide la tua preoccupazione? Anche Thor? Dev’essere così fastidioso con loro chiedere di me giorno e notte-

-Sai benissimo che sono state le tue azioni a condurti qui- anche se aveva agito per salvare Erin, aveva sacrificato molte vite umane e messo in pericolo un intero regno.

-Le mie azioni? Cercavo soltanto di dare verità alla bugia con la quale sono stato nutrito, che dovevo essere un re- bluffò il dio. Anche se in realtà andare contro Odino e Thor era sempre stato il suo obbiettivo. E non gli dispiaceva che agli occhi altrui apparisse ancora così.

Ma non sapeva che Frigga conosceva la verità, che quel peso non lo stava portando da solo.

-Un re? Un vero re ammette le proprie colpe- lo rimproverò sua madre – E tutte le vite che hai tolto sulla Terra?-

-Non avevo scelta! Una piccola manciata in confronto a quelle che Odino ha preso-

Perché si accanivano così tanto su di lui, quando Odino aveva fatto di peggio qualche millennio prima?

Lui lo aveva fatto per salvare la persona che amava! Ok, non lo sapeva nessuno ma almeno aveva la coscienza pulita. Semmai un dio del suo calibro ne avesse una.

-Tuo padre…- tentò di farlo ragionare la dea.

-Lui non è mio padre!- urlò infuriato il moro interrompendola.

Frigga non si scompose a quello sfogo. Se quella era la reazione a nominare Padre Tutto, che avrebbe fatto se gli avesse detto della morte di Erin?

-Allora io non sono tua madre?- chiese flebile.

Il dio si prese una piccola pausa.

-Non lo sei- mentì per non contraddirsi.

La donna fece un sorriso tirato, sapeva che stava mentendo. Era l’unica a riconoscere le menzogne del dio: - Sei sempre così perspicace riguardo agli altri, tranne che per te stesso-

Loki si pentì di quello che aveva detto, allungò le mani per prendere quelle di sua madre ma l’illusione svanì.

Il dio chiuse gli occhi e sospirò.

 

Asgärð, palazzo Fensalir

 

-Vai ancora a trovarlo nelle prigioni?-

La voce di Thor fece voltare Frigga con aria colpevole e fece sparire l’ologramma di Loki.

-Bentornato a casa, figlio-

-Perché queste visite?-

-Credo che Asgärð sia orgogliosa di te- cambiò argomento la dea.

-Loki non è più il ragazzo che conoscevi- riprese il discorso il biondo dio del tuono.

-E nemmeno tu. Sei diventato coraggioso e forte come tuo padre-

-Non rimpiangi di avergli trasmesso la tua magia?-

-No. Viveva nell’ombra di tuo padre e ho pensato che condividere la mia magia con Loki, avrebbe potuto aiutarlo a trovare la sua strada-

-Ammiro il tuo ottimismo. Vorrei poterlo fare anch’io-

-Lo perdonerai. So che stasera ci saranno i festeggiamenti per il tuo ritorno con la midgardiana Erin...ehm Jane-

-Erin?-

-Perdonami, mi sono confusa-

La dea era così preoccupata per Erin che si era completamente dimenticata che Jane, l’altra midgardiana, quella innamorata di Thor, era giunta su Asgärð da poco con l’Æther nel corpo.

Anche lei era in un bel pasticcio. Come si era data da fare per Erin, era suo dovere aiutare anche Jane.

-Madre, siete sicura di sentirvi bene?- chiese Thor, prendendola delicatamente per le spalle.

-Ma certo, non preoccuparti- disse disinvolta.

Il dio dal mantello rosso lasciò cadere l’argomento. Sua madre conosceva un’altra midgardiana? No, era impossibile. Si era solo dimenticata il nome di Jane.

 

Qualche ora dopo, Frigga si presentò all’altra midgardiana.

-Jane Foster, ti presento Frigga, Regina di Asgärð e mia madre- disse Thor sorridente.

La ragazza si scansò da Thor spaventata e intimorita.

Decisamente un carattere diverso da quello di Erin.

-Salve- la salutò con un timido inchino del capo.

-E’ un onore conoscere la donna che ha rubato il cuore di mio figlio-

L’astrofisica arrossì, mentre la bionda dea rompeva il protocollo reale per abbracciarla.

 

Asgärð, Prigioni.

 

Loki era sdraiato sulla brandina che aveva come letto. Era un prigioniero di lusso, era l’unico ad avere la cella arredata con un arredamento essenziale.

Stava lanciando per aria un bicchiere e lo raccoglieva con una mano per poi rilanciarlo un’altra volta. Era un modo per restare sveglio, i suoi incubi gli ricordavano Erin e di come potesse essere torturata e uccisa da Thanos.

Se restava sveglio, il ricordo di quell’unica notte in cui Erin era stata sua tornava a tormentarlo perché sapeva che c’erano buone probabilità che non riaccadesse. L’aveva abbandonata alla sua sorte, indifesa.

Giocare con il bicchiere, lo aiutava a riflettere. Cercava un incantesimo per aprire il vetro della cella e fuggire.

La trasfigurazione non funzionava, il vetro inibiva tutto.

Eppure un modo doveva esserci.

All’improvviso la luce nella cella calò per una frazione di secondo. Con un gesto sicuro posò il bicchiere al tavolino accanto a sé e si mise in ascolto.

In qualche cella, dei prigionieri si lamentavano.

“Oh, perfetto,” pensò, “adesso cos’hanno?”

Seccato, con un movimento fluido si alzò e andò a controllare.

Delle guardie corsero verso l’inizio del corridoio, proprio verso la cella che era stata riempita di prigionieri qualche ora prima.

Loki rimase meravigliato. Quel mostro era riuscito a spezzare il vetro.

Come aveva fatto?

Era qualcosa che aveva a che fare con una gemma dell’infinito, ma quale? L’Æther, ma certo! Come ne era entrato in possesso? Percepiva però un effetto simile. Assomigliava a quel virus che una midgardiana aveva creato qualche anno prima per Stark, Extremis doveva chiamarsi.

Era sicuro che anche l’Æther c’entrasse qualcosa.

Se su Asgärð c’era una seconda gemma dell’infinito, doveva averla, insieme al Tesseract.

Poteva sfruttare quel mostro in qualche modo, però lui era ancora rinchiuso nella cella. E non poteva manipolare nessuno.

Stava liberando tutti i prigionieri. Sorrise sornione.

Il prigioniero sovversivo arrivò alla sua cella per liberarlo.

Il dio degli Inganni lo guardò con aria di sfida.

Il sovversivo catalogò Loki come estremamente pericoloso, addirittura più di lui e Malekith messi assieme quindi fece per andarsene, lasciandolo lì.

-Ti conviene prendere le scale sulla sinistra- gli disse Loki.

Era sicuro che in quel modo sarebbe arrivato dritto da Odino. Avrebbe fatto il lavoro sporco per lui.

Qualcuno nella confusione di essere in guerra e soprattutto che quel mostro avesse ucciso Padre Tutto, lo avrebbe liberato e lui, avrebbe recuperato il Tesseract per tornare da Erin. Asgärð  sarebbe bruciata grazie a questi sovversivi da sue soldi, anche se avevano l’Æther. Lui sarebbe scappato con la sua amata in qualche regno, anche Miðgarð era papabile. Non male come piano.

Intanto che fuori combattevano, l’Ingannatore prese un libro e si mise a leggere vicino al vetro della cella.

Insomma, ci avrebbero messo un bel po’ a liberarlo, tanto valeva occupare il tempo.

 

Asgärð, palazzo Fensalir

 

Le sirene di allarme delle prigioni suonarono.

-Loki- disse Thor preoccupato.

-Và, a lei ci penso io- la rassicurò Frigga.

Il dio corse nelle prigioni, mentre la dea portava Jane nei suoi appartamenti.

Per strada incontrarono Odino con delle guardie che le rassicurò sul fatto che non stesse succedendo nulla.

-E’ grazie alla mia preoccupazione che sei ancora vivo- disse la dea.

La dea continuò per la sua strada, capendo che in realtà ci fosse qualcosa che non andasse. Sfilò un pugnale a una guardia senza essere vista.

Adorava gli inganni, tanto quanto Loki.

-Ora farai tutto quello che ti dico, senza fare domande-

-Sì, signora- rispose Jane.

Negli alloggi privati della dea, quest’ultima rassicurò la midgardiana.

-Non preoccuparti. Sei al sicuro-

La dea passò una mano sull’acqua della fontana.

Sorrise nel sentire il sospiro di sorpresa di Jane.

Vide che gli Elfi Oscuri avevano attaccato il regno approfittando della Convergenza. Stavano arrivando al Fensalir. Velocemente osservò le prigioni. Loki era al sicuro. Passò poi al Valhalla ma ovviamente non vide nulla. Il buio più totale.

Sospirò seccata e portò Jane in una stanza.

-Resta qui e non muoverti per nessun motivo, chiaro?-

La donna annuì spaventata.

Frigga ruotò la mano destra di novanta gradi di scatto e una copia di Jane si palesò nella stanza reale attraverso una nuvoletta verde.

-Tranquilla. Farò in modo che crederanno che lei sia te- con questa rassicurazione, uscì con l’illusione e chiuse Jane dentro.

 

Asgärð, Prigioni

 

Un rumore mostruoso fece tremare tutti i sotterranei. Qualcosa aveva fatto breccia, disinnescando le difese del palazzo reale.

Loki si era alzato, pronto all’eventuale fuga.

Thor, Fandrall e gli altri erano pronti al secondo attacco. Nelle prigioni, infatti, era tornata la quiete proprio grazie al loro intervento.

Il dio del tuono camminò a passo svelto verso la cella di Loki.

-Cosa diamine hai fatto?!- urlò entrando.

Il moro era meravigliato, come aveva fatto ad entrare?

-Non ho fatto nulla, fratello- si difese indietreggiando.

-Sono fuggiti tutti a causa tua!-

-Si dà il caso, che quel coso volesse liberarmi ma non l’ha fatto. Mi ha ritenuto più pericoloso di lui. Se lo avessi scatenato io contro di voi, non credi che mi avrebbe liberato? E poi i miei poteri sono inibiti qui dentro-

Un ruggito frustrato uscì dalla gola del biondo che uscì richiudendo tutto.

-Hey! Fammi uscire!! Thor!!- si lagnò il prigioniero.

 

Asgärð, palazzo Fensalir

 

Malekith, il re deli Elfi Oscuri, entrò nella stanza di Frigga.

La dea fece scudo all’illusione di Jane con il suo corpo.

-Rinuncia, bestia- lo minacciò, brandendo il pugnale – E forse potrai ancora sopravvivere-

I due camminavano lungo il bordo della fontana, per trovarsi uno di fronte all’altro.

-Sono sopravvissuto a ben altro, donna-

-Chi sei?-

-Io sono Malekith e avrò ciò che mi appartiene-

Frigga guardò la fontana. Il Valhalla era ancora immerso nel buio.

Non sapeva se sarebbe sopravvissuta a quello scontro.

Voleva solo vedere Erin viva, per Loki. Non poteva perdonarsi di aver salvato solo una delle due midgardiane. Per lei, l’amore per Thor e Loki era lo stesso.

Senza pensarci colpì l’Elfo al viso col pugnale e lo disarmò facilmente.

Ben presto lo mise all’angolo con la lama alla gola.

La porta si aprì di nuovo e Kurse, il sovversivo entrò.

L’illusione di Jane, guidata da Frigga, era nascosta dietro a una colonna.

Kurse afferrò la dea per la gola e la sollevò da terra.

La dea sperò che uno dei suoi figli venisse a salvarla.

Malekith si avvicinò a Jane intimandole di restituire l’Æther.

Quando la toccò notò l’illusione che svaniva.

-Strega- urlò voltandosi verso la dea.

La Signora del Cielo sorrise, furba.

“Sono la madre dell’Ingannatore, dopotutto” pensò.

-Dov’è l’Æther?-

-Non te lo dirò mai!-

-Ti credo-

Kurse pugnalò a morte la dea. La lama la trapassò da parte a parte, lasciandola cadere a terra esanime.

L’ultimo pensiero della dea fu per Loki e l’ultima persona che vide fu Thor entrare nella sala a salvarla.

-No!- l’urlo del dio del martello risuonò forte nella stanza.

 

Asgärð, palazzo Frohheimr, sala Valhalla.

 

-No!- l’urlo di Erin riecheggiò per la stanza della Sfera.

Hnoss la prese per un braccio e Brunilde dall’altro per tenerla ferma.

-Lasciatemi! Dobbiamo salvarla!- la giovane era in lacrime.

-E’ morta- le disse Hnoss fredda.

-No, no…lei no!-

La neo valchiria si inginocchiò a terra continuando a piangere disperata.

Hervör entrò nella stanza.

-Hervör, ti prego. Aiutala, Loki non…-

-Mi dispiace, non possiamo fare nulla per lei-

-Salvatela come avete fatto con me!!- la supplicò.

-Non è possibile, mia cara- la consolò la valchiria maggiore, accucciandosi accanto a lei per quanto l’armatura glielo permettesse.

-Loki morirà… non può vivere senza di lei!-

-Ha te-

Erin si alzò, infuriata.

-Io sono rinchiusa qui! Non lo vedrò mai più. Pensate di essere furbe, ma io l’ho capito che non vedrò mai più Loki. Voi…voi siete come Odino. Volete punirlo!-

-No, no tesoro. Noi vogliamo aiutarvi-

-E come?- Erin era sempre più arrabbiata –Era meglio che mi avessi lasciato su quella scala. Qui sono inutile-

-Non è vero. Tu puoi vegliare su Loki-

-Di questo passo, lo vedrò morire- sentenziò dura.

Detto ciò uscì dalla stanza.

-Ha lo stesso temperamento dell’Ingannatore. È proprio la sua metà- mormorò Brunilde.

-Ci darà un bel daffare- le rispose Sigrdrífa sorridendo materna verso la porta da cui la giovane valchiria era appena uscita.

-Che farà Loki?- chiese Hnoss.

-Nulla. È chiuso nelle prigioni- dichiarò Hervör sospirando.

-E per fortuna- commentò Brunilde.

-L’Ingannatore è capace di tutto, meglio non farlo infuriare. Farò in modo che per il momento non lo venga a sapere- disse Hervör – Vado da Erin…- concluse lasciando la stanza. Sigrdrífa e Brunilde la seguirono silenziose.

Hnoss rimase nella stanza pensierosa. Doveva fare qualcosa…

 

 

 

Spazio autrice:

Saaaalve!

Ve lo avevo promesso un capitolo lungo, no? :D

Povera Frigga T.T Jane sta sempre in mezzo quella stordita che mette le mani dove non deve e si becca l’Æther, peggio dei bambini XD

Loki che pensava di far fuori Odino mentre invece ancora non sa che lo ha spinto da Frigga. Erin povera cara ha assistito al tutto impotente.

Nel prossimo capitolo Loki scoprirà tutto ciò che gli è stato nascosto finora e lo saprà tramite una valchiria (non Erin ovviamente).

Quindi vi lascio con un dubbio e au revoir! XD

Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite, quelli che leggono silenziosamente e le tre commentatrici dello scorso capitolo: Cho Yamamori, Loki__Laufeyson e Arceere999.

Lalla.

Ps: Into Eternity è parte della Colonna sonora di TDW, scritta da Brian Tyler.

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Capitolo 13
*** And The Heavens Shall Tremble ***


And the heavens shall tremble OFH

NdA: il titolo del capitolo è una canzone degli Audiomachine, "And The Heavens Shall Tremble".

Loki kvað:

Kvað ek fyr ásum,

kvað ek fyr ása sonum,

þaz mik hvatti hugr,

en fyr þér einum mun ek út ganga,

þvi at ek veit at þú vegr.

 

Ǫl gǫrðir þú, Ægir,

en þú aldri munt síðan sumbl of gera;

eiga þín ǫll, er hér inni er,

leiki yfir logi, ok brenni þér á baki.

Eldri Edda, Lokasenna (*)

 

 

Asgärð, Prigioni

 

Dopo quella confusione dovuta all’evasione dei prigionieri, nei sotterranei era tornata la quiete.

Con la coda dell’occhio, Loki notò un’armatura dorata avvicinarsi.

Si voltò appena.

-Mio Principe. Porto cattive notizie. La regina, vostra madre, è morta a causa degli Elfi, per salvare la vita a Jane Foster-

Loki annuì appena e tornò a fissare il vuoto.

Sua madre non poteva essersene andata. Non così.

Si ritrovava da solo, doveva fuggire.

Asgärð era in guerra, tanto valeva approfittarne, salvare Erin e fuggire da qualsiasi parte con lei.

Anche su Miðgarð.

Probabilmente avevano già fatto la veglia funebre e nessuno lo aveva fatto uscire di lì per assistervi.

Nemmeno l’ultimo saluto.

Si pentì amaramente per il fatto che le sue ultime parole che rivolse alla Signora del Cielo fossero state che lei non fosse la sua vera madre.

Lo era stata. L’unica donna ad averlo sempre amato nonostante le malefatte, gli aveva insegnato la sua arte.

L’unica donna che lo apprezzava per ciò che era. Come Erin.

Si alzò in piedi e un’aura dorata lo avvolse e distrusse i mobili che arredavano la cella.

Si meravigliò. La sua magia aveva ripreso a funzionare. Un ghigno malefico si dipinse sul suo volto.

Poteva fuggire!

Una luce bianca lo colpì in viso, all’improvviso.

Apparve una donna, o meglio una Valchiria dall’armatura azzurra.

Hnoss.

Loki rise irrisorio.

-Ora anche le Valchirie vengono a trovarmi? Vattene! Torna nel tuo palazzo, non voglio andare nel regno dei morti-

-Sono stata mandata dalla Signora del Cielo, mio principe-

Il dio la spinse contro il candido muro, bloccandole la gola con il suo avambraccio.

-Mentimi e ti uccido-

La Valchiria lo guardò truce e lo spinse via, facendolo cozzare contro il vetro della cella.

Era pur sempre una guerriera e il dio non le faceva paura.

La stanza si riempì della risata malefica del dio.

-Sono stata mandata per informarti del destino di Erin, la midgardiana-

-No…- mormorò appena il dio, alzando lo sguardo. Impaurito.

Se una Valchiria portava notizie di Erin, non erano buone.

-È stata uccisa dai Chitauri-

Loki sentì il vuoto dentro di sé e una rabbia accecante montare e ribollirgli nelle vene.

Le lacrime gli appannavano la vista.

Erin.

Lo sapeva. Nel profondo del suo cuore, sapeva che era finita così.

L’avrebbe fatta pagare a tutti.

Prima la morte di sua Madre e poi quella di Erin.

Non poteva sopportarlo.

-Vostra madre, Frigga, prima che venisse uccisa dagli Elfi, aveva disposto che le fosse fatta una veglia funebre come è consuetudine ad Asgärð - mentì la Valchiria.

Doveva proteggere il Valhalla da Loki, non poteva permettere che sapesse di Erin.

Era inutile che lo sapesse, tanto non avrebbe potuto rivederla e lui di lì non sarebbe uscito mai più.

Che senso aveva dirgli che era viva e che non poteva vederla?

-Cosa?- Il dio la guardò incredulo avvicinandosi.

-Mio Principe, Vostra madre ha sempre vegliato su di voi. Fin da quando siete caduto dal Bifrost e ha, perdonate il termine, tifato per voi e la giovane midgardiana. Quando ha saputo della sua morte, ha disposto che le Valchirie del Valhalla si occupassero del corpo-

-Stai mentendo- sputò Loki. C’era qualcosa che non lo convinceva in quel racconto o forse era la semplice paura di accettare la realtà.

-No, mio Principe. Non lo farei mai!- esclamò la giovane donna, fingendosi offesa.

-Stai mentendo. Stai mentendo al dio degli inganni! Come osi?!- tuonò, sovrastandola in altezza.

La valchiria allungò una mano chiusa verso il dio.

-Sto dicendo la verità- aprì la mano e al suo interno, Loki vide il ciondolo con la runa Dagaz macchiato di sangue.

-No…no…no- il dio si allontanò dalla valchiria, come se gli avesse mostrato una sostanza letale.

-Se vi può consolare, le sue ultime parole sono state per voi, mio Principe-

Il dio si voltò incredulo, non sapeva se avrebbe voluto sapere.

-Cos’ha…cos’ha detto?- cercando di ricacciare indietro le lacrime.

-Minn konugrn, Loki-

Quella frase gli tolse il respiro, prima di morire Erin aveva giurato fedeltà a lui come re di Asgärð.

Prima di morire.

La verità lo aveva colpito come un pugno allo stomaco.

Era solo colpa sua.

La donna scomparve nuovamente attraverso la luce bianca.

Il dio rimasto solo, con la sua magia fece volteggiare tutti i mobili e libri ormai distrutti.

Si fermò solo quando si sentì spossato.

Frustrato diede un calcio a un pezzo di legno che era la testata del suo letto, ferendosi.

Si sedette contro il muro.

Erin era morta.

Sua madre era morta.

Non aveva più nessuno.

Era rimasto da solo.

Per sempre.

 

Si portò una mano al labbro e iniziò a torturarselo con l’indice e il pollice.

Aveva messo in pericolo Erin fin dall’inizio. Doveva aspettarselo che restando con lei in quella casa le cose sarebbero degenerate, che sarebbe morta a causa dei Chitauri che lo inseguivano.

Aveva fallito più di una volta per salvarla e l’aveva condannata a morte.

E poi, sua madre.

Portò la mano sinistra a stringersi momentaneamente l’attaccatura del naso, come a scacciare un brutto pensiero.

Era colpa sua se Kurse l’aveva trovata. Gliel’aveva detto lui di prendere le scale che portavano direttamente agli alloggi reali. E poi l’aveva uccisa. La sua smania di vendicarsi di Odino aveva causato la morte di Frigga. Le mani caddero sul grembo in un gesto di frustrazione.

Il suo respiro si era fatto pesante.

Alzò leggermente le mani come se volesse evitare di chiuderle in un pugno e urlò.

Urlò con tutto il fiato che aveva.

Urlò tutto il suo dolore.

Urlò tutta la sua rabbia.

L’avrebbero pagata. Dai Chitauri agli Elfi.

Avrebbe messo a ferro e a fuoco tutti i Nove Regni, per avere vendetta.

Avrebbe anche distrutto anche Yggdrasil, se fosse stato necessario, ponendo fine alla vita di tutti quanti.

Ma l’avrebbero pagata.

Tutti.

 

C’era solo un modo.

Doveva trovare l’occasione.

 

E quella occasione stava arrivando.

Poco dopo arrivò infatti Thor.

Alla vista del biondo dio del tuono, la cella appariva intatta. Loki era in piedi con le braccia dietro la schiena.

