Io e te... disastro assicurato!

di Amamelide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il matrimonio dei sogni ***
Capitolo 2: *** Convivenza forzata ***
Capitolo 3: *** Documenti e spazzatura ***
Capitolo 4: *** Occhiaie da panda ***
Capitolo 5: *** Un appuntamento disastroso ***



Capitolo 1
*** Il matrimonio dei sogni ***


Fin da bambina il mio più grande sogno e desiderio era quello di sposarmi.
Ma non parlo di un matrimonio qualsiasi, io volevo e voglio il matrimonio perfetto.
L'abito giusto, la chiesa giusta, il ristorante giusto e, soprattutto, l'uomo giusto.
Quest'ultimo l'ho incontrato durante il primo anno di università (Yeeeh!).
Si chiama William (sì, proprio come il principe inglese), ha due anni più di me (ora 30), è alto, biondo, bello e gentile.
Ricordo come fosse ieri il nostro primo incontro.
Ero una matricola alla facoltà di matematica (lo so, sono strana) mentre lui era al terzo anno di ingegneria.
Il destino ha voluto che quella sera ci trovassimo tutti e due ad una festa.
Io ero ubriaca marcia e due ragazzi hanno tentato di approfittarsi di me, ma lui mi ha salvata e, come se questo non fosse sufficiente a farmi capire che era principe azzurro, è stato con me tutta la sera (anche quando ho vomitato l'anima).
Ci siamo messi insieme due mesi dopo e mi ha chiesto ufficialmente la mano un anno fa.
Oggi ci sposiamo!!!
Osservo felice il mio riflesso allo specchio.
Volete sapere com'è il mio abito da sposa?
No?
Vabbè, io ve lo dico lo stesso.
Il mio abito è di colore avorio, con un bustino pieno di brillanti che scintillano ad ogni mio movimento. La gonna invece è ampia e lucida... sembro uno principessa.
Per i capelli (rosso tinti) ho optato per uno chignon elegante da cui poi parte il velo lungo.
Il trucco è semplice ma mette in risalto la mia carnaggione chiara (quasi cadaverica) e i mie occhi marroni (color cacca).
<< Tesoro sei bellissima!>> esclama mia madre sull'orlo delle lacrime.
Mi si avvicina cauta e dolcemente mi accarezza il braccio.
Ah! La mia mamma...
Anche se in comune abbiamo solo l'aspetto e il più delle volte litighiamo come cane e gatto, le voglio un mondo di bene.
E oggi anche di più.
<< Grazie mamma. Hai sentito William? E' arrivato in chiesa?>>
Il volto di mia madre si fa improvvisamente scuro << Ecco...>>
Ecco?
Ecco cosa?!
<< Mamma che c'è?>> chiedo improvvisamente allarmata.
<< Sua madre ha chiamato poco fa per dire che è in leggero ritardo... Nulla di preoccupante.>>
Leggero ritardo...
William è super puntuale, se è in ritardo nel giorno del suo matrimonio la colpa dev'essere per forza data all'alcool che ha bevuto durante l'addio al celibato.
Addio al celibato...
Sarebbe più giusto dire “l'ultimo tentativo di Thomas ”.
Thomas Black è il migliore amico di William.
Se devo essere sincera lo considero un grande idiota e puttaniere.
Tra me e lui l'antipatia è sempre stata palese e palpabile, ci siamo sempre sopportati per amore del mio fidanzato (tra poco marito), ma anche così, non sono mai mancate frecciatine mirate o far lasciare me e William o a far finire la loro amicizia cameratesca.
L'ultimo disperato tentativo di Thomas per farci lasciare è stato quello di organizzare un addio al celibato di tre giorni a Las Vegas.
Sperava che nella città del peccato il mio quasi marito si desse alla “pazza gioia” ma tutto quello che ha ottenuto è stato quello di farlo ubriacare di brutto.
Quando ieri ho chiamato il mio fidanzato (marito!!) si sentiva dalla voce che non stava bene.
Se tutt'ora non si riprende (è sicuramente per questo che è in ritardo) la sbronza dev'essere stata proprio colossale.
Beh, l'importante è che riesca a dire sì e a non vomitarmi sul vestito...

 

 

Tre ore dopo...

 

Mi sembra di vivere un incubo.
Le lacrime non smettono di scendere ed il trucco è talmente sbavato che ormai sembro un clown.
La mia famiglia e quella di William sono di sotto a discutere sul da farsi, mentre mio fratello Alex e la mia migliora amica Jennifer mi implorano di lasciarli entrare in camera mia.
Ma io non voglio parlare con nessuno.
Voglio stare sola, a leggere e rileggere questa lettera finché le lacrime non si esauriranno.

 

Cara Mei,

       questi anni con te sono stati bellissimi, talmente belli da non essermi nemmeno accorto che l'amore non c'era più da tempo e che il mio cuore non batteva più per te.
A Las Vegas ho conosciuto una donna e, anche se in pochissimo tempo, ci siamo innamorati.
Il mio cuore è tornato a battere!
Quando leggerai questa lettera sarò già in viaggio verso di lei.
So che mi odierai ma ci tengo a dirti che non è stata colpa tua. Tu sei perfetta.
Quando sarai più lucida ti renderai conto che è andato tutto per il meglio.
Ti auguro di trovare il tuo vero amore.
Con affetto,
                                                                                                                       William.”

