Only For Her di CrystalRose (/viewuser.php?uid=135456)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Walk ***
Capitolo 2: *** Midgard ***
Capitolo 3: *** Memento ***
Capitolo 4: *** Tears ***
Capitolo 5: *** Godspeed ***
Capitolo 6: *** The Avengers ***
Capitolo 7: *** Subjugation ***
Capitolo 8: *** Warlords ***
Capitolo 9: *** Earth Shaker ***
Capitolo 10: *** A promise ***
Capitolo 11: *** Lokasenna ***
Capitolo 12: *** Into Eternity ***
Capitolo 13: *** And The Heavens Shall Tremble ***
Capitolo 14: *** An Unlikely Alliance ***
Capitolo 15: *** Eternal Flame ***
Capitolo 16: *** Shadows of Loki ***
Capitolo 17: *** Danuvius ***
Capitolo 18: *** Leaving Hope ***
Capitolo 19: *** Reaching ***
Capitolo 20: *** Prophecy ***
Capitolo 21: *** Waiting between worlds ***
Capitolo 22: *** The Fire Within ***
Capitolo 1 *** Walk ***
walk
ONLY FOR HER
Asgärð,
Bifrost
Loki guardò
negli occhi, per l’ultima volta, colui che fino a poco tempo prima riteneva suo
padre.
Odino
non fece trasparire nessuna emozione dal suo viso regale. Era deluso dal
comportamento di Loki.
Il
giovane principe, d’altro canto, voleva esser accettato per quello che era, uno
Jötunn. Voleva dimostrare che poteva essere un valido successore al trono di Asgärð
proprio come suo fratello.
Essere
re era suo diritto di nascita ma anche Thor aveva quel diritto, quindi due re
per lo stesso trono non ci potevano essere.
Una
lacrima solcò il viso di Loki che lasciò la presa dallo scettro che lo teneva
aggrappato alla vita e a Thor.
-Loki
noooooo!- fu l’urlo del suo amato fratello, che impotente lo osservava cadere
nell’oblio.
Il dio
dal mantello verde venne risucchiato nel portale che si era aperto a causa
della rottura del ponte Bifrost.
L’ultima
cosa che Loki vide fu la disperazione negli occhi blu del dio del tuono.
Una mano
afferrò quella dell’Ingannatore, arrestando la sua caduta.
Ora il
giovane principe era prigioniero di Thanos.
Pianeta
Chitauri.
Loki aprì
gli occhi. Ridacchiò nel scoprirsi ancora vivo.
-Che hai
da ridere asgardiano?- tuonò una voce lì vicino.
Il dio si
guardò intorno e si accorse di essere seduto contro una parete rocciosa e
incatenato.
La voce
che aveva parlato, proveniva dall’oscurità.
-Dove
sono?- domandò.
-Sei
prigioniero dei Chitauri, principessa- disse la voce uscendo allo
scoperto.
Loki
sorrise malefico e ruotò la mano destra di novanta gradi.
Una
piccola luce verde illuminò il luogo angusto dove si trovavano.
Il Chitauro
sparì, dopo esser stato colpito dalla magia dell’asgardiano.
-Buon
viaggio, principessa-
Si alzò a
fatica ma non poteva muoversi per una lunga distanza poiché le catene erano
corte.
All’improvviso
nella sua mente si palesò un ricordo: Miðgarð da qualche parte possedeva un
oggetto che un tempo apparteneva ad Asgärð. Era un cubo blu, fonte
inestimabile di energia che se fosse entrato in suo possesso avrebbe aumentato
la sua magia.
Ma erano
un bel po’ di tempo che nessuno aveva notizie del cubo. Sapeva per certo che
era sulla Terra. Doveva cercarlo.
Il
Tesseract, questo il nome del cubo, doveva essere suo.
Voleva
vendicarsi di Odino e di Thor, lui meritava di essere re.
Lui,
soltanto lui!
Quel
cubotto poteva essergli d’aiuto ma doveva scappare da dove si trovava.
Ruotò
nuovamente la mano destra con l’intento di liberarsi dalle catene.
Non
accadde nulla.
Senza
perdersi d’animo ritentò una, due, tre volte.
-Dannazione!-
esclamò tirando le catene verso di sé in un impeto di frustrazione.
-Non te
ne andrai facilmente da qui, gigante di ghiaccio-
Il dio
degli inganni si irrigidì.
-Benvenuto
sul pianeta dei Chitauri-
Loki si
voltò ritrovandosi a faccia a faccia con L’Altro.
Era un
personaggio alquanto singolare. Portava una strana armatura color ghiaccio
rifinita d’oro, lo copriva fin sul naso. Un mantello nero con cappuccio lo
avvolgeva quasi completamente. Un velo grigio, incrociato, gli copriva gli
occhi.
Quell’essere
non aveva bisogno di vedere, lo faceva con la mente. Ed era molto pericoloso.
Il dio non
fece in tempo a ribattere che L’Altro lo fece cozzare di schiena contro la
parete. E quello fu soltanto l’inizio.
I giorni
passavano sotto le più atroci sofferenze.
Loki
veniva sottoposto a svariate torture col fuoco. Veniva esposto per ore al
contatto di una fiamma. Legato mani e piedi, pativa quel supplizio per molte
ore al giorno.
Per molto
tempo. Finché i giorni non divennero settimane e le settimane mesi. Fino a che
passò un anno.
I Chitauri
contavano che da Asgärð sarebbe arrivato qualcuno a reclamare il giovane
principe ma non venne mai nessuno. Non volevano ucciderlo, poteva sempre servire
loro per ottenere qualcosa in uno dei Nove Regni, un dio fa sempre comodo.
Un
giorno, arrivò la voce che qualcuno su Miðgarð avesse trovato un vecchio
oggetto asgardiano, cercato da Thanos da moltissimi anni.
Il
Tesseract.
Era
giunto, finalmente, il momento di sfruttare il loro prigioniero. Essendo di Asgärð
sicuramente sapeva come funzionasse il cubo e come recuperarlo. Ma non sapevano
che l’Ingannatore cercasse la stessa cosa.
Loki era
spossato sia fisicamente sia mentalmente.
Non
capiva cosa volessero da lui, forse sarebbe stato meglio se fosse morto cadendo
dal Bifrost.
Non aveva
mai pensato che essendo un Gigante di Ghiaccio avrebbe patito così tanto il
caldo. I Chitauri non erano così stupidi come pensava.
Aveva
molte scottature sul corpo, alcune vecchie e altre più fresche.
Era
stanco e la sua magia lo stava abbandonando. Gli sembrava di essere lì da
secoli, il rancore che provava aumentava di giorno in giorno. Aveva capito che
lo tenevano in vita prima per ottenere qualche sorta di scambio col suo regno
ma poi, visto che nessuno era venuto a salvarlo, le torture si interruppero da
un giorno all’altro.
Forse la
sua fine era vicina perché erano tre giorni che era stato liberato dalla
tortura giornaliera e stava meditando la fuga.
Si era
ricordato di aver visto da qualche parte il passaggio che dal mondo dei Chitauri
portava ad uno dei Nove Regni.
Assomigliava
alla postazione di controllo di Hemidall su Asgärð, solo che questa, invece di
essere dorata era nera come le tenebre.
Non
sapeva dove andare, di certo non su Asgärð, poi si ricordò del
Tesseract.
Per
alcuni giorni pensò al modo di raggiungere il portale, ma prima doveva trovare
il modo di liberarsi delle catene.
Dopo due
giorni di tentativi, riuscì finalmente a trovare l’incantesimo giusto per
liberarsi. Ci voleva ben altro per fermare il dio degli inganni.
Agì di
notte per non essere scoperto, non che facesse differenza agire di notte o di
giorno, quel pianeta era perennemente al buio. I Chitauri avevano il sonno
pesante, difficilmente si sarebbero accorti della sua fuga.
Una volta
raggiunto il portale, si ritrovò di fronte due Chitauri che, ben svegli,
facevano la guardia.
I due
alieni fecero appena in tempo a rendersi conto chi avessero davanti, che
sparirono in una nuvoletta verde.
Loki
attivò il portale, muovendo l’unica leva presente. Non funzionava esattamente
come quella del Bifrost.
Scelse
ovviamente Miðgarð. Senza sapere che la sua vita lo stava portando su un
sentiero inaspettato.
Miðgarð,
Oxford University
Erin si
era incantata a guardare le gocce di pioggia che scivolavano sul vetro delle
grandi finestre e immaginava.
Immaginava battaglie tra gli dei della mitologia norrena
contro quelli della mitologia greca.
Thor
contro Zeus. Tuono contro tuono, fulmine contro fulmine.
-...e
così Thor dopo aver ucciso Miðgarðsormr, morì dopo aver inalato il suo soffio
velenoso…- il professor Harris, intanto, portava avanti la sua lezione di mitologia
norrena.
Erin non
sapeva chi avrebbe vinto tale scontro, forse Thor o forse Zeus.
-…Bene,
ragazzi per oggi abbiamo finito. Settimana prossima analizzeremo le figure
femminili: Frigg, Sif e Sigyn-
Erin si
riconnesse con il mondo, si alzò e scese le scale stancamente. Era stata una
giornata pesante, tutto il giorno chiusa in biblioteca tra i libri di mitologia
norrena e classica.
Era una
ragazza qualunque, capelli lunghi castani e occhi blu mare, carina sì, ma nulla
di straordinario. Era all’ultimo anno del college, quel corso lei lo aveva già
frequentato ma doveva parlare con il professor Harris per il progetto finale
del suo corso di studi, il quale prevedeva un confronto tra gli dei pagani
greci e norreni.
-Oh
signorina Hall, allora come procede la sua ricerca?- le domandò il professor
Harris, non appena la vide avvicinarsi alla cattedra.
-Procede,
grazie. Le volevo chiedere alcuni titoli di opere che si sono occupate di
mitologia norrena nel Seicento-
-Certo,
al momento non mi viene in mente molto di rilevante, passi domani in ufficio e
le farò avere la lista completa-
Erin
sorrise mestamente.
“E te
pareva” pensò. “Buco nell’acqua”.
Se
l’avesse saputo prima avrebbe evitato di sorbirsi due ore di lezione.
Adorava
la mitologia norrena e il modo di spiegare di Harris, ma quel giorno era
veramente stanca, voleva solo buttarsi sul letto e dormire minimo 24 ore di
fila.
Qualche
minuto dopo, era già in auto diretta nella sua casa di campagna, un poco
isolata rispetto a Oxford. Tagliò per il piccolo bosco, come era solita fare.
All’incirca
a metà strada notò, una figura nera sul ciglio della strada.
Fermò la
macchina e scese senza ombrello per verificare cosa fosse.
Una
pioggerellina fastidiosa iniziò a inumidirgli il viso.
Avvicinandosi
notò che quelle erano due gambe, vestite di nero.
Si augurò
vivamente che, tra i cespugli, esistesse anche una parte superiore. Non voleva
fare un macabro ritrovamento di un cadavere smembrato da qualche pazzo
psicopatico.
Quando fu
vicino, vide che l’uomo non si muoveva. Sangue non ce n’era quindi spostò le
frasche e con sorpresa notò che era un giovane ragazzo, dai capelli neri
abbastanza lunghi. Il viso presentava sulla pelle candida delle ferite. Forse
dovute all’impatto con le frasche.
Era
completamente vestito di pelle nera, qualche sbuffo di verde e molto metallo
sul petto ed avambracci.
Le ricordava
qualcuno ma non sapeva chi.
Si
accovacciò accanto a lui e posò due dita sulla carotide del ragazzo per
verificare se avesse ancora battito. Per fortuna sì.
Cercò di
muoverlo ma aveva deboli reazioni.
Lo
afferrò per la mano sinistra e cercò di muoverlo, pesava troppo per lei. Così
prese anche l’altra mano e lo trascinò alla macchina.
-Madre-
mormorò il ragazzo.
La
studentessa alzò gli occhi al cielo.
-No, non
sono tua madre. Tu sicuramente hai bevuto troppo ad un party universitario,
anche se carnevale è passato da un bel po’-
Si voltò
un secondo per guardare quanto mancasse alla macchina e vide accanto alla
portiera aperta un grosso lupo nero con due occhi verdi che la osservavano. Dal
collo pendeva un ciondolo rettangolare senza alcuna incisione. Erin lo
riconobbe come Wird, ovvero la runa bianca che rappresentava l’ignoto e
il destino.
Ammesso
che fosse una runa.
Lo guardò
terrorizzata.
Che ci
faceva un lupo nei dintorni di Oxford?
L’animale
le se avvicinò, mansueto, leccò il viso al ragazzo e si strusciò sulle gambe di
una Erin paralizzata dal paura.
-Fenrir-
mormorò il ragazzo.
Guardò il
ragazzo con gli occhi sbarrati, fece mente locale tra i suoi colleghi del corso
di Harris, mai visto prima.
E poi
Fenrir era molto più grande di quel lupo.
Sicuramente
aveva bevuto ma lo caricò lo stesso in auto, a fatica, e lo portò a casa sua.
Senza
sapere che il suo destino, predetto dalle rune alla sua nascita, aveva
iniziato pericolosamente a prendere vita.
A million
miles away
Your signal in
the distance
To whom it
may concern.
I think I
lost my way,
Getting good
at starting over […]
Walk – Foo
Fighters
Spazio autrice:
Ciao
a tutti!
Questa
è la mia prima fic in questa sezione, spero che questo capitolo vi sia piaciuto
e che la storia vi intrighi ^^
Non
sarà molto lunga, almeno credo, al momento sono 16 capitoli in tutto.
La
storia di fondo è quella narrata dalla Marvel nei film e in questa what if, vi
svelo cosa c’è dietro in realtà alla “pazzia” di Loki, sempre secondo la mia
fervida immaginazione. Ci sarà anche un po’ di mitologia norrena a farci
compagnia, insieme agli Avengers ;) spero di non fare pasticci con la mitologia
ma mi sono affidata a blog specializzati. Verrà fuori una cosa carina, spero!
Erin
al momento non ha la più pallida idea di chi si stia portando in casa, la sua
vita cambierà sicuramente. Tranquilli non ci saranno smielose, anche perché
abbiamo a che fare con Loki :D
Ah
il lupo non è Fenrir, diciamo che Loki ha avuto un sorta di “segnale dal
futuro” XD però tenetevelo a mente.
Per
quanto riguarda le rune legate a Erin, lo scoprirete tra qualche capitolo (devo
mantenere la suspence!)
Ultima
cosa, spero che abbiate colto il riferimento musicale, a me piace scrivere
abbinando un capitolo a una canzone, infatti alcuni tra i titoli dei capitoli
si rifanno alla colonna sonora dei film.
Grazie di
cuore a tutti quelli che si sono fermati a leggere e che vorranno continuare a
farlo.
Un abbraccio
CrystalRose.
Ps: credo
di aggiornare una volta alla settimana ;)
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Capitolo 2 *** Midgard ***
Midgard OFH
In
the middle of the universe you will find the world of man. Some say that Miðgarð
bears the most beautiful leaves on the worldtree Yggdrasil, but the world of
man is a very fragile world and it is under a permanent threat. The sophisticated
balance between polarities which is the fundament of Miðgarð,
could easily be disturbed. If that would happen the forces of chaos will
inundate the earth and the end will be the only future for mankind.
Miðgarð - Therion
Una volta
parcheggiato nel garage, Erin cercò di svegliare il ragazzo.
Per
fortuna, ottenne un po’ di collaborazione da parte sua che stancamente
socchiuse gli occhi e si lasciò guidare fin al primo piano della casa.
Erin
viveva da sola, i suoi genitori vivevano a Londra, quella era la loro casa
estiva di campagna che la ragazza ormai usava come fissa dimora per il college.
Lo adagiò
sul suo letto e sotto al peso dello sconosciuto, il soffice piumone rosa a
fiori lo inglobò quasi del tutto.
-Ricordi
il tuo nome?- chiese.
-Loki-
mormorò il ragazzo.
La
ragazza alzò gli occhi al cielo. Le mancava solo un mitomane.
-Travestimento
a parte…-
-Quale
travestimento?- domandò il presunto Loki, sistemandosi meglio sul letto tenendo
però gli occhi chiusi.
-Ok, hai
battuto la testa. Dovrei…- mormorò allungando una mano verso i fermagli che
tenevano fermo il suo mantello verde sulle sue spalle.
Era
imbarazzata, non aveva mai spogliato uno sconosciuto. Uno sconosciuto che
affermava di essere un dio norreno.
E se
fosse stato un serial killer?
Il moro le
afferrò il polso risoluto.
-Ferma-
tuonò e la strattonò via dalla sua spalla sinistra.
-Mi fai
male- protestò lei.
Lui
lasciò la presa senza proferir parola, anzi aprì gli occhi fissandola.
La trovò
carina, due occhioni blu e dei capelli lunghi castani che le incorniciavano il
viso rotondo. Ora capiva cosa ci trovasse Thor in quella midgardiana di cui blaterava
essersi innamorato, le donne di quel regno erano molto, molto carine.
Lei lo
guardò torva, nonostante rimase sorpresa dai suoi occhi. Erano di un verde
talmente chiaro e intenso che non parevano umani. In ogni caso, riprese con
l’intento precedente. Il dio, stavolta, la lasciò fare.
Lo aiutò
a sedersi sul letto, togliendogli il mantello e sfilandogli le parti metalliche
della sua veste.
-Posso
fare da solo- mormorò continuando a fissarla.
-Ok-
rispose lei allontanandosi dal letto- Vado a prendere del disinfettante-
Erin
sparì dietro una porta bianca.
Loki
fissò per qualche attimo il legno bianco
e iniziò a liberarsi degli indumenti superflui. Se fosse stato meno debole,
sarebbe rimasto volentieri completamente nudo, giusto per far arrossire quella
ragazza. Ma preferì restare seduto con la maglia di lino verde e i pantaloni
neri che portava sotto tutta quella pelle nera.
La
ragazza tornò in camera con in mano una bottiglietta di plastica bianca, del cotone, alcune bende e un tubetto
blu.
-Come ti
chiami?- le chiese il dio, mentre lei si sedeva sul bordo del letto.
-Erin-
rispose lei, mettendo del disinfettante sul cotone e premendolo leggermente
sulla fronte del ragazzo.
-Erin…Mmmmh
mi piace. Perché mi hai salvato?-
-Non
potevo fare finta di nulla. Eri privo di sensi…-
-Ma io
sono un mostro…- mormorò.
Erin fece
finta di non capire.
-Chi è
stato?- domandò quindi.
-Chi è
stato cosa?-
-A farti
questo-
Erin
cercava di capire se fosse matto o fosse davvero chi diceva di essere.
-I
Chitauri-
-I cosa?-
Questi
nella mitologia non esistevano.
Perché
gli stava dando corda sul fatto di essere un dio?
-Sono
degli alieni- spiegò.
Erin
passò a disinfettargli i graffi sulle mani.
-Perché
lo hanno fatto?-
Loki la
guardò indeciso se risponderle o meno. Lei notò l’esitazione e alzò lo sguardo
posandolo sui suoi occhi verde smeraldo.
-Perché
pensavano che qualcuno da Asgärð sarebbe venuto a salvarmi-
-E non è
stato così?-
-Mi
credono morto. Un anno fa sono caduto
dal Bifrost, Thor ha cercato di salvarmi, insieme a Odino ma…-
Gli occhi
del ragazzo diventarono rossi, riempiendosi subito di lacrime.
La
giovane d’istinto si protese in avanti e lo abbracciò.
-Non
volevo farti piangere- mormorò contro il collo del dio.
Loki
rimase sorpreso da tale sincerità e spontaneità.
-Non
importa- sussurrò lui contro la morbida pelle di lei. Senza però ricambiare
l’abbraccio.
La
ragazza sciolse l’abbraccio a disagio. Non era solita comportarsi così. Aveva
seguito l’istinto. Aveva l’espressione di uno bisognoso di un abbraccio.
Lo fece
sdraiare, poi, sul letto. Prese il tubetto che aveva appoggiato sul comodino e
mise un po’ di crema sulle bruciature del dio. Che erano quasi ovunque.
Lo aiutò
a sfilarsi la maglietta e rimase stupita da come era ridotto.
Numerose
scottature macchiavano la sua pelle candida.
Preferì
non dire nulla al riguardo.
-Quindi
sei davvero un dio?- domandò arrendendosi forse all’ovvietà.
-Certo, midgardiana-
ghignò lui.
-Mi
chiamo Erin, gigante di ghiaccio- lo rimbeccò indispettita.
Il dio
degli inganni sbarrò gli occhi sorpreso, domandandosi come faceva a sapere. Di
solito su Miðgarð nessuno conosce gli altri Regni. Nessuno sapeva che non era
figlio di Odino.
Erin, che sembrò
leggergli in volto la domanda, continuò: - So tutto sugli dei di Asgärð e i
Nove Regni-
-Come?-
-Non ora.
Ti conviene riposare, sarai anche un dio come dici di essere, ma ti assicuro
che non hai una bella cera-
-Ma...-protestò
debolmente il dio.
-Cerca di
dormire. Se hai bisogno chiama-
Loki si
sentiva strano in presenza della ragazza. Non riusciva a disobbedire, a fare di
testa sua come la sua natura di ingannatore voleva.
Forse era
solo stanco e debole.
Sì era di
sicuro così.
Erin
guardò Loki chiudere gli occhi e poi scese al piano di sotto.
Con un
sospiro si sedette sul divano.
Doveva
essere impazzita: si era portata in casa uno sconosciuto, per di più uno che
credeva di essere il dio Loki e lo aveva lasciato prendere possesso della sua
camera da letto. Luogo che considerava sacro. Non molte persone di sesso
maschile avevano varcato quella soglia. Anzi, solo il suo ex, Devin.
Cominciò
a pensare che il ragazzo potesse dire davvero la verità. Insomma,
l’abito nero che portava corrispondeva alle numerose descrizioni che aveva
letto riguardo al dio degli inganni e anche dalle numerose raffigurazioni, il
ragazzo era molto somigliante.
Decise di
chiamare il professor Harris. Prese il cordless da sotto un cuscino che ornava
il divano, sì era molto disordinata, e compose il numero.
-Pronto?-
domandò una voce maschile dall’altro capo.
-Professor
Harris?- chiese titubante. Non voleva farsi scoprire da Loki, o quello che era.
Pensava a cosa sarebbe accaduto se si fosse presentato davanti a lei con uno
sguardo omicida, come accadeva nei film.
-Sì,
chi parla?-
-Sono
Erin Hall-
-Oh
signorina Hall, è successo qualcosa?-
-Ehm,
io…io credo…ho bisogno del suo aiuto. È urgente-
-Cosa
è successo?-
-Lei
crede che gli dei norreni esistano nella realtà?-domandò a bruciapelo.
-Hall,
sono solo leggende. Come mai mi chiama per questo?-
-Allora
dovrebbe vedere con i suoi occhi-
-Cosa?
Si spieghi-
-Loki-
-Loki?-
-Sì. Lo
so che è strano ma…è qui. Loki, il dio degli inganni, è qui-
Erin non
seppe bene cosa portò davvero il professor Harris a casa sua, se la curiosità o
la voglia di capire se la sua allieva fosse impazzita, quel che era certo che
arrivò in meno di quindici minuti.
In quel
lasso di tempo, la ragazza era tornata dal dio che nel frattempo si era
addormentato. Prese la sua veste nera e la mise su una gruccia appendendola
sopra lo specchio del suo piccolo armadio bianco. Aveva cercato e poi trovato
anche dei vecchi vestiti di Devin e li aveva lasciati sul baule ai piedi del
letto, affinché Loki si potesse cambiare l’indomani.
Tornò di
sotto al suono del campanello di casa.
-Allora?-
domandò l’esperto in mitologia norrena, senza nemmeno salutare.
-Da
questa parte- fece strada la ragazza.
Una volta
in stanza, il professore fece una faccia sorpresa: occhi sbarrati e mascella
cadente.
Erin in
un altro frangente avrebbe riso. Quell’uomo sulla sessantina, quasi calvo, era
davvero un personaggio. Ma la sua reazione le fece intendere che il ragazzo non
mentiva.
L’uomo
girò intorno al letto, osservando il dio addormentato. Sempre in silenzio
studiò la veste nera e verde appesa.
-Cosa gli
è successo?- mormorò, indicando le fasciature.
-Dice che
sono stati i Chitauri-
-Mai
sentiti-
-Sono
alieni-
-Uhm… Dove
l’ha trovato?-
-Sul
sentiero del bosco che porta qui-
-Notato
qualcosa di strano?-
-Tipo
l’apertura del Bifrost?-
-Esatto-
-No. La
prima cosa che ha fatto è stata chiamare la madre e poi...-
La
ragazza si interruppe nel sentire Loki rigirarsi nel letto.
-…è
comparso un lupo dal pelo nero-
-Un
lupo?-
-Sì.
All’inizio mi ha studiata, si è avvicinato con cautela, ha leccato il viso di
Loki e poi si è strusciato contro di me ed è scappato-
Non seppe
il perché, ma preferì tenersi per sé il dettaglio della runa.
-Nient’altro?-
-Loki ha
mormorato “Fenrir” quando l’animale si è avvicinato a lui-
-Ma
Fenrir è un lupo enorme-
-Lo so, infatti
non poteva essere-
-A
guardarlo, sembra ancora giovane. Non può aver già avuto i suoi figli. Ma il
lupo è l’ultimo dei nostri problemi-
-Quindi?-
-Quindi,
ragazza mia, le cose sono due: o è un bravo cosplayer o…- sussurrò.
-O?-
-O è
davvero Loki Laufeyson-
-Ma non è
possibile!-
-Se un
miliardario americano è diventato un eroe nazionale e vive con un reattore
piantato nel petto e se ne va in giro con un’armatura rossa e gialla, credo che
possiamo credere all’esistenza di un dio pagano-
Erin
annuì. Anche se tra Tony Stark e un dio c’era un bel po’ di differenza.
-Cercherò
aiuto da un mio collega norvegese, partirò il prima possibile- disse il
professore uscendo dalla stanza della ragazza.
-E io?-
chiese Erin, giunti di sotto.
-Lo
trattenga qui fino al mio ritorno. E mi raccomando stia attenta, potrebbe
fuggire-
-Non si
regge in piedi, dove vuole che vada?-
-Ricordati
che è il dio degli inganni, è capace di tutto. Sta’ attenta- concluse infine,
dandole del tu, assumendo un atteggiamento paterno.
La stava
pur sempre lasciando da sola con il peggiore degli dei norreni.
-Stia
tranquillo-
Spazio
autrice:
Ciao a
tutti!
Eccoci
con il secondo capitolo. Erin ha capito che si è portata un dio in casa, e non
uno qualsiasi! Proprio quel furbacchione di Loki. Cosa accadrà? La convivenza
sarà semplice o no? Forse qualche attrito ci sarà, specie all’inizio. Il prossimo
si dilungherà ancora un po’ su queste prime ore di Loki su Miðgarð e dal quarto
le cose accelereranno un pochino, perché altrimenti alla fine non ci arriveremo
più XD
Ringrazio
di cuore tutti quelli che hanno letto, messo tra le seguite e preferite,
davvero grazie! Se ve la sentite di commentare mi fareste un piacere altrimenti
nulla, capisco che la storia vi sta piacendo comunque (almeno spero).
Il
capitolo come avete potuto notare è una canzone dei Therion
intitolata Midgard (nello stesso album troverete anche altre canzoni
dedicate agli altri 8 regni)
A
settimana prossima!!
CrystalRose.
|
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Capitolo 3 *** Memento ***
Memento OFH
Loki il
mattino dopo si sentiva meglio, certo non era nel pieno delle sue forze ma era
meglio del giorno prima.
Svegliandosi
aveva visto la luce del sole filtrare dalle finestre. Si sedette sul letto e
notò la sua veste appesa ad uno specchio. Vide anche dei vestiti midgardiani ai
piedi del letto, decise di indossarli. Insomma, si era autoesiliato lì, tanto
valeva mimetizzarsi in quel regno.
Uscì
dalla stanza e scese di sotto.
Trovò la
sua salvatrice che dormiva sul divano in maniera scomposta.
Una gamba
nuda e un braccio, altrettanto nudo, penzolavano dal divano. Una mano teneva appoggiato
al seno, un libro con delle rune scritte sopra.
Loki
sorrise malefico, era veramente una ragazza carina e si avvicinò a lei.
Si chinò
accanto a lei e fece per accarezzarle la gamba scoperta dagli shorts ma la
ragazza lo sorprese svegliandosi e ritirando la gamba.
-Non
credevo fossi già sveglio-
-Oh lo
sono eccome- mormorò avvicinandosi al viso di lei.
-Scordatelo-disse
lei affondando la testa sul cuscino per ritrarsi.
Il dio
salì sul divano, restando inginocchiato tra le gambe della ragazza, le braccia
tese ai lati del viso della giovane.
Erin
diede una ginocchiata nel basso ventre del giovane che si allontanò subito
dolorante.
-Bada
bene a quello che fai Laufeyson, non ho paura di far del male a un dio- lo
minacciò alzandosi dal divano e appoggiando l’antico libro di mitologia sulla
mensola sopra il divano.
Loki
sghignazzò.
-Come
siamo violente, Erin- cercò di suonare sarcastico ma nella voce si sentiva
ancora una nota di dolore per il colpo appena subito.
La
ragazza prese dal tavolino difronte al divano, un oggetto colorato dalle piccole
dimensioni, strano agli occhi del dio.
Erin si
avvicinò a lui con aria di sfida, sedendosi a cavalcioni sulle gambe dell’uomo.
-Intraprendente-
mormorò il dio compiaciuto dal cambio di programma repentino.
-Oh non
sai quanto- fu la risposta sarcastica.
La
ragazza portò lo strano oggetto davanti al viso del dio, con un movimento
rapido del pollice, dall’oggetto uscì una piccola fiamma.
Loki
sbiancò.
-Vedo che
ci siamo capiti- replicò alzandosi.
-Ok,
forse siamo partiti col piede sbagliato. Cos’era quel libro?-
-Un libro
di cucina-
-Vuoi
mentire al dio degli inganni? Sei intrepida a osare tanto-
La
ragazza lo guardò sorpresa.
-E va
bene. È un vecchio libro sulla magia norrena-
-Posso?-
La
ragazza sospirò, riprese il libro e sbuffando lo allungò al dio, rimanendo in
piedi, sulla difensiva.
Loki
studiò la copertina in pelle marrone, sopra vi erano incise delle rune che
riportavano la dicitura “Magia”, sotto al centro c’era la runa Thurs,
simbolo della protezione e Loki sapeva perfettamente che rappresentava Thor,
suo fratello.
-Perché
lo leggevi?- domandò senza nemmeno aprirlo.
-Cercavo
di capire di cosa tu fossi capace- confessò sedendosi.
-Oh, ma
un libro midgardiano non lo può spiegare…- replicò il moro con un ghigno.
-Provamelo-
Erin si
morse il labbro inferiore subito dopo, si era resa conto di averlo sfidato sul
serio.
Loki non
se lo fece ripetere due volte e ruotò appena la mano destra.
-Erin!-
esclamò una voce maschile a lei familiare.
La
ragazza si voltò d’istinto e quello che vide la fece boccheggiare.
Devin era
lì, davanti a loro due, sorridente. Non poteva essere.
Guardò l'altro occupante del divano esterrefatta.
-Perdonami,
io ti amo ancora- continuò Devin portandosi entrambe le mani sul cuore.
La
ragazza terrorizzata si fece piccola contro il divano e strizzò gli occhi per
non vedere.
-Mandalo
via- sussurrò con voce rotta, tenendo sempre gli occhi chiusi.
Loki la
guardò sorpreso e mosse appena la mano per far sparire l’illusione, come per
cancellarla.
-Tutto
ok?- domandò. Non pensava di causare una simile reazione.
-Come
sapevi di lui?-
-C’era
una sua foto nel cassetto del comodino-
Erin
spalancò gli occhi sorpresa e si protese verso il dio infuriata.
-Hai
frugato nei miei cassetti?-
-Non
pensavo che questo ragazzo ti avesse fatto soffrire. Pensavo ti avrebbe fatto piacere
l’illusione-
-Bè ti
sei sbagliato!-
-Sono un
dio, non un indovino- replicò seccato.
Erin
ritornò al suo posto.
-Ok sei
un dio, per quanto mi possa sembrare strano, ma basta con giochetti simili o…-e
indicò l’accendino con la testa.
-Ricevuto-
replicò Loki cauto.
Aveva
trovato una ragazza con carattere. Era certo che quella midgardiana di cui si
era invaghito il suo amato fratello, non fosse così tosta. La considerava
debole e stolta, come Thor.
-Come mai
hai un libro sulla magia?- continuò l’ingannatore.
-Ne ho
anche uno dove è raccontata tutta la tua vita-
Loki
scoppiò a ridere.
-E cosa
c’è scritto? Che sono uno Jötunn? Che non sono figlio di Odino?-
Erin
cadde dalle nuvole.
-Odino?
No, tu sei figlio di Fàrbauti e Laufey-
-Fàrbauti?-
-Non-non
lo sapevi?-
-Fino a
qualche tempo fa credevo di essere Loki Odinson, fratello di Thor. Ora so di
essere figlio di Laufey-
Alla
ragazza venne in mente il lupo del pomeriggio precedente.
-Quindi
tu non sai di avere dei figli?- domandò preoccupata dall’eventuale risposta.
Sapeva che Loki, dal punto di vista riproduttivo, era alquanto “particolare”.
-Figli?-
rise nervoso – In realtà ne ho uno – si avvicinò col viso a Erin – Sleipnir-
soffiò.
La
ragazza sbarrò gli occhi, incredula.
-Quindi
tu…tu ti sei trasformato in…e poi...-
-Sì-
rispose.
-Oddio-
rispose lei alzandosi.
Loki
scoppiò a ridere di gusto.
-Esperimento
giovanile-
-Che
schifo, non lo voglio sapere- disse lei voltandosi per non guardarlo.
-Bè non
ero propriamente io, era solo una trasformazione corporea, la mia anima è
candida-
-Evita-
-Hai
detto figli, al plurale, ne avrò altri?- chiese curioso.
-Tanti.
Alcuni animali, come Sleipnir, altri umanoidi e una moglie dalle sembianze
umane davvero devota-
-Oh, e
saresti tu?- chiese mellifluo.
-Smettila.
È una dea, non dovrei nemmeno dirtelo, magari cambierebbe il corso della
storia-
-Sul tuo
libro non c’è scritto che sono stato adottato da Odino, quindi non credo che
indovini molto-
-C’è
Sleipnir- disse tornando al divano.
-Era un
esperimento personale-
-Possiamo
non parlare della tua vita sessuale?-
-T’imbarazza?-
-Se è
zoofilia mi ripugna-
-Preferisco
le donne…- disse allungando una mano verso il viso della giovane.
-Loki…-
replicò severa.
Il dio si
divertiva a imbarazzare quella ragazza, anche se di preciso non capiva perché
si imbarazzasse in quel modo, un ragazzo lo aveva già avuto.
-Perché
sei qui?-
Rimase
sorpreso dalla domanda, non era sicuro di volerglielo dire.
-Sono
caduto dal Bifrost perché ho lottato contro Thor e ora mi credono morto. Non so
come, mi sono risvegliato nel mondo dei Chitauri dove mi hanno tenuto
prigioniero e torturato, finché non sono riuscito a scappare e sono finito qui.
Devo cercare il Tesseract -
-Il
Tesseract sarebbe?-
-Sul tuo
libro non c’è?-
Erin fece
no con la testa.
Passarono
la mattinata a parlare del Tesseract, delle sue potenzialità. Il dio non
nascose alla ragazza che lo stava cercando per vendicarsi di Odino e Thor. La
ragazza cercò di farlo desistere dal vendicarsi, che avrebbe dovuto perdonarli.
Ma lui non le diede retta.
Verso
l’ora di pranzo lo stomaco di Erin iniziò a brontolare.
Guardò il
dio imbarazzata.
-Forse è
il caso di mangiare..- commentò Loki.
-Hai
fame?- domandò.
-Non
molta ma tu devi mangiare dato il rumore fastidioso che emette il tuo stomaco-
-Sempre caustico?-
replicò lei alzandosi per andare in cucina.
Loki la
seguì. La vide tirare fuori della carne dal frigo e una piccola piastra da un
mobile.
-Accenditi-
brontolò nervosa la ragazza nei confronti del fornello che non ne voleva sapere
di accendersi.
-Spostati,
o quella carne andrà bene solo per le mosche-
Il dio si
concentrò e ruotando la mano destra accese il fuoco.
Erin
fissava il fornello stupefatta.
-Sapresti
cuocerla?-
Domanda
scema.
L’uomo
ridacchiò compiaciuto.
-Non me
lo hai chiesto- affermò incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al
bordo del tavolo bianco.
Erin si
limitò ad alzare gli occhi al cielo.
Prese la
carne e fece per metterla sulla piastra quando le sparì dalle mani.
Stava per
imprecare contro Loki quando un profumo di carne alla griglia invase la cucina.
La
studentessa si voltò e trovò apparecchiato con la carne già impiattata e
fumante.
Spense il
fornello ma ovviamente lo trovò già spento.
Non
sapeva che dire. Era stupefatta.
Intanto
Loki si era accasciato a terra, le lunghe dita a massaggiare le tempie.
-Loki!-
lo richiamò spaventata.
-Non è
nulla- alzò lo sguardo – Non ho più le forze per queste magie-
-Allora
non avresti dovuto- lo rimproverò lei, rialzandosi.
-Ti
conviene mangiare o si fredda- replicò con un ghigno.
Lo aiutò
ad alzarsi e a farlo sedere su una sedia.
Prese un
bicchiere d’acqua e corse in bagno a prendere delle aspirine, che mise dentro
al bicchiere.
Loki la
guardò interrogativo.
-Per il
mal di testa- rispose lei accomodandosi.
Con aria
schifata, il dio bevve.
-Buona?-
domandò non appena la ragazza provò il primo boccone di bistecca.
Gli occhi
di Erin si spalancarono dalla sorpresa.
-Non ne
avevo mangiata una così buona-
Il moro
le sorrise divertito e finì quello che aveva nel bicchiere.
Il suo esilio
iniziava abbastanza bene, fino a che non avrebbe ripreso le forze andava bene
così.
Miðgarð,
casa di Erin, due settimane dopo.
Erin
rientrò in casa, esausta dopo un’intera giornata chiusa in biblioteca.
Harris
non aveva dato segni di vita, infondo erano passate solo due settimane
dall’arrivo di Loki.
Non che
le desse fastidio la sua presenza, anzi, si erano entrambi abituati l’uno alla
presenza dell’altra.
La casa
sembrava tranquilla, nulla di fuori posto.
-Loki?-
chiamò.
Andò di
sopra e lo trovò sul suo letto a leggere.
-Potevi
rispondere-
Non le
diede retta e continuò a leggere.
-Antipatico-
brontolò infastidita tornandosene di sotto.
La porta
bianca della sua camera le si chiuse in faccia e ci andò quasi a sbattere.
Si voltò
con uno sguardo omicida.
Il dio le
fece un sorriso sghembo.
-Ti
diverti?!-
-Oh sì-
rispose suadente.
-Scendi
dal mio letto ed esci da camera mia- ordinò.
-Non ti
ha mai dato fastidio che venissi qui a leggere- constatò lui chiudendo il
libro.
Lei alzò
gli occhi al cielo.
Lui la
trovava adorabile quando si arrabbiava. D’altronde era la sua indole far
irritare la gente ma con lei ci provava davvero gusto. Era smanioso di vedere
le sue reazioni che trovava buffe anche se con ogni probabilità non lo erano.
-Sappi
che abbiamo ospiti a cena- dichiarò e aprì la porta.
-Aspetta-
Loki gattonò sul letto e poi scese raggiungendola- Avevamo fatto un patto-
-Lo so. Ma
dato che resterai qui un bel po’, io ho bisogno di vedere persone diverse-
-Non ti
basta l’università?- domandò accigliato.
-Intendevo
fuori. E comunque non ti mangia nessuno-
-E come
pensi di presentarmi?-
-Cugino?-
Rise.
-Devo
proprio?-
-Bah fa
come vuoi, vado a preparare la cena-
Quella
sera Loki scoprì che la ragazza in realtà aveva organizzato una festa di sole
ragazze.
Pigiama-party.
Aveva
pensato bene di chiudersi in mansarda a pulire la sua veste e leggere, mentre
dalla camera di Erin arrivavano solo risate.
Infastidito
dopo qualche ora di chiacchiere e risate scese al primo piano e bussò alla
porta della camera da letto della giovane.
La porta
venne aperta da Erin, indossava un baby-doll come tutte le altre tre ragazze
nella stanza.
Il dio
ponderò l’idea di chiudersi in camera con tutte e quattro ma si fece distrarre
da Erin che sembrava particolarmente alticcia e attraente vestita in quel modo.
-Carino
tuo cugino!- esclamò una ragazza bionda.
Erin
scoppiò a ridere.
-Ce lo
presti per una notte?- commentò un’altra.
L’ingannatore
sorrise compiaciuto. Si voltò per osservare la reazione della sua salvatrice.
Erin era tornata
seria. Il dio ne approfittò, afferrandola per il gomito e portarla fuori di lì.
-Ve la
ridò subito- commentò, richiudendo la porta.
Una volta
nella penombra del corridoio, Loki spinse Erin contro il muro opposto
all’entrata della camera.
-Avete
finito?-
-Perché?-
-Siete
rumorose. E se non la smettete ci penso io- concluse lascivo, giocherellando
con l’orlo del babydoll.
La
studentessa lo spinse via.
-Idiota-
-Come osi
parlarmi in questo modo?- il dio si avvicinò alle spalle di lei –Insolente- le
sussurrò con voce bassa all’orecchio.
Un
brivido di piacere percorse Erin.
Lui se ne
accorse perché ridacchiò soddisfatto.
-Farete
un po’ di silenzio?-
-Pffff-
sbuffò sonoramente lei. L’Ingannatore poteva giurarci che avesse alzato gli
occhi al cielo.
-Grazie-
le disse abbracciandola e dandole un bacio tra il collo e la spalla sinistra.
-Tornate
in mansarda và- disse lei allontanandosi senza guardarlo.
Aprì la
porta ed entrò. Non chiuse ma si voltò e sbucò sulla soglia solo con la testa.
-Loki?-
lo richiamò a bassa voce.
Il dio si
voltò, ancora con il piede destro sul primo gradino della scala.
-Buonanotte-
sussurrò Erin.
-Buonanotte-
Spazio autrice:
Ciao a tutti!!
Eccoci finalmente al terzo capitolo....Ah Loki, vecchio marpione, Erin sa il fatto suo XD
Il libro di magia norrena me lo sono "bellamente" inventato io. Serve
per far capire che Erin, non solo studia mitologia, ma che la sua
è una passione che viene dalla sua famiglia ed in particolare
dalla nonna, la quale ha istruito molto bene la nipote sui Nove Regni,
rune (lo vedrete poi nel prossimo capitolo) e addirittura la lingua
norrena. Piccolo spoiler: più avanti vedremo Erin parlare
norreno quindi non meravigliatevi. Non vi dico perché e come lo
farà, seguite e lo saprete :D Sì pare strano che un
personaggio midgardiano del XXI secolo parli il norreno ma so di gente
che ha imparato l'elfico di LOTR quindi può essere verosimile ;)
Il riferimento a Sleipnir è fatto perchè questo adorabile
cavallo a otto zampe nel primo film di Thor compare (Odino vi è
in sella nella scena su Jotunheim). Per chi non lo sapesse Sleipnir
è figlio di Loki e Svaðilfari (la puledra era
Loki, just sayin'...). Odino poi lo chiese in dono poiché era il
cavallo più veloce esistente.