-Thor, dopo tutto questo tempo, ora vieni a farmi visita. Perché? Perché sei venuto qui? Per compiacerti?-

-Loki, ora basta. Niente illusioni-

L’illusione scomparve, mostrando Loki ancora seduto a terra, il piede sanguinante e la cella distrutta.

-Ora mi vedi fratello-

Il dio del tuono fece il giro della cella, osservandolo dall’altro vetro magico per essere più vicino.

-Lei ha sofferto?- chiese il prigioniero.

Non voleva che anche sua madre avesse sofferto come sicuramente era successo a Erin, prima di morire.

-Non sono venuto per condividere il nostro dolore. Ho intenzione di offrirti qualcosa di solennemente più sacro-

Loki lo guardò come se ci fosse davvero un qualcosa che potesse evitargli tutto il dolore che si portava dentro.

-Continua-

-So che brami vendetta tanto quanto me. Se tu mi aiuterai a scappare da Asgärð, io te la concederò. Vendetta. Dopo di che tornerai in cella-

Vendetta.

“Oh, sì, fratellino, tu non sai cosa sarei disposto a fare per averne” pensò.

Vendetta.

Il dio moro assaporò quella parola nella sua mente.

Voleva Malekith morto ma soprattutto voleva Thanos e L’Altro morti, sotto le più atroci sofferenze fisiche e psicologiche per quello che avevano fatto a lui e soprattutto a Erin.

Lo faceva solo per lei.

-Devi essere davvero molto disperato se vuoi il mio aiuto- sussurrò beffardo il fratello.

Thor gli diede le spalle.

-Perché pensi di poterti fidare?-

-Non mi fido, nostra madre sì. Ma sappi che quando abbiamo combattuto in passato, nutrivo un barlume di speranza, che mio fratello esistesse ancora-

L’Ingannatore era sull’orlo delle lacrime. Il giovane principe che era, era stato calpestato dalle menzogne di Odino e torturato dai Chitauri. Erin era riuscita a riportarlo in vita e dare una speranza a quel giovane ragazzo impulsivo ma nuovamente i Chitauri avevano fatto in modo che il giovane ingannatore diventasse sempre più cinico e perfido, strappandogli Erin. Quel vecchio Loki non poteva tornare indietro. Lo avrebbe voluto, Thor poteva farlo a rinascere ma anche lui in qualche modo era colpevole di tutte quelle menzogne, di avergli messo il bastone fra le ruote per salvare la persona che amava.

Quel Loki, non sarebbe mai più tornato. Si era trasformato nel mostro qual era.

-Quella speranza è svanita. Tu tradiscimi e io ti ucciderò- concluse Thor, distraendo il moro dai suoi pensieri.

Questa era l’occasione che stava aspettando.

Ridacchiò e poi disse:-Quando cominciamo?-

 

 

(*) Disse Loki:

Ho parlato con gli Asi,

ho parlato con i figli degli Asi,

gli ho detto quel che pensavo,

solo dinanzi a te [Thor] fuggo,

poiché so che potresti farmi del male.

 

Tu hai preparato la birra, Ægir,

ma d’ora in poi non darai più una festa;

sia maledetto chiunque sia qua dentro,

possa il fuoco avvolgervi e bruciarvi tutti.

Edda Antica, Le Offese di Loki.

 

 

Spazio autrice:

Buondì!!

Loki finalmente è al corrente di ciò che succede fuori dai sotterranei. Ha saputo di Frigga, per la quale Thor gli ha promesso vendetta e momentanea libertà. Ha saputo parte della verità sulla sorte di Erin, ora vendicarsi è l’unica cosa che vuole. Simpatica però Hnoss, eh? Però il suo ragionamento non è poi così sbagliato… Ma Erin non la pensa allo stesso modo e non sa cosa sta per fare Loki...

Sto riflettendo di prolungare davvero la storia di qualche capitolo. Il prossimo devo ancora finirlo di scriverlo ma esami imminenti mi stanno togliendo tempo alla scrittura, in qualche modo farò, mal che vada pubblicherò sabato invece che mercoledì ;)

Ringrazio tutti i lettori dello scorso capitolo, chi ha aggiunto la storia tra le preferite (mi fa un enorme piacere che aumentate di settimana in settimana!!) e per ultimo le mie fide commentatrici: Loki__Laufeyson e Cho Yamamori.

Alla prossima  ;)

Lalla.

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Capitolo 14
*** An Unlikely Alliance ***


An unlikely alliance OFH

Asgärð, palazzo Válaskjálf

 

L’ingannatore finalmente era libero.

-Non è da te, fratello- disse camminando accanto a lui nel lungo corridoio che portava alla sala del trono.

Gli era stato detto solo che Jane aveva con sé l’Æther e che doveva fuggire da Asgärð senza esser vista da Padre Tutto, l’inganno sarebbe riuscito grazie all’appoggio del dio-guardiano Heimdall, Lady Sif e i due guerrieri Volstagg e Fandrall.

-Un’azione clandestina. Sei sicuro che non vuoi usare i pugni per farti strada?- Loki era eccitato, suo fratello aveva messo su un inganno perfetto. Sì, doveva ammetterlo, era orgoglioso di Thor.

-Se continui a parlare potrei farlo-

-Bene come desideri, non ci sono neanche-

Con un’illusione si trasformò in una delle guardie del palazzo.

-Così va meglio?-

Thor si voltò a guardarlo –Almeno la compagnia è migliore-

-Però potremmo essere meno vistosi-

Con un’altra  illusione lui tornò nelle sue vesti e trasformò Thor in Lady Sif, lui nemmeno si era accorto del cambiamento.

-Mmmh, fratello, sei incantevole-

Thor si osservò e con tono seccato disse: - Non farà meno male quando ti ucciderò con queste sembianze-

-Molto bene. Probabilmente prediligi uno dei tuoi nuovi compagni visto che li preferisci-

Una terza illusione portò Thor nei suoi panni e Loki in quelli di Capitan America.

-Uh così va molto meglio! Il costume è un po’ eccessivo, è aderentissimo. Ma che sicurezza, sento l’integrità morale montarmi dentro. Hey vuoi intraprendere un’avvincente discussione sulla verità, l’onore, il patriottismo? Dio benedica l’Am…-

L’Ingannatore non finì la frase che il biondo fratello lo spinse contro una colonna tappandogli la bocca con una mano, facendo svanire l’illusione.

Loki si liberò dalla presa facilmente, voltando il viso da un lato.

-Che c’è?- sussurrò seccato e seguì lo sguardo del fratello alla loro sinistra.

Due guardie passavano poco lontano dando loro le spalle.

-Potresti per lo meno fornirmi un’arma- si lamentò il moro – Il mio pugnale, qualcosa…-suggerì.

Thor sempre più seccato di averlo tra le scatole, tirò fuori qualcosa che passò sui polsi del fratello.

-Finalmente, un briciolo di buon sens…- Loki tirò su le mani strette a pugno davanti al suo viso. Erano ammanettate.

-Non ti piacevano i trucchetti?- gongolò Thor, felice di averlo zittito per la pace delle sue orecchie.

 

Poco dopo vennero raggiunti da Lady Sif e la famosa Jane Foster.

-Tu sei…?- chiese a passo svelto la scienziata.

-Io sono Loki e tu sei…- non finì la frase perché l’astrofisica gli tirò una sberla in pieno viso.

Tutti sbarrarono gli occhi sorpresi.

-Questo era per New York-

L’aveva sottovalutata.

La guardò divertito. Per New York? Dovette trattenersi da non scoppiare a ridere.

Cos’è faceva l’offesa per una stupida città midgardiana? C’erano voluti sei supereroi per fermarlo. Sei.

Erin era l’unica in diritto di tirargli uno schiaffo per non averla salvata.

-Mi piace lei- sghignazzò.

Le guardie di Odino arrivarono subito.

Thor portò via Jane, Loki stava per seguirli ma Sif gli puntò la lama della sua lancia alla gola.

-Tu tradiscilo e io ti uccido-

Il dio ridacchiò.

-Anche per me, è un piacere rivederti- detto questo la donna tolse la lama e Loki se ne andò.

Raggiunsero la sala del trono dove una nave elfica era parcheggiata nel mezzo del salone.

-Ti lascerò tutto il tempo necessario- disse Volstagg a Thor

Il dio e Jane si diressero alla nave annuendo per ringraziarlo. Quando fu il turno di Loki per passare, Volstagg lo fermò.

-Tu prova soltanto a pensare di tradirlo…-

-Mi ucciderai? Pare che dovrai metterti in fila…-commentò sarcastico e superandolo.

 

Una volta che i tre furono nella navicella elfica Thor si mise al comando.

O meglio tentò di farla funzionare premendo tasti a caso.

-Avevi detto che lo sapevi far volare- constatò Loki alle sue spalle.

-Ho detto che non sarebbe stato difficile-

-Bè qualunque cosa tu stia facendo, ti conviene sbrigarti- ordinò impertinente.

-Stai zitto, Loki- replicò il fratello irritato.

-Ti sfugge qualcosa- continuò l’Ingannatore petulante.

Già, l’enorme tasto rosso per avviarla. E sì che era grande. Che fosse daltonico?

-No, per niente ho premuto tutti i bottoni che ci sono-

-Non colpirli, premi delicatamente-

Thor si mise a picchiare le mani aperte sui tasti a casaccio, come un bambino dispettoso.

“Ora lo becca” pensò Loki.

-Non li sto colpendo ma non funziona!-

Ed ecco che la graziosa manona divina colpì il tasto rosso, per la salute dell’ulcera che stava venendo a Loki.

Il dio dal mantello verde sospirò. Suo fratello era proprio uno stolto delle volte. Come poteva fare il re?!

 

Asgärð, Valhalla, sala della Sfera

 

-Hervör!- Brunilde si avvicinò alla sua consorella preoccupata, seguita da tutte le altre –Che succede?-

-Thor ha fatto evadere Loki- rispose accennando con la testa alla visione sulla Sfera.

-Non ci voleva-

-È per via dell’altra midgardiana-

Erin si era avvicinata alla Sfera silenziosamente.

Finalmente, poteva vederlo mentre si dirigeva alla sala del trono. Era cambiato rispetto a come lo ricordava: i capelli erano molto più lunghi, il viso aveva tratti più duri dimostrava di aver perso peso nell’ultimo periodo, retaggio forse della prigionia, nonostante questo sembrava sano ma l’espressione era decisa.

I suoi occhi non mostravano più la speranza di rinascita che Erin aveva imparato ad amare. Rivide un po’ di quell’odio che vide la prima volta che i loro sguardi si incrociarono ma vi lesse dell’altro, che la spaventò e la preoccupò allo stesso tempo: vendetta. Alzò una mano per appoggiarla sulla sfera, sul riflesso del viso del dio dal mantello verde. Era talmente rapita dalla sua visione che non si accorse che la Sfera aveva un guscio in cristallo dentro al quale tutta la magia di Asgärð si racchiudeva e non sentì nemmeno il freddo del cristallo invaderla.

Era felice che fosse libero, poteva sempre andarlo a trovare se le avessero concesso l’armatura per scendere ad Asgärð. Effettivamente il Valhalla con tutte quelle restrizioni iniziava ad andarle stretto.

La sua gioia terminò quando le altre otto valchirie si voltarono improvvisamente verso di lei, guardandola con sospetto.

-Cosa c’è?- chiese titubante.

-Tu!- Hnoss si avvicinò a grandi falcate, afferrandola per un braccio.

-Hnoss!- tuonò Hervör, guardandola torva.

-Ci metterà in pericolo-

-Non sono diretti qui-

-Sì ma Loki può scappare-

-Credo che Thor sappia badare al fratello-

Hnoss ci pensò su. In effetti aveva detto all’Ingannatore che Erin era morta, solo che le altre consorelle non lo sapevano. E temeva che l’Ingannatore potesse scoprire che la sua era stata una menzogna. Represse il brivido di paura che non le era concesso di provare.

-Però non sappiamo le intenzioni dell’ingannatore ed Erin non ha ancora la sua armatura. Dovremmo proteggere lei- s’intromise Hlaðguðr.

Hervör sospirò pesantemente. Le sembrava ridicolo proteggere la compagna dell’Ingannatore dal dio stesso.

-E va bene. Portate Erin nella sua stanza, tenetela d’occhio finché Loki non ritornerà in cella-

-Cosa? No!- protestò Erin cercando di svincolarsi dalla presa di Hnoss.

La stretta della Valchiria dall’armatura azzurra si fece più salda.

Il lupo di Erin ringhiò contro Hnoss, la donna non lo calcolò nemmeno e l’animale a quel punto abbaiò. Finalmente lasciò la presa e spinse la giovane valchiria verso la sua stanza.

-Mandate più Einherjar, serviranno a Odino- ordinò Hervör.

A Erin la situazione non piaceva per niente, iniziò a meditare un modo per scappare di lì.

 

Asgärð, navicella elfica

Finalmente riuscirono a decollare, abbattendo altre colonne della sala del trono.

-Hai mancato una colonna- commentò sarcastico Loki.

-Stai zitto!-

Riuscirono ad uscire da palazzo, abbastanza agilmente per la guida poco pratica di Thor.

-Posso avere io il comando? È chiaro che sono più bravo di te-

-Sei sicuro? Bé chi tra noi due sa veramente volare?- ridacchiò Thor, anche l’altro sorrise divertito.

In quel momento entrambi percepirono che in quel momento erano tornati fratelli.

Potevano esserlo nuovamente davvero?

L’attenzione del dio moro venne attratta dalla mortale che si accasciava a terra.

Senza scomporsi troppo, si allungò con la testa per guardarla

-Oh cielo, è morta?- commentò sarcastico.

-Jane!- esclamò Thor preoccupato, notando la sua amata a terra.

-Sto bene- mormorò lei.

“E mica tanto” pensò il moro.

Intanto i sistemi di difesa del regno iniziarono a bersagliarli. La navicella distrusse la cima di una torre.

Loki fece per aprire bocca ma venne zittito dal fratello: - non una parola-

Le navi di difesa al palazzo reale iniziarono a inseguirli

-Ora ci inseguono-

Presero poi a sparare cercando di abbattere la nave dei fuggitivi.

-Ora ci sparano-

-Sì grazie per la cronaca Loki, distrai abbastanza-

La navicella uscì dal perimetro del palazzo reale decapitando una statua.

-Complimenti hai appena decapitato tuo nonno!- fu l’ennesimo commento sarcastico del dio moro.

Presto si ritrovarono sul mare, affiancando l’acquedotto e finalmente al riparo dei colpi delle navi asgardiane.

-Sai è meraviglioso, è un’idea veramente eccezionale. Rubiamo la più grande nave elfica dell’universo e ci diamo anche alla fuga! Passiamo sulla città, fracassiamo ogni cosa in modo che tutti possano vederci! È geniale, Thor, davvero geniale!!- esplose l’Ingannatore lagnandosi come non mai. Più che altro preoccupandosi di ritornare in cella subito e addio vendetta.

Il biondo dio dal mantello rosso si voltò e un secondo dopo spinse il fratello giù dalla navicella.

Poi saltò giù, non prima di aver preso Jane fra le sue braccia.

 

Loki atterrò su un’altra nave, questa volta asgardiana, la quale ricordava le navi fenicie dei midgardiani.

Fandrall ridacchiò: -Sai il tempo trascorso in cella deve averti reso meno aggraziato, Loki-

Il dio si alzò a fatica, avendo ancora le manette ai polsi e notò che il piano di Thor stava funzionando. Le navi di difesa stavano ancora inseguendo quella elfica.

-Mi hai mentito…Sono sorpreso-

-Mi fa molto piacere. Ora mantieni la promessa: portaci al tuo sentiero segreto-

Loki si mise al comando, finalmente assaporava un po’ di autonomia in questo piano che sembrava far acqua da tutte le parti ma che lentamente si stava rivelando esser ben elaborato.

Sapeva della Convergenza quindi uscire dal regno sarebbe stato molto facile.

Nel frattempo però, un’altra nave di difesa ad Asgärð li stava inseguendo, Loki si posizionò sopra di essa e Fandrall scese per prendere possesso di essa saltando di sotto.

 

Il viaggio delle due divinità e della mortale proseguì finché Loki non puntò a una montagna.

-Loki…-lo richiamò il fratello seriamente preoccupato di finire spiaccicato contro la parete rocciosa.

-Se fosse facile, lo farebbero tutti-

-Sei impazzito?- chiese l’altro voltandosi.

-Bè è possibile- D’altronde poteva trovare un altro varco di convergenza un po’ più pratico, ma il tempo non era sufficiente per una caccia al tesoro.

La nave s’infilò in un corridoio roccioso molto stretto interno al monte, che le fece perdere le ali e prima di uscire dall’altro lato, la nave venne risucchiata dal varco.

 

 

La nave strisciò sul suolo nero del Regno distrutto degli Elfi. L’atmosfera era di un sinistro verde.

Un’eclissi perenne la provocava.

-Ta-Dan!- esultò l’Ingannatore.

 

Svartalfheim

 

Continuarono a sorvolare le rovine.

Il moro osservava Thor prendersi cura di Jane. Un senso di rimpianto lo assalì.

Con Erin non l’aveva mai fatto. Era stata lei a prendersi cura di lui e lui l’aveva lasciata morire.

Thor pur di salvarla dall’Æther, aveva convinto i guerrieri più forti del regno e lo stesso Heimdall a commettere alto tradimento nei confronti di Odino e del regno.

Lui cosa aveva fatto?

Aveva cercato invano di conquistare un regno, fallendo miseramente.

-Pensa a cosa potrei fare con quello che le scorre nelle vene- disse. Pensando che se avesse avuto Tesseract e Æther insieme, a quest’ora Erin sarebbe viva.

-Di sicuro ti consumerebbe- gli rispose il dio col martello avvicinandosi.

-Se la sta cavando bene, per ora-

-Lei ha risorse che tu non conoscerai mai-

Le midgardiane sono donne forti, questo doveva ammetterlo.

-Dille addio- non era sicuro che sarebbe sopravvissuta a quella forza che la possedeva.

-Non oggi-

-Oggi, domani. Cento anni, non sono niente- disse alzandosi – Un battito del cuore. Non sarai mai pronto. L’unica donna di cui ti sarà caro l’amore, ti sarà portata via…- così come Erin era stata portata via a lui.

-E così ti darà soddisfazione?- ringhiò Thor, pensando che il fratello traesse piacere dalle sventure altrui. Ma non poteva nemmeno immaginare che Loki ci fosse appena passato.

-La soddisfazione non è nella mia natura- rispose tagliente.

-E né nella mia-

-Il figlio di Odino…-

-No, non sono solo il figlio di Odino. Pensi che solo tu sia stato amato da nostra madre? Tu hai avuto la sua magia e io la sua fiducia- lo accusò.

-Fiducia? Era questa la sua ultima espressione?- lo attaccò l’altro –Fiducia? Quando l’hai lasciata morire?!- ringhiò.

-Tu di che aiuto sei stato in quella cella?- urlò Thor.

-Chi mi ha incarcerato? Chi mi ha incarcerato?!- sbraitò Loki sfogando tutta la sua rabbia verso il fratello.

-Lo sai benissimo!- replicò spingendolo contro la postazione di controllo, sovrastandolo – Lo sai benissimo chi!- fece per colpirlo in viso ma si fermò.

-Lei non vorrebbe vederci litigare-

-Comunque non ne rimarrebbe scioccata- sorrise il moro appena finì di parlare. Lo stesso fece Thor. Non era la prima volta che litigavano e si azzuffavano. Erano fratelli ed era normale.

-Io vorrei potermi fidare di te- concluse dandogli le spalle.

Il moro rimase pietrificato.

Si rese conto per la prima volta che nello sguardo di Thor non c’era odio. Non c’era mai stato.

Aveva sempre agito per proteggerlo, anche a New York: aveva radunato un sacco di soggetti strani per fermare la sua apparente pazzia. E perché lo aveva fatto? Perché gli voleva bene e gliene aveva sempre voluto.

Rimase spiazzato da questa rivelazione.

Se l’avesse notato prima, a quest’ora non si sarebbero trovati in quella situazione e magari sia sua madre che Erin sarebbero ancora vive.

Aveva sbagliato e ora ne pagava le conseguenze.

C’era ancora la rabbia che provava per non aver salvato le due donne e quella doveva sfogarla. E qui, poteva ancora rimediare.

-Fidati della mia rabbia-

 

Asgärð, Valhalla, stanza di Erin.

 

Erin era seduta sul bordo del letto, le mani a stringere il bordo del materasso.

Doveva fuggire ma se lo avesse fatto ora, dove sarebbe andata? Loki non era nemmeno più lì.

Si sentiva soffocare senza poter muoversi liberamente come le altre.

Hnoss era la causa di tutto. Appena si era risvegliata l’aveva odiata fin da subito. Non aveva chiesto di diventare valchiria né tanto meno era stata salvata per capriccio di chissà chi.

Percepiva che aveva timore di Loki e di conseguenza subiva le sue paure.

Il bussare alla porta la spaventò.

-Non ho fame, Hnoss- affermò la ragazza dagli occhi blu.

-Sono io- la voce di Hervör arrivò materna.

La neo valchiria si alzò per aprire.

Con un sorriso complice la valchiria maggiore le disse: - È ora-

 

Erin venne guidata in gran segreto nei sotterranei del Valhalla, non credeva nemmeno che esistessero.

Sentiva un suono metallico in lontananza come se qualcuno stesse forgiando del ferro.

Le venne in mente il dio Efesto ma erano decisamente in mezzo a un altro tipo di dei.

Hervör spalancò una porta e in mezzo a una stanza buia si erigeva in tutta la sua maestosità l’armatura di Erin. Era illuminata da un fascio di luce che proveniva da una piccola finestrella dall’alto della stanza.

Era magnifica. Risplendeva di luce propria. Non aveva un elmo ma era dotata di corsetto, protezioni alle braccia e gambe. Di fianco stava una lancia dorata, la punta era tridimensionale, una piccola sfera bianca al suo interno.

Erin non lo sapeva ma quello era l’antico scettro di Loki. Hervör l’aveva recuperato dalla sala delle armi, sottraendolo alla vista di Odino.

La ragazza si avvicinò alla sua armatura.

-Posso indossarla?- domandò speranzosa.

-Certo. credo che tu ora sia pronta. Non voglio che il Valhalla sia un carcere per te. Bada bene a non fare pasticci-

-Oh, no! La userò con cura. Il colore è meraviglioso- affermò.

-Sapevo che avresti apprezzato-

Erin passò una mano sul corsetto dell’armatura verde smeraldo.

Verde.

Il colore del legittimo re di Asgärð.