 

 

 

Due mesi dopo...

 

Busso alla porta di quello che fino a pochissimo tempo fa era l'appartamento in cui vivevo.
Cioè, l'appartamento è mio visto che è di proprietà dei miei genitori e che io ci ho vissuto per anni, ma è stato affittato per sei mesi ad un'altra persona poco prima del mio mancato matrimonio.
Inizialmente eravamo rimasti d'accordo che sarei rimasta a casa dei miei genitori fino alla scadenza del contratto d'affitto ma non sono più in grado di sopportare mia madre.
Sono disposta a tutto pur di tornare nel mio appartamento.
Ne va della mia sanità mentale!
Quando finalmente la porta si apre sento cadermi la mascella dalla sorpresa ( per nulla gradita).
L'uomo che ho davanti è in boxer ( anche se lo odio devo ammettere che ha un fisico niente male... definito ma asciutto...).
E' alto all'incirca un metro e ottanta.
La carnaggione è olivasta , i gli occhi neri coi capelli folti e altrettanto scuri.
Di solito li porta leggermente lunghi e maestralmente acconciati all'indietro col gel ma ora sono tutti scompigliati.
Dev'essersi appena alzato...
Comunque sia questo non è il momento giusto per elogiare la bellezza di Thomas Black!
<< Che cavolo ci fai qui?>> chiedo.
Lui mi sorride in modo ironico << I tuoi non te l'hanno detto? Io ora vivo qui.>>
Merda!

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Capitolo 2
*** Convivenza forzata ***


Quello che una volta era un appartamento ordinato e carino ( due stanze, una cucina, un bagno ed un salottino) ora è una discarica.
Pavimento e mobili sono ricoperti di scatole di cibo take away, vestiti e fogli vari.
<< Prego, accomodati.>> dice Thomas indicandomi il divano.
Cauta aggiro tutti gli “ostacoli” che trovo sul pavimento... quando uscirò da qui dovrò fare l'antitetanica!
<< Quindi i tuoi non ti hanno avvertito che sono il nuovo affittuario?>> chiede lui dalla cucina.
<< No.>> rispondo secca.
Il migliore amico del mio ex torna in salotto con in mano due tazze fumanti di...
Cosa sarà?
Caffè?
Tè?
Veleno?
Ok, è caffè.
Dopo avermi passato la tazza fa per sedersi al mio fianco ma poi ci ripensa e rimane in piedi a fissarmi.
Il suo sguardo è dubbioso, quasi indagatore.
A cosa starà pensando?
<< Perché sei qui?>> chiede.
<< Vedi... io...>>
Quali parole parole potrei usare?
Sloggia da casa mia?
Fai una magia e sparisci?
E' colpa tua se non mi sono sposata?
Ok, forse non è del tutto colpa sua...
<< Mei, sto aspettando una risposta.>>
<< Rivoglio il mio appartamento. Sono disposta a ridarti indietro i sei mesi d'affitto.>> dico tutto d'un fiato.
<< Non erano questi gli accordi. I tuoi mi hanno detto che potevo rimanere qui fino allo scadere del contratto, mancano ancora quattro mesi.>> risponde Thomas senza scomporsi.
<< Lo so, ma non posso stare ancora un altro minuto a casa dei miei genitori. Da quando il matrimonio è saltato sono diventati super apprensivi.>>
Ok, solo mia madre è diventata apprensiva.
Ma è meglio non scendere nei dettagli.
Dopo tutto è mia madre.
Come figlia devo difendere la sua immagine di donna distinta.
<< Giusto... il matrimonio. Come stai?>>
Lo so che per molti di voi questa domanda è del tutto innocua, persino educata.
Purtroppo alle mie orecchie sembra di aver sentito “ Ha fatto bene William a lasciarti”.
Non so perché.
Ma è così.
<< Sto molto meglio. Grazie.>>
Silenzio imbarazzante e... << Ok, puoi tornare.>>
Sul serio?
Davvero?
Però! Forse non è lo stronzo che pensavo.
<< Ma ho bisogno di almeno un mese per trovare un nuovo appartamento.>> conclude.
Un mese?!
Non posso aspettare così tanto.
Finirò coll'impazzire!
<< Non potresti accelerare i tempi?>> chiedo.
<< Mi hai preso per Superman?>>
<< Non posso resistere un altro mese con mia madre. Ieri ha fatto venire una zingara per farmi togliere il malocchio! Pensa che sia stata maledetta!>>
Opss!
Scusa mamma.
Thomas scoppia a ridere.
<< Beato te che riesci a ridere. E' arrivata persino a comprare dieci test di gravidanza perché ho avuto un ritardo!>>
<< E il risultato? Sei incinta?>>
<< Ti sembro incinta?!>>
Lui mi squadra da capo a piedi << No, ma sei ingrassata.>>
Possa venirti la diarrea!
<< Comunque io che posso fare? O aspetti un mese dai tuoi o aspetti un mese qui con me.>> butta lì, senza pensarci troppo.
Gli basta un minuto per rendersi conto della pericolosità della frase che ha detto.
Mi basta un minuto per immaginare uno scenario improbabile ma del tutto fattibile.
<< Sai che...>>
<< Scordatelo!>> mi interrompe << E' fuori questione.>>
Troppo tardi, ormai sono partita in quarta.
<< Pensaci bene. Se venissi ad abitare qui nel peggiore dei casi finirei nell'uccidere te e non mia madre. E' perfetto!>>
Thomas mi guarda come se fossi pazza.
<< Mei hai fumato?>>
<< Io sono a scuola dalla mattina fino alle quattro del pomeriggio. Tu non hai praticamente orari e viaggi spesso per lavoro.>>
Se qualcuno volesse saperlo io sono una professoressa di matematica delle medie mentre Thomas lavora in una ditta di costruzioni abbastanza famosa come architetto.
<< Ci incontreremo quanto? Un'ora al giorno?>> chiedo.
<< E che mi dici dei week-end?>>
Giusto, i week-end...
<< Farò in modo di stare lontano o chiusa in camera. Inoltre cucinerei e pulirei per te.>>
Le parole “cucinerei e pulirei” sembrano farlo vacillare.
<< Gratis.>> aggiungo << E quando troverai un nuovo appartamento ti pagherò il trasloco e ti restituirò comunque i sei mesi d'affitto.>>