Tornando a noi, l'ultima scena sembra un po' campata per aria, in
realtà è solo una slice of life dato che dal prossimo
capitolo la vicenda accelererà un bel po'. Però nel
prossimo ci sarà una lunga introduzione ache vi spiegherà
cosa ci siamo persi nei due mesi che non racconterò.
Volevo ringraziare Keyla99 per la sua recensione e tutti coloro che in
questa settimana hanno letto silenziosamente e tutti coloro che hanno
messo la storia tra le seguite/ricordate.
Di solito aggiorno il mercoledì mattina, oggi è capitato
di sera perché è stata una giornata un po' incasinata :P
Un bacio a tutti
Lalla.
|
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Capitolo 4 *** Tears ***
Tears OFH
Passarono
un paio di mesi dall’arrivo di Loki, il professor Harris stava raccogliendo
informazioni sul dio da solo, poiché il suo collega era
deceduto da poco e lui non ne era a conoscenza.
Erin si
stava abituando alla presenza di un dio in casa. Le dispiaceva vederlo così
pieno di rancore verso la sua famiglia. Aveva imparato molto su di lui in quei
mesi che da un semplice libro. Lui le aveva raccontato di Frigga (ossia Frigg
per la mitologia), la sua madre adottiva, che gli aveva insegnato tutta la sua
magia. Erin comprese che il giovane dio teneva moltissimo alla Signora del
Cielo ed era l’unica verso cui non provava risentimento nonostante anche lei
gli avesse mentito.
Parlava
raramente di Thor, mentre per Odino aveva solo rabbia.
Assisteva
anche al lungo recupero dei poteri dell’ingannatore norreno: ogni tanto Loki
faceva comparire dei fiori che Erin trovava appena tornata dalla biblioteca. Altre
volte era vittima degli scherzi del dio, il quale era costretto a rimettere
tutto in ordine minacciato dall’accendino della ragazza.
Anche
Loki aveva imparato qualcosa in più su Erin, sapeva che lei era ferratissima
sulla mitologia e che questa passione le era stata trasmessa dalla nonna
Teamhair, di origine irlandese. La donna alla nascita di Erin aveva estratto
dal sacchetto della divinazione tre rune.
Tre,
perché la prima runa estratta avrebbe rappresentato la domanda posta durante la
divinazione, ossia scoprire il destino della neonata Erin; la seconda avrebbe
indicato la forza decisionale, cioè cosa l’avrebbe fatta agire nell’andare
incontro al suo destino. Mentre l’ultima avrebbe dato il significato globale
alla risposta, o meglio, il come bisognava agire.
La prima
estratta fu Eoh, la runa dell’albero della vita, che rappresentava la
mortalità del corpo e l’immortalità dell’anima. Era davvero di buon auspicio
alla nascita di una nuova vita. La runa venne posta dalla nonna sulla coperta
verde che avvolgeva la bambina nella culla.
La
seconda, che venne posta alla destra della prima, fu Iss, la runa che
rappresentava il ghiaccio e la conservazione. Mentre Erin raccontava questo
passaggio, Loki aveva sorriso nel collegare la runa alla sua origine di Jötunn e
vide una sorta di destino tra lui e la ragazza.
La terza
e ultima runa, venne posta alla sinistra Eoh, fu la runa Reid. Era la
runa delle Valchirie, rappresentante la Cavalcata, indicava la forza che anima
un atto coraggioso o d’amore, affrontato con spavalderia.
Secondo
le rune quindi Erin avrebbe vissuto a lungo e avrebbe compiuto un grande atto
d’amore coraggioso mossa dall’impossibilità di cambiare le cose.
Suonava
strano a Loki, non aveva creduto molto alle divinazioni praticate su Miðgarð.
Erin, dal canto suo, non dava molto peso a questo suo destino divino.
Inoltre,
Loki, aveva scoperto cosa avesse fatto Devin alla ragazza per farla reagire
così alla visione di qualche tempo prima. La ragazza l’aveva scoperto a letto
con la sua migliore amica, un classico su Miðgarð come Erin aveva
giustificato l’accaduto, in più aveva messo incinta un’altra ragazza o forse la
stessa. Loki non aveva capito bene, dato che la ragazza aveva iniziato a piangere
e a singhiozzare durante il racconto. In un’altra occasione, il dio si sarebbe
innervosito a questa reazione così infantile ma con sua sorpresa sentì
stringersi il cuore nel vedere la sua salvatrice soffrire per quello stupido
midgardiano, che se solo l’avesse trovato gliel’avrebbe fatta pagare. Così
l’aveva abbracciata. Sorprendendo sé stesso e la ragazza per quel gesto
spontaneo.
Loki
sospettava che quella ragazza gli stesse facendo sciogliere il suo cuore pieno
d’odio, ma lui non poteva innamorarsi, no, non poteva.
Eppure…
Miðgarð,
casa di Erin, tardo pomeriggio.
-Non ci
riesco- sbuffò Erin.
-Concentrati-
la riprese Loki, che la osservava con le braccia incrociate.
La
ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Non sono
una dea-
Il dio le
girò attorno, fermandosi alle sue spalle.
-Puoi
farlo- fece una pausa nella quale si avvicinò di più alla ragazza e sussurrò,
con tono autorevole, nel suo orecchio: -Avanti-
Erin
fissò il vaso vuoto sul davanzale interno della finestra del corridoio al piano
terra, strinse gli occhi appena, come se dovesse metterlo a fuoco meglio. Alzò
il braccio destro con lentezza e ruotò la mano di novanta gradi di scatto. Nel
mentre, si figurava nella mente il vaso con una margherita al suo interno. All’improvviso
il fiore comparve ma, per lo stupore, Erin perse la concentrazione e la
margherita sparì dopo una frazione di secondo.
-Ce l’ho
fatta!- esclamò saltellando sul posto.
Loki la
osservava compiaciuto, finalmente dopo un mese di prove era riuscito a farle
creare un’illusione.
-Non
dovevi perdere la concentrazione- commentò il moro.
La
ragazza sbuffò voltandosi verso il dio.
-Non ti
accontenti mai, eh?-
-Puoi
fare di meglio-
In
realtà, come umana, Erin non avrebbe potuto fare nulla del genere. Infatti era
opera di Loki.
Sapeva
che non poteva restare lì tutta la vita, doveva cercare il Tesseract. I suoi
propositi di vendetta non si erano di certo placati. E non era sua intenzione
portarsi dietro Erin. Non era stupido come Thor, ma era convinto che la ragazza
dovesse avere qualcosa in cambio per la sua ospitalità. Così, una notte,
s’intrufolò in camera della giovane mentre dormiva e le fece specie di
incantesimo, per proteggerla. La runa di Eoh, non poteva fare tutto da sola per
lei. L’effetto collaterale dell’incantesimo era ottenere una minima parte delle
capacità illusorie del dio, quindi tanto valeva che imparasse ad usarle con la
sua supervisione, che da sola.
In realtà
Loki la voleva proteggerla per un altro motivo, che difficilmente avrebbe
ammesso.
-Anche tu
puoi fare di meglio- commentò lei.
Fece un
passo verso Loki, il quale forse intuì l’intenzione della ragazza e si
irrigidì.
Lei si
alzò sulle punte dei piedi.
-Erin…non…noi…-
la voce del giovane dio era appena udibile.
Loki vide
le labbra rosee e carnose di Erin avvicinarsi pericolosamente alle sue, sottili
e bianche.
Si
sfiorarono appena ma bastò a Loki per perdere il controllo della situazione. Le
prese il viso fra le mani e la baciò come se fosse la sua unica riserva d’aria.
-Io non
sono fatto per queste cose, Erin- mormorò lui dopo il bacio.
Erin
sorrise mesta, abbassando lo sguardo. Non riusciva a sostenere il suo sguardo
smeraldo.
-Lo
so-rispose.
Voleva
provarci, perché sentiva che prima o poi lui sarebbe andato via, e non le
piaceva di vivere con il rimpianto del “e se ci avessi provato?”. Voleva
donargli il suo cuore, si era innamorata in così poco tempo, dimenticandosi
subito di Devin e del male che le aveva fatto. Non le importava che il dio
degli inganni le avrebbe potuto fare ancora più male. All’inizio temeva che
fosse un incantesimo di Loki, per farle abbassare la guardia e fuggire ma col
passare del tempo aveva capito che il suo sentimento era autentico.
Sapeva
anche che nel suo cuore pieno di rancore non c’era posto per l’amore.
Ci aveva provato
e aveva fallito.
-Guardami-
le disse lui sollevandole il mento con due dita- Io non so gestire l’amore, ho
vissuto per anni nella menzogna, non voglio ferirti. E voglio tenerti al
sicuro, voglio che tu stia al sicuro. Gli altri regni possono essere molto
pericolosi per una midgardiana-
-Provaci.
Almeno per una volta-
Il dio si
chinò per baciarla nuovamente e decise che forse poteva da retta a Erin. La
fece sedere sul davanzale della finestra, facendo cadere il vaso e cogliendo di
sorpresa la giovane.
Erin
sfilò la maglietta verde a Loki, il quale fece scorrere la zip della felpa
fucsia di lei per aprirla.
-Potrebbe
essere pericoloso per te- ansimò il moro, dopo un lungo bacio.
-Non
importa-
La
giovane si aggrappò alle spalle del dio mentre lui le sfilava i leggins neri e gli
slip in un solo movimento. Subito dopo si disfò anche dei suoi indumenti che
rimanevano al di sotto della vita.
E fecero
l’amore così, aggrappati l’una all’altro, su quel davanzale, con la stessa
passione di chi sa che potrebbe essere l’ultima.
Anche se
erano inconsapevoli che la fine, per entrambi, era vicina.
Loki si
svegliò per primo, il mattino seguente, e si mise a sedere sul letto.
Non
poteva credere che aveva fatto l’amore con Erin per tutta la notte pur sapendo
che avrebbe dovuto abbandonarla presto.
Il
Tesseract era il suo chiodo fisso. Erin non era un ostacolo, pensava che poteva
conquistare uno degli altri regni pur di restare con lei. Miðgarð era alla sua
portata ma sapeva che quello scricciolo di umana glielo avrebbe impedito. Gli
avrebbe impedito di lasciarla.
Ma lui
era un dio e non poteva ignorarlo ancora per molto tempo.
La
osservò per un attimo, lì addormentata, con quel ridicolo piumone rosa che la
copriva a malapena. Così innocente e indifesa.
Già
indifesa.
Da troppo
tempo aveva seppellito il ricordo che i Chitauri lo stavano cercando. Non
poteva di certo farsi trovare con Erin.
Era anche
vero che ancora non l’avevano trovato ma è vero che il tempo su Miðgarð scorre
più velocemente. In teoria sarebbero passati solo tre giorni dalla sua fuga.
Per questo motivo, adesso, ogni giorno midgardiano era buono per trovarseli
alla porta di Erin.
Per
questo aveva fatto sulla ragazza quell’incantesimo. Non era molto ma su Miðgarð
l’avrebbe resa “immortale” ai Chitauri.
Erin si
svegliò a causa della luce che filtrava dalla finestra.
Si
sentiva felice. Aveva passato la notte più bella della sua vita. Le speranze
che forse lo aveva convinto a restare erano aumentate. Almeno un pochino.
Sentì
qualcosa di freddo sul suo petto. Ci portò una mano sopra e incontrò un pezzo
di metallo. Si mise a sedere e lo esaminò, sorridendo nel vedere una runa
agganciata ad una catenina.
Era la
runa Dagaz, la cui forma ricordava un fiocco stilizzato. Simboleggiava
il completamento, la luce del giorno dopo la notte. La vittoria del Bene sul
Male.
-Oggi è
il primo giorno del resto della nostra vita- mormorò Loki al suo fianco,
spiegando il sentimento legato a quella runa.
Erin si
voltò appena con le lacrime agli occhi. Non di certo per quello che le aveva
detto Loki, che le faceva comunque piacere, ma per l’altro significato che la
runa portava se usata come amuleto.
-Non ti
piace?- chiese il dio, spostandole i capelli dietro alla spalla e donando un
casto bacio su di essa.
-Lo sai
che anch’io conosco il significato delle rune, vero?-
-Certo,
altrimenti non l’avrei creata per te-
-Lo sai
che cosa significa usata come amuleto?-
-L’amore
universale?- bluffò.
-Oltre a
quello. Rappresenta l’aiuto nel distaccarsi dalle persone non più in linea con
il nostro percorso evolutivo-
Lui
chiuse gli occhi mesto.
Era più
furba di lui.
Quando li
riaprì, vide Erin piangere.
Tentò di
abbracciarla ma venne respinto con rabbia.
-Erin…-
Lei si
era già alzata e si stava rivestendo con gesti stizziti, prendendo vestiti a
caso dall’armadio.
-Avrei
dovuto lasciarti su quel sentiero. Forse a quest’ora starei meglio-
-Forse
sì. Ma credimi…-
-No. Non
ti credo- abbaiò voltandosi – Hai avuto quello che volevi fin dal primo giorno,
no? E ora te ne vuoi andare. Forse avrei dovuto concedermi prima e mi sarei
fatta meno del male-
-No!-
esclamò lui, inginocchiandosi sul letto e afferrandola per i polsi per
avvicinarsi a lei, impedendole di mettersi una tshirt rossa.
-Lasciami-
-No. Adesso
mi ascolti. Io…io devo recuperare il Tesseract, lo capisci? Se venissi con me
saresti un bersaglio facile-
-Non sai
nemmeno dov’è-
-E’ per
questo che lo devo cercare. Mi stanno cercando-
-Chi?-
domandò preoccupata.
-I
Chitauri-
-Come fai
a dirlo?-
-Il tempo
sugli altri regni scorre più lentamente ed è per questo che agli occhi di un
midgardiano avrei più di quattordicimila anni-
-Sai se
sono già qui?- ora aveva paura, tant’è che Loki aveva lasciato la presa e
l’aveva fatta sedere in grembo.
-No. Non
voglio che mi trovino qui con te. Saresti in pericolo- disse accarezzandole una
guancia.
-Ma…-
-Niente
ma. Ho fatto un incantesimo su di te più di un mese fa- Erin sgranò gli occhi
sorpresa- Ti proteggerà da qualsiasi attacco esterno a Miðgarð e solo se resti
qui-
-Per
questo ieri sono riuscita a far apparire la margherita e insistevi tanto perché
imparassi?-
Annuì.
-La mia
Erin- sorrise baciandole la tempia.
-Non
voglio perderti-
-Se
sopravvivo, tornerò. Non voglio fare il sentimentalista ma sai…ho dato un
occhio al tuo libro di mitologia e tu sei molto meglio di quella Sigyn
raffigurata- la guardò malizioso facendola stendere sotto di lui.
-Loki,
non avresti dovuto aprire quel libro-
-Ti sei
rivestita troppo in fretta- le sussurrò sul collo, cambiando argomento –Sei
molto più bella senza- soffiò poi sulle sue labbra e infilando una mano sotto
la coppa del reggiseno.
Suonarono
al campanello.
-Di qua
non ti muovi- facendo pesare un po’ il suo corpo su di lei.
Il
campanello suonò di nuovo.
-Signorina
Hall?- una voce maschile la chiamò proprio dal porticato sul quale si
affacciava la finestra della camera.
-Professor
Harris?- spinse Loki da parte e si affacciò alla finestra per verificare
– Arrivo-
disse poi.
Loki la
guardava perplesso e decise che era il caso di scendere di sotto.
Will you
tonight give your promise to me?
For one day the silence will sleep in your dreams
I've been waiting for so long time
To see the light of the golden bright sun
I feel no sorrow in the heart of mine
For the tears of life are now gone
Tears - Ensiferum
NdA: Teamhair è un nome irlandese che si può tradurre come Tara.
Spazio autrice:
Ciao a tutti!!
Quarto capitolo bello denso, lo so
che è successo tutto "in fretta" ma il riassunto all'inizio mi
sembra sia efficace (ditemi se sbaglio).
La divinazione l'ho torvata su un
blog specializzato in rune ed avviene nel modo che vi ho descritto. La
risposta complessiva però l'ho fatta io tirando le somme tra le
tre rune che ho scelto e il dove va a parare questa storia, quindi se
non è precisissima mi scuso ma non sono esperta in materia anche
se mi sono documentata.
Loki si è lasciato andare ai
suoi sentimenti, avrà fatto bene? Davvero Erin ha portato di
nuovo un po' di amore nella sua vita? Può il dio degli inganni
amare?
Finalmente si entra nel vivo della questione. Cosa ha scoperto Harris? Io vedo gli Avengers all'orizzonte...
Ringrazio Arceere999 per il commento
e anche tutti coloro che hanno aggiunto la storia alle
seguite/preferite. Mi fa piacere di avere un buon seguito, grazie
davvero!!
La canzone qui citata è degli Ensiferum, quella dello scorso capitolo era "Memento" degli Eluveitie.
Buona serata a tutti e alla prossima! ^^
Lalla.
|
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Capitolo 5 *** Godspeed ***
godspeed OFH
Disclaimer:
questa fanfiction è frutto della mia fantasia, non scrivo a
scopo di lucro. I personaggi appartengono al mondo Marvel, tranne Erin
e il professor Harris che mi appartengono (intellettualmente parlando
:D ).
Miðgarð,
casa di Erin, due settimane prima
Erin
osservava, da dietro una finestra, Loki in giardino esercitarsi con la sua
magia.
Faceva
comparire oggetti strani, tipo una palla che si scomponeva in un’elica simile
al DNA e poi spariva in una nuvola verde. Faceva volteggiare le foglie sotto
gli alberi, creava altri alberi e ne abbatteva alcuni con un semplice movimento
della mano.
Temeva
che quello fosse il minimo di ciò di cui era veramente capace.
Sapeva
regalarle dei fiori che crescevano solo su Asgärð, come
quelli che erano sotto al suo naso in quel momento, nel vaso sul davanzale
interno del corridoio del piano terra. Ma sapeva farle anche degli scherzi,
come farle trovare delle cavallette in frigo. Aveva urlato per venti minuti
buoni, anche se Loki aveva rimediato dopo circa dieci secondi dall’apertura del
frigo stesso. Non riusciva a farla stare zitta. Alla minaccia di un incantesimo
riuscì a farla chetare.
Era qualche
giorno che era indecisa se scrivere a Harris ma non aveva trovato né il tempo
né il coraggio.
Si scostò
dalla finestra e andò in salotto a prendere il portatile e portarlo di sopra,
in camera sua.
Una volta
acceso decise di aprire la casella mail e iniziare a comporre il messaggio:
Ho bisogno che cerchi quante più
notizie sul Tesseract.
Stando a quanto mi ha raccontato Loki
ha dei poteri immensi e si trova qui, sulla Terra.
Lo vuole per sé per vendicarsi di
Odino, non ho idea di come potrebbe usarlo.
Conosco la sua magia e so che
potrebbe fare di più ma si limita per non dare nell’occhio.
Non oso immaginare cosa potrebbe fare
con quel cubo di energia e non voglio che lo faccia.
È soltanto ferito nel profondo.
Era meglio
essere concisi e diretti. Non fece in tempo a rileggere che sentì i passi di
Loki per le scale, cancellò velocemente l’ultima frase e inviò il messaggio.
-Si
può?- domandò il dio, sulla soglia della camera.
Erin chiuse
il laptop di scatto e si affrettò a farlo entrare.
-Tutto
bene?- chiese.
-Certo-
Erin sapeva che per mentirgli doveva sforzarsi di controllare le sue emozioni.
-Sicura?-
sospettava che le stesse mentendo ma non capiva il perché.
-Che
stavi facendo?-
-Controllavo
se il pro…il progetto di una mia amica fosse stato approvato nello studio di architettura dove lavora.
Controllavo se mi avesse scritto per mail- si corresse subito. Loki non sapeva
di Harris.
-Non
me ne avevi mai parlato-
-Non è
che ti racconto tutto- commentò un po’
infastidita alzandosi per fermarsi davanti a lui.
-Sei
sicura che vada tutto bene?- l’ingannatore
era davvero preoccupato e non sapeva spiegarsi perché si preoccupasse così
tanto per lei, infondo farle quell’incantesimo era stata la dimostrazione che
teneva troppo a quella ragazza ma non capiva il perché.
Non sapeva
nemmeno se lei ricambiasse.
-Come
sei assillante oggi- sbuffò lei.
-Lo
sai che se c’è qualcuno che ti dà fastidio basta che tu me lo dica che io…- non
concluse la frase ma sorrise malefico.
La ragazza
alzò gli occhi al cielo.
-Tranquillo
sto bene- lo rassicurò mettendogli una mano sulla spalla per poi superarlo e
scendere le scale.
Miðgarð,
casa di Erin, due settimane dopo.
Erin si
rimise la felpa di volata, raccogliendola dal pavimento.
Loki,
dietro di lei, fece sparire i cocci del vaso con un gesto della mano.
-Chi è il
professor Harris?- domandò.
Non ottenne
risposta. Intanto la giovane aveva aperto la porta.
-Salve!
Come sta? Entri, entri-
-Bene
cara. Mi scuso, ma è stato impegnativo…- s’interruppe quando il suo sguardo si
posò su Loki che lo osservava truce con le braccia conserte.
La porta
si richiuse con un clack sonoro.
-Loki ti
presento il mio professore di mitologia norrena. Professor Harris, lui è Loki-
-È un
onore- mormorò appena il docente.
Loki si
avvicinò indagatore, Erin non aveva mai ricevuto visite, pigiama party escluso.
Era stata brava a proteggerlo. Ma ora? Poteva fidarsi?
Guardò la
ragazza: -Possiamo fidarci?-
-Certo
che sì!-
-So dov’è
il Tesseract- tagliò corto il nuovo arrivato, sapendo di attirare l’interesse
dell’asgardiano.
Gli occhi
di Loki si illuminarono.
-Dov’è?-
chiese.
-In New
Mexico-
-Suppongo
da quella astrofisica…-
-Quale
astrofisica?- chiese Erin spaesata.
-Jane
Foster. Pare che qualche mese fa, Thor sia sceso sulla terra perché bandito da Asgärð-
raccontò Harris.
Erin
guardò Loki, il quale fece spallucce.
-Io te
l’avevo detto- commentò.
-E che Loki
abbia cercato di impossessarsi del trono di Asgärð, mettendo anche a ferro e a
fuoco una cittadina nel New Mexico-
-Non mi
sono impossessato del trono. Mia madre mi ha concesso il comando. Io
sono il re legittimo di Asgärð!- tuonò.
Erin si
avvicinò al dio per calmarlo.
-E il
Tesseract?- domandò dunque la ragazza.
-È stato
trovato dallo S.H.I.E.L.D. che lo tiene in custodia–
-Da chi?-
-Gli
stessi che avevano preso in custodia il Mjölnir- spiegò il dio.
Loki
si allontanò.
-Dove
vai?-
L’uomo si
voltò appena.
-Lo sai-
-No!
Loki, ti prego-
-Erin,
devo. Non avrò pace se non sarà mio-
-Lo sai
che non devi-
Le diede
un bacio sulla fronte.
-Sei al
sicuro, lontana da me-
Andò di
sopra a recuperare la sua veste nera.
-Hall?-
la richiamò il suo professore.
-Sì?-
-Non è
quello che penso io? Non è diventata la donna di Loki?-
La
ragazza annuì.
-Ma cosa
le è saltato in mente? Anche la signorina Foster pare si sia innamorata di
Thor! Cosa avete nella testa voi donne?! È pericoloso. Loki è pericoloso!-
-Non mi
farebbe mai del male-
-Ti ha
ingannata-
-Sono
sincero- rispose Loki, raggiungendoli di nuovo, vestito completamente di nero e
verde.
Erin
rimase senza fiato. Era così regale.
-Allora è
ancora peggio- disse Harris.
-Tranquillo.
Non credo che sia incinta- sorrise beffardo.
La studentessa
intanto era paonazza dalla vergogna.
-Partiremo
domani. All’alba. Niente magia, non desteremo i sospetti dello S.H.I.E.L.D.-
commentò Harris, lasciando cadere il discorso.
Poco dopo
che Harris se ne fu andato, Erin andò a chiudersi in camera. Era furiosa.
Voleva che Loki restasse.
Il dio,
dal canto suo, la lasciò stare e andò nel solito boschetto a esercitare la sua
magia.
Fu di
ritorno nel tardo pomeriggio.
-Erin?-
la chiamò ma non ottenne risposta.
La casa
era tranquilla, niente fuori posto.
Dalla sua
posizione avrebbe visto la macchina allontanarsi, ma la ragazza l’aveva lavata
il giorno prima e non l’aveva rimessa nel garage, per questo motivo era ancora
in giardino.
Il dio
pensò che si fosse addormentata quindi andò nella loro camera.
Provò
sollievo nel trovare la porta chiusa.
Una volta
nella stanza il terrore si impadronì di lui.
Il letto
era ancora sfatto ma di Erin non c’era traccia. La chiamò nuovamente ma non
ottenne risposta.
Sentì un
rumore alle sue spalle e si voltò.
Lo
specchio era diventato un portale di accesso sul pianeta dei Chitauri, lo
riconosceva perché era buio.
Si lanciò
al suo interno richiamato dalla voce dell’Altro.
Fu
circondato da un gruppo di Chitauri, in modo tale che non fuggisse.
-Bene,
bene. Finalmente ti abbiamo ritrovato. Abbiamo un compito per te. Vogliamo il
Tesseract-
-E se non
volessi collaborare?-
-Bè credo
che lei farebbe una brutta fine- e indicò alla sua destra.
Loki si
voltò e vide Erin trattenuta dai due Chitauri.
Era
talmente spaventata che non riusciva a parlare.
Il dio
fece per muovere la mano ma l’Altro fu più veloce che lo bloccò.
-Non ci
provare-
Fece un
cenno con la mano sinistra e un Chitauro consegnò nelle mani de l’Altro uno
scettro dorato, semi uncinato all’estremità superiore con una sfera blu
luminosa. A sua volta lo scettro venne dato in mano a Loki.
-Portaci
il Tesseract e se fallisci, lei morirà-
-Loki!-
urlò Erin.
Il dio si
voltò verso la ragazza e il suo cuore si spezzò per la seconda volta. Non
poteva vederla in quello stato.
Con lo
scettro colpì l’Altro, giusto per avere il tempo di ottenere numerose versioni
di sé per ingannare gli altri Chitauri.
Riuscì a
circondarli e raggiungere i due che
tenevano Erin che sparirono dopo un movimento repentino della mano destra del
dio.
-Fermatelo!-
ordinò l’Altro, rimasto escluso dal cerchio dell’illusione creata da Loki.
L’ingannatore
circondò con un braccio la vita della ragazza.
-Ora ce
ne andremo. Non preoccuparti, ti metto al sicuro-
Con
l’inganno, Erin sparì dal fianco di Loki, finendo nascosta su una rupe.
-Dov’è la
ragazza?- urlò l’Altro cercando di sfondare la linea dell’illusione a più
riprese. Questo mise a dura prova la concentrazione di Loki.
I Chitauri
lo assaltarono subito.
Venti
contro uno.
L’Altro continuava
il suo attacco dall’esterno, poi decise di cercare la ragazza.
Quando
l’ebbe trovata, l’afferrò per un braccio e la trascinò vicino al cerchio
dell’illusione.
-Asgardiano!-
tuonò.
Dentro al
cerchio magico erano rimasti solo la metà dei Chitauri. Vedere Erin con una
lama puntata alla gola, gli fece perdere la concentrazione.
L’illusione
svanì e i restanti Chitauri gli furono nuovamente addosso.
L’Altro
si avvicinò al dio, ormai intrappola.
-Bada
bene che posso controllarti-
Loki
sorrise beffardo ma poco dopo il sorriso gli morì sul volto.
Cadde
inginocchiato, con la testa fra le mani.
-Non
cercare di resistere-
Nella sua
mente risuonava la voce dell’Altro. Loki cercava di respingerlo, con tutte le
sue forze ma dovette cedere. Era troppo forte. Lo portò in una dimensione
parallela, dove il leader dei Chitauri, lo costrinse all’obbedienza
mostrandogli cosa avrebbe potuto fare a Erin.
Gli mostrò
in quanti modi poteva ucciderla facendola soffrire terribilmente.
Le immagini
erano così vivide che il dio iniziò a urlare. Ritornò in sé quando l’Altro
abbandonò la sua mente.
Erin lo
guardò in viso. Gli occhi del dio pagano erano diventati neri momentaneamente e
ora erano tornati verdi. Ma non era lo stesso verde brillante di prima.
Il viso
era stanco e spossato per l’estenuante battaglia fisica ma soprattutto
psichica.
-Ora
va’!- ordinò.
-Ti
salverò- disse guardando gli occhi pieni di lacrime di Erin- Questo lo faccio
solo per te-
Loki
venne rimandato su Miðgarð attraverso lo stesso specchio.
Si
ritrovò nuovamente di fronte al letto in cui aveva trascorso la notte con Erin.
Strinse lo scettro nella mano destra, non era riuscito a proteggerla.
Giurò a
sé stesso che avrebbe preso il Tesseract e il controllo di Miðgarð. Era l’unico
modo per liberare Erin e muovere guerra contro Asgärð, possibilmente sfruttando
i Chitauri.
Scese di
sotto poiché aveva sentito dei rumori. In casa non doveva esserci nessuno.
In
salotto trovò il professor Harris.
-Loki-
disse il docente sobbalzando.
-Deve
andarsene-
-Dov’è
lei?-
Il dio
non rispose.
-Dov’è la
ragazza?- chiese più autoritario.
-L’hanno
presa-
L’uomo
sgranò gli occhi.
-Sono
passati più di tre giorni, vi ho cercati ovunque. I genitori di Erin stanno
venendo qui da Londra. Cosa dirò loro?-
-Che è
scomparsa-
-Non dirò
che è scomparsa-
-Ma non
può nemmeno dire che non è più in questo regno- disse superandolo.
-Cosa ha
intenzione di fare?-
Loki si
voltò appena e lo guardò torvo.
-Conquistare
Miðgarð e salvare Erin-
-No!-
-Se dirà
loro che Erin è scomparsa, non soffriranno nel caso in cui lei non dovesse fare
più ritorno-
-La
lascerà morire?-
-Io
amo... – s’interruppe un secondo. L’aveva ammesso – Erin, in ogni caso, non
tornerà più su Miðgarð. La porterò su Asgärð e ne farò mia moglie. La mia regina-
-Non può
cambiare la storia! Sigyn, sarà la sua terza moglie, quella che ha fattezze di
un’umana. Salva Erin, riportala qui e dimenticala- concluse cambiando registro.
-Non
m’importa di Sigyn o quelle che verranno prima o dopo. Erin sarà la mia
compagna-
Detto
ciò, con quella poca forza che gli restava raggiunse, servendosi della sua magia, il New Mexico, dove vi era
la sede dello S.H.I.E.L.D. e luogo in cui il Tesseract era custodito.
Spazio
autrice:
Ciao a
tutti!!
Mi scuso
per il ritardo, ma ultimamente il mercoledì mattina mi ritrovo sempre in
università nonostante abbia la mattina libera…
Comunque,
spero che il capitolo vi sia piaciuto J Finalmente entriamo nel vivo della
storia, Loki deve prender possesso del Tesseract come sua vecchia intenzione
solo che ora lo deve fare per salvare Erin e non vendicarsi di Odino. Cosa
accadrà ora? Vi dico solo che arriveranno Fury e Burton nel prossimo episodio,
ossia l’inizio di The Avengers.
Povera
Erin prigioniera dei Chitauri, cosa avrà in serbo per lei il destino?
Ringrazio
i numerosi lettori dello scorso capitolo e Arceere999 per il commento dello scorso
capitolo (ho aggiunto il primo flashback nella storia, ora vedo di metterne
altri qua e là).
“Godspeed”
è il titolo di una canzone degli Audiomachine, se volete ascoltarla ve la
consiglio. Alcuni capitoli che verranno saranno influenzati da questa musica
epica :D
Alla
prossima,
Lalla.
|
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Capitolo 6 *** The Avengers ***
the avengers OFH
Disclaimer:
i dialoghi appartengono a Joss Whedon, le eventuali modifiche
sono state apportate da me per l'adattamento alla trama. Il tutto fatto
senza nessun scopo di lucro o intenzione di violare il copyright.
Miðgarð, New Mexico, S.H.I.E.L.D. Headquarters
Loki era
riuscito ad aprirsi un varco per penetrare all’interno del laboratorio dello S.H.I.E.L.D.,
sfruttando la potenza del Tesseract.
Apparì al
centro della grande stanza, il suo sguardo si posò subito davanti a lui. Il
Tesseract risplendeva della sua energia, energia che lui stesso stava
utilizzando con lo scettro che portava con sé.
Per molto
tempo aveva desiderato quel cubo per vendicarsi di Thor e Odino e ora il suo
obiettivo era cambiato: salvare Erin.
Notò che
quattro guardie si avvicinavano con delle armi puntate verso di lui.
Sorrise
loro malefico.
Studiò i
volti di tutti i presenti.
Un uomo
alto, vestito di nero con una benda sull’occhio. Accanto a lui, un ragazzo più
giovane con degli occhi azzurro cielo.
Dietro
c’erano una donna e Selvig, un amico dell’astrofisica di cui Thor si era
invaghito.
-Signore
la prego. Metta via quell’arma- parlò l’uomo con la benda sull’occhio.
Il dio
norreno guardò lo scettro che aveva in mano.
Un’arma.
Oh sì, e molto potente.
Decise di
attaccare, ben sapendo che lo scettro regolava i flussi di energia provenienti
dal cubotto.
Atterrò
le quattro guardie e mandò a gambe all’aria tutti gli altri.
Si
avvicinò al ragazzo dagli occhi azzurri che cercò invano di colpirlo,
bloccandolo.
-Tu hai
cuore-
Loki
puntò la punta dello scettro sul suo cuore.
Gli occhi
del giovane divennero momentaneamente neri e poi tornarono di un azzurro
innatuarale.
Ora Loki
era padrone della sua mente.
Doveva
ringraziare L’Altro per questo simpatico trucchetto.
Mentre
stava prendendo possesso della mente di un altro agente dello S.H.I.E.L.D.,
notò che l’uomo che aveva parlato stava portando via il Tesseract.
-Ti prego
no-
L’uomo si
fermò.
-Mi serve
ancora- continuò Loki.
L’altro
si voltò.
-Non
rendiamo la cosa più complicata- disse cercando di suonare diplomatico.
-Invece
sì. Vengo da lontano con un incarico. Io sono Loki, da Asgärð. E sono ricolmo
di gloriosi propositi-
-Loki, il
fratello di Thor- intervenne Selvig avvicinandosi al dio.
Il dio
dal mantello verde lo guardò seccato. Lui non era il fratello del dio
col martello.
-Non
abbiamo dispute con il tuo popolo- continuò l’uomo vestito di nero.
Il dio controllò
nella mente del ragazzo dagli occhi azzurri il nome di quell’uomo con cui stava
conversando.
Nick
Fury.
-Una
formica e uno stivale hanno dispute-
-Il tuo
piano è di calpestarci?- chiese sarcastico Fury.
-Giungo a
voi con la lieta notizia, di un mondo reso libero-
-Libero
da cosa?-
-Dalla
libertà. La più grande menzogna della vita. Una volta che getterai questo, nel
tuo cuore- si voltò di scatto verso Selvig, puntando lo scettro sul suo cuore –
conoscerai la pace- concluse.
-Sì,
parli di pace ma tu intendi il suo contrario-
Hawkeye,
questo il nome del ragazzo dagli occhi azzurri, si diresse verso Loki.
-Signore,
il direttore Fury sta prendendo tempo. Stiamo per essere colpiti da 35 metri di
raggio. Intende seppellirci- infatti sopra il luogo da cui Loki aveva fatto il
suo ingresso, si era formato un vortice di energia generata dal Tesseract.
-Come i
faraoni nell’antichità-
-Ha
ragione – confermò Selvig, osservando i monitor – il portale sta collassando.
Tra due minuti la situazione diventerà critica-
Loki
guardò Hawkeye.
-Bene-
“Spara”
fu, invece, il comando mentale che diede.
Hawkeye
obbedì sparando verso Fury, colpendolo.
Si
diressero verso la valigetta che conteneva il cubo blu.
Hawkeye la
prese in consegna e Loki guidò quella piccola combriccola.
Era
spossato per la battaglia sul pianeta dei Chitauri e il viaggio tra i mondi.
Inoltre, il viso di Erin terrorizzata continuava a tormentarlo, aumentando la
spossatezza mentale.
Si
diressero nei sotterranei per raggiungere le auto e fuggire di lì.
-Ci
servono questi veicoli- ordinò Hawkeye all’agente Hill.
La donna
in tuta blu scuro parlò: - Lui chi è?- riferendosi al dio.
-Non me
l’hanno detto- mentì l’uomo, su ordine di Loki.
L’agente
Maria Hill li lasciò andare, finché dalla sua radio trasmettitrice non sentì il
direttore Fury che la informava che Hawkeye avesse tradito.
Si voltò
e Occhio di Falco le sparò contro.
Fece
appena in tempo a ripararsi.
Le auto
sfrecciarono via, l’agente Hill saltò su una jeep e partì all’inseguimento,
dopo aver ricevuto l’ordine dal direttore di fermarli.
Loki fece
saltare un paio di SUV dello S.H.I.E.L.D. mentre Maria riuscì a superare il loro
pick-up e a opporsi cercando di fermarli con la sua jeep.
Occhio di
Falco riuscì a liberarsene ma lei continuò nell’inseguimento.
Il
portale era collassato nel frattempo, risucchiando velocemente tutto il
quartier generale.
L’agente
Hill rimase bloccata dai detriti appena prima di uscire dal tunnel che portava
all’aria aperta.
Il
pick-up con Loki e gli altri raggiunse il deserto, ritrovandosi davanti
l’elicottero con a bordo Fury, il quale iniziò a sparare contro di loro.
Loki
scagliò un raggio luminoso blu dallo scettro, colpendo la coda dell’elicottero
facendolo precipitare.
Finalmente
guadagnarono la strada che portava dritta nel deserto.
La prima
parte del piano era terminata con successo.
Ora veniva
la parte migliore: conquistare Miðgarð.
New
York, basements, unknown place
Con un
enorme sforzo, Loki trasferì tutti a New York, con un incantesimo.
L’Altro
era molto collaborativo nel donargli la forza necessaria.
Ordinò a
Selvig di riattivare il Tesseract per aprire il portale, lo dotò degli uomini
necessari. Hawkeye ricevette l’ordine di fare la guardia mentre lui riposava.
Loki
trovò un angolo riparato dal freddo, si sdraiò con lo scettro in mano. Imprecò
mentalmente di non essere nel letto di Erin, avvolto in quel ridicolo piumone
rosa a fiori che in quel momento rimpianse di non avere per ripararsi dal
freddo.
Sapeva
che era un freddo che una semplice coperta non avrebbe potuto attenuare. Stava
congelando i suoi sentimenti per restare lucido e vigile. Era il gelo del
cuore.
Voleva
avere Erin fra le braccia, scaldarsi con il calore del suo corpo. Sentire la
sua pelle setosa sotto di lui, farla sua. Ma non poteva.
Era colpa
sua se Erin era prigioniera. Non l’aveva protetta.
Aveva
fallito una volta, non si sarebbe mai permesso un altro errore.
Si
addormentò esausto ma i suoi sogni erano solo pullulati da incubi della peggior
specie.
Sognò di
quando cadde dal Bifrost, dello sguardo spaventato di Thor che voleva a tutti i
costi salvarlo. Odino, invece, lo guardava senza trasparire emozioni. Voleva
solo renderlo orgoglioso di lui, proprio come era orgoglioso di Thor,
nonostante le malefatte.
Era il re
legittimo di Asgärð ma aveva intuito dallo sguardo che Odino gli rivolse, che
fosse veramente deluso dal suo comportamento, e sentì doveva lasciare la presa.
Morire per risolvere il problema alla radice.
Sognò il
risveglio sul pianeta dei Chitauri, le torture e la via di fuga.
Infine
sognò lei. Non poteva essere altrimenti.
Sognò di
come si fosse presa cura di lui, sognò tutti i momenti in cui l’aveva fatta
sorridere con una semplice magia o l’aveva fatta infuriare con uno dei suoi
scherzi.
Sognò la
mattina in cui le mise la catenina con la runa Dagaz al collo, mentre era
ancora addormentata con un sorriso sereno. Anche lui era sereno, finalmente,
anche se il suo cuore sanguinava perché sapeva che l’avrebbe presto
abbandonata. Quella mattina sembrava tanto lontana, ma era passata poco più di
una settimana.
Sognò i Chitauri
che la torturavano, proprio come avevano fatto con lui. La sentiva gridare
disperata il suo nome, implorava di salvarla ma lui rimaneva lì impotente.
Incapace di muoversi perché i Chitauri lo tenevano fermo ad assistere. L’Altro
le se avvicinò e la uccise senza pietà, sgozzandola. Erin cadde dissanguata sui
primi gradini di una scala dai bagliori blu.
Loki si
risvegliò urlando, incrociò lo sguardo di Occhio di Falco. Lo aveva svegliato
lui.
-Tutto
bene?- chiese.
Il dio
annuì, cercando di cancellare quell’immagine raccapricciante dalla mente.
Si sentì
in ogni caso rigenerato da quella dormita.
-Hai
dormito per due giorni- lo informò.
L’uomo
andò via e Loki rimasto seduto e ricevette la visita dell’Altro che prese
possesso della sua mente, trasferendola sul suo pianeta.
-I
Chitauri sono irrequieti-
-Che si
preparino all’azione. Io li condurrò nella gloriosa battaglia-
Creò una
copia di sé per parlare con l’Altro, il quale continuava a materializzarsi e a
smaterializzarsi da un punto all’altro.
-Battaglia?
Contro la misera potenza della Terra?-
-Gloriosa,
non lunga- precisò il dio degli inganni – Se la tua forza sarà formidabile come
affermi-
-Tu dubiti
di noi? Dubiti di Lui? Che ha messo lo scettro nelle tue mani e ti ha donato
l’Antica Sapienza, un nuovo proposito dopo che sei stato bandito, sconfitto…-
-Io ero
un re. Il legittimo re di Asgard. Tradito-
-La tua
ambizione gretta, nasce da un bisogno infantile. Noi guardiamo oltre la Terra…-
Loki
iniziò a guardarsi intorno, sperando di trovare segni di Erin.
Trovò
invece una scala, ogni gradino era illuminato da un bagliore blu. La guardò
bene, forse sperando di trovare Erin in cima. Aveva già visto quella scala.
Il ricordo
lo congelò sul posto. Era la stessa scala dove aveva sognato Erin che veniva
sgozzata.
Scacciò via
il pensiero, concentrandosi sulla conversazione che stava avendo.
-…a mondi
più grandi, che il Tesseract rivelerà-
-Voi non
avete ancora il Tesseract-
L’Altro
si avvicinò minaccioso con una mano alzata, pronto a usare la sua magia.
-Non è
una minaccia- si difese Loki, puntando lo scettro verso il suo interlocutore –
Ma finché non aprirò il portale, fin quando la tua forza sarà al mio comando,
sei solo parole- lo minacciò tagliente.
Sì, loro
avevano Erin. Ma era anche vero che L’Altro gli aveva donato la sua forza per
recuperare il Tesseract, mettendo i propri Chitauri al suo servizio.