Spazio autrice:
Ciao a tutti!!
Vi chiedo davvero scusa per questo enorme ritardo ma in due settimane ho avuto tre esami all'uni, più svariati compleanni (compreso il mio), quindi tempo pochissimo e in più, dato che il capitolo non era scritto la musa ha pensato bene di fare le valige. _ _|| come capitolo è stato un parto :D
Loki sta andando verso la via della redenzione, nel prossimo, nello scontro diretto con Malekith capirà che la vendetta non serve a nulla (ah ma davvero? Loki? Sei sicuro? :D) Le scene con Thor le ho alleggerite un po' perché sennò diventava davvero pesante... so many feels!!
Erin finalmente ottiene la sua armatura verde Loki :3 Hnoss non sarà molto felice quando la vedrà ma verrà messa al suo posto presto ;)
Ringrazio  tutti coloro che si sono aggiunti alla lettura di questa storia e chi l'ha voluta aggiungere alle seguite!! Grazie!!!!!
Grazie anche a Loki__Laufeyson e ZephiliaMalfoy99  per aver recensito lo scorso capitolo e la mia cara Hermes che ha recensito un po' di capitoli vecchi :)
Ve lo dico, il prossimo capitolo arriverà lunedì prossimo gli altri non si sa bene se riuscirò a scriverli subito! ^^' quindi se non vedete aggiornamenti sappiate che non avrò avuto tempo, ma io vi penso sempre!!!
Un bacio e buona settimana a tutti!!
Lalla.

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Capitolo 15
*** Eternal Flame ***


Eternal Flame OFH

NdA: Si consiglia di ascoltare "Eterrnal Flame" degli audiomachine, perché è epica, come spero il capitolo: http://www.youtube.com/watch?v=02YcdYnStQQ

Svartalfheim

 

Dopo che Jane si fu risvegliata, gli déi scesero dalla nave che li aveva condotti lì insieme alla donna. Malekith e i suoi Elfi Oscuri erano appena giunti su Svartalfheim.

I due fratelli avevano un piano per costringere il re degli Elfi a liberare Jane dall’Æther e poi ucciderlo. Lo avevano progettato mentre Jane dormiva. Non doveva sapere in cosa consisteva, avrebbe potuto rovinare tutto.

Si acquattarono tutti e tre su una rupe, attendendo che Malekith e Kurse facessero la loro comparsa.

-Sei pronta?- chiese Thor all’astrofisica appena videro il nemico avvicinarsi.

-Lo sono- rispose Loki al posto dell’astrofisica.

 

I due si alzarono in piedi per farsi notare.

-Lo sai che l’Æther ci condurrà alla morte?- domandò retorico l’Ingannatore.

-Sì è possibile-

Loki mostrò a Thor i polsi ammanettati con l’intento di farsi liberare.

-Ancora non ti fidi di me, fratello?-

Il dio dal mantello rosso lo guardò dubbioso.

-Tu lo faresti?- chiese per poi liberarlo.

-No, non mi fiderei- mormorò il moro estraendo un pugnale e ferendo il fratello, buttandolo giù dalla rupe.

-No! Thor!- Jane ora era spaventata: non solo era in balia dell’Æther ma persino di Loki.

Il dio dal mantello verde saltò giù per raggiungere il fratello; Malekith, che osservava la scena da lontano, si avvicinò cercando di capire cosa stesse accadendo tra le due divinità. Anche Jane si mise all’inseguimento di Loki.

-Pensi davvero che m’importasse di Frigga?- esclamò Loki avvicinandosi al fratello a grandi falcate –O di tutti voi?- con un calcio sul viso, fece rivoltare il fratello.

Loki si meravigliò. Non era così che sperava di sentirsi vendicandosi di lui. Anche se era un’illusione, si rese conto che le parole di Erin erano vere.

-L’unica cosa che volevo era te e Odino morti ai miei piedi- In realtà in quelle poche ore si rese conto che non aveva mai voluto Thor morto. Non poteva.

Il biondo intanto cercò di recuperare il Mjölnir ma appena prima che arrivasse il moro lo afferrò per l’avambraccio e gli tagliò la mano.

Thor urlò di dolore per mascherare l’illusione.

Loki afferrò Jane per la vita.

-Malekith! Io sono Loki da Jötunheim e ti porto un dono- lanciò malamente la donna ai piedi dell’Elfo –Desidero una sola cosa in cambio: un comodo posto per osservare Asgärð che brucia-

Kurse parlò in elfico e Malekith si mosse per osservare più da vicino Thor.

-Guardami- disse l’elfo facendo voltare il dio col martello. Alzò una mano e il corpo di Jane si sollevò da terra. L’Æther confluì nell’atmosfera appena sopra le loro teste, fuori dal corpo della donna che poi cadde a terra finalmente salva.

Appena prima che il flusso rubino entrasse in Malekith, Thor ordinò a Loki di agire.

L’Ingannatore mosse la mano destra rapidamente, facendo sparire l’illusione e quindi ridando la mano al fratello che riprese prontamente il Mjölnir.

Un fulmine richiamato dal dio colpì la nuvola rossa per distruggerla, l’Ingannatore non ci pensò due volte a fare scudo a Jane col proprio corpo.

Come tante schegge di rubino, l’Æther si risollevò da terra per ricomporsi all’interno di Malekith.

Malekith e Kurse se ne andarono, Thor fronteggiò gli elfi ma Kurse afferrò una strana pietra incandescente che una volta esplosa in volo aprì un buco nero che li avrebbe risucchiati.

Loki, vedendo il pericolo, spinse via Jane dalla traiettoria della voragine, salvandola da una morte certa. Una sorta di redenzione per non aver salvato Erin dalla morte ma lui stesso venne risucchiato. La paura era dipinta sul viso dell’Ingannatore, doveva finire così la sua vita? Aveva già fatto tanto per il fratello.

All’improvvisò qualcosa di pesante lo placcò, riportandolo a terra: Thor.

Il dio dal mantello rosso ingaggiò una lotta con Kurse, mentre Malekith fuggiva e Loki combatteva gli altri elfi.

Kurse scaraventò il Mjölnir lontano dal dio e cominciò a colpirlo non curante che l’Ingannatore lo avesse visto.

Loki prese una lancia e si avvicinò al mostro a grandi falcate.

Appena alle sue spalle, Loki infilzò Kurse con la lancia, trapassandolo da parte a parte, salvando la vita al fratello.

Thor era sorpreso a terra, non si sarebbe mai aspettato un gesto simile e in quel momento lo vide.

Vide di nuovo il giovane principe asgardiano forte e ribelle, nell’animo di un dio che aveva perso tutto ma che voleva redimersi.

Kurse si voltò e abbracciò Loki infilzandolo a sua volta. L’Ingannatore non oppose resistenza.

-Noooo!- fu l’urlo disperato di Thor.

 

Loki venne buttato a terra.

-Ci vediamo all’inferno, mostro- ringhiò l’Ingannatore a Kurse che notò di avere attiva una pietra che creava l’autodistruzione e le voragini nel cielo. Infatti poco dopo la pietra esplose risucchiando e distruggendo Kurse in una voragine.

Il dio col martello si avvicinò al fratello ferito e lo prese fra le sue braccia.

Il moro respirava a fatica.

-No, no, no-

Loki non aveva paura, anzi, era felice. Tra poco avrebbe rivisto Erin e sarebbero potuti restare insieme per sempre.

Non gli importava nemmeno di non essersi vendicato di Thanos e de L’Altro, Malekith lo lasciava a Thor. La vendetta non gli importava più.

Ovunque la sua anima fosse finita, si sarebbe ricongiunta con quella di Erin.

Era questo quello che voleva.

-Sei un folle, non mi hai ascoltato- lo rimproverò il biondo con le lacrime agli occhi.

-Lo so, lo so sono un folle. Sono un folle!-

-Guardami, Loki-

-Mi dispiace, mi dispiace- mormorò sincero. Voleva il perdono del fratello, se fosse stato meno orgoglioso e lucido si sarebbe fatto aiutare da New York.

-Shhh. Va bene, va bene dirò a nostro padre cosa hai fatto qui oggi- gli disse sapendo quanto tenesse all’approvazione di Odino.

-Io non l’ho fatto per lui-

Quelle parole spiazzarono il dio del tuono

Thor in quel momento vide negli occhi del fratello ciò che non aveva mai visto prima: amore.

Ma se non l’aveva fatto per Odino, non l’aveva fatto nemmeno per lui o per la loro madre, allora per chi?

All’improvviso per la bionda divinità tutti i pezzi del puzzle tornarono al loro posto: il Tesseract, New York, l’entusiasmo di avere vendetta, tutto aveva un filo conduttore.

Era per forza così, c’era davvero un motivo per il quale Loki aveva agito in quel modo.

Sua madre aveva fatto un nome.

-Erin- disse Thor ad alta voce, una volta trovato il sottile filo rosso che univa le azioni del fratello –L’hai fatto per lei?-

Loki lo guardò sorpreso, come lo sapeva? Ma poco importava, era troppo tardi.

Sentì le palpebre pesanti e le chiuse per sempre.

-Noooo!!!-

Thor cercò di scuoterlo, invano.

Il dio degli inganni era morto.

 

 

Asgärð, sala della Sfera.

 

Erin entrò nella stanza proprio nel momento in cui Loki veniva infilzato dalla lancia conficcata in Kurse.

Osservò tutta la scena successiva in silenzio.

Non poteva crederci, non stava succedendo sul serio.

Loki non poteva morire, non così, non davanti ai suoi occhi.

 

Vide Loki diventare bianco, le vene divennero nere come se si stesse per sgretolare come argilla al sole.

Le lacrime sincere di Thor rendevano la scena reale.

E poi quelle parole: Non l’ho fatto per lui.

L’aveva fatto per Thor, per Frigga, per Jane ma soprattutto l’aveva fatto per lei.

Glielo aveva promesso sul pianeta dei Chitauri che avrebbe recuperato il Tesseract solo per lei.

Per salvarla.

Lei e lei soltanto.

Ora lei era salva nel Valhalla, nessuno poteva farle del male e lui…bè lui ora poteva finalmente trovare la pace.

Quella pace che nemmeno il suo amore aveva potuto donargli.

Il dio chiuse gli occhi. Per sempre.

 

Un rumore sordo e metallico fece voltare le otto valchirie, le quali notarono che Erin stava piangendo silenziosamente in ginocchio.

Era maestosa con quell’armatura verde, un lunga treccia le ricadeva dalla spalla sinistra nella mano destra lo scettro di Loki.

Hnoss storse il naso ma sapeva che non poteva essere altrimenti. Era l’unica sollevata dalla dipartita del dio.

Hervör si avvicinò.

-Bambina mia-e l’abbracciò.

Erin si irrigidì alla vista di Thor che abbandonava il fratello su Svartalfheim.

-Lo sta abbandonando?!- mormorò incredula.

-Deve salvare la Terra-

-Lo sta abbandonando- stavolta era una secca affermazione.

-Ora manderemo qualcuno a recuperarlo-

-Andrò io. Voglio essere io a occuparmi del corpo. Mi sono già presa cura di lui una volta-

-È troppo pericoloso-

-Non m’importa- affermò dura rialzandosi e liberandosi dall’abbraccio di Hervör.

-Ma?-

-È il minimo che possa fare per il re-

-Erin ma cosa stai dicendo? Odino è il nostro re- le ricordò Hervör.

-Non il mio. Loki è…era il mio re-

Detto questo uscì dalla sala pronta a inviare su Svartalfheim degli Einherjar a recuperare l’Ingannatore.

Hnoss si avvicinò a una Hervör incredula.

-Abbiamo un’altra sovversiva in casa. Che vi avevo detto?-

-Taci – le disse Brunilde alle sue spalle – È solo sconvolta. L’ha visto morire, cerca di capire-

-No, non voglio capire- replicò caustica l’altra voltandosi – Se mi aveste dato retta a quest’ora lei sarebbe bruciata su una pira e la sua anima sarebbe finita nel regno dei morti e ora farebbe compagnia all’Ingannatore. Invece no, dobbiamo tenere una ribelle nel Valhalla. Chissà cosa le avrà inculcato Loki in quella testa dura-

-Ora basta Hnoss – disse Hervör – Smettila di avercela così tanto con Erin. La tua è solo invidia per esser stata respinta secoli fa da Loki. Era Erin quella destinata non tu-

Hnoss tacque punta nel vivo. Prima di diventare valchiria, Hnoss voleva il giovane principe come sposo ma lui rifiutò, non aveva nessuna intenzione di prender moglie. Tanto meno con Hnoss.

L’unica cosa che poté fare Odino fu quella di ammetterla al Valhalla per vegliare per sempre su di lui.

Con Erin le cose si erano complicate, una gelosia accecante l’aveva portata a dividere la coppia.

 

Svartalfheim

 

Loki riaprì gli occhi.

Si accorse di esser rimasto solo.

La ferita non c’era più, l’illusione che lo aveva salvato all’ultimo da una morte certa era svanita non appena perse i sensi fra le braccia di Thor.

Voleva riabbracciare lo spirito di Erin ma l’istinto di sopravvivenza prese il sopravvento.

Era stato sincero nei confronti del fratello, voleva il suo perdono e lo aveva ottenuto.

Purtroppo però non poteva lasciare che Odino, Thanos e L’Altro restassero impuniti.

Ora che suo fratello era impegnato con Malekith e Asgärð cercava un modo per risollevarsi dall’attacco elfico, Odino era molto vulnerabile.

Era giunto il momento di tornare sul trono.

Stava per rialzarsi quando sentì degli Einherjar avvicinarsi.

Ottimo, dal Valhalla si erano accorti della sua dipartita…

-Eccolo, forza voi due, portatelo sulla nave. E fate attenzione a come lo prendete, Erin è piuttosto sconvolta trattiamolo con riguardo…- fu la voce di uno degli Einherjar che giunse alle orecchie del moro.

Loki ascoltò attentamente ma a sentire il nome della sua amata si mise sull’attenti.

Era ancora viva? Eppure lui le valchirie le conosceva bene, erano otto e tra di loro nessuna si chiamava Erin.

Ripensò al discorso di Hnoss che non l’aveva mai convinto. Gli aveva mentito!

Avrebbe mai finito di tormentarlo? Stavolta l’avrebbe pagata.

E il nome della valchiria dall’armatura azzurra finì nella lista di persone di cui Loki aveva intenzione di vendicarsi.

Quando uno delle due guardie si avvicinò e lo vide bello sveglio Loki sussurrò: - Perdonami- e rapidamente con un’illusione si scambiarono i corpi.

La guardia-Loki sorrise soddisfatta, ora Odino aveva le ore contate.

 

 

Spazio autrice:

*Lalla fa finta di dirigere l’orchestra che suona Eternal Flame degli audiomachine* Scusate ma questa canzone è epica :D (è anche il caldo che mi fa dare di matto! :P )

Questa scena è straziante T.T Io al cinema già sapevo perché me la sono bruciata su Tumblr curiosando fra i blog dedicati alla Marvel, ggggrrrrr!!!! :@

Bene, bene e ancora bene! Loki fa finta di esser schiattato, ora è Erin che pensa che sia morto (eccerto un po’ per uno XD) e Thor… No, scusate, un applauso al biondo!! Bravo Thor non sei rintronato come molti pensano ^^

Il prossimo capitolo doveva essere l’ultimo ma non credo che sarà così, tra una pagina e l’altra di studio guarderò questo benedetto episodio di Agents of SHIELD, però non so dirvi…dovrei pubblicare il prossimo lunedì, però boh, non è sicuro :( ho tante cose da studiare e cercherò di fare del mio meglio :)

Nel frattempo ringrazio tutti coloro che mi seguono pazientemente *offre granite a tutti*, doppia razione alle commentatrici: ZephiliaMalfoy99, Loki__Laufeyson, Cho Yamamori e Hermes (tesora, appena finisco qui corro da te, che mi sono persa due capitoli O.o )

Un bacio a tutti!!

Lalla.

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Capitolo 16
*** Shadows of Loki ***


Shadows of Loki OFH

Asgärð, palazzo Válaskjálf, Sala del Trono

 
Due guardie fecero il loro ingresso alla sala del trono, Odino attendeva informazioni su Thor.

Una delle due si avvicinò a Padre Tutto non prima di aver congedato l’altra.

-Mio re…Il dio degli inganni è deceduto-

Odino lo guardò senza cambiare espressione. Loki era morto.

-Dov’è il suo corpo?-

-Qui-

-Sii più precisa, guardia-

L’Einherjar dall’armatura dorata alzò lo sguardo e sorrise minaccioso.

Odino trasalì, per un attimo gli parve di vedere il figlio adottivo.

-Sono qui- replicò la guardia che venne avvolta da una luce verde.

-No!- esclamò Odino spaventato.

-Sorpreso?- chiese Loki.

-Cosa vuoi, Loki?-

-Ormai dovresti saperlo…-

Padre Tutto non fece in tempo a replicare che il dio gli si avventò contro, afferrandolo per il collo.

-Ora ci facciamo un bel giro-

-Sei pazzo!-

-Oh no, prendo solo ciò che mi spetta…-

L’Ingannatore afferrò lo scettro di Odino e i due si smaterializzarono dalla sala.

 

Asgärð, Prigioni

 

Le due divinità si ritrovarono nella cella di Loki.

-Ti piace il posto?-

Il dio più anziano non parlava.

-Non credere di salvarti col tuo sonno, hai già dato poco tempo fa-

-Vuoi uccidermi? Fallo, che aspetti!- ringhiò il padre degli dèi.

-Oh no, sarebbe troppo facile-

Il dio dal mantello verde ruotò la mano e trasformò Odino in una copia di sé stesso.

-Che tu sia maledetto Loki Laufeyson!-

-Zitto, vecchio!- lo riprese, abbassandosi col viso all’altezza di Odino, specchiandosi nei suoi stessi occhi verdi creati dall’illusione- Un po’ di rispetto, Laufeyson, per Padre Tutto- sghignazzò assumendo le sembianze di Odino.

L’altro sgranò gli occhi sorpreso e poi li strinse in due fessure.

-Vuoi vivere per sempre nella menzogna? Ti accontenti di poco…-

Loki si sollevò guardandolo superiore.

-Ti ricordo che a causa tua sono sempre vissuto nella menzogna e poi sono il dio degli inganni, ricordi?-

-E Thor?-

-Non sospetterà di nulla, Loki-

-Ti crede morto-

-Appunto, per quale motivo verrebbe a cercarmi qui? Ci penserò io a trovargli una sistemazione-

-Cosa vuoi fargli? È tuo fratello-

-Ancora non lo so. Ma dimmi, quante sono le Valchirie?-

-Che domande! Sono otto. Cosa vuoi fare loro? Non possono essere date in sposa a un dio, sappilo-

-Non ti riguarda chi voglio prendere in sposa. Perché un Einherjar ne ha nominata una che non conosco?-

-Frigga…-sospirò Odino.

-Cosa?-

-Deve aver trovato la nona valchiria ma non ha fatto in tempo a dirmelo-

Loki sorrise felice.

Doveva solo andare a verificare che fosse Erin per davvero.

-Buona permanenza- disse a Padre Tutto e uscì dalla cella, per dirigersi al Valhalla.

 

Asgärð, Valhalla, sala dello Spirito

 

Gli Einherjar adagiarono il cadavere di Loki sul tavolo dorato, lo stesso sopra cui Erin era stata adagiata quando era stata trasformata in Valchiria dalle sue consorelle.

Stavolta la sala era completamente al buio, eccetto una luce bianca che illuminava il tavolo dall’alto.

Hervör e Hnoss erano le uniche valchirie presenti al momento.

La valchiria dall’armatura rossa, dopo aver congedato i due soldati, si avvicinò al cadavere.

Stranamente non presentava ferite visibili.

-Hnoss? Puoi avvicinarti?-

L’altra era turbata. Da una parte era sollevata che Loki non potesse più minacciare il Valhalla, la sua bolla di felicità da dove poteva vegliarlo per l’eternità era al sicuro, dall’altro soffriva perché la bolla era distrutta. Lui non c’era più. In più aveva una strana sensazione, qualcosa la spaventava ma non sapeva il motivo.

-Avanti, cara, lo so che ti fa male, ma avvicinanti-

Un’armatura azzurra finalmente si avvicinò al tavolo, dalla parte opposta di Hervör.

-Non ti sembra strano?-

-Cosa? Che sia morto?- domandò Hnoss.

-No, non intendevo questo. Certo fa un strano effetto trovarsi davanti uno degli dèi più potenti qui sul nostro tavolo dello Spirito ma…-

-Ma?-

-Noti qualche ferita?-

Hnoss esaminò il corpo dell’Ingannatore con lo sguardo.

-Non vedo nulla- disse con un filo di voce guardando in viso Loki, la certezza che quella strana sensazione fosse paura. – Se fosse una…- sussurrò flebile, da quello che aveva appena intuito.

-No!- la interruppe la valchiria maggiore, alzando lo sguardo.

-Spiegherebbe la mancanza di ferite- si giustificò l’altra guardandola.

-Non è possibile-

Hervör posò una mano sulla spalla destra dell’Ingannatore.

Una luce verde si sprigionò dal corpo, le due donne si spostarono dal tavolo spaventate.

Quando tutto tornò normale, sul tavolo c’era un Einherjar morto.

Era un’illusione, svanita a causa della mancanza di contatto con i due Einherjar che lo avevano trasportato.

-Se lui non è qui- mormorò terrorizzata Hnoss, conscia dal fatto di avere buone probabilità di essere la prossima a finire su quel tavolo- Dov’è?-

Hervör s’illuminò all’improvviso.

-Erin!- esclamò.

Le due corsero fuori dalla sala, chiamando a squarciagola la giovane valchiria.

 

Asgärð, Valhalla, stanza di Erin

 

Erin sfilò il pugnale che aveva appeso alla vita e lo mise sul tavolo della sua stanza, contemporaneamente appoggiò lo scettro di Loki al muro.

Si lasciò scappare un sospiro.

Dopo la cena si sarebbe dovuta occupare del corpo dell’Ingannatore e prepararlo per la veglia funebre non appena Thor fosse ritornato dalla Terra.

Avevano fatto tanto per ricongiungersi, lei e Loki, addirittura Frigga l’aveva fatta diventare una valchiria ma non era servito a nulla.

Erano destinati a restare separati. Non sapeva se avrebbero potuto ammettere il suo spirito nel Valhalla, anche se fosse diventato un Einherjar non avrebbero potuto avere nessun tipo di contatto perché era severamente vietato. Conoscendo le altre otto consorelle, molte di loro avrebbero fatto in modo che non si incrociassero nei corridoi del Valhalla.

Quindi sperava che non venisse ammesso, così da soffrire di meno.

 

Qualcuno bussò alla porta talmente forte che la giovane si spaventò.

-Chi è?- domandò.

-Sono il re Odino. Voglio conoscere la nona valchiria-

La valchiria prese un respiro profondo, oltre al danno la beffa.

-È aperto- mormorò.

Erin vide Odino entrare nella sua stanza. Provò un moto d’odio per quell’uomo che aveva rinnegato il figlio adottivo. Che lo aveva punito senza davvero comprenderlo.

Ed ora era morto per aiutare Thor a salvare Asgärð.