Io non sono una tipa che dice bugie.
Il più delle volte mi limito a tralasciare dei dettagli in modo da non dare preoccupazioni o dispiacere agli altri.
Così, quando sono tornata a casa, ho semplicemente detto a mia madre che avevo parlato con Thomas e che sarei tornata subito nel mio vecchio appartamento perché lui aveva già trovato un altro posto in cui stare.
<< E che mi dici dei soldi dell'affitto?>> chiede mio padre.
<< Ha chiesto indietro solo quattro mesi d'anticipo... Non preoccuparti! Abbiamo già risolto tutto.>>
Entrambi i mie genitori mi guardano dubbiosi.
Vi prego abboccate!
<< Meglio così.>> sentenzia alla fine mio padre tornando a guardare la tv.


Ok, almeno con voi voglio essere sincera.
Il mio bisogno quasi disperato di tornare nel vecchio appartamento non dipende soltanto da mia madre.
Per la verità in questi mesi ho capito che devo trovare un nuovo equilibrio e una nuova serenità.
Ho bisogno di ricostruirmi una vita, una vita senza William.
Ma prima di tutto devo ritrovare me stessa!
La me stessa che è sparita nel momento in cui ha letto la lettera d'addio dell'uomo che amava, e se per farlo dovrò sopportare Thomas per qualche giorno... così sia!
Ho bisogno di agire subito.
Prima che inizi a crogiolarmi nella pietà e nelle coccole dei miei cari.
Prima che inizi a smettere di credere nell'amore.





Angolo Autrice:
Salve a tutti coloro che sono arrivati a leggere fin qui.
Mi chiamo Amamelide e sono davvero onorata delle visualizzazioni che ho attenuto col primo capito.
A proposito del primo capitolo... Avrei dovuto presentarmi lì ma l'ho dimenticato ( perdono XD)
Comunque sia mi farebbe davvero piacere ricevere qualche commento ( positivo o negativo) così da rendermi conto se la storia piaccia davvero e potermi migliorare.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Documenti e spazzatura ***


<< Thomas non mi aveva detto che avremmo avuto compagnia.>> esclama una donna sconosciuta.
Chi cavolo è?
Perché è stata lei ad aprire la porta di casa?
E perché è vestita da cameriera?
E si è resa conto di portare una gonna troppo corta?
Se si piega le si vede tutto...
<< Non sei male.>> aggiunge la sconosciuta tirandomi dentro l'appartamento << Ci divertiremo.>>
<< Co-come?>>
<< Hai delle belle labbra... labbra da baciare.>>
<< THOMAS!!!>> urlo.
L'idiota si precipita da noi di corsa e... in boxer.
Ma non indossa vestiti in casa?
<< Mei? Che ci fai qui a quest'ora?>> chiede.
<< Avevi detto che potevo tornare, ricordi? E comunque sono le nove e mezza del mattino.>>
<< Sono già le nove?>>
<< Sì.>>
La donna si avvicina come una pantera a Thomas e, accarezzandogli la guancia, bisbiglia << Quando ci si diverte il tempo vola.>>
Oh. Mio. Dio.
Finalmente sono riuscita a fare due più due...
Questi qui c'hanno dato dentro!
In casa mia!!!
<< Mi dispiace ma ora devi andare. Tra mezz'ora ho un incontro di lavoro.>> dice in tutta fretta “l'uomo in mutande” alla “ cameriera sexy”.
<< Che peccato.>> sospira lei.
Lo prende per il collo, gli da un bacio tutto lingua (qualcuno mi cavi gli occhi!) e, preso il cappotto, se ne va (credo che mi abbia anche fatto l'occhiolino).
<< Mi dispiace avervi interrotto.>> esclamo ironica.
<< Non ti preoccupare.>> risponde lui (chiaramente non ha colto la mia ironia) << Però è un peccato che Tamara non abbia pulito nulla.>>
<< Che?>> chiedo confusa.
Thomas risponde con un'alzatina di spalle.
<< Sul serio, che vuoi dire?>> insisto.
Ma non risponde nemmeno questa volta e in silenzio si dirige verso il bagno.
<< Perché non rispondi?>> domando ancora, inseguendolo.
<< Penseresti male di me se lo facessi.>>
<< Io penso già male di te.>>
Thomas ci pensa su per un po' e alla fine si decide a parlare << Ogni tanto mi capita di portare a casa qualcuno e, con la scusa di un giochetto sessuale, gli faccio pulire casa.>>
Coglione.
Idiota.
Maschilista.
Senza vergogna.
Approfittatore.
<< Ma ora ci sei tu.>> aggiunge felice.
<< Solo finché non troverai un posto in cui stare.>> preciso.
<< Già, ma nel frattempo posso farmele e basta. Senza tanti complimenti.>> risponde gioioso prima di chiudere la porta del bagno.
Inizio a pensare di aver fatto male a tornare prima del tempo...