In questo
momento Loki aveva un vantaggio su di loro, doveva sfruttarlo. Il fallimento
avrebbe comportato il ribaltamento della partita e conseguentemente, la morte
di Erin.
-Avrai la
tua guerra, asgardiano. Se fallirai, se il Tesseract non ci verrà consegnato,
non esisteranno regni, né lune deserte né crepacci dove lui non verrà a
trovarti e ti porterà al cospetto della ragazza e la ucciderà davanti a te. Non
senza prima averla torturata. E tu starai lì a guardare, finché non le taglierà
la gola- minacciò L’Altro, girando intorno al dio – Credi di conoscere il
dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore possa essere reale-
Loki
ritornò in sé, la presenza libera dalla sua mente.
L’Altro gli
aveva predetto il suo sogno: la morte di Erin.
Aveva già
perso in partenza? Era destinato a fallire?
Il terrore
si stava impadronendo di lui ma capì subito che era ciò che voleva Thanos.
Quindi si
convinse di potercela fare, la sua sete di vendetta e rabbia diventava sempre
più forte ma non era a conoscenza di ciò che Fury stava preparando per
fermarlo.
Stava
radunando un gruppo di supereroi.
Gli Avengers.
Spazio
autrice:
Ciao a
tutti!
Finalmente
riesco a pubblicare di mattina!!!
Voglio
partire ringraziando tutti coloro che stanno leggendo questa storia e coloro
che l’hanno messa tra le seguite e preferite, siete diventati un bel po’ e mi
fa un immenso piacere ^^ Grazie davvero. Un super ringraziamento va alle mie
commentatrici dello scorso capitolo Sakura Yamamori e Loki__Laufeyson (a te
grazie anche per le altre recensioni^^)
Bene,
veniamo al capitolo. Allora ho deciso di eliminare la scena bonus del primo
Thor perché non riuscivo a incastrarla nella trama :D
The
Avengers verrà trattato solo con le scene che hanno Loki come protagonista (che
peccato vero? :D ) più delle scene che aggiungerò io per dar un po’ più di vita
alla trama.
Simpatico
L’Altro eh? Erin è davvero in pericolo di vita? Insomma c’è un dio pronta a
salvarla anche se stanno arrivando i Vendicatori.
Prossimo
capitolo: Stoccarda + Thor e Loki che fanno Shakespeare in the park, come
direbbe Tony Stark ahahahahah
Il titolo
del capitolo riprende la theme song del film “The Avengers” di Alan Silvestri.
Se avete
dubbi, perplessità, complimenti, critiche, commentate pure ^^
Alla
prossima
Lalla.
|
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Capitolo 7 *** Subjugation ***
Subjugation OFH
New York, basements
-Dove hai
trovato tutte queste persone?- domandò Selvig dal suo laboratorio improvvisato.
-Lo S.H.I.E.L.D.
non è a corto di nemici, dottore- rispose Hawkeye, maneggiando un tablet – è
questo quello che le serve?- chiese poi mostrando il tablet allo scienziato.
-Sì,
l’iridio. Si trova nei meteoriti, produce antiprotoni. È difficilissimo da
trovare-
-Soprattutto
se lo S.H.I.E.L.D. sa che le serve-
-Io non
lo sapevo- vide Loki avvicinarsi da dietro Occhio di Falco e cambiò argomento –
Hey! Il Tesseract mi ha mostrato un sacco di cose. È più che conoscenza, è
verità-
-Lo so-
rispose il dio compiaciuto.
Oh, se lo
sapeva cosa poteva fare quel cubo blu. I Chitauri nemmeno se lo immaginavano.
D’altronde
era un oggetto di Asgärð e lui ne sapeva sulla magia.
-Cosa ti ha
mostrato, Agente Burton?- domandò il dio a Hawkeye.
-Il prossimo
obbiettivo-
-Dimmi
cosa ti occorre-
-Mi serve
un diversivo e un bulbo oculare- affermò prendendo da una cassa la sua arma
prediletta: l’arco.
Stoccarda
Mentre
Burton si preparava, con alcuni uomini, a prelevare l’iridio da un’azienda che
ne possedeva in quantità, Loki si occupò di fare da diversivo e recuperare
l’occhio in questione.
Vestito
elegantemente di nero, con una sciarpina oro e verde al collo, osservò
dall’alto di una terrazzina, alcuni midgardiani a un ricevimento che
conversavano sulle note di un’aria di Schubert.
Chissà se
Erin apprezzerebbe quella mise, di certo non quello che si apprestava a fare.
Scese le
scale di marmo bianco con lo scettro in mano, tipo bastone da passeggio. Aveva
individuato il suo obbiettivo.
Un uomo
sulla sessantina, il dottor Shaffer, aveva appena preso la parola.
Mano a
mano che il tempo passava, Loki vedeva la vittoria vicina.
Fece
roteare il bastone e colpì una guardia, senza che questi si rendesse conto di
cosa l’avesse colpito.
Afferrò
Shaffer per le spalle e lo spinse contro una scultura di due tori che si davano
le spalle e creavano una sorta di tavolo. Ce lo spinse sopra, facendogli fare
una mezza capriola.
Lo tenne
fermo con lo scettro, mentre con l’altra mano tirò fuori dallo spolverino uno
scanner oculare molto particolare.
La gente
si allontanò con un mormorio spaventato. Loki con forza mise lo scanner sopra
l’occhio sinistro dell’uomo e lo estrasse in modo tale che Burton ricevesse il
segnale completo della retina con rapidità.
La
piccola folla fuggì urlante e il dio li osservò soddisfatto, con un ghigno
malefico.
Quando
ebbe finito, lasciò il dottore a morire dissanguato, con lo scanner ancora
incastrato nella carne del viso. Andò fuori e con un incantesimo si ritrovò
nuovamente nella sua veste, dotato di elmo dorato.
Attraversò
la strada, distruggendo una volante di polizia, e raggiunse la piccola folla
che si era radunata in piazza.
La
circondò con alcune copie di sé affinché non fuggissero.
-Inginocchiatevi-
ordinò.
La
piccola folla tentò di fuggire invano.
-In
ginocchio- ripeté battendo lo scettro a terra, creando una catena illusoria
collegata alle sue copie di sé stesso, che non avrebbe permesso loro di fuggire
-Ora!-
ringhiò, ottenendo finalmente, ciò che voleva.
Iniziò a
camminare in mezzo a loro, scrutando i loro volti terrorizzati.
-Non vi
sembra semplice? Non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta
dell’umanità. Voi bramate l’asservimento. Il luminoso richiamo della libertà. Riduce
la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere. Per una
identità. Voi siete nati per essere governati. Alla fine vi inginocchierete
sempre-
Un uomo
anziano si alzò, guardando Loki quasi con sfida.
-Non
davanti a uomini come te- affermò appena in piedi.
Loki
ridacchiò.
-Non
esistono uomini come me-
-Esistono
sempre uomini come te-
-La voce
saggia del popolo- puntò lo scettro verso l’uomo – Che lui sia d’esempio-.
Il raggio
azzurro partì ma s’infranse contro qualcosa e tornò indietro colpendo il dio,
che cadde a terra.
Loki alzò
lo sguardo e trovò un uomo mascherato e in calzamaglia azzurra con una stella
bianca sul petto e un ridicolo scudo circolare.
Odiava
perdere tempo. Specie ora, che ne valeva la vita di Erin.
-Sai,
l’ultima volta che sono stato in Germania- parlò l’uomo vestito d’Azzurro– e ho
visto un uomo innalzarsi su tutti gli altri… abbiamo scelto il dissenso-
-Il
soldato?- lo riconobbe. Era Capitan America. L’Agente Burton era a conoscenza
di un progetto dello S.H.I.E.L.D. e l’Ingannatore non esitò a sbirciare nella sua mente, visto
che Thor figurava tra i protagonisti.
Il dio si
alzò e continuò a parlare: -L’uomo senza tempo-
-A te ne
è rimasto poco di tempo-
Un aereo
drone si piazzò alle spalle di Capitan America. Da lì, una voce femminile gli
intimò di gettare l’arma e arrendersi.
Loki per
tutta risposta colpì con un raggio il drone e lo mancò di poco.
Rogers
lanciò il suo scudo che colpì in viso il dio e poi si accanì su di lui.
Iniziarono
una lotta, Loki lo scagliò quasi subito lontano.
Lanciò
nuovamente lo scudo ma Loki lo deviò con lo scettro. Lo scontro corpo a corpo
riprese, Loki aveva la meglio e mentre Rogers era inginocchiato, si avventò su
di lui tenendogli il capo chino con lo scettro dorato.
-In
ginocchio- ordinò. Non poteva perdere tempo con questa specie di Puffo.
Capitan
America afferrò la mano libera del dio norreno e si rialzò colpendolo.
-Non
oggi- replicò.
L’ingannatore
mandò al tappeto il Capitano per l’ennesima volta.
Steve
Rogers si rese conto che, quello che diceva di essere un dio, era davvero molto
forte.
Loki si guardò
intorno sentendo una strana musica, era la stessa che Erin gli aveva fatto
sentire tempo prima mentre gli parlava di un certo Tony Stark. Il gruppo si
chiamava AC/DC.
Non fece
nemmeno in tempo a metterlo a fuoco che Iron Man lo colpì con i suoi raggi
laser e lo scaraventò sui gradini della piazza.
-Fa la
tua mossa, piccolo cervo- ironizzò Stark.
L’avevano
fregato.
Loki
decise di arrendersi momentaneamente.
I due
abbassarono le armi e lo caricarono sull’aereo drone.
Mentre
era immobilizzato sull’aereo e i due supereroi commentavano come due acide il
combattimento, scoppiò improvvisamente un temporale.
Loki capì
subito a chi fosse dovuto questo repentino cambio di tempo meteorologico.
Visibilmente
agitato attirò gli sguardi di Rogers e Stark.
-Cos’è, ti
spaventano un paio di fulmini?- chiese il paladino a stelle e strisce.
-Io non
apprezzo quello che ne seguirà-
I due si
guardarono perplessi.
All’improvviso
qualcosa di pesante colpì l’aereo.
Stark si
rimise la maschera e aprì il portellone.
Thor fece
il suo ingresso senza proferir parola e colpì Stark con il Mjölnir.
Loki lo
guardò terrorizzato, pensando che lo avrebbe riportato ad Asgärð, il che
avrebbe comportato la morte di Erin. Thor afferrò il fratello per la collottola
e lo portò giù dall’aereo.
Atterrarono
su una roccia. O meglio, Thor atterrò in piedi, Loki si ritrovò a colpire il
suolo roccioso con la schiena.
-Dov’è il
Tesseract?- domandò Thor, senza troppe cerimonie.
-Anche tu
mi sei mancato – commentò Loki ironico.
-Ti
avverto che non sono di buon umore-
-Oh,
dovresti ringraziarmi- parlò sarcastico, rialzandosi – Ora che il Bifrost è
andato, quanta energia oscura ha raccolto Padre Tutto per farti manifestare
qui, sulla tua preziosa Terra?-
Il
Mjölnir cadde con un tonfo metallico.
Thor lo
afferrò e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
-Ti
credevo morto- gli confessò mesto.
-Eri in
lutto?- lo provocò l’altro. Non sapeva nemmeno lui cosa aspettarsi dal biondo
dio.
-Lo
eravamo tutti. Nostro padre...-
-Tuo
padre- lo corresse Loki caustico, liberandosi della presa del fratello. – Ti ha
rivelato le mie discendenze, è vero…- continuò allontanandosi, tenendosi una
mano sulla schiena per la botta che aveva preso.
-Siamo
stati allevati insieme, abbiamo giocato insieme, abbiamo combattuto insieme.
Non ricordi nulla di questo?-
L’Ingannatore
si voltò per guardare il fratello in viso.
-Ricordo
un’ombra. Una vita all’ombra della tua grandezza. Ricordo che tu mi hai
scaraventato nell’abisso. Io che ero e che dovevo essere re-
-E prendi
il mondo che amo per una ricompensa per una tua visionaria inferiorità?-
Loki lo
guardò stranito.
Lo stava
facendo per Erin, ma questo Thor non lo doveva sapere. Doveva sembrare ancora
la sua vecchia brama di vendetta contro di lui.
-No, la Terra
è sotto la mia protezione, Loki- lo minacciò Thor avvicinandosi.
L’altro
ridacchiò a mo’ di scherno.
-E
ammetto che stai compiendo un lavoro egregio. Gli umani si uccidono tra loro in
massa mentre tu ti agiti pigramente. Io intendo governarli per una giusta
causa-
-Tu ti
ritieni superiore a loro?-
-Bè sì- rispose
come se la cosa fosse ovvia.
Se lo
avesse sentito Erin, si sarebbe offesa a morte. Ma lei era diversa, era
intelligente e parlava norreno. Decisamente una mente superiore e sprecata per
Miðgarð. Il fatto che fosse midgardiana era un semplice dettaglio, lei era
diversa. Per lo meno ai suoi occhi.
-Ti
sfugge il vero significato della parola governare, fratello. Un trono non è
adatto a te-
Loki lo
colpì al petto irritato, andandosene nella direzione da cui era venuto.
-Io ho
visto mondi che tu nemmeno conosci- la sua pazienza era esaurita – Sono
cresciuto figlio di Odino, nel mio esilio. Ho visto il vero potere del
Tesseract. E quando lo esercito…-
-Chi ti
ha mostrato questo potere? Chi controlla il mancato re?-
Come
diamine faceva a sapere che L’Altro lo stava manipolando?
-Io sono
un re!- urlò.
-Non qui.
Devi rinunciare al Tesseract. Devi rinunciare a questo delirio venefico!- lo scosse
-E tornartene a casa..- concluse Thor.
Loki
avvertiva le lacrime che gli pungevano gli occhi.
Tornare
ad Asgärð. Sarebbe stato bello ma ora non poteva.
Doveva
salvare Erin.
Ridacchiò
per dissimulare i suoi sentimenti.
-Non è
qui con me-
Questo
fece irritare il dio del tuono che riprese il Mjölnir in mano.
-Serve il
cubo per riportarmi a casa ma l’ho spedito lontano. Non so dov’è- disse con lo
stesso tono di un bambino dispettoso.
-Ascoltami
bene fratello…-
Qualcosa
di luminoso colpì Thor e lo fece precipitare a valle.
-Ascolto-
concluse sarcastico Loki.
Oh questo
sì che era interessante.
Iron Man
contro Thor.
Loki si
sedette sulla roccia per ammirare lo spettacolo. Poteva fuggire sì, ma ora
aveva un piano.
The
Avengers’ headquarters
Loki
venne scortato verso la sua prigione. Passò davanti al laboratorio del Dottor
Banner e gli sorrise quasi benevolo mentre l’altro lo guardò impaurito.
No, non
lo diede a vedere ma Loki si accorse che aveva paura.
Per
questo l’Ingannatore ne approfittò.
Venne
rinchiuso in una cella circolare composta solo da vetro e metallo.
Fury lo
stava aspettando.
-Per
essere molto chiari. Cerca di fuggire o prova solo a scalfire quel vetro-
Sotto la
cella si aprì come una botola dalla quale entrava aria, Loki si avvicinò al
vetro per guardare di sotto.
-Finirai
giù a 30 mila piedi. Dentro in una trappola d’acciaio. Hai capito come funziona?-
concluse Fury, chiudendo la botola. –Formica- e indicò il prigioniero –
Stivale- indicò il computer che controllava l’accesso alla cella e alla botola.
-È una
gabbia stupefacente. Non costruita, credo, per me?-
-Per
qualcosa di molto più forte di te-
“Bravo
Fury, hai abboccato. Ora guarda come funziona la mente dell’Ingannatore. Se ci
riesci” pensò il dio.
-Oh
immagino…-guardò verso la telecamera di sorveglianza – Una bestia dissennata,
che simula di essere un uomo. Devi essere molto disperato, se ricorri a tante
creature smarrite per difenderti!-
-Quanto
sono disperato? Minacci di guerra il mio mondo, rubi una forza che non puoi
sperare di controllare, parli di pace e uccidi per divertimento. È vero, mi hai
reso molto disperato. Forse ti pentirai di averlo fatto-
-Uuuh ti
brucia, esserci andato così vicino? Avere il Tesseract, avere il potere. Uno
smisurato potere. E per cosa? Far condividere all’umanità un raggio di luce,
per poi rammentarle che cos’è il potere vero?-
-Fammi
sapere se il vero potere vuole una rivista da leggere o qualcos’altro- disse
Fury andandosi, non potendo più reggere il confronto dall’irritazione.
Il dio
sorrise, Fury nemmeno si immaginava di cosa fosse in grado di fare Loki
Laufeyson.
Spazio autrice:
Ciao a
tutti!
Che
capitolo affollato di personaggi :D
Niente,
Loki versione midgardiana a Stoccarda lascia sempre senza parole per l’eleganza
(l’eleganza certo…. :D ) e Stark
*.*…ahem scusate, torno a fare la persona seria.
Thor sa
sempre tutto sul suo fratellino, ma purtroppo Loki non può essere aiutato anzi
non vuole proprio il suo aiuto. Perdonerà mai il biondo dio? Thor, anche se è
infuriato, gli vuole ancora bene. Tenero lui!!
Questo
capitolo è di passaggio nella storia, a parte seguire la trama di The Avengers
non ci sono grosse novità. Nel prossimo vedremo come Erin e Loki gestiranno la
loro situazione di prigionieri.
Nel
frattempo, ringrazio come sempre tutti coloro che stanno leggendo la storia ^^
e in particolare un grazie va alle tre commentatrici dello scorso capitolo:
KaterinaVipera, Loki__Laufeyson e Sakura Yamamori. Sempre gentilissime!! ^^
“Subjugation”
è il titolo della musica di sottofondo alla scena di Stoccarda, composta da
Alan Silvestri.
Bè questo
è quanto per questa settimana.
Un
abbraccio,
Lalla.
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Capitolo 8 *** Warlords ***
Warlords OFH
Disclaimer: ribadiamo,
che male non fa: i dialoghi del film appartengono a Josh Whedon. Non
vengono riutilizzati a scopo di lucro ma solo per portare avanti la
storia. Mi scuso in anticipo per il "mewling quim", non è il
massimo della finezza. Ma è la battuta che è stata
scritta così.
Pianeta
Chitauri
Erin se
ne stava seduta con le gambe incrociate all’indiana, si rigirava la runa Dagaz
tra le dita.
Loki era
andato via da qualche ora e lei era finita dietro a delle sbarre magiche, se le
toccava prendeva una leggera scossa elettrica. Si domandò come ci fosse arrivata
su un pianeta alieno la corrente elettrica. O forse non era elettricità ma
qualche strana magia.
La sua
cella era arroccata su una roccia, da lì aveva la vista sull’universo intero.
Sopra di lei
si riusciva a scorgere Yggdrasil. Era proprio fuori dal mondo, come si suol
dire.
In quelle
poche ore di prigionia aveva capito che per intimorire i Chitauri bastava
parlare il norreno, la lingua di Asgärð. Gliel’aveva insegnata sua nonna
quand’era una bambina. Aveva quattro o cinque anni. I suoi genitori non
l’avevano mai saputo perché non volevano che la piccola si interessasse a
quelle stranezze pagane.
Sua nonna
era, probabilmente, l’unica nel mondo che credeva negli dei norreni. Era una
lunghissima e vecchia tradizione di famiglia, lo custodivano come un segreto.
Non tutti erano disposti a credere.
Nemmeno
Erin ci aveva mai creduto, aveva visto il tutto come una grande e bellissima
favola, fino a quando Loki non era apparso nella sua vita. In quel momento capì
che l’anziana donna avesse sempre avuto ragione. Anche Erin cominciò a credere
che se davvero esistesse un dio quello era Odino con tutta la sua schiera di
dei che vivevano su Asgärð.
Ah se
solo nonna Teamhair fosse ancora viva per vedere tutto ciò!
Però
c’era ancora lei che poteva portare avanti quella bizzarra tradizione secolare
della sua famiglia.
Ammesso
che Loki ce l’avesse fatta.
No, no. Doveva
farcela. Era un dio, no? Per principio era più forte di questi mostri che la
tenevano prigioniera.
E poi?
Cosa ne sarebbe stato di lei una volta libera?
Di sicuro
Loki l’avrebbe riportata a casa, su Miðgarð. Non si sarebbe mai perdonato di
metterla di nuovo in pericolo.
L’avrebbe
rivisto? Si sarebbe vendicato di Thor e Odino?
Il tempo
di Erin passava così, tra dubbi e paure. Era tranquilla, i Chitauri l’avevano
chiusa lì e si erano dimenticati di lei.
Voleva
soltanto abbracciare il dio degli inganni.
Non
chiedeva altro.
Miðgarð,
Avengers’ Headquarters
Loki
passeggiava su e giù per la cella, attendendo che gli animi si scaldassero tra
quei ridicoli midgaridani e suo fratello, che volevano fermarlo.
All’improvviso
sentì una presenza alle sue spalle. Aveva visite.
Ottimo.
Poteva
scatenare l’incendio e metterli fuori gioco.
-Sono
poche le persone che possono prendermi alle spalle-
Si voltò
e vide l’unica donna del gruppo.
Di media
statura, capelli ricci e rossi e un bel corpo, doveva ammetterlo.
L’agente
Natasha Romanov, detta Vedova Nera, amica intima dell’agente Burton. Così come
aveva potuto appurare personalmente dai pensieri dell’uomo.
-Ma
immaginavi che sarei venuta- constatò lei.
-Dopo.
Dopo tutte le torture che Fury avesse escogitato, saresti stata un’amica, un
balsamo. E io avrei collaborato-
-Dimmi
che cosa hai fatto all’agente Burton- replicò lei astutamente.
-Direi
che ho ampliato la sua mente-
La donna
avanzò, avvicinandosi al vetro della cella.
-E quando
avrai vinto, quando sarai il re dei re, che fine farà la tua di mente?- chiese
incrociando le braccia sotto al seno.
-Uuh
questo è amore agente Romanov?-
-L’amore
è per i bambini. Io sono in debito con lui-
Loki
indietreggiò.
-Racconta-
la sollecitò sedendosi sulla panchina infondo alla cella.
La donna
era sorpresa dalla richiesta.
Loki la
fissò, la rossa non se ne accorse ma era il dio che la stava manipolando.
-Prima di
lavorare per lo S.H.I.E.L.D. io…-si sedette su una sedia- Bé io avevo una certa
popolarità. Sono dotata di un’abilità molto specifica. Non m’importava per chi
la usassi. O su chi. Ero sul radar dello S.H.I.E.L.D. con profilo negativo.
Inviarono l’agente Burton per uccidermi, lui decise in modo diverso-
-E che
cosa farai se io promettessi di risparmiarlo?-
-Non ti
farò uscire- rispose un po’ ironica.
-Oh ma la
cosa m’intriga. Il vostro mondo è in bilico e tu tratti per un solo uomo-
-I regimi
cadono ogni giorno. Non verso lacrime per questo, sono russa. O lo ero-
-E ora
che cosa sei?-
Natasha
si alzò.
-Non è
poi così complicato. Quella nota rossa sul registro, deve essere cancellata-
-Davvero?
Riusciresti a cancellare quella nota così rossa? La figlia di Traigov, San
Paolo, l’incendio all’ospedale? Burton mi ha detto ogni cosa- incalzò
l’ingannatore sfruttando ciò che aveva carpito dalla mente di Burton.
Natasha
iniziò ad avere paura e Loki lo capì.
Si alzò
anche lui avvicinandosi al vetro parlando con parole piene di veleno e inganno:
– Il
registro sta grondando. Il rosso sgorga e credi che salvare un uomo più
virtuoso di te, possa cambiare qualcosa? Questa è la più vile forma di
sentimentalismo! È la preghiera di un bambino, patetico. Tu menti e uccidi al
servizio di bugiardi e assassini. Fingi di essere diversa, di avere un tuo
codice, per espiare agli errori commessi. Ma sono una parte di te e non ti
lasceranno mai più-
Il dio
picchiò un pugno sul vetro, gesto che spaventò la rossa risvegliandola
dall’inganno.
-Abboccherò
Burton non finché ti avrà ucciso, lentamente, interiormente con tutti i modi
che lui sa che tu temi- Il viso di Natasha era terrorizzato - Poi si sveglierà
per il tempo necessario per vedere il suo operato e quando urlerai, gli
fracasserò il cranio. È questo il mio patto, vulvetta lamentosa-
-Sei un
mostro- mormorò lei dandogli le spalle.
-Eheh no.
Voi avete portato il mostro-
La donna
si voltò.
-Allora,
Banner? È questo il tuo piano- parlò sopprimendo il terrore che aveva provato
fino a un secondo prima.
-Cosa?-
domandò spaesato Loki.
-Loki ha
intenzione di scatenare Hulk- disse al microfono nascosto che portava con sé, allontanandosi
– Banner è in laboratorio. Sto arrivando, chiamate anche Thor-
Loki la
seguì, cercando di capire come avesse fatto a scoprire il bluff.
-Grazie,
per la tua collaborazione-
L’aveva
fregato. Ora si sarebbe vendicato.
Prese il
controllo del suo scettro. E attraverso di esso manipolò le menti di tutti
coloro che erano all’interno del laboratorio. L’incendio si era scatenato.
All’improvviso
un urlo primordiale raggiunse la cella del dio dal mantello verde.
Loki
ridacchiò soddisfatto.
Il piano
aveva funzionato.
In poco
tempo Burton aveva trovato la sua cella e lo aveva liberato.
Ce ne
aveva messo di tempo!
Loki
sapeva chi l’avrebbe cercato per primo e pianificò un inganno perfetto.
Dall’entrata
che portava alla prigione entrò, infatti, Thor trafelato per la corsa. In quel
momento suo fratello stava aprendo la cella per fuggire.
-Nooo!-
urlò il dio del tuono correndo sulle scale che portavano alla porta, per
placcare il fratello e ributtarlo all’interno della cella.
In quel momento
la figura del dio degli Inganni svanì e Thor si ritrovò in gabbia al posto suo.
-Possibile
che tu ancora non abbia imparato?- lo rimproverò seccato Loki.
Thor
picchiò con il martello contro il vetro, la struttura cedette di poco e il
vetro presentava solo una crepa.
Loki
ridacchiò sollevato.
-Gli
umani ci credono immortali- disse il dio moro avvicinandosi ai comandi –
Vogliamo verificarlo?-
Proprio
mentre stava per premere il tasto di apertura della botola, l’agente Coulson
gli intimò di allontanarsi. Così il dio fece.
-Ti
piace?- chiese Coulson riferendosi all’arma che teneva in mano- Abbiamo
lavorato al prototipo dopo che hai mandato il Distruttore- continuò facendo riferimento
di quando Loki era re su Asgärð e aveva mandato il Distruttore a uccidere Thor
che si trovava bandito su Miðgarð.
Loki si
avvicinò cauto.
-Neanch’io
so cosa faccia- confessò l’agente, caricando l’arma – Vogliamo verificarlo?-
Alle
spalle dell’agente il vero Ingannatore lo infilzò con il suo scettro.
-Nooo!-
urlò Thor dalla cella.
Coulson
vide di fronte a sé Loki sparire, era un’illusione quella con cui aveva appena
parlato.
Loki tornò
ai comandi e aprì la botola.
Thor
fremeva di rabbia ma Loki guardò il fratello esitante.
“Avanti,
premi quel tasto” la voce de L’Altro risuonò nella sua testa.
Loki
obbedì e premette il tasto che liberava la cella dai suoi agganci, facendola
precipitare nel vuoto.
Fece per
andarsene ma la voce di Coulson lo fermò facendolo voltare.
-Tu sarai
sconfitto- mormorò.
-Davvero?-
-È nella
tua natura-
-I vostri
eroi sono disseminati, la vostra fortezza fluttuante sta precipitando. Quale
sarebbe il mio discapito?- domandò avvicinandosi.
-Manchi
di convinzione-
Loki si
arrabbiò a quelle parole, era più motivato di lui. Questo era certo.
-Non
credo di essere…-
Non fece
in tempo a finire la frase che venne colpito dall’arma di Coulson che lo fece
volare a qualche metro di distanza.
-Ecco che
cosa fa- constatò Coulson, ma subito dopo spirò.
Loki
ruzzolò a terra, accusando il colpo.
Si era
stufato di questi giochetti. Era tempo di sorvolare.
Raggiunse
l’aereo che Burton aveva preparato e volò via, direzione Stark Tower.
“Ti
salverò, Erin” pensò il dio.
Pianeta
Chitauri
Erin
sentì i Chitauri agitarsi. Infatti dalla sua cella se guardava di sotto, vedeva
un esercito di mostri alieni che si dirigevano verso dei serpenti metallici, ne
contò quattro di essi.
-Cosa
stanno facendo?- si chiese a bassa voce.
Un primo
serpente puntò in alto, verso Yggdrasil.
La
ragazza lo seguì con lo sguardo dal basso verso l’alto.
Puntava
verso uno dei Nove Regni e se non si sbagliava quello era Miðgarð. Casa sua.
Cosa
stavano costringendo Loki a fare?
Non era
una bella sensazione quella che sentiva.
Velocemente
gli altri tre seguirono il primo.
Guardò
meglio Yggdrasil, i nove pianeti parevano posizionati in maniera diversa, come
se si stessero quasi….Nah, non poteva essere… Si alzò per guardare meglio
l’albero sopra di lei.
Perché?
Non pensava potesse succedere, nemmeno il Ragnarök lo prevedeva. Eppure…
Eppure i
Nove Regni si stavano allineando tra loro.
Spazio
autrice:
Hola!
Che bel
capitoletto succulento :D povera Erin dimenticata in una cella :D
Piccola
precisazione, come ben sapete il tempo fuori dalla Terra scorre mooooolto più
lentamente, per questo per Erin, Loki è andato via da poco anche se in realtà è
via da un po’.
Inoltre The
Dark World è subito dopo The Avengers, per questo motivo i Nove Regni hanno
iniziato il loro allineamento. Eh da qualche parte Malekith è già al lavoro ;)
Io vi
chiedo perdono di nuovo per il mewling quim, è terribile lo so XD
Ho
tagliato i battibecchi tra gli Avengers perché la storia non si incentra su di
loro ma su Loki, quindi spero non vi dispiaccia questo taglio.
Nel
prossimo avremo il finale del film, sapete già come va a finire no? La scena
post-credit invece sarà nel decimo capitolo perché sarà allungata di molto.
Ringrazio
tutti coloro che stanno leggendo la storia, chi l’ha aggiunta nelle seguite e
le tre donzelle che hanno recensito lo scorso capitolo: KaterinaVipera,
Loki__Laufeyson e Sakura Yamamori.
Ah “Warlords”
è il titolo di una canzone degli Audiomachine.
A
settimana prossima!!
Lalla.
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Capitolo 9 *** Earth Shaker ***
Earth shaker OFH
Miðgarð, New York, Stark Tower
Loki
sapeva che sarebbero arrivati, ma era troppo tardi per fermarlo.
Ora che
aveva il Tesseract doveva aprire il portale per far arrivare su Miðgarð i
Chitauri, conquistare l’intero Regno e tornare da Erin.
Selvig
era sul tetto della Stark Tower, pronto ad attivare il Tesseract.
Il dio
andò sulla terrazza dell’appartamento all’ultimo piano dell’edificio e vide
Stark arrivare in volo.
Avrebbe
iniziato con lui.
Iron Man
atterrò sul lato opposto della terrazza e si diresse dentro l’appartamento,
mentre Jarvis, l’intelligenza artificiale, predisponeva tutto per togliere
l’armatura a Stark. Quest’ultimo studiava il dio, mentre entrambi, ai lati
opposti del terrazzo entravano nell’edificio.
-Ti
prego, dimmi che farai appello alla mia umanità- Cominciò Loki sarcastico.
-Ah, in
realtà intendo minacciarti-
-Ahah
avresti dovuto indossare l’armatura- continuò il dio avanzando.
-Sì ha
fatto qualche chilometro di troppo e tu…hai la bacchetta del destino- replicò
avvicinandosi al bancone del bar.
Il dio
guardò il suo scettro sogghignando.
-Ti va un
drink?- propose Stark. Il dio rise.
-Prendere
tempo non cambierà niente-
-No, no,
è una minaccia. Niente drink? È sicuro? Io lo prendo- continuando a parlare
mentre da una mensola del bar sceglieva cosa bere.
Loki si
guardò intorno innervosito.
Probabilmente
stava cercando di fregarlo ma non aveva capito ancora come avrebbe potuto.
-I
Chitauri stanno arrivando- disse cercando di prendere lui tempo, osservando
fuori dalla finestra -Nulla può cambiare. Cosa dovrei temere?- chiese
voltandosi.
-I
Vendicatori- affermò piatto Stark, stappando la bottiglia di vetro e versarsi
il drink in un bicchiere.
L’Ingannatore
lo guardò stranito.
-Ci
facciamo chiamare così. Una specie di squadra. Gli eroi più forti della terra,
roba simile- spiegò il miliardario.
-Sì, li
ho conosciuti- replicò l’altro sarcastico.
-Già… Ci
mettiamo un po’ a riscaldarci, questo te lo concedo. Ma facciamo la conta dei
presenti: tuo fratello, il semi-dio…-Stark notò l’irritazione di Loki e approfittando
della sua distrazione, prese due bracciali in metallo speciali e ne indossò uno
per polso – Un super soldato, una leggenda vivente, un uomo con grossi problemi
nel gestire la propria rabbia, un paio di assassini provetti. E tu,
bell’imbusto, sei riuscito a far incazzare tutti quanti-
-Era
questo il piano-
-Non è un
granché. Quando verranno, e lo faranno, verranno per te- disse avvicinandosi.
-Ho un
esercito-
-Noi
abbiamo un Hulk-
-Il
bestione non si era perso?-
-Ti sfugge
il punto, non c’è nessun trono. Non esiste una versione in cui tu ne uscirai
trionfante. Forse verrà il tuo esercito e forse sarà troppo forte per noi ma
ricadrà su di te. Se non riusciremo a proteggere la Terra, stai pur certo che
la vendicheremo- asserì col bicchiere in mano avvicinandosi al dio.
Anche Loki
si avvicinò minaccioso.
-E come
potranno i tuoi amici pensare a me, quando combattono te?-
Stark lo
guardò spaventato mentre il dio puntava il suo scettro contro il suo cuore.
Non
funzionò grazie al Reattore Arc che inibì l’energia proveniente dallo scettro e
dal Tesseract.
L’ingannatore
rimase sorpreso e riprovò invano una seconda volta.
-Di
solito funziona- commentò corrucciato.
-Può
capitare di fare cilecca sai, non è così raro, una volta su cinque…-
Il dio lo
afferrò per il collo e lo scaraventò a terra.
-Jarvis-
chiamò Stark – Quando vuoi-
Loki lo
riacciuffò per il collo.
-Vi
piegherete tutti al mio cospetto- ringhiò l’Ingannatore, ormai seccato di avere
sempre qualcuno che gli impedisse di portare a termine il suo compito.
-Avvia- Stark
lo ripeté una seconda volta, prima di essere scaraventato fuori dalla finestra
dal dio.
Loki si
voltò nel sentire un rumore strano provenire dal fondo della stanza.
Si spostò
appena in tempo per evitare di esser travolto dall’armatura di Iron Man che
volava fuori dalla finestra.
-C’è
anche un altro che hai fatto incazzare…- disse Iron Man presentandosi davanti
alla finestra dalla quale era stato gentilmente fatto uscire – Si
chiamava Phil- caricò l’arma e Loki alzò lo scettro per difendersi.
Non fece
in tempo che venne colpito e mandato a terra da Stark.
Il
Tesseract finalmente, grazie a Selvig e all’energia che produceva la Stark
Tower, entrò in funzione e nel cielo azzurro di Miðgarð si aprì il portale.
I
Chitauri vi passarono attraverso, pronti allo scontro.
Iron Man
si allontanò dalla Tower per cercare di fermare gli invasori.
Ma erano
troppi e da solo non poteva impedire la ormai avviata distruzione della città.
Loki
tornò alla terrazza, nel punto in cui Stark era atterrato qualche minuto prima
e osservava compiaciuto la sua opera.
Sapeva
che Erin avrebbe avuto da ridire ma non poteva fare altro.
Era stato
costretto. Inoltre poteva avere un regno tutto per sé, proprio come fece Odino
a suo tempo. Solo a quel punto Erin sarebbe stata al sicuro.
-Loki!-
la voce familiare di Thor lo fece voltare -Spegni il Tesseract o lo
distruggerò!-
-Non
puoi. Non c’è modo di fermarlo. C’è soltanto la guerra-
-Così
sia-
Il dio
degli inganni saltò giù, attaccando il dio del tuono.
Lo
scontro tra il Mjölnir e lo scettro causò un’onda d’urto che fece precipitare
la lettera k, del logo Stark, appeso fuori dalla torre.
Poco dopo
il drone guidato dalla Vedova Nera e Occhio di Falco sorvolò le teste dei due
dei, Loki colpì un’ala con lo scettro prima di essere placcato dal fratello.
Dal portale
discese anche il primo serpente alieno che portava con sé altri Chitauri.
-Guarda
bene, guardati intorno- ordinò il dio biondo a Loki.
La città
era sotto assedio, in parte già distrutta.
Loki
obbedì, il respiro affannoso. Stava riacquisendo la lucidità che L’Altro gli
offuscava.
-Pensi
che questa follia cesserà con il tuo regno?-
Loki
sembrò rendersi davvero conto di cosa L’Altro lo avesse costretto a fare.
Di come
in realtà lo avesse usato per accedere al controllo di Miðgarð.
Per la
prima volta si rese conto che Erin fosse spacciata fin dall’inizio.
-Ormai è
troppo tardi- disse – è troppo tardi per fermarlo-
E per
salvarla.
Una
lacrima solcò il viso del dio a quella rivelazione.
-No.
Possiamo farlo, io e te. Insieme-
Stava per
rispondergli di sì; con Thor avrebbe avuto più possibilità per salvare Erin ma
L’Altro lo riportò sulla retta via e istigò Loki a ferire il dio del tuono con
un piccolo pugnale.
-Sentimentale-
commentò duro il dio moro, avendo nuovamente perso il controllo della sua
razionalità.
Thor lo
colpì e Loki si lanciò nel vuoto.
Atterrò
su una navetta dei Chitauri e guidò un gruppo di loro.
Poco dopo
gli Avengers riuscirono a fermare il primo serpente alieno, grazie al lavoro di
squadra.
-Manda
gli altri- ordinò Loki a L’Altro.
Dal
portale discesero altre serpenti metallici, gli stessi che aveva visto Erin
dalla sua cella.
Loki si
mise all’inseguimento della Romanov che si era impossessata di una navetta dei
Chitauri.
In cima
ad un edificio, Occhio di Falco scagliò una freccia in direzione del volto di
Loki.
Il dio la
fermò appena in tempo con una mano, si voltò all’indietro sorridendo beffardo
ma la freccia esplose scaraventandolo giù dalla navetta finendo di nuovo alla
Stark Tower. Lo scettro volò poco lontano da lui.
Non fece
in tempo a rialzarsi che Hulk lo raggiunse sul terrazzo e lo scaraventò dentro
l’appartamento con un pugno.
Il dio
cozzò contro il muro.
Hulk
stava per attaccare quando Loki sia alzò.
-Ora
basta!- gridò infuriato –Voi siete inferiori a me. Io sono un dio, creatura
ottusa. Non subirò angherie da parte…-
Non finì
la frase perché la creatura verde lo afferrò per le caviglie e lo sbatacchiò
per circa cinque volte a terra come se fosse una bambola di pezza.
Lo lasciò
lì, semi agonizzante con gli occhi sbarrati.
-Un dio
gracile- commentò Hulk andandosene.
Il
portale venne chiuso grazie alla Vedova Nera che aiutata da Selvig al quale
suggerì di penetrare la barriera di energia con lo scettro di Loki che avevano
recuperato dal terrazzo.
Stark
portò fuori da Miðgarð la testata nucleare che i vertici dello S.H.I.E.L.D.
avevano fatto partire per salvare la Terra. Iron Man sfruttò il portale prima
che venisse chiuso. La bomba colpì l’astronave che conteneva l’esercito dei
Chitauri.
Poco dopo
tutti i supereroi si ritrovarono alla Stark Tower per prendere Loki, che si
stava riprendendo dall’aggressione di Hulk.
Quest’ultimo
si sentì vagamente braccato e si voltò verso di loro.
-Se per
voi va bene, accetterei quel drink-
Quegli
stolti pensavano di aver vinto la guerra.
Sapeva
che il cubo blu sarebbe ritornato nelle sue mani.
Ora che
nella sua mente era stata liberata da L’Altro poteva ragionare con più
lucidità.
Salvare
Erin era ancora la sua priorità.
Doveva
farcela anche senza i Chitauri.
Sapeva
che Thor lo avrebbe riportato a casa.
Conosceva
Asgärð meglio di Odino, ci avrebbe impiegato un secondo a trovare il luogo dove
avrebbero nascosto il Tesseract.
Avrebbe
fatto più in fretta questa volta.
Ma
qualcosa dentro di lui, urlava il suo fallimento. E cioè che per Erin non ci
fosse più niente da fare.
Non
poteva pensare a questa eventualità. No, non ancora.
Pianeta
Chitauri.
Erin vide
una luce bianca e un rumore tremendo che fece tremare la terra sotto i suoi
piedi.
Il punto
di raccolta dei serpentoni metallici era esploso, non sapeva il perché ma il
suo cuore si riempì di gioia.
Loki ce
l’aveva fatta!
Stava per
salvarla, poteva rivederlo.
Guardò
verso Yggdrasil e notò che il portale che si era aperto su Miðgarð si stava
richiudendo velocemente, risucchiando una figura che non riusciva a
distinguere.
-No!-
urlò disperata la ragazza.
Credeva
che la potenza del portale avesse trascinato nuovamente Loki sulla Terra.
Si sedette
a terra e per la prima volta da quando era stata fatta passare attraverso lo
specchio, si mise a piangere.
Quello
che non sapeva Erin, era che quella figura apparteneva a Tony Stark.
Asgärð,
palazzo Fensalir
Frigga
camminava pensierosa intorno alla fontana che ornava la sua stanza.
Era
preoccupata non tanto per la sorte di Erin, ma per il figlio, l’Ingannatore.
Il
Tesseract stava per essere portato su Asgärð, Loki non ci avrebbe
impiegato molto a recuperarlo. Aveva paura di cosa potesse scatenare Loki per
avere la midgardiana con sé.
Doveva fare
qualcosa e subito.
Si voltò
verso la fontana e si chinò sopra l’acqua, passò una mano sopra il livello del
liquido e una visione del pianeta Chitauri apparve.
Quello
che la Signora del Cielo vide, non le piacque per niente.
Previde la
furia di Loki se lo avesse scoperto. Si alzò e si diresse al Frohheimr.
Forse poteva
fare ancora qualcosa, ma non ne era sicura.
Miðgarð,
New York
Il Tesseract
venne riposto all’interno di un cilindro, le cui estremità vennero prese una
dalla mano di Thor e l’altra da Loki.
L’Ingannatore
era stato ammanettato e gli era stato posto un bavaglio speciale per impedirgli
di proferir parola.
Thor
attivò il Tesseract e i due sparirono da Miðgarð per far ritorno su Asgärð.
So go and
tell all your friends
That I'm a failure underneath
If it makes you feel like a bigger man
But it's my… my heart, my life!