Loki, dal canto suo, la trovò bellissima. Respirava, le sue gote erano di nuovo rosa.

Era viva e lui era felice di riaverla dopo tutto quel tempo.

Indossava un’armatura verde. Il suo stesso colore, sorrise mentalmente a quel dettaglio. I lunghi capelli di lei erano raccolti in una treccia.

Appena i loro sguardi si incrociarono, la valchiria lo guardò superiore e con aria di sfida.

-Non ti inchini davanti al tuo re?- domandò l’uomo, avvicinandosi di poco.

Erin fremette di rabbia. Strinse i pugni lungo i fianchi.

-Il mio re è morto- rispose tra i denti.

Loki sentì l’orgoglio montare. Finalmente lo sentiva dire dalle sue labbra rosse.

-Inchinati- ordinò.

Per tutta risposta la donna afferrò il pugnale dal tavolo alla sua sinistra.

Voleva ucciderlo?

Non sapeva se ci sarebbe riuscita ma doveva vendicare Loki. Doveva farlo per tutto il dolore che il dio aveva provato a causa sua.

-Inchinati, ho detto!- tuonò deciso, questa volta facendo svanire l’illusione.

La ragazza vide una veste nera e un volto circondato da lunghi capelli neri comparire dalla nuvola verde.

Il pugnale cadde a terra con un rumore metallico.

-Loki?-

-Sono io, amore mio-

La valchiria gli corse incontro e gli buttò le braccia al collo.

Lui l’accolse tra le sue braccia.

-Perdonami- mormorò lei, scoppiando in lacrime.

-Per cosa?- domandò confuso.

-Per non essere riuscita a mantenere l’illusione che mi avrebbe salvata. Di non esser stata capace di mettere in pratica i tuoi insegnamenti-

L’Ingannatore si scostò dall’abbraccio, per prendere il viso della sua amata fra le mani e con i pollici le asciugò le lacrime.

-Sono io che ti devo chiedere perdono. Non sono riuscito a salvarti e non ho mantenuto la mia promessa-

Lei lo baciò e lui ricambiò.

-Mi sei mancata-

-Anche tu-

-Cos’è che stavi dicendo a Odino prima?- chiese mostrando il suo sorriso furbo e per farla smettere di piangere.

Erin alzò gli occhi al cielo, tirando su un poco col naso.

-Stavo dicendo che tu…tu…-

-Che io?- la incalzò sorridendo dolce.

-Sei il mio re-

-Oh-oh, ora lo sono. Sono il re di Asgärð -

-E Odino?- domandò confusa.

-Potrebbe arrivare qui prima o poi-

-Loki…- lo riprese lei.

-Tranquilla, è nelle segrete al posto mio. Vivo-

La baciò nuovamente.

-Stai bene con un’armatura indosso. Un bellissimo colore tra l’altro ma poco pratica dall’ esser tolta-

Erin ridacchiò e lo aiutò a sfilarle la protezione agli avambracci.

-ERIN!- tuonarono delle voci dal corridoio.

La ragazza era troppo presa da notare la nota di paura in quel richiamo.

-Arrivo!- urlò in risposta – E’ Hervör!- bisbigliò all’uomo.

-Cosa?- Loki era confuso.

-Devo andare. È ora di cena-

-Ma io sono il re!!- protestò il dio.

-Il re dovrà aspettare dopo cena. Ammesso che possa restare qui-

-Il Frohheimr fa parte del palazzo di Asgärð, tecnicamente non potrei entrare ma per una splendida valchiria farò un’eccezione-

-Allora aspettami-

Lo baciò velocemente ed uscì rimettendo le protezioni al loro posto.

Loki finalmente era felice.

Aveva tutto quello che aveva sempre desiderato.

Ma c’era qualcosa che aveva stuzzicato nuovamente la sua curiosità e fame di potere.

Le sette gemme dell’infinito.

Una persona poteva aiutarlo a recuperare le altre.

Lorelai.

 

 

Spazio autrice:

Ehm, ecco…Salve!!

Sì sono ancora viva, annaspo fra gli esami, sclerata come non mai, ma ci sono!! ^^’

Finalmente dopo ventrodici capitoli le nostre colombelle sono tornate insieme <3. La storia doveva finire così in realtà ma in pratica non potevo troncarla così. Infatti ci manca il discorsino di Loki/Odino a Thor, la vendetta di Loki ed Erin sull’Altro, Thanos poi ci saranno Lorelai, il Ragnarök, Hell…Ho detto Hell? Spoiler XD Quindi sì, la fic andrà avanti per un paio di capitoli, non lo so perché dopo questo c’è il buio più totale sulla storia a parte qualche ideuzza e un bellissimo plot twist su Hell dal pov mitologico. Ok sto parlando troppo…

Ringrazio chi continua a seguire nonostante lo hiatus (un abbraccio alla Hermes e una padellata al suo provider internet che è fuggito con la rete, tesoVa arrivo anche da te un giorno a commentare :D)

Quindi non ho idea di quando sarà il prossimo aggiornamento, spero di finire la storia entro la prima di Agosto, perché poi vo in ferie :D Stay tuned!!

Lalla.

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Capitolo 17
*** Danuvius ***


OFH Danuvius

Asgärð, Valhalla

 

Appena Erin uscì dalla sua stanza, si accorse che Hervör e Hnoss le stavano correndo incontro.

Si chiese cosa stesse accadendo poiché mano a mano che si avvicinavano notò il terrore nei loro occhi.

-Che succede?- domandò la valchiria dall’armatura verde.

-Loki- mormorò Hnoss, alla ex midagardiana non sfuggì il timore con cui pronunciò quel nome.

-E?-

-È vivo- spiegò Hervör prendendo la parola.

-Non è possibile- disse accigliandosi. Quanto sapevano?

-Hanno portato il suo corpo alla Sala dello Spirito ma non era lui…-

-Ma che state…-

-Era un inganno!- esclamò Hnoss spaventata, guardandosi intorno.

-Era una guardia, sicuramente è qui ad Asgard-

Erin sorrise.

-No, non sorridere… Ci troverà!- la rimproverò Hnoss.

-E anche se ci trovasse?-

-Mi ucciderà- la voce di Hnoss uscì strozzata.

-Non lo farà- rispose Erin.

-Gli ho mentito. Gli ho detto che tu eri morta e credo che ora sappia che tu sia viva-

-Non può saperlo- mentì l’altra.

-In ogni caso, resta in camera tua e non uscire senza chiamare una di noi-

-Ma perché? Non mi farebbe mai del male-

-Lo so, ma non può portarti via da Asgärð. In più dobbiamo vegliare su Thor…-

-Che succede?-

-In questo momento è su Miðgarð a fermare l’invasione di Malekith e se sapesse che il fratello…-

-No!- la interruppe troppo velocemente Erin- Thor, non lo deve sapere. Almeno finché non troveremo Loki-

La mora si congedò e si diresse verso la sua camera.

 

Stanza di Erin.

 

La valchiria si appoggiò alla porta chiusa, Loki sbucò da dietro le tende.

-Già di ritorno?-

-Mi spieghi che sta succedendo?-

-Non ti sembra il caso di evadere?- cambiò argomento lui, fermandosi ai piedi del letto.

-Lo sai che non posso uscire- rispose lei avvicinandosi.

-Si preoccupano troppo le tue balie…-

-Bè pare che mi abbiano appena segregato in camera con te-

-Hnoss merita una punizione-

-Non ha fatto nulla- la difese Erin.

-Mi ha mentito-

-Lo ha fatto per proteggere il Valhalla e se non l’avesse fatto non ti avrebbe dato un valido motivo per aiutare Thor-

-Thor si sta vendicando da solo- rispose lui, accarezzandole la guancia e tirandola verso di sé –Non vorresti andare a trovare L’Altro?- alitò lui, sfiorandole la mandibola con le labbra.

-Non voglio mettere piede in quel posto-

-Oh lo so, pensavo che avresti voluto vedere la sua faccia vedendo che le tue ultime parole da umana si stavano avverando. Non posso permettere che rimanga impunito dopo ciò che ti ha fatto- le sussurrò all’orecchio.

Un brivido di piacere percorse la schiena della ragazza.

-Non posso uscire di qui-

Il dio le passò il pollice sulle sue labbra senza spostare le labbra dal collo di lei.

-Devo ricordarti chi è il re?- domandò guardandola con la coda dell’occhio.

Erin guadagnò un po’ di lucidità e lo attirò per baciarlo.

-Non ce n’è bisogno-

-Bene. Dì un po’ questo letto è comodo come quello di Oxford?-

-Neanche un po’-

-Ce lo faremo bastare, che ne dici?-

-Dico che mi devi togliere quest’armatura o non mi posso muovere…-

Lui ridacchiò e con un gesto della mano, vennero avvolti da una nuvoletta verde e i vestiti di entrambi comparvero a terra.

-Così non vale- protestò ridacchiando lei.

-Si sta alle mie regole-

-Come sempre-

-Ti dispiace?- chiese aiutandola a sdraiarsi sotto di lui.

-A volte-

Lui la guardò sorpreso e lei sorrise furba ribaltando le posizioni.

-La regina ci sa fare- sorrise l’altro, tirandola a sé per baciarla.

-Oh eccome…- replicò lei.

 

Dopo un paio d’ore bussarono alla porta.

Erin si svegliò e tirandosi su a sedere chiese chi fosse.

-Sono Hnoss-

La valchiria guardò Loki, lui sorrise col suo tipico sorriso di chi ha un piano malefico. Erin scosse la testa.

-Non ora- mimò lei con la bocca.

Una nuvoletta verde avvolse il dio che si trasformò in un’ancella vestita di bianco, seduta alle spalle della valchiria.

-Entra- disse.

-Tutto ok…- s’interruppe nel vedere un’ancella dai lunghi capelli neri che stava sapientemente creando una treccia a Erin. –Scusa pensavo fossi sola-

-No, tranquilla. Ora se ne va-

Loki le tirò leggermente i capelli alla base dove stava iniziando a fare la treccia.

-Quando avrà finito- si corresse, voltandosi appena per lanciargli un’occhiataccia.

-Mi chiedevo se…se fosse venuto qui-

-No- mentì la valchiria seduta sul letto –Non si è visto-

-Dici che sarà infuriato con me?-

-Secondo me, sì- rispose l’ancella intromettendosi.

Erin alzò gli occhi al cielo.

-Nessuno ti ha interpellato, ragazzina- rispose acida la valchiria dall’armatura azzurra.

L’altra percepì Loki irrigidirsi alle sue spalle.

-Tranquilla, non può farti del male. Le valchirie devono restare nove- la rassicurò con un tono autoritario diretto al dio alle sue spalle.

-Se posso permettermi, mia valchiria- mormorò l’ancella abbassandosi all’orecchio di Erin- Hnoss dovrebbe trovarsi un nascondiglio nel Valhalla, nel caso in cui l’Ingannatore si facesse vivo-

-L’ancella ha ragione- Hnoss guardava la ragazza con sospetto, le ancelle erano tutte bionde o con i capelli color rame.

-Terrò io a bada l’Ingannatore, se dovesse presentarsi,- affermò Erin – Non preoccuparti-

Loki si accorse dei timori dell’ospite. Sorrise malefico.

Fece scorrere una mano sulla nuca di Erin e poi in avanti risalendo il collo per voltarle il volto.

La valchiria in piedi rimase paralizzata. Aveva capito di essere in trappola.

-Mi spiace Hnoss- mormorò il dio riottenendo la sua forma maschile, guardando negli occhi Erin, non voleva che lei vedesse –Ma ora avremmo da fare- soffiò sulle labbra di Erin. Quest’ultima lo supplicò con lo sguardo di non fare del male alla valchiria. Loki sospirò seccato –Fa’ la brava, resta qui-

Continuando a guardare Erin e a tenerle il viso fermo con la mano, con l’altra trasformò Hnoss in un coniglietto.

Erin si divincolò e si voltò: -Loki!-

-È già tanto che non l’abbia uccisa-

La ragazza si alzò e andò a prendere il coniglietto, dopo tre passi si ritrovò avvolta dall’ennesima nuvoletta verde e si ritrovò con l’armatura.

Sollevò Hnoss e la mise sulla sua scrivania.

-Resta qui…Thor sta tornando e non può trovare il trono vuoto-

-E lei?-

-Resterà così finché non torneremo dal Pianeta dei Chitauri-

-Ma lei sa-

-Fidati di me- detto questo riassunse le sembianze di Odino e uscì dalla porta.

La ragazza sospirò.

 

Asgärð, palazzo Válaskjálf, Sala del Trono

 

Odino sedeva sul suo trono, scettro in mano, dalla fine del corridoio vide Thor avvicinarsi. Decise di alzarsi.

-Un tempo dicesti che non ci sarebbe stato mai un re più saggio di me. Ti sbagliavi…- con queste parole Odino accolse il dio del martello che si era inginocchiato davanti a lui.

-Con l’allineamento ora tutti i regni sono congiunti. Ognuno di essi ti ha visto offrire la tua vita per salvarli. Cosa può offrire Asgärð al suo nuovo re in cambio?-

-La mia vita- sentenziò il biondo dio alzandosi – Padre io non posso essere il re di Asgard. Io difenderò Asgard e tutti i nove regni, fino al mio ultimo respiro ma non posso farlo da quel trono. Loki nonostante il suo grave squilibrio intendeva regnare come io non potrò mai. La brutalità e il sacrificio, ti cambiano. Preferisco essere un uomo giusto che un grande re-

-È mio figlio che ascolto? Oppure la donna che ama?-

-Le tue parole hanno mai avuto la voce di mia madre? Non lo faccio per Jane, padre. Lei non sa cosa sono venuto a dirti- Odino si sedette – anche se mi proibissi di vederla o di farla regnare al mio fianco non cambierebbe nulla-

-Un figlio che desiderava un trono per misura e un altro che addirittura lo ricusa. Questo è il mio retaggio?-

-Loki è morto con onore. Io ugualmente proverò a vivere, non è un retaggio sufficiente?- detto questo offrì il Mjölnir a Padre tutto.

Loki dentro di sé era quasi commosso a quelle parole.

-Appartiene a te se ne sarai meritevole-

-Cercherò di esserlo-

-Non potrò darti la mia benedizione. Tanto meno augurarti buona fortuna-

-Lo so- rispose voltandosi.

-E se fossi orgoglioso dell’uomo che mio figlio è diventato, anche questo non potrei dire. Resterebbe unicamente nel mio cuore. Va’, figlio mio-

Thor, che si era voltato nel frattempo, sorrise all’anziano dio.

-Grazie, padre- e si allontanò dalla sala.

Rimasto solo Loki riprese la sua forma.

-No- disse – Grazie a te- si alzò dal trono per recuperare Erin.

 

Pianeta Chitaturi

 

Erin si ritrovò davanti a quella scala illuminata da bagliori blu. Lì dove aveva perso la vita.

Dove aveva giurato la vendetta di Loki.

Iniziò a salire la scala, flashback di quando la percorsa terrorizzata in senso opposto, inondarono la sua mente. Strinse lo scettro di Loki e si fece forza nel salire.

A metà, L’Altro la scorse.

-Chi sei?- le domandò.

-Dovresti riconoscermi- mormorò lei alzando lo sguardo.

L’altro rimase sconvolto.

-Ma non è possibile! Io ti ho uccisa-

-Oh sì che è possibile, ricordi cosa ti dissi?-

-Loki ne hann monr gleyma. Hann monr hefna mína hel-inn- citò l’alieno.

-Vedo che hai buona memoria-

-Loki è morto-

-Oh sì, me lo hanno detto. Mi piacerebbe sapere cosa faresti se lui fosse ancora vivo-

-Ucciderei entrambi-

-Che succede?- tuonò la voce di Thanos alle spalle de L’altro. –Oh ma guarda, guarda, una valchiria-

-Credo voglia vendicarsi-

I due risero. L’ilarità degli alieni terminò quando videro l’Ingannatore comparire dietro la valchiria, la quale venne ben presto superata dal dio e fatta indietreggiare.

-Che piacere rivedervi. E così avete ucciso la mia Erin quand’era una midgardiana dopo che lei vi aveva maledetto, predicendovi la vostra fine. Sia mai che io non mantenga una promessa- detto questo si avventò su L’Altro e lo uccise, trafiggendolo con la sua lancia, senza troppe cerimonie e lo spinse giù dalla scala.

Thanos non si mosse, osservava Erin.

-Hon barn arfa (Aspetta un erede. Letter. Ella porta un erede)- sentenziò in norreno l’alieno dalla pelle rossa.

Lo sguardo di Loki scattò da Thanos a Erin che aveva gli occhi sgranati per l’incredulità.

-Come lo sai?- chiese Loki.

-Þú mont hafa dóttir (Avrai una figlia)- proseguì, cercando di essere più convincente.

L’Ingannatore tornò a guardare Erin.

-È troppo presto- fu l’unica cosa che riuscì a dire la giovane.

-Sei una valchiria e lui è un semi dio, le cose funzionano così su Asgärð, tra dei. In meno di tre mesi avrete una bambina. E dato che crescerà in fretta, voglio farle un dono-

-Non vogliamo i tuoi doni. Provaci e sarà la tua condanna a morte- minacciò Loki.

-Fa’ attenzione a come parli Ingannatore. Non ho più il mio braccio destro devo pur vendicarmi. Cosa credi, che solo la tua valchiria possa maledirci in norreno?-

-Non la bambina- dissero insieme gli altri due.

Erin si portò le mani sul ventre facendo cadere lo scettro.

Thanos scese due gradini. Loki era a metà scala ed Erin alle sue spalle quasi ad inizio scala.

-Hon monr vera kallaðr…Hel (Ella sarà chiamata… Morte)- asserì puntando un dito verso Erin, maledicendola.

-No!- urlò Loki.

-Helming guð, helming hel (Metà dea, metà morte)-

-No!- fu l’ennesimo grido del dio che si scagliò contro Thanos.

-Loki non farlo!- urlò la valchiria ma ormai era troppo tardi.

Il dio cercò di infilzare Thanos che abilmente bloccò con una mano lo scettro del suo avversario, con l’altra afferrò Loki per il collo e lo atterrò subito.

L’Ingannatore si ritrovò con metà busto fuori dalla scala con Thanos che cercava di spingerlo di sotto.

-Il re di Asgärð con la figlia maledetta, questo sì che è meglio dei tuoi giochetti-

-Deve ancora nascere- mormorò il moro con le lacrime agli occhi.

-Sarà bello vedere il tuo tormento in questi mesi mentre io siederò sul trono di Asgärð e metterò te e Thor al mio servizio e poi…- si voltò a guardare Erin, salvo poi guardare nuovamente dritto negli occhi l’Ingannatore – Una valchiria come concubina, non sarebbe male…-

In quel momento Erin scattò. Recuperò lo scettro e fece i gradini due alla volta e quando raggiunse i due, colpì Thanos con il suo scettro, togliendolo di dosso dal compagno.

-Oh, oh, vogliamo fare le guerriere?- la schernì.

Erin lo colpì due volte, prima con la punta e poi con la coda dello scettro; lo fece roteare in mano e poi lo fermò tenendolo dritto davanti a lei.

La sfera bianca sulla punta era luminosa puntata verso Thanos.

-Avanti fallo-

Un raggio luminoso bianco partì dalla punta che fece volare Thanos in cima alla scala, Loki scattò per finirlo.

Lo afferrò ed estraendo un suo pugnale lo sgozzò lanciandolo di sotto.

Erin si inginocchiò sulla scala scoppiando a piangere, il dio corse accanto a lei.

-L’ha maledetta, l’ha maledetta- continuava a ripetere la valchiria.

-Shhh, non succederà nulla. Non le accadrà nulla finché saremo con lei- cercò di tranquillizzarla in dio.

L’aiutò a tirarsi su e la riportò nel Valhalla, dove avrebbe dovuto chiedere aiuto a Hervör.

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ahem…salve! ^^’

Chiedo perdono ma ho avuto una crisi da pagina bianca tremenda che pare essersi leggermente sbloccata. Lo so, sono imperdonabile! Non credo che riuscirò a scrivere il prossimo per settimana prossima quindi ci vediamo direttamente a settembre, perché le vacanze mi attendono e sarò senza pc quindi non avrò di che scrivere ma qualche idea mi verrà di sicuro!!

Povera Hnoss trasformata in un coniglio…non chiedetemi perché di questa scelta, è il primo che mi è venuto in mente :D
Su non inveite troppo contro di me o Thanos, in qualche modo Hel doveva entrare nella storia nelle sue fattezze. Il fatto che crescerà molto in fretta l’ho preso da una puntata di Xena, riguardava la figlia (o il figlio non ricordo bene) di Olimpia che cresceva man a mano che passavano le ore. E dato che sto pensando in qualche modo al Ragnarök, Hel mi serve già adulta.
Ringraziamo Thor, per il suo featuring in questo capitolo!! Bello lui, che magari tra poco scoprirà l’inganno di Loki…Who knows… :D

Ringrazio Loki_Laufeyson e Hermes per aver commentato lo scorso capitolo e tutti gli altri che sono passati a leggere. Mi spiace di aver perso un lettore che l’aveva messa tra le seguite, spero che tu possa ripassare di qua!! 

Il titolo del capitolo è una canzone degli audiomachine "Danuvius".

Non mi resta che augurarvi buone vacanze (e buon’estate, ammesso che ne arrivi una, prima o poi!)

Lalla.

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Capitolo 18
*** Leaving Hope ***


OFH capitolo 18

Asgärð, Valhalla, stanza di Erin

 

Loki adagiò la valchiria sul letto, quest’ultima si rannicchiò contro la testiera del letto, abbracciandosi le ginocchia al petto, senza voler guardare il dio in volto.

L’Ingannatore sospirò.

-Che cosa le hai fatto?- tuonò la voce di Hervör alle sue spalle.

Il dio si voltò, non si era accorto della presenza di due valchirie: Hervör, per l’appunto, e Hnoss, ritornata nei panni di un’umana.

-Non ho fatto nulla-

-Ah ma davvero? Trasformi una delle mie valchirie in un coniglio e ne ingravidi un’altra e mi vieni a dire che non hai fatto nulla? Ti ricordo che sei nel mio regno e che qui comando io- lo minacciò puntandogli la punta della sua lancia alla gola, pronta a trafiggerlo.

L’uomo ridacchiò.

-Avanti uccidimi- sussurrò velenoso –Tanto non vi sbarazzerete mai di me-

La lama si spinse di più nella carne del dio.

-Non mi tentare- ringhiò la guerriera.

-Uccideresti il tuo re?-

-Non sei il mio re e non lo sarai mai. Cosa hai fatto a Odino?-

-È al posto mio in cella-

-E Thor?-

-È più preoccupato a controllare Jane e a giocare con i suoi amici Vendicatori. Mi è giunta voce che Ultron abbia attaccato Miðgarð- ridacchiò maligno.

-È così- confermò Hervör, abbassando l’arma.