Una settimana dopo...

Io lo ammazzo!
Io lo uccido!
Io... io... io... non ce la faccio più!
Ho passato la settimana a cucinare e pulire per lui come una schiava.
Mi avesse almeno ringraziato!
Avesse almeno cercato di sporcare di meno!
Ma Thomas Black è un principino viziato, a lui tutto è dovuto!
Inoltre ho sonno, ho davvero tanto sonno.
Ogni santa notte porta a casa una donna.
Ogni santa notte devo sorbirmi urla, grugniti, gemiti e zozzerie varie.
Ma per fortuna questa mattina è partito per un viaggio di lavoro.
Ho davanti tre giorni di tranquillità e libertà assoluta.
Magari prenoto dall'estetista e...
Il mio cellulare inizia a squillare minaccioso da sopra il tavolino del salotto.
Perché ho una brutta sensazione?
Mi avvicino cauta e, con orrore, noto sul display la scritta “SATANA”.
<< Pronto?>> rispondo.
Ti prego, non darmi brutte notizie.
<< Mei sono Thomas. Sto tornando a casa dall'aereoporto, ho dimenticato dei documenti importanti.>>
<< E quindi?>>
<< Il prossimo volo parte tra quarantacinque minuti. Se ti facessi trovare in strada con i documenti riuscirei a prenderlo.>>
<< Ok, dove sono?>>
<< Sul tavolo in cucina.>>
<< Va bene, a dopo.>> rispondo e chiudo la comunicazione.
Per fortuna non è successo nulla, starà ancora lontano per tre giorni.
Devo solo trovare quei documenti...
Che ha detto essere sul tavolo della cucina...
Sul tavolo che ho pulito subito dopo la sua partenza...
Quando ho buttato la spazzatura?
…...... Cazzo!



Un'ora dopo....

<< Prima di buttare qualcosa dovresti assicurarti che non sia importante!!!>> urla Thomas da dentro uno dei cassonetti dello stabile in cui viviamo.
Ha un aspetto orribile.
Il suo costoso vestito da alta sartoria e tutto unto e sporco, i capelli sono dritti come se avessero preso la scossa e il viso è sudato e rosso.
<< Quante volte devo chiederti scusa?>> urlo buttandogli addosso quello che ho tra le mani, cioè spazzatura.
<< Tu te ne torni a casa dei tuoi!>> afferra quello che gli ho lanciato e me lo rilancia colpendomi in testa.
Maledetto!
<< Mi stai facendo impazzire!>> urlo rilanciando la spazzatura.
Inizia così un lancia-afferra-rilancia di spazzatura, seguito da urla e schiamazzi da parte nostra.
<< Tu sei troppo ossessionata con l'ordine!>>
<< Se non fosse per me vivresti in una discarica!>>
E ancora.
<< Quando vai in bagno potresti spruzzare il deodorante. Mi sembra sempre di entrare in una camera a gas!>>
<< Come se tu, solo perché donna, cacassi rose!>>
E ancora.
<< Non ti ho mai potuto soffrire!>>
<< Sei pazza! Dovresti andare in manicomio!>>
E ancora.
<< Dovresti baciare la terra su cui cammino!>>
<< No, tu dovresti!>>
E ancora.
<< Mi sembravi così disperata che ho accettato questa stupida convivenza. Volevo essere gentile. Aiutarti!! Mannaggia a me!!>>
Mi blocco di colpo, la spazzatura in mano...
<< Sul serio? Volevi aiutarmi? TU?>> chiedo improvvisamente più calma.
Lui mi guarda sconvolto, come se non si aspettasse di dire quello che ha detto.
<< Sì. Conoscendoti ho immaginato che volessi tornare per girare pagina... andare avanti...>> inizia a gesticolare con le braccia << Superare il matrimonio.>>
Com'è possibile?
Com'è possibile che l'uomo che ho sempre considerato un nemico abbia capito così tanto?
Come fa a conoscere così tanto di me?
<< E poi mi sentivo in colpa. L'addio al celibato è stata una mia idea.>> aggiunge.
<< Non è stata colpa tua.>>
Rimaniamo a fissarci in silenzio per qualche minuto.
Lui ancora dentro il cassonetto ed io con la spazzatura in mano.
Forse dovrei dirgli qualcosa...
Ma cosa?
Thomas si decide ad uscire dal cassonetto e lentamente mi si avvicina.
Si ferma ad un palmo di distanza da me...
Sento le guance andarmi in fiamme.
E' normale avere un così buon profumo dopo aver passato più di un'ora tra i rifiuti?
Lui mi prende la mano e...
<< Mei?>> sussurra.
<< Co-cosa c'è?>> balbetto, la voce che si è alzata di almeno due toni.
<< Mei...>>
<< Sì?>> sto iniziando ad inghiottire a vuoto.
Vergogna Mei, vergognati!
<< Quelli che hai in mano sono i documenti che mi servono.>>
Cheee?!!
Guardo meglio quello che ho tra le mani.
Ha ragione, sono i documenti.
<< Mi stai dicendo che ce li siamo tirati addosso per tutto questo tempo?>>
Thomas scoppia a ridere e, mio malgrado, lo seguo.
Ah! Che bello ridere.
Era da un bel po' che non lo facevo.
<< Finalmente.>> esclama Thomas.
<< Finalmente cosa?>> chiedo asciugandomi le lacrime dagli occhi.
<< Finalmente una risata. Da quando sei tornata nell'appartamento non ti ho visto ridere una volta.>>
Ok, ora è troppo.
Questa strana sintonia che si sta creando tra di noi deve finire.
E subito!
Faccio due passi indietro.
Meglio mettere un certa distanza...
<< Devo tornare dei miei?>> domando.
<< No, non devi.>> anche lui si allontana << Quando tornerò dal viaggio ho un paio di case da vedere. Se hai fortuna me ne andrò prima di quanto credevamo.>>
<< Bene.>>
<< Allora io vado a darmi una ripulita.>> conclude dandomi poi le spalle.
<< Thomas?>> lo fermo.
<< Cosa?>>
Già, cosa?
Cosa voglio dirgli?
<< Abbiamo bisogno di regole o finiremo con l'ucciderci.>>
<< Ci penseremo quando tornerò.>>
Lo ammetto, è stato strano.
E' stato tutto moooolto strano.