That you're calling a lie
I've played this game before
And I can't take anymore
A New Way To
Bleed – Evanescence
Spazio autrice:
Ciao!!
Salutiamo
gli Avengers che ci hanno tenuto compagnia per un po’ nel nostro racconto
(vabbé Thor tornerà più avanti).
Allora,
Loki al momento ha fallito la sua missione ma è deciso ad andare avanti una
volta a casa.
Erin per
la prima volta ha veramente paura per la sua sorte.
C'è qualcuno che dal Regno degli dei sta vegliando sull'Ingannatore fin dall'inizio. Cosa avrà
visto Frigga? Ma soprattutto cosa c’è al Frohheimr? Non ve lo dico o rovino la
sorpresa, posso dirvi che quello che c’è a palazzo Frohheimr è legato a una
runa delle tre rune di Erin. Se non resistete su Wikipedia troverete la
spiegazione. Forse capirete il nesso con le rune ma non quello che è apparso a Frigga.
Comunque
lo scoprirete nel prossimo capitolo, dove Erin sarà l’assoluta protagonista.
Preparate i fazzoletti. Tanti fazzoletti.
Loki
tornerà nel capitolo undici con l’inizio di The Dark World.
Vi lascio
ad arrovellarvi sul prossimo capitolo per tutte le vacanze di Pasqua :D Il capitolo segnerà la vera svolta nella storia ;)
Il titolo
del capitolo “Earth Shaker” è una canzone degli Audiomachine, mentre “A new way
to bleed” degli Evanescence è nella “Music Inspired by the Motion Picture: The
Avengers”.
Ringrazio
come sempre i miei lettori silenziosi e le due commentatrici: Loki__Laufeyson e
Sakura Yamamori.
Buona Pasqua
e a mercoledì.
Lalla.
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Capitolo 10 *** A promise ***
A promise OFH
Spazio
autrice: “A promise” è il titolo della canzone composta da Alan Silvestri per
la scena di Central Park in The Avengers, sì quella triste triste: http://www.youtube.com/watch?v=Ji1KMkmJklU
I fazzoletti li avete? :D buona lettura, ci si legge alla fine!!
Pianeta
Chitauri
-Umani, non
sono i codardi e i vili che ci avevano assicurato. Combattono, insorgono. Pertanto
non possono essere governati. Sfidarli è lusingare la Morte- constatò L’Altro
al suo padrone.
Thanos si
voltò sorridendo.
-Sai cosa
fare- disse al suo fedele servitore.
L’Altro
tornò sul suo trono.
Era
irritato per il fallimento di Loki.
-Mai
fidarsi di un dio!- tuonò sedendosi – Portatemi la ragazza- ordinò a due
Chitauri accanto a lui.
Poco dopo
Erin venne portata al cospetto dell’alieno.
Il volto
era ancora rigato di lacrime. Non mostrava nessuna emozione, non sapeva nemmeno
lei cosa provare. Rassegnazione? Speranza?
-A quanto
pare il tuo caro Loki ha fallito miseramente-
Il cuore
della ragazza perse un battito e sgranò gli occhi spaventata.
Se Loki
non c’era più, lei era spacciata. Ma che importava? Il suo mondo aveva iniziato
a ruotare intorno al dio degli Inganni, se non c’era lui, il resto non
importava molto.
-Si è
fatto catturare da un gruppetto di supereroi in calzamaglia e ora il suo
fratellone Thor lo sta riportando ad Asgärð con la coda fra le gambe- l’Altro
scoppiò in una sadica risata.
Erin si
sentì sollevata, forse poteva ancora salvarla.
-Il
vecchio Odino non lo perdonerà per lo scompiglio creato su Miðgarð. Un dio che
non riesce a conquistare uno dei Nove Regni, è un buono a nulla. Proprio come
dei buoni a nulla sono tutti gli Jötunn!-
Questa
volta a ridere scoppiarono gli altri sei Chitauri presenti sulle scale che
portavano al trono.
Erin
stava fremendo dalla rabbia. Doveva far qualcosa.
-Non
credo che potrà salvarti, ora che paparino lo metterà in punizione- continuò in
modo di scherno- E non ci porterà il Tesseract!- concluse infuriato, picchiando
il pugno sul bracciolo del trono.
La giovane
stava osservando le possibili vie di fuga di quel luogo, se si fosse lanciata
dalle scale di certo non sarebbe finita in uno dei nove Regni. L’unica era di
scendere la gradinata e cercare l’accesso del portale, sperando poi di finire
su Asgärð, nonostante non avesse la minima idea di come funzionasse. Ma aveva
altre scelte?
-Il che
ci porta a te-
Erin riportò
il suo sguardo sul Chitauro.
-Sei una
ragazza carina, peccato che tu debba morire-
Estrasse
una spada e si avvicinò puntandola verso Erin.
La ragazza
indietreggiò, scendendo qualche gradino, pensò in fretta sul da farsi, vedeva
solo una soluzione e una sola possibilità di farcela.
Raccolse
tutta la forza e la sfacciataggine di cui poteva disporre e poi parlò.
-Prova a
prendermi-
L’Altro
inclinò appena il capo, come se non avesse sentito bene.
Erin
chiuse gli occhi e cercò di creare delle copie di sé, sfruttando gli
insegnamenti di Loki.
La
Convergenza dei Nove Regni le permise di utilizzare quel trucchetto fuori da
Miðgarð, ma questo lei non lo poteva sapere. Cercava solo di salvarsi.
Riuscì a
creare l’illusione e questo servì a distrarre tutti.
-Che
magia è questa?! Un’umana non può farlo!!-
Erin
riaprì gli occhi e si fece strada tra i sei Chitauri, distratti dalla sua
illusione.
Corse a
perdifiato lungo le scale che portavano alla terra ferma. La scala era illuminata
da lievi bagliori di luce blu. Doveva far attenzione a non precipitare nel
vuoto.
Purtroppo
la sua mente non era allenata come quella del dio.
Fu
questione di secondi.
L’illusione
svanì.
-Sta
scappando!-
I Chitauri
le furono subito addosso, era a pochi gradini dalla sua salvezza.
L’afferrarono
per le braccia per tenerla ferma.
La
ragazza urlò per lo spavento.
L’Altro
le fu davanti e le trapassò l’addome con la spada, da parte a parte, senza
esitare.
Erin
sentì solo freddo e il respiro spezzarsi. I Chitauri la lasciarono andare.
Si sentì
improvvisamente stanca.
L’Altro
le rise in faccia spudoratamente.
Per non
cadere, si sorresse con le mani intorno all’impugnatura della spada che L’Altro
ancora teneva.
-Loki
ne hann monr gleyma. Hann monr hefna mína hel-inn (Loki non dimenticherà.
Vendicherà la mia morte)-minacciò in norreno, guardando in volto L’Altro.
La spada
venne estratta ed Erin cadde sui gradini.
Annaspava
in cerca d’aria, non voleva morire, no.
Sapeva
però che stava accadendo.
Alzò
faticosamente una mano verso il cielo, là dove Yggdrasil sorreggeva i Nove
Regni. Ormai erano del tutto allineati per via della Convergenza, ma riusciva
ancora scorgere distintamente Asgärð.
-Minn
konungr…Loki (Mio re…Loki)- sussurrò
a malapena udibile.
La mano
cadde pesantemente.
Quelle furono
le ultime parole di Erin, prima di morire.
-Gettatela
di sotto. Loki non verrà mai a vendicarla- ordinò L’Altro, pulendo la spada dal
sangue di Erin col mantello mentre risaliva la scala per godersi lo spettacolo
dal suo posto di comando.
Due
Chitauri si avvicinarono al corpo della ragazza per buttarla nell’infinito
dell’universo. L’afferrarono tanto malamente che la catenina al collo della
ragazza si staccò finendo sullo scalino con un lieve tintinnio metallico.
All’improvviso,
una forte luce invase la scalinata e il trono che stava in cima.
L’Altro
si voltò non capendo.
Dalla
base della scala si era aperto un portale, la luce che proveniva dal suo
interno era accecante.
Si fece
strada una donna, alta, armata di tutto punto con elmo e lancia. La sua
armatura era di un rosso scintillante. Una lunga treccia castana ricadeva dalla
spalla sinistra. Lo sguardo colmo di sfida. Era in sella ad un lupo dal pelo
nero, dagli occhi verdi e con la runa Wird appesa al collo.
Scese
dall’animale e si avvicinò minacciosa ai due che tenevano Erin per le braccia e
gambe, senza alcuna pietà, pronti a lanciarla nel nulla.
-Chi
sei?- tuonò L’Altro.
-Il mio
nome è Hervör. Sono una Valchiria guardiana del Valhalla. Ho l’ordine di
portare il corpo della ragazza ad Asgärð-
-Ti manda
Loki?- domandò L’Altro, timoroso che la minaccia di Erin fosse già realtà.
-No-
rispose secca la valchiria- Vengo per conto della Signora del Cielo, Frigga-
-Se non
volessi?-
La
guerriera in un attimo atterrò con la sua lancia tutti i Chitauri presenti,
eccetto il loro re.
-Distruggerò
questo posto insignificante. Quel corpo verrà con me. Ad Asgärð- rispose
battendo la base della lancia sul primo gradino facendo vibrare l’intera
struttura della scala.
Salì
alcuni gradini e prese in braccio il cadavere, incurante di sporcarsi di sangue
e ritornò da dov’era venuta. Il lupo afferrò delicatamente con i denti la
catenina di Erin e se ne andò.
Il portale
si chiuse e la scala tornò buia.
-Maledetti-
fu il commento de L’Altro.
Asgärð,
palazzo Frohheimr,
sala Valhalla.
Hervör
adagiò il cadavere di Erin su un tavolo dorato.
Le altre
sette valchirie si riunirono intorno ad esso.
-Non è
mai stata fatta una cosa del genere- parlò Hnoss, la figlia di Freya, la
valchiria più bella e dall’armatura azzurra.
-Lo so. Ma
è il volere della Signora del Cielo- commentò Hervör.
-Per
quale motivo? Per fare un favore a Loki?- continuò l’altra, infastidita.
-Dovremmo
disobbedire?- la riprese scioccata Brunilde, la valchiria figlia di Odino,
dall’armatura dorata.
-Dico
soltanto che non servirà a nulla. Lei resterà qui con noi e non potrà rivedere
l’Ingannatore in ogni caso. Solo Odino ha accesso al Frohheimr- si spiegò
meglio la valchiria dall’armatura azzurra.
-Cosa
suggerisci di fare?- domandò Hlaðguðr, la valchiria cigno dall’armatura bianca,
sorella di Hervör.
-Non
possiamo tenerla qui. Facciamole una veglia funebre piuttosto- suggerì dunque
Hnoss.
-Deve
diventare una di noi. È il suo destino- intervenne Hervör.
-Il suo
destino era di restare legata a Loki, non possiamo farla diventare una
valchiria solo perché è morta- ribatté la guerriera dall’armatura azzurra.
-Ti
sbagli. Proprio perché è legata a Loki dobbiamo riportarla tra noi- le rispose
la valchiria dall’armatura rossa.
-Il
destino delle Valchirie è quello di essere in nove. Se Frigga ha ordinato
questo, vuol dire che lei sa- tuonò Sigrdrífa, la valchiria della conoscenza,
la sua armatura era grigia.
-Va bene.
Ma temo ripercussioni-
-Che
intendi?- domandò Hlaðguðr.
-Loki lo
dovrà pur sapere che si trova qui, no? Altrimenti perché riportarla in vita?-
-Va
avanti- fu il coro interessato della sue consorelle.
-Presto o
tardi, verrà qui per vederla e credo che non sarà troppo felice quando gli
diremo che non può entrare. Troverà il modo di farlo-
-Stai
dicendo che potrebbe attaccare Asgärð dall’interno?- domandò Brunilde stupita.
-È un
sovversivo e nemmeno un asgardiano- rispose Hnoss aspra.
-Basta.
Stiamo perdendo tempo- tagliò corto Hervör, prendendo per mano le sue
consorelle più vicine.
Le altre
fecero lo stesso.
Hnoss
sbuffò ma convinse se stessa che era la cosa giusta. Piuttosto avrebbe fermato
lei Loki.
Di certo
non aveva paura dell’Ingannatore.
Intonarono
un antico canto norreno, ripetendolo più volte:
Fimm húndruð dura
ok um fjórom tøgom,
svá hygg ek at Vallhǫllo vera;
átta hundruð einherja
ganga senn ór einom durom,
þá er þeir fara at vitni at vega. *
Furono
avvolte da una forte luce accecante.
Il corpo
di Erin si sollevò dal tavolo e i vestiti si disintegrarono e venne avvolta da
una tunica bianca.
Quando la
luce scemò e tutto tornò tranquillo, il corpo di Erin tornò sul tavolo.
Hervör le
accarezzò una guancia di nuovo rosa.
-Svegliati
sorella. Risplendi di nuova luce- le sussurrò all’orecchio destro.
Erin aprì
gli occhi respirando a fondo come se fosse rimasta senza ossigeno da troppo
tempo.
-Ha
funzionato!- esclamò Hlaðguðr, eccitata da avere una nuova consorella.
-Avevi
dubbi?- la rimbeccò Hnoss.
-Dove
sono?- chiese Erin.
-Nel
Valhalla- le sorrise Hervör.
-Sono
morta?!- esclamò sedendosi sul tavolo.
-Lo eri
ma Frigga ha voluto che diventassi una Valchiria come noi- le spiegò
amorevolmente la valchiria dall’armatura rossa, accarezzandole i capelli.
-Frigga? Una
Valchiria? Come…?-
-Sì, era
scritto nel tuo destino alla nascita. Non doveva accadere in questo modo ma
abbiamo forzato i tempi-
Erin, si
distrasse dalla spiegazione di Hervör perché vide un lupo con la runa Wird
al collo che passava davanti ai suoi piedi. Sembrava lo stesso di quando vide
Loki la prima volta.
Il lupo
saltò sul tavolo, accucciandosi tra le sue gambe.
La
ragazza sussultò dallo spavento.
-Lui…è…-
-Sì è lo
stesso lupo. Ti ha protetto per tutto questo tempo. Lo aveva mandato Frigga per
proteggere suo figlio. Ora è tuo, se lo vorrai-
-Ma
come...?- protestò Hnoss. Non tutte le valchirie maggiori potevano disporre di
un lupo, fin dalle prime ore.
-Ssshhh-
la zittirono le altre.
Erin
annuì e accarezzò la testa dell’animale, sorridendo.
-Loki?-
chiese subito dopo, rimanendo abbracciata al lupo.
-Credo
stia bene. Ma non sappiamo come potrà punirlo Odino-
-Perché
cosa…?-
-Ha
cercato di distruggere Miðgarð per poi prenderne possesso con i Chitauri-
Erin
sapeva che era stato costretto a comportarsi in quel modo, per salvarle la
vita.
-Il
Tesseract?-
-E’ qui
su Asgärð. Sei al sicuro ora-
-Voglio
vedere Loki-
-Temo che
non sarà possibile. Devi riposare e prendere confidenza con la tua nuova forma-
(*) Cinquecento porte
e ancora quaranta
credo vi siano nella Valhǫll.
Ottocento Einherjar
da ciascuna porta usciranno insieme
quando andranno a battersi col lupo.
Edda Poetica, Il discorso di Grímnir,
stanza 24
NB: Le
540 porte è il numero delle stanze del Valhalla, dietro ad ognuna vi è un
Einherjar, ossia un guerriero morto con gloria di cui le Valchirie si sono
prese cura. Il lupo di cui si parla è Fenrir, il figlio di Loki, e lo scontro è
il Ragnarök.
Spazio autrice:
Ciao! Non
mi tirate verdure marce XD basta lacrime o si allaga EFP XD
Piccolo
appunto: le valchirie maggiori sono nove. Erin sostituisce Thurd, la valchiria
figlia di Thor e Sif. Essendo che nei film Thor non ha figli né tanto meno ha
legami con Sif, ho usato questo escamotage per riportare Erin in vita. Voleteme
bbbene! ;)
La trama
si è complicata parecchio. Erin è una valchiria, chiusa nel Valhalla e non può
uscire né comunicare con l’esterno. Loki è su Asgärð ad attendere la sua
condanna e non sa nulla sulla sua amata. Frigga non può sapere se il suo ordine
è stato eseguito, perché ha già agito di nascosto da Odino quindi tornare al
Frohheimr sarebbe rischioso. Quindi la dea potrebbe averla salvata ma non lo
sa, cosa dovrebbe dire a Loki? Che è morta o dargli la falsa speranza che forse
è ancora viva?
Stay
tuned!!
Ho quasi
finito di scrivere la storia, mi mancano due capitoli (il 15 e il 16), per come
l’ho pensato ha il finale un po’ così…devo vedere se aggiungere qualcosa o meno
;)
Il
norreno di Erin non so quanto possa essere corretto, nel senso, mi sono
appoggiata a un blog che tratta di lingua norrena, ho cercato le parole
e le ho declinate secondo la grammatica norrena citata nel blog, ho
usato vecchie reminescenze di latino per mettere giù la frase,
se c'è qualche esperta/o che nota errori me lo faccia sapere
pure!!
Ringrazio
chi ha letto lo scorso capitolo chi l’ha aggiunta alle seguite, chi ha
commentato: Sakura Yamamori e Loki__Laufeyson. Mi spiace che qualcuno abbia
tolto la storia dalle preferite, pazienza. Spero che continui comunque a
seguirla.
A
settimana prossima!!
Lalla.
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Capitolo 11 *** Lokasenna ***
Lokasenna OFH
Asgärð,
palazzo Válaskjálf, sala
del trono
Loki era
ammanettato ovunque. Collo, polsi, fianchi e caviglie.
Su ogni
manetta vi erano incise delle rune, un vecchio incantesimo che gli impediva di
utilizzare la sua magia.
Anche se
ormai la sua magia non gli sarebbe servita più a nulla.
Aveva
fallito.
Probabilmente
Erin era morta, cercava di non pensarci. Forse sarebbe potuto fuggire,
recuperare il Tesseract e salvarla.
Sì
insomma, fino a poco tempo prima lui comandava i Chitauri, sapeva dove fosse il
Tesseract.
Poteva
ancora salvarla.
Doveva.
Thor non
se ne sarebbe nemmeno accorto se fosse evaso. Conosceva Asgärð meglio di lui.
Fu
scortato al cospetto di Odino da alcuni Einherjar.
Giunto
alla sala del trono, vide sua madre Frigga alla sua sinistra.
-Loki-
richiamò la sua attenzione la Signora del Cielo.
-Salute,
Madre- la salutò –Ti ho reso orgogliosa?- chiese il dio, sfrontato.
-Ti
prego, non peggiorare le cose - rispose Frigga affranta.
Affranta
nel vederlo in catene, come se fosse un animale.
Affranta
per la sorte di Erin. Come poteva dare a Loki un dolore simile? Non sapeva se
le Valchirie avrebbero eseguito gli ordini e non poteva biasimarle se non
avessero accettato. Non erano tenute a obbedirle. Obbedivano solo a Padre
Tutto.
Quindi
ufficialmente Erin era morta.
La
Signora del Cielo per la prima volta si sentì impotente.
L’aveva vegliato
da Asgärð sin dalla sua caduta dal Bifrost, aveva assistito alle torture
sul Pianeta Chitauri, aveva visto come quella giovane avesse cercato di portare
un po’ di amore in Loki e di come ci fosse riuscita. Per questo voleva salvarla
nell’unico modo che le era concesso. In cuor suo, sperava che le Valchirie le
avessero obbedito e che in quel momento la stessero riportando in vita. Non le
era dato sapere. Anche lei aveva dei limiti al suo potere. Aveva agito di
nascosto che Padre Tutto non se n’era nemmeno accorto. Se Odino se ne fosse
accorto, avrebbe potuto condannare a morte la ragazza.
Per come
stavano le cose in quel momento, non poteva dire a Loki che Erin era morta.
Non ce
l’avrebbe mai fatta.
-Definisci
peggiorare- fu la risposta tagliente di Loki.
-Basta-
fu l’ordine di Odino –Parlerò con il prigioniero da solo-
Frigga
guardò il figlio per un’ultima volta. Sperava solo che il suo consorte fosse
clemente.
La donna
però non lasciò la sala, si appostò dietro a una colonna. Voleva sapere.
Il giovane
dio avanzò di due passi e fece un finto saluto militare, i suoi modi arroganti
e superbi, come sempre, non lo avevano abbandonato.
-Non vedo
il motivo di tutto questo subbuglio…- sghignazzò.
-Realmente
non comprendi la gravità dei tuoi crimini? Ovunque tu vada, c’è guerra, rovina
e morte- tuonò Odino.
-Sono
sceso sul regno di Miðgarð per regnare come un dio benevolo. Esattamente come
te-
-No, noi
non siamo dei. Nasciamo, viviamo e moriamo. Proprio come gli umani- rispose
Odino.
-Cinquemila
anni in più o in meno- replicò sarcastico l’Ingannatore.
-E tutto
questo perché Loki ha bramosia di un trono…- sentenziò Padre Tutto.
-Un mio
diritto di nascita- lo interruppe Loki duro.
-Il tuo
diritto di nascita era morire, da bambino. Abbandonato su rocce di ghiaccio. Se
non ti avessi preso, ora non potresti essere qui a odiarmi-
Frigga a
quelle parole si sentì morire.
Odino non
parlava mai così, perché trattare Loki in questo modo?
Aveva
sbagliato, questo era chiaro, ma aveva i suoi motivi.
Ma questo
Frigga non lo avrebbe mai rivelato a nessuno.
Dopo le
parole di Odino, dentro Loki prese di nuovo il sopravvento il sentimento di
aver fallito con Erin anche se non ne aveva certezza e forse non l’avrebbe mai
avuta.
-Se la
scure mi attende, per amor della misericordia, finiscimi- quasi lo supplicò. Se
Erin era già morta, tanto valeva… -Non è che io non ami i nostri colloqui, è
solo che…non li amo-
-Frigga è
l’unico motivo per cui sei ancora vivo e non potrai più rivederla. Trascorrerai
il resto dei tuoi giorni nei sotterranei-
Loki
sbarrò gli occhi incredulo. Non poteva fargli questo. Non poteva togliergli
anche sua madre.
La
Signora del Cielo si coprì la bocca con una mano e scappò via dalla sala,
diretta alle sue stanze.
Questo
era troppo, non poteva privarla di suo figlio.
Loki
venne quasi trascinato via, incredulo.
-E che ne
sarà di Thor? Nominerai quello stolto villano re, mentre io marcirò in catene?-
-Thor
dovrà rimediare ai tuoi danni, restituirà l’ordine nei Nove Regni e poi, sì,
diventerà re-
Il dio
dal mantello verde continuava a guardarlo con aria di sfida anche se dentro
stava morendo.
Non
poteva scappare.
Anche se
non lo sapeva, Odino aveva condannato a morte Erin, nel caso in cui fosse
ancora viva.
Loki
venne strattonato via e portato nei sotterranei a scontare la sua pena.
Asgärð,
palazzo Frohheimr,
sala Valhalla.
Erin
passeggiava in cerchio nella sala, ancora vestita nella sua tunica bianca.
Non le
avevano ancora dato un’armatura perché stava ancora prendendo la mano con la
sua nuova natura di Valchiria. Doveva imparare a combattere, proprio lei che di
atletico non aveva mai avuto nulla, doveva diventare una guerriera. Hervör si
prendeva amorevolmente cura di lei, come se fosse sua madre.
A
proposito di sua madre… In una sala del palazzo Frohheimr esisteva una stanza
buia con al centro una grande sfera blu e bianca da dove si poteva controllare
qualsiasi cosa o persona presente sui Nove Regni.
Sulla
Terra la situazione tornata era tranquilla, tranne a Oxford dove i suoi
genitori piangevano una figlia scomparsa nel nulla. Non poteva mostrarsi loro
perché senza armatura non poteva scendere in uno dei Regni ma in ogni caso le
era vietato.
Il
professor Harris sapeva che Loki gli aveva detto che l’avrebbe portata su Asgärð
ma dopo New York non era più sicuro dove si trovasse la sua allieva.
Questa
era la sua sorte su Miðgarð: scomparsa.
Erin non
ne era felice, insomma le mancavano i suoi genitori. Doveva convivere con
questo sentimento per l’eternità, se solo l’Ingannatore fosse al suo fianco, le cose
sarebbero diverse.
La
ragazza si diresse quindi alla sala della Sfera, voleva vedere Loki.
Hnoss la
incrociò lungo la strada.
-Dove
stai andando?-
-Voglio
vederlo dalla Sfera-
-Non ti è
concesso-
-Perché?
Posso osservare tutti e lui no?-
-Ci
metteresti in pericolo, non si possono osservare le prigioni-
-Le
prigioni?-
-Sì,
Odino lo ha appena condannato alla prigionia perpetua-
-Posso
andare a trovarlo?-
-No. Ai
prigionieri è vietato che ricevano visite- rispose autoritaria la guerriera.
-Ti
prego, ho bisogno di sapere se sta bene. Fammelo vedere dalla Sfera!-
-Sta
benissimo, fidati-
-Come lo
sai?-
-Il
Principe è molto forte, saprà resistere alla prigionia-
-Sa di
me?-
-Questo
non so dirtelo e anche se lo sapessi, non potrei dirtelo-
-Perché?-
-Ci è
vietato. Ora basta fare domande, torna nella tua stanza-
Erin non
la contraddisse e tornò indietro.
Di certo
non si accontentava delle parole della sua consorella.
Asgärð,
Prigioni
Nessuno
era mai riuscito ad evadere dai sotterranei di Asgärð, nemmeno la sua magia
poteva fare nulla. Le celle erano progettate appositamente per annullare i suoi
poteri e quelli degli altri prigionieri.
Era un
lungo corridoio grigio, ogni cella era illuminata da una forte luce bianca, un
vetro magico chiudeva le celle.
La
prigione di Loki era l’ultima del primo corridoio e faceva angolo, quindi
disponeva di due vetri magici invece che uno solo.
-La
veste- ordinò una guardia.
Il dio si
voltò a guardarlo in cagnesco.
-Come
prego?-
-La
veste, mio principe-
-Ora va
meglio- si rivoltò e fu avvolto da una luce dorata e la veste arrivò piegata
fra le mani della guardia dall’armatura dorata.
Venne
lasciato con dei pantaloni neri e una maglietta verde di lino. Si guardò i
vestiti e si ricordò di quando Erin l’aveva salvato.
Trattenne
le lacrime.
Un’altra
luce dorata lo inglobò facendo comparire un’altra veste, più semplice di quella
che portava solitamente. Non voleva avere nulla di concreto che le ricordasse
il tempo trascorso su Miðgarð, faceva troppo male.
Forse una
piccola possibilità era rimasta. Non era un bene continuare ad aggrapparsi a quella
possibilità, eppure continuò a farlo. Anche se parte di lui la soffocava con il
cinismo per preservarsi, ma era inutile.
Voleva
soltanto abbracciare quella midgardiana di cui si era innamorato perdutamente.
Spazio
autrice:
Saaaalve!
Lo so è
un capitolo cortissimo ma il prossimo credo sia il più lungo scritto finora.
Nel prossimo avremo, oltre a Frigga, Erin & Loki, anche Thor & Jane. Quest’ultima
arriverà su Asgärð con l’Æther nel corpo e Frigga farà di tutto pur di
proteggerla, come ha fatto con Erin (se avete visto il film saprete quello che
succederà alla dea nel prossimo capitolo).
Hnoss è
proprio simpatica, eh? Tenetela d’occhio, perché non andrà molto d’accordo con
Erin. :D
“Lokasenna”
è il titolo della canzone per la ost di The Dark World, composta da Brian
Tyler. Solo che “Loki’s trial” (che è la musica del film per questa scena) non
mi piaceva quindi ho optato per Lokasenna la cui musica è più suggestiva. Vabbè
fisse mie XD Una parte della Lokasenna dell’Edda Antica, invece, la metterò tra
due capitoli.
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo, recensito (Loki__Laufeyson e
Cho Yamamori) e tutti gli altri che l’hanno aggiunta tra le seguite e
preferite.
A
settimana prossima!!
Lalla.
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Capitolo 12 *** Into Eternity ***
Into eternity
In
the distance I heard a call, I awoke and I held the spindle in my hand
My other hand it held new life, the Goddess had been by my side and her
blessing was mine.
Frigga’s
Web – Hagalaz’ Runedance
Asgärð,
Prigioni
Dopo
qualche giorno le porte dei sotterranei vennero riaperte.
-Odino si
diverte a mandarmi nuovi amici. Molto premuroso- constatò Loki osservando i
nuovi prigionieri da dietro il vetro della sua cella.
-I libri
che ti ho mandato non ti interessano?- domandò premurosa Frigga, che era andata
a trovare il figlio servendosi di un ologramma.
Il dio si
voltò.
-È così
che dovrò passare l’eternità? Leggendo?- chiese di rimando sarcastico.
-Ho fatto
ogni cosa in mio potere per farti avere conforto, Loki-
Frigga
andava a trovarlo ogni giorno e ogni giorno ormai era buono per cercare di dirgli
della morte di Erin ma non ce l’avrebbe mai fatta.
Il
Valhalla si era chiuso in uno strano silenzio, non aveva saputo più nulla.
Purtroppo
non era facile comunicare con quella parte del regno, le poche comunicazioni
che arrivavano erano centellinate. Era pur sempre il regno dei morti.
Ma se le
Valchirie erano diventate nove, come doveva accadere, lo avrebbero detto no?
Forse
Erin non era la predestinata ad essere una Valchiria, eppure le rune alla sua
nascita parlavano chiaro. La runa delle Valchirie apparteneva al suo destino.
Aveva
aspettato una risposta e, dato il silenzio, doveva parlarne a Loki.
-Ah davvero?-
suo figlio interruppe i suoi pensieri – Odino condivide la tua preoccupazione?
Anche Thor? Dev’essere così fastidioso con loro chiedere di me giorno e notte-
-Sai
benissimo che sono state le tue azioni a condurti qui- anche se aveva agito per
salvare Erin, aveva sacrificato molte vite umane e messo in pericolo un intero
regno.
-Le mie
azioni? Cercavo soltanto di dare verità alla bugia con la quale sono stato
nutrito, che dovevo essere un re- bluffò il dio. Anche se in realtà andare
contro Odino e Thor era sempre stato il suo obbiettivo. E non gli dispiaceva
che agli occhi altrui apparisse ancora così.
Ma non
sapeva che Frigga conosceva la verità, che quel peso non lo stava portando da
solo.
-Un re?
Un vero re ammette le proprie colpe- lo rimproverò sua madre – E tutte le vite
che hai tolto sulla Terra?-
-Non
avevo scelta! Una piccola manciata in confronto a quelle che Odino ha preso-
Perché si
accanivano così tanto su di lui, quando Odino aveva fatto di peggio qualche
millennio prima?
Lui lo
aveva fatto per salvare la persona che amava! Ok, non lo sapeva nessuno ma
almeno aveva la coscienza pulita. Semmai un dio del suo calibro ne avesse una.
-Tuo
padre…- tentò di farlo ragionare la dea.
-Lui non
è mio padre!- urlò infuriato il moro interrompendola.
Frigga
non si scompose a quello sfogo. Se quella era la reazione a nominare Padre
Tutto, che avrebbe fatto se gli avesse detto della morte di Erin?
-Allora
io non sono tua madre?- chiese flebile.
Il dio si
prese una piccola pausa.
-Non lo
sei- mentì per non contraddirsi.
La donna
fece un sorriso tirato, sapeva che stava mentendo. Era l’unica a riconoscere le
menzogne del dio: - Sei sempre così perspicace riguardo agli altri, tranne che
per te stesso-
Loki si
pentì di quello che aveva detto, allungò le mani per prendere quelle di sua
madre ma l’illusione svanì.
Il dio
chiuse gli occhi e sospirò.
Asgärð,
palazzo Fensalir
-Vai
ancora a trovarlo nelle prigioni?-
La voce
di Thor fece voltare Frigga con aria colpevole e fece sparire l’ologramma di
Loki.
-Bentornato
a casa, figlio-
-Perché
queste visite?-
-Credo
che Asgärð sia orgogliosa di te- cambiò argomento la dea.
-Loki non
è più il ragazzo che conoscevi- riprese il discorso il biondo dio del tuono.
-E
nemmeno tu. Sei diventato coraggioso e forte come tuo padre-
-Non
rimpiangi di avergli trasmesso la tua magia?-
-No. Viveva
nell’ombra di tuo padre e ho pensato che condividere la mia magia con Loki,
avrebbe potuto aiutarlo a trovare la sua strada-
-Ammiro
il tuo ottimismo. Vorrei poterlo fare anch’io-
-Lo
perdonerai. So che stasera ci saranno i festeggiamenti per il tuo ritorno con
la midgardiana Erin...ehm Jane-
-Erin?-
-Perdonami,
mi sono confusa-
La dea
era così preoccupata per Erin che si era completamente dimenticata che Jane,
l’altra midgardiana, quella innamorata di Thor, era giunta su Asgärð da poco
con l’Æther nel corpo.
Anche lei
era in un bel pasticcio. Come si era data da fare per Erin, era suo dovere
aiutare anche Jane.
-Madre,
siete sicura di sentirvi bene?- chiese Thor, prendendola delicatamente per le
spalle.
-Ma
certo, non preoccuparti- disse disinvolta.
Il dio
dal mantello rosso lasciò cadere l’argomento. Sua madre conosceva un’altra
midgardiana? No, era impossibile. Si era solo dimenticata il nome di Jane.
Qualche
ora dopo, Frigga si presentò all’altra midgardiana.
-Jane
Foster, ti presento Frigga, Regina di Asgärð e mia madre- disse Thor
sorridente.
La
ragazza si scansò da Thor spaventata e intimorita.
Decisamente
un carattere diverso da quello di Erin.
-Salve-
la salutò con un timido inchino del capo.
-E’ un
onore conoscere la donna che ha rubato il cuore di mio figlio-
L’astrofisica
arrossì, mentre la bionda dea rompeva il protocollo reale per abbracciarla.
Asgärð,
Prigioni.
Loki era
sdraiato sulla brandina che aveva come letto. Era un prigioniero di lusso, era
l’unico ad avere la cella arredata con un arredamento essenziale.
Stava
lanciando per aria un bicchiere e lo raccoglieva con una mano per poi
rilanciarlo un’altra volta. Era un modo per restare sveglio, i suoi incubi gli
ricordavano Erin e di come potesse essere torturata e uccisa da Thanos.
Se
restava sveglio, il ricordo di quell’unica notte in cui Erin era stata sua
tornava a tormentarlo perché sapeva che c’erano buone probabilità che non
riaccadesse. L’aveva abbandonata alla sua sorte, indifesa.
Giocare
con il bicchiere, lo aiutava a riflettere. Cercava un incantesimo per aprire il
vetro della cella e fuggire.
La
trasfigurazione non funzionava, il vetro inibiva tutto.
Eppure un
modo doveva esserci.
All’improvviso
la luce nella cella calò per una frazione di secondo. Con un gesto sicuro posò
il bicchiere al tavolino accanto a sé e si mise in ascolto.
In
qualche cella, dei prigionieri si lamentavano.
“Oh,
perfetto,” pensò, “adesso cos’hanno?”
Seccato,
con un movimento fluido si alzò e andò a controllare.
Delle
guardie corsero verso l’inizio del corridoio, proprio verso la cella che era
stata riempita di prigionieri qualche ora prima.
Loki
rimase meravigliato. Quel mostro era riuscito a spezzare il vetro.
Come
aveva fatto?
Era
qualcosa che aveva a che fare con una gemma dell’infinito, ma quale? L’Æther,
ma certo! Come ne era entrato in possesso? Percepiva però un effetto simile.
Assomigliava a quel virus che una midgardiana aveva creato qualche anno prima
per Stark, Extremis doveva chiamarsi.
Era
sicuro che anche l’Æther c’entrasse qualcosa.
Se su Asgärð
c’era una seconda gemma dell’infinito, doveva averla, insieme al Tesseract.
Poteva
sfruttare quel mostro in qualche modo, però lui era ancora rinchiuso nella
cella. E non poteva manipolare nessuno.
Stava
liberando tutti i prigionieri. Sorrise sornione.
Il
prigioniero sovversivo arrivò alla sua cella per liberarlo.
Il dio
degli Inganni lo guardò con aria di sfida.
Il sovversivo
catalogò Loki come estremamente pericoloso, addirittura più di lui e Malekith
messi assieme quindi fece per andarsene, lasciandolo lì.
-Ti
conviene prendere le scale sulla sinistra- gli disse Loki.
Era
sicuro che in quel modo sarebbe arrivato dritto da Odino. Avrebbe fatto il
lavoro sporco per lui.
Qualcuno
nella confusione di essere in guerra e soprattutto che quel mostro avesse
ucciso Padre Tutto, lo avrebbe liberato e lui, avrebbe recuperato il Tesseract
per tornare da Erin. Asgärð sarebbe
bruciata grazie a questi sovversivi da sue soldi, anche se avevano l’Æther. Lui
sarebbe scappato con la sua amata in qualche regno, anche Miðgarð era papabile.
Non male come piano.
Intanto
che fuori combattevano, l’Ingannatore prese un libro e si mise a leggere vicino
al vetro della cella.
Insomma,
ci avrebbero messo un bel po’ a liberarlo, tanto valeva occupare il tempo.
Asgärð,
palazzo Fensalir
Le sirene
di allarme delle prigioni suonarono.
-Loki-
disse Thor preoccupato.
-Và, a
lei ci penso io- la rassicurò Frigga.
Il dio
corse nelle prigioni, mentre la dea portava Jane nei suoi appartamenti.
Per
strada incontrarono Odino con delle guardie che le rassicurò sul fatto che non
stesse succedendo nulla.
-E’
grazie alla mia preoccupazione che sei ancora vivo- disse la dea.
La dea continuò
per la sua strada, capendo che in realtà ci fosse qualcosa che non andasse.
Sfilò un pugnale a una guardia senza essere vista.
Adorava
gli inganni, tanto quanto Loki.
-Ora
farai tutto quello che ti dico, senza fare domande-
-Sì,
signora- rispose Jane.
Negli
alloggi privati della dea, quest’ultima rassicurò la midgardiana.
-Non
preoccuparti. Sei al sicuro-
La dea
passò una mano sull’acqua della fontana.
Sorrise
nel sentire il sospiro di sorpresa di Jane.
Vide che
gli Elfi Oscuri avevano attaccato il regno approfittando della Convergenza.
Stavano arrivando al Fensalir. Velocemente osservò le prigioni. Loki era al
sicuro. Passò poi al Valhalla ma ovviamente non vide nulla. Il buio più totale.
Sospirò seccata
e portò Jane in una stanza.
-Resta
qui e non muoverti per nessun motivo, chiaro?-
La donna
annuì spaventata.
Frigga
ruotò la mano destra di novanta gradi di scatto e una copia di Jane si palesò
nella stanza reale attraverso una nuvoletta verde.
-Tranquilla.
Farò in modo che crederanno che lei sia te- con questa rassicurazione, uscì con
l’illusione e chiuse Jane dentro.
Asgärð,
Prigioni
Un rumore
mostruoso fece tremare tutti i sotterranei. Qualcosa aveva fatto breccia,
disinnescando le difese del palazzo reale.
Loki si
era alzato, pronto all’eventuale fuga.
Thor,
Fandrall e gli altri erano pronti al secondo attacco. Nelle prigioni, infatti,
era tornata la quiete proprio grazie al loro intervento.
Il dio
del tuono camminò a passo svelto verso la cella di Loki.
-Cosa
diamine hai fatto?!- urlò entrando.
Il moro
era meravigliato, come aveva fatto ad entrare?
-Non ho
fatto nulla, fratello- si difese indietreggiando.
-Sono
fuggiti tutti a causa tua!-
-Si dà il
caso, che quel coso volesse liberarmi ma non l’ha fatto. Mi ha ritenuto più
pericoloso di lui. Se lo avessi scatenato io contro di voi, non credi che mi
avrebbe liberato? E poi i miei poteri sono inibiti qui dentro-
Un
ruggito frustrato uscì dalla gola del biondo che uscì richiudendo tutto.
-Hey!
Fammi uscire!! Thor!!- si lagnò il prigioniero.
Asgärð, palazzo Fensalir
Malekith,
il re deli Elfi Oscuri, entrò nella stanza di Frigga.
La dea
fece scudo all’illusione di Jane con il suo corpo.
-Rinuncia,
bestia- lo minacciò, brandendo il pugnale – E forse potrai ancora sopravvivere-
I due
camminavano lungo il bordo della fontana, per trovarsi uno di fronte all’altro.
-Sono
sopravvissuto a ben altro, donna-
-Chi
sei?-
-Io sono
Malekith e avrò ciò che mi appartiene-
Frigga
guardò la fontana. Il Valhalla era ancora immerso nel buio.
Non
sapeva se sarebbe sopravvissuta a quello scontro.
Voleva
solo vedere Erin viva, per Loki. Non poteva perdonarsi di aver salvato solo una
delle due midgardiane. Per lei, l’amore per Thor e Loki era lo stesso.
Senza
pensarci colpì l’Elfo al viso col pugnale e lo disarmò facilmente.
Ben
presto lo mise all’angolo con la lama alla gola.
La porta
si aprì di nuovo e Kurse, il sovversivo entrò.
L’illusione
di Jane, guidata da Frigga, era nascosta dietro a una colonna.
Kurse
afferrò la dea per la gola e la sollevò da terra.
La dea
sperò che uno dei suoi figli venisse a salvarla.
Malekith
si avvicinò a Jane intimandole di restituire l’Æther.
Quando la
toccò notò l’illusione che svaniva.
-Strega-
urlò voltandosi verso la dea.
La
Signora del Cielo sorrise, furba.
“Sono la
madre dell’Ingannatore, dopotutto” pensò.
-Dov’è l’Æther?-
-Non te
lo dirò mai!-
-Ti
credo-
Kurse
pugnalò a morte la dea. La lama la trapassò da parte a parte, lasciandola cadere
a terra esanime.
L’ultimo
pensiero della dea fu per Loki e l’ultima persona che vide fu Thor entrare
nella sala a salvarla.
-No!-
l’urlo del dio del martello risuonò forte nella stanza.
Asgärð,
palazzo Frohheimr,
sala Valhalla.
-No!-
l’urlo di Erin riecheggiò per la stanza della Sfera.
Hnoss la
prese per un braccio e Brunilde dall’altro per tenerla ferma.
-Lasciatemi!
Dobbiamo salvarla!- la giovane era in lacrime.
-E’
morta- le disse Hnoss fredda.
-No,
no…lei no!-
La neo
valchiria si inginocchiò a terra continuando a piangere disperata.
Hervör
entrò nella stanza.
-Hervör,
ti prego. Aiutala, Loki non…-
-Mi
dispiace, non possiamo fare nulla per lei-
-Salvatela
come avete fatto con me!!- la supplicò.
-Non è
possibile, mia cara- la consolò la valchiria maggiore, accucciandosi accanto a
lei per quanto l’armatura glielo permettesse.
-Loki
morirà… non può vivere senza di lei!-
-Ha te-
Erin si
alzò, infuriata.
-Io sono
rinchiusa qui! Non lo vedrò mai più. Pensate di essere furbe, ma io l’ho capito
che non vedrò mai più Loki. Voi…voi siete come Odino. Volete punirlo!-
-No, no
tesoro. Noi vogliamo aiutarvi-
-E come?-
Erin era sempre più arrabbiata –Era meglio che mi avessi lasciato su quella
scala. Qui sono inutile-
-Non è
vero. Tu puoi vegliare su Loki-
-Di
questo passo, lo vedrò morire- sentenziò dura.