-Bene, così potremmo occuparci di Erin in tutta tranquillità-

-Perché siete andati da Thanos? Perché hai ucciso L’Altro e messo in pericolo Erin?-domandò, ovviamente aveva visto tutto dalla Sala della Sfera dopo era entrata in camera di Erin per cercare Hnoss.

-Erin non è mai stata in pericolo, c’ero io a proteggerla. Cercavamo vendetta-

-Cosa ci avete guadagnato?-

-L’ha maledetta- fu Erin a parlare. La sua voce era poco più che un sussurro interrotto da un singhiozzo. –Thanos ha maledetto la nostra bambina-

Hnoss sbiancò ulteriormente mentre a Hervör le si strinse il cuore. Ne stava passando davvero troppe.

-Smettila di piangere- la rimproverò Loki, irritato da questo comportamento da midgardiana che non si addiceva né a una valchiria né a una regina.

La ragazza alzò lo sguardo e lo guardò infuriata, tanto che si mosse in avanti con tale velocità da togliere dalle mani la lancia a Hervör e voltarsi per puntarla alla gola del compagno.

Loki l’atterrò sul letto prima ancora che potesse voltarsi e portare a termine il suo intento.

-Smettila- ringhiò facendo in modo che la sua voce rimbombasse nella stanza gelando sul posto anche le altre due donne. Bloccò qualsiasi movimento della ragazza sotto di lui col suo corpo. La lancia sparì con un’illusione.

-È solo colpa tua! Tua e tua soltanto. Come sempre. Ti odio- urlò lei arrabbiata tenendo gli occhi chiusi mentre lacrime silenziose le rigavano il viso.

A quell’ultima frase, il dio si alzò e si allontanò incredulo. Erin fece la stessa cosa arretrando contro la testiera del letto, non pensava davvero quello che aveva detto.

Loki uscì dalla stanza, senza voltarsi indietro ed Erin si alzò di scatto, rincorrendolo nel corridoio e inciampò nei suoi stessi piedi, cadendo a terra.

-Perdonami. Io non volevo…io non lo penso davvero- sussurrò.

L’uomo si bloccò in mezzo al corridoio e tornò sui suoi passi. Si sedette a terra per prendere la valchiria fra le sue braccia.

-Lo so, ma non me lo sarei mai aspettato dalla persona che amo più di me stesso-

La giovane non si accorse dello sguardo ferito del dio, il quale maledisse il giorno in cui aveva tirato Erin dentro in questa storia.

-Mi dispiace- si scusò cercando di reprimere un singhiozzo.

-Sshh è tutto apposto- la cullò per un po’ nelle sue braccia.

-Loki?-

-Mmmh?-         

-Ho paura. Per la bambina intendo-

-Ho paura anch’io. Ma ha una valchiria e un dio per genitori, la proteggeremo-

La giovane alzò il viso verso il moro, i suoi occhi azzurri si specchiarono nei suoi verdi. Rimase sorpresa del fatto che non vi lesse paura ma si ritrovò lo sguardo determinato dell’Ingannatore.

Per una volta ebbe paura di quello sguardo.

 

-Potete tornare in camera entrambi?- domandò Hervör – Hnoss, torna nella tua stanza, stai ancora tremando come una foglia-

La valchiria dall’armatura azzurra si allontanò lentamente mentre gli altri due rientravano in camera.

-In che senso l’ha maledetta?- domandò richiudendo la porta.

La valchiria non aveva visto la fine della vendetta di Loki, sapeva solo che Thanos era morto. Le voci corrono velocemente nei Nove Regni.

-Ha detto che sarà metà dea e metà morte e che la chiameremo Hel per questo- spiegò il dio.

-Hel?- chiese conferma la valchiria maggiore, un sorriso le illuminò il viso.

-Sì, Hel. Che hai da sorridere?-

-Voi non avete idea di cosa sarà in grado di fare la bambina! Thanos si è fregato da solo. O meglio, non sapeva ciò che posso fare io per la piccola-

I due futuri genitori la guardarono spiazzati, era piuttosto allegra.

-Hervör se non parli giuro che ti trasformo in una serpe- la minacciò Loki.

-Loki!- lo riprese Erin. –Avanti parla-

-Si da il caso che gli Inferi non abbiano un regnante da molti millenni…-

-Non se ne parla- tagliò corto Erin, intuendo le intenzione della valchiria dall’armatura rossa.

Il dio sembrava invece interessato.

-Vuoi fare della bambina la dea degli Inferi?-

-Chi meglio di lei? È perfetta, metà dea e metà cadavere. Nessuno si ribellerebbe, è una di loro. Sono sicura che Odino aveva previsto…-

-La mia bambina non andrà negli Inferi-

-Erin, pensaci!- esclamò Loki afferrandola per le spalle – Avrà potere sulle anime dell’inferno, può tornarci utile in caso di…-

-Guerra? È questo quello che vuoi? Non ti basta Asgärð? Vuoi gli Inferi dalla tua?-

-Il Ragnarök è vicino-

-Non intendevo cederti gli Inferi, Loki- affermò Hervör.

-Vuoi che io muoia?- domandò invece Erin incredula.

-Certo che no!-

-Loki, io so come finirà il Ragnarök, moriremo tutti. Ti salverai solo perché riuscirai a incarnati in Siff e solo nostra figlia si salverà con te. Io non ci sarò. E questo quello che vuoi?-

-Non morirai-

-Non puoi saperlo! Morirà anche Thor, vuoi che muoia anche lui?-

-Ti ricordo che nelle storielle che hai letto tu non figuri come madre di Hel-

-Nemmeno Sigyn si salvava. Io corrispondo a Sigyn- insistette la ragazza.

-Chi?- chiese Hervör.

-Nulla, storielle midgardiane-

-Non è una storiella!-

-Su Miðgarð sanno come finirà la guerra che Loki potrebbe scatenare?-

L’uomo sospirò: -Sì, ma credono sia avvenuto molti secoli fa. In più la storia si è modificata quindi potrebbe finire diversamente-

-Com’è possibile che sappiano?-

-Chiedi a Odino…-

-Non ti lascerò scatenare una guerra. Soprattutto una che causerebbe la distruzione dei Nove Regni-

-Sono il re di Asgärð, nessuno mi vieta di controllare gli altri otto Regni, se volessi…-

-Non avrai l’appoggio del Valhalla, quindi non avrai guerrieri-

-Erin è una valchiria-

-Lei è sotto il mio comando- ribatté seccata.

-Io sono il suo re- replicò mellifluo

 

-Loki, Hervör- li richiamò Erin spaventata.

I due si voltarono e rimasero con gli occhi spalancati per lo stupore.

Il ventre di Erin era già visibilmente gonfio, come se fosse di cinque mesi.

-Non aveva detto tre mesi?- domandò la ragazza, spaventata di vedere il suo corpo modificarsi a quella velocità.

La Valchiria dall’armatura rossa si avvicinò cauta.

-Sarà meglio portarti nella stanza dello Spirito-

-No!- vietò l’uomo –Nessuno qui deve sapere del suo stato-

-Hnoss lo sa- fece presente Erin.

-È troppo spaventata che la possa uccidere- mormorò il dio inginocchiandosi davanti alla compagna, mettendo poi le sue mani sul pancione.

-Si muove?- domandò poi. L’interessata scosse la testa.

Il dio si avvicinò e diede un bacio al ventre della valchiria. Erin gli passò una mano fra i capelli e poi si chinò per baciarlo.

-E così Loki ha un cuore… devo scriverlo negli Annali di Asgärð - commentò ironica Hervör.

Erin rise di cuore mentre Loki la guardò seccato, ma per lo meno aveva riportato il sorriso sul volto della sua amata.

 

Asgärð, prigioni segrete.

 

Erin si era finalmente addormentata, Hervör restava con lei il più possibile, senza però destare sospetti nelle consorelle.

Loki ne approfittò per scendere nelle prigioni, non per curarsi di Odino, doveva ancora decidere cosa farne di lui e per il momento era sufficiente che facesse il suo “sosia”, ma per parlare con una prigioniera.

Era riuscito a convincere Lady Siff a portarla su Asgärð, mandandola a prendere su Miðgarð. La dea guerriera non aveva messo in dubbio l’ordine di Odino così recuperò Lorelai e la chiuse in cella.

 

Il dio aprì la pesante porta in legno che chiudeva la prigione speciale in cui aveva rinchiuso la donna.

Una leggera luce illuminava la stanza, Lorelai era seduta contro il muro con i lunghi capelli color rame davanti al viso.

-Ma guarda un po’ chi si vede- mormorò la prigioniera.

-Ho avuto da fare- rispose con un mezzo sorriso il dio.

-Ah sì, mi è giunta voce della midgardiana. Devi proprio amarla se Frigga si è scomodata a farla entrare nel Valhalla…-

-È la madre della dea degli Inferi ora-

Lorelai alzò la testa di scatto, incrociando finalmente lo sguardo del dio dal mantello verde.

-Che cosa?-

L’uomo si avvicinò a lei a passi lenti mentre parlava: - Aspetta una figlia da me, Thanos è stato incauto a maledirla…-

-Una valchiria è incinta?- domandò incredula, alzandosi.

-Sei gelosa?-

-Pfff, di chi? Di una midgardiana?-  rispose avvicinandosi al dio –Io sono una ninfa, lei no- sussurrò sensuale –So bene che ti piaccio-

-Non credo proprio, era solo per testare quel filtro d’amore…-

-Eppure…- insinuò la donna accarezzandogli il viso.

-Devi farti trovare nelle stanze di Thor al suo ritorno- ordinò il dio, scansandole la mano seccato.

-Loki è davvero innamorato, grande evento. Immagino che la midgardiana viva sotto tua costante protezione-

-Sì, ma sa difendersi da sola. Ti ricordo che è una valchiria-

-Ottimo. Cosa dovrei  fare con Thor?-

-Quello che ti riesce meglio?-

La prigioniera girò intorno al dio ondeggiando i fianchi.

-Non posso presentarmi così- cinguettò.

-Farò preparare una stanza e delle ancelle-

-Da quando comandi tu?-

-Da quando ho chiuso Odino nelle segrete ma nessuno ancora lo sa-

-Ti fingi Odino?-

L’uomo si limitò ad annuire, la donna rise.

-Non ti aspetterai che ti chiami mio re?-

-Dovresti-

-E quando Thor sarà in mio potere?-

-Scateneremo il Ragnarök-

-La tua bella lo sa che sono qui?-

-Non è affar tuo. Il tuo compito sarà un po’ più difficile, Thor ama una midgardiana di nome Jane-

-Oh ne ho sentito parlare, Laufeyson…Ma non è un ostacolo anzi… renderà tutto più divertente- concluse la rossa facendo l’occhiolino.

-Bene. Quando la stanza sarà pronta ti farò portare a palazzo. Ma fino ad allora…- il dio ruotò la mano destra e le mise il silenziatore dorato per non farla parlare.

Lei lo uccise con lo sguardo.

-Mi fido di una vecchia alleata, ma i tuoi inganni devono restare lontani da me e soprattutto dal Valhalla. Se scopro che cercherai di mettermi Erin contro, farò in modo che tu non possa usare la tua bellezza per i tuoi scopi. Intesi?- la intimorì Loki.

L’altra annuì e poi lo vide sparire oltre la porta.

 

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti!

Lo so, settembre è passato. Purtroppo sono stata impegnata con gli esami e ho avuto un piccolo problema di salute (tranquilli sto bene ora ;) ). Erin e Loki premevano nella mia mente per tornare… a momenti mi scordavo di Lorelai. Non ho messo tutta la parte del suo recupero come mostrato in Agents of SHIELD perché preferisco usare, a grandi linee, la sua bio del fumetto. Quindi non so se comparirà anche la sorella Amora, devo pensare a come inserirla nella storia. Certamente Lorelai avrà uno scontro con Hel più avanti. Non so quanto avanti andrà la storia, ma certamente un paio di capitoli potrebbero uscire, forse di più chi lo sa ;) 

Il titolo del capitolo "Leaving Hope" è il titolo di una canzone dei Nine Inch Nails.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e atteso pazientemente, il capitolo ciccioso è per farmi perdonare!! Vedo che i lettori fra le seguite aumentano e calano a periodi, mi spiace di aver perso lettori e sono contenta che ce ne siano di nuovi. Grazie veramente!

Grazie anche a chi ha lasciato un commento allo scorso capitolo: Hermes e Arceere999.

Il prossimo capitolo è tutto da scrivere, quindi ci vorrà tempo, spero di farcela entro fine mese, abbiate fede ^^

Un bacio

Lalla.

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Capitolo 19
*** Reaching ***


Reaching OFH

Asgärð, palazzo Válaskjálf, stanze imperiali.

 

Erin aveva eluso la sorveglianza di Hervör e per la prima volta metteva piede nel palazzo più grande: il Válaskjálf, il palazzo del trono.

Si addentrò nei corridoi senza esser vista. Col pancione che si ritrovava non poteva più indossare l’armatura e quindi girava con una tunica verde e i lunghi capelli castani le ricadevano sciolti sulla schiena. Anche se era una valchiria, si era portata dietro il suo scettro. Doveva difendere la dea che portava in grembo.

Era passata una settimana, Hel cresceva dentro di lei abbastanza velocemente, Brunilde sosteneva che ormai mancava poco.

Non erano riuscite a mantenere il segreto all’interno del Valhalla: Hnoss non usciva più dalla sua camera, la sua psiche era letteralmente crollata dal timore di essere uccisa da Loki, le altre avevano il diritto di sapere perché Odino, che in realtà era Loki, entrasse ogni sera nella stanza di Erin. Quindi sapevano tutto, per lo meno l’Ingannatore non doveva mutare forma ogni volta.

La giovane valchiria era fuggita perché era, per l’appunto una settimana, che non vedeva Loki. Tornava da lei di notte, quando dormiva, e lei percepiva soltanto il suo corpo stretto al suo.

Aveva paura che potesse scatenare la sua folle guerra, contro chi non lo sapeva ed era per questo che era “evasa”. Doveva sapere.

 

Dal Valhalla aveva notato della frenesia nel palazzo reale, Thor stava per tornare a casa.

Ultron era stato sconfitto, con molte difficoltà e aveva segnato nel profondo Thor e gli altri Vendicatori.

Notò del movimento intorno a una porta, probabilmente quella della stanza di Thor. Si avvicinò e vi trovò una donna dai lunghi capelli ramati.

Che fosse Jane Foster? Da quel che ricordava lei, l’altra midgardiana era castana e non somigliava molto questa donna. Perciò spinse la porta per entrare con cautela. La rossa si voltò di scatto, spaventando Erin.

-Chi sei?- domandò la Valchiria.

-Oh tu devi essere la famosa Erin, sei proprio carina- si avvicinò puntando con lo sguardo il pancione –Non vedo l’ora che nasca…- commentò con un ghigno malefico.

Erin si mise sulla difensiva, puntandole lo scettro contro.

-Rispondi alla mia domanda-

-Aveva ragione, Loki, sai difenderti-

Erin le puntò la lancia sul petto, la sfera bianca già carica e pronta a colpire: - Rispondi-

-Uuh quanta fretta…Sono Lorelai-

-Chi?- la valchiria era confusa.

-Una vecchia alleata dell’Ingannatore-

-Che cosa ci fai qui?-

-Devo accogliere l’eroe di Asgärð-

-Te l’ha ordinato Loki?-

-Altrimenti chi?-

-Perché?-

Lorelai le girò intorno, fermandosi alle spalle della giovane le spostò i capelli e le sussurrò all’orecchio: -Non sono affari tuoi. Il tuo compito è quello di far nascere la dea degli Inferi. Il resto non ti deve importare. Io e Loki abbiamo tutto sotto controllo-

Erin si voltò e la spinse contro il muro, bloccandole la gola con l’avambraccio.

-Qualsiasi cosa tu abbia in mente, stai lontana da lui. O giuro che non ti basterà l’intero universo per nasconderti perché ti troverò-

-Che paura. Lo sai che moriremo tutti nel Ragnarök?- sogghignò beffarda.

-Certo e tu sarai la prima se non righi dritto, intese?-

-Erin!- la voce di Loki la congelò sul posto –Lasciala andare-

La ragazza non si mosse.

-Lasciala. Andare- ordinò.

Erin si spostò.

-Bel caratterino- commentò la rossa massaggiandosi il collo, con un mezzo sorriso.

-Te l’avevo detto. Ti lasciamo alle tue incombenze. Erin, seguimi-

-Spiegami cosa vuoi fare prima-

-Seguimi e te lo dirò. Prima però ti riporto nel Valhalla-

Le due donne prima di lasciarsi si lanciarono un’ultima occhiataccia minatoria.

 

Una volta in corridoio fu Erin a parlare per prima.

-Che cosa stai pianificando?-

-Nulla-replicò il dio senza voltarsi e proseguendo verso il Valhalla.

-Loki-

-Non devi preoccuparti-

-Chi è quella donna?-

L’Ingannatore si bloccò in mezzo al corridoio, sospirò stancamente e si voltò.

-È una mia vecchia conoscenza, mi serve solo per distrarre Thor, deve rendersi conto che sono sul trono il più tardi possibile-

-Perché? Cosa vuoi fare?-

-Scatenare una guerra mi sembra ovvio-

Erin abbassò lo sguardo.

-Riuscirò mai a farti vivere serenamente? Sei tornato lo stesso Loki pieno di rancore di quando ti avevo conosciuto-

-Non ho ancora avuto la mia vendetta-

-Ti ricordi cos’è successo quando volevi il Tesseract?- domandò lei per guardarlo dritto negli occhi.

-Stavolta sarà diverso-

-Ma Odino è già imprigionato, sono certa che Thor capirà, ha già rinunciato al trono! Ti aiuterà a trovare un accordo con Odino e potrai tranquillamente regnare su Asgard-

-Asgärð non mi basta…-

-Cosa?- domandò sorpresa -Allora vuoi…Jötunheimr? Dopotutto, è casa tua…-

-No, Erin, non hai capito. Io li voglio tutti. Non posso proteggerti da quello che c’è là fuori se non ho controllo sui Regni…-

La ragazza sbarrò gli occhi.

-Non devi proteggermi, il Valhalla mi protegge-

-I Novi Regni saranno miei e li controllerò con le gemme dell’infinito- detto ciò fece per allontanarsi.

-Loki, no. Te ne prego, se ci tieni a noi, non farlo. Fallo per Hel-

-Mi spiace Erin, ma ho deciso così-

 

Asgärð, Valhalla, Sala dello Spirito, qualche ora dopo.

 

-Brunilde, manda un Einherjar da Loki, deve dirgli che Hel sta nascendo. Corri!!!- urlò Hervör per sovrastare le urla di dolore di Erin.

-Hervör- mormorò Erin quasi senza voce, era in travaglio da un’ora ma era come se ne fossero concentrate una decina in una, era stremata.

-Tranquilla bambina mia, Loki sta arrivando-

Hlaðguðr guardò la sorella preoccupata e disse: -Sorella, ho paura che…-

-Ce la farà. Deve  farcela- sottolineò l’altra osservando Erin che urlava febbrile fra le sue braccia.

 

La porta si spalancò all’improvviso dopo qualche minuto, Loki fece il suo ingresso come una furia perché non era stato avvisato subito ma la sua rabbia svanì quando vide la sua amata.

Era sdraiata sul tavolo dorato, Hervör le teneva la mano mentre le spostava ciocche di capelli dal viso.

Era completamente madida di sudore e col fiato corto, come se avesse corso per chilometri e chilometri. A ogni urlo di dolore, il cuore di Loki si stringeva e malediceva Thanos con tutto se stesso.

Hlaðguðr la stava assistendo durante il parto e Loki prese il posto di Hervör.

-Sono qui, amore mio, sono qui-

-Loki…- mormorò lei guardandolo negli occhi smeraldo.

-Erin, resisti è quasi fatta- disse Hlaðguðr per incoraggiarla.

-Prenditi cura di lei- mormorò Erin –Prenditi cura di Hel-

Loki con le lacrime agli occhi, scosse la testa: -Lo farai con me, ci prenderemo cura di lei insieme-

La valchiria sorrise mesta.

-Minn konungr…- alzò la mano sinistra e l’appoggiò sulla guancia del dio che aveva il volto a pochi centimetri dal suo –Ti amo…-

Il dio le strinse la mano:-Non mi lasciare, non mi lasciare- ripeté spaventato fra le lacrime.

In quel momento si sentì il primo vagito di Hel, Erin si voltò e la vide. Era una bimba non troppo paffuta, bianca come un cadavere e i capelli neri.

-Hel- sussurrò sorridendo alla figlia e chiuse gli occhi.

Loki urlò di dolore e le due valchirie si precipitarono a salvarla.

 

Stanza di Erin, due giorni dopo.

 

Erin riaprì gli occhi a fatica, aveva temuto di morire ma era ancora viva. Non credeva di essere così forte.

Voltò il capo leggermente verso la finestra e quello che vide le fece comparire un enorme sorriso sul volto.

Loki era di spalle, in braccio teneva Hel, che continuava a crescere a un ritmo abbastanza serrato. Assomigliava a una bimba di quasi due anni.

Era pallida e magra, i lunghi capelli corvini le ricadevano sulla veste lilla che indossava e si confondevano con i lunghi capelli dell’Ingannatore che le stava mostrando una magia.

-Hel-mormorò la valchiria commossa.

I due si voltarono. Loki sorrise raggiante, mise la piccola dea a terra, la quale poi sfrecciò dalla donna.

-Madre!-esclamò la piccola arrampicandosi sul letto e accucciandosi accanto a lei, appoggiando la testa sul suo seno. La pelle della piccola era fredda, come quella di un morto –Finalmente vi siete risvegliata-

Erin sorrise, cercando di non pensare che fosse maledetta –Sei stupenda- le disse e cercò di alzarsi.

-Non ti sforzare- l’ammonì Loki, anch’egli sul letto.

-Aiutami-

Il dio l’aiutò a tirarsi su per sedersi.

-Hel è stata una brava bambina, non è vero?-

-Sì padre- sorrise mestamente, le sue gote diventarono di un rosa tenue. In questo assomigliava alla madre quand’era ancora umana.

-Per due giorni non è uscita da questa stanza, l’abbiamo tenuta sempre accanto a te- continuò il dio.

-Sapevo che non mi avreste abbandonata- disse la piccola dea.

-Non avrei mai potuto, amore mio-

Erin sorrise alla figlia e le diede un grosso bacio su una guancia e l’abbracciò forte; Loki le abbracciò entrambe.

-Le mie donne-affermò orgoglioso il dio dal mantello verde.

-È iniziata?- domandò Erin.

-Non ancora, tra qualche giorno, quando la nostra piccola dea prenderà possesso degli Inferi- mentre diceva quest’ultima parte guardò Hel, che in quei pochi minuti era cresciuta un altro po’, con uno sguardo d’intesa che la piccola ricambiò sicura e determinata.