Angolo Autrice:

Ed eccoci alla fine del terzo capitolo.
Spero che vi sia piaciuto ma soprattutto che vi abbia fatto divertire.
Vi ringrazio ancora per le tantissime visualizzazioni e ringrazio ancora di più tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite e le ricordate nonostante sia ancora agli inizi.
Come sempre gradirei sapere i vostri giudizi.
Alla prossima.

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Capitolo 4
*** Occhiaie da panda ***


<< Regola numero uno: mi fai schifo e se ti azzardi a toccarmi ti castro.>>
<< Io toccarti?>> chiede Thomas sconvolto << Ma se una mela ha più sex appeal di te!>>
Faccio finta di non aver sentito e vado avanti.
<< Regola numero due: io e te non saremo mai amici.>>
<< Queste non sono regole, sono affermazioni e verità.>> ribatte lui cocciuto.
Mai una volta che mi venga incontro...
<< Ok.>> sbuffo spazientita << Allora facciamo così, regola numero uno: niente sesso in casa.>>
Lui spalanca gli occhi dal terrore << Non puoi privarmi di questo diritto! Io ho i miei bisogni!>>
<< Noi due abbiamo un accordo e questa è anche casa mia!>> esclamo improvvisamente compiaciuta del suo panico << E comunque puoi farlo in tanti altri posti. Ci sono gli Hotel, le macchine, i vicoli bui...>>
<< Però! Vedo che sei un'esperta del sesso fuori casa.>>
<< Non per vantarmi ma io e William ci davamo da fare.>> mento atteggiandomi a donna vissuta.
Thomas trattiene una risata << Bugiarda. Will si lamentava sempre del fatto che più passavano gli anni e meno lo facevate... che stavi diventando frigida.>>
La mia stessa saliva mi fa di traverso.
<< L'ha detto davvero?>>
<< Ooooh sì.>>
Che possa venirgli la dissenteria!
<< Comunque non puoi impedirmi di fare sesso solo perché non c'è nessuno che voglia farlo con te.>> continua a lamentarsi l'idiota.
<< Datti da fare e trovati una nuova casa se ci tieni tanto, ma fino ad allora hai accettato di rispettare le regole.>> e poi aggiungo << E comunque ci sono tanti uomini che vogliono fare sesso con me.>>
<< Chi? I feticisti delle bibliotecarie?>>
Cosa?
Ma come si permette?
<< Idiota.>> rispondo.
<< Idiota?! Va bene. Regola numero due: non ti è permesso chiamarmi idiota, stupido, coglione, approfittatore e satana.>>
<< Regola numero tre: tu non puoi chiamarmi frigida, bibliotecaria, pazza, nevrotica e ossessiva.>>


Quattro ore dopo...

<< Mei sono stanco. Voglio andare a dormire.>> si lamenta Thomas.
<< Ho quasi finito di ricopiare tutto, un attimo.>> rispondo.
Ammetto che ci abbiamo messo un po', ma alla fine abbiamo messo su una serie di regole che penso ci permetteranno di coesistere in maniere pacifica.
<< Finito!>> esclamo compiaciuta << Che ne dici?>>
Per risposta ottengo un grugnito.
Thomas sta dormendo tutto rannicchiato al mio fianco.
Immagino che sia stanco.
E' tornato da quel viaggio di lavoro con l'aria già stanca e, da allora, non ha fatto altro che disegnare su dei fogli.
A guardarlo meglio gli stanno venendo delle brutte occhiaie nere... sembra un panda.
<< Non puoi dormire qui ti farà male la schiena.>> lo scuoto cercando di svegliarlo.
Lui si lamenta nel sonno ma non si sveglia.
Che altro posso fare?
Delicatamente gli allungo le gambe per farlo stare più comodo e poi lo copro con una coperta.
<< Buonanotte panda.>> sussurro.