Detto ciò
uscì dalla stanza.
-Ha lo
stesso temperamento dell’Ingannatore. È proprio la sua metà- mormorò Brunilde.
-Ci darà
un bel daffare- le rispose Sigrdrífa sorridendo materna verso la porta da cui
la giovane valchiria era appena uscita.
-Che farà
Loki?- chiese Hnoss.
-Nulla. È
chiuso nelle prigioni- dichiarò Hervör sospirando.
-E per
fortuna- commentò Brunilde.
-L’Ingannatore
è capace di tutto, meglio non farlo infuriare. Farò in modo che per il momento
non lo venga a sapere- disse Hervör – Vado da Erin…- concluse lasciando la
stanza. Sigrdrífa e Brunilde la seguirono silenziose.
Hnoss
rimase nella stanza pensierosa. Doveva fare qualcosa…
Spazio
autrice:
Saaaalve!
Ve lo
avevo promesso un capitolo lungo, no? :D
Povera
Frigga T.T Jane sta sempre in mezzo quella stordita che mette le mani dove non
deve e si becca l’Æther, peggio dei bambini XD
Loki che
pensava di far fuori Odino mentre invece ancora non sa che lo ha spinto da
Frigga. Erin povera cara ha assistito al tutto impotente.
Nel
prossimo capitolo Loki scoprirà tutto ciò che gli è stato nascosto finora e lo
saprà tramite una valchiria (non Erin ovviamente).
Quindi vi
lascio con un dubbio e au revoir! XD
Ringrazio
tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite, quelli che leggono
silenziosamente e le tre commentatrici dello scorso capitolo: Cho Yamamori,
Loki__Laufeyson e Arceere999.
Lalla.
Ps: Into Eternity è parte della Colonna sonora di TDW, scritta da Brian
Tyler.
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Capitolo 13 *** And The Heavens Shall Tremble ***
And the heavens shall tremble OFH
NdA: il titolo del capitolo è una canzone degli Audiomachine, "And The Heavens Shall Tremble".
Loki kvað:
Kvað ek fyr ásum,
kvað ek fyr ása sonum,
þaz mik hvatti hugr,
en fyr þér einum mun ek út ganga,
þvi at ek veit at þú vegr.
Ǫl gǫrðir þú, Ægir,
en þú aldri munt síðan sumbl of gera;
eiga þín ǫll, er hér inni er,
leiki yfir logi, ok brenni þér á baki.
Eldri Edda, Lokasenna (*)
Asgärð,
Prigioni
Dopo
quella confusione dovuta all’evasione dei prigionieri, nei sotterranei era tornata
la quiete.
Con la
coda dell’occhio, Loki notò un’armatura dorata avvicinarsi.
Si voltò
appena.
-Mio
Principe. Porto cattive notizie. La regina, vostra madre, è morta a causa degli
Elfi, per salvare la vita a Jane Foster-
Loki
annuì appena e tornò a fissare il vuoto.
Sua madre
non poteva essersene andata. Non così.
Si
ritrovava da solo, doveva fuggire.
Asgärð era
in guerra, tanto valeva approfittarne, salvare Erin e fuggire da qualsiasi
parte con lei.
Anche su Miðgarð.
Probabilmente
avevano già fatto la veglia funebre e nessuno lo aveva fatto uscire di lì per
assistervi.
Nemmeno
l’ultimo saluto.
Si pentì
amaramente per il fatto che le sue ultime parole che rivolse alla Signora del
Cielo fossero state che lei non fosse la sua vera madre.
Lo era
stata. L’unica donna ad averlo sempre amato nonostante le malefatte, gli aveva
insegnato la sua arte.
L’unica
donna che lo apprezzava per ciò che era. Come Erin.
Si alzò
in piedi e un’aura dorata lo avvolse e distrusse i mobili che arredavano la
cella.
Si
meravigliò. La sua magia aveva ripreso a funzionare. Un ghigno malefico si
dipinse sul suo volto.
Poteva
fuggire!
Una luce
bianca lo colpì in viso, all’improvviso.
Apparve
una donna, o meglio una Valchiria dall’armatura azzurra.
Hnoss.
Loki rise
irrisorio.
-Ora anche
le Valchirie vengono a trovarmi? Vattene! Torna nel tuo palazzo, non voglio
andare nel regno dei morti-
-Sono
stata mandata dalla Signora del Cielo, mio principe-
Il dio la
spinse contro il candido muro, bloccandole la gola con il suo avambraccio.
-Mentimi
e ti uccido-
La
Valchiria lo guardò truce e lo spinse via, facendolo cozzare contro il vetro
della cella.
Era pur
sempre una guerriera e il dio non le faceva paura.
La stanza
si riempì della risata malefica del dio.
-Sono
stata mandata per informarti del destino di Erin, la midgardiana-
-No…-
mormorò appena il dio, alzando lo sguardo. Impaurito.
Se una
Valchiria portava notizie di Erin, non erano buone.
-È stata
uccisa dai Chitauri-
Loki
sentì il vuoto dentro di sé e una rabbia accecante montare e ribollirgli nelle
vene.
Le
lacrime gli appannavano la vista.
Erin.
Lo
sapeva. Nel profondo del suo cuore, sapeva che era finita così.
L’avrebbe
fatta pagare a tutti.
Prima la
morte di sua Madre e poi quella di Erin.
Non
poteva sopportarlo.
-Vostra
madre, Frigga, prima che venisse uccisa dagli Elfi, aveva disposto che le fosse
fatta una veglia funebre come è consuetudine ad Asgärð - mentì la Valchiria.
Doveva
proteggere il Valhalla da Loki, non poteva permettere che sapesse di Erin.
Era
inutile che lo sapesse, tanto non avrebbe potuto rivederla e lui di lì non
sarebbe uscito mai più.
Che senso
aveva dirgli che era viva e che non poteva vederla?
-Cosa?- Il
dio la guardò incredulo avvicinandosi.
-Mio
Principe, Vostra madre ha sempre vegliato su di voi. Fin da quando siete caduto
dal Bifrost e ha, perdonate il termine, tifato per voi e la giovane
midgardiana. Quando ha saputo della sua morte, ha disposto che le Valchirie del
Valhalla si occupassero del corpo-
-Stai
mentendo- sputò Loki. C’era qualcosa che non lo convinceva in quel racconto o
forse era la semplice paura di accettare la realtà.
-No, mio
Principe. Non lo farei mai!- esclamò la giovane donna, fingendosi offesa.
-Stai
mentendo. Stai mentendo al dio degli inganni! Come osi?!- tuonò, sovrastandola
in altezza.
La
valchiria allungò una mano chiusa verso il dio.
-Sto
dicendo la verità- aprì la mano e al suo interno, Loki vide il ciondolo con la
runa Dagaz macchiato di sangue.
-No…no…no-
il dio si allontanò dalla valchiria, come se gli avesse mostrato una sostanza
letale.
-Se vi
può consolare, le sue ultime parole sono state per voi, mio Principe-
Il dio si
voltò incredulo, non sapeva se avrebbe voluto sapere.
-Cos’ha…cos’ha
detto?- cercando di ricacciare indietro le lacrime.
-Minn
konugrn, Loki-
Quella
frase gli tolse il respiro, prima di morire Erin aveva giurato fedeltà a lui
come re di Asgärð.
Prima di
morire.
La verità
lo aveva colpito come un pugno allo stomaco.
Era solo
colpa sua.
La donna
scomparve nuovamente attraverso la luce bianca.
Il dio
rimasto solo, con la sua magia fece volteggiare tutti i mobili e libri ormai
distrutti.
Si fermò
solo quando si sentì spossato.
Frustrato
diede un calcio a un pezzo di legno che era la testata del suo letto,
ferendosi.
Si
sedette contro il muro.
Erin era
morta.
Sua madre
era morta.
Non aveva
più nessuno.
Era
rimasto da solo.
Per
sempre.
Si portò
una mano al labbro e iniziò a torturarselo con l’indice e il pollice.
Aveva
messo in pericolo Erin fin dall’inizio. Doveva aspettarselo che restando con
lei in quella casa le cose sarebbero degenerate, che sarebbe morta a causa dei
Chitauri che lo inseguivano.
Aveva
fallito più di una volta per salvarla e l’aveva condannata a morte.
E poi,
sua madre.
Portò la
mano sinistra a stringersi momentaneamente l’attaccatura del naso, come a
scacciare un brutto pensiero.
Era colpa
sua se Kurse l’aveva trovata. Gliel’aveva detto lui di prendere le scale che
portavano direttamente agli alloggi reali. E poi l’aveva uccisa. La sua smania
di vendicarsi di Odino aveva causato la morte di Frigga. Le mani caddero sul
grembo in un gesto di frustrazione.
Il suo
respiro si era fatto pesante.
Alzò
leggermente le mani come se volesse evitare di chiuderle in un pugno e urlò.
Urlò con
tutto il fiato che aveva.
Urlò
tutto il suo dolore.
Urlò
tutta la sua rabbia.
L’avrebbero
pagata. Dai Chitauri agli Elfi.
Avrebbe
messo a ferro e a fuoco tutti i Nove Regni, per avere vendetta.
Avrebbe
anche distrutto anche Yggdrasil, se fosse stato necessario, ponendo fine alla
vita di tutti quanti.
Ma
l’avrebbero pagata.
Tutti.
C’era
solo un modo.
Doveva
trovare l’occasione.
E quella
occasione stava arrivando.
Poco dopo
arrivò infatti Thor.
Alla
vista del biondo dio del tuono, la cella appariva intatta. Loki era in piedi
con le braccia dietro la schiena.
-Thor,
dopo tutto questo tempo, ora vieni a farmi visita. Perché? Perché sei venuto
qui? Per compiacerti?-
-Loki,
ora basta. Niente illusioni-
L’illusione
scomparve, mostrando Loki ancora seduto a terra, il piede sanguinante e la
cella distrutta.
-Ora mi
vedi fratello-
Il dio
del tuono fece il giro della cella, osservandolo dall’altro vetro magico per
essere più vicino.
-Lei ha
sofferto?- chiese il prigioniero.
Non
voleva che anche sua madre avesse sofferto come sicuramente era successo a
Erin, prima di morire.
-Non sono
venuto per condividere il nostro dolore. Ho intenzione di offrirti qualcosa di
solennemente più sacro-
Loki lo
guardò come se ci fosse davvero un qualcosa che potesse evitargli tutto il
dolore che si portava dentro.
-Continua-
-So che
brami vendetta tanto quanto me. Se tu mi aiuterai a scappare da Asgärð,
io te la concederò. Vendetta. Dopo di che tornerai in cella-
Vendetta.
“Oh, sì,
fratellino, tu non sai cosa sarei disposto a fare per averne” pensò.
Vendetta.
Il dio
moro assaporò quella parola nella sua mente.
Voleva
Malekith morto ma soprattutto voleva Thanos e L’Altro morti, sotto le più
atroci sofferenze fisiche e psicologiche per quello che avevano fatto a lui e
soprattutto a Erin.
Lo faceva
solo per lei.
-Devi
essere davvero molto disperato se vuoi il mio aiuto- sussurrò beffardo il
fratello.
Thor gli
diede le spalle.
-Perché
pensi di poterti fidare?-
-Non mi
fido, nostra madre sì. Ma sappi che quando abbiamo combattuto in passato,
nutrivo un barlume di speranza, che mio fratello esistesse ancora-
L’Ingannatore
era sull’orlo delle lacrime. Il giovane principe che era, era stato calpestato
dalle menzogne di Odino e torturato dai Chitauri. Erin era riuscita a
riportarlo in vita e dare una speranza a quel giovane ragazzo impulsivo ma
nuovamente i Chitauri avevano fatto in modo che il giovane ingannatore
diventasse sempre più cinico e perfido, strappandogli Erin. Quel vecchio Loki
non poteva tornare indietro. Lo avrebbe voluto, Thor poteva farlo a rinascere
ma anche lui in qualche modo era colpevole di tutte quelle menzogne, di avergli
messo il bastone fra le ruote per salvare la persona che amava.
Quel
Loki, non sarebbe mai più tornato. Si era trasformato nel mostro qual era.
-Quella
speranza è svanita. Tu tradiscimi e io ti ucciderò- concluse Thor, distraendo
il moro dai suoi pensieri.
Questa
era l’occasione che stava aspettando.
Ridacchiò
e poi disse:-Quando cominciamo?-
(*) Disse Loki:
Ho parlato con gli Asi,
ho parlato con i figli degli Asi,
gli ho detto quel che pensavo,
solo dinanzi a te [Thor] fuggo,
poiché so che potresti farmi del male.
Tu hai preparato la birra, Ægir,
ma d’ora in poi non darai più una festa;
sia maledetto chiunque sia qua dentro,
possa il fuoco avvolgervi e bruciarvi tutti.
Edda Antica, Le Offese di Loki.
Spazio
autrice:
Buondì!!
Loki
finalmente è al corrente di ciò che succede fuori dai sotterranei. Ha saputo di
Frigga, per la quale Thor gli ha promesso vendetta e momentanea libertà. Ha saputo
parte della verità sulla sorte di Erin, ora vendicarsi è l’unica cosa che
vuole. Simpatica però Hnoss, eh? Però il suo ragionamento non è poi così
sbagliato… Ma Erin non la pensa allo stesso modo e non sa cosa sta per fare Loki...
Sto riflettendo
di prolungare davvero la storia di qualche capitolo. Il prossimo devo ancora
finirlo di scriverlo ma esami imminenti mi stanno togliendo tempo alla
scrittura, in qualche modo farò, mal che vada pubblicherò sabato invece che mercoledì
;)
Ringrazio
tutti i lettori dello scorso capitolo, chi ha aggiunto la storia tra le
preferite (mi fa un enorme piacere che aumentate di settimana in settimana!!) e
per ultimo le mie fide commentatrici: Loki__Laufeyson e Cho Yamamori.
Alla
prossima ;)
Lalla.
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Capitolo 14 *** An Unlikely Alliance ***
An unlikely alliance OFH
Asgärð,
palazzo Válaskjálf
L’ingannatore
finalmente era libero.
-Non è da
te, fratello- disse camminando accanto a lui nel lungo corridoio che portava
alla sala del trono.
Gli era
stato detto solo che Jane aveva con sé l’Æther e che doveva fuggire da Asgärð
senza esser vista da Padre Tutto, l’inganno sarebbe riuscito grazie all’appoggio
del dio-guardiano Heimdall, Lady Sif e i due guerrieri Volstagg e Fandrall.
-Un’azione
clandestina. Sei sicuro che non vuoi usare i pugni per farti strada?- Loki era
eccitato, suo fratello aveva messo su un inganno perfetto. Sì, doveva
ammetterlo, era orgoglioso di Thor.
-Se
continui a parlare potrei farlo-
-Bene
come desideri, non ci sono neanche-
Con
un’illusione si trasformò in una delle guardie del palazzo.
-Così va
meglio?-
Thor si
voltò a guardarlo –Almeno la compagnia è migliore-
-Però
potremmo essere meno vistosi-
Con
un’altra illusione lui tornò nelle sue
vesti e trasformò Thor in Lady Sif, lui nemmeno si era accorto del cambiamento.
-Mmmh,
fratello, sei incantevole-
Thor si
osservò e con tono seccato disse: - Non farà meno male quando ti ucciderò con
queste sembianze-
-Molto
bene. Probabilmente prediligi uno dei tuoi nuovi compagni visto che li
preferisci-
Una terza
illusione portò Thor nei suoi panni e Loki in quelli di Capitan America.
-Uh così
va molto meglio! Il costume è un po’ eccessivo, è aderentissimo. Ma che
sicurezza, sento l’integrità morale montarmi dentro. Hey vuoi intraprendere
un’avvincente discussione sulla verità, l’onore, il patriottismo? Dio benedica
l’Am…-
L’Ingannatore
non finì la frase che il biondo fratello lo spinse contro una colonna
tappandogli la bocca con una mano, facendo svanire l’illusione.
Loki si
liberò dalla presa facilmente, voltando il viso da un lato.
-Che
c’è?- sussurrò seccato e seguì lo sguardo del fratello alla loro sinistra.
Due
guardie passavano poco lontano dando loro le spalle.
-Potresti
per lo meno fornirmi un’arma- si lamentò il moro – Il mio pugnale,
qualcosa…-suggerì.
Thor
sempre più seccato di averlo tra le scatole, tirò fuori qualcosa che passò sui
polsi del fratello.
-Finalmente,
un briciolo di buon sens…- Loki tirò su le mani strette a pugno davanti al suo
viso. Erano ammanettate.
-Non ti
piacevano i trucchetti?- gongolò Thor, felice di averlo zittito per la pace
delle sue orecchie.
Poco dopo
vennero raggiunti da Lady Sif e la famosa Jane Foster.
-Tu sei…?-
chiese a passo svelto la scienziata.
-Io sono
Loki e tu sei…- non finì la frase perché l’astrofisica gli tirò una sberla in
pieno viso.
Tutti
sbarrarono gli occhi sorpresi.
-Questo
era per New York-
L’aveva
sottovalutata.
La guardò
divertito. Per New York? Dovette trattenersi da non scoppiare a ridere.
Cos’è
faceva l’offesa per una stupida città midgardiana? C’erano voluti sei supereroi
per fermarlo. Sei.
Erin era
l’unica in diritto di tirargli uno schiaffo per non averla salvata.
-Mi piace
lei- sghignazzò.
Le
guardie di Odino arrivarono subito.
Thor
portò via Jane, Loki stava per seguirli ma Sif gli puntò la lama della sua
lancia alla gola.
-Tu
tradiscilo e io ti uccido-
Il dio
ridacchiò.
-Anche
per me, è un piacere rivederti- detto questo la donna tolse la lama e Loki se
ne andò.
Raggiunsero
la sala del trono dove una nave elfica era parcheggiata nel mezzo del
salone.
-Ti
lascerò tutto il tempo necessario- disse Volstagg a Thor
Il dio e
Jane si diressero alla nave annuendo per ringraziarlo. Quando fu il turno di
Loki per passare, Volstagg lo fermò.
-Tu prova
soltanto a pensare di tradirlo…-
-Mi
ucciderai? Pare che dovrai metterti in fila…-commentò sarcastico e superandolo.
Una volta
che i tre furono nella navicella elfica Thor si mise al comando.
O meglio
tentò di farla funzionare premendo tasti a caso.
-Avevi
detto che lo sapevi far volare- constatò Loki alle sue spalle.
-Ho detto
che non sarebbe stato difficile-
-Bè
qualunque cosa tu stia facendo, ti conviene sbrigarti- ordinò impertinente.
-Stai
zitto, Loki- replicò il fratello irritato.
-Ti
sfugge qualcosa- continuò l’Ingannatore petulante.
Già, l’enorme
tasto rosso per avviarla. E sì che era grande. Che fosse daltonico?
-No, per
niente ho premuto tutti i bottoni che ci sono-
-Non
colpirli, premi delicatamente-
Thor si
mise a picchiare le mani aperte sui tasti a casaccio, come un bambino
dispettoso.
“Ora lo
becca” pensò Loki.
-Non li
sto colpendo ma non funziona!-
Ed ecco
che la graziosa manona divina colpì il tasto rosso, per la salute dell’ulcera
che stava venendo a Loki.
Il dio
dal mantello verde sospirò. Suo fratello era proprio uno stolto delle volte.
Come poteva fare il re?!
Asgärð,
Valhalla, sala della Sfera
-Hervör!-
Brunilde si avvicinò alla sua consorella preoccupata, seguita da tutte le altre
–Che succede?-
-Thor ha
fatto evadere Loki- rispose accennando con la testa alla visione sulla Sfera.
-Non ci
voleva-
-È per
via dell’altra midgardiana-
Erin si
era avvicinata alla Sfera silenziosamente.
Finalmente,
poteva vederlo mentre si dirigeva alla sala del trono. Era cambiato rispetto a
come lo ricordava: i capelli erano molto più lunghi, il viso aveva tratti più
duri dimostrava di aver perso peso nell’ultimo periodo, retaggio forse della
prigionia, nonostante questo sembrava sano ma l’espressione era decisa.
I suoi
occhi non mostravano più la speranza di rinascita che Erin aveva imparato ad
amare. Rivide un po’ di quell’odio che vide la prima volta che i loro sguardi
si incrociarono ma vi lesse dell’altro, che la spaventò e la preoccupò allo
stesso tempo: vendetta. Alzò una mano per appoggiarla sulla sfera, sul riflesso
del viso del dio dal mantello verde. Era talmente rapita dalla sua visione che
non si accorse che la Sfera aveva un guscio in cristallo dentro al quale tutta
la magia di Asgärð si racchiudeva e non sentì nemmeno il freddo del cristallo
invaderla.
Era
felice che fosse libero, poteva sempre andarlo a trovare se le avessero
concesso l’armatura per scendere ad Asgärð. Effettivamente il Valhalla con
tutte quelle restrizioni iniziava ad andarle stretto.
La sua
gioia terminò quando le altre otto valchirie si voltarono improvvisamente verso
di lei, guardandola con sospetto.
-Cosa
c’è?- chiese titubante.
-Tu!-
Hnoss si avvicinò a grandi falcate, afferrandola per un braccio.
-Hnoss!-
tuonò Hervör, guardandola torva.
-Ci
metterà in pericolo-
-Non sono
diretti qui-
-Sì ma
Loki può scappare-
-Credo
che Thor sappia badare al fratello-
Hnoss ci
pensò su. In effetti aveva detto all’Ingannatore che Erin era morta, solo che
le altre consorelle non lo sapevano. E temeva che l’Ingannatore potesse
scoprire che la sua era stata una menzogna. Represse il brivido di paura che
non le era concesso di provare.
-Però non
sappiamo le intenzioni dell’ingannatore ed Erin non ha ancora la sua armatura.
Dovremmo proteggere lei- s’intromise Hlaðguðr.
Hervör
sospirò pesantemente. Le sembrava ridicolo proteggere la compagna
dell’Ingannatore dal dio stesso.
-E va
bene. Portate Erin nella sua stanza, tenetela d’occhio finché Loki non
ritornerà in cella-
-Cosa?
No!- protestò Erin cercando di svincolarsi dalla presa di Hnoss.
La
stretta della Valchiria dall’armatura azzurra si fece più salda.
Il lupo
di Erin ringhiò contro Hnoss, la donna non lo calcolò nemmeno e l’animale a
quel punto abbaiò. Finalmente lasciò la presa e spinse la giovane valchiria
verso la sua stanza.
-Mandate
più Einherjar, serviranno a Odino- ordinò Hervör.
A Erin la
situazione non piaceva per niente, iniziò a meditare un modo per scappare di
lì.
Asgärð,
navicella elfica
Finalmente
riuscirono a decollare, abbattendo altre colonne della sala del trono.
-Hai
mancato una colonna- commentò sarcastico Loki.
-Stai
zitto!-
Riuscirono
ad uscire da palazzo, abbastanza agilmente per la guida poco pratica di Thor.
-Posso
avere io il comando? È chiaro che sono più bravo di te-
-Sei
sicuro? Bé chi tra noi due sa veramente volare?- ridacchiò Thor, anche l’altro
sorrise divertito.
In quel
momento entrambi percepirono che in quel momento erano tornati fratelli.
Potevano
esserlo nuovamente davvero?
L’attenzione
del dio moro venne attratta dalla mortale che si accasciava a terra.
Senza
scomporsi troppo, si allungò con la testa per guardarla
-Oh
cielo, è morta?- commentò sarcastico.
-Jane!- esclamò
Thor preoccupato, notando la sua amata a terra.
-Sto
bene- mormorò lei.
“E mica
tanto” pensò il moro.
Intanto i
sistemi di difesa del regno iniziarono a bersagliarli. La navicella distrusse
la cima di una torre.
Loki fece
per aprire bocca ma venne zittito dal fratello: - non una parola-
Le navi
di difesa al palazzo reale iniziarono a inseguirli
-Ora ci
inseguono-
Presero
poi a sparare cercando di abbattere la nave dei fuggitivi.
-Ora ci
sparano-
-Sì
grazie per la cronaca Loki, distrai abbastanza-
La
navicella uscì dal perimetro del palazzo reale decapitando una statua.
-Complimenti
hai appena decapitato tuo nonno!- fu l’ennesimo commento sarcastico del dio
moro.
Presto si
ritrovarono sul mare, affiancando l’acquedotto e finalmente al riparo dei colpi
delle navi asgardiane.
-Sai è
meraviglioso, è un’idea veramente eccezionale. Rubiamo la più grande
nave elfica dell’universo e ci diamo anche alla fuga! Passiamo sulla città,
fracassiamo ogni cosa in modo che tutti possano vederci! È geniale, Thor,
davvero geniale!!- esplose l’Ingannatore lagnandosi come non mai. Più che altro
preoccupandosi di ritornare in cella subito e addio vendetta.
Il biondo
dio dal mantello rosso si voltò e un secondo dopo spinse il fratello giù dalla
navicella.
Poi saltò
giù, non prima di aver preso Jane fra le sue braccia.
Loki
atterrò su un’altra nave, questa volta asgardiana, la quale ricordava le navi
fenicie dei midgardiani.
Fandrall
ridacchiò: -Sai il tempo trascorso in cella deve averti reso meno aggraziato,
Loki-
Il dio si
alzò a fatica, avendo ancora le manette ai polsi e notò che il piano di Thor
stava funzionando. Le navi di difesa stavano ancora inseguendo quella elfica.
-Mi hai
mentito…Sono sorpreso-
-Mi fa
molto piacere. Ora mantieni la promessa: portaci al tuo sentiero segreto-
Loki si
mise al comando, finalmente assaporava un po’ di autonomia in questo piano che
sembrava far acqua da tutte le parti ma che lentamente si stava rivelando esser
ben elaborato.
Sapeva
della Convergenza quindi uscire dal regno sarebbe stato molto facile.
Nel
frattempo però, un’altra nave di difesa ad Asgärð li stava inseguendo, Loki si
posizionò sopra di essa e Fandrall scese per prendere possesso di essa saltando di
sotto.
Il
viaggio delle due divinità e della mortale proseguì finché Loki non puntò a una
montagna.
-Loki…-lo
richiamò il fratello seriamente preoccupato di finire spiaccicato contro la
parete rocciosa.
-Se fosse
facile, lo farebbero tutti-
-Sei
impazzito?- chiese l’altro voltandosi.
-Bè è
possibile- D’altronde poteva trovare un altro varco di convergenza un po’ più
pratico, ma il tempo non era sufficiente per una caccia al tesoro.
La nave
s’infilò in un corridoio roccioso molto stretto interno al monte, che le fece
perdere le ali e prima di uscire dall’altro lato, la nave venne risucchiata dal
varco.
La nave
strisciò sul suolo nero del Regno distrutto degli Elfi. L’atmosfera era di un
sinistro verde.
Un’eclissi
perenne la provocava.
-Ta-Dan!-
esultò l’Ingannatore.
Svartalfheim
Continuarono
a sorvolare le rovine.
Il moro
osservava Thor prendersi cura di Jane. Un senso di rimpianto lo assalì.
Con Erin
non l’aveva mai fatto. Era stata lei a prendersi cura di lui e lui l’aveva
lasciata morire.
Thor pur
di salvarla dall’Æther, aveva convinto i guerrieri più forti del regno e lo
stesso Heimdall a commettere alto tradimento nei confronti di Odino e del
regno.
Lui cosa
aveva fatto?
Aveva
cercato invano di conquistare un regno, fallendo miseramente.
-Pensa a
cosa potrei fare con quello che le scorre nelle vene- disse. Pensando che se
avesse avuto Tesseract e Æther insieme, a quest’ora Erin sarebbe viva.
-Di
sicuro ti consumerebbe- gli rispose il dio col martello avvicinandosi.
-Se la
sta cavando bene, per ora-
-Lei ha
risorse che tu non conoscerai mai-
Le
midgardiane sono donne forti, questo doveva ammetterlo.
-Dille
addio- non era sicuro che sarebbe sopravvissuta a quella forza che la
possedeva.
-Non
oggi-
-Oggi,
domani. Cento anni, non sono niente- disse alzandosi – Un battito del cuore.
Non sarai mai pronto. L’unica donna di cui ti sarà caro l’amore, ti sarà
portata via…- così come Erin era stata portata via a lui.
-E così
ti darà soddisfazione?- ringhiò Thor, pensando che il fratello traesse piacere
dalle sventure altrui. Ma non poteva nemmeno immaginare che Loki ci fosse
appena passato.
-La
soddisfazione non è nella mia natura- rispose tagliente.
-E né
nella mia-
-Il
figlio di Odino…-
-No, non
sono solo il figlio di Odino. Pensi che solo tu sia stato amato da nostra
madre? Tu hai avuto la sua magia e io la sua fiducia- lo accusò.
-Fiducia?
Era questa la sua ultima espressione?- lo attaccò l’altro –Fiducia? Quando
l’hai lasciata morire?!- ringhiò.
-Tu di
che aiuto sei stato in quella cella?- urlò Thor.
-Chi mi
ha incarcerato? Chi mi ha incarcerato?!- sbraitò Loki sfogando tutta la sua
rabbia verso il fratello.
-Lo sai
benissimo!- replicò spingendolo contro la postazione di controllo,
sovrastandolo – Lo sai benissimo chi!- fece per colpirlo in viso ma si fermò.
-Lei non
vorrebbe vederci litigare-
-Comunque
non ne rimarrebbe scioccata- sorrise il moro appena finì di parlare. Lo stesso
fece Thor. Non era la prima volta che litigavano e si azzuffavano. Erano
fratelli ed era normale.
-Io
vorrei potermi fidare di te- concluse dandogli le spalle.
Il moro
rimase pietrificato.
Si rese
conto per la prima volta che nello sguardo di Thor non c’era odio. Non c’era
mai stato.
Aveva
sempre agito per proteggerlo, anche a New York: aveva radunato un sacco di
soggetti strani per fermare la sua apparente pazzia. E perché lo aveva fatto?
Perché gli voleva bene e gliene aveva sempre voluto.
Rimase
spiazzato da questa rivelazione.
Se
l’avesse notato prima, a quest’ora non si sarebbero trovati in quella
situazione e magari sia sua madre che Erin sarebbero ancora vive.
Aveva
sbagliato e ora ne pagava le conseguenze.
C’era
ancora la rabbia che provava per non aver salvato le due donne e quella doveva
sfogarla. E qui, poteva ancora rimediare.
-Fidati
della mia rabbia-
Asgärð,
Valhalla, stanza di Erin.
Erin era
seduta sul bordo del letto, le mani a stringere il bordo del materasso.
Doveva
fuggire ma se lo avesse fatto ora, dove sarebbe andata? Loki non era nemmeno
più lì.
Si
sentiva soffocare senza poter muoversi liberamente come le altre.
Hnoss era
la causa di tutto. Appena si era risvegliata l’aveva odiata fin da subito. Non
aveva chiesto di diventare valchiria né tanto meno era stata salvata per
capriccio di chissà chi.
Percepiva
che aveva timore di Loki e di conseguenza subiva le sue paure.
Il
bussare alla porta la spaventò.
-Non ho
fame, Hnoss- affermò la ragazza dagli occhi blu.
-Sono io-
la voce di Hervör arrivò materna.
La neo
valchiria si alzò per aprire.
Con un
sorriso complice la valchiria maggiore le disse: - È ora-
Erin
venne guidata in gran segreto nei sotterranei del Valhalla, non credeva nemmeno
che esistessero.
Sentiva
un suono metallico in lontananza come se qualcuno stesse forgiando del ferro.
Le venne
in mente il dio Efesto ma erano decisamente in mezzo a un altro tipo di dei.
Hervör
spalancò una porta e in mezzo a una stanza buia si erigeva in tutta la sua
maestosità l’armatura di Erin. Era illuminata da un fascio di luce che
proveniva da una piccola finestrella dall’alto della stanza.
Era
magnifica. Risplendeva di luce propria. Non aveva un elmo ma era dotata di
corsetto, protezioni alle braccia e gambe. Di fianco stava una lancia dorata,
la punta era tridimensionale, una piccola sfera bianca al suo interno.
Erin non
lo sapeva ma quello era l’antico scettro di Loki. Hervör l’aveva recuperato
dalla sala delle armi, sottraendolo alla vista di Odino.
La ragazza
si avvicinò alla sua armatura.
-Posso
indossarla?- domandò speranzosa.
-Certo.
credo che tu ora sia pronta. Non voglio che il Valhalla sia un carcere per te.
Bada bene a non fare pasticci-
-Oh, no!
La userò con cura. Il colore è meraviglioso- affermò.
-Sapevo
che avresti apprezzato-
Erin passò
una mano sul corsetto dell’armatura verde smeraldo.
Verde.
Il colore
del legittimo re di Asgärð.
Spazio autrice:
Ciao a tutti!!
Vi chiedo davvero scusa per
questo enorme ritardo ma in due settimane ho avuto tre esami all'uni,
più svariati compleanni (compreso il mio), quindi tempo
pochissimo e in più, dato che il capitolo non era scritto la
musa ha pensato bene di fare le valige. _ _|| come capitolo è
stato un parto :D
Loki sta andando verso la via della redenzione, nel prossimo, nello
scontro diretto con Malekith capirà che la vendetta non serve a
nulla (ah ma davvero? Loki? Sei sicuro? :D) Le scene con Thor le ho
alleggerite un po' perché sennò diventava davvero
pesante... so many feels!!
Erin finalmente ottiene la sua armatura verde Loki :3 Hnoss non
sarà molto felice quando la vedrà ma verrà messa
al suo posto presto ;)
Ringrazio tutti coloro che si sono aggiunti alla lettura di
questa storia e chi l'ha voluta aggiungere alle seguite!! Grazie!!!!!
Grazie anche a Loki__Laufeyson e ZephiliaMalfoy99 per aver recensito lo scorso
capitolo e la mia cara Hermes che ha recensito un po' di capitoli
vecchi :)
Ve lo dico, il prossimo capitolo arriverà lunedì prossimo
gli altri non si sa bene se riuscirò a scriverli subito! ^^'
quindi se non vedete aggiornamenti sappiate che non avrò avuto
tempo, ma io vi penso sempre!!!
Un bacio e buona settimana a tutti!!
Lalla.
|
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Capitolo 15 *** Eternal Flame ***
Eternal Flame OFH
NdA:
Si consiglia di ascoltare "Eterrnal Flame" degli audiomachine,
perché è epica, come spero il capitolo:
http://www.youtube.com/watch?v=02YcdYnStQQ
Svartalfheim
Dopo che
Jane si fu risvegliata, gli déi scesero dalla nave che li aveva condotti lì
insieme alla donna. Malekith e i suoi Elfi Oscuri erano appena giunti su Svartalfheim.
I due
fratelli avevano un piano per costringere il re degli Elfi a liberare Jane
dall’Æther e poi ucciderlo. Lo avevano progettato mentre Jane dormiva. Non
doveva sapere in cosa consisteva, avrebbe potuto rovinare tutto.
Si
acquattarono tutti e tre su una rupe, attendendo che Malekith e Kurse facessero
la loro comparsa.
-Sei
pronta?- chiese Thor all’astrofisica appena videro il nemico avvicinarsi.
-Lo sono-
rispose Loki al posto dell’astrofisica.
I due si
alzarono in piedi per farsi notare.
-Lo sai
che l’Æther ci condurrà alla morte?- domandò retorico l’Ingannatore.
-Sì è
possibile-
Loki
mostrò a Thor i polsi ammanettati con l’intento di farsi liberare.
-Ancora
non ti fidi di me, fratello?-
Il dio
dal mantello rosso lo guardò dubbioso.
-Tu lo
faresti?- chiese per poi liberarlo.
-No, non
mi fiderei- mormorò il moro estraendo un pugnale e ferendo il fratello,
buttandolo giù dalla rupe.
-No!
Thor!- Jane ora era spaventata: non solo era in balia dell’Æther ma persino di
Loki.
Il dio
dal mantello verde saltò giù per raggiungere il fratello; Malekith, che
osservava la scena da lontano, si avvicinò cercando di capire cosa stesse
accadendo tra le due divinità. Anche Jane si mise all’inseguimento di Loki.
-Pensi
davvero che m’importasse di Frigga?- esclamò Loki avvicinandosi al fratello a
grandi falcate –O di tutti voi?- con un calcio sul viso, fece rivoltare il
fratello.
Loki si
meravigliò. Non era così che sperava di sentirsi vendicandosi di lui. Anche se
era un’illusione, si rese conto che le parole di Erin erano vere.
-L’unica
cosa che volevo era te e Odino morti ai miei piedi- In realtà in quelle poche
ore si rese conto che non aveva mai voluto Thor morto. Non poteva.
Il biondo
intanto cercò di recuperare il Mjölnir ma appena prima che arrivasse il moro lo
afferrò per l’avambraccio e gli tagliò la mano.
Thor urlò
di dolore per mascherare l’illusione.
Loki
afferrò Jane per la vita.
-Malekith!
Io sono Loki da Jötunheim e ti porto un dono- lanciò malamente la donna ai
piedi dell’Elfo –Desidero una sola cosa in cambio: un comodo posto per
osservare Asgärð che brucia-
Kurse
parlò in elfico e Malekith si mosse per osservare più da vicino Thor.
-Guardami-
disse l’elfo facendo voltare il dio col martello. Alzò una mano e il corpo di
Jane si sollevò da terra. L’Æther confluì nell’atmosfera appena sopra le loro
teste, fuori dal corpo della donna che poi cadde a terra finalmente salva.
Appena
prima che il flusso rubino entrasse in Malekith, Thor ordinò a Loki di agire.
L’Ingannatore
mosse la mano destra rapidamente, facendo sparire l’illusione e quindi ridando
la mano al fratello che riprese prontamente il Mjölnir.
Un
fulmine richiamato dal dio colpì la nuvola rossa per distruggerla,
l’Ingannatore non ci pensò due volte a fare scudo a Jane col proprio corpo.
Come
tante schegge di rubino, l’Æther si risollevò da terra per ricomporsi
all’interno di Malekith.
Malekith
e Kurse se ne andarono, Thor fronteggiò gli elfi ma Kurse afferrò una strana pietra
incandescente che una volta esplosa in volo aprì un buco nero che li avrebbe
risucchiati.
Loki,
vedendo il pericolo, spinse via Jane dalla traiettoria della voragine,
salvandola da una morte certa. Una sorta di redenzione per non aver salvato
Erin dalla morte ma lui stesso venne risucchiato. La paura era dipinta sul viso
dell’Ingannatore, doveva finire così la sua vita? Aveva già fatto tanto per il
fratello.
All’improvvisò
qualcosa di pesante lo placcò, riportandolo a terra: Thor.
Il dio
dal mantello rosso ingaggiò una lotta con Kurse, mentre Malekith fuggiva e Loki
combatteva gli altri elfi.
Kurse
scaraventò il Mjölnir lontano dal dio e cominciò a colpirlo non curante che
l’Ingannatore lo avesse visto.
Loki
prese una lancia e si avvicinò al mostro a grandi falcate.
Appena alle
sue spalle, Loki infilzò Kurse con la lancia, trapassandolo da parte a parte,
salvando la vita al fratello.
Thor era
sorpreso a terra, non si sarebbe mai aspettato un gesto simile e in quel
momento lo vide.
Vide di
nuovo il giovane principe asgardiano forte e ribelle, nell’animo di un dio che
aveva perso tutto ma che voleva redimersi.
Kurse si
voltò e abbracciò Loki infilzandolo a sua volta. L’Ingannatore non oppose
resistenza.
-Noooo!-
fu l’urlo disperato di Thor.
Loki
venne buttato a terra.
-Ci
vediamo all’inferno, mostro- ringhiò l’Ingannatore a Kurse che notò di avere
attiva una pietra che creava l’autodistruzione e le voragini nel cielo. Infatti
poco dopo la pietra esplose risucchiando e distruggendo Kurse in una voragine.
Il dio
col martello si avvicinò al fratello ferito e lo prese fra le sue braccia.
Il moro
respirava a fatica.
-No, no,
no-
Loki non
aveva paura, anzi, era felice. Tra poco avrebbe rivisto Erin e sarebbero potuti
restare insieme per sempre.
Non gli
importava nemmeno di non essersi vendicato di Thanos e de L’Altro, Malekith lo
lasciava a Thor. La vendetta non gli importava più.
Ovunque
la sua anima fosse finita, si sarebbe ricongiunta con quella di Erin.
Era
questo quello che voleva.
-Sei un
folle, non mi hai ascoltato- lo rimproverò il biondo con le lacrime agli occhi.
-Lo so,
lo so sono un folle. Sono un folle!-
-Guardami,
Loki-
-Mi
dispiace, mi dispiace- mormorò sincero. Voleva il perdono del fratello, se
fosse stato meno orgoglioso e lucido si sarebbe fatto aiutare da New York.
-Shhh. Va
bene, va bene dirò a nostro padre cosa hai fatto qui oggi- gli disse sapendo
quanto tenesse all’approvazione di Odino.
-Io non
l’ho fatto per lui-
Quelle
parole spiazzarono il dio del tuono
Thor in
quel momento vide negli occhi del fratello ciò che non aveva mai visto prima:
amore.
Ma se non
l’aveva fatto per Odino, non l’aveva fatto nemmeno per lui o per la loro madre,
allora per chi?
All’improvviso
per la bionda divinità tutti i pezzi del puzzle tornarono al loro posto: il
Tesseract, New York, l’entusiasmo di avere vendetta, tutto aveva un filo
conduttore.
Era per
forza così, c’era davvero un motivo per il quale Loki aveva agito in quel modo.
Sua madre
aveva fatto un nome.
-Erin-
disse Thor ad alta voce, una volta trovato il sottile filo rosso che univa le
azioni del fratello –L’hai fatto per lei?-
Loki lo
guardò sorpreso, come lo sapeva? Ma poco importava, era troppo tardi.
Sentì le
palpebre pesanti e le chiuse per sempre.
-Noooo!!!-
Thor
cercò di scuoterlo, invano.
Il dio
degli inganni era morto.
Asgärð,
sala della Sfera.
Erin
entrò nella stanza proprio nel momento in cui Loki veniva infilzato dalla
lancia conficcata in Kurse.
Osservò
tutta la scena successiva in silenzio.
Non
poteva crederci, non stava succedendo sul serio.
Loki non
poteva morire, non così, non davanti ai suoi occhi.
Vide Loki
diventare bianco, le vene divennero nere come se si stesse per sgretolare come argilla
al sole.
Le
lacrime sincere di Thor rendevano la scena reale.
E poi
quelle parole: Non l’ho fatto per lui.
L’aveva
fatto per Thor, per Frigga, per Jane ma soprattutto l’aveva fatto per lei.
Glielo
aveva promesso sul pianeta dei Chitauri che avrebbe recuperato il Tesseract
solo per lei.
Per
salvarla.
Lei e lei
soltanto.
Ora lei
era salva nel Valhalla, nessuno poteva farle del male e lui…bè lui ora poteva
finalmente trovare la pace.
Quella pace
che nemmeno il suo amore aveva potuto donargli.
Il dio
chiuse gli occhi. Per sempre.
Un rumore
sordo e metallico fece voltare le otto valchirie, le quali notarono che Erin
stava piangendo silenziosamente in ginocchio.
Era
maestosa con quell’armatura verde, un lunga treccia le ricadeva dalla spalla
sinistra nella mano destra lo scettro di Loki.