Erin ebbe paura, l’aveva già convinta?

-Non abbiate paura, madre, saprò regnare agli Inferi nel migliore dei modi. Possa Thanos pentirsi di quello che mi ha fatto-

Erin la guardò sbalordita, la sua mente si stava sviluppando più velocemente del resto del corpo.

Loki strinse la Valchiria a sé: -Hervör sta preparando il suo insediamento negli Inferi-

-Non voglio perderla-                

-Resterò sempre con voi- la rassicurò Hel abbracciando i entrambi.

Erin guardò il dio da oltre una spalla della figlia e mimò con la bocca: -Proteggila-

Lui allungò una mano per stringere quella di Erin appoggiata sulla schiena di Hel.

 

Poco dopo il dio si alzò con la scusa di lasciare madre e figlia sole ma in realtà doveva verificare a che punto fosse il piano di Lorelai. Dovevano iniziare il piano d’attacco per il primo regno, Jotunheimr sarebbe stato il primo a cedere nelle sue mani. Doveva solo riprendersi il Tesseract dalle segrete.

-Loki- lo richiamò Erin.

-Sì?-

-Avrai l’appoggio del Valhalla in tutto ciò, se sarai in difficoltà…-

-Hervör non…-

-Hervör non permetterebbe mai di mettere la tua vita in pericolo- spiegò lei interrompendolo.

Il dio sorrise e si rivoltò.

-Aspetta. Avrai anche il mio di appoggio. Qualunque cosa ti serva, qualsiasi cosa, conta su di me-

L’Ingannatore tornò sui suoi passi, posò le sue labbra su quelle della valchiria.

-Grazie- disse.

-Spero che non ti pentirai di ciò che stai per fare-

-Me lo hai raccontato tu. È scritto-

Erin rimase pietrificata a quelle parole, sarebbero morti tutti presto e lei doveva trovare il modo di impedirlo.

 

Spazio autrice:

Salve! Stavolta ho fatto più in fretta :D

È nata Hel *lancio di coriandoli in giro* bella la nostra famigliola che però verrà “divisa” dal prossimo capitolo dove inizierà il Ragnarök (sia benedetta la Marvel e i suoi film annunciati).

Ne vedremo delle belle, ho ancora due capitoli più l’epilogo da scrivere. Eh sì, sono riuscita a trovare una fine a questa storia. Ho i riassunti pronti a svilupparsi in capitoli, più o meno corposi.

Preparatevi perché torna Thor, Hnoss ne combinerà un’altra delle sue, Lorelai avrà la fine che si merita, Loki conquista il conquistabile e alcuni personaggi (tra valchirie e dei) durante lo scontro finale ci lasceranno. Volevo eliminare anche uno dei protagonisti per mano di un altro protagonista ma mi sembrava eccessivo ahahahahahah alla fine voglio bene ai miei personaggi. (Sì ovvio Loki non è mio un mio personaggio, era per parlare in generale!!).

Vediamo se entro fine mese riesco a sfornare il capitolo 20!

Ringrazio i lettori silenziosi, chi ha aggiunto la storia tra le preferite o seguite (siete aumentati *.*) ed Arceere999 per aver commentato lo scorso capitolo.

“Reaching” è il titolo di una  canzone degli Audiomachine.

Un abbraccio a tutti!!

Lalla.

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Capitolo 20
*** Prophecy ***


Cap 20 OFH

Nío kom ek heima
fyr Níflhel neðan,
hinig deyja ór heljo halir. 

 

Giunsi nei nove mondi
fino al Niflhel in basso,
presso Hel, dove vanno i morti. 

(Edda poetica - Vafþrúðnismál - Il Discorso di Vafþrúðnir)

 

Helheimr, Éljúðnir, tre giorni dopo.

 

Erin e Loki erano seduti su una panca dorata ai piedi di una scala, si tenevano per mano guardando dritto davanti a loro. L’orgoglio traboccava dell’espressione dell’uomo, mentre la donna era commossa.

 

Hel aveva raggiunto l’età di una bellissima fanciulla di ventidue anni. I lunghissimi capelli neri e lisci le ricadevano sciolti sulla schiena, la pelle diafana attraverso cui risaltavano le vene blu, il viso a forma di cuore come quello della madre. Le labbra erano carnose e rosse, anche queste ereditate dalla valchiria e lo sguardo. Lo sguardo, che aveva fin dal primo secondo incantato le anime di Helheimr, gli Inferi, era lo sguardo fiero e deciso di una discendente Laufeyson, le iridi dello stesso verde brillante e intenso del dio degli Inganni.

 

Erin e Loki, osservavano la loro figlia che saliva la gradinata davanti a loro, con il suo portamento aggraziato ma sicuro. Una figlia degna dell’Ingannatore.

Una lunga tunica lilla, la copriva fino alle caviglie, maniche a tre quarti e scollo a barca, per nascondere il resto del corpo che era di un colore violaceo quasi nero. Chiaro segno della maledizione, la sua metà cadavere. Nella mano destra reggeva la Falce Mietitrice di anime.

Assomigliava in tutto e per tutto a un cadavere: pallida, fredda e distaccata.

 

Quando giunse in cima alla scala, si voltò lentamente e osservò coloro che erano rimasti sotto.

Tutte le anime chinarono la testa, le due divinità si alzarono tenendosi sempre per mano.

Loki indossava la sua uniforme e il lungo mantello verde, nella mano destra lo scettro di Odino.

Erin indossava la sua armatura verde smeraldo e la lunga treccia le ricadeva a destra, nella mano sinistra reggeva il suo scettro con la sfera bianca.

La donna sorrise verso la figlia, la quale sorrise appena, doveva mantenere l’espressione solenne del momento.

-Io, Hel, figlia del re legittimo di Asgärð Loki Laufeyson e della Valchiria Maggiore Erin, sono qui a Éljúðnir per prendere possesso del regno di Helheimr. Sarò la vostra sovrana. La dea degli Inferi perché così è stato deciso ad Asgärð - dichiarò solennemente.

Si sedette sul suo trono in pietra, circondato da teschi, ossa e rovi. La mano sinistra appoggiata al bracciolo e la destra che ancora sorreggeva la Falce. Sorrise, ma ne uscì un ghigno che assomigliava a quello del padre.

Le anime degli Inferi erano delle figure indefinite, nere come la pece ma evanescenti. Tutte indossavano una tunica grigia sbrindellata. I volti erano davvero paurosi, erano il lato più oscuro di ogni essere umano e non: gli occhi erano solo delle cavità profonde, la bocca presentava dei denti affilati. Il resto non esisteva.

Appena videro la dea sedersi, s’inginocchiarono tutti, come delle tessere del domino dalla prima fila all’ultima.

Erin e Loki chinarono la testa in segno di rispetto.

 

 

Jötunheimr, il giorno dopo

 

Erin prelevò un piccolo gruppo di Einherjar, una cinquantina per la precisione, per scendere nel Regno di Jötunheimr per conquistarlo insieme a Loki.

Aveva scelto coloro che erano i più fedeli alla sua persona, e soprattutto a Loki.

Hervör non ne sapeva nulla, la giovane compagna del dio e madre della dea degli Inferi sperava solo di non combinare troppi pasticci. Non se ne sarebbe accorto nessuno, almeno non fino alla conquista di Jötunheimr.

L’armatura la proteggeva poco dal freddo caratteristico del Regno di origine del suo amato compagno. Non le importava. Loki per proteggersi dal freddo, invece, indossava un mantello nero dotato di una pelliccia bianca che gli copriva le spalle.

Lorelai li aveva seguiti, era in sella a un cavallo bianco mentre l’Ingannatore su uno nero: Slepnir. Erin aveva osservato affascinata il cavallo nelle scuderie. L’animale si era avvicinato mansueto e con fare giocoso aveva mosso la testa verso la valchiria, la quale aveva riso divertita. Loki aveva osservato la scena sorridendo, quando Lorelai aveva provato ad avvicinarsi, Slepnir si era allontanato.

Le due donne non si erano calcolate per tutto il viaggio, Erin stava alla destra del compagno mentre la rossa alla sinistra.

 

Jötunheimr era un regno buio, sembrava sempre notte. Non c’era nulla a parte rocce e ghiaccio.

Rintanati negli antri oscuri vivevano i giganti di ghiaccio, gli Jotun appunto.

Quest’ultimi uscirono subito allo scoperto, non avevano più un leader dalla morte di Laufey, ma questo Erin non lo sapeva ancora. Erano altissimi e blu, gli occhi rossi e delle linee, spesso delle circonferenze concentriche, che decoravano il loro corpo.

-Ecco che ritorna- mormorò uno Jotun.

Loki si fece avanti, togliendosi il mantello. Mosse le mani davanti a sé come se volesse creare una sfera e comparve il Tesseract.

Erin sbarrò gli occhi incredula.

A contatto con la pelle del dio, il Tesseract si illuminò.

L’Ingannatore diventò blu, gli occhi rossi e i disegni tipici degli Jotun sulla pelle.

-Sono venuto a prendere possesso di Jötunheimr-

La valchiria lo studiò con attenzione, era affascinata ma non lo riconosceva come Loki.

-Perché dovremmo volerti come re?- domandò un altro Jotun.

Il dio si voltò indietro osservando la sua armata, incrociando per poco lo sguardo della compagna.

Un brivido di paura percorse Erin nel vedere quegli occhi rossi che la guardarono come un soldato qualunque.

-Vi conviene arrendervi- la voce del dio arrivò alle orecchie della valchiria più profonda del solito e stranamente tremò di paura, tanto che il suo fidato lupo su cui era in sella, si mosse leggermente in avanti infastidito. Erin lo aveva chiamato Fenrir, giusto per non uscire troppo dalle mitologia che aveva studiato su Miðgarð.

-In fondo sono il figlio di Laufey- continuò l’Ingannatore.

-Sei figlio di Odino, sei stato abbandonato-

-Sono stato abbandonato anche da Odino-

-Così vuoi conquistarci tutti?-

Loki sogghignò: -Ovviamente- indicando con un braccio la sua piccola armata.

Erin sollevò il mento verso l’alto prendendo un respiro profondo.

Non le piaceva la causa di Loki ma il Ragnarök stava per iniziare.

A chi poteva chiedere aiuto per salvare se stessa, sua figlia e Loki?

-E chi mi dice che il tuo biondo fratello non verrà di nuovo a distruggerci?-

Al sentire nominare Thor, Erin si mosse nuovamente inquieta sul lupo, doveva tornare su Asgärð.

Doveva salvare Loki dal suo folle piano. Doveva salvarlo da se stesso. Di nuovo.

 

Persa nei suoi pensieri non si accorse che gli Einherjar si erano già mossi in avanti guidati da Lorelai e Loki.

Fenrir ringhiò sotto di lei ridestandola, cavalcò in avanti per raggiungere il gruppo ma venne bloccata da due Jotun che la bloccarono. Cercò un aiuto ma erano tutti già troppo distanti.

-Una valchiria- disse uno dei due.

-Già, si tratta bene Laufeyson-

-Badate a come parlate- li minacciò la giovane.

-Altrimenti che ci fai? sghignazzò uno, provocando l’ilarità dell’altro. - Ci ucciderai come Loki ha fatto con Laufey?- continuò il primo tornando serio.

La valchiria non rispose, alzò il braccio armato del suo scettro e lo fece roteare sopra la sua testa, caricando la sfera in cima. Colpì entrambi, senza esitare, vaporizzandoli.

-Ha!- incitò poi il lupo, il quale si mosse di slancio in avanti rincorrendo il gruppo.

 

Quando fu abbastanza vicina notò che Lorelai combatteva in sincronia col dio. Perfetti, sembravano… “Una bella coppia. Fatti uno per l’altra” pensò. La gelosia s’impossessò di Erin e si lanciò nella mischia, col grido di battaglia tipico delle Valchirie.

-Vestan! (Verso est!)- urlò la valchiria dall’armatura smeraldo, una volta raggiunto la coda del gruppo.

Gli Einherjar si voltarono per eseguire il comando e si mossero per difendersi dall’attacco di altri Jotun. Erin giunse subito in testa a guidarli, lasciando indietro il dio e la ninfa.

La donna dai capelli rame le fu subito accanto: -Vattene mocciosa, ci sei solo di impiccio-

-Ek taut einherjar-inn (Guido io gli Einherjar)- ringhiò la valchiria voltandosi.

Con un colpo poi, evitò che uno Jotun tagliasse la testa a Lorelai.

 

***

 

Poco dopo, Loki salì sul vecchio trono del padre naturale Laufey. Poggiò il Tesseract sul bracciolo sinistro e si sedette.

Gli Einherjar e Lorelai si inchinarono subito, seguiti dagli Jotun rimasti.

Erin esitò. Era combattuta.

Aveva disobbedito al Valhalla, guidando una piccola parte dell’esercito di Asgärð alla conquista di un Regno per un re che regnava con l’inganno.

Era venuta meno alla sua promessa di servire il Regno di Odino.

Sapeva che dalla Stanza della Sfera la stavano osservando.

Dall’altro lato, il dio la osservava con attenzione, dal suo viso non traspariva nessuna emozione.

La giovane era l’unica rimasta in sella nella sua posizione fiera da guerriera mentre osservava tutti ma soprattutto quell’essere dalla pelle blu, il gigante di ghiaccio, abbandonato da neonato su una roccia. Se non fosse stato per Odino, che ne sarebbe stato di Loki? Sicuramente sarebbe morto.

E lei?

Erin sarebbe rimasta a Oxford a studiare e a proseguire la sua semplice vita da midgardiana osservando da lontano le gesta dei vari supereroi che popolavano la terra.

Sarebbe regnata la pace ovunque.

Poteva ancora esserci una pace, se avesse chiesto aiuto a Thor.

A quel punto a Erin fu chiara la decisione da prendere e da che parte stare.

 

Erin scese da Fenrir e si diresse verso il trono a testa china. Quando arrivò davanti al dio si inginocchiò ai suoi piedi, senza osare alzare lo sguardo.

Loki si protese in avanti e con una mano sollevò il viso della sua compagna.

Il contatto con la pelle della donna fece svanire l’effetto del Tesseract.

Lui le sorrise soddisfatto.

-Questo sono io- sussurrò.

-Torniamo su Asgärð e finiamola qui- lo pregò lei, cercando anche di tamponare la sua colpa sapendo che le sue consorelle la stavano osservando.

Loki si chinò ulteriormente verso di lei, la baciò e poi le sussurrò nell’orecchio sinistro: -Non posso-

A quelle parole la ragazza chiuse gli occhi, il dio si ritirò.

-Devo andare… io ho…-

-Disobbedito, lo so. Vai amore mio, hai già fatto tanto per il tuo re- la congedò, senza perdere il suo sorriso fiero per la valchiria davanti a sé.

Erin si alzò e si diresse verso Fenrir senza fiatare ulteriormente.

-Buon viaggio- le augurò velenosa Lorelai.

-Ti tengo d’occhio- la minacciò l’altra.

 

Asgärð, palazzo Válaskjálf, stanze imperiali.

 

Erin camminava a passo svelto verso la stanza di Thor. Doveva parlagli prima di beccarsi la strigliata di Hervör.

Il dio uscì proprio nel momento in cui la valchiria sopraggiungeva, tenendosi la testa.

-Maledetta ninfa…-mormorò. Erin non sentì una sola parola ma Lorelai aveva portato a termine il compito che Loki le aveva affidato: distrarre il dio del tuono.

-Thor!-

Il biondo si voltò sorpreso.

-Che ci fa una valchiria qui?-

-Sono Erin, la nona valchiria- si presentò, facendo una reverenza imbarazzata. Insomma Thor era pur sempre un principe.

-La donna per cui Loki ha distrutto New York? Per cui mio fratello si è sacrificato?-

-Sì, sono io- confermò meravigliata. Doveva ricordarsi di quello che il biondo dio del tuono aveva detto al fratello quando morì.

-Non mi sembra il momento delle presentazioni visto che mio fratello è ancora vivo e ha preso il controllo del Regno- affermò superandola. Aveva fatto uno più uno con la presenza di Lorelai a palazzo, sapeva che i due erano antichi alleati.

-Ed è per questo che sono qui-

Thor si fermò a guardarla per davvero. Doveva capirlo subito che era legata a Loki dallo scettro che teneva in mano e dal colore dell’armatura. In più era una bellissima midgardiana, come Jane.

Al pensiero dell’astrofisica, il biondo si innervosì ancora di più per quello che Loki gli aveva fatto.

-Che cosa vuoi?-

-Aiutarmi a fermare il Ragnarök-

-Io?-

-Loki ha convinto nostra figlia…-

-Cosa? Avete una figlia?- domandò sorpreso.

-È successo all’improvviso, Thanos l’ha maledetta facendola nascere metà cadavere e metà dea. Ha raggiunto i ventidue anni in meno di una settimana-

Thor, sorpreso e quasi spaventato, face cadere il Mjölnir con un tonfo metallico.

-Dov’è?-

-È negli Inferi, è il suo regno-

-Dimmi di Odino, dov’è sepolto?-

-Non posso- mentì.

-Dimmelo- urlò.

-Non posso- urlò lei di rimando. –Ti prego, Thor, risparmia la vita a Loki-

Il dio infuriato se ne andò. Richiamò il suo martello che volò nella sua mano, Erin si spostò appena in tempo per non essere colpita.

-Thor!- lo richiamò.

Aveva fallito.

-Thor!-

Il dio scomparve infondo al corridoio.

Erin ringhiò frustrata, doveva esserci un modo.

 

 

Valhalla, Sala della Sfera, sera tarda.

 

Erin notò subito l’agitazione delle consorelle intorno alla grande sfera bianca.

-Che succede?- domandò, dimentica di quello che aveva fatto quella mattina.

-Cosa ti è saltato in mente?- l’aggredì Brunilde.

-Io… io ho solo fatto la volontà del mio re-ammise.

-Smettila con questa storia! Ti sta plagiando, sei sua complice nei suoi crimini-

-Non ha mai commesso crimini. Il trono gli spetta di diritto!- sbottò Erin, stufa di esser ancora trattata come una bambina dalle sue consorelle.

-Ora basta!- intervenne Hervör perentoria –Non serve litigare. Lo avrebbe conquistato comunque. Hanno trovato le altre gemme, si sono divisi in due eserciti composti da Jotun e Einherjar e hanno già conquistato Svartalfheimr, Jötunheimr e Niflheimr-.

-I regni del Nord- constatò Erin.

-Esatto, Helheimr direi che è già suo visto che vi regna Hel-

-Manca il Sud con Muspellsheimr, Alfheimr, Vanaheimr e Miðgarð- continuò Erin.

-Già, si muove rapidamente. Troppo. Thor si sta già muovendo per riprendere il controllo di Asgärð. Ha ordinato che tutti gli Einherjar siano pronti entro domani all’alba-

-Non abbiamo tempo, se non lo fermiamo subito Thor non ce la farà mai- constatò la ex midgardiana.

-Devi fermarlo Erin, solo tu puoi-

-Non mi dà ascol…-

-Sorelle!- fu la voce trafelata di Hlaðguðr a interromperle.

-Che succede?- domandò Hervör.

-Hnoss…-

-Cosa?-

-È scomparsa-

-L’avete cercata?- domandò Hervör.

-Ovunque. Sembra che sia fuggita-

-Non ci voleva-

-Vado da Hel, non abbiamo più tempo- concluse Erin uscendo dalla sala.

 

 

 

 

Asgärð, palazzo Válaskjálf, Sala del Trono, notte fonda.

 

Thor si aggirava inquieto ai piedi del trono.

Com’era possibile? Loki era morto fra le sue braccia.

Doveva immaginarlo che fosse un inganno, lo aveva fregato un’altra volta e cosa aveva fatto? Aveva ucciso Odino.

-Mio principe- lo chiamò una voce femminile.

Thor si voltò e si ritrovò faccia a faccia con una valchiria dall’armatura azzurra e dall’espressione sembrava avesse visto un fantasma.

-Voi valchirie oggi non sapete stare al vostro posto. Che cosa vuoi?-

-Odino è vivo-

-Non è morto?- chiese sollevato.

-Loki lo ha rinchiuso nelle segrete al posto suo-

-Portami da lui. Dobbiamo liberarlo e porre fine a questa pazzia!-

Ed entrambi corsero nei sotterranei del regno per liberare Padre Tutto.

 

 

 

Spazio autrice:

 

Ciao!!

Buon anno a tutti!!

Capitolo bello sostanzioso con molti colpi di scena, i nodi stanno venendo al pettine e nel prossimo avremo lo scontro finale tra i due eserciti. Thor vs Loki!

Un due o tre personaggi ci lasceranno, vi avevo detto che volevo far fuori una tortorella per mano dell’altra (sì ho pensato a Loki che uccideva Erin per mantenere le chiappe sul trono) ma non sono così perfida muhahahahhahahahahahah ma ho deciso di salvare tutto in corner. Ecco ora potete rimettere in frigo le verdure che volevate tirarmi :D

Anche perché ho pensato a un epilogo da ammmore e mmmiele, che vale molto di più della scampata morte di Erin :D (ci sarà il ritorno del professor Harris, mica mi sono dimenticata di lui, voi?)

Hnoss i fattacci suoi, al solito mai eh?! Quanto a Thor… eh non ho resistito a fargli mettere le corna a Jane, tanto era sotto incantesimo e Jane avrà la sua ricompensa, tanto non saprà nulla.

Jotun Loki non piace a Erin, nah troppo inquietante… Hel, nel prossimo capitolo, la vedremo in tutta la sua potenza di dea e ci sarà chi ne farà le spese!

Basta sto spoilerando troppo, torno a studiare và LOL  

"Prophecy" è una canzone di Adrian von Ziegler (è eccezionale davvero questo ragazzo!)

Un abbraccio a tutti,

Lalla.

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Capitolo 21
*** Waiting between worlds ***


Waiting between world OFH

Helheimr, Éljúðnir, quella notte

 

Erin scese nel regno della figlia Hel. Solo lei poteva fermare Loki, avevano un’intesa più potente che superava l’amore della valchiria: il legame di sangue.

Non sapeva come l’avrebbe convinta ma sapeva che ci sarebbe riuscita. Hel era testarda e determinata tanto quanto suo padre ma da Erin aveva ereditato la saggezza e la ragionevolezza.

 

Helheimr non le piaceva, non poteva negarlo. Era un luogo tetro e sinistro, non le piaceva affatto che la figlia vivesse lì ma il suo destino era quello.

Il trono era vuoto, probabilmente non erano ancora rientrati dal primo giorno di conquiste.

-Erin- una voce risuonò autoritaria squarciando il silenzio pressante di Helheimr.

La valchiria si girò lentamente.

Davanti a lei, a una cinquantina di metri, stava Lorelai. La osservava minacciosa.

-Che cosa vuoi?- chiese tranquilla.