Il giorno dopo...

Io amo le verifiche a sorpresa.
Appena posso e, soprattutto, quando non ho voglia di spiegare faccio sempre una verifica a sorpresa.
So che questo fa di me la professoressa meno amata dell'istituto ma... provateci voi a spiegare la matematica (la materia più odiata al mondo) a venti ragazzini iperattivi!
E poi odoro il silenzio.
Il silenzio è un toccasana per la mia mente.
Mi permette di ragionare e riflettere.
William trova che sia diventata frigida col tempo?
Beh, lui non è più il tipo d'uomo a cui punto quindi che vada al diavolo!
Thomas pensa che mi vesta come una bibliotecaria?
Forse ha ragione...
Gli stanno venendo delle occhiaie come quelle dei panda?
Non sono affari miei.
Realtà numero due: Noi non siamo e non saremo mai amici.
<< Professoressa?>>
<< Miles è la decima volta che mi chiami. Cosa non ti è chiaro questa volta?>>
Miles Dean (il lentigginoso della classe) si fa piccolo piccolo prima di rispondere << C'è una signora dietro la porta.>>
Che?
Mi girò in automatico e, con mia enorme sorpresa, vedo la mia amica Jennifer che mi saluta.
Immagino già il motivo della sua visita.
Questa mattina le ho mandato un messaggio in cui confessavo di star “convivendo” con Thomas e che, per un minuto circa (anche di meno), c'è stata una strana sintonia mentre rovistavamo nella spazzatura.
<< Ragazzi io sono qui fuori. Ricordatevi che vi tengo d'occhio, quindi non copiate!>>
E con l'espressione più severa che mi riesca esco dall'aula.
Jennifer ha un terribile aspetto.
L'anno scorso ha avuto due gemelle (Camille e Sofia) e da allora ha smesso praticamente di vivere.
Un tempo era la donna più curata e alla moda che conoscessi ma poi ha deciso di sposarsi, avere dei figli e lasciare un lavoro ben pagato per dedicarsi all'educazione dei suoi pargoli.
In pratica sta vivendo quello che era il mio sogno...
<< Jenny che ci fai qui? E le bambine?>>
<< Le ho mollate a mia madre. La faccenda è così grossa che dovevo parlarti di persona e subito.>>
<< Lo so. E' incredibile che io viva con Tho...>>
<< Sei attratta da Thomas?>> mi interrompe lei tutta elettrizzata.
Che?!!!
<< Io non ho usato il termine attrazione.>> rispondo disinvolta (o almeno ci provo).
<< Sei diventata rossa.>>
Davvero?
Cavoli!
<< Beh, che c'è di male ad essere attratti per un millisecondo da un uomo? L'attrazione è una cosa, i sentimenti un'altra.>>
Ma Jennifer non mi sta nemmeno ascoltando.
<< Sapevo che, tolto William, sarebbe potuto succedere qualcosa. C'è così tanta tensione sessuale tra di voi.>>
Eh?
Frena frena.
<< Quale tensione sessuale?>> chiedo sconvolta.
<< Mei tutto bene?>> domanda una voce conosciuta alle mie spalle.
Jake, il professore di musica, si sta avvicinando a noi con aria preoccupata.
Da quando il mio matrimonio è saltato si preoccupa sempre molto per me (anche troppo).
<< Va tutto bene.>> mi affretto a rispondere << La mia amica se ne stava giusto andando.>>
<< Sì sì.>> fa Jennifer << Ci sentiamo Mei. Dobbiamo finire di parlare di questa storia.>>
E dopo avermi dato un bacio sulla guancia se ne va, lasciando me e Jake da soli.
<< Bene, io rientro in classe.>> butto lì.
<< Mei potrei farti una domanda?>> mi blocca lui.
<< Certo!>>
Il mio collega si fa tutto rosso in faccia.
<< So che forse è troppo presto visto quello che ti è successo ma...>>
<< Ma cosa?>>
<< Ti andrebbe di uscire con me una sera di queste?>>
…... Alla faccia tua Thomas!
Chissà come reagirà quando glielo dirò.
Se un uomo ti chiede di uscire è perché ti trova abbastanza carina e non gli dispiacerebbe portarti a letto. No?
<< Mei?>>
<< Ok. Facciamo questo sabato sera?>> propongo sfoggiando il mio miglior sorriso.


Sabato sera...