Hnoss
storse il naso ma sapeva che non poteva essere altrimenti. Era l’unica
sollevata dalla dipartita del dio.
Hervör si
avvicinò.
-Bambina
mia-e l’abbracciò.
Erin si
irrigidì alla vista di Thor che abbandonava il fratello su Svartalfheim.
-Lo sta
abbandonando?!- mormorò incredula.
-Deve
salvare la Terra-
-Lo sta
abbandonando- stavolta era una secca affermazione.
-Ora
manderemo qualcuno a recuperarlo-
-Andrò
io. Voglio essere io a occuparmi del corpo. Mi sono già presa cura di lui una
volta-
-È troppo
pericoloso-
-Non m’importa-
affermò dura rialzandosi e liberandosi dall’abbraccio di Hervör.
-Ma?-
-È il
minimo che possa fare per il re-
-Erin ma
cosa stai dicendo? Odino è il nostro re- le ricordò Hervör.
-Non il
mio. Loki è…era il mio re-
Detto questo
uscì dalla sala pronta a inviare su Svartalfheim degli Einherjar a recuperare l’Ingannatore.
Hnoss si
avvicinò a una Hervör incredula.
-Abbiamo
un’altra sovversiva in casa. Che vi avevo detto?-
-Taci –
le disse Brunilde alle sue spalle – È solo sconvolta. L’ha visto morire, cerca
di capire-
-No, non
voglio capire- replicò caustica l’altra voltandosi – Se mi aveste dato retta a
quest’ora lei sarebbe bruciata su una pira e la sua anima sarebbe finita nel
regno dei morti e ora farebbe compagnia all’Ingannatore. Invece no, dobbiamo
tenere una ribelle nel Valhalla. Chissà cosa le avrà inculcato Loki in quella
testa dura-
-Ora
basta Hnoss – disse Hervör – Smettila di avercela così tanto con Erin. La tua è
solo invidia per esser stata respinta secoli fa da Loki. Era Erin quella
destinata non tu-
Hnoss tacque
punta nel vivo. Prima di diventare valchiria, Hnoss voleva il giovane principe
come sposo ma lui rifiutò, non aveva nessuna intenzione di prender moglie. Tanto
meno con Hnoss.
L’unica
cosa che poté fare Odino fu quella di ammetterla al Valhalla per vegliare per
sempre su di lui.
Con Erin
le cose si erano complicate, una gelosia accecante l’aveva portata a dividere
la coppia.
Svartalfheim
Loki
riaprì gli occhi.
Si accorse
di esser rimasto solo.
La ferita
non c’era più, l’illusione che lo aveva salvato all’ultimo da una morte certa
era svanita non appena perse i sensi fra le braccia di Thor.
Voleva riabbracciare
lo spirito di Erin ma l’istinto di sopravvivenza prese il sopravvento.
Era stato
sincero nei confronti del fratello, voleva il suo perdono e lo aveva ottenuto.
Purtroppo
però non poteva lasciare che Odino, Thanos e L’Altro restassero impuniti.
Ora che
suo fratello era impegnato con Malekith e Asgärð cercava un modo per
risollevarsi dall’attacco elfico, Odino era molto vulnerabile.
Era giunto
il momento di tornare sul trono.
Stava per
rialzarsi quando sentì degli Einherjar avvicinarsi.
Ottimo,
dal Valhalla si erano accorti della sua dipartita…
-Eccolo,
forza voi due, portatelo sulla nave. E fate attenzione a come lo prendete, Erin
è piuttosto sconvolta trattiamolo con riguardo…- fu la voce di uno degli Einherjar
che giunse alle orecchie del moro.
Loki ascoltò
attentamente ma a sentire il nome della sua amata si mise sull’attenti.
Era ancora
viva? Eppure lui le valchirie le conosceva bene, erano otto e tra di loro
nessuna si chiamava Erin.
Ripensò al
discorso di Hnoss che non l’aveva mai convinto. Gli aveva mentito!
Avrebbe mai
finito di tormentarlo? Stavolta l’avrebbe pagata.
E il nome
della valchiria dall’armatura azzurra finì nella lista di persone di cui Loki aveva
intenzione di vendicarsi.
Quando uno
delle due guardie si avvicinò e lo vide bello sveglio Loki sussurrò: -
Perdonami- e rapidamente con un’illusione si scambiarono i corpi.
La guardia-Loki
sorrise soddisfatta, ora Odino aveva le ore contate.
Spazio autrice:
*Lalla fa
finta di dirigere l’orchestra che suona Eternal Flame degli audiomachine*
Scusate ma questa canzone è epica :D (è anche il caldo che mi fa dare di matto!
:P )
Questa scena
è straziante T.T Io al cinema già sapevo perché me la sono bruciata su Tumblr
curiosando fra i blog dedicati alla Marvel, ggggrrrrr!!!! :@
Bene,
bene e ancora bene! Loki fa finta di esser schiattato, ora è Erin che pensa che
sia morto (eccerto un po’ per uno XD) e Thor… No, scusate, un applauso al
biondo!! Bravo Thor non sei rintronato come molti pensano ^^
Il
prossimo capitolo doveva essere l’ultimo ma non credo che sarà così, tra una
pagina e l’altra di studio guarderò questo benedetto episodio di Agents of
SHIELD, però non so dirvi…dovrei pubblicare il prossimo lunedì, però boh, non è
sicuro :( ho
tante cose da studiare e cercherò di fare del mio meglio :)
Nel
frattempo ringrazio tutti coloro che mi seguono pazientemente *offre granite a
tutti*, doppia razione alle commentatrici: ZephiliaMalfoy99, Loki__Laufeyson,
Cho Yamamori e Hermes (tesora, appena finisco qui corro da te, che mi sono
persa due capitoli O.o )
Un bacio
a tutti!!
Lalla.
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Capitolo 16 *** Shadows of Loki ***
Shadows of Loki OFH
Asgärð,
palazzo Válaskjálf, Sala del Trono
Due
guardie fecero il loro ingresso alla sala del trono, Odino attendeva
informazioni su Thor.
Una delle
due si avvicinò a Padre Tutto non prima di aver congedato l’altra.
-Mio re…Il
dio degli inganni è deceduto-
Odino lo
guardò senza cambiare espressione. Loki era morto.
-Dov’è il
suo corpo?-
-Qui-
-Sii più
precisa, guardia-
L’Einherjar
dall’armatura dorata alzò lo sguardo e sorrise minaccioso.
Odino
trasalì, per un attimo gli parve di vedere il figlio adottivo.
-Sono
qui- replicò la guardia che venne avvolta da una luce verde.
-No!-
esclamò Odino spaventato.
-Sorpreso?-
chiese Loki.
-Cosa
vuoi, Loki?-
-Ormai
dovresti saperlo…-
Padre
Tutto non fece in tempo a replicare che il dio gli si avventò contro,
afferrandolo per il collo.
-Ora ci
facciamo un bel giro-
-Sei
pazzo!-
-Oh no,
prendo solo ciò che mi spetta…-
L’Ingannatore
afferrò lo scettro di Odino e i due si smaterializzarono dalla sala.
Asgärð,
Prigioni
Le due
divinità si ritrovarono nella cella di Loki.
-Ti piace
il posto?-
Il dio
più anziano non parlava.
-Non
credere di salvarti col tuo sonno, hai già dato poco tempo fa-
-Vuoi
uccidermi? Fallo, che aspetti!- ringhiò il padre degli dèi.
-Oh no,
sarebbe troppo facile-
Il dio
dal mantello verde ruotò la mano e trasformò Odino in una copia di sé stesso.
-Che tu
sia maledetto Loki Laufeyson!-
-Zitto,
vecchio!- lo riprese, abbassandosi col viso all’altezza di Odino, specchiandosi
nei suoi stessi occhi verdi creati dall’illusione- Un po’ di rispetto,
Laufeyson, per Padre Tutto- sghignazzò assumendo le sembianze di Odino.
L’altro
sgranò gli occhi sorpreso e poi li strinse in due fessure.
-Vuoi
vivere per sempre nella menzogna? Ti accontenti di poco…-
Loki si
sollevò guardandolo superiore.
-Ti ricordo
che a causa tua sono sempre vissuto nella menzogna e poi sono il dio degli
inganni, ricordi?-
-E Thor?-
-Non
sospetterà di nulla, Loki-
-Ti crede
morto-
-Appunto,
per quale motivo verrebbe a cercarmi qui? Ci penserò io a trovargli una
sistemazione-
-Cosa
vuoi fargli? È tuo fratello-
-Ancora
non lo so. Ma dimmi, quante sono le Valchirie?-
-Che
domande! Sono otto. Cosa vuoi fare loro? Non possono essere date in sposa a un
dio, sappilo-
-Non ti
riguarda chi voglio prendere in sposa. Perché un Einherjar ne ha nominata una
che non conosco?-
-Frigga…-sospirò
Odino.
-Cosa?-
-Deve
aver trovato la nona valchiria ma non ha fatto in tempo a dirmelo-
Loki
sorrise felice.
Doveva
solo andare a verificare che fosse Erin per davvero.
-Buona
permanenza- disse a Padre Tutto e uscì dalla cella, per dirigersi al Valhalla.
Asgärð,
Valhalla, sala dello Spirito
Gli
Einherjar adagiarono il cadavere di Loki sul tavolo dorato, lo stesso sopra cui
Erin era stata adagiata quando era stata trasformata in Valchiria dalle sue
consorelle.
Stavolta
la sala era completamente al buio, eccetto una luce bianca che illuminava il
tavolo dall’alto.
Hervör e
Hnoss erano le uniche valchirie presenti al momento.
La
valchiria dall’armatura rossa, dopo aver congedato i due soldati, si avvicinò
al cadavere.
Stranamente
non presentava ferite visibili.
-Hnoss?
Puoi avvicinarti?-
L’altra
era turbata. Da una parte era sollevata che Loki non potesse più minacciare il
Valhalla, la sua bolla di felicità da dove poteva vegliarlo per l’eternità era
al sicuro, dall’altro soffriva perché la bolla era distrutta. Lui non c’era
più. In più aveva una strana sensazione, qualcosa la spaventava ma non sapeva
il motivo.
-Avanti,
cara, lo so che ti fa male, ma avvicinanti-
Un’armatura
azzurra finalmente si avvicinò al tavolo, dalla parte opposta di Hervör.
-Non ti
sembra strano?-
-Cosa?
Che sia morto?- domandò Hnoss.
-No, non
intendevo questo. Certo fa un strano effetto trovarsi davanti uno degli dèi più
potenti qui sul nostro tavolo dello Spirito ma…-
-Ma?-
-Noti
qualche ferita?-
Hnoss
esaminò il corpo dell’Ingannatore con lo sguardo.
-Non vedo
nulla- disse con un filo di voce guardando in viso Loki, la certezza che quella
strana sensazione fosse paura. – Se fosse una…- sussurrò flebile, da quello che
aveva appena intuito.
-No!- la
interruppe la valchiria maggiore, alzando lo sguardo.
-Spiegherebbe
la mancanza di ferite- si giustificò l’altra guardandola.
-Non è
possibile-
Hervör posò
una mano sulla spalla destra dell’Ingannatore.
Una luce
verde si sprigionò dal corpo, le due donne si spostarono dal tavolo spaventate.
Quando
tutto tornò normale, sul tavolo c’era un Einherjar morto.
Era
un’illusione, svanita a causa della mancanza di contatto con i due Einherjar
che lo avevano trasportato.
-Se lui
non è qui- mormorò terrorizzata Hnoss, conscia dal fatto di avere buone
probabilità di essere la prossima a finire su quel tavolo- Dov’è?-
Hervör
s’illuminò all’improvviso.
-Erin!-
esclamò.
Le due
corsero fuori dalla sala, chiamando a squarciagola la giovane valchiria.
Asgärð,
Valhalla, stanza di Erin
Erin
sfilò il pugnale che aveva appeso alla vita e lo mise sul tavolo della sua
stanza, contemporaneamente appoggiò lo scettro di Loki al muro.
Si lasciò
scappare un sospiro.
Dopo la
cena si sarebbe dovuta occupare del corpo dell’Ingannatore e prepararlo per la
veglia funebre non appena Thor fosse ritornato dalla Terra.
Avevano
fatto tanto per ricongiungersi, lei e Loki, addirittura Frigga l’aveva fatta
diventare una valchiria ma non era servito a nulla.
Erano
destinati a restare separati. Non sapeva se avrebbero potuto ammettere il suo
spirito nel Valhalla, anche se fosse diventato un Einherjar non avrebbero
potuto avere nessun tipo di contatto perché era severamente vietato. Conoscendo
le altre otto consorelle, molte di loro avrebbero fatto in modo che non si
incrociassero nei corridoi del Valhalla.
Quindi
sperava che non venisse ammesso, così da soffrire di meno.
Qualcuno
bussò alla porta talmente forte che la giovane si spaventò.
-Chi è?-
domandò.
-Sono il
re Odino. Voglio conoscere la nona valchiria-
La
valchiria prese un respiro profondo, oltre al danno la beffa.
-È
aperto- mormorò.
Erin vide
Odino entrare nella sua stanza. Provò un moto d’odio per quell’uomo che aveva
rinnegato il figlio adottivo. Che lo aveva punito senza davvero comprenderlo.
Ed ora
era morto per aiutare Thor a salvare Asgärð.
Loki, dal
canto suo, la trovò bellissima. Respirava, le sue gote erano di nuovo rosa.
Era viva
e lui era felice di riaverla dopo tutto quel tempo.
Indossava
un’armatura verde. Il suo stesso colore, sorrise mentalmente a quel dettaglio.
I lunghi capelli di lei erano raccolti in una treccia.
Appena i
loro sguardi si incrociarono, la valchiria lo guardò superiore e con aria di
sfida.
-Non ti
inchini davanti al tuo re?- domandò l’uomo, avvicinandosi di poco.
Erin
fremette di rabbia. Strinse i pugni lungo i fianchi.
-Il mio
re è morto- rispose tra i denti.
Loki
sentì l’orgoglio montare. Finalmente lo sentiva dire dalle sue labbra rosse.
-Inchinati-
ordinò.
Per tutta
risposta la donna afferrò il pugnale dal tavolo alla sua sinistra.
Voleva
ucciderlo?
Non
sapeva se ci sarebbe riuscita ma doveva vendicare Loki. Doveva farlo per tutto
il dolore che il dio aveva provato a causa sua.
-Inchinati,
ho detto!- tuonò deciso, questa volta facendo svanire l’illusione.
La ragazza
vide una veste nera e un volto circondato da lunghi capelli neri comparire
dalla nuvola verde.
Il
pugnale cadde a terra con un rumore metallico.
-Loki?-
-Sono io,
amore mio-
La
valchiria gli corse incontro e gli buttò le braccia al collo.
Lui
l’accolse tra le sue braccia.
-Perdonami-
mormorò lei, scoppiando in lacrime.
-Per
cosa?- domandò confuso.
-Per non
essere riuscita a mantenere l’illusione che mi avrebbe salvata. Di non esser
stata capace di mettere in pratica i tuoi insegnamenti-
L’Ingannatore
si scostò dall’abbraccio, per prendere il viso della sua amata fra le mani e
con i pollici le asciugò le lacrime.
-Sono io
che ti devo chiedere perdono. Non sono riuscito a salvarti e non ho mantenuto
la mia promessa-
Lei lo
baciò e lui ricambiò.
-Mi sei
mancata-
-Anche
tu-
-Cos’è
che stavi dicendo a Odino prima?- chiese mostrando il suo sorriso furbo e per
farla smettere di piangere.
Erin alzò
gli occhi al cielo, tirando su un poco col naso.
-Stavo
dicendo che tu…tu…-
-Che io?-
la incalzò sorridendo dolce.
-Sei il
mio re-
-Oh-oh, ora
lo sono. Sono il re di Asgärð -
-E Odino?-
domandò confusa.
-Potrebbe
arrivare qui prima o poi-
-Loki…-
lo riprese lei.
-Tranquilla,
è nelle segrete al posto mio. Vivo-
La baciò
nuovamente.
-Stai
bene con un’armatura indosso. Un bellissimo colore tra l’altro ma poco pratica
dall’ esser tolta-
Erin
ridacchiò e lo aiutò a sfilarle la protezione agli avambracci.
-ERIN!-
tuonarono delle voci dal corridoio.
La
ragazza era troppo presa da notare la nota di paura in quel richiamo.
-Arrivo!-
urlò in risposta – E’ Hervör!- bisbigliò all’uomo.
-Cosa?-
Loki era confuso.
-Devo
andare. È ora di cena-
-Ma io
sono il re!!- protestò il dio.
-Il re
dovrà aspettare dopo cena. Ammesso che possa restare qui-
-Il Frohheimr
fa parte del palazzo di Asgärð, tecnicamente non potrei entrare ma per una splendida
valchiria farò un’eccezione-
-Allora
aspettami-
Lo baciò
velocemente ed uscì rimettendo le protezioni al loro posto.
Loki
finalmente era felice.
Aveva
tutto quello che aveva sempre desiderato.
Ma c’era
qualcosa che aveva stuzzicato nuovamente la sua curiosità e fame di potere.
Le sette
gemme dell’infinito.
Una
persona poteva aiutarlo a recuperare le altre.
Lorelai.
Spazio
autrice:
Ehm, ecco…Salve!!
Sì sono
ancora viva, annaspo fra gli esami, sclerata come non mai, ma ci sono!! ^^’
Finalmente
dopo ventrodici capitoli le nostre colombelle sono tornate insieme <3. La
storia doveva finire così in realtà ma in pratica non potevo troncarla così. Infatti
ci manca il discorsino di Loki/Odino a Thor, la vendetta di Loki ed Erin sull’Altro,
Thanos poi ci saranno Lorelai, il Ragnarök, Hell…Ho detto Hell? Spoiler XD
Quindi sì, la fic andrà avanti per un paio di capitoli, non lo so perché dopo
questo c’è il buio più totale sulla storia a parte qualche ideuzza e un bellissimo
plot twist su Hell dal pov mitologico. Ok sto parlando troppo…
Ringrazio
chi continua a seguire nonostante lo hiatus (un abbraccio alla Hermes e una
padellata al suo provider internet che è fuggito con la rete, tesoVa arrivo
anche da te un giorno a commentare :D)
Quindi
non ho idea di quando sarà il prossimo aggiornamento, spero di finire la storia
entro la prima di Agosto, perché poi vo in ferie :D Stay tuned!!
Lalla.
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Capitolo 17 *** Danuvius ***
OFH Danuvius
Asgärð,
Valhalla
Appena
Erin uscì dalla sua stanza, si accorse che Hervör e Hnoss le stavano correndo
incontro.
Si chiese
cosa stesse accadendo poiché mano a mano che si avvicinavano notò il terrore
nei loro occhi.
-Che
succede?- domandò la valchiria dall’armatura verde.
-Loki-
mormorò Hnoss, alla ex midagardiana non sfuggì il timore con cui pronunciò quel
nome.
-E?-
-È vivo-
spiegò Hervör prendendo la parola.
-Non è
possibile- disse accigliandosi. Quanto sapevano?
-Hanno
portato il suo corpo alla Sala dello Spirito ma non era lui…-
-Ma che
state…-
-Era un
inganno!- esclamò Hnoss spaventata, guardandosi intorno.
-Era una
guardia, sicuramente è qui ad Asgard-
Erin
sorrise.
-No, non
sorridere… Ci troverà!- la rimproverò Hnoss.
-E anche
se ci trovasse?-
-Mi
ucciderà- la voce di Hnoss uscì strozzata.
-Non lo
farà- rispose Erin.
-Gli ho
mentito. Gli ho detto che tu eri morta e credo che ora sappia che tu sia viva-
-Non può
saperlo- mentì l’altra.
-In ogni
caso, resta in camera tua e non uscire senza chiamare una di noi-
-Ma
perché? Non mi farebbe mai del male-
-Lo so, ma
non può portarti via da Asgärð. In più dobbiamo vegliare su Thor…-
-Che
succede?-
-In
questo momento è su Miðgarð a fermare l’invasione di Malekith e se sapesse che
il fratello…-
-No!- la
interruppe troppo velocemente Erin- Thor, non lo deve sapere. Almeno finché non
troveremo Loki-
La mora
si congedò e si diresse verso la sua camera.
Stanza
di Erin.
La
valchiria si appoggiò alla porta chiusa, Loki sbucò da dietro le tende.
-Già di
ritorno?-
-Mi
spieghi che sta succedendo?-
-Non ti
sembra il caso di evadere?- cambiò argomento lui, fermandosi ai piedi del
letto.
-Lo sai
che non posso uscire- rispose lei avvicinandosi.
-Si
preoccupano troppo le tue balie…-
-Bè pare
che mi abbiano appena segregato in camera con te-
-Hnoss
merita una punizione-
-Non ha
fatto nulla- la difese Erin.
-Mi ha
mentito-
-Lo ha
fatto per proteggere il Valhalla e se non l’avesse fatto non ti avrebbe dato un
valido motivo per aiutare Thor-
-Thor si
sta vendicando da solo- rispose lui, accarezzandole la guancia e tirandola
verso di sé –Non vorresti andare a trovare L’Altro?- alitò lui, sfiorandole la
mandibola con le labbra.
-Non
voglio mettere piede in quel posto-
-Oh lo
so, pensavo che avresti voluto vedere la sua faccia vedendo che le tue ultime
parole da umana si stavano avverando. Non posso permettere che rimanga impunito
dopo ciò che ti ha fatto- le sussurrò all’orecchio.
Un
brivido di piacere percorse la schiena della ragazza.
-Non
posso uscire di qui-
Il dio le
passò il pollice sulle sue labbra senza spostare le labbra dal collo di lei.
-Devo
ricordarti chi è il re?- domandò guardandola con la coda dell’occhio.
Erin
guadagnò un po’ di lucidità e lo attirò per baciarlo.
-Non ce
n’è bisogno-
-Bene. Dì
un po’ questo letto è comodo come quello di Oxford?-
-Neanche
un po’-
-Ce lo
faremo bastare, che ne dici?-
-Dico che
mi devi togliere quest’armatura o non mi posso muovere…-
Lui
ridacchiò e con un gesto della mano, vennero avvolti da una nuvoletta verde e i
vestiti di entrambi comparvero a terra.
-Così non
vale- protestò ridacchiando lei.
-Si sta
alle mie regole-
-Come
sempre-
-Ti
dispiace?- chiese aiutandola a sdraiarsi sotto di lui.
-A volte-
Lui la
guardò sorpreso e lei sorrise furba ribaltando le posizioni.
-La
regina ci sa fare- sorrise l’altro, tirandola a sé per baciarla.
-Oh
eccome…- replicò lei.
Dopo un
paio d’ore bussarono alla porta.
Erin si
svegliò e tirandosi su a sedere chiese chi fosse.
-Sono
Hnoss-
La
valchiria guardò Loki, lui sorrise col suo tipico sorriso di chi ha un piano
malefico. Erin scosse la testa.
-Non ora-
mimò lei con la bocca.
Una
nuvoletta verde avvolse il dio che si trasformò in un’ancella vestita di
bianco, seduta alle spalle della valchiria.
-Entra-
disse.
-Tutto
ok…- s’interruppe nel vedere un’ancella dai lunghi capelli neri che stava sapientemente
creando una treccia a Erin. –Scusa pensavo fossi sola-
-No,
tranquilla. Ora se ne va-
Loki le
tirò leggermente i capelli alla base dove stava iniziando a fare la treccia.
-Quando
avrà finito- si corresse, voltandosi appena per lanciargli un’occhiataccia.
-Mi
chiedevo se…se fosse venuto qui-
-No-
mentì la valchiria seduta sul letto –Non si è visto-
-Dici che
sarà infuriato con me?-
-Secondo
me, sì- rispose l’ancella intromettendosi.
Erin alzò
gli occhi al cielo.
-Nessuno
ti ha interpellato, ragazzina- rispose acida la valchiria dall’armatura
azzurra.
L’altra
percepì Loki irrigidirsi alle sue spalle.
-Tranquilla,
non può farti del male. Le valchirie devono restare nove- la rassicurò con un
tono autoritario diretto al dio alle sue spalle.
-Se posso
permettermi, mia valchiria- mormorò l’ancella abbassandosi all’orecchio di
Erin- Hnoss dovrebbe trovarsi un nascondiglio nel Valhalla, nel caso in cui
l’Ingannatore si facesse vivo-
-L’ancella
ha ragione- Hnoss guardava la ragazza con sospetto, le ancelle erano tutte
bionde o con i capelli color rame.
-Terrò io
a bada l’Ingannatore, se dovesse presentarsi,- affermò Erin – Non preoccuparti-
Loki si
accorse dei timori dell’ospite. Sorrise malefico.
Fece
scorrere una mano sulla nuca di Erin e poi in avanti risalendo il collo per
voltarle il volto.
La
valchiria in piedi rimase paralizzata. Aveva capito di essere in trappola.
-Mi
spiace Hnoss- mormorò il dio riottenendo la sua forma maschile, guardando negli
occhi Erin, non voleva che lei vedesse –Ma ora avremmo da fare- soffiò sulle
labbra di Erin. Quest’ultima lo supplicò con lo sguardo di non fare del male
alla valchiria. Loki sospirò seccato –Fa’ la brava, resta qui-
Continuando
a guardare Erin e a tenerle il viso fermo con la mano, con l’altra trasformò
Hnoss in un coniglietto.
Erin si
divincolò e si voltò: -Loki!-
-È già
tanto che non l’abbia uccisa-
La
ragazza si alzò e andò a prendere il coniglietto, dopo tre passi si ritrovò
avvolta dall’ennesima nuvoletta verde e si ritrovò con l’armatura.
Sollevò
Hnoss e la mise sulla sua scrivania.
-Resta
qui…Thor sta tornando e non può trovare il trono vuoto-
-E lei?-
-Resterà
così finché non torneremo dal Pianeta dei Chitauri-
-Ma lei
sa-
-Fidati
di me- detto questo riassunse le sembianze di Odino e uscì dalla porta.
La
ragazza sospirò.
Asgärð,
palazzo Válaskjálf, Sala del Trono
Odino
sedeva sul suo trono, scettro in mano, dalla fine del corridoio vide Thor
avvicinarsi. Decise di alzarsi.
-Un tempo
dicesti che non ci sarebbe stato mai un re più saggio di me. Ti sbagliavi…- con
queste parole Odino accolse il dio del martello che si era inginocchiato
davanti a lui.
-Con
l’allineamento ora tutti i regni sono congiunti. Ognuno di essi ti ha visto
offrire la tua vita per salvarli. Cosa può offrire Asgärð al suo nuovo re in cambio?-
-La mia
vita- sentenziò il biondo dio alzandosi – Padre io non posso essere il re di
Asgard. Io difenderò Asgard e tutti i nove regni, fino al mio ultimo respiro ma
non posso farlo da quel trono. Loki nonostante il suo grave squilibrio
intendeva regnare come io non potrò mai. La brutalità e il sacrificio, ti
cambiano. Preferisco essere un uomo giusto che un grande re-
-È mio
figlio che ascolto? Oppure la donna che ama?-
-Le tue
parole hanno mai avuto la voce di mia madre? Non lo faccio per Jane, padre. Lei
non sa cosa sono venuto a dirti- Odino si sedette – anche se mi proibissi di
vederla o di farla regnare al mio fianco non cambierebbe nulla-
-Un
figlio che desiderava un trono per misura e un altro che addirittura lo ricusa.
Questo è il mio retaggio?-
-Loki è
morto con onore. Io ugualmente proverò a vivere, non è un retaggio
sufficiente?- detto questo offrì il Mjölnir a Padre tutto.
Loki
dentro di sé era quasi commosso a quelle parole.
-Appartiene
a te se ne sarai meritevole-
-Cercherò
di esserlo-
-Non
potrò darti la mia benedizione. Tanto meno augurarti buona fortuna-
-Lo so-
rispose voltandosi.
-E se
fossi orgoglioso dell’uomo che mio figlio è diventato, anche questo non potrei dire. Resterebbe
unicamente nel mio cuore. Va’, figlio mio-
Thor, che
si era voltato nel frattempo, sorrise all’anziano dio.
-Grazie,
padre- e si allontanò dalla sala.
Rimasto
solo Loki riprese la sua forma.
-No-
disse – Grazie a te- si alzò dal trono per recuperare Erin.
Pianeta
Chitaturi
Erin si
ritrovò davanti a quella scala illuminata da bagliori blu. Lì dove aveva perso
la vita.
Dove
aveva giurato la vendetta di Loki.
Iniziò a
salire la scala, flashback di quando la percorsa terrorizzata in senso opposto,
inondarono la sua mente. Strinse lo scettro di Loki e si fece forza nel salire.
A metà,
L’Altro la scorse.
-Chi
sei?- le domandò.
-Dovresti
riconoscermi- mormorò lei alzando lo sguardo.
L’altro
rimase sconvolto.
-Ma non è
possibile! Io ti ho uccisa-
-Oh sì
che è possibile, ricordi cosa ti dissi?-
-Loki ne
hann monr gleyma. Hann monr hefna mína hel-inn- citò l’alieno.
-Vedo che
hai buona memoria-
-Loki è
morto-
-Oh sì,
me lo hanno detto. Mi piacerebbe sapere cosa faresti se lui fosse ancora vivo-
-Ucciderei
entrambi-
-Che
succede?- tuonò la voce di Thanos alle spalle de L’altro. –Oh ma guarda,
guarda, una valchiria-
-Credo
voglia vendicarsi-
I due
risero. L’ilarità degli alieni terminò quando videro l’Ingannatore comparire
dietro la valchiria, la quale venne ben presto superata dal dio e fatta
indietreggiare.
-Che
piacere rivedervi. E così avete ucciso la mia Erin quand’era una midgardiana dopo che lei vi aveva maledetto, predicendovi la vostra fine. Sia mai che io non
mantenga una promessa- detto questo si avventò su L’Altro e lo uccise,
trafiggendolo con la sua lancia, senza troppe cerimonie e lo spinse giù dalla
scala.
Thanos
non si mosse, osservava Erin.
-Hon barn
arfa (Aspetta un erede. Letter. Ella porta un erede)- sentenziò in norreno
l’alieno dalla pelle rossa.
Lo
sguardo di Loki scattò da Thanos a Erin che aveva gli occhi sgranati per l’incredulità.
-Come lo
sai?- chiese Loki.
-Þú
mont hafa dóttir (Avrai una figlia)- proseguì, cercando di essere più
convincente.
L’Ingannatore
tornò a guardare Erin.
-È troppo
presto- fu l’unica cosa che riuscì a dire la giovane.
-Sei una
valchiria e lui è un semi dio, le cose funzionano così su Asgärð, tra dei. In
meno di tre mesi avrete una bambina. E dato che crescerà in fretta, voglio farle
un dono-
-Non
vogliamo i tuoi doni. Provaci e sarà la tua condanna a morte- minacciò Loki.
-Fa’
attenzione a come parli Ingannatore. Non ho più il mio braccio destro devo pur
vendicarmi. Cosa credi, che solo la tua valchiria possa maledirci in norreno?-
-Non la
bambina- dissero insieme gli altri due.
Erin si
portò le mani sul ventre facendo cadere lo scettro.
Thanos
scese due gradini. Loki era a metà scala ed Erin alle sue spalle quasi ad
inizio scala.
-Hon
monr vera kallaðr…Hel (Ella sarà chiamata… Morte)- asserì puntando un dito
verso Erin, maledicendola.
-No!-
urlò Loki.
-Helming
guð, helming hel (Metà dea, metà morte)-
-No!- fu
l’ennesimo grido del dio che si scagliò contro Thanos.
-Loki non
farlo!- urlò la valchiria ma ormai era troppo tardi.
Il dio
cercò di infilzare Thanos che abilmente bloccò con una mano lo scettro del suo
avversario, con l’altra afferrò Loki per il collo e lo atterrò subito.
L’Ingannatore
si ritrovò con metà busto fuori dalla scala con Thanos che cercava di spingerlo
di sotto.
-Il re di
Asgärð con la figlia maledetta, questo sì che è meglio dei tuoi giochetti-
-Deve
ancora nascere- mormorò il moro con le lacrime agli occhi.
-Sarà
bello vedere il tuo tormento in questi mesi mentre io siederò sul trono di Asgärð
e metterò te e Thor al mio servizio e poi…- si voltò a guardare Erin, salvo poi
guardare nuovamente dritto negli occhi l’Ingannatore – Una valchiria come
concubina, non sarebbe male…-
In quel
momento Erin scattò. Recuperò lo scettro e fece i gradini due alla volta e
quando raggiunse i due, colpì Thanos con il suo scettro, togliendolo di dosso
dal compagno.
-Oh, oh,
vogliamo fare le guerriere?- la schernì.
Erin lo
colpì due volte, prima con la punta e poi con la coda dello scettro; lo fece
roteare in mano e poi lo fermò tenendolo dritto davanti a lei.
La sfera
bianca sulla punta era luminosa puntata verso Thanos.
-Avanti
fallo-
Un raggio
luminoso bianco partì dalla punta che fece volare Thanos in cima alla scala, Loki
scattò per finirlo.
Lo afferrò
ed estraendo un suo pugnale lo sgozzò lanciandolo di sotto.
Erin si
inginocchiò sulla scala scoppiando a piangere, il dio corse accanto a lei.
-L’ha
maledetta, l’ha maledetta- continuava a ripetere la valchiria.
-Shhh,
non succederà nulla. Non le accadrà nulla finché saremo con lei- cercò di tranquillizzarla
in dio.
L’aiutò a
tirarsi su e la riportò nel Valhalla, dove avrebbe dovuto chiedere aiuto a Hervör.
Spazio autrice:
Ahem…salve!
^^’
Chiedo
perdono ma ho avuto una crisi da pagina bianca tremenda che pare essersi
leggermente sbloccata. Lo so, sono imperdonabile! Non credo che riuscirò a
scrivere il prossimo per settimana prossima quindi ci vediamo direttamente a
settembre, perché le vacanze mi attendono e sarò senza pc quindi non avrò di
che scrivere ma qualche idea mi verrà di sicuro!!
Povera
Hnoss trasformata in un coniglio…non chiedetemi perché di questa scelta, è il
primo che mi è venuto in mente :D
Su non
inveite troppo contro di me o Thanos, in qualche modo Hel doveva entrare nella
storia nelle sue fattezze. Il fatto che crescerà molto in fretta l’ho preso da
una puntata di Xena, riguardava la figlia (o il figlio non ricordo bene) di
Olimpia che cresceva man a mano che passavano le ore. E dato che sto pensando
in qualche modo al Ragnarök, Hel mi serve già adulta.
Ringraziamo
Thor, per il suo featuring in questo capitolo!! Bello lui, che magari tra poco
scoprirà l’inganno di Loki…Who knows… :D
Ringrazio
Loki_Laufeyson e Hermes per aver commentato lo scorso capitolo e tutti gli
altri che sono passati a leggere. Mi spiace di aver perso un lettore che l’aveva
messa tra le seguite, spero che tu possa ripassare di qua!!
Il titolo del capitolo è una canzone degli audiomachine "Danuvius".
Non mi
resta che augurarvi buone vacanze (e buon’estate, ammesso che ne arrivi una,
prima o poi!)
Lalla.
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Capitolo 18 *** Leaving Hope ***
OFH capitolo 18
Asgärð,
Valhalla, stanza di Erin
Loki
adagiò la valchiria sul letto, quest’ultima si rannicchiò contro la testiera
del letto, abbracciandosi le ginocchia al petto, senza voler guardare il dio in
volto.
L’Ingannatore
sospirò.
-Che cosa
le hai fatto?- tuonò la voce di Hervör alle sue spalle.
Il dio si
voltò, non si era accorto della presenza di due valchirie: Hervör, per
l’appunto, e Hnoss, ritornata nei panni di un’umana.
-Non ho
fatto nulla-
-Ah ma
davvero? Trasformi una delle mie valchirie in un coniglio e ne ingravidi
un’altra e mi vieni a dire che non hai fatto nulla? Ti ricordo che sei nel mio
regno e che qui comando io- lo minacciò puntandogli la punta della sua
lancia alla gola, pronta a trafiggerlo.
L’uomo
ridacchiò.
-Avanti
uccidimi- sussurrò velenoso –Tanto non vi sbarazzerete mai di me-
La lama
si spinse di più nella carne del dio.
-Non mi
tentare- ringhiò la guerriera.
-Uccideresti
il tuo re?-
-Non sei
il mio re e non lo sarai mai. Cosa hai fatto a Odino?-
-È al
posto mio in cella-
-E Thor?-
-È più
preoccupato a controllare Jane e a giocare con i suoi amici Vendicatori. Mi è
giunta voce che Ultron abbia attaccato Miðgarð- ridacchiò maligno.
-È così-
confermò Hervör, abbassando l’arma.
-Bene,
così potremmo occuparci di Erin in tutta tranquillità-
-Perché
siete andati da Thanos? Perché hai ucciso L’Altro e messo in pericolo Erin?-domandò,
ovviamente aveva visto tutto dalla Sala della Sfera dopo era entrata in camera
di Erin per cercare Hnoss.
-Erin non
è mai stata in pericolo, c’ero io a proteggerla. Cercavamo vendetta-
-Cosa ci
avete guadagnato?-
-L’ha
maledetta- fu Erin a parlare. La sua voce era poco più che un sussurro
interrotto da un singhiozzo. –Thanos ha maledetto la nostra bambina-
Hnoss
sbiancò ulteriormente mentre a Hervör le si strinse il cuore. Ne stava passando
davvero troppe.
-Smettila
di piangere- la rimproverò Loki, irritato da questo comportamento da midgardiana
che non si addiceva né a una valchiria né a una regina.
La ragazza
alzò lo sguardo e lo guardò infuriata, tanto che si mosse in avanti con tale
velocità da togliere dalle mani la lancia a Hervör e voltarsi per puntarla alla
gola del compagno.
Loki
l’atterrò sul letto prima ancora che potesse voltarsi e portare a termine il
suo intento.
-Smettila-
ringhiò facendo in modo che la sua voce rimbombasse nella stanza gelando sul
posto anche le altre due donne. Bloccò qualsiasi movimento della ragazza sotto
di lui col suo corpo. La lancia sparì con un’illusione.
-È solo
colpa tua! Tua e tua soltanto. Come sempre. Ti odio- urlò lei arrabbiata
tenendo gli occhi chiusi mentre lacrime silenziose le rigavano il viso.
A
quell’ultima frase, il dio si alzò e si allontanò incredulo. Erin fece la
stessa cosa arretrando contro la testiera del letto, non pensava davvero quello
che aveva detto.
Loki uscì
dalla stanza, senza voltarsi indietro ed Erin si alzò di scatto, rincorrendolo
nel corridoio e inciampò nei suoi stessi piedi, cadendo a terra.
-Perdonami.
Io non volevo…io non lo penso davvero- sussurrò.
L’uomo si
bloccò in mezzo al corridoio e tornò sui suoi passi. Si sedette a terra per
prendere la valchiria fra le sue braccia.
-Lo so,
ma non me lo sarei mai aspettato dalla persona che amo più di me stesso-
La
giovane non si accorse dello sguardo ferito del dio, il quale maledisse il
giorno in cui aveva tirato Erin dentro in questa storia.
-Mi
dispiace- si scusò cercando di reprimere un singhiozzo.
-Sshh è
tutto apposto- la cullò per un po’ nelle sue braccia.
-Loki?-
-Mmmh?-
-Ho
paura. Per la bambina intendo-
-Ho paura
anch’io. Ma ha una valchiria e un dio per genitori, la proteggeremo-
La
giovane alzò il viso verso il moro, i suoi occhi azzurri si specchiarono nei
suoi verdi. Rimase sorpresa del fatto che non vi lesse paura ma si ritrovò lo sguardo
determinato dell’Ingannatore.
Per una
volta ebbe paura di quello sguardo.
-Potete
tornare in camera entrambi?- domandò Hervör – Hnoss, torna nella tua stanza,
stai ancora tremando come una foglia-
La
valchiria dall’armatura azzurra si allontanò lentamente mentre gli altri due
rientravano in camera.
-In che
senso l’ha maledetta?- domandò richiudendo la porta.
La
valchiria non aveva visto la fine della vendetta di Loki, sapeva solo che
Thanos era morto. Le voci corrono velocemente nei Nove Regni.
-Ha detto
che sarà metà dea e metà morte e che la chiameremo Hel per questo- spiegò il
dio.
-Hel?-
chiese conferma la valchiria maggiore, un sorriso le illuminò il viso.
-Sì, Hel.
Che hai da sorridere?-
-Voi non
avete idea di cosa sarà in grado di fare la bambina! Thanos si è fregato da
solo. O meglio, non sapeva ciò che posso fare io per la piccola-
I due
futuri genitori la guardarono spiazzati, era piuttosto allegra.
-Hervör
se non parli giuro che ti trasformo in una serpe- la minacciò Loki.
-Loki!-
lo riprese Erin. –Avanti parla-
-Si da il
caso che gli Inferi non abbiano un regnante da molti millenni…-
-Non se
ne parla- tagliò corto Erin, intuendo le intenzione della valchiria
dall’armatura rossa.
Il dio
sembrava invece interessato.
-Vuoi
fare della bambina la dea degli Inferi?-
-Chi
meglio di lei? È perfetta, metà dea e metà cadavere. Nessuno si ribellerebbe, è
una di loro. Sono sicura che Odino aveva previsto…-
-La mia
bambina non andrà negli Inferi-
-Erin,
pensaci!- esclamò Loki afferrandola per le spalle – Avrà potere sulle anime
dell’inferno, può tornarci utile in caso di…-
-Guerra?
È questo quello che vuoi? Non ti basta Asgärð? Vuoi gli Inferi dalla tua?-
-Il
Ragnarök è vicino-
-Non
intendevo cederti gli Inferi, Loki- affermò Hervör.
-Vuoi che
io muoia?- domandò invece Erin incredula.
-Certo
che no!-
-Loki, io
so come finirà il Ragnarök, moriremo tutti. Ti salverai solo perché riuscirai a
incarnati in Siff e solo nostra figlia si salverà con te. Io non ci sarò. E
questo quello che vuoi?-
-Non
morirai-
-Non puoi
saperlo! Morirà anche Thor, vuoi che muoia anche lui?-
-Ti
ricordo che nelle storielle che hai letto tu non figuri come madre di Hel-
-Nemmeno
Sigyn si salvava. Io corrispondo a Sigyn- insistette la ragazza.
-Chi?-
chiese Hervör.
-Nulla,
storielle midgardiane-
-Non è
una storiella!-
-Su
Miðgarð sanno come finirà la guerra che Loki potrebbe scatenare?-
L’uomo
sospirò: -Sì, ma credono sia avvenuto molti secoli fa. In più la storia si è
modificata quindi potrebbe finire diversamente-
-Com’è
possibile che sappiano?-
-Chiedi a
Odino…-
-Non ti
lascerò scatenare una guerra. Soprattutto una che causerebbe la distruzione dei
Nove Regni-
-Sono il
re di Asgärð, nessuno mi vieta di controllare gli altri otto Regni, se
volessi…-
-Non
avrai l’appoggio del Valhalla, quindi non avrai guerrieri-
-Erin è
una valchiria-
-Lei è
sotto il mio comando- ribatté seccata.
-Io sono
il suo re- replicò mellifluo
-Loki, Hervör-
li richiamò Erin spaventata.
I due si
voltarono e rimasero con gli occhi spalancati per lo stupore.
Il ventre
di Erin era già visibilmente gonfio, come se fosse di cinque mesi.