Cercò di rimanere calma, era disarmata e si maledisse mentalmente per questo. Un errore che poteva costarle caro.

Lorelai, che era anch’essa apparentemente disarmata ma non c’era molto da fidarsi, si avvicinò lentamente, sorridendo come se avesse già vinto qualcosa.

-Il tuo posto- affermò serafica.

-Non potrai mai essere una valchiria, dovresti saperlo-

-Non mi interessa vivere da reclusa come voialtre… intendevo accanto a Loki-

-Te lo puoi anche scordare- replicò Erin mantenendo la calma anche se dentro di lei la rabbia stava ribollendo nelle sue vene.

-Dici?- guardandola con aria di sfida.

Ormai erano vicine, una difronte all’altra.

-Sai, noi su Miðgarð abbiamo un detto: “fare i conti senza l’oste”. Significa che stai facendo dei piani senza sapere l’opinione di Loki-

-Oh ma lui è d’accordo-

Erin scoppiò a ridere di gusto. Poteva dubitare delle capacità strategiche del dio, ma del suo amore no. Altrimenti perché scatenare questa guerra, al di là della smania di potere?

-Per favore. Torna da dove sei venuta che forse è meglio- sentenziò la valchiria seccata, dirigendosi poi verso la gradinata che portava al trono.

-Pensa a cosa succederebbe se una giovane valchiria dall’armatura smeraldo venisse ritrovata ai piedi di un trono con la gola squarciata… Uccisa da un’anima di Helheimr, sarebbe la giustificazione ufficiale, non credi? E io sarei presente, a consolare il dio degli inganni, il mio re… Credo che si dimenticherà presto di te e io diventerò regina-

La valchiria si voltò di scatto, appena in tempo per evitare un fendente del pugnale di Lorelai, che aveva nascosto, solo Heimdall sa dove.

-Tu sei pazza- esclamò Erin arretrando per allontanarsi. Doveva fuggire, era disarmata e non poteva uscirne illesa se l’avesse affrontata.

-Oh no, tutt’altro- sorrise perfida.

Fece per scagliarsi di nuovo contro di lei, quando delle anime di Helheimr comparvero dal nulla, bloccando la strada alla ninfa. Altre circondarono la valchiria per proteggerla. Lorelai si bloccò una frazione di secondo, spaventata.

Erin ne approfittò per scappare. Nella direzione sbagliata.

Nella confusione creata dalle anime, la valchiria si accorse troppo tardi di star correndo verso il trono. Si stava mettendo nell’angolo da sola.

Fu un attimo.

La donna dai capelli ramati l’afferrò per una spalla voltandola. Erin cercò di colpirla ma si ferì il dorso della mano nel farlo.

Le anime si pararono come un muro alle spalle di Lorelai. Non potevano fermarla perché erano evanescenti.

Lorelai alzò il braccio armato per colpirla, Erin alzò il suo per parare il colpo.

Si concentrò, sperando che il vecchio incantesimo funzionasse per smaterializzare l’arma ma, ovviamente, fu inutile.

Con la mano libera, la ninfa afferrò la valchiria per il collo. Erin portò le mani su quelle della rossa per cercare di liberarsi. Iniziò a scalciare per difendersi, invano.

Lentamente l’aria iniziava a mancarle, le gambe cedettero.

-Perfetto. Ora muori- ringhiò Lorelai, stringendo di più la presa.

Erin annaspava cercando di respirare. Il corsetto in metallo aumentava la sensazione di soffocamento. Sperò soltanto che qualcuna dal Valhalla la vedesse.

In un ultimo tentativo di salvarsi, la valchiria allungò le mani cercando di colpire Lorelai che la ferì nuovamente con il pugnale.

Una luce bianca comparve alle spalle dell’assassina, che non si accorse di nulla.

Fu un attimo.

Hel, apparsa in tutta la sua maestosità, tolse Lorelai di dosso alla madre, liberandola. La rossa volò lontano.

Erin si ritrovò inginocchiata protesa in avanti, con una mano sul collo che cercava di riprendere a respirare regolarmente.

-Noooo!- fu l’urlo terrorizzato di Lorelai. Erin alzò la testa di scatto.

Hel le tagliò la gola senza pietà, usando il pugnale che Lorelai ancora teneva in mano. La ninfa si accasciò a terra priva di vita.

-Portatela via- ordinò la dea degli inferi.

La valchiria rimase pietrificata.

La dea si voltò in cerca della madre. Quando la vide, i suoi tratti si addolcirono e corse da lei.

-Madre!- esclamò abbracciandola.

Erin si aggrappò a lei.

-Grazie. Non dovevo venire disarmata. Sono stata una stupida. Non una parola con tuo padre- mormorò. Era stata davvero incauta.

Hel ridacchiò argentina.

La valchiria si scostò: - Perché ridi?-

-Mi avete dato una scusa per ucciderla. È tutto il giorno che voglio farlo ma mio padre non me lo avrebbe permesso-

-Già. Chissà perché Loki ci teneva così tanto-

-Non quanto tenga a voi- replicò la figlia con un sorriso.

-Non darmi del voi, mi fai sentire vecchia. Abbiamo quasi la stessa età-

Hel rise nuovamente.

 

-Hel?-

-Sì?-

-Convinci Loki a fermarsi. È una pazzia-

-Non posso. Ormai abbiamo conquistato tutto. Quasi-

-Perché lo sta facendo? Lo sai almeno?-

La dea annuì. Loki non nascondeva nulla nemmeno alla figlia…

-Per il trono. È un suo diritto ma soprattutto…per noi-

-Noi? Hel nessuno potrà farci del male-

-Thor? Odino?-

-Odino è nelle segrete e Thor capirà. È sempre stato comprensivo-

-È troppo tardi- rispose la dea alzandosi. – È  tardi, dovete tornare nel Valhalla-

Erin si alzò.

-Dov’è lui ora?-

-Non lo so-

-Hel- la rimproverò.

-Davvero, non lo so…- fece una pausa- Mamma- provò a dire. Notò che le piaceva di più di madre.

Erin l’abbracciò.

-Qualsiasi cosa succeda, - le prese il viso fra le mani e la guardò dritta negli occhi- Noi dobbiamo proteggere lui. Chiaro? Lui e soltanto lui. Questo è il nostro piano per il Ragnarök, non abbiamo altre scelte. Non mi importa di cosa ti dirà lui. Loki è il nostro mondo, la nostra vita, la nostra famiglia-

-Sarà fatto-

-Ti voglio bene, Hel- le diede un bacio sulla fronte.

-Anch’io ti voglio bene, mamma-

 

 

Valhalla, Sala della sfera, qualche minuto più tardi.

 

Erin si accorse che il Valhalla era in fermento.

Gli Einherjar si stavano preparando per andare in guerra.

Quando entrò nella Sala della Sfera rimase pietrificata.

Thor e Odino stavano parlando con Hervör.

-Eccola qui. La nona valchiria. La donna di Loki e la madre di Hel- la richiamò Padre Tutto.

La valchiria cercò aiuto in Hervör che però abbassò lo sguardo, facendo no con la testa.

-Domattina all’alba scenderemo su Jötunheimr, Loki verrà fermato e tu sarai dei nostri- ordinò Odino.

-Io...- tentò di parlare Erin.

-Tu sarai dei nostri. Appartieni al Valhalla. Ad Asgard. Sei fedele a Odino e Thor. Domani Loki sarà il tuo nemico, che ti piaccia o meno. Questa notte dormirai sorvegliata, così non fuggirai dal traditore- sentenziò Odino andandosene.

-Avete promesso ai vostri figli un trono. Siete caduto nel vostro Sonno e Frigga, vostra moglie, ha ceduto la reggenza a Loki. Voi lo avete bandito subito dopo e ora osate lamentarvi della sua rivendicazione?- rispose Erin a tono.

-Come osi parlare in questo modo al tuo re?- intervenne Thor.

-Lo sai benissimo che non è il mio re. E sai anche che Loki ha ragione, non hai mai creduto che fosse pazzo. Nemmeno ora lo pensi, dì la verità. Se sei un vero principe, ammettilo, Thor Odinson-

Thor non rispose, era colpito nel profondo.

-La verità è che nessuno di voi ha mai ascoltato Loki. Non avete mai chiesto il suo parere. Vi lamentate delle sue azioni. Ma voi, Padre tutto, siete stato il primo a ingannarlo-

-Vedo che ti ha manipolato a dovere-

-Se dite che mi ha manipolata per il semplice fatto che io lo ami, allora ha manipolato anche Frigga. È stata lei che gli ha insegnato la sua magia, è stata lei che lo ha osservato da qui quand’era su Miðgarð. E lei ha fatto in modo che restassimo uniti. La Signora del Cielo ha deciso così e così resterà-

-Pazze. Voi donne siete delle pazze-

-Intanto delle donne reggono il regno dei guerrieri morti- intervenne Hervör risentita. A volte Odino non lo capiva.

-Basta, domani sarete su Jötunheimr al mio fianco- detto questo, Odino se ne andò.

Il dio del tuono lo seguì.

-Thor!- lo richiamò Erin.

-Mi fidavo di lui ma mi ha ingannato-

-Ti ha ingannato?! Lui ti ha salvato la vita e tu hai abbandonato il suo corpo su Svartalfheimr!!- gli rinfacciò Erin.

Thor abbassò lo sguardo e uscì dalla Sala.

-Che facciamo?- chiese a Hervör sospirando.

-Dobbiamo obbedire e qualcosa poi faremo-

-Voglio vedere Loki. Devo parlargli-

-Hai sentito Odino?-

 

 

Jötunheimr, il giorno dopo

 

L’esercito di Asgard si ritrovò davanti un esercito misto, formato dai guerrieri più forti dei vari regni conquistati dall’Ingannatore. La retrovia era formata dalle anime di Helheimr.

In sella a Sleipnir in prima fila vi era Loki, nella sua posizione fiera che osservava tutti, accanto a lui, su un cavallo nero, vi era Hel.

 

Loki osservò l’esercito di Einherjar con le loro armature dorate e con particolare attenzione, osservò la prima fila di condottieri.

C’erano tutti: i tre guerrieri e Lady Siff alla destra di Thor. Quest’ultimo a sua volta era alla destra di Odino. Hervör e le valchirie erano schierate alla sinistra di Padre Tutto.

L’Ingannatore s’irrigidì alla vista di Erin nel gruppo opposto. Non la voleva sul campo di guerra.

-Non poteva fare altrimenti, padre. L’hanno costretta- sussurrò Hel, voltandosi appena.

-Lo so. Non volevo che tua madre si trovasse in mezzo. Lo sto facendo per proteggerla-

-È una valchiria- constatò la figlia.

-E Lorelai ieri?- chiese fra i denti. Quando Hel gli aveva comunicato che aveva ucciso Lorelai, si chiese cosa le fosse saltato in mente ma poi quando proseguì il racconto dicendo che aveva tentato di uccidere Erin, rimpianse solo di non averla uccisa lui. Avrebbe dovuto capire che tra la sua compagna e la rossa sarebbe successo qualcosa. Forse avrebbe dovuto lasciare che Erin la strangolasse quel pomeriggio nella camera di Thor.

-Ve l’ho già detto. Era disarmata, lo sapete benissimo che è in grado di difendersi. Le anime mi hanno riferito che ha fatto il possibile per difendersi-

-Fai in modo che nessuno la ferisca. Chiunque provi a sfiorare Erin se la vedrà con me-

-Sì padre- rispose Hel obbediente, retrocedendo un po’ per comunicare il comando all’esercito.

 

-Arrenditi!- esclamò Odino, staccandosi dal gruppo.

-Questo mai!- replicò Loki, dall’altro lato avvicinandosi al centro del campo di battaglia.

-Morirai- sentenziò Padre tutto senza troppe cerimonie e senza mostrare nessuna emozione. La protezione di Asgard era molto più importante, su di lui dipendevano milioni di vite.

Erin, a quelle parole, si mosse in avanti per attaccare Odino.

Loki la intercettò con lo sguardo, mosse appena la mano e Fenrir si accucciò iniziando a guaire e agitarsi. Bastò per distrarre la valchiria, intenta a non perdere l’equilibrio dalla sella del suo lupo e cercare di riprendere il controllo.

-Lo vedremo, padre- quell’ultima parola fu pronunciata con sdegno.

-Pensa a Hel, potrebbe morire oggi. Anche Erin è in pericolo-

-Sono sotto la mia protezione- dichiarò Loki prima di scagliarsi contro Odino.

Questo provocò la reazione di Erin, timorosa che Odino potesse ucciderlo si lanciò nel campo.

La reazione a catena fu istantanea.

Hel si mosse in avanti per proteggere la madre, Hervör fece lo stesso dall’altra parte portandosi dietro le altre valchirie.

Thor, i tre guerrieri con lady Siff si mossero in avanti per fermare l’avanzata di Loki.

Le anime dell’Inferno si portarono più avanti rispetto agli altri guerrieri dello schieramento e andarono dirette a infastidire e spaventare gli Einherjar.

 

Erin si bloccò subito. Cosa stava facendo? Non poteva uccidere nessuno dall’altra parte e nemmeno dalla sua, sarebbe stato tradimento per entrambe le parti.

Osservò Loki disarcionare Odino e venir disarcionato a sua volta da Thor. Decise di scendere da Fenrir e lo allontanò ma il lupo non si mosse dal suo fianco. La protezione di Loki era il suo piano, le conseguenze le avrebbe pagate poi.

Si avvicinò a grandi falcate al gruppo centrale.

Fece per bloccare Thor dal colpire Loki col suo scettro, ma si ritrovò la lama della spada di Lady Siff alla gola.

-Non provarci- la intimò.

-Avanti fallo, Loki ti ucciderà o lo farà Hel. A te la scelta-

La guerriera tentennò ma allontanò la lama.

Fu Hnoss che intercettò il Mjölnir per salvare Loki.

L’Ingannatore la guardò riconoscente. Lei gli sorrise.

Odino e Thor la guardarono sorpresi.

-Tradimento!- urlò Odino, estraendo la spada.

-Hervör!- urlò Erin.

La valchiria dall’armatura rossa cavalcò il prima possibile essendo la più vicina all’altra valchiria.

Ma non fece in tempo.

Odino afferrò la valchiria dall’armatura azzurra e la spinse a terra.

Thor bloccò Loki a terra col Mjölnir per impedirgli di reagire.

Odino alzò la spada.

-Lunga vita a Loki, re di Asgard- furono le ultime parole dette da Hnoss prima di essere decapitata.

-No!- fu l’urlo corale di Loki, Erin e Hervör.

Thor riprese il martello che volò nella sua mano.

L’esercito di Loki si scagliò senza pietà su quello del Valhalla.

Hel guardò il suo obiettivo e lo puntò correndogli incontro con un grido di guerra. Per lasciarle campo libero, l’Ingannatore attaccò i tre guerrieri: Hogun fu il primo a cadere. Volstagg fu ucciso da uno Jotun. Mentre Fandrall, con le lacrime agli occhi, puntò la sua spada verso il torace di Loki che si conficcò nel nulla dell’illusione creata dal dio, il quale era alle sue spalle e lo mise k.o. senza ucciderlo.

Solo Lady Siff si trovò sulla strada che divideva la dea dei morti da Padre Tutto.

Hel la colpì con la falce, ferendola alle gambe.

 

Erin si avvicinò a Hnoss e si inginocchiò. Odino non aveva reciso completamente la testa.

Era una scena raccapricciante per Erin che, con le lacrime agli occhi, accarezzò il viso della consorella e le chiuse gli occhi.

-Hai protetto Loki fino in fondo. Era il tuo compito da quando sei diventata una valchiria. L’hai portato a termine con onore e il tuo re è fiero di te- mormorò Erin prima di alzarsi e rendersi conto di cosa stava per succedere.

Hel alzò la falce. Padre Tutto era inginocchiato davanti a lei, disarmato.

-Avanti, uccidimi. Non saresti mai nata se non avessi salvato tuo padre e tua madre dalla morte certa- ringhiò Odino.

-Sarei nata comunque. Loro sono destinati a stare insieme. Non avresti impedito nulla. Questo è il Ragnarök, moriremo tutti e tu sei il prossimo-

-Hel no!- urlò sua madre.

Thor e Loki, agli estremi opposti del campo di battaglia, si voltarono a osservare la scena. Il primo terrorizzato e il secondo compiaciuto.

La falce s’abbatté e Odino rimase a terra privo di vita.

Tutti sul campo si bloccarono pietrificati. Il silenzio calò all’improvviso.

 

L’urlo di vittoria di Loki sovrastò quello disperato di Thor mentre entrambi si dirigevano verso Padre Tutto esanime.

 

Erin e Hervör si guardarono ed entrambe annuirono.

-Il Valhalla si arrende- annunciò la valchiria dall’armatura rossa. Gli Einherjar arretrarono di un passo, deponendo le armi.

-No- ringhiò Thor.

Il dio del martello soprese tutti quando estrasse dalla cintura un pugnale.

Erin osservò la distanza che la separava da Loki, era troppa. Lei stessa ed Hel erano in linea di tiro di Thor stando davanti all’Ingannatore.

Li avrebbe uccisi tutti e tre, questo era quello che vi lesse negli occhi blu del dio del tuono.

Non sarebbe caduta prima di combattere, non avrebbe permesso che a Hel fosse torto un capello.

Non avrebbe permesso a un’altra persona di strapparla via da Loki. Dal suo amore.

Non senza combattere prima. Anche a costo di sacrificarsi per salvare le due persone che amava più della sua stessa vita.

Il biondo dio passò il suo braccio intorno al seno della dea dai lunghi capelli neri, bloccandola contro il suo corpo e puntandole la lama alla gola.

-No! Thor ti prego, non lei!! Prendi me!- lo scongiurò la valchiria dall’armatura smeraldo, tentando di avvicinarsi. La mano di Loki la bloccò.

-Lasciala andare- ordinò al fratello, accostandosi alla compagna.

-Ha ucciso nostro padre!-

-Lasciala andare, non vorrai che scenda su Miðgarð a fare lo stesso con Jane?- il tono di Loki era calmo ma autoritario. Non se ne accorse nessuno, ma in realtà l’Ingannatore aveva paura.

La stretta di Thor si fece più forte. Hel fece una smorfia di dolore.

-No, fratello. Arrenditi o la ucciderò. Ucciderò tua figlia- lo minacciò.

Erin guardò Loki disperata.

L’Ingannatore stava valutando le opzioni: per quanto lo negasse, voleva troppo bene al dio e non poteva ucciderlo ma non poteva nemmeno permettere che uccidesse sua figlia. Era un’impasse difficile da sbrogliare senza usare la forza.

-Mi avevi fatto una promessa- lo accusò Erin, voltandosi.

L’Ingannatore chiuse gli occhi e sospirò. Quelle parole lo ferirono. Faceva promesse che non riusciva a mantenere. Non sapeva decidere.

-Non arrendetevi, padre- fu Hel a parlare e a far voltare i genitori.

-Io…- tentò l’Ingannatore.

Loki stava tentennando troppo. Erin passò lo sguardo dal compagno a Thor e alla figlia.

Hel era arrivata all’improvviso, non avevano mai considerato di avere figli. Era stata poco tempo con lei e non poteva lasciarla morire. Era sua madre dopotutto.

La sfera bianca del suo scettro era carica e pulsava, pronta per colpire.

Prese lei l’iniziativa.

Si scagliò contro Thor nell’estremo tentativo di salvare Hel.

Loki si rese conto di ciò che stava per accadere e si gettò contro Erin. La scaraventò a terra appena in tempo e la bloccò con il peso del suo corpo.

Il raggio bianco della sfera partì a vuoto, illuminando il cielo buio di Jötunheimr.

-Lasciami!- urlò stizzita la valchiria dimenandosi.

-Mi arrendo! Mi arrendo!- asserì l’Ingannatore.

Thor spinse Hel lontano da sé, questa perse l’equilibrio e finì inginocchiata a terra.

-Ad una condizione- continuò Loki con un ghigno, rialzandosi.

Erin corse da Hel per proteggerla, facendole scudo col corpo.

-Cosa vuoi?-

-Un trono-

Il Mjölnir tornò nelle mani di Thor. Erin e le valchirie trattennero il respiro.

Erin era spaventata, aveva lasciato Loki senza protezione.

-Uno qualsiasi- precisò Loki.

Le valchirie tornarono a respirare sollevate.

Thor ponderò la richiesta, era davvero troppo, ma avrebbe perso la guerra sicuramente.

Era ancora scosso dall’ultimo viaggio su Miðgarð ed era sceso accanto a Odino solo per farlo contento ed ora che non c’era più…

Ora che non c’era più poteva abbassare la guardia con suo fratello. Poteva tornare tutto come prima senza dubitare che il moro potesse fregarlo da un momento all’altro per vendicarsi di Padre Tutto.

-Accordato- fu l’unica parola che il dio del tuono disse.

 

Thor richiamò all’ordine i suoi e li portò su Asgard. Lo stesso fece Loki con il suo esercito.

Erin lo trovò poi chinato ad accarezzare il viso di Hnoss. Sussultò quando sentì la mano della sua amata compagna sulla sua spalla.

-Ha portato a termine il suo compito- commentò la donna.

-Le sono riconoscente di questo, per quanto abbia cercato di farti del male- si rialzò e guardò Erin –Ma sono contento che non ci sia tu al suo posto-

La ragazza lo abbracciò forte.

-Basta guerre- mormorò lei contro la pelle del suo collo.

-È tutto finito tranquilla. Ho avuto la mia vendetta- replicò lui, spostando la treccia della valchiria dietro alla spalla di lei, per poterle donare un bacio sul collo.

-Odino…- fu lei a sciogliere l’abbraccio.

-Ha avuto quello che  si meritava. Finirà nel Valhalla a bere birra, ti terrà compagnia- ridacchiò.

-Preferisco la compagnia del mio re-

-Non ti lascerò mai più. Nulla potrà separarci, mia regina- giurò a pochi centimetri dalla bocca dell’amata valchiria. E poi chiuse la distanza con un bacio.

 

-Ahem- fu Hel a interrompere il bacio, schiarendosi la voce.

I due si separarono ridacchiando.

-Se non arreco disturbo torno a Helheimr. Ho delle anime da riportare a casa dopo la gita fuori porta-

-Vieni qui- le disse Loki.

La dea si avvicinò incerta. E i due l’abbracciarono forte.

-Sono la dea dei morti… Non è consono... Mamma….Davanti alle mie anime… Noooo… ahio…papà…lasciatemi- si lagnò Hel.

-Questo mai- giurò il dio, dandole un bacio sulla tempia sinistra

-Per sempre insieme- giurò Erin a sua volta, dandole un bacio sulla tempia destra.

 

 

Spazio autrice:

 

Ciao a tutti!!