<< Dov'è che vai vestita così?>> chiede il mio coinquilino alzando lo sguardo dai suoi disegni.
Le sue occhiaie da panda si stanno facendo sempre più scure ed è pallido.
<< Esco... Ti senti bene?>>
<< Starò meglio quando finirò questo progetto. Esci con un uomo?>>
<< E' evidente?>> domando.
<< La gonna è troppo corta. La camicia troppo scollata.>> risponde criptico per poi ritornare al suo lavoro.
Mi do' un'occhiata veloce allo specchio.
<< Forse la camicia è un tantino scollata ma la gonna va bene.>>
<< Come vuoi.>> fa lui.
Ok, qui qualcosa non va.
Dove sono finite le sue risposte acide e taglienti?
<< Ti senti davvero bene?>>
<< Sì.>>
Apro bocca per chiedergli se si sente davvero davvero bene ma vengo bloccata dal suono del citofono.
Jake è arrivato.
<< Vuoi che rimanga?>>
Oddio!
Che ho detto?!
<< Io e te non siamo amici, ricordi?>> risponde indicando la lista di regole appesa sul frigorifero << Quindi smettila di preoccuparti.>>
C'è bisogno di essere così cattivi?
E' vero che non siamo amici, ma nulla mi vieta di preoccuparmi per la salute di un altro essere umano. Giusto?
Apro la porta di casa furiosa.
<< Mei?>> mi chiama lui.
<< Cosa?!>>
Accidenti!
Perché ha quell'aria da cucciolo di panda abbattuto?
Si sente davvero così male?
Forse dovrei annullare l'appuntamento...
<< Ricordati che nemmeno tu puoi fare sesso in casa.>>
<< Vai al diavolo!>>





Angolo Autrice:

Sarò ripetitiva ma che altro posso dirvi?
Grazie per le visualizzazioni, le recensioni (continuate così) e grazie per aver deciso di seguire questa storia.
E grazie anche a chi ha messo la storia tra le preferite!
Questo capitolo non è esattamente romantico (prometto che il prossimo lo sarà) ma spero che vi faccia divertire.
Alla prossima.
Baci
Amamelide.

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Capitolo 5
*** Un appuntamento disastroso ***


Non morirà.
Nessuno è mai morto per il troppo lavoro.
Non so nemmeno perché mi stia preoccupando tanto.
Dovrei pensare a questo appuntamento e divertirmi.
Jake si è persino messo la cravatta.
Ha addirittura prenotato in un ristorante di lusso!
… e se sviene?
E se sviene, sbatte la testa sul pavimento e muore dissanguato?
Forse dovrei chiamarlo... o forse no...
<< Immagino che sia difficile per te.>> esclama Jake riportandomi alla realtà.
<< Come scusa?>>
<< Intendo dopo William e il matrimonio.>>
Ah giusto!
In effetti è il primo appuntamento da quando sono stata piantata praticamente all'altare.
Veramente è il primo appuntamento che ho da anni...
<< Stai pensando a lui?>> continua il mio collega.
Prima no, ma ora che l'hai nominato sì.
<< Un pochino.>> rispondo all'improvviso a disagio.
Forse è meglio bere un po' di vino.
Il vino rilassa. Vero?
<< E' successa la stessa cosa a me dopo che ho rotto con la mia ex.>>
Oh ti prego!
Non raccontarmi la storia della tua rottura!
Ma l'espressione di Jake si è fatta solenne.
Meglio farsi un altro bicchiere...
<< Siamo stati insieme quattro anni e poi mi ha lasciato per un altro.>> comincia a raccontare lui.
Benvenuto nel club.
Ok, un altro po' di vino...
<< Ero devastato. Mi ci è voluto un anno per riprendermi e ricominciare ad uscire. Tu sei proprio forte in confronto a me.>>
<< Sono forte?>> domando scolandomi un altro bicchiere.
Ho quasi finito la bottiglia...
Non ricordo se ero brava a reggere l'alcool...
Perché la stanza gira?
<< Molto forte. Ti sei ripresa in tempi record.>>
A queste parole scoppio a ridere.
<< Io? Ripresa?>> dico ridendo come un'isterica.
<< Stai bene?>> chiede Jake.
<< Sentimi bene ciccio. Io stavo per sposarmi, io ero innamorata....>> biascico finendomi la bottiglia (ormai ci sto) << Forse lo sono ancora, forse non lo sono mai stata per davvero... ancora non l'ho capito bene.>>
<< Cielo!>> fa lui notando la bottiglia di vino << L'hai finita tutta?>>
<< Non cambiare argomento!>> quasi urlo << Allora dov'ero... Ah sì! Io non mi sono ancora ripresa, è che semplicemente odio fare la vittima come hai fatto tu!>>
<< Come scusa?>>
<< Certo che sei tonto! Io. Sto. Cercando. Di. Andare. Avanti! Ma se continuate tutti a trattarmi come una malata terminale e continuate a parlare del matrimonio, come faccio?>>
Beh, non proprio tutti...
Thomas mi sta trattando più o meno allo stesso modo...
Chissà come sta Thomas...
Senza nemmeno accorgermene mi alzo in piedi.
Tutto il ristorante si è girato verso di me, ma sono troppo ubriaca per vergognarmi.
<< M-Mei?>> balbetta Jake.
Un cameriere passa vicino al nostro tavolo con una bottiglia di vino rosso tra le mani.
Senza tanti complimenti gliela sfilo tra le mani.
<< Scusami.>> rispondo.
E senza dire altro esco dal ristorante senza voltarmi indietro.

 

Qualche ora dopo...