-Non
aveva detto tre mesi?- domandò la ragazza, spaventata di vedere il suo corpo
modificarsi a quella velocità.
La
Valchiria dall’armatura rossa si avvicinò cauta.
-Sarà
meglio portarti nella stanza dello Spirito-
-No!-
vietò l’uomo –Nessuno qui deve sapere del suo stato-
-Hnoss lo
sa- fece presente Erin.
-È troppo
spaventata che la possa uccidere- mormorò il dio inginocchiandosi davanti alla
compagna, mettendo poi le sue mani sul pancione.
-Si
muove?- domandò poi. L’interessata scosse la testa.
Il dio si
avvicinò e diede un bacio al ventre della valchiria. Erin gli passò una mano
fra i capelli e poi si chinò per baciarlo.
-E così
Loki ha un cuore… devo scriverlo negli Annali di Asgärð - commentò ironica
Hervör.
Erin rise
di cuore mentre Loki la guardò seccato, ma per lo meno aveva riportato il
sorriso sul volto della sua amata.
Asgärð,
prigioni segrete.
Erin si
era finalmente addormentata, Hervör restava con lei il più possibile, senza
però destare sospetti nelle consorelle.
Loki ne
approfittò per scendere nelle prigioni, non per curarsi di Odino, doveva ancora
decidere cosa farne di lui e per il momento era sufficiente che facesse il suo
“sosia”, ma per parlare con una prigioniera.
Era
riuscito a convincere Lady Siff a portarla su Asgärð, mandandola a prendere su Miðgarð.
La dea guerriera non aveva messo in dubbio l’ordine di Odino così recuperò
Lorelai e la chiuse in cella.
Il dio
aprì la pesante porta in legno che chiudeva la prigione speciale in cui aveva
rinchiuso la donna.
Una
leggera luce illuminava la stanza, Lorelai era seduta contro il muro con i
lunghi capelli color rame davanti al viso.
-Ma
guarda un po’ chi si vede- mormorò la prigioniera.
-Ho avuto
da fare- rispose con un mezzo sorriso il dio.
-Ah sì,
mi è giunta voce della midgardiana. Devi proprio amarla se Frigga si è
scomodata a farla entrare nel Valhalla…-
-È la
madre della dea degli Inferi ora-
Lorelai
alzò la testa di scatto, incrociando finalmente lo sguardo del dio dal mantello
verde.
-Che
cosa?-
L’uomo si
avvicinò a lei a passi lenti mentre parlava: - Aspetta una figlia da me, Thanos
è stato incauto a maledirla…-
-Una
valchiria è incinta?- domandò incredula, alzandosi.
-Sei
gelosa?-
-Pfff, di
chi? Di una midgardiana?- rispose
avvicinandosi al dio –Io sono una ninfa, lei no- sussurrò sensuale –So bene che
ti piaccio-
-Non credo
proprio, era solo per testare quel filtro d’amore…-
-Eppure…-
insinuò la donna accarezzandogli il viso.
-Devi
farti trovare nelle stanze di Thor al suo ritorno- ordinò il dio, scansandole
la mano seccato.
-Loki è davvero
innamorato, grande evento. Immagino che la midgardiana viva sotto tua costante
protezione-
-Sì, ma
sa difendersi da sola. Ti ricordo che è una valchiria-
-Ottimo.
Cosa dovrei fare con Thor?-
-Quello
che ti riesce meglio?-
La
prigioniera girò intorno al dio ondeggiando i fianchi.
-Non
posso presentarmi così- cinguettò.
-Farò
preparare una stanza e delle ancelle-
-Da
quando comandi tu?-
-Da
quando ho chiuso Odino nelle segrete ma nessuno ancora lo sa-
-Ti fingi
Odino?-
L’uomo si
limitò ad annuire, la donna rise.
-Non ti
aspetterai che ti chiami mio re?-
-Dovresti-
-E quando
Thor sarà in mio potere?-
-Scateneremo
il Ragnarök-
-La tua
bella lo sa che sono qui?-
-Non è
affar tuo. Il tuo compito sarà un po’ più difficile, Thor ama una midgardiana
di nome Jane-
-Oh ne ho
sentito parlare, Laufeyson…Ma non è un ostacolo anzi… renderà tutto più
divertente- concluse la rossa facendo l’occhiolino.
-Bene.
Quando la stanza sarà pronta ti farò portare a palazzo. Ma fino ad allora…- il
dio ruotò la mano destra e le mise il silenziatore dorato per non farla
parlare.
Lei lo
uccise con lo sguardo.
-Mi fido
di una vecchia alleata, ma i tuoi inganni devono restare lontani da me e
soprattutto dal Valhalla. Se scopro che cercherai di mettermi Erin contro, farò
in modo che tu non possa usare la tua bellezza per i tuoi scopi. Intesi?- la
intimorì Loki.
L’altra
annuì e poi lo vide sparire oltre la porta.
Spazio autrice:
Ciao a
tutti!
Lo so,
settembre è passato. Purtroppo sono stata impegnata con gli esami e ho avuto un
piccolo problema di salute (tranquilli sto bene ora ;) ). Erin e Loki premevano
nella mia mente per tornare… a momenti mi scordavo di Lorelai. Non ho messo tutta
la parte del suo recupero come mostrato in Agents of SHIELD perché preferisco
usare, a grandi linee, la sua bio del fumetto. Quindi non so se comparirà anche
la sorella Amora, devo pensare a come inserirla nella storia. Certamente Lorelai
avrà uno scontro con Hel più avanti. Non so quanto avanti andrà la storia, ma
certamente un paio di capitoli potrebbero uscire, forse di più chi lo sa ;)
Il titolo del capitolo "Leaving Hope" è il titolo di una canzone dei Nine Inch Nails.
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto e atteso pazientemente, il capitolo ciccioso è per
farmi perdonare!! Vedo che i lettori fra le seguite aumentano e calano a
periodi, mi spiace di aver perso lettori e sono contenta che ce ne siano di
nuovi. Grazie veramente!
Grazie
anche a chi ha lasciato un commento allo scorso capitolo: Hermes e Arceere999.
Il
prossimo capitolo è tutto da scrivere, quindi ci vorrà tempo, spero di farcela
entro fine mese, abbiate fede ^^
Un bacio
Lalla.
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Capitolo 19 *** Reaching ***
Reaching OFH
Asgärð,
palazzo Válaskjálf, stanze imperiali.
Erin
aveva eluso la sorveglianza di Hervör e per la prima volta metteva piede nel
palazzo più grande: il Válaskjálf, il palazzo del trono.
Si
addentrò nei corridoi senza esser vista. Col pancione che si ritrovava non
poteva più indossare l’armatura e quindi girava con una tunica verde e i lunghi
capelli castani le ricadevano sciolti sulla schiena. Anche se era una
valchiria, si era portata dietro il suo scettro. Doveva difendere la dea che
portava in grembo.
Era
passata una settimana, Hel cresceva dentro di lei abbastanza velocemente,
Brunilde sosteneva che ormai mancava poco.
Non erano
riuscite a mantenere il segreto all’interno del Valhalla: Hnoss non usciva più
dalla sua camera, la sua psiche era letteralmente crollata dal timore di essere
uccisa da Loki, le altre avevano il diritto di sapere perché Odino, che in
realtà era Loki, entrasse ogni sera nella stanza di Erin. Quindi sapevano
tutto, per lo meno l’Ingannatore non doveva mutare forma ogni volta.
La
giovane valchiria era fuggita perché era, per l’appunto una settimana, che non
vedeva Loki. Tornava da lei di notte, quando dormiva, e lei percepiva soltanto il
suo corpo stretto al suo.
Aveva
paura che potesse scatenare la sua folle guerra, contro chi non lo sapeva ed
era per questo che era “evasa”. Doveva sapere.
Dal
Valhalla aveva notato della frenesia nel palazzo reale, Thor stava per tornare
a casa.
Ultron
era stato sconfitto, con molte difficoltà e aveva segnato nel profondo Thor e
gli altri Vendicatori.
Notò del
movimento intorno a una porta, probabilmente quella della stanza di Thor. Si
avvicinò e vi trovò una donna dai lunghi capelli ramati.
Che fosse
Jane Foster? Da quel che ricordava lei, l’altra midgardiana era castana e non
somigliava molto questa donna. Perciò spinse la porta per entrare con cautela.
La rossa si voltò di scatto, spaventando Erin.
-Chi
sei?- domandò la Valchiria.
-Oh tu
devi essere la famosa Erin, sei proprio carina- si avvicinò puntando con lo
sguardo il pancione –Non vedo l’ora che nasca…- commentò con un ghigno
malefico.
Erin si
mise sulla difensiva, puntandole lo scettro contro.
-Rispondi
alla mia domanda-
-Aveva
ragione, Loki, sai difenderti-
Erin le
puntò la lancia sul petto, la sfera bianca già carica e pronta a colpire: -
Rispondi-
-Uuh
quanta fretta…Sono Lorelai-
-Chi?- la
valchiria era confusa.
-Una
vecchia alleata dell’Ingannatore-
-Che cosa
ci fai qui?-
-Devo
accogliere l’eroe di Asgärð-
-Te l’ha
ordinato Loki?-
-Altrimenti
chi?-
-Perché?-
Lorelai
le girò intorno, fermandosi alle spalle della giovane le spostò i capelli e le
sussurrò all’orecchio: -Non sono affari tuoi. Il tuo compito è quello di far
nascere la dea degli Inferi. Il resto non ti deve importare. Io e Loki abbiamo
tutto sotto controllo-
Erin si
voltò e la spinse contro il muro, bloccandole la gola con l’avambraccio.
-Qualsiasi
cosa tu abbia in mente, stai lontana da lui. O giuro che non ti basterà
l’intero universo per nasconderti perché ti troverò-
-Che
paura. Lo sai che moriremo tutti nel Ragnarök?- sogghignò beffarda.
-Certo e
tu sarai la prima se non righi dritto, intese?-
-Erin!-
la voce di Loki la congelò sul posto –Lasciala andare-
La
ragazza non si mosse.
-Lasciala.
Andare- ordinò.
Erin si
spostò.
-Bel
caratterino- commentò la rossa massaggiandosi il collo, con un mezzo sorriso.
-Te l’avevo
detto. Ti lasciamo alle tue incombenze. Erin, seguimi-
-Spiegami
cosa vuoi fare prima-
-Seguimi
e te lo dirò. Prima però ti riporto nel Valhalla-
Le due
donne prima di lasciarsi si lanciarono un’ultima occhiataccia minatoria.
Una volta
in corridoio fu Erin a parlare per prima.
-Che cosa
stai pianificando?-
-Nulla-replicò
il dio senza voltarsi e proseguendo verso il Valhalla.
-Loki-
-Non devi
preoccuparti-
-Chi è
quella donna?-
L’Ingannatore
si bloccò in mezzo al corridoio, sospirò stancamente e si voltò.
-È una
mia vecchia conoscenza, mi serve solo per distrarre Thor, deve rendersi conto
che sono sul trono il più tardi possibile-
-Perché?
Cosa vuoi fare?-
-Scatenare
una guerra mi sembra ovvio-
Erin
abbassò lo sguardo.
-Riuscirò
mai a farti vivere serenamente? Sei tornato lo stesso Loki pieno di rancore di
quando ti avevo conosciuto-
-Non ho
ancora avuto la mia vendetta-
-Ti
ricordi cos’è successo quando volevi il Tesseract?- domandò lei per guardarlo
dritto negli occhi.
-Stavolta
sarà diverso-
-Ma Odino
è già imprigionato, sono certa che Thor capirà, ha già rinunciato al trono! Ti
aiuterà a trovare un accordo con Odino e potrai tranquillamente regnare su
Asgard-
-Asgärð
non mi basta…-
-Cosa?- domandò
sorpresa -Allora vuoi…Jötunheimr? Dopotutto, è casa tua…-
-No, Erin,
non hai capito. Io li voglio tutti. Non posso proteggerti da quello che c’è là
fuori se non ho controllo sui Regni…-
La
ragazza sbarrò gli occhi.
-Non devi
proteggermi, il Valhalla mi protegge-
-I Novi
Regni saranno miei e li controllerò con le gemme dell’infinito- detto ciò fece
per allontanarsi.
-Loki,
no. Te ne prego, se ci tieni a noi, non farlo. Fallo per Hel-
-Mi
spiace Erin, ma ho deciso così-
Asgärð,
Valhalla, Sala dello Spirito, qualche ora dopo.
-Brunilde,
manda un Einherjar da Loki, deve dirgli che Hel sta nascendo. Corri!!!- urlò Hervör
per sovrastare le urla di dolore di Erin.
-Hervör-
mormorò Erin quasi senza voce, era in travaglio da un’ora ma era come se ne
fossero concentrate una decina in una, era stremata.
-Tranquilla
bambina mia, Loki sta arrivando-
Hlaðguðr
guardò la sorella preoccupata e disse: -Sorella, ho paura che…-
-Ce la
farà. Deve farcela- sottolineò l’altra
osservando Erin che urlava febbrile fra le sue braccia.
La porta
si spalancò all’improvviso dopo qualche minuto, Loki fece il suo ingresso come
una furia perché non era stato avvisato subito ma la sua rabbia svanì quando
vide la sua amata.
Era
sdraiata sul tavolo dorato, Hervör le teneva la mano mentre le spostava ciocche
di capelli dal viso.
Era
completamente madida di sudore e col fiato corto, come se avesse corso per
chilometri e chilometri. A ogni urlo di dolore, il cuore di Loki si stringeva e
malediceva Thanos con tutto se stesso.
Hlaðguðr
la stava assistendo durante il parto e Loki prese il posto di Hervör.
-Sono
qui, amore mio, sono qui-
-Loki…-
mormorò lei guardandolo negli occhi smeraldo.
-Erin,
resisti è quasi fatta- disse Hlaðguðr per incoraggiarla.
-Prenditi
cura di lei- mormorò Erin –Prenditi cura di Hel-
Loki con
le lacrime agli occhi, scosse la testa: -Lo farai con me, ci prenderemo cura di
lei insieme-
La
valchiria sorrise mesta.
-Minn
konungr…- alzò la mano sinistra e l’appoggiò sulla guancia del dio che aveva il
volto a pochi centimetri dal suo –Ti amo…-
Il
dio le strinse la mano:-Non mi lasciare, non mi lasciare- ripeté spaventato fra
le lacrime.
In
quel momento si sentì il primo vagito di Hel, Erin si voltò e la vide. Era una
bimba non troppo paffuta, bianca come un cadavere e i capelli neri.
-Hel-
sussurrò sorridendo alla figlia e chiuse gli occhi.
Loki
urlò di dolore e le due valchirie si precipitarono a salvarla.
Stanza di Erin, due giorni dopo.
Erin
riaprì gli occhi a fatica, aveva temuto di morire ma era ancora viva. Non
credeva di essere così forte.
Voltò
il capo leggermente verso la finestra e quello che vide le fece comparire un
enorme sorriso sul volto.
Loki
era di spalle, in braccio teneva Hel, che continuava a crescere a un ritmo
abbastanza serrato. Assomigliava a una bimba di quasi due anni.
Era
pallida e magra, i lunghi capelli corvini le ricadevano sulla veste lilla che
indossava e si confondevano con i lunghi capelli dell’Ingannatore che le stava
mostrando una magia.
-Hel-mormorò
la valchiria commossa.
I
due si voltarono. Loki sorrise raggiante, mise la piccola dea a terra, la quale
poi sfrecciò dalla donna.
-Madre!-esclamò
la piccola arrampicandosi sul letto e accucciandosi accanto a lei, appoggiando
la testa sul suo seno. La pelle della piccola era fredda, come quella di un
morto –Finalmente vi siete risvegliata-
Erin
sorrise, cercando di non pensare che fosse maledetta –Sei stupenda- le disse e
cercò di alzarsi.
-Non
ti sforzare- l’ammonì Loki, anch’egli sul letto.
-Aiutami-
Il
dio l’aiutò a tirarsi su per sedersi.
-Hel
è stata una brava bambina, non è vero?-
-Sì
padre- sorrise mestamente, le sue gote diventarono di un rosa tenue. In questo assomigliava alla madre quand’era ancora
umana.
-Per
due giorni non è uscita da questa stanza, l’abbiamo tenuta sempre accanto a te-
continuò il dio.
-Sapevo
che non mi avreste abbandonata- disse la piccola dea.
-Non
avrei mai potuto, amore mio-
Erin
sorrise alla figlia e le diede un grosso bacio su una guancia e l’abbracciò
forte; Loki le abbracciò entrambe.
-Le
mie donne-affermò orgoglioso il dio dal mantello verde.
-È
iniziata?- domandò Erin.
-Non
ancora, tra qualche giorno, quando la nostra piccola dea prenderà possesso
degli Inferi- mentre diceva quest’ultima parte guardò Hel, che in quei pochi
minuti era cresciuta un altro po’, con uno sguardo d’intesa che la piccola
ricambiò sicura e determinata.
Erin
ebbe paura, l’aveva già convinta?
-Non
abbiate paura, madre, saprò regnare agli Inferi nel migliore dei modi. Possa
Thanos pentirsi di quello che mi ha fatto-
Erin
la guardò sbalordita, la sua mente si stava sviluppando più velocemente del
resto del corpo.
Loki
strinse la Valchiria a sé: -Hervör sta preparando il suo insediamento negli Inferi-
-Non
voglio perderla-
-Resterò
sempre con voi- la rassicurò Hel abbracciando i entrambi.
Erin
guardò il dio da oltre una spalla della figlia e mimò con la bocca:
-Proteggila-
Lui
allungò una mano per stringere quella di Erin appoggiata sulla schiena di Hel.
Poco
dopo il dio si alzò con la scusa di lasciare madre e figlia sole ma in realtà
doveva verificare a che punto fosse il piano di Lorelai. Dovevano iniziare il
piano d’attacco per il primo regno, Jotunheimr sarebbe stato il primo a cedere
nelle sue mani. Doveva solo riprendersi il Tesseract dalle segrete.
-Loki-
lo richiamò Erin.
-Sì?-
-Avrai
l’appoggio del Valhalla in tutto ciò, se sarai in difficoltà…-
-Hervör
non…-
-Hervör
non permetterebbe mai di mettere la tua vita in pericolo- spiegò lei
interrompendolo.
Il
dio sorrise e si rivoltò.
-Aspetta.
Avrai anche il mio di appoggio. Qualunque cosa ti serva, qualsiasi cosa, conta
su di me-
L’Ingannatore
tornò sui suoi passi, posò le sue labbra su quelle della valchiria.
-Grazie-
disse.
-Spero
che non ti pentirai di ciò che stai per fare-
-Me
lo hai raccontato tu. È scritto-
Erin
rimase pietrificata a quelle parole, sarebbero morti tutti presto e lei doveva
trovare il modo di impedirlo.
Spazio
autrice:
Salve!
Stavolta ho fatto più in fretta :D
È
nata Hel *lancio di coriandoli in giro* bella la nostra famigliola che però
verrà “divisa” dal prossimo capitolo dove inizierà il Ragnarök (sia benedetta
la Marvel e i suoi film annunciati).
Ne
vedremo delle belle, ho ancora due capitoli più l’epilogo da scrivere. Eh sì,
sono riuscita a trovare una fine a questa storia. Ho i riassunti pronti a
svilupparsi in capitoli, più o meno corposi.
Preparatevi
perché torna Thor, Hnoss ne combinerà un’altra delle sue, Lorelai avrà la fine
che si merita, Loki conquista il conquistabile e alcuni personaggi (tra
valchirie e dei) durante lo scontro finale ci lasceranno. Volevo eliminare
anche uno dei protagonisti per mano di un altro protagonista ma mi sembrava
eccessivo ahahahahahah alla fine voglio bene ai miei personaggi. (Sì ovvio Loki
non è mio un mio personaggio, era per parlare in generale!!).
Vediamo
se entro fine mese riesco a sfornare il capitolo 20!
Ringrazio
i lettori silenziosi, chi ha aggiunto la storia tra le preferite o seguite
(siete aumentati *.*) ed Arceere999 per aver commentato lo scorso capitolo.
“Reaching”
è il titolo di una canzone degli
Audiomachine.
Un
abbraccio a tutti!!
Lalla.
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Capitolo 20 *** Prophecy ***
Cap 20 OFH
Nío kom ek
heima
fyr Níflhel neðan,
hinig deyja ór heljo halir.
Giunsi nei nove mondi
fino al Niflhel in basso,
presso Hel, dove vanno i morti.
(Edda poetica - Vafþrúðnismál - Il Discorso
di Vafþrúðnir)
Helheimr, Éljúðnir,
tre giorni dopo.
Erin
e Loki erano seduti su una panca dorata ai piedi di una scala, si tenevano per
mano guardando dritto davanti a loro. L’orgoglio traboccava dell’espressione
dell’uomo, mentre la donna era commossa.
Hel
aveva raggiunto l’età di una bellissima fanciulla di ventidue anni. I lunghissimi
capelli neri e lisci le ricadevano sciolti sulla schiena, la pelle diafana
attraverso cui risaltavano le vene blu, il viso a forma di cuore come quello
della madre. Le labbra erano carnose e rosse, anche queste ereditate dalla
valchiria e lo sguardo. Lo sguardo, che aveva fin dal primo secondo incantato
le anime di Helheimr, gli Inferi, era lo sguardo fiero e deciso di una
discendente Laufeyson, le iridi dello stesso verde brillante e intenso del dio
degli Inganni.
Erin
e Loki, osservavano la loro figlia che saliva la gradinata davanti a loro, con
il suo portamento aggraziato ma sicuro. Una figlia degna dell’Ingannatore.
Una
lunga tunica lilla, la copriva fino alle caviglie, maniche a tre quarti e
scollo a barca, per nascondere il resto del corpo che era di un colore violaceo
quasi nero. Chiaro segno della maledizione, la sua metà cadavere. Nella mano
destra reggeva la Falce Mietitrice di anime.
Assomigliava
in tutto e per tutto a un cadavere: pallida, fredda e distaccata.
Quando
giunse in cima alla scala, si voltò lentamente e osservò coloro che erano
rimasti sotto.
Tutte
le anime chinarono la testa, le due divinità si alzarono tenendosi sempre per
mano.
Loki
indossava la sua uniforme e il lungo mantello verde, nella mano destra lo scettro
di Odino.
Erin
indossava la sua armatura verde smeraldo e la lunga treccia le ricadeva a
destra, nella mano sinistra reggeva il suo scettro con la sfera bianca.
La
donna sorrise verso la figlia, la quale sorrise appena, doveva mantenere
l’espressione solenne del momento.
-Io,
Hel, figlia del re legittimo di Asgärð Loki Laufeyson e della Valchiria
Maggiore Erin, sono qui a Éljúðnir per prendere possesso del regno di
Helheimr. Sarò la vostra sovrana. La dea degli Inferi perché così è stato
deciso ad Asgärð - dichiarò solennemente.
Si
sedette sul suo trono in pietra, circondato da teschi, ossa e rovi. La mano
sinistra appoggiata al bracciolo e la destra che ancora sorreggeva la Falce.
Sorrise, ma ne uscì un ghigno che assomigliava a quello del padre.
Le
anime degli Inferi erano delle figure indefinite, nere come la pece ma
evanescenti. Tutte indossavano una tunica grigia sbrindellata. I volti erano
davvero paurosi, erano il lato più oscuro di ogni essere umano e non: gli occhi
erano solo delle cavità profonde, la bocca presentava dei denti affilati. Il
resto non esisteva.
Appena
videro la dea sedersi, s’inginocchiarono tutti, come delle tessere del domino
dalla prima fila all’ultima.
Erin
e Loki chinarono la testa in segno di rispetto.
Jötunheimr, il giorno dopo
Erin
prelevò un piccolo gruppo di Einherjar, una cinquantina per la precisione, per scendere
nel Regno di Jötunheimr per conquistarlo insieme a Loki.
Aveva
scelto coloro che erano i più fedeli alla sua persona, e soprattutto a Loki.
Hervör
non ne sapeva nulla, la giovane compagna del dio e madre della dea degli Inferi
sperava solo di non combinare troppi pasticci. Non se ne sarebbe accorto
nessuno, almeno non fino alla conquista di Jötunheimr.
L’armatura
la proteggeva poco dal freddo caratteristico del Regno di origine del suo amato
compagno. Non le importava. Loki per proteggersi dal freddo, invece, indossava
un mantello nero dotato di una pelliccia bianca che gli copriva le spalle.
Lorelai
li aveva seguiti, era in sella a un cavallo bianco mentre l’Ingannatore su uno
nero: Slepnir. Erin aveva osservato affascinata il cavallo nelle scuderie.
L’animale si era avvicinato mansueto e con fare giocoso aveva mosso la testa
verso la valchiria, la quale aveva riso divertita. Loki aveva osservato la
scena sorridendo, quando Lorelai aveva provato ad avvicinarsi, Slepnir si era
allontanato.
Le
due donne non si erano calcolate per tutto il viaggio, Erin stava alla destra
del compagno mentre la rossa alla sinistra.
Jötunheimr
era un regno buio, sembrava sempre notte. Non c’era nulla a parte rocce e
ghiaccio.
Rintanati
negli antri oscuri vivevano i giganti di ghiaccio, gli Jotun appunto.
Quest’ultimi
uscirono subito allo scoperto, non avevano più un leader dalla morte di Laufey,
ma questo Erin non lo sapeva ancora. Erano altissimi e blu, gli occhi rossi e
delle linee, spesso delle circonferenze concentriche, che decoravano il loro
corpo.
-Ecco
che ritorna- mormorò uno Jotun.
Loki
si fece avanti, togliendosi il mantello. Mosse le mani davanti a sé come se
volesse creare una sfera e comparve il Tesseract.
Erin
sbarrò gli occhi incredula.
A
contatto con la pelle del dio, il Tesseract si illuminò.
L’Ingannatore
diventò blu, gli occhi rossi e i disegni tipici degli Jotun sulla pelle.
-Sono
venuto a prendere possesso di Jötunheimr-
La
valchiria lo studiò con attenzione, era affascinata ma non lo riconosceva come
Loki.
-Perché
dovremmo volerti come re?- domandò un altro Jotun.
Il
dio si voltò indietro osservando la sua armata, incrociando per poco lo sguardo
della compagna.
Un
brivido di paura percorse Erin nel vedere quegli occhi rossi che la guardarono
come un soldato qualunque.
-Vi
conviene arrendervi- la voce del dio arrivò alle orecchie della valchiria più
profonda del solito e stranamente tremò di paura, tanto che il suo fidato lupo
su cui era in sella, si mosse leggermente in avanti infastidito. Erin lo aveva
chiamato Fenrir, giusto per non uscire troppo dalle mitologia che aveva
studiato su Miðgarð.
-In
fondo sono il figlio di Laufey- continuò l’Ingannatore.
-Sei
figlio di Odino, sei stato abbandonato-
-Sono
stato abbandonato anche da Odino-
-Così
vuoi conquistarci tutti?-
Loki
sogghignò: -Ovviamente- indicando con un braccio la sua piccola armata.
Erin
sollevò il mento verso l’alto prendendo un respiro profondo.
Non
le piaceva la causa di Loki ma il Ragnarök stava per iniziare.
A
chi poteva chiedere aiuto per salvare se stessa, sua figlia e Loki?
-E
chi mi dice che il tuo biondo fratello non verrà di nuovo a distruggerci?-
Al
sentire nominare Thor, Erin si mosse nuovamente inquieta sul lupo, doveva
tornare su Asgärð.
Doveva
salvare Loki dal suo folle piano. Doveva salvarlo da se stesso. Di nuovo.
Persa
nei suoi pensieri non si accorse che gli Einherjar si erano già mossi in avanti
guidati da Lorelai e Loki.
Fenrir
ringhiò sotto di lei ridestandola, cavalcò in avanti per raggiungere il gruppo
ma venne bloccata da due Jotun che la bloccarono. Cercò un aiuto ma erano tutti
già troppo distanti.
-Una
valchiria- disse uno dei due.
-Già,
si tratta bene Laufeyson-
-Badate
a come parlate- li minacciò la giovane.
-Altrimenti
che ci fai? sghignazzò uno, provocando l’ilarità dell’altro. - Ci ucciderai
come Loki ha fatto con Laufey?- continuò il primo tornando serio.
La
valchiria non rispose, alzò il braccio armato del suo scettro e lo fece roteare
sopra la sua testa, caricando la sfera in cima. Colpì entrambi, senza esitare,
vaporizzandoli.
-Ha!-
incitò poi il lupo, il quale si mosse di slancio in avanti rincorrendo il
gruppo.
Quando
fu abbastanza vicina notò che Lorelai combatteva in sincronia col dio.
Perfetti, sembravano… “Una bella coppia. Fatti uno per l’altra” pensò. La
gelosia s’impossessò di Erin e si lanciò nella mischia, col grido di battaglia
tipico delle Valchirie.
-Vestan!
(Verso est!)- urlò la valchiria dall’armatura smeraldo, una volta raggiunto la
coda del gruppo.
Gli
Einherjar si voltarono per eseguire il comando e si mossero per difendersi
dall’attacco di altri Jotun. Erin giunse subito in testa a guidarli, lasciando
indietro il dio e la ninfa.
La
donna dai capelli rame le fu subito accanto: -Vattene mocciosa, ci sei solo di
impiccio-
-Ek
taut einherjar-inn (Guido io gli Einherjar)- ringhiò la valchiria
voltandosi.
Con
un colpo poi, evitò che uno Jotun tagliasse la testa a Lorelai.
***
Poco
dopo, Loki salì sul vecchio trono del padre naturale Laufey. Poggiò il
Tesseract sul bracciolo sinistro e si sedette.
Gli
Einherjar e Lorelai si inchinarono subito, seguiti dagli Jotun rimasti.
Erin
esitò. Era combattuta.
Aveva
disobbedito al Valhalla, guidando una piccola parte dell’esercito di Asgärð
alla conquista di un Regno per un re che regnava con l’inganno.
Era
venuta meno alla sua promessa di servire il Regno di Odino.
Sapeva
che dalla Stanza della Sfera la stavano osservando.
Dall’altro
lato, il dio la osservava con attenzione, dal suo viso non traspariva nessuna
emozione.
La
giovane era l’unica rimasta in sella nella sua posizione fiera da guerriera mentre
osservava tutti ma soprattutto quell’essere dalla pelle blu, il gigante di
ghiaccio, abbandonato da neonato su una roccia. Se non fosse stato per Odino,
che ne sarebbe stato di Loki? Sicuramente sarebbe morto.
E
lei?
Erin
sarebbe rimasta a Oxford a studiare e a proseguire la sua semplice vita da
midgardiana osservando da lontano le gesta dei vari supereroi che popolavano la
terra.
Sarebbe
regnata la pace ovunque.
Poteva
ancora esserci una pace, se avesse chiesto aiuto a Thor.
A
quel punto a Erin fu chiara la decisione da prendere e da che parte stare.
Erin
scese da Fenrir e si diresse verso il trono a testa china. Quando arrivò davanti
al dio si inginocchiò ai suoi piedi, senza osare alzare lo sguardo.
Loki
si protese in avanti e con una mano sollevò il viso della sua compagna.
Il
contatto con la pelle della donna fece svanire l’effetto del Tesseract.
Lui
le sorrise soddisfatto.
-Questo
sono io- sussurrò.
-Torniamo
su Asgärð e finiamola qui- lo pregò lei, cercando anche di tamponare la sua
colpa sapendo che le sue consorelle la stavano osservando.
Loki
si chinò ulteriormente verso di lei, la baciò e poi le sussurrò nell’orecchio
sinistro: -Non posso-
A
quelle parole la ragazza chiuse gli occhi, il dio si ritirò.
-Devo
andare… io ho…-
-Disobbedito,
lo so. Vai amore mio, hai già fatto tanto per il tuo re- la congedò, senza
perdere il suo sorriso fiero per la valchiria davanti a sé.
Erin
si alzò e si diresse verso Fenrir senza fiatare ulteriormente.
-Buon
viaggio- le augurò velenosa Lorelai.
-Ti
tengo d’occhio- la minacciò l’altra.
Asgärð,
palazzo Válaskjálf, stanze imperiali.
Erin
camminava a passo svelto verso la stanza di Thor. Doveva parlagli prima di
beccarsi la strigliata di Hervör.
Il
dio uscì proprio nel momento in cui la valchiria sopraggiungeva, tenendosi la
testa.
-Maledetta
ninfa…-mormorò. Erin non sentì una sola parola ma Lorelai aveva portato a
termine il compito che Loki le aveva affidato: distrarre il dio del tuono.
-Thor!-
Il
biondo si voltò sorpreso.
-Che
ci fa una valchiria qui?-
-Sono
Erin, la nona valchiria- si presentò, facendo una reverenza imbarazzata.
Insomma Thor era pur sempre un principe.
-La
donna per cui Loki ha distrutto New York? Per cui mio fratello si è
sacrificato?-
-Sì,
sono io- confermò meravigliata. Doveva ricordarsi di quello che il biondo dio
del tuono aveva detto al fratello quando morì.
-Non
mi sembra il momento delle presentazioni visto che mio fratello è ancora vivo e
ha preso il controllo del Regno- affermò superandola. Aveva fatto uno più uno
con la presenza di Lorelai a palazzo, sapeva che i due erano antichi alleati.
-Ed
è per questo che sono qui-
Thor
si fermò a guardarla per davvero. Doveva capirlo subito che era legata a Loki
dallo scettro che teneva in mano e dal colore dell’armatura. In più era una
bellissima midgardiana, come Jane.
Al
pensiero dell’astrofisica, il biondo si innervosì ancora di più per quello che
Loki gli aveva fatto.
-Che
cosa vuoi?-
-Aiutarmi
a fermare il Ragnarök-
-Io?-
-Loki
ha convinto nostra figlia…-
-Cosa?
Avete una figlia?- domandò sorpreso.
-È
successo all’improvviso, Thanos l’ha maledetta facendola nascere metà cadavere
e metà dea. Ha raggiunto i ventidue anni in meno di una settimana-
Thor,
sorpreso e quasi spaventato, face cadere il Mjölnir con un tonfo metallico.
-Dov’è?-
-È
negli Inferi, è il suo regno-
-Dimmi
di Odino, dov’è sepolto?-
-Non
posso- mentì.
-Dimmelo-
urlò.
-Non
posso- urlò lei di rimando. –Ti prego, Thor, risparmia la vita a Loki-
Il
dio infuriato se ne andò. Richiamò il suo martello che volò nella sua mano,
Erin si spostò appena in tempo per non essere colpita.
-Thor!-
lo richiamò.
Aveva
fallito.
-Thor!-
Il
dio scomparve infondo al corridoio.
Erin
ringhiò frustrata, doveva esserci un modo.
Valhalla, Sala della Sfera, sera tarda.
Erin
notò subito l’agitazione delle consorelle intorno alla grande sfera bianca.
-Che
succede?- domandò, dimentica di quello che aveva fatto quella mattina.
-Cosa
ti è saltato in mente?- l’aggredì Brunilde.
-Io…
io ho solo fatto la volontà del mio re-ammise.
-Smettila
con questa storia! Ti sta plagiando, sei sua complice nei suoi crimini-
-Non
ha mai commesso crimini. Il trono gli spetta di diritto!- sbottò Erin, stufa di
esser ancora trattata come una bambina dalle sue consorelle.
-Ora
basta!- intervenne Hervör perentoria –Non serve litigare. Lo avrebbe
conquistato comunque. Hanno trovato le altre gemme, si sono divisi in due
eserciti composti da Jotun e Einherjar e hanno già conquistato Svartalfheimr,
Jötunheimr e Niflheimr-.
-I
regni del Nord- constatò Erin.
-Esatto,
Helheimr direi che è già suo visto che vi regna Hel-
-Manca
il Sud con Muspellsheimr, Alfheimr, Vanaheimr e Miðgarð- continuò Erin.
-Già,
si muove rapidamente. Troppo. Thor si sta già muovendo per riprendere il
controllo di Asgärð. Ha ordinato che tutti gli Einherjar siano pronti entro
domani all’alba-
-Non
abbiamo tempo, se non lo fermiamo subito Thor non ce la farà mai- constatò la
ex midgardiana.
-Devi
fermarlo Erin, solo tu puoi-
-Non
mi dà ascol…-
-Sorelle!-
fu la voce trafelata di Hlaðguðr a interromperle.
-Che
succede?- domandò Hervör.
-Hnoss…-
-Cosa?-
-È
scomparsa-
-L’avete
cercata?- domandò Hervör.
-Ovunque.
Sembra che sia fuggita-
-Non
ci voleva-
-Vado
da Hel, non abbiamo più tempo- concluse Erin uscendo dalla sala.
Asgärð,
palazzo Válaskjálf, Sala del Trono, notte fonda.
Thor
si aggirava inquieto ai piedi del trono.
Com’era
possibile? Loki era morto fra le sue braccia.
Doveva
immaginarlo che fosse un inganno, lo aveva fregato un’altra volta e cosa aveva
fatto? Aveva ucciso Odino.
-Mio
principe- lo chiamò una voce femminile.
Thor
si voltò e si ritrovò faccia a faccia con una valchiria dall’armatura azzurra e
dall’espressione sembrava avesse visto un fantasma.
-Voi
valchirie oggi non sapete stare al vostro posto. Che cosa vuoi?-
-Odino
è vivo-
-Non
è morto?- chiese sollevato.
-Loki
lo ha rinchiuso nelle segrete al posto suo-
-Portami
da lui. Dobbiamo liberarlo e porre fine a questa pazzia!-
Ed
entrambi corsero nei sotterranei del regno per liberare Padre Tutto.
Spazio
autrice:
Ciao!!
Buon
anno a tutti!!
Capitolo
bello sostanzioso con molti colpi di scena, i nodi stanno venendo al pettine e
nel prossimo avremo lo scontro finale tra i due eserciti. Thor vs Loki!
Un
due o tre personaggi ci lasceranno, vi avevo detto che volevo far fuori una
tortorella per mano dell’altra (sì ho pensato a Loki che uccideva Erin per
mantenere le chiappe sul trono) ma non sono così perfida muhahahahhahahahahahah
ma ho deciso di salvare tutto in corner. Ecco ora potete rimettere in frigo le
verdure che volevate tirarmi :D
Anche
perché ho pensato a un epilogo da ammmore e mmmiele, che vale molto di più
della scampata morte di Erin :D (ci sarà il ritorno del professor Harris, mica
mi sono dimenticata di lui, voi?)
Hnoss
i fattacci suoi, al solito mai eh?! Quanto a Thor… eh non ho resistito a fargli
mettere le corna a Jane, tanto era sotto incantesimo e Jane avrà la sua
ricompensa, tanto non saprà nulla.
Jotun
Loki non piace a Erin, nah troppo inquietante… Hel, nel prossimo capitolo, la
vedremo in tutta la sua potenza di dea e ci sarà chi ne farà le spese!
Basta
sto spoilerando troppo, torno a studiare và LOL
"Prophecy" è una canzone di Adrian von Ziegler (è eccezionale davvero questo ragazzo!)
Un
abbraccio a tutti,
Lalla.
|
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Capitolo 21 *** Waiting between worlds ***
Waiting between world OFH
Helheimr, Éljúðnir, quella notte
Erin
scese nel regno della figlia Hel. Solo lei poteva fermare Loki, avevano
un’intesa più potente che superava l’amore della valchiria: il legame di
sangue.
Non
sapeva come l’avrebbe convinta ma sapeva che ci sarebbe riuscita. Hel
era testarda e determinata tanto quanto suo padre ma da Erin aveva ereditato la
saggezza e la ragionevolezza.
Helheimr
non le piaceva, non poteva negarlo. Era un luogo tetro e sinistro, non le
piaceva affatto che la figlia vivesse lì ma il suo destino era quello.
Il
trono era vuoto, probabilmente non erano ancora rientrati dal primo giorno di
conquiste.
-Erin-
una voce risuonò autoritaria squarciando il silenzio pressante di Helheimr.
La
valchiria si girò lentamente.
Davanti
a lei, a una cinquantina di metri, stava Lorelai. La osservava minacciosa.
-Che
cosa vuoi?- chiese tranquilla.
Cercò
di rimanere calma, era disarmata e si maledisse mentalmente per questo. Un
errore che poteva costarle caro.
Lorelai,
che era anch’essa apparentemente disarmata ma non c’era molto da fidarsi, si
avvicinò lentamente, sorridendo come se avesse già vinto qualcosa.
-Il
tuo posto- affermò serafica.
-Non
potrai mai essere una valchiria, dovresti saperlo-
-Non
mi interessa vivere da reclusa come voialtre… intendevo accanto a Loki-
-Te
lo puoi anche scordare- replicò Erin mantenendo la calma anche se dentro di lei
la rabbia stava ribollendo nelle sue vene.
-Dici?-
guardandola con aria di sfida.
Ormai
erano vicine, una difronte all’altra.
-Sai,
noi su Miðgarð abbiamo un detto: “fare i conti senza l’oste”. Significa che
stai facendo dei piani senza sapere l’opinione di Loki-
-Oh
ma lui è d’accordo-
Erin
scoppiò a ridere di gusto. Poteva dubitare delle capacità strategiche del dio,
ma del suo amore no. Altrimenti perché scatenare questa guerra, al di là della
smania di potere?
-Per
favore. Torna da dove sei venuta che forse è meglio- sentenziò la valchiria
seccata, dirigendosi poi verso la gradinata che portava al trono.
-Pensa
a cosa succederebbe se una giovane valchiria dall’armatura smeraldo venisse
ritrovata ai piedi di un trono con la gola squarciata… Uccisa da un’anima di
Helheimr, sarebbe la giustificazione ufficiale, non credi? E io sarei presente,
a consolare il dio degli inganni, il mio re… Credo che si dimenticherà presto
di te e io diventerò regina-
La
valchiria si voltò di scatto, appena in tempo per evitare un fendente del
pugnale di Lorelai, che aveva nascosto, solo Heimdall sa dove.
-Tu
sei pazza- esclamò Erin arretrando per allontanarsi. Doveva fuggire, era
disarmata e non poteva uscirne illesa se l’avesse affrontata.
-Oh
no, tutt’altro- sorrise perfida.
Fece
per scagliarsi di nuovo contro di lei, quando delle anime di Helheimr
comparvero dal nulla, bloccando la strada alla ninfa. Altre circondarono la
valchiria per proteggerla. Lorelai si bloccò una frazione di secondo,
spaventata.
Erin
ne approfittò per scappare. Nella direzione sbagliata.
Nella
confusione creata dalle anime, la valchiria si accorse troppo tardi di star
correndo verso il trono. Si stava mettendo nell’angolo da sola.
Fu
un attimo.
La
donna dai capelli ramati l’afferrò per una spalla voltandola. Erin cercò di
colpirla ma si ferì il dorso della mano nel farlo.
Le
anime si pararono come un muro alle spalle di Lorelai. Non potevano fermarla
perché erano evanescenti.
Lorelai
alzò il braccio armato per colpirla, Erin alzò il suo per parare il colpo.
Si
concentrò, sperando che il vecchio incantesimo funzionasse per smaterializzare
l’arma ma, ovviamente, fu inutile.
Con
la mano libera, la ninfa afferrò la valchiria per il collo. Erin portò le mani
su quelle della rossa per cercare di liberarsi. Iniziò a scalciare per
difendersi, invano.
Lentamente
l’aria iniziava a mancarle, le gambe cedettero.
-Perfetto.
Ora muori- ringhiò Lorelai, stringendo di più la presa.