 

Capitolo un po’ splatter, occhei devo smetterla di guardare GoT mentre preparo un capitolo XD

È stato un po’ lungo da preparare, non sapevo nemmeno io come organizzare la struttura dello scontro finale. Spero non vi abbia deluso troppo. Non mi andava nemmeno mettere la reincarnazione di Loki in Siff… è pur sempre un AU questo… Mi spiace per Odino ma doveva essere eliminato :D Hnoss nella sua pazzia doveva fare comunque una buona uscita! Lorelai... chevvelodicoaffare XD

Non mi convinceva molto il ruolo di Erin, l’ho limato un sacco il suo personaggio qui, pensavo fosse diventata una MarySue (specie nella prima parte) e aaaaarrggghh lungi da me a rovinare così un mio personaggio.

Loki nella mia idea originale doveva uccidere Erin mentre lei si gettava su Thor, ma così avrei buttato all’aria gli altri venti capitoli della FF. Di certo non volevo che Loki saltasse fuori come un manipolatore che tutto lo sfacelo che ha piantato su in questa storia sarebbe stato il frutto di una smania di potere in cui ha tirato dentro anche Erin. Sì insomma, avrei rovinato la struttura portante nella storia in due righe O.o

L’ultimo paragrafo con la famigliola riunita, l’ho voluto Fluff apposta per smorzare i toni.

Si accettano scommesse sul regno che Thor cederà a Loki ^^

Ps: ma Jane Foster, la volete come regina accanto a Thor? Giusto per sapere se metterla. Sarebbe uno sfregio a Erin che lo diventa avendo combattuto e sofferto mentre Jane non ha fatto praticamente una mazza XD

Ho tre sorprese per l’epilogo….anzi quattro. Una la sapete ed è il ritorno di Harris, un'altraa sorpresa è un regalo che riceverà Erin da Hervör. La terza ha a che fare con il Tesseract e l’Æther e l’ultima… e l’ultima è la fine della storia che non vi dico! 

Dimenticavo...  "Waiting between worlds" è il titolo di una canzone di  Zack Hemsey.


Un ringraziamento a tutti coloro che stanno seguendo pazientemente questa storia. E Arceere99 per la recensione.

Spero di aggiornare il prossimo weekend con il finale ^^

Un abbraccio a tutti.

Lalla.

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Capitolo 22
*** The Fire Within ***


The Fire Within OFH

 

NdCrystalRose: si consiglia di ascoltare durante la lettura, "Celtic Sanctuary" di David Arkenestone (https://www.youtube.com/watch?v=eXhyC-SQAb4) seguita da "The Fire Within" degli Audiomachine (https://www.youtube.com/watch?v=bg_6FYZVFd4)

 

Valhalla, un mese dopo

 

Erin e Hervör avevano reclutato una giovane fanciulla di Asgärð per farla diventare una valchiria. Il loro destino era quello di essere nove e senza Hnoss dovevano trovarne un’altra. In realtà trovarla è stato semplice, Hervör sapeva quali fossero le destinate a entrare nel Valhalla. Tranne per Erin. Ma questa storia, la conosciamo già.

 

La pace nei Nove Regni era tornata.

Su Asgärð erano stati celebrati i funerali solenni di Odino, a cui Erin prese parte come rappresentante di Loki e Hel, visto che quest’ultimi erano stati banditi per i prossimi quattro secoli da Asgärð.

Non che ai due importasse, entrambi avevano il loro Regno da governare e di certo non volevano perdere tempo nel Regno degli Dei. Luogo che ormai, specie per l’Ingannatore, aveva perso di importanza strategica dal momento in cui Thor vi regnava, avendo fatto l’errore di portare Jane con sé. Lei era ancora umana, quindi Loki sperava di ottenerlo senza guerre. Alla morte di Jane, Thor non sarebbe stato più in grado di regnare perché distrutto dal dolore e Loki avrebbe potuto rilevare il regno come legittimo erede. Ci sperava ma se non fosse avvenuto non gli sarebbe importato molto. Dalla sua aveva comunque il regno della figlia.

 

Gli altri regnanti degli altri Regni si erano impuntati che Hel dovesse essere punita per il suo gesto ma questo avrebbe portato, quasi certamente, a una nuova guerra, dato che Loki non avrebbe mai permesso che fosse torto un capello alla figlia.

Per di più, non era mai cosa saggia mettersi contro la Dea dei Morti, quindi fu bandita da Asgärð come il padre. L’Ingannatore preoccupava quanto la figlia, erano giudicati pericolosi e gli altri Regni avevano paura di averceli contro una qualsiasi minaccia futura che avrebbe potuto colpirli.

Quindi confinarli era un’ottima occasione per tenerli lontani dagli affari di palazzo ma tenerli comunque sott’occhio.

Erin aveva accettato di buon grado questa decisione, d’altronde lei poteva ancora muoversi tranquillamente per i Nove Regni. Era diventata la vice di Hervör e la mediatrice fra i nove Regni, specie fra quelli a lei più cari: Jötunheimr, Helheimr e Miðgarð.

In più era un ottimo compromesso per lo meno non avrebbe visto la sua famiglia condannata a morte. Avrebbe vissuto nel Valhalla e visto meno Loki di quanto avrebbe voluto, ma la vita del dio era molto più importante come quella di Hel.

 

***

 

Erin era affacciata alla terrazza del Valhalla guardando in direzione di Jötunheimr, là dove il suo re regnava.

-Erin?- la chiamò Hervör.

-Sì?- rispose voltandosi.

-Ho una sorpresa per te- le sorrise porgendole le sue mani.

Lei le afferrò titubante.

-Che genere di sorpresa?-

-Seguimi- rispose solamente, guidandola verso un’ala del Valhalla che non conosceva ancora.

Si fermarono davanti a un pesante portone in pietra.

-Questa porta conduce al Valhalla vero e proprio. Al paradiso delle anime-

-Non capisco…-

-Nessuno ci può entrare, tranne noi valchirie a risolvere qualche problema. Per te, farò un’eccezione-

-Hervör non ti sto seguendo- confessò perplessa.

-C’è una persona che ti aspetta- affermò spingendo con forza i due battenti della porta.

Una forte luce bianca colpì le due donne che si fecero schermo con una mano.

Erin entrò e, dopo che la sua vista si abituò alla luce, la vide.

 

Sgranò gli occhi incredula e la vista le si appannò per le lacrime.

Davanti a lei stava una donna minuta, vestita di bianco e molto anziana.

La valchiria le corse incontro e l’abbracciò.

-Nonna!- mormorò, stringendola forte.

-Bambina mia! Quanto mi sei mancata-

Erin la osservò meglio. Era rimasta uguale a quand’era viva su Miðgarð. Era morta quando lei aveva dieci anni e la ricordava ancora bene.

Nonna Teamhair le sorrise dolcemente.

-Come…?- chiese Erin.

-Sia possibile? Pensavo che a questo punto avessi smesso di farti domande-

-Sì, voglio dire…sei morta, le anime di Helheimr sono evanescenti, tu…bè tu sei in carne ed ossa-

L’anziana rise di gusto.

-Qui siamo nel Valhalla, tutto è permesso-

Erin non rispose perché per la prima volta dopo tanto tempo, si rese conto che le mancavano i suoi genitori e quello che aveva su Miðgarð scoppiò in lacrime.

-Sssshhh, piccola mia, lo so che ti mancano i tuoi genitori ma loro si sono rassegnati all’idea di non rivederti mai più. Non immaginano nemmeno cosa tu sia diventata e quando lo sapranno, a quel punto, mi daranno ragione- la consolò asciugandole le lacrime.

Erin scoppiò a ridere.

-Che sono una valchiria?-

-Che sei una regina- la corresse dolcemente, accarezzandole il viso.

-Tu lo sapevi vero?-

-Perché credi che ti abbia insegnato il norreno? Ti sei mai chiesta perché la tua coperta fosse verde? Perché io ti abbia trasmesso tutte le mie conoscenze? Non potevi arrivare impreparata in questo mondo e soprattutto al cospetto di un dio come Loki-

-No, non ero impreparata ma non mi aspettavo nulla di tutto ciò-

-Le rune lo avevano predetto. E io sono così orgogliosa che tu sia la compagna dell’Ingannatore e una splendida valchiria. Per non parlare di Hel, è così adorabile-

-Io non avevo mai creduto alle rune, pensavo fossero favole finché…-

-Finché Loki non è apparso sulla tua strada-

-Più che apparso, è svenuto- ridacchiò la ragazza, così come la nonna.

-Quando lo conosceranno i tuoi….-

-Nonna! Facciamoli vivere ancora, è un po’ presto non trovi?-

-Ne riparliamo più avanti- sorrise la donna che continuò: -Sei felice?-

-Sì, anche se preferirei avere Loki con me-

-Non fargli venire altre idee strane o scatena un’altra guerra-

-No, ora è in pace con se stesso- affermò sicura.

La donna si guardò intorno, nell’immenso bianco del Valhalla, Erin seguì il suo sguardo.

-Devi tornare nel palazzo-

-Di già?-

La donna annuì e poi abbracciò la nipote.

-Torna a trovarmi, anche con il nostro re-

-Quale?- chiese Erin ridendo.

-Loki ovviamente, non parlavo di Thor di certo-

-Anche lui è re-

-Un po’ noioso non trovi? Tanto quanto Jane-

-Nonna! Non fare la sovversiva nel Valhalla!!!-

-Oh quante storie. Tu sei una regina migliore di quella svampita-

-Io non sono una regina- specificò.

-Jötunheimr è anche tua-

-Allora anche Helheimr…-

-Uh certamente. Potresti conquistare tu Asgärð- disse facendole l’occhiolino.

-Ok, me ne vado, prima che ci rinchiudano nei sotterranei- ridacchiò Erin.

 

 

Jötunheimr, qualche tempo più tardi

 

Erin camminava a  passo sostenuto per il lungo sentiero che portava al trono.

Si ricordò del giorno dell’incoronazione…

 

Loki era in piedi davanti al trono, gli Jotun lo osservavano rispettosi restando in piedi a testa china.

Hel stava percorrendo il sentiero che portava al trono, preceduta dalla madre.

Sul viso della dea era spuntato un piccolo sorriso dolce rivolto ai suoi genitori.

 

Loki era maestoso nella sua veste nera e oro, il lungo mantello verde gli ricadeva dalle spalle. Due fermagli dorati lo bloccavano al loro posto. I lunghi capelli neri arrivavano ormai a metà schiena ed Hel sapeva che erano stati pettinati amorevolmente dalla valchiria che le camminava davanti.

Il dio degli Inganni osservava con orgoglio la compagna e la figlia avanzare.

Erin indossava una lunga tunica verde smeraldo con un leggero velo di seta bianco che le copriva le spalle. La treccia scendeva ordinata lungo la schiena, tra le mani l’elmo dorato con le lunghe corna ricurve che avrebbe usato per incoronare il suo re.

Il loro re.

L’erede di Laufey.

Il figlio di Frigga.

Il re di Jötunheimr.

 

Quando Erin salì il primo gradino, Hel si fermò a qualche passo dalla scalinata.

Il tempo sembrò fermarsi.

Erin percorse la scala lentamente.

Il dio osservava con intensità la valchiria la quale ricambiava lo sguardo.

Quando si ritrovarono faccia a faccia, lui le sorrise e si inginocchiò davanti a lei.

 

La ragazza mise l’elmo dorato sul capo dell’Ingannatore, dopodiché prese il suo viso fra le mani e chinandosi lo baciò lievemente sulle labbra.

Il dio dovette trattenersi per non rompere il protocollo e afferrare la valchiria per i fianchi e baciarla.

I due poi si guardarono negli occhi per qualche secondo, ed entrambi rividero il momento in cui si guardarono negli occhi per la prima volta su Miðgarð.

Quando Erin si rialzò, Loki si alzò prendendo la mano destra della giovane e la fece voltare verso il popolo.

Tutta Jötunheimr gioì alla vista del nuovo re. Anche Thor, che era in prima fila alle spalle di Hel, urlò in favore del fratello.

 

-Il re di Jötunheimr Loki Laufeyson- annunciò una guardia reale.

 

Loki sorrise, finalmente un sorriso che veniva dal cuore.

Aveva tutto ciò che voleva ed era felice.

Per un secondo guardò in direzione di Asgärð, verso il Valhalla, là dove l’anima di Frigga viveva.

Gli occhi verde smeraldo si appannarono leggermene per le lacrime.

Erin gli strinse la mano.

-Lei è orgogliosa di te- mormorò la valchiria.

-Lo so, Erin, lo so- replicò lui.

 

E potete giurarci, dal Valhalla anche la Signora del Cielo stava sorridendo commossa.

 

 

L’adrenalina scorreva veloce nelle vene di Erin, era così ogni volta che lo andava a trovare.

Arroccato in cima a una collina, c’era il trono del dio Loki.

 

-Erin!- esclamò Loki, alzandosi dal trono e andandole incontro con le braccia aperte.

-Ho una sorpresa per te- affermò il dio sciogliendo l’abbraccio.

-Periodo di sorprese…- mormorò la giovane.

Il dio la guardò stranito, non essendo a conoscenza della sorpresa che l’amata aveva ricevuto da Hervör qualche tempo prima.

-Andiamo su Miðgarð- affermò entusiasta.

 

Londra, Miðgarð, quella sera.

 

-Era tanto che non indossavo vestiti midgardiani- mormorò la valchiria guardando la sua gonna rossa.

-Amo questo completo, lo avevo a Stoccarda-

-Ti dona, anche se forse i capelli lunghi stonano un po’- ridacchiò.

-Bè ma qui sono abituati agli uomini con i capelli lunghi, o sbaglio?-

-No, non sbagli- ridacchiò Erin aprendo la porta della libreria a cui erano diretti.

 

Il luogo era strapieno, la coppia rimase in piedi in fondo alla sala per ascoltare il professor Harris che stava presentando il nuovo libro della mitologia norrena, aggiornato con i nuovi regnanti e la morte di Odino.

Non sapevano in quanti avrebbero creduto a quelle parole, di fatto rimaneva un romanzo epico che rivisitava il classico.

-…alla fine del Ragnarök, le truppe si ritirarono per entrambi gli schieramenti. Thor divenne il re di Asgärð e il fratellastro Loki, il re di Jötunheimr- così  Harris concluse la sua presentazione.

Erin si voltò a osservare il profilo sinistro il compagno, il quale ascoltava con attenzione la narrazione delle sue gesta.

Si accorse che la giovane lo stava osservando.

-Cosa c’è?- chiese curioso.

-Nulla. Osservavo la tua bellezza, maestà- lo prese in giro Erin.

L’Ingannatore ridacchiò. Si allontanò di qualche passo per recuperare una copia del libro dalla pila più vicina e poi ritornò dalla compagna.

-Lo facciamo autografare?-

-Non vedo l’ora-

I due si misero in fila e aspettarono con pazienza il proprio turno. Anche se Loki poco dopo iniziò a stufarsi.

-Ti ricordo che non puoi far sparire nessuno-

-Sono un re!- piagnucolò.

-Smettila di fare il bimbo viziato, fai la fila come tutti- lo riprese lei piccata.

Il dio sgranò gli occhi.

-Sono il dio degli Inganni!- esclamò alzando un po’ troppo la voce, facendo così voltare due persone davanti a loro.

Erin sospirò.

-Certo, sei un dio e io una valchiria- commentò sarcastica, così facendo voltare i due davanti a loro che tornarono a dar loro le spalle.

Loki si avvicinò a Erin, avvolgendo le sue braccia alla vita di lei, per parlarle direttamente nell’orecchio.

-Avrei dovuto scegliere questo regno. Così avrei messo in riga tutti-

-Ti ricordo che avresti trovato sempre gli Avengers fra le scatole-

Dalla gola di Loki uscì un lamento.

-Che noia che sono. Li avrei fatti incarcerare-

-Ti ricordo che l’ultima volta non è andata proprio così-

Il dio la strinse a sé.

-Smettila di fare l’impertinente- sussurrò dandole un bacio sul collo.

-Vorrei farti notare che siamo in pubblico-

L’altro ridacchiò scostandosi, era il loro turno.

Il dio mise sotto al naso del professore il libro, il quale senza alzare la testa chiese: -A chi lo dedico?-

-Alla studentessa di Oxford e al dio degli Inganni?- rispose Erin.

Harris sollevò la testa di scatto.

-Ragazzi!- li apostrofò sorpreso. Un sorriso si allargò vedendoli. Soprattutto vedendo la ragazza sana e salva.

Scribacchiò qualcosa sulla pagina aperta e lo riconsegnò a Erin.

I due si allontanarono e la valchiria riaprì il libro.

 

“Incontriamoci a Oxford. Dove ci siamo visti l’ultima volta. H.”

 

 

Oxford, casa di Erin, un paio di ore dopo

 

Le due divinità entrarono in casa, togliendo i sigilli della polizia.

 

La casa era rimasta come l’avevano lasciata.

Il libro di mitologia norrena sul divano, l’accendino sul tavolo del soggiorno. Mancava il vaso rosso sul davanzale e i relativi cocci a terra che Loki aveva fatto sparire.

Erin andò di sopra seguita dal compagno.

 

La porta bianca della sua camera era aperta, lei ricordava di averla chiusa quando i Chitauri l’avevano attratta nello specchio.

Una volta dentro osservò il letto sfatto, i loro vestiti ancora per terra e lo specchio che era tornato a riflettere normalmente.

Erin si portò una mano al collo come se si fosse ricordata che le mancava qualcosa. Non trovò nulla.

Loki sorrise appena.

-Cercavi questa?- domandò, mostrandole un ciondolo.

La giovane si voltò a osservare la runa Dagaz che dondolava dalla mano del dio e sorrise riconoscendola.

La prese in mano.

Al contatto era ancora fredda e osservandola bene notò che era ancora leggermente macchiata di sangue.

Il suo.

La strinse nella sua mano, Loki lasciò la presa.

-A cosa pensi?- domandò l’uomo.

Erin scosse la testa, non sapeva come spiegarlo, tutto quello che le era successo le sembrava irreale ma sapeva che non era così, erano solo passati quattro anni quasi cinque, su Asgärð erano molti di più. Le sembrava ieri.

Non sapeva come sentirsi, né come si sentiva.

Sapeva solo che era felice e che il suo posto era con l’Ingannatore.

-Puoi aiutarmi a metterla?- rispose.

La divinità fu felice di aiutarla.

-Oh eccovi qui- disse Harris entrando in camera.

-Professore- la giovane lo abbracciò, cogliendolo di sorpresa.

-Sono felice che stia bene, signorina Hall-

La giovane ridacchiò.

-Spero di non averti mancato di rispetto ma per me, resterai la mia allieva migliore. Non potevo chiedere di meglio nella mia carriera: una studentessa valchiria-

-È stato un caso…- mormorò lei, mentendo.

-Oh no, penso che fosse scritto- commentò Harris.

-Lo era infatti- replicò Loki – continui a credere nelle divinazioni delle rune, molte cose accadranno in futuro- sorrise il dio furbamente e uscì dalla stanza.

-Grazie di tutto- gli disse Erin.

-Non ho fatto nulla-

-Per esser stato accanto alla mia famiglia qui. Io non posso rivederli e lei ha fatto davvero tanto-

-Io…bè mi sembrava il minimo- rispose imbarazzato.

-Ci rivedremo presto- lo salutò la madre della dea degli Inferi, raggiungendo il dio dal mantello verde.

-Come?-

-Quando sarà ora. Nel Valhalla- rispose sorridendo materna.

Si avvicinò al dio e lo prese per mano.

I due sparirono avvolti da un fascio di luce verde e oro.

Lasciarono il professore solo e al buio, in quella casa dove tutto era iniziato in un pomeriggio piovoso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Asgärð, Valhalla, stanza di Erin, alcune settimane dopo…

 

-Mi hai spaventata-

-Volevo darti la buonanotte- si scusò Loki uscendo da dietro le tende.

-Sei bandito, lo sai?- ridacchiò la ragazza.

-Come se fosse la prima volta…- sorrise lui.

Erin lo baciò.

-Volevo darti una cosa-

Lei lo guardò stranita mentre lui le porgeva una mano chiusa.

-Cos…- disse interrompendosi quando Loki aprì la mano.

Una gemma ovale di color verde smeraldo pulsava nella mano del compagno.

-Loki!- lo riprese arrabbiata.

-Non pensavo ti desse fastidio ricevere un regalo!-

-È una gemma dell’infinito!-

-Lo so- rispose lui come se fosse ovvio.

-Non la posso tenere-

-Bisogna tenerle in luoghi separati lo sai vero?-

-Non voglio sapere come l’hai ottenuta…-

-Esatto non lo vuoi sapere-

-Che hai in mente? Questa è potente, controlla le anime-

-Non ho nulla in mente. Sì, è una delle più potenti, più dell’Æther, per questo la sto dando a te. Sono l’Ingannatore e non posso tenerla-

Erin la prese in mano.

-Tu che rinunci a un oggetto di potere?- ridacchiò.

-So che me la cederesti in caso di bisogno- sorrise con il suo tipico sorriso malefico.

-Te lo puoi scordare. Ad ogni modo, la farò incastonare nel mio corsetto. Sul cuore…-

Il dio le diede un bacio sulla fronte e fece per andarsene.

-Un’ultima cosa…- riprese voltandosi.

-Parla- lo incoraggiò lei appoggiando la gemma sul tavolo che aveva accanto.

Lui prese un respiro profondo a occhi chiusi e poi le prese le mani e le baciò entrambe, sulle nocche.

Alzò lo sguardo su di lei, un sorriso bellissimo comparì sul volto del dio.

-Erin, vuoi sposarmi?-

 

 

Fine.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Lo so, sono in ritardo colossale (sai che novità, direte voi). In realtà il capitolo era pronto da un po’, ero io che temporeggiavo perché non volevo e non voglio staccarmi da questa storia.

Spero che il finale vi sia piaciuto, andiamo non dovrò mica dirvi la risposta di Erin?!

È un finale aperto verso “Infinity War” ma questo non significa che ci sarà un sequel.

Questa storia è già andata oltre le mie aspettative, doveva concludersi già al capitolo 16 ma poi è proseguita quasi da sola =)

Voglio ringraziare davvero di cuore tutti coloro che hanno letto perché questa è stata la mia storia più letta e seguita e per questo vi dico GRAZIE!!!

Grazie a chi ha commentato, chi l’ha messa fra preferite/seguite/ricordate, chi l’ha semplicemente letta. Siete stati tutti importanti per farmi andare avanti a scrivere.

Lo so che ci ho impiegato più di un anno a completarla però penso che alla fine sia venuto fuori un bel lavoro.

D’altronde un lieto fine ci stava, no? :D

Erin, Loki e Hel mi mancheranno da dover scrivere ma credo che sia giunto il momento di lasciarli andare.

Grazie ancora per aver letto.

Un abbraccio a tutti.

CrystalRose

 

PS: un grazie va a Hermes per avermi consigliato come inserire la scena dell’incoronazione o se aspettavate me pubblicavo nel 2030!! XD

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