<< Pronto?>> la voce del mio “coinquilino” è impastata dal sonno.
<< Thooooomaaaas!>> strillo
<< Mei?>>
<< Mi vieni a prendereeee?>>
<< Che? Ma che...>>
<< Non so dove mi trovoooo! Sono ubriacaaaa! E ho mollato Jaaaake al ristorante!>> rispondo.
<< Hai bevuto?>> domanda Thomas, la voce improvvisamente sveglissima << Ma tu non reggi nemmeno un sorso di birra!>>
<< L'avevo dimenticato!>> inizio a piangere disperata << Scusamiiiii. Sono un disastrooo. E' per questo che William mi ha mollata! Sono un disastrooooo!>>
<< Non piangere...>>
<< Sono frigidaaaa, sono stranaaaa....>> tiro su con il naso << Non merito di essere amataaaaaa!>>
Mi siedo per terra e come una bambina viziata inizio a scalciare per aria.
Le lacrime che scendono una dietro l'altra...
<< Mei sto arrivando, ma ho bisogno che ti concentri. Cerca di capire dove ti trovi.>>
Tiro di nuovo su con il naso << C'è un locale qui... “Taverna d'Irlanda”... Sembra carino. Ti aspetto lì, ok?>>
<< NON CI PROVARE!>> urla Thomas << In quel locale sono sempre tutti ubriachi, potrebbero approfittarsi di te!>>
<< Non urlareeee!>> strillo a mia volta tra i singhiozzi << E comunque tu come fai a saperlo?>>
<< Lo so! Poco più avanti della Taverna d'Irlanda c'è un piccolo parco, aspettami lì.>>
<< Ok.>>
<< E per l'amor di Dio, copriti più che puoi. Porti una gonna al limite della decenza.>>
<< Perché ce l'hai tanto con questa gonna? Non ti piace?>>
Ma Thomas ha già chiuso la chiamata e quindi non ottengo risposta.
Inizio a camminare ( più che camminare, barcollo) e, poco dopo, scorgo il parco di cui mi ha parlato Panda ( sì, mi piace panda! Lo chiamerò così d'ora in poi).
Sbandando a destra e a sinistra riesco a sedermi su una panchina.
“ Copriti più che puoi.”.
Va bene Panda, come vuoi tu.
Mi sfilo il cappotto e me lo metto sulle gambe.
Le lacrime hanno smesso di scendere, ma in compenso sta salendo qualcos'altro...
Mi chino d'istinto in avanti e, senza ritegno, inizio a vomitare.

Thomas arriva quando ho già vomitato tutto il vomitabile e mi sono ripresa (abbastanza).
<< Scusa.>> faccio appena lo vedo avvicinarsi.
Lui mi lancia un'occhiataccia ma non dice niente, anzi, mi passa un fazzoletto.
<< Pulisciti la faccia hai tutto il trucco sbavato.>>
<< Grazie.>>
<< Ti senti meglio?>> chiede sedendosi anche lui sulla panchina.
<< Insomma...>>
Devo ammettere che è stato gentile a venire qui.
Forse ho esagerato...
Forse possiamo diventare amici...
In fondo non ho chiamato Jennifer, ma lui.
<< Lo dirò una volta sola quindi ascoltami bene.>>
Che vuole dirmi?
Vorrà sicuramente rimproverarmi per il mio comportamento.
Abbasso la testa come faceva Spike (il cane che avevo da bambina) quando faceva i bisogni dentro casa.
<< Tu non sai reggere l'alcool quindi non bere!>> inizia
Lo sapevo... predica in corso.
<< Non indossare più gonne così corte.>>
Ma che gli ha fatto questa gonna?
E poi lui esce con donne che vanno praticamente nude!
<< E non è vero che non meriti di essere amata.>>
Che?
<< Sei strana, sei pazza, sei ossessiva, sei nevrotica ma... in fondo in giro c'è di peggio.>>
Alzo la testa sorpresa.
Thomas mi sta guardando con un'intensità tale che... non so più cosa pensare.
Si sta ricreando quella strana sintonia.
Devo bloccarla di nuovo... ma lo voglio davvero?
<< Dici sul serio?>>
<< Sì.>> allunga la mano e la poggia sulla mia guancia << Mei, c'è una cosa che devo dirti.>>
<< Sì?>>
Sento il cuore battermi all'impazzata.
<< Mei io...>>
<< Sì?!> cerco di spronarlo a continuare.
Ma continuare cosa?
Che cosa mi aspetto di sentire?
Che Jennifer abbia ragione?
Che io sia attratta da lui?
Mi ritrovo a fissarlo dritto in quei suoi occhi scuri e il mio cuore fa Thump.
<< Io...>> continua <<... mi sto sentendo male.>>
E senza tanti complimenti sviene.
<< Thomas???!!!>>
Lo prendo per le spalle e lo scuoto.
E' bianco come un fantasma e sudaticcio.
Gli tocco la fronte e... scotta da morire.
<< Maledizione!>> impreco.
Lo trascino ( letteralmente) fino alla sua macchina.
Destinazione: Pronto soccorso.

 

 

 

Angolo Autrice:

Signori e Signori ecco a voi l'appuntamento più disastroso che la mia mente contorta è riuscita ad immaginare!
Scherzi a parte vi ringrazio, come sempre, per i commenti e per aver deciso di seguire la storia.
Non so se ve ne siete accorti ma Tomas è diventato Thomas.... il correttore automatico del mio computer ha deciso che Tomas era più carino e io, come una scema, non me ne sono accora (eppure ho letto ogni capitolo almeno dieci volte!)
Vi chiedo scusa per questo errore e, anzi, vi invito a segnalarmi anche gli altri.
Alla prossima!

 

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