Erin
annaspava cercando di respirare. Il corsetto in metallo aumentava la sensazione
di soffocamento. Sperò soltanto che qualcuna dal Valhalla la vedesse.
In
un ultimo tentativo di salvarsi, la valchiria allungò le mani cercando di
colpire Lorelai che la ferì nuovamente con il pugnale.
Una
luce bianca comparve alle spalle dell’assassina, che non si accorse di nulla.
Fu
un attimo.
Hel,
apparsa in tutta la sua maestosità, tolse Lorelai di dosso alla madre,
liberandola. La rossa volò lontano.
Erin
si ritrovò inginocchiata protesa in avanti, con una mano sul collo che cercava
di riprendere a respirare regolarmente.
-Noooo!-
fu l’urlo terrorizzato di Lorelai. Erin alzò la testa di scatto.
Hel
le tagliò la gola senza pietà, usando il pugnale che Lorelai ancora teneva in
mano. La ninfa si accasciò a terra priva di vita.
-Portatela
via- ordinò la dea degli inferi.
La
valchiria rimase pietrificata.
La
dea si voltò in cerca della madre. Quando la vide, i suoi tratti si addolcirono
e corse da lei.
-Madre!-
esclamò abbracciandola.
Erin
si aggrappò a lei.
-Grazie.
Non dovevo venire disarmata. Sono stata una stupida. Non una parola con tuo
padre- mormorò. Era stata davvero incauta.
Hel
ridacchiò argentina.
La
valchiria si scostò: - Perché ridi?-
-Mi
avete dato una scusa per ucciderla. È tutto il giorno che voglio farlo ma mio
padre non me lo avrebbe permesso-
-Già.
Chissà perché Loki ci teneva così tanto-
-Non
quanto tenga a voi- replicò la figlia con un sorriso.
-Non
darmi del voi, mi fai sentire vecchia. Abbiamo quasi la stessa età-
Hel
rise nuovamente.
-Hel?-
-Sì?-
-Convinci
Loki a fermarsi. È una pazzia-
-Non
posso. Ormai abbiamo conquistato tutto. Quasi-
-Perché
lo sta facendo? Lo sai almeno?-
La
dea annuì. Loki non nascondeva nulla nemmeno alla figlia…
-Per
il trono. È un suo diritto ma soprattutto…per noi-
-Noi?
Hel nessuno potrà farci del male-
-Thor?
Odino?-
-Odino
è nelle segrete e Thor capirà. È sempre stato comprensivo-
-È
troppo tardi- rispose la dea alzandosi. – È tardi, dovete tornare nel Valhalla-
Erin
si alzò.
-Dov’è
lui ora?-
-Non
lo so-
-Hel-
la rimproverò.
-Davvero,
non lo so…- fece una pausa- Mamma- provò a dire. Notò che le piaceva di più
di madre.
Erin
l’abbracciò.
-Qualsiasi
cosa succeda, - le prese il viso fra le mani e la guardò dritta negli occhi-
Noi dobbiamo proteggere lui. Chiaro? Lui e soltanto lui. Questo è il
nostro piano per il Ragnarök, non abbiamo altre scelte. Non mi importa di cosa
ti dirà lui. Loki è il nostro mondo, la nostra vita, la nostra famiglia-
-Sarà
fatto-
-Ti
voglio bene, Hel- le diede un bacio sulla fronte.
-Anch’io
ti voglio bene, mamma-
Valhalla, Sala della sfera, qualche minuto più tardi.
Erin
si accorse che il Valhalla era in fermento.
Gli
Einherjar si stavano preparando per andare in guerra.
Quando
entrò nella Sala della Sfera rimase pietrificata.
Thor
e Odino stavano parlando con Hervör.
-Eccola
qui. La nona valchiria. La donna di Loki e la madre di Hel- la richiamò Padre
Tutto.
La
valchiria cercò aiuto in Hervör che però abbassò lo sguardo, facendo no con la
testa.
-Domattina
all’alba scenderemo su Jötunheimr, Loki verrà fermato e tu sarai dei
nostri- ordinò Odino.
-Io...-
tentò di parlare Erin.
-Tu
sarai dei nostri. Appartieni al Valhalla. Ad Asgard. Sei fedele a Odino e Thor.
Domani Loki sarà il tuo nemico, che ti piaccia o meno. Questa
notte dormirai sorvegliata, così non fuggirai dal traditore- sentenziò Odino
andandosene.
-Avete
promesso ai vostri figli un trono. Siete caduto nel vostro Sonno e Frigga,
vostra moglie, ha ceduto la reggenza a Loki. Voi lo avete bandito subito dopo e
ora osate lamentarvi della sua rivendicazione?- rispose Erin a tono.
-Come
osi parlare in questo modo al tuo re?- intervenne Thor.
-Lo
sai benissimo che non è il mio re. E sai anche che Loki ha ragione, non hai mai
creduto che fosse pazzo. Nemmeno ora lo pensi, dì la verità. Se sei un vero
principe, ammettilo, Thor Odinson-
Thor
non rispose, era colpito nel profondo.
-La
verità è che nessuno di voi ha mai ascoltato Loki. Non avete mai chiesto il suo
parere. Vi lamentate delle sue azioni. Ma voi, Padre tutto, siete stato il
primo a ingannarlo-
-Vedo
che ti ha manipolato a dovere-
-Se
dite che mi ha manipolata per il semplice fatto che io lo ami, allora ha manipolato
anche Frigga. È stata lei che gli ha insegnato la sua magia, è stata lei che lo
ha osservato da qui quand’era su Miðgarð. E lei ha fatto in modo che restassimo
uniti. La Signora del Cielo ha deciso così e così resterà-
-Pazze.
Voi donne siete delle pazze-
-Intanto
delle donne reggono il regno dei guerrieri morti- intervenne Hervör risentita.
A volte Odino non lo capiva.
-Basta,
domani sarete su Jötunheimr al mio fianco- detto questo, Odino se ne andò.
Il
dio del tuono lo seguì.
-Thor!-
lo richiamò Erin.
-Mi
fidavo di lui ma mi ha ingannato-
-Ti
ha ingannato?! Lui ti ha salvato la vita e tu hai abbandonato il suo corpo su
Svartalfheimr!!- gli rinfacciò Erin.
Thor
abbassò lo sguardo e uscì dalla Sala.
-Che
facciamo?- chiese a Hervör sospirando.
-Dobbiamo
obbedire e qualcosa poi faremo-
-Voglio
vedere Loki. Devo parlargli-
-Hai
sentito Odino?-
Jötunheimr, il giorno dopo
L’esercito
di Asgard si ritrovò davanti un esercito misto, formato dai guerrieri più forti
dei vari regni conquistati dall’Ingannatore. La retrovia era formata dalle
anime di Helheimr.
In
sella a Sleipnir in prima fila vi era Loki, nella sua posizione fiera che
osservava tutti, accanto a lui, su un cavallo nero, vi era Hel.
Loki
osservò l’esercito di Einherjar con le loro armature dorate e con particolare
attenzione, osservò la prima fila di condottieri.
C’erano
tutti: i tre guerrieri e Lady Siff alla destra di Thor. Quest’ultimo a sua
volta era alla destra di Odino. Hervör e le valchirie erano schierate alla
sinistra di Padre Tutto.
L’Ingannatore
s’irrigidì alla vista di Erin nel gruppo opposto. Non la voleva sul campo di
guerra.
-Non
poteva fare altrimenti, padre. L’hanno costretta- sussurrò Hel, voltandosi
appena.
-Lo
so. Non volevo che tua madre si trovasse in mezzo. Lo sto facendo per
proteggerla-
-È
una valchiria- constatò la figlia.
-E
Lorelai ieri?- chiese fra i denti. Quando Hel gli aveva comunicato che aveva
ucciso Lorelai, si chiese cosa le fosse saltato in mente ma poi quando proseguì
il racconto dicendo che aveva tentato di uccidere Erin, rimpianse solo di non
averla uccisa lui. Avrebbe dovuto capire che tra la sua compagna e la rossa
sarebbe successo qualcosa. Forse avrebbe dovuto lasciare che Erin la
strangolasse quel pomeriggio nella camera di Thor.
-Ve
l’ho già detto. Era disarmata, lo sapete benissimo che è in grado di difendersi.
Le anime mi hanno riferito che ha fatto il possibile per difendersi-
-Fai
in modo che nessuno la ferisca. Chiunque provi a sfiorare Erin se la vedrà con
me-
-Sì
padre- rispose Hel obbediente, retrocedendo un po’ per comunicare il comando
all’esercito.
-Arrenditi!-
esclamò Odino, staccandosi dal gruppo.
-Questo
mai!- replicò Loki, dall’altro lato avvicinandosi al centro del campo di
battaglia.
-Morirai-
sentenziò Padre tutto senza troppe cerimonie e senza mostrare nessuna emozione.
La protezione di Asgard era molto più importante, su di lui dipendevano milioni
di vite.
Erin,
a quelle parole, si mosse in avanti per attaccare Odino.
Loki
la intercettò con lo sguardo, mosse appena la mano e Fenrir si accucciò
iniziando a guaire e agitarsi. Bastò per distrarre la valchiria, intenta a non
perdere l’equilibrio dalla sella del suo lupo e cercare di riprendere il
controllo.
-Lo
vedremo, padre- quell’ultima parola fu pronunciata con sdegno.
-Pensa
a Hel, potrebbe morire oggi. Anche Erin è in pericolo-
-Sono
sotto la mia protezione- dichiarò Loki prima di scagliarsi contro Odino.
Questo
provocò la reazione di Erin, timorosa che Odino potesse ucciderlo si lanciò nel
campo.
La
reazione a catena fu istantanea.
Hel
si mosse in avanti per proteggere la madre, Hervör fece lo stesso dall’altra
parte portandosi dietro le altre valchirie.
Thor,
i tre guerrieri con lady Siff si mossero in avanti per fermare l’avanzata di
Loki.
Le
anime dell’Inferno si portarono più avanti rispetto agli altri guerrieri dello
schieramento e andarono dirette a infastidire e spaventare gli Einherjar.
Erin
si bloccò subito. Cosa stava facendo? Non poteva uccidere nessuno dall’altra
parte e nemmeno dalla sua, sarebbe stato tradimento per entrambe le parti.
Osservò
Loki disarcionare Odino e venir disarcionato a sua volta da Thor. Decise di
scendere da Fenrir e lo allontanò ma il lupo non si mosse dal suo fianco. La
protezione di Loki era il suo piano, le conseguenze le avrebbe pagate poi.
Si
avvicinò a grandi falcate al gruppo centrale.
Fece
per bloccare Thor dal colpire Loki col suo scettro, ma si ritrovò la lama della
spada di Lady Siff alla gola.
-Non
provarci- la intimò.
-Avanti
fallo, Loki ti ucciderà o lo farà Hel. A te la scelta-
La
guerriera tentennò ma allontanò la lama.
Fu
Hnoss che intercettò il Mjölnir per salvare Loki.
L’Ingannatore
la guardò riconoscente. Lei gli sorrise.
Odino
e Thor la guardarono sorpresi.
-Tradimento!-
urlò Odino, estraendo la spada.
-Hervör!-
urlò Erin.
La
valchiria dall’armatura rossa cavalcò il prima possibile essendo la più vicina
all’altra valchiria.
Ma
non fece in tempo.
Odino
afferrò la valchiria dall’armatura azzurra e la spinse a terra.
Thor
bloccò Loki a terra col Mjölnir per impedirgli di reagire.
Odino
alzò la spada.
-Lunga
vita a Loki, re di Asgard- furono le ultime parole dette da Hnoss prima di
essere decapitata.
-No!-
fu l’urlo corale di Loki, Erin e Hervör.
Thor
riprese il martello che volò nella sua mano.
L’esercito
di Loki si scagliò senza pietà su quello del Valhalla.
Hel
guardò il suo obiettivo e lo puntò correndogli incontro con un grido di guerra.
Per lasciarle campo libero, l’Ingannatore attaccò i tre guerrieri: Hogun fu il
primo a cadere. Volstagg fu ucciso da uno Jotun. Mentre Fandrall, con le
lacrime agli occhi, puntò la sua spada verso il torace di Loki che si conficcò
nel nulla dell’illusione creata dal dio, il quale era alle sue spalle e lo mise
k.o. senza ucciderlo.
Solo
Lady Siff si trovò sulla strada che divideva la dea dei morti da Padre Tutto.
Hel
la colpì con la falce, ferendola alle gambe.
Erin
si avvicinò a Hnoss e si inginocchiò. Odino non aveva reciso completamente la
testa.
Era
una scena raccapricciante per Erin che, con le lacrime agli occhi, accarezzò il
viso della consorella e le chiuse gli occhi.
-Hai
protetto Loki fino in fondo. Era il tuo compito da quando sei diventata una
valchiria. L’hai portato a termine con onore e il tuo re è fiero di te- mormorò
Erin prima di alzarsi e rendersi conto di cosa stava per succedere.
Hel
alzò la falce. Padre Tutto era inginocchiato davanti a lei, disarmato.
-Avanti,
uccidimi. Non saresti mai nata se non avessi salvato tuo padre e tua madre
dalla morte certa- ringhiò Odino.
-Sarei
nata comunque. Loro sono destinati a stare insieme. Non avresti impedito nulla.
Questo è il Ragnarök, moriremo tutti e tu sei il prossimo-
-Hel
no!- urlò sua madre.
Thor
e Loki, agli estremi opposti del campo di battaglia, si voltarono a osservare
la scena. Il primo terrorizzato e il secondo compiaciuto.
La
falce s’abbatté e Odino rimase a terra privo di vita.
Tutti
sul campo si bloccarono pietrificati. Il silenzio calò all’improvviso.
L’urlo
di vittoria di Loki sovrastò quello disperato di Thor mentre entrambi si
dirigevano verso Padre Tutto esanime.
Erin
e Hervör si guardarono ed entrambe annuirono.
-Il
Valhalla si arrende- annunciò la valchiria dall’armatura rossa. Gli Einherjar
arretrarono di un passo, deponendo le armi.
-No-
ringhiò Thor.
Il
dio del martello soprese tutti quando estrasse dalla cintura un pugnale.
Erin
osservò la distanza che la separava da Loki, era troppa. Lei stessa ed Hel
erano in linea di tiro di Thor stando davanti all’Ingannatore.
Li
avrebbe uccisi tutti e tre, questo era quello che vi lesse negli occhi blu del
dio del tuono.
Non
sarebbe caduta prima di combattere, non avrebbe permesso che a Hel fosse torto
un capello.
Non
avrebbe permesso a un’altra persona di strapparla via da Loki. Dal suo amore.
Non
senza combattere prima. Anche a costo di sacrificarsi per salvare le due
persone che amava più della sua stessa vita.
Il
biondo dio passò il suo braccio intorno al seno della dea dai lunghi capelli
neri, bloccandola contro il suo corpo e puntandole la lama alla gola.
-No!
Thor ti prego, non lei!! Prendi me!- lo scongiurò la valchiria dall’armatura
smeraldo, tentando di avvicinarsi. La mano di Loki la bloccò.
-Lasciala
andare- ordinò al fratello, accostandosi alla compagna.
-Ha
ucciso nostro padre!-
-Lasciala
andare, non vorrai che scenda su Miðgarð a fare lo stesso con Jane?- il tono di
Loki era calmo ma autoritario. Non se ne accorse nessuno, ma in realtà l’Ingannatore
aveva paura.
La
stretta di Thor si fece più forte. Hel fece una smorfia di dolore.
-No,
fratello. Arrenditi o la ucciderò. Ucciderò tua figlia- lo minacciò.
Erin
guardò Loki disperata.
L’Ingannatore
stava valutando le opzioni: per quanto lo negasse, voleva troppo bene al dio e
non poteva ucciderlo ma non poteva nemmeno permettere che uccidesse sua figlia.
Era un’impasse difficile da sbrogliare senza usare la forza.
-Mi
avevi fatto una promessa- lo accusò Erin, voltandosi.
L’Ingannatore
chiuse gli occhi e sospirò. Quelle parole lo ferirono. Faceva promesse che non
riusciva a mantenere. Non sapeva decidere.
-Non
arrendetevi, padre- fu Hel a parlare e a far voltare i genitori.
-Io…-
tentò l’Ingannatore.
Loki
stava tentennando troppo. Erin passò lo sguardo dal compagno a Thor e alla
figlia.
Hel
era arrivata all’improvviso, non avevano mai considerato di avere figli. Era
stata poco tempo con lei e non poteva lasciarla morire. Era sua madre
dopotutto.
La
sfera bianca del suo scettro era carica e pulsava, pronta per colpire.
Prese
lei l’iniziativa.
Si
scagliò contro Thor nell’estremo tentativo di salvare Hel.
Loki
si rese conto di ciò che stava per accadere e si gettò contro Erin. La scaraventò
a terra appena in tempo e la bloccò con il peso del suo corpo.
Il
raggio bianco della sfera partì a vuoto, illuminando il cielo buio di
Jötunheimr.
-Lasciami!-
urlò stizzita la valchiria dimenandosi.
-Mi
arrendo! Mi arrendo!- asserì l’Ingannatore.
Thor
spinse Hel lontano da sé, questa perse l’equilibrio e finì inginocchiata a
terra.
-Ad
una condizione- continuò Loki con un ghigno, rialzandosi.
Erin
corse da Hel per proteggerla, facendole scudo col corpo.
-Cosa
vuoi?-
-Un
trono-
Il
Mjölnir tornò nelle mani di Thor. Erin e le valchirie trattennero il respiro.
Erin
era spaventata, aveva lasciato Loki senza protezione.
-Uno
qualsiasi- precisò Loki.
Le
valchirie tornarono a respirare sollevate.
Thor
ponderò la richiesta, era davvero troppo, ma avrebbe perso la guerra
sicuramente.
Era
ancora scosso dall’ultimo viaggio su Miðgarð ed era sceso accanto a Odino solo
per farlo contento ed ora che non c’era più…
Ora
che non c’era più poteva abbassare la guardia con suo fratello. Poteva tornare
tutto come prima senza dubitare che il moro potesse fregarlo da un momento all’altro
per vendicarsi di Padre Tutto.
-Accordato-
fu l’unica parola che il dio del tuono disse.
Thor
richiamò all’ordine i suoi e li portò su Asgard. Lo stesso fece Loki con il suo
esercito.
Erin
lo trovò poi chinato ad accarezzare il viso di Hnoss. Sussultò quando sentì la
mano della sua amata compagna sulla sua spalla.
-Ha
portato a termine il suo compito- commentò la donna.
-Le
sono riconoscente di questo, per quanto abbia cercato di farti del male- si
rialzò e guardò Erin –Ma sono contento che non ci sia tu al suo posto-
La
ragazza lo abbracciò forte.
-Basta
guerre- mormorò lei contro la pelle del suo collo.
-È
tutto finito tranquilla. Ho avuto la mia vendetta- replicò lui, spostando la
treccia della valchiria dietro alla spalla di lei, per poterle donare un bacio
sul collo.
-Odino…-
fu lei a sciogliere l’abbraccio.
-Ha
avuto quello che si meritava. Finirà nel
Valhalla a bere birra, ti terrà compagnia- ridacchiò.
-Preferisco
la compagnia del mio re-
-Non
ti lascerò mai più. Nulla potrà separarci, mia regina- giurò a pochi centimetri
dalla bocca dell’amata valchiria. E poi chiuse la distanza con un bacio.
-Ahem-
fu Hel a interrompere il bacio, schiarendosi la voce.
I
due si separarono ridacchiando.
-Se
non arreco disturbo torno a Helheimr. Ho delle anime da riportare a casa dopo
la gita fuori porta-
-Vieni
qui- le disse Loki.
La
dea si avvicinò incerta. E i due l’abbracciarono forte.
-Sono
la dea dei morti… Non è consono... Mamma….Davanti alle mie anime… Noooo…
ahio…papà…lasciatemi- si lagnò Hel.
-Questo
mai- giurò il dio, dandole un bacio sulla tempia sinistra
-Per
sempre insieme- giurò Erin a sua volta, dandole un bacio sulla tempia destra.
Spazio
autrice:
Ciao
a tutti!!
Capitolo
un po’ splatter, occhei devo smetterla di guardare GoT mentre preparo un capitolo
XD
È
stato un po’ lungo da preparare, non sapevo nemmeno io come organizzare la
struttura dello scontro finale. Spero non vi abbia deluso troppo. Non mi andava
nemmeno mettere la reincarnazione di Loki in Siff… è pur sempre un AU questo…
Mi spiace per Odino ma doveva essere eliminato :D Hnoss nella sua pazzia doveva
fare comunque una buona uscita! Lorelai... chevvelodicoaffare XD
Non
mi convinceva molto il ruolo di Erin, l’ho limato un sacco il suo personaggio
qui, pensavo fosse diventata una MarySue (specie nella prima parte) e
aaaaarrggghh lungi da me a rovinare così un mio personaggio.
Loki
nella mia idea originale doveva uccidere Erin mentre lei si gettava su Thor, ma
così avrei buttato all’aria gli altri venti capitoli della FF. Di certo non
volevo che Loki saltasse fuori come un manipolatore che tutto lo sfacelo che ha
piantato su in questa storia sarebbe stato il frutto di una smania di potere in
cui ha tirato dentro anche Erin. Sì insomma, avrei rovinato la struttura
portante nella storia in due righe O.o
L’ultimo
paragrafo con la famigliola riunita, l’ho voluto Fluff apposta per smorzare i
toni.
Si
accettano scommesse sul regno che Thor cederà a Loki ^^
Ps:
ma Jane Foster, la volete come regina accanto a Thor? Giusto per sapere se
metterla. Sarebbe uno sfregio a Erin che lo diventa avendo combattuto e
sofferto mentre Jane non ha fatto praticamente una mazza XD
Ho
tre sorprese per l’epilogo….anzi quattro. Una la sapete ed è il ritorno di
Harris, un'altraa sorpresa è un regalo che riceverà Erin da Hervör. La terza ha a che
fare con il Tesseract e l’Æther e l’ultima… e l’ultima è la fine della storia
che non vi dico!
Dimenticavo... "Waiting between worlds" è il titolo di una canzone di Zack Hemsey.
Un
ringraziamento a tutti coloro che stanno seguendo pazientemente questa storia.
E Arceere99 per la recensione.
Spero
di aggiornare il prossimo weekend con il finale ^^
Un
abbraccio a tutti.
Lalla.
|
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Capitolo 22 *** The Fire Within ***
The Fire Within OFH
NdCrystalRose: si consiglia di ascoltare durante la lettura,
"Celtic Sanctuary" di David Arkenestone (https://www.youtube.com/watch?v=eXhyC-SQAb4)
seguita da "The Fire Within" degli Audiomachine (https://www.youtube.com/watch?v=bg_6FYZVFd4)
Valhalla, un mese dopo
Erin
e Hervör avevano reclutato una giovane fanciulla di Asgärð per farla diventare
una valchiria. Il loro destino era quello di essere nove e senza Hnoss dovevano
trovarne un’altra. In realtà trovarla è stato semplice, Hervör sapeva quali
fossero le destinate a entrare nel Valhalla. Tranne per Erin. Ma questa storia,
la conosciamo già.
La
pace nei Nove Regni era tornata.
Su
Asgärð erano stati celebrati i funerali solenni di Odino, a cui Erin prese
parte come rappresentante di Loki e Hel, visto che quest’ultimi erano stati
banditi per i prossimi quattro secoli da Asgärð.
Non
che ai due importasse, entrambi avevano il loro Regno da governare e di certo
non volevano perdere tempo nel Regno degli Dei. Luogo che ormai, specie per
l’Ingannatore, aveva perso di importanza strategica dal momento in cui Thor vi
regnava, avendo fatto l’errore di portare Jane con sé. Lei era ancora umana,
quindi Loki sperava di ottenerlo senza guerre. Alla morte di Jane, Thor non
sarebbe stato più in grado di regnare perché distrutto dal dolore e Loki
avrebbe potuto rilevare il regno come legittimo erede. Ci sperava ma se non
fosse avvenuto non gli sarebbe importato molto. Dalla sua aveva comunque il
regno della figlia.
Gli
altri regnanti degli altri Regni si erano impuntati che Hel dovesse essere
punita per il suo gesto ma questo avrebbe portato, quasi certamente, a una
nuova guerra, dato che Loki non avrebbe mai permesso che fosse torto un capello
alla figlia.
Per
di più, non era mai cosa saggia mettersi contro la Dea dei Morti, quindi fu
bandita da Asgärð come il padre. L’Ingannatore preoccupava quanto la figlia,
erano giudicati pericolosi e gli altri Regni avevano paura di averceli contro
una qualsiasi minaccia futura che avrebbe potuto colpirli.
Quindi
confinarli era un’ottima occasione per tenerli lontani dagli affari di palazzo
ma tenerli comunque sott’occhio.
Erin
aveva accettato di buon grado questa decisione, d’altronde lei poteva ancora
muoversi tranquillamente per i Nove Regni. Era diventata la vice di Hervör e la
mediatrice fra i nove Regni, specie fra quelli a lei più cari: Jötunheimr,
Helheimr e Miðgarð.
In
più era un ottimo compromesso per lo meno non avrebbe visto la sua famiglia
condannata a morte. Avrebbe vissuto nel Valhalla e visto meno Loki di quanto
avrebbe voluto, ma la vita del dio era molto più importante come quella di Hel.
***
Erin
era affacciata alla terrazza del Valhalla guardando in direzione di Jötunheimr,
là dove il suo re regnava.
-Erin?-
la chiamò Hervör.
-Sì?-
rispose voltandosi.
-Ho
una sorpresa per te- le sorrise porgendole le sue mani.
Lei
le afferrò titubante.
-Che
genere di sorpresa?-
-Seguimi-
rispose solamente, guidandola verso un’ala del Valhalla che non conosceva
ancora.
Si
fermarono davanti a un pesante portone in pietra.
-Questa
porta conduce al Valhalla vero e proprio. Al paradiso delle anime-
-Non
capisco…-
-Nessuno
ci può entrare, tranne noi valchirie a risolvere qualche problema. Per te, farò
un’eccezione-
-Hervör
non ti sto seguendo- confessò perplessa.
-C’è
una persona che ti aspetta- affermò spingendo con forza i due battenti della
porta.
Una
forte luce bianca colpì le due donne che si fecero schermo con una mano.
Erin
entrò e, dopo che la sua vista si abituò alla luce, la vide.
Sgranò
gli occhi incredula e la vista le si appannò per le lacrime.
Davanti
a lei stava una donna minuta, vestita di bianco e molto anziana.
La
valchiria le corse incontro e l’abbracciò.
-Nonna!-
mormorò, stringendola forte.
-Bambina
mia! Quanto mi sei mancata-
Erin
la osservò meglio. Era rimasta uguale a quand’era viva su Miðgarð. Era morta
quando lei aveva dieci anni e la ricordava ancora bene.
Nonna
Teamhair le sorrise dolcemente.
-Come…?-
chiese Erin.
-Sia
possibile? Pensavo che a questo punto avessi smesso di farti domande-
-Sì,
voglio dire…sei morta, le anime di Helheimr sono evanescenti, tu…bè tu sei in
carne ed ossa-
L’anziana
rise di gusto.
-Qui
siamo nel Valhalla, tutto è permesso-
Erin
non rispose perché per la prima volta dopo tanto tempo, si rese conto che le
mancavano i suoi genitori e quello che aveva su Miðgarð scoppiò in lacrime.
-Sssshhh,
piccola mia, lo so che ti mancano i tuoi genitori ma loro si sono rassegnati
all’idea di non rivederti mai più. Non immaginano nemmeno cosa tu sia diventata
e quando lo sapranno, a quel punto, mi daranno ragione- la consolò asciugandole
le lacrime.
Erin
scoppiò a ridere.
-Che
sono una valchiria?-
-Che
sei una regina- la corresse dolcemente, accarezzandole il viso.
-Tu
lo sapevi vero?-
-Perché
credi che ti abbia insegnato il norreno? Ti sei mai chiesta perché la tua
coperta fosse verde? Perché io ti abbia trasmesso tutte le mie conoscenze? Non
potevi arrivare impreparata in questo mondo e soprattutto al cospetto di un dio
come Loki-
-No,
non ero impreparata ma non mi aspettavo nulla di tutto ciò-
-Le
rune lo avevano predetto. E io sono così orgogliosa che tu sia la compagna
dell’Ingannatore e una splendida valchiria. Per non parlare di Hel, è così
adorabile-
-Io
non avevo mai creduto alle rune, pensavo fossero favole finché…-
-Finché
Loki non è apparso sulla tua strada-
-Più
che apparso, è svenuto- ridacchiò la ragazza, così come la nonna.
-Quando
lo conosceranno i tuoi….-
-Nonna!
Facciamoli vivere ancora, è un po’ presto non trovi?-
-Ne
riparliamo più avanti- sorrise la donna che continuò: -Sei felice?-
-Sì,
anche se preferirei avere Loki con me-
-Non
fargli venire altre idee strane o scatena un’altra guerra-
-No,
ora è in pace con se stesso- affermò sicura.
La
donna si guardò intorno, nell’immenso bianco del Valhalla, Erin seguì il suo
sguardo.
-Devi
tornare nel palazzo-
-Di
già?-
La
donna annuì e poi abbracciò la nipote.
-Torna
a trovarmi, anche con il nostro re-
-Quale?-
chiese Erin ridendo.
-Loki
ovviamente, non parlavo di Thor di certo-
-Anche
lui è re-
-Un
po’ noioso non trovi? Tanto quanto Jane-
-Nonna!
Non fare la sovversiva nel Valhalla!!!-
-Oh
quante storie. Tu sei una regina migliore di quella svampita-
-Io
non sono una regina- specificò.
-Jötunheimr
è anche tua-
-Allora
anche Helheimr…-
-Uh
certamente. Potresti conquistare tu Asgärð- disse facendole l’occhiolino.
-Ok,
me ne vado, prima che ci rinchiudano nei sotterranei- ridacchiò Erin.
Jötunheimr, qualche tempo più tardi
Erin
camminava a passo sostenuto per il lungo
sentiero che portava al trono.
Si
ricordò del giorno dell’incoronazione…
Loki era in piedi davanti al trono, gli Jotun lo
osservavano rispettosi restando in piedi a testa china.
Hel stava percorrendo il sentiero che portava al trono,
preceduta dalla madre.
Sul viso della dea era spuntato un piccolo sorriso dolce
rivolto ai suoi genitori.
Loki era maestoso nella sua veste nera e oro, il lungo
mantello verde gli ricadeva dalle spalle. Due fermagli dorati lo bloccavano al
loro posto. I lunghi capelli neri arrivavano ormai a metà schiena ed Hel sapeva
che erano stati pettinati amorevolmente dalla valchiria che le camminava davanti.
Il dio degli Inganni osservava con orgoglio la compagna
e la figlia avanzare.
Erin indossava una lunga tunica verde smeraldo con un
leggero velo di seta bianco che le copriva le spalle. La treccia scendeva
ordinata lungo la schiena, tra le mani l’elmo dorato con le lunghe corna
ricurve che avrebbe usato per incoronare il suo re.
Il loro re.
L’erede di Laufey.
Il figlio di Frigga.
Il re di Jötunheimr.
Quando Erin salì il primo gradino, Hel si fermò a
qualche passo dalla scalinata.
Il tempo sembrò fermarsi.
Erin percorse la scala lentamente.
Il dio osservava con intensità la valchiria la quale
ricambiava lo sguardo.
Quando si ritrovarono faccia a faccia, lui le sorrise e
si inginocchiò davanti a lei.
La ragazza mise l’elmo dorato sul capo dell’Ingannatore,
dopodiché prese il suo viso fra le mani e chinandosi lo baciò lievemente sulle
labbra.
Il dio dovette trattenersi per non rompere il protocollo
e afferrare la valchiria per i fianchi e baciarla.
I due poi si guardarono negli occhi per qualche secondo,
ed entrambi rividero il momento in cui si guardarono negli occhi per la prima
volta su Miðgarð.
Quando Erin si rialzò, Loki si alzò prendendo la mano
destra della giovane e la fece voltare verso il popolo.
Tutta Jötunheimr gioì alla vista del nuovo re. Anche
Thor, che era in prima fila alle spalle di Hel, urlò in favore del fratello.
-Il re di Jötunheimr Loki Laufeyson- annunciò una
guardia reale.
Loki sorrise, finalmente un sorriso che veniva dal
cuore.
Aveva tutto ciò che voleva ed era felice.
Per un secondo guardò in direzione di Asgärð, verso il
Valhalla, là dove l’anima di Frigga viveva.
Gli occhi verde smeraldo si appannarono leggermene per
le lacrime.
Erin gli strinse la mano.
-Lei è orgogliosa di te- mormorò la valchiria.
-Lo so, Erin, lo so- replicò lui.
E potete giurarci, dal Valhalla anche la Signora del
Cielo stava sorridendo commossa.
L’adrenalina
scorreva veloce nelle vene di Erin, era così ogni volta che lo andava a
trovare.
Arroccato
in cima a una collina, c’era il trono del dio Loki.
-Erin!-
esclamò Loki, alzandosi dal trono e andandole incontro con le braccia aperte.
-Ho
una sorpresa per te- affermò il dio sciogliendo l’abbraccio.
-Periodo
di sorprese…- mormorò la giovane.
Il
dio la guardò stranito, non essendo a conoscenza della sorpresa che l’amata
aveva ricevuto da Hervör qualche tempo prima.
-Andiamo
su Miðgarð- affermò entusiasta.
Londra, Miðgarð, quella sera.
-Era
tanto che non indossavo vestiti midgardiani- mormorò la valchiria guardando la
sua gonna rossa.
-Amo
questo completo, lo avevo a Stoccarda-
-Ti
dona, anche se forse i capelli lunghi stonano un po’- ridacchiò.
-Bè
ma qui sono abituati agli uomini con i capelli lunghi, o sbaglio?-
-No,
non sbagli- ridacchiò Erin aprendo la porta della libreria a cui erano diretti.
Il
luogo era strapieno, la coppia rimase in piedi in fondo alla sala per ascoltare
il professor Harris che stava presentando il nuovo libro della mitologia
norrena, aggiornato con i nuovi regnanti e la morte di Odino.
Non
sapevano in quanti avrebbero creduto a quelle parole, di fatto rimaneva un
romanzo epico che rivisitava il classico.
-…alla
fine del Ragnarök, le truppe si ritirarono per entrambi gli schieramenti. Thor
divenne il re di Asgärð e il fratellastro Loki, il re di Jötunheimr- così Harris concluse la sua presentazione.
Erin
si voltò a osservare il profilo sinistro il compagno, il quale ascoltava con attenzione
la narrazione delle sue gesta.
Si
accorse che la giovane lo stava osservando.
-Cosa
c’è?- chiese curioso.
-Nulla.
Osservavo la tua bellezza, maestà- lo prese in giro Erin.
L’Ingannatore
ridacchiò. Si allontanò di qualche passo per recuperare una copia del libro
dalla pila più vicina e poi ritornò dalla compagna.
-Lo
facciamo autografare?-
-Non
vedo l’ora-
I
due si misero in fila e aspettarono con pazienza il proprio turno. Anche se
Loki poco dopo iniziò a stufarsi.
-Ti
ricordo che non puoi far sparire nessuno-
-Sono
un re!- piagnucolò.
-Smettila
di fare il bimbo viziato, fai la fila come tutti- lo riprese lei piccata.
Il
dio sgranò gli occhi.
-Sono
il dio degli Inganni!- esclamò alzando un po’ troppo la voce, facendo così
voltare due persone davanti a loro.
Erin
sospirò.
-Certo,
sei un dio e io una valchiria- commentò sarcastica, così facendo voltare i due
davanti a loro che tornarono a dar loro le spalle.
Loki
si avvicinò a Erin, avvolgendo le sue braccia alla vita di lei, per parlarle
direttamente nell’orecchio.
-Avrei
dovuto scegliere questo regno. Così avrei messo in riga tutti-
-Ti
ricordo che avresti trovato sempre gli Avengers fra le scatole-
Dalla
gola di Loki uscì un lamento.
-Che
noia che sono. Li avrei fatti incarcerare-
-Ti
ricordo che l’ultima volta non è andata proprio così-
Il
dio la strinse a sé.
-Smettila
di fare l’impertinente- sussurrò dandole un bacio sul collo.
-Vorrei
farti notare che siamo in pubblico-
L’altro
ridacchiò scostandosi, era il loro turno.
Il
dio mise sotto al naso del professore il libro, il quale senza alzare la testa
chiese: -A chi lo dedico?-
-Alla
studentessa di Oxford e al dio degli Inganni?- rispose Erin.
Harris
sollevò la testa di scatto.
-Ragazzi!-
li apostrofò sorpreso. Un sorriso si allargò vedendoli. Soprattutto vedendo la
ragazza sana e salva.
Scribacchiò
qualcosa sulla pagina aperta e lo riconsegnò a Erin.
I
due si allontanarono e la valchiria riaprì il libro.
“Incontriamoci a Oxford. Dove ci
siamo visti l’ultima volta. H.”
Oxford, casa di Erin, un paio di ore dopo
Le
due divinità entrarono in casa, togliendo i sigilli della polizia.
La
casa era rimasta come l’avevano lasciata.
Il
libro di mitologia norrena sul divano, l’accendino sul tavolo del soggiorno. Mancava
il vaso rosso sul davanzale e i relativi cocci a terra che Loki aveva fatto sparire.
Erin
andò di sopra seguita dal compagno.
La
porta bianca della sua camera era aperta, lei ricordava di averla chiusa quando
i Chitauri l’avevano attratta nello specchio.
Una
volta dentro osservò il letto sfatto, i loro vestiti ancora per terra e lo
specchio che era tornato a riflettere normalmente.
Erin
si portò una mano al collo come se si fosse ricordata che le mancava qualcosa.
Non trovò nulla.
Loki
sorrise appena.
-Cercavi
questa?- domandò, mostrandole un ciondolo.
La
giovane si voltò a osservare la runa Dagaz che dondolava dalla mano del dio e
sorrise riconoscendola.
La
prese in mano.
Al
contatto era ancora fredda e osservandola bene notò che era ancora leggermente
macchiata di sangue.
Il
suo.
La
strinse nella sua mano, Loki lasciò la presa.
-A
cosa pensi?- domandò l’uomo.
Erin
scosse la testa, non sapeva come spiegarlo, tutto quello che le era successo le
sembrava irreale ma sapeva che non era così, erano solo passati quattro anni
quasi cinque, su Asgärð erano molti di più. Le sembrava ieri.
Non
sapeva come sentirsi, né come si sentiva.
Sapeva
solo che era felice e che il suo posto era con l’Ingannatore.
-Puoi
aiutarmi a metterla?- rispose.
La
divinità fu felice di aiutarla.
-Oh
eccovi qui- disse Harris entrando in camera.
-Professore-
la giovane lo abbracciò, cogliendolo di sorpresa.
-Sono
felice che stia bene, signorina Hall-
La
giovane ridacchiò.
-Spero
di non averti mancato di rispetto ma per me, resterai la mia allieva migliore.
Non potevo chiedere di meglio nella mia carriera: una studentessa valchiria-
-È
stato un caso…- mormorò lei, mentendo.
-Oh
no, penso che fosse scritto- commentò Harris.
-Lo
era infatti- replicò Loki – continui a credere nelle divinazioni delle rune,
molte cose accadranno in futuro- sorrise il dio furbamente e uscì dalla stanza.
-Grazie
di tutto- gli disse Erin.
-Non
ho fatto nulla-
-Per
esser stato accanto alla mia famiglia qui. Io non posso rivederli e lei ha
fatto davvero tanto-
-Io…bè
mi sembrava il minimo- rispose imbarazzato.
-Ci
rivedremo presto- lo salutò la madre della dea degli Inferi, raggiungendo il
dio dal mantello verde.
-Come?-
-Quando
sarà ora. Nel Valhalla- rispose sorridendo materna.
Si
avvicinò al dio e lo prese per mano.
I
due sparirono avvolti da un fascio di luce verde e oro.
Lasciarono
il professore solo e al buio, in quella casa dove tutto era iniziato in un
pomeriggio piovoso.
Asgärð,
Valhalla, stanza di Erin, alcune settimane dopo…
-Mi hai
spaventata-
-Volevo
darti la buonanotte- si scusò Loki uscendo da dietro le tende.
-Sei
bandito, lo sai?- ridacchiò la ragazza.
-Come se
fosse la prima volta…- sorrise lui.
Erin lo
baciò.
-Volevo
darti una cosa-
Lei lo
guardò stranita mentre lui le porgeva una mano chiusa.
-Cos…-
disse interrompendosi quando Loki aprì la mano.
Una gemma
ovale di color verde smeraldo pulsava nella mano del compagno.
-Loki!-
lo riprese arrabbiata.
-Non
pensavo ti desse fastidio ricevere un regalo!-
-È una
gemma dell’infinito!-
-Lo so-
rispose lui come se fosse ovvio.
-Non la
posso tenere-
-Bisogna
tenerle in luoghi separati lo sai vero?-
-Non
voglio sapere come l’hai ottenuta…-
-Esatto
non lo vuoi sapere-
-Che hai
in mente? Questa è potente, controlla le anime-
-Non ho
nulla in mente. Sì, è una delle più potenti, più dell’Æther, per questo la sto
dando a te. Sono l’Ingannatore e non posso tenerla-
Erin la
prese in mano.
-Tu che
rinunci a un oggetto di potere?- ridacchiò.
-So che
me la cederesti in caso di bisogno- sorrise con il suo tipico sorriso malefico.
-Te lo
puoi scordare. Ad ogni modo, la farò incastonare nel mio corsetto. Sul cuore…-
Il dio le
diede un bacio sulla fronte e fece per andarsene.
-Un’ultima
cosa…- riprese voltandosi.
-Parla-
lo incoraggiò lei appoggiando la gemma sul tavolo che aveva accanto.
Lui prese
un respiro profondo a occhi chiusi e poi le prese le mani e le baciò entrambe,
sulle nocche.
Alzò lo
sguardo su di lei, un sorriso bellissimo comparì sul volto del dio.
-Erin, vuoi
sposarmi?-
Fine.
Spazio autrice:
Lo so,
sono in ritardo colossale (sai che novità, direte voi). In realtà il capitolo
era pronto da un po’, ero io che temporeggiavo perché non volevo e non voglio
staccarmi da questa storia.
Spero che
il finale vi sia piaciuto, andiamo non dovrò mica dirvi la risposta di Erin?!
È un
finale aperto verso “Infinity War” ma questo non significa che ci sarà un
sequel.
Questa storia
è già andata oltre le mie aspettative, doveva concludersi già al capitolo 16 ma
poi è proseguita quasi da sola =)
Voglio ringraziare
davvero di cuore tutti coloro che hanno letto perché questa è stata la mia
storia più letta e seguita e per questo vi dico GRAZIE!!!
Grazie a
chi ha commentato, chi l’ha messa fra preferite/seguite/ricordate, chi l’ha
semplicemente letta. Siete stati tutti importanti per farmi andare avanti a
scrivere.
Lo so che
ci ho impiegato più di un anno a completarla però penso che alla fine sia
venuto fuori un bel lavoro.
D’altronde
un lieto fine ci stava, no? :D
Erin,
Loki e Hel mi mancheranno da dover scrivere ma credo che sia giunto il momento
di lasciarli andare.
Grazie
ancora per aver letto.
Un abbraccio
a tutti.
CrystalRose
PS: un
grazie va a Hermes per avermi consigliato come inserire la scena dell’incoronazione
o se aspettavate me pubblicavo nel 2030!! XD
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